una foto storica di padre Komitas (Soghomonyan, 1869-1935), uno dei più famosi compositori di musica liturgica armena
Alcuni dei nostri monaci, infastiditi dal dovere di indossare copricapi e veli monastici nei mesi più caldi e afosi, hanno manifestato un interesse per forme più leggere di velo, tra cui quello indossato dai monaci armeni, che per la sua caratteristica forma appuntita, risulta uno dei copricapi più curiosi della millenaria tradizione cristiana.
C’è chi pensa che i monaci armeni si limitino a coprirsi il capo con un semplice velo: non è così, e il velo (in armeno veghar) poggia sempre sopra a un cappello monastico (kalimafi), e i due oggetti sono abitualmente indossati assieme.
Kalimafi è una variante del nome kalimavchion, noto anche come kamilavka o kamilavkion: le due ultime varianti suggeriscono una continuità dagli antichi copricapi realizzati in pelo di cammello (kamila). Veghar è invece un duplicato del termine latino velarium, e figurativamente, lo stesso nome è dato anche alle cupole coniche tipiche delle chiese armene.
Ecco come appare da solo il cappello monastico armeno:
Così invece appare il singolo veghar, facilmente ripiegabile:
Vediamo invece come appaiono i due elementi combinati, appoggiati su un piano e appesi a un gancio:
Chi porta il copricapo monastico armeno?
Così come nelle nostre chiese ortodosse, il copricapo monastico nella Chiesa apostolica armena è riservato a chi ha professato i voti monastici. Poiché i monaci di sesso maschile, nella Chiesa armena, sono quasi invariabilmente ieromonaci (ovvero monaci preti), possiamo suddividerli in tre categorie:
- Ieromonaco, o abegah: il rango minore a cui è concesso il velo dopo la professione dei voti monastici. Un abegah porta il velo monastico, ma non una croce pettorale.
- Archimandrita, in armeno occidentale vartabed o in armeno orientale vardapet: un rango a cui si accede dopo la discussione di una tesi, e che conferisce il diritto a portare una croce pettorale (dorata o gemmata, a seconda del rango interno) e un bastone pastorale. Il termine armeno ha radici iraniane (dove significa letteralmente “maestro degli studenti”), e sottolinea l’importanza dell’erudizione nella vita monastica.
- Vescovo (di ogni grado, fino al rango patriarcale o catholicos).
...solo per uomini?
Il monachesimo femminile armeno, che ha avuto un secolare periodo di stasi dagli anni successivi al genocidio degli armeni fino alla sua ripresa agli inizi del terzo millennio, meriterebbe una discussione a parte. Per quanto riguarda l’uso di veli o forme speciali di copricapo, né le foto storiche né quelle delle monache armene contemporanee offrono esempi particolari, al di là dei semplici veli femminili come quelli portati da tutte le monache ortodosse come abito da lavori quotidiani. Per chi è interessato ad approfondire questo tema, suggeriamo di iniziare dal breve filmato del 2018, che riporta le monache del convento di Ghazaravan in preghiera.
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