Il Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia comunica alla pienezza del suo clero e fedeli, e ai suoi fratelli cristiani ortodossi in tutto il mondo, il suo profondo dolore per le imprese non canoniche perpetrate dalla Chiesa di Costantinopoli negli ultimi giorni; in particolare per quanto riguarda il suo messaggio dell'11 ottobre 2018. Contemporaneamente esprimiamo il nostro pieno appoggio alla posizione assunta dal Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca, in seguito alla sua riunione del 15 ottobre 2018 e annunciata nella sua dichiarazione della stessa data.
Le azioni illecite della Chiesa di Costantinopoli non possono avere alcuna difesa canonica e costituiscono un'ingiustizia grave e pericolosa contro le tradizioni dell'Ortodossia, nonché un scioccante disprezzo per il benessere spirituale del gregge di Cristo (cfr Giovanni 10:3,11). Avendo espresso l'intenzione di stabilire una stravropegia della sua Chiesa in Ucraina, Costantinopoli solidifica così la sua intrusione nel territorio canonico di un'altra Chiesa locale, una violazione anti-canonica del più alto grado, che il Sinodo di Costantinopoli non ha alcun potere o diritto di intraprendere. Noi chiariamo che in nessuna circostanza considereremo che tali istituzioni abbiano qualsiasi sostanza giuridica, né riconosceremo alcuna legittimità a coloro che, ritenendosi pastori, si sottomettono a questi istituti non ecclesiastici.
Ancora più grave è la decisione della Chiesa di Costantinopoli di "restaurare" allo status canonico vari individui scismatici che, a causa di gravi violazioni canoniche, sono stati deposti dal loro rango dal Concilio episcopale della Chiesa ortodossa russa, con il consenso delle altre Chiese ortodosse locali. Partendo da una falsa affermazione secondo cui l'antica prerogativa di ricevere appelli a una mediazione pan-ortodossa equivale a un potere autonomo e unilaterale detenuto dalla sede di Costantinopoli, tale sede ora si arroga poteri inesistenti nel tentativo di giustificare la sua interferenza nel contesti canonici di altre Chiese locali. La realtà, tuttavia, è che la Chiesa di Costantinopoli non possiede tale autorità canonica e, nell'esercitare questa illegale abrogazione di un autentico primato, distorce la vera natura del concetto di essere "primo fra i pari", e si oppone direttamente all'Ortodossia canonica.
Per una chiara comprensione della situazione attuale tra i fedeli, con la presente chiariamo che il giusto anatema del Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa nei confronti degli scismatici che persistono nei loro errori, non può essere rovesciato e non è stato rovesciato dall'azione unilaterale della Chiesa di Costantinopoli. Agli occhi di Dio e in accordo con i santi Canoni e gli insegnamenti della Chiesa ortodossa, questi individui rimangono sotto la propria giusta condanna e sono considerati in scisma; cioè, decaduti dalla santa Ortodossia. Inoltre, ricordiamo ai fedeli i santi Canoni che esprimono chiaramente il principio secondo cui quelli che entrano in comunione con chi è stato giustamente deposto, entrano essi stessi in scisma dalla Chiesa ortodossa (Concilio di Antiochia, 2). Quindi chiunque, seguendo la decisione illealge della Chiesa di Costantinopoli, entri in comunione con questi individui scismatici, si allontana in tal modo dall'unità canonica ortodossa per entrare nello scisma e nel pericolo mortale che questo rappresenta per l'anima.
La Chiesa ortodossa dell'Ucraina, sotto la cura arcipastorale di sua Beatitudine il metropolita Onufrij e dei suoi confratelli arcipastori, rimane oggi, come lo è stata sin dall'Atto del 1686, l'unico corpo canonico all'interno di tale terra benedetta. L'attuale decisione della Chiesa di Costantinopoli di "revocare" la Lettera sinodale di quell'anno è semplicemente senza fondamento, e secondo la tradizione canonica ortodossa è per sua natura un'impossibilità. Nonostante la dichiarazione fatta dal Santo Sinodo della Chiesa di Costantinopoli l'11 ottobre di quest'anno, i fedeli possono rimanere pienamente certi che l'Atto del 1686 rimane valido e vincolanto, e che l'autorità canonica della Chiesa d'Ucraina e del Patriarcato di Mosca rimane inalterata da questa infondata presunzione di potere da parte del Fanar.
Alla luce di questi dolorosissimi affronti alla natura stessa dell'Ortodossia canonica, il Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia non ha altra scelta che, con profondo dispiacere eppure con piena convinzione, registrare pubblicamente il suo assenso con la decisione del Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca, che riconosce che la continuazione della comunione eucaristica con la Chiesa di Costantinopoli è impossibile, a qualsiasi livello, fino a quando questa antica e una volta gloriosa Chiesa sorella si pentirà della sua introduzione di insegnamenti falsi e alieni sul primato e sull'autorità universale, contrariamente all'antica fede ortodossa, e cesserà le sue azioni illegali.
In tal modo informiamo il nostro clero e fedeli che l'intercomunione eucaristica con la Chiesa di Costantinopoli è al momento impossibile, per gerarchia, clero e laici. Finché questa situazione permane, non è possibile per il clero della nostra Chiesa celebrare in alcuna parrocchia della Chiesa di Costantinopoli o per i chierici di tale Chiesa celebrare nelle nostre; né è possibile per i laici prendere parte ai santi Misteri compiuti nelle chiese del Patriarcato di Costantinopoli. Ribadiamo inoltre che la Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia non parteciperà a riunioni inter-ecclesiastiche teologiche o ad altri dialoghi, tra cui le Assemblee episcoplali regionali, che sono presiedute o copresiedute da chierici o dalla gerarchia della Chiesa di Costantinopoli.
Chiediamo a tutti i fedeli di raddoppiare le loro preghiere per la pace della Chiesa, che al momento è messa così tanto alla prova dalle azioni illegali di una nuova ecclesiologia e di un falso insegnamento – e di non venir meno né scoraggiarsi, confidando che la sapienza del Signore conquista ogni falsità, se solo ci atteniamo a ciò che è vero e sacro. Imploriamo i Primati delle Chiese ortodosse locali di riflettere sulle circostanze attuali, e di riunirsi a tempo debito per raggiungere un'autentica risoluzione canonica di queste urgenti questioni.
Crediamo fermamente e speriamo che il nostro Signore Gesù Cristo, che non abbandona i Suoi figli e che vince ogni orgoglio umano con l'infinito amore della verità divina, rafforzi sua Beatitudine il metropolita Onufrij e la gerarchia, il clero e i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, e tutti i fedeli ortodossi di tutte le lingue e di tutti i paesi.
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