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  Le donne nei cori delle chiese

dal blog di padre John Whiteford

7 novembre 2015

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Che cosa intende san Paolo quando dice "Che le vostre donne tacciano nelle chiese: perché non è loro permesso di parlare, ma è loro comandato di essere sotto obbedienza, come dice anche la legge" (1 Corinzi 14:34)? Questo significa che le donne non possono dirigere o cantare nel coro?

Interpretare questo passo è complicato dal fatto che si trova nel contesto di una discussione su come dovevano essere trattati il parlare in lingue e le profezie durante i servizi della Chiesa, e tuttavia, a causa dell'abuso di queste pratiche da parte di coloro che erano affetti da delusione spirituale, la Chiesa ha cessato del tutto di permettere che queste cose si facessero nel contesto dei servizi. Inoltre, perché le donne che affermavano di avere il dono della profezia erano molto prominenti nell'eresia montanista (che ha avuto inizio nel II secolo), in molti dei commenti dei Padri questo passo è utilizzato polemicamente. E quindi potrebbe essere che le polemiche abbiano portato alcuni a ritenere che questo passo voglia dire che le donne dovrebbero astenersi non solo dal parlare profeticamente o dal cantare in modo udibile nella Chiesa, ma anche dal pregare in modo udibile. Tuttavia, questo punto di vista non è unanime.

San Paolo ha detto in precedenza nella stessa epistola: "Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo disonora il suo capo, perché è lo stesso che se fosse rasa" (1 Corinzi 11: 5), e qui non suggerisce affatto che non dovrebbero pregare o profetizzare in Chiesa ... solo che non dovrebbero farlo a capo scoperto. San Giovanni Crisostomo osserva:

"Perché ci sono stati, come ho detto, sia uomini che hanno profetizzato e donne che hanno avuto questo dono a quel tempo, come le figlie di Filippo, (Atti 21:9), come altri prima di loro e dopo di loro: ne parlò anche l'antico profeta: i tuoi figli profetizzeranno, le tue figlie avranno visioni" (cf Gioele 2:28 e Atti 2:17 – dall'Omelia 26 su 1 Corinzi).

Nella sua Omelia 37 su 1 Corinzi (che copre 14:34), dice che il divieto è diretto contro le donne che parlano "pigramente" o "sconsideratamente" (cioè fuori dal giusto ordine discusso in precedenza nel capitolo 14), ma non suggerisce che la dichiarazione proibisca alle donne che avevano il dono della profezia di profetizzare in Chiesa.

Il contesto del capitolo 14 è il giusto ordine che deve prevalere quando la gente parla in lingue o profetizza... e c'è un caso precedente in cui san Paolo dice di mantenere il silenzio:

"Se qualcuno parla in altra lingua, che siano in due, o al massimo in tre, e con naturalezza, e che uno interpreti. Ma se non v'è chi interpreti, meglio mantenere il silenzio in chiesa. Meglio che parlino a se stessi, e a Dio (1 Corinzi 14:27-8).

Chiaramente in questo caso, St. Paul non sta facendo un divieto assoluto a parlare in Chiesa – sta vietando solo di parlare in lingue se non c'è chi interpreti (nel qual caso nessun altro avrebbe ricevuto edificazione). E così il silenzio riguarda il parlare al di fuori del buon ordine.

Poi san Paolo parla di nuovo di mantenere il silenzio:

"Lasciate che due o tre profetizzino, e che gli altri giudichino. Ma se qualcosa è rivelato a qualcuno di quelli che siedono ad ascoltare, che i primi tacciano. Tutti infatti potete profetizzare, uno alla volta, perché tutti possano imparare e tutti possano essere incoraggiati. E gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti. Dio infatti non è l'autore della confusione, ma della pace, come in tutte le chiese dei santi "(1 Corinzi 14:29-33).

