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Странно

Странно, что 100-рублёвая купюра нам кажется такой большой, когда мы ее оставляем в церкви, и такой малой, когда мы оставляем её на рынке.

Странно, что час, проведённый за чтением молитв, поминая Бога, нам кажется таким долгим, а час, проведенный у телевизора, таким коротким.

Странно, что, читая молитву, мы едва собираемся с мыслями, тогда как в разговоре с приятелем это для нас не составляет никакого труда.

Странно, что мы так радуемся, когда объявляют дополнительное время футбольного матча, и жалуемся, когда проповедь затягивается дольше обычного.

Странно, что нам так трудно заставить себя прочитать хотя бы одну главу Библии, и так легко мы читаем сто страниц любимого или смешного паблика в VK, Фейсбуке, OK, Твиттере и т.п.

Странно, что нам так трудно выучить одну молитву, и мы так легко запоминаем и пересказываем слухи или анекдоты.

Странно, что мы так легко верим в написанное в газетах или рассказанное по TV, и нам так трудно полностью уверовать в написанное в Священном Писании.

Странно, что каждый из нас желает войти в Рай и не хочет утруждать себя стараниями для его обретения.

Странно, что почти каждый из нас одновременно является и судьёй и адвокатом: когда речь идёт о чужих грехах — ты судья, а когда речь идёт о собственных грехах — ты адвокат.

Странно, что, прочитав эти строки, почти каждый из нас посчитает их актуальными для других и не имеющими отношения к самому себе.

Из книги «Беседа с миссионером»

 
I copricapo, la modestia e i rimproveri alle donne ortodosse moderne

In un articolo intitolato "I copricapo, la modestia e l'Ortodossia moderna", pubblicato sul sito Public Orthodoxy, Katherine Kelaidis ha alcune cose preziose da dire sulle donne che indossano il velo nel moderno Occidente. In questo pezzo offre un'intuizione storica necessaria e preziosa sulle donne come sua nonna, che indossavano il velo in Grecia, ma venendo in America scartarono questa pratica per assimilarsi più facilmente nella cultura della loro nuova terra. Nelle parole di Kelaidis, "Mia nonna ha smesso di coprirsi i capelli a causa delle pressioni della xenofobia e dell'assimilazione, insieme al desiderio di creare uno spazio più libero per le donne all'interno della propria cultura". Continua notando che le donne ortodosse moderne, dalla fine degli anni '90, spesso si coprono i capelli con il velo come propria scelta, anche quando non sono in chiesa. Lei vede le scelte di queste donne sullo sfondo dell'esperienza della propria famiglia e dice che quando queste donne "si velano con totale disprezzo per le storie e le vite delle donne che ho tanto amato, non posso fare a meno di provare rabbia". La scelta moderna di alcune donne ortodosse di portare il velo costituisce un ingrato rifiuto dei sacrifici fatti da queste donne immigrate di una generazione precedente. Kelaidis è arrabbiata e si sente "incredibilmente frustrata" da chi "fa queste scelte senza dover ripensare a donne come mia nonna. Donne di cui trascurano le vite in modo incurante a ogni passo. Donne di cui tacitamente disprezzano le capacità di madri e di cristiane. Donne di cui non conoscono e non si preoccupano di imparare le difficoltà e i trionfi".

Io non sono uno che insiste sul fatto che le donne ortodosse debbano velarsi, sia in chiesa sia in pubblico. Nella nostra piccola chiesa di sant'Herman a Langley, nella British Columbia, alcune delle nostre donne indossano il velo e altre no. Questo dipende interamente dalla scelta delle donne stesse. Non ripeterò qui le argomentazioni e le contro-argomentazioni del consiglio di san Paolo in 1 Corinzi 11. Chiunque voglia sapere come interpreto quel famoso passaggio è benvenuto a comprare il commentario da me scritto e leggerlo da sé. Ma in difesa delle donne che scelgono davvero di velarsi in chiesa, vorrei offrire quel che segue.

Tutte le donne che conosco personalmente e che si velano in chiesa non intendono in tal modo fare una dichiarazione su donne come la nonna di Kelaidis, in un modo o nell'altro. Sono grate, penso, di avere la possibilità di scegliere se velarsi o meno, e fanno la loro scelta. La mia ipotesi è che abbiano sentito che l'obbligo di non indossare un velo sia tanto inaccettabile quanto quello di indossarlo, ma sta a loro rispondere a tali domande, non a me. Ciò che è certo è che la loro scelta non è basata sulle battaglie culturali di due o più generazioni fa, ma sulle battaglie culturali del presente.

In parrocchia abbiamo diversi tipi di persone, sia convertiti nordamericani che ortodossi etnici. Le donne russe, romene e greche si velano (se la memoria non mi inganna; non è così importante tenere statistiche), così come alcune, ma non tutte, tra le donne convertite. Se chiedono loro perché lo fanno, sospetto che le prime possano dire che non ci hanno mai pensato molto, ma è così che sono state cresciute. Le altre direbbero che hanno scelto di farlo dopo averci pensato un po'. Ci sono, infatti, almeno due buoni motivi per questa scelta, e nessuno dei due motivi ha a che fare con la nonna di nessuno.

La prima ragione è che è un modo per mostrare rispetto per la santità dell'edificio in cui stanno entrando. (Nota: non sto suggerendo che le donne che non usano il velo non mostrino abbastanza rispetto.) Chi indossa un velo in chiesa spesso non indossa il velo in pubblico, così che vestirsi in modo diverso è il modo di riconoscere che la navata della chiesa è un tipo di spazio diverso da quello del centro commerciale o della strada. Proprio perché il velo non è indossato in pubblico, può quindi funzionare come un segno di rispetto nella chiesa. È equivalente a segnarti con la croce quando entri in un luogo santo. Ecco perché, sospetto, le donne ortodosse indossano il velo in chiesa in Russia, come segno di rispetto. Ma non sono mai stato in Russia e posso solo immaginare cosa succede lì. Ciò che è più certo è che è questo ciò che motiva le donne russe che indossano il velo nella nostra parrocchia.

Data questa componente di rispetto per la santità spaziale, l'uso del velo da parte delle donne convertite serve anch'esso a unirle alle donne ortodosse di altri paesi come la Russia, la Romania e la Grecia. Le convertite sono felici di imparare dalle loro sorelle, e non stanno sempre (per usare le parole di Kelaidis) a "postare sui social media sulla mancanza di 'zelo' tra quelli di famiglia ortodossa". Le convertite sono felici di apprendere molto sull'Ortodossia da chi è venuto prima di loro e da chi vive altrove nel mondo, incluso l'uso del velo quando sono in chiesa.

In secondo luogo, l'uso del velo da parte di queste donne serve a differenziarle dal mondo secolare che le circonda. Ai tempi della nonna di Kelaidis, l'obiettivo era quello di assimilarsi per evitare i pericoli della xenofobia. Nel mondo di oggi, l'obiettivo è diverso: è evitare l'assimilazione con la società folle e senza dio che ci circonda e (nelle parole senza tempo di san Pietro) per "salvarci da questa generazione perversa" (Atti 2:40). Dalle sue parole si potrebbe immaginare che Kelaidis sia rimasta bloccata nel passato, affrontando le sfide di ieri, quando l'assimilazione degli immigrati era il bisogno urgente. Ma ora, e almeno dalla fine degli anni '90 (quando lei stessa ha detto che il velo è apparso nel suo mondo), la sfida per le donne ortodosse è quella di costruire una sana contro-cultura in cui vivere e crescere i propri figli. Se scelgono di fare del velo in chiesa una componente di quella contro-cultura, chi è Kelaidis o chiunque altro (me compreso) per dire il contrario? Le parole "la scelta di una donna" possono e sono state orribilmente abusate, ma sicuramente questo è un caso in cui la scelta di una donna dovrebbe essere rispettata.

danza greca a Cleveland, Ohio. Foto: Cleveland people.com

Kelaidis ha perfettamente ragione su una cosa: "la modestia non è una linea che si traccia sulle ginocchia [come l'orlo di un vestito], ma una linea che si traccia sul cuore". Le donne possono essere modeste e pie anche senza indossare il velo in chiesa, così come possono testimoniare molte donne nella mia piccola chiesa. Ma un velo ora non è solo – o non è principalmente – uno strumento di modestia, nonostante l'affermazione di Kelaidis che "la modestia è sempre stata l'obiettivo del velo". Ora è una scelta che alcune donne fanno per esprimere il loro rispetto per uno spazio sacro e il loro desiderio di essere diverse dal mondo secolare che li circonda. Certamente, le donne possono fare queste cose senza indossare il velo. Ma alcune donne scelgono di farle indossando un velo. E sicuramente dovrebbero essere autorizzate a farlo senza essere incolpate o rimproverate nelle pagine di Public Orthodoxy.

Non posso fare a meno di chiedermi se l'obiettivo principale e la fonte della rabbia nell'articolo di Kelaidis non sia tanto la presenza del velo tra le donne ortodosse convertite, quanto piuttosto il fatto che queste donne convertite abbiano scelto di indossare il velo come espressione della loro scelta di essere contro-culturali e di rifiutare il secolarismo intorno a loro – un secolarismo che Public Orthodoxy sembra così spesso abbracciare. Il suo obiettivo è ancora l'assimilazione alla cultura contemporanea, anche ora che la nostra cultura è diventata malata.

 
Visita dell'icona della Madre di Dio "delle sette spade"

Alla Liturgia di martedì 26 febbraio, abbiamo avuto per la seconda volta in chiesa la visita dell'icona della Madre di Dio "Semistrelnaja" (delle sette spade), in questi giorni in pellegrinaggio in diverse città italiane. Ringraziamo di cuore l'archimandrita Ambrogio (Makar), i nostri fratelli della parrocchia di Sant'Ambrogio a Milano e tutti gli accompagnatori che hanno portato in Italia l'icona miracolosa.

Nota: le fotografie che accompagnano questa notizia mostrano l'icona piuttosto sfocata: non è un difetto delle macchine fotografiche, ma un effetto della continua effusione di olio profumato dall'icona.

 

 
San Gregorio Palamas, Agostino e i "centocinquanta capitoli"

L'opera di san Gregorio Palamas dal titolo "I centocinquanta capitoli" è un testo conciso, che nel modo in cui è scritto richiama le opere di altri Padri della Chiesa, come san Massimo il Confessore, san Simeone il Nuovo Teologo e altri, ed è considerato come una sintesi degli insegnamenti del santo, sviluppati in precedenza nei suoi dialoghi con Barlaam e Akindynos. Ci sono molti casi simili in cui gli scrittori, dopo alcuni anni, tentano di fare un breve riepilogo degli insegnamenti da loro dati precedenza. Tuttavia, quest'opera ha recentemente causato preoccupazioni.

È stato suggerito che san Gregorio, per scrivere il testo, ha utilizzato il lavoro di sant'Agostino intitolato "De Trinitate", traendo da esso certe espressioni, come le categorie aristoteliche di Dio, senza citarne la fonte, e ha anche accettato la triade psico-teologica agostiniana "mensnotitia (o cognitio o scientia o verbum) – amor", cioè, "mente – ragione – amore/eros". Di fatto la definizione è data in un passo particolare.

Certo, san Gregorio Palamas non conosceva la lingua latina, perché era monolingue. Questo, tuttavia, non è considerato un problema particolare, perché l'opera "De Trinitate" di sant'Agostino era stata tradotta in greco prima del 1281 da Massimo Planoudes. Una copia, forse la più antica di questo testo, era conservata nel monastero di Vatopedi, dove Palamas passò il periodo tra il settembre 1347 e i primi mesi del 1348, quando si recò al Monte Athos, dopo il rifiuto dei tessalonicesi ad accettarlo come metropolita dopo la sua elezione.

Quando ho letto di questo punto di vista sul rapporto tra le teologie di san Gregorio Palamas e sant'Agostino, mi sono sentito profondamente sorpreso, perché sapevo da molti anni, oltre quaranta, di studi degli insegnamenti di san Gregorio che egli stesso si confrontò con Barlaam, che esprimeva le tradizioni occidentali della teologia scolastica ed era stato influenzato dal punto di vista di sant'Agostino. Come è possibile, mi chiedevo, per San Gregorio Palamas contraddire Barlaam e, al tempo stesso, accettare i pareri di sant'Agostino, le cui opinioni, in fondo, sostenevano Barlaam come neoplatonico e come voce della scolastica occidentale?

Ma non credo che sia possibile che qualcosa di simile sia accaduto, per i seguenti motivi:

In primo luogo, perché le opere di Agostino erano in gran parte sconosciute ai Padri ortodossi della Chiesa fino al XIII secolo, "quando furono tradotti alcuni esempi del suo pensiero teologico".

In secondo luogo, perché Barlaam, che fu confutato da san Gregorio, esprimeva la tradizione occidentale come formulata dalle idee di Agostino su molte questioni, come per esempio l'idea che la rivelazione del Dio Triuno avviene attraverso simboli creati della divinità fatti o non fatti dall'uomo, in modo che quando Dio dà una rivelazione superiore immediata attraverso l'intelletto, la dà per mezzo di sensazioni umane; che non vi è alcuna differenza tra l'essenza divina e le energie increate; che la Grazia divina è una cosa creata che si unisce all'anima e dirige la volontà dell'uomo dal mutevole al Dio immutabile, in cui l'uomo trova la felicità con la soddisfazione dei suoi desideri; che il Regno di Dio è creato; e in generale le opinioni di Barlaam in materia di rivelazione, dell'inferno e del Regno si sono formate sotto l'influenza della teologia agostiniana.

In terzo luogo, Barlaam stesso non capiva la genuina tradizione patristica, come espressa dai Padri esicasti, perché i franco-latini avevano soggiogato tutta la tradizione patristica ai predicati di Agostino – è per questo che Barlaam quando venne a Salonicco sentì per la prima volta interpretazioni diverse da quella che egli riconosceva in Agostino e ne fu sorpreso - ma nemmeno "Palamas e la sua cerchia riconobbero le origini agostiniane delle cacodossie di Barlaam". Inoltre, i Padri romani di lingua greca non presero mai in considerazione le opere e il pensiero di Agostino "che, peraltro, non sono mai state la base per i sinodi ecumenici e gli insegnamenti dei Padri".

Così l'idea che Palamas utilizzò il testo del " De Trinitate "di sant'Agostino, attraverso la traduzione di Maximos Planoudes, è difficile da accettare, perché ritengo che il brillante contemplatore di Dio, Gregorio Palamas, che aveva doti intellettuali straordinarie e anche esperienza personale del Dio Triuno, come si vede nella sua biografia scritta dal suo compagno monaco il patriarca Philotheos Kokkinos, se avesse letto questo testo specifico di Agostino, avrebbe percepito la sua infrastruttura riflessiva come una deviazione dalla Tradizione ortodossa. In altre parole, colui che ha fatto una critica molto dettagliata dei gravi problemi dottrinali di Barlaam, se avesse letto il testo di sant'Agostino non avrebbe potuto non riconoscere il rapporto che esisteva tra sant'Agostino e Barlaam.

Certo, nella sua opera "i centocinquanta capitoli", egli cita e interpreta le dieci categorie aristoteliche, vale a dire - sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, posizione, stato, azione, affetto. È anche noto che san Gregorio Palamas conosceva la filosofia aristotelica dai suoi studi a Costantinopoli, e nessuno si aspetta che dovesse imparare le categorie aristoteliche di Aristotele dalle opere correlate di Agostino. Da san Philotheos Kokkinos sappiamo che san Gregorio era uno studioso di Aristotele. Infatti egli scrive riguardo a questo problema che Gregorio eccelleva nel suo studio della grammatica, retorica, fisica, logica "e tutta la scienza di Aristotele" rispetto a tutti gli altri, e che era ammirato dai suoi insegnanti per questo. Inoltre, il celebree studioso Teodoro il Metochita, che interagiva con Gregorio davanti all'imperatore per quanto riguarda gli scritti di logica di Aristotele, fu sorpreso dall'analisi di Gregorio e disse all'imperatore: "Se Aristotele stesso fosse stato presente per ascoltare questo giovane, lo avrebbe, credo, elogiato oltre misura. Per un momento, ho visto che sono quelli con un'anima e una natura come la sua che dovrebbero perseguire la conoscenza, in particolare dei vari scritti filosofici di Aristotele".

Tuttavia ci sono due punti particolari che meritano studio speciale:

Un punto è che in questa opera di san Gregorio Palamas vi è un estratto dal "De Trinitate" di sant'Agostino, ossia "disposizioni e stati e luoghi e tempi e cose simili non sono adeguatamente, ma solo metaforicamente attribuiti a Dio...". Penso con un po' di indagine questo passo potrebbe essere visto come un'interpolazione, perché ha poca dipendenza dal testo. L'argomento più importante che dimostra che San Gregorio Palamas non era a conoscenza di quest'opera di sant'Agostino, nella traduzione di Massimo Planoudes, è che lui stesso non sarebbe stato d'accordo a recepire alcune frasi insignificanti dall'opera quando scopriamo che poco oltre questo testo ci sono passi di sant'Agostino che supportano il Filioque.

Questo passo si trova specificamente nel quinto libro del "De Trinitate" di sant'Agostino. Ma ritengo improbabile, se non impossibile, che san Gregorio Palamas abbia letto questo testo e non si sia reso conto che il pensiero di sant'Agostino è problematico dal punto di vista ortodosso. E questo perché nel paragrafo successivo sant'Agostino sembra non essere in grado di fare una distinzione tra essenza e ipostasi, quando scrive: "Io dico essenza, che in greco si chiama οὐσία, e che noi chiamiamo più comunemente sostanza. Essi infatti usano anche la parola ipostasi, ma intendono fare una differenza, non so quale, tra οὐσία e ipostasi: in modo che per la maggior parte noi stessi che trattiamo queste cose in lingua greca, siamo abituati a dire, μίαν οὐσίαν, τρεῖς ὑποστάσεις o in latino, una essenza, tre sostanze". Inoltre, è improbabile che San Gregorio Palamas non si sia reso conto che subito dopo questo il pensiero di Agostino si conclude con il Filioque, quando scrive che lo Spirito Santo è un dono del Padre e del Figlio che viene dato alle persone, e che "Lo Spirito Santo è lo Spirito del Padre e del Figlio". E naturalmente qui non si intende che lo Spirito Santo procede solo dal Padre o che è inviato dal Padre attraverso il Figlio nel tempo, come insegna san Gregorio Palamas. In questo passaggio di sant'Agostino le cose sono invertite, poiché si dice " il Padre e il Figlio sono un inizio dello Spirito Santo, non due inizi", in altre parole, per quanto riguarda lo Spirito Santo vi è un inizio (il Padre e il Figlio), e rispetto alla creazione Padre e Figlio e Spirito Santo sono uno all'inizio. Ciò significa che mentre san Gregorio Palamas distingue la processione pre-eterna dello Spirito Santo dal solo Padre e la missione nel tempo anchwe attraverso il Figlio, sant'Agostino parla al contrario della processione dello Spirito Santo anche dal Figlio, come così come dell'energia del Dio Triuno nella creazione. L'eresia del Filioque si può vedere anche in altre opere di sant'Agostino.

E la domanda è: perché San Gregorio Palamas ha accettato da quest'opera di Agostino un passao che in realtà non è importante per il suo testo e non si è accorto dell'eresia del Filioque che esiste nei passi successivi?

L'altro punto è che ci sono alcune somiglianze concettuali comuni tra l'opera di San Gregorio Palamas e questo lavoro specifico di sant'Agostino, legate principalmente alla teoria psicologica agostiniana riguardante la Santissima Trinità, e in particolare che lo Spirito Santo è l'amore/eros tra il Padre e il Figlio, il punto da cui deriva l'eresia del Filioque. E consideriamo questo perché questa è l'immagine usata da san Gregorio Palamas, ma il risultato e la conclusione sono opposti a quelli di Agostino, e, naturalmente, nessuno può essere sicuro se San Gregorio Palamas abbia preso l'immagine in prestito da Agostino.

Di conseguenza, ci sono tre posizioni per quanto riguarda la paternità dell'opera "I centocinquanta capitoli ". La prima è che si tratta di un'opera di san Gregorio Palamas in cui egli ha usato passi di Agostino. Non posso accettare questa ipotesi. La seconda posizione possibile è che si tratta di un'opera di san Gregorio Palamas, per la maggior parte, ma un teologo posteriore vi ha poi fatto interventi rilevanti. La terza posizione, che a mio parere è la più probabile, è che il lavoro intitolato "I centocinquanta capitoli" non è un'opera di san Gregorio Palamas, ma di uno scrittore più tardivo.

Si può individuare una tale ipotesi in ciò che dice il professor Panagiotis Chrestou, in quanto "I centocinquanta capitoli non sono caratterizzati da una registrazione accurata degli insegnamenti generali teologici e spirituali di Gregorio Palamas, come avveniva di solito", e tenendo conto che la tradizione manoscritta non è ricca. Inoltre, se si legge il testo, si troverà una fraseologia diversa e non il pensiero osservato in altri scritti di san Gregorio Palamas, in particolare su temi di cosmologia.

Se questo ha una base, ci resta l'idea che "I centocinquanta capitoli" siano stati scritti da un teologo posteriore che conosceva gli insegnamenti di san Gregorio Palamas e la teologia di sant'Agostino e ha fatto una sintesi tra i due, e che conosceva anche la lingua latina. Tale ipotesi può purificare tutto ciò che è stato attribuito a san Gregorio Palamas, dal momento che in altri scritti condanna con argomenti ortodossi gli insegnamenti eretici sulla processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio. La questione, tuttavia, se tale ipotesi regge, diventa allora chi potrebbe essere l' autore di un'opera come "I centocinquanta capitoli", e che conoscesse sia gli insegnamenti di san Gregorio Palamas sia le vedute di sant'Agostino, nonché la lingua latina.

Dopo aver studiato questo problema e discusso con altri, ho individuato due persone possibili per questo ruolo:

Il primo può essere il metropolita Teofane di Nicea, un contemporaneo di san Gregorio Palamas, e probabilmente nato tra il 1315 e il 1320, che divenne metropolita di Nicea intorno al 1366 e morì nel 1380 o 1381. Aveva un rapporto personale con l'imperatore Giovanni VI Cantacuzeno, era amico di san Gregorio Palamas, e prese parte al conflitto in favore degli esicasti. Gennadios Scholarios lo considera il miglior apologeta a Bisanzio. La maggior parte delle sue opere rimane inedita. Possiamo notare qui le sue opere dal titolo "Contro i barlaamiti e gli akindyniti, sulla luce del Tabor " e "Contro i latini, in particolare sullo Spirito Santo ".

Spyros Lambrou, che ha compilato un elenco dei manoscritti del Monte Athos, attribuisce a Teofane di Nicea la paternità delle opere attribuite a san Gregorio Palamas dal titolo "Dialogo di un ortodosso con un barlaamita, che espone la delusione barlaamita" e " Il dialogo dell'ortodosso Teofane con i barlaamiti che sono tornati a onorare Dio". Ma il professor Panagiotis Chrestou conclude con argomenti, e senza alcun dubbio, che queste due opere, anche se i manoscritti restano anonimi (tranne il manoscritto nel monastero di Dionysiou che porta il nome di Gregorio Palamas), appartengono entrambe a san Gregorio Palamas. L'uso del nome Teofane come l'autore è suggerito dalla sua dichiarazione della visione della Luce increata come una teofania.

La seconda possibilità di un presumibile compositore di questo importante lavoro è Gennadios Scholarios, nato tra gli anni 1398 e 1405 e morto nel 1472. Era un notevole teologo ed è stato anche il primo patriarca dopo la caduta di Costantinopoli, che conosceva la lingua latina e i testi tradotti di Tommaso d'Aquino in lingua greca. Tra le opere di Gennadios Scholarios vi sono: una traduzione dell'opera di Tommaso d'Aquino "Sull'essere e l'essenza ", le note al testo "Sull'essere e l'essenza", una traduzione delle note di Tommaso d'Aquino a "Sull'anima" di Aristotele.

Si possono studiare attentamente le opere di Gennadios Scholarios per identificare gli elementi interni di prova, cioè le frasi che possono coincidere con l'opera "I centocinquanta capitoli". Ho in mente di fare questo lavoro, nel tempo libero dai miei doveri gerarchici e da altre situazioni.

Da quanto è stato detto in precedenza possiamo trarre tre conclusioni:

In primo luogo, San Gregorio Palamas non era a conoscenza del testo del "De Trinitate " di Agostino né ha preso in prestito citazioni o idee da esso e, naturalmente, la teologia di san Gregorio Palamas si differenzia chiaramente dalla teologia di sant'Agostino.

In secondo luogo, i " centocinquanta Capitoli", nello scenario più probabile, sono opera di un autore successivo, che conosceva gli insegnamenti di san Gregorio Palamas e di Agostino e ha tentato questa sintesi. Ha preso interi passi da testi di san Gregorio Palamas, ha usato anche quelli di sant'Agostino, e l'intera opera è stata attribuita a san Gregorio Palamas. Tra gli scrittori che possono aver tentato questo progetto sono Teofane di Nicea e Gennadios Scholarios, e molto probabilmente è stato il secondo. Tuttavia, questo necessita di ulteriori indagini.

In terzo luogo, nessuno può negare l'importanza di quest'opera, nei suoi punti chiave, in quanto esprime gli insegnamenti di san Gregorio Palamas, che sono gli insegnamenti della Chiesa, in quanto riporta interi suoi testi. In realtà, oltre alla singola immagine utilizzata in maniera ortodossa che mostra il rapporto tra le Persone della Santissima Trinità, e la giustapposizione di un testo di sant'Agostino come abbiamo già detto, si tratta di un lavoro palamita che è sia ortodosso sia patristico. Non cessa di avere un grande valore, dal momento che offre testi e punti teologici degli insegnamenti di san Gregorio Palamas ed esprime la tradizione dogmatica e esicasta della Chiesa ortodossa, che si differenzia nettamente dagli insegnamenti di sant'Agostino.

Dobbiamo accettare che l'esicasmo differisce dalla scolastica di Barlaam, che si basa su Tommaso d'Aquino, che a sua volta si basava sul neoplatonico Agostino e su Aristotele, come chiaramente visibile nell'opera di Tommaso d'Aquino, dal titolo "Summa Theologica".

Fonte: Τα εκατόν πεντήκοντα κεφάλαια του αγίου Γρηγορίου του Παλαμά (περίληψη)

Questo è un estratto da un discorso più lungo intitolato "I centocinquanta capitoli ", tenuto da sua Eminenza dopo che gli è stato assegnato un dottorato presso l'Università di Atene.

Tradotto da John Sanidopoulos.

 
Sant’Ignazio Brjanchaninov: Sui comandamenti del Vangelo

Il Salvatore del mondo, il nostro Signore Gesù Cristo, prima di iniziare a darci i suoi santissimi comandamenti, disse: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt. 5, 17). In che modo Cristo diede compimento alla Legge e ai Profeti? Egli sigillò il sacrificio predetto nei Profeti, portando Se stesso come sacrificio per l’umanità; Egli sostituì le ombre e le congetture dell’Antico Testamento con la grazia e la verità del Nuovo Testamento. Egli portò a compimento le profezie dei Profeti adempiendo ciò che essi avevano predetto. Egli completò la Legge morale con istruzioni così eccelse che la Legge, sebbene rimanesse immutata, allo stesso tempo venne completamente trasformata dalla natura eccelsa dei nuovi comandamenti, allo stesso modo che un bambino, quando raggiunge l’età adulta, rimane ancora la stessa persona.

L’importanza dell’Antico Testamento per ciascuno può essere paragonata a un testamento, che di solito contiene ogni genere di spiegazione dettagliata circa un’eredità, includendo fatti, cifre e progetti da realizzare. Il Nuovo Testamento è l’eredità stessa. Prima, ogni cosa era descritta su carta; ora ogni cosa è data nel suo adempiersi.

Qual è la differenza fra i comandamenti del Vangelo e i Dieci Comandamenti dell’Antico Testamento? Questi ultimi non permisero all’uomo caduto di precipitare ulteriormente in uno stato innaturale, ma allo stesso tempo non avevano il potere di innalzare l’uomo allo stato di assenza di peccato nel quale egli fu creato. I Dieci Comandamenti preservarono nell’individuo la capacità di accogliere, in seguito, i comandamenti del Vangelo (Gv. 3, 21). Questi ultimi ci sollevano ad un’assenza di peccato addirittura maggiore di quella nella quale fummo creati, rendono l’individuo tempio del Dio vivente (Gv. 14, 23). Dopo aver fatto ciò, lo conservano in questo stato soprannaturale, pieno della Grazia (Gv. 15, 10).

I santi Apostoli Pietro e Paolo misero in pratica esattamente la legge di Mosé, grazie al loro speciale amore per Dio (At. 10, 14 e altri). La purezza della direzione della loro vita li rese capaci di credere al Redentore e di diventare Suoi Apostoli. Molti peccatori notori, che nel loro peccato assomigliano a schiavi e bestie, spesso diventano capaci di fede dopo aver ammesso i loro peccati e deciso di portare frutti di pentimento. Quelli meno capaci di fede erano quei peccatori i quali, per la loro alta opinione di sé e il loro orgoglio, divennero simili ai demoni e, come i demoni, rifiutarono di vedere il proprio peccato e di pentirsi (Mt. 21, 31-32).

Il Signore chiamò “comandamenti” il Suo intero insegnamento e tutta la Sua Parola (Gv. 14, 21; 23): “le parole che vi ho detto sono spirito e vita” (Gv. 6, 63). Esse rendono un uomo carnale spirituale. Esse fanno risorgere i morti, trasformano i discendenti dell’Antico Adamo in discendenti del Nuovo Adamo, i figli di uomini per natura in figli di Dio per grazia.

Il comandamento del Nuovo Testamento, che racchiude in sé tutti gli altri, è il Vangelo stesso. “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc. 1, 15)

Il Signore chiamò i suoi comandamenti “minimi” per via della loro semplicità e brevità, che li rendono facili da mettere in pratica per chiunque. Ma anche se li definì minimi, disse che chiunque contravvenga anche ad uno solo di essi “sarà considerato minimo nel regno dei cieli” (Mt. 5, 19), ossia sarà privato di questo regno.

Mostriamo timore per questa eventualità di cui parlò il Cristo! Studiamo i Vangeli; cerchiamo in essi tutti i comandamenti del Signore; impiantiamoli nella nostra memoria per praticarli in modo assiduo e costante; crediamo nei Vangeli con fede viva.

Il primo comandamento dato alle genti dal Signore incarnato è quello del pentimento. I Santi Padri insistono sul fatto che il pentimento dev’essere l’inizio di una vita virtuosa e i veri cuore e anima di essa per tutta la sua durata (San Marco l’Asceta, omelia 1 sul pentimento). Senza pentimento è impossibile sia confessare il Redentore, sia rimanere in questa confessione. Il pentimento è il riconoscimento del proprio stato decaduto, che ha reso la natura umana lorda e spudorata, e perciò richiede costantemente la redenzione. Il Redentore, che è in pienezza e tutto santo, si sostituisce all’uomo decaduto che ne fa confessione.

“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt. 5, 16). Allo stesso tempo, tuttavia, il Signore comandò ai suoi discepoli di compiere le loro buone opere nel segreto e di aspettarsi di essere odiati e oltraggiati dagli uomini (Mt. 6, 1-19; Lc. 21, 17). Come possiamo adempiere a questo comandamento di Dio se compiamo le nostre buone azioni nel segreto? Questo accadrà soltanto quando avremo respinto il nostro personale desiderio di gloria, quando respingeremo completamente noi stessi e quando agiremo solo per la gloria di Dio, secondo i Vangeli.

“Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!” (1 Pt. 4, 10-11). Dio glorificherà quelli che, avendo dimenticato la propria gloria, cercano solamente di rendere gloria a Lui e aiutano le persone a conoscerLo. “Chi mi onorerà anch'io l'onorerò” (1 Re 2, 30 nella versione dei LXX, nelle Bibbie usuali in italiano 1 Sam. 2, 30). “Se uno mi serve, il Padre lo onorerà” (Gv. 12, 26). Colui che compie tutte le sue buone azioni nel segreto, con il solo scopo di piacere a Dio, sarà lodato a beneficio degli altri dal misterioso operare della provvidenza di Dio.

“Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt. 5, 20). La verità degli scribi e dei Farisei si accontentava di studiare la lettera della Legge di Dio senza alcuno studio corrispondente della vita secondo la Legge, cosicché essi conducevano una vita contraria alla Legge di Dio. Come risultato della loro conoscenza superficiale, coloro che limitano se stessi allo studio della lettera della Legge cadono nell’orgoglio e nella presunzione, come dice san Marco l’Asceta nella sua quarta omelia. Questo è esattamente ciò che accadde agli scribi e ai Farisei ai tempi di Cristo. I comandamenti di Dio, che vengono appresi essenzialmente attraverso la pratica (San Marco l’Asceta, Sulla legge spirituale, Filocalia, parte 1, cap. 32), rimasero nascosti ai Farisei. Gli occhi spirituali, illuminati dalla pratica dei comandamenti (Sal. 8, 9), non furono mai aperti ai Farisei. A causa delle loro azioni contrarie alla Legge di Dio, essi ne acquisirono una falsa comprensione e la Legge di Dio, che si suppone conduca il singolo più vicino all’unione con Lui, finì per separarli da Dio e renderli Suoi nemici. Ogni comandamento di Dio è un santo mistero; si rivela pienamente solo se viene seguito e in proporzione a quanto ciascuno lo mette in pratica.

L’Antico Testamento proibiva le diaboliche conseguenze dell’ira, ma il Signore proibì anche l’esistenza attiva di tale passione nel cuore (Mt. 5, 21-22).

Dio stesso pronunciò tale proibizione e perciò essa ha un tremendo potere. La passione viene indebolita dal semplice ricordo delle corte e semplici parole di Dio. Questo effetto è osservabile con tutti i comandamenti del Vangelo. Il Signore diresse le sue prime parole contro l’ira come la più seria ferita del peccato, la passione principale opposta alle due principali virtù, l’amore per il prossimo e l’umiltà. Su queste ultime è costruita l’intera struttura della vita cristiana. Rimanere schiavo della passione dell’ira sottrae all’individuo la capacità di qualsiasi progresso spirituale.

Il Signore comandò di rimanere in pace con il prossimo con tutte le proprie forze (Mt. 5, 23). L’Apostolo disse, “Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti” (Rm. 12, 18). Non perdere tempo a decidere chi abbia ragione o torto, se tu o il tuo prossimo. Prova invece ad accusare te stesso e preserva la pace con il prossimo per mezzo dell’umiltà.

La legge di Mosè bandiva l’adulterio, ma il Signore proibì la lussuria carnale (Mt. 5, 27). Come agisce con potenza questa proibizione nella nostra natura decaduta! Vuoi astenerti da occhiate, pensieri e fantasie impure? Quando incominciano ad agire in te, ricorda queste parole: “Chiunque guarda una donna” con i suoi occhi carnali o con la mente “per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt. 5, 28).

Fra i corpi dei due sessi esiste un’attrazione naturale. Essa non agisce sempre in modo uguale; alcune persone non sentono attrazione alcuna per il corpo dell’altro sesso, mentre altre ne sentono una potente. Il Signore ci comandò di stare lontani da coloro verso i quali sentiamo una lussuria particolarmente forte, non importa quanto possano essere buone le loro qualità spirituali e quanto necessari o benefici pensiamo che essi possano essere per noi. Questo è il senso del comandamento di cavare l’occhio destro che arreca danno e la mano destra (Mt. 5, 29-30).

Il Signore proibì il divorzio, che era permesso dalla legge di Mosè, eccetto in quei casi nei quali il matrimonio era già rotto a causa dell’illegittimo adulterio di uno dei due sposi (Mt. 5, 31-32).

Il divorzio era permesso a causa della natura umana, abbassata dalla caduta, ma dopo il rinnovamento dell’umanità da parte del Dio-Uomo, venne ristabilita la legge data all’umana natura nel suo stato originale (Mt. 19, 4-9).

Il Signore ristabilì la verginità come modalità di vita, permettendo a coloro che lo desiderassero la possibilità di preservarla (Mt. 19, 11-12).

Il Signore proibì i giuramenti. I Padri osservarono correttamente che nessuno merita meno fiducia di chi giura spesso. Invece nessuno dovrebbe essere creduto così totalmente come chi dice sempre la verità, anche se non pronuncia mai un giuramento. Di’ la verità e non avrai bisogno di usare un giuramento, che, in quanto offesa contro la venerazione (dovuta a Dio N.d.T.), è un’azione demoniaca (Mt. 5, 33-37).

Il Signore proibì la vendetta, che era permessa dalla legge di Mosè, e con la quale il male era ripagato con il male. L’arma che il Signore ci dà contro il male è l’umiltà. “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra. E a chi ti vuole chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello” (Mt. 5, 38-40).

Il Signore ci comandò di amare i nostri nemici e per acquisire un tale amore ci disse di benedire coloro che ci maledicono, di fare del bene a coloro che ci odiano e di pregare per coloro che ci fanno del male e ci perseguitano (Mt. 5, 44). L’amore per i nemici dà al cuore la pienezza dell’amore. In esso non c’è semplicemente posto per il maligno, perché diventa come Dio, tutto buono nella sua bontà. L’Apostolo Paolo incoraggiò i Cristiani ad aspirare a questo stato morale esaltato quando scrisse: “Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi” (Col. 3, 12-13).

L'amore perfetto per il prossimo rende figli di Dio per adozione (Mt. 5, 45). La grazia del Santo Spirito è attratta verso il cuore della persona e il tutto santo amore per Dio tracolma in lui. Il cuore infettato dall’ira e incapace del comandamento del Vangelo dell'amore per i nemici deve essere curato con quelle medicine indicate dal Signore, si deve pregare per i propri nemici senza condannarli, non bisogna parlare male di loro, bisogna dire solo cose buone e fare loro il maggior bene possibile. Queste azioni estinguono l’odio quando infiamma il cuore e lo tengono costantemente imbrigliato e indebolito. Ma la piena estirpazione dell'ira dal cuore si compie solamente per opera della Grazia divina.

Il Signore comandò coloro che danno in elemosina di farlo in segreto; coloro che praticano la preghiera di farlo nella solitudine della propria stanza; coloro che digiunano di nascondere il loro digiuno (Mt. 6, 18). Queste virtù devono essere compiute soltanto con lo scopo di compiacere a Dio e a beneficio del prossimo e della propria anima. Il nostro tesoro spirituale non deve essere nascosto soltanto agli occhi del mondo, ma addirittura alla nostra mano sinistra (Mt. 6, 3). Le azioni che gli uomini lodano rubano le nostre virtù, quando le compiamo apertamente e non cerchiamo di nasconderle; senza accorgercene, incominciamo a provare piacere nel compiacere le persone e nell'ipocrisia. La ragione di ciò è lo stato danneggiato, peccatore della nostra anima. Come il corpo malato necessita di essere protetto dai venti, dal freddo, dal cibo dannoso e dal bere, così anche l'anima malata necessita di essere protetta da ogni lato. Quando noi preserviamo le nostre virtù dall'essere danneggiate dalle lodi degli uomini, dobbiamo anche preservarle dal male che risiede in noi, che è la nostra “mano sinistra”. Non dobbiamo diventare distratti da vani pensieri e fantasie, con la gioia e il piacere che la vanità induce dopo il compimento di una buona azione, perché questo ci sottrarrà i frutti della virtù.

Il Signore ci comandò di perdonare al nostro prossimo tutto ciò che ha fatto contro di noi: “Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt. 6, 14-15). Da queste parole, traiamo l’ovvia conclusione che vero segno di perdono dei nostri peccati è lo stato che alberga nel nostro cuore quando sentiamo di aver definitivamente perdonato il nostro prossimo per tutti i suoi peccati contro di noi. Questo stato è creato, e può soltanto essere creato, da Dio stesso. È un dono di Dio. Mentre noi rimaniamo indegni di tale dono (secondo le parole del Signore), esaminiamo la nostra coscienza prima di ogni preghiera e, se troviamo in essa il ricordo di errori, sradichiamolo con le già menzionate medicine: la preghiera per i nostri nemici e la benedizione nei loro confronti (Mc. 11, 25). Quando ci ricordiamo del nostro nemico, non dobbiamo permettere al suo riguardo un singolo pensiero che non sia di preghiere di benedizione.

Ai suoi discepoli e seguaci più vicini, il Signore comandò la povertà volontaria. “Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano” (Mt. 6, 19). “Vendete i vostri beni, e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel cielo, dove ladro non si avvicina e tignola non rode. Perché dov'è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore” (Lc. 12, 33-34). Al fine di acquisire amore per gli oggetti spirituali e celesti, bisogna respingere l'amore per le cose terrene. Per potersi innamorare della terra promessa, bisogna rigettare il proprio affetto malato per la terra dell'esilio.

Il Signore diede un comandamento volto a preservare la mente di ciascuno, un comandamento di cui le persone usualmente non si curano, o addirittura non conoscono l’esistenza, molto meno la sua necessità e la sua speciale importanza. Ma il Signore, definendo la mente “occhio dell'anima”, disse, “La lampada del corpo è l'occhio. Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è malvagio, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre. Se dunque la luce che è in te è tenebre, quanto grandi saranno le tenebre!” (Mt. 6, 22-23). “Il tuo corpo” in questo passo significa la tua intera vita. Essa trae le sue qualità principali dal tipo di mentalità che la governa. Ci affatichiamo verso una mentalità corretta perché essa fornisce salute e pienezza alla nostra mente, quando segue completamente la Verità, non permettendo ad alcuna macchia di falsità di entrarvi. In altre parole: la sola mente che è sana è quella che interamente e completamente segue l'insegnamento di Cristo, con l'aiuto e l'azione del Santo Spirito. Un maggiore o minore allontanamento dall'insegnamento di Cristo dimostra una maggiore o minore malattia di una mente che ha perso la sua semplicità e diventa complessa. Un allontanamento completo dall'insegnamento di Cristo è la morte per la mente. Allora, la luce cessa di essere una luce e diventa oscurità. Le azioni di una persona dipendono completamente dallo stato della sua mente. Le azioni che vengono da una mente sana sono totalmente gradite a Dio; le azioni che vengono da una mente oscurata da un falso insegnamento, una mente che ha rigettato l'insegnamento di Cristo, sono completamente impure e sudicie. “Se dunque la luce che è in te è tenebre, quanto grandi saranno le tenebre!” (Mt. 6, 22-23; Lc. 11, 34-36).

Il Signore vietò di correre da tutte le parti in ragione delle occupazioni del mondo, in modo che esse non ci dissipino e indeboliscano in noi l’essenzialmente necessario desiderio di acquistare il regno dei cieli (Mt. 6, 24-34). Queste preoccupazioni inutili non sono nient'altro che una malattia dell'anima, un'espressione della sua mancanza di fede in Dio. Ecco perché il Signore disse, “O voi, gente di poca fede, non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete” (Mt. 6, 25; 30). Disprezza la pigrizia, che è odiata da Dio, e ama il lavoro, che è amato da Dio. Ma d'altro canto, non riempire la tua anima con affari inutili, il che è sempre senza scopo e utilità. Per aiutarti ad essere saldo nell'animo e zelante nel lavoro di Dio e nel lavoro per la tua salvezza, Dio promise di darti ogni cosa che fosse necessaria per la tua vita con la sua onnipotente mano destra, cioè la sua Divina Provvidenza (Mt. 6, 33).

Il Signore proibì non soltanto di giudicare il proprio prossimo, ma anche di condannarlo (Lc. 6, 37), tranne quando ci fosse bisogno di giudicare per il bene della società. Dio dà questo tipo di giudizio: senza di esso il bene correrebbe il rischio di essere confuso con il male e le nostre azioni non potrebbero mai essere buone e gradite a Dio. Questo giudizio si trova raramente presso le persone; invece quello vietato da Dio si trova presso di loro costantemente. La ragione è la loro completa mancanza di attenzione verso se stesse, la loro dimenticanza del proprio stato peccaminoso, il loro rifuggire completamente dal pentimento, la loro presunzione e il loro orgoglio. Il Signore venne sulla terra per salvare i peccatori, perciò si attende un'inevitabile ammissione di colpa da ciascuno di noi; giudicare il proprio prossimo vuol dire rigettare questo riconoscimento e ascrivere a se stessi una falsa giustizia che produce soltanto disprezzo e giudizio degli altri. Tali persone alla meglio possono essere chiamate soltanto ipocriti (Mt. 7, 5).

Il Signore comandò una preghiera costante, cioè frequente e incessante. Egli non disse che dovessimo chiedere una volta sola e poi smettere, ma ci disse di chiedere energicamente, senza sosta, di chiedere l'adempimento della promessa di Dio di ascoltare e realizzare la nostra richiesta. “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa” (Mt. 7, 7-8). Chiediamo con pazienza e costanza, rigettando il nostro volere e i nostri ragionamenti, dando alla santissima volontà di Dio sia il tempo che lo spazio per agire, sempre aspettando che le nostre richieste trovino una risposta. “Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui?” (Lc. 18, 7). In altre parole, egli risponderà alla nostra richiesta, sebbene potrebbe aspettare un lungo tempo per adempiervi. La preghiera giornaliera e notturna, con lacrime, degli eletti di Dio dimostra la loro costante, interminabile, incessante, potente preghiera. È possibile giudicare la dignità della preghiera di qualcuno dalle sue conseguenze. L'evangelista Luca disse che Dio vendicherà il suo eletto, cioè, lo libererà dai lacci delle passioni e dei demoni. L'evangelista Matteo dice che “il Padre vostro, che è nei cieli, dà cose buone a quelli che gliele domandano” (Mt. 7, 11). Le cose buone che “occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo” (1 Cor. 2, 9). Ancora l’apostolo Luca dice: “quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Lc. 11, 13). Le ragioni della nostra preghiera devono essere spirituali ed eterne, non temporali e mondane. La principale e prima preghiera deve essere la richiesta per il perdono dei peccati (Sant’Isacco il Siro, Omelia 55).

Mentre ci rialza conducendoci alla pratica delle virtù, mentre caccia via da noi il male, il Signore, che ci comandò di non giudicare il nostro prossimo e di perdonargli tutte le trasgressioni compiute contro di noi, ci comanda anche “tutte le cose che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro” (Mt. 7, 12). Ci fa piacere quando il nostro prossimo è condiscendente verso le nostre debolezze e mancanze, quando sopporta pazientemente le offese e gli insulti da parte nostra, quando ci mostra ogni tipo di condiscendenza e ci fa dei favori. Comportiamoci anche noi nello stesso modo nei confronti del nostro prossimo. Allora raggiungeremo la pienezza della virtù e la nostra preghiera sarà più potente in modo corrispondente. La forza delle nostre preghiere è proporzionale alla nostra bontà. “Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato. Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi” (Lc. 6, 37-38) dal Dio misericordioso e giusto.

“Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa” (Mt. 7, 13). La porta larga e la via spaziosa sono le nostre azioni compiute secondo la volontà e il ragionamento della nostra natura decaduta. La porta stretta è una vita secondo i comandamenti del Vangelo. Il Signore, che vede egualmente bene il passato e il futuro, e vede come poche persone seguiranno la Sua santa volontà, rivelata nei comandamenti del Vangelo, scegliendo la propria volontà invece della volontà di Dio, disse “Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano” (Mt. 7, 14).

Incoraggiando e consolando i suoi seguaci, egli aggiunse: “Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno” (Lc. 12, 32).

Il Signore ci comandò di vivere una vita temperante, in costante vigilanza e circospezione di sé, perché, da una parte, l'ora della visita di Dio è sconosciuta, come il tempo della nostra morte e la convocazione del giudizio di Dio. D'altra parte, non sappiamo quale passione può apparire nella nostra natura decaduta, quale trappola può essere preparata specialmente per noi dai sempre vigili nemici della nostra salvezza, i demoni. “I vostri fianchi siano cinti, e le vostre lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando tornerà dalle nozze, per aprirgli appena giungerà e busserà” (Lc. 12, 35-36). “Quel che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!” (Mc. 13, 37).

“Guardatevi dai falsi profeti” ci avverte il Signore, “i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti” (Mt. 7, 15-16). I falsi profeti sono sempre astuti, e così il Signore ci comanda di essere molto cauti con loro. Essi sono noti dai loro frutti, cioè il loro modo di vivere, i loro atti e dalle conseguenze delle loro azioni. Non siate impressionati dai loro discorsi efficaci e dalle loro parole dolci, dalle loro voci quiete, come se fossero davvero mansueti, umili e pieni d'amore; non siate impressionati dai sorrisi gradevoli che metteranno sulle loro labbra e sui loro volti, non siate ingannati dalla loro genialità e dal servilismo che fluisce quasi dai loro occhi. Non siate ingannati dalle notizie su di loro che essi abilmente impiantano fra la gente, da quei nomi di lode e gridati che il mondo volentieri intona per loro. Guardate invece ai loro frutti.

Il Signore disse quanto segue di coloro che ascoltano il Vangelo e provano a metterne in pratica i comandamenti: essi sono quelli che, “dopo aver udito la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portano frutto con perseveranza” (Lc. 8, 15). Egli mise in guardia i suoi discepoli sul fatto che avrebbero ricevuto dal mondo odio, persecuzioni e attacchi e promise di custodirli senza sosta e di proteggerli. Egli disse loro di non temere e di non essere deboli nella fede, ma piuttosto di tenere le loro anime nella pazienza (Lc. 21, 19). Affidandoci costantemente a Dio, dobbiamo sopportare coraggiosamente i dispiaceri che ci vengono dalle passioni generate dalla nostra natura decaduta e dai nostri fratelli, le persone che ci circondano, e dai demoni, nostri nemici. Perché “chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” (Mt. 24, 13).

Tutti voi che siete nell’amara schiavitù del peccato, sotto la signoria del crudele Faraone dal cuore di pietra, sotto i colpi costanti e dolorosi dei suoi servi che adorano l’idolo del loro orgoglio che abbraccia il mondo, siete chiamati dal Salvatore alla libertà spirituale! Egli disse “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Mt. 11, 28-30).

Ciò richiede abnegazione, e per questo è chiamato “giogo”, ma libera e ravviva l’anima e la colma di pace ineffabile e di gioia, e per questo è anche chiamato un giogo buono e facile. Il giogo e il peso sono ricolmi ciascuno di mitezza e umiltà e trasmettono queste virtù a chi segue i comandamenti. L’abitudine di seguirle le rende qualità naturali dell’anima. Allora la Grazia divina si riversa nell’anima che le possiede attraverso la pace di Cristo che supera la sapienza.

Il Signore ha condensato tutti i suoi comandi in due leggi capitali: il comandamento di amare Dio e quello di amare il prossimo. Essi vennero descritti in questo modo da Cristo: “Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore. Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". Il secondo è questo: Ama il tuo prossimo come te stesso. Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi” (Mc. 12, 29-31). “Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti” (Mt. 22, 40). Una persona diventa capace di amare Dio quand’è piena di amore per il prossimo, ma solo la preghiera può sollevarla allo stato nel quale il suo intero essere si protende verso Dio.

L’unione dell’uomo con Dio è la ricompensa per l’adempimento dei comandamenti del Vangelo. Quando il discepolo di Cristo viene curato dal suo amore per il prossimo e, attraverso la preghiera della mente e del cuore dirige tutte le potenze della sua anima e del suo corpo verso Dio, allora giungerà ad amare Dio. “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui. Il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui” (Gv. 14, 21; 23).

L’unica condizione per rimanere nell’amore di Dio e in unione con Lui è anche l’adempimento dei comandamenti del Vangelo. Violarli viola la condizione e colui che li viola è scacciato dalle braccia amorevoli e dal volto di Dio nelle tenebre esterne, nel regno delle passioni e dei demoni. “Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore. Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Se uno non dimora in me, è gettato via” (Gv. 15, 10; 4; 6).

Fratelli, studiamo gli onnipotenti e vivificanti comandamenti del nostro Dio, Creatore e Redentore. Impariamoli con assiduità, per mezzo delle parole e con la vita. Essi sono letti nel santo Vangelo, ma sono conosciuti solo in quanto siano posti a compimento. Incominciamo la battaglia contro la nostra natura decaduta quand’essa si solleva contro di noi e inizia a combatterci, non desiderando di sottomettersi al Vangelo. Cerchiamo di non avere paura se questa guerra sarà dura e persistente. Impegniamoci piuttosto per la vittoria il più risolutamente possibile. Essa deve seguire inevitabilmente, perché la guerra ci è comandata, ma il Signore promette la vittoria: “Il regno dei cieli è preso a forza e i violenti”, cioè quelli che combattono contro la propria natura “se ne impadroniscono” (Mt. 11, 12). Amen.

 
Il viaggio di san Brendano e l'immigrazione

Il monaco ortodosso del VI secolo, san Brendano, fu forse il primo cristiano ortodosso a mettere piede sul suolo canadese, e, come tale, è il primo dei santi del Nord America. San Brendano è conosciuto come "il viaggiatore", dal momento che intraprese, con i suoi fratelli monaci, un pellegrinaggio unico attraverso l'oceano, il cui obiettivo era veramente una "vita migliore" - non nel senso materiale, ma una vita di pienamente fiducia in Cristo per il pane quotidiano, per il percorso davanti a sé, e per la propria sicurezza e la propria stessa vita.

Si dice spesso che il Canada è una nazione di immigrati. Forse più di qualsiasi nazione nella storia del mondo, la popolazione canadese è costituita da persone nate fuori dei suoi confini, la cui prime affiliazioni erano (e sono tuttora) con altri luoghi, e la cui patria - "Old Country" (paese antico) - è lontana, molto lontana.

La cultura civile canadese è la cultura dell'immigrato: l'uomo o donna o famiglia che arriva nel "nuovo " paese per cercare una vita materiale migliore, per fuggire dai pericoli della guerra, della persecuzione, della fame, per costruire un futuro più felice per i propri figli. A un certo livello, tutti i canadesi condividono questo sogno e speranza, e non hanno problemi con altri che vengono nella nostra terra con le stesse oneste aspirazioni.

Ma è una speranza cristiana? A differenza dei puritani americani che hanno attraversato l'oceano in cerca di libertà religiosa, la maggior parte dei cristiani ortodossi in Occidente non è venuta in Nord America per praticare la propria fede, o per condividerla con gli altri: sono venuti per la terra, per i posti di lavoro, per la prosperità e libertà che avrebbero permesso loro di costruire una casa, di aprire un ristorante e di godersi il fine settimana lontano dal lavoro. L'idea di costruire una cultura comune con tutti i propri vicini, legati insieme da una fede e da una lingua comune, da valori e speranze comuni, è stata lasciata alle spalle, in cambio della cultura condivisa del mercato. Lo vediamo nelle nostre conversazioni di oggi, dove i vicini di diversa estrazione culturale evitano di parlare di questioni spirituali o politiche, preferendo discutere di miglioramenti delle case, dei negozi e della caccia ai buoni affari. Da persone che due generazioni fa professavano il cristianesimo ortodosso come centro della vita in patria, siamo diventati qualcosa di molto, molto diverso.

Il monaco ortodosso del VI secolo, san Brendano, fu forse il primo cristiano ortodosso a mettere piede sul suolo canadese, e, come tale, è il primo dei santi del Nord America. San Brendano è conosciuto come "il viaggiatore", dal momento che intraprese, con i suoi fratelli monaci, un pellegrinaggio unico attraverso l'oceano, il cui obiettivo era veramente una "vita migliore" - non nel senso materiale, ma una vita di pienamente fiducia in Cristo per il pane quotidiano, per il percorso davanti a sé, e per la propria sicurezza e la propria stessa vita.

La compagnia di san Brendano continuava la pratica dei cristiani ortodossi celti del loro tempo, una pratica chiamata peregrinatio – un pellegrinaggio la cui destinazione era lasciata interamente alla Provvidenza. Come atto di fede, proprio come gli asceti del deserto egiziano, questi monaci lasciavano le comodità di casa, e salivano su una piccola barca carica di razioni limitate, facendo vela senza una meta in particolare. Avevano fiducia – anzi, si affidavano completamente – nella destinazione che Dio aveva scelto per loro, sia che fosse un viaggio straziante, qualche spiaggia lontana, o la morte in mare.

Questo tipo unico di martirio auto-imposto, esclusivo dei celti ortodossi ma uno in spirito con i deserti dell'Egitto, le foreste della Russia, e le montagne della Grecia e Serbia, era un richiamo adatto solo a poche anime su migliaia di persone. Eppure, lo stesso spirito di completa dipendenza da Dio, e la volontà di mettere Cristo al centro di ogni decisione, non è esclusivo dei celti ortodossi, o dei monaci: è lo spirito centrale nella vita di ogni autentico cristiano ortodosso.

Capita spesso di sentire membri di parrocchie ortodosse dell'immigrazione che esprimono la loro tristezza perché i loro figli e nipoti hanno perso la loro cultura e la loro fede. In realtà, questo non è del tutto vero. Per molti – anzi, per la maggior parte – gli obiettivi di una casa migliore, una proprietà più grande, affari di successo, e più ricchezza materiale sono stati passati con successo da una generazione a quella successiva, praticamente senza ostacoli da parte della pratica della fede ortodossa. Lo stesso scopo che era dietro gran parte della immigrazione dei nostri antenati, a prescindere da dove siano venuti e a quando siano arrivati, è stato consegnato con successo, con poche eccezioni, a ogni successiva generazione.

La vera questione – l'unica vera questione per i cristiani ortodossi – è se l'obiettivo centrale per attraversare i grandi oceani e venire in Canada era in alcun modo un obiettivo cristiano ortodosso. Per san Brendano e la sua compagnia, i primi cristiani ortodossi in Canada, lo scopo del viaggio era chiaro. Invece noi, immigrati e figli di immigrati, dobbiamo chiederci solo se siamo gli eredi del patrimonio dei santi che hanno fatto un pericoloso viaggio verso questa terra, o se siamo gli eredi dello spirito dei centri commerciali, che ruba così tanto del nostro patrimonio, del nostro tempo, dei nostri figli e delle nostre speranze.

San Brendano, intercedi per noi!

 
Intervista ad Alexandre Latsa dalla rivista serba "Geopolitika"

Traduzione dal testo francese originale dell'intervista per la rivista serba Geopolitika:

1) Buongiorno, Alexandre Latsa! Può presentarsi ai lettori di Geopolitika e spiegare la sua relazione con la Serbia?

Certo, sono un cittadino francese di 36 anni. Dopo essere cresciuto nell'Africa nera, ho fatto i miei studi in Francia, a Bordeaux. Dal 2008 vivo e lavoro in Russia, a Mosca. Là dirigo una piccola società di consulenza in risorse umane e sono anche un blogger e un analista politico e geopolitico per l'agenzia russa RIA Novosti e la Voce della Russia. tengo anche un sito informativo (www.alexandrelatsa.ru) e scrivo principalmente sulla politica in Russia, la geopolitica e le relazioni Est-Ovest, la disinformazione mediatica e la demografia .

Ho inoltre pubblicato quest'anno un primo libro dal titolo "La Russia di Putin così com'è", disponibile in inglese e in russo, e un secondo libro dal titolo "Miti sulla Russia" disponibile solo in russo. Dovrebbe uscire presto un libro in francese (sicuramente nel 2014), e spero anche di pubblicare un romanzo (tra il 2014 e il 2015), che riguarda anche la Serbia .

Nel 1999, durante la guerra in Serbia, ho sostenuto abbastanza attivamente la piccola Serbia e mi sono impegnato piuttosto attivamente per fermare la campagna di bombardamenti dell'Alleanza Atlantica. Alla fine della guerra, ho imparato il serbo all'Università di Bordeaux e ho coomtibuito a creare due associazioni, una umanitaria che ha lavorato principalmente con gli orfanotrofi e le farmacie a Novi Sad e Vojvodina, e la seconda che ha operato gemellaggi culturali tra la Vojvodina e la regione francese dell'Aquitania in cui vivevo.

2) Che cosa l'ha portata a sostenere la Serbia?

Difficile a dirsi!

Nel 1997, due anni dopo che avevo lasciato il Congo, vi è scoppiata una guerra civile con il sostegno di potenze straniere, tra cui la Francia. Conoscendo bene il paese dopo averci vissuto per 18 anni, ho visto fino a che punto era importante il divario tra la realtà e ciò che i media maggioritari hanno presentato ai francesi. Ho iniziato ad appassionarmi agli eventi internazionali e a diffidare delle versioni ufficiali e mediatiche.

Quando ha avuto luogo la guerra in Serbia nel 1999, mi sono immerso in modo "giornalistico" (ero allora uno studente di legge) nella realtà della storia e della situazione in Serbia, in particolare attraverso le opere di L’âge d’homme, guidata dal compianto Vladimir Dimitrijevic. Mi ha colpito il divario tra la realtà e ciò che ci è stato detto tramite i media francesi, che mi ha fatto semplicemente rivoltare. Le prime immagini del bombardamento di Belgrado al telegiornale mi hanno sconvolto e mi sono sembrate una grave ingiustizia. Sono uscito a Bordeaux e per tutta la notte ho coperto i muri di scritte pro-serbe con vernice spray! Alcune di queste scritte sono rimaste per anni e mi sono compiaciuto di mostrarle ai miei amici che venivano a visitare la città.

In modo più serio, ho poi deciso di fare qualcosa e così mi sono iscritto al "collettivo no alla guerra", che militava abbastanza attivamente contro i bombardamenti della NATO, da noi percepita come un'aggressione degli Stati Uniti contro l'Europa. La disinformazione senza precedenti che ha colpito il popolo serbo e la Serbia mi ha convinto a concentrarmi in generale sul processo di informazione/disinformazione e di propaganda moderna.

3) È appena tornato dalla Serbia e dalla Repubblica Serba di Bosnia; quali sono le sue impressioni?

Abbastanza buone, la Repubblica serba beneficia ancora di un'enorme economia sommersa a causa della sua diaspora all'estero e in generale credo che il morale dei serbo-bosniaci sembra piuttosto buono. Lo stipendio medio supera ufficialmente quello della Serbia, che è una sorpresa per uno straniero. In Europa occidentale immaginiamo sempre la Bosnia come un gigantesco buco nero. Sono stato invitato a un matrimonio e alcuni ospiti francesi che hanno scoperto la regione e la cultura erano abbastanza storditi da patriottismo, ambiente, musica, energia, cultura che hanno visto... Tutte queste meravigliose tradizioni che in realtà non esistono più in Occidente.

Anche Belgrado è cambiata molto, la città è diventata davvero piacevole nonostante la terribile crisi nel paese e ciò che è sorprendente è la relativa pulizia, così come la presenza di manodopera serba ovunque e soprattutto per i piccoli lavori. Ci si sente ancora bene a Belgrado, non riesco a spiegarlo, la città è calmante, penso che ciò sia legato al carattere specifico serbo di essere così calmi e sereni (Опуштено).

4) La Francia ha avuto un comportamento per lo meno ostile nel 1999, come lo spiega? Le cose sono cambiate nell'attuale classe politica francese?

La politica francese non è quella che dovrebbe essere. Il nostro paese è nelle mani di lobby, gruppi di pressione e reti che rappresentano i loro interessi e non l'interesse nazionale. L'Europa è ora totalmente sotto la tutela morale e politica degli Stati Uniti, e la Francia lo è in primo luogo. La sovranità nazionale non esiste più dopo la fine del periodo gollista e, purtroppo, le élite politiche che vi sono seguite sono diverse nella forma ma non nella sostanza. I serbi hanno sofferto per la politica di Chirac, i libici per la politica di Sarkozy e i siriani sono in procinto di soffrire per la politica di Hollande.

Credo anche che fondamentalmente le nostre élite non abbiano né coraggio né idee, è probabilmente più comodo e più sicuro obbedire a Washington. Riguardo a questo periodo, è probabile che i libri di storia futuri parleranno dell'enorme incompetenza delle élite che ci hanno governato.

5) La guerra del 1999 ha messo in evidenza l'assenza di un quadro di sicurezza continentale. Quasi quindici anni più tardi, pensa che i paesi del continente paneuropeo siano sulla buona strada in questo campo?

Sì, è vero, di fatto la spina dorsale della sicurezza europea è la NATO, le cui prime due potenze non sono europee: gli Stati Uniti e la Turchia! Credo che la situazione sia peggiorata. In sostanza il dominio americano è più forte che mai. I paesi europei sono in profonda crisi, sicuramente politica, ma anche economica, ed è difficile immaginare che l'Europa finanziariamente malconcia si imbarchi ora in un'avventura del genere soprattutto con queste sue élite.

La Russia aveva proposto nel 2008, al momento della crisi in Georgia, di impegnarsi in discussioni con i paesi europei sulla creazione di un'architettura di sicurezza europea e continentale. Possiamo vedere oggi come ci si è allontanati da una tale opportunità e da una tale direzione. La Russia vede con preoccupazione lo scudo anti-missile che si avvicina ai suoi confini e costituisce la sua difesa militare in Eurasia da una parte con l'Unione Eurasiatica e dall'altra con la Cina tramite l'Organizzazione di Shanghai. L'Europa si chiede se sarà in grado di sopportare la crisi per poter rimanere coperta dalla NATO .

Ecco perché credo che la Serbia non potrà continuare a rimanere nella sua posizione attuale, dovrà far parte di uno di questi blocchi per non essere completamente isolata.

6) Si parla spesso di amicizia franco-serba e russo-serba, che ne è secondo lei nel 2013?

Mi pare che la Francia abbia tradito tutti i suoi alleati, con l'eccezione di alcuni stati africani e anche quelli... penso che l'amicizia franco-serba sarà sempre un'amicizia storica, un'amicizia di patrioti sinceri e onesti, istruiti, colti o semplicemente competenti. Ma per la massa del popolo la Serbia e i serbi, sono il popolo dei massacri, il popolo che ha eletto Milosevic e che è stato punito militarmente. Il lavaggio mediatico del cervello sulla Serbia ha portato alla nascita di una serbofobia 2.0 essenzialmente politica e basata su menzogne ​​mediatiche. Questo è un caso storico unico che ha costituito un precedente legale e che può avvicinarsi alla guerra mediatica oggi in corso contro la Russia.

In Russia i serbi sono chiaramente visti come alleati tradizionali e come un popolo fratello. Naturalmente, nel 1999 la Russia di Eltsin era uno stato troppo debole per reagire e proteggere la Serbia. Nel 2004, la Russia stava affrontando una guerra sul suo territorio, con numerosi attacchi terroristici. Oggi la Russia dovrebbe probabilmente essere più coinvolta negli affari serbi e spingere i serbi ad aderire all'Alleanza eurasiatica. Gli studiosi russi ritengono addirittura che Belgrado dovrebbe essere una delle quattro capitali, la più occidentale, di quest'Eurasia.

7) Come valuta le diverse tappe politiche che la Serbia ha conosciuto dopo la guerra del 1999? Cosa pensa della classe politica serba attuale?

La Serbia è, credo, vittima di un lungo processo che molti paesi europei hanno sperimentato, che è un prerequisito per la loro totale riduzione in schiavitù: la distruzione di ogni opposizione patriottica. La presa di potere dei liberali era destinata fare man bassa su questo paese strategico, metterlo fuori dalla sfera d'influenza russa e integrarlo a forza nella comunità euro-atlantica.

Allo stesso tempo, l'opposizione patriottica è stata smantellata. La distruzione e manipolazione del Partito Radicale Serbo è stata un modello nel suo genere. Il Partito Democratico di Serbia non ha saputo cogliere, mi sembra, l'incredibile finestra storica che gli si è presentata, ci si può chiedere perché. Oggi, il governo di unità nazionale, composto da membri del Partito Socialista di Serbia, del Partito Progressista Serbo e da consulenti tecnocrati sta completando placidamente il processo di decomposizione nazionale (Kosovo), pur mantenendo discretamente un'integrazione a occidente, fondamentalmente ciò che i liberali non avevano potuto permettersi di fare. E' chiaro che non vi è quasi nessuna opposizione reale e concreta, un po' come in Europa dove le divisioni politiche sono riassunte in una contrapposizione destra/sinistra, o in un'opposizione artificiale tra i partiti in fondo tutti d'accordo sulle cose principali: il modello economico, la politica internazionale, il modello finanziario e sociale.

In Francia, per esempio, ora sappiamo che la sinistra e la destra votano al 95 % le stesse leggi nei parlamenti regionali, nazionali o europei. Non c'è alcuna opposizione. Il candidato della sinistra contro il candidato della destra nel secondo turno delle elezioni presidenziali è una farsa e una contrapposizione tra due candidati della Goldman Sachs, in altre parole tra due cloni. Penso che la Serbia si stia lentamente muovendo verso questa situazione dove non ci saranno altro che candidati pro Unione Europea e pro Gay Pride.

8) Nel suo ultimo libro, parla della Serbia come il paese che ha risvegliato la sua fede ortodossa; ci può dire di più?

Sì, la Serbia è il paese che ha fatto di me un ortodosso. Non ero mai stato battezzato e non ho mai voluto essere cattolico, non riesco a spiegarmelo. E' qualcosa che non si adatta correttamente sul piano spirituale. Quando per la prima volta nella mia vita sono andato all'Est (d'Europa) e in terra ortodossa ho sentito un attaccamento fondamentale alla terra serbo-ortodossa, appunto. Il Danubio mi ha affascinato tanto quanto la grande cultura ortodossa serba. Visitando i monasteri in Vojvodina nel periodo estivo del '99, in quella Serbia dopo la guerra il tempo sembrava essersi fermato, desideravo completamente e profondamente diventare ortodosso, cosa che ho fatto oggi. Paradossalmente, è stato anche durante l'estate del 1999 che ho effettivamente sentito parlare della Russia. La Serbia mi ha aperto all'Ortodossia e alla Russia.

9) Lei vive e lavora a Mosca, come francese di Russia come considera la Russia di oggi?

La Russia è uscita dal coma e si ricostruisce. Questo è un paese che ha la possibilità di beneficiare di un vasto territorio, di risorse e di una élite politica abbastanza singolare, a cominciare dall'attuale presidente. Il paese è, tuttavia, di fronte a enormi difficoltà e si può dire che gli ultimi 12 anni di governo Putin sono stati dedicati a riaffermare l'autorità dello Stato e a ripristinare l'ordine costituzionale entro i confini russi.

Il paese è chiaramente un laboratorio a cielo aperto e cerca di sviluppare un modello conservatore di società con i mezzi per essere pienamente sovrano, per le sue dimensioni, la sua ricchezza e anche il potenziale militare di cui dispone. Il potenziale è enorme, non deve essere sprecato e si spera che l'attuale politica continui dopo Putin e penso che su questo fronte sia iniziata la guerra in Russia.

Chiaramente è dalla Russia e solo dalla Russia che può venire la salvezza, ma finora, la sfida per la Russia mi sembra essezialmente quella di arrivare a costituirsi come polo sovrano e quasi autonomo, polo che possa radunare altri paesi per necessità o per scelta politica e strategica. Penso che sia bene desiderare che la Russia sia il paese che offre un altro modello di società e di sviluppo, perché in fondo possiamo dire che nel 2013 il sistema occidentale di sfruttamento del pianeta, emerso nel 1991, non funziona più.

10) Lei scrive e lavora molto sulla disinformazione e la guerra mediatica contro la Russia. Secondo lei questa guerra continua, e la Serbia è ancora vista come negli anni '90 ?

Penso che la guerra mediatica contro la Serbia sia stata condotta, imposta e vinta dall'Occidente contro la Serbia. Questa guerra mediatica ha giustificato la guerra totale contro la Serbia, la sua demonizzazione, il suo smantellamento, l'aggressione militare e, infine, il suo ostracismo da parte della comunità internazionale. Più insidioso questa guerra mediatica è probabilmente anche il dubbio che i serbi hanno di se stessi.

Serbia è inoltre servita come laboratorio per un nuovo tipo di rivoluzione: pacifica e cosiddetta colorata. Si può dunque immaginare che la Serbia sia stata un paese pilota per lo sviluppo di questi dispositivi per rovesciare senza violenza i governi non allineati. Si è visto del resto che questo dispositivo è stato distribuito con più o meno successo in altri paesi dell'Europa dell'Est e dell'Eurasia. Questa pressione mediatica sembra diminuire quando la Serbia rientra in gioco, si unisce all'asse euro-atlantico, si allontana dal Kosovo, e i suoi leader si scusano in ginocchio per Srebrenitsa...

Paradossalmente, il fronte dei media si è ora spostato più a est, contro la Russia. La battaglia mediatica contro la Russia è a bassa intensità, ma estremamente sofisticata, molto più di quanto non fosse contro la Serbia. Si volge sia all'interno che all'esterno del paese ma l'élite russa attuale sembra pienamente consapevole del pericolo.

Resta dunque da sperare che, per la prima volta dal 1991, l'estensione verso est del sistema centrato sugli USA possa finalmente essere fermata e si possa giungere anche a un riflusso, permettendo a Belgrado di equilibrare le proprie posizioni e e di riscoprire la propria sovranità e libertà.

Questo è tutto il male che si può augurare a questo piccolo paese eroico che non è stato risparmiato dalla storia.

 
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Президентская библиотека выложила в свободный доступ раритетные книги по истории Валаама

Президентская библиотека перевела в электронный формат и представила на портале материалы, связанные с историей острова Валаам. Уникальные раритеты пополнили коллекцию «История Русской Православной Церкви», являющуюся одной из самых больших в 400-тысячном фонде первой национальной электронной библиотеки, сообщает ее официальный сайт.

Оцифрована и стала общедоступной пережившая несколько изданий книга 1892 года «Путешествие на Валаам, во святую обитель, и подробное обозрение всех его достопримечательностей». «В благоприятную погоду июльского дня собрались мы, движимые религиозным чувством, совершить давно желанную нами поездку из С.-Петербурга на Валаам, дабы там в тишине пустынной, удаленной от мирской суеты, с должным чувством благоговения помолиться Господу Богу, поклониться Угодникам Божиим, нетленно там почивающим, и вместе с тем насладиться природою этого священного острова», – написано в этом путевом очерке. Слова удивительно перекликаются с сегодняшним днем, когда Валаам стал местом массового паломничества.

История острова и его обители тесно связана с историей становления российской государственности, развития отношений страны и Русской Православной Церкви.

«Иноческое сословие поселилось здесь со времен преподобных Сергия и Германа, живших на сем острове, как предполагают, еще в десятом столетии, следовательно, Валаам существует около девяти сот лет! – читаем ниже в том же издании. – Обитель святая Валаамская возрастала до самого цветущего состояния: братство ее преумножалось, обитель расцветала… Но были для нее и годины тяжкого испытания. Так, в 1578 году шведы, пленив Карелию, напали и на Валаамский монастырь, разграбили скудные пожитки иноков, пожгли огнем смиренные их келии, а самих порубили мечом. Игумен Макарий с тридцатью четырьмя иноками пал под мечом шведов за твердость в православной вере… Затем в 1611 году шведы вновь разрушили обитель Валаамскую до основания. Страшный этот год, казалось, кровью угасил ее навсегда; но прошло сто лет, и мощным мановением Великого Петра этот светильник монашества снова возжен на святых горах своих».

В фонде Президентской библиотеки также сохранена электронная копия «Альбома видов Валаамского Спасо-Преображенского монастыря и его скитов» 1910 года издания. В книге «Описание Валаамского монастыря» 1890 года впечатляющий визуальный ряд поддержан словом:

«Светлые воды бурного озера, вдавшись в материк Валаамских островов, образуют в разных местах живописные заливы и проливы, из которых многие служат надежным пристанищем для судов, ищущих спасения от ярости волн. В чистом зеркале спокойных вод, как исполины, величественно отражаются высокие отвесные скалы и лес, растущий по берегам заливов и проливов».

Эксперты Президентской библиотеки, отобрав для оцифровки уникальные книжные раритеты по Валааму, отметили, что в книгах много говорится и про богатое духовное наследие, которое оставили мудрые валаамские старцы. С годами их высказывания и записи стали афоризмами: старец Амвросий, например, сравнивает жизнь с колесом и наставляет иноков: «Чуть-чуть надо касаться одной стороной колеса о земном, а прочее все о небесном». Схимонах Иоанн Молчальник проповедовал: «О посте чувственном не скорби, он ничего не значит без духовного: Бог требует поста от сильных и здоровых. Святые отцы учат убивать страсти, а не тело». И еще, он же: «Некий старец сказал, что если душа имеет только слово, но не имеет дел, то уподобляется дереву, имеющему цветы, но не плод».

В эти дни фонд Президентской библиотеки также пополнился такими книгами, как «Монастырские острова Валаам и Коневец» 1895 года, «Епархиальное древлехранилище в Валаамском монастыре»1913 года, «Валаамская обитель» 1896 года. Они дают достаточно полное представление о бытовании острова Валаам и о его значении в жизни Русской Православной Церкви и всего российского общества как оплота духовности народа.

 
Il simbolismo dell’oscillazione della coliva

Perché nelle chiese ortodosse romene e moldave, alla fine delle commemorazioni dei defunti, mentre si canta "Eterna memoria" (Veşnica pomenire), i fedeli elevano le offerte funebri (la coliva, e spesso anche il pane e il vino)? Qual è il simbolismo che sta dietro a questo gesto? E perché non lo si fa nelle altre chiese ortodosse?

Il mondo ortodosso di lingua e cultura romena è caratterizzato da una forte componente di pietà verso i defunti, con numerose celebrazioni di commemorazioni funebri e offerte di cibi e bevande in onore dei defunti, accanto alla tradizionale coliva. Invariabilmente, al termine delle funzioni, queste offerte sono elevate facendole oscillare verso l'alto: le tengono in mano i parenti dei defunti, e talvolta gli stessi preti che hanno officiato la funzione si uniscono ai parenti nell'elevazione.

Tuttavia, molti non hanno idea del perché si compia questo gesto, e alcuni dicono che si tratta di un'usanza il cui senso è stato dimenticato. Vediamo un poco di riscoprire questo senso.

L'elevazione di un'offerta verso l'alto (il cielo) è un segno ancestrale di dedicazione alla divinità. Ce ne sono esempi fin troppo numerosi nelle religioni pagane, e l'elevazione del pane e del vino alla consacrazione eucaristica cristiana ne è un esempio prominente. Tuttavia, l'oscillazione della coliva e dei cibi memoriali non sembra rispecchiare una simile dedicazione a Dio. Di fatto, in tutto il rito dell'officio funebre non c’è una sola preghiera di benedizione di queste offerte.

