Introduzione
Con una crescente diffusione nel corso degli ultimi decenni, la dottrina della reincarnazione è divenuta sempre più nota e accettata nella nostra cultura. Il confronto con il mondo cristiano, che propone una differente visione dell'uomo e del suo destino, ha creato problemi, confusioni e polemiche a non finire. Si è cercato da una parte di presentare la reincarnazione come una dottrina perfettamente compatibile con il cristianesimo, come un "insegnamento perduto" dei primi secoli cristiani, o addirittura come l'essenza del messaggio cristiano. Dall'altra parte, si è dichiarata guerra al reincarnazionismo, ritenendolo un corpo alieno, una ideologia erronea e deviata, uno dei principali veicoli del processo di scristianizzazione degli ultimi secoli.
Chi si impegna oggi in un'opera di evangelizzazione incontra facilmente sostenitori e detrattori della reincarnazione (non di rado arroccati in posizioni estremiste). Come comportarsi? Quali conseguenze trarre a titolo personale, e riguardo alla propria vocazione cristiana? Talora, per alcuni grossolani errori, è facile prendere in ridicolo il mondo reincarnazionista (1): questo non facilita certo l'annuncio del messaggio cristiano; d'altra parte, l'ignoranza o la generalizzazione in materia può portare ad una presentazione banale o scadente della fede cristiana.
Per potere giungere a un dialogo sereno e fruttuoso (e a un genuino rispetto di persone che si impegnano in seri cammini spirituali partendo da altre convinzioni), vogliamo cercare con questo saggio di offrire un contributo di informazione e riflessione, indirizzato a tutti coloro che hanno a cuore, per motivi diversi e magari opposti, la risoluzione del difficile problema della convivenza tra il cristianesimo e la reincarnazione.
Senza pretendere di presentare le nostre convinzioni, vogliamo assumere una posizione che non sia di condanna, né di accettazione acritica. Pur avendo numerosi dubbi sul mondo del reincarnazionismo (ed in particolare sulle sue versioni moderne) dobbiamo per lo meno ritenere che l'ipotesi reincarnazionista offre risposte plausibili ad alcuni quesiti umani, e che comunque è un argomento molto più complesso di quanto si possa credere ad una prima impressione.
1. Alle sorgenti del reincarnazionismo
Se si prova a localizzare il centro di origine della dottrina della reincarnazione, il pensiero corre subito (e correttamente) all'India, ma è opportuna una precisazione. I Veda, i più antichi testi sacri dell'India, non fanno cenno a teorie di rinascita in nuovi corpi; queste teorie incominciano ad apparire in alcuni commentari ai Veda, di età posteriore. Se vogliamo vedere un influsso che dal mondo indiano porta questa dottrina in Occidente, dobbiamo attendere la propagazione missionaria del messaggio buddhista.
Insieme ad altri concetti di possibile origine indiana, l'idea appare in alcuni tra i filosofi presocratici (Pitagora ed Empedocle), e nel movimento dell'Orfismo; in seguito compare nella letteratura classica nei dialoghi di Platone (un esempio notevole è il mito di Er, nel libro X della Repubblica), e nell'Eneide di Virgilio. Nei primi secoli dell'era cristiana, compare, seppur marginalmente, nelle dottrine di alcuni maestri dello gnosticismo, e nel manicheismo. Con la trasformazione dell'Impero Romano in società cristiana, le dottrine reincarnazioniste vengono gradualmente dimenticate, e sopravvivono in Occidente soltanto in movimenti che più o meno si rifanno allo gnosticismo e al manicheismo, come i catari.
2. Il mondo reincarnazionista moderno
I primi ad operare un ritorno alla ipotesi della reincarnazione nell'era moderna sono i filosofi illuministi, che si domandano se sia irrazionale ritenere di avere vissuto più volte. In questo campo ha un influsso importante Gotthold Ephraim Lessing, l'editore dei Frammenti di Reimarus (la prima opera nella storia a mettere in dubbio l'esistenza storica di Gesù). Lessing, nell'opera Educazione del genere umano, del 1780, avanza l'ipotesi della reincarnazione per giustificare un progresso continuo dell'anima, e su questa onda si muovono molti grandi nomi dell'illuminismo e del romanticismo, da Voltaire a Goethe.
