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Recensione cinematografica: Тарас Бульба (Taras Bul'ba, 2009)

Non è facile scrivere una recensione di un film altamente controverso, neppure in una serie di documenti che hanno per scopo dichiarato di parlare di "storia e vicende dei popoli ortodossi". Taras Bul'ba (film parzialmente distribuito con il titolo Il conquistatore) è una produzione cinematografica russa del 2009, diretta da Vladimir Bortko, che tra gli intenditori verrà inevitabilmente vista come remake dell’omonimo film hollywoodiano del 1962 interpretato da Yul Brinner (Taras) e da Tony Curtis (Andrey).

Mentre il conflitto russo-polacco descritto nel film 1612: Cronache del Tempo dei Torbidi è visto come una storia “interna” della Federazione Russa, l’epopea di Taras Bul’ba richiama a ogni passo la questione dell’identità ucraina rispetto alla Russia. Alcuni fatti di base ci aiutano a capire il senso del film e le forti controversie che lo hanno circondato.

1) Il film è stato prodotto in coincidenza con il bicentenario della nascita di Gogol’ (1809-2009).

2) L’Ucraina del 2009 era sotto la presidenza filo-occidentale, anti-russa (e francamente anti-ortodossa) di Viktor Yushchenko.

3) Parte del non indifferente budget del film (stimato intorno ai 20 milioni di dollari) viene da un finanziamento del Ministero della Cultura della Federazione Russa.

La controversia sul film nasce dalla stessa stesura del libro Taras Bul’ba, la storia dell’omonimo capo cosacco del XVI secolo e dei suoi due figli. Originariamente (1835) una novella di carattere decisamente filo-ucraino, fu riscritta dall’autore (1842) in un contesto più in linea con il nazionalismo russo, che si ritrova nelle sue successive opere, tra cui Mertvyja dushi (Le anime morte, 1842), e nella sua corrispondenza personale. Entrambe le opere furono scritte in russo, ma fu l’edizione “filo-russa” del 1842 a divenire un classico della letteratura internazionale, e su questa è basato (in modo sostanzialmente accurato) il film. Una traduzione in ucraino della prima novella di Gogol’ ha dovuto attendere il 2005 (curiosamente, proprio sotto la presidenza di Yushchenko).

Da queste premesse possiamo capire perché due recensioni su tre di questo film puntano sul tasto della “propaganda russa”, anche se nessuno fa notare come lo sforzo propagandistico (palese nel film) può essere una risposta culturale a un’altra, altrettanto forte, pressione propagandistica, quella che vuole a tutti i costi un’Ucraina non solo politicamente indipendente, ma anche culturalmente del tutto divorziata dalla Russia. E che si possa parlare di guerra culturale non c’è dubbio: la leadership politica ucraina ha boicottato questo film con ogni mezzo possibile, fino ad arrivare a far produrre in fretta una versione televisiva in lingua ucraina, finanziata con un budget di mezzo milione di dollari, e proiettata sulla televisione di stato ucraina con tre giorni di anticipo sulla prima del film.

Taras Bul’ba è, prima di tutto, una storia di cosacchi, e nessun film riuscirà mai a rendere giustizia dei complessi giochi di alleanze e di conflitti che hanno coinvolto i cosacchi nella loro storia plurisecolare: la difficile partita a tre con il regno polacco-lituano a occidente e l’impero ottomano a meridione (di fatto la Sich di Zaporozh’e, la fortezza descritta nel film con grande cura di dettagli, non fu distrutta definitivamente dai turchi, ma dallo stato russo sotto Caterina II), il rapporto conflittuale con gli ebrei (bisogna dare atto al regista Vladimir Bortko di avere saputo stemperare le vene antisemite dell’opera di Gogol’, e di avere presentato la figura di Taras Bul’ba come un leader che sa mettere fine all’inizio di un pogrom), e soprattutto, la difesa appassionata e sincera della fede ortodossa: in quest’ottica è impostato il discorso d’apertura di Taras, che parla della Rus’ come di un’unica entità sociale e religiosa.

La descrizione dei costumi dei cosacchi (non solo gli effettivi costumi di scena, anche le attitudini generali) è sorprendentemente precisa. Forse, prima di chiedersi le ragioni della questione russo-ucraina, bisognerebbe chiedere che cosa ne pensano del film i cosacchi stessi. Al fondo di questa recensione, oltre al testo del film, presentiamo un breve filmato dei veri cosacchi di Zaporozh’e di oggi, alla loro festa del 2009 sull’isola di Khortitsa (proprio dove sorgeva la Sich descritta nel film). Un paragone tra i cosacchi autentici dei giorni nostri e quelli fittizi saprà rendere conto dell’accuratezza storica del film.

Il film è in russo e in polacco: certamente, per rendere l’effettiva lingua dei cosacchi, si sarebbe potuto ricorrere a una forma mista di espressioni russe e ucraine per una maggiore obbiettività storica... ma poi si sarebbe dovuto doppiare il film, che sarebbe stato tanto incomprensibile al mondo di lingua russa di oggi, quanto lo sarebbe un film quasi tutto in piemontese diffuso in tutti i cinema italiani. Come in 1612, le frasi in polacco sono immediatamente doppiate in russo, cosa che costringe, giocoforza, i dialoghi in polacco a essere molto brevi e stringati.

Le scene di battaglia e di assedio sono girate in modo eccellente, senza ricorrere a troppi effetti speciali (usati invece per le scene di cavalcate di massa: in tutto il film sono stati impiegati solo 150 cavalli). Le scene girate davvero a Zaporizhzhja e in Polonia rendono il film molto più credibile rispetto al film del 1962, girato in Argentina. La violenza regna sovrana, anche al di fuori delle scene di guerra (la tortura alla fine del film fa sembrare relativamente mite la tortura di William Wallace al termine di Braveheart). Uno dei punti più dissonanti del film (anche dandone per scontata la chiave di lettura propagandistica) è il continuo ricorso a discorsi sulla grande madre Russia e sulla fede ortodossa, messi in bocca praticamente a ogni cosacco morente. Uno o due di questi tributi poetici potrebbero essere comprensibili e in linea con il messaggio del film, ma dopo una serie interminabile di queste scene si perde l’intera credibilità di un film di guerra, e il povero spettatore arriva a chiedersi se c’è un singolo cosacco che possa morire dignitosamente senza aprire bocca!

Bogdan Stupka, l’attore ucraino che interpreta Taras, e che ha ricoperto il ruolo analogo di Bogdan Khmel’nits’kij in Ogniem i mieczem (Con il fuoco e la spada, Polonia 1999) è perfettamente tagliato sulla sua parte: ha tutto, carisma, autorità, una certa qualità grezza che lo rende tale e quale alle tipiche descrizioni di Taras Bul’ba. L’attrice e modella polacca Magdalena Mielcarz, che interpreta la nobildonna Elzhbeta, è di un’assoluta bellezza, ma nel film rimane quasi del tutto muta. Anche gli altri personaggi mancano di spessore di carattere, cosa che li rende poco credibili, o eccessivamente pomposi (la scena d’amore tra Andriy ed Elzhbeta soffre particolarmente di questa visione ideologica); un punto positivo va invece notato a proposito dell’aspetto da veterani induriti di tutti i cosacchi, che li rende realistici non meno dei loro costumi (almeno finché non iniziano le liriche in punto di morte).

Per cercare una conclusione sul tema della propaganda, possiamo far notare che ci sono centinaia di film che impiegano lo stesso punto di vista di fervore patriottico. La cosa insolita è vedere questa tecnica impiegata in un film contemporaneo, e a giudicare dall’apprezzamento popolare, con un notevole successo.

Il regista Vladimir Bortko, in un’intervista, ha detto che il canale televisivo di stato Rossija gli ha commissionato Taras Bul’ba perché il conflitto con Kiev rendeva il tema “politicamente rilevante”. Posto di fronte alla prospettiva che gli ucraini potessero vedere il film come divisivo, ha fatto notare di avere vissuto i primi 30 anni della sua vita in Ucraina. "Ho più diritto di parlare dell'Ucraina del 99 per cento di quelli che dicono il contrario. Ucraini e russi sono come due gocce di mercurio. Quando due gocce di mercurio sono vicine tra loro, si uniscono. Questo l'avete visto. Esattamente allo stesso modo, i nostri due popoli sono uniti". Il film aveva come scopo di dimostrare che "non esiste un’Ucraina separata". Nelle parole di Bortko, "I russi e gli ucraini sono lo stesso popolo, e l'Ucraina è la parte meridionale della Rus'. Loro non possono esistere senza di noi e noi non possiamo farne a meno di loro. Ora siamo due stati, e anche in passato ci sono stati tali periodi. La terra ucraina apparteneva al Granducato di Lituania e alla Polonia. Ma le persone che vivono nei due territori sono sempre state un solo popolo. Gogol' lo capiva bene e ne parlava sempre".

Tutto fa pensare che lo abbiano capito anche gli spettatori del suo film.

 

Il film con i sottotitoli in inglese si può trovare su questo canale YouTube:

http://www.youtube.com/user/bubandot

 

 

 
Recensione: Raskol (2011) - Serie televisiva diretta da Nikolaj Dostal'

Sorprendentemente ben fatto per un serial di storia russa della TV contemporanea, Raskol (Lo Scisma) racconta gli eventi della seconda metà del XVII secolo in Russia, centrandosi sul conflitto religioso seguito alle riforme del patriarca Nikon, e arrivando fino all'ascesa della figura dello tsar Pietro I.

Dopo alcuni film più spettacolari che convincenti, tra cui «1612» e «Александр Невская Битва», si vede chiaramente un attento lavoro di ricerca e di ricostruzione storica, fin nei minimi dettagli dei costumi e degli oggetti. I dettagli più significativi, per chi è interessato all'aspetto religioso della vicenda, sono quelli relativi alle preghiere, ai canti e ai riti dell'Ortodossia russa del '600, presentati con competenza. L'interesse dato a particolari come i segni della croce (piccoli in sé, ma non in relazione alla storia dello scisma) può apparire esagerato, e certamente non attirerà molti nuovi credenti alla Chiesa. Del resto, il film non ha uno scopo catechetico dichiarato, ma piuttosto si propone di sottoporre nuovi quesiti e domande all'Ortodossia russa contemporanea.

Anche per una storia di cui si conosce già l'esito (se si conosce un poco di storia russa...), lo spettatore prova suspense ed empatia per la narrazione. La recitazione è eccellente, e i personaggi centrali, il patriarca Nikon (Valerij Grishko), il sacerdote Avvakum (Aleksandr Korotkov) e lo tsar Aleksej Mikhailovich (Dmitrij Tikhonov), sono interpretati in maniera molto convincente. Una delle pecche dell'opera è stata vista nei personaggi di contorno, spesso piatti e privi di emozioni; in un'epoca tanto turbolenta, ci si sarebbe aspettati un maggiore coinvolgimento anche da parte delle masse.

Un aspetto estremamente importante è che il serial non ha voluto essere "di parte"; il pendolo della simpatia narrativa sembra oscillare tra i vecchi credenti e i riformatori, al punto da lasciare allo spettatore la possibilità di formarsi una propria opinione informata.  Pensando al non facile dialogo tra i vecchi credenti e il Patriarcato di oggi, quest'attitudine è di grande aiuto per la comprensione reciproca. La visione dell'opera dovrebbe essere raccomandata a tutti quanti oggi hanno a cuore una riunificazione dell'Ortodossia russa.

Le forti tinte del conflitto religioso tratteggiato nel serial parlano in modo molto speciale agli uomini di oggi ormai seduti sulle certezze della propria comodità, e forse possono riaccendere un poco di autocoscienza dell'importanza della fede nelle nostre vite.

Raskol non è per tutti, ed è improbabile che abbia un largo pubblico, tanto più che per ora il film è disponibile solo in lingua russa: non è stato pensato tanto come un film per presentare la Russia al mondo, quanto piuttosto come un mezzo con il quale la Russia possa guardare se stessa. Tuttavia, le sue recensioni sono quasi tutte altamente elogiative, e gli alti punteggi ottenuti sui maggiori siti cinematografici mondiali come IMDB gli offrono una prospettiva di espansione.

Presentiamo qui di seguito la serie in due video, il primo con le parti da 1 a 10, il secondo con le parti da 11 a 20, e di seguito una breve trama delle parti.

Raskol: parti da 1 a 10

Raskol: parti da 11 a 20

Parte 1: Lo tsar Alessio ha appena sepolto i suoi genitori - Mikhail Fjodorovich ed Evdokia. Alexei crede che il trono gli sia stato dato per un motivo, e che il suo compito sia di costruire un regno dove tutti vivranno secondo coscienza. Lo tsar incontra per la prima volta il metropolita Nikon, che racconta ad Alessio di come vive davvero la Russia... 

Parte 2: Lo tsar è indignato che i servizi ecclesiastici si svolgano ancora "alla vecchia maniera". Definisce le funzioni come una grotta, e vuole chiamare nuovi sacerdoti degni di guidare la Chiesa. Il boiaro Boris Morozov, tutore del re dalla sua infanzia, ha intenzione di far sposare Alessio...

Parte 3: Lo tsar Alessio sposa Maria Miloslavskaja. Nel frattempo, nel suo entourage si comincia a sussurrare che le "persone nuove" stanno gradualmente sostituendo la vecchia nobiltà. Tra il popolo iniziano malcontenti, che sfociano nella "sommossa del sale". Boris Morozov ordina di appiccare il fuoco a Mosca, al fine di calmare i ribelli...

Parte 4: Il patriarca di Gerusalemme benedice Nikon, che ha progettato di erigere in Russia una "terza Roma", ma allo stesso tempo lamenta che l'Ortodossia russa differisce dall'Ortodossia "più antica". Il sacerdote Avvakum, che si oppone ai cambiamenti alle vecchie regole della chiesa, è sottoposto a percosse per le sue opinioni.

Parte 5: Su ordini dello tsar Nikon si reca a Solovki, per raccogliere le reliquie del santo metropolita Filipp. Presto giunge la notizia della morte del precedente patriarca, Iosif. Tutti si aspettano che il nuovo patriarca sia Nikon, ma lui si rifiuta... 

Parte 6: Primi passi di Nikon nel ruolo di patriarca. Molti esprimono apertamente insoddisfazione per i cambiamenti nella chiesa - ora è necessario segnarsi non con due, ma con tre dita. Avvakum per primo osa opporsi alle nuove regole...

Parte 7: Avvakum scrive allo tsar una petizione sugli atti di Nikon. L'arciprete ritiene che il patriarca non si comporti correttamente. Avvakum è messo in catene, e solo per poco si salva da una pena più severa - l'esilio nella lontana Tobolsk...

Parte 8: Lo tsar Alessio va in guerra con la Polonia per la restituzione delle antiche terre russe. E le differenze tra Nikon e suoi oppositori crescono...

Parte 9: Avvakum sorprende una coppia di laici a fornicare in una chiesa. Il seduttore è frustato, e spinto dal desiderio di vendetta, denuncia che Avvakum ha presumibilmente chiamato il patriarca Nikon Anticristo, e lo tsar complice dell'Anticristo. Nel frattempo, Nikon propone ad Alessio di combattere la Svezia...

Parte 10: La Russia sta combattendo una guerra con la Svezia, ma non con molto successo. Lo tsar Alessio cerca di capire perché i soldati russi sono stati sconfitti e come si possono risolvere le cose. Avvakum vaga per le fitte foreste della Siberia, attraversando molti stenti e miseria...

Parte 11: I polacchi richiedono allo tsar Alessio di coprire le perdite subite a causa della guerra. Alessio si arrabbia con Nikon, sostenendo che "prima avevamo due teste e un solo desiderio, e ora abbiamo due desideri". Vedendo la collera imperiale, Nikon si dimette da patriarca...

Parti 12 - 16: Nikon si rinchiude nella Nuova Gerusalemme, pur non volendo cedere a nessuno i suoi diritti patriarcali. Lo tsar pensa di radunare un concilio con la partecipazione dei patriarchi orientali, per rovesciare finalmente Nikon, che interferisce con l'idea principale di Alessio - la creazione di un regno ortodosso universale guidato da Mosca.

Parte 17: Mosca ospita il matrimonio dello tsar con Natalia Naryshkina. Alessio vuole distruggere per la sua disobbedienza la caparbia boiara Morozova, che non accetta il nuovo ordine della chiesa. In tutto il paese si infierisce sui funzionari imperiali, costringendo sotto minaccia di impiccagione a segnarsi con tre dita coloro che erano soliti farlo con due.

Parte 18: Lo tsar è preoccupato per la questione della successione - non tutti i suoi figli sono sani, anche se la nuova regina è pronta a dare alla luce un erede. La boiara Morozova sta morendo - consumata dalla fame...

Parte 19: Lo tsar Alessio muore, ma prima della sua morte, nomina erede suo figlio Fjodor. Prima della sua morte, Alessio chiede perdono a Nikon, ma questi non è disposto a perdonare il re. Avvakum spera che il nuovo tsar, Fjodor III, ritornerà all'antica fede...

Parte 20: Nikon è messo in prigionia ancor più dura. Gli scismatici organizzano una sommossa in chiesa durante una funzione, con grida di "Sia maledetto lo tsar apostata!" Avvakum è messo sul rogo insieme ai suoi compagni.

 
Un miracolo di san Nicola

Ho sentito questa storia dallo ieromonaco Teofilatto, un monaco del monastero delle Grotte di Pskov, durante la seconda metà degli anni '80. Gli era stata raccontata da un militare – un capitano di primo rango e un uomo di fede. Com'era giunto alla fede?

In gioventù comandava una torpediniera sull'Oceano Pacifico. Un giorno l'imbarcazione era di pattuglia in mare. Le previsioni del tempo erano buone, e nulla indicava alcun problema. All'improvviso, all'orizzonte apparve in un primo momento una grande nube scura, che cominciò a crescere rapidamente. Si alzò un vento tagliente, che crebbe con forti raffiche. Iniziò una tempesta. Onde enormi presero a battere contro la piccola nave.

La barca era scossa da un lato all'altro. L'acqua scorreva in sala macchine. La nave era sul punto di fermarsi, e questo sarebbe stato fatale per tutti.

Il capitano non era un codardo, ma comunque la paura della morte raggiunse il suo cuore – dopo tutto, non era solo; era responsabile dell'intera compagnia. Che cosa doveva fare? Poi improvvisamente si ricordò delle parole di un tempo di sua madre: "Prega Dio. Egli salva la gente in tutto il mondo". E le parole di suo nonno, un vecchio lupo di mare: "…Chi non è stato in mare non ha mai pregato Dio". Il capitano non era andato in chiesa fin dall'infanzia – prima c'erano stati i giovani pionieri, il komsomol, e poi il suo servizio. Non sapeva come pregare. Ma dentro, nella sua anima gridava: "Signore, salvami! Signore, abbi misericordia!"

Improvvisamente, avvenne un miracolo. Vide un vecchio in paramenti sacerdotali che camminava proprio sopra le onde, indossando. Il capitano ebbe anche il tempo di guardarlo in faccia – tratti del viso regolari, una piccola barba, e uno sguardo chiaro. Il vecchio diede una benedizione alla nave con entrambe le mani e subito il vento cessò. Il mare si appiattì. La tempesta era finita. Il capitano trattenne il fiato.

Tornando, promise a se stesso di andare immediatamente in una chiesa e di mettere una candela come segno di ringraziamento per la sua liberazione e per la salvezza dell'equipaggio. Ma in Estremo Oriente durante gli anni della persecuzione quasi tutte le chiese erano state distrutte.

Nondimeno, gli si presentò presto l'occasione. Fu mandato per un incarico a Leningrado. Guidando lungo la cintura periferica, il capitano notò una bella cattedrale con cinque cupole, e si diresse verso di essa. Era la Cattedrale di San Nicola, un luogo di gloria navale. Ma il capitano non lo sapeva. Entrò nella chiesa inferiore in penombra, acquistò una candela per due rubli e cinquanta copechi e si guardò intorno cercando un portacandele su cui metterla. Notò una icona con l'immagine di un pio anziano in vesti di vescovo e decise: "Metterò una candela di fronte a questo anziano". Il capitano si avvicinò, guardò l'icona, e si bloccò. I tratti del viso corrispondevano esattamente a quelli dello stupefacente vecchio che aveva fermato la tempesta sul Pacifico! "Di chi è questa immagine?", chiese il capitano a una donna in grembiule scuro. "Che cosa vuol dire, di chi? È il santo ierarca e taumaturgo Nicola, difensore di chi naviga sul mare", rispose lei.

Questo incidente è stato scritto in parole leggermente diverse da padre Teofilatto nella sua collezione, Questo è accaduto ai nostri tempi. Sono passati ventisette anni da quando l'ho letto. Molto è stato cancellato dalla mia memoria, ma la cosa principale è rimasta: l'immagine di san Nicola, il misericordioso, il liberatore miracoloso di quelli che periscono.

 
Una domanda sulla "comunione chiusa"

Domanda: "Quale sarebbe una risposta premurosa alla domanda sul perché noi ortodossi pratichiamo la comunione "chiusa", soprattutto perché nessuno di noi è veramente degno?"

Prima dobbiamo parlare delle ragioni per cui non consentiamo ai non ortodossi di ricevere la comunione, e poi possiamo parlare di come spiegare questa cosa alle persone che non vogliamo offendere inutilmente.

La parola "comunione" in greco è Koinonia, e la parola può essere tradotta sia come "comunione" che come "fraternità". Quando riceviamo la comunione, non stiamo solo esprimendo la nostra comunione e fraternità con Dio, ma anche la nostra comunione e fraternità con gli altri. Noi proclamiamo la nostra unità di mente e la nostra unità di fede ogni volta che ci comunichiamo. Quindi, se condividiamo la comunione con coloro che non sono ortodossi, staremmo proclamando una menzogna, perché non condividiamo un'unità di mente o un'unità di fede. Se avessimo tale unità, loro sarebbero ortodossi. Noi non giudichiamo, né condanniamo, ma non possiamo far finta di avere una unità che non abbiamo.

Ora, su come presentare questa posizione senza causare offese inutili, questo dipenderà da con chi abbiamo a che fare. Se abbiamo a che fare con un evangelico tipico che nega che l'Eucaristia è veramente il Corpo e il Sangue di Cristo, io inizierei a chiedergli che cosa crede che sia la comunione, e quando esprime la propria convinzione che la comunione è semplicemente un memoriale della morte di Cristo, spiegherei che cosa crediamo noi, e quindi finirei col sottolineare che non possiamo condividere la comunione quando non siamo d'accordo su ciò che è la comunione.

Se si entra in una discussione più complessa sul senso della comunione, si può notare ciò che san Paolo dice in 1 Corinzi:

"Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?" (1 Corinzi 10:16).

"Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. E' per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti" (1 Corinzi 11:27-30).

Quello che sta dicendo è che se non riconosciamo che l'Eucaristia è veramente il Corpo e il Sangue di Cristo, e non ci accostiamo a essa con pentimento e timore, stiamo mangiando e bevendo la nostra dannazione. E se qualcuno non crede nemmeno che l'Eucaristia è il Corpo e il Sangue di Cristo, questi chiaramente "non discerne il corpo del Signore." E così è responsabilità del sacerdote garantire che le persone che non sono preparate per la comunione non si danneggino facendo la comunione indegnamente.

E' vero che nessuno di noi è degno di ricevere la comunione, ma possiamo prepararci a partecipare alla comunione in modo degno, come san Paolo insegna... ed essere membri della Chiesa ortodossa, e condividere l'unità della nostra fede è un presupposto fondamentale per questo.

Se invece la persona crede che l'Eucaristia è il Corpo e il Sangue di Cristo, allora proviene da una tradizione che comprende anche la comunione chiusa, anche se tale regola è stata rilassata in qualche misura in questi ultimi anni. Nessun gruppo di cui io sia a conoscenza e che afferma che l'Eucaristia è il vero Corpo e Sangue di Cristo, non pratica un certo grado di comunione chiusa. Ai cattolici romani viene detto che essi possono ricevere la comunione degli ortodossi, e sarebbero disposti a comunicare gli ortodossi, ma non è vero il contrario, e questa è una modifica molto recente da parte loro. La posizione storica della Chiesa è che solo coloro che sono ufficialmente in comunione possono condividere la comunione. Essere in comunione con qualcuno o con qualche gruppo è sinonimo di dire che siamo nella stessa Chiesa. Se non siamo nella stessa Chiesa, noi per definizione non siamo in comunione.

E dopo aver spiegato che non possiamo condividere la comunione finché non siamo in unità di mente e di fede, e membri della stessa Chiesa, assicuratevi di segnalare che saremmo felici di fare in modo che gli altri siano in comunione con la Chiesa se lo desiderano, e fate riferimento al vostro sacerdote, se sono interessati.

 
Eremiti dei nostri tempi

TRASCRIZIONE DEL VIDEO

Guardia forestale (distretto di Neamţ - Romania)

Abbiamo un eremita lassù, nella mia zona, e poi un altro, un padre che viene a servire al santo altare una volta alla settimana. Viene qui a servire dalla foresta, laggiù.

È là che vive?

Non ho il permesso di mostrarvi il luogo, mi ha chiesto di non rivelarlo.

Non vogliamo che ci mostri il luogo, vorremo solo che ci confermasse...

Sì, sì, abbiamo degli eremiti; e ne abbiamo anche qui; abbiamo anche delle monache eremite, più a valle, delle giovani che vivono in caverne sotto terra.

In caverne? Donne?

Sì, una vita sotto terra, sì. Come guardie forestali, siamo gli unici a passare per quei posti, e avendo cura dei boschi, arriviamo a incontrarle.

E portate loro da mangiare?

Sia noi, sia tutti quelli che, beninteso, possono aiutarle e hanno buona volontà.

E cosa fate? Portate loro il cibo fino alla bocca della caverna, o lo lasciate in qualche posto preciso?

No, non si tengono alla larga da noi guardie forestali, siamo anche noi esseri umani e credenti; se abbiamo qualcosa da portar loro, lo portiamo come un dono. Io porto doni, le chiamo, qualche volta le incontro e le conduco con la macchina. Così vivono la vita eremitica, come potrei dire, qualcosa di tragico, di totalmente slegato da questo mondo di cui noi ci deliziamo, e là non vedono niente di tutto questo ma stanno solo a pregare Dio.

Anziano Cleopa Ilie (1912-1998)

Ma esistono ancora eremiti?

Ce ne sono ancora oggi. Due guardie forestali hanno incontrato due eremiti con barbe lunghe fino alla cintola, sui monti Comorii. So dove sono i monti Comorii, al di sopra di Hangu verso Buhalniţa. Hanno chiesto loro: "Di dove siete, padri?" "Di dove ci conduce la misericordia di Dio." "Avete bisogno di qualcosa?" "Della misericordia di Dio!" Non hanno detto di più. Non hanno detto dove vivevano. Sì, ci sono ancora eremiti là fuori. Un eremita in questi tempi non ha bisogno di essere trovato da nessuno. Ha bisogno di alta preghiera. Io ho vissuto un poco da recluso ai miei tempi, per 9 anni e 7 mesi, per la misericordia di Dio. Ma non è permesso parlare dei segni e delle vicende attraverso le quali si passa.

Padre Ioanichie Bălan (1930-2007)

È un segno miracoloso che questo paese [la Romania] ha avuto e ancora ha santi; ne ha ancora, ci sono ancora santi là fuori!

Conosciamo una santa che non vorrei presentare come un fenomeno, ma diciamo almeno il suo nome, Ecaterina, che vive da qualche parte sulle montagne e che non ho mai visto di persona, ma mandiamo un prete di tanto in tanto a darle la comunione. Ti chiama per nome anche se non ti ha mai visto; ti dice cose che accadranno... una donna! Non ha mai avuto una famiglia, suo padre è morto, è rimasta completamente da sola e ora vive in una capanna da qualche parte nei boschi e prega Dio con le mani elevate al cielo. Questo è tutto quel che posso dire su di lei. E ci sono santi oggi; la Romania ha ancora dei santi.

Eremita (Monte Tarcău - Moldova)

Mi è piaciuto molto vivere nei boschi. Ho camminato su tutta la catena del monte Tarcău, sentendo il richiamo delle sue gole. Prendevo due grosse pagnotte e andavo in giro, come fanno i fumatori con una sigaretta in bocca; camminavo mentre mangiavo, lungo la linea dei monti. Non mi è piaciuto vivere nel mondo.

Per quanto tempo ha vissuto sui monti?

Sono stato qui per circa vent'anni, nel luogo dove risiedo.

Solo in digiuno e in preghiera?

Sì, sì... Beh, sì, se vivi una vita in monastero devi seguire un poco di disciplina, diversa da quella del mondo.

Pensa mai alla gente, a quelli che hanno bisogno di lei?

Sì, sì, chiunque ha bisogno di preghiere fa una lista di nomi da commemorare e noi li ricordiamo oppure diamo i loro nomi per la lettura all'altare; ci sono anche le preghiere in cui tutta la comunità monastica prega per loro.

Di che cosa pensa che abbia bisogno l'uomo per un dialogo diretto con Dio?

Per parlare direttamente con Dio?

Sì.

In primo luogo, Dio ti chiede purezza di corpo. Senza purezza, non ci si può accostare alla santità. Questo è un grande compito. E poi c'è la preghiera. Preghiera notte e giorno! Niente ti fa accostare a Dio quanto la preghiera. Ho avuto anch'io la preghiera del cuore, una cosa che non chiunque può avere. E io l'ho avuta, e per dirvi onestamente, l'ho perduta per la mia indegnità. Ma quando sei in contatto con lo Spirito Santo, non fai che stare lì e lo Spirito Santo prega per te. Preghi con il cuore. Come in un mulino: una volta che hai messo in moto il nastro, questo continua ad andare avanti da solo, senza di te.

Che cosa serve a un uomo per parlare direttamente con Dio?

È difficile arrivare fino a quel punto, signora; se tutti ci provassero... ma dicono che solo uno in diecimila ce la può appena fare. Vale a dire quelli che sono scelti da Dio. Potresti essere anche tu una dei prescelti, signora, perché il tuo pensiero ti esorta a purificare la tua anima. Niente ti purifica tanto bene quanto la preghiera. Come quando lavi un indumento, perché sia pulito e senza odori, così la preghiera guarisce l'anima dell'uomo. E la forza per la preghiera viene da Dio; come Dio vuole, così scende nel cuore di chi prega. E com'è che Dio fa scendere la preghiera su qualcuno? Secondo la sua umiltà. Umiltà, umiltà e ancora umiltà! L'esaltazione è sempre stata repellente per Dio. Vedete, Dio ha creato tutto, ma ha certe pretese dall'uomo. Perché ha pretese? Perché non ha dato a nessuno ciò che ha dato all'uomo. Come una mamma allatta un bimbo e gli dà vita con il latte del suo seno, così Dio ci ha dato vita, riversando lo Spirito Santo nell'uomo; e da quel momento, poiché ha riversato lo Spirito Santo sui di lui, gli ha dato la parola, perché sappia lodare Dio. Noi non dovremmo più avere niente a che fare con questo mondo, ma solo con Dio. Quando qualcuno ha avvicinato il Salvatore e gli ha chiesto. Cosa devo fare, Signore per ereditare la vita eterna? Che gli ha detto il Salvatore? Osserva i dieci comandamenti. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e la tua anima, e il tuo prossimo come te stesso. Se mi ferite qui, mi fa male; qui, mi fa male; qui, mi fa male; allo stesso modo, il mio cuore dovrebbe farmi male per te. Se questo tipo di dolore e di amore esistesse tra le persone, non si farebbero tante uccisioni. Mettiamo il caso che ti cade un milione di lei dalla tasca: se io ti amo, corro a prenderli perché non li porti via qualcun altro e ti dico "guarda, signora, questi soldi ti sono caduti, eccoli, ti prego, prendili". Questo perché ti amo. Se non ti amo, ci metto il piede sopra, e sfrutto la tua disattenzione. Vedi come si dovrebbero comprendere le cose? Abbiamo un santo dovere di non fare del male, e di fare del bene per quanto possibile. Per esempio, a noi monaci non è permesso di prendere in giro o di insultare qualcuno, nemmeno di minacciare di dare uno schiaffo a un bambino, perché se si spaventa noi ne siamo colpevoli di fonte a Dio. Questo è ciò che Dio vuole: gioia e pace tra le persone, amore. Viaggia da ogni parte, fino ai confini della terra, se non hai amore, non sei nulla. Ama il tuo prossimo come te stesso. Questo è ciò che ci ha tenuti saldi e ci ha aiutati.

 
Il significato sacramentale del pane

"E Gesù disse loro:

Io sono il pane della vita;

chi viene a me non avrà fame;

e chi crede in me non avrà mai più sete".

Giovanni 6:35

Foto: G. Balayants / Expo.Pravoslavie.ru

Nella nostra vita quotidiana, il pane soddisfa la fame, ci rafforza per le nostre attività quotidiane, e ci ricorda il suo potenziale spirituale, poiché durante la Divina Liturgia il pane diventa il corpo di Cristo, il pane della vita, sia nel simbolo sia nella realtà, sostenendoci nelle attività della nostra vita spirituale.

Le Sacre Scritture sono ricche di riferimenti al pane, che vanno dal nutrimento fisico dei corpi dei cinquemila fedeli venuti ad ascoltare la predicazione di Cristo (Marco 6:41-42), all'illuminazione del ruolo essenziale della grazia nelle guarigioni miracolose (Marco 7:27), al suo ruolo culminante e preminente nel dono della salvezza al mondo (Giovanni 6:33; I Corinzi 11:24). Il pane è il mezzo con cui Cristo rimprovera Satana quando ricorda al diavolo che lo tenta nel deserto che "non si vive di solo pane" (Mt 4, 4), ma Cristo insegna anche ai suoi discepoli a chiedere al loro Padre celeste il pane quotidiano (Matteo 6:11).

Cristo, essendo pienamente presente nel pane della santa comunione, per mezzo del suo santo corpo (pane) unisce insieme tutti i cristiani ortodossi, quando si avvicinano al santo calice "con timor di Dio, con fede e amore" (Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo).

Tuttavia, come il pane può essere un mezzo per la salvezza, può anche diventare il meccanismo della separazione, come si è visto quando, nella notte del suo tradimento del Salvatore, Giuda Iscariota prese il pane, lo immerse nel piatto comune, e annunciò la sua partenza da Cristo e dalla compagnia degli apostoli (Marco 14:20). Allo stesso modo, è attraverso la nostra partecipazione alla comunione del pane celeste, o il nostro rifiuto, che si delimitano i confini terreni della Chiesa ortodossa militante, il corpo di Cristo. Coloro che ricevono la comunione indegnamente comunicano alla loro condanna (I Corinzi 11: 26-32). Coloro che ricevono la comunione in buona coscienza, affermando in tal modo pienamente gli insegnamenti della Chiesa ortodossa, sono membri della Santa Chiesa, mentre quelli che si separano dalla verità attraverso l'eresia o scisma o, sono separati da lungo tempo dalla santa comunione di loro spontanea volontà, si separano dalla Chiesa di Dio. Quelli che si astengono per lungo tempo dai misteri divini diventano "preda del lupo spirituale" (vedi la preghiera di san Giovanni Crisostomo prima della comunione "Che per la lunga astensione dalla tua comunione non diventi preda del lupo spirituale...").

I cristiani devono ricevere la Santa Comunione regolarmente. È il modo più potente per esprimere a Dio il nostro ringraziamento per il suo sacrificio redentore "per noi uomini e per la nostra salvezza". Astenendosi dal corpo e dal sangue di Cristo, un cristiano dimostra che non è più un membro del corpo di Cristo.

Cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca

Senza Cristo, non c'è salvezza. I cristiani sono chiamati non solo a lavorare per la propria salvezza, ma a essere perfetti come il Padre celeste è perfetto... (Matteo 5:48), un obiettivo che si realizza attraverso la frequente partecipazione ai divini misteri di Cristo, fonte di vita e forza spirituale per i fedeli.

* * *

L'uso del pane lievitato nella Chiesa ortodossa è ricco di simbolismi. San Marco di Efeso sottolinea (nelle dispute del Concilio di Firenze nel 1439) che l'azione del lievito sull'impasto testimonia la presenza nel pane della "pienezza della vita", e simboleggia la confluenza di due nature, divina e umana, nella persona del nostro Signore Gesù Cristo. L'uso del pane azzimo era considerato una manifestazione di monofisismo, un'eresia che confessa che non c'è che una sola natura, quella divina, in Cristo. San Marco considerava il pane azzimo "senza vita", o un "sacrificio morto" inadatto al servizio divino.

Foto: D. Afrin

Il Signore risorto, sempre presente nella Divina Liturgia, attraverso la sua transustanziazione (fusione delle natura umana e divina) rende possibile a noi, mortali e allontanati da Dio, di partecipare alla sua vita divina. Secondo san Niceta, contemporaneo di san Simeone il Nuovo Teologo e uno degli autori della Filocalia, "partecipando alla natura a noi comune [quella fisica], siamo anche in grado di partecipare della natura divina contenuta nell'Eucaristia ". Per dirla in un altro modo: "...mancando di una natura divina in noi stessi, non siamo in grado di diventare partecipi di essa, a meno che non la riceviamo per mezzo di Cristo, che ha unito [il divino] a ciò di cui siamo in grado di partecipare, cioè alla natura umana..." (Break the Holy Bread, Master, del sacerdote Sergej Sveshnikov).

Per sottolineare questa comprensione, sant'Ireneo di Lione scrive (circa nel 180 d.C.), "Il pane, prodotto dalla terra, quando riceve l'invocazione di Dio, non è più pane comune, ma eucaristia, costituito da due realtà, terrena e celeste. Così anche i nostri corpi, quando ricevono l'eucaristia, non sono più corruttibili, avendo la speranza della risurrezione nell'eternità ".

È per questo motivo che nell'epiclesi (l'invocazione dello Spirito Santo) durante il canone eucaristico nella Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo noi "supplichiamo" Dio di "far scendere il tuo Santo Spirito su di noi e su questi doni presentati". In primo luogo su di noi, e solo dopo sui doni: la stessa azione dello Spirito Santo, che trasformerà il pane nel corpo deve trasformare i fedeli nel corpo; e nello stesso modo in cui rimaniamo pienamente umani entrando nel corpo di Cristo, anche il pane mantiene la sua natura consustanziale alla nostra umanità mentre diventa il corpo di Cristo (Break the Holy Bread, Master, di p. Sergej Sveshnikov)

Un pezzo di pane, che contiene molti grani, è un solo pane, come noi siamo molti popoli, incorporati in un'unica santa Chiesa in Cristo, il corpo di Dio. Armati di questa comprensione, dobbiamo tutti riflettere profondamente, essere grati a Dio, e prepararci in preghiera a ricevere il mistero della nostra salvezza, realizzato attraverso il pane della vita che è Cristo.

Da Parish Life, pubblicazione mensile della cattedrale ortodossa russa di san Giovanni Battista, Washington, DC, Settembre 2015

 
Recensione cinematografica: "Oltre le colline" (Una prospettiva cristiana ortodossa)

 

Di John Sanidopoulos

Avvertenza: Contiene spoiler

Oltre le colline (in romeno: După dealuri) è un film romeno uscito nell'ottobre del 2012, ed è stato ispirato dai saggi di Tatiana Niculescu Bran, che ha indagato nel 2005 sulla morte di una novizia durante un esorcismo rituale in un monastero moldavo. Il film è diretto da Cristian Mungiu e intepretato da Cosmina Stratan e Cristina Flutur. Il film ha ricevuto attenzione in tutto il mondo quando ha debuttato al Festival cinematografico di Cannes del 2012, dove Mungiu ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura, e Stratan e Flutur hanno condiviso il premio per la migliore attrice. È stato anche selezionato come candidatura romena per il miglior Oscar in lingua straniera agli ottantacinquesimi Academy Awards, entrando in lista a gennaio.

Il film non è uscito in America fino all'8 marzo del 2013, ma si è limitato solo a New York e Los Angeles. È arrivato qui a Boston lo scorso fine settimana, e se lo avessi visto prima di fare la mia top ten dei film del 2012, sarebbe stato sicuramente incluso tra i miei primi dieci film del 2012. Il film è quasi impeccabile, con piccole critiche. Per esempio, a volte ci sono conversazioni ripetute sullo stesso tema, cosa che diventa un po' fastidiosa, ma che allo stesso tempo accresce la sensazione claustrofobica del film, che a mio avviso è necessaria per dare un impatto emotivo, anche se questo impatto, al termine del film, potrebbe farci sentire sollevati che tutto sia finito. Inoltre non mostra alcuna fase del rituale dell'esorcismo, anche se se ne possono sentire alcune parti, ma è lasciato all'immaginazione, in modo probabilmente intenzionale. D'altra parte, la regia dettagliata e l'interpretazione robusta nel film sono cose che si distinguono in modo straordinario, e ci collegano immediatamente con le persone e con l'impostazione della storia.

Questo è in primo luogo un film sulla Romania di oggi, sulle sue relazioni e sulle sue superstizioni. C'è una cosa che non è, tuttavia: non è un film cristiano ortodosso. L'Ortodossia romena è solo lo sfondo su cui tutto si svolge. Né è troppo sensazionale per un film che si concentra su un una ragazza posseduta da un demonio. Se desiderate il sensazionalismo, allora potete vedere il remake di Evil Dead, anch'esso uscito lo scorso fine settimana e a cui ho dato 3,5 stelle su 5.

Sinossi

"In un isolato convento ortodosso in Romania, Alina (Cristina Flutur) ha appena ritrovato Voichiţa (Cosmina Stratan) dopo aver trascorso diversi anni in Germania. Le due giovani donne si sono sostenute e amate da quando si erano incontrate da bambine in un orfanotrofio. Alina vuole che Voichiţa se ne vada e torni con lei in Germania, ma Voichiţa ha trovato rifugio nella fede e una famiglia tra le suore e il loro sacerdote, e si rifiuta. Alina non riesce a capire la scelta della sua amica. Nel suo tentativo di riconquistare l'affetto di Voichiţa, contesta il sacerdote e le suore con comportamenti violenti. È portata in ospedale, dove si sospetta che possa essere schizofrenica, ma la gente del monastero inizia a sospettare che sia posseduta. Quando i medici la rimandandano al monastero per riposare, Alina è inclusa nella routine monastica nella speranza che trovi la pace. Ma la sua condizione peggiora e infine devono legarla a un asse di legno per impedirle di farsi male. Dopo aver escluso tutte le altre opzioni, il sacerdote e le suore decidono di leggere su di lei le preghiere di liberazione dei posseduti dal maligno. Svolgono un esorcismo, ma il risultato non è quello che avevano sperato, e Voichiţa comincia a dubitare della scelta religiosa che ha fatto. Decide di liberare Alina - ma la sua decisione arriva troppo tardi". (Rotten Tomatoes)

La Romania di oggi e lo scenario del film

Quando sono usciti i libri di Tatiana Niculescu Bran e poi il film l'anno scorso, ci sono state risposte contrastanti da parte del popolo romeno. Alcuni sono stati molto entusiasti che il film abbia rivelato al mondo una parte della Romania che rimane un po' arretrata rispetto al resto del mondo, soprattutto per gli standard occidentali, e altri di mentalità più tradizionale, come la Chiesa ortodossa romena e il governo romeno, lo hanno criticato per aver sfruttato un piccolo segmento della Romania di oggi come se questo riflettesse l'intero paese.

Per mettere queste cose in prospettiva, qualcosa deve essere detto a proposito dei film romeni di oggi. Per chi non lo sapesse, alcuni dei film più vivaci e coinvolgenti che escono dal mercato del cinema internazionale di oggi sono noti come la New Wave romena. Film e registi romeni, come La morte del signor Lazarescu (Cristi Puiu, 2005), Habemus papam (Corneliu Porumboiu, 2009) e, naturalmente, il "film sull'aborto" di Cristian Mungiu 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni sono i più rappresentativi di questo movimento. "Alcune persone sostengono che questi film distorcono e offuscano l'immagine della Romania all'estero con 'vergognose' rappresentazioni di ospedali maligni, funzionari statali corrotti, giovani donne che abortiscono e solitari taciturni che comprano fucili e sparano loro senza una ragione apparente". Questo è anche nel cuore del film Oltre le colline. Si tratta di una critica di opposizione del governo romeno a film di questo tipo, che hanno ricevuto molta attenzione in Occidente, e del suo rifiuto di vedere l'arte come arte.

Si può vedere come Mungiu cattura questo senso in modo nemmeno tanto sottile in Oltre le colline. Alina arriva dall'ovest, dalla Germania, ed è considerata indemoniata per la sua malattia. Il sacerdote, interpretato da Valeriu Andriuţă, quando Voichiţa gli chiede se Alina può rimanere nel monastero finché la sua situazione si rimette a posto, ha dei dubbi e dice che non avrebbe mai lasciato la Romania per andare nel corrotto Occidente, dove gli omosessuali provano perfino a ottenere il diritto al matrimonio. Non sa, tuttavia, che Voichiţa e Alina, interpretate da due attrici attraenti, e che da bambine orfane avevano entrambe sofferto abusi in un orfanotrofio, avevano avuto tra loro una relazione prima che una andasse a farsi monaca e l'altra partisse per l'Occidente. La sola intenzione di Alina è di riportare Voichiţa con sé in Germania e riaccendere la propria passione reciproca.

Oltre il lesbismo e la seduzione, altri elementi "vergognosi" in Oltre le colline sono "la masturbazione ('auto-abuso', la cui menzione scatena violenza fisica in Alina); l'autismo del fratello di Alina (la Romania non riconosce ufficialmente l'autismo dopo l'età di 18 anni), la schizofrenia paranoide (mai discussa come una malattia, ma implicita nei farmaci specifici che il medico prescrive ad Alina), e la sfida alla presunta benevolenza e all'autorità della Chiesa ortodossa, a cui più dell'86% della popolazione della Romania dichiara di appartenere attivamente. Le giovani donne sono, tra l'altro, poco più che ventenni, il che significa che rappresentano anche i tanti bambini abbandonati e trascurati che hanno fatto notizia nei primi anni '90 - anche questo è stato considerato un momento di 'vergogna' per la Romania".

I nuovi film romeni sono difficili da vedere, sia per i vecchi romeni che hanno vissuto la maggior parte della loro vita sotto il comunismo e ora si trovano di fronte a una vecchiaia triste, sia per le giovani generazioni che stanno cercando di superare la recessione, perché sono film troppo lunghi, troppo silenziosi, troppo intellettuali, e non abbastanza divertenti. Questi film parlano però di come gli artisti romeni sono stati spogliati dei loro diritti di esprimere ciò che vogliono esprimere, ed è per questo che in Occidente sono visti come capolavori. Alla fin fine, è tutta questione di politica.

La risposta ortodossa

Come ho detto prima, questo non è un film sull'Ortodossia, ma l'Ortodossia romena fornisce un contesto fondamentale per il film. I cristiani ortodossi sarebbero felici di vedere alcuni degli elementi della vita monastica ortodossa e della cultura romena nel film. È anche un eccellente strumento didattico per clero e seminaristi su questioni quali la guida spirituale, la demonologia e la superstizione. Tuttavia, alcuni possono anche essere scandalizzati per l'elemento superstizioso in tutto il film, anche se la maggior parte del film si basa su eventi reali. Molta attenzione è dedicata al moralismo, al punto in cui diventa quasi soffocante. C'è una scena nel film in cui le suore stanno aiutando Alina a prepararsi per la sua prima confessione, e il sacerdote dà loro un manuale di istruzioni con un elenco di peccati che devono essere confessati. Ci sono oltre 400 peccati in questo elenco, e si procede ad andare ad uno ad uno in fondo alla lista, mentre Alina si riconosce in quasi tutto l'elenco. Si sente un senso di disperazione in Alina. La sua intenzione di andare alla confessione è quella di conquistare il cuore di Voichiţa, ma la sua mentalità doppia che cerca anche l'approvazione da Dio, dal sacerdote e dalle monache la porta alla disperazione e quindi all'odio per il sacerdote, le suore e la Chiesa in generale. Un altro aspetto del film che può scandalizzare è l'enfasi sulla sulla relazione tra Alina e Voichiţa, in particolare una scena di seduzione nella cella monastica di Voichiţa quando Alina si presenta in topless durante un massaggio per sedurre Voichiţa, e l'insistenza di Alina a dormire insieme nello stesso letto.

Quando si vede il film, lo si deve considerare come un resoconto romanzato di un episodio reale e tragico della moderna Romania post-comunista. Anche se il film presenta correttamente la struttura di base della tragedia, esagera l'aspetto relazionale, eppure minimizza anche in qualche modo l'aspetto superstizioso. Infatti, il film sorprendentemente presenta tutti come persone alquanto equilibrate. C'è perfino una scena del film in cui il sacerdote critica le suore perché si concentrano troppo su miracoli e segni, e la sua unica colpa sembra essere che è un po' troppo tradizionale, ma ha ancora compassione e vuole davvero aiutare Alina. Il film non assegna la colpa esclusiva a nessuno, ma mostra la disperazione che ha portato all'azione estrema di legare e imbavagliare una ragazza disturbata a una croce a forma di tavola per giorni al gelo, senza cibo né acqua. In realtà, tuttavia, il prete non ammette mai davvero di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma si esalta nel fatto che la ragazza esorcizzata è stata liberata dall'influenza demoniaca con la sua morte. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che il sacerdote era giovane, al di sotto dei 30 anni, un po' incolto, e forse anche delirante egli stesso.

Padre Constantin Sturzu, un portavoce del metropolita di Moldova e Bucovina, ha fatto una recensione del film e ha detto che non pensava che i cristiani avrebbero trovato nulla di riprovevole nel film. Il film mostra che tutti hanno una parte di colpa nella tragedia, non solo il prete e le suore, ma anche l'ospedale che non ha trattato bene la paziente malata di mente, né cerca di fornire un verdetto sul caso. Egli critica il film perché rappresenta alcuni aspetti della vita monastica come privi di fondamento nella realtà, come per esempio quando le suore chiamano il prete "papà" e la badessa "mamma", per dimostrare che la loro vita monastica è come una nuova famiglia. Critica anche un po' l'elemento superstizioso del film, come se ai cristiani ortodossi venisse insegnato a credere senza mettere in discussione, cosa che non è vera. Trova anche un'opportunità per discutere di come i canoni sono una guida per come la Chiesa deve condurre se stessa, ed è il loro spirito che deve essere colto, più che l'esattezza di applicarli alla lettera. Lo scopo dei canoni è di aiutare il credente nell'unione con Dio attraverso un'applicazione misurata, piuttosto che spingere le persone alla disperazione attraverso la loro rigida applicazione. E conclude dicendo: "Il film può essere un ottimo insegnante, ma non può essere un'icona del cristianesimo ortodosso. Spero che il regista Cristian Mungiu esca dal suo periodo iconoclasta".

Conclusione

La scena finale del film mostra il sacerdote e le suore arrestati e portati via in un furgone della polizia per essere processati per i loro crimini. Due agenti stanno discutendo un altro orribile crimine avvenuto quella mattina, e di come la società si stia degradando con simili tragedie. Improvvisamente un torrente di acqua fangosa colpisce il parabrezza, mentre i tergicristalli lottano per pulirlo. Ciò suggerisce che non vi sia alcuna forza umana abbastanza grande per gestire la miseria del mondo. Né il governo né la Chiesa sono riusciti a rimuovere questa macchia. "Sotto questo aspetto Cristian Mungiu è come Ingmar Bergman, in cui l'umanità è profondamente difettosa, Dio è indifferente e silenzioso, e il paesaggio è perennemente avvolto nell'inverno". Non è un film molto divertente, ma le sue idee fanno presa. È avvincente da guardare e affascinante per pensare.

Consiglio vivamente a tutti di vedere Oltre le colline, soprattutto per l'eccellente cinematografia e interpretazione, e anche i problemi che mette in discussione. Si tratta di un film inquietante che non dà risposte facili, perché, come suggerisce, di risposte facili non se ne trova nessuna.

...o se ne trovano?

 
A proposito di spin e fake

Più lavoro su Internet, più mi sento turbata. E mi convinco che per usarlo correttamente dovremmo seguire lezioni progettate per i cristiani ortodossi. Sì, questo significa tutti, perché è chiaro che tutti - scolari, adolescenti, adulti, monaci, suore, monache e persino vescovi vi trascorrono una notevole quantità di tempo per ottenere informazioni e agiscono in base a tali informazioni. Suppongo che un buon punto di partenza sarebbe il libro di Jean Claude Larchet, The New Media Epidemic: The Undermining of Society, Family, and Our Own Soul.

Ovviamente per un cristiano ortodosso impegnato avrebbe più senso limitarsi semplicemente a non usare Internet, e in effetti la maggior parte dei monasteri lo proibisce o pone rigidi limiti al suo utilizzo. Ma la maggior parte della gente non vive nei monasteri e deve imparare a fissarsi i propri limiti, qualcosa di molto difficile da fare, considerando il modo sofisticato (o forse non proprio così sofisticato) in cui Google, Youtube, ecc. ci trascinano nella tana dei clic. Cosa ci aspetta nella tana dei clic? All'inizio più di quello che originariamente cercavamo. Ma poi a poco a poco, clic dopo clic, ci ritroviamo nelle insidie ​​tese da coloro che vogliono disinformarci e riformare le nostre opinioni, o addirittura corromperci. Una volta ho descritto il concetto di clickhole (tana dei clic) a una monaca che non guarda mai Internet, e che ha fatto un commento semplice e azzeccato: "Sì, proprio mentre stai cadendo nella tana pensi: ebbene, non ci sono ancora caduto".

Noi usiamo Internet come una fonte di informazioni, che prima non avevamo. Noi vecchi ricordiamo un tempo in cui, per ricercare un argomento, dovevi andare in una biblioteca, intervistare esperti e cercare buone fonti, preferibilmente fonti primarie. Ora molte persone non sanno nemmeno cosa sia una fonte primaria o perché ne abbiamo bisogno per ottenere le informazioni più affidabili. Nel processo di ricerca, ponderiamo l'argomento in modo più approfondito, riceviamo consigli di prima mano su di esso e ascoltiamo veri professionisti che ogni giorno hanno le loro mani nel lavoro di sfatare i racconti e le voci popolari, aiutandoci ad arrivare al nocciolo di verità che giaceva incrostato sotto strati di leggenda. Siamo stati arricchiti da tutto questo, e spesso siamo giunti alla conclusione che sapevamo molto poco di qualcosa che pensavamo di aver capito completamente, o abbastanza a fondo. "Abbastanza" è un valore piuttosto soggettivo. I veri scienziati e studiosi non si fermano ad "abbastanza".

Una volta ho parlato con una docente di storia e giornalista britannica, che tremerebbe di disgusto alla semplice menzione di Internet. Mi ha detto che nei corsi universitari in cui insegna ha proibito la ricerca su Internet. È forse il modo peggiore per studiare la storia, ha detto; e pratica il giornalismo antiquato, quello che insegnavano nelle università, che cercava almeno tre fonti attendibili, e le interviste personali. Considera l'appiattimento su Internet come una forma di giornalismo molto basilare e non affidabile.

Ma ahimè, quella meravigliosa donna ortodossa fa parte di un piccolo residuo. Il fatto è che tutti usano Internet per ottenere le proprie informazioni, il che può essere principalmente attribuito alla pigrizia e alla mancanza di tempo. Ricordo i precursori del nostro Internet moderno, servizi come Lexis e Nexis. Questi servizi erano (e sono tuttora) utilizzati da avvocati e consulenti aziendali per ottenere precedenti giudiziari e statistiche senza l'uso di libri. Esistono ancora biblioteche legali con le loro vaste pile di libri, ma sono diventate meno frequentate con l'emergere di Lexis. Ma il servizio è usato con giudizio e solo da professionisti, perché bisogna prima di tutto sapere dove cercare, e poi è costoso. A un certo punto, i maghi emergenti del computer si sono resi conto che possono fare enormi fortune nella pubblicità se aprono gratuitamente le informazioni web (e, naturalmente, l'intrattenimento) a tutti. Non possiamo invertire questo processo, a meno di un'interruzione globale permanente. Quindi abbiamo bisogno di essere addestrati al suo uso corretto, dal punto di vista ortodosso. E dovremmo ricordare la saggezza dei vecchi che, tra le altre cose preziose, affermano che il formaggio gratis si può trovare solo in una trappola per topi.

Ora incombe particolarmente sull'orizzonte di Internet la pandemia del Covid. Le persone convinte che ci sia del marcio in Danimarca sono dappertutto su Internet, e cercano di scovare informazioni non solo sulla situazione nelle loro comunità locali e in tutto il mondo, o su come evitare di ammalarsi o diffonderle ad altri, ma per trovare qualche conferma che quanto gli viene detto dal dottor Fauci, per esempio, è falso, e che ancora una volta siamo tutti ingannati. Ho persino ricevuto una mail con un elenco di ben quarantatré link, la maggior parte dei quali di natura allarmistica sui vaccini, o contrari alle raccomandazioni igieniche delle autorità. Ci sono alcuni video creati professionalmente, con interviste ad esperti (di cui ovviamente non ho mai sentito parlare, ma probabilmente è perché non sono un medico o uno scienziato), che citano fatti come: i test PCR sono imprecisi (è possibile trovare qualcosa di accurato al 100% in medicina?); le maschere protettive non sono efficaci al 100% nel fermare la diffusione della malattia (inventa qualcosa che sia efficace e pratico al 100% allo stesso tempo, e diventerai milionario dalla sera al mattino. Nel frattempo, la prossima volta che avrai un intervento chirurgico non consiglierei di dire al chirurgo di togliersi la maschera perché non è efficace al 100%); il nuovo coronavirus è stato sviluppato in laboratorio (nessuno sembra dubitarne ormai); e che i vaccini di nuova generazione contro il Covid ti faranno morire tra circa due anni (beh, a questo non so cosa dire. Ma personalmente mi atterrò al vecchio metodo di consultare i professionisti medici che si occupano effettivamente di pazienti Covid, per i quali questa non è la prima a malattia cui si sono interessati). Infine, possiamo ancora vedere la "prova" che non c'è alcuna pandemia, che nessuno si sta ammalando di Covid, figuriamoci morire (questo semplicemente mi tappa la bocca: tutte quelle persone che chiedono preghiere, tutti quei funerali... non esistono!).

Sebbene stiamo vivendo la prima pandemia coperta su Internet, l'umanità non sta certamente vivendo la prima pandemia in assoluto, e neppure una con tutti i tipi di paure che circondano il vaccino. Come sempre, il tempo ci farà sapere. Ma giusto per curiosità, diamo un'occhiata a una nota di padre Georgij Maksimov, che ha ricercato informazioni sul vaccino contro il vaiolo (anch'esso nuovo per l'epoca), intitolato "La storia del vaccino contro il vaiolo in Russia".

Da un'enciclica del Santo Sinodo del 10 ottobre 1804:

Un'invenzione salvifica di inoculare i bambini con il vaiolo bovino per scongiurare la loro morte prematura ha prodotto un effetto molto benefico... attraverso la conservazione della vita di coloro che... hanno deciso di accantonare tempestivamente i loro pregiudizi, che esistono solo nella loro immaginazione, e di utilizzare questi mezzi. E perciò, convinto di questa invenzione, il Sinodo raccomanda a tutti i vescovi diocesani che i parroci cerchino di influenzare per quanto possono i contadini e le persone di altre vocazioni, e suggerire loro l'innocuità di questo mezzo e impedire loro di rifiutarsi di accettarlo... che avrebbero cercato, adempiendo al loro dovere, di salvare la vita delle persone.

C'è stata una parte dei sacerdoti che non ha prestato alcuna attenzione a questa enciclica e ha definito i vaccini "mezzi inauditi della farmaco-massoneria". Il famoso folklorista V. I. Dal scrisse,

"Il contadino non crede nel vaiolo preventivo (cioè nel vaccino) ed è pronto a credere che il vaiolo preventivo sia stato introdotto nel mondo dall'anticristo".

Il pubblico più istruito è stato spaventato dai vaccini dalle voci, molte delle quali provenivano dall'Europa. Per esempio, il medico inglese Liscomb scrisse:

"L'organismo di un bambino a Peckham era normale prima del vaccino, ma dopo è diventato come un animale: il bambino ha iniziato a correre a quattro zampe, a muggire come una mucca e a dare testate. La figlia di una donna ha cominciato a tossire come una mucca e le sono cresciuti peli su tutto il corpo".

Un altro autore, Roughleigh, scrisse che

"I vaccinati a poco a poco perdono le loro sembianze umane e i loro volti si trasformano in musi di animali, simili a quelli di una mucca".

Padre Georgij aggiunge che sebbene il vaccino fosse ampiamente disponibile, pochi lo ricevettero e molti morirono di vaiolo (La situazione è cambiata sotto il regime sovietico, che ha imposto con forza le vaccinazioni).

Il metropolita Tikhon (Shevkunov) nel suo discorso alla diocesi di Pskov riguardo alle vaccinazioni ha anche citato che all'inizio del XX secolo una comunità di vecchi credenti vicino a Mosca rifiutò di ricevere la vaccinazione contro il vaiolo perché credeva che fosse il marchio dell'anticristo, e tutti, un migliaio, morirono per il contagio.

Ma prima che qualcuno salti alla sezione dei commenti per condannare le vaccinazioni forzate o le vaccinazioni in generale (ah, l'irruenza dei giovani!), lasciatemi dire che la ricerca sulle vaccinazioni contro il Covid è ancora in corso, la storia non è finita e i medici in Russia stanno scoprendo che il vaccino Sputnik V non è efficace al 100% contro il nuovo ceppo Delta. E sì, ci sono prove aneddotiche di persone che si ammalano gravemente dopo le vaccinazioni. Conosco parecchie persone che l'hanno ricevuto, ma non conosco nessuno personalmente che si sia ammalato gravemente a causa di esso. Conosco persone che sono state inabili con febbre e altri sintomi simil-influenzali per alcuni giorni dopo il vaccino, ma ora si sentono normali. Conosco molte più persone che hanno avuto il Covid e ora hanno sintomi cronici. Stanno sperimentando cose come stanchezza cronica, mal di testa, dolori muscolari e articolari, carenza olfattiva, perdita di memoria e altri effetti debilitanti. Prima gli è stato detto che ci vogliono circa sei mesi per superarlo, ora gli viene detto che ci vuole circa un anno. Vedremo tra un anno. Ma credo che tutti noi, quelli che sono stati vaccinati, quelli che non lo sono stati, quelli che si sono ammalati e guariti e quelli che sono morti soli negli ospedali per soffocamento, siamo tutti pezzi di un grande puzzle, che solo la storia potrà da mettere insieme per avere un quadro più chiaro.

Nel frattempo, il metropolita Tikhon (Shevkunov) avverte le persone di diffidare delle informazioni provenienti da fonti non verificate.

Come è stato un anno e mezzo fa, ho detto che questa è come una terza guerra mondiale. Non ritiro le mie parole ora. Questa è veramente una guerra. Abbiamo già subito molte perdite. Il nuovo ceppo indiano sta attaccando molto crudelmente...

Si stanno diffondendo sempre più informazioni secondo cui i vaccini russi contro il COVID sono pericolosi sia dal punto di vista spirituale che medico. Negli ultimi decenni, che cosa non è stato presentato come un pericolo spirituale? I nuovi passaporti, le carte d'identità di Mosca, i codici fiscali, i numeri di identificazione delle pensioni. Il nostro anziano padre Ioann (Krestjankin), quando vide la tempesta di dubbi e di tumulto che si stava abbattendo sulla Chiesa, ha scritto molte lettere ai suoi figli spirituali e ha rilasciato una registrazione video. Ha ripetuto la stessa cosa ovunque, cosa che dovrebbe essere ovvia per i cristiani ortodossi: "Con le moderne possibilità tecnologiche tutte le persone possono essere segretamente e apertamente contrassegnate con 'numeri', 'schegge' e 'sigilli'. Ma nessuno può nuocere all'anima umana se non c'è una rinuncia cosciente a Cristo e un culto coscientemente al nemico di Dio". In un'altra lettera scriveva: "Il marchio seguirà solo dopo la propria rinuncia personale a Dio, e non per inganno. I trucchi non hanno significato. Il Signore ha bisogno di un cuore che lo ami".

Ora ci sono molte persone (sospetto, la maggior parte giovani e inesperte nella vita e nell'istruzione ortodossa), che si immaginano martiri perché si rifiutano di indossare maschere in chiesa, e avvertono tutti su ogni sito web e social network nei commenti contro vaccinazioni. Ma vladyka Tikhon ha detto questo:

Nelle Sacre Scritture e nelle Vite dei Santi leggiamo che i martiri non erano semplicemente costretti a ricevere segni di divinità pagane o di Cesare, ma era loro richiesto di rinunciare personalmente a Cristo e di adorare o gli idoli pagani o l'imperatore... sta avendo luogo un'astuta e terribile sostituzione. Gli stessi cristiani ortodossi stanno ora costruendo un idolo senza vita e insistono sul fatto che esso, e non Cristo, è la pietra angolare della nostra salvezza.

Vladyka Tikhon sottolinea la responsabilità che le persone hanno quando sono in grado di dire alle persone cosa fare, come comportarsi in questa pandemia. Un prete diffonde informazioni contro il vaccino, per esempio, ed è responsabile di coloro che si sarebbero ammalati o che avrebbero contagiato un'altra persona se si fosse sbagliato, e che avrebbero dovuto essere vaccinati. Oppure un laico cristiano ortodosso diffonde l'opinione che è empio indossare maschere in chiesa, o che semplicemente non puoi essere infettato in chiesa, non considerando che potrebbe essere una cosa molto sbagliata, e ci sono persone infettate perché non volevano essere ostracizzate dalla cricca che chiama le maschere "museruole", sottintendendo così che coloro che le indossano sono come cani obbedienti.

Molti di noi nel nostro paese, compresi i cristiani ortodossi, hanno paura di questi vaccini anche perché ritengono che la loro salute ne sarà danneggiata. Molti medici hanno rilasciato dichiarazioni in merito. Ma non sono pochi i medici che sostengono queste paure. Noi ascoltiamo entrambi. Certo, questa è una terribile tentazione. Sono pochi i preti che dicono che i vaccini fanno male all'anima. È difficile per loro basare la loro opinione su qualsiasi cosa e i cristiani ortodossi dovrebbero prendere le loro parole per quello che valgono. Solo l'autorità personale di un prete può far credere questo.

Sui medici grava una responsabilità particolare. Molte persone sono state vaccinate. Padre Ioann (Krestjankin) ha detto queste parole straordinarie, che sono rimaste per noi, suoi figli spirituali, come una stella polare in molte situazioni complicate. "La cosa più importante nella vita spirituale è la fede nella provvidenza di Dio e il discernimento con i consigli". Una persona è libera di ascoltare ciò che ritiene degno di ascolto; è libera di fare ciò che ritiene giusto. La nostra esperienza personale e il nostro discernimento sono oggi l'orientamento principale in questa grave situazione.

Una delle preoccupazioni che le persone hanno riguardo al vaccino è che sia stato presumibilmente creato utilizzando cellule di feti abortiti. Vladyka parla solo dello Sputnik V, e non degli altri vaccini in uso altrove:

I direttori dell'Istituto N. F. Gamalei [che ha sviluppato lo Sputnik V] hanno risposto alla domanda del Patriarcato di Mosca su questo. Hanno detto che nel 1973, quando è stato creato il vaccino, come mezzo di nutrimento è stata presa una particella di un bambino non ancora nato. L'attuale vaccino non è correlato al prototipo di questo vaccino. Non sappiamo se sia vero o no... Esperimenti simili furono condotti nei Paesi Bassi nel 1973. Gli aborti furono legalizzati nei Paesi Bassi solo nel 1984, cioè dieci anni dopo questi esperimenti ufficiali... Molto probabilmente, si trattava di un feto abortito spontaneamente. Naturalmente anche un aborto spontaneo è una cosa terribile. Ma ci sono varie situazioni in medicina. Per esempio, dei malfattori sparano in testa a un giovane. I medici prendono i suoi organi... e li trapiantano in persone malate. E grazie ai suoi organi quelle persone possono vivere. L'interruzione della gravidanza di una donna nel 1973 è ovviamente una disgrazia. Ma il corpo del nascituro, invece di essere smaltito, è servito alla creazione di un vaccino che potrebbe salvare milioni di vite. L'aborto non può essere in alcun modo giustificato, in nessun modo! Ma questa è la storia del vaccino...

Ci inviano enormi quantità di disinformazione, provocazione e sabotaggio. Per i medici c'è un tipo di informazione; per sacerdoti e cristiani ortodossi ce n'è un'altra, per non parlare dell'enorme quantità di voci, pettegolezzi e fatti non dimostrati. Come disse il pensatore russo Ivan Lukianovich Solonevich a proposito degli eventi della rivoluzione di febbraio del 1917, "la Russia fu distrutta dai pettegolezzi". Anche oggi, molte persone sono distrutte dai pettegolezzi...

Una persona riceve dall'esterno questo "nanochip" spirituale, per esempio, che gli dice che è categoricamente vietato vaccinarsi, e trasferisce questo "nanochip" ad altri come un'infezione, come uno strumento di psicosi di massa. Le persone sono infettate su vasta scala da questo "nanochip", che attacca l'anima e la mente di una persona e la rende come uno zombi. Una tale persona diffonde in modo aggressivo queste informazioni e considera suo dovere condividere queste informazioni con i suoi vicini, per infettarli con questo "nanochip" spirituale. Questi sono demoni creati dall'uomo, che poi le persone diffondono tra loro. E poi, si scopre che di quelle informazioni non è mai stato fatto un controllo sull'accuratezza.

Quali accuse non mi hanno lanciato all'inizio dell'epidemia perché avevo affermato che esiste davvero il Covid! "Non esiste il Covid, è tutto una montatura..." si sentiva ovunque. Lo ricordiamo tutti. Poi diventa chiaro che il Covid esiste davvero. Le persone che diffondono tali informazioni dovrebbero comprendere la loro enorme responsabilità. Dovrebbero essere consapevoli che stanno diventando veri agenti di influenza di quelle stesse persone dietro le quinte, che con le loro stesse parole mirano a sterminare la popolazione. Stanno facendo di tutto per allontanare le persone da una protezione reale e sicura. Padre Ioann ha parlato dello stato spirituale delle persone in cui sono radicate tali zizzanie: disturbo, perplessità e confusione. Le persone che diffondono irresponsabilmente tali invenzioni e voci mi ricordano la maggior parte dei veri agenti di influenza che lavorano non per il bene del popolo di Dio, ma per il nemico. Fanno di tutto perché la morte e la malattia si diffondano nella nostra terra. Dicono: "Non lo vogliamo". Tuttavia, dai loro frutti li riconoscerete (Mt 7:20)...

Come adre Ioann (Krestjankin) ha scritto: "Un'ombra oscura di disturbo spirituale ha turbato le menti e i cuori dei fedeli e li ha privati ​​non solo della gioia della Chiesa e del trionfo eterno, ma della fede stessa e della buona speranza".

È anche interessante che il metropolita Ilarion (Alfeev) sia stato recentemente diffamato nello spazio Internet perché ha dichiarato di essere favorevole alle vaccinazioni. Potete leggere la sua risposta alle accuse qui. È interessante soprattutto perché le dichiarazioni sono state estrapolate dal contesto e scelte accuratamente per opera del sito web in lingua inglese, il Moscow Times, che in passato ha prodotto simili esempi di agitprop anti-ecclesiali. Poiché il metropolita Ilarion ricopre un incarico importante nel Patriarcato di Mosca (è il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne), la sua opinione potrebbe essere facilmente presa per una dichiarazione ufficiale del Patriarcato di Mosca. La sua posizione, tuttavia, non è quella di portavoce del Patriarcato di Mosca.

Ma comunque la trama si è infittita quando improvvisamente, senza alcun preavviso, il suo account Instagram è stato sospeso. Nella sua intervista, suppone che Instagram abbia sospeso il suo account a causa delle sue osservazioni a favore della vaccinazione.

Penso che l'account sia stato bloccato perché un gruppo di persone ha sommerso di lamentele i leader del social network Instagram. Presumo che questi fossero gli oppositori della vaccinazione, i cosiddetti "anti-vaccinisti" che ora sono molto aggressivi. Stanno cercando di attaccarmi in molte direzioni. Per esempio, hanno formulato domande molto aggressive contro il programma "La Chiesa e il mondo", che io presento da vent'anni sul canale TV Russia 24. Pertanto, non ho dubbi che anche l'attuale attacco provenga da loro. E perché i leader di Instagram non reagiscano in modo appropriato a questo attacco, non mi è ancora chiaro.

Ma sarebbe troppo strano. Instagram è di proprietà di Facebook, che è più noto negli Stati Uniti per la censura delle informazioni contro i vaccini. Quindi giocheremo al solito gioco di indovinelli sul motivo per cui Facebook/Instagram ha sospeso un account, questa volta quello del metropolita Ilarion (Alfeev)? Beh, forse era per questo:

Nel complesso, penso che poiché il virus è arrivato in Russia dall'estero, anche la campagna contro la vaccinazione sia orchestrata dall'estero. Ho più volte espresso l'opinione, anche nel mio programma, che il virus sia una certa forma di arma biologica. Forse si è sviluppato naturalmente; forse c'è stata una fuga da qualche laboratorio, o, forse, tutto questo è stato fatto consapevolmente per schiacciare l'economia mondiale. Se esiste una tale probabilità, lasciamo  che gli esperti ce lo dicano.

Tuttavia, è ovvio che il virus ci è arrivato dall'estero, cioè è un prodotto straniero. E il vaccino ideato dai biologi russi è il nostro prodotto di casa, la nostra risposta alla sfida lanciataci. Il vaccino è stato fatto per proteggere le persone. Si può supporre che le stesse forze che ci hanno portato il virus siano interessate a far prolungare il più possibile la pandemia nel nostro Paese in modo che muoia il maggior numero possibile di persone, e proprio per questo sono molto attive nel promuovere la campagna contro i vaccini.

Fate attenzione: coloro che sono contrari all'inoculazione usano i mass media e la televisione russi e le loro opinioni si riflettono nelle agenzie di stampa russe. E l'intera campagna anti-vaccinazione si svolge nelle vaste distese di Internet, che non sono controllate da noi. Nessuno di quelli che pronunciano le teorie più assurde, più fantasmagoriche sulla vaccinazione, a partire dall'affermazione che le donne vaccinate non saranno in grado di concepire, all'affermazione che le persone vaccinate vivranno diversi decenni in meno rispetto a quelle che non sono state vaccinate. Questa e altre sciocchezze stanno circolando ora in Internet e, purtroppo, molti ci credono. C'è anche chi partecipa consapevolmente o inconsapevolmente alla campagna antivaccinale (chi si comporta in modo così aggressivo sicuramente vi partecipa consapevolmente).

Bene. Queste parole provenienti da vescovi molto visibili della Chiesa russa ci danno sicuramente da pensare. E le parole di padre Ioann (Krestjankin) sottolineano il fatto che il nostro lavoro non consiste nel diffondere teorie e voci, ma nella buona religione dei tempi antichi dei santi Padri, che ci hanno detto in molti scritti diversi che il discernimento è la virtù più importante. Non è una virtù facile da acquisire, ma è per questo che la salvezza viene dai molti consigli. E i frutti dello spirito sono amore, gioia, pace, pazienza, mansuetudine, bontà, fede, mansuetudine, temperanza: contro questi non c'è legge (Gal 5:22-23). Quando il nostro sangue inizia a ribollire e vogliamo correre a dire a tutti su Internet quanto abbiamo ragione e quanto sono malvagi gli altri, fermiamoci, facciamoci il segno della Croce e diciamo una preghiera. Questo potrebbe essere un indizio che ciò che abbiamo visto su Internet non era un frutto dello Spirito.

 
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I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu

Iurie Braşoveanu è nato il 7 novembre 1962 a Copaceni, un villaggio del distretto di Sîngerei (Moldova), da cui provengono molti dei moldavi di Torino.

Dopo studi artistici a Chişinău (scuola superiore di belle arti, e facoltà di grafica e pittura all’Università Pedagogica “Ion Creanga”), dal 1981 al 2001 ha insegnato arte plastica nelle scuole di Sîngerei.

Dal 1984 a oggi, ha al suo attivo circa 280 pubblicazioni di opere grafiche e poesie, tra cui 17 libri illustrati con soggetti religiosi. Ha partecipato a concorsi artistici fin dall’età di 12 anni. Come iconografo, si è occupato in Moldova del restauro di tre chiese.

È conosciuto nell’ambiente artistico-letterario moldavo, per esempio sulla rivista “Literatura şi Arta”; ha allievi in Russia, negli Stati Uniti, in Ucraina, in Romania, in Portogallo, in Italia e in Moldova.

Dal 2001 in Italia, si è occupato di pittura di quadri religiosi e di ritratti, di restauro di dipinti e di mobili antichi, e nella nostra parrocchia è stato l’autore della maggior parte di icone su tavola eseguite dal 2006 fino a oggi, incluso il ciclo completo delle icone dell’iconostasi.

Ha potuto sperimentare l’efficacia della preghiera nell’ottenere risultati insperati nel corso della pittura di icone complicate, e non si stanca di ripetere quanto sia importante per chi è emigrato in Italia imparare la lingua locale, e rispettare la terra che offre lavoro e nutrimento, pur senza dimenticare la terra delle proprie radici.

Iurie al lavoro sui dettagli dell'icona dell'Esaltazione della santa Croce 

 

Icone di Iurie Braşoveanu nella nostra chiesa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per mettervi in contatto con Iurie Braşoveanu, seguite i dettagli sulla nostra pagina dei contatti

 

 
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Due storie di buon senso

Non tutto in una volta

Un giorno un predicatore entrò in una sala per parlare ai fedeli. La sala era vuota, tranne che per un giovane stalliere che sedeva in prima fila. Il missionario si chiedeva tra sé: “Dovrei parlare, o no?”

Decise dunque di chiedere allo stalliere: “Tranne te, non c’è nessuno qui; pensi che dovrei parlare oppure no?” Lo stalliere rispose: “Signore, io sono un uomo semplice, di questo non capisco nulla. Ma quando entro nella scuderia e vedo che tutti i cavalli sono scappati via, e ne è rimasto solo uno, gli do comunque qualcosa da mangiare”.

Il missionario, prendendosi a cuore queste parole, iniziò la sua predica. Parlò per oltre due ore, e alla fine si sentì sollevato nell’animo. Gli venne voglia di sentire una conferma di quanto fossero state buone le sue parole. Chiese: “ti è piaciuta la mia predica?”

“Ho già detto che sono un uomo semplice, e di questo non capisco nulla. Ma se entro nella scuderia e vedo che tutti i cavalli sono scappati via, e ne è rimasto solo uno, gli do comunque qualcosa da mangiare… ma non gli do tutto il cibo che avrei voluto dare a tutto il branco”.

 

La prima cosa

Una povera vedova viveva in una piccola città. Un giorno, un vagabondo (странник) le chiese un posto per la notte. Siccome la notte era fredda, la vedova lo fece entrare, lo nutrì, e lo fece rimanere nella sua casa durante la notte. Partendo al mattino, il vagabondo le disse:

"Per la tua gentilezza, la prima cosa che farai oggi durerà tutto il giorno." La vedova si dimenticò presto delle parole del vagabondo, non prestando loro alcuna attenzione particolare. Poi, arrivò per lei il momento di iniziare il suo lavoro quotidiano... nel suo caso, il cucito, perché era così che si guadagnava da vivere. Un cliente le portò un filo d'oro da utilizzare in un lavoro di cucito. Lei cominciò a srotolare il filo, ma questo non si esaurì fino a tarda sera.

Venduto il filo in eccesso, il ricavato fu sufficiente a cambiare in meglio la sua vita. Un uomo ricco sentì parlare di questo... e volle invitare un anziano (старика) a rimanere per la notte, per poter ricevere la stessa ricompensa. Alla fine, l’anziano giunse alla sua porta, e il ricco fu molto gentile con lui. La mattina, chiese all'anziano di benedirlo. L'anziano gli promise che la prima cosa fatta in quel giorno, sarebbe durata per una settimana.

Il ricco voleva correre al suo negozio a contare il suo oro, ma ebbe un crampo, si prese tra le mani lo stomaco, e, prima di poter andare al suo negozio, dovette correre di brutto al gabinetto.

Nessuno lo rivide per una settimana.

 
La visione dell'impero cristiano di san Nicola II

Dal sito Orthodox England traduciamo nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti una serie di domande e risposte in cui padre Andrew Phillips ci porta a riflettere sul ruolo che avrebbe avuto, negli equilibri politici mondiali, un impero dello Tsar Nicola II uscito vincitore dalla grande guerra. Più che portare nostalgia per un impero ortodosso, queste considerazioni dovrebbero aprirci gli occhi su una concezione del mondo basata su una fede cristiana ortodossa autentica e non adulterata, un ideale ancora oggi possibile e anzi tanto necessario di fronte a squilibri e ingiustizie.

 
Interviu cu ieromonahul Savatie Baştovoi: „Moldovenii pun mare preţ pe nemâncarea cărnii, dar trăiesc uşor cu inima împietrită“

Ieromonahul Savatie Baştovoi la Mănăstirea Noul Neamţ de la Chiţcani. Foto: Adevărul

În ajun de Sfintele Paşti, ieromonahul Savatie Baştovoi ne-a vorbit, după o Liturghie, despre post şi călugărie, copilăria ateistă şi cărţile sale, relaţia dintre Biserică şi politică, dar şi despre bani şi nu numai.

L-am găsit la Mănăstirea Noul Neamţ din Chiţcani, dincolo de „frontiera“ cu autoproclamata republică nistreană. Ne-a invitat în chilia sa luminată de rugăciune. Încăperea în care zeci de volume se înghesuie pe rafturi aminteşte de camera unui artist în plin proces de creaţie. Lucra la coperta noii sale cărţi - „România Îngerilor“, care ar urma să apară după sărbători. L-am ascultat timp de două ore şi tot nu am epuizat întrebările. Am mai fi rămas dacă nu ar fi tras de el câteva zeci de studenţi de la Academia de Arte de la Chişinău, veniţi să le ţină o lecţie despre relaţia dintre religie şi filozofie.

„Adevărul“: Părinte, cum este viaţa de călugăr la Mănăstirea Noul Neamţ? Aici, la Chiţcani, păreţi a fi sechestrat printre separatişti.

Ieromonahul Savatie Baştovoi: Termenul „separatişti“ mi se pare unul nepotrivit. Bine face BBC-ul care, prin politica sa, opreşte astfel de noţiuni ca terorişti sau separatişti. Ele nu rezolvă problema, ci instigă la ură şi la tensiuni. Sunt la Noul Neamţ de aproape 15 ani. Am cunoscut oameni de toate felurile. Desigur, aici întâlneşti persoane care caută răspunsuri la nişte frământări existenţiale. Din acest motiv, legătura este una profund umană.

Aţi fost, totuşi, reţinut acum trei ani. Au mai fost incidente de atunci?

Am zis-o că nu este o chestiune care caracterizează doar regiunea transnistreană. Mi s-a întâmplat să stau şi câte 40 de ore în vama românească, pe când eram student la Timişoara, dar nu vreau să cred că asta reprezintă o Românie întreagă. Dacă e un prost în tură şi face o nedreptate, prefer să-l judec separat. Până la urmă, aici a fost o neînţelegere pentru care şi-au cerut scuze. Oameni suntem şi putem greşi. Mă sunase atunci cineva de la Drepturile Omului să mă întrebe dacă mi s-a încălcat vreun drept. Mi-au fost lezate mai multe, dar pentru că mă arată mai des la televizor nu înseamnă că ar trebui să beneficiez de această protecţie. Sunt oameni mult mai nedreptăţiţi de care ar trebui să se ocupe. Sunt

mulţi, sunt mii.

Am asistat la slujba oficiată pe jumătate în limba rusă, deşi am observat că mulţi enoriaşi sunt vorbitori de română. Este asta o influenţă a politicii locale?

Nu e vorba de politică, ci de o chestiune dictată de normalitate. E adevărat că mulţi enoriaşi sunt vorbitori de română, dar majoritatea sunt ruşi. Aşa se întâmplă că statul nu a avut grijă să-i înveţe pe ruşi româna, în schimb românii cunosc rusa. Nu suntem chemaţi să facem cursuri de limbă română, ci să-l slujim pe Dumnezeu. Apostolii învăţau alte limbi sau prin darul Duhului Sfânt vorbeau limba fiecărui popor pentru a propovădui Evanghelia. Noi, cei care am primit această Evanghelie, avem în faţă nişte oameni care au venit să o asculte, aşa că le transmitem slujba în felul în care o pot ei înţelege. Aici trăim în pace şi dragoste. Mulţi ruşi au învăţat tropare în română. Dacă am face aceeaşi ectenie şi în română, şi în slavonă ar însemna să facem două liturghii odată.

Totuşi, în anii ’90, la mănăstirea de la Chiţcani se vindea multă carte românească.

Este o chestiune legată de pacostea de graniţă. La începutul anilor ’90 nu era atât de strict la hotar cu România şi cărţile nu costau atât de mult. Totodată, nu era atâta oprelişte pe carte. Acum mă costă un car de bani să aduc volume din România până în Transnistria: drumul, problemele de la vamă, preţul cărţilor. Între timp, Rusia face carte ieftină, fiind adusă mai uşor şi la Chişinău, şi aici. M-am întors recent de la Bucureşti. Am o înţelegere să pot aduce, în sfârşit, volume şi aici. Acum prin vamă se trece foarte greu. Vameşii moldoveni parcă ar fi obsedaţi. Nu te lasă să treci, în special, cu carte religioasă. Vă declar că nu este o chestiune legată de faptul că ne aflăm în Transnistria. Nici pe malul drept al Nistrului nu avem volume româneşti. Este o problemă de vamă, de interdicţii care presupun mult disconfort omenesc şi sufletesc.

Să înţelegem că din aceleaşi motive nu vă putem găsi cărţile în librăriile din Chişinău?

Exact. Sunt nişte formulare la vameşii moldoveni în care cărţile sunt incluse alături de arme, droguri, substanţe radioactive. Odată mi s-a dat o astfel de hârţoagă pe care a trebuit s-o completez şi să spun ce aveam de gând să fac cu cărţile pe care le transportam. Să ştiţi că se întâmpla după plecarea comuniştilor de la putere. Să mă iertaţi, dar ar trebui să existe un program guvernamental. Nu ar trebui să facă săracul om un drum la Bucureşti pentru zece cărţi. Pentru ce avem un ministru al Culturii şi unul al Educaţiei? Toate nebuniile lumii ajung la noi: ţigări, ciorapi, parfumuri.

Nu este treaba unui călugăr să umble cu torbele cu cărţi pentru cetăţenii acestei ţări. Să se aducă literatură nu numai din România, ci şi din Rusia, şi din China. Avem învăţământ universitar, biblioteci naţionale, aşa că e nevoie de hrană pentru studiu. De ani buni, Guvernul investeşte fonduri în aceleaşi cărţi. Cumpără aceeaşi maculatură care este depozitată la nesfârşit.

În România, cărţile mele sunt difuzate centralizat în toate librăriile. În Moldova e o situaţie aparte, nu există o difuzare bine pusă la punct.

Părinte, suntem în Săptămâna Patimilor. Dincolo de nemâncarea anumitor produse, ştiu moldovenii care e rostul postului?

Am copilărit într-un sat fără biserică. Posturile erau însă ţinute cu stricteţe, în special de femei. Pe atunci, nu ştiam ce este postul pentru că la mine în casă nu s-a vorbit niciodată despre asta. Ţin minte că, pe când aveam vreo şase ani şi mergeam în ospeţie pe la alţi copii, vedeam în casa mare, pe masa acoperită cu muşama sovietică, farfurii cu fasole bătută cu ceapă prăjită deasupra. O imagine de Oscar, care nu-mi iese din cap nici astăzi. Aia îmi părea mie cea mai bună mâncare din lume! Dar dincolo de asta, moldovenii nu ştiu să ierte, asta fiind cea mai importantă şi cea mai grea lucrare. Pun mare preţ pe nemâncarea cărnii, dar trăiesc foarte uşor cu inima împietrită. O vedem între părinţi şi copii, între fraţi. Postesc şi merg la aceeaşi biserică, dar nu-şi vorbesc de 20 de ani. Din acest punct de vedere, moldoveanul n-a înţeles ce înseamnă postul, dar şi credinţa creştină. Până la urmă, e greşit să împărţim creştinismul pe perioade de post şi de dulce. Şi una, şi alta sunt menite să-ţi întregească sufletul.

Apropo, cum sărbătoreaţi Paştele în copilărie, mai ales că aţi mărturisit că tatăl dumneavoastră era ateu?

Mămica vopsea ouă şi cocea pască. Nu ştiam că e o sărbătoare legată de Dumnezeu. Spuneam: „Hristos a Înviat!“, dar nu-mi dădeam seama ce însemna. Pentru mine, Dumnezeu nu exista. În mintea mea de copil era un salut pe care îl folosea tot satul. Nu aveam însă Paşte în sensul de sărbătoare. Nu mergeam la biserică. Prima pască am sfinţit-o pe când aveam vreo 16 ani. Am mers atunci cu băieţii şi cu fetele la Mănăstirea Hârjauca. Nu am intrat în biserică pentru că eram ateu convins. Am lăsat pe altcineva să-mi sfinţească pasca. Nu puteai însă să nu simţi bucuria. De Dumnezeu ştiam că nu are nicio logică, aşa cum spunea ateismul ştiinţific. Hristos era însă special în mintea mea. Citisem Evanghelia pe care o aveam acasă, fiind instrumentul de lucru al tatălui meu. În cazul lui Hristos, argumentele lui nu se potriveau.

A învăţat tatăl dumneavoastră să vă accepte până la urmă?

Nu. A murit acum cinci ani. Nici eu n-am învăţat să-l înţeleg în adevăratul sens. Acum aş şti cum să mă port, dar a decedat mai devreme decât să învăţ eu să-l înţeleg. Mi se părea că ştiu multe, am citit şi am scris multe cărţi. Cea mai mare greşeală a fost atunci când mi s-a părut că aş cunoaşte totul despre el. Să nu ne asumăm atotştiinţa despre un om. Până la urmă, este o taină.

Când aţi decis să vă lepădaţi de lume pentru monahie?

La câteva luni de la prima spovedanie. Pentru prima dată m-am spovedit aici, la Chiţcani. Am venit într-o excursie. Aşa că nu e doar mănăstirea mea de metanie, ci... de tot. Aici am primit prima carte de rugăciuni. Nu ştiam decât Tatăl Nostru. La scurt timp de la prima spovedanie tăticul m-a întrebat: „Nu cumva te-ai legat cu popii? Mătincă umbli pe la biserică. Vezi să nu-mi vii cu vreun nume ca Visarion sau Ilarion“. I-am spus replica pe care o învăţasem: „Cum o fi voia Domnului“. Am vrut să-l tachinez, de fapt. Dar când am rostit aceste cuvinte, m-a fulgerat din cap până în picioare. M-am dat după perete şi numai atât mi-am zis: „Doamne, numai nu asta!“. Am înţeles pe loc care a fost răspunsul. În acea clipă mi-am luat bocancii şi paltonul, iar mămica a început să plângă, spunându-mi: „Tu nu mai vii“.

Atunci l-aţi descoperit pe Dumnezeu?

Pe Dumnezeu l-am descoperit mai devreme. Am avut o experienţă în viaţă... Ştiam că există şi că e atotputernic. După aia s-au cam tulburat lucrurile şi au urmat cinci ani de nebunie care mi-au murdărit dragostea. Nu am avut însă îndoiala că există.

Foto: Adevărul. La Mănăstirea Noul Neamţ după Liturghia de duminică

„Aştept să bată gongul şi să o iau de la capăt“

Să fii călugăr presupune lepădare totală de lume şi ascultare. Vă vedem totuşi adesea în public, la lansările de carte şi la televizor.

Sunt un om şi îl iubesc pe Dumnezeu. Îmi port toate rănile, neajunsurile, moştenirile – şi genetice, şi morale, şi de educaţie. Monahismul dintotdeauna a fost văzut ca o bolniţă sufletească. Acesta este un loc în care vin oamenii cu slăbiciunile, greutăţile şi păcatele lor pentru a lupta împreună pentru mântuire. Este un loc al pocăinţei, nu al slavei. Canonul legat de călugărie spune că monahii nu trebuie să devină preoţi pentru că este un lucru de cinste. Din acest motiv, în mănăstirile vechi nu intrau mirenii ca să nu-i smintească pe monahi. Era şi este un loc al luptei.

Câte pot să-ţi vină în această luptă! Numai unul care se privează pe sine de libertăţi, de legăturile cu apropiaţii ştie prin ce trece. Este un zbucium care uneori se manifestă prin stări ce pot fi catalogate ca nebunii. Aceasta este lupta de purificare şi reordonare a simţămintelor şi a gândirii noastre strâmbate de lume.

Până la urmă, nu vreau să fiu un model, vreau ca Dumnezeu să-mi dea chip de pocăinţă. De scris cărţi a trebuit să scriu. M-a îndemnat toată lumea, începând de la vlădici. Nici n-aş putea să nu o fac, ştiind că Dumnezeu mi-a dat acest dar. Aş fi preferat să nu fie nevoie să ies în lumea asta, dar nu-i văd să o facă pe cei care sunt datori. Este foarte grav că monahii organizează lansări de carte şi nu o fac preoţii care au această datorie. Sunt obligaţi prin canon să fie învăţători.

Duceţi o luptă şi acum?

Nu întotdeauna eşti la înălţimea la care ţi-ai dori să fii. Am citit cândva la Sfântul Isaac Sirul că, atunci când eşti căzut, trebuie să faci măcar ceea ce poţi face. Să nu laşi căderea să fie deplină. Asta fac. Îmi place să fiu luptător şi chiar atunci când sunt căzut îmi place să stau cu faţa în sus. Dacă nu mă pot ridica, apuc adversarul măcar de un picior şi mă mai târăsc. Sau măcar să strig: „N-am pierdut!“ Asta fac eu acum. Aştept să mai bată gongul, să mă ridic din nou şi să o iau de la capăt. Am inima plină de nădejde ce vine de la Cel care ne-a făgăduit că ne iubeşte, ne aşteaptă şi şi-a dat viaţa pentru noi. Când îmi amintesc prin ce mi-a fost dat să trec, de unde am venit şi unde am ajuns, îmi dau seama că tot ce se întâmplă cu mine este o minune a lui Dumnezeu. Trag nădejde că şi atunci când sunt în cădere liberă, El îmi este aproape.

Dar cum ar trebui să se comporte un bun creştin în secolul XXI, când are la dispoziţie şi internet, şi televiziuni, aşa ca să ramână aproape de biserică, dar să nu piardă şi trenul modernităţii?

Nu există buni creştini. Există creştini şi e destul. E important să creadă în Hristos nestrămutat şi să ştie că El este dragostea întrupată. Prin nimic nu eşti mai asemenea lui Hristos decât prin dragoste. Această dragoste nu poate fi judecată de tine însuţi, ci de cei din jurul tău. Prin urmare, trebuie să te laşi în permanenţă judecat de ceilalţi şi să fii foarte atent la această judecată. Să ştii că nu ai o altă lucrare decât să te urmăreşti prin ceilalţi. Toate celelalte le poate face oricine, chiar şi diavolul. Aşa cum spune Sfântul Macarie cel Mare: „Tu posteşti, dar el nu mănâncă niciodată. Tu priveghezi, dar el nu doarme niciodată“. Un lucru nu-l poate face – nu poate să ierte, nu poate iubi şi nu se poate smeri. Acesta este însă creştinul şi cel de acum, şi cel de altădată. Vă pare că în vremea apostolilor lumea arăta altfel? Nu. Tot ce arată azi televiziunile se întâmpla în public. Toată mizeria şi pornografia de azi se petrecea pe scenă, în plin văz. Teatrul era o orgie. De fapt, oricând poţi avea toată ispita. Pe de altă parte, să nu uităm că şi pe Hristos îl putem avea oricând. Dacă pentru diavol apăsăm un buton, pe Hristos trebuie doar să-l chemăm.

„După întâlnirile de taină, biserica arată ca o cămaşă albă apucată cu mâinile pline de unsoare“

Părinte, de ce predicile unor preoţi par a fi rupte din discursurile electorale ale politicienilor?

Acest lucru a existat încă de pe vremea când Biserica a fost recunoscută oficial în statul bizantin şi s-a regăsit în toate imperiile lumii. A nu vedea acest lucru înseamnă a suferi de miopie. Biserica este ceva mult mai mult decât ceea ce se vede la prima vedere. Desigur, există şi aceste poale ale Bisericii care uneori se ating de pământ, iar alte ori mai dau şi prin bălţi. A discuta este foarte simplu. În această intersecţie a Bisercii cu politica, cei care se implică în campanii nu se deosebesc cu nimic de agenţii electorali. Problema e ce facem cu întâlnirile de taină ale mai-marilor Bisericii cu politicienii. Acolo este paguba adevărată, nu într-un popă de la ţară care a ieşit şi a spus: „Oameni buni, îi mulţumim deputatului X că ne-a cumpărat ferestre la biserică“. Nu este condamnabil atunci când un preot sărman, ca şi restul satului, este chemat să construiască un sfânt lăcaş, iar un deputat se angajează să îi pună ferestrele, altul - uşa, un al treilea - crucea şi toate acestea în slujba comunităţii. Peste tot în lume statul intervine în construcţia, amenajarea şi întreţinerea bisericii, care este văzută ca o lucrare socială. La noi nu statul intervine, ci anumiţi oameni de stat o fac în nume propriu. Nu e un lucru grav, atât timp cât e o relaţie normală. Cam de ce un om de afaceri ar trebui să aibă o relaţie normală cu un politician, iar un preot care are cheltuieli enorme pentru construcţia bisericii, nu? E altceva că uneori acel preot este atras în lucruri pe care mai apoi le regretă.

Şi întâlnirile de taină?

Ele străbat din declaraţiile patriarhului, mitropolitului, episcopilor. Ele străbat în anumite tensiuni politice pe care le vedem cu toţii şi le înţelegem. De regulă, acestea sunt atât de primitive, încât Biserica nu se poate feri de petele care rămân pe ea. După aceste întâlniri de taină, Biserica arată ca o cămaşă albă pe care cineva a apucat-o cu mâinile pline de unsoare. Asta fac politicienii – lasă grăsimea de pe mâinile lor. În ultimii o sută de ani, preoţii au fost marginalizaţi şi nu au avut o prezenţă socială. Sper că şcolirea preoţilor şi informaţia care circulă astăzi ne va învăţa să avem o decenţă în relaţia cu politicienii.

Dar Episcopul de Bălţi şi Făleşti, Marchel, în ce măsură s-a condus de dogmele creştine atunci când a protestat împotriva controversatei legi antidiscriminare?

Acest tip de reacţii este condamnat în noua societate, care este una de marmeladă. Dacă o scuturi puţin, crapă şi cad din ea bucăţi mari. Confortul pe care şi l-au creat politicienii, bancherii şi alţi oameni care controlează lumea, de a nu se ciocni de revolta maselor, este truda a câtorva secole de manipulare, plătite cu sânge. „Fiţi cuminţi, munciţi de dimineaţă până seara. Opiniile voastre trebuie să fie foarte asemănătoare. Nu vrem cuvinte dure şi agresivitate“, asta vor să ne spună ei. În ce constă agresivitatea? Când spun că nu sunt de acord cu tine sau când, la urma urmei, spun că eşti un prost? Acest limbaj a fost propriu tuturor poeţilor lumii şi este regăsit în retorica marilor oratori greci. Toţi ierarhii, începând cu Pavel şi Petru, au practicat acest tip de discurs. Însuşi Hristos a spus „pui de năpârci“. Păi, dacă ar folosi Episcopul Marchel această sintagmă, ar risca să facă puşcărie. Din punct de vedere social, e foarte limpede treaba. Suntem atât de bine spălaţi pe creier, încât ne place să trăim în această marmeladă. În cazul Episcopului Marchel, a fost o surpriză pentru societate. A ieşit în Piaţa Marii Adunări Naţionale şi şi-a spus părerea, lucru care nu s-a mai întâmplat în ultima sută de ani. Sigur, există nişte limite şi poţi greşi la un moment dat. Un lucru însă e cert – nu a încălcat nicio lege ca cetăţean, niciun canon şi nicio normă de conduită a Bisericii.

Nu s-a implicat, totuşi, prea mult în politică?

Societatea de astăzi trebuie să se obişnuiască să dea tuturor oamenilor drepturile prevăzute în Constituţie. A spune că preotul nu poate face politică este o discriminare brutală. Preotul nu are chef să facă politică, dar are dreptul. Mitropolitul nu este împiedicat de Constituţie să candideze la funcţia de preşedinte al ţării. Şi gândiţi-vă că ar putea fi ales. De asta se tem politicienii. Cine sunt cei care acuză preoţii că se implică în politică? Tocmai cei care invocă libertăţile omeneşti şi Constituţia. După legea lor, cea după care ne judecă, avem aceste drepturi, noi ne oprim însă după legea noastră. Mă miră cum astfel de replici nu-şi găsesc răspunsul cuvenit. Pui Constituţia pe masă şi întrebi: „Unde scrie că nu pot face una sau alta?“.

Să înţeleg că aţi susţinut poziţia Episcopului Marchel?

Statul trebuie să facă aşa cum se face peste tot în lume, adică să-şi cunoască grupurile majoritare cu care să aibă un dialog. Nu ştiu de ce un grup de 200 de oameni trebuie să-şi trâmbiţeze peste tot problemele. Aş vrea ca toată lumea să aibă reprezentanţi, aşa ca miniştrii sau parlamentarii să cunoască îndeaproape toate problemele. Trebuie consultaţi ortodocşii, care sunt cei mai numeroşi. Problemele să fie rezolvate la mesele de tratative ca să fie evitate ieşirile în stradă. Vlădica Marchel a făcut-o ca în vremea de odinioară. S-a întâmplat însă aşa că vremea este alta. Nu a venit să discute despre pensii sau salarii, deşi în ţara noastră şi asta e o problemă morală. A ieşit să vorbească despre păcatul homosexualităţii, care încearcă să devină o normalitate. Am susţinut poziţia lui, am şi scris în acest sens. De fapt, îmi exprim opiniile în scris. Am atâţia oameni care citesc, încât nu încap în piaţa din Chişinău şi de asta nu am nevoie să ies la proteste. Peste zece ani voi putea fi judecat pentru ce am pus pe hârtie, nu pentru ce vor inventa alţii.

Această lege a fost o condiţie impusă de instituţiile UE...

Europa este o mare problemă din cauza migraţiilor şi întâlnirilor interculturale, a amalgamului de religii. Noi nu suntem amestecaţi, suntem unitari. Şi ce facem acum? Inventăm religii pe care nu le avem, grupuri minoritare pe care nu le avem. Pentru ce? Ca se ne asemănăm cu Europa sau Statele Unite? Noi imităm acest tip de societate, iar când citim legile ne dăm seama că la noi problema nu e în măsura în care ni se prezintă. Citim: „minoritate sexuală“. Nu o avem. Înseamnă că trebuie făcută, ca să ne aliniem la legile lor. Poporul nostru, în conştiinţa sa, are o viziune armonioasă asupra lumii şi a relaţiilor umane. Să ne întoarcem la normalitate, să nu creăm legi care să ne amintească de căderi şi de suciri ale minţii! O lege apare acolo unde este o problemă, agravarea maximă a unei patimi. La noi e invers, mai întâi facem legea şi după aia încercăm să demonstrăm că avem această problemă. Legea este cuţitul care taie buba. Noi nu avem bubă, am luat cuţitul şi începem să ne scobim.

De două decenii în Moldova sunt două mitropolii, una subordonată Patriarhiei de la Moscova, alta - celei de la Bucureşti. Unde s-ar putea ajunge, dacă e să ne amintim de conflictele iscate între acestea de-a lungul anilor?

Avem suficienţi ani pierduţi încât să putem trage concluzii. În 20 de ani am înţeles că putem discuta, nu să ne luăm la pumni ca nebunii. „Vrem să slujim în limba română“, a fost una dintre tezele puse la baza înfiinţării Mitropoliei Basarabiei. Sună bine. Dar e o problemă când afirmi că dincolo, la Mitropolia Moldovei, se slujeşte în rusă. Este un fals. Cu ce au devenit mai români cei de la Mitropolia Basarabiei? Care e diferenţa dintre un preot care slujeşte la Mitropolia Basarabiei şi altul de la Mitropolia Moldovei? Nu înţeleg de ce trebuia făcută această ruptură cu atâta tam-tam, pornind de la nişte teze care nu au fost verificate de la început şi care între timp au devenit şi mai tăioase. Şi Mitropolia Moldovei a greşit prin felul de a argumenta. S-au adus nişte contraargumente la nişte false argumente prezentate de partea română. Aş fi preferat să nu fi existat aceste injurii de ambele părţi, care sunt o ruşine pentru noi, creştinii. Ciocnirea ortodoxiilor româneşti şi ruseşti nu mai poate sta în picioare. Acum Moscova comunică direct cu Bucureştiul, fără să ne mai întrebe pe noi, cei de la Chişinău. Nu e un secret că România nu mai investeşte în acest proiect. Vedem şi efectele. Prezenţa publică a Mitropolitului Petru nu se face simţită. Nu l-am mai văzut de 15 ani. Acum intrăm în normalitate, să vedem cum va fi rezolvată această problemă canonic.

Există, totuşi, un canon care spune că trebuie să fii supus celor mai mari din Biserica neamului tău. Pornind de la faptul că Mitropolia Moldovei se subordonează Patriarhiei Ruse, reiese că suntem supuşi celui mai mare din alt neam?

Relaţia canonică o avem cu mitropolitul de aici, care este din neamul nostru. Nu aparţinem canonic patriarhului Moscovei. Mitropoliţii, la rândul lor, au o comuniune între ierarhi, care este una onorifică şi care este menită să aducă o claritate, o ordine în Biserica Ortodoxă pe plan mondial. De exemplu, până în 1924 toate mitropoliile de pe pământul românesc s-au supus Constantinopolului. Fiţi de acord că numai din Constantinopol nu suntem, iar patriarhul grec nu e nicidecum mai român decât rusul. Canonic avem o legătură cu mitropolitul. Patriarhul este primul între egali. Dacă mitropolitul comite anumite scăpări, nu e din cauza că e de la Moscova sau Bucureşti, ci pentru că e om. Oricine care e pus în fruntea unei comunităţi cu greu va scăpa să nu admită anumite greşeli. Trebuie să spun că suntem într-o epocă istorică liniştită. În Biserică şi între marile imperii întotdeauna au fost scandaluri foarte mari. Numai un om care nu cunoaşte istoria Bisericii se plânge că avem astăzi probleme şi conflicte între ierarhi.

Foto Adevărul. Savatie Baştovoi în chilia sa, plină de cărţi

„Banii strică atunci când te aşezi pe ei şi tot tragi sub tine“

Tot mai mulţi moldoveni se întreabă cum e corect să sărbătorim, pe stil vechi sau pe nou, adică aşa ca în Vest sau ca în Est.

Nu sărbătorim nici ca-n Est, nici ca-n Vest. Sărbătorim aşa cum au făcut-o părinţii noştri. Dacă mâine în Vest sau în Est 1 Mai, 9 mai, 7 octombrie vor deveni sărbători bisericeşti, nu înseamnă că le sărbătorim. Sărbătoriţi aşa cum tăia mama şi tata porcul! Aveţi bucuria deplină şi nu faceţi prilej de dispută chestiile care nu merită discutate pentru că sunt false probleme.

Dar dumneavoastră când sărbătoriţi Crăciunul?

Pe vechi, aşa cum o fac oamenii din această ţară, cei cu care mă întâlnesc şi cu care mă bucur. Şi Hristos a spus: „Cu cei ce se bucură, bucuraţi-vă, cu cei ce plâng, plângeţi“.

Cum să ne explicăm faptul că Moldova, fiind una dintre puţinele ţări care a păstrat cu sfinţenie tradiţia apostolilor şi toate canoanele creştine, este atât de coruptă şi săracă?

Din cauza că Biserica nu se amestecă în politică. Tocmai acesta este argumentul. Pentru că avem nişte lingăi şi nişte vânduţi care conduc ţara. Să nu iasă cumva mitropolitul şi să se amestece când aceştia fac ceea ce fac. Politicienii noştri nu sunt creştini şi nu-şi iubesc ţara, habar nu au că avem principii morale care s-au verificat în timp, că suntem un popor care a supravieţuit atâtor imperii şi atacuri. Din momentul în care statul este condus de oricine, numai nu de cei cu principii, avem roadele pe care le avem.

Dar şi multe feţe bisericeşti locuiesc în adevărate palate şi conduc maşini de lux. Să fi uitat că Isus Hristos a spus „mai lesne va trece cămila prin urechile acului decât un bogat în împărăţia lui Dumnezeu“?

Problema nu e cât de mare e locuinţa preotului, ci cine în afară de el mai intră în acea casă. Dacă este deschisă oamenilor, atunci el înmulţeşte dragostea. Sunt cu totul ferit să judec după mărimea casei sau a capacităţii cilindrice a maşinii. Cunosc preoţi cu maşini şi case care fac multe milostenii. Poate are nevoie de o maşină bună ca să meargă la un om de afaceri. Îmi veţi spune: „Dacă ar merge desculţ, ca apostolii, nu l-ar primi?“ Nu! Pentru că sunt proşti. Îl vor întreba: „De ce eşti desculţ? De ce ai barbă lungă?“ şi aici se termină discuţia. Mi se pare că sunt persoane care îndeplinesc toate condiţiile pentru a fi condamnaţi de ochii necunoscătorului, dar sunt oameni ai lui Hristos care slujesc dragostea. Şi invers. Sunt preoţi săraci, dar care nu reuşesc să cultive dragostea în obştea lor.

Aşa trebuie înţeleasă relaţia noastră cu banii?

Banul este o entitate menită să reglementeze un anumit tip de relaţii interumane. Pot să nu am niciun ban sau un singur ban pe care îl ţin pentru mine. Sunt un sărac din punctul de vedere al celor care au o problemă cu banii preoţilor, în schimb nu pot intra prin urechea acelui ac. Nu trebuie să fim bogaţi în zgârcenia noastră. O biserică de oameni are nevoie de mulţi bani, unul singur ar putea să nu aibă nevoie de bani. O familie nu poate să nu aibă deloc nevoie de bani, ci de atâţia cât să-i asigure o relaţie normală. Sunt familii unde sunt sănătoşi cu toţii, dar sunt familii unde există un bolnav şi ar putea avea nevoie de atâţia bani încât nu câştigă suficient. Atunci toţi membrii se pot cufunda în deznădejde şi disperare încât să se distrugă din cauza lipsei banului. În acest caz, banul este preţul sănătăţii. Aşa trebuie văzut banul. Dacă nu sunt un făcător de minuni ca Apostolul Petru, îi pot da celui bolnav un ban. Dacă nu am bani, nu-l pot ajuta cu nimic. Banii strică atunci când te aşezi pe ei şi începi să-i tot tragi sub tine.

Savatie Baştovoi

Ocupaţie: Ieromonah, scriitor şi editor;

Vârstă: 36 de ani;

Studii: A studiat la Facultatea de Filozofie a Universităţii de Vest din Timişoara;

1998: Este anul când devine frate la Mănăstirea Noul Neamţ.

În 1999 Ştefan Baştovoi a fost tuns în monahism, primind numele de Savatie. Peste un an a fost hirotonit ierodiacon, iar în 2002 - ieromonah. Este fondatorul şi directorul Editurii „Cathisma“ din Bucureşti. Predă iconografia la Seminarul Teologic din Chişinău, cu sediul în Mănăstirea Noul Neamţ. Printre cărţile sale de referinţă sunt „Elefantul promis“, „Iepurii nu mor“, „Nebunul“, „Ortodoxia pentru postmodernişti“, „Între Freud şi Hristos“, „A iubi înseamnă a ierta“, „Audienţă la un demon mut“, „Diavolul este politic corect“, „Fuga spre câmpul cu ciori – amintiri dintr-o copilărie ateistă“ etc. Savatie Baştovoi a fost printre autorii români care au participat recent la prestigiosul salon de carte de la Paris, unde România a fost ţară invitată de onoare. El a făcut parte din acest grup graţie romanului „Iepurii nu mor“, tradus în franceză în 2011 şi primit bine de criticii din Hexagon.

Moartea Episcopului Dorimedont

L-am întrebat pe ieromonahul Savatie Baştovoi ce crede despre moartea Episcopului de Edineţ şi Briceni, Dorimedont, care a fost stareţ la Mănăstirea Noul Neamţ din Chiţcani timp de opt ani. Dorimedont Cecan a decedat în 2006, în urma unui tragic accident rutier, iar unii nu au întârziat să afirme că ar fi fost un omor la comandă. „Ar fi putut să mai trăiască. Sunt un om foarte slobod la gură pe domeniile pe care le stăpânesc. Or, moartea unui om şi mai ales moartea unui episcop este o zonă închisă, greu de abordat“, ne-a răspus părintele.

 
Omelia di san Giovanni Crisostomo arcivescovo di Costantinopoli in occasione del Giorno del Battesimo di Cristo

1. Oggi, voi tutti siete nella gioia, soltanto io sono triste. In realtà, quando volgo lo sguardo verso l’oceano spirituale, contemplando gli immensi tesori della Chiesa, e poi penso che finita questa solennità, la gente se ne andrà via per i fatti propri, provo un dolore che mi lacera, un’angoscia che mi opprime, perché la Chiesa, madre affettuosa e feconda, non può avere la gioia di vedere numerosi i suoi figli in tutte le assemblee, ma solo nei giorni delle grandi feste. E tuttavia, che grande motivo di gioia spirituale! Che letizia per noi! Che gloria per Dio! Che beneficio per le anime! Se ad ogni incontro vedessimo il tempio così pieno! I marinai e piloti si danno da fare per attraversare le onde e rientrare in porto, noi, al contrario, lottiamo per non lasciare il mare aperto e, sempre travolti dai flutti degli affari mondani, per stare continuamente nei luoghi pubblici e davanti ai tribunali, e facciamo la nostra comparsa qui a mala pena una volta o due all’anno.

Non sapete dunque che Dio ha costruito le chiese nelle città come porti sul mare, affinché coloro che in essa verranno a mettersi al riparo dalle tempeste della vita, vi trovino la piena tranquillità. Qui, infatti, non avete nulla da temere: né la furia delle onde, né le incursioni dei pirati o gli attacchi dei banditi, e neppure la violenza di venti o le sorprese degli animali selvatici. È un porto al riparo da ogni male, porto spirituale delle anime. Voi mi siete testimoni della verità di queste parole. Se qualcuno di voi, infatti, in questo momento interroga la propria coscienza, troverà una grande pace interiore. Non rabbia che lo turbi, non avidità che lo bruci, non invidia che lo divori; l’arroganza non lo gonfia, l’amore della vanagloria non lo corrompe; ma tutti questi mostri si acquietano subito non appena le sante Scritture, simili ad un incanto divino, giungendo attraverso la  lettura alle orecchie di ciascuno, sono penetrate nell’anima ed avranno calmato quei movimenti contrari alla ragione. Davvero sfortunati coloro che, pur avendo la possibilità di acquisire una tale santità di comportamento, non si premurano a frequentare assiduamente la chiesa, nostra madre comune! Potete indicarmi una occupazione più fruttuosa, un incontro più utile? Che vi impedisce di venire qui con noi? Mi addurrete la povertà come ostacolo che vi tiene lontani da questa bella assemblea: ma è solo un vano pretesto. Ci sono sette giorni nella settimana, Dio li ha condivisi con noi e lui non si è riservata la parte maggiore, lasciando a noi la più piccola; e neppure ha fatto le parti uguali, prendendo tre giorni per lui e lasciandocene tre, ma ci ha dato sei giorni e per sé ne ha riservato soltanto uno; e voi in quel giorno non vi degnate nemmeno di astenervi del tutto dalle cose terrene; ma simili a quelli che rubano il tesoro sacro, rapinate questo giorno santo usandolo per le ordinarie occupazioni, presi dall’interesse della vita materiale, abusate di quegli istanti che dovrebbero essere dedicati alle cose spirituali.

Ma perché parlare di un giorno intero? Imitate quello che fece la vedova nella sua elemosina. Diede solo due oboli (Marco 12,42 ss.), e ricevette da Dio una grazia abbondante. Date, anche voi, due ore soltanto a Dio, e raccoglierete per la vostra casa il guadagno di molti giorni. Se avete in disprezzo le mie parole e non volete rinunciare neppure per un istante ai profitti terreni,  badate che non perdiate il frutto di tutti gli anni precedenti. Dio, infatti, usa punire il disprezzo verso di lui facendo disperdere le ricchezze ammassate. Questa minaccia rivolgeva ai Giudei che trascuravano di andare al tempio: Avete ammassato ricchezze nelle vostre case e il mio soffio le ha disperse, dice il Signore (Aggeo, 1,9). Se venite in chiesa solo una o due volte all’anno, vi chiedo, come vi si potrà istruire sulle cose necessarie alla salvezza, come la natura dell’anima e di quella del corpo, l’immortalità, il regno dei cieli, le pene dell’inferno, la misericordia di Dio e la sua bontà, il battesimo, la penitenza e il perdono dei peccati, le creature celesti e terrestri, la natura degli uomini e quella degli angeli, la malvagità dei demoni e le meno per sentimento di devozione che per residuo d’abitudine e in occasione della solennità; perché è proprio a stento se i fedeli che frequentano assiduamente le nostre assemblee arrivano ad imparare ciò che è necessario sapere. Molte persone qui hanno servi e figli. Bene! Quando volete farli istruire, li affidate a maestri che avete scelto per loro, li mandate lontano da voi, date loro vestiti, cibo e tutto ciò di cui hanno bisogno, poi li mandate a vivere con i loro maestri e non lasciate che ritornino a casa, in modo che, attraverso l’assiduità della frequenza, essi profittino meglio, e nessuna preoccupazione, nessuna occupazione estranea ai loro studi li distraggano; e quando si tratta di imparare per voi non una scienza comune, ma la più grande delle scienze, la scienza di piacere a Dio e di acquistare i beni celesti, voi credete che sia sufficiente occuparvene una o due volte per caso? Che assurdità! Avete dubbi sul fatto che questa sia una scienza che richiede molta attenzione? Ascoltate: Imparate da me, dice il Signore, che sono mite e umile di cuore (Matteo 11,29). Altrove, il profeta  dice: Venite, figli miei, ascoltatemi, vi insegnerò il timore del Signore (Salmo 33,12). E ancora: fate attenzione e vedrete che io sono il Dio vero (Salmo 45,11). È necessaria quindi una grande applicazione a chi vuole imparare la scienza delle cose spirituali.

2. Ma non spendiamo tutto il tempo a biasimare coloro che sono soliti essere assenti; ce n’è più che a sufficienza per correggere la loro negligenza; diciamo piuttosto qualcosa sulla solennità di questo giorno. Molti invero celebrano le feste e conoscono le loro denominazioni, ma non conoscono la storia, né la causa  per cui esse sono state stabilite.

Così, nessuno ignora che la festa di questo giorno si chiama Teofania, o manifestazione, ma qual è questa manifestazione? Ce n’è una o ce ne sono due? Fatto che non si sa abbastanza bene, e cosa vergognosa non meno che ridicola, ogni anno si celebra e non se ne conosce il motivo. Occorre iniziare, dunque, col farvi sapere che non c’è una sola manifestazione, bensì due: la prima è quella che noi oggi celebriamo, l’altra non è ancora venuta e dovrà verificarsi con fulgore alla fine dei secoli. Nella Lettera che oggi avete ascoltato di san Paolo a Tito, egli parla di entrambe. Riguardo a quella che celebriamo oggi, dice: La grazia di Dio nostro Salvatore si è manifestata a tutti gli uomini e ci ha insegnato che, rinunciando all’empietà e alle passioni mondane, dobbiamo vivere nel nostro tempo, con temperanza, giustizia e pietà.  —  Ciò che dice dopo si riferisce a quella futura: Restando sempre nell’attesa della sperata beatitudine e della gloriosa venuta del grande Dio nostro e Salvatore Gesù Cristo (Tito 2,11-13). Ed è proprio in quest’ultimo senso che il profeta ha detto: Il sole si muterà in tenebre, e la luna in sangue; prima che giunga il giorno del Signore, giorno grande e glorioso (Gioele 2,31).

Ma perché ad essere chiamato Teofania non è il giorno natale del Salvatore bensì quello del suo battesimo? Perché in questo giorno fu battezzato ed egli santificò le acque. In questa solennità, pertanto, verso la mezzanotte, tutti vanno ad  attingere l’acqua che conservano nelle case e custodiscono per l’intero anno in memoria del fatto che, similmente a quel giorno, le acque sono state santificate. E per un miracolo visibile, il tempo non ha alcuna influenza sulla natura dell’acqua, perché dopo un anno, a volte due e persino tre, essa rimane pura e fresca, e malgrado questo lasso di tempo, non la si distingue da quella appena attinta alla sorgente.

Ma per quale motivo questo giorno viene chiamato Teofania? Perché nostro Signore fu manifestato agli uomini, non nel giorno della sua nascita, ma nel giorno del suo battesimo, fino ad allora infatti era quasi sconosciuto. E che non fosse generalmente conosciuto, e che i più ignorassero chi egli fosse, emerge dalle parole di Giovanni Battista: C’è qualcuno in mezzo a voi che voi non conoscete. (Giovanni 1,26). E perché meravigliarsi che gli altri non lo conoscessero, se lo stesso Giovanni Battista fino a quel giorno lo ignorava? Io stesso non lo conoscevo, – egli dice – ma colui che mi ha mandato a battezzare con l’acqua mi ha detto: Colui sul quale vedrete scendere e posarsi il Santo Spirito, è colui che battezzerà nello Spirito Santo. (Giovanni 1,33). Da qui risulta chiaro che ci sono due epifanie. Ma perché il nostro Signore è venuto a farsi battezzare? Questo è ciò di cui parleremo e nel contempo vi faremo conoscere quale battesimo egli ha ricevuto; questi due punti infatti sono di uguale importanza. E, per farvi comprendere meglio il primo, è proprio da quest’ultimo che cominceremo a parlarvi.

C’era un battesimo dei Giudei che purificava dalle impurità del corpo, ma non toglieva i peccati che sono nella coscienza: se uno aveva commesso un adulterio, un furto o qualche altro tipo di misfatto, quel battesimo non li cancellava. Ma chi aveva toccato le ossa dei morti, chi aveva gustato cibo proibito dalla legge, chiunque si era avvicinato a contaminazione, aveva avuto contatto con i lebbrosi, costui lavatosi, era impuro fino a sera, dopo di che era purificato. Laverà il suo corpo in acqua pura, – è detto – e rimarrà impuro solo fino a sera, poi sarà puro (Levitico 15, 5). Non erano questi dei veri e propri peccati o impurità in senso stretto, ma poiché i Giudei erano un popolo rozzo e imperfetto, attraverso l’osservanza minuziosa della Legge, Dio voleva che divenissero più religiosi e alla lunga preparati all’osservanza di comandamenti più importanti.

3. Il lavacro dei Giudei dunque non cancellava i peccati, ma soltanto le impurità corporali. Non è assimilabile a quello nostro di gran lunga migliore e pieno di grazie abbondanti, perché esso rende liberi dal peccato, purifica l’anima e conferisce la grazia del Santo Spirito. Quanto al battesimo di Giovanni, esso era di molto superiore a quello dei Giudei, ma inferiore al nostro; esso era come un ponte tra i due battesimi che li univa e portava dall’uno all’altro. Giovanni non invitava gli uomini ad osservare le purificazioni corporali, anzi li distoglieva da quelle esortandoli ad abbandonare il vizio e praticare la virtù, e a riporre le speranze di salvezza nelle opere buone, piuttosto che in diversi lavacri e purificazioni con acqua. Egli non diceva: – lavate i vostri vestiti, lavate il vostro corpo, e sarete puri, – ma piuttosto – “Fate frutti degni di conversione (Matteo 3,6). Da questo punto di vista il battesimo di Giovanni era superiore a quello dei Giudei, ma inferiore al nostro, perché non donava il Santo Spirito, non conferiva la remissione dei peccati con la grazia. Portava alla penitenza, ma non aveva il potere di rimettere i peccati. Per questo Giovanni diceva ancora: Io vi battezzo con l’acqua, ma lui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Matteo 3,11). Dunque, lui, Giovanni non battezzava in Spirito.  Ma perché in Spirito Santo e fuoco? Per ricordarci quel giorno in cui si videro lingue di fuoco posarsi sugli apostoli (Atti 2,3). Che il battesimo di Giovanni non fosse perfetto e non conferisse né la grazia del Santo Spirito né la remissione dei peccati, è quanto risulta dalle parole di san Paolo ad alcuni discepoli che aveva incontrato: “Avete ricevuto il Santo Spirito quando avete abbracciato la fede? E quelli gli risposero: non abbiamo neppure sentito dire che ci sia un Santo Spirito. Egli chiese loro: quale battesimo avete dunque ricevuto? Ed essi risposero: il battesimo di Giovanni. Allora Paolo disse loro: Giovanni ha  battezzato  con il battesimo di penitenza”  – non della remissione dei peccati. Perché mai battezzava? Battezzava – “dicendo alla gente che doveva credere in Colui che veniva dopo di lui, cioè in Gesù”. Avendo sentito questo  si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù. E non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, il Santo Spirito scese su di loro (Atti 19, 2-6). Vedete, come era incompleto il battesimo di Giovanni? Se questo non fosse stato incompleto, Paolo non li avrebbe battezzati di nuovo, non avrebbe imposto le mani su di loro; ma poiché ha fatto entrambe le cose, egli ha proclamato la superiorità del battesimo degli apostoli e l’inferiorità dell’altro. Ora conosciamo la differenza che passa fra i tre battesimi di cui vi abbiamo detto.

Ma perché il Salvatore è stato battezzato e quale battesimo ha ricevuto? Ecco quanto ci rimane da farvi sapere.

Egli non ha ricevuto né il primo, quello dei Giudei, né il nostro, perché non aveva bisogno della remissione dei peccati: questa del resto era impossibile poiché non c’era peccato in lui, secondo queste parole di san Pietro: “Egli non commise peccato, né si è trovato inganno sulla sua bocca” (I Pietro 2,22), ed ancora leggiamo in san Giovanni: “Chi di voi può convincermi di peccato?” (Giovanni 8,46). La sua carne non poteva ricevere in più lo Spirito Santo, poiché possedeva per principio lo Spirito Santo stesso che le aveva dato forma. Se dunque quella carne non era né estranea allo Spirito Santo e neppure soggetta al peccato, per quale motivo battezzarla? Ma cominciamo col dire quale battesimo ha ricevuto il nostro Signore e il resto sarà molto più chiaro. Quale fu dunque questo battesimo? Non fu né quello dei Giudei né il nostro, ma fu quello di Giovanni. Perché? Affinché la natura stessa di questo battesimo ci dicesse che il Salvatore non era stato battezzato a motivo di peccati, né perché mancasse della grazia dello Spirito Santo, poiché questo battesimo, come è stato dimostrato, non possedeva nessuna delle due cose. Per cui è chiaro che Gesù non andò da Giovanni per ricevere la remissione dei peccati, né per ricevere lo Spirito Santo. E affinché nessuno dei presenti immaginasse che fosse andato per fare penitenza come gli altri, ecco come Giovanni ha prevenuto in anticipo questa falsa interpretazione. Lui che gridava a tutti: Fate degni frutti di penitenza (Matteo 3,8) al Salvatore dice: “Dovrei essere io battezzato da te, e tu sei venuto da me” (Matteo 3,14).  Diceva questo per far sapere che il nostro Signore non era andato da lui per lo stesso bisogno degli altri, e che lungi dall’essere battezzato per lo stesso motivo, egli era ben al di sopra di Giovanni Battista stesso ed infinitamente più puro. Ma perché veniva dunque battezzato se non era per penitenza, né per remissione dei peccati, né per ricevere la pienezza dello Spirito Santo? Per due altri motivi di cui uno ci è rivelato dal discepolo, e l’altro detto a Giovanni dal Salvatore stesso. Quale ragione di questo battesimo ci ha dato Giovanni? Era necessario che il popolo sapesse, come dice san Paolo, che Giovanni ha battezzato col battesimo della penitenza, affinché tutti credessero in Colui che doveva venire dopo di lui (Atti, 21,4). Era l’inizio di questo battesimo. Se fosse stato necessario bussare a tutte le porte e fare uscire la gente fuori, per mostrare Cristo dicendo «Questo è il Figlio di Dio», una simile testimonianza sarebbe stata sospetta e assai difficile. Se Giovanni avesse preso con sé il Salvatore e fosse entrato nella Sinagoga per presentarlo, quella testimonianza sarebbe stata ugualmente sospetta. Ma che alla presenza di gente che veniva da ogni città sparsa lungo il Giordano e che si affollava sulle sue rive, sia venuto Egli stesso per essere battezzato, che sia stato raccomandato dalla voce del Padre sentita dal cielo, e che il Santo Spirito si sia posato su di lui, sotto forma di colomba, ecco cosa non permette più di dubitare della testimonianza di Giovanni. Per questo il santo precursore aggiunge “io stesso, non lo conoscevo” (Giovanni, 1), mostrando così che la sua testimonianza è degna di fede.

Poiché erano parenti secondo la carne “Elisabetta, tua parente, anche lei ha concepito un figlio” (Luca 1,36), dice l’angelo a Maria parlando della madre di Giovanni, infatti poiché le madri erano parenti è chiaro che i loro figli dovevano esserlo pure: dunque, poiché erano parenti, ad evitare che questa parentela potesse essere motivo della testimonianza che Giovanni rendeva a Cristo, la grazia dello Spirito Santo dispose le cose in maniera tale che Giovanni trascorse la sua prima giovinezza nel deserto e così la sua testimonianza non parve dettata dalla familiarità e in un disegno premeditato, ma ispirata da un avvertimento dall’alto. Ecco perché dice “Io stesso non lo conoscevo” – Dove mai l’hai conosciuto? – “Colui che mi ha mandato a battezzare con l’acqua, mi ha detto” – E cosa ha detto? – Colui sul quale tu vedrai lo Spirito Santo discendere come una colomba e posarsi, è colui che battezzerà in Spirito Santo (Giovanni 1,33). Come vedete, il testo sacro parla del Santo Spirito non come se dovesse scendere per la prima volta su Gesù Cristo, ma come per presentarlo, indicandolo per così dire col dito e farlo conoscere a tutti. Ecco perché il nostro Signore venne a farsi battezzare.

C’è ancora un’altra ragione che indica lui stesso. E qual è? Siccome Giovanni aveva detto “Devo essere io battezzato da te e tu invece vieni da me”, ed egli gli rispose “Lascia fare, è bene che compiamo così ogni giustizia” (Matteo 3,15). Avete notato la modestia del servo? L’umiltà del maestro? Cosa significa compiere ogni giustizia?  Per giustizia s’intende l’adempimento di tutti i precetti di Dio, come in questo passo: “Erano tutti e due giusti dinanzi a Dio e camminavano sulla via di tutti i comandamenti e di tutti gli ordini del Signore, in modo irreprensibile (Luca, 1,6). Tutti gli uomini dovevano compiere questa giustizia, ma non ci fu nessuno fedele né la compì; per questo è venuto Cristo, per compiere questa giustizia.

4.  Che giustizia c’è ad essere battezzati, chiederete? Obbedire ai profeti era giustizia. E, come il nostro Signore fu circonciso, offrì il sacrificio, osservò il sabato e celebrò le feste dei Giudei, così aggiunse qui ciò che restava da compiere sottomettendosi al profeta che battezzava. Era pure la volontà di Dio che tutti ricevessero il battesimo, come Giovanni ci dice “Colui che mi ha inviato a battezzare con l’acqua” (Giovanni 1,3) e come Cristo stesso si esprime “Il popolo e i pubblicani sono entrati nel disegno di Dio, ricevendo il battesimo di Giovanni, ma i Farisei e gli Scribi hanno scartato il consiglio di Dio nei loro riguardi, rifiutando il battesimo di Giovanni” (Luca, 7,29). Se dunque è giustizia obbedire a Dio e se Dio ha inviato Giovanni per battezzare il popolo, il nostro Signore ha compiuto questo punto della Legge come tutti gli altri. Comparate, se volete, i comandamenti della Legge a duecento denari: occorreva che il genere umano pagasse questo debito. Noi non l’avevamo pagato e la morte ci teneva stretti sotto il peso delle prevaricazioni. Il Salvatore, giunto e trovatici legati, ha pagato lui il nostro debito, ha saldato quanto dovevamo e ha liberato coloro che non avevano come saldare. Per questo egli non dice: conviene che facciamo questo o quest’altro; ma bensì “che noi compiamo ogni giustizia”. È come se dicesse: conviene che io il Maestro paghi per coloro che non hanno nulla. Questo è il motivo del suo battesimo, la necessità di far vedere che si compiva ogni giustizia e questo motivo va aggiunto a quello che è stato dato sopra. Per questo lo Spirito Santo scese sotto forma di colomba, che è la forma con cui l’uomo spirituale dovrà essere innocente e semplice e allontanarsi dal male, secondo la parola di Cristo: Se non vi convertite e diventate simili ai fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli (Matteo 18,3). La prima arca è rimasta sulla terra dopo il cataclisma, ma la nuova arca divina, il nostro Signore, è tornato in cielo quando il corruccio divino è stato placato e adesso il suo corpo innocente e puro è alla destra del Padre.

Ma ora che abbiamo accennato al corpo del nostro Signore, dobbiamo un attimo soffermarci, prima di terminare.

Io so che tra di noi un gran numero di persone si avvicinano alla mensa santa, per abitudine, per la solennità. Bisognerebbe, come spesse volte vi ho detto, prendere in considerazione ben altro che l’occasione per comunicarsi, la purezza della coscienza e non la solennità di tale o tal altro giorno che dà il diritto di accostarsi alla santa comunione. Perché chi è in colpa o impuro, non deve, neppure nei giorni di festa, accostarsi a questa carne santa e adorabile; mentre chi è puro ed ha lavato le sue colpe con una rigorosa penitenza è degno, nei giorni di festa ed in ogni altro tempo, di partecipare ai divini misteri e di godere dei doni di Dio. Tuttavia, siccome alcuni, non so perché, non prestano a questo nessuna attenzione e molti, malgrado i numerosi misfatti di cui si sono macchiati, allorché c’è una festa sono come sospinti a partecipare ai santi misteri che il loro stato di peccato non permetterebbe neppure di contemplare con gli occhi, senza riguardo per nessuno scarteremo coloro che sappiamo essere indegni, lasciando al giudizio di Dio, il quale conosce i segreti degli uomini, coloro che a noi sono ignoti.         Ma c’è una colpa che tutti commettono apertamente e di cui cercheremo di correggervi. Qual è questa colpa? È che noi non ci accostiamo con timore, ma con gran rumore di piedi, pieni di malumore, parlando ad alta voce, ingiuriandoci, colpendoci, accalcandoci gli uni sugli altri, con gran fracasso. Vi ho detto questo varie volte, e non cesserò di ripetervelo. Osservate cosa accade nei giochi olimpici. Quando il presidente avanza in seno all’assemblea, con il suo paramento, una corona sulla testa ed una verga in mano, che docilità e che ordine quando l’araldo ordina a tutti di fare silenzio e stare quieti. Non vi sembra strano che il buon ordine regni nelle pompe del demonio, e ci sia invece fracasso là dove Cristo chiama a sé?  Silenzio nei luoghi pubblici e clamori dentro le chiese! Tranquillità sul mare, e tempesta nel porto! Perché questo rumore, chiedo ancora una volta? Chi vi pressa? Vi chiama la necessità degli affari! E non vedete dunque come affare importante ciò che fate in questo momento? Pensate dunque soltanto alla terra che vi porta via? Credete di stare ancora nella società degli uomini? Non è indizio di un cuore di pietra immaginarsi ancora sulla terra in questo momento e non di essere trasportati in mezzo agli angeli insieme ai quali avete fatto salire al cielo l’inno mistico, insieme ai quali avete cantato a Dio il cantico del trionfo? Il nostro Signore ci ha chiamati aquile, quando ha detto: in qualunque posto si trovi il corpo, le aquile vi si raduneranno (Luca, 17,37). Questo per farci capire che dobbiamo salire al cielo ed elevarci in alto, portati sulle ali dello Spirito; ed invece come rettili strisciamo a terra, mangiamo la terra. Occorre dirvi da dove viene questo rumore? Dal fatto che durante l’ufficio divino non vi teniamo le porte chiuse, e che vi permettiamo di andarvene e rientrare nelle vostre case prima dell’ultima azione di grazie, ed è una irriverenza profittarne così. Perché in fondo, vediamo un po’ cosa fate. Di fronte a Cristo, in presenza dei santi angeli, dinanzi alla mensa santa, mentre i vostri fratelli partecipano ai divini misteri, voi ve ne andate, lasciate tutto. Ma quando siete invitati a una festa, benché vi saziate per primi, finché i vostri amici sono a tavola voi non osereste separarvi da loro. E quando si tratta dei santi misteri del nostro Signore, quando ancora questo sacrificio santo ancora si compie, voi dimenticate ogni rispetto e ve ne andate! Chi potrebbe dire che questa condotta sia perdonabile? Chi potrebbe giustificarla? Occorre dirvi cosa fanno quelli che se ne vanno prima che tutto sia interamente finito e prima di offrire gli inni di ringraziamento dopo la Cena? Ciò che dirò indubbiamente sembrerà duro, ma è necessario per via della negligenza della maggior parte. Quando nell’ultima cena e in quell’ultima notte, Giuda ebbe mangiato, si precipitò fuori e si ritirò, mentre gli altri apostoli erano a tavola. Sono i suoi imitatori che se ne vanno prima dell’ultima azione di grazie. Se non fosse uscito, non avrebbe tradito; se non avesse lasciato i suoi fratelli, non sarebbe perito; se non si fosse allontanato lui stesso dal pastore, non sarebbe divenuto preda della bestia feroce. E invece se ne andò con i Giudei mentre gli altri apostoli uscirono con il Signore dopo il canto di ringraziamento. Vedete come l’ultima preghiera che facciamo dopo il sacrificio richiama l’inno che cantarono gli apostoli? Ora dunque, carissimi, pensiamo a queste cose, riflettiamoci sopra e temiamo la dannazione che seguì quella colpa di Giuda. Dio vi dà la sua propria carne e voi in cambio non gli parlate neppure? Non lo ringraziate per ciò che avete ricevuto? Quando avete mangiato il vostro nutrimento corporale, dopo il pasto, voi pregate; ma quando avete partecipato al nutrimento spirituale, infinitamente al di sopra di ogni creatura visibile ed invisibile, malgrado la vostra bassezza ed il vostro nulla, non vi prendete neppure la briga di testimoniare la minima riconoscenza sia con parole che con azioni. È forse questo esporvi agli ultimi supplizi? Vi dico queste cose, non soltanto per invitarvi a ringraziare Dio, e ad evitare rumori e vocio, ma perché all’occasione il ricordo delle nostre esortazioni vi renda più modesti. Si tratta qui di misteri reali; e chi dice mistero dice anche silenzio più assoluto. Dunque, partecipiamo a questo sacrificio santo al fine di meritare una maggiore misericordia di Dio, di purificare la nostra anima ed ottenere i beni eterni.

E così sia per grazia e misericordia del nostro Signore, a cui si addicono gloria, regno e adorazione, con il Padre e il Santo Spirito ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.

 
L’Ortodossia nel Congo

Padre Theologos e il suo gregge

L'archimandrita Theologos (Chrysantakopoulos) è nato nel 1951 in Grecia. Ha studiato architettura presso il Politecnico di Atene, e poi a Parigi, Francia. Un incontro con l'anziano Paisios del Monte Athos lo ha ispirato al monachesimo. È stato tonsurato monaco nel 1981. In un primo momento ha lavorato nel monastero di Koutloumousiou sul monte. Athos, e in seguito ha restaurato la Kellia dell'apostolo Giovanni il Teologo, nella parte meridionale del Monte Athos, dove risiede ancora oggi, insieme a un altro monaco e a un novizio.

Battesimo in Congo

Egli combina la sua obbedienza di preghiera con il lavoro missionario e il restauro e la costruzione di chiese. Ha lavorato per nove anni in Albania, ripristinando chiese distrutte, costruendone di nuove, e battezzando molti musulmani. A partire dal 2000, ha iniziato a viaggiare in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica del Congo (Brazzaville) e nel Gabon. In questi paesi stanno costruendo nuove chiese, scuole e cliniche, il tutto secondo i progetti architettonici di padre Theologos. Nel 2010, dopo la formazione di un nuovo vescovado del Congo e del Gabon, è stato nominato suo vicario patriarcale. Insegna anche nel seminario teologico a Kinshasa. P. Theologos lavora anche attivamente con i giovani.

I missionari greci hanno ottenuto grande successo in Congo, Kenya, e altre nazioni africane. Padre Theologos, ci dica, quale dovrebbe essere la prima priorità nel lavoro missionario? Cosa si deve fare senza dubbio, come ci si deve comportare, e cosa non si dovrebbe mai fare?

Un missionario dovrebbe prima di tutto testimoniare la buona novella del Vangelo così come è stata conservata dalla Chiesa ortodossa nel corso dei secoli, senza cambiamenti, senza aggiunte, senza omissioni.

Un rito di nozze per gli africani ortodossi

Dobbiamo guardare ai nostri fratelli (e noi siamo tutti fratelli, figli dell'unico Dio, che siamo battezzati o meno) come a un'icona, un'immagine di Dio. Dobbiamo rispettare le tradizioni con cui le persone vivono, e applicare ciò che è meglio di queste tradizioni. Se una tradizione contraddice lo spirito del cristianesimo, dobbiamo spiegarlo alla gente con amore, senza offendere.

Noi dobbiamo in alcun modo mai guardare dall'alto in basso le persone come se noi fossimo in alto, disdegnando i loro interessi, o sminuendo le loro credenze.

Come differiscono gli africani da noi [europei]? È facile predicare loro la vera fede? La prendono sul serio, o, dopo aver preso fuoco rapidamente, si raffreddano altrettanto rapidamente?

Gli africani sono più diretti e sinceri, spesso sono proprio come i bambini. È più facile relazionarsi con loro e iniziare il contatto, perché non sono così corrotti dagli attaccamenti ai beni materiali e alle comodità quanto lo sono gli europei. D'altra parte, sono più superficiali, è più difficile "approfondire" con loro. È sufficiente per molti di loro conoscere solo i rudimenti della fede, mentre lo studio della letteratura patristica non sembra così importante per loro.

Per quanto riguarda la loro serietà ... Le persone sono tutte diverse. Ci sono quelli che non rimangono a lungo nella Chiesa, che se ne vanno quasi subito dopo il battesimo. Ma ci sono altri che non solo restano, ma portano tutte le loro famiglie nella Chiesa. Ci sono parrocchiani che sono stati nella Chiesa a partire dal momento della prima comunità, cioè dagli anni ‘80.

Ci sono monasteri in Congo? Gli africani in generale hanno inclinazioni monastiche? Fa parte della loro natura?

Non molto tempo fa, durante una visita di sua Santità Theodoros il patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa, un monastero maschile è stato consacrato a Dolisie (la terza città più importante della Repubblica del Congo), dedicata a san Giovanni il Teologo. Al momento ci sono solo quattro novizi, e se è la volontà di Dio, saranno tonsurati come monaci.

La Chiesa Ortodossa non può esistere senza monasteri, i monaci sono una luce per il mondo. D'altra parte, anche gli africani hanno un’inclinazione per il monachesimo, e questo è il motivo per cui è stato deciso di istituire un monastero.

Ogni epoca ha i suoi problemi. Quali sono i problemi del nostro tempo, e come combattiamo con questi problemi?

Il problema principale nell’Ortodossia di oggi è una carenza di esempi degni. Non è sufficiente solo illuminare, bisogna anche mostrare come vivere secondo il Vangelo, che cosa è la Chiesa ortodossa, e la comunità ortodossa.

Come combattere questo problema, o meglio, come si fa a guarire? È molto semplice, ma molto difficile per ognuno di noi essere un buon esempio.

Congolesi ortodossi

La nostra Chiesa è apostolica, e questo significa che ognuno di noi deve diventare un apostolo, portare la buona novella, come ci dice il nostro Signore: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato (Mt 28:19-20).

Oggi molte chiese ortodosse, cappelle e ospedali sono in costruzione in Congo.

Qui potete vedere una galleria fotografica della vita di queste chiese in costruzione.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (1)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il primo di una serie di brani tratti da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato alcuni passi della traduzione di The Distorted Past: a Reinterpretation of Europe di Colin Smith (Blackwell, Londra, 1995), fatta dal noto storico spagnolo Josep Fontana. Questi passi illustrano alcuni miti e illusioni della moderna propaganda occidentale.

Sui miti occidentali della Grecia pagana ('classica')

Dalle pagine 4-5:

L'immagine di una polis greca abitata da cittadini liberi che partecipavano collettivamente al governo è un miraggio. Nasconde il peso della schiavitù, la retrocessione dei contadini a un'esistenza marginale (mascherata da una falsa opposizione tra la città 'colta' e la campagna 'retrograda'), la subordinazione delle donne (considerate inferiori al punto che Aristotele, convinto che avessero un minor numero di denti rispetto agli uomini, assegnava loro un ruolo puramente passivo nella concezione come incubatrici per il potere riproduttivo degli uomini), e marcate divisioni tra cittadini ricchi e poveri.

La democrazia ateniese non ha mai affermato di essere egualitaria. Solone si era interessato a 'lasciare, come prima, tutte le magistrature nelle mani dei ricchi', e non concesse alla gente più potere del minimo strettamente necessario. La democrazia alla quale tendevano gli Ateniesi significava poco più del privilegio di un piccolo gruppo con pieni diritti politici - forse un decimo della popolazione dell'Attica - 'di discutere questioni di stato nella loro assemblea e di scegliere a sorte i magistrati, con l'obiettivo che ognuno avesse, a suo tempo, una quota di potere'. (Erodoto stesso era uno straniero ad Atene e non aveva tali diritti). Parole come 'libertà' e 'democrazia' non avevano per i greci lo stesso significato che hanno per noi.

Sulla continuità romana del mito greco

Da pagina 11:

Da Alessandro in poi, il mito greco ha cambiato carattere e ha assunto una nuova dimensione.

Esigenze politiche inseparabili dalla fondazione di un impero resero necessario dare una dimensione strettamente culturale agli 'ellenici', al fine di integrare i barbari che volevano diventarne parte.

Plutarco racconta che Aristotele consigliava ad Alessandro di trattare i greci come amici e i barbari 'come se fossero piante e animali'...

Roma, che divenne padrona del mondo ellenistico con la forza delle armi, si proclamò continuatrice di quel mondo, con argomenti che includevano l'affermazione che il latino era un dialetto greco, inserendo Enea nella genealogia di Romolo, e riprendendo la tradizione omerica, opportunamente adattata da Virgilio, come sua storia. Ma ciò che veramente continuava era il programma imperiale di Alessandro, e, se Roma assimilò la lingua e la cultura greca, fu soprattutto al fine di gestirne l'amministrazione con i suoi quadri ellenizzati, ricoprendo la realizzazione di una società autoritaria legalizzato con la retorica antica della democrazia ateniese. L'impero e la democrazia erano infatti termini incompatibili.

Sull'avidità commerciale, l'Occidente, l'islam, l'Ortodossia e le forme orientali del cristianesimo

Da pagina 58:

Né i bandi papali né le crociate misero queste relazioni (con i musulmani) in pericolo. I popoli commercianti del Mediterraneo cristiano - genovesi, veneziani, e catalani - continuarono ad acquistare e a vendere in porti musulmani, e vi furono bene accolti come fornitori di legno e di ferro, con ben poca attenzione rivolta a ciò che il papa poteva pensare.

Anche se non si può dire che i crociati intrapresero la loro avventura con guadagni materiali in mente, è certo che, una volta che li ebbero in pugno, di fatto non li disprezzarono e mantennero le attività commerciali che erano vitali per la sopravvivenza degli stati latini in Oriente. Nei suoi viaggi attraverso queste terre Ibn Jubayr era stupito di vedere la guerra e gli affari esistere fianco a fianco: 'A volte i due eserciti si affrontano l'un l'altro e marciano in ordine di battaglia, ma carovane di musulmani e cristiani vanno e vengono tra loro senza essere fermate'.

Lo spirito delle crociate ha distorto la nostra visione non solo dell'islam, ma anche del cristianesimo orientale (sic), e ci ha portato a escludere Bisanzio dalla storia d'Europa (vediamo Bisanzio come una civiltà decadente, con tratti orientali: Byzantinus est, non legitur) e a escludere la Russia nata dalla sorprendente fusione di scandinavi, slavi e mongoli, e, peggio ancora, a escludere il cristianesimo asiatico. Ciò che noi chiamiamo 'l'Impero bizantino' non è mai esistito. I bizantini chiamato il loro stato 'l'Impero romano' e avevano ogni diritto di farlo, poiché la storia imperiale là non aveva subito alcuna rottura con il passato. A Bisanzio la gente continuava a studiare e a commentare i poemi di Omero nei tempi in cui in Europa occidentale l'ignoranza della cultura classica era tale che qualcuno pensava che Venere fosse un uomo, e François Villon includeva Alcibiade tra le "donne di un tempo". Bisanzio manteneva un notevole interesse anche per la conoscenza scientifica; Alessio I mise in fuga gli sciti spaventandoli con un'eclissi di sole di cui sapeva in anticipo.

Il fatto che i Bizantini fossero romani e cristiani non fu sufficiente per convincere i cristiani occidentali a dare loro alcun aiuto. Dapprima vi fu la quarta crociata, che catturò Costantinopoli nel 1204 e suddivise la sua ricchezza le sue terre fra i partecipanti. I crociati, disse Condorcet, 'si divertirono a prendere Costantinopoli e a saccheggiarla, com'erano autorizzati a farlo, dal momento che i suoi abitanti non credevano nell'infallibilità del papa'. Più tardi, quando ebbe inizio la campagna finale dei turchi, e anche se le Chiese d'Oriente e d'Occidente si erano a quel tempo riconciliate (sic), il cristianesimo latino non ebbe remore ad accettare che un sultano ottomano potesse diventare l'erede legittimo del trono imperiale di Costantino - come dimostrò affrettandosi a nominare un nuovo patriarca della Chiesa in Oriente. Il prezzo pagato per questo fu che 'l'Europa visse sotto la paura dei turchi' per i successivi due secoli e mezzo.

Inoltre abbiamo dimenticato perfino l’esistenza di quel cristianesimo asiatico che nel XIII secolo si estendeva dall'Egitto fino al Mar della Cina, con nuclei antichi e ben radicati in Mesopotamia, Armenia, Caucaso e Siria e con i più recenti convertiti in Asia centrale tra i popoli turchi e mongoli. Attribuire la scomparsa di queste comunità cristiane al trionfo dell'islam significa confondere il risultato con la causa. La situazione religiosa dell'Asia centrale continuò a essere instabile almeno fino al XIV secolo. I popoli asiatici nomadi erano tolleranti o indifferenti in materia religiosa e diffidavano sia dell'Impero cinese sia delle tendenze espansionistiche dell'islam, cosa che li portava a considerare il cristianesimo come una religione che li aiutava a civilizzarsi senza pretendere di rinunciare alle proprie personalità.

La prima espansione cristiana in Asia fu effettuata dai manichei, e raggiunse il suo punto più brillante con la conversione del popolo uiguro. Questi stabilirono un impero, mantennero un attivo commercio con la Cina, e avevano la loro capitale a Karabalghasun con i suoi dodici cancelli di ferro e un grande palazzo reale.

Il popolo uiguro crollò nel mezzo del IX secolo, ma il manicheismo sopravvisse: nel X secolo vi era ancora un monastero manicheo a Samarcanda, e la fede sembra essere sopravvissuta nel XIII secolo in alcuni dei piccoli stati turchi.

Sulle élite occidentali, che astutamente si oppongono a noi gente comune occidentale al fine di manipolarci, trasformandoci nelle prime vittime 'dell'Occidente'

Dalle pagine 158-159:

Ai 'filistei' (termine con il quale gli studenti tedeschi descrivevano le persona non universitarie) non doveva essere consentito l'accesso alla 'grande' arte. Gli artisti alla fine del XIX e all'inizio del XX secolo scrivevano, dipingevano, e componevano per minoranze colte.

In seguito, i loro agenti e rivenditori scoprirono che l'avanguardia avrebbe ricavato buoni guadagni da ingenui borghesi. Si descrivevano come 'Poètes maudits', si pensavano al di sopra della moralità delle masse, e si rifugiavano in culti esoterici riservati a iniziati selezionati.

Gli 'intellettuali' disprezzavano le masse e allo stesso tempo le temevano. Come Niebuhr, pensavano che se un giorno le masse si fossero svegliate dall'inganno su cui si basava la loro sottomissione, si sarebbero ribellate e avrebbero distrutto il mondo degli intellettuali. Anche se non tutti si sentivano, come Nietzsche, in grado di fare pubblicamente 'una dichiarazione di guerra contro le masse', c'erano molti che avevano in abominio quella democrazia che poneva le decisioni politiche nelle mani della maggioranza delle persone meno adatte. 'Il grande duello' - disse Ernst Juenger - 'è quello combattuto tra i popoli con i loro plebisciti e ciò che rimane dell'aristocrazia'.

Ciò ha portato gli intellettuali a sognare nuovi Cesari, e alcuni hanno pensato di averli trovati in Mussolini e Hitler, che avevano molti più estimatori nell'intellighenzia europea di quanto spesso si creda, dal momento che pochi rimasero coerenti nelle loro opinioni dopo la sconfitta. La maggior parte di loro è riuscito a far dimenticare la loro adesione, come Juenger (che in ogni caso riteneva Hitler troppo plebeo), o come Heidegger, che aveva richiesto che la ricerca e l'insegnamento fossero dedicati al servizio della rivoluzione nazionalsocialista (ma i nazisti lo trovavano troppo 'metafisico').

Questa lotta contro le masse plebee non è mai guerra aperta. I nemici da combattere sarebbero troppo numerosi, e in ogni caso devono essere mantenuti in vita e ingannati in modo che vadano a lavorare per provvedere ai bisogni costosi degli "scommettitori".

I nemici interni sono inventati al fine di segregare certi gruppi umani come inferiori o addirittura come nemici: gli ebrei, i barboni, gli scioperanti e gli immigrati stranieri (quando hanno cessato di essere necessari).

In questo modo si raggiunge un duplice obiettivo: rafforzare l'illusione che esistano interessi comuni tra le masse non-segregate - i buoni cittadini - e i loro governanti, e di avere qualcuno che può essere incolpato dei problemi.

Sul furto della storia da parte dell'élite, specialmente della nostra storia occidentale

Da pagina 159:

Non è sufficiente attaccare questi fatti a causa della loro ingiustizia, chiedendo la parità di trattamento per gli esclusi. Sarebbe un'impresa inutile, a meno che allo stesso tempo non si possa smantellare il quadro di idee che giustifica l'esclusione. In questo quadro una componente essenziale è la visione della storia che legittima la superiorità degli europei a causa del loro ruolo nel fomentare il progresso universale, e che cerca di convertire tutti noi in complici di tutti i loro abusi, nascondendoci il fatto che il progresso è stato raggiunto a discapito della maggior parte di quegli stessi europei. Infatti il punto non è che questa visione eurocentrica privi i non europei della loro storia (anche se lo fa). Il suo obiettivo più importante è sicuramente quello di privare della propria storia gran parte dei popoli europei stessi, tacendo loro il fatto che hanno un passato diverso da quello che è stato canonizzato come storia ufficiale. Nasconde loro anche il fatto che in questo passato essi possono trovare una vasta gamma di speranze e possibilità non realizzate, e che molto di ciò che è stato loro presentato come progresso è solo una maschera per coprire varie forme di appropriazione economica e controllo sociale. Quando togliamo alle classi inferiori la loro storia e la loro coscienza, le riduciamo al ruolo di selvaggi nei loro paesi.

Questo è accaduto in passato per i contadini che hanno cercato il progresso nell'ambito della loro agricoltura di base comunitaria, e agli artigiani che volevano macchine messe al servizio del genere umano.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (2)

Cristo ha lasciato a Pietro il compito di governare non solo tutta la Chiesa, ma anche il mondo intero.

Papa Innocenzo III (+ 1216)

Una volta, re e imperatori, duchi, conti e ufficiali, i valorosi loro cavalieri, governavano la terra. Vedo il clero stare al posto dei signori, come traditori e ladri dai volti ipocriti.

Peire Cardenal, trovatore (+ c. 1278)

Dal frontespizio di The Papal Monarchy

Introduzione

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il secondo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da The Papal Monarchy: The Western Church from 1050 to 1250 (The Oxford History of the Christian Church) del professor Colin Morris. Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del Papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudito professore.

Sui cambiamenti generali nella antica Chiesa occidentale dal 1050 in poi

Dalle pagine 2-3:

Tutto questo... rende opportuno parlare della monarchia papale come una caratteristica speciale dei secoli dopo il 1050. L'inizio del periodo è facile da definire.

Anche se si è fatto molto uso di precedenti, l'elaborazione della retorica della monarchia papale era appena iniziata prima della metà del secolo XI, ed è stata poi rapidamente sviluppata nel circolo di Gregorio VII (1073-1085). Non c'è una data terminale altrettanto chiara.

Quello a cui assistiamo è la realizzazione del cristianesimo nella sua forma più tarda, perché ci sono innumerevoli istituzioni e atteggiamenti che non esistevano nel 1050, ma che entro il 1250 erano fermamente stabiliti e rimasero caratteristici della storia moderna. Tra di loro vi sono la nascita della teologia come disciplina accademica, l'inquisizione, la direzione centrale degli affari delle chiese regionali, la crescita dei frati, i principi-vescovi, le cronache diocesane, la cavalleria, le crociate, la confessione regolare e l'elevazione dell'ostia... mentre tornare indietro prima di 1050 significa entrare in una regione che a paragone è estranea alla nostra. Per gli storici che lavoravano in una cultura in cui l'ideale della cristianità era ancora vitale, questi sviluppi sono venuti ad apparire inevitabili per gli studiosi cattolici sono apparsi anche giusti.

Da pagina 9:

La seconda metà del XI secolo fu un periodo particolarmente decisivo nella storia della chiesa. Per citare solo tre degli sviluppi più importanti, i papi emersero come capi di un movimento di riforma internazionale in Europa occidentale; furono coinvolti in una disputa con l'impero i cui effetti sarebbero stati duraturi; e indirizzarono gli sforzi militari della cristianità contro l'islam, in particolare nella prima crociata. Il movimento di riforma papale, la lotta per le investiture e le crociate sono andati ben al di là dei precedenti di attività papali, ed ebbero un profondo impatto sulla futura storia della chiesa.

Dalle pagine 32-33:

La dignità della chiesa di Roma riposava, agli occhi dei contemporanei, sulla sua posizione come santuario degli apostoli ... I testi di fondamento della Chiesa romana erano le promesse fatte da Cristo a Pietro, con il potere di legare e sciogliere, ma questi non erano generalmente considerati come poteri di giurisdizione su tutte le altre chiese. Isidoro aveva insegnato che i poteri di Pietro erano stati conferiti a tutti gli apostoli, e il suo insegnamento fu citato al sinodo di Arras nel 1025. In linea con questo, Burcardo di Worms dichiarava che l'ordine dei vescovi era iniziato con Pietro, così che Roma doveva essere riverita come la prima sede e godeva di un primato tra i vescovi; ma il suo vescovo non poteva essere definito capo dei vescovi o loro principe.

Non c'era prima del 1050 una chiara affermazione di un programma, e nessun coordinamento degli sforzi riformatori da parte di un'autorità che li sostenesse in tutta l'Europa occidentale. Queste affermazioni furono fornite solo dal cambiamento drammatico nella Chiesa romana, dopo l'intervento di Enrico III nel 1046. L'attuazione del programma, inoltre, poteva avvenire solo nel contesto degli sviluppi della società nel suo insieme, che erano solo all’inizio alla metà del secolo XI...

Dalle pagine 79-82:

A metà del secolo XI, c’erano molti segni di insoddisfazione delle condizioni prevalenti all'interno della Chiesa... Ciò che non poteva essere previsto era la scala dell’offensiva, la sua repentinità, la coerente ideologia che fu sviluppata per sostenere quest’offensiva, e l'impatto decisivo che essa doveva avere su tutta la storia della Chiesa occidentale. Nel corso di 25 anni, i papi cominciarono a intervenire con vigore negli affari delle altre chiese e divennero i leader di un movimento di riforma internazionale.

Cercando di una spiegazione di ciò che stava per accadere, dobbiamo tenere a mente alcune considerazioni molto più generali. Uno è la coesistenza di diverse correnti di riforma negli anni centrali del secolo XI.

L'improvviso balzo in avanti entro una generazione dopo il 1046 fu la conseguenza della prevaricazione a Roma da parte di un gruppo di riformatori entusiasti, che a sua volta era stata resa possibile dall'esistenza di circostanze politiche particolari in Italia che permettevano ai leader esterni di essere imposti per autorità imperiale, e quindi di tentare essi stessi il controllo del potere che aveva originariamente messi al loro posto.

Ci fu, in primo luogo, una serie di iniziative sovrapposte, in varie parti d'Europa e in diverse sezioni della Chiesa, che divennero evidenti prima del 1050 e, successivamente, fecero progressi costanti.

Da pagina 86:

Il carattere futuro del papato riformatore fu determinato dal papa successivo, il papa mirabilis Leone IX. Forse pochi elementi della sua politica erano completamente nuovi, ma furono attuati con una forza e una visione che in pochi anni cambiò il carattere della Chiesa di Roma e la sua posizione nella cristianità occidentale... Nei suoi cinque anni di mandato tenne undici o dodici sinodi che promulgarono canoni contro la simonia e il matrimonio clericale, e ribadì la validità del diritto canonico e la necessità dell’elezione canonica dei vescovi. I contemporanei furono colpiti dalla sua convinzione della responsabilità internazionale della Chiesa di Roma, vividamente espressa nei suoi viaggi nel 1049 nel nord Italia, in Germania e in Francia e nei sinodi di Reims e Magonza nell’autunno dello stesso anno.

Da pagina 91:

Pier Damiani, che era tutt'altro che un ammiratore acritico, soprannominava il futuro papa Gregorio VII 'santo Satana'.

Papo-cesarismo: la militarizzazione della ex Chiesa occidentale, mentre diventa Stato.

Dalle pagine 144-146:

Anche in Europa, il clero era stato costretto ad accettare la guerra come un dato di fatto. Le benedizioni delle armi si trovano a partire dal X secolo, ed è probabile che, al momento della conversione i sacerdoti della nuova religione avessero preso da quelli della vecchia la funzione di proteggere le armi dalla magia maligna per mezzo di rituali appropriati... Il fatto che l'autorità centrale non riuscisse a mantenere l'ordine in gran parte dell'Europa, e in particolare in Francia, lasciò i vescovi senza una vera alternativa, se non difendere se stessi, e il movimento per la militarizzazione delle sedi dei vescovi fu molto generalizzato nel secolo XI. Si diceva del Vescovo Wulfstan di Worcester (1062-1095), l'ultimo vescovo antico inglese sopravvissuto, che fu costretto a riempire la sua corte di cavalieri come il re e i vescovi normanni avevano richiesto... L'ascesa del partito riformatore al controllo della Chiesa di Roma fu, in questo, come in molti aspetti, un importante punto di svolta, perché 'i riformatori ecclesiastici erano gli stessi che avevano promosso l'idea della guerra santa e avevano cercato di metterla in pratica'.

I contingenti ecclesiastici erano un elemento particolarmente importante per gli eserciti tedeschi, e Leone IX, che era già stato impegnato al servizio di Enrico III come vescovo di Toul, non trovava la sua campagna normanna così strana come ritenevano alcuni contemporanei. C'erano anche ragioni più fondamentali dell'ideologia. I riformatori davano per scontato di avere un dovere di leadership all'interno della cristianità.

Molto più che nel precedente movimento della Pace di Dio, erano pronti a fare ciò che il potere laico aveva lasciato irrisolto e, se necessario, a sfidare i governanti che ostruivano le loro riforme.

La leadership di questo tipo comportava necessariamente decisioni circa l'uso della forza, che era una parte così fondamentale delle funzioni di governo. Un ulteriore motivo è la profonda convinzione dei riformatori papali che Dio li stava chiamando a ristabilire l'ordine giusto nella società cristiana. Per il clero, questo significava la fine della simonia e una vita di celibato in comunità; per l'aristocrazia, significava mettere le loro spade al servizio di Dio e della Chiesa romana. Il guerriero devoto ora era in piedi accanto al santo sacerdote nel raggiungimento di una chiesa che sarebbe stata libera, cattolica, e casta: la prima chiara affermazione dei doveri del cavaliere cristiano si trova nell'estremista gregoriano, il vescovo Bonizone di Sutri.

La prima manifestazione eclatante del nuovo militarismo papale fu la spedizione di Leone IX contro i normanni nel 1053. Il suo scopo era di difendere i territori della Chiesa romana e di proteggere la popolazione contro la barbarie dei normanni, e fu intrapresa dopo che un appello a Enrico III non era riuscito a convincere l'imperatore a reprimere la minaccia normanna. La partecipazione personale del papa sconvolse alcuni contemporanei, tra cui Pier Damiani, e Leone stesso era preoccupato di quello che aveva fatto, soprattutto dopo la disastrosa sconfitta a Civitate. Fu stato rassicurato, ci dice il suo biografo, da una visione dei caduti, che vide in cielo tra le file dei martiri. I papi successivi utilizzati vigore per garantire il loro controllo della campagna romana, e il crescente spirito di militarismo può essere visto nell'abitudine di Alessandro II di mandare la bandiera di San Pietro in segno di approvazione di una campagna. È vero che ci sono alcune domande sull'invio di queste bandiere, ma è probabile che siano state inviate a Erlembaldo, il leader dei patarini a Milano, nel 1063, a Ruggero di Sicilia, nello stesso anno, ai leader della campagna del Barbastro in Spagna nel 1064, e a Guglielmo di Normandia per la sua invasione dell'Inghilterra nel 1066. Non ci sono ragioni per pensare che Ildebrando fosse l'ispiratore di questa politica, che ha continuato in veste di papa Gregorio VII orchestrando l'opposizione a Enrico IV, favorendo la resistenza armata da parte dei principi, e associando i suoi simpatizzanti nei tranghi della 'milizia di san Pietro'.

Quest’ultima espressione è molto rara prima di Gregorio, e il concetto, una compagnia militare di persone che hanno giurato di attuare la politica papale, era totalmente nuova.

Gregorio stava militarizzando l'idea tradizionale dei 'fedeli', e vedendo i fideles non già come vassalli, ma come guerrieri al servizio di san Pietro.

Gli storici delle crociate hanno spesso notato il modo in cui nel XIII secolo, l'idea fu deviata per essere usata in Europa occidentale contro i nemici della Chiesa romana. Questo è effettivamente accaduto, come vedremo in seguito, ma in un certo senso è stato un ritorno alle origini del movimento, perché i papi del secolo XI avevano impiegato forze armate contro i loro nemici europei prima di dirigerle contro gli infedeli altrove.

Allo stesso tempo, l'idea che si dovesse fare guerra al servizio di Dio contro i non credenti era sempre più generalmente accettata.

Da pagina 484:

Mentre i papi sponsorizzavano spedizioni per ricuperare Gerusalemme, diressero anche crociate contro una varietà di nemici, inclusi greci, eretici e oppositori politici in Italia.

La crociata contro i cristiani è stata spesso vista come un fenomeno nuovo che, alienando l'opinione pubblica, ha portato al discredito del movimento nel suo complesso. Questo punto di vista deve essere formulato con una certa attenzione, perché non c'era niente di nuovo circa l'uso della guerra contro i nemici della Chiesa in Europa occidentale. La campagna di Leone IX contro i normanni e l'uso di 'cavalieri di san Pietro' da parte di Gregorio VII erano stati dei precedenti per la prima crociata, in modo che si potrebbe quasi dire che la guerra contro l'islam sia stata un sottoprodotto della guerra santa a casa.

Da pagina 488:

La posizione delle crociate all'interno della Chiesa occidentale nel corso della prima metà del XIII secolo fu paradossale. Le crociate non erano mai state così prominenti nella politica papale o nella coscienza cristiana. Gli storici hanno supposto che la diffusa disillusione delle crociate sia sorta a causa dei fallimenti persistente, del crescente peso delle tasse necessarie a sostenere le spedizioni, e del risentimento contro l'abuso politico del movimento. Certo, questo era diventato un luogo comune delle denunce degli autori di satire:

Roma, ai saraceni porgi l'altra guancia.

Tutte tue le vittime sono latini o greci.

Nella fossa dell'inferno, Roma, è la tua vera posizione,

Seduta nella dannazione.

Dio sa che non voglio alcuna

Delle tue dispense da pellegrini

Se la loro dichiarata destinazione

È ad Avignone!

Roma, tu capisci

Che le mie parole ti stanno mordendo,

Dal momento che con trucchi

Contro i cristiani stai combattendo.

Dimmi in quale testo trovi scritto,

Che i cristiani devono essere percossi?

Dio, tu che sei vero pane per noi ogni giorno,

Fa scendere quel che io ti prego

Sulla testa dei romani.

Le Crociate: Le radici della politica antiebraica di Hitler

Da pagina 355:

... Nuvole nere si stavano già radunando, abbastanza cupe perché molti storici oggi situino l'inizio della persecuzione continua del giudaismo nel 1096.

C'erano problemi di due tipi. Uno era un cambiamento nella posizione sociale e politica degli ebrei, che iniziarono ad acquisire una funzione speciale e molto impopolare: quella degli usurai. La metà del XII secolo, con la sua crescita dell'economia monetaria, vide un crescente bisogno di prestiti; fu anche il tempo in cui l'usura, intesa in senso molto esteso, era proibita ai laici e ai chierici. Era quindi conveniente avere un gruppo di usurai autorizzati le cui attività non erano ristrette dalla legge. Deuteronomio 23:19-20 aveva vietato il prestito a interesse a un fratello, ma lo permetteva uno straniero.

L'inevitabile inizio del protestantesimo, come movimento immediato di protesta contro la trasformazione nel secolo XI della Chiesa d' Occidente in uno Stato.

Dalle pagine 342-43:

Tanchelmo di Anversa (morto intorno al 1115) ci fornisce un buon esempio di un gregoriano che divenne una minaccia per la gerarchia. Egli sembra aver iniziato a servizio di un simpatizzante gregoriano, il conte Roberto II di Fiandra, e il suo messaggio era rigorista: 'Diceva che l'efficacia dei sacramenti procedeva dai meriti e dalla santità dei ministri ... Questo bestemmiatore esortava la gente a non ricevere i sacramenti del corpo e del sangue di Cristo, e a non pagare le decime ai ministri della Chiesa'. Le nostre fonti aggiungono che Tanchelmo giunse a eccessi demagogici, tra cui abiti d'oro, una grande scorta armata, cerimonie di matrimonio alla Vergine, e la distribuzione dell'acqua del suo bagno da bere, ma queste storie (anche se vere) hanno paralleli in altri popolari predicatori, e non provano che il suo insegnamento fosse bizzarro'.

Un altro insegnante con un messaggio anti-sacramentale era Enrico di Losanna, un ex monaco e un uomo di una certa erudizione. Nel 1116 giunse a Le Mans dove, in assenza del suo erudito vescovo Ildeberto, 'aizzò il popolo contro il clero con tanta furia che si rifiutavano di vendere qualcosa ai chierici... e li trattavano come pagani e pubblicani. In questa fase, Enrico potrebbe essere stato semplicemente un riformatore anticlericale come Erlembaldo di Milano prima o Arnaldo da Brescia dopo di lui, ma punti vista più radicali stavano cominciando a circolare nel sud della Francia, dove Papa Callisto II al Concilio di Tolosa nel 1119 aveva condannato coloro che 'rifiutano il sacramento del corpo e del sangue di Cristo, il battesimo dei bambini, il sacerdozio e gli altri ordini ecclesiastici, e condannano i legami del matrimonio legittimo'.

Enrico di Losanna, espulso da Le Mans, predicò in una serie di città del sud, e l'ultima notizia che abbiamo di lui è a Tolosa nel 1145. In quel momento il suo insegnamento era vicino a quelli condannati al concilio. Egli può essere stato influenzato in senso più radicale da Pietro di Bruis, il sacerdote di un paese delle Hautes-Alpes, espulso intorno al 1119 e che per i successivi 20 anni predicò nel sud della Francia fino a quando non fu bruciato, a quanto pare in un tumulto popolare. Pietro respingeva il battesimo dei bambini, la messa e le preghiere per i defunti. Sosteneva che Cristo avesse offerto la messa prima della sua passione, ma riteneva che non avesse lasciato alcuna disposizione per la sua continuazione, e insegnava che era sbagliato riverire la croce, che era stata il vergognoso strumento della sofferenza di Cristo. A questo punto la minaccia di insegnamenti non ortodossi era divenuta abbastanza grave da richiedere l'attenzione, e il primo trattato di un certo livello contro tali insegnamenti, Contra Petrobrusiatios, fu composto da Pietro il Venerabile intorno al 1139, e fu seguito pochi anni dopo da una campagna di predicazione di Bernardo di Chiaravalle.

La fonte di queste nuove idee era in parte il miglioramento del livello di formazione, che rese possibile per il clero farsi una propria idea sul significato delle Scritture e applicare rigidamente la politica gregoriana di condannare i ministri indegni dei sacramenti e di glorificare la povertà della chiesa apostolica. Fu paradossalmente facile spostarsi da una posizione ultra-gregoriana alla negazione dell'autorità gerarchica, quando si percepiva che questa veniva meno al dovere di sradicare la simonia.

L'origine dello stato moderno come reazione al papismo del secolo XI

Da pagina 553:

La parola stato (status) non era ancora normalmente utilizzata in senso moderno, anche se si incontra circa intorno all'anno 1228... La crescita di questi nuove entità politiche è stata vista come una reazione alle pretese ecclesiastiche: 'il concetto gregoriano della Chiesa quasi richiedeva l'invenzione del concetto di stato'.

Il potere papale filtra attraverso il clero: l'inizio del clericalismo

Da pagina 172:

Il prezzo pagato per questi successi limitati e ambigui fu la creazione di una serie di spaccature all'interno della cultura comune dell'Europa cristiana. È un curioso paradosso che lo stesso periodo che ha visto l'adozione della 'cristianità' come espressione normale ha visto anche lo sconvolgimento della sua eredità post-carolingia. La separazione del clero dal laicato fu una delle principali caratteristiche del programma di riforma... Se la datazione tradizionale dello scisma tra le chiese latina e greca al 1054 è una semplificazione, gli eventi di quell'anno peggiorarono criticamente le relazioni proprio quando l'unità dei cristiani sarebbe stata richiesta in fronte al ritorno della minaccia dell'islam, e la prima crociata, quali che fossero le intenzioni di Urbano II, compromise ulteriormente la comprensione reciproca delle due grandi tradizioni.

I mali del celibato ecclesiastico obbligatorio

Dalle pagine 28-29:

Non molti nell'anno 1000 pensavano che ci fosse molto di sbagliato nel matrimonio clericale, ma certamente questo fenomeno era diventato più prominente rispetto a prima, con la comparsa di canonici sposati nelle principali chiese, il crescente numero di chiese locali servite da sacerdoti sposati, e la tendenza per i figli di succedere ai propri padri.

Da pagina 540:

La campagna contro il matrimonio clericale aveva indubbiamente ridotto il numero dei preti sposati, forse quasi al punto di farli svanire, ma in seguito aveva prodotto una gran quantità di immoralità sessuale. Quando l'arcivescovo Odo di Rouen visitò il decanato di Eu nel gennaio del 1249, vi trovato otto sacerdoti che erano considerati incontinenti. Diversi di loro erano sospettati di avere rapporti con più di una donna, mentre il decano rurale, in modo adeguato al suo status più elevato, aveva una relazione con la moglie del cavaliere del villaggio. Ci sono molti rapporti simili, e l'impressione è confermata in dettaglio dai resoconti delle visite nel Kent nel 1292. Gli oppositori della riforma gregoriana sembrano aver avuto ragione nelle loro profezie pessimistiche sul risultato di negare il matrimonio al clero, anzi, la gente stava ancora facendo le stesse lamentele contro Innocenzo III:

Non est Innocentius, immo nocens vere

Qui quod Deus docuit, studet abolere;

jussit enim Dominus Féminas habere,

sed hoc noster pontifex jussit prohibere.

Innocente per nome, ma non innocente in atto,

chi cerca di abolire le regole che Dio ha fatto.

Il Signore una donna a un uomo ha fornito,

ma ciò dal nostro papa è stato abolito.

Nuove pratiche

Dalle pagine 494-494:

L'elemento che era ampiamente scomparso era la presenza di una comunità cristiana generale in ogni luogo, e la sua perdita può essere vista nella disintegrazione della vecchia cerimonia battesimale.

Il crollo della cerimonia originariamente unitaria (del battesimo) ha proceduto per tutto il periodo tra il 1050 e il 1250... La dissoluzione della cerimonia continuò con l'abbandono della pratica di dare la comunione ai bambini, cosa che probabilmente ebbe luogo nel corso del XIII secolo e potrebbe essere stata collegata con il rifiuto del calice ai laici, dal momento che questo era il modo in cui i bambini ricevevano la comunione. La decisione di limitare la comunione agli adulti può essere stata una volontà deliberata dei riformatori lateranensi. Il vescovo Odo di Sully proibì la comunione dei bambini a Parigi, e Omnis utriusque sexus, con la sua regola sulla confessione e la comunione per quelli in età di discrezione, implicitamente escludeva i bambini. Entro la fine di questo periodo il rito di iniziazione comune era crollato.

L'apparizione della 'spiritualità cattolica'. Il nuovo pietismo: la devozione a 'Gesù', la natura umana di Cristo:

Dalle pagine 376-377:

Questa preoccupazione era caratteristica di un altro aspetto della teologia del XII secolo: era profondamente cristocentrica, e la sua immagine di Cristo era quella del Gesù storico, come era percepito in un'età precedente alla critica storica.

La devozione all'umanità di Cristo crocifisso era prominente nella spiritualità monastica nel XII secolo, e in particolare in ambienti con connessioni eremitiche; la troviamo in Pier Damiani, in Anselmo di Canterbury, e nella sua forma più pienamente sviluppata nei cistercensi. L'adorazione delle piaghe di Cristo figurava in primo piano nella meditazione di Anselmo di Canterbury sulla Passione, e la riflessione sulle cinque piaghe si ritrova più volte nelle devozioni di Pier Damiani: 'Signore, per mezzo delle cinque piaghe del tuo santissimo corpo hai guarito tutte le ferite che sono state inflitte su di noi dai cinque sensi del nostro corpo'. Lo stesso tipo di meditazione si può trovare in Bernardo di Chiaravalle, e negli scrittori cistercensi nel suo complesso la crescita di un rapporto affettivo tra il credente e Cristo aveva un ruolo prominente... I cistercensi sembrano deliberatamente aver promosso la devozione all'umanità crocifissa come un percorso appropriato da seguire per i cristiani semplici, e così facendo hanno fatto un aggiustamento piuttosto sorprendente all'insegnamento biblico...

Vi è a questo punto un legame inequivocabile fra il mondo dotto e quello popolare. La devozione al Gesù storico si diffondeva tra i fedeli nel suo complesso in forme quali il rispetto per il suo corpo nell'Eucaristia, un crescente attaccamento al culto di sua madre la Beata Vergine (su cui parleremo in un capitolo successivo), il pellegrinaggio alle reliquie degli apostoli, e le devozioni davanti al Crocifisso.

Il purgatorio non fu inventato fino al tardo XII secolo

Da pagina 379:

Era destino dei defunti rimanere nella tomba fino all'ultimo giorno. Le uniche eccezioni erano i santi e martiri, che si pensava vedessero il volto di Dio in cielo, dove le loro intercessioni potevano essere d'aiuto ai loro fratelli sulla terra. I comuni cristiani non si aspettavano di andare in paradiso alla loro morte, e non si consolavano con il pensiero che si sarebbero presto ricongiunti ai loro cari morti prima di loro. Lo stato dei defunti era rappresentato dalla leggenda dei dormienti di Efeso, risvegliati dopo due o trecento anni per confutare un eretico che negava la risurrezione dei morti. Tale posizione era crudamente espressa in un poema attribuito a Ildeberto di Lavardin:

Ad mortis diem veniam,

Ilostquam nil quibo facere

Quo poenas passim fugere,

Sed consumar in cinere

Dissolvarque in pulvere.

Perché non c'è nulla che io possa fare

Quando arrivo al giorno della morte

Per allontanare la mia punizione.

Sarò mutato in cenere

E dissolto nella polvere.

Non c'è spazio in queste righe per il purgatorio o la vita continua dell'anima. La realtà di cui la morte è la porta, è il giudizio finale, perché fino ad allora l'anima individuale sarà addormentata...

L'invenzione della Contemplazione

Da pagina 379:

Anche se Agostino non aveva alcuna aspettativa di una vita perfetta sulla terra a causa di un cambiamento storico, pensava di fatto che in questa età attuale i fedeli potessero partecipare a un'anticipazione dell'esperienza celeste. Per usare le sue parole, possiamo nel sesto giorno entrare a titolo di anticipazione nelle gioie del settimo. La tradizione monastica ha cercato di rendere quest'anticipazione possibile nella contemplazione, e questo fu la base della devozione alla Gerusalemme celeste, che si sviluppò rapidamente nei secoli XI e XII. Il carattere di questa devozione si riflette nei suoi inni. Ce n'era solo uno di grande importanza prima di 1050, Urbs beata Jerusalem, che descriveva Gerusalemme 'scendere dal cielo, da Dio' (Ap 21, 2).

La nuova posizione di preghiera 'feudale': in ginocchio con le mani giunte

Da pagina 504:

La parola fideles significava sia 'credenti' sia 'uomini giurati', ed era facile amalgamare i due significati. Il cambiamento si riflette nell'adozione di una nuova posizione di preghiera, in ginocchio con le mani giunte, che è la posizione di un vassallo che rende omaggio al suo signore. I ritratti papali adottarono l'atteggiamento nel XIII secolo, ma l'iconografia ufficiale era probabilmente conservatrice, e il nuovo stile su era apparentemente diffuso prima del 1200.

La paganizzazione generale della precedente Chiesa occidentale: la cultura locale barbara occidentale sostituisce la cultura della Chiesa di Cristo; la corruzione delle Vite dei Santi

Dalle pagine 502-3:

Il processo è difficile da rintracciare, ma le indicazioni sono che entro l'anno 1250 una cosmologia cristiana aveva fatto una profonda impressione sul ciclo dell'anno e sull'antico mondo degli spiriti.

Questo successo fu acquistato a caro prezzo, perché era in parte dovuto alle meraviglie e alle leggende incorporate nel sistema cristiano. È impossibile distinguere chiaramente tra magia cristiana e pagana. I contadini di Montaillou mantenevano credenze riguardo a incantesimi e spiriti che non possono essere etichettate come proprie di una singola visione del mondo. Aleksander Gieysztor ha sottolineato che gran parte della magia nella Polonia tardo-medioevale era stata importata da ovest con il Vangelo, che offriva agli inizi esorcismi e poi guarigioni in santuari come quello di San Stanislao. Le storie bibliche furono impigliate in una rete di fantasie. La tendenza è ancora evidente nelle versioni moderne della storia di Natale, ma nel medioevo ogni evento e personaggio biblico portava un bagaglio di mito. La cultura elevata nei secoli precedenti era stata conservatrice nella sua resistenza al meraviglioso e al bizzarro, ma nei secoli XII e XIII era molto più pronta ad accettarli. Spesso queste strane storie venivano dall'esterno della cristianità: da oriente (dove si sviluppò la leggenda di Alessandro Magno, con i suoi numerosi prodigi), o 'la questione britannica', storie celtiche che costituirono la base dei romanzi cavallereschi. Ci sono anche segni di adozione di storie popolari nella vita dei santi... (i santi), le cui vite erano più popolari nel XIII secolo. Quest'ultimo gruppo, remoto dal mondo contemporaneo, non era esistito storicamente... Portavano gli ascoltatori in un mondo di fiaba, dove fatti straordinari potevano venire in soccorso, senza i vincoli della realtà quotidiana.

La riduzione dei santi a leggenda metteva in pericolo il tentativo, che si faceva in tutti i modi, di portare il credente nel mondo del pensiero del Nuovo Testamento.

Conclusione

Distanza da Dio = alienazione dalla Chiesa. La perdita di Gerusalemme e l'Occidente come Babilonia.

Dalle pagine 379-380:

Dal 1050, gli inni su Gerusalemme fanno risuonare una nota diversa. Siamo noi che stiamo andando a Gerusalemme, non la città che viene a noi, ed è una strada molto lontana dalle nostre insoddisfazioni presenti. Nel suo Inno alla Trinità Ildeberto poteva solo salutare Gerusalemme da lontano, de longinquo, e Pietro Abelardo produsse la classica descrizione dell'umanità del pellegrino:

Nostrum est interim mentem erigere et totis patriam votis appetere, et ad Ierusalem a Babilonia post longa regredi tandem exsilia.

Nel frattempo dobbiamo elevare tutto il cuore, e anelare con ogni sospiro alla patria, e tornare a Gerusalemme, da Babilonia dopo il nostro lungo esilio.

La solidità dell'appartenenza alla città celeste è scomparsa ed è stata sostituita da un senso di distanza. Il contrasto con la fiducia cristiana originale è notevole.

Questo senso di distanza e questa nota di nostalgia si diffusero anche nella società laica. Le sentiamo in versi, per esempio, nel poema di Jaufre Rudel 'amore lontano', e la ricerca di Gerusalemme ricorda il tema della ricerca tanto amata nella letteratura cavalleresca, mentre le crociate erano una rappresentazione su scala prodigiosa del pellegrinaggio a Gerusalemme. La stessa consapevolezza dell'alienazione ha cominciato a influenzare il cerimoniale della morte. La sicurezza non sembrava risiedere nell'appartenenza a una comunità; al contrario, quelli che potevano permetterselo ora cercavano cerimonie speciali per la salvezza di se stessi e delle loro famiglie. Il cambiamento nel corso di due generazioni può essere illustrato dalle preghiere per due francesi di nascita reale. Quando Filippo I di Francia morì nel 1108 nella grande abbazia benedettina di Fleury, fu vestito di un abito monastico e fu commemorato all'interno delle cerimonie liturgiche della casa, mentre alla morte del duca Goffredo Plantageneto di Bretagna nel 1186, Filippo Augusto lo fece seppellire a Notre-Dame a Parigi, e nominò quattro sacerdoti per celebrare la messa in perpetuo per il defunto. I doni precedenti erano fatti ai monastero senza condizioni in previsione di una sepoltura e di una commemorazione sul luogo: ora erano precisate le condizioni, e un donatore dava una somma 'per celebrare il suo anniversario'.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (3)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il terzo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da Reform and the Papacy in the Eleventh Century: Spirituality and Social Change (La riforma e il papato nel secolo XI: spiritualità e cambiamenti sociali), di Kathleen G. Cushing (Manchester University Press, 2005). Questi illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque dietro il papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudita autrice.

La rivoluzione religiosa occidentale del secolo XI. Dalle pagine 1 e 3

Anche se l'equazione di Chiesa e società può in linea di massima essere usata per descrivere anche la condizione della precedente Europa medievale, la tesi di questo libro è che nel corso del secolo XI la simbiosi di Chiesa e società divenne più pronunciata. Questo, naturalmente, fu una conseguenza del movimento di riforma ecclesiastica. In effetti, come verrà argomentato, il tentativo di migliorare gli standard di vita religiosa hanno avuto un impatto rivoluzionario sulla società europea del secolo XI. Sebbene questi sforzi siano emersi inizialmente a livello locale alla fine del secolo X e siano stati promossi dal clero locale e dai poteri laici, nel secolo XI furono sempre più diretti da una gerarchia ecclesiastica di recente ascesa, e in particolare da un papato romano rinvigorito... nel processo di promozione della riforma, la Chiesa avrebbe finito per delineare e imprimere una identità unica per l'Occidente latino.

Per valutare la riforma e il papato dal punto di vista del cambiamento sociale e religioso si deve inevitabilmente tener conto dei dibattiti recenti e ancora in corso su come caratterizzare il secolo XI nel suo complesso... è utile qui discutere brevemente di quello che è forse il dibattito storiografico più controverso: quello che circonda la 'rivoluzione feudale' e l'attuale quasi sinonimo mutation de l’an mil o 'trasformazione dell'anno 1000'. Prendendo spunto da Feudal Society di Marc Bloch, questa interpretazione è stata sviluppata da medievalisti francesi come Jean François Lemarignier, Georges Duby, Pierre Bonnassie, Jean-Paul Poly, Éric Bournazel e Guy Bois, che hanno caratterizzato il secolo XI come il momento in cui è stata creata la civiltà europea.

In termini generali, i mutazionisti sostengono che, intorno all'anno 1000, la società europea - e soprattutto la società francese - ha improvvisamente vissuto una profonda trasformazione che ha incluso la proliferazione dei castelli, la signoria territoriale e 'cattivi costumi' (malae consuetudines), la progressiva riduzione di una classe contadina libera nella servitù della gleba, grandi cambiamenti nella struttura delle classi sociali, la riorganizzazione dei gruppi di famiglie nobili e delle strategie familiari, cambiamenti nel carattere della nobiltà, e spostamenti corrispondenti nei modelli di matrimonio e nelle prospettive culturali.

Roma nell'anno 1000. Da pagina 18

Mentre lo sviluppo dell'autorità papale e la trasformazione del papato nel secolo XI saranno oggetto del capitolo 4, vale la pena ricordarci in che misura il cristianesimo era diventato localizzato perfino a Roma.

In effetti, per molti versi il papato intorno all'anno 1000 era solo un altro centro di potere locale in un'Europa occidentale dove il potere emanava da molti centri localizzati.

La Roma medievale derivava la sua preminenza dal fatto che gli apostoli Pietro e Paolo avevano deciso di viaggiare verso la capitale del più grande impero sulla terra di allora, un luogo dove entrambi sono stati poi martirizzati, presumibilmente lo stesso giorno.

Nel corso dei due secoli successivi e oltre, il potere spirituale e quello secolare si sono sempre più uniti per stabilire uno status cristiano preminente di Roma, che - dopo la caduta dell'impero - era tutto ciò che rimaneva dell'antica gloria di Roma, almeno in Occidente. Entro l'anno 1000, la città iniziò a ricavare la sua ricchezza materiale dal suo posto al centro del mondo cristiano, e guadagnò da vivere con ciò che può essere chiamato un 'turismo' religioso.

Anche se i penitenti, supplicanti e pellegrini che venivano ad limina apostolorum (fino alla soglia degli apostoli) avevano bisogno di cibo, alloggio e cure pastorali, la città comunque era ben lontana da quella che era stata quando era il cuore politico dell'impero romano. Sia in termini di popolazione sia di dimensione fisica, Roma era stata ridotta di fatto dal suo antico splendore a un sobborgo di provincia, con una probabile popolazione di 25.000-30.000 abitanti, in calo da un picco di quasi 500.000 nel quarto secolo. Inoltre, dal secolo XI la parte abitata di Roma era sostanzialmente più piccola delle sezioni disabitate...

I cambiamenti del papato dopo l'inizio del secolo XI. Da pagina 24

...Tuttavia, questi documenti dimostrano pure che il papato nel corso dei secoli X e XI era un'istituzione essenzialmente passiva, fissata a Roma, in cui gli individui venivano a cercare sanzioni, privilegi, orientamento e sempre di più, si deve rilevare, giudizi. Come si vedrà, lo sviluppo del papato in una forza capace di prendere l'iniziativa di estendere la sua autorità sulla Chiesa occidentale e la società cristiana nel suo complesso caratterizza la trasformazione della Sede Apostolica durante il corso del secolo XI. Per quanto le famiglie romane aristocratiche (e non solo) continuavano a cercare di controllare l'elezione al soglio pontificio, il papa aveva sempre più bisogno di essere più efficiente ed efficace, come l'istituzione da lui presieduta, al fine di estendere la sua autorità al di là delle mura della città. La 'famiglia romana' naturalmente non poteva essere mai del tutto ignorata, ma l'equilibrio dei poteri si è andato lentamente spostando mentre i papi del secolo XI cominciavano a concentrarsi sulla più ampia famiglia europea occidentale della societas christiana.

La rivoluzione del secolo XI e il 1049. Da pagina 36

...i riformatori insistevano che gli ecclesiastici dovevano essere celibi, che non dovevano spargere sangue né umano né animale, e che avevano un espresso divieto di fare traffico dello Spirito Santo con la vendita di uffici ecclesiastici. La riforma cercava anche di impostare limiti tra le diverse parti della società e all'interno di esse. La riforma fu principalmente (e inizialmente) un esercizio di disciplina del clero, ma era anche, o almeno divenne alla fine, un tentativo di costruire un nuovo ordine sociale, basato su ferme distinzioni tra ambiti ecclesiastici e laici, tutti all'interno della gerarchia ecclesiastica stessa. I membri del clero, sia monastici e secolari, così come i laici di ogni rango su cui i riformatori tentavano di imporsi, e che non rispettavano le nuove e sempre più forzate dispensazioni di stato e condizione divennero nel secolo XI 'materiale fuori posto', anomalie pericolose che violavano l'ordine sociale. Infatti, l'esercizio del potere nel secolo XI, come ha suggerito R. I. Moore, divenne sempre più subordinato all'occupazione di ruoli specifici, ognuno dei quali era definito da un particolare codice di condotta morale e soprattutto sessuale. Questo discorso, come giustamente suggerisce Moore, sottende l'intera trasformazione della società europea in questo periodo.

Il papato, almeno dalla parte centrale del secolo XI, ebbe una parte di rilievo in questi sviluppi, ma le sue iniziative vennero dopo molti cambiamenti sociali, politici e religiosi, nonché molte azioni delle autorità religiose locali. Il focus anacronistico di molti storici che si occupano esclusivamente dei papi riformatori, e in particolare del pontificato di Gregorio VII, ha oscurato non solo questi sviluppi precedenti, ma in senso lato ha anche omesso di prendere in considerazione il contesto molto naturale e culturale degli sforzi di riforma del secolo XI. È quindi di notevole importanza che si dedichi attenzione sia alla trasformazione del papato in tutto il secolo XI e anche al contesto della società in evoluzione, in cui il movimento di riforma e il papato sono esistiti e si sono sviluppati. Per troppo tempo, le rispettive discussioni sono state affrontate in modo isolato le une dalle altre.

Infatti, non è solo la storiografia papale che si divide al 1049 con l'elevazione di papa Leone IX. Piuttosto, la storiografia di tutto il secolo XI per molti versi è rimasta divisa tra quegli storici, come i mutazionisti, che si concentrano sulla storia socio-economica, in particolare in Francia prima del 1050, e quelli che si concentrano sulla storia ecclesiastica e politica del papato dopo la riforma del 1050. Cercare di riunire entrambi i filoni insieme non è una piccola sfida, perché cambia la questione di come capire la natura e la tempistica di tali modifiche...

Il cambiamento nell'uso della parola 'papa' e nel ruolo del papa. Dalle pagine 57-58-59

Di fatto nella Chiesa antica e a tutti gli effetti fino all'anno 1000 circa, il papa come successore di Pietro era conosciuto soprattutto come il vescovo di Roma, infatti, il titolo di papa è stato raramente utilizzato prima della fine del secolo XI. Il papa era effettivamente il primo fra pari (primus inter pares), cioè tra gli altri vescovi, anche se era accordata una stima speciale al vescovo di Roma, perché la città era stata il luogo del martirio degli apostoli. Il pontificato di Gregorio I (590-604) è qui istruttivo.

Anche se, come Leone I, egli è stato spesso visto come una figura chiave nello sviluppo di quello che molti storici medioevale definiscono 'monarchia papale', Gregorio illustra la posizione teoricamente forte, ma in termini pratici limitata, del papa nella Chiesa antica. Gregorio si riferiva a se stesso come 'il servo dei servi di Dio' (servus servorum Dei), un titolo adottato da molti dei suoi successori, in particolare a partire dalla seconda metà del secolo XI. Questo non solo sottolineava la sua umiltà, ma rafforzava pure la comprensione che Gregorio aveva sia dell'autorità papale sia del ruolo pastorale del papa.

Gregory chiaramente era convinto che il papa fosse il capo giurisdizionale nonché spirituale della Chiesa, ma è evidente dalle lettere nel suo registro che comprendeva questo soprattutto vedendo la Chiesa romana in termini di corte d'appello finale, piuttosto che come un'autorità esecutiva. Più importante per Gregorio era il ruolo pastorale del pontefice, che lo costringeva ad avere cura animarum (cura d'anime) per tutte le chiese sotto la sua autorità. Questo non era, come è stato spesso sostenuto, una richiesta di 'autorità assoluta'. Piuttosto, Gregorio capiva il primato papale in termini di difesa e di estensione della fede, insieme con la garanzia di una giurisdizione d'appello finale nelle questioni ecclesiastiche...

Anche se la Donazione di Costantino (un falso del IX secolo) sembrava concedere il potere politico al papa in Italia, nei secoli prima del secolo XI, il papa rimaneva di fatto un leader spirituale, vescovo della sua città, con poca coerente autorità al di là dei suoi dintorni. Come indicato nel capitolo I, il papato era effettivamente solo uno dei centri localizzati di potere in un Occidente latino composto da centri locali. Non ci fu alcun tentativo sostenuto dai pontefici prima del secolo XI di arrogarsi il potere 'politico' come leader universali, al di là delle loro pretese di universalità in termini spirituali. Infatti, un tale concetto sarebbe stato privo di senso prima che i riformatori del secolo XI separassero il ​​secolare e il divino.

Il punto di svolta: Bruno di Toul (Leone IX (1049-1054), responsabile dello scisma d'Occidente. Da pagina 65.

L'elevazione del vescovo Bruno di Toul come papa Leone IX il 12 febbraio 1049 è stata a lunga vista come il momento decisivo per le sorti sia del papato sia del movimento per la riforma ecclesiastica... Leone IX fu il riformatore per eccellenza... Leone era un modello di come il papato romano poteva assumere la leadership tangibile sulla Chiesa universale.

Come è stato attuato lo scisma: concili, legati e diritto canonico. Da pagina 83.

... altre estensioni altrettanto significative del modo di governo possono essere viste negli sviluppi di tre antiche tradizioni: concili, legati e diritto canonico, che erano vitali per estendere l'autorità papale e la promozione delle riforme papali.

I concili erano stati a lungo una caratteristica centrale della Chiesa, ma ciò che è peculiare al secolo XI è che Roma è riuscita a utilizzare queste riunioni a suo vantaggio. Nella Chiesa antica, erano spesso stati rivali dell'autorità papale, con i concili ecumenici che esercitavano una giurisdizione universale in materia di fede e di dottrina, che in seguito sarebbe stata associata più con il papato stesso. In effetti, il primo concilio ecumenico o universale a Nicea nel 325 era stato convocato dall'imperatore Costantino, e Papa Silvestro I (314-25), che non poté partecipare a causa dell'età e della malattia, inviò semplicemente rappresentanti. Ciò costituì un precedente che proseguì per i primi sette concili ecumenici stati riconosciuti come autorevoli da entrambe le Chiese orientale e occidentale, fino a Nicea II (787): sono stati tutti convocati dagli imperatori e i papi hanno inviato rappresentanti piuttosto che essere personalmente presenti. Solo a partire dal XI secolo le questioni di fede finirono per essere più spesso decise dal papa con l'assistenza dei concili, come quando Innocenzo III convocò il Concilio Lateranense IV nel 1215.

...Fu solo con l'elevazione di papa Leone IX nel 1049, tuttavia, che i concili cominciarono a essere strumenti significativi del papato, convocati non solo a Roma stessa, ma anche al di là delle Alpi, come quando Leone presiedette i concili a Reims e a Magonza nel 1049.

La trasformazione del secolo XI. Da pagina 86

Durante tutto il corso del XI secolo, il papato ha subito niente di meno che una trasformazione fenomenale. Da un centro di potere locale riverito, ma limitato, con al massimo una capacità intermittente di fare sentire la propria autorità al di là di Roma e del patrimonio papale, a partire dal pontificato di Urbano II il papato aveva acquisito una sorta di posizione inattaccabile. Enfatizzando e raffinando (se non, a volte, inventando) le giustificazioni teoriche dell'autorità papale fin dalla Chiesa primitiva, capitalizzando sulla necessità di monasteri e chiese in tutto l'Occidente latino per mezzo dei privilegi confermati dall'autorità apostolica, che il papato rivolse a proprio vantaggio, instaurando legami con regni e governanti laici della periferia dell'Occidente latino, ed estendendo il suo apparato amministrativo (per quanto rudimentale questo potesse essere), il papato fu sempre più in grado sia di dirigere i propri affari sia di imporre la sua autorità in modo più coerente. Entro la fine del secolo XI, anche se rimaneva incapace di imporre del tutto la propria volontà e di esigere completa obbedienza ai suoi comandi, il papato romano era diventato un potere che governanti, uomini di Chiesa e la società in generale potevano ignorare solo a un prezzo estremamente alto.

Dalla Chiesa in Occidente a una Chiesa occidentalizzata. Come lo scisma divenne fisicamente visibile. Da pagina 93

...Questo legame tra costruzione e di riforma divenne sempre più comune. I doni di Enrico III al vescovado di Spira, per esempio, furono effettuati a condizione che i canonici proseguissero gli studi e fossero rigorosi con le loro preghiere. In Inghilterra, inoltre, a seguito della conquista normanna, con la nomina di ecclesiastici dalla Normandia e più in seguito, alla morte di vescovi e abati inglesi, ogni grande cattedrale e monastero furono ricostruiti. Questi progetti furono accompagnati da tentativi di portare la Chiesa anglosassone in conformità con la prassi romana. Nella penisola iberica, la costruzione accompagnava sia la promozione della riforma sia la soppressione del rito liturgico dei visigoti, per esempio a Compostella nel 1056. Simili progetti di cattedrali su larga scala ebbero luogo a Lucca, Reims, Colonia, Canterbury, Worcester, Durham, Norwich, Merseburg e altrove in Europa ...

Il celibato obbligatorio, la clericalizzazione e la comparsa dell'auto-flagellazione. Il sentiero verso la perversione. Da pagina 115.

Il sacerdozio, rivendicando ora per sé il ruolo sia di custode sia di critico della morale sociale e religiosa, si trovava sempre più in una posizione ambivalente; quello che era stato precedentemente accettabile non era più tollerato. Il celibato e la verginità non erano più solo la proprietà speciale dei monaci, ma erano ora anche le caratteristiche che definivano - come richiesto dai loro ruoli sacramentali - il clero secolare, che era sempre più tenuto a prendere le distanze dal contatto mondano. Inoltre, con la progressiva estensione degli ordini sacri nel secolo XI fino a includere i suddiaconi nel clero maggiore, una forma esteriore non era più accettabile e si usava un linguaggio sempre più esplicito per ammonire i recalcitranti.

Pier Damiani, da parte sua, insisteva sul celibato completo, sulla castità e sull'evitare tutti i pensieri sessuali come cosa essenziale per l'individuo che ha un qualsiasi ruolo sacramentale. Questo doveva essere raggiunto, secondo Damiani, attraverso l'abnegazione ascetica, il digiuno e anche la 'disciplina benedetta' dell'auto-flagellazione...

Le implicazioni pratiche e le ramificazioni dello scisma. Come sono cambiati gli obiettivi nella seconda metà del secolo XI, come l'ascetica è diventata mondana e il volontario e spirituale è divenuto obbligatorio e morale. Da pagina 133.

Nella seconda metà del secolo XI, gli obiettivi della riforma si sono spostati, così come i mezzi di persuadere le persone ad accettare tali obiettivi di espansione. Così come, nell'agiografia episcopale, i vescovi dovevano essere visti sempre più non solo come uomini pratici di azione, ma anche come veri 'religiosi', colmando con successo la tensione tra lo spirituale e il secolare, così anche gli asceti venivano richiamati di nuovo nel mondo per ruoli attivi.

Persuadere il clero ad accettare nuovi codici di comportamento non significava semplicemente suddividere ciò che i riformatori consideravano attività adeguate e inadeguate, con un linguaggio sempre più veemente e coerente di purezza, ma anche (e forse soprattutto) far rispettare più nettamente tali suddivisioni. Per i riformatori, questo significava sempre camminare su una linea molto sottile tra i presupposti sociali abituali e la loro visione in continua evoluzione della società cristiana.

Un paradosso: la clericalizzazione ha dato potere al clero, ma lo ha anche evirato. Il percorso per l'omosessualizzazione del clero occidentale e il potenziale aumento della pedofilia. Dalle pagine 151-2.

...Questo sviluppo è stato di pari passo con una Chiesa sempre più 'paternalistica' (se possiamo usare quest'espressione), che ha preteso autorità sui laici non solo per il matrimonio ma per questioni spirituali in generale. Allo stesso tempo, la Chiesa aveva anche bisogno di garantire che il proprio personale, per cui il celibato e anche la verginità erano stati usati per stabilirli come i custodi della proprietà e del potere, tendevano all'ideale di perfezione cristiana sottraendosi da tutti gli stili di vita maschile. Forse, come è stato suggerito da Leyser, questo era in qualche modo una sorta di compensazione per i diseredati: i loro voti di castità e povertà forse non voluti permettevano loro - almeno potenzialmente - di esercitare ampio potere e supervisionare enormi ricchezze.

Questo attira inevitabilmente l'attenzione a quello che molti storici hanno più recentemente indicato come una 'crisi della mascolinità' nell'Europa del secolo XI. Sarà già evidente dalle pagine precedenti che i cambiamenti socio-politici e religiosi nel secolo XI riguardavano principalmente gli uomini. Come è stato rivelato anche attraverso l'esame di vari testi e legislazioni nei capitoli precedenti, al centro delle preoccupazioni di riforma nel secolo XI stava la questione del comportamento e delle abitudini degli uomini, chierici o laici.

Questa preoccupazione, come abbiamo visto, il più delle volte ha trovato la sua espressione nella condanna di attività specifiche per entrambi i gruppi, ad esempio i divieti di incesto o i divieti del clero di portare armi. Inoltre, è già stato sostenuto che ciò che sta alla base sia di queste preoccupazioni sia della legislazione era la questione di quale tipo di uomo era quello appropriato per esercitare il potere nella e sulla società.

Per il clero, tuttavia, la questione ha avuto importanti implicazioni per la loro identità di uomini. In effetti, come ha discusso Miller, la normativa che promuoveva la separazione (e superiorità) del clero gli ha effettivamente negato i simboli culturali della mascolinità laicale all'interno della società del secolo XI: il diritto di portare armi, di avere cani da caccia, di visitare taverne o di godere la compagnia delle donne. Ma una crisi di identità può ugualmente essere applicata ai laici nel secolo XI. Le censure ecclesiastiche, con il loro riferimento al 'tipico' (in altre parole, 'cattivo') comportamento laicale, chiaramente sottolineano non solo lo stato più basso dei laici rispetto al clero, ma sottolineano anche implicitamente la qualità inferiore della loro pretesa di esercitare il potere. Si può difficilmente negare che una parte integrante della pretesa dei riformatori di dirigere la società includeva una meditata svalutazione (almeno in termini retorici) dell'autorità laica nel suo complesso. Ai figli più giovani, tuttavia, a cui era negato il diritto di diventare pieni adulti di genere maschile a causa delle pressioni familiari e della necessità di trasmettere patrimoni intatti in un sistema di primogenitura, la prospettiva non era solo desolante in termini "reali", ma anche nei termini della loro funzione o identità all'interno della società. Infatti, con così tanti scrittori ecclesiastici che da una parte censuravano gli uomini e dall'altra prescrivevano il comportamento maschile appropriato - principalmente per tenere a distanza e privilegiare certi gruppi o tipi di uomini (per esempio il clero) dai loro concorrenti - ci si può meravigliare che le identità maschili fossero minacciate nel loro complesso?

Swanson ha recentemente suggerito di utilizzare la categoria analitica di un 'terzo sesso', al fine di spiegare l'identità del clero riformato nel secolo XI e oltre. Prendendo in considerazione lo status ambiguo della posizione del clero simultaneamente come uomini, ma anche come 'spose di Cristo' votate al celibato, ha sostenuto che il periodo di riforma ha essenzialmente visto la costruzione di ciò che ha definito 'emascolinità' ('emasculinity').

La rivoluzione del secolo XI cominciò tra le élite. Tuttavia, dal momento che 'il pesce marcisce a partire dalla testa', ciò ha garantito la separazione del secolare dal divino, portando infine alla laicità. La 'totale reinvenzione della società europea latina' si svolgerà nei prossimi secoli. Dalle pagine 160-161.

Occorre quindi riconoscere che, a un livello molto importante, la riforma della Chiesa e della società cristiana nel XI secolo ci dice di più a proposito dell'immagine di una società perfetta ritenuta da una piccola minoranza di élite di alti funzionari della ecclesiastici come se fosse nei migliori interessi del loro mondo.

Inevitabilmente, la completa riforma e ricostruzione della Chiesa e della società cristiana era un ideale impossibile da realizzare mai pienamente.

Questo non vuol dire che non ci sia stato alcun vero cambiamento. Il movimento di riforma ha lasciato un segno indelebile nella società europea occidentale, e le sue ripercussioni si sarebbero fatte sentire per secoli. Lo sviluppo del papato romano come istituzione con la capacità di fare sentire la propria autorità in modo più coerente al di là di Roma ha sempre più abilitato i papi del secolo XI ad assumere un ruolo decisivo non solo nell'imprimere misure di riforma, ma anche nel chiederne il rispetto. Anche se non si può negare che la simonia, il matrimonio e il concubinaggio clericale, così come il controllo dei laici sulle chiese e sulle nomine ecclesiastiche siano continuati dopo la fine del secolo XI, questi non sarebbero più stati visti come pratiche accettabili o giustificabili, anche se erano spesso inevitabilmente tollerati in realtà, soprattutto ai livelli più bassi. Inoltre, è evidente che il privilegiare lo status dei chierici a causa del loro celibato e servizio all'altare, sia sui 'combattenti' sia sui 'lavoratori', aveva contribuito a un crescente riconoscimento del fatto che la loro identità si situava prima di tutto nell'ambito ecclesiastico.

La ridefinizione del comportamento e delle tradizioni culturali dell'aristocrazia laica, anche se chiaramente questo non è stato solo il prodotto del movimento di riforma, tuttavia dà un'indicazione univoca dei cambiamenti nelle regole e convenzioni con cui funzionava la società del secolo XI.

I ruoli all'interno della società cristiana, anche quelli dei re e imperatori unti, sono stati sempre più classificati in base alla loro utilità per gli obiettivi della Chiesa e soprattutto del papato - una Chiesa, e ancora in particolare un papato, che chiaramente si posizionavano sia come identificatori sia come esecutori di quella utilitas.

Inoltre, l'elevazione del populus - la loro partecipazione alla 'pace' di Dio e al boicottaggio del clero indegno - sia come testimoni e come forze tangibili che hanno reso le riforme dei papi Nicola II e soprattutto Gregorio VII così potenti e persino rivoluzionarie, rivela la misura in cui i presupposti religiosi e culturali della Chiesa 'riformata' erano messi alla prova e trovati carenti.

La seconda e decisiva rottura nel 1080 tra Gregorio VII ed Enrico IV per molti versi ha semplicemente accelerato quello che forse era sempre stato un esito inevitabile della riforma: la separazione irrevocabile del secolare e del divino. Così la sfida che ha aveva affrontato i riformatori del secolo XI - rinnovare la Chiesa e la vita cristiana – fu in ultima analisi, e forse inevitabilmente, la totale reinvenzione della società latina europea.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (4)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il quarto di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da un lavoro seminale, che ha avuto decine di ristampe dopo la sua prima pubblicazione, The Making of the Middle Ages (la formazione del medioevo) del defunto studioso di Oxford (Sir) Richard Southern (1953). Questi illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che ha avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque dietro il papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta ha avuto non sono affatto certo. Nel 1054 lo è stata. Ed è quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudito autore.

Il significato del periodo che va dalla fine del X al XII secolo, p. 13-15

La formazione dell'Europa occidentale dalla fine del X agli inizi del XIII secolo, è l'argomento di questo libro. Le due date entro le quali lo si potrebbe più facilmente fissare sono il 972 e il 1204.

Questo silenzio nei grandi cambiamenti della storia è qualcosa che ci viene incontro ovunque, mentre procediamo attraverso questi secoli... I fatti di rilievo (di questi anni) sono spesso oscuri, e le espressioni significative sono spesso quelle di uomini ritirati dal mondo che parlavano a pochissimi. Il lavoro veramente formativo di quel periodo è stato spesso nascosto agli occhi dei contemporanei, ed è senza dubbio spesso nascosto ai nostri... I risultati di tutto questo sono ancora con noi. In Inghilterra forse possiamo sentire l'impatto di questi cambiamenti più immediatamente, e discernere i loro effetti nella nostra vita di ogni giorno in modo più drammatico che altrove... Quale sia l'eredità spirituale, deve essere lasciato a ciascuno di giudicare da solo, ma non si può trascurare il fatto che le questioni sollevate e spesso apparentemente risolte in questo periodo sono ora vive e insistenti quanto lo sono sempre state.

La rivoluzione segreta di questi secoli non è passata inosservata ai contemporanei. Con la seconda metà del XII secolo, si è diffusa la coscienza di una nuova realizzazione...

La cecità dei leader europei occidentali sull'importanza di Costantinopoli, p. 36

Questa cecità fu condivisa dagli statisti occidentali fino alla fine del nostro periodo. La posizione di Bisanzio nel mondo era un libro chiuso per gli uomini abituati a grandi principi, ma a piccoli campi d'azione, e inesperti nei pesi e misure di questioni pratiche su larga scala.

È solo un'abitudine mentale, allo stesso tempo troppo miope e troppo lungimirante per un vero statista, che può spiegare la sorprendente cecità che ha illuso i capi della Quarta Crociata nel pensare che l'Impero d'Oriente potesse essere demolito, suddiviso in un'accozzaglia di proprietà feudali primitive, e che il paese potesse poi tranquillamente imparare la liturgia latina, come se si trovasse nella profondità del Leicestershire e non al centro di un mondo invidioso e spietato. Il timore e riverenza moderni per Bisanzio e per la sua secolare missione di conservazione della ricchezza intellettuale del passato non avrebbero trovato alcuna eco nel seno medievale.

La ricchezza del passato, che i cristiani occidentali più apprezzavano tra i tesori bizantini era il complesso di reliquie della Vera Croce, la corona di spine, e i corpi di apostoli e martiri su cui gettavano occhi avidi fin dal tempo della prima crociata. Ma Bisanzio conservava inviolato il segreto della sua longevità politica e stabilità burocratica, ed era rimasto il guardiano solitario e intollerante di un ordine politico e intellettuale che era stato distrutto altrove.

L'Europa occidentale non era a suo agio con il proprio passato, non si era identificata con il proprio passato, come Bisanzio aveva fatto, ma questo senso bizantino di essere uno con il passato chiudeva fuori tanto più rigorosamente coloro che se ne erano allontanati o non avevano mai conosciuto questo passato.

La novità delle crociate e l'originale opposizione occidentale nei loro confronti, pp 49-50

Dove e quando è nato lo zelo crociato dell'Occidente, è difficile dirlo. Certo non è nato nelle terre di confine, dove vivevano insieme cristiani e musulmani: in queste terre troviamo piuttosto lo spirito del vivi e lascia vivere, perfino un certo tentativo di cordialità, prodotta dal desiderio di evitare inutili problemi. L'impulso di attaccare fu generato più indietro, nei centri di potere dell'Europa, in parte a Roma, in parte tra le grandi famiglie del nord della Francia, in parte in anime profetiche. Forse non sarà mai possibile risalire alle prime fasi della crescita del nuovo spirito. La prima crociata scoppiò in un mondo che vi si era a lungo preparato nei recessi del suo essere, ma c'erano stati pochi segni esteriori del lavoro di preparazione. Il papa Urbano II al concilio di Clermont nel 1095 pronunciò le parole che trasformarono l'inquietudine in azione, ma le sue parole non avrebbero potuto ottenere nulla se non vi fosse stata questa inquietudine spirituale e materiale.

A questo spirito inquieto la parte pensante dell'Europa aveva da tempo fatto opposizione. L'accettazione appassionata della crociata come un obiettivo stabilito della cristianità latina, che caratterizza il XII secolo, non nacque senza una lotta, e non è irrilevante notare che la Chiesa d'Oriente è rimasta permanentemente contraria a quest'ideale. Gli ideali monastici del secolo XI erano in gran parte ostili all'idea della crociata.

A un sant'Anselmo, per esempio, o a un san Pier Damiani, la crociata non fece alcun appello. Non poteva esserci posto per essa nel mondo che sant'Anselmo raffigurava come un vasto, turbolento fiume impuro, che porta alla perdizione coloro che vi sono immersi: contro questa alluvione distruttiva si ergeva un solo rifugio sicuro con la pace tra le sue mura - il monastero.