Durante le preghiere per i defunti si chiede a Dio il loro riposo. Il pensiero del riposo delle anime dei defunti ha fatto nascere in alcuni un paragone con le madri che cullano i loro bambini per tranquillizzarli. Il paragone non deve essere preso troppo alla lettera (dopo tutto, non si culla un cibo o una bevanda per farli smettere di piangere...) ma il senso di un'anima portata al cielo nelle braccia del Signore è ben presente nell'immaginario cristiano, per esempio nell'icona della Dormizione, dove Cristo tiene tra le braccia l'anima di sua madre raffigurata come una bambina in fasce:

Un altro paragone molto interessante si ha con il rito dell’elevazione delle offerte dell'Antico Testamento, spiegato in Esodo 29,23-24, e con un successivo riferimento in Levitico 7,30. In pratica, alcune delle offerte (pani, e parti di animali sacrificati) erano messe nelle mani di Aronne e dei suoi figli, facendole oscillare. Se l'usanza dell'oscillazione delle colive potesse essere messa in relazione a questo rito, avrebbe un notevole precedente biblico. Ma il rito vetero-testamentario non ha riferimenti specifici ai defunti, e inoltre bisognerebbe spiegare perché questo rito si sarebbe mantenuto tra i soli cristiani ortodossi di lingua romena, e tra nessun altro.

I simbolismi cristiani più attinenti all'elevazione della coliva sono quelli del legame tra il cielo e la terra, della salita delle anime al cielo e della risurrezione dei morti. In uno dei suoi articoli su Ortodoxia.md, Padre Iulian Rață suggerisce un interessante collegamento con il terremoto che ha avuto luogo alla risurrezione di Cristo. Altri rimandano al simbolismo dell'oscillazione del velo del calice eucaristico al momento del Credo (che parla della risurrezione di Cristo) durante la Liturgia.

Tutti questi riferimenti e suggerimenti sono indubbiamente interessanti, ma non ci spiegano il perché si dovrebbero trovare connessi a un'usanza tipica delle sole chiese ortodosse romene e moldave. Il gesto dell'oscillazione della coliva è completamente assente nelle chiese russe (a meno che non vi si trovi una forte componente di usi moldavi), nelle chiese serbe (dove è presente un'elevazione del pane e del vino in occasione del rito della Slava, in cui le parole del sacerdote che solleva il pane e il vino non lasciano dubbi sul fatto che si tratti di una richiesta di benedizione) e nelle chiese greche (dove rimane, soprattutto in ambiente monastico, un complesso rito di elevazione di un pane chiamato Panaghia, di cui si possono leggere i dettagli in questa pagina, dedicata al monastero di Xenofontos sul Monte Athos; non ci risulta, tuttavia, che l'elevazione della Panaghia abbia luogo al termine delle consuete commemorazioni funebri).

Per quanti simbolismi profondi possiamo trovare, dobbiamo sempre fare i conti con il fatto che questa usanza di elevare le offerte funebri si trova confinata entro i limiti di un'area culturale. Ecco dove ci può essere d'aiuto il concetto di inculturazione della fede cristiana, ovvero della cristianizzazione di un precedente dato culturale pagano. Sappiamo che romeni e moldavi sono i discendenti del popolo dei daci. I daci avevano credenze ben specifiche riguardo all'immortalità dell'anima, oltre che a pratiche funebri precise, sulle quali sicuramente hanno lavorato i missionari cristiani per portare loro il Vangelo. Così come siamo autorizzati a ipotizzare che la particolare venerazione dei defunti tra romeni e moldavi abbia avuto le sue radici in uno sviluppo di una venerazione pre-cristiana, così possiamo ipotizzare che l'inconsueto gesto dell'oscillazione della coliva sia un fenomeno di inculturazione, un gesto passato dai riti pagani a quelli cristiani, con l’assunzione di nuove profondità di significato. Allo stesso modo, il rito serbo della Slava (anch'esso limitato all'area culturale di un popolo specifico) fu indubbiamente pensato da san Sava come risposta a usanze di offerte pagane, o come forma di una loro cristianizzazione.

 
Il canone delle Sacre Scritture Ortodosse

Nella Orthodox Study Bible e in altri punti online, ho visto una tabella che confronta il  canone delle Sacre Scritture di protestanti, cattolici romani e ortodossi. Da quale canone di quale Concilio l'Ortodossia trae il suo canone delle Sacre Scritture?"

Da un lato noi ortodossi abbiamo un canone del Nuovo Testamento ben definito, su cui non vi è alcuna controversia... almeno non a partire dal IV secolo. D'altra parte abbiamo un canone veterotestamentario che ha un nucleo ben definito, uno strato successivo abbastanza ben definito, e bordi meno chiaramente definiti. Quindi perché questa precisione nel caso del Nuovo Testamento, ma non del Vecchio?

Il canone del Nuovo Testamento è fisso, e ciò è in gran parte dovuto al falso canone dell'eretico Marcione. Il canone dell'Antico Testamento è stato definito con minor precisione, e così si incontra ancora qualche disaccordo ai margini della lista... anche se la maggior parte dei libri non è affatto in discussione. La Chiesa semplicemente non ha sentito il bisogno di essere più precisa... ma questo può essere una cosa scomoda da affrontare per alcune persone. Tuttavia, se avete la corretta comprensione della Tradizione, il problema è molto meno duro.

Se si pensa alla Tradizione come a un bersaglio, con cerchi concentrici, si potrebbe mettere il Vangelo nel mezzo, gli scritti degli apostoli nell'anello successivo, forse la Legge di Mosè nel prossimo, i profeti nel prossimo, gli scritti sapienziali nel prossimo, i libri deuterocanonici nel prossimo, i Padri apostolici nel prossimo, i canoni dei Concili ecumenici nel prossimo, etc. l'unico dibattito sarebbe in quale anello metterli... e alla fine, sarebbe questo il problema più importante? Per un protestante, questo è un problema enorme. Per gli ortodossi, non lo è così tanto, perché noi vediamo la Scrittura come parte della Tradizione, non come qualcosa di separato da essa, e certamente come qualcosa di contrario a essa.

Il termine "deuterocanonico" è in realtà di origine cattolico-romana, ma penso che sia un termine utile. Nei testi russi, e alcuni testi patristici, si trova la frase "libri non canonici", ma con questo, la distinzione è tra il canone ebraico ei libri esclusi dal canone ebraico che la Chiesa ha accolto. Un altro termine è "libro leggibile", il che significa un libro che può essere letto in Chiesa.

Ancora un altro termine è "apocrifi", che generalmente noi non usiamo con riferimento a questi libri, ma Origene ha fatto alcuni commenti interessanti sull'origine del termine "apocrifi". Nella sua lettera ad Africano (ANF v. IV, pp 386s,), ha risposto alla domanda del perché aveva fatto una citazione dalla parte del libro di Daniele che contiene la storia di Susanna, che non si trova nel testo ebraico. Origene ha risposto che era a conoscenza di questo fatto, e ha proceduto a difendere la sua autenticità. La sua risposta è dettagliata, ma mi si permetta di evidenziare alcuni punti:

"E, in verità, quando notiamo queste cose, dovremmo immediatamente respingere come spurie le copie in uso nelle nostre Chiese, e chiedere alla fraternità di mettere via i loro libri sacri, e cercare di convincere gli ebrei che stiamo rinunciando a copie manipolate e false? Dovremmo supporre che la provvidenza che ha dato le Sacre Scritture per l'edificazione di tutte le Chiese di Cristo, non abbia pensato a quei popoli comprati a caro prezzo, per i quali è morto Cristo? Dovremo pensare che, attraverso il suo Figlio, non possa donarci ogni cosa quel Dio che non trattiene il suo amore, ma lo dona a noi tutti? In tutti questi casi considera se non sarebbe bene ricordare le parole, "Non rimuovere gli antichi segni di confine che i tuoi padri hanno fissato". E non dico questo perché io rifuggo dal lavoro di indagare le Scritture del popolo ebraico, e di confrontarle con le nostre, e di notare le diverse letture. Questo, se non è arrogante dirlo, l'ho già fatto in gran parte al meglio delle mie capacità, lavorando duro per ottenere il significato di tutte le varie edizioni e letture; mentre ho prestato particolare attenzione all'interpretazione dei Settanta, perché non mi si accusi di attribuire una qualsiasi falsificazione alle Chiese che sono sotto il cielo, e di dare a coloro che cercano un tale punto di partenza l'occasione di gratificare il loro desiderio di calunniare i loro fratelli, e di portare qualche accusa contro i responsabili della nostra comunità. E mi sforzo di non ignorare le loro varie letture, per timore che nelle mie polemiche con gli ebrei io debba citare loro ciò che non si trova nelle loro copie, e che io possa fare uso di quello che si trova lì, anche se non è presente nelle nostre Scritture. Perché se siamo così preparati per discutere con loro, non rideranno con disprezzo, come è loro usanza, dei credenti gentili per la loro ignoranza dei loro veri valori. Questo per quanto riguarda la storia di Susanna che non appare nel testo ebraico".

Andando avanti nel testo troviamo che Origene dice che la ragione per molte delle omissioni nel testo ebraico sono dovute al fatto che gli scribi e i farisei hanno omesso cose che li mettevano in cattiva luce:

"La risposta è che hanno nascosto alla conoscenza della gente quanti più brani possibili tra quelli che contenevano un qualsiasi scandalo contro anziani, governanti e giudici, alcuni dei quali sono stati conservati negli scritti non canonici (apocrifi) [cosa che dà un nuovo significato al termine "libri nascosti"]. A titolo di esempio, prendiamo la storia di Isaia, contenuta nella Lettera agli Ebrei, che non si trova in nessuno dei loro libri pubblici. L'autore della Lettera agli Ebrei, parlando dei profeti e delle loro sofferenze, dice "furono lapidati, furono segati in due, furono uccisi di spada".

Egli continua ricordando che, da una tradizione contenuta nei libri apocrifi, sappiamo che il profeta Isaia morì segato a metà.

La lista dei libri del Vecchio Testamento nella Orthodox Study Bible si basa sui libri inclusi nelle edizioni greche delle Scritture, pubblicati dalla Chiesa di Grecia. La Chiesa di Grecia basato la propria decisione in parte sul decreto del Sinodo di Gerusalemme:

"Quali libri chiamate Sacra Scrittura?

Seguendo la regola della Chiesa cattolica, chiamiamo Sacra Scrittura tutti quei libri che Cirillo [Lukaris] ha raccolto dal Sinodo di Laodicea, e che ha enumerato, aggiungendovi quelli che stupidamente, e per ignoranza, o piuttosto maliziosamente, ha chiamato Apocrifi; vale a dire, "La Sapienza di Salomone", "Giuditta", "Tobia", "La storia del drago", "La storia di Susanna", "I Maccabei", e "La Sapienza di Siracide". Noi giudichiamo infatti anche questi libri, assieme agli altri veri libri della divina Scrittura, come parti genuine della Scrittura. L'antica tradizione, o meglio la Chiesa cattolica, che ci ha consegnato come autentici i Santi Vangeli e gli altri libri della Scrittura, ci ha indubbiamente consegnato anche questi libri come parti della Scrittura, e negare questi significa negare anche gli altri. E se, forse, sembra che non sempre siano stati riconosciuti da tutti alla pari con gli altri, tuttavia anche questi sono stati contati e annoverati con il resto della Scrittura, sia dai Sinodi, sia dai più antichi ed eminenti teologi della Chiesa cattolica; li reputiamo tutti libri canonici, e li confessiamo come Sacra Scrittura" (Sinodo di Gerusalemme, 1672, dalla Confessione di san Dositeo).

Il Sinodo di Gerusalemme fu tenuto in gran parte per rispondere al Protestantesimo, e in questo caso, rispose alla posizione protestante generale sul canone del Vecchio Testamento, che era quella di adottare il canone ebraico, e di respingere tutti i libri del Vecchio Testamento non inclusi dagli ebrei come "apocrifi". Il Sinodo di Gerusalemme chiamò questi libri "canonici", non "non canonici" o "deuterocanonici". Tuttavia, la Bibbia greca utilizzata come base dalla Orthodox Study Bible comprende diversi altri libri, che non furono menzionati da quel Sinodo. E vedrete che la Bibbia russa ne include ancora alcuni altri. Il Sinodo di Gerusalemme non li ha elencati in modo specifico. La Chiesa greca probabilmente li ha inseriti perché le edizioni del LXX da tempo avevano incluso questi libri. La Chiesa russa ha incluso anche il secondo libro di Esdra (alias 3 Esdra) probabilmente perché era incluso nella lista canonica nei Canoni dei santi Apostoli, e si trova anche nella Vulgata latina. Questo è il motivo per cui è stato incluso anche tra gli "Apocrifi" delle edizioni originali della Bibbia di re Giacomo.

Perché non esiste un elenco assolutamente definitivo? La Chiesa non ha sentito la necessità di crearne uno... per l'Antico Testamento. Lo ha fatto nel caso del Nuovo Testamento a causa di Marcione, e si trovano affermazioni, come quella del Sinodo di Gerusalemme, che ha difeso alcuni libri specificamente respinti dai protestanti. Ma per noi, il fatto che il secondo libro di Esdra sia canonico, deuterocanonico, o semplicemente un'appendice, che riflette un libro considerato di importanza tradizionale, non è poi una questione così grande. Ma la maggior parte dei libri del Vecchio Testamento è canonica, e non vi è alcuna controversia su di loro, e così noi abbiamo una certezza, solo che si tratta di una certezza non estesa a ogni libro.

Se si dispone di una Bibbia romano-cattolica o di una Bibbia protestante che include gli "Apocrifi", come la Revised Standard Version, allora si può guardare l'introduzione a ciascuno dei libri e vedere chi li accetta. I greci non includono il secondo libro di Esdra (chiamato 3 Esdra nella Bibbia russa; si notito i commenti qui sotto sulla confusione dei titoli dei libri di Esdra). La Bibbia russo non comprende il quarto libro dei Maccabei. Tra l'altro, nessuno dei due, né 4 Maccabei né 2(3) Esdra, si trova nella Orthodox Study Bible.

Ora, se guardate la Orthodox Study Bible, vedrete che ha 1 Esdra e 2 Esdra. Perché hanno fatto questa scelta, e senza mettere note migliori nell'introduzione, questo va oltre la mia comprensione. Quello che chiamano 1 Esdra è un libro deuterocanonico, che si trova nella Vulgata latina e nei Settanta, ma non considerato deuterocanonico dalla Chiesa Cattolica Romana. Nella Vulgata, e negli Apocrifi della King James, RSV, e NRSV, questo libro è chiamato 1 Esdra. Quello che chiamano 2 Esdra, è il libro che si chiama "Ezra" in quasi ogni Bibbia in inglese – e quindi se state cercando di trovare un passaggio nel libro di Esdra che avrà in mente la maggior parte degli anglofoni, avrete bisogno di cercarlo in 2 Esdra... ma le persone che non guardano da vicino probabilmente pensano di trovarlo in 1 Esdra. Questa è una delle mie lamentele riguardo alla Orthodox Study Bible: hanno scelto di utilizzare nomi non standard di molti dei libri dell'Antico Testamento, e così confondono un sacco di persone che stanno cercando di trovare un passo delle Scritture in questo o quel libro. Penso anche che abbiano fatto un enorme errore nell'adottare l'ordine greco dei libri. Avrebbero dovuto usare l'ordine della Vulgata, perché questo è l'ordine di base che abbiamo usato nelle Bibbie in inglese negli ultimi 400 anni e più.

 
VIDEO - Aleksandr Dugin: i poteri dietro alle Pussy Riot

Non tutti amano la figura del politologo russo Aleksandr Gel'evič Dugin (Mosca, 7 gennaio 1962), le cui liaisons dangereuses con diversi estremismi non ne fanno certamente un modello ideale per i cristiani ortodossi. Tuttavia, quando analizza il fenomeno del “ricatto globale delle Pussy Riot”, c’è ben poco con cui non ci sentiamo d’accordo. Dugin identifica come bersaglio di questa guerra di opinione proprio la sinfonia tra Stato e Chiesa in Russia, l’unico serio tentativo contemporaneo di restaurare l’idea di Stato portata avanti per oltre un millennio dai cristiani ortodossi nell’Impero Romano d’Oriente.

Presentiamo il video con le parole di Aleksandr Dugin (in russo, con sottotitoli in inglese) e la traduzione completa del video in italiano nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
I 10 più comuni argomenti degli atei, e perché falliscono

Io scrivo molto poco di apologetica cristiana contro quella atea, e per buoni motivi.

È stato in chat-room e blog atei che mi sono fatto le ossa in teologia molti anni fa. Da quei giorni non ho sentito nulla di nuovo da parte degli atei.

Sembra che molti atei di oggi (ad alcuni piace usare il titolo di 'nuovi atei' per distinguerli dai più profondi atei filosofici del passato) abbiano ben poco da aggiungere alla discussione. Per essere onesti, lo stesso vale per la maggior parte degli apologeti cristiani.

Tuttavia, ho pensato che sarebbe stato divertente commentare i dieci argomenti che sento di più. La mia speranza è che possa aiutare a smascherare alcuni dei loro problemi più evidenti e magari ad aiutare entrambe le parti, atei e cristiani, a passare a materiale di dibattito più interessante.

Una nota aggiuntiva: un altro motivo per non entrare più nel mondo del dibattito ateo-cristiano tanto è la pura scortesia che entrambe le parti tendono a riservare l'una all'altra. Non voglio eliminare eventuali commenti, non importa quanto incivili o puerili diventino, perché, per me, sono una parte importante di questo articolo. Le risposte (se ce ne sono) dimostreranno lo stato attuale del dibattito ateo / cristiano. Inoltre, non voglio rispondere a post maleducati. Questo è un avvertimento preventivo, quindi per favore non pensate che sia pure io maleducato se li ignoro.

Ok, partiamo pure:

1. Non ci sono prove dell'esistenza di Dio.

Ci sono un paio di problemi con questa linea di ragionamento. Partendo dall'idea di 'prove', che cosa si intende esattamente per prove? Ciò che è una prova sufficiente per una persona spesso non è una prova sufficiente per un'altra. Un tribunale prevede innumerevoli esempi di come due parti possono possedere la stessa raccolta di dati, la stessa potenza di logica e ragionamento, e tuttavia argomentare interpretazioni dei dati completamente diverse. Il vecchio detto è vero: non sono i fatti a determinare l'argomento, è l'argomento a determinare i fatti.

Quando ci si confronta con l'accusa che non ci sono prove per Dio il cristiano spesso non sa da dove cominciare con una confutazione. Come disse una volta G. K. Chesterton, chiedere a un cristiano di dimostrare l'esistenza di Dio è come chiedere a qualcuno di dimostrare l'esistenza della civiltà. Che cosa si deve fare, se non indicare un oggetto e dire: "Guarda, là c'è una sedia, e là c'è un edificio", e così via? Come si può dimostrare la civiltà semplicemente selezionando un pezzo qui e un pezzo là come prove sufficienti, piuttosto che avere una esperienza della civiltà nel suo complesso?

Quasi tutto ciò su cui il cristiano pone gli occhi è la prova dell'esistenza di Dio perché vede 'l'opera delle sue mani' intorno a lui nella creazione. Ma questa non è una prova nel tribunale dell'opinione atea, un tribunale che presuppone che solo ciò che può essere compreso dai sensi si qualifica correttamente come prova. Il cristiano che crede in un Dio trascendente non può offrire tale prova; produrre prove materiali per Dio, per ironia della sorte, equivale a smentire un Dio trascendente e a eliminare la fede.

La seconda parte della frase è altrettanto miope. Che cosa si intende per 'esistenza' ? Se uno vuol dire, 'ciò che è venuto alla luce', allora sicuramente Dio non esiste perché Dio non è mai venuto alla luce. È sempre stato, è eterno. Questa era una famosa valutazione della questione da parte di Soren Kierkegaard (che trattava dell'incarnazione di Cristo). L'argomento è un po' complesso, così per farla breve mi limiterò a citarlo e a passare oltre.

2. Se Dio ha creato l'universo, chi ha creato Dio?

Questo è uno degli argomenti più strani che abbia mai incontrato. Coloro che utilizzano quest'accusa come una sorta di scacco matto intellettuale non sono semplicemente riusciti a capire ciò che i cristiani comprendono come 'eterno'. Si tratta di un argomento a cui di solito si ricore non appena un teista presuppone che sia necessaria una 'causa prima' o un 'motore immobile' per l'esistenza dell'universo (un essere 'necessario' grazie al quale esistono tutte le altre cose per contingenza). Alcuni atei poi ribattono al teista dicendo: "Bene, allora chi ha creato Dio?" Che cosa deve fare un cristiano, se non sorridere a una simile domanda? Dio è l'antecedente di tutte le cose nella creazione ed è eterno. Se Dio avesse un Creatore, allora il suo Creatore sarebbe Dio. Dio è Dio proprio perché non ha un creatore.

3. Dio non è onnipotente, se c'è qualcosa che non può fare. Dio non può mentire, quindi Dio non è onnipotente.

Bang! Partita persa.

Non così in fretta... Questo argomento sarebbe fantastico – devastante, forse, se Dio fosse come gli dèi degli antichi greci, dove gli dèi stessi erano soggetti al destino e limitati ai loro specifici ruoli nel cosmo. La dottrina ortodossa di Dio è molto diversa. I cristiani (almeno i cristiani ortodossi) vedono l'ontologia di Dio come soggetta al suo perfetto libero arbitrio. Perché Dio è buono? Perché vuole essere buono. Perché non mente? Perché vuole essere onesto. Perché Dio esiste come Trinità? Perché lo vuole. Avrebbe potuto altrettanto facilmente non voler esistere come tale. E sì, poteva altrettanto facilmente voler mentire. Il fatto che egli non menta non è un commentario al fatto che non possa farlo.

(Nota: a causa della immensa quantità di discussioni che questo punto ha sollevato, vale la pena fare una dichiarazione di chiarimento.  Un argomento fondato su rigorosi giochi di parole logiche può distruggere l'idea stessa di 'onnipotente'. Quando si considera la domanda puerile, "Dio può creare una pietra così grande che egli stesso non la può sollevare?" questo punto diventa chiaro. Ma in realtà, un argomento del genere non fa che consolidare ulteriormente ciò che il cristianesimo vuole dire quando chiama Dio onnipotente. Per il cristiano significa semplicemente che tutto il potere e l'autorità sono in Dio. Un gioco di parole logico come quello appena menzionato obbliga il credente a fare un proclama ridondante per rimanere coerente: "Dio non può sopraffare se stesso". Ma questo fatto è tutt'altro che confuso, si limita a sottolineare il punto che non c'è potere più grande di Dio, tanto che si è costretti a paragonare Dio a se stesso al fine di trovare un suo pari.)

4. Credere in Dio è lo stesso che credere nella fatina dei dentini, in Babbo Natale e negli elefanti che volano.

Quello che mi piace di questo logoro 'argomento' ateo è che serve in realtà per dimostrare come la fede in Dio sia molto diversa da questi miti e immaginazioni. Quando si valuta onestamente la dottrina giudaico-cristiana di Dio si trovano migliaia di anni di testimonianza di sviluppo umano e religioso; si troveranno martiri che sopportano i traumi più orribili in difesa della fede, si troveranno resoconti in testi religiosi con conferme storiche e geografiche (in realtà, queste non sono naturalmente 'prove', ma piuttosto fatti che suscitano forte considerazione), e così via. Confrontiamo questo con i racconti sulla la fatina dei dentini, su Babbo Natale e sugli elefanti che volano, e troveremo l'esatto contrario: nessuna testimonianza o perfezionamento religioso, niente martiri, niente conferme storiche e geografiche, e così via. Invece, troveremo miti creati intenzionalmente per i bambini, per spiegare qualche punto, o per qualsiasi altra cosa. Si tratta di un'argomentazione da specchietto per le allodole al suo peggio.

5. Il cristianesimo nasce da gente antica e ignorante priva di scienza.

Di fatto la gente antica e ignorante che credeva nella nascita verginale di Cristo doveva crederci perché non possedeva la conoscenza di come nascono i bambini. Oddio. La nascita verginale di Cristo fu profonda e di estrema importanza per gli antichi proprio perché sapevano che il concepimento era impossibile senza rapporti carnali. Gli antichi consideravano la nascita verginale miracolosa, cioè, impossibile senza l'azione divina (e a quel tempo la maggior parte delle persone ne disprezzava l'idea), e lo stesso si può dire di ogni storia miracolosa nella Scrittura.

Magari gli antichi non avevano il telescopio Hubble, ma erano in grado di vedere il cielo notturno nella sua piena gloria, cosa che quasi nessuna persona moderna può fare (grazie al moderno inquinamento luminoso che distorce la nostra capacità di vedere il cielo notturno). In media, gli antichi vivevano molto più vicino alla natura e alla realtà della vita e della morte rispetto a molti di noi moderni.

In termini di un rapporto vivo con queste cose gli antichi erano molto più avanzati di noi oggi, e questa relazione è essenzialmente la natura dell'indagine religiosa. Se le persone oggi sono prive di speculazione religiosa, forse è perché passano più tempo con i loro iPhone e PC che con la natura. Forse.

Ma l'affermazione che il cristianesimo fosse praticabile nel mondo antico perché era sostenuto da un'ignoranza ampiamente diffusa è di per sé un'idea profondamente ignorante. Il cristianesimo è sorto in una delle civiltà più altamente avanzate nella storia umana. L'impero romano non era noto per la sua stupidità. Era l'epicentro di innovazioni e di giganti della filosofia. Sono disposto a scommettere che se una persona comune di oggi si trovasse in un dibattito filosofico con una persona comune di Alessandria d'Egitto del primo secolo, il moderno sarebbe completamente umiliato nello scambio.

6. I cristiani credono nel cristianesimo solo perché sono nati in una cultura cristiana. Se fossero nati in India sarebbero stati hindu.

Questo argomento è interessante perché pretende di respingere totalmente la capacità di ragionamento delle persone in base alle loro influenze ambientali nell'infanzia. L'idea è che la gente in generale è così intellettualmente miope che non può vedere oltre la propria educazione, e di conseguenza, questo sarebbe un commento altrettanto stroncante sull'ateismo. Ma questa è una affermazione falsa.

Prendete la storia del popolo ebraico, per esempio. Diciamo che 'essere' ebrei, in senso religioso, è molto più che una questione di aderenza culturale. Essere un ebreo credente vuol dire far permeare di ebraismo il proprio pensiero e le proprie credenze e la propria interazione con il mondo. Ma è così con la maggioranza del popolo ebraico, in America, in Europa, in Israele, o dovunque? Bisogna essere seriamente deviati per crederlo. Lo stesso fenomeno si trova all'interno delle cosiddette comunità cristiane. Di fatto, nascere in una famiglia ebrea o cristiana oggi è più spesso un indizio che il bambino crescerà fino ad abbandonare la fede della sua famiglia.

7. Il Vangelo non ha senso: Dio era arrabbiato con l'umanità a causa del peccato, così ha deciso di torturare e uccidere il proprio Figlio in modo da placare la sua rabbia patologica. È Dio che è strano, non io.

Questo è in realtà un buon argomento contro alcune sette protestanti (l'ho usato io stesso in numerose occasioni), ma non ha presa sulla fede cristiana ortodossa. Gli ortodossi non hanno il concetto di un Dio che ha bisogno di un sacrificio di pacificazione per amare la sua creazione. Il Padre ha sacrificato il proprio Figlio per distruggere la morte con la sua vita; non per placare la sua ira, ma per guarire; non per proteggere l'umanità dalla sua furia, ma per unire l'umanità al suo amore. Se il lettore è interessato a saperne di più su questo argomento, può seguire questo link per una discussione più ampia.

8. La storia è piena di culti di madre e figlio messia, di divinità trinitarie, e cose simili. Così la storia cristiana è un mito come le altre.

Questo argomento sembra insormontabile in superficie, ma è davvero un lancio lento a tutto campo (se permettete un'analogia dal baseball). Non c'è da obiettare al fatto che la storia è piena di storie simili a quelle della Bibbia, e non voglio perdere tempo a raccontarle qui. Ma questo fatto non dovrebbe sorprendere affatto, anzi se la storia non avesse avuto storie simili sarebbe motivo di preoccupazione. Tutto ciò che è bello ha sempre repliche. Una moneta contraffatta non dimostra la non esistenza della moneta autentica, dimostra l'esatto contrario. Un migliaio di band musicali che si ispirano agli  U2 non è una prova che gli U2 siano un mito.

Ah, ma questo non tiene in considerazione il fatto che alcune di queste storie sono state raccontate prima dei racconti biblici. Vero. Ma immaginate se l'unica storia di una nascita messianica da una vergine seguita da una morte e resurrezione fosse contenuta nel Nuovo Testamento. Questo, per me, sarebbe strano. Sarebbe strano, perché se i popoli di tutto il mondo avessero avuto Dio come Creatore, ma non fosse mai apparso a loro l'evento centrale della manifestazione nella storia umana – quello che cambia il gioco di tutte le ere – ovvero l'incarnazione, morte e risurrezione di Cristo, almeno in qualche forma confusa, essi sarebbero stati completamente tagliati fuori dai misteri principali dell'esistenza umana. Sembra naturale che se l'avvento di Cristo è stato reale, allora ha permeato la coscienza del genere umano a un certo livello, indipendentemente dal loro posto nella storia. Ci si dovrebbe aspettare di trovare l'umanità che replicare queste storie, nelle loro visioni e sogni, più e più volte nel corso della storia. E in effetti, questo è ciò che troviamo.

9. Il Dio della Bibbia è malvagio. Un Dio che permette tanta sofferenza e la morte non può essere altro che malvagio.

Questa critica ha il suo fondamento in molti modi diversi. Per me, questo è uno degli argomenti più legittimi contro l'esistenza di un Dio buono. Il fatto che ci siano la sofferenza e la morte è l'argomento più forte contro la credenza in un Dio onnipotente, onnisciente, che ama tutti. Se esistono la sofferenza e la morte questo sembra suggerire una delle due cose: (1) o Dio è amore, ma non è onnipotente e non può fermare la sofferenza e la morte, o (2) Dio è onnipotente, ma non si cura di noi.

Ho dedicato a questo problema un articolo separato, ma lasciatemi occupare qui del problema inerente alla critica stessa. L'argomento assume come presupposto che il bene e il male siano reali; che ci sia uno standard definitivo del bene e del male che sostituisce semplici "idee" fantasiose su ciò che è bene e male in un determinato momento della nostra evoluzione etica, per così dire. Se non c'è una vera e propria esistenza – una realtà ontologica – del bene e del male, allora l'accusa che Dio è malvagio a causa di questo o quello non è davvero niente di più che dire "personalmente non mi piace quello che vedo nel mondo e quindi un Dio buono non può esistere". Mi piace quello che disse C. S. Lewis in una circostanza simile: "non ha senso parlare di 'diventare migliore' se migliore significa semplicemente 'ciò che stiamo diventando' – è come congratularmi con te per aver raggiunto la tua destinazione e poi definire 'destinazione' come 'il posto che hai raggiunto'."

Ciò che è difficile per l'ateo in questo tipo di dibattiti è evitare di parole cariche di sfumature religiose. È strano per uno che non crede nel bene ultimo e nel male ultimo si metta a condannare Dio come se fosse il male perché non si adegua alla sua personale visione del bene. Così, la critica iniziale è seria, ma è sovversiva per lo scenario dell'ateo. Se uno sta per accettare il bene e il male come realtà, non è in grado di respingere pienamente Dio. Invece, si sente più in grado di lottare con l'idea che Dio sia buono. Questa lotta è applaudita nella Chiesa ortodossa. Dopo tutto, la parola stessa usata Dio per il suo popolo nel Vecchio Testamento, "Israele", significa lotta con Dio.

10. L'evoluzione ha risposto alla domanda "da dove veniamo". Non c'è più bisogno di ignoranti miti antichi.

Questo oggi potrebbe essere in generale il più popolare tentativo di schiacciare a terra la religione. Ha molte varianti, ma il concetto è abbastanza coerente e suona più o meno così: la scienza ci ha portato al punto in cui non abbiamo più bisogno della mitologia per capire il mondo, e tutte le domande che rimangono saranno risolte alla fine attraverso future scoperte scientifiche. Il principale campo di battaglia in cui oggi si vede questa critica sono i dibattiti su evoluzione contro creazionismo.

Lasciatemi dire in anticipo che non vi è forse un altro argomento che mi annoia più dei dibattiti su evoluzione contro creazionismo. Trovo più interessante stare a guardare la vernice che asciuga. E quando non mi addormento in questi dibattiti mi sento frustrato perché di solito entrambe le parti in dibattito utilizzano grandi quantità di disonestà, al fine di guadagnare punti, piuttosto che di ottenere la verità. L'evoluzionista non ha alcun commento sull'esistenza di Dio, e il creazionista di solito soffre di profonda confusione nella sua comprensione dei primi capitoli della Genesi.

Quindi, senza entrare nel dibattito più patetico di tutti i secoli, privo di ogni profondità intellettuale, commento solo l'idea sottolineando che la scienza ha buttato il cristianesimo fuori dal business delle risposte. La scienza è fantastica se volete sapere quale calibro di filo è compatibile con una carica di elettrica di 20 ampere, come funziona l'agricoltura, cosa provoca una malattia e come curarla, e un milione di altre cose. Ma il luogo dove le scienze fisiche sono completamente inutili sono quelle questioni più importanti per gli esseri umani, questioni veramente esistenziali: che cosa significa essere umani, perché siamo qui, che cosa ha valore, cosa vuol dire amare oppure odiare, cosa devo fare con il senso di colpa, il dolore, tristezza, cosa significa avere successo, c'è qualche significato e cosa significa 'significato', e, naturalmente, c'è un Dio? E così via, all'infinito.

Per quanto riguarda da dove veniamo, l'evoluzione ha appena scalfito la superficie puramente scientifica della questione. Anche se l'intero progetto di evoluzione come resoconto della nostra storia fosse privo di serie obiezioni, ancora non risponderebbe al problema dell'origine della vita, dal momento che l'opzione della selezione naturale come spiegazione non è disponibile quando si considera come la materia morta o inorganica possa diventare organica. Ancora più complessa è la questione da dove sia venuta la materia. Il 'Big Bang' non è una risposta alle origini, ma piuttosto una descrizione dell'evento da cui tutto è venuto alla luce, cioè è la descrizione di una pistola fumante, non del tiratore.

Questo è tutto... la mia top ten. Grazie per la lettura. Saluti.

 
Intervista a John Robles per la rivista serba "Geopolitika"

John Anthony Robles II, corrispondente, commentatore, traduttore, cronista per il servizio mondiale la Voce della Russia parla con Geopolitika. L'unico indiano americano con asilo politico nel mondo.

 

1) Caro signor Robles, ha recentemente pubblicato una serie di articoli sul Kosovo. Cosa l'ha spinta a scrivere sul Kosovo con tanto candore e a prendere una posizione così impopolare, sostenendo la parte serba?

Prima di tutto sono molto contento che alcuni dei miei articoli abbiano attratto l'attenzione della vostra pubblicazione e di molti esponenti del popolo serbo, ne sono estremamente colpito e al tempo stesso contento.

Ciò che mi motiva è una questione molto difficile in quanto le mie motivazioni sono molteplici e complesse come la situazione che circonda i Balcani e le macchinazioni degli Stati Uniti per catturare e soggiogare il mondo. A livello personale sento una forte affinità con il popolo serbo e una profonda tristezza per quello che gli arroganti architetti geopolitici americani hanno fatto alla Serbia e al popolo serbo.

La situazione ha molti paralleli con quello che è successo nel paese in cui sono nato, Puerto Rico. La più grande differenza è che la Serbia e il popolo serbo non sono stati estinti e il popolo serbo non è stato così debole e facile da comprare come i portoricani.

Il mio sostegno al popolo serbo però risale a circa il 1995, quando gli Stati Uniti invasero la Jugoslavia. L'attacco della NATO contro la Jugoslavia è stato un atto di aggressione e una guerra contro l'umanità. La Serbia, l'ex Jugoslavia, non ha mai attaccato o minacciato la NATO o gli Stati Uniti.

Il pretesto per l'attacco era basato sul presunto massacro di musulmani bosniaci da parte dei serbi a Srebrenica, una totale menzogna. Certo l'esercito serbo ha attaccato i soldati in quel luogo, ma sono stati ignorati gli oltre 2.000 serbi, per lo più donne e bambini, che sono stati macellati a Srebrenica prima dell'arrivo dell'esercito serbo. La falsificazione che ne è seguita raffigurando il massacro di Srebrenica come un'aggressione serba è stata colossale in natura. La NATO e gli Stati Uniti l'hanno ignorata perché avevano altri piani per la regione e avevano già demonizzato la Serbia per la sola ragione che tendeva verso la Russia.

L'autore americano Edward Herman, che ho avuto la possibilità di intervistare per la Voce della Russia, ha fatto il lavoro migliore che io abbia visto nello sfatare le bugie del massacro di Srebrenica. Ha deunciato tutte le bugie di Srebrenica. Come la bugia del 9 settembre con la sua mancanza di relitti di un aereo, Srebrenica aveva una mancanza di corpi musulmani. Ci fu una vera e propria operazione militare lanciata a Srebrenica dopo l'esecuzione di oltre 2.000 donne serbe e bambini da parte di macellai e aggressori musulmani.

E' stupefacente come gli Stati Uniti e la NATO abbiano dato sostegno agli assassini musulmani bosniaci. A quel tempo era estremamente strano, per molte persone negli Stati Uniti, vedere come gli Stati Uniti sostenessero i musulmani in Bosnia mentre li demonizzavano ovunque. Quella fu la prima cosa strana.

Quando io ero un ragazzino e ancora negli anni '70 , '80, e '90 bande di bianchi andavano in giro a picchiare i musulmani e chiunque avesse un aspetto mediorientale, molte volte uccidendoli, e il governo continuava sempre a promuovere la propaganda anti-musulmana e a raccontare alla nazione quanto erano malvagi e pericolosi questi musulmani. Questo era vero per tutte le minoranze, ma per i musulmani in particolare.

Tutte le azioni militari contro i paesi musulmani sono state presentate in questo modo e si sono rivelate menzogne, e la menzogna che il governo degli Stati Uniti era contro gli assassini musulmani fanatici è stata smascherata a Srebrenica, quando gli Stati Uniti hanno sostenuto quegli stessi musulmani. Non sarebbe sorprendente se l'intero massacro di Srebrenica fosse stato organizzato fin dall'inizio dagli Stati Uniti.

Penso che sia importante notare, quando si parla dell'uso americano di terroristi islamici, che la CIA in realtà ha prima creato e poi finanziato e armato Al - Qaeda e Osama Bin Laden fin dalla loro nascita, un fatto che è stato ben documentato da un giornalista di nome Orlin Grabbe che ha dovuto lasciare gli Stati Uniti ed è morto qualche anno fa. Ha scoperto il fatto che Osama Bin Laden era entrato negli Stati Uniti e aveva girato le installazioni militari USA come ospite della CIA sotto il nome di Tom Ossman. Fu reclutato per combattere l'Unione Sovietica durante la missione di stabilizzazione sovietica in Afghanistan. E' anche importante notare che all'URSS era stato chiesto di intervenire da parte del governo dell'Afghanistan, e che in realtà aveva costruito la maggior parte delle infrastrutture del paese e portato la pace in Afghanistan.

La Serbia è stata solo un'estensione di questa politica di usare i musulmani per combattere gli amici dell'URSS e della Russia. Questo è il motivo principale per cui la Serbia è stata demonizzata dagli Stati Uniti che hanno tentato di distruggerla, perché la Serbia è dalla parte della Russia nella scacchiera geopolitica. Un giorno i musulmani si renderanno conto di come sono stati usati e reagiranno. Un altro buon esempio di doppiezza occidentale è il supporto all'esercito di liberazione del Kosovo, che non era altro che un gruppo di terroristi, e dei suoi dirigenti che erano coinvolti nel traffico di stupefacenti e nella vendita di organi.

In realtà, per gli americani, i musulmani sono nemici, e questo potrebbe essere visto come vero in Serbia. Durante la seconda guerra mondiale i musulmani bosniaci hanno aiutato i nazisti nella strage di centinaia di migliaia di serbi cristiani, mentre i serbi salvavano e soccorrevano forse migliaia di aviatori americani e britannici abbattuti dai nazisti. Bisogna chiedersi se gli Stati Uniti non stiano in realtà continuando i piani nazisti per il popolo serbo. Un altro caso orrendo che potrebbe convalidare questa tesi è l'assassinio e la raccolta di organi da parte dei kosovari sostenuti dagli statunitensi. Chi potrebbe sostenere e partecipare a tali mostruosità se non i nazisti e i medici della CIA?

Dopo la sfortunata scomparsa dell'Unione Sovietica gli Stati Uniti si sono messi a usare la loro forza militare per riprogettare quelle che vedevano come aree e regioni problematiche. Questo vale per la Jugoslavia. Nonostante il fatto che i cambiamenti di confine erano stati proibiti dopo la seconda guerra mondiale, anche quando c'era una minoranza che desidera separarsi, gli Stati Uniti e i loro ingegneri geopolitici hanno deciso di ridisegnare la Jugoslavia.

Nella primavera del 1999, quando gli aggressori della NATO hanno cominciato a bombardare la Serbia e mentre vivevo in Russia, i miei studenti e io abbiamo messo insieme un fax di circa 40 pagine, che abbiamo inviato via fax all'allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, supplicandolo di mettere fine a quella che gli studenti chiamavano "la follia". Noi, naturalmente, non abbiamo mai ricevuto una risposta, ma quell'evento ha ulteriormente danneggiato il mio rapporto  con gli Stati Uniti.

Il bombardamento del 1999 è stato anche uno schiaffo in faccia alla Russia, un paese che amo: gli Stati Uniti hanno promesso alla Russia di darle un ruolo di mantenimento della pace in Serbia, e cioè in Kosovo. La Russia era necessaria ed è stata usata dagli Stati Uniti in Kosovo per mediazioni e accordi perché la NATO non poteva distruggere i serbi tanto facilmente quanto aveva previsto. In base all'accordo le forze serbe dovevano ritirarsi dal Kosovo e una forza di pace comune russa e NATO doveva riprendere il controllo della situazione con la parte russa a garanzia che il Kosovo sarebbe rimasto parte della Serbia. Alla Russia non è mai stato permesso di prendere parte alla missione e il risultato è quello che vediamo oggi.

Un altro modo in cui gli Stati Uniti e la NATO ei loro alleati hanno manipolato e demonizzato la Serbia è con il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia. Non è all'altezza del suo nome in quanto si tratta di un'organizzazione criminale. Il modo in cui non ha fatto altro che andare dietro ai serbi e lasciare che albanesi e croati e il resto la facessero franca è criminale.

Quindi questi sono tutti i motivi per cui sostengo la Serbia e il popolo serbo. Ho sempre creduto nella difesa dei deboli e degli sfruttati e ho sempre lottato per far uscire la verità, sia nel mio lavoro personale sia nel mio lavoro giornalistico; parlare a favore della Serbia è solo una naturale estensione di questo e sia che io possa fare qualsiasi differenza, sia che io non ci riesca, è solo la cosa giusta da fare.

Ho dettagliato alcuni dei modi in cui l'Occidente ha cercato di distruggere la Serbia, e sono assolutamente orribili, ma i modi in cui hanno tentato di distruggere la Russia e altri paesi per promuovere le loro ambizioni imperialiste e soggiogare il mondo sono per molti versi più orribili a causa della grandezza e dell'insidia assoluta degli Stati Uniti .

Parlo anche apertamente della Serbia, perché credo che ci sia ancora una possibilità per la Serbia e una chance di far tornare il Kosovo alla Serbia di cui è, di fatto, parte del territorio sovrano.

2) Perché, a suo parere, l'Occidente è così persistente nel difendere gli albanesi? Come vede la soluzione di questo problema e che cosa consiglia ai serbi per difendere questo territorio storicamente importante?

Per il solo fatto che gli albanesi sono docili, facili da manipolare, e portano enormi quantità di denaro illecito agli Stati Uniti e alla CIA e assistono gli Stati Uniti nel raggiungere i loro obiettivi in Serbia e in Kosovo. Come tutti i gruppi sporchi e corrotti con cui gli Stati Uniti sono coinvolti in tutto il mondo, gli albanesi sono acquistabili e faranno tutto ciò che vuole l'Occidente. Se i serbi fossero stati così facili da manipolare, avrebbero fatto lo stesso con i serbi.

Il mio consiglio ai serbi? Posso avere un sacco di problemi se vi do un consiglio, perché l'unico modo per affrontare la forza e la brutale malvagità senz'anima è annientarla o costringerla alla sottomissione. Il popolo serbo ha una morale forte e fiera, forse questo è il motivo per cui si è fidato ingenuamente dell'Occidente e si è lasciato ingannare dall'Occidente e dai suoi agenti. Lo stesso errore è stato fatto da nazione dopo nazione e popolo dopo popolo. Le stesse cose sono successe in tutta l'Europa dell'Est quando crollata l'URSS. Il bravo e laborioso popolo sovietico ha creduto alle menzogne ​​e alla propaganda dell'Occidente. Non credevano che persone come Zbignew Brezhinsky volessero veramente annientare la Russia o suddividerla in circa 60 regioni autonome. È difficile quando si è buoni contemplare il male puro: quando le persone sono buone tendono a trasporre negli altri la propria bontà e visione del mondo.

Quindi il mio consiglio al popolo serbo è di combattere il fuoco con il fuoco. Se l'Occidente non rispetta il diritto internazionale, inchiodatelo in tribunale fino alla fine dei tempi, ottenete sostegno internazionale e costringeteli a obbedire alla legge e rispettare la sovranità nazionale, sancita dal diritto internazionale .

Esponeteli per quei maniaci genocidi imperialisti che sono davvero. Combattete il fuoco con il fuoco, armati fino ai denti, impegnatevi in operazioni segrete contro chiunque volesse sovvertire lo stato e la sovranità della Serbia. Organizzatevi e unitevi. Non fidatevi di nessuno.

Ciò che è necessario sono massicce manifestazioni pacifiche di giorno, e operazioni di guerriglia lampo segrete di notte. Rendete agli albanesi la vita così scomoda da far loro restituire il Kosovo. Circondate il Kosovo fisicamente e psicologicamente con uno stretto muro di resistenza serba pacifica tanto da farli vergognare a guardare i serbi.

Tagliate le loro comunicazioni con il mondo esterno, bloccate le strade, tassate tutto ciò che comprano che passa attraverso la Serbia, utilizzate la propaganda vecchio stile, bombardateli durante la notte con canti serbi, inni ortodossi e ballate serbe, ma fatelo in modo pacifico e intelligente.

Se la NATO si presenta filmate ogni cosa, state di fronte a loro carri armati e trasporti e filmate tutto. Fate sapere al mondo che il Kosovo è Serbia e i serbi non sono un popolo da imbrogliare con leggerezza, ma che mantengono sempre un morale alto.

Ancora più importante, ripetete più e più e più volte il fatto che l'integrità territoriale della Serbia è sancita dal diritto internazionale, ottenete sostegno per motivi di legalità, da paesi come la Russia e da centinaia di altri che hanno sofferto per mano imperialista. Ottenete il sostegno delle Nazioni Unite per il rispetto dei confini della Serbia derivanti dal diritto internazionale, chiedete inchiesta dopo inchiesta fino a quando si farà finalmente qualcosa, ma non acconsentite passivamente e non stipulate intese con il diavolo.

3) Può dirci qualcosa sulle sue origini? Lei è di origine indiana e i nostri lettori sarebbero interessati a saperne di più sulle sue tribù, i Taino e gli Arawak.

Questa è una domanda difficile, perché ci vorrebbero giorni per raccontare l'intera storia delle nazioni indiane delle Americhe. Quando Colombo scoprì l'America, se si possono davvero scoprire terre in cui dei popoli erano vissuti per secoli in pace, la Chiesa Cattolica Romana ha proclamato quella che hanno chiamato la Dottrina della Scoperta. Questa ha permesso agli invasori europei di rubare le terre indiane, commettere genocidi e schiavizzare tutti quelli che potevano essere ridotti in schiavitù. I numeri sono quasi impossibili da immaginare, ma alcuni dicono che da 500 milioni a quasi un miliardo di indiani sono stati uccisi nelle Americhe.

La CIA ha condotto molti esperimenti a Porto Rico, con l'obiettivo di distruggere la popolazione indigena. Ha condotto programmi di sterilizzazione sul nostro popolo e ha reso il paese un territorio degli Stati Uniti.

Quando gli Stati Uniti mi hanno lasciato apolide Nancy Pelosi e il suo ufficio mi hanno detto che non merito la cittadinanza degli Stati Uniti. Questa è la posizione degli Stati Uniti verso la popolazione indigena.

4) Dal momento che gli americani danno lezioni a tutto il mondo riguardo alla pulizia etnica e al genocidio, può dirci qualcosa di più sullo sterminio degli indiani d'America? Quanto tempo ha preso questo processo e sa quante tribù sono state distrutte, e se vi è una cifra approssimativa del numero delle vittime? Come si è svolto tale processo di estinzione e per quanto tempo è durato?

È l'epitome dell'ipocrisia che la popolazione di una nazione costruita da schiavi su terre rubate acquisite con genocidio si mettano mai a dare lezioni a chiunque su queste materie. Io credo che queste politiche continuino fino a oggi e che il genocidio degli indiani da parte degli "americani" non si fermerà fino a quando tutti gli indiani saranno andati.

Anche questa è una domanda molto difficile a cui rispondere nel formato breve che abbiamo a disposizione e per me personalmente è una questione molto emotiva, ma posso dire che il processo di sterminio ha avuto inizio con il secondo viaggio di Colombo e si potrebbe dire che abbia avuto inizio con la mia gente.

La leggenda vuole che quando Colombo aveva lasciato un presidio su quella che ora è Puerto Rico ed era tornato in un viaggio successivo aveva scoperto che tutti i suoi spagnoli erano stati uccisi. Gli spagnoli erano folli di avidità e non avevano portato donne con loro. Avevano violentato e ucciso le donne Taino e si erano impegnati in pratiche come costringere i ragazzi di età superiore ai 14 a portare oro su base regolare, e se non lo facevano, tagliavano loro le mani e li facevano morire dissanguati. Quello che avevano fatto alle donne era anche peggio.

Dopo che ebbe trovato la sua guarnigione distrutta e tutti i soldati e missionari che avrebbero dovuto convertire gli indiani al cristianesimo morti, fu dato l'ordine di uccidere tutti i popoli indigeni. Tornò con i soldati e il genocidio ebbe inizio.

Quando incontrò il popolo Taino il 12 Ottobre 1492, Cristoforo Colombo e l'equipaggio delle sue navi furono i primi europei visti dal Taino. Colombo scrisse: "Hanno fatto scambi con noi e ci hanno dato tutto quello che avevano, con buona volontà ... hanno si sono molto deliziati nel farci piacere... Sono molto gentili e senza conoscenza di ciò che è male, non uccidono e non rubano... vostra Altezza può credere che in tutto il mondo non ci possono essere persone migliori... amano il loro prossimo come se stessi, e hanno il più dolce parlare nel mondo, e sono gentili e ridono sempre".

Quando Colombo arrivò, molti ritengono che ci fossero fino a un milione di indiani Taino a Hispaniola e circa mezzo milione a Porto Rico e in Giamaica. Era intorno al 492. Ci sono stime che danno la popolazione Taino fino a 8 milioni. Bartolomé de Las Casas scrisse nel 1508 che oltre 3 milioni di indiani erano morti tra il 1494 e il 1508, altre stime mostrano dati simili e si conviene che intorno al 1510 il numero dei Taino era di circa 50.000. Ciò significa che i Taino sono morti a milioni. La maggior parte di loro sono morti per le malattie che gli europei portarono con loro.

Questo è vero per tutti gli indiani. Gli indiani erano un popolo pulito che viveva della terra e la rispettava. Quando arrivavano gli europei, erano per la maggior parte persone sporche, che non si lavavano, ubriachi e assassini che portavano molte malattie alle quali gli indiani non avevano alcuna immunità.

Gli spagnoli sono stati un po' più clementi, hanno preso donne indiane come mogli e le linee di sangue misto hanno lasciato il DNA degli indiani dell'America meridionale e centrale ancora oggi in esistenza. Gli inglesi e i francesi e gli altri europei che hanno viaggiato in Nord America si sono impegnati in una feroce campagna di annientamento .

Trovarono, come avevano trovato gli spagnoli, che gli indiani erano cattivi schiavi. Morivano troppo facilmente per la sottomissione e la quantità di lavoro che erano costretti a svolgere. Questo è il motivo per cui gli europei importarono gli schiavi africani. Gli africani erano molto più resistenti e non soccombevano alle malattie europee al modo degli indiani.

Mentre gli spagnoli risparmiarono alcune delle donne e dei bambini, gli inglesi, francesi e nord europei uccisero donne e bambini come se fossero animali, infettandoli con malattie, per fame o addirittura per omicidio spietato.

È difficile dire quante tribù ci fossero; alcuni studiosi parlano di circa 100 raggruppamenti principali di nazioni indiane. Gli Stati Uniti hanno elencato 566 tribù riconosciute nel 2012 e circa 225 tribù non riconosciute. Questo è solo in quelli che ora si chiamano Stati Uniti. Il Canada aveva circa 34 diverse nazioni, e il numero di tribù rimaste in Sud America è di circa 250. Il numero di tribù sterminate dagli europei in Nord e Sud America può essere nell'ordine delle migliaia.

Il genocidio degli indiani continua fino a oggi, credo, solo in modi molto più sottili. Se si studia la storia degli Indiani del Nord America uno dei migliori esempi della natura genocida degli europei è la menzogna della festa del Ringraziamento. Questo è stato meglio detto da un anziano Mi'kmaq, il Dott. Daniel Paul, che ho avuto l'onore di intervistare. Ha descritto come il primo vero ringraziamento è stato in realtà un massacro di indiani che avevano portato cibo ai coloni affamati. Questi ultimi a loro volta uccisero gli uomini e violentarono e uccisero le donne e i bambini e il vero significato della festa del Ringraziamento americano è il rendimento di grazie che gli indiani erano così facili da uccidere e che era così facile rubare le loro terre.

5) Ci può dire qualcosa sullo stato attuale degli indiani e dei popoli indigeni in America? Qual è lo stato delle riserve e la vita al loro interno?

Gli indiani oggi vivono una vita molto chiusa e isolata. Si sta parlando di nazioni e popoli che sono stati annientati. Gli indiani che sono rimasti non desiderano essere disturbati e non voglio dare troppe informazioni su di loro, perché è una cosa invadente. In generale, gli indiani continuano a cercare di riconquistare alcuni diritti territoriali, cercano di salvare e proteggere ciò che resta dei loro popoli e culture e lingue. Tutti gli indiani amano la madre Terra e riveriscono lei e il Grande Spirito che ci lega tutti assieme. Gli indiani americani erano le persone più pacifiche e democratiche sulla Terra. In realtà la democrazia stessa è stata appresa dagli indiani. Gli europei non avevano democrazie, avevano monarchie, avevano avidità, hanno seminato morte e hanno distrutto ogni cosa sul loro cammino come un cancro.

Per il popolo serbo, come per il popolo russo, questo è difficile da capire. Avete la vostra terra, i russi hanno le loro terre. Gli indiani americani hanno avuto le loro terre rubate e poi sono stati posti su piccoli appezzamenti del peggior terreno che c'era per tenerli isolati e contenuti. Il mio popolo ha perso le proprie terre prima con gli spagnoli poi con gli americani, quindi non è rimasto più niente.

Da bambino sono stato cresciuto nelle scuole americane bianche e anche se abbiamo vissuto dentro e fuori dalle riserve, mio padre ha tentato di farci assimilare agli americani bianchi. A mio fratello e mia sorella è stato insegnato a vergognarci della nostra razza e a nasconderla. Sì, ho un po' di sangue spagnolo, e anche questo avrebbe dovuto essere nascosto, ma il grande segreto nella nostra famiglia, una cosa che non ho imparato fino a quando ho avuto 15 anni, è che si diceva che mia nonna fosse l'ultima indiana Taino purosangue sulla Terra. Un fatto che mi è stato insegnato a nascondere e di cui vergognarmi mentre stavo crescendo.

Mio zio, che era un comunista "independentista" portoricano, durante la rivoluzione cubana mi ha fatto leggere Mein Kampf perché potessi capire che cosa stavamo combattendo. Cosa che mi sento di raccomandare a tutte le persone riflessive i cui popoli sono sotto attacco.

C'è una parte malata di umanità che ha avvelenato il mondo come un cancro, e purtroppo oggi ne sta controllando la maggior parte. Questa è una ragione per cui sento empatia per i russi. I nazisti classificavano russi e serbi e tutti coloro che credevano inferiori come popoli di fango e la Russia ha perso circa 27 milioni di persone per sconfiggere i nazisti. È un peccato che la Russia non fosse presente a salvare gli indiani così come ha salvato gli ebrei.

Una delle cose che ricordo di più tra quelle dette da mio padre era qualcosa sulla falsariga di "Tu devi nascondere chi sei, perché ora è il mondo dell'uomo bianco, e ti uccideranno a causa di ciò che sei".

6) È particolarmente interessante che ora lei vive in Russia: cosa ne pensa di questo insolito, vasto paese?

La Russia è stata molto buona con me e i miei figli. Per questioni legate alla mia sicurezza non posso parlare troppo della Russia e della mia situazione, ma posso dire di avere avuto asilo politico in Russia. La Russia e il presidente Putin hanno avuto l'indipendenza e il coraggio di resistere agli Stati Uniti e proteggono me e la mia famiglia, cosa per la quale sono veramente grato. Ho vissuto qui per 17 anni, parlo russo e mia moglie è russa, un giorno spero che la gente mi farà l’onore di dire che io sono russo.

La Voce della Russia è un'organizzazione meravigliosa che non ha paura di dire la verità. Non importa quanto l'Occidente si sforzi di nascondere questa verità. Mi congratulo con La Voce della Russia e con il suo presidente per aver avuto il coraggio, la moralità e l'onestà di pubblicare e trasmettere la verità al mondo.

7) Vorremmo anche chiederle cosa ne pensa del Texas che chiede l'indipendenza dagli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti sono occupati dai discendenti di squatter genocidi che vivono su terre indiane rubate, quindi la domanda ha poco significato per me. Come la situazione serba con gli squatter albanesi, è un gioco da ragazzi.

 
Sul fallimento dei convertiti anglicani nel produrre una cultura ortodossa

Introduzione

È ormai da 50 anni che gli anglicani hanno iniziato a convertirsi alla Chiesa Ortodossa nel Regno Unito. In questo periodo, per la maggior parte, non sono riusciti a incarnarsi nella cultura ortodossa e quindi a trasmettere questa cultura alle generazioni successive, figli e nipoti, formando invece solo piccoli ghetti ex-anglicani di breve durata. Ora l'Ortodossia anglicana ibrida sta morendo e scomparendo. Cosa è andato storto? Crediamo di poter vedere quattro ragioni di questo fallimento, due delle quali sono sociologiche, e due teologiche. Quali sono?

a) Ragioni sociologiche

1. Numeri

Prima di tutto, va detto che solo un numero relativamente piccolo di anglicani è entrato nella Chiesa ortodossa negli ultimi 50 anni. Ricordo che in occasione della Conferenza di Effingham nel 1975 mi è stato detto da un autorevole rappresentante a Ennismore Gardens (la giurisdizione del defunto metropolita Antony Bloom, che ha formato un'auto-giustificante 'mini-diocesi' di ex-anglicani), che 1.000 inglesi vi erano stati ricevuti a tale data, e la stragrande maggioranza proveniva da ambiente anglicano colto. Da allora, negli anni '80, un certo numero di anglicani fu ricevuto da un arcivescovo dissidente nella diocesi locale del patriarcato di Costantinopoli e, negli anni '90, circa 300 sono stati ricevuti nella diocesi dell'Europa occidentale del patriarcato di Antiochia. Ma anche così, è improbabile che il numero di convertiti abbia mai raggiunto nemmeno la quota di 3.000, è probabilmente è sempre stato inferiore. E questa cifra non tiene conto di quelli che hanno abbandonato la Chiesa dopo essere stati ricevuti prematuramente, che sono ritornati all'anglicanesimo, che hanno perso la fede, che sono andati alla deriva in movimenti settari greci, oppure che sono morti di vecchiaia.

Ci sono stati diversi motivi per questi piccoli numeri. In primo luogo, vi è stato il problema della lingua – la maggior parte degli ortodossi usa le loro lingue native (cioè non l'inglese) nelle funzioni della Chiesa. Questo tende a creare ghetti di immigrati e non scende in profondo nella società inglese, attirando solo le persone istruite e che hanno viaggiato molto. Per esempio, alcuni parroci greci, e per essere corretti, alcuni rappresentanti di tutte le giurisdizioni si sono comportati così, hanno mostrato ostilità e talvolta addirittura maleducazione a persone inglesi interessate alla fede ortodossa. Abbondano gli aneddoti poco edificanti. C'è anche il fatto che dopo oltre 900 anni dopo essere stata scacciata da questo paese, la Chiesa ortodossa ha dovuto iniziare da qui di nuovo da zero, come una Chiesa di immigrati poveri, senza finanziamenti, senza chiese, senza infrastrutture. Questa mancanza di infrastrutture ha scoraggiato molti anglicani a causa della mentalità che descritta qui di seguito.

2. La mentalità istituzionale

Gli anglicani generalmente soffrono di una mentalità istituzionale. Come parte integrante e ricca dell'Establishment, di solito si aspettano che tutto sia fatto per loro dalle loro autorità dello Stato. Come Chiesa di Stato, spesso soffrono della sindrome dell'attesa di tutto dall'alto. Il problema del clericalismo anglicano e anglo-cattolico ('ci penserà il clero') non fa che peggiorare le cose. Questo è assolutamente diverso dalla Chiesa ortodossa, in cui i fedeli impoveriti (sacerdoti e laici) devono fare tutto da sé e non possono aspettarsi alcun sostegno finanziario o pratico dai loro vescovi impoveriti. Questa mentalità dell'Establishment anglicano, spesso legata a scuole private e molto condiscendente verso i 'contadini poveri dell'Europa dell'Est', porta anche a un'esclusività basata su classi sociali. Questo è fondamentalmente razzismo e in modo ipocrita ma deliberato, snobba quelli che non ne fanno parte, non solo i non inglesi, ma anche gli inglesi che non sono di provenienza anglicana e istituzionale.

b) Ragioni teologiche

1. Una coscienza dogmatica debole

Una delle principali caratteristiche del protestantesimo (e chiaramente questo include l'anglicanesimo nonostante la sua pretesa esterna di cattolicità, inventata nel XIX secolo) è la sua coscienza dogmatica debole – in altre parole, la sua mancanza di fede, e pertanto mancanza di profondità spirituale. Quindi, ha un concetto di Dio, ma ha solo un concetto molto debole della santa Trinità e non sa nemmeno di confessare il filioque papale (così come il calendario papale). Quindi, ha un concetto di 'Gesù' ( la natura umana di Cristo), ma non del Figlio di Dio, non del Dio-uomo, e pertanto non dell'Incarnazione. Inoltre confonde totalmente lo Spirito Santo con l'autoesaltazione psichica (una confusione che è alla base del movimento 'carismatico'). In effetti, è difficile sapere se il moderno protestantesimo, che dipende dagli stati occidentali e dalle culture secolari, senza i dogmi contenuti nel segno della croce, crede in qualcosa.

Così, si dice che il 40% del clero anglicano non crede in Dio, figuriamoci nella santa Trinità, la divinità di Cristo, lo Spirito Santo, la provvidenza, la risurrezione, la verginità perpetua della Madre di Dio, i santi, i sacramenti e l'effetto del digiuno sulla preghiera. Certo, soprattutto nel periodo di Pasqua, siamo abituati a vescovi anglicani designati dallo stato, per non parlare dei laici, che regolarmente dicono che non credono nella risurrezione. Così, per molti anglicani e, purtroppo, ex- anglicani, l'Ortodossia appare solo come un hobby intellettuale, un pezzo di snobismo esotico per imitazioni e ritualismi esteriori, un problema da discutere nella classe medio-alta, nella migliore delle ipotesi una teoria personale e privata, nel peggiore dei casi pura fantasia. E questo problema di una mancanza di impegno è stato soltanto rafforzato da un'altra difficoltà.

2. Culti della personalità

Purtroppo, la diaspora ortodossa è stata dominata e divisa da una serie di culti della personalità, soprattutto tra i russi. Come altrettanti capi branco, tutti hanno affermato qualche rivelazione unica o accesso privilegiato alla divinità, avvolti in un assurdo gergo estero, e hanno suddiviso gruppi relativamente piccoli di immigrati e gruppi ancora più piccoli di convertiti. Ogni personalità, predicando qualche variante pseudo-mistica, e pseudo-esoterica e pseudo-intellettuale e avanzando pretese di santità, ha attirato gli inesperti e, francamente, gli ignoranti. Con la maggior parte del mondo ortodosso reale inaccessibile a causa della persecuzione comunista e la maggior parte della Chiesa paralizzata a causa della prigionia comunista, e quindi senza controlli ed equilibrio, questi personaggi sono stati in grado di dominare piccoli gruppi di convertiti ingenui e inesperti e perfino di ingannare, quasi ipnoticamente. Questo è stato il caso soprattutto nella Gran Bretagna insulare, tagliata geograficamente fuori dal senso di cattolicità, da più vasto mondo della Chiesa ortodossa e dalla visione della realtà civile e culturale dell'ortosfera.

Conclusione

Anche se la descrizione del passato appena fatta è pessimista, siamo ottimisti riguardo al futuro. Negli ultimi decenni i regimi atei sono crollati e le Chiese sono state liberate dalle loro catene feudali; i leader dei vecchi culti delle personalità con le loro pretese assurde sono morti e i loro libri raccolgono polvere; masse di immigrati provenienti dall'Europa ortodossa hanno rinnovato la vita della Chiesa e della fede; infine, i convertiti di oggi provengono dalla vasta massa di persone inglesi non anglicane. Non hanno pregiudizi culturali, nessun bagaglio, e sono quindi ricettivi e possono impegnarsi in una vera cultura ortodossa, non semplicemente imitando, proprio come gli anglo-cattolici hanno sempre imitato il cattolicesimo. Oggi, con le funzioni tradotte e un maggior numero di chiese, la Chiesa ortodossa può entrare più profondamente nella società inglese, ben oltre l'istituzionalismo anglicano spiritualmente superficiale ed elitario, rispetto al passato. In questo modo, e solo in questo modo, un'autentica cultura ortodossa locale può essere prodotta in questo paese, incarnandosi nelle radici della terra. La realtà sta prendendo il posto della fantasia.

 
Почему именно Петр и Феврония?

Почему именно они стали почитаться как покровители супружества? Этот «вопрос с подвохом» задают не только атеисты – верующие тоже временами удивляются: «Они же, возможно, даже бездетны!». А уж неверующие резвятся, бывает, кто во что горазд. Один известный политик и журналист не так давно сыронизировал, назвав Февронию шантажисткой, а Петра – безвольным. Разумеется, со злорадным выводом: странный, мол, образец для подражания для современных семей.

Но reductio ad absurdum – метод аргументации неплохой, наглядный. И автор, обвиняющий святую Февронию в шантаже, невольно оттенил для меня причины, по которым святые Петр и Феврония действительно могут быть образцом, и именно в наши дни.

На самом деле для нас крайне важно то, что святые вступают в брак еще совсем не будучи святыми. Петр – как ни крути – солгал Февронии. Феврония «своего не упустила». Есть благочестивая трактовка ее поведения: будущая княгиня, мол, духовным оком провидела, что князь без ее влияния погибнет, и вот потому-то начала ставить условия, а не излечила князя просто так…

Но, как это ни странно, для современных молодых супругов куда полезнее принять мысль, что благоверные князь и княгиня действительно во времена своей юности были людьми не без недостатков. Но они эти недостатки друг другу простили, покрыли любовью – и любовь их расцвела до готовности отречься от славы и почестей ради любимой.

Мы ведь сейчас просто насквозь промаринованы идеями о безупречности, идеальности всего того, что мы можем «впустить» в свою жизнь. Современная свобода в выборе спутника жизни играет с людьми злую шутку. Кажется: раз уж ты больше не связан авторитетом родителей и сословными барьерами (а кто-то не связан и моральными табу) – так уж можно выбрать себе супруга, как пиджак — «впору». Перемерять полмагазина и найти самый-самый, чтоб вообще без недостатков.

Где-то на уровне слов человек вроде бы понимает, что «недостатки есть у всех», но в глубине души надеется, что ему-то уж точно повезет, он же умнее других! И вот проходит полгода (год, пять лет…), и молодой супруг, супруга восклицает: «Да, недостатки есть у всех, но чтоб ТАКИЕ!». И попробуй кто из рядом стоящих возразить, что «ничего особенного, ничего смертельного, ты тоже не слишком ангел»!

Часто только очень горький опыт убеждает человека в том, что недостатки – и весьма серьезные – есть действительно у всех. И от них не умирают, а даже живут долго и счастливо, если вовремя поняли, как с чужим недостатком обходиться.

Как традиционно многие супруги поступают с недостатками друг друга? Бегут оглашать их вслух мамы, подруги/друга, а то и статусу вКонтакте доверяют – зачем мелочиться… А сами все глубже в эти слабости и недостатки всматриваются, анализируют, мысленно взвешивают и структурируют… Пока сами себя не убедят, что всё – «пора разводиться»…

Супруги – как два воина с не залатанными на спине кольчугами в бою против искушений мира сего. Могут стать в обороне спина к спине – и выстоят. А могут начать вертеться, разглядывая спину друг друга с надменным хохотом: «Ну ты даешь! Как в таком виде воевать собрался, олух?!». Вряд ли только долго просмеются.

Супружеская верность, среди прочего, выражается в том, чтобы стремиться прикрывать немощи второй половины не только от посторонних глаз, но и от собственной раздражительности. Речь не о каких-то тяжких грехах, разрушающих брак в принципе, а именно о немощах. Лень, безалаберность или излишний педантизм, вспыльчивость или эмоциональная сухость – с ними вполне можно ужиться, пока не начнешь выращивать из мухи слона. Ну, вот пришел муж уставший, не в духе. Как же трудно жене вынести это спокойно! Не начать «раскручивать» вспыльчивость супруга упреками и расспросами, а подождать, пока само пройдет.

Как сложно от наших собственных придирок и упреков защитить родного человека… Как легко впасть в раздражительность и скрупулезное изучение чужих недостатков через осколок от зеркала тролля, который, как вы помните, «был сам дьявол».

Князь Петр и княгиня Феврония в браке очень быстро научились «стоять спина к спине», прикрывая слабости друг друга от мира и собственных немощей. И показали нам, что путь этот плодотворен, что слабости – это не навсегда. А навсегда – только любовь. Надо лишь сохранить ее…

 
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Gioco e spiritualità, brevi note a margine d'una visita al museo Piraino di Bagheria

“La bellezza salverà il mondo”

Fëdor Michajlovič Dostoevskij 

Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Matteo 18, 3). Sono molti i richiami evangelici ai bambini, all'infanzia e persino al gioco, che indirizzano alla rinascita dell'uomo in Cristo, alla restaurazione dell'uomo nella primigenia natura e bellezza antecedenti alla caduta dei progenitori. Una ri-creazione che richiede come tappa fondamentale il ritornare bambino, cioè alla semplicità, alla spontaneità ed alla giocosità propri dell'infanzia. In ogni periodo dell'anno, e non solo nell'approssimarsi del Natale, è dovere di ogni cristiano non solo fare memoria del Dio che si fa bambino, ma partecipare misticamente alla kenosis di Colui che “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai Cieli e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel grembo della Vergine Maria e si è fatto uomo". Cristo si è fatto bambino per avvicinarsi all'uomo, e come in un gioco in cui ci si scambia le parti, tocca poi all'uomo farsi bambino in Cristo per avvicinarsi a Dio, parliamo di quel processo che i santi padri chiamano theosis o communicatio idiomatum. La regola del gioco è l'umiltà. Nella Divino-Umanità di Cristo l'umiltà è infatti la prima evangelizzazione. San Paolo scrivendo ai Filippesi li invita ad avere “gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma annichilì se stesso, assumendo la condizione di servo e facendosi con-simile agli uomini” (Filippesi 2, 5-7). È questa umiltà che Cristo di nuovo mostra agli apostoli, ancora troppo “adulti", quando cercano di allontanare da lui i bambini. Scrive l’evangelista Marco che in quella occasione Gesù si indignò con loro. Sì, erano decisamente ancora troppo adulti, un po' come certe nostre babushke in chiesa la domenica! Gesù non fa tanti giri di parole: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio”. Volete entrare nel mio Regno? Ritornate bambini! (cfr. Marco 10, 13-16).

Anche il teologo Pavel Evdokimov ci ricorda con un racconto come troppo spesso il nostro rapporto con Dio si riduce al formalismo tipico del mondo degli adulti, mentre invece Dio ci vuole bambini giocosi:

Un giorno, venne da noi un santo. Mia madre, vedendolo in cortile fare capriole per divertire i bambini, mi disse: “E’ veramente un santo, vai anche tu da lui”. Posandomi una mano sulla spalla, il santo mi chiese: “Piccino mio, che cosa conti di fare?”. “Non saprei, che cosa volete che faccia?”. “No, dì tu quello che vorresti fare”. “Oh! Mi piace giocare”. “Bene, vuoi giocare con il Signore?”. Non seppi cosa rispondere. Poi egli soggiunse: “Vedi, se tu riuscissi a giocare con il Signore, sarebbe la cosa più grande che si sia mai fatta. Ma tutti lo trattano così seriamente, da renderlo mortalmente noioso… Gioca con Dio, figlio mio; è il più grande compagno di gioco” (1).

Tornare alla propria infanzia, dunque, è certamente un primo passo per ritornare bambini nel senso pienamente evangelico. Nella città di Bagheria (PA) per chi lo volesse è possibile tuffarsi nel mare della propria infanzia, percorrendo i corridoi del “Museo del Giocattolo e delle Cere Pietro Piraino". Fondatore e curatore del museo è l'artista e scrittore Pietro Piraino Papoff, che si avvale della qualificata collaborazione delle figlie Laila e Lucilla (2).

Se il gioco ha una sua dimensione spirituale, i giocattoli ne sono il naturale strumento, non solo coreografico ma intimo legame e mediazione tra il bambino ed il mondo esterno, una sua concreta emanazione interiore. Indelebile nella mia memoria resta il tenero ricordo di una bambina ucraina che quando entrava in chiesa dopo aver baciato le icone sollevava la sua bambola poggiandone a sua volta la testolina sulle icone perché anch’essa le venerasse. “Una piccola mamma cristiana che diverrà una grande mamma di fede", dicevo ai genitori.

Dello stesso tenore la testimonianza umana e spirituale del maestro Pietro Piraino Papoff, a proposito dei giocattoli da lui raccolti, una riflessione che ne denota la profonda sensibilità e l'amore con cui ha voluto arricchire l'umanità attraverso questo museo:

Le ragioni che spingono un uomo a realizzare un museo dedicato ai giocattoli ed ai giochi dei bambini possono essere diverse e di diversa natura. Nel mio caso, due sono le ragioni di base: la prima è la conseguenza diretta del mio concetto di gioco. Sono convinto che il gioco, come la vita reale, ma in un quadro determinato in anticipo, riunisce in se i concetti di totalità, di regole, di libertà. Nel gioco, le diverse combinazioni, sono altrettanti modelli di vita reale, sociale e personale; esso tende a sostituire un certo ordine all'anomalia dei rapporti e fa progredire dallo stato di natura a quello di cultura, dallo spontaneo al voluto. La seconda ragione è da imputare al verificarsi di un triste evento che venne a modificare e a sconvolgere la sfera degli affetti familiari e della solidità economica: la scomparsa improvvisa e prematura di mio padre. Provai cosa prova un bambino quando non può mostrare i suoi giocattoli agli altri bambini; io non avevo nulla da mostrare; i miei giocattoli erano i sogni e la fantasia. Imparai presto a costruire barchette di sughero, fionde, trottole, aquiloni, monopattini; imparai a rifugiarmi sul "Pianeta del Piccolo Principe" dove il sogno, la fantasia e l'irrealtà erano quotidianità e regola. Lì potevo estraniarmi da una realtà dolorosa e da una umanità che non accettavo e non condividevo. Tutto questo maturò in me la convinzione che, da grande, avrei realizzato qualcosa che consentisse ad altri bambini di essere LIBERI di sognare e di volare sulle ali della fantasia. Forse influì moltissimo in questo mio proposito, la mia natura di inquieto ed insoddisfatto bambino-uomo; è nei giocattoli e nelle bambole antiche che io ritrovo l'identità perduta idealizzata e ricavata dalla società romantica che ha prodotto quegli oggetti, indispensabili alla "crescita" del bambino rimasto in me. Cominciai così il recupero, spesso affannoso, di una grande quantità di oggetti creati per il trastullo dei più piccini e destinati, dopo il restauro, allo studio ed alla conservazione perché i bambini del futuro non ne smarrissero testimonianza e memoria” (3).

Il museo Piraino non è semplicemente una raccolta di bambole e balocchi, ma una memoria antropologica dell'infanzia che dal passato ci accompagna al presente, attraverso un percorso di iniziazione anche spirituale, per coloro che sanno leggerne i “segni”. Non a caso la prima tappa del percorso museale, nell’ala dedicata alle cere, si apre con rappresentazioni del Mistero della Salvezza: Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden, l'Annunciazione, la Natività di Cristo. Quest'ultima particolarmente ricca nelle rappresentazioni dei presepi e del Divino Bambino. Il culmine di questo percorso è certamente la rappresentazione visiva del Mistero di Cristo secondo le meditazioni del mistico francescano Ubertino da Casale nell'Arbor Vitae Crucifixae Iesu, in un teologico riverberarsi del Mistero di Dio dove il pozzo di Sicar rivela l'adorazione in Spirito e Verità celata nel Tempio di Salomone, la Parola che si incarna a Nazareth è il medesimo Logos da cui Mosè riceve le Dieci Parole, il vino abbondante delle nozze di Cana prefigura la sovrabbondante misericordia del sangue di Cristo effuso sul Golgota e la grotta di Betlemme dona a tutti la medesima vita e gioia che irradia la increata luce Pasquale del Sepolcro vuoto, in pieno accordo con quanto ci insegnano i santi padri.

L'ala dedicata ai giocattoli è sicuramente la più emozionante, mettendo il visitatore in contatto diretto col bambino interiore che alberga in ognuno di noi, e che sonnacchioso attende solo di essere risvegliato. Interessante per chi è cristiano ortodosso, trovare, nel tripudio di bambole e giocattoli di ogni sorta provenienti dall'intero ecumene, la singolare e simpatica figura di un nostro batiushka col nero podriasnik, la barba bianca ed un vivace epitrakil rosso. Testimonianza di come la fede cristiana nei paesi ortodossi sia antropologicamente e sociologicamente rilevante e di come nei paesi dell’Est Europeo porti in sé quel fattore determinante che incide nel quotidiano e che, almeno in questo, accomuna ancora oriente ed occidente: dalla preghiera della tavola alle orazioni del mattino e della sera, quando un bimbo stringendo il suo pelouche mormora: “Padre nostro, che sei nei cieli… sia fatta la Tua volontà, come in cielo così in terra".

