Caro padre Ambrogio,
vedo che alcuni gruppi legati alla Grecia chiamano il loro organo di governo "la santa Sinodo". È una definizione corretta?
In un italiano letterario antico, di cui esistono ancora delle tracce ai tempi del concilio di Trento, la parola "sinodo" era ancora usata al femminile. Oggi, tuttavia, un simile uso suona come una sospensione delle regole della grammatica italiana, un arcaismo privo di qualsiasi vera utilità, se non quella di creare un gergo interno, una specie di "creolo ortodosso", per accomunare i frequentatori di qualche piccolo circolo.
In greco il termine "via/strada" è οδός, un sostantivo femminile (così come è femminile anche in italiano). Anche i composti di οδός, in greco, sono al femminile: έξοδος (esodo), πάροδος (deviazione, incrocio) e naturalmente σύνοδος (sinodo). Tuttavia, in latino e in italiano, nomi come "esodo" e "sinodo" sono passati al maschile.
Se i gruppi che si pregiano di parlare della loro santa Sinodo parlano anche del libro della Esodo, o parlano della triste esodo dei cristiani dal Medio Oriente, saranno per lo meno coerenti nelle loro ricercatezze linguistiche. A questo punto, potremo magari aspettarci che ci parlino DEL coalizione, visto che il termine greco per coalizione, synaspismós (συνασπισμός), è maschile. Anche coalizione, così come sinodo, è un termine che ci parla di un raduno di uomini stretti da particolari legami...
È pur vero che il termine "sinodo" ha due significati di base:
1 - Consesso permanente di vescovi e autorità ecclesiali, che governa una Chiesa locale (es. "Sinodo della Chiesa russa").
2 - Convocazione temporanea di vescovi e autorità ecclesiali (es. "Sinodo ecumenico di Calcedonia").
Se il goffo tentativo di usare il termine "sinodo" al femminile mira a distinguere uno di questi significati dall'altro, è possibile fare questa netta distinzione senza violentare la lingua italiana: basta usare il termine di origine latina "concilio" (che indica il solo significato "temporaneo" del termine sinodo) per le convocazioni temporanee, e lasciare il termine "sinodo" solo per gli organismi permanenti.
La lingua umana, così come la Tradizione della Chiesa, è qualcosa di vivo e di adattabile, e non di un'immutabilità granitica. Se non si riesce a rendere un concetto in una data lingua, ben vengano i neologismi, gli imprestiti linguistici, le forme ibride, e via inventando. In questo caso particolare, tuttavia, di fronte a un uso della lingua italiana stabilito da secoli e dal significato inequivocabile, mi sembra che abbiamo solo un formalismo ellenofilo un po' fuori luogo.
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