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  Perché la priorità del Vangelo di Matteo è importante

di Augustine Martin

Orthodox Reflections, 9 ottobre 2024

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Potete sapere che il comune prete con la sua scintillante laurea in teologia è un ateo funzionale perché insegna che il primo vangelo a essere scritto è stato quello di Marco. Mi stupisce come i seminari prendano alla lettera le affermazioni dell'ambiente accademico secolarista senza mettere in discussione le premesse alla base di tali tesi, e mi stupisce ancora di più come i seminaristi ingoino acriticamente tutto ciò che viene loro insegnato.

Questo argomento riassume davvero l'assurdità e il pensiero di gruppo del mondo accademico e mostra come raccogliere molti fatti non equivalga a giungere a conclusioni corrette. E si ricollega alla "teologia" accademica ortodossa e al motivo per cui è importante difendere certe questioni storiche apparentemente minuscole.

A volte guardo il canale YouTube Religion For Breakfast. Si tratta di informazioni generiche ma ben documentate per promuovere "l'alfabetizzazione religiosa" sulle religioni del mondo in generale. Il conduttore sembra cercare di essere il più imparziale e mainstream possibile. Per esempio, ha sfatato l'affermazione che il Natale fosse basato sui Saturnali o sul Sol Invictus e ha sottolineato che la religione funziona più per la coesione sociale e la moralità che per le dottrine metafisiche. È anche molto bravo a fare la distinzione tra qualcosa che è dimostrato e qualcosa che è probabile.

In questo video, il canale fornisce la spiegazione standard del "problema sinottico". Il video si concentra sulla priorità di Marco, ovvero la convinzione che Marco sia stato il primo vangelo a essere scritto. Questo è un buon esempio di come il mondo accademico inventi una premessa su ipotesi molto speculative e poi costruisca su tale premessa ulteriori ipotesi. Afferma che quasi tutti gli accademici presumono la priorità di Marco, il che è fondamentalmente vero. Penso che ci siano alcuni che la contestano, oltre agli evangelici.

Ma, a nostra vergogna, preti ortodossi famosi come Padre Lawrence Farley e Padre Stephen DeYoung insegnano in modo ignorante la priorità di Marco. Peggio ancora, i laici e gli altri preti continuano ad acquistare i loro materiali e a promuoverli ad altri.

Innanzitutto, anche tralasciando la mia difesa della priorità di Matteo qui sotto, TUTTI i Padri della Chiesa hanno creduto che il primo vangelo a essere scritto sia stato quello di Matteo. Nessuno dei Padri insegna ciò che sentirete su Ancient Faith Ministries o al St Vladimir's Orthodox Theological Seminary. I Padri non sono stati unanimi sul fatto che il successivo vangelo sia stato quello di Marco o quello di Luca, ma nessuno di loro ha insegnato ciò che il vostro sacerdote della Chiesa ortodossa in America vi sta insegnando. Correggetemi con i vostri commenti se sbaglio.

La priorità di Marco è basata su presupposizioni estreme, e mi sembra molto chiaro che Marco sia stato l'ultimo dei tre sinottici a essere scritto. L'errore che commette l'autore del video è quello di supporre che i vangeli abbiano tutti lo stesso scopo di essere una biografia. Ma non è così.

Lui dice che Marco non ha la storia della natività e che questa è una forte prova che è stata scritta prima, perché Matteo e Luca avrebbero visto questa omissione e l'avrebbero riempita da soli, mentre non avrebbe avuto senso per Marco copiare Matteo e Luca e saltare un dettaglio biografico così importante. Ma io la vedo in modo opposto, cioè che l'omissione è un importante supporto della priorità matteana. Matteo e Luca avevano già trattato la natività. Marco è stato scritto come un ponte tra Matteo e Luca, e quindi l'ha omessa, poiché non aveva nulla da aggiungere. Questo è anche il motivo per cui Marco in genere non ha queste sezioni di insegnamento più lunghe che si trovano in Matteo e Luca, perché queste erano già state sufficientemente coperte. Marco stava solo colmando alcune lacune, che è anche il motivo per cui le sue pericopi condivise in genere sono più lunghe e trattano di più la motivazione. Solo Matteo e Luca esistono come un tutto completo.