Note:

1.     Pavel Evdokimov, La preghiera della Chiesa Orientale.

2.     La famiglia è di origine russa dal lato materno. I Papoff (Попов) giunsero in Italia, precisamente a Napoli, nella metà del 1800, al seguito dello zar Nicola I Romanov. Il capostipite di questo ramo italiano dei Papoff dovrebbe identificarsi nel diplomatico Andreij Popov, cugino dello zar Nicola.

3.     http://www.museodelgiocattolo.org

 

 

 
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La donna samaritana, il battesimo e l'esagono

santa Fotina (la samaritana) e Cristo al pozzo, da un manoscritto siriano

Poco tempo fa un iconografo mi ha scritto chiedendomi consiglio su quale forma avrebbe dovuto dare al pozzo in un icona della Samaritana, che è conosciuta nella tradizione come santa Fotina. Dopo avergli risposto, mi sono reso conto che questo dettaglio nell'icona è un buon esempio di come tante cose possono essere nascoste in così poco, di come l'icona può contenere al suo stesso interno strati e strati di significato e come può anche agire come delucidazione dei brani biblici.

Quella della donna samaritana al pozzo è una storia su cui ho riflettuto per molti anni. È legata ai problemi della periferia, dello straniero e della morte che ho discusso in molti articoli, soprattutto nella mia serie su san Cristoforo. Capita anche che sia una delle più antiche immagini del cristianesimo che si trovano nelle catacombe.

la samaritana dalle catacombe di Roma

La storia è ben nota e appare nel Vangelo di san Giovanni, al capitolo 4. Nel modo in cui si presenta, si riferisce a numerosi passaggi dell'Antico Testamento, e in particolare quelli che mostrano qualcuno che trova la moglie nei pressi di un pozzo. Rebecca la moglie di Isacco, Rachele moglie di Giacobbe e Sefora la moglie di Mosè (1) sono state tutte incontrate in questo modo. Molti padri della Chiesa hanno preso in considerazione questo mistero, per esempio san Cesario di Arles ci dice che

"Dal momento che tutti e tre questi patriarchi (Isacco, Giacobbe, Mosè) sono raffigurazioni del nostro Signore e Salvatore, per questo motivo hanno trovato le loro mogli presso fontane o pozzi, perché Cristo avrebbe incontrato la sua Chiesa alle acque del battesimo". (2)

E così la scena tra Cristo e la samaritana è raccontata in un modo che suggerisce Cristo vi "trova una moglie" (non in un'unione carnale, ma spirituale). In questo modo santa Fotina è l'immagine della sposa di Cristo, la Chiesa stessa in alcuni dei suoi aspetti. Non dobbiamo quindi stupirci che anche se le prime versioni del pozzo della sua icona erano rotonde, poi vediamo apparire versioni in cui il pozzo è a forma di croce, che rappresenta la forma di molti fonti battesimali antichi. Questo è il caso nell'affresco della donna samaritana fatto da Panselinos. Naturalmente i fonti battesimali hanno molte forme, ottagonali, rotonde, o anche ovali, ma la forma di croce unisce il simbolismo del pozzo al simbolismo della fonte o della fontana che si riferisce ai quattro fiumi del paradiso che vanno verso ogni punto cardinale (3) .

affresco di Cristo e santa Fotini, di Panselinos, XIV secolo (Monte Athos, Protaton)

fonte battesimale dell'XI secolo. Cattedrale della Panagia Ekatontapyliani a Paroikia, sull'isola di Paros

La samaritana è un'immagine della sposa, ma questa sposa non è solo una donna, è una "eretica". I samaritani erano discendenti delle tribù del nord d'Israele che si erano mescolate con i pagani stranieri e avevano creato un sincretismo con le altre religioni e divinità locali. In questo senso la samaritana è una versione della "donna straniera". Ai primi israeliti era costantemente vietata l'unione con donne straniere, vista come qualcosa che portava a "prostituirsi" agli dèi stranieri serviti da queste donne (4). A causa dell'avviso di carattere generale sulle donne straniere, nella struttura della storia della samaritana vediamo non solo un'allusione al ritrovamento di una sposa presso un pozzo, ma anche un'allusione a Proverbi 5, dove il re Salomone ci mette in guardia contro la donna licenziosa/straniera .

Stillano miele le labbra di una straniera e più viscida dell'olio è la sua bocca;

ma ciò che segue è amaro come assenzio, pungente come spada a doppio taglio.

I suoi piedi scendono verso la morte, i suoi passi conducono agli inferi.

...

Tieni lontano da lei il tuo cammino e non avvicinarti alla porta della sua casa,

per non mettere in balìa di altri il tuo vigore e i tuoi anni in balìa di un uomo crudele,

perché non si sazino dei tuoi beni gli estranei, non finiscano le tue fatiche in casa di un forestiero.

...

Bevi l'acqua della tua cisterna e quella che zampilla dal tuo pozzo,

perché le tue sorgenti non scorrano al di fuori, i tuoi ruscelli nelle pubbliche piazze,

ma siano per te solo e non per degli estranei insieme a te.

Sia benedetta la tua sorgente; trova gioia nella donna della tua giovinezza.

Il simbolismo è complesso in questo testo, perché la parola per "donna straniera" ha anche il senso di "un'altra donna", e così il testo unisce il concetto di ciò che è straniero/sconosciuto con l'adulterio o la fornicazione. Nel testo dei Proverbi questa donna straniera/licenziosa è associata con la morte, la sua fine è amara, i suoi passi conducono agli inferi. Le "acque amare" si riferiscono al caos primordiale della creazione, e in una visione biblica e ortodossa, queste acque amare non sono compatibili con l'uso sacro, sono l'immagine della morte, le acque del caos, e devono essere "addolcite" dall'albero (5). Nelle acque basse si nascondono mostri e draghi e dei stranieri, come si vede nell'icona della Teofania. Abbiamo solo bisogno di guardare alla preghiera di esorcismo detta dal sacerdote sulle acque del fonte battesimale per esserne convinti:

Tu hai santificato le acque del Giordano inviando dall'alto del cielo il tuo santo Spirito, e sei tu che hai schiacciato le teste dei demoni che vi si tenevano nascoste. Tu dunque, o re amico degli uomini, vieni anche ora per l'effusione del tuo santo Spirito, e santifica quest'acqua.

Quest'immagine dello Spirito Santo che discende sulle acque, che troviamo nella preghiera, ma che vediamo anche nel racconto del battesimo di Cristo quando discende la colomba, è una visione di una nuova creazione. Riproduce la prima rappresentazione cosmologica all'inizio del mondo nella Genesi. "La terra era informe e vuota e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque". Ma ora nella persona di Cristo (il Verbo) troviamo un "ponte" che collega lo Spirito e le acque, ora abbiamo uno i cui piedi, come quelli della donna straniera, "vanno verso gli inferi", ma la cui testa raggiunge il più alto dei cieli. (6)

icona contemporanea del battesimo di Cristo, che mostra draghi e dèi stranieri nelle acque basse

Tornando alla Samaritana, vediamo che proprio come la strana donna di Proverbi 5, è anche lei una combinazione di una donna straniera e licenziosa. Lei è la straniera che non si aspetta nemmeno che un ebreo parli con lei, ma mostra anche il proprio caos morale per aver avuto cinque mariti e per vivere ora con un uomo con cui non è sposata. Ed ecco che sembrerebbe che Cristo stia facendo esattamente ciò che il proverbio ci avverte di non fare: mentre lei gli sta offrendo il suo pozzo, risponde offrendole la propria fonte di acqua viva. Ma qui sta il mistero, perché Cristo è l'unico che può "sposare la donna straniera", senza essere irretito da lei, anzi piuttosto conducendola alla salvezza (7).

La storia della Samaritana è quindi correlata al battesimo, e a buona ragione diventa immagine del fonte battesimale, ricco delle acque amare della morte, che sarà addolcito da Cristo. La persona stessa di santa Fotina la Samaritana è in qualche modo legata al pozzo stesso. Nella sua successiva storia di martirio che troviamo nella tradizione, è tenuta prigioniera in un pozzo e trova infine il martirio essendo gettata in un pozzo (8).

Così, quando nelle icone dell'incontro di Cristo e di santa Fotina vediamo il pozzo in forma rotonda o in forma di croce, lo mettiamo intuitivamente in relazione al fonte battesimale. Ma c'è un'altra tradizione, quella che ritrae il pozzo in forma di esagono.

icona russa del XVIII secolo della samaritana con un pozzo esagonale

Anche se per alcuni questo potrebbe sembrare arbitrario, questa tradizione dell'esagono si riferisce un aspetto più nascosto della storia della samaritana. L'esagono è una figura a sei lati e nella storia della samaritana ci sono due riferimenti molto importanti al numero sei (9). Prima di tutto la storia accade alla "sesta ora", un dettaglio che è bene ricordare, in quanto è a volte tradotto come "mezzogiorno", secondo il nostro modo moderno di contare il giorno da mezzanotte e mezzogiorno, piuttosto che dal tramonto al sorgere del sole. L'altro riferimento al numero sei è nel racconto della vita della samaritana. È stata con cinque mariti e il sesto uomo con cui sta attualmente è una sua relazione illegittima. Cristo appare finalmente come il suo settimo e ultimo marito, il suo sabato, il suo riposo. E in questo modo il pozzo diventa ancora più strettamente un'immagine della samaritana stessa, ma è anche un simbolo più generale dell'uomo (che è stato creato al sesto giorno) e di tutta la creazione stessa, "l'esamerone". Ma il sesto giorno è anche il Venerdì Santo, e quindi in questo senso il numero sei unisce il concetto di uomo come culmine della creazione, ma anche la caduta e la morte dell'uomo e la sua redenzione attraverso la morte di Cristo. Si tratta di una potente immagine che mostra implicitamente proprio il paradosso contenuto nella storia della salvezza. È davvero misterioso che nella storia della samaritana il simbolismo di sei è mostrato come sia ascendente sia discendente, perché all'ora sesta il sole è al punto più alto nel cielo, simbolicamente allo zenit, mentre la donna samaritana che ha avuto cinque mariti, una già triste discesa, ora si ritrova al suo punto più basso, il suo nadir, perché la sua sesta relazione è un adulterio. Se si vuole, è "al fondo del suo pozzo". (10)

In conclusione, le diverse forme del pozzo nell'icona della samaritana mostrano come diverse tradizioni di rappresentazione possono spesso coesistere nell'iconografia in modo da sottolineare diversi aspetti. Possiamo anche vedere come i piccoli dettagli sia nelle icone sia nelle storie, dettagli che a prima vista potrebbero sembrare arbitrari, possono rivelare molti strati di verità.

Dopo le spiegazioni, il nostro iconografo, pensando alla forma del pozzo nella sua icona della samaritana, ha deciso di utilizzare l'esagono. Buona scelta.

Note

1. È anche importante notare che la moglie di Mosè è una "etiope", e così una straniera per eccellenza.

2. San Cesario di Arles citato in "Sermons, Volume 2 (81-186)" (The Fathers of the Church, Volume 47), CUA Press, 2010, pagine 34-35.

3. Vedere il mio articolo "Heaven is Round, Earth is Square" e anche l'articolo di Andrew Gould "Gardens, Churchyards, and Cemeteries".

4. Si veda per esempio Esodo 34:12-16.

5. L'addolcimento delle acque per mezzo dell'albero avviene nel Esodo 15 dove Mosè mette un albero nelle acque amare per renderle potabili. Ci riferiamo a questo evento nel rituale della benedizione delle acque alla Teofania, dove la croce è immersa nell'acqua per benedirla, unendo la storia dell'Antico Testamento al battesimo di Cristo.

6. Questi tipi di immagini possono aiutarci a comprendere il significato dei piedi, come il lavare i piedi nel Nuovo Testamento sia collegato alla questione della trasformazione della morte nella storia della donna che lava i piedi di Cristo con i suoi capelli, ma anche quando Cristo lava i piedi agli Apostoli. Per i capelli come immagine della morte, si veda san Gregorio di Nissa, Vita di Mosè, II, 101.

7. Ci sono anche accenni molto tecnici nella storia della samaritana a questo proposito. Per esempio, il pozzo nella storia in questione è il pozzo di Giacobbe (Israele), ma è anche sul terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio. Giuseppe è colui che ha viaggiato in Egitto (come il Cristo bambino), viaggiando nella morte (il fondo di un pozzo, il carcere, la fame, ecc) per portare la salvezza. Anche Giuseppe, come Mosè, ha preso una moglie straniera. Per gli egiziani come immagine delle tuniche di pelle e della morte, si veda san Gregorio di Nissa nel commento di Mosè che uccide l'egiziano come immagine del battesimo. Gregorio di Nissa, Vita di Mosè, II, 289.

8. Si veda una versione della sua storia qui: http://www.antiochian.org/st-photini-samaritan-woman

9. Il beato Agostino parla nella sua Città di Dio (libro XI, cap. 30) del numero 6 come un numero perfetto perché è fatto dalla somma dei primi tre numeri che lo possono anche dividere: 6 può essere diviso per 1, 2 e 3, e 1 + 2 + 3 = 6 (si può fare anche con la moltiplicazione: 1 x 2 x 3 = 6).

10. Si potrebbe pensare a questa struttura non solo come un esagono ma come un esagramma, ovvero la stella a sei punte, la "stella di Davide" che mostra l'unione del maschile e del femminile con un triangolo rivolto verso l'alto (il Cristo, il sole) e un triangolo rivolto verso il basso (la donna samaritana, il pozzo).

 
Eterna memoria all'arcivescovo Adrian (Hriţcu)

La sera di sabato 23 febbraio 2013 si è addormentato nel Signore sua Emimenza Adrian (al secolo Aurel Hriţcu, nato a Ştiubieni nel distretto di Botoşani il 22 febbraio 1926), già arcivescovo degli ortodossi romeni di Francia e di Europa occidentale. Il suo funerale ha avuto luogo martedì 26 febbraio al monastero di Pogleţ, nel comune di Corbasca, distretto di Bacău, dove aveva espresso il desiderio di essere sepolto. Dalla sua eparchia missionaria di Parigi (dove è rimasto in carica fino al 1992), l'arcivescovo Adrian ha seguito in Italia la nascita e lo sviluppo delle prime parrocchie della Chiesa Ortodossa Romena, che si sono evolute oggi nella più ampia e diffusa diocesi ortodossa nel nostro paese. Quanti di noi hanno conosciuto l'arcivescovo Adrian ricordano la sua carica di profonda umanità e comprensione paterna.

Eterna la sua memoria! Veşnica lui pomenire!

 
I "sacramenti validi"

"Qualcuno insiste a dirmi che la Chiesa ortodossa russa riconosce la validità dei sacramenti della Chiesa di Roma e in effetti, lo ha fatto almeno dal 1776. Il metropolita Ilarion (Alfeev) ha detto qualcosa in tal senso, a un certo punto, ma non sono sicuro di essere d'accordo; come risponderebbe lei?"

Penso che probabilmente volesse dire "almeno dal 1666-1667", ovvero dalle date di un concilio controverso a Mosca, che condannò l'antico rito e depose il patriarca Nikon. Quel concilio merita un discorso a parte, ma i documenti di quel concilio parlano davvero di "validi" sacramenti cattolici. Si può comunque trovare quest'espressione in uno dei più antichi testi liturgici pubblicati in inglese, che è ancora ampiamente usato oggi, intitolato Hapgood Service Book, tradotto da Isabel Hapgood, con la benedizione di san Tikhon di Mosca.

Anche nei canoni dei Concili ecumenici, troviamo disposizioni per ricevere i convertiti da alcuni gruppi con mezzi diversi dal battesimo, anche se incluso tra quei canoni è il canone di san Cipriano di Cartagine, che afferma che non vi è alcun vero battesimo al di fuori della Chiesa. Questo canone è stato affermato dal sesto Concilio ecumenico nel suo secondo canone. Tuttavia, lo stesso canone afferma anche i canoni di san Basilio, e il primo canone di san Basilio offre un po' più di sfumature. Egli conveniva che la Chiesa non ha l'obbligo di riconoscere i battesimi che si svolgono al di fuori della Chiesa, ma afferma che per il bene "dell'economia" la Chiesa può farlo, anche se sottolinea che in diverse regioni, prevalsero diverse pratiche riguardo a come erano ricevuti determinati eretici o scismatici. Quindi, in termini di principio teologico, affermiamo che non ci sono sacramenti, in senso pieno, al di fuori della Chiesa, ma la Chiesa riceve gruppi di convertiti eterodossi o scismatici per economia – il che potrebbe significare che noi li cresimiamo, o in alcuni casi li accettiamo semplicemente con la confessione e una professione di fede. E nel libro dei servizi di Hapgood, vi è un servizio fornito proprio per questo scopo.

A partire da pagina 454 dello Hapgood Service Book, è disponibile un servizio dal titolo "UFFICIO PER RICEVERE NELLA FEDE ORTODOSSA PERSONE CHE NON SONO STATE PRECEDENTEMENTE ORTODOSSE, MA SONO STATE ALLEVATE FIN DALL'INFANZIA AL DI FUORI DELLA CHIESA ORTODOSSA, EPPURE HANNO RICEVUTO UN BATTESIMO VALIDO, NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DEL SANTO SPIRITO".

Ma la domanda che dobbiamo porci è: che cosa significa quando si parla di "battesimo valido"? Prima di tutto dobbiamo chiederci: che cosa fa un vero battesimo? Tra le altre cose, unisce una persona alla Chiesa. Ma subito dopo il titolo sopra citato, il testo dice: "Il potere di concedere l'assoluzione a tali persone, e di unirle alla Chiesa appartiene correttamente a un vescovo, tuttavia, affinché i convertiti all'Ortodossia non siano tentati di tornare alla loro eresia a causa del passare del tempo, è più saggio e più opportuno che il vescovo deleghi il suo potere, e conceda con esso la sua benedizione, a un prete esperto nella tradizione divina, competente a istruire una persona negli articoli della fede ortodossa, e di correggere le sue opinioni errate". E quindi se un "battesimo valido" al di fuori della Chiesa ortodossa unisse qualcuno alla Chiesa, non ci sarebbe un ulteriore bisogno di qualsiasi servizio di unione alla Chiesa, ma questo è esattamente ciò che si intende fare con questo servizio.

La prima domanda fatta al convertito è: "Vuoi tu rinunciare agli errori e alle false dottrine della confessione romano-latina [o armena, o luterana, o riformata]?"; poi gli si chiede "Desideri tu entrare e dimorare nella comunione della fede ortodossa-cattolica?" Quindi al convertito si chiede espressamente di rinunciare ai falsi insegnamenti della loro precedente confessione e di affermare i principi fondamentali della fede ortodossa, con le parole: "Entra nella Chiesa ortodossa, e getta via tutti gli errori e le false dottrine che hai professato: e onora il Signore Iddio, Padre onnipotente, e il suo Figlio unigenito Gesù Cristo, e il santo Spirito, un solo Dio vivo e vero, la santa Trinità, una nell'essenza e indivisa". E tutto questo si trova anche nel servizio da utilizzare per le persone accolte con la confessione e la professione di fede. Questo servizio ci chiarifica abbondantemente che uniamo alla Chiesa qualcuno che in precedenza non era unito alla Chiesa.

Che cosa succede quando la Chiesa accetta per economia un battesimo che era stato fatto al di fuori della Chiesa? Sant'Agostino paragonava il battesimo al "marchio militare", che era il tatuaggio che si faceva a un soldato quando entrava nell'esercito romano, e mostrava a quale comandante apparteneva il soldato. Sant'Agostino diceva che tale marchio poteva essere mantenuto dai disertori (scismatici), e poteva essere fatto illecitamente a coloro che non erano mai stati nell'esercito, ma fino al momento in cui tali uomini entravano (o rientravano) nell'esercito, quei marchi non avevano il vero significato che dovevano avere... tuttavia, se di fatto entravano o rientravano nell'esercito, il marchio non aveva bisogno di essere rifatto. E così, ciò che accade quando taluni sono ricevuti per economia, è che sono finalmente uniti alla Chiesa, e al loro battesimo è quindi dato il vero significato di ciò che è il vero battesimo.

E così quando parliamo di sacramenti cattolici romani "validi", vogliamo dire che sono validi nel senso della loro forma esteriore. Non ho mai visto alcuna dichiarazione ufficiale dell'Ortodossia russa che dica che l'eucaristia cattolica romana è "valida", e per questo possiamo ricevere un convertito che è stato battezzato per economia, e possiamo anche ricevere un prete cattolico romano nel suo rango, per economia... ma non possiamo mai ricevere l'eucaristia cattolica romana per economia. Questo non significa che diciamo che i cattolici romani sono destinati all'inferno, o che il loro culto e devozione a Dio non ha alcun senso per Dio. Queste cose sono tra loro e Dio. Questa non è una questione che noi possiamo giudicare. Non diamo neppure alcun giudizio sulle anime di coloro che sono fuori della Chiesa, ma possiamo dire che almeno in questa vita, restano al di fuori della Chiesa, fino al momento in cui sono ricevuti nella Chiesa ortodossa.

 
L'infallibilità del vescovo di Roma e il caso comico di papa Sisto V

Il 18 luglio 1870, in occasione della quarta sessione [1] del Concilio Vaticano I - considerato come il ventesimo Concilio Ecumenico da parte dei cattolici romani - dopo una lunga gestazione storica [2], e in mezzo a varie opposizioni [3], papa Pio IX lesse il decreto Pastor Aeternus [4], con il quale riconosceva l'infallibilità di se stesso e di tutti i suoi predecessori e successori come verità di fede rivelata da Dio.

Naturalmente, per la teologia ortodossa [5], l'infallibilità del vescovo di Roma appartiene alla sfera della mitologia papale. Non solo manca del carattere di un dogma, ma al tempo stesso costituisce un'appropriazione arbitraria e blasfema di un tratto distintivo e caratteristico del corpo teantropico di Cristo, la Chiesa.

Una vera testimonianza di quanto sopra è il verdetto della storia ecclesiastica. Uno dei tanti esempi di quanto erano infallibili i predecessori di papa Pio IX, è il caso comico di papa Sisto V (1585-1590) e della sua edizione della "Vulgata" nel 1590.

Papa Sisto V, incoraggiato dalla decisione del Concilio di Trento [6], in cui la "Vulgata" era stata riconosciuta come un articolo autentico della Chiesa cattolica romana, aveva pubblicato e distribuito una nuova edizione, storicamente conosciuta come l'edizione "Sixtina". [7] nel decreto pontificio in cui papa Sisto V annunciava l'edizione, menzionava che tale testo sarebbe stato l'unico testo autentico, visto che il testo era stato corretto "dalla stessa mano basata sull'autorità dell'abbondanza del potere apostolico". [8] Egli stabiliva anche che ogni altra pubblicazione delle Sacre Scritture mancava di valore e che chiunque avesse cercato di soppiantare il nuovo testo sarebbe stato automaticamente scomunicato.

Due anni più tardi, papa Clemente VII (1592-1605) ritirò l'edizione di Sisto V, perché era piena di inganni e di errori "di traduzione, di espressione e di insegnamento". [9] In realtà, il cardinale gesuita Roberto Bellarmino - uno dei più grandi teologi papisti fino a oggi, un santo per i cattolici romani e grande sostenitore del primato del papa - descrisse il testo di Sisto V come "un labirinto di inganni di ogni tipo" [10]

Lo stesso Bellarmino, infatti, cita nella sua autobiografia di aver chiesto a papa Gregorio XIV (1590-1591) di proteggere la reputazione di Sisto V dalla derisione. Come? Con una ri-edizione dell'edizione del 1590 corretta e con l'aggiunta di un prologo di Bellarmino in cui avrebbe spiegato ai fedeli che non era Sisto V da biasimare per gli errori, ma gli "stampatori e altri". [11]

Questo evento stesso, così come le azioni di Bellarmino, rivelano quanto fosse infallibile papa Sisto V, un predecessore di Pio IX. Come commento finale in questo breve articolo, di ciò che mostra il caso di Sisto V riguardo all'infallibilità del vescovo di Roma, vogliamo parlare della prospettiva del Patriarca di Gerusalemme, Chrysanthos Notaras (1707-1731). Egli attesta "le innovazioni della Chiesa occidentale, e l'attuale nuova e recente monarchia monarchia senza monarca e peccaminosa assenza di peccato del suo collega (se posso chiamarlo tale) di Roma, che i santi Padri d'Oriente e d'Occidente non conoscevano e neppure immaginavano, in quanto sono semi nuovi e strani, e invenzioni della Chiesa occidentale, seminati e piantati con uno spirito di orgoglio e arroganza immorale, e dopo aver messo radici per un tempo prolungato hanno prodotto frutti marci". [12]

Note

1. Acta Sanctae Sedis 6 (180) 40-47.

2. Lott, Grundrib der Dogmatik, Freiburg-Basel-Wein 1965, pg 346-349; L. Koesterw, “Unfehlbarkeit”, LTHK 10 (1938) pp 378-380.

3. H. Kung, Unfehlbar? Eine Anfrage, Zurich-Einsiedein-Koln 1980, pp 101-108; H. Jedin, Kleine Konzieliengeschichte, Freiburg in Breisgau 1978, pp 124-126; P. Trembelas, Le nostre responsabilità dopo l'opera del Concilio Vaticano, Atene 1967, pp 33-39

4. Denzinger - Hünermann, Enchiridion Symbolorum (19.919), 3065-3075. H. Kung, pp 75-81.

5. P Justin Popovic, L'uomo e il Dio-uomo, ASTIR, Atene 1981, pp 145-162; Delikostopoulou, Le posizioni ecclesiologiche della Chiesa romano-cattolica come problema dogmatico del dialogo teologico, Atene 1969, pp 124-148.

6. Sessio IV, 2 (8 aprile 1546). Denziger - Hünermann, Enchiridion Symbolorum, 1506-1508.

7. H. Vogels, "Bibellubersetzungen II", LThK (1931) p 306; A. Hastoupi, Introduzione all'Antico Testamento, Atene 1986, p 617.

8. P. Paul Ballester Convalier, Il mio ritorno all'Ortodossia, Atene 1954, p 33,34.

9. ibidem, p 34.

10. ibidem, p 34.

11. ibidem, p 34.

12. Dositeo di Gerusalemme, Dodecabiblos, Libri A e B, a cura di B. Rigopoulos, Thessaloniki 1982, pag 11.

Fonte: Rivista "Theodromia", 3, luglio-settembre 2001.

 
Dichiarazione su Alba Dorata

Giovedì 26 settembre, due giorni prima dell'arresto dei leader di Alba Dorata (Χρυσή Αυγή), a sua Eminenza il metropolita Hierotheos di Nafpaktos e Agiou Vlasiou è stato chiesto dai giornalisti di vari giornali di Atene di fare una dichiarazione sulla questione di Alba Dorata. Sua Eminenza ha risposto e ha inviato una comunicazione separata a ogni giornale. Pubblichiamo qui di seguito le dichiarazioni nella loro interezza nell'ordine in cui sono state richieste.

Al quotidiano Kathimerini

La Chiesa è una comunione spirituale aperta, non politicizzata, e i suoi membri votano e appartengono a ogni partito. Non è facile determinare chi appartiene ai vari partiti, né dovremmo cercare di fare qualcosa di simile.

Alba Dorata, a mio parere, ha preso una percentuale di voti nelle recenti elezioni parlamentari a causa della crisi economica e della reazione dei cittadini al sistema politico che ha creato la crisi finanziaria. Ma poiché avevano il nazionalismo come emblema, è per questo, credo, che hanno arruolato alcuni cristiani, sacerdoti e laici, che amano la loro patria.

Personalmente come persona e come sacerdote di principi democratici, non sono d'accordo con il fanatismo, il nazionalismo e gli atteggiamenti parastatali da dovunque possano venire. Molto presto mi sono formato un parere su Alba Dorata, perché ho letto vari testi pubblicati e ho analizzato l'uso del suo nome e della sua ideologia. È per questo che a volte ho fatto dichiarazioni e scritto testi contro il fascismo, il nazismo e il nazionalismo.

Penso che questo sia stato il motivo per cui i membri di Alba Dorata hanno cercato di interferire. Da quello che so, io sono l'unico metropolita per il quale un parlamentare di Alba Dorata ha posto un'interrogazione alla Camera a sostegno di un monastero nella mia giurisdizione, responsabile di diverse illegalità e di aver mosso calunnie e accuse ingiuste contro di me. Fortunatamente costui è stato affrontato dal ministro dell'istruzione, il sig. Arvanitopoulos. Inoltre, di recente i parlamentari di Alba Dorata hanno partecipato a un evento presso il monastero di cui sopra, anche se questo particolare monastero è coinvolto in gravi casi di evasione fiscale, nonché di finanziamento illegale, del quale lo Stato ha deciso di chiedere la restituzione. Sembra che ci sia una relazione tra Alba Dorata e i monaci di questo ex monastero, che solleva serie preoccupazioni.

Credo che i cristiani debbano assumere una posizione negativa nei confronti di qualsiasi organizzazione con una mentalità paramilitare che è ritenuta responsabile di estorsione e crimini.

Penso che lo Stato democratico abbia meccanismi per far rispettare la legittimità di un giro di vite contro la criminalità e per proteggere la libertà di espressione e di azione dei cittadini e della loro sicurezza, nonché per preservare il sistema politico democratico del paese.

Al quotidiano Ta Nea

La teologia e la prassi della Chiesa Ortodossa non è compatibile con le organizzazioni che lavorano con atteggiamenti fascisti, nazisti e nazionalisti e sono presumibilmente responsabili di violenze, criminalità e azioni paramilitari. Questo l'ho affermato ripetutamente e ne ho scritto nei miei testi.

Poiché mi tengo aggiornato sulle notizie, ho letto in passato alcuni seri studi, risultati di una ricerca da parte di giornalisti, relativi al significato del nome Alba Dorata e da dove viene e che cosa è il suo scopo. Penso che il clero e i laici che accettano Alba Dorata siano male informati e influenzati da eventi esterni.

Come metropolita di Nafpaktos ho esperienza in questo campo, perché un parlamentare di Alba Dorata, a quanto pare per insultarmi, ha fatto un’interrogazione alla Camera con contenuto diffamatorio, sostenendo un monastero della mia metropolia responsabile di azioni illegali. Inoltre, il Congresso di Alba Dorata ha partecipato a un evento di quel monastero.

È ovvio che non possiamo accettare azioni che mettono a repentaglio la libertà delle persone, negano i principi fondamentali della Chiesa ortodossa, e sono associati alla dissoluzione o allo scardinamento della democrazia, anche se alcuni politici hanno commesso degli errori.

Al giornale To Ethnos

Il cristianesimo, in particolare la Chiesa ortodossa, non ha nulla a che fare con il nazismo e la sua mentalità, che è associata con la violenza, la criminalità, la dittatura, il razzismo e la violazione dei principi umani e umanitari. Tutto questo si è verificato in Germania prima della seconda guerra mondiale e ha provocato morte e distruzione all'umanità e al nostro paese.

Molto è stato scritto su questo problema. Un anno fa mi ha impressionato uno studio fatto da un giornalista, in cui si fa riferimento al libro di Louis Pauwels e Jacques Bergier intitolato Il mattino dei maghi, che descrive il misticismo del nazismo e la relazione di Hitler con l'organizzazione mistica "Golden Dawn" (Alba Dorata). Fa inoltre riferimento alla poesia intitolata "Alba Dorata", che si trova nella raccolta di poesie di Paterakis intitolata La scintillante oscurità di Lucifero e che è in realtà un inno a Satana. Come possiamo conciliare tutto questo con la verità che Gesù insegna?

Al di là di queste cose, il cristianesimo non può essere associato a organizzazioni che agiscono violentemente e partecipare a eventi che sono antidemocratici e minano la politica democratica del paese. Io credo che, se ci sono cristiani che sostengono tali sistemi, o lo fanno per ignoranza, e dopo tante rivelazioni non sono giustificati, o lo fanno in violazione dei principi del Vangelo.

 

Fonte: Ekklesiastiki Paremvasi, "Δηλώσεις γιά τήν Χρυσή Αυγή", settembre 2013. Tradotto da John Sanidopoulos.

 
Epistola del metropolita Hilarion dell'America orientale e di New York, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, nel centenario del martirio della famiglia imperiale

Ai miei eminenti fratelli arcipastori, onorevoli padri, cari fratelli e sorelle:

Il XX secolo è stato un periodo difficile per i cristiani ortodossi sul territorio dell'Impero Russo, che divenne l'Unione Sovietica dopo la grande guerra, la rivoluzione d'ottobre e la guerra civile. Ma più la Chiesa subiva la persecuzione, più luminose hanno rifulso le lanterne della fede e della pietà nella terra russa. Dallo tsar e dai membri della famiglia imperiale vicini a lui nello spirito, da arcipastori e semplici monaci, sacerdoti e diaconi fino ai laici, è emerso un potente esercito spirituale della Chiesa militante. Dal 1918, la Chiesa russa ha mostrato due tipi di podvig: quello del martirio e quello della confessione. Grazie a Dio, oggi vediamo come il sangue dei molti milioni della schiera dei martiri e dei confessori che ha arrossato la terra russa, è diventato il seme della salvezza per la rinascita spirituale del nostro popolo, in patria e nella diaspora.

Durante i miei anni di servizio alla Chiesa, ho incontrato diverse persone in Europa, America del Nord e del Sud, Australia e Nuova Zelanda, che hanno emulato l'archimandrita Nicholas (Gibbes), che un tempo fu il tutore inglese dello tsarevich Aleksej Nikolaevich. Testimone della profonda pietà della famiglia imperiale, della loro elevata nobiltà e degli esempi di spiritualità, si è gradualmente immerso nel cristianesimo ortodosso. Quando iniziò la prima guerra mondiale, rese testimonianza agli ideali di carità ed empatia della famiglia imperiale nei confronti dei soldati e dei loro vicini. Dopo la rivoluzione, il rovesciamento e la vilificazione senza precedenti dell'imperatore e della sua famiglia, lui, uno straniero, li accompagnò a Tobolsk, ma non gli fu permesso di proseguire con loro fino a Ekaterinburg. Nel 1934, nella lontana città di Harbin, in Cina, Alexej Gibbes fu tonsurato monaco per mano dell'arcivescovo missionario Nestor (Anisimov) di Kamchatka, che gli diede il nome di Nicholas in onore di San Nicola il Taumaturgo e in ricordo dello tsar-martire.

Oggi molti americani, tedeschi, francesi, australiani e cittadini di altre nazioni si stanno avvicinando alla soglia santificata della Chiesa di Cristo, così come fece l'archimandrita Nicholas ai suoi tempi, dopo aver appreso il meraviglioso esempio di fede, pazienza, umiltà e resistenza alla sofferenza senza lamentarsi dello tsar-martire Nicola e della sua augusta famiglia, confrontando le loro vite con quelle dei martiri della Chiesa antica. Grazie a Dio, anche tra la nostra gente, molti sono stati ispirati dal modo in cui i pii sofferenti della passione della famiglia imperiale hanno affrontato tranquillamente la prigionia, l'esilio, la sofferenza e la morte.

Non si può fare a meno di ricordare la lotta di altri martiri che hanno accettato la sofferenza per Cristo 100 anni fa: il santo metropolita Vladimir di Kiev, la cui mano incorrotta con un gesto di benedizione ha continuato a benedire i suoi assassini e tutti noi che lo pregiamo; il santo arcivescovo Andronik di Perm, un tempo assistente di san Nicola del Giappone, pari agli apostoli, e allievo del fondatore della Chiesa russa all'estero, il metropolita Antonij (Khrapovitskij); il santo arcivescovo Vasilij di Chernigov, inviato a Perm a capo di una commissione del Concilio locale pan-russo per indagare sull'omicidio dell'arcivescovo Andronik e per guadagnare in quella città la corona da martire insieme ad altri membri della delegazione. Quasi contemporaneamente, i bolscevichi uccisero il santo archimandrita Varlaam, abate del monastero Belogorskij della diocesi di Perm, che godette della speciale attenzione e della buona volontà della granduchessa Elizaveta Feodorovna e di san Giovanni di Kronstadt. Per misericordia divina, l'igumeno Serafim (Kuznetsov), ex capo di uno skit a Perm, insieme a molti altri suoi fratelli monaci, fu liberato dall'arresto e dall'esecuzione. Padre Serafim si prodigò nel trasferire le reliquie dei martiri di Alapaevsk: prima i princi martiri a Pechino, poi santa Elisabetta e la monaca Barbara in Terra Santa, dove egli stesso trovò poi l'ultimo luogo di riposo.

I santi nuovi martiri e confessori della Chiesa russa sono la nostra speranza nella misericordia divina. Sono stati i nostri antenati, le radici che ci nutrono con la grazia di Dio: senza il nostro legame orante con loro, senza preservare la loro memoria e il nostro attivo sforzo ed emulazione nelle nostre vite di fede e pazienza, non abbiamo futuro. Ecco perché dovremmo studiare questa ricca storia, apprendere amorevolmente le vite, le sofferenze e il retaggio dei santi nuovi martiri e confessori, e comunicare con loro nella preghiera, come sentiamo nel Contacio della festa: "affinché anche noi, ogni volta che ci troviomo nell'ora della prova, possiamo ricevere il dono del coraggio da Dio". Amen.

Con amore nel Signore,

+HILARION,

metropolita dell'America orientale e di New York,

primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia

4/17 luglio 2018.

 
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Padre Georgij Maksimov – Bere acqua santa a digiuno? Bagni in acqua gelata? Non sono tradizioni ortodosse

Cari fratelli e sorelle, buona festa della Teofania! In questo giorno vorrei dire alcune parole sulla giusta attitudine verso l'acqua santa e i cosiddetti "bagni della Teofania", in particolare immergendosi nelle buche di acqua scavate nel ghiaccio.

Sia alla vigilia di Teofania, sia nel giorno della Festa della Teofania stessa, celebriamo il servizio della "Grande benedizione delle acque". È una consuetudine consolidata che il nostro popolo consumi acqua santa solo a stomaco vuoto. Questo lo si può leggere in molte fonti diverse e molte persone insistono su questo punto in modo abbastanza enfatico.

Tuttavia, se guardiamo a ciò che è scritto nel Tipico – il libro che espone le regole per i servizi della Chiesa – vediamo le seguenti parole:

"Sia noto, a proposito dell'acqua santa, che tutti coloro che se ne privano perché prima hanno mangiato, non stanno agendo bene: secondo la grazia di Dio, quest'acqua è data per la santificazione del mondo. È spruzzata ovunque, anche nei luoghi impuri e persino sotto i nostri piedi, quindi dov'è la saggezza di coloro che dicono che non puoi berla se hai mangiato in precedenza? Comprendete che non è attraverso il consumo di cibo che entra in noi l'impurità, ma a causa di azioni impure. Poiché il cibo non ci contamina, beviamo senza dubbio l'acqua santa".

Come possiamo vedere, il Tipico dice chiaramente che possiamo bere l'acqua santa in qualsiasi momento, non necessariamente a stomaco vuoto.

Certo, non c'è nulla di male se qualcuno decide, per riverenza verso l'acqua santa, di berla solo a stomaco vuoto: è suo pieno diritto farlo. Ma quando è presentato come un dovere, o una regola della Chiesa, o la legge della Chiesa, questo semplicemente non è vero.

È particolarmente sbagliato quando le persone trattano l'acqua santa come un sostituto della santa comunione, dicendo che proprio perché digiuniamo prima della comunione, dobbiamo anche digiunare prima di bere l'acqua santa. Certo, questo è un paragone sacrilego, perché nulla in questo mondo, nessun oggetto o cosa sacra, è uguale alla santa comunione. Quando riceviamo la santa comunione, prendiamo parte al corpo e al sangue di nostro Signore Gesù Cristo, il mistero più alto e più sacro che esista. E anche se l'acqua santa è davvero una sostanza sacra, non possiamo paragonarla al santissimo corpo e sangue di Cristo.

Quindi, anche se avete già mangiato, se sentite il ​​bisogno di bere un po' di acqua santa, potete senza dubbio berla senza scrupoli o esitazioni.

bagno della Teofania in acqua gelata

Per quanto riguarda il cosiddetto "bagno della Teofania", in nessun modo questa è una regola della Chiesa, e neppure una pia tradizione. Piuttosto, potremmo chiamarlo un costume di intrattenimento popolare. Il libro della Guida del clero ortodosso pubblicato prima della rivoluzione russa afferma quanto segue:

"Coloro che fanno bagni in questo giorno sono di solito quelli che si sono vestiti in costumi pagani durante gli Sviatki (i "dodici giorni di Natale") e hanno predetto il futuro e compiuto attività simili, supponendo in modo superstizioso che un tale bagno li avrebbe purificati da questi peccati. Inutile dire che questo e altri costumi simili, in quanto contrari alla sacralità della festa e contraddittori dello spirito del vero cristianesimo, non possono essere tollerati e dovrebbero essere sradicati".

Come sottolinea la guida del clero, è superstizioso e del tutto inopportuno pensare che fare il bagno in una buca di acqua gelata ci purifichi dai peccati, ed è un'idea assurda che questo possa essere trattato come se fosse equivalente al mistero del battesimo.

Secondo me, se la salute di una persona lo permette, e questa si bagna in acqua ghiacciata semplicemente per partecipare a questo intrattenimento popolare – e non a causa del pensiero superstizioso descritto sopra – allora, perché no? Penso che sia abbastanza accettabile. Tuttavia, una persona non dovrebbe considerare questo costume come una regola della Chiesa, o una sorta di attività divina e pia, o qualche tipo di "atto di fede", ecc. Questi bagni di acqua ghiacciata non hanno nulla a che fare con tali cose.

Abbiamo semplicemente bisogno di capire che nel corso degli anni si sono sviluppate tra la nostra gente varie abitudini e consueudini. Queste usanze non hanno necessariamente a che fare con le regole o le leggi della Chiesa, e abbiamo bisogno di avere saggezza per distinguere le une dalle altre.

Ancora una volta, buona festa della Teofania, e che Dio vi benedica!

 
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Tutte le strade portano a R.O.M.E.
(Russian Orthodox Metropolia of Europe)

Introduzione

È chiaro da decenni che la Chiesa ortodossa russa alla fine dovrà stabilire un'unica Metropolia ortodossa russa d'Europa, 'la base di una futura nuova Chiesa locale', nelle parole del sempre memorabile patriarca Alessio II. Le uniche ragioni per cui essa non esiste ancora sono dovute alle conseguenze della persecuzione atea della Chiesa russa dopo il 1917 e le conseguenti condizioni caotiche e divisioni politiche e spirituali della diaspora russa in Europa occidentale. Tale Metropolia unita è stata resa impossibile dalla mancanza di fiducia della stragrande maggioranza degli emigrati russi e degli altri membri della Chiesa sotto l'autorità di un patriarcato prigioniero dell'ateismo. E poi c'era il fatto che molti emigrati che si stabilirono in particolare a Parigi erano gli stessi dissidenti, o loro discendenti, che avevano sostenuto la Rivoluzione russofoba e quindi abbandonato la Chiesa russa.

Tuttavia, tre eventi hanno cambiato tutto questo. Questi eventi sono: l'unione della Chiesa in Russia (Patriarcato) e la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) nel 2007, che ha dimostrato che la Chiesa in Russia è libera; il chiaro rifiuto dell'unità con la Chiesa madre della giurisdizione di Parigi ('Rue Daru') in un capriccio adolescenziale (anche se il pentimento è ancora possibile); una estesa nuova diaspora di lingua russa in Europa, che ha reso irrilevanti alcuni dei vecchi atteggiamenti politicizzati degli emigrati. Alla luce di questi eventi, è stato possibile immaginare più chiaramente la strada da percorrere e le strutture del futuro. Questi prendono la forma di una Metropolia europea unita sotto la Chiesa fuori della Russia, a sua volta sotto l'autorità patriarcale, come dall'accordo del 2007 tra le due parti della Chiesa. Perché è necessaria una singola Metropolia d'Europa, e perché le metropolie nazionali sono inutili?

Una Metropolia unita d'Europa

Non avrebbe alcun senso tentare di creare metropolie nazionali per due motivi. In primo luogo, ogni metropolia dovrebbe avere diversi vescovi, molte decine di migliaia di fedeli attivi nelle grandi parrocchie e infrastrutture di proprietà della Chiesa, così come un seminario. Nessun paese europeo occidentale si trova in una situazione del genere. Uniti stiamo in piedi, divisi cadiamo. In altre parole, una metropolia dovrebbe avere un proprio contenuto reale e non essere una fantasia filosofica e finanziariamente in bancarotta di micro-comunità con clero non addestrato, senza locali propri e senza Tradizione. In realtà, il territorio dell'Europa occidentale è poco più grande per dimensioni di molte metropolie nella Federazione russa o della Metropolia del Kazakistan. In questi luoghi è ormai comune la struttura di diversi vescovi diocesani che operano sotto l'autorità di un metropolita, come bisognerebbe fare in Europa occidentale.

In secondo luogo, qualsiasi accettazione di metropolie nazionali rischierebbe di favorire la malattia spirituale del nazionalismo, così comune nella storia europea. L'Europa occidentale ha una cultura di base comune in un primo millennio di Ortodossia romana provinciale e in un secondo millennio di laicità, sia nella sua veste cattolico-romana/protestante sia in forma di ateismo. In altre parole, ci sono poche differenze reali di mentalità in Europa occidentale - è un complesso culturale, con un simile ethos di civiltà e una storia simile. Non è né l'Asia, né l'America Latina, né l'Africa, ma l'Europa occidentale, che è passata tutta attraverso una simile successione di fasi e periodi storici, dal primo millennio al Medioevo, dal Rinascimento alla Riforma, dall'Illuminismo alla rivoluzione industriale, dalle guerre europee (Mondiali) al dominio dell'Unine Europea.

Struttura

L'Europa occidentale si divide nettamente in diocesi. Con una popolazione di più o meno esattamente 400 milioni e una popolazione ortodossa russa multinazionale di almeno cinque milioni, ci sono sei arcidiocesi geografiche chiare: Terre tedesche - Germania, Austria, Svizzera tedesca, Lussemburgo, Liechtenstein, Paesi Bassi, Fiandre e anche l'Ungheria, con una storia legata all'Austria (129 milioni); Terre francesi - Francia, Vallonia, Svizzera Francese, Monaco (69 milioni); Le isole (Gran Bretagna e Irlanda) - 69 milioni; Terre iberiche - Spagna, Portogallo e Andorra (55 milioni); Terre italiane - Italia, Ticino, San Marino, Malta (52 milioni); Scandinavia - Svezia, Finlandia, Danimarca, Norvegia e Islanda (26 milioni - una vasta area, ma con una piccola popolazione).

Si potrebbe quindi supporre che la futura Metropolia sia inizialmente composta da sei vescovi regionali, guidati da un metropolita. Questo è il minimo. Tali enormi territori potrebbero facilmente richiedere due o più vescovi; questo porterebbe un totale di almeno dodici vescovi, guidati da un metropolita. Ci sarebbe certamente bisogno di una propria cattedrale centrale e di un proprio seminario (non di un istituto di filosofia), dove il clero potrebbe essere adeguatamente e praticamente addestrato in questioni liturgiche e pastorali. In questo dovremmo imparare dagli esempi di alcune delle più piccole Chiese ortodosse locali, quelle delle Terre Ceche e della Slovacchia, della Polonia, della Serbia (responsabile dell'ex Jugoslavia), o delle metropolie della Chiesa ortodossa russa in Lettonia e in Moldova.

Verso una futura Chiesa locale?

Se non ci sono europei occidentali, non ci può essere un'evoluzione di questa Metropolia ortodossa russa di Europa in una futura nuova Chiesa locale. Cioè, se i suoi fedeli non sono residenti permanenti in Europa occidentale, se i loro discendenti non sono nati qui, allora non sono europei occidentali, ma sono semplicemente di passaggio. In questo caso, sono sufficienti le cappelle nelle ambasciate delle capitali o diocesi titolari attaccate a Chiese locali nei Balcani o altrove. Solo se i fedeli hanno una certa identità di europei occidentali e parlano la lingua locale, o sono di fatto discendenti di abitanti dell'Europa occidentale, possiamo parlare di una futura Chiesa locale, con un culto in lingue locali e in cui si venerano santi locali. Al tempo stesso, però, non ci può essere Chiesa locale se non ci sono radici nella tradizione russa ortodossa vivente.

Nessuna Chiesa locale può essere costruita su fantasie superficiali, intellettuali, su una mezza ortodossia di compromesso, disincarnata, ma solo sulla tradizione incarnata dell'Ortodossia: in questo caso, la tradizione russa. Gli esperimenti falliti in Francia e negli Stati Uniti lo rendono abbastanza chiaro. Molto semplicemente, una Chiesa che non è radicata nella tradizione ortodossa russa - in termini di dogmatica (per esempio, l'atteggiamento verso l'ecumenismo), nella disciplina monastica e ascetica (digiuno e preghiera), nella vita familiare ortodossa (continuità), nel diritto canonico (clero canonicamente ordinato), nella pratica liturgica (per esempio, la capacità di celebrare e cantare correttamente, la tradizione della confessione e della comunione, la modestia nell'abbigliamento), nell'iconografia canonica e nel calendario non è una Chiesa ortodossa russa, ma solo un "ismo" di tipo protestante / cattolico / anglicano / uniate, decorato con icone.

Conclusione

Tutti i tentativi di stabilire un Metropolia ortodossa russa d'Europa, per non parlare di una nuova Chiesa locale, sono finora falliti a causa della mancanza di persone radicate nella tradizione ortodossa russa che vivono in tutta l'Europa. Pertanto, vi è stata una corrispondente mancanza di finanziamenti e infrastrutture. La Chiesa si sviluppa dal basso, dalla base, non viene creata dall'alto da un'élite intellettuale che non ha radici nella tradizione, ma solo in un sistema filosofico liberale, modernista, che risale ai tempi dell'ideologia russofoba anti-incarnata e anti-imperiale del XX secolo. La Tradizione della Chiesa resiste saldamente su due gambe - la vita familiare (la continuità della Tradizione incarnata passata da una generazione a quella successiva) e la vita monastica (i monaci provengono dalle famiglie e vivono secondo i Padri della Chiesa e l'insegnamento ascetico).

La tradizione della Chiesa è dunque trinitaria, basata sull'Incarnazione del Figlio (vita familiare) e sullo Spirito Santo (vita ascetica). La Chiesa si sviluppa su queste due gambe e la Tradizione deve essere mantenuta integralmente. La Chiesa non si svilupperà da interferenze e contaminazioni eterodosse, introdotte da anziani ideologi laicisti o da convertiti recenti male informati provenienti da ambienti eterodossi che non si sono ancora integrati nella Fede. L'Europa di oggi è per il 95% atea. Paradossalmente, può essere che un tale scenario poco promettente possa produrre il frutto richiesto per una nuova Chiesa locale. Solo quando il vecchio seme eterodosso è morto, è possibile la nascita di una nuova vita. Proprio come in Russia, una volta governata da atei, dove è sorta una nuova vita. Lo stesso può essere vero per l'Europa occidentale, dove tanti dei nostri fedeli provengono dalla scorsa generazione, nuovi emigrati provenienti dall'ex Unione Sovietica, aggiunti agli strati più anziani e alle generazioni del passato.

Arciprete Andrew Phillips

Colchester, Essex, Inghilterra

7/20 maggio 2014

San Nilo di Sora

 
Un'icona del regno di Dio: l'espressione integrata di tutte le arti liturgiche

Parte 1 - introduzione

L'arte liturgica della Chiesa ortodossa offre al mondo niente meno che una visione del Regno di Dio. Non ci può essere una vocazione artistica più elevata di questa. L'arte liturgica è lo sforzo congiunto degli apostoli e dei teologi, degli innografi e dei compositori, degli architetti e dei pittori, di ogni sorta di artigiani, e dell clero e del coro a ogni funzione, per rivelare attraverso così tante arti la realtà viva del Regno di Dio.

il katholikon a Vatopedi

Eppure, nonostante l'elevata vocazione di questo servizio all'umanità, e l'immensa complessità di questa interazione artistica, l'arte liturgica è stata poco studiata come un insieme integrato. Alcuni studiosi si sono concentrati sui testi sacri, altri sulle tradizioni musicali o sulle icone, ma ci sono pochi tentativo di capire come ciascun'arte dipende dalle altre. Inoltre, le arti "minori", come gli arredi liturgici e i tessuti, non sono studiate quasi per niente, e pochi considerano quale ruolo svolgano queste arti nell'esprimere la pienezza del Regno di Dio.

I cristiani ortodossi, soprattutto in America, devono sviluppare una più profonda comprensione del ruolo dell'arte liturgica. Abbiamo ricevuto la Tradizione ortodossa in forma frammentaria. I testi liturgici sono giunti intatti fino a noi dal vecchio mondo, ma le antiche tradizioni architettoniche e iconografiche non sono immigrate pienamente, il che richiede una ricostruzione intenzionale attraverso la ricerca. La musica e le pratiche cerimoniali che abbiamo ereditato hanno bisogno di miglioramenti, e le arti minori sopravvivono oggi molto sporadicamente, parzialmente come tradizioni sentimentali il ​​cui scopo è dimenticato, in parte come poco più di ornamenti che sono considerati un lusso superfluo.

Questa storia frammentata e la polarizzazione accademica del mondo moderno hanno portato ad un certo squilibrio. I testi sacri sono trattati con grande importanza nei nostri seminari, e le chiese fanno ogni sforzo per presentarli in modo appropriato. Ma le altre arti sono spesso liquidate come semplice decorazione per i testi. Le icone sono intese solo come un altro modo di mostrarci ciò che già sappiamo dai testi. La musica è solo un modo per far risuonare l'innografia in modo garbato e dignitosa. E l'architettura, i paramenti e i mobili esistono solo per dare appropriato decoro e simbolismo alle funzioni il cui vero scopo è l'adorazione di Dio attraverso la Scrittura e le preghiere.

Questo punto di vista è falso. I testi sacri non sono i soli a esprimere la divinità. Tutto nel mondo ha la capacità di rivelarci Dio, e ogni forma d'arte liturgica rivela Dio a modo suo. Un'icona è santa perché ci mostra qualcosa di unicamente visivo del Regno di Dio. Non può essere ridotta a un sistema di simboli, a un testo dipinto. Una melodia porta un significato che è puramente musicale. Alcune melodie sono adatte per la chiesa e alcune non lo sono, e la ragione può essere solo ascoltata, e non spiegata a parole. Le melodie sacre ci rivelano una verità sul cielo che non si può trovare nella Scrittura. Anche le più piccole arti – una varietà d'incenso, il ricamo su un asciugamano sacro – rappresentano direttamente un aspetto del regno di Dio. Non sono lì come ornamento a qualcos'altro, ma piuttosto essi stessi sono icone, vedute essenziali della pienezza del regno di Dio. Negare questo equivale a negare l'incarnazione. La nostra non è la religione in cui il Verbo si è fatto carta. Cristo si è fatto carne, e ci ha rivelato il Padre non solo nelle sue parole, ma nel suo stesso aspetto.

La Chiesa ha sempre riconosciuto che una fede incarnata deve manifestarsi in una liturgia totalmente incarnata, in cui le arti lavorano insieme per edificare tutti i sensi. E se l'arte liturgica deve esprimere la pienezza del regno di Dio, allora tutte le arti devono lavorare insieme. Dopo tutto, l'incenso non può spiegare le nostre dottrine meglio di quanto la scrittura possa parlarci del profumo del cielo. E così, mentre esaminiamo le arti una per una, diventa evidente che ognuna ha alcuni punti di forza e di debolezza nei termini di ciò che può esprimere. Mentre i testi sacri hanno la capacità di spiegare i fatti e le astrazioni con grande specificità e chiarezza, non sono in grado di influenzare i nostri cuori con l'intensità improvvisa di un rintocco di una campana o della bellezza sorprendente di un'iconostasi.

Vorrei suggerire che ci sia uno spettro di significati nell'arte. A un'estremità ci sono le arti che indicano un significato ovvio e specifico, e queste includono in particolare i testi e le icone. All'altra estremità ci sono arti il ​​cui significato è molto oscuro e non verbale, come l'incenso e le campane. In mezzo ci sono l'architettura e la musica, che hanno caratteristiche di entrambi i tipi. È interessante notare, che spesso nell'arte più evidente e concreto è il significato, meno accattivante e convincente è l'arte ai nostri sensi. I testi sacri e le icone sono facili da ignorare. Richiedono attenzione deliberata per essere compresi, e per i non credenti è facile respingere la verità che esprimono. D'altra parte, il rintocco impressionante di una grande campana colpisce il più profondo del nostro cuore e ha effetto sia sul credente sia sul non credente, anche se entrambi possono non sapere come interpretare il significato della campana. La campana ci dice qualcosa che la Scrittura non può dire.

Se esaminiamo tutte le arti liturgiche una per una, è possibile valutare i punti di forza e di debolezza di ciascuna. Ogni arte ha qualcosa di unico da rivelare a noi riguardo a Dio e al suo regno. Così, anche se ci manca l'esperienza spirituale diretta del cielo concessa a molti santi, mentre sulla terra, nondimeno, attraverso una stretta attenzione alle espressioni liturgiche della nostra tradizione, siamo in grado di comprendere qualcosa delle bellezze del mondo a venire. Quanto più le nostre arti liturgiche sono conformi alle norme tradizionali dell'Ortodossia, tanto più capaci sono di trasmettere la verità. Ma i nostri cuori e le nostre menti devono essere condizionati a ricevere la verità attraverso queste tradizioni, in modo che possiamo avere occhi per vedere. Quello che segue è il mio tentativo imperfetto di scorgere il cielo nelle cose della terra.

Parte 2 – l'iconografia 

san Paolo di Rubljov

Molto è stato scritto sulle icone, ma per molti il ​​loro scopo liturgico rimane oscuro. Questo perché le icone sono solitamente studiate in sé e non come componenti dell'esperienza completa dell'arte liturgica. Sia gli iconografi sia gli iconologi hanno scritto su questa arte, ma da punti di vista molto diversi. Gli iconografi studiano l'arte di fare le icone, mentre gli iconologi interpretano i significati teologici e storici scritti nelle composizioni. Ma nessuno dei due approcci ci dice molto circa l'esperienza liturgica delle icone – l'effetto che hanno su di noi quando ci troviamo nella luce fioca di una cattedrale circondati da file e file di icone che si innalzano tra ombre e raggi di sole. Né questi approcci riescono a interpretare l'immensa differenza esperienziale tra la piccola icona in un santuario, l'oscuro affresco che troneggia su una parete, e il confronto impressionante con la grande iconostasi.

Vediamo prima le debolezze dell'arte dell'iconografo. Le immagini dipinte non trasmettono molto bene i concetti astratti. Per esempio, si è spesso affermato che nell'icona della Theotokos il mantello rosso rivela la sua umanità, e la veste interiore blu rivela la sua divinizzazione per grazia. Le vesti di Cristo sono l'opposto, a significare che egli è divino per natura. Un concetto davvero elegante, ma nessuno sarebbe in grado di discernere questa interpretazione, cercandola nelle sole icone – tutti hanno bisogno che questa sia loro raccontata. E storicamente non vi è stato alcun accordo su quale colore simboleggia la divinità o l'umanità. I colori delle vesti, a volte, hanno cambiato simbolismo, che variava nel caso che i manti rossi fossero interpretati come sangue e mortalità, o fossero considerati la porpora di regalità e autorità. Così vediamo che esprimere anche un semplice concetto astratto con chiarezza va al di là della capacità di un'immagine dipinta. Dobbiamo sempre ripiegare sulle parole.

I dipinti riescono meglio a raccontare le storie. L'icona dell'ingresso di Cristo a Gerusalemme è abbastanza chiara. Trasmette la storia quasi come il testo evangelico. E i cicli di icone possono anche raccontare storie lunghe, come l'intera vita di un santo. Ma anche qui, può essere difficile comprendere la storia solo con le immagini. È molto soddisfacente 'leggere' la vita di un santo nelle icone quando l'abbiamo già letta in un testo, ma di solito è abbastanza frustrante cercare di capire una tale icona quando non si conosce già la storia del santo. Anche per una narrazione semplice, l'espressione iconografica è imprecisa rispetto a quella del testo.

san Gregorio – dal museo statale russo di San Pietroburgo

Ma quali sono i punti di forza dell'arte dell'iconografo? Un'icona ci mostra il volto di un santo, l'immagine dell'illuminazione. Cristo stesso ha proclamato che chi vede lui vede il Padre, e così un'icona di Cristo è l'immagine stessa di Dio. L'icona di un santo ci mostra la sua carne divinizzata, che irradia luce dorata, e il suo volto santo, una confluenza impressionante di gioia e di dolore, di dolcezza e di giudizio, di semplicità e di saggezza. Questa è l'immagine di Dio, e le parole non possono esprimerla. Noi possiamo vedere Dio solo guardando il volto di un santo. Non c'è gioia come la gioia di incontrare un santo vivente. Il volto di un santo risplende di amore radiante, anche quando è ombreggiato dalle pieghe della tristezza e del dolore per i peccati del mondo. Tutti i libri del mondo non ci possono mostrare questo trionfo spirituale. Ma un'icona può farlo. Con grande abilità e addestramento, un pittore di icone può trasmettere fedelmente il volto della santità e presentare il volto della divinità in un modo che noi possiamo accostare e comprendere.

Paragonata a una fotografia o a una pittura religiosa occidentale, l'icona è un vero miracolo. Una registrazione meramente accurata dell'apparizione di un santo non fa un'icona. Siamo fortunati ad avere molte buone fotografie di santi moderni, ma non possiamo penetrare in una fotografia con i nostri cuori. La foto mostra il santo in lontananza, in passato, fuori della nostra portata, portandoci più tristezza che gioia. Ma neanche l'iconografo esalta il santo con ornamenti artistici di maestosità. I dipinti occidentali a volte mostrano un santo nella sua apoteosi e gloria, circondato da ogni sorta di angeli che suonano la tromba, tendaggi di velluto, e sovrani adoranti. Queste immagini cercano di mostrarci qualcosa del trionfo della salvezza, ma anche loro sono lontane e inavvicinabili. Il santo sale al cielo, lasciandoci alle spalle. Un iconografo pone il santo proprio davanti a noi, incontrando il nostro sguardo nei nostri stessi termini, nel nostro spazio e tempo. La sua espressione è diventata parte della sua personalità senza tempo, e il santo si offre a noi in modo che per mezzo di lui possiamo sperimentare Dio.

la Trinità di Rubljov

I volti sacri possono essere la più grande offerta dell'arte di un iconografo, ma ci sono ancora altre meraviglie rivelate dal pennello. Come composizioni artistiche, la grandi icone rivelano una straordinaria armonia di forme e colori. La Trinità di Rubljov è così perfettamente bella che molti trovano in essa una prova dell'esistenza di Dio. Questo non è solo a causa dei santi volti dei tre angeli, ma a causa dell'incredibile equilibrio di forma e movimento, del gioco silenzioso di colore e luce. Questa icona ci mostra qualcosa della vita interiore della Trinità che le parole non possono esprimere. Ci mostra una brillantezza armonica che nessun poeta può cantare. Solo le arti visive hanno questa forza impressionante – di mostrarci molte cose in una volta, tanto che l'armonia tra di loro può diventare più importante rispetto alle cose stesse, e che un gruppo conciliare può diventare più della somma delle sue parti. Nessuna idea potrebbe essere più importante per comprendere il regno di Dio, o anche la Trinità stessa. Le icone hanno una capacità unica di rivelarci questa verità.

La nostra esperienza liturgica delle icone è quindi un'esperienza di immediatezza e di eternità. I testi sacri e la musica richiedono tempo per dispiegarsi, mentre le icone si mostrano a noi nella loro interezza in un momento. E in quel momento, guardando un'icona, il tempo e l'eternità si incontrano. La presenza delle icone è così intensa che non possono essere ignorate, anche da parte di una mente inquieta. La loro presenza si sente come una realtà viva, come se i santi fossero realmente in mezzo a noi. Nel loro sguardo ci sentiamo sia elevati sia pieni di vergogna, diventando consapevoli dello stato delle nostre anime.

Parte 3 – il ruolo delle icone su tavola, degli affreschi e dell'iconostasi

monastero dell'Incontro del Signore, Mosca

Le icone su tavola e gli affreschi murali svolgono ruoli molto diversi nella nostra esperienza liturgica. Le icone su tavola sono personali e coinvolgenti. Trasmettono una vita e una realtà vivace, e attirano la nostra completa attenzione nei limiti del loro spazio. Gli affreschi, invece, conferiscono a tutta la chiesa un senso di piena presenza della storia, la completezza della chiesa nel tempo. Essi santificano lo spazio con la loro presenza, e ottenere questo effetto non richiede impegno mentale. Le icone su tavola rivelano il vivace movimento e la vita del Regno di Dio che si avvicina attivamente a noi, mentre gli affreschi rivelano la quiete immutabile della nube di testimoni che attende in silenzio che noi ci uniamo a loro.

In un'icona su tavola tutto è personale e vibrante. La stessa tavola è sensuale, la depressione del kovcheg intagliato con attenzione, i listelli incastrati nella parte posteriore. Vogliamo sollevarla e guardarla tutt'intorno, sentire il suo calore e la sua stabilità. L'artigiano che l'ha fatta ha lasciato il suo tocco personale visibile agli occhi di tutti. Quindi la tavola è coperta di gesso e lucidata fino a una finitura impeccabile, e ricoperta d'oro. Non esiste superficie più ricca di questa, e niente è più bello, in una chiesa illuminata da candele, che la luce fioca che gioca sui morbidi bordi dorati di un kovcheg. Le singole pennellate sono visibili nelle buone icone, e anche lo spessore della vernice può essere visto quando la luce si riflette appena sulla superficie. Il tocco umano dell'iconografo, con i pigmenti macinati a mano applicati colpo su colpo, non è mai lontano dalla nostra mente quando guardiamo da vicino un'icona. Tali materiali e tecniche sono stati sviluppati dagli iconografi proprio perché la ricchezza vivente dell'icona aiuta a esprimere la presenza viva del santo e a invitare la comunione.

icona contemporanea per mano di Anna Guriev-Pokrovskij

Al contrario, gli affreschi sono portatori di un silenzio impressionante. La struttura fredda e dura della muratura e dell'intonaco non è in alcun modo modificata dallo strato invisibilmente sottile di pigmento. L'affresco stesso entra nell'intonaco, è parte della parete, liscia e fredda. Non è invitante al tatto, e la mano che ha lo ha fatto sembra molto lontana dalla nostra esperienza. Gli affreschi nelle chiese antiche sembrano quasi come un fenomeno geologico. Sono così antichi e senza tempo, così inevitabili, che a sentire il nome del pittore che li ha fatti è come sentire un mito pagano sugli dèi che hanno fatto le montagne.

affreschi, Jaroslavl'

Oltre all'icona isolata su tavola e al grande ciclo degli affreschi, la Chiesa ortodossa fornisce una terza modalità di iconografia. L'iconostasi è essenzialmente una grande icona su tavola, così grande che domina la nostra esperienza visiva. Le icone individuali appese alle pareti non sono molto efficaci per il culto comunitario. Immensamente coinvolgenti per un individuo nelle vicinanze, perdono il loro potere a distanza. Per un fedele che partecipa alla Liturgia, una moltitudine di piccole icone su tavola appese alle pareti ha un impatto limitato. Il loro scopo è la venerazione individuale. Ma nel nostro culto comunitario, la Chiesa non limita la nostra esperienza liturgica delle icone ai tranquilli affreschi. Nell'iconostasi, la Chiesa ha sviluppato un mezzo per mettere icone su tavola di grandi dimensioni direttamente davanti ai fedeli. La struttura ornata dell'iconostasi è stata uno sviluppo chiave, che unisce le icone con una cornice riccamente decorata per cui l'impatto dell'iconostasi sui nostri occhi e sulla nostra mente è come quello di una singola icona – tutto il Cielo ci coinvolge in una sola volta.

In epoca bizantina, le grandi chiese erano a volte decorate con mosaici. I mosaici sono insuperabili in ricchezza e vitalità, pur avendo anche gran parte della quiete e della solidità degli affreschi. (Si noti che i mosaici antichi, a differenza della maggior parte degli esempi moderni, utilizzavano il marmo anziché il vetro per gli incarnati, fornendo una calma superficie opaca in contrasto con le tende e gli sfondi scintillanti). In un certo senso, i mosaici condividono la filosofia sia della pittura su tavola sia degli affreschi. Ma i mosaici non sono mai stati a prezzi accessibili per la maggior parte delle chiese, e proprio quando il loro uso è scemato storicamente, le iconostasi sono sorte al loro posto. Non credo che questo sia casuale. La chiesa deve aver riconosciuto che gli affreschi si perdono in qualche misura nella penombra delle chiese, e ha sviluppato l'iconostasi per sostituire i più coinvolgenti mosaici. Ma questo non deve farci lamentare, perché la soluzione finale è perfetta. L'iconostasi domina giustamente la nostra esperienza comunitaria di culto – si tratta di una dichiarazione completa e perfetta della dottrina manifesta nelle icone, abbastanza grande perché tutti la vedano. Nel frattempo, gli affreschi portano la loro testimonianza da tutte le direzioni con un silenzio divino che è l'esempio perfetto per la nostra vita nella Chiesa. Infine, icone racchiuse in santuari sono sparse sulla navata centrale, invitando l'attenzione personale e la devozione privata, un complemento essenziale al culto comunitario.

cattedrale della Dormizione, monastero di Novodevichy, Mosca

Poiché l'iconostasi domina visivamente l'esperienza della liturgia, le sue proporzioni e stile sono di particolare significato. Un'eccellente iconostasi può trasformare uno spazio blando in un'ottima chiesa, e una cattiva iconostasi può rovinare un edificio altrimenti degno. Secoli recenti hanno prodotto una parata di brutte iconostasi, alcune mostruosamente iper-decorate, altre timidamente prive di sostanza. In ogni caso, il peccato contro la bellezza procede da una caduta dalla Tradizione e dall'accettazione di idee straniere.

L'origine storica dell'iconostasi è il templon di marmo del periodo medio bizantino. Questo consisteva in una fila di colonne che sostengono un architrave. Una tenda era appesa all'architrave e chiusa durante la consacrazione. Nell'XI secolo, si iniziò ad aggiungere icone in una fila lungo la parte superiore dell'architrave. Più tardi, si sono fissate le icone tra le colonne. Laddove la barriera era originariamente destinata a indicare la santità dell'altare separandola dalla navata, è emersa una nuova teologia artistica. Per mezzo delle icone, lo schermo unirebbe la congregazione alla realtà mistica dell'altare rivelando il Regno di Dio. Ciò che una volta era un mezzo di separazione, è diventato un mezzo di unione.

La chiesa russa ha sviluppato l'iconostasi in uno straordinario risultato artistico, forse senza pari in tutto il mondo per quanto fermamente si impone alla nostra attenzione e per quanto eleva in alto il nostro cuore. I russi hanno fatto a meno della struttura di marmo del templon e hanno posto le icone che si toccano fianco a fianco, fila su fila. Le loro iconostasi sono cresciute a dimensioni incredibili, che comprende tutta la teologia del Vecchio e del Nuovo Testamento in una visione impressionante. Non c'è bisogno di spiegare a nessuno che l'altare di una tale chiesa è santo; il muro torreggiante di santi e angeli che stanno sopra le porte costituisce un'avanguardia celeste che lo proclama. I non credenti tremano ad avvicinarsi a tale iconostasi, e persino i fedeli temono a passare attraverso di essa, perché contemplare il cielo reso visibile è sia gioioso sia terrificante. Il potere terribile di un'iconostasi medievale non può essere immaginato da coloro che non ne hanno visto una, e per coloro che l'hanno vista, il desiderio di vedere la tavola fisica dell'altare è del tutto estinto.

Mentre l'autorità teologica dell'iconostasi sta nelle sue icone, la parete stessa e la sua solea elevata hanno un certo potere cerimoniale. La ricchezza, la bellezza, e le dimensioni di queste strutture presta onore e maestà alla liturgia. Ricordano la pedana rialzata sotto un trono regale, e gli arazzi che pendevano attorno ad esso. La ricchezza dell'iconostasi annuncia l'importanza dell'altare e del momento in cui il sacerdote emerge con i doni. Più ampia e bella è l'iconostasi, maggiore è il suo potere cerimoniale.

Nelle iconostasi russe medievali, l'autorità teologica delle icone e la potenza cerimoniale della struttura sono state mantenute in equilibrio e sostegno reciproco. La decorazione della struttura era attentamente armonizzata con le icone e le integrava tra loro. Più tardi, con l'ascesa del gusto barocco e della sua mentalità teatrale, l'impatto cerimoniale dello schermo è stato visto come più importante delle icone. La lavorazione del legno delle iconostasi ha fatto germogliare elaborati elementi architettonici intorno a icone sempre più piccole. Le nuove forme sottolineavano un movimento intrecciato di fogliame intagliato e colonne tortili. Allo stesso tempo, l'iconostasi era sollevata su un alto podio di diversi scalini, in modo che le icone del livello inferiore non erano più all'altezza degli occhi dei fedeli. Tale decorazione ha separato le icone invece di unirle, e l'iconostasi ha perso la sua espressione teologica integrata.

iconostasi barocca, cattedrale di Vladimir

In tempi recenti, un'altra moda ha attaccato la maestà e la dignità dell'iconostasi. Le iconostasi esagerate e inefficaci del XIX secolo hanno lasciato molti dubbi sulla loro utilità, se mai ne avevano. Alcuni hanno suggerito un ritorno agli schermi più aperti dei tempi antichi, ma i risultati purtroppo hanno mancato il bersaglio. Nello spirito moderno del compromesso, molte iconostasi del XX secolo sono state progettate per tentare di trovare un equilibrio tra un templon e un'iconostasi. Questo compromesso di solito si manifesta come uno schermo fragile con alcune icone e un molti buchi attraverso i quali si può vedere. Purtroppo, tali schermi non svolgono né il ruolo di un templon né di un'iconostasi. Perché sono ancora parzialmente aperti durante la consacrazione, non forniscono il velo di mistero (la tenda), che era lo scopo del templon. E lasciando buchi tra le icone, le icone non si integrano visivamente e non operano una visione di insieme teologico. Al contrario, il blocco parziale della vista è visivamente caotico e aggiunge solo l'impressione che l'iconostasi stia 'in mezzo ai piedi'. Perché la visione iconografica del regno di Dio sia efficace, deve sostituire interamente la visione fisica dell'altare, e non entrare in concorrenza con questo per attirare la nostra attenzione.

Una buona iconostasi può essere sorprendentemente semplice. Le iconostasi russe medioevali sopravvissute sono costituite quasi esclusivamente di icone. Di solito, una semplice tavola orizzontale separa i livelli, e nulla separa le icone fianco a fianco. Le porte stesse sono tavole di icone, non icone montate in cornici, e allo stesso modo la parte superiore dello schermo è coronata da icone con sommità a forma di fiamma. Qualsiasi legno visibile intorno alle icone dovrebbe essere decorato in modo da armonizzare con la superficie delle icone. La semplice pittura decorativa funziona bene, così come la scultura usata con moderazione e sobrietà. Se le icone hanno ampie aree di doratura, un legno color oro caldo può mescolarsi bene con loro, anche senza alcuna decorazione. Se i fondi consentono un ampio intaglio, questo dovrebbe essere di piccole dimensioni e verniciato o dorato nella tradizione delle più antiche iconostasi greche. Grandi aree di legno intagliato non verniciato non sono mai state normative per un'iconostasi fino a tempi recenti, e tale decorazione non si armonizza sempre bene. In particolare, altorilievi, colonne prominenti, forme complicate ad arco e legni di colore scuro sono scelte spesso povere nel design di un'iconostasi.

iconostasi con struttura in legno verniciato, monastero di san Kirill, Belozersk

iconostasi con rivestimento metallico, cattedrale di Suzdal'

iconostasi contemporanea con intaglio a tacche (kerbschnitt), Novgorod

Non dobbiamo avere paura lasciare che le icone stesse servano come ornamento per l'iconostasi. Allo stesso modo, non dovremmo essere riluttanti a costruire un'iconostasi alta. La virtù dell'iconostasi è la sua integrazione di molte icone come complesso teologico. Il suo significato è grandemente rafforzato dall'esistenza di più livelli, e l'esperienza dell'iconostasi è più forte quando le icone sono abbastanza grandi. Se il design dell'iconostasi è contenuto e sobrio, non sarà ingombrante od oppressiva per quanto sia alto. Naturalmente, ci sono alcune chiese che stanno meglio con un'iconostasi più bassa, e questo richiede un attento giudizio architettonico. Ma in America, così tante delle nostre chiese sono basse e poco interessanti, senza un proprio potere architettonico. Forse queste sono l'occasione per consentire a un'iconostasi alta di riscattare la bellezza del santo tempio di Dio.

Proposta di design per la chiesa della Madre di Dio Derzhavnaja (ROCOR), Charlotte, NC, di Andrew Gould, New World Byzantine Studios

Parte 4 – l'architettura

chiesa del Pammakaristos, Istanbul, XIV secolo

Come con le icone, c'è un modo per capire l'architettura delle chiese in termini di significato simbolico. Alcune chiese hanno dodici colonne che rappresentano gli apostoli; i battisteri sono a otto lati per indicare la creazione e la rinascita; la planimetria a croce di tante chiese ortodosse significa la riunione del cielo (cupola) e della terra (quadrato) attraverso l'intervento della Croce, ecc. Questo approccio è simile ai significati assegnati dall'iconologo alle diverse vesti colorate indossate dal Signore e dalla Theotokos. Si tratta di una forma di simbolismo specifico che richiede la mediazione delle parole per comprenderla completamente. Se ci fossero degli 'architettologi', suppongo che questo è ciò che essi studierebbero. Ma, come con le icone, questo livello di significato è secondario a ciò che l'architettura è per sua natura in grado di esprimere, e svolge un ruolo limitato nell'esperienza liturgica di una chiesa. Quale sorta di verità, allora, ci rivela in modo specifico l'architettura circa la struttura del regno di Dio?

Parlando di struttura non mi riferisco alle gerarchie di santi e angeli (che sono di competenza degli affreschi), ma piuttosto alla forma letterale e alla sostanza della nuova Gerusalemme. In Apocalisse XXI, un nuovo cielo e una nuova terra si rivelano a san Giovanni il Teologo, così come la loro capitale celeste, la nuova Gerusalemme. Se le icone rivelano le persone che abitano quella città, e gli inni liturgici esprimono la lode in essa pronunciata, allora l'architettura della chiesa, a suo modo, riflette la città stessa – le fondamenta, i cancelli, le strade e gli edifici.

