Qui di seguito il lettore troverà un bel racconto di un discepolo che, attraverso la sua apparente mancanza di rigorosa obbedienza, portò grandi frutti. Egli giustamente unì il discernimento all'obbedienza. Senza discernimento, infatti, l'obbedienza può diventare abusiva. Naturalmente tale discernimento è stato (e deve essere) esercitato con grande amore e devozione cristiani. Questo è della massima importanza. Possiamo discernere che non era compito del discepolo "semplicemente obbedire", ma era anche responsabile di "comportarsi come Dio vuole". Che il Signore ci conceda la saggezza.
Penso che sia possibile anche, per il lettore comune, sostituire nel testo seguente la frase "vita monastica" con "vita cristiana". "Con quale amore vivevano la vita cristiana..." Il Signore ci conceda almeno un ditale pieno di questo amore e di compassione. Queste sono virtù coraggiose e non sono in alcun modo deboli o smidollate.
Lascio a te, lettore, che tu riceva nutrimento spirituale dal racconto stesso, tratto dal libro "Parole del cuore, della gerondissa Makrina Vassopoulou. Monastero greco-ortodosso di san Giovanni il Precursore; pp. 247-249".
Inizio del racconto:
C'era una volta un anziano che viveva una vita molto spirituale con un suo discepolo. A poca distanza dalla loro abitazione possedevano una piccola capanna abbandonata. Un giorno venne un altro anziano e chiese di viverci. "Abba, perché non mi regali quella piccola capanna, così posso abitare anch'io qui vicino a te?"
Il primo monaco rispose: "Perché no? Che ciò sia benedetto. È tua". E l'altro anziano si trasferì. L'anziano appena stabilitosi era spiritualmente molto colto e la gente lo visitava continuamente. Il primo anziano vide la folla ed ebbe pensieri invidiosi perché la gente andava dal nuovo venuto e non da lui. Non riusciva a superare tali pensieri. Dopo un po' disse al suo discepolo: "Vai a dire a quell'anziano di lasciare la capanna e trovarsi un altro posto dove vivere, perché ne ho bisogno".
Il discepolo disse: "Che ciò sia benedetto", si alzò e andò.
Quando il discepolo arrivò, chiese: "Come stai, caro padre?"
"Cosa posso dire, figlio mio? Sto lottando lungo la via monastica".
"Il mio anziano ti manda molte benedizioni e ti ama moltissimo".
"Digli che lo ringrazio e che preghi per me perché non sto bene. Mi dà fastidio lo stomaco".
Dopo un po', l'anziano proprietario della cella vide che l'altro anziano era rimasto e che la gente continuava ad andare da lui. Disse al suo discepolo di andare di nuovo dal nuovo arrivato e di dirgli di lasciare la capanna senza indugio. Il discepolo andò.
"Come stai, figlio mio? Cosa ti ha portato qui?"
"Sono venuto a trovarti, caro padre. Il mio anziano ha saputo che sei malato e mi ha mandato a trovarti. Invia i migliori auguri, preghiere e tanto amore, insieme al suo grande rispetto e stima".
"Lo ringrazio. Non ho parole per ringraziarlo del grande amore che mi dimostra. Digli che ora sto bene attraverso le sue preghiere".
Il discepolo tornò nella cella e disse al suo anziano che, a Dio piacendo, il monaco sarebbe partito entro domenica. Il povero anziano si calmò.
Di nuovo la gente andò dall'altro anziano e quando arrivò la domenica era ancora lì. Il primo anziano perse la pazienza e disse: "Ora vado a cacciarlo fuori dalla capanna con il mio bastone". Quindi si alzò per uscire.
"Lascia che ti preceda", riuscì a dire il discepolo, "per dirgli di uscire, così non ti stanchi di correre. Vedrò se c'è folla, così da non scandalizzare nessuno quando arriverai".
Il discepolo arrivò per primo e disse: "Caro Padre, il mio anziano verrà con tanto amore a visitarti e a portarti nella nostra cella". Appena seppe che sarebbe arrivato l'anziano proprietario della cella, pensò che l'anziano si fosse dato molto da fare per causa sua, e gli andò incontro. Appena lo vide, si prostrò completamente, dicendo: "Mio caro fratello, mio padre, mio benefattore", e cominciò a dirgli molte parole di affetto.
Allora l'anziano vide l'amore dell'altro, si addolcì, lo abbracciò senza dire nulla e lo condusse nella sua cella. Più tardi chiese al discepolo: "Non gli hai detto niente delle cose che ti ho detto, vero?"
"No", rispose.
Allora l'anziano prese il suo bastone e disse al discepolo: "Non sono degno di essere tuo anziano, prendi tu il bastone". Vedi quale amore avevano gli anziani e i discepoli!
Ora, se fosse andato e avesse detto qualunque cosa gli avesse detto il suo anziano, avrebbe sconvolto l'altro anziano con pensieri del tipo: "Cosa mi stai dicendo? La capanna gli era inutile e mi ha lasciato restare qui. Forse stavo richiamando io la folla? Molto semplicemente, Dio la stava richiamando". Che cortesia avevano allora. Con quale amore vivevano la vita monastica, con quale compassione! Le lotte spirituali di quel discepolo avevano raggiunto grandi altezze! Aveva convinzioni così elevate che non voleva amareggiare il cuore di nessuno dei due anziani! Il suo anziano disse: "Fai questo e quello" e lui usò il discernimento per fare ciò che era giusto. Obbedì e andò quando il suo anziano lo mandò, ma aveva questa mentalità: "Mi comporterò come vuole Dio". Aveva la grazia di Dio dentro di sé, che lo illuminava su come agire per aiutare gli anziani. In questo caso ha mostrato obbedienza con discernimento. Come vivevano le persone belle! Ecco perché dovremmo avere molto discernimento e timore di Dio nelle nostre anime.
Che cosa grave è la falsa accusa! Ascoltiamo una conversazione e andiamo a ripeterla come l'abbiamo capita. Sia che sappiamo o meno se è corretta o buona, andiamo a diffonderla. Pensate dunque al bel gesto compiuto da quel discepolo tra i due anziani! Che bell'amore, che meravigliosa compassione! Come li ha uniti! Ha aiutato il suo anziano a liberarsi della sua passione e a vivere con il suo vicino in pace e con amore!
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