La battaglia per la sopravvivenza della vera Ortodossia nel gruppo in frammentazione e sempre più piccolo di Rue Daru, con sede a Parigi, ha ora raggiunto un punto culminante. Trent'anni fa noi ci siamo resi conto di ciò che ha compreso oggi l'autrice del saggio che segue, che è la figlia di uno dei miei professori. In questo articolo, demolisce gli argomenti del gruppo settario della "Fraternité" ("Fratellanza" – un nome molto appropriato) di modernisti ed ecumenisti di mentalità protestante, anti-episcopali, che hanno sabotato l'Ortodossia all'interno del gruppo di Rue Daru per oltre cinquant'anni. E tutto questo sotto argomenti politici totalmente pseudo-canonici e anti-russi.
Anne Andronikof: una lettera aperta a padre Alexis Struve
(dal blog Parlons d'Orthodoxie)
Caro padre Alexis,
Ho potuto leggere la sua lettera del 15 luglio 2019 ai membri dell'assemblea pastorale, di cui non faccio parte, e vorrei fare alcuni commenti.
Sono pienamente d'accordo con lei sul fatto che il nostro futuro nell'arcidiocesi sarà inevitabilmente, e qualunque decisione venga presa, diverso da ciò che stiamo vivendo attualmente. È davvero illusorio credere che sarebbe possibile ritrovarsi "come prima".
Tuttavia, ho un'opinione radicalmente contraria alla sua su tutti gli altri punti.
In effetti, lei scrivi che l'arcidiocesi non è "russa", poiché la stragrande maggioranza delle parrocchie ha pochissimi fedeli, se non nessuno, di origine russa. Fin qui tutto bene. Tuttavia, siamo molto più "russi" che greci (o romeni, bulgari o altri) da un lato, perché tutti abbiamo optato per la tradizione russo-slavonica. Per quelli che sono di origine russa questa non è davvero una scelta, ma per tutti gli altri lo è.
E d'altra parte è perché l'arcidiocesi è sorta dall'emigrazione russa e fa affidamento sul Concilio di Mosca del 1917, che il nostro attaccamento a Costantinopoli fu fin dall'inizio concepito come temporaneo, transitorio, in previsione della liberazione della Russia dal giogo comunista.
Sono quindi d'accordo con il nostro vescovo che il ritorno al patriarcato di Mosca è naturale, logico e in linea con lo spirito della fondazione dell'arcidiocesi.
Se questa opzione fosse scelta, tutti sarebbero liberi di agire secondo coscienza, di rimanere o cambiare la propria giurisdizione. È una scelta personale.
Lei conclude parlando dello "scandalo" del divieto (per i chierici) di intercomunione con Costantinopoli. Ma il vero scandalo è l'azione del Fanar in Ucraina, con la creazione della falsa chiesa autonoma basata su chierici scomunicati e che infrange il principio territoriale delle Chiese. La rottura dell'intercomunione è stata una decisione logica e salutare del mondo ortodosso, e non è stata affatto causata da conflitti tra prelati. Personalmente, se avessimo continuato a commemorare il patriarca Bartolomeo durante i servizi, io me ne sarei già andata.
Per me, tutto questo è una questione di coscienza ortodossa, al di là di ogni considerazione di persone, nazionalità, clan...
Infine, la nostra unica speranza di preservare i nostri statuti e il nostro funzionamento risiede nel nostro attaccamento a Mosca, che ha ufficialmente confermato il loro mantenimento. In Russia, inoltre, la separazione di Chiesa e Stato è scritta nella sua costituzione (articolo 14). La paura della Russia di oggi deriva da una fantasia attentamente mantenuta dall'Occidente, con la stessa Unione Europea agli ordini degli Stati Uniti.
Aggiungo che, dal punto di vista finanziario, l'Arcidiocesi (o almeno ciò che ne è rimasto) ha tutto l'interesse ad aderire al Patriarcato di Mosca, l'unico in grado e disposto a investire denaro per il mantenimento delle chiese, il restauro del Saint Serge, la rivitalizzazione dell'istituto. Guardiamo come Costantinopoli non ha mai fatto nulla in questo senso, vediamo lo stato delle chiese a Biarritz, a Cannes...
Come sapete, mio padre ha fatto molto per la creazione di parrocchie in lingua locale, e io stessa ho scelto come parrocchia la cripta [la parrocchia di lingua francese con sede nella cripta della chiesa di Rue Daru, ndt], alla quale sono molto legata e in cui sono molto coinvolta. Mi si spezzerà il cuore, se l'arcivescovo deciderà di sacrificarsi tornando alla giurisdizione dei greci.
Sono anche a favore di una Chiesa locale, ma è chiaro che l'arcidiocesi non è riuscita nella sua missione, che sarà sicuramente sepolta con l'opzione greca.
Anne Andronikof, parrocchiana della cripta (Rue Daru).
Osservazioni aggiuntive
"Il Patriarcato ecumenico rimane il primo e garantisce l'unità e la cattolicità della Chiesa ortodossa".
Il primato d'onore non implica una gerarchia di potere. Costantinopoli ha dimostrato di essere garante in nulla, ma piuttosto una piantagrane, in costante ricerca di sopravvivenza.
Riguardo alla Russia: "Viviamo in mondi troppo diversi".
Ho appena trascorso una settimana a Mosca, dove ho avuto l'impressione ddi essere nella civiltà occidentale. E di recente ho passato una settimana ad Atene, dove mi sentivo "in un mondo diverso", e dove il Partito Comunista è molto influente. Non so in che mondo lei viva.
"La Chiesa [russa] è in contrasto con le autorità civili, se non dipende da loro".
Questo è falso. (Si veda sopra)
"Sì, le nostre origini e tradizioni sono russe, ed è certamente una ricchezza, ma le nostre fonti non sono la Russia. Le nostre fonti sono il rinnovamento creato dalla "scuola di Parigi", dai teologi creativi dell'Istituto Saint Serge in dialogo permanente con il mondo".
Quante contraddizioni! La distinzione tra origini / tradizioni da una parte e "fonti" dall'altra parte è un gioco di prestigio.
I teologi dell'Istituto Saint Serge hanno mantenuto e sviluppato con precisione tutta la ricchezza dell'Ortodossia "russa", che ha nuovamente disseminato la Russia.
"Uno degli argomenti di coloro che oggi desiderano unirsi al Patriarcato di Mosca è la fedeltà e l'obbedienza al vescovo. ”
Si vedano le argomentazioni di cui sopra che hanno a che fare con la fedeltà allo spirito dell'Ortodossia e nulla a che fare con la lealtà e l'obbedienza al vescovo. Se quest'ultimo si sbaglia, spetta alla coscienza di ognuno (come dice lei stesso) prendere posizione. È un insulto o, almeno, un fraintendimento della capacità di pensiero degli ortodossi della base (a cui io appartengo).
Anne Andronikof,
17 luglio 2019, Parigi
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