La recente controversia sulla Chiesa ortodossa in Ucraina è stata oggetto di molta confusione, soprattutto online. Le seguenti domande e risposte tentano di chiarire la confusione un in modo non partigiano, che non prende parte alla disputa.
Saranno fatti aggiornamenti ogni volta che nuove informazioni verranno alla luce, quindi si prega di controllare periodicamente la pagina originale in inglese.
Chi sono le parti nella controversia in corso e cosa viene contestato?
Le principali parti della controversia sono la Chiesa ortodossa russa (Patriarcato di Mosca), guidata dal patriarca Kirill, e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidato dal patriarca Bartolomeo.
Direttamente coinvolta è la Chiesa ortodossa ucraina autonoma del Patriarcato di Mosca, guidata dal metropolita Onufrij, che governa l'unica presenza ortodossa canonica universalmente riconosciuta in Ucraina.
Il Patriarcato Ecumenico ha portato nella propria comunione almeno due membri del clero scismatico deposto e ha dichiarato la sua intenzione futura di concedere un Tomos (documento ecclesiale ufficiale) di autocefalia (pieno autogoverno) alla Chiesa ortodossa ucraina – sebbene senza affermare a chi esattamente sarebbe concesso il Tomos. Entrambe queste azioni sono state esplicitamente respinte da Mosca (inclusa la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca) e sono state l'occasione di una interruzione della comunione tra Patriarcato di Mosca e Patriarcato Ecumenico.
Il governo ucraino si è espresso con forza a favore delle azioni del Patriarcato Ecumenico e in passato ha trasferito forzatamente delle parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca a fazioni scismatiche. A causa della forte corrente del nazionalismo in Ucraina e a causa dei recenti disordini nell'est dell'Ucraina, si teme che nel mezzo della polemica possa esplodere la violenza, cosa contro cui il Patriarcato Ecumenico ha messo in guardia nella sua dichiarazione di accettazione del clero deposto.
Quali sono le fazioni ortodosse in Ucraina?
La Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha un'ampia autonomia, è universalmente riconosciuta all'interno della Chiesa ortodossa ed è guidata dal metropolita Onufrij. Fino a poco tempo fa, il Patriarcato Ecumenico ha esplicitamente riconosciuto la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca come giurisdizione canonica esclusiva in Ucraina. La Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha il maggior numero di parrocchie e monasteri.
La Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev è guidata da Filaret Denisenko (che è definito "Patriarca di Kiev" dal suo gruppo) ed è nata nel 1992 quando è entrata in scisma dalla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Il Patriarcato di Kiev ha il secondo maggior numero di parrocchie in Ucraina. Ha anche parrocchie fuori dall'Ucraina, incluse parrocchie guidate da sacerdoti fuoriusciti dalle giurisdizioni canoniche ortodosse.
La Chiesa ortodossa autocefala ucraina è guidata da Makarij Maletich (definito "metropolita di Kiev" dal suo gruppo) e ha le sue origini in una spaccatura del 1921 dalla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, ma è stata sostanzialmente ricostituita nel 1944 e nel 1990. La Chiesa ortodossa autocefala ucraina ha poche parrocchie. Nel 1995, le parrocchie della Chiesa ortodossa autocefala ucraina che esistevano al di fuori dell'Ucraina sono state accolte nel Patriarcato Ecumenico, e all'epoca il Patriarcato Ecumenico assicurò al Patriarcato di Mosca che il suo nuovo gregge della diaspora ucraina non avrebbe aiutato gli scismatici autocefalisti e non avrebbe avuto alcuna comunione con loro.
Tra la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca e il Patriarcato di Kiev ci sono spesso contese su chi abbia il maggior numero di fedeli. La Chiesa ortodossa autocefala ucraina è molto più piccola.
Qual è lo sfondo storico e la base del Patriarcato Ecumenico per le sue azioni in Ucraina?
