Per un secondo sabato consecutivo, le notizie dalla Chiesa di Grecia portano conseguenze che non è facile valutare: se è vero che l’arcivescovo di Atene ha concelebrato con il patriarca Bartolomeo una Liturgia con una menzione degli scismatici, è altresì vero che questo gesto, nello stesso stile della decisione di sabato scorso, potrebbe essere o non essere una dichiarazione di riconoscimento ufficiale, a seconda del modo in cui è considerata.
Oggi diamo pertanto la precedenza a una notizia, che per quanto triste, è per lo meno molto chiara nelle sue premesse. Da poche settimane avevamo salutato la nomina dell'archimandrita Alexander (Belya, nella foto) come vescovo vicario della ROCOR in Florida, quando ci è giunta la notizia che la sua candidatura era stata ritirata ed era iniziato nei suoi confronti un processo canonico. Poiché la ROCOR aveva chiesto un periodo di calma per valutare le accuse, ci siamo astenuti noi stessi dal commentare la situazione, ma a quanto pare il diretto interessato non ha atteso lo svolgimento dell’indagine, passando sotto l’obbedienza dell’arcidiocesi greca di Costantinopoli negli USA.
Leggetevi con attenzione in italiano il resoconto di questo passaggio da Mosca a Costantinopoli, e se volete capirlo meglio, confrontatelo con i casi di passaggio in direzione opposta, dei padri Mark Tyson, Nectarios Trevino, Spyridon Bailey, Emmanuel Hatzidakis e Ioannis Maridakis e del lettore Dionysius Redington. Le ragioni sono abbastanza chiare, e ci fanno capire che sta delineandosi sempre più netta la dicotomia tra pecore e capri.
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