Caro padre Ambrogio,
1) Perché la Madre di Dio secondo la Chiesa ortodossa rimase sempre vergine? Esiste una verità oggettiva o dogmatica di fondo oppure è soltanto frutto di una tradizione religiosa secolare?
Anche la questione dei fratelli di Gesù, perché non possono essere visti come reali fratelli terreni di Gesù e non come cugini o gruppo etnico?
2) Parlando con un amico protestante, mi dice che Gesù era solito parlare utilizzando spesso delle figure retoriche... Ora io mi chiedo come è possibile che centinaia di milioni di persone non capiscano l'ordine inderogabile del Signore, scambiandolo per una mera figura retorica o un simbolo svuotato di qualsiasi significato se non come semplice ricordo della passione di Cristo.
Eppure è cosi evidente e chiaro: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore".
Ho bisogno di capire cosa dire a questa gente, mi sento male solo al pensiero che queste persone si perdano questo grande Dono e che il sangue di Cristo venga svenduto come l'acqua! Cosa dovrei dire in questi casi?
3) Sicuramente lei ben saprà le ultimissime discussioni sulla ipotetica veridicità dei racconti biblici sui re Davide e Salomone e sull'antico e splendente regno di Israele...
Ora ho un dubbio che mi attanaglia: e se per caso non sono realmente esistiti (o forse sono stati racconti "leggermente pompati"), come possiamo interpretare tutta la parte storica ( compresa la discendenza di Gesù)? Possiamo dunque identificare le storie di questi regnanti come opere letterarie di grande valore etico e morale, oppure è semplicemente un tentativo come un altro da parte di alcuni storici di mistificare parti della Bibbia rendendole pure e semplici storielle allegoriche?
A. (2021)
Caro A.,
1) Forse molti dei dubbi sulla verginità perpetua troverebbero risposta se si leggessero le storie tradizionali riportate nei Sinassari della Chiesa (storie, per intenderci, che vantano origini apostoliche e trattano di eventi non inclusi nella letteratura biblica e subapostolica: per esempio, il ciclo dei racconti della nascita del Signore). La posizione ortodossa si basa su alcuni apocrifi del Nuovo Testamento, tra cui tre testi di provenienza siriana (Protoevangelo di Giacomo, Vangelo dell'Infanzia di Tommaso e Vangelo di Pietro) e sul parere della maggior parte dei Padri della Chiesa.
Per farla breve, in queste storie Giuseppe è descritto come anziano (in alcune fonti addirittura ottantenne!) e come vedovo di una moglie che gli aveva dato alcuni figli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (Mt 13:55 e Mc 6:3) e alcune figlie (Mt 13:56 parla di "tutte" le sorelle, il che fa pensare a tre o più, ma talvolta il greco usava "tutti" per gruppi di due persone, un po' come l'italiano di oggi usa talvolta "tutti e due" nel senso di "entrambi"). Il secondo matrimonio, più che per dare altra prole (oltre agli almeno 6 figli che erano in vita quando Gesù era cresciuto), era per dare una casa a una ragazza cresciuta al servizio del tempio. Ovviamente, il progetto di questo matrimonio "di tutela" era che se fossero nati uno o più figli dal matrimonio, la cura della madre sarebbe toccata a loro, e non ai figli di primo letto.
Nota che questa è la spiegazione preferita dei Padri greci, mentre quelli latini (con eccezioni non di poco conto come Ilario di Poitiers, Ambrogio di Milano e Gregorio di Tours) propendevano invece per la soluzione che vedeva nei "fratelli e sorelle" dei cugini. Quest'ultima è ancora la soluzione "ufficiale" del cattolicesimo romano, mentre il protestantesimo, avendo fatto fuori la figura speciale di Maria, si permette di postulare che i fratelli e sorelle fossero figli successivi di Giuseppe e Maria (per salvaguardare la definizione di "primogenito" di Mt 1:25 e Lc 2:7 ...ma non ce n'è neppure tanto bisogno, visto che ogni figlio unico è il "primogenito" di sua madre: nell'antichità il ruolo di primogenitura era quello di "aprire il grembo" materno, non tanto quello di essere i capi di una fila di persone).
Come possiamo sapere che la storia dei figli di primo letto sia quella vera? Non possiamo saperlo al cento per cento, ma almeno fino al secondo secolo ci sono testimonianze di membri della famiglia di Gesù (li troviamo nelle opere storiche di Eusebio e in frammenti di Egesippo), ed è probabile che queste persone per lo meno conoscessero a grandi linee di chi erano discendenti. Alcuni di questi familiari del Signore erano vescovi di comunità giudeo-cristiane, e anche se quelle comunità non sopravvissero ai secoli, certamente trasmisero storie di famiglia più antiche.
Cosa possiamo fare noi, sulla base di tante informazioni che ci arrivano (alcune in contraddizione reciproca), per accertarci che quel che ci racconta la Chiesa è vero, o almeno veridico? Possiamo innanzitutto vedere se la ricostruzione "combacia" con i dati che abbiamo dal Vangelo:
A. Età avanzata di Giuseppe: molto probabile, dal fatto che nei racconti di Gesù adulto non c'è più traccia di lui. Inoltre, questa è la più evidente ragione per cui nessuno (anche se ignaro delle vicende della nascita di Gesù) si stupisce che Maria non abbia avuto altri parti.
