Una recente discussione sul blog Parlons d'Orthodoxie, originariamente destinata a valutare l'impatto del pellegrinaggio ortodosso alla cattedrale cattolica di Amiens, ha proposto uno scambio di pareri sull'opportunità di tenere celebrazioni ortodosse (in modo particolare, celebrazioni eucaristiche) in chiese non ortodosse. Curiosamente, l'argomento ha attirato un'insolita quantità di commenti sul blog, e invece di soffermarsi sul tema dell'ospitalità eucaristica, i commenti si sono concentrati soprattutto sulla liceità dell'architettura gotica come base di una chiesa ortodossa.
Quasi vent'anni or sono, ci siamo trovati anche noi nel mezzo di una discussione simile. Un nostro amico ortodosso sosteneva la tesi dell'assoluta incompatibilità dell'architettura gotica con il culto ortodosso, per un motivo che abbiamo ancora trovato nella recente discussione del blog, ovvero che "l'architettura gotica è legata alla teologia scolastica". Uno dei partecipanti al forum di discussione in francese ha anche citato un testo del famoso storico dell'arte Erwin Panofsky, "Gotische Architektur und Scholastik", che dimostra che lo stile gotico è direttamente legato alla scolastica.
L'argomento non era, e non è tuttora, privo di un certo peso: siccome la teologia scolastica è portatrice di visioni teologiche in più o meno netto contrasto dogmatico con la fede ortodossa, si dovrebbe vedere con sospetto uno stile di arte e architettura a questa legato.
A suo tempo, abbiamo dovuto rispondere con un altro argomento, che troviamo esposto più o meno allo stesso modo nella discussione presente, ovvero:
In origine, lo scopo delle architetture "gotiche" speciali era quello di permettere la costruzione di chiese più grandi o più alte, con maggiore spazio di vetrate e di conseguenza con una migliore illuminazione naturale. All’epoca non c’era alcuna "teologia" di questo tipo di architettura. Le interpretazioni teologiche che ne sono state fatte sono giunte a posteriori.
In altre parole, a prescindere dall'uso che ne è stato fatto in sede di commento teologico, uno stile architettonico in sé non è espressione di una fede particolare, e tutti possono essere "cristianizzati" secondo la necessità, come testimoniano i casi di inclusione di alcuni elementi gotici in architetture (come quella serba medioevale) di per sé ritenute pacificamente e completamente ortodosse.
Un discorso completamente separato si potrebbe fare invece sulla liceità di decorazioni con motivi iconografici sulle vetrate delle chiese gotiche. Qui abbiamo già espresso a suo tempo un nostro parere, nel nostro testo sulle differenze tra cattolici e ortodossi:
Per quanto si possa dire che gli ortodossi non badino a spese per decorare con ricchezza e solennità l'interno delle loro chiese, non si è sviluppata tra loro l'arte delle vetrate colorate che ha reso famose le grandi cattedrali gotiche del medioevo (e che da queste è passata anche al protestantesimo). Ciò ha avuto ragioni storiche: la tipica architettura bizantina e slava non ha mai permesso un grande spazio per le finestre, e sovraccaricare di colori le poche aperture esistenti avrebbe sottratto illuminazione all'interno. Tuttavia, anche con le più ampie aperture permesse dalle moderne tecnologie, si è preferito comunque mantenere un colore uniforme e soffuso per le vetrate, senza decorazioni particolari (un tipico caso è la cattedrale di San Demetrio a Salonicco, in Grecia). Certamente, non si può parlare di avversione all'iconografia (dopo tutto, le icone sono definite "finestre" sul cielo), ma bisogna piuttosto considerare questa apparente carenza in relazione con le altre immagini all'interno delle chiese. Nelle cattedrali gotiche, le vetrate colorate arricchivano quello che sarebbe altrimenti stato un ambiente spartano; in una chiesa ortodossa, esse creerebbero probabilmente contrasto e confusione con l'iconografia parietale (affreschi e mosaici), limitandone l'illuminazione e proiettandovi sopra fasci di luce eterogenea e innaturale. Inoltre, diventerebbero un falso surrogato delle icone interne. La finestra ideale di una chiesa ortodossa deve donare un senso di luce celeste e traslucida (per questo erano sapientemente usati nell'antichità l'onice e l'alabastro), che esalta il valore dell'iconografia interna.
Nei commenti al blog francese, non ci convince molto l'avversione a un deambulatorio interno attorno al santuario (come si può riscontrare, per esempio, nel duomo di Milano). Il commentatore che dice che in tal modo "si perde l'architettura originale ereditata dal tempio di Gerusalemme con un santuario veramente a parte", o non ha un'idea chiara di come fosse strutturato il tempio di Gerusalemme (dove il cortile del tempio era di per sé un deambulatorio attorno al santo dei santi), o se per questo la stessa basilica odierna della Risurrezione (dove sia il cubicolo del Santo Sepolcro sia il santuario della chiesa principale sono circondati da deambulatori interni), oppure non si è mai soffermato a considerare l'architettura tradizionale delle chiese etiopiche, dove il deambulatorio attorno al santuario è dichiaratamente ispirato ai modelli di Gerusalemme.
Il dibattito sulle chiese gotiche, comunque, non ha per oggetto la liceità di fare una celebrazione occasionale in una chiesa gotica non ortodossa (il pellegrinaggio ortodosso ad Amiens non aveva finalità di tipo architettonico, ma piuttosto era motivato dalla venerazione delle reliquie di san Giovanni Battista conservate nella cattedrale), e oggi non esiste una vera intenzione di costruire chiese gotiche per il culto ortodosso. Piuttosto, ci si domanda se l’offerta di una chiesa gotica preesistente può essere compatibile con l’uso liturgico continuato da parte di comunità ortodosse. Molti esempi nel mondo sembrerebbero suggerire che tale adattamento sia del tutto possibile, anche per una sede episcopale:
Chiesa ortodossa romena dei santi Arcangeli a Parigi, sede della Metropolia romena dell’Europa occidentale: un esempio di parrocchia ortodossa adattata a un edificio gotico. Anche se uno dei commentatori definisce “catastrofica” l’iconostasi, nondimeno vediamo come questa si armonizza con gli elementi decorativi della chiesa gotica nel suo insieme.
Bisogna notare che, per ora, questi tipi di "chiese ortodosse gotiche" sono delle eccezioni funzionali a necessità particolari di gruppi di fedeli ortodossi alla ricerca di un locale di culto (e tra i quali, verosimilmente, la maggioranza non aveva alcuna esperienza precedente di culto in chiese gotiche).
È davvero ancora troppo presto per poter predire se un giorno nascerà un desiderio di un "rito ortodosso occidentale" da celebrare in chiese come queste, oppure se lo stesso rito ortodosso che vi si celebra regolarmente svilupperà col tempo alcuni tratti "ibridi", più o meno facilmente percettibili, a causa dell’ambientazione stessa delle proprie funzioni. Quel che è certo è che il modo di pregare ha sempre qualche interazione con il modo di credere, e anche qualche piccola variazione storica può far sentire i suoi influssi a lungo termine.
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