"Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre". (Giovanni 12:46)
Amati in Cristo, padri sacerdoti e diaconi, fratelli e sorelle!
In questo giorno luminoso della Natività di Cristo, celebriamo ancora una volta quell'evento unico nella storia dell'umanità, quando il Figlio di Dio si è fatto uomo ed è nato sulla terra per la nostra salvezza. Colui che è Luce da Luce, come confessiamo nel Simbolo di fede, è venuto a portare la luce nel mondo. I profeti dell'Antico Testamento hanno profetizzato questa luce salvifica che doveva risplendere per l'umanità: "ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra", scriveva Isaia (Isaia 49,6). Il divino Bambino Gesù, nato dalla Beata Vergine Maria nella grotta di Betlemme, è la Luce stessa. Ricevendolo tra le mani, l'anziano Simeone lo chiama "luce per le genti" (Luca 2:32), una luce che doveva rivelare a tutta l'umanità, a tutti i popoli del mondo, la vera conoscenza spirituale di Dio. Allo stesso modo anche Giovanni Battista testimoniò, dicendo di sé che non era la Luce, ma era stato mandato a testimoniare la Luce "che dà luce ad ogni uomo che viene nel mondo" (Giovanni 1:7-9). Andando a predicare, il Signore stesso dirà di sé: "Io sono la Luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Giovanni 8:12). ‘Finché sono nel mondo, io sono la Luce del mondo’, - Cristo Salvatore ha rafforzato le sue parole (Giovanni 9:5). Quindi una delle grandi rivelazioni divine che contempliamo in questo grande giorno è che la Luce è venuta nel mondo! Siamo tutti chiamati a ricevere questa luce nelle nostre anime e a diffonderla intorno a noi, "per annunciare al mondo la bontà di colui che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce", come scrive l'apostolo Pietro (I Pietro 2, 9). Purtroppo, non tutti vogliono ricevere la luce di Cristo e sono molto meno quelli che vogliono diffonderla. Ecco perché il Signore, nel colloquio con Nicodemo, dice: "La luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce" (Giovanni 3:19). Preferiscono le tenebre, perché non si vedano le loro azioni vergognose. Solo coloro che operano la verità vengono alla luce, perché non temono, perché le loro opere in Dio sono compiute (Gv 3,20-21). Quanto siamo lontani da questo ideale di vita cristiana! Quanto deve essere puro un servitore dell'altare, un monaco, un cristiano comune, per non avere paura della luce che fa emergere le opere dell'uomo! Ma non rattristiamoci per questo, ma ringraziamo il Signore che per la sua grande misericordia ci ha dato il pentimento, con il quale la sua grazia lava le nostre anime, le rende più bianche della neve, le guarisce e le illumina.
Cari padri, fratelli e sorelle, a Natale abbiamo la bella usanza di fare regali. Prima ai più piccoli, poi gli uni agli altri. Ma quale dono ci aspettiamo da Dio, o cosa chiediamo a Dio di darci in questo giorno di festa? Io chiederei a Dio un solo dono: il dono della conoscenza di sé. Guardarsi allo specchio esattamente come si è rappresenta un atto di coraggio, una virtù. Viviamo in un mondo in cui l'illusione si vende bene e la verità è considerata un bene scaduto e a buon mercato. E chi si preoccupa più della verità, finché l'illusione è diventata molto vicina alla realtà, credibile e facilmente accettata? Una bugia ben costruita può ingannarvi per il resto della vostra vita, ma vi costerà la vostra stessa vita, la vostra vita interiore. Infatti, non riuscirete mai a penetrare nel vostro cuore se non siete pronti ad affrontare la verità su di voi, a vedere i vostri difetti, le vostre mancanze, le vostre ferite; se non siete pronti ad accettare di aver sbagliato, peccato, fatto molto male. Quando pensate di essere qualcuno e date troppa importanza a voi stessi; quando insistete nel giustificare le vostre mancanze puntando il dito contro le mancanze degli altri, non fate altro che alimentare l'illusione di voi stessi. E non riuscirete mai a vincere l'astuzia, che continuerà "da dietro" a influenzare il vostro pensiero, le vostre azioni, la vostra vita. San Giuseppe l'esicasta diceva che "l'inizio della conoscenza di sé è amaro, ma se non lo affrontiamo e non lo superiamo, allora resteremo nelle tenebre della non conoscenza di noi stessi e non saremo utili né a noi stessi né agli altri". Questa è la malattia di cui soffriamo noi, gli uomini di questo tempo, perché abbiamo paura di conoscere noi stessi e abbiamo paura della luce di Cristo, perché alla sua luce si riveleranno tutte le nostre azioni malvagie a cui ci siamo abituati. Così, sapendo quanto siamo impotenti, Dio ha pensato a noi e ha mandato la luce nel mondo, il suo Figlio unigenito (Gv 3,16). Una "luce tenue", confortante e rassicurante, che non acceca per la sua potenza, ma porta speranza e santa gioia all'anima. Rallegriamoci, dunque, di questo, e incamminiamoci verso il nuovo anno con la fiducia che la misericordia dell'amore di Dio supera ogni ingiustizia umana e consuma ogni nostra imperfezione, e che le sue braccia paterne sono aperte a ogni uomo che cerca la Luce.
Cari Padri, fratelli e sorelle, nel condividere con voi questi pensieri, permettetemi di porgervi le mie più sentite felicitazioni per la festa della Natività del Signore e di augurarvi ogni bene, bellezza e salvezza. Che il Buon Dio vi conservi in buona salute e benevolenza per molti anni felici!
† Vescovo Ambrogio,
Vicario dell'Esarca dell'Europa Occidentale, Amministratore delle parrocchie ortodosse moldave in Italia
Natività di Cristo, Anno della Salvezza 2024/2025, Bologna
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