L'inizio di Marco dice: "Inizio del vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio". Il punto del libro è il vangelo, non un resoconto biografico. La natività non ha importanza per il suo scopo, perché la natività non è immediatamente rilevante per il vangelo, come Marco lo definisce qualche versetto più in basso: "pentitevi e credete nel vangelo". Per questo motivo Marco dice relativamente poco sui personaggi secondari, ed è l'unico vangelo in cui Maria è menzionata solo di sfuggita. Marco non ha lo stesso scopo di Matteo e Luca.

Poiché il mondo accademico presuppone la priorità di Marco, continua a fare altre ipotesi. Tutti gli altri dati vengono filtrati attraverso la priorità di Marco. Costruiscono la loro intera teoria sulla base di alcune ipotesi di base che, penso, non dovrebbero essere date per scontate. Quindi, con il punto che le pericopi di Marco sono solitamente più lunghe, sostiene che Matteo e Luca stavano accorciando ciò che Marco ha scritto in modo da potersi concentrare sui punti importanti. Ma potrebbe essere altrettanto vero che Marco stava ampliando ciò che Matteo e Luca hanno scritto e creando un vangelo più completo. Marco stava riempiendo piccoli dettagli importanti su cui Matteo e Luca avevano sorvolato. Allo stesso modo, sostiene che la priorità di Marco è la prova che Matteo non è stato scritto dall'uomo storico Matteo, perché ciò significherebbe che Matteo stava usando qualcun altro come fonte per descrivere la chiamata di Levi nel capitolo 8. Ma se Matteo fosse in realtà il primo vangelo, allora questo non sarebbe affatto un problema.

Sembra anche esserci l'ipotesi che le uniche fonti utilizzate fossero Marco, Matteo e Q (dal tedesco Quelle, o "fonte", ndt). Il consenso accademico non sembra tenere conto del fatto che ci fosse una tradizione orale e che ogni scrittore abbia attinto a diverse fonti. Questo spiegherebbe anche perché spesso hanno lo stesso tipo di linguaggio in alcune pericopi, che Tommaso o chiunque altro abbia raccontato la storia nello stesso modo ogni volta e che è così che si è imposta nella loro mente. Tutti noi parliamo in schemi e usiamo il linguaggio per tradurre i nostri pensieri, quindi non dovrebbe sorprendere che i sinottici abbiano spesso lo stesso tipo di linguaggio. Se non altro sarebbe strano se ogni vangelo fosse molto diverso nella sua dizione.

Luca dice che "Maria custodiva tutte queste cose e le meditava nel suo cuore". Come faceva Luca a saperlo? Ovviamente perché aveva parlato con Maria. La tradizione della Chiesa vuole che fosse lui l'altro uomo con Cleopa sulla strada per Emmaus, e Paolo lo definisce "il fratello la cui lode è nel vangelo in tutte le chiese" (2 Cor 8:18), ma suppongo che sia giusto scartarle se dobbiamo rispondere al mondo accademico secolare. La tradizione sostiene anche, forse in modo meno sicuro di quanto detto sopra su Luca, che Marco fosse il giovane nudo che fuggì all'arresto di Gesù. (Ho anche sentito la teoria secondo cui Marco fosse anche il giovane ricco, anche se non credo che questo faccia parte della tradizione.)

Ci sono anche storie in cui il linguaggio può essere molto diverso, come la parabola del seminatore, la pericope delle madri e dei fratelli di Gesù che vanno da lui, o la questione dei sadducei. Quindi è chiaro che gli autori non hanno copiato direttamente l'uno dall'altro per ogni storia. Se Luca stava copiando Matteo e Marco, perché il suo resoconto della questione dei sadducei è così diverso? Deve aver avuto un'altra fonte, un testimone oculare. Oppure, suppongo, si potrebbe far circolare la teoria che l'autore abbia semplicemente inventato qualcosa o sentito una voce di quarta mano. Ma se fosse stato l'uomo storico Luca, allora sicuramente avrebbe preso questa storia da un apostolo. La tradizione della Chiesa vuole che fosse uno dei 70 apostoli, quindi è molto probabile che fosse effettivamente lì presente.

