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  Il proselitismo cattolico tra la popolazione ortodossa in Russia
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Questo testo è una traduzione dall'inglese del documento del 25 Giugno 2002 preparato dal Dipartimento delle Relazioni con l'Estero del Patriarcato di Mosca, presente sul Sito Internet della Chiesa Ortodossa Russa

 

Informazione generale

 

1. Concetto di proselitismo

Il problema del proselitismo cattolico nel territorio canonico della Chiesa Ortodossa Russa è uno dei più seri ostacoli al miglioramento delle relazioni tra le due Chiese. Il proselitismo, portato avanti dai cattolici tra la popolazione tradizionalmente ortodossa in Russia e negli altri paesi della Comunità di Stati Indipendenti, svaluta l’attitudine della Chiesa Cattolica Romana verso la Chiesa Ortodossa come sua “Chiesa sorella” dichiarata dal Vaticano II. I rappresentanti del Vaticano e i gerarchi cattolici che operano in Russia hanno spesso affermato i loro sentimenti “fraterni” verso gli ortodossi. La situazione reale, tuttavia, indica il contrario.

Il problema del proselitismo è aggravato dal fatto che la parte cattolica nega la sua stessa esistenza, riferendosi alla propria interpretazione del termine “proselitismo” come adescamento di persone da una comunità cristiana a un’altra attraverso mezzi “disonesti” (per esempio, la corruzione). Allo stesso tempo, essa allude alla predicazione del vangelo alle persone “non credenti e non battezzate” che giungono alle chiese cattoliche esercitando la loro libertà di scegliere una religione che vada loro bene. La parte cattolica spesso pone questa domanda: “Sarebbe meglio se queste persone rimanessero atee piuttosto che diventare cattoliche?”

Portando avanti precisamente la predicazione e la missione in Russia, senza curarsi affatto del proprio gregge tradizionale (polacchi, lituani, tedeschi), la parte cattolica si riferisce spesso alla “natura missionaria della Chiesa” e al comandamento del Signore di predicare il vangelo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo” (Mt 28,19). Questo è ciò che Padre Bernardo Antonini, una figura ben nota della Chiesa Cattolica in Russia, ha scritto nel suo articolo intitolato “Che cosa ne penso del proselitismo”. Egli propone “di andare alla ricerca della delicata linea di confine tra predicazione, missione e proselitismo”, affermando il diritto della Chiesa “di predicare dovunque possibile” (Svet Evangelia (La Luce del Vangelo), giornale dei cattolici russi (qui di seguito SE), n. 37, 2000). E’ sulla base di queste vedute che i cattolici rigettano la nozione stessa di territorio canonico.

Tali vedute, assai popolari tra il clero cattolico russo, possono produrre molte serie obiezioni.

Dapprima, il clero cattolico, che come vedremo più avanti viene in maggior parte dall’estero, non deve predicare in qualche oscuro “territorio missionario”, né a un popolo pagano o irreligioso. Questo clero viene in un paese con una millenaria cultura cristiana impregnata di tradizione ortodossa. Pertanto, il fatto stesso di condurre una missione cattolica qui, tra la popolazione locale che non ha alcuna relazione storica o culturale con la Chiesa Cattolica, e la presenza di missionari cattolici nella terra russa provoca la domanda perfettamente legittima: i cattolici credono che la Chiesa Ortodossa sia una Chiesa? Se sì, la loro attività è condotta in violazione delle parole di San Paolo: “Mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui” (Rm 15,20).

In secondo luogo, è da lungo tempo evidente che l’oggetto della missione cattolica in Russia e negli altri paesi della CSI è la popolazione tradizionalmente ortodossa. Queste persone sono state strappate con la forza dalle loro radici ortodosse nei decenni del regime antiteista, ma non possono essere definite non credenti o atee. Molte di loro si sono trovate a un bivio, in ricerca spirituale, ma come possiamo vedere dalla pratica, la maggior parte di loro ritorna alla fede dei propri padri e trova il proprio sentiero spirituale nell’Ortodossia. E’ impensabile negare i profondi legami spirituali, culturali e storici nel nostro popolo con l’Ortodossia. Ci disorienta il fatto che i cattolici, che appartengono essi stessi a una Chiesa in cui la nozione di tradizione è una delle nozioni fondamentali, debbano dubitare della natura tradizionale dell’Ortodossia per la Russia. Per molti di loro, la Russia è un campo missionario di “evangelizzazione” della popolazione locale. In altre parole, l’attitudine della Chiesa Cattolica Romana verso la Russia differisce ben poco da quella dei membri di varie sette che cercano di “cristianizzare” lo spazio post-sovietico e di costruirvi un “mercato religioso” in cui le organizzazioni religiose agiscono come concorrenti in lotta per la “clientela”. La logica che ne consegue è chiara: chi è più grande e potente, chi è stato il primo ad appropriarsi di un particolare “settore di mercato”, è nel giusto.

La Chiesa Ortodossa Russa non ha paura della competizione con la Chiesa Cattolica Romana. Noi non abbiamo le paure che alcuni ci attribuiscono: “Gli ortodossi temono che il lavoro pastorale possa finire per svuotare le loro chiese” (Intervista dell’Arcivescovo T. Kondrusiewicz ad Avvenire, 18 marzo 2000’). Il Cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è stato anche più aspro: “La Chiesa Ortodossa Russa sente la propria debolezza pastorale ed evangelica, e perciò ha paura della presenza cattolica, che è ben più efficace a livello pastorale, anche se numericamente più piccola” (Civiltà Cattolica, 16 Marzo 2002).

