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  Intervista di Tudor Petcu all’igumeno Ambrogio su Torino e l’Ortodossia
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Quali sarebbero gli argomenti storici per cui potremmo dire che l'eredità della città di Torino è ortodossa? Come potremmo scoprire le radici ortodosse di Torino?

Se vogliamo dire che l’eredità della città di Torino è ortodossa, lo è in quanto è ortodossa l’eredità di tutta l’Italia! Torino non può vantare l’immensità di tracce paleocristiane di città come Milano e, ovviamente, Roma, né i forti legami storici con il mondo ortodosso che sono presenti e ancora visibili in certe aree dell’Italia meridionale. Per di più, possiamo dire che Torino non è stata generosa con i resti delle sue chiese del periodo ortodosso. Dei luoghi di culto consolidati nel primo millennio, solo due (il Duomo e il Santuario della Consolata) mantengono un legame organico a noi noto con il loro passato più antico. Molte chiese costruite nel periodo ortodosso sono state demolite nel corso dei secoli: l’Abbazia di san Solutore (situata sulla memoria martyrum dei tre protomartiri della città, Solutore, Avventore e Ottavio) sparì alla fine del XVI secolo per far posto alla Cittadella fortificata; la chiesa dei santi Simone e Giuda in Contrada di Dora Grossa (oggi Via Garibaldi) fu soppressa nel XVII secolo; la cappella ottagonale di san Michele Arcangelo a Porta Palazzo (verosimile sviluppo di un battistero paleocristiano, e legata al celebre monastero della Sacra di San Michele in Val di Susa) fu rasa al suolo agli inizi del XVIII secolo, nientemeno che dal celebre architetto Juvarra, per rettifiche stradali; la chiesa di san Martiniano fu abbattuta nei lavori dell’apertura di via Pietro Micca agli inizi del XX secolo; nel corso del XX secolo sono spariti gli ultimi resti della più antica chiesa della collina torinese, la cappella dei santi Bino ed Evasio (già attestata nel IX secolo con il nome di chiesa di santa Maria). Anche se la storia di queste chiese è davvero interessante, credo che sarebbe difficile condurre un gruppo di fedeli ortodossi in un pellegrinaggio organico sulle radici ortodosse della città: si tratterebbe piuttosto di una serie di episodi isolati.

Si può dire che la città di Torino rappresenta uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio nell'Occidente ortodosso, soprattutto nell'Italia ortodossa?

Ebbene, anche se la città non ha saputo onorare dignitosamente le sue radici ortodosse, sembra che il Signore le abbia voluto dare una straordinaria seconda possibilità con la Sindone. Letteralmente milioni di fedeli ortodossi nel mondo sono interessati a compiere un pellegrinaggio alla Sindone di Torino, e oggi le parrocchie ortodosse della città non sono nemmeno lontanamente attrezzate ad accogliere questo flusso. Per di più, alcuni di noi hanno ereditato supinamente dal mondo cattolico romano e protestante un’attitudine scettica nei confronti della Sindone, incentrata elusivamente sull’autenticità storica dell’oggetto (un aspetto certamente importante, ma che non esclude e non limita il valore della Sindone come oggetto di pellegrinaggio), e invece di darsi ancor più da fare per accogliere i pellegrini e valorizzarne la visita a Torino, si adoperano a segare il ramo su cui sono seduti. Per lo stato attuale degli ortodossi a Torino, tale attitudine è totalmente autolesionista.

Quali sono le più importanti chiese o luoghi di culto che dovremmo visitare per scoprire l'identità ortodossa della città di Torino?

Sicuramente, le due chiese con continuazione storica a cui ho fatto cenno più sopra.

Il Duomo di Torino, oltre a conservare la Sindone, offre ai visitatori un percorso archeologico sotterraneo che li porta a vedere i resti delle absidi di ben tre chiese romaniche un tempo contigue, dedicate al Salvatore, alla Vergine Maria e a san Giovanni Battista (una vera e propria “Deisis di pietra”) di cui presento una ricostruzione dalla rivista TorinoStoria:

Al Santuario della Consolata, i resti con tracce di affreschi della chiesa paleocristiana di sant’Andrea (verosimilmente fondata da san Massimo di Torino) sono tornati alla luce nel corso di scavi recenti. Qui c’è un tentativo di ricostruzione del suo aspetto:

Naturalmente, non sono solo gli scavi archeologici a offrirci qualcosa delle radici ortodosse: per limitarmi a un paio di esempi, le lapidi dei vescovi ortodossi della città, conservate nel Duomo, e il campanile romanico della Consolata, raccontano delle storie che amo condividere con i pellegrini che porto a visitare questi posti.