Il video solleva anche la questione della "stanchezza editoriale", ovvero che le storie inizieranno a suonare simili e poi divergeranno. Afferma che questo significa che Matteo ha iniziato a copiare da Marco e poi si è stancato e ha iniziato a far crollare la storia in seguito. Ma ci sono alcune storie in cui la versione Marco-Luca è più lunga, come quella dell'indemoniato del paese dei Gadareni. Oppure potremmo spiegare questa divergenza dicendo che la storia è impostata allo stesso modo ma ogni autore sta cercando di realizzare qualcosa di leggermente diverso. La stanchezza editoriale è una prova molto debole e disperata della priorità di Marco. Ci sono anche storie in cui ci sono più informazioni nella parte iniziale della storia che nella parte finale, come la madre e i fratelli di Gesù che vengono a parlargli, cosa che solo in Marco viene affermata perché credono che sia pazzo e vogliono prenderlo con la forza. (Sì, Marco insegna che la Tutta Santa non credeva che Gesù fosse il Messia quando iniziò il suo ministero, e Crisostomo la critica per questo nel suo commento a Matteo).

Il consenso accademico presuppone che poiché Matteo e Luca in genere non concordano contro Marco, ciò dimostra che hanno attinto alla stessa fonte comune. Ma questo potrebbe anche significare che Marco ha attinto a Matteo e Luca e ha avuto relativamente pochi pensieri originali, ovvero che Marco era solo un sintetizzatore. Allo stesso modo, con il fatto che Marco è quasi interamente contenuto in Matteo, dicono che questo significa che Matteo ha ampliato Marco, quando potrebbe anche significare che Marco stava facendo un riassunto di Matteo e colmando alcune lacune con Luca e la tradizione orale. Non c'è modo di provare nessuna delle due teorie. Ci sono anche pericopi in cui tutti e tre i vangeli si contraddicono, come le storie del cieco fuori Gerico, della trasfigurazione e della reazione del centurione alla morte di Gesù. (La trasfigurazione non è realmente una contraddizione, ma tutti e tre danno un resoconto diverso). O dove Matteo e Marco si contraddicono apertamente senza alcun commento da parte di Luca, come il fico disseccato o la domanda dello scriba sul più grande comandamento. Quindi è chiaro che non si sono usati direttamente l'un l'altro o la stessa Q per ogni punto. Invece si sono affidati a una tradizione orale generale e diversificata.

Oppure ci sono alcuni casi in cui Matteo e Luca non sono d'accordo con Marco. Gran parte di questo è sorvolato nella traduzione inglese, ma un esempio potrebbe essere il modo in cui Marco usa molte parole e frasi latine. Solo Marco usa la parola latina centurione in lettere greche. Luca e Matteo usano l'equivalente greco. Ma se stessero copiando da Marco, non si sarebbero affidati alla sua scelta di parole? Questa è, dopotutto, la loro spiegazione del perché molti passaggi suonino così simili. Tutti noi parliamo in modo strutturato. Leggiamo qualcosa e poi usiamo quella lingua. Quindi se Marco è il vangelo di origine e Matteo e Luca stavano prendendo in prestito da lui, non ha senso che si siano affidati a una parola diversa. E ci sono diversi esempi di questo, anche se di solito sono molto piccoli, come il comando di portare solo un bastone o l'omissione dell'interiezione degli scribi nella parabola dei vignaioli.

In generale, Matteo si occupa molto meno delle motivazioni delle persone, come Gesù che è arrabbiato e addolorato per la durezza di cuore del fariseo in Marco 3 o per la saggezza dello scriba in Marco 12 o Gesù che ama il giovane ricco in Marco 10. La durezza di cuore è un tema costante in Marco. Questo linguaggio di "durezza di cuore" è menzionato solo una volta in Matteo e mai in Luca, ma è presente cinque volte in Marco (inclusa una volta nel tanto denigrato "finale più lungo"). Quindi Marco non è più semplice o più rozzo, ma solo diversamente focalizzato.