Com’è che questa “efficacia” della pastorale cattolica si esprime concretamente? – In una vita cristiana del loro gregge più elevata di quella del gregge ortodosso? Al contrario, si può dichiarare con sufficiente confidenza che i successi dei cattolici in Russia sono stati indirettamente condizionati dall’influenza dell’Ortodossia sulla vita dei russi. Infatti, nonostante le più severe persecuzioni mai avute contro la Chiesa, è sotto l’influenza dell’Ortodossia, sia nel passato che nel presente, che il nostro popolo ha mantenuto l’interesse nella fede, la riverenza per il sacro e una profonda sensibilità alla predicazione di Cristo. E’ questa predisposizione del nostro popolo, consumato dal desiderio della fede negli anni dell’ateismo di stato, piuttosto che l’efficacia del “livello pastorale” cattolico in Russia, che rende conto del relativo successo non solo di quella cattolica, ma di qualsiasi predicazione di Cristo. Oggi, i missionari occidentali sfruttano di fatto quel terreno buono fertilizzato dall’Ortodossia che è l’anima russa, notevole per la sua credulità e apertura alla Parola di Dio e alla sua speciale sensibilità a tutto ciò che concerne la fede. Sfortunatamente, nessuna cosa del genere sta accadendo in Occidente, il territorio della responsabilità pastorale storica della Chiesa Cattolica Romana. Né l’efficacia né l’“aggiornamento” sono qui di aiuto. L’Occidente sta crescendo in modo sempre più secolare e ateo. Si dovrebbe notare per amore di giustizia che la nostra posizione incontra comprensione e sostegno tra i rappresentanti della Chiesa Cattolica Romana in molti paesi, eccetto, purtroppo, che tra i cattolici russi e le gerarchie del Vaticano.

La Chiesa Ortodossa Russa non desidera essere in rapporti di rivalità e di competizione con la Chiesa Cattolica. Essa crede che questo tipo di rapporti non sia fraterno né cristiano. Noi chiamiamo la parte cattolica al dialogo e alla cooperazione, al mutuo rispetto e all’osservazione degli interessi gli uni degli altri. Ciò si dovrebbe esprimere soprattutto nel riconoscimento che ciascuna delle due parti ha certi territori tradizionali di responsabilità pastorale che le competono. Sfortunatamente, il nostro richiamo differisce radicalmente dalla posizione presa dal Cardinale W. Kasper quando dichiara: “E’ divenuto chiaro che il dibattito sul principio del territorio canonico e del proselitismo nasconde argomentazioni di natura basilarmente ideologica”, mentre la Chiesa Ortodossa Russa “difende non solo una realtà che non è più esistente, ma anche relazioni tra Chiesa e popolo che sono teologicamente problematiche” (Ibid.). Egli accusa la Chiesa Ortodossa Russa di “eresia ecclesiologica”, che consiste nel “fallimento di riconoscere l’aspetto missionario della Chiesa Cattolica a vantaggio di una concezione del proselitismo indebitamente estesa nel suo significato”. L’articolo del cardinale non riesce a dare una singola prova a sostegno di queste dure dichiarazioni. Nondimeno, noi crediamo che sia necessario esporre argomentazioni che le confutino.

La nozione di territorio canonico non è un’invenzione della Chiesa Russa, sviluppata per qualche ragione ideologica. Essa è una conseguenza della tradizione canonica della Primitiva Chiesa Indivisa. C’è un’antica regola nelle Chiese sia dell’Oriente che dell’Occidente: “una città – un vescovo”. Questo significa che un territorio affidato alla cura di un vescovo non può essere governato da un altro vescovo legittimo. Questo principio è stato osservato fino a oggi sia nella Chiesa Ortodossa che nella Chiesa Cattolica. Un’eccezione è costituita da una diaspora confessionale, vale a dire, gli ortodossi che vivono in un territorio dove i vescovi cattolici hanno storicamente esercitato la loro giurisdizione, e vice versa. La cura pastorale di tale diaspora da parte dei propri vescovi e clero non ha mai fatto sollevare obiezioni da parte dei vescovi locali. Un vivido esempio in Russia è lo status della Chiesa Cattolica prima della rivoluzione del 1917, e nell’Europa occidentale lo status di varie giurisdizioni di Chiese ortodosse locali, inclusa quella della Chiesa Ortodossa Russa.

Sfortunatamente, questo principio non è stato sempre osservato nella storia delle relazioni tra Oriente e Occidente. L’esempio più vivido è l’era delle crociate, in cui fu stabilita in Oriente una gerarchia cattolica parallela, che considerava come proprio dovere la missione tra la popolazione locale, inclusa la conversione degli ortodossi al Cattolicesimo. Il Vaticano II, avendo descritto la Chiesa Ortodossa come “Chiesa sorella”, ha riconosciuto il fatto che le Chiese Ortodosse hanno un territorio in cui conducono il proprio ministero salvifico, vale a dire, che hanno ciò che oggi noi descriviamo come territorio canonico.

Il Vaticano non avrebbe dovuto sfidare il principio di territorio canonico anche perché gli ortodossi, riferendosi a esso nelle proprie relazioni con i cattolici, continuano in tal modo a credere che le strutture ecclesiastiche cattoliche siano vincolate dalle norme canoniche della Chiesa Primitiva, condivise da entrambe le Chiese. E’ questa fiducia che provoca una reazione tanto negativa della Chiesa Russa alla fondazione delle quattro nuove diocesi cattoliche in Russia, e a differenza della sua reazione ad azioni simili di vari gruppi settari che non sono associati nella consapevolezza ortodossa con la tradizione ecclesiastica. Gli ortodossi percepiscono le azioni di Roma come un arretramento all’ecclesiologia delle crociate, e un rigetto di fatto del retaggio del Vaticano II, quindi un rifiuto dell’era del dialogo e della cooperazione.