San Giovanni ci parla molto della struttura della Nuova Gerusalemme. È proporzionata come un cubo, è quadrata con pareti immensamente alte, ha tre porte su ogni lato. Ha dodici fondamenta fatte di pietre preziose. La città stessa è d'oro lucido. E non c'è bisogno del sole e della luna per accenderla, perché la gloria di Dio illumina.

È stato provvidenziale che anche prima del cristianesimo, l'architettura romana imperiale manifestasse già diverse qualità consone con la visione di san Giovanni. I romani facevano i loro edifici massicciamente forti, in particolare alla base, spesso erette su plinti o fondamenta a molti piani. Le pareti erano tremendamente spesse e sicuro, e gli edifici civili erano sempre d'altezza torreggiante. Il cubo era importante per i costruttori romani, e molti dei loro templi, come il Pantheon, hanno uguale lunghezza, larghezza e altezza, la proporzione sottolineata da san Giovanni. E anche se i romani costruivano con mattoni, le pareti erano rivestite di lastre di marmi preziosi, di molti colori differenti, stratificati su vari livelli e davano l'impressione di mura costruite con pietre preziose. Anche la qualità della luce nell'architettura tardo-romana era misteriosa e avvolgente. Nel quarto secolo, la preferenza classica per l'illuminazione chiara e brillante era ormai tramontata, e le basiliche civili di Costantino avevano finestre in alabastro e pietra traforata, che riempivano l'interno in marmo di un bagliore dorato diffuso.

Pantheon, Roma, 126 d. C.

I costruttori bizantini iniziarono con questo vocabolario architettonico, e quali celesti meraviglie hanno realizzato! Non contenti della semplice forma della basilica, hanno messo a punto nuove elaborate planimetrie che conciliavano le forme della basilica e della rotonda. Così un tempio come la basilica di santa Sofia ha un grado di complessità che, per un romano, apparirebbe più tipica di una città intera che di un singolo edificio. Dall'esterno, la basilica di santa Sofia assomiglia a una montagna coperta di chiese. Al suo interno, vagare tra i labirinti di corridoi e colonne è un'esperienza quasi urbana. Le pareti sono rivestite in marmi fino a una grande altezza, enfatizzando l'altezza cubica dello spazio. I soffitti dorati e centinaia di piccole finestre fanno risplendere l'edificio dall'interno.

basilica di santa Sofia, nartece, 532 d. C.

Niente potrebbe essere più romano nella sua forma che la nuova Gerusalemme, tetragona con porte su tutti i lati. Tale formalità imperiale esprime autorità e trionfo. Il nostro Signore alla fine trionferà su tutta la terra. Nella risurrezione, i cristiani non lo adoreranno più in catacombe e caverne come facevano una volta. Questa è la vittoria manifesta in una nuova capitale imperiale: Costantinopoli. La vittoria finale di Cristo su tutte le potenze del male è stata prefigurata dalla vittoria dei cristiani sui pagani romani, ed essi sapevano che era giusto che la loro architettura lo proclamasse.

Stando in un'antica chiesa ortodossa, ci si sente immensamente sicuri e contenuti. Alte mura spesse, pesanti porte e piccole finestre alte creano un effetto di rifugio eterno – una fortezza che trattiene fuori tutto ciò che cambia e decade nel mondo esterno. La simmetria e l'ordine delle forme architettoniche riflette l'ordine del regno di Dio, dove tutti e tutto è contenuto al suo posto, e nulla è superfluo.

Così la chiesa deve astenersi da quasi tutte le mode moderniste nell'architettura. Intelaiature leggere e pareti sottili non possono esprimere la sicurezza eterna delle pareti del cielo. Planimetrie asimmetriche e informali non possono preannunciare l'autorità divina sulla terra. Grandi finestre e luminose lampade elettriche non possono aprire gli occhi allo splendore della luce increata che pervade tutto. È davvero sorprendente che così tante chiese moderne neghino interamente l'espressione simbolica dell'architettura sacra. L'architettura romana è stata ripresa nella Chiesa da una cultura ancora in attesa della venuta di Cristo. Ma l'architettura modernista è emblematica di una cultura che ha rifiutato Cristo. Evitando la verità eterna, una tale cultura si rivolge alle proprie definizioni fugaci e insicure della felicità. L'amore della teologia è sostituito dalle mode allettanti delle teorie sociali. I misteri impressionanti di Dio sono sostituiti dalla fredda bellezza delle macchine. Questa architettura non ha posto nella vita della Chiesa.

La qualità di contenimento sicuro immersa nella luce calda e misteriosa è il contributo più importante dell'architettura all'esperienza liturgica. Ogni tradizionale chiesa ortodossa condivide questa espressione, a prescindere dal fatto che sia una grande cattedrale o una cappella di legno. Anche le modeste chiese di villaggio sono state costruite di spessi tronchi rivolti verso l'interno per creare uno spazio contenuto a forma di cupola. Esse forniscono un abbraccio caldo e materno che è simile alle chiese di pietra a cupola delle grandi città. Gli umili tronchi, trasfigurati con dipinti e tessuti appesi, sono diventati icone degne delle mura di diaspro della nuova Gerusalemme. E la qualità della luce, da numerose candele, icone dorate e tronchi di caldo colore bruno, rivela la stessa gloria increata come quella della grande cattedrale.

chiesa di Strukivska, Jasinja, Ucraina 1824

Parte 5 – le arti minori

monastero di Varlaam, Meteore; foto di Andrea Kirkby

I muri rivestiti in marmo di una chiesa bizantina sono gloriosi e maestosi quando sono intravisti tra icone e candelabri durante una funzione affollata e fumosa. Ma visti da soli, in una chiesa vuota o in rovina, i ricchi materiali architettonici possono suggerire l'ostile formalità del marmo di un atrio di una banca. Una Chiesa, come una casa, ha bisogno di mobili. Senza lampade appese, le cupole e le volte sono troppo vicine e troppo semplici - imponenti, pesanti, ma non misteriose. In assenza di materiali organici come il legno e la seta, la quiete eterna dell'architettura sembra più sepolcrale che sacra.

Hagia Sophia, Trabzon, Turchia

La storia non è stata gentile con il nostro patrimonio, e gli arredi mobili hanno sofferto forse più di ogni altra cosa nella nostra tradizione. In troppi luoghi, i famosi monumenti antichi dell'Ortodossia sono stati denudati dalle ingiurie del tempo. E la storia impoverita dell'arte e dell'architettura ortodossa in America ha fatto poco per sostituire nel nuovo mondo ciò che è stato perso nel vecchio. Agli ortodossi in America manca anche una conoscenza di base del ruolo vitale che hanno gli arredi liturgici nel dare alle nostre chiese il loro corretto ethos.

Così dobbiamo dare attenzione a quelle poche e preziose chiese che non sono state saccheggiate da ladri, bruciate da eserciti, o ristrutturate dalla ricchezza successiva. I migliori esempi sono le chiese sul monte Athos, il monastero di Santa Caterina sul monte Sinai, Visoki Decani nel Kosovo, la cattedrale della Santa Trinità a Sergiev Posad, e la chiesa di sant'Elia il Profeta a Jaroslavl'. Queste chiese, anche se coprono un millennio intero nelle loro date di costruzione e contenengono suppellettili di molti periodi, hanno un effetto di arredamento che è del tutto tradizionale. Il loro aspetto è quello che le chiese ortodosse hanno sempre avuto. È davvero un miracolo che anche questi pochi esempi sopravvivano, perché così come è facile rubare o bruciare questi tesori, è ancora più facile scartarli e dimenticarli nelle onde della moda. Al tempo di Caterina la Grande, quasi tutte le iconostasi e i mobili medievali sono stati sostituiti da arredamenti barocchi. Moltitudini di lampade e santuari sono state spazzate via dal gusto austero del neoclassicismo. Anche nella nostra epoca moderna, la mente pratica si rivela allo stesso modo riluttante a ingombrare lo spazio incontaminato di una navata con costosi reliquiari e tesori.

Così, che cosa impariamo da questi pochi esemplari superstiti? In primo luogo, le chiese ortodosse erano assolutamente piene di arredi. Le pareti e i pilastri sono così pieni di santuari e stasidia che le parti inferiori delle pareti si possono vedere difficilmente. Alle volte sono appese tanti lampade da formare quasi un secondo soffitto poco sopra il pavimento. La navata è affollata tanto da mobili quanto da persone – piedistalli per icone, leggii, candelabri, a volte anche tombe.

Agion Oros, monte Athos

Ora per la mente moderna è illogico che gli affreschi siano ostruiti con lampade raramente utilizzate. La navata è per la gente, non per i mobili, e gli affreschi sono destinati a essere visti, non nascosti. E così tanti santuari importanti devono distrarre l'attenzione visiva da quello che dovrebbe essere il fulcro del culto comunitario: l'altare. Eppure è chiaro che, in passato, i cristiani ortodossi non vedevano alcun problema con la stratificazione lampade di fronte alle icone, l'occupazione di spazio nelle piccole chiese con mobili, e la promozione della venerazione personale per mezzo dei santuari posti all'interno delle chiese. Nelle chiese antiche, molte composizioni ad affresco sono così alte e scarsamente illuminate che possono a malapena essere viste, figuriamoci identificate. Eppure la mente medievale non si sarebbe messa a rimpiangere tutto questo. Ciò che era importante era che l'icona fosse presente. Il fatto che fosse vista e compresa era meno importante. La presenza dell'icona significava la presenza del santo o di un evento nel tempio, e la sua stessa presenza santificava lo spazio. Il cristiano medievale si gloriava dei santuari e dei tesori. Ogni candeliere donato rappresentava un atto di pietà per la gloria di Dio. Ogni santuario era onorato come se il santo stesso fosse lì. Nonostante l'enfasi moderna del movimento liturgico sul culto comunitario, in questa mentalità medievale, l'unità del corpo era più percettibilmente reale per ogni fedele di quanto lo fosse la propria esperienza individuale.

Quest'attitudine iniziò a essere smantellata con l'influenza dell'arte barocca. Nel XVIII secolo, l'esperienza liturgica divenne teatrale. L'arte liturgica doveva essere vista da quante più persone possibile e soltanto da una certa direzione, come un palcoscenico. Le chiese erano progettate per apparire incredibilmente drammatiche, e gli ornamenti architettonici avevano la precedenza sull'iconografia e sugli arredi nell'esperienza visiva. Al culmine del barocco russo, l'iconostasi è diventata una massa contorta di architettura dorata, e le icone divenne vignette sensazionali di dramma emotivo. Con quest'estetica, la presenza reale del Regno di Dio è soppressa, e prende il suo posto la religione come spettacolo. L'aggiunta di banchi alle nostre chiese americane completa la trasformazione in un teatro. Il risultato è l'adozione inconscia di una nuova antropologia: una divisione artificiale tra spettatori (laici) e attori (clero).

Oggi, anche le chiese che hanno superato la tentazione dei banchi soccombono ancora alla mentalità teatrale in altri dettagli. L'iconostasi di solito ha un bell'aspetto solo frontalmente. All'interno dell'altare, e dietro il piedistallo del coro, sono tollerati un disordine e una bruttezza a cui non sarebbe permesso di farsi vedere nella navata. E la visibilità delle icone è considerata così importante che la gente a volte appende le lampade sul fianco delle icone piuttosto che di fronte a loro, rendendo così inefficace il loro scopo di illuminare l'icona. In una chiesa tradizionale, gli arredi liturgici sono distribuiti nella navata centrale. Analoi, santuari e portacandele si trovano in ogni angolo, perché tutta la chiesa è spazio liturgico, e qualsiasi angolo della navata può essere il luogo delle devozioni.

Dobbiamo instancabilmente combattere contro lo spirito teatrale dell'epoca che si definisce in accidia, intrattenimento, e artificio. La presenza nelle nostre chiese e nelle case di oggetti belli fatti a mano è destinata a ispirarci a essere noi stessi belle creazioni. Ogni opera d'arte nella chiesa deve essere concepita come intrinsecamente sacra, non un mero artificio di un palcoscenico ortodosso. L'iconostasi deve essere ben costruita come i mobili di pregio, e non ornata superficialmente su un solo lato. i Mobili devono essere solidi e tradizionali, non casse in legno compensato con croci applicate. Come l'architettura, l'arredamento glorifica Dio con la solidità del proprio design e la bellezza della propria arte.

Le prossime parti di questo saggio esploreranno in maggior dettaglio mobili, lampade, paramenti, teli, utensili cerimoniali, giardini, e incenso.

chiesa ortodossa della santa Risurrezione, Claremont, NH

Parte 6 – l'arredamento

Nelle chiese occidentali, l'arredamento liturgico è stato storicamente concepito come un'estensione dell'architettura. Nelle cattedrali gotiche, gli stalli del coro formano un'immensa costruzione integrata che è ornata come le pietre gotiche in miniatura. Il trono del vescovo è sormontato e sostenuto da un baldacchino a volta, talora con guglie che giungono quasi al tetto. In una chiesa barocca, il pulpito è così grande e ornato da dominare completamente la navata. Un baldacchino può stare sopra l'altare come una chiesa all'interno di una chiesa. Il mobilio incorporato è una parte indispensabile dell'architettura.

Le chiese ortodosse mostrano una tradizione completamente diversa. A parte la sola iconostasi, le chiese orientali sono arredate con mobilio piccolo e mobile. E l'arredamento non sembra parte dell'edificio. Nella maggior parte dei casi, è stilisticamente completamente diverso dall'architettura, di solito più di aspetto caldo e domestico che non grandioso ed ecclesiale. Questo è molto appropriato, perché il carattere di una liturgia ortodossa è, in un certo senso, domestico. I fedeli sono a proprio agio in chiesa, come se fossero nelle loro case. Nei monasteri greci è normale vedere i monaci che poggiano le braccia sui leggii o la fronte sugli stasidia. L'arredamento è per loro comodità e utilizzo. Non è lì per grandezza ecclesiale.

Fin dai primi tempi della civiltà, i seggi dei re e delle divinità sono stati rivestiti di fogli sottili d'oro o d'argento. L'Arca dell'Alleanza, i corredi tombali egizi, gli alti seggi romani, e gli altari e i troni bizantini erano fatti in questo modo. È noto che il templon e tutti gli arredi della basilica di santa Sofia erano coperti di metalli preziosi, con l'altare in oro zecchino. L'arredamento d'argento è ormai raro, ma ci sono ancora alcuni santuari rivestiti d'argento nelle chiese ortodosse, e in Italia, esistono ancora altari d'argento in molte cattedrali. L'argento è un materiale morbido e caldo, soprattutto quando usato in grandi fogli. È ondulato e imperfetto e mostra una patinatura irregolare da anni di lucidatura. Il colore diventa gradualmente di una calda tonalità marrone, ed è interessante al tatto. I vecchi mobili d'argento che sopravvivono ancora oggi sono molto accessibili e a misura d'uomo, più affascinanti che imponenti.

copertura bizantina d'argento per altare, VI secolo, Dumbarton Oaks Institute

santuario coperto d'argento nella cappella di san Cristodulo, Patmos

Un'altra arte imperiale bizantina erano i mobili impiallacciati in avorio intagliato. Sorprendentemente, sopravvive il trono del VI secolo di Massimiano, vescovo di Ravenna. È interamente rivestito in pannelli d'avorio con motivi a vite e icone. Ma di nuovo, non è un disegno imponente. La sedia è piccola e la forma è semplice, e gli avori intagliati dolcemente invitano alla vicinanza e al tatto. Come in tutta l'arte bizantina, la ricchezza dei materiali è usata per invitare piuttosto che per intimidire.

trono episcopale d'avorio, VI secolo, Ravenna

Quando la disponibilità di argento e avorio svanì assieme alla forza di Bisanzio, osso, madreperla e tartaruga presero il loro posto negli intarsi ornamentali. Mentre tale mobili comprendono occasionalmente croci o piccoli angeli nell'ornamentazione, sono molto spesso indistinguibili dai mobili che si potevano trovare nelle case dei musulmani ricchi o nelle moschee. Evidentemente, la Chiesa non ha riteneva necessario che gli arredi liturgici avessero un 'aspetto bizantino', o ricoprirli di icone. Dopo tutto, i mobili sono per il comfort e l'uso dei fedeli, e non vi è alcuna necessità che differiscano dai migliori arredi domestici. Al contrario, il mobilio ricoperto di croci e icone diviene oggetto di venerazione, cosa che può interferire con il suo scopo pratico.

I mobili in legno intarsiato sopravvissuti in molti monasteri greci sono eccezionalmente caldi e confortevoli. Le superfici piane lucide invitano alle carezze molto più delle superfici scolpite e sono più pratici da pulire e cerare. L'intarsio a contrasto è un ornamento molto efficace per le chiese scarsamente illuminate. La luce interna diffusa è poco lusinghiera sui bassorilievi, ma non sugli intarsi. Il colore caldo e la ricca lucidatura del legno mandano splendidi bagliori a lume di candela, e l'intarsio geometrico aggiunge una meravigliosa scintilla. Le chiese bizantine tendono a favorire gli azzurri freddi e i grigi nella pietra e negli affreschi, e questi mobili in legno caldo si distinguono in un contrasto molto soddisfacente.

particolare del trono vescovile, chiesa di San Giorgio, Fanar, Istanbul, XVII secolo

In Russia e in Romania, in particolare nelle chiese di campagna, la lavorazione liturgica del legno è venuta dalle tradizioni popolari. Dato il rimodellamento drastico imposto sulle chiese russe, quasi nessun vecchio mobile è sopravvissuto, ma esistono sufficienti frammenti per darne un'impressione. Gli antichi mobili russi favorivano le forme a fuso, che a volte erano elegantemente tornite, e talvolta scavate con una scure come i fusi  nei portici quadrati delle chiese di legno. Molto spesso questo semplice arredo era dipinto negli stessi colori allegri dell'artigianato popolare locale.

antichi stasidia monastici in stile popolare, Romania

I russi medievali hanno fatto rivivere la pratica del legno rivestito con fogli di argento sbalzato, e questo è stato spesso fatto su iconostasi e tombe. Nei secoli XVI e XVII, è prevalso uno stile molto elaborato di scultura in legno policromo, con viti intricate e uccelli canori dipinti di rosso, verde e oro su ogni superficie. Magnifici arredi di questo tipo rimangono alla chiesa di sant'Elia a Jaroslavl'. L'intaglio profondo, evidenziato in colori forti e foglia d'oro, è anche molto efficace nella penombra. Questo stile di scultura 'antico russo' (pre-barocco) è ampiamente ripreso nei laboratori russi di oggi.

baldacchino di un trono, Chiesa di sant'Elia, Jaroslavl', Russia, XVII secolo

Durante il periodo barocco in Russia, le arti decorative sono diventate più prominenti. Le iconostasi sono state costruite con colonne più spesse e più intagli dorati, mentre le icone passavano in secondo piano. Mentre questo può essere deprecabile dal punto di vista liturgico, tuttavia dobbiamo ammettere che l'ornamentazione ecclesiastica rimase estremamente bella nella Russia del XVIII secolo. Non fu che agli inizi del XIX secolo che artisti e architetti russi voltarono completamente le spalle alle loro tradizioni native di decorazione. Le chiese costruite in epoca neoclassica appaiono poco differenti da quelle costruite in Francia. Hanno il freddo rigore dell'architettura della rinascita greca e sono prive di affreschi. Le poche icone, se le possiamo chiamare così, sono contenute in cornici come le pale d'altare cattoliche. Il mobilio ha sofferto ugualmente di questo nuovo stile. I mobili russi neoclassici sono simili allo "stile impero" in Francia. Quest'ultimo allude alle conquiste di Napoleone, favorendo forme antiche egizie e greche, in particolare obelischi troncati recanti simboli stranieri come il triangolo e l'occhio. Sono enormi, scolpiti in marmo solido, o totalmente dorato. Sono del tutto freddi e intimidatori.

La Russia si pentì presto di questo stile, e le chiese del tardo XIX secolo fecero rivivere le forme e decorazioni 'antiche russe'. Una grande quantità di meravigliosi mobili di rinascita medievale fu prodotta in questo periodo, sia per uso secolare sia liturgico. Le chiese ortodosse in America non hanno ereditato i benefici di questa rinascita. Sempre in ritardo rispetto alle mode in Russia, le chiese americane hanno continuato a favorire la versione povera dello stile neoclassico fino al XX secolo inoltrato. È ancora comune nelle nostre chiese utilizzare analoghia dipinti di bianco decorati con colonne e cornici da revival greco. Fortunatamente, essendo di piccola scala e in legno, questi mobili non sono così intimidatori, ma manca chiaramente il calore e la bellezza del lavoro tradizionale.

Oggi, i laboratori liturgici russi lavorano senza sosta per far rivivere i vecchi stili russi di iconostasi e mobili intagliati e dipinti. Nel frattempo, nel corso del XX secolo, gli artigiani greci hanno sviluppato il proprio stile di scultura e di design di mobili, che essi chiamano "bizantino". Questo è l'arredamento in legno che ora può essere visto in quasi tutte le chiese greco-ortodosse in tutto il mondo. A differenza del moderno lavoro russo, che è spesso una imitazione molto precisa di esempi antichi, lo stile di intaglio "bizantino" è sostanzialmente una nuova invenzione. Si tratta di un adattamento al legno di uno stile di scultura a foglia d'acanto che gli antichi bizantini eseguivano in marmo. In origine, questo era un ornamento architettonico, come per esempio nei capitelli delle colonne della basilica di Santa Sofia. Utilizzato nei mobili in legno, questo tipo di scultura ha un carattere piuttosto architettonico. A volte può sopraffare visivamente le proporzioni del pezzo, e può contribuire all'effetto imponente di alcuni mobili greci in scala eccessiva. Questa scultura è più efficace se usata con parsimonia e mescolata con superfici piane non adornate. In una chiesa poco illuminata, non ha un bell'effetto, e dovrebbe essere messo in evidenziata con colore e doratura, come lo era ogni scultura medievale. Tuttavia, un intaglio "bizantino" ben fatto è intrinsecamente molto bello, e può servire come eccellente decorazione su un lavoro in legno ben progettato.

La presenza dei mobili rivela l'aspetto accogliente e confortevole del regno di Dio. Non tutto è giudizio e paura in chiesa. Siamo chiamati a frequentare la chiesa come se stessimo tornando a casa. È così facile che una chiesa (soprattutto una in stile neoclassico) sembri ai visitatori come un museo e al tempo stesso un palazzo di giustizia. (Non toccare nulla per non infrangere le regole, e andarsene in fretta prima di essere giudicati). I mobili possono fare molto per ammorbidire questa impressione. Dovrebbero essere caldi e accessibile e invitare al tatto. E dovrebbero essere belli ed eleganti. Se noi non arrediamo le nostre case con mobili in legno compensato e vernice spray dorata, allora non dobbiamo arredare le nostre chiese in questo modo. Per essere confortevoli al tatto, i mobili devono essere in legno massiccio con un buona lucidatura a cera. Devono essere leggeri e di proporzioni eleganti, facili da guardare e facili da usare. La colorazione è da evitare, in quanto priva il legno chiaro della possibilità di raggiungere naturalmente il colore caldo che arriva solo con il tempo. Gli ornamenti, come la scultura o l'intarsio, dovrebbero essere parte integrante della struttura, e non incollati sulla superficie come un ripensamento. Soprattutto, i mobili della chiesa dovrebbero seguire gli standard tradizionali di falegnameria e finitura, e non dovrebbero avere nessuna pretesa di essere più fini o più grandiosi di quello che sono. I mobili secolari di buona qualità mobili sono spesso molto appropriati in chiesa, e non ci dovrebbe essere alcun timore di usarli solo perché non sono ornati da croci e aquile. I mobili fatti su misura possono seguire qualsiasi stile antico, inclusi gli stili tradizionali americani. Gli antichi mobili americani hanno una dignità e semplicità meravigliosa, e sono ottimi candidati per il 'battesimo' della cultura americana nell'Ortodossia.

vecchio leggio, Romania

piedistallo per icona contemporaneo su disegno del XVI secolo, Pskov, Russia

portacandele progettato e realizzato dall'autore, New World Byzantine Studios

Parte 7 – le lampade

una costellazione di lampade a Vatopedi, Monte Athos

Tra tutti gli arredi presenti in una chiesa, le lampade hanno sempre avuto un certo onore sacrale. San Giovanni ha visto sette lampade davanti al trono di Dio. L'inno vesperale, Fos Ilaron, proclama durante l'accensione delle lampade "Luce radiosa della santa gloria del Padre immortale", collegando così la fiamma delle lampade alla luce increata di Dio. Le lampade stanno in parte nel nostro mondo, gettando una luce utile per le funzioni, e in parte nel regno del Mistero divino. Una lampada davanti a un'icona è un faro di luce del cielo che risplende sul santo vivente.

Spesso fatte di metallo, le lampade hanno una leggerezza e una forza non condivise dagli arredamenti di pietra e legno. Le lampade bizantini erano spesso di bronzo o argento con ornamenti aperti a intaglio. Dal tardo Medioevo, i lampadari hanno seguito la forma europea di un globo di ottone circondato da delicate braccia. Non tutte le lampade sono appese; alcune poggiano sul pavimento supportate da pali decorati a froma di fuso ritorto - un'influenza orientale e islamica di grande antichità. Tutti questi venerabili stili condividono una complessità seducente che invita alla meraviglia e sfugge alla comprensione. Tali disegni mistici sono adatti al carattere liminale della lampada, perché le lampade sembrano cavalcare il confine tra terra e cielo. Non del tutto fondato sulla pesantezza terrena del legno o della pietra, il metallo delicato e ornato riflette la creazione trasfigurata. Nelle mani dei migliori artigiani, la filigrana in metallo e l'argento lucido possono avere le qualità simultanee di essere importanti e sensuali come materiali ricchi, e anche anche essere misteriosamente sfuggenti e irreali.

lampada d'argento traforato che sosteneva una ciotola di vetro trasparente, X secolo, bizantina

L'effetto delle lampade appese in una chiesa ortodossa è unicamente orientale. Nella maggior parte delle chiese occidentali, i lampadari sono molto ordinati e asserviti all'architettura. Ma in una chiesa ortodossa, le lampade sono di tutte le diverse forme e stili, appese ovunque e da ogni parte. Le chiese più antiche e ricche hanno accumulato collezioni di lampade così dense che è difficile discernere qualsiasi modello nel modo in cui sono appese. Ma anche nelle chiese che conservano il loro design originale d'illuminazione, come Decani con il suo choros medievale, o sant' Elia a Jaroslavl' con i suoi lampadari seicenteschi, le lampade hanno una grande importanza. Un choros bizantino domina l'esperienza spaziale della navata. Tutto il volume della chiesa sembra ruotare intorno ad esso, una corona trionfale per sempre sospesa appena sopra la liturgia. E i primitivi lampadari europei installati nelle antiche chiese russe erano più grandi e più elaborati di quelli in Occidente, ed erano appesi proprio davanti dell'iconostasi.

lampadari originali a forma di globo occidentale-europeo, sant'Elia, Jaroslavl', XVII secolo

Senza elettricità, l'illuminazione delle lampade fornisce un aspetto molto drammatico, ed è stato sempre così. È normale vederlo nella struttura stessa dei Vespri, con i suoi 'salmi del lucernale' e l'inno Luce radiosa. Nelle chiese piene di lampade, c'è sempre qualcuno che ne ha cura, spostando scale, accendendole, facendole oscillare, spegnendole. Le lampade più ricche sono riservate per i giorni di festa, e il loro uso sottolinea così la grande festa e la vittoria. In tali chiese, chiunque abbia gli occhi aperti è costantemente attento alle esigenze delle lampade, e si spendono notevoli risorse nel tenerle alimentate, pulite e lucidate.

Quando sono appesi a tre o quattro metri al di sopra del pavimento, lampade e lampadari vengono a somigliare a un cielo stellato, che, rispetto al cielo dipinto sulla volta, è abbastanza vicino alla terra. Questo soffitto trasparente di lampade ingrandisce l'interno della Chiesa, perché in confronto le volte affrescate appaiono più lontane. Questo è un semplice effetto ottico, ma c'è anche una dimensione misteriosa, perché la Chiesa è davvero un microcosmo. Le lampade sono stelle, e, per chi ha occhi per vedere, stando sotto di loro ci si sente come all'aperto, come se tutto l'universo fosse contenuto nel tempio, un calice infinito che sostiene tutta la creazione.

Le lampade sospese sono accompagnate da altrettante lampade a terra. Nelle chiese importanti molti alti candelabri arrivano fino all'altezza dei lampadari; altri sono bassi e accessibili ai fedeli, e, in una chiesa affollata, illuminano i fedeli più che le icone. Ci sono funzioni speciali durante le quali tutti i presenti reggono una candela, ogni adoratore illuminato come un'icona da una lampada. Com'è bello, alla sera della Pasqua, vedere l'oceano brillante di volti gioiosi che risplende della stessa luce delle icone – una bellezza che brilla improvvisamente dal buio, come la fosforescenza di un mare tropicale. In verità, le tenebre non la comprendono.

le lampade a terra e le lampade sospese si incontrano, Agion Oros, Monte Athos

In una moschea turca ci sono mille lampade identiche, tutte appese in file ordinate come i fedeli inginocchiati. Ma le chiese ortodosse sono illuminate con una diversità di lampade come la diversità dei santi. I candelabri sono la luce del cielo stellato. Essi danno onore ai santi e agli angeli dipinti sui muri, che non hanno più bisogno del sole o della luna per la loro luce. Le lampade davanti alle icone rivelano la luce interiore di ciascun santo, il loro splendore increato. Le icone dorate funzionano come riflettori per le lampade, come le appliques vecchio stile a parete con il fondo a specchio; esse riflettono di nuovo la luce della lampada in tutta la chiesa, proprio come lo splendore dei santi risplende in tutto il mondo e illumina tutti. Infine, i portacandele rivelano la pietà dei fedeli. Ogni candela significa una preghiera, e la luce di quella candela, illuminando quelli che stanno vicino, mostra lo splendore interiore che di crea con la preghiera.

Le lampade devono essere eleganti e mistiche nel loro design. Leggere e delicate, ma intensamente belle, devono somigliare alle fiamme di cui sono portatrici. Molti stili e materiali possono funzionare bene per le lampade, ma non ci deve essere alcuna traccia di pesantezza. Nel XIX secolo, il design della lampada russa si è allontanato dalla filosofia tradizionale. I lampadari sono diventati così pesanti e la loro forma così montagnosa da suscitare distrazione e preoccupazione per la forza dei loro supporti! I portacandele a pavimento possono aver conservato la tradizionale forma a fuso, ma sono divenuti così grassi e imponenti da sembrare immobili. Con il loro aspetto, tali lampade parlano di una falsa dottrina, di ostentazione borghese, piuttosto che di bellezza mistica.

lampadario ecclesiastico moderno di forma pesante e imponente sul modello degli infissi di palazzo russi del XIX secolo - Creta

Ai nostri giorni, si producono in serie lampade e candelabri economici in latta stampata di cattivo gusto, con pietre preziose false. Tali dettagli deludenti espongono la fisicità della lampada – un effetto di distrazione del tutto diverso da quello dell'elegante argento. Peggio ancora, i materiali falsi introducono un elemento di menzogna nel messaggio visivo delle lampade. Queste lampade sono imitazioni dei tesori del passato imperiale della nostra chiesa, il prodotto di una nostalgia sbagliata. Le persone che si dilettano di questi evidenti falsi non sono disposte a pagare per cose veramente di valore, e hanno paura di confrontarsi con la realtà artistica della ricchezza limitata della nostra chiesa.

Le buone lampade non devono essere costose, e non devono nemmeno essere in metallo. Storicamente, a volte sono state fatte di legno con grande effetto. I candelieri in legno tornito possono essere molto graziosi, e ci sono alcuni lampadari a choros molto vecchi in legno intagliato e intarsiato che rivaleggiano con la leggerezza del metallo. Indipendentemente dal materiale, dovrebbero essere fedeli alla loro natura, e non imitare falsamente un mestiere più fine.

lampadario a choros in legno intarsiato, monastero di Piva, Montenegro

lampadario a forma di corona in legno con vernice e dorature, Moldova

lampadario in bronzo, Russia, secolo XII-XIII

lanterna processionale russa, metallo con finestre di mica, c. XVI secolo

antiche lanterne processionali russe in ottone, legno tornito  e mica, cattedrale di Suzdal'

piccola lampada in vetro soffiato, XVIII o XIX secolo, Russia

portacandela di legno progettato dall'autore, New World Byzantine Studios

Parte 8 – i paramenti

felonio russo, XVII secolo, tessuto ottomano

Nella Nuova Gerusalemme, non c'è distinzione tra interno ed esterno. È una città e un giardino. Il sole non splende di giorno, né la luna di notte, perché l'Agnello è la luce della città di Dio. (Ap 21) Di conseguenza, la chiesa può essere paragonata anche a un paesaggio naturale. L'architettura comprende gli alberi e le pietre, le lampade come le stelle nel cielo, o forse come le lucciole più vicine alla terra. La parola "choros", che ora si riferisce allo spazio liturgico sotto la cupola, proviene da un uso nell'antica poesia greca per riferirsi a una radura dove gli amanti si incontrano per gli appuntamenti amorosi. Lo spazio sotto la cupola è infatti una radura luminosa, un prato per appuntamenti d'amore tra Dio e l'uomo. In un prato di una foresta, si può vedere una bellezza di un tipo speciale. Ci sono fiori, farfalle e uccelli canori. Queste creature presentano una luminosità di colore e iridescenza unica nel panorama. Dio, nella sua saggezza ha ritenuto opportuno dare questa bellezza solo alle creature più fragili, fugaci, e di breve durata, forse in modo da non lasciar sopraffare il resto della creazione, dai colori e modelli meno vivaci.

Le qualità estetiche dei paramenti sono strettamente affini alle qualità di queste creature delicate. I colori vivaci, il lustro del raso e i modelli energici dei paramenti fini possono davvero competere con le ali di una farfalla o i petali di un fiore. È ben appropriato, quindi, che paramenti siano anche la più fugace delle arti liturgiche. I paramenti belli sono così costosi da fare, così facili da danneggiare, così rapidi a rovinarsi. E non sono mai intesi come elementi permanenti nel design di una chiesa, ma vanno e vengono come uccelli in volo. I paramenti non si possono ammirare mentre stanno appesi. Devono essere indossati per rivelare la loro bellezza. Mentre il sacerdote che li indossa si muove nella chiesa, attraverso raggi di sole e lumi di candela, brilla con una luce scintillante, diversa in ogni momento. Che metamorfosi sorprendente! Un prete in tonaca nera sembra sempre lo stesso. La tonaca non riflette la luce e non rivela alcun movimento. Si tratta di un indumento adatto alla dignità e alla costanza della funzione sacerdotale. Ma in peni paramenti, il sacerdote emerge dall'iconostasi come il nuovo Adamo, una visione di umanità trasfigurata.

sacco del patriarca Nikon, 1653, tessuto ottomano

È difficile per noi oggi immaginare la bellezza dei paramenti ortodossi medievali. Qualche paramento bizantino sopravvive nei musei, ed è sorprendentemente differente dai paramenti monocromi in uso oggi. I più ricchi paramenti bizantini erano principalmente di colore blu pavone, e completamente ricamati con icone radianti a filo avvolto con argento e oro. Sopravvivono molti altri esempi di paramenti russi del XVI e del XVII secolo. Sono stati fatti con spettacolari damaschi importati dall'impero ottomano e dall'Italia. I russi avevano scelto questi damaschi perché erano i tessuti più ricchi che il mondo avesse mai visto, e non si vergognavano dei loro disegni stranieri, che spesso portavano motivi islamici. Le nobildonne russe prendevano questi tessuti e aggiungevano loro pezzi di collare ricamati con icone e perle, e addirittura piccole icone in metallo cucite al tessuto, come macchie sull'ala di una farfalla. In quei giorni, non c'erano 'colori liturgici' come li intendiamo oggi. Il Typikon prevede che i paramenti siano chiari oppure scuri, e in pratica i paramenti più ricchi erano indossati per le grandi feste, a prescindere dal colore. Come è bello che, seguendo l'esempio delle farfalle e dei fiori, l'Ortodossia abbia consentito questa libertà e informalità nella sua arte più ricca.

sacco del metropolita Aleksej, 1364, tessuto bizantino

Molto è cambiato quando i russi hanno imitato il calendario occidentale dei colori liturgici. Divenne un requisito per una cattedrale russa avere gruppi esattamente corrispondenti di tutti i paramenti in ogni colore. Questo era uno sviluppo inevitabile in un contesto artistico mutevole. Una chiesa medievale era ingombra di mobili non corrispondenti di ogni epoca e stile, e gli antichi paramenti erano una parte di questa ricchezza organica. Le nuove cattedrali neoclassiche erano rigorosamente ordinati nel loro design e nei loro colori. A nulla era permesso di essere asimmetrico o fuori luogo. La scala di queste cattedrali era vasta e l'architettura mostrava colori vivaci alieni alle vecchie tavolozze (la cattedrale di sant'Isacco a San Pietroburgo ha colonne impiallacciate in malachite e lapislazzuli). I vecchi paramenti policromi erano fuori luogo in questa rigida estetica. Una cattedrale come quella di sant'Isacco richiedeva un ordine imperiale di cerimonie liturgiche, con i diaconi allineati in file corrispondenti ai soldati ben vestiti nel moderno esercito di Napoleone.

Cattedrale di sant'Isacco, San Pietroburgo, iconostasi con colonne di pietre preziose

sacco in stile neoclassico, inizio del XIX secolo, Russia

Oggi, mentre l'estetica ortodossa più antica sperimenta una rinascita, dobbiamo essere consapevoli di coordinare i paramenti al contesto visivo delle nostre chiese. Le tonalità gioiello neoclassiche che si ritrovano nei paramenti moderni non sono coerenti con la tavolozza tenue e delicata dell'iconografia di stile medievale. In particolare, in questa tavolozza non si trovano né il verde smeraldo, né il viola. Un iconografo rende il verde come un leggero verde grigio che si potrebbe definire salvia. Il viola nelle icone è sempre un viola rosso cupo, mai il viola ametista dei moderni coloranti sintetici. Il blu può essere un cobalto profondo, o un blu-verde marino trasparente, ma non è mai il duro blu elettrico di alcuni paramenti. I toni gioiello dei paramenti moderni sono possibili solo a causa dei coloranti sintetici, e sono stati apprezzati nel XIX secolo in Russia per come erano complementari ai colori brillanti dell'architettura neoclassica e della pittura. In una chiesa dipinta con buona iconografia tradizionale (vale a dire con icone che in realtà seguono i colori dei vecchi esempi) la maggior parte dei moderni paramenti verde, blu e viola è disarmonica. Tali chiese farebbero bene a utilizzare tessuti policromi di aspetto più storico.

Rilanciare la vecchia libertà di paramenti sarebbe una grande benedizione per le parrocchie modeste, che non possono permettersi gli insiemi abbinati in molti colori. E rilanciare l'uso di tessuti policromi sarebbe un degno complemento alla rinascita dell'iconografia tradizionale. Per fortuna, questi tessuti sono ancora prodotti, ma si deve sapere dove trovarli Gli arredatori forniscono ancora i palazzi europei con il tipo di tessuti che si tesseva per gli aristocratici europei nel XVI secolo. E questi tessuti, ancora realizzati in Italia, Inghilterra e Turchia, sono gli astessi che erano utilizzati per i paramenti ortodossi. Spesso si tratta di pura seta o cotone, infinitamente più belli del poliestere ecclesiastico attualmente diffuso. Tale tessuto è più costoso, ma se una chiesa ha bisogno di solo due o tre paramenti con semplici sticari da servitore che non devono necessariamente essere corrispondenti, allora ci si può permettere questi materiali.

felonio, 1652, Russia

sticario, 1635, Russia

il gran principe Nikolaj Nikolaevich entra a Trnovo nel 1877 (dipinto di Nikolaj Dmitriev-Orenburgskij, 1885). Notate i colori spaiati nei paramenti dei sacerdoti. Ogni sacerdote indossa i suoi più bei paramenti indipendentemente dal colore

Parte 9 – i teli

asciugamani ricamati su un'iconostasi, Polonia

Nelle chiese ortodosse l'uso di teli bianchi apre una strada per un lavoro tessile totalmente diverso da quello dei paramenti di seta. Molte nazioni hanno la tradizione di onorare le icone con asciugamani sacri. Questi rushniki sono molto spesso bianchi con filo rosso o disegni ricamati. Si tratta di un costume popolare che precedeva il cristianesimo, e i disegni ricamati sono così antichi che la loro interpretazione è spesso sconosciuta a chi le compie. Ogni regione o villaggio ha certi disegni tradizionali mantenuti per secoli o millenni. Alcuni elementi, come gli steli di grano, hanno un significato evidente in un contesto cristiano, ma altri motivi che persistono dai tempi pagani non hanno alcun significato visibile ai loro tessitori cristiani. In quanto tali, i teli ricamati rappresentano quasi un polo opposto all'iconografia; sono una forma di arte visiva in cui la rappresentazione e il significato definitivo non sono importanti.

Nonostante la loro adozione per uso liturgico, i teli ricamati sono ancora asciugamani che possono essere utilizzati per la pulizia e l'asciugatura in contesti non liturgici. Nella vita di paese funzionano come una sorta di moneta con valore sociale piuttosto che monetario. Sono dati via in gran numero ai funerali e ai matrimoni, e una grande collezione rappresenta una lunga vita di famiglia e di amicizie. In chiesa, sono utilizzati in primo luogo come asciugamani perché il sacerdote vi si asciughi le mani, o per l'offerta del pane al vescovo. Ma hanno assunto il ruolo molto più grande di onorare le icone. In molte chiese di paese, è ritenuto importante che ogni icona sia drappeggiata con un asciugamano. Fa parte della devozione delle donne di villaggio di tessere questi asciugamani per la chiesa e di mantenerli freschi e puliti.

La tradizione dei rushniki non ha mai assunto la pretenziosità del design neoclassico. Rimane una tradizione popolare, battezzata dalle donne di villaggio nella vita liturgica della Chiesa ortodossa con poca attenzione o interferenza da parte degli uomini. Ma in una Chiesa tradizionale i teli hanno un impatto visivo notevole. Nel loro design e stile, sono spesso l'unica opera d'arte in una chiesa che ha la semplicità dell'arte popolare, e sono quasi l'unica cosa presente di colore bianco. Attraverso una devozione semplice e anonima, rivelano il lavoro instancabile e le preghiere invisibili delle pie donne che sono la spina dorsale di ogni parrocchia. Il loro stile rustico e il loro materiale umile dimostrano che non sono solo i ricchi mecenati che adornano la casa del Signore. In effetti, le devozioni dei poveri e degli umili valgono di più davanti a Dio di tutte le ricchezze degli uomini, e quindi i rushniki sono posizionati più vicini ai santi di ogni dono per la chiesa. Un asciugamano circonda l'icona come l'abbraccio di una nonna – un meraviglioso contrappunto alla lampada, che onora l'icona con il dono più astratto dell'olio e della fiamma.

chiesa di villaggio, Curteana, Romania

Anche se i rushniki sono una tradizione popolare slava e romena, l'uso di teli liturgici è universale. Nelle chiese greche e arabe, usi comparabili di teli appaiono in altre forme. Il pizzo bianco è comune nelle chiese in tutti i paesi. Spesso orna i bordi dei panni bianchi utilizzati per tutti gli scopi decorativi e funzionali. Dal momento che la liturgia ortodossa è servita da clero maschile, l'uso di teli, pizzi e semplici ricami nella decorazione liturgica aggiunge un tocco di pietà femminile. Gli ortodossi in America dovrebbero porgere più attenzione a questa tradizione. Si tratta di un elemento indispensabile per i mobili tradizionali di una chiesa. Non è un mero 'colore liturgico' esposto in alcune stagioni come decorazione, e messo via nelle altre. I teli sono una tradizione più antica e più universale di quella dei colori liturgici, e dovrebbero essere sempre presenti in chiesa come le pie donne che li preparano.

In America, le donne dovrebbero imparare a fare le proprie versioni di teli per icone. Sarebbe saggio attenersi al 'look' di base dei rushniki slavi – per lo più bianchi con disegni semplici, generalmente rossi. Questi colori sono di solito il miglior complemento possibile alle icone tradizionali e al legno lavorato. La semplicità geometrica dei disegni è importante per non competere visivamente con l'icona. Ma al di là di questo, i modelli nei rushniki variano notevolmente a seconda del tempo e del luogo. Così le donne oggi devono sentirsi libere di sviluppare i propri modelli che trovano piacevoli e significativi. Le chiese dovrebbero incoraggiare quest'arte come espressione di valore dell'amore per i santi. Se dobbiamo davvero mostrare alle icone la riverenza che affermiamo, dovremmo fare in modo che le nostre icone siano ben dipinte, correttamente disposte in santuari, illuminate con lampade di qualità, e onorate con begli asciugamani.

Considerare un visitatore secolarizzato in una chiesa ortodossa. Può non reagire bene ai tesori esposti in una chiesa. Può chiedere qual è il loro scopo; perché non dare i soldi ai poveri? Se vede un'icona costosa in una cornice intagliata, può respingerla come un dono di un ostentato ricco mecenate. Forse questo benefattore manda i suoi soldi in chiesa per non andare lui stesso. Ma mettete intorno all'icona un asciugamano ricamato pulito e un vaso di fiori, e tutti vedranno che l'icona è un'espressione di pietà, un conforto per i poveri. Fiori e teli sono, per loro natura, temporanei e sacrificali. La loro presenza tra gli arredi permanenti di una chiesa è come il respiro della vita in un corpo freddo. Nei paesi post-comunisti, molte chiese sono abbandonate e in rovina. Ma anche in questi gusci vuoti, è comune trovare una piccola icona con un asciugamano e un vaso di fiori. Una donna di villaggio ricorda ancora che questo è un luogo sacro, e nella sua pietà mantiene questo piccolo santuario. Ma che effetto sorprendente che ha! Una grande rovina, fredda e umida, rimane una chiesa e non una tomba a causa della devozione di quella donna di villaggio.

chiesa di villaggio a Jasinja, Ucraina

croce processionale, Romania

Parte 10 – gli strumenti cerimoniali

ventagli e bandiere processionali, Romania

I ventagli liturgici sono la più antica delle nostre tradizioni cerimoniali. Come tutte le cose, la loro origine più antica era pratica. Portatori di ventagli hanno servito i re nel corso della storia, e senza dubbio questo servizio è stato iniziato allo scopo di tenerli freschi e non infastiditi dagli insetti. Ma il loro scopo non è rimasto meramente utilitaristico. Già nell'Egitto dei faraoni, la presenza di portatori di ventagli a fianco di un re era diventata un segno cerimoniale di riverenza e onore. Le pitture tombali egiziane mostrano portatori di ventagli che servono dei e faraoni. Così un semplice lusso è diventato una convenzione iconografica per dimostrare chi è degno di onore. Non è un caso che i ventagli abbiano acquisito questo simbolismo più ampio. Un paio di ventagli, alti e simmetrici, con le piume multicolori di uccelli esotici, ha un intrinseco potere cerimoniale. I ventagli hanno l'audacia verticale degli stendardi di battaglia, ma si affacciano verso l'interno in ossequio all'autorità del loro padrone. Non si potrebbe escogitare un miglior segno di rispetto per un re o un dio.

Tutankhamon alla guida di un carro scortato da portatori di ventagli cerimoniali. Dipinto su una cassa di legno dalla tomba del faraone. XIV secolo a. C.

L'uso puramente cerimoniale dei ventagli precede quindi il culto cristiano di molti millenni. Sono stati adottati nell'uso cristiano non per ragioni banali legate al calore o alle mosche, ma perché erano un simbolo cerimoniale il cui messaggio era noto a tutti. Il più antico ventaglio liturgico sopravvissuto risale al VI secolo. Si tratta di una piastra metallica con l'immagine di un serafino circondato da piume. Queste piume di metallo richiamano l'antico prototipo del ventaglio che usava piume vere per fare aria. Ma il suo ruolo è cambiato; il Dio cristiano non ha bisogno di brezze rinfrescanti, ma troneggia su angeli di fuoco. Il ventaglio stesso è diventato un'icona degli angeli che si raccolgono attorno al Trono Divino, un nuovo e più profondo strato di significato aggiunto a un antico utensile. Come con tutti i simboli, questo significato secondario (che è forse diventato il significato primario) non è nato in modo arbitrario. È stato senza dubbio suggerito dalla somiglianza degli antichi ventagli di piume e le icone dei serafini.

Il 'flabello di Riha', un ventaglio liturgico della Siria del VI secolo

Mentre il simbolismo dei ventagli si è evoluto, anche il loro uso liturgico si è evoluto. I ventagli non sono più utilizzati principalmente per fare effettivamente aria sui doni. Nella pratica russa, questa funzione arcaica è oggi eseguita solo da un diacono nel giorno della sua ordinazione. I ventagli sono ora usati per simboleggiare la presenza invisibile degli angeli durante significativi atti liturgici. Sono portati nel Grande Ingresso mentre il coro canta: "Noi che misticamente raffiguriamo i cherubini e che alla Trinità vivifica cantiamo l'inno tre volte santo, deponiamo ora ogni affanno della vita, per poter ricevere il re dell'universo, viene invisibilmente scortato dalle schiere angeliche". I servitori d'altare prendono il posto degli angeli, e portano ventagli serafici come i soldati portano l'araldica del loro reggimento.

i ventagli liturgici in uso alla lettura del Vangelo in una funzione ortodossa russa contemporanea

Anche la croce processionale gode di un antico pedigree. La croce è stata universalmente adottata come segno di vittoria per la chiesa di Cristo nel IV secolo. Prima della sua vittoria al Ponte Milvio nel 312, Costantino vide il segno della croce nel cielo con le parole: "In hoc signo vinces – In questo segno, vincerai". L'imperatore ha aggiunto la croce del chi-rho in cima al suo stendardo militare, e lo strumento della morte di Cristo si è trasformano nell'araldica della sua vittoria.

replica del 'labaro di Costantino' (stendardo processionale sormontata da una croce chi-rho a 6 barre)

Nell'uso liturgico, la croce processionale compie questo suo dovere cerimoniale e araldico. Non vuole essere un'icona per venerazione o contemplazione (come, per esempio, la Croce del Golgota mostrata al Grande e Santo Venerdì). Piuttosto, è il segno della cattolicità con cui ogni chiesa parrocchiale mostra la sua affiliazione mistica con la Chiesa trionfante. Una legione romana avrebbe portato il suo stendardo con l'aquila fino agli estremi confini della terra per proclamare la sua autorità imperiale. Allo stesso modo ogni chiesa porta la croce in processione come stendardo di Cristo e segno di autorità cattolica. Adeguate alla loro funzione araldica, le meravigliose croci bizantine sopravvissute sono grandi e nobili. Essi hanno un grande potere visivo, con braccia allargate e gemme pendenti, una un design che trasuda fiducia e vittoria. Sono spesso rivestite in argento con icone dorate, e possono brillare al sole come spade affilate.

croce processionale bizantina, VI secolo, lamina d'argento dorata su un nucleo di ferro.

I soldati romani portavano anche un vessillo o bandiera, che mostrava l'araldica del loro specifico reggimento. Nella Roma cristianizzata, queste bandiere militari recavano spesso l'immagine di Cristo. L'uso liturgico delle bandiere segue l'uso militare storico molto da vicino. Tradizionalmente, una parrocchia ha una bandiera con la sua icona titolare, la bandiera locale del reggimento. Sono comuni anche le bandiere con il volto santo non manufatto, l'immagine che Cristo stesso inviò al re Abgar come segno del suo potere di guarigione. Le bandiere mostrano spesso un'icona della Theotokos, protettrice di città e chiese, ed esempio principale per tutti i cristiani. Le bandiere con gli arcangeli e i santi militari proclamano il potere spirituale della chiesa su chiunque potrebbe pensare di opporvisi. Si può ipotizzare che nell'uso liturgico queste bandiere siano una dimostrazione di forza contro i demoni. Ma le stesse bandiere erano utilizzate dagli eserciti ortodossi come dimostrazione di forza contro i loro nemici terreni.

conquista di Jermak in Siberia, dipinto di Vasilij Surikov

Le processioni liturgiche della Chiesa ortodossa sono modellate sulle processioni di stendardi militari ai tempi della Roma imperiale. Queste processioni avevano luogo sia durante le feste sia in tempo di guerra come manifestazione della gloria e della potenza delle legioni romane. La Chiesa ortodossa porta in processione la sua croce, i ventagli e gli stendardi alle grandi feste, come una dimostrazione di potere spirituale e di autorità celeste. È la visione gloriosa della chiesa sulla terra disposta in processione in tutta la sua forza – uno spettacolo che incoraggia i cuori dei fedeli e indebolisce la volontà dei demoni.

attori storici vestiti come soldati romani che portano vessilli e un'aquila

I fedeli cristiani hanno particolare necessità di audacia e risoluzione quando si accostano al calice. Con timore e tremore stanno davanti al ​​corpo e al sangue di Cristo e confessano a Dio la loro totale indegnità. Prima dell'anafora, il Grande Ingresso è offerto ai comunicanti per incoraggiare la loro fede. I doni sono messi in evidenza agli occhi di tutti, e non in uno spirito di vergogna per i nostri peccati, ma in un corteo di potenza e di gloria. La vittoria della Chiesa è già compiuta, e il suo trionfo è mostrato pubblicamente. Con questa cerimonia, i fedeli sono rassicurati che possono accostarsi al calice, senza paura della morte, poiché la vittoria della vita è assicurata.

La mente moderna e pragmatica è incline a considerare la cerimonia un po' dubbia. Tendiamo ad aggrapparsi alle origini arcaiche dei ventagli e degli stendardi e a liquidarli come strumenti che un tempo servivano uno scopo che non esiste più. Questo pragmatismo è poco profondo. Non tutte le cerimonie liturgiche possono essere spiegate come abbellimenti della preghiera e dei sacramenti. Alcune cerimonie sono semplicemente cerimonie – una celebrazione della forza e della bellezza della Chiesa. Non dovremmo sentirci in alcun modo in imbarazzo per lo sfarzo della chiesa. Piuttosto, dobbiamo riconoscere che anch'esso glorifica Dio. Che la Chiesa orni le processioni con stendardi alti e belli, blasonati con grandi e potenti icone come gli antichi stendardi da battaglia. Che li tenga in alto e con fiducia, perché non rappresentano la nostra gloria, ma solo la gloria di Dio.

credenti ortodossi a Kiev portano stendardi ecclesiali durante la processione che celebra il 354° anniversario del Concilio di Perejaslav

una croce processionale in legno dipinto realizzata dall'autore

Parte 11 – giardini e cimiteri

giardino del piazzale alla chiesa ortodossa della santa Ascensione, Charleston, Carolina del Sud – disegnato dall'autore.

La visione del paradiso come un idilliaco giardino recintato è estremamente antica e universale. Per migliaia di anni, i palazzi sono stati costruiti intorno a giardini nei cortili, e gli antichi re vivevano per tutto il loro regno in un paesaggio artificiale di bellezza ideale - un'icona del mondo naturale trasfigurato in paradiso. C'è una credenza molto antica che ogni giardino rappresenta una restaurazione dell'Eden, e fin dai primi tempi i giardini dei palazzo hanno imitato in particolare alcune caratteristiche dell'Eden. Il giardino era sempre quadrato. Una fontana al centro riversava acqua in quattro canali che si irradiavano verso l'esterno nelle direzioni cardinali - un'immagine dei quattro fiumi del paradiso a cui si fa riferimento in Genesi 2:10-14. Questo design archetipico proviene da un'antichissima origine persiana (come la parola paradiso in sé). Quasi universale, ha influenzato la forma dei giardini a Roma, a Bisanzio, nei califfati arabi, negli imperi persiani in India, e nei regni medievali dell'Europa occidentale.

un giardino del paradiso nell'antico stile persiano. Tomba dell'imperatore Humayun, India, 1570

un giardino dell'Europa occidentale che ricorda l'archetipo a croce inscritta del paradiso. Palazzo dell'Alcazar, Cordoba, Spagna

Data la ricca storia simbolica dei giardini, come si inseriscono come arte liturgica nell'espressione iconica del regno di Dio? Per capire la complessa relazione tra un tempio ortodosso e il suo paesaggio circostante, dobbiamo prima considerare questo: Non siamo più nudi nel giardino, come Adamo ed Eva. Il giardino dell'Eden aveva al centro gli alberi della vita e della conoscenza, ma il giardino ortodosso ha nel mezzo una chiesa, la nuova fonte di vita e di conoscenza. L'insieme dei terreni di una chiesa è il territorio del Regno di Dio. Entrare per la porta del giardino della chiesa significa passare in un mondo diverso. Camminare attraverso i giardini della chiesa significa iniziare la salita gioiosa su per la montagna per incontrare il nostro Signore sul trono nella Nuova Gerusalemme.

cancello del giardino della chiesa, Desești, Romania

Nei paesi con deserti, gli antichi giardini delle chiese hanno una meravigliosa separazione dal paesaggio circostante. Un monastero in Egitto o Palestina è come un'arca di paradiso ormeggiata nel mare di sabbia asciutta. Dopo un lungo viaggio attraverso un paesaggio di desolazione, vediamo palme che torreggiano sopra le alte mura. All'interno ci sono fiori e uccelli e odori fragranti. Anche nei paesi con più climi verdeggianti, la separazione dei giardini della chiesa dai dintorni è stata considerata molto importante. Che sia per mezzo di un alto muro, o semplicemente di una recinzione con un cancello, il terreno di una chiesa è stato sempre messo a parte dal mondo caduto, e tutto all'interno irradia la bellezza della vita.

monastero di sant'Antonio, Egitto, fondato nel IV secolo

Al contrario, il paesaggio naturale della Russia sembra paradisiaco in modo innato. A causa delle lunghe ore di luce d'estate, i fiori crescono in misura sorprendente e con incredibile profusione, e ogni prato sembra un giardino fiorito. Forse questo ha contribuito all'idea della 'Santa Russia', una nozione che l'intero paese sia santificato. Di fatto, il paesaggio verdeggiante della Russia è costellato di chiese come se la nazione stessa fosse il giardino di una chiesa. E le processioni della Chiesa russa si snodano regolarmente su grandi distanze, da un villaggio all'altro, attraverso campi e boschi. In un certo senso, questa è l'immagine ideale del Regno di Dio – la bellezza della Chiesa che si diffonde su tutta la Terra.

un giardino traboccante di fiori di una chiesa in Russia – monastero Sretenskij, Mosca

Ma ci vogliono secoli per costruire una nazione ortodossa, e un paesaggio santificato è sempre più fuori portata per il vandalismo ecologico dei tempi moderni. Oggi, per la maggior parte le chiese ortodosse sono come i monasteri nel deserto, avamposti solitari tra desolazione e banditismo. Per l'uomo moderno, un bel giardino di chiesa è della massima importanza. La maggior parte dei fedeli viene in chiesa in auto, viaggiando veloci e senza pace attraverso un paesaggio brutto. Solo lasciando le nostre auto e passando attraverso un cancello di un giardino possiamo mentalmente sfuggire alla banalità del mondo caduto. La breve passeggiata attraverso il giardino della chiesa ci permette un momento per ricordare la bellezza della creazione di Dio e la pace della sua presenza. La vista di fiori e i canti degli uccelli riportano la nostra attenzione alla bellezza della vita, e lontano dalla pressione frenetica della modernità.

antico giardino da cortile bizantino al monastero di Kaisariani, Grecia

Dopo aver fornito comfort nella vita, un cimitero offre comfort nella morte. Una chiesa è tradizionalmente circondata da tombe. Com'è bello vedere i fedeli simbolicamente sepolti in un paradiso eterno! Che meraviglia che i morti si raccolgano intorno al tempio di Dio insieme con i vivi! La presenza di tombe è sempre una grande benedizione per un giardino di una chiesa, ma il design delle tombe non è irrilevante. Le moderne lapidi in granito hanno una perfezione fredda che è macchinosa e aliena in un giardino vivente. Stanno meglio in fila nei cimiteri militari nell'erba falciata in modo impeccabile. Le tombe in un giardino di una chiesa devono armonizzarsi con le piante e le rocce naturali. Le lapidi tradizionali sono croci semplici di legno o lastre verticali naturali di pietra. Non sono ostentate e diventano più belle con l'età e il decadimento. Si levano in piedi in un giardino come monaci eremiti, saggi e silenziosi, accogliendo i visitatori solo con il segno della croce. In alcuni paesi, il piccolo appezzamento dove si trovano i defunti è costruito con un cordolo in pietra ed è strasformato in un giardino in miniatura – un segno che la persona amata è diventata parte del paradiso, e un'opportunità per i vivi per mostrare il loro ricordo avendo cura del piccolo giardino.

pietre tombali a croce, Petrova Crkva, Serbia

tomba di san Giustino Popovich, Monastero di Chelije, Valjevo, Serbia

Come dovrebbe fare una chiesa contemporanea per progettare il paesaggio intorno al tempio? Nei tempi antichi, le chiese bizantine avevano sempre piazzali, e questi contenevano fontane dove i fedeli si lavavano prima di entrare. (l'architettura della moschea imita ancora questo modello bizantino molto da vicino). Ma vorrei suggerire che al giorno d'oggi, nella nostra civiltà moderna, dove le docce sono abbondanti, ma la pace è rara, è necessario un diverso tipo di pulizia. La gente moderna arriva in chiesa ben lavata, ma con la mente inquieta. Cerchiamo oggi di costruire piazzali davanti alle nostre chiese, che contengano splendidi giardini. Dovrebbero essere ben delimitati, con muri o siepi per schermare le distrazioni del mondo caduto. Là i nostri sensi possono concentrarsi sui luoghi, suoni e odori della vita reale e naturale. Solo quando abbiamo messo da parte tutte le preoccupazioni terrene possiamo cominciare la nostra lunga ascesa verso il regno di Dio.

una chiesa carpato-russina con un piccolo, ma ben definito giardino, Chyrowa, Polonia

progetto dell'autore per una chiesa ortodossa a Plano, in Texas. Poiché il sito si trova lungo una strada, ho proposto di racchiuderlo entro un alto muro per schermare i giardini dalla vista e dal suono del traffico

un giardino in stile occidentale medievale, The Cloisters, NY. Questi giardini in cortili geometrici sono un modello eccellente per i cimiteri ortodossi.

un giardino in stile medievale progettato dall'autore, Charleston, Carolina del Sud

progetto generale per l'eremo di san Michele, New Mexico, disegnato dall'autore. Gli edifici circondano spazi di cortile suddivisi in aiuole sopraelevate che seguono l'antica geometria della croce inscritta in un quadrato.

un giardino paradisiaco con fontana centrale che alimenta quattro canali d'acqua, palazzo dell'Alhambra, Granada (Spagna), XIV secolo.

un vasto paesaggio paradisiaco al Taj Mahal, India, c. 1650

Parte 11 – l'incenso: fragranza celeste e luce trasfigurata

Di tutti gli onori che un re poteva elargire, i magi hanno scelto l'incenso per indicare la divinità di Cristo. Fin dalle origini della religione, l'uomo ha ritenuto che l'incenso sia vicino a Dio. Come le altre arti liturgiche, l'incenso è un'icona di qualcosa di reale e vero nel Regno di Dio. Non è una mera decorazione olfattiva per le funzioni, né qualche soluzione arcaica per una scarsa igiene, come spesso viene asserito.

Tra i santi cristiani che hanno ottenuto una visione del cielo, un profumo intenso è un dettaglio frequente dei loro racconti. Per esempio, come racconta la vita di sant'Eufrosino il Cuoco, lui e un altro monaco si incontrano in sogno in un paradiso simile all'Eden. L'aria è ricca del profumo dei fiori. Quando il monaco si sveglia, scopre nelle sue tasche alcune mele che il santo gli aveva dato durante la visione. Esamina le mele e trova che hanno uno strano bagliore e "riempiono la piccola cella con una fragranza più dolce di quella dell'incenso più costoso". I racconti di questo tipo sono comuni; le vite dei santi sono piene di osservazioni che il cielo è un giardino profumato e che le cose sacre spesso hanno un odore misterioso e meraviglioso. Questo miracolo si nota particolarmente nel caso delle reliquie incorrotte dei santi e delle icone miracolose, dove il profumo è spesso testimoniato da migliaia di persone e può persistere per secoli. Quindi è chiaro che l'incenso è una 'finestra verso il cielo', nel senso più diretto e letterale – è 'immagine' della fragranza naturale del regno di Dio.

Come i volti dei santi, il profumo dei Cieli porta al tempo stesso conforto e sobrietà, esprimendo gioia e dolore. La Chiesa nella sua sapienza, come gli antichi magi, ha scelto l'incenso come icona di questa fragranza. L'incenso è al tempo stesso amaro e dolce. È interessante come profumo, ma non è né seducente né sensuale. Si tratta di un odore vigile e intenso. Se troppo forte provoca dolore fisico ai nostri occhi, come la luce del Monte Tabor. Eppure, incredibilmente, non ci si stanca di esso, anche dopo ore di esposizione. Piuttosto, dopo lunghe ore in chiesa, diventa abbastanza normale, e la sua assenza si sente molto. Questa qualità è unica tra gli odori. Anche il magnifico profumo di lillà e gelsomino diventa travolgente, dopo pochi minuti, e uno deve essere allontanarsene per un certo tempo per apprezzarlo di nuovo. Ma l'incenso può essere vissuto per ore, per tutta la vita, e diviene solo più attraente. Tutta la vera arte liturgica ha questa qualità, per tutto ciò che Dio ci rivela diventerà più piacevole per i nostri sensi ogni giorno, mentre cresciamo nel nostro amore per il suo regno.

La realizzazione di un buon incenso è un'arte sottile. Ci sono molte varietà di incenso, e alcune possono beneficiare di accurate modifiche. L'incenso può essere miscelato con essenze floreali senza perdere le sue caratteristiche. Un po' di profumo di rosa può aggiungere all'incenso una ricchezza che amplifica le sue qualità. Ma l'artigiano deve fare attenzione a non esagerare in queste miscele, perché non si squilibri il rapporto tra dolce e amaro. Quando l'incenso profuma di fiori invece che di spezie, diventa troppo seducente. Suggerisce una risposta emotiva, e ben presto ci stanchiamo della sua presenza costante.

Di tutti i sensi, l'olfatto ha più potere di evocare ricordi. A volte sentiamo un odore che non abbiamo incontrato per anni, e subito le nostre menti legano le memorie di quegli odori a intensi ricordi di un tempo precedente. I nostri nasi sono in grado di distinguere migliaia di fragranze distinte, e le nostre menti legano strettamente i ricordi di quegli odori con i ricordi di risposte emotive. Un odore che associamo a un'infanzia felice, o a un primo amore, evoca una reazione emotiva improvvisa e intensa. Anche studi scientifici hanno dimostrato questo collegamento, e i creatori di profumi hanno esercitato i suoi poteri per influenzare le relazioni umane. Non c'è memoria più struggente che il profumo di un amore perduto.

Considerate come questo intenso legame tra olfatto e memoria funziona anche come arte liturgica. Qualsiasi frequentatore della chiesa ha sviluppato un'associazione mentale immensamente forte tra l'incenso e la liturgia. Ogni volta che entriamo in una chiesa, l'odore evoca per noi tutto il tempo che abbiamo mai trascorso in chiesa. Mette subito le nostre menti in uno stato pronto per la preghiera e purifica i nostri pensieri da ogni altra cosa. Se mai ce ne andiamo dalla chiesa, e poi vi ritorniamo più tardi nella vita, tutti quei ricordi torneranno in un attimo con il profumo dell'incenso. Personalmente ho assistito alle visite di molti cattolici o ortodossi 'perduti' in una chiesa, quando annunciano con gioia: "Quell'odore! Mi riporta di nuovo direttamente alla mia infanzia! "

L'incenso santifica veramente il potere seduttore del profumo! Con esso, la chiesa forgia in noi un legame emotivo permanente con la Liturgia. La sua influenza positiva è probabilmente molto più grande di quanto chiunque sospetti, poiché funziona su di noi così inconsciamente – così diverso dai testi liturgici e dalle icone dipinte, il cui significato deve essere compreso cognitivamente per essere di grande beneficio. Piuttosto l'incenso è simile al suono delle campane – non sapremo mai che cosa significa, ma penetra istantaneamente nei nostri cuori, e risveglia in noi una gioia inaspettata.

l'inizio della Divina Liturgia presso il Patriarcato ecumenico, Istanbul. Foto di Andrew Gould

A parte il profumo dell'incenso, è anche opportuno prendere in considerazione le implicazioni visive del fumo che esce dal turibolo. Questa può sembrare una considerazione minore, ma, dal punto di vista puramente architettonico, non è affatto minore. Durante una funzione, l'incenso cambia completamente la qualità della luce in una chiesa. Entriamo una chiesa al mattino presto e la vediamo chiara e trasparente, pacifica e senza commozione. Sembra piccola e finita, e noi la percorriamo da un capo all'altro in pochi passi. Ma come ha inizio la Liturgia, la chiesa si riempie di suoni e movimenti, e l'aria si riempie di fumo. A poco a poco, il tempio sembra più grande. Mentre l'aria diviene sfumata, il soffitto e l'iconostasi sembrano più distanti e più grandi – come le montagne a miglia di distanza. Le candele e le lampade sembrano avere aloni – la luce non è più invisibile mentre passa attraverso l'aria – è diventata come una sostanza materiale, e l'aria nella chiesa è satura del suo bagliore. Raggi di sole cadono giù dalla cupola in modo così luminoso e bello che si esita a camminare attraverso di loro. Cadono sulle singole persone e sulle icone e le vediamo trasfigurate come Cristo stesso.

Raggi di sole nell'incenso alla Domenica delle Palme, santa Ascensione, Charleston, Carolina del Sud. Foto di Andrew Gould

Mentre la Liturgia ha termine, la danza di fumo e di raggi di sole spesso diventa l'esperienza visiva dominante dello spazio – ed eclissa l'architettura e le icone. Questo dispiegamento di effetti ottici è di per sé profondamente iconico. È lo spazio del tempio che diventa vivo – lo spazio architettonico che partecipa al culto con noi – cantando il suo canto di luce e ombra. Ho scritto prima che una delle qualità più importanti dell'architettura liturgica è il mistero. Le chiese hanno bisogno di spazio stratificato – file di colonne, navate laterali, una moltitudine di lampade sospese. Ci dovrebbero essere ombre e luce. Ma solo con la nebbia dell'incenso il mistero architettonico raggiunge la sua piena fioritura. Solo allora la distanza diventa difficile da giudicare; il tempio sembra abbastanza grande da contenere tutto il cielo. I materiali perdono la distrazione della loro fisicità, e quindi diventa molto più facile vedere 'attraverso' le icone – possiamo più facilmente percepire che il santo è realmente presente nel nostro spazio. E la luce, la cosa più intrinsecamente iconica di tutte le cose create, cambia completamente. Non è più semplice radiazione visibile solo grazie a ciò su cui cade. Essa stessa è visibile, a volte come una calda coperta d'oro che avvolge la chiesa, in altri momenti come lance d'argento che si infrangono giù dal cielo. Infatti mentre accecanti raggi di sole si irradiano dal Pantocratore in alto, e l'aria stessa riluce d'opaco e d'oro, l'intero tempio è dipinto nella luce come l'icona di Cristo trasfigurato sul monte Tabor.

monastero di Decani, Kosovo

chiesa della Santissima Trinità a Gergeti, in Georgia, foto di Joe Coyle

santa Ascensione, Charleston, Carolina del Sud. Foto di Andrew Gould

Trasfigurazione di Teofane il Greco, XV secolo

 
La questione della policromia nell'intaglio liturgico del legno

iconostasi policroma in una cappella sul Monte Athos

Tra le arti liturgiche tradizionali, una che oggi si distingue come particolarmente sana e prolifica è l'intaglio decorativo. Soprattutto in Grecia, i laboratori producono arredi sacri finemente intagliati in quantità impressionanti. Quasi ogni chiesa greca in tutto il mondo è ornata da un'iconostasi intagliata e da congruenti arredi liturgici. La qualità della lavorazione è molto variabile, ma penso che sia giusto dire che anche gli esempi più comuni di questa scultura greca moderna sono molto belli, e che spesso costituiscono le più belle opere d'arte che si trovano nelle chiese greche contemporanee. Altre nazioni ortodosse hanno rilanciato con successo i propri stili di intaglio liturgico, e magnifiche iconostasi scolpite ora abbondano anche in Russia e in Romania.

Tuttavia, non posso fare a meno di osservare che c'è una differenza evidente tra le sculture ortodosse contemporanee in legno e gli esempi storici da prima del XX secolo. Questa differenza è il colore - in particolare, la doratura e la pittura. le iconostasi storiche in legno intagliato (tipicamente risalenti dal XVII al XIX secolo) erano solitamente dipinte in vari colori ('policrome') e/o dorate. Al contrario, le iconostasi intagliate e i mobili connessi che sono stati fatti in tempi più recenti non sono quasi mai arricchiti in questo modo, ma piuttosto sono rifiniti con vernice trasparente.

porte sante, Jaroslavl, Russia, XVII secolo

A mio parere, gli arredi storici policromi e dorati sono più efficaci rispetto ai moderni esempi verniciati. Non intendo esprimere giudizio sulla bellezza oggettiva della scultura in legno dipinta rispetto a quella non dipinta, ma piuttosto considerare il loro impatto visivo, in particolare nel contesto liturgico e architettonico di una chiesa ortodossa. Nel confronto tra gli esempi moderni e quelli storici, trovo tre motivi per cui quelli moderni sono problematici:

• Leggibilità

Perché gli ornamenti siano visivamente appaganti, devono essere chiari e leggibili nel contesto in cui appaiono. In una chiesa ortodossa, l'iconostasi è vista dalla maggior parte dei fedeli ad almeno 6 metri di distanza. A questa distanza, la scultura finemente dettagliata è molto difficile da vedere. Il problema è aggravato dall'illuminazione scarsa e diffusa tipica di una chiesa ortodossa. le parti scolpite sono molto sensibili alla luce. Sembrano meravigliose quando sono colpite da un'intensa luce radente, ma abbastanza noiose quando sono illuminate di faccia o sotto luce diffusa. Così un'iconostasi scolpita che può sembrare fantastica nella bottega dello scultore spesso sembra deludente quando è installata in una chiesa. La decorazione a volte diventa così illeggibile a distanza da sembrare una struttura noiosamente indifferenziata.

una moderna iconostasi greca squisitamente intagliata al monastero di sant'Antonio, in Arizona

la stessa iconostasi a distanza. L'intaglio è impossibile da leggere, e appare solo come una fibra opaca indistinta

La doratura rovescia completamente il rapporto ottico. La scultura dorata (che sarebbe addirittura dolorosa da vedere in pieno sole) sembra assolutamente trasfigurata nella penombra di una chiesa. Le migliaia di creste e concavità sono come piccoli specchi e lenti che raccolgono lampi di luce da ogni fiamma di candela. L'effetto complessivo è di un'intensa ricchezza legata al mistero e all'energia divina. La doratura è generalmente evidenziata da sfondi colorati, e questo aiuta la leggibilità delle sculture - i colori forniscono una guida visiva alla gerarchia formale e alle suddivisioni all'interno dei pannelli ornamentali.

l'iconostasi dorata e dipinta alla cattedrale patriarcale di san Giorgio, Istanbul

da lontano, quest'iconostasi sembra vivere di luce infuocata e di energia, e stabilisce un magnifico ethos liturgico in una struttura che altrimenti sarebbe noiosa, con la sua combinazione di piatti colori grigi

• Integrazione

Uno scopo visivo primario dell'iconostasi è di servire come molte icone completamente integrate in un'unica icona. Dovrebbe apparire come una finestra verso il cielo – i santi e gli angeli che circondano l'altare resi visibili ai nostri occhi terreni. Non dovrebbe apparire come una parete opaca con una serie di piccole 'finestre' (icone), ma come una parete completamente trasparente al cielo, attraverso la quale la gloria di Dio risplende senza inibizioni. Questa intenzione è più evidente nelle iconostasi russe medioevali, che essenzialmente sono solo file di icone che toccano altre icone. Quel poco di telaio strutturale visibile è dipinto o dorato per farlo discretamente fondere con le icone il più possibile. Così tutto l'insieme non si vede come una parete, ma come una grande icona.

iconostasi del XV secolo alla cattedrale della Trinità a Sergiev Posad, Russia. Tipica di un'iconostasi russa antica, la struttura tra le icone è quanto più discreta possibile

A partire dal XVII secolo, la struttura dell'iconostasi è diventata più elaborata e le icone sono diventate più piccole. Questo in un certo senso è deplorevole, ed è sintomatico del declino generale dell'iconografia. Tuttavia, queste iconostasi post-medievali sono di grande successo visivo. Poiché la struttura è finemente intagliata, dipinta e dorata, il legno si integra perfettamente con le icone. C'è ancora il senso che le icone e l'iconostasi sono la stessa cosa –condividono gli stessi materiali e colori, e hanno ancora un impatto sui nostri sensi come una grande visione scintillante del cielo.

iconostasi intagliata e policroma del XVII secolo, Jaroslavl, Russia. I colori decorativi utilizzati sulla scultura corrispondono esattamente ai colori nelle icone

particolare della precedente iconostasi. Notate come gli sfondi di colore tra i rilievi scolpiti e dorati aiutano a organizzare visivamente la complessa decorazione

Xinovrysi, Grecia, Chiesa della Dormizione. Quest'iconostasi, realizzata nel 1819, ha un insolito schema di colore scuro, che si integra perfettamente con le tinte scure delle icone

Al contrario, la scultura in legno con vernice trasparente non si integra molto bene con le icone. Un'iconostasi intagliata e coperta di vernice trasparente può, nella peggiore delle ipotesi, sembrare a un muro opaco con un'icona occasionale montata su di esso. Anche se la scultura può essere bella in sé e per sé, se la bellezza non si unisce visivamente alle figure sante nelle icone, allora è difficile vedere quella bella scultura come parte di una finestra sul cielo. La si vede più come una cornice gigante – un confine alle finestre delle icone, piuttosto che una loro estensione.