Storicamente, la metropolia kievana fu fondata dal Patriarcato Ecumenico nel X secolo. La metropolia si trasferì due volte – prima a Vladimir nel 1299 (de jure, ma de facto si trasferì nel 1240 quando Kiev fu saccheggiata dai mongoli), poi a Mosca nel 1325 (dopo diversi trasferimenti tra Vilnius e la Galizia) – evolvendosi nel Patriarcato di Mosca, con una metropolia separata di Kiev, rifondata nel 1458.
Il metropolita di Mosca divenne patriarca di Mosca nel 1589 e alla sua Chiesa fu concessa l'autocefalia.
Nel 1686, il Patriarcato Ecumenico trasferì la responsabilità per l'ordinazione del metropolita di Kiev al patriarca di Mosca, un'azione non contestata né ripudiata dal Patriarcato Ecumenico fino all'attuale controversia.
Il Patriarcato Ecumenico sostiene che non ha mai dato piena giurisdizione sulla metropolia di Kiev a Mosca, ma ha concesso solo temporaneamente al Patriarcato di Mosca il diritto di ordinare il suo metropolita, un'azione che ha revocato nel 2018.
Il Patriarcato di Mosca sostiene che, poiché il Patriarcato Ecumenico non ha rivendicato l'Ucraina per oltre 300 anni, a causa della stretta connessione tra il metropolita di Kyiv e il suo successore a Mosca, e poiché il documento del 1686 non dà alcuna scadenza all'azione, l'Ucraina è stata parte integrante parte del Patriarcato di Mosca fin da allora. Così, il Patriarcato di Mosca invoca antichi canoni ortodossi universali su vescovi che si intromettono in territori canonici che non appartengono a loro, dicendo che il Patriarcato Ecumenico sta interferendo laddove non ha autorità.
Inoltre, fino a poco tempo fa, il Patriarcato Ecumenico generalmente riconosceva la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca come l'unica giurisdizione canonica in Ucraina, indicando così con le sue attuali azioni che ha cambiato il suo punto di vista. Un'eccezione a questo è un commento nel suo Tomos di autocefalia del 1924 alla chiesa polacca, che afferma che l'incorporazione di Kiev a Mosca "in nessun modo si è verificata in base a norme canoniche vincolanti." Ma fino al 2018, non sono stati fatti tentativi per cambiare la disposizione che era persistita per secoli.
Inoltre, il Patriarcato Ecumenico sostiene che l'autocefalia può essere concessa solo dal Patriarcato Ecumenico, un'inversione negli ultimi decenni in cui il Patriarcato Ecumenico ha sostenuto che una concessione di autocefalia richiede l'unanimità pan-ortodossa.
Si veda anche: The Ecumenical Throne and the Church of Ukraine (position paper del Patriarcato Ecumenico)
Quale azione ha intrapreso il Patriarcato Ecumenico per quanto riguarda Filaret Denisenko e Makarij Maletich?
L'11 ottobre 2018, il loro status di chierici è stato dichiarato restaurato dal Patriarcato Ecumenico, un'azione che non è stata riconosciuta da nessun'altra Chiesa ortodossa. Il Patriarcato Ecumenico ha deciso di "Accettare e rivedere le istanze di appello di Filaret Denisenko, Makarij Maletich e dei loro seguaci, che si sono trovati in scisma non per ragioni dogmatiche, in conformità con le prerogative canoniche del patriarca di Costantinopoli di ricevere tali petizioni da parte di gerarchi e altri membri del clero provenienti da tutte le Chiese autocefale. Così, i suddetti sono stati canonicamente reintegrati al loro grado gerarchico o sacerdotale, e i loro fedeli sono stati riportati alla comunione con la Chiesa".
Qual è lo status attuale di Filaret e Makarij?