Le parole del Cardinale Kasper sulle “relazioni tra Chiesa e popolo che sono teologicamente problematiche”, e che sostiene che la Chiesa Ortodossa Russa predichi, indicano la sua mancanza di conoscenza delle realtà ecclesiastiche, storiche e culturali della Russia. In particolare, il significato di formazione statale che l’Ortodossia ha avuto per la Russia. Nella storia russa, la Chiesa Ortodossa ha avuto un gran numero di volte un ruolo salvifico per il nostro popolo. Uno degli esempi più vividi è il cosiddetto Periodo dei Torbidi all’inizio del XVII secolo, quando la struttura statale della Russia fu di fatto distrutta dall’attacco degli invasori polacchi. La Chiesa Ortodossa fu la forza che ispirò il popolo alla lotta per l’indipendenza, e che aiutò a restaurare lo stato russo. Se si dovesse seguire la logica del Cardinale Kasper, il legame storico tra il Cattolicesimo e la Polonia, per esempio, dovrebbe suscitare in lui “teologicamente” non minori preoccupazioni.

Le accuse di “eresia ecclesiologica” fatte dal cardinale contro la chiesa russa suscitano stupore e indignazione. La nozione di eresia presuppone una contraddizione all’insegnamento cristiano presentato nella Santa Tradizione della Chiesa. Lanciando simili accuse, si dovrebbe almeno avere cura di comprovarle. Sfortunatamente, non c’è nulla del genere nel summenzionato articolo del cardinale, cosa che dà a questo testo il tono di una dichiarazione politica.

Ritornando al tema della “libertà di scelta” esercitata da alcuni russi di optare per la fede cattolica, si dovrebbe menzionare che il problema del proselitismo non sta nel fatto che qualcuno preferisce il Cattolicesimo o diventa cattolico – dopo tutto, è diritto dell’individuo – ma nel fatto che la missione cattolica spinge coloro che sono esitanti verso questa opzione. La questione del proselitismo non appartiene né alla giurisprudenza secolare né all’area dei diritti umani, ma all’etica inter-cristiana e inter-ecclesiale. L’attività missionaria dei cattolici in Russia è una palese violazione di quest’etica. E si manifesta in modo specialmente vivido nell’attività degli ordini religiosi cattolici.

Vedremo più oltre che molti ordini religiosi cattolici che operano in Russia mostrano la missione persino nei loro nomi: “Figli Missionari del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria (Claretiani), “Sorelle Missionarie del Divino Amore”, “Donne Missionarie della Sacra Famiglia”, etc. Altri ordini, come i verbisti, sono stati stabiliti fin dal principio come missionari. E’ la missione, non la cura pastorale del gregge tradizionalmente cattolico, il compito principale di questi ordini religiosi.

Apparentemente, altre strutture cattoliche in Russia sono altresì calcolate con uno “spazio di crescita” in mente, a spese dei convertiti al Cattolicesimo. E’ piuttosto evidente che nella Federazione Russa di oggi i cattolici sono in numero molto minore di quanto fossero nell’Impero Russo prima della rivoluzione del 1917. Eppure, se a quel tempo c’erano 150 parrocchie cattoliche nel paese, oggi ce ne sono oltre 200. Se prima della rivoluzione c’erano due diocesi cattoliche, Mogolev e Tiraspol, oggi, nella Federazione Russa contemporanea, ce ne sono quattro! A cosa mirano tutte queste strutture? Apparentemente, a un rafforzamento che risulti dall’attività missionaria, che è il centro di tutta l’opera cattolica in Russia.

Quanto al reale numero di fedeli cattolici nella Russia di oggi, c’è una discrepanza tra le cifre fornite dai vari rappresentanti ufficiali della Chiesa Cattolica Romana. L’addetto stampa vaticano J. Navarro-Valls nelle sue dichiarazioni fornisce la cifra di 1,3 milioni. Questa cifra è contraddetta dal riferimento dell’Arcivescovo T. Kondrusiewicz a 500.000 o 600.000 cattolici in Russia. A dire il vero, di recente, nel febbraio 2002, ha menzionato 65.000 cattolici nella sola Mosca (nella conferenza stampa che annunciava la fondazione delle diocesi cattoliche in Russia). E’ del tutto oscura la fonte di questa cifra. Anche se il numero dei cattolici includesse tutti gli stranieri cristiani che vivono a Mosca, difficilmente sarebbero così tanti. Non più di 1.000 persone in tutto si raduna alle funzioni natalizie e pasquali in lingua russa nelle maggiori chiese cattoliche della capitale, la chiesa dell’Immacolata Concezione e San Luigi. Ancor meno persone vanno alle messe servite in altre lingue. E’ impossibile negare questo fatto. Non meno eloquenti sono i piani della Chiesa Cattolica di erigere a Pskov una chiesa alta 42 metri, vale a dire, alta quanto un edificio di 13 piani, considerato che vi sono solo circa 100 cattolici nella regione di Pskov.

 

2. La ricerca di “vocazioni” cattoliche in Russia

Una delle principali priorità nel lavoro della Chiesa Cattolica Romana in Russia è l’addestramento di un clero cattolico locale, e probabilmente di clero e religiosi per l’Europa Occidentale. Sono già apparsi novizi russi in alcuni monasteri in Occidente. Al suo incontro con i vescovi cattolici dell’ex-Unione Sovietica il 9 febbraio del 2001, Giovanni Paolo II ha sottolineato l’importanza di formare, a partire dalla popolazione locale, un clero che sia capace di “comprendere a fondo la mentalità della grande nazione a cui appartiene”. L’Arcivescovo T. Kondrusiewicz, criticando le leggi russe come impedimenti all’attività di un clero in visita, ha detto, “La Chiesa Cattolica è estremamente interessata ad avere clero russo, e non straniero, che si prenda cura dei cattolici in Russia, e farà per esso tutto il possibile” (SE, N. 11, 2001). Secondo l’agenzia di stampa cattolica Zenit, nel rapporto del 13 febbraio 2002, il vescovo cattolico Jerzy Mazur della Siberia Orientale sta preparando le bozze di un “programma pastorale” per la formazione di un clero pienamente locale.