Altre differenze tra Marco e gli altri sinottici che non possono essere spiegate nella teoria della priorità marciana sono il fatto che Gesù non purifica il tempio fino al giorno dopo il suo ingresso a Gerusalemme e il modo in cui Pietro rinnega Gesù dopo due canti del gallo. Questi sono dettagli molto specifici in Marco che sono contraddetti negli altri tre vangeli. Ci sono anche alcune parabole e miracoli unici di Marco. Solo Marco ha la frase: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato".

Pertanto, qualunque schema o contrasto si possa trarre dai sinottici, se dobbiamo usare solo prove interne senza alcun riferimento a materiale esterno o successivo, allora tutto può essere interpretato a favore o contro la priorità di Marco, proprio come qualsiasi dato manoscritto può essere interpretato a favore o contro il testo Nestle-Aland. Questi giudizi si basano sulla filosofia, non sulla scienza. (E no, i preti non dovrebbero usare o insegnare il testo Nestle-Aland. Anche questo è selvaggiamente ignorante e irresponsabile).

Ecco la mia teoria, ed è del tutto autosufficiente in base a prove interne e oggettive, proprio come la spiegazione accademica standard. (Tranne, ovviamente, che la mia teoria è migliore). Sebbene Marco sia un po' più vicino a Matteo che a Luca, generalmente segue l'ordine narrativo di Luca. Penso che Matteo si concentrasse sugli eventi e gli insegnamenti generali e spesso confondesse le storie e usasse marcatori temporali in modi imprecisi. Lo scopo di Matteo era il vangelo, ovvero la buona novella. Ti stava dicendo qual era l'insegnamento di Gesù.

Luca lesse Matteo e in un certo senso lo usò come fonte, ma usò anche gli aneddoti che aveva sentito da altri, come spiega nella sua introduzione. Matteo era una delle tante fonti che Luca usò, e naturalmente queste fonti erano spesso fonti orali, in particolare la stessa Maria. Come ho detto, è anche molto probabile che Marco e Luca fossero tra gli ulteriori seguaci di Gesù, e ciascuno menziona se stesso in forma anonima nel testo (secondo la tradizione). Spesso Luca salta una storia trovata in Matteo per una storia simile in un altro posto (per esempio il sermone sul monte, le parabole dei talenti, la donna che versa l'olio su Gesù, il racconto di Erode). Luca era anche più interessato all'arte della narrazione rispetto a Matteo, e ha questi grandi momenti cinematografici sia nel suo Vangelo che negli Atti, che nessuno degli altri evangelisti è riuscito a catturare. E poiché stava cercando di mettere insieme tutte le informazioni che Matteo aveva tralasciato, aveva alcune storie in più di cui non sapeva cosa farne, così le infilò nel mezzo, tra la trasfigurazione e l'ingresso a Gerusalemme. (A mio parere, questa sezione centrale con la maggior parte delle classiche parabole lucane non segue un vero ordine cronologico o narrativo).

Poi Marco lesse entrambi e li modificò in una narrazione coerente e aggiunse altri dettagli e sistemò le cose nella giusta sequenza temporale, motivo per cui a volte Marco concorda con Luca e a volte concorda con Matteo e occasionalmente contraddice entrambi, ma Luca e Matteo non sono mai d'accordo con Marco, se non in alcuni piccoli dettagli. Marco è il più "accurato" dei sinottici e il più sinottico dei sinottici.

Per esempio, durante le discussioni di Gesù al tempio dopo l'ingresso a Gerusalemme, Matteo fa sì che lo scriba chieda in modo disonesto qual è il più grande comandamento e Gesù risponda con il primo e il secondo comandamento. La narrazione di Luca della scena del tempio segue per lo più quella di Matteo, ma tralascia completamente questa storia. Invece, ha una storia simile in precedenza per introdurre la parabola del buon samaritano. Pertanto, non aveva bisogno di ripetere questa storia nel tempio.