Se mi vergognassi di tirare l’acqua al mio mulino, non farei menzione degli sforzi che stiamo facendo nella nostra parrocchia ortodossa per valorizzare le radici ortodosse di Torino. La dedicazione della nostra chiesa al primo vescovo della città, la nostra icona murale dei santi antichi dell’Italia nord-occidentale, gli articoli del nostro sito sulla riscoperta della Torino ortodossa... tutto questo fa parte del nostro sforzo di testimonianza. E si tratta di uno sforzo ancora attivo: per esempio, proprio ora stiamo facendo dipingere un’icona con il ciclo della vita di san Martino di Tours, che è l’ideale santo taumaturgo dell’Occidente cristiano (come san Nicola lo è per l’Oriente). La nostra chiesa è situata in una piccola valle dedicata a san Martino, dove esisteva nel primo millennio una chiesa de vineis (“delle vigne”, ovvero una cappella di un borgo agreste), che oggi (cosa che non ci stupisce...) è scomparsa. Ci siamo presi volentieri il compito di riportare nella valle il culto del santo che le ha dato il nome, un santo davvero straordinario per l’Ortodossia in Occidente.

bozza dell'icona di san Martino di Tours, in corso di completamento

Possiamo parlare anche di alcune icone importanti che si trovano nella città ortodossa di Torino?

Il primo riferimento che salta alla mente di chi conosce la città di Torino è l'icona della Vergine Consolata, che sta al centro dell'omonimo santuario. Il santuario, che si è sviluppato sulle fondamenta dell’antica chiesa di sant’Andrea, deriva la sua fama dal miracolo (avvenuto nei secoli dopo il grande scisma) di un cieco che ha ricuperato la vista toccando un’icona della santa Vergine sepolta nelle macerie della vecchia chiesa. Non possediamo più quell’icona, ma l’attuale quadro della Vergine Consolata, posto al centro del santuario, è una copia dell’icona di Santa Maria del Popolo a Roma:

Un’icona di provenienza ortodossa più recente, ma significativa per la nostra parrocchia, è la splendida Dormizione di Andreas Ritsos (o Ritzos, 1421-1492), conservata nella Galleria Sabauda a Torino, che è diventata il modello della nostra icona murale della Dormizione, un tentativo di presentare in città un esempio di “Ortodossia a chilometri zero”:

Visto il fatto che lei è un sacerdote ortodosso italiano che sta vivendo in Torino, potrebbe dirmi come ha scoperto le origini ortodosse della sua stessa città?

Si può dire che la scoperta delle origini ortodosse della mia città è un work in progress, un’opera che sta continuando nel tempo. Per citare il più clamoroso esempio recente, nel 2013 (quando il nostro sito parrocchiale era già in attività da tempo), i lavori di costruzione di un palazzo di uffici hanno portato alla luce i resti una necropoli paleocristiana del IV secolo, con le fondamenta di una chiesa funeraria che i dati storici (come le cronache della visita a Torino di sant’Ennodio, vescovo di Pavia, agli inizi del VI secolo) portano a identificare con la prima chiesa di san Secondo, martire attribuito alla Legione Tebea. Potrebbe sembrare una notizia di scarso impatto per un ortodosso contemporaneo, ma l’organizzazione di un sistema cittadino di sepolture attorno al luogo di culto di un martire è una straordinaria testimonianza della prassi ortodossa, oltre che dell’impegno etico cristiano antico nella pietà verso i defunti.

Potrei fare molti altri esempi di come la visione delle origini ortodosse di Torino sta cambiando a breve termine nel tempo: gli stessi scavi che hanno portato alla riscoperta delle più antiche chiese sotto al Duomo e al Santuario della Consolata (di cui ho fatto cenno più sopra) hanno avuto luogo dopo il mio ingresso nella Chiesa ortodossa.

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