Scopi simili sono serviti dal Seminario Maggiore Maria Regina degli Apostoli. Questo è stato aperto a Mosca nel 1992 e trasferito a San Pietroburgo nel 1995. Vi erano due seminari a San Pietroburgo e a Saratov prima della rivoluzione, ma il numero dei cattolici russi a quel tempo e oggi è incommensurabile. Nella Russia di oggi, in aggiunta alla summenzionata scuola teologica a San Pietroburgo, vi sono pre-seminari ad Astrakhan e Novosibirsk, e il Collegio Teologico per laici San Tommaso d’Aquino a Mosca, che ha succursali a San Pietroburgo, Saratov e Kaliningrad.

Per quanto riguarda la composizione degli studenti in queste istituzioni, c’è qui “proselitismo in azione”. Basti guardare la lista dei seminaristi: le “vocazioni” sono davvero locali, ma non vi sono quasi nomi polacchi o lituani. Questo non è del tutto celato dagli stessi educatori cattolici in Russia. L’articolo di E. Spiridonova intitolato “Il latino è ora fuori moda” pubblicato in SE (N. 14, 2001), dice, “Una famiglia su due, di quelle che hanno dato uno studente al seminario, si considera non credente”. Padre Bernardo Antonini dice praticamente lo stesso del Collegio San Tommaso d’Aquino: “Nel nostro collegio di teologia, filosofia e storia, che ha aperto il 9 novembre 1991, dal 20 al 30 per cento degli studenti iscritti ogni anno è ortodosso. Ci sono anche protestanti… La succursale del collegio a Kaliningrad è stata frequentata da 89 studenti ortodossi e 28 studenti cattolici nel primo anno”.

Il centro dei gesuiti russi a Meudon, in Francia, ha pubblicato un Catechismo della Chiesa Cattolica in russo. Durante la sua presentazione in Vaticano, l’Arcivescovo T. Kondrusiewicz ha detto, “Di fatto, la terminologia teologica e religiosa della lingua russa ha iniziato a formarsi solo negli ultimi pochi anni, specialmente grazie al lavoro del Collegio e del Seminario… Io credo che il Catechismo sarà utile non solo ai cattolici , ma anche agli ortodossi e agli altri cristiani, sia in Russia che negli altri paesi dell’ex-URSS” (SE, N. 6, 1997). Ci si può immaginare di udire simili dichiarazioni da un gerarca della Chiesa Ortodossa Russa in Occidente? Certamente, l’Arcivescovo Kondrusiewicz non deve essere necessariamente un fine conoscitore della tradizione teologica russa, ma dovrebbe quanto meno essere al corrente della sua esistenza.

Da qui nasce la domanda: quando e dove la Chiesa Ortodossa Russa ha fondato i propri seminari nel territorio di paesi tradizionalmente cattolici? (L’Istituto teologico San Sergio a Parigi è emerso come istituzione educativa per venire in contro alle necessità degli emigrati russi, non per risvegliare “vocazioni” locali.)

Una delle principali e più disturbanti caratteristiche dell’attività cattolica è la sua enfasi sul lavoro con i bambini e gli adolescenti, soprattutto negli ospedali, nelle scuole secondarie e negli orfanotrofi. Sotto il pretesto della cura degli orfani e dei bambini senza casa, i cattolici (soprattutto rappresentanti di ordini religiosi femminili) coltivano una nuova generazione di cattolici russi che prenda il loro posto! Qualsiasi “libertà di scelta” è qui totalmente fuori questione. I missionari cattolici dichiarano apertamente che la loro mira è di influenzare gli adulti attraverso i bambini. Se le suore cattoliche sono davvero interessate al fato degli orfani, perché allora non lavorare assieme alla Chiesa Ortodossa Russa, sostenendo i suoi sforzi in quest’area?

Passiamo agli esempi di attività proselitistiche cattoliche, la cui assenza è ripetutamente affermata dai gerarchi cattolici russi. L’esempio più scioccante è quello riportato dalla diocesi di Novosibirsk della Chiesa Ortodossa Russa. Nell’estate del 1996, è stato aperto un orfanotrofio cattolico a Novosibirsk, attrezzato per 50 bambini, le cui “iscrizioni” sono iniziate nell’autunno dello stesso anno. I primi tre bambini sono stati i fratelli Belyaikin di nome Evgenij, Dmitrij e Vitalij (di 14, 11 e 8 anni). Prima di quel momento, essi erano nell’Orfanotrofio N. 1 di Novosibirsk. La Fraternità Ortodossa di Sant’Alessandro Nevskij si prendeva cura spirituale dei bambini di quell’orfanotrofio. I missionari della fraternità parlavano con i bambini, li preparavano per i sacramenti, li portavano in una chiesa ortodossa e alla scuola domenicale. I fratelli Belyaikin furono battezzati nella primavera del 1996; iniziarono ad andare in chiesa, a fare la confessione e a ricevere la comunione. Presto, tuttavia, Evgenij, Dmitrij e Vitalij furono trasferiti da questo orfanotrofio a quello cattolico per qualche ragione ignota. Quando i bambini furono portati là, i loro padrini, membri della Fraternità Ortodossa di Sant’Alessandro Nevskij, iniziarono a far loro visita, a pregare con loro, a portare loro libri religiosi, pane benedetto e acqua santa. Quasi immediatamente gli ortodossi incontrarono un’attitudine sospettosa e malevola da parte del personale cattolico dell’orfanotrofio, che presto divenne palesemente ostile. Alludendo al fatto che i padrini non erano legalmente imparentati con i bambini, iniziarono a impedire le loro visite. Il direttore dell’orfanotrofio, un prete italiano di nome Ubaldo Orlandelli, minacciò telefonicamente il padrino dei bambini, mentre una guardia dell’orfanotrofio promise di punirlo fisicamente se fosse tornato. Insultarono anche la nonna dei bambini. Tolsero ai bambini i libri ortodossi, e iniziarono a impedire in ogni modo possibile il loro nutrimento spirituale da parte della Chiesa Ortodossa. Dopo l’apertura dell’orfanotrofio, i cattolici sottolinearono ripetutamente che quest’opera di carità non si sarebbe occupata di educazione religiosa. Forse per questa ragione il personale cattolico decise di “disabituare” i bambini dalla loro fede ortodossa.

