Dopo il Sinodo di Creta (giugno 2016), tra gli ortodossi sono apparsi sempre più fanatici e "zeloti" che immaginano di difendere la verità della fede. Molti di loro avevano uno spirito scismatico ben prima del Sinodo, e i documenti firmati a Creta, che, in ultima analisi, non hanno un eccessivo valore teologico o canonico, sono diventati un'ulteriore occasione per manifestare il loro spirito scismatico. Da decenni, vescovi ortodossi di diverse Chiese (tra cui in particolare le Chiese locali che hanno partecipato al Sinodo di Creta) hanno firmato "documenti ecumenisti" molto più dubbi, eppure gli "zeloti" non hanno trovato motivi per interrompere la commemorazione dei loro vescovi. Si sono decisi solo ora, quando una dozzina di fanatici ha disturbato il mondo con la propria presunta confessione di fede.
Alcuni hanno sparso la voce che il Monte Athos abbia interrotto la commemorazione del patriarca, ma questa è una disinformazione vergognosa. Nessuno dei 19 monasteri che ha commemorato il patriarca di Costantinopoli fino a oggi (con la sola eccezione della vecchia comunità di Esphigmenou) ha interrotto la propria commemorazione! A fare tumulto e a seminare disordine, sono solo alcuni monaci che stanno in celle solitarie e non hanno mai fatto obbedienza a un abate. Tra gli altri, nessuno è preoccupato di questo problema e nessuno ne discute. Dopo aver trascorso gli ultimi due mesi sul Monte Athos mi sono convinto ancora una volta che i veri monaci pregano e fanno obbedienza, senza seminare divisione e opposizione...
Come è noto, molti chierici della Romania e della Moldova hanno interrotto la commemorazione del loro vescovo. Non sono d'accordo con loro e voglio chiedere, chi commemorano al suo posto? Chi ha dato loro un altro antimensio e altro miro? Dietro a quali vescovi "veri ortodossi" si sono messi, e a chi fanno obbedienza? Credo che non esistano risposte chiare a queste domande, quindi voglio condividere un estratto dalle mie più recenti letture patristiche. Si tratta di Sant'Isacco il Siro, che spiega a tutti gli "zeloti" come dovrebbero comportarsi in simili situazioni. Spero che magari alcuni di coloro che sono andati fuori strada con la sospensione della commemorazione del proprio vescovo ritornino alla Chiesa e invece di "difendere la verità", si lascino difendere dalla verità!
Con questo non invito a sostenere un "adogmatismo" né mi metto a testimoniare l'ecumenismo, ma mi limito a chiamare alla pace e all'amore. Se ci preoccupiamo per il dogma e per la fede, rimaniamo nella Chiesa, per aver parte della loro luce!
Trascrivo pertanto un estratto dal libro di Sabino Chialà, Isacco il Siro – ascesi solitaria e misericordia infinita, dalla traduzione romena di Maria-Cornelia e del diacono Ioan I. Ică jr., Ed. Deisis, Sibiu 2012, pp. 265-267.
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La via dello Spirito mette l'asceta solitario in un clima di lotta, che richiede un fervore, un "zelo" che Isacco considera buono. Nei suoi scritti, tuttavia, vi sono diversi passi in cui mette in guardia gli eremiti da quello che chiama in modo generico e senza nessun aggettivo "zelo" [1]. Questo è visto da Isacco come un impulso che, per mantenere la rettitudine e per difendere la verità, oscura l'amore, contraddicendo così lo scopo verso il quale dovrebbe tendere ogni vita ascetica e con cui la verità identifica se stessa. Lo zelo è, prima di tutto, una fonte di problemi per chi vi è abituato, perché "l'uomo zelante non arriva mai alla pace" e poi perché ci sottrae la gioia; soprattutto, lo zelo è "l'opposto della pace" e "una grande impotenza" [2]. Ma le vittime dello zelo sono, prima di tutti, gli altri contro i quali infuria la violenza di chi è ossessionato da questa veemenza. Questi è convinto che glisia stato dato il compito di correggere gli altri, quindi, invece di guardare alle sue "debolezze", i suoi occhi guardano le debolezze degli altri per scoprirle e correggerle con il rimprovero. Ma quest'attitudine non è considerata da Isacco come "un tipo di saggezza", ma come una delle "infermità dell'anima" essenzialmente dotata di queste due caratteristiche: "un'intelligenza sottile e una grande ignoranza". Chi veramente si preoccupa per un altro non lo attacca con "zelo", ma gli si accosta con "magnanimità" e, soprattutto, cercando di "portare le debolezze" dell'altro, prendendole su di sé [3]. Infatti, molto spesso lo zelo si trasforma in un incendio che, invece di correggere gli altri, li distrugge; contrariamente alle sue abitudini, Isacco si rivolge loro con parole dure dicendo: "Sappi che se da te uscirà un fuoco che brucerà gli altri, dalle tue mani ti sarà chiesto di rendere conto delle anime di tutti coloro che saranno toccati dal fuoco" [4].