L'idea di progresso, unita alla speranza di perfezionamento delle masse in questo mondo, infiamma di credenze reincarnazioniste i socialisti rivoluzionari francesi della prima metà del secolo scorso, tra cui Charles Fourier. Più grande di quanto di pensi è l'influsso dei socialisti rivoluzionari sullo spiritismo francese: Il primo manifesto dello spiritismo, Il Libro degli Spiriti di Allan Kardec (Léon Rivail), che è anche il primo manuale di reincarnazionismo per le masse, è largamente basato su quaderni compilati dai 'quarantottardi' parigini.
Lo spiritismo kardecista ha esercitato un enorme influsso in Brasile, dove non di rado la reincarnazione "progressista" si è curiosamente mescolata a forme di venerazione degli antenati tipiche di culti tradizionali africani.
Il più grande influsso di propagazione della reincarnazione nella società contemporanea, comunque, è unanimemente attribuito alla Società Teosofica, ed alla sua fondatrice Helena Petrovna Blavatsky. Quanto abbiano influito su H.P.Blavatsky le dottrine reincarnazioniste dell'antichità, o piuttosto l'illuminismo e Kardec, rimane un campo ancora da approfondire. Non è indifferente notare come la stessa Madame Blavatsky, nei primi anni di vita della Società Teosofica, fosse tutt'altro che reincarnazionista (2), ed è solo in opere posteriori che incontriamo un tentativo di fondare una dottrina della reincarnazione che, pur distaccandosene esplicitamente, riprende temi propri del buddhismo e del kardecismo, nonché alcune idee del nascente evoluzionismo viste in chiave di progresso spirituale. Attraverso altre figure importanti della Società Teosofica, come Annie Besant e Charles Webster Leadbeater, il movimento antroposofico di Rudolf Steiner, e scrittori come Edouard Schuré, l'idea teosofica della reincarnazione si è diffusa in una moltitudine di nuovi insegnamenti, dottrine e rivelazioni di movimenti nati negli ultimi decenni.
Tra le "nuove dottrine", si può segnalare l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, che ha esercitato il più diffuso propagandismo della reincarnazione negli ultimi decenni. Essa tenta di reimportare la reincarnazione induista senza mediazioni dirette dal mondo spiritista o teosofico, ma prestando una certa attenzione al reincarnazionismo moderno in occidente. Perciò, anche se la loro visione della reincarnazione è, per esempio, aliena da qualunque idea di evoluzionismo spirituale (rinascere è una condanna, come per la concezione induista generale), gli Hare Krishna non disdegnano di citare come testimoni i sostenitori occidentali della reincarnazione "progressista". Resta da notare che movimenti devozionali come quello degli Hare Krishna sono visti, dal modo induista più tradizionale, come portatori di una teologia popolaresca e grossolana, e la loro idea di reincarnazione è considerata una banalizzazione delle dottrine dell'induismo classico.
Un discorso particolare meritano i casi dei ricordi di vite passate, ai quali si è applicata fin dalla nascita la moderna parapsicologia. I fenomeni di memorie prenatali sono stati studiati nei modi più disparati: regressioni ipnotiche, psicoanalisi, indagini sulle capacità extrasensoriali, e così via. È interessante la storia della Dianetica, la tecnica da cui si è evoluto il movimento della Scientologia: nato per rimuovere le aberrazioni mentali di origine traumatica, il procedimento della Dianetica ha visto sorgere casi di memorie prenatali in un gran numero dei propri pazienti; il fenomeno ha generato un'evoluzione reincarnazionista dell'intero movimento.
Va segnalato come non sempre coloro che si occupano di questi fenomeni di "memorie di altre vite" si pronuncino per la soluzione reincarnazionista. Quest'ultima, però, non è irragionevole come ipotesi scientifica, e va valutata con la stessa attenzione prestata alle altre spiegazioni (associazioni inconsce, ereditarietà, personalità multiple, ossessione, e così via).
3. Due concezioni separate?
Tenendo conto delle caratteristiche proprie di differenti culture e periodi storici, possiamo dire che il reincarnazionismo moderno sia una continuazione, un'evoluzione o una logica conseguenza delle antiche presentazioni della reincarnazione?
Un esame attento ci convince sempre di più che questa ipotesi non sia sostenibile. Pur con tutte le comprensibili diversità, infatti, emerge come alla base della reincarnazione degli antichi e di quella moderna vi siano idee e motivazioni del tutto differenti.
Per comprendere queste differenze, passiamo a un breve esame dei motivi conduttori delle dottrine reincarnazioniste a cui abbiamo accennato.
