Di fronte a centinaia di luoghi di culto sequestrati alla Chiesa ortodossa ucraina dagli scismatici di Dumenko, si è sentito il bisogno di fare una "denuncia di vendetta", parlando di ben una chiesa in Crimea portata via alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dal cattivo regime russo.
In un editoriale dell'Unione dei giornalisti ortodossi si descrive il caso della Chiesa della Risurrezione di Cristo nel villaggio di Oktjabrskoe (nella foto), che sarebbe stata sigillata per opera della locale amministrazione rurale, che ne rivendica la proprietà. Il gesto sarebbe "una politica secolare dei russi mirata a distruggere l'intero popolo ucraino, un vero etnocidio".
Il caso è comunque (...ci credereste?) un po' più intricato di quanto lo voglia presentare l'ufficio di propaganda ucrainista, almeno per un paio di ragioni:
1) In primo luogo, stiamo parlando di un singolo luogo di culto, che probabilmente non riusciva nemmeno a essere riempito da tutti i fedeli della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che abitano in tutta la Repubblica della Crimea. Già in un nostro editoriale del marzo 2014 facevamo un po' di pulci alle pretese degli ucrainisti della Crimea (che sbraitano contro il "mondo russo" un giorno sì e uno pure, ma al contempo si guardano bene dal rifiutare la loro preziosa cittadinanza della Federazione Russa), che ai tempi vantavano di rappresentare ben il 10% della popolazione della Crimea, e che, visto che le vanterie non costano nulla, oggi probabilmente vorrebbero rappresentarne il 110%.
2) Inoltre, il luogo di culto non sembra avere neppure una storia di stabilità giurisdizionale: l'articolo riporta che è stato trasferito dalla Chiesa ortodossa ucraina al "patriarcato di Kiev" nel 2022 (guarda caso, proprio sotto il repressivo regime putiniano) e in seguito è passato sotto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".
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