CHE COSA NON BISOGNA DIRE IN CONFESSIONE
Ora, devo ammettere che non vi posso dire che cosa dovreste dire in confessione. Preparatevi, e quello che avete da dire vi sarà chiaro. Tuttavia, posso dirvi quello che non dovreste dire se volete fare una buona confessione.
1) Non ho peccati
Per un prete è molto frustrante sentire queste parole. Come potrà assolvere in nome di Cristo, il peccato di colui che non ne ha? Come farà a dare a quella persona il Corpo e il Sangue di Cristo "per la remissione dei peccati"? Ma questo è ancora più grave di quello che sembra; nel Nuovo Testamento, è scritto: "Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi... Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo [di Dio] un bugiardo e la sua parola non è in noi." (I Giovanni 1:8,10)
Se questo è tutto ciò che riusciamo dire in confessione, devono essere poste delle domande più difficili. A che punto prendiamo sul serio la chiamata di Cristo alla conversione? A che punto prendiamo sul serio il sacramento della confessione? A che punto ci prepariamo seriamente? Sarebbe preferibile dire al nostro sacerdote: "Io non so quali sono i miei peccati. Padre, mi può aiutare?"
2) Sono un peccatore
Non voglio affatto dire che non si deve dire una cosa come questa, ma non dobbiamo fermarci qui. La confessione non deve diventare una formalità rituale che facciamo per adempiere a un obbligo religioso. Essa deve essere reale e personale. Quando ci avviciniamo alla confessione, dovremmo essere capaci di riecheggiare le parole di Davide: "Il mio sacrificio a Dio è uno spirito spezzato: un cuore affranto e umiliato, tu non lo disprezzerai (Salmo 50).
3) Ho un problema
Troppo spesso, facciamo della confessione una seduta di consultazione in cui parliamo con i nostri sacerdoti dei nostri problemi e speriamo di avere consigli, aiuto e incoraggiamento. Possiamo e dobbiamo discutere i nostri problemi con il nostro sacerdote, ma il posto per farlo è durante un incontro speciale dedicato a questi "problemi". La confessione si occupa dei peccati. C'è del vero nel concetto che la radice di tutti i problemi è il peccato: il nostro e/o quello degli altri. Il nostro stato di peccato è la radice dei nostri problemi. Questo è ciò che dobbiamo far venire a galla durante la nostra preparazione per portarlo alla confessione.
4) Scuse
Scuse come "Certo che bevo, padre, ma se conoscesse mia moglie..." non hanno posto nella confessione. Veniamo alla confessione per essere perdonati, e non per essere scusati. C.S. Lewis spiega la differenza:
"Il perdono dice: "Sì, hai fatto questa cosa, ma io accetto la tua difesa, non te ne farò più una colpa e tutto tra di noi sarà esattamente come prima". La scusa, invece, dice: "Posso vedere che non ti potevi trattenere o che non volevi farlo; non hai niente da biasimare". Se nessuno è da biasimare, allora non c'è nulla da perdonare... Dio conosce tutte le scuse meglio di noi. Se ci sono circostanze attenuanti genuine, non c'è da aver paura che egli le ignorerà. Scuserà tutto ciò che deve essere scusato. Tutto ciò che dobbiamo fare è portargli quella parte imperdonabile: il peccato "(C.S. Lewis, Sul perdono, ne Il peso della gloria).
5) I peccati degli altri
Scuse come: "Mio marito beve troppo", non sono neppure da presentare. Dobbiamo confessare i nostri peccati, non quelli dei nostri vicini, dei nostri amici o dei nostri genitori. Possiamo aver bisogno di confessare la nostra reazione peccaminosa rispetto ai fallimenti del nostro prossimo. Siamo diventati farisaici? Giudici ? Inclini alla vendetta? È solo dopo che ci siamo pentiati di tali peccati che possiamo iniziare a cercare una soluzione cristiana ai problemi che ci hanno causato i peccati dei nostri fratelli. Noi siamo liberi di discuterne con il nostro sacerdote, fuori dalla confessione, in un altro momento.
6) Io cerco di essere buono
I sacerdoti trovano anche queste parole frustranti. questo vale come dire: "Non ho ucciso nessuno" La risposta ovvia per una dichiarazione come questa è: "Riesci a essere buono?" È importante ricordarsi che tutti sono "buoni", perché fatti a immagine e somiglianza di Dio. Ma anche le persone che sono buone, per esempio, fanno, pensano e sentono anche cose peccaminose. Il sacerdote sa anche che se venite alla confessione, è perché cercate di essere buoni. La questione è piuttosto di sapere ciò in cui non riuscite nel tentativo di esserlo.
Finiamo su una nota positiva. C'è una cosa che si può dire, cioè gli stessi peccati confessati l'ultima volta. Non abbiate paura di ripetere confessione dopo confessione. E non diventate cinici, solo perché ti sembra sempre di avere gli stessi vecchi peccati da confessare! Perché?
Per prima cosa i Padri insegnano che ci sono certi peccati e passioni con la quale dobbiamo combattere la maggior parte della nostra esistenza, se non per tutta la vita. E allora possiamo essere incoraggiati dal fatto che ci assicuriamo almeno essere consapevoli dei nostri difetti. Confessare la prima volta che bramiamo le proprietà del nostro vicino, e la seconda volta che le abbiamo rubate, non indica un progresso spirituale, ma il comportamento opposto potrebbe essere un segno di crescita spirituale.
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