1) Le chiederei di spiegarci in poche righe cosa l'ha portato all'Ortodossia.
Come molti convertiti all'Ortodossia il mio viaggio si è sviluppato nel corso di diversi anni. Lo spiego brevemente: sono cresciuto in una famiglia atea. Negli anni dell'adolescenza (vale a dire, quando avevo 15-16 anni) ho voluto leggere la Bibbia e allo stesso tempo ho scoperto il rastafarianismo. Ho trascorso qualche anno nel movimento dei rasta, leggendo molte Scritture. Il mio pensiero si è evoluto nel corso degli anni. Scoprendo l'Etiopia e la personalità dell'ultimo imperatore Haile Selassie I, il personaggio centrale per i rasta, ho scoperto anche l'esistenza della Chiesa ortodossa (non calcedoniana) dell'Etiopia, e più tardi la Chiesa copta. Nel corso degli anni, il mio studio sulla Sacra Scrittura mi ha portato alla fede cristiana. Ho anche fatto letture sulla fede e la spiritualità della Chiesa ortodossa, prendendo in considerazione sopratutto i santi e i padri del deserto. Non avendo avuto l'opportunità di entrare in contatto con la chiesa etiopica e copta, sono riuscito a prendere contatto con la Chiesa ortodossa, continuando a studiare la storia della Chiesa e della fede ortodossa. Finalmente sono giunto alla conclusione che solo la Chiesa ortodossa è la Chiesa fondata da Cristo e dai suoi apostoli fino ai nostri giorni senza alterazioni. Così ho deciso di entrare nella Chiesa.
2) Qual è l'unicità della spiritualità ortodossa nella sua prospettiva?
La spiritualità ortodossa è una ed unica e sarà sempre così.
3) Come caratterizzerebbe la bellezza che si trova nella liturgia ortodossa?
Mistica. È l'aggettivo che mi passa sempre per la mente quando devo rispondere a questa domanda. È una bellezza che ha molti livelli. La bellezza di vedere i cristiani quando si riuniscono nel giorno del Signore. Qualunque siano le loro origini, lingue, gli angoli in cui vivono, alla domenica si riuniscono per l'eucaristia. Poi è la bellezza di tutta l'economia della salvezza che si svolge davanti ai nostri occhi, misticamente. La bellezza della Liturgia deve anche essere una vera icona della Liturgia celeste.
4) Che cosa rappresenta l'icona ortodossa? Qual è il suo ruolo e il suo messaggio dal suo punto di vista?
Sono sempre stato attratto dalle immagini e dai simboli. Ciò consente di esprimere visivamente il mistero e trasmettere un messaggio spirituale. Quindi sono molto attento a tutto ciò che tocca l'iconografia ortodossa. Uno dei ruoli che trovo fondamentale è quello di rendere presente la bellezza del Regno di Dio. Ma anche di renderci presenti Cristo e i suoi santi. Loro con noi e noi con loro. Soprattutto nella chiesa durante i servizi, il ruolo dell'icona è più che mai di essere come una finestra sul Regno.
5) Qual è il significato della vita che ha scoperto nella spiritualità ortodossa?
Direi semplicemente la vita in Cristo. Una vita in cui il nostro Creatore non è un essere astratto e lontano. Nel mondo ortodosso si tratta di un Dio che è un vero Padre, un Dio che non esita a diventare uomo per portare l'umanità persa sul cammino del paradiso perduto. La vita cristiana è come un pellegrinaggio a questa Gerusalemme celeste, quel regno paradisiaco che l'umanità ha perso molto tempo fa. Il modo in cui cerchiamo di viaggiare secondo i nostri mezzi fino al giorno in cui, speriamo, entreremo in questo luogo tanto atteso.
6) Qual è il rapporto tra la sua identità occidentale e la spiritualità ortodossa che ha scelto come modo di vivere?
Per un occidentale, specialmente un francese, vivere come cristiano ortodosso è senz'altro un ritorno alla fonte. È un ritorno alla fonte perché un occidentale convertito all'Ortodossia riscopre la propria storia attraverso la fede che ha animato questa terra durante il primo millennio della nostra epoca e che ha dato tanti santi alla Chiesa. Quindi può essere un duplice ritorno alle radici perché i nostri sforzi per condurre una vita cristiana ortodossa oggi non possono essere così diversi dai quelli dei primi cristiani che vivevano in questa terra di Gallia.
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