Il santo ierarca Nicola del Giappone diede la sua benedizione ai fedeli ortodossi giapponesi per proteggere la loro patria, mentre pregava per la vittoria della Russia
Durante la guerra russo-giapponese (1904-1905), il sentimento anti-russo crebbe rapidamente in Giappone. Il santo ierarca Nicola del Giappone (1836-1912), che era partito per il Giappone come missionario nel 1861 e aveva fondato la Chiesa ortodossa del Giappone, prese la decisione di rimanere a Tokyo e abbandonò la sua partecipazione alle funzioni pubbliche, celebrando e pregando nell'intimità della sua casa. San Nicola disse ai suoi parrocchiani giapponesi:
"Finora ho pregato per il benessere e la pace dell'Impero Giapponese. Ma in questo momento, da quando è stata proclamata la guerra tra il Giappone e il mio paese, io, suddito della Russia, non posso pregare per la vittoria del Giappone sulla mia stessa madrepatria. Ho anche un obbligo nei confronti del mio paese ed è proprio per questo che sarò felice di vedervi compiere il vostro dovere nei confronti del vostro paese".
Fu in quei giorni scrisse nel suo diario la seguente annotazione: "Quello che trovo veramente angosciante è che il fuoco divampa nel profondo del mio cuore. Non c'è una sola anima con cui posso condividere pensieri, nessuno su cui posso riversare il mio dolore; sono completamente solo, non ho nessuno tranne i giapponesi intorno a me, e i loro interessi e le loro aspirazioni sono in mondi diversi dai miei. Sono almeno fortunato ad avere vicino a me persone che agiscono in modo così premuroso; non mi si dice una sola parola sulla guerra, tanto meno sulle vittorie giapponesi. I loro volti sembrano così cupi, come se non potessero provare gioia o trionfo per il flusso costante delle loro vittorie che sarebbe naturale quanto il mio dolore per le nostre continue perdite".
guerra russo-giapponese. Cimitero militare vicino a Mukden, 1905. Riprodotto da TASS
Il santo inviò questa lettera a tutte le parrocchie della Chiesa ortodossa in Giappone:
"Se qualcuno di voi va in battaglia, vada e combatta senza riguardo per la propria vita, non per odio verso il proprio nemico, ma per amore verso i propri connazionali... Amare la propria patria è santo... Ma, oltre alla nostra patria, noi abbiamo anche una patria nel Cielo... Questa patria è la nostra Chiesa, noi ne siamo membra uguali e, grazie a lei, i figli del nostro Padre celeste formano veramente una sola famiglia... Compiamo tutti il nostro dovere nei confronti della nostra patria celeste, qualunque sia il dovere per ciascuno di noi... E così, insieme a questo, preghiamo anche con fervore che il Signore ristabilisca presto la pace turbata..."
Il vescovo prese la decisione di interrompere ogni corrispondenza con la Russia. Quando i primi prigionieri di guerra russi arrivarono in Giappone (fino a 73.000 in tutto), san Nicola, con il consenso del governo giapponese, fondò la "Società per il conforto spirituale dei prigionieri di guerra". Ogni nuovo prigioniero che arrivava in Giappone riceveva una croce d'argento dalla Chiesa del Giappone come benedizione.
Le attività in tempo di guerra del vescovo Nicola furono molto apprezzate in Russia. L'imperatore Nicola II gli scrisse alla fine del 1905:
"Lei ha mostrato a tutti noi come la Chiesa ortodossa di Cristo, estranea al dominio mondano e ad ogni inimicizia tribale, abbraccia allo stesso modo con amore tutte le tribù e tutti i popoli. Adempiendo all'alleanza di Cristo, non ha abbandonato il gregge affidato alle sue cure e la grazia dell'amore e della fede le ha dato la forza per sopportare la prova del fuoco e, in mezzo a guerre e conflitti, per preservare la pace, la fede e amore nella Chiesa costruita con le vostre fatiche".
La posizione eccezionalmente non convenzionale e saggia del vescovo russo che viveva in Giappone al tempo della guerra con la Russia non fece che aumentare il suo prestigio agli occhi della società giapponese dopo la fine della guerra.
(Tratto dai Diari di san Nicola del Giappone, in cinque volumi, versione in russo, Hyperion, 2004).
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