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  Pasqua "con i cattolici": emozione, coincidenza o preoccupazione?

del vescovo Petru (Pruteanu)

Teologie.net, 11 settembre 2024

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Quasi ogni giorno ricevo messaggi sulla "celebrazione della Pasqua CON i cattolici" nel 2025. A questo proposito devo fare alcune importanti precisazioni:

1) La preposizione "CON" può avere il significato di "INSIEME A", ma anche "ALLO STESSO TEMPO / CONTEMPORANEAMENTE CON". Fate attenzione alle sfumature e non lasciatevi manipolare dai "complottisti", perché le due interpretazioni significano cose totalmente diverse! In ogni caso, celebriamo la Pasqua ALLO STESSO TEMPO CON i cattolici romani una volta ogni pochi anni (2010, 2011, 2014, 2017, 2025, 2028, 2031, ecc.) e questo non ha nulla a che fare con "accordi ecumenici", ma solo con matematica e astronomia. Per esempio, gli ortodossi di nuovo calendario celebrano il Natale INSIEME (cioè in comunione con) gli ortodossi di vecchio calendaro e viceversa, anche se alla fine non lo celebrano CONTEMPORANEAMENTE a loro. D’altra parte, ciò che si festeggia CONTEMPORANEAMENTE – per esempio il Natale a Bucarest e ad Atene rispetto a quello a Roma, non significa automaticamente INSIEME. Allo stesso modo, da quasi cento anni la Chiesa ortodossa di Finlandia celebra la Pasqua INSIEME ai cattolici romani (e ai luterani), ma rimane ortodossa e in comunione con gli ortodossi, non con il Vaticano. Quindi prestate attenzione alla preposizione "CON" e a cosa significa in un caso o nell'altro.

2) Il patriarca di Costantinopoli non può decidere qualcosa in nome di tutti gli ortodossi (nemmeno quelli di lingua/etnia greca), e se, attraverso un consenso pan-ortodosso (impossibile al momento!) si raggiungerà un accordo per celebrare la Pasqua CONTEMPORANEAMENTE con i cristiani in Occidente, come volevano anche i Padri del primo Concilio ecumenico, ciò non significherà necessariamente una caduta dall'Ortodossia perché, in questo caso, perfino san Policarpo di Smirne (discepolo di san Giovanni il Teologo, † 155 d.C.) non sarebbe ortodosso. Del resto, stando alle dichiarazioni del patriarca Bartolomeo, i cattolici romani sono pronti ad accettare il "calcolo ortodosso" (anche se meno accurato dal punto di vista scientifico) e non il contrario. Se siamo arrivati a temere il fatto che i cattolici romani accettino insegnamenti e tradizioni ortodosse, allora abbiamo davvero un problema!

3) Personalmente credo che ognuno si atterrà al proprio calcolo e alla propria tradizione, e la celebrazione simultanea nel 2025 sarà una semplice coincidenza simbolica, come ce ne sono state molte altre. Purtroppo (o forse per fortuna) i cristiani di oggi non sono più capaci di riforme come quella del primo Concilio ecumenico, soprattutto perché non c’è un imperatore che imponga tali decisioni come leggi statali, e questo va interpretato piuttosto come una presa in giro dell’eredità lasciata da quel Concilio, piuttosto che un modo di rendergli onore!

4) Superare questo problema in un senso (giuliano) o in un altro (gregoriano) non significa automaticamente il ripristino della comunione dogmatica ed eucaristica. La differenza nella celebrazione della Pasqua tra Oriente e Occidente si manifestò solo alla fine del XVI secolo, e la comunione eucaristica si sciolse nell'XI secolo a causa di ben più gravi problemi dogmatici e canonici non ancora superati. Quindi, per la riconciliazione e la piena comunione tra ortodossi e cattolici romani, occorre molto di più dell'uniformità della data della Pasqua, che è una questione importante, ma non essenziale. Sarebbe assurdo pensare a una "unità pasquale" con i cattolici romani, in un tempo in cui non esiste unità canonica ed eucaristica tra gli ortodossi!

5) Non vedo come sarebbe possibile ripristinare la comunione eucaristica tra Roma e Costantinopoli senza superare le differenze dogmatiche e un consenso pan-ortodosso al riguardo. Se, per esempio, adesso il patriarca Bartolomeo concelebrasse con il papa – e non parliamo di un Tedeum formale (come potrebbe essere organizzato a Nicea nel maggio 2025), ma di una Liturgia e di una comunione eucaristica – sicuramente questo non sarebbe accettato dalla maggioranza dei chierici e dei fedeli del Patriarcato di Costantinopoli (che comprende il Monte Athos) e ancor meno dai chierici e dai fedeli delle altre Chiese locali; il patriarca di Costantinopoli non ha alcuna influenza per imporre la sua posizione sulle altre Chiese locali. Sono convinto che il patriarca Bartolomeo lo capisca e quindi, anche se sarà esercitata pressione politica su di lui, non arriverà a una simile escalation.

La mia opinione è che nel 2025, a parte alcune dichiarazioni formali e nessuna conseguenza pragmatica, non accadrà assolutamente nulla. E coloro che cercano pretesti per dichiararsi "non commemoranti" o "veri ortodossi", d'ora in poi dovrebbero pensare a ragioni più serie.

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