L'unità d'Oriente e Occidente nella prima metà del secolo XI, p. 53

Tutti questi uomini, il duca Riccardo II di Normandia, l'abate Riccardo di San Vannes, Gerard il Veneziano, eremita in Ungheria, e Simeone del Monte Sinai, sono esempi di società cosmopolita della prima metà del secolo XI. Gli interessi di tutti loro coprivano una vasta area e li portarono in contatto con uomini dagli estremi confini della cristianità. In modi diversi essi illustrano i rapporti tra la cristianità latina e i suoi vicini. Vi è una notevole mancanza di barriere nel rapporto tra Oriente e Occidente; troviamo l'abate di St Vannes in rapporti cordiali con l'imperatore d'Oriente e il Patriarca di Gerusalemme, il duca di Normandia è una persona ben nota sul monte Sinai; navi veneziane trafficano con l'Egitto. In direzione opposta, la carriera del monaco greco Simeone non contiene alcun accenno al fatto che siamo alla vigilia di una grande divisione tra Oriente e Occidente: fu ascoltato con rispetto a un concilio provinciale francese, alla sua morte fu venerato come santo a Roma, e la fama del suo nome continuò a vivere a Rouen come fonte di importanti reliquie di santa Caterina portate dal Monte Sinai. In tutto questo non vi è nulla che suggerisca l'atmosfera delle crociate. Ci avviciniamo di più al temperamento che le rese possibili quando seguiamo l'abate di St Vannes attorno ai Luoghi Santi, e veniamo più vicino alla situazione che ha fatto sembrare necessarie le crociate quando leggiamo di beduini che lanciano pietre all'abate mentre celebrava la Messa sotto le mura della città. Ma l'Europa ha avuto una lunga strada da percorrere prima che le crociate potessero apparire una possibilità ragionevole o probabile.

Il cambiamento alla fine del secolo XI, p. 115

Se vogliamo prendere un assaggio della vecchia vita ecclesiale d'Europa prima che fosse trasformata dallo zelo della fine del XI secolo, non possiamo fare di meglio che guardare ai conti di Catalogna.

Roma e i papi fino alla metà del secolo XI, pp 130-133

Tutte le modifiche fin qui menzionate sono riassunte nel cambiamento di posizione di Roma nel mondo cristiano. La Roma della prima parte del nostro periodo era una città sprofondata in un profondo degrado materiale. In sé era una vasta area di nobili rovine, si trovava in una campagna disseminata di frammenti di un'antica civiltà - monumenti inutili di un passato morto, tranne dove le antiche mura sostenevano alcune moderne roccaforti.

Sentimentalmente Roma era ancora il cuore dell'Europa, ma sotto il profilo economico e amministrativo era un cuore che aveva cessato di battere. La campagna in cui si trovava la città aveva perso, per mancanza di drenaggio, molta della sua vecchia fertilità. La città non era il centro di alcun grande commercio. La maggior parte del territorio dei sette colli era - come a lungo avrebbe continuato ad essere - un luogo di giardini, vigneti, rovine e vuoto. All'interno delle mura, che un tempo avevano ospitato più di un milione di persone, una piccola popolazione era raccolta in grappoli nella parte bassa della città, lungo le rive, e sull'Isola Tiberina. Era una città di chiese - oltre trecento alla fine del XII secolo, e probabilmente non molte di meno due secoli prima. Erano chiese antiche, per la maggior parte, tesori di reliquie dei santi e dei martiri della chiesa primitiva... Erano queste chiese che erano alla base della vita di Roma. Il pellegrinaggio a Roma era l'industria principale della città: tutti dipendevano da esso in qualche misura.

Come vedevano il papato gli uomini dei primi anni del secolo XI? Lasciando da parte tutte le speculazioni su ciò che avrebbe dovuto essere, il papa era (secondo le parole di un grande storico della Chiesa antica) 'il gran sacerdote del pellegrinaggio romano, il dispensatore di benedizioni e di privilegi e di anatemi'... Gli uomini andavano a Roma non come al centro del governo ecclesiastico, ma come a una fonte di potere spirituale. Il 'potere' era quello di san Pietro; come san Remigio al Concilio del 1049, governava dalla tomba, ma con una visione più a livello mondiale e un'autorità più convincente. Questo potere ha portato a Roma molti uomini che non si sarebbero dati alcun pensiero di andarvi una volta che Roma divenne il centro del governo quotidiano della Chiesa. Diversi re inglesi, per esempio, fecero il pellegrinaggio a Roma prima del 1066: dopo il 1066, neppure uno... Roma, naturalmente, non ha mai cessato di essere venerata come un grande deposito di reliquie cristiane, ma è dubbio che le abbiano mai potuto dare il tipo di importanza che le diedero nei secoli X e XI. Quando la macchina del governo era semplice o inesistente, questi agenti tangibili del potere spirituale avevano nella vita pubblica un'importanza che persero in un'età più complicata. Le carenze di risorse umane furono rifornite dal potere dei santi.

Essi erano grandi risorse nella lotta contro il male; colmavano i vuoti lasciati nella struttura della giustizia umana. La mappa più rivelatrice dell'Europa nei secoli sarebbe una mappa, non delle capitali politiche o commerciali, ma della costellazione dei santuari, i punti di contatto materiale con il mondo invisibile. I luoghi di riposo dei santi erano i principali centri dell'organizzazione ecclesiastica e della vita spirituale ...

La corruzione del secolo XII, pp 147-48

...Non c'è un solo santo tra i papi del XII secolo. La posizione di Roma ha subito un sottile cambiamento nella mente degli uomini ... L'umore prevalente era di satira. Gli uomini erano diventati più consapevoli della grandiosità classica e della corruzione presente... Roma era ancora grande, ma solo con le rovine del suo splendore classico, era l'esempio supremo del degrado delle opere d'arte umane, anche se persino le ingiurie del tempo, del fuoco e della spada non potevano completamente cancellare l'antica bellezza; era un nobile rovina, danneggiata non solo dal decadimento, ma ancor di più dagli uomini che vi abitavano, i rappresentanti di un'età degenerata. Gli abitanti di Roma nel XII secolo, dal papa in giù, non ricevevano molta compassione da parte dei loro contemporanei. Erano oggetto di attacchi, che dovremmo considerare come scurrili e indecenti. La parodia dell'immagine nel Vangelo secondo Marco, con il papa che raccoglie insieme i suoi cardinali e li stimola a suon di frasi bibliche a tosare i pretendenti alla corte papale - 'Vi ho dato infatti l'esempio, che anche voi prendiate regali come io ne ho presi', e ancora, 'Beati i ricchi, perché essi saranno saziati; beati quelli che hanno, perché non se ne andranno a vuoto, beati i ricchi, perché di essi è la corte di Roma' - sembrerebbe un grossolano saggio di propaganda anti-religiosa il oggi, ma era un saggio di scrittura di perfetta rispettabilità e ortodossia del XII secolo.

Fu in questo momento che i "martiri" Albino e Rufino - argento pallido e oro rosso - iniziarono a prendere il loro posto tra i santi romani più ampiamente celebrati. Questi personaggi letterari hanno avuto la loro prima apparizione durante il pontificato di Gregorio VII, e il più potente pezzo di letteratura che hanno ispirato - un resoconto burlesco della traslazione di alcune delle loro reliquie a Roma - rappresenta Urbano II come un ardente devoto di questi "santi". L'Arcivescovo di Toledo è raffigurato mentre porta a Roma i lombi di Albino, e alcune delle costole, sterno, braccia e spalla sinistra di Rufino, che il Papa ha collocato 'nel tesoro di santa Cupidigia accanto al seggio di misericordia di sant'Avidità sua sorella , non lontano dalla basilica di loro madre sant'Avarizia. Qui il papa le ha sepolta con grande magnificenza con le proprie mani. In cambio di questi doni pii, l'Arcivescovo ha ottenuto l'ufficio di legato, che era l'oggetto della sua visita.

Sarebbe difficile superare la ferocia di queste satire, e anche se sarebbe sbagliato esagerare la loro importanza, sembrano riflettere uno stato d'animo abbastanza generale, o almeno di uno stato d'animo in cui gli uomini si rilassano facilmente. Perfino Giovanni di Salisbury, l'amico dell'arcivescovo Thomas Becket e sostenitore dell'elevata pretesa di giurisdizione ecclesiastica, si permise questo rilassamento.

'Ricordo', scrisse, 'che una volta visitai papa Adriano IV, al quale ero legato dalla più stretta amicizia, e rimasi con lui quasi tre mesi a Benevento. Un giorno, mentre stavamo parlando, come tra amici, mi chiese quello che gli uomini pensavano di lui e della Chiesa romana. E io, facendo un uso malizioso della mia libertà, cominciai a dirgli quello che avevo sentito in vari paesi.

Dicevano, raccontai, che la Chiesa di Roma, che è la madre di tutte le Chiese, si comporta più come una matrigna che madre, gli scribi e i farisei vi siedono lì mettendo sulle spalle della gente pesi troppo grevi da sostenere. Si caricano di bei vestiti e le loro tavole di piatti preziosi, un pover'uomo può raramente essere ammesso, e solo se in tal modo la loro gloria può risplendere in modo più brillante. Opprimono le chiese, fomentano azioni legali, portano clero e del popolo alla lotta, non hanno pietà per gli oppressi, e vedono il guadagno come singolo dovere dell'uomo. Vendono la giustizia, e ciò che è stato pagato oggi deve essere acquistato di nuovo anche domani. Fatta eccezione per pochi i pastori nelle opere così come nel nome, imitano i demoni, e pensano di fare del bene quando smettono di fare del male. E il papa stesso, si dice, è duro e opprimente con tutti: mentre le chiese che i nostri padri costruirono vanno in rovina, costruisce palazzi, e va in giro non solo vestito in viola, ma in oro'.

La nuova mentalità. Il passaggio dall'ecclesialità al cattolicesimo nel monachesimo. p. 215

Ora fino al secolo XI la dottrina della vita monastica stabilita da San Benedetto non sembra essere stata notevolmente modificata o alterata. La Regola faceva parte della lettura quotidiana del corpo monastico, e l'insegnamento dell'umiltà e degli atti di umiltà deve essere stato familiare a ogni monaco. Quest'insegnamento è stato fatto oggetto di commentari, ma non ha ricevuto le critiche silenziose e satire per essere stato trasformato...

Poi, come abbiamo già visto, nella seconda metà del secolo XI apparvero i segni di un disagio all'interno dell'ordine monastico e tra quei convertiti a una vita religiosa da cui l'ordine benedettino aveva tratto i leader in passato. La vita di solitudine, la vita religiosa spogliata dei legami sociali che avevano marchiato il vecchio monachesimo, cominciò ad apparire con una nuova attrattiva. Non si moltiplicano solo gli eremiti, ma appaiono anche nuove organizzazioni sociali che cercano di introdurre un maggior grado di solitudine, una maggiore intensità, e una più acuta lotta spirituale nella vita religiosa.

La nuova 'spiritualità', immaginazione, autoesaltazione, eccitazione della mente, individualismo, pp 216-217

La Regola di san Benedetto mirava alla stabilizzazione della volontà e alla soggezione del corpo attraverso una disciplina di gruppo. Sant'Anselmo ha insegnato un approccio a Dio con il sollecitamento della mente: 'Excita mentem tuam', scrisse, 'ravviva la tua mente torpida, dissipa le ombre che il peccato ha gettato su di esso ... ruminaci sopra nel pensiero, gustala nella comprensione, inghiottila nel desiderio e nella gioia'.

Era nei recessi più reconditi dell'anima cosciente e risvegliata che Dio doveva essere trovato: 'Fuggi per un po' le tue occupazioni, nasconditi un poco dai tuoi pensieri tumultuosi, butta via le tue preoccupazioni onerose e rinvia le distrazioni laboriose; entra nella camera della tua mente ed escludi tutto il resto, tranne Dio e le cose che ti aiutano a trovarlo, chiudi la porta e cercalo'. Entriamo qui in un mondo interiore di movimento e di lotta, in cui l'attacco ha preso il posto della resistenza come umore predominante.

Lo stesso atteggiamento è evidente nel famoso programma di ricerca di sant'Anselmo: Fides quaerens intellectum, 'la fede in cerca di comprensione'. L'atto statico dell'accettazione è stato sostituito da un movimento di acquiescenza alla comprensione, in cui non vi era un luogo di sosta prima dell'illuminazione finale ...

La spinta verso una più grande misura di solitudine, di introspezione e di conoscenza di sé, esemplificata da sant'Anselmo nel seno dell'ordine benedettino si sparse nel secolo XI come il fuoco attraverso l'Europa nella generazione dopo la sua morte e ha produsse un fiorire di meditazioni e di soliloqui spirituali. Anselmo fu il fondatore di questo nuovo tipo di ardente ed effusiva auto-rivelazione, ma per gli uomini del tardo medioevo il patrono di questo tipo di letteratura è stato preminentemente san Bernardo. C'era un po 'di giustizia in questa distorsione letterario, perché anche se questi sfoghi personali di devozione non erano limitati ad alcun ordine religioso, sono i cistercensi che ne hanno prodotto il maggior volume e, per così dire, hanno impostato la moda in questo tipo di letteratura. I cistercensi hanno scritto sotto l'influenza dominante di san Bernardo, che, anche se egli stesso non ha composto alcuna delle Meditazioni che sono andate sotto il suo nome, ha dato uno sfondo teologico e una stabilità e coerenza dottrinale agli scritti devozionali dei suoi seguaci. I cistercensi occupano la posizione centrale nella vita spirituale del XII secolo ...

La nuova 'spiritualità' (cattolicesimo).

L'umanizzazione di Cristo, la deificazione della Vergine e la nascita dell'emotività e del pietismo, pp 221-222

Questo potere di sant'Anselmo e san Bernardo di dare varia e coerente espressione alle percezioni e alle aspirazioni che condividevano con i loro coetanei è più evidente nel loro trattamento del tema centrale del pensiero cristiano: la vita di Cristo e il significato della Crocifissione .

Il tema della tenerezza e della compassione per le sofferenze e l'impotenza del Salvatore del mondo ebbe una nuova nascita nei monasteri del secolo XI, e ogni secolo da allora ha reso omaggio all'ispirazione monastica di questo secolo con alcuni nuovi sviluppi del tema. L'omaggio alla Vergine per la quale si sono trovate nuove e più intense forme di espressione da un periodo abbastanza antico del XI secolo era un sintomo della concentrazione sull'umanità di Cristo. Abbiamo già visto sant'Odilo di Cluny (morto nel 1049) che offre se stesso, in un atto di estrema auto-umiliazione, come servo della Vergine, e il suo biografo si è affrettato a vedere un significato simbolico nel fatto che sia lui che l'altra grande figura monastica del tempo, san Guglielmo di Volpiano (m. 1031), sono deceduti il 1 gennaio, la festa della Circoncisione: fu, disse, un riconoscimento divino della 'pia compassione di Odilo per le soavi ferite del corpo del Signore' e della 'simile qualità di affetto per l'umanità del Salvatore' che ebbe Guglielmo. Nella stessa generazione abbiamo visto san Riccardo di Verdun (m. 1046), che provocando in se stesso un senso di amara afflizione nel visitare le scene della Passione.

Questi sentimenti di pia compassione sono stati ampiamente condivisi nella metà dell'XI secolo, nel momento in cui Anselmo vagava attraverso la Francia prima di trovare un luogo di riposo a Bec. Egli ne fu profondamente influenzato, e nei suoi primi scritti diede a questi sentimenti una espressione più commovente di quanto avessero mai avuto prima. Si soffermava con appassionata intensità sui dettagli delle sofferenze di Cristo:

Peccato che io non fossi lì a vedere il Signore degli angeli umiliato nella compagnia di uomini, per esaltare gli uomini nella compagnia degli angeli... Perché, anima mia, non eri presentare a essere trafitta con la spada della più acuta sofferenza all'insopportabile vista del tuo Salvatore trafitto dalla lancia, e le mani ei piedi del tuo creatore trafitti dai chiodi?

Nelle poche preghiere composte durante il periodo in cui Anselmo fu priore di Bec (1063-1078), aprì un nuovo mondo di emozioni e di ardente pietà, ma fu ancora san Bernardo a guidare la maggior parte degli uomini in questo mondo. San Bernardo diede un'espressione più robusta e più integrata ai sentimenti che agitavano la sensibilità delicata e claustrale di sant'Anselmo. In Anselmo, pensiero e sentimento sono come due facce della stessa medaglia: sono strettamente correlate, ma solo uno può essere visto in un dato momento. In Bernardo pensiero e sentimento sono uno; le speculazioni remote di Anselmo non significavano nulla per lui, ma investiva i sentimenti, che in Anselmo difficilmente possono essere liberati da una carica di sentimentalismo, con un vigore di pensiero e di pratica applicazione che ne ha garantito la sopravvivenza e ha dato loro un'importanza più profonda. Il seguito fantasioso dei dettagli della vita terrena di Gesù, e soprattutto delle sofferenze della Croce, divenne parte di quel programma di progresso dall'amore carnale all'amore spirituale che abbiamo chiamato programma cistercense: Questa fu (dice san Bernardo) la causa principale per cui il Dio invisibile ha voluto essere visto nella carne e conversare con gli uomini: poter attrarre tutti gli affetti degli uomini carnali, incapaci di amare se non secondo la carne, all'amore salvifico della sua carne, e così passo dopo passo condurli all'amore spirituale.

In parole come queste, le emozioni che si agitavano nel secolo XI e a cui fu data prima espressione duratura nelle opere di Anselmo, divennero saldamente radicate nella vita spirituale del medioevo. Fu la gloria dell'ordine cistercense non solo di fornire la giustificazione più solida e razionale per questi sentimenti, ma di renderli popolari come nessun ceppo di pietà era mai stato popolare prima. Furono i cistercensi gli agenti principali nella trasformazione del flusso sottile di compassione e di tenerezza che viene dal secolo XI al diluvio che, nei secoli successivi del Medioevo, ha cancellato le tracce di una più antica severità e reticenza. In questa espressione di un'emozione sempre elevata hanno avuto parte tutti i paesi dell'Europa occidentale, e in diversi periodi ne hanno aperto la strada.

L'umanizzazione di Cristo sulla Croce nell'iconografia, p. 226

...quando il Salvatore è stato raffigurato con intensità di sentimento umano 'come un uomo infelice, inchiodato alla croce, orribile anche a vedersi'. Fu l'espressione di questo sentimento che gli artisti del tardo XI secolo stavano cominciando a raggiungere. Fino a questo momento, le più potenti rappresentazioni della Crocifissione in Europa occidentale avevano espresso il senso di quel distante e maestoso atto di potenza divina che aveva riempito le menti di generazioni precedenti. Ma era serpeggiato lentamente un cambiamento, che ha portato nel tempo alla realizzazione dei limiti estremi della sofferenza umana: la figura morente è stata spogliata delle sue vesti, le braccia si sono afflosciate con il peso del corpo, la testa ha preso a pendere da una parte, gli occhi si sono chiusi, il sangue è colato giù per la Croce. Il cambiamento non è accaduto tutto in una volta, né la nuova influenza dell'umanità sentire si è fatta sentire ovunque allo stesso tempo ...

La 'pietizzazione' umanistica della Vergine e del bambino nell'iconografia, p. 227

La trasformazione del tema della Vergine con il Bambino è stato un naturale corollario alla trasformazione del tema della Crocifissione. Nel secolo XI, l'Occidente aveva da tempo familiarità con il bambino seduto come in trono sulle ginocchia di sua madre, mentre alza la mano destra benedicente e nella sinistra stringe un libro, simbolo di sapienza, o una sfera, simbolo di dominio.

Questa concezione è persistita e non è mai stata abbandonata, ma è stata associata a molte altre forme che esprimono le più intime inclinazioni della successiva religiosità medievale, come il bambino che ride, il bambino che gioca con una mela o una sfera, il bambino che accarezza la sua madre, o il bambino che viene nutrito dal seno di sua madre. Alcuni di questi atteggiamenti del santo bambino hanno avuto una lunga storia prima di essere, lentamente, nel corso del XII secolo, addomesticati in Europa occidentale. Ci fu una lunga tradizione di moderazione da superare prima che questi temi potessero ottenere accettazione senza riserve ...

L'individualismo, il pietismo e la deificazione della Vergine, p. 236

Ma poi improvvisamente verso la fine del secolo XI queste restrizioni iniziarono a infrangersi in Occidente. Iniziò ad apparire un gran numero di storie di miracoli della Vergine.

Queste storie erano state elaborate da molte fonti: alcune erano state prese da antiche fonti latine, come il Libro dei miracoli di san Gregorio di Tours del sesto secolo, altri erano di origine greca, altri ancora erano storie originariamente collegate con san Pietro o san Giacomo, ma che furono ora trasferite sotto il patrocinio della Beata Vergine. Ma nella stragrande maggioranza le storie erano novità, espressioni di una nuova religiosità e di una nuova fantasia. Il mondo in cui ci muoviamo in queste storie è un'immaginazione sconfinata, sfrenata. Il tempo e il luogo perdono ogni significato, ed entriamo sotto l'influenza di un potere universale, sgombro da legami locali, ed esercitato con una parvenza di capriccio per la tutela di tutti coloro che amano la persona da cui provengono questi benefici. Come la pioggia, questo potere protettivo della Vergine cade allo stesso modo sui giusti e sugli ingiusti - alla sola condizione che essi entrino nel circolo della sua fedeltà. Il potere descritto in queste storie non è affatto esercitato, come lo era spesso quello di altri santi, per proteggere i beni o i privilegi di questa o quella chiesa, e spesso non è neppure usato per curare le malattie della carne, ma si preoccupa soprattutto della salvezza delle anime. È questo che rende questa letteratura - nonostante tutti i suoi difetti - più spirituale e più emozionante che l'altra letteratura sui miracoli di cui il nostro periodo è così pieno. I miracoli della Vergine non sono stati scritti per proclamare le glorie, o per migliorare la reputazione di una qualsiasi chiesa o gruppo: facevano appello esclusivamente agli individui, e se avevano uno scopo di propaganda - come molto spesso avevano - questo era l'incoraggiamento delle pratiche di pietà, che vennero nel tempo a occupare una posizione centrale nella devozione personale medievale.

La nuova civiltà del tardo XI secolo. Il pietismo popolare vira in direzione dell'eterodossia, appaiono eresie, persecuzioni e antisemitismo, p. 244

Questa unione di dottrina e alta spiritualità con forme e impulsi popolari è qualcosa che ci viene incontro ovunque, nei secoli XI e XII. Coloro che ne hanno sofferto l'hanno sentita in modo più profondo.

Non c'era niente che Berengario risentisse tanto in Lanfranco come il fatto che questi prestasse il peso dell'erudizione scolastica ai 'deliri della moltitudine'. Quali che siano i meriti del suo caso, aveva certamente ragione nel discernere il potere della moltitudine nel sollevare nuove questioni e nell'influenzare la soluzione di quelle vecchie. Il mondo illetterato stava scoppiando in molti modi in quel periodo. Quando Fulberto era anziano, e Berengario e Lanfranco erano giovani, scoppiarono le prime eresie popolari ad affliggere l'Occidente dai tempi dell'arianesimo. Allo stesso tempo, scoppiò ancora più potentemente la soppressione dell'eresia, e la congiunzione di violenza di massa, potere temporale e autorità ecclesiastica per questo scopo formò una formidabile combinazione. Scoppiò anche un entusiasmo per la causa papale, che a volte (come a Reims, nel 1049) contrasta stranamente con la freddezza dei vescovi e dei regnanti. Scoppiò infine nel secolo seguente la violenza contro gli ebrei, a cui il nuovo sentimento religioso diede una giustificazione pretestuosa. E fu la crociata popolare prima di quella dei baroni le cui gesta occuparono tanto l'attenzione dei cronisti.

Le manifestazioni dell'emozione popolare lasciano dietro di loro un bilancio incerto. Ma sia nel campo del pensiero o dell'azione, sono sufficienti a rivelare, anche se debolmente, le risorse da cui i pionieri del secolo XI poterono attingere per portare in esistenza una civiltà così diversa dalla dolorosa ricostruzione dell'epoca carolingia nella sua varietà e spontaneità apparentemente priva di sforzo.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (5)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il quinto di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da The Discovery of the Individual 1050-1200 (La scoperta dell'individuo 1050-1200) del professor Colin Morris, University of Toronto Press, 1972, 1987 e 1991 (Vedi anche il secondo articolo di questa serie, datato giugno 2011). Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del Papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudito autore.

P. xiii. L'era 'moderna' inizia con i 'grandi cambiamenti' di oltre 900 anni fa.

La distinzione tra il mondo 'medievale' e quello 'moderno' è una parte fissa della terminologia dello storico, ma probabilmente oscura la verità piuttosto che chiarirla. Molte attitudini e istituzioni 'moderne' possono essere ricondotte ai grandi cambiamenti culturali che hanno avuto luogo in Europa occidentale nei decenni intorno al 1100. Questo libro è un tentativo di esaminare una di queste, e di prendere in considerazione i segni che possono essere scoperti in quel periodo del rispetto e dell'interesse per l'individuo, che doveva diventare in seguito una caratteristica così evidente della cultura occidentale.

Pp. 1-2-3-4. L'individualismo occidentale è unico.

Tuttavia, è vero che la cultura occidentale, e l'istruzione di tipo occidentale, ha sviluppato questo senso di individualità in misura eccezionale tra le civiltà del mondo ...L'individualismo occidentale è dunque ben lontano dall'esprimere la comune esperienza dell'umanità. Come visione del mondo, si potrebbe quasi considerare come un'eccentricità tra le culture ... I 'classici' filosofi politici occidentali... presuppongono che la singola persona e dei suoi diritti siano pre-esistiti a qualsiasi forma di società... L'umanesimo può non essere la stessa cosa dell'individualismo... ma sono almeno cugini di primo grado... Il famoso detto di Kant ... è stato recentemente ritenuto la pietra angolare dell'etica europea: 'L'idea della persona individuale come supremo valore è fondamentale per le idee morali, politiche e religiose della nostra società'.

Pp. 7-8 e 10. Gli inizi dell'umanesimo moderno, dopo il 1080 circa, nella generazione nata dopo il 1054.

Vi è un rapido aumento di individualismo e umanesimo negli anni tra il 1080 e il 1150 circa... È in questo senso che Bolgar discerne in esso 'per la prima volta, i lineamenti dell'uomo moderno'... Le meditazioni di Anselmo o Aelred di Rievaulx... sarebbero state letteralmente impensabili un secolo prima... È significativo che la parola humanitas, che da circa intorno all'anno 600 era stata utilizzata quasi senza eccezione in senso peggiorativo per indicare la fragilità umana, recuperava ora la sua dignità.

Il vescovo Ivo di Chartres, all'inizio del XII secolo, la impiega nel suo senso classico di filantropia o di gentilezza, e humanus ritorna ad avere una connotazione favorevole.

Pp. 12-13. La perdita del senso della cattolicità e della Chiesa e l'influenza dell'individualismo dal paganesimo ('classicismo') dopo il 1050.

La Chiesa è il corpo di Cristo, ogni membro ne è un arto. Tutti i credenti partecipano di un solo Spirito, tutti sono pietre del tempio vivente. Questo elemento nel pensiero paleocristiano modifica gravemente il forte individualismo che abbiamo visto presente, ma che ha ricevuto relativamente poca attenzione nella Chiesa occidentale. Le ragioni non sono difficili da individuare. Con la rinascita dell'istruzione e della devozione personale, negli anni dopo il 1050, gli uomini si attaccavano avidamente al messaggio della salvezza individuale in modi che saranno esaminati in seguito, ma la lingua della comunità aveva per loro minor importanza, perché era sorto all'interno di una situazione sociale così estranea alla loro esperienza ... Per la Chiesa in generale il periodo dal 1050 al 1150 ha visto grandi ricostruzioni e riforme di vasta portata, ma quasi nessuna di queste riforme ha aumentato il senso di comunità all'interno delle chiese locali.

Di fatto l'intera tendenza era di diminuire il senso di comunità. Due esempi, di tipo assai diverso, illustrano questo punto. L'Eucaristia era stata, per la Chiesa primitiva, l'espressione suprema della sua unità. Nel 1050 la comunione regolare del popolo era diventata rara, ma non c'era alcun tentativo sistematico di ripristinarla. Le nuove pratiche sorte nella celebrazione della Messa, come l'elevazione dell'ostia, erano dirette non al ripristino della comunità, ma allo stimolo della devozione personale.

Anche in questo caso, secondo il diritto canonico più antico, la posizione di un vescovo era salvaguardata dalla regola che egli poteva essere deposto solo da un sinodo di suoi colleghi. In tal modo era protetto dalle ingiustizie dal ricorso alla comunità della chiesa locale. I legali del diritto canonico del XII secolo, tuttavia, utilizzarono un modo completamente diverso per fornire protezione: l'appello a Roma. La Chiesa del XII secolo ha visto quindi una rinascita della pietà personale, espressa in una varietà di modi che esamineremo, ma non è riuscita a recuperare un senso di comunità dei fedeli nel suo complesso. L'individuo in futuro doveva essere limitato non dalla mente della chiesa locale, ma dall'autorità della gerarchia.

La seconda fonte di rispetto dell'individuo deve essere probabilmente ricercata nel passato classico.

Pp. 23-24. La Croce vista come risurrezione prima dello scisma d'Occidente, e come crocifissione in seguito.

La raffigurazione del crocifisso nell'arte esprimeva questa visione del Cristo trionfante. Il crocifisso del tempo era molto diverso da quelli a cui noi (sic) siamo abituati ... È un fatto notevole che nei primi mille anni di storia della Chiesa, anni in cui la morte era spesso vicina e minacciosa per la maggior parte degli uomini, la figura del Cristo morto non era quasi mai raffigurata. Il crocifisso era concepito come espressione del trionfo di Cristo, il Signore di tutte le cose. Inoltre, come vedremo in un capitolo successivo, la tradizione cristiana era a disagio nel considerare Cristo come un uomo che soffre, e preferiva vedere in lui l'espressione della potenza divina ...  È vero che alla fine del X secolo troviamo i primi esempi di un rivoluzionario tipo di crocifisso che ritraevano il Signore come morto, e che sottolineavano la sua sofferenza e la sua mortalità. Eppure dal 1050 la tradizione del Cristo vivente era ancora importante, e in alcuni luoghi completamente dominante ... La Croce, allora, era un segno di vittoria divina.

P. 31. Il destino divino dell'uomo dopo il 1100 si trasforma nella visione umanista decaduta.

...la visione, generalmente accettata fino al 1100 circa, che l'uomo era stato creato al fine di ricostituire il numero degli angeli caduti... contiene il presupposto che lo scopo dell'uomo non è umano, ma angelico; non è quello di realizzare il suo vero sé (sic), ma di diventare qualcosa di molto diverso.

Pp. 40 e 42. Il cambiamento sociale e il castello - il trionfo del feudalesimo dopo 1050, soprattutto nel nord della Francia, la terra dei 'Franchi'.

Non dobbiamo usare troppo le città come spiegazione per i cambiamenti che stavano avvenendo dal 1050 in poi. L'aristocrazia si stava trasformando nella sua struttura e nei suoi modelli di comportamento, anche se è necessario essere cauti nel descrivere questo sviluppo a causa delle scarse prove disponibili dal periodo precedente. Fondamentalmente erano all'opera due processi. Da un lato, i signori cercavano assicurarsi il più efficace controllo delle loro aree locali. Il simbolo evidente del nuovo ordine era il castello.

I castelli di legno erano diffusi nella Francia del secolo XI, e nel XII secolo coloro che potevano permetterselo li sostituivano con castelli di pietra.

Chiunque aveva un castello godeva del controllo militare della regione. Nel frattempo, la frammentazione generale del potere regale che aveva avuto luogo in Francia nel X secolo aveva lasciato i signori locali liberi di sviluppare i propri modelli di sfruttamento.

I benefici a lungo termine andavano alla nobiltà superiore, perché lo sviluppo del castello di pietra e di un equipaggiamento militare più efficace e costoso dava l'iniziativa a quelle famiglie che controllavano risorse sufficienti per permetterseli. Questi sviluppi hanno avuto luogo in tempi diversi in paesi diversi. Di solito hanno avuto inizio in Francia, forse perché là il vecchio ordine crollato in modo più completo che in Inghilterra e in Germania.

I castelli, per esempio, erano comuni nella Francia del secolo XI, sono stati introdotti in Inghilterra dopo la conquista normanna, e sono apparsi in Germania su larga scala a partire dal 1070. Un andamento simile si può osservare nella maggior parte dei cambiamenti sociali che abbiamo considerato. Per questo motivo la nuova aristocrazia si trova nella sua forma più vigorosa e sicura di sé in Francia e in Normandia. I nomi francesi o franchi furono sempre più utilizzati per gli abitanti di quella zona, che copre quella che oggi è la metà settentrionale della Francia, e i Normanni, almeno tra il 1050 e il 1150, di solito si consideravano francesi. La forza internazionale di quest'aristocrazia era fondata sulla sua grande efficacia militare... La prima crociata era in gran parte una impresa franco-normanna, e gli uomini del ducato di Normandia invasero l'Inghilterra, l'Italia meridionale e la Sicilia, e Antiochia.

P. 59. La nuova e individualistica 'teologia' dell'espiazione - basata sull'ignoranza degli antichi insegnamenti ortodossi da parte dell'élite istruita.

C'è qualcosa di misterioso nel perché il XII secolo ha visto un tale nuovo inizio nella teologia dell'espiazione (sic). È stato per lungo tempo supposto che i Padri non avessero una dottrina dell'espiazione; Gustav Aulen si è dato da fare per correggere questa visione nel suo stimolante libro Christus Victor, ma senza spiegare pienamente la rottura radicale con il passato che ha avuto luogo intorno al 1100. La spiegazione potrebbe essere che il migliore pensiero sul tema era quello dei Padri greci (sic) sconosciuti ad Anselmo e Abelardo. La tradizione latina era decisamente debole su questo punto, e, come vedremo nei capitoli successivi, la teoria dell'espiazione solleva questioni cruciali per il pensiero del XII secolo circa l'individuo.

P. 90 L'allontanamento dai resti non sviluppati dell'iconografia ortodossa nell'Occidente del X secolo all'individualismo e naturalismo o realismo umanistico, vale a dire, alla moda di ritrarre la natura caduta.

Il XII secolo vide una netto cambiamento nelle arti visive verso la sensibilità per la natura, e un modo più caratteristicamente moderno di vedere la forma umana. L'arte ottoniana aveva creato il suo impatto attraverso insegne, simboli, posture e colori. Anche se questi dispositivi non erano stati affatto abbandonati, una maggiore enfasi fu collocata sulla forma e funzionalità umana. L'idea di regalità era trasmessa attraverso la nobiltà, la benevolenza, o la severità di espressione della figura, come in alcune delle sculture delle nuove cattedrali gotiche. La figura di Eva, scolpita a Autun prima della metà del secolo dal grande scultore Gislebert, è stata definita la prima donna seducente nell'arte occidentale dopo la caduta di Roma, e se la pretesa è grande, contiene una buona dose di verità. Questo movimento verso il naturalismo è stato a volte accompagnato da una delizia per i gesti personali e per le idiosincrasie private ...

Il miglior campo in cui cercare ritratti formali nel XII secolo è nelle sculture dei memoriali o delle tombe. Tali immagini sono praticamente sconosciute prima del 1050, ma da quel momento diventano progressivamente più comuni.

Pp. 139-43. La nuova religione dopo il 1050 e la nuova consapevolezza come delirio di decadimento spirituale.

... È vero che se ci rivolgiamo agli scritti dei Padri siamo di solito colpiti dal contenuto sociale oggettivo dato alla Croce e all'Ultimo Giorno.

Molto più che nella teologia con cui siamo familiari il peso cade sull'affermazione che l'azione di Dio ha cambiato, o cambierà, la condizione dell'umanità, mentre alla sua importanza per ogni credente, anche se non ignorata, era di solito assegnato un posto secondario. È possibile distinguere un marcato cambiamento di questa interpretazione con l'emergere, durante il periodo dal 1050 al 1200, della teologia medievale o scolastica.

LA PASSIONE

Per quanto riguarda il primo di questi due punti di riferimento, la passione, l'enfasi durante i primi mille anni è stata sulla vittoria di Dio sulla croce, una vittoria che ha annientato la presa del diavolo sugli uomini, ha aperto a tutta l'umanità l'azione della grazia di Dio, e ha stabilito la signoria di Cristo nel mondo...

L'età successiva ha pensato più facilmente ad altre cose: la natura delle sofferenze di Cristo, l'amore che ha dimostrato soffrendo, e i dolori che ha dovuto sopportare per la redenzione del peccatore. Anche se non si può dire che questi pensieri fossero del tutto estranei alla Chiesa delle origini (sic), vi giocavano un ruolo minore in confronto con la visione della croce come vittoria divina. Anche durante il periodo carolingio, quando ci fu una tendenza in alcuni scrittori di insistere sui dettagli delle sofferenze sopportate dal Signore, l'elemento del ringraziamento oggettivo è rimasto predominante.

Il movimento verso una devozione più interiorizzata e compassionevole, in cui l'individuo si sforzava con la fantasia di condividere il dolore del suo Signore, divenne veramente forte nel secolo XI, e nel XII governava gran parte del pensiero sulla passione.

Una prima manifestazione importante del nuovo spirito fu il cambiamento nella forma del crocifisso.

Al posto della precedente figura del Cristo vivente, a volte raggiante di vitalità, troviamo Cristo morto sulla croce. Il primo esempio che è sopravvissuto fino a noi è probabilmente la grande croce di legno fatta per l'arcivescovo Gero di Colonia (969-76), un commovente studio della maestà nella morte. La testa è accasciata sulla spalla destra, gli occhi chiusi, il volto contorto, la mascella spalancata. Tra il 1000 e il 1200 gli artisti che lavorano all'interno di questa tradizione si sforzarono di combinare nella loro scultura l'agonia e la maestà di Cristo. Il fatto della morte era chiaramente dimostrato, e gli atteggiamenti degli osservatori, Maria e Giovanni, diventavano molto più espressivi del dolore personale. D'altra parte, le piaghe di Cristo non avevano niente di simile al trattamento esagerato che divenne usuale poi nel Medioevo, la corona di spine era mostrata raramente, e una corona regale spesso appariva sul capo di Cristo ...

Il cambiamento nell'aspetto del crocifisso corrispondeva a una crescente enfasi devozionale sui dolori di Cristo, che si può osservare nel secolo XI, soprattutto tra i riformatori monastici, tra cui abbiamo già notato il contributo alla crescita di uno spirito più intimista e meno formale. Un modo di illustrare questo cambiamento è il confronto tra un'opera carolingia e una del XII secolo: il Breve Trattato sulla Passione del Signore di Candido Bruno (825 c.) e la meditazione sulla passione nella Regola per i contemplativi (de Institutione Inclusarum) di Aelred di Rievaulx (c. 1150). Con un intervallo di tre secoli, dovremmo aspettarci grandi differenze, ma lo scopo delle due meditazioni è molto simile, ed è istruttivo vedere in che modo la nuova spiritualità si discostato dalla vecchia. La struttura delle opere è simile: ciascuna segue gradualmente gli eventi della passione, o, nel caso di Aelred, della vita di Cristo nel suo insieme. Siamo subito colpiti dall'aria molto più pratica del trattamento di Aelred; mentre Candido si muove a scatti da testo a testo, la meditazione di Aelred fluisce con una facilità che indica non solo l'eccellenza letteraria, ma una lunga esperienza di una modalità flessibile di meditazione. Anche la sostanza è diversa. L'autore del IX secolo non si sofferma a lungo sulle sofferenze di Cristo, ma è interessato piuttosto a interpretare la storia simbolicamente. Alcune delle sue osservazioni ci appaiono, nel contesto di una crocifissione, come se fossero fatte stranamente a sangue freddo: 'La corona di spine poste sul capo di Cristo può anche significare il peccato dell'idolatria, con la quale i popoli ignoranti della sua vera divinità hanno imposto il nome divino su varie invenzioni di idoli'. È consono con questo trattamento il fatto che Candido mostra distinte riserve circa l'umanità di Cristo: 'Il Signore, facendosi uomo, ha permesso in sé affetti umani, quando ha voluto, e li ha usati come egli ha voluto. Ha detto che aveva sete, e ha detto il vero: perciò egli ha avuto sete quando ha voluto, e per quanto egli ha voluto'. Lo spirito di Aelred è molto diverso.

Troviamo una nuova enfasi sulla partecipazione compassionevole alla passione del Signore. L'unico aiuto visivo che Aelred consentiva per l'uso su un altare era 'un'immagine del Salvatore sulla croce, che rappresenterà per te la sua passione, che stai imitando'. L'importanza della sofferenza dell'individuo assieme a Cristo è ormai fondamentale: 'So che la compassione ora riempie il cuore, l'angoscia infiamma il tuo intimo. Permettigli di soffrire, ti prego, perché lui soffre per te'. Non ci sono riserve circa l'umanità di Gesù - al contrario, è la divinità a essere velata: 'Perché è così, mio ​​Dio? Così pieno di compassione per me, ti mostri come uomo, e sembri quasi che tu sia inconsapevole di essere Dio '.

Questo legame profondo e personale con il Salvatore crocifisso era caratteristico di Aelred. Sul letto di morte, quando non era più in grado di parlare, ancora piangeva per le sofferenze del Signore, e sorrideva per il suo amore, mentre gli leggevano la storia della passione, e ricuperò la voce per recitare un ultimo atto di speranza, mentre il suo amico Walter Daniel teneva un crocifisso davanti ai suoi occhi. In tutto questo era una cosa sola con la sua generazione, e si può osservare la crescita di una varietà di pratiche che riflettono la devozione a Gesù crocifisso e un più intimo senso di impegno personale. L'elevazione dell'ostia, che fece la prima comparsa nella Messa all'inizio del XII secolo, fu interpretata come un richiamo all'umanità crocifissa, e probabilmente deriva da questa il suo fascino popolare. Le crociate devono molto del loro sostegno a questo spirito - il trattato di Bernardo di Chiaravalle Elogio della nuova milizia era al tempo stesso un manuale di teoria delle crociate e una meditazione sui luoghi santi dove Gesù visse e morì. Fu ampiamente adottata una nuova posizione di preghiera, che in seguito divenne convenzionale: in ginocchio con le mani giunte. Era la posizione di omaggio, e il suo uso esprimeva la fedeltà personale che il credente provava per il suo Signore. La sua popolarità generale fu opera dei francescani, ma è molto probabile che questa trasformazione piuttosto sorprendente di una cerimonia feudale in un atteggiamento devozionale fosse già avvenuta nel XII secolo.

Un estremo rappresentante di questa tendenza all'impegno personale e individuale era Pietro Abelardo, che aveva adottato questo atteggiamento in modo tanto radicale da produrre inni che potrebbero essere stati scritti nel 1400, e una teoria dell'espiazione molto ammirata dai liberali del 1900. La lingua degli inni della passione rimase generalmente tradizionale fino al XIII secolo. L'occasione principale per tali inni non era, come dovremmo aspettarci, la Quaresima o il Venerdì Santo, ma piuttosto il giorno della santa Croce.

C'era un certo cambiamento di stile nel XII secolo, con immagini sempre più complesse, ma che mantenevano il tono oggettivo e trionfale degli inni dei tempi carolingi e precedenti...

L'accento sulla compassione qui è enorme ... come se l'uomo fosse stato giustificato dalla compassione, dalla pietà per l'umanità sofferente.

P. 152. L'uomo è tagliato fuori dal cielo e da Gerusalemme, già nel Medioevo il paradiso è diventato 'una ricompensa nel cielo'.

Now in the meanwhile, with hearts raised on high,

We for that country must yearn and must sigh,

Seeking Jerusalem, dear native land,

Through our long exile on Babylon’s strand.

(Ora, nel frattempo, con il cuore elevato in alto,

Per quel paese dobbiamo anelare e sospirare,

Cercando Gerusalemme, cara terra natale,

Attraverso il nostro lungo esilio a Babilonia.)

Pp. 160-61. Il grande cambiamento dopo il 1050, che porta all'Occidente moderno.

In altre aree la rottura con il passato fu ancora più violenta. Gli anni tra il 1050 e il 1200 devono essere visti, per esempio, come un punto di svolta nella storia della devozione cristiana. Si sviluppò un nuovo modello di pietà interiore, con una crescente sensibilità, segnata dall’amore personale per il Signore crocifisso e da una meditazione facile e fluida sulla vita e la passione di Cristo, segnata anche dall'uso regolare del confessionale e dalla crescente popolarità della posizione di omaggio come postura di preghiera, e dalla comparsa del crocifisso nello stile del 'Cristo morente'. In dottrina le teorie dell'espiazione di Anselmo e Abelardo rappresentavano un allontanamento dalla tradizione ricevuta, su un punto di grande importanza.

Da tutto ciò sarà evidente che i cambiamenti che hanno avuto luogo nel XII secolo sono andati ben oltre il semplice recupero del passato cristiano classico...

Rimangono ancora da riassumere le nostre conclusioni circa il rapporto di questa scoperta dell'individuo con la cultura successiva dell'Occidente. Alcuni scrittori suggeriscono che ci sia poca connessione. Tra noi e loro c'è un grande abisso, ed è falso dire che nei loro scritti vediamo per la prima volta i lineamenti dell'uomo moderno.

La grande differenza con questi autori riguarda la rivoluzione tomista del XIII secolo. Secondo questo punto di vista, l'essenza del pensiero del XII era teologicamente orientata. Il mondo non aveva né senso né motivo comprensibile fino a quando non era legato a Dio. La psicologia, come la capivano i cistercensi, era lo studio della mente o dell'anima nella sua ascesa Dio, l'amicizia era il rapporto degli uomini in Cristo, e l'autobiografia era la confessione della bontà di Dio e del peccato dello scrittore. La rivoluzione del pensiero nel XIII secolo ha creato, almeno in linea di principio, la possibilità di una visione naturale e secolare, distinguendo tra i regni naturale e soprannaturale, della natura e della grazia, della ragione e della rivelazione. Grazie all'unione tra Aristotele e il cristianesimo nelle opere di Tommaso d'Aquino, era ormai possibile vedere l'uomo sia come un essere naturale sia come un corso di progettazione per la comunione con Dio, mentre nei tempi passati il primo non poteva essere concepito separatamente da quest'ultimo. Da questo momento in poi, è stato possibile lo studio oggettivo dell'ordine naturale, così come l'idea dello Stato laico.

Vi è chiaramente una grande quantità di verità in questa valutazione della situazione, e l'emergere dell'idea di un ordine autonomo della natura è della massima importanza per lo sviluppo dell'Europa.

Pp. 164, 165 e 167. La fine della 'civiltà occidentale'. La cristianità occidentale si è distrutta da sola, in quanto conteneva i semi della propria distruzione.

La liturgia e il Salterio scivolarono via dal centro di pietà cristiana, e 'a dire le proprie preghiere' venne a significare pregare privatamente in una meditazione affettiva. Nel rivendicare una continuità su questi punti tra il XII e il XX secolo, si devono fare distinzioni in entrambi i periodi. Diversi di questi atteggiamenti, o forme letterarie, probabilmente hanno una storia precedente, che è molto poco descritta... Una distinzione più importante è che molti di questi atteggiamenti sono più ovviamente caratteristici dell'Europa prima del 1914 che del mondo di oggi... Può darsi, quindi, che stiamo affermando una continuità tra il 1100 e il 1900, piuttosto che tra il 1100 e il 1972, e che il drammatico e lungo capitolo della storia umana dal titolo 'civiltà occidentale' stia volgendo al termine.

Questo non è il soggetto principale di questo libro, ma il punto è così importante che vale la pena notarlo...

Abelardo, l'esempio supremo dell'uomo 'universale' del rinascimento del XII secolo, è stato un campione di primo piano delle tecniche logiche che avrebbero disumanizzato la teologia.

Aelred e i suoi contemporanei più anziani sono all'inizio di una lunga storia che sta finendo appena ora, come creatori di quella cristianità occidentale della cui dissoluzione noi siamo i testimoni.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (6)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il sesto di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da un lavoro seminale, che è passato attraverso molte ristampe dopo la sua prima pubblicazione, Western Society and the Church in the Middle Ages (La società occidentale e la Chiesa nel Medioevo) dello studioso di Oxford, il defunto (Sir) Richard Southern (Penguin, prima edizione 1970). Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del Papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudito autore.

P. 34-5. La trasformazione alla metà del secolo XI. Aggressione occidentale e sentimenti di superiorità.

L'ordine sociale e religioso che è stato appena abbozzato ha mostrato pochi segni di rottura nell'anno 1050. Sia che guardiamo alla condizione economica generale dell'Europa occidentale, ai suoi ideali religiosi, alle sue forme di governo, o ai suoi processi rituali, c'è poco che possa suggerire che un grande cambiamento era vicino. Eppure, entro i successivi sessanta o settanta anni, la prospettiva è cambiata in quasi ogni aspetto. Il sovrano secolare era stato retrocesso dalla sua carica di splendore quasi sacerdotale, il papa aveva assunto un nuovo potere di intervento e di direzione negli affari spirituali e secolari, la Regola benedettina aveva perso il monopolio nella vita religiosa, un impulso completamente nuovo era stato dato alla legge e alla teologia, e molti passi importanti erano state prese verso la comprensione e persino il controllo del mondo fisico. L'espansione dell'Europa era cominciata sul serio. Che tutto ciò sia successo in così poco tempo è il fatto più notevole nella storia medievale ...

La colonizzazione è iniziata su tutte le frontiere dell'Europa occidentale, e con la colonizzazione è iniziato il familiare processo di aggressione militare. Per la prima volta nella sua storia l'Europa occidentale è diventata una zona di sovrappopolazione e di surplus di produttività, e ha sviluppato tutte le tendenze assertive e aggressive di una comunità in rapida via di sviluppo e sicura di sé. Un senso di superiorità attivo e sanguinario ha preso il posto della paura e del risentimento verso il mondo esterno che aveva caratterizzato il periodo precedente. La vecchia visione romantica del medioevo con la testa tra le nuvole e un piede nella tomba è, almeno per questo periodo del medioevo, un'idea quanto più sbagliata possibile. Per due secoli dopo il 1100 l'Occidente è stato in preda a una sete di potere e di dominio nella quale non appariva alcun limite evidente.

Pp. 36-7. Il razionalismo e l'ascesa del clericalismo. Il passaggio verso la laicità dello Stato.

In primo luogo, l'area della vita direttamente controllata da un appello al potere soprannaturale è stata lentamente e inesorabilmente ridotta. Come corollario di questo, nuovi metodi e nuovi sforzi per ampliare l'area di intelligibilità del mondo sono le caratteristiche più importanti della nuova era. Questi due movimenti complementari hanno molti aspetti.

Il sovrano secolare perde i suoi attributi soprannaturali.

La gerarchia clericale afferma la sua pretesa di essere l'unico canale dell'autorità soprannaturale. Entrambe le gerarchie, secolare e spirituale, distinguendosi più chiaramente nei loro uffici, hanno sviluppato nuove tecniche di governo e una nuova gamma di competenze. Le reliquie conservato la loro importanza nella vita personale, ma hanno perso la loro importanza centrale nei processi di governo e giudiziari.

Potrebbe sembrare a prima vista che questo movimento, che in un senso molto ampio può essere chiamato 'scientifico', in quanto amplia la portata della ragione e dell'artificiosità umana, abbia aumentato l'importanza dei laici a spese del clero.

Ma l'effetto principale è stato esattamente il contrario...

È incredibilmente semplice rovesciare teorie un tempo care quando non soddisfano più le esigenze del tempo. I pensieri sui quali il governo regale aveva agito per diversi secoli sono stati spazzati via come una sciocchezza. Quasi nessuno si è preoccupato di difenderli. La vecchia regalità sacra non aveva più un posto nel nuovo mondo degli affari.

A lungo andare questa scoperta ha contribuito ad allargare l'area dell'azione secolare e ha fatto prevedere uno stato puramente secolare. Ma nell'immediato il suo risultato principale è stato di sottolineare la superiorità nella società dell'elemento sacerdotale, che non può essere ridotto a proporzioni umane. La nudità spirituale del sovrano laico non ha fatto altro che rendere più evidenti le affermazioni indifendibili della gerarchia spirituale.

Inoltre, con la secolarizzazione del sovrano laico, tutto il vasto strato della società da questi rappresentato in particolare - i laici - ha subito un corrispondente abbassamento di livello. D'ora in poi è diventato sempre più naturale parlare della gerarchia ecclesiastica come 'la chiesa'. Naturalmente tutti sapevano che c'era un altro, più antico, senso della parola che abbracciava l'intero corpo dei fedeli, ma anche quando la parola 'ecclesia' era utilizzato in questo senso ampio il ruolo dei laici iniziava a essere visto come molto umile. La chiesa ideale dei secoli XII e XIII era una società di clero disciplinato e organizzato che dirigeva i pensieri e le attività di un laicato obbediente e ricettivo - re, magnati, e contadini allo stesso modo.

In teoria, quindi, l'intero corpo dei laici ha subito una grave battuta d'arresto a seguito delle trasformazioni avvenute nella società alla fine dell'XI e all'inizio del XII secolo. Né questa retrocessione del laicato fu semplicemente teorica. Le nuove tecniche di governo dipendevano sempre più dalle conoscenza degli esperti, e questo accresceva l'importanza pratica di coloro che erano dotati di formazione intellettuale per fornire questa conoscenza.

Pertanto, il lungo processo con cui i laici avevano abbandonato ogni pretesa di avere una formazione scolastica di sopra di un livello elementare era praticamente terminato alla fine del secolo XI - nel momento in cui l'importanza pratica di una formazione scolastica superiore divenne per la prima volta evidente nell'Europa medievale. Questo dava al clero il monopolio di tutte quelle discipline che non solo determinavano la struttura teorica della società, ma fornivano gli strumenti di governo.

P. 42. Le linee di sviluppo dopo il 1050.

Fu soprattutto un'epoca di progresso razionale e coerente. In ogni sfera della vita e del pensiero, una straordinaria varietà di dettagli complicati fu adattata in un sistema generale che era allo stesso tempo fermo, autorevole, e fondato nella ricerca razionale e nel consenso diffuso. Possiamo osservare questo nel diritto, nelle scienze naturali e nell'arte pratica di governo non meno che nella teologia e nella filosofia, e le grandi conquiste artistiche dell'epoca sono un riflesso dello stesso spirito fiducioso.

Le linee dello sviluppo sono ferme e chiare dal 1050 al 1300; prima di questo periodo sono deboli e incerte; in seguito si perdono spesso in un mare di tendenze contrastanti. Dall'inizio alla fine di questo periodo relativamente breve, vi sono progressi passo dopo passo verso la completezza sistematica. Il papato si sposta dalle prime dichiarazioni aggressive di supremazia papale del Cardinale Umberto e di Gregorio VII, attraverso i papi esperti di diritto, Alessandro III, Innocenzo III, Innocenzo IV, Bonifacio VIII, fino all'elaborazione finale del sistema papale di governo. Tutti questi papi hanno aggiunto qualcosa di distinto allo stesso piano generale; ed i loro successori sono stati lasciati con il compito di cercare di riparare il sistema.

Lo sviluppo del diritto canonico ha seguito un corso simile. Come scienza aveva appena mosso i primi passi nel 1050; entro il 1300 il sistema era completo e chiuso. Lo stesso avvenne anche per la teologia. I primi tentativi di affermazione sistematica succinta appartengono alla fine dell'XI o all'inizio del XII secolo: al momento della morte di san Tommaso d'Aquino nel 1274 i grandi giorni dei creatori di sistemi erano finiti. Lo stesso avvenne pure con gli ordini religiosi. Nel 1050 il monopolio benedettino era incontrastato; dal 1300, era stata stabilita quasi ogni varietà possibile di organizzazione religiosa.

Pp. 53-57. L'unione prima della disunione.

Il Nord Africa, la Siria, la Palestina e la Spagna erano state, o stavano per essere, inghiottite nella marea dell'espansione islamica. In questo processo tre delle cinque antiche chiese patriarcali scomparvero come forze della cristianità e persero il contatto con il resto della Chiesa: d'ora in poi Alessandria, Antiochia e Gerusalemme non contarono più nulla nei consigli della Chiesa ...

Questa distruzione delle chiese lasciò Costantinopoli e Roma a condividere tra loro ciò che era rimasto del mondo cristiano. Nel 700 non si vedevano ancora tra loro come nemiche. Nel VII secolo l'unità di queste grandi chiese patriarcali, da cui dipendeva il futuro di una cristianità unita, era stata naturale e indiscussa. Erano parti di un'unica unità politica, gravemente martoriata e ridotta, ma ancora intatta - l'impero cristiano. L'imperatore di Costantinopoli era ancora il sovrano più o meno reale di grandi parti d'Italia tra cui Roma stessa.

Il vescovo di Roma era il vicario secolare dell'imperatore nel ducato romano e i funzionari bizantini (sic) erano una vista comune per le strade di Roma. Il percorso principale da Roma portava a Ravenna, la capitale del governo bizantino (sic), e di là a Costantinopoli. Il Mediterraneo a ovest fino a Marsiglia era ancora una strada bizantina (sic). In un certo senso l'unità di tutta questa zona era diventata più stretta, e i legami tra Roma e Costantinopoli erano più forti a causa dei disastri che avevano colpito i patriarcati di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Palestina, Siria ed Egitto dopo tutto non avevano mai fatto parte del mondo romano nello stesso modo di Roma e Costantinopoli. Erano stati centri di influenze aliene e inquietanti. Ora che non c'erano più, ci si sarebbe aspettato che la vecchia Roma e la nuova Roma si riavvicinassero per proteggere la loro comune civiltà e religione di fronte a un nemico comune.

In una certa misura questo è di fatto accaduto. Nel secolo intercorso tra circa il 650 quando la minaccia islamica ebbe inizio, e il 750, quando aveva quasi raggiunto il suo limite, in Occidente, Roma era più ecumenica di quanto non lo fosse mai stata. Era piena di monaci greci e siriani, rifugiati dal diluvio islamico, che contribuivano a tenere vivi la lingua e i costumi greci nella Chiesa romana. La nazionalità dei papi riflette questo stato di cose. Dal 654 al 752 solo cinque su diciassette papi erano di origine romana; cinque erano siriani, tre erano greci, tre provenivano da l'isola fortemente greca della Sicilia, e uno da qualche parte sconosciuta d'Italia. In altre parole, undici su diciassette papi nel corso di questo secolo erano di provenienza greca, e solo sei si provenienza latina. Ciò era in netto contrasto con il secolo prima del 654 quando tredici su quindici papi erano stati romani o italiani. Dal punto di vista dell'unità dei cristiani la crescita dell'elemento greco nella chiesa romana era un segno di speranza: voleva dire che le due metà del mondo cristiano potevano ancora avere insieme un discorso familiare.

Questa familiarità era più di un fatto di lingua e di cultura: era un fatto della vita politica, e aveva tutta l'aria di essere permanente. Nel 663 l'imperatore greco visitò Roma e fu ricevuto come il suo sovrano legittimo. Nel 710 il papa visitò Costantinopoli, e fu ricevuto con ogni segno di riverenza dall'imperatore in una scena cerimoniale identica a quella utilizzata per un suo predecessore nel 536. Cosa ancora più importante, nel 680 il papa inviò legati a un concilio a Costantinopoli, dove si unirono a condannare come eretico l'insegnamento di quattro patriarchi di Costantinopoli e di un papa.

Questo era (o avrebbe potuto essere) altamente significativo, perché prefigurava la possibilità di compromesso in una lunga polemica sul primato di Roma tra le chiese patriarcali. Se il papa poteva sbagliare come qualsiasi altro patriarca, anche in proporzione di uno a quattro, c'era qualche possibilità che le due chiese potrebbero essere d'accordo che il primato romano, qualsiasi altra cosa potesse comportare, non presentava un contrasto tra l'infallibilità assoluta a Roma e l'errore ricorrente a Costantinopoli. Se si fosse potuto raggiungere un accordo su questo punto, le due chiese avrebbero potuto ancora lavorare insieme. A differenza di Gerusalemme e Antiochia, Costantinopoli non aveva alcuna seria pretesa di primato tra le chiese cristiane. L'imperatore lo riconobbe, quando si prosternò davanti al papa e gli diede nella sua capitale onori che negava al patriarca di Costantinopoli. L'unica domanda importante in questione era la natura del primato romano, e l'aspetto più importante della questione era la fallibilità papale. La sentenza del Concilio del 680 avrebbe potuto essere una pietra miliare sulla strada per un accordo su questo punto. Ma gli eventi hanno deciso altrimenti.

Dietro la facciata di speranza di unità vi erano forze che lavorano per la sua distruzione... c'era un'altra divisione di vasta portata. La Roma della fine del VII secolo era cosmopolita e papi erano più spesso più greci che latini. Ma l'Occidente non aveva alcun interesse per una Roma cosmopolita e mezza greca: voleva Roma per sé. Per ricchezza materiale e cultura l'Occidente latino era ridicolmente inferiore all'Oriente greco, ma in Roma aveva un simbolo di una superiorità latente, evi si attaccava con intensità passionale. Re e principi dei regni barbarici appena fondati accorrevano a Roma come alla porta del cielo. Monaci e vescovi andavano a Roma in cerca di autorità, apprendimento e consigli. Era sconcertante, quando vi erano arrivati, scoprire che erano degli estranei in un cortile greco-romano.

P.65-6. La vecchia Roma si separa dalla nuova Roma a favore dell'Occidente barbaro.

Non ci fu consultazione formale, nessuna decisione esplicita. Anche il momento del cambiamento è incerto.

Ma dal 1030 circa una formula (il filioque), che si era lentamente diffusa attraverso la chiesa occidentale senza autorizzazione papale fu istallata al centro della cristianità latina. Per la prima volta fu possibile indicare un punto distinto di differenza dottrinale tra Roma e Costantinopoli. Non aveva fatto irruzione sul mondo come un tuono, così come aveva fatto l'iconoclastia d'Oriente dalla breve durata nel secolo VIII. Era cresciuto silenziosamente e segretamente da piccoli inizi - crevit, occulto velut arbor ævo - un albero con frutti avvelenati.

Probabilmente nessuno si rese conto in quel momento che si era intrapreso un passo importante. Era semplicemente diventato inevitabile che, una volta che il papato fu tagliato fuori dai greci e allineato all'Occidente barbaro, i papi dovessero esprimere un punto di vista sempre più occidentale. Il cambiamento di prospettiva fu accelerato da un cambiamento nella provenienza dei papi stessi. Abbiamo già sottolineato il forte elemento greco nella linea dei papi tra 654 e 752. L'ultimo di questa linea di papi greci fu Zaccaria, che segnalò la sua fedeltà a una chiesa greco-latina indivisa traducendo in greco i Dialoghi del suo predecessore Gregorio I. Il suo successore, Stefano II, fu il primo della linea dei papi puramente latini. Non ci fu un altro papa di origine greca fino al XV secolo. Dal 759 al 1054 la successione dei papi racconta la propria storia: quarantaquattro romani, undici italiani, quattro tedeschi, un francese e un siciliano, L'identificazione del papato con l'Occidente non potrebbe essere più enfaticamente illustrata.

Nel corso di questi 300 anni i rapporti tra le chiese greca e latina non si modificarono sostanzialmente. Nessuna delle due chiese era ansiosa di spingere la divisione più in là di quanto fosse necessario. La forza dell'Oriente in questi secoli tenne in vita la possibilità di una definitiva riconquista dei territori perduti in Occidente, che avrebbe ripristinato i vincoli dell'unità. La debolezza dell'Occidente scoraggiati gesti di indipendenza da parte sua, e arrestava il progresso della disunione. Nel corso di questi secoli, l'equilibrio del potere e del prestigio era inclinato ancor più decisamente verso l'Oriente rispetto al passato. Nella gamma delle loro idee ed esperienze, gli studiosi e statisti dell'Occidente, con pochissime eccezioni, erano piccoli uomini, la cui forza stava nel non sapere quanto fossero piccoli. Conoscevano il pensiero dei greci solo per quanto bastava a pensare che fossero spregevoli, e non sapevano nulla dei pensieri dei loro contemporanei nell'islam. In questa ignoranza l'Occidente fu in grado di sviluppare una misura di fiducia, per quanto fuori luogo questa potesse essere.

I fili che furono spezzati nell'ottavo secolo non sono mai stati sostituiti. Questo è il segreto finale della divisione della cristianità.

Nulla di ciò che è accaduto sembrava mai irrimediabile, ma a partire dall'ottavo secolo in poi ogni impulso di disunità ebbe un effetto sproporzionato, perché la situazione politica e sociale non permise ad alcun impulso contrario di sopravvivere. Entro la metà del secolo XI la cristianità fu tenuta insieme solo dalla forza di inerzia.

P. 96. Fino al secolo XI il papa di Roma è il vicario di san Pietro, non il vicario di Cristo.

Gli esempi potrebbero continuare all'infinito, ma ciò che tutti mettono in evidenza è il fatto che dall'ottavo all'undicesimo secolo, più enfaticamente che in qualsiasi altro momento, prima o dopo, la forza attiva a Roma era vista come san Pietro stesso.

Era in sua presenza che gli uomini arrivavano, e da lui ricevevano comandi. Essi non ignoravano il papa ma semplicemente guardavano attraverso di lui al primo occupante del suo trono. Era possibile dire in modo molto pratico, senza alcuna intenzione metaforica, che gli uomini si incontravano a Roma 'in presenza di san Pietro '. Questa presenza fu la fonte dell'unità occidentale in questi secoli.

Era un'unità compatibile con il più piccolo esercizio dell'autorità amministrativa. Gli affari della chiesa ricevevano poca direzione da Roma.

Si fondavano monasteri e vescovadi, e i governanti laici nominavano vescovi e abati, senza limiti né obiezioni; i concili erano convocati dai re; re e vescovi legiferavano per le loro chiese locali circa le decime, le ordalie, l'osservanza della domenica, la penitenza; i santi erano elevati agli altari - il tutto senza riferimento a Roma. Ogni vescovo agiva come un deposito indipendente di fede e di disciplina. Cercavano qualunque consiglio disponibile da studiosi e da vescovi vicini, ma in ultima istanza dovevano agire di propria iniziativa. Le compilazioni giuridiche preparate per guidarli erano opera di compilatori locali.

P. 104-5. La novità dell'adozione nel XII secolo del titolo 'Vicario di Cristo'.

Ora Gregorio VII si oppose al successore dei Carolingi e rimase da solo contro il mondo. Mentre guardava indietro nel lungo elenco - non può mai essere stato lontano dalla sua mente - di quasi un centinaio di papi venerati come santi, egli sembra aver concluso che la loro santità e salvezza personale erano state garantite da san Pietro stesso.

Con questa conclusione si giunge alla vetta del vicariato di San Pietro. Era impossibile andare oltre, e i successori di Gregorio non andarono oltre. Presero invece una strada diversa.

Dopo Gregorio VII l'enfasi papale su san Pietro diminuì. La schiacciante dipendenza dall'apostolo apparteneva ai giorni in cui Roma era stata una città di santuari e pellegrini con poco potere di direzione pratica. Con il cambiamento di questa situazione, il titolo di 'vicario di San Pietro' a poco a poco cadde in disuso, e fu sostituito da un altro che suggeriva un'autorità superiore e un più vasto campo di attività. Da circa la metà del XII secolo, i papi cominciarono per la prima volta ad assumere il titolo di 'Vicario di Cristo' e di rivendicarlo per loro da soli. In passato, si erano definiti 'Vicari di Cristo' re e sacerdoti, ma non il papa. Per lui il titolo era troppo vago. Egli era per eccellenza il 'vicario di San Pietro': in un mondo dominato da santi e dalle reliquie, questo titolo da solo poteva esprimere l'unicità della posizione del papa. Ma ora la lotta era per la giurisdizione e la sovranità, e i papi avevano bisogno di un titolo che potesse sostenere un'autorità universale senza ambiguità.

Il titolo 'Vicario di Cristo' forniva ciò che era necessario. Veniva incontro alla necessità ampiamente condivisa da tutti i governi del XII secolo, di arrivare alla fonte delle pretese. Veniva incontro alla necessità, condivisa da tutti i teologi e filosofi del tempo, di dare alle proprie teorie la forma più generale. Interpretato nello spirito della nuova scolastica, formulava una precisa pretesa di sovranità universale. La nuova formula mostrava che i papi non guardavano più indietro, e non erano più preoccupati soprattutto di preservare una tradizione antica come i fiduciari di san Pietro sulla terra. Erano i delegati di Cristo in tutta la pienezza del suo potere. Entro la fine del secolo XII Innocenzo III poté deliberatamente spazzare via le limitazioni implicite nel vecchio titolo: 'Noi siamo il successore del principe degli apostoli, ma noi non siamo il suo vicario, né il vicario di qualsiasi uomo o apostolo, ma il vicario di Gesù Cristo stesso'.

Armati di questo nuovo titolo, interpretato in modo preciso, era spianata la via per il pieno esercizio del potere in nome del 'Re dei Re e Signore dei Signori al quale ogni ginocchio si piegherà, nei cieli e sulla terra'. Frasi come questa sono generosamente sparse in tutte le lettere di Innocenzo III. Resta solo da chiedersi qual'era, in pratica, il loro significato.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (7)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il settimo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno studioso della religione. Si tratta di The English Church and the Papacy, From the Conquest to the Reign of John (La Chiesa inglese e il papato, dalla conquista al regno di Giovanni) del noto storico della Chiesa professor Z. N. Brooke, Dawson, Cambridge, edizione 1989. Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudito autore.

pp 23-31. La rivoluzione della metà del secolo XI e l'Inghilterra.

Nell'XI secolo non vi era nessuno in Inghilterra, o altrove (sic), che metteva in discussione l'unità essenziale della Chiesa, o negava che fosse sotto la guida papale. Questo è certamente vero per l'Inghilterra dopo la conquista, quando Guglielmo I portò la Chiesa inglese di nuovo in linea con la Chiesa nel suo insieme (sic), ed è per questo motivo che ho scelto la conquista come il punto da cui iniziare questa indagine. La conquista segna, essenzialmente, una netta rottura con il passato. Non solo il nuovo sovrano secolare, ma anche i funzionari ecclesiastici venivano dal continente. Durante il regno di Edoardo il Confessore, erano stati introdotti stranieri, ma c'era grande ostilità verso di loro. Ora gli stranieri erano imposti ovunque senza resistenza efficace, e dovette passare un bel po' di tempo prima che un inglese avesse una possibilità di promozione nella Chiesa inglese. Fu in particolare la Chiesa a essere affetta da uno dei principali risultati della conquista - il rinnovato legame con il continente. La Chiesa fu riorganizzata e governata da stranieri, secondo le idee che questi avevano portato con loro dal continente...

L'XI secolo è, nella storia della Chiesa, il grande secolo della riforma, e si divide in due parti ben distinte. Prima del 1046, quando il papato non era ancora riformato, la Chiesa nel suo insieme non aveva alcun leader, e solo un capo nominale.

Il primato del papa era, di fatto, generalmente riconosciuto, anche se gli scandali della corte papale avevano rovinato il suo prestigio e screditato la sua autorità. La Chiesa di Roma era ancora quella da cui derivava l'autorità; era stata a lungo consuetudine per gli arcivescovi di richiedere al Papa il loro pallio; molti monasteri basavano i loro privilegi su cartigli papali; il papato era stato a lungo consultato come autorità per pronunciarsi su questioni legali difficili, o in qualità di arbitro nelle dispute importanti. Ma quando si allontanava da questo ruolo passivo prendendo l'iniziativa, quando cercava di esercitare la propria autorità su un arcivescovo o un vescovo, era resistito fortemente e con successo, e non aveva alcun mezzo per far rispettare i suoi ordini ...

Ma già 20 anni prima di quella data (1066), la riforma aveva raggiunto la Chiesa romana. Con la riforma del papato, e nominando come papi una serie di vescovi tedeschi tutti zelanti per la riforma, Enrico III restaurò al papato il prestigio e diede al movimento di riforma il suo leader naturale. Fu in particolare l'opera di Leone IX ad assicurare che questo fosse permanente. Circondandosi di cardinali delle sue stesse idee, tratti specialmente dalla Lorena, assicurò la continuità della politica della Chiesa romana; e con il suo progresso a nord delle Alpi, in Francia e in Germania, così come in Italia, diede realtà all'autorità papale, che era stata a lungo assente, e attirò entusiasmo popolare per la sua causa. Da questo momento un nuovo spirito entra nella Chiesa. Si vede presto una scissione tra le fila dei riformatori. Il vecchio movimento va avanti, ma il nuovo movimento sotto la guida papale, in cui la Chiesa fa ordine da sé in casa propria, comincia a prendere il sopravvento e a sostituire il vecchio. I laici sono ancora incoraggiati, e fortemente incoraggiati, ad aiutare, ma come assistenti e non come direttori ...

Ci vuole ancora un po' di tempo prima che questo venga alla luce. Per coincidenza, e di conseguenza, si crea gradualmente una centralizzazione della Chiesa sotto la guida papale. La morte di Enrico III nel 1056 ha rimosso l'ostacolo principale all'indipendenza papale, a cui è stata data una base giuridica nel decreto elettorale del 1059. L'incapacità della corte imperiale di interferire ha permesso al processo di continuare senza controllo, fino a quando, con l'ascesa di Gregorio VII nel 1073 ha preso slancio, e nonostante una gara mortale con il sovrano dell'Impero alla fine ha raggiunto il suo termine stabilito. Le prime fasi del processo sono tutte dettate dal desiderio di effettuare la riforma della Chiesa, che rimane ancora il primo obiettivo anche sotto papa Gregorio VII. L'applicazione dell'obbedienza ad arcivescovi e vescovi, che devono essere responsabili dell'esecuzione locale dei decreti provenienti da Roma, è una tappa importante. Per garantire questa obbedienza, il papa dona ai legati inviati con i suoi ordini il potere di agire con piena autorità nel suo nome. Non solo l'arcivescovo deve ottenere il suo pallio da Roma, deve andare lui stesso a Roma per riceverlo, e le visite a Roma sono spesso ingiunte ai vescovi di tutti i paesi. I papi interferiscono anche direttamente negli affari delle chiese locali, grandi e piccole. Si tratta di un'autorità monarchica che sostituisce l'ex guida quasi feudale della Chiesa. L'autorità papale diventa una realtà e trova espressione in diverse direzioni - giuridiche e giudiziarie, nonché amministrative. Il papa è supremo legislatore, non soltanto un'autorità su punti dubbi, e i suoi decreti sono vincolanti per tutta la Chiesa.

pp 132-5. Guglielmo I e il suo atteggiamento verso la Chiesa non tradizionale, centralizzata

Guglielmo I si comportava nel modo in cui i governanti illuminati e di mentalità spirituale si erano sempre comportati finora. L'idea di una Chiesa centralizzata direttamente controllata in tutte le sue parti dal papa gli era nuova, e quindi insostenibile; comportava una violazione di tradizione e di costume, a prescindere dalla minaccia alla sua autorità. Gli era da ogni punto di vista sgradito, così come lo era per i suoi contemporanei... che il papa dovesse interferire di sua iniziativa, e interferire in modo tale da limitare l'autorità del re sopra i suoi sudditi, era una cosa che doveva ovviamente essere evitata a tutti i costi.

Questa era la posizione normale di un sovrano del decimo o undicesimo secolo.

...Non c'era anche niente fuori dal comune nel suo appello a Roma nel 1067 per lo spostamento di un vescovo. Più degno di nota è il suo appello al sostegno del papa alla sua invasione dell'Inghilterra...

p. 186. Il matrimonio clericale continua ad essere la norma nel XII secolo.

I ripetuti sforzi di arcivescovi e legati, e i ripetuta decreti dei concili, non erano ancora riusciti a rompere la crosta delle usanze inglesi. I riformatori avevano particolarmente concentrato i loro sforzi per opporsi al matrimonio clericale e al controllo delle chiese da parte dei laici, ma con scarso risultato. Il clero parrocchiale continuava a sposarsi...

p. 227. La rivoluzione del secolo XI fu resistita ovunque, ma la resistenza fallì dappertutto.

La Chiesa inglese... si muoveva lungo lo stesso percorso, più lentamente di quanto effettivamente era solitamente il caso altrove, ma sempre nella stessa direzione.

Ovunque la monarchia e l'episcopato cominciarono opponendosi, per motivi perfettamente sinceri così come per interesse personale, alla nuova politica accentratrice del papato. Ovunque furono costretti ad accettarla, i vescovi in ​​primo luogo, perché la convinzione giunse loro gradualmente dallo studio della legge e delle autorità che tutti veneravano; i re più tardi, quando le circostanze li costrinsero, la maggior parte a malincuore, a cedere. Ma anche loro nel tempo giunsero alla stessa accettazione generale. Questo accadde molto rapidamente in Francia, dove il movimento di riforma aveva avuto la sua origine, e dove il potere reale era debole. Fu più lento in Germania, dove la tradizione di obbedienza al re era più forte, e l'autorità imperiale poteva invocare precedenti di secoli, non solo per il suo controllo sulla chiesa nazionale, ma pure sul papato.

L'Inghilterra occupa una posizione intermedia. L'episcopato assorbì le nuove idee più lentamente che in Francia, ma il re fu costretto a cedere alle circostanze prima che in Germania.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (8)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, l'ottavo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno studioso della religione. Questi provengono da The Making of Europe (La creazione dell'Europa), del noto studioso cattolico romano Christopher Dawson, Sheed and Ward, 1932. Anche se era un cattolico romano molto rispettabile e tradizionale (ha sofferto molto dopo il Concilio Vaticano II), le sue intuizioni sulla storia della religione in gran parte sostengono la tesi ortodossa, perché il suo spirito profetico era molto più avanti del suo tempo. (si veda il nostro articolo su di lui in Orthodox England, Vol. 6, n. 4). In realtà, questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudito autore.

p. xx. La barriera spirituale di chi è al di fuori della Chiesa ortodossa.

Noi (i non ortodossi, ndr) siamo tagliati fuori dal passato europeo a causa di una barriera spirituale e siamo costretti a studiarlo da fuori con la disinteressata curiosità dell'archeologo che dissotterra le reliquie di una cultura morta.

pp 46-47. Nel secolo XI l'Occidente si isola da tutto ciò che è vi era prima.

Ma, anche se dal V secolo le due metà dell'Impero si erano allontanate nella religione così come nella politica, la divisione non era completa...

Queste condizioni hanno caratterizzato l'intero periodo che stiamo per affrontare. Non è stato fino al secolo XI che il legame religioso che univa Oriente e Occidente è stato finalmente distrutto e la cristianità occidentale è emersa come un'unità indipendente, separata allo stesso modo nella cultura e nella religione dal resto del vecchio mondo romano.

pp 108-110. La cultura ortodossa contro la moderna cultura europea.

Ma non è possibile comprendere la cultura bizantina (sic), se la guardiamo solo dal punto di vista economico o politico. Infatti, in misura maggiore di quella di qualsiasi altra società europea, la sua cultura è di ordine religioso e ha trovato la sua espressione essenziale in forme religiose; ancor oggi sopravvive in gran parte nella tradizione della Chiesa orientale (sic). L'europeo moderno è abituato a guardare alla società come essenzialmente concentrata sulla vita presente e sui bisogni materiali, e alla religione come a un'influenza sulla vita morale dell'individuo. Ma per l'uomo bizantino (sic), e in effetti per l'uomo medioevale in generale, la società primaria era quella religiosa, e gli affari economici e laici erano una considerazione secondaria. La maggior parte della vita di un uomo, soprattutto di un uomo povero, era vissuta in un mondo di speranze e paure religiose, e le figure soprannaturali di questo mondo religioso per lui erano altrettanto vere quanto le autorità dell'Impero. Questo spirito 'ultraterreno' risale, naturalmente, ai primi secoli del cristianesimo, ma dopo l'adozione della nuova religione come culto ufficiale dell'Impero, assunse forme nuove che diventano caratteristiche della cultura bizantina (sic).

Soprattutto, ci fu l'istituzione del monachesimo, nato in Egitto all'inizio del quarto secolo, e sviluppato con straordinaria rapidità sia in Oriente sia in Occidente... l'ideale monastico è divenuto lo standard della vita religiosa dell'Impero. Il monaco era il superuomo, il chierico ordinario e il laico seguivano lo stesso ideale a distanza. Tutti accettavano la subordinazione delle attività secolari alla vita puramente religiosa. Per loro le forze reali che governavano il mondo non erano finanza, guerra e politica, ma i poteri del mondo spirituale, la gerarchia celeste delle virtù e delle intelligenze angeliche.

E questa gerarchia invisibile aveva la sua controparte e manifestazione nell'ordine visibile della gerarchia ecclesiastica, e nell'ordine sacramentale dei misteri divini. Non era difficile per un bizantino (sic) a credere nell'interposizione miracolosa della Provvidenza nella sua vita quotidiana, perché vedeva emanato davanti ai suoi occhi nella liturgia il miracolo continuo della teofania divina.

Questa visione della realtà spirituale e del mistero era l'eredità comune del mondo bizantino.

L'uomo colto la raggiungeva attraverso la filosofia mistica dei Padri greci, soprattutto Dionigi l'Areopagita e Massimo il Confessore, mentre gli ignoranti lo vedevano attraverso l'immaginario multicolore dell'arte e della leggenda. Ma non c'era alcun conflitto tra i due punti di vista, dal momento che il simbolismo dell'arte e le astrazioni del pensiero trovavano il loro terreno comune nella liturgia e nel dogma della Chiesa.

pp 210-11. L'Inghilterra ortodossa.

In Inghilterra, la Chiesa incarnava l'intera eredità della cultura romana in confronto con gli stati tribali deboli e barbari. Fu la Chiesa, piuttosto che lo stato, ad aprire la strada per l'unità nazionale attraverso la sua organizzazione comune, i suoi sinodi annuali e la sua tradizione di amministrazione.

Nella sfera politica la cultura anglosassone era singolarmente sterile di realizzazioni. Lo stato della Northumbria cadde in debolezza e anarchia molto prima della caduta dell'arte e della cultura dell'Anglia.

La concezione popolare dell'anglosassone come una sorta di John Bull medioevale è singolarmente in contrasto con la storia. Dal lato materiale la civiltà anglosassone è stata un fallimento: la sua industria principale sembra essere stata la produzione e l'esportazione dei santi, e anche Beda si sentiva mosso a protestare contro la moltiplicazione eccessiva delle fondazioni monastiche che indebolivano gravemente le risorse militari dello stato.

D'altra parte, non c'è mai stata un'epoca in cui l'Inghilterra ha avuto una maggiore influenza sulla cultura continentale. Nell'arte e nella religione, negli studi e nella letteratura, gli anglosassoni dell'VIII secolo erano i leader della loro epoca. Nel momento in cui la civiltà continentale era al suo punto più basso, la conversione degli anglo-sassoni segnò il punto di svolta della marea. I pellegrini sassoni accorrevano a Roma come al centro del mondo cristiano e il papato trovava i suoi più fedeli alleati e servitori nei monaci e missionari anglosassoni. Le fondamenta della nuova era sono state poste dal più grande di tutti loro, san Bonifacio di Crediton, 'l'apostolo della Germania', un uomo che ha avuto un'influenza più profonda sulla storia d'Europa rispetto a ogni altro inglese mai vissuto.

pp 264-5. Lo scisma fu imposto al papato dalla presa di potere barbaro.

Così la nuova posizione di egemonia sociale in Europa occidentale che il Papato acquista in questo periodo è stata spinta su di esso dall'esterno, piuttosto che assunta di propria iniziativa. Come scrive il dottor Carlyle per quanto riguarda il sorgere del potere temporale, 'Chiunque studia la corrispondenza papale e il Liber Pontificalis nell'ottavo secolo avrà, pensiamo, la sensazione che la leadership della res publica romana in Occidente sia stata imposta su di loro (i papi), piuttosto che deliberatamente cercata. È stato solo lentamente e con riluttanza che si sono distanziati dall'autorità bizantina (sic), perché dopo tutto, come membri civili dello stato romano, preferivano i bizantini (sic) ai barbari'. Allo stesso modo nel IX secolo il papato si sottomise al controllo dell'Impero carolingio e accettò addirittura la Costituzione dell'anno 824, che rendeva l'imperatore il padrone dello stato romano e gli dava il controllo pratico sulla nomina del papa. Tuttavia, il legame di associazione con l'Impero carolingio in sé aumentò l'importanza politica del papato, e mentre l'impero diventava più debole e diviso, il papato giunse a essere considerato come il rappresentante supremo dell'unità occidentale. Così ci fu un breve periodo tra l'annientamento politico del papato sotto Carlo Magno e Lotario e il suo asservimento alle fazioni locali nel X secolo, quando sembrava pronto a prendere il posto della dinastia carolingia come leader della cristianità occidentale.

Il pontificato di Nicola I (858-867) prefigura le future conquiste (sic) del papato medioevale. Ha resistito ai più grandi uomini del suo tempo, gli imperatori d'Oriente e d'Occidente, Incmaro, il leader dell'episcopato franco, e Fozio, il più grande dei patriarchi bizantini (sic), e ha affermato con successo l'autorità spirituale e l'indipendenza della Santa Sede, anche quando l'imperatore Ludovico II tentò di imporre la sua volontà con l'uso della forza armata.

pp 270-71. Il dualismo etico e spirituale dell'Occidente del secolo decimo e la scelta critica che esso ha affrontato nel secolo XI.

C'erano di fatto due società e due culture nell'Europa altomedievale. Da una parte c'era la società pacifica della Chiesa, centrata nei monasteri e nelle città vescovili ed erede della tradizione della tarda cultura romana.

E, d'altra parte, c'era la società militare della nobiltà feudale e del suo seguito, la cui vita era spesa in guerre incessanti e faide private.

Anche se quest'ultima poteva essere influenzata personalmente dalla società religiosa, i cui leader erano spesso i loro parenti, essa apparteneva a un ordine sociale più primitivo. Erano i successori delle vecchie aristocrazie tribali dell'Europa barbara, e il loro ethos era quello del guerriero tribale. Al meglio avevano conservato una certa rozza misura di ordine sociale e proteggevano i loro sudditi dalle aggressioni esterne. Ma in molti casi erano puramente barbari e predatori, che vivevano nelle loro roccaforti, come scrive un cronista medioevale, 'come bestie da preda nelle loro tane', e ne uscivano per bruciare i villaggi dei loro vicini e per chiedere riscatto ai viaggiatori di passaggio.

Il problema fondamentale del X secolo era se questa barbarie feudale avrebbe catturato e assorbito la pace sociale della Chiesa, o se quest'ultima sarebbe riuscita a imporre i suoi ideali e la sua cultura superiore sulla nobiltà feudale, come aveva già fatto con le monarchie barbariche degli anglo-sassoni e dei franchi.

A prima vista le prospettive sembravano ancora più sfavorevoli di quanto non lo fossero nel periodo che aveva seguito le invasioni barbariche, perché ora la Chiesa stessa era in pericolo di essere inghiottita nel diluvio di barbarie e di anarchia feudale. Principi e nobili approfittavano della caduta dell'impero per spogliare le chiese e i monasteri delle ricchezze che avevano accumulato nel corso del periodo precedente. In Baviera, Arnolfo compì una secolarizzazione totale delle terre della chiesa, come Carlo Martello aveva fatto nel regno franco alla chiusura del periodo merovingio, e i monasteri bavaresi perso la maggior parte dei loro beni. In Occidente le cose andavano ancora peggio, dal momento che i monasteri erano stati quasi rovinati dalle devastazioni dei normanni, e la feudalizzazione del regno franco occidentale aveva lasciato la Chiesa in balia della nuova aristocrazia militare, che ne usava le risorse per creare nuovi feudi per i propri seguaci.

Ugo Capeto fu abate laico della maggior parte delle più ricche abbazie suoi domini, e la stessa politica fu seguita su scala minore da ogni potentato locale.

Così lo sviluppo del feudalesimo aveva ridotto la Chiesa a uno stato di debolezza e di disordine ancora più grande di quella che esisteva nel decadente stato merovingio prima della venuta di san Bonifacio. Vescovi e abati ricevevano l'investitura dal principe come gli altri feudatari e reggevano i loro benefici come 'feudi spirituali' in cambio di servizio militare.

pp 278-9. La decadenza spirituale che ha portato allo scisma nell'XI secolo.

Nel X secolo... come nel XV secolo, la rinascita della cultura italiana e la sua completa indipendenza dal nord sono state senza dubbio accompagnate da un movimento di declino religioso e di disordine morale. La Santa Sede era diventata schiava di nepotismi e di fazioni politiche, e aveva perso la sua posizione internazionale nella cristianità. E la sua situazione era ancor più pericolosa, in quanto la Chiesa a nord delle Alpi era stata più influenzata dai nuovi ideali morali del movimento di riforma monastica e aveva cominciato a mettere in ordine la propria casa.

Al Concilio di Saint-Basle de Verzy nel 991 i vescovi francesi hanno dichiarato apertamente di ritenere il papato in bancarotta.

'È a questi mostri (come papa Giovanni XII o Bonifacio VII), gonfi della loro ignominia e privi di ogni conoscenza umana o divina, che gli innumerevoli sacerdoti di Dio in tutto il mondo, distinti per le loro conoscenze e virtù, dovrebbero legittimamente sottomettersi?' chiede il loro portavoce, Arnoul di Orleans. 'Sembra che stiamo assistendo alla venuta dell'Anticristo, perché questa è l'apostasia di cui parla l'apostolo, non delle nazioni, ma delle chiese'.

Se l'Italia fosse rimasta isolata dal Nord Europa, Roma avrebbe naturalmente gravitato verso l'impero bizantino (sic), come fu in effetti la deliberata politica di Alberico e di altri capi dell'aristocrazia romana, e ci sarebbe stato un pericolo reale che l'undicesimo secolo vedesse uno scisma, non tra Roma e Bisanzio (sic), ma tra il vecchio mondo del Mediterraneo e dell'Oriente e i giovani popoli del Nord Europa. In realtà, però, questo pericolo non si è concretizzato. Il movimento settentrionale di riforma non si rivoltò contro il papato, come avvenne nel XVI secolo, ma divenne il suo alleato e collaborò con esso per rinnovare la vita religiosa della cristianità occidentale, e il primo rappresentante di questo movimento a occupare il seggio papale e a preparare la strada per la nuova era proprio l'uomo che era stato il rappresentante del partito gallicano al concilio di Saint-Basle e che ne ha registrato le dichiarazioni anti-romane, Gerbert d'Aurillac.

pp 284-88. L'XI secolo è il fondamento della apostasia del mondo moderno, iniziata tra i carolingi.

È impossibile tracciare una netta linea di divisione tra un periodo e l'altro, soprattutto nella storia così vasta e complessa di un processo come il sorgere di una civiltà, e di conseguenza la data che ho scelto per segnare la fine di questa indagine è una questione di convenienza pratica piuttosto che di definizione scientifica. Tuttavia non c'è dubbio che l'undicesimo secolo segna una svolta decisiva nella storia europea - la fine dei secoli bui (sic) e l'emergere della cultura (sic) occidentale... con l'undicesimo secolo, inizia un movimento di progresso (sic), che doveva proseguire quasi senza interruzione fino ai tempi moderni. Questo movimento si mostra in nuove forme di vita in ogni campo dell'attività sociale - nel commercio, nella vita civica e nell'organizzazione politica, così come nella religione, nell'arte e nelle lettere. Ha gettato le basi del mondo moderno, non solo per la creazione di istituzioni che dovevano rimanere tipiche della nostra cultura, ma soprattutto per la formazione di quella società dei popoli che, più di ogni mera unità geografica, è quella che noi conosciamo come l'Europa.

Questa nuova civiltà era, tuttavia, ancora lontana dall'abbracciare l'intera Europa, o anche l'intera Europa occidentale. All'inizio dell'XI secolo l'Europa era ancora, come lo era stata per secoli, divisa tra quattro o cinque distinte province culturali, tra le quali la cristianità occidentale non appariva affatto la più potente o la più civile ...

Così la cultura che noi consideriamo come tipicamente occidentale ed europea era confinata per lo più entro i limiti dell'ex impero carolingio, e aveva il suo centro nei vecchi territori franchi in Francia settentrionale e in Germania occidentale. Nel X secolo questa cultura fu, come abbiamo visto, tribolata da ogni parte e fu anche costretta a contrarre le sue frontiere. Ma l'XI secolo ha visto il rovesciamento della marea e la rapida espansione di questa cultura continentale centrale in tutte le direzioni. In Occidente la conquista normanna tolse l'Inghilterra dalla sfera della cultura nordica che aveva minacciato per due secoli di assorbirla, e la inserì nella società continentale; a nord e a est ha gradualmente dominato gli slavi occidentali e ha penetrato la Scandinavia con la sua influenza culturale, mentre al sud si imbarcò con l'energia delle crociate nel grande compito della riconquista del Mediterraneo al potere dell'islam.

In questo modo i popoli dell'Impero franco imposero la loro egemonia sociale e i loro ideali di cultura a tutti i popoli circostanti, in modo che l'unità carolingia può essere considerata senza esagerazione come il fondamento e il punto di partenza di tutto lo sviluppo della civiltà occidentale medioevale. È vero che l'Impero carolingio aveva da tempo perso la sua unità, e la Francia e la Germania stavano diventando sempre più consapevoli delle loro differenze nazionali. Nondimeno esse risalivano entrambe alla stessa tradizione carolingia, e la loro cultura era composta dagli stessi elementi, anche se le proporzioni erano diverse. Erano ancora in sostanza i regni dei franchi occidentali e orientali, anche se, come fratelli che prendono dai lati diversi della loro famiglia, erano spesso più consapevoli delle loro differenze rispetto alle loro somiglianze. In entrambi i casi, tuttavia, la leadership culturale stava nelle regioni intermedie - i territori dell'Impero che erano stati più latinizzati, e quelli in Francia, dove l'elemento germanico era più forte: la Francia del Nord, la Lorena e la Borgogna, le Fiandre e la Renania. Soprattutto la Normandia, dove gli elementi nordici e latini stavano in contrasto nitido e a contatto più immediato, era il leader del movimento di espansione.

Fu questo territorio di mezzo, dalla Loira al Reno, la vera patria della cultura medievale e la fonte delle sue realizzazioni creative e caratteristiche. Fu la culla dell'architettura gotica, delle grandi scuole medievali, del movimento di riforma monastica ed ecclesiastica e dell'ideale crociato. Fu il centro dello sviluppo tipico dello stato feudale, del movimento comunale del Nord europeo e dell'istituzione della cavalleria. È qui che infine è stata realizzata una sintesi completa tra il Nord germanico e l'ordine spirituale della Chiesa e le tradizioni della cultura latina.

Non fu che nel secolo XI che la società militare fu incorporata nel sistema politico spirituale della cristianità occidentale per l'influenza dell'ideale crociato.

pp 289-90. Il futuro dell'Europa è al di là dell'umanesimo superficiale, nella ricerca di una tradizione spirituale più profonda.

Oggi l'Europa si trova ad affrontare il crollo della cultura laica e aristocratica su cui si è basata la seconda fase della sua unità. Sentiamo una volta di più la necessità di unità spirituale o almeno morale.

Siamo consapevoli dell'inadeguatezza di una cultura puramente umanistica e occidentale. Non possiamo più accontentarci di una civiltà aristocratica, che trova la sua unità nelle cose esteriori e superficiali e ignora i bisogni più profondi della natura spirituale dell'uomo. E allo stesso tempo non abbiamo più la stessa fiducia nella superiorità innata della civiltà occidentale e nel suo diritto a dominare il mondo. Siamo consapevoli delle rivendicazioni delle razze e culture soggette, e sentiamo il bisogno sia di protezione dalle forze insorgenti del mondo orientale sia di un contatto più stretto con le sue tradizioni spirituali. Come soddisfare questi bisogni, o se è possibile soddisfarli, possiamo al momento solo ipotizzarlo. Ma è bene ricordare che l'unità della nostra civiltà non si basa interamente sulla cultura laica e sul progresso materiale degli ultimi quattro secoli. Ci sono tradizioni più profonde di queste in Europa, e dobbiamo tornare indietro oltre l'Umanesimo e i trionfi superficiali della civiltà moderna, se vogliamo scoprire le forze sociali e spirituali fondamentali che hanno portato alla creazione dell’Europa.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (9)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il nono di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno studioso della religione. Gli estratti provengono da The Formation of a Persecuting Society; Power and Deviance in Western Europe 950-1250 (La formazione di una società persecutrice: potere e devianza nell’Europa Occidentale 950–1250), del professore di storia R. I. Moore, Blackwell, Oxford (quattordici edizioni tra il 1987 e il 2000). Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudito autore.

Pp. 4-5. La persecuzione sistematica inizia in Occidente nel secolo XI, qualunque pregiudizio possano rivendicare gli storici del passato.

Ma in Occidente, lungi dall'essere 'normale' nella società medievale, essa (la persecuzione religiosa) si spense con l'Impero romano, e non si è ripresentata fino all'XI secolo; anche allora, come il primo capitolo ci ricorderà in dettaglio, divenne regolare e stabilito solo gradualmente nel corso dei successivi cento anni o giù di lì. Naturalmente si potrebbe sostenere, e si presume quasi universalmente, che la ragione di questo è che non c'erano eretici nell'Occidente medioevale prima di quel tempo, e che se ci fossero stati sarebbero stati perseguitati. Come vedremo nel capitolo 2, nessuna di queste proposizioni è così ovvia o così semplice come sembra. Ma anche se fossero vere rimane il caso che i secoli XI e XII hanno visto il risultato di un cambiamento permanente nella società occidentale.

La persecuzione divenne abituale. Ciò significa che non solo che gli individui erano oggetto di violenza, ma che la violenza deliberata e socialmente sanzionata cominciò a essere diretta attraverso le istituzioni governative, giudiziarie e sociali stabilite contro gruppi di persone definiti da caratteristiche generali come la razza, la religione o il modo di vita, e che l'appartenenza di tali gruppi era considerata sufficiente a giustificare questi attacchi.

Le vittime delle persecuzioni non erano solo gli eretici, ma i lebbrosi, gli ebrei, i sodomiti, e vari altri gruppi il cui numero si è aggiunto di volta in volta nei secoli successivi. Non c'è bisogno di elencarli qui. Gli storici sono stati assidui nella cronaca e hanno analizzato gli spaventosi resoconti dell'inquisizione del tardo Medioevo, dei cacciatori di streghe dei secoli XVI e XVII, dei regimi totalitari del XX, e di innumerevoli altri. Ma anche se un'enorme fatica, spesso di grande distinzione, è stata dedicata a particolari persecuzioni, relativamente poca attenzione è stata rivolta alla persecuzione in quanto tale, come fenomeno generale, e nessuna, per quanto ne so, alla sua origine in questi secoli. Uno dei motivi, non c'è dubbio, è che per tanti dei suoi più grandi storici, che sono cresciuti prima della prima guerra mondiale e sono morti prima della seconda, la libertà e il progresso andavano di pari passo. Se le società progrediscono uscendo dalle persecuzioni tale approccio non richiede spiegazione: la persecuzione è una caratteristica delle società barbare che la civiltà lascia alle spalle. Tale fiducia non ha potuto sopravvivere a lungo nel ventesimo secolo.

Ma la sua sostituzione con la convinzione altrettanto pessimista che la persecuzione è una normale componente della condizione umana è un risultato dello stesso errore storico, quello familiare di non riuscire a identificare i cambiamenti a causa di una visione troppo miope.

Sia che scegliamo di vedere l'epoca fin dal 1100 come epoca di progresso o di declino, fare un ulteriore passo indietro significa vedere che in quel periodo l'Europa è diventata una società persecutrice.

Pp. 12-13. L'inizio delle persecuzioni: 1022.

Nell'Impero d'Oriente (sic) la pena di morte per eresia era prescritta solo per poche sette molto remote e fu applicata in una manciata di occasioni. In Occidente nel 383, Priscilliano di Avila, sospettato di manicheismo, fu consegnato al prefetto il locale per pena, nonostante le proteste del vescovo Martino di Tours, e giustiziato con l'accusa di stregoneria. Gli accusatori di Priscilliano furono scomunicati da Ambrogio di Milano e da papa Siricio, e lui è rimasto non solo il primo europeo occidentale a essere bruciato come eretico (anche se, si sottolinea, non fu accusato come tale), ma l'unico, prima che quattordici tra i membri dell'alto clero e dei più rispettabili laici della città di Orleans furono bruciati per ordine del re Roberto I di Francia nel 1022.

Pp. 18-19. L'eresia 'diventa la politica della Chiesa' (sic) nel secolo XI a causa della rivoluzione 'gregoriana'.

...Le correnti dell'eresia sono state quindi risucchiate nei torrenti molto più ampi e più veloci della riforma, che a partire dalla metà del secolo trasformarono completamente la Chiesa e mezza Europa. A Milano i patarini trascinavano i sacerdoti furori dalle loro chiese, denunciando loro come ministri di Satana e i loro ordini come invalidi. Poterono sfidare l'arcivescovo per una generazione in nome della purezza apostolica da loro definita, con il pieno sostegno del papato, e quindi senza entrare nella lista di coloro che i posteri di solito ritengono eretici. Nelle Fiandre, Ramirdo di Cambrai poteva predicare che i sacerdoti avevano perduto l'autorità spirituale attraverso la loro corruzione mondana, rifiutarsi di confermare la buona fede della sua dichiarazione di dottrina ortodossa accettando i sacramenti da uno qualsiasi dei vescovi, abati e impiegati che lo interrogavano, sostenendo che tutti erano simoniaci o impudichi, ed essere salutato come un martire da parte del papa, quando i servi del vescovo lo bruciarono per il suo rifiuto. L'eresia non scomparve in quegli anni come a volte si dice: divenne la politica della chiesa.

La crescita dell'eresia popolare

Quando la rivoluzione gregoriana perse il suo zelo e cominciò di nuovo a venire a patti con il mondo, l'eresia riapparve con maggior vigore e di nuovo in due forme, anche se molto diverso da quelle di prima.

Da un lato, come dopo ogni rivoluzione, c'erano quelli che pensavano che la riforma fosse stata tradita, non era riuscita a mantenere la fede con l'ideale senza compromessi della povertà apostolica e la dissociazione dalla corruzione del potere secolare portata avanti da Leone IX, dal cardinale Umberto e da Gregorio VII e dai loro emissari in così tanti angoli d'Europa. D'altra parte, meno frequentemente in un primo momento, ma sempre di più mentre il secolo XII passava, c'erano coloro che rifiutavano, non solo il risultato, ma l'obiettivo della riforma gregoriana, l'ideale di una chiesa gerarchicamente organizzata, che pretendeva il diritto di intervenire in ogni ambito di vita e di pensiero. Ci furono molti in tutto il XII secolo i cui punti di vista potrebbero essere descritti in uno di questi due modi, soprattutto il primo, ma che a causa della loro posizione o comportamenti non furono mai chiamati in giudizio come eretici.

P. 29. L'inizio dell'antisemitismo: Hitler nacque nel secolo XI.

Il cambiamento che ha avuto luogo nel successivo secolo e mezzo (XI e XII) si trova espresso dalla scena nella Chanson de Roland (linee 3658-71), che mostra Carlo Magno vendicare la morte del suo amico con la distruzione delle sinagoghe di Saragozza assieme alle moschee, e la conversione forzata dei loro fedeli. È piuttosto fuori linea con il Carlo Magno storico, ma non con il mondo settentrionale francese del XI secolo, in cui la canzone è stata scritta. La prima indicazione generale del cambiamento d'atmosfera è venuta nel 1010-12, con una serie di attacchi a Limoges, Orleans, Rouen, Magonza e altrove, dopo che si sparse la voce che il Santo Sepolcro di Gerusalemme era stato saccheggiato per ordine del principe di Babilonia. Nel 1063 diverse comunità ebraiche in Francia sud-occidentale furono attaccate dai cavalieri in viaggio per combattere gli infedeli in Spagna; l'arcivescovo di Narbona si guadagnò un rimprovero papale per aver lasciato il quartiere ebraico a loro disposizione, mentre il visconte proteggeva i suoi ebrei dalla parte opposta della città. Questi episodi prefiguravano i massacri del 1096 nelle città della Renania e in altri punti lungo il percorso della prima crociata.

La grandezza delle atrocità associate alla prima crociata non può essere stimata con precisione.

Rouen è l'unica città francese che è nota per essere stata teatro di un massacro, ma fonti sia cristiane che ebraiche dicono che ce ne sono state altre. A Rouen, secondo Guibert di Nogent, i crociati ammassarono gli ebrei in un certo luogo di culto, radunandoli con la forza o con l'astuzia, e senza distinzione di età o di sesso li passarono a fil di spada.

P. 67. Intolleranza e persecuzioni diventano generali nell'XI secolo.

I paralleli nello sviluppo della persecuzione di eretici, ebrei e lebbrosi sono molto suggestivi. Ci sono state differenze, ma in ogni caso, anche se la persecuzione era rigorosa in teoria, non si verificò in pratica fino all'inizio del secolo XI e rimase intermittente fino alla sua fine; in ogni caso, una crescente ostilità divenne acutamente evidente nei decenni centrali del XII secolo; e in ogni caso un apparato completo di persecuzioni è stato elaborato verso la fine del XII secolo, codificata dal IV Concilio Lateranense del 1215 (per i lebbrosi al III Concilio del 1179), ed è stato perfezionato entro la metà del XIII secolo o poco dopo...

Il fatto che... tre gruppi completamente distinti di persone, caratterizzati rispettivamente da convinzione religiosa, condizione fisica, e razza e cultura, abbiano tutti cominciato allo stesso tempo e tramite le stesse fasi a porre le stesse minacce, trattate secondo le stesse modalità, è una proposta troppo assurda per essere presa sul serio. L'alternativa deve essere che la spiegazione non si deve cercare tra le vittime, ma tra i persecutori. Che cosa avevano in comune eretici, lebbrosi ed ebrei era il fatto che erano tutti vittime di un zelo per la persecuzione che conquistò la società europea in questo tempo. Questo sospetto è rafforzato dall'ulteriore questione che pone, vale a dire se i gruppi da cui provenivano i perseguitati erano in realtà così grandi e distinti come erano ritenuti - considerando, in altre parole, la possibilità che l'eresia, la lebbra e l'ebraicità fossero, come la bellezza, negli occhi di chi guarda, e che i loro tratti distintivi non erano la causa, ma il risultato della persecuzione ...

Pp. 68-70. La fonte della persecuzione è nella centralizzazione romana.

La varietà di opinione religiosa esiste in molti luoghi e tempi e diventa eresia quando l'autorità la dichiara inammissibile. Nel medioevo ciò è accaduto raramente. Una volta che l'arianesimo era scomparso non ci sono prove della predicazione ai laici di dottrine che la Chiesa riteneva necessario vietare. Certamente nessuno ora crede, come hanno fatto alcuni scrittori del XII secolo, che insegnamenti di eretici antichi come Mani e Ario erano rimasti in sospeso tra i contadini per rispuntare di nuovo con rinnovato vigore nell'epoca delle crociate. Noi siamo più inclini a concordare con Adelmano di Liegi, che scrive nel 1051 che 'anche la loro memoria si era dissolta'. Tra gli stessi uomini di Chiesa, in particolare durante la 'rinascita' del IX secolo, ci sono stati disaccordi su questioni di liturgia e di tanto in tanto nella teologia, che a volte si sono trasformati in accuse di eresia. Ma questi sono rimasti conflitti individuali che non hanno riverbero al di là delle argomentazioni che li hanno provocati, né hanno stimolato la creazione di alcun metodo per risolverli, proprio come le controversie simili tra gli intellettuali del periodo successivo, come per esempio le accuse di eresia contro Abelardo o Gilbert de la Porrée, non hanno avuto un impatto sulla crescita e lo sviluppo della persecuzione dell'eresia popolare descritta nel capitolo precedente.

La struttura della stessa Chiesa occidentale nel medioevo consentiva, e doveva consentire, una varietà molto maggiore di quella che in seguito sarebbe stata ritenuta in linea con il mantenimento dell'unità cattolica. Non aveva ancora sviluppato i mezzi, o, come direbbe qualcuno, l'inclinazione, per pretendere uniformità di culto e di pratica in tutta la cristianità occidentale. Ogni vescovo governava la sua diocesi come erede e successore del santo patrono che s riteneva il suo fondatore.

Roma godeva di un'autorità generale, comunque lontana da un primato incontrastato, e non universalmente riconosciuta, di intervenire negli affari diocesani o provinciali. I suoi precetti non avevano in generale maggiore stato o autorità di quanto accordato dalla consuetudine. Infatti la riforma papale dell'XI secolo era appunto, in uno dei suoi aspetti più centrali, una lotta per imporre l'autorità romana sulla tradizione locale. L'esempio più familiare ma non atipico è quello di Milano, il cui clero rivendicava l'autorità tradizionale di S. Ambrogio per le proprie 'abitudini' di pagare per i loro benefici, prendere moglie e mantenere una liturgia distinta - abitudini che i riformatori appassionati denunciavano come le più vili delle eresie.

Queste circostanze non resero impossibile l'identificazione e la persecuzione delle 'eresie', come in effetti cominciò ad avvenire prima che la riforma papale fosse in corso. Gli uomini di chiesa non dimenticavano le minacce poste dalle grandi eresie dell'antichità, e continuavano a concordare sulla necessità della loro denuncia e sull'attenzione alla loro rinascita. Sarebbe un eccesso di scetticismo immaginare che un movimento sostanziale tra i laici dell'ottavo secolo in opposizione, diciamo, al battesimo o all'unità della Trinità sarebbe passato inosservato o inconfutato. Ciò nonostante, qualsiasi confronto tra la prevalenza dell'eresia nell'alto medioevo con la mancanza di essa nel periodo precedente deve fare una sostanziale concessione alla maggiore sensibilità di una struttura più centralizzata per le manifestazioni di dissenso.

Non è necessario soffermarsi a lungo sulla parte che la Chiesa stessa ha giocato nel trasformare il dissenso in eresia.

Pp. 84-85. Come l'Occidente si rivoltò contro gli ebrei, costringendoli ai prestiti di denaro o alla schiavitù del ​​feudalesimo.

Nel periodo carolingio e subito dopo di esso (i secoli IX e X) non c'è nulla che suggerisce che gli ebrei fossero particolarmente associati con l'usura. Infatti gli ebrei del Mâconnais si trovavano spesso costretti a ricorrere a usurai e a ipotecare a loro le loro terre. È solo dopo la prima crociata che comincia ad apparire l'identificazione degli ebrei con il prestito di denaro. Con la proibizione della sepoltura degli usurai in cimiteri cristiani il secondo Concilio Lateranense del 1139, ripudiò l'usura come non-cristiana, e al tempo stesso riconobbe che molti dei suoi praticanti erano cristiani. Fu lamentandosi questo fatto che san Bernardo di Chiaravalle, nel 1140, sembra essere stato il primo a usare il verbo giudaizzare, nel senso di 'essere un usuraio', piuttosto che 'difendere o fare conversioni al giudaismo', un senso che, in un altro segno dei tempi, non c'era più bisogno di esprimere, com'era accaduto alcune volte nel secolo XI. Né il cambiamento fu improvviso. È chiaro che i più grandi e influenti usurai in Inghilterra, nazionali e internazionali, erano cristiani addirittura fino al 1164, quando Enrico II sembra aver trasferito il suo giro d'affari, piuttosto bruscamente, agli ebrei, per motivi che restano poco chiari; il suo contemporaneo Papa Alessandro III è stato un altro importante cliente di usurai cristiani, tra cui inglesi e fiamminghi. Come ha osservato R. B. Dobson, 'gli ebrei hanno probabilmente sostituito cristiani non tanto perché offrivano un nuovo servizio economico quanto perché offrivano un servizio ben consolidato in modo più efficiente rispetto ai loro concorrenti cristiani'.

Ma non c'è dubbio perché si siano prefissi di fare così. Come dice l'ebreo nel Dialogo di Abelardo (c. 1125-6): 'confinati e ristretti in questo modo, come se il mondo avesse cospirato contro di noi da soli, è una meraviglia che ci sia permesso di vivere. Non ci è permesso di possedere né campi né vigne né alcuna proprietà terriera perché non c'è nessuno che li possa proteggere per noi dagli attacchi aperti od occulti. Di conseguenza la principale fonte di guadagno che ci è lasciata è di sostenere le nostre vite miserabili in questo mondo prestando denaro a interesse a sconosciuti. Ma questo ci rende solo più odiosi agli occhi di coloro che pensano di esserne oppressi'.

Il destino dei proprietari terrieri e dei coltivatori ebrei del secolo XI non è registrato, ma è abbastanza ovvio. La soggezione dei proprietari allodiali alla servitù della gleba per pura forza nei decenni centrali e finali del secolo XI, soprattutto in Europa nord-occidentale, è ora abbastanza familiare.

Pp. 88-89. Il punto di svolta dell'XI secolo.

Né lo sviluppo delle persecuzioni durante i secoli XI e XII può essere spiegato semplicemente con riferimenti a variazioni di numero, qualità o natura delle vittime. Se nel caso di eretici e lebbrosi spesso è difficile distinguere la realtà dalla percezione, il caso degli ebrei è decisivo, perché non mostra semplicemente un velo di ignoranza tra l'antichità e l'alto medioevo, ma un netto cambio di direzione dopo l'anno1000 circa. Le prove dimostrano abbastanza fermamente che tra il VII e il X secolo l'autorità cristiana in Europa occidentale ha trattato gli ebrei in modo notevolmente meno duro di quanto non avesse fatto prima o avrebbe fatto di nuovo; che gli ebrei erano assimilati nella società cristiana a un notevole grado; per alcuni aspetti, che l'assimilazione è continuata fino al XII secolo, e che è stata invertita dalla crescita delle persecuzioni. La lunga agonia degli ebrei europei, pertanto (e questa è una conclusione che va contro venerabili tradizioni di storiografia ebraica così come cristiana) non ha forse le sue origini più lontane ma certamente le sue cause dirette e più importanti negli eventi che hanno avuto luogo nella società occidentale intorno a quei due secoli.

P. 118 e p. 123. Come i ricchi e i potenti manipolavano la gente a prendere parte alla loro persecuzione.

A Magonza, la gente del paese prima sostenne gli ebrei contro i crociati, anche se in seguito alcuni di loro si unirono all'uccisione e ai saccheggi; presso Worms gli Ebrei consegnavano i loro oggetti di valore in custodia ai loro vicini cristiani quando hanno sentirono delle uccisioni; a Colonia andarono dai gentili a trovare rifugio.

Le motivazioni dei crociati stessi non sono del tutto chiare, e alcune erano senza dubbio personali: Emicho di Leiningen, il cui esercito effettuò i primi attacchi, era apparentemente piuttosto squilibrato.

Ma un obiettivo di primo piano erano senza dubbio le forniture e il bottino, inevitabilmente richiesti da un grande ma mal organizzato esercito in marcia senza rifornimenti, e un altro, almeno per alcuni dei leader, era il pizzo che le loro minacce e atti precedenti permettevano loro di estorcere dagli ebrei sul loro percorso.

Anche il massacro di York del 1190, con l'eccellente autorità di Roger di Hoveden, sembra aver avuto la sua origine in una cospirazione dei notabili locali per liquidare i propri debiti con i loro creditori. Abbiamo già notato che le impiccagioni a Bray-sur-Seine l'anno successivo erano ispirate agli interessi militari di Filippo Augusto nel far valere la sua presenza locale, e i roghi a Blois 20 anni prima erano stati originati da intrighi di corte, apparentemente innescati dalla gelosia di Polcelina, l'amante ebrea del conte...

...Insomma, nonostante la semplice pietà che siamo incoraggiati a ritenere il cuore della vita quotidiana nell'Europa delle cattedrali, e nonostante la spiacevole situazione che occupavano senza dubbio gli ebrei nelle sue strutture politiche e finanziarie, appare necessario concludere che gli eretici e gli ebrei dovevano la loro persecuzione, in primo luogo, non all'odio del popolo, ma alle decisioni dei principi e dei prelati.

P. 144. Le accuse e le persecuzioni contro le minoranze erano solo i metodi di auto-giustificazione del nuovo regime dopo lo scisma d'Occidente.

Le accuse di eresia sorsero nell'Occidente del secolo XI nel contesto di rivalità politiche, e continuarono a servire scopi simili in vari contesti e a diversi livelli sociali; nel 1160, per esempio, Lambert Le Begue lamentava di essere stato accusato di eresia dai confratelli impauriti che il proprio lassismo e avidità fossero denunciati dai suoi ministeri parrocchiali vigorosi e di successo, e non vi è motivo di pensare che la sua denuncia non fosse giustificata. Ma a partire dall'inizio del XII secolo in poi il sospetto e l'accusa di eresia tra la popolazione in generale sono stati sempre più utilizzati come mezzo di sopprimere la resistenza all'esercizio del potere sul popolo, e per legittimare il nuovo regime nella chiesa e nello stato; la vigilanza rafforzata per la salute morale e fisica serviva gli stessi fini. Prima della fine del secolo, il nuovo regime era stabile.

Pp. 150-153. La causa di antisemitismo era nella gelosia spietata dell'élite dell'XI secolo, che aveva preso il potere.

Come spesso accade in queste pagine abbiamo raggiunto un punto in cui la speculazione va al di là delle attuali conoscenze.

Molto potrebbe probabilmente essere aggiunto per mezzo di una collezione paziente dalle fonti cristiane, e ancora di più con la sua integrazione con le ricche fonti ebraiche del XII secolo, cosa che rimane palesemente imperfetta negli studi contemporanei.

Tuttavia, è difficile sottrarsi alla conclusione che il motivo urgente e convincente per la persecuzione degli ebrei in questo momento - una persecuzione, come abbiamo visto, che ha invertito la precedente e consolidata tendenza all'integrazione tra le due culture - era che essi offrivano una vera alternativa, e quindi una vera e propria sfida, ai letterati cristiani come consiglieri dei principi e degli agenti e beneficiari del potere burocratico. La corte papale usava consiglieri ebrei nel secolo XI, e de casa pontificia ha continuato a essere gestita da ebrei in tutto il dodicesimo.

Nel contemplare questa possibilità, che va così forte contro corrente almeno per i presupposti dei gentili sulla natura dell'antica società medievale, è necessario ancora una volta ricordare quanto erano rivoluzionari i tempi di cui ci occupiamo. A metà del IX secolo il vescovo Amolo di Lione diceva che gli ebrei facevano più convertiti dei cristiani perché i rabbini predicavano molto meglio dei sacerdoti cattolici.

Continuarono a verificarsi conversioni al giudaismo anche nel secolo XI; la loro cessazione è un'altra indicazione della svolta della marea dell'intolleranza, piuttosto che di un grande miglioramento del potere della Chiesa di affrontare le sfide intellettuali dell'ebraismo. E fino al secolo XI e oltre resta applicabile il commento di J. M. Wallace-Hadrill sulle parole di Amolo: 'È solo quando si coglie quanto fragile fosse la presa del cristianesimo organizzato e quanto erano varie le sue pratiche che la reazione al giudaismo ha un senso'.

Le riforme religiose del XII secolo, la sua rinascita intellettuale, la sua elaborazione delle procedure di legge e di governo, rappresentano insomma non solo la creazione di un nuovo regime, il passaggio da una società segmentaria a una statale, da cui è nato così tanto, ma con essa l'imposizione di un'alta cultura, che definisce, unisce e perpetua un'élite dominante in tutta l'ampiezza della cristianità latina. Come sempre, l'istituzione di quest'alta cultura richiedeva l'eliminazione spietata dei suoi concorrenti attuali e potenziali. E il ​​più grande di questi era l'ebraismo...

...Loro (gli ebrei) sarebbero stati perfettamente in grado di prendere il posto a cui aspiravano i chierici come cervello e muscoli del regime burocratico. Questa era una verità troppo pericolosa per la propaganda. Al contrario, doveva essere nascosta il più completamente possibile. I cristiani (sic) rubarono le proprietà degli ebrei, uccisero i loro figli, profanarono i loro luoghi sacri e imposero la loro conversione con la forza, e quindi inventarono una mitologia che deve la sua plausibilità l'incubo che un giorno gli ebrei avrebbero potuto fare proprio ciò che sono stati costretti a fare. Allo stesso modo, e per le stesse ragioni, dal momento che gli ebrei erano in realtà più istruiti, più colti e più abili rispetto ai loro omologhi cristiani, la leggenda doveva ridurli al di sotto del livello della comune umanità, sporchi nelle loro persone e rozzi nelle loro passioni, mentre minacciavano la società cristiana minaccioso dalle basi, richiedendo l'aiuto delle potenze delle tenebre per compiere il male ben oltre le proprie spregevoli capacità. Per tutti quelli che dovevano essere perseguitati, si è visto, era necessario in primo luogo creare un'identità. Nel caso degli ebrei era ancor più necessario distruggere quella che avevano. A questo proposito, come in altri, la società persecutrice iniziò così come avrebbe continuato.

Non si otterrebbe nulla sostituendo una spiegazione semplicistica della comparsa della persecuzione nell'Europa medievale - il fatto che fosse una risposta inevitabile, o almeno naturale, alla crescita di pericoli reali e percepiti - con un'altra - che si sia trattato di un dispositivo per fissare il potere nelle mani di una classe clericale emergente e corrotta. Questo significherebbe presumere, con un compiacimento che neppure la riflessione più superficiale può difendere, che le cattive conseguenze nascono solo dalle cattive azioni, e le azioni malvagie solo dalle cattive intenzioni. Inoltre implicherebbe, in modo altrettanto insostenibile, che la rappresentazione degli sviluppi intellettuali e istituzionali dei secoli XI e XII nelle pagine precedenti, e degli uomini che li hanno provocati, sia completa. Al contrario, il contributo delle idee, delle azioni e delle istituzioni fin qui menzionate alla formazione di quella che abbiamo chiamato la società persecutrice era solo un aspetto, e non sempre accettato senza contestazioni o esitazione, di una parte delle profonde e spettacolari innovazioni che hanno reso questo periodo un punto di svolta nella storia europea, il periodo in cui, nel bene e nel male, inizia la storia continua della moderna società europea e delle sue realizzazioni.

È stata forse la caratteristica più generale e più indispensabile degli innumerevoli cambiamenti che hanno composto quella trasformazione, il fatto che abbia coinvolto una penetrazione molto più profonda e pervasiva della società, della cultura e delle istituzioni della minoranza alfabetizzata. Questo fatto è implicito in tutte le etichette di questo periodo, di cui i nostri libri di testo abbondano. Se abbiamo scelto di enfatizzare gli aspetti idealistici scrivendo del 'ri-ordinamento della vita cristiana' o della 'rinascita del XII secolo', oppure preferiamo sottolineare l'affermazione e la definizione della gerarchia sociale e l'espansione del potere governativo nell’ 'età della cavalleria', nella 'rinascita della monarchia' e nella 'la rivoluzione di governo del XII secolo', questa è in gran parte una questione di gusto, anche se come tutte le espressioni di gusto rivela i nostri valori. E l'argomento di questo libro è che, per quanto sia descritta tale tremenda estensione del potere e dell'influenza dei letterati, lo sviluppo della persecuzione in tutte le sue forme ne è una parte, e quindi è inscindibile dai grandi e positivi risultati raggiunti con cui è associata. Che questo sviluppo abbia potuto aver luogo senza persecuzioni è un'altra questione, una questione che, forse per fortuna, gli storici non sono chiamati a rispondere.

 
Sulla confessione e la comunione, la lingua del culto e il monachesimo

All'inizio del mese di febbraio 2013 il Concilio dei Vescovi della Chiesa Ortodossa Russa ha preso una serie di decisioni importanti. Il portale Pravoslavie.Ru ha chiesto all'arcivescovo di Berlino, Germania e Gran Bretagna Mark (Arndt) di condividere le sue impressioni sui lavori del Concilio, e sui problemi discussi con fervore nella comunità ortodossa.

 

Vladyka, in che cosa, secondo lei, il Concilio dei Vescovi appena trascorso è stato diverso dai precedenti?

L’arcivescovo di Berlino, Germania e Gran Bretagna, Mark (Arndt). Foto: Патриархия.Ru

Ha avuto due elementi che sono stati abbastanza nuovi. In primo luogo, mai nella storia della Chiesa russa c’è stato un così numeroso Concilio di vescovi. Due anni fa, all'ultimo Consiglio, i suoi membri erano, se non mi sbaglio, circa 220, e ora sono stati 290! Si tratta di un aumento molto serio del numero dei vescovi. In secondo luogo, un grande lavoro di preparazione che è stato fatto tra i due Concili, relativo alle attività del Concilio interinale istituito su iniziativa del patriarca. Le commissioni che hanno operato sotto il Concilio interinale hanno considerato in precedenza una vasta gamma di temi della vita della Chiesa. I documenti alla base del nostro Concilio dei vescovi sono stati elaborati da queste commissioni, quindi abbiamo osservato questi documenti, li abbiamo sviluppati sulla base delle discussioni, li abbiamo riveduti e modificati. Il Concilio dei Vescovi li ha discussi e modificati, ma se non ci fosse stato il precedente lavoro del Concilio interinale, il nostro lavoro non sarebbe stato così fruttuoso.

 

In Russia è stata condotta una discussione pubblica molto attiva a livello ecclesiale e comunitario sulle numerose questioni ancora prima del Concilio. In quale misura questo dibattito ha coinvolto i fedeli e il clero russo all'estero?

I nostri chierici e laici sono stati poco coinvolti in questa discussione. Ciò è in parte dovuto al fatto che guardiamo da un punto di vista diverso tutta una serie di problemi della vita della Chiesa. Ciò è dovuto al fatto che viviamo in una realtà diversa da quella dei credenti in Russia, Ucraina, Moldova e Belarus’.

 

Come si sente all'idea della russificazione dei servizi di culto? Questo tema ha provocato una discussione molto forte durante i lavori del Concilio interinale.

Per noi questo tema, si può dire, non è chiaro. Viviamo nella diaspora con la lingua che ognuno di noi ha ereditato dai suoi antenati. Senza dubbio, le traduzioni di testi liturgici realizzate nel secolo scorso sono, in alcuni punti, "zoppe", troppo orientate al greco originale, che può essere cambiato. Ma noi non lo vediamo come una cosa di fondamentale importanza. Molto più importante per noi è trasferire il culto alle lingue locali europee - tedesco, inglese, francese, ecc, dato che siamo costretti obiettivamente a utilizzare nei servizi di culto altre lingue, oltre allo slavo ecclesiastico. La lingua slava ecclesiastica, per noi, è una solida base su cui ci troviamo, ma sentiamo la necessità di purificarla da un eccessivo grecismo. Ma qui la questione non è la russificazione. Stiamo solo parlando della liberazione della lingua slava ecclesiastica dagli strati che ne impediscono la leggibilità. A volte, è sufficiente modificare l'ordine delle parole. Questo lavoro, ovviamente, deve essere fatto, e condividiamo l'idea.

 

Un’altra domanda: nella fase di preparazione del Consiglio, si è discussa attivamente la relazione tra i sacramenti della confessione e della comunione. Molti partecipanti al dibattito, sulla base dell'esperienza delle Chiese locali di lingua greca, hanno chiesto alla gerarchia di consentire i laici di comunicarsi a ogni liturgia senza l'indispensabile confessione preliminare, come è oggi consuetudine nella Chiesa ortodossa russa.

L’arcivescovo di Berlino, Germania e Gran Bretagna, Mark

Vivendo in Occidente, noi crediamo che una persona dovrebbe partecipare al sacramento della comunione il più spesso possibile. Se mi si chiede quanto spesso è opportuno farla, propongo, per un normale laico, tre volte al mese, magari in due domeniche e in una festività settimanale. Inoltre, i nostri fedeli si accostano raramente al calice senza una confessione, anche se molti hanno questa opportunità. Io, per esempio, benedico che i miei figli spirituali ricevano la comunione senza una confessione preliminare, e nei nostri monasteri abbiamo questa pratica: io confesso i monaci una volta alla settimana, e si comunicano tre volte in sette giorni. Ma sto parlando di piccoli intervalli di tempo. Quando questi spazi tra la partecipazione al sacramento dell'Eucaristia raggiungono le due o tre settimane, una nuova confessione è necessaria. Nessun uomo vive una vita tale da poter essere sicuro di passare tanto tempo, senza commettere alcun peccato.

Nella Settimana Santa consento la comunione tutti i giorni fino al Lunedi della Settimana Luminosa ai miei figli spirituali, che sono venuti alla confessione al Sabato di Lazzaro. Allo stesso modo consiglio di fare ai miei sacerdoti. Ma posso farlo solo per quelli che conosco bene.

La confessione rara nelle chiese di lingua greca è un fenomeno vizioso. Essa è sorta a causa del fatto che i preti ortodossi che hanno prestato servizio nel XIX secolo sotto il giogo ottomano, erano in maggioranza analfabeti. Pochi di loro avevano la benedizione di confessare i fedeli, e, quindi, il rapporto tra i due sacramenti è andato perduto.

Stiamo ancora parlando della crescita spirituale dell'individuo, e la comunione non può servire per questa come un mezzo automatico. Deve essere una manifestazione della maturità spirituale del credente. Ci rendiamo conto che una persona può crescere spiritualmente sia se si accosta regolarmente alla rivelazione dei pensieri, sia se si accosta alla confessione, per cui è impossibile separare completamente questi misteri.

La Chiesa russa in passato ha regolato in modo molto severo la frequenza alla comunione, e aveva le sue ragioni. Noi non ci leghiamo in modo così forte a questo regolamento, ma d'altra parte, non lo respingiamo interamente. So che i parrocchiani della Chiesa Ortodossa in America possono non confessarsi per mesi, ma si comunicano molto spesso. Penso che questo sia un fenomeno vizioso, che non è giustificato.

 

Come si sente di fronte alla pratica corrente in alcune diocesi di non amministrare la comunione ai laici a Pasqua e a Natale?

Quando ne ho sentito parlare per la prima volta, sono rimasto scioccato. Come non ricevere la Comunione in una splendida festa? Per questo si leggono le parole di san Giovanni Crisostomo, dove tutto è spiegato chiaramente, eppure non si permette alla gente di accostarsi al calice! In epoca sovietica questo era probabilmente giustificato. Ho sentito da anziani sacerdoti che allora, in effetti, succedevano eventi molto spiacevoli, a causa dei quali si comportavano in tal modo. Oggi la situazione è completamente diversa. Ma, ancora una volta, ogni vescovo e sacerdote dovrebbe comportarsi secondo la propria coscienza e la propria esperienza pastorale, e non posso criticarli. Posso parlare solo per me.

 

L'ordine del giorno del Consiglio dei vescovi ha dato un posto speciale alle domande su vari aspetti della vita monastica. Ora sente spesso parlare dell'impoverimento dei cristiani che oggi si dedicano al servizio di Dio, cosa che riduce il numero delle vocazioni monastiche. È d'accordo con questo?

I monasteri rispecchiano sempre gli stati d'animo o le discordie presenti nella società circostante. Se quelli che ricevono il monachesimo provengono dal mondo contemporaneo - sono i suoi prodotti. Dobbiamo gioire per il fatto che dopo tanti anni di giogo bolscevico è nuovamente ripresa la vita monastica. Non si può dire che ora, in linea di principio, ci sono meno monaci. Parlando di numeri, in tal caso sì, sono di meno, ma c’è pure un piccolo numero di persone veramente introdotte alla vita della Chiesa. Non si tratta solo di chi è battezzato e crede di essere ortodosso, è chiaro che molte persone si considerano come se non fossero nemmeno battezzate. La domanda è questa, quanto una persona è coinvolta nella vita della Chiesa, quanto è disposta ad accettare Cristo con tutto il cuore senza ripensamenti.

Nei monasteri nella mia giurisdizione, vi è ora una chiara tendenza all'aumento del numero dei monaci. Ora sono anche più di dieci anni fa, e sono per lo più giovani.

 

In occasione del Consiglio, sua Santità il patriarca ha esortato i vescovi della Chiesa a essere nelle loro diocesi, non solo amministratori, ma anche pastori. Come vede il suo ministero pastorale?

Penso che la cosa principale sia parlare con le persone di Dio. Cerco di visitare il più spesso possibile le parrocchie della mia diocesi, prendendo come regola di servire una domenica alla Cattedrale, e la successiva da qualche parte in provincia, coprendo in tal modo il massimo numero di parrocchie. Oltre alla predica durante la funzione, ho sempre modo di parlare con i parrocchiani al pasto e in seguito, condivido con le persone insegnamenti, pensieri ed esperienze su varie questioni della vita della chiesa, e rispondo alle loro domande.

 

Che cosa, come vescovo, la rende oggi felice, e che cosa la rattrista?

Mi fa piacere vedere che le persone sono attratte da Cristo, e mi rattrista che spesso non viviamo in modo che la nostra vita possa convincere tutti che questa è la strada giusta.

 
"Possidenti" e "non possidenti": avere, o non avere?

La fine del XV secolo e l'inizio del XVI secolo videro sorgere in Russia un conflitto che aveva alcuni paralleli con eventi e movimenti nel cristianesimo occidentale del tempo. Mentre l'inquisizione spagnola era in piena attività contro i convertiti insinceri al cristianesimo, e la dissoluzione delle proprietà dei monasteri stava uccidendo con successo il monachesimo cattolico in alcuni paesi del nord Europa, la domanda esistenziale di "avere o non avere" stava raggiungendo, come una scossa di assestamento, la vita religiosa relativamente protetta della Russia ortodossa. Chi poneva questa domanda nel regno della Rus' si trovava anche inevitabilmente a difendere le proprie opinioni sul problema dei cristiani insinceri e del loro ruolo nella politica.

Proprio come i francescani e più tardi gli ordini cistercensi nella Chiesa cattolica erano iniziati come reazione a un indebolimento della disciplina monastica e per un desiderio di semplicità evangelica, un certo numero di anziani monastici in Russia, soprattutto nel nord, sentiva fortemente che i monaci stanno molto meglio se non possiedono proprietà. La ricchezza è una tentazione per ogni cristiano, ma soprattutto per le persone che hanno fatto voto di povertà. Questo semplice principio del Vangelo è sempre tenuto vero, ma tale semplicità, allo stesso modo, ha sempre dimostrato di essere una vera e propria manna per coloro che non hanno fatto voto di povertà, e che hanno il potere di confiscare le proprietà di coloro che hanno fatto quel voto.

san Giuseppe di Volokolamsk

Le principali figure ecclesiastiche alle prese con questo problema nella Rus' erano san Nilo di Sora, il leader dei cosiddetti "non possidenti", e san Giuseppe di Volokolamsk, il leader dei "possidenti", chiamati anche "giuseppiti". Sarebbe sbagliato dire che l'uno o l'altro abbia avviato dei movimenti contrastanti. Entrambi piuttosto vivevano la propria vita monastica al meglio delle loro capacità, e in conformità con le specifiche esigenze delle rispettive comunità monastiche e delle comunità dei laici che le circondavano.

Entrambe queste scuole di pratica monastica ci portano indietro all'opera dell’"abate di tutta le Russia", san Sergio di Radonezh († 1392). Il monastero di san Sergio era cresciuto intorno a lui, grazie al suo duro lavoro e a una rigorosa disciplina monastica. Questa diligente fatica fisica e spirituale in condizioni severe fece avviare ai monaci un'economia monastica ben funzionante, al fine di provvedere ai bisogni di una grande fraternità. I monaci non possedevano alcuna proprietà individuale, ma il loro lavoro collettivo, insieme alla propria buona reputazione di san Sergio tra i laici, costruì le fondamenta di quella che oggi è la grande Lavra della santa Trinità e di san Sergio –un monastero incredibilmente caro ai cristiani ortodossi russi, e che prospera ancora oggi.

Nelle condizioni della Rus' di quel tempo, ai monasteri erano spesso concessi ampi territori agricoli, insieme con i contadini che vivevano su queste terre, in modo che i monasteri potessero essere autosufficienti. Come risultato, i monasteri vennero a possedere tante ricchezze da superare più volte ciò che era ragionevolmente necessario per vita dei monaci. Questo accadeva già ai tempi di san Savva di Storozhev e di san Cirillo del Lago Bianco, ma questi abati furono in grado di coniugare la propria santità personale con il successo economico dei loro monasteri. Questi amministratori economici capaci e forti organizzatori avevano i mezzi per sostenere gli strati poveri della popolazione, e apprezzavano molto queste possibilità. Nel frattempo, coloro che erano più inclini allo spirito di povertà di San Sergio guardavano con sgomento, e preferivano astenersi da qualsiasi proprietà, individuale o collettiva. Tra le due parti sorse un conflitto, che ebbe conseguenze di vasta portata per tutta la Chiesa russa.

"L'Illuminatore". Un dipinto di Saida Afonina (da Peremeny.ru)

San Giuseppe di Volokolamsk era il discepolo di un discepolo di san Sergio, san Pafnuzio di Borov († 1477). San Giuseppe era un abate austero e rigoroso, un guerriero per la Chiesa, il popolo ortodosso, e il paese. Era destinato ad agire in questo periodo complesso, in cui le fondamenta spirituali poste da san Sergio per la vita monastica cenobitica si erano indebolite. San Giuseppe si oppose a questa tendenza attraverso rigorosa disciplina e ordine. Il suo scritto principale, L'Illuminatore, è una testimonianza luminosa del suo amore di Dio e della sua purissima Madre, e del suo zelo per la fede ortodossa. Era un uomo di grande talento amministrativo, e allo stesso tempo un leader di un esercito monastico in una battaglia spirituale senza compromessi con il peccato. Questa battaglia non è per i deboli o i disorganizzati, ma per i risoluti e i coraggiosi; per coloro che sono pronti a dare tutto il loro tempo ed energie al lavoro e alla preghiera. L'esercito di Cristo deve essere disciplinato, preparato, decoroso, ben attrezzato e fornito di tutto il necessario. Dovrebbe essere, a suo parere, un sostegno affidabile e un protettore dei contadini in difficoltà, e fare tutto il possibile per rafforzare la sovranità del paese. [1]

il monastero di san Giuseppe di Volokolamsk oggi

Egli pensava che, per raggiungere tale fine, i monasteri devono essere forti e ricchi, che le loro terre devono essere vaste e in ottime condizioni, in modo che la popolazione sofferente trovi sempre in questi monasteri sia un sostegno spirituale sia un aiuto materiale. Per il loro lavoro tenace e sistematico nella creazione di monasteri ricchi e forti, san Giuseppe e i suoi seguaci hanno ricevuto il nome di "possidenti" (o più precisamente, "acquirenti"). Nella vita di san Giuseppe leggiamo, per esempio, che durante una carestia suo monastero nutrì settemila bisognosi. San Giuseppe amava la possibilità di alleviare le sofferenze dei poveri, e riteneva che Dio visitasse il suo monastero sotto le spoglie dei bisognosi. Egli rimproverava eventuali monaci che temevano per se stessi e che pensavano che il monastero avrebbe presto terminato ciò di cui aveva bisogno per sfamare i propri monaci. San Giuseppe fondò scuole per i bambini senza tetto, ospizi per anziani, rifugi e ospedali per i malati e i poveri. Era severo e autoritario con i proprietari terrieri secolari che non ha aiutavano i poveri durante una carestia che minacciava le loro stesse vite, ed esortava il principe a vivere secondo la volontà di Dio e ad avere in mente come prima cosa il bene di tutti i suoi sudditi, dal più piccolo al più grande. San Giuseppe e i suoi discepoli dunque guadagnarono rispetto e fiducia da parte di tutti i diversi livelli della società russa. Egli insegnava che il leader del paese commette un grave peccato se non pensa al bene della Chiesa e al benessere del popolo. [2]

San Nilo di Sora (1433-1508) – un monaco e asceta, istituì il modo di vita dello "skit" (eremitaggio); egli stesso era un asceta rigoroso e uno zelota dell'illuminazione ortodossa. La caduta della Bisanzio ortodossa nel 1453 sotto i turchi era stato un evento tragico, non solo per i greci, ma anche per i russi. San Nilo era andato al Monte Athos per abbeverarsi al suo autentico spirito monastico. Viaggiò anche a Costantinopoli, dove con dolore vide la mezzaluna musulmana sulla magnifica chiesa di Hagia Sophia. Questo lasciò su di lui una profonda impressione. Spostò per sempre i suoi pensieri lontano dalla grandezza mondana e dal potere politico che potenzialmente porta alla caduta di una grande civiltà cristiana. Quando tornò in Russia sostenne e rafforzò la scuola monastica della pietà, i cui rappresentanti erano chiamati "non-possidenti" (o non acquirenti). Li trovò più fedeli alla regola della povertà monastica, a servire il popolo lavorando su se stessi spiritualmente, tagliando le passioni dell'amore per il denaro e dell'ambizione mondana. I "non possidenti" lavoravano altrettanto duramente al loro servizio monastico come i seguaci di san Giuseppe, ma il loro lavoro era di qualità diversa. San Nilo aveva portato dal Monte Athos una dedicazione agli antichi scritti patristici e una sincera devozione agli istruttori e agli anziani spirituali. Il suo monastero praticava una vita esicasta di preghiera mentale e di vigilanza sui pensieri peccaminosi. San Nilo e i suoi discepoli videro che, senza neanche accorgersene essi stessi, alcuni "possidenti" avevano cominciato a vivere "non secondo la legge di Dio e la tradizione patristica, ma secondo la volontà e il ragionamento umano". Avevano iniziato a fare meno affidamento su Dio e di più sulla propria efficienza e fatiche (che in realtà erano impressionanti, e un esempio per i laici), e sulla loro capacità di organizzare tutto e tutti per bene. San Nilo stesso disse che "la lotta per l'acquisizione di villaggi e ricchezze è apostasia dai comandamenti di Cristo".

Al Concilio del 1503 a Mosca, san Nilo insistette sul fatto che i monasteri dovrebbero limitarsi alle proprie necessità e non acquisire vasti territori agricoli con villaggi e contadini. (Questo era il tempo della servitù della gleba in Russia, quando i contadini erano lavoratori non pagati attaccati alla terra.) L'esempio di san Sergio e molti altri antichi asceti russi era in favore di questo. I "non possidenti" apprezzavano molto l'educazione cristiana e conservavano la fedeltà all'antico patrimonio cristiano e bizantino e la spiritualità di san Sergio meglio dei giuseppiti. [3]

Così, in Russia si stavano formando due campi, uno più connesso con i potenti di questo mondo, pronto a influenzarli per il bene di una terra ortodossa, e l'altro più introspettivo, che diffidava dal possesso di qualsiasi proprietà – per non parlare dei contadini – in quanto incompatibili con il monachesimo, e che detestava essere coinvolto nella politica.

san Massimo il Greco, un non possidente. Fu imprigionato a Volokolamsk sotto il metropolita Daniil

Sostenne i non possidenti anche san Massimo il Greco (1480-1556), che era stato invitato a Mosca dal monastero di Vatopedi sul monte Athos per tradurre e correggere i testi ecclesiastici. Massimo il greco (nel mondo Mikhail Tivoulis) era un dotto monaco che aveva ricevuto la sua formazione da umanisti italiani, e aveva stretto amicizia con lo scolastico frate domenicano Girolamo Savonarola. Anche i domenicani, come i francescani, stavano provando in quel momento a riformare la Chiesa in Occidente con un ritorno alla povertà evangelica. Savonarola era un forte critico degli eccessi del clero del suo tempo, e alla fine fu messo a morte. Mikhail divenne un asceta sotto la sua influenza, poi lasciò l'Italia per Monte Athos, dove gli fu dato il nome monastico di Massimo. La formazione di Massimo lo fece naturalmente propendere verso la scuola di san Nilo. Egli subì anche persecuzioni per le sue convinzioni, e fu imprigionato nel monastero di Volokolamsk, dove tuttavia produsse fruttuosamente molti testi istruttivi.

Ma non abbiamo commenti da san Massimo o da san Nilo sulla tendenza che a quel tempo prendeva piede nell'Europa del Nord e in Inghilterra, di dissolvere del tutto i monasteri e confiscare i loro beni. Molte guerre erano combattute in Europa, e bisognava trovare fonti di reddito. Un articolo di Wikipedia sulla dissoluzione dei monasteri in Inghilterra e in Europa descrive come questo è accaduto:

Martin Lutero

Nel 1521, Martin Lutero aveva pubblicato 'De votis monasticis' ('Sui voti monastici'), un trattato che dichiarava che la vita monastica non aveva alcun fondamento scritturale, era inutile e anche attivamente immorale e che non era compatibile con il vero spirito del cristianesimo. Lutero dichiarò anche che i voti monastici erano senza senso e che nessuno doveva sentirsi vincolato da loro. Lutero, un tempo frate agostiniano, trovò un po' di conforto quando queste opinioni ebbero un effetto drammatico: una riunione straordinaria della provincia tedesca del suo ordine tenuta nello stesso anno accettò le sue opinioni e votò che d'ora in poi tutti i membri del clero regolare sarebbero stati liberi di rinunciare ai loro voti, dimettersi dai loro uffici e sposarsi. Al monastero d'origine di Lutero a Wittenberg tutti i frati, tranne uno, fecero così.

Non ci volle molto perché le notizie di questi eventi si diffondessero tra i governanti di mentalità protestante (e interessati alle acquisizioni) in tutta Europa, e alcuni, soprattutto in Scandinavia, agirono molto velocemente. In Svezia nel 1527 re Gustavo Vasa si assicurò un editto della dieta che gli permetteva di confiscare tutte le terre monastiche che riteneva necessarie per aumentare le entrate della corona, e a per forzare il ritorno delle proprietà donate ai monasteri ai discendenti di coloro che le avevano donate. In un colpo solo, Gustav guadagnò dei latifondi e una compagnia di irriducibili sostenitori. I monasteri e conventi svedesi furono contemporaneamente privati ​​dei loro mezzi di sussistenza, con il risultato che alcuni crollarono immediatamente, mentre altri sopravvissero per alcuni decenni prima che le persecuzioni e le ulteriori confische, alla fine, causarono la scomparsa di tutti entro il 1580. In Danimarca, re Federico I di Danimarca fece la sua acquisizione nel 1528, confiscando 15 delle case dei più ricchi monasteri e conventi. Ulteriori leggi sotto il suo successore dopo il 1530 vietarono i frati e costrinsero monaci e monache a trasferire i beni delle loro casate alla corona, che li passò ai propri sostenitori nobili, che ben presto si trovarono a godere i frutti delle ex terre monastiche. La vita monastica danese svanì in un modo identico a quella della Svezia.

Anche in Svizzera i monasteri furono minacciati. Nel 1523 il governo della città-stato di Zurigo fece pressioni sulle suore a lasciare i loro monasteri e a sposarsi, e l'anno successivo sciolse tutti i monasteri nel suo territorio, con il pretesto di usare i loro proventi per finanziare l'istruzione e aiutare i poveri. La città di Basilea seguì l'esempio nel 1529 e Ginevra adottò la stessa politica nel 1530. Nel 1530 si tentò anche di sciogliere la famosa abbazia di San Gallo, che era uno stato a sé stante del Sacro Romano Impero, ma questo fallì, e San Gallo è sopravvissuta.

Le rovine della chiesa abbaziale, abbazia di Rievaulx, Laskill, North Yorkshire, confiscata e chiusa sotto il re Enrico VIII d'Inghilterra. Foto: Wikipedia

Forse san Giuseppe e i suoi seguaci previdero un pericolo che poteva diffondersi anche in Russia, se non era fermato. E probabilmente fu per questo che il conflitto tra possidenti e non possidenti divenne rilevante nella lotta contro l'eresia nel regno settentrionale ancora relativamente isolato. Un discepolo di san Nilo, Vassian Kosoi, propose la confisca dei beni della Chiesa e la loro distribuzione al popolo, cosa che il principe Ivan III era incline a sostenere. I possidenti, con san Giuseppe di Volokolamsk alla loro testa, sostennero il principio dell'immunità delle proprietà della Chiesa e dei monasteri. Essi ritenevano che la pietà ecclesiale e la Tradizione dovevano avere il primo posto, e confermarono l'origine divina del potere principesco e la sua priorità nelle questioni laiche ed ecclesiastiche, cosa che alla fine assicurò loro la vittoria. I possidenti convinsero Ivan III a rifiutare il sostegno ai non possidenti come oppositori del rafforzamento delle autorità governative. Il Concilio del 1503 condannato i non possidenti e sostenne la conservazione delle proprietà terriere della Chiesa con la sottomissione della Chiesa stessa ai principi di Mosca. Ma non fu fino al Concilio del 1531 che i non-possidenti subirono la sconfitta finale. [4]

San Nilo di Sora e San Giuseppe di Volokolamsk vissero durante un periodo complicato in cui il settarismo eretico si fece strada in Russia. Ci fu un gran numero di bogomili, che seguivano una filosofia simile all'eresia manichea, portata da molto tempo nella Rus' dalla Bulgaria, anche prima dei tempi di Kiev. Si sa poco su di loro, tranne che nelle terre del nord trovarono in modo relativamente facile un linguaggio comune con gli sciamani pagani, si nascosero dagli ortodossi, predicarono il dualismo della luce e dell'oscurità, diedero l'illusione di essere severi monaci-asceti, si infiltrarono nei monasteri, e a volte si svilupparono perfino negli skoptsy (una setta che praticava l'auto-mutilazione e l'astinenza totale dal matrimonio). Crearono in realtà più problemi in Europa che in Russia. [5] Nel sud della Francia, la diffusione del catarismo, che aveva anch'esso le sue radici tra i bogomili, istigò l'uso dell'inquisizione come strumento per sradicare l'eresia. Come sappiamo, questo portò all'escalation dell'inquisizione spagnola, che portò la pratica ad un estremismo infame.

L'ascetismo interiorizzato dei non possidenti li poneva naturalmente contro a eventuali mezzi violenti di trattamento dei settari: essi favorivano l'educazione e l'illuminazione. Insistevano che gli eretici non devono essere torturati o giustiziati, ma piuttosto convinti dalla conoscenza e dall'esempio a venire alla vera fede. Ma quando l'eresia "giudaizzante" iniziò a penetrare alla corte del principe e minacciò di influenzare la politica, i seguaci di san Giuseppe presero un approccio più risoluto.

La Riforma protestante, con la sua vena anti-esicasta e anti-monastica avrebbe essenzialmente segnato sia i possidenti sia i non-possidenti se avesse messo radici in Russia. È possibile parlare con un eretico (o perseguitarlo) solo se questi ammette apertamente le sue convinzioni. Ma se è intenzionato a prendere il controllo di un paese ortodosso fingendo di essere ortodosso, diventa un fattore di rischio, una quinta colonna. Mentre l'inquisizione contro i "giudaizzanti" in Spagna si occupava di ebrei che si erano convertiti al cristianesimo non sinceramente, ma piuttosto con la coercizione, l'eresia "giudaizzante" in Russia aveva poco a che fare con i veri ebrei etnici.

Ebbe inizio a Novgorod, dove alcuni membri del clero erano caduti sotto l'influenza di un medico di nome Zaccaria e dei suoi seguaci, due membri della corte del principe lituano-russo Alessandro Olelkovina, che era arrivato dall'Occidente. Questi nuovi arrivi seguivano una forma modernizzata del giudaismo, ed erano altamente istruiti. Lusingata dalle attenzioni degli stranieri eruditi, e delusa dallo stato ignorante di gran parte del clero ortodosso russo di quel tempo, nacque a Novgorod una cospirazione disorganizzata, che, pur repressa dal principe Ivan III da Mosca, continuò ad agire per mezzo di intrighi fino a raggiungere il Cremlino. Alla fine due dei cospiratori furano in grado di guadagnare il favore del principe senza rivelare tutto il loro abbandono dell'Ortodossia; negavano infatti la divinità di Gesù Cristo, bestemmiavano il suo nome, deridevano la venerazione della madre di Dio, le pratiche spirituali cristiane, il monachesimo e le icone, e accusavano vescovi e monaci ortodossi di barbarie. Si unì a loro a Mosca il segretario del principe, Fjodor Kuritsyn, un ministro degli esteri che aveva portato indietro dall'Ungheria una dottrina che negava l'insegnamento ortodosso sulla Santa Trinità. [6]

L'arcivescovo Gennadij di Novgorod decise di fermare questi intrighi che sarebbero stati così dannosi per la nazione e la Chiesa se fosse stato consentito loro di diffondersi. Iniziò a inviare lettere ad altri vescovi avvertendoli del pericolo, e, infine, riuscì a convocare un concilio e far condannare i giudaizzanti di Novgorod. La Russia non seguì gli inquisitori spagnoli di quel tempo –gli eretici furono imprigionati e non giustiziati. Ma la diffusione dell'eresia alla corte del principe dimostrò di essere al di là delle forze dell'arcivescovo Gennadij. Il suo argomento principale era che si sarebbero dovute aprire a Mosca scuole per aumentare il livello d'istruzione dei fedeli, perché gli stranieri colti erano generalmente in grado di avere la meglio sui semplici fedeli ortodossi che seguivano principalmente il loro cuore, e, quindi, riuscivano a portare alcuni a dubitare. Ma l'arcivescovo Gennadij non ebbe successo in questo sforzo, a causa dell'inerzia politica.

San Giuseppe ritenne più prudente agire in modo meno diretto, usando la sua influenza presso la corte. Infine il metropolita Zosima di Mosca, che era in sintonia con i giudaizzanti, se non attivamente operante al loro fianco, fu catturato in stato di ubriachezza e sodomia. Questo fece vincere a san Giuseppe una vittoria contro questo ambizioso circolo eretico che avrebbe sicuramente scatenato persecuzioni contro gli ortodossi se il loro potere si fosse finalmente consolidato.

l'eremo di san Nilo di Sora – trasformato in un istituto psichiatrico dai comunisti

È chiaro che san Nilo di Sora e i non possidenti erano gli esempi più puri e cristallini di schiettezza evangelica, distacco monastico e povertà. Le diligenti fatiche di san Nilo nel campo della letteratura ortodossa erano necessarie e di valore duraturo. Ma è anche chiaro che san Nilo non sarebbe stato in grado di contrastare questa nuova tendenza a diffusione segreta dalla sua clausura di Sora nelle zone selvagge del nord. San Giuseppe era a Volokolamsk, che si trova non lontano da Mosca, ed era nella posizione giusta per giocare questo ruolo decisivo nella storia russa. Alcuni dicono che la concezione di San Giuseppe dell'autorità intoccabile dei principi può aver portato agli eccessi di Ivan il Terribile e alla sua "Oprichnina", ma questo è difficile se non impossibile da dimostrare. Ivan il Terribile era un uomo malato, e non è stato l'unico tiranno della storia, prima o dopo san Giuseppe di Volokolamsk.

Si noti che nessuna di queste idee portate al suo estremo sarebbe vantaggiosa. Da un lato, se i monaci dovessero abbandonare del tutto il loro voto di povertà, non sarebbero più monaci, e di conseguenza non porterebbero alcun beneficio alla Chiesa. Il metropolita Daniil, [7] un seguace di san Giuseppe, avrebbe poi perseguitato i monasteri dei non possidenti, arrivando perfino a confiscarli, un cambiamento piuttosto ironico considerando i loro estremi di mancanza di possesso. Tuttavia, con tutta l'attrattiva morale dei non possidenti si deve ammettere che, se la loro posizione fosse portata all'estremo, potrebbe minacciare il normale funzionamento dell'organismo ecclesiastico e civile in condizioni storiche reali. Le proprietà terriere permettevano ai monasteri di condurre ampie attività pastorali, caritative, e d'illuminazione, e avevano un influsso benefico sulla vita sociale. [8] Inoltre, l'acquisizione può essere una cosa santa – dipende dal tipo di acquisizione. San Serafino di Sarov, per esempio, era un diligente acquirente dello Spirito Santo, e migliaia di persone si sono salvate grazie a questo.

La Chiesa non ha risposto alla nostra domanda, e tuttavia si è pronunciata. Nilo di Sora, Massimo il Greco e Giuseppe di Volokolamsk sono stati tutti canonizzati come santi. Inoltre, entrambi i leader spirituali, san Giuseppe di Volokolamsk dei "possidenti", e san Nilo di Sora dei "non possidenti", hanno lasciato i loro lasciti spirituali, sociali, e monastici nella tradizione della Chiesa ortodossa russa. Anche i discepoli più noti di san Giuseppe sono stati canonizzati: san Macario, metropolita di Mosca, [9] e san Gurij, illuminatore di Kazan'. [10] San Nilo ha lasciato istruzioni al di là del tempo sul monachesimo ortodosso che sono ancora utilizzate come testi fondamentali. [11] Pertanto, la Chiesa ortodossa a quanto pare non ha scelto il movimento di uno dei santi al di sopra l'altro, e alcune fonti dimostrano che san Nilo e san Giuseppe si tenevano l'un l'altro nella più alta considerazione.

* * *

Il principio dei possidenti prevalse in Russia fino ai tempi dell'imperatrice Caterina la Grande, che regnò dal 1762 al 1796. Anche se l'imperatrice Caterina, di origine tedesca, aveva accettato l'Ortodossia, come richiesto, la sua mentalità per quanto riguarda i monasteri rimase decisamente occidentale e protestante, o più precisamente, irreligiosa. Sotto la sua guida, le terre della Chiesa furono confiscate, e il bilancio dei monasteri e dei vescovadi fu messo sotto il controllo governativo. Le dotazioni del governo sostituivano il reddito dalle terre utilizzate dai privati. Le dotazioni erano spesso molto minori rispetto alle entrate originarie. Furono chiusi 569 monasteri su 954 e solo 161 ottennero soldi dal governo. Solo 400.000 rubli furono rimborsati alla Chiesa. [12] Ma le sue politiche anti-monastiche non erano limitate alla ricchezza materiale – sotto Caterina, anche l'istruzione religiosa ortodossa soffrì molto. Entro il 1786 Caterina aveva escluso tutti i programmi di studi religiosi e clericali dall'educazione laica. Separando gli interessi pubblici da quelli della Chiesa, Caterina iniziò una secolarizzazione del funzionamento quotidiano della Russia. Trasformò il clero da un gruppo che esercitava un grande potere sul governo russo e sul suo popolo in una comunità segregata costretta a dipendere dallo stato per i risarcimenti. [13] Tali riforme laiche ebbero anche effetti di vasta portata, e condussero inesorabilmente alle persecuzioni più crudeli di tutti i tempi contro la Chiesa, la rivoluzione bolscevica e la sua ideologia dell'ateismo militante, perché l'interrelazione costruttiva tra clero e laici era stata minata.

Sotto i comunisti, non solo i monasteri, ma la religione in generale fu liquidata. Questa dura esperienza storica dimostrò diverse cose a proposito della nostra domanda, "avere, o non avere?"

A favore dei possidenti:

• Negli anni '30, il cuore della Russia e dell'Ucraino fu afflitto da una terribile carestia; molte prove dimostrano che fu indotta in modo artificiale dal governo sovietico per forzare la collettivizzazione. Le proprietà della Chiesa, tra cui i calici per la comunione e altri arredi sacri furono sequestrati con il pretesto di alleviare la carestia. La Chiesa era già attiva nell'assistenza caritativa, ma dar da mangiare alla gente non era quello che volevano le autorità. Avevano bisogno di vendere questi oggetti di valore sacro ad acquirenti occidentali per finanziare le politiche comuniste. Così, i soldi del governo ottenuti da beni liquidati della Chiesa raramente vanno ai poveri, e la Chiesa è un miglior distributore di questi beni rispetto allo Stato.

• La chiusura dei seminari collegati ai monasteri ha reso molto difficile fornire un'istruzione di qualità al clero.

• La mancanza di educazione religiosa non ha sradicato la religione, ma ha consentito la diffusione di movimenti religiosi anti-sociali – l'interesse per l'occulto è cresciuto in Unione Sovietica mentre la gente cercava qualcosa al di fuori del mondo materiale. Gli standard morali sono diminuiti nella società, e alcuni problemi che si sono sviluppati sotto il regime comunista non sono stati facili da risolvere, per usare un eufemismo.

• Una volta che il governo sovietico è caduto e la Chiesa è stata di nuovo libera, i credenti si sono precipitati a ricostruire ciò che avevano perso. Se non lo avessero perso, le loro risorse avrebbero potuto andare ad altre cause caritatevoli. Il fatto che la gente si sia precipitata a ricostruire, prima di tutto, le proprie amate chiese, può essere preso come prova delle parole di Cristo che le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa, che esiste sempre nei cuori dei fedeli.

A favore dei non possidenti:

• Se la Chiesa non avesse accumulato ricchezze, non ci sarebbe stata alcuna proprietà da confiscare, né scandalo per gli avari.

• La Chiesa perseguitata ha prodotto molti martiri, e ha separato il grano dal loglio.

Note

[1] L. Vasilenko, Storia della Chiesa ortodossa russa, "Possidenti e non possidenti", Mir Pravoslavie.

[2] Ibid.

[3] Ibid.

[4] Azbuka Khristianstvo, http://azbuka-hrist.narod.ru/new/s/styazhateli_i_nestyazhateli.html

[5] Storia della Chiesa ortodossa russa, ibid.

[6] Ibid.

[7] Il metropolita Daniil era stato un monaco del monastero di Volokolamsk. Era stato eletto abate dai fratelli di quel monastero, dopo il riposo di san Giuseppe, e poi nominato metropolita di Mosca. Il suo periodo come metropolita non è ricordato favorevolmente: fu visto come eccessivamente ambizioso e troppo veloce a copiare i metodi dell'inquisizione spagnola di trattare con gli avversari ideologici. Tuttavia se san Giuseppe poteva aver affrontato eretici, difficilmente avrebbe approvato la persecuzione dei monaci non possidenti. Il metropolita Daniil perse rapidamente popolarità dopo questa e altre decisioni politiche, e si ritirò nel monastero di Volokolamsk.

[8] Azbuka Khristianstvo, ibid.

[9] † 31 dicembre 1563. San Macario di Mosca ha presieduto un gran numero di decisioni importanti sulla pratica ecclesiastica russa, ed è autore di numerose opere importanti. Il Concilio dei Cento capitoli (Stoglav) fu convocato durante il suo periodo come metropolita. San Macario si schierò con i possidenti ai dibattiti del Concilio su questo argomento, ma era noto a tutti come grande asceta. È rimasto nella storia come padre spirituale di Ivan il Terribile, nei primi tempi pii di quest'ultimo. Si narra che san Macario previde la vittoria dello tsar Ivan Vasil'evich a Kazan', ma anche il terribile bagno di sangue che sarebbe sopraggiunto nel suo regno – l'oprichnina si formò dopo la morte di san Macario.

[10] † 4 dicembre 1563. San Gurij era un nobile da Radonezh, che divenne un monaco del monastero di Volokolamsk e finalmente ne fu fatto abate. Dopo il suo trasferimento al monastero Selizharov fu nominato arcivescovo della neo-costituita diocesi di Kazan'. Là, san Gurij fu molto attivo nella formazione di istituzioni educative cristiane. Elevò il livello spirituale degli ortodossi, e portò molti pagani alla fede. Riuscì anche a portare un gran numero di tatari musulmani locali volontariamente nella Chiesa ortodossa. Nel 1595, fu scoperto che le reliquie di san Gurij trasudavano miro, e molti miracoli furono compiuti da loro.

[11] Più in particolare la sua Regola delle vite negli eremi, che tra l'altro delinea la progressione del pensiero verso il peccato attuale, e le sue epistole.

[12] http://en.wikipedia.org/wiki/Catherine_the_Great#Russian_Orthodoxy

[13] Ibid.

 
Domande e risposte sulla Pentecoste

Lei direbbe che la Pentecoste è la festa più importante dopo la Natività di Cristo?

Penso che se si desidera avviare una diatriba tra gli ortodossi, questa domanda potrebbe essere un buon modo!

Prima di tutto, c'è la festa delle feste, la Pasqua, la festa della Risurrezione, che è superiore a tutte le altre feste.

Poi ci sono altre feste, come la Natività di Cristo, o Natale, il Battesimo di Cristo, o Teofania, e il giorno della Trinità, o la Pentecoste. Io non sono sicuro dell'ordine di importanza, ma dal momento che il Natale di Cristo è la festa dell'Incarnazione e la Pentecoste è la festa della Santissima Trinità e dello Spirito Santo, questo forse è un buon ordine di importanza. Dopo tutto, le due rivelazioni più importanti per noi sono l'incarnazione del Figlio di Dio e la Trinità.

Tuttavia, forse si potrebbe sostenere che l'Annunciazione, ovvero la concezione di Cristo, è la vera festa dell'Incarnazione. Anche se è una festa della Madre di Dio, dovrebbe quindi precedere la Natività di Cristo in ordine di importanza - la Natività non avrebbe potuto aver luogo senza il consenso della Madre di Dio al concepimento. Tuttavia, alla fine, tali considerazioni, anche se interessanti, non sono certo di vitale importanza per la nostra salvezza. La cosa principale è andare in chiesa per tutte queste feste e prendervi parte, piuttosto che occuparsi di così tanti dettagli.

Che cosa significa la parola Pentecoste?

Prima di tutto, dovrei dire che il nome più comune per questa festa è 'giorno della Trinità', piuttosto che il nome più formale di 'Pentecoste'. Questo perché questa festa è la rivelazione dello Spirito Santo, e quindi la rivelazione della pienezza della Santissima Trinità, perché fino a questo giorno, avevamo conosciuto solo il Padre e il Figlio. Il Figlio ci aveva promesso il 'Consolatore' e oggi è disceso, in adempimento di quella promessa.

Pentecoste è semplicemente la parola greca per cinquanta. La Pentecoste viene 50 giorni dopo la Pasqua. Il significato di questo è che anche nell'Antico Testamento (Levitico 25), il numero 50 era speciale. Questo perché sette è il numero della pienezza o del completamento (Dio si riposò il settimo giorno, dopo i sei giorni della Creazione). 7 x 7 è quindi un particolare segno di pienezza e 50 è, naturalmente, 7 x 7 + 1. Pertanto, nel Vecchio Testamento, ogni cinquantesimo anno era chiamato anno giubilare. L'anno giubilare era non solo la fine del vecchio periodo giubilare, ma anche l'inizio di quello nuovo. Così, c'erano 49 anni di intervallo tra ogni un anno giubilare.

Con l'aggiunta di 1 a 7, otteniamo 8. Otto è visto come il numero di ciò che è al di là della pienezza di questo mondo, al di là della creazione, oltre il tempo e lo spazio creato, ciò che fa parte del tempo che verrà, 'l'ottavo giorno'. Così, la Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo sulla terra, è la pienezza della rivelazione della Santissima Trinità. Questo è il motivo per cui si chiama giorno della Trinità. La Discesa dello Spirito Santo dal cielo è il segno di un altro mondo, l'età a venire, 'l'ottavo giorno', che penetra in questo mondo. Ecco perché i battisteri erano, e sono tuttora, ottagonali. Essi simboleggiano l'ingresso del battezzato in un altro mondo, dove diventa un cittadino del Regno che verrà, 'l'ottavo giorno'.

Può dirci qualcosa sui giorni immediatamente prima e dopo la Pentecoste?

La notte di Pasqua, la Chiesa inizia le funzioni di un libro speciale di servizi per questa stagione dell'anno. Si chiama Pentecostario o, in lingua slavonica, 'Triodio fiorito'. Questo testo contiene tutti i servizi che portano alla Pentecoste.

Al trentanovesimo giorno dopo la Pasqua, che è un mercoledì, abbiamo il congedo della Pasqua. In quel giorno, se possiamo celebrare una Liturgia, cantiamo il servizio di Pasqua per l'ultima volta. Poi deponiamo tutto ciò che è associato con la festa e rimettiamo la Sindone di Cristo, raffigurante la sua sepoltura, e che abbiamo venerato il Grande Venerdì, di nuovo su un muro del santuario.

Il quarantesimo giorno dopo la Pasqua, che è un giovedì, abbiamo la festa dell'Ascensione. Cristo ritorna al cielo e a suo Padre. Tuttavia, egli non ritorna così come è disceso dal cielo. Egli è disceso senza la natura umana, ma ritorna al Padre insieme con la natura umana. Quindi, la nostra natura umana siede alla destra di Dio Padre. Naturalmente, si tratta di una natura umana del tutto pura e senza peccato, crocifissa e risorta. Precedentemente, la nostra natura umana è stata separata da Dio, ma ora la nostra natura si unisce con lui.

Il giorno prima della Pentecoste, il sabato, ricordiamo i nostri antenati, perché lo Spirito Santo visiti e conforti quelli che si sono addormentati. Il giorno stesso di Pentecoste stessa, chiamato giorno della Trinità, dopo la Liturgia, abbiamo i Vespri con le preghiere in ginocchio, preghiere speciali di invocazione dello Spirito Santo su di noi e sui defunti. Questa è la prima volta in cui ci inginocchiamo a partire dalla Pasqua, in tutto questo periodo stiamo in piedi, perché siamo risorti con Cristo. Stare in piedi celebra la grazia della Risurrezione.

Il Lunedì dopo il giorno della Trinità, o Pentecoste, abbiamo il giorno del santo Spirito. Questo corrisponde al vecchio Whit-Monday, come si chiamava il lunedì di Pentecoste in Inghilterra. Questo è un altro esempio dell'uso ortodosso di celebrare la persona responsabile di una festa nel giorno dopo la festa. Così, si celebra la Madre di Dio il giorno dopo la Natività di Cristo, il Precursore Giovanni il Battista il giorno dopo la Teofania, san Simeone e sant'Anna il giorno dopo la Presentazione di Gesù al tempio, l'Arcangelo Gabriele il giorno dopo l'Annunciazione, san Gioacchino e sant'Anna il giorno dopo la Presentazione della Madre di Dio al tempio, sant'Andrea il folle in Cristo il giorno dopo la santa Protezione della Madre di Dio, e così via.

Il martedì di Pentecoste è noto come il terzo giorno di Pentecoste. In effetti, tutta la settimana dopo la Pentecoste è una settimana festosa, priva di digiuno. La Domenica dopo Pentecoste è la Domenica di Tutti i Santi. Questo perché i santi sono il frutto dello Spirito Santo. Lo possiamo vedere con chiarezza, perché una volta che i discepoli ricevettero lo Spirito Santo, sono diventati apostoli, cioè, sono stati 'inviati' da Dio, sono diventati santi.

Durante il secolo scorso, in un tempo di generale apostasia, è divenuto costume in diverse Chiese ortodosse locali di commemorare anche i loro santi locali la seconda domenica dopo Pentecoste e in effetti anche nelle domeniche successive. Così, la Chiesa russa ha iniziato a celebrare tutti i santi glorificati nella Rus’. Il servizio è stato scritto dal nostro metropolita Anastasij ed è stato introdotto come una misura per la salvezza della Russia. Altri paesi o regioni, come la Romania, il Nord America o le isole britanniche, hanno imitato questo uso. C'è anche sul Monte Athos una commemorazione di tutti i santi del Monte Athos.

La terza Domenica dopo la Pentecoste i greci hanno un officio per tutti coloro che hanno sofferto sotto il giogo turco. Poi ci sono altri offici locali, come tutti i santi della Bielorussia o di Novgorod e così via. In generale, tutto questo periodo dopo il giorno della Trinità è quindi una serie di celebrazioni locali dei frutti dello Spirito, i santi, e questo è anche il motivo per cui, in luglio e agosto, commemoriamo molti dei più grandi santi della Chiesa.

Perché decoriamo la chiesa con fiori e teniamo fiori durante la funzione di Pentecoste?

I fiori e il verde denotano la vita e come noi diciamo e cantiamo nel Credo: 'credo nello Spirito Santo, datore di vita...', e di nuovo nella preghiera 'Re celeste', che tutti noi dovremmo conoscere a memoria, chiamiamo il Santo Spirito 'dispensatore di vita'. Questo è il motivo per cui il clero di solito indossa paramenti verdi. Il verde significa la vita, e senza lo Spirito Santo, noi siamo spiritualmente morti.

Nella preghiera che lei ha citato, 'Re celeste', chiediamo la salvezza. Ma non è solo Cristo, e non  il santo Spirito, il nostro Salvatore?

Noi usiamo molte preghiere, brevi e lunghe, in cui chiediamo la salvezza. Per esempio: 'Santissima Trinità, salvaci'. 'Santissima Madre di Dio, salvaci'. E tuttavia, come ha detto, c'è solo un Salvatore, Cristo nostro Dio. Com'è allora che possiamo essere salvati dalla santa Trinità? Risposta: per mezzo del Salvatore, per mezzo di Cristo, fatto scendere su di noi dalla santa Trinità. Come possiamo essere salvati dalla Madre di Dio? Certo, lei non può salvarci? Sì, lo può - attraverso le sue preghiere di madre al Salvatore. Cristo ci salva attraverso gli altri. Così pure, il Cristo Salvatore ci salva per mezzo dello Spirito Santo, o, se volete, lo Spirito Santo ci salva per mezzo di Cristo. Dopo tutto, è stato solo attraverso il Salvatore, che abbiamo ricevuto lo Spirito Santo e la conoscenza della santa Trinità. È stato solo attraverso la Madre di Dio che il Salvatore è diventato uno di noi, tranne che nel peccato.

Nell'Epistola di oggi, si dice che gli apostoli sembravano ubriachi quando hanno ricevuto lo Spirito Santo. Eppure nella Chiesa si parla sempre di sobrietà spirituale. Perché questa differenza?

Prima di tutto, non credo che dovremmo osare paragonare noi stessi agli apostoli, che con i propri occhi hanno visto la crocifissione, hanno visto il Cristo risorto. Quando hanno ricevuto lo Spirito Santo, hanno visto lingue di fuoco visibili. Questo è stato un evento unico. Noi lo commemoriamo, ma poiché non siamo santi, non possiamo aspettarci di vedere lingue di fuoco o di essere 'ubriachi' nello Spirito, come lo erano loro. Pensare che noi siamo in grado di sperimentare quello che hanno vissuto loro sarebbe incredibilmente pretenzioso da parte nostra. Questo è come l'illusione di 'essere salvati' che hanno alcune persone. Neppure uno solo di noi che abbia la minima dose di umiltà può pensare che siamo già salvati. Sarebbe un segno di orgoglio spaventoso pensare una cosa del genere.

In generale, dobbiamo diffidare di emozioni, emotività ed eccitazione fisica. Ci sono persone che si riducono in stati fisici ed emotivi esaltati e immaginano di essere quasi santi. Nel XIX secolo, questo era chiamato revivalismo tra i protestanti, ed è stato utilizzato in seguito il termine 'pentecostalismo', mentre oggi di parla di movimento carismatico. Questo accade sempre tra i protestanti o tra i protestantizzati. Ad esempio, vi è un forte movimento carismatico nel cattolicesimo romano e le persone in esso coinvolte sono molto protestantizzate. Non è un fenomeno ortodosso, perché non è spirituale. È una cosa molto pericolosa confondere i movimenti del corpo o le sensazioni emotive con la spiritualità. Sono cose molto diverse. Alcune sensazioni corporee ed emozioni possono essere ispirate dal demonio. Dobbiamo stare attenti.

Il pericolo di tutta questa emozione ed eccitazione fisica è che crea stati auto-indotti di illusione, di orgoglio spirituale. Il modo per combatterli è la sobrietà, ed è per questo c'è una tale enfasi sulla sobrietà nella Chiesa ortodossa. È per questo che non ridiamo in chiesa, non facciamo scherzi, rimaniamo seri. A un pasto dopo le funzioni, è un'altra storia, siamo più liberi. Nel corso di una festa parrocchiale, tutti possiamo raccontare barzellette e ridere. Ma ogni bambino (o adulto) che si fa prendere da un attacco di risate in chiesa deve andarsene subito, calmarsi e tornare quando è pronto a pregare. È una cosa che non si addice alla chiesa, che è la casa di Dio. C'è un tempo e un luogo per ogni cosa.

Nel giorno di Pentecoste, è scritto che gli apostoli parlarono in lingue. Perché non lo vediamo oggi nella Chiesa ortodossa?

La prima parte della mia risposta è la stessa di quella alla domanda precedente. Perché non siamo gli apostoli. Noi siamo indegni, non siamo al loro livello. Provate a immaginare se uno di noi iniziasse veramente a parlare in lingue, quanto orgogliosi saremmo diventati. Non si verificherà tra noi, perché il segno della presenza dello Spirito Santo non è l'orgoglio, ma naturalmente l'umiltà e la modestia, l'assenza di peccato. Cosa che noi oggi non abbiamo.

Tuttavia, penso che ci sia un secondo motivo: ovvero, che gli apostoli dovevano parlare in lingue per farsi capire. Oggi, se vogliamo imparare una lingua, siamo in grado di andare a scuola, prendere lezioni da un insegnante di un altro paese, comprare un CD, un libro o un traduttore, imparare da Internet. Ma gli Apostoli dipendevano dallo Spirito per comunicare. Molti di loro, come cantiamo nel tropario della festa, erano semplici pescatori, resi 'più sapienti' dallo Spirito Santo. Al giorno d'oggi, nei nostri tempi internazionali, non sono sicuro che il dono più utile dello Spirito sia quello di parlare in lingue. Piuttosto, potrebbe essere proprio il dono di continuare a praticare la nostra fede in un tempo in cui quasi nessuno lo fa. Le nostre chiese sono relativamente vuote. La testimonianza dello Spirito risiede nei pochi che ancora le frequentano. Non mi dite che quelli che non vanno in chiesa sono cristiani. Non lo sono.

Su questa questione del parlare in lingue, molti anni fa mi è stato raccontato un episodio da una persona che aveva partecipato a una riunione carismatica in cui c'era una sessione in cui si parlava in lingue. Alcune persone si alzarono e cominciarono a fare strani rumori, quasi animaleschi, come abbaiare. Poi una persona si alzò e cominciò a parlare in una lingua sconosciuta. Poi un altro si alzò in piedi e gridò: 'fermatelo, sta bestemmiando la Madre di Dio'. A quanto pare, l'uomo che aveva interrotto aveva lavorato come scienziato in Sud America e aveva riconosciuto la lingua: l'altra persona aveva parlato in una lingua nativa dell'Amazzonia. Di fatto, la persona che parla aveva davvero bestemmiato la Madre di Dio. Qui vi è un chiaro caso di interferenza demoniaca, un demone che prende possesso di un essere umano, al fine di bestemmiare.

Penso che ci sia un punto molto importante qui. Come facciamo a distinguere gli esseri umani dagli animali? Una delle cose più importanti è la parola. Gli esseri umani hanno la parola. Questo è perché siamo fatti a immagine e somiglianza della Parola, che è Cristo. Gli animali non lo sono. Ridurre gli esseri umani a uno stato senza parole, o senza il Verbo, è un atto demoniaco. Non siamo animali, sebbene costantemente al momento attuale vediamo alcuni esseri umani comportarsi bestialmente gli uni con gli altri.

Io non voglio sembrare presuntuoso, ma dovremmo davvero prenderci cura della nostra lingua, del nostro modo di parlare, del modo di scrivere. Questo è più di una questione di salvaguardia della cultura umana: si tratta di salvaguardare la scintilla divina dentro di noi, le nostre origini e un destino divino. Così, quando gli esseri umani sono ridotti a stati animaleschi o di trance in un cosiddetto incontro carismatico, io non voglio essere presente. Ho anche sentito dire che molte persone che hanno vissuto il movimento carismatico ne sono stati resi malati mentali, cioè, sono stati privati ​​della loro ragione, il loro 'logos' o 'parola'.

I demoni vogliono togliere da noi 'la Parola'. Immaginate come si prendono gioco di esseri umani che strisciano intorno a quattro zampe e abbaiano, e che allo stesso tempo realmente credono che stanno lodando Dio. Tale stato era noto ai Padri latini come 'illusio' (da dove abbiamo la parola illusione), ai Padri greci come 'plani', ai Padri slavi come 'prelest'. È molto difficile uscire da questo stato di illusione, una volta che catturato, perché uno è così convinto, per quanto ridicolmente si comporti, di avere ragione e di essere pure virtuoso. È l'orgoglio della mente.

Chi è la figura con un manto rosso nello spazio nero, sotto gli apostoli, in fondo all'icona della Discesa dello Spirito Santo?

Se si guarda attentamente, si vedrà, di solito in lettere greche, la parola 'Il cosmo' sopra di lui nello spazio nero. Questa figura coronata simboleggia tutta la conoscenza dell'universo, o 'cosmo'. Questo include tutto il sapere del mondo antico, dei pagani greci, romani, egizi, babilonesi, indiani, cinesi, tutta la conoscenza che era nel mondo, fino alla discesa dello Spirito Santo. Gran parte di questa conoscenza era in sé puramente neutrale e riguardava tecnologie per produrre cibo e ottenere acqua, fare vestiti e strumenti, costruire barche e case, curare il corpo umano, scrivere documenti e storie, creare calendari, riflettere su Dio ecc. Il giorno di Pentecoste, tutte queste conoscenze utili sono state santificate e sono divenute utili alla Chiesa e alla costruzione di una civiltà cristiana ortodossa.

Così, tutta la nostra civiltà ha avuto inizio con la Pentecoste, la rivelazione della Santissima Trinità, la venuta dello Spirito Santo sull'umanità. Da quel giorno, tutta la nostra civiltà è diventata trinitaria. Come uno scrittore religioso messo: 'Non c'è nulla tra la Santissima Trinità e l'inferno'. Se rifiutiamo la Santissima Trinità, rivelata il giorno della Pentecoste, rifiutiamo quindi tutta la nostra civiltà e la nostra vita diventa infernale. Questo dovrebbe far pensare tutti noi.

 
Il libro di Giobbe come rappresentazione teatrale

Tra tutti i libri delle Sacre Scritture, il libro di Giobbe è quello più difficile da situare in un preciso contesto storico e geografico. Sembra un libro piuttosto strano come stesura di una narrazione orale, a causa della sua ambientazione molto "asciutta" e dei lunghissimi e profondi dialoghi (una narrazione orale avrebbe piuttosto presentato un contesto più dettagliato a fianco di dialoghi più immediati e facili da tramandare a voce). Viene abbastanza naturale chiedersi se il libro di Giobbe fosse stato concepito fin dall'inizio come una sceneggiatura teatrale.

Il filosofo Horace Kallen (1882-1974) e l'ebraista George Moore (1851-1931) furono i co-autori nel 1918 di un libro dal titolo Il libro di Giobbe come una tragedia greca.

Oggi l'autore di questo blog teologico si chiede se il libro di Giobbe non fosse nato come pièce di teatro, e si schernisce subito, come se temesse di averla detta grossa, affermando che non sostiene che la storia di Giobbe non sia vera, ma solo che sia stata adattata alla rappresentazione teatrale. In ultima analisi, a nostro parere, la distinzione non ha tutta questa importanza, perché Giobbe non ha alcun collegamento con eventi storici (gli stessi ebrei lo considerano un pagano, un "giusto tra le nazioni"), e può essere tranquillamente considerato un personaggio di una parabola, senza che il messaggio del libro ne sia minimamente intaccato.

L'adattamento teatrale di questo libro è sorprendentemente facile e lineare, e c'è da rimanere stupiti che non sia stato provato molto più spesso (per la verità, alcuni ci hanno provato anche in questi anni). Sarà per la ritrosia a far interpretare a una persona il ruolo di Dio?

Di fatto, la parte scenografica è minimale: il dialogo nei cieli – che può essere ambientato parzialmente fuori scena , la tavola di un pranzo, e le rovine di una casa. Alcune idee possono venire addirittura dalle illustrazioni del libro nei codici biblici antichi:

Anche gli attori necessari sono veramente pochi. La voce di Dio può tranquillamente venire da dietro le quinte, e gli unici ruoli di rilievo sono quelli di Giobbe e dei suoi tre amici.

Questo apre possibilità infinite di studiare il libro di Giobbe come argomento di una recita parrocchiale. Anche se gli argomenti sono profondi e i diloghi complessi, possono essere anche ridotti alla comprensione dei bambini, e ci sono alcuni che hanno già fatto dei tentativi in questo senso. Ci auguriamo di poter vedere, attraverso il mezzo della recitazione, più occasioni per rendere noto uno dei libri più belli e significativi di tutta la Bibbia.

 
Patriottismo ordinario. Intervista con i monaci che sono stati tra le barricate in via Grushevskaja

Il 30 gennaio, Pravoslavie v Ukraini ha pubblicato quest'intervista con i monaci del monastero Desjatina (il monastero della Decima) a Kiev, che si sono frapposti tra la polizia e i manifestanti a fine gennaio, fermando la violenza per almeno un paio di giorni con la loro preghiera e con l'esempio.

Domenica prossima, il 9 febbraio, commemoreremo tutti coloro che hanno sofferto durante i periodi di persecuzione per la fede cristiana, e anche la Sinassi dei nuovi martiri e confessori della Chiesa russa.

Ogni nuovo martire si è trovato di fronte a una scelta: la vita, o la fede? Vivere fino a tarda età, senza avere sonno né pace a causa di una coscienza scottata, o morire con un cuore pacifico, rimanendo fedeli a Cristo al popolo? Ed è proprio la coscienza e la fede nell'Altissimo che ha mosso la gente a stare davanti alla canna di un fucile, o a congelare sulla brandina di un campo stalinista.

Ma avete mai pensato che ci sono potenziali nuovi martiri che vivono in mezzo a noi oggi? Salite con loro in metropolitana, camminate per strada con loro, e nemmeno immaginate che queste persone domani potrebbero dare la loro vita per voi.

Abbiamo trascorso un po' di tempo con lo ieromonaco Melkhizedek (Gordenko) e monaco Gabriel (Kairasov), che nella notte del 20 febbraio, sono stati a rischiare la vita sulla via Grushevskaja [a Kiev] tra la polizia e i manifestanti, e in questo modo hanno fermato lo spargimento di sangue per giorni interi.

Diteci, padri, che cosa vi ha fatto uscire in strada quel giorno?

P. Melkhisedek: Una volta, tanto tempo fa, ho visto una fotografia dalla Serbia, in cui un prete stava tra la polizia e i manifestanti. Ero pieno di ammirazione per lui, un uomo con una croce in mano era stato in grado di fermare un migliaio di persone da un lato, e un migliaio dall'altro!

Il nostro monastero Desjatina si trova molto vicino all'epicentro di questi eventi: anche di notte nella chiesa potevamo sentire i fuochi d'artificio, le grida dai megafoni, e il rumore della folla. Quando ho sentito che sulla via Grushevskaja le esplosioni stavano facendo perdere alla gente braccia, gambe e occhi, ho capito che avrei dovuto essere lì, per non vergognarmi più tardi di me stesso. Per qualche ragione mi sono ricordato l'esempio di un prete in Georgia, che era uscito con una panchina nelle mani per allontanare la parata gay. Quell'uomo ha visto l'illegalità nelle strade e non ha cercato di nascondesi o di aspettare stando in chiesa, ma è andato fuori a rendere la sua posizione chiara ai laici, e per infondere loro il suo esempio.

Per quanto mi risulta, avevate concordato un piano?

P. Melkhisedek: No, non avevamo alcun piano. La mattina presto, padre Efrem, padre Gabriele e io abbiamo pregato insieme, e dopo aver chiesto una benedizione, siamo andati fuori al Maidan. Nessuno di noi ha avuto anche il minimo tentennamento o dubbio. Non c'era nessun piano. C'era un obiettivo di fare almeno qualcosa per fermare la violenza.

E come hanno reagito i manifestanti all'apparizione di uomini in paramenti?

P. Melkhisedek: Ci siamo resi conto che non era più possibile fermare la polizia o i manifestanti, e quindi eravamo pronti a stare sotto il tiro di pallottole e pietre. Ma quando la gente ha visto preti di fronte a loro, in piedi tra loro e il cordone di polizia, è come se fossero stati spruzzati con acqua bollente. Si sono calmati quasi immediatamente. Un momento di qualcosa di simile a una benedetta ragionevolezza è calato su di loro...

P. Gabriel: La gente che stava lì in piedi si è avvicinata a noi e ha detto: "Finché starete qui, noi non getteremo sassi contro la polizia". Questo ci ha davvero ispirati tutti... Siamo riusciti a trattenere le persone fino a sera, solo allora hanno cominciato a volare molotov contro la polizia. Ma anche in quel momento, molti dei manifestanti sono corsi verso il cordone di polizia e hanno gridato ai loro compagni di cessare la loro aggressione. Alcuni di questi giovani sono saliti anche sul tetto di un autobus bruciato per tirare fuori i manifestanti, ponendosi così in traiettoria di pericolo.

Avete capito che stavate rischiando la vita? Dopo tutto, bombe molotov e granate vi esplodevano intorno...

P. Gabriel: Quando eravamo in piedi tra la folla di manifestanti e la polizia dietro i loro scudi, e tutti intorno a noi esplodevano granate e molotov, una bottiglia è atterrata a circa cinque metri da me. Ma non è esplosa... Il fuoco stava bruciando tutto intorno a noi, le bottiglie si spezzavano e i macchinari rimbombavano, ma per qualche motivo quella molotov non è esplosa. Avrebbe ustionato me e tutti intorno a me in un momento, ma ha solo colpito la terra e si è spenta. allora ho sentito che il Signore ci stava proteggendo...

Più tardi, però, la gente ha iniziato a usarci come scudi umani – i manifestanti camminavano fino a noi e lanciavano pietre e bottiglie con miscele infiammabili da dietro le nostre spalle. In quel momento ho sentito una terribile amarezza per queste persone, che noi stavamo chiamando a fare la pace, ma che erano comunque assetate di sangue. Ho sentito che i demoni stavano prendendo in giro queste anime umane, incitandole alla rabbia, e smorzando il loro buon senso.

Quando avete capito che era il momento per voi di lasciare il sito della manifestazione?

P. Melkhisedek: Non eravamo soli – c'erano in piedi accanto a noi dei laici, uomini e donne. Osservavamo con attenzione, in modo che nessuno lanciasse pietre e bottiglie contro di loro: dopo tutto, essenzialmente eravamo noi responsabili per loro in quel momento. Pertanto, quando la situazione è arrivata al culmine, abbiamo deciso di fare un passo indietro per custodire quelli che stavano con noi spalla a spalla.

Alcuni hanno parlato di provocazioni e aggressioni da parte della folla; altri, di crudeltà e brutalità da parte della polizia. Non posso dire nulla del genere. Noi non volevamo trovare i colpevoli, volevamo mettere pace tra le due parti.

Alcuni sono inclini a sottolineare la crudeltà della polizia, mentre altri accusano i manifestanti per tutto. Qual è la sua opinione, come testimoni oculari?

P. Gabriel: Al momento in cui le passioni erano in crescendo, un uomo è corso fuori della folla. Nonostante il freddo, era a torso nudo. L'uomo ha gridato alla folla e la polizia di fermarsi, e poi è caduto in ginocchio e ha cominciato a pregare con fervore. Ma la polizia gli è saltata addosso, lo hanno preso per i piedi e lo hanno trascinato alle auto... ho cercato di fermarli, ma invano. Ero sinceramente dispiaciuto per quell'uomo - sembrava che la grazia di Dio lo avesse visitato in quel momento.

Non è giusto puntare in questa situazione per gli uni o per gli altri. Abbiamo visto crudeltà da entrambe le parti, ognuno di loro era malato a modo loro.

In quel momento, persone di tutte le diverse confessioni religiose erano riunite nel centro della città. Avete avuto confronti con loro?

P. Melkhisedek: Durante le ore che abbiamo trascorso al Maidan, sono arrivate persone di tutte le diverse confessioni: greco-cattolici, il clero del "Patriarcato di Kiev" e della Chiesa cattolica, e, più sorprendente di tutti, buddhisti!

P. Gabriel: Anche un ebreo è venuto da me con la sua kippah, e in piedi accanto a me, ha cominciato a pregare. Lo ascoltavo e sono rimasto stupito: leggeva preghiere ortodosse assieme noi!

P. Melkhisedek: Si è avvicinato a me un giovane, si è presentato come Serjozha, e mi ha chiesto se accettavamo eretici. "Eretici in che senso?" Ho chiesto. "Io sono battista" ha sorriso Serjozha. "Certo che li accettiamo. Vieni pure!"

Questo posto era ai confini del mondo, e di quale "accettazione" avremmo potuto parlare...

Cioè, il dolore comune univa tutti coloro che non riescono a trovare un linguaggio comune in tempi di pace?

P. Gabriel: Non c'era divisione tra confessioni o ideologie. Questo non era il momento adatto. Quando una madre vede un albero che cade su una culla, non solo afferrerà il proprio bambino – afferrerà il figlio di chiunque altro, sia il figlio del vicino sia un ragazzo di strada. In quel momento, eravamo tutti parenti.

E sapete la cosa più sorprendente? La gente ha iniziato a chiamarci da Kiev e da altre città – sia dei laici sia del clero, dicendo che volevano stare con noi spalla a spalla quando andavamo di nuovo. Letteralmente pochi giorni fa, un uomo che in quel momento era in piedi sulle barricate è venuto alla nostra chiesa, e ha detto che non vuole più stare lì, adesso vuole pregare.

Molti manifestanti che ci hanno visto ci hanno detto la stessa cosa. Avevano pensato che una pietra sia la cosa più potente che ci possa essere. Ma quando ci hanno visto, hanno riconosciuto che, rispetto a certe cose spirituali, una pietra è più leggera di una piuma.

Avete rischiato la vita, stando lì in quei minuti. Diteci, vi siete ricordati dei nuovi martiri in quel momento, e siete stati ispirati dal loro esempio?

P. Gabriel: Sapete, quando siamo andati a Maidan, ho cominciato a pregare in silenzio. E tra tutti gli altri santi a cui stavo chiedendo aiuto, alcuni dei primi che mi sono venuti in mente sono stati i martiri georgiani Shalva, Bidzina ed Elisbara. Erano tre principi che hanno iniziato in Georgia una rivolta contro l'oppressione islamica. Dopo aver raccolto duemila guerrieri sotto le loro bandiere, hanno sconfitto l'esercito dello scià persiano, forte di 10.000 soldati. Ma quando centinaia di donne e bambini sono stati presi prigionieri dallo scià, i principi si sono arresi senza pensarci due volte. I prigionieri sono stati rilasciati, ma i principi sono stati giustiziati. Il loro martirio consisteva nella loro vita e nella loro lotta per il bene del popolo, ed erano pronti a morire per salvare vite innocenti.

Ho anche ricordato l'esempio di un comandante russo che ha combattuto in Cecenia, il suo nome era tenuto segreto, ma i mujaheddin avevano messo una taglia sulla sua testa. Quando i ceceni hanno preso prigionieri diversi cittadini pacifici, lui senza esitazione ha dato se stesso in cambio della libertà dei prigionieri. È stato brutalmente assassinato, ma i prigionieri sono sopravvissuti...

Chi sono dunque i nuovi martiri? Come possiamo chiamare la sensazione che li guida? Io la chiamerei "patriottismo ordinario".

 
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I nostri iconografi: Ovidiu Boc

Ovidiu Vasile Boc è nato l’11 dicembre 1979 a Beiuș, nel distretto di Bihor in Ardeal (Romania)

Dal 1999 al 2004 ha seguito i corsi di pedagogia d’arte all’Università di Arti visive di Oradea.

Ricorda di avere iniziato a disegnare e dipingere fin da piccolo, da quando è riuscito a tenere una matita in mano. Si è perfezionato in diversi settori, dalle nature morte alla paesaggistica e ai ritratti, iniziando al tempo del liceo a realizzare opere di pittura bizantina, con tecniche e soggetti sempre più perfezionati, fino agli affreschi, negli anni dell’accademia in Romania.

Dal 2007 lavora a Torino, dove ha realizzato opere per diverse chiese: la parrocchia ortodossa romena di Santa Croce (ciclo di pitture murali nella chiesa interna e nel nartece), la parrocchia ortodossa romena a Rivoli (croce d’altare), e la nostra parrocchia del Patriarcato di Mosca.

Presso di noi ha realizzato tutti i dipinti murali nella chiesa, un’icona su tavola di San Nicola e una di San Giovanni di Kronstadt, due grandi icone su tela per l’iconostasi della cappella battesimale, e assieme a sua moglie Corina ha dipinto le pareti del nido parrocchiale per i bambini.

Dal 2009 al 2011 ha frequentato il biennio specialistico di pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti a Torino, realizzando opere di pittura informale e partecipando a mostre collettive a Torino e in altre città italiane, nonché a Istanbul in Turchia.

 

 

Ovidiu al lavoro preparatorio della parete da dipingere con la Deposizione dalla Croce 

 

Icone di Ovidiu Boc nella nostra chiesa

 

 

 

 

 

 

Per mettervi in contatto con Ovidiu Boc, seguite i dettagli sulla nostra pagina dei contatti

 
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Il barlume di luce sulla strada davanti a noi: sullo Tsar Nicola II e la restaurazione dell'Impero cristiano

Qui di seguito sono riportate le risposte a vari commenti e domande in recenti e-mail provenienti da Russia, Olanda, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti

 

Perché ci sono così tante incomprensioni su Nicola II e tante critiche stridenti nei suoi confronti?

Per comprendere lo Tsar Nicola II, devi essere ortodosso. Non serve essere laico o nominalmente ortodosso, semi-ortodosso, 'ortodosso per hobby', e mantenere il tuo bagaglio culturale non convertito, sia sovietico che occidentale - che è essenzialmente la stessa cosa. Devi essere coerentemente ortodosso, consapevolmente ortodosso, ortodosso nell’essenza, nella cultura e nella visione del mondo.

In altre parole, è necessario avere integrità spirituale - esattamente come l’aveva lo Tsar, al fine di capirlo. Lo Tsar Nicola era profondamente e sistematicamente ortodosso nella sua prospettiva spirituale, morale, politica, economica e sociale. La sua anima ortodossa guardava il mondo attraverso occhi ortodossi ed ha agito in modo ortodosso, con riflessi ortodossi. Così anche noi dobbiamo essere ortodossi dall'interno per capirlo.

 

È per questo che gli accademici sono così negativi su di lui?

Gli accademici occidentali, come gli accademici sovietici, sono negativi su di lui, perché sono laicisti. Ad esempio, di recente ho letto 'Crimea', il libro dello storico britannico della Russia, Orlando Figes. Si tratta di un interessante libro sulla guerra di Crimea, con molti dettagli e fatti ben documentati, scritti come dovrebbero scrivere i professori universitari esperti. Tuttavia, l'autore parte da criteri non espliciti, puramente laici e occidentali, che dicono che dato che lo Tsar dell'epoca, Nicola I, non era un laicista occidentale, doveva essere un fanatico religioso, e che la sua intenzione era di conquistare l'Impero Ottomano. Attraverso il suo amore per i dettagli, Figes trascura il punto principale - ciò che fu in realtà la guerra di Crimea da parte russa. Tutto quello che riesce a vedere sono obiettivi imperialisti in stile occidentale, che egli attribuisce poi alla Russia. Questa attribuzione è una proiezione della sua visione occidentale.

Ciò che Figes fraintende è che le parti dell'Impero Ottomano alle quali era interessato Nicola I erano quelle in cui una popolazione cristiana ortodossa aveva sofferto per secoli sotto il giogo musulmano. La guerra di Crimea non era una guerra coloniale, imperialista russa per espandersi nell’Impero Ottomano e sfruttarlo, così come le guerre condotte da potenze occidentali per espandersi in Africa e in Asia e per sfruttarle. Era una lotta per la liberazione dall'oppressione - in realtà una guerra anti-coloniale, anti-imperialista. L'obiettivo era quello di liberare terre e popoli ortodossi dall'oppressione, non di conquistare l’impero di qualcun altro. Per quanto riguarda Nicola I come fanatico religioso, agli occhi di tutti i laicisti i sinceri cristiani devono essere "fanatici religiosi". Questo perché i laicisti non hanno una dimensione spirituale. Sono sempre unidimensionali, incapaci di vedere oltre il proprio condizionamento culturale secolare, di 'pensare fuori dagli schemi'.

 

Questa prospettiva laica occidentale è il motivo per cui gli storici accusano lo Tsar Nicola II di essere stato debole e inetto?

Sì. Questa è propaganda politica occidentale, inventata al momento e ancora oggi ripetuta a pappagallo. Gli storici occidentali sono istruiti e pagati da istituzioni occidentali e non possono vedere al di fuori di quella scatola. I seri storici post-sovietici hanno smentito queste accuse, inventate da occidentali e da occidentalizzati, ripetute volentieri dai comunisti sovietici, come giustificazione per lo smantellamento dell'impero dello Tsar. L'unica giustificazione per l'accusa che lo Tsarevich era 'inetto' è il fatto che egli era in un primo momento impreparato a essere Tsar perché suo padre, Alessandro III, morì improvvisamente e in giovane età. Ma presto imparò e divenne 'adatto'.

Un'altra falsa accusa preferita è che lo Tsar diede inizio a guerre, vale a dire la guerra nipponico-russa, chiamata guerra russo-giapponese, e la guerra del Kaiser, chiamata prima guerra mondiale. Questo non è vero. Fu l’unico leader mondiale a volere il disarmo, a essere anti-militarista. Per quanto riguarda la guerra contro l'aggressione giapponese, i giapponesi, finanziati, armati e incoraggiati dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, hanno iniziato la guerra nipponico-russa. Hanno attaccato la flotta russa senza preavviso a Port Arthur - un nome che fa quasi rima con Pearl Harbour. E, come sappiamo, sono stati gli austro-ungarici, spinti dal Kaiser, che era alla disperata ricerca di una scusa per iniziare una guerra, a far scoppiare la prima guerra mondiale.

Ricordiamo che è stato lo Tsar Nicola che per la prima volta nella storia del mondo ha chiesto il disarmo a L'Aia nel 1899, perché poteva vedere che l'Europa occidentale era una polveriera, in attesa di esplodere. Era un leader morale e spirituale, l’unico leader mondiale di allora che non aveva ristretti interessi nazionali a cuore e non spingeva al riarmo a costo enorme. Invece, come Unto di Dio, aveva a cuore gli interessi universali di tutta la cristianità ortodossa, per portare a Cristo tutta l'umanità creata da Dio. Perché altrimenti fare dei sacrifici per la Serbia? Per sopravvivere, deve essere stato incredibilmente volitivo, come osservava, tra gli altri, il presidente francese Émile Loubet. Tutte le potenze infernali scatenate contro lo Tsar non sarebbero mai state scatenate per rimuoverlo se fosse stato un debole. Solo i forti devono essere distrutti, come confermato da coloro che lo hanno conosciuto a quel tempo.

 

Ha detto che era profondamente ortodosso, ma è vero che aveva ben poco sangue russo, non è vero?

Mi scusi, ma questa affermazione contiene una presunzione razzista, che si debba avere 'sangue russo' per essere ortodosso, un cristiano universale. Lo Tsar aveva, credo, un 128° di sangue russo. E con ciò? La sorella dello Tsar ha risposto a questa stessa sfida molto adeguatamente più di cinquant'anni fa. Intervistata dal giornalista greco, Ian Vorres, nel 1960, sua sorella la granduchessa Olga ha spiegato: 'Forse gli inglesi chiamavano Giorgio VI tedesco? Non aveva una sola goccia di sangue inglese... Il sangue non è tutto. C’è la terra da cui sorgi, la fede in cui sei cresciuto, la lingua che parli e in cui pensi'.

 

Ci sono alcuni russi che oggi descrivono lo Tsar Nicola come un 'Redentore'. Crede a questo?

Certo che no! C'è un solo Redentore, il Salvatore Gesù Cristo. Ciò che si può comunque affermare è che il suo sacrificio, e quindi quello della sua famiglia, dei suoi servitori e delle decine di milioni di altri che sono stati assassinati dai regimi sovietici e fascisti che seguirono, ha avuto un valore di redenzione. La Rus’ è stata crocifissa per i peccati del mondo. In effetti, le sofferenze dei russi ortodossi sono state redentrici nel loro sangue e nelle loro lacrime. Tuttavia, è vero che tutti i cristiani sono chiamati a riscattare se stessi vivendo in Cristo IL Redentore. È interessante notare che i russi pii ma non colti, che chiamano lo Tsar un 'Redentore' chiamano anche Rasputin un santo.

 

Parlando di questo, cosa dovremmo pensare di Rasputin?

Centinaia di libri sono stati scritti su Rasputin - quasi tutti da persone che non lo hanno mai conosciuto. Vorrei solo ripetere le parole dello stesso Tsar, 'È un russo semplice, buono, religioso', e le parole della sorella dello Tsar, granduchessa Olga,' Non era né un santo né un diavolo... era un contadino con una profonda fede in Dio e un dono di guarigione'. Il fatto che Rasputin fu poi atrocemente calunniato, e, infine, nel dicembre del 1916 torturato da aristocratici russi - un segno di quanto era malata la classe superiore - e assassinato da spie britanniche, non fa che aiutarlo per l'eternità. Tuttavia, Dio non ha rivelato il suo destino dopo questo mondo. Noi non anticipiamo il giudizio di Dio. Quando quel giudizio sarà rivelato a tutti noi, allora saremo in grado di dire di più. Allo stato attuale, a mio avviso, è meglio tacere. Rasputin è ancora una figura misteriosa - lo lasciamo al giudizio di Dio.

 

Ma che dire di tutte le accuse che egli era un ubriacone, un ladro e un libertino?

Gli scrittori di romanzi sovietici e hollywoodiani, come il romanziere sovietico Radzinsky, amano questa immagine di Rasputin. Gli storici contemporanei all'interno della Russia de-sovietizzata hanno dimostrato che quasi tutte, forse tutte, queste accuse sono state calunnie, finzioni. Inoltre, non furono composti per screditare Rasputin - era solo una pedina nelle mani dei calunniatori - ma per screditare la Famiglia imperiale.

La loro logica era che se l'amico della famiglia regnante poteva essere presentato come un ladro, ubriacone e dissoluto, anche la famiglia doveva essere così, e quindi erano indegni, e i calunniatori avrebbero dovuto avere il potere. Tale calunnia era molto semplice e molto primitiva. I decadenti privi di alcuna profondità spirituale ci credevano perché volevano crederci, perché questi tipi preferiscono sempre calunnie, scandali e pettegolezzi alla Verità di Cristo.

 

Lei dice che dobbiamo lasciare Rasputin al giudizio di Dio. Vuole paragonare coloro che chiamano Rasputin un santo a coloro che chiamano Ivan IV e Stalin santi?

No. Chiamare quei personaggi santi, in particolare Stalin, è ignoranza e bestemmia. Questo è causato da un desiderio a sfondo politico di poche persone di fondere la vecchia mentalità atea sovietica con quella nuova ortodossa. Questo è impossibile, una totale confusione spirituale, analfabetismo teologico. D'altra parte, la questione di Rasputin è piuttosto un caso di alcuni individui con zelo ma poca conoscenza.

 

 

Se possiamo tornare al nostro punto principale, qual è l'importanza dello Tsar Nicola II, oggi? I cristiani ortodossi sono una piccola minoranza fra tutti i cristiani. Anche se egli fosse importante per tutti gli ortodossi, sarebbe ancora un interesse minoritario fra i cristiani.

Certo, noi cristiani siamo una minoranza. Secondo le statistiche, di sette miliardi di esseri umani sul pianeta, il numero di cristiani è di 2,2 miliardi - il 32%. E i cristiani ortodossi sono solo il 10% di tutti i cristiani, cioè solo il 3,2% della popolazione mondiale, circa uno su 33.

Tuttavia, se guardiamo teologicamente a queste statistiche, che cosa vediamo? Per i cristiani ortodossi, tutti i non-ortodossi sono ortodossi decaduti, che sono stati portati involontariamente dai loro capi, per tutta una serie di ragioni politiche, ragioni mondane di convenienza, a diventare non-ortodossi. Per noi, i cattolici possono essere definiti come ortodossi cattolicizzati e i protestanti come cattolici protestantizzati. Noi ortodossi indegni siamo il lievito che fa fermentare la pasta.

Senza la Chiesa, non c'è luce e calore dello Spirito Santo da irradiare al di fuori nel resto del mondo. Così come, anche se si è al di fuori del sole, si può ancora sentire la luce e il calore del sole, così anche il 90% dei cristiani che si trovano fuori della Chiesa sono ancora consapevoli degli effetti della Chiesa. Per esempio, la maggior parte di loro confessa la Santa Trinità e Cristo come il Figlio di Dio. Perché? A causa della Chiesa, che ha istituito tali insegnamenti molto tempo fa. Tale è la grazia della Chiesa, che risplende al di fuori di lei. Ora, se si capisce questo, inizieremo a capire l'importanza del leader del cristianesimo ortodosso, l'ultimo successore dell'imperatore Costantino, lo Tsar Nicola II. La sua deposizione ha cambiato tutta la storia della Chiesa, come anche il suo Golgota e la sua glorificazione di oggi.

 

Se questo è il caso, perché allora lo Tsar è stato deposto e poi ucciso?

I cristiani sono sempre perseguitati in tutto il mondo, come il nostro Signore ha detto ai suoi discepoli.

La Russia pre-rivoluzionaria correva sulla fede ortodossa. Questo era l'olio che faceva andare avanti il motore. Tuttavia, quella fede è stata respinta dalla massa della classe dirigente occidentalizzata, dall'aristocrazia, e da molti altri nella classe media in crescita. La rivoluzione è stata causata da una semplice perdita di fede, il motore si è fermato ed è esploso per mancanza d’olio.

Per la maggior parte le classi superiori russe volevano il potere per se stesse, così come i mercanti ricchi e le classi medie volevano il potere per se stessi e avevano così causato la rivoluzione francese. Dopo aver ottenuto la ricchezza, volevano salire il gradino successivo nella gerarchia dei valori - il gradino del potere. Nel contesto russo questa sete di potere, che era venuta dall'Occidente, è quindi basata, per definizione, su una cieca ammirazione dell'Occidente e sull'odio per la Russia. Questo si può vedere sin dall'inizio con figure come Kurbskij, Pietro I, Caterina II e occidentalizzatori come Chaadaev.

Questa mancanza di fede è stato anche ciò che ha avvelenato il movimento bianco, che è stato disunito dalla sua mancanza di una fede comune e vincolante nell’impero ortodosso. In generale, l’autocoscienza ortodossa era assente nel direttivo dell’élite russa, che vi ha sostituito surrogati vari, miscele stravaganti di misticismo, occultismo, massoneria, socialismo e ricerca di 'verità' nelle religioni esoteriche. Tra l'altro, questi surrogati sono sopravvissuti nell'emigrazione a Parigi, dove varie figure si sono distinte nella teosofia, nell'antroposofia, nel sofianismo, nel culto del nome e altre fantasie molto eccentriche, ma anche spiritualmente pericolose.

Questi avevano così poco amore per la Russia, che in realtà sono andati in scisma, rompendo con la Chiesa russa e trovando giustificazioni per farlo! Il poeta Bekhteev scrisse molto bruscamente di questo nella sua poesia del 1922, 'Tornate ai vostri sensi, classi superiori!', Paragonando la situazione privilegiata a Parigi a quella del popolo della Rus' crocifissa in patria:

E ancora una volta i loro cuori sono pieni di intrighi,

E ancora una volta il tradimento e la menzogna sono sulle loro labbra,

E la vita scrive nel capitolo dell'ultimo libro

Il vile tradimento dei grandi che sapevano tutto.

Questi membri delle classi superiori (e non tutti erano traditori) sono stati sponsorizzati per principio dall'Occidente. L'Occidente riteneva che una volta che i suoi valori di democrazia parlamentare, repubblica o monarchia costituzionale fossero stati introdotti in Russia, questa sarebbe diventata solo un altro paese borghese occidentale. Per lo stesso motivo, la Chiesa russa ha dovuto essere protestantizzata, vale a dire spiritualmente neutralizzata, o meglio castrata, come l'Occidente ha cercato di fare con il Patriarcato di Costantinopoli e altre Chiese locali cadute sotto il suo potere dal 1917, non appena il patrocinio russo è stato rimosso. Questi atteggiamenti sono stati causati dalla presunzione arrogante che in qualche modo il modello occidentale possa essere universale. Per inciso, questa è la presunzione arrogante delle élite occidentali fino a oggi, mentre cercano di imporre i loro modelli in tutto il mondo, presentandoli come 'Nuovo Ordine Mondiale'.

Lo Tsar, l'unto del Signore che rappresenta l'ultimo baluardo del cristianesimo della Chiesa nel mondo, doveva essere rimosso, perché stava bloccando la presa di potere del mondo occidentale e occidentalizzato. Tuttavia, nella loro incompetenza, i rivoluzionari aristocratici del febbraio 1917 persero subito il controllo della situazione e in pochi mesi il potere scese da loro al più basso del basso, ai criminali bolscevichi. Questi intrapresero un corso di massacro e genocidio, di 'terrore rosso' - così come in Francia cinque generazioni prima, solo che ora lo facevano con la tecnologia molto più micidiale del ventesimo secolo.

È stato in questo modo che il motto dell'impero ortodosso si è deformato. Vi ricordo che si tratta di 'Ortodossia, Sovranità e Popolo'. Questo è stato deformato dai russi occidentalizzati e dai laici occidentali, sia allora che oggi, in: 'oscurantismo, tirannia e nazionalismo'. I comunisti atei lo hanno deformato ancora di più in 'comunismo centralizzato, dittatura totalitaria e bolscevismo nazionale'. Che cosa voleva dire, infatti, questo motto? Voleva semplicemente dire: '(pienamente incarnato) autentico cristianesimo, indipendenza spirituale (dai poteri di questo mondo) e amore per il popolo di Dio. Come ho detto sopra, questo motto è il programma spirituale, morale, politico, economico e sociale dell'Ortodossia.

 

Un programma sociale? Ma sicuramente la rivoluzione è nata perché c'erano tanti poveri e tanto sfruttamento tanto dei poveri da parte dei super-ricchi aristocratici, e lo Tsar era a capo di quella aristocrazia?

No, è proprio l'aristocrazia che si opponeva allo Tsar e al popolo. Lo Tsar ha donato gran parte della sua ricchezza personale e ha tassato i ricchi fino in fondo sotto il suo brillante primo ministro Stolypin, che tanto ha fatto per la riforma agraria. Purtroppo, il programma di giustizia sociale dello Tsar è stato uno dei motivi per cui molti aristocratici odiavano lo Tsar. Lo Tsar e il popolo erano uno. Entrambi sono stati traditi dall’élite occidentalizzata. Ciò risulta evidente dall'assassinio di Rasputin, che è stata la preparazione per la rivoluzione. In esso i contadini avevano intuito il tradimento del popolo da parte delle classi superiori.

 

Qual è stato il ruolo degli ebrei in questo?

C'è una teoria della cospirazione anti-semita, che dice che i soli ebrei erano - e sono - responsabili di tutto il male in Russia (e ovunque). Questo contraddice le parole di Cristo. Prima di tutto, gli ebrei che sono stati coinvolti nella rivoluzione russa - ed è vero che la maggior parte dei bolscevichi erano ebrei - erano apostati, atei, come Marx, e non veri ebrei praticanti. Tuttavia, quegli ebrei che sono stati coinvolti hanno lavorato fianco a fianco con non-ebrei atei, come il banchiere americano Morgan, o con russi e molti altri e dipendevano da loro.

Così, sappiamo bene che la Gran Bretagna ha organizzato la rivoluzione del febbraio 1917, applaudita dalla Francia e finanziata dagli Stati Uniti, che Lenin è stato trasportato in Russia dal Kaiser e finanziato da lui, e che le masse che hanno combattuto nell'Armata Rossa erano russe. Nessuno di questi era ebreo. Alcuni, prigionieri di miti razzisti, semplicemente si rifiutano di vedere la verità - che la rivoluzione era satanica e che Satana può usare qualsiasi nazionalità, chiunque di noi, per le sue opere velenose, ebrei, russi e non russi. Satana non favorisce alcuna cittadinanza, ma si avvale di tutti quelli che gli sottomettono la loro libera volontà per il suo 'Nuovo Ordine Mondiale', in cui egli sarà il Sovrano Universale del mondo caduto.

 

Ci sono russofobi che dicono che c'è continuità tra la Russia dello Tsar e l'Unione Sovietica comunista. È così?

Vi è certamente una continuità nella russofobia occidentale! Leggete le copie del quotidiano The Times del 1862 e del 2012, per esempio. Vedrete 150 anni di xenofobia. Sì, è vero che molti in Occidente erano russofobi molto tempo prima che nascesse l'Unione Sovietica. Ci sono tra tutti i popoli individui di mente gretta che sono semplicemente razzisti. Ogni nazionalità diversa dalla propria deve essere demonizzata, qualunque sia il loro sistema politico e comunque tale sistema possa cambiare. Lo abbiamo visto nella recente guerra in Irak. Possiamo vederlo ora negli articoli dei tabloid sulla Siria, l'Iran o la Corea del Nord, che cercano di demonizzare i popoli di questi paesi. Noi non prendiamo quelle menti ristrette sul serio.

Ora, passiamo alla questione della continuità. Dopo la generazione di oscenità dopo il 1917, una continuità è riemersa davvero. Questo è stato dopo che la Germania aveva di nuovo invaso la Russia in occasione della festa di Tutti i Santi glorificati nelle terre russe, nel giugno del 1941. Stalin si rese conto che poteva vincere la guerra solo con la benedizione della Chiesa, ricordando le vittorie dei russi ortodossi del passato, come quelle di Sant’Aleksander Nevskij e Dmitrij Donskoj, che ogni vittoria doveva essere la vittoria dei suoi 'fratelli e sorelle', del popolo, non dei suoi "compagni" e della sua idiota ideologia comunista. La geografia non cambia, quindi c'è continuità nella storia russa.

