Qual è la storia dietro la tradizione del pane e del vino posti su una tavola, da mangiare e da bere dopo l'eucaristia?
L'usanza di mangiare un pezzo di prosfora e bere del vino mescolato con acqua calda subito dopo aver ricevuto la comunione è chiamata "zapivka" nella Chiesa russa. "Zapivka" significa semplicemente "lavaggio" o "risciacquo", e in questo caso si riferisce alla pulizia di eventuali particole rimanenti dell'eucaristia.
Non è facile trovare molti scritti sulla storia di questa usanza, molto probabilmente perché non è una questione che molti autori hanno pensato che valesse la pena esplorare. Ci sono molte semplici azioni che facciamo sempre in chiesa, ma a meno che qualcuno a un certo punto non vi si opponga, o che sorga qualche controversia in relazione ad esse, di solito le diamo per scontate.
Per la maggior parte, le fonti ortodosse che menzionano questa pratica la descrivono in modo breve e semplice e indicano quando è praticata, ma non aggiungono molto altro.
Nel contesto americano, questa è una domanda che si pone, perché la pratica russa è diversa da quella che si può vedere in una parrocchia greca o antiochena. In quelle parrocchie, i laici di solito ricevono una prosfora solo dopo la comunione (sebbene alcune parrocchie e monasteri facciano qualcosa di simile alla pratica russa, come distribuire ai laici una prosfora imbevuta di vino).
È interessante notare che non è così per il clero, specialmente per i vescovi. In una parrocchia con un solo sacerdote, questi deve consumare i doni rimanenti nel calice, e quindi non prende nulla separatamente dalla pulizia del calice. Ma quando concelebrano più chierici, quelli che non consumano i doni rimasti spesso bevono vino con acqua calda e un pezzo di prosfora – e mi è stato detto che questo trattamento è sempre riservato ai vescovi.
Non sono sicuro del motivo per cui la pratica è diversa per i laici: potrebbe essere semplicemente che sia divenuto comune estendere questa pratica ai laici in Russia. Tuttavia, ho trovato due fonti che affermano che quest'usanza risale a san Giovanni Crisostomo: uno scrittore moderno e uno molto più antico, sebbene sia vissuto molti secoli dopo il tempo di san Giovanni Crisostomo.
L'arciprete Andrej Ukhtomskij, che insegna all'Accademia teologica di Kiev, afferma:
"La zapivka dopo la santa comunione fu aggiunta al tempo di san Giovanni Crisostomo, il quale, a causa di un disturbo allo stomaco, mangiava una pita d'orzo al trono patriarcale. A causa dell'autorità del santo, tale pratica si diffuse ulteriormente" (A Brief Historical Look at the Liturgy, tradotto da Matfey Shaheen, 29 ottobre 2021 < https://orthochristian.com/130097.html >).
Sfortunatamente, non spiega dove sia registrata questa tradizione. Questo potrebbe anche spiegare perché l'usanza è più universalmente seguita quando si tratta di vescovi.
Tuttavia, Nikon della Montagna Nera era un monaco bizantino che produsse nell'XI secolo un testo monastico, chiamato Tacticon, che divenne molto influente sul monachesimo russo, e scrisse:
"Si sappia che per quanto riguarda la consumazione in chiesa solo coloro che fanno la comunione possono partecipare privatamente alla consumazione in sacrestia, consistente in un poco d'acqua soltanto o, se è opportuno, di vino, e in un pezzetto di pane benedetto – ma niente per gli altri – così come il divino [san Giovanni] Crisostomo permise a coloro che partecipavano alla comunione di assaggiare qualcosa per il risciacquo. (Citato da R. Allison, tr., Black Mountain: Regulations of Nikon of the Black Mountain, in: Byzantine Monastic Foundation Documents: A Complete Translation of the Surviving Founders' Typika and Testaments. A cura di John Thomas e Angela Constantinides Hero con l'assistenza di Giles Constable. Washington, DC: Dumbarton Oaks, p. 405).
Potrebbero esserci altre fonti che fanno più luce su questo (anche se probabilmente non sono state ancora tradotte in inglese), ma finora questo è tutto ciò che ho visto sull'argomento.
Da notare che come fa notare Nikon, la zapivka è solo per chi ha ricevuto la comunione. Quelli che non l'hanno ricevuta, ricevono la prosfora alla fine della Liturgia, quando salgono a baciare la Croce. E questa prosfora è chiamata "antidoro", che significa letteralmente "al posto dei doni", perché originariamente veniva data solo a chi non riceveva la comunione in quel momento, in modo che potesse almeno avere qualche prosfora come benedizione, anche se nella pratica corrente anche quelli che hanno ricevuto la comunione ricevono in questo momento anche un pezzo di prosfora.
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