C’è stato un caso di un viaggio organizzato dai cattolici per bambini “non credenti” della regione di Smolensk in visita in Polonia. Furono portati a una funzione sacra in una chiesa cattolica e “serviti” di ostie consacrate senza spiegare loro che questa era la comunione cattolica.

I cattolici hanno lavorato con i bambini nella scuola media N. 84 a Volgograd. Là effettivamente non ci sono cattolici, e la maggior parte dei bambini è ortodossa. Questa attività di insegnamento non è stata affatto compiuta in contatto con il locale vescovo ortodosso, ma in contrasto con la sua posizione e con un’apparente tendenza a favore della Chiesa Cattolica Romana.

C’è un centro giovanile cattolico a Elista. Nello stesso luogo, in Kalmykia, i cattolici hanno organizzato vacanze per bambini di varie confessioni nel campo estivo Beriozka.

Le Sorelle della Madre di Dio dell’Immacolata Concezione hanno organizzato a Orenburg un teatro per giovani, che si esibisce sul palcoscenico del locale teatro per burattini, con lo stesso scopo di convertire i giovani al Cattolicesimo.

Al villaggio di Vershina, nella regione autonoma dell’Ust-Ordynskij, con la sua popolazione etnicamente e confessionalmente mista, e in assenza di una chiesa ortodossa, la parrocchia cattolica locale ha condotto catechismi e messe per bambini della scuola primaria. Al vicino villaggio di Dunday, i cattolici hanno condotto lezioni di studi religiosi per bambini di scuola media (SE, N. 11, 2001). Incidentalmente, tra questi non c’è un singolo cattolico. Ci si può immaginare un prete ortodosso russo che insegni a ragazzi cattolici di una scuola media in Italia?

La parrocchia cattolica a Yuzhno-Sakhalinsk ha lavorato in orfanotrofi (SE, N. 13, 2001) in cui i bambini erano in maggioranza ortodossi.

L’orfanotrofio di Raduga a Petropavlovsk-Kamchatsky “è preso in cura” dalla locale parrocchia cattolica di Santa Teresa. Il direttore di Raduga ha dato il suo consenso al Vescovo Mazur di visitare l’orfanotrofio. Durante quella visita, una suora cattolica di nome Fabiana Patshonsay, una Sorella Missionaria della Sacra Famiglia, “ha parlato ai bambini dell’Annunciazione e ha insegnato loro a pregare” (SE, N. 14, 2001). Questa sorella insegna anche al Centro Catechistico di Irkutsk e Khabarovsk, e scrive libri di testo. E’ stata lei a esprimere l’idea di influenzare gli adulti attraverso i bambini. E’ superfluo fare ancora notare che quest’opera è stata compiuta su bambini di famiglia ortodossa.

Al paesino di Listvyanka vicino a Irkutsk, c’è un Centro Spirituale Cattolico dedicato a Giovanni Paolo II, chiamato “Edinenie” (unità). Vi lavorano le Ancelle dello Spirito Santo. Questo è quello che dicono dei loro assistiti: “Sono per lo più bambini piccoli battezzati nella Chiesa Ortodossa o lontani da qualsiasi confessione” (SE, N. 36-37, 2001).

A Ulan-Ude, il catechismo è condotto tra i bambini e i giovani dalle Sorelle di San Domenico, che predicano nel sanatorio dei bambini e nel ricovero degli anziani, conducono eventi festivi e lavorano con figli di famiglie in difficoltà (SE, N. 38-39, 2001). La maggior parte di questi bambini è ortodossa.

Vi sono ampie prove che clero, religiosi e laici cattolici conducono la loro opera missionaria a Mosca tra bambini finanziariamente dipendenti in orfanotrofi che appartengono alle organizzazioni caritatevoli non lucrative di Madre Teresa e degli Oratori di Don Bosco, che operano per la protezione sociale di giovani e indigenti. In questi casi come in altri, si opera fondamentalmente con bambini battezzati nella Chiesa Ortodossa, vale a dire, membri a pieno titolo della Chiesa Ortodossa.

 

3. L’attività degli ordini religiosi

Come già menzionato prima, la più attiva opera “caritativa” è stata condotta da rappresentanti degli ordini religiosi cattolici. E’ la loro attività che ricade più di tutte sotto la definizione del proselitismo. Il numero di cattolici nella Russia di oggi non è così grande da richiedere la creazione di tanti monasteri. Tutta la loro vita consacrata in questo paese è oggi diffusa artificialmente attraverso gli sforzi di monaci stranieri. Allo stesso tempo, come sappiamo dalla storia della Chiesa, il monachesimo è sempre stato un risultato delle aspirazioni spirituali dei credenti stessi, vale a dire, è emerso in mezzo a loro in modo naturale. Questo non è il caso, tuttavia, nella Russia di oggi. Le comunità religiose cattoliche sono state organizzate da stranieri in visita, nella speranza di convertire un crescente numero di ortodossi o di russi “non credenti”.