L'induismo vede nel ritorno alla vita in nuovi corpi il perpetuarsi di una situazione di illusione e di sofferenza, dovuta all'incapacità umana di raggiungere l'originaria imperturbabilità dell'anima. Il proposito da seguire non è quello di "ritornare sulla terra a fare nuove esperienze", ma di sfuggire alla reincarnazione, rompendo il ciclo delle nascite e delle morti.
La posizione buddhista è simile sotto questo aspetto a quella induista: lo scopo rimane quello della cessazione del dolore, ma il buddhismo non si pronuncia (in certi casi estremi, si pronuncia negativamente) sull'esistenza dell'anima. La domanda "se l'anima non c'è, o non interessa, che senso ha la reincarnazione?" è piuttosto importante, perché richiama un concetto di rinascita quanto mai interessante. Secondo il buddhismo, l'uomo è composto da aggregati psichici, o skhanda (tradizionalmente in numero di cinque): questi sono i tratti psicosomatici, i desideri, emozioni, pensieri, abitudini, ricordi, e così via, che all'atto della morte e della dissoluzione dei corpi tornano a formare altri esseri viventi.
Secondo alcuni autori (tra cui il celebre esoterista René Guénon) il concetto buddhista di rinascita di aggregati psicofisici potrebbe essere stato condiviso dalla cultura greca e romana, nonché da parte della tradizione cinese (taoista), in cui è presente l'idea del "rinascere nei propri discendenti". (3)
Vale la pena considerare questa teoria, perché, oltre a dare una spiegazione adeguata ai fenomeni di ricordi di vite passate (un ricordo del genere sarebbe possibile per avere ereditato aggregati psicofisici di una persona vissuta in precedenza), è anche la meno contrastante con la dottrina cristiana (perché un simile ritorno in vita di parti di personalità defunte è in un certo modo assimilabile alla trasmissione ereditaria di caratteri tra differenti persone viventi, e non ha alcuna implicazione sul destino eterno dell'anima umana).
Il mondo occidentale moderno, nella sua presentazione della reincarnazione, prende come base un concetto che è estraneo o irrilevante per la visione degli antichi o degli orientali, vale a dire l'evoluzionismo spirituale: un'idea di perfezionamento dell'anima che si compie attraverso molte vite, e che in un certo senso ricalca l'idea della provvidenza divina.
Con la visione evoluzionista si spiega, per esempio, una fondamentale differenza tra la reincarnazione antica e quella moderna: la profonda ripugnanza che quest'ultima prova per l'idea del ritorno di anime umane in corpi animali o di regni inferiori. L'idea di progresso sempre ascendente, così cara al pensiero degli ultimi secoli, porta quasi tutti i reincarnazionisti moderni a presentare un processo di rinascite "a senso unico": gli antichi (e in modo particolare i buddhisti, per i quali si reincarnano solo degli aggregati psicofisici) non hanno invece alcun problema ad accettare la reincarnazione in regni inferiori. A questo proposito, è stato coniato addirittura un nuovo senso del termine 'metempsicosi', che nella visione moderna viene a rappresentare l'idea (falsa) del ritorno in corpi di animali e piante, per distinguerla dalla 'reincarnazione' in senso proprio; nell'antichità il termine non aveva questo senso, ma è uno tra molti vocaboli impiegati per indicare il fenomeno di ritorno alla vita in nuovi corpi.
4. Una dottrina universale?
I sostenitori della reincarnazione, particolarmente nel mondo teosofico (4), si sforzano di dimostrare come l'idea della rinascita in nuovi corpi sia stata condivisa da tutte le culture e da tutti i popoli fin dalla più remota antichità, e che il rifiuto di questa dottrina sia in realtà il frutto di una graduale scomparsa di conoscenze, o di deliberate mutilazioni della sapienza degli antichi. Quest'idea ha gioco facile con la considerazione che il cristianesimo e l'islam, le due più diffuse fedi non reincarnazioniste, sono le ultime arrivate nel mondo delle grandi religioni.
Benché si possano definire molte culture e civiltà come reincarnazioniste, tuttavia non ci sembra che la dottrina possa vantare tutta quell'universalità che una certa propaganda vuole attribuirle. Pur prescindendo dalle diversità sostanziali tra concetti antichi e moderni, e dai diversi punti di vista culturali nei quali si esprime il reincarnazionismo, dobbiamo ricordare come molte tradizioni originarie delle più grandi culture ignorino o si oppongano alla reincarnazione.