È solo che il periodo sovietico è stato un'aberrazione da quella storia, una caduta dal destino nazionale, in particolare nella sua prima generazione violenta. Ciò che è importante è che il modo in cui l'Unione Sovietica ha agito è stato tanto perverso, non necessariamente quello che ha fatto, ma come lo ha fatto. Sono rimasto colpito dalle parole della sorella dello Tsar, la granduchessa Olga, che nella sua biografia del 1960 ha dichiarato: 'Ho sempre seguito la politica estera sovietica con grande interesse. Quasi nulla è diverso dal corso adottato da mio padre e da Nicky' (da Alessandro III e Nicola II). La differenza è che la politica sovietica ha lavorato con la violenza e le menzogne, le politiche dello Tsar lavoravano attraverso la pace e la sincerità.

 

Ci può fare un esempio di questo?

Che cosa sarebbe successo se la rivoluzione non avesse avuto luogo? Sappiamo (e Churchill lo ha espresso molto bene nel suo libro, 'The World Crisis 1916-1918') che la Russia era sull'orlo della vittoria nel 1917. È per questo che i rivoluzionari sono intervenuti a quel tempo. Avevano una finestra di tempo molto stretta in cui operare prima che avesse inizio la grande offensiva della primavera del 1917.

Se non ci fosse stata la rivoluzione, la Russia avrebbe sconfitto gli austro-ungarici, il cui esercito multinazionale e soprattutto slavo era comunque sul punto dell’ammutinamento e del collasso. Poi la Russia avrebbe respinto i tedeschi, o meglio i loro signori della guerra prussiani, a Berlino. In altre parole, la situazione sarebbe probabilmente stata simile a quella nel 1945 - con una sola eccezione vitale. Vale a dire che gli eserciti dello Tsar avrebbero liberato l’Europa centrale e orientale nel 1917-18, non invadendola, come nel 1944-45. E così avrebbero liberato Berlino come avevano liberato Parigi nel 1814, in modo pacifico e rispettoso, senza gli errori e le ubriachezze commessi dall'Armata Rossa.

 

Che cosa avrebbe potuto succedere, allora?

La liberazione di Berlino, e quindi della Germania, dal militarismo prussiano avrebbe sicuramente portato alla smilitarizzazione e alla regionalizzazione della Germania, al ripristino di qualcosa della Germania pre-1871, la Germania di cultura, musica, poesia e tradizione. Questa sarebbe stata la fine del Secondo Reich di Bismarck, che a sua volta era un revival del Primo Reich dell’eretico militarista Carlo Magno e che ha portato a sua volta direttamente al Terzo Reich di Hitler.

Se la Russia fosse stata vittoriosa, ci sarebbe stata un'umiliazione del governo tedesco / prussiano, il Kaiser sarebbe stato inviato in esilio, forse in qualche isola remota come avvenne per Napoleone. Ma non ci sarebbe stata alcuna umiliazione dei popoli tedeschi, il risultato del terribile trattato di Versailles, che ha portato direttamente agli orrori del fascismo e della seconda guerra mondiale. E che, tra l'altro, ha portato direttamente al Quarto Reich dell'Unione europea di oggi.

 

La Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti non si sarebbero opposti ai rapporti della Russia vittoriosa con Berlino?

Francia e Gran Bretagna, impantanate nelle loro sanguinose trincee o forse ormai raggiunti i confini francese e belga con la Germania, non avrebbero potuto obiettare, perché la vittoria sulla Germania del Kaiser sarebbe stata soprattutto una vittoria russa. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, non sarebbero mai entrati in guerra, se la Russia non fosse stata prima messa fuori combattimento - in parte per il finanziamento degli Stati Uniti ai rivoluzionari, questo va detto. E questo di per sé è il motivo per cui gli Alleati hanno fatto del loro meglio per eliminare la Russia dalla guerra, perché non volevano una vittoria russa. Tutto quello che volevano dalla Russia era carne da cannone per esaurire la Germania, al fine di prepararla per la sconfitta da parte degli Alleati, in modo da poter finire la Germania e prenderne il controllo.

 

Gli eserciti russi si sarebbero ritirati da Berlino e dall’Europa orientale poco dopo il 1918?

Sì, certo. Ecco un'altra differenza con Stalin, per il quale la 'Sovranità', il secondo elemento nel motto dell'Impero ortodosso, era stata deformata in totalitarismo che significava l'occupazione, l'oppressione e lo sfruttamento per mezzo del terrore. Dopo la caduta degli Imperi tedesco e austro-ungarico, ci sarebbe stata una libertà per l'Europa orientale con trasferimenti di popolazione nelle aree di frontiera e la creazione di nuovi paesi senza minoranze, come una nuova Polonia riunita, Cechia, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Russia carpatica, Romania, Ungheria e così via. Ciò avrebbe creato una zona demilitarizzata in tutta l’Europa centrale e orientale.

Questa sarebbe stata un Europa orientale con frontiere razionali e protetto, evitando così gli errori degli Stati conglomerati come le future, e ora passate, Cecoslovacchia e Jugoslavia. Per quanto riguarda la Jugoslavia, nel 1912 lo Tsar Nicola aveva già istituito un’Unione dei Balcani, al fine di evitare ulteriori guerre balcaniche. È vero, questo non era riuscito a causa degli intrighi del principino tedesco Ferdinand in Bulgaria e gli intrighi nazionalisti in Serbia e Montenegro. Possiamo immaginare che, dopo una prima guerra mondiale, in cui la Russia era stata vittoriosa, una tale unione doganale, istituita con frontiere eque, avrebbe potuto diventare permanente. Coinvolgendo Grecia e Romania, avrebbe potuto finalmente stabilire la pace nei Balcani, dalla libertà garantita sotto il protettorato russo.

 

Quale sarebbe stato il destino dell'impero ottomano?

Gli Alleati avevano già concordato nel 1916 che alla Russia sarebbe stato permesso di liberare Costantinopoli e controllare il Mar Nero. Questo è solo ciò che la Russia avrebbe potuto ottenere sessant'anni prima, evitando i massacri turchi in Bulgaria e in Asia Minore, se non fosse stato per l'invasione della Russia in Crimea da parte di Francia e Gran Bretagna. (Ricordiamo come lo Tsar Nicola I fu sepolto con una croce d'argento raffigurante Aghia Sophia, la Chiesa della Sapienza di Dio, 'in modo che in cielo non si dimenticasse di pregare per i suoi fratelli d'Oriente'). L'Europa cristiana sarebbe stata finalmente liberata dall'oppressione ottomana.

Gli armeni e i greci dell'Asia Minore sarebbero anche stati protetti e i curdi avrebbero avuto un proprio Stato. Ma più di questo, gli ortodossi della Palestina e gran parte della futura Siria e Giordania sarebbero giunti sotto la protezione russa. Non ci sarebbe stata nessuna delle guerre permanenti che vediamo nel Medio Oriente di oggi. Forse le situazioni dell’Irak e dell'Iran di oggi avrebbero potuto essere evitate. Le implicazioni di tutto ciò sono enormi. Possiamo immaginare una Gerusalemme controllata dai russi? Anche Napoleone ha riconosciuto che 'colui che controlla la Palestina, controlla il mondo intero'. Questo è noto oggi in Israele e negli Stati Uniti.

 

Quali sarebbero state le implicazioni in Asia?

Pietro I aveva aperto una finestra sull'Europa. Era il destino di Nicola II di aprire una finestra sull'Asia. Nonostante la sua generosa costruzione di chiese in Europa occidentale e in America, aveva solo un interesse limitato nell’Ovest cattolico / protestante e nelle sue estensioni nelle Americhe e in Australia, perché questo aveva e ha solo un interesse limitato per la Chiesa. In Occidente, c'è stato e c’è relativamente poco potenziale di crescita per il cristianesimo ortodosso. Infatti, oggi, solo una piccola percentuale della popolazione mondiale vive nel mondo occidentale, anche se questo copre un vasto territorio.

L’obiettivo dello Tsar Nicola di servire Cristo era quindi più interessato all'Asia, in particolare all'Asia buddista. Aveva cittadini ex-buddisti nell'impero russo che si erano convertiti a Cristo, e sapeva che il buddismo, come il confucianesimo, non è una religione, ma una filosofia. I buddisti lo chiamavano 'Il Tara (Re) bianco'. Così ha lavorato con il Tibet, dove è stato chiamato 'Chakravartin' ('Il Re della Pace'), Mongolia, Cina, Manciuria, Corea e Giappone, paesi dal grande potenziale. Era anche preoccupato dell'Afghanistan, dell'India e del Siam (Thailandia). Il re del Siam, Rama V, aveva visitato la Russia nel 1897 e lo Tsar aveva impedito al Siam di diventare una colonia francese. Questa era un’influenza che si sarebbe diffusa in Laos, Vietnam e Indonesia. In termini di popolazione di questi paesi hanno quasi la metà del mondo di oggi.

In Africa, con un settimo della popolazione mondiale di oggi, lo Tsar aveva relazioni diplomatiche con l'Etiopia e la proteggeva con successo dal colonialismo italiano, intervenendo anche a nome del Marocco e anche dei boeri in Sudafrica. Il suo odio di quello che gli inglesi avevano fatto ai boeri, uccidendoli nei campi di concentramento, è ben noto. Possiamo pensare che deve aver pensato la stessa cosa del colonialismo francese e belga in Africa. Era anche rispettato dai musulmani, che lo chiamava 'Al-Padishah', 'Il Gran Re'. In generale, le sacrali civiltà orientali avevano molto più rispetto per 'lo Tsar bianco' che per l'Occidente borghese.

È significativo che in seguito anche l'Unione Sovietica si oppose alle crudeltà del colonialismo occidentale in Africa. Anche qui c'è continuità. Oggi ci sono missioni ortodosse russe in Thailandia, Laos, Indonesia, India e Pakistan, così come chiese in Africa. Penso che il gruppo contemporaneo BRICS, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, sia anche molto rappresentativo di ciò che la Russia avrebbe potuto raggiungere 90 anni fa, come membro di un gruppo di paesi indipendenti. In effetti, l'ultimo Maharaja dell'Impero Sikh, Duleep (Dalip) Singh (+ 1893), aveva chiesto allo Tsar Alessandro III di liberare l'India dallo sfruttamento e dall’oppressione britannica.

 

Così l’Asia avrebbe potuto essere colonizzata dalla Russia?

No, sicuramente non colonizzata. La Russia imperiale era anti-coloniale e anti-imperialista. Dobbiamo solo confrontare l'espansione russa in Siberia, che fu fondamentalmente tranquilla, con l'espansione europea nelle Americhe, che fu fondamentalmente genocida. Gli stessi popoli - i nativi americani sono fondamentalmente siberiani - sono stati trattati in modi totalmente diversi. Naturalmente, ci sono stati in Siberia e nell'America russa (Alaska) sfruttamenti di mercanti russi e di cacciatori di pellicce ubriaconi che si comportavano come cowboy nei confronti della popolazione locale. Questo lo sappiamo dalla vita di Sant'Herman d'Alaska e dai missionari in Russia orientale e in Siberia, come Santo Stefano di Perm e San Macario dell'Altai, ma questo non era la regola e non ci fu alcun genocidio.

 

Tutto questo è molto bello, ma non è molto rilevante parlare di ciò che avrebbe potuto essere. È tutto ipotetico.

Sì, è ipotetico, ma l'ipotesi ci può dare una visione per il futuro. Potremmo visualizzare tutti gli ultimi 95 anni di storia del mondo come una pausa, un'aberrazione catastrofica di grandezza tragica che ha ucciso centinaia di milioni di persone. Questo perché il mondo è diventato sbilanciato dopo la caduta del baluardo della Russia cristiana, la cui caduta è stata attuata dal capitale transnazionale, al fine di creare un 'mondo unipolare'. E questo è solo il codice per il Nuovo Ordine Mondiale di un governo mondiale, cioè un'universale tirannia anti-cristiana.

Solo se si capisce questo, si può avere una visione per il futuro. Questa visione è quella di supporre che dopo il luglio 2018, possiamo ancora essere in grado di riprendere da dove avevamo lasciato nel luglio 1918, e raccogliere insieme i frammenti e le oasi di civiltà ortodossa in tutto il mondo, prima della fine. Per terribile che sia la situazione attuale, c'è sempre la speranza che nasce dal pentimento. Il pentimento significa tornare indietro, e questo è ciò di cui abbiamo parlato, riprendere dal punto in cui il mondo ha deviato in quella terribile notte epocale a Ekaterinburg nel luglio 1918.

 

Quale sarebbe il frutto di tale pentimento?

Un nuovo impero ortodosso, centrato in Russia, con Ekaterinburg, il centro del pentimento, come capitale spirituale, e quindi la possibilità di riequilibrare tutta questo tragico mondo squilibrato.

 

Potrebbe essere accusato di essere troppo ottimista?

Sì, questo è molto ottimista. Ma guardi quanto è successo nell'ultima generazione, dal momento della celebrazione del millennio del Battesimo della Rus' nel 1988. La situazione del mondo è stata trasformata, anzi trasfigurata, con il pentimento di abbastanza persone della vecchia Unione Sovietica da cambiare tutto il mondo. Gli ultimi 25 anni hanno visto una rivoluzione, l'unica vera rivoluzione, una rivoluzione spirituale, il ritorno alla Chiesa. Supponiamo che la prossima generazione continui in quel pentimento rivoluzionario? Dato il miracolo storico che abbiamo già visto, che sembrava un sogno ridicolo per noi che sono nati durante i timori nucleari della guerra fredda e possiamo ricordare gli anni '50, '60, '70 e '80 spiritualmente cupi, perché non dovremmo prevedere almeno alcune delle possibilità sopra citate?

Nel 1914 il mondo è entrato in un tunnel. Durante la Guerra Fredda abbiamo vissuto in quel tunnel e non abbiamo potuto vedere luce né dietro di noi, né di fronte a noi. Oggi siamo ancora nel tunnel, ma ora possiamo effettivamente vedere un barlume di luce davanti a noi sulla strada. Certamente questa è la luce alla fine del tunnel? Ricordiamo le parole del Vangelo: 'Con Dio tutto è possibile'. Sì, umanamente, tutto quanto sopra è molto ottimista e non vi è alcuna garanzia di nulla. Tuttavia, l'alternativa a quanto sopra non è solo pessimista, è apocalittica. Il fatto che il tempo è breve è la nostra principale ansia. Ci affrettiamo in una battaglia contro il tempo. E questo deve essere un monito e una chiamata per tutti noi.

 
L'Ortodossia di Tom Hanks

Tom Hanks oggi è forse il più famoso cristiano ortodosso tra le stelle del cinema di Hollywood (è un convertito adulto in seguito al matrimonio con Rita Wilson, la cui famiglia è parte dell’Arcidiocesi greca d’America). Riportiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” la traduzione italiana di un articolo dal blog Mystagogy di John Sanidopoulos, che tratta della figura di Tom Hanks e del suo approccio personale alla fede ortodossa.

 
Il metropolita Antonij chiarisce la posizione della Chiesa sulla vaccinazione contro il coronavirus

il metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol e Brovary. Foto: antoniy.com.ua

La Chiesa non vieta la vaccinazione, la decisione se farsi vaccinare o meno dovrebbe essere presa da una persona in modo indipendente e volontario, ha affermato il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.

Il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij (Pakanich) di Borispol e Brovary, ha presentato nel programma "Chiesa e società" tre posizioni fondamentali della Chiesa ortodossa ucraina sui temi della vaccinazione.

Innanzitutto, il metropolita ha osservato che non esistono documenti ufficiali della Chiesa che vietino ai parrocchiani o al clero di farsi vaccinare contro il coronavirus o altre malattie, e "se sentite che qualcuno vieta le vaccinazioni e lo motiva con il credo religioso, è necessario capire che questo è l'atteggiamento personale di quella persona, non la posizione ufficiale".

A suo avviso, la questione della vaccinazione non è religiosa e ogni persona deve decidere autonomamente se vaccinarsi o meno, tenendo conto dello stato di salute e delle raccomandazioni mediche. Ma la Chiesa ha una serie di posizioni di principio riguardo alla vaccinazione, e il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina le ha espresse ancora una volta.

Innanzitutto, qualsiasi vaccinazione – contro il coronavirus o altre malattie – deve essere volontaria. Una persona può rifiutarla e la legislazione ucraina prevede tale possibilità, ma allo stesso tempo "devono capire che sono responsabili dello stato della loro salute e della loro famiglia".

In secondo luogo, le informazioni sulla composizione del vaccino dovrebbero essere trasparenti e aperte. Il metropolita ha chiarito che i vaccini contro il coronavirus sono ancora "giovani", e le informazioni sulle sostanze di cui sono composti sono pochissime. Allo stesso tempo, è importante per un cristiano sapere se il preparato contiene linee cellulari ottenute da bambini abortiti, divieto fondamentale per un credente.

In terzo luogo, il rifiuto di farsi vaccinare non dovrebbe portare a una restrizione dei diritti umani e delle libertà, e "la Chiesa insiste sul fatto che la questione della vaccinazione non può essere un motivo per limitare i nostri diritti che ci vengono dati da Dio stesso", ha sottolineato il metropolita Antonij.

Come riportato, il papa e il capo del Fanar hanno invitato tutti a farsi vaccinare contro il coronavirus.

 
Sergej Mudrov: L’Ortodossia nella città della Sindone

Ho dovuto viaggiare da Nizza a Torino con diversi trasferimenti. In un primo momento, sono arrivato in treno alla stazione di confine di Ventimiglia, sul versante italiano del confine, e da lì alla stazione di Cuneo. E già da Cuneo sono stato in grado di prendere un treno per Torino. È in questa città nel nord-ovest d'Italia, ai piedi delle Alpi occidentali, che migliaia di pellegrini vengono a vedere la famosa Sindone che mostra miracolosamente il volto del Cristo morto. In generale, la reliquia è accessibile ogni dieci anni (la Sindone è stata esposta l'ultima volta alla venerazione dei fedeli nella primavera del 2010). Tutto il resto del tempo è nascosta agli occhi umani in una teca speciale posta sul lato sinistro della Cattedrale di San Giovanni Battista, nel cuore di Torino, in via XX settembre.

La cappella delle reliquie nella chiesa di Maria Ausiliatrice

Sì, è questa città italiana che ha l’onore di custodire la famosa Sindone. Anche se vi sono altri luoghi sacri: non così noti, ma non per questo meno significativi. Ad esempio, nella basilica di Maria Ausiliatrice (a solo 15-20 minuti a piedi dalla cattedrale) nella cappella sotterranea delle reliquie ci sono reliquie di santi provenienti da tutto il mondo. Mi è stato detto che questa è la più grande collezione al mondo di reliquie di santi. Forse lo è. Ma per di più, anche una regione "tradizionale" cattolica non manca della presenza della vera fede. A Torino ci sono quattro chiese ortodosse di tre giurisdizioni: i patriarcati di Costantinopoli (una parrocchia), Mosca (una parrocchia) e Romania (due parrocchie) Ci sono in città una comunità dei Vecchi Credenti (della Concordia di Belokrinitsa) e anche dei romeni vecchio-calendaristi che rimangono, purtroppo, al di fuori della comunione eucaristica con le altre Chiese ortodosse.

La chiesa ortodossa di san Massimo, vescovo di Torino

La chiesa del Patriarcato di Mosca, dedicata a san Massimo, vescovo di Torino (V secolo), si può trovare senza troppe difficoltà. È a poche centinaia di metri dal capolinea del tram numero 3 (15 minuti di percorso dalla cattedrale) ed è una chiesa singolare, situata sul pittoresco sfondo di una piccola collina. Questa chiesa (cattolica), di proprietà di un ente religioso, è stata offerta in uso gratuito agli ortodossi nove anni fa. Tuttavia, la condizione importante è che la parrocchia deve farsi carico di tutte le spese e delle piccole riparazioni correnti. Così i cattolici risparmiano le spese inutili, e gli ortodossi ottengono un luogo per celebrare le funzioni. Certamente non su base permanente: i cattolici, se lo si desiderano, possono risolvere il contratto di comodato, e in tal caso gli ortodossi avranno di nuovo bisogno di cercare un luogo di culto.

- E così abbiamo dovuto girare molto per la città nei primi anni dopo la fondazione della comunità - mi ha detto l'igumeno Ambrogio (Cassinasco), rettore della parrocchia di san Massimo. - Abbiamo svolto le funzioni in alcune chiese cattoliche non utilizzate, in cappelle, anche in un appartamento. È un'ottima cosa che nel 2001 ci abbiano affidato la chiesa in strada Val San Martino: è molto adatta al culto ortodosso e ha un aspetto meraviglioso.

L'igumeno Ambrogio (Cassinasco)

La comunità in onore di San Massimo è stata fondata a Torino nel 1993, grazie agli sforzi dello ieromonaco Dimitri (Fantini, oggi igumeno, rettore della chiesa dei santi Sergio di Radonezh, Serafino di Sarov, e Vincenzo di Saragozza a Milano). Padre Ambrogio (Cassinasco) ha servito come diacono a Torino dal febbraio 1996 all'agosto 1997 e successivamente è stato ordinato sacerdote. È stato nominato rettore della parrocchia nel giugno 2001.

- Sono nato a Torino nel 1967, in una famiglia nominalmente cattolica - dice padre Ambrogio. - Verso la fine degli anni '60 nella nostra società si è delineata chiaramente una tendenza al "libero pensiero": i genitori evitavano di imprimere una visione del mondo sui loro figli, dando loro la massima libertà di selezione. Alla fine, sono stato lasciato senza un rifugio spirituale. È iniziata una ricerca: mi sono interessato a religioni orientali, mi sono rivolto ai vecchi cattolici. Ma il punto di svolta per me è stata l'introduzione alle chiese ortodosse di Torino. A quel tempo, nella nostra città c'erano due comunità ortodosse: una romena, la seconda non canonica, guidata da un sacerdote italiano che aveva lasciato il Patriarcato di Mosca.

- Inoltre, ha avuto un grande impatto su di me la lettura della biografia dello ieromonaco Seraphim (Rose), - continua padre Ambrogio. Al passaggio all'Ortodossia (alla festa di Pentecoste del 1995), ho subito chiesto la tonsura al monachesimo. Dopo essere stato ordinato ierodiacono (nel febbraio del 1996) e ieromonaco (nell'agosto del 1997) ho servito a Milano e Torino. Il servizio alle due parrocchie è continuato fino al giugno 2001, quando per decisione di vladyka Innokentij (Vasiliev), sono stato alla fine assegnato a Torino.

Da allora, batjushka si prende cura della comunità del Patriarcato di Mosca nel capoluogo piemontese.

La parrocchia in onore di san Massimo ha una forte componente nazionale: oltre l'80 per cento dei suoi parrocchiani sono moldavi. Questo non dovrebbe sorprendere: gli abitanti della Moldova emigrano attivamente in Italia, dove la loro vicinanza alla lingua italiana li aiuta a superare facilmente le barriere linguistiche. Le altre nazionalità sono rappresentate nella parrocchia da russi, ucraini, serbi, macedoni, georgiani. Ci sono anche ortodossi italiani (circa 20 persone). Naturalmente, le lingue di culto sono scelte dal rettore, in base alla componente nazionale: nella Chiesa sono in moldavo (padre Ambrogio chiama la lingua romeno), slavonico e italiano.

- Data la composizione etnica della nostra parrocchia la lingua romena è forse dominante, dice batjushka. - Ci sono invece situazioni in cui alle funzioni vengono circa per metà persone di lingua slava (anche questo accade), e allora viene data priorità allo slavo ecclesiastico. Per la predicazione è complicato. Naturalmente, posso predicare nella mia lingua e, con qualche sforzo, in romeno. In russo, ahimè, non riesco a fare più di un paio di suggerimenti.

L'interno della chiesa di san Massimo, vescovo di Torino

Attualmente le funzioni nella parrocchia di san Massimo si celebrano il sabato sera (Veglia) e la domenica mattina (Liturgia). Inoltre, si celebra la liturgia nelle dodici grandi feste e in altre grandi ricorrenze. Il numero dei parrocchiani alle funzioni della domenica varia da 100 a 200.

- Per me è molto complicato servire da solo - riconosce padre Ambrogio. - Nei giorni lavorativi a volte non abbiamo nemmeno un coro. A volte è necessario servire in una chiesa quasi vuota. E la domenica, ci sono le difficoltà di ascoltare le confessioni. Se potessi dividermi in due tra la confessione e l'altare! Ahimè, questo non è possibile. Allo stesso tempo, gli inviti a venirsi a confessare in altri giorni rimangono la voce di uno che grida nel deserto.

Tuttavia, il parroco parla in modo critico anche della struttura delle confessioni fatte la domenica.

- Francamente, sono un po' stanco di sentire confessioni come questa: "Padre, ho fatto tutti i peccati possibili". Al che rispondo, "beh, allora dovrei darti tutte le penitenze possibili... dimmi almeno un peccato specifico". E in risposta, o il silenzio o qualcosa di incomprensibile. Se ascolto una o due confessioni formaliste di questo genere, non è niente, ma quando tali confessioni sono centinaia inizio a sentirmi a disagio.

- Certo, ho davvero bisogno di aiuto, almeno per il sacramento della penitenza – riconosce il parroco. - Tra noi a Torino c'è un sacerdote dalla Moldova, ma lavora in un cantiere, e non può celebrare su base regolare. Formalmente, l'arciprete Gheorghe è subordinato al metropolita Vladimir di Chişinău, anche se ha un permesso dell'Arcivescovo Innokentij di Korsun per servire nella nostra parrocchia.

- Per fortuna, non abbiamo conflitti di lingua o di calendario, - sottolinea il padre Ambrogio. - Per la verità, una o due famiglie bulgare ci hanno chiesto di celebrare funzioni festive secondo il nuovo calendario, ma abbiamo chiesto loro di frequentare tali funzioni in una parrocchia di nuovo calendario. Dopo tutto, le altre comunità ortodosse di Torino, tranne la nostra, i vecchi credenti e i vecchi calendaristi romeni (non canonici) seguono il calendario gregoriano.

- E come sono i vostri rapporti con la maggioranza religiosa, i cattolici romani? Sono interessato a saperlo.

- Non è la prima volta che mi fanno questa domanda - sorride batjushka. - In qualche modo, molti credono che per noi questo sia il problema numero uno. In realtà non lo è. Vi sono alcune tensioni e conflitti nel sud Italia. Nel nord, per fortuna, si convive più o meno pacificamente. E il problema dei rapporti con i cattolici non è per noi di primaria importanza.

- Che cosa è dunque più importante per voi?

- Penso che i nostri problemi non siano nuovi. Come scrive l’Ecclesiaste, "non c'è niente di nuovo sotto il sole." Cerco di convincere le persone che si considerano ortodosse a frequentare le funzioni almeno la domenica. Li spingo a confessarsi più spesso di una volta all'anno. Cerco di convincere gli ortodossi a partecipare alla Veglia almeno una volta nella vita… Infine, cerco di spiegare che la domenica dovrebbe essere dedicata a Dio, e non a qualche affare personale e presumibilmente molto urgente.

Torino

- Un altro problema è l'osservanza dei digiuni. Le nostre parrocchiane lavorano spesso nelle famiglie, nei lavori domestici, prendendosi cura degli anziani. Naturalmente, devono mangiare ciò che preparano per gli anziani. Devo spiegare loro che se in periodo di digiuno assaggiano un pezzo di carne durante la cottura questo non è il loro più grande problema. È necessario evitare il formalismo e non preoccuparsi perché si è stati forzati a mangiare una fetta di formaggio in giorno di digiuno, ma piuttosto per la mancanza di una preghiera regolare e della rinuncia a una varietà di intrattenimenti mondani.

Naturalmente, le preoccupazioni di padre Ambrogio, come pastore e rettore, sono abbastanza chiare. E per lui vanno in prima linea. Ma trovo ancora difficile escludere la questione prioritaria del rapporto con i cattolici. Dopo tutto gli ortodossi, di fatto, fino a quando saranno ospiti presso la chiesa di strada Val San Martino? Ed è improbabile che siano in grado di contare su un'ospitalità eterna. I tempi stanno cambiando e nessuno sa dove i venti del cambiamento soffieranno domani.

- Sì, certo, questo tempio appartiene a un ordine religioso, ma le suore non lo usano - conferma il rettore -. Non perché non desiderano usarlo, ma non vogliono spendere soldi per le riparazioni ordinarie. Finora a queste riparazioni pensiamo noi. Ma non escludo che in una situazione in cui la chiesa abbia bisogno di riparazioni importanti (i cui costi possono superare le decine di migliaia di euro) le suore ci chiedano di cambiare i termini del nostro contratto, o di trovare un altro affittuario. È possibile che possano vendere la chiesa, o anche donarla - per non avere un onere di costi sproporzionato.

- E la Chiesa potrebbe diventare proprietà del Patriarcato di Mosca?

- In teoria, sì. Ma in pratica, questo significa che dovremmo pagare tasse enormi come privati ​​proprietari di edifici religiosi. L'esenzione fiscale è possibile solo in caso di riconoscimento ufficiale del Patriarcato di Mosca da parte dello stato italiano.

Come spiega batjushka, tra tutte le giurisdizioni ortodosse in Italia finora ha ricevuto lo status ufficiale solo l’Arcidiocesi greca del Patriarcato di Costantinopoli. Mosca ha fatto una richiesta simile nel 2006. È possibile che si debba attendere almeno 10-15 anni. "La burocrazia italiana è una delle più complicate del mondo" - constata con rammarico padre Ambrogio.

Volto della Sindone di Torino

- Credo che potremmo tentare di aprire una seconda parrocchia del Patriarcato di Mosca a Torino - sostiene batjushka. - Perché no? Dopo tutto, non tutti hanno facilmente accesso alla nostra zona. E ad alcuni, possibilmente, non piace l'atteggiamento del parroco. A Torino ci sono molti immigrati ortodossi. Non conosco i numeri esatti per la città, ma nella regione Piemonte vivono circa 11.000 moldavi! Oltre agli slavi orientali: russi, bielorussi e ucraini.

- Personalmente sono contento di essere uno dei pochi sacerdoti ortodossi in Italia che non sono obbligati a un lavoro secolare - dice padre Ambrogio. Per questo posso essere un prete per tutta la settimana, e non solo nei fine settimana. Le persone sono consapevoli di questo e spesso si rivolgono a me. Nel mio appartamento il telefono a volte suona come a un centralino telefonico. In questo caso, si rivolgono a me con tutti i tipi di richieste: problemi psicologici, familiari e legali, richieste di aiuto nella ricerca di un lavoro. A volte mi rallegro tra me di non avere avuto solo una formazione teologica, ma di avere anche studiato per un po' giurisprudenza. Tra tutto, qualcosa di utile.

Tuttavia, il padre aiuta le persone non solo tramite consigli. C'è anche il supporto materiale. Aiuti umanitari (di solito cibo) sono destinati principalmente a coloro che, arrivati in una terra straniera, sono rimasti praticamente senza un soldo. Ma per una più ampia catechesi parrocchiale e per pellegrinaggi di grandi dimensioni la parrocchia è in condizioni peggiori: il rettore per questo non ha né il tempo né le forze.

- A volte organizzo conversazioni teologiche con i parrocchiani, ma non capita spesso - dice padre Ambrogio. - Con i pellegrinaggi è ancora più difficile. In Italia non è facile organizzare tutto. Una volta ho organizzato un pellegrinaggio a Bari, ma dopo sono rimasto così esausto che ho avuto bisogno di circa un mese per riprendermi. Si può solo sperare che qualcuno nella parrocchia sia in grado di assumersi la parte organizzativa.

- In generale, sono molto triste che anche qui, lontano dalla patria, molti ortodossi non si sforzano di vivere una vita di chiesa. Negli ultimi anni ho battezzato circa 500 bambini. Ma alla domenica i bambini alla Liturgia sono solo 10-15. Non posso fare a meno di chiedermi: dove sono finiti gli altri? - si lamenta batjushka.

Triste, ma vero: nella città della famosa Sindone i problemi delle comunità ortodosse sono molto simili alle difficoltà che si incontrano in altre città e paesi, così prive di significativi luoghi di pellegrinaggio. Forse chi vive stabilmente a Torino ha una sensazione di "dipendenza" per la vicinanza di questa reliquia, un racconto mistico del Salvatore. Forse è molto peggio un'altra cosa: l'indifferenza di tutti i giorni al grande luogo santo del culto ortodosso, al sacramento dell'Eucaristia, che, ahimè, molti ignorano e trascurano. In effetti, dove sono tutti coloro che almeno una volta sono andati in chiesa da padre Ambrogio? E cosa impedisce loro di tornare?

La Sindone di Torino ci offre il volto del Cristo morto. Nella Chiesa ortodossa, ci viene incontro il volto di Cristo risorto e trionfante. Non parliamo solo di morte, ma di risurrezione. Vorrei sperare che le centinaia di cristiani ortodossi che vengono in Piemonte a pregare presso la santa Sindone, o semplicemente a "toccare il miracolo" possano trovare la strada della chiesa ortodossa. Per passare dal miracolo al miracolo: la santa Divina Liturgia.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (10)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il decimo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno storico. Gli estratti provengono da The First European Revolution, c. 970–1215 (La prima rivoluzione europea, c. 970-1215), del noto storico di questo periodo, R. I. Moore, Blackwell, 2000. Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l'erudito autore.

Dalla prefazione. Il secolo XI: la novità cattolica contro la Tradizione ortodossa.

Come quasi tutto quello che ho scritto fino a questo punto, questo libro ha la sua origine nella conclusione più inaspettata del mio primo lavoro sull'eresia popolare nel XII secolo, e cioè che molti di coloro che furono accusati di deviare dagli insegnamenti e pratiche tradizionali della Chiesa erano in realtà aggrappati tenacemente a ciò che era sempre stato usuale.

Al contrario, i loro accusatori, anche se si credevano gli strenui difensori della tradizione contro le 'novità' nella fede o nel culto propugnati dai loro (spesso perplessi) avversari, erano in realtà innovatori radicali e dinamici in questi come in tanti altri aspetti della vita sociale e culturale.

pp. 1-4. L'Europa come la conosciamo è nata nel secondo millennio.

Gli europei, per tutto il tempo in cui sono stati europei... hanno nutrito la convinzione di essere gli eredi - eredi speciali e particolari - delle civiltà classiche del mondo mediterraneo, e che la loro civiltà è il prodotto della fusione delle civiltà razionali e umanistiche della Grecia e di Roma, con le intuizioni spirituali e le forze morali della tradizione religiosa giudeo-cristiana. Questa convinzione, come molte altre caratteristiche della civiltà europea, è un prodotto dei secoli XI e XII, quando l'Europa nord-occidentale, che era stata a lungo una zona periferica della civiltà cittadina (una frase goffa ma espressiva coniata dall'islamista americano Marshall G. Hodgson) basata sul Mediterraneo, è diventata per la prima volta la sede di una civiltà a sé stante.

Certamente la nuova civiltà deve molto sia al passato greco-romano sia a quello giudeo-cristiano, e soprattutto ai testi tramandati da quelle civiltà e alle capacità intellettuali e tecniche connesse alla loro trasmissione e uso. L'argomento di questo libro, che l'Europa è nata nel secondo millennio dell'era cristiana, e non nel primo, è ben lungi dal cercare di minimizzare o svalutare i risultati delle epoche classica e patristica, o di negare la loro indispensabilità per la nostra Europa. Ma non è la stessa cosa che dire tali risultati fossero realizzazioni europee, o che la loro storia fosse storia europea. Soprattutto, non è la stessa cosa dire, come viene spesso detto, che questi lasciti hanno formato o plasmato l'Europa. Non lo hanno fatto. Hanno di certo fornito un magazzino essenziale di materiali - sociali, economici e istituzionali, nonché culturali e intellettuali - ma da quel magazzino, come vedremo più volte, gli uomini e le donne dei secoli XI e XII hanno preso quello che volevano per la propria costruzione complessa e altamente idiosincratica, e hanno scartato ciò che non volevano. 'Non solo è appropriato per il nuovo cambiare il vecchio', scrisse Arnoldo di Ratisbona intorno al 1030, 'ma se il vecchio è in disordine dovrebbe essere interamente gettato via, o se è conforme al corretto ordine delle cose, ma è di minor uso dovrebbe essere sepolto con rispetto'. I suoi contemporanei e successori più comunemente deprecavano l'innovazione come pericolosa e malfamata, e modestamente insistevano che essi stessi non stavano facendo altro che ripristinare cimeli rotti e offuscati in qualcosa che si avvicinava al loro antico splendore. La verità è che quando non trovavano ciò di cui avevano bisogno tra le reliquie del passato, sia che fosse un collare per consentire ai loro pochi e preziosi cavalli di tirare carichi pesanti senza strangolarsi, o un principio più duro ma più efficace per governare l'eredità delle proprietà fondiarie, non esitarono a inventarselo.

L'esempio del collare da cavallo, che sembra essere apparso nel IX secolo e fu essenziale per le rivoluzioni agrarie e del trasporto dei secoli XI e XII, è un ricordo delle notevoli conquiste dei secoli carolingi.

Per lo stesso motivo l'emergere dell'eredità per primogenitura, non meno essenziale per l'articolazione della caratteristica ed unica struttura sociale di Europa dell'ancien regime, conferma che gli sviluppi decisivi e le scelte decisive che hanno fatto l'Europa sono venuti dopo l'anno 1000, non prima. La mappa dell'impero di Carlo Magno anticipa quella della Comunità economica europea, quale è stata istituita nel 1956, e l'Unione europea, che si è ora estesa ben oltre tali confini onora i suoi servitori più illustri con un premio che porta il suo nome.

Tuttavia, l'impero carolingio era uno stato successore, il più grande di molti nelle periferie fatiscenti dell'Impero romano. Doveva ancora sviluppare forme permanenti o caratteristiche del proprio stato. In particolare, mancava di vita urbana, con la sua necessità e capacità di organizzare la vita della campagna intorno alla città, cosa che è e che definisce la civiltà. I semi del futuro erano lì, naturalmente, come lo sono sempre, e avevano cominciato a germogliare, ma non crebbero e non portarono frutto fino ai secoli XI e XII, e anche allora non in modo naturale e senza aiuto, ma perché erano stati coltivati ​​faticosamente e sapientemente.

La costruzione di una nuova civiltà richiese profondi cambiamenti nell'organizzazione economica e politica della campagna, pari a una trasformazione permanente nella divisione del lavoro, nelle relazioni sociali e nella distribuzione del potere e della ricchezza. Nel determinare quei cambiamenti, e ancora di più sostenere tali cambiamenti e i loro effetti, la cultura delle città ha svolto un ruolo indispensabile, dotando i suoi portatori di visione, raffinatezza tecnica, unità e coerenza di intenti necessaria per ottenere queste profonde modifiche. Poiché la portata e la profondità dei cambiamenti che accompagnano la comparsa della civiltà cittadina sono così grandi - perché, letteralmente, nulla sarebbe stato più come prima - gli archeologi comunemente descrivono questi cambiamenti nella loro totalità come 'la rivoluzione urbana'...

Nel sostenere la rivoluzione seguo le orme di alcuni dei più rispettati, e più rispettabili, dei medievalisti moderni. Nella prefazione di uno dei libri più influenti mai scritti sul Medioevo europeo sir Richard Southern, identificando uno sviluppo che quasi tutti sono d'accordo nel vedere come centrale, specificatamente caratterizzava 'il lento emergere di una aristocrazia cavalleresca' come una rivoluzione sociale, che a differenza di altre rivoluzioni sociali non conteneva 'alcun grande evento o momento chiaramente decisivo. Per questo motivo lo descrisse, insieme ad altre strutture connesse, come una 'rivoluzione segreta'...

pp 12-13. Il punto di svolta del secolo XI. Avrebbe potuto essere altrimenti. La storia occidentale è stata scritta dai 'vincitori'.

(La distinzione tra storia secolare ed ecclesiastica, come quella tra clero e laici, è naturalmente molto più vecchia del secolo XI: inizia nel quarto, con Costantino ed Eusebio, come tutti sanno. Qui l'argomento non è che l'undicesimo secolo abbia inventato queste distinzioni, ma che li abbia resi fondamentali per la società e la cultura europea, per la prima volta e in modo permanente.) Dal momento che questo è stato il fondamento su cui è stata costruita la civiltà europea, non è facile per i figli dell'Europa ricordare che avrebbe potuto essere altrimenti. La nostra storia è stata scritta dai vincitori nella lotta per creare questo ordine sociale, nella certezza che la loro vittoria era giusta, e perché era proprio inevitabile. Entro la metà del XII secolo hanno dominato quasi interamente la cronaca, e i loro discendenti spirituali hanno occupato le altezze della storiografia europea fino all'illuminismo, e gran parte dell'istruzione europea, compresa l'istruzione superiore, fino a buona parte del XX secolo.

pp 48-53. Incastellamento e feudalizzazione = controllo economico e riduzione in schiavitù.

In Provenza meno di una dozzina di castelli nella metà del X secolo erano diventati più volte quel numero nell'anno 1000, e forse un centinaio nel 1030; in Alvernia nove apparvero nel decimo secolo, quarantuno nella prima metà dell'XI; in Catalogna la guerra civile tra il 1020 e il 1060 permise ai castelli di nuova costruzione di fornire le basi per la riduzione in servitù dei contadini, e nella Charentes sessantuno castelli furono aggiunti entro il 1050 alla dozzina c'era nel 1000; nel Chartrain, e in Borgogna, la maggior parte dei castelli che esistevano nel 1050 erano di costruzione abbastanza recente. In seguito, mentre l'espansione a nord, est e sud dal trampolino delle roccaforti franche e renane cominciava ad acquistare impeto, la costruzione di castelli era sempre la prima priorità dei cavalieri conquistatori...

'Quando e come l'antica schiavitù si concluse', nelle parole di una famosa questione posta da Marc Bloch, rimane una questione complessa e vigorosamente contestata. L'istituzione della schiavitù continuò a lungo dopo che il tessuto formale del governo romano era scomparso, anche se fu scossa dagli sconvolgimenti successivi del quinto, settimo e nono secolo. Rinvigorita e brutalmente sostenuta dai codici legali degli stati germanici successori, riflettendo in questo caso la pratica comune, piuttosto che una semplice aspirazione, la schiavitù nel X secolo era ancora diffusa in tutto l'ex impero carolingio. Eppure, dal XII secolo era apparentemente scomparsa, per essere sostituita dalla caratteristica istituzione medievale della servitù della gleba, che abbracciava una proporzione molto maggiore della popolazione, in effetti pari in molte parti delle pianure d'Europa a tutta la popolazione produttiva. Così, almeno, sostengono molti studiosi, e vi sono state molte erudite controversie per elaborare e spiegare una distinzione tra due istituzioni abitualmente descritte con la stessa parola (servus).

Dal punto di vista attuale, tuttavia, il passaggio dalla 'schiavitù' a 'servitù' fu importante non tanto a causa di tutte le modifiche che potrebbero essere state implicate nel caso degli individui sopra descritti, quanto perché diventò la condizione di quasi tutta la popolazione rurale piuttosto che di una sua percentuale relativamente piccola.

I servi o mancipii del IX secolo erano discendenti, per la maggior parte, dagli schiavi dell'antichità, i loro numeri erano rabboccati da catture in guerra e da punizioni legale, ma ancora (a parere della maggior parte degli studiosi), erano pari a non più di un piccola minoranza della forza lavoro agricola. Servi, colliberti, villani, homines e così via, che nelle regioni di pianura costituivano la grande maggioranza della popolazione del XII secolo erano i discendenti, per la maggior parte, di uomini e donne liberi ...

Il dettaglio diventa più fine e più ricco con ogni nuova monografia regionale o indagine archeologica, ma l'immagine rimane essenzialmente la stessa. Da circa la fine del X secolo, e un po' prima al sud che al nord, la società europea è stata riorganizzata da dentro e intorno ai castelli che rapidamente si moltiplicavano. Il loro scopo era meno militare che economico, di agire come centri da cui le comunicazioni potevano essere comandate, gli affitti e pedaggi incassati, e la campagna controllata.

Le apparenti eccezioni confermano la regola. L'assenza di castelli in Inghilterra prima della conquista normanna del 1066 era un segno evidente della continuità e completezza dell'autorità reale - e la stessa autorità permetteva di sfruttare più efficacemente la ricchezza della campagna per mezzo di una rete di mercati ben sorvegliati nei borghi reali...

Dalle valli dal Reno all'Ebro e dalla Senna al Tevere le indicazioni continuano a confermare che le popolazioni rurali sostanzialmente libere negli ultimi anni del X secolo stavano vivendo una rapida e spietata riduzione in servitù nei primi decenni del secolo XI. Solo allora la società tripartita dei signori, contadini liberi e schiavi, che ancora nel X secolo era molto più prossima alla struttura sociale tipica del mondo antico, cedette il passo a quella del medioevo 'feudale', in cui la divisione tra il libero e il non libero era forte e universale. Da qui l'affermazione audace, che guadagna anche plausibilità da altri punti di vista, che è stato nel secolo XI, e non prima, che l'Europa ha vissuto la transizione dall'antichità al feudalesimo...

Il fatto cruciale è che entri 1100 molti che un tempo erano stati liberi non lo erano più ...

Mentre nei secoli X e XI i santi venivano spesso in aiuto dei poveri contro i loro oppressori, nei secoli XI e XII i poteri del santuario erano sempre più utilizzati per far rispettare le esigenze del nuovo ordine...

p. 62. Il trucco della 'riforma' del celibato ecclesiastico fu semplicemente una riduzione in schiavitù.

Le dinastie sacerdotali non erano certamente inusuali in Inghilterra anche molto più tardi: Osbern, figlio di Brihtric il sacerdote di Haslebury 'succedette al suo buon padre Brihtric in quella carica', e l'abate cistercense John di Ford, scrivendo nel 1170, menziona il fatto più di una volta senza evidente sorpresa o disapprovazione...

Da questo punto di vista le campagne per il celibato del clero nel secolo XI devono essere considerate in parte, come tanti altri aspetti della riforma, e come le precedenti campagne contro la stregoneria e più tardi contro l'eresia, come un tentativo di subordinare le gerarchie locali all'autorità centrale.

Come dice Mr. Chichely in Middlemarch, 'Al diavolo le vostre riforme! Non si è mai sentito parlare di una riforma che non fosse un trucco per mettere al potere uomini nuovi'.

pp 107-8. Non appena si sviluppa il cattolicesimo romano, appaiono le prime forme di protestantesimo. Due facce della stessa medaglia mondana.

Pietro di Bruys (bruciato vivo nel 1139/40) negava l'efficacia non solo delle preghiere per i morti, ma del battesimo dei bambini e dell'eucaristia.

Anche Enrico di Losanna respingeva il battesimo dei bambini, l'autorità del clero e i controlli sul matrimonio che erano faticosamente imposti nel suo tempo. Queste erano le più comuni e più fondamentali obiezioni registrate o presunte contro l'insegnamento cattolico nei secoli XI e XII. Alcune o tutte erano incluse, con o senza ulteriori accuse, in ogni aspetto o affermazione di eresia popolare in tutto il periodo. Abbiamo la fortuna di avere in Enrico di Losanna un predicatore sia abbastanza articolato sia abbastanza bene documentato per mostrare chiaramente che non era un caso che queste obiezioni erano dirette proprio contro i cambiamenti e le innovazioni identificate in questo capitolo come le fondamenta del nuovo ordine sociale creato dalla prima rivoluzione europea.

pp 147-8. La propaganda di auto-giustificazione arrogante del nuovo Occidente dell'XI secolo contro il resto del mondo, incluso il vecchio Occidente.

... La rottura finale tra le chiese (greca e latina - sic) nel 1274 seguì il fallimento delle trattative, affondate, come diversi tentativi precedenti, in gran parte sull'insistenza intransigente degli occidentali sulla propria superiorità.

Le chiese in Bretagna, Galles e Irlanda erano state considerate da Beda come fonte rivale di autorità culturale sostenuta da prestigio spirituale, ma i loro missionari avevano trasformato gran parte del primo mondo germanico, e i loro studiosi erano ricevuti con onore alle corti di Carlo Magno e Alfredo il Grande. Cominciarono ancora una volta a essere guardati con sospetto nel secolo XI, e poi insultati come fonti di eresia e di barbarie, in preparazione alla loro conquista e assorbimento nella cristianità latina del XII secolo. Guibert di Nogent citava l'esempio di Piro, che si diceva fosse annegato cadendo in un pozzo in stato di ebbrezza, per mostrare come il culto dei santi in Bretagna rappresentava tutto ciò che egli deplorava dell'entusiasmo popolare non supportato da testimonianze letterarie correttamente - cioè, clericalmente - autenticate. Per Abelardo 'il paese (la Bretagna) era selvaggio e la lingua a me sconosciuta, gli indigeni erano brutali e barbari, i monaci (della sua abbazia di Saint Gildas de Rhuys) erano fuori controllo, e conducevano una vita dissoluta che era ben nota a tutti'. La stessa retorica, esagerando la condizione presumibilmente non riformata dell'antica chiesa inglese, fornì un pretesto importante per la conquista normanna del 1066, e un utile mezzo di legittimazione, sostenendo poi l'estensione della potenza normanna e angioina in Galles e in Irlanda. Coloro che non vivevano sotto l'obbedienza e secondo i costumi della chiesa romana 'riformata' erano rappresentati come pigri, arretrati e immorali, persone ricche di vizio e dal clero corrotto.

Anche i cronisti dell'Inghilterra anglo-normanna denunciavano i loro vicini gallesi come primitivi e dissoluti, e Gerald del Galles a sua volta descriveva gli irlandesi negli stessi termini, dopo che Enrico II lo inviò in Irlanda nel 1185 con una spedizione militare guidata dal principe Giovanni. La storia e topografia d'Irlanda, letto in pubblico ai confratelli chierici di Gerald a Oxford nel 1188, è a suo modo un classico del processo di stereotipizzazione: 'Anche se di solito l'uomo progredisce dai boschi ai campi, e dai campi agli insediamenti di comunità e cittadini, questo popolo disprezza il lavoro della terra, si serve poco dei guadagni della città, rifiuta i diritti e i privilegi della cittadinanza... Poco è coltivato e ancora meno è seminato... Non per colpa del terreno, ma perché non ci sono agricoltori a coltivare anche le terre migliori. ...occupandosi solo del tempo libero e dedicandosi solo alla pigrizia pensano che il piacere più grande non è quello di lavorare, e la ricchezza più grande è quella di godere di libertà. ...Non pagano ancora le decime e le primizie né contraggono matrimoni. Non evitano l'incesto. Non frequentano la chiesa di Dio con la dovuta riverenza'.

In breve, essi non avevano sperimentato la prima rivoluzione europea.

pp. 152, 155-157. La 'necessaria' demonizzazione dei giudei.

La questione cruciale nella demonizzazione degli ebrei era se quelli che crocifissero Cristo sapevano o no che egli era il Figlio di Dio. Il passo cruciale nel risolvere la questione fuy fatto dopo il 1090, quando Anselmo di Laon, nonostante la presa in giro di Abelardo, il maestro più influente della sua generazione, si staccò dalla conclusione di sant' Agostino, nel V secolo, quasi unanimemente accettata dai successivi commentatori cattolici, che essi non lo sapessero. L'insegnamento di Anselmo che, al contrario, essi lo sapevano, fu ribadito qualche anno dopo dall'ebreo spagnolo convertito Petrus Alfonsi. Da ciò segue chiaramente che gli ebrei devono essere gli agenti volontari del diavolo... Gli ebrei di entrambi i sessi che appaiono ripetutamente nelle sue Monodiæ come sfruttatori di prostituzione e stregoni, sporchi, debosciati e depravati, inaugurano lo stereotipo tetro e sinistro, che ha mantenuto la rispettabilità nei discorsi europei fino alla metà del XX secolo... Nel 1140 Pietro il Venerabile (sic) ha contribuito a completare il ritratto degli ebrei come nemici di Cristo, suggerendo le oscenità a cui avrebbero esposto le immagini sacre e i vasi sacri a loro affidati in pegno (il calice, come il contenitore del corpo di Cristo, naturalmente figurava qio in modo particolarmente visibile), e pochi anni dopo Thomas di Monmouth fabbricò, dopo la morte inspiegabile di un ragazzo cristiano appena fuori Norwich, il primo resoconto completo e macabro - che avrebbe avuto più di centocinquanta successori medievali - di come il giudaismo internazionale aveva cospirato per vendicare la sua storia secolare e la sua miseria temporale ri-attualizzando la crocifissione. Tali motivi hanno continuato a fornire il materiale per le facoltà creative di teologi (sic), disegnatori e fantasisti per i secoli a venire, ma gli elementi essenziali erano stati messi saldamente in posizione, e fatti circolare, prima della metà del XII secolo...

Per quanto fondamentale fosse questo rapporto (il bisogno di prendere in prestito denaro, ndc), non può spiegare da solo la denigrazione costante e crescente degli ebrei come agenti del demonio che lavorano per minare tutto ciò che ha sostenuto la società cristiana, che nel XIII secolo completò i rimanenti stereotipi per diventare un elemento centrale e indispensabile dell'antisemitismo europeo. L'assalto culturale al quale gli ebrei e l'ebraismo sono stati sottoposti con crescente ferocia dal 1090 è stato essenziale per la costruzione della cristianità latina, e per l'egemonia culturale dei chierici al suo interno.

Questo non vuol dire, naturalmente, che vi fosse una cospirazione consapevole o intenzionale tra i chierici, o che qualcuno abbia previsto o inteso i risultati degli argomenti messi in circolazione in questi anni e le conclusioni che ne sarebbero state tratte...

La raffigurazione degli ebrei come oggetti di odio e di disprezzo, sporchi e degradati nelle loro persone e nel loro comportamento, ma armati di sinistro potere attraverso le loro associazioni diaboliche, servì almeno a tre scopi distinti. In primo luogo, la denigrazione del giudaismo, la sua caratterizzazione come fonte di eresia, idolatria e immoralità, era un aspetto dell'assalto generale alle vecchie culture alfabetizzate con cui la nuova intellighenzia clericale della cristianità latina consolidava la propria egemonia culturale. In questo contesto, l'attacco agli ebrei ha avuto un ulteriore vantaggio per coloro che l'hanno condotto, dal momento che ha eliminato la sfida più immediata e autorevole all'autorità dei maestri cristiani nell'esposizione delle Scritture. In tal modo, ha rimosso  dalla competizione per posti e influenze presso le corti una potenziale élite molto meglio qualificata per quei ruoli per la sua padronanza delle competenze essenziali di alfabetizzazione, matematica e acume giuridico che i chierici cristiani erano così disperatamente bramosi di ottenere...

... Nulla è più evidente, a livello di esperienza quotidiana, del fatto che i cristiani in questi secoli abbiano razionalizzato e giustificato il loro trattamento degli ebrei proiettando sugli ebrei l'intenzione di fare ciò che era stato fatto a loro. Sempre più regolarmente, soprattutto dopo i massacri associati con i preparativi per la crociata nel 1096, i cristiani hanno rubato le proprietà degli ebrei, ucciso le loro mogli e figli, profanato i loro luoghi santi e oggetti sacri, e li hanno costretti a rinunciare alla loro fede, pena la morte. Essi dovevano quindi non solo inventare, ma convincere se stessi di credere a una mitologia che accusava gli ebrei di voler fare le stesse cose a loro.

pp 183 e 187. La rivoluzione del secolo XI.

Soprattutto perché l'anno 1000 spunta in modo frequente nella storia, molti esempi potrebbero essere aggiunti a quelli di cui sopra - gli storici sono stati abituati a salutare questi sviluppi come l'inizio di una nuova era, e, successivamente, a sottolineare gli elementi di continuità nei successivi tre secoli, durante i quali il contorno di un'Europa latina abbozzato con tanta audacia e rapidamente nei decenni attorno all'anno 1000 è stato riempito e colorato per farne la grande tela familiare della cristianità medievale. Lasciare così le cose, però, significherebbe perdere il profondo cambiamento nel carattere dell'espansione delle ex roccaforti carolingie nel XI secolo, e con esso la completezza dell'incorporazione nella cristianità latina, non solo dei territori conquistati dopo quel punto, ma anche di quelli che erano già stati aggiunti nel grande movimento di conversioni intorno alla periferia del mondo carolingio e ottoniano, alla fine del primo millennio. La nuova formidabile capacità militare dell'occidente latino ha cominciato a manifestarsi dopo il 1030, quando i governanti cristiani del nord della Spagna, con i loro eserciti rapidamente ingrossati dalle reclute da nord dei Pirenei, hanno cominciato a sfruttare la debolezza e la disunione dei principati musulmani, prima con una guerra di confine e quindi con un'espansione territoriale... Lo stesso potere e interessi furono i principali responsabili di una delle più grandi barbarie della storia del mondo, la conquista e il saccheggio di Costantinopoli nel 1204 da parte di un esercito reclutato per la Terra Santa dai baroni del nord, ma trasportato e manipolato dai veneziani ...

Le vittorie che hanno continuato su ogni frontiera dell'Europa latina in tutti i secoli XI, XII e la maggior parte del XIII sono basate in vari modi sulle realizzazioni del primo millennio... Ma erano anche il risultato diretto della rivoluzione sociale del secolo XI, e di due dei suoi aspetti in particolare. La rivoluzione militare produsse cavalieri montati equipaggiati e addestrati per eseguire manovre complesse con alta velocità e precisione, tra cui la carica con la lancia in resta, che in quel momento nessuna forza al mondo conosciuto poteva resistere. La rivoluzione dinastica costrinse i giovani a mettersi a sua disposizione, e definì le condizioni alle quali la terra e le entrate sarebbero state divise.

Dietro i cavalieri seguivano i monasteri e cattedrali, le città e le leggi, che erano ugualmente e inseparabilmente i prodotti della stessa rivoluzione. In breve, la nuova espansione dell’'epoca delle Crociate' (come viene talvolta volgarmente chiamata, dalle meno consequenziali anche se forse le più barbare tra le imprese militari che l'hanno segnata) non è stata generata solo dalla trasformazione interna dell'Europa, ma, come Robert Bartlett ha dimostrato con grande eloquenza e forza, ha esportato i principi strutturali elaborati in quella trasformazione alle terre appena conquistate e colonizzate, e così facendo ha gettato le basi comuni su cui è stata costruita l'Europa.

pp 197-8. Il grande cambiamento dopo l'anno 1000.

Questo... può suggerire che fu proprio nei secoli XI e XII che le complesse civiltà dell'Eurasia iniziarono a seguire percorsi separati, e ad assumere nelle loro istituzioni sociali e culturali identità sempre più distinte che fino ad allora erano state proclamate più ovviamente nelle loro ideologie dominanti. 'Fu l'anno 800, non il 1000, che in più parti d'Europa carolingia fu il punto di svolta del predominio aristocratico locale', come ha detto Chris Wickham - ma fu il 1000 a essere il punto di svolta per mantenere tale predominio. Trasformando l'élite carolingia la prima rivoluzione europea la salvò dalla direzione in cui andavano tante altre. Il prezzo fu il dinamismo inquieto degli europei - l'energia che Burckhardt legava anche alla loro inquietudine interiore, al loro bisogno di esplorare se stessi e il loro destino, così come il mondo in cui abitavano. La combinazione risultante di avidità, curiosità e ingegno ha guidato questi primi europei a sfruttare la loro terra e i loro lavoratori sempre più intensamente, a estendere costantemente il campo di applicazione e di penetrazione delle loro istituzioni governative, e in tal modo di creare alla fine le condizioni per lo sviluppo del loro capitalismo, delle loro industrie e dei loro imperi. Per il bene e per il male questo è stato un fatto centrale non solo europeo ma della moderna storia del mondo.

Il fatto singolare che la 'svolta' per l'economia industriale ha avuto luogo proprio in Europa, che l'Europa e le 'neo-Europe', cosparse in tutto il mondo hanno sconvolto l'equilibrio tra le civiltà tradizionali e hanno cercato di ridurre il mondo ad un unico regime sociale ed economico, è stato spesso attribuito alle 'origini' della civiltà europea sia nell'antichità classica sia nella religione cristiana.

L'inizio del 'primato europeo' è stato datato variamente dal Rinascimento del XIV secolo, alla Riforma del XVI, all'illuminismo e all'espansione coloniale del XVII e XVIII. In particolare, vi è stata una lunga tradizione tra gli storici e (ancora di più) nelle scienze sociali, di associare il dinamismo europeo a un risveglio dalla lunga quiescenza del 'medioevo' - una tradizione che è stata sempre più contrastata dal crescente apprezzamento degli specialisti di questi secoli per l'immenso vigore e la creatività di chi ha lottato non solo per sopravvivere, ma per costruire.

In realtà si comincia qui nei secoli XI e XII, con la nascita della stessa Europa, e nelle lotte interne ed esterne che hanno plasmato le ambizioni urgenti dei primi europei. È vero, soprattutto quando guardiamo oltre le valli della Loira, della Senna, della Mosa, del Reno e del Tamigi, che non è sempre facile distinguere chiaramente tra i movimenti espansivi dei secoli IX e X, che erano parte della comune esperienza di estendere la società di supporto alla città a tutta la periferia eurasiatica e quello dei secoli XI e XII, che è stato il risultato peculiare della prima rivoluzione europea. Tuttavia, le differenze tra i due si rivelano di importanza decisiva. Esse sono direttamente attribuibili al doppio sistema di proprietà terriera e dei cambiamenti nelle strutture familiari, con cui è stata indissolubilmente legata e che abbiamo tracciato dall'ultima parte del X secolo, e le alle conseguenze che ne sono derivate. Presi insieme, questi sono stati i cambiamenti che alla fine hanno impartito, nel bene e nel male, e per la prima volta, un carattere comune e distintivo dei territori che i loro risultati hanno influenzato, nonostante tutto ciò che li separava - un carattere che può essere descritto solo riconoscendo che in combinazione costituivano la prima rivoluzione europea.

 
Dieci cose che non farò a Halloween

Nel 2009 ho scritto un pezzo controverso su Halloween dal titolo "L’Ortodossia e Halloween: come separare i fatti dalla finzione". Voglio mettere in chiaro che io non intendo difendere Halloween o promuovere la sua celebrazione da parte dei cristiani, anche se trovo importante separare i fatti dalle numerose finzioni promosse da cristiani riguardo a questa festa, e lasciare che ogni individuo viva questo giorno secondo la propria coscienza e gusto. Personalmente non vedo alcuna contraddizione tra Halloween e cristianesimo e il mio modo di celebrare questa festa è perfettamente coerente nel mio cuore. Il folklore e la mitologia immaginari che i fondamentalisti hanno creato attorno a Halloween sono a mio parere l'aspetto più tenebroso della festa, e cerco di portare alla luce la verità perché il cristianesimo non sia sminuito, come lo è spesso e irresponsabilmente nella società. Tuttavia, capisco anche che festeggiare Halloween non incontra i gusti di tutti, e così il rispetto reciproco gioca un ruolo importante nel modo in cui presento questo argomento ai cristiani.

Anche se io celebro con gioia Halloween e mi piacciono molto diversi aspetti della festa come celebrazione culturale e stagionale, separata dalle feste della Chiesa, è diventato un peccato che alcune cose connesse con la festa debbano essere evitate se la vogliamo festeggiare con una coscienza pulita.

Come ha fatto Halloween a diventare un'occasione tanto oscura e sinistra come appare ai nostri giorni? Tutto è molto semplice, in realtà, se si guarda alla storia onestamente e con attenzione. Halloween ha le sue origini nella Chiesa cristiana medievale prima dello scisma del 1054. La mitologia che Halloween ha le sue origini nei tempi pagani prima del cristianesimo sono sorte nel XIX secolo tra studiosi del mondo celtico che avevano le loro motivazioni personali per falsificare la storia. La demonizzazione della festa ha avuto inizio tra i cristiani, soprattutto negli anni '60, come parte del movimento della contro-cultura negli Stati Uniti. Questa demonizzazione è basata sulla falsificazione della storia. Tuttavia, dato che neo-paganesimo era in crescita negli anni '60, neopagani e new agers hanno approfittato di questa storia falsificata, sostenendo che i cristiani avevano preso il concetto della vigilia di tutti i santi dagli antichi celti, con i quali essi affermavano falsamente di avere un collegamento. Questo ha iniziato fin da allora una guerra ideologica tra le due fazioni, entrambe basate su false idee e informazioni. L'assurdità degli argomenti fondamentalisti cristiani ha ben presto lasciato il posto a un monopolio laicista della festa. E dal momento che i cristiani in Occidente che festeggiano Ognissanti il ​​1 novembre non volevano avere nulla a che fare con Halloween, i neo-pagani sono stati più che felici di subentrare e raccoglierne tutti i vantaggi.

A che punto ci lascia tutto questo come cristiani? Beh, per fortuna ci sono ancora molti aspetti di Halloween che ci lasciano spazio per uno svago e divertimento innocente e sano, senza essere un peso per la nostra coscienza cristiana. Eppure, ci sono ancora cose che dobbiamo evitare. E questo non dovrebbe allarmarci né provocare reazioni estreme, dal momento che i cristiani sono chiamati a separare ogni giorno il grano dal loglio nella loro vita in un ambiente secolare. Questo non è diverso se non per il fatto che si trova in un contesto diverso. Per esempio, quasi ogni festa importante ha qualche aspetto eccessivo e inopportuno che dovremmo evitare come cristiani, ma questo non esclude del tutto le feste per i cristiani. Anche quando usiamo la tecnologia, come internet, sappiamo che ci può portare molte tentazioni, ma come cristiani evitiamo il male che può essere a portata di clic e ci atteniamo a ciò di cui abbiamo bisogno per necessità o anche per motivi di divertimento benefico e innocente.

Non posso parlare a nome della coscienza di tutti gli individui nel presentare la mia lista personale di dieci cose che non faccio nel giorno di Halloween. Ma la offro come una guida per coloro che sono coinvolti nella confusione di questo periodo.

Questa è la mia lista personale di "Dieci cose che non farò a Halloween", disposte in nessun ordine particolare:

1. Non indosserò un costume sconveniente.

Non sono contrario ai cristiani che indossano costumi, ma a volte le cose possono sfuggire di mano e abbiamo bisogno di tenerlo a mente quando scegliamo i nostri costumi. Per esempio, la Chiesa ortodossa ha canoni specifici che non permettono a un uomo di indossare abbigliamento femminile né a una donna abbigliamento maschile. Questo divieto è radicato nella Scrittura. Quindi niente "dolci travestiti della Transilvania", per chi può ricordare il riferimento a un certo film. Eviterei anche personificazioni del male o personaggi reali, come demoni o serial killer, anche se personalmente non ho alcun problema con i personaggi di fantasia o addirittura con i mostri. Lascerei da parte anche divinità o figure religiose, e anche i santi, così come i costumi eccessivamente provocanti dal punto di vista sessuale.

2. Non parteciperò ad attività occulte.

Questo include cose come andare da un sensitivo, tenere una seduta spiritica, o qualsiasi cosa radicata nel movimento new age o nel neo-paganesimo. Comprende anche giochi paranormali, come la tavola Ouija, che essere molto dannosa spiritualmente. Personalmente mi piacciono le visite alle case infestate e ai luoghi dei fantasmi, ma a volte in queste visite si includono per scherzo attività occulte: non voglio partecipare a queste cose, e tacerò o mi ritirerò. Se lo trovo eccessivamente offensivo contro le mie convinzioni personali, lo farò sapere agli organizzatori delle visite, anche se capita molto raramente. Mi interessa anche visitare e studiare "veri" luoghi infestati, ma non dovremmo iniziare alcun tipo di comunicazione con gli spiriti, come si vede spesso tra gli investigatori del paranormale in televisione.

3. Non parteciperò a un party che invita alle tentazioni.

Anche se non mi considero molto un appassionato dei party, nel corso degli anni sono stato invitato a molte feste di Halloween. E come per molti altri generi di party, possono essere incluse tentazioni di droghe, alcool, sesso, giochi paranormali, ecc. Personalmente non mi piace quel tipo di atmosfere, così le evito. Se so che non ci saranno queste cose, allora non sono contrario ad andare.

4. Non voglio sottostare ai comuni miti secolari o neo-pagani promossi su Halloween.

I miti ai quali penso soprattutto in questo caso riguardano temi spirituali come i fantasmi e le energie e la morte. L'occulto si occupa della manipolazione di energia nell'universo per portare positività nella propria vita, ma può essere utilizzato anche per il male. Anche la mentalità new age, per la maggior parte, considera i fantasmi come anime di morti che non sono stati in grado di passare al prossimo stadio di esistenza e usa certe pratiche per comunicare con loro o per aiutarli a passare "all'altro lato". Queste sono credenze che contraddicono la fede cristiana e che non si devono accettare. La manipolazione delle energie è infatti un'attività demoniaca, mentre tali fantasmi sono spesso demoni che possono mascherarsi da vittime innocenti per stabilire la loro presenza nella nostra vita. Questo si incontra spesso oggi in spettacoli televisivi paranormali, film e tour di fantasmi. Anche se tutte e tre queste cose mi piacciono per motivi diversi, non voglio dichiararmi d'accordo con tali credenze.

5. Non parteciperò a scherzi e atti di vandalismo o comportamenti selvaggi.

Essendo un adulto, ormai questo tipo di comportamenti per me è passato, ma quando ero più giovane ho partecipato a qualche piccola bravata. Tuttavia, la cosa si è limitata a scherzi divertenti fatti tra me e i miei amici. Alcuni però vanno un po' troppo lontano e iniziano a gettare uova su auto in movimento e sulle finestre delle case, a tappezzare le case di carta igienica, a spruzzare panna o schiuma da barba sulle automobili lasciando segni permanenti, a fare atti vandalici nei cimiteri, ecc. Non parteciperò a cose del genere e chiederò agli altri di fare lo stesso.

6. Non mi farò affascinare dal lato oscuro.

L'interesse per il macabro e il grottesco è una parte della natura di alcune persone. Includo anche me stesso in questa categoria, e capisco da dove provengono queste persone. Tuttavia, la natura potrebbe essere portata ad un altro livello quando si cade in una fascinazione totale per queste cose. Ammetto che apprezzo la bellezza, l'arte e la storia di queste cose, ma ciò non forma il mio essere né annebbia la mia opinione o il mio pensiero tanto da chiamare bene il male e male il bene. Tutto deve essere affrontato con moderazione, e dobbiamo renderci conto che anche tali lusinghe hanno le loro tentazioni.

7. Non paganizzerò Halloween.

Halloween non è una festa pagana. Tali nozioni nascono solo dall'ignoranza. Si tratta di una festa culturale e stagionale che può essere celebrata in modo buono o cattivo, dipende da ciò che si sceglie. Noi non siamo vincolati da alcun rituale della festa che ci costringa inevitabilmente a paganizzarla, né alcuna cosa che vi facciamo deve necessariamente contraddire i nostri principi morali e spirituali. Vorrei anche considerarla un motivo di confusione minore rispetto alla festa del Ringraziamento, che fondamentalmente ci incoraggia a rompere il nostro digiuno della Natività con un sacco di cibi non di digiuno e occasioni di gola. Ci sono alcuni cristiani che rinunciano per confusione e si limitano a consegnare questa giornata al diavolo. Io non sono quel tipo di persona, se non devo esserlo. Con la conoscenza viene molta libertà, e la ricerca del significato più profondo della festa e di tutti i suoi aspetti è un compito molto liberatorio.

8. Non cristianizzerò Halloween.

Halloween era in origine una festa cristiana prima del grande scisma, ma per i cristiani ortodossi non è più così. I nostri giorni dedicati ai morti vengono a cadenza settimanale: ogni sabato è dedicato ai nostri cari defunti e noi preghiamo per loro, come pure alcuni sabati speciali durante tutto l'anno cristiano. Inoltre, il nostro giorno di Ognissanti si celebra la domenica dopo la Pentecoste, alla fine della primavera. Quindi, come ho detto sopra, dobbiamo mantenere Halloween, se scegliamo mantenerla, come una festa culturale e stagionale che non ha aspetti spirituali se non quelli naturali e ispirati da Dio, dal momento che in autunno la morte permea l'atmosfera dandoci molto su cui meditare. Per un cristiano, una tale atmosfera può aiutare nella propria contemplazione della morte, per esempio, cosa incoraggiata dai Padri della Chiesa, come un aiuto a una vita spirituale, e può anche aiutare a contemplare la caduta del creato e della natura umana in attesa della gloria futura. Il mio piccolo cruccio però è quando sento che ci sono ortodossi che portano una versione cristianizzata della festa per sostituire quella stagionale e culturale, pensando invece di rimpiazzare gli aspetti occulti della festa. Questo per me mostra un livello di paura e di vulnerabilità causata da ignoranza e forse anche da mancanza di fede. Non mi piace neppure l'idea di usare Halloween come strumento di inculturazione ortodossa, facendo accendere ai bambini delle candele davanti alle icone prima di essere premiati con una caramella o cose del genere. Per me, questa non è la risposta adeguata alla festa.

9. Non parteciperò a nessuna bestemmia a Halloween.

La bestemmia contro Dio, la Chiesa e le cose sacre è tra i peggiori peccati e non voglio prendere parte a ciò che incoraggia queste cose. A causa della paganizzazione e secolarizzazione di alcuni aspetti di Halloween, e grazie alla ignoranza dei cristiani che si avventano contro la festa, non dovrebbe sorprenderci che le cose sante siano bestemmiate. Nel 2009 a Halloween ho visto un predicatore di strada a Salem nel Massachusetts molestato per aver predicato contro i "mali" di Halloween: questo ha provocato solo bestemmie da parte di alcuni disturbatori in mezzo alla gente che era disposta almeno ad ascoltare. In fondo non era la giusta atmosfera, né il giusto approccio. Ci sono molti modi in cui questa mancanza di rispetto può prendere forma il giorno di Halloween, proprio come lo può a Natale o a Pasqua, così di dovrebbe avere grande cura di non diventarne parte.

10. Non giudicherò chi partecipa a Halloween più o meno di me.

Anche se ho un problemino con gli estremisti, che credo siano dannosi per il cristianesimo, non ho alcun problema con quelli che scelgono di astenersi dalle celebrazioni o di entrarvi fino in fondo. Anche se i cristiani ortodossi dovrebbero in una certa misura prendersi cura dei loro fratelli, perché siamo custodi gli uni degli altri, dovremmo essere molto più indulgenti verso i non ortodossi che non sono vincolati dalle stesse responsabilità che abbiamo noi come custodi della verità del Vangelo di Cristo. La nostra cortesia ed esempio cristiano dovrebbero sempre manifestarsi in un ambiente secolare in modo da non compromettere la speranza che è in noi.

Un piacevole Halloween a tutti!

 
Il gatto - una storia dal libro "Santi quotidiani"

Vi offriamo una storia dal libro "Santi quotidiani e altri racconti", dell'archimandrita Tikhon (Shevnukov)

 

Che dire? Da noi la gente ama giudicare e criticare i sacerdoti. Una volta mi è capitata la cosa più inaspettata: quando ero nel monastero Donskoj, un parrocchiano di nome Nikolaj si è avvicinato a me e mi ha detto: "Ora capisco: la persone migliori, più grandi, più pazienti e meravigliose al mondo sono i sacerdoti!"

Sono rimasto sorpreso e gli ho chiesto come fosse giunto improvvisamente a questa conclusione.

Nikolaj ha risposto: "ho un gatto. Un gatto veramente buono, intelligente, speciale, bello. Ma c'è qualcosa di strano in lui: quando io e mia moglie andiamo a lavorare, salta sul nostro letto, e - mi perdoni - ci fa la cacca sopra. Abbiamo provato di tutto per fermarlo - l'abbiamo pregato, l'abbiamo punito - niente ha funzionato. Una volta abbiamo messo sul letto una barricata. Ma quando sono tornato a casa, ho visto che la barricata era rotta sul fondo, e il gatto era salito di nuovo sul letto a sporcarlo. Ero così arrabbiato che ho preso il gatto e l'ho picchiato! Il gatto era così sconvolto, che è strisciato sotto una sedia, si è seduto, e si è messo a piangere. Le dico la verità, è stata la prima volta che io abbia mai visto le lacrime scendere dai suoi occhi. Proprio in quel momento, mia moglie è tornata a casa, lo ha visto, e ha cominciato a dirmi: "Dovresti vergognarti di te stesso! E saresti pure ortodosso! Non ti parlerò fino a quando non sarai andato a confessare davanti a un prete il tuo comportamento disgustoso, bestiale, non cristiano!" Non mi rimaneva altro da fare, e mi pesava sulla coscienza, così la mattina sono andato a confessarmi al monastero. Ascoltava le confessioni l’igumeno Gleb. Ho aspettato in coda, e gli ho raccontato tutto.

Padre Gleb, un abate dalla Lavra della Trinità e di san  Sergio, era temporaneamente a servizio al monastero Donskoj, ed era un sacerdote molto gentile di mezza età. Di solito, ascoltava le confessioni stando in piedi, appoggiato al leggio con la barba sul pugno, ascoltando i peccati dei parrocchiani. Nikolaj gli ha raccontato tutta la storia in dettaglio, in tutta onestà. Ha cercato di non nascondere nulla, e così ha parlato a lungo. Poi, quando ha finito, padre Gleb è rimasto in silenzio per un momento, e poi ha detto, sospirando, "Beh... certo che non va bene. Ma non ho capito: questo copto [in russo, la parola "gatto" (кот) e la parola "copto" (копт) suonano molto simili tra loro], chi è? Studia all'università? E lì non hanno un dormitorio? "

"Quale copto?", ha chiesto Nikolaj.

"Beh, quello che vive con te e di cui stavi parlando."

"E poi ho capito," ha concluso il suo racconto Nikolaj, "che padre Gleb, che era un po' debole di udito, mi ha ascoltato umilmente per dieci minuti raccontare di un copto che per qualche ragione vive nel nostro appartamento, fa la cacca sul nostro letto, e che io ho crudelmente picchiato finché è strisciato sotto una sedia a piangere. Poi ho capito che le persone più meravigliose e instancabili, le più pazienti e grandi in tutto il mondo sono i nostri sacerdoti".

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (11)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il decimo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno storico. Gli estratti provengono da Medieval Europe (l'Europa medioevale) di Martin Scott, Longmans, 1964. Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l'erudito autore.

p. 4-5. Roma non è caduta fino al 1453.

Infatti, per tutto il Medioevo (Nuova Roma) sarebbe rimasta una grande città, anche per gli standard moderni, in nessuna fase prima del XII secolo aveva avuto meno di mezzo milione di abitanti, e per gran parte del tempo probabilmente ne contava circa un milione. L'Occidente non ha mai avuto niente di paragonabile a questo. Inoltre, l'impero bizantino volutamente conservato le tradizioni e i metodi di governo romani in tutto il lungo corso della sua storia. Era naturale quindi che il crollo dell'Impero in Occidente doveva sembrare non il crollo dell'Impero Romano, ma semplicemente la perdita temporanea delle sue province occidentali.

La carriera dell'Imperatore Giustiniano nel VI secolo deve aver rafforzato la convinzione della probabile riconquista delle province perdute dalle legioni romane...

L'idea dell'impero romano, di un'autorità politica unica basato su una nuova o vecchia Roma, che esercitava un certo potere su tutti gli enti locali e sostenuta dall'autorità di Dio stesso, è una delle grandi costanti della storia medievale, ed è chiara a Dante nel XIV secolo come lo era stata per Prudenzio nel V secolo. Eppure la ricerca di tutto ciò che è riconoscibile come l'impero classico nel Medioevo non può che portare a Bisanzio (sic).

p. 77. Il 'Sacro Romano Impero' potrebbe essere solo nazionale e tedesco = provinciale.

Bisognava arrivare a patti con i popoli orientali. Non dovevano più essere semplicemente soggiogati con la forza delle armi tedesche; se erano disposti ad accettare il cattolicesimo e riconoscersi come membri dell'Impero, in cambio sarebbe stato permesso loro di mantenere i loro pieni diritti come popoli indipendenti. Un esempio di questa politica può essere visto nel suo trattamento dei magiari.

Santo Stefano di Ungheria (+ 1038), che si era convertito al cristianesimo nel 995, aveva intrapreso la conversione del popolo magiaro. In cambio gli fu permesso di organizzare il regno cristiano di Ungheria, che prese il suo posto tra i popoli cristiani dell'impero.

È difficile non ammirare questo approccio più umano al problema orientale (sic). Ma aveva un grave svantaggio pratico. L'impero era stato accettato in Germania come un efficace baluardo contro i nemici d'Oriente. Lo spettacolo di un imperatore che fraternizza con questi stessi nemici era destinato a minare la fiducia dei tedeschi nell'Impero; eppure anche se Ottone poteva definirsi Imperator Romanorum o Servus Jesu Christi, a meno di rimanere anche re dei tedeschi non sarebbe stato niente. Anche la Chiesa tedesca, abituata ormai a considerare se stessa come il puntello principale del potere reale, risentì il modo in cui le sue pretese a una posizione di favore erano ignorate in questa nuova ricerca di una cristianità universale.

Naturalmente un imperatore romano dovrebbe governare da Roma, ma i tentativi di Ottone di fare dell'Italia il centro del suo governo non lo resero più caro agli italiani rispetto ai tedeschi. La sua prima apparizione sulla scena italiana fu nel 996, nella maniera ormai tradizionale: fu convocato da papa Giovanni XV (985-996) per liberarlo dal dominio di una famiglia romana, i Crescenzi. La morte aveva liberato il papa dai suoi problemi prima che Ottone giungesse a Roma, ma quando Ottone arrivò si assicurò l'elezione come prossimo papa di Bruno di Carinzia, che prese il nome di Gregorio V (996-999). La sua scelta non avrebbe potuto essere più sfortunata. Il nuovo papa era ben sotto l'età canonica, avendo solo ventitré anni, e l'impopolarità di questo giovane tedesco era aumentata dal fatto che era cugino dell'imperatore.

p. 82. La difficoltà del rinnovamento a causa della secolarizzazione dei monasteri in Occidente.

Più grave di tutte fu la difficoltà di realizzare qualsiasi riforma in una chiesa così localizzata. Una volta che una parrocchia o una diocesi era diventata corrotta sotto un rettore che non era in grado di resistere a un avido o violento signore laico, o che era lui stesso incompetente o immorale, come avrebbe potuto essere riformata? Roma non offriva alcuna speranza; era troppo lontana, e in ogni caso per gran parte del periodo era stata un esempio lampante delle colpe più meritevoli di correzione. Per molti secoli si era guardato ai monasteri per la fornitura di uomini spirituali con la capacità di riformare la Chiesa fuori della clausura, ma adesso i monasteri erano strettamente coinvolti nel processo di secolarizzazione, come qualsiasi altra parte della Chiesa.

...Nel decimo secolo, la Chiesa occidentale aveva raggiunto un livello molto basso. Per fare un esempio, nel 936 l'abate della grande casa benedettina di Farfa nelle colline Sabine era stato assassinato da due dei suoi monaci. La coppia dei colpevoli aveva poi proceduto a governare l'abbazia da se stessi in una problematica diarchia, dove per un certo numero di anni continuarono a usare i ricavi dell'abbazia per il sostentamento delle loro amanti e dei loro numerosi figli illegittimi. Farfa non era molto distante da Roma, e ci si potrebbe aspettare che qui, in ogni caso il papato avesse potuto intraprendere una riforma drastica. Ma la Roma del X secolo non poteva riformare nulla, i suoi papi erano le deboli creature dei principi laici, succedendosi l'un l'altro in un susseguirsi impressionante di intrighi e omicidi. Per un certo tempo la scena è stata dominata dalla figura di Marozia, che ha visto sia il figlio che il nipote fatti papi. Se non era la famigerata prostituta dell'immaginazione di Gibbon, il periodo ben merita il disprezzo che Gibbon gli riservò in uno dei suoi passi più brillantemente ironici. Fino alla riforma effettuata da Ottone il Grande la Chiesa occidentale era del tutto marcia al suo interno.

p. 110. Come il trionfo della ex Chiesa in Occidente è stato anche la sua rovina.

(La morte di Enrico IV nel 1106) segnò la fine di quella fase del conflitto in cui il vero problema non erano le investiture, ma la questione di chi avrebbe dovuto governare l'Europa. L'imperatore tedesco come tutore designato di Dio per la Chiesa sulla terra non era più una possibilità politica, la questione era ormai se poteva sperare di controllare la Germania. Questo rappresentò un grande trionfo per l'idea papale. La possibilità che il Papato potesse infatti imporsi sulle nazioni per fare giustizia e punire l'iniquità era improvvisamente diventata reale. È stata ancor più impressionante in quanto questa vittoria era stata vinta, almeno in parte, dalla vera associazione di Roma con la giustizia. Eppure era una vittoria che nascondeva gravi pericoli per il futuro.

Comunque lo si potesse vincere, il potere politico non poteva essere mantenuto se non con mezzi politici; i rapporti di Gregorio VII con i normanni lo avevano già dimostrato. A Canossa lo storico può vedere non solo la promessa della potenza di Innocenzo III, ma un avvertimento della caduta di Bonifacio VIII. Il vicario di Cristo sulla terra doveva ormai fatalmente occuparsi delle cose di Cesare.

p 208. L'Occidente 'cristiano' saccheggia la capitale della cristianità.

A questo punto (l'installazione di un imperatore ortodosso nei primi mesi del 1204), l'esercito latino perse la pazienza e prese d'assalto con successo la città. La sua cattura fu seguita da un'orgia vergognosa di saccheggi, incendi dolosi, e rapine. L' esercito crociato, la cui disciplina era costantemente peggiorata durante i mesi di inattività forzata nei sobborghi, perse ogni controllo e si abbandonò al peggio.

Il sacco di Bisanzio (sic) è il più vergognoso episodio in tutta la storia dell'Occidente cristiano.

Quando il fumo si era schiarito si poteva vedere che questi cavalieri dedicati al servizio di Cristo erano riusciti a distruggere gran parte della città più popolata e colta della cristianità... E non riuscirono neppure a raggiungere i loro scopi, dal punto di vista occidentale. Si era progettato di sostituire l'impero distrutto con un nuovo Impero latino di Costantinopoli. Questo fu istituito sotto Baldovino, conte di Fiandra, ma avrebbe avuto un'esistenza breve e infelice. Non riuscì mai a conquistare le province periferiche dell'Impero o a farsi apprezzare in alcun modo dalla popolazione greca. Poteva essere mantenuto solo con un costante aiuto dall'Occidente, e nessuno ne pianse la dipartita nel 1261. Si era sperato che la distruzione dell'impero bizantino avrebbe portato a una riunione delle Chiese orientale e occidentale (sic), perché il nuovo patriarca di Costantinopoli avrebbe dovuto essere in comunione con Roma. In pratica si ebbe esattamente l'effetto contrario. Ciò che i greci avevano visto del cristianesimo latino in azione rese molto più distante la speranza di ricongiungimento tra le Chiese.

Che una crociata potesse finire in questo modo screditò definitivamente il movimento crociato; in futuro fu solo un uomo come san Luigi, che viveva quasi consapevolmente nel passato, che poté catturare nuovamente qualcosa del vecchio fervore religioso di servire Dio con la spada.

La quarta crociata indebolì le difese dell'Europa in Oriente, difese che erano rimaste intatte per un migliaio di anni. La colpa della caduta di Costantinopoli (sic) in mano ai Turchi nel 1453 deve essere attribuita almeno in parte alla Quarta Crociata. Sull'altro piatto della bilancia solo Venezia sembra averne tratto profitto, e anche questo solo per un periodo relativamente breve. Negli accordi politici presi nel 1204 Dandolo assicurò alla sua città la concessione di una grande parte di Costantinopoli (sic) e di una serie di avamposti commerciali nel Mediterraneo orientale, in modo che il suo controllo del commercio orientale era per il momento sicuro. Lui almeno emerge dalle vicende del 1203-1204 dimostrando un'astuta intelligenza; il resto dei crociati era tanto malvagio quanto stupido.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (12)

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il dodicesimo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno storico della religione.

Gli estratti provengono da Church, State and Christian Society at the Time of the Investiture Contest (Chiesa, stato e società cristiana al tempo della lotta per le investiture) del noto storico della Chiesa tedesca e specialista della storia dell'XI secolo, il professor Gerd Tellenbach (Blackwell, 1940 ed edizioni successive). Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l'erudito autore.

p. viii-xii la rivoluzione del secolo XI

Vale la pena sottolineare il fatto ben noto che l'undicesimo secolo è stato la prima grande età della propaganda nella storia del mondo. Ancora una volta, solo un'accettazione acritica altrettanto di argomenti di partito può portare alla affermazione che la posizione regale nella Chiesa è basata esclusivamente sulla forza e sull'usurpazione; al contrario, fino alla metà del secolo XI, santi, papi e vescovi approvavano tutti la dominazione dei principi devoti, e la guida regale della Chiesa aveva una giustificazione teorica sostenibile. I riformatori stessi erano divisi sulla questione; alcuni dei più importanti di loro, per esempio Pier Damiani, volevano lavorare mano nella mano con la monarchia, e si rendevano conto che un cambiamento amministrativo non accompagnato dal rinnovamento spirituale avrebbe avuto risultati molto scarsi... si tratta di uno dei marchi distintivi del libro del professor Tellenbach il fatto che non ha paura di ammettere l'emergere di principi nuovi e di sostenere che l'anno 1058 vide 'una grande rivoluzione nella storia del mondo... che anche i più strettamente interessati hanno solo vagamente previsto'... (p. 111)

Egli cerca invece di capire i movimenti dell'epoca: un'epoca che, come dice lui, è 'il più grande – dal punto di vista spirituale forse l'unico – punto di svolta nella storia della cristianità cattolica'. La realizzazione di questo oggetto comporta necessariamente uno studio approfondito del tempo in cui i semi delle idee espresse durante la controversia sono stati seminati e sono cresciuti gradualmente sino alla maturità.

Non è parte dello scopo di questa introduzione ricapitolare quello che il professor Tellenbach ha da dire. È sufficiente osservare che egli distingue tre atteggiamenti principali da parte della Chiesa: (i) quello ascetico, sulla base del ritiro dal mondo, (ii) quello sacerdotale, basato sulla conversione del mondo da parte della gerarchia sacerdotale; (iii) quello monarchico, basato sulla conversione del mondo per mezzo dell'azione di una regalità divinamente istituita a cui il clero dovrebbe essere subordinato – qui, naturalmente, si entra in conflitto con la prospettiva sacerdotale – e non da una gerarchia clericale soggetta al vescovo di Roma.

L'atteggiamento di ritiro, che era dominante nei primi secoli del cristianesimo, poteva conciliarsi con la concezione del controllo monarchico; gli uomini religiosi, ritirandosi da un mondo che non li interessava, perché lo consideravano fondamentalmente malvagio, si accontentavano che la società secolare fosse ordinata dal potere regale. Il punto di vista sacerdotale, che esaltava il potere del sacerdote e considerava suo dovere convertire il mondo e condurlo al Regno di Dio, non poteva accettare la monarchia in questo modo. Ci sono quindi, in realtà, solo due linee di pensiero: il ritiro, che è conciliabile con la monarchia teocratica, e la conversione, che non lo è, perché deve comportare l'assoggettamento della società laica a quella sacerdotale. L'interazione di queste due tendenze nel cristianesimo, scrive il professor Tellenbach, ha in ogni momento importanza vitale, e in ultima analisi determinò il movimento di riforma nel X e XI secolo. L'interesse principale del pontificato di Gregorio VII, è il fatto che segnò il rigetto definitivo da parte della Chiesa ufficiale (sic) del vecchio atteggiamento di sfiducia nei confronti del mondo.

pp XIV-XV. Gregorio VII - il più grande innovatore

Questa analisi mostra come veramente Gregorio VII merita di essere chiamato 'il grande innovatore', la sua straordinaria qualità era la sua capacità chiara e diretta di affermare principi primi e di applicarli alle esigenze pratiche della situazione in cui si trovava. Al tempo stesso, si rivela la fondamentale importanza dell'attenta distinzione del professor Tellenbach tra Gregorio e i suoi presunti precursori: solo questa distinzione porta alla luce la novità essenziale della posizione di Gregorio – che altrimenti rischia di essere oscurata nelle ombre proiettate dai grandi movimenti di riforma che lo hanno preceduto – e pone la sua vera grandezza in forte rilievo.

In che senso possiamo parlare di ' novità ' della posizione di Gregorio? Le pagine che seguono renderanno chiaro che c'era nel suo programma una percentuale relativamente piccola di nuove idee, c'erano precedenti per la maggior parte delle azioni di Gregorio, e tutte le ipotesi contrarie falliscono. Gregorio ha tratto dalla tradizione, ma ne ha fatto un nuovo uso. Ha preso la più antica delle tradizioni – quella della Chiesa Cattolica (sic), con le affermazioni inconfutabili che le sue dottrine sacramentali davano alla pretesa del sacerdozio di far riconoscere la propria supremazia – e ha mostrato come nessun vero cattolico potesse resistere alla costruzione completamente nuova da lui imposta al si sopra di quella tradizione. Mentre ci sono forti ragioni per negarlo... Gregorio fu il cattolico più completo e più spietato che fino a quel momento avesse avuto una carica nella Chiesa, eppure era un rivoluzionario, l'innovazione e l'ostinato rifiuto di cambiare uno iota o un apice della legge si riunivano in lui per formare un insieme paradossale, eppure del tutto coerente.

pp XVI-XVII. Il cattolicesimo portava i semi della propria distruzione

Per un breve periodo, il gregorianismo potrebbe aver conquistato Chiesa e mondo, ma almeno a partire dagli inizi del XIII secolo al più tardi, le vecchie tendenze di episcopalismo, non-resistenza e controllo regale rialzarono la testa. Se le lezioni insegnate dal conflitto di ideali nella lotta per le investiture dell'XI secolo sono di valore permanente ad un mondo che aspira a organizzare i suoi affari secondo i principi cristiani, è altrettanto chiaro che la società contemporanea non li ha imparati correttamente, e questo guasto a sua volta – almeno nella misura in cui il suo effetto involontario era quello di guidare la monarchia papale a un'affermazione sempre più intransigente della sua autorità, e alla fine separarla dalla religione del mondo che essa si proponeva di convertire – sia in qualche modo responsabile per il verificarsi della successiva grande crisi nella storia cristiana (sic) – la Riforma.

pp 36-37. Il punto di vista ortodosso di Chiesa e Stato sostenuto in Occidente da papa Gelasio

Sia Simmaco sia Gelasio erano convinti come Giovanni Crisostomo della superiore dignità del sacerdozio. Eppure l'unico scopo di queste rimostranze consisteva nella prevenzione delle interferenze degli imperatori nelle questioni religiose, e se il papa si è metteva sullo stesso livello dell'imperatore nella direzione di 'questo mondo', riteneva le sue funzioni limitate alle questioni puramente ecclesiastiche, e non aveva intenzione di rivendicare una partecipazione al governo secolare. Era altrettanto lontano dalla sua mente costituire se stesso come corte d'appello dall'imperatore. Una netta distinzione deve essere tracciata tra la mera precedenza e la superiorità effettiva, e l'affermazione che la Chiesa del primo Medioevo rivendicava autorità sopra lo stato deve essere eliminata dalle opere storiche dovunque si trovi. Gelasio scrive: 'Se anche i prelati obbediscono alle tue leggi rispettando l'ordine pubblico perché l'impero ti è dato per dispensa celeste... con quale devozione, ti chiedo, uno deve obbedire a coloro ai quali è affidato di servire i sublimi e santi misteri?' La dignità del sacerdote, quindi, è incommensurabilmente elevata rispetto a quella del sovrano terreno, ma il secondo ha ancora la sua provincia autonoma, per la quale è competente solo verso Dio, e all'interno della quale egli può esigere obbedienza da tutti gli uomini.

Gelasio I era estremamente consapevole della sua dignità sublime, ma né lui né i Padri di quel tempo avevano ancora raggiunto l'idea che sulla terra la Chiesa avesse potere supremo su principi e imperatori. La discrepanza tra il potere politico effettivo esercitato da entrambe le parti precludeva lo sviluppo di tali pensieri, ma era ancora più forte la sensazione che non era affare del servo di Dio di interferire negli affari dei principi di questo mondo. La Chiesa, naturalmente, si interessava al mondo, che si identificava con i domini governati dall'imperatore romano, ma persisteva ancora l'idea di un abisso tra il Cielo e la terra, che aveva preso forma negli scritti di Sant'Agostino, e l'originale dottrina cristiana che il regno di Dio non è di questo mondo. Questo ostacolava lo sviluppo dell'idea di un mondo cristiano unito. Significava che era ancora ammesso solo con riserva che il mondo appartenesse alla Chiesa, e ciò tratteneva la Chiesa da far valere ed esigere il suo riconoscimento da parte del mondo.

pp 68-69. La seconda metà dell'XI secolo vede le conseguenze pratiche dello scisma

Nei secoli IX e X, e anche nella prima metà del secolo XI, la Chiesa ancora non vuole dominare il mondo, e non lo giudica né lo condanna. Un sentimento pio che i decreti di Dio sono imperscrutabili porta gli uomini ad accettare lo stato e il sovrano come un dono della grazia di Dio o della sua ira. L'uomo non deve opporsi a Dio, sia che Dio benedica, metta alla prova o punisca, ma deve accettare quello che gli è dato con forza d'animo, e con speranza nella liberazione attraverso la sua grazia. A dispetto di molte deviazioni temporanee, le decisioni sulle relazioni tra i due poteri che erano state fatte dai grandi papi intorno all'anno 500 erano rimaste essenzialmente inalterate fino alla seconda metà del secolo XI. Non erano ancora sorti conflitti decisivi tra le concezioni sacramentale e monarchica della gerarchia.

p. 88. Enrico III (+ 1056) e lo scisma – 'la nuova epoca in Europa occidentale'

Uno degli obiettivi (di Enrico III) fu di far rivivere la purezza della Chiesa romana e di proteggere il papato e le elezioni papali dalle fazioni romane, che erano responsabili della debolezza e demoralizzazione della Madre delle Chiese. Il sovrano dell'Impero Romano agì come capo della cristianità mandato da Dio. Non ci può essere alcun segno più chiaro di questo, che il mondo era stato completamente conquistato dal cristianesimo cattolico. Lui, il più forte e più pio di tutti i principi, con l'approvazione delle migliori menti del suo tempo, aveva riformato la Chiesa romana. In questo momento ha inizio una nuova epoca nella storia dell'Europa occidentale.

p. 146-7. Il nuovo primato papale respinto dall'antica ortodossia in Occidente

Il primato del papa era respinto per i più profondi motivi teologici e per i molto più radicali motivi di ordine ecclesiastico da parte del cosiddetto Anonimo di York. La sua sorprendente dottrina è una voce isolata in tutto il periodo. Egli nega coraggiosamente l'autorità della tradizione, e spiega che la Chiesa romana ha ricevuto la sua posizione per i decreti dei Padri e tenendo conto della preminenza di Roma come capitale del mondo. Secondo lui, non vi era alcuna cosa come un primato nella Chiesa primitiva, e Cristo non aveva detto nulla a proposito. Cristo diede a tutti gli apostoli pari potere, il vescovo di Roma non può vantare più controllo sull'arcivescovo di Rouen di quanto Pietro avesse sugli altri apostoli – anzi, può davvero vantare soltanto l'autorità che Pietro esercitava su se stesso. Ogni vescovo è infatti il successore di Pietro, l'arcivescovo di Rouen quanto il vescovo di Roma, nessuna chiesa è superiore a un'altra – qui di nuovo viene portato avanti l'argomento di base dell'episcopalismo – perché tutte hanno gli stessi sacramenti. O i sacramenti sono più nobili a Lione, per esempio, che a Rouen? L'affermazione che una chiesa è superiore a un'altra crea due chiese da una, vale a dire, divide l'unica Chiesa indivisibile. I vescovi sono i rappresentanti di Cristo, e non possono dunque, come Cristo, essere giudicati da nessuno, salvo che da Dio. La dipendenza diretta dei vescovi da Dio, in opposizione alla teoria papale, non può essere enunciata più spietatamente di così.

L' idea della chiesa episcopale e dell'indipendenza episcopale doveva ancora una volta svolgere un ruolo importante nella storia ecclesiastica. Non poté mai essere del tutto annullata dalla crescita del papato, la cui vittoria non fu mai completa. L'inquietudine dei poteri antichi che venivano repressi si rese evidente nel secolo XI e all'inizio del XII, eppure la loro contro-attività è una chiara indicazione della forza irresistibile con cui l'idea del primato romano era sviluppata in questo momento. L'organizzazione interna della Chiesa si è formata nello spirito di Gregorio VII; è stato lui che ha fatto della monarchia papale una realtà e ha aperto la strada per l'età della dominazione papale.

p. 162. Il punto di svolta del secolo XI; dal 1100 tutto è finito.

L'età della lotta per le investiture può essere giustamente considerata come il culmine della storia medievale; è stata un punto di svolta, un momento al tempo stesso di completamento e di inizio. È stato il compimento del primo Medioevo, perché in esso la fusione dei popoli europei occidentali con la spiritualità cristiana ha raggiunto una fase decisiva. D'altra parte, il medioevo successivo è cresciuto direttamente dagli eventi e pensieri dei decenni immediatamente prima e dopo il 1100; già da allora le linee generali, le caratteristiche concezioni religiose, spirituali e politiche dei tempi successivi erano state delineate, e i principali impulsi per lo sviluppo successivo erano stati dati...

p. 163-6. Il Filioque, causa dello scisma, rimane invisibile agli accademici secolari, ma è stata la causa dell'arroganza occidentale

Non sarà mai veramente possibile scoprire quali sono state le vere cause della grande crisi del secolo XI nella storia cristiana; molti fattori nella vita politica dei tempi, che di fatto si sono fusi a formare una situazione in via di sviluppo le cui linee principali sono chiare, potrebbero, a quanto ci sembra ora, avere operato in modo molto diverso. È altrettanto difficile spiegare perché uomini capaci di grandi cose si sono riuniti a Roma in quel particolare momento, e, soprattutto, perché nel momento critico la figura demoniaca del più grande dei papi ha occupato il trono del Principe degli Apostoli (sic). Solo una visione molto ampia è in grado di chiarire, anche solo in parte, la concomitanza di eventi da cui la nuova era è nata, perché solo così potrà assegnare una dovuta influenza allo stadio avanzato che la cristianizzazione del mondo aveva allora raggiunto. L'organizzazione ecclesiastica si era diffusa lungo e in largo, la religione monastica aveva ottenuto una forte presa sugli uomini e li aveva resi più preoccupati della salute delle loro anime, li aveva spronati a una maggiore coscienza e li aveva resi più ansiosi di avere purezza e giusto ordine nella Chiesa: così una nuova e vittoriosa forza è stata prestata alla vecchia fiducia nella grazia salvifica dei sacramenti e alle concezioni gerarchiche basate sulla loro amministrazione. Da questo è nata la convinzione che i popoli cristiani d'Occidente formavano 'la vera' Città di Dio, e di conseguenza i dirigenti della Chiesa erano in grado di abbandonare l'antica avversione per la malvagità degli uomini mondani e di sentirsi chiamati a riordinare la vita terrena secondo il precetto divino. Nel secolo XI non era ancora stata raggiunta la posizione in cui il papa, signore imperiale della Chiesa, nominava e confermava i re della terra e sorvegliava e giudicava le loro azioni, ma l'enorme progresso fatto da Gregorio VII aveva aperto la strada per questo, e lui stesso ne aveva già realizzato una buona parte, in pratica, più di quanto qualunque dei suoi successori sia stato in grado di fare. Gregorio si trova al maggior punto di svolta – dal punto di vista spirituale forse l'unico – nella storia della cristianità cattolica (sic); nel suo tempo la politica di conversione del mondo ha guadagnato una volta per tutte il sopravvento sulla politica di ritiro da esso: il mondo è stato attratto nella Chiesa, e gli spiriti leader della nuova era hanno posto come loro obiettivo di stabilire il 'giusto ordine' in questo mondo cristiano unito (sic). Ai loro occhi, però, il compito più immediato sembrava essere quello di affermare con successo la supremazia del 'servo dei servi di Dio' sopra i re della terra.

Gregorio VII non era particolarmente noto per la sua fedeltà alla tradizione. Era nel cuore un rivoluzionario; la riforma nel senso ordinario del termine, che implica poco più che la modifica e il miglioramento delle forme esistenti, non poteva davvero soddisfarlo. Egli desiderava un cambiamento drastico, e non poteva accontentarsi di niente di meno della effettiva realizzazione sulla terra della giustizia, del 'giusto ordine' e di ​​'quello che dovrebbe essere'.

 
Come parlare ai bambini dei demoni, dell'inferno e della morte

È un grave errore educativo parlare in dettaglio dei demoni ai bambini piccoli, perché se un bambino sente una volta come sono, è impossibile fermare la sua immaginazione.

Gli adulti possono essere avvertiti del pericolo che rischiano nel consentire a immagini di demoni di invadere la loro mente, ma un bambino, anche è avvertito, non può facilmente smettere di pensare a qualcosa che lo tormenta, e questo può portare a un pericoloso stato di mente o, almeno, a soffrire di incubi. Quando i bambini fanno domande sul diavolo o sull'esistenza di spiriti maligni, è preferibile non fare un'analisi approfondita, ma piuttosto dire che non si deve dare loro più attenzione di quella che hanno nei sogni, o qualcosa di simile. In generale dobbiamo rivolgere le menti dei bambini a Cristo, ai santi e agli angeli.

È meglio insegnare ai bambini la lotta cristiana senza riferimenti diretti alla battaglia contro i demoni. I bambini possono imparare con naturalezza a fare il segno della croce prima di addormentarsi (su se stessi e sul letto o sul cuscino) come una benedizione per la notte, a usare la preghiera di Gesù ("Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me"), o a parlare con il Signore e con i santi usando le loro parole, ogni volta che vogliono. Così, quando sperimentano una tentazione (per esempio, la paura degli incubi), useranno le armi giuste in modo completamente naturale. I bambini possono dormire con una corda da preghiera nella mano o sotto il cuscino e dire la preghiera di Gesù (anche solo alcune volte nelle loro preghiere quotidiane).

L'idea dell'inferno spaventa i bambini. Naturalmente spaventa anche noi, ma la nostra paura non è patologica, bensì nasce dal nostro amore per Dio e dal timore di allontanarci da lui. Ciò che abbiamo bisogno di coltivare nei bambini non è la paura dell'inferno, ma l'amore per Dio. I bambini possono prendere in seria considerazione il problema metafisico dell'amore di Dio. Quando si parla dell'inferno (non, ovviamente, ai bambini piccoli) dobbiamo sottolineare che l'inferno non è un luogo in cui Dio vuole mandare le persone cattive, piuttosto l'inferno è il dolore ci imponiamo, rifiutando l'amore di Dio. L'inferno è la visione della luce di Dio che brucia chi non diventa come lui. Oppure possiamo anche dire che se una persona malata si rifiuta di prendere le medicine prescritte da un medico, non dovrebbe incolpare il medico se rimane malata.

Come sempre, non esistono ricette, mi limito a fare alcuni esempi. Ci sono molti casi di adulti che hanno respinto il cristianesimo, perché hanno pensato che questo fosse il modo migliore per essere liberati dalla paura soffocante dell'inferno in cui sono stati allevati. Anche quando parliamo di azioni malvagie commesse dalle persone, è importante per il bambino avere la certezza che Cristo è sempre pronto a perdonare qualsiasi peccato.

Quando i bambini parlano del paradiso, spesso esprimono idee diverse di quello che vi si trova, idee che teologicamente potrebbero sembrare non corrette. Ma dobbiamo stare molto attenti a non distruggere il loro desiderio di andare in paradiso. Riuscite a immaginare un bambino che voglia andare in un posto dove non c'è cibo o giocattoli o i suoi animali preferiti? Dobbiamo dare l'impressione (e non una falsa impressione) che il cielo è incomparabilmente migliore di qualsiasi cosa si possa immaginare. Alcuni bambini, quando sentono questo, chiederanno spontaneamente: "Meglio della notte di Pasqua? Meglio del gelato? Meglio di quando mamma mi mette a dormire?" La Bibbia ci insegna che esiste un cibo celeste, una gioia celeste, etc.

Per quanto riguarda gli animali, i bambini vogliono sapere se il loro animale preferito avrà un posto in paradiso. Non c'è alcuna ragione per mettersi a fare discorsi teologici a un bambino, spiegando la differenza tra l'anima di un animale e l'anima di un essere umano. È meglio ricordargli che Dio si prende cura di ogni piccolo passerotto (Mt 10:29).

Quando parliamo teologicamente, non dovremmo mai distruggere un'idea che qualcuno ha dentro di sé, a meno di non sostituirla con un'idea più matura che non ecceda il livello della comprensione del nostro interlocutore. Nel Gerontikon (Detti dei Padri del Deserto) c'è la storia di un monaco che era un antropomorfita (interpretava letteralmente le espressioni bibliche delle mani di Dio, degli occhi di Dio, ecc). I monaci ortodossi lo corressero. Ma fu visitato da un altro monaco che lo ha trovò in lacrime. Il visitatore gli chiese: "Perché piangi, padre? Non sei contento di essere tornato alla fede corretta?" Il monaco rispose: "Piango perché hanno portato via il mio Dio, e ora non so chi adorare".

Non vogliamo che i nostri figli abbiano paura della morte. Dobbiamo parlarne come di una parte della nostra vita – la soglia di una vita celeste, un trampolino di lancio per la nostra vita eterna con Cristo, i santi e gli angeli. A volte ci sono bambini che vogliono così tanto andare in paradiso, che esprimono il desiderio di morire o addirittura di porre fine alla propria vita. Non dobbiamo mettere in questi bambini una paura morbosa della morte, al fine di mitigare questo desiderio, ma dovremmo spiegare che la morte è solo una benedizione se usciamo da questo mondo al momento in cui Dio ci chiama, perché solo lui sa quando siamo pronti. Noi non andremo in paradiso se prima lui non ci manda il biglietto. Non ci sono ricette per che cosa dovremmo dire a ogni singolo bambino, ma dobbiamo cercare di adattare la nostra risposta a ogni singolo caso. Questo è un problema che trova spesso i genitori impreparati. È deplorevole che i bambini sentano parlare di suicidio, ma è una realtà che i catechisti cristiani devono affrontare.

Le domande su inferno e paradiso, male e bene, demoni, morte, suicidio, ecc., si presenteranno molte volte durante l'infanzia. Le nostre risposte a queste domande (così come alla domanda di come nascono i bambini) devono essere proporzionate al livello di sviluppo del bambino. Non rispondiamo a un bambino di cinque anni nello stesso modo in cui risponderemmo a un bambino di dieci anni, anche se entrambi fanno la stessa domanda.

 
A Zaporozh'e chi è forzato a essere vaccinato sarà benedetto con una preghiera speciale

il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol'. Foto: hramzp.ua

Il metropolita Luka ha detto che la vaccinazione è presentata come un evento volontario, ma in caso di rifiuto, le persone sono minacciate di licenziamento e restrizione dei diritti e delle libertà.

Il 15 ottobre 2021, il metropolita Luka (Kovalenko) di Zaporozh'e e Melitopol' ha benedetto la lettura di una preghiera speciale a quei credenti che devono essere vaccinati.

Sul suo canale Telegram, vladyka Luka ha scritto che "tutti affrontiamo restrizioni dei nostri diritti e libertà civili" e "l'infezione da coronavirus si è trasformata da un problema medico in uno più globale".

Secondo il mretropolita, la vaccinazione è "finora il metodo più efficace per combattere le infezioni" e "viene già praticamente introdotto con la forza ovunque".

"Da un lato si presenta come un evento volontario, ma in caso di riluttanza le persone, purtroppo, sono minacciate di licenziamento, la capacità di muoversi anche all'interno del paese è limitata, è loro vietato compiere attività imprenditoriali, ese non ricevono il vaccino devono restare a casa”, ha scritto il metropolita.

Ha chiesto al suo gregge di cercare di "seguire tutte le raccomandazioni degli specialisti" e di prendersi cura gli uni degli altri, e ha richiamato l'attenzione dei fedeli sul fatto che "la Chiesa non obbliga né vieta di vaccinarsi".

Allo stesso tempo, vladyka ha detto, "dal momento che molti parrocchiani si rivolgono ai sacerdozio con questa domanda per avere una guida, benedico (all'interno dell'eparchia di Zaporozh'e) tutti coloro che sono costretti a essere vaccinati a venire in chiesa e a chiedere al sacerdote la preghiera d'invocazione dello Spirito Santo con l'aggiunta della "Preghiera per l'assunzione di medicine e di altre cure" in modo che, per grazia di Dio, tutti coloro che sono costretti a essere vaccinati ricordino le parole del Salvatore: "se berranno qualche veleno, questo non farà loro male" (Mc 16:18).

Ha anche esortato a confidare nella volontà del Signore misericordioso e ha augurato la grazia di Dio e "il rafforzamento della salute mentale e fisica".

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha riportato che in Ucraina nelle "zone rosse", secondo le nuove regole della quarantena, le istituzioni commerciali ed educative possono funzionare solo a condizione della vaccinazione al 100%.

 
Il prete disonesto

[I più irreligiosi tra i greci amano raccontare un sacco di barzellette sui sacerdoti disonesti. Devo ammettere che alcune le trovo piuttosto divertenti. Eccone una che ho appena ricevuto per e-mail e ho pensato di condividere - John Sanidopoulos]

Il funerale del cane

 

Mitsos abita sopra il suo ristorante con solo il suo amato cane di nome Stavros per compagnia.

 

Un giorno Stavros il cane muore e Mitsos va dal suo parroco e gli chiede: "Padre, il mio cane Stavros è morto. Può fare un Trisaghion per il povero animale, che per me era come un figlio?"

 

Padre Nikos scuote la testa: "Ho paura di no, non possiamo fare in chiesa servizi funebri per un animale, ma c'è una chiesa di inglesi dietro l'isolato. Dio sa a cosa credono. Magari potranno fare qualcosa per il tuo cane? "

 

Mitsos dice: "Vado subito, Padre. Pensa che 5.000 dollari siano sufficienti come offerta per la funzione?"

 

Padre Nikos esclama: "Kyrie eleison! Mitsos, ma perché non mi hai detto che il cane era greco ortodosso?"

 
Perché san Giorgio è spesso raffigurato mentre uccide un drago?

 

La ben nota storia di san Giorgio che uccide il drago è ovviamente una leggenda e non un fatto di storia, dal momento che non esistono i draghi, a meno che non stiamo parlando del drago di Komodo, ma è improbabile che il drago di Komodo sia apparso in Medio Oriente dall'Indonesia e abbia posto la minaccia descritta nel racconto.

La rappresentazione nell'iconografia di San Giorgio come uccisore di draghi è arte puramente simbolica, e questa storia è introvabile nella ricca innografia della Chiesa ortodossa, che fa riferimento gli elementi più realistici della vita dei santi. Per esempio, spesso nell'iconografia si vede san Giovanni Battista raffigurato con le ali, ma questa illustrazione è puramente simbolica del suo essere un angelo terrestre e un messaggero divino. Un altro esempio è la raffigurazione di aureole attorno alle teste dei santi, che è simbolo della loro cittadinanza celeste e della Luce Divina della loro divinizzazione e il loro essere ricolmi della grazia dello Spirito Santo.

Storicamente, san Giorgio come uccisore di draghi non si è visto fino al XI secolo, e non si può trovare alcun riferimento precedente (la prima immagine che conosciamo deriva dalla Cappadocia dell'XI secolo, e il primo racconto che abbiamo viene dalla Georgia dell'XI secolo). Secondo Maria Vasilakis, professore associato di arte bizantina, "Gli eminenti santi uccisori di draghi nella Chiesa orientale sono stati i due Teodori, la recluta e il generale. La prima rappresentazione di Giorgio nel VI secolo lo mostra come un funzionario, piuttosto che in uniforme militare. Non conosco alcuna raffigurazione del IX secolo. Tuttavia, solo nel secolo XI egli appare come uccisore di draghi. Come e perché Giorgio ha sostituito i due Teodori è incerto". Va aggiunto che ci sono altri santi uccisori di draghi nella Chiesa ortodossa, e, talvolta, il drago viene sostituito con un serpente o un coccodrillo o qualche altra bestia feroce.

Anche l'antica mitologia greca fa riferimento a eroi che uccisero draghi, come Ercole, Perseo e anche Apollo che uccise il pitone. La leggenda allegorica di san Giorgio che uccide il drago potrebbe essere un modo per mostrare san Giorgio come un eroe, dal momento che dal XI secolo fu un modello molto popolare e un esempio per tutti i martiri e santi della Chiesa che hanno sofferto per Gesù Cristo contro tiranni, imperi, eresie, ideologie, teorie, ecc. In ognuno di noi c'è un eroe che a volte ha bisogno di combattere contro un rettile che striscia nell'ombra per diventare luce e liberare la figlia, che potrebbe essere un immagine dell'anima. Inoltre, il nome "Giorgio" deriva dal sostantivo γεώργιον che denota una fattoria o un campo coltivato. Questo potrebbe essere un epiteto per una persona che sta facendo un percorso di coltivazione spirituale. Nell'innografia San Giorgio è chiamato il "coltivatore di Cristo".

San Giorgio come cavaliere e uccisore di draghi è legato all'acqua e ai pozzi. E la privazione di acqua nei mesi estivi, soprattutto se non piove durante l'inverno, potrebbe essere una fonte di grande sofferenza in luoghi come la Grecia, l'Asia Minore e il Medio Oriente. Il drago che respira fiamme dalla bocca tiene l'acqua della zona in ostaggio – come dice il racconto – e non le permette di scorrere a meno che la principessa sia sacrificata al drago. Pertanto, San Giorgio uccide il drago e salva la principessa.

Alcuni potrebbero sostenere che la principessa nell'icona raffigura semplicemente l'imperatrice Alessandra, la moglie di Diocleziano, convertita al cristianesimo dalla testimonianza delle sofferenze di san Giorgio e martirizzata con lui. La sua immagine nelle icone di San Giorgio avrebbe più tardi ispirato l'immaginario simbolico e la narrazione di San Giorgio che uccide il drago per salvare la principessa.

Il drago simboleggia anche il serpente malvagio, il diavolo, come si legge in Apocalisse 12:9. La battaglia contro il drago potrebbe indicare la battaglia spirituale contro il diavolo e il male per la salvezza dell'anima. La paura del drago è la mancanza di fede e l'ignoranza. Se queste vengono eliminate allora il drago non ha alcun potere.

L'immagine di san Giorgio come uccisore di draghi non è comparsa in Grecia fino al XIV secolo, e questo può avere qualcosa a che fare con l'acquisizione ottomana dell'Epiro e dell'Albania. A Bisanzio, però, c'è un'altra evoluzione. L'immagine del VI secolo di San Giorgio come ufficiale o soldato mostra Bisanzio fiduciosa, certa e sicura nel suo potere, e la Chiesa ha un ruolo forte nell'Impero. Qualche secolo dopo san Giorgio è raffigurato a cavallo con una lancia, e questo è un periodo di invasioni islamiche, iconoclastia e allontanamento dell'Occidente. Più tardi, nel secolo XI, Bisanzio si trova in una posizione ancora più difficile, con molti nemici che la circondano e la minacciano, e questo è quando scopriamo san Giorgio come uccisore di draghi. Bisanzio ha bisogno di un potente alleato, che ha potere e presenza divina. San Giorgio in questo momento si afferma come protettore dei soldati, insieme ad altri santi militari, come san Teodoro la recluta e san Teodoro il generale.

Alla luce di questo, abbiamo anche il poema epico bizantino Digenis Akritas, che presenta un eroico capo militare di frontiera di nome Basilio sulla frontiera orientale dell'Impero dopo la rinascita bizantina del IX e del X secolo. Mentre l'impero riconquistava il territorio perduto agli arabi secoli prima, la frontiera orientale dell'Impero rimaneva sotto il controllo dell'aristocrazia militare, di cui Basilio era un membro. Nell'opera letteraria, il protagonista del poema rappresenta certi ideali della sua società, in particolare gli ideali di mascolinità e di genere che erano riprodotti nella vita quotidiana delle persone che condividevano il medesimo retroterra culturale. Come prodotto di un impero medievale profondamente cristiano, gli ideali di mascolinità descritti nel poema sono profondamente influenzati dal cristianesimo, dalla cavalleria, dalle antiche tradizioni greche e dai valori culturali delle élite bizantine.

Gli ideali di mascolinità presentati nel poema sono influenzati principalmente dai valori cristiani e dal monachesimo. La fonte del potere del protagonista sta nell'aiuto della grazia di Dio. Seguendo le tradizioni dei santi guerrieri santo tra i famosi personaggi storici, come Giorgio, Teodoro e Demetrio, che vengono invocati dall'eroe del poema, si forniscono le fondamenta di molte delle gesta sovrumane di Basilio. Come alcuni dei santi guerrieri del passato, Basilio uccide un drago, che, come il serpente nel giardino dell'Eden, si sforza di tentare la moglie di Basilio. Come il vittorioso san Giorgio nel suo racconto, Basilio decapita il drago a tre teste, dimostrando in tal modo la sua pietà e il suo autocontrollo di fronte al desiderio. Inoltre, l'amore di Basilio per la caccia di animali selvatici e per uccidere leoni a mani nude simboleggia una catarsi per l'eroe, in quanto gli animali selvatici simboleggiano la mancanza di autocontrollo e un'inclinazione alla passione. Oltre al simbolismo della caccia e dell'uccisione dei draghi, Basilio mostra anche pietà, gentilezza, misericordia e umiltà nelle sue interazioni con gli altri. Pertanto, l'uomo ideale del mondo romano / bizantino sarebbe devotamente cristiano, umile, pio, e in controllo del suo corpo e delle sue emozioni.

La raffigurazione di san Giorgio come uccisore di draghi e il contemporaneo successo del poema epico Digenis Akritas potrebbero essere indicatori chiave del modo in cui interpretare l'icona di san Giorgio con il drago. E queste ragioni potrebbero essere il motivo per cui i crociati portarono con loro queste immagini e ampliarono questo racconto in Occidente.

Infine, spesso nelle icone di san Giorgio che uccide il drago si vede l'immagine di un bambino a cavallo con San Giorgio. Questo viene da un miracolo di san Giorgio, in cui si dice che un ragazzino di Mitilene cadde vittima degli agareni. Il santo apparve rapidamente a cavallo e salvò il ragazzo mentre stava servendo il vino al suo padrone afferrandolo, mettendolo a cavallo e consegnandolo ai suoi genitori. In altre icone vediamo la principessa che tiene il drago con una corda, perché secondo la leggenda il santo calmò il drago attraverso le sue preghiere e la principessa lo trascinò e legò alle mura della città, perché tutte le persone potessero guardare la scena. Queste raffigurazioni enfatizzano il fatto che san Giorgio è un aiuto veloce e un liberatore nel momento del bisogno per tutti quelli che lo invocano con fede.

 
Intervista con l'archimandrita Gavrilo (Vučković) sulla tecnologia moderna

Opera missionaria nel mondo contemporaneo

L'archimandrita Gavrilo (Vučković), abate del monastero di Lepavina, è conosciuto come "il chierico Internet", che ha capito l'importanza della tecnologia moderna nel diffondere la parola di Dio, nell’opera missionaria. Nella sua intervista alla radio "Slovo Ljubve", mentre parla di lavoro missionario in Internet, spiega che all'inizio è stato difficile, soprattutto perché, come monaco del Monte Athos, provava ostilità verso i computer. Tuttavia, è più facile superare tutti gli ostacoli quando le cose sono fatte con una benedizione e con amore. All'inizio, diciamo che padre Gavrilo divenne monaco da giovane. Ha recentemente festeggiato 50 anni di vita monastica, e ha trascorso tredici anni sul Monte Athos. Ha vissuto in monasteri in Serbia e Montenegro. Oggi è l'abate del monastero ortodosso serbo di Lepavina in Croazia. Con la benedizione del metropolita Jovan, ha iniziato il lavoro missionario su Internet, ed è uno dei “padri spirituali virtuali” più popolari della nostra Chiesa di oggi.

Padre Gavrilo e Sua Eminenza il Metropolita Jovan al monastero di Lepavina

Benedizione

"Foglietto spirituale" - monastero di Lepavina

"Tutto è iniziato con la benedizione di sua Eminenza, il metropolita Jovan, che ha visto come i computer sono stati utilizzati per la predicazione della parola di Dio in Occidente. È stato su richiesta del metropolita che si è iniziato a usare il computer al monastero di Lepavina, per la predicazione spirituale e la diffusione della parola di Dio. Passarono due anni, ma non riuscivo a superare tale barriera dentro di me, perché per me la barriera, l'ostacolo era la tecnologia. Ed è stato grazie a una conversazione telefonica con un accademico, il professor Dimitri Stefanović, che mi ha aiutato a capire l'importanza di utilizzare i computer nella comunicazione interpersonale. Quando ho finalmente accettato il progresso tecnologico, ho consigliato al padre Basilio (in quel momento fratello Vojislav) di acquisire la conoscenza del computer e lui ha imparato e padroneggiato la tecnologia informatica per conto suo. Abbiamo iniziato a pubblicare foglietti spirituali, che distribuivamo ai parrocchiani quando andavamo a benedire le case dei parrocchiani per l'Epifania", così l’archimandrita Gabriel ricorda l'inizio di una carriera di successo in Internet.

La via, la verità e la vita

La rivista "La via, la verità e la vita"

Nell'anno 1997, è nata l'idea di una rivista pubblicata dal monastero. Era modellata sulla rivista "Il sentiero monastico", una pubblicazione per cui avevo ottenuto la benedizione dal monastero di Hilandar. Il primo numero della rivista del monastero è stato pubblicato, ma a quel tempo non c'erano risorse tecnologiche per continuare le pubblicazioni quando la stampante si è rotta. Era una piccola stampante azionata manualmente. Così, dopo il primo numero "Il sentiero monastico" è caduto nel dimenticatoio. Nel 1997, abbiamo avuto la possibilità di pubblicare la rivista del monastero "La Via, la Verità e la Vita" qui, a Lepavina. Abbiamo comprato una copiatrice e abbiamo fatto cinquanta copie del primo numero della rivista. Questa rivista è stata ben accolta, c'erano molte persone interessate e il numero delle seguenti edizioni è aumentato a 300. Poi, la rivista è stata depositata presso l'Ufficio centrale per la catalogazione. La rivista era pubblicata sei volte all’anno e la sua circolazione era di circa 2.000 copie. L’ultimo numero è uscito come un numero doppio, prima della comparsa della mia malattia, nel 2006. È stato pubblicato in 4000 copie. Siamo riusciti a coprire i costi di stampa e di spedizione. Durante le pubblicazioni della rivista, ho iniziato a interessarmi di tecnologia informatica. Mi è stato insegnato da Nenad Badovinać, che a quel tempo studiava tecnologia informatica", ha detto l'archimandrita Gabriel. Chiunque ha avuto la possibilità di leggere "La Via, la Verità e la Vita" ricorda questa rivista con testi buoni e significativi, grandi illustrazioni; rifletteva freschezza, gioia e amore.

L’opera missionaria e il mondo contemporaneo

La rivista non è più stata pubblicata, ma l'archimandrita Gavrilo ha progettato il sito del monastero. Dice che chiunque decida di aprire un sito del genere deve prendere in considerazione per quale scopo lo sta aprendo.

Sito web del monastero di Lepavina

Weblog "Eredità athonita"

"Dal momento che è il sito web di un monastero, il suo scopo è quello di diffondere e proclamare la parola di Dio. Abbiamo preso le parole del nostro Signore Gesù Cristo, che ha comandato ai suoi discepoli, i santi apostoli e i loro seguaci: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura". L'inizio del monachesimo è legato ai monasteri dei deserti, ma i monaci sono sempre stati testimoni della parola di Dio nel mondo. Le seguenti parole, pronunciate dal Salvatore, sono importanti per tutti i tempi: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi". Il nostro sito web ha carattere missionario e universale, il che significa che gli articoli sono pubblicati in varie lingue. Oltre alla nostra lingua serba, che va da sé, ci sono testi ortodossi scritti in russo, inglese, tedesco, francese e greco. Tutte queste lingue sono rappresentate sul nostro sito web. Ancor più, il sito del monastero è classificato come missionario, perché è incluso nel blog della Chiesa ortodossa "Missione ortodossa", dedicato ai greci in tutto il mondo, su cui c’è un un link speciale per Radio Blagovesti. Su questo blog, Radio Blagovesti rimane all'undicesimo posto nella lista dei programmi radiofonici ortodossi, perché ultimamente siamo meno attivi, ma prima era al quinto posto. Su questo stesso blog, il monastero di Lepavina è al decimo posto tra i sedici collegamenti. E il blog su Monte Athos ha un link al nostro sito, che, nella categoria dei monasteri non athoniti, è al primo posto.

Naturalmente, il nostro sito appartiene alla diocesi di Zagabria e Lubiana della Chiesa Ortodossa Serba, ed esiste con la benedizione di sua Eminenza, il metropolita Giovanni, ma al tempo stesso è universale, dal momento che il Credo nella nona affermazione confessa (credo) "nella Chiesa una, santa, universale e apostolica". Il nostro Signore Gesù Cristo è il capo della Chiesa, sulla terra, così come nel cielo. Sulla terra i nostri Patriarchi sono capi di Chiese ortodosse locali, con i loro vescovi, preti, monaci e tutti i fedeli, che sono stati battezzati nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito", ha detto l'archimandrita Gavrilo.

Amol dall’India

L’archimandrita Gavrilo spiega il modo in cui è nato il sito del monastero, il suo carattere missionario, e in modo pratico dimostra che le parole senza i fatti sono morte.

"Il nostro sito non ha confini locali. La nostra radio Internet, Blagovesti, può essere ascoltata in tutte le parti del mondo. Ecco un esempio interessante. Tutto ciò che viene trasmesso alla radio viene salvato in archivio, e può essere ascoltato in qualsiasi momento. Siamo stati contattati da un indù, dall'India. Ha scritto in inglese dicendo che una mattina si è recato al lavoro e in tasca aveva qualche dispositivo elettronico. Non so che tipo di dispositivo era, ma su di esso ha trovato la radio internet Blagovesti. All'inizio del programma, leggevo l’Acatisto alla santa Theotokos. Mi ha ascoltato, e questo ha avuto un effetto benefico su di lui. In tale lettera, ha detto: "Non ho capito una parola, ma nel mio cuore e nell'anima sentivo qualcosa di bello, qualcosa che mi ha portato una pace indescrivibile." Ha scritto che quando è arrivato al posto di lavoro, i colleghi hanno notato un cambiamento in lui. Lo sentivano calmo, non era nervoso a causa dell’ora di punta del mattino, durante i quali tutti sono tesi, perché nessuno sa se arriverà in tempo al lavoro. Non capiva niente, ma ha ricevuto una pace dalle parole della preghiera che ha sentito. Beh, questo è un esempio di beneficio spirituale attraverso queste moderne tecnologie, soprattutto Internet", testimonia nella sua storia l’archimandrita Gavrilo, circa l'importanza della tecnologia moderna, che aiuta a diffondere la parola di Dio.

Dio è amore

"La tecnologia può essere usata per il bene, per diffondere la parola di Dio, per l’opera missionaria. La parola di Dio deve essere predicata con amore, perché Dio è amore. La verità non può mai essere testimoniata se odiamo quelli che non sono come noi, abbiamo bisogno di testimoniare quelle cose che predichiamo. Abbiamo bisogno di testimoniare la verità della fede con amore, di testimoniare l'ortodossia, perché siamo ortodossi. Abbiamo bisogno di mantenere i dogmi dei santi Padri, che questi ci hanno lasciato. Molti di loro sono stati uccisi per la fede, come san Massimo il Confessore, San Marco di Efeso, e molti altri confessori della fede, martiri e grandi martiri. Un santo russo, il giusto Alexei Matchev, una volta ha detto che è giunto il momento per anacoreti e grandi schema-monaci di dover uscire uscire dalle loro grotte (celle nascosti) e andare dal popolo. Pensava che l'imperativo per il cristiano è quello di soddisfare tutti i comandamenti che la Chiesa ha prescritto. Ma pensava così per amore, che supera una moltitudine di peccati, qualcosa può essere violato, se non è dannoso per l'anima. Si tratta di un reato grave quando qualcuno con il suo atteggiamento formale provoca uno scandalo, o allontana qualcuno della santa Chiesa", diceva padre Alexei.

Radio Blagovesti

Nelle parole di questo pastore spirituale, abbiamo trovato la guida, che consigliava i monaci a lasciare i loro eremi e grotte, per uscire, per aiutare e guidare le persone - coloro che sono deboli nella fede a non mollare, e coloro che sono forti a essere ancora più forti", ha detto l'archimandrita Gavrilo. Sulla questione di come la gente lo ha accettato nello spazio virtuale, lui risponde: "La nostra gente dice. "Ogni miracolo va fatto in tre giorni." Lo stesso si può dire per la mia apparizione su Internet, dove mi hanno chiamato chierico virtuale o cyber-chierico. Alcuni mi hanno accolto con approvazione e buona volontà, altri con stupore, e altri con ridicolo. La gente seria per lo più ha mostrato sorpresa, e penso che coloro che mi hanno ridicolizzato fossero un po' invidiosi. Vorrei citare il sostegno che ho ricevuto dal vescovo Porfirije, che ha sottolineato la mia attività, anche in pubblico, come commentatore durante la ripresa dal vivo della Santa Liturgia nella chiesa cattedrale, in cui è stato intronizzato il Patriarca Irinej. Il sostegno pubblico alla mia opera e al mio sforzo mi ha dato ancora più volontà, e penso che possa essere stimolo per altri padri perché facciano propri i progressi tecnologici e li utilizzino nella diffusione della fede ortodossa", dice l’archimandrita Gavrilo.

Parlando di padre Gavrilo, il vescovo Porfirije ha detto: "L’archimandrita Gavrilo è stato un monaco di Hilandar per lungo tempo, è stato monaco in Montenegro, e ora vive al monastero di Lepavina in Croazia. Questo monastero è in realtà un centro di preghiera e molte persone provenienti da tutto il mondo vengono per rafforzarsi spiritualmente al monastero di Lepavina e per chiedere consigli spirituali a padre Gavrilo. È interessante che egli abbia usato Internet fin dal suo nascere e in questo modo comunica con migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, e risponde a domande e problemi spirituali di molte persone", ha detto il vescovo Porfirije giungendo alla conclusione che la Chiesa è disposta a utilizzare nuove tecnologie, perché vive sempre nel "tempo reale".

Allora e adesso

"A volte penso a quanto le possibilità tecniche di comunicazione tra le persone siano progredite negli ultimi 50 anni. Quando ero un ragazzo, noi, bambini di villaggio, giocavamo al telefono. Prendevamo un scatola di lucido da scarpe, perforavamo il centro del fondo della scatola e attraverso questo foro inserivamo un’estremità di un filo di dieci metri di lunghezza, l'altra parte del filo la inserivamo nell'altra parte della scatola e stavamo in piedi, lontani l’uno dall'altro quanto era lungo il cavo. Così parlavamo al telefono ed eravamo in grado di ascoltarci l'un l'altro, anche se era una corda.

L’anziano Nicanor (telefono a Hilandar)

Quando sono arrivato al monastero di Hilandar nel 1971, ho avuto l'obbedienza di lavorare nell’ufficio amministrativo del monastero, per aiutare gli anziani con l'amministrazione e gli ospiti, e per ricevere chiamate al telefono. Ma quello era un telefono con il quale si poteva parlare solo tra il monastero e la foresteria del monastero a Karyes, aveva bisogno di essere ruotato manualmente e aveva una linea solo con un telefono in Karyes. Non c'era rete telefonica, quella è venuta in seguito. Oggi, la tecnologia più moderna è venuta anche al Monte Athos. Mi sono imbattuto in un articolo di un quotidiano con il seguente titolo: "I monaci con il WiMax sulla Montagna Santa." È scritto che la società greca di telecomunicazioni OTE ha costruito sei stazioni di base sul Monte Athos, che permetteranno di collegare il centro della repubblica monastica, Karyes, con tutti i venti monasteri e gli importanti villaggi monastici (per villaggi si intendono le skiti e i gruppi di celle monastiche). WiMax è una rete wireless che funziona a energia solare.

WiMax sul monte Athos

Le stazioni sono state costruite in luoghi inaccessibili, e sono state rese resistenti ai forti venti, che non sono rari al Monte Athos. Hanno coperto completamente l'intera penisola del Monte Athos, secondo la Religious Intelligence Agency. Molti monasteri sono già collegati alla rete e dispongono di connessione Internet. Fanno parte del progetto, che dovrebbe archiviare elettronicamente i manoscritti più importanti, gli affreschi e le icone dei monasteri del Monte Athos. Parte di questo materiale, il dieci per cento, sarà disponibili in formato elettronico al pubblico, agli esperti e ai monasteri partecipanti. Attualmente, secondo questa agenzia, un piccolo numero dei 1400 monaci athoniti sa usare Internet. In futuro, sarà richiesto che ogni monastero abbia almeno alcuni monaci addestrati a utilizzare Internet. Il Patriarcato di Costantinopoli, sotto la cui giurisdizione ecclesiastica si trova il Monte Athos, vuole avere una migliore comunicazione elettronica con i monasteri. I messaggi in genere erano inviati attraverso lettere.

Monaco con WiMAX sul Monte Athos

Pertanto, è chiaro che la tecnologia più moderna arriva anche al Monte Athos. Tutto il Monte Athos ha una rete; sei torri si trovano in luoghi nascosti, che non sono visibili. Questo non è completamente funzionale, perché funziona con energia solare e non con elettricità. I monasteri hanno ora dei computer, e non è qualcosa di insolito e strano. Su un blog sul Monte Santo, ho visto una foto, presa sulla barca a Daphne, di un monaco con un computer portatile sulle ginocchia e che vi guarda qualcosa. Forse quel monaco non era dall’Athos, mi sembrava che andasse in pellegrinaggio al Monte Athos, ma in ogni caso, è una caratteristica del mondo contemporaneo", dice padre Gavrilo sostenendo la sua storia della diffusione di Internet e della sua importanza nel mondo moderno.

Amici di Facebook e figli spirituali

Molte persone con le quali l'archimandrita Gavrilo comunica tutti i giorni spesso gli chiedono se sono i suoi amici di Facebook o i suoi figli spirituali e se c'è una differenza tra di loro.

Incontro virtuale dei figli spirituali di padre Gavrilo su Facebook

"Quando si parla di rapporto tra figli spirituali e padre spirituale, posso dire che ci sono tipi diversi di relazione. La prima relazione è con i figli spirituali che costituiscono la fratellanza del monastero, di cui l'abate del monastero si preoccupa, il secondo rapporto è con i figli spirituali che vivono nel mondo, ma spesso si confessano e fanno obbedienza al proprio anziano e la terza relazione è con i miei amici di Facebook, che seguono il mio lavoro spirituale e missionario in Internet. Pertanto, la ricerca e la pratica sono cose diverse, e dipende in quale luogo ci si trova e in quale ruolo. Per esempio, come chierico ho un profilo Facebook come un personaggio pubblico e come tale non ho limiti, tutte le persone esistenti sul mio profilo sono miei amici, che è la terminologia utilizzata per descrivere una relazione su Facebook. Su Facebook, io do loro argomenti spirituali di cui hanno bisogno per scrivere i loro commenti. Scelgo argomenti interessanti, attualità del mondo, ciò che viene a noi come avvertimento per volgerci verso Dio e salvare le nostre anime. Tutte le cose cattive che ci stanno accadendo sono causa dei nostri peccati, a causa della nostra incapacità di compiere i dieci comandamenti. Accetto tutti coloro che chiedono la mia amicizia perché mi sono stati inviati dalla volontà di Dio, come ha detto il giusto Alexei Mechev. Tutte le persone che incontriamo nella vita sono inviate dal Signore, secondo la sua volontà.

Sento l'obbligo di predicare. Utilizzando le nuove tecnologie posso predicare in tutti i continenti, a singole persone, entrare in ogni casa indipendentemente da dove ci troviamo sul pianeta. Non mi importa se predico a una o a dieci persone, o a cento. Naturalmente, se ci sono più persone, è un successo maggiore per il sermone. Con la benedizione del Metropolita Jovan, mandiamo in onda Radio Blagovesti in ​​Interenet ogni sera dalle 9 alle 10. In quel tempo, leggo l’Acatisto alla santa Madre di Dio, scelgo musica spirituale, e leggo testi spirituali. Le statistiche giornaliere mostrano che il programma è seguito da 130-150 computer: secondo i calcoli utilizzati nei mezzi di comunicazione, tre persone sono vicino al computer al momento della trasmissione. Quindi, in base a questo calcolo, circa cinquecento persone ascoltano la nostra Radio Blagovesti ogni notte. Ho 1308 contatti su Skype. Realizzando il vantaggio del lavoro missionario in Internet, ho aperto il mio profilo su Facebook dove ho 5001 persone e 1344 persone che non posso accettare a causa della limitazione. Questo è il motivo per cui ho aperto successivamente un profilo di Facebook come figura pubblica, con 6.324 contatti. Questo numero aumenta ogni giorno, perché non vi è alcuna restrizione. Il contatto con queste persone è il loro primo passo verso la chiesa e speriamo sinceramente che quelle stesse persone si avvicineranno alle riunioni liturgiche", dice l’archimandrita Gavrilo.

Profilo di padre Gavrilo su Facebook

Le statistiche mostrano che il profilo di padre Gavrilo è visitato da giovani tra i 25 ed i 34 anni di età, che costituiscono il 34 per cento dei visitatori dei quali 20 per cento sono donne e quattordici per cento sono uomini. E sono le statistiche che aiutano padre Gavrilo a selezionare gli argomenti di discussione, perché vede quali argomenti sono i più visitati e i più interessanti.

Profilo Skype di padre Gavrilo

Così, per il tema di ricerca ha detto che ci sono stati 25.000 visitatori, la cifra più alta di recente. Durante gli ultimi giorni ci sono stati molti che erano interessati ad argomenti spirituali, così come agli argomenti sulle malattie mentali e fisiche. “Alcuni di questi titoli in uscita, che ho pubblicato, sono: "malati di mente più di 300.000 persone," questo è un testo dal quotidiano "Glas Javnosti". Su questo testo 67 amici di Facebook hanno lasciato le loro osservazioni, poi "Anche se i medici sono scettici, ci sono molti guariti dalla fede", ha detto il medico e il prete Alexsandar Avdeichev. Anche il testo "sulle differenze tra malattia mentale e spirituale" è stato molto frequentato. Ci sono anche argomenti spirituali, e di recente c’è stato un argomento interessante sul movimento di san Nikolai Velimirovic che si chiama "movimento di preghiera cristiana", e questo testo è stato associato con un post precedente riferito all’anziano Taddeo. È stato al raduno a Krnjevo che l'anziano Taddeo ha iniziato a predicare ai fedeli su vari argomenti spirituali e a dare risposte alle loro numerose domande. Un testo è stato preso dal sito della parrocchia ortodossa in Svizzera, di questo movimento a Zurigo, che ha costituito nel 2001, con la mia benedizione. A quel tempo, io come padre spirituale, con la benedizione di Sua Eminenza Mons. Costantino, ero per Zurigo per confessare il clero della diocesi dell’Europa centrale, così ho dato sostegno spirituale ai fedeli di quella comunità. Sono ancora presenti e attivi e hanno la loro festa nella quinta settimana del Grande Quaresima, dedicata a Santa Maria Egiziaca", dice l'archimandrita Gavrilo.

Il movimento di preghiera cristiana e la comunità virtuale

Alla nostra domanda se possiamo paragonare il movimento cristiano di preghiera alla comunità virtuale di oggi, il nostro intervistato ha risposto:

In un certo senso, possiamo, ma allora dovremmo dire qualcosa sulle differenze tra il movimento di preghiera cristiana e le comunità virtuali sui siti web ortodossi. I pii cristiani che appartengono a questo movimento erano soliti incontrarsi di persona, in vari punti, di solito nei monasteri e nelle chiese parrocchiali. Poi cantavano canti spirituali con fede e preghiera e celebravano il nome di Dio con sermoni spirituali. Tali incontri avvenivano dopo i vespri e la cena e duravano tutta la notte. La mattina proseguivano con la Santa Liturgia e con la comunione di tutti i presenti e dopo un pasto comune tornavano alle loro case. Molte persone che appartenevano a questo movimento sono finite in monasteri come monaci o monache. Oggi, le comunità virtuali e incontri spirituali su Internet non hanno questo carattere liturgico e di preghiera, ma hanno un carattere esclusivamente missionario. C'è familiarizzazione con la verità della fede o determinazione nella conoscenza religiosa,

scambio di esperienze e di opinioni su alcuni temi spirituali. Tuttavia, tale incontro virtuale può portare a incontri reali, in chiesa o in qualche luogo sacro. Un esempio è il nostro monastero di Lepavina, in cui molti amici di Facebook sono venuti personalmente a venerare l'icona miracolosa della Santa Theotokos di Lepavina, hanno partecipato alla Santa Liturgia e si sono comunicati ai santi Misteri. Alcuni di loro sono stati qui, si sono incontrati tra loro e sono divenuti veri amici", spiega l'archimandrita Gavrilo.

Padre spirituale

Le persone che seguono il lavoro dell’archimandrita Gavrilo su Internet partecipano a discussioni su diversi argomenti; quelli che sono alla ricerca di consigli e consolazione spirituale, a volte sentono che l’archimandrita Gavrilo è il loro padre spirituale. Ma non è così. L’archimandrita Gavrilo spiega perché:

"Padre spirituale è un sacerdote o un monaco che aiuta una persona e lo guida nella sua vita spirituale, ma anche nella sua vita cristiana in generale. La guida spirituale ha sempre avuto un ruolo importante nel Cristianesimo ortodosso, come indicato nelle Vite dei Santi e nella Sacra Scrittura. Ciò è necessario per tutti noi, perché tutti siamo chiamati alla virtù e all'unione con Cristo.

Questa è buona domanda, su questo argomento potrei dire molto dalla mia pratica spirituale. Ho dovuto per obbedienza confessare i sacerdoti in alcune parrocchie diocesane, con l'invito dei vescovi di quelle diocesi. Dirò in quali diocesi sono stato invitato a confessare clero. È nostra pratica al raduno annuale del clero che questo si confessi al padre spirituale che il vescovo ha chiamato in accordo con il clero. Così ho confessato nella diocesi di Zagabria e Lubiana per vent'anni, nella diocesi di Dalmazia per quattro anni prima di questa guerra, anche nella diocesi dell'Europa centrale con il vescovo Costantino per quattro anni di fila, la diocesi di Slavonia mentre c'era il vescovo Luciano per due anni. Inoltre, confesso i credenti che vogliono confessarsi in queste occasioni. È stata la mia obbedienza, e lo è ancora nella nostra diocesi di Zagabria e Lubiana. Perché dico questo? Dalla mia esperienza posso dire che il clero di ogni eparchia ha il suo padre spirituale per un giorno in un anno. Dopo di che, smette di essere il padre spirituale, fino al prossimo anno. Per me, sembra un "esame spirituale" annuale, come è prassi in Occidente che tutti i dipendenti di società o di enti pubblici vadano ogni anno a un controllo medico, per vedere se sono sani. Il dipendente è oggetto di una relazione del medico da mostrare al proprio datore di lavoro, ma le cose che confessore sente in confessione soggiorno rimangono segrete, non sono rivelate a nessuno. Anche il padre confessore stesso, soprattutto se confessa spesso, non tiene nella sua mente ciò che qualcuno gli ha detto in confessione.

Dirò qualcosa sulla pratica spirituale nella Chiesa ortodossa greca per quanto riguarda il servizio spirituale e l'obbedienza. Ogni diocesi ha un prete, proposto dal vescovo, competente e di non meno di 40 anni, che per tutto l'anno visita clero e popolo, e confessa chi ha bisogno di confessione. Ha solo questa obbedienza - confessare il clero e il popolo. Secondo la pratica monastica il padre spirituale della fraternità monastica è l’abate del monastero, oppure l’abate si sceglie un assistente, un monaco pieno di virtù, non più giovane di 40 anni in età, che è ieromonaco e confessa tutta la fraternità. Sono stato al monastero di Hilandar per 13 anni e in quel tempo l’anziano Nicanor era il padre spirituale della fratellanza. È stato formalmente nominato dal Protaton come padre spirituale della fratellanza e dei pellegrini che si recavano al monastero e esprimevano il desiderio di confessarsi.

Il patriarca Kirill con il padre spirituale, l'anziano Elia

Ecco un esempio dalla chiesa russa. L’attuale patriarca russo Kirill ha un padre spirituale, l’anziano Elia, che vive nel deserto di Optina, e che prima ha vissuto per molti anni nel monastero di San Panteleimon, sul Monte Santo. Dopo essere stato eletto Patriarca della chiesa russa, il patriarca Kirill lo ha portato al patriarcato come suo padre spirituale da cui ottiene consigli solo in relazione a questioni spirituali della chiesa. Il patriarca Kirill tiene in considerazione la sua esperienza spirituale e il suo ragionamento, e di confessa tuttora al suo padre spirituale.

Infine, per quanto riguarda me stesso e coloro che si rivolgono a me per consigli spirituali, posso dare consigli spirituali, ma non divento strettamente il loro padre spirituale. Posso dare consigli, per il loro caso e per il loro beneficio spirituale, ma sta a loro essere disposti ad accettare il mio consiglio o meno. Ecco come sant’Alexei Mechev consigliava coloro che lo avvicinavano per consigli spirituali, secondo la testimonianza di un suo figlio spirituale: "Se chiedevamo consiglio a batjushka, questi rispondeva direttamente alle nostre domande. Ma più spesso, raccontava una storia dalla propria esperienza che rispondeva alle nostre domande. Non imponeva la sua volontà ai suoi figli spirituali. E quando gli abbiamo chiesto la benedizione, in genere raccontava la sua opinione. E se qualcuno rimaneva della propria opinione, citando prove che avrebbero contraddetto il consiglio di batjushka, questi accettava e benediva, ma un parere, una volta adeguatamente espresso, lo dava una volta sola".

Non cerco mai di imporre il mio stesso consiglio, dicendo che le cose devono essere così, ma lascio agire ciascuno secondo la propria coscienza. Oggi, ci sono così tanti libri spirituali scritti da santi padri e pii asceti. Se qualcuno vuole ascoltare i miei consigli e pensa che siano di suo vantaggio spirituale, raccomando di acquistare i miei due libri di "conversazioni spirituali." Questi contengono molte conversazioni spirituali, che ho condotto su Skype e Facebook e tutti possono trovare un esempio, una situazione in cui possono ritrovare se stessi e cose che possono essere loro di beneficio spirituale", ha spiegato in dettaglio l’archimandrita Gavrilo (Vučković), abate del monastero di Lepavina nell'intervista con la radio "Slovo Ljubve".

Intervista di Ljiljana Sinđelić Nikolić

 
Un messaggio a chi ci uccide

Alla Domenica delle Palme del 2017 due bombe sono scoppiate in due chiese copte del Cairo, facendo oltre 36 vittime e un centinaio di feriti. Questa che segue è la straordinaria predica fatta il giorno dopo da padre Boules George. Potete vedere i sottotitoli in italiano cliccando sull’icona dei sottotitoli in basso a destra nel video, oppure leggere la trascrizione dell’omelia dopo il video. I nostri ringraziamenti a Tamer Mina per la traduzione inglese e a Chiara Invernizzi per la traduzione italiana.

Il vostro sangue grida a Dio e Dio è paziente.

Ma quando Egli è triste, è difficile, difficile, difficile.

Abbiamo ricevuto un messaggio per noi, ora un messaggio a coloro che ci hanno mandato in cielo.

Ancora più importante è il messaggio a coloro che ci stanno uccidendo.

Ora cosa diremo a coloro che ci uccidono?

Non lo so... la prima cosa che diremo è "Grazie, grazie tante, tante, tante!"

E voi non crederete che vi diciamo "Grazie".

Sapete perché vi ringraziamo?

Non lo capirete, ma per favore credeteci.

Perché ci avete dato di morire della stessa morte di Cristo, e questo è il più grande onore che possiamo avere.

Cristo è stato crocifisso – e questa è la nostra fede.

È morto ed è stato ucciso – e questa è la nostra fede.

Ci avete dato, e avete dato loro, di morire.

Vi ringraziamo perché avete accorciato per noi il viaggio.

Quando uno è diretto a casa verso una particolare città, aspetta il momento: "Quando arriverò a casa? Non ci siamo ancora?"

Immaginatevi che in un istante si trovi su un'astronave che lo porta direttamente a destinazione.

Avete accorciato il viaggio! Grazie per aver accorciato il viaggio.

Vi ringraziamo perché ci avete permesso di compiere quanto Cristo ci ha detto: "Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi". (Luca 10,3)

Eravamo agnelli; le nostre uniche armi: la nostra fede e la chiesa in cui preghiamo.

Non ho armi nella mia mano.

Vi siamo così grati di averci aiutato a compiere quello che Cristo ci ha detto quando disse: "Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi". (Luca 10,3)

Grazie di aiutarci a raggiungere il nostro scopo.

Ci state aiutando, e non lo sapete nemmeno.

Dobbiamo ringraziarvi, credetemi. E vi dirò perché.

Perché ci sono persone che abbiamo visitato nelle loro case, una, due, tre, quattro volte, per incoraggiarle a venire in chiesa. E non sono venute.

Ecco cosa state facendo – state portando in chiesa persone che non vengono mai.

Credetemi – stanno venendo in chiesa persone che non vengono mai!

Persone che vivono in grande peccato, dopo le bombe alla cappella di san Pietro nella cattedrale, dicono: "La mia vita non è garantita, forse dovrei averne più cura".

Voi ci state aiutando: siete molto più efficaci delle visite che facciamo noi!

Voi state riempiendo le nostre chiese!

Permettetemi di dirvi qualcosa, parliamoci chiaro.

Normalmente la partecipazione al Lunedì Santo è molto scarsa. Perché? Le persone sono di solito stanche dopo la lunga liturgia della Domenica delle Palme e il Funerale Generale e non vengono alle funzioni della sera del Lunedì Santo.

Arrivando, stasera, ho visto che c'erano persone sulle sedie fuori, persone sedute nella balconata.

La chiesa era piena. Non c'era un angolo vuoto. Grazie tante.

Vi siamo così grati che ci state aiutando a riempire le nostre chiese.

Facendo così, voi sollecitate l'anima delle persone pigre.

Voi svegliate la loro coscienza e l'amore per Dio in loro li pungola a venire in chiesa.

Capite perché vi ringraziamo? Non vogliamo ingannarvi.

Un prete con in mano un microfono non può mentirvi!

Io vi dico: GRAZIE. Grazie per tutto quello che avete fatto per noi senza nemmeno saperlo.

La seconda parte del messaggio che vogliamo mandarvi è che vi amiamo.

E questo, sfortunatamente, non lo capirete per niente.

Forse quando vi ringraziamo, potreste crederci. Ma che vi amiamo - questo non lo capirete assolutamente

Perché non lo capirete?

Perché anche questo è un insegnamento del nostro Cristo.

Vorrei parlarvi a lungo del nostro Cristo. E dirvi come è meraviglioso.

Guardate cosa dice Cristo: Se amate quelli che vi amano non avrete merito o ricompensa da me.

Anche i teppisti e ladri amano coloro che li amano. Ogni banda ama i suoi membri.

Anche a tutti gli spacciatori piace prendersi cura gli uni degli altri. Vero?

Invece "Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?" "Ma io vi dico: amate i vostri nemici" (Matteo 5,44-46).

Noi cristiani non abbiamo nemici.

Non abbiamo nemici; altri ci sentono nemici.

I cristiani non si fanno nemici perché Dio ci ha comandato di amare tutta la sua creazione.

Così, noi vi amiamo perché questo è l'insegnamento del nostro Dio – che io ti ami, non importa cosa tu mi faccia.

Vi amiamo molto.

E voglio dirvi un'ultima cosa: preghiamo per voi. Perché Colui che ci ha detto di amare i nostri nemici ci ha anche detto "Benedite coloro che vi maledicono e PREGATE per coloro che vi maltrattano" (Luca 6,28).

Così il comando che ho ricevuto dal mio Dio, che è pieno di amore, rende mio dovere il pregare per voi.

C'è una diocesi con il suo vescovo. In quella diocesi, c'è un uomo che prende ogni settimana il microfono per dire cose terribili sui cristiani – cose inaudite.

Quelli che servono la diocesi, sentendo quest'uomo, erano molto arrabbiati. Noi non abbiamo fatto niente a quell'uomo.

È lui che semplicemente ha deciso di maledirci. Ogni venerdì esce e maledice i cristiani.

Allora il vescovo, seduto con i collaboratori della diocesi, chiede loro, "Siete così arrabbiati per quello che quell'uomo dice?"

Ed essi rispondono, "Certo! Siamo molto arrabbiati! Per quello che ci sta facendo!"

Il vescovo tace e il suo viso si scurisce per il dolore.

Essi gli dicono, "Eccellenza, avete ragione ad essere arrabbiato per ciò che dice".

"Non sono arrabbiato per lui" dice il vescovo "Lo sono per voi. Voi siete miei collaboratori: quanti di voi pregano per lui ogni giorno?"

"Perché se uno ha provato l'amore di Dio, e sa chi il nostro Dio è, non può mai più odiare. Perché Dio è amore".

"Quanti di voi stanno pregando per lui? Non siete collaboratori? Non siete cristiani?".

"Voi insegnate il catechismo qui la domenica, e non avete obbedito a Cristo che dice di pregare per questa persona?!"

Cosa ne pensate? Che dite di prenderci oggi l'impegno di pregare per loro? Pregare affinché conoscano il Dio dell'amore?

Perché se sapessero che Dio è amore e facessero esperienza del suo amore, non potrebbero più fare queste cose, mai più, mai più.

Sono poveri. E poiché si trovano in necessità, dobbiamo pregare per loro.

Se uno ama Dio, conosce solo l'amore.

Dobbiamo pregare per loro affinché possano dormire la notte: una persona che ha tutto questo dentro, come può dormire bene?

Vi rendete conto? Stiamo per essere abbattuti e il re della Pace dà pace al nostro sonno.

E forse quello che ci ammazza, per tutta la notte non riesce a dormire.

Sapete dove questo accade nella Bibbia? Con Daniele e il re.

Daniele viene messo nella tana del leone e rimane sveglio tutta la notte lodando Dio e pregando per il re, e il re è sveglio tutta la notte, tossendo e rivoltandosi, incapace di dormire

Pregate per loro: prendetelo come un comandamento, prendetelo come un dovere, prendetelo come l'applicazione delle istruzioni di Cristo.

Dobbiamo pregare TUTTI per loro oggi, che Dio apra loro gli occhi e i cuori al suo amore, perché se Lo conoscessero, non avrebbero MAI fatto questo.

Non voglio tirarla troppo per le lunghe. Dio ci conforta. Dio ci fa capire. Dio ci dà la GIOIA perché la promessa di Cristo è la verità.

Lui ha detto, "vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e NESSUNO vi potrà togliete la vostra gioia". (Giovanni 16,22)

Sono in imbarazzo a dire all'inizio della Settimana Santa, che la Chiesa, anche se è nel dolore, gioisce.

Non so quale sia il totale dei morti. Dicono qualcosa come 40 e, forse, le persone che sono in ospedale lo aumenteranno

Tutti questi sono corone. Sono nella gioia con Dio e attendono là la Risurrezione e stanno pregando per noi. Il resto sta a noi.

O voi fortunati, fortunati, fortunati!

E noi non possiamo aspettare che sia il nostro turno.

Al nostro Dio sia gloria ora e sempre. Amen.

 
Domande dei nostri ragazzi

Come imparare ad amare in questo mondo di crudeltà e ingiustizia?

Non puoi imparare finché tu stesso/a non sei stato/a oggetto di crudeltà e di ingiustizia. Allora chiediti cosa farebbe il Signore nella tua stessa situazione: se te lo chiedi davvero stai già imparando ad amare!

Se tutto si fa secondo la volontà del Signore, come non cadere nel passivismo (mi metto nelle mani di Dio, non faccio niente, ci pensa lui a sistemare tutto...), oppure la frase "mettersi nelle mani del Signore" ha un altro significato?

Quando tu ti affidi a qualcuno che sa il suo mestiere (per esempio metti i tuoi denti nelle mani del tuo dentista)... vuol dire che poi non fai niente a proposito per tutto il resto della tua vita?

Se la magia e oroscopi sono vietati dalla Chiesa, come si spiega fatto che i Re Magi venuti a salutare Gesù hanno saputo di lui attraverso le stelle e gli oroscopi?

I Re Magi NON hanno saputo del Figlio di Dio leggendo l'oroscopo sul giornale! La loro conoscenza delle stelle era un'arte simbolica estremamente raffinata, che oggi forse è completamente perduta, e che sta agli oroscopi di oggi come la capacità di fare operazioni al cervello sta alla capacità di spaccare una noce con un martello.

La vita spirituale equilibrata, che cos'e e come raggiungerla?

Uno stato in cui la tua anima non ti chiede più nulla, perché hai saputo nutrirla con la bontà, la verità e la bellezza nelle giuste quantità e proporzioni. Per esempio, se hai ancora un grande bisogno di compagnia, forse la tua vita spirituale non è ancora equilibrata: ma in questo caso Dio non ti impedisce di cercare compagnia (come dice san Paolo, "meglio sposarsi che bruciare dal desiderio")

Perche la nostra salvezza ha avuto bisogno della sofferenza del Signore?

Perché anche noi soffriamo! Tu ti fideresti di un Salvatore che non sa che cos'è la tua sofferenza?

Il libro dei Salmi di Re Davide... come leggerlo nella giusta maniera, perché è cosi importante che bisogna chiedere la benedizione per leggerlo?

La benedizione si chiede per recitarlo pubblicamente, per esempio durante le funzioni o quando si fa la veglia di una notte davanti a un morto. L'importanza di questa recitazione pubblica viene dal fatto che i Salmi rappresentano in questo caso la preghiera di tutta la Chiesa. Non c'è bisogno di chiedere una benedizione speciale se apri la Bibbia al Libro dei Salmi e incominci a leggerli in privato: in questo caso la preghiera è la tua!

 
Tradizione orale: dominio pubblico

Chi di noi non ha mai giocato a quello stupido piccolo gioco in cui un gruppo siede in cerchio e uno sussurra una breve ma dettagliata storia nell'orecchio della persona che sta accanto e poi dice di raccontare la storia al prossimo nello stesso modo... e nel momento in cui la storia è raccontata ad alta voce dall'ultima persona nel cerchio si arriva a ridere di come la storia si è evoluta.

Abbiamo usato questo gioco nei gruppi giovanili per dimostrare l'inaffidabilità e i conseguenti pericoli dei pettegolezzi... ma ho anche sentito che è utilizzato per dimostrare l'inattendibilità della tradizione orale. Ebbene, francamente, non dimostra nulla del genere.

Ho ascoltato questa mattina padre Michael Oleksa, che parlava della storia del martirio di san Juvenalij dell'Alaska. Per un certo periodo, il resoconto della morte di padre Juvenalij fatto dallo storico Hubert Bancroft (una storia davvero brutta del monaco ucciso per non aver voluto sposare la figlia di qualche capo locale da lui disonorata) era stato accolto nella maggior parte delle storie (tra le quali, a quanto ho capito, un articolo relativamente recente della rivista National Geographic). La fonte di Bancroft era un diario che pretendeva di essere quello di padre Juvenalij stesso, ma come padre Michael fa notare, si tratta di un falso assurdo. E mentre uno storico o un archeologo potrebbero non essere in grado di riconoscerlo facilmente come tale, ogni cristiano ortodosso potrebbe etichettarlo come frode immediatamente. In che modo? L'autore del falso sbaglia le date delle feste e include persino feste che non esistono nel calendario ortodosso! (Non lo sapevate che la festa dei santi Apostoli è a settembre?!) Che cosa pensare di uno ieromonaco ortodosso che non riesce a ricordare nemmeno le feste del calendario? A quanto pare questo diario fasullo è ancora in mostra nella biblioteca di Hubert Bancroft all'università di Berkeley... ci si chiede se là sanno di cosa si tratta.

Tuttavia, padre Michael Oleksa ha raccolto le storie della tradizione orale ed è stato poi in grado di corroborarle con fonti esterne e a tutti gli effetti ha dimostrato ancora una volta che il popolare resoconto "storico" e "documentato" di Bancroft era palesemente un falso e che le tradizioni orali dei nativi dell'Alaska erano accurate. Questa indagine, tra l'altro, è stato un passo in più nel convincere padre Michael a non respingere l'affidabilità della tradizione orale... perché non si tratta di un segreto sussurrato, ma di informazioni di dominio pubblico.

Volete giocare al gioco di cui abbiamo parlato in un modo che rifletta più accuratamente la tradizione orale? In primo luogo, fate in modo che numerose persone del gruppo ascoltino effettivamente insieme la storia, e poi la discutano tra di loro. Dopo un po' di tempo, fate ritornare queste persone nel cerchio e fate in modo che raccontino A VOCE ALTA la storia a tutti gli altri. Ripetete questo racconto pubblico e ad alta voce numerose volte (magari accendete un fuoco nel mezzo del gruppo, e lasciateli mangiare, bere e ballare insieme). Poi lasciate che altre persone che non sono state testimoni del primo racconto della storia comincino a raccontarka a loro volta... e, naturalmente, dove faranno errori saranno naturalmente corretti da altri che forse hanno sentito la storia più chiaramente... o anche da coloro che sono stati effettivamente testimoni del primo racconto.

In altre parole ... la storia diventa di dominio pubblico: letteralmente parte della nostra memoria collettiva, e se qualcuno comincia ad abbellirla, le aggiunte saranno immediatamente identificate come qualcosa che non fa parte di ciò che è stato tramandato... questo comincia a sembrarvi familiare? Questo è l'ESATTO genere di apologetica utilizzato dalla Chiesa nei tempi antichi per distinguere il vero dalle dicerie. Questo è anche il mezzo con cui la Chiesa ha scelto il canone delle Scritture. E, per essere onesti... questo modo di raccontare storie è ancora praticato nella Chiesa.

Vi propongo di sviluppare un "gioco del racconto" simile al mio esempio (magari senza fuoco, cibo, bevande e danze) per i nostri giovani, che dimostri l'affidabilità della tradizione orale.

 
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Circa 700 mense per i poveri attive nelle chiese di Mosca

In Italia è ancora radicata la convinzione che i cristiani ortodossi si dedicano esclusivamente a celebrare funzioni liturgiche. Non sarà male offrire alcuni dati per sfatare i miti più duri a morire. Secondo un rapporto del giugno 2012, riportato in russo e in traduzione italiana nella sezione “Etica” dei documenti, nella sola regione di Mosca, la Chiesa ortodossa gestisce ben 700 mense per i poveri e altri servizi (nella foto, una mensa per senza tetto ricavata in una chiesa). Alleghiamo ai dati del rapporto la trascrizione del messaggio pasquale del 2011 del patriarca Kirill ai senza tetto, per cercare di approfondire le motivazioni di una carità tanto capillare e della missione della Chiesa a offrire, accanto ai servizi di dignità di base, anche una visione di fede della vita.

 
Frammenti di Ortodossia nella tradizione popolare inglese

"Erano vecchi senza studi. Mi hanno parlato dei loro pensieri: le cose che dicevano tra loro mentre navigavano con le stelle e con le acque selvagge intorno e al di sotto di loro.

Non ho mai sentito cose più belle di quelle che uscivano dalle labbra di quegli uomini analfabeti. Era la poesia della grazia di Dio".

Da una lettera sui pescatori di Leigh nell'Essex scritta intorno al 1900

Se prendiamo come lunghezza di una vita umana i biblici settant'anni, solo quattordici vite fa la Chiesa inglese era parte integrante della famiglia ortodossa, e apparteneva alla Chiesa universale di Cristo. Per quasi cinque secoli gli inglesi erano stati in comunione con il resto della cristianità. C'erano stati stretti contatti con cristianità orientale. Uno dei santi arcivescovi d'Inghilterra, Teodoro di Tarso, era un greco; monaci greci e un vescovo greco vivevano in Inghilterra alla fine del X secolo, e Gytha, la figlia del vecchio re inglese, Harold II, si era sposata a Kiev. È chiaro che in un periodo così lungo, mezzo millennio, la fede cristiana aveva impregnato il modo di vivere delle persone e della monarchia inglese antica. È chiaro che alcune tracce della fede dei primi cinque secoli del cristianesimo inglese, una fede ortodossa anche se non bizantina, devono essere rimaste dopo il secolo XI.

Naturalmente è vero che l'Inghilterra ha subito la riforma papale delle Chiese occidentali del secolo XI, e in effetti questa è stata particolarmente brutale nelle Isole britanniche, come conseguenza dell’invasione normanna sponsorizzata dal papa nel 1066. È anche vero che l'Inghilterra ha subito un altro colpo con la riforma istigata da tiranni come Enrico VIII, Elisabetta I e Cromwell l’iconoclasta. Tutto questo ha rappresentato una perdita di cultura spirituale, la negazione dei santi, la deformazione della tradizione ecclesiale, e la conseguente perdita di 'struttura' o qualità spirituale della vita inglese. Questo non vuol dire, tuttavia, che l'allontanamento o l'apostasia dell'Inghilterra e delle altre nazioni occidentali dalla tradizione cristiana ortodossa si sia verificata in ogni luogo con lo stesso ritmo. Dal secolo XI, l'Inghilterra ha vissuto alti e bassi nella sua vita spirituale e culturale. I punti più alti rappresentano un rallentamento del processo di apostasia, i punti bassi la sua accelerazione. I punti più alti sono stati picchi spirituali e culturali, quando la nazione inglese, con la sua percezione affinata attraverso la preghiera, il digiuno, il pentimento e l'amore del Vangelo, è stata guidata da Cristo, dalla Madre di Dio, dai suoi santi nazionali e dal suo angelo custode, e così ha intravisto la sua anima. Al contrario, i punti più bassi sono stati i momenti in cui la nazione inglese ha abbandonato le sue tradizioni spirituali e culturali e si è allontanata dalla sua vocazione e dal suo destino divino. Comunque si possa giudicare il passato, e alcuni punti alti e bassi sembrano immediatamente evidenti, è chiaro che, come per altri popoli occidentali, oggi è un periodo in cui l'apostasia sta accelerando e stiamo andando sempre più velocemente verso l'Apocalisse.

Agrifoglio

Ma va detto che la natura stessa della causa della separazione dell'Occidente dalla fede ortodossa, il Filioque, implica che il processo di apostasia dell’Occidente è graduale. Le conseguenze pratiche del Filioque sono filtrate lentamente nella vita della gente, e lentamente hanno distorto le forme di pietà popolare. L'eredità cristiana ortodossa dei primi cinque secoli della nazione inglese è sopravvissuta in frammenti. Questi frammenti e rovine si trovano in particolare tra i contadini con il loro bagaglio di saggezza popolare tramandata, nella memoria e nelle favole popolari, nella conoscenza proverbiale, nel senso ecclesiale e nelle pratiche tradizionali della gente semplice. Ciò che è tradizionale supera in saggezza le mode mutevoli della decadenza religiosa e della speculazione razionalista, che erano e sono inerenti al filioque e alle sue conseguenze. La fede cristiana, che si incarna nella vita cristiana, non può che essere sradicata quando la cultura urbana della 'ragione' penetra in mezzo a coloro che vivono nella cultura rurale, tradizionale, popolare dei semplici di cuore. Nei paesi occidentali questo è successo in misura rilevante solo nel secolo scorso. E qua e là si possono ancora incontrare persone che hanno resistito al razionalismo modernista delle città fino ai nostri tempi.

Se ne è consapevoli nei piccoli villaggi in Inghilterra, dove forse sopravvivono una chiesa sassone o la fondazione di una sala, e raggruppati intorno a loro, la locanda e i cottage bianchi e neri dal tetto di paglia. Nella mia esperienza, so per esempio di persone anziane che per tradizione di famiglia considerano ancora il calendario giuliano come l'unico vero calendario. (In Inghilterra il calendario giuliano è stato cambiato in quello gregoriano nel 1752, quando il 2 settembre fu seguito dal 14 settembre provocando tumulti - non sorprende se si considera ad esempio che si doveva pagare un mese di affitto per soli diciannove giorni). Infatti il ​​ calendario giuliano o vecchio calendario era conosciuto fino a poco tempo fa come 'stile inglese' e il calendario gregoriano o nuovo calendario come 'stile romano'. (Vedere l’Oxford English Dictionary). Nei libri antichi si trova ancora la filastrocca:

In seventeen hundred two and fifty, Our style was changed to Popery, But that it is liked we don't agree. (“Nel 1752 il nostro stile è cambiato in papismo, ma che sia piaciuto non siamo d'accordo”).

Nelle famiglie contadine di mia conoscenza in East Anglia, il "vecchio Natale" era stato festeggiato religiosamente fino alla guerra di Hitler. Lo stesso vale per il "vecchio San Michele". Allo stesso modo le feste parrocchiali, sagre o 'vigilie' si tengono ancora in alcune zone secondo lo "stile inglese". Tali fedeli sanno dai nonni dei loro nonni che la Pasqua in Inghilterra si tiene nel giorno sbagliato in quasi tutti gli anni. Queste persone, al di fuori della Chiesa ortodossa, fanno vergognare i neo-calendaristi ortodossi, che sembrano avere rispetto a loro un minor senso della tradizione.

Vorrei ora parlare di quelle tradizioni che io stesso ho visto o di cui ho letto, e che risalgono tutte a un tempo in cui il mondo inglese era ancora parte della cristianità indivisa.

Sembra che tali antiche tradizioni siano particolarmente associate alla Natività di Cristo. La nascita di Cristo era un invito a festeggiare per tutto il cosmo. Si è detto che al momento della ricorrenza della Natività tutta la Creazione si ferma - i fiumi cessano di scorrere, gli uccelli si fermano in volo. Dopo questo momento suonano le campane, anche di chiese scomparse sotto le onde, come a Dunwich, nel Suffolk, o dalla Cattedrale di San Wilfrid, che tempo fa affondò sotto le onde al largo di Selsey nel Sussex. E quindi i cani abbaiano, gli uccelli cantano, le api ronzano, i galli gridano. Tutto il creato si unisce nella lode al Creatore fatto uomo. Un bambino nato il giorno di Natale (o se per questo in ogni domenica) non sarebbe mai annegato, così si diceva.

La spina di Glastonbury. Foto: Getty Images

Gli uomini celebravano in altri modi. Tutto doveva essere preparato prima del giorno di Natale. Qualsiasi lavoro svolto il giorno stesso sarebbe andato a finire male. La vigilia di Natale, c’è ancora l'usanza di creare lumi da finestra, cioè di mettere candele alle finestre per guidare la Madre di Dio e San Giuseppe, per i quali non c'è posto nell'albergo. Si usa l’agrifoglio come decorazione nelle case e nelle chiese, il verde ricorda la vita sempreverde ed eterna che la nascita di Cristo ci dona, il rosso (le bacche) ci ricorda il sangue sulla fronte di Cristo, dalla corona di spine alla crocifissione. Il vischio è appeso in casa, ma mai in chiesa. Una tradizione dice che questo è perché il vischio era un albero che era stato usato per fare la Croce. A causa di questo uso vergognoso, era stato poi ridotto a un parassita. Lo stesso albero di Natale, secondo la tradizione tedesca, proviene dall'evento del secolo VIII, quando il santo del Devonshire e apostolo della Germania, san Bonifacio, abbatté una quercia utilizzata per il culto pagano. La quercia cadde in forma di croce e nacque un abete tra le radici, come segno di nuova vita, e quindi della nuova vita che otteniamo con la nascita di Cristo. Si dice che quando Cristo è nato, i buoi e il bestiame nelle aziende agricole si inginocchiano in adorazione e, secondo alcuni, piangono. Quando nel XIX secolo in Inghilterra un accademico erudito aveva deriso questa convinzione, affermando di non averla mai vista, fu informato dai braccianti delle fattorie che era così perché lo studioso era stato a osservare il 25 dicembre, e non alla vera data in base al calendario giuliano. Si dice che nel sentire questa risposta tipicamente ortodossa, se ne andò pieno di orgoglio, e per nulla più saggio. Fino a oggi la spina di Glastonbury e le spine prese dalle sue talee fioriscono non il 25 dicembre, ma attorno al 7 gennaio. Allo stesso modo al vero Natale fiorisce il rosmarino, la “rosa di Maria”. Anche il frassino è associato alla Natività, poiché si dice che i tronchi di frassino sono stati utilizzati per riscaldare la Madre di Dio alla nascita di Cristo.

Anche il cibo associato al Natale era simbolico. Il budino (pudding) di Natale, per esempio, ha tradizionalmente tredici ingredienti, uno per Cristo e uno per ognuno degli Apostoli. Il tortino di carne tritata (mince-pie), che è stato di forma rotonda fin dai tempi di Cromwell (che cercò di vietarlo), era originariamente ovale. Questo era per ricordarci della forma della mangiatoia e anche della tomba di Cristo (come rappresentate sulle icone della Natività). Ciascuno degli ingredienti esotici, in precedenza mescolati con carne e spezie, rappresentava qualità che la nascita di Cristo aveva introdotto nel mondo. Questo alimento 'sacro' doveva essere mangiato in silenzio, riflettendo sul significato della nascita di Cristo. Oggi questo è degenerato in una pausa e nella semplice formulazione di un desiderio prima di mangiare il primo mince-pie. Si diceva anche che ogni mince-pie mangiato assicurava un mese felice nel prossimo anno. Associata a questa è l'usanza ancora esistente di conservare per tutto l'anno un pezzo di torta di Natale.

Budino di Natale

Le carole (canti) di Natale una volta erano molto più varie e anche teologicamente molto più profonde, come i 'koliady' della Piccola Rus’ o le canzoni popolari serbe di tradizione ortodossa. Tra l'altro, un tempo l'anno della Chiesa era celebrato popolarmente con ogni sorta di canti per ogni festa; oggi i canti di Natale sono quasi tutto ciò che rimane, e anche questi sono principalmente in forma vittoriana, anche se alcune delle melodie sono antiche.

Dopo il Natale, il giorno di Childermas, o il massacro dei Santi Innocenti, era celebrato, e credo lo sia ancora, con speciali rintocchi smorzati di campane. Teologicamente, questa festa è quanto mai significativa, in quanto commemora la santità dei bambini non battezzati, ma martirizzati; forse nelle nostre chiese l'elenco dei Santi Innocenti dovrebbe includere anche tutti quei bambini che sono stati abortiti fin dagli inizi del mondo. In generale, l'arte inglese del suono delle campane è del tutto unica e riflette sicuramente un po' della gloria del nostro patrimonio ortodosso.

Una volta era molto celebrata la Candelora, la festa dell’Incontro nel Tempio, il 2 febbraio, 40 giorni dopo il Natale secondo il metodo di conteggio ortodosso che conta i giorni in modo inclusivo. Oggi è ricordata solo dai detti sul tempo, e dai nomi 'campane della Candelora', 'Fiori di Cristo', 'Fanciulle di febbraio' o 'Fiori della purificazione' usati per i bucaneve.

Anche l'infanzia di Cristo era celebrata con diverse usanze. Così si diceva che l’albero di ginepro avesse qualità speciali, perché aveva protetto Cristo durante la fuga in Egitto. Ancora oggi si dice che le volpi e le lepri cacciate trovano riparo sotto il ginepro, come ha fatto il Signore. Si dice che la lavanda abbia ottenuto la sua dolce fragranza dal fatto che la Madre di Dio, vi abbia appeso ad asciugare le fasce di Cristo.

Ginepro

Nonostante l’iconoclasmo della riforma, la Madre di Dio è ancora ricordata nella tradizione popolare in Inghilterra. Non per niente l'Inghilterra era precedentemente nota come "la dote di nostra Signora", l'equivalente del titolo russo, "la Casa della Madre di Dio", che fu dato alla Russia nei giorni prima della rivoluzione. Ci rimangono oggi dei bei nomi di Feste, Lady Day per l'Annunciazione, Our Lady in Harvest (Nostra Signora del raccolto) per la Dormizione e Our Lady in December per la Concezione della Madre di Dio. Il nome della coccinella, ladybird, viene infatti da Our Lady's bird, e quasi una dozzina di fiori prende il nome dalla Madre di Dio, per esempio, Our Lady's Smock, la 'blusa di nostra Signora' (Cardamine pratensis), e la calendula (marigold) che significa 'Oro di Maria'. Sarebbe molto opportuno utilizzare questi fiori per decorare le icone della Madre di Dio nei suoi vari giorni di festa. In effetti, ci si può chiedere se tale pratica non sia stata l'origine dei nomi stessi. Già nel secolo VIII il Venerabile Beda fece del giglio della Madonna, chiamato anche il giglio di Maria, l'emblema della Dormizione della Madre di Dio, la Vergine Maria, paragonando i petali bianchi al suo corpo perfettamente puro e gli stami dorati alla sua anima splendente di luce celeste. Ancora oggi il detto che una sposa deve indossare qualcosa di blu al suo matrimonio risale al blu liturgico, indossato per le feste della Madre di Dio. Se una sposa indossa qualcosa di blu, sta in realtà chiedendo la benedizione della Madre di Dio per il suo matrimonio. La tragedia terribile è che l’antica venerazione per la Madre di Dio è degenerata nel linguaggio moderno. Il vero significato della parolaccia "bloody" è "By Our Lady" ("per la Madonna"): si tratta quindi di una bestemmia.

Anche in questo caso, nonostante l’iconoclasmo della riforma la nozione di "immagine" (= icona) è sopravvissuta. Nel dialetto sassone orientale (Essex), la gente dirà: " È una cattiva immagine" o "Che immagine che sei!" Significa che l'immagine di Dio (icona =) può essere vista in loro, oppure è perduta in loro. Per quanto riguarda le immagini e l’iconografia in quanto tali, sono sopravvissuti solo nella pietà popolare con i suoi testi biblici o saggezza proverbiale ("Nessun dolore, nessun guadagno", "Quel che non può essere curato, deve essere sopportato"). Erano presenti fino all'inizio di questo secolo e, talvolta, più tardi in famiglie di mia conoscenza.

Per quanto riguarda i nomi di fiori, molti sono collegati con il Salvatore o con i santi. La cotonaria (lychnis coronaria) si chiama "Flanella del nostro Salvatore" a causa delle sue foglie morbide e vellutate. L’hypericum calycinum è comunemente chiamato "erba di san Giovanni" e anche "barba di Aronne". Il verbascum thapsus è generalmente conosciuto come il "bastone di Aronne". La campanula medium è di solito chiamata "campana di Canterbury". Il senecione (jacobaea vulgaris) è chiamato anche erba di San Giacomo, e vi è anche, naturalmente, la margherita di san Michele, così chiamata dalla coincidenza tra la festa e la sua fioritura. La primula è chiamata anche erba di San Pietro. [Tra l'altro un altro nome per l'eglefino è pesce di San Pietro, dato che si dice che questi ne abbia preso uno (Mt 17, 27), lasciandogli sulla schiena i segni fatti dal suo pollice e indice.] L'edredone, allo stesso modo, è anche chiamato anatra di san Cuthbert.

Molte tradizioni erano e sono collegate al ciclo quaresimale e alla Pasqua. Il Sabato prima dell’inizio della Quaresima era ed è chiamato "Sabato delle uova", perché in quel giorno la gente iniziava a consumare le proprie uova, avendo già terminato il consumo di carne. Il proverbio “Marry in Lent, live to repent” ("Sposati in Quaresima, e vivi per pentirti"), ci ricorda il divieto della Chiesa di fare matrimoni durante il digiuno. “After every Christmas comes Lent” ("Dopo ogni Natale arriva la Quaresima"), ci ricorda che l’Anno della Chiesa è stato fissato con un ritmo di feste e digiuni, e induce anche in noi un senso di sobrietà. Il narciso è ancora a volte chiamato "il giglio della Quaresima". Un comune piatto senza carne era il lenten pie (tortino quaresimale). La Quaresima è anche la stagione dei giochi delle biglie. Era così fino a pochi anni fa. La stagione delle biglie finiva a mezzogiorno il Venerdì Santo. Le biglie erano simboli della pietra che è stata rotolata via dal sepolcro alla risurrezione di Cristo.

Il monte Skirrid

La Domenica delle Palme era chiamata anche "Domenica dei fichi", in questo giorno i fichi, frutti di un albero simile alla palma, si mangiavano in torte e budini. Gli asini erano trattati con gentilezza speciale in questo giorno. Per inciso, si dice che il marchio a forma di croce sul dorso degli asini venga dal fatto che il Signore ha cavalcato un asino. Il Giovedì Santo era mantenuto con grande pietà, proprio come il Venerdì Santo. Anche nella mia infanzia tutti i negozi erano chiusi il Venerdì Santo, ad eccezione dei fornai per le focacce della Croce (vedi sotto). Il Venerdì Santo era chiamato Good Friday, "Venerdì Buono", dal vecchio significato della parola "buono", che significa sacro o spirituale, come è ancora il caso di chi chiama la Bibbia "il Libro Buono". Il sambuco era un albero mai usato dai carpentieri perché si diceva essere l'albero dal quale Giuda si era impiccato, ed era chiamato "l'albero di Giuda". D'altra parte una delle ragioni per cui l'albero di pioppo tremolo era popolarmente chiamato "l'albero del brivido", era perché si diceva che Cristo era stato crocifisso su uno di questi alberi. Quindi, in questo giorno i pioppi tremoli rabbrividiscono di vergogna e d’orrore. Sui confini inglesi lo Skirrid era definito una montagna sacra e si dice che la grande fenditura sul suo fianco sia stata fatta dal terremoto alla crocifissione di Cristo. Le chiese delle Marche inglesi furono spesso costruite su terra portata dal monte Skirrid. La stessa terra era anche cosparsa sulle bare a memoria d'uomo, come segno della risurrezione. Un'altra usanza del Venerdì Santo nel sud dell'Inghilterra era il salto della corda, e si diceva che la corda per saltare simboleggiava quella con cui Giuda si era impiccato.

Come il Natale, il Venerdì Santo e la Pasqua sono stati caratterizzati da eventi cosmici. Tutto il creato vi ha partecipato. Così è detto che il biancospino geme al Venerdì Santo, perché è stato usato per tessere la corona di spine. Se la viola reclina il capo, è perché l'ombra della croce cadde su di essa durante la crocifissione. Il pettirosso ha un petto rosso perché ha tirato via le spine dalla fronte di Cristo, macchiandosi così di sangue. L'espressione "touchwood" (toccare legno) deriva ovviamente dalla consuetudine di toccare il legno della Croce per proteggersi dal maligno. Fino ad oggi le focacce della Croce sono mangiate in Inghilterra. Tradizionalmente hanno un potere di guarigione e sono ancora mangiate in alcune parti più o meno allo stesso modo con cui gli ortodossi mangiano la prosfora o il pane benedetto della Veglia. Qualche anno fa è stato registrato il detto di un panettiere dell’Herefordshire: “Bakers are important men - the Birth of our Lord and his Death - we're at them both. We make mince-pies for His Birthday and hot cross buns for His Deathday.” (I panettieri sono uomini importanti - la nascita del nostro Signore e la sua morte - siamo presenti a entrambe. Facciamo tortini di carne tritata per il suo compleanno e focacce calde della Croce per il giorno della sua morte". Il Venerdì Santo era considerato anche un giorno di benedizione per determinate attività. Pertanto, se i semi sono seminati a mezzogiorno di quel giorno, i fiori spunteranno doppi (un segno di nuova vita e risurrezione). Anche il pane cotto il Venerdì Santo si manterrà fresco tutto l'anno. D'altra parte si dice che ogni cucitura fatta in questo giorno sarà disfatta.

Focacce della Croce

Proprio come i russi fanno benedire le uova a Pasqua, così in Inghilterra le "pace-eggs" (uova pasquali) sono benedette in chiesa prima di essere mangiate. In alcuni luoghi continua ancora la tradizione di "far rotolare le uova pasquali" - che consiste nel lanciare per gioco uova pasquali sui pendii. Queste uova che rotolano rappresentano la pietra che è stata rotolata via dalla tomba di Cristo. Nella Domenica di Pasqua, spesso chiamata "Domenica di Dio" o "Santa Domenica", si indossava sempre qualcosa di nuovo (il "berretto di Pasqua"), in segno di nuova vita. Dopo la funzione pasquale, si mangiava la colazione di Pasqua (cioè la rottura del digiuno, che aveva luogo circa a mezzogiorno). Qui le uova (sempre tinte di rosso e solo di rosso - il colore del sangue) si mangiavano con il piatto principale di Pasqua, l'agnello - il miglior agnello di Canterbury. Questo agnello era guarnito con salsa alla menta, un'allusione alla sofferenza amara attraverso la quale era passato l'Agnello di Dio, il Figlio risorto (l'agnello è il piatto tradizionale greco in questo giorno). C'era l'usanza di alzarsi prima dell'alba per vedere la danza del sole per la gioia della risurrezione - una consuetudine che esisteva anche in Russia. Alcuni dicevano che si vedeva il profilo di un agnello sul disco del sole che sorge. Agli scettici si diceva che se non avevano visto la danza del sole, questo era perché il diavolo era così astuto da mettere sempre di traverso una collina per nasconderlo. In alcune parti si sosteneva che si doveva guardare il sole riflesso in una piscina, al fine di "vedere il sole danzare e giocare nell'acqua, e gli angeli che erano alla Resurrezione ritirarsi e avanzare di fronte al sole". Molto del folklore del tempo riguarda la Pasqua. Così: "Qualunque sia il tempo nel giorno di Pasqua sarà quello che prevale al momento del raccolto", o, "Se il sole splende il giorno di Pasqua, splenderà anche a Pentecoste", o ancora, "Se piove la Domenica di Pasqua, pioverà ogni domenica fino a Pentecoste", o anche,"Una Pasqua bianca porta un Natale verde". Il collegamento di una festa con un’altra attraverso il tempo mostra il senso liturgico popolare e come questo si intrecciava con l'anno lavorativo. Quanto al folklore degli alberi, il tasso è stato ed è utilizzato per decorare le chiese a Pasqua, dal momento che l’albero di tasso vive per mille anni e più, ed è quindi un simbolo dell'Eterno, Cristo. Anche i cimiteri erano addobbati in questo periodo dell'anno: i defunti non erano dimenticati. Ancora oggi molti mettono fiori sulle tombe a Pasqua.

Nel 1991 la Chiesa ortodossa celebra la " Kyriopascha", vale a dire la congiunzione della Pasqua e dell'Annunciazione. Un vecchio proverbio a questo proposito è: “When Easter falls in Our Lady's lap, then let England beware of a sad mishap” ("Quando la Pasqua cade nel grembo della Vergine, l'Inghilterra faccia attenzione a un triste incidente"). Speriamo che non sia così.

Hocktide. Foto: Getty Images

Le celebrazioni pasquali continuano per tutta la settimana di Pasqua (Settimana Luminosa) e alla "Hocktide", il lunedi e martedì della settimana seguente, che corrisponde alla "Radonitsa" russa. Un'usanza ancora osservata alla Hocktide è quella dei "sollevamenti" (heaving). La gente del posto si solleva letteralmente l'un l'altra da terra, cantando "Gesù Cristo è risorto". Si dice che questa usanza insolita celebra la resurrezione dei defunti, il sorgere dei santi dalla terra. Non dobbiamo dimenticare che la parola inglese per "Pasqua", "Easter", da "East", si riferisce al sorgere, anche se nel senso della linfa che sorge in primavera e al sorgere del sole.

L’Ascensione era celebrata piamente in passato. Se pioveva in quel giorno, l'acqua piovana era accuratamente raccolta e bevuta. Si diceva che con la sua Ascensione, Cristo aveva santificato il cielo, e così l'acqua piovana in questo giorno aveva poteri curativi. So che ci sono quelli che mantengono questa tradizione fino ai nostri giorni. I vestiti d’altra parte non devono essere lavati il giorno dell'Ascensione, per non “lavare via” la vita di un membro della famiglia.

Whitsun (Pentecoste) significa letteralmente "White Sunday" ("Domenica bianca") dal fatto che molti erano battezzati in questa festa e quindi vestiti di abiti battesimali bianchi, ma forse anche a causa della luce bianca dello Spirito Santo. Nel Somerset, "Terra di Dio", era consuetudine per le donne indossare nastri bianchi sulle scarpe, o almeno portare un fiore bianco, magari una margherita. Era una grande festa e le campane che suonavano in questo giorno erano decorate con nastri rossi per ricordare ai fedeli le lingue di fuoco dello Spirito Santo. Il piatto principale di questa giornata era il vitello, in altre parole, il biblico "vitello grasso", con tortino di uva spina. Questo è diventato un problema con il cambio del calendario nel 1752 perché l’uva spina non è matura per una Pentecoste precoce. Di fatto una vecchia filastrocca dice: “For gooseberry tart at Whitsuntide, trim old wood out 'ere Christmastide” ("Per la torta di uva spina a Pentecoste, pota il legno vecchio prima di Natale").

Anche se i santi sono stati meno venerati dopo la riforma e molte usanze sono state dimenticate, alcuni santi sono rimasti nella tradizione popolare. Ci sono un gran numero di detti che collegano i giorni dei santi con le stagioni di semina e con il tempo. Di gran lunga il più noto è quello legato a san Swithin:

St. Swithin's Day if thou dost rain

For forty days it will remain;

St. Swithin's Day if thou be fair

For forty days 'twill rain no mair (more).

Il giorno di san Swithin se c’è pioggia

Per quaranta giorni rimarrà;

Il giorno di san Swithin se fa bello

Per quaranta giorni più non pioverà.

San Swithin di Winchester

Meno noto è: “Till St. Swithin's Day be past, Apples be not fit to taste” ("Finché il giorno di San Swithin è passato, le mele non son buone da gustare". Di una moltitudine di detti, che meritano un articolo in sé, tra quelli connessi con l'agricoltura possiamo ricordare: “David and Chad, Sow peas, good or bad” ("Per David e Chad, semina i piselli, nel bene o nel male", ovvero, non ritardare la semina dei piselli dopo l’1 e il 2 marzo). “On St. Barnabas Day mow away, grass or none” ("Il giorno di San Barnaba - 11 giugno - taglia, che ci sia erba o no"), o “Barnaby bright, Barnaby bright, The longest day and the shortest night” ("Barnaba luminoso, Barnaba luminoso, il giorno più lungo e la notte più corta"). Queste rime testimoniano l'opera missionaria dei monaci che insegnavano ai contadini del popolo come ricordare i giorni santi. Altri detti in rima includono: “For Lavender, bushy, sweet and tall, tend upon the feast of Paul” ("Perché la lavanda sia folta, dolce e alta, curala sino alla festa di Paolo"), “Dig in old thatch at Annunciation, 'twill triple the yield; what jubilation.” ("Scava nella paglia vecchia all'Annunciazione, ti triplicherà il raccolto, che giubilo") “Of taters you will have the most, Praise Father, Son and Holy Ghost, Plant Parsley fair on Lady Day, Away from Rhubarb and from Tare, Remember! - Say the Lord's Prayer” ("Di patate ne avrai in maggior quantità, lode al Padre, al Figlio e al santo Spirito, se pianti il prezzemolo all’Annunciazione, lontano dal rabarbaro e dalle erbacce, fai attenzione! Di’ la preghiera del Signore"), “Plant Broad Beans on Candlemas Day, one for the Rook and one for the Crow, one for the Nick to rot away, And one with God's blessing to grow” ("Pianta le fave alla Candelora, una per il corvo e una per la cornacchia, una per marcire, e una con la benedizione di Dio per crescere"), “To John the Baptist praise be due, the straw flower buds have just come through.” ("A Giovanni Battista sia dovuta la lode, i fiori di paglia sono appena sbocciati"). Il grande problema con queste parole è che dopo la modifica del calendario nel 1752, la maggior parte di questi detti non è più vera. Per esempio il giorno di san Barnaba, di cui sopra, era il giorno più lungo e la notte più corta, ma dopo il 1752 è caduto l’11 giugno. Ciò che oggi si chiama estate indiana è ancora chiamata estate di san Martino o piccola estate di san Luca. L'esclamazione "By George" era originariamente un appello al santo patrono della nazione per aiuto e intercessione.

Il segno della croce è ricordato in una forma degenerata incrociando le dita per avere fortuna nella promessa solenne da scolaro, "croce sul mio cuore e spero di morire". So di casalinghe che ancora fanno il segno della croce su ogni pane, torta o pasta che cuociono per garantire che venga bene. Tra l'altro fanno la croce nel modo ortodosso - non va dimenticato che l’inversione cattolico-romana risale solo a due o trecento anni fa. Allo stesso modo so di persone che ancora pongono un attizzatoio trasversalmente sul fuoco, facendo così il segno della croce, per assicurarsi che il fuoco non mandi fumo. Fino al XIX secolo si scolpivano spesso croci su porte di casa, davanzali e architravi, per "tenere fuori il diavolo". Ai matrimoni i mugnai erano soliti impostare le vele dei loro mulini a vento in una posizione nota come “the Miller's Glory” ("la gloria del mugnaio"), vale a dire nella forma della croce di san Giorgio, non della croce di sant'Andrea.

Ci sono anche costumi di nascita e sepoltura di grande significato cristiano. Un bambino nato "all’ora delle campane", cioè al momento in cui le campane suonavano per gli offici della Chiesa, l’ora terza, la sesta, la nona e prima della Liturgia e dei Vespri, è ancora considerato da alcuni come oggetto di una speciale benedizione. L’ingresso in chiesa delle donne nel quarantesimo giorno è considerato molto importante, un rimedio sicuro per la depressione post-parto. La prima cosa ad essere messa nella culla di un bambino era il Vangelo. Nel Lincolnshire c'era fino a poco tempo una consuetudine, o forse piuttosto superstizione, di ricevere la confermazione per due volte - si pensava che questo curasse i reumatismi! Nelle Marche inglesi si diceva che la confermazione cura le lombalgie e la sciatica. Nel Northumberland, così come tra i pii contadini romeni di oggi, gli abiti funebri di una sposa e di uno sposo erano una parte integrante di qualsiasi corredo di nozze. Nell’Inghilterra occidentale i fedeli mettevano foglie di ruta, issopo e assenzio nelle bare come simbolo di pentimento. A che punto siamo giunti oggi lontano da una simile pietà!

Nonostante 400 anni di protestantesimo, è ancora consuetudine in zone di campagna di mangiare pesce il venerdì, un semplice residuo del digiuno ortodosso, tuttavia, qualcosa di cui i "neo-ortodossi" di oggi sembrano essere incapaci.

Per quanto riguarda le benedizioni, non si deve dimenticare che l'origine dell'espressione "Good-bye" è “God be with you” ("Dio sia con voi"). Fino alla riforma, l'espressione "Grazie" era meno utilizzata, ed era sostituita da “God 'a' mercy”, (Dio abbia misericordia), che sopravvive ancora nell’espressione Cockney "Lawks 'a' mercy" (il Signore abbia misericordia). Una preghiera popolare prima di coricarsi era ed è "il Padre nostro bianco": “Matthew, Mark, Luke and John, bless the bed that I lie on”; "Matteo, Marco, Luca e Giovanni, benedite il letto su cui mi sdraio"; mi ricordo che questa formula mi è stata insegnata nella mia infanzia.

Una tradizione locale che non posso non menzionare è quella dei vecchi pastori delle paludi dell’Essex. Quando morivano, erano sempre sepolti con un po' di lana di pecora in mano. Si diceva che quando al giudizio finale, si sarebbe chiesto loro perché non avevano frequentato la chiesa alla domenica, avrebbero mostrato la lana e quindi sarebbero perdonati - perché anch’essi avevano avuto cura delle loro greggi in modo simile a quello dell’amore di Cristo.

Di tutti questi frammenti, ricordi della tradizione comune, il più importante a mio avviso è quello della carità cristiana, la pratica della fede. Mi è stato detto innumerevoli volte dalla gente di come nelle nostre famiglie povere di villaggio si cucinava sistematicamente un piatto extra di cibo per la cena. E questo avveniva durante la depressione, quando tutto ciò che mio padre aveva da mangiare erano due croste di pane e una zuppa al giorno. Nessuno sapeva per chi era il cibo in più, ma sarebbe sempre arrivato un vagabondo, mendicante o disoccupato, caduto in disgrazia, e quindi un piatto di cibo sarebbe andato a lui, con le parole: "Dio ti benedica". Se questa non è Ortodossia, allora non so cosa sia.

In queste briciole di Tradizione, cadute come quelle della donna cananea dalla tavola del Maestro, ci viene ricordato che Dio non abbandona i sinceri e i devoti, per quanto lontano dalla Chiesa li abbiano portati i loro "leader". Privati di tante ricchezze della Chiesa, Dio si è ricordato di loro, perché lo Spirito soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai da dove viene né dove va (Giovanni 3:8).

In passato l'Inghilterra è stata chiamata "allegra", non nel senso moderno corrotto, ma nel senso antico del termine, "benedetta". Tali usanze benedicono effettivamente una terra. Dio non ci abbandona, solo noi abbandoniamo Dio. La vecchia cultura e tradizione inglese ha dichiarato che tutta la creazione è con Dio e partecipa alla gioia del suo regno, perché la terra è qui per chiamarci a Dio. Tutto ciò che esiste è semplicemente il riflesso del mondo non-materiale, reale che sta al di là di questo e in cui abbiamo fede. È per questo che, in antico inglese, la parola "ortodossa" era tradotta geleafjul - fedele. Nel momento in cui siamo di fronte a una scelta tra volgerci a "Occidente", a Mammona, o rivolgerci a "Oriente", a Cristo, queste tradizioni ci possono aiutare a fare la scelta giusta. I frammenti che ho descritto sopra, e moltissimi altri, possono ancora un giorno essere reinseriti in quella Tradizione divina che chiamiamo la fede e la Chiesa cristiana ortodossa. Così sia, О Signore!

Arciprete Andrew Phillips

Ottobre 1990

 
Intervista al curatore del sito www.ortodossiatorino.net

realizzata il 21 dicembre 2013 dallo staff del sito www.ortodossia.info

Per molti anni lo staff di Ortodossia.info ha collaborato con il sito https://www.ortodossiatorino.net/ (che in precedenza era http://www.ortodossia.org/sanmassimo) e ricevuto collaborazione dal suo curatore padre Ambrogio (Cassinasco), igumeno e parroco della chiesa di San Massimo Vescovo di cui il sito torinese è espressione. Negli ultimi anni https://www.ortodossiatorino.net/ ha saputo svilupparsi in un modo molto singolare: le sue specificità e la sua impostazione ne fanno uno dei siti più interessanti in materia di ortodossia cristiana nell’attuale panorama del web italiano.

Abbiamo dunque pensato di condividere con padre Ambrogio alcuni aspetti della sua esperienza di redazione online e di chiedergli una testimonianza attraverso la seguente intervista che vi proponiamo.

Buona lettura

Lo Staff di Ortodossia.info

Carissimo p. Ambrogio, ti ringraziamo per averci permesso di condividere la tua esperienza redazionale sul web attraverso questa intervista. Iniziamo dal principio: com’è nato il sito della parrocchia ortodossa di san Massimo di Torino?

Igumeno Ambrogio: Nella comunità ortodossa del Patriarcato di Mosca a Torino abbiamo avuto contatti con l’Ortodossia in internet per tutta la seconda metà degli anni ’90, quando si diffondevano nel mondo i primi siti, le mailing list di discussione e altre forme simili di presenza in rete. Perciò, quando la comunità ha trovato una sede stabile ed è stata elevata a parrocchia, (nel 2001) è stato   naturale prepararci ad avere un sito nostro. La prima versione è stata varata nel 2002 grazie all’aiuto di Paolo Perletti (oggi prete nell’Esarcato russo di Costantinopoli), a cui dobbiamo molto. Abbiamo avuto la possibilità di pubblicare in rete molto materiale che avevamo preparato negli anni precedenti: traduzioni di testi ormai diffusi, e anche alcuni scritti da noi personalmente compilati.

Come si è sviluppato il sito nella sua forma odierna?

Quando nel 2004 Paolo Perletti ha lasciato la nostra parrocchia, il sito ha avuto una nuova forma grazie a padre Teofilo (Barbieri) della nostra chiesa madre di Milano, che nell’ultimo decennio ha aiutato le parrocchie italiane del Patriarcato di Mosca a sviluppare diversi siti. Gli siamo grati per la nuova veste grafica (ancor oggi usiamo diversi elementi grafici da lui ideati), e per un’evoluzione del sito in una forma più ordinata e più facilmente gestibile. Dalla piattaforma ortodossia.org, che ha servito diverse parrocchie in Italia, padre Teofilo ci ha aiutati a transitare sul domain ortodossiatorino.net, che ancora oggi usiamo.

In base alle indicazioni sui siti date dal vescovo Nestor alla riunione del clero del gennaio 2012 a Milano, abbiamo sviluppato un modello di sito più interattivo e su base trilingue (italiana, russa e romena), così come sarà il nostro sito diocesano, che dovrebbe apparire a breve.

Il grande vantaggio del sito nella forma attuale è la facilità di caricare materiale. Sarebbe stato un peccato non approfittarne, perciò… ne abbiamo approfittato.

Chi lavora oggi al sito, e quanto tempo ci vuole per aggiornarlo?

Per ora la stesura del materiale è ancora in gran parte un mio lavoro individuale, anche se diverse persone (un po’ troppe per ringraziarle qui tutte per nome) collaborano a segnalarmi materiali, a farmi avere testi o traduzioni, e assistono in vari modi.

Il lavoro sul sito ha comportato un vero e proprio impegno lavorativo, specie da quando, nel novembre 2012, abbiamo deciso di presentare aggiornamenti su base quotidiana. La maggior parte del carico di lavoro pesa ovviamente sulle traduzioni (se un testo è presentato per esteso sul sito, e non con una semplice segnalazione, è quasi sempre frutto di una traduzione fatta apposta per l’occasione), ma anche il monitoraggio della rete e la ricerca del materiale prendono tempo ed energia… ormai, il minimo di tempo richiesto per mantenere il sito a un livello decente è di 5 ore al giorno (più spesso, alla notte!)

Non ti sembra un sito sbilanciato dal punto di vista dei contenuti? Per una parrocchia ortodossa, presentare una sezione di documenti dedicata alla geopolitica e nessuna dedicata ai Padri della Chiesa non è esagerato?

Beh, c’è una sezione dedicata ai santi, nella quale i Padri della Chiesa non dovrebbero sentirsi a disagio… ma capisco l’obiezione, che ha il suo fondamento. Come tutte le iniziative che poggiano sulle spalle di una persona sola, bisogna valutare i punti di forza e di debolezza di quella persona. Per non fare che un esempio, io non ho alcuna particolare competenza, né teorica né applicata, in campo musicale (come, purtroppo, fin troppi italiani), e anche se l’Ortodossia ha da offrire un patrimonio straordinario di musica sacra, temo che questo non potrà passare attraverso il sottoscritto: sarebbe un contributo da incompetente. Anche gli scritti dei Padri sono ampiamente disponibili in rete, con seri commenti, e se mi tuffassi in questo campo il mio contributo sarebbe di poca utilità, soprattutto a fronte di una richiesta di spiegazioni su elementi più basilari della vita e pratica del cristianesimo ortodosso. Anche nel presentare notizie e novità, cerco per quanto possibile di focalizzarmi su eventi che – per quanto importanti – ricevono scarsa eco sui media italiani.

Quali sono dunque, a tuo parere, i vantaggi e gli svantaggi del sito, così come si presenta oggi?

Il voler guardare al di là dei propri confini (parrocchiali, giurisdizionali, nazionali, culturali…) è al tempo stesso una benedizione e una maledizione. Spero che si noti che – a differenza di siti che sono mere vetrine delle istituzioni che rappresentano – sul nostro sito appaiono molti contributi di diverse posizioni all’interno dell’Ortodossia. Questo significa che, anche se non abbiamo un “ordine del giorno” nella presentazione di molto materiale, ogni cosa può essere interpretata in modo equivoco, come se la linea del sito si identificasse con la propaganda di una particolare posizione.

La linea del sito sembra comunque piuttosto “russofila”: non è così?

Paradossalmente, io stesso non mi sono mai sentito particolarmente russofilo, neppure quando (in un millennio lontano, lontano…) ho chiesto di entrare nella Chiesa ortodossa, molto deliberatamente, proprio nel Patriarcato di Mosca. Se dalle posizioni da me espresse (o, per dirla più correttamente, da me citate) può trasparire un certo allineamento al “centro” dell’Ortodossia russa, non è altro che il riflesso di un cristiano felice di servire la Chiesa laddove è stato messo a servirla, e pago di quello che ha.

Quali sono le fonti del sito?

La maggior parte dei materiali sul sito è tradotta o adattata da fonti in altre lingue, la maggior parte in inglese o in romeno (le due lingue che conosco con maggior competenza), più raramente in russo e in francese, e con estrema rarità in altre lingue, come greco, serbo e ucraino. Laddove ci sono materiali tradotti, ci sono i rimandi alla fonte originale (nel caso del russo e del romeno, dato che il nostro sito è idealmente trilingue, cerco di riportare il materiale originale per esteso), quasi sempre nel sottotitolo o intestazione, talvolta al fondo del documento. Si possono spesso vedere citati i portali Pravoslavie.ru e Pravmir, grandi fonti di informazione bilingue russo-inglese; apprezzo molto il blog Mystagogy di John Sanidopoulos, che mette a disposizione del pubblico anglofono una mole impressionante di materiale dal punto di vista dell’Ortodossia greca, e per la parte di lingua romena, trovo molto illuminanti i commenti liturgici dello ieromonaco Petru (Pruteanu) sul blog Teologie.net. La parte iconografica ha buoni supplementi da due blog, Orthodox Arts Journal e A Reader’s Guide to Orthodox Icons. Ci sono anche fonti multilingui di grande interesse, quale il sito del monastero serbo di Lepavina. Per quanto riguarda l’Ortodossia occidentale, ritengo ancora insuperato, sia per mole di materiale che per chiarezza di visione, il contributo di padre Andrew Phillips sul sito Orthodox England, che sfacciatamente considero il modello del nostro sito. So che le posizioni di padre Andrew non sono simpatiche a molti (mi chiedo, peraltro, quanti avrebbero considerato “simpatici” Giovanni il Battista o Paolo di Tarso…), ma in questo caso, “a ciascun uomo il suo maestro”.

Curiosamente, mi rifaccio di meno a fonti in italiano, limitandomi a fare alcune segnalazioni. Questo è motivato principalmente dal rispetto del lavoro dei siti e dei blog ortodossi italiani: c’è un campo così grande di lavoro per far conoscere l’Ortodossia, che non vedo molte ragioni di passare abitualmente su sentieri già aperti da altri, con sforzo e – devo dire – con molta competenza.

Sul sito è tutto tradotto e/o derivato da altre fonti, oppure ci sono elementi originali?

Le traduzioni e gli adattamenti assorbono gran parte del tempo disponibile, per cui è davvero difficile trovare l’energia sufficiente per un lavoro di ricerca originale. Quando posso presentare qualcosa di personale, preferisco focalizzarmi su un numero limitato di argomenti discussi o controversi, e cercare di fare un’indagine in materia, seguita da alcune valutazioni conclusive. Credo che i lettori del sito potranno riconoscere questo stile “investigativo” in un certo numero di testi: per esempio, l’analisi della figura di Pietro l’Aleuta, il dibattito sulla Sindone di Torino, la discussione sulle fotografie del “miracolo battesimale” nel New Mexico.

Che attitudine ha il sito nei confronti degli ortodossi non canonici?

Vigile, e segnata da molta cautela. Abbiamo accolto con favore la pubblicazione del  libro Gli ortodossi non canonici  nel 2011, e ci siamo permessi di fare alcune osservazioni sulla fenomenologia scismatica, sia in generale sia a livello più circostanziato. Sarebbe utile offrire un servizio di monitoraggio di tutte queste metastasi che infestano il corpo mistico di Cristo, più o meno come fa il sito russo Anti-Raskol: si tratta però di una vera e propria fatica d’Ercole, aggravata dal fatto che gli ortodossi non canonici si nutrono di ogni forma di pubblicità – incluse quelle critiche – e non è sempre cosa saggia nutrire un tumore.

Che cosa introdurresti dunque sul sito, avendone tempo, mezzi e collaboratori?

Qualcosa di catechetico orientato ai bambini… c’è ancora troppo poco per loro, sia in internet in generale, sia come introduzione alla Chiesa ortodossa in particolare. Non mi dispiacerebbe un’area dedicata alle traduzioni in italiano dei testi delle officiature ortodosse, un campo che finora è rimasto troppo individualista. Servirebbe uno spazio comune sul quale diversi traduttori possono postare saggi delle loro traduzioni e confrontare le loro scelte redazionali: giova ricordare che questo era precisamente lo scopo originale per cui si è sviluppata internet, una rete mondiale che permetteva ai ricercatori di far circolare facilmente i risultati dei loro studi.

Vorresti aprire un forum dedicato all’Ortodossia?

Nemmeno per sogno! Ho esperienza di spazi di discussione sull’Ortodossia sin dal 1996, e per quanto vi abbia visto una certa diffusione di scritti, tra cui alcuni indubbiamente utili, gli ambienti di forum sono troppo dispersivi. Gestirli richiede una quantità di energia e di attenzione semplicemente assente in chiunque non abbia una disponibilità a tempo pieno. Finché non saremo pensionati – o monaci reclusi – queste attività sono delle insensate perdite di tempo.

Cosa vorresti suggerire a chi si mette oggi al lavoro su un sito che parla dell’Ortodossia in Italia?

1) Avere molto tempo, pazienza e perseveranza. I frutti di un buon lavoro si vedono dopo molti anni, anche in un campo in rapido sviluppo e cambiamento come la rete.

2) Tenere costantemente a mente il proprio pubblico (anche se solo potenziale): stiamo comunicando a loro, non a noi stessi.

3) L’Ortodossia è un campo sconfinato (non solo per quanto riguarda la sua fenomenologia esterna, ma anche nell’approfondimento dei suoi temi). È importante, pertanto, avere un criterio per la catalogazione dei materiali caricati online, perché ben presto la quantità di materiale presentato sarà tale da stordire i lettori.

4) Per quanto possibile, cercare di avere legami gli uni con gli altri: ricordiamoci che, anche se da angolazioni diverse, lavoriamo tutti allo stesso fine. Se si sviluppano buone relazioni tra i responsabili dei diversi siti, si potranno evitare duplicazioni superflue di lavori già fatti (non è necessario re-inventare tutti la ruota!) e delegare a ciascuno le aree tematiche in cui ciascuno è più competente.

 
Con un solo cuore, in un solo spirito: il singolo monastero femminile ortodosso della Germania

Abbiamo incontrato Madre Maria (Sidiropoulo), badessa dell'unico convento ortodosso in Germania, pochi anni fa a Mosca, al Convento della Misericordia di Marta e Maria. In quel giorno, il regista e giornalista televisivo di Syktyvkara, Vladimir Krivtsun, stava facendo le riprese di un documentario sulla granduchessa Elizaveta Feodorovna. Immaginate la nostra sorpresa quando abbiamo trovato nella chiesa della santa Protezione una monaca, che parlava bene russo, ed era venuta da un convento ortodosso non lontano da Monaco di Baviera. L'intraprendente Vladimir ha puntato subito alla telecamera su di lei. Si è trasformata in una delle principali figure del film intitolato La granduchessa Elisabetta. Ora ci incontriamo con Madre Maria, all'esposizione "Russia ortodossa" a Manezh, dove il suo convento ha uno stand, che riteniamo sia qui l'unico rappresentante della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

Buon giorno, cara badessa! Sono felice di vederla ancora una volta a Mosca. Il vostro monastero si trova in Baviera, dove la popolazione locale è in gran parte cattolica. Come trattano lì i cristiani ortodossi?

Ci trattano bene, grazie a Dio! Il nostro convento è il primo e finora unico monastero femminile ortodosso in Germania, e sento che la sua stessa esistenza dovrebbe testimoniare lì la cultura ortodossa. Un aspetto del cristianesimo ortodosso in Germania è che vi stabiliamo parrocchie, ma dobbiamo celebrare la Liturgia in chiese cattoliche o protestanti, che si stanno svuotando. Grazie a questo sviluppo, ci hanno dato l'opportunità di stabilire un convento ortodosso sul sito di un antico monastero cattolico.