Quando parla di lasciare che gli altri giudichino, questo suggerisce che dopo che una persona profetizzava, gli altri avrebbero commentato – molto probabilmente questo sarebbe stato fatto da chi aveva incarichi nella Chiesa (certamente un apostolo, se presente, e il vescovo locale, i presbiteri e i diaconi). Probabilmente qualcuno poteva fare domande su quanto era stato detto. È in entrambi questi aspetti che san Paolo dice alle donne di mantenere il silenzio, e se avessero avuto domande, di chiedere ai loro mariti più tardi – ma questo significava tacere per quanto riguarda queste cose specifiche. E i commenti di san Giovanni Crisostomo sull'astenersi dalle chiacchiere erano certamente applicabili anche qui.

Naturalmente, nel nostro contesto, noi non permettiamo a un uomo o a una donna a parlare in lingue o profetizzare nel contesto di una funzione, ma il punto è che l'affermazione secondo cui le donne dovrebbero mantenere il silenzio non era un divieto assoluto contro le donne che pregano in maniera udibile o che cantano.

Sant'Efrem il Siro di fatto formò cori femminili a Edessa (si veda Spoken Words, Voiced Silence: Biblical Women in Syriac Tradition, di Susan Ashbrook Harvey). Secondo padre Robert Taft (un noto storico della liturgia orientale), c'era un coro femminile anche a Santa Sofia (Intervista di Suor Vassa Larina, "L'Ortodossia non è una religione di paura").

Ci sono tradizioni anche di lunga data di canto congregazionale, come tra i carpato-russi, che ovviamente includono le donne nel canto. E coloro che sono cresciuti in quel contesto vi diranno che questo è uno degli aspetti più potenti della vita parrocchiale.

Inoltre, le donne hanno cantato in cori misti e hanno anche diretto cori nella Chiesa russa ormai da lungo tempo, e santi come san Giovanni di Shanghai non solo non hanno sollevato obiezioni, ma anzi hanno benedetto che sia così. Così, mentre si può obiettare alle donne che cantano sulla base delle osservazioni di alcuni Padri, il fatto che la Chiesa lo abbia permesso senza alcuna polemica, e con la benedizione di molti santi, dovrebbe trattenere chiunque dal fare argomentazioni dogmatiche contro la pratica.

È anche un fatto che senza le donne che cantano e dirigono i cori, in molte parrocchie sarebbe difficile offrire un servizio decente, e quindi, anche se si può argomentare che, in un mondo ideale, i cori dovrebbero essere costituiti da soli lettori maschi tonsurati, resta il problema che noi non viviamo in un mondo ideale, e dobbiamo utilizzare le risorse che abbiamo. La preoccupazione di san Paolo nella sua prima epistola ai Corinzi era che "ogni cosa sia fatta con decoro, e in buon ordine" (1 Corinzi 14:40). Se la nostra interpretazione delle sue ammonizioni ci porta all'effetto opposto, direi che questo significa che lo stiamo fraintendendo a un certo livello.

Quando una bambina è battezzata, fa il suo ingresso nella chiesa. E in quella funzione, il prete la porta nel mezzo della Chiesa e dice: "Nel mezzo della chiesa ti canterà lodi" (cfr PS 21 [22], 22). È difficile immaginare il motivo per cui possiamo dire queste parole, se non abbiamo intenzione che ciò accada effettivamente.

Aggiornamento

Da quando questo articolo è stato pubblicato, qualcuno mi ha citato Female Deacons in the Byzantine Church, di Valerie A. Karras, che fornisce ulteriori informazioni sul coro femminile nella basilica di Santa Sofia, ma anche su cori simili nella chiesa del Santo Sepolcro (più propriamente, la chiesa della Resurrezione) a Gerusalemme, e nella cattedrale di Salonicco. Non sarei d'accordo con il titolo di questo articolo, perché una diaconessa non era una forma femminile di un diacono, ma un ufficio molto diverso; tuttavia l'articolo contiene una buona informazione sul tema dei cori femminili.

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