In Cina, il mondo tradizionale confuciano e taoista non è mai stato reincarnazionista, e ha respinto anche la forma meno estrema che vi fu importata dal buddhismo, in quanto lesiva della venerazione degli antenati.
Si è presentato l'antico Egitto come terra di credenza ancestrale nella reincarnazione, ma gli egittologi sono sempre più convinti che la dottrina vi sia stata importata soltanto dopo l'occupazione persiana. Nella stessa India, la reincarnazione è una dottrina di epoca tarda (e negli ambienti più colti e tradizionali dell'induismo è tutt'altro che universalmente accettata).
Per quanto riguarda i popoli tribali, bisogna guardarsi dalle generalizzazioni. Se è vero, ad esempio, che vi sono forti suggestioni reincarnazioniste tra alcune tribù dell'Alaska e della costa pacifica canadese, è altresì vero che queste non si estendono a molte tribù confinanti.
Di fronte a questa varietà di fatti, dobbiamo considerare per lo meno malaccorti coloro che vedono nella reincarnazione un insegnamento universale. Dall'Inchiesta europea sui valori del 1981 è emerso come oltre un quinto della popolazione dell'Europa occidentale crede nella reincarnazione sotto qualche forma (e questo è stato considerato come un vero e proprio trionfo del reincarnazionismo ai nostri giorni): forse non ci discosteremmo molto dal vero nel ritenere che nel corso della storia a noi nota la reincarnazione sia stata sostenuta, in via generale, da circa un quarto o un quinto della popolazione umana.
5. Cristianesimo e reincarnazione in epoca moderna
Si può affermare che l'idea della reincarnazione, se non altro per l'influsso dei miti del mondo pagano e del pensiero platonico e pitagorico, fosse nota nei secoli che videro il sorgere del cristianesimo. Ma il reincarnazionismo moderno non si è accontentato di questo, e ha voluto andare oltre, affermando di trovare prove a suffragio della reincarnazione nelle Sacre Scritture, nei Padri della Chiesa e in alcuni grandi autori cristiani dei primi secoli. Purtroppo, così facendo, si sono generati numerosi equivoci, che si ripetono tali e quali nelle opere di vari autori reincarnazionisti, minandone la serietà.
Poiché sembra che questi equivoci si possano evitare con una rudimentale conoscenza della Bibbia, dei Padri e della storia della Chiesa, proviamo a sottolineare alcuni punti "scottanti", cercando di chiarire qualche malinteso.
Sacre Scritture
Antico e Nuovo Testamento non presentano alcun testo esplicitamente reincarnazionista, ma solo alcuni passi vagamente interpretabili in tal senso. Su questi si sono scatenate forse le polemiche più furiose. Occorre comunque ricordare come il significato di certi termini e frasi, nel mondo ebraico, non sia lo stesso di quello del mondo greco e orientale: così, per citare alcuni passi controversi, la missione del Battista "con lo spirito e la forza di Elia" di Lc 1,17 indica, come in altri passi biblici (2 Re 2,15; Mt 14,2), un medesimo carisma profetico, e non la rinascita di Elia in Giovanni; similmente, la "ruota della vita" di Gc 3,6 non indica necessariamente lo stesso concetto ciclico di nascite e morti del mondo indo-buddhista.
In altri passi, la spiegazione reincarnazionista si trova di fronte ad altre ipotesi maggiormente plausibili; nella rinascita "da acqua e da spirito" nel dialogo con Nicodemo (Gv 3,5), è ben più probabile un riferimento al battesimo che non alla reincarnazione; ed in quello che è forse il brano evangelico più citato dai reincarnazionisti, la domanda dei discepoli davanti al cieco nato (Gv. 9,2: "chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché nascesse cieco?"), anche tralasciando il fatto che Gesù non risponde in un senso che suggerisca la reincarnazione, vi sono spiegazioni plausibili, già attestate nella cultura giudaica e nella stessa Bibbia, come il peccato nel grembo materno (cfr. Sal 58,4).
In definitiva, molti passi scritturali sono suscettibili di interpretazioni alquanto ampie, anche perché la cultura ebraica non era un ambiente stagno, e l'idea della reincarnazione poteva per lo meno penetrarvi dal mondo ellenistico (di fatto, vi penetrò con una certa autorevolezza nel cabbalismo medioevale). Ma se si vuole portare la Bibbia a suffragio della reincarnazione, allora bisogna anche considerare l'unico passo nel quale la reincarnazione è esplicitamente negata: "è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio" (Eb 9,27).
