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  Sulla comunione alla Liturgia dei Presantificati e altri teologumeni episcopali

teologie.net

17 maggio 2016

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Il 12 maggio 2016, il sito della Diocesi di Ungheni e Nisporeni ci ha stupiti con due insolite circolari episcopali: la prima si chiama "Cosa dovremmo sapere sulla comunione dei bambini" e la seconda "Sul grado di parentela al battesimo e sul battesimo di molti bambini insieme".

Senza dubbio, ogni vescovo ha non solo il diritto ma anche l'obbligo di preoccuparsi di tali questioni e, se necessario, di emettere una circolare ai sacerdoti e ai fedeli dei quali è pastore. Dal punto di vista liturgico e pastorale, l'idea di scrivere queste circolari mi sembra molto buona e penso che dovrebbe essere seguita da alcune dichiarazioni simili da parte del Sinodo metropolitano, dichiarazioni che abbiano un'autorità e un'applicabilità generale.

D'altra parte, esaminando il linguaggio semi-erudito e l'argomentazione difettosa di alcune idee, il testo di queste circolari solleva alcuni problemi teologici che non possono essere trascurati né accettati senza diritto d'appello, per il solo fatto che sono stati scritti da un vescovo. Già più sacerdoti in Moldova, conoscendo le mie preoccupazioni liturgiche e canoniche, mi hanno chiesto di pronunciarmi sulle seguenti frasi:

"I bambini sono comunicati solo con il santo sangue perché non possono deglutire cibi solidi, pertanto i bambini allattati al petto non si comunicano alla Liturgia dei Presantificati, poiché in questa Liturgia si versano nel calice vino e acqua, ma questio non si trasformano nel sangue del Signore. Nel caso in cui diamo vino dal calice a questa liturgia, non sarà una vera comunione. [...] Si deve sapere che tale pensiero è sbagliato e i sacerdoti peccano gravemente, a credere che il vino sia consacrato per il solo fatto che si pone in esso una parte dei santi doni, impregnati del santo sangue. Inoltre è vietato conservare il corpo e il sangue del Salvatore dalla Liturgia di san Giovanni Crisostomo o dalla Liturgia di san Basilio il Grande in un vaso per comunicare i bambini malati. La cosa migliore sarebbe che i sacerdoti spiegassero per tempo ai parrocchiani che i neonati dovrebbero essere comunicati solo alla Liturgia di san Giovanni Crisostomo e alla Liturgia di san Basilio il Grande".

Formalmente, il vescovo Petru di Ungheni non ha fatto altro che esporre la "posizione ufficiale" della Chiesa russa e romena sul contenuto del calice eucaristico alla Liturgia dei Doni Presantificati (qui di seguito LDP). Il problema è di fatto molto più complesso e richiede un approccio graduale. Nel libro "Liturghia Ortodoxă: istorie şi actualitate" (pp. 180-200) ho scritto una storia della LDP (vedi file PDF), in cui ho discusso in dettaglio anche questa materia delicata. Riassumendo quanto vi è scritto, dobbiamo dire che:

• La tradizione della Chiesa ha sempre creduto che alla LDP nel calice abbiamo il santo sangue. Tutto il contenuto del calice è santificato e trasformato in santo sangue attraverso l'immmmissione in esso del santo corpo, in particolare perché l'agnello è impregnato del santo sangue (anche se in passato quando sono si preparavano i doni presantificati, l'immersione dell'agnello nel santo sangue non era obbligatorio!). I greci ancora oggi credono che il nel calice c'è il santo sangue e si comunicano alla LDP come alle altre Liturgie, senza respingere i bambini. In questo non hanno inventato nulla, ma hanno mantenuto l'antica tradizione della Chiesa.

• L'idea che alla LDP abbiamo solo vino benedetto è stata formulata nello spazio ortodossa da Petru Movilă, metropolita di Kiev (sec. XVII), applicando i principi della teologia sacramentale scolastica, che aveva preso in prestito dai cattolici romani. Verso la fine del sec. XVII queste idee sono state riprese dallo Ieratico slavo-russo, e poi da quello romeno, anche se tutti gli Ieratici fino a quel momento menzionavano in modo ben chiaro che la comunione alla LDP è "come quella alla Liturgia di san Giovanni Crisostomo". Credo che dovremmo tornare urgentemente alla vecchia pratica, tanto più che sempre più studiosi russi e romeni condannano la teoria di Petru Movilă. 