La nostra città è in gran parte costituita da cattolici. Non solo non rifiutano l'Ortodossia, ma l’accolgono. Quando incontrano le nostre suore, alcuni dei nostri vicini si tolgono i loro cappelli bavaresi e chinano il capo in segno di rispetto. Ci si rivolgono non con i nostri cognomi, ma come schwester tal dei tali (cioè, "sorella" tal dei tali). Siamo fortunati che il nostro convento si trovi in questa particolare città bavarese, dove la gente è molto pia. Mi ricordo quando sono arrivata alla vigilia del Natale occidentale, siamo andata in città con alcuni piccoli regali, a incontrare e salutare i nostri nuovi vicini. Questo è stato un buon inizio, e ha contribuito allo sviluppo in un nuovo ambiente del nostro monastero ortodosso. L'edificio del convento è stato acquistato da suore cattoliche, con la firma di un contratto di locazione di 99 anni con loro. Naturalmente, ci sono alcuni inconvenienti. Non ci possiamo sentire completamente a casa fino a quando diverremo i proprietari di questo meraviglioso pezzo di terra. Il nostro obiettivo è quello di acquistare il terreno, in modo da avere tutti i diritti per sviluppare il nostro convento.

Come è stato fondato il vostro convento?

Ho avuto io l'idea di avviare un convento in Baviera, e il Signore ha aiutato a manifestarla. Ho pensato "Perché stiamo sedute a guardare, perché viviamo in un appartamento, potremmo cercare di stabilire un convento a Monaco di Baviera sotto il nostro insostituibile padre spirituale!" Io dico sempre che sua Eminenza Mark, arcivescovo di Berlino e della Germania, si presenta come uno degli antichi gerarchi: è prima di tutto un monaco, poi un arcivescovo. Vogliamo seguire le sue orme, e il Signore ci ha dato questa opportunità. Vladyka Mark ci ha dato la sua benedizione per trovare un luogo adatto, a non più di 80 km da Monaco di Baviera, in modo che potesse continuare a servire da noi. Ma il Signore aveva diversi piani. Esattamente un semestre dopo, abbiamo trovato un edificio a soli 19 km dalla cattedrale di Monaco e a 17 km dal monastero maschile dove vive vladyka. Su una mappa appare come un triangolo equilatero. E vladyka, quando va alla cattedrale per i servizi, per esempio, a volte si ferma ad ascoltare le nostre confessioni, e poi prosegue per la sua strada.

Abbiamo servito un Moleben per iniziare i lavori di ristrutturazione nel mese di agosto 2005, ma l'inaugurazione ufficiale del nostro convento è stata il 1 novembre dello stesso anno. Da allora in poi, lo abbiamo rinnovato e sistemato in stile ortodosso. Naturalmente, non abbiamo risorse sufficienti, non possiamo nemmeno cominciare a pensare di costruire una chiesa di legno. Ma ci piacerebbe tanto mostrare alla popolazione locale tutta la bellezza e la grandezza del cristianesimo ortodosso! Il nostro obiettivo principale del convento è la preghiera e i servizi divini. Le sorelle, indipendentemente dalle loro obbedienze, frequentano tutti i servizi del ciclo monastico quotidiano. Cominciano alle 4, proseguono fino alle 7, e quando vi è la Divina Liturgia, fino alle 8 del mattino. La Liturgia si celebra tre volte a settimana, compresa la domenica.

Una volta alla settimana, di solito dal giovedi al venerdì, il nostro vladyka Mark viene a visitarci, egli è la guida spirituale diretta delle nostre suore. Le funzioni sono in slavo ecclesiastico, e una volta alla settimana in tedesco, con la trduzione di vladyka Mark interpretariato. Con il suo programma fitto di appuntamenti, visita ancora regolarmente le sorelle per ascoltare le loro confessioni, dare loro guida spirituale in questioni urgenti e pregare con noi. È così che, con l'aiuto di Dio, è stato stabilito il nostro convento.

Quante sorelle ha il vostro convento?

Abbiamo dieci sorelle in tutto. Ci auguriamo che questo numero cresca con il tempo. Ma non nel prossimo futuro: ora dobbiamo provvedere ai nostri bisogni. Noi non abbiamo benefattori, viviamo essenzialmente sulle donazioni e sui prodotti artigianali delle nostre sorelle. Se si aggiunge un'altra sorella, sarebbe solo una bocca in più da sfamare. Solo l'assicurazione medica costa una cifra (140 euro a persona), che deve essere pagata mensilmente, sia che la persona sia malata o meno. Il governo richiede che ogni persona che vive in Germania abbia l’assicurazione. Inoltre, abbiamo bisogno di soldi per mantenere gli edifici, e per l'affitto mensile. Quindi ci affidiamo direttamente al Benefattore principale, che è nei cieli. Ma devo dire che, nel corso dei sette anni della nostra esistenza, il Signore ci ha sempre nutrite, come ha promesso, ci ha rivestite e ci manda tutto ciò che ci serve, quindi siamo in grado di ricevere e consolare i pellegrini.

Ci sono emigrate russe tra le sorelle?

Sì, c'è una sorella dalla Russia, è anziana, ed è anche divenuta cittadina tedesca, dato che ha vissuto in Germania per un lungo periodo di tempo. Abbiamo una famiglia multi-nazionale: ci sono tre tedesche autoctone che parlano bene il russo, due di loro leggono e cantano in slavo ecclesiastico e conducono anche il coro, due tedesche provenienti dalla Russia, una sorella russa che ha vissuto in Lettonia, una lettone, una serba e una greca dalla Russia.

Che tipo di obbedienze eseguono le sorelle?

Alcune di loro lavorano nel giardino, lavorano il terreno, fornendo le verdure per il convento. Altre cucinano le prosfore, servono il corpo del Signore cucinando il pane che viene poi trasformato nel corpo del nostro Signore Gesù Cristo. Noi cuciniamo pane di grano, dal momento che il Signore Gesù Cristo stesso si è paragonato a un chicco di grano. Ogni anno, al Sabato di Lazzaro ospitiamo una "Fiera pasquale", dove vendiamo kulichi, uova di Pasqua e souvenir.

Abbiamo uno studio di legatoria; fin dai tempi antichi, la legatoria è stata uno dei mestieri monastici. Mantenendo la vecchia tradizione, le sorelle non solo rilegano in modo professionale i vecchi libri di servizio della Chiesa, aiutando la loro conservazione, ma aiutano le persone a rilegare le copertine dei loro libri, a fissare e riparare le pagine stracciate, facendo bei segnalibri.

Come fanno molti conventi, abbiamo un laboratorio di cucito, dove lavorano tre sorelle. La santissima Vergine stessa serve come nostro esempio nel compito di cucito, poiché nella sua vita terrena, nei momenti in cui non era in preghiera e in contemplazione di Dio, cuciva instancabilmente abiti per se stessa, per suo Figlio e per i servizi divini. Le nostre sorelle ricevono la maggior parte dei loro ordini per paramenti sacri e abiti battesimali, perché molti credenti vogliono conservare il loro abito battesimale e custodire come una cosa sacra, la stessa veste con cui hanno ricevuto lo Spirito Santo durante il Mistero del battesimo. Siamo particolarmente felici quando cuciamo questi abiti per la popolazione locale che desidera essere battezzata. In realtà, il mio primo viaggio in Russia ha avuto a che fare con questo, perché ho dovuto andarvi per ottenere forniture per impostare il nostro laboratorio, e riportare vari materiali, oggetti religiosi, ecc. Non siamo riuscite a trovare tessuti per paramenti in Germania, quindi siamo andate in Russia.

Vendete i vostri manufatti in Germania?

Prendiamo ordini per paramenti non solo dalla Germania, ma dall'Inghilterra e dall'Australia, ma non possiamo sempre realizzarli puntualmente perché non abbiamo abbastanza tempo. Abbiamo professioniste che ci aiutano, parrocchiane devote provenienti da alcune delle chiese della nostra diocesi. Queste "mirofore" volontarie portano il loro "miro", aiutando il laboratorio dei paramenti. In realtà, siamo in grado di gestire tutti i nostri lavori solo grazie ai volontari che vengono da varie parti della Germania ad aiutarci nel laboratorio di cucito e in altri settori.

Secondo la nostra regola, tutte le monache devono frequentare i servizi divini. Non riconosciamo l'idea che "invece delle funzioni della chiesa ho il mio lavoro". Le monache cercano di seguire le indicazioni fornite da vladyka Mark e ogni volta che compiono un’obbedienza, combinano la preghiera con il compito fisico. Si tratta di due fatiche inseparabili, come Marta e Maria dei Vangeli, in onore delle quali era stato chiamato il convento di Mosca stabilito dalla granduchessa Elisabetta.

È per questo che avete deciso di dedicare il vostro convento alla santa martire Elizaveta Feodorovna?

Prima di tutto, abbiamo ottenuto una benedizione dal nostro padre spirituale, vladyka Mark; in secondo luogo, essendo in Germania, non vi era alcun dubbio su chi avrebbe dovuto essere il nostro intercessore celeste, dato che questo è il paese che ha dato alla santa Chiesa questa grande santa. Il cristianesimo ortodosso in Germania è di grande importanza, e svolge una funzione missionaria. Ma noi non usciamo in strada a parlare della nostra fede, la gente viene da sé a impararla. Il nostro convento è spesso visitato da vari gruppi sociali tedeschi. Lasciamo che siano loro a conoscere l'Ortodossia, i nostri servizi divini e la vita conventuale quotidiana. Approfittiamo di queste opportunità per insegnare ai tedeschi le realizzazioni spirituali di santa Elisabetta, che era una di loro. Alcuni gruppi chiedono una visita, e noi la concediamo: spieghiamo cose circa il nostro convento e rispondiamo alle domande. Alcuni vengono di nuovo per vedere cosa sta facendo il convento. Questi tedeschi possiedono una sana curiosità. Parliamo loro della santa martire Elisabetta, della famiglia reale. Molti, naturalmente, conoscono la loro storia tragica, ma non tutti sanno come li vede la Chiesa.

La Germania ha prodotto due sante russe allo stesso tempo, entrambe dalla famiglia del gran principe Ludovico IV d'Assia-Darmstadt e della principessa Alice, nipote della regina inglese Vittoria. I pellegrini al nostro convento apprendono di queste due principesse tedesche, glorificate nella schiera dei santi dalla Chiesa ortodossa russa: la granduchessa Elizaveta Feodorovna e sua sorella minore l'imperatrice Alessandra Feodorovna. Parliamo loro anche delle loro famiglie. I tedeschi dovrebbero conoscere le sante che hanno portato onore alla loro patria, sante che legano i popoli tedesco e russo. È da notare che il nostro convento è a 18 km da Andechs, e uno dei rami ancestrali della Principessa Alice proviene da quella città. A volte organizziamo mostre fotografiche che mostrano la vita della protettrice celeste del nostro convento. Queste esposizioni si fanno anche in altri eventi sociali che portano beneficio al nostro giovane convento.

Chi sono i parrocchiani della vostra chiesa?

Circa un anno fa, erano una giovane donna e suo figlio, e due famiglie ucraine, che si sono stabilite a Buchendorf. Hanno una piccola impresa di costruzioni. Vivono e lavorano lì. Molti lavoratori dall'Ucraina viaggiano lì. Queste persone ci forniscono aiuto, poiché un monastero femminile ha talvolta bisogno di lavori fisici maschili. Queste compagnie ucraine ci inviano volentieri i loro lavoratori quando non sono occupati, perché sono uomini timorati di Dio e vogliono aiutare il convento ogni modo possibile. Così questa è la misura della nostra parrocchia. A volte vengono ai servizi degli stranieri, persone che hanno un bisogno spirituale di una funzione monastica. Non avevamo mai avuto parrocchiani regolari prima, ma hanno cominciato a venire fedeli dalla cattedrale di Monaco, e da altre parrocchie ortodosse in città vicine. Il flusso principale della gente proviene da angoli tranquilli della Germania che non hanno alcuna chiesa, e devono guidare per molti chilometri per i servizi, per il nutrimento spirituale. Una vera prova di devozione a Dio! So di una madre con molti bambini che frequenta ogni servizio da 80 km di distanza! Non dimenticherò mai di averla vista una volta dirigere il coro con una mano, e cullare una carrozzina con l'altro, per far dormire un bambino che piagnucolava. Ora questo ragazzo ha 12 anni.

Talvolta un prete in Germania è responsabile di tre o quattro parrocchie. Ci sono parrocchie che hanno la Liturgia solo una volta al mese, così durante le vacanze scolastiche, i genitori portano i loro figli a trascorrere un po’ di tempo nel nostro convento. Il nostro edificio conventuale, grazie a Dio, ospita circa 20-25 pellegrini. Essi possono rimanere qui, ottenendo nutrimento spirituale, frequentando i servizi e aiutandoci con il nostro lavoro.

Che cosa fanno i bambini al convento?

I bambini che vengono con i loro genitori durante le vacanze scolastiche cercano di fondersi con il flusso della vita quotidiana qui per quanto sono in grado, ma naturalmente noi non chiediamo che vengano in chiesa alle 4 del mattino. Nel resto del tempo danno il loro contributo, aiutando in cortile, nel piccolo giardino, aiutando a pulire il convento. A volte li raccolgo per una discussione su questioni spirituali e così "seminiamo i semi in un terreno buono."

È la prima volta che viene alla fiera Pravoslavnaja Rus’?

Avevamo già sentito parlare di quest’evento, ma non abbiamo mai avuto alcuna idea di andarci: è così lontano. Una dei parrocchiani alla nostra cattedrale, Olga Azarova, è un organizzatrice di mostre. Ha insistito per aiutare a organizzare e curare la nostra presentazione. Quest’evento offre un importante mezzo di comunicazione, siamo in grado di conoscere vari monasteri in conversazioni reali con i loro rappresentanti, e non solo attraverso internet. Questa interazione ci porta grande gioia e beneficio. La presenza dell'icona di Kazan della Madre di Dio e il Moleben quotidiano servito davanti all'icona ha creato nella mostra un'atmosfera speciale.

La monaca Justina e padre Eufemio (Logvinov), abate del monastero di san Giobbe di Pochaev a Monaco di Baviera, sono venuti con me a questa magnifica mostra. Molte persone si sono avvicinate al nostro stand nel corso degli ultimi giorni, ci hanno chiesto del nostro convento, del campo per i bambini. Sono sorpresi di quanto interesse ci sia per l'Ortodossia in Germania. Alcuni non riescono credere quanto si sia sviluppata la vita delle parrocchie ortodosse in Germania. Molte persone pensano che ci sia solo una piccola missione.

Altri, a quanto pare, già conoscono sant’Alexander Schmorell. Vorremmo parlare alla gente di questo santo di Monaco, di santa Elizaveta Feodorovna e molto di più nel corso della fiera, e sperare di essere stati in grado di dare loro una buona immagine della nostra Diocesi di Berlino e Germania.

Anche i lettori del Giorno di Tatiana conoscono già Alexander Schmorell.

Questo santo pregherà il Signore per tutti coloro che scrivono di lui! Schmorell era nato a Orenburg da una famiglia di tedeschi di Russia, che poi tornarono in Germania nel 1921. Nel 1937 fu arruolato come medico nella Wehrmacht e servì al fronte fino al 1942, incluso il Fronte Orientale. Al suo ritorno a Monaco di Baviera, Schmorell divenne un membro di un gruppo di resistenza religiosa chiamato La Rosa Bianca. Questa organizzazione antifascista fu scoperta dai nazisti. Nel febbraio del 1943, a 25 anni, Alexander fu ucciso. È stato canonizzato dalla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia e chiamato Sant’Alessandro di Monaco di Baviera. Il sofferente della passione Alessandro è raffigurato nelle icone in un camice medico bianco mentre regge una croce e una rosa bianca.

Ha incontrato molte persone interessanti alla mostra Pravoslavnaja Rus’?

Siamo stati felici di incontrare qui pellegrini che una volta hanno visitato il nostro monastero. Alcuni di loro vivono in Germania, ma ora sono in visita a Mosca. Uno di questi visitatori che non ci aspettavamo era il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk. È stato in visita al nostro vladyka, l’arcivescovo Mark di Berlino e della Germania, ed è stato al nostro convento. Gli abbiamo offerto il tè e abbiamo parlato con lui. A quel tempo, era arcivescovo di Vienna e dell'Austria.

Abbiamo fatto molte conoscenze nuove e interessanti. L'ultimo giorno, prima della chiusura della mostra, ci si è avvicinata una certa Maria Brandler, una studente universitaria del terzo anno dal dipartimento di Sociologia dell'Università russa dell’Amicizia dei Popoli. I suoi antenati vivevano in Germania, anche se lei non c’era mai stata, e l’ho invitata a farci visita. Ha accettato con entusiasmo, in modo da poter migliorare il suo tedesco, dopo averlo studiato a scuola.

Siamo stati anche felici di incontrare le rappresentanti della Società Imperiale Ortodossa di Palestina, che ci hanno accolti calorosamente presso la Chiesa dell’Icona di Cristo "non fatta da mani umane" a Usovo. Queste donne hanno preparato l'affascinante mostra "Il santo patriarca martire Ermogene: podvig, canonizzazione, venerazione" alla mostra Pravoslavnaja Rus’, che si dice sarà trasferita alla Casa clericale del complesso della chiesa a Usovo.

Ci parli della sua visita a Usovo.

È stato un grande piacere vedere il Centro educativo ortodosso Usovo-Spasskiy, dove si può compiere l'opera di Dio. Con quanto amore e calore Anna Vitalievna Gromova e Rita Borisovna Butova ci hanno accolto presso il Centro, che ha una chiesa accogliente e diversi edifici. La prima cosa che si vede è la grande matushka stessa, una scultura di Elizaveta Feodorovna. Il complesso comprende un piccolo museo e molti spazi ben strutturati per lo studio per adulti e bambini. Abbiamo visto l'auditorium, il laboratorio di ceramica dove i bambini fanno artigianato con l’argilla e le sale per la musica. Ovunque si vede raffinatezza e buon gusto, ispirati dall'immagine di santa Elizaveta Feodorovna.

Tutto quello che ho visto mi ha dato gioia. Certo, ho sempre saputo che l'anima di un bambino è una grande città che è difficile da conoscere e comprendere. Si può vedere l'anima del bambino in ogni cosa che essi creano, si può vedere ciò che è nel loro cuore. Si poteva vedere questa grande fantasia infantile in tutte le loro opere. Mi è piaciuto sentir parlare del lavoro missionario, educativo che fanno al centro, dei loro piani futuri. Che il Signore li aiutarli a proseguirli! Era così bello essere effettivamente nella tenuta dove la granduchessa e il marito amavano trascorrere le loro giornate. Abbiamo anche viaggiato a Arkhangelskoe e Aleksandrovka.

Abbiamo imparato a conoscerci l'un l'altro grazie alla granduchessa Elisabetta. Nel 2014, celebreremo il 150° anniversario della sua nascita. Nel 2009 e nel 2010, Mosca ha ospitato diversi spettacoli di bambini basati su “L’angelo bianco di Mosca”, di Rimma Koshurnikova che parla della sua vita. Che bello sarebbe tradurre questo pezzo teatrale in tedesco e metterlo in scena in Germania, dov’è nata "la principessa Ella"!

Saremmo felici di condividere questo spettacolo con un pubblico tedesco. Il tema parla del convento di Marta e Maria, e a Buchendorf, il campo estivo delle nostre ragazze prende il nome dalle due sante sorelle.

 
I 10 miti più comuni sul Giorno del ringraziamento

Mito # 1: I padri pellegrini hanno tenuto il primo Giorno del ringraziamento

Per vedere com'era il primo Giorno del ringraziamento dovete andare in Texas. I texani sostengono che il primo Giorno del ringraziamento in America abbia avuto effettivamente luogo nella piccola San Elizario, una comunità vicino a El Paso, nel 1598 – ventitré anni prima della festa dei padri pellegrini. Per diversi anni hanno messo in scena una rievocazione dell'evento che culminò con la celebrazione del ringraziamento: l'arrivo dell'esploratore spagnolo Juan de Onate sulle rive del Rio Grande. Si dice che De Onate abbia tenuto una grande festa del ringraziamento dopo aver condotto centinaia di coloni per un'estenuante marcia di 350 miglia attraverso il deserto messicano.

Oppure, potete decidere di andare in Virginia. Alla piantagione di Berkeley sul fiume James sostengono che il primo Giorno del ringraziamento in America si tenne là il 4 dicembre 1619... due anni prima della festa dei padri pellegrini... e ogni anno dal 1958 hanno riproposto l'evento. A loro avviso non è il Mayflower che dobbiamo ricordare, è la Margaret, la piccola nave che portò 38 coloni inglesi alla piantagione nel 1619. La storia è che ai coloni era stato ordinato, dalla società di Londra che li sponsorizzava, di commemorare l'arrivo della nave con una giornata annuale di ringraziamento. Quasi nessuno al di fuori della Virginia ha mai sentito parlare di questo ringraziamento, ma nel 1963 il presidente Kennedy ha riconosciuto ufficialmente la pretesa della piantagione.

Mito # 2: Il Ringraziamento era una festa di famiglia

Se pensando al Ringraziamento avete in mente la festa dei padri pellegrini, non pensate più a questa come a una festa di famiglia. Mettete via i vostri quadri di Norman Rockwell. Spegnete le canzoni di Bing Crosby. Quel ringraziamento era un evento comunitario multiculturale. Se fosse stato una festa di famiglia, i pellegrini non avrebbero invitato gli indiani a unirsi a loro.

Mito # 3: il Ringraziamento era un'occasione religiosa

No, non lo era. Parafrasando la risposta precedente, se il Ringraziamento fosse una cosa religiosa, i padri pellegrini non avrebbero invitato gli indiani a unirsi a loro. Inoltre, i pellegrini non avrebbero mai tollerato festeggiamenti in un vero evento religioso. In effetti, ciò che noi viviamo come Ringraziamento non era altro che una festa del raccolto. I veri "Ringraziamenti" erano momenti religiosi in cui ognuno trascoreva la giornata in preghiera. Tra l'altro, questi Ringraziamenti dei pellegrini avevano luogo in diversi momenti dell'anno, e non solo nel mese di novembre.

Mito # 4: i pellegrini mangiavano tacchini

Cosa mangiarono i pellegrini alla loro festa del ringraziamento? Non avevano pannocchie, mele, pere, patate e nenche mirtilli. Nessuno sa se abbiano avuto dei tacchini, anche se in genere mangiavano tacchini. L'unico cibo che sappiamo per certo che avevano erano i cervi. (E non mangiavano con le forchette, che allora non erano diffuse).

Allora, come siamo arrivati ​​all'idea di mangiare tacchini e mirtilli nel Giorno del ringraziamento? Questo è perché i vittoriani preparavano il Ringraziamento in quel modo. E furono loro a fare del Ringraziamento una festa nazionale, a partire dal 1863, quando Abe Lincoln emise i suoi proclami presidenziali del Ringraziamento... due di loro: uno per festeggiare il Ringraziamento nel mese di agosto, e un secondo nel mese di novembre. Prima di Lincoln gli americani al di fuori del New England non erano soliti celebrare la festa. (I pellegrini, per inciso, non sono diventati parte della festa fino alla fine del XIX secolo. Fino ad allora, il giorno era un semplice ringraziamento, non un giorno di ricordo dei padri pellegrini).

Mito # 5: I padri pellegrini sbarcarono a Plymouth Rock

Secondo lo storico George Willison, che ha dedicato la sua vita al soggetto, la storia della roccia è tutta una trovata di pubbliche relazioni escogitata dagli abitanti locali per attirare l'attenzione. Willison ha scoperto che la leggenda Plymouth Rock poggia interamente sulla dubbia testimonianza di Thomas Faunce, un uomo di 95 anni, che ha raccontato la storia più di un secolo dopo lo sbarco del Mayflower sbarcato. Purtroppo, molti hanno mai sentito come siamo arrivati ​​alla storia di Plymouth Rock. Il libro di Willison uscì alla fine della seconda guerra mondiale e gli americani allora avevano in mente ben altro che i padri pellegrini. Quindi abbiamo tutti ripetuto allegramente la stessa vecchia storia come se fosse vera, quando quando non lo è. E comunque, i pellegrini non fecero il primo sbarco a Plymouth. Lo fecero a Provincetown. Naturalmente, la gente di Plymouth si attiene alla propria vetusta leggenda. Le guide turistiche insistono sul ruolo chiave di Plymouth Rock.

Mito # 6: I padri pellegrini vivevano in capanne di tronchi

Nessuno dei padri pellegrini ha mai vissuto in una capanna di tronchi. Questa non apparve in America fino alla fine del XVII secolo, quando fu introdotta da tedeschi e svedesi. Il termine stesso "capanna di tronchi" non può essere trovato in stampa fino al 1770. Le capanne di tronchi erano praticamente sconosciute in Inghilterra al tempo in cui i pellegrini arrivarono in America. Quindi, in che tipo di abitazioni vivevano? Come si può vedere se si visita la Plimoth Plantation nel Massachusetts, i pellegrini vivevano in case di legno fatte di assicelle di legname segato.

Mito # 7: I padri pellegrini vestivano di nero

Non solo non vestivano di nero, ma non indossavano neppure quelle divertenti fibbie, scarpe strane o alti cappelli neri. Allora, come siamo arrivati ​all'idea delle fibbie? Lo storico della Plimoth Plantation James W. Baker spiega che nel XIX secolo, quando è stata formata l'immagine popolare dei padri pellegrini, le fibbie servivano come una sorta di emblema di un abbigliamento antiquato. Questa è la ragione per cui gli illustratori disegnavano Babbo Natale con le fibbie. Anche il fucile a trombone, con il quale i padri pellegrini sono stati identificati, era un simbolo di arma antiquata. Il trombone era utilizzato principalmente per controllare folle di persone. Non era un fucile da caccia. Ma sembrava superato ed è stato inserito nello stereotipo del padre pellegrino.

Mito # 8: Pellegrini, puritani – stessa cosa

Sebbene ci siano anche dei presidenti che hanno fatto questo sbaglio – Ronald Reagan una volta citò il puritano John Winthrop come un pellegrino – padri pellegrini e puritani erano due gruppi diversi. I pellegrini giunsero con il Mayflower e vissero a Plymouth. I puritani, giunti un decennio più tardi, si stabilirono a Boston. I pellegrini accoglievano con favore l'eterogeneità. Alcuni (i cosiddetti "stranieri") erano venuti in America in cerca di ricchezze, altri (i cosiddetti "santi") erano venuti per motivi religiosi. I puritani, al contrario, giunsero in America rigorosamente in cerca di libertà religiosa. O, per essere tecnicamente corretti, vi giunsero per essere in grado di praticare la propria religione liberamente. Non accettavano il dissenso. Il fatto che noi confondiamo pellegrini e puritani avrebbe inorridito entrambi. I puritani consideravano i pellegrini come utopisti incurabili. Mentre entrambi condividevano la convinzione che la Chiesa d'Inghilterra era diventata corrotta, solo i pellegrini credevano che fosse irrecuperabile, e scelsero quindi la via del separatismo. I puritani mantenevano la speranza che la Chiesa si sarebbe riformata.

Mito # 9: I puritani odiavano il sesso

In realtà, accoglievano il sesso come responsabilità affidata da Dio. Quando un membro della Prima Chiesa di Boston rifiutò di avere rapporti coniugali con la moglie per due anni consecutivi, ne fu espulso. Cotton Mather, il celebre ministro puritano, condannò una coppia di sposi che si era astenuta dal sesso al fine di raggiungere una spiritualità più alta. Erano vittime, scrisse, di uno "zelo cieco."

Mito # 10: I puritani odiavano il divertimento

H.L. Mencken ha definito il puritanesimo come "la paura ossessiva che qualcuno, da qualche parte, possa essere felice!" In realtà, i puritani erano favorevoli alle risate e si vestivano in colori vivaci (o, per essere precisi, le classi medie e superiori si vestivano in colori vivaci; i membri delle classi inferiori non erano autorizzati a concedersi questi lussi, per cui si vestivano in abiti scuri). Come ha osservato molto tempo fa Carl Degler, "Gli atteggiamenti sabbatisti, antialcolici e antisessuali solitamente attribuiti ai puritani sono un'aggiunta ottocentesca alla visione molto più moderata e sana dei mali della vita che avevano i primi coloni del New England".

 
Volete trasferirvi in Russia? Cosa dovreste sapere sulla situazione di Covid e vaccini

Nonostante i segnali contrastanti, la Russia rimane in tutto il mondo l'economia avanzata meno vaccinata e più contraria al vaccino, con alcune delle migliori prospettive per resistere a una tirannia globale dei vaccini.

Uno sguardo completo al buono, al brutto e al cattivo.

Nota della redazione: l'immigrazione in Russia dall'Occidente per motivi religiosi e politici è diventata un vero e proprio fenomeno, soprattutto per i cristiani ortodossi. Un fattore importante è la crescente tirannia in Occidente legata al Covid, fatta di vaccini, maschere e passaporti vaccinali. Le notizie che escono dalla Russia sono altamente contraddittorie e siamo sommersi da domande su ciò che sta realmente accadendo. Questo articolo cerca di risolvere questi dubbi, con diversi membri del nostro staff che contribuiscono con le loro intuizioni. Speriamo che dia un'immagine più realistica e onesta di cosa aspettarsi. Ci scusiamo per la grande lunghezza: come vedrete, la Russia non può che essere complessa.

La maggior parte dei collegamenti a fonti russe sono in russo, se non diversamente indicato.

Un'idea comune che gira intorno all'alt-media simpatizzante della Russia e di Putin è che la Russia non ha forzato i vaccini perché Putin ha detto che era personalmente contrario all'idea e che non lo avrebbe mai permesso. Lo ha fatto per placare la rabbia degli elettori russi, la maggioranza dei quali è fortemente contraria al vaccino, in vista delle elezioni parlamentari di settembre. Questa percezione errata è stata ripetuta da eminenti osservatori della Russia come un dato di fatto nelle loro colonne, da Paul Craig Roberts a The Saker, per citarne due. L'unico problema è che non non è vero, e sebbene questa testata sia molto solidale con Putin, anche noi dobbiamo ammettere che lui, e ci dispiace doverlo dire, stava mentendo apertamente.

La verità è che mentre diceva questo, i membri di spicco del suo partito e del governo stavano facendo esattamente l'opposto, cioè stavano costringendo le persone a farsi vaccinare, cosa che ovviamente non avrebbero potuto fare senza il suo consenso. La "forzatura" era esattamente la stessa di quella che sta causando un tumulto nell'America oggi, dove i lavoratori sono licenziati se non ricevono il vaccino. Come in Occidente, milioni di russi hanno obbedito con riluttanza e molti hanno rifiutato e sono stati licenziati.

La scorsa settimana abbiamo pubblicato un articolo che evidenziava alcune delle tendenze meno rassicuranti: La Russia sta adottando rapidamente i codici QR. Come andrà a finire? I regolamenti sui vaccini legati all'occupazione e alle restrizioni al movimento dei codici QR proliferano negli 85 "soggetti federali" della Russia, equivalenti approssimativi di quelli che negli Stati Uniti sarebbero chiamati stati. Va notato che questi regolamenti sono una risposta a un improvviso aumento dei casi di Covid nelle ultime settimane in Russia.

La Russia ha una piazza pubblica molto attiva e chiassosa, che esiste principalmente su piattaforme di social media, su nessuna delle quali il governo ha molto controllo. Le più popolari sono Facebook, Vkontakte (una piattaforma russa simile a Facebook), YouTube, Whatsapp, Instagram e Telegram. È qui che si svolge il dibattito pubblico su vaccini, mascherine e Covid, e la maggior parte delle persone è contraria e scettica nei confronti delle politiche del governo.

La Chiesa e i fedeli

La resistenza più militante ai vaccini è tra i fedeli ortodossi. In questo enorme paese, monaci e preti di provincia tendono a essere contrari ai vaccini e lo dicono al loro gregge. Non hanno davvero bisogno di dirlo, perché la maggior parte dei fedeli sente intuitivamente che c'è qualcosa di sbagliato nell'intero fenomeno. Sono spuntati impressionanti gruppi di attivisti ortodossiche promettono di combattere con le unghie e con i denti. Eminenti vescovi sono stati intransigenti nel denunciare i vaccini. (Rapporto di Russian Faith in inglese). L'abate di un famoso monastero (Valaam) prima ha annunciato che stava richiedendo vaccini, ma poi in pochi giorni ha cambiato idea, a quanto pare dopo una tirata d'orecchi da parte dei fratelli, che senza dubbio hanno citato san Paisios. Tutto normale.

il vescovo anti-vax Porfirij del monastero di Solovetskij

Poi all'improvviso, durante l'estate, la massima leadership della chiesa, ovviamente per volere del governo, ha lanciato una campagna coordinata di pubbliche relazioni per sollecitare il vaccino. Una delle figure cristiane più venerate e popolari del paese, il metropolita Tikhon, autore di Santi di tutti i giorni, il più grande best-seller russo degli ultimi 50 anni, è stato molto schietto, insistendo sul fatto che il vaccino è sicuro ed è l'unico modo in cui il paese potrebbe prevalere sulla pandemia, liquidando i dubbi come sciocchezze. Il famoso metropolita Ilarion, il "ministro degli esteri" della chiesa di orientamento liberale ed educato a Oxford, ha provocato un putiferio quando ha detto in un'intervista televisiva che non farsi vaccinare era un "peccato", di cui i fedeli avrebbero dovuto pentirsi, per aver forse causato la morte di altri.

il metropolita pro-vax Tikhon

Il blitz più maldestro è arrivato dal popolarissimo, più grande e prestigioso canale televisivo cristiano nazionale "Spas" (il Salvatore), che è di proprietà e gestito dalla Chiesa, cioè sotto il primate della chiesa, il patriarca Kirill. L'accusa è stata guidata dal principale conduttore, Roman Golovanov, di 27 anni e sgradevolmente arrogante, cosa non rara nei giovani di successo, ma non un tratto solitamente associato ai cristiani ortodossi, né da loro ammirato. Questi ha ospitato un programma dopo l'altro con preti pro-vax che cercavano di sfatare gli anti-vax, e ha mostrato disprezzo per chiunque fosse così sciocco da pensare che le terapie geniche sperimentali dell'mRNA forse non fossero una grande idea. Questo è stato un colpo di zappa sui piedi: sembra aver solo cementato gli atteggiamenti anti-vax, e ha reso Golovanov estremamente impopolare, screditando seriamente Spas agli occhi di molti.

Roman Golovanov di Spas (in centro a destra)

Molti eminenti ortodossi si sono espressi apertamente contro il vaccino, mettendo in pericolo le loro prospettive professionali nei media statali, ma aumentando al contempo la loro popolarità presso il pubblico. La popolare attrice Marina Shukshina ha approfittato dell'occasione in cui ha ricevuto una medaglia dal primo ministro per parlare in termini molto forti dell'argomento. Quel video è diventato parabolicamente virale. In questi giorni trascorre la maggior parte del suo tempo come attivista anti-vax ortodossa. Anna Shafran, una conduttrice di telegiornali molto popolare, con spettacoli su Vesti FM radio e Spas, che sono di proprietà del governo, e su Tsargrad, che è privato, è intransigente nella sua denuncia del vaccino, dei regolamenti, dei codici QR, ecc. Non lo fa sui suoi programmi governativi, ma sui suoi social media ampiamente seguiti e su Tsargrad è feroce. Un altro esempio è Sergej Mikheev, un popolare analista politico ortodosso regolarmente su tutti i grandi spettacoli. Altri notabili sono gli attivisti politici Alexandra Mashkova e Andrej Kormukhin e la popolare attrice Olga Budina.

la popolare conduttrice di notizie cristiane ortodosse e anti-vax Anna Shafran

La versione russa di CitizenGO, l'equivalente europeo conservatore molto popolare e di successo di Change.org, è cresciuta notevolmente nell'ultimo anno, cavalcando un'ondata popolare di malcontento per i vaccini e per il lockdown. In effetti, prendere una posizione forte contro le politiche Covid del governo è stata un'abile mossa di marketing per molti di questi personaggi pubblici. Un gruppo di medici russi ha tenuto una conferenza a San Pietroburgo il 20-21 ottobre, sfidando le posizioni del governo su tutto ciò che riguarda il Covid. Un famoso musicista, Mavashi, ha ospitato un evento simile a Mosca il 23 ottobre. Ci sono troppi esempi di cui tenere traccia. La maggior parte di queste figure ha account di social media sulle piattaforme sopra elencate. Telegram è probabilmente la piattaforma migliore su cui seguirli, perché non ha una funzione automatica di censura.

la popolare attrice e attivista anti-vax Maria Shukshina

A questo proposito, la Russia ha celebrità più importanti che parlano contro il vaccino rispetto agli Stati Uniti, dove ciò avrebbe conseguenze professionali rapide e spiacevoli.

Il primate della chiesa, il patriarca Kirill, è stato in silenzio sull'argomento, forse intuendo che è meglio delegare ad altri questo campo minato.

Il risultato è che il suddetto metropolita Ilarion ha ammesso in una recente intervista che gli sforzi della Chiesa per cambiare idea sono stati una totale sconfitta e un fallimento, che ha inimicato il pubblico e ha danneggiato la credibilità della Chiesa. Anche Spas ha fatto un voltafaccia, dando regolarmente spazio agli scettici sui vaccini, in uno sforzo disperato per riconquistare la credibilità perduta.

il metropolita pro-vax Ilarion

Indossare mascherine nelle chiese è un altro problema scottante per i credenti russi. Molti credono che sia sbagliato, e l'osservanza varia da chiesa a chiesa, a seconda del parere del rettore. A Mosca e in altre città, in teoria, una chiesa può essere multata per non aver fatto rispettare l'uso della mascherina, ma in realtà questa è stata solo una minaccia dell'inizio del 2020 e da allora non viene applicata. Forse con l'ultimo picco di Covid, queste minacce torneranno. La nostra esperienza è stata che se uno rifiuta educatamente ma con fermezza di indossare una mascherina in chiesa, nessuno insiste su di essa. Non più di un mese fa, quasi nessuno le indossava a Mosca e nelle città di provincia circostanti. Con l'ultimo picco di Covid, sono tornate a essere più evidenti.

C'è una spiegazione di buon senso per il motivo per cui personaggi di spicco come Tikhon e Ilarion potrebbero essere stati all'oscuro dei pericoli spirituali del vaccino, una spiegazione certamente più plausibile del fatto che siano in combutta con Klaus Schwab, come sembra più chiaramente essere papa Francesco. Ciò che la gente spesso non prende in considerazione è che al culmine della vita ecclesiale, il programma di questi personaggi è così pieno di interazioni con gli altri che vivono nel loro mondo rarefatto, che non sono esposti nemmeno lontanamente alla base delle opinioni che dissentono dalla linea ufficiale del governo. Non leggono siti web ortodossi dissidenti, né guardano i video del cardinale Viganò. C'è un meraviglioso aforisma russo: "Non molti vescovi vanno in paradiso". Si può vedere come abbiano potuto avere una visione piuttosto ingenua dei vaccini e delle forze dietro di loro.

Ci sono rapporti che circolano sui social media secondo cui dopo il loro sostegno pubblico ai vaccini, i vertici della Chiesa sono stati sottoposti a un vero e proprio bombardamento di critiche in pubblico e in privato dalla base e che la loro comprensione dei problemi si è evoluta notevolmente a partire dall'estate. Di certo non hanno rilasciato dichiarazioni pro vax negli ultimi mesi, con l'eccezione di Ilarion, che continua a martellare.

La posizione e le politiche del governo russo sul Covid assomigliano molto a quelle della maggior parte dei paesi: lockdown, mascherine, vaccini, regolamenti, codici QR. La posizione della popolazione è un'altra cosa.

Nonostante il pubblico russo sia il più anti-vax di qualsiasi economia avanzata (vedi sotto), le politiche del governo sono molto simili a quelle occidentali. La Russia ha una cultura istituzionale di combattimento contro le pandemie, ereditata dai giorni della guerra fredda, quando la società sovietica era seriamente intenzionata a essere pronta alla battaglia su questo fronte, poiché anche le pandemie facevano parte della preparazione alla guerra biologica. Nei primi mesi del Covid all'inizio del 2020, il lockdown della Russia è stato più draconiano rispetto a quello delle democrazie occidentali, per certi versi simile a quello cinese. Quando le persone hanno iniziato a rendersi conto che il pericolo non era così alto come si temeva all'inizio, la Russia è passata a lanciare i vaccini, richiedendo mascherine e distanzamento sociale. Poiché il pericolo si è ulteriormente attenuato, queste misure sono state ampiamente disattese dal pubblico, determinando una situazione in cui entro la fine del 2020 la vita era in gran parte "tornata alla normalità", senza che venissero osservate o applicate misure serie, sebbene fossero ancora ufficialmente in vigore. Il risultato è stato che la Russia è stata molto meno restrittiva dell'Occidente fino all'inizio dell'estate del 2021.

Quando le nuove ondate di Covid hanno iniziato ad apparire all'inizio dell'estate, le autorità hanno nuovamente bloccato, istituendo i codici QR dei vaccini per caffè e ristoranti a Mosca. Il risultato è stato un completo fiasco, con il pubblico in gran parte non vaccinato che ha semplicemente boicottato i ristoranti. Nel giro di poche settimane, circa 200 locali sono falliti e il sindaco è stato costretto a cedere. Allo stesso tempo, si è iniziato a richiedere che i dipendenti di gran parte dell'economia fossero vaccinati o licenziati. Questo è stato impopolare, ma la maggior parte ha ceduto, perché molti russi hanno pochi risparmi e dovrebbero affrontare privazioni economiche se perdessero il lavoro.

Il quadro generale del Covid è molto simile a quello occidentale. Il governo sta usando un approccio del tipo bastone e carota per sollecitare i cittadini a vaccinarsi. I media sono solidamente pro-vax ed esagerano costantemente la minaccia del Covid, riportando senza fiato nuovi aumenti e ignorando i miglioramenti. Dove la Russia è diversa è che il pubblico si fida meno di questa narrativa rispetto ai propri cugini occidentali. Un'altra differenza è che i media alternativi sono per lo più filo-occidentali, e quindi se non apertamente solidali con gli atteggiamenti occidentali tradizionali nei confronti di vaccini e mascherine, non sono certamente un fondamento di opposizione come lo sono quelli in Occidente. C'è molta discussione pubblica sulle misure anti-Covid sui social media e in quello spazio c'è molta opposizione ai vaccini, ai vaccini forzati, ai codici QR, alle mascherine e cose simili. Questo non si è ancora tradotto in manifestazioni di piazza, come in Europa e negli USA.

Infine, c'è un piccolo ma vivace settore dei media alternativi che è profondamente conservatore, ortodosso, tradizionalista e critico da destra nei confronti del mainstream putinista. Un forte atteggiamento anti-vax/anti-mascherine sta emergendo da questo gruppo e sta rapidamente attirando seguaci da un pubblico solidale.

Bielorussia e Russia sono un esempio di approcci radicalmente diversi al Covid. La Bielorussia, come la Svezia, ha persistentemente rifiutato di cadere nel clamore, minimizzando i rischi, non facendo mai lockdown, non richiedendo vaccini, mascherine o altre misure – in altre parole, adottando un approccio di buon senso. L'approccio della Russia assomiglia di più a quello occidentale. Le statistiche suggeriscono che la Bielorussia se l'è cavata meglio della Russia e la sua economia non ha certamente sofferto tanto.

Perché la Russia è l'economia avanzata più anti-vax nel mondo

In questa fase avanzata della saga dei vaccini, la Russia è ancora vaccinata solo al 35%, nonostante abbia i propri vaccini, cosa che solo la Cina ha ottenuto. I motivi per cui i russi li evitano non sono perché siano particolarmente ben informati sui pericoli, o perché passino del tempo sul sito web di Bobby Kennedy, o perché questa sia diventata una questione politica come negli Stati Uniti, piuttosto, ha a che fare principalmente con il il fatto che i russi tendano ad avere un sospetto molto profondo (e sano, potremmo aggiungere), di tutto ciò a cui li sospinge il partenariato governo / grandi imprese. Potete biasimarli?

Da quando la pandemia è entrata nel vivo, la maggior parte dei russi è anche giunta alla conclusione che non è così pericolosa come i loro media la stanno dipingendo, a giudicare dalla loro esperienza aneddotica. Come altrove, pochi muoiono a causa della malattia e la maggior parte sono anziani o hanno delle comorbilità. L'atteggiamento della maggior parte è che il rischio è basso e che l'incessante persecuzione per far vaccinare è indicativa di un secondo fine, probabilmente finanziario.

L'umore anti-vax qui è robusto, per usare un eufemismo. I social media sono pieni zeppi di meme e video che ridicolizzano il vaccino. I russi hanno notoriamente un grande talento per le battute e l'umorismo, e molti dei video e dei meme sono estremamente ben fatti. L'opposizione non è tanto organizzata, quanto profondamente radicata e diffusa. È differente dall'umore anti-vax negli Stati Uniti, che è guidato più dalle denunce d'alta qualità con cui i media alternativi smascherano le ovvie contraddizioni e le ambiguità del programma vaccinale, e che poi si diffondono nel paese su linee partigiane.

I media alternativi russi sono per lo più anti-Putin, cioè simpatizzanti del globohomo, quindi tendono anche a echeggiare simpatia per i vaccini in rari accordi con l'establishment. In ogni caso, hanno un pubblico piuttosto ristretto. Pertanto, alla Russia manca questo ruolo chiave che i media alternativi svolgono in Occidente, e i russi spesso non sono consapevoli dei più convincenti argomenti logici contro i vaccini, del rischio per la salute e per le libertà civili. Ci sono alcuni media alternativi che sono più nazionalisti, cristiani e conservatori rispetto al mainstream, e tendono ad essere fortemente anti-vax, con l'intera panoplia di riflessioni cospiratorie su Klaus Schwab, Gates e simili, ma anche loro, spesso, non hanno accesso alle ultime informazioni emerse dai media alternativi in Occidente, Per esempio Mercola, Children's Health Defense di Robert Kennedy, ecc.

Le statistiche sul Covid in Russia sono meno trasparenti che in Occidente

La ragione principale per cui le statistiche occidentali sul Covid sono ragionevolmente ben comprese in Occidente è grazie a mezzi di comunicazione alternativi robusti e sofisticati come Children's Health Defense e Mercola che perforano il carico di sciocchezze che emerge dalle fonti ufficiali. È stato ora dimostrato che il CDC è stato criminale nella sua manipolazione delle statistiche. Come spiegato sopra, i media russi per lo più filo-occidentali si sono addormentati al passaggio su questo problema critico, quindi c'è più confusione su quale sia il quadro reale in Russia, e c'è il sospetto fondato che il governo e l'industria farmaceutica abbiano mano relativamente libera per manipolare le statistiche e adattarle alla loro narrativa.

A causa di ciò, il pubblico occidentale ha una comprensione molto migliore delle reazioni negative ai vaccini, portando diversi paesi, per esempio la Svezia, a sospenderne alcuni. In Russia, le reazioni avverse sono a malapena segnalate e il pubblico è sostanzialmente all'oscuro di questa questione altamente controversa, cosa che alimenta ulteriormente la sfiducia del pubblico.

Gli attivisti anti-Covid in Russia sospettano che il governo abbia esagerato con infezioni e vittime, come parte di una campagna allarmistica per convincere le persone a ricevere i vaccini. I critici occidentali sospettano che la Russia li stia sottovalutando, al fine di evitare di dover bloccare l'economia. Entrambe le teorie sono plausibili e questo solleva solo sospetti su quali siano le statistiche effettive.

La quinta colonna pro-vax della Russia

Gli antivaccinisti organizzati parlano di una "fazione covid" nel governo e nelle grandi imprese. Membri di spicco sono il vice primo ministro Tat'jana Golikova e Anna Popova, capo dell'Agenzia russa per la protezione dei consumatori, che ha una posizione di primo piano del governo. Vice primo ministro suona più importante di quanto non sia in realtà, perché ce ne sono 9, e il vero vice primo ministro porta il titolo di "primo vice primo ministro".

La fazione si riversa nei grandi affari. German Gref, che è a capo della più grande banca del paese, Sberbank, di proprietà del governo, è un grande appassionato dei vaccini. Non aiuta le cose che, nonostante sia sposato con figli, la maggior parte dei russi, che tendono a essere intolleranti a queste cose, insistano sul fatto che sia un omosessuale, cosa che non può essere verificata o falsificata. È semplicemente un meme che si è bloccato, il che può essere vero o meno. C'è di peggio nel fatto che Gref saltella in giro con un maglione a rombi, in apparizioni da palcoscenico destinate a imitare eventi simili alla Apple, dove esalta il futuro digitale che sta costruendo con i suoi buoni amici al World Economic Forum, con il quale ha recentemente ospitato una simulazione di un attacco informatico globale intitolato "cyber polygon". Peggio ancora, la sua banca è stata la principale finanziatrice del vaccino russo Sputnik, che utilizza la stessa tecnologia mRNA di Big Pharma, e gli ha dato letteralmente vita. Il sindaco di Mosca, che come Angela Merkel, sembra avere un debole per fare segni massonici con le sue mani nelle fotografie, è uno stretto alleato di Gref, e sembrano chiaramente in combutta. Il sindaco, Sergej Sobjanin, è un appassionato di lockdown, mascherine, vaccini e QR-code. È infatti più potente di molti ministri, poiché Mosca rappresenta un'enorme percentuale della ricchezza, del PIL e persino della popolazione del paese.

il sindaco e i suoi segni segreti con la mano

Non è ancora stato spiegato come esattamente Gref e i suoi colleghi siano entrati in possesso della stessa identica tecnologia che le grandi aziende farmaceutiche occidentali sembrano aver inventato tutte allo stesso tempo, e sì, i social media russi sono pieni di video che mostrano la pelle che diventa magnetica dopo un vaccino. Il capo dell'istituto di ricerca russo che avrebbe "inventato" lo Sputnik, Aleksandr Gintsburg, sembra un inquietante cugino ebreo di Klaus Schwab ed è uno stretto confidente del signor Gref. I russi sono i campioni mondiali in carica di pensiero cospirativo (che richiede abilità simili a quelle degli scacchi), e ovviamente tutto questo è abbondante carburante per le teorie di una cabala globale che raggiunge in profondità i più alti livelli del governo, della sanità aziendale, del mondo accademico e dei media per portare le masse verso un sistema digitale, bestiale, da campo di concentramento.

"l'inventore" del "vaccino" Sputnik russo, Aleksandr Gintsburg

Per finire, il metropolita Tikhon menzionato sopra, ha recentemente presentato un eccellente documentario di 6 ore che sostiene che è stata proprio una cospirazione segreta di russi d'élite, compresi alcuni principali leader ecclesiastici, a causare la rivoluzione russa, non una grande infelicità o povertà del popolo russo, che a suo dire è una voce promossa dai comunisti e dai loro simpatizzanti dopo la rivoluzione. Quindi la rivoluzione russa era in realtà una rivoluzione colorata, 100 anni prima che fosse inventato il termine. Eppure Tikhon è un pro-vax. La trama si infittisce.

I vaccini russi sono diversi o migliori di quelli delle grandi aziende farmaceutiche?

La risposta breve è "no". Lo Sputnik, quello più ampiamente disponibile, ha la stessa tecnologia mRNA e nel suo sviluppo è stato utilizzato tessuto fetale, e questo è il vaccino che viene attualmente imposto ai russi. La Russia ha un promettente vaccino chiamato "Covivac", che utilizza idee antiquate come l'utilizzo di virus morti reali, nessuna terapia genica e nessuna parte di bambino riciclata. Il problema è che questo vaccino è in produzione molto limitata e, a tutti gli effetti, non è disponibile. Forse questo ha qualcosa a che fare con il fatto che uno dei più grandi plutocrati della nazione (Gref) sta spingendo per il vaccino concorrente con mRNA. Presumibilmente la produzione sarà notevolmente aumentata. Ma nessuno lo sa davvero. Ecco un ottimo nuovo articolo che spiega le origini oscure dello Sputnik e la storia dei test scadenti.

Il terzo vaccino degno di nota è l'Epivac Corona, un altro vaccino senza mRNA, ma anche questo è un secondo classificato. Lo Sputnik e i suoi sostenitori hanno vinto le lotterie dei vaccini in Russia e sognano gloria globale e pari profitti. È abbastanza straordinario che la Russia sia stata in grado di mettere in campo 3 vaccini in pochi mesi. La Cina è l'unico altro esempio di paese in grado di farlo. In entrambi i casi è una testimonianza del complesso dell'industria militare di entrambi i paesi, dove lo sviluppo di tali vaccini fa parte dell'essere una potenza militare mondiale.

Un'altra teoria che circola è che lo Sputnik non è stato affatto "inventato" e che la tecnologia è stata semplicemente data a Gintzburg da Big Pharma, come parte del proprio piano per schiavizzare il mondo.

Lo sforzo del governo di eliminare tutti significa che Putin e la sua élite al potere fanno parte della grande cabala di Klaus Schwab?

Ci sono alcune spiegazioni alternative razionali. Una è che il governo ha il simbolo del dollaro negli occhi e vede una reale opportunità di competere con le grandi industrie farmaceutiche in un mercato globale. Ricordate, la Russia è l'unico paese con un vaccino in grado di competere con l'Occidente. La Cina ne ha alcuni, ma la fiducia nel controllo di qualità cinese è bassa, a livello globale. Forse è questo ciò che sta facendo Gref. Se la maggior parte dei russi non riceve il vaccino, questo non lo mette nella migliore luce. Inoltre, l'esperienza russa con il vaccino potrebbe servire come prova che è sicuro.

Un altro motivo potrebbe essere che Putin e le sue élite vedono onestamente il Covid come una crisi sanitaria, un attacco al proprio paese con armi biologiche o meno, e vogliono inoculare una percentuale decente della popolazione per motivi di sicurezza nazionale, credendo onestamente che i vaccini funzionino e siano nel complesso efficaci. Loro, come i leader ecclesiastici menzionati sopra, potrebbero essere tanto all'oscuro dei problemi dei vaccini quanto molti benintenzionati.

E i regolamenti sulle mascherine?

I russi sono molto meno inclini a seguire le indicazioni rispetto ai loro cugini europei, ancora una volta, forse a causa della loro esperienza di tre generazioni sotto il comunismo, dove il successo spesso dipendeva da quanto si potesse essere creativi nell'eludere un torrente implacabile di regole e regolamenti meschini.

Chiunque sia stato su un aereo pieno di russi avrà notato che pochi minuti prima di atterrare arriva dall'interfono una voce implorante, che chiede ai passeggeri di non alzarsi dai loro posti fino a quando l'aereo non si fermerà completamente. Il motivetto viene ripetuto, con enfasi, in attesa di ciò che accadrà dopo. Non appena le ruote toccano terra, l'80% dei passeggeri salta in piedi e inizia a tirare giù i bagagli a mano e a indossare i cappotti, apparentemente ignaro di ciò che gli è stato appena chiesto di fare.

La situazione delle mascherine è più o meno la stessa. Laddove sono richieste, sono per lo più ignorate. Quando ciò è impossibile, sono indossate sotto la bocca, se possibile, ma in caso contrario, sotto il naso. I cartelli che indicano alle persone che devono indossare maschere (e talvolta guanti) si trovano negli ingressi di molti dei più grandi negozi e negli ingressi dei trasporti pubblici e sui loro interfono, eppure la maggior parte delle persone li ignora. Alcuni grandi centri commerciali richiedono di indossare una mascherina all'ingresso, con la maggior parte delle persone che fa qualche passo e si infila di nuovo la mascherina in tasca. In molti MacDonald, non ti daranno i tuoi McNuggets finché non avrai una mascherina. Dopo aver ricevuto il tuo ordine, ti togli la mascherina che hai indossato 15 secondi fa e ti occupi dei fatti tuoi . Questo non sembra assurdo a nessuno. Questa è stata la situazione negli ultimi 18 mesi circa, dopo che i primi timori reali sulla pandemia si sono calmati. Quindi, anche se la maggior parte della Russia ha adottato politiche di mascherine per due anni, in effetti, se non sei un tipo da mascherine, hai meno probabilità di indossare una mascherina nelle città russe che nella maggior parte dei luoghi in Occidente.

Il sistema di trasporto di massa di Mosca è di gran lunga superiore a qualsiasi cosa abbiamo visto in Occidente, e ne abbiamo visto molto. Il trasporto di massa americano è una barzelletta triste in confronto a un servizio che fornisce ben 20 milioni di corse al giorno. È il luogo ovvio in cui il Covid si diffonde, poiché le persone si affollano nei vagoni della metropolitana a distanza ravvicinata. L'uso continuato della metropolitana nega quasi ogni altra misura anti-Covid che una società possa adottare. Ancora una volta, fino al recente picco, forse il 20% dei passeggeri dei mezzi di trasporto di massa indossava mascherine, e molte di queste in modo improprio. Con il recente picco, è stata emessa una nuova direttiva che minaccia multe se le mascherine sono indossate in modo improprio. Dubitiamo che durerà a lungo.

Per capire la realtà di molte cose in Russia, la seguente citazione di Saltikov-Schedrin, amato satirista del XIX secolo, illustra molto bene la situazione. Egli osservava ironicamente che "La durezza delle leggi russe è mitigata dal fatto che non è necessario osservarle". Ciò riflette un tratto nazionale che è vivo e vegeto oggi.

Pagare tangenti per evitare i vaccini

Un livello così alto di resistenza ai vaccini tra il pubblico si estende anche alla professione medica. Molti dei video che girano sui social media provengono da medici e infermieri che parlano contro le politiche del governo. Molti russi insistono sul fatto che non avrebbero problemi a trovare medici che verseranno la dose nel lavandino e registreranno il paziente come vaccinato in cambio di una piccola considerazione, diciamo sui 20 dollari. È ovviamente difficile stimare fino a che punto questo stia accadendo e accadrà in futuro, perché ovviamente le persone non pubblicizzano questa attività.

Se si segue questo approccio, è importante considerare che si potrebbe incontrare un problema con i richiami, perché se non si riesce a trovare un medico per ripetere la schivata del richiamo, allora non si spiegano quelli che non lo vogliono. Per lo meno, questa strategia dà il via alla procrastinazione per un anno o due, e a quel punto, forse, le restrizioni saranno allentate.

Che questo atteggiamento sia diffuso è un'ulteriore conferma della citazione satirica della sezione precedente. I cristiani occidentali spesso esitano a pagare tangenti in contrasto con gli insegnamenti di Cristo. I cristiani russi sostengono che sfidando una direttiva ingiusta del governo, di fatto stai seguendo Cristo.

Gli ultimi sviluppi: un picco da record, contrattacchi con codici QR, test rapidi e tentativi (senza successo) di convincere la nonna a restare a casa

Al momento in cui scriviamo, la Russia è alle prese con un picco record di casi di Coronavirus, se si crede alle statistiche ufficiali, cosa che, come abbiamo sottolineato sopra, probabilmente non si dovrebbe fare. I media sono pieni di allarmismo, i governi regionali annunciano sempre più restrizioni e il governo federale continua a sollecitare il pubblico a vaccinarsi. La tendenza dominante sui social media è quella di contestare la narrativa ufficiale.

Per un articolo molto informativo sull'uso crescente di codici QR in tutto il paese, si veda qui.

Alla fine della scorsa settimana Mosca ha annunciato che i cittadini non vaccinati sopra i 60 anni dovranno rimanere a casa tranne che per uscire per comprare cibo, portare a spasso i loro animali domestici e fare altre sortite essenziali. Non è specificato se andare in chiesa rientri in tale categoria. È incoraggiante che almeno questa volta si stia facendo uno sforzo per mettere in quarantena solo i soggetti più a rischio, cioè gli anziani. Ma l'osservazione più importante che viene fatta è che questo è inapplicabile, perché come si può stabilire se il nonno sta effettivamente andando al negozio o sta solo facendo la sua passeggiata quotidiana? Inoltre, cercare di tenere la babushka russa lontana dai suoi servizi religiosi, che spesso sono parecchi a settimana, è un esercizio di futilità. Le nonne russe sono notoriamente senza paura, e hanno una tendenza a scatenare un terrificante rimprovero su coloro che si frappongono tra loro e il Signore. Gli anziani di Mosca generalmente non usano gli smartphone, quindi non si possono controllare in quel modo. No, sembra che si tratti di una decorazione da vetrina, fatta in modo che i burocrati della città possano dire "Ci abbiamo provato", e sarà osservata in modo molto selettivo.

La scorsa settimana anche San Pietroburgo ha annunciato i codici QR per entrare nei ristoranti e in alcuni negozi, musei, ecc. Fondamentalmente, i test di negatività al Covid non sono accettati, nell'ovvio sforzo di aumentare i tassi di vaccinazione. Ciò avviene dopo che circa un terzo dei governi regionali russi ha annunciato misure simili. Il problema con questo approccio è che ha fallito miseramente quando è stato provato a Mosca durante l'estate, quindi probabilmente possiamo aspettarci un ritiro altrettanto rapido in questi casi, anche se, chi lo sa. È un campo che merita di essere osservato.

Un esempio di misure intelligenti e mirate del governo a Mosca questa volta sono i test rapidi gratuiti di fabbricazione russa ampiamente e comodamente disponibili in tutta la città. In modo veloce e con quasi zero scartoffie, chiunque può fermarsi ai punti di test nelle stazioni della metropolitana della città e ottenere una diagnosi in pochi minuti. Hai il raffreddore? Fai un rapido test sul tuo tragitto giornaliero e assicurati di non essere infetto. I test sono presumibilmente molto accurati, ma solo per essere sicuri, se uno è positivo, ne fanno un altro, e se anche quello è positivo, ti mandano a un test PCR. È efficiente e le code sono minime e ha senso, se accetti per cominciare la premessa che c'è una pandemia.

Nessuna informazione ancora su quando tutto ciò sarà disponibile nelle province.

Perché crediamo che la società russa sia in una miglior posizione rispetto all'Occidente per resistere alla tirannia vax/covid?

Se non altro, questo articolo dimostra quanto sia complessa la Russia e che ci sono molti fattori diversi in gioco, che creano risultati in qualche modo simili a quelli dell'Occidente, ma in altri modi molto diversi. La Russia è un paese moderno con un'élite molto legata alle élite globali, quindi molte delle tendenze sconcertanti in Occidente si troveranno sicuramente qui.

Ma la Russia ha di più sul versante opposto rispetto all'Occidente. Prima di tutto, grandi numeri decisi a evitare il vaccino se possibile. Secondo, la Chiesa. Mentre la leadership stava assumendo la visione globalista quest'estate, la base e la maggior parte del clero e dei monaci sono, ed erano, decisamente contrari. Come spiegato sopra, questo è importante, perché le basi influenzano i vertici. A causa di questa tendenza da parte della chiesa più estesa, è probabile che nella società russa in generale ci sia più discernimento spirituale che in Occidente.

Il contrasto con le chiese occidentali non potrebbe essere maggiore. Le denominazioni cattoliche e protestanti, compresi quegli evangelici americani che presumibilmente sono socialmente conservatori, sono molto più infettate da atteggiamenti globalisti rispetto alla Chiesa russa, sia nella leadership che nella base, e l'opposizione ai vaccini da parte loro è praticamente inesistente. C'è una forte resistenza da parte dei cattolici tradizionalisti, ma sono pochissimi in termini percentuali.

In terzo luogo, un caos felice e una complessità bizantina permeano la società russa, e questa caratteristica non fa che intensificarsi nelle aree in cui c'è una persistente resistenza pubblica. Questa caratteristica della vita russa rende molto difficile per il governo imporre al pubblico qualcosa che in realtà quest'ultimo non vuole.

In quarto luogo, il governo russo e le élite sociali, sebbene anch'essi vulnerabili alle tendenze maligne provenienti dall'Occidente, sono nondimeno meno prigionieri degli atteggiamenti e delle influenze globaliste che hanno costretto i governi occidentali in vere camicie di forza. Ciò è particolarmente vero nell'esercito e nella sicurezza. Crediamo che un governo e una società che sia almeno nominalmente cristiana, ma che abbia anche una buona parte di credenti seri nelle sue file, alla fine se la caveranno meglio di quelli che sono apertamente ostili a Cristo.

Questo significa che la Russia è fuori pericolo riguardo al Covid? Chiaramente no, e le forze della società che vedono nelle misure anti-Covid le minacce che sono alla verità spirituale e alle libertà civili dovranno lottare per prevalere, proprio come tante in Occidente. Ma stanno combattendo, e finora stanno tenendo la linea più efficacemente (in termini di numeri) che in Occidente, senza dubbio perché gli angeli sono dalla parte degli ortodossi, e le preghiere ortodosse dei monaci e dei fedeli sono ascoltate in cielo.

Il fatto è che la battaglia tra i covidiani e le persone che all'inizio intuivano, e ora capiscono sempre di più, che questa è la battaglia della loro vita, come ha detto più volte RFK Jr., e che è una lotta spirituale tanto quanto qualsiasi altra, che è globale, e ogni società sta combattendo questa battaglia a modo suo. La battaglia non è meno accesa in Russia e l'esito non è certo. In una guerra spirituale, la Russia ha risorse e armi a sua disposizione, cosa che il cristianesimo emaciato dell'Occidente semplicemente non ha.

Gli immigrati cristiani in Russia saranno in grado di evitare vaccini obbligatori, mascherine, ecc?

La risposta breve è "sì". Anche se i mandati si diffondono, forse a fronte di un peggioramento della situazione Covid, la maggior parte degli immigrati non dovrà affrontare le stesse pressioni economiche che il russo medio subisce, finendo per arrendersi. Nelle province le regole sono applicate in modo molto più selettivo e leggero che nelle grandi città. Un altro meraviglioso detto russo dice: "Il cielo è alto e lo tsar è lontano".

Per le persone che viaggiano per unirsi alle comunità ortodosse intorno a Rostov nella regione di Jaroslavl', il trasporto pubblico non è quasi una necessità e il cibo può essere acquistato collettivamente e indirettamente. Come ultima risorsa, non è inconcepibile che gli immigrati ortodossi venuti per motivi religiosi, ed espressamente per evitare la tirannia vaccinale in Occidente, possano essere in grado di ottenere un'esenzione religiosa. Il loro arrivo in Russia provocherà molto interesse, e la loro testimonianza, le ragioni per emigrare e le opinioni su vaccini, mascherine e chiese tenute aperte incoraggeranno i cristiani russi e renderanno i cuori russi più robusti e daranno un contributo enorme alla le forze vorticose in guerra all'interno della Russia, come lo sono ovunque nel mondo.

Qualunque cosa accada, è nelle mani di Dio, e ci sembra che Dio abbia maggiori probabilità di proteggere il suo popolo in un paese che non ha apostatato nella misura egregia che si è verificata in Occidente. Se si scopre che non è così, e un'intollerabile tirannia vaccinale discenderà sulla Russia, si può sempre cercare rifugio in altre parti del mondo, se ce n'è qualcuno che sta meglio (forse l'isteria anti-Covid in Bielorussia?), compreso il ritorno in patria.

 
I primi due preti convertiti (e primi apostati) in America

I due primi preti convertiti alla Chiesa ortodossa negli USA, James Chrystal (1831-1908) e Nicholas Bjerring (1831-1900) hanno avuto vite straordinariamente parallele. Erano esattamente contemporanei (entrambi nati nel 1831), e vivendo nell’area di New York si convertirono all'Ortodossia nello stesso periodo, per ragioni (almeno apertamente) dottrinali oppure, si potrebbe anche dire, ideologiche; entrambi andarono in paesi di tradizione ortodossa e furono ricevuti nella Chiesa ortodossa molto velocemente, senza una previa esperienza ecclesiale ortodossa; entrambi furono ordinati preti molto velocemente, con il beneplacito delle più alte autorità ecclesiastiche. Entrambi furono assegnati a un'opera di rappresentanza della Chiesa ortodossa a New York City, in un'America che a quel tempo (tranne che in Alaska) praticamente non conosceva l'Ortodossia, ed entrambi finirono per lasciare la Chiesa ortodossa.

James Chrystal

James Chrystal, nativo degli Stati uniti, fu ordinato diacono episcopaliano nel 1859, all'età di 28 anni, e poco dopo anche prete. Nel 1861, pubblicò un libro dal titolo La storia delle modalità del battesimo cristiano. Nella prefazione, Chrystal descrive il libro come "un'apologia della fede della Chiesa primitiva in cui Cristo ordinò l'immersione triuna". La tesi di Chrystal era che l'aspersione, la forma che il battesimo aveva preso nel Cattolicesimo romano e nell'Anglicanesimo, era insufficiente e contraria all'insegnamento di Cristo. Dopo una seria ricerca, Chrystal concludeva che la sola Chiesa ortodossa aveva mantenuto la pratica corretta. Era naturale che Chrystal desiderasse uno di questi battesimi autentici per se stesso, e alla fine del 1868 andò in Grecia, dove cercò l'arcivescovo Alessandro di Syra, una figura già ben nota tra gli anglicani, che aveva visitato l'Inghilterra e aveva buone relazioni con la Chiesa d'Inghilterra. L'arcivescovo Alessandro esaminò Chrystal e fu molto impressionato dalla sua erudizione, dalle sue conoscenze teologiche e dalla sua sincerità. Chrystal sapeva indubbiamente come muoversi: un giornale greco locale commentò "Ha acquisito sulle parti teoretiche della teologia un'accuratezza che pochi membri del clero e teologi tra noi possiedono".

Soddisfatto dell’ortodossia di Chrystal, l'arcivescovo lo battezzò alla vigilia della Teofania del 1869 dopo il Vespro, nel Santo Tempio della Trasfigurazione; il signor K.G. Drakopoulos, nomarca delle Cicladi, fu il suo padrino. Chrystal, essendo celibe, dovette ottenere il permesso dal Santo Sinodo della Chiesa di Grecia per essere ordinato. Il Sinodo diede il permesso, e nel giro di pochi mesi Chrystal fu ordinato prete e poi elevato al rango di archimandrita e di “grande catechista” del Patriarcato ecumenico.

Il giornale inglese Orthodox Catholic Review (dicembre / gennaio 1868) osservava che Chrystal "per sei anni ha studiato la fede ortodossa, ed è completamente convinto che questa sia l'unica vera religione cattolica. Il neofita ha recitato il Credo, sia in greco che in inglese. Egli intende entrare nel ministero della Chiesa, e a tempo debito diventerà vescovo in Alaska, recentemente ceduta dalla Russia agli Stati Uniti. Egli è ansioso di diventare un legittimo intermediario tra il partito ri-unionista tra la Chiesa anglo-americana [episcopaliana] e la Chiesa ortodossa, e le autorità ecclesiastiche greche salutano il suo progetto. Ora è impegnato nel tradurre i necessari libri di servizio in inglese".

Il giornale greco sopra citato dice, "Vedremo in breve formarsi in America una chiesa ortodossa di molte migliaia di persone, e la luce dell'Oriente splenderà luminosa e chiara anche in questo nuovo mondo". E poi esclama:" Che gloria sarà allora per la Chiesa greca e per la nostra nazione, se per mezzo di questo suo erudito prete lei invierà la prima brillante lampada dell'Ortodossia". E' una testimonianza di grande eccitazione per la conversione di Chrystal.

Jonas King, un missionario protestante in Grecia, tradusse l'articolo del giornale greco per una rivista protestante negli Stati Uniti (New York Evangelist, 1869/04/08). In conclusione, commentò con sarcasmo, "Può essere buona cosa, forse, dare pubblicità a questa nuova operazione, in modo che le persone al di là del vasto Atlantico possano essere preparate a vedere la luce, che, si suppone, irromperà presto su di loro da est".

Nessuna luce del genere sarebbe venuta dall'Oriente, almeno non a seguito della conversione di Chrystal. Pur come primo prete ortodosso convertito in America, padre James Chrystal aveva la sua interpretazione del cristianesimo. Padre David Abramtsov spiega: "L'erratico Chrystal ripudiò presto i suoi legami con la Chiesa ortodossa e, al suo ritorno in America, formò la propria setta di tipo battista". Nella misura in cui la Chiesa ortodossa era d'accordo con lui - vale a dire, nel battesimo - Chrystal ne volle fare parte. Ma questo fatto fu ben presto sostituito da un altro. Appena un anno dopo, troviamo il seguente rapporto: "Il signor Christal [sic] [...] non ha potuto sottoscrivere gli articoli del settimo sinodo della Chiesa greca, relativo alle immagini e al culto della creatura".

In altre parole James Chrystal non poteva accettare la venerazione delle icone. Non era certo il solo a pensare così tra i protestanti. Quello che non si capisce è come avrebbe potuto in qualche modo non notare le icone che coprivano le pareti della cattedrale in cui era stato battezzato e ordinato. Si era semplicemente limitato a non guardare in alto? Era chiaramente un uomo colto, che aveva studiato l'Ortodossia per una mezza dozzina di anni: come poteva non essere a conoscenza del VII Concilio Ecumenico, o delle obiezioni protestanti alle icone? Oppure le sue opinioni verso le icone cambiarono nel giro di pochi mesi?

In ogni caso, agli ortodossi ci volle un po' di tempo per capire che Chrystal non era più uno di loro. Nel 1870, ci furono vari rapporti in cui il governo russo prevedeva di assegnare un vescovo a New York e offriva il posto a Chrystal. Questi rifiutò, citando la sua opposizione alle icone. Solo pochi mesi dopo, padre Nicholas Bjerring apriva le porte della Cappella della Santissima Trinità a New York City.

Per quanto riguarda Chrystal, inizialmente rientrò a far parte della Chiesa episcopaliana, ma non passò molto tempo prima che fosse di nuovo in movimento. Nelle sue parole, lasciò la Chiesa episcopaliana "a causa della sua incontrollata e impunita idolatria e culto delle creature, contrarie alla fede dei suoi riformatori di benedetta memoria". Avrebbe continuato la sua opposizione alle icone per il resto della sua vita. In una lettera del 1899 al direttore del New York Times, Chrystal argomentò contro la pratica di baciare la Bibbia. Continuò a pubblicare una serie di libri sul Terzo Concilio Ecumenico, che secondo lui sosteneva la sua posizione iconoclasta. La sua tesi, sostenuta anche nella sua lettera al New York Times, era fondamentalmente che, poiché il Concilio ha condannato la divisione di Cristo in due persone, divina e umana, ha quindi condannato il culto della sola umanità di Cristo (piuttosto che della singola persona divino-umana di Cristo), proibendo implicitamente la venerazione di ogni e qualsiasi materia. Chrystal dedicò il secondo volume della serie Il Terzo Concilio Ecumenico alla "razza greca" e il terzo volume al "popolo russo", in entrambi i casi, esortandoli a respingere il Settimo Concilio Ecumenico e ritornare, così diceva, alla vera ortodossia.

James Chrystal morì nel 1908 a Jersey City, New Jersey. Aveva 77 anni.

Nicholas Bjerring

Nicholas Bjerring era un cattolico romano originario della Danimarca, figlio di un funzionario cittadino, di ottima istruzione (aveva studiato filosofia e teologia all'università di Breslau), e aveva fatto il missionario in Lapponia. Nel 1868 emigrò negli Stati Uniti e divenne insegnante in una scuola cattolica romana a Baltimora (Maryland). Era un laico sposato e con figli. Nel 1870 la Chiesa cattolica romana stava per dichiarare il dogma dell'infallibilità papale, al Concilio Vaticano I. Come molti cattolici provenienti dall'area centro-settentrionale dell'Europa, Bjerring era assolutamente contrario a questo dogma, e scrisse una lettera di obiezioni a papa Pio IX, che ricevette una certa attenzione e fu pubblicata su vari giornali e riviste. Iniziò a questo punto una ricerca di una fede non compromessa dal nuovo dogma romano (che riteneva inconciliabile con il progresso umano) e non sottomessa al razionalismo che vedeva imperante nel mondo protestante, sostenendo di avere trovato nella Chiesa ortodossa d'Oriente la vera Chiesa cattolica e apostolica. Scrisse a questo punto una seconda lettera - privata - al santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, chiedendo di essere ricevuto in seno alla Chiesa ortodossa. Il santo Sinodo rispose convocandolo a San Pietroburgo. Bjerring andò a San Pietroburgo, e dopo non molto tempo fu ricevuto per mezzo della cresima nella Chiesa ortodossa, e fu ordinato prete il 9 maggio 1870. Servì la sua prima Liturgia in tedesco, poiché non conosceva lo slavonico ecclesiastico. Nell'arco di pochi giorni fu elevato alla dignità di arciprete e inviato a New York City ad aprire una cappella ortodossa. Nell'ottobre 1870, al ritorno a New York, Bjerring fondò la cappella della Santa Trinità, un modesto locale di culto al pianterreno della propria casa, al numero 951 della 2a strada. Il New York Times la definisce "una raffinata piccola cappella greca". Non poteva contenere molti fedeli (nelle parole di un visitatore, la sala "appariva affollata con due dozzine di persone"). L'iconostasi era molto piccola e di fatto aveva solo le porte regali, cosa che creava un certo imbarazzo nelle processioni degli ingressi alla Liturgia. Per molti anni in seguito si parlò di costruire un vero e proprio tempio ortodosso a New York City, ma la cosa non si concretizzò, e la comunità ortodossa della città rimase piccola (intorno a un centinaio di persone). Una delle cose strane di padre Nicholas Bjering era che scoraggiava espressamente le conversioni. Nel 1871, meno di un anno dopo la sua ordinazione, il New York Times diceva che padre Bjerring desiderava far sapere che la cappella greca era una cappella privata delle legazioni russa e greca, e non era aperta al culto pubblico. Bjerring accoglieva gentiluomini e signore di buon garbo e rispettabili che desideravano vedere l'aspetto di una chiesa ortodossa, ma non era interessato all'evangelizzazione. Parte di questo atteggiamento veniva da un punto di vista condiviso da molti a quel tempo, che le Chiese ortodossa e anglicana si sarebbero presto unite, e a quel punto, presumibilmente, secondo la prospettiva ortodossa, la Chiesa episcopaliana sarebbe divenuta la Chiesa ortodossa degli Stati Uniti. Pertanto, non c'era veramente ragione di convertire all'Ortodossia gli americani che potevano rimanere anglicani. Un articolo del 1870 diceva: "non si deve pensare che padre Bjerring stia contemplando di introdurre un nuovo elemento di discordia del mondo religioso dell'America. Da molto tempo l'unione tra la Chiesa greca e la Chiesa episcopaliana è promossa da membri di entrambe, e il buon padre pensa che l'apertura di una chiesa greca a New York possa fare molto per promuovere questa causa". Così Bjerring vedeva se stesso come una sorta di ambasciatore religioso in America, e si accontentava di servire il personale diplomatico delle ambasciate greca e russa e la piccola congregazione di ortodossi "nativi" a New York, e di operare quelle che oggi si chiamerebbero relazioni ecumeniche. Uno dei principali compiti a cui si dedicava erano le pubblicazioni. Non leggeva il russo né lo slavonico ecclesiastico, ma tradusse dal tedesco in inglese alcuni testi ortodossi originariamente tradotti dal russo in tedesco. Iniziò anche una rivista chiamata Oriental Church Magazine, sottotitolata "dedicata alla religione, alla scienza, alla letteratura e all'arte", in cui includeva traduzioni e altri articoli. Gli scopi della rivista erano duplici: dapprima, l'istruzione dei non ortodossi in ogni aspetto collegato all'Ortodossia (Bjerring era particolamente interessato al progresso, che per lui era il coinvolgimento dell'Ortodossia nella società per il suo sviluppo morale), e la promozione di una cultura ortodossa tradizionale, come la cultura russa; il secondo scopo era ecumenico: la promozione delle relazioni tra gli ortodossi e altri corpi cristiani.

Uno dei più grandi momenti dei primi anni della carriera ortodossa di Bjerring fu la visita in America, nel 1871-1872, del granduca Aleksej di Russia. La visita generò molto scalpore, e il granduca come celebre dignitario attirò ovunque molti americani famosi interessati a incontrarlo, a partire dal presidente Grant e dal suo staff. Nel suo viaggio, che lo portò da Washington alle cascate del Niagara, dal Mardi Gras a New Orleans alle cacce al bisonte con Buffalo Bill Cody, il granduca ebbe occasione di incontrare la nascente chiesa ortodossa greca di New Orleans. La visita alla cappella di padre Bjerring a New York ebbe luogo nel novembre 1871, ed è raffigurata in alcune litografie dell'epoca. La cappella di New York era a quel tempo l'unica chiesa ortodossa russa negli Stati Uniti a est della California. La cappella fu completamente rinnovata per l'occasione, e Bjerring dovette avere a che fare con un enorme afflusso di visitatori, tra cui un vero e proprio assedio di ragazze infatuate dal giovane aristocratico. La visita ebbe un grande successo e Bjerring fu maggiormente coinvolto nella vita della società newyorchese al di là del suo ruolo di prete ortodosso, entrando nelle confidenze di vari circoli. Ebbe un ruolo attivo nella Società Geografica Americana, che radunava dignitari da tutto il mondo, e apparve spesso sui giornali in connessione con varie organizzazioni; anni dopo entrò a far parte di una loggia massonica, e fu molto esplicito sulle sue vedute politiche, ricoprendo per un certo tempo la vice-presidenza del comitato centrale dei repubblicani tedeschi; nel 1892 sarebbe passato dal partito repubblicano al partito democratico, con un'eco tanto grande da arrivare sulle pagine del New York Times.

Bjerring credeva fortemente nel miglioramento della società, quello che è stato definito "Vangelo sociale". Cercò di aiutare i poveri e i nuovi immigrati, e nel 1881 fu il co-fondatore della Società russa di benevolenza, che aiutava i russi in stato di bisogno a trovare lavoro e varie forme di assistenza sanitaria. Secondo il suo biografo più esperto, padre Oliver Herbel, Bjerring "manteneva un impegno dogmatico verso una comprensione del cristianesimo che necessitava il coinvolgimento in un ministero sociale". Questo fu IL motivo conduttore della vita di Bjerring, in tutti i suoi cambiamenti e conversioni religiose.

La cappella di New York non era parte della diocesi russa delle Isole Aleutine, che si estendeva fino a San Francisco. Bjerring aveva rari contatti con i vescovi di questa diocesi, quando questi passavano per New York nei loro viaggi tra la Russia e San Francisco. Bjerring e la sua cappella sembtano essere stati direttamente sottoposti al Metropolita di San Pietroburgo, dove Bjerring fece visite regolari nel corso della sua carriera.

Come prete ortodosso, Bjerring aveva un certo numero di problemi. Nel 1879 il vescovo Nestor (Zass) fece una visita alla cappella di New York dalla sua sede di San Francisco, e inviò in Russia un rapporto non positivo. Il vescovo Nestor descrisse Bjerring gome "completamente ignorante" dello slavonico, che pronunciava così male da essere compreso solo per il fatto che il contenuto delle parole della Liturgia era noto a tutti. Padre Bjerring - riporta il vescovo Nestor - non aveva il coraggio di leggere il Vangelo in slavonico, e lo leggeva in inglese, pronunciando però parole come "Gesù Cristo" in slavonico, creando strani effetti di mistura sgraditi sia ai russi che ai greci e inglesi presenti. Inoltre, la sua pronuncia dell'inglese era cattiva a causa dello spesso accento danese. Non parlando russo, né un buon inglese, e presumibilmente neppure greco, non era davvero di aiuto a nessuno con le sue abilità linguistiche. Il Vescovo Nestor procede a sottolineare vari errori fatti da Bjerring mentre serviva la Liturgia: sono quelli che si potrebbero definire "errori da recluta", che un prete con l'addestramento appropriato e un poco di esperienza semplicemente non farebbe (e Bjerring era stato prete per nove anni al momento dell'incontro con il vescovo Nestor). Il rapporto del vescovo Nestor descrive Bjerring come completamente inesperto a dispetto di molti anni di servizio alla Chiesa. Non conosceva neppure un gran numero di funzioni: sapeva celebrare la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo e i Grandi Vespri, ma al Venerdì Santo, il giorno in cui non è permesso celebrare la Divina Liturgia, Bjerring la celebrava ugualmente, perché non conosceva le funzioni della Settimana Santa. La congregazione di Bjerring aveva cominciato a stancarsi di lui: non sapeva parlare le loro lingue, non sapeva come servire le funzioni, e chiesero che fosse trasferito altrove. Ma, come disse il vescovo Nestor, dove trasferirlo? Alla fine, suggerì di trasferirlo a San Pietroburgo, dove avrebbe potuto essere un prete assistente in qualche grande parrocchia, cosa che in qualche modo avrebbe nascosto i suoi difetti. Pochi anni dopo, nel 1883, il governo russo, che forniva i mezzi per il ministero di Bjerring, decise di chiudere la cappella di New York e di abbandonare l'opera che vi si svolgeva. A Bjerring fu offerta una posizione molto buona e comoda di insegnante a San Pietroburgo, ma egli ne fu sconvolto e rifiutò l'offerta. Decise piuttosto di lasciare la Chiesa ortodossa e di diventare un ministro presbiteriano. Alcuni anni dopo circolò la notizia che diversi vasi sacri della cappella di Bjerring erano finiti in un banco dei pegni. Bjerring fu accettato nella Chiesa presbiteriana, dove la sua ordinazione al sacerdozio ortodosso fu ritenuta sufficiente per concedergli un ruolo di ministro di culto, e dove continuò la sua opera sociale. Rimase a New York, dove la sua nuova congregazione consisteva di immigrati tedeschi, con i quali sicuramente poté avere un'intesa linguistica ben più soddisfacente di quella degli anni del ministero ortodosso. Non molto tempo dopo avere lasciato la Chiesa ortodossa, Bjerring pubblicò un libro di funzioni ortodosse in inglese, e nell'introduzione parlò dell'ignoranza della maggior parte dei russi, e del loro bisogno di influenza morale, sperando che un giorno gli ortodossi avrebbero accettato la Bibbia come sola fonte della salvezza: un accenno alla sua adozione del modello della Sola Scriptura come giustificazione dottrinale, che restò comunque in secondo piano rispetto al suo impegno per un Vangelo sociale. In seguito avrebbe lamentato la condanna da parte ortodossa del Patriarca ecumenico del XVII secolo, Cirillo Lukaris, accusato di mantenere una teologia calvinista. Bjerring riteneva una tragedia che questa tendenza al protestantesimo fosse stata sconfitta, con la conseguente cessazione di una migliore vita letteraria e scientifica iniziata da Cirillo. Così, per Bjerring, l'Ortodossia, nel condannare la teologia protestante e nel non aderire alla dottrina della Sola Scriptura, stava essenzialmente tagliando se stessa al di fuori della vita. Questa posizione non era poi così diversa da quella del 1870, in cui accusava il Cattolicesimo romano di fare la stessa cosa con l'adozione dell'infallibilità papale. E, cosa abbastanza curiosa, alla fine stessa della sua vita, Bjerring fece ancora un altro cambio di affiliazione religiosa, nel 1899, ritornando dalla Chiesa presbiteriana alla Chiesa cattolica romana. Come uomo sposato, non poteva essere accettato come sacerdote, per cui fu ricevuto come laico, e ironicamente terminò ad argomentare in favore della stessa cosa contro la quale aveva argomentato nel 1870: l'infallibilità del papa. Questa fu la sua ultima conversione: morì il 10 settembre del 1900, all'età di 69 anni. Secondo padre Oliver Herbel, "per tutto il suo tragitto dal Cattolicesimo romano all'Ortodossia alla Chiesa presbiteriana e poi di nuovo al Cattolicesimo romano, Bjerring mantenne ferma la convinzione, per quanto imperfettamente la potesse discernere, che laddove esiste la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, là esistono l'avanzamento dell'umanità e dei ministeri sociali". Sfortunatamente, quest'attitudine può avere incoraggiato Bjerring ad "abbandonare la nave" ogni volta che era deluso della propria chiesa.

Guardando indietro alla sua carriera ortodossa, alcune persone hanno cercato di trascurare l'apostasia di Bjerring, considerandolo una sorta di "santo innocente", campione dell'Ortodossia americana. in realtà fu una figura tragica e conflittuale, alla pari del suo contemporaneo James Chrystal.

Qual'è l'eredità di questi due uomini?

La storia di Chrystal e Bjerring, con i suoi impressionanti paralleli, sembra modellata su uno schema che si è ripetuto ancora in futuro, e fino ai giorni nostri. Fu certamente un problema negli anni '10 e '20 del XX secolo, che videro rapide conversioni e ordinazioni, senza un'adeguata catechesi, addestramento e preparazione: una pratica che è ancora talvolta presente oggi. A ciascuno il compito di vedere se conosce persone che si sono convertite all'Ortodossia molto rapidamente, e che altrettanto rapidamente sono state ordinate, talvolta non per le ragioni giuste, e che si sono "bruciate" dopo pochi anni. Altrettanto può succedere con persone che provengono dal clero non ortodosso, e a cui sono assegnate parrocchie in breve tempo, prima che qualcosa vada storto, sia per una delusione che li porta fuori della Chiesa, sia per l'attaccamento a qualche pratica del ministero pre-ortodosso che crea problemi a loro e ai loro parrocchiani.

Una lezione dai casi di Chrystal e Bjerring, è che è altamente desiderabile che le persone che sono scelte per il ministero presbiterale nella Chiesa ortodossa (particolarmente se sono convertiti, e ancor più particolarmente se provengono da esperienze ministeriali prima della loro conversione) ricevano un'adeguata preparazione e addestramento. Del resto, la stessa preoccupazione è espressa da san Paolo agli albori della vita della Chiesa, quando chiede che un vescovo "non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall'orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo" (1 Tim 3:6); e che i diaconi "siano prima messi alla prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio" (3:10).

In molti luoghi si può avere una carenza di candidati adeguati per il ministero sacerdotale, ma ricordando le due storie tragiche in America, si dovrebbe dare una priorità a non ripetere gli errori del passato. In particolare, possiamo ricordare quanto sia importante la vita in una comunità parrocchiale. Sia Chrystal che Bjerring erano stati ordinati senza avere mai partecipato per un periodo di tempo significativo alla vita di culto della Chiesa ortodossa: questa sola sarebbe stata in grado di rimediare ai problemi dei due casi in questione. Chrystal non avrebbe resistito più di pochi mesi alla vita di un normale catecumeno, se fosse stato esposto alla normale pratica della venerazione delle icone prima della sua conversione formale. Bjerring, d'altra parte, avrebbe potuto acquisire quelle competenze (se non linguistiche, almeno di pratica di preghiera e di culto) che non avrebbero fatto stancare di lui i suoi parrocchiani.

Altrettanto importante è sottolineare che chi vuole entrare nella Chiesa ortodossa deve abbracciarne TUTTA la tradizione, e non solo gli elementi preferiti (come per Chrystal il battesimo per triplice immersione, e per Bjerring la libertà dall'infallibilità papale). Per acclimatarsi alla pienezza della tradizione occorre tempo, altrimenti le stesse spinte intellettuali che hanno portato il convertito dentro la Chiesa continueranno ad agire su di lui, portandolo inevitabilmente fuori.

Questo testo si basa in particolare sulle ricerche di Matthew Namee, pubblicate sul sito http://orthodoxhistory.org/. Matthew Namee è uno scrittore e ricercatore storico specializzato nel campo degli inizi dell'Ortodossia in America e direttore associato della Società per la storia del cristianesimo ortodosso nelle Americhe (SOCHA).

Testi di riferimento

Podcast:

http://audio.ancientfaith.com/aoh/aoh_2009-09-29.mp3

Articoli:

http://orthodoxhistory.org/2009/10/29/james-chrystal-the-first-convert-priest/

http://orthodoxhistory.org/2010/07/01/the-first-convert-priests-or-the-first-american-apostates-2/

http://orthodoxhistory.org/2009/11/17/inside-bjerrings-chapel/

 
Perché dovremmo predicare dopo il Vangelo

Direttore dell'American Orthodox Institute e redattore di OrthodoxyToday.org, padre Hans fornisce oggi ai cristiani ortodossi notizie e articoli aggiornati su eventi sociali, culturali e politici dal punto di vista della tradizione morale cristiana ortodossa. I suoi editoriali e saggi sono stati pubblicati da St. Paul Pioneer Press, Duluth News Tribune, International Herald Tribune, Hellenic Voice, dai siti web di Breakpoint, Front Page Magazine, Institute for Religion and Democracy, Discover e altro ancora.

È anche docente all'Istituto Hubert H. Humphrey di Affari Pubblici.

* * *

Io ero solito predicare alla fine della Liturgia.

Era una decisione pragmatica. Una buona parte della mia congregazione non arrivava se non dopo la lettura del Vangelo. Questo comportamento trasandato era stato incoraggiato nella vita parrocchiale per decenni e non era probabile che cambiasse presto, non importa quanto fortemente li esortassi ad arrivare in tempo. Meglio sentire l'insegnamento più tardi piuttosto che non sentirlo mai, ragionavo.

Qualcuno ha tratto beneficio da questa soluzione? Probabilmente sì. Questo modo di fare ha incoraggiato implicitamente il comportamento trasandato? Ancor più probabilmente, sì. Ma tranne il caso di un rinnovamento completo della parrocchia, i ritardatari avrebbero probabilmente continuato a venire in ritardo. Cosa avrebbero ricordato se io avessi predicato prima? Gli annunci finali?

Passando da una grande parrocchia a una parrocchia di missione, ho cambiato i miei metodi. La predica è sempre dopo la lettura del Vangelo. Pensavo che le rubriche richiedessero tale soluzione perché la lettura rimaneva più fresca nelle menti dei miei ascoltatori. Anche se questo è vero, non sono più convinto che questa sia la ragione principale. Vedo qualcosa di nuovo: la tempistica della predica vivifica – soffia vita – nella metà eucaristica della Liturgia.

Devo offrire prima una parola di spiegazione. Non credo che il Vangelo sia una raccolta di moralismi o di conferenze motivazionali. Per questo motivo, lo scopo della predicazione non è puntare un dito (anche se una predica può contenere un rimprovero) né l'ispirazione (anche se tra le altre cose può ispirare e incoraggiare). Credo che la predicazione abbia una funzione: portare il Vangelo di Gesù Cristo all'ascoltatore nei modi in cui quest'ultimo lo può comprendere, e in tale comprensione può esserne trasformato.

Credo che il Vangelo sia la Parola di Dio attraverso le parole dell'apostolo. L'apostolo, ci dice la Scrittura, riceve il suo Vangelo da Dio. Il resto di noi riceve la parola dall'apostolo, cioè dalla Scrittura.

E quella Parola di Dio che sentiamo attraverso le parole dell'apostolo, è la stessa Parola che all'inizio ha portato la creazione all'esistenza. Oggi parla per trasformare le menti e i cuori degli uomini.

Tutto si riduce a questo: quando si predica il Vangelo, si rivela Cristo.

"Fa' risplendere nei nostri cuori, Sovrano amico degli uomini, la luce incorruttibile della tua intelligenza divina, e apri gli occhi del nostro pensiero alla comprensione delle tue predicazioni evangeliche",

così dice la preghiera prima della lettura del Vangelo (una preghiera che tutti i preti dovrebbero leggere).

"La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo", Romani 10:17,

scrisse l'apostolo Paolo.

"Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna...", 2 Timoteo 4:2,

san Paolo esorta Timoteo.

Questa auto-rivelazione di Cristo all'ascoltatore si verifica indipendentemente dalla volontà o dal desiderio del predicatore. Si verifica solo attraverso la predicazione fedele del Vangelo. Se insegni quello che l'apostolo ha insegnato, stai dando al tuo uditore la Parola che procede dalla bocca di Dio.

Non credo che la struttura della Liturgia sia ciò che la vivifica. Possiamo studiarla più e più volte e ammirare la sua poesia, la completezza teologica, l'unità tematica, la bellezza estetica – tutti gli altri elementi che la caratterizzano, ma alla fine ciò che dà vita è quando le parole del culto vengono ascoltate e penetrano nella mente e nel cuore.

Lo studio è buono e necessario, ma infruttuoso, se le nostre orecchie non sentono. Ascoltare il Vangelo in altre parole viene prima. Penetrare nella Liturgia – nel vero culto Dio proclamato nella Scrittura – deriva necessariamente dal primo ascolto. Le parole della Liturgia sono verità, ma la sua verità è compresa solo incontrando prima colui che è la Verità.

La tempistica della predica si basa quindi su qualcosa di più profondo che la semplice praticità che io avevo presunto per tanti anni. La predica si fa perché – insieme alla lettura del Vangelo – apre la porta alla comunione concreta ed esistenziale alla mensa del Cristo che è stato rivelato attraverso la predicazione solo alcuni momenti prima. La sua presenza fa vivere la Liturgia, e la sua presenza si invoca attraverso la predicazione.

Come dunque dobbiamo predicare? Con semplicità di base. Insegnate ai fedeli ciò che dice il Vangelo. Traete esempi dall'esperienza pratica solo in modi che illustrano uno o due o, al massimo, tre punti che traete dal Vangelo di quel giorno.

Fate i vostri compiti. Studiate e pregate. Di fatto, leggete il Vangelo della prossima domenica il lunedì prima. In questo modo lo potete ruminare tutta la settimana.

Allora, se siete fedeli, porterete il vostro popolo più vicino a Cristo portando Cristo più vicino a loro.

 
Le reliquie incorrotte dei santi Giobbe e Anfilochio di Pochaev

Per ricevere la benedizione del santo e venerabile Giobbe, abate e taumaturgo di Pochaev, i credenti possono scendere nella chiesa delle Grotte. Le sue reliquie incorrotte riposano in un reliquiario d'argento in una caverna di pietra nel tempio. Il venerabile Giobbe nacque a Pokuttja (nell'odierna regione di Ivano-Frankovsk) nel 1551. All'età di dieci anni, rivolgendosi a di Dio e in cerca di una devozione privata, Ivan lasciò i suoi genitori e fu accettato nel monastero di Ugornits. Prese i voti due anni dopo e stupì tutti con la sua mitezza, entusiasmo e diligenza nella preghiera; divenne quindi un vero modello di vita monastica. Su richiesta del principe Costantino di Ostrozh, lo ieromonaco Giobbe fu trasferito al monastero di Dubno per dare un esempio di gesta monastiche ai fratelli. Per più di venti anni servì come abate di questo monastero, difendendo attivamente l'Ortodossia contro i suoi nemici.

Evitando la gloria di questo mondo, nel 1604 partì segretamente per la collina di Pochaev. Ben presto vi divenne famoso per la sua rigorosa vita monastica, e alla fine fu eletto dai fratelli come abate. Trascorse tutta la sua vita tra lavoro manuale, sforzi ascetici e preghiere. Sopportò molti dolori e offese dai polacchi, che intendevano sequestrare il monastero e convertirlo al cattolicesimo, e da Andrew Firley, un nipote protestante di Anna Gojska, che trascurò la Fundusheva gramota (Atto di dotazione) della nonna e riprese indietro tutto ciò che era stato generosamente donato al monastero dalla gentildonna, tra cui l'icona miracolosa. Quanto più forti e persistenti erano gli attacchi contro i cristiani, tanto più inesorabilmente San Giobbe custodiva il monastero a lui affidato. Con i suoi sermoni e precetti, con la sua purezza spirituale e vita pia l'abate rivelò l'essenza dell'esistenza terrena dell'uomo.

Le reliquie di san Giobbe di Pochaev

Come aveva previsto sette giorni prima della morte, partì per la beata eternità e dopo quasi otto anni le sue reliquie furono rinvenute e trovate incorrotte.

Le reliquie del venerabile Anfilochio di Pochaev riposano nella chiesa Grotte, nella stessa caverna di delle reliquie di san Giobbe. Sant'Anfilochio è nato nel 1894 nella regione della Volinia, nel villaggio di Mala Ilovytsja in una famiglia pia con molti figli. Ha trascorso la sua infanzia nel suo paese natale insieme alla famiglia, e in seguito ha prestato servizio nell'esercito dello tsar. Passato attraverso le prove militari, ha scelto la via stretta della salvezza, la vita monastica, ed è giunto alla Lavra di Pochaev nel 1925. Come giovane monaco ha compiuto la sua obbedienza con amore per il lavoro e umiltà ed è stato considerato degno dell'ordinazione a ieromonaco con il nome di Iosip. Dopo aver dedicato tutta la sua vita a Dio e al prossimo, sant'Anfilochio ha acquisito una forte fede e un grande amore. Dio gli ha donato la grazia della profezia e il dono dei miracoli. Guariva, esorcizzava, faceva udire i sordi e vedere i ciechi, e consolava gli afflitti.

Non ha lasciato la santa Lavra durante le persecuzioni, sopportandole insieme ai fratelli, pregando Dio giorno e notte. Con il suo coraggio e la sua audacia ha protetto la cattedrale della Trinità. Per questo è stato arrestato e portato in un ospedale psichiatrico a Budanov, ma per la provvidenza di Dio, è stato rilasciato per opera di brave persone che lo conoscevano. Le autorità gli hanno proibito di tornare alla Lavra e così si è stabilito nella sua nativa Ilovytsja, dove per molti anni ha servito la gente con amore, evitando la gloria umana in ogni modo possibile. Sant'Anfilochio ha concluso il suo viaggio terreno il 1 gennaio 1971 ed è stato canonizzato il 12 maggio 2002.

Le reliquie di sant'Anfilochio di Pochaev

 
Il discorso edificante

Un monaco ortodosso, proveniente da un famoso monastero, è in visita a una parrocchia ortodossa in Italia. Il rettore della parrocchia lo invita a un incontro con i fedeli, e gli chiede di dire loro qualcosa di veramente edificante per la vita spirituale.

- Di che cosa vuole parlare ai parrocchiani, padre? - si informa il parroco prima dell'incontro.

- Beh, potrei incoraggiare la frequenza in chiesa - risponde il monaco. - Sa che i dati che abbiamo a disposizione ci dicono che in Italia solo il due per cento dei cristiani ortodossi battezzati va regolarmente in chiesa? Che vergogna! E pensare che c'è chi si rivolge alla Chiesa ortodossa per trovare un esempio di fedeltà cristiana!

- Non le consiglio di parlare di questo, padre. La maggior parte dei fedeli della nostra chiesa viene dall'estero: sono immigrati di recente, hanno tante difficoltà, e non tutti frequentavano le chiese anche prima di lasciare la loro patria... metterebbe sulle loro spalle un peso ancora più grande.

- E va bene, allora, visto che siamo nella Grande Quaresima, parlerò loro del digiuno. Mi sembra che in Italia, con l'enorme varietà di alimenti disponibili, sia veramente un peccato non mangiare di magro nei giorni di digiuno. E vedo che c'è anche una sovrabbondanza di distrazioni, feste e divertimenti, ed è tanto semplice abbandonare qualcuna di queste cose nel periodo quaresimale. Poi, ho visto che nonostante tutta la vita di un paese benestante, ci sono ancora moltissimi poveri da aiutare, e faremo bene a pensare anche a loro.

- Al suo posto, padre, io eviterei di metterli in imbarazzo. Quanti dei nostri sono obbligati a mangiare in mezzo a cristiani non ortodossi, o a ortodossi che non fanno digiuno! Non vogliamo rovinare le loro già poche relazioni di lavoro o di amicizia, vero? Poi, finché possono distrarsi dalle loro fatiche e non soffrire troppo di nostalgia... e insistendo tanto sull'aiuto ai poveri, non farebbe che esasperare la loro tensione di essere venuti in Italia per sfuggire al disagio economico.

- Ho capito, allora parlerò dell'educazione cristiana dei bambini. Piange il cuore a vedere tanti bambini portati al battesimo e alla prima comunione, come se questo fosse l'unico dovere cristiano, e poi mai più portati in chiesa per tutta la loro infanzia! E sa che parliamo della maggioranza dei battezzati? Vorrei chiedere quanti hanno bambini e non insegnano loro nulla della fede ortodossa (magari perché come genitori ne sanno così poco) e delegano quel poco di istruzione di base alle "ore di religione" a scuola, in cui non ricevono alcuna formazione specifica sulla loro fede... Mi piacerebbe sapere perché non si muovono per organizzare un catechismo in parrocchia, per dare ai loro stessi figli un futuro nella Chiesa!

- Padre, ma lei vuole proprio sconvolgere i parrocchiani! Con la fatica che devono fare a seguire i loro figli, dare loro una formazione extrascolastica nella musica, nello sport, nella lingua madre della loro famiglia, vorrebbe che si chiudessero di nuovo nella loro parrocchia come in un ghetto? Già ci accusano di essere isolazionisti e ripiegati su noi stessi, cosa succederebbe se iniziassimo a incoraggiare quest'attitudine fin da piccoli? Non può proprio parlare di qualche argomento più importante che ci faccia sentire tutti uniti?

- Ma se non devo parlare della vita di preghiera in chiesa, del cammino ascetico del digiuno, dell'insegnamento della nostra fede a partire dall'infanzia, di che cosa posso parlare che ci faccia sentire uniti?

- Ma padre, naturalmente può parlarci dell'Ortodossia!

 
Domanda sulle ordinazioni multiple

Domanda: "Perché i nostri vescovi hanno dichiarato invalide le ordinazioni di un gruppo di chierici di rito occidentale perché sono stati ordinati nel corso di un'unica funzione? Perché è un problema così grande?"

Ci sono diverse ragioni. Per cominciare, ogni membro del clero nella Chiesa russa, prima di essere ordinato, fa un giuramento davanti al Vangelo e alla Croce, dicendo che "... svolgerà tutti i servizi liturgici e le preghiere secondo le regole della Chiesa ...." Questo significa che non possiamo inventare funzioni, o introdurre innovazioni nei servizi, ma dobbiamo celebrare i servizi approvati dalla Chiesa e in conformità con la sua tradizione. Nello stesso giuramento, si promette anche "di obbedire alle autorità ecclesiastiche e di agire secondo i canoni dei santi Apostoli, dei Concili ecumenici e locali e degli insegnamenti dei santi Padri". Perciò nemmeno un vescovo può introdurre nei servizi della Chiesa innovazioni liturgiche che sono in contrasto con la Tradizione della Chiesa, e non sancite dalla Chiesa a cui appartiene.

L'argomento a favore di fare un ordinazione multipla nel rito occidentale è che questa era la pratica nell'Occidente prima dello scisma. Il problema di questa argomentazione è il presupposto che tutto ciò che è stato fatto nell'Occidente prima dello scisma è di per sé accettabile. Nelle Liturgie ortodosse, usiamo un solo pane per la comunione ... e quindi a prescindere da quanto sia grande la congregazione, si deve utilizzare un pane di dimensioni sufficienti da consacrare per l'Eucaristia (1 Corinzi 10:16-17). Nella pratica occidentale, il sacerdote si comunica da un'ostia, ma tutti i fedeli si comunicano da ostie differenti. Nella Chiesa ortodossa, un sacerdote può servire solo una Liturgia al giorno, e solo una Liturgia può essere servita ogni giorno su un dato altare. In Occidente, un sacerdote può celebrare tante Messe quante ne ha il tempo e la forza di compiere, e può farle sullo stesso altare. Allo stesso modo, in Occidente, numerosi sacerdoti, diaconi e vescovi possono essere ordinati in una sola volta, ma nella pratica ortodossa, solo un vescovo, un sacerdote, e un diacono possono essere ordinati nella stessa Liturgia, perché ognuno rappresenta la pienezza e l'unità di questo ordine. In tutte queste deviazioni occidentali, l'idea che tutti noi partecipiamo dell'unica Eucaristia è oscurata dalla ammissione della molteplicità. Queste deviazioni in Occidente erano già oggetto di controversie prima dello scisma, ed erano criticate dai Padri orientali. In Occidente esiste anche la pratica di un sacerdote che serve una Messa privata, senza nessuno accanto al sacerdote presente. Nella Chiesa ortodossa, questo è proibito. Questo perché in Occidente ci si focalizzava sulla Messa come un atto individuale di devozione privata, mentre nella Chiesa ortodossa è un atto corporativo di comunione, che esprime la nostra unità di fede. Ciò che inizia come una piccola deviazione di rotta, con il tempo porta sempre più lontano da dove si dovrebbe essere. E così mentre molte cose sono state fatte in Occidente prima dello scisma, dobbiamo guardare alla prassi della Chiesa che non ha deviato nell'eresia e nello scisma per una guida su questi temi.

San Nicodemo l'Aghiorita, commentando il Canone 68 degli Apostoli (che dice che una persona può essere ordinata solo una volta a un determinato ufficio, il che significa che se un sacerdote viene deposto per qualche malefatta, non può essere successivamente ordinato di nuovo), ha scritto:

"Quale può essere la ragione per cui solo due di tutti i sette Misteri non possono essere compiuti due volte, vale a dire, quello del battesimo e quello dell'ordinazione agli ordini sacri? Gli scolastici, da un lato, dicono che è perché questi due lasciano un'impronta o sigillo indelebile che secondo loro (nel quarto capitolo della teologia, che si trova nel Catechismo di Nicola Boulgaris) è una vera qualità insita nell'anima e un potere soprannaturale. Il parere degli scolastici è stato seguito da quasi tutti i nostri teologi moderni, e soprattutto da Koressios. Ma a me, d'altra parte, sembra che l'unica ragione per cui questi due soli misteri non possono essere celebrato una seconda volta nella vita di uno stesso individuo con questo individuo come destinatario, è perché essi sono effettuati nel tipo o forma della morte del Signore, che si è verificata una sola volta e non potrà mai verificarsi una seconda volta. Infatti che è battezzato è battezzato nella morte del Signore, secondo san Paolo e il Canone apostolico XLVII. Per quanto riguarda i sacerdoti decaduti dagli ordini sacri, la ragione per cui essi non possono essere ordinati per la seconda volta è che essi sono tipi del primo e grande sacerdote che è venuto solo una volta all'ufficio di santità, dopo aver trovato la redenzione eterna, secondo san Paolo, ed egli rimane perennemente incapace di decadere dagli ordini sacri. Questo a mio parere è il vero motivo per cui un sacerdote non può essere riordinato. Gli ordini sacri in Cristo infatti sono sono soggetti a decadimento e non possono essere annullati. Per questo i suoi tipi devono sempre mantenersi nella purezza richiesta e necessaria per gli ordini sacri, in modo che possa essere ben conservata la somiglianza tra il sommo sacerdote e colui che ne è il tipo. Un altro motivo, però, è anche il fatto che un sacerdote consiste principalmente nell'esercizio delle funzioni sacerdotali, o, più chiaramente parlando, nel sacrificio del sacramento mistico, che è il sacrificio incruento con cui la singola morte del Signore è annunciata, secondo san Paolo. Ci si chiede se vi siano validi e sufficienti motivi per cui questi misteri non si possono celebrare una seconda volta nella natura dell'impronta o sigillo inventato o immaginato dagli scolastici, perché una seconda cresima è ammessa, nonostante il crisma sia chiamato sigillo, e imprima davvero un sigillo o timbro sull'anima di colui che la riceve. Infatti l'evangelista Giovanni dice: "E il crisma che avete ricevuto da lui dimora in voi" (I Giovanni 2:27). E san Paolo dice: "Colui che inoltre ci ha sigillato, e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (II Corinzi 1:22). Inoltre, si deve ricordare che David ha addirittura chiamato Saul "unto del Signore", non solo dopo il suo disprezzo di Dio, ma anche dopo la sua morte (II Sam. 1,14). Da qui e per questo motivo, vale a dire l'unica morte del Signore, un solo diacono, e un solo presbitero, e un solo vescovo o altro prelato dovrebbe essere ordinato in una singola Liturgia, e non due, o più, secondo Simeone di Tessalonica (Risposta 39), e anche secondo Giobbe nel Syntagmation di Crisanto. Quanto a coloro che non sono univocamente ordinati, cioè che non sono ordinati una volta per tutte, quello che sono io non lo so, dice lo stesso Simeone, visto che non sono stati ordinati secondo la tradizione della Chiesa. Nonostante il fatto che diversi lettori e suddiaconi sono ordinati in una singola Liturgia, secondo la teoria che essi sono membri più imperfetti degli ordini sacri, e che ne sono al di fuori a causa del loro essere in un servizio minore (di fatto erano comunemente chiamati "ordini minori" in Occidente), secondo lo stesso Giobbe (ibid.). Per questo motivo, vale a dire, a causa del fatto che la morte unica di Cristo non può verificarsi una seconda volta, il sinodo locale tenutosi al tempo di Eraclio contro Isidoro nel 613 d.C. aveva ordinato che non si celebrassero due Liturgie nello stesso giorno e sulla stessa tavola, dicendo: "Non è lecito officiare due Liturgie sulla stessa tavola e nello stesso giorno, né sullo stesso tavolo su cui il vescovo ha officiato una Liturgia, che un presbitero offici in una Liturgia nella stessa giornata": i papisti (cioè, i cosiddetti cattolici romani) trasgrediscono questa regola. Ma il fatto è che anche i nostri sacerdoti che celebrano la Liturgia due volte nello stesso giorno, sotto il malinteso che ciò conduce a schietta enfasi e maggiore impressione, peccano gravemente. Di conseguenza, che d'ora in poi cessino di commettere questa scorrettezza assurda". Il Timone, p. 120, nota 2.

L'arcivescovo Chrysostomos (Alexopoulos) ha scritto: "Per la stessa ragione, la tradizione che vieta l'ordinazione di più di un diacono, presbitero o vescovo nella stessa Liturgia non è semplicemente una questione di aderenza a formule legalistiche. Il sacerdozio è dato una volta per sempre, nonostante il fatto che "esperti" informati abbiano a torto attribuito questa caratterizzazione del sacerdozio a influenze "latine". Per sottolineare questa singolarità sacerdotale e, ancora una volta, l'unica, singolare, vivificante morte di Cristo, un solo diacono, presbitero o vescovo è ordinato in qualsiasi Liturgia. San Simeone di Tessalonica, un Padre con vera competenza in questioni teologiche e liturgiche, afferma chiaramente che solo un diacono, presbitero o vescovo possono essere ordinati in un'unica Liturgia, e che coloro che "rovesciano" questa regola sono innovatori che non "seguono la Chiesa" ("Risposta XXXV," risposte alle varie domande, a San Simeone di Tessalonica, Τὰ Ἅπαντα [Thessaloniki: Bas. Regopoulos, nd (quarta edizione)], pp. 366-367). Inoltre, si veda il Πηδάλιον [Timone], op. cit., p. 90, n. 1, in cui san Nicodemo commenta in modo simile su questo tema, facendo riferimento a san Simeone, citando come sua trentanovesima "Risposta" ciò che è citato come "risposta XXXV" nella mia edizione dell'opera di Simeone). Cfr., infine, il Patriarca Chrysanthos di Gerusalemme (1663-1731) e il suo Συνταγμάτιον Περὶ τῶν Ὀφφικίων, Κληρικάτων καὶ Ἀρχοντικίων τῆς τοῦ Χριστοῦ Ἁγίας Ἐκκλησίας, καὶ τῆς Σημασίας Αὐτῶν (Târgovişte, 1715), in cui egli sottolinea che solo un singolo diacono, presbitero o vescovo può essere ordinato in una sola Liturgia. Questa lo definisce una "antica tradizione". Quindi, anche lui afferma che, senza violare la Santa Tradizione e agire "fuori della Chiesa," non si possono accettare ordinazioni multiple".

Ogni vescovo che serve una diocesi per un periodo significativo di tempo senza dubbio troverà alcune occasioni in cui ordinare in una sola volta due o più sacerdoti o due o più diaconi sarebbe più conveniente che non fare due o più Liturgie separate, eppure il fatto è che secolo dopo secolo, questa tradizione è stata di sufficiente forza e universalità da far sì che non si usassero alternative del genere.

Anche se si dovesse sostenere che questi santi erano semplicemente orientali di mente ristretta che non capivano le tradizioni occidentali, quelli che vorrebbero introdurre tali pratiche nella vita della Chiesa ortodossa oggi avrebbero bisogno di chiedere prima e di ottenere la sanzione della Chiesa prima di metterle in pratica, e in questo caso, questo non è stato certamente fatto.

Nessun sacerdote ha intrinseci poteri "magici" per compiere i sacramenti. Il potere viene dalla loro ordinazione, e dal loro servizio assieme all'autorità della Chiesa, e quell'autorità deve compiere le funzioni nel modo che la Chiesa le ha autorizzate a fare... non nel modo in cui vorrebbero personalmente che fossero fatte.

 
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Intervista a sua Eminenza il metropolita Lavr di Sergej Chapnin, capo redattore del Tserkovnij Vestnik

Eminenza, gli eventi dello scorso 17 maggio sono già entrati nei libri di storia come un giorno in cui per la misericordia divina, ha avuto luogo la riunificazione della Chiesa ortodossa russa. Come vede ora quei giorni? Qual è stata l'impressione più viva che le hanno lasciato?

La più grande impressione per me è stato il servizio divino nel cuore dell'Ortodossia russa, sotto le volte della grandiosa cattedrale della Dormizione della Madre di Dio, il luogo di riposo dei primi ierarchi di Mosca. Qui giace sant'Ermogene, un fulgido esempio di fermezza nella fede ortodossa durante il Periodo dei Torbidi. La sua guida ha portato i nostri antenati a stare attaccati con fermezza alla loro fede e alla loro patria, e durante la sua prigionia, ma con la sua benedizione, l'archimandrita Dionisij della Lavra della Trinità e di san Sergio e Avraamy Palitsyn, suo protettore, inviavano missive per ispirare i difensori dello stato moscovita. Ho sentito poi che, anche dopo il secondo Periodo dei Torbidi, dobbiamo sradicare le lotte intestine e ripristinare la verità, la pace e la verità divina nei nostri cuori.

Personalmente, sento una connessione con quella cattedrale perché là, oltre un centinaio di anni fa, il secondo primate della nostra Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, il metropolita Anastasij (Gribanovskij) di beata memoria è stato ordinato vescovo di Serpukhov. Un tempo, ho avuto l'onore di essere chierichetto alle sue funzioni. Durante la sua nomina, secondo la tradizione, ha tenuto un sermone, in cui ha tracciato un profilo straordinariamente potente e artistico del "sentiero di un vero pastore di Cristo", e in un impeto di ispirazione ha predetto la lotta sanguinosa che avrebbe colpito la Chiesa ortodossa russa negli anni della rivoluzione. Nelle sue epistole, ha sofferto per la tragedia della nostra storia comune, ha denunciato le menzogne ​​degli atei, ha elogiato i martiri e i confessori che hanno sofferto le persecuzioni, e ha gioito quando il popolo religioso della Russia ha provato gioia, sostegno e consolazione. In particolare, ricordo una delle prime funzioni religiose dell'eremo della Radice di Kursk a New York, in cui partecipavo come ieromonaco, e servivo insieme al metropolitan Anastasij, durante la quale ha annunciato a tutti con grande gioia che le sacre reliquie di san Sergio di Radonezh erano state restituite al popolo della Chiesa, esprimendo la speranza che questo evento avrebbe rafforzato il popolo russo, che soffriva al momento per le persecuzioni. Vladyka Anastasij era degno della sua alta vocazione, perché ha servito la Chiesa di Cristo senza alcun riguardo per se stesso, ha osservato la fede e ha amato la pace per tutta la vita. Amava questa antica cattedrale, e, come vicario della diocesi di Mosca, ha spesso condotto servizi qui. È interessante notare che durante la canonizzazione di sant'Ermogene, nel 1913, il futuro primo ierarca della Chiesa russa all'estero, che allora era un giovane vescovo, è stato incaricato di tenere il sermone, nonostante il fatto che oltre 20 vescovi partecipavano alle cerimonie. Così è stata una gioia particolare per me servire in questo tempio sacro.

Secondo lei, quali ulteriori passi devono essere fatti per rafforzare l'unità della Chiesa ortodossa russa?

Prima di tutto, attraverso la celebrazione comune dell'Eucaristia, dobbiamo testimoniare che noi formiamo un solo corpo unico, un solo spirito, una sola Chiesa, e che tra noi è l'unico Cristo, nostro Dio (1 Corinzi 12:12-20, Efesini 4:4). Tutta l'umanità è chiamata a essere "l'intera stirpe di Adamo", come si sente nel Canone di Pasqua. "L'intera stirpe di Adamo" è tutta l'umanità in Cristo. Quando preghiamo durante la Divina Liturgia, i nostri pensieri e sentimenti devono essere concentrati su una cosa sola: la preghiera a Dio. La preghiera comune in chiesa, e la pia comunione, unificano saldamente le persone in Cristo e, come società, li uniscono a Cristo. Ecco perché dobbiamo rafforzare e sviluppare l'unità della Chiesa attraverso la frequente preghiera congiunta, che porterà alla fiducia più piena, a più strette relazioni e alla cooperazione fraterna attiva. Solo in questo modo possiamo, uscendo dal tempio, continuare ancora in questo meraviglioso, misterioso incontro con Cristo nelle nostre azioni, nella nostra vita.

Non è ancora facile per noi in Russia conoscere la vita della Chiesa all'Estero. Quali eventi nel corso dell'ultimo anno vede come i più importanti, e perché?

A mio parere, uno dei principali eventi di questo anno di misericordia divina, oltre al ristabilimento dell'unità della Chiesa, è stato il pellegrinaggio dell'icona Derzhavnaja ("Sovrana") della Madre di Dio in tutte le diocesi della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, accompagnata da una delegazione del Patriarcato di Mosca e dal coro del monastero stavropigiale Sretenskij di Mosca, che ha partecipato ai servizi divini per celebrare il ristabilimento della piena comunione fraterna all'interno della Chiesa ortodossa russa. Questo evento ha portato grande beneficio alla Chiesa e alla grande opera della sua unità. I membri della delegazione ufficiale, il coro Sretenskij, il clero e i laici delle nostre Chiese si sono guardati l'un l'altro negli occhi e si sono convinti di essere legati dal sangue, legati dalla fede.

Il nemico della nostra salvezza utilizza quest'arma nella sua guerra contro l'umanità: volendo seminare discordia tra gli uomini, egli prima li separa fisicamente. Poi canta una canzone di inganno a uno, e un'altra canzone a un altro. Ho vissuto in monastero per oltre 60 anni e ho visto come tali tentazioni si verificano all'interno del nostro monastero. Per esempio, un fratello esprime i suoi pensieri negativi su un altro monaco al suo padre spirituale. Poi l'altro monaco viene dallo stesso padre e critica il primo. Perciò, se il padre spirituale possiede saggezza ed esperienza pastorale, suggerisce ai fratelli di incontrarsi e di parlarsi tra loro. Le insidie ​​del diavolo sono spesso rivelate durante tale incontro, e il diavolo si ritira, mentre la pace e l'amore fraterno vengono ripristinati.

Ecco come il diavolo è riuscito a dividerci e disperderci in tutto il mondo. I nostri fratelli e sorelle in Russia hanno vissuto e servito sotto la persecuzione, mentre noi abbiamo svolto il nostro servizio in libertà, ma tuttavia in esilio. A quel tempo non vi era alcuna possibilità di preghiera o contatto comune, e non c'era fiducia tra di noi. Dopo la caduta del regime comunista, abbiamo cominciato ad avere qualche contatto - a dire il vero, non ufficiale - ma in ogni caso abbiamo avuto di nuovo la possibilità di vederci, incontrarci e parlare. Questo contatto informale ci ha aiutato a conoscerci l'un l'altro, conoscere la vita ecclesiale dall'altra parte, e vedere che siamo tutti figli della Chiesa ortodossa russa. Il nemico quindi ha cominciato a ritirarsi, e, con l'aiuto di Dio, siamo arrivati ​​all'unità.

Le funzioni e gli incontri che hanno avuto luogo nelle nostre diocesi davanti all'icona "Sovrana" hanno convinto molti di questa unità, molti sono giunti a capire tutti noi - da entrambe le parti - amiamo e soffriamo per la nostra Chiesa ortodossa russa.

Grazie a Dio, abbiamo trovato dentro di noi la forza per ristabilire l'unità ecclesiastica. Ora dobbiamo rafforzarla attraverso la preghiera comune, gli incontri fraterni e la collaborazione costruttiva.

Qual è il rapporto all'interno del suo gregge fra coloro che sono di origine russa e coloro che hanno accettato la santa Ortodossia provenendo da altre chiese cristiane? Come pensa che le loro relazioni potrebbero cambiare, se lo faranno?

I vecchi emigrati e i loro discendenti costituiscono la maggioranza dei nostri parrocchiani, poi i nuovi immigrati e i loro figli, poi i neo-convertiti, che partecipano soprattutto alla vita delle nostre missioni. I loro rapporti cambieranno? È difficile dirlo. In ogni caso, noi lavoriamo con tutti loro, conservando e aumentando la grande eredità della Santa Rus', che ci è stata data.

Grazie a Dio, le nostre parrocchie hanno scuole parrocchiali russe in cui ai bambini vengono insegnate le verità fondamentali della nostra fede, la lingua, la letteratura e la storia russa, ci sono circoli giovanili guidati da buoni pastori, che chiamano i giovani ad amare la Chiesa e la patria. Ci sono campi estivi e conferenze dei giovani di tutto il mondo. I genitori cercano di parlare solo russo con i loro figli e di seguire il modo di vita ortodosso russo. Questa è una grande impresa, che si compie in circostanze difficili.

In una parola, il nostro obiettivo non è solo di conservare ma di aumentare tra i nostri figli ciò che abbiamo, di servire la Chiesa ortodossa di russa, aiutarla a testimoniare la Verità di Cristo e di dire la grande parola della Santa Rus' a tutto il mondo. Abbiamo intenzione di continuare il servizio salvifico a Dio e al popolo della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

Com'è che i vostri parrocchiani in America considerano la Chiesa ortodossa russa? Hanno informazioni sufficienti per formare autonomamente le proprie opinioni?

L'immagine della Chiesa ortodossa russa è quella dei martiri e confessori della Russia che gradualmente risorgono dalle rovine della Chiesa. Questo è esattamente ciò che molti pensano. Sebbene vi siano più che sufficienti informazioni sulla vita ecclesiale in Russia, non tutti gli immigrati più anziani hanno accesso a internet, in cui vengono pubblicati tali materiali. Ecco perché direi che non hanno abbastanza informazioni, ma soprattutto manca loro il contatto vivo con clero e fedeli della Chiesa in Russia. Senza questo è difficile che le persone si formino un parere obiettivo. Ecco perché vi chiediamo di venire da noi, così come noi da diversi anni stiamo venendo in Russia.

Secondo lei, quali sono le prospettive per lo sviluppo di ulteriori contatti tra la Chiesa all'Estero e le parrocchie ortodosse in Russia? Quali benefici ecclesiastici di tipo spirituale e pratico potrebbero portare tali contatti?

Ci sono due aree principali in cui le parrocchie all'estero possono cooperare con quelle in patria a proprio reciproco vantaggio: prima di tutto, nell'area delle scuole parrocchiali e del lavoro con i giovani, e in secondo luogo nella creazione di parrocchie e di vita parrocchiale. Immagino campi estivi congiunti per bambini, competizioni corali giovanili, visite di scuole parrocchiali, e così via. C'è già stato uno scambio di libri di testo: La Legge di Dio, di un sacerdote della Chiesa all'Estero, padre Serafim Slobodskoj, oggi è distribuito ovunque in Russia, e l'insegnamento della lingua, letteratura e storia russa all'estero è ora inimmaginabile senza materiale didattico dalla Russia. Per una cooperazione più efficace, abbiamo bisogno di contatto vivo tra parroci, di scambi di esperienze. Conferenze per i sacerdoti, sia della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia sia del Patriarcato di Mosca, conferenze comuni dei giovani, questi sono i progetti che dovremmo intraprendere.

Ci sono parrocchie di vecchio rito nella Chiesa all'Estero. Ce ne può parlare? Quante parrocchie e comunità ci sono? Conducono la loro vita di chiesa separatamente da voi?

C'è un vicariato di vecchio rito a Erie, in Pennsylvania, ora affidato a me nella diocesi di New York e dell'America orientale, che ha una comunità molto popolosa curata dal vescovo Daniel e dai suoi chierici. Sì, vivono la loro vita, osservando il vecchio rito e le loro  tradizioni, ma non direi che conducono una vita separata. Partecipano alle nostre cerimonie, conferenze, ecc. Per esempio, l'anno prossimo, l'arciprete Pimen Simon, rettore della chiesa della Natività di Cristo a Erie, sta organizzando una Conferenza inter-ortodossa dal titolo "L'Ortodossia nel XXI secolo", con la partecipazione di eminenti studiosi, vescovi, sacerdoti e laici. È programmata per coincidere con il 25° anniversario dell'unione della comunità di Erie alla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

È interessante notare che don Pimen è stato uno dei partecipanti del IV concilio di tutta la diaspora. È stato il suo discorso che ha aiutato molti dei membri del concilio a comprendere la necessità di ristabilire l'unità della Chiesa. Ha raccontato del suo passaggio dai bezpopovtsi [setta dei vecchi credenti senza preti] alla Chiesa di Cristo. Il punto fondamentale fu che il suo amico e traduttore di molti testi di vecchio rito per la pubblicazione negli Stati Uniti, padre German (Ciuba), gli diceva spesso che la Chiesa ha tante questioni urgenti, che era ora di smettere di argomentare senza fine sulle azioni del patriarca Nikon, e che le persecuzioni dei Vecchi Credenti devono essere lasciate al passato e al giudizio di Dio. Negli anni '70, quando il Patriarcato di Mosca e la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia hanno ritirato i loro anatemi sui Vecchi Credenti, padre Pimen ha preso contatto con l'allora ieromonaco Hilarion, poi arcivescovo di Australia e Nuova Zelanda, che allora viveva il suo monachesimo presso il nostro Monastero della Santissima Trinità a Jordanville, NY. Padre Hilarion gli ha dimostrato amore e vera Ortodossia. Quando la comunità di padre Pimen si è unita alla Chiesa e ha accettato il sacerdozio nel 1983, c'è stata discordia fra la sua gente. Alcuni se ne sono andati. Ci sono stati quelli che hanno pubblicamente denunciato la decisione. Alcuni hanno sputato su sua moglie e su altri membri della sua famiglia in pubblico. In altre parole, egli ha sopportato il dolore e la sofferenza della divisione. Al concilio, ha tratteggiato i paralleli tra gli sforzi verso la riconciliazione tra la Chiesa russa all'estero e il Patriarcato di Mosca, e gli sforzi per riconciliare i Vecchi Credenti con i "nikoniani". Ogni argomento che aveva sentito al concilio suonava alle sue orecchie come i litigi tra aderenti del vecchio rito e del nuovo rito, che erano proseguiti per secoli. Ha anche detto che ovviamente ci sarebbero state differenze, caparbietà, resistenza a seguire il buon senso, diffusioni di pettegolezzi e anche divisioni. Ma se c'è verità nel ristabilimento dell'unità all'interno della Chiesa russa, allora dobbiamo trovare il coraggio dentro di noi per portarla alla luce. Se questa è la volontà di Dio, allora saremo salvati e in completa sicurezza. Così parlando, il nostro sacerdote di vecchio rito ha dato un grande contributo al nostro lavoro conciliare.

Tra gli ultimi eventi del 2007 c'è stato il programma di dicembre del Dipartimento editoriale della Chiesa ortodossa russa, tenuto a Washington e a New York. Quanto sono importanti a suo avviso questi eventi, e soprattutto la mostra sulla storia dell'Ortodossia russa nel XX secolo?

La mostra sull'ultimo periodo della nostra storia comune, senza dubbio, avrà un effetto positivo sulla relazioni tra la Russia e l'America e darà a molti americani una comprensione di ciò che è la Chiesa ortodossa russa, della pietà del nostro popolo, dei nostri servizi divini. La mostra darà a molti un'idea degli eroismi e delle sofferenze della nostra gente, della nostra Chiesa, dei nostri martiri, la cui sofferenza e morte, mi auguro, lasceranno un'impronta indelebile nel cuore di ogni visitatore.

 
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La Moscova s-a deschis Sfințitul Sobor Arhieresc al Bisericii Ortodoxe Ruse

La 2 februarie, în catedrala „Hristos Mântuitorul” și-a început lucrările Sfințitul Sobor Arhieresc al Bisericii Ortodoxe Ruse, la care au sosit arhipăstorii Patriarhiei Moscovei din Rusia, Ucraina, Belarus, Moldova, Azerbaidjan, Kazahstan, Kârgâzstan, Letonia, Lituania, Tadjikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Estonia, precum și din țările străinătății îndepărtate, în care există eparhii ale Bisericii Ortodoxe Ruse.

 
Metropolita Nikolozi (Pachuashvili): Il punto triangolare e le ragioni dei sogni umani

Il Metropolita Nikolozi (Pachuashvili) è nato a Tbilisi, si è laureato presso il Dipartimento di Fisica dell'Università statale di Mosca, poi ha studiato animazione all'Istituto Teatrale. Ora ha il compito di vice-direttore del Dipartimento per la Missione e l'Evangelizzazione del Patriarcato di Georgia. Caratterizza in modo semplice il suo lavoro: "In tutta la mia opera, c'è un'unica direzione - la missione - e un unico obiettivo: servire Dio e aiutare le persone a venire a Lui, nella Chiesa."

Il Metropolita Nikolozi è il vescovo della Diocesi di Akhalkalaki e Kumurdo. Questa regione, situata al confine con la Turchia e l'Armenia, è conosciuta come la "Siberia della Georgia" per il clima rigido. I cristiani ortodossi georgiani qui sono pochi: la stragrande maggioranza della popolazione della diocesi è armena. Vladyka non ne è preoccupato: "Fondamentalmente, le persone sono per natura religiose, - ha detto. - Raramente ho incontrato non credenti, ed è molto difficile vederne".

Se vi capita di menzionare il nome del vescovo al mercato locale, alcuni mercanti armeni sono orgogliosi di comunicare che forniscono loro le spezie, le verdure o il caffè alla diocesi, e il vescovo georgiano è quasi il loro migliore amico. La differenza di confessione non preoccupa minimamente neppure loro.

Vladyka dà prova di un'astuzia orientale. Nella sua casa, dove accoglie cordialmente gli ospiti (trenta persone da Mosca? Nessun problema!), ha creato un museo - arte religiosa moderna, pezzi di meteoriti, rompicapo e pesci impagliati sui davanzali delle finestre. E di solito tutto si può toccare, e di tutto si può chiedere.

Molto presto, dopo l'apertura del "museo", ha attirato qui i bambini. E dopo di loro - anche gli adulti. Così con gli sforzi del Metropolita Nikolozi anche la popolazione locale, a poco a poco, si è interessata all'Ortodossia e va in chiesa.

Attraverso il vangelo alla fede

Come molte persone della nostra generazione, sono cresciuto in una famiglia laica ordinaria. Non andavo in chiesa, non rispettavo alcuna regola ecclesiastica, non digiunavo, non pregavo. Ora capisco che Dio mi parlava nella mia infanzia, ma io non me ne rendevo conto.

In giovane età ho iniziato ad avere ambizioni: dovevo diventare un uomo di cultura! Ma un uomo colto, sapevo, deve essere istruito. Così ho deciso di leggere le sacre Scritture. Non è stato facile. Non c’era ancora una traduzione in lingua moderna (e quando è apparsa, era difficile da ottenere, e in effetti non era di una qualità molto elevata). Avevo iniziato a leggerla in antico georgiano, che è diverso da quello attuale, anche se meno dello slavonico ecclesiastico rispetto al russo. Non ho capito tutto, ma non c’era nessuno a cui chiedere. Ho pensato che se avessi letto molto, poi avrei capito qualcosa.

Quando studiavo a Mosca, un mio amico, anche lui georgiano (ha lavorato per un certo tempo al Patriarcato), mi ha consigliato di scegliere alcune frasi dal Vangelo e di leggerle ogni mattina. "Poi - disse - ti si chiarirà il senso". Ho letto i primi cinque versetti del Vangelo di Giovanni, e ho aspettaio "rivelazioni".

Molto più tardi, quando avevo già iniziato la vita di chiesa, ho imparato che la lettura quotidiana del Vangelo è anche una preghiera. Io fino a oggi faccio così, cercando di capirlo in modo sempre più profondo.

Così ho letto semplicemente il Vangelo e attraverso di esso sono giunto alla fede.

Prima Comunione

Mi sono interessato a diverse religioni, in particolare quelle orientali, e sapevo che consigliano a una persona non solo di imparare dai libri, ma anche di avere un mentore. Inoltre, in tutte le religioni, ci sono metodi per avere influenza sul corpo. Nel cristianesimo, questo metodo è il digiuno.

Ho sentito dire che tra i cattolici il digiuno si limita solo a non mangiare carne (questo non è del tutto vero, ma l’ho capito solo in seguito) e ho deciso di fare un digiuno di Natale al modo cattolico. E nella Quaresima del 1985, mi sono sforzato e ho iniziato a fare il digiuno al modo ortodosso.

Poi ho sentito da qualche parte che è necessario ricevere la comunione. Una bella domenica mattina, ho deciso di andare a fare la comunione (ero a Tbilisi). Mi sono seriamente preparato: una buona prima colazione (come andare senza colazione?) e una preparazione per la confessione (ho letto i dieci comandamenti).

Vado in chiesa, e ci sono solo alcune nonne. Io sono l'unico uomo.

Mi è piaciuto il prete con la barba bianca. Mi avvicino a lui con decisione e dico che voglio confessarmi e fare la comunione. Ci spostiamo di lato, inizia ad ascoltarmi. E dichiaro di aver letto i comandamenti e in realtà di averli infranti tutti. Il sacerdote si spaventa: "In che modo?" - "Ecco come". Mi segna con la croce e mi ammette alla comunione.

Senza di questo non c'è cristianesimo

Solo due anni più tardi, ho imparato che la comunione deve essere a digiuno. Poi ho pensato di trovare una guida spirituale. La scelta a Tbilisi era modesta, sono riuscito a persuadere a confessarmi un giovane sacerdote allora sconosciuto, ordinato da soli tre anni. Ora il sacerdote è uno dei nostri vescovi di spicco, il metropolita Daniel (Datuashvili). Fino a oggi, è il mio mentore spirituale.

Io ero più sorpreso che ascoltasse senza alcun interesse i peccati più intimi e carnali, che per me erano la cosa più difficile da dire. E poi mi chiese se andavo in chiesa. Dissi che ci andavo a volte. "E - disse - frequentate regolarmente le funzioni?" Non capivo di cosa si trattasse, perché non sapevo quali fossero queste funzioni. Disse: "Andate in chiesa ogni Domenica mattina?" - "No" - risposi. - "Ecco, da questo inizia il cristianesimo. Se volete essere un cristiano, è necessario andare in chiesa". Esitai, "Io lavoro, studio. Questo è il mio unico giorno libero". Ripeté: "Senza di questo, non c'è cristianesimo".

Ho pensato che se questo è il cristianesimo, allora avrei incominciato. Mi ha risposto che non sarebbe stato facile, ma io avrei trasformato la mia vita personale, per andare in chiesa. E così ho fatto.

Alla prima domenica non sono andato, alla seconda neppure, ma dalla terza in, 25 anni, ho perso poche funzioni domenicali.

Sacerdozio inaspettato

Non ho scelto da me stesso, né il sacerdozio né il monachesimo. Semplicemente vivevo come vivevo, facendo quello che pensavo fosse giusto. Nel 1986 sono entrato all’istituto teatrale, e nell’88 da noi si è aperta l'accademia teologica - per la prima volta in ottocento anni una scuola religiosa superiore in Georgia. Il mio mentore spirituale mi ha consigliato di provare a superare l’esame di ammissione. Io stesso ho pensato di non andarci, perché c’erano alcune parole che sentivo per la prima volta. Bisognava passare, per esempio, l'esame di liturgia, e per me persino questa parola era sconosciuta. L’ho chiesto al confessore, e lui dice, "preparati e dai l’esame" - e mi ha suggerito dove potevo leggere qualcosa su questa disciplina a me sconosciuta.

Ho scoperto che, in realtà, tutte queste cose le sapevo. Frequentavo regolarmente le funzioni e la loro struttura mi era chiara.

L’esame sulla liturgia me lo ha fatto il patriarca. Ho risposto alle domande scritte su biglietti, e mi ha fatto una domanda supplementare: "Che cosa c’è in comune tra la struttura del servizio del Mattutino e del Moleben?" Ci ho pensato e ho risposto: il Canone e il Vangelo. Mi ha ammesso subito.

L’ammissione all'accademia spirituale era per me assolutamente logica e naturale, anche se non ho mai avuto la minima idea che avrei potuto diventare sacerdote. Avevo appena iniziato a imparare. Ma quando dopo tre anni sua Santità mi ha detto: "Preparatevi, presto ci sarà la vostra ordinazione" - non mi è venuto neppure in mente di rifiutare. Così doveva essere.

Una lezione dall'infanzia: chiedere perdono

In famiglia c’era una regola incondizionata (mio padre era particolarmente esigente in questo senso): se sei colpevole - assicurati di chiedere perdono. E non mentire mai. Se lo hai fatto - vuol dire che lo hai fatto. E i miei genitori mi hanno abituato al fatto che, anche se avessi fatto qualcosa di molto brutto, ma lo avessi confessato e chiesto perdono, allora sarei stato perdonato.

Questo mi ha aiutato molto a comunicare con i coetanei, poi - in tutti i tipi di lavoro comune... Non mi è difficile chiedere scusa quando vedo che mi sbaglio.

Inoltre, i genitori mi premiavano per aver fatto bene a scuola, e mi è sempre piaciuto imparare. Per questo a volte i genitori mi autorizzavano, per esempio, ad andare con gli amici al cinema senza essere accompagnato, al sesto anno di scuola.

Una volta alla fine del sesto anno di scuola, che avevo passato come primo della classe, sono tornato a casa in lacrime: un mio compagno di classe aveva detto che i suoi genitori avevano promesso di comprargli una moto, se non arrivava secondo. Naturalmente, nessuno aveva acquistato una moto per nessuno, ma questo non lo sapevo. "Mamma - sono triste a dirlo - sono sempre stato il primo della classe da cinque anni, e non ho mai visto una moto. Non è giusto! "

Perché è necessario un sogno

Nella mia infanzia volevo diventare un tassista. In primo luogo, giri in auto, in secondo luogo trasporti passeggeri, facendo qualcosa per loro, e in terzo luogo, è possibile chiacchierare con loro.

È successo qualcosa di simile: sto lavorando per le persone, li conduco al raggiungimento degli obiettivi e comunico con loro.

Il Vangelo dice: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto" (Mt 7:7). L’arte insegna la stessa cosa. L'idea principale del film di Andrej Tarkovskij "Stalker" è: una persona deve avere necessariamente avere un desiderio. Io insegno questo ai miei parrocchiani e da me stesso cerco di formulare una richiesta a Dio.

Ci sono anche sogni concreti. Per esempio, ora stiamo progettando di completare la riparazione nella nostra scuola diocesana. Voglio davvero e prego che tutti riescano a imparare, e che la scuola funzioni.

Un sogno si compiva - ne iniziava un altro. Ho già un sogno per il prossimo futuro: voglio costruire una casa sul lago dove abbiamo fatto i campi per gli studenti nell’estate 2012, e cercare lì, in condizioni difficili, di trascorrere l'intero inverno lontano dalla civiltà. Tuttavia, senza Internet c’è da temere che non funzioni.

Pagare per un sogno

Ancor prima di iniziare ad andare in chiesa, ho insegnato fisica a scuola. Un giorno ho detto agli studenti della sesta classe, "Oggi faremo una verifica, ma non di fisica. Immaginate un negozio. Ci andate, e lì potete acquistare qualsiasi desiderio, ma dovete pagarlo. Dovete pensare a un desiderio e scrivermi, quanto sareste disposti a pagarlo". Un ragazzo ha scritto: "Comprerei il desiderio che mia mamma non muoia mai finché vivo io, e per questo sono pronto a combattere con uno squalo".

Se una persona non ha assolutamente alcun desiderio - penso che sia un peccato. Chiedi al Signore anche di qualcosa di personale: una buona macchina o una barretta di cioccolato - e il Signore provvederà. Naturalmente, questo non è un sogno di tutta una vita, come se avessi la possibilità di esprimere uno o tre desideri in tutta la vita. Ma è possibile di fatto avere anche piccoli sogni!

La diversità: il punto triangolare

Penso che la cosa più difficile sia quando si perde un supporto. La morte di una persona cara o il disappunto nei confronti di una persona. Io non ho avuto tali situazioni. Per lo meno, posso dire che nella Chiesa non sono stato colpito da queste cose.

Ma non ho potuto sfuggire dalle crisi della vita.

Fino a 25 anni ho vissuto una vita nel mondo, e ho sempre avuto problemi con la comunicazione. Nelle mie inclinazioni, interessi, pensieri, stime per qualche motivo non ero assolutamente come gli altri.

Mi hanno detto in prima elementare che ero il più intelligente e in possesso di abilità quasi geniali, anche se non era il mio caso. In terza media, sono andato alla scuola di fisica e matematica, e nella mia classe c’erano alcuni studenti (erano i miei amici più stretti) molto più capaci in fisica e matematica.

Ma ero molto testardo e amavo la precisione. Alle Olimpiadi della matematica, abbiamo avuto il problema: (2 alla 99 -1) - questo numero è divisibile per tre? Non riuscivo a trovare un indizio e ho deciso di calcolare 2 alla 99a potenza.

L'insegnante è passato tra noi e, vedendo questo, ha cominciato a gridarmi, "Che cosa stai facendo?" Certo, sapevo che per un numero del genere i libri non sono sufficienti, e speravo solo che ci fosse una sorta di modello. Ma era difficile da spiegare. Tutti ricordano solo che ho iniziato a moltiplicare a due a due, e fino a oggi gli ex compagni di classe si ricordano questo.

Un altro caso: abbiamo risolto un problema in cui bisognava trovare i lati di un triangolo. L'insegnante stava per dare il compito successivo, quando all'improvviso ho detto: "No, c'è di più! Il problema ha un'altra soluzione - banale. Cioè, ogni lato è uguale a zero". L’insegnante risponde: "Qui non ci può essere una soluzione banale. Come ci può essere un triangolo in cui tutti i lati sono uguali a zero? Puoi immaginare una cosa del genere?" - "Sì, - dico io - un punto triangolare".

In generale, avevo sempre simili problemi di comunicazione. Ora è divertente, ma a quel tempo era difficile.

Anche in seguito all'università, e più tardi, mi è stato difficile trovare una lingua comune con il gruppo, anche con gli amici vicini. Ad esempio, tutti i miei amici hanno pensato che il film di Otar Iosseliani "Pastorale" era assolutamente privo di significato. E io ho detto che non potevo spiegare perché, ma mi piaceva molto. Mi hanno chiesto che cosa mi piaceva, e ho risposto che il film crea un "umore pastorale", e naturalmente tutti hanno riso.

Tutto questo mi portava molte difficoltà, fino a quando ho capito che va bene così, se la mia opinione è diversa da quella universale, non c’è niente di male. Forse è ancora più interessante. E poi ho scoperto che il mio parere a volte è corretto.

Gli errori di un cristiano

Nella vita ecclesiale ho avuto ripensamenti gravi.

Mi è molto difficile rendermi conto dei miei peccati. Inoltre, la mia esperienza di vita cristiana è stata tutt'altro che solida: nel 1987 per la prima volta ho consapevolmente ricevuto la comunione, nell’88 sono entrato in seminario, nel ’91 sono diventato sacerdote, e nel ’96 ero già vescovo. Come sacerdote è particolarmente difficile sopportare alcuni dei miei errori. Per esempio, qualcuno mi ha chiesto la comunione, non mi è stato possibile o sono arrivato in ritardo, e la persona è morta.

Una volta, mi ricordo, ho permesso a un giovane di convertirsi al cristianesimo. Lui era appassionato di religioni orientali, e io, volendo sembrare autorevole, ho detto che le conoscevo molto bene, e tuttavia avevo deciso di diventare cristiano. Ha iniziato a controllarmi, a pormi alcune domande, e ha scoperto che mi vantavo in quel campo, ma in realtà non avevo letto tanti libri seri sulle religioni orientali.

Abkhazia ’93

Non credo affatto che una persona credente possa avere paura. Se spera davvero in Dio, di che dovrebbe avere paura? Ma durante la guerra con le forze russe in Abkhazia è stato difficile. Vi ho aiutato il vescovo locale a sostenere la popolazione, e abbiamo dovuto lasciare Sukhumi con centoventimila profughi alla fine di settembre 1993. Non avevano alcun posto dove andare. Durante il passaggio attraverso i valichi di montagna molti sono stati uccisi.

In quel tempo mi sono rotto una gamba. Illuminare il cammino era pericoloso, si poteva essere individuati. Ho dovuto sdraiarmi per dodici giorni nel bosco. Davanti ai miei occhi sono passati centinaia e migliaia di miei concittadini, anziani e bambini - tutti erano a piedi, alcuni scalzi ... Vederli è stato doloroso.

2008: l’apatia di tutto un popolo

È stato molto difficile, nel 2008, al tempo della guerra dei cinque giorni tra Russia e  Georgia .

In tutto il paese regnava l’apatia. Io stesso la ricordo, e l’ho sentita da parte degli altri sacerdoti, era tanto pesante che anche pregare era difficile.

La guerra ha avuto luogo tra due nazioni ortodosse, ma non abbiamo avuto la forza di pensarci. Sui media russi hanno detto che la guerra l’abbiamo iniziata noi, non era affatto così - ma non siamo stati in grado di spiegarlo. È impossibile trasmettere cosa significa, quando le forze armate di un altro stato sono a 20 km dal tuo capoluogo, e nessuno sa quando muoveranno su di esso! È impossibile trasmettere cosa significa, quando un'altra persona ti prende di mira quando la capitale è bombardata, quando senti la terra tremare e ti rendi conto che la tua casa potrebbe essere distrutta...

Poi si è saputo che sono stati bombardati punti specifici: un ospedale militare, una fabbrica di aerei - ma all’inizio non ci siamo resi conto che le abitazioni della capitale non erano coinvolte.

Il Signore ha fermato il conflitto

Questo peso tocca il cuore stesso della fede. Cosa doveva dire un prete in questo momento alla gente? Che cosa stava succedendo? Come reagire? Cosa fare?

All'inizio eravamo senza comunicazioni. Io da due giorni ero fuori portata, nelle montagne del Caucaso, e non avevo capito cos'era successo. Poi ho chiamato il patriarca, che mi ha detto che bisognava che tutti noi fossimo al nostro posto. Salii in macchina e andai alla mia diocesi. E già da lì giungevano tutte le notizie. Qui era un po' più facile: abbiamo una popolazione al novantacinque per cento armena, e tra la Russia e l'Armenia, sappiamo, ci sono buoni rapporti, quindi non ci aspettavamo un'azione militare.

Ma più tardi anche qui, come in tutta la Georgia, è iniziato il panico: la gente acquistava sacchetti di pasta. Ho parlato subito con il vescovo a Gori, e lui mi ha detto: "Stiamo morendo di fame. Se potete, inviate qualunque tipo di alimenti a lunga conservazione". Sono andato a fare la spesa - da noi i venditori sono principalmente armeni - e ho comprato cibo per circa trecento dollari. I padroni dei negozi si sono interessati, "dove va così tanto cibo?". Ho risposto che ora andavo a Gori. E da me non hanno preso soldi. "Date loro il cibo a nome del popolo armeno."

Verità bibliche nel cinema

- Tarkovskij è il vostro regista preferito?

- Ho molti registi preferiti. Ora scriviamo un programma per gli studenti della nostra scuola, per i preti, su come predicare attraverso l'arte, compreso il cinema. Scegliamo film che hanno archetipi biblici. Ho cercato di dimostrare che in "Solaris" è presente l’archetipo del figliol prodigo. "Stalker", come ho detto, è dedicato al tema del desiderio intimo. Esattamente la stessa cosa è presente in un film di Federico Fellini, "Le notti di Cabiria".

Quando abbiamo valutato le "notti di Cabiria", ho messo sullo schermo l'immagine di "Stalker" con la stanza in cui si esaudiscono i desideri. Il momento culminante del film di Fellini: l’eroina, una donna di facili costumi, si imbatte accidentalmente in una processione religiosa verso una chiesa, dove la Vergine Maria esaudisce qualsiasi richiesta. L'eroina chiede con tutto il cuore che qualcosa cambi - non vuole vivere così. Entra in chiesa - e nulla cambia. La donna cade in una profonda depressione. E poi scopre che il suo desiderio si è avverato: ha perso tutto ciò che ha acquisito con una tale vita, ma ne ha iniziato una nuova.

Alcuni registi riempiono tutti i film di verità bibliche. Per esempio, il regista giapponese Akira Kurosawa ricava quasi tutto, dai thriller ai drammi psicologici, da tali verità.

Gli autori affrontano consapevolmente questi argomenti? L’ho chiesto a molti di loro. Molti anni fa, ho fatto questa domanda al nostro eccezionale regista Otar Iosseliani. Ha diretto il film "Foglie d'autunno". Il suo nome georgiano è il nome georgiano antico del mese di novembre: "Il mese di San Giorgio". Credo che il film stesso è in realtà una vittoria di San Giorgio sul drago. Josseliani è d'accordo con me. Indipendentemente dalle idee del regista, il film parla decisamente di questo, perché, ha detto, la vita di San Giorgio si riflette naturalmente nel carattere e nel subconscio di ogni georgiano, di ogni cristiano: San Giorgio ha vinto molte volte e ha professato molte volte con fermezza la fede. E con questo ha sconfitto il male.

L'arte moderna: impossibile generalizzare

- È possibile un dialogo con l'arte contemporanea? Di che cosa può parlare un cristiano con un rappresentante dell'arte contemporanea, che nella migliore delle ipotesi non pensa per nulla al cristianesimo, e nel peggiore dei casi, si oppone in generale a qualsiasi tradizione?

- Non si può negare che nell'arte contemporanea è molto facile che si nasconda una persona non qualificata. Se uno avesse disegnato all'epoca di Michelangelo o Leonardo, gli sarebbe stato estremamente difficile ingannare qualcuno. Ora chiunque può fare esposizioni su un piedistallo. Il compositore moderno John Cage, che i critici chiamato uno dei più influenti compositori americani del XX secolo, presenta un’opera a libera composizione di strumenti, "Quattro minuti, trentatré secondi": per tutto il percorso della performance di questa "opera" i membri dell’orchestra non producono un singolo suono dai loro strumenti. Non è chiaro quali siano i criteri per valutare tale lavoro, anche se è certamente molto interessante.

Comunque, nell’arte contemporanea, ci sono persone che lavorano molto sul serio. E questo li rende attraenti.

Ho incontrato ortodossi interessanti che lavorano in stili musicali, quali, per esempio, l’heavy metal - anche se personalmente li capisco con difficoltà.

Lo stesso si può dire sia del cinema moderno sia dell'arte contemporanea. Quindi sono molto cauto nel cercare di giudicare, e discuto con gli autori. Non ho fretta di trarre conclusioni che il loro lavoro viene dalle forze oscure. A me sembra che sia necessario prima capire a fondo.

Foto di Julia Makovejchuk

 
La Chiesa nelle zone colpite dallo tsunami in Giappone: storia e vita presente

L'11 marzo, un potente terremoto ha gravemente danneggiato le chiese ortodosse e gli edifici ecclesiastici nelle regioni del nord-est del Giappone. Il peso delle scosse di assestamento ha causato un'onda di tsunami di 10 metri di altezza nella diocesi di Sendai e Giappone orientale, che ha causato la distruzione completa della chiesa dell'Annunciazione a Yamada. Su nostra richiesta, Natal'ja Sukhanova, candidata in scienze storiche all’Università Waseda (Tokyo), ci ha dato un panorama della storia delle parrocchie coinvolte, e dello stato attuale delle chiese situate lungo la costa giapponese del Pacifico.

Nella diocesi del Giappone orientale, ci sono sette parrocchie, tre nell'isola settentrionale di Hokkaido, e quattro nella regione di Tōhoku, la parte nord-orientale dell'isola principale di Honshu, la zona più colpita dal terremoto [in Giappone, una parrocchia è un'unità amministrativa che può avere più di un edificio di chiesa, ndc]. Naturalmente, il peso dello tsunami è caduto nella regione costiera (costa di Sanriku) nelle prefetture di Miyagi e Iwate. Tutte e quattro le parrocchie ortodosse della regione di Tōhoku si trovano in queste prefetture. La sede del vescovo è a Sendai nella prefettura di Miyagi, la cattedrale ha due sacerdoti che servono anche in diverse chiese vicine a Shirakawa e Nakaniida, c'è anche una parrocchia a Ishinomaki, che comprende chiese a Jogezutsumi, Sanuma, Wakuya e Takashimizu. Nella vicina prefettura di Iwate, ci sono due parrocchie a Ichinoseki e Morioka, dalla prima dipendono le chiese a Kesennuma, Sakari, e Kannari, dalla seconda le chiese a Yamada e Iwayado. Per la maggior parte sono piccole comunità ecclesiali, dove i sacerdoti vengono a servire la liturgia una volta al mese. Inoltre, un certo numero di comunità ortodosse della regione non ha un proprio edificio di culto. Finora, le relazioni a disposizione della diocesi del Giappone orientale indicano che solo un edificio di chiesa, a Yamada, è totalmente perduto. Inoltre, le chiese a Sanuma e Kannari non sono sicure e sono in pericolo di crollo. La chiesa di Takashimizu ha subito qualche danno, come ad esempio crepe strutturali. Gli edifici di chiesa a Ishinomaki, Wakuya e Jogezutsumi non hanno subito danni gravi, e le chiese di Sakari e Kesennuma non sono state colpite dallo tsunami. La cattedrale di Sendai e le chiese nelle parrocchie di Ichinoseki e Morioka non hanno avuto gravi danni. La situazione è ancora poco chiara per quanto riguarda le chiese a Iwayado, Shirakawa e Nakaniida, ma, ovviamente, dal momento che non ci sono rapporti che le riguardano, tutto sembra in ordine.

Excursus storico: l’Ortodossia in Giappone

Per mettere le cose in prospettiva storica, questa particolare area, la regione di Tōhoku, è il nucleo storico dell'Ortodossia giapponese. Nel 1861, san Nikolaj Kasatkin arrivò ​​al primo consolato russo, a Hakodate, sull'isola di Hokkaido, e molti dei suoi primi e più fedeli discepoli negli anni '60 e '70 venivano dalla regione di Tōhoku. Per molto tempo, queste è stata una delle regioni agricole più arretrate del Giappone ed era molto conservatrice; è molto nota per il suo particolare dialetto, che è incomprensibile ai giapponesi di altre parti del paese.

Nel 1868 ebbe luogo in Giappone la cosiddetta "Restaurazione Meiji", essenzialmente una rivoluzione borghese. A quel tempo, i clan dei samurai della regione di Tōhoku divennero una delle più strenue roccaforti dell'opposizione conservatrice. Dopo aver perso diverse battaglie su Honshu, si trasferirono su Hokkaido, dove fecero di Hakodate il loro centro di resistenza. Alcuni samurai cominciarono ad ascoltare il messaggio dell’Ortodossia, e alcuni di loro divennero i primi discepoli di san Nikolaj, di Pavel Sawabe e altri. Successivamente, le forze imperiali scacciarono i ribelli da Hakodate, e questi tornarono a casa, ma nonostante questa sconfitta militare, Sawabe continuò i suoi studi sull’Ortodossia. A quel tempo, san Nikolaj era in Russia, per chiedere l'apertura formale di una missione giapponese, e quando tornò a Hakodate, battezzò i suoi più fedeli seguaci. Pochi mesi dopo, san Nikolai si trasferì a Tokyo, e i suoi primi discepoli cominciarono a predicare a Sendai e Hakodate.

Nel 1872, un'ondata di persecuzione colpì i cristiani; le autorità arrestarono catechisti ortodossi e li deportarono nei loro luoghi di nascita. La maggior parte delle loro case erano villaggi della regione di Tōhoku, e, dopo il loro ritorno, involontariamente (eppure, provvidenzialmente) stabilirono l'inizio di nuove comunità ortodosse. Nel 1875, ebbe luogo l'ordinazione del primo sacerdote giapponese, Pavel Sawabe. Padre Pavel fece molti viaggi attraverso la regione di Tōhoku, battezzando molti di coloro che erano stati preparati dai catechisti ortodossi residenti. Molti dei credenti di oggi in questa regione sono orgogliosi del fatto che i loro antenati furono tra i primi in Giappone ad abbracciare l'Ortodossia, e furono battezzati dal ​​primo sacerdote giapponese. Nel 1877, nella regione di Tōhoku, c’erano tre sacerdoti, padre Ivan Sakai a Morioka, padre Matfei Kageta a Sanuma, e padre Timofei Hariu a Takashimizu.

Una tappa importante nella missione giapponese fu il giro delle chiese della regione compiuto da san Nikolaj nel maggio-giugno 1881, che, per così dire, ha riassunto il primo decennio di crescita dell'Ortodossia giapponese, la cui crescita scaturì dalla sua base nella regione di Tōhoku. Secondo un Concilio della Chiesa tenuto in Giappone nel 1881, c’erano 41 comunità, 38 case di preghiera, e 2975 credenti nella regione di Tōhoku, che rappresentavano rispettivamente il 43 per cento, il 53 per cento, e il 50 per cento del totale giapponese, e più di 10 catechisti ortodossi operavano nella regione. La vita ortodossa era attiva prima della fine del secolo, poi, dopo la guerra russo-giapponese e la rivoluzione russa, ci fu un periodo arido, come in generale fra tutti i cristiani in Giappone in quel periodo. Eppure, la prefettura di Miyagi ha la maggiore densità di chiese ortodosse in Giappone. Le città sulla costa di Sanriku, il luogo di nascita della comunità ortodossa del Giappone negli anni '70 e '80, erano porti di pesca, ma erano anche a volte anche luoghi di sosta per le navi da crociera a vela lungo la costa giapponese. Ripetutamente, la Chiesa è stata vittima di elementi, di terremoti e tsunami, nonché incendi di edifici, ma i fedeli hanno trovato la forza per ricostruire di nuovo le cose.

Le chiese nelle zone colpite dallo tsunami

La chiesa dell'Annunciazione a Yamada (Prefettura di Iwate. Regione di Tōhoku)

La chiesa a Yamada in giorni più felici, prima dello tsunami

Finora, questo è l'unico edificio di chiesa noto per essere stato totalmente distrutto. L'onda dello tsunami ha letteralmente spazzato via l'edificio, lasciando solo frammenti di una recinzione in cemento. La chiesa si trovava nella prefettura di Iwate, sulla riva di una piccola baia sulla costa di Sanriku, più o meno al centro della linea costiera della prefettura, situata tra la città di Miyako e la città di Kamaishi. Yamada è una comunità nata dalla fusione di diverse località vicine; erano fermate intermedie dei piroscafi costieri sulla rotta tra i porti di Hachiko e Ishinomaki. L'edificio apparteneva alla parrocchia di Morioka. La comunità ortodossa locale si è formata intorno al 1877 per opera di predicazione di alcuni tra il primi ortodosso giapponesi battezzati, Ivan Sakai e Yakov Urano. La chiesa in questo luogo è stata ricostruita più volte... uno tsunami l’ha distrutta alla fine del XIX secolo, poi è bruciata, e all'inizio del XX secolo si è trasferita nella sede attuale. La chiesa distrutta dallo tsunami nel 2011 era stata costruita nel 1965. Secondo la relazione del Concilio del 1999 della Chiesa ortodossa autonoma del Giappone, la congregazione a Yamada aveva 27 credenti registrati in 18 famiglie. La chiesa aveva due icone dipinte dal famoso pittore di icone Pyotr Sasaki, fatti durante il suo periodo di studi presso il seminario.

La chiesa della Resurrezione a Kesennuma (Prefettura di Miyagi. Regione di Tōhoku)

Secondo il rapporto della diocesi di Sendai, del 25 marzo, l'edificio della chiesa è sopravvissuto, dato che l'onda dello tsunami si è fermata a pochi metri di distanza dalla chiesa. La località di Kesennuma nella Prefettura di Miyagi è stata una delle più colpite dal terremoto e dallo tsunami, questa chiesa è sotto la parrocchia di Ichinoseki. Kesennuma è un noto porto di pesca. Nel 1873, un cristiano ortodosso di Tokyo chiamato Nabeshima ha insegnato in una scuola elementare locale, e, nel mese di febbraio 1874, alcuni dei suoi colleghi hanno cominciato ad ascoltare la sua spiegazione della fede, che è considerata l'inizio della comunità locale. Nel 1889 qui fu costruita una chiesa, ma è bruciata durante il grande incendio del 1915. Nel 1933, i credenti l’hanno ricostruita: è l'edificio attuale. Secondo il Concilio del 1999, c’erano stati solo 8 credenti registrati in due famiglie a Kesennuma.

La chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore a Takashimizu (Prefettura di Miyagi. Regione di Tōhoku)

Secondo il rapporto della diocesi di Sendai, del 25 marzo, la chiesa non ha avuto gravi danni; ha avuto crepe alle pareti interne, e danni al tetto. La chiesa si trova nel distretto di Kurihara nel nord della Prefettura di Miyagi, e fa parte della parrocchia di Ishinomaki. Oggi è solo una città minore, ma nei secoli XVIII e XIX, era un posto vivace e più prospero, situato in uno dei più grandi stati feudali vassalli del Giappone. Era uno dei beni del clan feudale di Sendai; molte proprietà di samurai erano nella zona. Come fu spesso il caso nella regione di Tōhoku, i membri della classe dei samurai divennero i primi credenti ortodossi.

Nel mese di agosto 1873, dopo che le autorità a Hakodate lo esiliarono, il catechista Paul Tsuda ha iniziato a predicare nella regione. Le sue parole hanno ispirato il direttore quarantunenne della scuola elementare locale, Hariu, e suo figlio. Hariu era un uomo rispettato nella zona, e la sua simpatia per l’Ortodossia fu una buona raccomandazione per Tsuda. L’ex-signore feudale di Takashimizu era un amico di Tsuda, e permise a Tsuda di tenere una riunione in una stanza della sua villa. Su consiglio di Hariu, uno studioso confuciano di nome Kato, che gestiva una scuola privata, lo visitò insieme ai suoi allievi. Per la maggior parte, i giovani della classe samurai ascoltarono la predicazione di Tsuda, e in seguito, gente della classe dei contadini mostrò interesse. C'erano già più di una dozzina di catecumeni a Takashimizu; Tsuda e altri catechisti ortodossi traducevano passi delle Scritture per i bambini, lezioni basate sul Православного зерцала (specchio ortodosso) [tradotto dal Православного исповедания (confessione ortodossa) di san Dimitri di Rostov]. Nel frattempo, il governo della prefettura, quando seppe che Hariu, nonostante la sua posizione di insegnante, confessava una "credenza aliena", decise di licenziarlo. In seguito, Hariu e suo figlio decisero di dedicarsi al servizio della chiesa, così, si recarono alla sede della missione spirituale russa di Tokyo. Furono battezzati da san Nikolaj, il padre con il nome di Matfei, e il figlio con il nome di Timofei, e successivamente furono nominati catechisti prima di tornare alla Regione di Tōhoku. Timofei divenne in seguito un sacerdote. Tsuda continuò il suo lavoro, e, nel mese di novembre 1875, quando il primo sacerdote giapponese, padre Pavel Sawabe, visitò Takashimizu, vi battezzò 46 persone.

L'anno seguente fu costruita a Takashimizu la prima casa di culto, dedicata alla Trasfigurazione. Nel 1878, la comunità aveva già più di 100 fedeli. In quegli anni, molti credenti da Takashimizu andarono a studiare alla scuola teologica ortodossa di Tokyo. Durante il periodo 1874-1882, più di 20 persone provenienti da Takashimizu presero questa strada. Di questi, quattro divennero sacerdoti (tra cui i padri Timofei Hariu, Timoteo e Roman Chiba), e Panteleimon Sato (un laureato del 1884 del seminario di Tokyo) continuò i suoi studi presso l'Accademia Teologica di Kazan, e dopo il suo ritorno in Giappone diventò professore di seminario. Nel 1883, i credenti di Takashimizu costruirono una casa per il sacerdote, e, nel 1894, trasferirono la chiesa e la casa parrocchiale nella sede attuale. La chiesa attuale è stata costruita nel 1974. La sua iconostasi è stata la prima (e, per molti anni, l'unica) fatta dall’iconografa giapponese Irina Yamashita. Nel corso del ventesimo secolo, la comunità si è ridotta. Secondo il Concilio del 1999, c’erano 25 credenti registrati in 8 famiglie a Takashimizu.

Mappa della zona colpita dallo tsunami: le città evidenziate sono quelle con chiese ortodosse

La chiesa del profeta Isaia a Wakuya (Prefettura di Miyagi. Regione di Tōhoku)

Secondo il rapporto della diocesi del Giappone orientale, la chiesa non è stata gravemente danneggiata. La chiesa si trova nella Prefettura di Miyagi, nel distretto di Toda, ed è parte della parrocchia di Ishinomaki. Il catechista ortodosso Sergei Numabe, un samurai del clan di Sendai, cominciò a predicare a Wakuya nel mese di agosto 1873. Nel mese di maggio 1875, i primi tre catecumeni a Wakuya iniziarono a studiare le Scritture nelle loro case, con persone interessate (comprese le donne) che partecipavano alle riunioni. Nel novembre del 1875, durante una visita del primo sacerdote giapponese, padre Pavel Sawabe, furono battezzate 11 persone, nell’anno successivo, ci furono altri 24 battesimi. Nel 1881, san Nikolaj visitò Wakuya, nel corso di una visita pastorale alla regione di Tōhoku. Incoraggiò i credenti locali a costruire un luogo di culto, e, subito dopo la sua partenza, tutti si misero al lavoro. L'anno seguente fu costruita una chiesa in stile giapponese semi-tradizionale, che ricorda una chiesa a Ishinomaki. In questo periodo, c’erano circa 100 credenti a Wakuya. La chiesa fu ricostruita sul sito attuale nel 1958, ma nel 2003 subì danni in un terremoto e nel 2004 fu ricostruita. Ci sono antiche icone russe (degli anni intorno al 1880) sull’iconostasi della chiesa. A quanto pare, san Nikolaj le portò dalla Russia durante il secondo viaggio nel 1879-1880. Secondo il Concilio del 1999, c’erano 45 credenti in 13 famiglie a Wakuya.

La chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore in Sanuma (Prefettura di Miyagi. Regione di Tōhoku)

Secondo il rapporto della diocesi del Giappone orientale, il 25 marzo, l'edificio della chiesa ha subito gravi danni, ed è in imminente pericolo di crollo. La chiesa si trova nella prefettura di Miyagi, nel distretto di Tome. La chiesa fa parte della parrocchia di Ishinomaki. Dal 1873, il catechista ortodosso Spiridon Oshima ha lavorato qui, insieme al catechista Ivan Sakai (Sakai fu esiliato da Hakodate, era stato uno dei primi battezzati da san Nikolaj, e in seguito divenne un diacono e un sacerdote). Qui il primo battesimo ebbe luogo nel 1874, e nel 1875 padre Pavel Sawabe trascorse qui qualche tempo, e con l'aiuto di Ivan Sakai, battezzò 53 persone. All'inizio degli anni 1890, la comunità è cresciuta fino a 90 credenti, e aveva una vera e propria chiesa. Durante il terremoto del 1896 è stata distrutta, ma è stata ricostruita due anni dopo. Tuttavia, nel 1920, la chiesa è bruciata in un incendio. Più tardi, è stata costruita una piccola casa di culto "temporanea", che esiste ancora oggi. Secondo il Concilio del 1999, c’erano 26 credenti in 8 famiglie a Sanuma.

La chiesa della Protezione della santa Madre di Dio a Jogezutsumi (Prefettura di Miyagi. Regione di Tōhoku)

Secondo il rapporto della diocesi del Giappone orientale, l'edificio della chiesa non ha subito danni. La chiesa si trova nella campagna nella Prefettura di Miyagi, vicino alla baia di Matsushima, nel distretto di Higashi-Matsushima. Questa chiesa è parte della parrocchia di Ishinomaki. L'edificio è in stile classico, è considerato uno dei tre luoghi più belli del Giappone. Il primo nativo di Jogezutsumi ad accettare l’Ortodossia fu Nikolaj Ichijo, un ragazzo di 13 anni da una famiglia di samurai, battezzato nel gennaio 1877 a Sendai, e quindi il catechista Ivan Takahashi giunse in questa regione. Nel mese di novembre 1877, padre Anatolij Tikhai, il rettore della parrocchia di Hakodate, visitò Jogezutsumi, e battezzò una dozzina di persone, creando la prima congregazione ortodossa nella zona. Catechisti da Sendai frequentarono Jogezutsumi, e il numero dei credenti aumentò rapidamente fino a quando non ci furono più di 150 cristiani ortodossi nel 1881. Due catechisti lavorarono regolarmente in città. Nello stesso anno, su un terreno donato dalla famiglia Ichijo, costruirono un luogo di culto. L'attuale edificio risale al 1974, la chiesa contiene molte icone provenienti dalla Russia (ovviamente, san Nikolaj ne aveva portato alcune nel 1880). Secondo il Concilio del 1999, c’erano 47 credenti in 12 famiglie a Jogezutsumi.

La chiesa di san Giovanni il Teologo a Ishinomaki (Prefettura di Miyagi. Regione di Tōhoku)

Danni alla chiesa vecchia a Ishinomaki

Secondo il rapporto della diocesi di Sendai, del 25 marzo, la chiesa ha subito gravi danni, ma la chiesa e la casa parrocchiale sono utilizzabili dopo alcune piccole riparazioni. L'acqua ha allagato il piano terra dell'edificio della chiesa, dove si trova la sala parrocchiale, ma al primo piano, dove c’è la chiesa vera e propria, non ha subito danni dalle inondazioni. La chiesa si trova nella Prefettura di Miyagi, alla foce del fiume Kitakami. Questa chiesa è il centro della parrocchia di Ishinomaki.

Il primo nativo ortodosso di Ishinomaki, Sergei Katsumata fu battezzato da san Nikolaj a Tokyo nel dicembre 1872, quando una delegazione di fedeli della regione di Tōhoku ha visitato la sede della missione russo-ortodossa di Tokyo. Più tardi, i catechisti passarono per le città lungo il fiume Kitakami, e i loro sforzi portarono alla formazione di diverse piccole comunità. Nel 1877, il catechista Petr Kutikov assistette padre Pavel Sawabe nel battesimo di 23 persone a Ishinomaki; grazie agli sforzi di Boris Yamamura, 29 persone accettarono il battesimo a Minato. Nel 1881, grazie alle fatiche del catechista Pavel Ishii, padre Matfei Kageta battezzò 13 persone a Nakajima. Nel 1885, i catechisti Spiridon Oshima e Pavel Watanabe lavorarono nella regione di Kama... entro la fine del XIX secolo, una dozzina di comunità ortodosse si formò in questa zona.

Danni alla chiesa vecchia a Ishinomaki

Più tardi, quando al periodo di crescita della chiesa ne seguì uno di stagnazione, l'esistenza separata di tutte queste comunità divenne problematica, il numero dei credenti diminuì, e così tutti si riunirono intorno a Ishinomaki. Ishinomaki è diventato il centro, probabilmente perché qui fu costruita una chiesa nel novembre 1879. Vale la pena di raccontare il suo passato, perché ha molto significato storico. La chiesa di san Giovanni (con la vicina casa parrocchiale) fu costruita nella parte centrale di Ishinomaki nel 1879, ed è attualmente riconosciuta come la più antica chiesa di legno cristiana in Giappone ancora esistente. Gli ortodossi iniziarono la costruzione di chiese in Giappone nella regione di Tōhoku a partire dalla fine degli anni 1870. Tuttavia, anche se i loro costruttori avevano familiarità con i dettagli dell’architettura in stile europeo, le loro idee su come doveva apparire una chiesa ortodossa erano vaghe, così presero in prestito molti elementi e motivi familiari dell’architettura tradizionale giapponese. In effetti, in quel periodo, le uniche chiese ortodosse in Giappone erano la chiesa collegata al consolato russo a Hakodate (che bruciò agli inizi del XX secolo) e la cappella della missione spirituale russa a Tokyo. La costruzione del Nikorai-do (Casa di Nikolai) [nome colloquiale giapponese per la Cattedrale della Resurrezione a Tokyo, ndc] alla fine degli anni 1880 fu una pietra miliare. Dopo questo evento, gli architetti giapponesi hanno acquisito esperienza nella costruzione di chiese ortodosse. Tuttavia, a quel tempo, questa conoscenza non filtrava verso il basso nelle province.

La vecchia chiesa a Ishinomaki è un edificio a due piani con pareti in stucco bianco, il tetto è in tegole ondulate tipicamente giapponesi. L'arredamento è principalmente di tradizione giapponese, con l'eccezione di aperture a forma di croce nelle pareti. L'edificio è a pianta cruciforme, il suo orientamento ad est [come tutti gli edifici di culto cristiani adeguatamente costruiti, ndc]. Il santuario si trova sopra il portico, la chiesa vera e propria si trova al primo piano di un edificio a due piani. Al piano terra, la sala parrocchiale è subito dopo il portico, ed è coperta con tatami. Più avanti, una scala conduce al primo piano, alla navata, sul lato opposto dell'altare. Alcuni esperti spiegano che una tale insolita divisione dello spazio all'interno di una chiesa ortodossa è dovuto alla antipatia intuitiva dei giapponesi per le strutture verticali; questo sembra plausibile, e inoltre i credenti locali avevano modellato la loro chiesa sulla cappella della missione a Tokyo, che anch’essa era posta al primo piano sopra al livello del suolo. La chiesa vecchia di Ishinomaki subì gravi danni nel terremoto del 1978, così, in risposta a una petizione dei cittadini, divenne di proprietà comunale, e le autorità la trasferirono al parco cittadino di a Nakaze nel 1980, ottenendone il riconoscimento come monumento culturale comunale. Dal 2001, è stata aperta tutti i giorni per le visite dei turisti. Contemporaneamente al trasferimento della vecchia chiesa nel parco, gli ortodossi a Ishinomaki hanno costruito una nuova chiesa, in cui si svolgono al momento le funzioni, e che ricorda nel design il vecchio edificio. Secondo il Concilio del 1999, c’erano 153 credenti registrati a Ishinomaki in 38 famiglie. Naturalmente, la diocesi di Sendai è molto preoccupata per il nuovo edificio. I rapporti indicano che il vecchio edificio ha subito danni significativi, e, pertanto, le autorità l’hanno temporaneamente chiuso per fare un controllo strutturale. Spero che faranno tutto il possibile per ripristinare questo edificio storico.

 

Il dono del santo vescovo Nicola. Film sull'Ortodossia in Giappone (VIDEO)

 
"Non c'è via di mezzo tra la verità e la menzogna" (San Marco di Efeso), ovvero: a quale chiesa appartengono i seguaci del sacerdote Georgij Kochetkov?

Il sacerdote Georgij Kochetkov è il leader di un movimento eretico all'interno della Chiesa ortodossa russa. Le sue attività hanno portato un notevole disturbo tra gli ortodossi, e la sua comunità è in conflitto con il resto della comunità ortodossa in Russia. Ancora più allarmante è il fatto che egli non si accontenta di limitare la sua attività alla Russia, ma sta cercando di diffonderle in altri paesi tra le persone nuove alla Chiesa, che non ne sanno più a fondo.

Il biblista e ieromonaco del monastero Sretenskij, padre Iov (Gumerov) spiega perché gli insegnamenti di padre Georgij Kochetkov sono estremamente eretici.

 I

La storia della Chiesa ci rivela una triste verità: che la maggior parte di tutti i disturbi e le divisioni nella Chiesa procede da sedicenti "maestri".

 

Parlando a tali insegnanti autoproclamati, motivati ​​dall'orgoglio e dall'alta opinione di sé, san Filarete di Mosca scrisse: "In quanto voi onorate la dignità di colui che è stato ordinato dalla Chiesa di Cristo come maestro, per questo non dovreste volontariamente insinuarvi nel posto del maestro o correre a cuor leggero dietro insegnanti che nessuno ha nominato tali, o dietro profeti non inviati da Dio, ma piuttosto dovreste umilmente e docilmente condurre la vocazione di un discepolo dei Vangeli sotto la guida di insegnanti nominati da Dio e dalla Chiesa, temendo di essere maestri a voi stessi, e ancora di più di istruire gli altri senza aver ricevuto quella chiamata più alta, o cercando di rieducare quei docenti che sono stati nominati da Dio e dalla Chiesa" (omelia nel giorno della commemorazione di sant'Alessio, Metropolita e Taumaturgo di Mosca e di tutta la Rus', 12 febbraio 1825). San Filarete è supportato dall'avvertimento apostolico: fratelli miei, non fatevi maestri in molti, sapendo che ne riceverete maggior condanna (Gc 3:1). Fare l'insegnante è pericoloso per coloro che non sono ancora fermi nella esperienza di grazia di lottare con le proprie passioni.

Qualcuno che è venuto alla fede solo di recente, non importa l'età, il livello di istruzione o la cultura, è uno studente di scuola elementare della vita spirituale. Di fronte di lui è il compito di entrare nell'esperienza secolare, piena di grazia della Chiesa, e di correggere gradualmente se stesso. Abba Isaia il Recluso mette in guardia contro insegnare agli altri ciò che si sta appena imparando da soli. "Il desiderio di insegnare agli altri e considerare se stessi in grado di farlo provoca una caduta per l'anima. Essere guidati dalla opinione e voler elevare il vostro prossimo a uno stato di distacco conduce l'anima in uno stato disastroso. Sappiate che istruendo il vostro prossimo a fare una cosa o un'altra, agite come un arma con cui distruggete la vostra casa mentre cercate allo stesso tempo di costruire la casa del vostro prossimo" (sant'Ignazio Brianchaninov, Opere, v.6, [Mosca, 2004], 122-123).

La tendenza verso l'insegnamento autoproclamato nasce dall'orgoglio e conduce a una malattia spirituale pericolosa che progredisce gradualmente. In un primo momento un tale "maestro" cerca di correggere le persone vicine a lui. Poi cerca di cambiare la vita della sua parrocchia. A poco a poco sviluppa una visione critica della vita della Chiesa. Poi gli viene il desiderio di "rinnovarla".

Padre Georgij Kochetkov è nato nel mese di ottobre del 1950. "Io, come molti altri, sono nato in una famiglia non credente, ho studiato in una scuola atea, e sono giunto alla fede del tutto per conto mio, verso la fine del liceo, negli anni Sessanta". Nel 1968 ha terminato il liceo, e due anni dopo aveva già "sistematicamente iniziato a fare opera missionaria e catechesi per adulti, a partire dal 1970" (dalla sua biografia, sul suo sito web). Ciò significa che, a vent'anni, nuovo alla Chiesa, senza alcuna formazione teologica di sorta, ha iniziato a lavorare come missionario e catechista. Nella sua prima pubblicazione scritta nel 1979, "L'ingresso nella Chiesa e la confessione della Chiesa nella Chiesa" (Vestnik RKhD, 128, sotto lo pseudonimo di Nikolaj Gerasimov) formulò le idee che avrebbero poi determinato i principi di vita che regolano la comunità di padre Georgij. L' articolo che padre Georgij ha scritto nel 1988 per l'antologia, Sulla strada per la libertà di coscienza, preparato per le pubblicazioni delle edizioni "Progresso", ha elaborato ulteriormente queste idee. L'antologia è stata pubblicata, ma senza includere l'articolo, uscito poi nel periodico, Comunità e conciliarità (1991, No. 1). In esso padre Georgij formula una delle sue principali idee - la contrapposizione tra la vita di comunità/famiglia e la gerarchia della Chiesa: "La struttura moderna della Chiesa Ortodossa rimane fondamentalmente lo stesso come lo era molti secoli fa, di chiesa-parrocchia e rigorosamente gerarchica (cioè, basata sulla vocazione di preservare la successione apostolica della "gerarchia di tre ranghi", con una tendenza verso un "quarto rango" sotto l'influenza di tutti i tipi di papismo occidentale e orientale)". Allora, cosa vede padre Georgij come via d'uscita da questo stato inaccettabile in cui la Chiesa si trova ormai da molti secoli? Una trasformazione verso la vita comunitaria. E queste famiglie-comunità, a suo parere, non dovrebbero necessariamente essere legate alle parrocchie, ma dovrebbero rimanere abbastanza libere per preservare la loro indipendenza. "La Chiesa come parrocchia e struttura gerarchica diocesana, a mio avviso, dovrebbe riconoscere nuovi percorsi nella sua vita, tra cui quelli che stiamo descrivendo, e prendendoli in considerazione, si dovrebbe fidare di loro, se non vuole diventare una grande setta confessionale e trasformarsi in un museo e ghetto etnico, respingendo potenzialmente il proprio stesso popolo" ("Relazione al secondo "Concilio Preobrazhenskij" a Mosca, 19, agosto 1991, "Parrocchia, comunità, fratellanza, chiesa [Sull'esperienza di vita delle parrocchie e comunità missionarie]. Comunità ortodossa, 1991, n. 9).

Gradualmente il sacerdote Georgij Kochetkov è passato dal suo programma di "correggere" la Chiesa al riconoscimento del proprio ruolo speciale di leadership personale in questo lavoro. In un'intervista rilasciata nel 1999, in risposta alla domanda: "Qual è la vostra comprensione del servizio sacerdotale?" Ha detto, "Ho compreso il servizio sacerdotale prima di tutto come un certo sacrificio di me stesso al fine di radunare la Chiesa con Cristo. In particolare ho sentito che la Chiesa non si raduna. Il popolo ortodosso allora era come pecore senza pastore (a proposito, sembra ora che ci siano troppi nuovi pastori che sono più simili a lupi travestiti da pecore). "(Sretenskij listok. Edizione speciale, ottobre 1999).

Queste cose le ha dette nel periodo della sua sospensione dal servizio sacerdotale. Nello stesso anno, in un'altra intervista, che riguardava la comunità sotto la sua leadership in risposta alla domanda circa l'attuale stato di quella comunità, padre Georgij ha detto: "La comunità si sta conducendo in modo incredibilmente fermo in questo senso - letteralmente con uno spirito apostolico, uno spirito profetico, uno spirito dei martiri, santi e monaci, uno spirito dei grandi confessori e altri santi".

Da due decenni ormai, la comunità (o, più precisamente, la famiglia di comunità) di padre Georgij Kochetkov, conservando formalmente i legami con la Chiesa ortodossa, è in realtà una struttura confessionale indipendente. E' difficile capire e spiegare l'esistenza di questo fenomeno malsano nella vita della Chiesa.

II

Sant'Ireneo di Lione consiglia: "Non serve a nulla cercare la verità dagli altri, quando può essere facilmente trovata nella Chiesa. Gli apostoli hanno pienamente collocato nella Chiesa, come in un ricco tesoro, tutto ciò che appartiene alla verità. Tutti coloro che desiderano farlo possono bere da esso le acque della vita: è la porta della vita " (Contro le eresie, 3:4). Un insegnamento da una fonte rivelata da Dio è un'eredità speciale nel tesoro della Chiesa. Chiunque abbia studiato sistematicamente l'insegnamento dogmatico della nostra Chiesa non può non ammirare l'armonia e la coerenza interna delle sue parti. Tutti i dogmi necessari per la nostra salvezza sono dichiarati con la massima chiarezza e brevità nel Simbolo della Fede [il Credo niceno, ndt], che è stato elaborato in occasione del primo (325) e del secondo (381) Concilio Ecumenico. Fa parte della Divina Liturgia. E' pronunciato tre volte durante il rito dei catecumeni nel sacramento del Battesimo. Per coloro che si preparano a ricevere il battesimo, padre Georgij ha composto il suo "simbolo della fede": "Credo nell'unico Dio santo e vivente, il nostro Padre celeste (Spiritual) e creatore di tutto il mondo materiale, emozionale e spirituale, e nel suo vivente, pre-eterno, creato, tutto-sapiente e unigenito Verbo (Logos), per lo Spirito e la potenza di Dio (cfr. At 10,38), manifesto nel mondo e incarnato nel Figlio dell'uomo, nato da una casta donna (cfr. Gal. 4,4), la Vergine Maria (Mariam), e crocifisso per invidia e antipatia, ma risorto (rialzato) secondo l'amore di Dio e l'unità con il Padre, Gesù (Yeshua) di Nazaret, che era un profeta di Dio, forte in opere e in parole (cfr. Lc 24,19), e il Figlio di Dio, l'Unto (Mashiah, Messia - Cristo), previsto dagli antichi profeti, e che divenne il giudice di tutti i vivi e i morti (cfr. Atti 10:42) e il nostro unico Signore - liberatore dalla schiavitù di questo mondo, che giace nel male (cfr. 1 Gv. 5,19), e delle origini deboli e materialmente povere di questo mondo (cfr. Gal. 4:3, 9), e come nostro Salvatore, misericordiosamente perdona tutti i peccati ai fedeli, pentiti e battezzati nel suo nome (cfr. At 10:43;. Mc 16,16); e nello Spirito Santo creatore della vita e profetizzante, il consolatore (Paraclito), che il Signore manda al posto di Se stesso dal nostro Padre al mondo come una conferma della pienezza della nostra vita eterna nel Regno celeste di Dio, come dono alla sua una, santa, cattolica e apostolica Chiesa; cioè, al mondo di Dio, e in particolare a tutti coloro che sinceramente lo amano e credono veramente in Lui, e per mezzo suo per grazia di Dio, a coloro che credono in un Dio personale e alla capacità di ogni persona di essere conforme con Dio e divenire simile a Dio. ("In principio era il Verbo". Catechismo per coloro che vengono illuminati, [Mosca, 1999], 10-11).

Possiamo solo essere perplessi. Perché è stato necessario sostituire il Simbolo della fede, che la Chiesa ortodossa ha utilizzato per oltre 1500 anni, con un testo illeggibile che non contiene neppure un chiaro insegnamento circa la Santa Trinità, in quanto non fa menzione del Santo Spirito come persona divina? Non è affatto chiaro se il suo autore considera il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo come persone (ipostasi) in una sola essenza del Dio unico, pari in onore e autorità. Se guardiamo ad altri testi di padre Georgij la nostra perplessità cresce. Così, egli scrive, "il dogma della Santa Trinità annuncia un mistero ed è un sacramento della fede nell'Unità Divina al di fuori del quadro dell'assoluta uniformità, l'Unità supera la 'discordia odiosa di questo mondo' con la forza della sua Luce divina increata" ("L'ingresso misterioso nel catechismo ortodosso". Tesi di magistero in teologia all'istituto teologico san Sergio a Parigi [Mosca 1998], 107).

Nella nona sezione del Simbolo della fede è formulato il dogma della Chiesa: "Credo... nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica".

La Chiesa è una perché è il Corpo di Cristo, e Cristo il Salvatore è uno.

Il sacerdote Georgij Kochetkov ha avanzato l'idea dell'esistenza di due chiese: la Chiesa "vera", e la Chiesa "canonica". Egli scrive: "Quasi dai tempi apostolici, il confine tra la Chiesa con la "C" maiuscola e la chiesa con la "c" minuscola si è notevolmente ampliato, in modo che se non c'è vera fede al di fuori della vera Chiesa, questa può esserci al di fuori della Chiesa "corretta", allora questa è la testimonianza diretta di tale confine allargato e del pericolo eminente che la Chiesa canonica possa perdere la pienezza anche potenziale dell'ecclesialità. " ("La fede al di fuori della Chiesa e il problema di entrare nella vita della Chiesa", Letture di Afanasiev, conferenza internazionale di teologia dedicata a "l'eredità del professor arciprete Nikolaj Afanasiev e i problemi della moderna vita ecclesiale [verso il centenario del suo compleanno]" [Mosca, 1994]).

Esiste una definizione molto precisa della Chiesa come società stabilita da Dio di persone unite dalla fede ortodossa, dai comandamenti divini, dai sacramenti e dalla gerarchia della Chiesa. Questa è la Chiesa "canonica". Padre Georgij non fornisce alcuna definizione della Chiesa che definisce "vera" o "mistica". Nessun criterio è designato. Egli afferma soltanto che comprende non solo persone che non sono state battezzate, ma anche persone che non hanno nemmeno creduto in Gesù Cristo: "Con il passaggio del tempo storico la non-connessione tra i confini della vera Chiesa e della Chiesa canonica ha progredito, si estende sempre più, fino al punto dei fenomeni e dei noumena dell'ateismo aperto, dell'incredulità nel quadro della Chiesa canonica (ricordiamo, per esempio, i recenti segretari generali [del partito comunista, ndt], che ricevevano funerali ortodossi solo perché erano stati battezzati), e la vera santità personale riconosciuta anche da molti cristiani ortodossi di persone al di fuori di esso, ma all'interno della Chiesa mistica (da san Francesco d' Assisi a Dietrich Bonhoeffer e Albert Schweitzer, e forse anche il Mahatma Gandhi)".

Il pastore luterano qui menzionato, Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), che ha mostrato grande coraggio nella lotta contro il nazismo, è stato uno dei fondatori della confessione "cristianesimo senza religione", formulata nel 1943-44 nelle sue lettere ai Eberhard Bethge. In queste lettere scrisse della fine del cristianesimo storico: "E' passato da molto il tempo in cui alla la gente poteva essere detto tutto a parole (sia esso pensiero teologico o discorsi pii), il tempo di interesse al mondo interiore dell'uomo e alla coscienza e, quindi, alla religione in generale, è pure superato. Stiamo arrivando più vicino a un periodo assolutamente senza religione: la gente semplicemente non può più rimanere religiosa. Anche coloro che onestamente si dicono "religiosi" in realtà non sono affatto religiosi; a quanto pare comprendono la "religiosità" come qualcosa di diverso " (Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e Sottomissione).

Padre Georgij Kochetkov è pronto pure ad annoverare tra i membri della "vera" Chiesa il Mahatma Gandhi (1869-1948), che ha detto (in "Religione etica"):

Sono un riformatore estremo, ma non rinuncio anche a un solo credo principale dell'induismo.

Credo nel culto della vacca sacra in un senso molto più ampio di quello che le persone capiscono;

Non rinuncio al culto degli idoli;

Non credo nella divinità esclusiva dei Veda. Suppongo che la Bibbia, il Corano e lo Zend-Avesta sono altrettanto ispirati da Dio, quanto i Veda;

"Tutte le religioni sono solo diversi percorsi che portano a un medesimo obiettivo (HindSwaraj).

Il cristianesimo nella comprensione di padre Georgij è così vago che egli annovera anche i musulmani tra i cristiani: "Quando ho letto il Corano, mi sono detto, non a qualcun altro, ma a me stesso: i musulmani sono cristiani... Se chiamano Gesù il Messia, e tutti conoscono quella sura - e se il Messia è Cristo, allora perché non sono cristiani? A quel tempo non conoscevo ancora la famosa citazione da san Filarete di Mosca: 'Non oserò chiamare falsa ogni Chiesa che crede Gesù è il Cristo'. Per me, i musulmani sono cristiani, sono i protestanti del VII secolo" (Materiali per la conferenza internazionale scientifico-teologica, Mosca, 29 settembre-1 ottobre 2004 [Mosca: Istituto san Filarete 2005], 114-115).

Diverse perplessità sorgono immediatamente:

1. L'Islam nega l'insegnamento cristiano sulla santa Trinità; nega la morte redentrice del Salvatore sulla croce; non accetta la risurrezione di Cristo. Non è chiaro il motivo per cui padre Georgij ha deciso di considerare cristiani quelli che rifiutano questi capisaldi della verità. E se Cristo non è risuscitato, vana è la vostra fede, voi siete ancora nei vostri peccati (1 Cor 15:17).

2. Padre Georgij apparentemente non sa che non vi è alcun insegnamento sul Messia nel Corano. Gesù, figlio di Maria, non è altro che un profeta (nabi) nell'Islam e un messaggero di Allah (rasul). Perché, allora, nel Corano è utilizzata la parola "al-Masih" (ayat 75, sura 5)? Secondo il teologo islamico Abu Ishaq Ibrahim Al-Firuzabadi (morto nel 1083), il termine "al-Masih" applicato a Gesù nel Corano è preso dai cristiani e non assume alcuno dei significati sacrali dati dai cristiani. Questa opinione è confermata da uno sguardo al Corano. Citerò l'ayat 75 (sura 5) in cinque diverse traduzioni:

Sahih International: Il Messia, figlio di Maria, non era che un messaggero; [altri] messaggeri sono passati prima di lui. E sua madre era una sostenitrice della verità. Entrambi mangiavano cibo. Guardate come rendiamo chiari a loro i segni, poi guardate come sono illusi.

Pickthall: Il Messia, figlio di Maria, non era altro che un messaggero, messaggeri (simili a lui) erano trapassati prima di lui. E sua madre era una santa donna. E entrambi mangiavano cibo (terrena). Vedete come rendiamo le rivelazioni chiare per loro, e vedete come si sono allontanati!

Yusuf Ali: Cristo, il figlio di Maria, non era di più che un messaggero, molti erano i messaggeri che sono trapassati prima di lui. Sua madre era una donna di verità. Dovevano entrambi mangiare il loro cibo (quotidiano). Vedete come Allah rende i suoi segni chiari per loro; e ancora vedete in che modo essi si sono illusi lontano dalla verità!

Shakir: Il Messia, figlio di Maria non è che un messaggero; messaggeri prima di lui sono effettivamente trapassati; e sua madre era una donna sincera; entrambi mangiavano cibo. Vedete come rendiamo le comunicazioni chiare per loro, e poi osservate quanto si sono allontanati.

Dr. Ghali: In nessun modo il Masih figlio di Maryam (Il Messia figlio di Maria) è (qualsiasi cosa) se non un messaggero. I messaggeri prima di lui erano già trapassati, e sua madre era sempre sincera; entrambi mangiavano cibo. Guardate come rendiamo evidenti le indicazioni per loro, (poi) in seguito guardate (di nuovo) quanto si allontanano (nella falsità).

III

Com'è che la comprensione di padre Georgij della Chiesa "canonica" si pone di fronte al Nuovo Testamento e all'ecclesiologia patristica?

 

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In un'intervista dal titolo, "La Chiesa dovrebbe intensificare le questioni", troviamo le seguenti affermazioni: "Quando Konstantin Sigov mi ha chiesto della natura del "Fuoco Sacro" e la mia opinione su questo fenomeno, in modo inaspettato per me stesso ho risposto che questa è una punizione di Dio per l'assenza del fuoco pentecostale nella vita della nostra Chiesa. In quel momento mi sono davvero sentito assolutamente partecipante a ciò che è avvenuto nella Pentecoste nel trentesimo anno con gli apostoli" (Kifa 2005, No. 6 (33), giugno).

L'affermazione che il fuoco pentecostale è assente dalla nostra Chiesa contiene l'accusa più grave che potrebbe essere mossa contro la Chiesa ortodossa - la negazione della sua grazia. Con la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli (le lingue di fuoco come immagine visibile), la Chiesa è nata. Da quel giorno, la Chiesa vive e i sacramenti vi si compiono attraverso la grazia dello Spirito Santo. "Finché Dio preserva l'esistenza della sua Chiesa, lo Spirito Santo dimora in essa" (San Filarete di Mosca). Anche il santo ieromartire Ilarion (Troitskij) ne parla: "Lo Spirito di Dio vive nella Chiesa. Questa non è una posizione dogmatica arida e vuota accolta solo per rispetto per l'antichità. No, questa è la verità stessa, riconoscibile in modo esperienziale a tutti coloro che hanno scandagliato la coscienza e la vita della Chiesa... Troppo spesso le persone oggi parlano della mancanza di vita nella Chiesa, di "far rivivere" la Chiesa. Troviamo questo discorso difficile da capire e siamo molto propensi a considerarlo assolutamente senza senso. La vita nella Chiesa non può mai prosciugarsi, perché lo Spirito Santo dimora in essa sino alla fine dei secoli (cf. Gv. 14,16). E c'è vita nella Chiesa. Solo le persone che non partecipano alla Chiesa non si accorgono di questa vita. La vita dello Spirito di Dio è incomprensibile per una persona terrena, sembra anche a lei stoltezza, perché è accessibile solo con la persona spirituale" ("Non c'è cristianesimo senza Chiesa", Opere in tre volumi [Mosca, 2004 ] 2:232-3).

La negazione che padre Georgiy fa della grazia della nostra Chiesa indica la sua completa separazione interiore da essa. Esteriormente lui e la sua comunità non hanno lasciato il territorio della Chiesa, perché questa posizione lo aiuta ad attirare seguaci nella comunità. Il motivo è ovvio. La storia dimostra che la società perde rapidamente interesse per i movimenti scismatici.

Non riconoscendo la grazia della Chiesa "canonica", padre Georgij fa regolarmente osservazioni taglienti, perfino crudeli sulla Chiesa. Citerò alcune di queste osservazioni, in modo che si possa vedere l'estensione dell'alienazione spirituale di padre Georgij dalla Chiesa:

- "La Chiesa stessa non è ecclesiale! La Chiesa, come non mai, non sta ecclesializzando la gente!" (Kifa 2004, n, 4, luglio-agosto).

- "Da una certa unità costruito forse non con i materiali più robusti, la società si è trasformata in un mucchio di sabbia. Ma vediamo la stessa cosa nella Chiesa. Anch'essa si è trasformata in qualcosa di simile a un mucchio di sabbia" (Ibid.).

- "E da questo deriva la crisi dilagante nella vita della Chiesa: nelle parrocchie e nelle missioni, nella formazione e nel lavoro con i bambini, nell'ascesi, nell'etica, nella preghiera, e spesso nei sacramenti. Non importa dove guardiamo, incontriamo ovunque perversioni e problemi molto gravi" (Ibid.).

- "La chiesa con la "c" minuscola, in cui vi è spesso davvero posto per la violenza, l'appiattimento, la limitazione della libertà, e una restrizione della creatività e della molteplicità di forme e formule di vita, dove c'è pressione di membri morti e fasulli, dove c'è sofferenza a causa di falsi fratelli... per lla tradizione falsa stabilita nella chiesa soprattutto con la loro partecipazione" ("La fede al di fuori della Chiesa e il problema dell'ingresso nella vita della Chiesa").

- "L'Ortodossia è diventata un sistema religioso insolitamente legalistico... le persone sentono che nell'Ortodossia moderna non c'è abbastanza libertà, 'grazia e verità'".

- Per la Chiesa, "l'ideologia del declino spirituale è diventata più stretta - 'ortodossia protettiva' - e ​​l'isolazionismo, il nazionalismo, il trasferimento al controllo statale, lo scolasticismo dei seminari, e il clericalismo magico che procede da esso... questo era espresso nei requisiti rigorosi per la canonizzazione del primo imperatore Nicola II e la dipartita dal dialogo e dalla comunicazione cristiana interconfessionale" ("Sì, posso confermare e sottoscrivere tutto questo". NG-Religion, n. 12 (58) 28 giugno 2000).

In un rapporto "Sui problemi della moderna escatologia" (2005), padre Georgij ha scritto del nuovo periodo "post-costantiniano" della Chiesa: "C'è stato anche un tentativo di portare a una conclusione l'intero periodo costantiniano della storia della Chiesa, anche nel campo della teologia, cosa che padre Sergej Bulgakov e N. A. Berdeyev hanno fatto brillantemente, e in Occidente, nel Concilio Vaticano II e in tutti coloro che lo hanno preparato: teologi cattolici, attivisti della Chiesa e papa Giovanni XXIII " (Kifa 2005, n. 6 [33], 10).

IV

Padre Georgij rifiuta completamente il dogma di estrema importanza della Chiesa sulla natura ispirata da Dio delle Sacre Scritture. In un'intervista rilasciata nell'estate del 2012, ha detto: "Dopo tutto, alcuni concetti e cose che prima, forse, hanno reso un servizio eccellente, inevitabilmente invecchiano, e diventano senza senso. Ma allora si perde anche lo spirito! Aprite la Bibbia, l'Antico e il Nuovo Testamento, e guardate quanto è morto finora. Questo può essere visto ad occhio nudo. Qualcosa è rimasto molto vivo, ma altre cose no. Sono passati i tempi in cui si ritenva che la Bibbia fosse stata scritta da persone con gli occhi chiusi, e lo Spirito Santo guidava la loro mano. Questi sono racconti da nonne. E poiché tutto questo è stato scritto da persone, vuol dire che hanno portato all'interno qualcosa di proprio, qualcosa di umano." (Harvard Business Review Russia, 2012, n. 8 [80], agosto).

 

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Padre Georgij in quest'intervista ha appena espresso apertamente il suo rapporto poco ortodosso con le Sacre Scritture che era già presente nei suoi scritti degli anni '90. Nel suo "Catechismo per catechisti", ha scritto, "Volgiamo ora la nostra attenzione alla prima fase della vita terrena di Gesù Cristo, dalla concezione e dalla nascita "profetica" di Gesù, mitizzata nei Vangeli, al suo battesimo e la tentazione nel deserto" ("Andate e ammaestrate tutte le nazioni", Catechismo per catechisti [Mosca, 1999], 225). Di quale profezia sta parlando? Quale profezia padre Georgij sta definendo mitizzata? Quella del libro del profeta Isaia (7:14: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio). Padre Georgij mette anche la parola profezia tra virgolette. Perché questa comprensione non è ortodossa? Poiché la comprensione ortodossa si esprime nella teologia dei santi Padri. Il maestro ecumenico san Giovanni Crisostomo dice: "La mente di Giuseppe non sarebbe stata messa così rapidamente a proprio agio quando udì dall'angelo che Maria era vergine, se non lo avesse sentito prima da Isaia; egli deve averlo sentito dal profeta, non come qualcosa di strano, ma come qualcosa di già noto e che aveva occupato a lungo i suoi pensieri. Pertanto, in modo che le parole fossere ricevute, l'angelo usa la formulazione della profezia di Isaia, ed non si ferma a questo, ma eleva la profezia a Dio, dicendo che queste sono le parole non del profeta, ma del Dio di tutti. Questo è il motivo che non ha detto, "Lasciate che si compiano le parole di Isaia", ma dice: Ora, tutto questo è stato fatto, affinché si adempisse la parola del Signore (Mt 1,22). Le labbra che parlavano erano di Isaia, ma la profezia è stata data dall'alto" (spiegazione del Vangelo di Matteo. Omelia 5,2).

Padre Georgij considera mitizzate (leggendarie, fiabe) molte delle storie evangeliche sui miracoli: "Le storie raccontate, tra meraviglie e apparenze, sono essenzialmente leggendarie apparizioni divine, il che significa che esse comprendono le storie della natività, del battesimo, delle tentazioni, della Trasfigurazione, del camminare sulle acque, dell'ingresso in Gerusalemme, della passione, della risurrezione e dell'ascensione di Cristo. Parlano tutte non solo dell'umanità di Gesù, ma del potere divino e della gloria di Cristo, e quindi sono tutte mitizzate" ("Andate e ammaestrate..." 275).

Non contento di rifiutare la veridicità di molte delle storie del Vangelo, padre Georgij fa la seguente valutazione dei santi Quattro Vangeli, "Tutti e quattro i nostri Vangeli hanno assimilato in sé le tradizioni mistico-religiose ebraiche e la cultura morale ed emotiva ellenica con elementi di filosofia greca e la dialettica del mito greco" (Ibid., 279).

L'insegnamento sulla natura ispirata da Dio della santa Bibbia è stata espressa già nei libri dell'Antico Testamento. In essi è chiaramente espresso il pensiero dell'azione dello Spirito di Dio nei profeti. Lo scrittore sacro cita le parole del re Davide: Lo Spirito del Signore ha parlato per me, e la sua parola è sulla mia lingua (2 Re 23:2). I profeti iniziano i loro libri con la testimonianza di come Dio ha posto le sue parole in loro: E la parola del Signore venne a lui, dicendo (Ger 1:4), la parola del Signore venne a Osea (1:1), la parola del Signore venne a Gioele (Gioele 1:1).

La stessa comprensione della "ispirazione da Dio" (Gr. Teopneustos) si trova nelle epistole apostoliche, Tutta la Scrittura è ispirata da Dio (1 Tim. 3,16). Che tutta la Scrittura viene da Dio è testimoniato dall'apostolo Pietro: Nessuna profezia infatti è mai proceduta da volontà d'uomo, ma i santi uomini di Dio hanno parlato, perché spinti dallo Spirito Santo (2 Pt 1:21.).

Questo dogma è sviluppato nelle opere dei santi Padri, che si sono basati sull'esperienza di grazia della vita spirituale. San Giovanni Cassiano parla della necessità di purificare il cuore prima di cercare di scandagliare il suo significato: "Coloro che desiderano comprendere le Sacre Scritture dovrebbero occuparsi non solo di leggere le loro spiegazioni tanto quanto di purificare il cuore dai vizi carnali. Se questi vizi saranno distrutti, allora, dopo che sarà rimossa la copertura delle passioni, gli occhi dell'anima contempleranno il mistero della Sacra Scrittura. Infatti questo mistero non è stato rivelato dallo Spirito Santo solo perché noi lo ignorassimo, è oscuro perché gli occhi della nostra anima sono chiusi a causa dei vizi. E se la loro salute naturale viene ripristinata, allora sarà sufficiente solo leggere le Sacre Scritture per capire il loro vero significato, e non ci sarà alcun bisogno di interpreti, proprio come gli occhi non hanno bisogno di aiuto per vedere finché sono puliti e non ci sono tenebre. È per questo che sorgono tante differenze e errori tra gli interpreti stessi - nel loro approccio a spiegare la Sacra Scrittura non si prendono cura di purificare il loro spirito. A causa dell'impurità dei loro cuori essi non solo non vedono la luce della verità, ma sognano anche molte cose contrarie alla fede " (Lettera a Castore, vescovo di Apt, 5:34).

V

 

Padre Georgij Kochetkov: ogkochetkov.ru

Insieme con la negazione dell'ispirazione divina della Sacra Bibbia, è anche strettamente connessa una negazione di altre verità dogmatiche fondamentali contenute nelle Sacre Scritture.

La eccezionalmente alta venerazione della Madre di Dio non è solo un aspetto o manifestazione di pietà ortodossa. Essa si fonda sulll'insegnamento dogmatico della Chiesa circa il Salvatore del mondo. Senza una comprensione esatta e corretta della Vergine purissima all'interno dell'economia della nostra salvezza non ci può essere alcun insegnamento di fede ortodossa.

La Madre di Dio è sempre vergine (Gr. aeiparthenos). Il dogma della nascita da una vergine senza seme del nostro Signore Gesù Cristo si fonda sui santi Vangeli. La Santissima Vergine dice all'angelo: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo? (Lc 1,34). L' Arcangelo Gabriele dice: Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà; perciò il santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio (Lc 1,35).

Il dogma dell'incarnazione verginale del Figlio di Dio è stato introdotto nel Simbolo della Fede dai santi padri del primo Concilio Ecumenico: "E si è incarnato dallo Spirito Santo e dalla vergine Maria e si è fatto uomo". Invece di questo insegnamento assolutamente chiaro e formulato con precisione, padre Georgij offre i seguenti pensieri: "Quello che ho detto non significa ovviamente che nel cristianesimo il concepimento verginale sia stato mai negato. Il cristianesimo ha semplicemente cercato di non parlarne molto, lasciando un mistero che è molto importante per noi. La concezione di Cristo è sempre stata considerata, senza dubbio, assolutamente casta. Ma la castità può essere intesa in modi diversi. Può essere intesa come qualcosa di esterno, in senso fisico o corporale, ma può anche essere intesa più profondamente e spiritualmente, cioè, in un modo leggermente diverso. Come alcuni degli asceti cristiani più profondi hanno sottolineato, si può perdere la castità, vivendo nel matrimonio, o si può vivere nel matrimonio, avere figli, ed essere completamente casti. Inoltre, anche prima della caduta, in paradiso, all'uomo è stato dato un comandamento di Dio: 'Andate e moltiplicatevi'. Così, il peccato non è la relazione carnale in sé e per sé, anche se il peccato è spesso espresso anche in queste relazioni, ma in qualcos'altro".

Ancora una volta siamo perplessi: che bisogno c'era che facesse tali dichiarazioni quando è scritto molto chiaramente nei Vangeli che Maria la Madre di Dio era una vergine sia spiritualmente sia corporalmente? L'autore stesso risponde a questa domanda: "Non vi è alcun dubbio circa la concezione casta e la nascita di Cristo, ma come ciò sia successo in senso fisico, rimane un mistero, nessuno al mondo lo sapeva, lo sa, o lo saprà" (Andate e ammaestrate... p. 249). Da questa affermazione si può notare che l'autore non sottoscrive il dogma ortodosso circa l'incarnazione di Gesù Cristo da una vergine. Seguendo questo dubbio che ha seminato nella dottrina ortodossa, padre Georgij scrive: "Così in quanto Matteo 1:18-25 unisce alla tradizione cristiana originale riguardante la nascita di Gesù da Giuseppe la credenza in una verginità fisica di questa nascita che è così vicina in spirito all' epoca ellenistica, in quanto egli cita in seguito la Scrittura del profeta Isaia: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio, e il suo nome sarà Emmanuele. Qui dobbiamo osservare, tuttavia, che questo non è esattamente quello che ha detto Isaia.

"Parthenos" significa "vergine" in greco (secondo la Settanta), mentre nel testo ebraico è usata la parola almah, che significa "giovane, donna non sposata, giovane ragazza, vergine", cioè un concetto più ampio. Non è un caso che gli specialisti moderni del testo del Nuovo Testamento confermano che dietro la storia canonica raccontata da San Matteo vi è forse una storia più antica, il cui contenuto, ovviamente, sono per noi piuttosto oggetto di congetture. Tuttavia, ci sono anche alcune versioni siriache molto antiche del testo di San Matteo, che ci permettono di supporre che ci sia una storia con il ruolo cancellato della paternità di Giuseppe".

Dall'ultima citazione, la posizione dell'autore è molto chiara. Sta parlando della presunta paternità di Giuseppe. E' un pensiero blasfemo. Sembrerebbe che qui non sia necessario alcun commento, ma lo stesso mi permetto di dirigervi alcuni rimproveri.

1. Per un credente cristiano ortodosso i Santi Vangeli sono un'autorità indiscutibile. Nel raccontare la storia della nascita verginale di Gesù, l'evangelista Matteo parla del compimento della profezia di Isaia.

2. Fr. Georgij sta aggirando la verità con l'aiuto di un ragionamento che cita una certa "tradizione cristiana originale riguardante la nascita di Gesù da Giuseppe". Questo non può essere, perché la santa Tradizione, che ha inizio dagli apostoli, non è in disaccordo con la Sacra Scrittura.

3. Che cosa vuol dire padre Georgij quando scrive su "la credenza in una verginità fisica di questa nascita che è così vicina in spirito all'epoca ellenistica"? Egli si riferisce ai miti pagani di concepimento senza marito che erano diffuse nella tarda epoca antica dalla Grecia all'India. Un tale parallelo è una bestemmia: fu introdotto nel secondo secolo dal filosofo greco Celso [che ha scritto uno dei primi trattati anti-cristiani, ndt].

4. In contrasto con il Vangelo di Matteo, che parla del compimento della profezia dell'Antico Testamento ("khine kha-almah khara veioledet ben"), padre Georgij non ritiene che il profeta Isaia parli della verginità della Madre dell'Emmanuele. Per quanto riguarda Is 17:14, l'autore usa espressioni razionalistiche degli studiosi biblici del XIX secolo che hanno costruito le loro argomentazioni sul fatto che il termine ebraico almah ha due significati: "vergine" e "giovane donna". Essi hanno affermato che l'evangelista sta adattando il detto del grande profeta alla comprensione cristiana della nascita del Messia. Tuttavia, due secoli e mezzo prima di questo evento del Nuovo Testamento, i traduttori ebrei (nominati dal sommo sacerdote Eleazar) hanno fissato la parola Parthenos nel testo [della Bibbia dei Settanta ndt]. In secondo luogo, il profeta Isaia dice che il Signore opererà un segno. La nascita da una donna sposata è una cosa naturale. Non vi è alcun portento in questo per i contemporanei o per le generazioni future. Ma una concezione verginale e la nascita di un figlio è qualcosa di sopra della natura ed è un segno molto speciale.

La parola almah è usata nella Bibbia ebraica con il significato di "vergine", come lo è in altri libri: Genesi 24:43 parla di Rachele prima del matrimonio, in Esodo 2:8 almah si riferisce alla fanciulla Mariam - la sorella di Mosè.

Oltre a Is 7:14, c'è ancora un'altra profezia sulla concezione verginale del Salvatore, quella del profeta Ezechiele: E il Signore mi disse: Questa porta sarà chiusa, e non sarà aperta, e nessuno passerà attraverso di essa; perché il Signore Dio d'Israele entrerà da essa, e sarà chiusa (Ez 44:1-2).

Il Figlio di Dio, nato prima dei secoli dal Padre e in questi ultimi tempi incarnato da una Vergine, che ha dato vita a Lui nel solo modo conosciuto, senza seme e al di là della comprensione, conservando la sua verginità incorrotta... Chiunque nega che Maria diede alla luce Dio non contemplerà la gloria della sua divinità (St, Efrem il Siro).

VI

 

Lo ieromonaco Iov (Gumerov), Foto: Anton Pospelov / Pravoslavie.ru

Nella sua relazione "Alla ricerca del senso della storia" data a un colloquio a Gerusalemme nel 2005, padre Georgij ha detto che "il cristiano moderno non può sostenere seriamente, diciamo, la dottrina dell'immortalità dell'anima umana. Questa è diventata una tale parte della carne e del sangue del popolo, proprio come diversi altri scritti e tradizioni della Chiesa e della frangia della Chiesa, che sembra che senza tale immortalità i fondamenti stessi della fede sarebbero distrutti. "(Kifa 2005, n. 6 [33], 10).

In un'intervista su questa sua relazione, ha parlato della non credenza nell'immortalità dell'anima: "Ho parlato molto di fondamentalismo come l'ateismo pratico e di come un cristiano scosciente in fondo non deve credere nella teoria della immortalità dell'anima. Per i cattolici, questa è una cosa molto "scioccante" (Kifa 2005, n. 6 [33], 4). Con questa affermazione padre Georgij nega la sezione XII del Credo della Chiesa ortodossa.