Marco segue la storia di Matteo, tranne per il fatto che lo scriba pone una domanda sincera e dà una risposta completa a Gesù, e Gesù lo elogia alla fine. Quindi Marco prende ciò che ha fatto Matteo e aggiunge più dettagli e motivazioni, e Luca rimuove la storia per inserirne una simile altrove. (Ma altre volte Marco e Luca insieme danno una versione completa di una storia che Matteo sorvola, come l'espulsione della legione di demoni).

Allo stesso modo, Marco sorvola sulla storia di Gesù tentato nel deserto, sebbene aggiunga solo i dettagli extra di essere "gettato nel deserto" e di essere "con le bestie selvatiche". Non c'era bisogno di raccontare di nuovo la storia completa, ma voleva fornire una cronologia completa e completare tutte le dinamiche coinvolte nel ministero di Gesù. Questa storia in Marco fa sapere al lettore cosa significasse per Gesù essere nel deserto, mentre il racconto di Matteo e Luca si concentra sul dialogo. Ha un focus diverso. La storia di Matteo e Luca riguarda la scelta di Gesù come essere umano, e la storia di Marco riguarda il senso di scopo di Gesù come Dio.

Per quanto riguarda il modo in cui Luca ha sorvolato su molte storie in Matteo (la moltiplicazione dei pani e dei pesci) o ha fornito un resoconto diverso (la natività, la chiamata di Pietro), questo può essere spiegato dal fatto che, sebbene stesse cercando di fornire una narrazione completa, non pensava che sarebbe stato necessario ripetere tutto ciò che Matteo aveva detto. Questo spiegherebbe perché la sezione sinottica prima della Trasfigurazione è relativamente breve rispetto a Matteo e perché molte storie sono state omesse per una storia simile in un altro luogo. La parte centrale tra la trasfigurazione e il Grande ingresso a Gerusalemme è il luogo dove si trova la maggior parte delle classiche parabole lucane. Luca stava cercando di non sovrapporsi in modo significativo a Matteo, pur fornendo una narrazione completa e autosufficiente.

Il Vangelo di Marco, tuttavia, è solo un supplemento, motivo per cui non fornisce mai una definizione forte di cosa sia effettivamente il Vangelo predicato. O almeno, il Vangelo è la vita di Gesù e non i dettagli specifici del suo messaggio (il che sarebbe in accordo con l'idea ortodossa che l'incarnazione stessa sia salvifica). C'è molta enfasi sul fatto che Gesù avesse una teologia che stava insegnando, descrivendola persino come il logos in 2:2, ma questa teologia generalmente non viene esplorata. Ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che Marco sapeva che questi dettagli erano già stati trattati da Luca e Matteo e non erano necessari. Marco stava sviluppando la narrazione, non la teologia. Questo sarebbe anche il motivo per cui Marco come narratore raramente cita l'Antico Testamento, sebbene i personaggi stessi lo facciano spesso.

Questo ha molto più senso per me di qualsiasi cosa nel video sopra citato (che presumibilmente coincide con ciò che imparerete in qualsiasi seminario ortodosso che non sia quello della ROCOR). È molto più semplice e diretto e non introduce grandi e nuove ipotesi sulla paternità e sulle fonti precedenti basate su prove interne speculative. Si adatta perfettamente alla tradizione, sia che accettiamo o che rifiutiamo l'idea che Matteo abbia scritto in aramaico (una cosa che personalmente ho difficoltà a credere). Ha anche tutte le stesse prove offerte dal video, che non sono altro che il testo stesso. E nel peggiore dei casi, è tanto speculativo quanto la spiegazione accademica standard.