• San Simeone il Nuovo Teologo e altri Padri della Chiesa dicono molto chiaramente che, comunicandoci a una goccia del santo sangue, questa trasforma tutto il nostro sangue nel sangue di Cristo. Quindi, se una goccia del sangue di Cristo può trasformare 5 litri di sangue, tanto più la moltitudine di gocce di santo sangue di cui è intriso l'agnello eucaristico può trasformare gli 0,2-0,3 litri di vino e acqua nel calice. Sembra che alcuni sacerdoti di Chişinău abbiano esagerato così tanto con questo "mistero della trasformazione" che all'Epifania danno per giorni alla gente il grande Aghiasma (acqua santa) che è stato "santificato" e "moltiplicato" semplicemente miscelandolo con acqua normale, che scorre nel vaso dell'acqua santa da un comune rubinetto. Ma ciò che vale a Chişinău, non vale nemmeno alla lontana a Ungheni, dove non solo l'acqua santa, ma neppure il santo sangue può trasformare un piccolo calice di vino, anche se tutta la tradizione della Chiesa crede in questa trasformazione.

Più oltre, la stessa circolare dice:

"Quando in parrocchia si scoprono di bambini con malattie infettive e contagiose, questi bambini devono comunicarsi alla fine, dopo quelli in buona salute. Il cucchiaio deve essere ripulito con un tessuto pulito dopo ogni bambino malato che si comunica. Il tessuto in questione deve essere usato per tergerle le labbra di coloro che si sono comunicati e dopo la Liturgia dovrebbe essere bruciato e le ceneri poste sotto la santa mensa.

Nei tempi di malattie infettive sarebbe bene celebrare la Santa Liturgia più volte alla settimana e comunicare i bambini malati, perché la comunione frequente ai santi misteri di Cristo, sia degli adulti sia dei bambini, li unisce in modo vivo e attivo al Signore...

L'utilità della comunione frequente dei bambini, soprattutto quando sono malati, la possiamo capire dal seguente fatto miracoloso. Sant'Andrea di Creta non aveva parlato per lungo tempo durante l'infanzia. Ma quando genitori straziati si rivolsero alla preghiera e ai mezzi di grazia, il blocco alla lingua fu sciolto, e il bambino cominciò a parlare chiaramente. Anche un medico, cristiano per eccellenza, secondo le sue osservazioni, ha testimoniato che nella maggior parte dei casi i bambini malati devono comunicarsi ai santi misteri, perché in tal modo genitori avranno solo raramente bisogno di usare i mezzi medici".

L'ironia è che queste speculazioni pseudo-teologiche (e un po' magiche) sono formulate poco dopo che l'autore della circolare dice:

"Quando comunichiamo un bambino, diciamo la formula appropriata: "Si comunica il bambino (nome) al prezioso e santo corpo e sangue del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo per la vita eterna". (Le parole - "per la remissione dei peccati" non si dicono se il bambino non ha raggiunto l'età di 7 anni). Quando il bambino si comunica solo al santo sangue diciamo le seguenti parole: "Si comunica il bambino (nome) al prezioso sangue del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo per la vita eterna". Alcuni sacerdoti aggiungono le parole: "Si comunica il bambino (nome) per la salute dell'anima e del corpo" o "per la salute del corpo e la salvezza dell'anima", o "per la santificazione dell'anima e del corpo". Queste formule sono sbagliate e non dovrebbero essere pronunciate".

Non so da quali "libri antichi" il vescovo Petru abbia trovato tutti questi argomenti, ma sarebbe bene sapere anche che:

• La "formula della comunione" è un'invenzione nuova, che riassume (in forma dichiarativa) le preghiere della comunione. I greci, per esempio, quando danno la comunione, dicono "Il corpo e il sangue di Cristo" e colui che riceve la comunione risponde con il pensiero: "Amen" – facendo così una professione di fede nella presenza reale di Cristo nell'eucaristia. Inoltre, la "formula della comunione", a differenza di quella del battesimo (per esempio) non è obbligatoria e, fino a poco tempo, non era scritta in alcun Ieratico. Lo stesso Petru Movilă ci ha rifilato l'idea (cattolico-romana) che ogni mistero deve avere obbligatoriamente una "formula" per comunicare la grazia. In caso contrario, la grazia "non sa cosa fare"...

• Nelle preghiere prima e dopo la comunione chiediamo a Dio che sia per noi "per la guarigione dell'anima e del corpo" – cosa che si riferisce allo stesso modo ad adulti e bambini. Neppure io sono d'accordo con la "formula della comunione" alterata, per non dare l'impressione che la comunione sia (solo) una medicina per il corpo. Ma è proprio sua Grazia a sostenere la comunione con finalità terapeutiche. E in questo caso, cosa fanno di "sbagliato" i sacerdoti che citano le preghiere e e augurano la guarigione ai comunicanti?

