Lo scandalo causato dal recente articolo del metropolita Kallistos (Ware) sull'omosessualità ha ricevuto buone risposte da convertiti americani in un modo tipicamente biblico. [1] Come il precedente scandalo sulle opinioni del metropolita Kalllistos riguardo alla possibile ordinazione delle donne preti, rivela l'intrinseco anglicanesimo di sua Grazia, ed è per questo che uno dei suoi confratelli fanarioti lo chiama 'o anglikanos'. Questo radicato anglicanesimo era già chiaramente visibile fin dalla primissima edizione del suo libro The Orthodox Church, che esprimeva il punto di vista di un giovane e idealista accademico anglicano che osservava la Chiesa dall'esterno. Scritto per coloro che sono al di fuori della Chiesa in uno stile di rapporto burocratico o scolastico britannico, il libro è stato ampiamente ignorato dagli ortodossi all'interno della Chiesa.
È dubbio che tali vedute da torre d'avorio influenzino davvero chiunque nella Chiesa, tranne le frange dei convertiti e del ghetto accademico. Penso che nessuno dei miei 600 parrocchiani abbia mai sentito parlare del metropolita Kallistos. Tutto è semplice per gli ortodossi che vivono al di fuori del mondo accademico, con i suoi modi spesso raffinati e anzi piuttosto effeminati: c'è un mondo dentro la Tradizione e un mondo fuori dalla Tradizione. Noi siamo dentro; quello che succede fuori non ci preoccupa davvero. Possa Dio guidare queste persone fuori dal secolarismo libresco e dai compromessi imperfetti, verso la Chiesa, la sua comprensione interiore e mistica e la sua sapienza millenaria. Questa sapienza è trasmessa ai penitenti dallo Spirito Santo, è amata con tanto amore nei monasteri e nelle parrocchie ed è completamente diversa dalla mera comprensione accademica.
Tuttavia, questo tema ci aiuta a notare il problema dell'episcopato ortodosso nel mondo occidentale e il suo frequente isolamento dalle parrocchie e dai monasteri. Questo isolamento, insieme alla frequente prigionia politica dell'episcopato, è responsabile della mancanza di leadership spesso manifestata negli ultimi decenni. Certo, alcuni vescovi ortodossi provengono dai ranghi dei sacerdoti vedovi e persino da quelli dei preti le cui mogli sono entrate nei conventi. Tuttavia, la stragrande maggioranza dei vescovi è sempre venuta e verrà sempre dai monasteri. Questo va bene, a condizione che comprendiamo che, sebbene i vescovi dovrebbero essere monaci, solo pochi monaci sono adatti a diventare vescovi.
Il problema, specialmente nella diaspora nell'Europa occidentale, nelle Americhe e in Australia, è che per decenni la maggior parte dei vescovi non è stata composta da monaci, ma semplicemente sa non sposati. Non è affatto la stessa cosa, perché, inevitabilmente, alcuni di questi vescovi sono stati omosessuali e in alcuni luoghi e in alcune giurisdizioni questo, notoriamente, è stato ed è la pratica prevalente. Potrei stilare un elenco di diverse dozzine di tali vescovi, che ho incontrato negli ultimi 45 anni. Il risultato è stato che questi vescovi hanno a loro volta ordinato omosessuali e alcuni chierici sposati hanno subito persecuzioni dai loro vescovi e da chierici da loro ordinati, con le loro maldicenze omosessuali e il loro narcisismo. Così, l'episcopato di un gruppo in Nord America era noto come "una mafia gay". E questo non è solo un problema tra i nuovi calendaristi e altri liberali. Ci sono anche famigerati episcopati di alcuni gruppi di vecchi calendaristi non canonici.
Qui dobbiamo essere onesti. Se l'episcopato è stato spesso corrotto, questo è sicuramente colpa di tutti noi. I monaci, e quindi i monasteri, e quindi i vescovi, non crescono sugli alberi. Provengono da famiglie devote e da parrocchie. La straordinaria decadenza della vita della Chiesa, specialmente negli ultimi 100 anni, è responsabile di un episcopato debole. Quello che non vogliamo sono i vescovi sposati (l'errore dei rinnvazionisti scismatici nella Russia sovietica), quello che vogliamo è la restaurazione della vita monastica, che è virtualmente inesistente in alcune Chiese locali, con il risultato di tutti questi scandali, che sono, purtroppo, così noti. Ciò di cui abbiamo bisogno sono veri vescovi monaci, eterosessuali continenti, uomini veri con vigore ed energia, vicini alle parrocchie e disposti a dire pane al pane e vino al vino, che possono comprendere gli ortodossi ordinari, senza teorizzazioni accademiche e linguaggi da testa nelle nuvole. Tuttavia, la Chiesa non è uno stato sociale in cui tali vescovi appaiono magicamente dall'alto. Sono creati da noi: abbiamo l'episcopato che meritiamo.
Nota
[1] Si legga, tra le risposte, Il metropolita Kallistos e la ruota, di padre Lawrence Farley.
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