Padri e scrittori ecclesiastici
Nelle opere reincarnazioniste, ha un peso particolare l'attribuzione della credenza nella reincarnazione ad alcune figure dei primi secoli dell'era cristiana. I più citati sono gli autori di tendenze neoplatoniche, tra i quali Giustino, Clemente Alessandrino, Gregorio di Nissa e, più di tutti, Origene. In effetti, questi autori parlano della reincarnazione nei loro scritti, ma sempre per smentirla o negarla. In alcuni casi, come in Origene e negli autori che a lui si ispirano, troviamo attestazioni di fede nella preesistenza delle anime, ma non nella reincarnazione, che viene considerata una dottrina erronea e puerile. In tutto il mondo cristiano dei primi secoli, le uniche figure di reincarnazionisti sono quelle degli gnostici, ed anche questi non sembrano attribuire alla reincarnazione una grande importanza nei loro sistemi di pensiero (come si può notare, ad esempio, dalla scarsità di frammenti in materia nella biblioteca di Nag Hammadi).
Concili ecumenici
Si è sostenuto che i primi cristiani credessero nella reincarnazione, e che la Chiesa abbia in seguito condannato la dottrina per ragioni diverse (nei casi peggiori per oscurantismo o per opportunismo politico, nei migliori per un desiderio di concentrazione sulla vita presente). La circostanza specifica della condanna (ripetuta ad nauseam nella letteratura reincarnazionista) sarebbe stata data dal Secondo Concilio di Costantinopoli, nel 553. La teoria può essere pittoresca, ma è falsa. La condanna in questione (che del resto non fa neppure parte degli atti ufficiali del Concilio) riguarda la preesistenza delle anime e la loro reintegrazione: è una presa di posizione contro le esagerazioni in senso neoplatonico nelle opere di tre teologi dell'epoca: non v'è cenno alcuno alla reincarnazione, in tutti i termini per essa impiegati. Per una condanna ufficiale in un Concilio, bisogna attendere il Vaticano II, dove al punto 48 della Costituzione Lumen Gentium si fa menzione dell' "unico corso della nostra vita terrena", citando Eb 9,27, in funzione antireincarnazionista (5).
Conclusione
Non vogliamo con questo saggio offrire una "risposta cristiana" alla reincarnazione: ci basta avere fornito dati e spunti per un approfondimento della questione. Sulla base di queste informazioni, tuttavia, possiamo porre alcune domande per un'ulteriore riflessione.
- Il nucleo del messaggio cristiano, fin dai primi tempi, è stato l'annuncio della risurrezione (quella di Cristo, naturalmente, ma anche in prospettiva generale, come risurrezione personale). Ora, risurrezione e reincarnazione possono essere messe d'accordo? Si complicano a vicenda, oppure possono integrarsi?
- Che i primi cristiani fossero reincarnazionisti oppure no, di certo la reincarnazione era un'idea circolante e diffusa nei primi secoli dell'era cristiana. Come mai, man mano che il cristianesimo si afferma, la reincarnazione cade nell'oblio? Può questo velo di silenzio essere un indizio di incompatibilità?
- La vita umana per il cristianesimo è una condizione di scelta radicale, pro o contro il disegno che Dio prepara per la sua creatura. Il destino dell'uomo dipende da questa scelta fondamentale, e dalla coerenza con essa. Che effetto provoca il senso di un progresso attraverso vite ripetute su questa scelta?
Note
(1) È il caso, ad esempio, di PIER ANGELO GRAMAGLIA, La reincarnazione, Casale Monferrato: Piemme, 1989, i cui motteggi sono non di rado brillanti, ma certamente non dispongono al buon umore i reincarnazionisti.
(2) Si può notare facilmente l'assenza di una posizione reincarnazionista nella sua prima opera, Iside Svelata (tr.it., Milano: Armenia, 1984).
(3) V. RENÈ GUENON, Errore dello spiritismo, Milano: Rusconi, 1988, 193-219. Per approfondire la concezione buddhista dell'uomo e dei suoi aggregati, e della dottrina del non-sé, suggeriamo WALPOLA RAHULA, L'insegnamento del Buddha, s.l: Edizioni Paramita, 1984. La visione buddhista della rinascita è esaminata con attenzione da ALEXANDRA DAVID-NEEL, Immortalità e Reincarnazione. Pratiche e dottrine in Cina - Tibet - India, Genova: Alkaest, 1982.
