Considero una grande benedizione da Dio di aver fatto la conoscenza del Monte Santo quando stavo studiando alla scuola teologica di Tessalonica. Il nostro professore, Panayiotis Christou, a quel tempo stava pubblicando le opere di san Gregorio Palamas, così ha messo insieme due gruppi, assieme a Gheorghios Mantzaridis che era allora un professore assistente; uno dei gruppi è arrivato qui, ai monasteri del lato meridionale del Monte Santo; l'altro gruppo è andato sul lato settentrionale. Abbiamo lavorato nelle biblioteche dei monasteri e abbiamo fatto trascrizioni dei manoscritti. Il professor Christou mi ha assegnato il compito di supervisionare e partecipare all'edizione critica delle opere di san Gregorio. In quale senso? Io ero allora uno studente del secondo e del terzo anno. Così ho fatto l'edizio9ne critica del secondo volume, con le grandi opere di san Gregorio Palamas. Ora, a volte san Gregorio Palamas usava le parole di san Gregorio il Teologo e diceva "Come disse san Gregorio il Teologo...", ma senza fare un riferimento fattuale. Mi sono stati dati tutti i passi di san Gregorio il Teologo che Palamas aveva usato. Li ho imparati a memoria e ho letto tutte le opere del Teologo per localizzare questi passi. Con questo in mente, dopo aver finito di leggere Gregorio il Teologo, ho proceduto a leggere Palamas. È qui che ho visto un santo athonita, un santo che viveva sul Monte Santo e sperimentava la sua vita e le sue tradizioni, e che esprimeva le tradizioni athonite. E quando mi è stata data questa opportunità sono giunto a conoscere molti athoniti. Sono andato ai monasteri, agli eremi e al deserto del Monte Santo, e ho chiesto ai padri a proposito della preghiera, ho chiesto loro di dirmi che cos’è. Perché? Perché la tradizione è viva. Non è una tradizione conservata in musei. Naturalmente, abbiamo musei per la salvaguardia delle icone e di cose simili, ma alla fine nelle icone vediamo la teologia della Chiesa. Se andiamo al Protaton, a Karyes, per esempio, vediamo gli affreschi creati da Panselinos, e lì vediamo il XIV secolo, perché allora c'era un dialogo sulla luce che i tre discepoli avevano visto sul Monte Tabor: era creata o increata? Noi, naturalmente, diciamo che era increata. Barlaam e gli altri che avevano un punto di vista occidentale dicevano che era creata. Così Panselinos prese tutta questa teologia e la traspose nei volti dei santi, rendendoli luminosi, e così via, per mostrare che la luce fuoriesce dai nostri cuori. Non è luce esterna, ed ecco perché non ha messo chiaroscuri; non ci sono ombre. Fuoriesce dall'interno e illumina il corpo, trasfigura il corpo umano. Pertanto, abbiamo una tradizione vivente. Sul Monte Santo ho conosciuto san Paissio, ho fatto la conoscenza con l'anziano Ephraim a Katounakia, l'anziano Ephraim a Filotheou, padre Theoklitos a Dionysiou e molti monaci che non si distinguevano, che non uscivano sotto i riflettori, ma vivevano la semplice vita monastica ed erano persone genuinamente naturali. In altre parole, praticamente non parlavo quando arrivavo, rimanevo in silenzio; ero venuto non a insegnare ma a imparare; ero venuto ad ascoltare il grido segreto del Monte Santo. Ecco perché, quando ero ancora relativamente giovane, ho scritto un libro, 'Una notte nel deserto del Monte Santo', in cui cercavo di descrivere che cosa avevo cercato e che cosa avevo trovato tra gli anziani. Poi padre Ghoerghios Kapsanis, l'ex abate del monastero Grigoriou, oggi defunto, mi ha incitato a pubblicarlo e ne ha scritto il prologo. E mi ha lasciato un'impressione, perché, sapete cosa ha scritto? 'L'autore di questo libro è stato trovato degno di ascoltare il grido segreto del Monte Santo'! Mi ha fatto un'enorme impressione perché, alla fine, è questo che accaduto. Il Monte Santo è un organismo vivente. Naturalmente, dall'esterno sembra una montagna, una penisola, con una bella vegetazione, di grande importanza e significato ecologico: se infatti esamini il suolo vergine del Monte Santo, è affascinante. Ma non è solo questo. Il Monte Santo sono anche i padri che ci vivono e mantengono la tradizione, e che sono anch'essi, in fin dei conti, organismi viventi. Che cos'è, comunque, la tradizione? È il dono di Dio e la grazia di Dio che si dona e si trasferisce di generazione in generazione, da organismi viventi, esattamente come fa la vita. Cos'è la vita biologica, se non qualcosa di trasmesso di generazione in generazione? Le persone