L'insegnamento dell'immortalità dell'anima è uno degli insegnamenti più fondamentali della Sacra Scrittura. Chiunque lo neghi, cessa di essere un cristiano. Nei Santi Vangeli, il Signore dice: Chi ama la sua vita la perderà e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna (Gv 12,25). L'apostolo Paolo scrive anche, Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un'abitazione, una dimora non costruita da mano d'uomo, eterna (2 Cor. 5,1).

L'insegnamento dell'immortalità dell'anima è una parte estremamente importante della tradizione patristica:

- "Questo è il motivo per cui abbiamo un'anima immortale, perché noi ci prepariamo completamente per la prossima vita" (san Giovanni Crisostomo, "Sulla donna samaritana e sulle parole, Venne dunque a una città della Samaria, che si chiama Sicar (Gv 4:5).

- "Il mondo intero non vale una sola anima, perché il mondo passerà, ma l'anima dimorerà per sempre" (san Giovanni Climaco, La Scala del Paradiso, "una parola speciale per il pastore, sulle qualità di un istruttore di pecore razionali", 13,18).

- "Accettiamo che l'anima è divina e immortale; non è tuttavia della stessa sostanza con la suprema natura divina e regale e non fa parte di questa natura divina, creativa, e sempre esistente" (sant'Isidoro di Pelusio, Lettere, libro 3, al presbitero Digiptius).

VII

Si può spesso trovare nelle pubblicazioni di padre Georgij l'affermazione che lui e la sua comunità sono perseguitati perché si sforzano di superare nella loro vita spirituale il "formalismo", "fondamentalismo", "indifferenza", e il presente "legalismo " nella Chiesa. Presumibilmente questo è il motivo per cui cercano di difendere la libertà e il diritto all'individualismo e alla creatività.

Questo non è vero. La pienezza e l'elevata intensità della vita spirituale nella Chiesa non porta a scontri con la regola dei servizi divini, i canoni, le tradizioni, o con altre comunità ecclesiali. E' sufficiente ricordare l'esperienza di comunità parrocchiali guidate dall'arciprete Valentin Amfiteatrov, dai santi Aleksej e Sergej Mechev, di san Sebastiano di Karaganda, e altri. Evgenij Poseljanin, che spesso visitava la chiesa dei santi Costantino ed Elena al Cremlino, racconta, "padre Valentin ha dimostrato che un sacerdote zelante può attrarre fedeli in chiese abbandonate, prive di parrocchie. Anche nei giorni feriali la sua chiesa era piena di fedeli. Le persone venivano lì non solo per pregare, ma anche per aprire le loro anime a lui, per riversare le loro pene represse, e per chiedere il suo consiglio " (E. Poseljanin, " Ricordi di un pastore zelante ", Tserkovny Vedomosti, 1908, No 44, 1 novembre, pp 2171-2173). Nel corso di diciotto anni, questo pastore di grande abnegazione servì quotidianamente la la Divina Liturgia, e in seguito "serviva con straordinario fervore molebny e panichide, che erano entrambi servizi a richiesta dei presenti, e ne serviva diversi allo stesso tempo", e quindi parlava con le persone cariche di dolore. Un primo incontro con lui portava sollievo notevole all'anima sofferente e a una persona appesantita dal dolore. Una volta che batjushka aveva ricevuto qualcuno nel suo gregge spirituale lo conduceva alla salvezza, non importa quanto lungo e difficile sarebbe stato il percorso. Nel suo servizio pastorale padre Valentin si affidava alla tradizione degli anziani ortodossi. Cercando sempre principalmente di coltivare nei suoi parrocchiani la pietà interiore, li ispirava a prestare particolare attenzione alla vita nascosta dell'anima. Molti moscoviti avevano anche l'abitudine di andare alla confessione almeno una volta all'anno nella comunità di padre Valentin. C'erano frutti spirituali sorprendenti. Il tutto si svolgeva senza alcuna divisione della comunità tra i "completi" e i "non completi", senza cambiare la lingua dei servizi dallo slavonico ecclesiastico al russo, senza alcuna opposizione al "fondamentalismo", e senza alcuna critica alla Chiesa.

La visione del mondo di padre Georgij è stata determinata da N. A. Berdjaev, da cui ha assunto le sue principali idee filosofico-religiose: "E' una grande gioia essere a conoscenza di N. Berdjaev, che mi sembra non solo di amare, ma anche di capire. Il suo dono apologetico è unico nella Chiesa, così come la sua rivelazione su Dio, l'uomo, e la Chiesa. E' la prima persona dopo l'apostolo Paolo a parlare nel linguaggio cristiano, e in un modo che le persone possono sentire di avere bisogno di Berdjaev e del suo cristianesimo (http://www.zavetspisok.ru/kochetkov.htm).

Berdjaev è la principale autorità di padre Georgij. Nella sua tesi per la relazione, "Il genio di Berdjaev e la Chiesa" (Letture su Berdjaev, Kiev, 28 maggio 1991), dice:

- " Berdjaev capiva il ruolo della Chiesa, ma ancora di più voleva compiere la sua grande missione profetica di sostenere il "tabernacolo caduto di Davide", di manifestarlo nella vita, e di intensificare la Chiesa. Non si è mai allontanato dall'Ortodossia, ma spesso non aveva un'alta opinione dell'istituzione della confessione ortodossa";

- "Sentiva la necessità per tutti i cristiani di superare i loro limiti confessionali e falsità della vita. Era interessato sia all'insegnamento sia alla vita della Chiesa, anche se capiva che la vita supera l'insegnamento della Chiesa e che l'insegnamento sta diventando il suo invidiabile esempio";

- "Ha edfificato una nuova costruzione di un sapere non-oggettivato e non-idealizzato di Dio, del mondo, della vita e dell'uomo, non vergognandodi di usare nel processo le "impalcature" dei mitologhemi (Ungrund, Adam Cadmon, comunismo, ecc.). Allo stesso tempo, è chiaro che secondo la misura del completamento di questa costruzione, questa "impalcatura" diventa sempre meno necessaria per lui e per noi (come la "sofiologia" del congeniale padre Sergej Bulgakov);

- "N. A. Berdjaev ha dato un nuovo significato e confermato come se fossero in qualche modo aristocratiche le "virtù ascetiche" nel cristianesimo. Ha elevato l'obbedienza a Dio, e l'umiltà alla sua radice, al mondo, che è quello stesso Dio (ricordiamo ciò che è stato detto di Cristo: 'Egli è il nostro mondo')";

- "Possiamo tutti chiamarlo uno dei padri spirituali dell'umanità moderna. "

Ho citato solo una parte di questa lode iperbolica di N. A. Berdjaev modo che il lettore comprenda la visione del mondo di padre Georgij Kochetkov.

E' facile farsi un'idea della vera spiritualità di N. A. Berdjaev sulla base delle sue opere.

L'insegnamento di N. Berdjaev su Dio, formato sotto l'influenza del teosofo tedesco, Jakob Böhme (1575-1624), è, dal punto di vista dell'insegnamento biblico cristiano, assolutamente falso ed eretico. N. A. Berdjaev non accetta l'esistenza primaria e l'onnipotenza di Dio: "Dal Nulla Divino, dal Gottheit, dall'Ungrund nasce la Santissima Trinità, e Dio il Creatore. La creazione del mondo da Dio il creatore è un atto secondario. Da questo punto di vista possiamo riconoscere che la libertà non è stata creata da Dio il Creatore, ma è radicata nel Nulla, l'Ungrund primordiale e senza inizio" (sul destino dell'uomo. Esperienza di etica paradossale. Cap. 2).

Il cristianesimo storico è troppo ascetico per lui.

- "Grande è il significato del dionisismo nella vita religiosa; siamo in grado di accogliere il moderno rinascimento di Dionisio come via per la pace tra cristianesimo e paganesimo" (Nuova coscienza religiosa e la società. Mistero e Religione, XXXVIII);

- "San Giovanni Crisostomo era un vero comunista del suo tempo, e un rappresentante del proletariato di Costantinopoli" ("Esiste la libertà di pensiero e di coscienza nell'Ortodossia?" Sentiero 1939, n 59, febbraio-aprile);

- "Il nuovo tipo di cristiani, il nuovo sentimento della vita, i cristiani creativi di tutte le confessioni si chiamano l'un l'altro, e vi è più vicinanza tra di loro di quanto non vi sia all'interno delle confessioni. Essi devono unirsi" (Ibid.);

- Un monaco può sedere in reclusione per 20 anni, può dare tutto se stesso nel corso di esercizi ascetici, pregare la maggior parte della giornata, e tuttavia essere in uno stato di terribile oscurantismo della mentale e dei valori morali della vita sociale, può avere un grado molto debole di umanizzazione. Un simile oscurantista era, per esempio, il vescovo Teofane il Recluso. Lo stesso vale per molti altri anziani "(Spirito e la realtà. I fondamenti della spiritualità Dio-uomo).

Padre Georgij ritiene che, "Il significato di Berdjaev per la Chiesa è promettente a un sommo grado" ("Non bisogna guardare a ciò per cui la gente l'onora", Kifa 2004, n. 3 [18], marzo).

Le attività di p. Georgij Kochetkov stanno portando a conflitti e disturbi perché la sua visione religioso-filosofica del mondo è estranea all'Ortodossia, che si fonda sulla teologia e l'esperienza spirituale dei santi Padri. La sua pratica, che si sta diffondendo sempre di più con il passare degli anni, comporta un serio pericolo per la Chiesa ortodossa.

Bogoslov.ru

Ieromonaco Iov (Gumerov)

12 febbraio 2013

 
Lettera aperta a Enrico Peyretti sulla "ospitalità eucaristica"

Il 10 settembre 2013, Enrico Peyretti, una delle figure più distinte del dialogo tra credenti a Torino, ha indirizzato a molti suoi corrispondenti (tra cui la nostra parrocchia) un messaggio di sostegno all'esperienza di "ospitalità eucaristica" (di fatto, condivisione della comunione al di fuori dei confini ecclesiali) che da un certo tempo si svolge a Torino e in Piemonte. Poiché questo progetto (così come l'insieme delle proposizioni di Enrico) è apertamente in contrasto con la pratica della Chiesa ortodossa, riteniamo opportuno far sentire anche la nostra voce a proposito: voce di una semplice parrocchia "allineata" alla propria Chiesa, ma non per questo meno disposta a un dialogo aperto e sereno.

 

L'esperienza della "ospitalità eucaristica" e i confini artificiali

10 settembre 2013

Come altri, valuto prezioso dono dello Spirito la piccola esperienza di "ospitalità eucaristica" che si realizza a Torino e vi partecipo tutte le volte che posso. È l'invito a vivere insieme, cristiani di varie storie e confessioni, la Cena del Signore Gesù che ci alimenta e invia al servizio nel quotidiano. Nessuno è spinto a rinunciare alla propria tradizione teologica e liturgica, nessuno è costretto ad accettare la teologia e l'uso della chiesa che lo invita e lo ospita. Si tratta di andare a monte delle divisioni teologiche e strutturali e giuridiche, per essere in comunione essenziale con quell'atto di Gesù a mensa, in cui da sempre tutti i discepoli hanno creduto, sulla sua parola, di incontrare la sua presenza viva tra noi, in noi, comunque la intendiamo.

È doloroso e scandaloso vedere che i cristiani - invece di condividere da fratelli il pane dato da Gesù e bere con lui il vino, segni della sua vita donata per noi "fino in  fondo" (Gv 13,1) - continuano a dividersi sulle interpretazioni teologiche e sulle strutture giuridiche delle diverse chiese, come se lo Spirito di Dio in Gesù e in noi fosse condizionato e schiavo dei nostri schemi: "Qui da noi c'è, lì da voi non c'è! Qui c'è davvero, lì per finta!".

Lo scandalo è questo, è filtrare il moscerino e ingoiare il cammello, è lo spirito di possesso ("la verità di Gesù è in questa mia chiesa più che nella tua!").

Lo scandalo non è la ricerca semplice coraggiosa e fedele di tornare vicino al dono originario condiviso, superando le divisioni sorte nella storia.

Lo scandalo, e l'offesa allo Spirito, è che, non da una sola parte, si intenda l'ecumenismo come conversione degli altri a "questa nostra" vera chiesa.

Se non comprendiamo l'unità come plurale, varia, libera, unita nelle poche realtà evangeliche essenziali, autentiche, allora crediamo alle nostre chiesuole (per quanto grosse) più che al Signore che ci convoca.

Vivo in pace in una periferia della chiesa, un piccolo luogo modesto, che non rischia di avere importanza né forza, e lì imparo l'essenziale, che non è nostro, e supero il secondario ingombrante, che è troppo "nostro" e ci divide.

Spero che faremo del cammino, anche con fatica, ma serenamente, oltrepassando confini artificiali.

Chi vuole e sa riflettere sulle interpretazioni teologiche della Cena di Gesù, e confrontarle seriamente, fa bene a farlo, è pure utile, ma nessuna interpretazione dovrà più dividere i credenti sulla realtà essenziale della mensa di Gesù a cui siamo invitati.

Vivo in pace, come tanti di voi, su questa base, non mi lascio turbare da paure e patriottismi chiesastici, o da calcoli clericali. Lo Spirito è il respiro di Dio, venuto pienamente in Gesù, che sorpassa tutti i recinti, più in là di quel che immaginiamo.

Fraternamente e serenamente, Enrico

 

Lettera aperta:

11 settembre 2013

Caro Enrico,

ho letto con attenzione il tuo messaggio inviato a molte persone impegnate nel dialogo ecumenico a Torino. L'esperienza di "ospitalità eucaristica" di Torino (che non è per nulla unica nel mondo) è, come hai detto, un invito alla condivisione eucaristica "al di là delle interpretazioni" (e al di là dell'innegabile fatto che la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa la vietano espressamente, per cui o si tiene in "casa evangelica", o si tiene in "casa cattolica dissidente"). Paradossalmente, vedo che non tanto la Cena del Signore, quanto la stessa ospitalità eucaristica è suscettibile di differenti interpretazioni. C'è chi come te "la valuta prezioso dono dello Spirito", e chi la vede come un momento di esasperazione, che ha voluto risolvere "dal basso" un'impasse ecumenica percepita come insostenibile.

Cattolici ed evangelici delle più diverse scuole si esprimono su questo tema... che diranno mai gli ortodossi, questo "segreto meglio custodito nell'Occidente"?

Ebbene, le posizioni ortodosse sono (per una volta) abbastanza univoche, e NON lasciano spazio all'ospitalità eucaristica così come vissuta a Torino. Il principio di base è: finché l'unità di fede non è stata raggiunta, non ci può essere comunione nei sacramenti. Può piacere, può non piacere, può essere un impedimento a certi cammini (e lo è, bello e grosso, a quello dell'ospitalità eucaristica), ma non lo puoi definire "scandalo": non si parla di mia o di tua chiesa, ma solo di una verità cristiana che abbiamo il dovere di tramandare integra.

Forse lo avrai saputo, o forse no, ma anche io sono stato coinvolto nella fase preparatoria dell'esperienza del progetto di ospitalità eucaristica, e in una riunione presso la nostra parrocchia (!) ho spiegato ai promotori del progetto la posizione ortodossa che ho enunciato sopra.

Ho ricordato che la Chiesa Ortodossa ha chiarificato la questione senza mezzi termini, e senza costrizioni di sorta. Nell'anno 2000, in un concilio episcopale totalmente libero da condizionamenti, pressioni politiche e necessità di dialogo forzato, il Patriarcato di Mosca ha preparato il documento Principi di base dell'attitudine della Chiesa Ortodossa Russa verso le altre confessioni cristiane, un vero vademecum ortodosso dei rapporti tra i cristiani (noterai che non si usa nemmeno la parola "ecumenismo" se non una volta in senso negativo, al paragrafo 7.3: la parola è così "bruciata" da polemiche che a Mosca si preferisce evitarla tout court). Ti prego di leggerlo, sul nostro sito o in una delle tante versioni on-line o stampate, e di dirmi onestamente se lo trovi ispirato "da paure e patriottismi chiesastici, o da calcoli clericali" di una "chiesuola (per quanto grossa)". Se è così, credo che dovremo accordarci sull'essere in disaccordo. Altrimenti, ti rimando al principio enunciato al paragrafo 2.7 del documento: i principi dogmatici divergenti devono essere superati, e non semplicemente aggirati.

G. K. Chesterton parlava spiritosamente delle religioni che ti perdonano i peccati dicendoti che non ne hai mai commessi. Con rispetto per i promotori dell'iniziativa dell'ospitalità eucaristica (molti dei quali considero come cari amici), mi permetto di chiedere se questa iniziativa non faccia correre a tutti il grande rischio di aggirare gli ostacoli importanti e reali delle divergenze di fede dicendo che non hanno alcun vero senso.

Un caro saluto in Cristo,

Ambrogio

 
Parole dei grandi Padri dell'Ortodossia sulla necessità della comunione frequente

il santo Padre Macario di Corinto

"Certe persone dicono: 'Guardate, adempiamo il comandamento del Signore, facciamo la comunione due o tre volte l'anno, e questo è sufficiente a giustificarci'. Rispondiamo che questo è una cosa buona e benefica, ma comunicarsi più spesso è molto meglio. Quanto più uno si avvicina alla luce, tanto più è illuminato; quanto più si avvicina al fuoco, tanto più è riscaldato; quanto più si avvicina alla santità, tanto più è santificato; allo stesso modo, quanto più si avvicina a Dio attraverso la comunione, più siete illuminati, riscaldati e santificati. Fratelli e sorelle, se siete degni di comunicarvi due o tre volte l'anno, siete degni di comunicarvi più spesso, come insegna san Giovanni Crisostomo". Santo Padre Macario di Corinto, + 1805 d. C.

il santo Padre Giovanni Crisostomo

"Guardate, vi supplico: una tavola reale è preparata davanti a voi, gli angeli servono a quella tavola, il re stesso è lì, eppure voi non ve ne curate. I vostri indumenti sono puliti? Allora inchinatevi e partecipatene! Tutti coloro che non partecipano ai santi misteri se  ne stanno qui in una menzogna spudorata. Quando vedete la tenda tirata, immaginate che allora i cieli si aprono dall'alto, e che gli angeli stanno scendendo! Perché state alla Liturgia e tuttavia non partecipate alla mensa? Sono indegno, direte voi. Allora siete anche indegni di quella comunione che avete pure nella preghiera. Venite!" Santo Padre Giovanni Crisostomo, + 407 d. C.

il santo Padre Giovanni Cassiano

"Non dobbiamo evitare la comunione perché riteniamo noi stessi dei peccatori. Al contrario, ci dobbiamo accostare più spesso alla comunione per la guarigione dell'anima e la purificazione dello spirito, per mostrare la nostra umiltà e fede, considerando noi stessi indegni e bisognosi... desiderando ancora di più la medicina per le nostre ferite. Altrimenti è impossibile ricevere la comunione anche solo una volta l'anno, come fanno certe persone... che considerano la santificazione dei misteri celesti come qualcosa di disponibile solo ai santi. È meglio pensare che, dandoci la grazia, il sacramento ci rende puri e santi. Queste persone che si comunicano meno spesso manifestano più orgoglio che umiltà... perché quando si comunicano, pensano a se stessi come meritevoli. È molto meglio se, in umiltà di cuore, sapendo che non siamo mai degni dei santi misteri, li riceviamo ogni domenica per la guarigione delle nostre malattie, piuttosto che, accecati dalla superbia, crediamo che dopo un anno, ricevendoli una o due volte l'anno, diventiamo degni di riceverli". Santo Padre Giovanni Cassiano, + 435 d. C.

il santo Padre Simeone il Nuovo Teologo

"Beati quelli che si comunicano ogni giorno! Essi verranno purificati da ogni contaminazione di anima e corpo. Se pensate che sia impossibile partecipare quotidianamente ai tremendi misteri, che ignoranza! Che insensibilità!" Santo Padre Simeone il Nuovo Teologo, + 1022 d. C.

 
La festa di san Nicola

Nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito.

Qualche tempo fa ricordo di aver sentito un bambino chiedere a sua madre: "mamma, perché Babbo Natale ha la barba? E perché indossa abiti così strani?" Sua madre non è riuscita a dare una risposta adeguata, semplicemente perché non era una cristiana ortodossa. Tutti gli ortodossi dovrebbero conoscere la risposta alle domande del bambino. Babbo Natale ha la barba e indossa abiti così insoliti perché è la versione folcloristica di un vescovo ortodosso – san Nicola.

Chi era san Nicola?

Nato alla fine del III secolo, intorno al 280, Nicola era un giovane molto devoto che, ancora piuttosto giovane, divenne vescovo e poi arcivescovo dell'allora grande città di Mira, che si trova nella provincia della Licia in Asia Minore, che oggi si chiama Turchia. Era famoso per le sue azioni caritatevoli. Fondò orfanotrofi, ospedali, ostelli per malati mentali, nutrì gli affamati e creò un sistema di canalizzazioni in modo che il popolo non morisse a causa delle malattie causate da scarsa igiene. Liberò i prigionieri ingiustamente imprigionati, salvò marinai nei mari tempestosi, soccorse delle giovani che erano costrette a prostituirsi. In ogni cosa che faceva, voleva dimostrare che il nostro destino non è vivere come animali, ma come figli di Dio. Questo è il motivo per cui, essendo uno dei 318 padri presenti al primo Concilio universale della Chiesa, svolto nell'anno 325 a Nicea, non poteva sostenere le bestemmie di Ario.

Questo Ario era un filosofo, come diremmo oggi, "un furbastro" e si alzò in piedi in quel Concilio dicendo che Cristo non è il Figlio di Dio. Come tutti quelli che fanno le scelte sbagliate, cioè gli "eretici" nel linguaggio della Chiesa, parlando della persona di Cristo, Ario parlava di se stesso. Infatti, come ogni singolo eretico nella storia della Chiesa, Ario sostituiva la comprensione di Dio, la teologia, con la comprensione del proprio io, la psicologia. Non potendo accettare Dio attraverso la fede, sostituiscono la rivelazione trascendente di Dio, la realtà al di là delle loro minuscole menti, con il frutto della loro fertile immaginazione e trasformano Dio in un individuo peccatore come loro. Ario infatti non era davvero il Figlio di Dio. Tuttavia, se dovessimo credere alle sue parole che Cristo non è il Figlio di Dio, allora naturalmente il cristianesimo ortodosso non sarebbe più l'unica fede salvifica per l'anima, ma solo un'altra vana filosofia, una mera religione.

Fu così che quando questo Ario bestemmiava al primo Concilio, san Nicola si alzò e lo schiaffeggiò in faccia. Gli altri padri furono inorriditi dall'azione violenta di san Nicola, lo deposero e lo scacciarono. San Nicola non giustificò se stesso dicendo che stava cercando di mettere a tacere le bestemmie demoniache di Ario, che stava cercando di riportare quest'uomo arrogante alla sua ragione, e che se Ario avesse ragione, allora l'umanità sarebbe condannata a vivere come animali. Invece accettò questa punizione con umiltà. Tuttavia, molti dei padri videro accanto a san Nicola una visione di Cristo e della sua santissima Madre che restituivano al santo i suoi paramenti episcopali. Questa fu una conferma divina dell'azione del santo, che infatti fu rapidamente reinsediato come arcivescovo di Mira.

Se dovessimo leggere la vita di san Nicola fino al suo trapasso, scopriremmo che comprende molte, molte pagine. Ma se dovessimo leggere la sua vita dopo il suo beato riposo, scopriremmo che comprende molti, molti libri. La sua vita dopo la sua morte è molto più lunga della sua vita prima della sua morte. È infatti uno di quei tanti santi che ha continuato a fare miracoli tra tutti i popoli e tra tutte le generazioni fino all'età presente.

È vero che oggi la grande città di Mira non esiste più. In quello che ora è un paese musulmano stanno solo le rovine della grande cattedrale di san Nicola e le rovine degli edifici che aveva eretto. Ma san Nicola vi è ancora venerato, anche dai musulmani. In effetti è venerato in tutto il mondo, da ortodossi e non ortodossi allo stesso modo. Qui a Felixstowe, la cappella del traghetto è dedicata a lui e, guardando attraverso il porto verso il porto di Harwich, si vede l'enorme guglia della chiesa di San Nicola, che è da sempre il protettore dei marittimi.

Degli ultimi miracoli di san Nicola ne citeremo uno solo, che ci è ststo riferito da una fonte sicura solo di recente. Qualche tempo fa, negli anni '80, un sottomarino nucleare russo era in difficoltà nell'Oceano Pacifico. Il suo motore si era fermato e si rifiutava di riavviarsi. Anche in quei tempi sovietici, tuttavia, uno dei giovani marinai ricordava che sua nonna gli aveva detto che san Nicola protegge sempre i marinai. E, nonostante tutto ciò che era intorno a lui, si ricordò di pregare san Nicola in quel momento. E attraverso le sue preghiere il motore ripartì, oltre cento marinai furono salvati e il mondo preservato da un inquietante inquinamento. San Nicola è ancora in mezzo a noi oggi, qui e ora, preservando dai pericoli e dal male tutti quelli che lo pregano.

Infine, c'è una domanda su san Nicola a cui dobbiamo rispondere. Perché tutti amano san Nicola? Perché è così popolare? Perché i musulmani lo venerano? Perché persino i protestanti gli dedicano cappelle? Perché i cattolici lo venerano e custodiscono le sue reliquie a Bari? La risposta è semplice:

Tutti amano san Nicola, perché san Nicola ama tutti.

Santo padre Nicola, intercedi presso Dio per noi!

 
L'Ortodossia russa in Asia oggi

Dal 18 al 23 dicembre 2009 ci sono stati i festeggiamenti dedicati al decimo anniversario della Chiesa ortodossa in Thailandia, presieduti dall’arcivescovo Iilarion (Alfeev) di Volokolamsk. I rettori di molte parrocchie del Patriarcato di Mosca in Asia sono venuti per questa festa, da Mongolia, Cina, Singapore e Indonesia. Sono stati tutti molto felici di questa opportunità di riunirsi insieme, condividere esperienze, discutere questioni pressanti, perché le loro parrocchie vivono in condizioni simili, e hanno sostanzialmente gli stessi problemi e le stesse sfide. Tale incontro è stato così utile che ci sono stati suggerimenti che le parrocchie asiatici formino in qualche momento del futuro, quanto meno, un decanato separato, per essere in grado di coordinare gli sforzi comuni per risolvere tutti i problemi che le riguardano.

Rivolgendosi ai presenti, l'arcivescovo Ilarion ha detto: "Il vostro servizio è di particolare importanza per la nostra Chiesa. Questo è veramente un ministero missionario e disinteressato, che si svolge in condizioni difficili - non solo climatiche, ma anche psicologiche e spirituali. Vivete in condizioni molto simili a quelle in cui vissero e servirono gli apostoli. Ciò impone su di voi una responsabilità particolare, ma allo stesso tempo richiede particolare forza interna. Non ogni sacerdote è in grado di sopportare le condizioni in cui vi trovate".

Sono riuscito a parlare con i partecipanti alla riunione. A ciascuno dei sacerdoti in servizio in queste parrocchie asiatiche, ho posto le stesse quattro domande. Le risposte forniscono un'impressione abbastanza buona della situazione della Chiesa ortodossa russa in Asia, in particolare la vita ortodossa e il ministero pastorale in questa regione, così come le prospettive della missione.

Vi prego di raccontarci la vostra parrocchia.

Archimandrita Oleg (Cherepanin), rappresentante della Chiesa ortodossa russa in Thailandia: la comunità ortodossa in Thailandia ha dieci anni. La prima parrocchia - dedicata a San Nicola - è stata aperta a Bangkok nel dicembre 1999. Ma dal momento che c’è ancora un certo numero di luoghi in cui vive una quantità apprezzabile di cristiani ortodossi e questi luoghi sono lontani dalla capitale, nel corso del tempo, è sorta la questione dell'apertura di altre parrocchie. Dopo Bangkok, dove è stato costruito il primo tempio, c’è stata la parrocchia nella città di Pattaya. Questo secondo tempio - dedicato a Tutti i Santi - è stato appena consacrato da sua Eminenza l'arcivescovo Iilarion. Inoltre vi è la parrocchia della Santissima Trinità, sull'isola di Phuket, dove la costruzione del tempio è appena iniziata, e la parrocchia dell'Ascensione sull'isola di Samui, dove finora hanno solo acquistato un terreno per la futura chiesa. Inoltre, è stato acquistato un luogo per costruire il primo cimitero ortodosso, perché i defunti vengono cremati in Thailandia, ma per i cristiani ortodossi che vivono qui su base continuativa, ovviamente, è importante essere in grado di essere sepolti in modo cristiano. Qui sarà costruita una piccola chiesa della Dormizione e, a Dio piacendo, forse, ci sarà un monastero e un centro educativo. Come potete vedere, ci sono molte parrocchie, ed è diventato già difficile gestirle da solo, quindi per me e per tutta la nostra comunità è stata una grande gioia l'ordinazione di un secondo sacerdote - padre Daniel Vanna - che ha avuto luogo in estate. Viene dalla Thailandia ed è stato il primo abitante del luogo che si è convertito all'Ortodossia dopo la fondazione della parrocchia. Ora ci sono già diverse decine di ortodossi provenienti dalla Thailandia, ma la maggior parte della congregazione è ancora costituita da parrocchiani di lingua russa. La nostra congregazione ha romeni, greci, serbi e bulgari. C'è un inglese, un francese. Cerchiamo di garantire che nessuno si senta estraneo. Pertanto le preghiere nel tempio sono in slavonico ecclesiastico, in romeno, in greco, in inglese e, sempre più spesso, in thailandese.

Arciprete Dionisij Pozdnjaev, rettore della parrocchia dei santi apostoli Pietro e Paolo a Hong Kong (Cina): Nella nostra parrocchia abbiamo la seguente situazione. Dal 1933 al 1970 a Hong Kong c’era stata la parrocchia della Chiesa russa all'estero, condotta fino alla sua morte da padre Dimitrij Uspenskij. Dopo la sua morte i parrocchiani della chiesa degli apostoli Pietro e Paolo si sono dispersi in diverse direzioni. Poiché a quel tempo la parrocchia non era una parrocchia missionaria, non c'erano fedeli cinesi, cosa che considero un grande svantaggio e un'omissione. La nostra comunità è stata fondata nel 2003, e ha cominciato a tenere funzioni regolari, e l'anno scorso la comunità ha acquisito lo status canonico di parrocchia. Ci sono poche decine di parrocchiani, circa la metà sono di lingua russa, il quindici per cento cinesi, e gli altri americani, francesi e tedeschi convertiti all'Ortodossia. Nel servizio si usa prevalentemente lo slavonico ecclesiastico e l’inglese, a volte si aggiunge il cinese.

Sacerdote Aleksej Trubach, rettore della parrocchia della Santissima Trinità a Ulan Bator (Mongolia): La nostra parrocchia è stata fondata nel XIX secolo, assieme al consolato russo. La chiesa fu consacrata nel 1872 e, purtroppo, fu chiusa nel 1921, dopo l'orribile uccisione dell'ultimo abate da parte del barone bianco Ungern von Sternberg. Dal 1927 il tempio fu utilizzato per vari bisogni domestici. Dal 1996, i sacerdoti cominciarono ad arrivare a Ulan Bator, e nel 1998 alla parrocchia sono stati dati in uso il terreno e l’edificio a due piani dell'ex missione commerciale della Russia in Mongolia, che era prima vacante. Questo luogo, per inciso, non è poi così lontano dal vecchio tempio, che è sopravvissuto: ora c'è un internet café, ma se si va dentro è facile riconoscere le caratteristiche del vecchio tempio. Inizialmente, abbiamo convertito una parte del piano superiore a noi dato per costruire la chiesa, dove ho iniziato il ministero, ma poi siamo riusciti a costruire a parte una grande chiesa ortodossa, la cui consacrazione ha avuto luogo nel 2009. E questa è la prima volta nella storia della Mongolia, perché anche la chiesa pre-rivoluzionaria era legata all'edificio del consolato, e l'ultimo abate, padre Feodor Permjakov, scrisse che tutta la comunità aveva voluto e raccolto fondi per la costruzione di una chiesa. Possiamo dire che abbiamo realizzato le aspirazioni dei numerosi cristiani ortodossi che hanno vissuto in Mongolia. Ora abbiamo circa 60 persone che frequentano il culto alla domenica e durante la Natività e la Pasqua ne abbiamo circa 300. La parrocchia è costituita principalmente da Russi, ma ci sono mongoli ortodossi, serbi, bulgari e americani. Naturalmente, la futura base per la parrocchia dovrebbe essere composta da residenti locali - i mongoli e i russi che sono nati qui. Cerchiamo di creare una comunità a cui tutti possano partecipare. Pertanto, tra le attività principali ci sono quelle missionarie. Abbiamo tradotto una gran parte del servizio in lingua mongola, in cui sono condotte alcune funzioni; la predica è fatta in due lingue. Si sono già convertiti all’Ortodossia 25 mongoli, molti dei quali vanno attivamente in chiesa e partecipano alla vita della parrocchia. Il coro è costituito interamente da residenti locali. Inoltre, facciamo pubblicazioni, stampiamo giornali, opuscoli, stiamo traducendo, e anche conducendo una scuola domenicale per bambini e adulti.

Sacerdote Aleksander Dondenko, chierico della parrocchia della Dormizione della Madre di Dio a Singapore: La parrocchia di Singapore è stata istituita due anni fa con la benedizione ddi sua Santità il patriarca Alessio da sua Grazia Sergij (Chashin), attuale vescovo di Solnechnogorsk. Attualmente i parrocchiani pregano in una chiesa domestica, che si trova nella sala di una casa privata. Alla domenica abbiamo da 60 a 80 persone. Attualmente la maggior parte dei nostri parrocchiani sono di lingua russa, ma abbiamo anche giapponesi, georgiani, americani, ucraini, bielorussi - è una parrocchia molto colorata. Siamo lieti che ci siano sempre più persone, la parrocchia sta lentamente crescendo. Abbiamo una scuola domenicale, ci prendiamo cura dei malati, perché tanti bambini che soffrono di cancro stanno arrivando a Singapore, e alcuni di loro sono in condizioni molto difficili. Ci stiamo muovendo lentamente verso il nostro sogno di costruire una chiesa e stiamo lavorando anche verso altri obiettivi.

Ieromonaco Ioasaph (Tandibilang), rettore della parrocchia di San Tommaso a Jakarta (Indonesia): Ora in Indonesia sto servendo tre parrocchie - a Jakarta, Surabaya e sull'isola di Bali, ma quest'ultima è solo all'inizio, e le prime due sono in condizioni molto gravi. Quasi tutti i nostri parrocchiani sono indonesiani, ci sono pochi russi. Il fatto è che non abbiamo chiese vere e proprie, e preghiamo in chiese domestiche. L’Indonesia non è molto accogliente verso questa modalità, perché assistere a raduni religiosi in casa è considerato un segno di settarismo; molti russi hanno paura di frequentare chiese domestiche, ma quando saremo in grado di costruire una chiesa, credo che vi parteciperanno, come fanno qui a Bangkok. Quando sono tornato dal seminario di Belgorod in Indonesia, ho pensato che avrei servito i russi, ma abbiamo imparato presto che è molto importante che la parrocchia abbia fedeli indonesiani. Molti russi infatti non vivono in Indonesia in modo permanente, e quando tornano a casa, la chiesa è privata dei parrocchiani. È quindi importante che la maggior parte dei parrocchiani sia costituita da gente del posto, perché saranno fedeli permanenti. La storia ci insegna anche questo. In precedenza a Jakarta c'era già una parrocchia della Chiesa ortodossa russa all'estero, ma non per molto, perché quando hanno avuto inizio condizioni politiche avverse, i parrocchiani russi si sono dispersi in altri paesi e la parrocchia è stata chiusa. Grazie a Dio, ora ogni domenica molti indonesiani vengono alle funzioni.

Quali sono le particolarità della vita spirituale dei cristiani ortodossi in Asia, e in particolare il ministero pastorale in un ambiente estraneo e in lingua straniera?

Parrocchia dedicata a Tutti i Santi a Pattaya

Archimandrita Oleg (Cherepanin) (Thailandia): Come sapete, in Thailandia dall’85 al 95% (a seconda delle diverse stime) della popolazione sono buddisti, dal 3 al 5% musulmani. Ci sono solo circa lo 0, 6% di cristiani di tutte le confessioni, nel numero totale di coloro che vivono in questo paese. Questo lascia certamente la sua impronta sulla vita della nostra congregazione, e sulle attività pastorali. Prima di tutto si pone la questione dell'identità religiosa, non nazionale, notate bene, ma certamente religiosa. Noi siamo la Chiesa ortodossa. Nelle comunità in tutto il paese non ci sono solo russi, ma anche ucraini, serbi, romeni, bulgari, greci, francesi, thailandesi. La Chiesa ortodossa è al di sopra delle nazionalità. In teoria, questo è capito da tutti, ma con la pratica, purtroppo, si dimostra il contrario. La divisione tra i cristiani, in generale, è una tragedia, una violazione del comandamento divino riguardo all'unità. La separazione in ambiente ortodosso difficilmente può essere definita altrimenti che un crimine contro l'Ortodossia. Meno male che i nostri parrocchiani lo capiscono. Non è un caso che le comunità ortodosse in Thailandia, pur essendo nella giurisdizione canonica del Santo Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’, sono unite nella Chiesa ortodossa in Thailandia, dove ogni cristiano ortodosso residente nel territorio del regno si sente a casa. Le funzioni si svolgono in slavonico, in romeno e in thai - in qualsiasi lingua ci venga richiesta. Oggi è generalmente riconosciuto: l'inizio e sviluppo della Chiesa ortodossa in Thailandia è un merito della Chiesa ortodossa russa.

Arciprete Dionisij Pozdnjaev (Hong Kong): Una caratteristica speciale è, a differenza dell'Europa, una grande vicinanza ai cristiani di altre confessioni, perché ci troviamo in ambiente pagano. Per i cinesi le controversie dogmatiche tra cattolici, protestanti e ortodossi sono incomprensibili, perché sono lontani dalla conoscenza dei fondamenti stessi del cristianesimo. Le controversie tra cattolici e protestanti hanno sempre ostacolato l'evangelizzazione in Cina. Questo può essere attribuito in misura minore all'Ortodossia, perché l'evangelizzazione ortodossa non è stata così intensa. Ognuno dei nostri conflitti e delle controversie ha un impatto molto negativo sull’attitudine verso il cristianesimo in quanto tale, inclusa l'Ortodossia. Pertanto, la predicazione della Chiesa ortodossa nei paesi asiatici ha bisogno di essere costruita su di un’apologetica positiva, non tanto con i confronti, ma piuttosto sulle cose che mancano nelle altre fedi, ma sono disponibili nell'Ortodossia. Spesso i cinesi si convertono dal Cattolicesimo e dal Protestantesimo all'Ortodossia, perché non hanno trovato una profondità sufficiente in quelle denominazioni, ma vedono ancora il soggiorno che hanno passato in loro come un primo passo verso Cristo. E questo deve essere preso in considerazione. Per quanto riguarda le caratteristiche specifiche di Hong Kong... La città è molto concentrata sul lavoro. Le persone sono occupate, hanno poco tempo, il ritmo della vita è molto difficile, ed essere cristiani ortodossi secondo le leggi canoniche richiede più sacrifici personali - questo si riferisce soprattutto alla regolare frequenza alle funzioni religiose. Per i cristiani della popolazione locale la difficoltà aggiuntiva è la mancanza del culto nella loro lingua madre, così la nostra parrocchia ha bisogno di un sacerdote di madrelingua. A Hong Kong c'è il dialetto cantonese (Guangdonghua) del cinese, e deve esserci una traduzione delle funzioni di culto in questo dialetto. Questo lavoro si sta facendo, ma ci mancano persone che abbiano abbastanza tempo, competenze e conoscenze per un lavoro del genere.

L’arcivescovo Ilarion officia nella parrocchia della santa Trinità sull'isola di Phuket

Sacerdote Aleksej Trubach (Mongolia): Naturalmente, il problema principale è come i cristiani appena convertiti possono essere ortodossi, rimanendo membri della società in cui sono cresciuti e di cui sono ancora parte. In Mongolia in particolare ci sono legami familiari e di parentela molto forti, e in questo è molto importante avere il riconoscimento dei parenti. Pertanto, la sfida principale per noi non è tanto la conversione degli individui, ma di intere famiglie. E ora abbiamo due famiglie - una già battezzata, l'altra che sta passando per il processo di catechesi e sta per essere ammessa al battesimo. Abbiamo bisogno di lavoro educativo non solo tra coloro che già vogliono convertirsi, ma anche tra i loro parenti, anche se a volte è una cosa difficile da fare. Questo impone una natura specifica delle attività pastorali, come pure la necessità di imparare la lingua locale e la cultura locale. Un sacerdote che serve in un paese deve comunicare molto con la popolazione locale, e non solo con gli ortodossi. Deve impegnarsi nel lavoro sociale, nel contatto con i mezzi di comunicazione, e fare molto di più, al fine di creare un buon campo di informazioni attorno alla parrocchia. Questo aiuta i convertiti a non sentirsi alienati dalla società circostante.

Sacerdote Aleksander Dondenko (Singapore): Naturalmente, l’ambiente circostante può avvicinarci a Dio, oppure portarci via da Dio. Dobbiamo pagare un tributo: a Singapore vi è una certa libertà di scelta, nessuno ti assale e nessuno ti impone la sua scelta - è vietato dalla legge. Pertanto, non si influenzano direttamente le persone, ma il movimento della società stessa verso ideali materiali non contribuisce a portare le persone più vicino a Dio. È un dato di fatto che in questa città frenetica ognuno deve lavorare, e le persone trovano molto difficile essere spesso presenti in chiesa. Naturalmente, il Signore manda conforto e dà grazia anche per visite rare, la gente lo sente, e la comunità a poco a poco cresce sempre più forte.

Condividete le vostre impressioni dell’incontro con la comunità ortodossa in Thailandia.

Arciprete Dionisij Pozdnjaev (Hong Kong): Nel complesso un’impressione molto positiva. Naturalmente, vi è ora un periodo molto difficile di lavoro, in cui si gettano le fondamenta e si crea un ambiente per il futuro servizio missionario. Padre Oleg è stato qui per molto tempo l'unico sacerdote, e che enorme forza ha dovuto dare al lavoro con i connazionali, alle questioni amministrative ed economiche, alla creazione di chiese e di comunità. Molto è stato fatto, e in futuro diventerà un trampolino di lancio per l’opera missionaria. È essenziale che sia presente un sacerdote thailandese, è importante che studenti provenienti dalla Thailandia e dal Laos stiano ora studiando in scuole religiose in Russia, ma questo è solo l'inizio. Le traduzioni sono particolarmente richieste. Qui qualcosa è tradotto in lingua thai, ma ne serve di più - i testi liturgici e catechetici, che dovrebbero essere a disposizione delle persone in lingua thai. E non resta che augurare successo, in cui io francamente credo, perché finora molto è stato fatto qui, superando anche le forze umane.

Sacerdote Aleksej Trubach (Mongolia): Certo, un’impressione molto buona. In effetti, qui si sente una connessione mistica, che esiste nella Chiesa ortodossa universale. Ci si chiede come spesso le idee e la loro esecuzione coincidano e, per molti versi ho sentito una somiglianza tra la nostra comunità mongola e la comunità ortodossa thai. Naturalmente, la comunità thai ha maggior successo nella predicazione dell'Ortodossia, ed esiste già un sacerdote della comunità locale, mentre noi stiamo solo preparando due ragazzi locali a entrare in seminario - a Dio piacendo, questo avverrà l'anno prossimo. Inoltre, c’è una coincidenza di nomi interessanti: qui al primo sacerdote thai nel battesimo è stato dato il nome di Daniele, e abbiamo un servitore d’altare, che speriamo di poter inviare al seminario, in modo che diventi il primo sacerdote mongolo, e anche lui è stato battezzato con il nome di Daniele. A quanto pare, questo non è un caso, perché Dio non segue piani casuali. E noi seguiremo le orme della parrocchia thai, e, si spera, porteremo questo mongolo ortodossa all’ordinazione e a un ulteriore servizio nella parrocchia.

Sacerdote Aleksander Dondenko (Singapore): Ho fatto la conoscenza con la parrocchia ortodossa in Thailandia due anni fa e sono stato molto contento di vedere come è colorata e varia la congregazione di qui, e come i suoi membri convivono in armonia, non solo i russi, ma anche i francesi e i thailandesi. È molto difficile il momento della conversione dei thai alla fede ortodossa. È un mistero di Dio, come il Signore volge i loro cuori a lui. Quindi è un lavoro missionario molto difficile, quello che è stato fatto qui da padre Oleg, e ora assieme a padre Daniel, con l'aiuto di Dio. Sono così felice di vedere una tale testimonianza, una bandiera della Chiesa di Dio in terra Thai.

Ieromonaco Ioasaph (Tandibilang) (Indonesia): Sono molto felice di essere qui, perché nella comunità ortodossa a Bangkok mi sento come in Russia. Molto è simile alla Russia. Naturalmente, dove vivono i russi, non hanno bisogno di cambiare nulla, ma solo di mantenere il buon modo di vita ortodosso, perché il popolo thai guarderà a loro e prenderà esempio. Mi piace che a Bangkok molti russi frequentino le funzioni, quindi spero che in seguito, se avremo a Jakarta la nostra chiesa, avremo anche più parrocchiani russi, come qui.

Qual è il futuro dell’Ortodossia in Asia?

Archimandrita Oleg (Cherepanin) (Thailandia): Dobbiamo lavorare indipendentemente dalle prospettive. Il futuro è nelle mani di Dio. Possiamo solo pregare Dio di far crescere i frutti che ora stiamo piantando. Non abbiamo altro mezzo per conquistare i cuori delle persone che aderiscono a fedi diverse, se non l'amore, l'amore che si è manifestato nella pienezza di Dio, che ha accettato la passione per la salvezza del genere umano. E per Dio nulla è impossibile.

Arciprete Dionisij Pozdnjaev (Hong Kong): Penso che ci sono tutte le possibilità che la Chiesa ortodossa si sviluppi, ma è necessario esercitare uno sforzo sufficiente da parte della Chiesa ortodossa.

Sacerdote Aleksej Trubach (Mongolia): Penso che, naturalmente, ci siano prospettive, e prospettive di grandi dimensioni. Come in Mongolia e in Thailandia e ci sono molte opportunità non utilizzate, ma con il tempo dovrebbero essere utilizzate. Le questioni principali che troviamo sulla nostra strada sono le stesse che c’erano nel XIX secolo - il problema del finanziamento della missione e il problema di ottenere personale missionario dalla Russia. Questi problemi sono aperte e richiedono soluzioni. Per quanto riguarda la conversione degli asiatici all'Ortodossia... abbiamo davanti ai nostri occhi un magnifico esempio in Indonesia. Qui, a Bangkok, ho incontrato padre Ioasaph, che ha creato una magnifica parrocchia in un ambiente non cristiano piuttosto complicato, con già più di 50 membri, e continuerà a svilupparla. E penso che il nostro incontro a Bangkok sia stato importante proprio per questa opportunità di imparare l'esperienza missionaria l’uno dell’altro. Le congregazione indonesiani incoraggiano l’ottimismo nel futuro sviluppo della Chiesa ortodossa in Asia. La loro esperienza è preziosa per tutti noi. Penso che forse non convertiremo le persone tanto velocemente quanto i protestanti, ma questo processo, che è già in corso, continuerà.

Ieromonaco Ioasaph (Tandibilang) (Indonesia): Trovo difficile parlare per tutta l'Asia, ma credo che l'Ortodossia sia una grazia per l'Indonesia. Vedo che in altre confessioni cristiane non c'è molto cambiamento nella vita di una persona per amore di Dio. Ma quando le persone diventano ortodosse, cambiano per il meglio, ed è evidente a tutti. Pertanto, è difficile non dire che gli ortodossi sono persone diverse, perché tutti noi non guardiamo tanto chi dice qualcosa, ma piuttosto chi conduce una vita diversa. E la gente dice: perché adottare una religione, se questa non cambia la vita di una persona? E ringraziamo Dio che la Chiesa ortodossa dà alla persona il potere di cambiare, e questa è la benedizione di Dio per l'Indonesia.

Sacerdote Aleksander Dondenko (Singapore): Io credo che ci siano enormi opportunità di sviluppo, ma molto dipende dalle persone - sia dal pastore che dai parrocchiani. Quando preghiamo, quando prepariamo i nostri cuori ad accogliere la grazia di Dio, allora Dio concede questo sviluppo. Naturalmente, nonostante la nostra indegnità, il Signore ci dà molto. Dobbiamo affrontare molto responsabilmente questo compito che ci è stato affidato, e i cristiani ortodossi devono rendersi conto che sono missionari. Non solo il sacerdote è missionario, ma ogni cristiano ortodosso, e se ne è a conoscenza e vive secondo i comandamenti e diventa uno strumento della grazia di Dio, questo diventerà la miglior predica per i nostri vicini di lingua straniera, che non comprendendo la lingua e non conoscendo le funzioni, giudicano la nostra fede osservando la nostra vita. Se vedono dalle nostre azioni che Dio esiste, allora questo li aiuterà a convertirsi all'ortodossia. Ora i nativi stanno convertendosi uno a uno, ma non appena saremo in grado di trovare la via al loro cuore, si potranno convertire in massa, come sappiamo dall’esempio del Giappone, dove ha operato san Nicola (Kassatkin). Ma, naturalmente, per questo è necessario un atto eroico.

 
La cannabis e i cristiani ortodossi

foto: thestar.com

L'anziano Taddeo di Vitovnica, un padre spirituale serbo del XX secolo, una volta offrì consigli a un uomo che aveva pensieri di confusione e turbamento dopo la confessione dei suoi peccati. L'anziano disse che quell'uomo stava conducendo nella sua mente una guerra contro il suo padre spirituale, e che il Signore permette che grandi tentazioni spirituali si abbattano su una tale persona.

Forse da nessuna parte questa reazione è più frequente nella vita spirituale di oggi come nel caso di coloro che sono chiamati dal loro confessore a mettere da parte l'uso della cannabis. Queste persone difendono la loro abitudine, poiché l'uso di cannabis è ossessivo e, per definizione, crea dipendenza. Sant'Isacco il Recluso ci dice che la corona delle passioni è la giustificazione dei propri peccati (Prologo da Ocrida, 3 luglio), e ciò si vede spesso nei casi di coloro che giustificano questa dipendenza.

Spesso si fa un confronto tra l'uso della cannabis e il consumo di vino. La Chiesa stessa benedice l'uso del vino, e anche quando l'abuso di vino provoca ubriachezza, questo effetto scompare. L'uso della cannabis è diverso: la cannabis ha un effetto permanente sul cervello, rendendo l'utente più stupido (sia accademicamente che socialmente) e minando la sua capacità di attenzione. Per il cristiano, questo significa anche minare la capacità di pregare, un'abitudine che è già tenue nella maggior parte delle persone moderne.

È tragico vedere il numero di coloro che soffrono di depressione e che usano anche la cannabis, poiché la cannabis è un depressivo chimico attivo. È davvero assurdo l'individuo che usa la cannabis e poi prende farmaci antidepressivi: un farmaco per aumentare un effetto e un altro per diminuirlo. Questo incessante ottovolante farmaceutico richiede l'intervento sia di un medico che di un padre spirituale, ma più di questo, l'individuo deve decidere di ascoltare consigli rigorosi e maturi per risolvere la propria dipendenza, sulla strada verso la guarigione.

Se si è seriamente intenzionati a fare progressi nella vita, specialmente nella preghiera e nella santità, come si spera di ottenere tutto questo mentre si usa la cannabis? Inoltre, la cannabis è una porta unica per l'abuso di droghe e la dipendenza: chiedete a qualsiasi tossicodipendente. Sebbene non tutti i consumatori di cannabis diventino consumatori di droghe "pesanti" come la cocaina o l'eroina, ogni consumatore di cocaina o eroina ha trovato la strada verso le droghe più pesanti attraverso gli effetti più "lievi" e le abitudini di dipendenza create dall'uso della cannabis.

Spesso, un figlio spirituale dirà al suo sacerdote della sua "necessità" di usare la cannabis per varie malattie mediche o emotive. Il “bisogno” che descrivono è per definizione una dipendenza, la stessa dell'alcol o degli oppiacei, ma anche questa ha una componente spirituale. Come altre dipendenze, la cannabis può diventare un sostituto per affrontare il dolore del peccato e del pentimento nella vita cristiana, lasciando un utente ostinato in una perenne immaturità spirituale, isolato da Dio e solitamente arrabbiato con tutti. Se la cannabis è usata per affrontare qualche problema fisico, come il dolore, anche il consumatore di cannabis è colto in fallo, poiché ci sono innumerevoli metodi più efficaci di gestione del dolore medico che non creano dipendenza e che sono più efficaci e senza alcun effetto collaterale.

Molti Padri della Chiesa parlano della fantasia come dell'avversario della vita spirituale. A differenza dell'ubriachezza (che non è una conseguenza inevitabile dell'uso dell'alcol), la fantasia è parte integrante del consumo di cannabis, e diametralmente opposta alla sobrietà richiesta dai Padri della Chiesa, che ci avvertono della necessità di custodire sempre i sensi. Senza questa attenzione spirituale, ogni persona è spiritualmente e psicologicamente vulnerabile. Tali vulnerabilità si manifestano nell'uso di cannabis in condizioni come la schizofrenia e la depressione. Nel suo libro, Dopo la caduta, san Giovanni Cassiano scrive che Dio ha oscurato gli occhi noetici dell'umanità in modo che non siamo in grado di vedere il regno spirituale, poiché sarebbe troppo spaventoso: Sarebbe un errore tentare con la medicina o la stregoneria di cercare di lacerare questo velo. Eppure questa lacerazione – questo sforzo di vedere ciò che è troppo da sopportare per la psiche umana caduta – è precisamente il luogo in cui entra la sperimentazione della cannabis. Perché un cristiano ortodosso spiritualmente serio dovrebbe essere sorpreso di scoprire che l'uso di cannabis porta con sé un danno spirituale, la distruzione della vita di preghiera e la distruzione della sobrietà della mente necessaria per mantenere anche una vita cristiana nominale in mezzo al mondo? L'uso di cannabis fa questo in un modo che l'uso di tabacco o alcol non farà mai.

Alla luce della liberalizzazione degli atteggiamenti verso la cannabis nella moderna società occidentale, anche alcuni sacerdoti ortodossi hanno dimenticato l'esperienza dei Padri della Chiesa quando si tratta del modo in cui la cannabis influisce sulla vita interiore del cristiano e delle ragioni per custodire il cuore contro l'interferenza di questo farmaco. Sarebbe sciocco credere che un indagatore della fede ortodossa possa fare progressi spirituali di successo mentre è immerso in una dipendenza da cannabis che mina la preghiera, intensifica la fantasia e introduce confusione spirituale nella mente del novizio spirituale. Che si tratti di un catecumeno o di un cristiano ortodosso battezzato, la persona in cerca di Cristo che lotta con l'uso di cannabis dovrebbe sottomettersi all'esperienza della Chiesa, se spera mai di crescere a somiglianza di Cristo, e di uscire dall'immaturità e dalla paralisi spirituale.

 
La profezia scolpita sul coperchio del sepolcro di san Costantino

Questo frammento di pietra di color porpora regale è tutto ciò che rimane della tomba di san Costantino il Grande, e si trova nel museo archeologico di Istanbul.

San Costantino il Grande morì nel 337 d.C. e fu sepolto nella chiesa dei santi Apostoli a Costantinopoli.

La chiesa dei santi Apostoli era conosciuta anche come polyándreion imperiale (cimitero imperiale). La prima struttura risale al IV secolo, anche se gli imperatori futuri fecero aggiunte e miglioramenti al suo spazio. Era seconda per dimensioni e importanza solo alla basilica di santa Sofia tra le grandi chiese della capitale. Quando Costantinopoli cadde sotto gli ottomani nel 1453, la chiesa dei santi Apostoli divenne per breve tempo la sede del Patriarca ecumenico della Chiesa ortodossa. Tre anni dopo l'edificio, che era in uno stato fatiscente, fu abbandonato dal patriarca, e nel 1461 fu demolito dagli ottomani per far posto alla moschea di Fatih.

La Chiesa originale dei santi Apostoli era stata dedicata intorno al  330 da Costantino il Grande, il fondatore di Costantinopoli, la nuova capitale dell'Impero Romano. La chiesa era incompiuta quando Costantino morì nel 337, e fu portata a compimento dal figlio e successore Costanzo II, che vi seppellì i resti del padre. Dopo la sua partenza da questa vita, le sue sante reliquie furono sepolte con onori imperiali nel nartece della chiesa dei santi Apostoli, dove effusero un potente aroma e miro e compirono molti miracoli.

La basilica fu saccheggiata durante la quarta crociata nel 1204. Lo storico Niceta Coniata registra che i crociati saccheggiarono le tombe imperiali e le derubarono di oro e gemme. Nemmeno la tomba di Giustiniano fu risparmiata. La tomba dell'imperatore Eraclio fu aperta e la sua corona d'oro fu rubata insieme con i capelli del defunto imperatore ancora attaccati su di essa. Alcuni di questi tesori furono portati a Venezia, dove sono ancora visibili nella basilica di san Marco, mentre il corpo di san Gregorio fu portato a Roma.

Nel 1453 Costantinopoli cadde sotto i turchi ottomani. La chiesa cattedrale di santa Sofia fu sequestrata e trasformata in una moschea, e il sultano Mehmed II assegnò al Patriarca ecumenico Gennadios Scholarios la chiesa dei santi Apostoli, che divenne così il nuovo centro amministrativo della Chiesa greco-ortodossa. Ma la chiesa era in uno stato fatiscente, e la zona intorno alla chiesa era inadeguata e fu presto occupata daiturchi. Dopo l'uccisione di un turco da parte di un greco, gli abitanti turchi divennero ostili ai cristiani, in modo che nel 1456 Gennadios decise di spostare il patriarcato alla chiesa della Theotokos Pammakaristos nel quartiere di Çarşamba.

Dopo la demolizione della chiesa fatiscente nel 1462, dal 1463 al 1470 il sultano fece costruire sugli 11 ettari del sito sulla cima di una collina una moschea di magnificenza paragonabile. Il risultato fu la Fatih Cami (Moschea del Conquistatore), che – anche se ricostruita dopo la sua distruzione a causa del terremoto del 1766 – ancora occupa il sito e ospita la tomba di Mehmed.

I mausolei della chiesa sono stati il ​​luogo di riposo della maggior parte degli imperatori romani orientali e dei membri delle loro famiglie per sette secoli, a partire da Costantino I (+ 337) fino a Costantino VIII (+ 1028).

Questa profezia appare spesso in pubblicazioni ortodosse concernenti l'Apocalisse, l'Anticristo e la seconda venuta di Cristo. Di solito c'è una nota storica per questa profezia:

La profezia di cui sopra, secondo le testimonianze storiche, è stata scritta da uomini saggi e santi sul coperchio della tomba di san Costantino quando suo figlio ne trasferì le reliquie da Nicomedia a Costantinopoli e le seppellì nella chiesa dei santi Apostoli. Questa profezia era criptica perché nel testo originale greco circa la metà delle lettere in ogni parola erano mancanti, in modo da nascondere il significato finché giungesse il tempo predeterminato per decifrarla [secondo alcune pubblicazioni, questa profezia era composta da sole consonanti e tutte le vocali erano mancanti]. Non fu fino al 1440 che la profezia fu decifrata da Giorgio Scholarios (il futuro patriarca Gennadio di Costantinopoli), 13 anni prima che i turchi conquistassero Costantinopoli. Oltre 1.100 anni erano passati tra il momento della morte di san Costantino e l'anno in cui la profezia fu decifrata. La profezia fu svelata quando era utile per i cristiani e non in anticipo. E anche se molti uomini saggi e santi erano vissuti a Costantinopoli prima del tempo di Gennadio, solo lui fu in grado di decifrarla "[alcune pubblicazioni forniscono un elenco di santi saggi ed eruditi che vivevano a Costantinopoli ma non riuscirono a decifrare questa profezia, per esempio san Fozio il Grande e altri, anche se questi santi non menzionano questa profezia in uno qualsiasi dei loro scritti].

Gennadio non ha lasciato alcun resoconto dettagliato della conquista turca della sua città e della morte del suo imperatore Costantino. Ma compilò una serie di osservazioni cronologiche cοn i modi in cui si poteva vedere come la mano della provvidenza aveva influenzato i terribili eventi della sua vita. Osservò che l'impero cristiano dei romani aveva avuto origine con l'imperatore Costantino e sua madre Elena ed era giunto alla fine quando un altro Costantino, figlio di Elena, era imperatore ed fu ucciso nella conquista della sua città. Tra il primo e l'ultimo Costantino non vi era stata alcun imperatore dello stesso nome la cui madre si chiamasse Elena. Osservò che il primo patriarca di Costantinopoli sotto Costantino Ι si chiamava Metrofane e anche l'ultimo patriarca si chiamava Metrofane, morto nel 1443; infatti il suo successore, il patriarca Gregorio ΙΙΙ, che Gennadio non riconobbe mai, fuggì a Roma e vi morì. Non vi fu alcun altro patriarca con il nome di Metrofane tra il primo e l'ultimo. Gennadio osservò anche che la città di Costantinopoli era stata fondata l'11 maggio (330), completata il 3 maggio e catturata il 29 maggio (1453), in modo che tutti gli eventi della sua nascita e della morte si erano verificati nel mese di maggio. Infine, registrò la profezia che, quando un imperatore e un patriarca i cui nomi cominciavano con le lettere 'Io' avessero regnato allo stesso tempo, la fine dell'Impero e della Chiesa sarebbe stata vicina. Così avvenne. Infatti, gli uomini che portarono la rovina sulla Chiesa in Italia (al Concilio di Firenze) furono l'imperatore Giovanni (Ioannis) e il patriarca Giuseppe (Iosif). Gennadio era uno studioso competente e manteneva una fede nelle profezie. Era stato a lungo predetto che il mondo sarebbe finito con la seconda venuta di Cristo, che, nel calcolo bizantino, era prevista nell'anno 7000 dopo la creazione del mondo (5509-08 a.C.), ovvero nel 1492. Gennadio traeva quindi un certo conforto dalla convinzione che, nel 1453, non rimaneva molto da attendere.

Gennadio annotò le sue note cronologiche qualche tempo dopo la morte del patriarca Gregorio ΙΙΙ nel 1459. Non fu dunque il primo a sottolineare la coincidenza dei nomi tra i primi e gli ultimi Costantino ed Elena. Il chirurgo veneziano Nicolò Barbaro, nel suo Giornale dell'assedio di Costantinopoli, nota che Dio ha deciso il momento della caduta della città in modo che le antiche profezie fossero soddisfatte: una di queste profezie era che Costantinopoli doveva essere perduta dai cristiani durante il regno di un imperatore di nome Costantino figlio di Elena. Il cardinale Isidoro, che riuscì a fuggire dalle rovine della città travestito da mendicante, lo riferì come un fatto piuttosto che una profezia in una lettera che scrisse a papa Niccolò V il 6 luglio 1453: "Così come la città fu fondata da Costantino, figlio di Elena, quindi ora è tragicamente persa da un altro Costantino, figlio di Elena". Kritoboulos di Imbros, uno dei principali storici dell'evento, si meravigliò della coincidenza dei nomi nella lunga storia della città: "Perché Costantino, il fortunato imperatore, figlio di Elena, la costruì e la accrebbe fino alle altezze della felicità e della prosperità; mentre sotto lo sfortunato imperatore Costantino, figlio di Elena, è stata catturata e ridotta alle profondità della schiavitù e della sfortuna". La coincidenza fu notata da alcuni degli autori delle cosiddette Cronache brevi e dall'autore di almeno uno dei tanti lamenti sulla caduta di Costantinopoli.

Il testo della profezia come interpretato da san Gennadio Scholarios

"Τ. πτ. τ. ιδτ. Η βελ. τ. ιμλ. Ο Κλμν. μαμθ. μ. δ. ν. τρπσ. γν. τ. πλολγ. τ. επτλφ. κρτσ. εσθ. βελε. εθν. ππλ. κτξ. κ. τ. νσ. ερμσ. μχρ. τ. εξν. πτ. ιστργτν. πθσ. τ. ινδκτ. πλυσ. κτδ. τ. εντ. τ. ιδκτ. ε. τβρ. τ. μρ. μλ. δ. ν. στρτσ. τ. δκτ. τ. ιδκτ. τ. δμτ. τρπσ. πλ. επστψ. ετ. χν. τ. δμτ. πλμ. εγρ. μγ. μρκτ. στρβν. κ. τ. πλθ. κ. τ. φλ. σνδ. τ. επρ. δ. θλσ. κ. ξρ. τ. πλμ. σνω. κ. τ. ισμλ. τρπσ. τ. απγν. ατ. βσλσ. ελτ. μκρ. ολγ. τ. δ. ξθ. γν. αμ. μτ. τ. πκτρ. ολ. ιμλ. τπσ. τ. επλφ. επρο. μετ. τ. πρμ. ττ. πλμ. εγρ. εφλ. ηγρων. μχ. τ. ππτ. ωρ. κ. φν. βσ. ττ. στ. στ. μτ. φβ. σπστ. πλ. σδω. ε. τ. δξ. τ. μρ. αδ. ερτ. γν. θμστ. κ. ρμλο. ττ. εξτ. δσπυ. φλ. γ. εμ. υπχ. κ. ατ. πρλβτ. θλμ. εμ. πλρτ."

"Τη πρώτη της Ινδίκτου, η βασιλεία του Ισμαήλ ο καλούμενος Μωάμεθ, μέλλει δια να τροπώση γένος των Παλαιολόγων, την Επτάλοφον κρατήσει, έσωθεν βασιλεύσει, έθνη πάμπολα κατάρξει, και τας νήσους ερημώσει μέχρι του Ευξείνου Πόντου. Ιστρογείτονας πορθήσει τη ογδόη της Ινδίκτου, εις τα βόρεια τα μέρη μέλλει δια να στρατεύση τη δεκάτη της Ινδίκτου τους Δαλμάτας τροπώσει, πάλιν επιστρέψει έτι χρόνον, τοις Δαλμάτοις πόλεμον εγείρει μέγαν μερικόν τε συντριβήναι και τα πλήθη και τα φύλα συνοδή των εσπερίων δια θαλάσσης και ξηράς τον πόλεμον συνάψουν, και τον Ισμαήλ τροπώσουν. Το απόγονον αυτού βασιλεύσει έλαττον μικρόν ολίγον. Το δε ξανθόν γένος άμα μετά των πρακτόρων όλον Ισμαήλ τροπώσουν, την Επτάλοφον επάρουν μετά των προνομίων. Τότε πόλεμον εγείρουν έμφυλον ηγριωμένον, μέχρι της πεμπταίας ώρας και φωνή βοήσει τρίτον, στήτε, στήτε, στήτε, μετά φόβου σπεύσατε πολλά σπουδαίως εις τα δεξιά τα μέρη άνδρα εύρητε γενναίον θαυμαστόν και ρωμαλέον, τούτον έξετε. Δεσπότην, φίλος γαρ εμού υπάρχει. Και αυτόν παραλαβόντες, θέλημα εμού πληρούται."

"Nel primo anno dell'Indizione, il regno di Ismael chiamato Mohammed sconfiggerà la famiglia dei Paleologi e possederà la città dei sette colli [cioè Costantinopoli]. Egli regnerà al suo interno, sopprimerà molte nazioni, e devasterà le isole fino al Mar Nero. Conquisterà i popoli vicini al fiume Istro [cioè il Danubio] nell'ottavo anno dell'Indizione. Sopprimerà il Peloponneso nel nono anno dell'Indizione. Farà una campagna nelle aree del nord nel decimo anno dell'Indizione, sconfiggerà i dalmati e ritornerà di nuovo dopo qualche tempo per fare una grande guerra contro i dalmati, dove sarà parzialmente schiacciato, e le moltitudini e le nazioni [lett. tribù], accompagnate dalle nazioni occidentali per terra e per mare, faranno la guerra e sconfiggeranno Ismaele il cui discendente regnerà di meno e su meno per un breve periodo di tempo. E la razza bionda, insieme con i propri agenti, sconfiggerà l'intero Ismaele e conquisterà la città dei sette colli con i suoi privilegi; poi provocheranno una selvaggia guerra civile fino alla quinta ora; e una voce griderà tre volte: 'Resistete, resistete, e con timore affrettatevi verso l'area sulla destra, e trovate un uomo coraggioso, mirabile e robusto; prendetelo come vostro capo perché lui è il mio diletto. Così portatelo con voi e compite la mia risoluzione'."

 
Teresa d'Avila: un necrologio semiserio

Onore alla prima vittima del calendario gregoriano:

Teresa d'Avila  

 

trapassata nella lunga notte tra giovedì 4 ottobre e venerdì 15 ottobre dell'anno del Signore 1582

11 giorni e notti... che agonia!

 
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Le chiese di legno in Russia

Ust'Yandoma, regione della Carelia, cappella di san Giorgio (sec. XVII-XVIII)

Per i lettori interessati all'architettura o per coloro che sono interessati al patrimonio culturale ortodosso russo, il sito dall'architetto Richard Davies è una meraviglia. Davies si era imbattuto in una serie di cartoline del 1911, che comprendeva alcune vecchie foto e disegni di chiese di legno in Russia. Ispirato dalle cartoline, Davies si è recato in Russia nel 2002 per vedere quali chiese erano sopravvissute al secolo di repressione e di abbandono. Questo sito web, il successivo libro e la mostra di documenti mostrano i suoi viaggi successivi e le chiese che rimangono. Attraverso questo lavoro, egli spera di sensibilizzare l'opinione pubblica e attrarre finanziamenti per il restauro, che queste chiese meritano.

Kondopoga, Carelia, chiesa dell'Assunzione (1774)

Kondopoga, Carelia, chiesa dell'Assunzione (1774)

Kokkoila, regione della Carelia, cappella di santa Barbara (inizi del XVIII secolo)

Ratonavolok, regione di Arkhangel, chiesa collassata di san Nicola (1727)

Kimzha, regione di Arkhangel, chiesa della Vergine Odigitria (1763)

Podporozhye, regione di Arkhangel, chiesa di san Vladimir (1757)

La collezione di foto di Davies è stata esposta a Londra, San Pietroburgo, Mosca , Kargopol, e Rostov sul Don, Helsinki, Tallinn ed Edimburgo. Il suo libro, Wooden Churches – Travelling in the Russian North (Chiese di legno - viaggio nel Nord della Russia) è disponibile attraverso Amazon o attraverso i venditori di libri elencati sul suo sito web.

Per inciso, ci sono anche chiese di legno non ortodosse in Norvegia dagli anni intorno al 1250, che sono classificate come patrimonio mondiale dell'UNESCO.

 
Un oggetto liturgico raro: il Sion

Che cosa sono gli strani contenitori che portano sulla spalla sinistra i diaconi mentre incensano durante le funzioni alla Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca?

Celebrazione del Natale (osservare a partire dal minuto 0:23)

Liturgia dei doni presantificati (osservare a partire dal minuto 1:23)

L'oggetto in questione è chiamato "Sion" o "Gerusalemme", e ha la forma di alcuni dei tabernacoli eucaristici russi. In Russia sopravvivono molti antichi tabernacoli; questo, proveniente dalla Cattedrale della Dormizione nel Cremlino di Mosca, è del XII secolo:

 

Nelle icone, i santi diaconi raffigurati con il turibolo nella destra hanno spesso oggetti a forma di chiesa nella mano sinistra:

 

L'uso storico del Sion come effettivo tabernacolo è piuttosto discusso. Certamente, possiamo presumere che non abbia molto senso portare in giro i santi doni durante un'incensazione: questo ne sminuirebbe il valore eucaristico (di solito sono gli oggetti minori che fanno contorno a quelli maggiori, e non viceversa). D'altra parte, l'ipotesi del tabernacolo è rafforzata dall'uso di tenere sulla spalla un aer immediatamente sotto all'oggetto: l'unico altro oggetto che è raffigurato con una simile forma di riverenza è il libro dei Vangeli, e il diacono era di fatto un portatore della comunione ai malati.

C'è chi considera il Sion una forma glorificata di recipiente per l'incenso (l'aer non sarebbe eucaristico, ma un semplice velo di protezione per non far finire la polvere dell'incenso sui paramenti). In tal senso oggi non è usato solo in Russia nelle funzioni patriarcali (e in alcuni monasteri): si trovano cose simili sul Monte Sinai e sul Monte Athos. Negli usi del monachesimo greco non è infrequente che monaci non ordinati e monache procedano durante gli offici a fare incensazioni con l'incensiere manuale (katzion), e talvolta, mentre reggono l'incensiere con la destra, tengono nella sinistra una scatola dell'incenso a forma di chiesa. In ogni caso, le versioni usate a Mosca non sono apribili e non contengono nulla di particolare.

Altre supposizioni storiche vedono l'oggetto come un recipiente per le prosfore (in tal caso, affidato ai diaconi per la distribuzione ai fedeli) oppure come reliquiario. Il defunto padre greco-cattolico Serge (Keheler) vede nel Sion un'evoluzione delle scatole per le raccolte delle offerte (in sé, uno dei compiti dei diaconi fin dal primo secolo). Questo potrebbe in parte spiegare perché la presenza di tali oggetti si nota soprattutto nelle cattedrali e nelle grandi chiese urbane: erano i luoghi in cui storicamente si organizzava il maggior numero di raccolte di fondi per soccorso e beneficienza. Se questa ipotesi è fondata, allora la "morte" dell'uso liturgico del Sion avvenne quando nel mondo bizantino il rito di cattedrale fu sostituito dal rito monastico. Il Sion sarebbe sopravvissuto solo nei luoghi estrememente conservatori come il Monte Athos.

L'uso odierno di Mosca, stando a quanto riportato da uno dei diaconi patriarcali, l'arcidiacono Stepan (Gavshev), è stato implementato dal patiarca Pimen a partire da un modello liturgico osservato da lui e da altri chierici russi al Monte Athos negli anni '80. Al Monte Athos il Sion si usa all'incensazione prima del Polieleo, mentre nell'uso di Mosca si usa anche alle incensazioni al "Signore, a te ho gridato" e prima del Grande Ingresso.

Anche nella Russia pre-rivoluzionaria c'erano comunque diversi luoghi in cui si trovavano esempi di Sion (ce n'erano anche tra i Vecchi Credenti). Il libro di Nikol'skij sul Tipico presenta un elenco parziale di quelle località.

Il Sion è usato con il nome di "arca", anche dai diaconi della Chiesa armena:

 

Il Dizionario della Chiesa armena di Malachia Ormanian riporta due voci interessanti:

Arca/Dabanag

Il significato di questo termine è "piccola scatola". Nella chiesa il termine è applicato a vari oggetti come (1) l'arca dell'incensiere, che talvolta ha un coperchio artistico su cui si pone una candela, e si tiene nella mano sinistra quando si incensa; (2) l'arca del prete, in cui i fedeli erano soliti mettere monete come offerte al prete.

Arca (dell'incensiere)/Khngaman

Recipiente in argento per l'incenso, con o senza coperchio. Vi si tiene l'incenso durante la funzione, in modo che quando il diacono va dall'officiante gli può presentare il recipiente, che contiene un cucchiaio, assieme al turibolo, per trasferire l'incenso nel turibolo.

Qui c'è un'immagine armena di santo Stefano con l'arca in mano:

 

Questo piccolo oggetto, tanto solenne quanto elegante, potrebbe apparire privo di senso per la mentalità contemporanea. Eppure, ci trasmette simbolicamente una quantità di messaggi e di insegnamenti, sottolineando l'importanza del servizio diaconale nella vita liturgica e sociale dei cristiani.

 
Frammenti di Ortodossia nella tradizione popolare inglese

Una delle ragioni per cui apprezziamo tanto padre Andrew Phillips è la sua straordinaria intelligenza (nel senso del verbo latino intelligo: “vedere l’interno delle cose”) delle radici ortodosse dell’Occidente cristiano. Ci fa piacere vedere che anche il sito www.pravoslavie.ru condivide questo nostro apprezzamento: pochi giorni fa ha ristampato un articolo dell’ottobre 1990 (oltre 22 anni fa!) in cui padre Andrew con rara chiarezza cerca i semi dell’Ortodossia lasciati nei luoghi meno sospettabili (ma per questo anche più genuini) della cultura inglese. Osserviamo nell’articolo di padre Andrew, che presentiamo tradotto in italiano nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, questi “frammenti” nella consapevolezza che un lavoro come questo deve essere fatto anche in Italia (dove tali semi d’Ortodossia sono se possibile più evidenti di quelli lasciati nelle isole britanniche…): chi si farà carico di un simile compito?

 
L'esodo silenzioso dei cristiani della Siria

Nella ribellione della Siria, a nessun gruppo etnico o religioso sono stati risparmiati livelli terribili di perdite e di sofferenze, ma la sua minoranza cristiana dai 2000 anni di storia sta ora fronteggiando una distinta persecuzione.

Sotto la copertura di guerra e caos, questo gruppo, l’unico a cui mancano milizie proprie, è facile preda di islamisti e criminali, nello stesso modo. Questi assalti stanno scacciando i cristiani in massa. Questa comunità vecchia di 2.000 anni, che conta circa 2 milioni di membri, è la chiesa più grande del Medio Oriente dopo i copti d'Egitto, e ora è in pericolo di estinzione. L’arcidiacono Emanuel Youkhana della Chiesa assira dell'Est, nonostante un recente intervento chirurgico al cuore, è costantemente in viaggio in Libano e in Irak cercando di far fronte alla crisi dei rifugiati. Oggi mi ha scritto:

"Stiamo assistendo alla perdita della minoranza cristiana assira in un altro paese arabo. Quando è successo in Irak, nessuno credeva che sarebbe venuto il turno della Siria. I cristiani assiri fuggono massicciamente da minacce, rapimenti, stupri e omicidi. Dietro le segnalazioni giornaliere di bombe vi è in atto una pulizia etno-religiosa, e presto la Siria potrà essere svuotata dei suoi cristiani".

Le informazioni ufficiali e resoconti dei media sul destino dei cristiani sono scarse. Un nuovo rapporto di ieri, di Nuri Kino, un giornalista svedese di origine assira, getta luce sulle atrocità perpetrate sui cristiani all'interno della Siria, e le loro tribolazioni nei tentativi di fuga, dato che devono fare affidamento sulle reti che sono sorte tra gli sfruttatori della tratta degli esseri umani. Intitolato “Between the Barbed Wire” (tra il filo spinato), il rapporto è il risultato di un viaggio sponsorizzato da un ente di beneficenza svedese, l'Organizzazione della gioventù ortodossa siriaca, per valutare i bisogni dei rifugiati. Si basa su oltre un centinaio di interviste dello scorso Natale con i profughi cristiani in Turchia e in Libano. I rifugiati e i vescovi libanesi che Kino e la sua squadra hanno intervistato riferiscono che i cristiani stanno fuggendo a fiumi. Appenaentrano in Libano, guidati dalle versioni mediorientali dei "coyote" attraverso una straziante serie di punti di controllo sorvegliati da più parti in conflitto, la maggior parte di loro cerca le comunità cristiane locali per chiedere aiuto. Un chiaramente sopraffatto Arcivescovo George Saliba, sul Monte Libano, dice a proposito dei rifugiati: "Voglio aiutarne il maggior numero possibile, ma la cosa non è sostenibile. Abbiamo centinaia di profughi siriani che arrivano ogni settimana. Io non so che cosa fare".

Altrove in Libano, il monastero di San Gabriele ha aperto le sue 75 camere non riscaldate a più di un centinaio di profughi. In un altra città cristiana in Libano, il patriarca siro-cattolico Ignatius Efrem Josef III ha trasformato un edificio scolastico in un rifugio per le centinaia di profughi che vi sono ora e per gli altri che arrivano costantemente. Il patriarca lo descrive come il "grande esodo che si svolge in silenzio". Dice anche che ospita cristiani fuggiti diversi anni fa dall’Iraq. Tutte le città cristiane visitate per il rapporto si affannano a tenere il passo con l'afflusso dei cristiani siriani. I capi delle chiese sono stati grati per i letti, lavatrici, stufe e medicine portati dai visitatori svedesi.

Alcuni dei siriani dicono che hanno intenzione di rimanere in Libano finché la Siria sarà "calma" e potranno tornare alle loro case. Molti altri dicono che ritornare è "impensabile" e stanno facendo piani per cercare di emigrare in Europa sia con visti validi sia pagando contrabbandieri (la tariffa  corrente è di 20.000 dollari). Sono in gran parte piccoli imprenditori e professionisti qualificati - un ingegnere e la sua famiglia, un gioielliere e la sua famiglia, un parrucchiere, uno studente di medicina, ecc. Molti sperano di finire in Svezia e in Germania, dove possono ricevere alcuni sussidi statali fino a quando non trovano lavoro.

La città di Södertälje sembra essere una destinazione popolare, con 35 nuove famiglie cristiane che arrivano dalla Siria ogni settimana. Kino, egli stesso cittadino di Södertälje, riferisce che ci sono già molti cristiani siriani che vivono lì, e l'arabo è più comune dello svedese. I profughi sono in preda al panico, ricordando qualche evento terribile che ha scatenato la loro fuga - un sequestro di persona di un parente, un omicidio o una rapina. Si sentono nel mirino per il fatto di essere cristiani, il che significa che militanti e criminali li possono assaltare impunemente. Alcuni accusano un governo che non riesce a proteggerli, altri i ribelli islamici che li vogliono far espatriare. Un rifugiato dice a Kino: "Due uomini di una forte tribù araba hanno deciso un giorno di occupare i nostri terreni agricoli, ecco tutto. Quando sono andato alla polizia per denunciarli, mi è stato detto che non c'era niente da fare. Il capo della polizia ha detto in modo molto chiaro che non avrebbe agito, in quanto non volevano che la tribù si rivoltasse contro il regime".

Una donna di Hassaké racconta come il marito e il figlio sono stati uccisi con un colpo alla testa da islamisti. "Il nostro unico crimine è di essere cristiani", risponde quando le chiediamo se ci fosse stata una disputa. Un padre dice: "Noi non siamo poveri, non siamo fuggiti per povertà.
Siamo fuggiti per paura. Devo pensare alla mia figlia di dodici anni. È facile preda per i rapitori. Tre figli dei nostri amici sono stati rapiti. In due casi hanno pagato riscatti enormi per ottenere indietro i bambini, e in un caso hanno pagato ma hanno riavuto il bambino morto".

Un altro uomo attesta: "In Siria, non sai chi è il tuo amico e chi è il tuo nemico. I ricchi hanno la peggio. I criminali fanno la fila per rapirli". Tutti i profughi temono gli islamisti. Quando le unità di ribelli jihadisti si mostrano e prendono in consegna una città, come Rasel-Eyn, questa perde la sua popolazione cristiana nel giro di una notte. Un uomo da questa città dice a Kino: "Il cosiddetto Esercito siriano libero, o i ribelli, o in qualsiasi modo scegliete di chiamarli in Occidente, ha svuotato la città dei suoi cristiani, e presto non ci sarà più un solo cristiano in tutto il paese".

Non ci sono dati completi sul numero dei profughi. Quanti cristiani sono fuggiti non è noto e fuggitivi continuano a passare il confine ogni giorno. Stiamo solo iniziando a capire il pericolo che devono affrontare. L’arcidiacono Youkhana supplica: "Il mondo deve aprire gli occhi sulla situazione".

 
I russi in Estonia e gli estoni nella Chiesa

Nei cupi anni '80 del secolo scorso, in autunno, cadeva una pioggia sgradevole. Un ragazzo estone di 20 anni, passeggiava per i sobborghi di Tallinn lungo i binari della ferrovia in preda a una terribile indolenza: era di moda leggere in quel momento (e purtroppo, anche oggi) libri colorati sull'Agni Yoga, su Shambhala e altre schifezze orientali. Leggeva in modo pensieroso, serio, coerente e in modo del tutto logico era deluso dalla scelta: o buttarsi ora sotto un treno, o aspettare a lungo un qualche miracolo che lo fermerà e gli cambierà la vita. E, come racconta oggi, vede una piccola chiesa ortodossa lì vicino. "Per me, un estone cresciuto nell'ateismo, che non sa nulla di cristianesimo - entrare in una chiesa ortodossa, per giunta russa?" E tuttavia c'è andato - lontano dalla morte. Ed è rimasto nella Chiesa. Per sempre. In un primo momento vi ha lavorato come portinaio, giardiniere. Poi fu ordinato diacono, e dopo un po' - sacerdote. Parenti, amici e conoscenti in un primo momento di sono spaventati, sorpresi, battendosi un dito alla tempia, e poi essi stessi hanno adottato l'Ortodossia. E un bel po' di estoni più tardi sono diventati sacerdoti. Prova a dire qualcosa di male sui russi a loro o dei loro figli (che parlano bene il russo, tra l'altro) - la lentezza estone si mobilita immediatamente. Questi sacerdoti estoni sono ora impegnati nella traduzione dei libri ortodossi nella loro lingua madre, fanno lezioni nelle scuole, ovviamente, servono in tutto il paese - e come servono! Molte persone, conoscendoli, conoscono sul serio il cristianesimo.

Sull'Ortodossia e la vita in Estonia, abbiamo parlato con il metropolita Cornelio (Jacobs) di Tallinn e di tutta l'Estonia. Gli antenati di vladyka erano commercianti, che si erano insediati in Estonia dopo la Guerra del Nord; gli ultimi rappresentanti di questa famiglia ricevettero un titolo nobiliare - questa è la linea materna. Per quanto riguarda quella paterna, il padre era un ufficiale emigrato in Estonia dopo la tragedia del 1917, il ​​nonno era un generale dell'esercito russo. Con particolare calore il metropolita Cornelio ricorda il tempo che ha passato nella terra di Vologda - nonostante le grandi, pesanti prove che li portarono qui, vladyka rende grazie alla terra della Tebaide del Nord, alla gente che vi abita. E con grande interesse ci chiede delle novità della nostra terra.

Ecco di cosa abbiamo parlato.

Sulla "estonizzazione" dei russi

Vladyka, qual'è, a suo parere, la situazione dei russi che vivono in Estonia oggi?

Molti russi, che vedono il loro futuro e quello delle loro famiglie legato solo all'Estonia, mandano i figli a scuole e licei estoni. Io non so cosa verrà fuori da questi bambini: potranno mantenere la loro identità nazionale, diventeranno estoni, senza perdere per questo la mentalità russa? Abbiamo avuto un caso alla scuola domenicale: l'insegnante ha chiesto ai bambini di scrivere qualcosa a memoria. Un bambino ha detto: "Non riesco a scrivere in russo"... Impara in una scuola estone. E anche nelle scuole russe ora si insegnano molte materie in estone.

Si tratta di una questione delicata in molti campii, e non tutti gli insegnanti estoni comprendono tali tendenze. Gli insegnanti estoni hanno bisogno riqualificazione, e molto spesso gli insegnanti russi devono insegnare in lingua estone - ci sono molti momenti dolorosi e sconsiderati.

E cosa diventano questi bambini quando crescono? Abbiamo un concetto di "popolo russo" e un concetto di "sovietici" e ora di "persone lingua russa" - è un concetto completamente diverso, è una mentalità diversa, una psicologia diversa ...

Per quanto riguarda i rapporti con lo Stato, devo dire che le persone comprendono la necessità e l'importanza dell'Ortodossia in Estonia e in molti modi ci aiutano - in modo che i rapporti con le autorità sono buoni.

Naturalmente ci sono anche difficoltà. Una di loro è l'adattamento della cosiddetta "popolazione di lingua russa" alla vita in Estonia. Alcuni dei russi hanno la cittadinanza estone, qualcuno ha la cittadinanza russa con permesso di soggiorno estone - questo è un vantaggio, perché una persona può viaggiare senza visti come in patria, anche nei paesi dell'Unione Europea. Tra l'altro, molti fanno proprio così - vanno a lavorare in Finlandia, Svezia e Norvegia. I cittadini estoni hanno bisogno di un visto per recarsi in Russia, ma ottenerlo è abbastanza faticoso. Sarebbe certamente molto meglio se potessimo viaggiare senza visti.

L'impatto con l'Estonia e la sua crisi di vita è molto duro - molti sono costretti ad andare a lavorare all'estero.

I russi imparano la lingua estone molto male! Ciò è particolarmente vero per la generazione di mezzo. Per una vita integrata e per lavorare qui si richiede una buona conoscenza della lingua estone, ed è del tutto naturale, ma, purtroppo, non tutte le persone si danno da fare per padroneggiarla nella misura dovuta.

Informazioni su come e perché andare in chiesa

Com'è che ora, durante una famigerata crisi economica e finanziaria, la gente si rivolge alla Chiesa, alla fede cristiana? Scherzi a parte?

La crisi, ovviamente, colpisce la vita delle persone. E, forse, influenza anche la loro venuta alla Chiesa. Ma questa è solo una ragione. L'altra ragione è che la gente ha cominciato a sentire un vuoto spirituale, la vacuità in cui sono stati fino a ora. Per ora, molti nella Chiesa, per esempio, sono ex membri del Komsomol - qualcosa li conduce qui, anche se sono stati educati in uno spirito molto diverso. La gente viene alla Chiesa è molto diversa, e Dio li chiama a sé in modi molto diversi. E, credo, esattamente lo stesso è il caso della Russia. Ma c'è una differenza: in Estonia lo sfondo è molto diverso da quello della Russia.

In Estonia prima della guerra c'erano molti russi. L'intera parte orientale - Prinarov'e, Prichud'e, Pechory - era di popolazione principalmente russa. Nelle città, soprattutto a Tallinn, c'erano molti intellettuali russi. Vivevano la loro vita, ma questa comprendeva anche gli interessi russi: la fede, la cultura, la storia - erano solo russe. C'erano licei russa - per esempio, io ho studiato in uno di questi licei: là sentivamo di appartenere alla storia della Russia e alle sue radici. Ma ora è rimasto ben poco di russo. La regione di Pechory in generale è andata alla Russia, come la riva destra della Prinarov'ja, e là nella guerra ci sono state distruzioni complete - la guerra ha lasciato uno spazio vuoto. E ha rimescolato molte cose. Nel 1939, insieme ai tedeschi un gran numero di russi fuggì in Germania - in effetti ci furono non pochi matrimoni misti. Poi arrivarono le autorità sovietiche: deportazioni, arresti, esilio ed esecuzioni. Quindi questa parte della popolazione russa è diminuita in modo significativo.

Ora la frontiera con l'Occidente è libera: molta gente lascia l'Estonia - per lo più per il lavoro. Partono sia estoni che russi - spinti dalla crisi. Ora, tutti fondamentalmente vivono di rendita - per crediti scaduti, assunti in precedenza. Abbiamo iniziato a convivere con il passato: nella mia prima vita familiare avevo una piccola stanza - ed era tutto. Ora la gente preferisce prendersi il credito per un appartamento o una casa - perché tutto sia a posto. Tutto si fa in modo diverso - la mentalità è cambiata.

Negli anni sovietici, qui ci furono grandi costruzioni: industrie, fabbriche, ecc. Per questo era necessaria forza lavoro - e molti sono venuti qui dalla Russia. La gente si è stabilita qui, e mise le basi di una nuova, piuttosto grande, come si dice - "parte di lingua russa" della popolazione. L'immagine ha cominciato a cambiare quando l'Estonia divenne indipendente. Molte persone che avevano radici in Russia, hanno lasciato l'Estonia. E, purtroppo, è partita la parte della popolazione di livello culturale superiore, cioè, la maggior parte degli intellettuali: ingegneri, insegnanti, e altri. Sono rimasti qui per lo più persone che si chiamano ora "di lingua russa" o "compatrioti". Chi sono questi "compatrioti", è ancora molto difficile da capire. È difficile chiamarli russi - piuttosto, sovietici, gente di istruzione sovietica. Ma molto dipende dal fatto che i russi che vivono qui non sono proprio organizzati. Ecco come la cosa diventa strana: prima della guerra, i tedeschi qui avevano autonomia, e anche gli ebrei, ma i russi no (anche se qui ce n’erano molti di più)! Perché non ce l’avevano? Perché non si sapevano organizzare.

Per quanto riguarda i rapporti della popolazione di lingua russa dell'Estonia con la Chiesa, è difficile dire qualcosa di preciso in una sola volta, alla fine le persone sono molto diverse. Molti non vanno in chiesa. La ragione sta nel fatto che gli estoni, in sostanza, non sono un popolo molto religioso. Si stima che in Europa, gli estoni siano quasi al primo posto nell’irreligione.

Ma, nonostante tutto, gli estoni hanno ancora familiarità con l'Ortodossia?

Sì. Sono sorti e caduti imperi e regni, principati e repubbliche, è andata e venutala politica (o le politiche), e il cristianesimo rimane lo stesso - nella vita e nelle necessità. Molte persone effettivamente lo hanno notato: i migliori rapporti, realmente rispettosi e persino fraterni tra estoni e russi sono nella zona del Monastero della Domizione di Piukhtitsa. Ci sono sempre molti pellegrini.

Perché vladyka ama Vologda

Con quali sentimenti ricorda gli anni trascorsi nella terra di Vologda? Non era stato un periodo semplice, non è vero?

Con amore e gratitudine! È molto semplice: è stato nel Nord della Russia che sono giunto all’Ortodossia. Ero arrivato a Vologda dall’Occidente, e la vita qui in Occidente non può essere definita imbevuta d’Ortodossia - in contrasto con il Nord della Russia. Là l’Ortodossia è qualcosa di organico, di nativo. Quante volte sono andato in giro per i villaggi lì e mi sono seduto e ho parlato con persone molto brillanti, anche con persone che hanno vissuto una vera vita spirituale - nel monachesimo! In tal modo la terra della Tebaide del Nord ha lasciato in me dolci ricordi... Ma questo è quello che mi sorprende: la Tebaide del Nord è una terra monastica, ma per qualche motivo a Vologda era poco sviluppata la vita monastica. Guardate: a Diveevo - alcune centinaia di monache; alle Solovki, e a Valaam - centinaia e centinaia. E a Vologda? Anche se il convento di Devichij è ufficialmente apparentemente aperto, non ci sono monache... E anche di monaci, nel paese della Tebaide del Nord ce ne sono pochi...

In precedenza, quando occupavo già la cattedra dell’Estonia, andavo volentieri a visitare la diocesi di Vologda, vi ho anche celebrato, sono andato in viaggio ai luoghi del Nord della Russia, ma ora, purtroppo, non posso - la salute non lo consente, e non ho alcun invito ...

Ho raccontato gran parte della mia vita nella terra di Vologda nel libro "I miei ricordi", che sarà modificato e ripubblicato integralmente.

E le piacerebbe andare a Vologda?

Per volerlo, lo voglio veramente, ma, ahimè, la mia età è avanzata, e lo stato di salute non è dei migliori. Devo stare a casa tutto il tempo, in Estonia, a combattere le malattie. Ma prego sempre per la luce della terra di Vologda e per la sua gente. Fate una prosternazione per conto mio a Vologda, datele la mia benedizione e inchinatevi ai santi della terra di Vologda.

Vladyka, in estate ci sarà la visita del patriarca in Estonia. Che cosa sarà discusso durante questa visita patriarcale?

Il programma della visita si sta ancora mettendo a punto. Certo, si parlerà della Chiesa Ortodossa estone del Patriarcato di Mosca, da me amministrata.

 
Chiesa e Stato nella Russia contemporanea

Traduzione italiana del discorso di Vladimir Putin

La Chiesa Ortodossa Russa è stata assieme al suo popolo per tutto il corso della sua storia. Ha condiviso tutti i problemi e tutte le gioie del popolo, lo ha sostenuto e ispirato, ha rinsaldato le fondamenta morali della società e della nazionalità di tutti i nostri stati. Alla base di tutte le vittorie e le realizzazioni della Russia ci sono stati il patriottismo, la fede e un forte spirito. Queste caratteristiche interne del popolo russo ci hanno aiutato a passare attraverso al tempo dei torbidi nel 1612, a vincere la grande guerra patriottica nel 1812 (per il nostro popolo fu una grande guerra), così come la grande guerra patriottica del 1941-1945. Ma dovremmo ricordare anche altri eventi nella nostra storia, imparando anche le lezioni degli eventi drammatici dell'inizio del XX secolo. Non dovremmo dimenticare che è stato minando i valori spirituali e nazionali e attraverso la persecuzione della Chiesa Ortodossa Russa e delle altre nostre confessioni tradizionali, che è iniziata la distruzione dell'unità dello stato, del paese, è si è caduti nella rivoluzione, negli spargimenti di sangue fratricidi, nei conflitti e nella guerra. Speriamo di continuare il nostro partenariato versatile e positivo con la Chiesa Ortodossa Russa. Faremo tutto ciò che possiamo per aiutarla a crescere e a rafforzarsi. Continueremo la nostra cooperazione e lavoro congiunto nel rafforzare l'armonia nella nostra società con alti valori morali. Per la nostra società e il nostro paese l'unità nazionale e l'armonia tra le religioni sono senza dubbio valori di assoluta importanza storica. Oggi in Russia e nei territori canonici del Patriarcato di Mosca, insieme ai nostri compatrioti negli altri continenti, la Chiesa Ortodossa Russa ha una missione molto speciale. Essa cerca di avvicinare stati e popoli, aiutandone la mutua comprensione attraverso saggi consigli e buone azioni. Ci aiuta a conservare i legami che ci hanno uniti per secoli, e basilarmente, aiuta la nazione russa, composta da molti milioni di persone, a rimanere forte.

 
Le donne sacerdoti: Storia e Teologia

Padre Patrick Henry Reardon è parroco della Chiesa ortodossa antiochena di Tutti i Santi a Chicago, Illinois. Prolifico autore, è uno dei direttori della rivista Touchstone, su cui è apparso questo dibattito sulle donne sacerdoti.

 

Inviando questo articolo in risposta al dott. Thomas Torrance lo faccio, in primo luogo, in segno di rispetto. Quando ho letto la sua recente tesi in favore dell'ordinazione delle donne ( "Il Ministero delle Donne", Touchstone 5.4, Autunno 1992), ho sentito che l'autore meritava una risposta. Non che le linee della sua tesi siano particolarmente persuasive o particolarmente originali. Credo che non lo siano, avendo utilizzato alcune di loro io stesso quando ero un protestante evangelico e pensavo che fosse venuto il tempo dell'ordinazione delle donne. Ma il dottor Torrance è il dottor Torrance, dopo tutto, e tutto ciò che ha da dire in campo teologico è, sui punti impliciti di merito, degno della nostra attenzione.

In realtà sta certamente ricevendo attenzione. L'articolo in questione è stato anche pubblicato come opuscolo in Scozia e nel testo celebrativo per Penelope Jamieson, la nuova donna vescovo degli anglicani in Nuova Zelanda. Qualsiasi studio che supporta il sacerdozio delle donne ha il vantaggio di cavalcare un'onda alla moda, forse anche un maremoto. Mentre commento l'articolo di Torrance, chiedo venia se mi capiterà anche di commentare, di volta in volta, alcuni dei suoi colleghi surfisti.

Lasciatemi dire subito che, a differenza del mio caro e simpatico amico, S. M. Hutchens ("God, Gender and the Pastoral Office" in quella stessa edizione di Touchstone), non riesco a trovare l'energia per attaccare l' ordinazione sacerdotale delle donne. Poco più avanti, proverò a fare un suggerimento sul perché questa materia non è una questione realistica per un dibattito al mio indirizzo attuale, la Chiesa cattolica ortodossa orientale.

La seguente risposta, dunque, non servirà come argomentazione contro l'ordinazione delle donne. Spero solo di dimostrare che le argomentazioni stesse di Torrance in favore di tale pratica sono mal concepite e molto mal realizzate. Il suo approccio è stato duplice, storico e dottrinale. Nel primo ha portato documentazioni che l'ordinazione delle donne è stata di fatto compiuta dalla Chiesa in certi periodi della storia, e nella seconda ha cercato di giustificare teologicamente un ritorno a tale disciplina oggi. Il suo primo argomento è stato induttivo e richiede un'analisi punto per punto. Il suo secondo e più propriamente teologico argomento è stato in gran parte deduttivo e può essere più brevemente confutato da un'analisi critica della sua premessa maggiore.

Presbytera

La vera polemica, quella più ricercata da Torrance, riguarda il sacerdozio o presbiterato. Sia detto fin da subito che coloro che vogliono fare appello a precedenti antichi per giustificare l'ordinazione delle donne al ministero del presbitero nella Chiesa, si trovano di fronte a un compito abbastanza arduo. Torrance ammette che "non vi è alcuna traccia canonica di qualsiasi ufficio di donna presbitero". Effettivamente non c'è traccia letteraria di alcun genere in tal senso.

Oh, se tutti i sostenitori dell'ordinazione delle donne fossero così onesti circa la mancanza di testimonianze letterarie! Per esempio, un articolo del 1987 nei Priscilla Papers (Volume 1, n. 4) sostiene che "San Cipriano scrive [nell'Epistola 75.10.5] di un presbitero [anziano] donna in Cappadocia [parte della moderna Turchia] a metà degli anni 230". Se è vero, naturalmente, sembrerebbe uno scacco matto, perché chi sarebbe tanto sciocco da contestare il grande Padre africano? Una leggera ombra di dubbio offusca debolmente la mente a questo punto, tuttavia, e mi chiedo come, dopo aver studiato san Cipriano assiduamente fin dalla mia giovinezza, non ero riuscito a distinguere questo dettaglio abbastanza grande. Beh, non l'ho fatto. La lettera in questione fu effettivamente inviata al santo vescovo di Cartagine da parte di Firmiliano di Cesarea per riferire su quella che considerava l'attività pretenziosa (deceperat... simularet... usurpans), irregolare (ab ecclesiastica regula), e persino scandalosa (nequissimus daemon per mulierem) di una donna locale che riusciva a chiamare in quasi tutti i modi, meno che presbitero. Un delicato e gentile tatto supplica di non dire più nulla su questa cosiddetta prova del terzo secolo.

Per essere leggermente, ma solo leggermente, più seri, sappiamo che ci sono alcuni antichi riferimenti epigrafici a questa o a quella presbytera (sacerdotessa), e non vi è alcuna carenza di archeologi femministi per farne il maggior uso. Queste iscrizioni tombali, che si trovano in tutto il bacino del Mediterraneo, sarebbero forse un argomento convincente per l'ordinazione delle donne, se già non sapessimo esattamente che cos'era una presbytera nei primi secoli del cristianesimo: una donna anziana, spesso una vedova, sotto la cura della Chiesa. Non vi è alcuna prova che il termine si riferisca a una donna ordinata. Di conseguenza, nel chiamare santa Priscilla una "presbytera che officia insieme ai presbyteroi nell'atto centrale del culto della chiesa", Torrance impiega la parola in un senso sconosciuto sia nella letteratura cristiana del periodo sia in tutti i chiari esempi epigrafici. Salva reverentia, si è preso una libertà ingiustificata, eccentrica e fuorviante.

Si trovano anche alcuni primi esempi epigrafici della parola presbytis, ma ancora una volta sappiamo già da Tito 2:3-5 e da altri documenti canonici che questo significa semplicemente una donna anziana. Nelle Costituzioni Apostoliche il termine sembra sinonimo di presbytera nel senso di una vedova o di un'altra donna più anziana affidata alla speciale cura della Chiesa .

Torrance si riferisce a presbytides, un titolo che significa donne che avevano alcune funzioni speciali nel culto della Chiesa, ma cita la testimonianza di Epifanio che queste donne non dovevano essere considerate come sacerdotesse. Evidentemente perché avevano funzionato in questo modo tra i montanisti nel IV secolo, il canone 11 del Concilio di Laodicea soppresse definitivamente il titolo (Hopko, 61-74).

Qualcosa di più va detto circa la storia successiva del termine presbytera, di cui Torrance ammette che "a volte è stato usato (e lo è ancora in Grecia) per riferirsi alla moglie di un presbitero". Di fatto, dobbiamo dare a questo uso una più seria attenzione. Non sono a conoscenza di casi letterari tale uso prima del sesto secolo. La più antica testimonianza che conosco è il Canone 19 del primo Concilio di Tours (c. 567), che parla di un presbyter cum sua presbytera, "presbitero con la sua presbitera". Un esempio quasi contemporaneo di questo uso si trova nei Dialoghi (4.11) del papa san Gregorio I.

Le origini di presbytera in riferimento alla moglie di un sacerdote, comunque, erano evidentemente un po' anteriori. Quando la nostra letteratura, infine, testimonia quest'usanza nel sesto secolo, il termine maschile presbyter era già in procinto di essere sostituito in greco da hiereus e in latino da sacerdos. È molto importante notare, tuttavia, che queste parole, hiereus e sacerdos, non sono stati femminilizzati dalla consuetudine; lo è stato solo il termine più antico presbyter. Quella modifica del sostantivo maschile presbyter  riflette un'alterazione di accento nella teologia del sacerdozio in quel periodo, ma il fatto significativo per la nostra indagine è che non ci fu alcun cambiamento corrispondente nella forma femminile della parola. Una presbytera era semplicemente la moglie di un prete; se posso esprimermi così, la parola aveva solo un riferimento sociologico, non uno teologico. In nessun momento una donna era ordinata presbytera; lo diveniva quando il marito era ordinato prete.

Inoltre, questa stessa conservazione della parola presbytera in riferimento alla moglie di un sacerdote è certamente testimonianza della sua antichità e generale accettazione. Alcuni archeologi femministi, come se stessero provando qualcosa, in realtà ci presentano diapositive di forse una ventina di iscrizioni tombali recanti la parola presbytera. Beh, ci sono senza dubbio altre migliaia di tali iscrizioni che si possono trovare, ma non aggiungono nulla al caso femminista.

È inadeguato dire poi, come fa Torrance, che il termine "a volte è stato usato" per riferirsi alla moglie di un sacerdote. Dopo il quinto secolo, questo fu il significato più atteso e normale della parola sia in greco sia in latino; i riferimenti selezionati a questo utilizzo dal VI secolo in poi riempiono più di una colonna del lessico del latino medievale di Du Cange. Nella prima parte di quello stesso periodo vi sono ancora, per essere sicuri, alcuni casi in cui la parola si riferisce alle vedove della Chiesa, e di tanto in tanto, ma più specialmente tra i Greci, designava una badessa. Eppure, il senso dominante di presbytera dopo il quinto secolo, era (ed è rimasto) la moglie di un sacerdote. Non sono consapevole di alcuna prova documentale, prima delle missioni slave, che la moglie di un prete sia stata mai chiamata con un nome diverso da presbytera o, dopo la conquista musulmana della Siria nel settimo secolo, con l'equivalente preciso in arabo, khouriye. Assolutamente in nessun punto nei primi mille anni di storia cristiana troviamo una testimonianza che presbytera designi una persona ordinata nella Chiesa.

Un'altra osservazione è qui dovuta rispetto al termine presbytera. Molto spesso si riferiva alla madre di un sacerdote, così come alla moglie di un sacerdote. Mentre non posso parlare per l'Italia o la Gallia, dove erano stati fatti sforzi per imporre il celibato al clero, sappiamo che in molti villaggi della Grecia e della Siria (e in seguito tra gli slavi), il sacerdozio tendeva a rimanere nella stessa famiglia per un numero di generazioni. Una presbytera in una tale situazione acquisiva una doppia pretesa al nome. Si osserva anche oggi il titolo comune in arabo: "madre del sacerdote", um-l-khoury.

Parlando con candore, a rischio di sembrare arrogante, lasciatemi sostenere che il problema esegetico qui è uno di continuità storica. Ai fini pratici, solo i cristiani ortodossi d'oggi sanno per esperienza sociale immediata ciò che è una presbytera, sia che la chiamino popadija (serbo), panyi (carpato-russo e ucraino), matushka (russo), khouriye (siriano) o presvytera (greco) . (I miei parrocchiani sono orgogliosi di rivolgersi a mia moglie come khouriye, "sacerdotessa", ma ho paura che farebbe danni alle mani che cercassero di ordinarla). Questa specifica creatura sociologica chiamata presbytera quasi non esiste oggi al di fuori dell'Ortodossia, anche laddove, come tra gli anglicani, il parroco è un uomo sposato. Durante i primi 1.000 anni, però, era un fenomeno ordinario e che ci si poteva aspettare in migliaia di chiese parrocchiali .

Poiché è culturalmente estranea per loro, i cristiani occidentali oggi a volte non riescono a identificare una presbytera quando ne trovano prove nella storia. Se mi è permesso di dirlo improvvisamente e senza alcun desiderio di trovare difetti, voglio dire questo: i cattolici romani si sono liberati della moglie del prete, e poi i protestanti si sono liberati del prete. Quindi, in questo momento i cristiani occidentali, che sono ancora molto profondamente divisi tra loro di ciò che significa teologicamente l'ordinazione o a che cosa esattamente una persona viene ordinata, stanno contemporaneamente speculando se le donne stesse devono essere ordinate. Così, ogni volta che viene scoperto un altro sepolcro con la scritta presbytera, un certo numero di loro vi stanno intorno congratulandosi a vicenda su come le loro prove si stanno accumulando, mentre gli altri se ne lavano le mani e si chiedono come arginare la piena. È uno spreco di tempo.

Ritorno alle catacombe

Così Torrance e altri sostenitori dell'ordinazione delle donne, privati del più pallido filo di sostegno per la loro teoria nelle fonti sia letterarie sia monumentali, si rivolgono all'iconografia della Chiesa primitiva, una mossa che francamente a questo cristiano ortodosso piacerebbe veder diventare una tendenza. Torrance ci porta a Roma, per esaminarvi una pittura murale molto antica nella Catacomba di santa Priscilla. Essa raffigura sette figure sedute a un tavolo, ed egli li descrive come sette presbiteri che celebrano l'Eucaristia in una catacomba. Torrance, la cui vista deve essere infinitamente più acuta della mia, è arrivato al punto di identificare due di queste figure ("presumibilmente") come i biblici Aquila e Priscilla, e Touchstone ha riprodotto l'immagine .

Ebbene, in questo momento sto ricordando alcuni pomeriggi meravigliosamente piacevoli di un tempo, quando, dopo un lungo viaggio in autobus in direzione nord sulla via Nomentana, mi mettevo con riverenza davanti a quella pittura murale e ad altri affascinanti esempi di iconografia primitiva nella catacomba di santa Priscilla. Senza dubbio il mio rispetto per lui nel corso degli anni può spingermi a considerare Torrance come una sorta di visionario, ma lasciate che vi dica che durante quei pomeriggi non ho mai rilevato nulla su quel muro paragonabile a quello che lui sostiene di vedervi.

Anche ora, guardando più e più volte una fotografia di quell'affresco, non vi discerno alcuna traccia di quello che lui e altre persone dicono di vedere. Non terribilmente chiara a tutti gli effetti, l'imagine è stata oggetto di numerose congetture e, da parte di Davin nel 1892, anche caricature. Alcuni spettatori potrebbero non trovare affatto figure maschili nell'immagine (Irvin , 6f.), Mentre Henri Leclercq, che li descrive, più in generale, come personages, vede un uomo con la barba, évidemment le president, alla nostra sinistra (Dictionnaire 2, 2092). È stata la presenza di almeno una donna al tavolo che ha escluso un'interpretazione antica che il ritratto sia dei sette discepoli che mangiano al lago di Tiberiade ( Giovanni 21:12-23 ) .

Anche se questo fosse un quadro realistico delle prime eucaristie a Roma, non aggiungerebbe nulla all'argomento di Torrance per l'ordinazione delle donne. Anche con tale congettura, non è proprio possibile dire che nessuno a quel tavolo sia un presbitero femminile che "concelebrare" l'Eucaristia. Tale nozione non può essere datata prima di circa due decenni fa, credo, quando il femminismo ha iniziato la sua frenetica ricerca di nutrimento. I più eminenti archeologi liturgici del mondo dal 1885, tra cui Rossi, Wilpert, e Leclercq, hanno studiato l' affresco da ogni angolazione senza scorgervi nulla del genere. Quello era l' anno, tra l'altro, un cui questa catacomba è stata chiamata di santa Priscilla, in gran parte perché gli studiosi credevano che lei fosse a Roma (v. Romani 16:3), quando la catacomba fu originariamente scavata sulla proprietà del senatore Pudente. Per quanto ne so, Torrance è il primo spettatore a individuare Aquila e Priscilla nel murale stesso, un atto per la cui emulazione ho contratto un grave affaticamento della vista.

Ma questo dovrebbe essere un ritratto realistico di ogni celebrazione eucaristica? Ci sono ragioni per pensare che non lo sia. Secondo Giustino Martire, l'Eucaristia a Roma era celebrata in piedi e in preghiera, mentre in questa scena ci sono presentate sette figure sedute a un tavolo a parlare e gesticolare l'un l'altro in quelli che sembrano essere tre conversazioni separate. (Si ammette prontamente che è noto che discorsi casuali e altri convenevoli spontanei escono di tanto in tanto tra i meno devoti durante l'Eucaristia stessa, anche in alcune delle parrocchie locali della mia zona, ma raramente commemoriamo l'evento in un murale).

Esistono decine di icone catacombali che mostrano i cristiani in preghiera, e sono tutte conformi a ciò che sappiamo circa la solita postura della preghiera cristiana da diverse fonti letterarie: figure in piedi, braccia elevate ed estese a croce, occhi alzati. Due buoni esempi sono le immagini libro di Daniele della Settanta, Susanna in preghiera e i tre ragazzi nella fornace, che si trovano proprio lì nella stessa Capella Graeca come la scena a tavola di cui stiamo parlando. In quest'ultima icona, tuttavia, non vi è alcuna attinenza con quelle altre testimonianze artistiche e letterarie. Tutte le figure sono sedute, non un occhio nel dipinto è volto verso l'alto, non una sola mano è alzata neppure all'altezza delle spalle.

Se non siamo di fronte a un ritratto realistico dell'Eucaristia, sarebbe comunque avventato concludere che non vi è nulla di eucaristico a riguardo. L'immagine è in certo modo complessa. Osserviamo che il suo immaginario è tratto in parte dal Cenacolo, in parte, dalla moltiplicazione dei pani, si nota il pesce con il pane e il calice a tavola, così come le sette ceste piene di pezzi (v. Marco 8:8 e 20) fuori ai lati. Tutto questo suggerisce una combinazione, una "com-penetrazione", se si vuole, di immagini da due scene evangeliche. In effetti, la presenza successiva di elevatis oculis in coelum ("con gli occhi sollevati al cielo"), una citazione diretta dal racconto della moltiplicazione in Marco 6:41, nel racconto reale dell'istituzione nella venerabile liturgia romana, è una testimonianza lampante di quanto facilmente i cristiani di Roma combinavano le due scene evangeliche.

Credo che questa sia un'icona del banchetto messianico, di cui la moltiplicazione dei pani era un adombramento, e l'eucaristia un'anticipazione. Le sette figure, che io ritengo simboliche della Chiesa nella sua pienezza escatologica, stanno facendo esattamente ciò che Gesù disse ai suoi discepoli che avrebbero fatto nel regno - sono seduti e banchettano. Il quadro non è tanto una rappresentazione di come i primi cristiani del II secolo si comportavano all'eucaristia, quanto di come essi speravano di comportarsi in cielo.

Theodora Episcopa

Ma ora continuiamo a seguire l'esempio di Torrance a sud attraverso le strade di Roma dalla catacomba di santa Priscilla alla chiesa di santa Prassede. Vi troviamo un mosaico del IX secolo raffigurante quattro "santi" femminili che erano cari a papa Pasquale I (817-824), un fiero oppositore dell'iconoclastia. Le teste di tre di queste donne sono circondate da un nimbo circolare, a significare che erano già venerate come sante nel calendario liturgico della Chiesa: santa Prassede, la Vergine Maria, e (suppone Henri Leclercq, che gode di una sorta di infallibilità in queste cose) santa Prudenziana. La donna di estrema sinistra è descritta con un nimbo quadrato, cosa che indica che era ancora viva quando il mosaico è stato fatto.

Anche l'ultima donna era importante anche per papa Pasquale I; era sua madre, Teodora. ( Non era l'imperatrice Teodora, come si potrebbe essere portati a pensare dalla foto che, purtroppo, ha accompagnato l'articolo di Torrance in Touchstone e che sono sicuro che non ha scelto lui). Senza dubbio, tutto questo non richiamerebbe la nostra attenzione nella presente discussione sulla l'ordinazione delle donne se non fosse per la scritta a lato e sopra la sua testa nel mosaico : Theodora Episcopa [Teodora la vescovessa]. Torrance, convinto ora di aver finalmente scoperto la pistola fumante, riassume il suo caso: "E così abbiamo l'autorità papale per una donna vescovo e un riconoscimento da parte del papa che lui stesso era il figlio di una donna vescovo".

Ebbene, se insiste per aggrapparsi a quell'appiglio, ho paura che la proposta di Torrance dovrà semplicemente affondare con esso. Come mostrerò in un attimo, un'esegesi adeguata di tale iscrizione dovrà necessariamente comportare una dimensione di congettura ragionevole e di contestualizzazione. L'ipse dixit di Torrance, tuttavia, non può seriamente essere chiamato neanche una congettura; è un bluff revisionista, un affronto infondato a tutto ciò che sappiamo circa il nono secolo con standard accettati di inferenza e di contesto. Nel corso del periodo in esame ogni canone sull'ordinazione in vigore e ogni ordinale in uso presuppone che siano ordinate solo persone di sesso maschile. Nessun sostantivo aggettivo o riferimento femminile è mai impiegato in tali testimonianze. Ogni riferimento letterario contemporaneo a un vescovo, sia in sermoni, trattati o lettere, comprese quelle dello stesso papa Pasquale (Volume 129 della Patrologia Latina del Migne), è maschile. Appropriarsi di questa iscrizione, allora, e fare gratuitamente finta che documenti l'esistenza di una donna vescovo a Roma nel IX secolo, è un imbarazzante esercizio di fantasia ideologica, per la prima volta avanzata, credo, da Joan Morris nel suo delirio del 1972, The Lady was a Bishop.

Ci resta, comunque, il compito di scoprire ciò che significa la parola episcopa che appare sopra la testa di Teodora. I riferimenti letterari sono il primo e più ovvio posto per cercare una risposta. Qui la prova positiva e diretta, anche se materialmente lieve, demolisce le tesi di Torrance. Nell'anno 813, durante il ministero sacerdotale e monastico di Pasquale a Roma e solo quattro anni prima che fosse fatto papa, il Concilio di Tours prescrisse il seguente Canone 13: "Nessun entourage di donne accompagni un vescovo che non ha una vescovessa" (Episcopum episcopam non habentem nulla sequatur turba mulierum). Di per sé il testo è la prova inconfutabile che un'episcopa nel IX secolo latino era intesa come la moglie di un vescovo.

È stato anche suggerito che episcopa possa altresì significare "badessa". Non sono consapevole di alcuna prova a sostegno di questa interessante proposta, tuttavia, tranne la stessa iscrizione di cui stiamo parlando (vedi le fonti citate nella voce di Du Cange episcopa). Nel nostro mosaico Teodora sembra indossare la cuffia normalmente associata con il monachesimo femminile. (In effetti, quella cuffia fu invocata una volta per sostenere che Teodora non era sposata, e quindi non era la moglie di un vescovo - v. Irvin, 6). Ma che la madre di un così appassionato monaco sia divenuta lei stessa una monaca nei suoi anni avanzati e vedovili non sarebbe una sorpresa. Comunque, in assenza di testimonianze a supporto, mi sembra un'impresa piuttosto traballante considerare episcopa come l'equivalente di abbatissa esclusivamente sulla base di questa iscrizione. Sarei lieto, tuttavia, di vedere qualche medievalista che mi dimostri che mi sbaglio.

A rischio di sembrare volubile, lasciatemi sottoporre una possibilità in più. Nonostante la testimonianza del Concilio di Tours citata sopra, vi confesso che io non sono veramente convinto che la madre di Papa Pasquale fosse sposata con un vescovo. Il mio sospetto, basato su niente di più di quello che so delle abitudini popolari dei cristiani ortodossi, e presentato qui con la dovuta discrezione, è questo: Teodora era chiamata episcopa o vescovessa, semplicemente perché era la madre del vescovo di Roma. Poiché quest'ultimo non aveva moglie (i papi romani e molti altri vescovi erano stati celibi da parecchio tempo), ma aveva una madre famosa che viveva a portata di mano, il nome episcopa fu informalmente trasferito a lei da parte di coloro che la tenevano in grande considerazione. Se così fosse, episcopa nel suo caso sarebbe un vezzeggiativo, carico di quel pizzico di gioco e ironia che spesso adorna di termini di affetto. La madre di Papa Pasquale era poi ricordata come graziosa e gentile (benignissima genitrix, dice una fonte citata nel Du Cange). Nel mosaico realizzato durante la sua vita, quindi, suo figlio la commemora con quel nome rispettoso e affettuoso con cui tutti in Roma la conoscevano: la vescovessa. Ci sono voluti altri mille anni e un contesto ecclesiale molto diverso perché quel titolo sia stato così totalmente frainteso.

Così, alla fine, quante testimonianze archeologiche dell'ordinazione delle donne al sacerdozio sono state trovate nella Chiesa dei primi mille anni? Zero, e non la più pallida frazione in più. Coloro che hanno cercato dati storici solidi in suo sostegno sono arrivati a zero risultati. Purtroppo, essi hanno poi abbastanza spesso proceduto a moltiplicare i loro zeri e a far finta di essere pronti a modificare la struttura ministeriale della Chiesa.

Non mi causerebbe grande sorpresa e solo poco dolore sapere che qualche volta in qualche luogo ecclesiastico arretrato o villaggio raramente visitato, qualche vescovo ha passato le mani ordinanti sulla testa di qualche donna. Ma i fautori di questo nuovo romanzo non sono riusciti a darci anche un solo esempio storico di una tale imposizione delle mani. Ciò non ha tuttavia impedito il loro impressionante spettacolo di giochi di prestigio.

Ragionamento teologico

Nella seconda parte del suo articolo Torrance presenta ragioni speculative teologiche per l'ordinazione presbiterale femminile, che iniziano con la premessa che "non vi è alcun motivo intrinseco o teologico per l'esclusione delle donne". Egli accusa gli avversari dell'ordinazione delle donne di sostenere che "è solo un uomo che può essere un'icona di Cristo sull'altare", e passa poi a mostrare perché egli pensa che si sbaglino.

Torrance accenna ripetutamente al fatto che coloro che vorrebbero limitare l'ordinazione presbiterale ai soli uomini non stanno prendendo sul serio la dottrina biblica che gli uomini e le donne sono fatti a immagine e somiglianza di Dio. In Cristo , egli ci ricorda, non c'è né maschio né femmina. Così, sostiene, "la donna così come l'uomo è fatta a immagine di Dio, e può quindi affermare di essere un'icona di Dio, così come l'uomo". Questa somiglianza con Dio , in breve, riguarda la natura umana , non un sesso specifico. Quindi, se l’"iconografia" è una base per l'ordinazione, allora al maschio non deve essere data la preferenza sulla femmina. Confido che questa sintesi rappresenti esattamente il pensiero di Torrance.

Come risposta poniamo un'altra domanda: può un uomo cristiano rappresentare Cristo come icona in un modo che non è possibile a una donna cristiana? Se la risposta a questa domanda è sì, allora forse ci può essere una base dottrinale per ordinare gli uomini e non ordinare le donne. Tenete questo pensiero a mente: se la risposta è sì, se l'uomo cristiano può davvero rappresentare Cristo come icona in un modo che una donna cristiana non può - allora tutto ciò che Torrance ha scritto su questa materia per mezzo della sua riflessione teologica è irrilevante.

Se ho ben capito Torrance, tuttavia, la sua risposta a questa domanda deve essere no. Anzi , mi sembra che dica ripetutamente durante tutto il suo articolo che, in questa materia della rappresentazione iconica di Cristo, il maschio non può farla in un qualsiasi modo non disponibile anche alla femmina. Tale rappresentazione ha sempre a che fare esclusivamente con la natura umana in quanto tale, egli sostiene, e mai con un sesso specifico. Ora, se questo è veramente ciò che Torrance sta dicendo, allora egli è manifestamente in contrasto con la Sacra Scrittura. Ritengo che sia chiaro insegnamento del Nuovo Testamento che l'uomo cristiano, come maschio e non semplicemente come persona, può rappresentare Cristo in qualche modo che la donna cristiana non può.

Ci viene insegnato nel Nuovo Testamento che il marito nella famiglia cristiana, proprio in quanto marito, può rappresentare Cristo in qualche modo che la moglie non è in grado di duplicare (Efesini 5:21-33) , e che questa rappresentazione ha a che fare con il suo sesso specifico. Questa rappresentazione comporta il suo essere maschile e non femminile. Questa rappresentazione è ulteriormente descritta come una delle autorità di Cristo: "il marito è il capo della moglie, come anche Cristo è il capo della Chiesa". Il testo qui è piuttosto duro nel nostro ambiente moderno proprio perché è così chiaro e così irriducibile. Si dice che il marito cristiano, come capo della famiglia, rappresenta il Cristo che è capo della Chiesa. Questa rappresentazione di Cristo come capo appartiene al sesso specifico del marito (vedere anche 1 Corinzi 11:3).

Ora, se questo è vero, allora la risposta alla domanda posta sopra deve essere sì: è possibile per l'uomo cristiano essere icona di Cristo in un modo che non è possibile per la donna cristiana. E se questo è vero, allora vi è una base teologica ragionevole e possibile per ordinare uomini e non ordinare le donne, e, quindi, la premessa maggiore di Torrance è svuotata di fondamento.

Vi prego di capire, io non sto proponendo da me stesso questo argomento, sto semplicemente dicendo che l'argomento può essere fatto su base scritturale. Sono riluttante a proporre una tale argomentazione teorica, perché non voglio dare l'impressione che il rifiuto della Chiesa di ordinare le donne si basi su alcuni studi teologici o su riflessione speculativa. Tale rifiuto da parte della Chiesa non si fonda su alcun tipo di teoria razionale escogitata dai teologi, ma sull'autorità della Tradizione apostolica vivente. Molto semplicemente, l'ordinazione delle donne non è stata ricevuta da Cristo e non ci è stata tramandata dagli apostoli. Si tratta di un'intrusione aliena, un'ingerenza con i moabiti, e di conseguenza deve essere annoverata tra quelle novità contro cui la Bibbia ci mette in guardia.

Il ruolo maschile del capo, tuttavia, solleva un importante punto di cristologia e dottrina trinitaria. Prima di diventare un maschio della razza umana, il Verbo eterno era già Figlio di Dio, non solo la sua prole. La paternità e la filiazione nella Santa Trinità non sono nomi semplicemente culturali. Anche se non ci fossero cose come gli uomini e le donne, Dio sarebbe ancora Padre, Figlio, e Spirito Santo. Il ruolo maschile del capo nella Chiesa e nella famiglia cristiana, allora, non è un accordo arbitrario. Ha a che fare con l'essere stesso del Dio dei cristiani. Cambiatelo e inizierete a modificare quel dogma quanto mai patriarcale: la dottrina della Trinità.

Mi affretto a concordare con Torrance che il sesso "non può essere letto all'indietro nell'essere di Dio come Padre". Ho semplicemente voglia di insistere sul fatto che Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, non qualcos'altro. Se è errato leggere all'indietro il sesso in Dio, allora è altrettanto sbagliato leggere all'indietro in Dio l'androginia o la neutralità di genere, e questo è esattamente quello che è successo tra alcuni cristiani che diversi anni fa hanno adottato l'ordinazione femminile. Chiunque abbia dubbi su questo punto è invitato ad esaminare il nuovo libro di servizio metodista o le varie liturgie di prova recentemente inflitte ad alcuni ignari episcopaliani. La teologia in quei libri si arrampica sugli specchi per ritrarre una divinità androgina ricorrendo a metafore concentrate e intenzionali di genere neutro, femminile, e anche animista, al fine di "bilanciare" l nomi biblici "Padre e Figlio", mentre questi ultimi sono solo scarsamente impiegati. I libri sono esempi scioccanti di una certa riluttanza moderna a esprimere i due proclami ci dona lo Spirito Santo: "Abbà, Padre" e "Gesù è il Signore".

Errore teologico

Torrance cita con approvazione la tanto pubblicizzata valutazione di George Carey, che coloro che si oppongono all'ordinazione delle donne sono in "grave errore teologico". Beh, forse sarà così. Ma faremmo bene a esaminare le implicazioni di tale valutazione. Se siamo in grave errore teologico, come ci siamo arrivati? Abbiamo ottenuto quello che siamo dalla precedente generazione di cristiani. Okay, come sono venuti loro a trovarsi in grave errore teologico? A quanto pare ci sono arrivati dalla generazione prima di loro, e così via. Qui sorge, però, una lieve difficoltà, perché è un dato di fatto storico che tutte le generazioni di cristiani cattolici ortodossi per circa 2000 anni si sono opposte all'ordinazione delle donne. Perché? A causa del presunto manicheismo vestigiale di sant'Agostino e delle sue presunte inibizioni sessuali? Siate seri. Da dove viene l'errore, esattamente?

Dall'Ultima Cena, ecco da dove. Se siamo in errore, è in penultima analisi perché gli apostoli stessi si sono sbagliati. E se gli apostoli stessi erano in errore, hanno ricevuto tale errore da colui che ha detto loro cosa fare e come farlo. E se quella persona era in errore, noi, quelli tra noi che credono che lui sia il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo e la sua unica speranza - abbiamo un problema piuttosto grave tra le mani.

Questa era la ragione del mio riferimento al neo-paganesimo dei nuovi esperimenti di culto metodisti ed episcopaliani. Spero che non sarà indifferente a Torrance che la nostra opposizione all'ordinazione delle donne sorge da una profonda convinzione che la pratica stessa è un grave atto di disobbedienza e un primo, ma deciso, passo verso l'apostasia. In realtà, questa è stata la valutazione esplicitamente fatta da C. S. Lewis diversi decenni fa, in un passo che è ben noto.

Lewis sostiene che ordinare il sesso maschile al ministro dell'Eucaristia ha a che fare con "l'aspetto corretto" ("ortodossia" in greco), la corretta iconografia. Modificate quell'aspetto, alterate quell'icona, ragionava, e a tempo debito starete adorando un dio diverso. Questo è esattamente ciò a cui stiamo assistendo oggi in congregazioni che erano ancora cristiane ai tempi in cui C. S. Lewis ha detto la sua.

Io vedo la questione altrettanto grave quanto quel piccolo ma famoso iota del IV secolo che Atanasio sarebbe morto per tenere fuori del Credo. L'adozione dell'ordinazione femminile è considerata da alcuni di noi come una sfida implicita ma chiara alla signoria di Cristo e alla finalità della sua parola, quelle stesse preoccupazioni devotamente coltivate e mantenuto sempre nel luogo più elevato nella mente ornata e spaziosa di Thomas Forsyth Torrance.

Bibliografia

Dictionnaire: Henri Leclercq, diversi articoli nei volumi 2 e 14 del Dictionnaire d'Archéologie chrétienne et de Liturgie, Parigi: Letouzey, 1935, 1948.

Hauke​​: Manfred Hauke​​, Women in the Priesthood?, San Francisco: Ignatius, 1988.

Hopko: Thomas Hopko, Women and the Priesthood, Crestwood: St. Vladimir’s, 1983.

Irvin: Dorothy Irvin, "Archaeology Supports Women’s Ordination", The Witness, febbraio 1980.

 
Dove bisogna dare un bacio rituale a un vescovo?

Una storia vera:

Quando un vescovo serve la Liturgia, poco prima del Grande Ingresso (la processione con i santi doni fuori dall'iconostasi) sta al tavolo della preparazione delle offerte e finisce le sue preghiere di commemorazione. Tutti quelli che servono all'altare vanno da lui, lo baciano sulla spalla destra e dicono il loro nome; il vescovo prega per ciascuno di loro e quindi tutti si mettono in fila per la processione.  

Un giorno, il clero e i servitori d'altare erano in coda per andare a baciare la spalla del vescovo. Il più giovane dei servitori d'altare era un bambino di circa 5 anni. Si avvicinò al vescovo e, senza esitazione, non riuscendo a baciarlo sulla spalla, lo baciò dove riusciva ad arrivare... sulla natica destra; poi disse il suo nome e andò a prendere il suo posto nella processione. Il vescovo diede un'occhiata intorno, sorrise e disse: "Quel bambino farà una grande carriera".

 
Dunque, pensi di voler essere la moglie di un prete?

Questo è stato il post più popolare in assoluto sul blog PresbyteraAnonyma. Chiaramente gli elementi trattati qui sono in risonanza con l'esperienza di molti. Il motivo per cui ho iniziato questo blog è proprio perché c'è così poco in termini di sostegno e di collegamento tra le mogli dei chierici ortodossi. È così bello vedere che ora fanno alcuni tentativi di fornire programmi di seminario, per esempio.

Non esitate ad aggiungere commenti alla discussione qui o altrove. Per esempio, il post è stato raccolto da Byztex.blogspot.com, e l'autore del blog (che è attualmente un seminarista) e i commentatori vi hanno aggiunto molti altri eccellenti spunti di riflessione. – PresAnon

Dunque, pensi di voler essere la moglie di un prete...

Prima di partire in cerca di marito in un seminario o a un concerto corale con zelanti giovani uomini in nero che cantano musica liturgica, cerca di monitorare la tua situazione attraverso la seguente lista di controllo:

- Ti piace stare in chiesa? Molto? Non solo la domenica?

- Ti sei fissata una regola di preghiera e di confessione regolare? Ora è il momento di farlo, prima che marito e figli vengano a complicare la vostra routine. Inoltre, dovrai probabilmente trovare un nuovo confessore, una volta che ti sposterai in una nuova parrocchia, e fare una priorità di andare a trovarlo regolarmente, forse viaggiando a una certa distanza.

- Puoi aspettare pazientemente che le funzioni abbiano inizio, o che tuo marito finisca di chiacchierare con i parrocchiani dopo la funzione? Sei pronta a formare i vostri figli con la stessa pazienza? I figli dei preti dicono che la cosa che ricordano più di tutte della loro crescita è di essere sempre rimasti ad aspettare in chiesa!

- Ce la fai a vivere in casa di qualcun altro a tempo indeterminato? Mentre molte chiese offrono ora un'indennità per affittare un alloggio, molte possiedono ancora una casa parrocchiale, spesso proprio accanto alla chiesa, dove il ​​sacerdote e la sua famiglia saranno tenuti a risiedere, e dove i parrocchiani possono osservare le vostre abilità o la vostra mancanza di abilità nel giardinaggio, o farvi un'improvvisata quando meno ve lo aspettate.

- Ti trovi contenta di avere un ruolo secondario? Riesci a stare felicemente accanto a qualcun altro che sta sotto i riflettori, che sia tuo marito oppure i dirigenti laici già stabiliti nella parrocchia in cui vi spostate?

- Sei pronta ad avere a che fare con le aspettative circa il modo in cui tu e i tuoi bambini vi vestirete, la quantità di denaro che spendete per i vostri animali domestici, o il tipo di attività ricreative che la tua famiglia sceglie?

- Sei pronta a lavorare part time o anche a tempo pieno, almeno temporaneamente, per sbarcare il lunario in una parrocchia che non può o non vuole fornire al suo sacerdote un salario di sussistenza? Hai delle capacità di qualche valore che ti aiutino a trovare un lavoro che ti piace?

- Hai interessi da perseguire al di fuori della chiesa? Questi ti possono dare una pausa tanto necessaria e un cambiamento di prospettiva.

- Hai mai pensato ai modi in cui contribuirai alla vita della parrocchia – e ai modi in cui non lo farai? Sai essere aperta ma garbata riguardo alle tue decisioni? Sai quali sono e quali non sono i tuoi doni? Se non sei sicura, sei disposta a fare una prova quando ti viene chiesto, ma a lasciar fare a qualcun altro se scopri che non sei la donna giusta per un certo lavoro?

- Saprai ricordare a tuo marito che anche tu e i bambini siete parrocchiani, e assicurarti che abbia un giorno di riposo settimanale; che non risponda al telefono durante la cena di famiglia; e che salvo emergenze, gli eventi importanti nella vita dei vostri figli avranno la precedenza?

- Riesci a raccogliere le tue forze per trasferirti in breve tempo con la famiglia lontano dai tuoi ambienti familiari se il vescovo decide di riassegnare tuo marito a una nuova parrocchia?

- Hai una rete di familiari e amici ai quali ti puoi rivolgere, anche se solo a lunga distanza, per confidarti? Sai tenere un equilibrio di cordialità con i parrocchiani senza favoritismi o senza considerare qualcuno di loro 'speciale' al di sopra degli altri?

- Ce la fai a tenere a freno la lingua? Ti sarà offerta l'opportunità di farlo quasi ogni giorno.

Se tutte queste cose ti sembrano un po' scoraggianti, sappi che lo sono. Le mogli del clero affrontano sfide alle quali i loro parrocchiani non pensano quasi mai.

La buona notizia è che molto si può imparare mentre si procede, anzi difficilmente può essere appreso in altro modo. Ciò di cui hai bisogno al di sopra di tutto sono occhi aperti e un atteggiamento positivo. I seminari si stanno occupando ora di aiutare le mogli dei seminaristi a fare programmi e a prepararsi alla vita in parrocchia. Il seminario è anche il luogo dove puoi incontrare altre donne che saranno sottoposte a esperienze simili, e con loro puoi sofrzarti di costruire relazioni di sostegno per il futuro.

Continui ancora a pensare che potresti voler essere la moglie di un prete? Ti resta una sola cosa da fare: iniziare a pregare. E non smettere mai.

 
La nuova chiesa del monastero Sretenskij

Il 25 marzo, Pravoslavie.ru ha pubblicato una lettera aperta dell'archimandrita Tikhon ai parrocchiani del monastero stavropigiale Sretenskij, che descrive in dettaglio il processo di costruzione della nuova chiesa del monastero. Questo è un processo che tutta la Russia sta seguendo, perché questa sarà la prima chiesa dedicata ai nuovi martiri della Rus' costruita entro i confini della capitale, dove vivono oltre 13 milioni di persone.

Cari parrocchiani del monastero Sretenskij,

Un concorso per il progetto preliminare della chiesa dei Nuovi Martiri e Confessori della Rus’ sul Sangue, sulla Lubjanka [Mosca], ​​è stato annunciato il 3 ottobre 2012 e concluso il 10 dicembre 2012.

La necessità di una chiesa nuova e spaziosa nel nostro monastero è da lungo attesa. Nessuno sa meglio di voi che spesso un gran numero di parrocchiani non riesce a entrare nella singola superstite cattedrale dell’Incontro [Sretenije] dell'icona della Madre di Dio di Vladimir, ed è costretto ad ascoltare la trasmissione della funzione, mentre sta in piedi al di fuori .

Monastero Sretenskij. Grande Veglia. Foto: А. Kamal’nikov / Православие.Ru

Dopo aver chiesto la benedizione di sua Santità il patriarca Kirill, per la progettazione e la costruzione della chiesa, la confraternita del monastero Sretenskij ha chiesto che la cattedrale venga dedicata ai nuovi martiri e confessori della Rus’ sul sangue versato, alla Lubjanka, prevedendo la sua consacrazione per il mese di febbraio 2017. In termini di scopi e obiettivi, ai seguenti requisiti per il futuro progetto è stata data una particolare attenzione:

"La chiesa dovrebbe riflettere l'idea della Casa di Dio, nella tradizionale architettura ecclesiastica russa, così come gli sforzi e il trionfo della vittoria spirituale dei nuovi martiri russi". Questo compito era della massima importanza per i progettisti.

Abbiamo previsto una soluzione creativa che esprimesse l'idea del trionfo celeste dei nuovi martiri e portare la gioia e la luce della vittoria della risurrezione di Cristo e della Chiesa di Cristo sul male di questo mondo, e della vita eterna sulla morte. Costruita per il centenario drll’inizio degli eventi tragici del secolo scorso, questa cattedrale dovrebbe essere una chiesa commemorativa della vittoria del Signore Gesù Cristo e dei suoi santi, i Confessori e Nuovi Martiri.

Monastero Sretenskij. Grande Quaresima. Foto: K. Novotarskij / Патриархия.Ru

Gli aspetti tecnici hanno anche avuto un ruolo specifico al concorso. La chiesa doveva essere spaziosa, per accogliere idealmente 2.000 persone.

Un altro requisito è che doveva consentire lo svolgimento di servizi divini all'aperto durante i mesi più caldi - come avviene, in particolare, nel monastero delle Grotte di Pskov quando ci sono folle molto estese.

A causa dei vincoli specifici del territorio del monastero, i progettisti hanno dovuto prendere in considerazione la possibilità di svolgere le processioni lungo una passerella intorno alla chiesa.

Inoltre, a causa del territorio estremamente piccolo del monastero Sretenskij (è davvero molto piccolo, pur essendo il più grande monastero maschile di Mosca: attualmente vi risiedono 42 monaci e novizi e 200 studenti del seminario teologico Sretenskij), abbiamo chiesto ai progettisti di fornire il massimo numero di locali addizionali: per le sacrestie, i laboratori e gli altri servizi tecnici, come pure per la scuola domenicale Sretenskij, per un centro educativo e di catechesi per gli adulti, e per la casa editrice del monastero, il cui attuale edificio sarà demolito.

Infine, era necessario disporre di un parcheggio sotterraneo per le auto del monastero.

Tutte queste disposizioni strutturali dovevano essere risolte senza compromettere l'aspetto della chiesa.

Si è anche precisato nella competizione che l'architettura della chiesa nel complesso doveva essere all’interno delle esistenti tradizioni russe (Mosca, Vladimir-Suzdal, Novgorod, Pskov, neo-bizantina), ma poteva anche contenere elementi di forma e costruzione moderna.

Esposizione dei progetti. Foto: I. Pravdoljubov / Православие.Ru

Sono stati presentati al concorso quarantotto progetti. Molti di loro meritano seria considerazione da chiunque sia interessato all’architettura ecclesiastica. Una parte del lavoro è veramente di talento e tradizionale nel senso migliore della parola. A nome di sua Santità il Patriarca ho inviato, come abate del monastero, lettere di ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato a questo concorso creativo. Tre vincitori sono stati designati in conformità con i termini del concorso.

Accanto a due membri del monastero Sretenskij, la giuria del concorso era composta da noti architetti ed esperti d'arte di Mosca.

Qui sotto pubblichiamo tutti i progetti che sono stati presentati: i lettori possono paragonare da soli le sfide creative e tecniche stabilite dai termini del concorso con le soluzioni creative che ci sono state proposte.

Esposizione dei progetti. Foto: I. Pravdoljubov / Православие.Ru

A seguito di esame e di discussione, la giuria ha selezionato tre progetti, tra i quali il progetto vincitore presentato dallo studio di Dmitrij Smirnov. La decisione della giuria è stata subito confermata dal superiore del nostro monastero, sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus’.

Cosa ha distinto questo lavoro rispetto a tutti gli altri?

L’obiettivo principale del concorso era quello di creare l'immagine di una chiesa memoriale, una chiesa che mostra il trionfo della vittoria di Cristo e dei suoi discepoli, i nuovi martiri - ed è stato qui, a giudizio della giuria, che l'autore del progetto vincitore è riuscito meglio degli altri.

L'immagine della chiesa presentata è insolitamente luminosa e maestosa. Il fatto che l'autore abbia posto la chiesa su uno stilobate (base continua) sottolinea visivamente l'idea di un memoriale.

IP Dmitrij Mikhajlovich Smirnov. Vincitore del concorso.

Siamo stati davvero contenti che l'autore del progetto sia stato in grado di trovare un'immagine escatologica della vittoria della Chiesa, un'immagine della città celeste - la Nuova Gerusalemme - al centro della quale è l'Agnello, il nostro Signore Gesù Cristo, nel trionfo della sua vittoria.

E vidi un grande trono bianco e Colui che vi si sedeva. Scomparvero dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sé (Apocalisse 20:11). Gli artisti hanno incarnato questa idea mettendo sulla parete esterna della chiesa una rappresentazione iconografica del Salvatore in trono circondato dai Nuovi Martiri. Tra l'altro, per qualche motivo è stato proprio questo che ha suscitato le critiche più dure, fino alle accuse di modernismo. Tuttavia, siamo in grado di vedere proprio lo stesso disegno sulla facciata della cattedrale principale del monastero delle Grotte di Pskov. In questo caso, il parallelo artistico è stato significativo per noi, in quanto il monastero Sretenskij a Mosca e il monastero delle Grotte di Pskov hanno uno speciale rapporto spirituale.

Cattedrale della Dormizione del monastero delle Grotte di Pskov

L’immagine luminosa, escatologica della chiesa, che parla del trionfo e della vittoria di Cristo e della sua Chiesa nel Regno dei Cieli - questa era la nostra idea e aspettativa, che gli autori del disegno hanno catturato e incarnato.

Con le balconate interne, la chiesa ospiterà 2.000 fedeli, cosa che soddisfa i requisiti tecnici. Allo stesso tempo, la cattedrale è stata progettata in modo tale che, pur in linea con gli altri edifici sulla strada, non raggiunge la linea del Viale Rozhdestvenskij (a differenza della maggior parte dei progetti presentati) - cosa che, data la alta densità di edifici, le consente comunque di essere vista da una distanza significativa.

Veduta dal Viale Rozhdestvenskij. IP Dmitrij Mikhajlovich Smirnov. Vincitore del concorso.

Purtroppo, non tutti i progetti permettevano svolgimento di servizi divini all'aperto. Quando lo abbiamo specificato, ci aspettavamo una balconata o una piccola piattaforma da utilizzare, ma gli autori del progetto vincitore hanno offerto una soluzione molto migliore.

In presenza di folle particolarmente grandi ai servizi divini, la galleria sullo stilobate diventerà un altare: vi sarà collocata una santa mensa portatile, mentre i parrocchiani staranno nel cortile del monastero.

A mio parere, questa soluzione è molto semplice, elegante, e di successo, pur rimanendo pratica. Le icone del Salvatore e dei Nuovi Martiri sulla facciata interna ricordano un’iconostasi, creando l'aspetto giusto per i servizi divini.

Veduta dal lato del monastero Sretenskij. IP Dmitrij Mikhajlovich Smirnov. Vincitore del concorso.

Sarà pratico tenere processioni intorno alla galleria dello stilobate, senza dover uscire sul Viale Rozhdestvenskij, e di conseguenza ostacolare il traffico urbano (il che sarebbe stato inevitabile con un disegno che posiziona le pareti della chiesa immediatamente adiacenti alla strada).

Infine, nello spazioso stilobate, che funziona come base artistica e architettonica della chiesa memoriale, possiamo sistemare - in modo incomparabilmente migliore rispetto agli edifici a tre piani proposti in altri progetti - un centro educativo con una sala conferenze, una scuola domenicale con aule, numerosi servizi tecnici, la casa editrice, e anche diverse sale di conferenze per il nostro seminario.

Quali materiali saranno utilizzati nelle finiture esterne e interne della chiesa, quale tecnica iconografica, e quali temi specifici saranno raffigurati sui bassorilievi, dedicati ai nuovi martiri, sulle facciate delle scalinate - questo non lo sappiamo ancora. Tutto questo resta l'oggetto di un serio lavoro di progetto e di discussione.

Per quanto riguarda un’altra componente molto importante del progetto, la necessità di creare per la nuova chiesa un concetto architettonico che integra le strutture del monastero già esistenti, qui chiedo ai professionisti di parlare su questo argomento.

Accademico V. D. Shmykov (architetto e restauratore, capo della studio di design architettonico Impresa unitaria dello Stato Federale, l’Istituto dei "Progetti Speciali di Restauro", membro dell'Accademia dei Beni Architettonici): "L’immagine architettonico-artistica creata dagli artisti contiene l'idea del trionfo spirituale dei nuovi martiri in nome di Cristo e della Chiesa ortodossa, incontra l'alta spiritualità del popolo ortodosso russo, e sostiene lo status elevato del monastero. Allo stesso tempo, si adatta bene nell’ambiente urbano esistente e tra gli edifici storici circostanti".

Professore Timur Bashkaev dell'Istituto di Architettura di Mosca: "Nel complesso questo è un lavoro impressionante, che rispecchia in modo preciso le esigenze e l’auto-consapevolezza della Chiesa contemporanea, ma richiede un attento esame delle soluzioni di pianificazione urbana e dello spazio del complesso, pur mantenendo lo stile vivido dei disegni della facciata dell’autore".

Mi appello ai nostri parrocchiani con una richiesta delle loro preghiere, perché il Signore benedica questo sforzo e ci permetta di completare la costruzione e la decorazione della chiesa in tempo: entro il febbraio 2017.

Qui di seguito presentiamo le fotografie di tutti i progetti presentati al concorso.

ЗАО «Имидж Дизайн Групп»

ООО «Бюро архитектурно-строительного проектирования «АС про»

ООО «Строительно-реставрационная компания «Практика»

ООО «Мой город»

  

ООО «Мастерские Андрея Анисимова»

ООО «Мастерские Андрея Анисимова»

ООО «Мастерские Андрея Анисимова»

ООО «Мастерские Андрея Анисимова»

ООО «Центр комплексного проектирования ТМ-8»

ИП Стрельников Олег Васильевич

ИП Стрельников Олег Васильевич

ЗАО «РСУ – 103»

ООО «КУРСОР-ХОЛДИНГ»

ООО «БИЛДИНГ КОНСТРАКШН»

ООО «БИЛДИНГ КОНСТРАКШН»

ООО «Студия Уткина»

ООО «Творческая Мастерская «ДАБОР»

ООО «Творческая Мастерская «ДАБОР»

ООО «МАРКА»

ИП Коробицын Игорь Владимирович

ООО Проектный центр «ЭКОТЕКТУРА»

ООО «Творческая мастерская архитектора О. Гридасова»

ООО «РисанПроект»

ООО «ВАШ проект»

ООО «ТРДМ»

ООО «ТЕРЕМ» (Архитектурная студия)

ООО «ТЕРЕМ» (Архитектурная студия)

  

ООО «Архитектурная мастерская – ТРИ»

ФГУ высшего профессионального образования «Московский архитектурный институт (государственная академия), МАРХИ

ООО «Вольф Систем»

ООО «СтройРестПроект»

Гос. предприятие Московской области «Проектный институт гражданского строительства, планировки и застройки городов и поселков» (ГП МО «Институт «Мосгражданпроект»)

Гос. предприятие Московской области «Проектный институт гражданского строительства, планировки и застройки городов и поселков» (ГП МО «Институт «Мосгражданпроект»)

ОАО «Центральный научно-исследовательский и проектно-экспериментальный институт промышленных зданий и сооружений – ЦНИИПромзданий» (ОАО ЦНИИПромзданий)

ОАО «Центральный научно-исследовательский и проектно-экспериментальный институт промышленных зданий и сооружений – ЦНИИПромзданий» (ОАО ЦНИИПромзданий)

ООО «Другая архитектура»

ООО «ЮрИнвестСтрой»

ООО «Архитектурные мастерские – Классика»

ООО «Архитектурная мастерская 1.618»

ООО «Проектно-инжиниринговое предприятие «Александръ»

ООО «Проектно-конструкторское бюро имени В.С. Фиалковского»

ООО «КБК Проект»

ООО «Проект «Двадцать Один»

ООО «Мосспецпромпроект-М»

ИП Соловьев Иван Павлович, Чаморовский Игорь Олегович

Архитектор Варданян Вардан Рафаэлович

Архитектор Варданян Вардан Рафаэлович

Руденко Ирина Ивановна

ИП Кузнецов Александр Леонидович

ООО «Тиамат-проект»

ИП Котов А.Б., Цеханский Р.В., Тюрин К.А.

ИП Котов А.Б., Цеханский Р.В., Тюрин К.А.

Васильев С.А.

3° posto. ООО «Проектная мастерская «Точка сборки»

2° posto. ГУП г. Москвы Управление по проектированию общественных зданий и сооружений «Моспроект-2»

1° posto. ИП Смирнов Дмитрий Михайлович

 
Madre e politica cristiana finlandese subisce persecuzioni per aver espresso le sue convinzioni

foto: gorthodox.com

La scorsa settimana il Comitato consultivo interreligioso cristiano, che comprende la Chiesa ortodossa russa e varie altre confessioni cristiane, ha rilasciato una dichiarazione in difesa di Päivi Räsänen, una madre finlandese, parlamentare e moglie di un pastore luterano finlandese, che sta affrontando la persecuzione per le sue credenze religiose profondamente radicate.

Il processo di censura contro il politico inizierà il 24 gennaio. Le indagini della polizia contro Räsänen sono iniziate nel giugno 2019, quando ha messo in dubbio la sponsorizzazione ufficiale da parte della sua chiesa dell'evento LGBT Pride 2019 tramite un tweet con una citazione dalla Lettera ai Romani che parla dell'insegnamento cristiano sull'omosessualità, come riferisce ADF International.

"I cristiani credenti nella Bibbia considerano l'omosessualità un peccato. Allo stesso tempo, sono chiamati a non condannare le persone con inclinazioni omosessuali, ma, al contrario, a prendersi cura di ciascuna di queste persone e ad aiutarle a trovare una via per il pentimento e la guarigione", ha affermato il Comitato consultivo interreligioso.

La parlamentare, medico, madre di cinque figli e nonna di sette, è accusata di aver pronunciato un "incitazione all'odio" per aver espresso la sua fede in quel tweet, nei commenti di un programma radiofonico nel 2019 e in un opuscolo prodotto nel 2004 in cui definiva l'omosessualità una "anomalia sessuale".

"Attendo con calma il procedimento giudiziario, fiduciosa che la Finlandia rispetterà la libertà di espressione e di religione sancita dai diritti fondamentali e dalle convenzioni internazionali. Non mi ritrarrò dalla mia convinzione basata sulla Bibbia e sono pronta a difendere la libertà di espressione e di religione in tutti i tribunali necessari. Non posso accettare che esprimere credenze religiose possa significare la reclusione. Difenderò il mio diritto di confessare la mia fede, in modo che nessun altro venga privato del diritto alla libertà di religione e di parola", ha affermato Räsänen, membro del Parlamento dal 1995, presidente dei cristiano-democratici negli anni 2004-2015, e negli anni 2011-2015 ministro degli Interni, con responsabilità per gli affari ecclesiastici in Finlandia.

Räsänen rischia fino a due anni di reclusione o una multa.

Scoprite di più sulla causa nel video di ADF International.

 
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Lydia Fedorovna Places: un ricordo a tre anni dal decesso

Nella notte tra l'1 e il 2 marzo 2010 moriva a 76 anni d'età a Nizza la signora Lydia Fedorovna Places (Лидия Федоровна Плас), nata Kononoutchenko, discendente di emigrati russi, e attiva parrocchiana della cattedrale russa di san Nicola a Nizza.

Questa semplice e coraggiosa consigliera di una chiesa della diaspora russa non avrebbe mai immaginato che nei suoi ultimi anni e alla sua morte sarebbe diventata oggetto di attenzione a livello mondiale nel mondo ortodosso. La vicenda che l'ha resa suo malgrado celebre non è bella da raccontare, e ad alcuni potrà fare sicuramente dispiacere. Ma è sintomatica di una serie di problemi che attraversano le comunità ortodosse nel mondo occidentale, e la sua lezione non va dimenticata.

La cattedrale di san Nicola a Nizza, una delle più imponenti chiese ortodosse russe in Occidente, viveva anni difficili all’inizio del nuovo millennio: con la scadenza del contratto dato all’associazione cultuale dell'Esarcato russo di Costantinopoli, la cattedrale (un bene incamerato dallo stato francese dopo la dissoluzione dell’Impero russo) stava tornando ad appartenere alla Federazione russa, e questo aveva scatenato opposizioni.

In un clima di diffidenza e di contrasti, Lydia Places aveva scritto nella primavera del 2008 su Русская мысль / La pensée Russe (Il pensiero russo) un articolo sulla chiesa di Nizza, "Une cathédrale tombée du ciel". Nel suo articolo, lamentava il fatto che il rettore, l'arciprete Jean Gueit, e altri membri del clero della cattedrale avevano preso una posizione apertamente russofoba, trascurando e scoraggiando le tradizioni russe, e portando di conseguenza alla riduzione e all'abbandono di tutto ciò che era russo nella vita parrocchiale. Questo articolo non è attualmente disponibile in rete, ma si possono trovare alcune di quelle considerazioni nell'articolo di Oleg Shevtsov su Izvestia del 13 gennaio 2009, intitolato У русских в Ницце хотят отобрать их церковь (Ai russi a Nizza vogliono sottrarre la loro chiesa).

A causa dell'articolo su Русская мысль, Lydia Places fu sommariamente scomunicata "per un periodo indefinito" dal capo dell'Esarcato, l'arcivescovo Gabriel (de Vylder) di Comana. Non ci fu alcun avvertimento, né alcuna convocazione a un tribunale ecclesiastico, e neppure una comunicazione personale del decreto di scomunica, che la signora Places ricevette per posta. Questa reazione del tutto spropositata – che privava una fedele ortodossa dei santi Misteri per quel che era fondamentalmente un reato di opinione, e senza concederle alcun diritto di difesa – è totalmente fuori linea dalla prassi canonica e giuridica della Chiesa ortodossa, anche se purtroppo si è vista recentemente in alcune occasioni (di fatto, è stata usata in cinque casi dallo stesso arcivescovo Gabriel) in situazioni di conflitti giurisdizionali.

Nei mesi seguenti, Lydia Places inviò all'arcivescovo Gabriel diversi appelli per ottenere la rescissione della sanzione, e numerosi altri membri della comunità ortodossa in Francia scrissero lettere aperte a questo scopo, ma invano: l'arcivescovo Gabriel lasciò ogni appello senza risposta, permettendo al suo consiglio arcidiocesano di dare nel giugno 2008 una risposta generica che qualificava i punti sollevati dall'articolo di Lydia Places come calunnie nei confronti del clero. Inoltre, uno dei preti della cattedrale di san Nicola nel 2009 intimò alla signora Places di non metter più piede all’interno della chiesa.

Non potremo mai sapere se fu questa situazione di stress a portare direttamente alla morte di Lydia Places (che alcuni anni prima aveva subito un intervento a cuore aperto), ma certamente non le fece bene alla salute. Fu ricoverata in ospedale, e alla sera del 1 marzo 2010 le sue condizioni si aggravarono portandola alla morte, proprio un quarto d'ora prima dell’arrivo dei padri Jean Gueit e Michel Philippenko, latori del perdono arcivescovile giunto un po' troppo in ritardo.

Il commento dell'arcivescovo Gabriel è apparso sul sito dell'esarcato, in francese e in russo. Qui riportiamo la nostra traduzione italiana del documento:

Comunicato dell'arcivescovo Gabriel

Dopo la morte della signora Lydia Places, avvenuta il 1 marzo, il Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ha rilasciato il giorno dopo sul suo sito web una dichiarazione e un comunicato del metropolita Ilarion. Questo comunicato richiede il seguente aggiornamento.

La signora Lydia Places, nata Kononoutchenko, s'è trasferita a Nizza al momento del pensionamento. È diventata membro della parrocchia nel 1998. In precedenza, era una parrocchiana della cripta di rue Daru (parrocchia francofona, dato che la signora Places non parlava né capiva il russo).

Non è "una delle parrocchiane anziane" di Nizza. Inoltre, è stata eletta membro del Consiglio parrocchiale nel 1988 e segretaria del consiglio parrocchiale dal 2004 al 2006, servendo su proposta del padre Jean Gueit, rettore della cattedrale.

Sono stato portato ad adottare contro di lei un provvedimento disciplinare che le vietava di accostarsi al Santo Calice, "a causa delle sue azioni e dichiarazioni pubbliche che causavano gravi danni alla vita della parrocchia e alla tranquillità delle sante chiese di Dio a me affidate", come è scritto nel decreto del 15 aprile 2008. Nello stesso decreto si dichiarava che mi aspettavo un "pentimento completo". La signora Places tuttavia ha continuato con i suoi scritti a seminare confusione tra i fedeli, a screditare membri del clero della diocesi e a cercare di seminare discordia tra di loro. Dio stesso la giudichi e la perdoni, proprio come noi l'abbiamo oggi perdonata.

Devo anche aggiungere che sono stato informato dal clero della parrocchia di Nizza, nella serata di lunedì 1 marzo, della gravità della salute della signora Places, che era stata ricoverata in ospedale, e ho subito revocato l'interdizione ("epitimia" e non "scomunica"). I sacerdoti della parrocchia, padre Jean Gueit e padre Michel Philippenko, sono andati in ospedale. Al loro arrivo, alle ore 23:20, la signora Places era già defunta da 15 minuti. Padre Jean le ha però detto che le portava la riconciliazione dell'arcivescovo e la sua, e poi ha officiato con padre Michel Philippenko l'officio della separazione dell'anima e del corpo. Il giorno successivo, i padri Jean Gueit, Michel Philippenko e Igor Koretskiy hanno celebrato una panichida nella cattedrale alle 11:45. I funerali della signora Lydia Places saranno celebrati dal clero della cattedrale di san Nicola lunedi pomeriggio.

Che il Signore conceda il perdono e il riposo all'anima della sua serva defunta.

+ Gabriel, arcivescovo di Comana

Esarca del Patriarca ecumenico

Il commento dell'arcivescovo Gabriel, forse reso "politicamente" necessario dal tributo a Lydia Places giunto dagli alti livelli del Patriarcato di Mosca, presta il fianco a così tante confutazioni, da essere una perfetta epitome del detto "peggio la toppa del buco". Di fatto, già nei giorni successivi queste parole hanno acceso l'indignazione di tutti i conoscenti della signora Places. Cercare di screditare le parole "una delle più anziane parrocchiane di Nizza” sottolineando come Lydia Places fosse stata per 'soli' dieci anni consigliera parrocchiale e per 'soli' due o tre anni segretaria del consiglio parrocchiale della cattedrale non sembra una mossa piuttosto acuta per evidenziarne l'incompetenza. Particolarmente offensivo poi è stato sottolineare che Lydia Places frequentasse a Parigi la parrocchia francofona della cattedrale perché 'non parlava e non capiva il russo': i suoi conoscenti si sono affrettati a sottolineare come non parlasse bene il russo, ma lo parlava, lo leggeva e lo capiva eccome. La pochade è ancor più grave venendo da un documento dell'arcivescovo Gabriel, che non parlava né capiva il russo per sua stessa ammissione.

Ci sono state anche reazioni alla riconciliazione in extremis, soprattutto perché il documento insiste su padre Jean Gueit che esterna il perdono suo e dell'arcivescovo a una persona morta da almeno un quarto d'ora (il testo russo è più specifico di quello francese su questo 'monologo'). Certe cose sarebbe meglio pudicamente tacerle.

Il punto più contraddittorio, a nostro parere, si trova laddove l'arcivescovo Gabriel insiste sul fatto che l’interdizione della signora Places era una "epitimia" e non una "scomunica". Poche righe prima lo stesso arcivescovo Gabriel scrive di avere adottato nei confronti di Lydia Places "un provvedimento disciplinare che le vietava di accostarsi al Santo Calice" (...e che cos'altro sarebbe mai, una scomunica?), e qui ci troviamo di fronte a un vescovo che o non conosce la disciplina della Chiesa (cosa grave), oppure crede che non la conosciamo noi stessi... Le "epitimie" sono quelle misure correttive che un sacerdote può applicare a un penitente che si è appena confessato da lui e che possono comportare un'astensione dalla comunione per un periodo ben definito, e non per il tempo indeterminato dell'attesa di un "pentimento completo". Nulla nel caso in questione fa pensare a un'epitimia (l'arcivescovo non era il confessore di Lydia Places, che considerava le sue opinioni cose giuste da far sapere in pubblico, e certamente non peccati da confessare), e se qualcuno pensa di poter comminare una scomunica senza che gli altri la chiamino scomunica, il metodo più efficace per far tacere le voci sarebbe quello di non scomunicare.

Purtroppo non potremo più ascoltare l'interpretazione autentica delle parole dell'arcivescovo Gabriel, che è morto anche lui alcuni mesi fa, ma ci farebbe piacere sapere che l'arma della scomunica, riservata storicamente ai più accaniti nemici della Chiesa, non venisse utilizzata contro anziane signore colpevoli solo di avere espresso legittime opinioni sulla discriminazione di una categoria di fedeli, esercitando quella che nelle società civili si chiama libertà di stampa. Soprattutto, non ci aspetteremmo di meno da una giurisdizione ortodossa che insiste tanto sulla libertà da poteri esterni, e che almeno in questo caso ha visto utilizzare nei confronti dei suoi fedeli misure di autoritarismo ben più severe di quelle che rimprovera alla Chiesa russa.

Lydia Fedorovna Places è stata elevata al rango di membro postumo del Comitato d'Onore dell'Associazione degli amici della cattedrale di Nizza. Oggi i suoi desideri di una chiesa in cui l'eredità russa non sia disprezzata si sono in gran parte realizzati, ma tocca a noi non dimenticare il suo esempio.

Alla serva di Dio Lydia: Eterna memoria!

 
Sua Santità il patriarca Kirill dirige una riunione del comitato di lavoro congiunto per la concordanza del Calendario mensile dei santi del Patriarcato di Mosca e della Chiesa Russa all'Estero

Dall'ultima riunione del Comitato di lavoro congiunto sulla Concordanza del Calendario mensile dei santi del Patriarcato di Mosca e della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, tenuta a Mosca nel mese di novembre 2014, i rappresentanti della Chiesa Russa all'Estero hanno preparato un documento che delinea i criteri applicati nella sua pratica di canonizzare i santi. È stato preparato un altro documento sulla venerazione nella Chiesa russa all'Estero degli antichi santi occidentali poco conosciuti in Oriente.

 Mercoledì 7 ottobre 2015, alla vigilia della festa di San Sergio di Radonezh, sua Santità il patriarca Kirill ha ospitato, nella sua residenza di archimandrita alla Lavra della santa Trinità e di san Sergio a Sergiev Posad, il secondo incontro del Comitato misto per la concordanza del Calendario mensile dei santi del Patriarcato di Mosca e della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

Sua Santità ha presieduto la riunione. Hanno partecipato anche sua Eminenza il metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca; sua Eminenza il metropolita Hilarion dell'America orientale e New York, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia; sua Eminenza l'arcivescovo Gabriel di Montreal e del Canada (ROCOR); sua Grazia il vescovo Pankratij di Trojtsa, presidente della Commissione sinodale sul glorificazione dei santi (MP); l'arciprete NikolaJ Balashov, vicepresidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne; l'archimandrita Roman (Krassovskij), capo della Missione ecclesiastica russa a Gerusalemme (ROCOR); l'igumeno Damaskin (Orlovskij) della Commissione sinodale sulla glorificazione dei santi; l'arciprete Igor Jakimchuk (segretario per le relazioni inter-ortodosse al Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne); il diacono Andrej Psarjov, insegnante al Seminario della santa Trinità a Jordanville, NY (ROCOR).

Nella sua dichiarazione di apertura, il patriarca Kirill ha sottolineato l'importanza di assumersi la responsabilità per la verità storica per quanto riguarda i nomi di coloro che sono stati glorificati tra le schiere dei santi nuovi martiri e confessori della Russia.

Il vescovo Pankratij ha riferito che, a seguito della prima riunione, il Comitato ha esaminato la vita del medico Evgenij Botkin, assassinato insieme con la famiglia reale e canonizzato dalla Chiesa russa all'estero nel 1981. La commissione non ha trovato ostacoli per l'aggiunta del nome del medico sofferente della passione al Calendario mensile dei santi della Chiesa ortodossa russa.

I delegati della Chiesa russa all'Estero hanno chiarito il metodo di preparazione per la canonizzazione dei santi martiri nel 1981, così come per la canonizzazione di altri santi. In particolare, è stata discussa la glorificazione dei martiri che sono morti nel 1900 durante la rivolta dei boxer in Cina. È stato espresso un consenso generale che debba esserci un nulla osta alla venerazione dei martiri cinesi per la totalità della Chiesa ortodossa russa. Il Primate della Chiesa russa all'Estero, il metropolita Hilarion, ha proposto poi di deliberare sulla possibilità di aggiungere alla schiera dei nuovi martiri il vescovo di Pechersk Ioann (Bulin), che era stato in comunione di preghiera con la Chiesa russa all'Estero e che fu fucilato nel 1941 dopo l'occupazione sovietica dell'Estonia.

Il tema centrale dell'incontro è stato lo sviluppo di un approccio comune ai materiali d'archivio che possono introdurre cambiamenti nella comprensione delle gesta spirituali di una serie di nuovi martiri. Si è notato che non ci può essere alcuna discussione sulla "de-canonizzazione." La posizione finale su questa questione deve essere lasciata al Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa in programma per il febbraio del 2016.

 
Articolo sulla riscoperta della cucina ortodossa in Russia

Segnaliamo uno degli ultimi articoli di Milena Faustova, nella sezione in italiano de La voce della Russia (non solo decorosamente tradotta, ma anche doppiata! In tutta la sezione gli articoli possono essere anche ascoltati in versione audio). In questo articolo si parla di "cibo religioso per l'anima e il corpo", con un accenno alla ripresa della tradizione gastronomica della cucina ortodossa nei ristoranti e in un'apposita accademia culinaria. Auguriamo buona lettura (e buon appetito!), e ci ripromettiamo di parlare più attentamente in futuro di Milena Faustova, una figura di grande buon senso nota per essere "la giornalista cattolica del pool dei cronisti del patriarca".

 
Domanda sul vecchio calendarismo

 

Come vedete i vecchi calendaristi, che hanno rotto la comunione con il resto della Chiesa?

La storia del movimento vecchio-calendarista greco è triste. La cosa più triste è che si trattava di un problema che avrebbe potuto essere facilmente evitato se il nuovo calendario non fosse stato introdotto nella Chiesa di Grecia (e insieme in molte altre Chiese ortodosse locali) nel modo in cui è stato introdotto.

Nel tumulto che ha fatto seguito alla prima guerra mondiale, dopo il caos portato dai bolscevichi in Russia, e il disastroso tentativo lanciato dai greci di riconquistare ai turchi l'Asia Minore, che portò a un'espulsione di massa della popolazione greca dell'Asia Minore, c'è chi ha colto l'occasione offerta da questo sconvolgimento di spingere per varie "riforme" nella Chiesa, e una di quelle "riforme" è stata quella di cambiare il calendario della Chiesa. In particolare, il Regno di Grecia aveva cambiato il calendario civile sul calendario gregoriano, e quindi ci sono stati quelli che hanno voluto spingere questo cambiamento anche nella Chiesa di Grecia. Nel 1923, si è tenuto un "Sinodo pan-ortodosso" (che aveva rappresentanti di meno della metà delle Chiese) per prendere in considerazione questo cambiamento. Il calendario che è stato approvato era essenzialmente lo stesso del calendario gregoriano, ma conservava il Paschalion (il ciclo che determina la data della Pasqua, e quindi tutti gli aspetti del calendario liturgico legati alla data della Pasqua) del vecchio calendario. Nel 1924, la Chiesa di Grecia ha adottato questo "calendario giuliano riveduto", e in reazione, ha avuto inizio un movimento vecchio-calendarista.

La Chiesa di Grecia, in collaborazione con il governo della Grecia, ha iniziato una politica di repressione dei vecchi calendaristi, che ha aggiunto solo amarezza allo scisma. A poco a poco varie divisioni sono emerse tra i vecchi calendaristi. Molti dei vecchi calendaristi hanno dichiarato "priva di grazia" la Chiesa di nuovo calendario della Grecia, ​​e il grado in cui sono state prese posizioni estreme ha moltiplicato le divisioni tra i vecchi calendaristi.

La storia dei vari scismi vecchio-calendaristi è molto complicata, e dopo aver letto i resoconti contrastanti con le diverse fazioni hanno raccontato la loro storia, è mia opinione che solo Dio sa chi di loro stia dicendo la verità in qualsiasi dato caso, e non c'è una buona ragione per credere che tra loro ci sia qualcuno del tutto veridico. Ma piuttosto che perderci nei boschi a parlare della loro storia, permettetemi di fare alcune osservazioni, per poi arrivare alle questioni chiave di questa domanda:

1. Se il calendario non fosse stato cambiato nel modo in cui è stato cambiato, non ci sarebbe mai stato uno scisma.

2. I vecchi calendaristi hanno sottolineato molti abusi ecumenici, soprattutto da parte del clero sotto il Patriarcato Ecumenico, e molte delle loro obiezioni hanno del merito - anche se i loro argomenti che il resto della Chiesa ortodossa è decaduto a causa di questi abusi non reggono a un esame critico. Tuttavia, i responsabili di questi abusi condividono in qualche modo la colpa della mancata riconciliazione di questi gruppi con il resto della Chiesa.

3. Tuttavia, i vecchi calendaristi hanno generalmente adottato una visione semplicistica dei canoni e della storia della Chiesa nel tentativo di giustificare la loro separazione dalla Chiesa che ha sviato molti, ma che non è giustificata dalla Tradizione e dai canoni della Chiesa.

4. Molti vecchi calendaristi (forse la maggior parte) sono sinceri, ma ci sono anche molti che usano le questioni che motivano i vecchi calendaristi come scusa per lo scisma al fine di fornire un rifugio a coloro che desiderano semplicemente operare al di fuori della portata della responsabilità che avrebbero dovuto affrontare in Chiese ortodosse legittime.

Il nuovo calendario è un'eresia?

Mentre i vecchi calendaristi oggi citano altri problemi, il problema che ha originato lo scisma dei loro gruppi è stato il cambiamento del calendario, e quindi ci si deve fare la domanda: il nuovo calendario è un'eresia? Era una base sufficiente per uno scisma, e per una denuncia della Chiesa di Grecia?

Io non sono di nuovo calendario, e sono contento di non esserlo per due motivi:

1. Non credo che il nuovo calendario avrebbe dovuto essere introdotto, senza che ogni Chiesa locale accettasse contemporaneamente di fare il cambiamento. Quali che siano i vantaggi del nuovo calendario, non valgono la pena di causare una divisione, e in effetti è questa che hanno causato.

2. Modificare le date fisse al nuovo calendario, ma continuare a utilizzare il vecchio calendario per determinare la data della Pasqua provoca caos liturgico. Il Typikon non è stato scritto con un tale strano miscuglio in mente. Personalmente, penso che avrebbe molto più senso cambiare l'intero calendario, perché il Typikon funzioni ancora. Così com'è, ci sono celebrazioni quaresimali che si verificano prima della Quaresima (come ad esempio la festa dei 40 martiri di Sebaste), e celebrazioni pasquali che si verificano durante la Quaresima (come ad esempio la festa di san Giorgio). Anche il digiuno degli Apostoli finisce spesso prima di iniziare, com'è successo quest'anno.

Ma nonostante questi problemi, non si può sostenere con successo che il nuovo calendario sia un'eresia, e secondo i canoni, è solo l'eresia, predicata in modo chiaro e inequivocabile, a essere una base sufficiente per la separazione dal proprio vescovo legittimo, o per la separazione di un vescovo dal suo sinodo legittimo.

I canoni

Se chiedete a un vecchio calendarista la base canonica del suo scisma, vi indicherà il canone 15 del Primo e Secondo Concilio (Il Concilio Protodeutero) di Costantinopoli, tenuto nell'861, che recita in parte:

"Ma quanto alle persone, d'altra parte, che, a causa di qualche eresia condannata dai santi Concili, o dai Padri, si ritirano dalla comunione con il loro vescovo, che predica l'eresia pubblicamente, e l'insegna sfacciatamente in chiesa, tali persone non solo non sono soggette ad alcuna pena canonica per essersi separati da ogni e qualsiasi comunione con colui che è chiamato vescovo prima di essere stato sottoposto a qualsiasi verdetto conciliare o sinodale, ma, al contrario, essi sono considerati degni di godere l'onore che si addice loro fra i cristiani ortodossi per aver sfidato, non vescovi, ma pseudo-vescovi e pseudo-maestri; ed essi non hanno scisso l'unione della Chiesa con alcuno scisma, ma anzi, sono stati diligenti a salvare la Chiesa da scismi e divisioni".

Un'altra base a cui ci si appella spesso è l'esempio di san Teodoro Studita, che ha rotto la comunione con il Patriarca di Costantinopoli, perché ha permesso all'imperatore di entrare in un quarto matrimonio... che era certamente in contrasto con la tradizione consolidata della Chiesa. Questa polemica è nota come la polemica Moechiana (dalla parola greca "μοιχός", che significa "adultero", perché san Teodoro considerava questo matrimonio niente di più che un'adulterio). Durante questa polemica, san Teodoro Studita si separò brevemente da due patriarchi che sono anch'essi santi della Chiesa. Il fatto che egli si sia separato da due santi della Chiesa suggerisce che l'esempio non è uno tanto netto da poter basare molto su di esso.

A parte questo, pochi decenni dopo il riposo di san Teodoro, il primo e secondo Sinodo fu convocato a Costantinopoli, e mentre da una parte disse che un vescovo che predica sfacciatamente l'eresia nella Chiesa è motivo di scisma, d'altra parte ha sottolineato in modo molto chiaro che i peccati personali o le violazioni canoniche non sono una base sufficiente per uno scisma.

Il canone 13 del Concilio afferma:

"Il maligno, dopo aver piantato il seme della zizzania eretica nella Chiesa di Cristo, e vedendo questa zizzania tagliata fino alle radici con la spada dello Spirito, ha scelto un corso diverso di inganno, tentando di dividere il corpo di Cristo per mezzo della follia degli scismatici. Ma, controllando anche questa sua trama, il santo Concilio ha decretato che d'ora in poi ogni presbitero o diacono che, sulla presunta base che il suo vescovo è stato condannato per alcuni crimini, prima sia stata fatta un'udienza e un'indagine conciliare o sinodale, oserà separarsi dalla comunione con lui, e non ricorderà il suo nome nelle preghiere sacre dei servizi liturgici secondo l'usanza tramandata nella Chiesa, è soggetto alla deposizione immediata dalla carica e deve essere spogliato di ogni onore prelatizio. Infatti chiunque è stato istituito nel rango di presbitero e previene il giudizio del metropolita, e, giudicando le questioni prima che sia stato tenuto un processo, nella misura del suo potere condanna il proprio padre e vescovo, non è nemmeno degno dell'onore o del nome di presbitero. Coloro che, d'altra parte, si schierano con lui, nel caso qualcuno di loro sia tra i membri dell'ordine sacro, anche a loro siano prescritti i propri diritti d'onore, o, nel caso in cui siano monaci o laici, che siano assolutamente scomunicati dalla Chiesa fino al momento in cui rigetteranno e rinunceranno apertamente ogni connessione con gli scismatici e decideranno di tornare al proprio vescovo" (D. Cummings, trad., The Rudder of the Orthodox Catholic Church: The Compilation of the Holy Canons Saints Nicodemus and Agapius (West Brookfield, MA: The Orthodox Christian Educational Society, 1983), p 469).

Il canone 14 dice:

"Se qualche vescovo, partendo dal presupposto che vi sono accuse di crimini contro il proprio metropolita, si separa o apostata da lui prima che o sinodale sia stato emesso contro di lui un verdetto conciliare, ed evitando la  comunione con lui, non menziona il suo nome secondo la consuetudine nel corso della mistagogia divina (cioè, la celebrazione liturgica del mistero eucaristico), il santo Concilio ha decretato che egli deve essere deposto dalla carica, se separandosi semplicemente dal suo stesso metropolita egli creerà uno scisma. Tutti dovrebbero conoscere i propri limiti, un presbitero non dovrebbe trattare il proprio vescovo con scherno o con disprezzo, né un vescovo dovrebbe trattare così il proprio metropolita" (Ibid., p. 470).

Essenzialmente, questo canone dice che ciò che vale per diaconi e sacerdoti, vale anche per un vescovo nei rapporti con il suo metropolita.

E poi abbiamo il canone 15:

"Le norme stabilite con riferimento a presbiteri e vescovi e metropoliti sono a maggior ragione applicabili ai patriarchi. In tal modo qualsiasi presbitero o vescovo o metropolita che osa separarsi o apostatare dalla comunione con il proprio patriarca, e non menziona il nome di quest'ultimo nel modo debitamente fissato e ordinato nella mistagogia divina, prima che sia pronunciato un verdetto conciliare di condanna contro di lui, e crea uno scisma, il santo Concilio ha decretato che questa persona deve essere ritenuta aliena da ogni funzione sacerdotale, se si può dimostrare che ha commesso questa trasgressione della legge. Di conseguenza, queste regole sono state sigillate e ordinate riguardo alle persone che con il pretesto di accuse contro i propri presidenti stanno in disparte e creano uno scisma, e sconvolgono l'unione della Chiesa. Ma quanto alle persone, d'altra parte, che, a causa di qualche eresia condannata dai santi Concili, o dai Padri, si ritirano dalla comunione con il loro vescovo, che predica l'eresia pubblicamente, e l'insegna sfacciatamente in chiesa, tali persone non solo non sono soggette ad alcuna pena canonica per essersi separati da ogni e qualsiasi comunione con colui che è chiamato vescovo prima di essere stato sottoposto a qualsiasi verdetto conciliare o sinodale, ma, al contrario, essi sono considerati degni di godere l'onore che si addice loro fra i cristiani ortodossi per aver sfidato, non vescovi, ma pseudo-vescovi e pseudo-maestri; ed essi non hanno scisso l'unione della Chiesa con alcuno scisma, ma anzi, sono stati diligenti a salvare la Chiesa da scismi e divisioni" (Ivi, p. 470F).

E così quello che è stato detto nei canoni precedenti sulla separazione da vescovi e metropoliti è tanto più applicabile al proprio patriarca. C'è una sola eccezione qui data, e cioè quando ci si separa dal proprio vescovo, metropolita o patriarca, sulla base eresia insegnata pubblicamente e "sfacciatamente" nella Chiesa. Il canone non dice che la separazione è giustificata solo per il fatto che un vescovo detiene un'opinione eretica. Inoltre non dice che è giustificato che un siffatto parere eretico si possa desumere dalle sue azioni o dichiarazioni vaghe. È solo quando si tratta di un'eresia che è stata condannata dai padri o dai concili, e viene insegnata pubblicamente, e "sfacciatamente".

Questi canoni, proprio perché sono venuti sulla scia delle polemiche moechiane, sono stati chiaramente progettati per garantire che non si verifichi un'altra controversia del genere. Essi definiscono chiaramente l'unica base per uno scisma prima di un verdetto conciliare, e tale base è la chiara predicazione dell'eresia. Inoltre, anche questo canone non prevede la creazione di giurisdizioni parallele prima di un verdetto conciliare. In altre parole, ci si può separare dalla comunione con un vescovo che predica l'eresia, ma fino a quando la Chiesa mette a posto la questione, non c’è base per stabilire sinodi rivali, come hanno fatto i vecchi calendaristi greci.

 
Arciprete John Whiteford: lo scisma sull’Ucraina

NB. Se volete sentire padre John in persona, cliccate qui per il podcast della predica in inglese.

Nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito.

La storia non è solo qualcosa di cui leggiamo nei libri di testo, ma è qualcosa che stiamo vivendo. È solo che non ce ne rendiamo conto, perché spesso non vediamo accadere eventi enormi. Ma in termini di storia della Chiesa, potremmo trovarci nel bel mezzo di un grande cambiamento. Spero che in retrospettiva guarderemo indietro a questi eventi come a una piccola interferenza sullo schermo di un radar, perché il problema è stato risolto molto rapidamente. Ma come molti di voi probabilmente sanno, il patriarca ecumenico Bartolomeo ha annunciato che sta per stabilire una chiesa autocefala in Ucraina e ha sollevato gli anatemi contro vescovi scismatici, li ha reintegrati nei ranghi da cui sono stati deposti... e non ha assolutamente alcuna autorità per farlo, secondo i canoni della Chiesa.

Ora, un po' di conforto che penso che possiamo ricevere dalla storia è che questo genere di cose non sono nuove nella Chiesa. Abbiamo avuto polemiche, abbiamo avuto eresie, abbiamo avuto scismi nella storia della Chiesa, e finché la Chiesa esisterà in questo mondo caduto, e finché sarà abitata dai peccatori che vivono in tale mondo caduto, ci saranno persone che causeranno tali divisioni nella Chiesa, e la Chiesa ha resistito a molte tempeste, molto peggiori di quanto questa potrebbe essere.

Proprio ieri abbiamo celebrato il ventesimo anniversario della fondazione della nostra parrocchia, e preferirei piuttosto parlarvi di dove siamo stati come parrocchia e dove stiamo andando, per celebrare questo grande evento. Ma invece sento di dover parlare di questo, perché so che molti di voi hanno posto delle domande al riguardo, e voglio che capiate che quando i nostri vescovi hanno annunciato che non saremo più in comunione con il patriarca ecumenico fino a quando questa crisi non sarà risolta, non hanno preso alla leggera tale questione.

Nella nostra parrocchia abbiamo molte persone che vengono dall'Ucraina, e so, avendovi parlato della situazione politica dell'Ucraina, che non siete tutti d'accordo. Non so se avete parlato tra di voi e lo avete capito, ma io l'ho certamente capito parlando con voi. Ci sono persone che si situano su vari punti dello spettro in termini di come vedono cosa è successo in Ucraina, in particolare negli ultimi anni. Ma la politica è una cosa e l'ecclesiologia è un'altra. Abbiamo tutti diritto alle nostre opinioni politiche, ma non abbiamo diritto alla nostra ecclesiologia. C'è solo una ecclesiologia ortodossa. Abbiamo una tradizione canonica in cui esiste l'ordine ecclesiale che dobbiamo seguire. La Chiesa russa in realtà, nonostante tutte le accuse che essa abbia assunto posizioni politiche in Ucraina, ha cercato di astenersi dal prendere qualsiasi tipo di posizione politica. Alcune persone cercano di dire che l'Ucraina è una vacca da mungere per la Chiesa russa. Non un centesimo del denaro raccolto in Ucraina va alla Chiesa in Russia; questo non è assolutamente vero. Ma l'Ucraina non è solo una parte della Chiesa russa, l'Ucraina è il cuore della Chiesa russa. L'Ucraina è il luogo dove è iniziata la Chiesa russa. E posso dirvi che la Chiesa Russa all'Estero, solo per darvi un esempio, non è solo un gruppo di "grandi russi", per così dire in mancanza di un termine migliore... non è solo un gruppo di persone dalla Federazione Russa o ad essa collegati, che stanno sfruttando i poveri ucraini. La nostra chiesa... il primo primate che abbiamo avuto è stato il metropolita Antonij Khrapovitskij, che era stato metropolita di Kiev. Il monastero della Santissima Trinità è stato fondato da monaci che venivano dalla Lavra di Pochaev. Il nostro vescovo discende dai cosacchi del Don e il nostro attuale metropolita è un ucraino. Non mi sono preoccupato di chiedere di quale vescovo abbia origini ucraine, ma nel corso degli anni ho appreso che molti dei nostri vescovi che io presumevo russi hanno origini ucraine. E, ovviamente, l'Ucraina è un paese molto vario. Ci sono persone che parlano russo e si considerano davvero russi, e poi ci sono persone che parlano ucraino e si considerano ucraini. E va tutto bene, e nella Chiesa possiamo avere questo tipo di differenze. E un'altra cosa che direi è che potrebbe venire il giorno in cui la Chiesa dell'Ucraina diventerà una Chiesa autocefala, quando ciò sarà fatto nel modo giusto, e questa in definitiva potrebbe benissimo essere la volontà di Dio per la Chiesa ucraina. Non posso saperlo: questo è al di sopra della mia visione. Ma non può succedere nel modo attuale. Non è così che le cose accadono nella Chiesa se esiste un minimo di buon ordine.

Potrei passare molto tempo a parlare della storia della Chiesa ucraina e del suo legame con la Chiesa russa. Ci sono un certo numero di articoli online che potete leggere su questo argomento, e in effetti io scriverò alcuni articoli sull'argomento con link a molti di questi testi, quindi quelli di voi che sono interessati alla storia, saranno sicuramente in grado di leggere quanto volete e di scoprire che, per più di 300 anni, più a lungo di quanto gli Stati Uniti sono stati una nazione indipendente, la Chiesa ucraina è stata innegabilmente e pienamente parte della Chiesa ortodossa russa. Ma oggi non ho intenzione di passare il tempo a parlarne, perché ci vorrebbe troppo tempo; ciò di cui parlerò, solo brevemente, è che il patriarca Bartolomeo stesso sa perfettamente che quanto ho appena detto è vero, e lo ha detto in un certo numero di occasioni. Quando il capo di questo gruppo scismatico, Filaret Denisenko, fu deposto dalla Chiesa russa, per (tra le altre cose) aver avuto una moglie e tre figli, il che è ovviamente contrario ai canoni, ma anche per aver fatto un certo numero di altre cose che stavano causando enormi problemi nella Chiesa ucraina, in una lettera che il patriarca Bartolomeo scrisse all'allora patriarca Alessio II, dichiarò,

"Desideriamo rendere noto al vostro amore, come vostro fratello, che la nostra santa e grande Chiesa di Cristo riconosce pienamente che la vostra santa Chiesa di Russia ha la giurisdizione esclusiva in materia e accetta le decisioni sinodali prese nei confronti di [Filaret]" [ Lettera di sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo a sua Santità il patriarca Alessio II di Mosca e Tutta la Rus', 26 agosto 1992].

Il Patriarca Irinej di Serbia ha recentemente scritto una lettera, una lettera aperta, in cui si è opposto a ciò che il patriarca ecumenico stava proponendo di fare in quel momento, e in quella lettera ha sottolineato un punto molto importante. Egli ha detto:

"Vostra Santità, in nessun modo il desiderio e l'intento di offenderla o di addolorarla ci vengono in mente, nemmeno brevemente.Tuttavia, siamo obbligati a ricordarle la sua promessa fatta a Chambésy, Ginevra, alla presenza dei primati delle Chiese ortodosse, e di conseguenza anche alla presenza della nostra stessa mediocrità, che non sarebbe intervenuto negli affari della Chiesa di Ucraina "[Lettera del mese di agosto 2018 dal patriarca di Serbia Irinej al patriarca ecumenico Bartolomeo] .

E questo è successo nel 2016, in un incontro tra tutti i capi di tutte le Chiese autocefale.

In effetti, in una lettera che il Santo Sinodo russo ha scritto il 14 settembre, quando il patriarca ha annunciato le sue intenzioni, si è sollevato un punto simile, dicendo,

"Nel frattempo, durante la Sinassi delle Chiese ortodosse locali a Chambésy nel gennaio 2016, il patriarca Bartolomeo ha pubblicamente definito il metropolita Onufrij unico primate canonico della Chiesa ortodossa in Ucraina. Nella stessa occasione il primate della Chiesa di Costantinopoli prometteva che né durante il Concilio di Creta né in seguito avrebbe fatto alcun tentativo di legalizzare lo scisma o di concedere a nessuno l'autocefalia su base unilaterale." [Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa sull'intervento non canonico del Patriarcato di Costantinopoli nel territorio canonico della Chiesa ortodossa russa, 14 settembre 2018].

Anche se lo stesso patriarca ecumenico avesse creduto sinceramente di avere una pretesa legittima sull'Ucraina – il che, ovviamente, dalle sue dichiarazioni precedenti sappiamo che non è vero... ma anche se lo avesse creduto, il modo con cui ha agito non è il modo corretto. Anche se pensasse, per esempio, che la Chiesa russa stava semplicemente gestendo male la situazione in Ucraina, e che quelli della chiesa scismatica, la cosiddetta "Chiesa autocefala dell'Ucraina" avessero qualche legittima lamentela che doveva essere messa in onda, il modo canonico per lui di occuparsene sarebbe stato quello di indire un sinodo panortodosso. E alcuni potrebbero dire: "Bene, come sappiamo che i russi si sarebbero presentati?" Bene, dopo che egli ha annunciato quello che stava per fare, la Chiesa russa ha chiesto proprio un sinodo panortodosso del genere, così come hanno fatto i capi di molte altre chiese autocefale, e perciò la Chiesa russa avrebbe chiaramente partecipato a tale concilio. Ma la ragione per cui non indice un simile concilio è perché fino ad oggi non una sola Chiesa autocefala al di fuori del Patriarcato Ecumenico ha espresso alcun sostegno per quello che egli sta facendo. E molte di loro hanno infatti espresso esattamente l'opposto – hanno detto molto chiaramente che condannano ciò che sta facendo.

Mi piacerebbe parlare un po' di alcuni canoni che sono rilevanti qui. La Chiesa è costruita sui canoni dei Concili ecumenici, ma ci sono alcuni canoni molto antichi che vengono anche prima dei Concili ecumenici; tra loro ci sono i Canoni dei santi apostoli, il cui Canone 11 dice,

"Se qualche chierico prega in compagnia di un chierico deposto, sarà deposto anche lui" (D. Cummings, trans., The Rudder of the Orthodox Catholic Church: The Compilation of the Holy Canons of Saints Nicodemus and Agapius, West Brookfield, MA: The Orthodox Christian Educational Society, 1983, p. 23).

Il canone 16 dice che se un vescovo ammette come chierico "a dispetto della privazione prescritta contro di lui" ...in altre parole, se prende un sacerdote che è stato deposto e lo accetta come sacerdote, che questi sia "scomunicato come maestro di disordine" [Ibid., p. 27].

E poi il Canone 35 dice:

"Che un vescovo non osi conferire ordinazioni al di fuori dei suoi confini, in città e territori non soggetti a lui. Se sarà dimostrato che lo ha fatto contro i desideri di coloro che hanno il possesso di quelle città o territori, che sia deposto, così come quelli che ha ordinato" [Ibid., p. 52].

E poi il Canone 2 del Concilio di Antiochia, che è stato specificamente approvato dai successivi Concili ecumenici e così ha un peso ecumenico, dice,

"Come per tutte quelle persone che entrano in chiesa e ascoltano le Sacre Scritture, ma che non comunicano in preghiera insieme e allo stesso tempo con i laici, o che rifiutano la partecipazione all'eucaristia, in accordo con qualche irregolarità, noi decretiamo che queste persone siano emarginate dalla Chiesa fino a quando, dopo essersi confessate e manifestando frutti di pentimento e implorando perdono, riusciranno a ottenere il perdono; inoltre decretiamo che non è consentita la comunione con gli esclusi dalla comunione, né in una chiesa è permesso ammettere coloro che non hanno accesso a un'altra chiesa: se qualcuno tra i vescovi, i presbiteri, i diaconi o altri chierici dovesse apparire ad avere comunione con coloro che sono stati esclusi dalla comunione, anch'egli deve essere escluso dalla comunione, poiché appare che confonde il Canone della Chiesa" [Ibid., p. 535, enfasi aggiunta].

I canoni sono estremamente chiari sul fatto che ciò che fa il Patriarca ecumenico è sbagliato, che non ha alcuna competenza in materia. Questo è il motivo per cui i nostri vescovi hanno affermato che, fino a quando non si risolverà la questione, non concelebreranno più con il clero del Patriarcato Ecumenico. Ci è stato anche detto che non dobbiamo, nemmeno come laici, comunicarci nelle loro parrocchie. Ora, se ci sono circostanze straordinarie, allora parlatemene, e possiamo vedere. Noi infatti non crediamo che i canoni siano come mine anti-uomo. Noi non crediamo che, poiché il patriarca ha violato i canoni, sia già deposto e che tutti quelli che sono connessi con lui siano già fuori dalla Chiesa. Non ci crediamo. Ma quello che stiamo dicendo è che queste saranno le conseguenze, se continuano su quella strada e non c'è riconciliazione, e nessun tentativo di affrontare la situazione e correggerla.

Ora io (e sono sicuro, anche molti di voi) ho molti amici tra il clero e i laici che sono sotto il patriarca ecumenico, e mi rattrista davvero tanto che siamo arrivati ​​a questo punto, ed è una sensazione molto surreale essere in questa situazione. Fino a poco tempo fa, io ero il presidente dell'Associazione ortodossa del clero di Houston – questo è cambiato (per motivi estranei a tutto questo) a settembre, e come conseguenza di ciò, così come stanno le cose adesso, non potrò partecipare alle riunioni dell'Associazione del clero o alla Domenica dell'Ortodossia, e se continua a essere un problema, non potrò concelebrare con dei miei confratelli chierici nella zona di Houston, e sono molto triste che la situazione sia arrivata a questo punto. Ma è giunta a questo punto a causa delle azioni di persone che hanno scelto di ignorare la verità e che hanno scelto di ignorare i canoni. E ci deve essere ordine nella Chiesa. Noi abbiamo dei canoni per una ragione. Non abbiamo un papa, per la semplice ragione che non crediamo che Cristo abbia mai dato ad alcuna persona alcuna infallibilità, o qualche potere speciale di governare tutta la Chiesa. Lord Acton disse che il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente. La Chiesa ha delle suddivisioni, e ha dei pesi e contrappesi, proprio come li ha il nostro governo (almeno costituzionalmente), per una ragione. Questo perché finché ci saranno peccatori avremo vescovi sviati – e persino vescovi molto prominenti. E dobbiamo avere i mezzi per correggerli, e non possiamo avere un vescovo che non risponda a nessuno, che fa solo ciò che vuole, e nessuno può metterlo in discussione. Non siamo in una chiesa del genere. Se fossimo in tale chiesa, saremmo cattolici romani... e non lo siamo, perché non crediamo che ciò sia vero. Non lo ritroviamo nella storia della Chiesa. E quindi quello che dobbiamo fare è pregare sinceramente che questa questione venga risolta. Ne ho parlato con vladyka Peter [il vescovo locale di padre John, ndt] e lui ha espresso alcune speranze che forse la crisi si risolverà in un futuro non troppo lontano. Lui potrebbe sapere sulla situazione qualcosa che io non conosco, e spero che si riveli corretto. La mia opinione più scettica è che la crisi non possa essere risolta in tempi brevi. Ma dobbiamo pregare. Dobbiamo pregare per un miracolo che le persone si pentano e che l'unità e la pace nella Chiesa siano ripristinate. Amen.

 
Perché proteggere i sentimenti dei credenti? Intervista a Nikolaj Valuev

Un disegno di legge sugli insulti ai sentimenti dei credenti è stato adottato in prima lettura il 9 aprile. il disegno di legge mira a introdurre nel Codice penale un nuovo articolo, secondo il quale, per un insulto ai sentimenti dei credenti, e per la profanazione di oggetti religiosi, si può avere una pena detentiva da tre a cinque anni o una multa fino a 500.000 rubli. Tuttavia, in seconda lettura i deputati di tutti i partiti della Duma di Stato stanno preparando emendamenti che abbassano il termine massimo del carcere fino a tre anni. I deputati hanno inoltre proposto di fare modifiche al Codice amministrativo, aumentando le sanzioni: da 300 a 30.000 rubli per i cittadini, e da 50.000 a 100.000 rubli per i funzionari. Perché proteggere i sentimenti dei credenti? Il deputato della Duma di Stato Nikolaj Valuev ha condiviso la propria opinione su questo tema con la rivista "Foma".

Non c'è, secondo lei, contraddizione nel far entrare in corso legale una categoria puramente morale - "i sentimenti dei credenti"?

No. Dopo tutto, oggi nessuno si offende perché abbiamo a lungo assegnato responsabilità legale alla diffamazione - alla pubblicazione di false informazioni circa una persona all'invasione del suo spazio personale. In effetti anche questo è un reato morale, ma ci sono punizioni per questo. Così è il caso con i sentimenti dei credenti - c'è una linea molto sottile entro la quale si desidera proteggerli. Le religioni oggi sono bombardate di informazioni palesi che può contenere torti o insulti (insulto - è un termine totalmente giuridico), e distorcere i fatti storici. E ciò può causare insoddisfazione ai cittadini, che sono annoverati questa o quella religione. Naturalmente, l'apparizione di questa legge è stata stimolata dallo spettacolo alla chiesa di Cristo Salvatore e dai casi di profanazione di oggetti sacri. Questi casi non sono rari, ma una legge che interpreta inequivocabilmente queste azioni come illegali e protegge i fedeli, ancora non c'è. Pertanto, una tale legge è venuta alla luce e - a mio parere, anche tardivamente.

Ha ricordato la preghiera punk nella Cattedrale di Cristo Salvatore. La privazione della libertà in questo caso - è una punizione adeguata, secondo lei?

Era adeguata alla legge di quel momento. In tali questioni, non possiamo farci guidare dalle emozioni. Spesso ci rivolgiamo alla pratica occidentale. Ma in Occidente, tali atti, come la performance di queste ragazze furiose, sicuramente ricadono sotto la responsabilità personale: si va in carcere per termini molto reali, o si pagano grandi sanzioni amministrative - e nessuno si sorprende. In Russia si considera buona norma seguire alla lettera la morale democratica - e allora seguiamola in tutto. Ma no, alcune persone la pensano diversamente: ciò che in Occidente non si può fare - da noi si può. Questo gioco di doppi standard mi fa indignare.

Tra i giuristi si ritiene che i partecipanti a queste azioni abbiano avuto sanzioni penali perché nel diritto a quel tempo non esistevano sanzioni amministrative adeguatamente rigide. Se ci fosse stata un'adeguata responsabilità amministrativa, dicono, non sarebbero finite in prigione. E l'attuale legge suggerisce una responsabilità amministrativa, non penale. Lei è d'accordo?

In generale, sì. Da noi l'istituzione dell'esecuzione delle sanzioni amministrative è generalmente poco sviluppata. Le sanzioni condizionali non sono di solito efficaci e alla gente non interessano particolarmente. Infatti, fino ad ora, non c'è stata una sufficiente responsabilità amministrativa. Ora, per esempio, si sta adottando una legge sulle attività sportive di massa, che è popolarmente conosciuta come la legge dei tifosi. La responsabilità amministrativa per il teppismo è in forma di lavoro correttivo obbligatorio - non meno di 200 ore. Lo stesso vale nel caso di insulto ai sentimenti dei credenti. Se queste cose sono lasciate incustodite, può seguirne una reazione a catena. Ricordiamoci la situazione in cui Internet era piena di messaggi di ragazzi e ragazze in cerca di segnali di popolarità di Dio sa quale livello. Sono diventati famosi, ma essi stessi non hanno imparato da queste cose... E più questo tema ha indugiato su Internet, più sono avvenuti incidenti. Una reazione a catena - una valanga. La stessa reazione a catena è possibile, per esempio, con la profanazione di oggetti sacri, se non sono protetti i sentimenti dei credenti.

Qual è l'importanza di questo disegno di legge ora? Lo Stato non ha problemi più urgenti?

Penso che in Russia una tale legge doveva essere adottata già da lungo tempo. Da noi a livello statale negli ultimi quindici anni e ancora oggi è stata spezzata la comprensione di chi è la persona, di qual'è il suo posto nel mondo. Sono state distrutte le istituzioni della famiglia e della religione. Nei media si è imposto l'ideale del consumo e del nichilismo totale. Vi è una diffusa negazione di tutto - il rispetto per l'individuo, per la famiglia, per Dio. Questo trasforma la società in un gregge disorganizzato. Soprattutto la generazione degli anni '90 è una generazione perduta. Negli ultimi quindici anni nel paese si sono occupati di qualsiasi cosa, tranne che dell'istruzione. Se un tempo le parole "patriottismo", "fede", "famiglia" avevano un significato chiaro, questo ora è chiaramente svalutato. In questo senso, lo Stato dovrebbe proteggere le basi tradizionali della società.

Noi parliamo molto dell'idea dello Stato, ma la cercheremo ancora per un tempo molto lungo, e chissà quando capiremo cos'è... Ora l'unica idea chiara che le persone hanno, è l'idea che si trovano nella fede. Pertanto, la legge sugli insulti ai sentimenti dei credenti è importante non tanto per stabilire la responsabilità giuridica, ma come tentativo del governo di sottolineare che la società dovrebbe essere - ed è - fondata su valori incrollabili - tra cui la fede in Dio. Così, per lo Stato è importante richiamare l'attenzione su questi valori, e chiamare tutti verso tali valori.

A parte i noti casi mediatici delle scorso anno, cosa la può offendere personalmente come credente?

Penso che sia se qualcuno comincia a imprecare in chiesa. Se ne ha realmente bisogno - dovrebbe uscire in strada. Posso offrire questo come analogia: è improbabile che una persona abbia il desiderio che qualcuno faccia i suoi bisogni nella camera da letto del suo appartamento. In caso contrario, tale azione rischia di offendere gli abitanti della sua casa. Un insulto è qualcosa che va oltre il normale comportamento convenzionale in un luogo concreto in un momento concreto.

 
Tre santi della ROCOR per la vita del mondo del XXI secolo

Sulla superficie della Chiesa, come schiuma sulle onde dell'oceano, possiamo trovare la schiuma della 'Ortodossia dell'Establishment', con i suoi istituti e le sue personalità, le sue teorie e le sue filosofie, i suoi dottorati e le sue discipline. Se scambiamo quella schiuma per l'oceano profondo, ci siamo tristemente sbagliando. Dobbiamo dimenticare la superficie e tuffarci nell'oceano profondo dove troveremo la realtà, la profondità della fede. Per quanto incredibile possa sembrare, alcuni, pensando superficialmente, dimenticano che la Chiesa non esiste per creare intellettuali e accademici, ma per creare santi. La vita della Chiesa non è vana, inutile e superficiale, come lo sono tanti intellettuali, ma propositiva e seria, come lo sono i santi.

In effetti, quando non ci sarà più nessuno che vuole e che si sforza di diventare un santo, allora verrà la fine del mondo, perché l'esistenza della Chiesa non avrà più alcuno scopo come vivaio di santi. Questa ricerca della santità, che è la vera Ortodossia, si trova nei monasteri e nei conventi, tra il clero fedele, le famiglie e i parrocchiani, non tra accademici e intellettuali che vivono di erudizione e di ragionamento carnale. La Chiesa esiste per fornire il nostro pane 'quotidiano', cioè il pane 'essenziale', il cibo spirituale, cibo dell'anima, e non cibo della mente, perché l'umanità non vive di solo pane e se cerca di farlo, muore, come possiamo vedere.

Questo è il motivo per cui la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) ha portato al mondo tre santi. Sono san Giona di Hankow (+1925), san Giovanni di Shanghai e San Francisco (+1966) e il futuro san Serafino di Sofia (+ 1950). San Giona rappresenta l'Asia, san Giovanni, anche se ha vissuto a lungo in Cina e in Europa occidentale, rappresenta il Nord America, e san Serafino rappresenta l'Europa. La sua canonizzazione a lungo attesa è ora in fase di preparazione da parte delle Chiese di Russia e Bulgaria, ma la maggior parte della sua vita dopo gli eventi fatali del 1917 è stata trascorsa nella Chiesa fuori dalla Russia, dove ha scritto contro la folle eresia del sofianismo e in favore della risurrezione della Rus' come entità spirituale e politica, come impero cristiano.

Tutti e tre di questi santi sono stati fedeli alla Chiesa Russa, tutti e tre erano vescovi e asceti, tutti e tre hanno lottato in tempi a noi vicini, e insieme rappresentano tre diverse parti della Chiesa fuori dalla Russia. Alcuni diranno che certamente, la nostra Chiesa ha prodotto ben più di tre santi. Hanno ragione. Sono stati avanzate suggerimenti circa altri candidati alla canonizzazione in altre parti del mondo, in Australia, in Sud America, in Cina, in Europa occidentale, santi uomini e donne, laici, monaci e parroci. Quando Dio vorrà questi tre santi vescovi saranno affiancati da altri, i cui resti terreni aspettano di essere rinvenuti dai loro luoghi di riposo in tutto il mondo.

Tuttavia, in questo momento la nostra attenzione è rivolta a questi tre e soprattutto per la prossima canonizzazione di san Serafino di Sofia, la cui preparazione è stata annunciata nel corso della riunione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa, il 23 ottobre 2015. Tutti i tre santi sono uscti dalla Russia e sono stati offerti come dono e testimonianza al mondo. Tutti e tre hanno annunciato la libertà della Chiesa e hanno atteso l'arrivo di questa libertà all'interno della Russia schiavizzata in modo da poter tornare all'unità amministrativa con la Chiesa locale. Tutti e tre hanno misticamente proclamato l'arrivo provvidenziale del messaggio della Santa Rus', del Vangelo di Cristo nel suo autentico contesto ecclesiale, rivolgendosi al mondo esterno alle terre russe.

San Serafino di Sarov (+1833) aveva già profetizzato che la sua venerazione si sarebbe diffusa in tutto il mondo e che egli avrebbe glorificato colui che lo avrebbe glorificato, nel senso che avrebbe portato in tutto il mondo la venerazione dello tsar Nicola II (+1918), cosa che infatti è in corso. E per quanto riguarda San Giovanni di Kronstadt (+1908), ha annunciato che la rinascita della sua chiesa a Kronstadt, che ha ormai avuto luogo, avrebbe proclamato la rinascita di tutta la Russia. Questi tre santi, che rappresentano l'Asia, Nord America ed Europa, rappresentano misticamente non solo i primi frutti della venerazione in tutto il mondo, ma la presenza fisica della santità contemporanea al di fuori della Russia, senza la quale il mondo morirebbe.

19 ottobre / 1 novembre 2015

San Giovanni di Kronstadt

 
Manifestazione di Femen nella cattedrale - politici francesi infuriati - Somiglianze con il caso Pussy Riot

Ecco un altro esempio dei doppi standard europei: in Francia gli stessi politici che hanno recentemente ammirato la manifestazione delle Pussy Riot nella Cattedrale di Cristo Salvatore ora criticano le attiviste Femen per la loro manifestazione nella Cattedrale di Notre Dame.

La cattedrale di Notre Dame a Parigi. Foto: Pentristo / Creative.su

Stanno venendo alla luce nuovi dettagli dell'avvilente manifestazione eseguita nella cattedrale di Notre Dame dalle attiviste in topless del movimento Femen. Per ricordare il fatto ai nostri lettori, queste donne, mostrandosi seminude in pubblico all'interno della principale cattedrale della Francia, hanno salutato le dimissioni di Papa Benedetto XVI, che le attiviste Femen considerano omofobo e anti-femminista. Non è solo il fatto che sette donne francesi e una ucraina sono riuscite a entrare nella cattedrale senza ostacoli, spogliandosi fino a rimanere in collant e iniziando a suonare le campane con bastoni di legno. Si è scoperto che la polizia le ha portate alla centrale solo  per stabilire la loro identità e controllare i loro documenti. Quando tutto questo è venuto alla luce, i francesi hanno cominciato a dire le stesse cose che in precedenza non piaceva loro ascoltare a Mosca - per esempio, suggerimenti che in una moschea per un atto simile sarebbero state appese per i seni nudi. Si è fatto riferimento alle leggi del secolo XIX che proteggono le cattedrali dalla profanazione. E chi dice tutto questo? Gli stessi cittadini francesi che pochi mesi fa hanno chiamato inquisizione il processo alle Pussy Riot e hanno definito la Chiesa ortodossa russa un'organizzazione medievale. Christine Boutin, che lavorava per il governo di François Fillon, vede avvicinarsi l'apocalisse in quello che sta succedendo in Francia. E tutto è precipitato assieme - la legge sui matrimoni omosessuali, le dimissioni del Papa e lo scandalo nella cattedrale principale del paese.

"Siamo giunti a un bivio. La Francia deve affrontare una scelta. Siamo attratti verso una filosofia liberale, o, più precisamente, una filosofia libertina, istituita in Francia dopo il 1968 e modellata su quella anglosassone percorso. Secondo questa filosofia, un essere umano diventa solo un valore relativo. Se questa filosofia vince, tutto sarà distrutto. Le donne che prendono parte a tali azioni simboleggiano questo punto di vista su un essere umano, questa comprensione del suo valore".

Si potrebbe pensare che i politici francesi non abbiano altro da fare che distendersi e rilassarsi dopo il successo della manifestazione delle Femen francesi. La non interferenza della polizia riflette ciò che quegli stessi politici pretendevano da parte delle autorità russe. Gli impiegati della cattedrale hanno scortato le donne nude fuori della cattedrale - la polizia si è fatta da parte. Dopo di che le donne svergognate hanno urlato insulti indirizzati al capo della Chiesa cattolica proprio sulla piazza di fronte alla Cattedrale di Notre Dame, resa famosa da Victor Hugo. Naturalmente, tutto è avvenuto davanti a una folla di persone e con una presenza completamente passiva della polizia. È stato proprio come è accaduto in Russia, meno i seni nudi e l'assenza di maschere. Non è stato ancora aperto un procedimento penale, ma così come in Russia, si aprirà in ritardo. Perché? Perché quando i politici francesi hanno sentito l'odore Pussy Riot e Femen, per qualche motivo hanno trovatoto che l'odore da Mosca e Kiev è completamente inaccettabile a Parigi. Bertrand Delanoë, sindaco di Parigi, ha criticato la manifestazione di Femen e ha detto che questa lo ha reso triste. Per strano che possa sembrare, solo di recente il comune di Parigi ha discusso il problema di dare alle Pussy Riot il titolo di cittadine onorarie di Parigi. Alexander Schipkov, giornalista e storico della Chiesa, vede la seguente logica in questo approccio di due pesi e due misure da parte delle autorità di Parigi: il teppismo che distrugge la Russia è buono, è democrazia. Ma se lo stesso teppismo distrugge la Francia... è una questione completamente diversa.

"Non vogliono distruggere la base del loro stato. C'è un senso di auto-conservazione. Questo senso di autoconservazione si è attivato e ha iniziato a prendere alcune misure contro le Femen. Rispetto alla Russia, capiscono anche che le azioni di queste organizzazioni distruggere le fondamenta, le tradizioni, la morale e tutto il resto. Ma questa distruzione della Russia è a loro favore. Non è che non capiscano qualcosa, o che non sentano come queste cose sono percepite in Russia. No, è ​​tutto molto chiaro, trasparente e senza alcun dubbio".

Dopo che Manuel Valls, il ministro interinale francese, ha espresso la sua indignazione per le azioni delle teppiste in topless, sono seguite alcune azioni legali. Una denuncia dei fedeli locali è stata depositata e registrata - nello stesso modo accaduto nel processo di "inquisizione" con le Pussy Riot. Nel frattempo, i rappresentanti del clero francese hanno apertamente detto che il caso proseguirà solo se, stando al quotidiano francese Le Figaro, "Vi sarà la volontà politica del potere esecutivo, che consideri la reazione precedente inadeguata alla gravità del danno fatto". Quindi, questa è la fine delle fiabe sulla divisione dei poteri di cui si parla in Francia, e che la Russia ha dovuto ascoltare durante l'intero processo legale alle Pussy Riot. È interessante notare che allo stesso tempo è in pieno svolgimento a Parigi un'inchiesta su un gruppo di cattolici che ha interrotto uno spettacolo presso il Théâtre de la Ville a Parigi. Sono accusati di interruzione di uno spettacolo che includeva una scena in cui si depongono escrementi sul volto di Gesù Cristo. Quei "teppisti" rischiano una pena di tre anni di carcere. Ecco la filosofia libertina in azione.

 
Ieromonahul Iosif (Pavlinciuc): Despre studierea limbii franceze, 30 de euro de la cuviosul şi smirenia adevărată

O zi obişnuită pe strada pariziană Pétel. Garajul, care deja de mulţi ani e centrul ortodoxiei ruse în Paris. Sunăm de câteva ori. Deodată uşa grea se deschide.

- Dar la noi slujba s-a terminat demult!

Un călugăr tânăr foarte amabil.

- Propun să vorbim, numai după ce termin de făcut un Te-Deum.

La moleben erau prezente două domnişoare, cu care părintele Iosif vorbeşte în română.

După rugăciune mult timp îl tot întrebau pe ieromonah, şi iată în sfârşit a venit şi timpul pentru discuţia noastră. Vorbim în sala trapezei, unde sunt prezente portretele episcopilor şi preoţilor din emigraţia rusă.

Părintele Iosif are trei limbi materne: rusa, ucraineana şi româna. În mănăstirea Noul Neamţ a plecat de la douăzeci de ani.

Ieromonahul Iosif (Pavlinciuc) – cleric al catedralei Sfinţilor Trei Ierarhi, secretarul eparhiei Corsunului pe problemele diasporei moldovenești. Din 2012 – responsabilul comunităţii ortodoxe a cuviosului Paisie de la Neamț din Paris.

Franceza? – O vei învăţa!

După Academia teologică din Moscova am învăţat în Geneva, iar apoi m-am întors la mănăstirea Noul Neamţ.

Dar mitropolitul Chiril, viitorul Patriarh, m-a invitat la dânsul şi m-a întrebat despre studiile în Geneva şi a spus: „Eu ştiu ca ai fi dorit să scrii o lucrare de doctorat”. Eu aveam aşa dorinţă – la Cambridge sau Oxford, deoarece posedam engleza. Însă mitropolitul Chiril a spus – Gândeşte-te la Sorbonna, în Paris!

- Dar eu doar nu ştiu franceza, nu am învăţat-o!

- Vei învăţa-o. Aceasta nu este o problemă.

…În fiecare an franceza pare tot mai complicată şi mai complicată.

