Alcuni anni fa ci è stata fatta la seguente intervista per una rivista on line di Torino. Oggi il testo non è più disponibile in rete, ma l'interesse per le icone ortodosse non accenna a diminuire, per cui ripresentiamo quelle domande e risposte in un formato leggermente riveduto.
Igumeno Ambrogio
Settembre 2021
Parlando della corrispondenza tra Gesù e re Abgar come orgine delle icone, è preferibile che se ne parli come di "storia", di "leggenda", di "racconto simbolico" o d'altro ancora?
Ha molti elementi leggendari (sembra una narrazione studiata ad arte perché nessuno pretenda qualche prova storica...), tuttavia è parte del complesso delle officiature ortodosse, e in quanto tale ha un certo grado di ufficialità (anche solo simbolica, come nel caso di san Giorgio e del drago, nel quale nessuno pretende che il drago abbia una corrispondenza storica).
Cos'è un'icona secondo la dottrina ortodossa e come il fedele può trarne un beneficio spirituale?
Icona significa semplicemente "immagine", e la sua ragion d'essere è prettamente teologica. Come faceva notare san Giovanni Damasceno nel suo trattato In difesa delle immagini sacre, noi veneriamo le immagini del Salvatore perché riconosciamo che in lui Dio si è fatto visibile ai mortali. Allo stesso modo, le immagini di tutti i santi sono un riconoscimento del fatto che sono stati ricolmi dello Spirito Santo di Dio, fonte della loro santità. In ultima analisi, onorare le icone è onorare Dio.
Prima di accingersi a dipingere l'immagine sacra, l'iconografo si sottoponeva ad una preparazione rituale. Può descriverci in cosa consisteva e se tale disciplina è ancora praticata?
Realizzare un'icona è stato sempre considerato in sé un atto di preghiera. Perciò, come preghiera il periodo di realizzazione dell'icona può essere introdotto da una benedizione iniziale da parte di una competente autorità religiosa, o accompagnato da uno stato di digiuno o di relativo isolamento. Tale preparazione dipende però dal tipo di icona e dal tipo di iconografo: per esempio i monaci e le monache che realizzano icone lo fanno come atto di obbedienza monastica; i gruppi di iconografi che lavorano in team per affrescare una chiesa hanno ritmi diversi da quelli di un iconografo singolo che lavora nel suo studio a un'icona su tavola, e così via.
Quali icone presenti a Torino possiamo segnalare all'attenzione dei lettori?
Gli abitanti del Piemonte, della Liguria e della Valle d'Aosta potranno essere interessati a visitare la parrocchia ortodossa di san Massimo a Torino per vedere un'icona murale dei santi dell'Italia del Nord-Ovest: si tratta di circa 250 figure di santi del primo millennio, comuni a ortodossi e cattolici, oggi in parte trascurati, ma che costituiscono le radici storiche della santità cristiana nelle nostre regioni.
Quali icone godono invece, in tutto il mondo ortodosso, di una particolare venerazione?
Molte icone sono legate a eventi miracolosi, e divengono centri di pellegrinaggi. Proprio perché sono considerate "finestre sul cielo", di fronte alle icone avvengono talvolta visioni, guarigioni miracolose e altri eventi taumaturgici. Spesso una singola icona viene considerata un punto focale di preghiera e al tempo stesso un centro di raccolta simbolico degli abitanti del luogo (Si pensi all'icona della Consolata per i torinesi).
Quella iconografica è un'arte che affonda le radici nella tradizione ma vive ancora nel presente: quali sono secondo il suo parere gli iconografi contemporanei più significativi?
Ce n'è una marea (basti pensare alle migliaia di chiese in ricostruzione in Russia). Alcuni dei più interessanti sono segnalati da un blog in lingua inglese, dal titolo Orthodox Arts Journal, da cui abbiamo tradotto un certo numero di articoli per il sito della parrocchia di san Massimo.
Esistono icone e iconografi cristiani non ortodossi che ritiene di poter segnalare come esempi positivi?
Con l’immenso interesse per l'icona nel mondo cattolico romano e anglicano, si sono moltiplicati a dismisura gli esempi (non tutti positivi, ma era un fenomeno prevedibile) di iconografi e scuole di iconografia al di fuori del mondo ortodosso. Tra le figure che operano oggi in Italia, ha attirato l'interesse di numerosi esperti ortodossi l'iconografo cattolico Ivan Polverari.
Infine, qual è la situazione della Chiesa russa ortodossa in Italia ed in particolare a Torino? Ci racconta qualcosa della sua parrocchia?
La Chiesa ortodossa russa è presente con luoghi di culto in Italia fin dalla fine del XVIII secolo (a Torino fu benedetta l'apertura di una cappella nel 1791), anche se ha avuto il suo maggiore sviluppo negli ultimi decenni, grazie ai fenomeni di immigrazione dell’era post-sovietica. È importante ricordare che il termine "russa" non è un’identificazione etnico-nazionale: di fatto, la maggior parte dei fedeli e del clero della Chiesa ortodossa russa in Italia (Torino compresa) è costituita da moldavi, di madre lingua romena.
La parrocchia dedicata a san Massimo di Torino cerca di mettere assieme la fedeltà alla tradizione ortodossa russa (incluso il suo approccio multietnico e multi-linguistico) con la ricerca delle radici cristiane ortodosse dell'antico Occidente cristiano (a partire dal suo stesso santo patrono, il primo vescovo cristiano della città). Nel corso degli anni, abbiamo cercato di diffondere molto materiale sulla Chiesa ortodossa, che è ora disponibile su questo sito.
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