E invece di accettare che possano esserci più teorie, il mondo accademico spiana tutte quelle sfumature e insiste che tutto deve essere avvenuto in un certo modo. Nel mio corso di filosofia antica il professore, che era il preside della facoltà di arti e scienze, stava spiegando la fonte Q per qualche motivo, e io ho detto: "Ma Matteo non era un testimone oculare?" E lui ha riso di uno stupido fondamentalista del sud e ha detto: "No, noi sappiamo che Matteo non era un testimone oculare" e continua con quello che stava dicendo. Ma come facciamo a saperlo? Perché abbiamo già deciso che la priorità di Marco è un fatto? Ma quali prove ci sono della priorità di Marco oltre alle prove testuali interne?

Lancio una sfida ai sacerdoti dell'Arcidiocesi antiochena e della Chiesa ortodossa in America che stanno leggendo questo e che sono indignati perché ho insultato la loro casta dei bramini: vi sfido a trovare un briciolo di prova della priorità di Marco, oltre alle prove interne. Se non avete prove oggettive per le vostre stupide teorie atee, allora perché insegnate contro la Tradizione dei Padri?

Si noti che il rifiuto del piccolo, irrilevante dettaglio della priorità di Matteo porta a tutti questi altri rifiuti. Dalla priorità di Marco deriva il rifiuto della paternità di Matteo, e da ciò deriva Q, e da ciò deriva l'implicazione che nulla di tutto ciò è stato ispirato da Dio, che tutto si è risolto banalmente in un secondo momento. Se Matteo e Marco sono stati scritti dopo la vita dei loro veri autori, allora anche Luca deve esserlo stato. E se gli autori non sono stati gli apostoli, allora probabilmente gli scritti risalgono a molto più tardi, e quindi non possiamo nemmeno fidarci che la narrazione presentata sia affidabile. Se queste storie sono voci di quarta e terza mano e non resoconti di testimoni oculari di seconda mano, allora sono solo folklore.

Noi cristiani dobbiamo difendere la priorità di Matteo perché, con nostra grande sorpresa duemila anni dopo, da essa dipende la credibilità dell'intera religione. Se la priorità di Matteo è falsa, allora Gesù non è risorto dai morti, e ciò che Giovanni e Luca hanno promesso, cioè che queste cose sono state scritte perché noi ne conosciamo la certezza, è una bugia. Questa non è la conclusione ovvia della priorità di Marco, e sembra assurda a prima vista, ma gli studiosi hanno giustamente tratto tale linea di conclusioni. Rifiutano la priorità di Matteo perché la priorità di Matteo, e solo la priorità di Matteo, significa che Gesù è chi i vangeli dicono che sia.

Come poi conciliano questo con il fatto che Giovanni è chiaramente scritto da un testimone oculare, non lo so. Forse lo ignorano e basta. Wikipedia dice che la maggior parte degli studiosi ritiene che Giovanni sia stato scritto nel 90-110 da qualcuno diverso dall'apostolo. Quando C. S. Lewis era ateo, persino lui riconobbe che era stato scritto da un testimone oculare a causa di piccoli dettagli come il fatto che ci fosse un fuoco di carboni. Giovanni è semplicemente saturo di ricordi personali, ed è chiaro che l'autore non sta mentendo, che l'affermazione del libro sembra essere vera, che semplicemente leggendolo si può essere convinti delle cose in esso scritte. Quindi devono anche screditare la paternità di Giovanni.

La Chiesa morirà se continuerà a promuovere questo genere di persone. C'è del valore nel mondo accademico, e certamente i preti dovrebbero sapere di cosa stanno parlando. Vladimir Lossky ha spiegato i misteri della fede con una chiarezza e completezza in un modo che nessun altro avrebbe mai potuto fare in duemila anni. Ma questo tipo di vivisezione accademica, questo è l'opposto della vita. È sterile e fa sì che le persone odino Dio. Io sputo sulla memoria di Schmemann, Meyendorff, Florovsky e soprattutto Romanides.