Questo problema di non-integrazione visiva varia molto da caso a caso. Ho notato, per esempio, che le iconostasi scolpite in legno di colore giallo dorato chiaro si integrano molto meglio con le icone dorate rispetto alle iconostasi in legno scuro. Inoltre, le iconostasi che hanno grandi icone relativamente vicine l'una all'altra si integrano molto meglio di quelle con piccole icone separate da ampie zone di intaglio. Penso che sia giusto dire che quanto più alto è il rapporto tra lo spazio della struttura e quello delle icone, tanto più importante è che la struttura stessa appaia simile a un'icona.

l'iconostasi della chiesa di san Basilio il Grande, Curtea de Argeș, Romania. Si tratta di un'iconostasi di successo, perché il colore oro caldo del legno si integra bene con le icone, e il design semplice dell'iconostasi non crea distrazione nei rapporti tra le icone

La virtù dell'integrazione si applica pure ad altri arredi. Gli stasidia, per esempio, sono spesso posti di fronte a pareti affrescate con iconografia. Gli stasidia più vecchi a volte sono dipinti in colori che si fondono con gli affreschi, e quindi sembrano ricchi e belli senza richiamare molta attenzione su se stessi. Se i stasidia fossero in legno con vernice trasparente, potrebbero sembrare piuttosto come un ostacolo visivo davanti agli affreschi. Ma naturalmente, questo dipende dal contesto. Una chiesa nuova e luminosa con pareti bianche starà meglio con stasidia in legno non dipinto.

vecchi stasidia dipinti in un monastero in Moldova

• Gerarchia

L'arte liturgica ha una gerarchia visiva. Essa ci mostra ciò che è importante per mezzo della ricchezza visiva – il colore e gli ornamenti. Tradizionalmente, l'iconostasi è al centro visivo della chiesa. In un certo senso, l'iconostasi serve come un araldo visivo per l'altare. L'altare, il cuore liturgico della chiesa, è piccolo e in gran parte oscurato. Quindi l'iconostasi serve a proclamare la sua gloria – come una processione con le bandiere e le trombe marcia davanti a un re nascosto nella sua carrozza. Un'iconostasi dà a una chiesa l'orientamento liturgico, ed è il punto di riferimento per i fedeli durante la maggior parte delle funzioni. Deve essere la superficie più ricca e splendida nel suo contesto architettonico.

iconostasi policroma del XVII secolo, san Nicola del Tetto, Kakopetria, Cipro

Un'iconostasi dorata e dipinta riuscirà quasi certamente a ottenere questa distinzione. Ma un'iconostasi non dipinta può dover lottare per raggiungere la preminenza visiva. Se le pareti della chiesa sono riccamente dipinte, e l'iconostasi non è che uno tra i tanti pezzi di mobilio intagliato, può non apparire sufficientemente prominente.

iconostasi greca moderna al monastero di sant'Antonio, in Arizona. Il legno scuro intagliato sembra noioso e indistinto se visto da lontano e in penombra, così l'iconostasi non riesce a raggiungere una posizione visiva dominante. Al contrario, gli audaci modelli di parquet sul soffitto di legno sono altamente leggibili, e quindi è il soffitto, e non l'altare, a essere inevitabilmente al centro di questa chiesa. Questo esempio mostra anche come un'iconostasi in legno scuro riesce a separare le icone l'una dall'altra, e quindi ogni icona appare isolata contro il quadro scuro. Se quest'iconostasi fosse dorata, entrambi i problemi sarebbero risolti.

Dopo aver presentato queste osservazioni, ci si può chiedere quali sono le ragioni per le quali il legno intagliato oggi è raramente dipinto o dorato? Vorrei suggerire le seguenti spiegazioni:

• Logistica

Gli intagli ecclesiastici sono realizzati in laboratori che li producono in una certa quantità e li spediscono in tutto il mondo, dove vengono assemblati in loco. La doratura è fragile e il legno dorato è difficile da spedire e difficile da maneggiare. E la pittura policroma è sensibile al contesto del colore e dell'illuminazione dell'edificio della chiesa specifica, quindi deve essere fatta in loco e in collaborazione con gli iconografi. Così non è nell'interesse di questi laboratori offrire la pittura e la doratura come opzioni.

• Costo e sforzo

La doratura di grandi aree di legno intagliato è piuttosto costosa. La policromia, anche se meno costosa, è quasi un'arte morta, ed è difficile trovare artigiani qualificati per farla. Se il bilancio è limitato, probabilmente sarebbe meglio pagare meno per l'intaglio e riservare un po' di soldi alla doratura o alla pittura. Ma questo significherebbe che la chiesa deve assumere più artigiani e dare loro il tempo e lo spazio per fare il loro lavoro. È molto più facile spendere tutti i soldi per un ampio intaglio e ricevere i pezzi finiti pronti a essere montati.

• Disagio verso i colori

È evidente che qualcosa è accaduto al nostro senso del colore nell'età moderna. Nei secoli passati, ogni tipo di edificio, arredamento e abbigliamento era riccamente colorato. Ma nel XIX secolo, il colore ha cominciato a essere associato alle classi inferiori. Il 'uon gusto' moderno significava semplici colori sobri, e da circa il 1810, un gentiluomo o un uomo d'affari non avrebbe indossato abiti che non fossero bianchi e neri. La splendida colorazione antica viveva solo tra i contadini e

gli zingari, ed era diventata un imbarazzo per la società progressista. Per fortuna, abbiamo sopravvissuto questo pregiudizio palese, ed è ora di moda 'amare' il colore. Tuttavia, abbiamo perso la capacità intuitiva di lavorare con il colore. Pochissime persone hanno oggi la capacità di selezionare buoni colori ricchi per qualsiasi scopo decorativo, e molte persone hanno una paura mortale di provare. Inoltre, il colore è immensamente divisivo quando troppe persone hanno voce in capitolo al riguardo. Le opinioni sul colore tendono ad essere espresse con testardaggine ed egoismo, ed è del tutto impossibile per un comitato scegliere per bene una combinazione di colori.

iconostasi in una cappella sul monte Athos. Sarebbe molto difficile per gli americani moderni scegliere colori così audaci, ma belli e armoniosi

• Amore per i materiali naturali

La nostra cultura ha reagito contro l'artificiosità dell'età moderna coltivando un particolare apprezzamento delle cose naturali. Ai vecchi tempi, il legno era onnipresente nella vita della gente, e ci si dilettava nel coprire il suo normale colore marrone con vernici colorate. Oggi, le cose fatte a mano in legno sono speciali e rare, mentre il colore luminoso è diventato la caratteristica della spazzatura di plastica. Quindi è comprensibile che noi abbiamo una venerazione per la bellezza naturale del legno, che le persone di un tempo non avevano. (Ma tutte le cose devono essere mantenute in giusta proporzione. L'apprezzamento della bellezza naturale è una cosa molto buona, ma non tutta la lavorazione del legno è fatta con lo scopo di tale apprezzamento. In un contesto liturgico, ci sono a volte preoccupazioni estetiche che devono avere la precedenza sulla bellezza del legno).

san Demetrio a Diavata (nei pressi di Salonicco) – iconostasi realizzata nel 1853

Conclusione

Come per tutte le cose legate all'arte e alla Tradizione, è importante non fare di una semplice osservazione un dogma. Quindi io non voglio presentare alcuno di questi pensieri per condannare le sculture ecclesiastiche in legno non dipinto. Ma sto suggerendo che un più attento studio degli esempi storici ci può mostrare un modo per migliorare ciò che già facciamo per bene. Come consiglio pratico, vorrei offrire i seguenti:

Nel considerare se acquistare mobili intagliati per una chiesa, esaminate in primo luogo l'illuminazione. Se l'illuminazione in quella posizione è scarsa, diffusa, o arriva di faccia, la scultura con vernice trasparente non risalterà molto bene. In tal caso, considerate la doratura della scultura, o l'utilizzo di qualche altra tecnica ornamentale oltre l'intaglio. Alcune delle iconostasi di maggior successo non hanno alcun ornamento, ma solo un quadro semplice piatto in legno con buona venatura e colore. Se le icone sono grandi e belle, a volte è meglio lasciare che parlino da sole.

Quando si sceglie un design di mobili intagliati per una chiesa più grande, scegliete motivi scolpiti grandi e audaci che saranno leggibili a distanza. E quando progettate un'iconostasi, ricordate che ci si dovrebbe concentrare sulle icone. Le icone dovrebbero essere più le grandi possibili, e il legno intagliato dovrebbe essere limitato ad una quantità modesta di struttura intorno le icone, e ai pannelli decorativi al di sopra e al di sotto di esse. Le forme dell'iconostasi dovrebbero tendenzialmente essere squadrate e semplici. Troppi archi e colonne fanno sembrare pesante il legno, e travolgono le icone.

Considerate attentamente il colore del legno e la finitura. Un colore dorato chiaro è quasi sempre migliore. Legno dorato si integra bene con le icone dorate, e dà un ambiente caldo e accogliente a una chiesa. E l'intaglio ha molte più probabilità di essere visto in penombra se il legno è chiaro, piuttosto che scuro. Ci sono pochissimi casi in cui il legno scuro o la vernice scura possono essere vantaggiosi nel contesto di una chiesa ortodossa.

Considerate anche il tipo di legno e le sue venature. La maggior parte della scultura moderna è costituita da legno di tiglio. Questo legno è abbastanza noioso, senza venature visibili. Così ha un bell'aspetto solo se è completamente intagliato (e meglio ancora, dorato e dipinto). D'altra parte, i legni con venature ricche non richiedono un intaglio per apparire belli. (In America abbiamo una tradizione molto speciale di mobili realizzati in legni duri pregiati. Quindi penso che qui ci sia una giustificazione per la costruzione di mobili di legno come ciliegio, noce o acero striato, e lasciandoli in maggior parte non intagliati. E certamente non usate mai una vernice scurente, che oscura la venatura e impedisce che il legno raggiunga mai la sua patina naturale nel corso del tempo).

iconostasi contemporanea in Russia. Un uso limitato del colore conserva la bellezza del legno, mentre rende più stretto il rapporto tra l'intaglio e le icone

E, naturalmente, prendete in considerazione la doratura e la policromia. Anche se una particolare iconostasi sembra stare benissimo senza di esse, o anche se il costo della loro realizzazione sembra impossibile, ci può essere ancora un grande vantaggio con l'aggiunta di un po' di colore. Per esempio, gli sfondi di alcune aree scavate possono essere di colore rosso, e alcuni dettagli particolari possono essere dorati. Un po' di policromia può avere un grande effetto.

una graziosa iconostasi dipinta in una chiesa di tronchi carpato-russina, Slovacchia

un'iconostasi intagliata e dorata ha una tale presenza da poter mantenere il dominio visivo anche quando è ricoperta da mobili e lampade. Hilandar, Monte Athos

una vecchia iconostasi dipinta in un'antica chiesa bizantina, Nessebur, Bulgaria

particolare della precedente

un'iconostasi tardo-barocca, cattedrale di sant'Andrea in Ucraina. Quest'iconostasi rappresenta il punto più basso dell'iconografia, dove quest'ultima è stata ridotta a piccoli quadri in stile occidentale di natura quasi puramente decorativa. Ma l'iconostasi in sé, dipinta in rosso fuoco e dorata, trasmette ancora molto del simbolismo divino e dell'ethos liturgico delle iconostasi precedenti. Questo sta a dimostrare il valore di una magnifica iconostasi, e la sua capacità di fare miracoli per una chiesa, anche se le sue icone sono di poco merito

un paio di cornici scolpite contemporanee al monastero Andronikov a Mosca. Si noti come i colori utilizzati per evidenziare le sculture siano coordinati con i colori delle icone

iconostasi a san Demetrio, Armolia, Chios 1840

iconostasi del XVII secolo nel monastero della Panaghia Tourlianis, Mykonos, Grecia. Un tour de force di intaglio, doratura e colore

dettaglio delle porte sante dall'iconostasi precedente

 
Abune Mathias di Gerusalemme eletto nuovo patriarca degli ortodossi etiopi

Giovedì 28 febbraio 2013 l'Arcivescovo Mathias (al secolo Aba Teklemariam Asrat, nato nel 1934 del calendario etiopico - 1940/41 nel nostro calendario - nella regione del Tigrè), abate del monastero etiopico di Gerusalemme, è stato eletto come sesto patriarca della Chiesa Ortodossa Tewahedo Etiopica. Abune Mathias sarà intronizzato come patriarca domenica 3 marzo alla cattedrale della santa Trinità ad Addis Abeba.

Auguri di molti anni al patriarca Mathias!

 
Perché non digiuniamo durante la settimana del pubblicano e del fariseo, e altre domande

Buon giorno, padre! Perché non osserviamo il digiuno al mercoledì e al venerdì durante la settimana del pubblicano e del fariseo? Grazie! Con rispetto, Olga.

La parabola del pubblicano e del fariseo dà un'immagine della verità spirituale che Dio resiste ai superbi, ma dà la grazia agli umili (Gc 4:6). I farisei erano i rappresentanti della tendenza sociale-religiosa in Giudea nel corso del II secolo a.C. La loro caratteristica distintiva era uno zelo intenso nell'osservare la Legge di Mosè. La vita religiosa richiede che una persona sia attenta a se stesso, che abbia sensibilità morale, umiltà e purezza di intenzioni. Se la persona non dispone di queste doti, una durezza di cuore si insinua a poco a poco nel suo cuore. Poi nasce inevitabilmente una pseudo-spiritualità. Il risultato è la morte spirituale. Se invece dell'umiltà c'è auto-giudizio e orgoglio, invece di amore sacrificale viene l'egoismo spirituale, allora non è difficile per il diavolo circuire una persona e renderla complice delle sue azioni malvagie. Le persone incredule o spiritualmente disattente non sanno nemmeno o non indovinano quanto spesso fanno proprio ciò che il nemico della nostra salvezza vuole che facciano.

Il fariseismo non è una vocazione o un'appartenenza a un qualche tipo di organizzazione religiosa. Il fariseismo è uno stato dell'anima. Si comincia con l'auto-giudizio e l'auto-esaltazione. Non appena l'attenzione di una persona a se stessa e la severità con se stessa si rilassa, appaiono i primi germogli di una pianta pericolosa, i cui frutti possono uccidere l'anima. Ne risulta la morte per avvelenamento con il veleno dell'orgoglio.

La principale caratteristica morale di un fariseo è l'amore di sé e l'egoismo, che dirige ogni movimento della sua anima. Raramente pensiamo a quanto egoismo (e quindi, fariseismo) abbiamo in noi stessi. La nostra insensibilità al nostro ambiente, la nostra freddezza costante, la mancanza di una costante disponibilità al sacrificio del nostro tempo, energia e convenienza per il bene degli altri dimostra quanto siamo lontani dal pubblicano pentito, che con cuore contrito pronuncia solo poche parole, ma esce giustificato.

Annullando il digiuno del mercoledì e del venerdì durante la settimana del pubblicano e del fariseo, la santa Chiesa vuole impedirci un autocompiacimento farisaico, quando l'osservazione formale delle regole della Chiesa (digiuno, regole di preghiera, e frequenza in chiesa) diventa l'obiettivo della vita spirituale. I santi Padri insegnano che tutto questo si deve compiere, ma deve essere visto come un mezzo per acquisire frutti spirituali.

I farisei si consideravano saggi ed eruditi. Ma la sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura, poi pacifica, mite, e arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. E il frutto della giustizia è seminato nella pace da coloro che operano la pace. (Gc 3:17-18)

Buon giorno! Cristo racconta la parabola del fariseo e del pubblicano nel tempio. Il fariseo dice che fa questo e quello, e dice che digiuna due giorni della settimana. Mi dica, per favore, quali giorni della settimana erano questi, e perché erano giorni di digiuno? Grazie! Evgenij.

Secondo la legge di Mosè solo un giorno all'anno era stabilito come giorno di digiuno (in ebraico tsum, che significa trarre fuori), il giorno della purificazione (Yom Kippur): Lev 16:29; Num 29:7. Tuttavia, ogni figlio d'Israele poteva compiere volontariamente un digiuno. Si scrive spesso di tali digiuni nell'Antico Testamento. Un digiuno poteva durare un giorno, o prolungarsi per molti giorni: il profeta Mosè sul monte alla presenza di Dio trascorse 40 giorni senza cibo e acqua (Es 34:28), e il profeta Elia digiunò per lo stesso tempo (3 Re 19: 7-8). Il digiuno per gli ebrei presupponeva una totale astinenza dal cibo. Davide non mangiò nulla per sette giorni (2 Re 12:16-21). Chi digiunava di solito vestiva di sacco, si asteneva dalle abluzioni quotidiane, si cospargeva il capo di cenere (3 Re 21:27; Nem 9:1). Gli ebrei ricorrevano volontariamente al digiuno: 1) prima di eventi decisivi, il cui esito dipendeva dalla misericordia di Dio (2 Re 12:16,21-23; Ef 4:3-16, e altri); 2) per un sincero pentimento e umiltà di fronte a Dio (1 Re 7:6, 3 Re 21:27 Esdr 10: 6; Nem. 9:1); e 3) per raggiungere la piena comunione con Dio (Es 34:28; Dt 9:9,18).

Durante la cattività babilonese, un giorno di digiuno fu istituito per gli ebrei: Il nono giorno del quarto mese (tammuza), come ricordo doloroso della cattura caldea di Gerusalemme (587/6 a.C.), il decimo giorno del quinto mese (ava), in cui la città fu distrutta e il tempio è stato bruciato (Ger 52:12-13), in uno dei giorni del settimo mese (tishri) in ricordo dell'assassinio di Godolia (Ger 41:1-3).

Il fariseo dalla parabola del Signore digiunava due volte a settimana volontariamente, e se ne vantava. I farisei avevano l'abitudine di digiunare il quinto giorno della settimana, quando il profeta Mosè salì sul monte Sinai, e il secondo, quando scese dal monte.

I profeti hanno condannato i digiuni esterni senza il pentimento e l'umiltà. La parabola del pubblicano e del fariseo parla di questo. Tale digiuno porta a orgoglio e cecità spirituale.

Chi sono i farisei?

I farisei (secondo una etimologia, dall'ebraico perushim – i messi da parte) erano i rappresentanti della più influente tendenza religioso-sociale in Giudea. Sono menzionati dapprima nel Vangelo di Matteo (3:7-9). La mancanza di una loro menzione nell'Antico Testamento ci porta a credere che questa setta si sia formata significativamente dopo la conclusione del canone di sacri libri dell'Antico Testamento (circa nel V secolo a.C.). C'è una teoria convincente di alcuni ricercatori che vedono la setta dei farisei come risposta all'ellenismo, la tendenza verso la sintesi storico-culturale tra i popoli del Mediterraneo. Questa tendenza è il risultato delle campagne militari di successo di Alessandro il Grande (356-323 a.C.). L'influenza ellenica sulla società israeliana apparentemente fece nascere questo partito dei difensori zelanti della tradizione nazionale. Giuseppe Flavio parla per primo dei farisei, come una delle tre sette (assieme con i sadducei e gli esseni) nel tredicesimo libro dell'Antichità giudaica (13,5: 9), parlando delle attività di uno dei Maccabei, il sommo sacerdote Gonata (attorno al II secolo a.C.).

I farisei, a differenza dei sadducei, accettavano la risurrezione futura, e l'esistenza di angeli e spiriti. Predicavano una vita rigorosa, la purezza rituale, e l'esatto adempimento della legge. I rappresentanti di questo movimento lottavano contro le influenze pagane sul popolo, e sostenevano l'indipendenza nazionale. Tutto questo attraeva il popolo a loro.

Ma quanto più il tempo li separava dalla fonte della verità rivelata di Dio, tanto più forte si manifestava un'origine puramente umana nei loro insegnamenti e azioni. Il formalismo iniziò a crescere. Il Signore per mezzo di Mosè proibì l'introduzione di nuovi comandamenti e l'abrogazione di quelli già dati: Non aggiungerete nulla alla parola che vi dico, e non ne toglierete nulla: osservate i comandamenti del Signore vostro Dio, che io vi comando (Dt 4:2). Nonostante questo, introdussero 613 nuove regole: 248 comandamenti (pari al numero di ossa del corpo umano) e 365 divieti (pari al numero di giorni dell'anno). Attribuivano più importanza alle innovazioni da loro create che ai comandamenti di Dio. Il Salvatore li rimproverò per questo: Perché voi trasgredite il comandamento di Dio con la vostra tradizione? (Mt 15:3); Mettendo da parte il comandamento di Dio, voi seguite la tradizione degli uomini (Mc 7:8). Tipicamente trattavano con disprezzo i peccatori, i pubblicani, e i popoli non del libro: Ma questa gente, che non conosce la legge, è maledetta (Gv 7:49). Anche se c'erano molti peccatori nella società israeliana al tempo del Salvatore, il Signore non rimproverò nessuno come i farisei. Ma guai a voi, farisei! poiché pagate la decima della menta, della ruta e d'ogni erba, e trascurate la giustizia e l'amore di Dio: queste cose dovreste fare, senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei! Perché voi amate i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché siete come quei sepolcri che non si vedono, e gli uomini che camminano su di loro non ne sono a conoscenza (Lc 11:42-44). Gesù Cristo rimproverò il formalismo senz'anima dei farisei e scribi, che accusava il Salvatore di violare il sabato guarendo persone gravemente malate. Senza abbandonare la legge, il Signore ha messo le opere di amore e di misericordia per le persone sofferenti al di sopra delle opere rituali: Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato (Mc 2:27).

L'orgoglio e l'auto-giudizio sulla loro rettitudine portarono i farisei alla cecità spirituale e li resero incapaci di accettare umilmente chiunque fosse più alto, più puro, e più giusto di loro. I miracoli del Signore, i suoi insegnamenti che sbalordivano il popolo per le loro altezze morali, e la sua mitezza, evocavano tutti collera nei rappresentanti di questa setta. Questo è stato il motivo principale per cui non hanno visto in Gesù Cristo il Messia promesso dai profeti, e, insieme con i sadducei, hanno chiesto la sua crocifissione.

I migliori rappresentanti dei farisei, che avevano una fede viva e non erano attutiti dal formalismo, divennero cristiani: l'apostolo Paolo, il giusto Nicodemo, Gamaliele e altri.

Il nostro Signore Gesù Cristo mise in guardia i suoi discepoli contro il lievito dei farisei (Mt 16:11). Il fariseismo come stato spirituale è un pericolo per qualsiasi credente. Si comincia quando una persona prega formalmente, con le labbra e non con il cuore, per abitudine, e pensa di essere gradito a Dio. "Le persone che stanno cercando di condurre una vita spirituale a volte combattono la battaglia più sottile e difficile attraverso i loro pensieri ogni momento della vita, una battaglia spirituale. Bisogna avere un occhio brillante su tutto in ogni momento, al fine di notare i pensieri che scorrono dentro l'anima da parte del maligno e deviarli. Tali persone devono sempre avere un cuore ardente di fede, umiltà e amore; altrimenti, l'inganno diabolico si deposita facilmente in loro, e dopo l'inganno viene la mancanza di fede o l'infedeltà, e quindi anche ogni tipo di male, da cui non ci si può purificare presto neanche con le lacrime. Pertanto non consentite al vostro cuore di essere freddo, specialmente durante la preghiera, ed evitare del tutto la fredda indifferenza" (san Giovanni di Kronstadt, La mia vita in Cristo). L'orgoglio spirituale, la garanzia della propria giustizia, la pietà ostentata e l'ipocrisia sono tutti esempi di fariseismo. La Santa Chiesa nella sua lotta contro il pericolo di cadere in questo stato ci propone l'esempio del pubblicano pentito. Con la sua umile preghiera noi cominciamo le nostre preghiere quotidiane al mattino: "Dio, sii misericordioso con me peccatore".

 
Il Concilio pan-ortodosso, la crisi in Ucraina e l'unità dei cristiani

Qual è la posizione della Chiesa ortodossa russa sulla crisi in Ucraina? E perché è previsto un Concilio pan-ortodosso per il 2016?

Per scoprire le risposte a queste e ad altre domande, il Register ha intervistato il metropolita di Volokolamsk Ilarion (Alfeev), presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa e membro permanente del Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca.

Noto teologo, storico della Chiesa e compositore, il metropolita Ilarion ha condiviso il 2 aprile in un'intervista e-mail il suo pensiero sullo stato attuale delle relazioni cattolico-ortodosse.

Quanto è importante per la Chiesa ortodossa il Concilio pan-ortodosso previsto per il 2016? Dovrà per essere visto come qualcosa di simile al Vaticano II nella storia della Chiesa cattolica?

Il Concilio pan-ortodosso è importante in quanto, dopo l'era dei concili ecumenici, sarà il primo concilio che rappresenta tutte le Chiese ortodosse riconosciuto oggi. Per gli ultimi 12 secoli, ci sono stati i concili di vari livelli a cui hanno partecipato rappresentanti di varie Chiese, ma questo sarà il primo concilio pan-ortodosso a essere convocato in questo periodo.

Questo concilio è un frutto del lungo lavoro svolto dalle Chiese ortodosse locali per oltre 50 anni. Non è certo opportuno confrontarlo con il Concilio Vaticano II, perché i loro ordini del giorno sono completamente diversi. Inoltre, non ci aspettiamo l'introduzione di qualsiasi riforma che abbia un impatto sostanziale sulla vita dell'Ortodossia.

Il Patriarca Kirill ha detto che il concilio pan-ortodosso deve affrontare questioni come l'espulsione dei cristiani dal Medio Oriente e dal Nord Africa, il culto del consumismo, la distruzione dei fondamenti morali e della famiglia, la clonazione e la maternità surrogata. Quanto sono importanti questi problemi per voi, e vorreste che anche altri temi, quali l'unità con la Chiesa cattolica, fossero inclusi nella agenda del consiglio?

Queste dichiarazioni di sua Santità il Patriarca Kirill riflettono la posizione della Chiesa ortodossa russa, in cui l'ordine del giorno del Concilio pan-ortodosso deve essere integrato con i temi di attualità per la società di oggi e che richiedono una risposta da parte del mondo ortodosso. Inoltre, vi è una lista di 10 temi su cui sono stati elaborati documenti dalle Chiese ortodosse locali durante i molti anni di lavoro preparatorio pre-conciliare. Tutte le Chiese ortodosse hanno già raggiunto l'unanimità su otto di loro, e, dopo qualche miglioramento, questi documenti saranno presentati al Concilio. Tra di loro c'è anche il tema dell'atteggiamento della Chiesa ortodossa sul proseguimento del dialogo con le altre confessioni cristiane, tra cui il cattolicesimo.

Potrebbe spiegare più a fondo perché questo concilio è necessario, e perché adesso?

Lo sviluppo di meccanismi conciliari a livello pan-ortodosso è desiderato da tutte le Chiese ortodosse. Questo desiderio ha motivato le Chiese fin dall'inizio a partecipare insieme ai preparativi per il Concilio, che hanno avuto inizio nel 1961, in occasione della Conferenza pan-ortodossa di Rodi. Ora, poiché questo lavoro preparatorio si avvicina al completamento, la convocazione del Concilio è prevista nel 2016, se alcune circostanze impreviste non lo impediscono.

La politica della Russia in Ucraina ha provocato gravi proteste in Occidente. Qual è la posizione della Chiesa ortodossa? Vedete la politica dell'Occidente su questo problema come sbagliata?

La Chiesa ortodossa russa abbraccia russi, ucraini, bielorussi e persone di molte altre nazionalità. L'unità spirituale delle nostre nazioni ha resistito alla prova del tempo per secoli. L'attuale crisi politica in Ucraina può difficilmente cambiare qualcosa, a questo proposito. La posizione della Chiesa ortodossa russa non può essere condizionata da una politica particolare: infatti, i fedeli della nostra Chiesa sono seguaci di diverse opinioni politiche; sono cittadini di molti stati.

Quanto più siamo vicini a Dio, tanto più siamo vicini gli uni agli altri. La fede in Cristo e l'amore di Cristo uniscono, non dividono, la gente. Non abbiamo mai diviso il nostro gregge per motivi nazionali.

Ciò che è una tragedia per l'Ucraina è il sangue di molte persone versato nel mese di febbraio a Kiev. Sia la giustizia divina sia quella umana esigono che questo disastro sia messo sotto inchiesta immediata e completa. Tuttavia, i politici europei non hanno alcuna unità di opinione su questo tema, come su molte altre questioni riguardanti l'ulteriore destino dell'Ucraina e del popolo ucraino. In questa situazione, il ruolo della Chiesa non è quello di pronunciare parole grosse, ma di pregare e di essere compassionevole.

Alcuni sostengono che la Chiesa ortodossa e lo Stato russo sono troppo vicini l'una all'altro. Quanto è vero, e in che misura queste relazioni influenzano la vita della Chiesa e la sua interezza (o il contrario), soprattutto in questioni quali la sovranità dell'Ucraina?

La Chiesa ortodossa russa e lo Stato russo mantengono relazioni reciprocamente rispettose, basate sui principi della cooperazione e della non ingerenza nei reciproci affari. Ma simili relazioni sono mantenuti dalla nostra Chiesa anche con molti altri stati, nel cui territorio svolge la sua missione. La Chiesa è il corpo di Cristo che vive secondo le leggi stabilite da Dio – e segue i valori spirituali e morali che si manifestano nella Divina Rivelazione. Il suo ministero è focalizzato sulla cura per il suo gregge, sulla tutela e sulla promozione dei principi morali tradizionali nella vita privata e sociale e sull'istruzione religiosa.

La Chiesa ortodossa russa e lo Stato non interferiscono negli affari reciproci. Ciò non significa, tuttavia, che la Chiesa possa essere indifferente allo sviluppo della situazione in Ucraina. Kiev è la culla dell'Ortodossia russa e del suo nucleo originario, poiché è il luogo da cui il cristianesimo iniziò a diffondersi nella Rus'.... La Chiesa Ortodossa Ucraina, pur essendo pienamente indipendente amministrativamente, è parte integrante della Chiesa locale ortodossa russa. Ecco perché il dolore dei fedeli ucraini è il nostro dolore. Siamo profondamente turbati dalle manifestazioni di aggressione nei confronti dei nostri fratelli e sorelle ucraine perpetrati dagli estremisti. In questi giorni, eleviamo preghiere che il confronto civile in Ucraina possa essere fermato al più presto possibile, in modo che il popolo ucraino possa tornare alla vita pacifica.

Lei ha fatto tanto per quanto riguarda lo sviluppo delle relazioni tra ortodossi e cattolici. Quali sono le sue speranze per il futuro? Potrebbe aver luogo un incontro tra il Papa e il Patriarca sotto l'attuale Papa Francesco, o era più probabile sotto il pontificato di Benedetto XVI?

È vero, ho dovuto impegnarmi molto nel dialogo con la Chiesa cattolica, sia negli anni in cui ho guidato il Segretariato per le Relazioni inter-cristiane del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca sia quando, nella veste di vescovo di Vienna e Austria, ho servito in un paese cattolico, mantenendo i rapporti con i rappresentanti della Chiesa cattolica in Austria e in Ungheria. Ora, come capo del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa, vengo a Roma ogni anno, dove mi sono incontrato in primo luogo con i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e, ora, mi sono incontrato due volte con il Papa Francesco. Ho anche incontrato regolarmente leader di vari dicasteri della Curia Romana.

Oggi, come ortodossi e cattolici, incontriamo problemi simili in tutto il mondo, e le nostre posizioni su molte questioni coincidono in misura considerevole.

Il dialogo ortodosso-cattolico è stato effettuato a diversi livelli: pan-ortodosso nella Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, e nel formato bilaterale in cui il Patriarcato di Mosca conduce il dialogo con le conferenze episcopali in alcuni paesi. Il dialogo teologico è stato tenuto per 33 anni, e i suoi traguardi sono evidenti, così come è evidente l'esistenza di alcune differenze nelle nostre dottrine.

Tuttavia, la più importante, anche se non l'unica, questione che divide i cattolici e gli ortodossi riguarda il problema del primato nella Chiesa universale. La differenza nella sua comprensione, un tempo, è stato uno dei motivi che hanno portato a una divisione tra le Chiese occidentali e orientali.

In Oriente, il papa di Roma è stato riconosciuto come successore di san Pietro, e la sede di Roma ha occupato il primo posto tra i troni patriarcali, in conformità con le azioni dei concili ecumenici. Tuttavia, allo stesso tempo, la Chiesa orientale ha visto il vescovo di Roma come "primo fra pari" (primus inter pares) e non gli ha mai attribuito poteri speciali, rispetto a quelli dei primati di altre Chiese.

Insieme con le differenze teologiche corrette, c'è il cosiddetto "fattore non-teologico della divisione." Questi sono la memoria storica delle controversie e dei conflitti del passato e di una grande quantità di pregiudizi reciproci, e, purtroppo, alcuni problemi che sono sorti nel periodo moderno della storia.

Eppure, gli ortodossi e i cattolici possono lavorare insieme su molte questioni. C'è una comprensione reciproca tra la Chiesa russa e la Chiesa cattolica romana nell'etica sociale ed economica, nella morale tradizionale e altri problemi della società di oggi. Le nostre posizioni sostanzialmente coincidono sulla famiglia, la maternità, la crisi demografica, le questioni bioetiche, i problemi dell'eutanasia e molte altre questioni.

Questo accordo rende possibile per le nostre Chiese sopportare, già ora, la nostra comune testimonianza a Cristo nel volto del mondo secolare. Abbiamo un'esperienza molto positiva di organizzazione di eventi ortodossi-cattolici, sia nel settore della tutela dei valori morali sia nel settore della cooperazione culturale.

Oggi, vi è un reale interesse mostrato da entrambe le parti nello sviluppo fecondo di un dialogo bilaterale tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana. Quanto a un incontro dei primati delle nostre Chiese, è del tutto possibile, ma deve essere preparato con cura. Noi non abbiamo escluso di poterlo organizzare sotto papa Benedetto, ma non abbiamo avuto tempo per farlo. Non vedo perché non potrebbe essere organizzato sotto il pontificato di Francesco.

Già lo scorso autunno, mi sembrava che le parti fossero pronte per iniziare a prepararlo. Ma gli eventi in Ucraina ci hanno gettato molto indietro, prima di tutto, a causa delle azioni dei greco-cattolici, che si vedono dalla Chiesa cattolica romana come un "ponte" tra Oriente e Occidente, mentre noi li vediamo come un grave ostacolo al dialogo tra ortodossia e cattolicesimo.

Non è un segreto che l' "uniatismo" sia stato e sia un progetto speciale della Chiesa cattolica romana, finalizzato per convertire gli ortodossi al cattolicesimo. Con l'aiuto delle autorità secolari, gli "uniati" hanno agito per molti secoli a scapito della Chiesa ortodossa, catturando chiese e monasteri ortodossi, convertendo la gente comune al cattolicesimo e opprimendo il clero ortodosso in tutti i modi possibili. Questo è stato il caso del Principato polacco lituano dopo l'Unione di Brest del 1596, e questo è stato il caso, alla fine degli anni '80 e all'inizio degli anni '90 in Ucraina occidentale.

Nel presente confronto civico, i greco-cattolici si sono schierati da una parte, entrando in cooperazione attiva con i gruppi scismatici ortodossi. Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, insieme con il capo del cosiddetto Patriarcato di Kiev, ha camminato avanti e indietro negli uffici del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, chiedendo alle autorità americane di interferire nella situazione e di mettere l'Ucraina in ordine. I greco-cattolici, di fatto, hanno lanciato una crociata contro l'Ortodossia.

 
Группа из 50 тыс. сирийских христиан запросила российское гражданство

Москва. 16 октября. ИНТЕРФАКС - Группа сирийских христиан, проживающих в районе Каламун провинции Дамаск, обратилась в МИД РФ за получением гражданства России, рассказали в дипведомстве.

"Поскольку сирийское законодательство позволяет иметь двойное гражданство, нашим выбором стало обращение за получением гражданства Российской Федерации, если это возможно. Его обретение было бы честью для каждого сирийского христианина, желающего его получить", - приводится на сайте МИД перевод текста обращения сирийских христиан, поступившего во внешнеполитическое ведомство России.

"Наше обращение не означает, что мы сомневаемся в сирийской армии и правительстве. Однако в нас вселяет страх заговор Запада и проникнутых ненавистью фанатиков, которые ведут жестокую войну против нашей страны", - отмечается в документе.

Сирийские христиане, проживающие в населенных пунктах Сейдная, Маара Сейдная, Маалюля и Мааруна, пишут, что впервые с Рождества Христова находятся под угрозой изгнания со своей земли, однако предпочитают смерть скитаниям по лагерям беженцев.

"Христиане Каламуна считают, что целью террористов, которых поддерживает Запад, является ликвидация нашего исконного присутствия, причем самыми отвратительными методами, включая зверские убийства простых людей", - говорится в их обращении.

По их словам, Россия является сильным фактором стабильности во всем мире, Москва проводит твердую линию в защиту Сирии, ее народа и территориальной целостности.

"Из около пятидесяти тысяч человек - врачей, инженеров, адвокатов, предпринимателей, готовых подписаться под этим обращением, никто не хочет оставлять свои дома. У нас есть все необходимое, мы не просим денег", - говорится в обращении.

 
Omelia patriarcale alla Liturgia del centenario dell'esecuzione della famiglia imperiale

Nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2018, nel centenario dell'esecuzione della famiglia imperiale, sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha celebrato la Divina Liturgia su una pedana davanti alla chiesa memoriale sul Sangue a Ekaterinburg. Prima della comunione dei laici, sua Santità si è rivolto ai fedeli con un discorso primaziale:

Nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito!

Vostra Beatitudine metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina! Confratelli arcipastori! Cari fratelli e sorelle, riuniti in una moltitudine questa notte davanti al luogo in cui cento anni fa fu commesso un terribile crimine – persone completamente innocenti, che avevano impegnato la loro vita al servizio della loro patria, furono uccise dalla volontà malvagia dell'uomo!

Quest'atrocità infiamma ancora la nostra coscienza, ci fa ancora tornare mentalmente a quel tempo, a cercare di capire cosa è successo al nostro paese e al nostro popolo. Da dove sono venuti questa pazzia e quest'attacco? Guardando da una distanza di cento anni, anche se lo vogliamo, non possiamo vedere tutte le sfumature della vita nazionale della nostra gente, che svaniscono dalla memoria e sono perse anche dallo sguardo più penetrante. Ma crimini come quelli commessi qui non possono essere casuali. C'era qualcosa dietro questo crimine; dietro di esso c'è la colpa collettiva del nostro popolo, una svolta nella vita storica della santa Rus', che ha condotto il popolo a un pesante, terribile stallo.

Cos'è successo alla nostra gente? Dopo tutto, il paese era coperto di chiese e monasteri, la maggioranza assoluta del popolo era battezzata e le chiese erano piene di gente. Perché è successo? Perché gli assassini hanno premuto il grilletto, senza tremare per quello che stavano facendo? Significa che non tutto era favorevole. Significa che la luce del sole riflessa nelle cupole dorate non entra sempre nei cuori umani per rafforzarvi la fede nel Signore. E sappiamo come nel corso di almeno 200 anni prima della tragedia di casa Ipatiev sono avvenuti alcuni cambiamenti nella coscienza della gente, cambiamenti che gradualmente ma costantemente hanno portato molti a una dipartita da Dio, alla negligenza dei comandamenti e alla perdita di connessione spirituale con la Chiesa e con una secolare tradizione spirituale.

Perché è successo questo al nostro popolo? Perché a un certo punto è diventato come un treno il cui ingegnere non ha calcolato la sua velocità e si dirige verso una svolta ripida, precipitandosi verso un'imminente catastrofe? Quando abbiamo iniziato la gente in questo turno? Siamo entrati quando pensieri alieni, ideali alieni e una visione aliena del mondo, formati sotto l'influenza di teorie filosofiche e politiche, non avendo nulla in comune né con il cristianesimo né con la nostra tradizione e cultura nazionale, cominciarono a essere percepiti dall'intellighenzia e dall'aristocrazia e persino da una parte del clero come pensieri avanzati grazie ai quali è stato possibile cambiare la vita delle persone per il meglio.

In effetti, l'idea di cambiare la vita delle persone per il meglio sorge ogni volta che c'è un piano per cambiare improvvisamente il corso della storia. Sappiamo che le peggiori e più sanguinose rivoluzioni si sono sempre verificate in vista delle aspirazioni della gente a una vita migliore. I capi di queste rivoluzioni hanno instillato nelle persone che non c'è altro modo di migliorare la vita – solo con il sangue, solo attraverso la morte, solo attraverso la distruzione dello stile di vita esistente. E ad un certo punto, avendo abbandonato il loro diritto di nascita spirituale, avendo perso la loro vera connessione con la Chiesa e Dio, l'intellighenzia, l'aristocrazia, e persino, come ho già detto, una parte del clero si sono oscurate nella mente e sono state infettate dal pensiero della necessità di cambiare drasticamente il corso della nostra storia nazionale e cercare di costruire il più rapidamente possibile un mondo dove regna la giustizia, dove non esiste più una separazione secondo gli indicatori materiali, dove le persone vivono pacificamente e felicemente. Di conseguenza, molti di quelli che sono catturati da quest'idea sono giunti al punto di commettere crimini.

Una domanda sorge spontanea: "È possibile costruire una vita felice attraverso il crimine, attraverso il sangue, attraverso la violenza, e attraverso la distruzione di luoghi santi?" La storia lo testimonia chiaramente: è impossibile! E, forse, la prima e più importante lezione che dovremmo imparare oggi dalla tragedia di un secolo fa è che nessuna promessa di una vita felice, nessuna speranza di aiuto dall'esterno, da parte di persone presumibilmente più istruite e avanzate dovrebbe sedurre il nostro popolo. Dobbiamo ricordare la tragedia del passato. Dobbiamo sviluppare un'immunità a qualsiasi richiamo a raggiungere la felicità umana attraverso la distruzione di ciò che esiste.

Difficilmente qualcuno che vuole la distruzione della vita della gente distrugge le proprie vite, rinunciando al proprio benessere. Ma con quale furia hanno proposto di farlo a tutti! E la gente ha assorbito questa bugia; e l'atto incoraggiante della dipartita da quanto avevano di più sacro e prezioso era l'orribile esecuzione della famiglia imperiale – persone innocenti che non avevano violato la legge. E di quale tipo di legge potremmo mai parlare se fosse necessario uccidere lo tsar e la sua famiglia per costruire una vita felice? Sappiamo che nulla è andato a buon fine, e ammaestrati da un'esperienza amara, dobbiamo costruire un forte rifiuto di qualsiasi idea e qualsiasi leader che si propone di lottare per un oscuro "futuro felice" attraverso la distruzione della vita del popolo, delle nostre tradizioni, e della nostra fede.

Oggi, riuniti qui in così gran numero, ricordiamo la tragedia di casa Ipatiev. Abbiamo innalzato preghiere al Signore, abbiamo pregato l'imperatore Nicola sofferente della Passione e coloro che hanno sofferto con lui, di intercedere dal Cielo per la nostra patria terrena e per il nostro popolo e rafforzare la fede ortodossa in ogni generazione successiva di russi; che quella fedeltà a Dio e quell'amore per la patria accompagnino le vite dei giovani e delle generazioni successive e che nessuna tragedia di questo genere accada più nella nostra terra.

Possa il Signore preservare la nostra terra russa e il popolo russo che oggi vive in vari paesi; e sebbene siano chiamati con vari nomi, sono lo stesso popolo che è uscito dal fonte battesimale di Kiev, e passando attraverso le più gravi circostanze storiche, ha mantenuto la fede ortodossa fino a oggi. Possa la benedizione di Dio essere sul nostro popolo, sulla nostra patria e sulla nostra Chiesa ortodossa russa martire. Possa la vita del nostro popolo essere trasfigurata dalle preghiere dei nuovi martiri e confessori della Chiesa nussa – senza sconvolgimenti o sangue, ma sul solido fondamento della fede e della speranza che Dio è con noi! Possa il Signore salvarci tutti grazie alle preghiere dei santi sofferenti imperiali della Passione e di tutti i nuovi martiri!

Amen.

 
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Una sfida importante per il cristianesimo greco-ortodosso

 

Nelle società pluraliste aperte, i matrimoni misti tendono a diventare la regola e non l'eccezione, con la conseguenza che la Chiesa greco-ortodossa è a un punto critico nel decidere il modo migliore per affrontare la sfida che tocca il cuore di tante famiglie e allo stesso tempo è così importante per il benessere e la crescita della comunità religiosa. Tra i greco-americani, il tasso di matrimoni misti è tra il 75% e l'85%, e comporta un attrito di aderenti superiore al 60% previsto per la prossima generazione.

Il ruolo unico dell'America nella storia è stato quello di essere un rifugio per molte persone di tutto il mondo, un luogo dove poter ricominciare a ricostruire le loro vite e dove poter praticare in pace la loro fede in un ambiente di tolleranza, in un luogo di speranza e di rinascita, libero da ingiustizie e pregiudizi del passato. La Costituzione garantisce la loro libertà.

Si sono verificati cambiamenti nella struttura culturale dei greco-americani dalle prime immigrazioni di giovani in America nel tardo XIX secolo per sfuggire al caos della loro patria e cercare fortuna. Nel corso dei seguenti 100 anni hanno continuato ad arrivare, limitati solo dalle quote e dalle guerre. Tra di loro c'erano gli espropriati, che si univano a milioni di immigrati dall'Europa in cerca di un nuovo inizio. I nuovi arrivati hanno apprezzato quello che hanno trovato e la stragrande maggioranza è rimasta per costruire una nuova vita. Hanno continuato ad arrivare attraverso la maggior parte del XX secolo. Alla seconda generazione, si stima che il 75% dei greco-americani stesse culturalmente e religiosamente facendo matrimoni misti e fondendosi con gli altri nel melting pot americano..

La prima chiesa greco-ortodossa negli USA è stata fondata a New Orleans, quasi 150 anni fa, ma nel complesso le comunità cominciarono ad apparire nel tardo XIX secolo e all'inizio del XX, in un'epoca che vide le più grandi immigrazioni. Nel 1922, erano state costruite oltre 200 chiese greco-ortodosse. I discendenti di questi immigrati sono ora alla loro quarta o quinta generazione e sono diversi milioni di numero, la cui stragrande maggioranza è oltre la seconda generazione. Tuttavia la nostra Chiesa, nello sforzo di preservare il suo patrimonio culturale, continua a presentarsi come una religione etnica e la maggior parte della gente oggi la vede come tale, con il risultato che l'Ortodossia greca è stata decimata dall'attrito e affronta una grave crisi di sopravvivenza e di identità.

In una scoperta sorprendente, le statistiche rivelano che oltre il 60% delle famiglie greco-ortodosse dell'ultima generazione e il 90% degli americani con radici greche non è più in comunione con la Chiesa. Si tratta di una preoccupazione condivisa dai leader religiosi eruditi che capiscono la necessità di una sensibilizzazione compassionevole verso le famiglie miste con sensibilità alle differenze tra le coppie miste e ai problemi che devono affrontare come famiglie. Nella transizione, con il succedersi delle generazioni, un numero crescente di famiglie si sposta più lontano dalle proprie origini, con la probabilità che la nostra amata Chiesa greco-ortodossa in America diventerà moribonda in un futuro molto prossimo.

Nella società contemporanea, l'affiliazione religiosa delle giovani famiglie può essere meno di teologia che non di amore, di sensibilità e di accettazione che portano a una conversione del cuore. In America, dove il matrimonio ortodosso costituisce una minoranza tra i matrimoni tra persone di origine greca vi è una necessità critica e immediata di una vasta sensibilizzazione religiosa; occorre fare spazio alle famiglie interconfessionali che sono in genere le famiglie dei nostri bambini.

La famiglia deve essere incoraggiata a partecipare al culto come famiglia. Il cristianesimo ha lasciato i confini del giudaismo con una spinta di san Paolo che le ha fatto fare un passo da gigante nell'estendere la missione del cristianesimo a tutte le nazioni. In un atto che può rafforzare la nostra Chiesa e garantire il suo futuro, deve essere creato un collegamento che trascende gli ostacoli che hanno allontanato un numero crescente di famiglie.

Dal 1922, con la continua immigrazione e con le famiglie che si sono diffuse in tutta l'America, sono state aggiunte oltre 300 chiese; ma mentre la popolazione greco-americana è cresciuta di milioni, il numero dei partecipanti e dei comunicanti è calato notevolmente. Anche se la popolazione greco-americana è cresciuta ampiamente attraverso le immigrazioni e i periodi di boom delle nascite, ci sono meno greco-ortodossi attivi oggi, rispetto al 1922: nello stesso tempo, la popolazione americana complessiva è triplicata.

Le analisi statistiche dei dati comunicati da parte dell'Arcidiocesi suggerisce che in una generazione la maggior parte dei matrimoni che coinvolgono greco-americani ha luogo in giurisdizioni diverse dalla nostra Chiesa, e tra i matrimoni celebrati nell'ambito della sua giurisdizione, i matrimoni misti superano i matrimoni ortodossi di quasi 2 a 1. In una osservazione da parte dell'ufficio arcidiocesano per la missione religiosa, le stime matrimoni misti tra i greco-americani arrivavano fino all'85-90 %.

Di fatto, il logoramento religioso ha attirato l'attenzione dei leader di tutte le fedi. Certamente l'elevata tendenza ai matrimoni misti ha colpito molte religioni istituzionali in una nazione che abbraccia sempre di più tutte le religioni e nel processo è diventata più laica.

A livello nazionale, un sondaggio di 54.461 adulti in uno studio del Trinity College, il Programma dei valori pubblici mostra che il 30% di tutte le coppie sposate non ha avuto un matrimonio religioso e il 27% non ha voluto un funerale religioso. Lo studio indica che la popolazione protestante (metodisti, episcopaliani e luterani) è diminuita del 25% nel corso degli ultimi sette anni, cosa che riflette la vasta gamma di preoccupazioni tra i cristiani di tutte le confessioni.

Guardando alle altre religioni con basi culturali in America, la Chiesa cattolica romana, con una popolazione composta da diverse nazionalità, ha avuto allo stesso modo un aumento di matrimoni misti e una perdita di comunicanti per una serie di ragioni; tuttavia, con l'immigrazione di molti ispanici negli USA negli ultimi 50 anni, il logoramento è stato mascherato, più o meno come le grandi immigrazioni nel XX secolo hanno oscurato l'attrito religioso nella Chiesa greco-ortodossa.

La prima espansione missionaria della Chiesa cattolica nell'emisfero occidentale si è evoluta in grandi popolazioni cattoliche e il cattolicesimo rimane una religione predominante nelle Americhe. Gli esperti dello Smithsonian Institute prevedono che entro il 2050 la popolazione ispanica può essere destinata a raddoppiare, dal 14% al 29%, ovvero da 42 a 119 milioni mentre la popolazione globale continua a crescere. Così, anche se il nucleo preesistente di popolazione cattolica è in calo, si può prevedere che la crescita della popolazione ispanica aggiungerà milioni di famiglie cattoliche nei prossimi decenni, con una crescita continua in America.

Anche la popolazione asiatica è destinata a crescere dal 5 % al 9 %, ovvero 15-37 milioni di persone, insieme con la crescita continua della popolazione nazionale in un cambiamento da cui ci si può aspettare un impatto sulla diversità religiosa in America. Al contrario, la popolazione greco-ortodossa continua con la tendenza attuale e senza un'immigrazione di sostegno per aumentare i suoi numeri si prevede la perdere di più della metà della sua base in questo periodo.

In un altro studio, i rabbini ebrei hanno riferito di oltre il 50% di matrimoni misti tra gli ebrei conservatori, con solo una su tre famiglie che rimangono ebree, un effetto che potrebbe ridurre il giudaismo conservatore dai suoi attuali 5 milioni circa a un numero insignificante entro due generazioni. Il rapporto del Trinity College rivela che il numero di ebrei che si descrive come religiosamente osservante è sceso da 4 milioni nel 1990 a 2,7 milioni nel 2008; in una preoccupazione comune, sia la presenza religiosa ebraica sia quella greco-ortodossa dovrebbero diminuire notevolmente se le tendenze attuali non sono fronteggiate.

Nel confronto tra i due gruppi religiosi, i matrimoni misti all'interno della Chiesa greco-ortodossa sono cominciati su larga scala in un momento precedente. Sono perciò più avanti sulla curva dei tassi di abbandono; la loro situazione nell'immediato futuro è più critica.

Ciò che dovrebbe essere chiaro è che la Chiesa greco-ortodossa in America deve guardare seriamente a quanto è accessibile la nostra religione è alle giovani famiglie in continua evoluzione. Se deve continuare il suo ministero sacro in America, deve trovare un modo per far convivere il vecchio e il nuovo. Se la nostra fede spera di avere in futuro una presenza in America, deve essere sensibile al mondo contemporaneo. L'intervallo tra passato e futuro è troppo grande. Si tratta di una sfida che coinvolge clero e laici.

Nota: L'America non ha nessuna chiesa nazionale, né un consiglio di anziani che possono giudicare le imbarazzanti questioni morali che abbiamo di fronte. I padri fondatori, rifiutandosi di istituire un servizio centrale di giudizio morale hanno fatto in modo che i problemi della gente siano affrontati dalla cultura stessa, un precetto tratto dall'idea che il potere dello Stato attinge non solo dal consenso del popolo, ma da un governo del popolo radicato nella tradizione morale cristiana.

Fonti: Relazione Trinity College 2010/Hartford Study 2000, rapporto CUNY del 2005; Annuario dell'Arcidiocesi 2005, Understanding the Greek Orthodox Church, del rev. Dr. Constantelos. Star Ledger: rapporto Diamant sugli studi rabbinici. Smithsonian magazine: Experts project changing populations, 2010. Orthodoxy in a Brave New World.

P.S.Kehayes

 
Пасхальные блюда и их символика

Дорогие друзья, поздравляем Вас с наступающим Светлым Христовым Воскресением. В ожидании и преддверии праздника мы всегда стараемся должным образом подготовиться к нему. В христианской традиции есть особенности в подготовке и праздновании Пасхи. Готовимся мы к встрече Пасхи Великим постом, встречаем воскресшего Христа в храме на Божественной литургии, что является кульминацией праздника, а потом радость встречи с Господом перетекает за трапезный стол и наступает один из самых гастрономически вкусных моментов празднования — вкушение пасхальных блюд — разговение. Сегодня мы хотим поговорить с Вами о пасхальных блюдах, но не в контексте кулинарии, а с целью раскрыть символический смысл этих блюд.

Выбор темы этой статьи обусловлен тем, что сегодня в СМИ кто только не дерзает говорить о традициях православия, не являясь носителем данной религии и культуры. Можно найти большое количество околонаучных статей, а зачастую, и антинаучных, в которых авторы пытаются объяснить символы пасхальных блюд языческими традициями, эзотерическими смыслами и т. п., акцентируя внимание не на содержании обряда, а на форме. Хочется подчеркнуть, что такие статьи не имеют под собой ни теологического, ни исторического, ни культурологического основания, поэтому и комментировать мнения, отраженные в этих статьях, не будем. При этом предлагаем рассмотреть христианскую символику православных блюд.

Традиционно к пасхальным блюдам относятся: кулич, пасха (творожная) и крашеные яйца.

1. Кулич.

Обязательным блюдом пасхального стола у всех христианских народов является пасхальный хлеб, или кулич. Кулич (от греч. κόλλιξ - хлеб круглой или овальной формы) — это высокий, цилиндрический хлеб из дрожжевого теста, являющийся домашним эквивалентом артоса. Артос (от греч. άρτος - хлеб) — в византийском обряде особый хлеб, используемый в богослужениях Светлой седмицы.

Для того, чтобы понять традицию присутствия на Пасхальном столе куличей, сначала давайте рассмотрим символику чина об артосе.

Во-первых, она вытекает из символики чина о панагии — Богородичной просфоры, символизирующей присутствие Божией Матери за трапезой.

Также в литургических комментариях происхождение артоса часто связывается с апостольской практикой: ученики Иисуса Христа, находили утешение в молитвенных воспоминаниях о Господе. И, готовя обыкновенную трапезу, они центральное место за столом оставляли невидимо присутствующему Господу и полагали на это место хлеб. После трапезы апостолы делили этот хлеб между собой.

Постепенно появилась традиция в праздник Воскресения оставлять в храме хлеб — артос. Его оставляли на особом столе, как это делали апостолы.

Артос освящается в каждом храме по окончании ночной пасхальной Литургии. После освящения артос полагают на аналой, который во время богослужений стоит у иконостаса возле иконы Господа Иисуса Христа, в промежутках между службами аналой с артосом устанавливают у царских врат. В течение всей Светлой седмицы ежедневно артос обносится во время крестных ходов вокруг храма, а в Светлую субботу после благословения раздается верующим. В России распространен обычай не потреблять артос полностью в этот день, а хранить его дома для вкушения натощак в течение года.

Так как семья является малой Церковью, то постепенно появился обычай иметь свой артос, им и стал наш кулич.

Итак, артос символизирует присутствие за трапезой в самые радостные дни года — на Светлой седмице — Самого Воскресшего Господа Иисуса Христа. А так как кулич — это род артоса по своему происхождению и назначению, то он является:

1. Видимым выражением того, что пострадавший за нас Спаситель сделался для нас истинным хлебом жизни, то есть кулич является символом Самого Иисуса Христа, который, обращаясь к ученикам, говорил: «Я есмь хлеб жизни… Хлеб же, сходящий с небес, таков, что ядущий его не умрет. Я хлеб живый, сшедший с небес; ядущий хлеб сей будет жить вовек; хлеб же, который Я дам, есть Плоть Моя, которую Я отдам за жизнь мира» (Ин. 6, 48−51).

2. Кулич также символизирует присутствие Божие в мире и в человеческой жизни: как апостолы, собираясь на трапезу, оставляли одно место пустым для своего Учителя и клали кусок хлеба для Него, так и мы за нашей трапезой вспоминаем Господа, который Сам невидимо присутствует среди нас. Таким образом, имея во время пасхальной трапезы на столе кулич, мы имеем упование, что и в нашем доме невидимо присутствует воскресший Господь.

3. Символ замены Ветхого Завета на Новый завет — кулич заменяет опресноки (пресные, неквашеные лепёшки, с ними и горькими травами иудеи вкушали пасхального агнца). В христианстве дрожжи символизируют — животворящую силу Духа Святого, дающую жизнь всякому созданию, поэтому и кулич, и просфора пекутся из дрожжевого теста, т. е. на закваске. Это соответствует словам Спасителя о духовной жизни, стремящейся к Царству Небесному, которую Он уподобляет закваске, положенной в муку, благодаря чему постепенно поднимается все тесто (см. притчу о закваске Мф. 13:33−35; Мк. 4:33−34; Лк. 13, 20−21). «Как закваска», — говорит свт. Иоанн Златоуст: «над большим количеством муки производит то, что муке усвояется сила закваски, так и вы преобразите целый мир». Точно так же и в душе каждого отдельного человека Спаситель, через крещение во имя Пресвятой Троицы, дает небесную закваску — дары Святого Духа, силу благодати. Все три силы («три меры») души человеческой (разум, чувство (сердце) и воля) гармонично растут и поднимаются к небу, исполняясь светом разума, теплом любви и славой добрых дел.

4. По поводу цилиндрической формы кулича существует два мнения. Первое говорит о том, что данная геометрическая форма символизирует саван Иисуса Христа, в который Иосиф Аримафейский и другие ученики с женами-мироносицами обернули снятого с Креста Господа. Второе мнение, что по форме традиционный пасхальный кулич напоминает церковь (храм) с куполом. Недаром на корке принято изображать крест.

2. Творожная пасха.

Вместе с куличами традиционно принято освящать и разговляться творожными пасхами. В церковных богослужебных книгах (в Типиконе, Требнике) они именуются «млеком огустевшим», то есть творогом или сыром. Интересно заметить, что на юге России и Украине пасхой (паской) называют кулич.

Для придания пасхе нужной формы ее помещают в пасочницу — деревянный разборный ящичек в виде пирамиды, на внутренних стенках которого вырезаются буквы «ХВ» («Христос воскрес»); символы страдания Христа — Крест, копье и трость с губкой; а также пальмовая ветвь и голубь — символ Святого Духа.

Какова же символика пасхи?

1. Форма пасхи является символом Голгофы и Гроба Господня, в котором совершилось величайшее чудо Воскресения Христова.

2. Символ Жертвы Христовой — напоминает, что время кровавых ветхозаветных жертв ушло в прошлое. В Ветхом Завете пасхой назывался закалываемый на праздник агнец (ягненок), прообраз Крестной Жертвы Спасителя. Ветхозаветного пасхального агнца заменил истинный Агнец — Иисус Христос. Св. Иоанн Предтеча свое свидетельство о Христе связывает именно с этим образом: «Вот Агнец Божий, который берет на себя грех мира» (Ин. 1:29). Грех исказил, искривил человеческую природу, а Иисус Христос подвигом всей Своей жизни, абсолютностью Своего послушания «до смерти, и смерти крестной» (Флп. 2:7−8) «выпрямляет» кривду нашего естества. На Кресте во всей полноте открывается любовь Божия к человеку. «…Бог Свою любовь к нам доказывает тем, что Христос умер за нас…» (Рим. 5:8) Вся земная жизнь Спасителя имеет искупительное значение, служит примирению человека с Богом. Плоды Жертвы Христовой являются через и благодаря Воскресению Христову. Воскресение явилось именно тем фактом, что страдания Христа — спасительны, что наше естество исцелено от порока, который в него был привнесен грехом. Воскресение Христово явилось началом всеобщего воскресения. Воскресение Христово переживается Церковью как таинство нашего приобщения Божественной жизни, бессмертия и нетления.

3. Творожная пасха имеет и еще одну символику. Бог, обращаясь к Моисею, обещает Своему избранному народу «землю хорошую и пространную, где течет молоко и мед» (Исх. 2, 7). Эта характеристика земли обетованной сохраняется на протяжении всего повествования о Пасхе — переходе евреев из Египта в Палестину. Она является прообразом Царства Небесного, путь в которое для верующего человека еще более труден, чем сорокалетнее скитание иудеев в пустыне. Ее «молоко и мед» — образ нескончаемой радости, блаженства святых, удостоенных спасения и вечного пребывания перед престолом Божиим. Поэтому творожная пасха еще и символ пасхального веселья и сладости райской жизни. А «горка», в которую укладывается пасха, одновременно и символ Небесного Сиона, незыблемого основания «Нового Иерусалима», города, в котором нет храма, но «Сам Господь Бог Вседержитель — храм его и Агнец» (Апок. 21, 22).

3. Крашеные яйца

С давних времен хранится в Православной Церкви благочестивый обычай дарить в праздник Пасхи яйца. Характерной общехристианской традицией, восходящей к I в. по Р. Х., является крашение пасхальных яиц.

Согласно преданию, святая равноапостольная Мария Магдалина, после Вознесения Господнем, придя с проповедью веры в Рим, попала во дворец императора Тиберия и стала рассказывать ему о Воскресении Христовом. В те времена во время посещения императора было принято подносить ему дары. Но Мария Магдалина была очень бедна и поэтому принесла в дар правителю Римской империи обычное куриное яйцо. Обычай дарить яйца восходит еще к дохристианским временам. Народы Азии преподносили их в знак уважения в день нового года, дня рождения и других важных случаях

Выслушав святую, Тиберий ей не поверил и ответил: «Как может кто-то воскреснуть из мертвых?! Это так же невозможно, как если бы это яйцо вдруг стало красным». И тут же на глазах императора яйцо окрасилось в красный цвет, чем была засвидетельствована истинность слов о Христовом Воскресении. С тех пор христиане стали окрашивать на Пасху яйца и дарить их друг другу со словами пасхального приветствия.

По примеру святой равноапостольной Марии Магдалины мы теперь дарим в Пасху красные яйца, исповедуя животворящую смерть и Воскресения Господа — два события, которые Пасха соединяет в себе.

Итак, пасхальное яйцо напоминает нам:

1. Об одном из главных догматов нашей веры и служит видимым знаком блаженного воскресения мертвых, залог которого мы имеем в Воскресении Иисуса Христа — Победителя смерти и ада. Как из яйца, из-под его неживой скорлупы, рождается жизнь, так из гроба, жилища смерти тления, восстал Жизнодавец, и так восстанут в вечную жизнь и все умершие.

2. Красный цвет указывает на возрождение наше кровью Иисуса Христа — Агнца Божия, заменившего собой ежегодную жертву ветхозаветных агнцев в Иерусалимском храме.

При дворе русских царей и императоров, уже с эпохи царя Алексея Михайловича, существовал целый чин празднования Пасхи, куда обязательным элементом входила раздача пасхальных яиц. Государь «жаловал каждого к руке и оделял всех крашенными яйцами». «На раздачу всем крашеных яиц выходило со светлого дня по вознесение до 37000», — сообщает И. Забелин. При дворе царя Алексея Михайловича красили яйца куриные, лебединые, гусиные, утиные, голубиные, а также не натуральные, из дерева и кости.

Благословение пасхальных кушаний по церковному уставу положено совершать в 1-й день Пасхи, уже после пасхальной литургии и непосредственно перед разговением. На практике это благословение (освящение) совершается в Великую субботу. Перенесение это обусловлено практическими соображениями, для удобства прихожан.

Хочется поделиться ещё одним моментом. Пока писала эту статью и осуществляла подбор материала, получила целое «образование» по приметам, связанным с тем, как «правильно» надо разрезать кулич и пасху, когда и как их вкушать, как разбивать яйца и т. п. Дорогие друзья, разрезать кулич и пасху, а так же разбивать яйца можно как душе Вашей угодно. Существует благочестивая традиция разговляться пасхальными блюдами, а утро следующих дней Светлой Седмицы начинать с них же — освященных куличиков, творожной пасхи и крашеных яиц.

Заметим, что в богослужебных книгах Типиконе и Требнике освящение яиц и сыра (огустевшего млека) носит характер благословения пищи, от которой до этого воздерживались ради Поста. Также говорится и про мясо, которое не следует приносить к храму для благословения, нет традиции освящать всю подряд пищу.

В заключение нашего разговора ответим ещё на один вопрос: с какого времени существует традиция печь куличи и готовить пасху к Светлому Христову Воскресению? Иеромонах Иов (Гумеров), пишет, что «обычай готовить к этому светлому празднику сладкий, сдобный высокий белый хлеб (кулич) и сладкое творожное кушанье в форме четырёхгранной пирамиды (млеко огустевшее) возник не ранее XVI века». Однако куличи пекут и католики, и протестанты, поэтому весьма вероятно, что такая традиция была известна до разделения 1054 года, но пока мы не нашли письменного подтверждения данной мысли. Также трудно сказать точно с каких пор для приготовления творожной пасхи стали употреблять форму усеченной пирамиды. Но есть одно подтверждение тому, что уже в начале XVIII века эта форма использовалась на Руси. В Санкт-Петербурге есть Церковь Пресвятой Троицы, построенная в середине XVIII века, известная в народе как «Кулич и пасха», так как сама церковь имеет форму кулича, а колокольня — пасхи.

Благоприятного Вам Поста и «сердечно желаю вам всем великое сие торжество из торжеств христианских встретить и провести в мире и утешении духовном, добром здравии и всяком благополучии» — архимандрит Иоанн (Крестьянкин).

Источники:

1. Аверкий (Таушев), архиепископ. Руководство к изучению Священного Писания Нового Завета Четвероевангелие. Режим доступа

2. Бубчикова М. А. Традиция Пасхального подарка в России. Режим доступа

3. Давыденков Олег, иерей. Катехизис. — М.: ПСТГУ. Режим доступа

4. Желтов М. С., Рубан Ю. И. Православная Энциклопедия. Артос. Режим доступа

5. Желтов М. С., Рубан Ю. И. Православная Энциклопедия. Великая суббота. Режим доступа

6. Икономос Константин «О начале обыкновения употреблять красные яйца во время Пасхи». — СПб., 1826. Режим доступа

7. Иоанн (Крестьянкин), архимандрит. Поздравительные письма архимандрита Иоанна Крестьянкина к Пасхе. Пасха Христова, 1982 год. Режим доступа

8. Иов (Гумеров), иеромонах. Вопросы священнику. 22 апреля 2006 г. Режим доступа

9. Осипов А. И. Лекция по апологетике на 5 курсе МДС. Жертва Христова. Режим доступа

10. Орлов Г. Объяснение пасхального богослужения и пасхальных обычаев. М., 1898. Режим доступа

11. Пасхи и куличи. Режим доступа

 
Сияние греческой Пасхи

Пасха — главный праздник греческого календаря. Подготовка к Пасхе начинается со страстной седмицы, а пасхальные каникулы для многих начинаются уже в пятницу, когда православные отпрашиваются с работы, чтобы помолиться в церкви. О пасхальных танцах, традиционной выпечке и других традициях праздника Христова Воскресения «ТД» рассказала исследователь греческих традиций и фольклора, преподаватель филологического факультета МГУ, кандидат филологических наук Ксения Климова.

Ксения, как в Греции готовятся к Пасхе?

Подготовка начинается, как и у нас в России, со Страстной седмицы. По-гречески она называется «Εβδομάδα των Παθών» («Неделя страстей» или «Страстная неделя») или «Μεγάλη εβδομάδα» («Великая неделя»). Считается, что на этой неделе даже тем, кто не соблюдал весь пост, нельзя есть скоромного. Многие, особенно пожилые люди, стараются на Страстной не есть ничего, кроме воды и хлеба. А в Страстную пятницу пьют воду, в которую добавляют немного уксуса, потому что уксус дали Спасителю, когда Он был на Кресте.

В Греции на Страстной не звонят колокола. Греки говорят «οι καμπάνες χηρεύουν» («Колокола вдовствуют»).

Особая подготовка начинается со среды: убирают дома и собирают продукты для пасхальной трапезы. В деревне священник может ходить по домами освящать эти продукты. В городе, как правило, по домам не ходят, зато прихожане могут приносить продукты в церковь.

Чуреки

Куличи пекут, как и у нас, в четверг?

Да, причём  в Греции есть несколько видов пасхальной выпечки. Например, «τσουρέκι» («чуреки») — сдобный пирог, заплетённый в косичку и посыпанный нарезанным миндалем.

Второй по значимости хлеб — «Λαμπροκουλλούρα». По-гречески Пасха называется или «τοΠάσχα» или «ηΛαμπρή» («Сияющая»). Отсюда и название пасхального каравая.

Он очень интересно украшен: посередине — крест, по сторонам — красные яйца и всевозможные космогонические символы — птички, спиральки, елочки.

В традиционной культуре выпечка пасхального хлеба была связана с замужеством. Выпечкой занимались незамужние девушки и таким образом демонстрировали все свое мастерство как будущих хозяек. На Пасху устраивали ярмарку и выбирали лучший каравай. Девушка, которая его испекла, считалась самой завидной невестой (так же, как парень, которому на Крещение удалось достать из воды крест, считался лучшим женихом).

С названием главного христианского праздника связаны любопытные моменты так называемой народной этимологии. «То Пасха» — заимствованная лексема из еврейского языка. Но в народном сознании она увязывается с греческим глаголом «пасхо» (πάσχω) — «страдать». И, таким образом, смысл праздника увязывается со страданиями Спасителя на Кресте.

Яйца тоже в четверг красят?

Да, в традиционный красный цвет. Хотя в последнее время (как и у нас) красят и в другие цвета. Говорят, есть традиция, согласно которой те, кто в трауре, красят в синий или темно-фиолетовый цвета. Но сама я не видела.

В Греции настолько развито промышленное производство, что уже окрашенные вареные яйца перед Пасхой продаются в супермаркетах.

А были ли в традиционной культуре особые обряды на Страстной?

Например, во Фракии в четверг или пятницу делали чучело Иуды, одевали в старую одержу, обносили по деревне и распевали песни обрядового характера:

Ράτσα, κεράτσα

δωσ'μια κληματσίδα

να κάψουμε τον Οβριγιό

πόχει πολλή κασσίδα.

Οβριγιός φορεί φτερό

στο κεφάλι το ξερό...

Эй, хозяюшка,

дай виноградной лозы,

мы сожжем еврея,

у которого сильный лишай.

Еврей носит перо

на сухой своей голове...

По сути, это трансформация масленичного обряда сжигания чучела зимы, который как бы переместился во времени.

В Греции есть пасхальные каникулы?

Да, почти неделя после Пасхи. Но часто начинаются они уже в пятницу, потому что многие в этот день отпрашиваются с работы в храм. Вообще, желание отпроситься с работы на Страстной, чтобы пойти в церковь, воспринимается как нормальное.

В школах и университетах пасхальные каникулы достаточно долгие для того, чтобы, например, успеть съездить из Афин домой в родную деревню.

Как принято отмечать саму Пасху?

Праздник начинается в ночь с субботы на воскресенье. Большинство греков приходит только на крестный ход и потом отправляются отмечать праздник дома. Несмотря на такой обычай, Пасха для них всё равно в первую очередь праздник религиозный, и они очень ждут момента, когда сообщается о главном событии: «Христос воскресе!».

Греки заранее запасаются большими свечами, по-гречески большая свеча (пасхальная или, например, венчальная — «λαμπάδα». Так что тут у нас есть некоторое расхождение в терминологии. Потому что лампада, которая висит перед иконой, по-гречески вовсе не «лампада», а — «καντήλι». А кадило — «θυμιατήρι».

Пасхальные свечи обязательно красные?

В Греции — нет. И когда греки приезжают в Россию на Пасху, они с удивлением спрашивают: «А почему у вас свечи красные?!»

Пасхальная трапеза устраивается в приходе?

Нет, греки празднуют дома. После окончания службы они собираются всей семьёй и идут к кому-нибудь есть пасхальный супчик из потрохов — «μαγειρίτσα». Как правило, идут к хозяйке, которая лучше всего готовит это блюдо. Суп этот не очень тяжёлый и очень вкусный — как раз то, что надо после службы. Затем все ложатся спать, а утром просыпаются, и начинается подготовка к масштабному празднованию. Во дворах ставят вертела, на которых будут жарить баранов ли запекать козу.

Пасхальный суп μαγειρίτσα (магирица)

Пасхальная трапеза — самая обильная праздничная трапеза в году. В греческом есть даже специальный глагол «πασκάζω» (что-то вроде «пасхальничать»), то есть «вкусно и обильно кушать».

На столе должны быть всевозможные блюда: уже упоминавшаяся выпечка, крашеные яйца, мясо...

Греки тоже «сражаются» пасхальными яйцами?

Да, это называется «τσουγκρίζω». Они обязательно определяют в семье победителя. И есть много рассказов о том, как кто-то когда-то пытался всех обмануть, используя вместо обычного яйца крашеное деревянное. Греки непременно расскажут, что в семье был дядя, который всех победил, а потом все захотели попробовать съесть это яйцо, а он стал его прятать — и обман открылся. Похожие истории рассказывают  в армии.

В Северной Греции — во Фракии и греческой Македонии есть обычай χάσκα. «Χάσκω» значит «разевать рот». К потолку подвешивается на верёвке варёное яйцо, раскручивается — и каждый пытается его ухватить. Тот, кому удается его съесть, считается «счастливчиком Пасхи».

Скорлупу раньше собирали и закапывали под плодовые деревья, чтобы лучше плодоносили.

В некоторых областях Греции на Пасху принято зажигать костры. Пасхальный огонь вообще играет важную роль. Греки (в отличие от нас) не приносят в дом огонь Великого четверга, зато забирают пасхальный огонь. В Афинах ночью люди расходятся после службы с этими огоньками — это очень красиво.

Пасхальный огонь

В доме огнём нужно было перекрестить окна, двери, членов семьи, скотину, плодовые деревья. Особенно те, которые не плодоносили.

От него зажигали лампадку, которая должна была гореть целый год или хотя бы всю Светлую седмицу.

Огонь стараются разносить по соседям — старикам, больным, тем, кто не смог быть на службе.

Как празднуют на светлой?

На светлой празднование продолжается. Первый день называется «Δευτέρα της αγάπης» («Понедельник любви»). В тех областях Греции, где была сильна кровная месть, совершался обряд «αδελφοποιϊα» — братание или побратимство. Люди разрезали себе руки, смешивали кровь — и после этого их статус приравнивался к статусу родных братьев. Конечно, побрататься могли не только враги, но чаще это воспринималось именно как обряд примирения.

Сам по себе обряд языческий (иногда, например, кровь сливали в одну чашу и пили очереди), но время для него выбирали именно пасхальное. Эта традиция у всех на слуху, но реализации в последнее время нет. Она очень ярко описана у Казанзакиса — это начало ХХ века. Да и некоторые мои информанты рассказывали, как они ещё несколько десятков лет назад с кем-то братались таким образом.

Также в понедельник на главной площади — перед церковью — устраивали танцы общедеревенского масштаба.

На островной Греции есть традиция устраивать качели, на которых парни раскачивали девушек или раскачивались вместе с ними. При этом говорили или распевали мандинады «μαντινάδες» — народные 2-строчные 15-сложники, традиционные частушки. Нередко эти песенки сочиняли прямо на месте.

Как правило, пели их юноши. Например:

Κούνια μου, κούνησέ μου την, για να βραδιάσει η μέρα,

να ξημερώσει, να τη δω, να πάρει ο νους μου αγέρα

Качели мои, раскачайте мне её, чтобы наступил вечер,

а затем рассвет, я увидел бы её, и разум потерял.

И девушки тоже могли отвечать:

Που να χαρείς τα χέρια σου τα μαργαριταρένια

που κούνησαν κι άλλες πολλές, τώρα κουνάν και μένα

Радуйся — не нарадуйся своим рукам жемчужным,

которые многих других уже качали, а теперь качают меня.

На пасхальной ярмарке устраиваются спортивные состязания. Победителю могла доставаться лучший пасхальный каравай, испеченный самой завидной невестой.

Вообще праздник устраивается коло церкви. Сейчас в каждой деревне есть фольклорное общество, и люди стараются играть на народных инструментах, петь традиционные песни и танцевать.

Пасха в Перахоре, 2000-е годы

Священники тоже танцуют?

На Пасху в Греции танцуют все, причём священник всегда выходит первым. На юге материковой Греции я собирала фольклор в деревне Перахора. Там есть два храма, и семьи четко разделены по тому, какая семья  в какой приход ходит. И вот в понедельник после Пасхи они начинали танцевать спиралевидный танец каждый в своём приходе с батюшкой во главе. Сначала по кругу в храме, потом выходили на улицу и танцевали вокруг храма. В деревне поверху проходит дорога, которая как бы соединяет эти храмы. И вот прихожане выходили, танцуя, на эту дорогу, встречались, протанцовывали лицом друг к другу, здоровались и отправлялись в противоположные храмы, танцевали там, потом возвращались и продолжали праздновать уже каждый в своём приходе. Тоже своеобразное побратимство.

Пасха в Перахоре, 2000-е годы

Что интересно, старые батюшки, которые танцевали, умерли, Церковь прислала новых молодых, и они отказываются танцевать. И бабушки из Перахоры этим недовольны до сих пор. Они возмущаются: «Наши отцы, деды, прадеды танцевали. Все наши батюшки танцевали. А эти отказываются!».

А что поют на Пасху? Есть ли специальные песни наподобие рождественских колядок?

Как правило, песни пасхального содержания, но такого многообразия, как на Рождество или Масленицу, нет. Часто в песнях упоминается Иуда, но не обязательно.

Σήμερα Χριστός Ανέστη

και εισ τους ουρανούς ευρέθη...