Entrambi erano ex chierici della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (Filaret come metropolita di Kiev e Makarij come prete) che furono successivamente deposti dagli ordini clericali e ridotti al grado di monaco dal Patriarcato di Mosca dopo essere entrati in scisma dal Patriarcato di Mosca. Entrambi furono successivamente dichiarati patriarca e metropolita (rispettivamente) nei loro gruppi. La loro deposizione negli anni '90 fu esplicitamente riconosciuta dal Patriarcato Ecumenico all'epoca.
Il Patriarcato Ecumenico non ha riconosciuto Filaret come il patriarca di Kiev, ma solo come ex metropolita, e non ha chiarito se considera Makarij un prete o un vescovo (come in seguito è diventato nella Chiesa ortodossa autocefala ucraina), né ha rilasciato una dichiarazione a proposito di molti altri membri del clero presenti nel Patriarcato di Kiev e nella Chiesa ortodossa autocefala ucraina.
Filaret ha detto dopo la sua ricezione da parte del Patriarcato Ecumenico che si considera patriarca di Kiev, passato, presente e futuro. Il 20 ottobre, il sinodo del Patriarcato di Kiev ha rivisto il suo titolo per indicare che è chiamato "patriarca" in Ucraina ma "metropolita" nel trattare con altre chiese (aggiungendo anche una rivendicazione sui monasteri della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca).
Makarij ha continuato ad apparire in paramenti da vescovo.
Qual è stata la risposta del Patriarcato di Mosca al Patriarcato Ecumenico che ha accolto Filaret e Makarij in comunione?
Lunedì 15 ottobre 2018, il Patriarcato di Mosca ha completamente interrotto la comunione con il Patriarcato Ecumenico, vietando al suo clero di concelebrare i servizi ecclesiastici con il clero del Patriarcato Ecumenico e ai suoi laici di ricevere la comunione o qualsiasi ministero sacerdotale dal clero del Patriarcato Ecumenico. La portata di questa sentenza è inusuale in quanto include i laici. (In precedenza, il Patriarcato di Mosca aveva cessato di commemorare il Patriarcato Ecumenico e si era ritirato da qualsiasi organizzazione pan-ortodossa che includesse il Patriarcato Ecumenico).
In che modo ha risposto il Patriarcato Ecumenico alla rottura della comunione da parte del Patriarcato di Mosca?
Non ha ancora risposto, sebbene il suo Esarcato di tradizione russa nell'Europa occidentale (una giurisdizione del Patriarcato Ecumenico risalente al 1921, chiamata "Rue Daru" dall'indirizzo del suo quartier generale) abbia dichiarato che rimane in piena comunione con il Patriarcato di Mosca.
Ci sono altre Chiese ortodosse colpite da questa interruzione della comunione?
No. Solo quelle sotto il Patriarcato Ecumenico (negli Stati Uniti, questo include l'arcidiocesi greco-ortodossa, la Chiesa ortodossa ucraina degli Stati Uniti e la diocesi carpato-russa); in Europa e altrove, parrocchie greche e ucraine, così come l'Esarcato russo o "Rue Daru" sotto il Patriarcato Ecumenico) e sotto il Patriarcato di Mosca (negli Stati Uniti, questo include la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia o ROCOR e le parrocchie patriarcali, ma non l'OCA, che è di tradizione russa ma si considera autocefala, diritto che le è stato dato nel 1970 dal Patriarcato di Mosca; altrove, questo include anche le parrocchie del Patriarcato e della ROCOR).
Nessun'altra Chiesa si è ancora unita al Patriarcato di Mosca nell'interruzione della comunione con il Patriarcato Ecumenico.
In che modo la rottura della comunione influirà sulle chiese negli Stati Uniti, in Europa occidentale o altrove nella diaspora?
Oltre all'interruzione della comunione bilaterale tra parrocchie e chierici del Patriarcato Ecumenico e del Patriarcato di Mosca, ogni volta che si tengono eventi pan-ortodossi, se sono presenti chierici sia del Patriarcato Ecumenico che del Patriarcato di Mosca, uno o entrambi i gruppi dovranno astenersi da qualsiasi concelebrazione o inter-comunione.
