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  Alcuni pericoli per i convertiti all'Ortodossia

dello ieromonaco Damascene (Christensen)

da "The Sunrise of the East", in The Orthodox Word Vol. 32, No.5 (190), settembre-ottobre 1996

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1. Dal protestantesimo

Parlando dei convertiti protestanti all'Ortodossia, non ci riferiamo a tutti quanti, e nemmeno a tutto il protestantesimo. Parliamo solo delle peggiori tendenze del protestantesimo, e dei problemi che insorgono quando queste entrano nella Chiesa ortodossa.

Il protestantesimo ha origine nel lodevole desiderio di trovare una soluzione all'ipocrisia religiosa e alla corruzione, e di coltivare una relazione personale con Gesù Cristo. Tuttavia, a causa della natura umana caduta, la stessa ipocrisia e corruzione è presto entrata nello stesso protestantesimo, così che, per molti, il proprio motivo conduttore è lo spirito di protesta, il desiderio di avere più "ragione" dei cattolici, basandosi su qualche opinione umana.

Se tale è la loro motivazione, i protestanti che diventano ortodossi lo fanno nel continuo desiderio di avere ragione. Invece di essere esperti a citare le Scritture per provare le proprie opinioni private, essi diventano ora esperti a citare per lo stesso scopo i santi Padri, i canoni e i dogmi; invece di ridicolizzare e combattere i cattolici, ora combattono e ridicolizzano i cattolici e i loro ex-fratelli protestanti; invece di farsi coinvolgere nelle guerre tra denominazioni protestanti, ora si fanno coinvolgere nelle guerre tra giurisdizioni ortodosse. Cercano di avere più ragione, non solo dei cattolici e dei protestanti, ma anche degli altri ortodossi. Da questo nascono le loro continue proteste all'interno della Chiesa ortodossa. Dato che non hanno una trasmissione diretta da santi istruttori, le loro parole non hanno potere esperienziale, ma restano nel reame bi-dimensionale dell'opinione umana.

Vi sono molti protestanti che sono cristiani ben migliori dei loro fratelli che sono divenuti ortodossi. In questa luce, i convertiti protestanti all'Ortodossia farebbero bene a dare retta alla convinzione protestante evangelica che un uomo deve nascere di nuovo, non solo nel battesimo, ma in un processo di radicale conversione che lo trasforma dall'interno e lo rende non di questo mondo. In questa convinzione c'è molta verità. I problemi sorgono quando i cristiani "nati di nuovo" giungono all'Ortodossia senza essere veramente nati di nuovo: quando sono dei protestanti falliti, sono ancora di questo mondo, e vogliono compensare la loro mancanza di profondità spirituale mostrando di avere ragione, più di tutte le denominazioni protestanti messe assieme. In tali casi, le loro conversioni restano in gran parte a livello intellettuale.

Un protestante non può essere veramente ortodosso se non è nato di nuovo, proprio nello stesso modo in cui i protestanti dicono che dovrebbe rinascere. Quando si è genuinamente convertito a Cristo, solo allora si potrà veramente convertire all'Ortodossia. Potrà comprendere la profondità dell'Ortodossia ed entrare nella sua essenza, come molti onesti convertiti protestanti hanno già fatto.

2. Dal cattolicesimo romano

Mentre la motivazione sbagliata del protestantesimo è quella di avere ragione, la motivazione sbagliata del cattolicesimo romano è l'autorità. Grazie alla propria enfasi sull'assoluta autorità esteriore e sull'infallibilità dell'istituzione ecclesiastica, la Chiesa cattolica romana ha conservato il più antico impero vivente del mondo – ma a caro prezzo. Nella Chiesa ortodossa, quando un vescovo o un patriarca cade nell'eresia, i fedeli non hanno bisogno di seguirlo. Nel cattolicesimo romano, tuttavia, non c'è scampo. Se il papa prende le posizioni più erronee e proclama le eresie più pericolose – e se convoca un concilio come il Vaticano II – i fedeli devono seguirlo, altrimenti non possono più continuare a essere cattolici. Il motivo dominante dell'essere cattolico romano non sta nel sostenere particolari dottrine; sta invece nel sottostare e nell'essere riconosciuti dall'autorità del papa. Se ne vede una prova semplice nei cattolici di rito bizantino, a cui non è richiesto di accettare la dottrina cattolica del filioque fin tanto che accettano l'autorità del papa.

Per la maggior parte, i cattolici romani che sono entrati nella Chiesa ortodossa negli ultimi decenni lo hanno fatto in seguito alla bancarotta spirituale che è risultata dal Vaticano II. Nell'agire in tal modo, tuttavia, alcuni hanno solo cambiato un culto dell'autorità con un altro. Mentre criticano il cattolicesimo, portano con sé la stessa mentalità papale nella Chiesa ortodossa. La loro Ortodossia consiste prima di tutto nel sottostare ed essere riconosciuti da un'autorità ecclesiastica che sia essa stessa riconosciuta a livello più ampio. Per mantenere tale status di riconoscimento, saranno disposti a distorcere le proprie coscienze e a fare tutto quanto possono, poiché il riconoscimento dà loro quel senso sicuro di protezione istituzionale che avevano nel cattolicesimo romano; e si faranno letteralmente prendere dal panico quando il loro status sia anche minimamente minacciato.

Una parte dell'essere ortodossi è il fatto di trovarsi sotto la protezione di un vescovo ortodosso; ma non ne è la base, come accade nel cattolicesimo romano. Quando i cattolici romani che sono schiavi di questa mentalità si convertono all'Ortodossia, ne infettano l'aria con un'ecclesiologia estranea. Di nuovo, non stiamo parlando di tutti i convertiti cattolici all'Ortodossia, ma solo dei loro possibili pericoli. Molti di questi convertiti fanno vergognare gli ortodossi "di nascita" con la profondità della loro pietà. Quando si sono davvero convertiti all'Ortodossia, e non hanno semplicemente cambiato alleanza per una differente autorità, essi adornano la Chiesa come meravigliosi cristiani ortodossi.

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