Сегодня Христос воскрес

и на небесах очутился....

В песнях, конечно, встречаются  некоторые метафоры космогонического содержания, например, может разворачиваться метафора вселенской радости, Или встречаются типичные для фольклора сравнения: «Стоят юноши, как крепкие деревья; девушки, как лимонные деревья, украшенные цветами».

Но в принципе, все тексты — в рамках христианской традиции.

Пасхальная открытка

Но есть же какие-то  обряды, помимо названных?

Например, в Северной Греции в среду на светлой седмице готовили тулупу (τουλούπα) — факел из бараньей шерсти. Женщина зажигала этот огромный факел и шла. Танцуя, во главе цепочки танцующих.

Вообще, бараны — традиционные «пасхальные» животные. За неделю до Пасхи их иногда держали дома, чтобы они как следует покушали, и давали  имена — производные от названия праздника — Ламброс (от «Ламбри»), «Пасхалис» и прочие.

Несмотря на разную «меру религиозности», Пасха для греков — самый главный праздник. И отмечают её масштабнее и торжественные, чем все остальные праздники.

 
Lettera a un nuovo convertito

Sappiamo che il nostro sito è visitato da diverse persone che stanno contemplando un ingresso nella Chiesa ortodossa. Come aiutare queste decisioni? Madre Thekla, una monaca russa che è stata badessa di un piccolo monastero in Inghilterra, offre in una lettera qualche consiglio a un non meglio identificato individuo sulla via della conversione. Leggiamo la lettera di Madre Thekla nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
I padri Daniil Sysoev e Andrew Phillips a confronto sulla pastorale

Sacerdote Daniil Sysoev: Anche gli imam di provincia vengono alla nostra chiesa

Pravmir, 10 luglio 2010

Padre Daniil Sysoev è stato ucciso a Mosca, Russia, il 20 novembre 2009. Era famoso per la sua opera missionaria tra gli immigrati provenienti dalle repubbliche ex-sovietiche. Vi offriamo una traduzione del suo racconto sul suo lavoro missionario presso la chiesa ortodossa di san Tommaso Apostolo a Mosca, dove ha servito come sacerdote, e dove è stato ucciso.

Immaginate una bella serata di primavera. È un venerdì. Vicino alle pareti di legno della chiesa dell'Apostolo Tommaso sulla Kantemirovskaja un guardiano dall'aspetto orientale sta tranquillamente in piedi. Sta ascoltando il discorso catechetico che viene trasmesso sulla strada, con l'aiuto di altoparlanti. In poche settimane, l'uomo sarà battezzato come Alexander. Così la chiesa sta realizzando la sua natura missionaria, anche per le strade.

In questi giorni abbiamo sentito molte diverse discussioni se sia possibile o no creare una parrocchia missionaria simile a quella descritta nelle Concezioni missionarie della Chiesa ortodossa russa. Vorrei condividere la mia esperienza dell'organizzazione di un tale parrocchia.

Il nostro Signore ha detto: "senza di me non potete far nulla" (Gv 15, 5), e per questo, naturalmente, in ogni chiesa, la cosa principale è la preghiera. Tanto più in un una chiesa missionaria. Così, fin dall'inizio abbiamo ancorato la nostra attività sulla preghiera. Anche quando l'edificio della chiesa temporanea non era stato ancora eretto, abbiamo tenuto le funzioni religiose in una cappella improvvisata. Ricordiamo spesso come i nostri parrocchiani dovevano passare attraverso cumuli di neve alti quasi due metri, a 40 gradi sotto zero, per cantare una preghiera al profeta Daniele in onore del quale sarebbe stata eretta la chiesa principale. Credo che i loro sforzi abbiano posto le basi per la nostra parrocchia.

Fin dai primi giorni del nostro servizio nella chiesa temporanea appena costruita, abbiamo organizzato turni di veglia di preghiera, senza la quale non si può fare nulla. Chiunque entra nella chiesa può vedere chi è in servizio, a leggere le Ore e il Salterio e anche a fare in modo che i nuovi arrivati ​siano in grado di trovare il loro posto nella chiesa. Le persone in servizio sono cristiani preparati che sono passati attraverso il catechismo. Sono loro ad avvicinare i nuovi arrivati ​​e a spiegare loro le basi della fede. Ai tavoli di coloro che sono in servizio ci sono volantini sulla confessione e sulla santa comunione e altre cose necessarie per il battesimo.

Abbiamo funzioni ogni mattina e ogni sera. Una volta che il servizio viene avviato, persone in servizio si avvicinano a quelli che sono venuti per il servizio e consegnano loro il testo della Liturgia o dei Vespri. Se qualcuno ha una domanda, la può fare a chi è in servizio.

Il sabato, la domenica e gli altri giorni di festa, si può vedere nella chiesa la nostra brava Tatiana, la catechista. È la responsabile per la preparazione di adulti e bambini al battesimo. Lei fa sì che i catecumeni frequentino le catechesi attraverso l'invio di saluti per le prossime feste e invitando coloro che sono già battezzati. Naturalmente, parla anche a tutti coloro che vengono alla parrocchia.

Perché i nostri parrocchiani siano partecipanti attivi alle funzioni, noi non solo consegniamo loro i testi dei servizi, ma li coinvolgiamo anche nel canto, con la benedizione del defunto patriarca Alessio. La nostra regola è di mantenere il nostro gregge fondandolo sulla Parola di Dio. Questo è il motivo per cui nelle abituali domeniche abbiamo tre prediche. La prima è durante la Veglia, dopo il Vangelo. Si parla delle passioni, delle virtù, e della memoria dei santi del giorno.

Durante la Liturgia della domenica, la prima predica è tenuta subito dopo la lettura del Vangelo, al fine di interpretare il testo sacro, e la seconda si tiene dopo il congedo, per interpretare la lettura dell'Apostolo. Ora stiamo mettendo in pratica un servizio su Internet, per trasmettere i sermoni a tutti coloro che desiderano ascoltarli.

Cerchiamo di usare anche il tempo in cui il sacerdote riceve la comunione. Come è noto, di solito in questo momento si leggono le preghiere prima della comunione o le agiografie. Prendiamo in considerazione che molti ortodossi conoscono poco le Sacre Scritture, quindi usiamo questo tempo per leggere la Bibbia. In questo modo anche le nostre donne anziane diventano buone conoscitrici della Parola di Dio.

Dopo la funzione abbiamo iniziato una tradizione molto utile. Subito dopo la fine della Liturgia, tutti i parrocchiani bevono tè o caffè insieme. Da un lato, è estremamente utile per le madri con i bambini, e dall'altro, aiuta le persone a conoscersi meglio reciprocamente.

Molte persone ci visitano non solo la domenica, ma anche il giovedì. Subito dopo i vespri, conduciamo uno studio della Bibbia. Studiamo le Sacre Scritture, sulla base degli scritti patristici. Le lezioni durano due ore dove la prima ora è dedicata all'Antico Testamento, e la seconda al Nuovo Testamento. Dopo le lezioni tutti coloro che hanno partecipato prendono il tè. Al fine di non mettere alcun sforzo sulla chiesa e per insegnare alla gente l'amore apostolico, tutto il necessario per il tè viene portato dagli ascoltatori stessi; li aiuta a conoscersi meglio. Non riesco a ricordare quante persone hanno trovato i loro coniugi durante tali momenti del tè nel corso degli anni!

I colloqui sono frequentati da pastori protestanti, membri di varie sette, imam di provincia, regolari frequentatori della chiesa così come da coloro che stanno appena iniziando una vita di chiesa con la lettura delle Sacre Scritture. Sono certo che, dopo il rito dell'accettazione nella Chiesa, un ex membro di una setta deve necessariamente sottoporsi a un programma per iniziare una vita ecclesiale. Cosa c'è di meglio che studiare le Sacre Scritture dal punto di vista della tradizione patristica?

Ogni venerdì abbiamo la scuola catechetica. Chiunque voglia essere battezzato o unirsi alla chiesa dopo essere stato un membro di una setta (e abbiamo molte di queste persone, grazie al lavoro dei missionari parrocchiali) deve partecipare a cinque colloqui sulla fede. Così la preparazione richiede circa 40 giorni, come previsto dalla risoluzione sinodale del 20 febbraio 1840.

I nostri colloqui si svolgono ogni venerdì e durano per due ore. Il primo intervento risponde alla domanda chi è Dio, qual è la sua natura. Ho anche detto al pubblico che la Bibbia è la parola di Dio, cosa particolarmente importante da sapere ora, dopo la pubblicazione del "Codice Da Vinci".

La seconda conversazione riguarda la creazione del mondo. Parliamo del mondo angelico, della ribellione di Lucifero, dell'Hexameron, del rapporto tra la Rivelazione, la scienza e la natura umana. Nello stesso discorso, si discute del peccato originale. Tutti gli ascoltatori notano come sembrano attuali i dialoghi sul paradiso.

Il terzo discorso è sulla salvezza per opera del nostro Signore Gesù Cristo, iniziando con l'Incarnazione e finendo con il Giudizio Universale. Baso la mia storia del mistero dell'espiazione sul trattato di san Nicola Cabasilas "Sette parole sulla vita in Cristo".

Il quarto discorso è dedicato alla struttura della Chiesa ortodossa e dei sacramenti. Mi soffermo in dettaglio solo sul sacramento del battesimo, toccando appena gli altri sacramenti. Dico solo perché questi sono necessari, senza spiegare la loro sequenza di preghiere. Dico sempre, "Non appena sarete battezzati, io vi spiegherò l'ordine e i simboli della Divina Liturgia. Per ora non avete bisogno di ascoltarne la spiegazione." Questo consiglio da sant'Agostino è utile qui. Ispirando la curiosità naturale, fa in modo che il neo convertito sia ancora interessato alla Chiesa dopo il battesimo. Circa due volte l'anno, dopo la Natività e la Pasqua, teniamo discorsi sui sacramenti della chiesa a cui invitiamo i neo-battezzati e tutti gli altri parrocchiani. Durante questi colloqui discutiamo in dettaglio tutta la bellezza della santa eucaristia. 

Infine, il quinto discorso è dedicato ai comandamenti. Parliamo non solo di ciò che è bene e ciò che è male, ma offriamo anche le basi dell'ascesi. Spieghiamo come il male trova un posto nel cuore, che cos'è la passione e che cos'è la virtù. Offriamo alle persone modi per combattere un peccato e mostriamo come acquisire le virtù significa diventare sempre più vicini a Dio attraverso l'Amore Divino. Chiedo a tutti coloro che sono stati battezzati se sono pronti a lottare per la divina santità con l'aiuto del Signore. Se non chiediamo di seguire norme di perfezione assoluta da parte dei fedeli, non arriviamo ad alcun risultato.

Insisto sul fatto che ogni parrocchiano dovrebbe partecipare a queste discussioni. L'esperienza delle confessioni ha dimostrato che un gran numero di parrocchiani regolari conosce male le basi del cristianesimo. Circa il 70 per cento dei parrocchiani mette in dubbio (o non ci crede affatto) la risurrezione dei morti. Interpretano le parole del Simbolo della fede "aspetto la risurrezione dei morti" come simbolo dell'immortalità dell'anima. C'erano credenti ortodossi che avevano frequentato le chiese di Mosca per più di 10 anni ma ancora credevano che lo Spirito Divino fosse una forza senza volto. Sono stato contento di veder scomparire quest'ignoranza.

Ricordo che una volta sono entrato in chiesa in silenzio, quando nessuno si aspettava di vedermi, e ho visto donne anziane litigare violentemente. Volevo riportarle alla ragione dicendo che la chiesa non era un posto per litigare, ma quando mi sono avvicinato sono rimasto sorpreso per l'argomento del loro litigio. Non discutevano su chi di loro doveva stare accanto a quale candeliere, ma su chi erano i beneficiari del sacrificio del Calvario.

È vero, noi non chiamiamo le nostre donne anziane alla missione, ed è per questo che si trasformano in "streghe ortodosse" (secondo le parole del metropolita Antonio). Di fatto, l'ozio è la madre di tutti i peccati. Così uno dei nuovi programmi della nostra chiesa è quello di creare "gruppi volontari di nonne missionarie". Questo aiuterà le nostre parrocchiane anziane a sentirsi volute e necessarie per la Chiesa e per i fedeli. Ma questo è ancora un programma da attuare.

I catecumeni nella nostra chiesa dovrebbero partecipare alle funzioni domenicali il più spesso possibile, per quanto permette la loro pigrizia. Compiamo sempre i battesimi in modo solenne, sia con una Liturgia battesimale, benedetta dal compianto patriarca Alessio, o prima dell'ultima Liturgia domenicale. Tutti i nostri parrocchiani accolgono i nuovi cristiani con gioia, e il battesimo diventa un nuovo punto di unione per i cristiani. Ma la cerimonia del battesimo è ancora più bella nei grandi giorni di festa, il Grande Sabato e la Natività. Tutta la nostra parrocchia ricorda ancora come all'ultima Natività abbiamo battezzato due indiane Maya che ora vivono in Bolivia. È stata una festa veramente universale! Immaginate una madre e una figlia con la pelle rossa, con le trecce indiane, che leggono il Simbolo della Fede in spagnolo e poi vanno verso l'altare in abiti bianchi!

Come risultato del lavoro di questa scuola catechetica, la maggior parte dei battezzati diventano nostri parrocchiani, e alcuni di loro anche missionari di Cristo.

Abbiamo iniziato a risolvere un altro problema nella nostra comunità. Anche nelle chiese in cui il sistema di catechesi è ben regolato, emerge la seguente difficoltà: una persona si rivolge a Cristo, studia gli elementi della fede, viene battezzato, impara a conoscere il sacramento dell'Eucaristia, e questo è tutto. Dove procede a partire da questo punto? Sì, c'è una guida spirituale (anche se la forma che più spesso esiste nelle nostre parrocchie diventa difficile da praticare a causa della inaccessibilità del prete). C'è un certo ritmo della vita cristiana: preghiera, digiuno e così via. Ma la crescita spirituale è spesso lasciata alla volontà dei parrocchiani stessi. Da un lato, questo è un bene perché si sviluppa un senso di responsabilità. D'altra parte, molti parrocchiani non sanno come combattere una passione, come imparare una virtù. Ecco dove appare il problema con la confessione: una persona non sa di cosa pentirsi, cosa fare, e questo è il motivo per cui la vita spirituale della persona ortodossa può trasformarsi in una ricerca di peccati senza fine, e senza tempo per seguire i comandamenti.

Per porre rimedio alla situazione, almeno in parte, abbiamo deciso di risolvere il problema in un modo imperfetto: ogni Grande Quaresima, dopo aver letto il canone penitenziale di sant'Andrea di Creta, iniziamo i cosiddetti "corsi di perfezionamento sui comandamenti". Cerco di scoprire in anticipo quali passioni preoccupano i parrocchiani, quali virtù li interessano in questo momento, e poi analizziamo ciò che le Sacre Scritture e i santi Padri dicono di loro. L'autore principale per noi è, ovviamente, san Giovanni Climaco, ma basiamo i nostri discorsi anche sulle opere di sSan Teofane il Recluso, Doroteo di Gaza, Basilio di Cesarea e Giovanni Crisostomo. Come risultato, siamo testimoni di un cambiamento molto importante nella scelta delle letture dei parrocchiani. Leggono meno trattati di attualità religioso-politica e romanzi 'di chiesa', e più delle nuove edizioni dei santi Padri.

Naturalmente, questo non è sufficiente, e abbiamo altre idee su come educare i nostri parrocchiani. E non è casuale che san Teofane consigli di tenere costantemente la mente occupata con il pensiero circa la fede e i comandamenti delle Sacre Scritture per non peccare a causa della pigrizia. Lo scopo dei programmi appena scritti dovrebbe essere la creazione di un sistema per leggere la Bibbia secondo la comprensione patristica.

Ora vorrei dire alcune parole sulla scuola per la preparazione dei missionari che lavorano presso la nostra chiesa. L'abbiamo fondata un anno e mezzo fa, ma in questo poco tempo ha già portato molto frutto. L'esame di ammissione a questa scuola è l'esame di catechismo di san Filarete di Mosca. Le lezioni sono dedicate alla teologia dogmatica in una luce missionaria (cioè spieghiamo come parlare di questo o quel dogma nel linguaggio moderno, basandosi sulle Sacre Scritture), allo studio pratico delle sette, allo studio dell'islam, alle polemiche con l'occultismo. I nostri insegnanti sono noti teologi come Padre Oleg Stenjaev, J. Maximov, A. Solodkov, A. Lul'ka, e anche l'autore di questo testo.

La cosa principale è che dopo aver insegnato alla gente gli elementi del lavoro missionario, li inviamo immediatamente a svolgere le attività di Dio. Iniziamo con cose semplici – la missione sulla strada. I nostri missionari, con i cartellini della chiesa dell'Apostolo Tommaso, escono nei parchi, alle fermate degli autobus, nei cantieri e invitano i passanti a venire in chiesa. Con questo, distribuiamo i volantini (sulla confessione e sul battesimo), e quelli che si interessano ricevono anche il Vangelo di Marco, edito dal monastero Sretenskij. È notevole che nella maggior parte dei casi, non appena capiscono che non siamo una setta, ma ortodossi, i passanti ci parlano con piacere, musulmani e pagani si mettono a discutere (ma benevolmente!), e tutti ci rimproverano, "perché i membri delle sette escono (a fare propaganda), e gli ortodossi non lo fanno?" Una delle regole principali è che, se c'è un'altra chiesa vicina, cerchiamo di mandare la gente lì.

Questa missione dà veri frutti. Questa Pasqua ho guardato i volti dei nostri parrocchiani e sono rimasto sorpreso: molti di loro hanno imparato a conoscere la Chiesa e la fede con l'aiuto di questa missione.

Dopo che i nostri missionari hanno imparato a lavorare insieme, li inviamo a un compito più difficile. Può essere una predica per i lavoratori ospiti o, ancora più importante, un discorso in occasione delle riunioni delle sette. Visitiamo incontri aperti del movimento carismatico o dei battisti e iniziamo a dimostrare, basandoci sulla Bibbia, che la Chiesa degli apostoli è la Chiesa ortodossa. La nostra idea principale è che "siamo messaggeri dell'unità dei cristiani, noi non vi giudichiamo, ma vi chiamiamo a realizzare il comandamento di Cristo, che tutti siano una cosa sola (Gv 17, 21). Ma tale unità è possibile solo nella verità, nella fede degli apostoli che è stata data da Dio. Vediamo in modo assolutamente sincero dove si trova questa verità, e uniamoci a lei". Fortunatamente, questa voce non va perduta, e molti membri di varie sette tornano a Dio, alla sua Chiesa. Per tutta la nostra parrocchia, vedere il pentimento di protestanti, pentecostali, satanisti e occultisti che cambiano vita porta una grande gioia. Tutti loro acquisiscono la pace nel seno della Chiesa, presso il sacro altare.

Nei sabati dei defunti i nostri missionari devono lavorare più duramente che mai. Predicano sulla strada vicino alla chiesa, spiegando la necessità non solo di accendere candele, ma anche di partecipare ai sacramenti. Ma il modo più difficile di predicare in questo giorno è ai cimiteri dove arriva la nostra 'pattuglia missionaria'. Anche qui il nostro lavoro produce buoni risultati.

Ci sono altri due giorni in cui tutti i nostri dipendenti, i missionari e quelli che fanno servizio in chiesa, non hanno la possibilità di riposare. Questi sono i giorni della 'grande invasione di quelli di poca fede', l'Epifania e il Grande Sabato. Cerchiamo di accogliere tutti coloro che vengono per l'acqua santa o per la benedizione dei dolci pasquali. I missionari raccontano la storia sacra, parlano della confessione, spiegano la necessità del battesimo e del matrimonio. Consegnano i nostri volantini e invitano le persone a incontri con il sacerdote. Così, per molti una visita per un dolce pasquale diventa il primo passo sulla strada verso il Regno dei Cieli.

A proposito, c'è un altra scoperta missionaria da condividere. Come è noto, molte persone che non vanno in chiesa regolarmente vengono alla processione di Pasqua. Di solito stanno vicino e guardano i parrocchiani; ma c'è una forza interna che li ha portati fuori dalle loro case calde in una strada buia, a partecipare, almeno in parte, alla celebrazione della Pasqua. Così abbiamo deciso di utilizzare questo momento. Nell'intervallo tra l'ufficio di mezzanotte e la mezzanotte vera e propria (se cominciamo l'ufficio alle 23:00, l'intervallo è di circa 20 minuti) io leggo in russo il passo del Vangelo che parla delle donne che portano unguenti alla tomba di Cristo a tarda notte (di solito uso il capitolo 20 del Vangelo di Giovanni), e parlo ai parrocchiani e a coloro che ascoltano in strada della nostra principale speranza – la speranza della resurrezione della carne, del perdono dei peccati e della vita eterna. Come ho detto prima, gli altoparlanti nella nostra chiesa trasmettono le prediche a tutti quelli che stanno in strada ad ascoltare. Inoltre, anche prima dell'inizio della predica, i nostri missionari si sforzano di avvicinare ogni passante, fanno loro auguri per la festa e li invitano alla funzione, dando loro volantini sulla confessione e la comunione.

Un posto speciale nella parrocchia missionaria è quello della nostra casa editrice che pubblica la letteratura missionaria. Questi non sono solo libri in russo. Abbiamo pubblicato un Salterio missionario (che comprende non solo le principali preghiere, ma anche elementi della fede e un invito ad aderire alla Chiesa ortodossa) in tataro, kirghiso e cinese. Ora stiamo preparando traduzioni in ceceno, turco e azero. Non solo credenti ortodossi di queste nazionalità, ma anche ospiti prendono tali libri di preghiera con piacere.

Ci sono anche molte altre idee che attendono di essere attuate. Per esempio, se avessimo più sacerdoti nella nostra chiesa, potremmo organizzare veglie di confessione durante il tempo in cui ci sono molte persone in chiesa – il giorno dell'Epifania, il Grande Sabato, i giorni della Pasqua e della Natività. Anzi, sarebbe bello se qualcuno che entra in chiesa e parla a un missionario potesse iniziare la prima confessione e liberarsi almeno dai più gravi peccati.

Un altro piano è di ampliare le opportunità missionarie attraverso i viaggi dei pellegrini: queste opportunità sono raramente utilizzate in questi giorni. I viaggi dei nostri missionari dovrebbero anche portare a organizzare parrocchie missionarie.

Abbiamo in programma attività comuni con le nostre organizzazioni giovanili e missionarie.

Tutto questo ha un effetto collaterale: come risultato del lavoro dei nostri missionari e catechisti, la nostra chiesa provvisoria è così affollata che non c'è letteralmente spazio. Il nostro compito principale è ora quello di costruire la chiesa principale in onore del profeta Daniele con un grande centro missionario, in cui verrà inserito un istituto missionario. Se il Signore misericordioso ci aiuterà in questo compito, penso che ci saranno più parrocchie missionarie in Russia.

 

Arciprete Andrew Phillips: Sull'opera pastorale ortodossa nel mondo occidentale e le sue differenze con quella nella Russia contemporanea

Pravmir4 settembre 2010

1. Introduzione

Mi è stato gentilmente chiesto di commentare le idee di padre Daniil sulla pratica pastorale. Posso dire in primo luogo che considero padre Daniil uno ieromartire dei nostri tempi e che, anche se, come si vedrà in seguito, credo che possiamo applicare solo alcune delle sue pratiche qui in Occidente, non sono affatto critico verso le sue pratiche. Tali pratiche sono, a mio avviso, esemplari per la Russia contemporanea e ho solo ammirazione per lo zelo di padre Daniil. Eterna la sua memoria!

Passo ora a citare dai miei 25 anni di esperienza diretta come chierico ortodosso in tre diversi paesi occidentali e nei viaggi altrove, in Europa Occidentale, USA e Australia.

Prima di tutto, io sono riluttante a usare la parola 'missionario' in un contesto ortodosso. All'orecchio occidentale, sa di attivismo protestante. Penso che la parola 'pastorale' sia molto migliore. In secondo luogo, vorrei chiarire che tutte le parrocchie sono 'missionarie'. Se non lo sono, e sono solo club etnici o musei culturali (sia che siano ex-anglicane, greche, russe, serbe, ecc), allora presto moriranno - e di fatto stanno morendo. È una cosa che ho visto fin troppo spesso.

In secondo luogo, vorrei sottolineare che qui in Occidente i nemici dell'Ortodossia non sono certamente gli altri gruppi cristiani – non siamo nell'Ucraina occidentale. Abbiamo quasi sempre ottimi rapporti con i cattolici romani e con i protestanti come gli anglicani. Il nostro nemico è piuttosto il secolarismo. Pertanto, il nostro 'lavoro missionario' tra i non-ortodossi viene effettuato soprattutto tra grandi masse che non hanno alcuna religione. Direi che ci sono tre principali differenze tra la Russia post-sovietica contemporanea e il mondo occidentale. Queste sono:

a. Una minoranza sconosciuta e dispersa

In Occidente noi ortodossi siamo una piccola e sconosciuta minoranza. Una domanda tipica dei nativi occidentali è: 'ma gli ortodossi sono cristiani?', o 'credete in Gesù?' Le parrocchie ortodosse sono piccole, di solito tra 20 e 200 persone sono presenti alla Liturgia della domenica, i loro greggi spesso vivono fino a 100 e più chilometri lontano dalla chiesa e non sono in grado di venire in chiesa ogni settimana a causa delle distanze. (Una parrocchia di 200 frequentatori è considerata grande. Per gli standard russi, soprattutto a Mosca e in altre grandi città, è minuscola). Tutto questo è perché il numero di ortodossi nei paesi occidentali è molto piccolo, in media meno di 1 su 100 di qualsiasi popolazione occidentale è un ortodosso battezzato.

Inoltre, su 100 battezzati ortodossi, meno del 10% è praticante, il 90% sono nominali, molti di loro non si preoccupano nemmeno di andare in chiesa per 20 minuti nella notte di Pasqua. Questo significa che ci si può aspettare che solo 1 su 1.000 di qualsiasi popolazione locale sia presente a una liturgia. Questo è molto diverso da Russia, Romania, Grecia ecc, dove potenzialmente tra il 60% e il 100% sono ortodossi battezzati, seppur nominali. Pertanto, più è grande una città occidentale, maggiore è il numero potenziale di ortodossi praticanti. Una città di 1.000.000 offre una potenziale congregazione di 1.000. Tuttavia, questo è complicato dal fatto che ogni gruppo etnico, russo, romeno, greco ecc, va soprattutto alla propria chiesa. Pertanto, la cifra di 1.000 potenziali membri di una chiesa è facilmente ridotta, essendo divisa in diversi gruppi etnici che frequentano diverse chiese in diverse lingue.

b. La povertà

Come risultato delle nostre piccole dimensioni, le nostre infrastrutture sono molto deboli e ci manca denaro. Per esempio, nelle due "missioni" in cui sono stato coinvolto come sacerdote nel corso degli ultimi 20 anni, in Portogallo e in Inghilterra, mi è stato semplicemente dato un antimensio dal mio vescovo. Non avevo chiesa, né paramenti, né calice, nulla, tranne un antimensio. Ho dovuto pagare anche per la mia croce da sacerdote. Tutto il resto ho dovuto farlo io. Inoltre, la maggior parte del clero in Occidente probabilmente deve lavorare in un lavoro secolare per sopravvivere, le loro parrocchie sono troppo piccole per dar loro da mangiare, figuriamoci un alloggio. Negli anni '80, nella giurisdizione di Parigi, ci sono stati due casi in cui sacerdoti russi hanno dovuto chiedere l'elemosina, non avendo letteralmente niente da mangiare e per sfamare le loro famiglie. Il loro vescovo ha detto loro di andarsi a trovare un lavoro, 'come tutti gli altri'.

La povertà e l'obbligo di fare un lavoro secolare al solo scopo di sopravvivere interferisce con la nostra capacità di fare funzioni quotidiane (una grande rarità in Occidente) e di dare assistenza liturgica e pastorale nei giorni feriali. I sacerdoti semplicemente non sono disponibili, oppure troppo stanchi. La gente viene a noi dalla Russia e si aspetta che le nostre Chiese siano aperte in modo permanente, credendo che noi siamo pagati 'dalla Chiesa' o 'da parte dello Stato'! La cosa più divertente per noi è quando in Russia ci viene detto che la ROCOR è molto ricca! Molti di noi vorrebbero essere sacerdoti in Russia – sotto certi aspetti, le nostre vite sarebbero molto, molto più facili.

c. Chiese multietniche

Al di fuori delle capitali dell'Europa occidentale (dove ci possono essere concentrazioni di immigrati provenienti da specifici paesi ortodossi), le nostre chiese sono di composizione multietnica e multilingue. Per esempio, nella nostra parrocchia a Colchester abbiamo 250 parrocchiani regolari, che vediamo tutti almeno una volta nel corso di un periodo, per dire, di tre mesi, ma sono composti da 17 diverse nazionalità. Pertanto, i nostri servizi sono più o meno per metà in lingua slavonica e per metà in inglese (la lingua comune e anche la lingua madre degli ortodossi inglesi). Le parti in ogni lingua si alternano di settimana in settimana. Facciamo anche piccole parti in romeno e in greco. Al Mattutino di Pasqua usiamo una decina di lingue diverse. Questo crea ulteriori complicazioni linguistiche e culturali nelle funzioni e nelle comunicazioni. Questo è molto diverso dalla maggior parte della Federazione Russa, dove una sola lingua – lo slavonico – è utilizzata ed è necessaria. Un'altra complicazione inutile è che alcuni ortodossi sono abituati al nuovo calendario. Non c'è nulla che possiamo fare in questo caso.

2. Le pratiche di padre Daniil

Ho incontrato padre Daniil solo una volta a Mosca nel 2007, ma sono rimasto molto colpito dal suo zelo e sincerità. Sono certo che le sue pratiche missionarie sono esemplari in Russia, ma purtroppo poche di loro possono essere applicate qui. Per esempio, dalla descrizione di padre Daniil, posso fare le seguenti osservazioni:

'Un discorso catechetico che viene trasmesso sulla strada, con l'aiuto di altoparlanti'

Nei paesi occidentali, non saremmo autorizzati a farlo. Saremmo 'disturbatori della quiete'. E chi pagherebbe? La maggior parte delle nostre parrocchie è troppo povera per avere tali apparecchiature. E, in ogni caso, in quale lingua faremmo i discorsi? E chi li ascolterebbe, quando solo un piccolo numero di passanti è interessato a un qualsiasi tipo di religione? E nei giorni feriali, la maggior parte della gente è al lavoro. E poi alcune delle nostre chiese sono in posizioni così remote che non vi passa nessuno. Non ci troviamo nelle strade delle grandi capitali. Per la maggior parte i passanti sono in auto. In Russia si può trovare un numero qualsiasi di ortodossi, da quelli nominali a quelli praticanti. Da noi no. Non faremmo trasmissioni a ortodossi nominali di passaggio, ma a pochi completi indifferenti, che si limiterebbero a dire che siamo dando loro fastidio e forse farebbero denunce ufficiali contro di noi. Una tale pratica qui farebbe più male che bene.

'Abbiamo tenuto le funzioni religiose in una cappella improvvisata'.

Quasi tutte le nostre chiese sono cappelle improvvisate! Questa è la norma per noi, ed è raro, anche dopo 50 anni di servizio in cappelle improvvisate, che noi riusciamo a costruire 'una vera e propria chiesa'.

'Fin dai primi giorni del nostro servizio nella chiesa temporanea appena costruita, abbiamo organizzato turni di veglia di preghiera, senza la quale non si può fare nulla. Chiunque entra nella chiesa può vedere chi è in servizio, a leggere le Ore e il Salterio e anche a fare in modo che i nuovi arrivati ​siano in grado di trovare il loro posto nella chiesa. Le persone in servizio sono cristiani preparati che sono passati attraverso il catechismo. Sono loro ad avvicinare i nuovi arrivati ​​e a spiegare loro le basi della fede. Ai tavoli di coloro che sono in servizio ci sono volantini sulla confessione e sulla santa comunione e altre cose necessarie per il battesimo'.

Questo per noi è un sogno. Come possiamo trovare una sola persona che faccia questo? Prima di tutto, avrebbero idealmente bisogno di parlare diverse lingue. In secondo luogo, dovrebbero essere liberi dal lavoro secolare. Quasi tutti i nostri parrocchiani sono giovani con bambini piccoli. Lavorano, come si deve fare in Occidente. Qui la religione è il lavoro. Ma naturalmente abbiamo opuscoli e libri che spiegano la Fede, e abbiamo sempre fatto così.

'Abbiamo funzioni ogni mattina e ogni sera. Una volta che il servizio viene avviato, persone in servizio si avvicinano a quelli che sono venuti per il servizio e consegnano loro il testo della Liturgia o dei Vespri. Se qualcuno ha una domanda, la può fare a chi è in servizio'.

Si vedano i miei commenti nell'Introduzione.

'Il sabato, la domenica e gli altri giorni di festa, si può vedere nella chiesa la nostra brava Tatiana, la catechista. È la responsabile per la preparazione di adulti e bambini al battesimo. Lei fa sì che i catecumeni frequentino le catechesi attraverso l'invio di saluti per le prossime feste e invitando coloro che sono già battezzati. Naturalmente, parla anche a tutti coloro che vengono alla parrocchia'.

In Occidente, questo è ciò che fa il prete, comunicando con funzioni, confessioni, prediche, discorsi, libri, via e-mail, telefono e attraverso le visite a domicilio.

'Perché i nostri parrocchiani siano partecipanti attivi alle funzioni, noi non solo consegniamo loro i testi dei servizi, ma li coinvolgiamo anche nel canto, con la benedizione del defunto patriarca Alessio. La nostra regola è di mantenere il nostro gregge fondandolo sulla Parola di Dio '.

Anche noi incoraggiamo il canto da parte di tutti, ma i risultati sono scarsi. Molte chiese hanno piccoli cori di una o due persone. Il nostro coro è grande, 10-15 persone, ma è eccezionale. Ci sono diversi problemi qui. Prima di tutto, c'è il problema della lingua, dall'altro molti hanno figli e non possono venire a cantare perché devono occuparsi dei loro figli, in terzo luogo, i fedeli vivono lontani e spesso non riescono ad arrivare in chiesa per l'inizio della funzione. Infine, in Occidente, molti si rifiutano semplicemente di cantare, perché dicono che 'non riescono a cantare'. È anche difficile da cantare e pregare allo stesso tempo, e alcuni dei nostri coristi a volte dicono: 'Vorrei poter semplicemente stare solo pregare e non a cantare'.

'Questo è il motivo per cui nelle abituali domeniche abbiamo tre prediche. La prima è durante la Veglia, dopo il Vangelo. Si parla delle passioni, delle virtù, e della memoria dei santi del giorno. Durante la Liturgia della domenica, la prima predica è tenuta subito dopo la lettura del Vangelo, al fine di interpretare il testo sacro, e la seconda si tiene dopo il congedo, per interpretare la lettura dell'Apostolo.

Se solo la gente venisse alla Veglia del sabato sera, lo farei anche io! La domenica predico due volte, entrambe al termine della Liturgia, quando sono sicuro che tutti sono presenti, una volta in russo, una volta in inglese.

'Ora stiamo mettendo in pratica un servizio su Internet, per trasmettere i sermoni a tutti coloro che desiderano ascoltarli'.

Abbiamo avuto per quasi dieci anni un sito molto attivo, in cui facciamo cose simili, anche se sul nostro sito le prediche sono scritte, non registrate, e la nostra copertura è molto più modesta. Naturalmente, ci sono anche molti altri siti migliori, come quello di padre Daniil o come Pravmir!

'Cerchiamo di usare anche il tempo in cui il sacerdote riceve la comunione. Come è noto, di solito in questo momento si leggono le preghiere prima della comunione o le agiografie. Prendiamo in considerazione che molti ortodossi conoscono poco le Sacre Scritture, quindi usiamo questo tempo per leggere la Bibbia. In questo modo anche le nostre donne anziane diventano buone conoscitrici della Parola di Dio'.

In Occidente chiunque può ottenere gratuitamente le Scritture. Qui non ci sono stati 70 anni di comunismo e di divieto dei Vangeli. Da noi, durante la comunione del sacerdote (che richiede comunque solo un tempo molto breve, perché di solito c'è un solo sacerdote e nessun diacono), il coro canta le stichire dall'ufficio della Veglia, così coloro che non hanno potuto esservi presenti possono almeno sentire qualcuno degli inni della festa o del santo del giorno.

'Dopo la funzione abbiamo iniziato una tradizione molto utile. Subito dopo la fine della Liturgia, tutti i parrocchiani bevono tè o caffè insieme. Da un lato, è estremamente utile per le madri con i bambini, e dall'altro, aiuta le persone a conoscersi meglio reciprocamente'.

Credo che padre Daniil abbia adottato questa pratica dall'Occidente. Noi lo abbiamo fatto per decenni. Alcune delle nostre parrocchie organizzano pasti in comune ogni domenica e nelle feste patronali intorno al vescovo.

'Molte persone ci visitano non solo la domenica, ma anche il giovedì. Subito dopo i vespri, conduciamo uno studio della Bibbia. Studiamo le Sacre Scritture, sulla base degli scritti patristici. Le lezioni durano due ore dove la prima ora è dedicata all'Antico Testamento, e la seconda al Nuovo Testamento. Dopo le lezioni tutti coloro che hanno partecipato prendono il tè. Al fine di non mettere alcun sforzo sulla chiesa e per insegnare alla gente l'amore apostolico, tutto il necessario per il tè viene portato dagli ascoltatori stessi; li aiuta a conoscersi meglio. Non riesco a ricordare quante persone hanno trovato i loro coniugi durante tali momenti del tè nel corso degli anni!'

Noi facciamo cose simili, sia alla domenica nei colloqui dopo la Liturgia sia alla sera nei giorni feriali. Lo studio della Bibbia non è altrettanto importante, come spiegato sopra. Ciò di cui è più importante parlare è il significato delle funzioni e la nostra condotta morale nel mondo occidentale intrinsecamente laico, con tutte le sue tentazioni materialistiche e culturali. La Russia ha una storia e una cultura ortodossa, che è solo in parte sommersa. In Occidente la cultura è intrinsecamente anti-ortodossa. La nostra mera sopravvivenza in mezzo all'assimilazione è molto difficile.

'I colloqui sono frequentati da pastori protestanti, membri di varie sette, imam di provincia, regolari frequentatori della chiesa così come da coloro che stanno appena iniziando una vita di chiesa con la lettura delle Sacre Scritture. Sono certo che, dopo il rito dell'accettazione nella Chiesa, un ex membro di una setta deve necessariamente sottoporsi a un programma per iniziare una vita ecclesiale. Cosa c'è di meglio che studiare le Sacre Scritture dal punto di vista della tradizione patristica?

Ogni venerdì abbiamo la scuola catechetica. Chiunque voglia essere battezzato o unirsi alla chiesa dopo essere stato un membro di una setta (e abbiamo molte di queste persone, grazie al lavoro dei missionari parrocchiali) deve partecipare a cinque colloqui sulla fede. Così la preparazione richiede circa 40 giorni, come previsto dalla risoluzione sinodale del 20 febbraio 1840.'

Noi facciamo queste lezioni su base individuale. Non abbiamo abbastanza persone con abbastanza interesse per la religione che le frequenterebbero. Non potete immaginare l'indifferentismo in Occidente. Riceviamo nella Chiesa circa due persone l'anno, ma le manteniamo. Alcune chiese ortodosse, che si proclamano 'missionarie' ricevono molte più persone, ma di solito tutti le abbandonano dopo poche settimane o mesi. Noi crediamo che questo sia sbagliato, noi cerchiamo stabilità, qualità e impegno, non numeri instabili.

In generale, protestanti e cattolici non si preoccupano di venire a tali colloqui. Sono stati così indottrinati dalla loro cultura che è inutile cercare di parlare con loro. Protestantesimo e cattolicesimo non fanno parte della cultura russa. In Occidente invece sì, quindi è quasi impossibile far cambiare le persone. Questo è il motivo per cui ci concentriamo sulle vaste masse che non sono di alcuna religione - purché, naturalmente, abbiano un qualsivoglia interesse nella religione – e questo significa pochissime persone.

L'atteggiamento più comune delle persone occidentali verso l'Ortodossia (se mai sanno di cosa si tratta), è che è 'straniera', 'solo per i greci e i russi'. Dicono: 'Non posso diventare ortodosso perché sono inglese / francese / italiano / americano ecc'. Purtroppo, questo atteggiamento è molto rafforzato dagli vescovi e sacerdoti ortodossi ecumenisti e nazionalisti che dicono pubblicamente che l'Ortodossia è solo per russi, greci, ecc, e che le persone occidentali devono essere cattoliche o protestanti. Noi ortodossi in Occidente siamo inorriditi quando sentiamo queste cose e consideriamo queste affermazioni, fatte da alti vescovi ortodossi nel corso degli ultimi decenni, come un tradimento e un'apostasia dalla Chiesa. Ancora peggio è quando questi vescovi e sacerdoti ortodossi danno apertamente la comunione ai non ortodossi, pratica molto diffusa in Occidente, in alcune giurisdizioni ortodosse non russe. Come si può ora capire, una delle nostri più grandi battaglie è contro il clero ortodosso che tradisce la nostra fede ortodossa, non contro i non ortodossi, le cui chiese sono comunque in gran parte vuote. Purtroppo, gli eccessi di tale clero ecumenista generano a loro volta sette e scismi di vecchi calendaristi, dividendo le nostre forze.

'Insisto sul fatto che ogni parrocchiano dovrebbe partecipare a queste discussioni. L'esperienza delle confessioni ha dimostrato che un gran numero di parrocchiani regolari conosce male le basi del cristianesimo. Circa il 70 per cento dei parrocchiani mette in dubbio (o non ci crede affatto) la risurrezione dei morti. Interpretano le parole del Simbolo della fede "aspetto la risurrezione dei morti" come simbolo dell'immortalità dell'anima. C'erano credenti ortodossi che avevano frequentato le chiese di Mosca per più di 10 anni ma ancora credevano che lo Spirito Divino fosse una forza senza volto. Sono stato contento di veder scomparire quest'ignoranza.

Ricordo che una volta sono entrato in chiesa in silenzio, quando nessuno si aspettava di vedermi, e ho visto donne anziane litigare violentemente. Volevo riportarle alla ragione dicendo che la chiesa non era un posto per litigare, ma quando mi sono avvicinato sono rimasto sorpreso per l'argomento del loro litigio. Non discutevano su chi di loro doveva stare accanto a quale candeliere, ma su chi erano i beneficiari del sacrificio del Calvario.

È vero, noi non chiamiamo le nostre donne anziane alla missione, ed è per questo che si trasformano in "streghe ortodosse" (secondo le parole del metropolita Antonio). Di fatto, l'ozio è la madre di tutti i peccati. Così uno dei nuovi programmi della nostra chiesa è quello di creare "gruppi volontari di nonne missionarie". Questo aiuterà le nostre parrocchiane anziane a sentirsi volute e necessarie per la Chiesa e per i fedeli. Ma questo è ancora un programma da attuare'.

Questo è molto sintomatico del superstizioso 'culto dei riti' (obrjadoverie) della Russia post-sovietica. In genere questo non si vede in Occidente. Le persone in Occidente sono meglio istruite – ma non vengono in chiesa. Questa è la tragedia dell'Occidente. La gente sa – ma non fa, sta 'sempre imparando, e non riesce mai a pervenire alla conoscenza della verità' (2 Tim 3,7). Come un altro sacerdote mi ha detto: 'Abbiamo persone che sono esperte delle Omelie Catechetiche di San Cirillo di Gerusalemme, ma non sanno fare il segno della croce e vivono nel peccato con un membro del sesso opposto'.

'I catecumeni nella nostra chiesa dovrebbero partecipare alle funzioni domenicali il più spesso possibile, per quanto permette la loro pigrizia. Compiamo sempre i battesimi in modo solenne, sia con una Liturgia battesimale, benedetta dal compianto patriarca Alessio, o prima dell'ultima Liturgia domenicale. Tutti i nostri parrocchiani accolgono i nuovi cristiani con gioia, e il battesimo diventa un nuovo punto di unione per i cristiani. Ma la cerimonia del battesimo è ancora più bella nei grandi giorni di festa, il Grande Sabato e la Natività. Tutta la nostra parrocchia ricorda ancora come all'ultima Natività abbiamo battezzato due indiane Maya che ora vivono in Bolivia. È stata una festa veramente universale! Immaginate una madre e una figlia con la pelle rossa, con le trecce indiane, che leggono il Simbolo della Fede in spagnolo e poi vanno verso l'altare in abiti bianchi!'

Noi di solito facciamo i battesimi il sabato, in modo che i nuovi battezzati possano venire a ricevere la comunione la domenica. Per quanto riguarda le nazionalità e le lingue esotiche, le abbiamo tutte. È la norma nelle nostre parrocchie. Alcune piccole parrocchie si vantano anche di avere 'qualche russo', una cosa molto esotica per alcuni!

'Abbiamo iniziato a risolvere un altro problema nella nostra comunità. Anche nelle chiese in cui il sistema di catechesi è ben regolato, emerge la seguente difficoltà: una persona si rivolge a Cristo, studia gli elementi della fede, viene battezzato, impara a conoscere il sacramento dell'Eucaristia, e questo è tutto. Dove procede a partire da questo punto? Sì, c'è una guida spirituale (anche se la forma che più spesso esiste nelle nostre parrocchie diventa difficile da praticare a causa della inaccessibilità del prete). C'è un certo ritmo della vita cristiana: preghiera, digiuno e così via. Ma la crescita spirituale è spesso lasciata alla volontà dei parrocchiani stessi. Da un lato, questo è un bene perché si sviluppa un senso di responsabilità. D'altra parte, molti parrocchiani non sanno come combattere una passione, come imparare una virtù. Ecco dove appare il problema con la confessione: una persona non sa di cosa pentirsi, cosa fare, e questo è il motivo per cui la vita spirituale della persona ortodossa può trasformarsi in una ricerca di peccati senza fine, e senza tempo per seguire i comandamenti'.

Nelle nostre piccole parrocchie, questo non è generalmente un problema. I sacerdoti sono accessibili, come anche i nostri vescovi in ​​generale.

'Per porre rimedio alla situazione, almeno in parte, abbiamo deciso di risolvere il problema in un modo imperfetto: ogni Grande Quaresima, dopo aver letto il canone penitenziale di sant'Andrea di Creta, iniziamo i cosiddetti "corsi di perfezionamento sui comandamenti". Cerco di scoprire in anticipo quali passioni preoccupano i parrocchiani, quali virtù li interessano in questo momento, e poi analizziamo ciò che le Sacre Scritture e i santi Padri dicono di loro. L'autore principale per noi è, ovviamente, san Giovanni Climaco, ma basiamo i nostri discorsi anche sulle opere di sSan Teofane il Recluso, Doroteo di Gaza, Basilio di Cesarea e Giovanni Crisostomo. Come risultato, siamo testimoni di un cambiamento molto importante nella scelta delle letture dei parrocchiani. Leggono meno trattati di attualità religioso-politica e romanzi 'di chiesa', e più delle nuove edizioni dei santi Padri'.

Ottimo, ma prima di tutto bisogna convincere la gente a venire al Canone di sant'Andrea in una chiesa distante e dopo il lavoro. A volte ti chiedono anche – in che lingua lo fate? Questo può essere un problema, con 17 diverse nazionalità.

'Ora vorrei dire alcune parole sulla scuola per la preparazione dei missionari che lavorano presso la nostra chiesa. L'abbiamo fondata un anno e mezzo fa, ma in questo poco tempo ha già portato molto frutto. L'esame di ammissione a questa scuola è l'esame di catechismo di san Filarete di Mosca. Le lezioni sono dedicate alla teologia dogmatica in una luce missionaria (cioè spieghiamo come parlare di questo o quel dogma nel linguaggio moderno, basandosi sulle Sacre Scritture), allo studio pratico delle sette, allo studio dell'islam, alle polemiche con l'occultismo. I nostri insegnanti sono noti teologi come Padre Oleg Stenjaev, J. Maximov, A. Solodkov, A. Lul'ka, e anche l'autore di questo testo.

La cosa principale è che dopo aver insegnato alla gente gli elementi del lavoro missionario, li inviamo immediatamente a svolgere le attività di Dio. Iniziamo con cose semplici – la missione sulla strada. I nostri missionari, con i cartellini della chiesa dell'Apostolo Tommaso, escono nei parchi, alle fermate degli autobus, nei cantieri e invitano i passanti a venire in chiesa. Con questo, distribuiamo i volantini (sulla confessione e sul battesimo), e quelli che si interessano ricevono anche il Vangelo di Marco, edito dal monastero Sretenskij. È notevole che nella maggior parte dei casi, non appena capiscono che non siamo una setta, ma ortodossi, i passanti ci parlano con piacere, musulmani e pagani si mettono a discutere (ma benevolmente!), e tutti ci rimproverano, "perché i membri delle sette escono (a fare propaganda), e gli ortodossi non lo fanno?" Una delle regole principali è che, se c'è un'altra chiesa vicina, cerchiamo di mandare la gente lì'.

Che meraviglia! Negli ultimi due decenni abbiamo fatto cose simili, anche se in modi molto meno sofisticati (non abbiamo i soldi o il personale), ma senza risultati. Per esempio, abbiamo consegnato volantini missionari a 1.000 abitazioni – non c'è stata una sola telefonata di risposta, figuriamoci qualcuno che sia effettivamente venuto in chiesa! In Inghilterra, molti sono stati avvelenati contro il cristianesimo dalla cultura protestante che ha cercato di forzare la religione sulle persone. L'indifferentismo occidentale è inimmaginabile per i russi all'interno della Russia. Inoltre abbiamo il problema del nazionalismo occidentale. La gente dice: 'non voglio andare in una chiesa dove ci sono stranieri e immigrati, greci, russi, ecc, che non parlano la mia lingua'. Il nazionalismo da parte dei greci, russi e altri è pari, per esempio, al nazionalismo britannico o francese. Qui abbiamo un problema culturale.

'Dopo che i nostri missionari hanno imparato a lavorare insieme, li inviamo a un compito più difficile. Può essere una predica per i lavoratori ospiti o, ancora più importante, un discorso in occasione delle riunioni delle sette. Visitiamo incontri aperti del movimento carismatico o dei battisti e iniziamo a dimostrare, basandoci sulla Bibbia, che la Chiesa degli apostoli è la Chiesa ortodossa. La nostra idea principale è che "siamo messaggeri dell'unità dei cristiani, noi non vi giudichiamo, ma vi chiamiamo a realizzare il comandamento di Cristo, che tutti siano una cosa sola (Gv 17, 21). Ma tale unità è possibile solo nella verità, nella fede degli apostoli che è stata data da Dio. Vediamo in modo assolutamente sincero dove si trova questa verità, e uniamoci a lei". Fortunatamente, questa voce non va perduta, e molti membri di varie sette tornano a Dio, alla sua Chiesa'.

Anche questo è per noi impossibile. Tutto quello che possiamo fare è presentare le nostre opinioni passivamente sui siti web. Il protestantesimo e il cattolicesimo sono così culturalmente radicati tra coloro che per secoli sono stati protestanti o cattolici che questo non funziona. In ogni caso, non sarebbe benedetto da quei vescovi ortodossi di giurisdizioni compromesse dall'ecumenismo.

'Nei sabati dei defunti i nostri missionari devono lavorare più duramente che mai. Predicano sulla strada vicino alla chiesa, spiegando la necessità non solo di accendere candele, ma anche di partecipare ai sacramenti. Ma il modo più difficile di predicare in questo giorno è ai cimiteri dove arriva la nostra 'pattuglia missionaria'. Anche qui il nostro lavoro produce buoni risultati.

Ci sono altri due giorni in cui tutti i nostri dipendenti, i missionari e quelli che fanno servizio in chiesa, non hanno la possibilità di riposare. Questi sono i giorni della 'grande invasione di quelli di poca fede', l'Epifania e il Grande Sabato. Cerchiamo di accogliere tutti coloro che vengono per l'acqua santa o per la benedizione dei dolci pasquali. I missionari raccontano la storia sacra, parlano della confessione, spiegano la necessità del battesimo e del matrimonio. Consegnano i nostri volantini e invitano le persone a incontri con il sacerdote. Così, per molti una visita per un dolce pasquale diventa il primo passo sulla strada verso il Regno dei Cieli'.

Purtroppo, in genere non abbiamo queste opportunità, perché non siamo in contatto con gli ortodossi nominali. Siamo così pochi, che la possibilità di contattare ortodossi nominali è molto piccola. E in generale non abbiamo cimiteri ortodossi. Dato che ci sono così pochi ortodossi viventi, ci sono ancora meno ortodossi defunti. I sabati dei defunti non fanno parte della cultura locale, come in Russia. E anche gli ortodossi praticanti hanno assorbito l'atteggiamento occidentale che 'i sabati sono per lo shopping e il lavoro domestico, le domeniche sono per la Chiesa'. Non abbiamo la presenza generazionale dei paesi ortodossi. Non c'è quasi nessun ortodosso nominale in chiesa o anche che passando per la chiesa a cui predicare. Le persone che effettivamente vengono in chiesa, sanno già queste cose. Staremmo a predicare ai convertiti.

'Come è noto, molte persone che non vanno in chiesa regolarmente vengono alla processione di Pasqua. Di solito stanno vicino e guardano i parrocchiani; ma c'è una forza interna che li ha portati fuori dalle loro case calde in una strada buia, a partecipare, almeno in parte, alla celebrazione della Pasqua. Così abbiamo deciso di utilizzare questo momento. Nell'intervallo tra l'ufficio di mezzanotte e la mezzanotte vera e propria (se cominciamo l'ufficio alle 23:00, l'intervallo è di circa 20 minuti) io leggo in russo il passo del Vangelo che parla delle donne che portano unguenti alla tomba di Cristo a tarda notte (di solito uso il capitolo 20 del Vangelo di Giovanni), e parlo ai parrocchiani e a coloro che ascoltano in strada della nostra principale speranza – la speranza della resurrezione della carne, del perdono dei peccati e della vita eterna'.

Noi non abbiamo masse di ortodossi nominali a cui predicare. E lo facessimo, che lingua dovremmo usare? In Russia si può fare in russo, ma qui...

'Un posto speciale nella parrocchia missionaria è quello della nostra casa editrice che pubblica la letteratura missionaria. Questi non sono solo libri in russo'.

Questo lo abbiamo sempre fatto, ma è molto difficile per ragioni finanziarie. Spesso il sacerdote deve pagare di tasca sua – se ha un lavoro secolare che lo possa finanziare. Dato che le nostre congregazioni sono così piccole, stampiamo solo un numero esiguo di tali opuscoli

'Ci sono anche molte altre idee che attendono di essere attuate. Per esempio, se avessimo più sacerdoti nella nostra chiesa, potremmo organizzare veglie di confessione durante il tempo in cui ci sono molte persone in chiesa – il giorno dell'Epifania, il Grande Sabato, i giorni della Pasqua e della Natività. Anzi, sarebbe bello se qualcuno che entra in chiesa e parla a un missionario potesse iniziare la prima confessione e liberarsi almeno dai più gravi peccati'.

Se solo avessimo un secondo sacerdote! Molte delle nostre parrocchie non hanno nemmeno un primo sacerdote. Per esempio, noi abbiamo un sacerdote che si occupa di sette parrocchie – le serve una volta ogni due mesi. Quando servivo la parrocchia in Portogallo, vivevo in Francia. Potete immaginare quanto sia difficile volare da un paese all'altro per il lavoro pastorale. Padre Daniil era in grado di vivere vicino alla sua parrocchia. Questo fa una grande differenza.

'Un altro piano è di ampliare le opportunità missionarie attraverso i viaggi dei pellegrini: queste opportunità sono raramente utilizzate in questi giorni. I viaggi dei nostri missionari dovrebbero anche portare a organizzare parrocchie missionarie'.

Noi abbiamo sempre usato pellegrinaggi e visite per il lavoro pastorale.

Conclusione

In generale, la nostra è una situazione di sopravvivenza. Le nostre chiese sono oasi per piccoli e sparsi gruppi superstiti contro le potenti maree del secolarismo occidentale. Tutto quello che possiamo fare è sopravvivere. Si tratta di una realtà molto diversa da quella in Russia. E non possiamo costruire alcuna forma di vita spirituale, se questa non si basa sulla realtà.

 
Arciprete Andrew Phillips: Domande e risposte dalla corrispondenza recente (gennaio-febbraio 2015)

Alcuni ritengono che il mondo ortodosso sia stato molto debole nel XX secolo. Lei è d'accordo?

L'Ortodossia del XX secolo ha prodotto più martiri di qualsiasi altro secolo, così come un gran numero di confessori, quindi non vedo come si possa chiamare 'debole' il mondo ortodosso del XX secolo.

Ma per quanto riguarda i tradimenti della fede da parte di alcuni vescovi e patriarchi anche nel XX secolo?

Questi ci sono stati, ma abbiamo quello che ci meritiamo. Se fossimo ortodossi autentici, saremmo forti e vorremmo che tutti i nostri vescovi fossero parimenti forti, ma noi siamo ortodossi nominali e quindi decadenti. Il problema non è negli altri, ma tutto in noi stessi. La Chiesa siamo noi. Pensare altrimenti è un percorso non cristiano che porta direttamente alla setta. Cerchiamo di trovare da ridire con noi stessi, non con gli altri. Odiamo il peccato, ma amiamo il peccatore. Solo le persone di mentalità non ortodossa odiano i peccatori e, così facendo, finiscono per amare il peccato. Noi ortodossi sappiamo che siamo tutti peccatori, anche se alcuni lo sono forse un po' più degli altri, sappiamo che siamo tutti vittime di Satana e pertanto dovremmo sentire più solidarietà reciproca, sapendo che abbiamo solo un nemico comune, non gli uni gli altri, ma Satana e solo Satana. "Portate i i pesi gli uni degli altri", come dice l'apostolo.

Che dire delle ingiustizie storiche che il mondo ortodosso ha sofferto, il sacco di Costantinopoli nel 1204, le numerose invasioni occidentali della Russia? Non hanno indebolito di molto il mondo ortodosso?

È vero che ci sono state molte ingiustizie storiche e tradimenti da parte della Chiesa d'Occidente, che ha voluto sostituirsi alla Chiesa.

Solo nel secondo millennio, ci sono state  l'invasione e l'occupazione dell'Inghilterra nel 1066, il saccheggio di Costantinopoli nel 1204 che ha portato alla sua caduta nel 1453, l'invasione della Russia da parte dei cavalieri teutonici nel XIII secolo, dei polacchi nel XVII secolo e poi degli europei sotto Napoleone nel 1812, l'imposizione nel XIX secolo di principi tedeschi in Grecia e in Bulgaria, l'invasione occidentale della Crimea e l'invasione e l'occupazione di Cipro da parte degli inglesi.

Nel XX secolo ci furono le invasioni di Serbia e Russia da parte degli Imperi Centrali nel 1914, la rivoluzione russa organizzata dall'Occidente nel 1917, le invasioni da parte della Germania e dei suoi alleati di varie parti del mondo ortodosso nel 1940-1941, il regime colonnelli – degno di una repubblica delle banane – installato dalla CIA in Grecia negli anni '60-'70, il genocidio occidentale in Serbia nel 1990, la colonizzazione europea dell'Europa orientale ortodossa e oggi il sanguinario regime fantoccio occidentale a Kiev. Tuttavia, non dobbiamo cercare scuse per queste ingiustizie storiche che la nostra civiltà ha subito. La fonte di tutte queste ingiustizie storiche è nella nostra decadenza. Se fossimo stati fedeli, queste ingiustizie non si sarebbero mai verificate.

È tutto per quanto riguarda il passato e il presente. A suo parere, il XXI secolo sarà nel complesso positivo o negativo per il mondo ortodosso?

Chi sono io per rispondere a questa domanda? Non è ancora chiaro da che parte sta andando la Chiesa cristiana, ossia il mondo ortodosso. Da un lato, ci sono segni di speranza, il rinnovamento della vita monastica sul monte Athos fin dagli anni '60, la caduta dell'ateismo in Europa orientale e in Russia dal 1989, la diffusione dell'Ortodossia in tutto il mondo. D'altra parte, c'è molto che è profondamente decadente e motivo di pessimismo. Il presidente dell'Estonia è un americano, il nuovo presidente della Romania è un tedesco, ci sono ministri non ucraini nominati dagli americani in Ucraina, il presidente del Montenegro è una marionetta dell'Unione Europea, e così via. Tuttavia, il popolo ortodosso può resistere all'establishment imposto da Unione Europea e Stati Uniti e scegliere la libertà, come abbiamo appena visto in Grecia, anche se, naturalmente, i leader che scelgono la libertà di solito vengono assassinati.

Parlando di 'molto che è profondamente decadente', sta anche pensando alla corruzione? Per esempio, i sistemi politici, imprenditoriali, bancari, polizieschi e giudiziari in Romania, Grecia, Ucraina o Russia e così via sono immersi in corruzione e tangenti, ancor più che paesi come l'Italia, la Spagna e la Francia. Perché c'è tanta corruzione nei paesi ortodossi, perché gli ortodossi sono così corrotti?

Prima di tutto, oggi non esiste, purtroppo, una cosa come 'un paese ortodosso'. Ci sono solo paesi ex-ortodossa o, parlando ottimisticamente, paesi in condizione pre-ortodossa, che ci auguriamo possano diventare di nuovo paesi ortodossi. In secondo luogo, gli ortodossi non sono corrotti, solo gli ex-ortodossi sono corrotti. La nostra fede ortodossa è tutto. Distruggetela e distruggerete la fonte di tutta la nostra moralità e il nostro intero sistema politico, sociale ed economico. Abbiamo solo un ideale – l'Ortodossia, la Chiesa. Portatele via da noi e le passioni corruttrici di questo mondo diventeranno padrone.

Questo l'Occidente non lo ha mai capito. Pensa che se distrugge la civiltà di qualcun altro, allora può trasformarla quasi automaticamente in una parte della 'civiltà' occidentale. Questa è la più grande delle illusioni. Se distruggi, distruggi. Punto. La 'civiltà' occidentale non funziona al di fuori del mondo occidentale. Quando l'Occidente distrugge la civiltà di qualcun altro in nome della 'libertà e della democrazia' bombardandola fino a farla tornare indietro all'età della pietra, tutto ciò che produce è l'età della pietra, non la 'civiltà' occidentale.

Ecco perché, dopo il colpo di stato occidentale nel 1917, l'impero russo è diventato un regime mafioso corrotto di criminali e banditi, l'Unione Sovietica, creata dall'Occidente. Noi ortodossi non abbiamo altri valori, nessun'altra fonte di moralità, giustizia e onestà che la nostra Fede. Nella Chiesa cristiana, il mondo ortodosso, abbiamo solo la Chiesa. Per noi è una questione di tutto o niente. Così, in Grecia, quando l'élite ha mandato in bancarotta la nazione e il popolo dopo l'istituzione della moneta unica, la corruzione esiste perché l'élite non è ortodossa. Colui che non è ortodosso in un paese un tempo ortodosso, è corrotto. Lo stesso vale per Romania, Russia, Bulgaria e così via.

In Occidente è diverso. In Occidente, almeno nella parte di cultura protestante, c'è un'elaborata via di mezzo tra la Chiesa e la corruzione, un insieme di equilibri e controlli legalistici e umanistici, d'origine remotamente cristiana, che sono il sostituto per la pienezza dell'Ortodossia. Detto questo, l'Occidente è ancora corrotto. L'Unione Europea non è neppure soggetta a valutazione. In Inghilterra la tua carriera non potrà mai andare molto lontano se non sei un massone o almeno un membro di qualche club para-massonico come i rotariani. E come mi ha detto anni fa un italiano: 'In Inghilterra hanno le tasse, in Italia abbiamo le tangenti. È la stessa cosa – il pagamento di un racket di protezione; è solo che in Inghilterra il racket di protezione è a conduzione statale, in Italia è privato'.

La decadenza in quelli che lei chiama paesi 'ex-ortodossi' o 'pre-ortodossi' ha influenzato la diaspora?

Tale decadenza ci ha colpito profondamente. Molto semplicemente, ha reso impossibile la fondazione di nuove Chiese locali nella diaspora perché le condizioni necessarie per la loro creazione non sono in vigore in patria, dove i leader delle Chiese locali sono stati tutti politicamente schiavizzati e così spiritualmente compromessi. Nessuna nuova Chiesa locale può essere costruita sul compromesso spirituale.

Per quanto riguarda la diaspora stessa, non è stata in grado di fare nulla da solo perché le manca il livello spirituale. Avere un livello spirituale implica avere fondazioni monastiche, che in gran parte mancavano ai profughi, politici o economici, che hanno formato la diaspora. In altre parole, anche a prescindere dalla prigionia di tutte le Chiese locali nelle patrie, la diaspora non è stata spiritualmente abbastanza matura per formare nuove Chiese locali.

Che cosa intende per maturità spirituale?

La maturità spirituale è la crescita spirituale che viene dalla sofferenza. Questo, per inciso, è il motivo per cui le società occidentali moderne, viziate da un consumismo superficiale, sono così infantili, così immature. La maggioranza di loro non sa soffrire.

Può fornire esempi di quest'immaturità spirituale nel contesto della Chiesa?

Abbiamo l'esempio dell'OCA (Chiesa Ortodossa in America), a cui è stata concessa un'autocefalia contestata da parte del Patriarcato di Mosca in un momento in cui quest'ultimo era sotto la prigionia sovietica. Quasi 50 anni dopo che l'OCA ha ricevuto quest'autocefalia contestata, è ancora lacerata da fazioni settarie, spiritualmente immature, politicizzate, moderniste. Queste fazioni ignorano e arrivano persino a disprezzare e negare le due radici spirituali dell'OCA, quella della Rus' americana in Alaska e quella della Rus' carpatica in Pennsylvania, cioè, due filoni della tradizione ortodossa russa, e vogliono sostituire queste radici con qualche abitudine culturale del protestantesimo americano superficiale, compromessa ed effimera. È come sostituire l'innografia del Natale ortodosso con "Jingle Bells" (cito dalla pratica di una parrocchia 'ortodossa' di convertiti in California) o un buon vino francese con la Coca-Cola (per parafrasare le parole di un noto e più tradizionale vescovo dell'OCA del passato).

Per essere onesti dobbiamo menzionare che una buona parte o la maggior parte dei laici dell' OCA rifiuta queste fazioni estremiste e il loro modernismo, mentre allo stesso tempo esiste un problema in centinaia di ex membri della Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR). Anch'essi spiritualmente immaturi e politicizzati, ignoranti o sprezzanti delle pratiche tradizionali e dellele radici spirituali della Chiesa fuori dalla Russia che erano evidenti prima della metà degli anni '60, hanno cercato creare innovazioni nella ROCOR e, fallendo nello scopo, l'hanno abbandonata per entrare in varie sette extra-ecclesiali. Questo è accaduto nel corso di un periodo di due decenni tra il 1986 e il 2007, prima della riconciliazione tra la ROCOR e la Chiesa in Russia. (Allo stesso modo, anche alcuni intellettuali rinnovazionisti hanno lasciato la Chiesa in Russia prima della sua riconciliazione con la ROCOR, dal momento che non potevano accettare la realtà della vita della Chiesa). Gli estremisti di qualsiasi tipo non possono rispettare l'unità e la realtà e cadono sempre in fantasie e mentalità settarie.

Chi erano questi rinnovatori della Chiesa all'interno della Russia che l'hanno lasciata? Pensavo cche il rinnovazionismo in Russia fosse stato sconfitto negli anni '20 e '30.

Sì, è stato sconfitto alla grande, ma solo in Russia. Io intendevo il rinnovazionismo settario nelle parrocchie straniere nella giurisdizione della Chiesa in Russia. A questa tendenza era stato permesso di svilupparsi e stava ancora prevenendo l'unità e la riconciliazione tra le due parti della Chiesa russa dopo il Concilio del Giubileo del 2000.

Quali condizioni direbbe che devono essere in vigore per una qualsiasi autocefalia legittima nella diaspora?

Ci sono due condizioni, una riguardante la diaspora, l'altra riguardante le Chiese locali coinvolte.

1. La libertà dal compromesso spirituale nella diaspora, cioè, la coscienza in un numero sufficiente (intendo almeno nell'ordine delle decine di migliaia, non qualche centinaio) di radicati e maturi ortodossi nella diaspora che hanno bisogno di un loro status come nuova Chiesa locale attraverso l'autocefalia.

2. La libertà dal compromesso spirituale, cioè, un accordo, tra le sette Chiese locali che hanno giurisdizioni nella diaspora, sulla concessione di tale autocefalia.

Lasciando da parte la prima condizione e l'accordo tra le sette Chiese, perché la Chiesa russa di oggi non può dare l'autocefalia alla diaspora e fondare nuove Chiese locali, per esempio, in Europa occidentale, Australia, Nord America e America Latina? Dopo tutto, il regime ateo in Russia è morto una generazione fa e oggi la Chiesa è politicamente libera, esente da interferenze statali. In caso contrario, non ci sarebbe mai stata alcuna riconciliazione tra essa e la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR).

È vero, la Chiesa in Russia è politicamente libera e la Chiesa russa riunita ora ha 342 vescovi, circa la metà del numero totale dei vescovi ortodossi di tutto il mondo, e quasi 40.000 sacerdoti, con 4.000 ordinati solo negli ultimi due anni. Tuttavia, essere meramente libera politicamente non è lo stesso che essere priva di 'compromesso spirituale'. Ci sono altri problemi che creano quello che io chiamo 'compromesso spirituale'. Per esempio, a differenza del periodo ateo, le masse nelle terre russe sono per lo meno battezzate, ma questo non è sufficiente. Bisogna vivere la fede per essere ortodossi.

Solo una minoranza del popolo e delle élite nelle terre russe vive l'Ortodossia. Molte persone di mezza età nella burocrazia pensano ancora nei vecchi modi della mafia sovietica – altrimenti non ci sarebbero corruzione, oligarchi e anche una guerra civile in corso per il controllo oligarchico nell'Ucraina. Tutti questi fenomeni sono dovuti al patrimonio ateo sovietico. È il motivo per cui c'è tanto alcolismo, aborto, corruzione e divorzio. La Chiesa in Russia non è ancora abbastanza forte spiritualmente. È anche possibile vedere questa debolezza nelle tendenze nazionaliste in certi settori della popolazione russa.

Quali tendenze nazionaliste?

In Russia oggi ci sono nazionalisti, cioè semi-ortodossi, che hanno ancora una mentalità sovietica, anche se sono stati battezzati. Per esempio, possono parlare di opposti come lo tsar-martire e Stalin come 'eroi russi' nello stesso respiro. O parlare di 'mondo russo', invece del mondo ortodosso russo. O parlano di commemorare Vladimir (Putin) per nome alla Liturgia.

Cosa c'è di sbagliato nel pregare per il proprio leader politico per nome?

Tutti sono d'accordo che Vladimir Putin è di gran lunga il miglior leader che la Russia ha avuto dal 1917, ma non è lo tsar unto, nel migliore dei casi è il politico che, a Dio piacendo, sta preparando la strada per il restauro di un legittimo tsar. Ma non è lui stesso lo tsar, solo un precursore. E alla Liturgia si prega per nome solo per uno tsar unto. Pregare per nome per un leader laico alla Liturgia è una forma di nazionalismo, per quanto positiva sia la motivazione sottostante. Peggio ancora, in una Chiesa multinazionale, penso con 62 nazionalità in tutto, non si offrono preghiere pubbliche per il leader di una sola nazionalità. Sarebbe divisivo. Se alcuni vogliono pregare per 'Vladimir' nelle loro preghiere personali, questo va bene, ma alla Liturgia, nella preghiera pubblica, preghiamo solo per le autorità in generale.

Come si può superare un tale nazionalismo?

Per superare un tale nazionalismo dobbiamo sviluppare la consapevolezza di ciò che significa la parola Rus'.

E che cosa vuol dire Rus'?

Il nostro patriarca è chiamato patriarca di tutta la Rus', cioè di tutte le terre russe. E parlare di Santa Rus' esprime l'ideale della Chiesa, che è multinazionale, perché comprende tutte le decine di diverse razze che confessano l'Ortodossia russa senza compromessi, non solo i russi. I nemici della Chiesa, sia che siano ortodossi nominali e nazionalisti oppure eterodossi occidentali – ed entrambi i gruppi sono in realtà nemici della Chiesa – sono terrorizzati di una Chiesa multinazionale e senza compromessi. Perché le loro anime sono strette, entrambi soffrono dello stesso, ristretto nazionalismo riduzionista.

Se la Chiesa russa non è al momento in grado di fare qualcosa nella diaspora, allora perché, se sono soddisfatte le altre condizioni, non potrebbe essere il patriarcato di Costantinopoli a dare l'autocefalia alla diaspora e a fondare nuove Chiese locali, per esempio, in Europa occidentale, Australasia, Nord America e America Latina?

Qui cadiamo dalla padella nella brace. Prima di tutto, a differenza della Chiesa russa, il patriarcato di Costantinopoli non ha mai dato liberamente l'autocefalia ad alcun popolo; l'imperialismo greco è qui un grande ostacolo. In secondo luogo, quel patriarcato non è solo schiavo dalla politica degli Stati Uniti – a partire dal 1948 i suoi patriarchi sono nominati dalla CIA – ma è anche molto nazionalista. L'ellenismo è più forte del cristianesimo. Posso citare tre sacerdoti greci in Inghilterra che negli ultimi 15 mesi si sono rifiutati di battezzare inglesi (non battezzati in precedenza) nel patriarcato di Costantinopoli per la semplice ragione che 'non sono greci'. Così li ho battezzati io al loro posto. Tali chierici vedono la Chiesa come un semplice club greco. Questa è una caratteristica generale. Qualunque cosa si possa dire dei russi, non nazionalisti fino a questo punto. Ricorderò sempre ciò che è successo nella cattedrale greca a Parigi una domenica di 35 anni fa; la Liturgia fu interrotta perché era entrato l'ambasciatore greco – arrivato in ritardo. Questo è altamente simbolico. Un rappresentante dello Stato greco era considerato più importante di Cristo.

Che cos'è il nazionalismo, spiritualmente?

Il nazionalismo è una malattia spirituale - un segno di mancanza di esperienza spirituale e coscienza spirituale. È ciò che sta dietro agli scismi assurdi e violentemente nazionalisti in Ucraina, in Macedonia, in Montenegro e in Moldova, che sono sfruttati in modo tanto veemente e beffardo dall'Occidente come movimenti di zotici provinciali (il che è proprio quello che sono). Ovunque c'è decadenza, c'è nazionalismo, e dovunque ci sono tendenze nazionaliste, c'è decadenza. Potete abbellire tutto questo con un nome come filetismo, ma è ancora nazionalismo, razzismo.

Il nazionalismo è un segno di decadenza solo tra gli ortodossi?

Niente affatto. Nel V secolo si trovava già dietro lo scisma copto / monofisita e lo scisma nestoriano. Nell'XI secolo, si trovava dietro lo scisma occidentale, quando l'Occidente ha voluto sostituire la Chiesa con una propria identità etnica (cattolica 'romana', non semplicemente cattolica) e ha cominciato a deridere la Chiesa con titoli come 'greci' e 'bizantini", riducendola così a un'identità etnica. Nel XVI secolo si trovava dietro la Riforma protestante, che era essenzialmente una rivolta anti-latina dei popoli germanici.

In nessun luogo questo è più evidente che nell'invenzione dell'anglicanesimo per mano dei monarchi assetati di sangue della dinastia Tudor, che, come i papi di Roma prima di loro, soppiantarono Gesù Cristo come capo della Chiesa, in un'operazione puramente etnica. A differenza delle Chiese ortodosse, per quanto possano soffrire di nazionalismo, nell'anglicanesimo i monarchi (oppure i primi ministri atei e agnostici di oggi) nominano i vescovi e di fatto influenzano e plasmano dottrine e credenze anglicane, sia che si tratti di sacramenti o di un episcopato femminile.

Perché il nazionalismo è così velenoso nella vita della Chiesa?

Semplicemente perché il nazionalismo è un'altra parola per la mondanità.

Se la Chiesa russa e il patriarcato di Costantinopoli non possono agire nella diaspora, che dire della Chiesa romena? È la seconda più grande Chiesa locale. Non potrebbe essere questa ad agire, se concorrono le altre condizioni?

No neanche i romeni sono in grado di fare qualcosa. Purtroppo, il loro paese è diventato una colonia dell'Unione Europea e così, come il patriarcato di Costantinopoli, è a conduzione statunitense. A parte il nazionalismo (pienamente sostenuto da Washington, dove sono desiderosi di coltivare e sfruttare tale debolezza – 'ogni uomo ha il suo prezzo' è il loro motto), vi è in Romania una seconda malattia strettamente collegata, che si è evoluta direttamente dal nazionalismo. Si tratta dell'ecumenismo.

Per esempio, in Italia, in cui quella romena è di gran lunga la più grande giurisdizione ortodossa, l'impressione data dai rappresentanti della Chiesa romena è che 'noi siamo cattolici che utilizzano il romeno nei nostri servizi, invece dell'italiano. Non c'è altra differenza tra noi'. (Alcuni sacerdoti romeni usano anche il vino bianco nell'Eucaristia per essere 'come i cattolici'). I rappresentanti della Chiesa romena sono così poveri che comprometteranno quasi ogni cosa con il Vaticano per ottenere il libero uso di chiese cattoliche ridondanti in Italia. Dietro quest'ecumenismo sta il nazionalismo perché romeni e italiani sono dello stesso ceppo latino, un fatto razziale che il Vaticano sfrutta al massimo. Questo è solo un passo dall'Uniatismo e il Vaticano lo sa e lo sfrutta – romeno cattolico e romano cattolico suonano davvero molto simili.

La situazione romena mi ricorda da vicino le relazioni del patriarcato di Costantinopoli con gli anglicani quando fanno sedere l'arcivescovo di Canterbury sul trono del vescovo nelle loro chiese, o con i cattolici, ai quali vietano l'ingresso nella Chiesa, anche se sono questi a supplicare di essere ricevuti. (Quindi se un sacerdote cattolico desidera essere accolto nella giurisdizione di Rue Daru del Patriarcato di Costantinopoli, deve essere spedito all'OCA per essere ricevuti; in altre parole, è ricevuto attraverso la porta sul retro).

Solo di recente in Germania due sacerdoti ortodossi romeni sono diventati sacerdoti cattolici. E perché no? Il vescovo romeno locale aveva detto per anni che 'non vi è alcuna differenza tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica'. I suoi sacerdoti non hanno fatto che un passo logico. Inoltre, i cattolici pagano meglio. Per un ortodosso che non ha coscienza dogmatica dell'Ortodossia (cioè, che è un apostata), è logico essere cattolici.