Perché qualcuno vorrebbe credere nel dio del seminario di San Vlad e di Ancient Faith Radio? Un dio debole terrorizzato dall'influenza che ha lasciato un debole testo biblico imperfettamente conservato e che pensa che gli insegnanti di scuola abbiano più valore dei meccanici di automobili. Un dio meno saggio e meno potente dei Centri americani per la prevenzione e il controllo delle malattie, del Servizio sanitario nazionale inglese e dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il dio dei cosmopoliti senza radici e dei maschi femministi balbuzienti. Il dio di San Vlad e di Ancient Faith Radio è il dio del dubbio, lo stesso "spirito di codardia" che 2 Tim 1:7 condanna. Io rigetto questo falso dio. Non c'è alcun "battesimo del fuoco" in questo tipo di religione civica istituzionalizzata. Il dio del Seminario di San Vlad è il dio di Eisenhower e Reagan, il dio unitario sulla banconota da un dollaro.

I giovani vanno al St Vlad's, pensando che sia un seminario di persone intelligenti in cui impareranno la teologia storica, e invece riempiono loro la testa di queste bugie. E poi tutto quello che possono fare è ripetere ciò che è stato detto loro, supponendo che questo li renda più intelligenti del comune idraulico.

La cultura della critica che solleva la questione della priorità di Marco o dell'autore del corpus di Dionigi l'Areopagita è un cancro per la chiesa. È l'inverso della fede. Tutte le forme di cristianesimo sono passate dall'insegnamento della dottrina all'insegnamento del dubbio. I bramini ecclesiastici liberali-laici credono in una datazione successiva delle opere di Dionigi. Ci sono conservatori che credono in una datazione successiva? C'è qualcuno dei santi che crede in una datazione successiva? Le persone che prendono alla lettera ciò che Gesù ha detto su come i ricchi e i mondani andranno tutti all'inferno, credono in una datazione successiva? Se le uniche persone che credono in una datazione successiva sono i comunisti della Chiesa ortodossa in America che pensano che l'economia funzioni per decreto e che Gesù apparentemente ci abbia detto di uccidere i ricchi e di impossessarci dei mezzi di produzione, perché dovrei fidarmi del loro discernimento su qualsiasi altra cosa?

La questione della paternità di Dionigi, sebbene di per sé forse irrilevante, fa parte della più ampia cultura della critica che ha eviscerato il cristianesimo occidentale e infettato il cristianesimo ortodosso quasi nello stesso istante in cui è arrivato da queste parti. Nessun santo ortodosso ha mai creduto nell'evoluzione. Nessun santo ha mai tollerato il controllo delle nascite. E potrei tranquillamente supporre che nessun santo abbia mai accettato la datazione successiva di Dionigi.

In modo simile al problema sinottico di cui sopra, se la paternità tradizionale de I nomi divini è sbagliata, allora la sua intera teologia è sbagliata. I nomi divini è così saturo di affermazioni di esperienza personale che se queste affermazioni sono false, allora l'autore ci sta intenzionalmente ingannando. Se è ingannevole, allora non possiamo fidarci di ciò che dice sulla verità. Se non possiamo fidarci di ciò che dice sulla verità, allora l'intero libro deve essere scartato, perché l'intero libro riguarda la verità. E questo libro è così fondamentale per la nostra teologia che per la maggior parte le persone che non hanno nemmeno sentito parlare di Dionigi danno per scontata la sua teologia (Kallistos Ware e Romanides ne hanno fatto fondamentalmente pessimi riassunti). Pertanto, se I nomi divini non è stato scritto dal Dionigi storico di Atene, allora dobbiamo buttarlo nella spazzatura e rifiutarlo all'ingrosso.

Ma non possiamo rifiutarlo, perché è troppo fondamentale per la nostra teologia e in particolare per i principali padri greci. Se la teologia de I nomi divini deve essere rifiutata perché l'autore è disonesto, allora devono essere rifiutati anche il Damasceno e Massimo il confessore. E se rifiutiamo questi ultimi due, allora anche la pretesa di guida divina che fa la tradizione orientale è una bugia. Pertanto, dobbiamo accettare la paternità tradizionale. Una questione apparentemente insignificante sulla storia della Chiesa regge l'intera fede.

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