În Moscova am făcut cunoştinţă cu episcopul Corsunului de atunci Innochentie. Am zburat la Paris, stăteam în aeroportul Charles de Gaulle şi mă gândeam – cineva doar trebuie să mă întâlnească. Dar nimeni nu era. Aeroportul era mare, unde să mă duc? Am mai fost în aeroporturi, dar în unul aşa de mare îmi venea greu să mă orientez.

Telefonez, întreb:

- PS Innochentie, eu sunt la aeroport, ce să fac mai departe?

El mi-a răspuns că în curând mă va întâlni părintele Alexii – şi într-adevăr, peste 10 minute noi ne-am şi întâlnit.

Eu am scris aici o teză de masterat, al treilea an scriu lucrarea de doctorat despre monahismul în perioada sovietică, având ca studiu de caz şi exemplu – mănăstirea Noul-Neamţ.

Mănăstirea

Mănăstirea Noul-Neamţ se află în Moldova, a fost întemeiată de discipolii şi urmaşii cuviosului Paisie Velicikovschii – cel care a contribuit la renaşterea monahismului în sec. XVIII.

În 1864 mănăstirea a fost întemeiată de egumenul Teofan Cristi şi arhimandritul Andronic Popovici, dar a fost închisă în 1962 – ultima lovitură a prigoanei lui Hruşciov. În Moscova deja nu mai aveau ce închide. Dar în Moldova, Ucraina, Pribaltica era destul de greu: doar în 1959 în Moldova au fost închise 159 de biserici şi 7 mănăstiri.

Au existat revolte, scrisori, plângeri, dar închiderea bisericilor şi mănăstirilor a fost pregătită din timp şi foarte rapid îndeplinită, încât oamenii nici nu au reuşit să-şi dea seama că biserică nu mai funcționeză. Au venit dimineaţa, dar pe ușă e lăcată, biserica era închisă.

Cel mai mârșav lucru în timpul lui Hruşciov – aceasta era politica lui – care consta în faptul că se închideau bisericile şi mănăstirile chiar cu mâinile preoţilor! În toate cercurile bisericeşti erau oameni, care cedând spiritului vremii, îndeplineau toate cerinţele comisarilor, lichidând bisericile. Iar interzicearea de a te ruga în locurile publice: pe câmpuri când nu era ploaie, la răscruci de drumuri, la fântâni și troițe, pe râuri şi lacuri în ziua Epifaniei, a sluji panihide pe mormintele credincioşilor, adesea venea chiar din gurile episcopilor, care au cedat, s-au speriat.

Presiune cum a fost în anii 30 nu a fost, nu au fost represii deschise. Dar cei care manifestau zel şi credinţă, propovăduiau și povățuiau poporul – puteau fi puşi în închisoare, sau era provocat un scandal şi oricum îi închideau. În presă apăreau diferite foiletoane şi alte articole provocatoare care criticau şi descreditau pe preoţi şi călugări. Chipul preotului needucat, necultural era tot mai răspândit şi promovat în masele largi şi oamenii încetau să mai vadă în Biserică un punct de orientare.

30 de euro de la stareţ

Ieroshimonahul Selafiil (Chiperi) – călugăr al mănăstirii noastre, s-a născut în 1908, după şcoală a plecat la mănăstire şi a rămas acolo până în 1945.

Predicile lui atrăgeau atenţia agenţilor serviciilor secrete (KGB), care le considerau a fi antisovietice. El era cu totul în afara politicii, dar ei vedeau în el un oponent.

În 1945 a fost arestat, şi a fost trimis în lagăr de concentrare unde a rămas mai mult de zece ani. După moartea lui Stalin, în 1954 a fost eliberat, dar nu i s-a dat dreptul să se întoarcă în patrie, la mănăstirea sa, trebuia să trăiască în regiunea Odessei. El totuşi s-a întors, dar curând mănăstirea a fost închisă şi el a fost nevoit să trăiască la rudele sale într-o mică cocioabă, păzind câmpurile colhozului.

Se ruga noaptea, iar ziua primea oameni. De timpuriu a orbit, ultimii 20 de ani nu vedea nimic. La 19 iunie 2005 părintele Selafiil a murit în simplitate şi sărăcie, manifestând o puritate îngerească.

Eu îmi făceam studiile la academia din Moscova, la întoarcerea mea la mănăstire el strângea de fiecare dată câte 20 – 30 de euros, spunea – să-i iei cu tine, îţi vor trebui la Moscova – tu doar înveţi. Îi cunoştea pe părinţii tuturor călugărilor pe nume şi se ruga pentru noi, pentru fraţi, pentru părinţi.

Darul lui de la Dumnezeu era darul smireniei și simplității.

Pe el puţin popor îl cunoştea – el rămânea în intimitate printre oameni. În mijlocul lumii ca în mijlocul pustiei – ceea ce pare surprinzător pentru călugării contemporani.

De ce Marx nu şi-a retezat barba?

Arhimandritul Serghie (Podgornîi) şi-a început viaţa de călugăr la mănăstirea Căpriana, apoi a trăit în mănăstirea noastră. După închiderea mănăstirii mulţi ani a fost duhovnic la Lavra din Poceaev. Avea o barbă lungă, frumoasă. Într-o zi l-au chemat la sovietul sătesc şi l-au întrebat:

- De ce umbli cu barbă? Toţi preoţii deja şi-au ras barba, dar tu de ce intimidezi poporul?!

Dar el s-a uitat: pe perete – portretele lui Marx şi Enghels, şi a spus:

- Dar ei de ce nu şi-au ras bărbile?! Lasă ei la început să şi le radă şi apoi şi eu o voi rade.

Aşa şi l-au lăsat în pace…

Mulţi călugări nu au ajuns să trăiască până la deschiderea, redeschiderea mănăstirii Noul-Neamţ, care s-a întâmplat după 28 de ani, în 1990.

Am întâlnit călugări ai mănăstirii noastre pe muntele Athos, de exemplu arhimandritul Gavriil a fost trimis pe Athos, când mitropolitul Nicodim (Rotov) a început renaşterea mănăstirii sf. Panteleimon, împreună cu călugării din mănăstirile Uniunii Sovietice – din Peciora, Serghiev Posad. M-am întâlnit cu părintele Gavriil cu 6 luni înainte de moartea lui. Avea aşa o memorie, încât ţinea minte unde şi ce fel de icoane erau în biserică. Eu îl rugasem să-mi povestească mai multe detalii despre mănăstire, el imediat s-a învoit şi a spus: vom comunica mult acum, ia vezi acolo în dulap, pe raftul de jos sunt două sticle de bere – aşa ne va fi mai uşor, iar eu îmi voi aminti mai multe! Toate grijile mele, jena – Athos, cât de strict este acolo, va fi el de acord să-mi povestească – într-o clipă au dispărut… Dumnezeu să-l odihnească cu drepții.

În mănăstirea noastră era respectat regulamentul de pe Athos, adaptat de cuviosul Paisie Velicicovschi (1722 – 1794) pentru fraţii din mănăstirile Moldovei (Dragomirna, Neamţ şi Secu). Mănăstirea Noul-Neamţ a fost înfiinţată cu un singur scop – păstrarea întocmai a regulelor de pe Athos şi a rânduielilor cuviosului Paisie. Însă chiar de la începuturi, arhimandritul Andronic Popovici (1820 – 1893) a completat şi adaptat regulamentul pentru noile condiţii ale Imperiului Rus. În zilele noastre spiritul cuviosului Paisie se păstrează, mănăstirea foloseşte în timpul sfintei Liturghii şi în viața cotidiană două limbi.

Limbile cuviosului Paisie

Conform regulilor cuviosului Paisie responsabilul mănăstirii trebuia să cunoască trei limbi: greaca, slavona şi româna, iar sfânta Liturghie să fie săvârşită în slavonă şi română. Acest lucru este păstrat şi în prezent. Însă în locul regulamentului de pe muntele Athos şi a rânduielilor cuviosului Paisie a fost introdus regulamentul Lavrei cuviosului Serghie din Serghiev Posad, deoarece starețul şi călugării mănăstirii renăscute în mare parte au venit  din Lavră.

Întâlnirea

Calea spre credinţă a fost prin părinţi, în special datorită bunicăi. De când mă ţin minte – mă ţin minte în biserică. Într-un anumit moment, încă nu ştiam să citesc sau să scriu, eu deja citeam psalmi la cliros, pe care i-am învăţat pe de rost. La cinci ani ieşeam în mijlocul bisericii cu ceasoslovul ca să citesc Şase psalmi, toţi credeau că pot citi, dar eu îi ştiam pe de rost. După ce îi citeam cu glas mare, cu încredere dădeam cartea altuia – ca şi cum ceea ce trebuia am citit… Dar nu ştiam nici o literă…

Am avut mentori de la Lavra Sfintei Treimi din Serghiev Posad, era visul meu dintotdeauna să învăţ acolo, ca şi unchii mei – ambii preoți. Veneam la Posad cu părinţii, cu bunica unchiul mă lua cu dânsul la strană să cânt, de cântat nu reușeam, mai ușor îmi venea să bat mătănii – împreună cu studenţii – într-un rând cu dânşii.

Nu-mi amintesc să fi avut vreo perioadă de protest, dar întrebări apăreau. Eu le mulţumesc părinţilor mei, unchiului şi tuturor celor cu care am comunicat şi care au ştiut să dea aşa un răspuns, care să fi fost suficient şi satisfăcător.

Înţelegeam că mama nu va putea să-mi dea acelaş răspuns ca părintele Petru sau Pavel, ei aveau cheia spre sufletul de copil, şi ei au putut să găsească răspunsul corect pentru perioada de adolescenţă.

Am avut totdeauna relaţii prieteneşti cu părinţii mei. Ei nu-mi ordonau, dar întrebau totdeauna: „Ce ai vrea să faci, ce părere ai?” Chiar şi problemele lor de familie ei le hotărau împreună cu noi, cu mine şi cu fratele. Ne simţeam totdeauna participanţi deplini ai vieţii de familie, niciodată nu am simţit ca unele planuri sau hotărâri să se ia pe la spate. Totdeauna, în magazin, de exemplu, hotăram împreună: ce masă să cumpărăm, ce cadouri bunelului să-i luăm.

Chiar şi la alegerea şcolii aşa a fost: am fost cu mama la cele trei şcoli din localitatea noastră de tip orăşenesc – două şcoli ruse şi una – moldovenească – şi a spus: „Ce şcoală ai alege?” Mie mi-a plăcut mai mult şcoala nr. 2 – şcoala rusă, unde m-am simţit confortabil şi bine. Pentru mine a fost decisiv, acolo a învăţat şi fratele meu.

Eu înţeleg, că dacă atunci mi-ar fi fost permis să mă alint, să nu merg la biserică, să mă distrez, să privesc televizorul – eu m-aş fi pierdut duhovnicește… La aşa ceva eram limitat, chiar destul de categoric.

Erau aşa situaţii când spuneam că nu vreau, dar ca să nu vreau să merg la biserică – aşa ceva nu am avut nici în gânduri! Nu se putea de spus părinţilor mei că nu vreau să merg la biserică. Dacă le-aş fi spus asta, atunci următoarea dată nu aş mai fi spus-o!

Apoi, când am intrat la seminar, a apărut posibilitatea să nu umblu la biserică. Dar nu puteam! Sâmbătă seara, când aud sunetul clopotelor, nu pot rămâne indiferent! Până astăzi, când mă aflu în biserică, vin şi caut la ce aş putea să particip – la cântare, citire sau măcar lumânările să le schimb! Să nu rămân fără acţiune!

Desigur, în lumea ortodoxă e mai uşor să pierzi atenţia interioară, pare că toţi sunt ai săi, totul e normal. Aici îmi amintesc de cuvintele Mântuitorului – „fiţi atenţi, căci nu ştiţi – la ce oră, în ce zi şi de unde vine ispita”.

Fiecare trebuie să acţioneze în funcţie de propria sa conştiinţă, şi indiferent de faptul, e atmosferă ortodoxă, câţi călugări sunt în jur, preoţi – tu trebuie să te porţi cum îţi spune propria conştiinţă, după poruncile lui Dumnezeu.

Aşa şi în sfera internetului – numai un pic pierzi atenţia – şi imediat ajungi pe siteuri care-s cu totul inutile, noutăţi ori chiar siteuri murdare. Doar pe un minut ai pierdut atenţia – şi ajungi imediat pe o altă cale.

Călugăria – l-am urmat pe fratele mai mic

Primirea călugăriei – este foarte mult spus! La început trebuie să treci o perioadă de ascultare, nu imediat te gândeşti la călugărie – te temi chiar de aşa ceva! Decizia de a deveni ascultător la mănăstirea Noul-Neamţ am luat-o împreună cu fratele. Şi datorită fratelui am scris cererea mea, eu vroiam să mai întind timpul, mă temeam că e prea devreme.

Aveam 20 de ani, iar fratele era mai tânăr, avea 18 ani. El era mai hotărât – a spus – acum hai şi gata! Eu am luat această hotărâre. Poţi să întinzi de timp până la infinit, de aceea m-am gândit – trebuie acum.

În primele zile mergeam şi plângeam, mă rugam ca Domnul să-mi ajute – voi putea rezista sau nu?

Primirea călugăriei – este foarte emoţionant, mişcător – este punctul nou de referinţă în viaţă. Până aici poţi încă să mai ai îndoieli, gândurile să te facă confuz, chiar dacă în interior ştii, mergi cu încredere deplină, dar totuşi se dă posibilitatea să te uiţi înapoi, dar după primirea călugăriei, e mult mai uşor şi de-acum mergi înainte lăsându-te în voia şi mila Domnului. Cu îndoielile interioare trebuie să lupţi. Anumite îndoili ce-i drept, eu nu aveam, doar un fel de frică…

Dar când deja am fost călugărit, am simţit o mare bucurie. La început, când am venit la trapeză cu fraţii, nu puteam înţelege – eu sunt sau nu?

Oare Franţa nu are propria ortodoxie?

M-a uimit faptul că în biserica Sfinţilor Trei Ierarhi – e o insulă rusă – a culturii ruseşti, a limbii ruse, poate veni oricine şi să se simtă ca acasă – să se destăinuie şi să nu fie jenat de anumite bariere de limbă sau de alte probleme, care apar în bisericile franceze sau în alte locuri.

Dar m-am gândit, oare în Franţa nu este ceva particular, o ortodoxie autohtonă? Şi am început să caut cultura ortodoxă franceză!

Am găsit! Biserica de pe strada Saint-Victor – acolo slujbele se fac doar în franceză. Am făcut cunoştinţă cu părintele Stephane Hedli – el slujeşte în franceză şi în engleză. Direjorul Andrei Malinin a inregistrat împreună cu prietenii săi cântările celor opt glasuri în franceză. Atât de frumos sună, totul în franceză.

Ortodoxia franceză a primit tipul rusesc de slujire, melodiile ruseşti. Apoi am aflat că sunt şi biserici de tip românesc – aici, în Paris, se slujeşte în franceză, dar cu folosirea melodiilor româneşti.

Ortodoxia franceză m-a impresionat după ce am fost la părintele Lavrentie. Père Laurent (în prezent ieromonahul Ioan) şi matuşca Elisabeth (monahia Fotina) , aşa le spune în franceză, trăiesc pe lângă mănăstirea Sf. Siluan, în localitatea Saint-Mars-de-Locquenay. Familia este foarte bisericească, fiica lor mai mare – e călugăriţă, slujesc ei în franceză, cântă extraordinar! La început îmi era greu să înţeleg citirea şi cântarea, dar apoi am învăţat limba franceză…

Am mers la cursuri şi m-am înscris la universitate, acolo şi am început să comunic în franceză. E complicat desigur, chiar şi astăzi îmi este greu să vorbesc în franceză – nu simt libertate în comunicare. Deseori trebuie să caut în dicţionar cuvinte sau fraze corespunzătoare, pentru a mă exprima corect, să atrag atenţia ca verbele şi formele verbale să fie corect puse – acest lucru necesită o mare atenţie. Dar este interesant şi important!

Francezii…

Francezii sunt extraordinari prin faptul că păstrează acel zel pe care nu-l întâlneşti la cei care au crescut în mediul ortodox. Ei însă au primit ortodoxia la o vârstă matură, şi acest zel la ei este foarte puternic. Vin francezii la slujbă, se roagă până la sfârşit cu noi, învaţă slavona, şi acest exemplu îl dau ruşilor, ucrainenilor şi moldovenilor.

… şi moldovenii

Da, tot au aşa ceva.

În chiar prima zi când am ieşit din biserică şi am mers la metro, la intrare am auzit vorbă moldovenească! Imediat m-am apropiat şi am înrtebat: „Cine sunteţi? De unde?” Şi una dintre femei mi-a răspuns: „V-am văzut în biserică astăzi!”

Printre enoriaşi sunt mulţi moldoveni. Când am văzut că oameni sunt destui, mi-am dat seama că se poate de efectuat cu ei nu doar rugăciuni particulare, Te-Deumuri si parastase, dar şi Sfinte Liturghii. Totul a început cu binecuvântarea episcopului Innochentie în 2007. Am început să organizez slujbe pentru moldoveni, o dată în lună, la noi, în biserica Sfinţilor Trei Ierarhi. La Liturghie veneau vreo 10 – 15 moldoveni, dar erau şi ruşi, care nu erau gata să se roage în română, chiar dacă mă stăruiam să slujesc în două limbi. Atunci am găsit în Vanves o biserică, unde sâmbăta nu se fac slujbe şi am început să facem sf. Liturghie acolo de două ori pe lună – peste o sâmbătă.  Rugăciunea, participarea la sfintele Taine bisericeşti, trapeza – toate acestea unesc oamenii.

Aţi văzut Parisul… dar ce va fi mai departe?

La noi în biserică vin oameni de diferite culturi şi grupe, interese, înţelegeri. Sunt acei care fac părte din primul val am imigrării – deja francezi care trăiesc cu problemele vieţii franceze.

Sunt cei care au imigrat nu demult, sau cei care au venit să facă studii, dar adesea sunt mulţi pelerini sau pur şi simplu turişti veniţi să vadă, să descopere Franţa. Fiecare din aceste grupuri de oameni au diferite probleme.

La cei care au venit nu demult – problema numărul unu este – să găsească de lucru, gazdă, să înveţe franceza şi să se stabilească.

La oamenii care sunt de mai multă vreme aici – probleme de genul, cum să-şi menţină sau rezolve problemele de familie, cum să combine două culturi – rusească şi franceză, cum să-şi manifeste şi redeie identitatea lor – credinţa ordodoxă rusă.

Sunt exemple de familii, care au reuşit să transmită această identitate. Aceştia sunt cei care au fost permanent în biserică – de la primele zile ale naşterii copilului. Iar cei, care cumva s-au depărtat, au dat posibilitate o perioadă copiilor să devină francezi – deja nu-i mai pot întoarce înapoi în biserică, nu pot să se întoarcă la limba rusă. Nu mai simt acel fior…

Dacă soţul şi soţia pot să vadă toată frumuseţea şi bogăţia ortodoxiei – aceste familii sunt ideale. Cu bucurie vii la ei în ospeţie, îi vizitezi cu dragoste, discuţi cu ei. Aici să manifestă harul dat la Cincizecime – nu este o barieră de limbă şi cultură, o cultură se uneşte cu alta, şi cu toate acestea se păstrează puritatea credinţei şi a viziunilor. Este plăcut să vezi ceea ce se va întâmpla în Împărăţia Cerurilor, când ne vom uni, vom fi toţi împreună şi nu va fi despărţire pe limbi şi popoare.

Toate problemele cuplurilor de diferite naţionalităţi – este în relaţiile ante-familiale sau pre-familiale. Dacă oamenii nu se gândesc la asta înainte de căsătorie, în familie apar probleme: problema autodeterminării, probleme ce ţin de educaţia copiilor. Vin şi întreabă: „Părinte, ce să facem? Nu ştiu cum să mă port, cu soţul, cum să educ copiii… soţul nu vrea să-i boteze, eu iată merg la biserică, dar el îmi reproşează că nu-i acord destulă atenţie.”

Iar dacă familia până la căsătorie începe să discute aceste detalii şi deja viitorul soţ şi soţie ştiu, că ei vor merge la biserică şi vor forma o familie ortodoxă, atunci această întrebare se rezolvă uşor.

Avem o enoriaşă, de exemplu, care a trăit toată viaţa cu un musulman. Totul era bine la ei, erau încântaţi unul de altul, el chiar uneori venea la biserică, chiar dacă aşa şi nu a primit creştinismul…

Iar despre soţii de altă religie sau confesiune trebuie de se rugat Domnului, ca Domnul să-i înţelepţească, ca le deschidă ochii, să vadă lumina lui Hristos. Cu propriul exemplu, a propriei vieţi, prin exemplul sfinţilor, sau a celor care ne înconjoară – de convins. Liniştit, fără a sări calul. A nu aştepta ca mâine el sau ea va deveni ortodox, şi împreună cu tine va începe să aprindă lumânări şi să bată mătănii – acest lucru nu va fi. Dar trebuie de continuat în rugăciune, ca Domnul să-i lumineze. Şi să păstrezi această spernaţă până la sfârşit. Apostolul Pavel spune: Prin soţul credincios se sfinţeşte soţia necredincioasă. Iar prin soţia credincioasă se sfinţeşte soţul necredincios.

Dacă soţul este necredincios – este o manifestare temporară, va crede.

Cred că bisericile trebuie să aibă un caracter multinaţional, anume aici. La noi în bisericile ruse sunt şi francezi, şi englezi, şi moldoveni, bieloruşi, georgeni, ucraineni. Iar în biserica moldovenească sunt şi chinezi, şi francezi.  Acest lucru îi ajută pe oameni să treacă frontierele, le dau încredere şi îndeplinirea poruncilor lui Hristos despre dragoste, frăţie, şi despre aceea, ca să ducem lumina lui Hristos la toate popoarele. „Mergeţi şi învăţaţi toate neamurile, botezându-le în numele Tatălui şi al Fiului şi al Sfântului Duh” (Matei. 28.19), Amin!

 
16 anni di domande e risposte di Padre Andrew Phillips

Esiste una giurisdizione 'giusta'?

E.P., Londra

Che domanda! È simile a 'Dov'è la vera Chiesa o la vera fede?' Fortunatamente non devo rispondere a questa domanda, dal momento che ha una risposta nella Liturgia, quando dopo la santa Comunione si canta: 'abbiamo visto la vera luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la vera fede. Prosterniamoci all'indivisa Trinità, poiché questa ci ha salvati'. Anche se la sua domanda è personale, mi permetta di tentare di risponderle in modo non polemico e apartitico.

La maggior parte delle persone che appartengono a una particolare giurisdizione lo fanno per uno di questi due motivi. 1. Geografico. 2. Linguistico. Per esempio, una persona media di lingua inglese non frequenterà una parrocchia con funzioni in lingua straniera a 200 miglia di distanza quando ce n'è una che celebra lingua inglese a distanza di cinque minuti, qualunque sia la sua appartenenza giurisdizionale formale. Parlo della persona media, perché ci sono casi in cui le persone sono state così maltrattate e la loro fede insultata in modo così intima dai propri simili, che se ne andranno altrove. In generale, tuttavia, i fatti della geografia e della lingua implicano che ogni rettore di parrocchia inglese deve essere aperto e tollerante verso gli altri e sensibile alle loro particolari esigenze e approcci. Un prete e una parrocchia per definizione servono a raccogliere insieme le persone, non a separarle e dividerle, come fanno alcuni. Le parrocchie inglesi sono, e certamente dovrebbero essere, regionali, piuttosto che giurisdizionali. Naturalmente, un sacerdote deve dipendere da un vescovo di una particolare giurisdizione a cui deve obbedienza canonica.

In ultima analisi, il fatto è che, a lungo termine, la giurisdizione giusta è quella che fornisce cibo spirituale alle persone locali e questa diventerà la più grande giurisdizione inglese della Chiesa ortodossa in questo paese. Qualità, non quantità. Profondità, non superficialità. Vita spirituale, non statistiche trionfalistiche e infantili. Qualsiasi giurisdizione che si comporta come un partito politico bigotto dipendente da una potenza straniera, o come un costruttore di imperi, o come una loggia massonica, o come il culto di un guru, o come un ghetto etnico, o come un museo dei costumi pittoreschi di un vecchio paese, morirà semplicemente a suo tempo. La nostra attività è l'acquisizione dello Spirito Santo e questa sola. Qualsiasi giurisdizione degna del suo compito deve avere come missione: 'Pasci le mie pecore' (Giovanni 21, 16), e questo è un affare dello Spirito di Dio, non dell'uomo.

Perché i preti ortodossi portano la barba, quando fino a poco tempo fa ai sacerdoti cattolici era effettivamente vietato di portare la barba? E perché i monaci cattolici hanno le tonsure, ma non quelli ortodossi?

A. S., Durham

Il semplice motivo per cui i preti ortodossi portano la barba è perché, come nazareno, il Signore aveva la barba, come si può vedere da qualsiasi icona. Dal momento che il sacerdote è un dispensatore della grazia sacramentale e un'icona di Cristo, egli dovrebbe assomigliare fisicamente al nostro Signore, non solo a indossando una tonaca (che non deve affatto essere nera, contrariamente al mito popolare), ma anche portando la barba e lo stesso taglio di capelli (capelli lunghi con una riga nel mezzo). A volte questo non è possibile, soprattutto se il sacerdote deve fare un lavoro secolare (e anche se la moglie del prete ha obiezioni ai capelli lunghi e a una barba incolta!) Comunque, non ho risposto alla seconda parte, un po' più complessa, della sua domanda.

Nell'impero romano era costume per gli uomini di radersi. Non radere la barba voleva dire essere un 'barbaro', ovvero non essere un romano e quindi essere culturalmente inferiore. Questa usanza della rasatura era particolarmente forte nella parte occidentale dell'impero romano, dove si trovava Roma. Anche nella parte orientale dell'Impero i sacerdoti imberbi erano ancora comuni fino al V secolo. Qui, però, ebbe il predominio il senso dell'aspetto fisico di Cristo e della necessità che il clero gli somigliasse, e quindi il clero imberbe scomparve in Oriente al più tardi nel secolo VIII.

In Occidente anche gli eremiti e monaci, come san Martino di Tours, avevano i capelli e la barba lunghi. Tuttavia, il clero parrocchiale giunse a una sorta di compromesso. Anche se, al fine di evitare di sembrare effeminati, i chierici ortodossi occidentali non si radevano, tenevano comunque la barba abbastanza corta. Questo è chiaro dalle icone di san Leone Magno e San Gregorio Magno. Purtroppo, questa tradizione di barbe corte fu persa al tempo della tirannia di Carlo Magno alla fine del secolo VIII. Con il suo enorme complesso di inferiorità 'barbaro', il suo desiderio era di imitare in tutto la Roma pagana classica. Fu quindi sotto di lui che al clero occidentale fu ordinato di radersi regolarmente. Per esempio, in occasione del Concilio di Aquisgrana (816), si stabilì che preti e monaci dovevano radersi ogni due settimane.

Nonostante questo, fino agli inizi del secolo XI la maggior parte degli eremiti e vescovi aveva ancora la barba. Tuttavia, entro la fine del secolo XI la maggior parte dei preti e monaci si radeva regolarmente, almeno dieci volte l'anno, se non più frequentemente. In particolare, nel 1080 Ildebrando, papa Gregorio VII, cercò di imporre la rasatura. Tutto questo era in pura imitazione delle pratiche della Roma pagana. Nel XVI secolo al clero cattolico romano fu imposta la rasatura con altri canoni, che paiono essere stati eliminati a partire dal Concilio Vaticano II. (Per il migliore e forse definitivo studio di questo problema, vedere 'Apologia de Barbis' di Burchard di Bellevaux a cura di R. Huygens con un'introduzione su 'Barbe nel Medioevo "di Giles Constable, Brepols, 1983).

La terza parte della sua domanda riguarda la tonsura. Forse non se ne rende conto, ma tutti i monaci ortodossi sono tonsurati (come lo sono tutti gli ortodossi, al battesimo e alla cresima). Oggi la loro tonsura, tuttavia, è simbolica. Fino al XV secolo quasi certamente non lo era e consisteva in una tonsura rotonda sulla corona della testa esattamente come l'antica, ma non tardo-medioevale, tonsura occidentale. Uno sguardo a qualsiasi icona di san Gregorio Palamas confermerà questa tonsura a forma di aureola. Sotto l'influenza degli eremiti questa tonsura effettiva cadde in disuso e si diffuse il costume dei capelli lunghi. Con l'influsso monastico, l'usanza dei capelli lunghi anche per il clero sposato è diventata la norma (anche se forse san Paolo non avrebbe approvato: 'Forse che la natura stessa non insegna che, se un uomo porta la chioma, è per lui un disonore?' 1 Cor. 11, 14).

In conclusione si può quindi affermare che l'uso di barba e capelli lunghi da parte del clero ortodosso, ovunque possibile, è venuto dal desiderio di assomigliare fisicamente a Cristo. C'è da sperare che questa somiglianza fisica non sia che un simbolo della somiglianza spirituale all'umiltà di Cristo, che è lo scopo della nostra vita.

Il vecchio calendario non è il vero calendario ortodosso?

T.P., Leeds

La sua domanda è provocatoria, e vorrei quindi approfittarne per sfatare un mito.

Tutti i cristiani ortodossi (con le eccezioni isolate e molto controverse di una gruppo di parrocchie sotto il Patriarcato di Mosca in Olanda e circa una ventina di parrocchie in Finlandia, che alcuni considerano sotto anatema) celebrano la Pasqua e le feste del ciclo della Pasqua secondo lo stesso calendario ortodosso (il cosiddetto 'vecchio' calendario). Questo è il calendario che è sempre stato utilizzato da tutta la Chiesa ortodossa (e anche dal cattolicesimo romano fino alla fine del XVI secolo).

È vero, negli ultimi decenni, una minoranza di ortodossi (circa il 25% del totale) si sono spostati verso il calendario la Chiesa cattolica romana ('nuovo') per le feste fisse come il Natale. Lo hanno fatto principalmente perché lo trovano conveniente. In effetti, per alcuni anglicani e altri convertiti al cristianesimo ortodosso, questo uso del calendario cattolico romano potrebbe essere un ponte utile e conveniente per loro quando si avvicinano all'Ortodossia.

Ci può essere un pericolo reale nell'uso da parte di alcuni ortodossi del calendario cattolico romano per le feste fisse, non a causa di questo uso in sé, ma dello sviluppo del 'neo-calendarismo'. Con questa espressione intendo il rifiuto di alcuni di concelebrare con chi usa l'antico calendario ortodosso, sprezzantemente chiamato 'il vecchio calendario'. Naturalmente, sarei certamente d'accordo che il 'vecchio calendarismo', ovvero la reazione alle persecuzioni spesso violente e intolleranti del neo-calendarismo, può essere altrettanto pericoloso. Proprio come i neo-calendaristi sono spesso fanaticamente contrari a qualsiasi straccio di onesta Tradizione ortodossa, così alcuni vecchi calendaristi rifiutano di concelebrare con coloro che utilizzano il calendario cattolico romano per le feste fisse. Mi sembra che nella questione del calendario dovremmo evitare le posizioni estreme. Così, sebbene un cambiamento per l'utilizzo del calendario cattolico romano per le feste fisse è impensabile per la stragrande maggioranza degli ortodossi, noi che siamo la maggioranza dovremmo essere tolleranti verso coloro che trovano pastoralmente utile utilizzare il calendario cattolico romano per le feste a data fissa, proprio come quelli che usano la cattolica romana o 'nuovo' calendario per le feste a data fissa dovrebbero essere tolleranti di coloro che sono più tradizionali. Certamente l'idea di rifiutare di concelebrare con gli ortodossi di nuovo calendario è abbastanza assurda. Personaggi come il metropolita Antonij (Khrapovitskij) o san Giovanni il Taumaturgo non hanno avuto remore nell'uso del nuovo calendario per le feste fisse, quando pastoralmente necessario.

La mia risposta alla sua domanda è: il vero calendario è il calendario della verità e dell'amore.

Ho letto che la Chiesa Cattolica Romana ha dichiarato che le donne non hanno l'anima. C'è qualcosa di vero in questo?

K. D., Parigi

L'origine di questo violento attacco di anticlericalismo si trova nella Grande Enciclopedia francese del XVIII secolo. Quest’opera era stata composta da eminenti massoni e atei come Diderot e Voltaire, i padri della Rivoluzione francese, che è costata due milioni di vite nel più barbaro spargimento di sangue mai visto in Europa fino a quel momento. Costoro basarono la loro pretesa assurda che 'la Chiesa crede che le donne non hanno l’anima' in un commento nella Storia dei Franchi scritta dallo storico ortodosso san Gregorio di Tours nel VI secolo. San Gregorio racconta come al Concilio di Macon nel 486 (a cui lui stesso non era presente), uno dei vescovi presenti sottolineò un errore grammaticale in un testo. Questo errore era che la parola latina vir (uomo) non deve essere utilizzato nello stesso modo di homo (essere umano), in quanto la prima poteva essere applicata solo ai maschi, mentre la seconda può essere applicata a entrambi i sessi. Da questo evento minore (che non fu nemmeno incluso nei canoni di quel concilio locale), i "grandi uomini" del cosiddetto 'illuminismo' hanno costruito la loro favola anti-clericale. Ma come avrebbe mai potuto crederci qualcuno? Così, la Chiesa dovrebbe credere che le donne non abbiano l’anima, che siano animali? Allora perché la Chiesa onorato la Madre di Dio? Perché la Chiesa avrebbe onorato le sante Caterina, Barbara, Genoveffa, Audrey, Hilda, Edith e una miriade di altre donne sante, se queste non avevano un’anima? Che sciocchezza! In realtà furono i codici legali  neo-pagani del rinascimento, dell'illuminismo e della rivoluzione industriale che trasformarono le donne in schiave, non la pietà del cristianesimo ortodosso, orientale oppure occidentale.

Come spiega la crescente frequenza di avvistamenti di UFO nei cieli?

L. G., York

Suppongo che qualcuno potrebbe rispondere che questo è semplicemente perché nei paesi occidentali il cielo è ormai così pieno di aerei, palloni meteo, satelliti e detriti spaziali che è naturale che ci siano molti avvistamenti di oggetti non identificati. Dopo tutto, la maggior parte di questi avvistamenti ha avuto luogo dopo la seconda guerra mondiale e nei paesi occidentali, quando i cieli erano davvero pieni di tali oggetti. Allo stesso modo, si potrebbe suggerire che gli avvistamenti avvenuti altrove, o prima che i cieli diventassero così pieni di oggetti volanti artificiali, possono essere spiegati con stelle cadenti, meteore, e così via.

Tuttavia, facciamo anche riferimento al Nuovo Testamento. Qui, in particolare nel Libro della Rivelazione (nel capitolo 12, per esempio) ci sono molti chiari riferimenti ad avvistamenti nei cieli, (il regno dei demoni) negli ultimi tempi, e questi forniscono la mia risposta alla sua domanda: 'E ci saranno grandi terremoti in diversi luoghi, e carestie e pestilenze, e ci saranno visioni spaventose e grandi segni dal cielo' (Lc 21, 11).

Credo che sarà d'accordo che non sappiamo chi sarà salvato e chi no. Pertanto non è possibile estrarre particelle dalle prosfore per i non ortodossi alla preparazione della Liturgia?

Padre X. (identità nascosta)

Sono d'accordo che la salvezza è un mistero e che solo Dio sa chi sarà a chi non sarà salvato. Non sta a noi giudicare o pre-giudicare. Tuttavia abbiamo fede che coloro che sono fedeli membri della Chiesa saranno salvati dalla misericordia di Dio. È per questo, dopo tutto, che la Chiesa esiste. È l'arca della salvezza. Per quanto riguarda la salvezza degli altri, al di fuori della Chiesa, manteniamo un pio silenzio, senza condannare nessuno.

D'altra parte, noi dobbiamo obbedienza a Dio e alla sua (non alla nostra!) Chiesa. Come ortodossi riteniamo che il pane e il vino nel calice diventano il corpo e il sangue di Cristo. Pertanto, le particelle prese dalle prosfore in memoria dei vivi e dei defunti e messe nel calice al termine della Divina Liturgia entrano in diretto contatto con Cristo. Se le particelle sono prese dalle prosfore in memoria di non ortodossi, mettendole assieme al corpo e al sangue di Cristo, usurpiamo il giudizio di Dio. Sapendo che queste particelle non sono in memoria di membri della Chiesa, non ha senso teologico inserirle nel calice. Se lo facciamo, affermiamo volutamente che dei non ortodossi sono membri della Chiesa ortodossa, quando non lo sono. Questo è teologicamente assurdo e forse spiritualmente dannoso (pensiamoci).

Questo non significa condannare i non ortodossi, né significa che ci rifiutiamo di pregare per i non ortodossi. Semplicemente, noi non pre-giudichiamo. Se Dio vuole salvare i non ortodossi, annoverandoli misteriosamente per mezzo della sua misericordia come membri della sua arca della salvezza, la Chiesa, e concedere loro la salvezza, non sta a noi giudicare in un modo o in un altro. È la Chiesa di Dio, non la nostra. Non siamo noi che aiutiamo la Chiesa - è la Chiesa che aiuta noi.

Come parroco, incoraggio i membri della Chiesa che hanno famiglie o amici non ortodossi non solo a pregare per loro, ma anche a scrivere i loro nomi in sezioni separate e chiaramente etichettate dei loro libretti commemorativi. Quando ricevo i loro nomi alla preparazione della Liturgia, prego per tutti, ma estraggo le particelle solo per gli ortodossi. In questo modo, a tutti sono mostrate misericordia e preghiera, ma sono anche osservati i canoni dei Santi Padri e la madre Chiesa è doverosamente obbedita.

Perché come inglesi usate il vecchio calendario? In Romania praticamente tutti hanno il nuovo calendario.

F. G., Brandon

Nel secolo scorso, solo tre Chiese ortodosse locali (e tre degli antichi patriarcati greci) hanno accettato l'imposizione del nuovo calendario per le feste fisse: la Chiesa greca, la vostra Chiesa romena e quella bulgara. Tutte e tre l'hanno accettato sotto la pressione dello Stato e anche sotto persecuzioni. Ancora oggi ci sono minoranze in ciascuno di quei paesi che ancora resistono all'imposizione di questo calendario cattolico per le feste fisse. La Chiesa greca l'ha accettato sotto pressione massonica capitalista, i romeni sotto pressione fascista, i bulgari sotto pressione comunista.

Qui, in Inghilterra, la Chiesa ortodossa non è una Chiesa di Stato e, anche se è povera, siamo almeno liberi. Noi abbiamo nessuno Stato che ci fiata sul collo, esercitando su di noi una pressione finanziaria o di altro genere. Io credo che dovremmo usare la nostra libertà di testimoniare la fede ortodossa e il calendario ortodosso nella loro integrità. A mio avviso, fare altrimenti significa rifiutare il dono di libertà dato da Dio cui ancora godiamo in questo paese, soprattutto quando gli altri hanno sofferto e soffrono tanto per la libertà di religione, in particolare nei Balcani.

Come forse saprà, fino al XVIII secolo, anche in Inghilterra usavamo ancora il calendario ortodosso. Avevo un amico che negli anni '20 incontrò un'anziana signora inglese, che viveva non lontano da lei, a Norfolk, e che aveva due calendari in camera sua. Uno era nel vecchio stile e l'altro nel nuovo. La signora era solita chiamare il primo 'la data di Dio', e l'altro 'la data del governo'. Questa e una cosa che rispetto. Penso che tutti noi dovremmo rispettarlo, perché è un esempio di fedeltà alla Chiesa - anche al di fuori della Chiesa!

Qual è la concezione ortodossa delle reliquie attribuite a san Giacomo a Compostela in Galizia, in Spagna?

S. C., Svezia

Per gli ortodossi (come per i cattolici) le reliquie di Compostela sono quelle del santo apostolo Giacomo, fratello di san Giovanni, figlio di Zebedeo. Martirizzato a Gerusalemme nel 45 d.C. circa, la maggior parte delle sue reliquie furono trasferite a Compostela in una data molto più tarda, forse nel sesto o settimo secolo, quando le truppe di Costantinopoli difendevano la Spagna, o forse più tardi nel IX secolo. Secondo la tradizione, San Giacomo predicò il Vangelo in Spagna nel primo secolo. Il nome completo del suo santuario, 'Santiago de Compostela' è semplicemente la versione spagnola per san Giacomo di Compostela. Il mondo cattolico lo chiama san Giacomo 'il Maggiore' e lo festeggia il 25 luglio (forse la data della traslazione delle sue reliquie a Compostela), ma la sua festa nella Chiesa ortodossa è il 30 aprile.

Questi non deve essere confuso con il secondo santo apostolo Giacomo, figlio di Alfeo, fratello di san Matteo, che fu pure martirizzato, ma in Egitto, e la cui festa è il 9 ottobre.

Infine, vi è il terzo san Giacomo, il fratello del Signore, il figlio di san Giuseppe, il primo vescovo di Gerusalemme e compositore della Liturgia e della Lettera di san Giacomo, anch'egli martirizzato a Gerusalemme dagli ebrei, ma intorno al 64 d.C.

La sua festa è il 23 ottobre nella Chiesa ortodossa. È anche chiamato san Giacomo il Minore, dato che non era uno dei dodici apostoli, ma uno dei Settanta. Il mondo cattolico lo festeggia assieme a san Filippo l'1 o il 3 maggio, cosa che probabilmente si riferisce a una festa locale di traslazione delle reliquie a Roma.

Qual è l'origine del modo con cui gli ortodossi prendono la comunione? E può dire qualcosa sulla forma antica dell'eucaristia in Occidente?

D. T., Exeter

Come dice nella sua lettera, alla prima Eucaristia, nota come l'ultima cena, o la cena mistica, la comunione al corpo di Cristo era distinta dalla comunione al sangue di Cristo (Matteo 26, ecc.) Questa pratica è proseguita nei primi secoli. Solo tra il VII e l'VIII secolo è cessata per i laici, anche se nella Chiesa ortodossa ha continuato e continua tuttora tra il clero, come si può vedere in ogni liturgia ortodossa nella notte di Pasqua. Personalmente, da prete ortodosso, ho paura di prendere la comunione in mano e preferirei prendere la comunione come fanno i laici. Per me è difficile, ma deve essere terribile per le persone ossessive. Queste sentiranno che, dopo la comunione, non possono più fare nulla con le loro mani.

Storicamente, sia in Oriente che in Occidente le pratiche cambiarono dopo la cristianizzazione di massa. La cristianizzazione di massa iniziò nel IV secolo, ma ci vollero molti secoli per completarla. La ragione per il cambiamento della pratica era l'abuso della comunione: le persone arrivavano alla comunione con le mani sporche (la maggior parte lavorava la terra), bevevano il sangue di Cristo dal calice in modo negligente o esagerato, lo versavano, e così via. Così, in Occidente , i laici iniziarono a prendere il sangue con una cannuccia liturgica, ma continuarono per un certo tempo a ricevere la comunione in mano. In Oriente, sempre per motivi di pietà, soprattutto durante l'ottavo secolo, i laici cominciarono a ricevere la comunione sia al corpo che al sangue insieme, con l'aiuto di un cucchiaio liturgico. Questa è ancora oggi la prassi della Chiesa ortodossa.

Così, in Oriente e in Occidente, sono state trovate soluzioni pratiche - il cucchiaio per il corpo e il sangue insieme in Oriente, e la cannuccia liturgica per il sangue in Occidente, dove il corpo continuava a essere dato in mano per un certo tempo. Non c'è dubbio che questo sarebbe cambiato, tranne per il fatto che, in molti luoghi in Occidente, anche prima della separazione dalla Chiesa nel XI secolo, il pane lievitato è stato sostituito dal pane azzimo, sotto forma della cialda detta ostia, nell'Eucaristia (dove il lievito significa il Cristo risorto). A questo punto quindi si è smesso di dare la comunione in mano e si è cominciato a mettere le cialde, o 'ostie', in bocca. Allo stesso tempo, si è ritirato il ​​calice ai laici, nonostante il comandamento del Vangelo: 'Bevetene tutti'. Dopo lo scisma, con gli sviluppi del cattolicesimo romano, questa pratica è diventata universale in Occidente e continua ancora oggi, anche, credo, tra gli anglicani che prendono la comunione. Come un amico prete cattolico mi ha detto: 'Al catechismo i bambini sono molto felici di credere che il pane e il vino diventino il Corpo e il Sangue, ciò che non possono accettare è che l'ostia sia pane'.

Come sapete, più tardi, in Occidente, il cattolicesimo romano ha cessato anche di dare la comunione ai bambini. Questo perché con la diffusione del razionalismo scolastico nei secoli XII e XIII, il sacramento della cresima è stato a poco a poco separato dal battesimo. In secoli più recenti e meno fedeli, quando molti ortodossi e cattolici romani sono divenuti nominali nella loro fede, anche la comunione è diventata rara, spesso solo una volta all'anno.

È anche vero che, a partire dagli anni '60, ci sono stati risvegli nella comunione frequente. Alcuni di questi riflettono un aumento di pietà e zelo. Purtroppo, però, sia tra alcuni ortodossi e alcuni cattolici romani, la base per la comunione frequente sembra essere l'incredulità. Mi sono imbattuto in cattolici romani e anche in alcuni convertiti ortodossi, sotto influenza protestante, che prendono la comunione a ogni eucaristia, ma non credono che questa sia in realtà il corpo e il sangue di Cristo e quindi non osservano alcun digiuno liturgico. Per quanto riguarda il revival modernista di dare la comunione in mano tra alcuni non ortodossi, anche questo accade spesso tra coloro per i quali la Comunione non è comunque un sacramento, ma è solo una atto simbolico. Non riesco a vedere come gli ortodossi integrati possono accettare questa pratica, perché per loro la comunione è così sacra.

Anche se questo revival è di solito giustificato dalle parole: 'Questa era la prassi della Chiesa antica', vi è una mancanza di logica in questo ragionamento. Prima di tutto, nei primi secoli, la Chiesa ortodossa (che è ciò che significa il termine 'la Chiesa antica') era una Chiesa di santi. Perciò suona davvero come una forma di orgoglio spirituale confrontare noi stessi con gli ortodossi di quei giorni. In secondo luogo, se la Chiesa ha deciso di cambiare le pratiche, sicuramente c'era una buona ragione per farlo! Come ortodossi, vediamo la Chiesa come portatrice della tradizione, ispirata dallo Spirito Santo, e non cambiamo in assenza di un motivo spirituale ed edificante. La maggior parte degli ortodossi trova la comunione scoraggiante di per sé.

Per quanto riguarda la sua seconda domanda circa le origini del servizio eucaristico, vorrei suggerirle di dare un'occhiata a La forma della liturgia da Dom Gregory Dix (Londra 1945), che è ancora il lavoro standard sulla storia dell'eucaristia. Vedrà da questo testo che tutte le forme della liturgia eucaristica sono in ultima analisi uguali, perché hanno radici comuni nell'ultima cena e nel culto del tempio. Ciò che è diverso, naturalmente, è il credo o il contenuto interiore, che circonda la forma dell'eucaristia celebrata.

Perché gli ortodossi usano una traduzione protestante del Nuovo Testamento?

J. S., Sussex

Presumo che si riferisca all'uso della traduzione di re Giacomo. Intorno all'anno 1600, l'inglese letterario aveva raggiunto un massimo storico. Questo fu il tempo del linguaggio shakespeariano. Per quanto riguarda le Epistole, è vero che ci sono uno o due errori di traduzione e alcuni passaggi in cui la traduzione non è chiara, ma per quanto riguarda i Vangeli, la bellezza della traduzione mi sembra insuperabile. Come sapete abbiamo pubblicato sul sito Orthodox England una traduzione del Salterio dei Settanta nello stesso stile di traduzione. Gli ortodossi a Etna, California, sono ora in procinto di pubblicare l'intera Bibbia dei Settanta in quello stesso stile della versione di re Giacomo, fatta dallo stesso traduttore ortodosso inglese.

È proprio vero che gli ortodossi non venerano le statue? Ho sentito parlare di alcuni casi.

J. L., Belgio

Chiaramente, nei primi secoli prima del settima Concilio ecumenico nel 787, quando c'era ancora una forte influenza del paganesimo, ci sono stati casi di creazione di statue di santi e del loro culto tra gli ortodossi, in Oriente e in Occidente. Tuttavia, tutto questo è più o meno finito con quel Concilio, che vietava l'idolatria ed era ostile alle immagini tridimensionali, come oggetti che incoraggiano l'idolatria. Purtroppo, in Occidente, è continuata un'influenza pagana. Anche se Roma accettò il Concilio, i tedeschi semi-pagani come Carlo Magno, che ha seccamente respinto il settimo Concilio nei Libri Carolini, non lo hanno fatto. (Nel suo libro Early Medieval Art, lo storico dell'arte John Beckwith chiama Carlo Magno, giustamente, 'un semi-iconoclasta').

I tedeschi cominciarono a staccarsi del tutto dall'Ortodossia verso la fine del X secolo, quando desiderarono far rivivere le pratiche della Roma pagana. Così, le statue cominciarono a riapparire sempre più dall'anno 980 circa e la rottura fu consumata dagli eventi del 1054: da qui abbiamo l'esistenza delle statue nel cattolicesimo romano. Questo poi è dovuto alla mancanza della piena accettazione del settimo Concilio e alla recrudescenza della barbarie pagana in Occidente (come si può vedere anche nelle Crociate e nel Medioevo in generale). Non abbiamo statue nella chiesa ortodossa. La cosa più vicina che si può trovare è la scultura in bassorilievo, ancora bidimensionale, comunque.

L'idea che Mosca sia la terza Roma non è pericolosa? Potrebbe rendere i russi nazionalisti.

V. K., Londra

Sono d'accordo con lei. Questa idea deve essere sempre bilanciata dal concetto della Santa Rus’.

In caso contrario, la Terza Roma finirà come la Prima e la Seconda Roma, cadute di fronte al potere secolare. I russi hanno già avuto un avviso che sconvolgente nel 1917. Questo deve essere l'ultima occasione per la Russia e il mondo intero. Al momento attuale in Russia, il Patriarca Alessio ha chiesto un ritorno alla Rus’ ortodossa. Questo è il primo stadio. La Santa Rus’ è la fase successiva.

C'è qualche riferimento al riscaldamento globale nella Bibbia?

M. T., Felixstowe

E il quarto angelo versò la sua coppa sul sole, e gli fu dato il potere di bruciare gli uomini con il fuoco. E gli uomini furono bruciati dal grande calore (Ap. 16, 8-9).

Perché gli ortodossi possono essere così cattivi?

A. P., Oxford

Tutti gli ortodossi sono cattivi, perché l'Ortodossia è assoluta, è la perfezione ('Siate perfetti, come il padre vostro nei cieli'). Per esempio, anche se diciamo 'un buon cattolico' o 'un cattivo cattolico', ecc, non possiamo parlare degli ortodossi in questo modo, perché l'Ortodossia non è artificiale, ma divina. È impossibile essere altro che un cattivo ortodosso. Chiedete ai santi, vi diranno chi sono i peggiori ortodossi.

Che paragone farebbe tra Harry Potter, C.S. Lewis e Tolkien?

Sacerdote D., USA

Sta chiedendo alla persona sbagliata. Non ho mai letto un libro completo di nessuno di loro. Ho provato a leggerli, ma li trovo noiosi, come trovo la maggior parte dei romanzi. Tuttavia, ne ho visto i film. Suppongo che Harry Potter sia il meno direttamente cristiano, anche se è ancora fondato sulla battaglia tra il bene e il male.

Tolkien, anche se chiaramente cristiano, mi sembra segnato da teorie cattoliche della redenzione piuttosto cupe e da una mitologia germanica altrettanto cupa (e sicuramente anche dalle sue esperienze apocalittiche nelle trincee della prima guerra mondiale). Quanto a Lewis, alcuni ortodossi sembrano amarlo. Anche se è il più evidentemente cristiano dei tre, mi ricorda una sorta di cristianesimo evangelico conservatore che, sbattuto giù per la gola, è molto irritante. Così trovo la maggior parte di Lewis spiritualmente piatta e convenzionale. Ma questo è un gusto puramente personale. Preferisco di gran lunga il Vangelo e le Vite dei Santi a tutti e tre.

Beda il Venerabile usa spesso la parola 'cattolico' nei suoi scritti. Come dobbiamo comprenderlo noi ortodossi, specialmente quando parla di 'Chiesa cattolica'?

N. L., Londra

Lei ha perfettamente ragione. Molti Padri e scrittori occidentali, scrivendo in latino, usavano la parola 'cattolico' esattamente nello stesso modo. La confusione deriva dall'uso moderno del termine 'cattolico' (cioè cattolico romano).

Nei Padri, la parola significa 'non eretico', cioè non pelagiano, non ariano, ecc., che non appartiene a nessuna delle eresie note alla cristianità. Così 'Ecclesia catholica' (la Chiesa cattolica) nei loro scritti significa la Chiesa ortodossa.

La preghiera di Gesù può essere intrapresa da persone al di fuori della Chiesa ortodossa?

N. S., Portogallo

Può esserlo, ma può diventare spiritualmente pericolosa. Se non si pratica all'interno della Chiesa, se non conduce già una vita basata sulla confessione e sulla comunione, sulla preghiera e sulla lettura delle sacre Scritture, la preghiera può facilmente diventare un motivo di orgoglio e illusione spirituale. È un po' come le icone dipinte da persone che sono al di fuori della Chiesa Ortodossa o il canto ortodosso registrato dai non ortodossi. Sono immediatamente riconoscibili come tali.

Queste persone hanno padroneggiato «tecniche», ma le tecniche non portano alla preghiera e in tal modo alla salvezza. È molto più sicuro seguire ciò che avete nella vostra tradizione. Certo, se scoprite di non essere spiritualmente nutriti da quella tradizione, allora questa è un'altra storia. È tutta una questione di umiltà. Nessuno che sia orgoglioso o pretenzioso, qualunque sia la sua fede, dovrebbe intraprendere questa preghiera.

Nelle Scritture, si dice che le donne devono obbedire ai loro mariti.

Come si concilia questo con la nostra vita moderna?

M. N., Hampshire

Presumo che si riferisca a brani come I Pietro 3,1; Timoteo 2,11; Efesini 5,22-24, che sono interpretati dalle femministe moderne come una sorta di raccomandazione per gli uomini di tiranneggiare le donne 'inferiori'.

Il problema qui è di interpretazioni errate, che guardano indietro al passato con pregiudizi moderni. Prima di tutto, dobbiamo capire il passato. Dobbiamo renderci conto che gli ortodossi a cui si indirizzavano gli apostoli erano di prima generazione. In altre parole venivano da un mondo pagano, dove il matrimonio, così come lo intendono i cristiani, non aveva radici. In secondo luogo, considerando i nostri pregiudizi e condizionamenti moderni, in nessuna parte nelle Scritture si dice che uomini e donne siano 'uguali'. L'enfasi è piuttosto sulle differenze e sulla complementarietà.

Per esempio: 'né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna, nel Signore' (I Cor 11, 11). Questo è semplicemente un riconoscimento delle differenze tra la psicologia maschile e femminile.

Perciò, i passi non significano che gli uomini possano tiranneggiare le loro mogli (lasciate che un uomo ci provi per credere!). Significano che la maggior parte delle donne aspetterà i propri mariti per annunciare una decisione, ma tale decisione è sempre raggiunta insieme, con la consultazione e la discussione.

Ciò che un uomo decide, in realtà, è spesso una decisione che è stata accuratamente modellata dal consiglio e dalle vedute di sua moglie. Ci sono molte mogli che sono molto più sensibili rispetto ai loro mariti e che raggiungono decisioni di gran lunga migliori. Ma il punto è che le donne intelligenti tendono a 'modellare' i loro mariti, piuttosto che a tiranneggiarli. Se provano a tiranneggiarli, poi i mariti tendono a essere derisi dagli altri, anche dalle altre donne, come 'succubi' o 'tormentati'. C'è qui tutto il bisogno femminile di sentirsi protette, senza essere tiranniche, e il bisogno maschile di condurre, senza essere tirannici.

C'è qui sottile un equilibrio psicologico, che ogni singola coppia deve raggiungere all'interno di un matrimonio. In caso contrario, la coppia si romperà.

Perché esiste il digiuno degli apostoli? Tutti gli altri sono digiuni in onore di Cristo e della Madre di Dio. E quando è stato istituito?

M. M., Isola di Wight

Tutti i digiuni sono di fatto tempi di preghiera. Il digiuno senza preghiera è spiritualmente senza senso. Si chiama dieta o cura dimagrante e può portare a irritabilità e persino alla depressione. Pertanto, ci deve essere preghiera assieme al digiuno. Gli apostoli sono riusciti a fare quello che hanno fatto solo 'con la preghiera e il digiuno'. Pertanto, questo digiuno è stato veramente istituito da Cristo secondo le sue parole in Marco 9,29. Da quanto ho letto, questo digiuno è iniziato come tale nel IV secolo, indubbiamente sulla base di tradizioni precedenti. Fu nel IV secolo che la Chiesa divenne la Chiesa dell'Impero. Come risultato, ci furono stati grandi masse di ortodossi nominali e la disciplina monastica e quella del digiuno si sono sviluppate di conseguenza. Penso che sia utile avere un tale digiuno nella tarda primavera e all'inizio dell'estate, perché è un momento in cui si verificano molte tentazioni.

Come possiamo rispondere ai cattolici romani che rimproverano le Chiese ortodosse di essere controllate dagli stati (come gli episodi vergognosi della storia della Chiesa patriarcale russa sotto il comunismo)?

O. R., Bristol

Un breve sguardo alla storia cattolica dimostra che la natura umana e la debolezza umana sono le stesse ovunque. È vero, alcuni vescovi russi all'interno della Russia hanno fatto orribili compromessi, ma questo solo dopo che 600 di loro erano stati martirizzati.

Non credo che la Chiesa cattolica polacca si sia comportata troppo brillantemente sotto il comunismo in Polonia, o il clero cattolico slovacco in Slovacchia. In Cina, c'è ancora uno scisma nel cattolicesimo, con una maggioranza dei cattolici cinesi staccati da Roma.

Più indietro nella storia, ci fu la condotta erastiana dei vescovi cattolici tedeschi e dei vescovi nelle ​​Francia di Vichy, per non parlare del comportamento del papato stesso in quel momento. Perché Hitler, un cattolico, non fu scomunicato molto prima del 1939?

Poi c'è il cattolicesimo croato e i suoi mostruosi crimini di guerra durante la seconda guerra mondiale. Prima ancora c’è l'esempio dei vescovi cattolici spagnoli sotto il fascista Franco, come l'arcivescovo di Burgos: 'Nessun perdono'. Prima ancora ci fu il caso del sanguinario Napoleone, incoronato imperatore dal papa nel 1804. Alcuni cattolici dicono che il papa era un prigioniero, 'non aveva scelta'.

Certo, aveva scelta. Ognuno ha una scelta, anche se la scelta può essere il martirio, che è ancora una scelta.

Come giustificano gli ortodossi la pratica di chiamare i loro sacerdoti padri? La Bibbia dice di non farlo.

H. F., Felixstowe

Dobbiamo leggere la Bibbia nel contesto. In Matteo 23, ciò a cui Cristo si riferisce sono gli onori assurdi dati ai farisei, quello che oggi chiameremmo il clericalismo. I protestanti scelgono questo verso, perché nella storia lontana questo clericalismo è ciò che il cattolicesimo romano ha imposto ai nostri antenati. A questo loro si sono opposti - e anche giustamente. Ma questo verso non deve essere utilizzato contro le pratiche della Chiesa ortodossa non clericalista.

In generale, dobbiamo leggere la Bibbia con discernimento e comprensione, guardando il contesto in cui le cose sono dette. Se leggiamo la Bibbia alla lettera, allora non dovremmo chiamare 'padre' nostro padre, e non dovremmo chiamare nessuno maestro. Eppure noi costantemente ci riferiamo ai nostri padri nella carne come 'padri' e usiamo la parola maestro (Mt 23, 10). Secondo questa logica, questo sarebbe contrario a quello che dice la Bibbia.

Circa 40 anni fa, padre Georgij Sheremetiev, sacerdote russo a Londra, incontrò sul treno un giovane fervente protestante. Questi si rifiutò di chiamarlo padre Georgij e lo insultò sonoramente perché non era un protestante. Con una risposta scherzosa, padre Georgij gli disse: 'Se non può chiamarmi padre allora mi chiami papà'!

E 'papà' dopo tutto è come i russi chiamano i loro sacerdoti - 'batjushka'. È un peccato che la parola 'padre' a volte possa sembrare un po' altezzosa.

Io sono chiamato in tutti modi. Non mi dà fastidio il modo che le persone mi chiamano, ma dovremmo tutti pensare al modo in cui trattiamo e il chiamiamo Cristo. I sacerdoti, nonostante le loro debolezze personali, hanno ricevuto tutti la grazia del sacerdozio all'ordinazione. Questa grazia viene da Cristo.

Che cosa pensare di Alcuino, il consigliere inglese di Carlo Magno? I cattolici gli danno il titolo di 'beato', e visse circa 250 anni prima dello scisma del 1054.

H. V., Germania

Ci sono due motivi per cui gli ortodossi possono essere positivi circa Alcuino di York (+ 804). Prima di tutto, anche se nominato da Carlo Magno come suo 'maestro di scuola', si oppose al rivoltante massacro dei sassoni compiuto da Carlo Magno nella barbara campagna anti-sassone di 'battesimo o spada', in cui quest'ultimo uccise migliaia di sassoni, alcuni personalmente. (È interessante notare che molti ortodossi tedeschi contemporanei, come l'arcivescovo Mark, sono sassoni). Alcuino sosteneva la posizione ortodossa, che si dovrebbe diventare ortodossi solo volontariamente: 'La fede, come insegna sant'Agostino, nasce dal libero arbitrio, non dalla costrizione: una persona può essere solo attratta nel cristianesimo, non può mai essere forzata. Se costretta al battesimo, questo è inutile per generare vera fede, a meno che non si tratti di un bambino. Un adulto deve essere in grado di rispondere personalmente per le proprie credenze e desideri. Professare la fede falsamente significa prevenire la vera salvezza. Se il messaggio di Cristo e il peso del suo giogo leggero fossero stati predicati ai Sassoni ostinati tanto acutamente quanto vengono loro imposte richieste e punizioni legali (dal governo di Carlo Magno), forse non rifiuterebbero l'idea del battesimo cristiano. Gli insegnanti del cristianesimo devono essere educati nell'esempio degli apostoli. Essi devono essere predicatori, non predatori, confidando nella bontà di Dio solo'. (Lettera di Alcuino: 796).

La seconda ragione per cui gli ortodossi possono essere positivi circa Alcuino è il fatto che egli si è anche opposto al Filioque, scrivendo: 'Seguite la fede dei padri e unitevi alla Chiesa universale nella più sacra unanimità. Non introducete nulla di nuovo nel Simbolo della fede cattolica e per quanto riguarda i servizi di chiesa non attaccatevi ad alcuna abitudine inaudita nei tempi antichi. (Lettera ai monaci di Lione, scritta nel 798).

Tuttavia, d'altra parte, Alcuino ha aiutato con i "Libri carolini", in cui Carlo Magno ha dimostrato di essere un iconoclasta e ha respinto il settimo Concilio ecumenico, che era stato accettato dalla Chiesa di Roma. Anche se Carlo Magno usava traduzioni barbariche ed erronee delle decisioni del Consiglio, neanche in questo lo si può giustificare, perché da altre fonti è chiaro che Carlo Magno era in realtà un iconoclasta. Qui, Alcuino era o troppo debole oppure troppo ignorante per resistere al suo padrone. Sembra inoltre che Alcuino non si sia opposto all'uso dell'organo, che Carlo Magno aveva introdotto nelle funzioni religiose.

In generale, l'uso cattolico romano del termine 'beato', come nei titoli beato Alcuino e anche beato Carlo Magno (!), significa che la persona in questione non ha ricevuto alcuna venerazione popolare. Denota una decisione politica di Roma per quanto riguarda l'individuo, e risale a dopo lo scisma.

Per quanto riguarda la data del 1054 per lo scisma, credo che la data sia solo simbolicamente utile. Lo scisma fu un processo, un cambiamento di mentalità dall'apostolico al medioevale. Dobbiamo capire che c'erano persone in Occidente che si erano staccate dalla Chiesa anche prima del 1054. Dobbiamo solo pensare a vari individui dopo l'anno 754 circa, quando il papa di Roma divenne per la prima volta un proprietario di terre e un sovrano secolare.

Così, alla corte di Carlo Magno, o nel IX secolo (il filioquista papa Niccolò), e poi, all'inizio dell'XI secolo, vi erano già potenti forze anti-ortodosse al lavoro in Occidente. D'altra parte l’imperatrice Teofano dell'Occidente, alla fine del X secolo, era una greca e ci furono casi di comunione data ai pellegrini occidentali fino agli anni dopo il 1070. In generale, dobbiamo guardare molto attentamente la vita di questi individui nel periodo tra il 754 e il 1054 circa, prima di accettarli come santi, e quindi degni di venerazione, nel calendario ortodosso.

Perché mettiamo una candela davanti alle porte sante durante l'inno della comunione?

S. P., Felixstowe

In primo luogo, in questo momento e durante la comunione del clero, le tende e le porte sono chiuse.

I fedeli sono in attesa della risurrezione di Cristo, a cui possono partecipare ricevendo la comunione.

Le tende e le porte chiuse rappresentano quindi la tomba sigillata. La candela ricorda dunque l'angelo alla tomba e le persone rappresentano le mirofore, che in questo momento si avvicinano alle porte che sono in procinto di essere dissigilate, ovvero aperte, e stanno baciando le icone.

In secondo luogo, la candela dovrebbe anche ricordarci la 'spada fiammeggiante', che 'custodisce l'accesso all'albero della vita', e i Cherubini che custodivano le porte del paradiso 'ad oriente del giardino di Eden', dopo l'espulsione di Adamo ed Eva (Genesi 3, 24). Ora attraverso la comunione, possiamo avvicinarci di nuovo al paradiso.

Qual è l'atteggiamento ortodosso nei confronti della natura? Molti verdi accusano i cristiani di essere i responsabili della violenza contemporanea dell'ambiente e del disprezzo per il mondo naturale.

L. T., Londra

Ciò è dovuto a un errore di identificazione, che confonde i cristiani con i protestanti tradizionali.

L'atteggiamento sprezzante verso la natura viene dal tradizionale atteggiamento protestante a tutto il mondo materiale. Rifiutando la possibilità che la materia possa essere santificata, è la nozione eretica del protestantesimo, ereditata dal capitalismo moderno, che ha dato origine allo stupro ambientale e alla distruzione e allo sfruttamento generale della materia. L'attitudine ortodossa crede nell'Incarnazione, ovvero che Dio si è fatto uomo, che quindi tutta la materia è potenzialmente buona, e così come è stata creata, può essere santificata. Questo atteggiamento è ovviamente biblico (Genesi 1). È per questo che gli ortodossi venerano la croce, le icone, le reliquie e si oppongono alla scioccante cremazione dei corpi umani. È per questo che i protestanti non lo fanno e, incredibilmente, accusano gli ortodossi di idolatria.

In altre parole, gli ortodossi non credono nella dominazione dell'uomo sulla natura (atteggiamento protestante-capitalista), ma nel dominio dato da Dio all'uomo sulla natura (Genesi 1,29 e 2,19). Questo dominio significa gestione responsabile, perché l'uomo è solo un fiduciario, niente di più. È per questo che noi vediamo e comprendiamo in natura i segni e i simboli della presenza divina, e non di quella umana, nella natura. Essi denotano l'origine divina e non umana di tutta la creazione. Solo Dio domina la sua creazione. Ogni uomo che usurpa il posto di Dio e pensa di dominare la natura come suo creatore imparerà presto altrimenti. Perderà il poco che ha in uragani e monsoni, siccità e inondazioni. Questo è il significato spirituale del contemporaneo cambiamento climatico forzato dall'uomo.

Pensa che l'anglicanesimo abbia un futuro?

D. G., Londra

Dovrebbe chiederlo a un anglicano! Tutto quello che posso fare, da osservatore esterno, è chiedermi come una religione, che è stata inventata come compromesso politico nel XVI secolo, sia sopravvissuto nel XXI secolo. L'anglicanesimo è dopo tutto una sorta di uniatismo protestante, un protestantesimo con alcuni ornamenti cattolici romani, ideato al fine di mantenere un certo grado di unità nazionale nell'Inghilterra del periodo Tudor. Ovviamente, lo stato britannico di oggi non ha più bisogno dell'anglicanesimo. Avrei pensato che la maggior parte degli anglicani si sentirebbero più felici in una qualsiasi delle numerose sette protestanti - anche se alcune, come il metodismo, con 265 chiese chiuse negli ultimi dieci anni, si stanno estinguendo. Anche se questo lascia migliaia di chiese medievali, la maggior parte praticamente vuota, molte in piccoli villaggi, alcune in un cattivo stato di conservazione, e una ricchissima organizzazione che impiega oltre 10.000 chierici e paga le pensioni a migliaia di altri. Ma questo non è affar nostro. Noi abbiamo i nostri problemi. Concentriamoci su di loro e sulla nostra salvezza.

Perché è così difficile diventare ortodosso?

A. S., Parigi

Chi è interessato a entrare nella Chiesa ortodossa (e ci sono pochi che hanno tale fede) deve prima superare la barriera dei propri pregiudizi personali ('l'Ortodossia è contro la mia cultura'). In secondo luogo, deve quindi diventare ortodosso, nel vero senso della parola. Ciò significa superare la barriera della psicologia, che significa superare la 'convertite'. Questa è la malattia dei neofiti, che desiderando all'improvviso cambiare se stessi e il mondo che li circonda. Tali neofiti possono in primo luogo concentrarsi troppo su se stessi, cercando di diventare 'super-ortodossi'. Questo finisce in genere nella disillusione (l'illusione provoca sempre la disillusione) o nell'ipocrisia, addirittura nella perdita della fede, e in generale sembra consistere di vestirsi nel modo peggiore possibile. In secondo luogo, potrebbero desiderare, anche questo all'improvviso, cambiare il mondo intorno a loro, e convertire tutti quelli che conoscono. Ciò può comportare l'orgoglio di giudicare - e condannare - gli altri, di essere categorici e dogmatici, imponendo agli altri le stesse aspettative irrealistiche che impongono a se stessi.

Senza alcuna esperienza di vita spirituale e con poca conoscenza dell'Ortodossia viva, confondendo ciò che è secondario con ciò che è primario, i dettagli con gli elementi essenziali, del tutto privi di discernimento, dimostrano che tale zelo è di fatto orgoglio. Anche questo finisce generalmente nella disillusione o nell'ipocrisia - solo Dio è buono - e persino nella perdita della fede.

Ho visto alcune persone superare la 'convertite' in pochi mesi. Ma ne conosco altri che dopo 40 anni non ci sono ancora riusciti.

Tuttavia, se le persone superano le barriere poste dalla loro psicologia e dalle sue aspettative non realistiche, possono poi entrare nel regno della teologia. E questo, per inciso, non significa la lettura di libri che parlano di teorie. Significa Ortodossia vivente, non come un insieme di idee 'a scelta libera' per consumatori, ma come un modo di vita.

Recentemente ho letto un libro (di Ian Wilson e Barry Shwartz) sulla Sindone di Torino. Devo dire che trovo gli argomenti per l'autenticità della Sindone abbastanza convincenti, anche se devo sottolineare che la mia fede ortodossa sarebbe del tutto inalterata se la Sindone non fosse autentica. Non ho trovato alcun libro ortodosso su questo argomento, e mi chiedevo se mi può dire quale consenso di opinioni ortodosse c'è sulla Sindone?

D. C., Bournemouth

Sì, è una domanda interessante. C'è qualcosa su questo in uno dei primi volumi di Orthodox England. Anch'io ho letto il libro di Wilson, appena è uscito (circa nel 1979?) e l'ho trovato abbastanza convincente.

La Chiesa ortodossa non ha alcun insegnamento o punto di vista dogmatico sulle cose che accadono al di fuori di essa: quindi nessun consenso. Alcuni ortodossi credono fermamente nella Sindone di Torino, altri no, altri ancora (come me) rimangono con una mente aperta, incerti.

Il motivo per cui la questione è periferica per l'Ortodossia è perché sappiamo già qual'era l'aspetto di Cristo da tutte le nostre icone del Salvatore, che si basano non sull'immagine sfocata, ottenuto dalla fotografia negativa del suo possibile sudario, ma sull'icona acheropita, molto più chiara. Per questo non ci sono libri ortodossi sul tema.

Abbiamo appena comprato una piccola barca e vorrei sapere che tipo di nome potremmo darle. Avete qualche idea di un nome ortodosso?

E. M., Australia

Che ne dite dell'apostolo Pietro? O di san Giovanni? O Zebedeo? O san Nicola? Oppure ci sono toponimi, come la Galilea, Myra, o forse un posto nella vostra nativa Grecia?

Mio marito sarà distaccato a breve in Iraq. C'è qualcosa che possiamo fare in particolare?

N. A., Colchester

Andate alla confessione e alla comunione. Chiedete le preghiere dei vostri angeli custodi e dei vostri santi protettori ogni giorno. Si assicuri che suo marito abbia in tasca in ogni momento il Salmo 90 (Salmo 91 nella Bibbia di re Giacomo), 'Colui che dimora...' Chiedete ai vostri figli e alla suocera di ricordarlo nelle loro preghiere anche. E non preoccupatevi inutilmente; se state pregando tutti, è nelle mani di Dio. La sua volontà sarà fatta.

Chi si prega quando si è preoccupati di non poter ricevere la comunione prima di morire?

J. L., Londra

La grande martire Barbara.

Nelle conversazioni su astrologia e oroscopi, qual è la risposta cristiana alla domanda: 'Qual è il tuo segno?'

M. Y., USA

Qualcuno dei miei corrispondenti mi ha dato, mi pare, la risposta migliore che ho sentito dire: 'Il mio segno è il segno della croce'.

How many books are there in the Orthodox Bible, what are they and what is their order?

E. D., Kent

Nell'Antico Testamento ortodosso (quello dei Settanta), ci sono una cinquantina di libri, alcuni di loro non esistono nell'Antico Testamento ebraico e altri hanno nomi diversi dall'Antico Testamento ebraico, che è stato scritto più di mille anni dopo quello greco. Dovremmo ricordare che la parola Bibbia è semplicemente il termine greco per 'Libri'.

Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Rut, 1 Re (1 Samuele), 2 Re (2 Samuele), 3 Re (1 Re), 4 Re (2 Re), 1 Paralipomeni (1 Cronache), 2 Paralipomeni (2 Cronache), 1 Esdra (Ezra), Neemia, 2 Esdra, Tobia, Giuditta, Ester, Giobbe, Salterio, Proverbi di Salomone, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici di Salomone, Sapienza di Salomone, Sapienza di Gesù Figlio di Sirac, Isaia, Geremia, Lamentazioni di Geremia, Lettera di Geremia, Baruc, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdias, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia, 1 Maccabei, 2 Maccabei, 3 Maccabei, 3 Esdra.

Nel Nuovo Testamento ortodosso ci sono ventisette libri. L'ordine è: i quattro Vangeli (Matteo, Marco, Luca, Giovanni), gli Atti degli Apostoli, le Epistola di Giacomo, 1 Pietro, 2 Pietro, Giovanni, 2 Giovanni, 3 Giovanni, Giuda, Romani, 1 Corinzi, 2 Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1 Tessalonicesi, 2 Tessalonicesi, 1 Timoteo, 2 Timoteo, Tito, Filemone, Ebrei, Apocalisse.

Non andare regolarmente alla confessione è veramente un problema?

P. G., Londra

when they do finally get to confession, they say: ‘I have not done anything bad, the same as everyone else’. That is a twofold sin, for it is a failure to confess one’s personal sins and also condemnation of others, bringing them down to one’s own level.

Sì, è spiritualmente pericoloso. Coloro che non fanno una confessione regolare, voglio dire, almeno una volta ogni mese o due (40 giorni è una buona media), tendono a essere vittime dei peccati abituali. Questo significa passioni radicate, come gelosia, pretenziosità, egoismo, vanità, lussuria, avidità, scoraggiamento, ecc. La cosa peggiore è che possono poi cadere nell'auto-giustificazione delle loro debolezze, in modo che quando arriveranno finalmente alla confessione, diranno: 'Non ho fatto niente di male, come tutti gli altri'. Questo è un duplice peccato, perché è un fallimento nel confessare i propri peccati personali e porta anche alla condanna di altri, portandoli verso il basso al proprio livello.

Un semplice laico può scrivere di teologia?

V. K., Londra

Direi che solo i laici (o chierici) semplici possono scrivere di teologia. Le persone complicate non possono farlo! Naturalmente, la semplicità deve comprendere anche esperienza spirituale. Dove c'è semplicità, c'è sempre un certo grado di teologia.

Perché gli ebrei, come i cristiani ortodossi, indossano i loro anelli di nozze sulla mano destra?

S. P., Felixstowe

Lo fa ogni fede che mantiene legami con l'Antico Testamento. Sia che si tratti della Chiesa ortodossa, dell'ebraismo o dell'islam, tutti mantengono l'importanza della mano destra. Ci sono decine di riferimenti nell'Antico Testamento (e di continuità, nel Nuovo Testamento) alla destra, soprattutto al Signore che siede alla destra del Padre.

Quindi, facciamo il segno della croce con la mano destra, ci segnamo noi stessi da destra a sinistra, e indossiamo un anello di nozze alla mano destra. In Europa occidentale, si mantenne questo uso, come parte del patrimonio del primo millennio. La Tradizione fu persa in seguito, con cambiamenti del tardo Medioevo, confondendo destra e sinistra o preferendo la sinistra per ragioni sentimentali.

È possibile servire la Liturgia con qualcosa di diverso dal pane e dal vino?

C. H., Londra

Solo con il permesso del vescovo e in circostanze specifiche. Non ho mai sentito parlare dell'utilizzo di qualcosa di diverso dal pane, fatto di grano. Tuttavia, al Concilio di Mosca del 1917-1918, data la persecuzione che era già iniziata, al clero della Chiesa Russa fu permesso di usare il succo di frutti di bosco al posto del vino, se fosse stato assolutamente impossibile da ottenere il vino. E questo in effetti è accaduto.

Quali "tipi" di convertiti ci sono?

M. M., Parigi

Penso che ci esistano molti tipi di persone che si uniscono alla Chiesa. Tuttavia, ho notato un problema comune tra tutte le nazionalità delle persone che diventano cristiane ortodosse, ed è il problema dello zelo. Attenzione allo zelo! Molte persone che iniziano con grande zelo poi decadono oppure - e questo a volte è ancora più pericoloso - rimangono nella Chiesa, o meglio ai margini della Chiesa, e usano il loro zelo per giustificare la loro decadenza. Ho visto tante figure che, anche dopo 30, 40 o 50 anni, si comportano in questo modo. È angosciante.

Ho letto che la rivoluzione russa è accaduta perché i russi hanno smesso di digiunare il mercoledì e il venerdì. Cosa ne pensa?

V. K., Londra

Questo detto è spesso attribuito a san Serafino di Sarov. Penso che abbia bisogno di interpretazione. Dignifica che la Russia è caduta perché le persone hanno perso i loro ideali spirituali, i loro valori ortodossi, che avevano dato loro l'unità spirituale della terra ortodossa russa. Così, quando hanno perso il loro ideale spirituale, hanno respinto tutto ciò che esso comportava. Per esempio, hanno respinto l'ideale spirituale della monarchia ortodossa, attorno al quale la Russia ortodossa era stato unito socialmente, economicamente e politicamente, e hanno anche smesso di digiunare il mercoledì e il venerdì, e di dare l'elemosina ai poveri - cosa che ha creato ingiustizie sociali, che hanno creato la rivoluzione. Quindi, sono d'accordo con il detto.

Da dove viene la parola 'Quaresima'? Possiamo usarla come parola ortodossa?

V. K., Londra

La Quaresima è l'abbreviazione del latino quadragesima. La parola inglese Lent viene dalla vecchia parola inglese per la primavera, Lenten e viene semplicemente dalla parola 'allungare' (lengthen), dal momento che la primavera è il momento in cui le giornate si allungano. Coasì il termine venne a indicare il digiuno di primavera. Questo è il periodo che nell'uso ortodosso è chiamato la Grande Quaresima. Non vedo alcun motivo per cui non possiamo usare 'quaresima' per indicare questo periodo di digiuno in pratica ortodossa.

Raccomanderebbe di partecipare a forum ortodossi su Internet o a gruppi di discussione ortodossi?

P. T., California

Personalmente, li eviterei come la peste.

Degenerano rapidamente in perdite di tempo e a volte in polemiche aggressive, dove hanno grande peso le opinioni, e non la conoscenza e l'esperienza. Penso che dovremmo prendere o lasciare i punti di vista degli altri (ovviamente, compreso il mio, in questo momento!), senza fare discussioni.

Cercare di giungere a un accordo su punti spesso molto fini è futile. L'idea sa di confronto di opinioni protestante. La Chiesa è gestita dallo Spirito Santo attraverso i vescovi, per fortuna non attraverso di noi e le nostre opinioni. Alcuni di quelli che passano il tempo su questi siti possono non essere sempre pronti ad ascoltare gli altri e così tali siti possono trasformarsi in uno spreco di tempo di preghiera.

Che cosa rappresentano i sei salmi all'inizio del Mattutino?

J. S., Felixstowe

Il giudizio universale.

Può dare qualche indicazioni su come dovremmo scrivere i nomi degli altri nei libri e nei fogli che diamo ai sacerdoti per la commemorazione alla Proscomidia?

T. L., Birmingham

1. Portate queste liste al sacerdote in tempo utile. Idealmente, questo dovrebbe essere fatto alla Veglia la sera prima della Liturgia. In caso contrario, durante le Ore al mattino. Nella Chiesa russa, i sacerdoti hanno la dispensa (economia) di accettare tali elenchi di commemorazionl fino all'inno cherubico, ma non oltre. Altre Chiese locali non sono così generose nella loro pratica. I libretti o fogli devono essere inviati con due prosfore (pani dell'offertorio), una per i viventi e una per i defunti.

2. I nomi di battesimo, e solo i nomi di battesimo, devono essere scritti in modo chiaro. Spesso non lo sono!

3. Se disponete di un libretto permanente (pomiannik) e non solo di foglietti di carta, allora, perché no, fate come fanno alcuni devoti e scrivete i nomi per la salute e la salvezza dei vivi in ​​rosso, ed i nomi dei defunti in nero. Per i defunti si può anche inserire la data in cui sono morti.

4. Scrivete i nomi in ordine, vescovi, sacerdoti, diaconi e poi laici. Tra l'altro, non scrivete i nomi dei sacerdoti come 'padre tal dei tali'. Formalmente, si deve scrivere 'sacerdote tal dei tali'. Allo stesso modo i diaconi sono commemorati come 'diacono tal dei tali' e non 'padre diacono tal dei tali'. Allo stesso modo, i laici dovrebbero essere commemorati con i loro nomi di battesimo, per esempio Caterina, e non un diminiutivo, per esempio Catia. Alcune persone mettono tra parentesi dopo il nome il cognome e la data della morte. Questo può essere utile. In primo luogo, non si scorda mai chi è, in secondo luogo, si richiama l'anniversario della loro morte, in modo da poter fare i servizi di commemorazione funebre.

5. I bambini prima dell'età della confessione sono commemorati come 'bambino/a tal dei tali'.

6. Aggiornate regolarmente i libretti. Le persone muoiono. I loro nomi devono essere trasferiti nella sezione dei defunti. D'altra parte, ci sono anche nuovi battesimi.

7. Infine, per quanto riguarda i non ortodossi, ci sono pratiche diverse. Naturalmente, coloro che sono fuori della Chiesa non possono essere commemorati alla preparazione (se così posso tradurre Proscomidia), perché le particelle dalla prosfora non possono essere estratte e messe nel calice in memoria di non ortodossi. Tuttavia, per economia, alcuni sacerdoti nelle parrocchie dove ci sono fedeli di origine etnica non ortodossa, incoraggiano questi fedeli a scrivere i nomi dei loro cari non ortodossi, vivi e defunti, in una sezione separata dei loro libretti, in modo che anche i loro nomi possano essere letti in silenzio dal sacerdote all'altare, chiedendo la misericordia di Dio anche per loro. Certo, è un dovere per tutti noi di pregare per i non ortodossi di nostra conoscenza nelle nostre preghiere private, la mattina e, se possibile, anche la sera. Preghiamo per la pace del 'mondo intero', non solo di una parte di esso.

Chi è venuto prima, l'uovo o la gallina?

A. P., Felixstowe

Dio.

Come è possibile che i figli di Adamo ed Eva siano stati in grado di sposarsi tra loro? Se fratelli e sorelle si sposano tra loro, i loro figli saranno sicuramente disabili.

N. D., Londra

Adamo ed Eva contenevano il pool genetico di tutta l'umanità. C'era in loro un enorme patrimonio genetico. Quando l'umanità ha iniziato a moltiplicarsi, non fu più così, e iniziarono a verificarsi malformazioni genetiche, in cui un gene difettoso rinforza un altro.

Al giorno d'oggi, questo può accadere anche quando due completi stranieri si sposano. (A proposito, se avvengono matrimoni incestuosi, gli svantaggi che derivano spesso non sono fisici - molto più probabilmente sono mentali e spirituali). Al tempo stesso, i figli di Adamo ed Eva evidentemente non provavano quella repulsione naturale che ora proviamo noi alla mera idea di parenti stretti che si sposano l'un l'altro.

Questa repulsione è un istinto di autodifesa, dato che ormai conosciamo le conseguenze. Quando non vi erano conseguenze, quali bambini portatori di handicap, non vi era alcuna repulsione naturale.

La data del 1054 è, come lei ha detto, utile come simbolo per la datazione dello scisma. Ma in questo caso quando è avvenuto esattamente il punto di separazione, per esempio, per i santi?

J. E., Manchester

Come sempre, ci sono due estremi da evitare. Uno è la visione ultra-etnica, che più o meno nega ogni santità in Europa occidentale dopo il quarto secolo (e anche questo è una misura generosa tra alcuni di questi estremisti). L'altro è il punto di vista modernista di chi dipinge 'icone' di Francesco d'Assisi e di altri crociati anti-ortodossi e sembra molto felice di pensare a loro come santi - in realtà alcuni di questi non hanno limiti. Ricordo una conversazione in Francia con la defunta Elizabeth Behr-Sigel, che sembrava venerare tutti i santi cattolici, in particolare Charles de Foucauld!

Da un lato, è vero che Carlo Magno era un eretico, che i problemi, in altre parole, iniziarono alla fine del secolo VIII. D'altra parte l'imperatrice di Germania alla fine del X secolo, Teofano, era ortodossa e nella prima metà del secolo XI Enrico di Francia sposò Anna di Kiev e ai pellegrini occidentali era liberamente data la comunione a Gerusalemme e Costantinopoli, come avveniva con i pellegrini orientali a Roma.

Credo che le radici dello scisma fossero ovviamente presenti ben prima del 1054, ma, e questo è il punto importante, niente è diventato inevitabile fino a tale data. Pertanto, anche se le scomuniche avvenute in quell'anno riguardavano solo due persone, la data del 1054 è ancora un punto di separazione su cui si può fare affidamento per la maggior parte dell'Europa occidentale (le uniche eccezioni sicure sono la Sicilia e il sud Italia, dove l'Ortodossia è sopravvissuta per diversi decenni dopo tale data). Quindi, torniamo ancora una volta al 1054, con l'eccezione di Carlo Magno e di quelli intorno a lui che erano apertamente anti-ortodossi.

Qual è il libro più importante per gli ortodossi dopo le sacre Scritture?

R. T., Felixstowe

Senza alcun dubbio, i dodici volumi delle Vite dei Santi - complessivamente circa 8.000 pagine.

Nella Russia ortodossa si era soliti dare questi volumi in dote di nozze alle spose, perché vi potessero costruire sopra la loro vita familiare. Dopo i tanti martiri del XX secolo, i volumi probabilmente si potrebbero ora estendere a oltre 12.000 pagine.

Che cosa consiglierebbe per guarire dalla depressione?

M. T., Cambridge

Legga il Salterio. Questo solleva l'anima al di fuori di se stessa e del suo sconforto.

Perché tanti russi e greci vanno in chiesa, eppure sembrano non capire nulla? Sicuramente, capire le funzioni è la cosa principale: altrimenti, perché andarci?

B. S., Oxford

Dovremmo stare attenti a non cadere nella sindrome del razionalismo del convertito, sindrome portata nella Chiesa dal mondo non ortodosso. Noi non andiamo in chiesa soprattutto per capire, ci andiamo per pregare e per pentirci. La comprensione razionale è al secondo posto. È molto meglio pregare in chiesa senza capire una sola parola piuttosto che capire tutto e non pregare. Naturalmente, è bene pregare e capire, ma dobbiamo avere le nostre giuste priorità. In ogni caso, quando il pane e il vino si trasformano nel corpo e sangue di Cristo, pensiamo davvero che possiamo capirci qualcosa?

La Chiesa è un mistero e quindi dobbiamo rispettarla, nella preghiera e nella penitenza.

Perché non si dovrebbe fischiare davanti alle icone? Mi è stato fatto un rimprovero per questo.

M. J., Parigi

Nella concezione ortodossa, fischiare mostra una vana mancanza di rispetto per il sacro. Fischiare è associato alla derisione demoniaca. Perciò non fischiamo in presenza del sacro. Allo stesso modo, non bisogna sedersi con le gambe incrociate davanti alle icone. Anche questo dimostra una mancanza di rispetto.

Qual è la sua posizione sulla donazione di organi, o sui trapianti? Esiste una corretta posizione ortodossa? Inoltre, un'altra domanda: che cosa dovremmo dire agli amici che dicono che ricorreranno all'aborto se al loro bambino è diagnosticata qualche malattia incurabile, o che gli causerà una vita breve e dolorosa?

G. F., Texas

Questi problemi sono già stati trattati nel corso degli anni su Orthodox England. A queste domande la Chiesa non offre un dogma in risposta, non sono stati 'dogmatizzati'. In altre parole, non vi è alcuna 'posizione ortodossa' su queste questioni.

Si tratta di questioni pastorali. Tuttavia, vorrei dire questo, in generale, e penso che la maggior parte ortodossi sarebbe d'accordo con i punti generali che espongo: entrambe le questioni nascono da una visione delle cose umanistica / ateistica, che sostiene che 'una buona vita' qui e ora è l'unica cosa che conta, perché non c'è niente dopo la morte e Dio non può prendere il controllo del destino umano e fare miracoli, se glie li lasciamo fare.

Noi crediamo esattamente il contrario di tutto questo, che questa vita serve a prepararci per il futuro, e che gli eventi di questa vita sono nelle mani di Dio. Se ci viene detto da medici umanisti / atei che abbiamo bisogno di un trapianto per mezzo di una donazione di organi, allora dovremmo prima rivolgerci a Dio e ai suoi santi per chiedere la guarigione oppure accettare umilmente che il nostro tempo è venuto e che siamo pronti a lasciare questo mondo. Che sia fatta la sua volontà.

Se ci viene detto da medici umanisti / atei che il nostro bambino sarà handicappato (come è stato detto a noi con il nostro quarto figlio), allora lasciamo fare a Dio, che il bambino trapassi secondo la sua volontà, o altrimenti sia guarito: nel nostro caso è stato guarito.

Non devono necessariamente esistere vite brevi e dolorose, se noi obbediamo a Dio. Queste sono una nostra creazione. Solo il diavolo incolpa Dio per simili vite.

Non sto dicendo che i trapianti di organi siano inaccettabili (anche se personalmente penso che i trapianti di cuore lo siano). Quello che sto dicendo è che tutte queste domande nascono dalla mancanza di fede del mondo secolarizzato di oggi. In realtà, dove c'è la fede, questi sono semplicemente dei non-problemi. Dio parla continuamente al mondo attraverso la sua nebbia, sfidandolo ad avere fede in questi 'problemi'. L'unico vero problema è che il mondo è sordo e gli gira costantemente le spalle.

Quali frutti si benedicono alla Trasfigurazione?

L. F, Londra

In Grecia e in Italia, l'uva. In Russia e in Inghilterra, le mele. È una questione di clima e di ciò che può crescere localmente.

Quale partito politico, o partiti, dovremmo votare alle elezioni? Può dare qualche consiglio?

N. S, Portogallo

Penso che sia sbagliato che il clero consigli ai parrocchiani per chi votare. So che in Europa è una pratica nei paesi cattolici romani e protestanti, e anche in Grecia, ma io continuo a pensare che sia sbagliato.

In generale, vorrei dire solo quanto segue. In primo luogo dovremmo votare. L'unica elezione che dovremmo per principio boicottare è quella che avrà luogo alla fine, quando l'anticristo ci chiederà di votare per lui come padrone del mondo. Nel frattempo, dovremmo semplicemente votare per il partito politico che è meno ostile alla nostra fede e ai nostri valori ortodossi; in altre parole, votare per il male minore. So che può essere una scelta molto difficile, ma è la scelta della coscienza. Ecco perché solo noi possiamo fare questa scelta.

Mi interessa il suo punto di vista sullo scisma Est-Ovest. Mi sembra che sia la formula cattolica romana del papato e il primus inter pares della Chiesa ortodossa non si applichino al papato durante il primo millennio. Questo primato è davvero molto più complicato di quanto sembri. Sono sicuro che se san Pietro fosse papa di Roma oggi, tutta la Chiesa avrebbe fiducia in lui - perché è san Pietro. È del papa di oggi che non ci fidiamo. Mi sembra, padre, che questa situazione attuale sia il risultato dell'alienazione di Oriente e Occidente prima che apparissero i conflitti. E a volte non sembra una battaglia di verità e delusione, ma piuttosto una battaglia di mentalità e culture. Come uno dei loro vescovi ha detto, l'Oriente è diverso dall'Occidente, anche nei punti in cui esso non differisce affatto ... Aleksej Khomiakov una volta scrisse a un anglicano che, anche se essi avessero avuto avuto la piena verità, vi si sarebbero ancora accostati in maniera protestante. Penso che qualcosa di simile possa essere applicato ai romani pure. È la loro mentalità che è sbagliata. I loro dogmi sebrano essere corrotti. E così a volte mi chiedo se in realtà c'è qualcosa che noi e loro abbiamo in comune... Quindi il problema deve trovarsi più in profondità... La maggior parte di noi si fissa sulle differenze dogmatiche. Alcuni guardano più a fondo e dicono 'No, è colpa del primato '. Ma sono stato portato a credere che la radice del problema stia ancora più a fondo. Il primato può aver diviso la Chiesa, ma è il risultato di qualcosa. E penso che qualcosa che non posso definire sia proprio la radice del problema.

E. L., Grecia

Come sa, i santi Pietro e Paolo sono commemorati come capi degli Apostoli. Avevano una sorta di 'primato' (ma non di supremazia) rispetto agli altri apostoli, anche se è chiaro dall'icona della Pentecoste che tale primato non è affatto compreso in senso papista. Questo gli ortodossi non lo contestano.

Nessuno dubita seriamente che entrambi siano stati martirizzati a Roma. Naturalmente, la sede fondata da san Pietro era Antiochia, san Paolo ha fondato Roma, come è testimoniato dalla sua Lettera ai Romani.

Il vero problema è perché, indipendentemente dai fatti storici, i cattolici romani debbano pensare che solo i loro papi ereditano automaticamente qualche tipo di autorità mistica da san Pietro, quando non condividono neppure la sua fede. Questo è abbastanza incomprensibile.

Come si dice nel tropario di san Leone il Grande, naturalmente questi parlava con la voce di Pietro (come dicevano i greci al IV Concilio), ma poi tutti gli ortodossi ispirati parlano con la voce di Pietro.

Circa 30 anni fa ero molto preoccupato da questa domanda sulla cultura e la fede, in effetti una questione dell'uovo o della gallina: cos'è è venuto per primo, la mentalità romana o l'eresia del filioque e le affermazioni papali?

Sono giunto alla conclusione che sicuramente la mentalità culturale era presente (l'Impero romano pagano era lì prima di Cristo), ma poi è venuto un periodo ortodosso. Purtroppo, come spesso accade, la mentalità (cultura) pagana ha iniziato a serpeggiare e alla fine ha creato il terreno per il filioque e le pretese papali: il filioque era semplicemente l'espressione teologica e dogmatica delle rivendicazioni papali e di tutta la mentalità che queste comportano.

In altre parole, la tragedia dell'Occidente è il fatto che ha dato alla sua cultura locale una supremazia sulle credenze spirituali della Chiesa. Ci sono voluti 1000 anni per far avvenire questo processo, ma è avvenuto, come sappiamo.

Naturalmente, questa è la tragedia di molti, per esempio i monofisiti, che pongono la loro cultura etnica di sopra della verità spirituale. Ed è la tragedia di così tanti ortodossi nominali, che in effetti sono davvero solo 'ortodossi culturali'.

Ciò significa, tuttavia, che se gli occidentali accettano davvero la fede ortodossa, spiritualmente, e l'incarnano nella loro vita, possono diventare ortodossi reali, ma questa è una questione di mettere l'Ortodossia al primo posto e la cultura occidentale al secondo, e di permettere che la cultura sia trasformata dall'Ortodossia. Non serve a nulla, come fanno alcune persone occidentali, unirsi alla Chiesa ortodossa e relegarla in un piccolo spazio la domenica mattina e poi continuare a vivere come il resto del mondo occidentale pagano, con tutti i suoi valori politici, economici, sociali, ecc . Questo genere di cose accade spesso negli Stati Uniti, ma negli Stati Uniti anche tanti ortodossi etnici fanno lo stesso se stessi, diventando meramente ortodossi culturali.

Come dovremmo considerare gli animali e soprattutto gli animali domestici?

M. P., Londra

Gli animali sono un dono dato a noi da Dio. Essi ci aiutano nel nostro lavoro, ci nutrono e ci danno conforto, soprattutto a coloro che vivono da soli. Dovremmo imparare a prenderci cura di loro in base alle loro esigenze, e non secondo i nostri desideri. Dobbiamo nutrirli per quanto hanno bisogno e fornire loro riparo e affetto.

Gli animali dipendono da noi, ci imitano. Questo è il motivo per cui noi vediamo il fenomeno reale di cani che somigliano ai loro proprietari. Se mostriamo agli animali, soprattutto quelli domestici, intelligenza, gentilezza, gratitudine e lealtà, ci restituiranno queste cose, perché riflettono il nostro esempio. Se, d'altro canto, siamo crudeli con loro o li spaventiamo, ci restituiranno anche questo. Non dobbiamo mai picchiare gli animali. È un peccato. Dopo tutto, a differenza di noi, vivono solo una volta e il loro benessere dipende da noi. D'altra parte, non dovremmo trattarli come persone, idolatrarli, preferirli agli esseri umani, come spesso accade oggi. Sono scioccato quando so quanto spendono alcune persone per i loro animali domestici, mentre ci sono esseri umani che stanno morendo di fame. È tutta una questione di proporzioni. Dobbiamo conoscere il nostro posto come amministratori nello schema della Creazione, ma dobbiamo anche conoscere il loro.

In Gran Bretagna oggi, mi sembra che la gente sta perdendo la capacità di distinguere tra bianco e nero.

Dove sono le coscienze? Ho vissuto qui per quindici anni e non riesco ancora a capirlo. Che cosa ha perso la Gran Bretagna e perché? Una coscienza? Un senso di vergogna? La fede? La fiducia? E qual è la soluzione?

O. A., Manchester

È molto semplice. Negli anni '60 la maggior parte delle persone in questo paese ha perso la propria fede. E siccome ciò che i protestanti avevano mantenuto dalla Tradizione della Chiesa era soprattutto il moralismo, la gente qui ha perso anche la propria morale quando ha perso la propria fede. Nelle chiese anglicane di quel tempo, hanno letteralmente tirato giù le tavole con i dieci comandamenti (quasi tutte le chiese anglicane le avevano, esposte in luoghi molto prominenti), le hanno nascoste o distrutte. Allo stesso tempo, alcuni pastori anglicani e altri protestanti hanno cominciato a negare la fede, la divinità e l'incarnazione di Cristo e la risurrezione. E i dieci comandamenti erano tutto ciò che i protestanti avevano mantenuto dalla Chiesa originale, dalla fede ortodossa di 1.000 anni fa. Così sono stati lasciati con un vuoto.

E se non hai moralità, allora non ti è più possibile distinguere il bene dal male, in altre parole, la tua coscienza, la voce di Dio dentro di te, muore e a tua volta perdi il senso del pudore. Così oggi, c'è il caos, molte persone non riescono a distinguere il bene dal male. In questo modo abbiamo criminali che camminano liberi, e proprietari di casa che vanno in prigione per aver difeso la loro proprietà dai criminali. Ci sono persone condannate per aver protetto i loro figli dai pedofili, che camminano apertamente per le strade pur essendo noti alla polizia. Così abbiamo ospedali in cui si abortiscono bambini in una stanza e in un'altra si salva la vita di bambini prematuri, che sono solo una settimana più anziani. La gente ha perso la 'bussola morale', perché non crede in nulla, tranne che nella propria comodità e comfort.

Nel perdere la propria fede, la gente perde anche la propria fiducia nei valori morali nelle altre persone.

Fiducia significa fidarsi di altre persone. Ma se non ti fidi di Dio, allora non avrai alcuna fiducia negli uomini. Il risultato è il cinismo. Questa è stata l'esperienza sovietica, dove Stalin uccideva i vecchi bolscevichi e i membri del Politburo si 'mangiavano' l'un l'altro. Uccidi Dio e ucciderai l'uomo. Uccidi Dio e aprirai il gulag.

Quanto alla soluzione, questa si può trovare solo nel pentimento, in un cambiamento del modo di vita attraverso il recupero della fede.

Ma la maggior parte delle persone non vuole la fede, e pertanto non si pentirà e non cambierà il suo modo di vita.

Come si fa a smettere di giudicare gli altri?

N. R., Londra

Un santo sacerdote a San Pietroburgo, padre Vladimir Shamonin, ha risposto a questa domanda: 'Cantate Alleluia'. In altre parole, cantatelo silenziosamente, nel vostro cuore.

L'architettura gotica è compatibile con l'Ortodossia? Dove possiamo vedere esempi di architettura ortodossa in questo paese?

J. A., Essex

Prima di tutto, la liturgia può essere celebrata ovunque, in una chiesa gotica o anche fuori all'aperto. So di una chiesa gotica che è stata costruita da un imperatore russo come una sorta di follia architettonica in San Pietroburgo e che esiste ancora. Tuttavia, io non penso seriamente che chiunque costruisca oggi una chiesa ortodossa lo farebbe in stile gotico o preferirebbe l'architettura gotica all'architettura ortodossa.

A mio avviso, lo stile gotico, iniziato intorno al 1140, è estraneo all'Ortodossia, è il parto di tutta una 'civiltà' scolastica e di una mentalità medioevale, con la sua filosofia, iconografia e crociate, ecc, che negavano l'Ortodossia. Volere o preferire il gotico mostra una mancanza di esposizione all'Ortodossia, una mancanza di integrazione nella fede. Ma i mendicanti non possono essere schizzinosi, e ci sono molte piccole comunità ortodosse in questo paese che sono grate per il prestito di cappelle e chiese in stile gotico per la celebrazione di liturgie, battesimi o funerali, ecc

In questo paese ci sono solo minuscoli resti di architettura ecclesiastica del primo millennio, ovvero architettura proto-ortodossa, in chiese come: Bradford-on-Avon (Wiltshire), Bradwell-on-Sea (Essex), Breamore (Hampshire), Brixworth ed Earls Barton (Northamptonshire), Escomb (Co. Durham), Kirk Hammerton (Yorkshire) e Worth (Sussex). Anche qui, sopravvivono solo frammenti, con intonaco tolto dalla parte esterna delle chiese, absidi e transetti demoliti, finestre medioevali aggiunte e affreschi rimossi. Molto più sopravvive in Francia e soprattutto in Italia. Ma anche qui quello che si vede sono le vestigia dell'architettura ortodossa di mille anni fa, in una forma occidentale provinciale e primitiva, prima di aver avuto la possibilità di evolversi nella piena architettura ortodossa orientale di oggi. In questo paese ci sono solo tre chiese di conclamata architettura ortodossa. Sono: la cattedrale greca a Moscow Road a Londra, la cattedrale russa a Gunnersbury e, soprattutto, il superbo esempio della chiesa serba a Birmingham.

Cosa ne pensa delle teorie che i bambini di oggi vivranno fino all'età di 120 grazie ai progressi della medicina?

R. T., Felixstowe

Lei e io abbiamo entrambi un'età in cui siamo diventati piuttosto cinici rispetto a questi annunci dei media. Mi ricordo gli anni '70, quando, per esempio, ci dicevano che stava arrivando una nuova era glaciale. Ora ci viene detto che stiamo tutti in procinto di bollire!

Ma supponiamo che sia vero. La mia domanda immediata è: cosa faremo con tutta questa vita in più? Recentemente, è morta mia zia, all'età di 96 anni. Il suo stato fisico e mentale era molto povero. In realtà sembrava aver avuto una pessima qualità della vita, negli ultimi tre anni. Pertanto, i miei pensieri si rivolgono alla qualità, non alla quantità. Perché vivere fino a 120 anni, se non si riesce a parlare, vedere, leggere, scrivere o camminare? Quindi non sono affatto convinto che questa sia una buona cosa. Sono in visita stato all'interno di troppe case per anziani, per non sapere che ci sono un sacco di persone anziane che vogliono semplicemente morire e sono perplesse sul motivo per cui è stata data loro una vita così lunga.

Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento verso la crisi odierna del cambiamento climatico?

S. P., Felixstowe

Prima di tutto, dobbiamo sapere che ci sono sempre stati cambiamenti di clima. Questo è un processo naturale. Tuttavia, questo problema attuale è principalmente causato, sembra, da cambiamenti climatici artificiali, non da quelli naturali. Anche così, dovremmo sapere che Dio è onnipotente. Se l'umanità si mettesse in ginocchio e chiedesse a Dio di fermare il cambiamento climatico, Dio lo farebbe, perché è sempre intervenuto ovunque ci sia pentimento. In altre parole l'attitudine di disperazione e di senso di colpa che proveniene dagli ecologisti, e che ora pervade i media occidentali, è completamente laica, assolutamente senza Dio. Quest'attitudine ispira disperazione e senso di colpa perché non ha fede. La disperazione e il senso di colpa provengono sempre dalla perdita della fede.

Questo tipo di disperazione è simile a quella causata dall'isteria che sostiene che la Terra sarà distrutta da un asteroide. Dobbiamo sapere che questo non accadrà se non è la volontà di Dio. Tutto ciò che quest'isteria dimostra è che l'uomo ha abbandonato Dio. Se neghiamo Dio, allora tutto diventa possibile; se crediamo, abbiamo la garanzia che, alla fine, tutto si metterà a posto. Dio può fare qualsiasi cosa, anche salvare il mondo - cosa che ha già fatto. Ma può farlo solo se l'uomo glie lo chiede. Il mondo continuerà per tutto il tempo in quanto vi sarà su di esso qualcosa di utile da salvare, ovvero per tutto il tempo in cui vi sarà un certo tipo di vita dello spirito, e non mera bestialità.

Cosa ne pensa della Orthodox Study Bible?

A. M., Oxfordshire

Mi dispiace, ma trovo strano l'intero concetto.

Questa 'Bibbia di studio' deve essere stata preparata da evangelici o pentecostali, che sono recentemente entrati nella Chiesa ortodossa, ma non vi si sono ancora integrati. Studiare la Bibbia non è un concetto ortodosso. Noi leggiamo le Sacre Scritture, le ascoltiamo, preghiamo ispirati da loro, le viviamo, ma... le studiamo? Questo è un concetto sbagliato, un malinteso protestante. Non saremo salvati perché abbiamo studiato, saremo salvati dalla misericordia di Dio, che anima i nostri cuori. Le Scritture sono sante, sacre, non vengono trattate come una sorta di romanzo storico che richiede critica letteraria.

Questo fu l'errore del defunto padre Alexander Schmemann per quanto riguarda i testi sacri dei servizi della Chiesa. Ed è per questo che i suoi libri sono stati bruciati come eretici in Russia.

(Per inciso, ho saputo che questa Bibbia di studio è tratta da un testo protestante e omette uno dei libri dell'Antico Testamento. Non mi sorprende, perché lo stesso gruppo ha anche stampato un Vangelo d’altare pieno di errori di stampa, uno dei quali è, certamente senza intenzione, un'eresia. Questo è dilettantismo e non può essere preso sul serio).

Quale pensa che sia il pericolo principale per gli inglesi che entrano nella Chiesa ortodossa?

S. P., Felixstowe

Ogni etnia ha il suo punto debole. Penso ciò di cui più soffre la maggioranza degli inglesi sia l'arroganza. L'atteggiamento è che 'noi siamo la razza superiore, siamo la classe dirigente del mondo, quindi ci deve essere consentito di prevalere, di essere i padroni'. Questa superiorità imperialista, che è solo orgoglio, mancanza di umiltà, è un peccato persistente. Gli inglesi, come tutti, devono imparare a imparare, ai piedi degli umili.

Quest'arroganza si può vedere nella cultura del teppismo dei tifosi di calcio inglesi, sulla prima pagina di The Sun, nell'ignoranza e insularità del genere 'britannico è meglio', nella xenofobia e nell'intolleranza dei media di destra. Tuttavia, è anche presente tra persone istruite dell'establishment, in un modo molto più sottile e quindi molto più pericoloso, spesso inconscio.I  corrispondenti della BBC ne sono pieni, per esempio, anche se i peggiori esempi si trovano probabilmente tra i diplomatici britannici.

È qualcosa di cui gli inglesi riescono a sbarazzarsi di solo dopo anni di contatti con le altre nazioni e dopo aver appreso un po' di umiltà. Alcuni dei migliori esempi di inglesi che hanno imparato quest'umiltà sono stati quelli che hanno vissuto la seconda guerra mondiale, affrontato la morte, incontrato altre etnie, convissuto con loro, visto le croniche inadeguatezze britanniche, e quindi sono giunti a un certo grado di conoscenza di sé. Molti sono divenuti cristiani in tal modo.

Quante volte dobbiamo ricevere la comunione?

P. J., Canada

Tutte le volte che ci possiamo preparare adeguatamente a farlo.

Quale legno si usa per le icone?

A. P., Felixstowe

Il tiglio.

Potrebbe suggerire qualche lettura ortodossa?

S. J., New York

I Vangeli e commentari dei Padri sui Vangeli (beato Teofilatto)

Le Vite dei Santi (per esempio Il Prologo di San Nicola)

Le vite dei nuovi martiri e confessori

Il racconto di un pellegrino

Tutti i libri di padre Seraphim Rose

Viaggio in Paradiso - San Tichon

La Piccola Filocalia russa

Gli anziani di Optina Anziani

La rivista: The Road to Emmaus

The Desert Fathers (Benedicta Ward)

Il campo spirituale - Giovanni Mosco

Padre Michael Pomazansky - Teologia Dogmatica e tutti i suoi scritti

Padre Ephraim dell'Arizona - qualsiasi cosa (ma è difficile)

Se si è di mentalità accademica, tutti gli scritti di Khomjakov, Florovskij, Losskij.

A che età si può essere ordinati?

E ci sono delle circostanze in cui è possibile sposarsi dopo l'ordinazione?

A. A., Londra

Le linee guida dell'età (non assolute, perché ci sono dispense in determinate circostanze) sono le seguenti. Si può essere ordinati suddiaconi a partire dall'età di 20 anni, diaconi da 25, preti da 30, vescovi da 35 (Giustiniano, Novella 123). Solo i lettori possono sposarsi dopo l'ordinazione. Tutti quelli ordinati al suddiaconato, diaconato e al sacerdozio devono essere sposati prima dell'ordinazione.

Che cos'è un eretico e cos'è un scismatico? Qual è la differenza? La salvezza è sempre impossibile per loro?

B. S., Pennsylvania

Prima di tutto, penso che dobbiamo essere molto attenti con la questione della 'salvezza' in stile protestante.

Dal momento che non sappiamo se noi stessi saremo salvati, come possiamo avere la presunzione di parlare della salvezza degli altri? Guardate l'apostolo Pietro. Se tali persone avesero cercato di pronunciarsi sulla sua salvezza, nella notte in cui ha rinnegato tre volte Cristo, sarebbero certamente giunti alla conclusione sbagliata. Il giudizio dipende dal pentimento nel cuore delle persone, alla fine della loro vita, di fronte alla morte. Mi sembra il colmo dell'orgoglio assumere noi stessi le prerogative di Dio, e cercare di giudicare la salvezza degli altri.

La vera questione non è riguardo agli altri, ma è: 'La salvezza è possibile per me?'

Per quanto riguarda la prima domanda: un eretico è uno che nega consapevolmente la Chiesa e i suoi insegnamenti. Così, per esempio, un vescovo uniata (e ho incontrato uno) che proclama che la Chiesa ortodossa è scismatica, che il filioque è un insegnamento che porta alla salvezza, e che se non siamo in comunione con il papa di Roma siamo dannati, è un eretico. D'altra parte, 'zia Mary', che è una metodista che non va in chiesa e per la quale essere gentile con i suoi vicini è l'unica cosa che è importante per il cristianesimo, non è un'eretica. Questo è perché non ne ha consapevolezza - anche se di certo ha una coscienza.

Qualcosa di simile potrebbe essere detto di 'zia Maria', che è ortodossa romena / russa / greca, per la quale la Chiesa significa essere buona, non mangiare carne il Venerdì Santo, prepararare tutti i tipi di cibo il Grande Sabato e andare in Chiesa per venti minuti alla domenica di Pasqua per far benedire i cibi: neanche lei è eretica. Questo è perché anche lei ha poca consapevolezza - anche se lei di certo ha una coscienza. Per quanto riguarda la loro salvezza, veda il mio commento sopra.

Per quanto riguarda la seconda domanda: gli scismatici rientrano in categorie diverse. Esse potrebbero comprendere, Per esempio, vecchi credenti russi, vecchi calendaristi greci o nazionalisti ucraini. Questi hanno di solito lasciato la comunione della Chiesa, sia perché erano poco interessati alla religione e tanto al nazionalismo, oppure perché erano molto interessati alla religione e alcuni vescovi della Chiesa hanno sconvolto loro o i loro antenati. Il loro è spesso uno 'zelo senza conoscenza'. Il problema qui è che se non tornano alla Chiesa relativamente presto (di solito entro una o due generazioni) il loro scisma può assumere una vita propria e, in questo senso, non una vita della Chiesa. Il loro scisma può, per esempio, diventare nazionalistico o ritualistico o costruito intorno all'ammirazione, o all'odio, di una personalità morta e veramente piuttosto insignificante.

Per quanto riguarda tali scismatici, possiamo usare l'immagine di un ramo che viene tagliato un albero e poi appassisce. In un primo momento è ancora vivo e trasuda ancora linfa (zelo), poi fa spuntare alcuni rami e foglie (altri scismi e 'sinodi'), ma poi alla fine si secca e muore. Così, per esempio, ci sono vecchi credenti (più correttamente vecchi ritualisti) russi che si sono suddivisi in molti gruppi. D'altra parte, gli scismatici spesso ritornano alla comunione con la Chiesa, quando il vescovo che in origine ha turbato loro o i loro antenati si pente, oppure muore. Va detto qui che i vescovi che provocano scismi hanno una responsabilità molto pesante. Anzi, a volte forse dovremmo avere più dubbi circa la loro salvezza che non quella degli scismatici in genere.

Nelle Chiese ortodosse chi è il santo patrono degli astronauti?

J. M., New York

San Giovanni Climaco.

È vero che non si è ortodossi, se non si è in comunione con il patriarca di Costantinopoli?

S. W., Londra

Questa è una totale assurdità, è semplicemente cattolicesimo romano con un cambio di papa. Nella storia ci sono stati vari patriarchi eretici di Costantinopoli. Nessuno avrebbe voluto essere in comunione con loro e i santi non lo erano. Pertanto questa falsa definizione dell'Ortodossia escluderebbe alcuni santi dal calendario della Chiesa. E uno che rifiuta il calendario della sua Chiesa locale non è ortodosso.

So che può sembrare strano, ma ho sentito dire che la preghiera di Gesù può essere pericolosa e che si può anche impazzire a utilizzarla. A quanto pare questo è accaduto sul monte Athos intorno all'anno 1900. C'è qualcosa di vero in tutto questo?

P. A., Oxford

Non c'è verità in questo, ma c'è del vero in qualcosa di molto più sottile. Ovvero, se decidiamo di usare qualsiasi preghiera, compresa la preghiera di Gesù, in un modo orgoglioso, per illuderci che siamo diventati "santi", che abbiamo 'sempre ragione' e siamo 'superiori a tutti gli altri', allora la preghiera è davvero pericolosa e può farci impazzire - come ogni forma di orgoglio può farci impazzire. Quindi, non è la preghiera che può farci impazzire, ma una motivazione sbagliata oppure orgogliosa per pregare. Attraverso l'orgoglio della mente la nostra preghiera può diventare una bestemmia.

Ad esempio, il novizio con uno zelo impuro, non canalizzato ed emotivo, o l'intellettuale, che vive nella fantasia e nelle opinioni della sua mente, che vuole raggiungere 'l'illuminazione', entrare nel 'regno interiore' prima possibile, sono in pericolo. Se procedono senza la guida a ripetere la preghiera di Gesù, forse diverse migliaia di volte al giorno per un periodo di tempo, saranno molto inclini all'auto-illusione. In questo stato di 'prelest' o illusione di fantasia mentale, il diavolo può apparire loro sotto forma di 'angelo di luce', come ammonisce l'Apostolo, e ingannarli.

Storicamente, questa auto-illusione di massa in realtà si è verificata tra gli onomatodossi (o 'adoratori del nome' nei monasteri russi sul Monte Athos 100 anni fa.

Alcuni monaci locali credevano in un 'nuovo dogma' che era apparso nel 1907, e che diceva che il nome di Gesù è Gesù stesso. Questa era una forma di panteismo platonico, creduto e diffuso da monaci molto ignoranti: alcuni di loro erano ex criminali 'pentiti'. I capi infatti utilizzavano questa forma di ritualismo oscurantista come una scusa per cercare di conquistare potere e ottenere denaro.

Ironia della sorte, questa superstizione idolatra degli ignoranti fu sostenuta a Mosca da intellettuali di sinistra idi idee gnostiche come padre Pavel Florenskij e S. N. Bulgakov e in seguito dalla stampa di sinistra (gli estremi si toccano sempre. E di fatto, era ancora sostenuta da intellettuali della giurisdizione di Parigi negli anni '70 e '80). Il punto di crisi fu raggiunto nel 1912-1913, con la conseguenza che circa 120 monaci furono rimossi dal governo russo e messi su una nave diretta in Russia. Questo lasciò i rimanenti 4.500 monaci russi che allora vivevano sull'Athos in pace e senza paura di essere picchiati da elementi fanatici e rivoluzionari che si erano infiltrati nel ​​corpo monastico.

Come possiamo evitare queste cose in noi stessi e come possiamo sapere che altre persone sono genuine nella loro preghiera e non sono cadute nell'auto-inganno?

Sempre dalla loro umiltà. Se le persone hanno umiltà, spirito di mitezza e obbedienza, e non presentano alcun segno di vanità, gelosia, impurità, orgoglio, arroganza, fanatismo e violenza, allora sappiamo che sono cristiani ortodossi. 'Dai loro frutti li riconoscerete'.

Qual è la differenza tra gli esseri umani e gli animali? So che le persone hanno un'anima immortale e gli animali no, ma questo cosa significa esattamente?

S. P., Felixstowe

1) Fisicamente, significa che noi abbiamo la parola, che è il segno della presenza della Parola di Dio dentro di noi. Nella migliore delle ipotesi alcuni animali (i pappagalli) possono imitare il linguaggio umano, ma questo non è un segno di intelligenza, solo di imitazione.

2) Intellettualmente, significa che abbiamo una civiltà, creiamo letteratura, musica, arte, scultura. Gli animali non le creano, perché sono di abilità mentale ed emozionale limitata.

3) Spiritualmente, significa che preghiamo, che costruiamo cattedrali, chiese, monasteri, dipingiamo icone, cuciamo paramenti, teniamo funzioni religiose, compiamo i misteri dei sacramenti. Gli animali non possono farlo, perché non sono in grado di adorare e pregare Dio, tutto quello che possono fare, nella migliore delle ipotesi, è temere la presenza spirituale.

Gli animali mangiano, bevono, si riproducono e dormono. E, naturalmente, questo è ciò a cui sono ridotti gli esseri umani quando perdono il senso dello spirituale, di ciò che definisce in primo luogo la nostra differenza dal mondo animale. Per esempio, una visione di sceneggiati televisivi contemporanei potrebbe dare l'impressione che gli esseri umani siano animali, semplicemente un po' più intelligenti (e più violenti).

Come facciamo a sapere che stiamo facendo la volontà di Dio?

S. P., Felixstowe

Vi è una sorta di falsa pietà che dice che 'Ma io sto solo facendo il volere di Dio'. Questo è fariseismo, e questa frase viene da labbra di persone che sono in preda a una malattia spirituale di illusione ('prelest'). Questa è in realtà solo auto-giustificazione, una delle peggiori forme di auto-illusione. Tali persone si giustificheranno perfino con i sogni, inviati dai demoni.

La risposta alla sua domanda circa la volontà di Dio è nelle parole di Cristo nel Vangelo: 'Dai loro frutti li riconoscerete' (Mt 7, 20). In altre parole, coloro che stanno veramente facendo la volontà di Dio compiono opere buone, coloro che non la stanno facendo arrivano a una brutta fine - prima o poi. Tale brutta fine è sempre caratterizzata da una mancanza di amore. I segni del non fare la volontà di Dio sono l'odio e la mancanza di perdono, perché quelli sono i frutti dell'albero dei demoni. Questi sono tipici della mentalità settaria.

Qual è l'atteggiamento cristiano verso lo yoga e la meditazione?

S. P., Felixstowe

Se lo yoga è un esercizio fisico che rilassa il corpo, in sé è solo una forma di sport.

Tuttavia, lo yoga può essere associato a forme di meditazione non cristiane, e può facilmente diventare spiritualmente dannoso. Questo genere di yoga non deve essere praticato dai cristiani.

Allo stesso modo, le altre forme di meditazione possono facilmente diventare spiritualmente dannose, perché incoraggiano la fantasia, cioè l'immaginazione, che crea immagini orgogliose. Molti cattolici romani sono caduti in questo modo e hanno anche perso la fede, arrivando a credere in se stessi e nei propri poteri psichici, piuttosto che in Dio. Un noto vescovo ortodosso, che non era stato allevato nella Chiesa, imitando tali tecniche che aveva trovato nel buddhismo e nell'induismo, è caduto in questo modo. Questo era, ed è, un pendio scivoloso.

I cristiani ortodossi non praticano la meditazione: pregano. Solo in questo modo possiamo affrontare le difficoltà della vita di tutti i giorni e solo in questo modo i martiri possono fronteggiare la tortura e la morte.

Come facciamo a sapere che l'anima esiste? Non ci sono fotografie.

S. P., Felixstowe

Se ci fossero 'fotografie' dell'anima, questa sarebbe la prova che si tratta di falsi. È impossibile fare immagini materiali di qualcosa di immateriale. Noi 'sappiamo' che l'anima esiste, perché siamo in grado di sentirla dentro di noi (se le nostre anime sono spiritualmente sveglie); perché quando siamo con persone appena morte, sappiamo che qualcosa le ha lasciate; perché quando una madre dà alla luce un bambino, le è impossibile anche solo pensare di aver dato alla luce un pezzo di carne. (Questo è il motivo per cui è quasi impossibile per una madre non credere nell'anima).

Per quanto riguarda la 'prova', non c'è 'prova', perché la prova è sempre 'razionale', in altre parole, limitata alla dimensione delle nostre piccole menti. Tutto questo è 'super-razionale': vale a dire, oltre la ragione, perché ciò che è increato (l'anima) non può essere compreso dal creato (la mente).

Gli atei dicono che la gente crede perché le persone ha bisogno di Dio, perché ha bisogno di credere. Come possiamo rispondere loro?

S. P., Felixstowe

Mi viene in mente il filosofo Voltaire, che ha detto 'se Dio non esistesse, la gente lo avrebbe inventato'. Certo, ci sono persone che 'usano' Dio (cioè, usano l'idea di Dio) come una sorta di stampella mentale, una scusa o giustificazione per tutti i tipi di debolezze personali. Ma questo non ha nulla a che fare con l'esistenza di Dio, piuttosto dimostra l'esistenza della debolezza umana e del peccato (se mai è stato in dubbio su questo). Sicuramente, se la gente ha bisogno di credere, questo suggerisce che credere è naturale per l'essere umano. Gli atei per esempio hanno i loro "dei" - la ragione umana, alcuni atei famosi, ecc. Tutti gli esseri umani rispettanoo o venerano altre persone o altre qualità. In altre parole, è un fatto oggettivo che abbiamo bisogno di guardare a qualcosa o qualcuno come modello. Perché non guardare a qualcosa o a qualcuno di grande e ammirevole, per esempio, a qualcuno che ha vinto il male e la morte?

Data la scarsità di vescovi, non è tempo di pensare a ripristinare un episcopato sposato?

J. T, Londra

La carenza di vescovi, o forse meglio, la carenza di candidati all'episcopato, non è affatto universale, ma è soprattutto nella diaspora. Ci sono alcuni argomenti contro la proposta di un episcopato sposato, per la cui restaurazione in ogni caso sarebbe necessario un Concilio ecumenico, poiché nessuna singola Chiesa locale è in grado di prendere una tale decisione.

In primo luogo, se l’episcopato sposato è stato abbandonato, perché ripristinarlo? Ci devono essere state ragioni molto buone per il suo abbandono.

In secondo luogo, un episcopato sposato causerebbe un sacco di concorrenza sleale e di rivalità tra i preti sposati.

In terzo luogo, e soprattutto, non riesco a immaginare una donna sana di mente che voglia essere sposata con un vescovo. È già molto difficile essere sposata con un prete. Ma essere sposata con un vescovo, vorrebbe praticamente dire essere una vedova con figli, perché il marito sarebbe sempre altrove e non disponibile. Questa non è certo una vita per una donna. Penso che le persone che parlano con disinvoltura di vescovi sposati non hanno il concetto di ciò che significhi essere una donna, e una donna sposata con un prete.

Perché quelli di mentalità modernista mettono tanta enfasi sull'Eucaristia?

T. A., Florida

Perché negano l'importanza delle pratiche ascetiche, della preghiera e del digiuno, che deridono come 'pietà liturgica' (sic). Come risultato, trattano spesso l'Eucaristia quasi come una sorta di magia.

'Prendere la comunione e starete meglio'. In realtà, la preparazione per la comunione è importante tanto quanto la comunione. La preparazione per la comunione include il frequentare, quando possibile, la funzione della Veglia, che contiene tutta la teologia e la dottrina della Chiesa. Lo stesso si può dire di altri servizi, acatisti, servizi di supplica, cerimonie commemorative, compieta, ecc.

Quando possono avere luogo i matrimoni? Un matrimonio può aver luogo di sabato?

N. S., Bruxelles

Al di fuori dei periodi di digiuno, i matrimoni possono avere luogo lunedì, mercoledì, venerdì e domenica. Non possono avere luogo alla vigilia dei giorni di digiuno, ovvero martedì e giovedì, (a meno che non rientrino nelle settimane libere da digiuno), né possono avere luogo il sabato (la vigilia del giorno della risurrezione, quando dovremmo prepararci per la comunione ).

Il problema con i matrimoni il mercoledì e il venerdì è che un ricevimento di nozze in quei giorni dovrebbe servire cibo da digiuno. Così, alla fine, ci ritroviamo con solo la domenica e il lunedì come possibilità e il lunedì è solitamente un giorno lavorativo.

Naturalmente, il vescovo diocesano può fare delle eccezioni. Per esempio, se coppie conviventi desiderano sposarsi, allora può ben permetterere loro di sposarsi in un giorno qualsiasi. Nella Repubblica Ceca, è praticamente impossibile sposarsi di domenica (questa è una nuova legge locale). Come risultato, i matrimoni lì spesso si svolgono il sabato mattina, prima di mezzogiorno, sempre con benedizione episcopale.

C'è qualche prova dell'esistenza di Dio?

S. P., Felixstowe

Non vi è alcuna prova 'intellettuale' che Dio esista. Questo perché il nostro intelletto (il nostro cervello o capacità di ragionamento) non è uno strumento fatto per scoprire o capire Dio. Usare il nostro cervello per cercare di scoprire Dio è come cercare di utilizzare un tagliaerba come martello per inchiodare il legno oppure cercare di utilizzare un martello per tagliare l'erba. In altre parole, ogni strumento ha una funzione diversa, così anche ogni facoltà umana ha una funzione diversa.

La prova che Dio esiste è nel nostro senso istintivo, coltivato nei nostri cuori. Quanto più puri sono i nostri cuori, tanto più alto è questo senso e tanto più Dio si rivela a noi. Così, anche i popoli primitivi 'sanno' che un Dio o un creatore di qualche tipo esiste. Tuttavia, i santi sanno molto di più su Dio, perché hanno coltivato e affinato il loro senso spirituale, cioè il loro cuore.

Questo è il motivo per cui lo scopo della nostra vita è la purificazione o la raffinazione dei nostri cuori (il pentimento), ciò che viene chiamato 'l'acquisizione dello Spirito Santo'. Questo è il significato della parola 'salvezza'. Solo quando abbiamo raggiunto questo, il nostro intelletto (cervello o potere di ragionamento) diventa più lucido e gli si rivelano nuovi strati della capacità di comprendere. Su questo percordo anche i nostri corpi sono raffinati e divengono più leggeri o trasparenti. Così, la nostra volontà, i nostri pensieri e il nostro modo di di vita cambiano per il meglio e i nostri passi vengono reindirizzati.

Quali sono i cinquanta libri dell'Antico Testamento ortodosso?

P. B. Londra

1-5) Il Pentateuco

6) Giosuè

7) Giudici

8) Rut

9-10) 1 e 2 Re (1 e 2 Samuele in ebraico)

11-12) 3 e 4 Re (1 e 2 Re in ebraico)

13-14) 1 e 2 Paralipomeni (1 e 2 Cronache in ebraico)

15-24) 1 Esdra, Neemia, 2 Esdra, Tobia, Giuditta, Ester, Giobbe, Salterio, Proverbi di Salomone, Ecclesiaste

25-29) Cantico dei Cantici, Sapienza di Salomone, Siracide, Isaia, Geremia

30-45) Lamentazioni, Lettera di Geremia, Baruc, Ezechiele e gli altri profeti fino a Zaccaria

46-50) Malachia, 1, 2, 3 Maccabei e l'ultimo libro dell'AT ortodosso è 3 Esdra

Si noti che:

Esdra 1 = nella Vulgata Esdra 1 (Ezra in ebraico)

Neemia = nella Vulgata Esdra 2

Esdra 2 = nella Vulgata Esdra 3, in appendice

Esdra 3 = nella Vulgata Esdra 4, in appendice.

Vorrei anche aggiungere che il testo slavonico di Esdra 1 è il testo di Esdra 2 in greco e il testo slavonico di Esdra 2 è il testo di Esdra 1 in greco. Questi testi sono esattamente gli stessi, slavonico, greco e latino. Sono semplicemente l'ordine e la denominazione che sono diversi.

Perché le porte dell'iconostasi sono chiuse prima della Veglia del sabato dopo la Pasqua e non sono lasciate aperte fino all'Ascensione, vale a dire per tutti i quaranta giorni dopo la festa?

A. P., Felixstowe

Questo riguarda gli eventi della Domenica di Tommaso, come ricordato nella Veglia al sabato sera. In particolare ci si riferisce all'apparizione di Cristo ai discepoli - 'a porte chiuse per paura dei Giudei'. Così chiudiamo le porte, perché Cristo possa apparirci attraverso di loro.

Perché la Settimana Luminosa è chiamata così?

A. P., Felixstowe

Questo perché la risurrezione di Cristo irradia ed effonde luce, in modo che dopo la Pasqua abbiamo luce nei nostri cuori e percepiamo luce. Si tratta di un antico nome, dal momento che in tempi antichi era conosciuta nei paesi occidentali come 'hebdomada alba', 'settimana bianca', che esprime la stessa idea di luce.

Ora che il comunismo non c'è più, dobbiamo tentare di ripristinare la Russia pre-rivoluzionaria?

E. L., Mosca

Sicuramente no - se si ripristina la Russia pre-rivoluzionaria, poi ci sarà semplicemente un'altra rivoluzione. Il marciume che ha portato alla rivoluzione non è iniziato nel 1917, ma 250 anni prima alla fine del XVII secolo, quando lo Stato, fortemente influenzato da nobili (boiardi) polacchizzati e italianizzati e da ambiziosi vescovi greci o uniati, ha orchestrato la deposizione del patriarca Nikon e lo scisma dei vecchi credenti in modo da poter distruggere il potere della Chiesa. Questo è stato l'inizio della fine della 'sinfonia' tra Chiesa e Stato. Seguirono feroci persecuzioni con migliaia di ortodossi massacrati e tentativi graduali da parte di uno Stato secolarizzato, specialmente sotto Pietro I e in seguito sotto la tedesca Caterina, di trasformare la Chiesa in un mero dipartimento di Stato.

Com'è che chi desidera formare una nuova parrocchia può decidere a chi dedicare la parrocchia?

N. S., Portogallo

A volte le persone interessate a formare una nuova parrocchia avranno preferenze personali. Dovrebbero pregare e decidere il più rapidamente possibile. Forse saranno influenzati dalle tradizioni e dalla storia locale. Dovrebbero anche pensare alle conseguenze pratiche. Si tratta di una festa, come la Risurrezione o la Trinità o Tutti i Santi, che cade di domenica e quindi può essere celebrata da tutti? Oppure il vescovo diocesano potrebbe essere convinto a trasferire la festa al sabato più vicino - come i vescovi della ROCOR hanno sempre fatto e come viene sempre fatto nel caso della festa di san Giovanni di Shanghai.

In che modo la Chiesa ortodossa riconosce un santo? So che i cattolici romani hanno bisogno di prove di miracoli. È lo stesso processo?

L. T., Londra

Ci sono tre segni esteriori di santità.

Il patriarca Nettario di Gerusalemme (+1680) ha scritto di queste tre qualità così: 1) Impeccabile fede ortodossa. 2) Possesso di tutte le virtù e della disponibilità a testimoniare e difendere la fede fino al punto del martirio. 3) Reliquie incorrotte o un profumo sprigionato dalle ossa.

Si deve aggiungere che l'ultimo segno non è sempre richiesto. Così abbiamo il caso ben noto di san Nettario di Egina le cui reliquie si sono sbriciolate in polvere, ma in questo modo i frammenti sono stati diffusi in tutto il mondo. Vediamo in questo un segno della Provvidenza. Si deve aggiungere che ciò che prima di tutto è necessario è una venerazione di lunga durata e continua (non bizzarra o temporanea) tra i fedeli ortodossi. Se questa venerazione è abbastanza forte e duratura, il vescovo o il sinodo locale nominerà un comitato per indagare ulteriormente. Questo deciderà che Dio ha già manifestato la sua gloria in questo santo oppure, in caso di incertezza, raccomanderà di aspettare.

Padre Alexander Schmemann era solito dire che non c'è mai stata una cosa come la 'Santa Russia', che questo era un mito nazionale. Cosa vuol dire?

N. N., Stato di New York

Penso di averlo letto anche io da qualche parte in uno dei suoi libri. Naturalmente, non c'è mai stato un paese in cui tutti erano santi. Ma non è questo che la 'Santa Russia' ha mai significato. La Santa Russia significava (e significa), un paese in cui l'ideale nazionale è ed era la santità. E in questo senso, la Santa Russia è esistita (e continua a esistere). Il problema con i letteralisti e gli iconoclasti, e padre Alexander era uno di loro, è che distruggono gli ideali. E questa è una cosa molto pericolosa da fare, perché poi si perde la stella con cui guidare le nostre navi nazionali e personali. Lo abbiamo visto molte volte negli ultimi 100 anni, per esempio con la caduta dell'impero russo nel 1917, e dagli anni '60, con le cadute dell'anglicanesimo e del cattolicesimo romano. I miti nazionali non sono utili, ma gli ideali nazionali lo sono senz'altro.

C'è qualcosa di vero nella storia che sant'Isacco il Siro era un nestoriano?

S. E., California

Ho sentito per la prima volta questa storia da accademici di Oxford negli anni '70. Sembra essere venuta dalla scoperta di scritti poco noti attribuiti dagli studiosi a sant'Isacco. Studiosi ortodossi, ancorati nella Tradizione della Chiesa, mi hanno detto che questi scritti, anche se in gran parte di sant'Isacco, sono stati interpolati da uno scrittore nestoriano con tendenze origeniste in una data successiva. Questo spiega perché sono in contraddizione con i più antichi scritti, che sono stati sicuramente composti da sant'Isacco, che come vescovo era molto fortemente anti-nestoriano e ha sofferto molto per l'Ortodossia da parte dei nestoriani.

La ROCOR ha un insegnamento ufficiale su Fatima?

T. N., Texas

Non sono sicuro che una qualsiasi Chiesa ortodossa locale o parte di essa, come la ROCOR, possa avere un insegnamento ufficiale su queste cose. È tutto opinione, come per esempio, con la questione dell'evoluzione. Tali questioni non sono come i dogmi della Santa Trinità o della persona e delle due nature di Cristo.

Tuttavia, il noto teologo molto tradizionale di Jordanville, padre Constantine Zaitsev, ha scritto quanto segue una cinquantina di anni fa su Fatima:

'Noi non contesteremo la natura miracolosa o l'apparizione originale della Madre di Dio, così come non sospetteremo l'autenticità di alcune apparizioni simili e meno chiare in tempi recenti, riportate dalla stampa cattolica. Tutti questi segni hanno un compito generale: mettere in guardia i fedeli cattolici romani dai prossimi disastri e chiamarli al pentimento, cambiare la loro vita, farli avvicinare a Dio - al fine di evitare questi disastri. Per la coscienza senza pregiudizi tutti questi aspetti, in particolare il miracolo di Fatima, hanno un contenuto che riguarda la Russia. Questo è chiaro e al di là delle controversie.

La Russia ortodossa ha sperimentato un disastro... C'è qui il minimo accenno che la Russia deve essere convertita al cattolicesimo per la salvezza del mondo? Nemmeno uno!' (Teologia Pastorale, parte II, pag. 42, Jordanville 1961).

In altre parole, queste apparizioni sono delle chiamate per il mondo occidentale al pentimento, al ritorno all'Ortodossia. Ben oltre il tempo di padre Constantine, ci sono state ulteriori apparizioni rivendicate a Medjugorje in Croazia. Anche se queste sono molto contestate, anche da parte delle autorità cattoliche romane, alcuni serbi fanno notare che si sono verificate proprio vicino a dove i cattolici hanno compiuto terribili atrocità anti-ortodosse durante la seconda guerra mondiale, e che satebbero state ripetute nelle guerre balcaniche anti-serbe incoraggiate dal Vaticano negli anni '90.

Perché è che alcuni convertiti, che erano precedentemente protestanti o cattolici tradizionali, diventano ortodossi ultraliberisti? E allo stesso modo, perché alcuni convertiti diventano ortodossi fanatici?

R. C., California

Non esiste una cosa come un protestante o un cattolico romano 'tradizionale', perché non hanno la Tradizione. Tuttavia, ci sono protestanti e cattolici conservatori.

E il conservatorismo è semplicemente una mentalità relativa, non ha necessariamente a che fare con la Tradizione. Una volta che alcune di tali persone diventano ortodosse, scoprono che quello che pensavano fosse 'tradizionale' (cioè, conservatore) non è affatto tradizionale nel senso ortodosso e si posizionano sulle frange liberali delle Chiese ortodosse, non integrandosi mai.

La Tradizione è allo stesso tempo molto più tradizionale che semplicemente 'conservatrice' e molto più radicale che semplicemente 'liberale'. Ma si può avere questa comprensione, solo quando si ha il senso della Croce, e questo non è disponibile al di fuori della Chiesa (ortodossa). Ricordo il compianto padre Sofronio che una volta raccontava, per lo stupore di un nuovo e lagnoso convertito: 'La Chiesa fa male'. Intendeva dire che per diventare membri della Chiesa dobbiamo prendere la nostra croce, secondo il Vangelo, 'Se uno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua' (Mt 16, 24).

Altri, che hanno una psicologia estremista e che, purtroppo, entrano nella Chiesa poco preparati, con quella psicologia immutata, cercano di fare dell'Ortodossia un'aggiunta alla loro debolezza psicologica personale (vale a dire la loro inclinazione al fanatismo ed estremismo). Queste persone spesso si definiscono 'tradizionalisti'. Ricordo che nel 1976 il defunto padre Mark of Walsingham parlava di un gruppo di persone di questo tipo, che si erano fatti 'ri-battezzare' dopo essere stati ortodossi per diversi anni nel Patriarcato di Mosca nella ROCOR: 'Questa non è teologia, questa è psicologia, e per giunta, psicologia malsana'. Aveva assolutamente ragione.

So che san Paolo dice alle donne ortodosse di coprire il capo in chiesa, ma c'è qualche altro motivo?

J. L., San Francisco

È un segno istintivo, naturale, quasi di buon senso, di pudore, che è testimoniato in tutte le religioni.

Cosa ne pensa di Oriente e Occidente come la via di Maria e la via di Marta? Le chiese cattolica e ortodossa non sono due parti dell'unica Chiesa?

L. P., Walsingham

Questa è la teoria dei rami ed è stata fermamente respinta da entrambe le parti della Chiesa ortodossa russa dal 2000. Vi è una sola Chiesa di Cristo, o è nel cattolicesimo romano, oppure nel cristianesimo ortodosso. La gente deve scegliere, invece di giustificare la loro procrastinazione con tali teorie fantastiche.

Chiunque ama Dio deve amare il prossimo, altrimenti, nelle parole di san Giovanni il Teologo, è un mentitore. (Anche se è vero che un falso  amore umanistico per il prossimo, senza amore per Dio, può esistere e di fatto esiste). Il mito che la Chiesa ortodossa, 'la via di Maria', non si preoccupa di problemi sociali, 'la via di Marta', può essere facilmente respinto. Per esempio, leggete il seguente estratto dalle pagine 196-98 da Kievan Russia di George Vernadsky, Yale, 1948: 'L'educazione, così come la cura dei malati e dei poveri, era considerata nel periodo kievano una preoccupazione sia del principi e la Chiesa. Quasi nulla era stato fatto in questo campo prima della conversione della Russia. È stato il cristianesimo che ha fornito le motivazioni di guida per tali attività: le idee dell'illuminazione e della carità cristiana.

Le politiche educative dei principi e della Chiesa saranno trattate in un altro contesto. Qui ci occuperemo brevemente dell'assistenza sociale. Va osservato in primo luogo che vi era molta più coesione nella società kievana, e nella società medievale in generale, che nella società moderna, e come risultato la necessità di assistenza da parte dello Stato ai privati ​​era meno marcata rispetto a ora. Ogni comunità familiare (zadruga) e ogni corporazione si prendevano abitualmente cura dei propri membri ogni volta che avevano bisogno di cure. A loro volta seguaci del principe potevano sempre contare sul principe per l'assistenza in caso di emergenza, e così i membri della famiglia di un boiardo. Tuttavia, con il progressivo scioglimento delle corporazioni e la separazione della famiglia dalla zadruga, la nuova unità sociale - la famiglia - essendo più piccola, era più vulnerabile di fronte alle catastrofi elementari come la guerra o la fame e di conseguenza accordava meno protezione ai suoi membri. Allo stesso tempo, la crescita delle città e la progressiva proletarizzazione dei piccoli proprietari provocarono allo stesso modo la comparsa di uomini e donne privi di mezzi regolari di sussistenza. Tutti avevano bisogno di aiuto e in una certa misura tale assistenza era data loro dai principi.

Come sappiamo, Vladimir il Santo fu pioniere in questo campo, come in molti altri. Anche accettando l'ipotesi che il cronista e il biografo abbiano esagerato lo zelo cristiano del principe neofita, dobbiamo ammettere che ha gettato le basi della beneficenza pubblica nella Rus' di Kiev. Almeno alcuni dei suoi discendenti seguirono il suo esempio e la distribuzione di cibo ai poveri divenne una caratteristica essenziale di ogni importante festa religiosa e statale, anche se fu un fatto continuo. A titolo di esempio, in occasione del trasporto delle reliquie dei principi martiri Boris e Gleb (1072), i malati e i poveri furono nutriti per tre giorni. Nel 1154 il principe Rostislav di Kiev distribuì tutti gli averi di suo zio, che quest'ultimo gli aveva lasciato in eredità, tra le chiese e i poveri.

Che i principi generalmente considerassero la cura dei poveri, come parte delle loro funzioni si può vedere dalle parole del 'Testamento' di Vladimir Monomakh, già citato, in cui egli consiglia ai suoi figli: "sopra tutte le cose, non dimenticate i poveri, e sosteneteli misura dei vostri mezzi. Date all'orfano, proteggete la vedova, e non permettete al potente di distruggere alcun uomo'. Dall'ultima frase si può vedere che una nuova idea viene qui espressa: non di mera carità, ma di una politica sociale che aveva per oggetto la protezione dei diseredati. Come sappiamo, lo stesso Vladimir Monomakh aveva approvato tale legislazione.

La Chiesa a sua volta ha contribuito molto alla cura sociale fondando ospedali, case per anziani e ostelli per i pellegrini. È significativo che nella Rus' di Kiev il medico (lechets) era considerato uno della 'gente della Chiesa', il che significa che godeva della protezione della Chiesa'.

Quanto sarebbero, in soldi moderni, trenta denari (il prezzo che Giuda ha ricevuto per Cristo)?

S. P., Felixstowe

Questo era il prezzo di uno schiavo a quel tempo. Ho letto che sarebbe equivalente a circa 7.500 sterline di oggi.

Perché le persone occidentali stringono le mani insieme in preghiera? Qual è l'origine di questa strana usanza?

V. K., Londra

La sua origine è nell'abitudine feudale del tardo XI secolo di rendere omaggio a un signore laico. È quindi un gesto puramente secolare e non ortodosso, come il feudalesimo. In precedenza, come nel Vecchio Testamento, la gente era solita tendere le mani al cielo e aprirle in preghiera, come si può vedere nelle icone, per esempio della Madre di Dio 'orante' (in preghiera), o come tra gli arabi e altri ortodossi di oggi.

Per quanto riguarda i santi dell'Europa occidentale della Chiesa antica - qual è l'atteggiamento della ROCOR in generale? Sembrerebbe ragionevole riconoscere tutti i santi vissuti in Europa prima della scissione dell'Occidente come santi autentici. Tuttavia, il Sinodo del Patriarcato di Mosca non ha preso alcuna decisione automatica per quanto riguarda i santi della Gran Bretagna, cosa che ho trovato piuttosto strano - se l'apostolo Paolo non ha alcun bisogno di avere la sua venerazione riveduta dalla Commissione di Mosca per le canonizzazioni, perché ne avrebbe bisogno san Cuthbert di Lindisfarne? Comunque, sto cercando un terreno solido in questa materia - nel caso in cui mi si accusi di venerare qualcuno che non si trova in nessun calendario ortodosso, e che può eventualmente essere accusato dell'introduzione del filioque, piuttosto che lodato per la sua lotta contro l'arianesimo.

A. K., Spagna

C'è stata una terribile battaglia qui in Inghilterra negli anni '70 per quanto riguarda i santi antichi. Il metropolita Antony Bloom e i suoi ammiratori - che erano anche i suoi carcerieri - erano dapprima contro questi santi (ma avevano cambiato i loro atteggiamenti dai primi anni '90 con manovre politiche). Tuttavia, la ROCOR era favorevole a questi santi antichi, motivo per cui molti convertiti hanno lasciato il Patriarcato di Mosca per la ROCOR in quel tempo, sia qui che negli Stati Uniti. Tuttavia non è stato facile neppure all’interno della ROCOR e il banco di prova è stato sant'Edoardo il Martire (+979). Una volta che è stato accettato dalla ROCOR a livello sinodale e da qualcuno tanto conservatore quanto il metropolita Filarete, le porte si sono spalancate.

In sostanza, tutti i santi dell'Occidente sono accettati fino al 1000, fatta eccezione per il papista e anti-foziano papa Nicola I e, in precedenza, i casi evidenti di Carlo Magno e di quelli intorno a lui, che hanno promulgato il filioque. Questo non è l'originale filioque spagnolo anti-ariano, che fu giustificato a suo tempo da san Massimo il Confessore, dal suo amico san Teodoro di Canterbury e negli ultimi tempi da Vladimir Lossky. (Ed è per questo che lo spagnolo san Leandro di Siviglia ha sempre avuto un posto nei calendari orientali). C'è un approccio più riservato a quelli dopo il 1000, dal momento che nel 1014 il filioque è stato impiegato a Roma. Poi, naturalmente, dopo la data puramente simbolica (ma ancora molto utile) del 1054, vi è un taglio completo, tranne ovviamente nel sud Italia, dove l'Ortodossia (greca) è sopravvissuta fino al XII secolo e oltre.

Il creazionismo dovrebbe essere insegnato accanto al darwinismo nelle scuole? Qual è la visione ortodossa?

D. R., Londra

Mi sembra che il vero problema è che le teorie vengono insegnate nelle scuole come realtà. Per la maggior parte i libri di biologia e i libri di scuola per bambini mostrano una serie di immagini di esseri umani che 'si evolvono' dalle scimmie e proclamano che questa è la verità. Non è così: l'evoluzionismo è una teoria atea, che per i credenti è assurda come credere che la luna è fatta di formaggio, o che la terra è piatta (cosa che tra l'altro è anti-scritturale: Ps 92,2, 'Etenim firmavit orbem terrae, qui non commovebitur...').

Questo non vuol dire che non ci sono problemi con la teoria creazionista - ed è una teoria, come tutti gli 'ismi'. Il fatto è che noi non sappiamo molto di tutto questo, per la semplice ragione che non siamo il Dio Creatore, ma l'uomo la creazione. È l'arroganza di coloro che insegnano la teoria darwinista presentandola come fatto che davvero mi preoccupa. Perché non insegnare nei libri e nelle scuole qualcosa come questo? 'Quelli che non credono in Dio, sostengono che l'universo e l'uomo sono stati creati attraverso un processo casuale di evoluzione, in ogni fase che coinvolge migliaia di miliardi di possibilità. Dicono che l'uomo è evoluto dagli animali, nelle fasi successive dalle scimmie. Coloro che credono in Dio, credono che l'universo e l'uomo sono stati creati da Dio che è onnipotente e può utilizzare tutti i tipi di metodi per creare, sia istantaneamente sia in fasi, come è spiegato nella Bibbia cristiana. Per coloro che credono in Dio, c'è una grande differenza tra gli esseri umani e gli animali, ed è che gli esseri umani hanno un'anima immortale, che non possono avere ereditato da animali'.

Quali sono le condizioni per la successione apostolica? Perché entrambi i cattolici romani e gli ortodossi negano la successione apostolica alla Chiesa d'Inghilterra e così si (ri) ordinano i chierici anglicani che entrano nella Chiesa ortodossa e diventano preti ortodossi?

R. M., Worcester

Dal punto di vista del diritto canonico ortodosso, ci sono due condizioni perché sia mantenuta la successione apostolica. Queste sono:

1. Una catena dimostrabile e ininterrotta di ordinazioni da parte di almeno due vescovi canonici che agiscono con la benedizione di altri vescovi, senza forza e senza simonia.

2. Una continua credenza nel sacramento dell'ordinazione.

Così, ad esempio, nel caso della Chiesa luterana di Norvegia, non c'è dubbio che ci sia stata una catena ininterrotta di ordinazioni dal cattolicesimo pre-riforma al luteranesimo.

Tuttavia, la Chiesa di Norvegia nega l'esistenza del sacramento dell'ordinazione. Nel caso della Chiesa d'Inghilterra, ci sono molti argomenti in merito alla prima condizione, ma anche se ci fosse un accordo che la prima condizione è soddisfatta, la seconda non lo è, dato che la stragrande maggioranza degli anglicani non ha alcuna idea di cosa sia un sacramento - da qui le 'ordinazioni' contemporanee di 'sacerdotesse'. In ogni caso, da un punto di vista ortodosso, anche se fossero soddisfatte entrambe le condizioni, questo significherebbe soltanto che gli anglicani erano cattolici romani decaduti, cioè ancora fuori della Chiesa.

Cosa risponderebbe a chi dice che gli ortodossi sono antisemiti? Dopo tutto sono stati gli ortodossi a compiere i pogrom.

M. L., Pennsylvania

Non posso essere del tutto d'accordo con la sua ultima affermazione. Penso che dobbiamo vedere i cosiddetti 'pogrom' nel loro contesto economico. I pogrom hanno avuto luogo in tutta l'Europa alla fine del XIX secolo. Pertanto essi non sono stati effettuati in modo univoco dagli ortodossi, ma piuttosto da tutti gli europei. I 'pogrom' a Berlino e Vienna sono stati particolarmente cruenti, molto più che in Russia occidentale. Per quanto riguarda gli attacchi in quello che era allora l'Impero russo, sono stati effettuati prevalentemente da cattolici e uniati in aree di lingua polacca, ucraina e romena.

Questi pogrom non dovrebbero essere visti in un contesto religioso, ma culturale. Dovrebbero essere considerati nel contesto della gelosia economica da parte di cristiani nominali e decadenti, non da parte di cristiani praticanti. È un dato di fatto che la maggior parte ebrei erano spesso laboriosa (più di molti ortodossi) e di successo. Alcuni di loro, ebrei non praticanti, utilizzavano il loro successo economico per sfruttare gli altri - ebrei e non-ebrei. (Karl Marx deve essere visto come uno di questi - ha sfruttato gli ingenui con la sua assurda ideologia, da lui ritenuta 'scientifica').

Questo sfruttamento ha causato gelosia, soprattutto nelle zone più povere d'Europa, come la Polonia, la Lituania, l'Ucraina e la Romania. (Va notato che gli ebrei vivevano in gran numero in queste zone dell'Europa centrale e orientale, in quanto erano stati espulsi dall'antisemitismo medioevale dell'Europa cattolica occidentale, soprattutto in paesi come la Spagna, la Francia e l'Inghilterra, mentre in Europa centrale e orientale godevano di piena libertà religiosa e vi prosperarono). Così è pura ipocrisia da parte dell'Europa occidentale di parlare di queste persecuzioni. Erano solo a causa delle persecuzioni occidentali e in Europa centrale e orientale avevano completa libertà religiosa, a differenza dell'Europa occidentale. Così gli ortodossi che sono stati coinvolti negli attacchi contro gli ebrei, in cui decine, forse centinaia di ebrei innocenti sono stati uccisi (non decine di migliaia, come alcuni sostengono) erano solo nominali, non praticanti. Questi attacchi sono stati condannati di volta in volta dagli ortodossi. Per esempio, il futuro metropolita Antonij Khrapovitskij, allora vescovo della città fortemente ebraica di Zhitomir, o san Giovanni di Kronstadt che ha scritto del pogrom di Kishinev: 'Cosa state facendo? Perché vi siete trasformati in barbari - distruggendo e derubando le persone che vivono nel vostro stesso paese'? (I miei pensieri sulla violenza dei cristiani verso gli ebrei a Kishinev). San Tikhon, patriarca di Mosca, ha scritto: 'Abbiamo sentito notizie di pogrom ebraici... Russia ortodossa! Possa questa vergogna passarti lontana. Possa questa maledizione non riguardarti. Possa la tua mano non diventare rossa di sangue che grida al cielo... Ricorda i pogrom - questo è disonore per te'. (Messaggio dell'8 luglio 1919).

In altre parole, credo che abbiamo bisogno di vedere i pogrom (come il genocidio ebraico, decine di migliaia di volte peggiore, compiuto dagli europei occidentali nazisti e che ha ricevuto la collaborazione dei 'cattolici' francesi, lituani, croati, slovacchi e molti altri popoli) nel contesto della scristianizzazione dell'Europa, processo accelerato dalla metà del XIX secolo e che ha portato a due grandi guerre europee.

Non possiamo dimenticare come vivevano gli ebrei a Costantinopoli, con grande scandalo del tardo XI e XII secolo. I crociati, che hanno eseguito i primi pogrom nella Renania del 1095, cosa che segnò l'inizio dell’'antisemitismo' in Europa, ne erano stupiti. In effetti, il trecentesco patriarca Filoteo era razzialmente ebreo. (Si può immaginare un papa di Roma di quei tempi razzialmente ebreo?). Alcune fonti dicono che anche l'imperatore Michele II era ebreo, come lo erano molti altri santi, per esempio san Romano il Melode. Circa 100.000 ebrei si unirono alla Chiesa ortodossa russa solo nell'Ottocento. Naturalmente, questo non è diverso dal caso degli apostoli - razzialmente ebrei - e della Madre di Dio e della natura umana di Cristo.

(A proposito, la parola antisemitismo non è corretta, perché anche gli arabi sono di razza semita. Chiamare i palestinesi arabi antisemiti, come alcuni fanno, è assurdo. Il termine dovrebbe sicuramente essere anti-ebraismo).

Quali consigli pratici darebbe ai nuovi convertiti alla Chiesa?

L. S., New York

1. Fate come gli altri ortodossi.

2. Non fatevi ossessionare da cose esterne, soprattutto da cose esterne monastiche.

Le cose esterne non vi salveranno, è ciò che è dentro di voi che vi salverà - oppure no. Così gli ortodossi non indossano 't-shirt ortodosse' o 'medagliette con icone' (ho effettivamente visto cose del genere) né croci al di fuori del loro abbigliamento. Le croci sono nascoste all'interno dell'abbigliamento, indossate vicino al cuore. Allo stesso modo, si noterà nelle normali parrocchie greche, romene, russe, ecc, che praticamente gli uomini non portano la barba. Eppure è spesso facile individuare un convertito, perché ha una lunga barba. Pensate seriamente che la barba vi salverà? Pensate seriamente che un sacerdote sia più spirituale di un altro perché la sua barba è più lunga?

Rispettate il comportamento dei fedeli laici intorno a voi - sono stati ortodossi per generazioni, più a lungo di voi. Non pensate di essere migliori di loro, per quanto male essi possano talvolta comportarsi.

Allo stesso modo, i convertiti maschi possono ottenere ossessionati dai capelli lunghi, le convertite dall'indossare quelle che sembrano tovaglie in testa, invece di piccoli, modesti foulard leggeri o altri copricapi. Tutti i consigli su come dobbiamo vestirci in chiesa possono essere riassunti in una sola parola - modestamente. Preferisco vedere una donna modestamente vestita senza il velo piuttosto che una donna vestita immodestamente con un foulard sul capo. Allo stesso modo, è possibile per una donna indossare pantaloni modestamente, ma indossare una gonna o un vestito lungo in modo indecente. Entrambi i convertiti maschi e femmine a volte sembrano essere ossessionati dal portare nodi di preghiera (chotki / komposchini - chiamati da alcuni corde da preghiera). Se non siete monaci o monache, i nodi di preghiera non devono mai essere visibili agli altri. Sono per la preghiera privata. Non trasformiamo la preghiera privata in preghiera pubblica. Come dice il Vangelo di san Matteo, dovremmo 'entrare nella nostra camera e pregare'. Tra alcuni convertiti sembra anche esserci l'ossessione di vestirsi di nero. Indossate colori allegri, l'Ortodossia non è solo digiuno, è anche festa!

Infine, smettete tutta questa conversazione pseudo-intellettuale sui 'padri', e smettete di pronunciare male le parole greche e russe (le persone di famiglia ortodossa o le pronunciano correttamente o usano i termini tradotti. Le storpiature fanno semplicemente sembrare pretenziosi e sciocchi). Smettete di essere ossessionati da nomi esotici, lasciate che li usino i monaci che accettano tali nomi sotto obbedienza.

Quand'è che i cattolici romani hanno cambiato il modo di fare il segno della croce, andando da sinistra a destra?

B. S., Parigi

È stato a poco a poco, durante il medioevo. (Ovviamente, non può essere successo prima del XI secolo - perché il cattolicesimo romano non esisteva a quel tempo). Questo è ciò che ha da dire la Catholic Encyclopedia:

'Ælfric (circa nell'anno 1000) probabilmente aveva questo in mente quando dice ai suoi ascoltatori in uno dei suoi sermoni: "Un uomo può sventolare le sue mani in modo meraviglioso, senza creare alcuna benedizione a meno che non si faccia il segno della croce. Ma se lo fa il diavolo sarà presto spaventato a causa del segno di vittoria. Dobbiamo benedire noi stessi con tre dita per la santissima Trinità "(Thorpe, 'Le omelie della Chiesa anglosassone' I, 462). Cinquanta anni prima di questo, i cristiani anglosassoni erano esortati a 'benedire tutti i loro corpi per sette volte con il segno del legno di Cristo' (Omelie di Blicking, 47), che sembra assumere questa grande croce. Beda nella sua lettera al vescovo Egbert gli consiglia di ricordare al suo gregge 'con quanta frequente diligenza fare su di sé il segno della croce del nostro Signore', anche se qui non possiamo trarre nessuna conclusione quanto al tipo di croce che si faceva. D'altra parte, quando incontriamo il cosiddetto 'Libro di Preghiere di re Enrico' (XI secolo), una direzione nelle preghiere del mattino per segnare con la santa Croce 'i quattro lati del corpo', c'è una buona ragione per supporre che con questo si intenda il grande segno che ci è ormai familiare.

In questo periodo il modo di farlo in Occidente sembra essere stato identico a quello seguita attualmente in Oriente, cioè erano utilizzate solo tre dita, e la mano andava dalla spalla destra a quella sinistra '.

Quando è nato Gesù Cristo secondo il calcolo della Chiesa ortodossa?

R. K., Lancashire

Almeno da circa il V secolo, la conclusione cristiana ortodossa è che Cristo è nato in quello che ora è chiamato 8 a.C. Storicamente, questo è più o meno confermato dai fatti seguenti.

In primo luogo, dobbiamo ricordare che se il computo di anni tra avanti Cristo e dopo Cristo è greco / alessandrino di origine, questo computo è stato usato solo sotto Carlo Magno e poi è divenuto in uso comune nell'Europa cattolica romana tra i secoli XI e XV.

Di fatto, il Portogallo è stato l'ultimo paese dell'Europa occidentale ad accettare il computo nel XV secolo. Tutti ora sono d'accordo che questo computo è impreciso e che Cristo è nato qualche tempo prima dell'anno che noi oggi chiamiamo erroneamente 4 aC, quando morì Erode.

In secondo luogo, sappiamo che Cristo è nato mentre Quirinio era governatore della Siria (Luca 2, 1), cioè, quando Cesare Augusto era al potere. Questo pone la sua nascita in qualche punto tra il 12 a. C. e il 9 d. C. Tuttavia, poiché è nato durante il regno di re Erode (Matteo 2), deve essere nato prima del 4 a. C., quando morì Erode. Questo significa che nacque tra il 12 a. C. e il 4 a. C.

Bisogna poi tenere conto della storia che i magi giunsero da oriente a visitare Gesù (dopo aver visto Erode). È stato dopo questo evento che Erode ha massacrato i bambini al di sotto dei 2 anni nella zona di Betlemme (Matteo 2). Ciò indica che Gesù aveva fino a 2 anni di età al momento in cui Maria e Giuseppe fuggirono in Egitto. Questo pone la sua nascita tra il 12 e il 6 a. C., risalendo all'incirca al tempo che vuole la tradizione - 8 a. C.

Nel corso degli anni, diversi commentatori razionalisti hanno cercato di datare la nascita di Cristo anche grazie alla comparsa della stella di Betlemme, che associano a un pianeta (specialmente Giove), a congiunzioni di pianeti, a comete o a stelle. Tuttavia, la Tradizione della Chiesa è unanime e cattolici romani sono ancora d'accordo con essa. La Tradizione vuole che la stella di Betlemme non fosse una stella (le stelle scendono a terra a 'stare sopra il luogo dove è nato il bambino'). La stella di Betlemme era lo Spirito Santo.

Che cosa è necessario per diventare un prete ortodosso?

J. S., Stato di New York

Per il sacerdozio sono necessarie quattro cose.

Di gran lunga la meno importante è un po' di lettura generale e di conoscenza della Chiesa, della teologia, della storia, ecc, ecc, in altre parole tutto ciò che si ottiene in un seminario.

Si dovrebbe avere letto completamente l'Antico Testamento almeno una volta, insieme ad una guida di studio; il Nuovo Testamento si dovrebbe leggere regolarmente (le letture giornaliere del calendario e altro) e si dovrebbero anche leggere regolarmente le Vite dei Santi. Queste ultime vi insegneranno la teologia pastorale e ascetica, la dogmatica, la storia della Chiesa, ecc. Sono molto più importanti del seminario.

In terzo luogo, e ancora più importante, vi è la conoscenza dei servizi, come si combinano insieme, come sono costruiti, come officiarli. Il modo migliore per impararli è stare nel coro per alcuni anni. Anche servire all'altare per un lungo periodo sarà di grande aiuto.

Infine, la cosa più importante è essere in grado di sopportare le persone, laici e chierici, le cui opinioni sono molto diverse dalla propria, che vi disprezzano, vi odiano e vi calunniano per nessun altro motivo che la gelosia, si oppongono al bene che tentate di fare e vi denunciano e vi intimidiscono. Qui, la pazienza a lungo termine, la tolleranza e l'umiltà sono di vitale importanza. Conosco molte persone che hanno tutte le conoscenze teoriche per essere sacerdoti, ma sarebbero impossibili come sacerdoti a causa dei loro caratteri.

Naturalmente, ci sono anche i requisiti canonici, come essere fisicamente sani, non violenti o alcolizzati, essere sposati una sola volta e con una moglie sposata una sola volta, ecc

Quanti vescovi ortodossi ci sono in tutto il mondo?

M. S., Colchester

Non lo so esattamente, ma potrei pensare che con 203 vescovi della Chiesa russa oggi, il totale deve essere di circa 450.

Credo che lei abbia scritto un servizio a 'tutti i santi delle isole'. Perché non ha piuttosto compilato un servizio a tutti i santi inglesi? Dopo tutto, sia la rivista sia il sito sono chiamati 'Inghilterra' ortodossa.

T. L., King's Lynn

Prima di tutto, noi non celebriamo mai i santi di una determinata nazionalità, celebriamo i santi che hanno 'rifulso' in una certa terra, vale a dire in un particolare territorio. Quindi, non potremmo festeggiare tutti i 'santi inglesi'. Per quanto riguarda 'tutti i santi dell'Inghilterra', ho pensato a questo, ma mi sembra quasi impossibile separare i santi dell'Inghilterra dai santi delle isole britanniche. Che faremmo per esempio con sant'Aidan o san Fursey? Entrambi erano irlandesi, eppure hanno trascorso del tempo in Inghilterra e sant'Aidan è diventato un santo qui. Erano santi dell'Inghilterra? Che dire di san Cuthbert - inglese, ma educato in Irlanda? Poi ci sono i casi di sant'Agostino (italiano) e di quei molti 'stranieri' con lui, come san Paolino, san Mellito, san Giusto, o i santi Felice e Birino (entrambi dalla Francia). Che dire di san Gregorio, chiamato 'apostolo degli inglesi', anche se non ha mai nemmeno messo piede qui? E che dire di sant'Albano stesso? Di certo non era né inglese né 'd'Inghilterra', perché l'Inghilterra ai suoi tempi non esisteva nemmeno.

Mi sembra che un servizio a tutti i santi dell'Inghilterra rischierebbe di essere nazionalista e non c'è posto per il nazionalismo o per le idee di 'purezza' della razza nella Chiesa. Molti lamentano il nazionalismo dei greci, dei russi, ecc, ma non riescono a vedere la trave nel proprio occhio - il fatto che anche molti ex-anglicani che si sono uniti alla Chiesa ortodossa attraverso una giurisdizione o un'altra possono anch'essi essere anche razzisti e quindi divisivi. Nella Chiesa dobbiamo stare insieme e non andare in scisma, come alcuni hanno fatto, perché nella Chiesa ci sono persone che sono di nazionalità diversa.

Che cosa fa lei se si trova in una situazione in cui deve pregare insieme con i non ortodossi? Al fine di evitare la preghiera comune con gli eretici, esce dalla stanza?

L. S., Colchester

Dal momento che la loro intenzione è buona, dobbiamo essere rispettosi e diplomatici. Io ripeto semplicemente la preghiera di Gesù dentro di me, rimanendo fisicamente nello stesso luogo. Tutto il resto sarebbe frainteso e farebbe più male che bene. Dobbiamo guardare al quadro più ampio, per fare il maggior bene possibile.

La rigidità può essere buona, ma anche la flessibilità è buona.

I seguenti nomi sono ortodossi: Charlotte, Pamela, Lance?

P. A., Londra

Charlotte non lo è, dal momento che è la forma femminile di Carlo. Pamela (come Belinda e Wendy) non lo è, dal momento che è un nome inventato da uno scrittore di fantascienza. Lance, tuttavia, può essere considerato un nome ortodosso, dal momento che è solo la traduzione di Longino.

Perché gli ortodossi praticano la comunione poco frequente?

P. L., Colchester

Penso che la questione debba essere rovesciata al contrario. Dovrebbe essere: 'Perché i non ortodossi fanno la comunione così spesso?' La risposta a questa deve essere che le fedi cattolica romana e protestante non sono ascetiche e sono persino anti-ascetiche. Nella Chiesa siamo ascetici - questa è la natura della Chiesa e della fede cristiana. Così, in chiesa stiamo in piedi, digiuniamo, preghiamo. La comunione non è una sorta di magia - senza il digiuno e la preghiera la comunione in sé può portare poco miglioramento.

Può anche essere di condanna, secondo le parole dell'apostolo Paolo. Così, gli anglicani e i cattolici romanio non hanno confessione prima della comunione, non hanno alcuna regola di preghiera prima della comunione, possono fare una colazione a base di carne poco prima della comunione, si siedono comodamente durante brevi funzioni, tutto è organizzato per il loro benessere fisico. Nell'Ortodossia non aduliamo il corpo in questo modo e prendiamo molto sul serio la comunione.

So che questa è una domanda vecchia, ma cosa ne pensa della possibilità della formazione di una Chiesa ortodossa inglese?

T. M., Londra

Francamente, con l'apostasia continua da ogni tipo di fede in questo paese, direi che non è possibile in un prossimo futuro. Inoltre, date le tentazioni di nazionalismo filetista e di razzismo tra molti inglesi, come abbiamo visto dalla creazione di due giurisdizioni divise e divisive, più o meno ex-anglicanr, nel corso degli ultimi anni, è chiaro che gli inglesi non sono pronti ad avere una propria Chiesa nazionale. Dobbiamo essere maturi, adulti, al fine di avere una chiesa nazionale e questo significa lavorare insieme ad altre nazionalità, che hanno una comprensione migliore dell'Ortodossia rispetto ai nuovi convertiti.

In ogni caso, penso che abbiamo bisogno di Chiese regionali, non nazionali. Se si forma una Chiesa locale, non dobbiamo essere immaturi. E immaturo è un'altra parola per prematuro. Ci vogliono diverse generazioni per formare una Chiesa locale. Abbiamo avuto l'esempio della creazione della OCA, chiamata da alcuni (in alcuni casi ingiustamente) 'protestantesimo di rito orientale'. Per quasi 40 anni l'OCA è stata accompagnata da orribili scandali e scismi e anche da tensioni tra canadesi e americani. Alcuni dicono che è condannata, nonostante la recente elezione del loro primo metropolita competente. Forse sarebbe stato meglio aver formato una 'Chiesa delle Americhe'. Così, le tentazioni protestanti dell'OCA negli USA sarebbero stati bilanciati dalle tentazioni cattoliche di molti altri paesi nelle Americhe.

Allo stesso modo, l'unica possibilità di una sorta di Chiesa locale in queste isole (e non dovremmo dividere l'Inghilterra dagli altri popoli di queste isole) è la speranza di essere parte di una Chiesa europea occidentale. Quindi, penso che abbiamo bisogno di Chiese regionali che coprano molti paesi. Ciò eviterebbe le tentazioni nazionalistiche e porterebbe anche alla restaurazione storica della Chiesa in queste isole, come era 1000 anni fa, come parte di una Chiesa più ampia dell'Europa occidentale, e non a un'altra creazione anglicana stretta e insulare. Questo significherebbe ripetere l'errore nazionalista del XVI secolo.

Che cosa ne dice del libro di Tommaso da Kempis 'L'imitazione di Cristo' da un punto di vista ortodosso?

B. E., Oxford

C'è molto di buono in quest'opera, ma la sua natura è essenzialmente cattolica romana, medioevale e pietistica. Venendo dall'età della scolastica, Kempis espresse nella pietà il concetto aristotelico di imitazione esteriore, tanto amato dalla 'spiritualità' cattolica romana. Questo è stato poi visto nell'incoraggiamento della recitazione teatrale da parte dei gesuiti, con l'idea che, se recitiamo le parti dei santi, allora diventeremo come loro. Questo porta a pura ipocrisia e il Medioevo era molto ipocrita, come possiamo vedere dalla lettura, diciamo, di Chaucer. Questo tipo di 'imitazione' non è ortodosso. L'Ortodossia è interiore, non parliamo di 'imitazione di Cristo', ma di vivere in Cristo. Leggete il Vangelo, le Vite dei Santi, il Combattimento Invisibile di san Nicodemo e san Teofane, il Prato spirituale di san Giovanni Mosco, i Detti dei padri del deserto, le parti più semplici della Filocalia, e non Tommaso da Kempis, nonostante certe virtù nel libro. C'è sempre il pericolo di cadere nella delusione spirituale con tali opere cattoliche. Ho visto accadere questo ad alcune persone.

Papa Niccolò I ('il Grande') è un santo ortodosso o un santo cattolico? Vi è qui una certa confusione. Padre Justin Popovich era molto negativo su di lui, ma ho sentito un vescovo serbo definirlo un santo. Nacque e morì prima del 1054.

S. S., Kovan, Serbia

Penso che questo problema deriva dal fatto che per il cattolicesimo romano Niccolò 'il Grande' (858-67) è un santo. Fu proclamato un santo solo nel 1630 - quindi, anche gli eretici hanno preso il loro tempo a canonizzarlo! Gli ortodossi che lo chiamano santo non fanno che ripetere il titolo cattolico romano, che non si applica agli ortodossi. Padre Justin ha assolutamente ragione. È chiaro che non è un santo per noi, perché ha combattuto contro l'Ortodossia e contro san Fozio, a favore dell'eresia del Filioque.

Non dobbiamo dimenticare che anche Carlo Magno viene chiamato 'beato' dai cattolici romani. Eppure la storia ci mostra chiaramente che era un mostro immorale oltre che un eretico. Anche prima del 1054 c'erano eretici in quella che allora era ancora parte della Chiesa occidentale. Questo non dovrebbe sorprenderci. Avveniva lo stesso, nella parte orientale della Chiesa: anche Ario e Nestorio erano stati a un certo punto membri punto della parte orientale della Chiesa, ma erano lo stesso eretici.

Papa Niccolò in realtà fu un avvertimento, un presagio, perché in se stesso mostrò a tutti che cosa sarebbe accaduto se papi filo-franchi come lui fossero giunti a controllare la parte occidentale della Chiesa - vale a dire, presagiva i papi tedeschi eretici del secolo XI, come Leone IV (1049-1054), anch'egli considerato dal cattolicesimo romano un santo, e il famigerato Gregorio VII (Ildebrando) (1073-1085 - anch'egli un santo per il cattolicesimo romano). Si può veramente dire che il papa Niccolò fu il primo papista, dato da Dio come avvertimento. Il suo papismo può essere visto nelle sue pretese in Bulgaria, dopo le quali fu scomunicato e deposto da san Fozio (Niccolò è quindi morto impenitente, fuori dalla Chiesa). Purtroppo, l'Occidente non ha tenuto conto di questo avviso e così nel secolo XI si è completamente allontanato dall'Ortodossia.

L'esistenza di papa Niccolò non significa che tutti i papi prima di lui o subito dopo di lui fossero eretici. Per esempio ci fu Leone III che all'inizio del IX secolo disse a Carlo Magno che il filioque era dottrinalmente infondato (c'è un errore in The Orthodox Church di Timothy Ware, in cui l'autore dice erroneamente il contrario, seguendo le fonti cattolico-romane). A Roma Leone III pose grandi lastre incise in latino e in greco con su scritto il vero Credo di Nicea. In particolare, vi è Giovanni VIII (872-882), che ha riconciliato tutto l'Occidente con l'Ortodossia al Concilio di Costantinopoli nel 879 (alcuni greci chiamano questo Concilio l'ottavo concilio ecumenico). Papa Giovanni ha pure sostenuto san Metodio in Moravia contro i barbari tedeschi. In realtà, fu assassinato - il primo Papa a essere mai assassinato - e alcuni ortodossi lo considerano un martire. Certo, era un eroe della fede ortodossa.

Due domande. In primo luogo, chi ha scritto le Omelie dello Pseudo-Macario, pubblicate dal gesuita G. Maloney nella sua serie dei 'Classici della spiritualità occidentale'? Una seconda domanda: perché così tanti intellettuali occidentali non diventano mai veramente ortodossi, anche dopo decenni all'interno della Chiesa?

(identità nascosta)

Il motivo per cui Maloney ha chiamato la sua serie 'Classici della spiritualità occidentale' mi è sfuggito per molti anni. Poi mi sono reso conto che sta semplicemente degradando la spiritualità ortodossa al livello dell'intellettualismo occidentale al modo dei gesuiti.

Queste omelie sono di san Macario, o forse di qualcuno in Siria ispirato da lui - forse un figlio spirituale, allo stesso modo in cui il Vangelo di san Marco potrebbe essere stato dettato dall'analfabeta apostolo Pietro a san Marco, nello stesso modo in cui le opere dello 'Pseudo-Dionigi' possono essere di qualcuno vissuto nel VI secolo e che è stato ispirato da san Dionigi a cristianizzare il platonismo - proprio come aveva fatto il platonico san Dionigi facendosi battezzare nel primo secolo, o allo stesso modo in cui parti di opere di Shakespeare non sono state scritte da Shakespeare, ma dai suoi allievi, o allo stesso modo in cui alcuni dei dipinti di Michelangelo sono stati dipinti dai suoi allievi e non da lui. Solo gli accademici possono preoccuparsi della paternità (e del copyright). La reazione cristiana alla paternità è: 'E allora'? Se qualcuno è stato ispirato dallo Spirito Santo e noi beneficiamo di quelle opere, la paternità è del tutto irrilevante. Gli autori ottengono le ricompense per la loro paternità tra i santi e gli angeli in cielo, non tra i topi di biblioteca e i teorici del mondo accademico.

Tutto questo mette in evidenza alcuni fatti. Molti intellettuali occidentali (ma non tutti) convertiti all'Ortodossia cominciano a essere toccati dalla fede e a iniziare con zelo, ma poi si allontanano, quando il loro zelo si rivolge al semplice, umano (naturale per loro) desiderio di intellettualizzare, razionalizzare, sincretizzare e anche di argomentare pedantemente gli uni con gli altri (per sentirsi sempre a proprio agio).

Dovrebbero porsi questa domanda: Che cosa vuol dire essere ortodossi?

Essere ortodossi non è partecipare alle conferenze secolari, è partecipare alle funzioni.

Essere ortodossi non è la filosofia di alto livello e la speculazione, ma consumare il proprio libro di preghiere.

Essere ortodossi non è l'università, è il monastero.

Essere ortodossi non è osservare il curriculum universitario, è osservare il calendario della Chiesa (Ecco perché tutti questi intellettuali sostengono con tanto assurdo orgoglio che 'il calendario non è importante, io sono così ortodosso che seguo entrambi i calendari. Quello non era l'atteggiamento dei santi. Ciò che vogliono dire gli intellettuali è che il calendario non è importante per loro. Così si condannano con le loro parole, perché dicono che i santi non sono importanti per loro).

Tutti questi sono ossessionati dalla conoscenza esterna, chiamata 'scientia / scienza', la conoscenza, in altre parole, la speculazione. Dovrebbero piuttosto essere ossessionati dalla conoscenza interiore, chiamata sapienza, saggezza, in altre parole l'esperienza.

Essi dovrebbero essere ossessionati dal fuoco della vita spirituale nell'anima, non dalla morte e la mera e arida dottrina dei libri, ma dallo Spirito vivente, che Maloney e tutti gli altri fanno del loro meglio per spegnere - nonostante il comandamento del Nuovo Testamento - 'Non spegnete lo Spirito'. Questi sono devoti morti di religioni morte, non fedeli viventi. Uccidono attraverso la razionalizzazione, l'intellettualizzazione, dimenticandosi di vivere.

Questo è il motivo per cui gli ortodossi non leggono molto - siamo troppo occupati a vivere il cristianesimo, che è la definizione dell'Ortodossia.

Queste Omelie di san Macario, come gli scritti di san Simeone il Nuovo Teologo, sono scritti monastici di alto livello. Possono portare ai lettori problemi e illusioni. Leggete piuttosto Il combattimento spirituale o san Giovanni Moschos o Sant'Ignazio e San Teofane il Recluso, i Detti dei Padri del Deserto o san Giovanni Cassiano.

È vero che il segno della Croce fatto dai vecchi credenti con due dita era un abuso?

A. B., Felixstowe

No, non lo era. C'erano nei tempi antichi di almeno due modi di sistemare le cinque dita in gruppi di tre e due in ricordo della Santa Trinità e delle due nature di Cristo. Quando la Russia è stata convertita, un solo modo è stato introdotto. Come si può vedere dalle antiche icone russe e anche dalle reliquie di certi santi antichi, i russi hanno mantenuto saldamente il vecchio modo greco. Nel XVII secolo, i greci e tutti gli altri ortodossi avevano adottato la posizione alternativa delle dita. Furono allora i russi a doversi adattare. Purtroppo, per motivi politici, questo ha causato lo scisma dei Vecchi Ritualisti (a volte chiamati Vecchi Credenti). Il fatto che i greci un tempo disponessero le dita in quella che ora è la vecchia maniera vecchio-ritualista può essere visto dagli scritti di san Giovanni Damasceno nel volume III della Filocalia.

Da dove vengono le eresie?

S. L., USA

Sempre dall'impurità spirituale nell'anima.

Quali problemi psicologici affrontano i convertiti quando entrano nella Chiesa ortodossa?

P. N., Francia

Fa bene a menzionare la parola 'psicologici'. Penso che molti convertiti alla Chiesa, rendendosi conto che devono ricominciare dall'inizio, soffrono di un complesso di inferiorità e pensano di dover diventare qualcosa che non sono. Io dico sempre ai nuovi convertiti: 'Siate ciò che siete'.

Per esempio, a volte i convertiti passano attraverso l'illusione di pensare di dover essere qualcun altro, parlando o vestendosi in modo diverso. Questa illusione è pericolosa perché apre la strada alla pretenziosità, ma il Vangelo ci dice di essere come bambini piccoli. Uno dei grandi miti a cui credono i convertiti è che l'Ortodossia sia  qualcosa di diverso dal cristianesimo. In realtà, l'Ortodossia è il cristianesimo e basta - cioè senza tutte le aggiunte e i tagli cattolici romani e protestanti.

Così, alcuni convertiti si presentano come esperti di Ortodossia, citando sempre i 'padri' fuori contesto, altri indossano una speciale 'uniforme' per andare in chiesa. Ma né la conoscenza né i vestiti salveranno le nostre anime. Questo dovrebbe essere ovvio. Altri diventano piuttosto fanatici, citando sempre i 'canoni' fuori contesto, erroneamente pensando che l'estremismo sia ortodosso. Alcuni diventano molto sincretisti, mostrando di non aver tagliato i loro legami con l'impurità delle convenzioni sociali, culturali e nazionali laiche e di non aver alcuna intenzione di farlo. Alcuni di origine protestante sono molto anti-clericali, violentemente anti-episcopali e si tagliano fuori dalla comunione con il resto della Chiesa, si presentano come guru, non riuscendo a comprendere che la Chiesa è episcopale. Altri, di origine cattolico-romana, diventano molto sentimentali e pietistici.

Tutto quanto sopra è psicologico, non teologico. Se solo la gente potesse essere più naturale!

Che probabilità ci sono che si formi una Chiesa ortodossa britannica nei prossimi anni?

S. H., Colchester

Zero. Questa è fantasia.

Dove baciamo le icone?

T. L., Australia

Baciamo i piedi sulle icone raffiguranti il ​​Salvatore. Per quanto riguarda le icone della Madre di Dio, santi e angeli, baciamo la mano, preferibilmente la mano destra. Per quanto riguarda le icone del Salvatore non fatto da mani umane e quelle del capo di San Giovanni Battista, baciamo i capelli.

È vero che non solo le persone hanno angeli custodi, ma anche le auto una volta che sono benedette?

W. P., Colchester

Sì. Proprio come noi riceviamo il nostro angelo custode al battesimo, così, alla loro benedizione, anche gli oggetti ricevono un angelo custode. Questo è menzionato nelle preghiere nei servizi di benedizione di automobili e navi. È vero anche per intere nazioni, città, monasteri, chiese, terreni e case.

Quanto tempo trascorsero Adamo ed Eva in paradiso prima della caduta?

T. K., Suffolk

San Cesario, il fratello di San Gregorio il Teologo, dice che vi hanno trascorso 40 giorni prima della caduta. Per questo Cristo digiunò per quaranta giorni nel deserto e per questo abbiamo la Quaresima.

Nel secolo XI e probabilmente ancora oggi, molte persone in Occidente non sapevano nulla circa il filioque, vescovi compresi. Qual è la loro posizione dal punto di vista ortodosso? Sono scomunicati? Sono ortodossi? E se solo il vescovo sapeva che cosa stava accadendo - anche tutti i suoi sacerdoti e le parrocchie erano eretici? Avevano i sacramenti? Quand’è che il pane e il vino ha smesso di diventare il corpo e il sangue di Cristo in mezzo a loro? Che dire di persone come Edoardo il Confessore, Margherita di Scozia, Pier Damiani - sono santi ortodossi o no? Può rispondere a queste domande complesse?

S. S., Kovan, Serbia

Cercherò di rispondere alle sue domande, per quanto mi è possibile:

Lo scisma non è stato un evento, ma un processo. Ci sono voluti centinaia di anni perché accadesse, di fatto quasi 2.000 anni, e si può dire che lo scisma è ancora in atto, finché l'Occidente continua a mettere la sua cultura d'origine (pagana) al di sopra di Cristo. Tutte le novità moderne provenienti dall'Occidente di oggi sono ancora risultati dello scisma e comprendono le due guerre mondiali, la bomba atomica, la musica rock, i supermercati, o l'invasione dell'Iraq. Tutti questi fenomeni sono possibili solo in una cultura scismatica. Questo perché continuano a separarci da Dio, proprio come lo scisma originale, una parola che significa 'separazione'.

Naturalmente, è vero che il 1054 è una data utile per decidere quando l'Occidente ha in realtà lasciato definitivamente la Chiesa: quando è andato troppo lontano. D'altra parte, è vero che le tendenze scismatiche erano lì molto prima, impiantate nella cultura romana pagana. Queste tendenze sono state adottate anche dalle tribù barbare germanici arianizzanti e iconoclaste.

Certo, le tendenze scismatiche erano chiaramente presenti in Occidente a partire dalla fine dell'VIII secolo, sotto Carlo Magno, ma i semi erano lì prima. D'altra parte, è anche vero che tendenze ortodosse sono state presenti in Occidente dal 1054 e sono ancora oggi presenti. In altre parole, lo scisma non è una questione di bianco e nero, come qualcuno vorrebbe concludere in modo semplicistico. La questione dell'Occidente è fatta tutta di sfumature di grigio, alcune molto scure, alcune molto leggere, la maggior parte a metà strada.

Così, lo scisma ha le sue radici nella cultura della Roma pagana, imperialista e superiore, così come è stata adottata dalle tribù germaniche un tempo pagane. Tutti i costumi che rendono il cattolicesimo diverso dalla Chiesa ortodossa sono dovuti a questo. Così, i loro sacerdoti non hanno la barba (come i pagani romani), sono celibi (come i soldati romani erano incoraggiati ad essere - pagare celibi è molto più economico che pagare gli sposati), digiunano il sabato, usano azzimi invece di pane comune, vino bianco al posto del vino rosso e, soprattutto, cosa principale, hanno il papa - il successore dell'imperatore romano, il Pontifex Maximus. Tutte queste cose vengono dalla cultura romana pagana. Quanto al filioque, è semplicemente la giustificazione ideologica (= pseudoteologica) per il papato, che si è sviluppato dal culto degli imperatori romani pagani.

Se lo Spirito Santo procede dal Figlio, allora lo Spirito Santo procede anche dal sostituto del Figlio (= il suo 'vicario' = il papa di Roma).

Così il Papa di Roma ha autorità e potere assoluto attraverso il filioque. Questa è una eresia. Per il cattolicesimo romano, è ancora così. Per il mondo occidentale laico di oggi, è ancora la cultura occidentale che ha autorità e potere assoluto. Così gli americani, nel 'Far West', e in altri luoghi, possono invadere qualsiasi altro paese e 'civilizzarlo', portando 'libertà e democrazia' = tirannia occidentale e sfruttamento. Questo è ancora papismo (imperialismo), anche se in una forma laica e moderna. Il presidente degli Stati Uniti ha sostituito il papa. Questo è il motivo per cui alcuni americani hanno detto che Obama è come un dio, proprio come i romani pagani facevano con i loro imperatori. In effetti, l'impero americano è un moderno impero romano pagano, con tutta la sua tirannia e decadenza, e le sue truppe sono le legioni romane di oggi.

Sono i leader occidentali che hanno la responsabilità dello scisma e delle sue conseguenze, non necessariamente occidentali. Così, molti soldati britannici che stanno morendo quasi ogni giorno in Afghanistan possono essere brave persone - sono semplicemente vittime dei politici britannici. Questi leader sono i cattivi, i criminali di guerra. Così pure con lo scisma del 1054. La gente comune non sapeva nemmeno quello che stava accadendo. Quelli che sono vissuti dopo il 1054 non ne erano responsabili - li lasciamo al giudizio di Dio. Questo include i 'santi' occidentali - come Edoardo il Confessore, Margherita di Scozia, ecc. Noi semplicemente non sappiamo il loro destino. Ma sappiamo che erano fuori della comunione con la Chiesa. La loro posizione dopo la morte, non ci è stata rivelata. Per essere un eretico devi essere consapevolmente eretico. La gente comune non ne è consapevole. Sono giudicati dalle loro azioni. È per questo che noi condanniamo il cattolicesimo romano, non i cattolici romani.

Allo stesso modo, quanto a stabilire quando esattamente il pane e il vino abbiano smesso di diventare il corpo e il sangue, non possiamo dirlo. Sappiamo che vi era la comunione prima del 1054, ma subito dopo la situazione esatta non ci è stata rivelata, ma per quanto ne sappiamo, quando si sono 'filioquizzati', sono diventati solo forme sacramentali, riti vuoti. Qualunque cosa pensasse la gente comune, il loro capo era diventato un eretico e li altri dipendevano da lui per i loro sacramenti, e così e la catena della successione apostolica è stata spezzata.

Tutto quello che sappiamo è che erano e che non sono più in comunione con la Chiesa e quindi non sono ortodossi. Ma per quanto riguarda la loro salvezza, non possiamo dire nulla. Noi non giudichiamo. Essi sono lasciati al giudizio e alla misericordia di Dio, come anche noi lo siamo. Il criterio dell'Ortodossia è di essere in comunione con la Chiesa ortodossa, di confessare e praticare la fede ortodossa. Chiaramente, cattolici romani e protestanti non sono ortodossi. In caso contrario, verrebbero alle nostre chiese, in Inghilterra per esempio, invece di ignorarci o addirittura condannarci.

Dobbiamo anche capire che il cattolicesimo romano si è sviluppato nel corso del tempo. Nel XII secolo era molto più vicino all'Ortodossia che nel XVI secolo. Oggi è ancora più lontano dalla Chiesa che nel XIX secolo. I cattolici romani hanno un'intera 'teologia' che auto-giustifica questo allontanamento, sviluppata dal loro (futuro santo) cardinale Newman, che parla di 'evoluzione' della dottrina. Questo significa, per noi ortodossi, l'evoluzione dell'eterodossia, il suo progressivo auto-distanziamento dalla Chiesa, dall'Ortodossia.

Dobbiamo essere equilibrati su tutto questo. Ci sono due estremi da evitare.

Un estremo dice che l'Occidente è eretico e malvagio: tutto il male viene da esso. Noi sappiamo che questo non è vero. Tra gli occidentali ci sono persone giuste e buone. (E tra persone cosiddette ortodosse ci sono assassini e criminali).

L'altro estremo dice che l'Occidente è meraviglioso. La sua religione è altrettanto buona o addirittura migliore dell'Ortodossia. Sappiamo anche che questo non è vero. In realtà l'Occidente è come un enorme supermercato. Alcune cose in esso sono neutrali. Così l'Occidente ha inventato tecnologie utili, che possiamo usare per il nostro bene. Altre cose in Occidente sono semplicemente fonti di male. Ma chi è colpevole, se usiamo cose malvage - noi o il supermercato? Se compro una pistola e uccido qualcuno, allora chi è colpevole, il venditore di pistole o io stesso? Naturalmente, si tratta di me. Il venditore di pistole è solo indirettamente colpevole. Questo è l'Occidente. Gli ortodossi sono responsabili per le loro azioni. Non possiamo incolpare gli altri, solo perché hanno fornito il male. Noi lo abbiamo preso da loro. Pertanto siamo colpevoli.

Sono ucraina e mi chiamo Nelli. Chi è il mio santo patrono?

N. D., Londra

Nelly è una forma di Elena. Ma Nelli potrebbe anche essere una forma del nome della martire Neonilla. Quindi ci sono due scelte.

Qual è la differenza tra un crocifisso ortodosso e uno cattolico?

D. M., Londra

Un modo semplice per vedere la differenza è di guardare i piedi. Nei crocifissi cattolici c'è un solo chiodo che passa per i piedi di Cristo. I crocifissi ortodossi hanno due chiodi, uno per ogni piede.

Qual è l'atteggiamento dell'Ortodossia nei confronti di Silvano dell'Athos?

R. P., New York

San Silvano dell'Athos è un santo ortodosso come tanti altri, anche se naturalmente ha vissuto in tempi relativamente recenti. Negli anni'70 ho incontrato diversi monaci athoniti che lo avevano conosciuto. Trovo triste che un tale santo puramente ortodosso è stato adottato e sequestrato da una lobby di modernisti, rinnovazionisti, intellettualisti, umanisti, sincretisti, ecumenisti, spiritualisti, origenisti, gnostici come una sorta di emblema. Questi deformatori hanno fatto lo stesso con san Serafino di Sarov, che hanno cercato di sentimentalizzare in un Francesco d'Assisi ortodosso, e hanno fatto lo stesso con san Simeone il Nuovo Teologo e san Nicola Cabasilas, che hanno cercato di trasformare in nuove versioni di Origene. Questa è una grande vergogna. Tutti questi santi erano rigidi asceti e monaci ortodossi, parti integranti del calendario ortodosso e santi (quindi, san Silvano ha molto amato san Giovanni di Kronstadt). Non dobbiamo scoraggiare la venerazione di questi santi a causa di coloro che distorcono le loro vite.

Chi è nel giusto, l'Oriente o l'Occidente?

C. F., Birmingham

Nessuno dei due. Questa è una falsa questione. Dovremmo chiederci: Che cosa è giusto: la verità o la falsità, Cristo o la cultura laica? Quindi la risposta è chiara. Molte persone usano questo falso argomento, 'Oriente e Occidente', come scusa per non essere membri della Chiesa di Dio, la Chiesa ortodossa. Dicono: 'La Chiesa Ortodossa è orientale, io sono occidentale: quindi non posso essere un cristiano ortodosso'. Questa è una sciocchezza, una giustificazione per l'eresia. L'Ortodossia è universale, perché Cristo è universale. Come potrebbe la Chiesa di Cristo, il proprio corpo, non essere universale, quando egli era universale?!

Che cosa è la nobiltà? Sappiamo tutti che alcuni "nobili" della storia erano ignobili, ma si parla di un gesto nobile o un comportamento nobile da parte di tutti i tipi di persone.

S. P., Felixstowe

La nobiltà, come la 'classe' o il 'buon gusto', ha la sua origine nei valori morali, alla base dei quali ci sono i valori spirituali. Questo spiega perché i nuovi ricchi spesso non hanno alcun gusto o 'classe', e anche per questo essere discendente di una famiglia nobile non include necessariamente un comportamento nobile. Chiunque, qualunque sia la loro origine, può essere nobile o comportarsi nobilmente. Si tratta di una questione di valori.

Il nome Isabella è ortodosso?

E. I., Ipswich

Sì. È la forma spagnola di Elisabetta.

Sto studiando filosofia della religione. Sono molto confuso circa la questione del libero arbitrio, la predestinazione e il destino. Come capire questi concetti come cristiani ortodossi e come vi si adattano i nostri concetti di volontà di Dio e provvidenza?

S. V., Londra

La volontà di Dio è il nostro percorso di vita, tracciato da Dio per ciascuno di noi. È il piano di Dio per noi. Questo è il percorso in base al quale siamo in grado di vivere meglio e più felicemente, cioè, vivere con un senso di appagamento di sé. Questo significa che soddisfare il sé senza peccati, creato da Dio in origine. Siamo chiamati ad amare e rispettare questo sé senza peccati, perché è creazione di Dio ('Ama il tuo prossimo come te stesso'). Tuttavia, noi non cerchiamo di soddisfare e di stimare il sé caduto. Questa è la definizione dell'egoismo.

La volontà di Dio è diversa per ognuno di noi, dato che siamo tutti diversi e ognuno di noi ha diversi compiti da svolgere nella vita. Nel seguire la volontà di Dio, noi adempiamo il nostro destino. Tuttavia, dobbiamo essere attenti a discernere la volontà di Dio per noi. Naturalmente, alcune persone ne abusano al fine di giustificare la loro irresponsabilità, pigrizia, passività e scusano anche terribili peccati, dicendo: 'era la volontà di Dio' o 'era il mio destino'. In realtà, il nostro più grande compito è quello di scoprire ciò che la volontà di Dio è per noi, in modo da realizzare il nostro destino. Al fine di adempiere il nostro destino, o trovare compimento di noi stessi, dobbiamo tener conto del luogo in cui siamo nati, di dove siamo ora, delle nostre nazioni, del nostro ambiente, delle nostre famiglie, delle nostre capacità e delle nostre colpe.

Dobbiamo anche fare una distinzione tra destino nel senso cristiano e destino in senso pagano. Il destino cristiano, come abbiamo detto, è il compimento della volontà di Dio. Nel senso pagano, destino significa fato o fatalismo, ovvero l'opera del caso o della fortuna cieca o casuale. In realtà, il caso, la fortuna o il fato non esistono. Significano fare la volontà dei demoni, perché dove non c'è Dio, i demoni hanno potere. Per esempio, è la 'casualità' che ha prodotto la teoria più antiscientifica della scienza atea - la fantasia che l'intero universo, tutta la creazione, è dovuto al caso cieco. In altre parole, tutte quelle persone intelligenti che credono in una teoria così fantastica sono il trastullo dei demoni. I cristiani non credono nella possibilità o nella fortuna, proprio come noi non crediamo alle coincidenze.

Se viviamo il nostro destino come cristiani, allora abbiamo un senso del dovere, perché il nostro destino cristiano comporta la nobiltà del sacrificio di sé, che agisce secondo i nostri principi spirituali e morali, o la coscienza, che è la voce di Dio in noi. Qui dobbiamo distinguere tra il nostro senso del dovere divino e il nostro senso del dovere umano. I due possono talvolta non essere la stessa cosa. Scambiando l'uno per l'altro ci si delude, e alcuni sbagliano gravemente.

Dovremmo capire che fare la volontà di Dio non significa che perdiamo la nostra libertà o libero arbitrio. L'unico modo in cui possiamo preservare la nostra libertà è quello di utilizzare il nostro libero arbitrio per fare la volontà di Dio. Solo la volontà di Dio garantisce la nostra libertà interiore, vale a dire, la nostra libertà dalla necessità o determinazione a commettere il peccato in questo mondo.

Tuttavia, se non usiamo la nostra libertà di fare la volontà di Dio, ovvero, per compiere il nostro destino, con il pentimento, anche il male che abbiamo fatto e gli errori che abbiamo commesso possono diventare in seguito utili per noi, a causa della Provvidenza.

Provvidenza è definita come la cura amorevole e la lungimiranza di Dio per noi, che viviamo in questo mondo che si trova nel peccato. Ogni errore può quindi diventare provvidenziale, o spiritualmente edificante e utile per noi. Attraverso il pentimento gli errori ci possono quindi ancora aiutare a fare la volontà di Dio, e in ultima analisi, a compiere il nostro destino, il piano di Dio per noi, nonostante i nostri sbagli. Ciò che i cristiani chiamano Provvidenza è spesso chiamato 'coincidenza' da questo mondo.

Le parole predestinazione e predeterminazione non sono normalmente utilizzate dai cristiani, perché escludono la libertà concessa da Dio di fare o non fare la sua volontà. Tuttavia, possono essere utilizzate nel loro senso eterno. Questo senso indica che, poiché Dio vive oltre la creazione, e quindi è al di là di sua creazione del tempo, ovvero nell'eternità, lui preconosce tutto di noi. In altre parole, conosce quello che facciamo prima che lo facciamo. Ma vi è qui alcun senso di obbligo. La predestinazione e predeterminazione cristiana può significare solo prescienza, conoscenza eterna. Tale prescienza in nessun modo ci priva del nostro libero arbitrio.

Che cosa si può fare per l'obesità, che sta aumentando di continuo nel mondo occidentale?

T. L., Devon

Credo che l'unico modo per perdere peso sia digiunare, cioè non mangiare. Quando dovete mangiare, mangiate cibo di digiuno. Se avete ancora fame, bevete acqua. L'epidemia di obesità è iniziata quando il protestantesimo ha abbandonato la frugalità e il cattolicesimo ha abbandonato il digiuno negli anni '60. I tristi risultati sono davanti a noi una generazione o poco più tardi. Non sono un esperto, ma penso che l'esercizio fisico sia di poco aiuto, trasforma il grasso in muscoli, che pesano ancora di più. L'esercizio fisico inoltre aumenta l'appetito, in modo che si tende a mangiare per sostituire ciò che è stato perduto.

Se le coppie sposate devono completarsi a vicenda, perché semplicemente non sposiamo il contrario di noi stessi? Dopo tutto, non si dice che gli opposti si attraggono?

A. P., Felixstowe

Direi che le coppie sposate si completano a vicenda quando le loro qualità corrispondono e i loro difetti si oppongono, in altre parole, quando i loro difetti si compensano o si coprono a vicenda. In questo senso, 'gli opposti si attraggono'. Per esempio, possiamo prendere una coppia in cui entrambi hanno la stessa qualità, per esempio, sono entrambi ordinati. Tuttavia, per il lato negativo, uno è spendaccione e l'altro avaro. Ma +1 -1 = 0. In altre parole, trovano l'armonia nella loro qualità reciproca dell'ordine e le loro colpe si annullano a vicenda attraverso i compromessi che entrambi fanno. Questo è complementarietà.

Le coppie sposate si oppongono a vicenda quando le loro qualità sono opposte e le loro colpe corrispondono. In questo caso, "gli opposti si respingono". Come esempio, possiamo prendere una coppia in cui entrambi sono spendaccioni (= una doppia negazione del disastro finanziario). Sul lato positivo, però, uno è metodico e l'altro è generoso (= un potenziale conflitto di interessi e una fonte di argomenti). Questa è opposizione.

Re Edoardo il Confessore può essere considerato un santo ortodosso?

P. J., Londra

Posso sbagliarmi, ma non credo che fosse un santo.

C'è una serie di argomenti a sfavore:

1. Morì nel 1066, dopo il 1054.

2. Cosa molto più importante, è stato canonizzato dal papa nella lontana Roma per motivi politici nel 1163, quasi 100 anni dopo la sua morte. Se fosse stato un santo, sicuramente sarebbe stato popolarmente e localmente canonizzato poco dopo la sua morte.

3. Fu a causa della sua promessa, fatta senza consultare alcuna persona importante, che Guglielmo il Bastardo invase l'Inghilterra. Dovremmo ricordare che Edoardo era lui stesso per metà normanno e cresciuto in Normandia. Ci sono alcuni che pertanto considerano Edoardo un traditore, non un santo.

4.Quando all'esperto su Edoardo e autore della sua biografia, il defunto prof. Frank Barlow, è stato chiesto che cosa pensasse della santità di Edoardo, ha risposto: 'Era tanto santo quanto Sir Frank Stenton (il grande studioso di Oxford dell'Inghilterra pre-normanna) è un cavaliere'. In altre parole, riteneva che, così come Frank Stenton non indossava armature e non cavalcava un cavallo da battaglia, ma era stato nominato cavaliere, allo stesso modo Edoardo non era un santo, se non di nome. Era un personaggio politico, utilizzato dagli anglo-normanni per ottenere legittimazione locale.

5. Infine, quando san Giovanni di Shanghai ha visitato l'Abbazia di Westminster negli anni '50, ha commentato: 'Non c'è niente qui'. Sicuramente, se avesse sentito che c'erano le reliquie di un santo, sarebbe andato a venerarle.

Quando saranno puniti i vescovi che hanno raccontato menzogne ​​durante il periodo sovietico?

J. A., Surrey

L'episcopato di entrambe le parti della Chiesa russa ha offerto parole di pentimento per i loro errori del passato, alcuni più di una volta. Alcune persone diranno che questo non è sufficiente o che non era sincero. Chi siamo noi per giudicare? Come possiamo vedere dal comportamento degli ostaggi occidentali in Iran e dei soldati americani catturati in Afghanistan, i detenuti potranno dire qualsiasi cosa. Questo è ciò che l'episcopato russo ha fatto quando era sotto la prigionia comunista. Se lei fosse il vescovo e i sacerdoti della sua diocesi e le loro famiglie avessero armi puntate alla testa, che farebbero fuoco se non firmasse qualche ridicolo manifesto filo-sovietico, cosa farebbe? Penso che ci siano casi in cui raccontare bugie è meglio che essere ipocrita e lasciare che qualcun altro paghi il costo.

Si può dire una bugia e salvare a qualcun altro la pelle in queste situazioni. Può essere il male minore.

Ci sono anche i casi di quei vescovi e sacerdoti cattolici in Polonia, Slovacchia e Ungheria che hanno di fatto spiato e denunciato i loro parrocchiani per ordine dei loro servizi segreti comunisti. Tuttavia, è vero che anche alcuni russi lo hanno fatto.

Che cos'è la felicità?

D. S., Felixstowe

Direi: la capacità di accettare che tutto è volontà di Dio.

Se gli occidentali devono essere ortodossi, perché non limitarsi a tornare alla situazione della Chiesa in Europa occidentale prima del 1054?

P. T., Dorset

Il problema qui è che non si può tornare indietro. Non abbiamo la situazione di 1000 anni fa. La cultura e la mentalità sono diverse.

Per esempio, non sappiamo come fosse il canto nelle chiese di allora. E, anche se lo sapessimo, sarebbe di gusto alle orecchie moderne?

Il fatto è che la Chiesa in Occidente un migliaio di anni fa era relativamente primitiva. Utilizzando questa parola, voglio dire che un migliaio di anni fa, la Chiesa non aveva ricevuto tutta la comprensione spirituale che abbiamo ricevuto da allora, per esempio, quella espressa nella teologia di san Gregorio Palamas. Un altro esempio di questa primitività è il fatto che l'iconografia e l'architettura erano abbastanza grezze e provinciali. Il fatto è che la Chiesa in Occidente non aveva ancora ricevuto le decisioni del settimo Concilio. Non possiamo rifiutare mille anni di progresso spirituale, di rivelazione spirituale, dello Spirito Santo, perché abbiamo un atteggiamento purista verso la storia.

Inoltre, un migliaio di anni fa in Occidente, alcune deformazioni, che si sono sviluppate notevolmente in seguito, stavano ritornando in modo surrettizio. Avendo appena superato gran parte del paganesimo e della barbarie, alcuni in Occidente li stavano di fatto reintroducendo e giustificando per ignoranza. Ad esempio, dall'anno 960 circa iniziarono ad apparire statue di santi (statue provenienti dalla cultura romana pagana), preti e monaci cominciarono a radersi come i pagani facevano a Roma, in Germania alcuni vescovi principi presero nuovamente a comportarsi come capi guerrieri barbari e a condurre le loro truppe in battaglia. E, cosa più grave, cosa sono le affermazioni papali e il filioque, se non la rinascita di un'ideologia pagana, che giustifica il potere assoluto degli imperatori romani pagani?

Tutti questi costumi sono stati fatti rivivere dalla Roma pagana oppure dai costumi di tribù teutoniche pagane. È vero che questo stava accadendo all'interno della pratica dell'Ortodossia. Ma significa che anche se potessimo tornare indietro di mille anni fa, dovremmo accettare solo quello che era ortodosso in quell'età. Perché non accettare più semplicemente l'Ortodossia che abbiamo, quella del ventunesimo secolo, a portata di mano, ma usando le nostre lingue occidentali locali e venerando i santi del primo millennio?

Come definirebbe le parole 'arte' e 'civiltà' da un punto di vista ortodosso?

A. P., Felixstowe

Queste sono domande difficili, ma ecco due tentativi. Arte: 'Qualsiasi attività umana o artificiale o un oggetto che ispira l'anima ad amare Dio e amare il nostro prossimo come noi stessi. Per la civiltà, mi piace piuttosto ciò che ha detto la defunta Regina Madre Elisabetta: 'La civiltà è ciò che valorizza l'onore, l'allegria, la cortesia, l'amore per la casa e il paese, la mancanza di autocommiserazione e un senso religioso della idoneità delle cose'. Ma forse a un livello più ortodosso si potrebbe dire: 'Un regno terreno in cui è data  priorità ai valori del Regno dei cieli'.

Il turismo è ortodosso?

I. L., Londra

Solo in quanto si configura come pellegrinaggio, cioè una ricerca della verità dentro di sé, complice ll stimolo esterno del viaggio.

Come definirebbe il purismo?

A. M, Suffolk

Il purismo è una mancanza di discernimento. Per esempio, qualcuno che dice: 'Io non posso andare in chiesa lì, non usano l'olio d'oliva nelle loro lampade, non usano le candele di cera d'api, hanno icone incollate e non verniciate, la loro chiesa non è rivolta a orientale, usano l'elettricità, ecc. E la mancanza di discernimento è meglio conosciuta come stupidità.

Come ortodossi cosa ne pensiamo di re Artù?

R. T, California

Prima di tutto, il 're Artù' non è mai esistito. È esistito solo un capo militare o comandante celtico romanizzato (il 'dux Artorius' dello storico Nennio), che nel VI secolo post-romano combattè con successo contro l'invasione dei pagani germanici. Il resto della storia, la Tavola Rotonda, Camelot, Lancillotto e Ginevra, i cavalieri (sanguinari uomini a cavallo), i castelli, la storia d'amore, è tutto mito.

Il mito è stato inventato e propagato (perché era propaganda) nel XII secolo, agli ordini dei discendenti degli invasori normanni delle isole britanniche.

Volendo giustificare il loro brigantaggio e saccheggio attraverso la leggenda, avevano bisogno di rigettare gli eroi inglesi, re Alfredo e sant'Edmondo, e trovare un rivale per Carlo Magno, l'eroe germanico dei normanni, e così hanno messo alla ribalta 'Artù'. L'ideologia è stata ulteriormente elaborata attraverso il 'Santo Graal', (francese normanno per 'vero sangue' - 'sang reel'). Ciò è avvenuto perché il XII secolo fu l'epoca in cui il cattolicesimo romano, ha privato alla fine i suoi membri del vino che, secondo ciò che era stato detto loro, era il sangue di Cristo, e al posto del pane, del corpo di Cristo, avevano ricevuto un'ostia.

Quindi, tutta questa storia è non ortodossa e per molti aspetti anti-ortodossa.

D'altra parte, ci potrebbe essere qualcosa di ortodosso nella realtà che i celti romanizzati hanno combattuto contro gli invasori pagani. Il problema qui è che noi semplicemente non sappiamo se questa non sia stata una lotta puramente etnica tra due tribù pagane, di celti e di germani, o se i celti lottavano in realtà per mantenere un certo grado di cristianesimo ortodosso contro il paganesimo. Questo dubbio deriva dal fatto che noi non sappiamo quanto fossero in realtà cristianizzati i celti guidati da Artù o da altri. Va detto che il cronista san Gildas, e in seguito il cronista Nennio, ci danno l'impressione che i celti fossero quasi totalmente non cristianizzati, e che in realtà la lotta fu soltanto etnica e non per valori spirituali.

Il cristianesimo, inclusa l'Ortodossia, rivendica di essere universale e tuttavia i cristiani, specialmente ortodossi, criticano la globalizzazione: qual è dunque la differenza tra universalismo e globalizzazione?

G. P., Londra

L'universalità ortodossa è modellata sulla santa Trinità - l'unità nella diversità. È qualcosa che inizia spiritualmente e cresce in modo organico e creativo, dalle radici. La globalizzazione è artificialmente pianificata dall'alto verso il basso e la distrugge, rendendo tutti la stessa cosa.

Perché la Chiesa ortodossa utilizza un calendario diverso da quello che usiamo nella vita di tutti i giorni?

M. G., Colchester

La Chiesa ortodossa continua ad utilizzare il calendario utilizzato dagli apostoli e confermato al primo Concilio ecumenico nel quarto secolo. Non usiamo il calendario secolare, introdotto relativamente di recente e che è tredici giorni in anticipo sul calendario della Chiesa. La nostra fedeltà al calendario della Chiesa significa la nostra fedeltà agli apostoli e la nostra resistenza al conformismo alle mode di questo mondo, che sono letteralmente fuori sincronia con la Chiesa.

Ci può spiegare la forma della croce che è spesso utilizzata nelle Chiese ortodosse?

M. G., Colchester

Molte forme semplificate della croce sono in uso nella Chiesa ortodossa. Quella di cui potrebbe non essere a conoscenza è quella che non è stata semplificata. Questa è la forma storica della croce e si chiama la croce a tre barre. Come forse sapete, Cristo fu inchiodato alla croce e una tavola è stata inchiodata sul suo capo, con le parole 'Gesù di Nazaret, Re dei Giudei' scritte in tre lingue. Questo spiega la barra in alto, come è descritta nelle Scritture. La spiegazione per la barra inferiore è la seguente.

Quando un corpo è inchiodato a una croce, il peso del corpo tira naturalmente il corpo in basso, il risultato è che i polsi si strappano e il corpo cade dalla croce. Per sostenere il peso del corpo, i romani utilizzavano quindi una pedana, che è la barra inferiore. Ora, quando il ladrone sul lato destro di Cristo si pentì - come forse ricorderete in un primo momento lo aveva preso in giro come il ladrone di sinistra - Cristo si rivolse a lui e disse: 'Oggi sarai con me in paradiso'. È in questo momento, mentre si girava, come viene registrato dalle prime tradizioni della Chiesa, che la pedana scivolò in alto alla destra di Cristo. Il fatto che questa barra inferiore si innalzi verso destra è un simbolo per noi oggi dell'essenza del cristianesimo - la necessità vitale del pentimento dell'uomo e quindi del perdono divino.

Qual è la posizione ortodossa sulla contrapposizione tra natura e cultura?

E. L., Colchester

Chiaramente il nostro comportamento e le nostre scelte sono influenzate sia dalla nostra eredità genetica ('natura') sia dal modo in cui siamo cresciuti ('cultura').

Tuttavia, questo dibattito trascura la componente più importante - il nostro libero arbitrio, la nostra libertà umana. Come cristiani, non crediamo in un determinismo in stile tolstoiano. Per esempio, immaginate che siamo nati con un'inclinazione verso il comportamento omosessuale, attraverso un incidente (= peccato ancestrale) di geni o cromosomi.

Questo non significa che siamo obbligati a praticare l'omosessualità. Allo stesso modo, chi è nato con una grande debolezza genetica verso l'altro sesso, non è obbligato a ridursi in schiavitù in una vita di fornicazione e adulterio. Allo stesso modo, se una madre ha avuto la sfortuna di crescere suo figlio come una figlia (la 'sindrome si Oscar Wilde '), il figlio non è obbligato a praticare l'omosessualità, pur avendo il fardello di una madre tanto abusiva.

Allo stesso modo, un bambino di genitori adulteri non è obbligato a vivere secondo il loro peccato. Né il nostro patrimonio genetico, né la nostra educazione, rende qualsiasi cosa inevitabile. Questo trionfo sia sui geni sia sulle tentazioni che potrebbero essere avvenute nella sua educazione è, dopo tutto, la gloria della Madre di Dio, che ha resistito al peccato, rimanendo 'tutta pura'. Siamo chiamati a controllare i nostri geni.