I Verbisti (Societas Verbi Divini – SVD - Compagnia del Verbo di Dio). Questo è un ordine missionario fondato nel 1875 da Arnold Janssen nei Paesi Bassi. Di conseguenza, le parrocchie che hanno a Tambov, Vologda, Blagoveschensk, Novosibirsk e Irkutsk sono missionarie. I verbisti insegnano al Seminario Maggiore cattolico, altra cosa che indica il loro sforzo di addestrare “vocazioni locali”. A Mosca lavorano con bambini e con giovani.

Il più famoso verbista in Russia è il vescovo cattolico Mazur della Siberia Orientale. Nato nel 1953 in Polonia, è diventato novizio verbista già nel 1972. Si è laureato in un seminario dello stesso ordine. Dal 1980 al 1982 il futuro vescovo ha studiato missiologia all’Università Gregoriana a Roma. Dal 18 maggio 1999 è l’amministratore apostolico della Siberia occidentale. Per decreto papale del 10 novembre 2000, è stato altresì nominato amministratore apostolico della prefettura di Karafuto, il nome dell’isola di Sakhalin durante l’occupazione giapponese. Questa è un’evidente mancanza di rispetto per l’integrità territoriale della Federazione Russa.

Dato l’addestramento missionario e le aspirazioni dello stesso Vescovo Mazur, il clero della sua giurisdizione è stato coinvolto in un’attività missionaria in larga scala in Siberia Oientale e nell’Estremo Oriente. La maggior parte dei resoconti sul proselitismo cattolico continuano a giungere precisamente da queste aree. Per esempio, nel 2000, i fedeli ortodossi in Kamchatka sono stati sconvolti dalle dichiarazioni provocatorie fatte dal Rev. Jaroslaw Wiszniewski, dello staff del Vescovo Mazur, alla TV locale. Egli ha affermato in particolare che “non si sa con esattezza dove sia stata battezzata la Russia – nell’Ortodossia o nel Cattolicesimo”. Il nome di questo prete cattolico è associato con il seguente incidente di aperto proselitismo in Kamchatka. Nel marzo 2000, la popolazione del Microdistretto del Quarto Chilometro a Petropavlovsk-Kamchatsky ha fatto un appello al Vescovo Ignazio di Petropavlovsk e Kamchatka. Nella loro lettera hanno detto che due donne visitavano gli abitanti di quel distretto nelle loro case, a nome della Chiesa Cattolica e del Rev. Jaroslav Wiszniewski, offrendo libri cattolici gratuiti e mettendo preghiere cattoliche scritte a mano, in particolare la Preghiera di San Francesco, nelle cassette delle poste.

Durante il suo viaggio in Polonia nel 2001, il Vescovo Mazur ha discusso la possibilità dell’arrivo di nuovi preti e suore dalla Siberia Occidentale in Polonia. L’Arcivescovo di Bielystok, che è il responsabile della Commissione per le Missioni della Conferenza Episcopale Polacca, ha concesso l’invio di due preti dalla sua diocesi in Siberia orientale nel 2001. Un’assistente della Madre Generale delle Suore Albertine ha parlato della possibilità che suore della sua congregazione vadano in Siberia per il lavoro missionario. Alcune Suore Carmelitane Scalze hanno progettato di andare a Usolye in Siberia a sistemare un santuario di San Raphael Kalinowski nello stesso anno 2001 (SE, N. 11, 2001).

Dalla diocesi di Irkutsk della Chiesa Ortodossa Russa è giunto un rapporto che dice che durante una riunione della Conferenza dei Vescovi Cattolici in Russia, il Vescovo Mazur ha pubblicizzato i piani della sua opera missionaria. Egli ha dichiarato che il numero potenziale dei cattolici nella regione di Irkutsk ammontava al 20% della popolazione regionale e includeva persone di nazionalità polacca, tedesca, bielorussa e ucraina (che, secondo il censo del 1989, comprendono in totale circa il 4% della popolazione regionale) e i membri delle loro famiglie. In aggiunta, il Vescovo Mazur ha dichiarato che stimava che in 10 anni si tempo il numero di cattolici nella Regione di Irkutsk avrebbe raggiunto i 200.000. E’ perfettamente chiaro a spese di chi e con quali mezzi stava cercando di far crescere il suo gregge.

I rapporti che vengono dalla diocesi di Irkutsk della Chiesa Ortodossa Russa indicano che di recente i capi della comunità cattolica hanno iniziato a sottolineare l’“universalità” del Cattolicesimo in tutti i modi possibili, così che la popolazione locale possa non considerarla come la religione etnica dei discendenti di polacchi e tedeschi. A questo fine, è stato raccomandato che il clero e i laici cattolici evitino di usare parole come “ksendz”, “kostel”, etc., e che usino le loro versioni russe. Per la stessa ragione i rappresentanti delle strutture cattoliche hanno iniziato a prendere le distanze in pubblico dalla società culturale polacca Ognivo, anche se le loro azioni congiunte sono di fatto continuate.

I Domenicani (OP – Ordo Praedicatorum). Nel 2000, avevano solo una “casa” a San Pietroburgo. Quella di Mosca era stata chiusa nel 1998 per mancanza di fratelli. Solo il Rev. Aleksander Chmielnicki era rimasto nella capitale.

