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  I nuovi tormentatori di Cristo

Orthodox Synaxis, 1 ottobre 2019

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Durante la visita fatta come capo di una delegazione dalla sua diocesi al Fanar, il vescovo del Patriarcato ecumenico in Australia, Makarios, ha dichiarato: "oggi stiamo vivendo un'era oscura nella storia della nostra chiesa, in cui un certo numero di nostri fratelli credenti sfida il nostro patriarcato perché non accetta l'esistenza di un protos nella Chiesa ortodossa". Ha indicato che tutti i problemi sono sorti "a causa di questa nozione errata relativa al protos nella Chiesa ortodossa. Propongono di tenere un sinodo pan-ortodosso per risolvere i problemi che il Patriarcato ecumenico ha affrontato nel corso dei secoli".

Non si può nascondere il fatto che queste parole di sua Eminenza riguardano la crisi ucraina e le sue ripercussioni, che hanno portato a una rottura nella comunione tra la Chiesa di Mosca e la Chiesa di Costantinopoli dopo che quest'ultima si è impegnata a cambiare i confini della Chiesa russa e ha cancellato, con un colpo di penna, trecento anni di storia, ignorando l'esistenza della Chiesa legittima e concedendo – in un atto senza precedenti nella storia della Chiesa – l'autocefalia a scismatici che non hanno una successione apostolica. Egli critica anche la posizione della maggior parte delle Chiese locali che hanno chiesto di tenere un Sinodo pan-ortodosso per trovare una soluzione a questo problema e le Chiese che hanno respinto la teoria del primato "senza eguali" e accettano il primato del patriarca di Costantinopoli come primo tra pari.

Pertanto, forse la migliore risposta a sua Eminenza è ciò che il metropolita Kallistos (Ware) ha citato nella sezione sul grande scisma nel suo libro The Orthodox Church, detto da un autore ortodosso del XII secolo, Niceta, arcivescovo di Nicomedia, dove è espressa in modo ammirevole la posizione ortodossa riguardo al papato:

"Mio carissimo fratello, noi non neghiamo alla Chiesa romana il primato tra le cinque chiese patriarcali sorelle; e riconosciamo il suo diritto al posto più onorevole in un Concilio ecumenico. Ma si è separata da noi per le sue stesse azioni, quando per orgoglio ha assunto una monarchia che non appartiene al suo ufficio... Come possiamo accettare i suoi decreti che sono stati emessi senza consultarci e anche a nostra insaputa? Se il pontefice romano, seduto sull'alto trono della sua gloria, desidera tuonare contro di noi e, per così dire, lanciarci i suoi mandati dall'alto, e se desidera giudicare e governare noi e le nostre Chiese, non prendendo consiglio con noi, ma a suo piacimento arbitrario, che tipo di fratellanza o addirittura che tipo di paternità può essere? Noi dovremmo essere gli schiavi, non i figli, di una tale Chiesa, e la sede romana non dovrebbe essere la pia madre di figli ma una dura e imperiosa padrona di schiavi".

Sua Eminenza si rende conto che il problema del mondo ortodosso non è legato al primato del patriarca di Costantinopoli, ma alla comprensione distorta di Costantinopoli e all'orgoglio, alla superbia, alla crudeltà, all'arroganza e all'ignorare gli altri - tutti gli altri - cose che sono diventate i segni distintivi della pratica di Costantinopoli? Pensa davvero che il primato sia esercitato attraverso una serie di firman da sultani, che vengono lanciati sulle chiese dall'alto e resi noti attraverso i media? Pensa davvero che il primato sia esercitato al di fuori della conciliarità, da una minoranza sulla maggioranza?

Non è giunto il momento per lui e per quelli come lui di astenersi dal teorizzare un rigido autoritarismo e l'autostima dei troni nel nome della storia e di speciali prerogative? Non è giunto il momento di astenersi dal dividere i fedeli e dall'alimentare tra loro rivalità etniche a sostegno di una chiesa o di un'altra? La storia non avrà compassione per coloro che alimentano le fiamme dello scisma e del mutuo allontanamento, sia nel nome dell'autorità che sotto il pretesto della superiorità numerica, dopo che sono diventati la vergogna dell'Ortodossia e i nuovi tormentatori di Cristo.

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