È la nostra libertà che conta, sia la natura che la cultura implicano solo potenziali tendenze, modelli di comportamento, non un inevitabile 'destino'. E la nostra libertà è fortificata dalla preghiera, da una vita di Chiesa (o 'spirituale'). La vita cristiana ortodossa è una vita di libertà, non di riduzione in schiavitù, di Chiesa, non di valori umanistici e laici contemporanei, che di per sé giustificano la peccaminosità, facendo notare che il peccato è 'naturale'. Come cristiani ortodossi crediamo nella caduta, crediamo che la natura umana caduta e peccaminosa ha bisogno di restauro, non di giustificazione. Dobbiamo resistere il peccato nelle tendenze genetiche, nel condizionamento ambientale e nella manipolazione sociale. Attraverso la preghiera e il lavoro dobbiamo essere in controllo sia dei nostri geni sia della nostra educazione, in grado di poterli accendere e spegnere.

In conclusione, anche i nostri geni trasmettono un modello potenziale di peccato, ma siamo chiamati ad usare il nostro libero arbitrio per reprimere i geni, lasciando quelli cattivi dormienti, trasformando la nostra eredità genetica per il regno dei cieli, non per il regno degli inferi.

Qual è la cosa più difficile da imparare per gli occidentali nel diventare ortodossi?

B. Z., Mosca

Senza dubbio è l'umiltà.

Gli occidentali sono cresciuti fin dall'infanzia con un innato orgoglio 'io sono occidentale, dunque sono superiore alle altre persone', 'il mondo mi appartiene'. Essi ritengono di essere la classe dirigente del mondo. Questo è il motivo per cui così tante persone occidentali dicono, 'io non posso diventare ortodosso, perché significa abbandonare la mia cultura'. Quando dicono 'cultura', quello che intendono è l'orgoglio. Alcuni occidentali vogliono sempre essere i capi, al comando, dare ordini, non possono accettare di essere sottomessi ad altre nazionalità con altre lingue e costumi. Questo innato orgoglio culturale e arroganza, la cultura della dominazione che risale a quasi un migliaio di anni fa, significa che fino a quando gli occidentali non vedranno quanto piccoli sono in realtà, non potranno diventare ortodossi, cioè cristiani.

Lei si definirebbe ortodosso 'russo', anche se è principalmente di sangue inglese? E qual è la sua soluzione alla questione della lingua all'interno delle parrocchie - slavonico oppure inglese?

P. B., California

A volte mi definisco ortodosso, a volte ortodosso russo, a volte ortodosso inglese, a volte cristiano ortodosso. Tutto dipende dal tipo di persone con cui mi trovo. Trovo che ortodosso russo è un buon termine da usare di fronte a un pubblico, perché così la gente sa di che cosa si sta parlando (ortodosso = ebreo; ortodosso inglese = strana setta; ortodosso orientale = esotico e strano, probabilmente nemmeno cristiano; cristiano ortodosso = protestante tradizionale). Una volta che dici ortodosso russo, ti stanno ad ascoltare, perché la Chiesa ortodossa russa è forte di 150 milioni di fedeli, perché siamo stati perseguitati (in Russia dai comunisti, in Occidente da quasi tutti). Devi solo spiegare che proprio come cattolico romano non vuol dire che si vive a Roma, ortodosso russo non significa necessariamente russo. Un terzo degli ortodossi russi vivono e sono nati fuori della Russia. All'interno della Russia ci sono 104 nazionalità diverse, la distanza dalla Russia occidentale alla Russia orientale è la stessa di quella che c'è tra la Polonia e la California.

La questione della lingua è una trappola, completamente inutile. Mi ricordo il tempo sprecato per le battaglie per la lingua nelle parrocchie in Europa negli anni '70 e '80. Il diavolo vuole tutto fuorché la preghiera e le funzioni. La gente viene in chiesa a pregare, cioè, per sentire un clima favorevole alla preghiera e per sentirsi la benvenuta. Se c'è l'atmosfera giusta, un russo può venire in chiesa e sentirsi a casa anche se l'intero servizio è in inglese. Se è possibile includere una litania in greco, slavonico, romeno, ecc, tanto meglio. La gente sente l'atteggiamento. In altre parole, non è quello che fai, è lo spirito con cui lo fai, che conta.

I preti ortodossi possono risposarsi secondo i canoni?

D. V., New York

Il Canone XXVI dei Santi Apostoli e il Canone VI del Quinisesto o Sesto Concilio dicono espressamente che solo i lettori possono sposarsi dopo l'ordinazione.

In particolare suddiaconi, diaconi e preti non possono sposarsi dopo l'ordinazione - implicitamente questo esclude un nuovo matrimonio di questi chierici rimasti vedovi.

Sant'Ambrogio di Milano ha scritto nel IV secolo: ' "Se dunque uno è senza rimprovero e marito di una sola moglie" (I Tim 3, 2). Allora chi è l'irreprensibile marito di una sola moglie rientra nella regola per intraprendere il sacerdozio; invece, colui che si è sposato di nuovo non è colpevole di impurità, ma è squalificato dalla vocazione sacerdotale' (Lettera LXIII, 63).

Perché la religione è responsabile di tanta violenza nel mondo?

R. P., Essex

È ora di mettere a tacere questo vecchio mito propagandistico dei laicisti. La religione non è responsabile della violenza. Tuttavia, le persone di mentalità secolare si giustificano sempre tramite qualunque causa nobile, per esempio, la religione. Troverete che usano anche altri alti ideali per la loro auto-giustificazione, per esempio il patriottismo ('l'ultima spiaggia del mascalzone' è usare il patriottismo come giustificazione), la giustizia, la libertà (portando la 'libertà' in Iraq massacrando 100.000 persone e creando un governo fantoccio corrotto, soprattutto per ottenere il controllo delle sue risorse petrolifere), ecc. Se si guarda il lato pratico (la realtà) delle cosiddette 'guerre di religione', crociate e jihad, si troverà sempre che si trattava di questioni di terra, di ricchezza, di risorse (acqua, petrolio, oro, minerali) e quindi di potere. La religione è solo una scusa.

Perché la Chiesa occidentale digiunava al sabato?

L. C. Bristol

In origine, questo non era vero. Per esempio, è registrato che nel quarto secolo a Milano sant'Ambrogio manteneva l'usanza universale di non digiunare il sabato. Questo digiuno era la singolare abitudine della sola Roma e vi fu introdotto certamente già nel terzo secolo. Tuttavia, con i secoli, questo uso provinciale romano (come la rasatura della barba del clero - una sopravvivenza pagana) divenne universale in tutto l'Occidente.

La nostalgia è buona o cattiva?

W. O. Londra

Non possiamo pregare nel passato o nel futuro. Possiamo solo pregare nel presente. Solo il presente ci può dare un senso di eternità (non notando il tempo che passa). In questo modo, si può dire che abitare nel passato (nostalgia) o nel futuro (speculazioni fantasiose) è spiritualmente uno spreco.

È interessante notare che la fonte della nostalgia non è nella perdita di un luogo o di un tempo. È nella perdita di uno stato d'animo. Questo è il motivo per cui tanta nostalgia è legata all'infanzia, quando le nostre anime erano relativamente innocenti. Ciò è dimostrato da coloro che ritornano in un luogo legato alla loro infanzia. A volte può non essere cambiato fisicamente, eppure non siamo in grado di ricatturare quell'atmosfera dell'infanzia. Perché?

Non è perché il posto è cambiato (anche se può essere cambiato), è perché abbiamo perso lo stato d'animo che avevamo nella nostra infanzia. In generale, le persone che hanno avuto un'infanzia disturbata o triste, e hanno perso la grazia della loro infanzia da giovani, non sono nostalgiche.

L'unico senso in cui la nostalgia è buona è quando ci porta al pentimento. Questo avviene attraverso la realizzazione di cui dicevo - che la vera nostalgia è per uno stato d'animo superiore, è la nostalgia per il Regno dei Cieli.

Qual è l'autorità della Chiesa ortodossa? I cattolici hanno il papa, nella Chiesa d'Inghilterra abbiamo i 39 articoli, ma qual'è la vostra?

C. W., Oxford

Lo Spirito Santo.

Perché i sacerdoti ortodossi non possono farsi eleggere alle elezioni politiche?

S. T., Finlandia

Un sacerdote non può rappresentare una parte (un partito).

Quali che siano le sue opinioni politiche personali, deve rappresentare tutti nel suo gregge. Se rappresenta una parte (un partito), allora inevitabilmente allontana alcuni.

Qualcuno dirà: 'Io non ho intenzione di andare in quella chiesa, il sacerdote è un ...'. La Chiesa non deve dividere, deve stare al di sopra della politica, deve rappresentare tutti i credenti ed essi voteranno per tutti i tipi di partiti, che rappresentano tutti verità parziali. I sacersoti appartengono a tutti i partiti, ad eccezione, naturalmente, di quelli atei militanti, designati esclusivamente per i non credenti.

Come possiamo comprendere il comandamento, 'Ama il tuo prossimo come te stesso'. Sicuramente dovremmo odiare noi stessi per i nostri peccati?

C. H., Norfolk

La regola è: 'Odia il peccato, ma ama il peccatore'. In altre parole, noi odiamo i peccati che commettiamo, non noi stessi. Questo perché Dio ha fatto tutte le cose buone. È scritto così nella Genesi. Il peccato è una perversione. Non dobbiamo odiare le cose materiali. Non causano peccato. È il nostro uso perverso o abuso di peccati materiali che è il male, non le cose stesse. Così, noi non odiamo i nostri stomaci, odiamo la gola, non odiamo i soldi, ma l'amore del denaro, ecc.

È chiaro che non dobbiamo odiare le cose materiali in se stesse. In caso contrario, odieremmo il pane e il vino che si trasformano nel corpo e nel sangue, odieremmo l'acqua per il battesimo, l'incenso, le icone, le reliquie di santi e la croce (alcuni li odiano davvero).

L'odio di queste cose è una perversione manichea e un'eresia che si è sottilmente insinuata nella Chiesa in Occidente e poi si è sviluppata nel Medioevo e in seguito, dopo che la gente si era allontanata dalla Chiesa. Questo è il motivo per cui alcuni coltivano sensi di colpa e puritanesimo, cercando di manipolare le persone facendole sentire in colpa. Tutti i tipi di perversioni sono il risultato di quello che è in realtà una eresia.

Il celibato sacerdotale obbligatorio (al contrario del volontariato) ne è un esempio.

Perché i russi hanno cupole a cipolla sulle loro chiese, invece di cupole ordinarie?

J. M., Parigi

Per quanto ne so, il presente modello si è evoluto semplicemente come un modo pratico di fare in modo che la neve cada. Troverete la stessa forma di cupola, solo più piccola, nelle chiese cattoliche in Austria e in Germania meridionale, dove cade molta neve in inverno.

Il Venerabile Beda potrebbe essere considerato un Padre della Chiesa?

I. G., Oxford

Che buona domanda! Nella storia della Chiesa, i Padri sono quelli che sono venuti dopo gli Apostoli e gli "uomini apostolici" come san Clemente di Roma, sant'Ignazio di Antiochia e san Papia di Ierapoli. Credo che coloro che vengono sotto la parola 'Padri' possano essere suddivisi in tre gruppi: Il primo gruppo sono gerarchi che hanno difeso la fede in dogmi. Questi includono: sant'Ireneo di Lione, san Cipriano di Cartagine, sant'Atanasio il Grande, san Basilio il Grande, san Gregorio di Nissa, san Gregorio il Teologo, san Cirillo di Gerusalemme, sant'Ilario di Poitiers, sant'Ambrogio di Milano, sant'Epifanio di Cipro, san Giovanni Crisostomo, san Cirillo d'Alessandria, san Leone Magno, san Gregorio Magno, san Massimo il Confessore, San Giovanni Damasceno, san Fozio il Grande, san Gregorio Palamas e san Marco di Efeso.

Poi ci sono i Padri monastici o ascetici. Questi sono coloro i cui scritti sono letti dai fedeli, per esempio nell'antologia chiamata Filocalia. Questi includono: sant'Antonio il Grande, sant'Efrem il Siro, san Giovanni Cassiano, i santi Barsanufio e Giovanni, san Marco l'Asceta, san Simeone il Nuovo Teologo, san Pietro Damasceno, san Giovanni Climaco, sant'Isacco di Ninive, san Nilo di Tessalonica, san Gregorio il Sinaita, san Dimitri di Rostov, san Tichon di Zadonsk, san Nicodemo l'Athonita, gli anziani di Optina, san Teofane il Recluso e sant'Ignazio del Caucaso.

Naturalmente, ci può essere una sovrapposizione tra questi due gruppi. Così, il grande ispiratore di sant'Atanasio fu sant'Antonio il Grande e san Massimo scrisse molte opere ascetiche, che si trovano nella Filocalia.

Infine, ci sono tra i padri della Chiesa scrittori o insegnanti, o compilatori di opere di altri. Alcuni di questi sono santi che hanno avuto un ruolo provvidenziale nella storia della Chiesa. (Alcuni scrittori della Chiesa, che hanno commesso errori, non sono santi. L'esempio di Tertulliano viene in mente).

Questi scrittori, traduttori o insegnanti ecclesiastici comprendono il beato Girolamo di Stridone, a cui il mondo latino deve le Scritture, il beato Agostino di Ippona, sant'Isidoro di Siviglia e san Beda il Venerabile.

Quindi la risposta alla sua domanda se san Beda è un Padre della Chiesa, parlando in generale, dev'essere 'sì'.

Secondo gli antropologi la razza umana ha avuto origine in Africa. Come lo possiamo conciliare con la storia del Giardino dell'Eden, che era in Mesopotamia?

G. S., Colchester

Quando vi è una contraddizione tra la nostra conoscenza umana e la Bibbia, significa una di due cose - oppure entrambe. O la nostra conoscenza umana (teoria scientifica) è incompleta e quindi errata, o la nostra interpretazione della Bibbia non è corretta, oppure entrambe sono errate.

Per esempio, è vero che l'antropologia attuale dice che la razza umana ha avuto origine in Africa orientale. Ma questo dipende dalla nostra interpretazione dei reperti fossili (questo è controverso e c'è anche il rischio di errori di identificazione e di interpretazione dei reperti fossili). Ciò presuppone inoltre che noi non troveremo altri nuovi fossili che potrebbero cambiare tutto.

Per quanto riguarda la Bibbia, dobbiamo ricordare che ciò che viene registrato nei primi capitoli della Genesi è un resoconto telescopico. Alcuni capitoli coprono migliaia, forse addirittura miliardi di nostri anni umani. Da nessuna parte c'è scritto dove sono stati creati gli esseri umani. Si dice che Dio creò l'uomo e poi piantò un giardino in Eden (che significa 'piacere' o 'delizia') e poi vi 'collocò' l'uomo che aveva formato. In altre parole, anche se sappiamo che il Giardino dell'Eden era tra il Tigri e l'Eufrate (Genesi 2,14), non sappiamo dove Dio formò o creò l'uomo.

Com'è che Dio 'collocò' l'uomo nell'Eden? Non lo sappiamo. Quando? Non lo sappiamo. Dove, esattamente, era l'Eden? Anche questo non lo sappiamo. La Bibbia semplicemente non lo dice (perché non è importante). Forse l'uomo in realtà è stato creato in Africa (anche se secondo Genesi 2, la donna è stata creata nell'Eden). O forse Dio ha creato l'uomo in Mesopotamia. Non lo sappiamo. Ma questa mancanza di conoscenza non è ciò che ci impedirà di salvare le nostre anime. E questo è ciò che è importante.

Qual è la traduzione di 'nous?

H. J., Bristol

Comprensione o percezione spirituale.

Sappiamo quando la prima persona è diventata ortodossa in questo paese nei tempi moderni?

R. T, Colchester

Fino a poco fa avrei detto nel tardo XVIII secolo, con Frederick North (1766-1827), figlio dell'ex primo ministro Lord North. Fu accolto nella Chiesa ortodossa a Corfù (Kerkyra). In seguito fu eletto membro del Parlamento, servì come governatore generale di Ceylon e divenne il quinto conte di Guildford. In Inghilterra stessa ci fu il caso di Stephen Hatherly (vedi Orthodox England 4, 3), che si è unito alla Chiesa ortodossa, probabilmente nel 1854.

Tuttavia, grazie alle ricerche di Misha Sarni (vedi il giornale Sourozh, No 104), sembra che l'onore debba andare a Elizabeth Burton a Londra il 15 agosto 1724. Suo marito greco, Bartholomew Cassano, fu poi ordinato sacerdote a Londra e celebrava in greco e in inglese. Ricevette una dozzina di famiglie inglesi nella Chiesa, tra cui nel 1731 un certo Robert Wright, sua moglie Elizabeth e i loro figli. Padre Bartholomew morì nel 1746.

Tutti e quattro i Vangeli sono stati originariamente scritti in greco?

A. P., Felixstowe

Nella vita di san Demetrio, arcivescovo di Alessandria, si dice che i missionari da lui inviati in India videro l'originale del Vangelo di san Matteo scritto in aramaico. Quello che abbiamo ora è quindi una traduzione, come confermato dagli studiosi.

Tuttavia, sembra che gli altri Vangeli siano stati tutti originariamente scritti in greco.

Perché la confessione è così importante per le Chiese ortodosse?

A. R., Woodbridge

Perché la confessione assicura che facciamo qualche progresso spirituale. Come possiamo fare progressi se non abbiamo la confessione, non riceviamo consigli e, soprattutto, non abbiamo alcun pentimento e non riceviamo l'assoluzione per i peccati che abbiamo commesso? Penso che la vera domanda è perché è la confessione non è così importante al di fuori delle Chiese ortodosse.

Qual è la differenza tra nazionalismo e patriottismo?

A. D., Mosca

Il patriottismo è l'amore per quella parte del mondo in cui per volontà di Dio siamo nati, cioè l'amore per la creazione di Dio. Il nazionalismo è un'invenzione umana artificiale, perché le nazioni sono create dall'uomo. È un sinonimo di mondanità.

Come si fa a distinguere tra chi è ortodosso e chi ha ancora una mentalità da convertito?

F. L., New England

Esistono molti modi. Un modo è quello di chiedere loro se pensano che, a parte la domenica mattina, la liturgia ortodossa abbia alcuna importanza. Troverete che i convertiti da un background non ortodosso tendono a pensare che l'Ortodossia è limitata a uno spazio per Dio la domenica mattina, che non copre tutta la nostra vita e che le funzionui, a parte l'Eucaristia, non sono importanti.

Ciò deriva da una visione protestante del mondo, che limita la 'salvezza' a una o due ore la domenica mattina, quando dovremmo apparentemente sentirci bene con noi stessi (questo è orgoglio), e dall'idea che nessuna preparazione per la liturgia è necessaria (digiuno, preghiera quotidiana, servizio dela Veglia). In realtà, il cristianesimo ortodosso, la Chiesa, è un modo di vita, altrimenti non è nulla. Come preghiamo alla piccola litania: 'affidiamo tutta la nostra vita a Cristo Dio'.

Perché ci sono diverse società ecumeniche, i cui membri sembrano ammirare l'Ortodossia e tuttavia in realtà non entrano nella Chiesa ortodossa?

M. F., Londra

Esistono società di ammirazione dell'Ortodossia. Ma l'ammirazione è come essere innamorati, senza essere sposati. Il matrimonio è la vita. Molte persone che credono di essere 'innamorate', si sposano e divorziano in fretta. Sono innamorate di un'illusione, non della vita. Così è con la Chiesa. Sono sempre molto scettico sui visitatori che vengono in chiesa e ammirano solo il 'canto' o 'l'incenso'. Non hanno capito nulla circa la natura del vero cristianesimo e della Chiesa di Cristo.

In sostanza, la ragione di questo fenomeno è la stessa che per il fenomeno di persone che vanno in vacanza in un paese estero, lo amano, e poi, quando l'occasione arriva, vanno a viverci, ma lo odiano, a tornano in Inghilterra molto rapidamente. In altre parole, queste persone confondono il turismo con l'immigrazione.

In un certo senso, è meglio che tali ammiratori, 'turisti spirituali' e 'avventurieri' non si uniscano alla Chiesa ortodossa. Non diventeranno ortodossi, perché la loro conoscenza della Chiesa è illusoria. Ecco perché è così importante, per le persone che desiderano unirsi alla Chiesa, disimparare prima tutte le loro illusioni. Ho visto tanti casi tragici di anglicani, in particolare, che sono stati accolti nella Chiesa ortodossa, quando non avrebbero dovuto esserlo. Durano per un breve periodo e poi vanno sempre via. Un fuoco di carta brucia intensamente per breve tempo e poi, quando finisce il carburante, la fiamma si spegne. Rimane solo cenere fredda. Non sono mai stati pronti, mai preparati. Lasciateli ammirare dall'esterno, non vogliono prendere la croce della realtà vivente nella Chiesa, e vivere in Cristo. Come diceva padre Sofronio (Sacharov) agli anglicani: 'la Chiesa fa male'.

Perché nella Chiesa russa i patriarchi indossano mantie verdi, i metropoliti e gli arcivescovi mantie blu e i vescovi ordinari indossano mantie porpora?

A. P., Felixstowe

I vescovi indossano mantie purpuree, perché questo è il colore reale e vescovi sono principi della Chiesa.

Ho dovuto chiedere in giro per rispondere al resto della domanda, perché non ne avevo idea. Ecco la risposta: dato che verde è il colore dello Spirito Santo e quindi dei profeti e i profeti sono associati con i patriarchi dell'Antico Testamento, sembra che il verde sia usato per indicare l'aspetto profetico dell'officio del patriarca. Il blu è il colore del cielo, ed è indossato da metropoliti e arcivescovi a dimostrare che essi dovrebbero essere sopra le cose del mondo e rappresentare l'autorità celeste sulla terra.

Fanny è un nome ortodosso?

A. T., Colchester

Sì. È un'abbreviazione di Stephanie.

Ava è un nome ortodosso?

R. T., Colorado

Sì. Per quanto ne so, è una forma di Eva.

Che cosa è esattamente un archimandrita?

P. B., Leeds

In origine significava il capo di un monastero ('mandra'). Pertanto, il significato originale era un abate, un uomo di età matura e profondità spirituale.

Sfortunatamente, il termine è stato svalutato negli ultimi secoli, e ho incontrato sacerdoti greci di 22 anni con questo titolo! Nella Chiesa russa tende a mantenere il significato originale, portato in Russia dai greci nel X secolo. Tuttavia, è vero che in tutte le Chiese ortodosse locali i titoli (metropolita, arcivescovo, protopresbitero, arciprete ecc) e le onoreficenze (la mitra, ecc) sembrano essere stati gonfiati e svalutati.

L'eccezione è il termine 'papa' o 'pope'.

In origine, questo termine era utilizzato per qualsiasi sacerdote o vescovo.

Attualmente, nelle Chiese ortodosse è ancora usato per qualsiasi sacerdote (il greco 'papas', lo slavo 'pop', che in russo è dispregiativo, in serbo rispettoso), ma solo per un singolo vescovo - il patriarca di Alessandria. In Occidente, il termine divenne ben presto limitato all'utilizzo per qualsiasi vescovo. Dal secolo XI divenne ancora più ristretto e da utilizzare - per diritto canonico - solo per il papa di Roma.

Come si fa a sapere quando qualcuno è in uno stato di prelest (illusione) oppure no?

P. A., California

Ecco una risposta molto migliore di quella che posso dare io, è tratta dal libro del 1991, Asceti contemporanei del Monte Athos, dell'archimandrita Cherubim, Vol. 1, pp 265-268.

'Più in alto sale l'uomo, più sono i pericoli a cui è esposto, in particolare quando è privo di una guida spirituale esperta in grado di "discernere gli spiriti" (1 Gv 4, 1)'. Questo è ciò che è accaduto ad un monaco del monastero di san Saba, di nome Callistrato. Per 40 anni aveva lottato nell'ascetismo, pieno di zelo divino, sia nel monastero di san Saba sia in altre regioni desertiche della Palestina, come nella grotta nella "Koraki" vicino al Monte Nebo, il monte dove è sepolto Mosè. A dispetto delle sue molte vittorie e conquiste sul nemico invisibile, verso la fine della sua vita egli cadde nella delusione. Accettò come proveniente da Dio un'attività demoniaca che lo visitava al momento della preghiera e portava un certo disturbo al suo essere.

Diciamo, per esempio, che si serviva il Mattutino, quando improvvisamente gli altri monaci videro padre Callistrato che tremava e si agitava. Nelle osservazioni e discussioni a riguardo, era pronto a difendersi e sostenere che queste manifestazioni erano dovute ad abbondanti visitazioni della grazia divina. Citava anche il versetto di Giovanni 11, 33: "Quando dunque Gesù la vide piangere (Maria), e anche gli ebrei che erano venuti con lei, gemette nello spirito e si turbò".

Si tratta di un'abitudine di coloro che sono ingannati di difendere la loro illusione o eresia per mezzo di citazioni scritturali. La stessa cosa è fatta dai pentecostali eretici, che tremano violentemente nei loro corpi e cadono e rotolano per terra, credendo che lo "Spirito Santo" li stia visitando con potenza.

'I padri del monastero furono fortemente scandalizzati da questo avvenimento. Lo ammonirono e gli chiesero di correggersi, ma non avevano il potere spirituale per convincerlo che era coinvolto in una delusione. Egli, pur ritenendo che il tremore venisse dall'azione della grazia divina, non era immune da occasionali dubbi. Avendo sentito parlare della perspicacia dell'anziano athonita Daniele, decise di chiedere il suo parere.

'Il 28 marzo 1911, preparò una lunga lettera e la inviò a Katounakia. In essa egli descrisse la sua situazione in dettaglio, e  anche lo stato scandalizzato dei fratelli, che non erano in grado di discernere i segni della Grazia ... Infine, gli chiese di indicare un modo per evitare questo scandalo.

'Il 2 aprile il saggio anziano di Katounakia preparò la sua risposta. In essa egli parla a lungo dei movimenti che sono dovuti alla grazia divina e dei movimenti irragionevoli e dei disturbi che vengono dalla delusione. Con forti argomenti gli dimostrò che i suoi "strani movimenti e contorcimenti del corpo" non erano di origine divina. Gli spiegò anche i prerequisiti per la "comunione di grazia senza inganno" - vera rinuncia al mondo, perfetta sottomissione e devozione a un anziano esperto, completo taglio della propria volontà; sopportazione senza lamenti di tutte le tentazioni naturali, adempimento indefettibile della regola monastica quotidiana, confessione pura... Gli ricordò i consigli dei grandi padri ascetici, e soprattutto di san Gregorio il Sinaita: Al momento della preghiera non accettare alcuna luce o fuoco o forma di Cristo o angelo, ma preserva la mente incolore, informe, priva di immaginazione. L'apparizione della grazia divina come "luce che albeggia" o "esultanza con tremore " è nota ai demoni malvagi, che presentano imitazioni a "quelli non del tutto puri", portandoli fuori strada senza che lo percepiscano. Dove non c'è guida che non si inganni, la presenza di veri segni della grazia in un lottatore può portare in seguito alla delusione. Il nemico sa come ingannare uno e portarlo via "di nascosto". Il serpente maligno è in grado di distorcere il nobile lavoro della preghiera mentale. È possibile pensare di essere diventato un esicasta quando si è effettivamente diventato un fantasista e un giocattolo degli spiriti maligni.

'Egli sottolinea ancora una volta che con l'azione della grazia un uomo diventa sobrio, tranquillo, indisturbato in anima e corpo e riverente. Spesso il corpo sarà completamente immobile, mentre la mente è trasportata in ascensioni divine e contemplazione. "Durante il tempo della preghiera, i corpi di molti santi, quando erano visti da altri uomini virtuosi, apparivano come morti, e immobili, e quando questa azione divina cessava, rinvenivano". I santi non mostravano mai movimenti come i suoi, che provocavano solo scandalo e non profitto.

'In un paragrafo della lettera, l'anziano Daniel fa un'osservazione divertente: "Se pensa, padre Callistrato, che il suo comportamento sia corretto e irreprensibile, lasci che gli altri sessanta padri del vostro monastero lo imitino e comincino a tremare e contorcersi durante i servizi e le liturgie, e immagini cosa sarebbe succederebbe!"

'Egli sottolineò anche un'altra regola, che la grazia divina che dimora nel cuore di un portatore di Dio solitamente lo visita e agisce in lui non quando è tra gli uomini, ma in solitudine, nella cella o nel deserto.

'Dopo che l'anziano illuminato da Dio ebbe terminato di dimostrare per mezzo di molti argomenti la sua delusione, finalmente, in modo da non sottoporlo al pericoloso spirito della tristezza, gli fornì il balsamo della consolazione.

'Non si stupisca del suo errore', gli scrisse. 'Carissimo, io non la rimprovero  per questo. Solo Dio è infallibile e invincibile. Vediamo che anche molti santi sono caduti in tali aberrazioni, ma Gesù nel suo amore per gli uomini non li ha abbandonati in tale illusione, ma li ha salvati in un modo meraviglioso.

'Reverendo padre, san Cirillo di Philotheos non è stato forse un Padre santo ed esperto? Eppure, alla fine della sua vita terrena, non è vero che cadde in una delusione terribile? Ma il Dio di ogni bontà non lo abbandonò fino alla fine, ma lo salvò in un modo meraviglioso. '"Abba Gherassimo, san loannichio il Grande e sant'Agostino non sono forse caduti dall'ignoranza nell'eresia della fede erronea? La Provvidenza di Dio li ha però liberati, e oggi sono onorati e glorificati dalla Chiesa. Così come non sono stati abbandonati, ed ebbero altre virtù meravigliose, così lei, mio amato anziano, uscirà vincitore'.

È vero che il battesimo può essere somministrato al di fuori della chiesa?

S. T., Londra

Naturalmente, è vero. Infatti, cinque dei principali sacramenti possono essere somministrati al di fuori della chiesa. Il battesimo e la cresima possono avvenire nei fiumi, al mare, nelle case, negli ospedali, sul campo di battaglia, ecc; l'unzione avviene regolarmente in ospedali e ospizi; la confessione può avvenire ovunque (io ne ho fatta una nel retro di un taxi), e il matrimonio può avvenire al di fuori di un edificio della chiesa (so di sacerdoti che nella Russia sovietica ne facevano regolarmente nelle case e nelle foreste).

Tuttavia, gli altri due sacramenti principali sono collegati con l'altare, vale a dire l'ordinazione, e il suo risultato, l'eucaristia (anche se naturalmente la comunione è spesso data ai malati nelle case e negli ospedali, ecc). Questo fatto si riflette nella pratica liturgica: tutti i sacramenti, eccetto l'eucaristia e l'ordinazione, normalmente avvengono nel corpo o navata della chiesa, gli altri due si svolgono all'interno dell'iconostasi, perché sono legati alla sacra mensa nell'altare.

Perché gli ortodossi non studiano i Padri? Parlano molto di loro, ma non sembrano leggerli. E tutti i migliori libri sui Padri sembrano essere stati scritti da anglicani e cattolici.

J. E., Oxford

Gli ortodossi non studiano: noi viviamo. La Tradizione espressa dai Padri è quella della Chiesa e poiché la Chiesa è viva, stanno ancora apparendo nuovi Santi Padri che vengono canonizzati. Si studiano le cose quando solo sono morte e coperte di polvere nei musei. Noi li viviamo. Per esempio, so di un ortodosso che ha due lauree di dottorato, ma è una delle persone più fredde e più scoraggianti che abbia mai incontrato. Preferirei molto essere una delle giovani madri tra i nostri parrocchiani. Non hanno pretese, poche conoscenze di libri, ma sono dieci volte più calde e più ortodosse, più cristiane, che il convertito con i suoi due dottorati.

Sono stato a una liturgia ortodossa a livello locale e, anche se ho visto molto di positivo, ho scoperto che non era affatto interattiva. Voglio dire che a parte il sacerdote e un corista, le altre decine di persone non avevano nulla da fare. È normale?

W. L., Norfolk

Credo che la sua domanda indichi che proviene da un ambiente anglicano o di altri protestanti.

Nelle vostre chiese, si è abituati a un approccio 'interattivo' allegro ed emotivo, o almeno uno in cui ci si alterna tra stare in piedi, seduti e cantare inni. Pertanto, per voi, il culto ortodosso deve sembrare piuttosto noioso e passivo. La ragione di questo è che gli ortodossi si comportano come nella Chiesa antica, che ha avuto inizio più di diciannove secoli prima cominciasse la 'cultura del divertimento' della fine del ventesimo secolo. Questo significa che quando gli ortodossi vengono in chiesa, vengono a pregare, nella sobrietà, senza emotività. E pregare è la cosa più difficile di tutte. Ecco perché, purtroppo, molti ortodossi vengono tardi in chiesa o stanno solo per un breve periodo di tempo, accendono una candela, dicono una preghiera e se ne vanno.

D'altra parte, l'ethos protestante richiede di essere intrattenuti, come si può vedere chiaramente nel tele-evangelismo negli Stati Uniti. Così si arriva in tempo e si esce alla fine, come al teatro o al cinema. Questo ethos è estraneo alla Chiesa ortodossa. Nell'Ortodossia, se non veniamo in chiesa a pregare, allora non veniamo affatto.

Quindi, per rispondere alla sua domanda, se le decine di persone del gruppo che ha visitato non avevano 'nulla' da fare, questo non è normale. Avrebbero dovuto essere in preghiera!

La radio ortodossa Ancient Faith Radio è buona?

T. N., Seattle

Dal momento che sembra essere fatta da convertiti per convertiti (tutti di provenienza protestante), penso che sia ottima se si proviene dal mondo protestante e si è interessati alla Chiesa e alla fede ortodossa.

Tuttavia, credo che per gli ortodossi che già vivono all'interno della Chiesa ortodossa, sia di minor valore.

Quali Chiese ortodosse locali hanno lasciato il Consiglio Ecumenico delle Chiese?

A. L., Londra

Quella bulgara (nel 1998), quella georgiana (nel 1997) e, dallo scorso anno, quella cecoslovacca (anche se l'ultima resta un membro associato). Tuttavia, va notato che tutte le Chiese slave che sono ancora membri sono ora membri su una base diversa da quella di prima, più riservata.

Spiritualmente parlando, che cosa è la demenza?

S. C., Felixstowe

Sono sicuro che ci sono molte cause, ma, per esperienza personale, credo che una delle cause possa essere una mancanza di pentimento. La demenza è talvolta consentita in modo che la sua vittima e quelli che le stanno intorno possano pentirsi per un peccato senza pentimento. È un'opportunità di tempo supplementare concessa per il pentimento. Naturalmente, ci sono molte altre cause e non intendo accusare nessuno.

Ci sono tipi di convertiti che hanno particolari problemi di integrazione della Chiesa ortodossa?

L. K., Brighton

Nella mia esperienza, sono le persone che vengono da ambienti settari (protestanti) che hanno le maggiori difficoltà. I cattolici romani tendono a integrarsi più facilmente. Purtroppo, i protestanti spesso, ma non sempre, portano con sé una mentalità settaria nella Chiesa. Questo è il motivo per cui i gruppi di convertiti in paesi protestanti come il Regno Unito e gli Stati Uniti tendono a essere molto divisivi, a litigare sempre tra di loro (su internet, per esempio) e non appena fondati a dividersi, come abbiamo visto in questi ultimi anni, in diversi gruppi. Chiaramente, una Chiesa locale non può essere costruita su tali fenomeni marginali come le divisioni settarie.

Credo che l'origine di tutto questo sta nel fatto che i protestanti (tra cui gli anglicani, che sono protestanti) non riconoscono un'autentica autorità episcopale. Non capiscono che la Chiesa è una gerarchia. La loro idea è: 'Non sono d'accordo con X, quindi me ne vado a iniziare la mia chiesa'. Questo è anche il motivo per cui sono ossessionati dalle 'parrocchie' e dalle 'riunioni parrocchiali' (nel senso protestante 'democratico', non nel senso gerarchico ortodosso del termine parrocchia). È fondamentale, pertanto, che i gruppi di convertiti abbiano una presenza episcopale canonica, permanente, nel paese in cui vivono e un senso di lealtà e obbedienza alla Chiesa locale alla quale appartengono e alle sue tradizioni. In caso contrario, i gruppi di convertiti cadono a pezzi, come abbiamo visto nel caso della vecchia diocesi di Sourozh.

Perché la tavola della preparazione dei doni è sempre sul lato sinistro dell'altare e non, per esempio, sul lato destro?

D. W., Canada

Questo è perché il lato sinistro, visto da davanti alla santa mensa, è il lato della Madre di Dio. Fu nel suo corpo che il corpo di Cristo, anzi tutta la sua natura umana, è stato 'preparato' per il sacrificio.

Cosa vorrebbe dire a una giovane coppia di ortodossi che vivono insieme e non si sposano in chiesa?

S. B., Londra

Tra le altre cose, potrei dire:

'Sapete come siano molto diverse, quasi incompatibili, le psicologie e le aspettative di uomini e donne. Pensate seriamente che si possa riuscire a vivere insieme, andare d'accordo senza litigi disastrosi, lavorare, pagare le bollette e anche educare i figli, senza la forza a noi data per grazia di Dio nel sacramento del matrimonio? Per secoli questa grazia è stata il motivo principale per cui la maggior parte delle coppie è riuscita a stare insieme e crescere i propri figli. Non rendete qualcosa di già duro come il matrimonio ancora più difficile per voi. Non privatevi di sostegno. Sarebbe come punirvi da soli'.

Come ha fatto il frutto citato nella Genesi, che ha causato la caduta di Adamo ed Eva, a essere identificato con una mela?

D. L., Suffolk

Ho letto che è a causa di un errore di traduzione. Sembra che la parola greca (e quella latina) per questo frutto possa significare, tra le altre cose, una mela; anche le parole latine per 'male' e 'mela' sono molto simili. A quanto pare, tuttavia, le mele hanno avuto origine in quello che oggi è il Kazakistan. Ho anche letto che il frutto originale potrebbe essere stato una pesca - ma questa è semplicemente un'altra traduzione di un'altra parola greca.

Forse un più probabile frutto originale è il fico - da qui l'uso di foglie di fico per la copertura.

Perché l'imperatore Costantino spostò la capitale romana a Bisanzio?

A. P., Felixstowe

Roma era troppo provinciale, troppo isolata dal centro della cristianità. Era troppo lontana in Occidente e aveva già perso molto del suo potere prima di Costantino. Con il regno di Diocleziano nel 284 e la tetrarchia Milano era già diventata molto più importante di Roma in Italia. Treviri aveva assunto la maggiore importanza nel nord Europa. Costantino, che aveva intenti di unione, aveva bisogno di trovare un posto più centrale, vicino ai centri della cultura e del commercio. Il latino era solo la lingua dell'amministrazione, il greco era la lingua della cultura e del pensiero - era l'inglese del periodo. Alessandria, di lingua greca, era la capitale culturale del mondo romano e non certo Roma.

Pertanto, Costantino guardò all'Asia Minore, in effetti a Troia, che era molto più centrale - come Cesare aveva già fatto prima di lui. Era anche interessato all'Asia, perché il cristianesimo è asiatico, non europeo.

Il problema con Troia era che, pur essendo un porto, non aveva buoni collegamenti per i trasporti verso l'Europa. Per questo guardò al porto di Bisanzio, sul bordo stesso dell'Europa, che dominava l'ingresso sul Bosforo al Mar Nero. Aveva un punto di ingresso strategico chiamato il Corno d'Oro, ottimi collegamenti con tutta l'Europa ed era a pochi minuti di distanza in barca dall'Asia. Questo è il motivo per cui l'aquila bicipite, che guarda a est e a ovest, fu adottata come simbolo dell'Impero cristiano ortodosso.

L'altro problema con Roma era il suo carattere essenzialmente pagano, idolatra. Ogni edificio aveva una connessione idolatra e nulla poteva essere toccato, perché tutto era considerato storico. Inoltre, questa mentalità era forte tra i suoi cittadini. Il paganesimo romano era così forte che fino alla fine del II secolo i cristiani romani erano soprattutto immigrati di lingua greca. È un po' come oggi in Europa occidentale, dove i cristiani per la maggior parte sono immigrati provenienti dall'Europa dell'Est, o altrimenti dall'Africa. Probabilmente, è stato questo paganesimo locale che alla fine e molto più tardi ha trascinato in basso il papato romano e gli ha fatto abbandonare la Chiesa attraverso la sua ideologia del cattolicesimo romano.

Gli ortodossi non usano il termine accademico di Bisanzio, che era una piccola città portuale pagana, con una popolazione massima di 30.000 abitanti. Nel giro di cento anni dalla fondazione della nuova capitale e dalla sua ridenominazione, la sua popolazione era salita a 500.000. Fino al XV secolo, il nome usuale per la capitale cristiana non era nemmeno Costantinopoli, ma Nuova Roma.

Qual è l'autorità del padre spirituale nell'Ortodossia contemporanea?

E. J., Londra

Io non sono appassionato di questo termine 'padre spirituale' al di fuori del contesto monastico. Esso sembra essere utilizzato in questo paese dai convertiti nel senso del termine eterodosso 'direttore spirituale'. Sarebbe meglio che noi usassimo il termine 'confessore'. Inoltre, trovo inquietante che qui e in USA in particolare, ci sono alcune persone che si ergono a 'padri spirituali', di fatto 'guru', e utilizzano questo ruolo come scusa per opprimere gli altri nei loro orgogliosi culti di adorazione della personalità. Troverete generalmente che sono di provenienza non ortodossa e che anche le loro vittime sono tutti convertiti. È ancora un altro classico caso di un errore eterodosso trascinato nella Chiesa dal di fuori.

Mi sono imbattuto in diversi casi di tale bullismo settario in tutte le giurisdizioni, sia canoniche sia non canoniche, sia qui sia negli Stati Uniti. Il bullismo consiste spesso nel fare sentire gli altri in colpa. Questa è una classica tecnica di colpa, controllo mentale e manipolazione protestante (Chiesa anglicana alta, evangelica e carismatica) e anche cattolica romana. Nella vera Ortodossia sperimentiamo la libertà. L'obbedienza al confessore è sempre puramente volontaria. Noi siamo figli e figlie di Dio, non schiavi (anche se un traduttore in America traduce sempre 'servo di Dio' erroneamente come 'schiavo di Dio' - indicazione del suo stato di illusione). Il confessore autentico consiglia e suggerisce, non impone, ma attende fino a quando il cuore è pronto. Coloro che cercano i guru generalmente abbandonano i loro confessori perché cercano di asservire se stessi a un guru, e scappando via e lasciando la Chiesa ortodossa, come capita.

Qual è l'origine dei digiuni del mercoledì e del venerdì?

T. L., Colchester

I giudei osservanti (Lc 18, 12) digiunavano due volte alla settimana, il martedì e il giovedì, con il loro 'giorno santo' al sabato. Il giorno santo cristiano è il giorno dopo, il giorno della risurrezione, la domenica.

Allo stesso modo, i giorni di digiuno sono distinti da quelli ebrei antichi. Si osserva il venerdì perché questo è il giorno della crocifissione e il mercoledì perché è il giorno in cui Giuda tradì Cristo, come ricordano il beato Agostino e molti altri Padri della Chiesa. L'usanza del digiuno del mercoledì e del venerdì è registrata nel capitolo VIII della Didachè, 'L'insegnamento dei Dodici Apostoli', probabilmente scritto alla fine del primo secolo.

Quando sono iniziate le Messe basse (non cantate)?

D. P., Colchester

Secondo il professor Colin Morris, nel suo libro La monarchia papale (p. 299), la prima data registrata di tali "messe basse" è il 1140.

Mi è stato detto che il comunismo non sarebbe mai venuto in Russia, se non fosse stato per l'Ortodossia. Pensa che questo sia vero?

N. S., Portogallo

Questa suona come tipica propaganda anti-ortodossa. Bisogna guardare a tali dichiarazioni nel contesto generale. Ad esempio, si potrebbe dire che il fascismo non poteva che sorgere nei paesi cattolici romani con il concetto di papismo infallibile. Sia Napoleone sia Hitler erano cattolici - entrambi hanno cercato di invadere la Russia - e ne sono stati distrutti. Pertanto, si potrebbe dire che il cattolicesimo genera il fascismo.

Per quanto riguarda il protestantesimo, si potrebbe dire che ha generato il genocidio da parte dell'imperialismo occidentale dei popoli indigeni non europei, per esempio degli 'indiani' del Nord America, che, se per caso sopravvivevano ai massacri, erano ammassati a mano armata in 'riserve' (in realtà, campi di concentramento).

Si potrebbe anche dire che il moderno protestantesimo sta dietro il nuovo puritanesimo del femminismo fanatico, dell'ecologia neo-pagana, della correttezza politica, del moderno capitalismo di sorveglianza, dell'intrusione e dello sfruttamento di altri paesi. In definitiva, porterà alla fine del mondo.

Il fatto che ortodossi occidentalizzati e decaduti abbiano introdotto il comunismo in Russia e in Europa orientale, dice solo che il concetto di paradiso in terra è ortodosso. Il comunismo è stato il cristianesimo senza Cristo, Dio senza amore, vale a dire, l'inferno sulla terra, in altre parole, il contrario dell'Ortodossia, l'Ortodossia capovolta. L'ideologia occidentale del comunismo è venuta in Russia, solo perché gli occidentali e gli occidentalizzati (ortodossi decaduti) ve lo hanno portato. Se la Russia fosse stata ortodossa, come lo era stata prima della occidentalizzazione di Pietro I, non sarebbe mai diventata comunista. Il comunismo è venuto in Russia, nonostante l'Ortodossia, non a causa di essa. È per questo che una rivoluzione violenta, la guerra civile, l'esilio dell'élite e il finanziamento occidentale erano necessari peché il comunismo trionfasse.

Pensa che molti anglicani diventeranno ortodossi negli anni a venire?

N. W., Bury St. Edmunds

No.

Prima di tutto, la nostra missione è verso gli ortodossi, qualunque sia la loro nazionalità. Inevitabilmente, naturalmente, la nostra missione attirerà anche alcuni tra il 95% della popolazione locale che è privo alcuna affiliazione religiosa. Con alcune eccezioni, la maggior parte del 5% di anglicani e cattolici rimarranno quello che sono. In generale, la maggior parte degli anglicani e cattolici che sono attratti all'Ortodossia tendono a esservi attratti per le ragioni sbagliate, cioè per ragioni negative, perché sono scontenti di ciò che hanno. Questo non è affatto un buon motivo per unirsi alla Chiesa ortodossa. Queste persone spesso non diventano buoni ortodossi, ma sono piuttosto instabili, guardano continuamente indietro ai loro giorni pre-ortodossi e non trasmettono la fede ai propri figli. Come possiamo vedere da alcuni gruppi molto piccoli di tali persone che sono entrate nelle Chiese ortodosse in questo paese, tendono a non diventare ortodossi, ma restano ex-anglicani o ex-cattolici, piuttosto che essere realmente ortodossi e vivere l'Ortodossia.

Mi è stato detto che la Chiesa ortodossa è più conservatrice di altre Chiese. È così?

B. J., Colchester

Penso che questo sia in realtà molto fuorviante. Sotto certi aspetti - i preti sposati, l'importanza dei laici, la libertà di muoversi durante le funzioni, ecc - siamo molto più liberali di altre Chiese. Il punto è che non siamo conservatori, ma Tradizionali (con la T maiuscola, perché seguiamo 2000 anni di Tradizione) e la Tradizione è sempre radicale e nuova, perché ispirata dallo Spirito Santo.

Sono confuso su san Giacomo. Nella Chiesa d'Inghilterra avevamo san Giacomo il Minore e san Giacomo il Maggiore. Sembra che nella Chiesa ortodossa ci siano tre san Giacomo dei tempi apostolici. Può spiegarlo a un ex-anglicano disorientato?

R. S., Londra

1. Uno dei Dodici (da qui il titolo 'il Maggiore'), san Giacomo 'il Maggiore' è commemorato dalle Chiese ortodosse il 30 aprile come san Giacomo, figlio di Zebedeo il pescatore e fratello di san Giovanni il Teologo. Vide la trasfigurazione sul monte Tabor, andò in Spagna, fu decapitato a Gerusalemme nel AD45 e più tardi le sue reliquie furono ripresi a Santiago (spagnolo per san Giacomo) in Spagna (è commemorato il 25 luglio nel cattolicesimo romano e nelle sue denominazioni associate).

2. San Giacomo 'il Minore' è un 'fratello' (ovvero fratellastro) del Signore e uno dei Settanta (da qui il titolo' il Minore'). È commemorato dalle Chiese ortodosse il 23 ottobre. Figlio di Giuseppe dal suo primo matrimonio, accompagnò il Cristo bambino in Egitto (come si può vedere sulle icone della fuga in Egitto), era rinomato per i suoi digiuni, scrisse l'Epistola, e la prima liturgia, che nonostante la sua lunghezza è ancora celebrata una volta all'anno in alcuni luoghi. Fu il primo 'vescovo' di Gerusalemme e governò la sua sede per 30 anni. Anche gli ebrei lo chiamavano 'Giacomo il Giusto'. Tuttavia, fu martirizzato dagli ebrei a Gerusalemme nell'anno 63 (è commemorato il 1 maggio nel cattolicesimo romano e nelle sue denominazioni associate, insieme con l'apostolo Filippo, perché le loro reliquie furono poi poste insieme in un santuario a Roma).

3. San Giacomo, figlio di Alfeo, è uno dei dodici apostoli. È il fratello dell'apostolo Matteo e fu crocifisso in Egitto. È ricordato dalle Chiese ortodosse il 9 ottobre (è confuso dal cattolicesimo romano e dalle sue denominazioni associate, che hanno perso le tradizioni dall'Oriente, dove egli visse e operò, con san Giacomo il Minore).

La confusione e la fusione di san Giacomo 'il Minore' con san Giacomo di Alfeo nell'anglicanesimo sono state ereditate dal cattolicesimo romano. Proviene dal loro abbandono delle tradizioni iniziali, presenti nei Padri attraverso quasi tutto il primo millennio in Occidente e nella Chiesa ortodossa di oggi.

Quali sono gli insegnamenti della Chiesa ortodossa rispetto a quelli della Chiesa d'Inghilterra?

D. B., Colchester

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo rivolgerci alla storia. La Chiesa ortodossa è la Chiesa e la fede degli Apostoli, dei tempi antichi. Tutto ciò che non si trova nella Chiesa ortodossa è arrivato più tardi nella storia. Se vi va il paragone, la Chiesa ortodossa è come una nonna, il cattolicesimo romano è come una madre e la Chiesa d'Inghilterra è come una nipote. Ovviamente, anche se una nipote è diversa sia da sua nonna sia da sua madre, eredita anche alcune cose da sua madre e perfino da sua nonna. Così, per fare un caso evidente, quando i membri della Chiesa d'Inghilterra dicono che adorano Dio, questo è dovuto al fatto che hanno ereditato questa fede della Chiesa ortodossa, la loro nonna, attraverso il cattolicesimo romano, la loro madre. Pertanto, alcune delle credenze della Chiesa d'Inghilterra, per esempio, che Dio è la Santa Trinità, che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, sono credenze che risalgono alla nonna, la Chiesa ortodossa. Ha ereditato altre credenze da sua madre, il cattolicesimo romano. Eppure altre credenze sono spuntate solo nel XVI secolo, quando la Chiesa d'Inghilterra è nata dalla Riforma e ha lasciato il cattolicesimo romano. Queste credenze successive sono fondamentalmente negazioni di credenze cattoliche romane nel Medioevo e quelle credenze pertanto non vengono condivise dalla madre cattolica. Tuttavia, non sono condivise neppure dalla nonna ortodossa, perché la Chiesa ortodossa, la nonna, non ha mai accettato quello che ha accettato la figlia, il cattolicesimo romano.

Si può dire che tutto ciò che è diverso dalla Chiesa ortodossa nel cattolicesimo romano e nella Chiesa d'Inghilterra viene da modifiche apportate alla fede dopo il primo millennio. Tutto ciò che è condiviso tra tutti viene da cose che la Chiesa cattolica romana e la Chiesa d'Inghilterra hanno mantenuto e conservato dalla Chiesa ortodossa, dal primo millennio. In questo senso la Chiesa ortodossa può dire al cattolicesimo romano e alla Chiesa d'Inghilterra: 'Noi siamo il vostro passato'.

C'è una santa Penelope?

P. V., Londra

No. Ma poiché Penelope era il nome pagano della grande martire Irene, potrebbe prendere santa Irene come sua santa patrona.

Come possiamo sistemare un angolo delle icone nelle nostre case?

D. I., Southend

Le icone dovrebbero, se possibile, essere da qualche parte sul muro a est (dove sorge il sole di giustizia), sia al centro della parete, o, meglio, negli angoli a sud-est o a nord-est. Sul lato destro ci dovrebbe essere un'icona del Salvatore, a sinistra l'icona della Madre di Dio. L'icona della famiglia, se ne avete una, dovrebbe essere a destra del Salvatore. Icone di altri santi patroni possono essere poste in altri punti, ai lati delle altre icone o al di sotto di loro, ma non al di sopra di loro. Questo modello imita quella dell'iconostasi in chiesa. Alcuni devoti hanno in realtà una sorta di 'iconostasi da casa'. Le persone ricche possono sviluppare questo angolo trasformandolo in una cappella domestica, ma dovrebbero prima chiedere la benedizione al loro vescovo.

Consiglierebbe alle persone relativamente nuove alla Fede di leggere la Filocalia?

H. J., Bristol

Sicuramente no. Leggete prima i Vangeli, poi le Epistole, poi il Salterio, poi Genesi ed Esodo nell'Antico Testamento (che non è un 'libro protestante', come dicono alcuni convertiti ex-anglicani non istruiti), poi le Vite dei Santi, poi il Combattimento Spirituale, poi san Macario il Grande, poi san Giovanni Climaco (non i capitoli successivi). Solo allora si potranno leggere autori selezionati del volume 1 della Filocalia. Suggerirei: I 153 capitoli di Evagrio, san Giovanni Cassiano, san Marco l'Asceta e, anche se più difficile, san Diadoco. Gran parte del resto è di alto livello ed è scritta per coloro che hanno vissuto la vita monastica per anni.

Come può giustificare l'uso di parole tecniche non bibliche come 'ipostasi' per descrivere Dio?

B. L. Stowmarket

Ipostasi è una parola perfettamente biblica. Si trova in Ebrei 1, 3, dove viene correttamente tradotta come 'persona' - 'l'impronta della sua persona'.

Perché la Quaresima dura 40 giorni?

E. N., Worcester

Ci sono quattro origini. Prima di tutto, c'è la commemorazione delle quaranta ore tra il pomeriggio del Venerdì Santo e la mattina della domenica di Pasqua, periodo in cui Cristo ha dato se stesso in potere alla morte. Poi c'è il digiuno di quaranta giorni di Cristo. Poi ci sono i quarant'anni di vagabondaggio degli israeliti nel deserto. Infine, esso rappresenta una decima approssimativa dell'anno, che noi offriamo a Dio.

Capisco perché gli ortodossi danno il titolo di beato e non di santo ad Agostino di Ippona. Ma perché il 'beato Girolamo' è chiamato così?

A. H., California

Da un lato, il beato Girolamo di Stridone è vissuto da asceta, ha tradotto le Scritture in latino (Vulgata), ha scritto la vita di san Paolo l'Eremita e di sant'Ilarione il Grande. Ha anche sofferto molto per mano dei pelagiani e ha preso una linea completamente ortodossa, non confessando gli eccessi del beato Agostino nella questione del libero arbitrio e della grazia.

D'altra parte, non era un teologo e quindi ha fatto diversi errori nella sua valutazione iniziale sia di Origene sia di Pelagio (che ha poi corretto), non era corretto sulla questione del celibato ecclesiastico e ha mostrato anche una netta mancanza di carità nei suoi trattati e lettere ad alcuni dei suoi corrispondenti.

In altre parole, era un formidabile intellettuale, sapeva il latino, il greco e l'ebraico e ha usato la sua intelligenza soprattutto al servizio della Chiesa, ma ha fatto degli errori. Tuttavia, è sembrato alla mente della Chiesa che, proprio come il beato Agostino, non ha mai raggiunto le vette della teologia o della grazia che hanno raggiunto santi e padri occidentali come san Cipriano di Cartagine, sant'Ilario di Poitiers, sant'Ambrogio di Milano, san Martino di Tours, san Vincenzo di Lerins e san Giovanni Cassiano. Da qui il titolo 'beato'. Ma questo titolo è maggiore di quelli di Tertulliano e Clemente di Alessandria, che sono semplicemente conosciuti come 'scrittori ecclesiastici' e non hanno raggiunto alcun livello di santità.

Nella supplica nella litania, 'Per i naviganti, i viandanti, i malati, i sofferenti, i prigionieri, e per la loro salvezza', a cui chi rivolgono le parole 'e per la loro salvezza', a tutti quelli citati o solo ai 'progionieri'?

Sacerdote G., Francia

A tutti.

Perché alcuni cattolici romani chiamano gli ortodossi monofisiti?

A. L., Oxford

Penso che lei abbia perfettamente ragione a dire 'alcuni' cattolici romani. Lo fanno perché quelli in questione sono nestoriani/ariani. Per loro Gesù Cristo è 'l'uomo-Dio', non 'il Dio-uomo' (Theanthropos/Bogochelovek). In altre parole, così come i liberali modernisti, vedono solo la natura umana di Cristo sofferente sulla Croce, cioè l'umanesimo. Per definizione, gli umanisti, quelli che adorano la natura umana, condannano sempre la Chiesa come inumana ('monofisita'). I cattolici romani rispettabili non chiamerebbero gli ortodossi monofisiti.

Perché la fine del mondo non è ancora arrivata? È stata prevista come 'vicina' da molti santi.

N. T., Stato di New York

È perché siamo esseri umani, anche i santi, e sottovalutiamo continuamente quanto Dio ci ama. Egli vuole salvare quanti più di noi possibile e così al mondo è permesso di proseguire nella speranza che in più possano essere salvati.

Può darci alcuni dati su Gytha, la figlia di re Harold d'Inghilterra, che, credo, si è sposata in Russia?

J. B., New England

La figlia maggiore dell'ultimo re d'Inghilterra, re Harold II Godwinesson (1022-1066) e di sua moglie Edith la Fiera, fu chiamata Gytha (Jutta in tedesco moderno). Nata nel 1053, fu chiamata così dal nome della nonna Gytha (1019-1069), che era danese. Suo nonno, Godwine, era morto nel 1053.

Vedendo che ogni ulteriore resistenza era inutile dopo la sconfitta degli inglesi e dopo Hastings, nel 1069 Gytha fu portata per motivi di sicurezza a St Omer, nelle Fiandre. Vi andò insieme con la nonna Gytha (+1069), la zia Gunnhild (+1087) e due dei suoi fratelli. Questi erano Godwine (il figlio maggiore, chiamato come suo nonno e nato circa nel 1046) ed Edmund. Da qui questi bambini della famiglia reale in seguito andarono alla corte del loro cugino re Sven (Swein) II di Danimarca. Da qui, nel 1074 o forse nel 1075, Gytha fu inviata a sposare il principe russo di Smolensk, per metà greco, Vladimir II Monomakh. Principe Vladimir era di circa 21 anni e governava la città di Smolensk nella Russia occidentale. Aveva una posizione di rilievo nella gerarchia dei principi russi. In questo momento, la Russia consisteva in una serie di principati, ognuno basato su una grande città e ognuno governato da un membro della dinastia di san Vladimir. I principati erano organizzati in una gerarchia di massima con al vertice Kiev. Questa di solito era governata dal principe anziano. Vladimir probabilmente ha accolto con favore il suo matrimonio che gli ha fornito un legame con una famiglia reale, e ha anche portato con sé un'alleanza con i danesi che poteva rivelarsi molto utile per dissuadere i vicini polacchi dall'invadere la Russia. Il matrimonio si è rivelato fecondo e nel Gytha ha dato alla luce nel 1076 Msistislav, il primo di un certo numero di figli, a Novgorod. Due anni dopo, Vladimir è stato promosso alla carica di principe di Chernigov, dopo l'espulsione di suo cugino, Oleg, dalla città. Ha governato con successo questa città, la seconda della Russia. Nel 1094, è stato espulso da Oleg e si è trasferito nella città di suo padre, Pereyaslavl.

È probabile che Gytha abbia accompagnato il marito in tutto questo periodo, condividendo i suoi successi e fallimenti. Sembra averlo dotato di un gran numero di bambini, ben otto figli e tre figlie. A questo proposito, Gytha fu ancora più fruttuosa di sua madre, Edith dell'East Anglia (chiamata anche 'dal collo di cigno', +1066), che aveva avuto sette figli, e di sua nonna e omonima, Gytha, che aveva avuto nove figli. La vita di Gytha come principessa russa potrebbe essere stata relativamente piacevole. Anche se la Russia era in molti modi diversi dalla sua Inghilterra, alcune cose le erano familiari. Un testamento scritto da Vladimir racconta molto sulla famiglia. Riferisce che il padre di Vladimir capiva cinque lingue, una delle quali deve essere stata quella norrena, poiché la nonna di Vladimir era una principessa svedese. Ciò implica che Gytha e suo marito parlavano entrambi norreno ed erano così in grado di conversare con facilità.

Inoltre, Vladimir era un guerriero e cacciatore molto sullo stampo di Harold, il padre di Gytha. Come Harold, era devoto e fondò chiese in un certo numero di città russe. Fu canonizzato dopo la sua morte. Governò in modo simile a un re inglese attraverso consigli, tribunali e forze militari. Era molto ricco anche per gli standard inglesi, e Gytha deve aver vissuto in un certo lusso. Si disse che il matrimonio fu molto felice e Vladimir sembra aver avuto sentimenti molto forti per la sua famiglia, anche se questi erano di solito espressi solo verso i suoi fratelli e figli. Così egli registra la morte di Gytha, ma non il suo nome, e tra i consigli che offre ai suoi figli è 'amate le vostre mogli, ma non concedete loro alcun potere su di voi'.

Gytha morì il 7 maggio 1107, prima che il marito avesse raggiunto l'apice della sua carriera, diventando gran principe di Kiev nel 1113, dove morì nel 1125. Uno dei suoi figli, Jurij (George) Dolgorukij ('lungo braccio') fondò Mosca. Il maggiore dei suoi figli, Mstislav, in seguito chiamato 'il Grande', nato a Novgorod nel 1076, era conosciuto in tutto il mondo norreno con il nome di suo nonno, Harald. Successe al padre come gran principe di Kiev nel 1125, governando la città fino alla sua morte nel 1132, dopo di che fu canonizzato.

Secondo fonti norvegesi, san Mstislav ebbe due figli, che divennero Sigurd I di Norvegia e Eric II di Danimarca, e una figlia da Cristina di Danimarca con il nome norreno di Ingibiorg (il suo nome di battesimo ortodosso è sconosciuto). Costei sposò poi Knut (Canuto), lavard di Danimarca, e gli partorì un figlio che divenne re Valdemar (Vladimir) I di Danimarca. È da lui che discendono direttamente le attuali regine di Danimarca e Gran Bretagna. In questo modo, il sangue di re Harold Godwineson scorre di nuovo nelle vene dei sovrani d'Inghilterra.

Dovremmo studiare teologia?

C. B., Woodbridge

Il concetto stesso mi preoccupa. Non vi è alcun senso nello 'studiare' teologia, se il nostro cuore è duro come una pietra. In tal caso tale studio sarà solo un esercizio accademico. In ogni caso, la vera teologia ortodossa è sempre vissuta, mai 'studiata', vale a dire, è vissuta nel contesto liturgico e di preghiera di un monastero, un seminario o una parrocchia con funzioni giornaliere. Pensate a ciò che dice san Simeone Metafraste nella quarta preghiera prima della comunione: 'Ho inquinato, corrotto e reso inermi tutti i miei precetti e le mie membra', 'ho contristato molto il Tuo Spirito Santo'. Se abbiamo reso inerme ogni membro, questo include le nostre menti e i nostri cuori. Lo studio quindi è inutile finché non ci sarà il pentimento nel cuore. Solo allora l'illuminazione delle nostre menti può iniziare e così può nascere la comprensione, perché non 'contristiamo' più lo Spirito Santo.

Si dice che neanche il sangue dei martiri può lavare gli scismi. E tuttavia lo scisma tra il Patriarcato di Mosca e ROCOR è stato superato.

Come lo spiega?

L. O., Colchester

Molto semplicemente. Non c'è mai stato alcuno scisma! C'è stata semplicemente una separazione, un'attesa da parte della ROCOR che il Patriarcato ritornasse libero. Quando è ritornato finalmente libero, le due parti di una stessa Chiesa, che erano state separate per il solo fatto di una persecuzione politica esterna, naturalmente, si sono riunite. La cosa interessante è che gli individui ai margini di entrambe le parti non hanno preso parte a questa unità. Questo perché quei piccoli gruppi di individui, prima dalla parte patriarcale in Occidente e poi dalla parte della ROCOR, erano scismatici. Ma il Patriarcato e la ROCOR come tali, chiaramente, non sono mai stati scismatici.

Mi è stato sempre detto che gli ortodossi non dovrebbero inginocchiarsi la domenica, eppure vedo che è prassi comune.

Qual è la verità?

R. M., Kenilworth

Gli ortodossi non dovrebbero inginocchiarsi (cioè stare in ginocchio), la domenica, il giorno della risurrezione. Tuttavia, in alcune parti del mondo ortodosso, per esempio in parti della Romania, si fa come atto di pietà. E si fa anche universalmente una domenica dell'anno, ai Vespri di Pentecoste, alle preghiere in ginocchio.

Tuttavia, e penso che questo sia quello che lei intende davvero, stare in ginocchio non è la stessa stessa cosa di fare prosternazioni. Si fanno prosternazioni ogni domenica, e non solo la domenica della Croce durante la Quaresima, presso quasi tutti gli ortodossi.

Il mio nome è Linda. Chi è la mia santa patrona?

L. B., Colchester

O santa Lia, la nostra antenata, oppure santa Lidia.

 

 

Gli ortodossi credono che i Salmi siano stati tutti scritti da Davide? Vedo che l'espressione 'Il Salterio di Davide' è utilizzata dagli ortodossi.

J. B., Oxford

Noi crediamo che i Salmi siano stati scritti (il salmo 50, per esempio), ispirati, modificati oppure raccolti da san Davide.

Che cosa dobiamo pensare come ortodossi di Edgar Cayce, il sensitivo americano, e altre persone del genere?

S. P., Colchester

Sapevo poco di questo argomento, ma ho guardato un po' di informazioni su di lui.

Edgar Cayce (1877-1945) era un medium che andava in trance per poi dare 'letture'. In particolare, diagnosticava i malati, e diceva alla gente cio che stavano facendo i loro cari (per esempio, i soldati americani distaccati all'estero). Ha anche fatto profezie sul nostro tempo e ha rivelato informazioni su 'Atlantide'. Alcune delle sue profezie si sono avverate, altre no. Circa 14.000 delle sue "letture" sono state registrate ed esistono ancora. Egli è spesso visto come fondatore del movimento 'New Age' e credeva nella reincarnazione e nell'astrologia.

Ciò che mi ha interessato prima di tutto è che Edgar Cayce non era cristiano, ma ariano. Non credeva che Cristo è il Figlio di Dio. Ha anche affermato che 'Gesù' era stato addestrato nella 'religione orientale' in India! In secondo luogo, noto che otteneva le sue 'informazion' in uno stato di trance, in altre parole, quando il suo essere poteva essere appropriato e controllato da altri esseri. Anzi, sostenuto apertamente che la 'mente inconscia' era al corrente di conoscenze che non potevano essere ottenute consapevolmente. Infine, noto che le sue 'informazioni' non erano sempre corrette e che le sue trance gli portavano 'informazioni' su 'Atlantide'.

In considerazione di quanto sopra, i miei sospetti sono elevati e, anche se non posso essere categorico a riguardo, sospetto i demoni piuttosto che la semplice ciarlataneria. La mente inconscia può infatti avere accesso alla conoscenza data dai demoni. Qui Cayce non era bugiardo, era semplicemente illuso.

Prima di tutto, uno che non accetta la divinità di Cristo è ovviamente soggetto a delusioni demoniache. Anche il fatto che Cayce fosse in uno stato di trance quando gli venivano passate le sue 'informazioni' suscita molti sospetti. Gli angeli non ci danno informazioni mentre siamo in uno stato di trance. (Non che darebbero a noi peccatori qualsiasi informazione, perché siamo abbastanza indegni di qualsiasi comunicazione con gli angeli).

Gli angeli comunicano con i santi quando questi sono coscienti, non quando sono in uno stato di trance o di incoscienza. In ogni caso, noi respingiamo sempre anche i sogni, e questi non erano nemmeno sogni, ma 'letture' date in uno stato di trance.

I demoni sono in grado di fornire informazioni a volte corrette e a volte errate. Per esempio, come essere spirituale, un demone è in grado di volare in giro per il mondo in un secondo, trovare qualcuno (un soldato americano nel Pacifico, per esempio), stabilire come sta e poi riferire. Allo stesso modo, come essere spirituale, un demone è in grado di vedere dentro il corpo di una persona e diagnosticare una malattia, a volte causata comunque da attività demoniaca, in una frazione di secondo. Allo stesso modo, i demoni possono predire il futuro, anche se qui spesso commetteranno errori, perché non sono in grado di capire come la grazia di Dio può influenzare il libero arbitrio umano. Questo è il motivo per cui i demoni predicono sempre disastri e catastrofi. Non prevedono mai ciò che è buono. (Triste a dirsi, alcuni giornalisti moderni sembrano fare lo stesso).

Tuttavia, ciò che è più illuminante sono le storie su Atlantide. Ora, credo che, nonostante quello che pensava uno dei nostri vescovi (e alcuni sanno a chi mi riferisco), possiamo avere solo due punti di vista su Atlantide. O non è mai esistita e il tutto era un mistero di intrattenimento (anche tra gli antichi greci), ripreso dal settore New Age per fare soldi (insieme al povero, illuso Edgar Cayce). Oppure, Atlantide è davvero esistita, era tecnologicamente abbastanza 'avanzata', ma è stata fondata sul male (culto dei demoni) e così è stata distrutta come la Torre di Babele per il suo orgoglio. È stata distrutta ed è scomparsa nel diluvio, che ha lasciato solo Noè e la sua famiglia. Ora, se Atlantide è esistita ed era basata sull'orgoglio umano e sulla tecnologia demoniaca, i demoni avrebbero saputo tutto su di essa e avrebbero potuto in effetti darne informazioni a Edgar Cayce, perché, come esseri spirituali, i demoni sono immortali e il passato, presente e futuro si fondono per loro. (Questo è il motivo per cui sussurrano le loro menzogne ​​e calunnie agli storici di mentalità drcolare, che, per esempio, continuano ancora a blaterare del mito di uno scisma 'orientale' [sic]). Pertanto, vorrei essere molto attento a Edgar Cayce e agli altri 'sensitivi' e 'medium'. Queste persone, quando non sono semplici ciarlatani interessati al denaro (e la maggior parte di loro lo è), sono facilmente ingannati dai demoni, per i quali operano come canali, al fine di ingannare l'umanità credulona.

Qual è la differenza tra i nomi Assunzione e Dormizione?

K. E., New York

Il nome 'assunzione' significa l'arrivo della Madre di Dio in cielo dopo che si è 'addormentata'. 'dormizione' è la parola che facendo riferimento a questo addormentarsi. È la traduzione esatta del greco 'kimisis', (da cui abbiamo la parola 'cimitero') e dello slavonico 'uspenie'.

Anche se la festa è stata chiamata 'assunzione' quando è stata introdotta in Occidente dall'Oriente prima della fine del primo millennio, è quindi non è un nome sbagliato, penso che dovremmo preferire il termine 'dormizione'. Questo è perché è una traduzione precisa e perché la cosa importante di la festa è proprio il fatto che la Madre di Dio si è 'addormentata'. In altre parole, rappresenta la primizia della risurrezione dopo Cristo. È per questa ragione che così tante chiese cimiteriali sono dedicate alla Dormizione. E la Chiesa, in primo luogo attraverso l'apostolo Paolo, ha sempre detto che è la risurrezione che è la chiave di tutto, rendendo la nostra fede ortodossa non vana.

È un po' come i nomi 'Epifania' e 'Teofania'. Non c'è niente di sbagliato con il nome di 'epifania', che è molto antico (come si può vedere, perché è anche greco), ma 'teofania', che significa 'l'apparizione di Dio', esprime il significato essenziale della festa meglio di 'epifania'.

Chi sono le sorelle del Signore menzionate in Mt 13, 56?

M. T., Felixstowe

Sono le figlie di Giuseppe, l'anziano custode di Cristo. Come sapete, in quel versetto sono menzionati i nomi dei quattro 'fratelli' di Cristo - Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda. I nomi delle tre 'sorelle' sono riportati nelle Vite dei Santi come Ester, Tamar e Salome. Questi erano i sette figli di Giuseppe da parte della moglie Solomonia, figlia di Aggeo. Aggeo era il fratello del profeta Zaccaria, che a sua volta era il padre di san Giovanni Battista. La 'sorella' Salomè era sposata con Zebedeo, padre degli apostoli Giovanni e Giacomo. Giuseppe prese la Vergine in cura all'età di 80 anni e secondo la tradizione morì a 110.

Perché non ci potrebbe essere una sorta di Opus Dei ortodosso?

P. A., Brighton

Il cattolicesimo è un mondo molto frammentato. Non parlo qui dei catari o dei valdesi ecc, o tutte le migliaia di sette di protesta che si sono formate da esso dopo la Riforma, o dei vecchi cattolici o dei tradizionalisti. Sto parlando piuttosto di una frammentazione interna, di tutti i 'ordini' e i loro terziari, delle organizzazioni come i Cavalieri di Colombo o le corporazioni e associazioni che esistono all'interno di essa. E l'Opus Dei, chiamato da alcuni cattolici 'la Chiesa all'interno della Chiesa' ne è solo un altro esempio. Nella Chiesa ortodossa apparteniamo alla nostra parrocchia, alla nostra diocesi, alla nostra Chiesa locale e alla Chiesa ortodossa universale. Sicuramente non c'è bisogno di dividerci ulteriormente? Qualsiasi divisione del genere sarebbe anche un motivo di orgoglio: 'Io non appartengo alla Chiesa, appartengo all'Opus Dei'. Questo orgoglio settario e farisaico si trova già tra alcuni ortodossi immaturi o neo-convertiti che seguono qualche particolare pseudo-anziano. Non sarebbe saggio incoraggiarlo.

Qual è l'origine dei ventagli liturgici?

R. L. Londra

Questi erano utilizzati in Medio Oriente (dove ha avuto inizio il cristianesimo) per mantenere gli insetti lontani dai Doni, quindi erano in realtà scacciamosche. La pratica è stata ereditata dall'Ortodossia nel cattolicesimo romano, che ha chiamato il ventaglio con il nome liturgico di un 'flabellum'.

Perché non preghiamo per le madri in gravidanza durante la Liturgia?

J. A., Parigi

Lo facciamo - all'ultima petizione della litania subito dopo il Vangelo, quando preghiamo per 'coloro che portano frutti'.

Che cosa significa il termine 'pan-ortodosso'?

B. F., Hereford

Significa organizzato o sponsorizzato dal Patriarcato di Costantinopoli. Questo non significa affatto che comprende 'tutti gli ortodossi'.

Ho sei domande che si riferiscono ad alcune nuove pratiche all'interno del Patriarcato di Costantinopoli, qui in Francia.

1). Che cos'è il servizio dei Presantificati?

2). Si può avere i Presantificati e ricevere la comunione alla sera?

3). Si può ricevere la comunione senza confessione?

4). Si può celebrare una Liturgia senza un'iconostasi?

5). Si può celebrare la Liturgia nelle chiese cattoliche gotiche, che sono così fredde?

6). Si può portare una bambina appena battezzata all'altare?

M. N., Parigi

1). I Presantificati sono un servizio quaresimale speciale dei Vespri (NON una Liturgia) in cui si può ricevere la comunione, che è stato preparata ('Presantificati') nella Liturgia alla domenica precedente.

2). Sì, si può ricevere la comunione la sera, per esempio in caso di emergenza, se si è gravemente malati e il prete porta la comunione. Tuttavia, se si prende la comunione al servizio dei Presantificati celebrato la sera, si dovrebbe prima digiunare per tutto il giorno. Questo è il motivo per cui, anche se è in realtà un Vespro, il servizio termina di solito solo dopo mezzogiorno, in ogni caso prima delle 2. È  molto difficile fare una giornata di lavoro, digiunare e poi prendere la comunione in serata. Alcune persone rischiano di svenire.

3). In linea di principio, no. Tuttavia, se avete fatto la confessione nei sette giorni precedenti o molto di recente e nulla turba la vostra coscienza, il sacerdote può benedirvi per ricevere la comunione. Tutto dipende dalla pratica locale, da chi siete e dal vostro modo di vivere.

4). In circostanze eccezionali, nei luoghi di missione o nelle cappellanie militari, per esempio, sì.

5). Sì, anche se è molto difficile. Le nuove chiese dovrebbero avere la propria sede nel più breve tempo possibile.

6). No. Solo i neonati maschi vengono portati all'altare nell'ingresso in chiesa dopo il battesimo.

C'è un'icona tradizionale per le cucine?

A. L., Birmingham

Sì, per le cucine, sale da pranzo, mense e refettori dei monasteri, è l'icona dell'Ultima Cena.

Jane è un nome ortodosso?

J. B., Colchester

Sì, è il nome di santa Ioanna la Mirofora.

La Vergine Maria è chiamata così nella Chiesa ortodossa?

T. R., Ipswich

Questo termine in realtà è utilizzato, ma più spesso si parla della 'sempre Vergine Maria' e, molto più spesso di questo, diciamo 'Madre di Dio'. Questo è l'uso comune, quotidiano per il termine greco Theotokos, Bogoroditsa in slavonico, Dei Genitrix in latino, letteralmente, 'colei che ha partorito Dio'. La ragione di questo è che molte sono vergini e non sante e nessuna è vergine e madre - tranne lei. La Madre di Dio è unica, è 'santissimo', e quindi questo termine unico è molto più preciso.

Perché il sacerdote esegue il piccolo ingresso ai Vespri con un incensiere, ma alla Liturgia con il Vangelo?

M. M., Parigi

Quello dei Vespri è un servizio basato sul Vecchio Testamento, sulla sera del mondo, sulle prefigurazioni della venuta del Messia e sulla speranza. Così è utilizzato il rito del Tempio, dove è offerto incenso al Dio che simbolicamente deve ancora venire con la luce del mattino.

La Liturgia, che deve sempre iniziare la mattina, si basa sul Nuovo Testamento, la rivelazione di Cristo. La sua rivelazione è stata riassunta nel Vangelo ed è il Vangelo che viene offerto ed è il Vangelo che è incensato. L'eccezione è costituita da Vespri pasquali, quando il piccolo ingresso ai Vespri si fa con l'Evangeliario, per sottolineare che Cristo è risorto in mezzo a noi.

Come si può giustificare il battesimo di sangue (nel caso dei martiri)? Sicuramente il battesimo deve essere nell'acqua.

J. B., Colchester

Mi sembra che il sangue sia al 90% acqua.

Ci sono stati di recente dei convertiti a capo di Chiese ortodosse locali?

H. A., Londra

Sì, in due. Il metropolita Cristoforo, ex vecchio cattolico, è stato capo della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia. I metropoliti Giona e Tikhon, ex episcopaliani, sono gli ultimi due leader della Chiesa Ortodossa in America, che al momento è autocefala, anche se questo dato è contestato.

Che cosa ne pensano gli ortodossi russa del Concilio della Chiesa del 1917-1918 in Russia? Alcune delle sue decisioni non sono mai state messe in pratica. Perché no?

N. N., New Jersey

I concili avvenire, ma le loro decisioni poi devono essere ricevute dal popolo. Per esempio, la decisione principale di questo concilio è stata quella di ripristinare il Patriarcato. Questo è stato ricevuto immediatamente.

Tuttavia, le altre decisioni sono state colorate dalla politica protestante occidentale del contemporaneo governo rivoluzionario di Kerensky, 'democratico' e massonico. Queste non sono state ricevute e quindi non vengono praticate. Il principio di 'ricezione' (da parte dello Spirito Santo e quindi da parte dalla Chiesa) è di vitale importanza per comprendere questo.

La distinzione fra la Tradizione e le tradizioni è valida? Oppure tutte le tradizioni sono parte della Tradizione e quindi vincolanti per noi?

P. H., California

Questa distinzione deve essere fatta, ma bisogna essere molto attenti perché i modernisti deformano il suo significato. Ad esempio, vi diranno che la Tradizione è credere nella Santissima Trinità, ma che per le donne coprirsi il capo in chiesa è solo una tradizione e quindi non vincolante. Questo è del tutto falso. L'apostolo Paolo è molto chiaro. Le donne coprono il capo in chiesa - quindi questo è parte della Tradizione. Tuttavia, ciò che l'Apostolo non ha mai detto è che le donne devono coprirsi il capo con il velo, e ancora meno, con una particolare forma o colore del velo. Così, nella Russia pre-rivoluzionaria, le donne aristocratiche portavano il cappello in chiesa, il velo era per le contadine. In altre parole, la Tradizione della copricapo femminile è costante, ma le tradizioni dipendono dalle mode.

Un amico greco mi ha detto che non possiamo venerare alcun santo occidentale dopo il 1009, quando il filioque è stato cantato a Roma. Un altro, un convertito, ha detto che non possiamo venerare alcun santo occidentale dopo la metà dell'VIII secolo, quando Carlo Magno salì al potere. Qual è la sua opinione?

L. A., Londra

Ancora una volta torniamo alla questione di quando è avvenuto lo scisma. La Chiesa ha sempre preso la data del 1054. Certo, è vero che il 1054 è la data di una svolta fondamentale in un processo che ha avuto inizio nel secolo VIII con Carlo Magno e ha cominciato realmente ad accelerare dopo il 1000 circa, come dimostrano tutti gli storici secolari (Southern, Leyser, Moore, Le Goff, Bloch, Cushing, Morris, Bartlett, Brooke, Tellenbach, Dawson, Riche, Focillon etc). Tuttavia, sappiamo che Dio ha permesso che il piccolo impero provinciale di Carlo Magno fosse distrutto e sappiamo anche che il processo dello scisma continuò dopo il 1054 e continua ancora oggi (per esempio, l'introduzione di clero omosessuale, clero femminile, ecc).

Alla fine del X secolo, l'Impero degli Ottoni era governato da una principessa da Costantinopoli - l'imperatrice Teofano e quella che oggi è la Germania era piena di iconografi greci. Teofano era la madre di Ottone III, il cui padre spirituale era san Nilo di Rossano. Molti santi ortodossi dell'Est vivevano allora in Occidente e a molti pellegrini da Ovest era data la comunione in Oriente. Stiamo dicendo che non erano ortodossi?

Purtroppo, dal caos dopo Carlo Magno, nei secoli tardo IX, X e l'inizio dell'XI, quando tutto era ancora possibile in Occidente, inclusi lo scisma e l'Ortodossia, è venuto il 1054. Ma questo non fu definitivo fino al 1054. Penso che dovremmo seguire la Chiesa in questa materia, anche se è chiaro che chiunque, prima del 1054, sia stato consapevolmente associato con il filioque, come Carlo Magno o papa Nicola I, è un eretico.

La Chiesa ortodossa russa celebra la Liturgia dei Presantificati la sera? Se no, perché no?

H. L., Colchester

No, non lo fa. Secondo il Tipico, questo servizio deve avvenire prima delle 15. Inoltre, vi è la questione pratica di come si possa celebrare un tale servizio, cominciando con Mattutino, Ore, Typika e Vespri con i Presantificati, tutto alla sera? E come possiamo aspettarci che la gente vada a lavorare tutto il giorno e sia pronta per la comunione, digiunando dalla mezzanotte e tornando a casa, forse a mezzanotte? La pratica misericordiosa della Chiesa è di ricevere la comunione ai Presantificati verso le 13 o più tardi le 14. Questo sembra molto più ragionevole delle pratiche moderniste.

Quale sarebbe il suo consiglio a un nuovo sacerdote per quanto riguarda la confessione?

Sacerdote N.

In primo luogo, mantenere sacro il segreto della confessione. In secondo luogo, non essere mai scioccato (scoprirete presto che la varietà dei peccati è in realtà piuttosto piccola, quindi non c'è motivo di essere scioccati comunque). In terzo luogo, e molto importante, non giudicare mai. Infine, ascoltare la confessione senza interrompere. Se avete qualcosa di sensato da dire, ditelo. In caso contrario, rimanete in silenzio e date l'assoluzione. Alcuni delle migliori confessioni sono quando il sacerdote non dice nulla. È assoluzione che è la cosa essenziale, a condizione che sia data per vero pentimento.

Secondo la Chiesa ortodossa san Paolo ha scritto la Lettera agli Ebrei?

O. M., Oxford

Sì. Tuttavia, tecnicamente, molti sarebbero d'accordo che può non aver effettivamente scritto ogni parola, ma averla dettata a qualcun altro, che ha fatto l'attuale scrittura o stesura. Questo è simile alla situazione con san Mosè e i primi cinque libri dell'Antico Testamento o con san Davide e il Salterio. È il caso opposto del Vangelo di san Marco, che, a detta di molti, è stato scritto dallo scriba san Marco, ma in gran parte dettato da San Pietro. Tuttavia, in questo caso il Vangelo è stato attribuito a san Marco, non a san Pietro.

Da dove vengono le fobie?

J. A., Colchester

Una fobia è una paura. Ogni paura viene dal diavolo ('Il timore di Dio' significa la paura di perdere l'amore di Dio, e l'unico modo in cui possiamo perdere l'amore di Dio è attraverso azioni e pensieri ispirate in noi dal diavolo). Mi sembra anche che le fobie sono aumentate di numero in tempi moderni, perché sempre meno persone sono battezzate.

Tuttavia, la prego di non interpretare male queste parole - non sto dicendo in alcun modo che qualcuno che ha una fobia è 'posseduto'. No, una fobia giunge a uno stadio molto più precoce e colpisce in particolare chiunque non pratica la fede.

I britannici sono perfidi? Spesso diciamo questo in Francia. C'è qualcosa di vero in questo da un punto di vista ortodosso?

M. M., Parigi

'Perfida Albione' è una frase del XIX secolo utilizzata non solo in Francia, ma anche in altri paesi. Penso che la politica sia perfida ovunque - la Gran Bretagna non ha il monopolio, ma ci sono circostanze particolari.

Circa 35 anni fa l'accademico emigrato Nikolai Zernov mi disse che i russi del XIX secolo dell'Ottocento vedevano gli inglesi come ipocriti maldicenti, che erano così subdoli che di loro non ci si poteva fidare. Io gli risposi che questa era la definizione perfetta dell'anglicanesimo visto della maggior parte degli inglesi. Fondato dallo Stato Tudor senza alcun principio, come una sorta di cattolicesimo illusorio (fondamentalmente era protestante), l'anglicanesimo è il perfetto esempio di ipocrisia, una perversione e deformazione del carattere nazionale. E da allora, l'ipocrisia ha colpito tutti gli anglicani, anche involontariamente. Ora, tutto ciò che Nicholas conosceva degli inglesi dalla sua torre d'avorio a Oxford era l'anglicanesimo di classe alta dell'Establishment, in gran parte della chiesa alta. Quindi non gli piaceva ascoltare i punti di vista degli inglesi non anglicani - e siamo stati la maggioranza fin dal periodo vittoriano. Tuttavia, vorrei ripetere questo punto di vista, anche lo scioccava sentorlo a quel tempo. Alla gente non piace avere le proprie illusioni infrante.

La debolezza nazionale e la mancanza di principi, che ha caratterizzato la politica inglese/britannica dopo la riforma ha la sua fonte nell'ipocrisia isitizutionalizzata nell'anglicanesimo. Quindi sì, Albione è stata perfida fin dalla riforma, ma questo non significa che gli inglesi sono essenzialmente perfidi - solo l'Establishment post-riforma. In sostanza le persone inglesi non sono perfide. Ma attenzione all'Establishment e a tutti coloro che vi lavorano, che hanno oppresso noi popolo inglese (e molti altri popoli) per quasi 500 anni. Una volta che sbucciate questo strato di storia fuori dalle anime del popolo inglese (quando questo esiste), non lo troverete affatto perfido o ipocrita, ma molto onesto.

Cosa ne pensa degli ebrei ortodossi russi battezzati?

B. N., Mosca

La questione è davvero troppo vaga, perché ognuno è un individuo e non siamo in grado di avere una visione unica di milioni di persone.

Tuttavia, ho notato che alcuni ebrei russi che sono battezzati ortodossi tendono a essere morbosamente attaccati a particolari rituali, per esempio al digiuno. Questi tendono a essere ebrei che hanno una sorta di esperienza religiosa o un antenato relativamente vicino che praticava il giudaismo. D'altra parte, ho visto altri ebrei, senza alcuna esperienza religiosa e spesso di ascendenza mista ebraico-russa, che tendono a essere molto liberali (per esempio, il metropolita Hilarion Alfeyev), perché vogliono che l'Ortodossia accolga tutti.

Ovviamente, dovremmo evitare entrambi gli estremi.

Perché riceviamo le benedizioni tenendo le nostre mani a coppa?

S. P., Colchester

Questo risale al tempo in cui i laici ricevevano la comunione nelle mani dai sacerdoti. Mettevanoo la mano destra sulla sinistra, tenedole 'a coppa' ed estendendole. Oggi, prendere una benedizione è ancora un segno che siamo in comunione con la Chiesa. Il rifiuto di ricevere una benedizione (o di darne una) è un segno che non siamo in comunione.

Perché c'è stata una grande perdita di fede in Occidente negli anni '60?

D. K., Mosca

Perché la gente ha smesso di obbedire ai Dieci Comandamenti. Quando lo fai, la grazia ti abbandona e così la fede si perde.

Tutto ha un inizio e una fine?

A. P., Felixstowe

No.

Dio non ha inizio né fine. In effetti, noi non usiamo per lui la parola 'eterno', ma 'pre-eterno', per esprimere il fatto che egli vive al di fuori del tempo, che è una sua creazione, in categorie che noi, esseri creati, non possiamo nemmeno immaginare.

L'uomo ha un inizio ma non una fine. Egli ha inizio quando Dio soffia in lui l'anima. E per descrivere l'anima, usiamo 'immortale', perché ha un inizio, ma non un termine.

Animali e piante, tuttavia, che non hanno un'anima, hanno un inizio e una fine, a volte solo poche ore, a volte diversi anni.

Ho due domande liturgiche.

In primo luogo, quand'è che le porte regali dovrebbero essere chiuse dopo il Grande Ingresso?

In secondo luogo, quand'è che sacerdote deve smettere di muovere l'aer sui doni durante il Credo?

S. M., Manchester

Primo: il Grande Ingresso rappresenta il corteo funebre di Cristo, l'ingresso nella sua tomba. Quindi appena il grande velo (aer) è stato collocato sui doni, per rappresentare il sudario avvolto intorno al corpo di Cristo, le porte sante o regali dovrebbero essere chiuse. Questo rappresenta la tomba sigillata con la pietra. Il sacerdote poi incensa i doni. Questo è secondo la guida liturgica di Bulgakov.

Secondo: dopo le parole 'ed è risorto il terzo giorno secondo le Scritture'. Questo perché lo sventolio della Aer simboleggia l'effusione dello Spirito Santo sopra il corpo crocifisso di Cristo nel sepolcro, promettendo la resurrezione.

Nel terzo secolo ci fu una lite tra san Cipriano di Cartagine e santo Stefano di Roma sul battesimo (o ribattesimo, a seconda dei punti di vista) degli eretici, se fosse necessario o meno. La lite fu interrotta perché entrambi i vescovi furono martirizzati. Qual è la visione ortodossa?

V. C., Oxford

Come dice, entrambi furono martirizzati e quindi entrambi sono venerati come santi. Tuttavia, il punto di vista di san Cipriano è quello della Chiesa, mentre papa Stefano ci sembra arrogante e pomposo e fondamentalmente ha portato Roma in scisma dal resto della Chiesa. (Chiaramente, è venerato come santo perché fu un martire, non perché aveva ragione su questa questione precedente).

Il punto di vista di San Cipriano riconosce che non vi è santità e quindi non ci sono sacramenti al di fuori della Chiesa. Naturalmente, questo non significa che non può essere utilizzata una dispensa ('economia') accettando le forme sacramentali che esistono nell'eterodossia (cattolicesimo romano / protestantesimo ecc). E questa in effetti è la pratica delle Chiese ortodosse, posto, naturalmente, che le forme sacramentali eterodosse siano effettuate nel nome della Santissima Trinità e con l'acqua. Il pericolo delle visioni estreme, come quelle di papa Stefano, è che aboliscono la verità. D'altra parte, se il punto di vista di San Cipriano è adottato in forma estrema, vale a dire, mai con l'uso dell'economia, si abolisce la misericordia.

Perché non vendete Bibbie alla chiesa ortodossa a Colchester?

J. C., Colchester

Vendiamo il Nuovo Testamento. Questo perché riteniamo che il Nuovo Testamento è molto più importante dell'Antico Testamento e che si può capire l'Antico Testamento solo attraverso il Nuovo.

Solo i protestanti hanno Bibbie con prima l'Antico Testamento e poi il Nuovo Testamento, come se fossero uguali o come se l'Antico fosse in realtà superiore al Nuovo. Per gli ortodossi il Nuovo Testamento è molto più alto dell'Antico Testamento, quindi per noi sono separati. Una volta che le persone conoscono i Vangeli, dovrebbero leggere gli Atti degli Apostoli e le Epistole e poi leggere i Salmi. (Questa è l'unica parte dell'Antico Testamento che è molto comune tra gli ortodossi e le cui parti sono ben note ai fedeli, perché sono profetiche di Cristo). Solo dopo tutto questo dovrebbero cominciare a leggere attentamente le profezie su Cristo e parti selezionate dell'Antico Testamento.

Perché i padri spirituali sono pericolosi?

C. J., Sussex

I padri spirituali non sono pericolosi, solo i falsi padri spirituali sono pericolosi. Per falsi padri spirituali intendo, in primo luogo, i sacerdoti giovani e inesperti che, spiritualmente orgogliosi, non sanno nulla ma pensano di sapere tutto. In secondo luogo, intendo i sacerdoti che sono fuori controllo e prevaricano sugli ingenui, rendendoli schiavi, interferendo nei loro matrimoni e rompendoli o sfruttando finanziariamente i 'figli spirituali'. In terzo luogo, infine, intendo i più pericolosi di tutti, i preti intellettuali e filosofici, che in realtà si definiscono 'padri spirituali' e si considerano 'startsy'. Sotto la loro influenza coloro che si confessano da loro in realtà regrediscono spiritualmente e, invece di vivere la fede, si limitano a pensarci e a discuterne. Il risultato di questa mancanza di azione o intellettualizzazione è la superficialità e la malattia spirituale, 'prelest'. Troverete sempre che queste persone credono di essere superiori agli altri ortodossi, mentre in realtà non sono nemmeno alla prima lettera dell'alfabeto spirituale. Di solito finiscono per abbandonare del tutto la fede.

Ho due domande. In primo luogo, se Dio sa tutto, allora deve sapere in anticipo ciò che ci accingiamo a fare. Quindi, come possiamo avere il libero arbitrio? E in secondo luogo, perché i demoni non possono pentirsi?

A. P., Colchester

Dio vive nell'eternità. Pertanto passato, presente e futuro gli sono noti - è 'onnisciente'. Tuttavia, questo non significa che egli determina o predetermina quello che facciamo. Prescienza non è la stessa cosa di predeterminazione e predestinazione.

Ad esempio, se un bambino insiste a buttarsi in una pozzanghera, noi adulti sappiamo cosa accadrà, ma potremmo non essere in grado di impedire al bambino di farlo. Così il bambino esercita il libero arbitrio, nonostante la nostra conoscenza anticipata. Così anche noi abbiamo il libero arbitrio, anche se Dio preconosce le conseguenze. Dio non crea le nostre decisioni. Noi le creiamo. Creiamo situazioni attraverso il nostro libero arbitrio.

Dio ha creato il mondo, ma noi abbiamo il libero arbitrio per quanto riguarda ciò che facciamo con esso. Dio crea la vita, noi decidiamo che cosa fare con essa, anche uccidendola. È vero, Dio preconosce le nostre decisioni, ma quindi, se sono sbagliate, può ancora far risultare del bene da queste. Questo si chiama Provvidenza.

Gli angeli e angeli caduti (demoni) sono senza corpo. Il fatto che essi non hanno corpi significa che essi hanno una natura diversa dalla nostra. Come risultato, sono in qualche modo più limitati, in altri modi, in quanto esseri immateriali, sono molto meno limitati - per esempio, possono passare attraverso le cose materiali e volare a velocità inimmaginabili attraverso lo spazio e il tempo. Quando gli angeli sono stati creati, avevano il libero arbitrio, ma era una capacità che hanno perso subito dopo la loro prima scelta e alcuni, si dice la metà di loro, caddero.

Questa mancanza di capacità di cambiare deriva dalla loro natura. Siamo in grado di capire questo in qualche misura attraverso noi stessi. Per esempio, qualcuno che è totalmente paralizzato (che non può utilizzare il suo corpo) è molto limitato nei peccati che èuò commettere. Naturalmente, la persona pecca ancora mentalmente, ma la perdita dell'uso del suo corpo lo rende relativamente limitayo. D'altro canto, le potenze incorporee sono totalmente limitate. Questo spiega anche perché gli angeli sono stupiti di ciò che fanno gli esseri umani, cose che sono inimmaginabili per loro nella loro natura.

Di quale legno era fatta la croce?

E. N., Colchester

Il folklore dà molte risposte a questa domanda. Il folklore inglese suggerisce il pioppo tremulo perché è leggero e si scuote, e in questo si vedono brividi o tremore alla crocifissione della Divinità. Tuttavia, in Medio Oriente, il pioppo tremulo è un albero improbabile. La tradizione della Chiesa afferma che la Croce era fatta di tre tipi di legno. Questo è basato su Isaia 60,13 (LXX): 'E la gloria del Libano verrà su di te, con cipresso, pino e cedro insieme, per glorificare il mio santo luogo; e io glorificherò lo sgabello dei miei piedi'.

Cristo è Dio e uomo?

S. T. Colchester

Noi viviamo secondo la nostra fede.

Da un lato, se non crediamo che Cristo è il Figlio dell'uomo, e invece crediamo solo in divinità lontane, allora il nostro modo di vita cambia. Diventiamo passivi, negativi, superstiziosi, fatalisti pessimisti, come nelle religioni e filosofie orientali, in Arabia, Africa, India, Cina, Giappone, nell'islam (che significa 'sottomissione', con il suo 'inshallah' - come Dio vuole), nel buddhismo con la sua promessa di reincarnazione, nel confucianesimo con il suo culto del passato, nell'induismo con la sua moltitudine di dei che pretendono le nostre offerte. Perdiamo l'ambizione e non accettiamo rischi. Tuttavia, almeno, non cadiamo nella moderna malattia occidentale della depressione, perché accettiamo tutto come volontà di Dio.

D'altra parte, se non crediamo che Cristo è il Figlio di Dio e invece crediamo solo in 'Gesù', diventiamo attivisti umanisti, basando tutto sulla persona umana, sul nostro ego, sul nostro sé, sui nostri 'diritti umani', esigenze e bisogni, lottando continuamente per un cambiamento "positivo", il cosiddetto "progresso", in uno spirito di "si può fare", sempre sorridendo scioccamente come nella pubblicità dei dentifrici americani, lavorando per il "progresso" che calpesta i valori sacri, e tutto ciò che è avvenuto prima, tutto per il bene personalista del consumismo. Quando non otteniamo quello che vogliamo, allora ci sentiamo frustrati, cadiamo in depressione e possiamo anche contemplare il suicidio, l'epidemia occidentale.

Se, tuttavia, crediamo nel Dio-uomo, Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, allora troveremo una vita equilibrata, né con il fatalismo superstizioso, né con l'attivismo umanista.

Perché molte donne inglesi sono così poco femminili e aggressive?

H. M., Coggeshall, Essex

Penso che troverà questa mentalità in tutto il mondo occidentale. Essa deriva dal fatto che il sistema economico qui sfrutta tutti come unità economiche. Pertanto, il governo ha iniziato a manipolare le studentesse negli anni '60. Le madri hanno dovuto abbandonare le loro famiglie, rimosse dalle loro case per essere sfruttate in schiavitù salariata come "unità produttive" nelle fabbriche e negli uffici e vestirsi e comportarsi come gli uomini. E tutta questa schiavitù e sfruttamento del genere femminile è avvenuta sotto gli slogan di 'femminismo' o 'emancipazione'. La moda è iniziata negli Stati Uniti, dove tutto è quantificato in dollari. E ben presto si è diffusa in Inghilterra e da allora si è diffusa in tutta l'Europa settentrionale ed è ormai comune in Europa meridionale. Stanno cercando di imporre il sistema in Europa orientale, da dove lei viene, anche se la maggior parte delle donne locali sono ancora femminili. Tuttavia, è ancora possibile incontrare alcune anziane donne inglesi che sono ancora signore, dal momento che questo movimento ha condizionato soprattutto le due generazioni più giovani dagli anni '60.

Perché la parola greca 'epiousion' (= essenziale) nella preghiera del Signore è tradotta con 'quotidiano' nelle lingue occidentali?

G. M., Parigi

Sembra che risalga una scelta fatta alla fine del II secolo, quando il greco è stato tradotto in latino come cotidianum ('quotidiano'). Dal latino, è stato poi tradotto nelle lingue occidentali. (Il greco in ogni caso era già una traduzione dall'aramaico).

'Ton arton imon ton epiousion' ('il nostro pane quotidiano') significa in realtà 'il pane che è vitale per la conservazione della nostra essenza' (secondo san Giovanni Damasceno nel libro IV dell'opera Sulla fede ortodossa).

Si è deciso di tradurre questo come 'quotidiano', perché senza 'pane quotidiano' perdiamo davvero la nostra essenza.

Personalmente, penso che una traduzione come 'pane vitale', sarebbe forse più significativa di 'pane quotidiano'. Ma è ormai troppo tardi per cambiare ciò che i Padri e i Santi latini hanno accettato in tutto il primo millennio.

Sono venuto in chiesa diverse volte, e ho diverse domande.

1. Perché vi fate il segno della croce?

2. Perché vi inchinate?

3. Perché vi confessate? Perché vi sentite così in colpa?

4. Perché tutti questi colori quando potreste avere pareti bianche? Perché la Chiesa è piena di cose 'belle', quando i soldi potrebbero andare a degne cause di beneficenza?

5. Se non credi in Dio, sei dannato all'inferno?

6. Dovresti salvare la tua anima o diventare un missionario?

7. Perché la liturgia si fa proprio in questo modo? Perché si chiudono e si aprono le porte?

8. Perché chiedete misericordia (Kyrie, eleison)? Perché lo dite così spesso?

9. Se Dio per natura è amore, allora perché preoccuparsi tanto? Vi amerà in ogni caso.

10. Perché andare in chiesa?

11. Perché pregare e chiedere aiuto se la vita è già stato organizzata per voi?

12. Perché digiunare?

13. Da dove vengono gli inni? Perché non cantate melodie più felici? Perché non usate

strumenti?

14. È il corpo e il sangue che diventa pane e vino o è il contrario? Pensate davvero che sia vero?

15. Perché le donne indossano un velo?

B. A., Colchester

1. La croce significa la vittoria di Dio, e anche la nostra, sulla morte, cioè la Resurrezione. Così, quando sentiamo il nome di Dio e quando vogliamo proteggere noi stessi facciamo il segno della croce.

2. Inchinarsi e abbassarsi significa umiltà. Questo vuol dire realismo di fronte a Dio. È lui che ha creato l'universo, non noi.

3. La confessione mostra umiltà, ci rendiamo conto davanti a Dio che facciamo cose cattive. Ci confessiamo a Dio, non a un sacerdote. Non sentiamo colpa dopo la confessione, anzi sentiamo sollievo. Il senso di colpa è molto negativo. Non dobbiamo avere un senso di colpa, dobbiamo avere pentimento. Se ti penti, la vergogna e senso di colpa sono cancellati.

4. Il paradiso è colorato, non noioso. Dio è degno della bellezza. Noi diamo il nostro meglio a Dio e il meglio che possiamo alle altre persone. Ma Dio viene prima di tutto, perché senza di lui non esisteremmo. Noi non crediamo che il nostro obiettivo sia questa vita, ma la vita dopo la morte. Purtroppo, ci saranno sempre poveri, anche se diamo loro tutto quello che abbiamo.

5. Dipende da noi. Viviamo secondo la nostra coscienza? Se no, allora la nostra condanna all'inferno inizia qui e ora (proprio come il nostro cielo può iniziare qui e ora). Alcune persone non credono con le loro menti ma credono dentro il loro cuore. Non credo che in realtà vi sia una sola persona che non crede in Dio, ma alcuni potrebbero non essere in grado di riconoscerlo, perché non conoscono se stessi, non sono in grado di ascoltare il loro cuore, bloccando i messaggi inviati dai loro cuori.

6. Essere un missionario significa dare l'esempio nella nostra vita quotidiana e significa salvare la nostra anima. Per noi è la stessa cosa.

7. La Liturgia si basa sul culto degli Apostoli nel Tempio di Gerusalemme e su quello di Cristo durante l'Ultima Cena. In sostanza, poco è cambiato dal primo secolo. Le porte rappresentano i cancelli del Paradiso. Cristo, nella forma di comunione, esce ed entra attraverso quei cancelli o porte. Perciò essi sono chiamati porte sante o regali.

8. Perché siamo salvati per misericordia, perché Dio è misericordioso; l'amore è la sua natura.

9. Perché se non abbiamo amore in noi stessi, allora quando saremo in sua presenza dopo la nostra morte, sperimenteremo il suo amore come un fuoco ardente. Se, d'altra parte, siamo preparati a essere davanti a Lui, di fronte all'amore, e avendo un po' d'amore dentro di noi, sperimenteremo la sua presenza come meraviglioso calore e luce.

10. Andiamo vanno in chiesa per ringraziare Dio, per chiedergli aiuto, per ottenere la forza. Noi possiamo pregare ovunque, ma la maggior parte delle persone non lo fa. Hanno bisogno dello stimolo dell'edificio della chiesa. E possiamo ottenere forza spirituale solo dai sacramenti in chiesa.

11. Nulla è stato organizzato per noi. Noi siamo liberi e organizziamo la nostra vita per libera scelta.

12. Il digiuno ci aiuta a pregare. Ma dobbiamo digiunare con moderazione.

13. Gli inni sono stati scritti per l'ispirazione dei santi. Ci sono migliaia di melodie. Sono melodie che mostrano sobrietà e pentimento. La musica di chiesa è diversa dalle altre musiche sotto questo aspetto. Gli strumenti musicali sono sostituiti da un organo naturale, umano - la voce umana. Gli strumenti impongono stati d'animo estranei alla Chiesa, perché sono artificiali, mentre la voce è data da Dio.

14. Il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo. È una questione di fede. Il corpo e il sangue sono spiritualmente reali, non soltanto simbolici.

15. Tutti siamo chiamati a vestirci modestamente in chiesa. I capelli delle donne possono suscitare attrazione sessuale. Alcune donne usano i loro capelli - 'sciogliendoli' - a questo scopo. Questo sarebbe immodesto in chiesa.

Gli ortodossi non abbracciano in gran parte la filosofia del 'platonismo'? I Padri non erano intrisi di filosofia 'greca'? Come si fa a distinguere la successiva 'filosofia' dell'Occidente dopo lo scisma dalla precedente 'filosofia' dei Padri prima dello scisma?

W. H., Sussex

Questa è una storia vecchia. Gli eterodossi, come lo storico Harnack e la sua scuola, accusano sempre i 'greci' (= Ortodosso) di essere platonici. Questo è perché sono loro stessi aristotelici, cioè l'opposto = razionalisti. E per gli aristotelici, chiunque non è d'accordo con loro è quindi un platonista.

La Chiesa ha chiaramente respinto Platone, il platonismo e il neoplatonismo, in quanto ha respinto platonizzatori come Clemente di Alessandria (un santo per i cattolici) e Origene, condannando quest'ultimo come eretico. I 'greci' (= pagani) sono stati rifiutati - Leggete san Paolo. L'ellenismo è terminato all'Areopago.

I padri non avevano - e non hanno - una 'filosofia' (= speculazione), hanno la teologia = la conoscenza di Dio.

I Vangeli ci dicono di essere perfetti, come il 'Padre mio che è nei cieli'. Ma sicuramente il perfezionismo è un peccato di superbia?

S. P., Colchester

Come tutti gli 'ismi', il perfezionismo è davvero un peccato, perché è una forma di orgoglio. Ma Cristo non vuole il 'perfezionismo' da noi, egli vuole che siamo 'perfetti', vale a dire, vuole perfetta umiltà - il contrario dell'orgoglio.

Che tipo di approccio ha la Chiesa ortodossa verso gli anglicani insoddisfatti delle donne vescovi e del matrimonio omosessuale?

B. H., Londra

Il termine 'approccio' (outreach) è un termine protestante, che ha a che fare con il proselitismo. Pertanto non abbiamo 'approcci' in alcuna delle Chiese ortodosse. Piuttosto siamo presenti. Anglicani sono liberi di venire ai servizi ortodossi e di scoprirci, se lo desiderano. Ma, se posso usare un detto piuttosto un duro dal Vangelo (e non parlo alla lettera), noi non diamo 'perle ai porci'.

E qui devo dire per esperienza che trovo pochissimi anglicani che sono realmente interessati all'Ortodossia. Per quanto scontenti possono essere con l'anglicanesimo, questo non è sufficiente per far amare loro l'Ortodossia. Essere scontenti dell'eterodossia non è affatto la stessa che amare la Chiesa ortodossa e voler vivere in lei.

Quando è che gli eletti al papato di Roma hanno iniziato a cambiare i loro nomi?

J. L., Londra

Questa usanza divenne comune solo dopo lo scisma del secolo XI. So solo di un caso eccezionale, prima di questo, che è quello di Papa Giovanni XII nel 955.

Mi è stato detto da un prete che, se ricado di nuovo nei miei peccati passati, andrò all'inferno. È vero?

H. C., Florida

Trovo straordinario e orribile che un sacerdote dica una cosa del genere, ma poi mi dice che è un recente convertito dal protestantesimo. Nessuno può dire che qualcuno andrà in paradiso o all'inferno. D'altra parte, è vero che se ci pentiamo dei nostri peccati, per quante volte possiamo ricadervi, siamo sempre perdonati, a condizione che il pentimento sia sincero. Nel Vangelo si dice che bisogna perdonare settanta volte sette, cioè, che la misericordia di Dio è infinita. Tuttavia, è anche vero che la nostra salvezza è appesa a un filo. Dobbiamo quindi procedere con cautela, ma sapendo che Dio è misericordioso.

Mi sono preoccupato recentemente per due questioni. In primo luogo, che cosa intendiamo davvero noi ortodossi con l'affermazione che Cristo è morto per i nostri peccati. Io vengo da un ambiente anglicano di Chiesa alta di cui il peccato tendeva a essere qualcosa che mi lasciava pieno di sensi di colpa - e lo fa tuttora - e ora ho amici evangelici che discutono di questa espressione e, inoltre, che Cristo è il loro 'Salvatore personale', che, dal momento che l'hanno accettato nella loro vita, rende il peccato molto più facile da gestire, e anche da scrollarsi di dosso. (E tanti saluti all'ascesi!) Non ho mai capito bene che cosa significa 'morto per i nostri peccati', ancora meno che siamo 'lavati nel sangue dell'Agnello'. Come è possibile per me dire che egli è morto per i miei peccati attuali, mentre so che 'è disceso dal cielo per la mia salvezza?' In secondo luogo, come dobbiamo trattare noi ortodossi gli omosessuali quando li incontriamo? Può aver saputo della coppia evangelica che ha rifiutato due uomini 'gay' al loro hotel sulla base del fatto che non potevano accettare oppure ospitare omosessuali (o fornicatori, se per questo) in una pensione a conduzione cristiana, dal momento che gli insegnamenti biblici non consentono tale comportamento e che quindi non avevano altra scelta. Trovo anche che sono a disagio in presenza di atei, anche se pranzo regolarmente con uno di loro, che è un grande amico. Vado fuori tema dall'Ortodossia quando mi chiede di parlarne, dal momento che esito a 'gettare le perle ai porci' - non che lui sia uno di loro!

H. J., Gloucestershire

Cristo doveva morire per poter risorgere dai morti, vale a dire, per potrer risuscitare noi dai morti. Il prezzo del peccato (= il peccato) è la morte spirituale. Così egli è 'morto per i nostri peccati', cioè, a causa dei nostri peccati. Detto questo, io preferirei una terminologia più ortodossa per chiarirne il significato: 'Cristo è morto in modo che noi potessimo essere risuscitati dal peccato'. Così, siamo 'lavati nel suo sangue', vale a dire, redenti, salvati e risuscitati dal suo sacrificio sulla Croce e senza peccato e di conseguenza risuscitati.

Il peccato è una malattia spirituale che blocca la nostra capacità di essere risuscitati (dal peccato e dalla sua conseguenza - la morte). Esso provoca una cecità interiore. La colpa è inutile - è condizionamento umano, moralismo secolare. Dio non ci dà sensi di colpa, è la gente che lo fa. Il senso di colpa è una paralisi, l'incapacità di pentimento attivo, e il  pentimento reale è sempre attivo.

Cristo è il nostro Salvatore (noi non usiamo l'espressione 'Salvatore personale', che suona come egoismo!) Potenzialmente egli salva tutto il genere umano, non solo me (e non vi è alcuna garanzia che egli sarà in grado di salvarmi, a causa delle mie costanti inclinazioni peccaminose e del bisogno di pentimento per gli stessi peccati).

I protestanti hanno poco senso del peccato, dunque poco senso della vita ascetica. (L'eccezione sono protestanti estreme, i calvinisti, ecc, che non hanno un senso del peccato, ma che poi pervertono i risultati in colpa, perché non hanno la confessione, né spiritualità, ma solo moralismo. Il risultato è la malattia della psichiatria e della 'terapia', che è il sostituto secolare e perciò privo di pentimento, come negli USA calvinisti).

Noi trattiamo gli omosessuali come tutti gli altri esseri umani (peccatori), come ci trattiamo l'un l'altro. Migliaia di albergatori hanno nel corso degli anni hanno rifiutato di avere coppie omosessuali nelle loro stanze, semplicemente dicendo loro che sono al completo. Si tratta di una sorta di menzogna, ma è un male minore. L'errore di questi due sembra essere stato che erano sinceri. (Era ingenuità o una provocazione da parte loro? Non lo so). Sono sicuro che gli albergatori, nel corso degli anni, hanno rifiutato nello stesso modo di accogliere uomini sposati assieme alle loro amanti.

Naturalmente, non sto giustificando i nostri governi atei e persecutori e le loro leggi che danno diritti umani agli omosessuali, ma non ai cristiani, ma tali sono i tempi in cui viviamo Quindi non ci resta che ottenere leggi uguali per tutti, anche se significa mentire. A volte, la nostra unica scelta è il male minore. Potremmo essere a disagio in presenza di atei. Tutto quello che dobbiamo fare non è di 'gettare le perle ai porci'. Se ci fanno domande di interesse reale (e non di mera curiosità), solo allora parliamo della fede. Ma per il resto, non diciamo loro nulla, perché non sono spiritualmente pronti.

Che cosa è un sacerdote?

P. T., Colchester

Un sacerdote è una strada. Alcune strade sono buone, alcune strade sono cattive. Ma qualunque sia la strada, la cosa più importante non è la strada stessa, ma ciò che viene trasportato su tale strada - ovvero Cristo.

Quando dovrebbe avere inizio, idealmente, la Divina Liturgia?

M. M., Hampshire

Alle 9 del mattino. Secondo il canonista Matteo Vlastaris, questo è perché le 9 corrispondono all'ora terza, quando lo Spirito Santo è disceso sui discepoli. Ovviamente questo è un ideale, ma la Liturgia deve in ogni caso iniziare sempre prima di mezzogiorno. L'unica eccezione è quando la Divina Liturgia è preceduta dai Vespri e allora dovrebbe avvenire nel primo pomeriggio, per esempio, alla vigilia del Natale, alla Vigilia della Teofania, al Grande Giovedi e al Grande Sabato. Lo stesso vale per il servizio dei Presantificati (che non è una Liturgia), che dovrebbe avere luogo nel primo pomeriggio (non alla sera). In realtà, in questi ultimi casi si inizia prima, per comodità, ma la comunione avviene ancora nel primo pomeriggio, forse alle 12.30.

Perché si aggiunge acqua calda alla comunione nella Chiesa; è una pratica antica?

A. P., Colchester

La pratica ha avuto inizio nel V e VI secolo. L'acqua calda, quasi bollente, simboleggia la vita, la presenza dello Spirito Santo, il datore di vita, nella Chiesa, racconta che c'è vita dopo la morte, che la divinità di Cristo non è stato crocifissa, che Cristo è risorto nel suo corpo e nel suo sangue.

Qual era la prassi della confessione e della comunione nella Chiesa primitiva in Inghilterra?

W. M., Colchester

È significativo che in inglese antico la parola per 'parrocchia' ('parochia' in greco latinizzato) è 'shriftshire' - in altre parole la regione in cui il sacerdote locale è responsabile per le confessioni.

sulla confessione il greco san Teodoro di Canterbury (+690) ha scritto nel penitenziale a lui attribuito:

Coloro che desiderano ricevere la comunione dovrebbero fare prima la confessione, e il sacerdote dovrebbe prendere in considerazione l'età e l'educazione della persona e ciò che è appropriato per loro. L'autorità sacerdotale deve essere moderata in proporzione alla infermità, e questo principio vale per ogni penitenza e confessione: cosa permetterà meglio a Dio di aiutare le persone, e cosa può essere obbedito da loro con ogni diligenza?

Vorrei avere qualche consiglio per quanto riguarda la Quaresima. Questa è la prima volta che digiuno e più leggo su questo importante periodo, più mi vengono domande da fare.

Capisco che questa prima settimana è la più rigorosa.

Durante questa settimana non si può mangiare da lunedi mattina a mercoledì sera. Cosa succede dopo? Niente carne o latticini per 40 giorni?

Quante volte al giorno è permesso mangiare? È consentito l'olio? Potrebbe spiegarmi l'intero periodo di digiuno, per favore? Non sono stata in chiesa per molti anni, ma sono consapevole che la Quaresima non riguarda solo il cibo. Vorrei farla bene. Ci sono giorni importanti o momenti in cui posso venire in chiesa? Per favore mi aiuti. Per favore mi guidi attraverso tutto quello che devo sapere.

T. P., Essex

Ci sono molti modi di vivere la Grande Quaresima. La cosa principale è che digiuniamo (ci asteniamo) da cattivi pensieri, parole e azioni e aumentiamo la nostra preghiera. Il cibo di digiuno è al secondo posto, ma è importante perché la prima cosa possa avverarsi. L'uno tira l'altro, è un circolo virtuoso. Se non preghiamo di più - e questo significa andare in chiesa più spesso - allora il cibo di digiuno ci renderà solo irritabili e non saremo in grado di digiunare da cattivi pensieri, parole e azioni. Quindi è necessario andare a tutti i servizi a cui si può partecipare alla vostra chiesa locale. Se si sta lavorando a tempo pieno, assicuratevi almeno di andare in chiesa ogni sabato sera e alla domenica.

Per quanto riguarda il digiuno dal cibo, se vive come una monaca, allora può digiunare dal cibo molto rigorosamente, secondo le regole. Nella maggior parte dei monasteri si mangia ancora due o tre volte al giorno, anche se le quantità sono più modeste.

Ma lei non è una monaca.

Se digiuna per la prima volta, allora è fisicamente e mentalmente pericoloso digiunare rigorosamente per tutto il periodo. Alcune persone si ammalano, altre si deprimono per orgoglio (digiuno troppo stretto). Quindi stia attenta. Non mangiare nulla da lunedi a mercoledì nella prima settimana è fatto solo dai più rigorosi e più esperti. Nemmeno i monaci e le monache lo fanno sempre e certamente lo fanno solo con la benedizione dei loro padri spirituali. Ha una tale benedizione? I laici non dovrebbero certamente tentare queste cose. Sono spiritualmente pericolose e possono portare dritto alla delusione spirituale (prelest), con la condanna degli altri e l'orgoglio.

Ci sono diversi livelli di digiuno:

1. Niente carne

2. Niente uova

3. Niente latticini

4. Niente pesce

5. Niente vino o olio (consentiti nelle feste e nei fine settimana)

Se è una principiante, mantenga il digiuno rigoroso per la prima settimana (detta Settimana Pura), per la Settimana Santa, che è la settimana finale dopo la Quaresima e, naturalmente, per i soliti mercoledì e venerdì. Nel frattempo, si può almeno digiunare dalla carne (livello 1). Il resto (livelli 2-5) dipende dal suo stato di salute, dal suo stato civile, dalla situazione familiare e di lavoro e da quanto è esperta. Chieda consiglio al suo confessore.

Per quanto riguarda l'astensione dai rapporti coniugali, la deve tentare solo se è per mutuo consenso e se lei e suo marito avete la benedizione del vostro confessore. In caso contrario, anche questo può essere pericoloso e può fare più male che bene. Ed è successo.

Dovrebbe certamente provare a fare la confessione e la comunione alla domenica del perdono, al trionfo dell'Ortodossia, alla domenica delle Palme e a Pasqua. Il digiuno è molto più facile se si fa la confessione e la comunione.

È vero che il digiuno è sospeso se si viaggia?

T. L., Colchester

Assolutamente no! Questo è un mito creato dai modernisti.

Cosa risponderebbe a coloro che deridono noi ortodossi dicendo che il filioque non è importante?

A. L., Londra

Se non è importante, allora perché non lo aboliscono, tornando alla Fede dei Sette Concili? Com'è interessante che l'indifferenza ('non importa', 'non è importante') maschera sempre un'effettiva ostilità alla verità.

C'è una santa Celia?

M. R., Buckinghamshire

No. Tuttavia, Celia è semplicemente una forma breve per Cecilia, la nota martire romana.

A quando risalgono i primi antichi manoscritti della Liturgia di San Giovanni Crisostomo? Lo chiedo perché vi è una controversia se la nostra liturgia è stata davvero compilata da san Giovanni Crisostomo.

S. J., New England

I primi manoscritti risalgono al secolo VIII.

Come ha giustamente detto, la Liturgia non è stata scritta da san Giovanni Crisostomo, ma compilata da lui. Questa compilazione si è basata sulla cena pasquale ebraica dell'Antico Testamento, ripresa durante l'Ultima Cena (come riportato dai Vangeli) e poi nelle prime liturgie come quelle di san Giacomo e di san Marco. Entrambe le Liturgie di san Basilio e di san Giovanni sono accorciamenti di queste ultime. In altre parole, l'attuale struttura della Liturgia era ben fondata molto prima del IV secolo.

Più di un secolo fa, il liturgista occidentale Brightman (Liturgies Eastern and Western, Oxford 1896) ha stabilito più o meno come doveva presentarsi la Liturgia di san Giovanni Crisostomo alla fine del IV secolo. Di fatto è molto simile a quella che abbiamo ora, nonostante i seguenti notevoli cambiamenti: la Proscomidia è stata ampiamente modificata e ampliata, il Trisagio è stato introdotto con il patriarca Proclo (434-447), il Credo è stato introdotto a Costantinopoli nel 511 dal patriarca Timoteo, e l'inno 'Figlio Unigenito' (che si dice sia stato scritto dall'imperatore Giustiniano stesso), il Piccolo e Grande Ingresso nelle loro forme attuali e l'Inno dei Cherubini sono stati tutti introdotti sotto l'imperatore Giustiniano (+565). Anche alcune delle preghiere lette alla Liturgia di san Giovanni Crisostomo sono in realtà dalla Liturgia di san Basilio.

Oltre 35 anni fa l'allora padre Georg Wagner, guidato dalla tecnica di Brightman, lesse accuratamente tutte le opere di san Giovanni Crisostomo e pubblicò la sua tesi di dottorato (Università di Münster), mostrando che parti del testo della Liturgia, in particolare il canone eucaristico, sono effettivamente ripetute nelle opere di san Giovanni.

Nel Medioevo, il luogo più popolare di pellegrinaggio in Inghilterra deve essere stato Canterbury, con la morte di Tommaso Becket. Ma dove si recavano in pellegrinaggio in Inghilterra gli inglesi prima della conquista? E per quanto riguarda i gallesi, gli scozzesi e gli irlandesi?

W. T., Canterbury

I tre centri principali in Inghilterra erano Glastonbury (sant'Aidan, san Patrizio e altri), Canterbury (sant'Agostino e i suoi successori) e Lindisfarne (san Cuthbert e gli altri santi locali).

Questi tre centri rappresentano rispettivamente le tre correnti che hanno formato la Chiesa cristiana in Gran Bretagna e Irlanda: quella romano-britannica (rinnovata dalla Gallia da san Germano, san Martino e san Giovanni Cassiano), quella irlandese (da Iona ma scendendo verso sud fino alle Midlands inglesi, all'East Anglia e all'Essex) e quella romana (dal Kent). Non dobbiamo neppure trascurare centri di pellegrinaggio come l'antica St Albans per sant'Albano, un santo pre-inglese, e poi centri locali come Gloucester per sant'Oswald, Winchcombe per san Kenelm, Bury St Edmunds per sant'Edmund ecc. In Scozia i fedeli andavano a Iona per san Colombano, e in Galles a san David, Bangor, Caldey e Bardsey. In Irlanda Skellig Michael (la roccia di san Michele) era un centro principale, insieme ad Ardmore, Glendalough e altri centri monastici.

Perché, tradizionalmente, i novizi trascorrono tre anni (e non, per esempio, due o quattro anni) come novizi?

B. A., Colchester

Per quanto ne so, riflette il periodo di tre anni in cui i discepoli furono con Cristo, prima di diventare apostoli ricevendo lo Spirito Santo.

Ho tre domande. Quando hanno iniziato gli ortodossi a dare la comunione con un cucchiaio? Perché i non ortodossi fanno la comunione regolarmente? E quando i non ortodossi hanno smesso di ricevere la comunione sotto le due specie?

W. S., Colchester

Almeno fino al secolo VIII, gli ortodossi ricevevano il corpo di Cristo nelle loro mani e il sangue lo bevevano direttamente dal calice. In altre parole, tutti rivecevano la comunione come oggi fa il clero (come si può vedere nella notte di Pasqua, quando tutte le porte dell'iconostasi sono aperte). Tuttavia, a causa di abusi, cominciò ad essere usato un cucchiaio da quel periodo, e adesso è solo il clero che riceve la comunione in questo modo.

Per quanto riguarda la mancanza della comunione frequente, con cui penso che intenda la rarità della comunione quotidiana o settimanale, questo è semplicemente perché non viviamo più come i primi cristiani, ma in un modo mondano molto occidentalizzato. E se non stiamo attenti, la comunione ci può bruciare. Ho infatti incontrato alcuni ortodossi piuttosto intellettuali che hanno cominciato a ricevere la comunione molto frequentemente. Purtroppo, sono finiti male, perché l'orgoglio ('io sono meglio di altri ortodossi perché ricevo frequentemente la comunione') è andato loro alla testa e se ne sono andati dalla Chiesa.

Per quanto riguarda la comunione al solo corpo, sono registrati singoli casi già nel VI secolo, quando, per ragioni pratiche - presumibilmente, la mancanza di vino durante il dominio barbaro – gli ortodossi in Occidente ricevevano solo il corpo di Cristo. Tuttavia, questo sembra essere stato eccezionale ed è diventato la norma solo sotto il cattolicesimo romano, per decreto del Concilio di Costanza nel 1415.

Quali sono alcuni degli aspetti esteriori del cattolicesimo che sono diversi dall'Ortodossia?

P. L., Felixstowe

Le cose che vengono in mente sono, in primo luogo, l'intellettualismo - i gesuiti, i domenicani, lo spirito degli studi, la sociologia e l'analisi. In secondo luogo, vi è il sentimentalismo, l'uso dell'immaginazione, la contemplazione, le grotte, la musica d'organo di sottofondo, per esempio, o il canto di uccelli registrato che si sente nelle librerie cattoliche. E, infine, vi è lo 'psicologismo', - lo spirito onnipresente del senso di colpa e la sua manipolazione, l'uso frequente di parole come espiazione o riparazione, la morbosità, il sangue, le stigmate, la sofferenza, la crocifissione, l'auto-mortificazione e l'auto-flagellazione (come nell'Opus Dei o nell'ordine di Madre Teresa) o addirittura l'auto-crocifissione (una deviazione praticata nelle Filippine).

Quali preghiere essenziali dovremmo tutti conoscere a memoria?

N. E., Colchester

La preghiera del Signore, il Cantico della Madre di Dio (Gioisci, o Vergine Madre di Dio, Maria, piena di grazia...) e il Credo. Molti sanno anche il Salmo 50 a memoria (Abbi misericordia di me, o Dio...).

Che cosa raccomanderebbe come lista di letture per i futuri seminaristi?

E. N., California

Il primo libro che mi sento di raccomandare - anche se è molto più che una lettura, di gran lunga più importante - è un libro di preghiere. Quante preghiere conoscono a memoria i seminaristi?

In secondo luogo, la Scrittura e in particolare questo significa il Nuovo Testamento, con incluso un elenco di domande che chiedono perché certe parti della Chiesa ortodossa non osservano più queste istruzioni (per esempio 1 Cor 11; Gc 2,19). Questa dovrebbe essere una lettura essenziale, seguita dai Salmi e un apprezzamento della loro qualità profetica.

In terzo luogo, ci sono le vite dei santi. Sono essenziali le vite di alcuni dei nuovi martiri e confessori (non versioni tagliate e censurate, come si possono trovare su internet), che mostrino ai futuri seminaristi che cosa comportano esattamente il sangue e le viscere della confessione della fede.

Infine, mi sento di raccomandare un libro di un santo contemporaneo, per esempio, san Nicola di Ohrid, san Giovanni di Shanghai o san Giustino di Chelije.

In alternativa, si potrebbe raccomandare un libro scritto da uno degli anziani ortodossi contemporanei e universalmente rispettati, ma non ancora canonizzati, come padre Ioann Krestiankin, padre Paisios dell'Athos, padre Porphyrios o Padre Cleopa di Romania. Gli studenti hanno bisogno di sapere come scrive e legge il vero mondo ortodosso.

Liana è un nome ortodosso?

L. M., Washington.

L'ho sempre pensato come un'abbreviazione di Juliana, insieme ad altre forme come Leanne, Leigh-Anne ecc

Come affrontare e sopportare le ingiustizie?

S. S., Parigi

In primo luogo: Sapere che l'ingiustizia è sempre un bene per la nostra umiltà, come arma contro il nostro orgoglio. In secondo luogo: sapere che Dio è responsabile di tutto. La sua verità trionfa sempre, quindi non disperare di fronte alle ingiustizie, che sono in ogni caso inevitabili in questo mondo. L'ingiustizia non dura, alla fine si avrà giustizia.

Che cosa vogliono dire esattamente le parole della Liturgia, 'misericordia di pace, sacrificio di lode'? Sono parole relative al Salmo 50, come ho sempre pensato?

S. P., Felixstowe

Sì, lo sono. Dio vuole un sacrificio di lode, non un sacrificio di sangue (vedi Salmo 50). Il nostro sacrificio è incruento. Le prime parole, 'misericordia di pace', si riferiscono alla stessa cosa. Il Dio di misericordia vuole misericordia e non sacrifici. 'Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia'. La misericordia è il frutto della pace. Se abbiamo la pace nei nostri cuori, allora siamo misericordiosi. Dobbiamo essere in questo stato di grazia, se vogliamo avvicinarci al Dio della misericordia.

Perché i tavoli d'altare non ortodossi sono allungati, ma quelli ortodossi sono quadrati?

A. P., Felixstowe

Non so perché sia ​​così, ma so che gli altari erano sempre quadrati nelle chiese dei primi secoli. Potrei ipotizzare che il cambiamento in Occidente potrebbe essere dovuto all'allungamento di edifici di culto in Occidente, nel Medioevo, quando le chiese cattoliche (e quindi successivamente quelle protestanti) sono diventate rettangolari.

Quali sono i vantaggi della confessione?

V. R., Londra

Senza confessione, il carattere nazionale può essere deformato. Questo può essere visto chiaramente nel carattere nazionale inglese, con le sua riserve e la sua ipocrisia, risultati del protestantesimo, soprattutto del puritanesimo. Prima della riforma protestante, gli inglesi erano famosi come aperti e affettuosi. L'influenza del protestantesimo estremo, il puritanesimo calvinista, è abbastanza sorprendente, anche oggi. Così, abbiamo i romanzi di Agatha Christie, con i loro omicidi e scandali in tranquilli, ben educati villaggi. Qui gente apparentemente 'bella', gentile e ben educata fa le cose più terribili. Le pugnalate alla schiena sono l'ordine del giorno, l'ipocrisia e l'egoismo sono la norma sotto il culto della 'gentilezza'.

Il protestantesimo dice che abbiamo 'un salvatore personale', che siamo già salvati. Questo è orgoglio, perché esclude il riconoscimento del nostro peccato, e così il pentimento. Senza la confessione dei peccati e un certo livello minimo di guida, passando anni e decenni senza confessione, tutto si nasconde, si 'imbottiglia', con conseguenze terribili che erodono le nostre anime. Naturalmente, negli USA puritana hanno inventato la 'terapia' come alternativa alla confessione sacramentale. Tuttavia, con la 'terapia' non c'è pentimento e quindi nessuna assoluzione, solo discussione.

Voglio che mio figlio si sposi. Posso pregare per lui, perché trovi una moglie?

T. Z., Londra

Sì, ma non preghi perché trovi 'una moglie', ma perché trovi la moglie giusta.

Perché le tonache dei preti sono nere?

R. S., New York

Non lo sono, possono essere di qualsiasi colore. Anche i cattolici romani non si vestivano di nero fino a dopo il Concilio di Trento alla fine del XVI secolo e sotto l'influenza protestante. Ancora oggi molti degli ordini cattolici romani indossano il grigio, il marrone o altri colori e il loro papa veste di bianco (come il patriarca della Romania). Solo i monaci ortodossi indossano tonache nere, in segno di pentimento.

Ho letto che una certa persona sarebbe un ottimo prete ortodosso, perché in precedenza era stato un vicario anglicano. È così?

C. H., Colchester

No, non lo è. In realtà, è molto più difficile per un sacerdote eterodosso addestrato diventare un prete ortodosso che per un laico eterodosso. Questo perché i sacerdoti eterodossi addestrati prima devono disimparare tutto ciò prima di poter iniziare a imparare, mentre un laico eterodosso ha meno da disimparare prima di poter iniziare a imparare. E l'apprendimento in senso ortodosso non è affatto libresco, avviene sentendo nel cuore gli insegnamenti e le tradizioni della Chiesa. Solo una volta che sono stati sentiti possono essere compresi dalla mente.

Tuttavia, è possibile per un vicario anglicano diventare un prete ortodosso, dopo 10-30 anni di vita da laico ortodosso. Ho visto questo. Quello che non ho ancora visto è un ex sacerdote cattolico diventare un autentico sacerdote ortodosso. Ma forse può esistere. Dio fa miracoli.

Ho due domande. In primo luogo, come considerate da un punto da un punto di vista ortodosso un campione di sangue di Giovanni Paolo II? L'unico sangue che può esistere nella Chiesa non è quelo di Cristo? In questo senso, non è inconcepibile che un uomo come Padre Pio con l'emorragia delle sue stigmate potesse celebrare la Liturgia?

In secondo luogo, un nostro amico, che è un collezionista di oggetti e arte pre-colombiana– egli ritiene 'arte' gli oggetti di culto e gli idoli pre-colombiani – ha realizzato una collana di antiche pietre indiane e l'ha data a mia moglie come un regalo molto speciale e costoso. Che cosa dovremmo fare? La può indossare? Dovremmo aspergerla con acqua santa? L'Apostolo dice che tutti gli dèi dei pagani sono demoni. Questo si applica direttamente alle figure e idoli.

G. J., Venezuela

La sua prima domanda: Il sangue potrebbe essere considerato reliquie in determinate condizioni, allo stato solido o secco, per esempio. C'è il caso di San Gennaro, un antico martire in Italia, venerata dagli ortodossi. Tuttavia, c'è un caso di liquefazione del suo sangue il giorno della sua festa. Di solito questo sangue è solido. Le reliquie sono fondamentalmente solide, per esempio, ossa.

C'è qualcosa di malsano nella venerazione del sangue liquido (in contrapposizione a quello secco). È una venerazione anatomica, come la venerazione cattolica dei cuori e altri organi interni. Le stigmate sono un segno di attività psichica (non spirituale), anche di frode. Attualmente, per esempio ci sono oltre 50 prestigiatori professionali in Spagna che possono creare stigmate a volontà. Non è un segno di santità, ma di tecnica psichica, volontario o involontario. Nell'Ortodossia non si celebra la liturgia, se si sta sanguinando (il caso di donne con mestruazioni, per esempio).

La sua seconda domanda: Nel senso più ampio l'arte è tutto ciò che è artificiale, che viene dall'uomo. Tuttavia, vi è l'arte primitiva, l'arte bassa, l'arte moderna ecc ecc Ciò che interessa noi ortodossi è l'arte alta. L'arte alta è tutto ciò che è toccato dal Divino, vale a dire il sacro, che ispira quindi le qualità divine di bellezza, bontà e verità. Questo è il motivo per cui quasi tutta l'arte moderna non è arte alta. Se queste pietre sono naturali e non scolpite a formare idoli - e vi piacciono - le potete lasciare per una notte nell'acqua santa e poi indossarle se lo si desiderate. Se ancora non vi piacciono, potete darle via. Se sono scolpite in forma di idoli, nascondetele (o seppellitele o gettatele in un fiume), dove nessuno possa vederle o toccarle.

Perché i sacerdoti indossano paramenti e perché sono sepolti rivestiti di paramenti?

G. A., Manchester

I paramenti sacri rappresentano la bellezza del Regno dei Cieli. Ricordate che nei servizi il sacerdote rappresenta Cristo. Diamo sempre il meglio di ciò che abbiamo alla Chiesa, ciò che è più bello nella cultura umana. Noi non siamo protestanti. Questo non significa che paramenti devono essere costosi, tempestati di pietre preziose, ecc. Ma dovrebbero apparire decenti e belli. I sacerdoti sono sepolti in una serie di paramenti (di solito i più vecchi), perché questo dimostra che la cosa più importante nella vita è il loro sacerdozio e che vanno a incontrare Cristo così.

Ho vissuto in Occidente solo per tre anni, sposata col mio marito francese. Come fa lei, nato e cresciuto in Occidente, a gestire il Natale del nuovo calendario e restare ancora fedele al Natale ortodosso? Come è possibile combinarli?

N. S., Le Mans

Atei, ebrei e musulmani non hanno alcun problema con questo. La maggior parte di loro osserva il 'Natale'. Né hanno problemi con questo la stragrande maggioranza degli europei occidentali, e questo significa tutti coloro che non hanno mai messo piede in una chiesa il 25 dicembre. In altre parole, il 'Natale' per loro, come per noi, è semplicemente una parte culturale del calendario occidentale laico, come ogni altro giorno di festa civile, un'occasione alla fine dell'anno per avere un albero decorato e decorazioni in casa e scambiarsi un regalo. Tutto questo può essere fatto con modestia senza interferire in alcun modo con i preparativi per la festa della Natività di Cristo, il 7 gennaio, che è così importante che dovremmo anche prendere un giorno di assenza dal lavoro. In altre parole, il 25 dicembre è un'occasione culturale, non spirituale.

Chi è santa Vittoria?

L.A., Norwich

Ci sono nove sante di nome Vittoria:

7 giugno (25 maggio) - Martire Vittoria di Efeso. Icona: http://www.ikonu.ru/info.php?id=375

14 giugno (1 giugno) - Martire Vittoria di Tessalonica.

6 novembre (24 ottobre) - Martire Vittoria di Nicomedia.

Nulla si sa sulla vita delle martiri di cui sopra, ma sono state probabilmente tutte martirizzate nel terzo o all'inizio del quarto secolo. Tuttavia, sappiamo molto di più su qualle che seguono:

11 febbraio (29 gennaio) - Vittoria e altre 44 martiri ad Albitina vicino a Cartagine (+304).

23 marzo (10 marzo) - Martire Vittoria (Niki) di Corinto (+258). Icona: http://www.idrp.ru/buy/show_item.php?cat=9036

12 ottobre (29 settembre) - Martire Vittoria. Era una schiava, fu martirizzata a Roma intorno al 60 sotto Nerone.

17 novembre (4 novembre) Martiri Vittoria e Acisclo, patroni di Cordoba in Spagna (9 304).

Erano fratello e sorella e abbiamo la vita completa.

21 dicembre (8 dicembre) - Martire Vittoria di Culusa (Nord Africa) (+477) ha anche una vita dettagliata. Una giovane madre, fu martirizzata dagli ariani con 62 sacerdoti e 300 laici nello stesso giorno. Molti altri ortodossi della zona sono stati inviati alle miniere in Sicilia e Sardegna in quegli anni.

23 dicembre (10 dicembre) - Martiri Vittoria e Anatolia di Roma (+c. 250). Erano sorelle.

Quando dobbiamo rimuovere gli alberi e le decorazioni di Natale? C'è una tradizione della dodicesima notte?

A. P., Felixstowe

In senso stretto, o liturgicamente, parlando, le decorazioni devono essere rimosse al commiato della Teofania (14/27 gennaio).

L'Ortodossia è anti-occidentale?

E. H., Pennsylvania

Questa domanda mi ricorda un convertito ho conosciuto quasi 40 anni fa. Si lamentava sempre che, 'non si può fare questo, non si può fare quello, e 'occidentale'. Per lui era piuttosto un ossessione. (Ovviamente lui stesso era un ex-anglicano, un tipico neofita). Non credo sia necessario parlare così. Dobbiamo distinguere tra ciò che è cristiano e ciò che è non cristiano - e 'cristiano' è semplicemente la parola originale per ortodosso. Per esempio, mi vengono in mente poche cose più ortodosse della vita dei santi Albano e Cuthbert - eppure sono completamente 'occidentali'. D'altra parte, mi vengono in mente poche cose meno ortodosse rispetto ai campi di concentramento e alla bomba atomica - e anche loro sono completamente 'occidentali'. Tra di loro spiccano Carlo Magno e Tommaso d'Aquino, è vero, sono 'occidentali', ma la cosa principale è che parti delle loro ideologie sono semplicemente non cristiane. In altre parole, cerchiamo di non essere superficiali, di ogni cosa guardiamo il contenuto cristiano ortodosso.

Ciò che dovremmo dire è se qualcosa è cristiano o no, non la sua origine geografica. L'Unione Sovietica comunista, dopo aver violentemente rinunciato all'Ortodossia, è diventata rapidamente una maestra di campi di concentramento e di  bombe atomiche. Anche se il comunismo è una ideologia 'occidentale', è stato praticato soprattutto al di fuori del mondo occidentale da parte ni non-occidentali e anti-occidentali, cioè di persone non-cristiane e anti-cristiane. Usiamo i termini cristiano o non cristiano; la geografia è troppo superficiale.

Perché la depressione oggi è così comune?

A. P., Felixstowe

La fonte della depressione è in una mancanza di speranza. E, naturalmente, senza fede in Dio, che speranza c'è? C'è solo la prospettiva della morte. Questo spiega perché la depressione spesso porta al suicidio, alla morte. Così, quegli intellettuali che negano Dio e fanno propaganda del loro ateismo, o mancanza di fede, hanno una pesante responsabilità per le anime semplici che essi privano della fede.

Perché tanti anglicani che diventano ortodossi si mettono a improvvisare?

B. P., Colchester

Semplicemente perché non sono ancorati nella Tradizione, non l'hanno mai vissuta, ma hanno vissuto solo al di fuori di essa. Per loro l'Ortodossia significa leggere alcuni libri (probabilmente scritti da altri convertiti come loro), guardare alcuni siti web, imparare alcune tecniche, e basta; non hanno mai capito che l'Ortodossia è un modo di vita e non capiscono i valori che vengono da quella vita. La loro mancanza di preparazione spirituale, le loro ricezioni e ordinazioni veloci, tutte causano tanti scandali nella Chiesa. Credo che il problema venga da certi vescovi che li ordinano senza dare loro il tempo e la formazione. La cosa peggiore è quando queste persone pensano di sapere tutto e si rifiutano di imparare dagli altri.

Tragicamente, dopo pochi anni, questi movimenti si estinguono come rami secchi tagliati dall'albero dell'Ortodossia. L'unica speranza è che vivano in luoghi dove ortodossi rumeni, greci e russi, ecc possano insegnare loro e convertirli poi alla vera Ortodossia (e non a quella libresca).

Quali sono le cause spirituali del morbo di Alzheimer?

B. S., Francia

Penso che ci siano molte cause e non le vorrei ridurre a solo due o tre. Da una parte, ho notato tra alcuni malati che Dio li ha privati ​​della loro memoria perché sono stati molto avari nella loro vita. Concludo che la cattiveria verso gli altri, l'amarezza e il cinismo possono essere tra le cause che portano al morbo di Alzheimer. È Dio che porta in tal caso queste persone alla salvezza privandole delle facoltà e le motivazioni per tale cattiveria, amarezza e cinismo. D'altra parte, ho visto alcune persone molto belle e innocenti che soffrono di Alzheimer. Penso che nel loro caso che Dio li priva della loro memoria, per proteggerle da uletiori ferite delle crudeltà di questo mondo e così li consola. Ma ripeto, queste sono solo osservazioni tra tanti casi - ci devono essere molte altre ragioni per il morbo di Alzheimer. Ricordiamo di non giudicare. Qui c'è un mistero.

Perché è contrario agli 'ismi'? In francese la parola stessa per cristianesimo è 'Christianisme'. È contrario a questo? E non è lei stesso un tradizionalista, che così crede nel tradizionalismo?

A. B., Grecia

Qualsiasi 'ismo' è una forma di idolatria. Così il 'cattolicesimo' è il culto dell'universalità secondo il modello romano, vale a dire una forma di imperialismo umana. Il protestantesimo è il culto della protesta, anche quando non vi è alcuna necessità di protesta. Il modernismo è l'idolatria di tutto ciò che è moderno. Il tradizionalismo è l'idolatria di qualsiasi 'tradizione', per quanto secondaria possa essere. Io non sono un tradizionalista, semplicemente seguo la 'Tradizione' (non 'tradizioni' con un piccolo t, cioè, costumi locali inventati). E uno che segue la tradizione è semplicemente un cristiano.

Mi dispiace di dover correggere il suo francese. La vera parola francese per cristianesimo è 'chrétienté'. La parola 'christianisme' è stata inventata nel XVIII secolo dai massoni dell'Enciclopedia che volevano sninuire il cristianesimo e farne un mero 'ismo'.

Come si può capire il gesto di san Nicola che diede ad Ario uno schiaffo?

A. B., Colchester

Penso che dovremmo guardare a questo nello stesso modo come si guarda qualcuno che dà una uno schiaffo a una persona isterica. In altre parole, è stato destinato a portare Ario in sé perché era in uno stato di isteria intellettuale - non è affatto diverso da quello che molti soffrono oggi. Tuttavia, san Nicola era un santo, non siamo santi.

So che questo sembra strano, ma chi erano i Nefilim menzionati nel Libro della Genesi? Ho un amico evangelico che dice che i moderni 'alieni' con astronavi sono Nefilim. Cosa ne pensa?

S. L., Suffolk

Genesi 6 è abbastanza chiaro. I Nefilim (nella versione dei Settanta, la parola appare come 'giganti'), erano i figli di demoni e donne. In altre parole, ci deve essere stata una specie (un 'genere' nella Bibbia inglese di re Giacomo) di demoni (spiriti maligni o angeli caduti), che divenne così materiale come risultato della loro caduta, che erano in grado di fecondare le donne. I risultati sono stati così giganteschi (non solo in termini di dimensioni fisiche, ma anche nella dimensione delle loro conoscenze e abilità), e così ripugnanti che la Terra dovette essere purificata dal diluvio.

I demoni hanno bisogno di possedere l'energia animale dei corpi per avere potere di prendere forma, ed è per questo che cercano continuamente di prendere il sopravvento sugli esseri umani. Ecco perché nel caso dei porci dei Gadareni, hanno preso corpi animali, una volta che erano stati espulsi da un corpo umano.

Mi sembra che la nascita dei 'Nephilim' sia ricordata anche in diverse mitologie pagane, come quelle africane, indù, greca e norrena, in cui gli dei e le dee sono demoni e la fornicazione è una delle loro attività preferite. La Chiesa è ben chiara sul fatto che gli idoli pagani sono abitati da demoni e che il paganesimo è in definitiva un culto demoniaco.

Quanto agli 'alieni' (che nome appropriato) e alle loro astronavi, sono chiaramente demoniaci (quando non sono semplicemente, come di solito sono, racconti di truffatori in cerca di pubblicità). Anche le immagini di 'alieni' assomigliano da vicino alle immagini di demoni tramandate a noi nelli iconografia della Chiesa e nelle Vite dei Santi. È interessante notare che, anche se si suppone che questi 'alieni' vengano da vari angoli del vasto e stellato universo di Dio, tutti si assomigliano l'un l'altro. È chiaro che tutti appartengono al genere demoniaco. Il fatto che appaiano in aria non è una sorpresa, i 'regni aerei' sono le abitazioni dei demoni e 'luci nel cielo' e 'segni celesti' sono cose da aspettarsi dai demoni.

Chi ha compiuto il miracolo annuale di guarigione alla piscina di Betsaetà (Gv 5)?

A. P., Colchester

Il Canone al Mattutino della domenica del paralitico afferma chiaramente che questo era l'Arcangelo Michele.

Al servizio della Veglia perché il sacerdote sta davanti alle porte regali per la grande litania ma dice le altre litanie dei Vespri all'interno dell'altare?

S. T., Ipswich

Il posto del sacerdote è all'altare; posto del diacono è davanti alle porte reali, al fine di chiamare il popolo alla preghiera, che è il suo ruolo. Tuttavia, all'inizio del Grande Vespro, se non c'è il diacono, il sacerdote dice la grande litania davanti alle porte, perché in questo momento, in piedi nel buio, egli rappresenta Adamo che è appena stato espulso dal Paradiso. Questo è il significato del primo salmo e dell'incensazione - Adamo si trova nell'Eden. Quando le porte si sono chiuse e le luci spente, questo simboleggia l'espulsione e così da allora in poi noi preghiamo nel pentimento, nel buio del mondo.

Ho visto chiese anglicane in Inghilterra e hanno fuori cartelli con il nome del predicatore della prossima settimana o dei preti in visita e le loro qualifiche.

Perché non lo facciamo nella Chiesa ortodossa?

V. K., Londra

Nella Chiesa serviamo Cristo, non le personalità.

Tra i non ortodossi ci sono 'ismi', dal nome di nazionalità, di sistemi o personalità - anglicanesimo, papismo, metodismo, battismo, calvinismo, luteranesimo e così via. Noi celebriamo la Liturgia - fondamentalmente sempre la stessa. Questo perché abbiamo la Tradizione, non invenzioni umane. La Tradizione è molto più grande degli esseri umani perché è ispirata da Dio lo Spirito Santo.

Non riesco a trovare qualcuno che mi possa spiegare il sistema delle onorificenze per i sacerdoti nella Chiesa ortodossa. Può farlo lei?

S. R., Londra

Credo che quando parla di Chiesa ortodossa intenda la Chiesa ortodossa russa - in quanto il sistema non esiste in altre Chiese locali. (Anche se alcune Chiese locali nella diaspora hanno recentemente iniziato a copiare la Chiesa russa. Per esempio, gli ex-anglicani del clero antiocheno hanno chiesto il permesso di indossare croci da semplice prete russo e la giurisdizione di Thyateira sembra assegnare i titoli 'economo' e 'protopresbitero' a tutti i sacerdoti ex-anglicani, quasi indipendentemente da quanto tempo sono stati nel clero. Nella Chiesa russa il sistema è che un'onorificenza è assegnata ogni cinque anni, a condizione che il sacerdote continui a celebrare ogni settimana e compia generalmente il suo lavoro in modo corretto. Ci sono undici onorificenze, e sono:

Dopo cinque anni: il paramento del confessore (nabedrennik). (In origine, ai preti non era concesso ascoltare confessioni prima di ricevere quest'onorificenza. Forse quest'abitudine dovrebbe essere reintrodotta?)

Dopo dieci anni: Il copricapo sacerdotale (kamilavka).

Dopo quindici anni: La croce dorata.

Dopo vent'anni: Il titolo di Arciprete (Protoierei).

Dopo venticinque anni: Il paramento a diamante (palitsa).

Dopo trent'anni: La croce ingioiellata.

Dopo trentacinque anni: La mitra da prete (leggermente differente da quella da vescovo).

Dopo quarant'anni: La seconda croce.

Dopo quarantacinque anni: Il diritto di celebrare la Liturgia con le porte regali aperte fino a dopo l'Inno cherubico.

Dopo cinquant'anni: Il diritto di celebrare la Liturgia con le porte regali aperte fino a dopo il Padre Nostro.

Dopo cinquantacinque anni: Il titolo di Protopresbitero. Oggi (2012) c’è un solo prete con il titolo di protopresbitero in tutta la Chiesa russa, padre Matfej Stadnjuk (n.1925) a Mosca; gli ultimi ad avere portato questo titolo sono i padri Vitalij Borovoj (1916-2008) a Mosca e Konstantin Tivečkij (1925-2012) a Los Angeles (Chiesa russa all'estero).

A un prete si può concedere un'onorificenza in anticipo per qualche merito speciale. D'altro canto, certi vescovi non si attengono ai tempi menzionati sopra e danno onorificenze con molta liberalità. (Capita con alcuni vescovi del Patriarcato di Mosca nella diaspora e in Ucraina, dove ho visto preti al di sotto dell'età minima canonica dei trent'anni, già con la croce dorata!). D'altro canto, altri vescovi sono molto avari e non danno praticamente alcuna onorificenza, finché non accade qualcosa, per esempio una presa di coscienza di quanto sono stati ingiusti o un rimprovero dai propri confratelli vescovi!

Se il sistema è applicato equamente, sembra un sistema molto buono. Sfortunatamente, non capita sempre così. Talvolta un prete 'favorito' è elevato ad arciprete entro pochi mesi dall'ordinazione. Talvolta le onorificenze di un prete sono 'dimenticate' per un paio di decenni, e poi se ne ricevono quattro nell'arco di quattro anni! Talvolta si danno onorificenze per le ragioni sbagliate. Sono tutte cose che capitano, e quando capitano possono causare scandali e divisioni, come è successo alla vecchia cattedrale di Ennismore Gardens, per esempio.

Oggi si parla molto dell'importanza della stima di sé e di come le persone soffrono di 'bassa autostima'.

Ma sicuramente la bassa autostima è un bene, perché è una sorta di umiltà? Cosa ne pensa?

T. F., Ipswich

Vi è una differenza sottile ma importante tra la bassa autostima, che viene dall'umiliazione, e l'umiltà. Nei Vangeli ci è detto di amare Dio e di amare il prossimo come noi stessi. In altre parole, dobbiamo 'amare noi stessi', nel senso di rispettare noi stessi, perché noi siamo la creazione di Dio. Questo non è egoistico amore di sé e illusa vanità narcisistica, ma consapevolezza che siamo la creazione di Dio. Solo quando ce ne rendiamo conto, cioè, quando abbiamo una percezione reale che noi siamo la creazione di Dio, possiamo cominciare a diventare veramente umili. L'umiliazione è artificiale e può provocare una reazione violenta, o la violenza verso se stessi (auto-mutilazione o addirittura il suicidio, per esempio) oppure violenza verso gli altri (anche gli inermi si ribellano quando sono schiacciati).

Sono incinta di una figlia e voglio chiamarla Lilia. Quale potrebbe essere il suo nome di battesimo, in quanto non vi è alcuna santa Lilia?

O. K., Londra

Potrebbe essere Lia o, eventualmente, Lidia. Sebbene non ci sia una santa Lilia nel calendario russo, vi è una santa Lilia (Lily in inglese) in Spagna prima dello scisma.

Perché così tante chiese anglicane sono dedicate a San Pietro e non insieme agli Apostoli Pietro e Paolo, come nella nostra Chiesa?

V. K., Londra

La dedicazione al solo san Pietro da solo è una antica usanza che gli anglicani hanno ereditato dai cattolici romani, e che questi ultimi hanno ereditato a sua volta dalla Chiesa occidentale locale, cioè da prima dello scisma. Non c'è niente di sbagliato con questo costume in sé, ma il pericolo arriva quando cade fuori dal contesto ortodosso.

Per esempio, proprio come il cattolicesimo romano guarda soprattutto, per deformazione, all'apostolo Pietro, così il protestantesimo ha un occhio di riguardo per l'apostolo Paolo. Questo è in opposizione alla venerazione ortodossa per entrambi gli apostoli, e non solo per loro, per i quattro Vangeli, il Nuovo Testamento, i dodici apostoli, i settanta apostoli, i Padri della Chiesa, i santi e i concili, che sono il Nuovo Testamento che si prolunga nella Chiesa del Nuovo Testamento - la Chiesa ortodossa. La Chiesa (ortodossa) ha la cattolicità, in lingua slava, 'Sobornost', non l'individualismo.

Secondo la sua esperienza, che tipo di problemi devono affrontare anglicani e cattolici quando diventano ortodossi?

C. M., Bristol

Credo che intenda le tentazioni che devono affrontare quando si uniscono alla Chiesa ortodossa. Diventare ortodossi è tutta un'altra questione.

Prima di tutto, evito sempre di ricevere anglicani e cattolici praticanti che vogliono unirsi alla Chiesa per ragioni negative o carrieriste. Hanno un loro ordine del giorno di 'cambiamenti' orgogliosi e non riescono ad accettare la Chiesa per quello che è. Devono rimanere dove sono, proprio perché in realtà non vogliono diventare ortodossi e in generale se ne vanno via dall'Ortodossia, se sono ricevuti ber sbaglio (di solito per insistenza loro o di qualcun altro). Non pratichiamo il proselitismo nella Chiesa ortodossa. Tuttavia, vi è il caso di quelli che hanno abbandonato la loro chiesa, generalmente molto, molto tempo fa. Questi possono essere ricevuti. Anche qui ci possono essere tentazioni che provengono da una radicata mentalità cattolico-romana o anglicana.

Per esempio, gli anglicani spesso tendono al settarismo (l'essenza del loro protestantesimo anglicano) oppure al culto delle personalità di un estremo o di un altro, o vecchio calendariste o liberal-laiciste.

Sono sicuro che potete pensare a molti esempi in Inghilterra. Sia il settarismo ('questa chiesa non è abbastanza buona per me, così fonderò la mia nel mio soggiorno, ecc') che il culto delle personalità ('solo X ha la verità, nessun altro è abbastanza buono per me') vengono naturalmente dal volgare orgoglio. In entrambi i casi, le vittime dell'orgoglio sono incapaci di accettare l'ampiezza dell'Ortodossia. Questo è tipico del protestantesimo. Nei peggiori dei casi, questi convertiti (e sono convertiti, dal momento che non diventano mai ortodossi) combinano sia il settarismo sial il culto delle personalità.

I cattolici romani decaduti sono molto più facili, ma a una condizione enorme - che tengano le conseguenze pratiche del papismo fuori dal loro sistema (il celibato sacerdotale, il pietismo, il bisogno di adorare una persona in posizione di autorità). In caso contrario, unendosi alla Chiesa ortodossa alcuni mantengono le loro vecchie abitudini, altrimenti si rivolgono a un anti-cattolicesimo fanatico e diventano vecchi calendaristi. Ho visto che i cattolici irlandesi, spagnoli, lituani e italiani tendono ad accettare l'Ortodossia molto più facilmente dei cattolici inglesi protestantizzati. Alcuni di questi sono in ogni caso ortodossi in tutto tranne che nel nome, dal momento che non hanno mai creduto nel Papa o nel celibato sacerdotale. In questo senso, molti laici romani cattolici, che non sono mai stati indottrinati, sono ortodossi in tutto tranne che nel nome.

La chiave per la cura pastorale di tali nuovi ortodossi è la moderazione.

Qual è la differenza tra un martire e un sofferente della passione ('strastoterpets')?

A. P., Colchester

Un sofferente della passione è uno che è stato ucciso da ortodossi nominali; un martire è colui che è stato ucciso da quelli di un'altra fede.

Come prepariamo noi stessi e i nostri figli per la comunione - a parte la lettura delle preghiere, la sera prima?

S. D., Colchester

Prima comunione dovremmo tutti, al precedente mercoledì e venerdì tenere strettamente il digiuno e fare uno sforzo particolare per leggere le nostre preghiere mattutine e serali in quella settimana. (Quelli che prendono la comunione raramente osservano anche un digiuno di tre giorni prima della comunione). La sera prima della comunione dovremmo fare lo sforzo di partecipare al servizio della Veglia e fare la confessione. Se questo non è possibile per una buona ragione, dobbiamo fare la nostra confessione durante quella settimana, o, se non è possibile altro, la mattina stessa prima della Liturgia. E dovremmo prepararci per quella confessione. Dovremmo cercare di evitare di guardare la TV o ascoltare la radio o di uscire di casa alla sera prima della comunione.

La regola e le preghiere possono essere lette la sera prima oppure possono essere divise in due parti. Una parte viene letta la sera prima, l'altra parte, per esempio le preghiere stesse, può essere letta la mattina della comunione. Alcune persone non si lavano i denti la mattina della comunione, per non ingerire acqua. Prima della comunione gli uomini dovrebbero controllare i loro baffi, se ne hanno, in modo che nessuna peluria facciale tocchi la comunione mentre la si riceve. Se si arriva alla chiesa in macchina, dobbiamo custodire i nostri occhi, evitando soprattutto distrazioni come i cartelloni pubblicitari.

I bambini fino all'età di sette anni possono bere o mangiare prima di andare in chiesa, ma non dentro la chiesa (tranne che per i lattanti). Tuttavia, i bambini dovrebbero gradualmente essere svezzati, in modo che al momento della loro prima confessione, all'età di circa sette anni (ques'tetà può variare), non dovrebbero sentirsi privati ​​quando devono digiunare completamente. Ad esempio, un bambino di due anni può mangiare quello che vuole prima della liturgia, a uno di sei anni dovrebbe essere consentito solo bere. È bene assicurarsi che i bambini abbiano qualcosa da mangiare dopo la Liturgia, e non farli aspettare fino a quando arrivano a casa.

Cercate di trascorrere la giornata della comunione con calma, leggendo o facendo una passeggiata. Dopo la comunione, cercate di leggere le preghiere di ringraziamento il giorno della comunione stessa, e quindi una delle preghiere di ringraziamento ogni giorno per i successivi cinque giorni. Leggetele lentamente.

Una questione puramente pratica: Come si pulisce la cera di candela dai tappeti in chiesa?

O. V., Londra

Per anni abbiamo messo vecchi giornali sui segni di cera sul tappeto e poi passato su di loro un ferro da stiro caldo. La cera viene assorbita attraverso la carta. Tuttavia, più recentemente, abbiamo scoperto che se si versa un po' di acqua bollente da una pentola sui segni di cera sul tappeto (fate attenzione a non scottarvi) e poi si strofina un vecchio straccio dove è caduta l'acqua bollente, la cera si attccherà allo straccio.

Le preghiere segrete e il canone eucaristico della Divina Liturgia dovrebbero essere letti di nascosto?

T. P., Londra

Il termine 'preghiere segrete' è un errore di traduzione. La traduzione corretta è: 'preghiere sacramentali', 'preghiere dei misteri' o 'preghiere mistiche'. Alcune di queste preghiere cosiddette 'segrete', per esempio, alla grande litania e alle piccole litanie all'inizio della Liturgia, riguardano solo il sacerdote. Non ha senso leggerle ad alta voce. Per quanto riguarda le preghiere del canone eucaristico, che sono state lette 'misticamente' fin dal sesto secolo e universalmente dall'ottavo secolo, anche loro dovrebbero essere lette 'misticamente'. Questo non significa necessariamente segretamente, in completo silenzio, ma di certo non vuol dire ad alta voce, come fanno i razionalisti, che non hanno il senso del sacro.

Chi è che Cristo ha portato per prima fuori dall'ade, Adamo o Eva?

L. D., Colchester

Avendo due mani, perché non avrebbe potuto liberarli entrambi dalla prigionia al tempo stesso? Guardate l'icona della sua discesa nell'ade!

San Simeone era un sacerdote levitico? Se è così, ha ricevuto e sacrificato le tortore offerte dalla Madre di Dio e da san Giuseppe? In caso contrario, fu un altro sacerdote levitico a ricevere e offrire le colombe? L'offerta di questi ultimi potrebbe sembrare inutile dopo che l'Agnello di Dio e il tempio di Dio (la Theotokos è anche il tempio di Dio) sono stati ricevuti, e gli inni della festa annunciano (sto parafrasando un po', credo) che Dio viene al tempio offrendo se stesso a se stesso. Certo, Cristo ha ricevuto la circoncisione per adempiere la Legge mentre era senza peccato, così forse significa che i sacrifici animali sono stati offerti comunque. In ogni caso, mi sono chiesto per qualche tempo circa se la santa Tradizione parla di queste cose.

J. D., California

Era davvero un sacerdote. È stato scritto che aveva 380 anni quando morì, quindi non so se era effettivamente in servizio al tempio. Tuttavia, era soprattutto il traduttore della Bibbia dei Settanta (Septuaginta), che corresse Isaia 7,14, e così era un profeta, non solo un sacerdote.

Naturalmente il sacrificio era necessario - proprio come lo era il battesimo di Cristo (come fece notare san Giovanni Battista). Il sacrificio era richiesto solo perché, come con la circoncisione e tanti altri casi, questa è la prova della sua natura umana. Ha dovuto subire nella sua natura umana tutto ciò a cui erano sottoposti la sua generazione e razza sono stati sottoposti, ovvero la legge che, anche se era superato con la sua grazia, doveva ancora essere adempiuta.

Ho sempre pensato che quando ci accostiamo al calice per la comunione, dobbiamo incrociare il braccio destro sopra il sinistro, non il sinistro sul destro. Ora ho sentito parlare del sinistro sul destro. C'è una pratica corretta?

J. L., USA

Esistono entrambe le pratiche, anche se il destro sul sinistro sembra essere più comune. Tuttavia, il sinistro sul destro ha una giustificazione storica. Prima di tutto, questo impedisce alla mano destra di fare il segno della croce davanti al calice - cosa che non si dovrebbe essere fare in questo momento per paura di rovesciare il calice, ma in secondo luogo si fa riferimento al tempo in cui i laici ricevevano la comunione nella mano destra posata sulla mano sinistra, come il clero fa ancora oggi.

Qual è la sua visione del metropolita / patriarca Sergio (Stragorodskij)? Il libro di padre Seraphim Rose, The Catacomb Saints, è molto negativo su di lui. Nel 1930 oltre 30 vescovi respinsero la sottomissione amministrativa al primate della Chiesa russa, il metropolita Sergio, disputando il suo compromesso con le autorità atee. Il metropolita Sergio si trovò isolato, faccia a faccia con un'orgia atea, che cresceva su scala sempre più grande. Tuttavia, mi piacerebbe capire meglio il suo ruolo nella mobilitazione dei russi durante la seconda guerra mondiale.

H. N., USA

Nella Russia di oggi ci si deve ancora riprendere dalla sbornia del periodo sovietico. La de-sovietizzazione non è completamente avvenuta. Ci sarà bisogno di un'altra generazione. Per questo motivo ci sono ancora alcuni che lodano il metropolita Sergio. All'estero noi, che non siamo mai passati attraverso la sovietizzazione, dobbiamo concentrarci sui nuovi martiri, su quelli canonizzati, per esempioil santo metropolita Kirill di Kazan', e non su figure divisive come il metropolita Sergio. È vero, il libro di padre Seraphim Rose, The Catacomb Saints, riflette alcune delle polemiche taglienti degli anni '70, ma questo libro è ancora sostanzialmente giusto, nonostante il linguaggio inutilmente forte a volte in esso utilizzato. Detto questo, non dobbiamo mai cadere nella trappola di giudicare e condannare il metropolita Sergio. Dio è il suo giudice, come anche il nostro.

Per quanto riguarda la seconda guerra mondiale, Stalin si rese conto che non poteva vincere la guerra senza la Chiesa. È l'attacco nazista alle terre russe, nel giorno della festa di Tutti i Santi della Rus', il 22 giugno 1941 che ha salvato la Chiesa, non il metropolita Sergio. E da allora fino alla morte di Stalin e dopo la Chiesa non è stata annientata come prima del 1941, anche se Stalin e Krusciov dopo di lui hanno naturalmente chiuso molte, molte chiese che Stalin aveva permesso di riaprire e mandato molti in campi e prigioni, anche se non ci sono più state fucilazioni di massa, ecc Mobilitazione dei russi? Non sono sicuro. Si potrebbe sostenere che la Chiesa è sopravvissuta NONOSTANTE il metropolita Sergio.

Ho ascoltato alcuni dibattiti, e leggendo vari articoli e altro circa la libertà di parola e come si riferisce alla bestemmia, e alla denigrazione dei simboli religiosi, ecc Come sapete, molte persone in Occidente (e non solo) hanno visto lo spettacolo delle Pussy Riot, per esempio, come 'libertà di parola'. Ora, in questo caso non sono state realmente condannate sulla base della bestemmia, ma piuttosto per 'teppismo' e incitamento all'odio. Ma che dire delle varie cosiddette 'opere d'arte' e i film che sono estremamente offensivi per i cristiani, deridono le cose sante e così via, come ciò che è esposto a New York in una galleria 'd'arte', e che è stato semplicemente creato per insultare e denigrare i cristiani e il cristianesimo? E so che Dio non può davvero essere preso in giro, dal momento che egli è al di sopra di una cosa del genere, ma la Chiesa considera ancora evidentemente la bestemmia come un peccato grave. (E quando dico 'insulto' non intendo film come Il Codice da Vinci che era solo stupido, o le cose che mettono in discussione il cristianesimo in modo razionale e ragionevole.) Tutto ciò che mi porta alla mia domanda: Qual è la sua opinione riguardo alle leggi sulla blasfemia? Dovrebbero esserci o dovrebbe esserci qualcosa del genere? So che c'è qualcosa di una legge sulla blasfemia in Grecia. Non è poi così severa, ma comunque afferma che non si può bestemmiare Dio o il divino in pubblico, e dal momento che la Chiesa ortodossa è la chiesa di stato in Grecia, deve avere approvato questa legge.

F. S., Londra

In primo luogo, dobbiamo fare una distinzione fondamentale. La libertà migliora, ma la licenza svilisce.

 

Così che cosa è la libertà? E che cosa è la licenza? Ecco un esempio:

Esprimere opinioni deve essere sempre consentito.

Questa è libertà. Ma istigare alla violenza deve essere visto come sbagliato. Questa è licenza.

Io non sono un avvocato, ma mi vengono in mente alcuni casi differenti. Per esempio:

Se esprimo la mia 'libertà' gridando 'al fuoco!' in un cinema quando non c'è un incendio e causo una fuga precipitosa in cui muoiono persone, devo essere punito per omicidio colposo.

Se insulto deliberatamente i musulmani (sapendo quanto ipersensibili e violenti sono alcuni di loro) e provoco disordini in cui muoiono persone, questi devono essere puniti per omicidio - ma io devo essere punito per istigazione. (Questo è stato il caso delle Pussy Riot, punite per istigazione).

Quanto alla blasfemia, dobbiamo distinguere tra una società che è del tutto ortodossa (come quella in Grecia) e una in cui siamo una minoranza. Certo, Dio non ha bisogno di protezione, ma la società sì. La blasfemia provoca ogni sorta di catastrofi naturali, perché Dio si allontana e abbandona i bestemmiatori e se un'intera società bestemmia, sarà poi esposta a tutti i tipi di attività demoniaca (terremoti, tifoni, ecc) poiché è lasciata senza la protezione della grazia di Dio.

Quindi, se tutti sono ortodossi, una legge contro la blasfemia al fine di proteggere la società è buona. Ma quando una società non ha alcun elemento ortodosso maggioritario, non può funzionare; sarà vista come oppressiva dalla maggioranza anti-cristiana o indifferente.

Quest'anno alcune chiese anglicane celebrano il loro Grande Giovedi del 2013 con una cena pasquale seguita direttamente dalla comunione. Ci sarà una imitazione della Pasqua ebraica, dal momento che 'Gesù ha celebrato la prima Eucaristia nella cena pasquale'. Ma sicuramente noi ortodossi, che usiamo pane lievitato, non pensiamo che un'imitazione di una cena pasquale ebraica non abbia più alcuna rilevanza. Infatti, contrariamente all'Occidente celebriamo la Pasqua dopo che la Pasqua ebraica è finita. I protestanti dicono che c'è una discrepanza tra i Vangeli sinottici e san Giovanni per quanto riguarda la data della Pasqua.

Può aiutarmi?

J. H., The Cotswolds

Questo è un altro caso di protestanti (e non inganniamoci, gli anglicani sono protestanti) che rifiutano la Chiesa e si riavvicinano al giudaismo del Vecchio Testamento. (Gli ebrei hanno finanziato Cromwell e le Bibbie protestanti iniziano con l'Antico Testamento, da cui essi sono ossessionati). Quest'anno la Pasqua ebraica dura dal 25 marzo al 2 aprile, quindi ancora una volta i non ortodossi, in modo non canonico, concelebrano con gli ebrei. Non conosco alcuna discrepanza nei Vangeli, ad eccezione di quelle immaginate dai protestanti. Tutti i Vangeli indicano chiaramente che la Pasqua quell'anno cadeva di sabato ('un giorno importante in quell'anno'). Il pasto di Cristo ha avuto luogo un giorno prima, il Giovedi sera - non avrebbe potuto avere luogo il venerdì sera, perché Cristo sapeva che allora sarebbe stato crocifisso e avrebbe predicato ai giudei e ai gentili nell'ade.

Dal momento che Cristo è la nuova Pasqua, noi cristiani non avremo niente a che fare con questa questione anglicano-ebraica ('giudaico-cristiana').

 
Il dito - ovvero: perché la teologia è importante

 

 
Non sto ancora tornando nella Chiesa cattolica

Non è difficile capire perché la  gente è così entusiasta di papa Francesco. Dalla sua sensazionale intervista la scorsa settimana, molti hanno detto che con il suo calore umano e la sua determinazione di mettere la dottrina in secondo piano, Francesco è l'uomo giusto per riportare nella chiesa un sacco di cattolici che l'hanno abbandonata.

Forse è così. Ma io sono un ex cattolico la cui decisione di lasciare la Chiesa cattolica non è messa in discussione, ma piuttosto è confermata, dalle parole di Francesco.

Poco più di vent'anni fa, quando ho iniziato il processo per entrare nella Chiesa cattolica romana da convertito adulto, ho scelto di ricevere un'istruzione in una parrocchia universitaria, immaginando che la qualità dell'insegnamento sarebbe stata più rigorosa. Dopo tre mesi di meditazioni guidate e infinite lezioni su 'Dio è amore', me ne sono andato.

Ero d'accordo che Dio è amore, ma questo non mi diceva che cosa Egli si aspettava da me, se diventavo un cattolico. Inoltre, avevo trascorso quattro anni a esitare intorno alla possibilità di ritornare al cristianesimo metodista della mia giovinezza. Quando ho fatto i miei primi passi a frequentare le chiese da adulto, ho trovato un sacco di brave persone che mi hanno detto Dio è amore, ma che non mi sfidavano mai a cambiare la mia vita.

Che cosa aveva bisogno di cambiamento? Un sacco di cose. I miei fallimenti mi erano chiari, ed ero pronto a cambiare dai miei peccati distruttivi e a diventare una persona nuova. L'unica cosa che non volevo fare era perdere la mia libertà sessuale, che sentivo un mio diritto di nascita di giovane maschio americano. Sapevo, però, che senza offrire completamente la mia volontà a Dio, qualunque conversione sarebbe stata precaria. In quel tempo, ero stato fin troppo cosciente delle mie evasioni. Convertirmi provvisoriamente - cioè, a condizione che la Chiesa non facesse troppe storie sulla mia vita sessuale - avrebbe voluto davvero dire una ricerca dei comfort psicologici della religione senza fare sacrifici.

Quello che mi è stato detto, in effetti, in quella parrocchia universitaria cattolica, era che Dio mi ama così come sono - cosa vera - ma che non ho bisogno di fare altro. Mi sono reso conto che un giorno, alla fine di questo processo, tutti noi della classe saremmo divenuti cattolici che non hanno idea di ciò che la Chiesa cattolica insegna. Me ne sono andato, e un anno dopo, sono stato accolto nella Chiesa in un'altra parrocchia.

Se conoscete la Chiesa cattolica solo dalla lettura dei giornali, vi attende uno shock, una volta che ci entrate. L'immagine del cattolicesimo americano mostrata dai media è di una chiesa preoccupata per il sesso e l'aborto. Non è neanche lontanamente vero. Sono stato un cattolico che va a  messa regolarmente per 13 anni, e ho frequentato un certo numero di parrocchie in cinque città in diverse parti del paese. Potrei contare sulle dita di una mano il numero di omelie in cui ho sentito affrontare l'aborto o la sessualità in qualunque modo. Piuttosto, le omelie erano interamente terapeutiche, quasi sempre qualche variazione alla saccarina di 'Dio è amore'.

Beh, sì, lo è, ma la semplicità del catechismo domenicale ti porta solo fino a un certo punto. La teologia cattolica classica si sofferma sul paradosso dell'amore di Dio e della giustizia di Dio. Come Dante mostra nella Divina Commedia, l'amore di Dio è la giustizia di Dio effusa su quelli che lo rifiutano. Nei Vangeli, Gesù offre la compassione ai peccatori respinti dai rigoristi religiosi, ma dice loro anche di riformare la propria vita, di "andare e non peccare più".

Ero frustrato perché i preti non predicavano il giudizio di Dio al posto della misericordia di Dio? Ma neanche un po'. Ero frustrato perché non volevano predicare affatto il giudizio di Dio, il che è come dire, predicavano Cristo senza la Croce. Conoscevo che le profondità dei peccati dai quali ero liberato, e mi si sentivo male a veder trattare la sua grazia sorprendente come se fosse una cortesia comune. Come dice la canzone reggae, "Tutti vogliono andare in paradiso, ma nessuno vuole morire".

Nel suo recente libro sull'anglicanesimo, Our Church, il filosofo inglese Roger Scruton dice che il più grande problema nel mondo moderno è la "perdita dell'abitudine del pentimento". In linea generale, non mi sembrava esserci alcun particolare interesse per il pentimento nella Chiesa cattolica americana, perché non c'era alcun interesse particolare per la realtà del peccato. L'idea stereotipata della Chiesa cattolica come un ghetto legalistico ossessionato dal peccato sicuramente è venuta da qualche parte. Ma per i cattolici come me, nati alla fine degli anni'60, questa immagine angusta e miserabile della chiesa poteva anche provenire dall'antichità.

L'epoca contemporanea del cattolicesimo globale ha avuto inizio nel 1959, quando il neo-eletto papa Giovanni XXIII ha cercato di "aprire le finestre" della vecchia Chiesa stantia al mondo moderno convocando il Concilio Vaticano II. Tre anni dopo, nel suo discorso di apertura al Concilio, il carismatico anziano papa ha invocato " un nuovo entusiasmo, una nuova gioia e la serenità della mente nell'accettazione incondizionata da parte di tutti dell'intera fede cristiana", senza compromettere la dottrina. Uno spirito feroce dell'epoca ha fatto irruzione attraverso quelle finestre di recente apertura, devastando quasi tutto sul suo cammino. I decenni successivi avrebbero visto un crollo nella catechesi cattolica e nella disciplina cattolica. Il cosiddetto "spirito del Concilio Vaticano II" - una perversione dell'insegnamento effettivo del Consiglio - ha giustificato molti oltraggi successivi.

Nel 2002, quando lo scandalo degli abusi sessuali del clero è scoppiato a livello nazionale, la misura massima del marciume all'interno della chiesa è diventata manifesta. Tutto quel dialogo felice e senza pregiudizi del post-Vaticano II era stato una facciata che nascondeva ciò che l'allora cardinale Joseph Ratzinger - poi Papa Benedetto XVI - avrebbe chiamato la "sporcizia " nella Chiesa. Molti vescovi americani adoperarono l'inestimabile linguaggio cristiano dell'amore e del perdono nel tentativo di coprire la propria vergognosa nudità sotto un mantello di grazia a buon mercato.

Durante quel periodo straziante di un decennio fa, la rabbia per quello che io e altri giornalisti scoprivamo sulla corruzione della chiesa mi ha strappato via la capacità di credere nel cristianesimo cattolico, come un torturatore che strappa le unghie con una pinza. Non erano tanto i crimini commessi quanto la mancanza di volontà dei vescovi di pentirsi e il disinteresse del Vaticano nel ritenerli responsabili. Se la gerarchia della Chiesa non poteva impegnarsi in modo credibile per la giustizia e la misericordia per le vittime del suo clero e dei suoi vescovi, ho pensato, queste persone credono veramente nelle dottrine che insegnano?

Tutto questo ha messo la mancanza di serietà morale della chiesa americana in una certa luce. Mentre infuriava lo scandalo, un Mercoledì delle Ceneri, ho frequentato la Messa nella mia tranquilla parrocchia di periferia e ho sentito il prete descrivere nella predica la Quaresima come un tempo in cui tutti noi dovremmo imparare ad amare più noi stessi.

Se dovessi individuare il momento esatto in cui ho smesso di essere un cattolico romano, sarebbe quello. Ho combattuto e sopportato per altri due anni, pensando che avere nella mia testa i sillogismi del mio catechismo mi avrebbe aiutato a non vacillare. Ma è stato inutile. A quel punto ero diventato padre, e non volevo crescere i miei figli in una chiesa in cui il sentimentalismo e la soddisfazione di sé sono il centro della vita cristiana. Non ritenevo sicuro crescere i miei figli in questa chiesa, pensavo - ma non perché sarebbero stati a rischio di predatori, bensì perché l'intero ethos della Chiesa americana, come l'ethos della società post-cristiana decadente in cui vive, non è quello di morire a noi stessi per poter vivere in Cristo, come esige il Nuovo Testamento, ma quello di imparare ad amare di più noi stessi.

Flannery O'Connor, uno dei miei eroi cattolici, è l'autore di un famoso detto, "Spingetevi contro  la vostra epoca tanto duramente quanto questa spinge contro di voi. Ciò di cui non si rende conto la gente è quanto costi la religione. Pensa che la fede sia una grande coperta elettrica, mentre invece, naturalmente, è la croce". Il cattolicesimo americano non si stava affatto spingendo indietro contro un'età ostile. Piuttosto, aveva scelto il gioco facile. 'Dio è amore', non era l'annuncio che liberava noi prigionieri dal nostro peccato e dalla disperazione, ma piuttosto un bromuro e un luogo comune che ci permetteva di credere e comportarci come se la nostra lussuria, avidità, malvagità e così via - i peccati contro cui lottavo ogni giorno - non dovessero essere disprezzati e scacciati, ma piuttosto travolti da un fiume di melassa.

Ho finalmente rotto i ponti. Perdere la mia fede cattolica è stata la cosa più dolorosa che mi sia mai capitata. Oggi, per quanto ammiro papa Francesco e comprendo l'entusiasmo dei cattolici per lui, la sua intervista mi fa capire che il buon lavoro, anche se incompleto, che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno fatto per ripristinare la chiesa dopo la violenza della rivoluzione sta per essere annullato. Anche se sono d'accordo con quasi tutto quello che il papa ha detto la scorsa settimana nella sua intervista e lo acclamo interiormente quando castiga i bigotti rigoristi che vorrebbero negare a chiunque la medicina della guarigione della chiesa, temo che le sue parole misericordiose saranno ricevute non come amore, ma come licenza. Lo "spirito di papa Francesco" sostituirà lo "spirito del Vaticano II", come razionalizzazione che la gente userà per ignorare i difficili insegnamenti della fede. Se è così, questo papa finirà per essere come il suo predecessore Giovanni XXIII: un caro uomo, ma una figura tragica.

Nella sua intervista, il papa ha usato una metafora per la chiesa che è spesso impiegata dal cristianesimo ortodosso: l'ha chiamata un "ospedale da campo", dove i feriti possono ricevere un trattamento. Ha ragione, ma è importante discernere la natura della cura che viene offerta. L'anestesia è un tipo di medicina che maschera il dolore, ma non è il tipo di medicina che cura la malattia sottostante.

Non vi è, naturalmente, una cosa come la chiesa perfetta, ma nell'Ortodossia, che resiste radicalmente al deismo terapeutico moralista che caratterizza così tanto cristianesimo americano, ho trovato un equilibrio tra anima e guarigione. Nella mia parrocchia missionaria di campagna della Chiesa ortodossa russa, la scorsa domenica, il sacerdote ha predicato l'amore, la gioia, il pentimento e il perdono - in tutte le sue dimensioni. Rivolgendosi ai genitori nella congregazione, ci ha esortato a essere misericordiosi, gentili e indulgenti verso i nostri figli. Ma ha anche messo in guardia dal pensare all'amore come a dare ai nostri figli quello che vogliono, al contrario di quello di cui hanno bisogno.

"Dare loro quello che vogliono può rendere le cose più semplici per noi", ha detto, "ma dobbiamo amare i nostri figli abbastanza da insegnare loro le lezioni dure e spingerli verso il bene".

Vero. E apprezzo questo pastore perché ama il suo popolo tanto da insegnarci le lezioni dure, e per spingerci dalla passata mediocrità verso il bene. I sacerdoti cattolici dello stesso pensiero e orientamento del mio parroco ortodosso - e ne conosco molti - mi dicono che il Santo Padre, segnalando al suo gregge americano che Dio è amore e il resto non importa, ha appena reso la loro missione molto più difficile. Ma questo non è più un mio problema.

 
Aleksej Osipov: Lezioni sulla vita spirituale

Capitolo VII

La vita spirituale

Il tema della vita spirituale è il più importante per qualsiasi persona, perché esso, in ultima analisi, determina la natura, la direzione e la ragionevolezza di ogni sua azione. Lo stato spirituale di una persona è una sorta di “acqua madre” che produce i “cristalli” di tutte quelle idee, sentimenti, desideri, ansietà e stati d'animo con i quali la persona convive – ogni suo rapporto con la gente, la natura, gli affari, le cose, ecc., perché lo spirito crea forme di se stesso (In chimica l'acqua madre è una soluzione sovrasatura in cui le sostanze in essa disciolte precipitano e iniziano a cristallizzarsi, non però nella loro composizione originaria, cioè quella che avevano prima di essere disciolte nell'acqua, ma avendo sottratto ad essa gli ioni presenti: si tratta dunque di cristalli che sono stati “modificati” con le caratteristiche dell'acqua nella quale sono stati disciolti N.d.T.). Una vita spirituale corretta porta con sé una vita sana sotto ogni aspetto; è la fonte di quel benessere a cui ciascuna persona e l'intera società naturalmente aspirano. D'altro canto, trasgredire le leggi spirituali conduce irrevocabilmente alla distruzione dell'intera struttura della vita a tutti i suoi livelli, personale, famigliare, sociale.

Il concetto di spiritualità, di regola, è inseparabilmente legato ad un altro concetto, non meno vasto, quello di santità. Questi concetti hanno diverse caratteristiche nelle varie culture e religioni. Qui prenderemo in considerazione il loro significato cristiano ortodosso.

§ 1. I rudimenti della vita spirituale

(secondo gli scritti di sant'Ignazio Brianchaninov)

L'essenza di ogni religione è contenuta nella vita spirituale, che è il suo lato più sacro. Qualsiasi ingresso in essa richiede non soltanto zelo, ma anche conoscenza delle leggi che la regolano. Lo zelo che non si accordi con la conoscenza è, come sappiamo, di scarso aiuto. Concetti vaghi e indistinti di questo aspetto centrale della vita religiosa conducono il Cristiano, e specialmente l'asceta, ad atroci conseguenze; nel migliore dei casi ad aver compiuto sforzi inutili, ma più spesso alla vanagloria e alla malattia spirituale, morale e psicologica. L'errore più diffuso nella vita religiosa è la sostituzione del suo lato spirituale (rispetto dei comandamenti evangelici, pentimento,  lotta contro le passioni, amore per il prossimo) con un lato esteriore, il rispetto per le usanze e i riti della Chiesa. Di regola un simile approccio alla religione rende una persona giusta all'esterno, ma all'interno pari ad un orgoglioso Fariseo, ipocrita e rigettato da Dio, un “santo di satana”. Per questo è necessario conoscere i principi basilari della vita spirituale secondo l'Ortodossia.

Di grande aiuto in questo è una guida esperta, che veda l'animo umano. Tuttavia simili guide erano molto rare anche nei tempi antichi, come testimoniano i Padri; a maggior ragione è difficile trovarne oggi. I santi Padri previdero che negli ultimi tempi ci sarebbe stata una carestia della parola di Dio (sebbene invece i Vangeli siano ora stampati in abbondanza!) e istruirono in anticipo i cercatori sinceri a condurre le loro vite spirituali per mezzo della “guida degli scritti patristici, con il consiglio dei fratelli, loro contemporanei, che progrediscono in essa con successo”.

Queste parole sono di uno dei più autorevoli istruttori e scrittori spirituali russi del diciannovesimo secolo, sant'Ignazio Brianchaninov (1807-1867). I suoi scritti sono una sorta di enciclopedia ascetica che presenta proprio quegli “scritti patristici”, ma sono anche di particolare valore per il Cristiano dei tempi moderni.

Questo deriva dal fatto che essi si basano sui suoi scrupolosi studi patristici, provati nella fornace dell'esperienza ascetica personale, e provvedono un'esposizione chiara di tutti i temi più importanti della vita spirituale, inclusi i pericoli che si possono incontrare sul cammino. Essi espongono l'esperienza patristica della conoscenza di Dio in forma comprensibile alla psicologia ed alla forza delle persone che vivevano in un'epoca più vicina a noi, sia sul piano cronologico che dal punto di vista della secolarizzazione.

Qui potremo presentare solo poche delle più importanti massime del suo insegnamento sul tema di una corretta vita spirituale.

1. Corretti pensieri

“Solitamente le persone considerano i pensieri come qualcosa di scarsa importanza e per questo sono del tutto prive di discernimento nell'accettarli. Tuttavia qualsiasi azione buona proviene dall'accettazione di pensieri corretti, mentre qualsiasi azione malvagia proviene dall'accettazione di pensieri ingannevoli. Il pensiero è come il timone di una nave: una piccola ruota e un'asse insignificante che si trascina dietro una grande nave e ne decide la direzione e, più spesso che mai, il destino” (4, 509; si tratta del riferimento all'edizione russa del 1905 degli scritti di sant'Ignazio: il primo numero corrisponde al volume, il secondo alla pagina; N.d.T.). Questo scriveva sant'Ignazio, enfatizzando l'eccezionale significato che i nostri pensieri, i nostri modi di vedere e in generale la conoscenza teorica hanno per la vita spirituale. Non solo una corretta fede dal punto di vista dogmatico e la sequela dei principi etici del Vangelo, ma anche la conoscenza e la corretta osservanza delle leggi spirituali determinano il successo nel complesso procedimento per una vera rinascita dell'uomo vecchio (Ef. 4, 22), pieno di passioni e “carnale” (Rm. 8, 5) in uomo nuovo (Ef. 4, 24).

Tuttavia una comprensione teorica di questo tema non è così semplice come sembra a prima vista. I molteplici “percorsi spirituali”, come vengono chiamati, che oggi vengono offerti all'uomo da ogni parte sono un'illustrazione della complessità di questo problema.

Per questo motivo ci si pone davanti un obbiettivo della massima importanza: trovare le indicazioni e qualità più essenziali della vera spiritualità, che permettano di distinguerla da tutte le possibili forme di falsa spiritualità, misticismo e prelest (illusione o inganno spirituale, N.d.T.). Tutto ciò è stato sufficientemente spiegato nei 2000 anni di esperienza della Chiesa nelle persone dei suoi santi; ma l'uomo moderno, cresciuto in una civiltà materialista e priva di spiritualità, incontra non poche difficoltà nell'assimilarne gli insegnamenti.

Gli insegnamenti patristici si sono sempre adeguati al livello di coloro a cui erano diretti. I Padri della Chiesa non scrissero mai “tanto per fare” o “per erudizione”. Molti dei loro consigli, diretti ad asceti dall'elevata vita contemplativa, ma anche ai cosiddetti principianti, non corrispondono più, nemmeno lontanamente, alla forza spirituale del Cristiano moderno. Per di più la varietà, ambiguità e ad un tempo anche la contraddittorietà di questi consigli, conseguenza naturale del diverso livello spirituale di coloro che li ricercarono, può disorientare gli inesperti. È molto difficile evitare questi pericoli quando si studiano i santi Padri senza conoscere almeno i principi più importanti della vita spirituale. D'altro canto, una vita spirituale corretta è impensabile senza una guida patristica. Di fronte a questa impasse che sembra insormontabile, possiamo vedere la pienezza di significato dell'eredità spirituale di quei Padri, molti dei quali sono più vicini a noi nel tempo, che “riproposero” questa precedente esperienza patristica della vita spirituale in un linguaggio più accessibile all'uomo moderno, poco famigliare ad essa e che di solito non ha né una guida capace, né la forza sufficiente.

Le opere di sant'Ignazio Brianchaninov sono fra le migliori di queste “riproposizioni”, in quanto provvedono un'impeccabile ed affidabile “chiave” per comprendere gli insegnamenti dei grandi operai nella scienza delle scienze, gli asceti.

2. Qual è il significato della fede nel Cristo?

Ecco ciò che sant'Ignazio scrive a questo proposito: “L'inizio della conversione a Cristo consiste nel giungere alla consapevolezza del proprio stato decaduto di peccatore. Questo permette alla persona di riconoscere il suo bisogno di un Redentore e di avvicinarsi a Cristo con umiltà, fede e pentimento (4, 277). Chiunque non riconosca il proprio stato decaduto di peccatore ed il grave rischio che questo comporta non può accettare Cristo o credere in Lui; non può essere un Cristiano. Che bisogno ha infatti di Cristo la persona che da sé è saggia e virtuosa, che è compiaciuta di se stessa e si considera degna di ogni premio terrestre e celeste? (4, 378)”.

Da queste parole il pensiero viene involontariamente portato a riflettere sul fatto che la conoscenza della propria peccaminosità ed il pentimento che ne deriva sono le prime condizioni necessarie per ricevere Cristo; la fede nella Sua venuta, passione e resurrezione è infatti solo l'inizio della conversione a Cristo, perché “anche i demòni credono e tremano” (Gm. 2, 19), mentre solo dalla conoscenza della propria peccaminosità deriva la vera fede in Lui.

Il pensiero del santo ierarca indica il primo e principale gradino della vita spirituale, che così spesso sfugge all'attenzione del fedele, e mostra la vera profondità della sua comprensione ortodossa. Il Cristiano non è per niente, come spesso accade, colui che crede rispettando la tradizione o che è convinto dell'esistenza di Dio grazie a qualche sorta di indizio e, naturalmente, non è nemmeno colui che va in chiesa e sente, per ciò stesso, di essere “migliore di tutti i peccatori, gli atei e i non Cristiani”. No, il Cristiano è colui che vede la propria impurità spirituale e morale, la propria peccaminosità, vede di stare morendo, soffre per questo e perciò è intimamente libero di ricevere il Salvatore e la vera fede in Cristo. Ecco perché, ad esempio, san Giustino il Filosofo scrisse “Egli è il Verbo nel quale partecipa l'intera razza umana. Coloro che vivono secondo il Verbo sono Cristiani in essenza, sebbene si considerino senza dio: tali erano Socrate, Eraclito e altri fra i Greci... Allo stesso modo coloro che vissero prima di noi opponendosi al Verbo furono disonorevoli antagonisti di Cristo... mentre tutti coloro che vissero e ancora vivono secondo i Suoi insegnamenti sono Cristiani in essenza” (Apologia, 1, 46). Questo è il motivo per cui così tanti pagani accettarono prontamente il Cristianesimo.

Per contro, chiunque veda se stesso come giusto e saggio e veda le sue buone opere, non può essere un Cristiano e non lo è infatti, non importa dove si collochi nella struttura amministrativa e gerarchica della Chiesa. Sant'Ignazio cita il fatto eloquente, tratto dalla vita terrena del Salvatore, che Egli fu accolto con lacrime di pentimento dai semplici Giudei, che ammisero i loro peccati, ma fu rigettato con odio e condannato ad una terribile morte dall' “intelligente”, “virtuosa” e rispettabile élite giudea, i grandi sacerdoti, i Farisei (gli zelanti osservatori delle consuetudini, delle regole, ecc. della Chiesa) e gli scribi (i teologi).

“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Mt. 9, 12), dice il Signore. Solo coloro che vedono la peccaminosità della propria anima e sanno che non può essere curata dai loro propri sforzi si incamminano sulla via della cura e della salvezza, perché sono in grado di rivolgersi al vero Dottore, che soffrì per loro, il Cristo. Al di fuori di questo stato, che è chiamato dai Padri “conoscere se stessi”, la normale vita spirituale è impossibile. “L'intero edificio della salvezza è costruito sulla conoscenza e sulla coscienza della nostra infermità”, scrive sant'Ignazio (1, 532). Egli cita ripetutamente le rimarchevoli parole di san Pietro Damasceno: “L'inizio dell'illuminazione dell'anima e il segno della sua salute è quando l'intelletto inizia a vedere i propri peccati, numerosi come la sabbia del mare” (2, 410).

Perciò sant'Ignazio esclama più e più volte: “L'umiltà ed il pentimento che provengono da questo sono le sole condizioni alle quali si può ricevere Cristo! L'umiltà ed il pentimento sono il solo prezzo con il quale la conoscenza di Cristo può essere acquistata! L'umiltà ed il pentimento sintetizzano la sola condizione morale nella quale ci si può avvicinare a Cristo ed essere accolti da Lui! L'umiltà ed il pentimento sono l'unico sacrificio che Dio chiede e che accetta dall'uomo caduto (cfr. Sal. 50, 18-19). Il Signore rigetta coloro che sono infettati dall'orgoglio, con un'opinione erronea su se stessi, che considerano superfluo per loro il pentimento, che si escludono dalla lista dei peccatori. Essi non possono essere Cristiani (4, 182-183)”.

3. Conosci te stesso

Com'è possibile ottenere questa salvifica conoscenza di se stessi, del proprio “uomo vecchio”, che dischiude la totale, infinita importanza del sacrificio di Cristo? Ecco come sant'Ignazio risponde alla domanda: “Io non sono in grado di vedere i miei peccati perché ancora lavoro per il peccato. Chiunque tragga piacere dal peccato e permetta a se stesso di gustarlo, anche se solo nei suoi pensieri o nella simpatia del cuore, non può vedere i propri peccati. Lo può fare soltanto colui che rinunci a qualsiasi amicizia con esso; chi è uscito al di fuori delle porte della propria casa per sorvegliarle con la spada snudata, la parola di Dio; che con la sua spada deflette e taglia via il peccato, in qualsiasi forma esso possa approcciarsi. Dio garantirà un grande dono a coloro che eseguono questo grande compito di stabilire inimicizia con il peccato, che con violenza strappano via da esso intelletto, cuore e corpo. Questo dono è la visione dei propri peccati (2, 122)”.

In altri brani egli dà il seguente consiglio pratico: “Se ci rifiutiamo di giudicare il nostro prossimo, i nostri pensieri inizieranno naturalmente a vedere i nostri peccati e le debolezze che non vedevamo, quando eravamo occupati con il giudizio del prossimo (5, 351)”. Sant'Ignazio esprime il suo pensiero fondamentale sulla conoscenza di sé con le seguenti rimarchevoli parole di san Simeone il Nuovo Teologo: “L'adempimento scrupoloso dei comandamenti di Cristo insegna all'uomo la sua infermità” (4, 9); cioè, gli rivela il triste quadro di ciò che veramente si trova nella sua anima e di ciò che realmente accade là.

Il tema di come ottenere la visione dei propri peccati o la conoscenza di sé, del proprio “uomo vecchio”, è al centro della vita spirituale. Sant'Ignazio illustra splendidamente la sua logica: solo chi vede se stesso morente ha bisogno di un Salvatore; all'opposto, il “sano” (cfr. Mt. 9, 12) non ha bisogno di Cristo. Perciò, se qualcuno vuole credere in Cristo in modo ortodosso, questa visione deve diventare lo scopo principale del suo sforzo ascetico e, allo stesso tempo, il principale criterio di autenticità di tale sforzo.

4. Buone opere

Al contrario, gli sforzi ascetici, o podvig, e qualsiasi altra virtù, i quali non conducano verso tale risultato, sono di fatto falsi podvig e la vita diventa senza significato. L'apostolo Paolo parla di questo nella sua lettera a Timoteo, quando dice “Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole” (2 Tm. 2, 5). Sant'Isacco il Siro ne tratta in modo ancora più specifico: “La ricompensa non è per la virtù, né per il duro lavoro relativo all'acquisizione della virtù, ma per l'umiltà che è derivata da entrambi. Se manca l'umiltà, allora essi sono vani” (sermone 34).

Quest'affermazione apre ancora un'altra importante pagina nella comprensione della vita spirituale e delle sue leggi: né i podvig, né l'ascesi compiuti all'interno ed all'esterno di noi stessi ci possono portare alle benedizioni del Regno di Dio, che è in mezzo a noi (Lc. 17, 21), ma solo l'umiltà che ne deriva. Se non si acquista l'umiltà, tutti gli sforzi ascetici e le virtù sono senza significato. Tuttavia, solo lo sforzo di adempiere ai comandamenti di Cristo insegna all'uomo l'umiltà. Ecco come si spiega il complesso problema teologico della relazione fra la fede e le buone opere nell'ambito della salvezza.

Sant'Ignazio dedica grande attenzione a questo tema; egli vede in esso due aspetti: il primo, nel senso di comprendere la necessità del sacrificio di Cristo; e il secondo in relazione alla perfezione cristiana. Le sue conclusioni, che procedono dall'esperienza patristica, non sono oggetto ordinario per una classe di teologia.

Egli scrive: “Se le buone azioni compiute secondo i sentimenti del cuore conducessero alla salvezza, allora la venuta di Cristo sarebbe stata superflua” (1, 513). “Sfortunato è colui che è soddisfatto della propria umana giustizia, perché non ha bisogno di Cristo” (4, 24). “La qualità naturale di ogni ascesi corporale e delle buone azioni visibili è di tal natura. Se pensiamo che compierle sia il nostro sacrificio a Dio e non soltanto il ripagare il nostro incommensurabile debito, allora le nostre buone azioni e ascesi diventano in noi i generatori dell'orgoglio, distruttore dell'anima” (4, 20).

Sant'Ignazio scrive anche: “Colui che agisce in base alla giustizia umana è pieno di boria, nobiltà di ideali e illusione... egli ripaga con odio e vendetta chiunque osi aprire bocca per pronunciare la critica più fondata e ben intenzionata alla sua giustizia. Egli considera se stesso degno, degnissimo delle ricompense sia terrestri che celesti (4, 47)”.

Da questo possiamo comprendere l'invito del santo, che è: “Non cercate la perfezione cristiana nelle virtù umane. Non è là; è preservata misticamente nella Croce di Cristo (4, 477-478)”.

Questo pensiero contraddice direttamente la diffusa credenza che le cosiddette “buone azioni” siano sempre buone e ci aiutino nella nostra salvezza, indipendentemente dal motivo per cui vengono fatte. In realtà, giustizia e virtù dell'uomo vecchio e dell'uomo nuovo non sono di mutuo supporto, ma al contrario si escludono a vicenda. La ragione è sufficientemente ovvia: le buone azioni non sono un fine, ma un mezzo per adempiere al supremo comandamento dell'amore. Ma possono anche essere frutto di calcolo, ipocrisia o derivare da ambizione e orgoglio: ad esempio quando una persona vede il bisognoso, ma invece di aiutarlo fa dorare le cupole delle chiese o costruisce una chiesa dove non ce n'è realmente bisogno, è chiaro che non sta servendo Dio, ma la sua propria vanità. Le opere non fatte in adempimento ai comandamenti rendono cieca una persona circa il loro valore, la gonfiano d'orgoglio, la rendono grande ai propri occhi, esaltano il suo ego e così la separano da Cristo. Invece l'adempiere al comandamento di amare il prossimo porta la persona a vedere le proprie passioni, come il desiderio di piacere agli altri, la superbia, l'ipocrisia e così via. Gli rivela che non può compiere buone azioni senza peccare. Questo umilia la persona e la conduce a Cristo. San Giovanni il Profeta disse: “La vera ascesi non può essere priva di umiltà, perché essa in sé e per sé è vana e non porta profitto”.

In altre parole l'esercizio delle virtù e degli sforzi ascetici può essere anche molto pericoloso, se non è fondato sulla conoscenza del peccato nascosto nell'anima e non conduce ad una percezione di esso ancora più profonda. Sant'Ignazio ci istruisce: “Bisogna prima vedere il proprio peccato, poi purificarsi con il pentimento ed ottenere un cuore puro, senza il quale è impossibile compiere una singola buona azione in totale purezza (4, 490). L'asceta” egli scrive “ha appena iniziato a compiere buone opere, quando si rende conto che lo fa in modo insufficiente e impuro... Il suo crescente agire secondo i Vangeli gli mostra ancora più chiaramente l'inadeguatezza delle sue virtù, la moltitudine delle sue deviazioni e dei motivi che lo spingono, lo stato sfortunato della sua natura decaduta... Egli riconosce come il suo adempiere ai comandamenti sia soltanto un distorcerli e un profanarli (1, 308-309)”. Perciò, egli continua, i santi “purificano le loro virtù con fiumi di lacrime, come se fossero peccati (2, 403)”.

5. Il distacco prematuro dalle passioni è pericoloso!

Spostiamo ora la nostra attenzione su un'altra importante norma della vita spirituale. Essa consiste nell' “interrelazione fra virtù e vizi” o, per metterla in altro modo, nella stretta consequenzialità e nel reciproco condizionamento fra l'acquisizione delle virtù e l'azione delle passioni. Sant'Ignazio scrive: “A causa di questa relazione, la sottomissione volontaria ad un pensiero buono guida alla sottomissione naturale ad un altro pensiero buono; l'acquisizione di una virtù conduce nell'anima un'altra virtù che procede nella stessa direzione della prima ed è inseparabile da essa. Vero è anche il contrario: la sottomissione volontaria ad un pensiero peccaminoso porta l'involontaria sottomissione ad un altro; l'acquisizione di una passione peccaminosa conduce nell'anima un'altra passione ad essa connessa; il commettere volontariamente un peccato conduce all'inevitabile cadere in un altro peccato, nato dal primo. Il male, come dicono i Padri, non può sopportare di abitare nel cuore senza sposo” (5, 351).

Si tratta di un serio avvertimento! Quanto spesso i Cristiani, che non conoscono questa norma, guardano noncuranti i cosiddetti peccati “minori”, commettendoli volontariamente, cioè senza esservi forzati da una passione. E poi sono perplessi quando dolorosamente e disperatamente, come schiavi, involontariamente cadono in seri peccati che li portano a gravi sofferenze e tragedie nella vita.

Quanto sia necessario, nella vita spirituale, seguire strettamente la via della consequenzialità è indicato dalle seguenti parole di uno dei più esperti istruttori nella vita spirituale, sant'Isacco il Siro (omelia 72), citato da sant'Ignazio: “È giusta volontà del santissimo Signore che mietiamo il nostro pane spirituale con il sudore della nostra fronte. Egli ha stabilito questa norma non per dispetto, ma piuttosto perché non soffriamo a causa di un'indigestione fino a morirne. Ogni virtù è madre di un'altra che la segue. Se tu abbandoni la madre che ha partorito la virtù e ne cerchi la figlia, senza aver prima acquisito la madre, allora queste virtù diventano come vipere nell'anima. Se non volterai loro le spalle morirai presto” (2, 57-58). Sant'Ignazio mette severamente in guardia in relazione a questo: “Il distacco prematuro dalle passioni è pericoloso! È pericoloso sperimentare la Grazia divina prima del tempo! I doni soprannaturali possono distruggere l'asceta che non ha conosciuto la propria infermità” (1, 532).

Queste sono parole notevoli! Per chi sia spiritualmente inesperto, il solo pensiero che una virtù possa essere prematura, addirittura mortale per l'anima, “come una vipera”, sembrerà strano e assai blasfemo. Ma questa è proprio la realtà della vita spirituale, è una delle sue norme più rigide che fu rivelata dalla vasta esperienza dei santi. Nel quinto volume delle sue Opere, che sant'Ignazio ha intitolato Un'offerta al monachesimo contemporaneo, nel capitolo decimo, intitolato Sulla cautela nel leggere libri sulla vita monastica, egli statuisce apertamente: “L'angelo caduto lotta per ingannare i monaci e condurli verso la distruzione, offrendo loro non solo il peccato nelle sue varie forme, ma anche nobili virtù che non sono loro connaturate” (5, 54).

6. La corretta preghiera

Queste riflessioni sono in diretta relazione con la comprensione di un'attività molto importante per il Cristiano: la preghiera. Affermando, come fanno tutti i santi, che “la preghiera è la madre delle virtù e la porta per tutti i doni spirituali” (2, 228), sant'Ignazio sottolinea enfaticamente le condizioni che devono essere rispettate per rendere la preghiera madre delle virtù; violarle la rende, nel migliore dei casi, senza frutto, ma più spesso ne fa lo strumento della precipitosa caduta dell'asceta. Alcune di queste condizioni sono ben note: chiunque non perdoni agli altri non riceverà egli stesso il perdono. “Chiunque preghi con le labbra, ma non si curi del proprio cuore, prega all'aria e non a Dio; egli lavora invano, perché Dio ascolta la mente e il cuore, non la verbosità delle parole”, dice lo ieromonaco Doroteo, un asceta russo per cui sant'Ignazio aveva grande rispetto (2, 266).

Tuttavia sant'Ignazio pone particolare attenzione alle condizioni per la preghiera di Gesù. Alla luce del suo grande significato per ogni Cristiano, presentiamo un breve estratto dal notevole articolo di sant'Ignazio Sulla preghiera di Gesù: dialogo con un discepolo:

“Nell'esercizio della preghiera di Gesù vi è un inizio, una progressione graduale e una fine infinita. È necessario incominciare l'esercizio dall'inizio, e non da metà o dalla fine... Coloro che iniziano dalla metà sono i novizi che hanno letto le istruzioni... date dai Padri esicasti... e accettano quest'istruzione come guida delle loro attività, senza rifletterci abbastanza. Iniziano dalla metà coloro che, senza alcun tipo di preparazione, provano a forzare le proprie menti nel tempio del cuore e inviare preghiere da laggiù. Iniziano dalla fine coloro che cercano di rivelare rapidamente in se stessi la dolcezza ricolma di Grazia della preghiera e le sue altre azioni ricolme di Grazia. Bisogna iniziare dall'inizio; cioè, pregare con attenzione e timore, avendo come scopo il pentimento e curando solo che queste tre qualità siano costantemente presenti nella preghiera... In particolare, cura scrupolosissima deve essere adottata nello stabilire principi morali in accordo agli insegnamenti del Vangelo. Il tempio immateriale della preghiera accetta a Dio può essere costruito solo sulla morale che è stata portata ad essere in buon accordo con i comandamenti evangelici. Una casa costruita sulla sabbia è fatica sprecata – la sabbia è la facile moralità che può essere scossa” (1, 225-226).

Da questa citazione si può vedere quanto si debba essere accorti e timorosamente premurosi rispetto alla preghiera di Gesù. Non va recitata come che sia, ma correttamente. Altrimenti, la sua pratica non solo cesserà di essere preghiera, ma potrà addirittura distruggere chi la pone in essere. In una delle sue lettere sant'Ignazio parla di come l'anima debba disporsi durante la preghiera: “Oggi ho letto quel detto di san Sisoe il Grande che ho sempre particolarmente amato; un detto che è sempre stato in accordo con i sentimenti del mio cuore. Un monaco gli disse: 'Vivo nell'incessante ricordo di Dio'. San Sisoe gli replicò: 'Ciò non è gran cosa; lo sarà quando ti considererai peggiore di ogni altra creatura'. L'incessante ricordo di Dio è una gran cosa” continua sant'Ignazio, “ma è un altezza assai pericolosa quando la scala che vi conduce non è fondata sulla solida roccia dell'umiltà” (4, 497). In connessione a questo va notato che “il segno dell'incessante e spontanea preghiera di Gesù non è in nessun modo segno della Grazia, perché tali qualità non garantiscono... quei frutti che sempre invece ne sono un segno. L'ascesi spirituale, il risultato e lo scopo della quale è l'acquisizione dell'UMILTA'... è, in questo caso, sostituita da uno scopo temporaneo: l'acquisizione dell'incessante e spontanea preghiera di Gesù, che... non è lo scopo finale, ma solo uno dei mezzi per raggiungere lo scopo” (Monaco Mercurio, Nelle montagne del Caucaso, Mosca 1996, pp. 7-8)

7. Prelest

Queste parole di sant'Ignazio sottolineano ancora un altro aspetto, estremamente serio, della vita spirituale, il pericolo mortale che minaccia l'asceta inesperto che non ha né un vero istruttore, né la corretta conoscenza spirituale teorica, la possibilità di cadere nel prelest, o inganno. Questo termine, che era spesso utilizzato dai Padri, è notevole perché rivela precisamente la vera essenza della malattia spirituale che qualifica. In russo la radice di questa parola, lest, significa “adulazione” e il prefisso pre- indica un'azione riflessiva. Così essa significa auto-adulazione, auto-inganno, il perdersi in sogni o un'opinione elevata del proprio essere degni e della propria perfezione, orgoglio.

Sant'Ignazio, che definiva l'orgoglio come la fonte principale di questa seria malattia, cita le seguenti parole di san Gregorio il Sinaita (XIV sec.): “Il prelest, dicono, si manifesta, o piuttosto si rinviene, in due forme..., nelle forme della fantasia e dell'effetto, sebbene abbia la sua fonte e causa solo nell'orgoglio... Il primo tipo di prelest è quello che deriva dalla fantasia; il secondo tipo... ha la sua fonte nella... lascivia, che deriva dalla lussuria naturale. In questo stato, la persona in prelest comincia a profetizzare, dà false predizioni... Il demonio dell'oscenità oscura la sua mente con il suo fuoco lascivo e la conduce alla pazzia, apparendogli in sogno con le sembianze di determinati santi, portandolo a credere di aver udito le loro parole o visto i loro volti” (Sui comandamenti e sui dogmi, dalla Filocalia).

Qual è la medicina principale per tale malattia? “Come l'orgoglio è la causa generale del prelest, così l'umiltà... serve come reale impedimento e prevenzione contro il prelest... Possano le nostre preghiere essere penetrate da sentimenti di pentimento, possano essere unite alle lacrime e allora il prelest non potrà agire contro di noi” (1, 228).

Sant'Ignazio scrive anche riguardo ad un'altra fra le più diffuse cause di caduta nel prelest: “Ci sono ragioni per credere che lo stato emotivo di certi monaci sia quello del prelest, perché essi hanno rinunciato alla pratica della preghiera di Gesù e in generale alla preghiera mentale, soddisfatti unicamente della preghiera esteriore, cioè dell'incessante partecipazione ai riti della Chiesa e dell'incessante adempimento alla loro regola di preghiera in cella, che consiste esclusivamente nella salmodia e in preghiere verbali, udibili... Essi non possono sfuggire all'auto-adulazione. La preghiera verbale e udibile porta frutto solo quando è combinata con l'attenzione, cosa che accade molto raramente, perché noi impariamo ad essere attenti principalmente attraverso la pratica della preghiera di Gesù” (1, 257-258).

Naturalmente queste considerazioni non riguardano solo i monaci, ma tutti i Cristiani. Perciò, quando sant'Ignazio parla del prelest, ci ricorda che “chiunque pensi di non avere passioni non sarà mai purificato dalle passioni; chiunque pensi di essere ricolmo della Grazia non la riceverà mai; chiunque pensi di essere un santo non raggiungerà mai la santità. Per dirla più semplicemente: chiunque ascriva a se stesso l'attività spirituale, le virtù, l'essere degno e i doni della Grazia, adulandosi e consolandosi con un'elevata opinione di sé, impedisce l'ingresso dell'attività spirituale, delle virtù cristiane e della Grazia divina con quest'opinione e spalanca la porta all'infezione peccaminosa e ai demoni. Costoro, infettati da un'alta opinione di sé, sono completamente incapaci di progressi spirituali” (1, 243).