L’obiettivo principale dello sforzo missionario dei domenicani in Russia è l’intellighentsia russa. Così è sia a Mosca che a San Pietroburgo. In futuro, i domenicani progettano di portare la loro “predicazione” al di là della loro parrocchia in molte “istituzioni accademiche”. Il Fratello Krzysztof Buyak, membro della comunità di San Pietroburgo, ne scrive apertamente nel giornale ecumenico francese Chretiennes en Marche (N. 66, 2000). La comunità di San Pietroburgo è guidata da un americano di nome Frank Soothman, attraverso il quale giunge alla comunità aiuto finanziario dagli USA (Ibid.).

Il domenicano K. Buyak non nasconde che la maggioranza della loro “comunità di catecumeni” è fatta di “non battezzati”, come pure di “battezzati nella Chiesa Ortodossa senza preparazione e persone che necessitano di una più approfondita istruzione cristiana”. Per gran delizia dei domenicani, questa comunità è cresciuta rapidamente (Ibid.). Forse con l’aiuto di queste persone i domenicani inizieranno a mettere in pratica il loro piano di organizzare il pre-noviziato per quanti entreranno nell’ordine da tutta la Russia. Essi sperano che la sola “casa” del loro vicariato in Russia diventi il più grande centro del loro ordine in Russia. Intanto, si aspettano assistenza dai loro fratelli di altre province perché “la presenza dell’ordine in Russia possa essere sviluppata”. E ci si aspetta presto questo aiuto nella persona di nuovi monaci dalla Polonia (Ibid.).

I Gesuiti (SJ – Societas Jesu). Sono loro a controllare il lavoro del Collegio San Tommaso d’Aquino. Dal 2001, il collegio è diretto da Octavio Vilches Landin, un gesuita dal Messico. Il suo predecessore, Stanislaw Opiela, capo dei gesuiti russi, è stato bandito dalla Russia nel 2000.

C’erano 71 studenti nella struttura centrale del Collegio San Tommaso d’Aquino nell’anno accademico 2000-2001. La succursale a Novosibirsk è più modesta. Vi sono solo 26 studenti. La presenza generale dei gesuiti a Novosibirsk, tuttavia, è considerevole. Basti dire che il vescovo cattolico Joseph Werth della Siberia Occidentale è egli stesso un gesuita. Vi è a Novosibirsk un noviziato gesuita, dove sono addestrati 8 giovani novizi da Russia, Ucraina e Bielorussia (altri giovani gesuiti, i cosiddetti “scolastici,” studiano in centri gesuiti all’estero). In aggiunta, c’è in città il centro religioso gesuita Inigo. Sono loro a controllare lo studio televisivo della neo-istituita Diocesi Cattolica di Preobrazhensk. I gesuiti cercano anche di “alimentare” l’Università di Stato di Novosibirsk.

L’Istituto della Beata Vergine Maria (“le ancelle inglesi”). La società osserva la costituzione gesuita; il suo scopo dichiarato è di “difendere e rafforzare la fede”. Le sorelle dalla Slovacchia hanno operato Tyumen, Tobolsk, Salekhard. Sono attive a “educare e istruire” bambini e giovani (SE, N. 14, 2001).

Le Carmelitane della Santa Resurrezione. Il Vescovo Joseph Werth ha consacrato un convento per le sorelle di quest’ordine il 28 aprile 2001, a Novosibirsk (SE, N. 20, 2001).

La Congregazione di Santa Elisabetta d’Ungheria. Le sorelle di questa congregazione hanno il proprio convento a Novosibirsk e gestiscono un’orfanotrofio.

La Congregazione del Santissimo Redentore (Redentoristi). Le loro attività sono condotte a Kemerovo, Orsk, Orenburg, operando con i giovani. Monaci dalla Polonia organizzano forum giovanili sotto lo slogan “Costruire ponti”.

Le Sorelle Missionarie del Santissimo Sacramento. Quattro sorelle di quest’ordine giunte dal Messico operano a Saratov. Insegnano spagnolo e italiano alla succursale locale del Collegio San Tommaso d’Aquino. Operano anche con bambini e giovani.

Le Sorelle Missionarie della Sacra Famiglia (MSF - Missionariae Sacrae Familiae). Soni impegnate in attività missionarie tra gli orfani in Siberia Occidentale e in Estremo Oriente.

I Figli Missionari del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria (Claretiani) (CMF - Congregatio Missionariorum Filiorum Immaculati Cordis BMV). Operano a San Pietroburgo, Murmansk, Krasnoyarsk e Aginsk.

Le Sorelle Orioniste – ramo femminile della Congregazione di Don Calabria (PSDP - Congregatio Pauperum Servorum a Divina Providentia – Povere serve della Divina Provvidenza). Sono attive nel lavoro con i bambini degli orfanotrofi. Esercitano “giurisdizione” sulla casa di riposo per editori, già campo dei pionieri di Rodnichok, presso Mosca. Operano anche a Smolensk.

I Salesiani (SDB - Salesiani di Don Bosco - Societas Sancti Francisci Salesii – Società di San Francesco di Sales). C’è un Centro Salesiano per l’addestramento vocazionale dei giovani a Gatchina. Il motto salesiano è “Dove ci sono i giovani ci sono i SDB”. I membri dell’ordine sono attivi nell’opera missionaria in Yakutia.

Le Sorelle di Madre Teresa di Calcutta (CSMC - Congregatio Sororum Missionarium Caritatis). Anche il nome completo della loro congregazione religiosa contiene la parola “missionarie”. Operano a Mosca e a Perm. Queste sorelle gestiscono un orfanotrofio in Via Chechulinskaya a Mosca, dove portano bambini senza casa e li convertono al cattolicesimo.

Le Sorelle di San Domenico. Operano a Tambov e a Ulan-Ude. Il loro scopo principale è la “catechizzazione” di bambini e giovani. Esse predicano nei sanatori per bambini, in case per invalidi, e organizzano campi estivi chiamati Vacanze con Dio per bambini di famiglie a basso reddito.