• Il vescovo Petru sostiene la teoria (priva di alcuna base) che il bambino fino ai 7 non ha peccati e alla sua comunione non si dice "per la remissione dei peccati". Ma in questo caso, qual è il significato delle parole del Salvatore quando dice: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo spezzato per voi, in remissione dei peccati" e "Bevetene tutti, questo è il mio sangue della nuova alleanza, versato per voi e per molti in remissione dei peccati"? Oppure, sapendo che alla maggior parte delle Liturgie fuori dai periodi di digiuno si comunicano solo i bambini sotto i 7 anni, dovremmo modificare le parole d'istituzione della Liturgia lasciate da Cristo stesso? O come è possibile che, battezzando solo bambini, manteniamo le parole del Credo: "Professo un solo battesimo per la remissione dei peccati"? Qui si parla, ovviamente, di un perdono di peccati personali (menzionati al plurale), non del cosiddetto "peccato originale" la cui teoria quasi-eretica non era nemmeno conosciuta dai Padri del secondo concilio ecumenico. Allora i bambini hanno peccati o no? Cosa accade nella vita di un bambino quando festeggia i sette anni, tanto che a 6 anni e 11 mesi era un "angelo senza peccato", e poi improvvisamente deve andare a confessarsi prima di ogni comunione, come un peccatore peggiore dei vescovi e dei sacerdoti che non si confessano prima di ogni Liturgia?

* * *

La seconda circolare sul battesimo è molto migliore, ma mi hanno colpito due frasi:

"Ci sono persone che credono che se un bambino e una bambina sono battezzati nella stessa acqua allora sono parenti spirituali e in futuro non avranno più il diritto di sposarsi tra loro. Anche questo punto di vista è sbagliato, perché parentela spirituale si stabilisce solo tra colui che riceve il bambino quando viene rimosso dal fonte battesimale e il bambino e i genitori del bambino. Poiché nel nostro paese è radicata l'abitudine di prendere un gran numero di compari di battesimo, cosa contraria alle norme canoniche, è molto importante ricordare che dobbiamo menzionare come padrino del battesimo del bambino solo la persona che lo riceve tra le braccia quando il bambino è rimosso dal fonte battesimale. Gli altri sono compari di battesimo, ma dobbiamo menzionarli separatamente e non come padrini, ma come servi di Dio".

Non mi curo delle espressioni rozze sui padrini e sui compari, e su quali di loro siano "servi di Dio" o no. Voglio solo vedere quando e come sarà capita e rispettata questa disposizione nel territorio dell'eparchia di Ungheni. Dico da subito che sono molto pessimista...

La frase con cui il vescovo Petru conclude la sua seconda circolare, a mio parere, demolisce tutto ciò che sua Grazia ha cercato di costruire:

"Nel caso in cui i genitori vogliano che i loro figli siano battezzati a parte, qualunque sia il motivo invocato dai genitori, sarebbe bene soddisfare il loro desiderio, nello spirito di pace e d'amore di Cristo, perche non appaiano incomprensioni o follie, che porterebbero alla distorsione del clima spirituale della parrocchia".

Non so quale "clima spirituale" esista nelle parrocchie sulla riva sinistra del Prut, dal momento che la gente non si comunica se non nei periodi di digiuno (e spesso dopo "confessioni comuni"), i preti non tengono catechesi prima del battesimo e del matrimonio, chiedono tasse per la celebrazione dei sacramenti della Chiesa (che poi condividono col vescovo) etc. Mi rendo conto che il vescovo di Ungheni può aver timore che imponendo norme più severe, il resto delle parrocchie scappi nella metropolia di Bessarabia (dove regna un caos superiore a quello della metropolia di Moldova). Ma forse è giunto il momento di avere magari un vescovo che chieda ai sacerdoti di piacere a Dio e non (soprattutto) agli uomini. È proprio desiderando di piacere agli uomini, che siamo arrivati a battezzare tutti in fila senza che capiscano nulla, poi permettiamo loro di abbellire il fonte battesimale con fiori e di mettere soldi nell'acqua ("perché tutto vada bene nella vita"), poi versiamo solo un po' d'acqua sulla testa ( "il bambino è un po' raffreddato e i genitori non vogliono che si spogli") e così via... Quando smetteremo di vedere la Chiesa come una "agenzia per servizi religiosi" che fornisce "servizi su richiesta" che debbano "piacere al cliente"?

Spero, con tutto il cuore, che presto il Sinodo metropolitano prenda tutto ciò che è buono in queste circolari e, argomentandole molto più seriamente, giunga ad alcune decisioni che che trasformino al massimo l'attuale clima pseudo-spirituale e portino buon ordine nella Chiesa, come quello che Cristo ci ha lasciato per mezzo dei santi Apostoli e Padri, e non come vuole la gente. A coloro che non conoscono i riti della chiesa, il sacerdote deve spiegare "lo spirito di pace e d'amore di Cristo" – parole del vescovo Petru. Ma quelli che li conoscono, e non li vogliono rispettare, non devono essere accettati ai misteri della Chiesa, "qualunque sia il motivo da loro invocato" ...

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