Chi è mosso da zelo crede di dover difendere la verità, pensando che Dio abbia bisogno di essere difeso. Ma chi "ha gustato la verità non litiga mai per la verità"; invece, chi si mostra "pieno di zelo per la verità di fronte agli uomini", con questo atteggiamento dimostra che la verità non l'ha ancora conosciuta. "Il dono di Dio e la sua conoscenza non sono causa di disturbo e di grida", dice Isacco riferendosi alla situazione di lotte interne nella Chiesa e di dispute teologiche senza fine tra i cristiani. La verità è Dio stesso, chenon ha bisogno di alcuna difesa" [5]. La verità non ha bisogno di essere difesa, né imposta né urlata; e talvolta solo il silenzio è in grado di comunicarla: "Sei più utile con il tuo silenzio che con la parola di conoscenza data a chi che non se ne può servire per la conoscenza. Scendi con lui alla misura della sua debolezza" [6].
In realtà, dice Isacco, il vero motivo dello zelo e della sua forza non sono da ricercare nella verità, che non ha bisogno di essere difesa, ma piuttosto nelle malattie che infestano l'uomo; e tra queste, quelle "spingono l'uomo verso lo zelo" sono particolarmente "l'orgoglio e la stupidità" [7]. Nel passo citato sopra, del discorso 50 della Prima parte, Isacco attribuisce lo zelo alla "chiusura mentale" e alla "grande ignoranza" provenienti da "orgoglio" e "stupidità"; la nota dominante è la superficialità, che è l'espressione di una falsa comprensione della verità. In questa meditazione speciale sullo zelo Isacco può essere considerato il perfetto continuatore del pensiero di Giovanni il Solitario, che spesso esorrta alla pace, piuttosto che allo zelo [8], ricordando che "l'uomo spirituale", cioè colui che ha raggiunto la pienezza della propria statura, non ha zelo contro le persone: "nell'uomo spirituale non c'è alcuno zelo che vuole l'annientamento degli uomini, a immagine del Signore, che non solo non è stato uno zelota, ma ha anche criticato i suoi discepoli, perché erano esasperati dallo zeolo contro i samaritani (cfr Lc 9,51-55). Quanto allo zelo dell'uomo spirituale, se proprio dobbiamo chiamarlo zelo, non è niente di più che un fuoco di zelo per Dio e di amore per gli uomini, per guidare i perduti alla conoscenza della verità, come ha fatto il nostro Signore con i suoi discepoli" [9]...
Note
[1] Il traduttore greco della Prima parte introduce le specificazioni di zelo buono e zelo cattivo, a seconda del contesto.
[2] Isacco, Parte I, discorso 50.
[3] "O uomo che consideri di usare il tuo zelo contro le malattie straniere, in tal modo allontani la salute dal tuo cuore. Per la slute della tua anima è meglio che tu ami il dolore. Ma se desideri guarire i malati, sappi che i malati hanno bisogno di cure piuttosto che di rimproveri. Anche in questo caso, se non aiuti gli altri, sprofondi in modo doloroso in una grande malattia. Lo zelo non nasce dalla saggezza nelle persone, ma da quelle malattie dell'anima, che sono l'ignoranza e la ristrettezza di pensiero. L'inizio della sapienza da Dio è la bontà e la gentilezza. Queste nascono da una grande anima e sopportano le debolezze degli uomini. "Voi forti, sopportate le debolezze dei deboli" [Rm 15,1]; e "Correggete chi si è sbagliato con spirito di mitezza" [Gal 6,1]. L'Apostolo annovera la pace e la pazienza tra i frutti dello Spirito [cf. Gal 5,22] "(Isacco, Parte I, discorso 50 [Filocalia Românească Vol. X, p. 298, Ven. 58]).
[4] Isacco, parte I, discorso 50.
[5] Isacco, Parte II, discorso 3, capitoli IV, 77 [D, p. 227].
[6] Ibid., Capitoli I, 15 [D, p. 116]
[7] "Ci sono due cause per cui qualcuno può essere preso da zelo incontenibile per il comportamento degli altri: l'arroganza e la stupidità, senza le quali questo non può esistere" (Isacco, Parte II, discorso 1).
[8] Giovanni dice: "Tutto ciò che turba la pace non dovrebbe essere considerato un bene, perché un bene non annienta un altro bene" (Giovanni Il Solitario, Lettera a Esichio, 52).
[9] Giovanni il Solitario, Dialogo sull'anima e sulle passioni (Dedering 1936, p. 21-22).
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