“Quando i russi dominavano Torino…”: sembra l’inizio di un racconto di pura fantasia, eppure è una realtà storica poco conosciuta dagli stessi torinesi.
Nell’estate del 1799, infatti, il Piemonte fu liberato dall’occupazione delle truppe rivoluzionarie francesi a opera di un corpo di spedizione austro-russo, comandato dal più grande stratega di quel tempo: il maresciallo Aleksandr Suvòrov (1730-1800).
Ci si può chiedere – ed è più che legittimo – perché presentare un leader militare tra i testimoni di fede in un sito parrocchiale. Ci sono buone ragioni:
– Suvorov è un esempio di cristiano ortodosso profondamente segnato dalla sua fede, e da un’intensa vita di preghiera, anche nei momenti più drammatici delle sue campagne militari. Gli aneddoti che lo riguardano sono infiniti, ma vale la pena ricordare la sua libertà interiore e la franchezza delle sue opinioni (dalle quali fu spesso portato in disgrazia negli ipocriti ambienti di corte), la sua vita morigerata e indifferente al potere e alle ricchezze, la sua capacità di mettersi al livello dell’ultimo dei suoi soldati, provando le sofferenze di tutti, la sua magnanimità nei confronti dei nemici e di quanti tradirono la sua fiducia (a cominciare dalla sua stessa moglie). Si può dire che Suvorov abbia incarnato il meglio dello spirito russo in un singolo individuo, così come il suo contemporaneo ammiraglio Feodor Ushakov (recentemente canonizzato dalla Chiesa Ortodossa Russa).
– L’atteggiamento di Suvorov nei confronti degli italiani è un modello altrettanto valido. Avremmo qualcosa da imparare dal suo rispetto per gli ecclesiastici e i fedeli cattolici, che era venuto a liberare dalla minaccia del giacobinismo. Certi gesti (come il suo ingresso in Torino, quando – vestito in uniforme bianca – si chinò a baciare il suolo davanti al Duomo) possono richiamare immagini curiose alla mente di chi si sforza oggi di alimentare buone relazioni tra i cristiani.
– Il Piemonte dovrebbe ricordare Suvorov come uno dei suoi più grandi benefattori, non solo per l’avvenuta liberazione, ma anche per lo spirito con cui egli la realizzò. Mentre i suoi alleati austriaci premevano per assimilare il Piemonte nel proprio espansionismo, Suvorov fece tutto il possibile per salvaguardarne la libertà, riconoscendo la legittimità del regno rovesciato dai giacobini. Se il Piemonte poté in seguito diventare il nucleo del nuovo stato italiano, forse fu anche grazie al senso di dignità lasciato dai russi e dal loro maresciallo dall’animo nobile. Forse tutti gli italiani hanno un piccolo debito di riconoscenza nei confronti di Suvorov… a maggior ragione, quelli che sono debitori ai russi anche di un prezioso dono di fede.
Un testo per approfondire:
Maria Fedotova, Suvorov. La Campagna italo-svizzera e la liberazione di Torino nel 1799, Torino: Piero Pintore Editore 2005, 256 pp., ISBN 88-87804-17-6, € 20,00.
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