B. Vedovanza e figli di altro letto: consolidata dal fatto che Maria segue Gesù, come se questi fosse responsabile per lei, e sulla Croce Gesù l'affida a Giovanni invece che ai fratellastri. Inoltre, spiega anche bene il termine "fratelli" (di solito i fratelli di diverso letto si riferiscono gli uni agli altri come "fratelli", piuttosto che "fratellastri").
C. Moglie giovane cresciuta al servizio del tempio: Gioacchino e Anna sono descritti dalle loro biografie come anziani, sterili e discendenti di Davide, e della tribù di Giuda: dopo la nascita miracolosa di una bambina (nascita miracolosa per la loro tarda età e la loro sterilità, ma non per un concepimento senza seme), è molto verosimile che sentendosi anziani e vicini alla morte abbiano affidato la figlia alla cura del tempio, fino all'età per andare in sposa, preferibilmente a un uomo della stessa tribù e discendenza.
Di fatto, il racconto tradizionale ortodosso spiega abbastanza bene quasi tutto, tranne la questione della verginità dopo il parto. Quest'ultima può apparire strana (ma non mi si dica che invece un concepimento per opera dello Spirito Santo non è affatto strano...), ma può essere comunque messa in relazione alla straordinarietà dell'evento della Natività di Cristo. Seriamente, dopo aver partorito il Figlio di Dio... che cosa le restava da fare d'altro, in questo campo?
2) Anche se ti ricordo che ogni persona è unica, per cui ciascuno ha il suo modo di essere toccato dallo Spirito Santo e noi non dovremmo chiuderci in generalizzazioni, nondimeno un'idea ce l'avrei...
Questo tuo amico protestante, come tanti, avrà rispetto (o comunque sosterrà di averlo) per la Parola di Dio. Ebbene, chiedi a lui e a quelli come lui di essere coerenti, e di trattare tutte le parole del nostro Signore con lo stesso rispetto.
Se "Prendete, mangiate, questo è il mio corpo" (Mt 26:26) è solo una figura retorica, perché allora "Non chiamate nessuno padre sulla terra" (Mt 23:9) non dovrebbe essere un'altra figura retorica del tutto simile? Il tuo amico farà sicuramente parte di una di quelle chiese in cui gli anziani e i pastori non sono chiamati padri proprio perché vogliono applicare alla lettera Mt 23:9. Ora, potrai dire al tuo amico che non riesci a credere alla loro testimonianza (...questo lo farà sicuramente stupire!) non tanto perché si permettono di considerare un verso come figura retorica e un altro come comandamento imprescindibile, quanto perché (che essi lo comprendano o no) seguono una tradizione umana nel considerare un verso come un modo di dire e un altro come una regola da seguire alla lettera. Ora, tradizione umana per tradizione umana, cosa fa pensare al tuo amico che la nostra tradizione, diffusa in tutto il mondo cristiano e consolidata in almeno 18/19 secoli, sia qualitativamente inferiore alla loro, vecchia di meno di 5 secoli e nemmeno universalmente seguita da tutti loro?
Se invece proclamano di essere diversi perché "prendono sul serio la Bibbia", allora devono essere coerenti: o considerano la comunione una metafora e allo stesso tempo chiamano "padri" i loro anziani/pastori, oppure non chiamano "padri" i loro anziani/pastori e allo stesso tempo considerano la comunione come vero corpo e sangue di Cristo. Uguale "metaforismo" o uguale "letteralismo", ma devono essere coerenti almeno di fronte alle parole di Cristo, se la Bibbia è la loro unica guida. Altrimenti, si tengano la loro "tradizione" con una t piuttosto minuscola, e noi ci teniamo la nostra, ben più ragionata e consolidata.
3) Queste domande sono sempre le benvenute, e questa in particolare mi ricorda una certa posizione "difensiva" che si vede spesso nel mondo religioso più autentico, che vuole salvaguardare a tutti i costi il suo deposito di fede, anche in minimi (e francamente trascurabili) dettagli. Il problema è che poi, appena qualcuno inizia a fare un'obiezione seria anche solo su una di queste minuzie, allora iniziano dei trip mentali che non finiscono più. Salomone aveva davvero dodicimila cavalli da sella? Se sì, Gerusalemme e i suoi dintorni avrebbero dovuto essere un'immensa scuderia. Se si riferisce ai cavalli di tutto il popolo, allora dire che erano i cavalli del re è uno sbaglio grossolano. Se dodicimila (come può sembrare) è solo un numero simbolico, allora ci sono quelli che diranno che è simbolica anche l'esistenza di Dio... come ho detto, non se ne esce più.
Il problema non è essere difensivi a oltranza, ma capire il messaggio che Dio ci vuole mandare. Da parte sua, il Figlio di Dio avrebbe potuto incarnarsi anche nel grembo di una donna pagana di discendenza sconosciuta, ma poi gli ebrei non se lo sarebbero filato neppure di striscio. Per mandare un messaggio agli ebrei, era ben meglio essere un discendente della tribù (regale) di Giuda e della stirpe (regale) di Davide. Magari questo non dice più niente a noi (pertanto possiamo permetterci di relativizzare alcuni dati storici) ma ci sono ragioni per cui Dio ha parlato come ha parlato. A noi il compito di capire tali ragioni, se ci vogliamo mettere d'impegno.
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