Quello che sto dicendo è che ogni Chiesa locale ridotta al nazionalismo è molto facilmente sfruttata dai nemici della Chiesa, sia che il nemico sia il protestantesimo oppure il Vaticano, oppure la Washington laico-protestante, oppure i suoi vassalli laico-cattolici dell'Unione Europea oppure, forse, il peggior nemico, l'Ortodossia nominale nazionalista. Il nazionalismo è il risultato di una decadenza, di un livello spirituale basso, che causa una coscienza dogmatica debole, o in altre parole, che crea un attaccamento a questo mondo, che è molto più forte di un attaccamento al Regno di Dio, ai valori della Chiesa.

Quindi, se al momento nessuna Chiesa locale può agire nella diaspora, qual è la soluzione?

Non c'è soluzione al problema della diaspora in questo momento, perché la soluzione è molto più pratica di quella immaginata da alcuni intellettuali disincarnati negli istituti 'teologici'. La soluzione è l'incarnazione della fede nella vita internazionale, vale a dire, il restauro della legittima autorità statale cristiana multinazionale, il restauro dell'imperatore ortodosso e dell'Impero ortodosso. Una volta ripristinato, ci sarà il supporto multinazionale alla diaspora e alle sue nuove Chiese locali. Non cerano conflitti di giurisdizione nella diaspora prima del 1917, quando c'era un imperatore ortodosso. Una volta che l'imperatore ortodosso sarà ripristinato, ci saranno i finanziamenti necessari, per esempio, 200 miliardi di rubli (due miliardi di sterline / 3 miliardi di dollari) per le nuove Chiese locali, saranno create le infrastrutture necessarie e tutti i problemi di competenza saranno risolti a livello mondiale, come lo erano prima della rivoluzione del 1917.

Che cosa ve lo impedisce?

Noi stessi. Noi ortodossi dobbiamo prima desiderare e poi essere degni di un imperatore restaurato e di un impero restaurato. Nel 1917 l'élite ortodossa era tanto decaduta dalla fede da respingere in realtà un imperatore cristiano e un impero cristiano. Il problema è quando gli ortodossi smetteranno di essere 'ex-ortodossi' oppure, ottimisticamente parlando, 'pre-ortodossi', e diverranno degni, pronti ad accettare di nuovo un imperatore ortodosso e un impero ortodosso. Solo allora, mettendo fine alla decadenza, con una coscienza ortodossa sviluppata, vedremo la fine dei problemi della diaspora.

 
Una voce contemporanea dalla santa Rus': l'anziano Zosima (+ 16/29 agosto 2002)

"L'amore è più grande di tutto il resto"

"Sono ancora vivo" (lo schema-archimandrita Zosima dopo la morte)

Prefazione

In conformità con la natura umana, tutte le organizzazioni umane sulla terra hanno gerarchie. Tuttavia, nella Chiesa, che è insieme umana e divina, ci sono due gerarchie. La prima è una gerarchia esterna, corrispondente all'aspetto umano della Chiesa, la seconda è una gerarchia interna, corrispondente al suo aspetto divino. Questa seconda gerarchia è infatti una gerarchia di grazia, corrispondente alla nostra vicinanza al Regno di Dio, o alla nostra distanza da esso. La sua parte superiore è composta da quelli che sono diventati santi, la comunione dei santi. La sua parte inferiore è composta dai giusti ancora sulla terra, di cui alcuni tra i più visibili sono gli anziani e le anziane della Chiesa, con i loro doni di preghiera, di discernimento, di miracoli, di guarigione, e di visione interiore nel passato e nel futuro, quest'ultimo dono noto come profezia. Un anziano contemporaneo di questo genere è il recentemente defunto schema-archimandrita Zosima dell'Ucraina (+ 2002), la cui frase preferita era: "L'amore è più grande di tutto il resto". Impariamo qualcosa della sua vita.

Giovanni: la grazia del Signore

Lo schema-archimandrita Zosima nacque con il nome di Ivan Alekseevich Sokur il 3 settembre 1944. Non vide mai suo padre, un cosacco del Don, che era stato ucciso al fronte. Sua madre, Maria, veniva da Vinnitsa in Ucraina, ma il futuro anziano nacque in un ospedale della prigione siberiana nella regione di Sverdlov. Sua madre, una donna devota, era stata imprigionata per aver praticato la sua fede. Suo figlio fu battezzato Ioann (Giovanni), su consiglio di un futuro santo, il santo anziano Kuksha. L'anziano era a quel tempo a Kiev, la capitale dell'Ucraina, e predisse che il bambino sarebbe cresciuto nella "grazia del Signore", che è il significato del nome "Giovanni". Al suo battesimo il bambino strinse nel pugno la croce e la barba del sacerdote. Questo era profondamente simbolico della sua vita futura, perché fu con la croce e come sacerdote che sarebbe vissuto.

Il bambino crebbe in una piccola città mineraria nel Donbass in Ucraina. In questo deserto industriale si trovava un gruppo di monache in esilio, figlie spirituali di san Giovanni di Kronstadt, tra le quali sorella Antonina, la sorella di sua madre, che aiutò a crescerlo. Le suore spesso si riunivano segretamente nella casa dei Sokur. La zia di Ioann profetizzò che egli sarebbe vissuto per vedere la canonizzazione e la venerazione in tutto il mondo di san Giovanni di Kronstadt, cosa che ebbe luogo quando la Chiesa fuori dalla Russia lo canonizzò. Dalla vita di san Giovanni raccontatagli dalle sue discepole, il piccolo Ioann apprese del coraggio che gli ortodossi devono avere per sopravvivere in questo mondo. Egli diceva spesso che non dobbiamo essere "schiavi della paura". In seguito disse anche: "Leggete le vite dei martiri e dei confessori del XX secolo, lì troverete la vera storia sacra del XX secolo". L'anziano previde anche che le reliquie di san Giovanni, il suo santo preferito, un giorno, in un momento molto difficile nella storia russa, sarebbero state scoperte come una benedizione per tutto il mondo e che ci sarebbero stati molti miracoli e guarigioni.

Così Ioann fu cresciuto nella chiesa e, all'età di sette anni, sapeva leggere correntemente lo slavo ecclesiastico. In quegli anni del dopoguerra la famiglia viveva in grande povertà e Ioann si avvicinò spesso alla morte per fame, per malattia, o rischò di essere schiacciato da treni, perché passava spesso sulla linea ferroviaria, alla ricerca di pezzi di carbone con cui cucinare. Nonostante la loro povertà, la famiglia manteneva strettamente i digiuni della Chiesa. Le monache, che avevano tutte sofferto la reclusione per la fede, una di loro per 25 anni, insegnarono a Giovanni a recitare i salmi e la oreghiera di Gesù mentre lavorava. Anche la madre di Ioann in seguito divenne una monaca, con il nome di Mariamna.

Scuola e persecuzioni

Dall'età di sette anni in poi, Ioann dovette andare a scuola. Qui non prese mai parte a qualsiasi cosa collegata al partito comunista ateo. Più tardi avrebbe detto che lui aveva solo un partito: la Madre Chiesa. Gli insegnanti e gli altri bambini lo deridevano e lo chiamavano "padre" o "prete" – parole di insulto in epoca sovietica. Nonostante il bullismo e le percosse, Ioann vinse sempre con il suo amore e mitezza. Anche quando il capo-insegnante cercò di convincere il bambino, in un'intervista di sei ore, della correttezza del comunismo, Ioann rimase fermo. Le autorità minacciarono anche che avrebbero chiuso la chiesa locale se Ioann vi fosse andato. In realtà, più essi lo perseguitavano, più forte diventava la sua fede. Il bambino fu salvato perché era un allievo eccellente. Più tardi l'anziano avrebbe mostrato interesse per ogni genere di cose e avrebbe parlato dell'importanza della conoscenza.

In effetti, riteneva che la conoscenza fosse di vitale importanza. Le sue letture preferite erano i dodici volumi delle Vite dei Santi di san Dimitri e il Diario di san Giovanni di Kronstadt. Più tardi l'anziano avrebbe raccomandato questo Diario agli ortodossi, dicendo che in esso si possono trovare le risposte a tutte le domande. Quando la milizia fece irruzione in casa e portò via tutte le icone e i libri, miracolosamente lasciò questo diario. In questo Ioann vide un segno. Un'altra influenza fu quando padre Dimitrij Peskov, un uomo di preghiera con il dono del discernimento, venne a servire nella chiesa locale dopo molti anni di reclusione. Ioann serviva lì e imparò molto. Un'altra influenza furono i pellegrinaggi che faceva la famiglia. Uno fu a Pochaev, dove incontrarono il santo anziano Kuksha, che profetizzò la vita futura di Giovanni, come prete, monaco e schema-monaco – un uomo di preghiera per il mondo intero.

La Via Crucis

Quando Krushchev salì al potere in Unione Sovietica nel 1959, ebbero inizio nuove prove mentre la persecuzione aumentava. Ioann, che tutti, compreso lui stesso, sapevano che era destinato al sacerdozio, ebbe da soffrire. Nel 1961 finì la scuola, con voti eccezionali, ma i comunisti non gli permisero di studiare in seminario. Con la benedizione del sacerdote locale, che voleva metterlo alla prova, Ioann andò a studiare scienza veterinaria. Sembrava adatto, dal momento che compativa tutti gli esseri viventi. Dopo un anno di questi studi, il suo padre spirituale gli diede la benedizione per entrare nel monastero delle Grotte di Kiev. Qui divenne suo padre spirituale un anziano chiaroveggente, lo schema-igumeno Valentin. Fu lui ad avvertire il giovane Ioann delle tentazioni che avrebbe affrontato in futuro. In particolare, gli disse: "Ti chederanno per tredici volte di essere un vescovo e una volta di essere vescovo in Giappone. Rifiuta, questo non è il tuo sentiero". Tutto questo avvenne. Obbediente al suo padre spirituale, padre Zosima rifiutò sempre l'offerta dell'episcopato.

Ioann rimase presso il monastero a Kiev fino a quando fu chiuso dagli atei. A quel tempo il futuro metropolita sovietico di Kiev, il famigerato Filarete, che sarebbe stato ridotto allo stato laicale quando la libertà vene alla Chiesa negli anni '90, venne con gli agenti del KGB per chiudere il monastero. L'anziano Zosima ricordò in seguito come l'abate Valentin, sempre chiaroveggente, gli disse: "Per la tua empietà abbandonerai Dio e sarai un nemico della Chiesa, verrà il tempo in cui sarai un traditore della Chiesa. E ricorda: per la tua empietà, perché hai chiuso il monastero, Dio non ti darà una morte normale, morirai come Giuda il traditore". Questa profezia rimane aperta fino a questo giorno, perché Filarete è ancora vivo. Alla chiusura del monastero, i monaci seppellirono le icone per salvarle e, anche se piangevano, avevano fede che il monastero un giorno si sarebbe riaperto, come in effetti ha fatto.

Dopo questo Ioann divenne un novizio in una dipendenza del monastero di Pochaev in Ucraina. Quando anche questa a sua volta fu chiusa, Ioann ricevette una raccomandazione da un prete per andare al seminario – per questa raccomandazione il sacerdote fu mandato in pensione. Ioann superò facilmente tutti gli esami per accedere al seminario della Trinità e di san Sergio, ma il KGB non lo permise. Gli fu anche rifiutato l'ingresso nel seminario di San Pietroburgo. Fu accolto da un vescovo di mentalità ascetica, Pavel di Novosibirsk, presso il quale visse per un anno come novizio. Dal vescovo Pavel il novizio Ioann imparò molto sui servizi della Chiesa e decise che non si sarebbe mai sposato. Questo fu un periodo proficuo.

Dopo un anno il novizio fu finalmente accettato agli studi a San Pietroburgo (allora si chiamava ancora Leningrado) con l'aiuto del controverso metropolita Nikodim. L'anziano, che era completamente ortodosso nel suo rifiuto delle eresie dell'ecumenismo e del modernismo, ebbe poi a difendere la reputazione del metropolita Nikodim, di cui divenne per qualche tempo attendente di cella. Secondo l'anziano, il metropolita era un uomo pio e ha fatto quello che ha fatto solo per difendere la Chiesa dalla persecuzione comunista. Al seminario il giovane Ioann ha trascorso molto tempo in biblioteca e gli fu dato il soprannome di "uomo dei libri". La conoscenza e l'auto-formazione erano estremamente importanti nella sua vita. In particolare, amava la storia della Chiesa e diceva: "La storia significa radici spirituali. Ci può essere un albero senza radici? Quindi, senza storia non ci può essere spiritualità".

Nel 1975 Ioann terminò il seminario brillantemente, specializzandosi nella storia del monastero di Valaam. Il 3 giugno dello stesso anno fu tonsurato monaco, prendendo il nome di Savvatij (Sabbazio), da uno dei due fondatori del monastero di Valaam. Mentre lo tonsurava, il metropolita predisse che sarebbe morto sotto il nome di Zosima, dall'altro fondatore di Valaam. Sei giorni dopo fu ordinato ieromonaco e, in via eccezionale, fu insignito nella stessa occasione con una croce dorata. Sembrava che padre Savvatij fosse destinato a insegnare, ma il giovane sacerdote volle servire gli altri nelle chiese. Non aveva infatti alcuna pretenziosità intellettuale e spesso ripeteva le parole ben note di sant'Ambrogio di Optina: "Dove c'è semplicità, ci sono centinaia di angeli, dove è complicato, non ve n'è uno solo". Il giovane sacerdote non voleva insegnare, ma mettere le sue conoscenze al servizio della chiesa. Per esempio, dopo aver imparato la storia della Chiesa russa, ogni volta che leggeva l'intercessione ai servizi della Veglia, trascorreva mezz'ora passando attraverso la lista completa dei santi della Santa Rus' in ordine cronologico. Conosceva ogni santo, perché era nella loro successione.

La Croce del Buon Pastore

Da nuovo sacerdote, padre Savvatij fu inviato a Odessa in Ucraina, al monastero della Dormizione. Provvidenzialmente, gli fu data la cella del futuro san Kuksha, che si era addormentato nel Signore in questo monastero. Il giovane sacerdote già venerava l'anziano Kuksha come un santo, perché per due volte aveva giocato un ruolo importante nella sua vita. Lavorando nel giardino del monastero, il sacerdote imparò a fuggire ogni tentazione, attraverso la pazienza e l'umiltà. Tuttavia, il suo tempo in quel luogo fu molto breve. Alla fine del 1975, il padre fu trasferito a un'altra diocesi e divenne un semplice parroco di paese, come pure gli era stato profetizzato. Qui avrebbe servito per dieci anni, facendo crescere la parrocchia, rinnovandola completamente, soffrendo continuamente la persecuzione del Baal rosso. Il suo lavoro di restauro e ricostruzione fu un miracolo, perché in altre parti dell'impero sovietico a quel tempo le chiese venivano chiuse.

I servizi di padre Savvatij erano quotidiani e monastici. Cominciavano alle cinque o alle sei del mattino e duravano fino a mezzogiorno o all'una. Il servizio serale iniziava alle quattro o alle cinque e finiva alle dieci. Nel mezzo, c'erano altri servizi – battesimi, matrimoni, funerali, benedizioni, per i quali non prendeva mai denaro. La gente, che veniva da ogni parte, perché questa era l'unica chiesa della regione, piangeva ai suoi commoventi servizi e padre Savvatij presto si guadagnò una reputazione per la sua sincerità e per la conoscenza dei segreti dei cuori. Una volta, per esempio, un uomo venne a chiedere di suo figlio in Afghanistan. Padre Savvatij rispose: "Per loro è un calvario laggiù. Tuo figlio è vivo... Vai a casa, avrai notizie". La previsione era corretta in tutti i dettagli. Ci sono stati un gran numero di casi del genere e anche casi di guarigione di indemoniati. Una sola parola da parte sua era sufficiente a far uscire un demone dai malati e fuori dalla chiesa. Alto, magro, molto mal vestiti, espelleva molti demoni in questo modo. Non spendeva nulla per se stesso, ma usava sempre fino al suo ultimo centesimo per abbellire la chiesa.

Ricevuto il titolo di igumeno nel 1980, dovette soffrire molto dai comunisti a quel tempo. Fu arrestato, interrogato, picchiato e costretto a stare a piedi nudi su pavimenti di cemento, e così iniziò ad avere piaghe ai piedi e a soffrire di risipola. Un colonnello del KGB in particolare lo perseguitava. Il sacerdote predisse: "Tu sei sfortunato, per la tua empietà impazzirai e nella tua vecchiaia mangerai i tuoi stessi escrementi". Infuriato, il colonnello cercò di picchiarlo, ma fu trattenuto da san Nicola, che padre Savvatij pregava. Una quindicina di anni più tardi, ritornata la libertà, la moglie del colonnello visitò l'anziano con il marito demente, e chiese le sue preghiere, perché la terribile profezia dell'anziano si era rivelata completamente vera...

Il KGB arrestò padre Savvatij, lo percosse e lo torturò. Una tortura terribile era "il carillon". Consisteva nel chiudere un prigioniero in una piccola stanza buia senza finestre e suonarvi in continuazione musica deprimente. Di questo l'anziano disse: "Là ho imparato la Preghiera di Gesù, senza di essa sarei impazzito". Anche se il KGB aveva fallito nelle proprie torture, lasciò all'anziano una grave risipola, problemi polmonari e una gobba sulla schiena – le medaglie per la sua vittoria. Una volta, quando alcuni membri male informati della Chiesa fuori dalla Russia passarono dalle parole alle critiche della Chiesa patriarcale, l'anziano disse, toccandosi la gobba: "Siamo accusati di cooperare con il KGB, beh, qui c'è il segno della mia cooperazione con loro". Chiaramente, l'anziano si riferiva ai membri politicamente prevenuti o semplicemente ignoranti della Chiesa fuori dalla Russia, che senza discernimento, mettevano insieme tutti i membri della Chiesa patriarcale, gente come l'anziano Zosima e il metropolita Filarete di Kiev e i modernisti e gli ecumenisti. Queste erano le stesse persone rimproverate dal metropolita Filarete della Chiesa fuori dalla Russia, che aveva canonizzato i nuovi martiri e confessori della Russia, nel 1981, nella risoluzione concernente il santo anziano Tavrion di Riga.

Vedendo il loro fallimento, il KGB provò con una tattica familiare, usata tante volte in altre parti della Chiesa russa e in altri momenti della sua storia. Fece inviare padre Savvatij a diverse parrocchie fuori mano, di fatto esiliandolo. Così, nel 1985 e nel 1986 servì in tre diverse parrocchie. Ma quelli che gli erano fedeli lo cercavano e lo trovavano sempre, come spesso avviene.

L'anziano

Pochi giorni prima della caduta del muro di Berlino, il 22 novembre del 1989, padre Savvatij fu nominato rettore della chiesa di san Basilio a Nikolskoe. Era il luogo più fuori mano di tutti. La chiesa era mezzo rovinata, senza iconostasi, e la casa del prete era una baracca diroccata infestata da ratti e topi. Eppure qui, dopo la rivoluzione, delle monache erano vissute in esilio, e prima della rivoluzione la Madre di Dio era apparsa alla festa dell'icona della radice di Kursk. Sul sito dell'apparizione era sgorgata una sorgente di acqua miracolosa, che diverse volte aveva sfondato il cemento con cui gli atei l'avevano sigillata. Un tempo, un santo anziano chiamato Mikhail aveva vissuto qui e aveva profetizzato che, quando fosse venuto un monaco per servire in chiesa, due monasteri sarebbero stati fondati qui e avrebbero resistito fino alla Seconda Venuta.

Nell'inverno era così freddo nella chiesa non riscaldata che le mani di padre Savvaij si congelavano attaccandosi al calice. La sua risipola peggiorò. Eppure, entro l'autunno del 1990 la chiesa era stata restaurata. Un centinaio di persone vennero ad aiutare. Aiutarono l'anziano a ricostruire, e mentre lavoravano pregavano. "Dite la preghiera di Gesù, altrimenti non ci sarà grazia", ​​diceva loro l'anziano. Tutto era costruito sulla grazia. Tuttavia, una volta che padre Savvatij ebbe restaurato la vita locale, il patriarca di Mosca decise di farlo vescovo e di mandarlo in Giappone. Come al solito, padre Savvatij rifiutò, ma non fu ascoltato. Poi, all'ultimo momento, non si fece più nulla di questo progetto giapponese, perché padre Savvatij si ammalò di polmonite. Un altro monaco andò in Giappone al suo posto. Nel 1990 padre Savvatij fu fatto archimandrita, e nel 1992 prese il grande abito e il nome di Zosima.

A quel tempo, con la caduta degli idoli del comunismo, la santa Russia aveva altrettanto bisogno dell'anziano quanto il Giappone idolatra. La gente veniva da ogni parte per consultare l'anziano, la cui reputazione era ormai consolidata. Ci furono molte guarigioni e miracoli. Persone afflitte nel corpo e nello spirito furono guarite. Ci furono anche molti casi di chiaroveggenza dell'anziano, che aveva la capacità di leggere i pensieri di coloro che venivano a lui. Ma l'anziano non si faceva trasportare dai miracoli e rimaneva sobrio, avvertendo: "Il misticismo è dannoso per l'anima. Il nostro miracolo principale è la liturgia, il pentimento e la preghiera".

Parlava a tutti, a contadini e professori, a vecchi e giovani, trovando le parole giuste per tutti loro, trattandoli tutti come uguali. Diceva: "Evitate gli estremi – gli estremi non vengono da Dio. Prendete il sentiero di mezzo. Non disperate – non c'è peccato che non sia guarito dal pentimento. Dio è misericordioso". Tutti quelli che gli si avvicinavano sentivano il suo amore e la sua misericordia. Spesso aiutava le persone con cose materiali, denaro e cibo. In ogni parrocchia dove aveva servito, aveva sempre creato un posto per mangiare, un refettorio. In seguito aveva fondato una "Casa della Misericordia", un ospizio, dove erano curate una sessantina di persone anziane e malate, abbandonate dallo Stato. "Il Signore cammina qui," diceva, predicendo che la sua Casa della Misericordia sarebbe durata fino alla fine del mondo.

Fino al 1998, l'anziano non aveva mai pensato di avviare un monastero o un convento. Inviava i candidati come novizi in altri monasteri e conventi, dirigeva i benefattori a costruire chiese altrove. Così, con la sua benedizione e l'aiuto, circa una decina di chiese sono state costruite nel Donbass. Tuttavia, nel 1998, l'anziano andò in ospedale con un'insufficienza renale. Qui ebbe luogo un evento straordinario. Dopo aver subito una morte clinica, la sua anima lasciò il suo corpo, ma poi tornò. Al risveglio dopo questo evento, ricordò di aver visto le abitazioni celesti e sentito il più squisito canto angelico. Fu richiamato alla vita – "tutta la terra piange per te", gli fu detto.

Non sappiamo cosa sia successo esattamente, ma dopo il ritorno dalla morte, anche se su una sedia a rotelle, l'anziano decise di costruire il convento della Dormizione in Nikolskoe, con chiese dedicate a san Basilio e a tutti i santi della Rus'. Dalla sua sedia a rotelle l'anziano osservava le operazioni di costruzione. E quando non era in ospedale, serviva la Liturgia e riceveva pellegrini. Nel giro di due o tre anni tutto è stato edificato, non solo le pareti, ma soprattutto le monache e anche monaci. Il suo lavoro principale non era di costruire, ma di pregare. Qui, per esempio, radunò parti di reliquie di oltre 200 santi provenienti da tutto il mondo ortodosso.

La Croce e la Resurrezione

Tuttavia, le sofferenze dell'anziano erano enormi. I medici dissero che soffriva per dieci persone. Eppure, con tutto questo, serviva e aiutava gli altri. A seguito delle torture del KGB, i suoi piedi ora sanguinavano per le piaghe, eppure si metteva ancora in piedi e serviva. Dal 1995 le piaghe ai piedi avevano raggiunto le ossa e la sua temperatura quasi permanente era tra i trentanove e i quarantuno gradi. Eppure passava le notti in preghiera, quasi senza dormire. "Ringraziamo il Signore per ogni cosa buona e ogni cosa cattiva della nostra vita", diceva. A quel tempo i suoi benefattori gli permisero di andare in pellegrinaggio ai luoghi santi in Russia, e anche in Grecia, a Monte Athos e in Terra Santa.

Questi viaggi furono una grande consolazione per il padre. Dal 2000 in poi, la sua salute peggiorò. Passò il 2001 in ospedale, tranne che per brevi intervalli, per esempio alla Pasqua del 2001, quando dopo un quarto d'ora di morte apparente, gli riuscì di servire la liturgia a mezzanotte. I medici che lo trattavano furono illuminati dalla luce della sua fede, uno si convertì dall'ateismo totale. Moribondo e in un dolore intollerabile, nondimeno dava loro speranza e incoraggiamento. Alla fine viveva solo per mezzo dello Spirito Santo, e il Signore gli rivelò il giorno e l'ora della sua fine.

Il 14 agosto del 2002 il padre si ammalò gravemente. Invocando nel dolore la Madre di Dio, annunciò di avere ancora due settimane di vita. Alla sua festa, il 23 agosto, annunciò al suo vescovo che sarebbe morto alla Dormizione, il 28 agosto, ma poi aggiunse che questo avrebbe rovinato la festa e che era indegno di essere sepolto con la Madre di Dio. Infatti amava la Madre di Dio e la Dormizione era la sua festa preferita. Il 28 agosto l'anziano fu portato in ospedale in grande dolore. Rimase in preghiera per tutto il tempo. E si addormentò nel Signore, come aveva profetizzato, a un quarto alla mezzanotte del 29 agosto. In chiesa stavano celebrando il servizio della sepoltura della Madre di Dio.

Epilogo

Quando ai fedeli fu data la notizia alla fine del servizio, il loro dolore fu enorme. Scoppiarono pianti e lacrime. Sembrava come se tutta la Russia stesse piangendo come un orfano. Il giorno dopo il corpo dell'anziano fu portato in chiesa. Era la mattina del 30 agosto. I monaci leggevano il Salterio e facevano servizi in continuazione. Al funerale, il 31 agosto, non c'era spazio per la gente in chiesa. C'era spazio solo per il clero e per i monaci. Una folla di alcune decine di migliaia di persone stava al di fuori. Il coro monastico, andando in processione intorno al convento con la bara, iniziò a cantare inni di Pasqua. Quelli che baciavano la mano dell'anziano notavano che era ancora soffice e molto calda. L'atmosfera era quella della Pasqua – della Risurrezione.

La lezione principale dell'anziano era che la gioia più grande è la gioia di vivere con Dio, che nulla potrà mai togliere. Questo lo ha insegnato nella sua vita, e lo ha insegnato anche nella sua morte. Chi ha visto il volto dell'anziano nella morte, ha visto su di essa una gioia a di là di quella terrena. Dopo il suo santo riposo, molti hanno visto nei loro sogni l'anziano che annunciava: "Sono ancora vivo" e "Zosima è risorto". In particolare ha lasciato nel suo testamento istruzioni riguardo alla Chiesa. Ha profetizzato tempi difficili per l'Ucraina, istruendo tutti a seguire e a essere fedeli alla Chiesa ortodossa russa.

Quei tempi sono ormai alle porte e continueranno. Ma dobbiamo seguire le istruzioni dell'anziano. Come ha detto l'anziano, la Santa Rus' non è un ristretto paese nazionale, non è solo la Russia, ma anche l'Ucraina e la Bielorussia. E per quelli di noi che vivono al di fuori di questo triplice territorio, ma appartengono alla sua Chiesa, qualunque sia la nostra nazionalità e la nostra lingua, anche noi apparteniamo alla stessa idea e alla stessa realtà spirituale della Santa Rus'. Spiritualmente, noi tutti apparteniamo alla Santa Rus'. Quindi il santo anziano ci chiama a seguire le stesse istruzioni.

Anche se siamo stati perseguitati dai modernisti, anche se siamo stati calunniati dai massoni, anche se siamo stati scacciati da coloro che non hanno discernimento, anche se siamo stati odiati da coloro che amiamo, dobbiamo tutti mantenere la fede della Chiesa ortodossa russa, nei momenti difficili che sono ormai alle porte.

Padre Zosima, intercedi presso Dio per noi!

 
Psicopatologia dell’Uniatismo

Il brodo di coltura

Nell’Africa sconvolta da integralismo e spinte secessioniste, al tramonto della Civiltà romana e con i barbari alle porte, il vescovo Agostino d’Ippona scrive ai Donatisti: “Non voglio che alcuno sia costretto a essere in comunione con un altro” (Ep. 23). Poco dopo, tuttavia, lo stesso s’impunta nervoso: “Non è importante sapere se sia bene o male costringere qualcuno, ma se sia bene o male ciò cui è costretto” (Ep. 93). Pescando nel suo retroterra spirituale (la religione manichea, in cui s’era formato e di cui era stato tra i principali esponenti), infine Agostino sbotta: “C’è una persecuzione giusta… La Chiesa perseguita per amore… In virtù del potere che Dio le ha conferito, la Chiesa forza ad entrare nel suo seno coloro che trova sul suo cammino” (Ep. 183). L’occhio manicheo vede in bianco e nero: il bene è tutto e solo da una parte, il male è tutto e solo dall’altra parte. L’altro è nel male; l’altro è il Male. [1]

“Disse il padrone al servo: Esci per la strada e compélle intráre, costringi a entrare”: ma Agostino non intende Lc 14, 15-23 nel significato autentico; ascolta solo la conclusione letterale (ut impleátur domus mea, per riempire la casa). Per amore della verità bisogna costringere e fare ricorso alla forza, pensa Agostino (Ep. 93 e 185) e, involontariamente, inocula un virus letale nell’anima della cristianità occidentale: un giorno, milioni di uomini, per il bene dell’umanità, saranno costretti ad entrare nei campi di sterminio. [2]

Una disperata solitudine

Con il golpe dell’800 (l’incoronazione di Carlomagno), il patriarcato dell’Antica Roma ha la sua vittoria di Pirro. Dov'è la Roma dei Cesari che avevano dominato il mondo? La basilica dell’apostolo Pietro e le sue adiacenze sono trasformate in Scholae, bivacchi di soldati Franchi e Sassoni. Quasi tutta la penisola italiana, dal Garigliano in giù, e la Sardegna, e la trinacride Sicilia non hanno seguito il Papa nella sua avventura secessionista dall’Impero romano per costruire una parodia d’impero, romano di nome e francogermanico di fatto. “È solitaria la Città ricca di popolo; è vedova la grande tra le nazioni: un tempo signora, è sottoposta a tributo e i suoi avversari ora sono i suoi padroni” (Lam 1,1-5). I Franchi riducono in schiavitù – con il feudalesimo – i Romani d’Occidente e, da padroni, trasformano la Catholica Ecclesia di Roma Antica in una Chiesa Nazionale: la Chiesa della Nazione Franca. I chierici formati nelle Scuole di Carlomagno e il monachesimo benedettino – capillare strumento di politica culturale – impongono, in pochi anni, tutte le innovazioni [3] che i Franchi ritengono utili a separare la loro Chiesa dalla comunione dell’Una Santa Cattolica e Apostolica Chiesa.

Il patriarcato di Roma Antica fa scisma, si separa dai patriarcati di Nuova Roma, di Antiochia, di Alessandria, di Gerusalemme. Con sublime sprezzo della logica e del ridicolo, gli storici occidentali spiegano che la torta si è separata dalla fetta, il più dal meno: parlano d’uno scisma dell’Oriente e non dall’Oriente.

La Chiesa di Roma Antica scopre d’essere in disperata solitudine, in visibile minoranza: può contare solo su un pugno di fedeli e su un fazzoletto di terra. Dagli acquitrini malarici del Lazio alle brumose rive del Reno: il territorio all’epoca più povero e meno abitato, è tutto quanto continui a riconoscersi in comunione più o meno consapevole con il Papato.

Compélle intráre

La cocente sconfitta causa tra golpisti e scismatici un comprensibile complesso d’inferiorità, sublimato in astioso spirito di rivalsa: compélle intráre, bisogna costringere quanta più gente possibile all’unione, ut impleátur domus, per riempire la casa tristemente vuota. La lezione d’Agostino: in virtù d’un potere (che si presume) ricevuto da Dio, il cattolicismo costringe all’unione quanti incontra sul cammino. [4]

Compélle intráre diventa allora il gemito del cuore d’una nobile schiera di missionari, spesso votati al martirio e di fronte ai quali chiunque s’inchina riverente. Senza dimenticare, però, che i missionari si muovevano al seguito delle grandi Potenze militari e commerciali, le Multinazionali del tempo (ma anche l’Italietta ebbe le sue Colonie e Missioni). Compélle intráre è stato anche il grido di battaglia contro Moriscos e Marranos, musulmani ed ebrei (cattolici a forza) del Portogallo e della Spagna e, quindi, anche di gran parte del Sud Italia spagnolizzato. Ci deve pur essere un motivo se le Leggi razziali sono un prodotto DOC della Civiltà occidentale, importato anche nei Paesi ortodossi ma da Sovrani illuminati dalla cultura occidentale. [5] Compélle intráre è stata, soprattutto, la parola d’ordine usata contro gli Ortodossi, a partire dal popolo che ebbe la mala sorte di trovarsi più a portata di mano: la Nazione romana e ortodossa della Sicilia e del resto della Grande Grecia.

Il Concordato del ‘59

A fine agosto 1059 il bavarese Gerardo de Chelone (papa Nicola II), celebra un “concilio” a Melfi di Potenza: gli è accanto il famigerato cardinale Ildebrando di Soana (il futuro Gregorio VII) [6] e un imponente seguito di cardinali, vescovi, abati. Motivo di tanta pompa: la stipulazione d’un Concordato con i baroni normanni impegnati nella conquista dell’Italia Meridionale. Esibendo il Constitutum Constantini, vale a dire un falso documento [7], Nicola II concede a Roberto il Guiscardo il possesso di tutta la Grande Grecia e della Sicilia, nominandolo Legato Apostolico, suo personale alter ego. Da parte sua, Roberto giura su Dio e sul Vangelo che sarà alleato del Papa contro qualsiasi avversario; s’impegna a non avanzare in guerra senza l’autorizzazione del Papa; promette di consegnare la popolazione conquistata dell’Italia Meridionale, mantenendola nell’obbedienza alla Santa Romana Chiesa. I metodi impiegati per ridurre all’obbedienza l’ortodossa Nazione romana, durante e dopo la conquista militare, sono noti:

· Pulizia etnica: sterminio degli abitanti d’intere città, poi ripopolate da coloni della stessa etnia degli invasori, fatti affluire dalla Provenza.

· Evacuazione e deportazione in massa da una parte all’altra del territorio occupato (tra il XII e il XV/XVI secolo, scompaiono dalle città i cognomi greci).

· Esproprio di case e campi (tranne qualche collaborazionista, tutti i proprietari terrieri dell’Italia Meridionale già nel XII secolo sono baroni – i gattopardi – anglo-franco-sassoni).

· Sequestro e distruzione di libri (tra il XII e il XVII secolo scompaiono dalla Calabria, uno dei maggiori centri di produzione libraria dell’Impero romano, tutti i manoscritti sia di contenuto sacro, sia profano).

· Sostituzione dei vescovi romani e ortodossi del luogo con gerarchi di fiducia (normanni proprio di sangue; inglesi, come il Walter of the Mills di Palermo).

· Soppressione dei monasteri ortodossi e insediamento, nelle stesse strutture, di nuove organizzazioni religiose (per esempio, benedettini nel Monastero di San Filippo di Agira, presso Enna) oppure sottomissione dei monasteri ortodossi all’autorità feudale di cattolici vescovi/principi o abati/baroni (per esempio: il Salvatore di Messina al vescovo cattolico della città; il Monastero del Theristì all’abate della Chartreuse fondata nel 1091 in Calabria dal nobile Bruno Hartenfaust, nato a Köln, già chierico della cattedrale di Reims, già consigliere del nobile Eudes de Châtillon-sur-Marne). [8]

· Latinizzazione o, per meglio dire, cattolicizzazione della popolazione locale (non è un caso se, a conquista ancora in corso, in tutta l’Italia Meridionale spuntano come funghi chiese e monasteri cattolici dedicati al dogma trinitario).

Dopo lunghissimi secoli di Turcocrazia, in Grecia si parla greco, i monasteri ortodossi sono centinaia e migliaia le chiese ortodosse piccole e grandi, la popolazione è pressoché interamente ortodossa. Nell’Italia Meridionale sottoposta alla Francocrazia: è sparita in un batter d’occhio la lingua greca, gli ortodossi sono un’insignificante minoranza; di chiese e monasteri ortodossi, si vedono soltanto ruderi (spesso, neppure quelli). Il vescovo Lucifero di Crotone e il vescovo Gioieni di Agrigento, che nel XVI secolo fecero abbattere stupendi templi, volevano distruggere la memoria, l’anima “greca” e ortodossa del popolo loro sottoposto. Un loro “compagno” , il vescovo Giulio Stavriano di Bova, distrusse persino le reliquie dei santi a lui poco graditi.

Per quanto riuscito in Italia Meridionale, il Metodo Normanno ut impleátur domus non sempre è applicabile: una volta saccheggiato tutto quel che c’era da saccheggiare, non è stato più tanto facile trovare Crociati. La Chiesa cattolica ha preferito impiegare e perfezionare – per il suo compélle intráre – il Metodo Uniata, una tecnica per “disinfettare” il rito bizantino dalla fede ortodossa, per produrre una schiera di zombi (corpi privi dell’anima ortodossa). Cattolici vestiti da ortodossi.

Un felice neologismo

Uniati o Uniti è un felice neologismo per indicare quei gruppi – e i singoli – che, abbandonando la Chiesa ortodossa, si sono uniti alla religione cattolica, accettandone tutti i dogmi. L’icastico lemma è preferibile all’accademico e chilometrico “cattolico di rito bizantino-greco” (o serbo, georgiano, ecc.) che mescola teologia, liturgia e dati etnico-linguistici, edulcorata espressione che i professionisti dell’ecumenismo hanno escogitato allo scopo di far scomparire dall’uso un appellativo da loro aborrito. Il “cattolico di rito bizantino” è brillante ecclesialese, sottoprodotto del politically correct, imposto dal sentire – paradossalmente – come offesa l’essere unito al Papa e alla Chiesa cattolica. [9] L’anomalia degli Uniti è già palese nell’acrobazia semantica ed è rilevata dalla necessità di caratterizzare (razzialmente) alcuni cattolici. Nessuno si sognerebbe di dire che mons. Martini è il vescovo cattolico di rito latino-ambrosiano di Milano. In apnea, invece, si è costretti a dire che mons. Lupinacci è il vescovo italo-albanese cattolico di rito bizantino-greco di Lungro.

La differenza tra i due non sta nella professione di fede: entrambi - ci mancherebbe - aderiscono agli stessi dogmi. Entrambi fanno parte della stessa Conferenza Episcopale ed entrambi – non guasta ricordarlo - sono stipendiati dalla stessa cassa (l’Otto per mille destinato alla Chiesa Cattolica) [10]. La differenza sta in aspetti marginali: la foggia dell’abito ecclesiastico (come la talare del clero milanese è diversa da quella del clero napoletano), l’uso della barba (come, all’interno dello stesso Ordine Francescano, i Cappuccini hanno la barba che invece si radono i Minori) e così via. Neppure il “Rito” differenzia molto: sacerdoti cattolici di entrambi i riti, normalmente celebrano insieme, seguendo indifferentemente le prescrizioni dell’uno o dell’altro (vale a dire, celebrando la messa latina o quella detta bizantina). [11]

La differenza tra un cattolico comune e un cattolico di rito bizantino sta dunque soltanto nel fatto che il secondo appartiene a un “ghetto” con proprie, suggestive usanze: una minoranza etnica, un’appendice di cui, forse, si prova persino vergogna. [12]

Da Lione a Kiev

Primi uniti potremmo considerare quei tre o quattro ortodossi che nel 1274, in Francia, a Lione, firmarono un trattato d’unione con il Papa. Era stato l’imperatore Michele VIII Paleologo a volere l’Unione, sperando così di evitare l’aggressione dei Crociati. L’Unione fu rifiutata dal popolo ortodosso, nonostante violente persecuzioni, e fallì miseramente grazie anche all’insurrezione popolare partita dalla Sicilia nel 1282 (Guerra del Vespro). In seguito, l’imperatore Costantino XI firmò a Firenze (1439) un nuovo trattato, questa volta nella speranza di salvare Costantinopoli e l’Impero romano dai Turchi. Il popolo di Costantinopoli si votò allora al martirio e la Nuova Roma, il 23 maggio 1453, cadde in mano a Maometto II.

Le due Unioni – Lione e Firenze – servirono al Papa per asservire gli ortodossi dell’Italia Meridionale: non solo la popolazione originaria del luogo e già sottoposta al dominio pontificio, ma anche i profughi che, scappando all’avanzata turca, giunsero in Italia nei secoli XV/XVI dal Peloponneso, dalla Morea, dall’Epiro, e si stabilirono per lo più nella Sila cosentina e nelle Madonie palermitane. Si trattò di un’unione di fatto; non in conseguenza di un trattato ufficiale, ma per il fatto stesso che quei “greci” o “albanesi” vivevano o si erano stabiliti in diocesi cattoliche: come mercenari, contadini o mercanti ma pur sempre per concessione delle locali autorità cattoliche, civili o religiose.

Sulla falsariga dell’Unione di Firenze, furono incorporati anche molti ortodossi che si trovavano in territori retti da sovrani cattolici. L’Unione di Brest-Litovsk (1596) incorpora alla Chiesa cattolica gli ortodossi del cattolico Regno di Polonia e del cattolico Granducato di Lituania; nel 1646 e 1698, gli ortodossi della Subcarpazia e della Transilvania, possedimenti del cattolico re d’Ungheria. [13]

Qualche ortodosso si è forse unito per sincera convinzione; certo che i più non abbiano potuto farne a meno: gli ortodossi sudditi di re cattolici avevano meno diritti civili dei sudditi di Sultani o Califfi musulmani. E’ certo, poi, che le Unioni furono realizzate in un clima non proprio “ecumenico”: è tristemente noto, a proposito, quanto operato in Ucraina negli anni 1617/23 dal gesuita Giosafat Kuntsevich.

Altre Unioni sono avvenute per interessi economici, ambizione personale, beghe non di rado fomentate e foraggiate dal personale diplomatico straniero (vedi, per esempio, in territori a forte influenza francese, quei vescovi ortodossi di lingua araba – Melkiti – che nel 1724 si unirono a Roma). E’ ovvio che l’unione “convinta” sia avvenuta in un secondo momento, grazie alla predicazione dei primi sacerdoti formati (sin dall’infanzia) nei Pontifici Collegi (Greco, Ruteno, Ucraino, ecc.) di Roma e all’immediata, massiccia, penetrazione degli Ordini religiosi cattolici (anche i Normanni, avanzando, si guardavano le spalle fondando monasteri nuovi di zecca, pullulanti di Benedettini fatti affluire in tutta fretta dalla Normandia).

È appena il caso, infine, di ricordare – accanto agli Uniti in Servizio Permanente Effettivo – gli Uniti di Complemento: il monastero benedettino di Chevetogne in Belgio, per esempio, o i gruppuscoli a conduzione familiare di simpatizzanti del rito bizantino. Si tratta di cattolici latini che hanno adottato stabilmente o saltuariamente il “rito bizantino” al fine di proselitismo mimetizzato [14], oppure per snobistica contestazione alle continue riforme liturgiche della Chiesa Cattolica (una sorta d’esotismo d’accatto) oppure per una presunta impossibilità di fare scelte chiare [15], preferendo restare nel limbo di sedicenti ortodossi con passaporto cattolico, sempre in partenza ma sempre fermi in stazione. Nella migliore tradizione del melodramma italiano (Vorrei e non vorrei…) o arrogandosi un ruolo tra l’archeologico e il “profetico”: quello d’incarnare un’ipotetica Chiesa indivisa del primo Millennio e di prefigurare una rap-Chiesa che va da san Serafino di Sarov a madre di Teresa di Calcutta, da Chiara Lubich a san Gregorio Palamas.

Da Kiev al “Metodo cinese”

San Giovanni di Matera, condannato al rogo dai cattolici (dopo la conquista di Bari, 1071), evade e si rifugia nelle impenetrabili selve tra Lucania e Calabria; qui incontra Guglielmo da Vercelli – fondatore dei Benedettini di Montevergine – in procinto di partire missionario per l’Oriente e lo persuade che ciò non è gradito al Signore. Il metodo missionario, tuttavia, è stato quello più impiegato ut impleátur domus: ancora nel XX secolo si vedevano tra gli ortodossi “missionari” cattolici i quali mutavano d’abito per la bisogna e persino i dati anagrafici (è celebre il caso del dotto francese Charles Charon, ribattezzatosi Kirill Korolevskji). Per comunità disperse in una maggioranza latino-cattolica e negli Stati assolutisti (come, per esempio, i “greci” dell’Italia Meridionale, colonia della Spagna) poteva bastare la Perbrevis instructio di Clemente VIII (1596) che regolava alcune usanze più o meno “ortodosse” che agli occhi dei locali vescovi cattolici apparivano più stravaganti. Per comunità più vaste e con solide strutture – con vescovi e monasteri - il proselitismo doveva essere meglio organizzato. Non sarebbe bastato legiferare super aliquibus ritibus graecorum, come faceva l’Istruzione Clementina, ma era necessario un metodo tecnicamente più efficace: il Metodo cinese, ancor oggi lodato da Giovanni Paolo II come “rispondente al decreto Ad Gentes del Concilio Vaticano II” e “quanto mai vero e attuale”. [16]

Nel XVI/XVII secolo i gesuiti Adam Schall, Fernand Verbiest e Matteo Ricci, dopo aver imparato alla perfezione il cinese e vestiti da mandarini – con tanto di ventaglio e codino – si recarono in Cina. Chiamavano Tien (= cielo) il Signore Dio, riverivano Confucio e accendevano bastoncini d’incenso agli Antenati. Abolirono alcuni riti cattolici che urtavano la sensibilità o le abitudini cinesi (per esempio, l’osservanza della domenica) e, soprattutto, distribuirono quadretti con il senso della prospettiva (ancora sconosciuta agli artisti cinesi), mappamondi, binocoli, orologi, occhiali e chincaglieria varia, insieme a lezioni di medicina, matematica ed astronomia. [17] Non diversa è stata l’attività missionaria tra gli ortodossi: quasi tutti i grandi Ordini religiosi cattolici avevano (e forse hanno ancora) una sezione esperta in “riti orientali” (a Roma, per esempio, c’è una chiesa gestita da Gesuiti di rito bizantino-slavo). Certo: oggi non si distribuiscono più collanine, specchietti e orologi a cucù ma - forse - cellulari e PC. Alla fine del XX secolo, tuttavia, il Metodo cinese non è sembrato produttivo: ai cattolici non basta più lavorare ut impleátur domus; sono costretti a sgobbare perché la loro stessa casa non si svuoti. [18]

Dalle Missioni alle Chiese sorelle

È nata così la Dottrina delle Chiese Sorelle, frutto della logica fuzzy scoperta, sul finire del XX secolo, dai ricercatori della University of California. [19] Da essa deriva l’algoritmo secondo il quale, ad esempio, le diocesi italo-albanesi cattoliche di rito bizantino-greco non sarebbero una bizzarria liturgica, ma Chiese sorelle e particolari. Così particolari da non avere missioni: devono restare chiuse come in uno zoo, in un recinto geografico-etnico. Un indigeno dell’Amazzonia e un pigmeo dell’Africa possono diventare cattolici di rito latino ma non cattolici di rito bizantino; un sacerdote italo-albanese cattolico di rito bizantino-greco può, per ipotesi, “lavorare” tra gli ortodossi greci di Torino ma non aprire una missione nel Burundi. Un ucraino cattolico di rito latino può fare il parroco a Casalpusterlengo o il missionario in Papuasia; un ucraino cattolico di rito bizantino può volgersi, tutt’al più, agli ucraini ortodossi. La dottrina delle Chiese Sorelle è nata, in effetti, allo scopo di legittimare l’unitismo con nobili parole e familistici accenti, e il repertorio anatomico della dottrina dei Due Polmoni serve a inibire il ritorno dei cattolici alla Chiesa ortodossa. Gli ortodossi sono il tessuto muscolare che forma il polmone destro – orientale – della Chiesa; i cattolici formano il polmone sinistro (il tessuto cardiaco forse è il Papa): per bizzarro assioma parascientifico, un ortodosso può essere prelevato e innestato nella Chiesa Cattolica ma la Chiesa Ortodossa deve rigettare il cattolico che le si avvicini. Secondo la dottrina dei Due Polmoni – suggestiva, anche se non si sa cosa ne pensi il cervello della Chiesa Cattolica, l’ex Sant’Ufficio - la Chiesa Ortodossa è un organo condannato ad auto-alimentarsi oppure all’atrofia; solo il polmone cattolico può far circolare anche l’aria ortodossa, non viceversa.

Che fare?

Molti ex-ortodossi o Uniti o Cattolici di rito bizantino o comunque li si voglia chiamare, conservano alcune usanze proprie della Chiesa Ortodossa e non si sono ancora assimilati del tutto ai loro (nuovi) fratelli di fede, grazie all’attaccamento alle tradizioni, all’isolamento dei villaggi (in Transilvania come nella calabra Sila d’un tempo), grazie ad isterismi nazionalistici [20] e grazie, soprattutto, alla politica unionista del Vaticano. Saldamente radicata in Età moderna dal lungo pontificato di Leone XIII (1878/1903), nel XX secolo la politica unionista portò – in Italia - alla creazione di una Badia Greca (alle porte di Roma) e delle diocesi di Lungro (1919), con parrocchie staccate dalle diocesi di San Marco, Cassano, ecc. e Piana dei Greci (1936, in seguito detta degli Albanesi) con parrocchie staccate dalle diocesi di Palermo, Monreale e Agrigento [21]. L’inevitabile scomparsa, nel XX secolo, degli Uniti come realtà rituale, avrebbe automaticamente privato il cattolicesimo d’una sorta di corsia preferenziale per l’accesso degli ortodossi alla Casa Cattolica [22]. Non si può costringere gli Uniti a tornare alla Chiesa ortodossa: solo Israele è stato capace del ponte aereo per rimpatriare i Falascià d’Etiopia. Non si può pretendere che il Vaticano sciolga le comunità unite: rinunzierà all’uniatismo solo a parole. Quando qualche “missionario” sarà scoperto con le mani nella marmellata, la gerarchia cattolica risponderà che si tratta d’iniziativa privata (quasi come, nel secolo scorso, la “missione” di mons. D’Herbigny in Unione Sovietica). [23] Ma qualcosa bisogna pur fare, specie di fronte al problema delle adozioni e alla diffusa presenza di luoghi di culto unito.

Da più d’un decennio è in atto un tragico pedomazoma [24]: il futuro delle Chiese Ortodosse, specie slave, è di continuo irreparabilmente dragato e drenato: centinaia – migliaia? – di bambini ortodossi, adottati da famiglie italiane, sono sottratti alla Chiesa Ortodossa. Dostoevskij aveva già visto le migliaia di Caritas – per carità, indispensabili e benefiche – diffuse fin nelle minime parrocchie cattoliche e che, bypassando le diocesi e le parrocchie ortodosse, avvicinano direttamente i singoli ortodossi che, disperati, approdano sulle coste e sui marciapiedi italiani. [25]

Da Palermo a Milano, poi, esistono in Italia centinaia di chiese unite, mentre sono appena cinque gli edifici di culto ortodosso esteriormente visibili, facilmente individuabili. [26] Gli ortodossi più semplici, più ingenui (i deboli, i milioni di deboli che ti amano, innumerevoli come i granelli della sabbia del mare – dice l’Inquisitore – a noi sono cari), entrano in una chiesa unita e vedono celebrare più o meno come in una chiesa ortodossa. [27] E sono tratti in inganno: i sacerdoti uniti praticano l’intercomunione unilaterale: chi informa i deboli che loro non possono e non devono ricevere i sacramenti che gli Uniti vogliono e devono distribuire così generosamente? Di certo, la Chiesa Ortodossa non può (e non deve) rispondere con la guerra alla guerra, riesumando – per esempio – progetti di una Ortodossia di rito latino: progetti legittimi, ma superati dall’esperienza storica. Forse può solo non stancarsi mai di spiegare che gli Uniti non sono ortodossi e neppure quasi ortodossi: prima di tutto agli stessi Uniti.

P. Clementi [28]

Note

[1] Carlomagno chiama “greci” (per il significato del tempo, “pagani”) gli ortodossi Romani: fa il primo passo verso l’animalizzazione dell’altro. Nel XX secolo qualcuno chiamerà “pidocchi” i dissenzienti politici.

[2] Ci sarà pure un motivo, se teorici e pianificatori di tali “inviti” – da Marx a Pol Pot passando per Hitler – sono tutti padri e figli dell’intellighenzia nordeuropea.

[3] Dal Filioque in poi, la cristianità occidentale non guarirà più dalla riformite acuta. Gregorio VII e Francesco d’Assisi, Martin Lutero e il Vaticano II: ognuno vorrà fare la sua riforma e il suo “aggiornamento”.

[4] Dopo Agostino, non si rinuncia più alla coercizione o a metodi di persuasione più o meno occulta: al cattolicismo – e alla sua versione secolarizzata, il marxismo-leninismo – non interesserà la salvezza dell’uomo quanto la stabilità della Chiesa-Partito, nel suo indiscutibile ruolo di guida delle masse di tesserati-battezzati o del gregge-proletariato.

[5] Nella II Guerra Mondiale, le Forze Armate italo-tedesche inquadravano Preti cattolici e Pastori evangelici che non si trovavano lì per caso o di passaggio ma in divisa e grado d’Ufficiale: come capi. Ci sarà pure un motivo se, nel corso dei conflitti esplosi nella Federazione Iugoslavia, l’Occidente è stato pronto ad ascoltare le sacrosante ragioni dei cattolici croati o dei musulmani bosniaci, ma è rimasto sordo alle sacrosante ragioni degli ortodossi croati e bosniaci.

[6] Ecco il pensiero di Gregorio, condensato nell’autografo Dictatus Papae: il Papa è vescovo del mondo intero (§3) e ha il diritto esclusivo d’usare le insegne degli imperatori (§8); tutti gli devono baciare i piedi (§12) e solo il suo nome deve essere pronunciato in chiesa (§10) perché il suo è l’unico nome al mondo (§11) e nessuno può giudicarlo (§19); la Chiesa di Roma non ha mai sbagliato né mai sbaglierà (§22) e nessuno, se non è d’accordo col Papa, può essere considerato cattolico (§26).

[7] Un falso medievale secondo il quale l’imperatore Costantino avrebbe abdicato a favore del Papa, infeudando l’Italia Meridionale come Patrimonium sancti Petri, primo nucleo dello Stato Pontificio.

[8] Eudes – Oddone è quel papa Umberto II che nel 1095 scatenò la prima Crociata, facendosi carico della direzione tecnica. Trattò personalmente con la Repubblica di Genova l’affitto della flotta necessaria al trasporto dei militari, ponendovi a capo il vescovo Aymar de Monteil.

[9] Sarebbe offesa quell’unione esibita come un vanto e difesa da molti Uniti, come inalienabile libertà individuale, anche a spese della vita.

[10] Il clero unito non ama essere chiamato unito ma non disdegna le provvidenze economiche frutto del suo essere unito. La pecunia non olet ed è pure ecumenica.

[11] Un vescovo unito, in ossequio alle norme liturgiche orientali (?), non si inginocchia davanti al Corpo e Sangue di Cristo: in piazza San Pietro lo vediamo inginocchiarsi di fronte al romano pontefice.

[12] Alla messa papale nel Palazzetto dello sport d’Atene, gli Uniti (minoranza della minoranza cattolica di Grecia) sono stati lasciati in cucina; l’indomani, erano schierati in prima fila a Damasco (dove sono la maggioranza della minoranza cristiana di Siria).

[13] Lo stesso Regno di Napoli era soltanto un feudo del Papa-Re (e, di fatto, colonia della cattolicissima Spagna).

[14] Vedi, ad esempio la mini-diocesi con sede ad Atene in uno stabile di via Acharnon 246, o la Badia “Greca” di Grottaferrata presso Roma, entrambe nate nel XIX/XX secolo grazie a chierici latini.

[15] Ma non poche comunità unite – ad esempio, alla fine del XIX secolo, l’ultima parrocchia greca di Messina – ritornarono prontamente in seno alla Chiesa ortodossa appena si profilò all’orizzonte una qualche libertà di culto.

[16] Non sono parole in libertà, ma dichiarazione ufficiale pubblicata in Acta Apostolicae Sedis, 75 (1983), pp. 39-46.

[17] Nel XX secolo, i missionari cattolici in Albania erano stati preceduti dall’occupazione militare, e questa era iniziata come missione umanitaria gestita da un contingente del Corpo di Sanità.

[18] Un singolare caso di “uniatismo”: i cattolici veteroritualisti provenienti dallo Scisma Lefevbriano.

[19] Il principio di non contraddizione della logica aristotelica (bianco/nero, ortodossi/eretici), è superato dalla logica fuzzy (=sfumata) del “quasi” e del “circa”, che consente la costruzione di circuiti operativi più versatili di quelli tradizionali.

[20] Se mai la Russia diventerà cattolica, c’è motivo di credere che gli Ucraini uniti diventeranno in massa ortodossi.

[21] Una diocesi rituale o personale non è molto dissimile da un’Oasi Naturale per la salvaguardia della foca monaca.

[22] Spalancati gli angusti confini territoriali, inevitabilmente perso il collante linguistico, c’è da chiedersi quanto gli Uniti potranno conservare la loro identità, dispersi tra una maggioranza di correligionari. Il folklore non basta a tenere gli Uniti in comunione con la Chiesa Ortodossa; basterà ad arginare la completa assimilazione alla maggioranza dei loro fratelli di fede cattolica?

[23] La soppressione del “rito greco” in Italia Meridionale è di solito attribuita ai singoli vescovi post-tridentini, come se questi avessero potuto anche solo respirare senza permesso dall’alto.

[24] Raccolta di bambini (lett.), crudele usanza dei turchi di sequestrare, a intervalli regolari, i ragazzi-bambini dei popoli a loro sottomessi al fine di educarli all’Islam ed arruolarli nell’esercito. I migliori venivano a far parte del corpo dei Giannizzeri, soldati esperti fanatici.

[25] Ci cercheranno, ci troveranno e ci invocheranno … E saremo solo noi a sfamarli, nel tuo nome... Senza di noi non riusciranno mai, mai a sfamarsi! … Essi ci guarderanno come dèi, ma noi diremo di essere tuoi servi e di governare nel tuo nome, dice l’Inquisitore a Cristo nei “Fratelli Karamazov” di Dostoevskij.

[26] Solo le chiese ortodosse (slave) di Trieste, Firenze, San Remo, Bari e Merano si distinguono dagli edifici circostanti. Da qualche decennio, invece, tutte le chiese unite sono state sottoposte ad accurato maquillage per farle sembrare, almeno all’interno, quanto più “ortodosse” possibile.

[27] In incontri di preghiera comune, preti e vescovi uniti sono a volte invitati a “rappresentare” gli ortodossi.

[28] Pseudonimo dell’archimandrita Antonio (Scordino, 1949-2011), autore di diversi libri e saggi sull’eredità ortodossa dell’Italia meridionale.

 
Rigenerazione o degenerazione

Il nichilismo spirituale è una grave minaccia per la civiltà europea... eppure non tutti i valori possono essere distrutti fra gli uomini. Ci sono ancora quelli che hanno cura di tenere viva la fiamma e di passarla di mano in mano fino a quando il paese è invaso da una nuova onda di rigenerazione.

Nuovo Martire Alessandro di Monaco di Baviera (+1943)

 

Russia

La più grande catastrofe geopolitica e umana e la causa del peggior genocidio del secolo scorso è stata senza dubbio la rivoluzione russa. Essa ha portato all'omicidio - di ispirazione satanica - di tutto ciò che era meglio nella cultura cristiana quasi millenaria della Rus', il mondo slavo orientale; questo è stato davvero ' nichilismo spirituale'. Senza la rivoluzione infatti ci sarebbe stata una vittoria russa nel 1917 e le truppe russe avrebbero liberato la Germania prussianizzata e i popoli dell'Austria-Ungheria dalla tirannia dei loro imperatori e delle loro classi superiori. Non ci sarebbe stato nessun fatidico Trattato di Versailles e nessun maltrattamento ingiusto dei popoli tedeschi e austriaci, né Lenin e Stalin nell'ex impero russo, nessun Hitler e nessuna seconda guerra mondiale. È vero, ci sarebbero state le terribili perdite di tre anni della prima guerra mondiale, ma vi poteva almeno contrapporre il pentimento dei mandanti di quella guerra per tutti gli anni '20. Invece, questi non si sono mai pentiti e i loro danni non sono mai stati riparati.

L' Unione Sovietica è stata un'interruzione di tutta la storia slava orientale, una rottura con il destino della Rus'. Anche se l'Unione Sovietica non c'è più, il suo collasso assolutamente mal gestito è stato l'ennesimo disastro e così i sentieri del destino russo non sono ancora stati ripresi in pieno, tutt'altro, e gli effetti della discontinuità sono ancora presenti. Possono per esempio essere visti nel nazionalismo sovietico auto-difensivo e ignorante degli anziani, che dopo il lavaggio del cervello ammirano ancora la guerra genocida di Stalin. Ma questo è un fenomeno generazionale che sta scomparendo , proprio come sta morendo anche l'ammirazione, frutto di un simile lavaggio del cervello, dei britannici anziani per il loro compromesso leader militare Churchill. Tuttavia, la rottura con il destino della Rus' può anche essere vista nel fatto che i resti di Lenin non sono ancora stati sepolti, nei toponimi atei che ancora abbondano ovunque, nell'ammirazione ancora esistente per tutti coloro che hanno così spudoratamente cooperato con Stalin, per non parlare degli sprechi del lusso dell'élite russa di oggi .

Nel criticare gli spreco di questa élite, non dobbiamo dimenticare che ci sono stati anche abusi prima della Rivoluzione. Oligarca è solo un nuovo nome per aristocratico. La rivoluzione è stata causata dalla classe superiore centrata sui propri interessi, decadente e corrotta. D'altra parte, non dobbiamo pensare che tutto fosse corrotto prima della Rivoluzione - il problema era nelle classi ricche, occidentalizzate. Se tutto fosse stato corrotto, da quali alberi avrebbe potuto spuntare il fiore spirituale dei nuovi martiri? I russofobi modernisti che pensano che tutto fosse corrotto prima della rivoluzione sono quelli che non venerano il nuovo Martiri, che 'non hanno spazio per le loro icone', come nella ex diocesi di Sourozh. E se tutto fosse stato corrotto, da dove avrebbe potuto venire anche il meglio della cultura degli emigrati russi? Da dove avrebbero potuto venire la musica sincera di un Rakhmaninov, il lamento dell'emigrazione per quello che era e quello che avrebbe potuto essere, l'infinita melodia di nostalgia per una civiltà scomparsa?

Qual è la situazione oggi? Il Presidente Putin è stato ammirato da alcuni per la sua politica estera. Quest'ammirazione può forse essere giustificata. Ma le sue politiche interne sembrano essere poco più che parole vuote, promesse senza sostanza - come possiamo vedere dagli attuali problemi degli immigrati musulmani a Mosca. Pendono ancora sopra la Russia i vecchi ed enormi problemi dell'ABC, l'alcolismo, l'aborto e la corruzione, i primi due vestigia dell'epoca atea, l'ultima per lo più proveniente dalla decadenza abissale del periodo capitalista di Eltsin. Tutti questi problemi restano irrisolti e gravi dietro la crisi demografica. Tuttavia, i critici della Russia contemporanea, e non abbiamo illusioni che là ci sia molto da criticare, perché l'abbiamo visto noi stessi, tendono a dimenticare che ciò che sopravvive oggi in Russia sopravvive miracolosamente , dopo la peggiore persecuzione di Cristo nota alla storia. Tutti noi che cerchiamo uno tsar restaurato dobbiamo mostrare pazienza, riconoscendo che i processi di pentimento e di rigenerazione sono dolorosamente graduali.

Europa

Una volta l'Europa era forte, ma oggi si sta degenerando, cosa che per molti versi la rende ancora più fragile della Russia in fase di rigenerazione. Attraverso l'Unione Europea, l'Europa sta entrando in un periodo che assomiglia nella sua tirannia alla vecchia Unione Sovietica. La futura sopravvivenza dell'Europa come una cultura vita, e non come una cultura morta, dipende dalla sua volontà di superare la degenerazione cumulativa del suo nichilismo spirituale. Questo è esattamente ciò da cui viene il processo ancora fragile di rigenerazione spirituale in Russia - la disponibilità almeno di alcuni di superare il nichilismo spirituale del passato. E questo è ciò che l'Europa deve imparare dalla Russia - se vuole sopravvivere. L'Europa è una poesia - nelle sue piccole, nascoste parti sotterranee risalenti a prima dello scisma, nella bellezza della sua natura e cultura, dalle montagne della Norvegia ai canti del fado del Portogallo, dalle coste delle Ebridi alle foreste del Tirolo, dai palazzi di Parigi alle fontane di Roma. Ma ora l'esistenza stessa di quella poesia è a rischio.

Questo perché l'Europa è anche un gigantesco museo degli effetti dello scisma. Dopo aver abbandonato la Chiesa, è declinata nel cattolicesimo e da lì è discesa nel protestantesimo e nel laicismo ateo. L'Europa è disseminata di notevoli monumenti del suo scisma millenario, le sue cattedrali e le sue chiese, i suoi castelli e le sue fortificazioni, i suoi musei e le sue gallerie, le sue statue e i suoi ornamenti. Tutto questo può e deve continuare, come testimonianze della sua cultura passata, sia buone che cattive. Ma l'evoluzione culturale europea è arrivata a un punto morto , perché la sua evoluzione spirituale ha raggiunto un punto morto, la fine del processo del suo scisma, che è disceso nel corso di un millennio dalla fedeltà totale alla mancanza di fede totale. Così ora l'Europa è a un punto di svolta e di fronte a una scelta tra la totale autodistruzione e la rinuncia al suo laicismo ateo e al processo millenario alle sue spalle, e così il ritorno alla pienezza delle sue fondamenta ortodosse di mille anni fa.

Da nessuna parte oggi la minaccia dell'Europa laicista atea può essere vista in termini tanto in bianco e nero come in Ucraina. Corrotta dall'Unione Europea, l'élite di burattini dell'Ucraina sta ora girando le spalle a 1025 anni di storia slava orientale e alla sua scelta di civiltà - la scelta per Cristo - fatta nel 988, e sta invece scegliendo Eurosodoma. Quella che era una banale unione commerciale quaranta e più anni fa, dopo aver tolto in un primo momento tirannicamente la libertà per gli europei di essere se stessi, sta ora distruggendo del tutto la morale cristiana fondamentale. La tirannia dell'UE non ha mai avuto alcun rispetto per la cultura locale, come sappiamo dal recente passato dell'Europa occidentale, e come si può vedere nella sua attuale manipolazione dei media ucraini, simile alla sua passata manipolazione dei mezzi di comunicazione di un paese vittima dopo l'altro. L'Ucraina e la sua Chiesa si stanno dirigendo verso processi di 'europeizzazione', 'ellenizzazione' , le stesse illusioni della Grecia in bancarotta, degli Stati baltici, di Ungheria, Cipro, Bulgaria e Romania.

In Ucraina, vediamo faccia a faccia la dura scelta: Cristo o Eurosodoma. Nessun gruppo si trova ad affrontare una contraddizione interna maggiore di quella degli uniati, con la loro orribile nuova cattedrale a Kiev. Da un lato, essi sostengono di appartenere a Cristo, ma d'altra parte, sostengono Eurosodoma. Se Stalin avesse lasciato alla Polonia le province polacchizzate dell'Ucraina occidentale, a maggioranza uniate, le uniche che sono veramente 'ucraine', cioè terre di confine, niente di tutto questo sarebbe successo. Se l'Unione europea invade davvero l'Ucraina, la stragrande maggioranza dell'Ucraina può ben unirsi a una Russia in rigenerazione, accogliendola come una liberazione. Anche nell'estremo sud-ovest, la fedele Rus' Carpatica, o 'Transcarpazia', potrebbe finalmente stabilirsi come Repubblica autonoma della Federazione, rettificando l'ingiustizia storica di Stalin contro di essa. L'Ucraina potrebbe presto affrontare una scelta: rigenerazione spirituale con la Federazione russa o degenerazione spirituale con l'Unione europea. Dove vai, Ucraina?

 
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Il Vangelo, l'Ortodossia e... il mondo

golosagorodov.info

"Il combattimento è stato spietato, ma per noi è stato ancora più glorioso... Il contrammiraglio Ushakov ha attaccato i nemici, due volte più forti di noi... li ha schiacciati con forza e li ha inseguiti fino a notte... Il contrammiraglio Ushakov è eccellente per merito. Sono certo che sarà un grande leader navale" – la relazione del Principe Potjomkin a Caterina II caratterizza il valore e il coraggio del santo e giusto guerriero Fjodor Ushakov. Certo, ci sono altre caratteristiche della personalità virtuosa di questo santo guerriero. Sappiamo che "ha sempre dato elemosine e aiuto ai poveri e agli indigenti" nella guerra patriottica del 1812, ha dato via tutto ciò che aveva "in aiuto degli altri, soffocati dalla rovina dei nemici malvagi..." e , infine, "il resto del suo tempo, l'ammiraglio lo ha trascorso nella quiete, e ha finito la sua vita come si conviene a un vero figlio cristiano e fedele della santa Chiesa". E quando la bara con il corpo dell'ammiraglio defunto fu portata a mano attraverso la città , con una grande folla di persone, volevano mettere la bara su un carro, ma la gente ha continuato a portarla fino al monastero di Sanaksar – il luogo del suo riposo.

La combinazione di concetti apparentemente diversi come "servizio militare" e "santità e giustizia" ha spesso confuso anche credenti profondi. Diverse affermazioni critiche su tale questione da parte dei sostenitori del "vero Vangelo dell'amore" aumentano solo le perplessità. La questione è davvero seria: come combinare il servizio militare con l'immagine di santità che apprendiamo dai Vangeli? Qual è la logica della Chiesa in questo caso?

Prima di tutto, dobbiamo renderci conto che la Chiesa nei suoi giudizi fa sempre affidamento su una vera valutazione della realtà e sulla corretta correlazione tra il visibile e il reale. La base per questa visione del mondo è il Vangelo, che parla in modo decisivo e definitivo di come le realtà della vita terrestre spesso distorcano anche le migliori intenzioni, trasformandole nella distruzione dell'uomo. Con terrore sentiamo dalle labbra del Salvatore che verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio (Gv 16:2). Le parole dell'amorevole Salvatore ci sembrano inaspettate: non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera (Mt 10:34-35). Infine, siamo perplessi, ascoltando, non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. (Mt 7:21-23). Si scopre che coloro che hanno operato molti miracoli nel nome del Signore, scacciando demoni, alla fine possono essere riconosciuti da Dio come "operatori d'iniquità". Vale a dire, anche il criterio più corretto, con il quale spesso valutiamo la verità delle nostre relazioni con gli altri, e cioè l'amore, si scopre, può essere distorto, in quanto chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me (Mt 10:37).

La combinazione del coraggio militare con la santità è possibile nel contesto della percezione che il Vangelo ha della realtà del nostro mondo. La Chiesa consente una tale combinazione in quanto testimonia che la vita terrena dell'uomo è lontana dalle condizioni paradisiache. Qui, anche l'amore e le intenzioni sincere non possono essere il criterio finale per il cammino autentico. Nelle nostre vite, ogni cosa vera è il frutto degli sforzi, della lotta, del superamento, comprese le inevitabili cadute e la difesa dei deboli, e il mantenimento dei valori cristiani. Questo mondo è impossibile da valutare basandosi solo sulle nostre sincere convinzioni di difendere la sola verità, come il Signore stesso ci avverte tutti: bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra (Lc 11_35).

Il Vangelo non fa valutazioni piatte delle realtà terrene. Il Signore mostra chiaramente di comprendere la difficoltà delle nostre vite quando dice: Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali... (Mt 18:7). E ci avverte di non osare giudicare gli altri e noi stessi con l'aiuto di criteri, la cui verità è determinata sulla base dell'esperienza personale o delle buone intenzioni.

Sfortunatamente, ci sono nel mondo molte cose necessarie a cui l'uomo è obbligato a reagire e rispondere. E queste risposte necessarie e gli usi obbligati di forza e mente non contraddicono il Vangelo. Il Salvatore ne parla chiaramente: Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio (Mc 12:17). Non tutto è così semplice e inequivocabile tra noi, che possiamo fidarci pienamente di qualcosa che proviene dal nostro stesso cuore. L'amore per noi è in gran parte incomprensibile e irraggiungibile. Non è così delicato e innocuo come pensiamo, perché porta una spada e una divisione nel mondo (cfr Mt 10:34-35). Dobbiamo percorrere un lungo cammino verso l'amore, superare noi stessi e gli atteggiamenti scorretti nei confronti del mondo, che sostituiscono facilmente la verità. Pertanto, la Chiesa guarda alle nostre vite, basandosi sul realismo del Vangelo nella lotta dell'uomo con il suo desiderio di affermarsi in tutto. La sua esperienza mette in guardia contro gli errori irreversibili su questo cammino: "Il desiderio prematuro di sviluppare un senso di amore per Dio è auto-illusione. Il passaggio verso Cristo inizia e finisce sotto la guida del timore di Dio" (sant'Ignazio Brjanchaninov).

In questo senso, la possibilità della combinazione del servizio militare con la santità è una conferma della verità dell'Ortodossia, preservata dal realismo del Vangelo. La Chiesa riconosce che i criteri del cammino di verità verso il Regno dei Cieli non sono le relazioni esterne con il mondo, i loro aspetti formali, ma la correttezza degli orientamenti, la luce di Cristo, che può superare qualsiasi copertura delle circostanze e giungere con i suoi raggi fino alle profondità della vanità mondana e delle tentazioni mondane, se solo vi trova un cuore assetato di vederla.

 
La deportazione degli ortodossi delle Isole Aleutine

Campi di concentramento, deportazioni di popolazioni di minoranza... uno scenario di normale pulizia etnica del XX secolo, compiuto non nell’Impero Ottomano, non nell’Unione Sovietica, ma negli Stati Uniti contro cittadini statunitensi, e per di più ortodossi! È accaduto davvero nelle Isole Aleutine, dove la popolazione locale fu deportata senza alcuna umanità (e soprattutto senza alcuna vera ragione) per tutta la durata della guerra con il Giappone. Scopriamo qualcosa di più su questa “tutela democratica” delle minoranze ortodosse nell’articolo sugli aleutini ortodossi nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
Lasciare la Chiesa ortodossa

Da prete cristiano ortodosso, sono sempre interessato a come le persone trovano e (a volte) abbandonano la loro Ortodossia. In una recente conversazione con un mio caro amico, ci siamo trovati a riflettere su alcuni nostri amici che sono saliti alla ribalta nelle parrocchie o nei circoli teologici o accademici, solo per 'implodere' in una varietà di modi, arrivando anche al punto di abbandonare del rutto la loro fede in Dio.

Mentre discutevamo su queste storie tristi, ci siamo chiesti se avessero qualche punto in comune, e la conversazione è passata a esaminare i modi in cui i convertiti al cristianesimo ortodosso descrivono il loro incontro con la Chiesa. Ci siamo resi conto che in tutte le storie di conversione, due metafore sono così diffuse da essere onnipresenti: quella del viaggio e quella del racconto. Inoltre, abbiamo visto i modi in cui noi tendiamo a comprendere e applicare le metafore del racconto e del viaggio hanno profondamente esacerbato (se non provocato) i collassi spirituali a cui abbiamo assistito nella vita di quei convertiti che abbandonano l'Ortodossia.

Nelle società pre-moderne, l'identità di una persona era forgiata quasi interamente in relazione alla sua tribù. Nel contesto della famiglia e clan, le metafore del racconto e del viaggio erano ben definite e concrete. Il racconto era la storia ancestrale, una raccolta di miti e usanze attraverso il quale la tribù identificava se stessa, e lo scopo dell'individuo era quello di assimilare se stesso in questa narrativa preesistente. Il viaggio era il processo di assimilazione, che aveva anch'esso dei punti fermi ben definiti sotto forma di rituali di nascita, di raggiungimento dell'età adulta, di matrimonio, per stabilire la guerra, la pace e la morte.

Per loro la natura comunitaria, le società tribali garantivano la sicurezza delle metafore del racconto e del viaggio. Gli individui erano in cammino in una storia che la loro comunità aveva definito, in un viaggio i loro antenati avevano intrapreso prima di loro.

Al contrario, le società moderne hanno consapevolmente abbandonato la tribù come centro di identità personale. Dall'inizio della rivoluzione industriale, il legame tra l'individuo e la comunità è stato in gran parte reciso. Staccata da queste radici, anche la nostra comprensione delle metafore del racconto e del viaggio si è disancorata. Mentre la storia tribale era conosciuta e compresa collettivamente e tramandata di generazione in generazione, ora non abbiamo narrative da adottare, e siamo costretti a creare i nostri stessi miti da cui trarre significato. Mentre il viaggio che si intraprendeva per far parte della storia tribale era ben consolidato nei riti e rituali comuni, ora dobbiamo inventare non solo la destinazione (tutto ciò che implica realizzazione personale), ma anche il percorso e gli indicatori di significato lungo la strada.

Io penso a me stesso come un a tipico esempio di questa situazione moderna. Quando viene a sapere che sono un prete ortodosso, la gente mi chiede spesso se sono etnicamente slavo. La domanda stessa la dice lunga: il presupposto è che sono entrato nel sacerdozio, perché questa è la mia religione tribale. In realtà, sono nato alle Seychelles, sono cresciuto in Africa meridionale e orientale, e sono emigrato in Canada occidentale. Ho scelto di frequentare una chiesa ortodossa indipendentemente dalla mia famiglia, che ha trovato la mia decisione strana e alienante. Lungi dall'essere un passo inevitabile nella fissazione della mia identità tribale (un ragazzo slavo che riprende il business clericale della famiglia) il mio ingresso nel sacerdozio è stato molto personale: il mio viaggio è stato uno sviluppo nella mia storia. In una società pre-moderna, non avrei potuto immaginare un tale percorso. La modernità mi ha permesso di prenderte il genere di decisioni sociali che hanno portato a quello che sono diventato.