Tutti i santi considerano se stessi indegni di Dio. Con questo essi dimostrano la loro dignità, che consiste nell'umiltà. Tutti gli auto-delusi considerano se stessi degni di Dio e con questo mostrano l'orgoglio e il prelest demoniaco che ha preso possesso delle loro anime. Alcuni ricevettero i demoni che apparvero loro in forma di angeli e li seguirono... Altri stimolarono la propria immaginazione, accesero il proprio sangue, produssero movimenti nel proprio sistema nervoso, accettando poi tutto come dolcezza ricolma della Grazia. Essi caddero nell'auto-illusione, nella completa insania e si annoverarono, per l'azione del loro stesso spirito, nell'insieme degli spiriti caduti” (2, 126).

8. L'istruttore

Sfortunatamente qualunque fedele può cadere in un simile deprecabile stato, così come può farlo un asceta, se vive secondo il suo autonomo ragionamento, senza un vero istruttore spirituale o la guida degli scritti patristici.

Ma se comprendere i Padri non è sempre un obbiettivo così semplice, è ancora più difficile, ai giorni nostri, trovare un vero istruttore. Un errore a questo riguardo può dimostrarsi fatale. I Padri parlano significativamente della

  1. necessità di una grande cautela nella scelta di una guida e dell'enorme pericolo di accettare un “anziano” non spirituale come istruttore spirituale;
  2. corretta relazione con l'istruttore spirituale: una vita percorsa nell'obbedienza o secondo i consigli dati;
  3. scarsità, negli ultimi tempi, di istruttori pneumatofori che vedano le anime delle persone (sant'Ignazio dice: “Noi non abbiamo istruttori divinamente ispirati!” 1, 274).

 

Dobbiamo citare i pensieri dei Santi Padri in merito a questi temi.

 

  1. Sulla scelta di un istruttore spirituale

 

San Giovanni Cassiano il Romano (V sec.): “È utile rivelare i propri pensieri ai padri, ma non a chiunque; piuttosto ad anziani spirituali che abbiano discernimento, anziani non secondo la loro età fisica e i loro capelli grigi. Molti che furono impressionati da un'apparenza esteriore di età e rivelarono i propri pensieri ricevettero danno invece che cura” (1, 491).

 

San Giovanni Climaco (VI sec.): “Quando desideriamo affidare ad un altro la nostra salvezza, allora, prima di imbarcarci su questa via, se abbiamo anche solo una piccola intuizione o discernimento, dovremmo esaminare, testare e, per così dire, provare questo timone, in modo da non scambiare un semplice remo per un timone, un uomo malato per un dottore, un uomo appassionato per uno privo di passione o una tempesta per un porto; e in questo modo evitare l'immediata distruzione” (La scala, 4, 6).

 

San Simeone il Nuovo Teologo (X sec.): “Prega Dio con lacrime di inviarti una guida santa e priva di passioni. Anche, cerca tu stesso nelle Divine Scritture, specialmente nelle opere pratiche dei Santi Padri, in modo che comparando con esse quanto il tuo maestro ed intercessore insegna a te, tu possa vedere questi insegnamenti come in uno specchio. Mettili uno a fianco all'altro, accordali alle Scritture Divine e meditali nei tuoi pensieri; se vi trovi qualcosa di falso o estraneo, eliminalo, per non cadere nell'illusione. Sappi che ci sono molti imbroglioni e falsi maestri ai nostri giorni” (Filocalia, 5, 33).

 

San Macario il Grande (IV-V sec.) disse “che... noi incontriamo anime che sono state rese partecipi della Grazia divina... ma a causa della loro mancanza di un'attiva esperienza si trovano ancora nell'infanzia e in uno stato davvero insoddisfacente... che manca di vero ascetismo (1, 284). Nei monasteri c'è un detto, circa simili anziani, cioè che sono 'santi, ma non testati' e si adotta una certa cautela nel consigliarsi da loro... che le loro istruzioni non siano considerate affidabili troppo affrettatamente o con leggerezza” (1, 285). Sant'Isacco il Siro addirittura chiamava simili anziani “indegni di essere definiti santi” (1, 286).

 

San Teofane il Recluso (Govorov): “Nello scegliere istruttori spirituali si dovrebbe usare grande cautela e rigoroso discernimento, in modo da non trarne danno invece che beneficio e distruzione invece di qualcosa di costruttivo”.

 

  1. Sulla relazione fra l'istruttore spirituale e il suo gregge

 

“Ogni istruttore spirituale dovrebbe portare le anime verso Cristo e non verso se stesso... Lasciate che l'istruttore, come il grande e umile Battista, stia da parte, considerandosi come un nulla, gioite del suo sbiadire davanti ai discepoli, perché è un segno del loro progresso spirituale... Guardati dall'attaccamento passionale agli istruttori spirituali. Molti non sono stati cauti e sono caduti, insieme ai loro istruttori, nei lacci del demonio. L'attaccamento passionale rende le persone idoli; Dio si allontana con ira dai sacrifici portati a questo idolo... Allora la vita è persa invano e le buone opere periscono. E tu, istruttore, guardati da un inizio peccaminoso! Non metterti al posto di Dio per le anime che hanno fatto ricorso a te. Segui l'esempio di san Giovanni il Precursore” (4, 519).

 

Sull'obbedienza

 

“Quegli anziani che assumono il ruolo di anziano (useremo questo termine spiacevole)... sono in essenza nient'altro che attori che distruggono anime in una commedia tragica. Molti di questi anziani che si assumono il ruolo degli antichi anziani senza possederne i doni spirituali sanno che le loro esatte intenzioni, i loro esatti pensieri e la loro esatta comprensione di questo grande lavoro monastico, cioè l'obbedienza, sono falsi; che proprio il loro modo di pensare, i loro ragionamenti e la loro conoscenza sono auto-illusioni e prelest demoniaco (5, 72). Qualcuno potrebbe obbiettare che la fede del novizio può compensare l'inadeguatezza dell'anziano. Questo non è vero, la fede nella verità salva, ma la fede in una menzogna e nel prelest demoniaco distrugge, secondo l'insegnamento dell'Apostolo (2 Cor. 2, 10-12) (5, 73). Se una guida inizia a richiedere obbedienza verso se stesso e non verso Dio, non è degna di essere tale per il suo prossimo! Non è un servitore di Dio! È un servitore del demonio, suo strumento e suo laccio! Non siate servi di uomini (1 Cor. 7, 23), comanda l'Apostolo. L'ambizione e la falsa opinione di sé amano insegnare e istruire. Non si curano della dignità dei propri consigli! Non pensano di poter infliggere una ferita incurabile  al prossimo, con il loro consiglio insensato, che il principiante senza esperienza accetta con irrazionale credulità, con il fervore della carne e del sangue! Essi vogliono il successo, non importano la sua qualità e la sua origine! Essi hanno bisogno di impressionare il principiante e di sottometterlo moralmente a sé! Essi hanno bisogno della lode degli uomini! Essi hanno bisogno che si pensi a loro come ad anziani ed insegnanti santi, saggi e chiaroveggenti! Essi hanno bisogno di nutrire la loro insaziabile ambizione, il loro orgoglio!” (Sul vivere secondo il consiglio, 5, 77).

Perciò è necessario separarsi da una guida spirituale “cieca”, secondo il comando del Salvatore: Lasciateli stare: sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti i due cadranno in un fosso (Mt. 15, 14). “San Pimen il Grande (V sec.) istruì a separarsi da un anziano senza por tempo in mezzo, se diventava dannoso per l'anima vivere con lui” (5, 74).

 

Sulla vita secondo i consigli

 

“San Nilo di Sora (XV sec.) non dava mai istruzione o consiglio spontaneamente, ma se richiesto, offriva gli insegnamenti tratti dalle Scritture o dai Padri. Quando... non era in grado di ritrovare un'opinione illuminata su un determinato soggetto, lasciava in sospeso la risposta finché non avesse trovato una qualche istruzione nelle Scritture. Questo metodo è presente negli scritti del santo ieromartire Pietro Damasceno, di san Gregorio il Sinaita, dei santi di Xanthopoulis e di altri Padri, specialmente dei più recenti. Anche gli ieromonaci dell'eremo di Optina, Leonida e Macario, seguivano questo metodo... Non davano mai consigli da sé... Questo dava forza ai loro suggerimenti (1, 489).

Secondo gli insegnamenti dei Padri, l'unica vita... che sia appropriata ai nostri tempi è una vita sotto la guida degli scritti patristici, con il consiglio di fratelli nostri contemporanei che stanno progredendo nella vita spirituale; questo consiglio dovrebbe a sua volta essere testato sugli scritti dei Padri (1, 563). La modesta relazione di un consigliere con colui che egli istruisce dovrebbe essere qualcosa di completamente differente da quella di un anziano con un novizio che obbedisce senza riserve... Il consiglio non comprende la condizione della sua necessaria esecuzione; può essere seguito oppure no (5, 80). Non essere obbediente al demonio, anche quando dovrai sopportare alcuni dolori dovuti al tuo rifiuto di piacere agli uomini ed alla tua fermezza. Consigliati con padri e fratelli virtuosi; ma assimila i loro suggerimenti con la massima cautela. Non farti intrappolare in consigli sulla base del loro primo effetto su di te! (Sulla vita secondo i consigli, 5, 77).

 

San Teofane il Recluso (Govorov): “Ecco il migliore, il più affidabile metodo di guida o educazione  nella vita cristiana oggi! Una vita dedicata ad adempiere la volontà di Dio in accordo con le divine Scritture e gli scritti patristici, con consigli e domande a coloro che sono con te in unità d'intento”.

 

  1. Sulla mancanza di istruttori pneumatofori

 

Già nel decimo secolo san Simeone il Nuovo Teologo disse che era difficile trovare una guida priva di passioni e santa, “in questi giorni ci sono molti imbroglioni e falsi insegnanti”. San Nilo di Sora (1423-1508), nella sua prefazione al libro Un'eredità al mio discepolo, scrisse “Questo dicono i santi Padri: se in quei tempi era con fatica possibile trovare un insegnante che non deludesse con i suoi discorsi, ora, nei nostri tempi del tutto impoveriti, bisogna cercare con diligenza”. San Gregorio il Sinaita “finì per dire che nei suoi tempi (il XIV secolo) non c'erano uomini colmi di Grazia, tanto scarsi erano diventati... Ancor più nei nostri tempi colui che prega deve osservare suprema cautela. Non ci sono istruttori ispirati da Dio fra di noi! (1, 274).

I Padri che erano distanti dai giorni di Cristo un migliaio di anni, ripetendo il consiglio dei loro predecessori, già si lamentavano della scarsità di istruttori divinamente ispirati e dell'apparizione di molti falsi insegnanti e offrivano le Sacre Scritture e gli scritti patristici come una guida. I Padri più vicini ancora ai nostri tempi chiamano eredità dei tempi antichi le guide divinamente ispirate e con ancora più decisione ci lasciano alla guida delle Sacre Scritture sante, testando per mezzo loro e accettando con estrema cautela il consiglio dei fratelli a noi contemporanei (1, 563).

Ora, a causa della totale scarsezza di istruttori pneumatofori, la preghiera ascetica è forzatamente guidata in via esclusiva dalle Sacre Scritture e dagli scritti dei Padri (san Nilo di Sora)” (1, 229).

Così dunque parla la voce della sacra tradizione della Chiesa su uno dei temi più dolorosi della moderna vita spirituale.

9. Cattolicesimo

Sarebbe un grande errore credere che il prelest sia qualcosa che sorga specificamente sul suolo ortodosso. Nel suo articolo Sul prelest, sant'Ignazio afferma apertamente che “il prelest è uno stato comune a tutti, senza eccezioni, causato dalla caduta dei nostri progenitori. Siamo tutti nel prelest. Riconoscerlo è la più grande protezione contro di esso, mentre considerarsene privi è il più grande prelest. Siamo tutti ingannati, siamo tutti fuorviati, siamo tutti in uno stato di falsità e necessitiamo di esserne liberati dalla verità. La Verità è il nostro Signore Gesù Cristo” (1, 230).

I pensieri di sant'Ignazio sui santi occidentali, cattolici, sono perfettamente adeguati ai nostri tempi. In completo accordo con tutti gli altri santi della Chiesa ortodossa egli afferma che “molti degli 'asceti' o dei 'grandi santi' della Chiesa occidentale, che sorsero dopo la sua separazione dalla Chiesa orientale e l'abbandono del Santo Spirito pregarono, ebbero visioni, presumibilmente false, attraverso il metodo che ho evidenziato prima... Ignazio di Loyola, fondatore dell'Ordine dei Gesuiti, era in un simile stato (di prelest N.d.T.). La sua immaginazione era così accesa e complessa che, come disse egli stesso, aveva solo da desiderare e da compiere alcuni sforzi e inferno o paradiso sarebbero apparsi davanti ai suoi occhi... Noi sappiamo che le visioni sono concesse ad un vero santo di Dio solo per grazia di Dio e per mezzo di un atto divino e non in accordo con i desideri o gli sforzi della volontà umana. Esse sono concesse improvvisamente e del tutto raramente... L'aumento di sforzo ascetico di coloro che sono nel prelest normalmente va di pari passo con l'estrema licenziosità. Essa serve a valutare la fiamma che consuma colui che è in tale condizione” (1, 244).

Il vescovo Ignazio mostra anche altre cause degli stati ingannevoli che sono nascoste all'osservazione superficiale. Egli scrive: “Il sangue e i nervi sono eccitati da molte passioni: dalla rabbia, dall'amore per il denaro, dalla lascivia e dall'ambizione. Le due ultime passioni accendono estremamente il sangue degli asceti che stanno faticando in modo illecito e li rendono fanatici deliranti. L'ambizione desidera intempestivamente stati spirituali per i quali la persona non è ancora pronta a causa della sua impurità; costui escogita fantasie, al posto della verità che non ha raggiunto. La lascivia, unendo la sua azione a quella dell'ambizione, produce false consolazioni illusorie, piaceri e intossicazioni del cuore. Questo è uno stato di auto-illusione. Tutti coloro che si affaticano illecitamente nelle ascesi sono in questo stato. Si sviluppa in loro in un grado maggiore o minore, che dipende da quanto sforzo mettono nel loro lavoro ascetico. Sono stati scritti molti libri da scrittori occidentali che erano in questo stato” (4, 499).

È interessante notare che il vescovo Ignazio Brianchaninov (che studiò la letteratura ascetica cattolica non in traduzione, ma nell'originale latino) mostra le concrete coordinate temporali dell'estraniarsi degli asceti cattolici dall'esperienza dei santi dell'unica Chiesa universale. Egli scrive: “San Benedetto (+544) e san Gregorio il Dialogo, papa di Roma (+604) sono ancora in accordo con gli istruttori ascetici orientali. Ma Bernardo di Chiaravalle (XII sec.) già differisce bruscamente da essi; gli scrittori più tardi differiscono ancora di più. Essi afferrano immediatamente i loro lettori e li spingono ad altezze che non sono accessibili ai principianti; sollevano se stessi e gli altri. Infuocati... la fantasia rimpiazza in loro ogni spiritualità, della quale non hanno la minima comprensione. Essi considerano grazia queste fantasie sognanti” (4, 498).

10. Esiste una sola Verità

Il prelest, come vediamo, colpisce coloro che vivono non secondo i precetti patristici, ma secondo i loro propri pensieri, i loro desideri e la loro propria comprensione delle cose e ricercano da Dio non la salvezza dal peccato, ma piaceri ricolmi di Grazia, visioni e doni. L'asceta mirabile normalmente “riceve” questi doni abbondantemente nella sua accesa immaginazione e per l'azione delle potenze oscure. Il prelest perciò non è una delle possibili e soprattutto non una delle fra loro equiparabili variazioni spirituali; non è la propria particolare strada verso Dio (come dicono gli apologeti del misticismo cattolico), ma una seria malattia, che erode l'asceta dal di dentro se questi non lo comprende e non lo valuta in modo corretto.

Inoltre questa terribile malattia si impegna a distruggere non solo individui fra loro separati, ma la stessa Cristianità, come vediamo. Se una qualche comunità cristiana o una giurisdizione ecclesiastica si allontana dai principi della vita spirituale che sono stati rivelati e santificati dalla vasta esperienza della Chiesa, ciò inevitabilmente conduce ad una perdita di comprensione della vera santità e alla glorificazione delle sue aperte distorsioni. Allo stesso modo ogni allontanamento dal “sentiero regale” della vita spirituale, aperto dai passi ascetici dei santi, conduce a simili conseguenze distruttive per ciascun credente individualmente.

Spesso l'essere trasportati alle “altezze” è osservabile nei neo-convertiti e nei giovani asceti, che non sono ancora giunti a conoscere il loro uomo vecchio, né sono stati liberati dalle passioni, ma già cercano stati che sono naturali per l'uomo nuovo, perfetto. Non invano i Padri dicono “se vedi uno più giovane che si sta arrampicando verso i cieli con la sua sola volontà, prendilo per i piedi e trascinalo giù, perché questo gli farà bene”.

La ragione per simili errori è ovvia: mancanza di conoscenza delle leggi della vita spirituale o di se stessi. Sant'Ignazio cita le seguenti notevoli parole di sant'Isacco il Siro, a questo proposito: “Se alcuni dei Padri scrissero che esiste la purezza dell'anima, che esiste la salute dell'anima, l'assenza di passioni e la visione, essi scrissero questo non perché noi cercassimo queste cose prima del tempo e attendessimo di riceverle. Sta scritto nelle Scritture Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione (Lc. 17, 20). Coloro che hanno aspettative ne ricavano solo orgoglio e fallimento. Cercare con l'aspettativa di nobili doni divini è qualcosa che la Chiesa di Dio denuncia. Quest'aspettativa non è segno di amore per Dio, ma piuttosto una malattia dell'anima”.

Sant'Ignazio conclude questo pensiero con le seguenti parole: “Quando i santi Padri della Chiesa orientale, specialmente gli eremiti, raggiunsero le altezze delle pratiche spirituali, tutte queste pratiche vennero amalgamate in loro grazie al solo pentimento. Questo abbracciò la loro intera vita e tutte le loro attività. Era il risultato dell'aver visto i loro peccati” (2, 125-126).

In questa visione dei propri peccati, che dà alla luce la vera umiltà e il pentimento del quale non occorre pentirsi (2 Cor. 7, 10) sta la sola vera speranza e il fondamento irremovibile di una corretta vita spirituale.

 
Come avere migliori siti web parrocchiali

Joseph Kormos è un fedele della parrocchia di Cristo Salvatore e del Santo Spirito a Cincinnati, OH, e lavora come facilitatore dei programmi di salute parrocchiale per la diocesi del Midwest della Chiesa Ortodossa in America. Ha ricoperto posizioni di rilievo nel marketing e ha lavorato come consulente sui modi migliori per pianificare e lanciare nuovi prodotti. Alcuni dei suoi consigli sul miglioramento dei siti web si trovano sul sito Pravmir.com.

Recentemente ho parlato con un sacerdote di un'altra diocesi. La sua dichiarazione non era davvero sorprendente, ma comunque interessante. "La maggior parte dei nostri nuovi fedeli ci trova attraverso il nostro sito parrocchiale o l'elenco web oca.org". Alcuni lettori di questo articolo possono essere scettici di quel commento. Io invece credo che sia possibile - anche probabile.

Per vedere come le parrocchie della nostra diocesi utilizzano il web come strumento per aiutare le persone a trovarle, ho deciso di fare un piccolo tour virtuale attraverso i siti parrocchiali della Diocesi del Midwest. A partire dall'autunno 2006, circa il 60% delle parrocchie della Diocesi ha il proprio sito web. Alcuni siti sono abbastanza buoni. Altri non sono buoni.

Io non sono un esperto di web design. Tuttavia, come molti di noi, passo un bel po' di tempo su Internet. Ho anche po' di preparazione ed esperienza nel descrivere e comunicare temi complessi - ai miei tempi ho fatto parte del gruppo creativo per la preparazione di diversi opuscoli. Se la parrocchia ha in programma di sviluppare un nuovo sito web, o se un aggiornamento importante del sito è all'ordine del giorno a breve termine, le seguenti osservazioni possono essere utili.

Qual è l'obiettivo?

Molti siti parrocchiali sembrano mancare di direzione - una chiara comprensione degli obiettivi e delle finalità del sito.

Ci sono due obiettivi primari per il sito web di una parrocchia. Il primo è la comunicazione interna con le persone che fanno già parte della parrocchia. Il secondo è la comunicazione con l'esterno, con persone al di fuori della parrocchia - quelli che possono essere interessati a trovare una chiesa o che possono essere alla ricerca di qualcosa per il momento a loro sconosciuto.

Sorprendentemente molti siti sembrano privi di un interesse per la comunicazione esterna - aiutare le persone a trovarvi. Questi siti sembrano mostrare ciò che gli esperti di marketing spesso chiamano "i bulbi oculari diretti verso l’interno" - un’insularità di pensiero che sembra tenere fuori la gente in modo subliminale.

Spesso un buon sito web parrocchiale può raggiungere entrambi gli obiettivi. Per esempio, la comunicazione vivida di informazioni sui ministeri parrocchiali e sui progetti per gli attuali parrocchiani può facilmente portare gli interessati a riconoscere una vivacità e vitalità nella comunità.

Attenti al disordine!

Molti siti web parrocchiali sono ingombrati. Sono visivamente poco attraenti, con troppa "roba" mal organizzata.

Come ortodossi dovremmo essere ben attrezzati per comprendere ed esprimere la bellezza - anche nei siti web. Il mio suggerimento sarebbe quello di attenersi alle cose fondamentali. Concentratevi prima nel presentare la vostra parrocchia in modo chiaro ed efficace per le persone che non vi conoscono. Iniziate con meno informazioni, non di più.

Un occhio ai font e alla clip art

Uno dei maggiori contribuenti al disordine è la vasta gamma di strumenti di enfasi che offrono i computer moderni. Fate attenzione a come si utilizzano più tipi di carattere, sottolineatura, grassetto, corsivo, maiuscole, dimensione del testo e colore. Evitate SOPRATTUTTO di usarli tutti insieme!

Inoltre, la clip art può essere molto divertente nel posto giusto al momento giusto. Sul web, in particolare in un sito web parrocchiale, sembra spesso sgraziata e poco professionale. Fate attenzione.

Non reinventate la ruota: usate i link

I sacerdoti e gli animatori di gruppi parrocchiali spesso citano la quantità di sforzo necessario per sviluppare e mantenere un sito web come un ostacolo ad avere un sito. È vero che ci vuole un certo sforzo per costruire e mantenere un sito, ma non così tanto come si potrebbe pensare, dati gli strumenti di costruzione di siti, veramente interessanti, che sono disponibili per le parrocchie ortodosse.

Nel corso della mia recensione dei siti web, mi era chiaro che un compito pesante in termini di tempo è la creazione o l'aggregazione di contenuti sulla fede ortodossa in un sito parrocchiale. Evitate la tendenza a cercare di diventare la "voce dell'Ortodossia" dal vostro sito parrocchiale. Ci sono un sacco di siti - forse troppi - che forniscono una quantità di informazioni ortodosse. Utilizzate i link ad alcuni di questi siti. Offrite link a un paio di articoli di valore. Forse potreste offrire una semplice lista di letture di alcuni libri di base sull’Ortodossia.

Tenetelo aggiornato

Mentre recensivo i siti web parrocchiali per questo articolo ho trovato subito:

Benvenuti alla chiesa ortodossa di (_____)

Cristo è nato! Glorificatelo! Buon Natale!

Siamo lieti di accogliere i nostri ospiti Internet e auguriamo a voi e alle vostre famiglie una felice Natività e Capodanno!

...purtroppo era la fine di marzo.

Per evitare queste cose molti siti pubblicano solo informazioni generali. ("Liturgia domenicale 9:30, vespri 19:00") I sistemi di gestione dei siti parrocchiali offrono la possibilità di programmazione di ogni settimana. Lavorate per presentare informazioni correnti, accurate, tempestive. I viaggiatori le apprezzano.

Raccontate la vostra storia parrocchiale

Il vostro sito dovrebbe vendere (ovvero "presentare in modo persuasivo e con zelo") la vostra comunità parrocchiale. Voi siete la Chiesa ortodossa nel vostro paese, città, circondario, quartiere, isolato - forse un intero stato. Spiegate come la vostra parrocchia offre la fede ortodossa. Aiutate le persone che sono alla ricerca di Dio a capire come la vostra parrocchia può aiutarli a incontrare il Dio vivente. Possono trovare dottrina ortodossa in molti posti sul web. Spiegate come la vostra comunità vive l’Ortodossia.

Sì, lo so che non siete perfetti. Evitate la tendenza ad aspettare fino a quando non sarete un’icona migliore della Chiesa.

Raccontate la vostra storia ora!

Utilizzate foto! Un sacco di foto! Di persone! In particolare dei bambini!

Le persone sono attratte dalle chiese per una vasta gamma di motivi. Certamente uno dei più importanti è la possibilità di interagire con le persone in modo amorevole. La mia ipotesi è che l'interesse per l'interazione umana è più importante, diciamo, del loro interesse per il vostro edificio. Le foto del vostro tempio (grandi o piccole, belle o elementari, esterne e interne) vanno bene. Ma per ogni foto di edifici e iconografia, vi prego, mostrate una foto della vita parrocchiale. Il culto. I momenti di compagnia. Il discepolato. I ministeri. La catechesi.

Guardando le foto dei siti parrocchiali, quando ci sono, le vedo spesso accatastate in un angolo chiamato "Foto". Aggregare le foto va bene. Ho il sospetto che i visitatori possono gravitare su quella pagina. Ma integrate quelle foto anche con il sito. Usatele per illustrare una parrocchia che irradia la luce di Cristo.

Probabilmente va da sé che le persone più fotogeniche sono i bambini. Le parrocchie passano attraverso cicli. La vostra può essere in un ciclo di invecchiamento in cui i bambini sono scarsi. Se è così, siate creativi con le foto dei bambini che avete.

Scuola parrocchiale o pagina educativa

Naturalmente il modo migliore per dire "amiamo i bambini" a giovani famiglie alla ricerca di una chiesa è la pagina della scuola parrocchiale. Questa è una grande opportunità per dimostrare un impegno attivo nell’educazione parrocchiale - e per rivelare qualcosa della nostra fede a quelli che potrebbero essere pronti a visitarvi.

Guardate il rapporto delle dimensioni

Fate attenzione al rapporto delle dimensioni (rapporto tra altezza e larghezza) nelle immagini. Le foto distorte hanno un aspetto sciatto e poco professionale. E, quasi per un gioco della fortuna, gli errori sembrano spesso di esagerazione orizzontale. Come diocesi non possiamo essere così universalmente grassi, come alcune foto ci fanno apparire! O no?

Attenzione alla "grande Liturgia"

Come ortodossi, il nostro "compito numero uno" è quello di adorare Dio. "Ortodossia" significa anche giusta glorificazione. Molti di noi amano le grandi liturgie. Quanti più sacerdoti in cerchio intorno al vescovo, affiancato da diaconi e suddiaconi, tutti in paramenti scintillanti, meglio è. Le foto di "vescovi che benedicono" abbondano.

Tuttavia, una delle chiavi a una buona comunicazione, naturalmente, è quella di conoscere il proprio pubblico. La mia ipotesi è che un numero ragionevole di persone in ricerca non trova dopo tutto le grandi liturgie tanto invitanti. In America basta confrontare il contenuto delle foto della rivista Again, che parla più direttamente ai potenziali convertiti, con molte altre pubblicazioni ortodosse, per vedere questo punto chiaramente illustrato.

Uno dei motivi per cui abbiamo così tante foto di grandi liturgie è che comunichiamo con noi stessi, invece che col mondo esterno. Attraverso i nostri siti web ci piace mostrare l'anniversario della parrocchia, una consacrazione o semplicemente l'ultima volta che un arcivescovo ci ha visitato. E importante per voi - ed è giusto che sia così. Ma può non essere importante per coloro che desiderate attrarre.

Basta con le storie parrocchiali!

Questo mi porta alla pagina della "storia della parrocchia". Come ortodossi riveriamo la storia. Tuttavia, la maggioranza dei visitatori - ricordate il pubblico a cui vi rivolgete - non ha un grande interesse per la storia. E, tranne rari casi, non ha alcun interesse per la storia della vostra parrocchia. Un giorno, quando diventeranno parte della vostra comunità, potranno interessarsi - ma non nella fase in cui prendono coscienza.

Vi offro la prova d’accusa numero 1…

Nel 1962, padre (_____) è arrivato ​​da (_____) e ha servito la parrocchia fino alla sua morte l'8 novembre 1981. Durante questo tempo, gli interni della chiesa e il salone parrocchiale sono stati ristrutturati. L'esterno della chiesa è stato restaurato nella sua forma attuale in mattoni con finestre ad arco, un campanile con suonerie registrate e una cupola. A tal fine si è ottenuto un prestito, che è stato completamente pagato nel mese di settembre del 1993. L'ipoteca sulla casa parrocchiale è stata versata integralmente il 30 marzo 1978.

Oh cielo! È una gran bella cosa sapere che il serio visitatore non sarà gravato dal terribile "mutuo per il registratore delle campane e per la cupola" ma in qualche modo non sono sicuro che questo attrarrà tanto la sua attenzione. Le sole persone interessate possibili solo quelle che hanno estinto il mutuo. Raccontate la storia di oggi - attraverso le pagine del ministero e il calendario - e di domani - attraverso dichiarazioni della vostra visione o descrizioni di progetti che sperate di iniziare. Non siate centrati su ieri. Per ogni parola che parla di ieri mettetene almeno dieci che parlano di oggi e, possibilmente, almeno una per il domani.

Parlate direttamente ai visitatori

Dite le parole: "i visitatori sono i benvenuti". Spiegate che siete felici di avere visitatori alle funzioni. Magari, date loro qualche idea di cosa aspettarsi o qualche direttiva semplice di base. Considerate di fare una pagina speciale per le persone interessate.

I contenuti contribuiti dai laici

Un ultimo suggerimento sarebbe quello di essere sicuri di includere il contenuto fornito dai laici. Un articolo del direttore del coro, del direttore dell'istruzione, del responsabile della beneficenza, la dice lunga sugli obiettivi della parrocchia, ma dice anche chiaramente al visitatore del sito - questo è un luogo dove le persone si impegnano a trovare la luce di Cristo.

 
Il patriarca Kirill e la rivista Forbes France: 5 domande e 5 risposte

il primate della Chiesa ortodossa russa Kirill ha parlato dell'atteggiamento della Chiesa nei confronti degli affari e dell'economia. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il primate della Chiesa ortodossa russa ha raccontato a uno dei principali media occidentali ciò di cui la Chiesa parla raramente, ma che interessa a molti: il denaro, gli affari e l'economia nel suo insieme.

Il 20 novembre 2021, il patriarca della Chiesa russa Kirill ha compiuto 75 anni. Poco prima dell'anniversario, la rivista dell'agenzia francese Forbes ha pubblicato un'intervista al primate della Chiesa ortodossa russa, che ha parlato dell'atteggiamento della Chiesa nei confronti del "mondo esterno": economia, oligarchi, tecnologia digitale e altro ancora. Proponiamo un'analisi delle domande poste dal corrispondente della nota testata economica e le risposte ddi sua Santità il patriarca.

screenshot della versione online della rivista Forbes France

Non citeremo parola per parola il testo delle domande e delle risposte, ma cercheremo di comprenderne il significato nel contesto della situazione odierna che prevale nell'ambito della comunicazione tra la Chiesa e la società secolarizzata. La traduzione russa dell'intervista si può trovare sul sito ufficiale della Chiesa ortodossa russa.

La rivista Forbes: un breve retroscena

La rivista Forbes è stata fondata da Bertie Forbes nel 1917 negli Stati Uniti. Oggi è una delle testate economiche e finanziarie più autorevoli al mondo con una tiratura di oltre 650.000 copie e un pubblico totale di 6,3 milioni di persone. È uno dei portavoce del capitalismo come ideologia globale. Il motto della rivista è: "The Capitalist Tool".

La conversazione del corrispondente di Forbes France, Basile Marin, con sua Santità il patriarca è stata un dialogo tra un uomo che pensa secondo i paradigmi del capitalismo e un portatore di una diversa coscienza religiosa.

Domanda 1: La Chiesa è invitata a proporre un modello economico

Nella sua prima domanda, Basile Marin ha sostanzialmente suggerito al patriarca Kirill di formulare un nuovo modello economico diverso sia da quello capitalista che da quello che ha chiamato "marxismo rivoluzionario". A sua volta, il corrispondente di Forbes France ha definito l'insegnamento ecclesiastico in ambito socio-economico "benevolenza altruistica". La domanda stessa suona come segue:

"La scienza economica postula l'egoismo naturale dell'uomo, che cerca solo di massimizzare il piacere individuale, spesso attraverso il peccato. Come può la benevolenza altruistica offrire una terza via tra il capitalismo ipermaterialista e il marxismo rivoluzionario?"

È interessante notare che il primate di una Chiesa locale si offre di rispondere a una domanda che non rientra affatto nell'ambito dell'attività ecclesiale nel nostro mondo terreno. La Chiesa unisce le persone a Cristo, mostra all'uomo la via del Regno dei Cieli, e non ha affatto il compito di offrire al mondo una terza, quarta o decima via di sviluppo economico. La salvezza dell'uomo e della sua vita secondo i comandamenti evangelici sono possibili in ogni modello economico e in ogni forma di governo. Con la sua domanda, il corrispondente impone al patriarca un dialogo nel proprio sistema di coordinate. Ma sua Santità cerca di spiegare a lui e ai lettori della rivista, con il linguaggio concettuale di Basile, che la visione del mondo della Chiesa è completamente diversa. Dice: "Non è forse una fonte di crisi il degrado morale di una società senza Dio, che dà origine a un desiderio sfrenato di possedere beni materiali, di arricchirsi con ogni mezzo, compresi l'inganno, la corruzione, la criminalità e l'ingiusta distribuzione dei profitti in eccesso?"

Di conseguenza, le cause della crisi economica in cui il mondo di oggi è sempre più immerso sono il rifiuto dell'umanità di credere in Dio e, di conseguenza, il degrado morale, che a sua volta porta ai fenomeni sociali negativi elencati dal patriarca Kirill. La Chiesa non può offrire alla società una "terza via", ma, secondo il patriarca, è dovere della Chiesa invitare coloro che detengono le leve del potere economico a realizzare la propria responsabilità nei confronti di Dio, delle sue creature e dei suoi uomini, e di testimoniare questo attraverso una reale preoccupazione per il benessere dei lavoratori". La Chiesa non può dire entro quale modello economico ciò dovrebbe essere fatto, ma può offrire le basi su cui è possibile costruire sia un modello economico efficace sia una società coesa.

"La Chiesa si rivolge a una persona, sia essa un imprenditore, un banchiere, un operaio o un contadino, basandosi sul Vangelo piuttosto che sull'una o sull'altra piattaforma politica ed economica. C'è solo un modo efficace per superare la moderna impasse sociale ed economica: lasciarsi guidare dalla parola di Dio ovunque una persona abbia una scelta o dove debba difenderla", ha affermato il patriarca Kirill.

Domanda 2: usura e avidità degli oligarchi

Basile Marin sembra essersi reso conto che la Chiesa non è l'istituzione cui si richiede di formulare teorie economiche, quindi precede la sua seconda domanda con l'osservazione che "i leader cristiani non sono economisti professionisti", ma poi chiede al patriarca Kirill di esprimere la sua opinione sulla catastrofe dell'economia negli anni '90 e sulla sua successiva ripresa. La domanda era: "Direbbe che il caos economico e sociale in Russia negli anni '90 è stato causato dall'eccessiva avidità degli oligarchi russi (che hanno derubato lo stato russo) e dei banchieri occidentali (che l'hanno portato alla bancarotta)?"

Definizione sorprendentemente accurata di quello che è successo!

La stessa formulazione della domanda indica che il corrispondente ha già collegato la situazione economica con le qualità morali delle persone da cui questa situazione dipendeva. Ma sua Santità il patriarca va oltre Basile Marin e gli mostra che è necessario guardare non tanto alla catastrofe economica degli anni '90 quanto alle ragioni per correggere la situazione, che risiedono ancora sul piano spirituale. "Lo Stato russo è riuscito in molti modi a superare gli effetti del collasso economico e sociale degli anni '90, e credo che ciò non sarebbe stato possibile senza la misericordia di Dio per il nostro popolo che ha attraversato periodi di persecuzione per la sua fede. Dopotutto, la distruzione del modo di vivere formato negli anni sovietici <...> è stata simultanea con la fiorente vita ecclesiale, con un ritorno alle tradizioni spirituali.Sono convinto che i processi di rinascita spirituale del nostro popolo, che sono maturati negli anni '90, hanno posto le basi per fenomeni positivi nell'economia e nella vita sociale negli anni 2000."

Il patriarca Kirill ha convenuto che "è vero, gli anni '90 sono stati in Russia un periodo di passioni rampanti, inclusa l'avidità sfrenata. L'arricchimento era considerato l'unico valore per il quale ogni mezzo era buono". Ma allo stesso tempo, è stato negli anni '90 che sono state restaurate migliaia di chiese e centinaia di monasteri e un numero enorme di persone si è convertito alla fede ortodossa, e precisamente questo, non altro, è stato il vero motivo per cui la situazione economica iniziò a migliorare.

Per quanto riguarda la riscossione degli interessi bancari, il patriarca ha richiamato l'attenzione solo sul fatto che molte persone subiscono un torto dalle attività di organizzazioni di microfinanza che prestano denaro per breve tempo e a un tasso di interesse enorme, ma non ha detto nulla sul principio dell'usura. Le Sacre Scritture dell'Antico Testamento rispondono a questa domanda come segue: "Non farai al tuo fratello prestiti a interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualunque cosa che si presta a interesse. Allo straniero potrai prestare a interesse, ma non al tuo fratello, perché il Signore tuo Dio ti benedica in tutto ciò a cui metterai mano, nel paese di cui stai per andare a prender possesso" (Dt 23: 20-21). Il modo in cui questa istruzione può essere applicata oggi è una questione separata e molto controversa, che va ben oltre lo scopo di questa intervista. Tuttavia, va notato che i banchieri musulmani riescono ancora a rispettare questo ordine nella pratica.

Domanda 3: È possibile una "chiesa virtuale" e un'imprenditoria ortodossa?

Domanda di Basile Marin: "Molti sacerdoti durante il lockdown in Francia hanno iniziato a tenere messe virtuali, cosa che i predicatori televisivi protestanti fanno da molti anni. Incoraggia queste iniziative nella Chiesa ortodossa, che è nota per essere piuttosto conservatrice in materia liturgica? Cos'è necessario per creare un'attività veramente ortodossa? Possiamo conciliare tradizione e innovazione?"

Sono state poste diverse domande contemporaneamente e il patriarca Kirill ha risposto a tutte. Ha detto che un'innovazione è diversa da un'altra. Alcune di esse possono essere aggiunte all'arsenale della Chiesa, mentre altre sono respinte a bruciapelo. "La Chiesa è sempre stata positiva nell'impiegare nuove tecnologie nel campo della stampa o dell'architettura, e oggi usa le tecnologie elettroniche per predicare la parola di Dio; la comunità dei preti blogger si sta evolvendo vigorosamente e si creano applicazioni missionarie mobili", ha detto il primate della Chiesa russa.

Tuttavia, per quanto riguarda la "chiesa virtuale", la situazione è diversa. "Per noi, la 'chiesa virtuale' è un surrogato che non può accogliere la pienezza della comunione umana e divina", ha affermato il patriarca Kirill. È impossibile compiere i sacramenti nel cyberspazio; anche una preghiera a tutti gli effetti è, nel complesso, impossibile, sebbene, secondo sua Santità, guardare un servizio di culto su Internet o in una trasmissione televisiva sia ancora meglio di niente.

L'imprenditoria ortodossa è possibile, come ogni altro lavoro, se è compatibile con gli insegnamenti del Vangelo. Il patriarca Kirill ha detto al corrispondente che in Russia esiste una "Unione degli imprenditori ortodossi" e che all'interno di questa organizzazione è stato adottato il "Codice etico per gli imprenditori ortodossi". Sarebbe interessante sapere come questo codice è praticamente messo in atto, ma va ben oltre lo scopo dell'intervista.

Domanda 4: Ascesi e limitazione dei bisogni

Domanda di Basile Marin: "Quale ascetismo o disciplina consiglieresti a un uomo d'affari russo ortodosso pronto a servire la società?"

Rispondendo a questa domanda, il patriarca Kirill ha dato un'interessante definizione di ascesi: "L'ascesi cristiana è l'arte di coniugare un'elevata tensione interiore, dovuta al desiderio di adempiere i comandamenti di Cristo, con le realtà della vita moderna".

C'è qualcosa a cui pensare qui. Molti credenti, che sono venuti a conoscenza delle opere dei grandi asceti cristiani – Antonio, Macario, Pimen, che la Chiesa ha chiamato "i grandi", così come di altri Padri, sono giunti a una domanda imbarazzante: come possono essere applicati i loro insegnamenti nella vita moderna? Le parole di sua Santità il patriarca Kirill aiutano a trovare la risposta a questa domanda. Primo, egli dice che l'ascesi è un'arte, non una copia cieca. In secondo luogo, che è una tensione spirituale interiore, è uno stato dell'anima, quando non è rilassato e calmato dallo stato attuale delle cose, ma al contrario, si sforza per qualcosa, vuole ottenere qualcosa ed è pronto a fare determinati sforzi nel suo percorso. Terzo, ciò a cui l'anima dovrebbe tendere è l'adempimento dei comandamenti di Cristo, come manifestazione dell'amore per Dio."Se mi amate, osservate i miei comandamenti" (Gv 14:15), ha detto il Signore. E quarto, le forme specifiche di ascesi dipendono dalle realtà della vita moderna. Sono, certo, diverse da quelle dei santi Padri e così anche le forme dell'ascesi moderna, ma l'adempimento del comandamento di Cristo di amare Dio e il prossimo rimane immutato.

Poiché la domanda è stata posta nel contesto dell'imprenditorialità, sua Santità il patriarca fornisce consigli pratici su come un uomo d'affari può intraprendere questa pratica ascetica: "Qualsiasi percorso inizia con un primo passo. Che questo primo passo per un imprenditore sia un aiuto consapevole a una chiesa, a un orfanotrofio, a un ospizio, a un centro di assistenza per giovani madri e per altre persone che si trovano in una situazione di vita lontana dalla normalità più vicina".

Ciò che probabilmente è stato più sorprendente per un corrispondente di Forbes France è stato che sua Santità ha sottolineato che l'ascesi in sé non ha valore: "Dobbiamo ricordare che l'ascesi è solo un mezzo per educare l'amore del prossimo nell'uomo. Se c'è austerità, ma non c'è amore e desiderio di aiutare il prossimo, allora l'autocontrollo non ha senso". Inoltre, l'ascesi senza amore può essere una via di distruzione: "Ci sono anche quelli la cui austerità personale diventa fine a se stessa, un'espressione di orgoglio".

Si potrebbe spiegare questo pensiero con le parole di san Serafino di Sarov: "La preghiera, il digiuno, la veglia e tutte le altre azioni cristiane, non importa quanto intrinsecamente buone possano essere, non sono l'unico scopo della nostra vita cristiana, sebbene siano i mezzi necessari per raggiungerlo. Il vero scopo della nostra vita cristiana è ricevere lo Spirito Santo di Dio". Il patriarca non ne ha parlato, perché sarebbe stato probabilmente un tema troppo sublime per un corrispondente d'affari.

Domanda 5: Capitalismo e famiglia

La domanda è stata posta in un modo così interessante che ha senso citarla per intero.

Basile Marin: "Mentre il capitalismo occidentale fino agli anni '70 produceva prodotti per il consumo familiare, come film per famiglie, appartamenti per famiglie e giochi da tavolo per famiglie, negli ultimi quarant'anni sono emersi consumismi e modelli di consumo più individualizzati. Gli appartamenti sono più piccoli, i siti di incontri si rivolgono ai single volubili, mentre lo smartphone, simbolo dell'ultimo decennio, è l'oggetto personale più importante. Questa tendenza è stata ancora più ruvida nella Russia post-comunista, con tutta l'evoluzione avvenuta solo negli ultimi vent'anni. Questo sviluppo è inevitabile? Come conciliare capitalismo e famiglia?"

Sua Santità il patriarca ha condiviso questa affermazione della questione, rilevando che nella famiglia una persona deve tenere conto dell'opinione dei suoi vicini, cedendo a qualcosa, compromettendo alcuni dei suoi desideri e priorità. Tuttavia, il consumo individuale significa che può soddisfare pienamente i suoi desideri e capricci senza riguardo ai bisogni degli altri. Tale parassitismo degli affari sul senso dell'egoismo porta oggi il massimo profitto, ma alla lunga è un vicolo cieco. Il patriarca lo ha spiegato in termini laici: "Ma c'è un 'piccolo' problema per il capitalismo: gli egoisti non si riproducono. Non ne hanno bisogno. Il numero di consumatori è in costante calo, perché anche con la massima qualità della vita una persona è mortale. Così, il capitalismo, che non sa 'produrre persone' promuovendo i valori della famiglia, deve importare nuovi consumatori dall'esterno, da quelle regioni dove operano altri modelli di comportamento – almeno per incassare da loro. Questa è una spirale discendente che inevitabilmente finirà con un crollo".

La conclusione è quindi la seguente: l'unica via d'uscita sia per l'impresa che per la società nel suo insieme è "la consapevolezza che la famiglia è un valore fondamentale, non un prodotto o un servizio. Bisogna investire in risorse materiali e morali, proteggerla e sostenerla. Sempre più persone in Occidente stanno arrivando a questa conclusione, rendendosi conto che senza una famiglia tradizionale, il futuro dell'umanità è impossibile". Finora, non ci sono molte persone del genere in Occidente e nei nostri paesi che possano rendere l'istituzione della famiglia e altri valori tradizionali dominanti nella società. Al contrario, vediamo l'istituzione della famiglia sistematicamente distrutta, sostituita da ogni sorta di surrogati e perversioni, ma mi piacerebbe credere che nel prossimo futuro le parole del patriarca Kirill saranno profetiche e l'umanità tornerà ai suoi tradizionali stili di vita e ai suoi veri valori.

Alcune conclusioni generali

In primo luogo, dalle domande che sono state poste a sua Santità il patriarca Kirill, possiamo vedere che la società occidentale è interessata all'Ortodossia. Dal leader della più grande Chiesa ortodossa locale, il pubblico di una delle principali riviste economiche vuole sapere come la Chiesa tratta i fenomeni economici fondamentali: usura, consumo, redditi, e così via. Vogliono persino sentire dal patriarca quale modello economico dovrebbe adottare l'umanità.

In secondo luogo, i rappresentanti della moderna società laica e le persone con una visione religiosa del mondo parlano lingue diverse, nel senso che hanno valori diversi, idee diverse sulle leggi dell'esistenza e punti di vista diversi sugli obiettivi dell'esistenza umana. Da un lato questo è un ostacolo alla comunicazione, ma dall'altro offre la possibilità di predicare il cristianesimo.

In terzo luogo, è possibile e necessario parlare con i rappresentanti della società occidentale e con i portatori della mentalità liberale occidentale, vale a dire. interpretare per loro i principi fondamentali del cristianesimo, rivelare loro le verità del Vangelo, ma allo stesso tempo si deve evitare ciò che il Vangelo chiama "gettare le perle ai porci". Certo, questo richiede una certa arte, ma il lavoro missionario non è mai stato un compito facile.

 
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Foto 206

 
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Il transgenderismo arriva in un sobborgo del Texas

Jeffrey Younger e suo figlio James

Nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito.

Nella lettura dell'Epistola per i santi Padri che commemoriamo oggi, abbiamo sentito che non dobbiamo farci trasportare via da strane e diverse dottrine. Che cos'è una dottrina strana? Una dottrina strana è una dottrina che non abbiamo già conosciuto. Noi come società stiamo sperimentando un bel po' di persone che si fanno trasportare via da certe strane dottrine: dottrine che sarebbero state inimmaginabili solo dieci, quindici, vent'anni fa, quando nessuno avrebbe neppure sentito parlare di cose del genere.

Avete sentito probabilmente parlare, la scorsa settimana, della storia del bambino di sette anni, James Younger, la cui mamma ha continuato a dirgli che è una bambina fin da quando aveva tre anni, gli fa vestire abiti da bambina, lo chiama Luna, la scuola lo tratta come una bambina, usa il bagno delle bambine a scuola, e il padre e la madre hanno avuto uno scontro in tribunale dove il padre cercava di avere la custodia esclusiva del bambino, perché la madre stava ovviamente indottrinando il figlio.

Quel che potreste non sapere di questo caso è che questa famiglia è ortodossa. Il padre, il bambino e (almeno nominalmente) la madre sono ortodossi. Sono membri della parrocchia greca a Eulis, Texas, che è proprio al di fuori di Dallas. Perciò è una parrocchia non molto diversa dalla nostra, in una contea che ora è molto più liberale di quanto fosse un tempo, ma in una zona suburbana che potreste ritenere più conservatrice, e in una parrocchia ortodossa.

Potreste chiedervi, e ci sono persone che mi hanno chiesto: perché parliamo così tanto di cose come queste? Non dovremmo parlare degli insegnamenti legati alle stagioni dell'anno, ad alcuni aspetti delle feste, più spesso di quanto facciamo? Ebbene, sapete perché? Perché questo ci riguarda molto da vicino: dovete comprendere che ci sono persone folli, insane, che stanno dietro ai vostri figli e ai vostri nipoti. Non è qualcosa che capita per caso e di cui non dovete preoccuparvi perché vivete in una zona suburbana del Texas e non dovete preoccuparvi di quel che fanno persone folli in California.

Questo sta accadendo in Texas, e io non sono sicuro di come stia accadendo proprio nella contea di Dallas, ma hanno una giuria che deve decidere la questione, o almeno fare una raccomandazione al giudice, e in qualche modo sono riusciti a ottenere una giuria in cui undici persone su dodici danno ragione a una madre che ha indottrinato il bambino sin da quando aveva tre anni e ha tutte le intenzioni di farlo castrare chimicamente, poi mutilare chirurgicamente e apparire come quella che sembrerebbe una bambina, anche se ogni cellula del suo corpo grida che è un maschio e che lo sarà sempre, nonostante il fatto che sarà più esposto a morire per ogni sorta di cause perché non è sano che un maschio prenda estrogeni. Non è neppure psicologicamente sano, perché il tasso di suicidi di persone che scendono questa china è enorme.

Questa è una faccenda seria, e arriveranno anche da voi, dalle vostre famiglie, dai vostri figli e nipoti, e se voi non prendete queste cose sul serio, uno di questi giorni toccherà anche a voi. Ecco perché ne sto parlando: perché è una cosa seria. Siamo una società che sta toccando rapidamente il fondo, e quel che dobbiamo fare è cercare di difendere le nostre famiglie quanto meglio possiamo. Come può essere che un famiglia che frequenta una parrocchia ortodossa possa sperimentare queste cose? Io non so tutti i dettagli, non conosco questa famiglia, ma so che la mamma è greca, perciò mi verrebbe da pensare che sia stata cresciuta nella Chiesa ortodossa, e probabilmente discende da persone che erano già ortodosse per gli ultimi duemila anni o almeno per una buona parte di questi duemila anni.

Ma in qualche modo questa donna, crescendo nella Chiesa ortodossa, ha pensato che tutto questo andasse bene. Per prima cosa, ha pensato che andasse bene avere un figlio con fertilizzazione in vitro, che è stato il primo errore che questa famiglia ha fatto: Questo è qualcosa a cui l'insegnamento della Chiesa ortodossa è contrario. Biologicamente questo bambino non è suo figlio, anche se lei lo ha partorito. Qui vediamo il primo colpo contro la natura in questo caso, ed è qualcosa che non sarebbe dovuto accadere. Ma perché è accaduto? Ebbene, ve lo dirò. Scommetto che quando stava crescendo non avrà mai ascoltato un sermone in cui un sacerdote abbia parlato di queste cose, o in cui queste cose abbiano avuto importanza.

Io preferirei parlare di altre cose: ci sono tanti altri insegnamenti belli e meravigliosi nelle Scritture di cui vorrei parlare, piuttosto che di questo genere di assurdità, e quelli di voi che sono stati in questa parrocchia per molto tempo sanno che prima che l'America avesse iniziato ad impazzire su queste cose io non ne parlavo così spesso, avevo altre cose di cui parlare e ora vorrei piuttosto parlare di quelle. Ma questa è una cosa seria, e dovete prepararvi.

Questa madre, quando il bambino aveva cinque anni, ha deciso che era ora che "uscisse allo scoperto" alla sua festa di compleanno, a cui erano invitati familiari e parrocchiani, ha fatto vestire il figlio da bambina, e ha informato tutti che ora si chiamava Luna, e alcuni testimoni hanno riferito che il bambino è rimasto nascosto in un angolo a piangere per buona parte di quella festa. Questo bambino ha subito abusi! Questo non dovrebbe accadere in alcun paese civile, tanto meno nello stato del Texas, dove per fortuna abbiamo almeno un governo statale che sta ora esaminando la questione e può fare delle leggi o almeno proibire a dei genitori di sottoporre i figli a farmaci o interventi chirurgici, probabilmente – spero – finché non avranno 21 anni. In Texas non puoi più fumare fino a quando hai compiuto 21 anni, non puoi bere alcolici, e forse non dovresti nemmeno subire operazioni di cambio di sesso. Questo è molto più serio, molto più irreversibile di quanto lo sia iniziare a fumare sigarette.

Quando ero piccolo, se avevi soldi da poter mettere sul bancone, potevi comprare sigarette anche da bambino. Io ho fumato le mie prime sigarette quando ero in quinta elementare, ma ho smesso quando ero in terza media, e sono ancora qui... Ma un'operazione di cambio di sesso è una cosa piuttosto permanente. Si può tornare indietro, ma non del tutto: la persona è sfigurata per il resto della vita. E una cosa che vorrei dire è che noi non siamo sotto alcun obbligo di obbedire a un giudice, a un tribunale o ad alcun tipo di governo che ci dicono che dobbiamo fare qualcosa di contrario alla legge di Dio. Siamo arrivati molto vicini al punto in cui il padre sarebbe stato obbligato a riferirsi a suo figlio come a una bambina, a chiamarlo Luna, e cose del genere. Fortunatamente per lui, la giudice, che conosco poco ma che da quel che sono riuscito a scoprire online, è una credente, ha ignorato le raccomandazioni della giuria e gli ha permesso di avere almeno una decisione al cinquanta per cento. Così non ha perso la maggior parte dei suoi diritti. Ha imposto però un'ordinanza di silenzio, così non sapremo cosa stia succedendo finché un altro giudice con autorità più alta non ribalterà la decisione. Ma immaginate se voi foste nella situazione di un padre di un bambino che il tribunale vi impone di definire una bambina, e che non potete tenere accanto a persone che non affermano che è una bambina. Immaginate di dovervene stare inerte per ordine del tribunale mentre vostro figlio è sottoposto a inibitori di pubertà e poi a trattamenti chirurgici per farlo sembrare una donna... immaginate! Molti che si immaginano uno scenario del genere pensano che siano cose pazzesche. Io non sopporterei una cosa simile, e ho sentito alcuni conservatori su You Tube (Ben Shapiro, per non fare che un nome: una persona piuttosto mite per poterlo definire un radicale) dire che se suonassero alla loro porta per prendere il loro figlio e fargli cose del genere, risponderebbero con armi da fuoco. Ma sapete, prima di arrivare a quel punto, prima di arrivare ad Alamo o ai 300 spartani delle Termopili, ecco alcune cose che potete fare ora. Pensate a cosa fareste voi, e iniziate a chiedervi se siete pronti a fare qualcosa che non è nemmeno alla lontana così radicale, che non vi farà finire in prigione o uccisi, ma che comunque vi costerà. Siete disposti a pagarne il prezzo?

Una cosa che io suggerirei, una morale della storia, è di scegliere saggiamente i vostri coniugi. Questa non è una delle cose costose, ma siate saggi, perché se non sposate una persona insana di mente, anche se divorziate, non dovrete preoccuparvi che una moglie vi dica che il vostro figlio di tre anni è una bambina. Ma scommetterei che chi ha giudicato il caso non ha esplorato molto di questo problema, e probabilmente era sulla stessa lunghezza d'onda di chi ha fatto la richiesta. Voi dovreste pensarla allo stesso modo dei vostri coniugi, perché altrimenti avrete problemi di ogni tipo. Quando avete un figlio con qualcuno, se non la pensate allo stesso modo e siete in disaccordo vi renderete la vita triste finché il figlio sarà maggiorenne e probabilmente anche per un bel po' dopo.

Ma un'altra cosa che potete fare è votare, e votare in modo informato. Sapete che fra due martedì avremo un'elezione. Dovete informarvi di quali siano le opzioni. Ogni volta che c'è un'elezione, sapete chi sono i candidati e potete fare un poco di ricerche, per essere sicuri di votare per programmi e candidati ragionevoli. Se vivete qui a Spring, sapete che votiamo per il rinnovo delle commissioni scolastiche. Forse dovreste sapere chi sono i membri di queste commissioni, e accertarvi che non stiano cercando di imporre ideologie LGBTQ+ sugli studenti. Se vivete a Houston, avete le elezioni del sindaco, e il sindaco attuale è quello che ha organizzato per i bambini i racconti di una drag queen nelle biblioteche pubbliche, e ha dovuto fermarsi solo perché la drag queen era un molestatore sessuale schedato e gli faceva fare brutta figura; non ha neppure detto che si sarebbe fermato una volta per tutte, ma ha detto che si fermava perché voleva accertarsi di quel che succedeva. Io vi posso dire che tra i suoi avversari ci sono almeno due cristiani conservatori. Quando si parla di politica, ci sono molte questioni politiche su cui la Chiesa non ha alcuna posizione: non devo stare qui a dirvi di votare per un candidato per le sue posizioni sull'assistenza sanitaria, o cose del genere, perché come cristiani ortodossi abbiamo il diritto di avere diverse opinioni su cose sulle quali la Chiesa non ha una dottrina. Ma quando arriviamo ai racconti di una drag queen, la Chiesa ha una posizione: una cosa del genere è folle, è malvagia. Malvagia! Esporre bambini piccoli a questo genere di cose e cercare di indottrinarli: questo è ciò che il sindaco di Houston ha cercato di fare. Ora è il vostro turno: votate per qualcun altro, non per lui.

Un'altra cosa che possiamo fare è andare alle assemblee delle scuole. Dovete capire cosa sta succedendo nelle scuole per essere sicuri che i vostri figli non siano esposti a questo genere di cose.

E se il vostro figlio è in una scuola dove stanno celebrando la festa della mamma LGBTQ+ o cose del genere, di cui sembra che ora ci sia più o meno una ricorrenza ogni due mesi, probabilmente vorrete togliere vostro figlio da quella scuola. Questo sarà costoso per voi, sarà difficile dal punto di vista finanziario trovare alternative, ma sapete, sarà sempre meglio che dover rispondere alla porta con un'arma da fuoco in mano, sparare ed essere portati in prigione e vostro figlio in custodia protettiva, cosa che il governo vorrebbe comunque fare con lui.

Dovete custodire l'innocenza dei vostri figli, dovete fare attenzione alla musica e ai divertimenti a cui sono esposti. Non date a vostro figlio uno smartphone, perché è come dargli una pistola carica dicendogli di stare attento: è una cosa stupida. Non date ai vostri figli soprattutto ai ragazzi, accesso a internet, senza aspettarvi che accedano alla pornografia, perché lo faranno. Custodite la loro innocenza, permettete loro di essere bambini, permettete loro di crescere, insegnate loro la fede, proteggeteli, questo è il vostro compito di genitori.

Cristo dice nel Vangelo che chi "scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" Questo è un duro monito da parte del Salvatore: noi come genitori abbiamo bisogno di proteggere i nostri figli, e di difenderli da questo genere di nemici.

Vi dirò anche qualcos'altro che è accaduto nell'Ortodossia in questo paese e che potrebbe aver avuto qualche influenza su sua madre. C'è un sito chiamato Public Orthodoxy, gestito dal Dipartimentio di studi ortodossi dell'Università di Fordham, e sotto gli auspici dell'Arcidiocesi greco-ortodossa d'America, e ogni vescovo che incontra il suo direttore, George Demacopoulos, lo ringrazia per quel che sta facendo ed è felice del lavoro che fa. So che non sta parlando con il mio vescovo, e con molti altri vescovi in questo paese, ma apparentemente i vescovi con cui parla sono tutti d'accordo con lui. I nostri vescovi dovrebbero poter fare qualcosa a riguardo. I nostri vescovi della ROCOR possono non avere molta influenza su ciò che fa l'Arcidiocesi greca, ma abbiamo bisogno di parlare liberamente, e dobbiamo fermare questo genere di assurdità, perché quel sito web sta promuovendo il transgenderismo su basi regolari, e quasi a giorni alterni esce con qualche articolo che lo promuove in qualche versione, e proprio nell'ultimo paio di settimane ci sono stati due articoli di preti che si limitavano a fare domande, così come il serpente nel giardino si limitava a fare domande a Eva: Dio ti ha davvero detto così? Ne sei sicura? Io sto solo facendo domande, nota bene, non sto cercando di dire che Dio non lo abbia detto, voglio farti indagare... Ridicolo! Quando la Chiesa ha un insegnamento chiaro su un tema, è fuori questione! L'unica domanda è "come lo posso applicare in pratica nella mia vita?", non se sia vero o no, non se io abbia bisogno di obbedire o no. Ci potrebbero essere delle situazioni difficili in cui possiamo incorrere, dati gli insegnamenti e come dobbiamo navigare in questa vita, ma se vi si debba obbedire o no, è fuori questione. Siate vigilanti, custodite i vostri figli, proteggete la loro innocenza e parlate apertamente, e assicuratevi di fare quel che potete, perché può essere che non riusciamo a cambiare la marea: può darsi che stiamo scendendo per quella strada, e un giorno potremmo essere messi di fronte a quella scelta del martirio per la nostra fede, perché non possiamo più obbedire a ciò che il nostro governo sta facendo. Ma prima dobbiamo assicurarci di aver fatto quel che possiamo, e che i nostri figli capiscano ciò che la Chiesa ortodossa insegna veramente. Amen.

* * *

Per ascoltare il sermone originale in inglese, cliccate qui

 
La Russia chiede: quale bene può venire da una strada che non conduce a una chiesa?

Un recente articolo di William S. Lind in American Conservative sottolinea l'ovvio: la Russia di Vladimir Putin è oggi nel mondo il difensore più importante del conservatorismo, e ha sostituito in quel ruolo gli Stati Uniti che una volta sembravano proteggere e difendere i valori tradizionali in tutto il mondo.

Lind inizia il suo commento con un promemoria il cui significato molti americani non hanno ancora compreso.

Citazione: "Una sfortunata eredità della guerra fredda è l'atteggiamento negativo che alcuni conservatori americani ancora nutrono nei confronti della Russia".

Avevo una volta tradotto una lettera di Alexander Solzhenitsyn al presidente Reagan, lettera che fornisce qualche informazione sulla diffidenza della destra americana non tanto nei confronti del comunismo sovietico, ma della Russia stessa. Potete leggere qui la traduzione in inglese.

Mentre ci si può adombrare con Putin per il suo passato nel KGB e, quindi, attribuirgli ulteriori motivi estranei a qualsiasi amore per la cultura tradizionale russa, è difficile imputare secondi fini al patriota Solzhenitsyn, che era disposto a finire nei gulag di Stalin nel nome della verità e della giustizia per la sua Madre Russia. Questa diffidenza verso Solzhenitsyn che riflette in questa lettera dimostra che i "conservatori" anti-russi non sono necessariamente motivati ​​da obiettività, anche se alcuni hanno argomenti pronti che si appoggiano esclusivamente sulle dichiarazioni di Golitsyn, un uomo che ha lasciato la Russia nel 1962 e potrebbe quindi non aver conosciuto nulla di quello che traspirava nella struttura del potere russo per 30 anni prima della caduta dell'Unione Sovietica.

Di fatto il 1962 erano 52 anni fa! L'Unione Sovietica è durata solo 69 anni, e questo lasso di tempo è quasi la durata di tale entità in sé, durante la quale nessun occidentale era a conoscenza dei meandri delle decisioni politiche del Cremlino. Ma se possiamo giudicare dai grandi cambiamenti dall'era di Stalin alla denuncia di Stalin fatta da Krushchev, allora possiamo facilmente vedere che tutto può accadere nel centro del potere russo, anche improvvise inversioni di marcia. Come possiamo presumere di sapere che nulla è cambiato? Una mancanza di cambiamenti indicherebbe un cambiamento in sé rispetto a un passato tumultuoso.

Durante il mio viaggio di studio presso l'università di Leningrado nei primi anni '70, ho notato qualcosa di strano: le autorità sovietiche "atee" spendevano milioni e milioni di rubli e di tempo per restaurare amorevolmente chiese bombardate dalla Germania nella seconda guerra mondiale. Gli artisti potevano quindi prendere titoli di studio in restauro architettonico, un corso di studi molto popolare. Questo mi sembrava strano, e lo era, se si considera come invece il compagno dei comunisti sovietici, Mao, distruggeva deliberatamente manufatti antichi e templi in tutta la Cina.

In altre parole, i sovietici potevano facilmente fare la stessa cosa che faceva Mao senza perdere il loro potere. Credo fermamente che la loro decisione di preservare i monumenti culturali russi fosse dovuta non tanto a considerazioni di opportunità politica, ma di qualcosa di insito profondamente all'interno di questi uomini. Qualcosa di cui essi stessi potevano essere consapevoli oppure no.

Non ho pienamente capito queste anomalie fino a quando Putin ha parlato e scritto in difesa dei valori tradizionali russi. Credo che sotto quell'esteriorità atea vi fossero correnti di dubbio del valore della repressione culturale e un riconoscimento, ai più alti livelli, che il popolo russo non avrebbe mai abbandonato - anzi, non avrebbe mai potuto abbandonare - le proprie tradizioni, compreso il loro fulcro, la Chiesa.

Quando stavo lavorando al mio diploma di master in lingua e letteratura russa, ho scoperto quanto i sovietici onoravano i loro poeti e scrittori tradizionali, compresi quelli che come Dostoevskij e il primo Tolstoj scrissero in difesa della religione ortodossa russa. Sembra che quelli che prendevano decisioni in ambito accademico avessero deciso che non potevano semplicemente seppellire questi scrittori e le loro opere. Hanno continuato a pubblicarli e a venderli come prima in grandi edizioni.

Tutte queste cose erano indizi inequivocabili per quanto riguarda il pensiero del Politburo e del Congresso.

Come per legare tutti questi indizi insieme, negli anni '90 ho visto un film sovietico girato durante gli ultimi giorni dell'Unione Sovietica intitolato Pentimento. Era girato in lingua georgiana (estranea al russo) ed è una deliziosa opera d'arte cinematografica. Invito chiunque fosse interessato a conoscere la verità sulla Russia e sul suo amore per le tradizioni cristiane a vederlo. Si può vedere qui in versione sottotitolata.

Se non avete tempo per vederlo tutto, andate almeno al punto 2:21:37, con un incontro tra un'anziana donna – il cui marito restauratore era morto per mano di un crudele sindaco stalinista di nome Varlam, che aveva distrutto la chiesa e ucciso il custode – e una donna di mezza età, una sconosciuta a cui sta chiedendo indicazioni.

Questo dialogo finale dice più o meno così:

Donna anziana (che porta una valigia a pezzi e parla con una donna di mezza età, affacciata alla finestra si casa sua): Questa strada conduce alla chiesa? [Si riferisce alla chiesa che il marito defunto aveva restaurato, ma che era stata distrutta da Varlam]

Donna di mezza età: Questa è strada Varlam. Non conduce a una chiesa.

Donna anziana: E allora a che vi serve? Perché avere una strada che non conduce a una chiesa?

 
Aperta in Pakistan una missione ortodossa russa

Riportiamo nella sezione "Pastorale" dei documenti una notizia in russo da pravoslavie.ru e in traduzione italiana. La notizia dell'apertura della missione della Chiesa ortodossa russa a Sargodha in Pakistan è ormai vecchia di un anno, ma è ancora molto interessante, soprattutto per la sua insolita localizzazione.

 
Il ricatto globale delle Pussy Riot

Nei termini della storia delle Pussy Riot, abbiamo indubbiamente a che fare con un caso di guerra di informazione. Di fatto, questo è il tipo di guerra il cui scopo corrisponde con lo scopo di qualsiasi guerra: l'indebolimento dell'influenza del nemico, la distruzione alle radici del suo stato morale e psicologico e la sottomissione a una certa volontà esterna. Questo è il fine di ogni guerra. Ora guardiamo al bersaglio, al proposito, ai mezzi, agli strumenti e ai clienti di questa guerra di informazione. Prima di tutto, il bersaglio: secondo la mia opinione, il bersaglio è stato selezionato in modo piuttosto preciso. Quando il Patriarca di Mosca e tutta la Rus', Kirill, ha accettato il suo ruolo di arcipastore della Chiesa Ortodossa Russa, ha annunciato un'idea molto significativa, e cioè che noi siamo guidati dall'ideale bizantino della sinfonia dei poteri. Questa è un'alleanza tra il potere spirituale e secolare. In altre parole, è un'idea secondo la quale a capo dello stato o società stanno un pastore ortodosso, il patriarca, che raffigura la Chiesa o il Regno oltremondano, il Regno dei cieli, e un capo di stato secolare. L'alleanza di questi due poteri costituisce il fondamento dell'esistenza conservatrice bizantina della statalità russa. È stato così allo stadio iniziale, allo stadio intermedio, e anche se guardiamo agli ultimi secoli della storia russa, è sempre stato così in un modo o in un altro. Questi due lati sono stati il bersaglio dell'attacco da parte di questa manifestazione blasfema nella chiesa di Cristo Salvatore. L'attacco era diretto a due bersagli. Uno di questi era l'attitudine seria e riverente verso la Chiesa da parte della nostra società, che è stata attaccata istigando una risposta inappropriata, facendosi beffe della Chiesa, dimostrandone il lato duro e autoritario, e cose del genere; è stato una profanazione, ciò che si definisce una bestemmia. Questo è il senso del "sacrilegio": la violazione di una relazione sacra. In altre parole, questo è un colpo all'autorità della Chiesa, alla gerarchia e al patriarca. Non è una coincidenza che la campagna attorno alle Pussy Riot si sia dolcemente trasformata in un discredito dell'arcipastore della Chiesa Ortodossa Russa. Il bersaglio era stato scelto in modo preciso. E c'è stato un secondo bersaglio. Si tratta della nostra sovranità, dell'"asse  verticale del potere", il presidente, che in questo caso capitava essere Putin. In realtà, il bersaglio è la "sinfonia", quello stesso nucleo conservatore che costituisce una parte permanente e immutabile della storia russa. Ecco l'obiettivo dell'attacco. Passiamo ora allo strumento dell'attacco. Si tratta dello scontento politico nei confronti di Putin, allineato dietro queste meschine ragazze, che sono semplicemente il capro espiatorio di questa guerra molto seria di informazione. Il caso stesso è assolutamente disastroso dal principio alla fine. Nondimeno è dietro a queste porno-teppiste, bestemmiatrici e persone semplicemente oscene, immorali e prive di valore che si allinea tutta l'opposizione di Piazza Bolotnaja, gli oppositori dell'Ortodossia russa da ogni possibile regione, incluse le sette, e Michael McFaul (l'ambasciatore americano a Mosca, ndc) con il sostegno globale dell'occidente, che si intrufolano come il maiale nel fango. In altre parole, arriva l'attacco, e all'improvviso, si mobilita una forza considerevole, dopo una trascurabile puntura di zanzara. Queste ragazze diventano le eroine delle cronache occidentali: "Il maledetto Putin e la terribile Chiesa Ortodossa Russa iniziano a reprimerle, umiliarle e sopprimerle brutalmente". Di fatto, questo crea una rappresentazione virtuale dell'intera società come un campo diviso a metà tra i "cattivi" e i "buoni". I sostenitori del modello bizantino (diciamo, la Chiesa Ortodossa Russa e il nostro "asse verticale del potere" rappresentato da Putin) sono raffigurati come i "cattivi". E allora chi sono i "buoni"? Aleksej Navalnyj, Ksenija Sobchak... che non hanno legami con queste ragazze punk. Michael McFaul, il "portatore di libertà", Barack Obama, il presidente "libero", attualmente impegnato a portare avanti guerre aggressive multiple e sanguinose e a pretenderne di nuove. Sono queste "gentili", "buone" e "meravigliose" persone che fanno la fila dietro il caso di perversione quasi autenticamente psichiatrico, rappresentato da Nadezhda Tolokonnikova. Tutte queste "brave persone" la sostengono, innalzano le bandiere della libertà della democrazia, della libertà di una nuova etica e di una nuova morale, e di un nuovo progetto politico e spirituale, e queste teppiste diventano il simbolo dei "buoni", il simbolo del bene, della luce, della verità, della libertà e della giustizia contro le "forze del male", rappresentate dallo Spirito, da Cristo, dalla Chiesa, dalla Russia e dalla nostra storia millenaria. L'abbiamo già visto in numerose occasioni: la guerra delle idee, delle posizioni, delle ere e delle civilizzazioni è durata molte centinaia di anni. Gradualmente, l'Occidente ha distrutto la propria tradizione, i propri imperi e la propria religione, e ora si sta occupando del resto del mondo. Abbiamo a che fare con modernità e postmodernità, e la cosa è incredibilmente seria. E se non fosse stato per questo particolare incidente, ce ne sarebbe stato un altro, come il caso di Bono e dei boschi di Khimki, o come il nostro meraviglioso presidente con l'iPad che porterà il bene e la democrazia, mentre il resto della Russia diventerà immediatamente una difficile, sporca, corrotta, nera macchina di potere. Tutte queste sono parti dello stesso processo: il processo della lotta dell'Occidente e del liberalismo contemporaneo contro tutti i regimi, tutti i sistemi politici, statali, spirituali e religiosi che sono differenti dal modello occidentale di democrazia o che vi resistono con forza. In questo senso, penso che dobbiamo trattare questa manifestazione con assoluta serietà. Ci sono persone che ci odiano, che vogliono sopprimerci, conquistarci e distruggerci, farci cadere in ginocchio, annientare in noi gli ultimi tentativi di resistenza, tentativi che possono per la verità non essere molto coerenti, ma che sono incarnati in Putin e sono incarnati in quel riflesso della Chiesa eterna che è la nostra Chiesa Ortodossa Russa. È questa eternità conservatrice che costituisce il bersaglio di tutta questa campagna di attacchi. Perché la gente mette la sua firma a favore di questa campagna ovviamente disastrosa, inclusi i rispettati e cosiddetti liberali, come Vladimir Pozner o Nikolaj Svanidze? Lo fanno perché siamo alle prese con un serio duello esistenziale. Il governo potrebbe arrendersi sotto il peso di questo ricatto globale iniziato dalle Pussy Riot, e allora tutto sarà permesso, e questo genere di manifestazioni diventerà la norma: la penitenza e l'umiliazione delle istituzioni tradizionali travolte da questi gruppi liberali, postmoderni, aggressivi e nichilisti servirà come precedente. Di conseguenza, a chiunque sarà permesso fare ciò che vuole. Dopo di che, la Russia non esisterà ancora per molto tempo, perché le ultime vestigia di moralità, spiritualità, disciplina e ordine saranno semplicemente spazzate via. Questo avrà come risultato il caos globale. In alternativa, la Russia può resistere a questo assalto furioso, mantenendo un certo orientamento verso l'ordine, la statalità, l'etica, la moralità, la religione e la sacralità. Tuttavia, in questo caso, cosa rimarrà per personaggi come Pozner, Svanidze e molti liberali che siedono nel governo pronti all'imboscata? Questi ultimi non hanno tanta solidarietà per le Pussy Riot in sé, ma per l'incidente stesso, per l'altro lato, che sta sostenendo le Pussy Riot, mentre entrano in questa guerra ed esasperano come risultato la situazione. Le nuove forze del nichilismo, del caos, e quanto meno l'onda sonora della decomposizione, se non della rivoluzione, si stanno accumulando tra l'elite politica e l'intelligentsia urbana in Russia. In termini precisi, questo è stato il caso dei primi anni '90, che ha portato al collasso del nostro stato. Questa "onda" è ora in fase di piena. Ha il proprio sostegno tra le elite economiche, politiche e mediatiche. È un vero e proprio esercito, che si è sollevato contro questo vago e appena visibile bizantinismo, contro questi deboli germogli di rinnovamento spirituale, ai quali non si permette di crescere, e contro ai deboli tentativi di costituire uno stato forte, potente, sovrano, incarnato nelle autorità secolari. Di conseguenza, considero questa manifestazione una sfida molto seria. Dobbiamo trattarla con tutta la nostra attenzione e cura e capire che le maschere sono cadute. Di fatto, se non esistessero queste Pussy Riot, ce ne sarebbero delle altre. Gli stessi Pozner e Svanidze si metterebbero la calzamaglia per andare a danzare da qualche parte in una chiesa russa. Tutto questo è irrilevante, e può continuare per un tempo indefinito. La questione reale è che un segmento della popolazione della Russia (naturalmente, un'assoluta minoranza) ha essenzialmente dichiarato guerra alla statalità della Russia. Questo è il segmento liberale e occidentale, che contava sul secondo mandato di Dmitrij Medvedev e sulla possibilità di seguire gradualmente la strada dell'Occidente. Il ritorno di Putin ha generato in loro un tale shock isterico che si sono riversati sulle strade e hanno lanciato lo scenario di un'opposizione controllata da Washington. Questa è una guerra: una guerra contro la Russia, una guerra con ogni mezzo. Una guerra di sterminio. La quinta colonna sta operando all'interno della nostra società e del nostro stato. Chi è questa quinta colonna? Sono quelli che hanno firmato petizioni di sostegno alle Pussy Riot. Non c'è dubbio, dato che queste persone hanno deciso di sostenere un affare così disastroso, che sono assolutamente capaci di ogni cosa.

 
San Costantino: dalla leggenda alle ingiurie

Trascrizione di un intervento del protopresbitero Konstantinos Strategopoulos nella chiesa di san Costantino della metropolia del Pireo, venerdì 24 maggio 2013.

In primo luogo, desidero offrire i miei più sentiti ringraziamenti al vescovo locale, il reverendissimo metropolita del Pireo, per la benedizione che ci ha concesso di effettuare queste lezioni all'interno della sua diocesi; e, naturalmente, il mio massimo ringraziamento va ai sacerdoti e al sovrintendente di questo santo tempio per averci amorevolmente un invito.

Come accennato prima, tutte queste conferenze ruotano intorno a san Costantino e all'Editto di Milano. Se dovessi dare a questa conferenza un titolo specifico, per presentarvi una vaga idea di quello che sto per discutere, la intitolerei "Dalla leggenda alle ingiurie". Presto capirete cosa voglio dire con questo. E, naturalmente, non posso fare a meno di trattare la materia in modo personale; non può essere altrimenti, è impossibile per me parlare di san Costantino e di sua madre in una maniera puramente teorica, scientifica e storica; lo farò al meglio delle mie capacità e delle mie forze. Ma dal momento che quel luogo, la città di Costantino, ha segnato la nostra vita – è, dopo tutto, la mia città natale – non riesco mai a parlarne senza un senso di profondo coinvolgimento, quando mi ricordo le circostanze che ci hanno introdotto a san Costantino.

La città di Costantino, Costantinopoli. La città che ci ha dato, che mi ha dato personalmente l'opportunità di familiarizzarmi con san Costantino – e la nostra prima introduzione al santo ce lo ha fatto conoscere come una leggenda. Sapete, una cosa è sentir parlare di san Costantino e un altra è sperimentare qualcosa di così sconcertante, una tale leggenda ed eredità, nella vostra vita quotidiana. Non ascoltavamo solo storie di san Costantino in quel luogo; i racconti erano la nostra realtà di vita. Eventi e racconti leggendari incentrati intorno al suo nome e che erano stati tramandati per iscritto hanno caratterizzato la nostra infanzia e il nostro stesso essere. Ciò che si racconta in queste storie è stato registrato anche dagli storici. Quando san Costantino segnava la linea di confine per la città, un angelo apriva il cammino; e quando i suoi assistenti, che non potevano vedere l'angelo – visibile solo al santo – gli chiesero: "Fin dove ci porterai? Dove arriveranno i confini che stai tracciando?", egli rispose: "Non sono io che li sto tracciando, sto solo seguendo colui che procede davanti a me". Questo, per noi, era storia viva. Vivevamo in una città che era stata delimitata da un angelo. La vita di san Costantino era legata ad essa, in modo che questa Città non era un luogo casuale – era "il" luogo, ai nostri occhi! Era una leggenda che poteva catturare il cuore di un bambino e trasformarlo totalmente. E ti spingeva a esclamare "Che posto per vivere! Un luogo intessuto di leggenda! "

Oracoli, leggende, tradizioni... Le iscrizioni sulla tomba di san Costantino parlavano di tradizioni che ci sono state tramandate; parlavano di profezie che hanno avuto un impatto significativo sulla nostra vita, su tutto quello che stava accadendo intorno a noi. Ricordavamo sempre con divertimento quello che avevamo sentito dire della sponda asiatica di fronte a Costantinopoli, dove si trova Calcedonia. Quello era il posto che era stato chiamato "la terra dei ciechi". Non erano riusciti a vedere la bellezza della città di Costantino e avevano deciso di stabilirsi dall'altra parte del mare. Per noi era la terra dei ciechi.

Tutto era impregnato della presenza di san Costantino! Ogni cosa! Anche le cose che erano evidentemente simboliche. L'aquila a due teste non è il simbolo dell'Impero Romano d'Oriente? Si tratta di un simbolo, di sicuro; ma per noi, era una presenza. Decine di aquile, grandi aquile, volavano sopra le nostre teste nella città. Noi non la chiamavamo la terra del simbolo dell'aquila a due teste; la chiamavamo la terra delle aquile ad alta quota. Quante altre cose là plasmavano la vita di un bambino che sentiva l'impatto di una leggenda! Quando si arriva alla città di Costantino, tradizionalmente vi si accede da due direzioni. Sia per terra, in treno, o per mare, dal golfo del Corno d'Oro, in barca. Non includo gli aerei, dato che non ce n'erano molti in quei giorni.

La gente del posto rendeva tutto bello. Eravamo abituati a dire, come sono belli i tramonti nella città di Costantino... No, è san Costantino che li rende così sorprendenti. I famosi tramonti di Costantinopoli! Un fenomeno naturale, si potrebbe dire. No, è la grazia di san Costantino. E il profumo dolce in nell'aria quando entriamo in città dalla zona di Galata... è l'odore dei tonni fritti? No, no, no... di cosa state parlando? È un'altra manifestazione della grazia di san Costantino! Che splendore arrivare in treno a Sirkeci, dove altre fragranze riempiono l'aria... È di nuovo san Costantino, non accetterò altre spiegazioni! Con una tale ricchezza di esperienze, ti senti parte di una leggenda e senti di avere un certo obbligo.

Poi si arriva all'altra leggenda, quando ti portano alla piazza dove sono scoppiati i disordini, la "rivolta di Nika", e ti dicono "vedi questa colonna qui? Qui sorgeva la statua di san Costantino sorgeva prima che fosse demolita. E sai che cosa c'è all'interno di questa colonna? Ci sono i chiodi che sant'Elena ha trovato insieme con la santa Croce; sono ancora sepolti in profondità là dentro". Ecco la leggenda, la leggenda mozzafiato il cui potere va al di là di farti diventare un esperto di storia; ti porta al punto in cui ti trovi in soggezione del luogo in cui vivi. Non sono favole, perché tutto l'impero deve aver sperimentato un simile stato di soggezione a essere radicato in un posto del genere. Anche oggi, ciò che san Costantino ha lasciato dietro di sé, non come memoria storica, ma come patrimonio vivente, ci costringe ad andare oltre il senso di timore reverenziale di "ciò che è stato". Se lo abbiamo sperimentato, noi non diciamo "in che meraviglioso luogo abbiamo vissuto!", Ma "in che meraviglioso luogo viviamo ora!" Ecco la leggenda a cui mi riferisco.

Ma quando ci siamo trasferiti dalla leggenda della città di Costantino alla dura realtà di Atene, ci siamo confrontati con la diffamazione e le ingiurie. Tutto è cambiato. I libri di testo, la gente, gli storici, stavano tutti oltraggiando san Costantino. Ecco perché ho chiamato questo discorso "dalla leggenda alle ingiurie". Faccio fatica a descrivere che genere di shock è stato. Non stavano solo calunniando una figura storica; stavano ingiuriando un santo che è stato, per noi, la figura più iconica della romanità. E poi, tutto è crollato, tutto si è trasformato in calunnia, facendo eco a questo o quello storico...

La prima volta che sono riuscito a rimanere a testa alta, pochi anni dopo che mi sono trasferito ad Atene, è stato quando sono stato nominato a servire come sacerdote nella chiesa di san Costantino a Glyfada. Fino ad allora, avevo indugiato in quello stato di conflitto interiore tra le ingiurie e la leggenda. Quale dei due avrebbe potuto prevalere? È stato a quel punto, prima ancora di aver studiato le fonti storiche in profondità, che ho cominciato a sperimentare qualcosa di diverso. Noi, come sacerdoti, siamo così in debito con i nostri laici, il popolo di Dio! Perché queste persone possono essere – se abbracciano questo ruolo – una manifestazione vivente della nostra tradizione. È stato lì, allora, nella chiesa di san Costantino sulla spiaggia di Glyfada, che da giovane sacerdote ho sentito parlare delle esperienze impressionanti di parrocchiani anziani, uomini e donne, di incidenti che testimoniavano la presenza molto reale di san Costantino. Ce n'erano tanti, che casualmente mi dicevano: "Ho visto Costantino"! "E chi sarebbe?" Chiedevo. "San Costantino". "Allora perché non lo chiami 'santo'?" "Ma è venuto lui da me e mi ha detto: 'Io sono Costantino'." Quando le testimonianze della presenza di Costantino sono diventate troppo numerose perché il mio cuore le sopportasse, poco a poco ho cominciato a riscoprire la leggenda, e a chiedermi dove sta la leggenda in relazione alle ingiurie. A quel punto, ho dovuto iniziare io stesso la ricerca, in modo da possa pensare in modo realista e teologico e, invece di tenere la testa tra le nuvole, essere un pragmatico con i piedi per terra e avere una conoscenza approfondita della storia. Così, ho iniziato a esplorando la questione delle ingiurie, ma più la approfondivo, più scoprivo la bontà e la bellezza che le ingiurie cercano di coprire.

La mia prima esperienza personale, diversa da ciò che ho sentito dagli incontri che quelle persone benedette tra i laici hanno avuto con Costantino – perdonatemi la mia espressione, ma si basa su ciò che le donne anziane mi dicevano a Glyfada – è stato quando ho imparato a conoscere la guida spirituale di san Costantino. Non so se avete mai sentito parlare di lui, l'uomo che stava dietro Costantino, se vi siete chiesti chi era il suo confessore, l'uomo che lo ha guidato per molti anni prima che diventasse cristiano e che ha continuato a guidarlo verso la rivelazione di quella bellezza sacra che ha portato alla sua santificazione. Forse avete sentito il suo nome; è un santo della nostra Chiesa, ma non è noto a molti. Per me è stato un punto iniziale di accesso da cui ho potuto vedere quello che avveniva nel cuore di Costantino. Il suo nome è Osio, sant'Osio il Confessore, vescovo di Cordova. Cordova in quei giorni era la città spagnola che ancora oggi porta lo stesso nome. Sant'Osio non era uomo comune; era un grande vescovo che ha partecipato a un Concilio ecumenico e ha raggiunto la santità. Ricordate il suo nome: sant'Osio di Cordova. Sono rimasto veramente colpito nello scoprire che la persona dietro Costantino era un santo di questa statura, una figura di spicco, e, secondo i testi, un uomo di profondo discernimento che – in mezzo al frastuono delle eresie e allo sconvolgimento che alla fine ha portato la Chiesa al suo primo Concilio ecumenico – mantenne un atteggiamento molto discreto e un equilibrio molto sottile nelle questioni teologiche. Quella è stata la mia prima realizzazione di ciò che aveva messo "Costantino" sulla strada verso la santità. Da allora in poi, altre esperienze di vita sono seguite e sono state registrate nella storia, ma questa è stata la scintilla iniziale. Chi è la forza nascosta dietro un santo? È sempre una persona santa, una guida spirituale e confessore; in realtà, è la grazia di Dio che pone queste persone in un ruolo chiave. A quel punto ho intrapreso il lungo viaggio di tracciare le fonti storiche sulla vita di san Costantino. Non vi stancherò, ma siccome stiamo coprendo la distanza dalla leggenda alle ingiurie, vorrei farvi raggiungere una più profonda comprensione di questa materia e, se possibile, superare le vostre preoccupazioni o la tentazione di cedere alle accuse infamanti che, oso dire in via preliminare, sono totalmente prive di fondamento e ridicole.

Dobbiamo tenere a mente che la nostra Chiesa ha riconosciuto decine di peccatori pentiti come santi. La Chiesa non respinge il pentimento; lo abbraccia. Considerate come molti dei suoi santi hanno commesso peccati nel loro passato. Questa è una cosa, ma è una storia diversa quando qualcuno cerca di caricare una personalità storica – per ragioni che io posso citare – di peccati eccessivi e falsi con l'obiettivo di vendicare o di condannare un'intera civiltà. C'è mai stato un santo che sia stato del tutto senza peccato? No. È una cosa completamente diversa, però, accumulare bugie e menzogne sulla personalità di san Costantino.

Tra gli storici che hanno scritto su san Costantino, ce ne sono alcuni che si distinguono come le fonti più fondamentali e accuratamente analitiche sulla sua vita. Primo fra tutti è il noto storico e padre della Chiesa Eusebio, vescovo di Nicomedia. Il secondo è un altro storico, Lattanzio. Ora, Lattanzio è di particolare importanza, perché era il migliore e più caro amico di Crispo, figlio di San Costantino, che, secondo i detrattori di Costantino, è stato assassinato da suo padre. In seguito dirò di più su questo, ma vi prega di prendere nota del fatto che Lattanzio era un amico d'infanzia, un amico del cuore del figlio che san Costantino avrebbe messo a morte, come affermano ripetutamente quelli che lo insultano. Significativamente, sia Lattanzio sia Eusebio sono altamente elogiativi verso san Costantino nelle loro opere. Che tipo di prova è questa? Può un uomo esaltare l'assassino del suo migliore amico? Vi lascerò pensare a quest'idea per un po'.

Inoltre, ci sono stati anche altri storici, sia pagani sia cristiani, che ci hanno lasciato resoconti, ed è notevole che non solo gli scrittori cristiani lodano san Costantino all'unanimità, ma anche i pagani parlano bene di lui – tutti tranne uno. C'è un unico scrittore che contraddice gli altri e il suo nome è Zosimo. Tutti i moderni storici – o, piuttosto, pseudo-storici – che insultano e ingiuriano san Costantino usano Zosimo come loro fonte. Non attingono né da Eusebio né da Lattanzio né dagli storici secondari che di tanto in tanto fanno riferimento a san Costantino. Quindi, qui c'è qualcosa di seriamente sbagliato. Dei sette storici che hanno scritto su san Costantino, i resoconti più significativi sono quelli di Eusebio, Lattanzio e Zosimo, e solo Zosimo compie attacchi diffamatori contro di lui; tutti i circoli che ritraggono san Costantino non come un santo, ma come una personalità spregevole, confidano esclusivamente in Zosimo. Un'altra cosa da considerare: Eusebio e Lattanzio erano contemporanei di san Costantino, mentre Zosimo visse 150 anni dopo di lui. È un cronista che si limita a registrare una storia che ha sentito? Oppure riferisce una storia inventata? In ogni caso, non è uno storico che ha avuto una esperienza di prima mano del suo soggetto. Gli altri sono vissuti accanto a quell'uomo.

Non intendo influenzarvi con questi argomenti, ma i fatti sono troppo potenti e travolgenti. Zosimo, che è vissuto centocinquanta anni dopo san Costantino e lo ha accusato insistentemente, è diventato la fonte primaria utilizzata oggi da neo-pagani e neo-idolatri, da tutti gli avversari che non possono sopportare lo splendore dell'Impero ortodosso d'Oriente. Permettetemi qui una breve digressione per ricordarvi che il nome del impero non era "Bisanzio". Il termine è stato coniato per la prima volta dagli storici dopo la caduta di Costantinopoli, nel 1520. E non era neppure Impero Bizantino; era Romania, o Impero romano ortodosso orientale. Non è un caso che tutti coloro che hanno mosso accuse contro san Costantino abbiano anche condiviso un profondo odio per quell'Impero ortodosso d'Oriente. Permettetemi di dire qualche parola su ciò che è in realtà un grande tema: nel 326 d.C., un anno dopo il Concilio ecumenico, Costantino – che detestava Roma e stava già facendo i piani per Costantinopoli, venne a Roma come imperatore, per celebrare il ventesimo anniversario del suo dominio imperiale, il secondo dei suoi decennalia, come si diceva. Naturalmente, e secondo l'usanza antica, fu convocato presso il Campidoglio, per partecipare a una festa militare pagana e offrire sacrifici agli dèi pagani. Si rifiutò di farlo! Rendetevi conto che il rifiuto di onorare gli dèi al Campidoglio era come girare le spalle a un'intera civiltà!

Dobbiamo renderci conto che questo evento è stato il motivo principale dietro il lancio di una campagna diffamatoria contro Costantino, anche se era stato preceduto dall'Editto di Milano tredici anni prima. Notate che l'Editto di Milano non avevaa causato tanta apprensione. L'Editto dava semplicemente ai cristiani pari dignità; non metteva i pagani in svantaggio. E non poteva essere altrimenti, dal momento che la stragrande maggioranza della popolazione dell'Impero era pagana. Dal punto di vista di oggi, potremmo descriverla come un elettorato prevalentemente pagano. Costantino non aveva sferrato un colpo diretto contro di loro. Aveva solo detto che sarebbe ingiusto negare a una religione il diritto di godere delle stesse prerogative di tutte le altre. Quello non era un problema critico. Fu visto come una vessazione, ma non di grande importanza, perché i cristiani rappresentavano solo il 10% della popolazione. Secondo gli storici, il momento critico fu quello che ho appena menzionato: quando si recò a Roma e rifiutò di offrire altri sacrifici, quando rinunciò praticamente a tutto il mondo antico, un atto che sicuramente era in sintonia con le parole dell'apostolo Paolo: "Le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove". La rinuncia era inevitabile. Ed è qui che la tragedia ebbe inizio.

Un anno prima di rifiutarsi di sacrificare agli idoli, nel 325 d.C., san Costantino aveva partecipato alle sessioni del primo Concilio ecumenico, dove i Padri della Chiesa avevano recitato l'inno Trisagio ("tre volte Santo") – "Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale..." – come dottrina ortodossa. Questo fu il punto più cruciale, a mio parere, ed è anche l'opinione degli storici che studiano questi problemi. Costantino non sacrifica a Cesare, in altre parole a se stesso, perché ha riconosciuto che non c'è nessun altro "Cesare" sulla terra, se non Dio. Non sorprende che Zosimo abbia colto l'opportunità di interpretare questo fatto come prova dell'odio e dell'inimicizia di Costantino verso tutti i romani. Ai suoi occhi era un sacrilego, un nemico della giustizia, un maligno. Tutto perché aveva respinto una tradizione. Una tradizione, sapete, ha un valore reale solo se ha un vero significato. La nostra salvezza non riposa su una nozione arbitraria di "tradizione". Noi, come cristiani ortodossi, parliamo della Tradizione in nome dello Spirito Santo. Una tradizione che è priva dello Spirito Santo non ha senso. A che serve, se serve solo a perpetuare certe abitudini o a conservare comportamenti e costumi? Che significato ha, soprattutto se capita essere una tradizione demoniaca [come nel caso di cui sopra]? Questo è qualcosa che Zosimo non avrebbe mai potuto capire.

Naturalmente, sulla base di racconti di Zosimo, tutti i successivi storici occidentali hanno scritto contro san Costantino. Gibbon, Voltaire e molti, molti altri lo hanno visto come il nemico di un'intera civiltà. E, naturalmente, tutto il mondo occidentale, il mondo del Vaticano, ha seguito l'esempio. Questi provavano per Costantino un odio profondo, perché è stato lui a trasferire il centro del mondo dalla Vecchia Roma alla Nuova. Vi siete mai chiesti perché il nome di Costantino è così raro nel mondo occidentale? È molto raro e ciò indica un certo grado di animosità, non è vero? Ci sono pochissimi prelati di nome "Costantino" nella Chiesa occidentale anche dopo lo scisma. Questo non vi dice qualcosa? In effetti, tutti i rappresentanti dell’"illuminismo" hanno fatto ricorso a Zosimo e a tutti i mezzi a loro disposizione al fine di diffamare san Costantino.

In primo luogo, Costantino non ha abolito la religione pagana. Detto questo, ha aperto nuovi sentieri, occupandosi di una serie di questioni. Vedete, oggi, quando la discussione ruota intorno a diversi regimi, si parla concetti come la dittatura e la democrazia e, naturalmente, la dittatura è talmente fuori discussione che la gente riderebbe del suggerimento. La democrazia è lo standard che sosteniamo. A quei tempi, però, la forma dell'amministrazione non era solo assolutista; l'imperatore non era solo un dittatore assoluto, era un dio agli occhi della gente! Gli piegavano il ginocchio e gli offrivano sacrifici. Questo andava ben oltre il regime dittatoriale. E che cosa ha fatto san Costantino prima tramite l'Editto di Milano nel 311 e poi nel contesto del primo Concilio ecumenico?

Fu intorno al 311, o per essere più precisi e fedeli alle fonti storiche, fu negli anni 313-314 che scoppiò una terribile eresia: la grande eresia del donatismo. Non voglio entrare in ulteriori dettagli ora. Nella sua qualità di imperatore, Costantino dovette prendere una posizione. Qual era il problema? Milziade, che era il vescovo di Roma in quei giorni, andò dall'imperatore e gli disse che "l'impero è in grande fermento e la soluzione è nelle tue mani". La risposta di san Costantino fu, e cito, "avete un Sinodo (cioè un Concilio), è necessario che risolviate tali questioni nell'assemblea sinodale". Vi rendete conto del significato di queste parole, nel contesto di quel mondo? Era l'equivalente di una dichiarazione democratica. Il processo decisionale viene passato a un'assemblea; per di più, si tratta di un gruppo – un concilio – di vescovi. Un evento incredibile in quei giorni!

Una piccola osservazione: avete considerato il fatto che anche oggi, nell'istituzione che rappresenta la versione vaticana della formazione della Chiesa, ogni volta che un concilio si riunisce, anche se ci sono milleduecento vescovi riuniti per risolvere un problema e si raggiunge una decisione, se il loro primate, "l'infallibile" papa di Roma, dice "no", i voti dei milleduecento vescovi sono annullati? Una dittatura assoluta, non è vero? Questa è una conseguenza dello scisma in Occidente. Non potevano vivere all'altezza delle nuove norme imposte da Costantino. Questa è una considerazione importante. La concessione di poteri decisionali a un gruppo di fedeli cristiani – più in particolare, a un'assemblea, un concilio di vescovi – è il secondo elemento che ha fatto pendere la bilancia contro il santo e in favore della sua diffamazione.

E, naturalmente, abbiamo documenti scritti che sono così difficili da ignorare. Molti di loro – documenti davvero avvincenti – ci sono stati lasciati dallo storico Eusebio, un amico di Costantino; un amico, non il suo confessore – il suo confessore era il vescovo di Cordova, come ho detto prima. Così, fu per ordine di Costantino che si radunò il primo Concilio ecumenico e qui è dove i suoi nemici dicono: "Vedete? La Chiesa stava seguendo gli ordini, non aveva la libertà, era agli ordini dello Stato". Sbagliato. Tali detrattori sono ignoranti della storia. Quello che non capiscono è che nel vasto Impero romano nessuno, soprattutto nessuna persona di rango (sindaco, governatore, vescovo...) poteva fare una sola mossa o viaggio da un luogo all'altro senza il permesso e l'autorizzazione dell'imperatore. Ciò poteva sollevare sospetti di cospirazione e sedizione. Questo è il motivo per cui lo stesso Costantino convocò il concilio e concesse i permessi legali ai vescovi per viaggiare da tutti gli angoli del mondo verso Nicea. Inoltre, si limitò a convocare l'assemlea, e non a presiederla. Ci sono documenti che descrivono il suo ingresso al primo Concilio ecumenico. La cosa fu messa a verbale, anche se le minute del Concilio non sono state conservate. Noi abbiamo le sue decisioni, ma, contrariamente ai successivi Concili ecumenici, non sono sopravvissute ulteriori registrazioni delle sue sessioni. Così, Costantino arrivò al Concilio senza scorta militare, senza assistenti. Per un imperatore, ciò era inaudito, impensabile! Per di più, andò dal capo dell'assemblea (sant'Eustazio di Antiochia) e chiese umilmente dove avrebbe dovuto sedersi. Gli fu mostrato il suo posto, e fece come indicato. Che cosa scandalosa per il capo dell'Impero! Totalmente assurda per quel tempo. Per di più, chi osa dire all'imperatore "dovresti sederti lì"? Eppure, gli fu assegnato un sedile e partecipò alle sessioni in silenzio – un'umile presenza durante l'intero procedimento. Quindi ratificò la posizione del Concilio nella sua interezza. Questo segna l'inizio di una vera democrazia nella Chiesa. Sono sicuro che non ho bisogno di ricordarvi la dichiarazione da lui fatta nel contesto di quel proclama sinodale: "Voi siete i vescovi la cui giurisdizione è all'interno della Chiesa, su questioni spirituali, mentre il mio posto è al di fuori, per necessità. Io governo il mondo e tutti questi problemi riguardano il mondo intero". Così iniziò il suo straordinario lavoro su così tanti livelli da sconvolgere alcuni dei suoi soggetti. L'odio verso san Costantino è [ancora] alto oggi.

In primo luogo, diede agli schiavi il potenziale per essere liberi. Tenetelo a mente. Quando torniamo all'apostolo Paolo, ci rendiamo conto che neanche lui ha richiesto un'abolizione formale della schiavitù, neanche. Che cosa ha detto, invece? Che i padroni dovrebbero avere un cambiamento del cuore, tale da non permettere più a loro di possedere schiavi. Una rivoluzione che avviene con la forza è sempre falsa. Una rivoluzione che avviene nei nostri cuori è sempre vera! Questo è il corso che perseguì anche san Costantino. Non ha forzato leggi per la liberazione degli schiavi. Cosa ha fatto? Ha proposto quello che ho appena detto: "Se siete cristiani e vivete secondo il principio dell'amore, liberate quelle persone". Questo sarebbe stato un disastro, per così dire, per i potenti – o, se desiderate, per i capitalisti – di quel tempo (spero che scusiate il termine). San Costantino ha aperto la strada per un cambiamento del cuore. Le basi teologiche erano già poste nell'epistola di Paolo a Filemone, che potete facilmente trovare e leggere. Un altro passo, di importanza minore per noi, è che ha sciolto la guardia pretoriana, un potente corpo che guidava le sorti del regno. Nel mondo di oggi, potremmo paragonare i pretoriani ai partiti che governano il paese: una task force ben organizzata con un totale disprezzo per la volontà del popolo. Questo è come lo tradurrei in termini moderni.

Costantino ha anche abolito la pena di morte per crocifissione, ma ciò che merita ancora più attenzione è un altro decreto che ha pubblicato e che ha portato contro di lui gli attacchi più gravi e più calunniosi. Prendetene nota, perché è un punto cruciale – una legge decisiva su cui è stato insultato più che mai. Di cosa parlava questo decreto? Riguardava l'adulterio, che fu designato come un reato capitale, una delle offese più gravi ai sensi del diritto civile. Di conseguenza, gli editti da lui emessi contro gli adulteri erano molto severi. Fu in questo contesto che, se posso usare l'espressione, il diavolo ha giocato il suo trucco. Spiegherò questa storia in pochi minuti, se lo desiderate. Si tratta, dopo tutto, del principale punto d'appoggio che i calunniatori più insolenti hanno utilizzato. Il fatto che Costantino avesse relegato Roma in una posizione secondaria e denunciato l'idolatria non fu più la loro preoccupazione principale. Il ripudio dell'idolatria impallidisce in confronto all'accusa di avere ucciso suo figlio e sua moglie. Un'accusa molto grave: l'omicidio di suo figlio Crispo e di sua moglie Fausta. Quale cuore potrebbe ratificare una cosa del genere? Un apologeta del cristianesimo potrebbe dare una risposta, sulla base di quello che ho detto all'inizio: tutti i santi hanno peccato; è la verità comune. Tuttavia, questo non lascia una sensazione sgradevole, come una questione spinosa rimasta irrisolta? "Ha davvero ucciso suo figlio e sua moglie? Che tipo di santo è questo?" Sappiamo che nella Chiesa ognuno può diventare un santo, anche i più grandi criminali le cui parole o azioni sono un affronto a Dio, ma questo non è il caso qui, quindi non cercherò false scuse. Tenterò una rivendicazione storica, sulla base dei documenti esistenti. Naturalmente, anche se Costantino avesse ucciso suo figlio e sua moglie, solo Dio sa come i santi sono designati. Basta pensare a quanti hanno raggiunto la santità in questi termini. Gli stessi crocifissori di Cristo sono diventati santi. Longino ne è un buon esempio, giusto? Un esempio piuttosto potente, direi... Comunque, non è di questo che ci stiamo occupando qui. Il caso di Costantino è diverso. Purtroppo, la legge da lui proposta contro l'adulterio diventa il trampolino di lancio per un attacco composto dalle falsità più tortuose e dalle invenzioni più scioccanti, che gli sono rimaste attaccate per il resto della sua vita. Consideriamo brevemente i fatti, già che ci siamo. È importante perché questa è la storia su cui gli storici si concentreranno oggi. Essi non si soffermano più sul fatto che ha trasferito il centro dell'impero a Nuova Roma. Questo è secondario ora. Oggi essi si concentrano sui crimini.

Vi spiegherò in poche parole, con un resoconto condensato dagli storici che hanno trattato questo argomento. San Costantino era inizialmente sposato con un'ottima giovane donna. Tuttavia, nel contesto dei giochi di potere politico diffusi nell'Impero a quel tempo, fu costretto da Massimiano a divorziare dalla prima moglie, dalla quale aveva avuto un figlio, Crispo, e a sposare la figlia di Massimiano. Era necessario al fine di mantenere un equilibrio nell'Impero e per la cessazione delle ostilità. Così, fu sposato a Fausta. Difficilmente si può evitare di fare un gioco di parole con il nome di Fausta a questo punto – probabilmente avete tutti familiarità con Faust, l'eroe demoniaco della letteratura europea... Che cosa è successo dopo? Avvenne solo pochi giorni dopo che san Costantino ebbe emanato il decreto che condannava l'adulterio come un grande crimine e un peccato grave. Poco dopo Fausta fece un'accusa che coinvogeva il marito. Affermò che Crispo, il figlio di Costantino dalla prima moglie, aveva tentato di violentarla.

Si dovrebbe tenere a mente che questa donna aveva dato a san Costantino altri tre figli. Tutti e tre sono diventati imperatori dopo di lui. Ora, qual era l'obiettivo delle sue accuse? Crispo, il primogenito, doveva essere rimosso, perché finché era in vita i suoi figli non potevano sperare di diventare imperatori. E chi era al centro delle sue accuse? Lo stesso imperatore che detestava l'adulterio, ma ora doveva affrontare il fatto che suo figlio ne era stato accusato! Un vero "colpo basso". Come hanno osservato gli storici, come poteva san Costantino avere il coraggio politico di dire "Io perdono il colpevole, perché è mio figlio"? Che dire del popolo? Avrebbe sbagliato, nel pensare che la legge era relativa [ovvero, applicata selettivamente]? La dichiarazione iniziale di Fausta riflette la sua astuzia: sostenne che Crispo l'aveva assalita e la reazione immediata di Costantino fu di far arrestare e incarcerare suo figlio. Prima che fosse possibile verificare qualsiasi accusa, diede quest'ordine. È fondamentale notare ciò che la ricerca storica ha rivelato: che non vi fu alcun ordine di Costantino di giustiziare suo figlio. Crispo dovette però essere arrestato. Oggi, se il figlio di un presidente del Parlamento commette un reato, deve subirne le conseguenze, a prescindere. Questo fu anche il ragionamento di san Costantino.

Prima che Costantino avesse avuto la possibilità di analizzare i fatti e determinare ciò che era effettivamente accaduto (o non era accaduto), fu dato un ordine e Crispo fu sommariamente giustiziato nella prigione dove era detenuto. Gli storici contemporanei cercarono di individuare l'ordine scritto per l'assassinio di Crispo. Nessuno fu in grado di trovarlo. Perché un tale ordine avesse effetto, avrebbe dovuto essere una crisobolla (bolla d'oro), vale a dire portare il sigillo d'oro dell'imperatore, che solo Costantino aveva nella sua stanza e al quale anche Fausta aveva accesso. Gli storici moderni, senza essere di parte, ammettono che Fausta aveva fretta di giustiziare Crispo prima che lo scandalo potesse essere reso pubblico e la falsità delle accuse portata alla luce, e così, falsificando la firma di Costantino, imitò una crisobolla e fece assassinare Crispo.

Non intendo agire come apologeta di san Costantino, ma vedete come la moderna ricerca storica va in cerca di risposte ovunque e deve prendere in considerazione tutti gli aspetti di un problema. Poco dopo l'esecuzione di Crispo, nel suo immenso dolore, Costantino cercò di trovare l'assassino. Presumibilmente – a questo punto possiamo solo fare congetture in quanto non vi è alcuna prova diretta – scoprì che Fausta era dietro la trama e diede ordini per il suo esilio. Tutto a un tratto, Fausta venne portata via! I resoconti storici rivelano che visse altri quattro anni e morì per una malattia. Questa morte per malattia, quattro anni più tardi, è stata "tradotta" da pseudo-storici in una morte per soffocamento subito dopo l'omicidio di Crispo, non appena Costantino si rese conto dell'inganno di Fausta e si rese conto che era lei la colpevole. Ci sono prove storiche che ha vissuto più di quattro anni e che era lontana da Costantino quando è morta per cause sconosciute.

Fino a oggi, questi due eventi continuano a dare occasioni per accusare san Costantino di omicidio. Poiché amo il santo, come lo amate anche voi, non ho la presunzione di essere il suo avvocato. Né sono facilmente convinto dagli storici, anche se sono ansioso di studiarli, a condizione che essi siano veri storici. Ma, nel mio cuore, mi chiedo come un imperatore che ha introdotto tali leggi umanitarie e abolito le pratiche autocratiche avrebbe ucciso il suo figlio prediletto, il figlio che era stato nominato a capo della flotta imperiale e che lui amava tanto! Crispo era un figlio affascinante e carismatico, dotato di molte buone qualità, che è più di ciò che può essere detto a proposito dei tre figli più giovani che alla fine governarono Bisanzio – l'Impero romano – e che gli causarono tanto danno approvando eresie. Non era colpa loro l'essere figli di Fausta, ma purtroppo furono loro che seguirono nella linea di successione.

Ci sono alcuni altri fatti degni di menzione, in particolare alcune leggi che rivelano l'immensa benevolenza di san Costantino. Con riferimento ai procedimenti giudiziari, emise decreti per la chiarificazione del diritto processuale, specificando il numero dei testimoni, così come il processo di assunzione delle testimonianze, di controllo e di verifica delle dichiarazioni giudiziali e delle persone assegnate a questi compiti. E mentre egli istituiva leggi in tal senso, gli intessevano un intero gioco di bugie dietro la schiena. Colpì la corruzione dello stato e, nonostante il fatto che la sua stessa moglie fosse marcia, emanò leggi per verificare questo abuso di potere – la corruzione del governo, come si direbbe oggi.

Introdusse un corpo di leggi di assistenza sociale che ebbero un profondo impatto, fornendo protezione completa a vedove, figli minori e orfani, qualcosa che manca oggi, nell'era dei memorandum! La sua legislazione era fin troppo progressista per quei tempi. Si adoperò per un sistema di tassazione equo, perché sentiva che lo Stato maltrattava i suoi cittadini e praticamente li spingeva oltre il limite! Di conseguenza, riformò l'intera struttura del sistema giuridico. Pensate quante volte noi, oggi, innalziamo le nostre voci per lamentarci di questo o quel caso di ingiustizia. A quei tempi, tutto era cambiato! L'imperatore costrinse i funzionari dello Stato che avevano riscosso tasse scandalose, a restituire al popolo ogni somma che avevano ingiustamente raccolto negli anni precedenti – con effetto retroattivo! Quanti di voi hanno sentito parlare di questo? Una misura con effetto retroattivo! Inoltre, chiese di effettuare ricorsi nei confronti dei governatori dei "temi" (i distretti amministrativi dell'Impero). Esaminò i ricorsi e ovunque individuò un'ingiustizia, richiese allo stato di restituire l'intera somma che era stata illegalmente riscossa. Questo significa qualcosa per voi? È qualcosa che non vediamo accadere oggi! Inutile dire che oltre a tutto questo, non perseguitò nessuna delle altre religioni. Rispettò tutti. La loro caduta può essere attribuita solo a se stesse.

C'è molto da dire su San Costantino e sulla portata del suo lavoro sociale. Non cercate l'uomo immacolato nella sua persona; senza dubbio, ha commesso peccati, ma non quelli di cui è stato accusato, non quelli che hanno portato a una tragedia globale – il tragico conflitto tra l'Occidente e l'Oriente. Non appena mi sono reso conto di queste cose, ho ritrovato di nuovo me stesso! Ho riscoperto la leggenda! La leggenda che avevo sperimentato nella città di Costantino, il luogo dove ogni giorno ci dicevano "la ragione per cui il sole splende così intensamente è perché questa è la città scelta di san Costantino, ecco perché!"

Quando sono stato costretto a venire a vivere ad Atene, mi vergognavo perché stavo per iniziare a vivere in un'altra città. Eppure è andato tutto bene! Riuscite a capire perché? È qui che ho riscoperto san Costantino! Tutto è così sicuro quando si riflette sulla sua persona. Tutto diventa così impressionante e così singolare in sua presenza che trascorrerei ore a parlare di lui. E poiché l'amore per il santo cresce in un cuore umano, è attraverso tali esperienze personali che riemerge la leggenda – una leggenda che è stata così ingiustamente abbattuta e alla fine è riemersa attraverso i racconti di anziane signore a Glyfada. Questo amore mi travolge sempre ogni volta che parlo di san Costantino.

È stata una tale gioia per me di avere oggi l'opportunità, l'onore e la benedizione dei reverendi padri, così come di san Costantino, di pagare il più piccolo dei tributi che il mio cuore, un cuore nato e cresciuto nella città di Costantino, può offrirgli. Si tratta di una piccola cosa, ma mi ha dato tanta gioia perché, indegno come sono, ho avuto la possibilità di parlare di questo grande santo. Quindi, ringrazio Dio e lui, per avermi permesso di farlo. Mantenete la fede nella nostra Chiesa viva dentro di voi. E fate attenzione, perché gran parte dei discorsi che sentite oggi sulla Chiesa può essere del tipo che ho appena descritto. Può essere dello stesso tipo insidioso. Vi ho dato un esempio, quindi vi prego di utilizzarlo ogni volta che sentite una voce, di controllare le vostre fonti e capire i fatti.

Infine, vorrei dire quanto segue per quanto riguarda San Costantino. Ci sono state affermazioni che il suo battesimo è stato eseguito da un eretico, che Eusebio, che ha amministrato il sacramento, non era un vero e proprio cristiano... È una menzogna! Eusebio si era schierato con Ario per un breve periodo; tuttavia, partecipò al primo Concilio ecumenico e firmò il Credo di Nicea (il Simbolo della Fede) nella sua interezza. Si limitò ad avere qualche riserva sul fatto che Ario dovesse essere proclamato eresiarca. [Eppure] firmò la dichiarazione di fede! San Costantino non fu battezzato da un eretico, contrariamente a quanto sostenuto da coloro che vogliono minare lui e la validità del suo battesimo. Non solo ricevette il vero battesimo, ma da quel momento in poi portò sempre la sua veste battesimale, invece della tunica imperiale color porpora. È così che trascorse i pochi restanti giorni della sua vita e chiuse gli occhi indossando quella veste battesimale. "Donami una veste di luce", come dice il salmo.

Lasciate che parlino quelli che possono fare una dichiarazione onesta su san Costantino. È possibile non essere affascinati e pieni di gratitudine verso colui che ci ha reso possibile vivere così come viviamo? Ricordate ciò che ho detto? "Com'è bella la nostra vita nella città di Costantino, una città la cui nascita e creazione fu opera di san Costantino e il suo dono per noi!" Non dovremmo anche noi dire quanto grande è vivere entro la nostra Ortodossia, questo "Impero" che san Costantino ha fondato, stabilito e rafforzato, concedendogli uno stato civile e sostenendo il suo Credo?

Grazie per l'attenzione. Sono grato a tutti voi per essere venuti qui e particolarmente in debito con san Costantino! Che Dio vi benedica!

 
Battesimo nel Kellion di Maroudà. Dalla famigerata montagna di "Tora-Bora" dell'Afghanistan al Monte Athos

Ahmed è nato e cresciuto in un villaggio dell'Afghanistan nel mezzo della guerra. I suoi ricordi d'infanzia sono la polvere, la povertà, l'istruzione islamica obbligatoria nella madrassa e la guerra.

"Non mi ricordo più chi combatteva contro chi, comunque c'era uno stato di guerra permanente."

Per anni ha lavorato per i talebani a fare diverse cose. Era un musulmano fanatico che apparteneva al cosiddetto islam radicale. A un certo punto non ha potuto più sopportare questo genere di vita - la miseria, la povertà, la violenza, il dolore, e la morte che vedeva da ogni parte.

A 23 anni ha attraversato i passi invalicabili della montagna che per anni ha nascosto il famigerato Osama bin Laden, è entrato in Pakistan e da lì in Iran. Il suo unico "passaporto" era la lingua comune, il Farsi.

Lì ha lavorato due anni e sempre "senza documenti" è arrivato sulla costa dell'Asia Minore in Turchia, che per lui era la porta verso il Paradiso dell'Ovest.

Una sera di inverno di nove anni fa, con un gommone con cui i bambini giocano sulle spiagge, due remi giocattolo e 4-5 bottiglie di acqua, assieme a un amico si è lanciato in mare di fronte a Lesbo (Mitilene) che sembrava così vicina.

"Il mare era nero come la pece, abbiamo scelto una notte invernale senza luna e c'era molto vento. Non sapevamo nuotare. Le onde ci sembravano montagne. Da qualche parte in lontananza lampeggiava una luce rossa. La barca era come un guscio di noce tra le onde. Presto mi resi conto che il viaggio verso il paradiso non era né vicino né facile. Dopo circa dieci ore siamo arrivati ​​a una costa scoscesa con rocce. Eravamo disperati, perché non sapevamo se saremmo stati in grado di salire, tanto era tagliente. Alla fine siamo saliti e siamo arrivati su una strada sterrata. In breve tempo abbiamo incontrato una donna anziana vestita di nero con un fazzoletto sul capo - abbiamo pensato che fosse musulmana - con un bambino. Il mio amico parlava poco l'inglese, la donna per niente. A gesti ci ha mostrato una strada asfaltata e ci ha dato alcune monete, che sapevamo che era tutto quello che aveva, per prendere l'autobus per la città. Siamo arrivati al porto e siamo saliti sul primo traghetto per il Pireo. Allo sbarco ci hanno presi. Dopo tre mesi in un piccolo centro di accoglienza per gli immigrati che aveva molte persone come noi, ci hanno dato una mappa e siamo arrivati ad Atene. Ho imparato il greco, ho lavorato in vari posti di lavoro fino a quando ho trovato un lavoro regolare come operaio in una società di installazione di pannelli solari. Mi hanno pagato bene, mi hanno iscritto alla previdenza sociale, e ho fatto richiesta di asilo politico. Ho lavorato ad Atene nella stessa azienda per sei anni. In tutti questi anni, dopo il lavoro mi recavo fuori dalle chiese - qualcosa mi attirava lì, e poi ho cominciato a entrarvi. Mi sentivo calmo. Quando il mio greco stava migliorando, ho voluto sapere di più su Cristo. Ho trovato un Nuovo Testamento, ma era in una lingua che non capivo [greco antico]. Alla fine ho trovato una copia blu nel greco che avevo imparato. Ho iniziato a leggere. Ho deciso che volevo diventare un cristiano. Ho lasciato Atene quando l'azienda ha chiuso e sono andato a fare vari lavori rurali in provincia. Alla fine ho trovato un piccolo appartamento seminterrato in una città nelle vicinanze. C'era una spiaggia. Mi piace tanto il mare in Grecia. Poco prima della Pasqua del 2013 ho deciso di chiedere di diventare cristiano".

Il pomeriggio di mercoledì 5 giugno, Mezza Pentecoste, sul terrazzo del kellion athonita di Maroudà sopra Karyes, di fronte allo skit di sant'Andrea (Sarai) e al blu infinito del Mar Egeo, lo stesso mare che una notte ha attraversato in direzione opposta, sotto un bel cielo e un sole brillante, Ahmed è diventato cristiano.

Ha preso il nome di Alessandro.

Per la cronaca, il battesimo ha avuto luogo al kellion di Maroudà del monastero di Hilandar dedicato alla Natività della Theotokos, alle 5 del pomeriggio di mercoledì 23 maggio - 5 giugno per mano dello ieromonaco Macario e dello ieromonaco Paolo alla presenza dell'imprenditore Rafafil e di 10 pellegrini ospiti del kellion. La santa comunione ha avuto luogo la prima volta la mattina seguente la liturgia. Il nome datogli è quello di sant'Alessandro martire di Tessalonica, martirizzato il 26 maggio del 1794, il cosiddetto sant'Alessandro "il derviscio." Alla vigilia del battesimo, in coincidenza con la visita del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' sul Monte Athos, il catecumeno Ahmed ha ottenuto la benedizione del Protos del Monte Athos, padre Massimo di Iviron.

 
Sull'importanza della sobrietà

In un articolo di 'Orthodox Christianity and the English Tradition' dal titolo 'La situazione attuale della Chiesa ortodossa' e scritto quasi 25 anni fa, nel luglio 1989, lei ha scritto dei due estremi che si trovano ai margini del mondo ortodosso, il nuovo calendarismo e il vecchio calendarismo, e le pressioni che questi esercitavano sulla voce libera della Chiesa, la voce dei nuovi martiri. Lei ha detto che questi nuovi martiri sarebbero stati canonizzati in Russia, a condizione che la Chiesa si liberasse dal governo comunista. Questo è accaduto. Quindi la mia domanda è se questi due 'ismi' o estremi, che erano allora un problema notevole, sono ancora un problema, nonostante quella canonizzazione?

Sì, sono sicuramente ancora presenti, anche se non sono così influenti come lo erano. Questo perché il centro della Chiesa, ciò che è al di fuori degli estremi, è stato molto rafforzato attraverso le preghiere dei nuovi martiri ormai universalmente canonizzati.

Ma perché questi 'ismi' esistono ancora?

Entrambi gli 'ismi' estremisti esistono ancora per ragioni storiche, e sono apparsi dopo la caduta del centro, cioè, dopo la rivoluzione russa del 1917. Il centro 'non ha tenuto', 'le cose sono crollate', ovvero, c'è stata una polarizzazione. Questo è diventato chiaro e immediatamente visibile in Russia nel gli anni '20 con il nuovo calendarismo rinnovazionista - anche se la tentazione rinnovazionista esisteva da diversi anni prima della rivoluzione, certamente da Gapon nel 1905. (Per inciso, il nonno del patriarca Kirill, padre Vasilij Gundjaev, ha sofferto molto per quel rinnovazionismo). E naturalmente ci sono stati individui che poi sono andati all'estremo opposto del rinnovazionismo, cadendo in una sorta di settarismo vecchio calendarista.

Allo stesso tempo il rinnovazionismo divenne anche visibile fuori della Russia a Costantinopoli, che era stata a lungo sotto l'influenza massonica britannica. Così, la gerarchia rinnovazionista di Costantinopoli ha effettivamente riconosciuto i rinnovatori in Russia, respingendo il santo patriarca Tikhon e la Chiesa legittima. Poi, insieme con la Chiesa di Grecia, ha introdotto il calendario laico (il cosiddetto 'nuovo') per le feste fisse. A quel punto un sacco di soldi anglicani hanno cambiato mano. Immediatamente, ci fu una reazione a tutto questo e nacque il vecchio calendarismo.

Qual è la stata vostra posizione nei confronti di questi due estremi?

È sempre stata di rimanere nel mezzo e sostenere il centro, anche se è caduto nel 1917. La mia posizione è stata una linea retta coerente, da cui non ho mai vacillato, e questo già nel 1973 in un libretto che ho scritto allora e che è stato pubblicato pochi anni fa in 'Orthodox England'. Il mio supporto è sempre stato a un'Ortodossia russa libera, senza compromessi con uno dei due estremi.

Non è criticato per questa linea incrollabile?

Certo. Ma, in realtà, la pressione da parte dei margini estremisti non fa che rafforzarci. Come esempio di questo, vorrei parlare di un confratello in Bulgaria che mi ha scritto un po' di tempo fa. Ha una delle parrocchie del calendario della Chiesa in Bulgaria, che è sotto la Chiesa di nuovo calendario. Così egli rimane fedele alla tradizione, ma non partecipa allo scisma. E riceve molte critiche sia dal nuovo calendarismo sia dal vecchio calendarismo. Questa è esattamente la nostra situazione qui, dove entrambe le frange ci criticano. È interessante notare che le frange spesso lavorano insieme e sono amiche. Come si dice, 'gli estremi si toccano'. E quando siamo oggetto di critiche da entrambi gli estremi, è un segno sicuro che stiamo facendo qualcosa di giusto, in piedi in mezzo. Ricordate che il mezzo è dove Cristo fu crocifisso, tra i due ladroni.

Lei ha parlato di come tutto è cominciato nel 1917 con la caduta del centro di Mosca. Ma le pressioni estremiste non sono peggiorate?

Sì, è vero. La guerra fredda dopo il 1945 sicuramente ha reso tutto peggiore. Ad esempio, nel 1948 gli Stati Uniti hanno installato un nuovo patriarca di Costantinopoli di nome Atenagora. E' stato trasportato dalla CIA sull'aereo personale di Truman dall'America. Quando il patriarca legittimo, Maximos, fu deposto ed esiliato dalla CIA, fu sentito dire, 'La città è perduta'. Questo è un primo parallelo alla situazione nel primo millennio, quando una serie di patriarchi eretici di Costantinopoli sono stati installati da imperatori eretici. È interessante notare che il legittimo patriarca Maximos V, presunto 'malato', è morto tre decenni più tardi, nel 1972, lo stesso anno del patriarca illegittimo. Dal 1948 Costantinopoli, cooptata nella guerra anti- sovietica e poi anti-russa degli Stati Uniti, è stata il giocattolo degli 'iconoclasti' del Dipartimento di Stato americano. La città è davvero perduta - ma la Chiesa vive al di fuori della città. Fortunatamente, la Chiesa non dipende da una posizione geografica - altrimenti non ci sarebbe ancora nulla di fuori di Gerusalemme.

La situazione non era migliore nelle Chiese locali sopravvissute sotto il comunismo durante la guerra fredda. Per quanto riguarda la Chiesa russa, la situazione è peggiorata notevolmente sotto Krusciov, un ateo virulento e primitivo, non solo perché ha perseguitato la Chiesa fisicamente, ma anche perché lui e il Partito comunista sovietico hanno imposto l'ecumenismo sulla Chiesa come strumento politico nei primo anni '60. Gli altri partiti comunisti in Europa orientale hanno fatto lo stesso per loro Chiese locali. L' idea era di trasformare l'ecumenismo e le organizzazioni ecumeniche in strumenti di propaganda sovietica.

Che cosa è successo quando la guerra fredda è finita?

Solo perché la guerra fredda è terminata ufficialmente, questo non significa che la persecuzione è finita. Oggi l' ateismo militante dell'Unione Sovietica non c'è più, ma ora abbiamo l' ateismo militante dell'Unione Europea. L'ideologia dell'UE sta cercando di distruggere non solo le Chiese locali dei paesi membri dell'Unione Europea in Romania, Grecia, Bulgaria, Cecoslovacchia e Cipro, ma anche le Chiese dei paesi che l'Unione Europea spera di colonizzare un giorno: Serbia, Moldova, Georgia, anche l'Ucraina. Le vittime di tali pressioni politiche, alcuni vescovi anziani, sono ostaggi di queste manovre, così noi non ascoltiamo le cose che i loro padroni politici li costringono a dire, soprattutto in Serbia.

Ci sono altri che ascoltano questi vescovi-ostaggi?

Sarebbe meglio non ascoltare gli ostaggi. Purtroppo, i vecchi calendaristi ascoltano questi vescovi-ostaggi e, in cerca di auto-giustificazione per i loro scismi, li citano. Così, essi ignorano deliberatamente il 99,999 % della Chiesa locale, che è solidamente ortodossa e con la quale si mettono fuori della comunione. Vogliono situazioni in bianco e nero, tutti gli altri devono essere neri e quindi solo loro possono essere bianchi. Questo è orgoglio ed è anche una caduta nel gioco 'divide et impera' delle potenze di questo mondo, che vogliono dividere la Chiesa al fine di governarla. E' come rifiutarsi di essere battezzato dai discepoli perché Giuda era stato un discepolo. E così si rimane non battezzati, al di fuori della Chiesa, tutto per colpa di qualcun altro che si è messo fuori della Chiesa. E' come tagliarti il naso per far dispetto al tuo viso, come farti del male perché un altro ha fatto del male a se stesso.

Vorrei aggiungere che il vecchio calendarismo in sé non è migliore in termini di dipendenza politica. Ricorderò sempre uno dei loro vescovi che mi scriveva sei anni fa, lamentandosi che non appoggiavo la CIA. Lui in realtà diceva con grande orgoglio che alcuni dei suoi migliori parrocchiani negli USA lavorano per la CIA! Ricordaiamo anche come l'ambasciatore americano a Kiev in realtà progettava uno scisma in Ucraina. Questo lo sappiamo perché ci eravamo di fronte a lui mentre lo progettava con un vescovo a San Francisco al Concilio della Chiesa Russa del 2006. E questo è esattamente ciò che il vescovo poi ha fatto e ora l'ambasciatore è in comunione con il vescovo vecchio-calendarista sostenuto dalla CIA. Il mondo è piccolo!

Ovviamente, la minaccia liberale e modernista alla Chiesa, con l'ecumenismo, il modernismo liturgico, l'intercomunione e così via, è ben nota. Ma è ancora una realtà?

È una realtà, ma soprattutto per le persone anziane. Oggi, per esempio, l'ecumenismo è in gran parte morto. Questo è il motivo per cui i vecchi calendaristi citano sempre gli eventi degli anni '60, '70 e '80. Guardano al passato in cui l'ecumenismo era attivo. Così, una delle loro figure d'odio preferite è il patriarca Sergio - ma è morto nel 1944! I morti non rappresentano alcuna minaccia. E la maggior parte dei modernisti a cui posso pensare sono morti o anziani. Sono molto antiquati. Tutto quello che possiamo fare è pregare per loro affinché possano pentirsi prima della loro fine. Ma anche se li vediamo come nostri nemici, il Vangelo ci dice di amare i nostri nemici. Qui vediamo che al vecchio calendarismo manca l'amore.

Le fazioni dei vecchi frazioni calendaristi hanno punti in comune con quelle dei nuovi calendaristi?

Sì, e molti. Per esempio, entrambi sono antiquati, molti dei loro esponenti sono anziani. Entrambi sono estremamente russofobi. E sia i movimenti dei nuovi calendaristi e dei vecchi calendaristi sono completamente divisi. Questo è perché si preoccupano non dell'unità della Chiesa, che viene dal seguire Cristo, ma di seguire le loro opinioni personali, che sono sempre divisive, proprio perché sono personali. Non capiscono l'importanza della mente conciliare della Chiesa, che è al di sopra delle opinioni, perché segue lo Spirito Santo.

Il vecchio calendarismo in particolare vuole la precisione dogmatica in ogni dettaglio da ogni individuo. Non è così che funziona la Chiesa, la Chiesa non è un monolite totalitario. Per esempio, mi è stato detto che ora ci sono 14 sinodi di vecchi calendaristi in Grecia, e tutti, a quanto pare, si odiano a vicenda. Spesso, quando muore uno dei loro metropoliti, si dividono di nuovo. Molti di questi sinodi hanno solo poche dozzine di comunità sotto di loro e spesso le comunità stesse sono piccole, al massimo qualche decina di fedeli. I sinodi sono spesso dominati dal clericalismo. E qui dobbiamo ricordare le persone comuni che sono ingannate a seguirli. Questi sinodi hanno un notevole ricambio di neofiti sinceri, ma ingenui. Io sono a volte contattato da tali persone in questo paese. Vogliono lasciare le sette nelle quali si trovano ed entrare nella Chiesa ortodossa, che hanno appena scoperto. Tali persone comuni non sono colpevoli. Questo è il motivo per cui sono ricevute nella Chiesa con la confessione e la comunione.

Perché sia il nuovo sia il vecchio calendarismo sono russofobi?

Per auto-giustificazione. Entrambi denigrano la Chiesa russa soprattutto perché è di vecchio calendario e quindi dal loro punto di vista è una concorrente. Hanno bisogno di giustificare il loro isolamento da lei e vogliono disperatamente vedere scandali e corruzione. Così, ripeteranno la propaganda anti-ecclesiale della guerra fredda contro la Chiesa russa, qualunque ne sia l'origine, atea o d'altro tipo. Così, essi si gettano scandalo più piccolo, lo gonfiano a dismisura e lo generalizzano, un po' come fanno i media anticlericali. Un sacerdote è cattivo, quindi tutti sono cattivi, quindi non si può essere in comunione con tutta la Chiesa locale. Questa è auto-giustificazione e anche donatismo, come il giusto metropolita Filarete di New York descriveva il vecchio calendarismo.

Tuttavia, l'impressione principale non è tanto di russofobia, e nemmeno di rifiuto dell'autorità episcopale, ma di rifiuto del popolo della Chiesa, delle masse non praticanti ma battezzate di recente  sia della Chiesa russa sia in altre Chiese locali, che non sono abbastanza buone per loro. Questo è il disprezzo del fratello maggiore che ha respinto il figliol prodigo. E' il rifiuto di riconoscere il pentimento che è caratteristica del vecchio calendarismo e anche del nuovo calendarismo. Questa è un'altra cosa che hanno in comune - il loro disprezzo elitario, esoterico per le masse. E' solo un altro segno della superbia che infetta tutti gli scismi.

Fino a che punto la Chiesa in Russia è stata colpita dal nuovo calendarismo, quello che i russi chiamano rinnovazionismo?

C'è stato un duro scontro contro il rinnovazionismo dentro la Russia, ma negli anni '30 era ormai terminato. Il rinnovazionismo è semplicemente morto per mancanza di sostegno. La gente sapeva che si trattava di un trucco comunista. Tuttavia, è sopravvissuto molto più a lungo nelle parrocchie estere della Chiesa della Russia e nella giurisdizione di Parigi, dove sono andati molti dei rinnovatori, tanto intenso era il loro odio per la Chiesa russa. Molti dei vecchi emigrati hanno portato con sé questo rinnovazionismo (in realtà una sorta di 'art nouveau' decadente pre-rivoluzionaria) nell'emigrazione e lo hanno preservato all'estero, molto tempo dopo che era morto dentro l'Unione Sovietica. Così è sopravvissuto come curiosità. Tuttavia, i suoi ultimi sostenitori anziani sono morti per la maggior parte negli ultimi venti anni.

La ROCOR, d'altra parte, non è stata colpita dall'estremo opposto, il vecchio calendarismo o tradizionalismo?

Sì. Il comunismo in Russia ha creato il rinnovazionismo che la Chiesa ha dovuto sconfiggere. Tuttavia, durante la guerra fredda il capitalismo ha creato l'anti-comunismo. Nella ROCOR negli Stati Uniti questo fenomeno ha preso la forma di un movimento di destra nazionalista. I sostenitori di questo movimento sono stati proprio quelli che hanno messo san Giovanni sotto processo a San Francisco 50 anni fa. Negli anni '60 hanno accettato un monastero vecchio-calendarista greco nella Chiesa. Con loro orrore, i vecchi calendaristi si sono rivoltati contro la mano che li aveva nutriti e hanno cercato di appropriarsi della ROCOR.

Rendendosi conto di aver fallito nella loro offerta pubblica di acquisto, nel 1986 molti dei vecchi calendaristi hanno lasciato la ROCOR, ma la loro influenza ha perdurato, e gli anni '90 sono stati un campo di battaglia tra quell'influenza e la tradizione originale della ROCOR. La battaglia è stata tra la Tradizione, come la conoscevamo nella diocesi europea occidentale della ROCOR, la Tradizione che era uscita dalla Russia pre-rivoluzionaria, e la nuova e aliena influenza vecchio-calendarista. Come sapete, alla fine, la vecchia ROCOR ha trionfato. L'influenza aliena in realtà ha influenzato molto pochi, circa il 5 % del totale, ma li ha portati a lasciare la Chiesa, nei primi anni 2000, cosa che è stata tragica per loro, ma allo stesso tempo ha permesso il restauro della vecchia indipendenza e integrità spirituale della ROCOR.

Com'e che lei cerca di rimanere fedele in mezzo a questi estremi?

La sobrietà è la chiave. La sinistra, o il nuovo calendarismo, e la destra, il vecchio calendarismo, sono ugualmente auto-esaltate. Il Centro non è affatto auto-esaltato e rimane sobrio. Entrambi gli estremi, il nuovo calendarismo (rinnovazionismo) e il vecchio calendarismo (tradizionalismo) devono essere evitati perché entrambi ugualmente portano allo scisma. Lo scisma è sempre causato da una mancanza di sobrietà. Noi orientiamo il nostro corso con la stella di Cristo, la stella di Betlemme, in altre parole, con la grazia.

Ricordo che nel 2007, subito dopo la concelebrazione tra il patriarca Alessio e il metropolita Lavr nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, in cui tutti avevamo partecipato con grande gioia per la nostra unità, due sacerdoti anziani della ROCOR parlavano tra loro. Uno diceva: 'Beh, ce l'abbiamo fatta'. L'altro ha risposto: 'No, padre, la grazia di Dio ce l'ha fatta'. E questo è esattamente il caso. La grazia di Dio porta l'unità nella verità (e che è l'unica vera unità, l'unica unità che esiste), il diavolo porta la disunione e la menzogna.

In che modo questi scismi nuovi calendaristi e vecchi calendaristi nascono da dentro la Chiesa?

I leader dei piccoli gruppi che lasciano la Chiesa per uno dei due estremi sono persone che hanno avuto difficoltà con la vita della Chiesa per decenni. Ma sono tollerati perché Dio li tollera. Alla fine, queste persone sono o guarite dalla pazienza mostrata verso di loro, altrimenti lasciano la Chiesa di loro spontanea volontà.

Cosa si nasconde dietro gli scismi? Perché gli argomenti teologici e storici non hanno successo con chi se ne va? Perché i leader di uno scisma non possono vedere il loro errore?

Non è la teologia o la storia che si cela dietro la maggior parte degli scismi, ma la psicologia, vale a dire, i conflitti di personalità. E questo è sempre irrazionale. La psicologia irrazionale si taglia il naso per far dispetto al suo volto, resiste la grazia e la grazia è sempre razionale. Per esempio, sette anni fa avevo previsto che pochi sarebbero tornati indietro dallo scisma di Sourozh in Inghilterra, anche rimaniamo aperti al loro ritorno. E, proprio come previsto, pochi hanno fatto rientro. Perché? Perché piccole minoranze, che chiaramente si estingueranno, preferiscono funzioni occasionali in 'catacombe volontarie', in retrobottega e capannoni, in locali provvisori in affitto, alle funzioni regolari nelle chiese normali? È perché non vogliono la Chiesa, vogliono l'atmosfera introspettiva, settaria di cricche e club, di piccoli stagni, dove possono essere il 'pesce grosso'.

Qual è la psicologia degli scismi tradizionalisti e modernisti?

Prenderò un esempio che conosco bene - lo scisma neo-calendarista di Sourozh. Questo è nato dal desiderio dei convertiti di fondere l'Ortodossia con l'anglicanesimo (l'Establishment). Questo è il motivo per cui lo scisma è stato sostenuto a suo tempo dalla Chiesa d'Inghilterra istituzionale, seppur discretamente, ma piuttosto apertamente da giornali come il Times e il Daily Telegraph, che sostengono l'Establishment britannico e i cui giornalisti sono alimentati dal MI5 e dalla CIA, proprio come i giornalisti della BBC. Tuttavia, desiderare che l'Ortodossia si fonda con l'anglicanesimo significa di fatto affermare che si rimane non convertiti all'Ortodossia, sotto il pretesto della cultura, nascondendosi dietro scuse culturali.

Per fare un piccolo dettaglio come esempio, dicevano: 'l'Ortodossia dovrà adattarsi a noi perché siamo inglesi e così, per esempio, mettiamo il latte nel nostro tè anche nei giorni di digiuno'. Anche se questo è un dettaglio molto minore, è sintomatico di una ben più grave malattia spirituale - l'arroganza culturale, la mondanità e il nazionalismo. Così, mi ricordo che sono stato contattato a suo tempo da una che si lamentava che avevo scritto che il suo gruppo praticava l'intercomunione e che non era affatto vero. Tuttavia, le ho fatto notare che stavo solo citando il sito del suo gruppo, che vantava apertamente che il gruppo permetteva l'intercomunione!

Per quanto riguarda gli scismi tradizionalisti o vecchi calendaristi, vengono dall'insicurezza dei convertiti, dal bisogno del neofita di essere contro altri cristiani (in particolare contro altri ortodossi), piuttosto che per Cristo. È interessante il fatto che tali gruppi sono orgogliosi di essere 'convertiti'. È strano perché smettiamo di essere convertiti una volta che siamo integrati, il che dovrebbe avvenire, al massimo, entro pochi anni dall'accoglienza nella Chiesa. Per esempio, gli apostoli non parlano di se stessi come convertiti. Questo è impensabile, perché sono parte della Chiesa. Ed è stato lo stesso in tutta la storia. Chi è parte della Chiesa non è convertito.

Perché sono coinvolti negli scismi così tanti anglicani convertiti e quasi nessun russo, almeno in Inghilterra?

È interessante notare che alcuni russi sono coinvolti, ma sono sempre molto anglicizzati e vogliono diventare parte dell'Establishment nonostante le loro origini. Gli anglicani sono protestanti e hanno un senso molto debole dell'Incarnazione. Pertanto, per loro la Chiesa è solo una scelta individuale, una questione personale, un'opinione privata, senza ripercussioni collettive o sociali, e così la Chiesa è solo un club. Nel protestantesimo l'individualismo è così altamente sviluppato che se non ti piace la Chiesa in cui ti trovi, non hai che da andare fuori e iniziarne un'altra. Vi è un'incapacità di procedere assieme agli altri, di adattarsi, di accettare e tollerare altre opinioni in comunità. Ecco perché ci sono migliaia di denominazioni protestanti, che per noi ortodossi sembrano tutte uguali e che in effetti sono essenzialmente le stesse.

Così il collettivo, la comunità, la Chiesa, soffre per mano dell'individualismo, del settarismo. È per questo che in Inghilterra, per esempio, ci sono cinque diversi piccoli gruppi di ex anglicani che si sono uniti alle diocesi locali di Chiese ortodosse, ma sono tutti divisi. Non possono andare d'accordo gli uni con gli altri o assieme ad altri ortodossi. Gli unici ex anglicani che vanno d'accordo l'uno con l'altro sono coloro che vanno d'accordo con altri ortodossi di altre nazionalità, che sono già integrati in Chiese locali e in parrocchie multinazionali e hanno dimenticato che una volta erano anglicani. Sono ortodossi.

Quando avranno fine gli scismi vecchio-calendarista e neo-calendarista?

Solo quando il centro sarà stato completamente ristabilito, quando invertiremo tutta la decadenza degli ultimi 96 anni, quando torneremo alla situazione precedente al 1917. Così, gli scismi vecchio-calendaristi esisteranno finché le Chiese greca, romena e bulgara rimarranno ufficialmente sul calendario laico per le feste fisse. Una volta che queste Chiese saranno tornate al calendario della Chiesa (e non avrebbero mai osato lasciarlo prima del 1917, perché la Chiesa russa non l'avrebbe permesso), questi scismi cadranno a pezzi, vi rimarranno solo gli arrivisti clericali o i malati. Per quanto riguarda gli scismi nel-calendaristi, dureranno per tutto il tempo che il centro non sarà abbastanza forte per sedarli, finché ci saranno conformisti dalla fede debole, che nuotano con la corrente occidentale, che sono troppo deboli per resistere alle le mode di questo mondo.

Se siamo in grado di divagare leggermente lontano da questo tema, che cosa possiamo dire circa il futuro dell'unità nella diaspora tra le parrocchie della Chiesa fuori della Russia (ROCOR) e le parrocchie estere della Chiesa russa, che sono fuori della Russia, ma ancora non sotto la ROCOR, come dovrebbero essere logicamente e canonicamente?

Come dice lei, la logica e i canoni dicono che dovrebbe essere così, ma c'è una cosa chiamata economia - una dispensa temporanea per ragioni pastorali, per un maggior beneficio. Molta pazienza è necessaria per attuare l'accordo del 2007 tra le due parti della Chiesa russa. Lo sapevamo a quel tempo. Come sapete che l'accordo coinvolgeva la rinunci da parte della Chiesa fuori della Russia alle sue rappresentanze in Russia e da parte della Chiesa in Russia alle sue rappresentanze fuori della Russia. Tuttavia, dato che la Chiesa fuori della Russia aveva pochissime e solo molto recenti rappresentanze all'interno della Russia, era facile rinunciarvi. D'altra parte, la Chiesa in Russia ha un sacco di rappresentanze e di proprietà di lunga data al di fuori della Russia - a seguito della guerra fredda.

Saggiamente, nessuna data è stata concordata sulla questione del trasferimento delle parrocchie alla ROCOR perché questo è un problema pastorale. Tutto questo deve avvenire con calma, come è successo in Australia, senza che siano feriti i sentimenti di nessuno. Quindi, ciò che è accaduto dopo l'accordo del 2007 è che le parrocchie estere della Chiesa in Russia sono preparate per il loro trasferimento alla Chiesa fuori della Russia - ma direi che questo processo richiederà una generazione. Siamo solo all'inizio.

Come può funzionare un tale trasferimento in termini di pratiche? Ad esempio, la ROCOR pratica la ricezione degli eterodossi per battesimo, le parrocchie estere della Chiesa in Russia praticano la ricezione degli eterodossi per cresima?

Questo è falso. Le pratiche variano sia nella ROCOR sia nella Chiesa in Russia. Per esempio, nella Diocesi europea occidentale della ROCOR, riceviamo generalmente per mezzo della cresima, come era nella tradizione universale della ROCOR fino agli anni '70. Il sacerdote offre la ricezione per mezzo del battesimo o della cresima, spiegando le ragioni per cui la scelta è disponibile. Abbiamo sempre trovato che la maggior parte ha scelto di essere ricevuta con la cresima. Anche le pratiche della Chiesa in Russia variano. Penso che una volta che tutte le 825 parrocchie o giù di lì fuori dalla Russia saranno unite sotto la ROCOR, questa pratica mista continuerà secondo la coscienza pastorale di ogni sacerdote. Questo non è un problema dogmatico, ma pastorale. Siamo tutti d'accordo che non ci sono sacramenti al di fuori della Chiesa, ma gli approcci variano per quanto riguarda le forme sacramentali che sono sopravvissute al di fuori della Chiesa e come trattiamo con loro.

Lei ha descritto come le parrocchie straniere della Chiesa in Russia sono state molto colpite dal Rinnovazionismo o neo-calendarismo che è stato portato fuori della Russia da parte di alcuni emigrati. È ancora un problema?

Il problema è minore ogni anno che passa. Per esempio, mi ricordo che qualcuno mi ha detto di quando il vescovo Elisej, il nuovo vescovo di Sourozh nominato dopo lo scisma locale nel 2006, per la prima volta in Inghilterra, ha visitato una delle sue comunità nelle province. Il prete era un ex anglicano e quando il vescovo Elisey si è alzato la domenica mattina per servire la liturgia, gli è stato chiesto dalla moglie del prete se voleva fare colazione, come il marito, o no. Questo è stato uno shock per lui, ma non per noi, che sapevamo esattamente quello che era in corso a Sourozh da decenni.

Questo era tipico della vecchia Sourozh sotto il metropolita Antony Bloom e il vescovo Basil Osborne, dove la 'cultura inglese' era più importante della cultura della Chiesa, dove infatti regnava il filetismo. Hanno ricevuto anglicani nella Chiesa molto rapidamente, non hanno insegnato loro molto sull'Ortodossia, li hanno ordinati e poi non li hanno mai visitati o controllati. Le colazioni prima della comunione, proprio come nella Chiesa d'Inghilterra, sono state il ​​risultato. Tuttavia, ora che la Sourozh Diocesi è stata riportata alle normali pratiche della Chiesa russa, tali situazioni particolari appartengono al passato.

Qual è il problema principale del lavoro missionario in Occidente?

 

La maggior parte del nostro lavoro è con ortodossi immigrati dall'Europa dell'Est ed è una questione di far andare in chiesa persone che sono state battezzate nel corso degli ultimi anni. Così i nostri problemi qui sono esattamente gli stessi del resto del mondo ortodosso post-comunista.

Tuttavia, vi è un secondo livello di lavoro, quello con la massa di persone occidentali che non hanno idea di ciò che è la Chiesa ortodossa. Direi che qui il nostro lavoro è di superare una barriera di pregiudizi, quella che io chiamo la 'delusione di Dawkins', ovvero la moderna delusione occidentale. Questo è il problema di un neo-darwinismo molto primitivo. Questo è in realtà irrilevante per chi non ha mai sostenuto credenze fondamentaliste protestanti, come gli ortodossi. Quindi prima di tutto bisogna spiegare a queste persone che la Chiesa non ha mai avuto strane credenze protestante, contro le quali si stanno rivoltando, e poi si deve spiegare che è questo che non abbiamo bisogno di rivolte contro credenze che comunque non abbiamo mai avuto. Questo rende il loro neo-darwinismo irrilevante. Nei paesi cattolici è la stessa storia, ma lì sono in rivolta contro il papato. Così il problema è di spiegare che non siamo anti-papisti come loro, perché non siamo mai stati papisti. Per noi è irrilevante.

Lei non lavora per convertire anglicani, protestanti e cattolici?

Prima di tutto, nell'Occidente di oggi ne sono rimasti molto pochi e sono principalmente persone molto anziane. Noi non facciamo proselitismo tra di loro. Tendiamo a scoprire che coloro che hanno effettivamente creduto nel protestantesimo o nel cattolicesimo per tutta la vita non diventano mai ortodossi. Sono incapaci di imparare a pensare e ad agire come ortodossi. Naturalmente, se vengono a noi, avendo compreso gli errori di ciò che è stato loro insegnato, è una questione diversa. Ma noi non facciamo proselitismo. Aspettiamo che sia la grazia di Dio a toccarli. Noi non lavoriamo per artificio umano. Devono diventare ortodossi naturali, integrati.

 
Paolo, l'equivalente cristiano di Muhammad

Nella storia delle religioni, Cristo non è la controparte cristiana di Muhammad; è la controparte cristiana di Allah. Secondo l'islam, Allah "manda il suo apostolo" Muhammad al popolo, mentre Cristo manda i suoi apostoli alle nazioni. Cristo dà comandamenti, insegna alla gente ed è il loro Dio e Salvatore.

Il punto in cui Cristo è diverso da Allah dei musulmani è che Cristo è il Figlio unigenito di Dio: egli è Dio, esiste all'interno di una Trinità d'amore della divinità - cosa del tutto impossibile e inaccettabile per i musulmani - ed è anche il Dio che ha accondisceso a incarnarsi in un debole essere umano, temporaneamente "svuotando" se stesso della sua immensità divina e onnipotenza, al fine di salvare il genere umano, che si unirà a lui - e attraverso di lui, a Dio Padre - rendendo così gli uomini "partecipi della divina natura" (2 Pietro 1:4). A differenza di Cristo, il Dio musulmano non abbandona mai il cielo, non "svuota" mai se stesso, né si sacrifica per il bene del genere umano, non si lascia sconfiggere (un'idea inconcepibile per l'Islam, che è una religione con una mentalità belligerante) e non diventa mai unito con l'umanità.

Queste sono le ragioni per cui non è opportuno confrontare Muhammad con Cristo. Il primo è "l'apostolo e profeta di Dio/Allah", mentre il secondo è Dio stesso, che ha inviato i suoi apostoli e profeti nel mondo (come chiaramente indicato da Cristo stesso, in Matteo 23:34 - "Ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città").

***

Cristo aveva molti apostoli che potrebbero essere paragonati a Muhammad. E ci sono effettivamente stati molti, in tutte le generazioni, che hanno vissuto (e ancora vivono) come santi, perfettamente uniti "in Cristo", con il Dio trinitario, che potrebbero essere paragonati allo stesso modo, senza confrontare le manifestazioni più superficiali della loro vita, ma il loro rapporto con Dio, la chiamata da Dio, le rivelazioni che hanno ricevuto da Dio, le loro fatiche per la diffusione della parola di Dio per l'umanità (in cui essi non ricorrono a spargimento di sangue umano, ma invece danno il proprio sangue come offerta), e i loro carismi miracolosi.

Ho scelto l'apostolo Paolo, come l'esempio più significativo - a mio parere - che può essere paragonato alle analogie più evidenti e collettive a Muhammad (nel modo in cui l'islam lo vede). Per un cristiano, l'apostolo Paolo è tutto ciò che l'islam attribuisce a Muhammad : vale a dire, un apostolo di Dio (il più grande di tutti, chiamato personalmente da Dio), che ha visto la luce divina di Dio (che i musulmani non possono vedere e, quindi, affermano che non è visibile in questa vita), e che in realtà ha parlato con Dio (Atti degli Apostoli 9:1-7). La diretta conversazione di Paolo con Dio (Cristo) ha continuato per tutta la vita (Atti 22:17-21 ; 2 Cor 12:8-9). Dio lo ha anche inviato a diffondere la sua parola tra le nazioni:

La testimonianza di Dio per quanto riguarda Paolo, detta a sant'Anania in Atti 9:10-16: "Và, perché egli (Paolo) è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome".

E in Atti 13:2: "Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: 'Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati'."

Anche in Atti 13:47: "Così infatti ci ha ordinato il Signore: 'Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra'."

Anche in Atti 22:21: "Allora mi disse: 'Và, perché io ti manderò lontano, tra i pagani'."

Notiamo che Dio ha parlato ai santi di Paolo, riferendosi a lui come "la luce delle nazioni" e uno "strumento eletto".

Paolo era anche salito al "terzo cielo", dove ha sentito "parole ineffabili" - parole che non possono essere espresse da labbra umane - e gli sono state conferite rivelazioni di grandezza mozzafiato, che egli riporta umilmente nella sua lettera ai Corinzi (2 Cor. 12:1-10): " Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest'uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò fuorché delle mie debolezze. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato, perché direi solo la verità; ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi di più di quello che vede o sente da me. Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte".

Egli ha anche profetizzato circa l'esito del genere umano, in 2 Tess 2:1-2: "Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente."

E ha anche parlato della risurrezione dei morti e della seconda venuta di Cristo, secondo la volontà di Dio e le rivelazioni che ha ricevuto da Dio, in tutto il capitolo 15 della sua prima lettera ai Corinzi, e anche nel capitolo 4 della sua prima lettera ai Tessalonicesi: "Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui. Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore".

E nel capitolo 5 della stessa Lettera: "Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: 'Pace e sicurezza', allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre".

Gli è stato concesso un enorme carisma di miracoli: risuscitare una persona morta, scacciare i demoni (Atti 16:16-18, 19:11-12, 20:9-12). Gli stregoni bruciarono pubblicamente i loro libri di stregoneria e credettero in Dio, dopo aver ascoltato gli insegnamenti di Paolo (Atti 19:19).

Paolo attraversò le terre del Mediterraneo, diffondendo la parola di Dio in molti luoghi, tra pericolosi idolatri, e portò migliaia di persone alla vera fede, in una distesa che si estende da Cipro fino alla Spagna. Soffrì fustigazioni, lapidazioni, prigionia, fu accoltellato, fece naufragio (Atti 21:14-44 ; 2 Cor11 :24 - 32 - vedi anche le note più sotto) e fu infine decapitato dai romani.

Molti dei suoi discepoli sono santi e maestri del Cristianesimo - come Tito, Timoteo, Luca, Aquila, Priscilla, Apollo, Onesimo, Dionigi l'Areopagita, Stachi, Apelle, Flegonte, Febe e molti altri. Molti di loro sono stati anche martirizzati, offrendo in tal modo la loro vita per il loro amore di Dio "in Cristo". Non c'è assolutamente alcuna prova o indicazione di sorta che una di queste persone abbiao combattuto guerre o abbia spinto la gente a combattere o a uccidere vite umane - sia in nome di Dio sia della "legge divina", o per qualsiasi altro motivo.

Paolo fondò decine di comunità cristiane, anche nei più pericolosi dei luoghi, dove egli stesso aveva subito percosse, prigionia, e in molti casi, rischiato la morte - per esempio, a Listra (Atti 14:8-22), a Filippi (Atti 16:19-34), a Efeso (Atti 19:23-30) - comunità che ha guidato con amore e cura, come un padre (1 Corinzi 4:14-15; Galati 4:19-20), durante tutta la sua vita (cfr. Filippesi capitolo 1), sia con i suoi insegnamenti orali e con le sue epistole, che contengono tutto ciò che l'uomo ha bisogno per la sua salvezza. Questo è ciò che rende le sue Epistole equivalenti al Corano - nel modo in cui i musulmani lo considerano naturalmente - salvo che le Epistole non hanno la forma di una legge politica e sociale con punizioni nello stile del vecchio Testamento e regole come quelle del Corano, perché il contenuto delle epistole di Paolo nasce dalla diretta rivelazione di Dio a lui (ispirazione divina). Ovunque Paolo si riferisce alle proprie opinioni e non a una rivelazione da Dio, lo menziona sempre chiaramente.

Per esempio:

In 1 Cor 7:10-12: "ordino, non io, ma il Signore... agli altri dico io, non il Signore..."

In 1 Cor 7:25: "...non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia."

In Cor 11:23: "Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso..."

A differenza di Muhammad, Paolo era ben consapevole che il diavolo può "trasformarsi in angelo di luce" per ingannare la gente (2 Cor 11:14 Gal 1:18), ma lui non si lasciò ingannare (Atti 16:16-18), e ha insegnato alla gente a non essere ingannata allo stesso modo.

Paolo non ha mai fatto ricorso a guerre, né ha mai ricevuto alcuna istruzione da parte di Dio di combattere i suoi nemici: invece, gli è stato insegnato di amarli. Non ha mai armato nessuno, né ha mai condotto nessuno in battaglia. Invece, ha insegnato solo l'amore e la non violenza, mantenendo fedelmente l'insegnamento di Gesù Cristo e di tutti gli apostoli. Questo è lo stesso sentiero che è stato seguito da i fedeli del Dio vero. Furono martirizzati a migliaia, offrendo il proprio sangue in sacrificio, senza uccidere nessuno.

Inoltre, Paolo non stabilì alcun stato o impero terrestre, come quello che Muhammad e i suoi successori crearono in nome di Allah, che aveva gli omicidi come conseguenza inevitabile - una cosa completamente diversa (o più correttamente, opposta) al regno del cielo che Cristo e i suoi successori e discepoli hanno stabilito tra gli uomini. (Si veda anche la risposta di Cristo a Pilato in Giovanni 18:36, ma anche la ragione per cui il cristianesimo non poteva essere un regno terreno - come detto da Paolo stesso nella Lettera agli Ebrei 13:14 : "Noi non abbiamo qui una città stabile, ma cerchiamo quella che sarà "). (*)

A dispetto di tutto quanto sopra, Paolo fu vittorioso. La fede cristiana si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, sui suoi confini europei, africani e asiatici. E tre secoli dopo, l'imperatore di Roma è divenuto lui stesso cristiano.

L'insegnamento di Paolo, naturalmente, è devastante per l'insegnamento del Corano. La realtà del Dio trinitario e la divinità di Cristo, la sua crocifissione e la sua risurrezione, così come tutti gli altri elementi della fede cristiana, sono confermati dall'apostolo di Dio in una maniera che non lascia alcun margine di dubbio. Questo non è stato un insegnamento fabbricato dall'apostolo Paolo (come sostengono alcuni del tutto arbitrariamente), è un insegnamento che è d'accordo in ogni dettaglio con tutti gli apostoli, con tutti gli scrittori del Nuovo Testamento, cioè gli apostoli Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Pietro, Giacomo e Giuda Taddeo. Tuttavia, dobbiamo anche notare l'accordo tra gli insegnamenti degli altri santi apostoli, nella concordanza di fede nelle comunità cristiane del I e II secolo d.C., dalla Gran Bretagna fino in India - a prescindere da quale apostolo abbia fondato la fede in quelle terre.

Queste sono le ragioni per cui l'apostolo delle nazioni - Paolo - viene costantemente diffamato dai nemici del vero Dio, nel modo in cui i musulmani ritengono che Muhammad sia stato diffamato. Tuttavia, nessun lottatore spirituale cristiano fedele agli insegnamenti di Cristo, né Paolo né tutti gli apostoli di Cristo il Signore, ha mai attaccato in modo aggressivo i detrattori del Signore (nemmeno quando egli viveva ancora in mezzo a noi, né nel corso della successiva storia del cristianesimo); essi si sono limitati solo alle parole, a una difesa verbale della Fede, con il solo interesse di condurre i sicofanti alla loro salvezza, e continuando ad agire nei loro confronti con l'amore, nel modo in cui Cristo Signore ama loro e tutta l'umanità.

***

Oserei dire che l' ultima speranza dei nostri fratelli musulmani nei loro tentativi di sfatare la validità della testimonianza dell'apostolo Paolo riguardo la verità della fede cristiana, è di affermare che il Nuovo Testamento contiene falsità per quanto riguarda la conversazione di Paolo con Cristo, o i miracoli che operava e le rivelazioni che aveva ricevuto durante le sue fatiche cristiane - nello stesso modo in cui è stato osservato con la testimonianza dell'apostolo Pietro. Non ho alcun dubbio che saranno fatti anche tentativi di screditare la sua persona - un'azione che si è già verificata in passato.

Tuttavia, i fatti innegabili della sua vita restano, e possono rivelare a qualsiasi ricercatore ben intenzionato la verità di tutti gli altri dettagli, come ad esempio: il fatto che Paolo era inizialmente stato un dedicato persecutore di cristiani e si è improvvisamente e miracolosamente convertito al cristianesimo, ma senza mai smettere di sentirsi in colpa per quelle azioni per il resto della sua vita (1 Corinzi 15:8-11); che aveva abbandonato la sua casa e lo status onorario che ricopriva nella leadership degli ebrei (Gal 1,13-14); che aveva dedicato la sua vita alla diffusione della parola di Dio in tutto il Mediterraneo - sempre senza casa e sempre estraneo ovunque andasse, raccogliendo solo fatiche, ferite, insulti, arresti, dolori e pericoli (da idolatri, ebrei e fanatici giudeo- cristiani), e che egli è stato finalmente messo a morte per Cristo, senza ottenere alcun beneficio mondano, o ricchezze, o autorità, o il trionfo in vittorie militari, o tregua; né ha offerto alcun "libro sacro" che imporrebbe una "fede in Dio e nel suo apostolo, Paolo" - con la quale avrebbe in realtà comandato qualsiasi "guerra santa" per uccidere con la spada tutti coloro che hanno tradito la fede.

Quando Paolo difende il suo stato apostolico ed enumera le sue fatiche per amore di Cristo (2 Cor, capitoli 11 e 12), lo fa in risposta allo spaventoso tradimento dei giudeo-cristiani che ostacolavano la stessa salvezza dei fedeli e ancora - se ne prenda atto - non estrae un coltello, né comanda ai seguaci del vero Dio di uccidere gli adulatori. (Per non aggiungere che aveva già sottolineato ai destinatari della lettera che egli si considerava un individuo insignificante, rifiutando così di essere considerato come il leader di un gruppo religioso: "Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo ciò che il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Ora né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere" - 1 Cor 3:5-7). La questione dei giudeo-cristiani è stata risolta, non con la violenza, ma dal concilio degli apostoli a Gerusalemme, con la partecipazione di tutti gli apostoli e gli anziani, concilio in cui Paolo non aveva alcun ruolo di primo piano, mentre nelle introduzioni fatte dai maggiori tra gli apostoli, Pietro e Giacomo, si possono vedere le conseguenze dell'insegnamento di Paolo dall'eredità spirituale di Cristo.

Chi, allora, è il vero apostolo di Dio - Paolo o Muhammad? Che ogni interessato raggiunga le proprie conclusioni, cercando i fatti storici con sincerità.

NOTE

(*) Questo è il motivo per cui a prescindere da quali scuse i missionari musulmani contemporanei possano usare per giustificare le imprese di guerra di Muhammad e dei suoi successori, l'islam avrà sempre una grande differenza dal cristianesimo, vasta quanto la differenza tra il regno celeste e l'impero arabo terrestre - in altre parole, lontano come lo è il cielo dalla terra.

Per essere onesti, però, è sufficiente confrontare solo i primi quattro califfi musulmani - Abu Bakr, Umar, Uthman e Ali (nota: prima che l'islam avesse cominciato a diventare secolare, secondo la tradizione musulmana; durante questi periodi tuttavia, l'intero impero persiano e vaste distese di terre romane cristiane erano già state conquistate: la conquista di Alessandria, le incursioni contro Cipro, Rodi e l'Asia Minore, con le quali anche la capitale Costantinopoli fu in pericolo, se la flotta araba non fosse stata distrutta da una tempesta sulle rive di Calcedonia nel 653, mentre ci furono anche invasioni in Iran, Afghanistan e Armenia) con i primi tre secoli del cristianesimo. Furono secoli di martiri, prima del primo imperatore romano cristiano, dopo il quale i musulmani potrebbero affermare che il cristianesimo si era trasformato in un impero teocratico che agiva in nome di Dio - nel modo in cui fece il Califfato islamico.

Ma anche questa affermazione non sarebbe vera, perché durante l’impero bizantino, l' autorità imperiale era sempre diversa rispetto alla guida della Chiesa, e molto spesso, ci furono imperatori ingiusti o eretici che esiliarono o uccisero leader ecclesiastici e una schiera di santi.

"Bisanzio" non era una teocrazia, era uno stato politico, con leggi politiche. E non usava la sua Bibbia per guidare schiere di guerrieri ed esortarli ad atti di guerra - come fa il Corano. Questo è ciò a cui ricorse il papato in una data successiva, ed è il motivo per cui costituisce un devastante eresia che ha macchiato le mani della sua gente di sangue musulmano e cristiano.

Per leggere le operazioni di guerra e le conquiste dei primi quattro califfi, è possibile sfogliare questo articolo:

" Il Califfato dei Rashidun si espanse gradualmente, nell'arco di tempo di 24 anni fu conquistato un vasto territorio comprendente il Nord Africa, il Medio Oriente, la Transoxiana, il Caucaso, parti dell'Anatolia, l'intero impero persiano sassanide, il Khorasan maggiore, le isole di Cipro, Rodi e Sicilia; la penisola iberica fu invasa, e il Baluchistan fu conquistato, le frontiere orientali dell'impero raggiunsero il fiume Indo inferiore nel subcontinente indiano e le frontiere occidentali l'Oceano Atlantico.

L'invasione islamica della Persia sassanide ha portato alla conquista di tutto l'impero persiano sassanide, dopo che i persiani rifiutarono di sottomettersi e continuarono a lottare per riconquistare il loro territorio perduto. A differenza dei persiani sassanidi, i bizantini, dopo aver perso la Siria, si ritirarono in Anatolia occidentale e, di conseguenza, lasciarono anche Egitto, Nord Africa, Sicilia, Cipro e Rodi nelle mano dell' esercito invasore dei Rashidun, anche se le guerre civili tra i musulmani fermarono la guerra di conquista per molti anni e questo diede all'Impero d'Oriente romano / bizantino il tempo di recuperare".

Nonostante la tradizione pacifica delle grandi popolazioni di Egitto e Siria, si nota a causa della loro opposizione all'amministrazione bizantina, una storia di audaci e continue guerre in nome di Allah con esortazioni significative da parte del Corano. Indipendentemente dal pretesto che sostenne queste guerre (per esempio, se avessero a che fare con l'inganno del nemico o per ragioni di difesa - che sono le giustificazioni date da musulmani), tale comportamento è completamente materialista e inaccettabile agli occhi del vero Dio, e molto al di sotto dell'insegnamento di Cristo, che ha invitato i cristiani a perdonare i loro nemici e di preferire il martirio - NON di ricorrere allo spargimento di sangue, e chiaramente NON per fondare ed espandere uno stato.

Va notato che Bisanzio - nonostante le molte guerre civili (una cosa del tutto inaccettabile, naturalmente) - non aspirò a guerre espansionistiche, ma solo difensive, e non assorbì i popoli conquistati nel proprio stato: offriva un piano di parità per tutte le etnie che vivevano all'interno dell'Impero. Anche la celebre riconquista dell'Occidente da parte di Giustiniano era una guerra difensiva, per la liberazione dei popoli occidentali dai vari conquistatori tribali tedeschi. Tuttavia, anche questa non può essere considerata come una parte della religione cristiana, né fu guidata dalla Bibbia o dai santi padri e maestri del cristianesimo.

Solo una citazione qui, per quanto riguarda le crociate : "Prendiamo atto, infine, che l'aspetto 'soteriologico' delle Crociate, che garantiva l' assoluzione dei peccati per coloro che vi avevano partecipato - una pratica che è sempre stata respinta dalla Chiesa ortodossa, nonostante il persistere di imperatori volitivi come Niceforo Foca - aveva sorpreso i bizantini, che non erano per nulla mossi dallo spirito escatologico che regnava in Occidente, al momento". (Helena Glykatzi-Arveler, L'ideologia politica dell'Impero bizantino, pubblicazioni Psychoyios, Atene 1988, p. 92).

Un breve esame della posizione della Chiesa ortodossa per quanto riguarda la guerra:

Basilio il Grande - leader spirituale dell'Ortodossia durante la seconda metà del IV secolo d.C. - pochi anni dopo la riconciliazione di Roma con il cristianesimo aveva elaborato i famosi canoni sulla guerra. Tali canoni sono stati convalidati anche dal Consiglio Ecumenico Quinisesto nel 692 d.C.

Il canone 8 del Consiglio Quinisesto "Sulle uccisioni e gli uccisori" (che, come i suoi canoni 56 e 13, è stato convalidato dal Consiglio Quinisesto come canone di un Concilio ecumenico) comprende la "uccisione consapevole" - quelli che uccidono durante le offensive di guerra: "interamente consapevoli e senza dubbio sono i casi di uccisioni da parte di ladri e nelle offensive di guerra. Perché i primi uccidono per volontà di denaro, per non essere controllati, mentre i secondi vanno in guerra per commettere uccisioni, non per intimidire, né per riabilitare, ma per uccidere gli avversari, con ovvia intenzione".

Di conseguenza, rientrano nel Canone 56 per l'omicida volontario, e come tali sono soggetti a una scomunica di 20 anni, nei primi quattro anni dei quali devono stare al di fuori della chiesa, confessando il loro delitto e chiedendo le preghiere dei cristiani.

Il canone 13, "su coloro che hanno ucciso durante le guerre", si riferisce chiaramente alle guerre difensive, e chiede al cristiano di astenersi per tre anni dalla santa Comunione se ha interrotto una vita in una guerra difensiva.

Inoltre, il Canone Apostolico 66 depone il sacerdote e scomunica il laico (gli nega la comunione) che uccide nel corso di una guerra: " Qualora un sacerdote colpisca qualcuno in battaglia e dopo averlo colpito lo uccide involontariamente, che sia ridotto allo stato laicale per la sua precocità. Se è un laico, che sia scomunicato".

Secondo il V Canone di san Gregorio di Nissa, anche colui che a uccide involontariamente è precluso di sacerdozio: "Anche se ci si macchia involontariamente di omicidio, diventando così sacrilego secondo i santi, il canone lo dichiara esente dal dono del sacerdozio".

"Cioè, chiunque uccide - anche se sotto pressione e senza volerlo - se è un laico non può diventare un sacerdote, e se è un sacerdote, è ridotto allo stato laicale " - secondo il commento di san Nicodemo nel Pedalion (timone), pp 657-658.

È molto chiaro che non è riservato alcun onore per aver ucciso nel corso di una guerra contro qualsiasi infedele, né è promessa la santità al guerriero che perde la vita in essa. Il modo in cui si celebrano gli anniversari nazionali nel nostro paese è un modo laico - umano, naturalmente, ma non cristiano per natura. Cristianamente parlando, una guerra difensiva o di liberazione è tollerata con dolore (semplicemente perché la Chiesa non può costringere nessuno a diventare un martire), tuttavia, non sono i guerrieri che sono santi e martiri - sono gli agnelli.

L'attuazione pratica del punto di vista della Chiesa contro la guerra può essere visto nel Libro dei Santi:

Α) i caduti in guerra contro gli infedeli non sono onorati come martiri e santi (questo era stato richiesto da Niceforo Foca, ma il patriarca di quel tempo e il concilio avevano respinto la richiesta, invocando il canone 13 di Basilio il Grande), ma solo coloro che sono stati messi a morte durante varie persecuzioni, senza aver combattuto. Per i guerrieri uccisi, la Chiesa offre le sue preghiere per il riposo delle loro anime, perché non è certo che essi sono stati effettivamente salvati.

Β) I santi militari sono martiri come regola generale - vale a dire, hanno lavato via il sangue del nemico (anche se lo avevano versato durante guerre difensive) con il proprio sangue. Anche Niceforo Foca, che è un santo, ed è morto per una ferita di coltello - non è onorato perché ha liberato le terre dalla crudele occupazione araba, ma è onorato per la sua pietà, espressa in un modo intensamente ascetico di vita e di preghiera incessante. E tuttavia, è morto per una ferita di coltello nel suo letto coniugale (e non in un "glorioso" campo di battaglia)! Fu solo una coincidenza?

C) A parte le migliaia di martiri delle persecuzioni, ci sono altri santi che si erano rifiutati di combattere, avendo compreso il punto di vista della loro eredità spirituale per quanto riguarda la guerra. San Bonifacio - l'Illuminatore dei tedeschi - nel 754 d.C. si era rifiutato di difendersi quando era stato attaccato dai barbari nei boschi al di là del Reno, limitandosi semplicemente a coprirsi la testa con un manoscritto del Vangelo. Fu ucciso e così guadagnò la corona del martirio e la santità.

I santi principi russi Boris e Gleb, nel 1015, quando il loro fratello maggiore Sviatopolk li invitò al suo palazzo, avevano capito che aveva intenzione di ucciderli, e tuttavia vi andarono, di fatto separatamente, a un mese di distanza l'uno dall'altro, dopo aver ritenuto contrario alla loro fede cristiana di far lottare i loro soldati per il loro bene.

Nel 452 d.C., quando Roma era stata assediata da Attila, il santo papa Leone il Grande scongiurò l'occupazione della città andandogli incontro, disarmato, insieme con i sacerdoti di Roma. Questa impresa fu ripetuta dal santo papa Gregorio II (717-731 d.C.), al fine di evitare l'occupazione di Roma da parte del re longobardo Liutprando.

San Sigbert, re dell'East Anglia nel 637 d.C., fu costretto, sotto pressione, a guidare il suo esercito in battaglia, anche se si era dimesso dal suo trono per diventare un monaco. Vi andò inerme, con solo un bastone, e naturalmente fu ucciso. Non sappiamo se avesse pregato per i suoi soldati (perché fossero perdonati per i nemici che avrebbero ucciso), o se fosse andato disarmato per offrire se stesso come sacrificio per i suoi soldati.

Ci sono molti altri casi simili.

 
Un uomo chiamato Gesù

Il nostro Signore Gesù Cristo è senza dubbio Dio al di sopra di tutte le creature. La sua natura divina si manifestò sufficientemente in azioni che nessuno tranne lui fu in grado di fare: risuscitare i morti, scacciare i demoni, esercitare potere sulla materia del mondo creato... Eppure, comunque, Gesù era una persona reale e non uno spirito.

Che tipo di persona era allora?

Inerente in Gesù c'era quell'apertura e vulnerabilità dell'anima che si possono osservare – in misura molto minore, ovviamente – nelle persone più o meno pure o che stanno cercando di acquisire la purezza. Il nostro Signore fu coraggioso senza insolenza, generoso senza vanteria e compassionevole senza essere sentimentale. Possiamo osservare in lui quella misura morale, quella "aurea via di mezzo" che è ricercata da tutti coloro che cercano la virtù pura. Tuttavia, resta ancora una persona. Non solo una persona ideale, ma anche una persona normale. Dal punto di vista fisico, cose come la stanchezza, la fame, il dolore, oltre alla soddisfazione, alla sperimentazione della gioia dell'attività fisica e alla dolcezza del riposo, erano tutte cose a lui note. Psicologicamente, ha sperimentato tutto ciò che sperimenta un essere umano– tutto tranne il peccato.

Questa frase "tutto tranne il peccato" mette a dura prova il nostro cervello e capovolge le nostre esperienze interiori. Poiché il peccato ha messo radici così profonde in noi che, senza timore di contraddizione, possiamo dire che non siamo in grado di immaginare com'è essere "senza peccato". Tutta l'attività umana è avvelenata dal peccato; l'indimenticabile scrittore Nikolaj Gogol' ha ragione cento volte quando ci dice come lo rattrista non vedere "ogni bene nel bene".

Un incontro con l'assenza di peccato è possibile solo in Cristo. Noi siamo guariti e nutriti da Cristo, per quanto utilitaristico e rozzo questo possa sembrare. Ma è così che dovrebbe essere. Non è sufficiente ammirare Cristo da lontano, riconoscendo il suo "contributo all'insegnamento morale". Tale "distante ammirazione" e il riconoscimento dei suoi successi sono semplicemente autentiche assurdità mascherate da "spiritualità". È davvero necessario essere nutriti da Cristo, poiché è lui la manna discesa dal cielo. È necessario che sia lui a guarire, poiché è l'unica medicazione efficace per le ulcere che ricoprono le nostre anime.

Tuttavia, voglio parlare, anche se in parte, di ciò che un uomo chiamato Gesù sentì realmente quando viveva su questa terra: ciò che lo preoccupava, ciò che lo circondava e quali pressioni morali erano esercitate sulla sua anima senza peccato. Era solo. È stato perseguitato e distrutto dagli intrighi della gente. È stato una vittima ben prima della sua morte. Aveva familiarità con il dolore, un fatto che lo rende molto vicino a noi e quindi molto necessario per noi. Perché anche noi possiamo essere circondati da una fitta nuvola di incomprensioni. Anche noi abbiamo paura, proviamo dolore e sappiamo che moriremo...

Dal momento in cui ha iniziato a insegnare e predicare, hanno continuamente cercato di trovare il modo di ucciderlo. Il Vangelo è pieno di frasi come "cercavano di ucciderlo" (Gv 5,16); "cercavano ancora di più di ucciderlo" (Gv 5,18); "cercavano di prenderlo" (Gv 7,30); "allora gli ebrei presero di nuovo le pietre per lapidarlo" (Gv 10,31); "perché cercate di uccidermi?" (Gv 7,19). Queste e altre espressioni simili trasmettono la vera natura di quegli eventi indimenticabili; vale a dire, la caccia a colui che è senza peccato, alla ricerca di un'opportunità per versare il suo sangue.

I tre brevi anni che trascorse viaggiando e predicando furono, allo stesso tempo, tre lunghi anni in previsione della morte. Sebbene non visti da un occhio normale, questi erano anni di persecuzioni, anni in cui il Dio-uomo era perseguitato. Al suono delle sue parole i morti risorgono e i demoni fuggono. Eppure le persone che sono in vita continuano a cercare pietre e gli scribi si ritirano in fretta per farsi consigliare tra loro al fine di decidere come eliminare "quell'uomo". Non è orribile? Proviamo questo orrore? Lo notiamo, quando osserviamo il corso della storia, perché cos'è la storia se non una battaglia tra peccato e santità e un tentativo di estinguere la fiamma della giustizia una volta per tutte?

Gesù si offrirà a noi di propria iniziativa. In effetti, lo ha già fatto attraverso la sua incarnazione. Poiché l'incarnazione del Figlio di Dio è l'unione eterna dell'uomo e di Dio. Tuttavia, non è sufficiente diventare parenti di Dio. Inoltre, come sappiamo, i parenti troppo spesso si tormentano a vicenda. E questo nuovo parente deve essere ucciso.

Ne è consapevole. Perfino nel giardino del Getsemani dimostra il suo potere dicendo: "Io sono lui" e facendo cadere a terra la folla armata. Il che vuol dire che tutto ciò che gli è successo – essere preso in custodia, la sua successiva umiliazione e morte – è stato, da parte sua, volontario. Non sarebbe successo se non l'avesse voluto. Ma questo è ciò che si è incarnato per sopportare. Ricordiamo ancora una volta che non è semplicemente Dio onnipotente nella carne umana, ma anche una persona reale, solo un uomo. Ciò significa che per tre anni ha vissuto in un'atmosfera di costante pericolo e d'ansia innescata da esso. Era sempre calmo come un re o i suoi nervi avvertivano la tensione che accompagna l'anticipazione del pericolo?

Noi che siamo pieni di sciocchezze televisive spesso guardiamo film in cui qualcuno vuole uccidere qualcun altro e quel qualcuno scappa, si nasconde e cerca rifugio presso diverse persone. Siamo assillati dalla paura inventata di un attore, mentre ci sediamo sulle nostre comode poltrone guardando come il personaggio principale riesce a sconfiggere i suoi nemici e rimanere in vita. Tuttavia, dovremmo pensare, almeno a volte, a come il nostro Signore è stato tormentato dall'anticipazione delle sue inevitabili sofferenze, per le quali è venuto in questo mondo. Questo è ciò che lui stesso ha detto: "Ma ho un battesimo con cui essere battezzato, e quanto sono angosciato fino a quando non sarà compiuto!" (Lc 12,50).

Il re Davide trascorse la sua vita terrena tra frequenti minacce, scappando dai suoi nemici o inseguendoli. Una volta, mentre cercava rifugio dai re vicini, dovette persino fingere di essere pazzo e lasciarsi colare la saliva dalla barba. Gesù, il figlio di Davide, non fa queste cose. Non scappa dai suoi nemici, ma va in giro per le città di Israele. Tuttavia, incontra così spesso animosità ed è circondato da così tante trame che il suo trasferimento da una città all'altra, a volte, sembra una fuga.

Giovanni il battista e precursore, che nacque sei mesi prima di Gesù, dovette anch'egli morire un po' prima di lui. Agli occhi di Gesù, la morte di Giovanni doveva essere diventata un segno della sua morte che si avvicinava. Questo è il motivo per cui, quando venne a sapere della morte di Giovanni, "partì da lì in barca verso un luogo deserto da solo" (Mt 14,13). Spesso doveva essere da solo. Non solo perché pensava alla sua futura sofferenza e parlava con suo Padre durante la preghiera. Non solo quello. Questo frequente allontanamento di se stesso da tutti e queste notti trascorse in preghiera non sono solo esempi del suo ascetismo, ma sono anche il suo modo di sopravvivere. Altrimenti, se non fosse fuggito di tanto in tanto dalla gente, non sarebbe sopravvissuto. Più una persona è giusta, più è severa questa legge. Tanto più se ciò riguarda il santissimo Verbo di Dio.

Probabilmente ha lottato anche solo per vivere tra le persone, figuriamoci per insegnare loro e prepararsi a morire per loro. Essenzialmente, era l'unica persona sana che doveva vivere tra peccatori amareggiati e malati. L'emorroissa, il posseduto, il paralitico formano uno sfondo su cui la figura di Gesù – che è giovane, senza peccato e perfetta, ma già condannata a morte – si distingue molto chiaramente.

Non guarisce semplicemente le persone. Vede i loro pensieri (Mt 9, 4). La copertura che nasconde l'agitazione caotica e l'orrore del cuore umano, e che è impenetrabile a un occhio normale, è messa da parte da Gesù. E anche questa è una fonte di sofferenza per lui, un tipo di sofferenza che non possiamo comprendere. È una sofferenza che sarebbe insopportabile, se non amassi quelli i cui segreti ti vengono rivelati.

Quindi è molto solo, quest'uomo chiamato Gesù. "...spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini" (Fil 2,7). In tutto tranne che nel peccato, è diventato come noi fino a quando non ha compiuto la sua missione ed è ritornato da dove veniva. Sulla terra è molto solo. Le persone mangiano dalle sue mani e ricevono guarigione toccando i suoi vestiti; ma è ancora solo, anche se circondato dalle moltitudini. E anche questo è tormento.

Solo poche anime come Lazzaro consolano il nostro Signore con la loro semplicità e sincerità. Come Lazzaro, possono persino ricevere, come se fosse un titolo, il nome di "amico di Gesù". Nella casa di persone affettuose e desiderose come Marta, Maria e Lazzaro, Cristo può godere di un raro e prezioso momento di riposo. Potrebbe sembrare che gli apostoli che aveva scelto fossero più vicini a lui. Tuttavia, sono così terribilmente lontani dalla comprensione delle sue opinioni e della sua missione che in un'occasione egli ha dovuto dire a Pietro: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini" (Mc 8,33). E questo è stato detto subito dopo il famoso annuncio di Gesù di Cristo come Cristo!

Salgono a Gerusalemme con lui, ma per via discutono su chi tra loro è il maggiore. Lui va lì per essere crocifisso, ma discutono della loro gloria. Il suo modo di pensare e il loro sono separati da un abisso, e non era questo di cui parlava Isaia? "Poiché come i cieli sono più alti della terra, così sono le mie vie più alte delle tue vie e i miei pensieri dei tuoi pensieri" (Is 55,9).

Siamo consapevoli di lui e lo ricordiamo come qualcuno che ci ama, motivo per cui siamo probabilmente pronti a immaginarlo sorridente e felice. Opuscoli e biglietti di auguri protestanti lo ritraggono esattamente così – come un amico sorridente, a noi ben noto, le cui braccia sono spalancate. Tuttavia, da un punto di vista storico, questo è completamente sbagliato. Nel caso di Gesù, essere amorevoli significa essere crocifissi.

"Amare", per quanto riguarda Cristo, non significa "sorridere felicemente", ma "essere macchiato di sangue, indebolito, appeso alla Croce con la testa chinata". I Vangeli non lo descrivono mai come "sorridente". Al contrario, menzionano la sua rabbia. Guarda i farisei con rabbia e afflizione per i loro cuori induriti. È arrabbiato quando gli apostoli proibiscono ai bambini di venire da lui. Lo zelo per la casa di Dio suscita in lui due volte la rabbia, e scaccia i commercianti fuori dal tempio. Si potrebbero citare altri esempi.

La rabbia è l'altra faccia dell'amore, o meglio una delle forme che l'amore assume. Colui che non è in grado di amare, non può nemmeno essere arrabbiato. Può essere irritato quando il suo orgoglio vanitoso è ferito, ma non è in grado di arrabbiarsi. È tollerante o, più precisamente, indifferente. In questo senso, Gesù è estremamente intollerante.

È veramente l'uomo più sorprendente. Tutta la storia che chiamiamo cristiana è piena, nelle sue parti migliori, di sforzi diretti a una comprensione genuina e profonda di lui. Ci sta cercando, ma tendiamo a dimenticarci di lui. Quando siamo felici, raramente abbiamo bisogno di lui. Ma quando siamo spaventati, angosciati o soli, solo allora diventiamo capaci di incontrarlo. Ecco perché, quando visse qui sulla terra, non aveva un posto dove sdraiare la testa; fu perseguitato, calunniato e diffamato più volte; visse sotto la minaccia della morte; ma alla fine fece ciò per cui era venuto: morire per i nostri peccati e risorgere.

 
Momenti divertenti con il metropolita Kallistos Ware

Quando ad alcuni di voi capiterà in futuro di predicare, tenete a mente che i bambini spesso ascoltano con molta attenzione quello che dite.

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C'era una volta un uomo anziano che trascorreva ore in chiesa ogni giorno. I suoi amici gli dissero: "Cosa fai lì tutto il tempo?" Ed egli rispose: "Prego".

"Preghi?" dissero, "Devi avere molte cose da chiedere a Dio".

Con un po'di calore il vecchio rispose: "Non chiedo niente a Dio".

Allora gli chiesero: "Che cosa fai dunque?" E il vecchio rispose: "Mi siedo e guardo Dio e Dio si siede e guarda me".

Quando avevo 10 anni, pensavo che questa fosse una definizione molto buona della preghiera, e credo che lo sia anche adesso.

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Sant'Isacco il Siro, nel VII secolo, dice che i santi, anche nel sonno, non smettono di pregare, perché anche quando sono addormentati, lo spirito sta ancora pregando dentro di loro. Così, quando a volte vedo che le persone cadono addormentate durante le mie lezioni, posso pensare che stanno pregando.

A dire il vero, una volta io mi sono addormentato durante una delle mie lezioni. Ero stato un po' incauto a parlare da seduto, e mentre parlavo mi sentivo sempre più assonnato. Potevo sentire una voce che si trascinava, e improvvisamente mi sono accorto che si trattava della mia voce, ma non avevo alcuna idea di quello che stavo dicendo. Quindi, da quel momento ho sempre tenuto le mie lezioni stando in piedi.

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C'è una storia riguardo al grande predicatore vittoriano Thomas Carlyle. Rientrato una mattina di cattivo umore dalla chiesa, disse a sua madre: "Non riesco a capire perché i predicatori facciano sermoni così lunghi. Se io fossi un ministro salirei sul pulpito e non direi più di questo: brave persone, voi sapere cosa dovreste fare: andate, e fatelo!" E sua madre gli disse: "Certo, Thomas, ma vorresti dire loro come farlo?"

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Io non guido l'auto, ma credo che gli ingorghi del traffico nelle strade di una città siano una buona per i conducenti per dire la preghiera di Gesù. Io dico la preghiera di Gesù quando aspetto l'autobus a Oxford, e il sistema di autobus di Oxford mi offre molte opportunità di preghiera.

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Uno dei miei programmi preferiti quando ero uno studente universitario era lo spettacolo comico alla radio, che presumo molti di voi non conoscano, noto come il Goon Show; a un certo punto Harry Secombe, uno dei protagonisti, alza il ricevitore del telefono quando questo suona, e dice: "Pronto? Pronto? Chi parla? Non riesco a sentirvi! Pronto? Chi parla?" Una voce all’altro capo risponde: "Sei tu che stai parlando." E lui dice “Oh! Ecco perché la voce mi sembrava familiare!" E mette giù il ricevitore. Ora sfortunatamente, questo è quel che capita molto spesso a noi quando cerchiamo di pregare. Udiamo il suono della nostra voce, ma troviamo molto più difficile ascoltare la voce senza parole di Dio all'altro capo del telefono.

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Questo mi ricorda la mia esperienza, di quando sono venuto la prima volta negli Stati Uniti, da studente, nel 1959. In quei tempi, se volevate viaggiare con l'aereo, dovevate essere estremamente ricchi. E così io sono venuto per nave, sulla Queen Elizabeth della Cunard Line; un viaggio di cinque o sei giorni. Nel prezzo del biglietto erano inclusi tutti i pasti, e io fui incantato di scoprire, quando arrivai al ristorante, che ti era permesso prendere tutto il cibo che volevi. Non eri limitato a pasti di tre portate. A colazione, se volevi, potevi avere porridge e altri cereali e succo di frutta e pompelmo, e dopo potevi prendere ancora uova e pancetta e aringhe, se potevi mandar giù tutto questo nel bel mezzo delle onde del medio Atlantico. A cena i miei compagni di tavolo erano molto privi di immaginazione: si limitavano a una minestra, un secondo e un dessert. Io ogni sera finivo un pasto di sette portate. Ora, noi dovremmo fare la stessa cosa con i differenti modelli dell'opera salvifica di Cristo: scegliere ogni portata, seguendo lo schema del menu della Cunard Line: nella moltitudine c'è salvezza.

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Io sono un lettore appassionato delle storie di fantasmi di M.R. James. Una di queste storie è intitolata "A school story" (una storia dei tempi di scuola). I ragazzi stanno imparando il latino - come noi dovevamo fare nelle precedenti generazioni - e stanno imparando le frasi condizionali, quelle che iniziano con la parola "se"; e qui le regole sono eccessivamente complesse. L'insegnante dice ai ragazzi di scrivere ciascuno in latino una frase condizionale da loro inventata. Ogni ragazzo lo fa, e consegna il proprio foglio. L'insegnante solleva il primo dei fogli, impallidisce, e con uno sguardo atterrito scappa via dall'aula. I ragazzi si chiedono chi abbia commesso un errore grammaticale così grossolano da avere un tale effetto sul loro insegnante, e così vanno a guardare il primo dei fogli. Vi vedono scritto, in una calligrafia che non è quella di alcuno tra i ragazzi, "Se tu non vieni da me, io verrò da te". Beh, non vi racconterò il resto della storia. Di che cosa l'insegnante temeva così tanto la venuta? E che cosa succede quando questa cosa viene davvero? Leggete la storia.

(Ndt: di fatto questa storia, paradossale come tutte le storie di fantasmi, è usata da sua Eminenza per fare un paragone spirituale. Ecco come il metropolita continua, nel finale non contenuto nel video: "Ma applichiamo questo episodio all’opera di Cristo. Noi non siamo andati da Cristo, perciò Cristo è venuto da noi. Noi non abbiamo potuto salvare noi stessi, così Cristo per salvarci è morto per noi. Ma forse non al nostro posto, perché noi dobbiamo associare noi stessi all'atto salvifico di Cristo".)

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Ma sono consapevole che ho parlato già a lungo. Quando ho iniziato a fare lezioni, avevo paura che mi sarei prosciugato nel bel mezzo di una lezione, trovando che non avevo più niente da dire. Curiosamente, in realtà questo non è mai accaduto. Ma il giorno prima a quello in cui avrei dovuto tenere la mia prima lezione all'università, un altro professore appena nominato ha avuto un'esperienza piuttosto stressante. Aveva preparato quella che riteneva una lezione sufficiente da durare un'ora, e nel suo zelo l'ha letta così velocemente che ha finito in venti minuti. Ora, quel che avrebbe dovuto fare era di ricominciare tutto da capo, perché in ogni caso nessuno aveva capito una sola parola di quel che aveva letto. Ma invece, ha alzato lo sguardo e ha detto: "mi dispiace, questo è tutto quel che ho da dire", ed è corso via; ma nel suo estremo nervosismo, invece di passare dall'uscita, è andato a chiudersi nel ripostiglio delle scope. In un modo umiliante, ha dovuto essere liberato dai suoi spettatori. Così, io qui mi guarderò attentamente intorno per vedere dove può essere il ripostiglio delle scope, in caso che debba uscire di fretta.

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Ricordo di aver fatto una volta una domanda a un vescovo greco, con cui stavamo facendo un viaggio in auto di quattro ore. Ho pensato: "di cosa parleremo, in tutto questo tempo?" Ora, sapevo che questo vescovo amava san Gregorio di Nissa, e ho pensato: "proviamo a fargli una domanda sulla teoria di san Gregorio di Nissa sulla salvezza del diavolo". Perciò gli ho chiesto: "se san Gregorio di Nissa ha ragione nel pensare che il diavolo può essere salvato, perché non preghiamo mai per lui?" Sfortunatamente, questa domanda non ha condotto alla lunga e interessante conversazione che speravo. Il vescovo ha risposto in breve: "Pensa agli affari tuoi".

 
L'approccio ortodosso alla missione

La lezione che state per vedere è stata filmata [il 5 agosto 2012] nella cripta di san Giovanni di Shanghai e san Francisco, che si trova sotto alla cattedrale della Gioia di tutti gli afflitti a san Francisco, in California. Dopo il suo beato riposo nel 1966, le reliquie di san Giovanni sono state sepolte in questa cripta, e sono divenute la fonte di molti miracoli. Con la benedizione del santo Sinodo, un piccolo gruppo del clero guidato dal sempre memorabile arcivescovo Antonij (Medvedev) si è radunato in questa cripta l'11 ottobre 1993 per aprire la bara per la prima volta. sollevando le reliquie dalla bara con trepidazione e timor di Dio, le scoprirono completamente incorrotte. Durante la sua glorificazione il 2 luglio 1994, le reliquie di san Giovanni sono state trasferite nella cattedrale e poste in uno speciale santuario, dove rimangono fino a oggi. Ogni anno migliaia di pellegrini viaggiano fino a San Francisco da tutto il mondo per venerare e pregare di fronte a queste sante reliquie, scoperte in questa stessa cripta.

Benvenuti a questa lezione del Programma di Risorse Pastorali offerto dalla diocesi dell'America orientale della Chiesa all'Estero. Permettetemi solo per un momento di iniziare esprimendo i nostri ringraziamenti al fondo di assistenza della ROCOR, per la sua generosa sponsorizzazione allopera del Programma in quest'anno. Vorrei parlare oggi del tema dell'approccio ortodosso alla missione, la trasformazione del cuore del mondo.

Nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito. Amen.

Com'è che il cristianesimo ortodosso deve vedere e mettere in pratica la sua chiamata missionaria nel mondo? Prima di cercare di rispondere a questa domanda molto importante, sembra opportuno iniziare da alcune domande più fondamentali; e questo non solo perché è bene come pratica generale chiederci perché facciamo certe cose, prima di metterci in moto a farle attivamente, sperando che portino frutto, ma anche perché il campo dell'opera missionaria, parlando in generale, è spesso rovinato da una spinta all'azione che sembra saltare il bisogno di farci queste domande fondamentali. Siamo spesso presi dal desiderio di fare qualcosa, di fare qualsiasi cosa, è spesso è questo l'impeto dietro all'opera missionaria, che quindi diventa basato in modo troppo intenso su una visione di mera azione ("fare missione è fare qualcosa"); eppure, come cristiani ortodossi, ogni nostra azione dovrebbe essere fondata nella verità: e quella verità non è un concetto, ma è Cristo stesso. E senza una conoscenza di questa verità, tutte le nostre azioni sono superficiali, e il frutto che portano è, al meglio, piccolo e scarso.

Così, se dobbiamo cercare una guida pratica sulla missione ortodossa, se dobbiamo cercare un genuino approccio ortodosso a questo tema, dobbiamo fermarci e riconoscere che non è il modo autentico della pratica ortodossa semplicemente "uscire a fare qualcosa" per il Vangelo. Un approccio ortodosso inizia con un cuore che si rivolge a Dio, in cerca di comprensione. E così dobbiamo porre a noi stessi la domanda più basilare di tutte, in relazione a questo tema: che cos'è, precisamente, la missione nella mente della Chiesa ortodossa? Prima di tentare di focalizzarci precisamente su come esercitare e come compiere la missione, dobbiamo dare uno sguardo al concetto stesso: qual'è la nostra missione come cristiani ortodossi, e cosa significa essere un missionario in un senso ortodosso, nel nostro mondo contemporaneo? Spesso quando sentiamo queste domande istintivamente, automaticamente iniziamo a pensare negli schemi che ci sono forniti da influenze esterne. Ci sono molte religioni che si impegnano in quella che esse chiamano opera missionaria, e sono spesso piuttosto visibili in questo campo. Posso pensare come esempio a un'esperienza che ho avuto l'anno scorso, quando è suonato il campanello della chiesa, e sono andato a rispondere alla porta d'ingresso, e un gruppo di missionari mormoni stava sulla soglia, guardandomi, vestito esattamente come sono ora; non avevo il klobuk, ma avevo la croce sul petto, e loro, squadrandomi e guardandomi direttamente in faccia, mi chiedono: "ha mai sentito parlare di Gesù Cristo?" Non ero proprio sicuro di avere una risposta a questa domanda, ma è stato un interessante inizio di un dialogo. Molto spesso, tuttavia, quando parliamo di lavoro missionario, pensiamo precisamente a questo tipo di incontri, e la nostra comprensione di ciò che è la missione si lascia formare e influenzare da ciò che vediamo e sentiamo da queste persone. E nel loro caso, "missione" significa dire ad altre persone in cosa crediamo, cercare di portarle a credere ciò in cui crediamo noi. Di fatto l'idea di missione è combinata con un'altra, quella del proselitismo, che è il termine tecnico per l'opera di attirare la gente alla propria religione o sistema di fede. Ma è questo quello che crediamo noi come cristiani ortodossi? Può essere che la nostra missione - come suggerirebbero questi esempi - sia creare più cristiani ortodossi, portare più persone a convertirsi? Per quanto tentatrice possa essere questa visione, la vera testimonianza della Chiesa è che la risposta a questa domanda è, senza equivoci, "no". Creare convertiti non è la nostra missione, e non può essere il nostro scopo, come missionari nel mondo moderno. Ma se non è questo il nostro scopo, allora qual'è?

Per questo abbiamo bisogno di guardare non alla società contemporanea, con le sue norme e aspettative, anche in termini religiosi; la nostra missione non deve essere definita da ciò che il mondo si aspetta: deve essere definita da ciò di cui il mondo ha bisogno, e da ciò che Dio offre attraverso quel bisogno. La nostra fonte per comprendere la missione, quindi, non è in popolari piani d'azione o in strategie di marketing cristiano, per quanto pie possano essere queste cose. La nostra fonte è nel nostro passato, nella nostra eredità, che è vivida e attiva nel nostro presente. La nostra fonte è nei nostri Padri, che ci hanno trasmesso la verità su noi stessi, sul mondo, su Dio e la sua Chiesa; ed è guardando a ciò che abbiamo ricevuto dai santi padri nella fede che impareremo qual'è la nostra vera missione come popolo cristiano, e in cosa potrebbe consistere una vera opera missionaria. E così dovremmo chiederci: "Cosa ci dicono queste fonti divine?" Ci dicono qualcosa di molto chiaro e potente: la missione e lo scopo di una vita cristiana è la salvezza delle nostre anime e dei nostri corpi, e l'ottenimento del Regno di Dio. Questa è la prima e più importante considerazione, ed è al di sopra di tutte le altre; è per questo che il Padre ha mandato il suo Figlio unigenito, il nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo; è per questo che il Signore ha offerto se stesso nel mondo, che ha mandato lo Spirito creatore di vita: perché noi che siamo caduti, spezzati, sofferenti e paralizzati dal peccato e dalla morte, possiamo risorgere per il suo potere e ottenere la vita che ha preparato per noi, abitando eternamente con lui nel suo regno celeste. Non dobbiamo dimenticarlo. Una delle cose più importanti da sottolineare, quando parlo della missione, è precisamente quello che l'opera delle missioni cristiane dimentica. E noi e voi, come cristiani ortodossi, dobbiamo risolutamente resistere questa tendenza, di dimenticare qual'è il vero proposito di ognuna delle nostre attività cristiane, specialmente la nostra opera missionaria. Il nostro scopo non è quello di aiutare le persone attorno a noi a trovare una vita più appagante; non è quello di aiutarle a scoprire una migliore forma di culto; non è quello di aiutarli a localizzare e a diventare parte della più soddisfacente comunità religiosa. La nostra missione è quella di aiutarli a trovare e ottenere il Regno di Dio, a sopraffare il peccato con il suo potere, a essere trasformati dalla luce della sua beatitudine. Questa è la nostra missione come cristiani ortodossi, e per questa ragione non è popolare né facile nel mondo di oggi. Ed è importante che lo riconosciamo. La missione è spesso presentata come divertente, ma la missione è uno sforzo, come del resto molto nella vita cristiana, anche se tale sforzo può naturalmente portare ricompense. Essere un missionario è un compito ascetico, e richiede un coraggio fiducioso di fronte a un mondo che vi resiste. Per compiere questa missione, la vera missione del cristiano, dobbiamo proclamare con coraggio e senza esitazione che vi è un solo Dio, non molti dei, non molte ideologie e spiritualità che il mondo cerca oggi di promuovere. Per compiere la nostra missione dobbiamo dire al mondo che questo Dio è il nostro Dio, che fa cose grandi e mirabili, che egli solo è vero e che è la verità, e non l'infinita varietà di verità e idee e sapienze che il mondo propone tutto intorno a noi. Per compiere la nostra missione, dobbiamo proclamare nel mondo che c'è una cosa come il peccato, che esistono la verità e l'errore, che esistono il bene e il male, e che possono e che dovrebbero essere identificati come tali, anche se il mondo potrebbe chiamare questa "attitudine di giudizio"; e per compiere questa missione, cosa forse più importante di tutte, dobbiamo dire al mondo che c'è una via d'uscita da questo peccato, ovvero la vita in Cristo e i misteri della sua Chiesa. La nostra missione è di ottenere il Regno di Dio, di attrarre quelli che sono attorno a noi, anche lo stesso mondo intero, in quel Regno. Essere un missionario, dunque, significa condurre la nostra vita in tal modo che queste due cose siano possibili, e più che essere possibili, in modo che abbiano di fatto luogo.

Ma come dobbiamo farlo? Vorrei passare il resto del mio tempo in questa lezione esplorando in termini pratici che cosa potrebbe significare questa comprensione autenticamente ortodossa della missione per noi come membri della sua santa Chiesa, e di fatto, queste lezioni sono indirizzate a noi, membri del clero, preti e pastori, come parlare in termini che possono condurci ad agire e aiutare quelli attorno a noi ad agire in un modo che rifletta la nostra vera vita ortodossa. I principali punti pratici che vorrei considerare sono tre:

1. La missione dipende dallo sviluppo di un amore ardente attraverso il pentimento e la vita dei Misteri.

Alla base della nostra opera missionaria nel mondo c’è un lavoro che deve incominciare in casa nostra. Un fondamentale insegnamento dei Padri della Chiesa è che non possiamo condividere con gli altri ciò che noi stessi non possediamo. Perciò è un controsenso dire che possiamo condividere con il mondo una via di accesso al Regno, se non stiamo lavorando con tutte le nostre energie per ricevere questa via nei nostri stessi cuori. Il fondamento, l’inizio stesso dell’opera missionaria pratica inizia nel cuore, nel vostro cuore, nel mio; inizia con il pentimento; i nostri cuori devono vedere che sono spezzati, e volgersi dal peccato alla redenzione in Cristo. Senza di questo, stiamo cercando di condividere con il mondo qualcosa che non abbiamo, e cerchiamo di indirizzare il mondo verso un Regno al quale noi stessi non ci stiamo avvicinando o in cui non stiamo entrando. E quale bene possiamo sperare di compiere? Una cosa del genere non può mai funzionare. Se proviamo a ottenerla siamo come lo stolto che cerca di costruire una casa sulla sabbia. Come lo stesso nostro Signore ci ha detto, quella casa cadrà sicuramente.

Ma si può chiedere: com’è che questa comprensione dell’opera missionaria che inizia nel cuore può mai essere un passo pratico verso una chiamata e un’opera missionaria nel mondo? Vorrei rispondere in questo modo: è pratico in quanto definisce per noi un chiaro punto di partenza per una vita di vera attività e potenza missionaria. L’opera missionaria, per dirla in modo molto schietto, incomincia nei santi Misteri, nella confessione, nella comunione, nel corpo e nel sangue di Cristo; non inizia in un piano di viaggio, con un progetto catechetico; non inizia da un’utile traduzione degli scritti sacri o da un manuale per gli incontri con le persone in diverse circostanze. Non inizia neppure da un’idea di una buona libreria cristiana, o di un gruppo di discussione. Inizia con un epitrachilio posato sul nostro capo, con il nostro cuore aperto attraverso il potere dello Spirito santo, e con i peccati che ci legano alla morte e alle tenebre sconfitti dal potere di Dio; inizia quando attraverso il santo mistero siamo liberati dal fardello dei nostri peccati, siamo resi pronti ad accostarci a Cristo stesso nella Divina Liturgia, ricevendo nell’anima e nel corpo colui che ci mostra il regno del proprio Padre. In questo modo possiamo proclamare la verità che è stata resa nota al mondo attraverso il profeta Isaia, che il Regno di Dio è dentro di noi. Allora, e solo allora, siamo in grado di condividere con il mondo la realtà di quel regno. Aprite quindi totalmente e completamente il cuore a Dio, senza nascondergli nulla, così che nessun angolo della vostra vita possa essere separato o diviso da lui, o rimanere ribelle verso di lui. Correte con zelo, come se questa confessione fosse preziosa come il vostro stesso respiro, verso quel mistero con cui il suo potere può vincere il vostro peccato e trarvi fuori dall’oscurità verso il sole di giustizia. Se questo è il modo in cui facciamo un inizio pratico nei confronti della nostra chiamata missionaria, allora avremo qualcosa di ben più grande di un piano per la diffusione della parola o per l’offerta dei giusti consigli: avremo cuori che sono vivi e infiammati della grazia di Dio; avremo dentro di noi ciò che ci è stato promesso dal Salvatore, e donato alla santa Pentecoste: lo stesso Spirito santo, vivo nei nostri cuori, che ricolma le nostre vite, le nostre parole, le nostre azioni, così come ha ricolmato le vite, le parole, le azioni di dei grandi santi missionari di ogni generazione. Questo è lo Spirito che porta tutta la creazione al Figlio, che a sua volta la presenta al Padre. Questo è lo Spirito che permette il viaggio verso il Regno di Dio, e se noi iniziamo con il pentimento, la confessione e la comunione, allora portiamo all’interno di noi stessi questo Spirito, che troverà in noi collaboratori volenterosi per l’opera dell’avvicinamento del mondo verso il Regno. Dovremmo ricordare uno dei grandi santi missionari degli ultimi secoli, san Serafino di Sarov, e il suo famoso detto “acquisisci lo Spirito della pace e migliaia intorno a te saranno salvati”. Non possiamo assistere altri a trovare la via verso il Regno di Dio, a meno che i nostri cuori non ardano per questo stesso Spirito santo.

2. La missione dipende dallo sviluppo di un modo di vita decisamente differente nel mondo;

Il secondo ingrediente chiave di una genuina vita missionaria è intrinsecamente collegato al primo ed è vivere un modo di vita distintamente differente nel mondo. A meno di non essere liberati dallo Spirito, con questo che ci dà la vita, ci libera dai peccati attraverso i misteri della Chiesa, la nostra vita sarà sempre definita da parte del mondo, creata da quest’ultimo. Vivremo la vita che vivono gli altri, anche se in un modo o in un altro potremo darle il nostro sapore personale. Se viviamo prima di tutto nel mondo, se siamo formati dal mondo, tutto ciò che possiamo mostrare al mondo è se stesso, a prescindere da quanto possiamo parlare di Dio o di cose spirituali. Se, tuttavia, ci è data grazia di pentimento per vivere come quelli che vivono nel mondo ma non sono del mondo, allora con le nostre vite siamo in grado di mostrare al mondo qualcosa di differente, qualcosa di notevolmente, inaspettatamente diverso; ma solo se siamo davvero impegnati a vivere la vita ultramondana del Vangelo. Come esempio vorrei menzionare un episodio dall’era dei Padri apostolici, che furono gli immediati successori dei santi apostoli, e vissero e scrissero in quella che era la prima generazione della Chiesa. In questi tempi la Chiesa era ancora, in termini umani, relativamente giovane e nuova. Poche persone nella società la conoscevano, quelli che ne avevano sentito parlare sapevano a mala pena che cos’era, che cosa credeva, e non c’erano da leggere comode introduzioni all’Ortodossia; anche il Credo non era ancora stato scritto. Il solo modo per imparare qualcosa della Chiesa era di vederla, di osservarla, di scrutare i cristiani stessi, guardando in tal modo il corpo di Cristo. E cos’era che vedevano quelle persone quando guardavano i cristiani in quei primi giorni?

Abbiamo modo di saperlo e di rispondere a questa domanda, sotto forma di un testo anonimo scritto in quel tempo, che ci offre la caratterizzazione di ciò che vide una persona mentre osservava il modo di vita cristiano, e come scelse di comunicare questa caratterizzazione a un’altra persona. Ed è forse uno dei testi più belli mai scritti desidero leggervelo anche se è un po’ lungo, nella sua interezza.

I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio. A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. [Lettera a Diogneto V-VI]

Pensate a come i primi cristiani devono avere vissuto le loro vite, perché qualcuno potesse guardare a loro e dire cose come queste! E poi dobbiamo chiedere a noi stessi: “Che genere di vita vivo io? Sto vivendo la mia vita in questo modo? Il mondo, guardando a me, direbbe cose del genere? Oppure, guardando a me, non vedrebbe uno che cerca di accomodarsi, di essere accettabile, alle norme e alle aspettative del mondo circostante. Se noi dobbiamo essere missionari genuini, non dobbiamo mirare ad accomodarci nel mondo, non dobbiamo mirare alla popolarità, alla comodità, all’accettabilità; dobbiamo vivere un modo di vita distintamente differente, così che il mondo possa guardare alle nostre buone opere, e con questo dare gloria a Dio che è nei cieli.

3. La missione deve essere una risposta alle vere necessità del mondo attorno a noi.

È solo quando abbiamo un cuore trasfigurato dal potere di Dio, quando viviamo una vita veramente cristiana, e portiamo la sua testimonianza al mondo, che possiamo vedere ciò di cui il mondo ha realmente bisogno, e non semplicemente ciò di cui pensa di avere bisogno, tanto meno ciò che vuole. È precisamente nel vedere la differenza tra la vera vita e la vita dei desideri mondani che possiamo indicare questa o quella dimensione, e dire “Ecco! È questo che devo curare per far stare bene il mio paziente”. Possiamo vederlo nelle nostre vite, e nel modo in cui le nostre vite interagiscono con quelle del mondo, e ora, solo ora, abbiamo i giusti attrezzi per poter passare all’azione con sapienza, una sapienza che viene dall’esperienza della vita cristiana, e osserva i bisogni del mondo attraverso di essa. È solo in questo modo che un’attività o un’altra può venire autenticamente incontro ai bisogni di chi ci sta attorno. Queste possono essere necessità di istruzione, di vita nella virtù, di coinvolgimento di giovani nelle attività della Chiesa, non semplicemente come attività sociali, ma in diretta risposta ai bisogni di queste persone specifiche. L’opera missionaria è sempre pastorale, è mirata non al mondo, non a persone generiche, ma a singole persone, che cercano il pentimento. Le nostre attività missionarie possono comprendere l’organizzazione di centri per aiutare i poveri, per portare sollievo a comunità sofferenti, ma di nuovo non come generiche “opere buone” che qualcuno possa vedere ed essere trascinato da queste come esempio, ma come concreta risposta ai bisogni di chi sta soffrendo, una risposta con grazia e potenza di trasformare questa sofferenza in una nuova vita. Solo in questo modo costruiremo le nostre attività missionarie portando di fatto a compimento la nostra missione ortodossa, attirando il mondo attorno a noi nel Regno di Dio. Talvolta la nostra opera missionaria sarà amichevole, casuale, suppongo pure - a seconda delle circostanze - un po’ giocosa. Altre volte sarà formale, anche rigida, difficile. Non tutti i pazienti sono trattati con le stesse medicine, e gli stessi trattamenti, le stesse cure non funzionano per ogni malattia. Se siamo veri missionari, allora quale che sia il nostro stato nella vita, sia che siamo preti, diaconi o laici, sia che siamo vecchi o giovani, siamo partecipanti alla trasformazione spirituale che la Chiesa offre al mondo; siamo aiutanti in quell’ospedale spirituale nel quale le anime sono salvate.

Mentre viviamo dunque le nostre vite come persone chiamate da Cristo a far splendere la loro luce nel mondo, cerchiamo di ricordare che in ogni contesto queste realtà fondamentali devono guidarci come cristiani ortodossi che cercano di essere missionari nel mondo moderno:

- prima di tutto, che dobbiamo iniziare nel nostro stesso cuore, cercando un amore ardente per mezzo del pentimento e della vita sacramentale della Chiesa;

- in secondo luogo, che dobbiamo cercare attraverso vite veramente ortodosse di portare testimonianza a chiamate differenti e a differenti modi di vita;

- in terzo luogo, dunque, in questa vita meravigliosa dobbiamo rivolgerci agli esseri umani e al mondo intero, rispondendo ai loro bisogni, affinché possano unirsi a noi in questa vita di grazia e trasformazione data da Dio.

Il mondo non ha bisogno di altri missionari generici, non ha bisogno di opere sociali dal sapore cristiano: non ha bisogno di tali cose e le rifiuterà; ma il mondo ha un bisogno disperato che gli sia mostrata la via verso il Regno di Dio; e ognuno di noi ha ricevuto da Dio il potere di aiutare il mondo sofferente a unirsi a Cristo nella sua offerta di sé, come dice il prete durante la Proscomidia, “per la vita del mondo”, divenendo in tal modo veri missionari, vere luci per il nostro prossimo.

Che il Signore benedica noi e tutti i suoi servi in quest’opera santa.

Nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito. Amen.

 
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