La diaspora del “patriarcato di Kiev” al di fuori dei confini ucraini, secondo i termini del Tomos di autocefalia del 6 gennaio, dovrebbe essere incamerata nelle diocesi locali del Patriarcato di Costantinopoli. Ma cosa dire, quando detta diaspora rifiuta i termini del Tomos e pretende di stare illegalmente sotto la sua ex “chiesa madre”? È proprio quello che succede tra le parrocchie del “patriarcato di Kiev” negli USA e in Germania, secondo le ultime novità. Questo ci porta a due conclusioni, non mutualmente esclusive tra loro: o il Tomos è carta straccia (come annuncia “padre” Olexandr Dviniatin di Bridgeport, nel Connecticut, nella dichiarazione su Facebook riportata nell’immagine, “per quanto riguarda le parrocchie d’oltremare della Chiesa ortodossa dell’Ucraina, il Tomos non è il Simbolo della Fede: percepitelo come il Tipico”; questo getta luci piuttosto sinistre su come certi “ortodossi” della diaspora percepiscano il Tipico, se questo può essere “percepito” facendo esattamente il contrario di ciò che esso indica esplicitamente...), oppure i membri di quella diaspora ucraina non sono altro che banditi (e verosimilmente lo sono pure i loro capobanda a Kiev), e allora dovremmo mettere in questione l’intera procedura della concessione di un Tomos di autocefalia a un gruppo di criminali.
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