Le Ancelle dello Spirito Santo. In aggiunta al summenzionato centro cattolico Edinenie per i bambini della regione di Irkutsk, le sorelle gestiscono il reparto pediatrico della Clinica Regionale di Irkutsk (SE, No. 36-37, 2001).

Le Ancelle di Gesù nell’Eucaristia. Sono attive in modo speciale nella città di Marks, nella Regione di Saratov.

L’Istituto Secolare Schenstatt delle Sorelle di Maria. Le sorelle credono che la Russia abbia un urgente bisogno di sviluppare l’apostolato cattolico tra i laici. Sono impegnate in questo “sviluppo” a Mosca, San Pietroburgo e Kaliningrad.

I Francescani. Uno dei più attivi rami dell’Ordine francescano operante in Russia è l’OFMConv - Ordo Fratrum Minorum Conventualium – l’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Il 13 maggio 2001, una custodia generale di quest’ordine (ovvero un’unità amministrativa autonoma che riunisce diverso conventi con un capitolo che rende direttamente conto al ministro generale dell’ordine) è stata aperta con una cerimonia solenne a Mosca. La custodia include i seguenti conventi francescani in Russia: San Francesco a Mosca, Sant’Antonio da Padova a San Pietroburgo, la Madonna degli Angeli a Kaluga.

Presente all’inaugurazione della custodia generale era il padre generale della Provincia dell’ordine a Varsavia, Gregory Bartosik. Nel suo messaggio al ministro generale che chiedeva di istituire una custodia, si legge in particolare: “Nel 1993, su invito di Sua Eminenza l’Arcivescovo Taddeuzs Kondrusiewicz, due padri francescani della Provincia della Madre Immacolata di Dio, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali sono giunti a Mosca per condividere la causa della rinascita del cristianesimo in questa terra che ha brama di Dio. Da quel giorno il numero di frati che lavora in Russia è cresciuto; nuove vocazioni sono apparse tra i giovani locali; sono emersi conventi a pieno titolo che danno il loro contributo alla vita della Chiesa locale... Alla fine del 1993, l’arcivescovo affidò ai francescani la cura pastorale delle parrocchie di Tula e Kaluga, che in breve tempo si sono trasformate in dinamici centri pastorali”. (SE, N. 21, 2001).

Un convento e un centro francescano sono stati fondati a Mosca nel 1994. Il 1 febbraio 1995, ebbe qui inizio una postulantura, o corso di noviziato per la preparazione di nuovi frati. L’11 febbraio, fu fondata nel convento una casa editrice francescana per iniziare la “cooperazione con i rappresentanti dell’intellighentsia russa” (Ibid.). I frati francescani di Mosca “conducono opera pastorale tra i giovani, danno guida spirituale, visitano i malati e i prigionieri…” (Ibid.)

Nel 1995, un convento dedicato a Sant’Antonio da Padova è stato fondato a San Pietroburgo. Si tratta di un centro per la formazione religiosa di seminaristi francescani in Russia e di altre nazioni dell’ex-URSS.

Assieme agli ordini religiosi, movimenti laicali cattolici di orientamento missionario hanno operato in Russia. Tra di loro i Focolarini, Comunione e Liberazione, e i Neo-Catecumenali. L’opera di questi ultimi è stata la più oltraggiosa di tutte. I rappresentanti del cammino neo-catecumenale predicano apertamente un tipo di “intercomunione”, invitando gli ortodossi a ricevere la comunione nelle chiese cattoliche. Questo è proselitismo anche secondo lo standard cattolico, ovvero un incitamento al passaggio di persone da una Chiesa all’altra.

 

4. Conclusione

Gli esempi summenzionati riflettono solo una piccola parte dello sforzo proselitistico dei cattolici in Russia. Gli ortodossi osservano con stupore e amarezza i rappresentanti della Chiesa che solo di recente si è definita nostra “sorella” entrare nelle schiere dei “nuovi illuminatori della Rus” assieme ai membri delle sette.

Una prova che il Vaticano intende estendere la missione cattolica in Russia è la sua recente decisione di elevare lo status delle sue strutture ecclesiastiche in Russia, da amministrazioni apostoliche a diocesi, e formarle in una “provincia ecclesiastica” guidata da un “metropolita”. Se questo sviluppo deve essere valutato nei termini della tradizione canonica ortodossa, si può dichiarare che Roma ha dichiarato l’esistenza di una Chiesa Cattolica Russa nel senso di una chiesa per i russi, quali che siano le loro radici etniche e culturali. Questo passo mostra che Roma, agendo unilateralmente e e senza alcun dialogo con la Chiesa Ortodossa, ha cambiato fondamentalmente la natura della presenza cattolica in Russia. Con l’istituzione di diocesi, la Chiesa Cattolica in Russia ha cessato di essere una struttura pastorale per minoranze etniche legate alla tradizione cattolico-romana, e ha dichiarato se stessa come chiesa locale il cui dovere e responsabilità è la missione verso tutti i popoli che vivono in Russia. Questo passo di Roma non ha solo allontanato le prospettive di risoluzione del problema del proselitismo, ma ha pure creato un sistema di competizione, e perciò di scontro con la Chiesa Ortodossa in una testimonianza cristiana così importante per l’intera società russa. Tutto ciò ha certamente indebolito l’integrità ed efficacia di questa testimonianza, e così ha operato contro la cristianizzazione e l’integrazione delle persone nella Chiesa.

Questa è la precisa ragione per cui la politica del Vaticano verso la Russia è percepita dalla maggioranza dei nostri concittadini come un programma capace di infliggere seri danni alla vita spirituale del popolo russo.

25 giugno 2002

Mosca

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