È strano che una banconota da 5 euro ci sembri così grande quando la lasciamo in chiesa e così piccola quando la lasciamo al mercato.
È strano che un'ora trascorsa a leggere le preghiere, ricordando Dio, ci sembri così lunga e un'ora trascorsa a guardare la TV ci sembri così breve.
È strano che mentre preghiamo troviamo difficile raccogliere i nostri pensieri, mentre non abbiamo problemi simili in una conversazione con un amico.
È strano che siamo così felici dopo l'annuncio dei tempi supplementari in una partita di calcio e ci lamentiamo quando una predica si protrae un po' più a lungo del solito.
È strano che costringerci a leggere almeno un capitolo della Bibbia sia così difficile, mentre è così facile leggere cento messaggi in un gruppo preferito su Facebook, WhatsApp o simili.
È strano che memorizzare una preghiera sia così difficile per noi, ma è così facile memorizzare e raccontare dicerie o battute.
È strano che crediamo facilmente alle cose scritte sui giornali o raccontate in TV, mentre ci è così difficile credere completamente nelle cose scritte nelle Sacre Scritture.
È strano che ognuno di noi voglia andare in paradiso e che non voglia impegnarsi per raggiungerlo.
È strano che quasi ognuno di noi sia un giudice e un avvocato: quando si tratta dei peccati altrui, siamo un giudice, e quando si tratta dei nostri peccati, siamo un avvocato.
È strano che, leggendo queste righe, quasi tutti le considerino rilevanti per gli altri e irrilevanti per loro stessi.
Dal libro "Conversazione con un missionario"
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