devono essere biologicamente mature per contrarre matrimonio, per entrare in una relazione e comunione con un'altra persona, con l'altro sesso, e naturalmente, per avere figli. San Gregorio di Nissa dice che le persone possono trasmettere la vita e la trasmettono, e che, naturalmente, nel farlo trasmettono anche la morte Così abbiamo un trasferimento di vita, vita biologica, di generazione in generazione. E io credo che nello stesso modo in cui è trasmessa la vita biologica, così lo è anche la tradizione spirituale. Come dice san Paolo: 'Potete infatti avere innumerevoli pedagoghi in Cristo, ma non molti padri, poiché io sono divenuto vostro padre in Cristo per mezzo del vangelo'. I pedagoghi sono una cosa, i padri un'altra. Un pedagogo parla teoricamente, ma i padri generano spiritualmente. Ecco perché dice 'sono divenuto vostro padre per mezzo del vangelo'. Così, abbiamo una nascita. C'è una persona che è in grado di generare spiritualmente e quelli che sono generati e che ne discendono, i figli spirituali. E così siamo obbedienti, ma attraverso ciò, non perdiamo la nostra libertà. In ogni caso, perdiamo la nostra libertà e diventiamo schiavi quando facciamo tutto quel che vogliamo, perché la libertà si conquista superando il nostro amor proprio. San Massimo il Confessore dice che l'amor proprio odia le altre persone e Dio. Le persone che amano se stesse – e l'amor proprio è amore irrazionale del corpo – non può realmente amare Dio, né amare le altre persone. Allora come possiamo imparare? Essendo obbedienti a un organismo vivente, che abbia una tradizione che possiamo ricevere. È la stessa cosa con la conoscenza umana. Se vogliamo ricevere qualcosa di perfetto, non cerchiamo forse un insegnante perfetto, che conosce davvero bene la musica, l'arte o qualche tipo di scienza, e non cerchiamo di essergli obbedienti? Faremo di simili insegnanti, in un certo senso, degli anziani. Non per farci schiavizzare da loro, ma per ricevere conoscenze, per imparare e per essere liberati, per divenire liberi. Questo capita anche nelle questioni spirituali. Così, sul Monte Santo, ho trovato organismi viventi, non libri e musei. Ho trovato persone, come ho detto in precedenza, e poi ho fatto la conoscenza di san Porfirio. E rendo gloria a Dio per avermi dato l'incarico di sottomettere la richiesta di canonizzazione per i santi Porfirio e Paissio al Patriarcato Ecumenico. 10 anni fa. Ho ricevuto una lettera dal Patriarca Ecumenico in cui diceva che egli li considerava davvero santi, ma che prima doveva passare un certo tempo. Riteneva una gran benedizione che fossero canonizzati durante il suo mandato, e le canonizzazioni sono state annunciate dieci anni dopo che gli ho inviato la lettera. Ho anche fatto la conoscenza dell'anziano Sofronij, una figura di grande levatura che, mentre era qui al Monte Santo, ha trovato san Silvano. L'anziano, naturalmente, aveva la sua esperienza spirituale, e l'ha confermata con san Silvano. Alcune persone leggono gli scritti di questi Padri moderni dall'esterno. Ci sono alcuni razionalisti intenti a trovare colpe, che hanno messo assieme una loro teoria sulla base della quale interpretano gli insegnamenti e i testi di altre persone, e accusano qualcuno di essere un eretico, altri di avere altre colpe. Ma non è così. Se non hai conosciuto un santo di persona, allora non puoi capire i suoi testi. E se ti limiti a leggerli, farai errori molto grossi, ed è una cosa terribile essere ostile ai santi, che sono noti dai loro frutti. Cristo infatti dice che sarai in grado di riconoscere un albero buono da un albero marcio dai suoi frutti. Quando hanno vissuto degli anziani, che sono organismi viventi, hanno passato questa vita ai loro figli spirituali e hanno raggiunto un'alta statura spirituale, come indicato dai loro splendidi frutti, li attaccherai e dubiterai di loro? Se lo fai, stai combattendo contro i santi. Così, quel che ho imparato sul Monte Santo, e ciò che ora dico in modo fraterno, alle persone che ora stanno ascoltando e osservando, in modo che possano imparare a loro volta, è di cercare di ascoltare il grido segreto del Monte Santo, che è la preghiera del cuore: 'Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me'. 'Signore, a te ho gridato', 'dagli abissi ti invoco'. Li invito anche a cercare organismi viventi in modo da poter ricevere la tradizione e vivere all'interno di essa.
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