(4) Un esempio sono le opere di JOSEPH HEAD - SYLVIA L. CRANSTON, La reincarnazione, Milano: Longanesi, 1973, e Il libro della reincarnazione, tr.it., Milano: Armenia, 1980, che presentano un enorme numero di testimonianze sulla reincarnazione, dai popoli tribali primitivi ai Padri della Chiesa. Non è difficile cogliervi il desiderio di mostrare come tutte le culture, e tutti i grandi della storia, abbiano accettato la reincarnazione. L'opera è però impostata con una metodologia discutibile: le citazioni riportate sono a volte dei testi favorevoli alla reincarnazione, a volte delle semplici constatazioni dell'esistenza di questa dottrina, e in qualche caso anche allusioni ironiche o polemiche, e non vengano specificate le intenzioni degli autori dei diversi passi.
(5) Il tema è ripreso dal nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1992, al punto 1013.
Suggerimenti bibliografici
La letteratura sulla reincarnazione è estremamente vasta, e va da opuscoli di grande diffusione a studi di alto livello scientifico: ci limitiamo ad accennare a pochi titoli sul confronto reincarnazione-cristianesimo, che è comunque un campo in larga espansione in questi anni.
Un'opera importante per il nostro confronto, perché scritta da un parapsicologo cattolico romano che si interroga a fondo sulle spiegazioni reincarnazioniste dei ricordi di vite passate, è FILIPPO LIVERZIANI, La reincarnazione e i suoi fenomeni. "Chi" o "cosa" si reincarna, Roma: Edizioni Mediterranee, 1985. È curioso notare come questo autore, dopo una disamina delle più note ipotesi reincarnazioniste, opti per una soluzione che aderisce strettamente al modello proposto da Renè Guènon.
Un tentativo, a nostro avviso ben strutturato, di risposta cristiana, si ha in GIOVANNI MARTINETTI, La vita fuori del corpo, II ed., Leumann: Elle Di Ci, 1989. L'autore è un sacerdote esperto di ricerca sui fenomeni paranormali.
Sul versante della ricerca scientifica, va pure segnalata un'iniziativa che raccoglie saggi storici, sociologici, teologici e psichiatrici: CESNUR (Centro studi sulle nuove religioni), La sfida della reincarnazione, Milano: Effedieffe, 1993, che raccoglie le relazioni del convegno sul tema della reincarnazione tenuto a Foggia il 14 Dicembre 1992. Al saggio conclusivo, Una critica teologica della reincarnazione, di Don Piero Cantoni, siamo debitori per alcune delle argomentazioni qui riportate: rimandiamo inoltre alla sua ottima bibliografia critica in materia.
Sul tema delle regressioni a vite passate, e dei problemi posti da questi fenomeni ad uno scienziato proveniente da una cultura cristiana secolarizzata, ma non reincarnazionista, potrà risultare interessante RAYMOND MOODY, Ricordi di vite passate, Mondadori, Milano, 1990.
Una prospettiva reincarnazionista applicata all'ars moriendi cristiana viene sviluppata da un noto esoterista italiano sulla falsariga del Bardo Thodol tibetano, in TOMMASO PALAMIDESSI, Il libro cristiano dei morti, Roma: Archeosofica, 1985.
Tra le opere che tentano una risposta cristiana al reincarnazionismo, ci limitiamo a segnalare le seguenti: HANS KUNG, Vita eterna? Milano: Mondadori, 1983, e Cristianesimo e religioni universali, Milano: Mondadori, 1986, per una panoramica generale; più specifici sono PASCAL THOMAS (pseud.), La reincarnazione: sì o no?, Cinisello Balsamo: Edizioni Paoline, 1990, e CRISTOPH SCHONBORN: Risurrezione e reincarnazione, Casale Monferrato: Piemme, 1990.
La rivista teologica Concilium ha dedicato un intero numero (5/1993) al tema Reincarnazione o Risurrezione?
Vale la pena infine citare un'opera di un sacerdote canadese, che si distingue per un taglio al tempo stesso imparziale e ricco di informazioni: ANDRE COUTURE, La Réincarnation, Outremont (Québec): Novalis, 1992.
Sono pochi i membri del clero cristiano che hanno sostenuto nei loro scritti una compatibilità tra cristianesimo e reincarnazione: il più famoso è certamente Geddes McGregor, canonico anglicano di Los Angeles, le cui due opere principali, Reincarnation in Christianity, Wheaton: Theosophical Publishing House, 1986, e The Christening of Karma, Wheaton: Theosophical Publishing House, 1984, non sono tradotte in italiano.
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