Non è ancora chiaro se ai chierici e ai laici del Patriarcato Ecumenico sia negato di ricevere i sacramenti dal clero del Patriarcato di Mosca. Il divieto espresso dal Patriarcato di Mosca era vincolante solo per i propri chierici e laici.
In che modo vedono le altre Chiese ortodosse le azioni del Patriarcato Ecumenico in Ucraina?
Finora, nessuna ha appoggiato le azioni del Patriarcato Ecumenico in Ucraina o ha considerato Filaret o Makarij come chierici ortodossi canonici.
Le seguenti Chiese, o vescovi al loro interno, hanno espresso varie opinioni, alcune affermando la necessità di tenere una sinassi (riunione di primati), sia pan-ortodossa sia bilaterale (Patriarcato Ecumenico e Patriarcato di Mosca), al fine di risolvere il problema della mossa unilaterale del Patriarcato Ecumenico; alcune hanno respinto lo status delle fazioni scismatiche in Ucraina; alcune si sono decisamente opposte alle azioni del Patriarcato Ecumenico; alcune non hanno ancora assunto alcuna posizione ufficiale:
Dichiarazioni sinodali:
- Antiochia (dal suo santo sinodo, che chiede una sinassi panortodossa)
- Georgia (dal suo santo sinodo, che chiede una sinassi bilaterale tra il Patriarcato Ecumenico e il Patriarcato di Mosca)
- Serbia (dal suo santo sinodo, che rifiuta di riconoscere la riabilitazione di Filaret e Makarij)
- Romania (dal suo santo sinodo, che chiede una sinassi bilaterale tra il Patriarcato Ecumenico e il Patriarcato di Mosca)
- Polonia (dal suo santo sinodo, che rifiuta di riconoscere la riabilitazione di Filaret e Makarij e chiede una sinassi panortodossa)
Dichiarazioni primaziali:
- Alessandria (dal suo patriarca, in collaborazione con la Polonia, che chiede la pace e l'ordine canonico)
- Antiochia e Serbia (dichiarazione congiunta, che chiede un ritorno alla conciliarità e un esame critico dell'unilateralismo)
- Gerusalemme (dal suo patriarca nel 2017, che esprime il sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca)
- Serbia (dal suo patriarca, che si oppone all'unilateralismo e alla restaurazione degli scismatici)
- Bulgaria (dal suo patriarca, che afferma che la sua Chiesa non ha ancora una posizione ufficiale)
- Georgia (dal suo patriarca, che esprime il suo sostegno alla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca e respinge le azioni del Patriarcato Ecumenico)
- Cipro (dal suo arcivescovo, che chiede una sinassi panortodossa e si offre di mediare la disputa)
- Polonia (dal suo metropolita e congiuntamente ad Alessandria, che chiede la pace e l'ordine canonico)
- Terre ceche e Slovacchia (dal suo metropolita, che si oppone alle interferenze governative e chiede consenso sull'autocefalia)
- Chiesa ortodossa in America (OCA) (dal suo metropolita, che chiede una sinassi panortodossa)
Dichiarazioni dei singoli vescovi:
- Gerusalemme (da uno dei suoi vescovi, che chiede una sinassi bilaterale tra Patriarcato Ecumenico e Patriarcato di Mosca, e da un altro dei suoi vescovi, che riconosce solo la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca)
- Bulgaria (in una dichiarazione di 3 vescovi)
- Grecia (da Seraphim di Kythira, che rifiuta di concedere agli scismatici l'autocefalia, e da Seraphim del Pireo, che invita Bartolomeo a pentirsi di aver trattato con gli scismatici; è stato fatto un tentativo di portare il problema nell'agenda del sinodo dell'ottobre 2018, ma è fallito)
Anche il Patriarcato di Mosca ha insistito sulla necessità di una sinassi panortodossa, e il sinodo della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca ha chiesto che gli scismatici si pentano e ritornino nel suo seno.
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