In un certo senso, quindi, noi convertiti possiamo essere grati per il crollo delle barriere delle concezioni tribali causato dall'ethos moderno. Per prima cosa, ci ha reso possibile scoprire un ricco patrimonio spirituale ortodosso che altrimenti sarebbe rimasto sequestrato in ghetti tribali slavi, greci o palestinesi. Allo stesso tempo, il distacco dell'individuo dalla tribù nella formazione di un'identità spirituale ha un lato oscuro, ed è questo ciò su cui vorrei attirare qui la nostra attenzione. Infatti, lo stesso fenomeno moderno che ha permesso ad alcuni di noi di scoprire una fede che altrimenti ci sarebbe stata nascosta, contiene in sé anche una serie di presupposti che, finché li ignoriamo, potrebbero indurci ad abbandonare la stessa fede quasi con la stessa prontezza con cui l'abbiamo abbracciata.

Consideriamo la metafora del viaggio verso la fede. Finché accettiamo come assiomatico che l'individuo compie un viaggio personale la cui destinazione è auto-definita e determinata, ne conseguono due assunzioni. In primo luogo, veniamo a supporre che ogni destinazione sia ugualmente valida. In secondo luogo, perché ogni individuo è sul suo proprio cammino, si suppone che questi debba conoscere il modo migliore per arrivare dove sta andando; a quel punto, si tende a considerare qualsiasi percorso da lui scelto come quello giusto per lui.

Si possono fare ipotesi analoghe quando noi, da moderni, interpretiamo la metafora della storia. Se crediamo che l'individuo deve crearsi la propria storia, piuttosto che appropriarsi semplicemente della storia tribale, allora forgiare le nostre identità comporta principalmente concepire e articolare un mito che sia unicamente nostro. Invece di chiederci come ci collochiamo nella storia che abbiamo ereditato, ci chiediamo come le nostre esperienze si inseriscano in una storia le cui linee sono necessariamente in continuo mutamento, e si sviluppano secondo le nostre inclinazioni soggettive. Come risultato, facciamo delle scelte, non per accostarci meglio al nostro posto nella narrazione comune, ma sulla base della nostra convinzione, se crediamo o no che queste scelte rientrino in una narrazione da noi costruita.

Questi approcci alle metafore del viaggio e del racconto sono potenzialmente pericolosi per il moderno convertito ortodosso. Se ogni meta spirituale è valida, perché proprio l'incontro con l'Ortodossia dovrebbe essere il punto finale, e non semplicemente una sosta temporanea lungo la strada per qualche altra parte, altrettanto appagante? E se ogni percorso che scegliamo è giusto finché lo si considera una parte del 'nostro viaggio', allora il cristianesimo ortodosso, che si considera la pienezza della via alla salvezza umana per mezzo di Gesù Cristo, non è più giusto di qualsiasi altro sistema che sostiene di offrire una guida spirituale nella vita umana.

Allo stesso modo, quando facciamo del nostro incontro con la Chiesa ortodossa soltanto una parte della 'mia storia', vi immettiamo la possibilità che l'incontro possa non essere la 'fine', ma solo un capitolo, seguito da altri. E se la nostra vita nella Chiesa ortodossa inizia a coinvolgere esperienze sgradevoli, scomode e spiacevoli che non si 'adattano' alle nostre nozioni di come le cose dovrebbero svolgersi; se la nostra narrativa ortodossa da poco adottata entra in conflitto con altri racconti, come quelli delle comunità LGBT o femministe – che cosa succede? Non potremmo essere tentati di voltare la pagina dell'Ortodossia e 'iniziare un nuovo capitolo' nelle nostre vite, cercando di intessere le trame alternative che troviamo così personalmente convincenti?

In breve, quando abbiamo acriticamente adottiamo l'interpretazione moderna di queste metafore fondamentali, abbiamo inconsapevolmente acconsentito alla possibilità di ridurre il cristianesimo a una fede puramente soggettiva la cui capacità di resistenza dipende dalle nostre volubili nozioni di 'realizzazione personale'. Piantata in tale terreno roccioso, la nostra spiritualità può rapidamente e gioiosamente prendere vita quando ci fa comodo, ma mancandole le radici, può appassire e morire altrettanto velocemente.

L'antidoto a questo malessere dovrebbe comportare il ripristino di una base tribale per l'identità personale. Tuttavia, anche questa è irta di insidie. Troppo spesso, soprattutto nei circoli dei convertiti, il ritorno al tribalismo è trasformato in settarismo da membri, forse inconsciamente consapevoli della loro moderna fragilità spirituale, che rispettano le regole comuni che si concentrano su elementi esterni (come la barba, copricapi e così via), mentre adottano un formalismo rigido e un letteralismo nella loro interpretazione dei testi liturgici e biblici. In questo modo, sperano di ripristinare la comprensione del viaggio e del racconto al suo stato pre-moderno, limitando la distruttività dell'autonomia individuale scatenata dalla modernità.

I pericoli qui sono relativamente ovvi. Oltre a derubare una ricca tradizione spirituale della sua profondità e delle sue sfumature, riducendola a un insieme di mere forme da osservare senza discutere e senza pensarci, tali sforzi settari inevitabilmente privano il Vangelo del suo potere di penetrare e superare le barriere culturali, sociali, economiche e religiose. Molto semplicemente, il restauro artificiale e superficiale del tribalismo che vediamo in molte comunità di convertiti perverte la comprensione apostolica di una Chiesa e di un'unità in Cristo dove non c'è più veramente né Ebreo né Gentile, né schiavo né libero, né maschio né femmina.

Anziché applicare tali risposte semplicistiche alla questione della modernità, dobbiamo cominciare a considerare la misura in cui la modernità ha plasmato e continua a plasmare la nostra sensibilità, indipendentemente dal fatto che noi stessi ci definiamo 'conservatori' o 'liberali'. In secondo luogo, dobbiamo attivamente impegnarci a recuperare le metafore della storia e del viaggio, piuttosto che semplicemente adottarle totalmente e acriticamente. Noi possiamo e dobbiamo celebrare la forza della modernità di abbattere le barriere e permettere al Vangelo di prosperare in luoghi da cui esso sarebbe altrimenti escluso; tuttavia, dovremmo evitare la sua tendenza a relativizzare e rendere tutte le cose ugualmente valide (e quindi ugualmente insignificanti).

Se vogliamo parlare di un 'cammino di fede' (e non farlo sarebbe difficile), dobbiamo ricordare coscientemente che la destinazione, la pienezza di Cristo è un dato immutabile, così come lo è il modo per arrivare a quella destinazione nella tradizione dell'unica Chiesa apostolica. I sentieri che prendiamo, quindi, non sono tutti ugualmente validi o buoni, ma devono dimostrare di essere coerenti con il percorso dei santi – coloro che hanno camminato prima di noi.

Allo stesso modo, se dobbiamo pensare al nostro viaggio come a una parte di una narrazione più ampia, dobbiamo ricordare a noi stessi sia individualmente che collettivamente non che non è una narrazione fatta da noi; anche questo è un dato immutabile. La nostra responsabilità non è quella di deliberare continuamente su come gli eventi e le esperienze della nostra vita 'si adattano' al mito che abbiamo creato da noi stessi. Piuttosto, il nostro compito è quello di fare le scelte più informate e più sagge in unione con il corpo di cui siamo membra, e quindi lasciare che il capo di quel corpo, il Creatore della vita, stabilisca il loro significato ultimo in relazione alla sua storia, la storia della salvezza universale.

 
Un mediatore, molti intercessori

La vergine Maria supplica Cristo alle nozze di Cana

I protestanti spesso sostengono che gli ortodossi (e altri cristiani) sollevano la Theotokos al livello divino di Gesù Cristo, riferendosi a lei come" intercessore". A loro parere vi è un solo mediatore; l'uomo Cristo Gesù. Inoltre, essi sottolineano che, implorandola di "allontanare l'ira diretta contro di noi", la trasformiamo in un "tipo" cristiano di dea madre, secondo lo schema noto fin dal mondo antico. Queste "dee madri" erano spesso invocate in modo simile per allontanare l'ira del loro "figlio-dio". Dicono inoltre che questa è un'aberrazione blasfema entrata nella Chiesa nel "processo di paganizzazione" che dicono che abbia avuto luogo sotto l'imperatore romano san Costantino. Come si fa a rispondere a queste accuse da un punto di vista sia scritturale sia tradizionale?"

Tale affermazione si basa sulla dichiarazione di san Paolo in 1 Timoteo 2:5: "Infatti c'è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù". Tuttavia, basta guardare ai versi immediatamente anteriori a tale dichiarazione per trovare: "Vi esorto dunque, prima di tutto, a fare suppliche, preghiere, intercessioni e rendimento di grazie per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono al potere, affinché possiamo condurre una vita calma e quieta con ogni pietà e onestà, dignitosa e gradita al cospetto di Dio, nostro Salvatore, che vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità" (1 Timoteo 2:1-4). San Giacomo ci dice anche che "molto può la preghiera di un giusto, fatta con fervore" (Giacomo 5:16). Così chiaramente il fatto che i cristiani sono chiamati a fare suppliche, preghiere e intercessioni per conto di altri, non è una contraddizione al fatto che Cristo è l'unico mediatore.

In che senso Cristo è l'unico mediatore? In Ebrei 9:15, san Paolo dice anche: "E per questa ragione che egli è il mediatore del nuovo testamento, affinché per mezzo della sua morte, per la redenzione delle trasgressioni commesse sotto il primo patto, i chiamati possano ricevere la promessa dell'eredità eterna". Così è l'unico mediatore tra Dio e l'uomo per il fatto che si è incarnato, è stato crocifisso, è morto ed è risorto per la nostra salvezza. Nessun altro può riuscire a fornire la base per la nostra salvezza. Eppure, Dio desidera che abbiamo molti intercessori che pregano per gli altri, e agisce in risposta a queste preghiere.

Quando ero un protestante interessato all'Ortodossia, e dovevo affrontare io stesso questo problema, accadde che un giorno un vicino di casa mi parlasse della moglie di un professore in pensione alla Southern Nazarene University (la scuola ho partecipato). Mi diceva che questa donna era una donna di preghiera, e che se mai avessi avuto bisogno di una risposta a una preghiera, avrei dovuto andare da lei, perché "aveva una linea diretta con Dio." Dopo aver conosciuto alcuni membri molto pii della Chiesa del Nazareno nel corso degli anni, non ho trovato il suo racconto difficile da credere. Ma poi mi è venuto da pensare che se mai una donna ha avuto una linea diretta con Dio, questa donna non sarebbe stata prima di tutto la vergine Maria? E Cristo ha detto che Dio è il Dio dei viventi e non dei morti (Matteo 22: 23-33): quindi, se potevo chiedere a questa pia anziana evangelica di Bethany, Oklahoma, di pregare per me, non avrei potuto chiedere anche alla vergine Maria di Nazaret, Galilea, di pregare per me?

Per quanto riguarda la questione dell'allontanare l'ira di Dio, si trovano molti esempi in cui l'ira di Dio è stata allontanata dalle preghiere di uomini giusti. Per esempio, lo stesso Mosè racconta come allontanò l'ira di Dio dal popolo di Israele: "Inoltre il Signore mi parlò, dicendo: Io ho visto questo popolo, ed ecco, è un popolo di dura cervice: lasciami solo, in modo che io li distrugga, e cancelli il loro nome da sotto il cielo: e io farò di te una nazione più potente e più grande di loro... e si prosternarono davanti al Signore, dapprima, per quaranta giorni e quaranta notti: io non mangiai pane né bevvi acqua, a causa di tutti i peccati che avete commesso, facendo il male agli occhi del Signore, per provocare la sua ira. Io avevo paura della rabbia e del furore, con cui il Signore si era adirato contro di voi per distruggervi. Ma il Signore mi esaudì anche questa volta" (Deuteronomio 9:13-14, 18-19). E nei Salmi ci viene detto: "Per questo disse che li avrebbe distrutti, se Mosè il suo eletto non si fosse alzato davanti a lui sulla breccia, per allontanare la sua collera, perché non li distruggesse "(Salmo 105 [106], 23). Quindi, se Mosè poteva allontanare l'ira di Dio, non vedo alcuna ragione per cui sarebbe blasfemo chiedere alla vergine Maria di pregare per noi, e di allontanare l'ira di Dio da noi.

 
Due critiche allo tsar Nicola II

1. Lo tsar fumava.

Questa è una comune obiezione moderna. Sì, certo, lo tsar Nicola II era un forte fumatore, probabilmente una quarantina al giorno. Alcuni oggi sono scandalizzati da questo, dimenticando che in quel momento praticamente tutti gli uomini fumavano e non fumare era considerato malsano. Anzi, più fumavi meglio era. Nella prima parte del secolo anche le donne fumavano, ma in privato. Dopo il pasto serale, gli uomini benestanti si ritiravano in una "sala fumatori" fatta apposta per fumare – questo era normale, il modo di vivere dell'epoca. E alcuni noti sacerdoti, compresi i vescovi, fumavano in quel periodo.

Più tardi le stelle del cinema e i politici (ricordate i sigari di Churchill) erano tutti fumatori. I soldati di entrambe le guerre mondiali ricevevano una generosa razione giornaliera di sigarette: ci si aspettava che fumassero. Quelli che non fumavano erano considerati anormali. Riesco a ricordare le vecchie generazioni del clero (sia quelli nati prima del 1917 sia quelli nati nell'emigrazione negli anni '20 e '30) che fumavano abbastanza apertamente. Dobbiamo considerare le mode del tempo. Nessuno allora sapeva del legame tra fumo, cancro e malattie cardiache; anzi fino agli anni '50 i medici occidentali continuavano a pubblicizzare il fumo come "cosa buona". Come si suol dire, il senno di poi è una cosa meravigliosa.

2. Per debolezza del carattere e indecisione, lo tsar Nicola II non adottò misure abbastanza severe per impedire la rivoluzione del 1917 e così non riuscì a proteggere la sua stessa famiglia dalla morte.

Questa è un'accusa comune, sia del passato che del presente, ma senza fondamento.

Chiunque abbia letto la storia dei problemi del 1905 (lo tsar Nicola non li definì mai una rivoluzione) e di come abbia soppresso il terrorismo di quel tempo attraverso mezzi militari e tribunali sul campo che emettevano condanne a morte entro 48 ore, saprà che poteva essere molto duro. Lo doveva essere – per proteggere i suoi oltre centocinquanta milioni di sudditi da poche migliaia di terroristi spietati finanziati dall'estero e da anarchici amorali. Gli storici sovietici chiamavano lo tsar crudele e assetato di sangue per questo: ora abbiamo l'estremo opposto della critica - si dice che non sia stato abbastanza severo! Ma perché nel 1917 non fece le stesse cose che fece nel 1905?

Di fatto, nel 1917 tentò di fare come nel 1905, ma questa volta l'élite militare rifiutò di obbedirgli, commettendo un tradimento. Fu il tradimento dei generali a significare che gli ordini dello tsar Nicola di reprimere il terrorismo a San Pietroburgo non furono rispettati, garantendo così il successo dei terroristi assetati di sangue. Senza la lealtà dei generali, lo tsar Nicola fu perso. Questo spiega perché una rivolta relativamente piccola, guidata da poche migliaia di attivisti nella capitale, abbia portato alla perdita dell'intero Impero. Spiega anche perché la famiglia dello tsar Nicola fu assassinata con lui - nessuno di loro aveva mai pensato che l'élite avrebbe mostrato tale "tradimento, vigliaccheria e inganno". Era tutto imprevisto.

Qui di nuovo, il senno di poi ci dice che lo tsar Nicola sottovalutò la scala del tradimento dell'élite, soprattutto di quasi tutta l'élite del suo amato esercito. Qui dovremmo ricordare che quasi nessuno, compresi i seguaci di Kerenskij e i Bolscevichi, pensava che una rivoluzione avrebbe avuto successo nel 1917, per non parlare del fatto che l'Impero sarebbe crollato nel caos in modo così rapido. Anche qui c'è un altro rimprovero mosso da una visione mondana: lo tsar Nicola avrebbe dovuto conoscere e prevenire la rivoluzione, arrestando tutti i traditori. Questo rimprovero è sullo stesso piano di quelli che affermano in modo blasfemo che Cristo avrebbe dovuto sapere che i farisei lo avrebbero arrestato e crocifisso, che avrebbe dovuto invocare le legioni di angeli – perciò Cristo stesso sarebbe da biasimare per la sua stessa crocifissione.

I seguaci benestanti di Kerenskij, professori, avvocati, pseudo-intellettuali, aristocratici, politici della Duma borghese, massoni e generali, che tradirono tutti lo tsar, scoprirono presto dopo la loro rivoluzione che se fossero sfuggiti alla morte da parte dei rossi, si sarebbero trovati in un esilio inaspettato e malinconico e spesso in grande povertà. Questo esilio era la loro punizione autoinflitta, anche se, tragicamente, solo pochi di loro hanno mostrato pentimento per questo. Invece, incolpavano lo tsar innocente per la loro disgrazia affermando, per esempio, che per debolezza di carattere e indecisione non era stato abbastanza severo con i rivoluzionari (...loro stessi!). Questa era tutta auto-giustificazione ipocrita per il loro stesso tradimento.

La punizione per questo tradimento fu condivisa dalle grandi potenze dell'Europa. La storia mistica dell'Europa ci mostra che il tradimento dello tsar nel 1917 portò al collasso degli imperi occidentali, prima il tedesco e l'austro-ungarico, e poi una catastrofica seconda guerra che portò al collasso delle fantasie di Mussolini e del Reich razzista di Hitler, e poi quello degli imperi coloniali britannici, francesi, olandesi, belgi e portoghesi. Tutti sono stati puniti dalla storia. Dopo il 1917 seguì nell'Europa occidentale un secolo di americanizzazione e vassalizzazione, segnato dall'ingresso delle forze americane in Europa nel 1917 e dalla loro occupazione dell'Europa dal 1942 al 1945. Ciò ha contribuito al suicidio della cultura europea del 1914 e alla degenerazione dell'Europa nel suo stato di perdita di livello spirituale e morale, di perdita d'identità e di cultura nazionale, di futile decadenza e d'impotenza, dell'Unione Europea.

 
L'illuminazione nelle chiese ortodosse: principi liturgici e problemi pratici

Che cosa vogliamo raggiungere quando scegliamo l'illuminazione per una chiesa ortodossa? Abbiamo bisogno di una certa quantità di luce per vedere, ma l'illuminazione crea anche un ambiente, contribuisce a creare uno stato interiore. Dunque, quale atmosfera stiamo cercando di creare nelle nostre chiese? Queste e altre domande sorgono in parrocchie e monasteri, quando sono alle prese con quale illuminazione elettrica installare – se davvero la vogliono installare del tutto, perché così spesso 'quanto meno, tanto meglio'.

Se non ci stiamo facendo la domanda essenziale di quale atmosfera stiamo cercando di creare, allora dovremmo farcela. L'illuminazione richiesta per una sala riunioni, una biblioteca o un salotto di casa sarà diversa da quella per una chiesa. Se una comunità ecclesiale non ha le idee chiare su quale risultato finale desidera, allora il designer dell'illuminazione da questa impiegato probabilmente opterà per l'impostazione predefinita di un edificio pubblico laico. E questo probabilmente significherà molta luce – troppa per una chiesa ortodossa, che ha tradizionalmente livelli piuttosto scarsi di luminosità.

Interno di una chiesa serba

Questo articolo tenta di delineare alcuni dei principi dell'illuminazione per le chiese ortodosse. Ogni chiesa è diversa, e richiede la sua soluzione unica, ma ci sono principi sicuramente senza tempo che, come la pittura di icone, dovrebbero informare e impostare i parametri per ogni attività a portata di mano. Naturalmente molti dei principi delineati qui saranno rilevanti anche per chiese di altre tradizioni. Tuttavia, come vedremo, l'enfasi che l'Ortodossia pone sulle icone crea davvero particolari esigenze di illuminazione.

Questo articolo è nato da una recente visita a una grande cattedrale ortodossa. Avevano commissionato una società esperta per progettare e installare una nuova illuminazione, come parte di un importante programma di restauro. I risultati sarebbero stati impressionanti se si fosse trattato di un edificio secolare: tutti i particolari architettonici dell'edificio erano splendidamente illuminati. Ma questo era un luogo di culto e non un edificio secolare. Il vescovo e la parrocchia hanno ritenuto che ci fosse troppa luce. Volevano aiuto per trovare una soluzione.

Per trovare una soluzione per il dilemma della cattedrale mi sono reso conto che avevamo bisogno di iniziare con i principi primi: quale funzione ha l'illuminazione, sia artificiale che naturale, in una chiesa? I consulenti dell'illuminazione, con tutta la loro esperienza nel campo dell'illuminazione edifici profani, non avevano un'idea chiara delle esigenze particolari di uno spazio liturgico ortodosso. E il comitato della cattedrale non aveva idee chiare nella mente, al fine di informare pienamente e chiaramente il designer.

È difficile sbagliare l'illuminazione quando una chiesa è illuminata interamente da lampade a olio, candele e un po' di luce solare naturale.

Chiesa ortodossa dei santi Padri, Shrewsbury, Regno Unito – una chiesa parrocchiale illuminata senza elettricità.

Ma le cose si complicano quando si introduce l'illuminazione elettrica – diventa più difficile fare le cose per bene. Siamo in grado di fare molto di più con un impianto elettrico, e possiamo quindi sbagliare molto di più. La forza delle luci elettriche è anche la loro potenziale debolezza. Al fine di gestire questo nuovo mezzo con saggezza, è essenziale che noi comprendiamo la liturgia della luce, ovvero quale funzione spirituale gioca la luce nella liturgia. Avendo compreso questo, faremo poi in modo che tutta l'illuminazione sia asservita a questo scopo.

LA LITURGIA DELLA LUCE

Luce e volti

Entrando nelle chiese ortodosse diveniamo consapevoli attraverso le molte icone che prima di tutto siamo in presenza di Cristo e dei suoi santi e angeli. È uno spazio personale. La Chiesa è in ultima analisi, una comunità di persone e non un edificio. La luce dovrebbe pertanto essere concentrata sulle icone, in particolare sui loro volti.

Se un edificio pubblico laico di solito ha bisogno di essere illuminato in modo uniforme in tutto, e forse sottolineare interessanti dettagli architettonici, una chiesa ortodossa enfatizza le icone dei santi. La sua luce deve illuminare il personale piuttosto che l'astratto.

In una chiesa coperta completamente affrescata o a mosaico le superfici interne dell'edificio sono il luogo delle icone dei santi. Sono questi santi, piuttosto che l'architettura stessa, l'oggetto primario dell'illuminazione.

Monastero di Decani, XIV secolo, Serbia, che mostra l'enfasi che l'illuminazione tradizionale pone sulle icone.

L'edificio della chiesa può essere considerato un indumento per il culto ecclesiale, in cui la sua pianta permette la liturgia e le sue superfici interne creano una ricca gamma di superfici per le immagini: la cupola per il Pantocratore, il tamburo per gli angeli e profeti, l'abside simile a un grembo per le rappresentazioni della Madre di Dio e di Cristo, i pennacchi per i quattro evangelisti, e così via.

Una sezione trasversale di una chiesa, che mostra i soggetti iconografici comuni per ogni spazio.

Questo non vuol dire che l'edificio del tempio, distinto da qualsiasi immagine che potrebbe avere, non debba essere di per sé un'immagine di realtà divine. Gli spazi concepiti in modo appropriato e ragionevolmente illuminati possono di per sé creare un'atmosfera di quiete e di preghiera. Infatti, la grande chiesa di Santa Sofia ha relativamente poche immagini nella navata – in origine ne aveva ancora meno – ma è indiscutibilmente un'immagine del paradiso in terra.

Agia Sophia, Costantinopoli. L'interno, che mostra l'effetto delle finestre e delle forme geometriche scelte con cura.

Tuttavia, la solita chiesa ortodossa ideale combina le forme appropriate architettoniche con l'iconografia, tutto con il supporto di una luce sublime.

L'enfasi sulle immagini sacre avviene naturalmente dove le uniche fonti di luce artificiale sono le lampade a olio appese davanti alle icone. La fioca luce emessa dagli stoppini è appena sufficiente per illuminare i volti dei santi, e non molto di più. Questa debolezza delle lampade a olio e delle candele è proprio la loro forza. Illuminano solo l'icona e non inondano la zona circostante.

Monastero di Valaam, che mostra come le lampade a olio illuminano solo le icone.

Un angolo domestico delle icone.

Un corollario logico di questa illuminazione locale è che se la chiesa è piena di luce – naturale o artificiale – allora non c'è più spazio per sottolineare le icone. Questo ci porta al secondo punto: l'oscurità.

Oscurità e compunzione

La vita in Cristo non è tanto un'estasi – un andare fuori e lontano da sé – ma un'enstasi, un incontro con il regno di Dio all'interno. Le chiese non dovrebbero quindi avere paura della scarsa illuminazione. Oltre a permettere alle lampade di concentrare la luce sulle icone dei santi e sull'altare, un livello tenue di illuminazione ambientale contribuisce a creare tranquillità d'animo, uno stato di compunzione e attenzione interiore.

Monastero di Barlaam, Meteora, Grecia, che mostra l'atmosfera creata da una bassa illuminazione ambientale. Foto di Andrea Kirkby

La nostra epoca moderna ci bombarda con informazioni audio e video. La sua pubblicità ci assilla a guardare al di fuori del nostro cuore e cercare appagamento nell'accumulo di più beni. Di tutti i popoli che sono esistiti nel corso della storia è sicuramente la persona moderna che ha più bisogno di imparare l'arte del silenzio, della vigilanza, dell'interiorità. L'illuminazione a basso livello ha un ruolo importante nella creazione di questo stato interiore.

Questo senso di profondità misteriosa è tradizionalmente rafforzato dall'uso di sfondi blu-neri o grigio scuro nei dipinti murali, e di un ricco ma profondo ocra per le figure. La si potrebbe definire una tavolozza da tappeto persiano. Tale sfondo assorbe la luce riducendone i riflessi (che tra l'altro è di grande aiuto in una chiesa illuminata da grandi finestre), mentre le ocre più calde del panneggio fanno spiccare in avanti le figure.

La cappella affrescata del monastero dei santi Antonio e Cuthbert, Regno Unito, che illustra l'effetto tranquillizzante di uno sfondo blu/nero.

Un luogo a parte

Un interno di chiesa dovrebbe dare a chi entra un senso che questo è un posto speciale, uno spazio sacro, non separato ma tuttavia distinto dal mondo esterno. Se l'illuminazione interna è intensa come la luce del giorno, o è come un'area di lavoro ben illuminata, allora ben poco ci ricorda che questo è un luogo a parte. Si può pensare alla scarsa illuminazione come un'evocazione del sepolcro da cui irrompe la luce della risurrezione, o la bocca di una sorgente da cui sgorga l'acqua della vita per "portare la vita ovunque essa scorre" (Ezechiele 47:9).

Ricordo l'effetto che faceva sui visitatori la piccola cappella affrescata del monastero dei santi Antonio e Cuthbert nello Shropshire, in Inghilterra, quando vivevo lì. L'eremo è in posizione alta e ha una vista mozzafiato, ma la gente era invariabilmente commossa dall'altra forma di misteriosa bellezza che incontrava all'interno di questo piccolo fienile convertito in chiesa. La sua scarsa illuminazione, gli affreschi, il pavimento di legno a mosaico, e i profumi di incenso e di candele di cera d'api, tutto lo distingue da un normale interno domestico.

Di gloria in gloria

Un certo livello di oscurità dà anche al tempo la possibilità di sviluppare le cose gradualmente. Mentre i nostri occhi si abituano alle condizioni di luce soffusa, la chiesa può gradualmente svelarci i suoi segreti. Il metropolita Kallistos Ware spesso racconta la storia del suo ingresso in una chiesa del tutto buia. Si sedette, e mentre i suoi occhi si adattavano lentamente, cominciò a vedere i santi affrescati sulle pareti circostanti. Questo è simile alla nostra esperienza della comunione dei santi – in un primo momento, forse una bella idea, ma poi gradualmente vissuta come realtà quanto più tempo passiamo in preghiera.

Le due modalità della luce: manifesta e misteriosa

Mentre i monasteri per la maggior parte preferiranno avere chiese più scure perché questo favorisce quella preghiera interiore che cercano di promuovere, molte parrocchie potrebbero desiderare più luce, volendo sottolineare la presenza dello Spirito Santo come luce. Si potrebbero desiderare molte finestre, che gettano raggi di luce in luoghi appropriati. Potremmo dire che la prima preferenza si riferisce al modo apofatico, di dire ciò che Dio non è, mentre il secondo si riferisce al modo catafatico, in cui affermiamo ciò che è noto di Dio. Entrambi sono legittimi.

Se una comunità desidera avere una chiesa piena di luce, come si fa a preservare un senso di mistero e a evocare un clima di tranquillità e di preghiera?

Si possono utilizzare molte tecniche. Le finestre possono essere disposte in modo da trasmettere fasci di luce in momenti critici della giornata che corrispondono a momenti chiave della liturgia. La chiesa parrocchiale che frequentavo in Nuova Zelanda aveva una finestra posizionata in modo tale che, per molti giorni dell'anno, un fascio luminoso di luce cadeva sull'altare intorno al momento della consacrazione eucaristica. Le finestre del tamburo che sostiene la cupola di solito creano questo effetto.

Chiesa della santa Ascensione, Charleston, USA, che mostra l'effetto elevante dei fasci di luce creati da finestre collocate al punto giusto. Foto di Andrew Gould.

L'interno della chiesa può essere progettato per avere spazi che non sono completamente visibili dalla navata. Anche in una chiesa fortemente illuminata un certo senso del mistero è conservato da questo senso dello spazio architettonico che si dispiega solo gradualmente. Questo contrasto di spazio singolo e multiforme è illustrato con enfasi da un confronto tra l'interno di Santa Sofia e quello della Moschea Blu. Quest'ultima, anche se è una chiara imitazione di Santa Sofia nel suo esterno, ha all'interno un unico spazio dove tutto è immediatamente evidente. Tutte le sue superfici sono visibili.

La Moschea Blu, Istanbul, mostra come, nonostante i suoi molti recessi absidali, tutte le superfici interne sono visibili.

L'interno di Agia Sophia invece ha gallerie e corridoi e nicchie cui interni sono solo parzialmente visibili dalla navata.

Agia Sophia, che mostra il senso di mistero creato da molti spazi solo parzialmente visibili dalla navata.

Una chiesa ben illuminata può mantenere un senso di mistero, giocando con i contrasti di luce e ombra. Un complesso di superfici curve e angoli creerà una coreografia di luce, una dinamica di movimento imprevisto. Ne è un esempio la chiesa ortodossa russa di Santa Maria Maddalena, recentemente costruita a Madrid. I suoi interni ben illuminati sono ancora in stato di muri bianchi intatti, ma la moltitudine di linee curve la salvano dalla prevedibilità.

La Chiesa ortodossa russa di santa Maria Maddalena a Madrid mostra come la luce gioca su superfici complesse.

La liturgia della danza della luce

Sul Monte Athos, dove le chiese non hanno illuminazione elettrica, i vari lampadari pendenti, choroi e stavroi sono illuminati e fatti oscillare in punti chiave nei servizi delle feste, come alle Lodi e alla Grande dossologia. Il choros è supportato su otto catene verticali e oscilla quindi avanti e indietro se lo si muove, mentre il singolo lampadario incatenato al centro è fatto oscillare in un movimento circolare, e gli stavroi (le croci) in un movimento diritto a pendolo. In questi momenti si sente che la chiesa è un microcosmo, in cui ogni stella danza nella sua in lode del proprio Creatore e Dio. Si sente che l'ammonimento del salmista si è adempiuto: "Lodatelo sole e luna, lodatelo tutti voi stelle e lumi" (Salmo 148:3).

Monastero Stavronikita, Monte Athos, che mostra il choros a otto lati e il lampadario a singoola catena che sono fatti oscillare nei momenti chiave del culto.

La luce può dunque essere dinamica e non statica, come ci si aspetta dalla maggior parte dell'illuminazione moderna, che di solito è statica. Quindi, se volete qualche illuminazione sospesa come un lampadario, assicuratevi che sia fissata abbastanza bene per ricevere una buona oscillazione!

Ma assieme a lampadari interi in movimento, su scala più ridotta le fiamme oscillano si muovono in risposta alle correnti d'aria. La loro è una luce vivente. Questo movimento della luce è aumentato quando viene riflesso da ottone lucido e argento, icone dorate e mosaici in oro.

Monastero di Vatopedi, Monte Athos, che mostra come la luce diventa dinamica quando riflessa sull'ottone e sull'argento lucido e sui pavimenti a mosaico.

Il neoplatonico del II secolo, Plotino, ha scritto che "la bellezza è simmetria irradiata dalla vita". Ciò è stato interpretato dai bizantini come simmetria irradiata dalla luce, perché la luce era considerata l'immagine della vita divina, che anima e trasfigura. Ma questa estetica bizantina di movimento piuttosto che di luce statica era alla fine radicata nella teologia trinitaria. La luce increata dell'amore divino è una, ma è anche dinamica, e si sposta all'interno della Trinità e verso il basso nella creazione. Naturalmente il termine movimento è un concetto umano ed è in ultima analisi inapplicabile a Dio, che non ha bisogno di spostarsi da un luogo all'altro. Ma il termine è applicabile in quanto ci ricorda che Dio non è una singola monade, che Dio è amore, poiché egli è Tre. La bellezza cristiana è dunque radicata nella relazione piuttosto che in un ideale astratto e statico. E questo può essere riflesso nell'illuminazione della chiesa.

Il colore della luce

Chiunque fa fotografie saprà che la luce ha colore. È possibile regolare il bilanciamento del bianco sulle telecamere per soddisfare il cambiamento di colore di una giornata nuvolosa, o per la luce al tungsteno, l'ombra, e così via. La luce proveniente da una lampada ad olio o una candela di cera è calda. Quindi, se dovete usare illuminazione elettrica cercare di trovare un tipo di lampada che dà una luce calda. Sono disponibili LED che danno una gamma specifica di luce. La cosa migliore è una combinazione regolabile di bianco caldo e bianco freddo (WW/CW), in modo che sia possibile installare le luci e poi perfezionare il loro bilanciamento del colore sul posto.

Si può anche controllare il colore attraverso una scelta accurata di vetro colorato per le lampade attorno alle luci. Queste possono essere acquistate, o se necessario si possono commissionare lampade fatte a mano. Io ho fatto così con sedici lampadari in ottone commissionati dalla chiesa ortodossa russa di san Nicola ad Amsterdam. Ho fatto fare a mano il vetro soffiato in India, in una tonalità color miele. Fino a quando le luci regolabili non sono messe a livello troppo alto, questi lampadari creano una luce delicata e calda per mitigare le altrimenti severe pareti bianche.

Chiesa ortodossa russa di san Nicola, Amsterdam, che mostra l'effetto delle bocce di vetro colorate sull'illuminazione.

Dettaglio.

Finestre

La chiesa bizantina a cupola di solito ha gran parte della sua luce che proviene dall'alto, attraverso le finestre nel tamburo che sostiene la cupola. Le finestre e l'esterno visibile non costituiscono pertanto l'enfasi, ma piuttosto la luce che entra nel tempio attraverso di loro. Infatti, è spesso difficilmente vedere le finestre stesse a causa dell'angolo acuto di vista dal basso. Un esempio classico di questo uso della luce è Moni Chora a Costantinopoli.

Moni Chora, Costantinopoli, mostra le finestre incassate nel tamburo della cupola, che fanno passare luce senza che le finestre stesse siano molto visibili.

Quando le finestre di vetro esistono a livello basso nelle chiese medievali, queste tendono a essere costituite da fori tagliati in lastre di pietra. Può essere stato così semplicemente perché la tecnologia medievale poteva produrre solo piccole lastre di vetro, ma ha avuto un effetto fortunato – se voluto o no, non lo sappiamo – di limitare la quantità di luce trasmessa.

Chiesa dei santi Apostoli, Atene. XI Secolo.

Osios Loukas, XI secolo, mostra l'uso di lastre di marmo perforate per controllare la quantità di luce in entrata.

Invece di questo sistema, a volte si utilizzavano lastre di pietra semitrasparente, più comunemente alabastro o talvolta marmo sottile. Ancora una volta, questo trasmette quantità soffuse di luce.

Finestre di alabastro. San Vitale, Ravenna, Italia. VI secolo (restauro del 1906)

Agia Sophia e la sua illuminazione

Agia Sophia è unica, e forse irripetibile. Tuttavia il suo design illustra alcuni principi universali di illuminazione che sono applicabili a tutte le chiese, per quanto umili al confronto.

Gli architetti (o per usare il termine bizantino, mechanikoi – ingegneri) di Santa Sofia furono Antemio di Tralles e Isidoro di Mileto. Non erano tanto architetti quanto geometri, specialisti in matematica e ottica. Antemio, come capo mechanikos, posizionò molto attentamente le finestre per dare il massimo effetto scenico.

L'interno di Agia Sophia, che mostra i giochi di luce creati da finestre sapientemente posizionate e dimensionate.

Si è utilizzato vetro trasparente per le piccole finestre intorno alla base della cupola, mentre altrove si è usato alabastro sottile per diffondere la luce. Questo alabastro trasmette luce senza offrire immagini esterne che distraggono la vista.

Un elemento centrale dell'architettura bizantina è un'unione di simmetria e movimento, perché il movimento suggerisce la vita. Abbiamo visto che i bizantini comprendevano la bellezza come simmetria animata dalla luce, perché la luce è l'immagine della vita divina che anima e trasfigura. Così, in accordo con questo obiettivo, Antemio e Isidoro crearono in Agia Sophia uno spazio con una moltitudine di curve e complessità, come per esempio la cupola, i pennacchi e le cupole absidali, e poi le ricoprirono di molti lastre di marmo colorate e di mosaici in oro scintillante. (Va notato qui che queste tessere di mosaico hanno poca relazione con il mosaico piatto da bagno che spesso vediamo al giorno d'oggi, perché erano inclinate per ottenere il massimo di gioco e riflessione della luce). Da un lato la cupola centrale di Santa Sofia crea un senso di quiete, di Dio all'interno. D'altra parte la molteplicità di forme curve e di giochi di luce riflessa crea movimento, attirando gli occhi qua e là. La competenza di Antemio e Isidoro nella geodesia – la misura della superficie e del volume – fu unita alla katoptika, il rapporto tra l'occhio che vede e l'oggetto visto.

Luce riflessa

Abbiamo parlato più sopra delle fonti di luce. Qui non posso fare a meno di dire qualcosa di più sulla luce riflessa, perché attualmente sto facendo un grande mosaico. I mosaicisti medievali che hanno fatto i capolavori che troviamo a Ravenna e nell'abside di Santa Caterina del Sinai ponevano le loro tessere d'oro angolate, per ottenere il massimo del riflesso e di giochi di luce. Le tessere d'oro nella sommità dell'arco trionfale a Santa Caterina, per esempio, sono inclinate nella sorprendente misura di 45 gradi rispetto alla verticale.

Primo piano delle tessere viste dall'alto nell'arco trionfale di Santa Caterina del Sinai, che mostra come gli angoli sono rivolti verso il basso a 45 gradi per la massima riflessione della luce.

Sicuramente assenti sono i mosaici piatti che così spesso sono creati per le chiese dei nostri tempi.

Oltre ai mosaici, abbiamo le superfici riflettenti delle lampade in ottone e argento lucido, e gli sfondi d'oro brunito e le aureole sulle icone. Anche loro enfatizzano il movimento della luce come il tremolio delle fiamme o le oscillazioni dei lampadari. Mentre il fondo d'oro brunito di un'icona potrebbe sembrare pacchiano in una casa o in una chiesa illuminata, in una chiesa poco illuminata con lampade a olio e candele è una fonte di luce riflessa. E l'oro incornicia i santi, attirando la nostra attenzione sui loro volti.

Luce e intimità

Un edificio alto può essere reso più intimo attraverso choroi appesi in posizioni relativamente basse o lampadari che creano un secondo e più basso soffitto psicologico. Io ho usato questa tecnica nella chiesa ortodossa russa di San Nicola ad Amsterdam.

Chiesa ortodossa russa di san Nicola, Amsterdam, che mostra come i lampadari possono essere utilizzati per abbassare il soffitto e creare così uno spazio più intimo in un edificio altrimenti alto.

Abbiamo fatto sei lampade di ottone grandi per la navata centrale e dieci più piccole per le navate laterali. Oltre a fornire luce, hanno reso più intimo lo spazio altrimenti abbastanza grande e bianco della basilica. Un unico grande choros ha lo stesso effetto.

La Chiesa ortodossa russa di santa Maria Maddalena, Madrid, mostra come un choros sia in grado di creare un 'secondo soffitto'.

Armonizzazione con la chiesa

Il culto liturgico è una sinfonia in cui ogni elemento svolge la sua parte unica in un unico inno di lode, e ciascuno si armonizza con il tutto e con gli altri elementi. Così l'illuminazione deve essere adatta a una chiesa particolare, perché l'edificio di una chiesa è di per sé un'icona, un membro del coro divino-umano.

Questo principio vale non solo per il posizionamento e il volume dell'illuminazione ma anche per la progettazione dei supporti, quali i lampadari, i portalampade e i portacandele. Se l'architettura è di un design semplice, un lampadario altamente ornato probabilmente sembrerà fuori luogo. Probabilmente va beneaggiungere calore e qualche dettaglio a un interno bianco semplice, ma anche tenere a mente che la bellezza non è normalmente, o addirittura di solito, sinonimo di decorazione accumulata. Un design elegante e senza tempo è migliore di un barocco superfluo. Ho trovato gli oggetti metallici bizantino medioevali un buon punto di partenza per un'ispirazione. Si possono trarre idee possono da cose piccole come le loro singole lampade ad olio fino ai loro più complessi choroi. Le due lampade d'argento decorato che ho fatto per il monastero di Iviron sono state ispirate da una lampada bizantina dell'XI secolo, e la lampada di ottone da un'altra opera bronzea bizantina.

Lampada d'argento contemporanea, monastero di Iviron, Monte Athos, fatta dall'autore. Il design è stato ispirato da una lampada bizantina decorata.

Lampada bizantina, cristallo di roccia e oro, XI secolo.

Lampada a olio moderna d'ottone per cappella privata, Stati Uniti d'America, fatta dall'autore, con ciotola di vetro soffiato colorato. Design ispirato alla lampada di bronzo bizantina decorata.

Lampada di bronzo bizantina.

La collezione Dumbarton Oaks a Washington offre molti altri splendidi esempi di oggetti metallici bizantini.

Guardatevi intorno in una chiesa per le idee decorative che potrebbero essere incorporate nei supporti – un capitello delle colonne, per esempio, o un dettaglio di qualche intaglio in pietra o in legno. Si potrebbe anche trarre ispirazione da modelli medievali – anglosassoni, celtici o romanici, per esempio. Recentemente ho fatto un choros per una chiesa ortodossa in Belgio, e ho tratto spunti dall'antica arte belga e celtica per i motivi decorativi sui lati.

Design per choros, Belgio, dell'autore, con i motivi adattati da antichi modelli locali.

Quando cercate supporti di illuminazione, non date per scontato che l'unica fonte sia il catalogo di un fornitore di oggetti ecclesiastici. La maggior parte degli arredi liturgici correnti sono di cattiva progettazione, per non dire altro. Potrebbero essere chiamati bizantini, ma in realtà di solito hanno più in comune con il gusto barocco per gli ornamenti superflui. Prendete in considerazione l'idea di far fare qualcosa su misura. I disegni migliori sono spesso i più semplici e quindi i meno costosi da fare. I costi possono essere sorprendentemente competitivi, in parte perché non ci sono intermediari, e spesso i progetti migliori sono eleganti nella loro semplicità, non dipendenti da eccessivi e costosi ornamenti. Il choros illustrato sopra ne è un esempio calzante. Questo lavoro è di 4 metri di diametro e costa meno di 9.000 dollari USA, mentre un lavoro simile pseudo-bizantino (del diametro di 1,60 metri) si vende per circa 15.000 dollari. Finché il design è buono, le moderne tecnologie di produzione possono essere utilizzate per contribuire a produrre un lavoro su misura e quindi mantenere bassi i costi. Ho fatto tagliate al laser i lati della filigrana del choros in Belgio, le croci sono state pressofuse in alluminio, e tutto è stato dipinto con un sistema di verniciatura a polvere molto resistente.

Oltre a considerare le opere su misura, guardatevi intorno nei negozi di antiquariato o su eBay. Ci sono per esempio alcune meravigliose lampade fatte a mano prodotte in India che non starebbero affatto fuori luogo in una chiesa ortodossa.

Faretti e ombre

Ogni volta che si utilizzano faretti vi è il pericolo di ombre indesiderate, sia da parte di persone di fronte a un'icona sia da parte di dettagli architettonici. Questo problema può essere attenuato in qualche misura posizionando faretti in luoghi opposti in modo che l'uno annulli le ombre create dall'altro, o mettendoli abbastanza alto in modo che persone e oggetti non cadano all'interno del cono di luce. I faretti devono anche essere posizionati in modo che quando le persone guardano lontano dagli oggetti illuminati non si trovino di fronte il bagliore del faro. Come sempre, quanto meno tanto meglio: se avete intenzione di utilizzare i faretti, teneteli tenui e soffusi.

Imitazioni dell'illuminazione tradizionale

Oggi è disponibile una vasta gamma di lampadine elettriche che cercano di imitare le candele, anche alcune con la luce che tremola. È quindi aperta l'opzione di avere lampadari tradizionali, ma con queste imitazioni di candele. Cosa scegliere?

Ci sono argomenti a favore e contro, e credo che entrambi siano validi. Chi è a favore del loro uso dice che, tra le altre cose, la lampadina elettrica evita il problema del fumo delle candele che copre le pitture murali e le icone, è più economica da gestire, e più conveniente – non c'è nessun lento processo di taglio e pulitura di stoppini e di accensione di lampade. Progettati con ragionevolezza, con i bulbi luminosi corretti e di forma adeguata, questi lampadari funzionano meravigliosamente. Il choros di Andrew Gould alla chiesa della santa Ascensione a Charleston, USA, ne è uno splendido esempio.

Choros contemporaneo, di Andrew Gould, chiesa della santa Ascensione, Charleston.

Leggete il suo articolo qui.

Chi preferisce evitare le candele elettriche sostiene che è meglio essere autentici e non imitare: lasciare che le luci elettriche siano elettriche e non pretendere che la situazione sia diversa. Il choros per il Belgio di cui sopra è un esempio calzante. L'idea originale era quella di avere candele elettriche al di sopra e ciotole pensili di vetro con luci a LED di piccole dimensioni all'interno, che sembrassero fiamme di lampada a olio. Il disegno del metallo è stato concordato, ma poi alcuni parrocchiani hanno suggerito di omettere le imitazioni di candele e lampade a olio e utilizzare invece strisce di LED nascosti all'interno di un labbro intorno al bordo interno inferiore delle choros. Questa è l'opzione che abbiamo scelto.

Choros dell'autore nella chiesa di sant'Amando, Belgio. Particolare che mostra l'illuminazione a striscia di LED nascosti.

Dettaglio.

Non date per scontato che la vostra chiesa abbia automaticamente bisogno di illuminazione elettrica di qualsiasi genere. Potrebbe trarne beneficio, ma potrebbe anche essere il contrario. Sul Monte Athos e in molti monasteri usano solo candele di cera d'api e lampade a olio. In effetti, la mia parrocchia a Shrewsbury, Regno Unito, ha seguito anch'essa questa strada.

Fate esperimenti prima di impegnarvi

L'illuminazione può essere costosa, quindi, quando possibile, sperimentate prove e idee con luci reali prima di impegnarvi. Anche se un designer dell'illuminazione vi darà piani dettagliati, questo non significa nulla per la maggior parte di noi: abbiamo bisogno di vedere luci reali illuminare oggetti reali per vedere se la proposta crea l'effetto che vogliamo. Una sperimentazione spesso non è possibile per l'illuminazione di tutto un ambiente, ma può essere fatta per unità più piccole. Ad esempio, se volete illuminare una serie di kivot e le loro icone, usate luci di fortuna sperimentandole su un solo kivot, muovendo le luci intorno e provando diverse intensità finché non siete soddisfatti dei risultati. Solo allora chiamate l'elettricista per cablare tutti i kivot.

CONSIDERAZIONI PRATICHE

Anche se pochi non preferirebbero la luce viva di tremolanti candele o la luce di una lampada ad olio rispetto alla luce elettrica da fabbrica, nella maggior parte delle parrocchie vogliono un po 'di illuminazione elettrica. Come possiamo mitigare la sua tendenza ad essere troppo luminosa, abbagliante e assertiva? Ecco alcuni suggerimenti.

• Cercare di collocare i faretti in luoghi dove le persone non si abbagliano guardandoli. Le luci che illuminano la solea e il clero che vi è riunito potrebbero non abbagliare la congregazione, ma il clero rivolto verso ovest può sentirsi su un palcoscenico, accecato dalle luci di scena.

• Laddove possibile, utilizzate i LED. Anche se più costosi da acquistare rispetto alle luci al tungsteno, al neon o a filamento, sono molto più economici da gestire e le lampadine durano molto di più (cambiare le luci in alto può essere molto scomodo e anche costoso).

• Anche se in generale le imitazioni dovrebbero essere l'ultima risorsa, se siete inclini a imitare le candele con luci elettriche, guardatevi intorno. C'è una gran varietà di candele elettriche, ma alcune sono migliori di altre. Ma cercate di pensare fuori dagli schemi prima di presumere che un lampadario elettrico dovrebbe imitare tutti gli aspetti di un lampadario tradizionale a candela. È possibile realizzare un design contemporaneo che si armonizzi con una tradizionale chiesa ortodossa.

• Le lampade a olio appese di fronte alle icone non dovrebbero ostruire i volti. Sarebbe meglio appenderle poco sopra la testa. Tuttavia, questo può creare un problema con le lampade in cui la ciotola si trova in cima a un recipiente di metallo poiché la maggior parte della loro luce esce verso l'alto, e in tal caso non illuminerebbe il volto dell'icona. Questo problema può essere superato utilizzando un recipiente di vetro sospeso che permette alla luce della fiamma di uscire verso il basso così come verso l'alto.

Lampada a olio d'argento, dell'autore.

• È comune trattare lampadari e portalampade come semplici decorazioni. Anche se pure loro emanano luce, le parrocchie troppo spesso considerano solo le luci montate su pareti e soffitti come le vere fonti di illuminazione. Ma chiedetevi prima quanta illuminazione è veramente necessaria per arricchire la liturgia. Potrebbe essere che lampadari e portalampade creino da soli luce sufficiente senza la spesa per circuiti di illuminazione complicati. Si potrebbe risparmiare un sacco di soldi e ottenere un risultato migliore.

• Prima di impiegare un esperto di illuminazione il comitato o individuo committente deve avere il più chiaro possibile nella propria mente quale effetto d'illuminazione si vuole creare. Un designer professionista seguirà le istruzioni date. Ma se i committenti non sono chiari, i professionisti possono basare le loro raccomandazioni su ipotesi applicabili a edifici pubblici e commerciali, ma non alle chiese. Potrebbero presumere, per esempio, che ogni membro della congregazione avrà bisogno di abbastanza luce per leggere, e non capire che nelle chiese ortodosse solitamente non ci sono innali o libretti di servizio.

• Ricordate che la luminosità ha effetto comparativo. Se volete che qualcosa risalti più di suoi dintorni, prendete in considerazione l'idea di abbassare la luce circostante piuttosto che di aumentare la forza di un faretto.

Il monastero di Decani, Serbia, mostra come l'enfasi può essere ottenuta diminuendo la luce ambientale, piuttosto che aumentando la luce locale.

• Al momento di scegliere quale illuminazione elettrica aggiungere a una chiesa è una buona idea iniziare con una tabula rasa – senza alcuna luce elettrica – e poi aggiungere gradualmente con uno scopo. Non date nulla per scontato.

• Il coro ha bisogno di luce per leggere la musica, ma non ha bisogno di illuminazione che inonda tutta la chiesa. Il direttore del coro della mia parrocchia ha creato alcuni ingegnosi – e molto economici – accessori che danno illuminazione direzionale in giù sulle partiture musicali, ma praticamente senza che la luce ricada nella navata. Sul Monte Athos ci sono luci speciali con ombre coniche che dirigono la luce verso il basso, ma non fuori.

Lampada athonita da coro, rivolta solo verso il basso e non attorno come luce ambientale.

• Queste lampade hanno anche un sistema di pulegge in modo da poter essere abbassate vicino ai libri quando è richiesto e altrimenti sollevate e regolate.

• Le candele e le lampade a olio creano fumo, che conduce a lungo termine all'accumulo di fuliggine sulle icone e sui dipinti murali. È quasi impensabile avere una chiesa ortodossa in cui i fedeli non accendano candele al loro ingresso, così ometterle non è un'opzione. Alcune chiese aggirano il problema delle incrostazioni nella navata mettendo le candele devozionali nel nartece. È anche possibile installare una cappa di ventilazione per trasferire il fumo all'esterno. Basta fare in modo che sia ben progettata esteticamente. Tuttavia, lo svantaggio di avere le candele nel nartece o sul retro della chiesa è che le candele sono dietro i fedeli, privandoli della loro vista.

• La questione più seria, parlando di fuliggine, è se utilizzare lampade a olio davanti alle icone e candele nei candelabri. Penso che tutti sarebbero d'accordo che, fuliggine a parte, è meglio avere luci vive di fronte alle icone. L'atto di preparazione e illuminazione delle lampade a olio è di per sé una forma di preghiera. Le lampade a olio non devono necessariamente emanare grandi quantità di fuliggine, se si utilizza olio di buona qualità e gli stoppini sono tagliati correttamente in modo che la fiamma non sia eccessivamente grande. Inoltre, rispetto ai monasteri, le parrocchie hanno relativamente poche ore di servizi alla settimana in cui le luci sono accese. Una buona alternativa è comunque usare le luci notturne in paraffina (piccole candele in contenitori di alluminio). Le piccole quantità di paraffina sono abbastanza pulite, sono facili da cambiare, e non creano sporcizia.

• Alcune parrocchie ereditano chiese con finestre troppo grandi, o vetrate istoriate che sentono in conflitto con lo spazio liturgico. Alcuni hanno ricoperto tali finestre con un materiale semi-traslucido – panno o vetro ad acquaforte, per esempio – per ridurre la trasmissione della luce.

• Se si usano luci elettriche, quando possibile mettete luci regolabili. Ciò consente di regolare con precisione l'intensità della luce. E scollegate le luci per dare la massima flessibilità possibile, in modo da poterne spegnere un gruppo lasciando un altro acceso.

Conclusione

Utilizzate fonti non elettriche di luce il più possibile: lampade a olio, candele, luce solare dalle finestre. Nella maggior parte dei casi, un basso livello di luce ambientale è migliore; esso contribuisce a creare un clima di preghiera meglio che nelle chiese illuminate. Evitate di illuminare oggetti eccessivamente ornati, che attirano l'attenzione su di loro. Disponete le cose in modo che l'illuminazione attiri l'attenzione sulle icone, sui loro volti.

 
Arciprete Andrew Phillips: analisi di tre miti

Il mito fondante del mondo occidentale è che l'Oriente e l'Occidente sono divisi e che l'Occidente è molto più grande e superiore all'Oriente. In termini di storia della Chiesa, sappiamo che questo è falso. Così, il cristianesimo è una religione orientale o asiatica, e per i primi mille anni dopo Cristo, l'Oriente ha sminuito il piccolo, provinciale e arretrato Occidente, che era ancora unito all'Oriente da cui spiritualmente dipendeva. Così, la stragrande maggioranza degli apostoli e dei Padri della Chiesa ha vissuto in Oriente, tutti i Concili universali hanno avuto luogo in Oriente, e tutti i movimenti vitali della vita della Chiesa nella teologia, nel monachesimo e nella vita liturgica e culturale, hanno avuto inizio in Oriente e hanno colonizzato l'Occidente. Così, il cristianesimo autentico ha unito, e non ha diviso, e non divide ora, Oriente e Occidente.

Un secondo mito occidentale più recente è che l'Ortodossia greca e quella russa sono diverse. Eppure la storia ci dice che l'autentica Ortodossia greca è identica all'Ortodossia russa, perché l'Ortodossia russa viene proprio dall'Ortodossia greca. Se qualche singolo greco ortodosso si è compromesso negli ultimi decenni, ciò non pregiudica l'Ortodossia greca in sé. Tale mito dimostra anche la totale ignoranza di coloro che lo diffondono, perché suggerisce che non abbiano mai sentito parlare di ortodossia romena, georgiana, serba, ecc, che sono anche loro identiche all'autentica Ortodossia (multinazionale e multilingue, un'unità nella diversità), e che con tutte le altre Chiese locali costituiscono la Chiesa di Dio.

Un terzo mito propagato al momento dai media e dai politici occidentali ignoranti è che l'Ucraina è un unico paese storico. In realtà si tratta di un costrutto artificiale, ideato dall'imperialismo austriaco cinque generazioni fa, al fine di dividere le terre di confine slave orientali ('Ukraina') dal resto delle terre russe ('Rus') e così governare su di loro. Tre generazioni fa l'imperialismo tedesco nazista ha usato questo mito allo stesso modo per dividere e governare gli slavi del confine orientale; oggi l'imperialismo americano, per sua vergogna, si è limitato a seguire i nazisti, che al tempo del Terzo Reich hanno cercato di distruggere la tanto indebolita Terza Roma. Oggi, la destabilizzazione dell'Ucraina da parte degli USA sta continuando a ritmo sostenuto e l'amministrazione statunitense sta spendendo miliardi di dollari per indebolire il paese.

Così, di recente, il presidente Obama è stato in visita da Papa Francesco per incoraggiarlo a utilizzare il cattolicesimo ucraino per minare ulteriormente l'Ucraina. Tuttavia, la stragrande maggioranza degli abitanti dell'Ucraina non ha alcuna fiducia nel cattolicesimo, perché lo sente come parte integrante di un'ideologia straniera e di uno stato, il Vaticano, che ha sempre combattuto contro di loro. E in questo momento tra 100 e 300 mercenari statunitensi della famigerata Blackwater Corporation sono in Ucraina per uccidere e punire i cittadini ucraini che lottano per la libertà per il 80 % degli ucraini dall'illegale giunta fantoccio dei galiziani a Kiev. La Nuova Russia (il sud e l'est), la Piccola Russia (il centro) e la Carpato-Russia (il sud-ovest) stanno lottando per la loro vita contro i separatisti uniati installati al potere dagli americani a Kiev.

Perché esistono questi miti? I miti sono sempre coltivati per ragioni psicologiche, per auto- giustificazione. Così, il mito Oriente/Occidente è stato istituito per questo. Se ci si crede, vuol dire che l'Occidente è superiore all'Oriente, che i due sono inconciliabili e che, pertanto, l'Occidente deve schiacciare l'Oriente. Il secondo mito di una differenza tra greci e russi è un debole tentativo di dividere e governare la Chiesa ortodossa e uniatizzare oppure occidentalizzare (è la stessa cosa) la Chiesa, in modo che non sia più in grado di resistere. In questo modo l'Occidente mostra come incoraggia l'apostasia e l'arrivo dell'Anticristo e dell'apocalisse, perché quando non ci sarà più la Chiesa, arriverà la fine. E il terzo e ultimo mito è solo una continuazione del secondo, uno sforzo per distruggere l'ultimo baluardo della Chiesa nelle terre russe, nella Santa Rus'.

 
L'ordinazione delle diaconesse nelle Chiese ortodosse dell'America

Recentemente, un gruppo di vescovi e teologi dell'arcidiocesi greco-ortodossa d'America ha lanciato l'idea di far rivivere la pratica della chirotonia delle diaconesse (ordinazione femminile) per ottimizzare l'attività liturgica, sociale, pastorale e missionaria della Chiesa. Una proposta simile è stata presentata nel 2004 nella Chiesa di Grecia, ma dopo la morte dell'arcivescovo Hristodoulos, è rimasta in sospeso.

Anche se per molti di noi queste idee sembrano tratte dall'anglicanesimo e dal protestantesimo, gli autori del documento, che sono distinti teologi ortodossi, non fanno altro che rilanciare l'antica pratica delle diaconesse, indipendentemente dalle discussioni moderne sull'ordinazione (chirotonia) delle donne al sacerdozio o all'episcopato. È noto che le donne non sono mai state ordinate al sacerdozio o all'episcopato, ma la loro consacrazione al rango diaconale non creava nella mentalità antica presupposti per rivendicare il sacerdozio per le donne (sant'Epifanio di Salamina, PG 42, 744D).

Per comprendere la necessità, o quanto meno, l'ammissibilità delle diaconesse, un ortodosso deve prima chiarire il ruolo del diacono (uomo) nella Chiesa ortodossa. Non si tratta solo di un grado preparatorio per il sacerdozio, né si riduce al ministero liturgico, che è stato da lungo tempo eccessivamente clericalizzato. Teologicamente parlando, il ministero sacerdotale è vicino a quello episcopale (con l'eccezione del diritto di ordinare), mentre il ministero diaconale è piuttosto vicino al ministero dei laici nella Chiesa, ma non un ministero secolarizzato e occasionale, quanto piuttosto un ministero organizzato e posto sotto la benedizione del vescovo. In passato, ogni ministero nella Chiesa (lettori, cantori, portieri, servitori d'altare, suddiaconi), era benedetto attraverso un servizio di chirotesia, ma il diaconato era il grado più alto a cui poteva salire un laico senza studi particolari, ma già attraverso una chirotonia. Una funzione senza diacono era impensabile, perché litanie e altre acclamazioni diaconali erano considerate assolutamente improprie per un sacerdote, che aveva il compito di offrire il santo Sacrificio.

Per esempio, ai tempi dell'imperatore Giustiniano, la cattedrale di santa Sofia a Costantinopoli aveva 525 chierici di cui: 60 sacerdoti, 100 diaconi, 40 diaconesse, 90 ipodiaconi, 110 lettori, (solo) 25 cantori e 100 portieri. Ai tempo dell'imperatore Eraclio, il clero della cattedrale era cresciuto fino a 600 persone. Penso che le cifre parlino già di un approccio al culto completamente diverso rispetto ai nostri giorni, in cui i diaconi sono diventati una rarità, e le diaconesse sono scomparse del tutto.

Con la pubblicazione di questo documento non voglio provocare dibattiti, ma solo dire che in determinate aree geografiche, l'ordinazione delle diaconesse è necessaria e può essere implementata, senza che ciò significhi un'eresia o un allontanamento dalla tradizione della Chiesa.

Di seguito vi presenterò altre immagini, in cui vediamo che il Patriarcato di Alessandria già officia la chirotesia delle diaconesse, discutendo anche della loro chirotonia per lo spazio africano.

E nel Patriarcato di Antiochia il servizio all'altare delle ragazze (vestite in sticario e orario) è visto come una cosa normale.

Più recentemente, questa pratica è stata osservata anche altrove, come in Montenegro, negli Stati Uniti, in Germania, o anche in alcune parrocchie russe.

Solo la Chiesa orientale armena, in particolare quella in Iran, mantiene fino a oggi l'antica pratica della chirotonia delle donne al diaconato.

 
La lotta per la santa Ortodossia: secolarismo, nazionalismo e nominalismo

Introduzione

'La lotta per la santa Ortodossia' era una frase del sempre memorabile metropolita Lavr. Non c'è dubbio che i molti che hanno conosciuto questo santo ierarca molto meglio di noi potranno meglio spiegare in quale senso la usava. La frase, però, è molto adatta per descrivere coloro che sembrano essersi schiantarsi sulle rocce intorno alla Chiesa, senza mai raggiungerla. Oggi la santa Ortodossia è minacciata da due minacce esterne, ma soprattutto da una minaccia interna. Solo lottando contro tutte e tre possiamo vincere la lotta. Che cosa sono queste minacce?

Secolarismo

La prima minaccia è simboleggiata dal recente annuncio che l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, un gruppo pan-europeo, ha approvato una risoluzione di condanna della circoncisione dei bambini come una violazione dei diritti umani. La risoluzione è stata approvata pochi giorni fa con 78 voti a favore e solo 13 contrari. 15 si sono astenuti dal voto. Questa ondata di antisemitismo contro tutti i semiti, tanto ebrei quanto musulmani arabi, può sembrare ad alcuni cristiani ortodossi che non sia una nostra preoccupazione. Tuttavia, lo è.

Ora, come si è visto con il clamore intorno alla pratica dell'omosessualità, ogni fede è minacciata dal secolarismo occidentale, diffuso dall'Unione Europea. Questa 'laicità', in realtà solo un altro nome per l'ateismo, minaccia la cattolicità, l'integrità e la libertà della Chiesa ortodossa. Oggi si spinge contro ebrei e musulmani, domani ci sarà la messa al bando del battesimo ortodosso, che significa che la profezia di san Serafino di Vyritsa (+1949), che gli europei saranno costretti ad andare in Russia per il battesimo, si avvererà.

Senza il senso di cattolicità, integrità e libertà le Chiese ortodosse locali sono minacciate dallo sviluppo di culti della personalità, che abbiamo visto svilupparsi quando la Chiesa russa non era libera sotto il giogo sovietico; allora quelli che non volevano la Chiesa russa ridotta a un culto di una personalità, fuggirono per restare liberi. Ma quando la personalità in questione è morta, anche quelli che ne avevano creato il culto sono fuggiti, perché il loro unico attaccamento alla Chiesa era stata la personalità morta che avevano venerato.

Senza il senso della cattolicità, l'integrità e la libertà, le Chiese ortodosse sono minacciate anche dall'omosessualizzazione, il risultato della mancanza di vita monastica. Lo abbiamo visto con il famigerato arcivescovo tedesco Aav in Finlandia negli anni '20 e la conseguente 'finlandizzazione' di molte parrocchie locali, che non si sono ancora riprese. Abbiamo visto problemi simili nel recente passato negli Stati Uniti e oggi gli orribili problemi creati da cospiratori omosessuali nella Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia, che hanno calunniato ed espulso il loro metropolita.

Nazionalismo

Il nazionalismo è ovunque un pericolo spirituale. Il nazionalismo nella Chiesa porta alla religione etnica del ghetto culturale stretto ed egocentrico, la religione meschina del fariseo e del settario. Appartiene a un mondo primitivo di isolamento, perché dice che il proprio gruppo tribale è al di sopra di Cristo. Il nazionalismo sovietico, che ancora infetta la Russia, ne è un buon esempio. Tuttavia, anche questo è un fenomeno generazionale che non dura, perché è incapace di portare frutto nella prossima generazione, che lo respinge, incapace di sopportare la sua soffocante ristrettezza.

Ricordiamo bene, quando studiavamo alla fine degli anni '70 al St Serge di Parigi, le opinioni del defunto rettore, il protopresbitero Aleksej Knjazev, sul patriarcato di Costantinopoli, lo stesso patriarcato a cui apparteneva. Dopo aver sofferto negli anni '60 per l'abbandono di tre anni della sua diocesi da parte del patriarcato, era stato al Fanar e aveva chiesto una prova che il patriarca avesse davvero autorità universale tra le Chiese ortodosse locali, come egli sosteneva, e non era semplicemente, come diceva padre Aleksej, 'un insignificante vescovo balcanico'.

Non ricevette alcuna prova, e così negli anni '70 cercò di riportare la sua giurisdizione indietro nella Chiesa ortodossa russa. La paranoica falsificazione di oggi nell'EU Greek Reporter (http://eu.greekreporter.com/2013/10/21/conflicts-in-the-orthodox-ecumenical-council/) afferma di fatto che il Patriarcato di Costantinopoli ha perso la sua vocazione unitiva durante la guerra fredda attraverso il suo nazionalismo. L'articolo conferma che la meschina gelosia nazionalista da parte del Patriarcato greco guidato dagli USA ritarda la convocazione di una Conferenza inter-ortodossa.

La gelosia politica del Fanar nei confronti dell'Ucraina russa ortodossa, che ha recentemente cercato di prendere in consegna con il sostegno degli Stati Uniti e dell'Unione europea, nei confronti dell'opera missionaria svolta per oltre un secolo dagli ortodossi russi in Giappone, in Cina e negli Stati Uniti (come anche in Polonia e Cecoslovacchia) e per quanto riguarda attuale ruolo vitale della Russia in Medio Oriente, nel sostenere il Patriarcato di Antiochia ormai a guida araba contro l'interventismo americano, non conduce alla cooperazione inter-ortodossa.

Nominalismo

Nonostante gli agenti irritanti esterni del secolarismo e del meschino nazionalismo - non solo greco - il vero nemico della Chiesa è interno. Si chiama nominalismo. Questo è lo spirito che decide che l'appartenenza alla Chiesa è definita da tre visite in chiesa il tutta la vita, per battesimo, matrimonio e funerale. È lo spirito che decide che l'appartenenza alla Chiesa è definita da una visita di quindici minuti alla notte di Pasqua. È lo spirito che decide che l'appartenenza alla Chiesa è definita da una visita di trenta minuti una volta al mese ad 'ascoltare il coro'.

È lo spirito che decide che l'appartenenza alla Chiesa è definita dall'appartenenza all'80% che a volte va in chiesa, ma non contribuisce, e non al 20% che prende parte attiva alla vita della Chiesa e senza il quale la Chiesa non esisterebbe. È anche lo spirito che decide che l'appartenenza alla Chiesa è definita come vivere lo stile di vita consumistico di questo mondo, la Chiesa è un supermercato, in cui il consumatore è libero di scegliere ciò che vuole, cioè, solo 'le parti belle e confortevoli'.

Tale distorsione consumistica della vita della Chiesa, in particolare, colpisce la demografia di qualsiasi paese che è caduto nel nominalismo, inclusi paesi una volta ortodossi. Là, una grande famiglia è considerata un peso, o anche una maledizione, dai consumisti. Dicono: Come si può 'godere' la vita quando si ha una famiglia numerosa? Così il mondo è caduto nel più grande olocausto della storia umana, superiore a quelli di Hitler, Stalin e Mao: l'olocausto dell'aborto, il più grande mix di genocidio e di suicidio nella storia.

Tutti i paesi una volta ortodossi sono stati infettati da questo olocausto. Così, la Russia non può popolare le sue distese; la Cina lo farà al posto suo. È stato calcolato che se la rivoluzione atea non avesse mai avuto luogo, la Russia avrebbe oggi una popolazione di oltre 600 milioni. Come può essere allora che in un paese così le profezie di rinascita si avverino? Chi fa questa domanda dimentica che le profezie sono sempre subordinate al pentimento. Anche così, è vero che la Russia non può avere la quantità, ma può almeno avere la qualità.

Conclusione

Oggi l'Europa ha finito la sua storia. Con la sua scelta non ha più niente da dire: non è più una scelta di civiltà. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, questi hanno, come i loro film, solo la tecnologia, lo 'shock e stupore' degli effetti speciali. Quanto alle altre terre, hanno popolazione e produttività, ma le loro culture, musulmane, indù, buddiste, scintoiste, animiste, hanno perso lo slancio originale fornito dalla fede e hanno solo il nazionalismo o la violenza. Solo la Chiesa multinazionale della Rus' porta ancora una civiltà creativa. Il mondo potrà sceglierla - oppure morire.

 
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Il flusso di visitatori del sito cresce... se il 10 gennaio abbiamo toccato quota 10.000 dopo meno di 8 mesi dal rinnovo del sito, adesso siamo arrivati a quota 15.000 in meno di due mesi! Le cifre non sono da capogiro, ma testimoniano che chi desidera informarsi sulla Chiesa ortodossa e la sua vita, soprattutto a partire da testi in lingua italiana, trova sempre più materiale utile sul nostro sito parrocchiale! Grazie a tutti quelli che ci visitano: ricordate che molto di quello che vedete di nuovo dipende anche dai vostri commenti e dalle vostre richieste di informazioni.

 
Il nemico: Giovanni 6,66

In ogni domenica, qual è il motivo più probabile per cui un giovane potrebbe non partecipare alla Liturgia?

Perché, statisticamente parlando, non parteciperà.

La realtà attuale è molto diversa da quel momento della Pentecoste, quando migliaia di persone entrarono nella nuova chiesa apostolica e continuarono a farlo a un ritmo ovviamente miracoloso. Contrariamente alle lusinghiere dottrine di crescita delle chiese e dei consulenti per l'evangelizzazione (specialmente gli isterici agenti popolari della Nuova Riforma Apostolica), i "numeri aggiunti ogni giorno" non sono mai stati un obiettivo per la Chiesa, e neppure un "valore".

Erano un segno, piuttosto, e il significato era evidente. La totalità della natura umana, rinnovata e assunta in Cristo, era diventata il Santo dei Santi. Il nuovo Israele escatologico era ora presente e reale.

Ma al giorno d'oggi, non esiste alcun segno del genere – almeno, non su scala fenomenale, non nell'Occidente globalizzato. Il fatto ineluttabile è che l'Occidente cristiano sta vivendo in un momento che richiama palesemente "Giovanni 6,66". Se non conoscete questo versetto, con il suo preoccupante riferimento numerico, permettetemi di rinfrescarvi la memoria:

"Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui."

Va notato che la seconda persona incarnata della Trinità di fatto ha subito un calo nei suoi dati di affluenza. Questo avvenne subito dopo il suo preoccupante insegnamento dottrinale sulla Trinità e sull'eucaristia.

Su tutta la linea, la "partecipazione cristiana" al culto è in netto calo – anche nella comunità ortodossa, per quanto preferiremmo non ammetterlo. E per favore non portatemi i numeri delle mega-chiese come contro-argomento: quei numeri rappresentano per lo più persone che sono lateralmente migrate da una comunità cristiana a un'altra (la mega-chiesa sta alle più autentiche parrocchie vicine quanto un nuovissimo centro commerciale sta ai negozi di mamma e papà in centro città).

Ci sono una serie di ragioni per questo declino netto e senza precedenti – di cui vorrei riassumere la maggior parte in un unico termine:

Il nemico.

Chi, o che cosa, è questo nemico, per poter pensare a strategie contro di lui, per poter andare a seminari e acquistare libri che lo descrivono, per poter fare progetti di raccolte di fondi e programmi di sensibilizzazione per sconfiggerlo?

Non sono i romani pagani – quelli sono stati "cristianizzati", molto tempo fa.

Non sono i mormoni o i musulmani – che sono altrettanto non ortodossi (le "cristologie" di queste due tradizioni non sono del tutto dissimili).

È vero che in altri luoghi – come il Medio Oriente e parte dell'Africa – gli islamisti stanno conducendo aggressioni contro le popolazioni cristiane. Ma in Occidente – soprattutto in Europa e in aumento in Nord America – si fondano moschee principalmente nelle aree di ombra in cui manca un cristianesimo fedele.

I musulmani in Occidente non stanno sostituendo nessuno.

E poi - probabilmente non ci crederete - secondo il Pew Religious Landscape Survey del 2008, i cristiani ortodossi e le comunità musulmane occupano la stessa proporzione della popolazione americana: e questa proporzione è un enorme 0,6%. No, non è un errore di battitura: non è il 6% ...ma lo 0,6%. [Nota del traduttore: anche in Italia musulmani e cristiani ortodossi rappresentano piccole minoranze, sostanzialmente uguali in proporzione]

I mormoni, al contrario di tante parole allarmistiche, ammontano solo all'1,7% della popolazione americana.

Ovviamente, il nemico non sono i cinesi, né i coreani del Nord, né gli stranieri o qualsiasi altro essere umano. E questo, tra l'altro, è il motivo per cui il razzismo è così palesemente anticristiano – il razzismo è una divisione blasfema della natura umana, oltre che una frattura fittizia dell'icona di Cristo. Ai cristiani ortodossi, per lo meno, è fatto divieto di vedere qualsiasi essere umano come "il nemico".

Contrariamente a queste fobie culturali e razziali, c'è un nemico molto più grande che spiega il declino a tutto campo della fede religiosa e della frequenza in chiesa.

Questo nemico spiega perché, mentre la maggior parte degli americani crede ancora in un Dio e in una vita ultraterrena, queste credenze sono davvero "opinioni" e atteggiamenti su cui la presa è debole.

La vera fede produce effettivamente vera religione, che si manifesta con frequenza in chiesa, preghiera e carità. Ma le "opinioni religiose" non hanno il potere di produrre alcuna vera religione.

Il semplice fatto che gli americani sono "d'accordo" con la dichiarazione di un sondaggio rivela solo una osservazione che gli americani hanno un parere positivo sull'esistenza di Dio, ma resta la forte probabilità che di tale parere non vogliano farsene niente.

Se la religione è retrocessa al livello di opinione, o, più precisamente, di "scelta dei consumatori", allora come, qualsiasi altra scelta si può  sempre essere facilmente sostituire con qualcosa di più conveniente o di più divertente. Forse arriverà qualcosa di più "personalmente soddisfacente".

Questo stato di cose è un vero problema contemporaneo – la religione ora non è solo privatizzata, è anche mercificata. Come tutto il resto, la religione è fatta passare attraverso una valutazione mentale di "chiarificazione dei valori" che giudica se stia "facendo qualcosa di buono" per l'individuo, oppure no. È divertente? È appagante? I miei bambini sono felici nel gruppo giovanile? Mi piacciono i leader e il gruppo? Mi sento meglio con me stesso?

Se no, beh, allora... mi limiterò a trascinarmi verso la grande mega-chiesa con il bar nell'atrio e un concerto rock per i miei figli (e per me).

O semplicemente stare a casa e fare una carrellata di programmi televisivi. Poi uscire per un brunch  o un aperitivo con gente molto più carina.

Non c'è molta differenza. Sono due passatempi privati, consumistici e gnostici.

Il nemico è costituito da due forze che possono agire deliberatamente assieme oppure no. Una di queste due forze è esterna alla comunità cristiana – ed è il consumismo assoluto della cultura globalizzata moderna. Tutto deve essere mercificato – se non lo può essere (come la vera e propria dottrina, come i sacramenti, come la vera e propria bontà e bellezza), allora deve essere relegato alla sfera privata. E questa sfera privata è considerata priva di senso e senza valore pubblico.

L'altra forza interna del nemico è l'antica forma degenerativa della religione volgarmente chiamata "gnosticismo". Lo gnosticismo è sempre stato tra noi. Ha sempre opposto la teologia al sentimento. Ha sempre cercato di sfuggire il qui e ora. Ha sempre combattuto contro la Tradizione. Ha sempre cercato di trascurare i poveri ei deboli – gli aristocratici sono sempre stati i migliori gnostici.

Ma lo gnosticismo non ha mai incontrato un'atmosfera tanto cordiale come quella dell'attuale cultura banale totalitaria del mercato universale.

Pensateci: la nostra banalità totalitario – dove l'infinità di Dio, la bellezza e la bontà sono quasi completamente offuscate – è come un oceano gigante di carburante, e al cui confronto lo gnosticismo non è che il gas di un singolo accendino.

L'intero mercato globalizzato svilupperà un'allergia al cristianesimo, in particolare all'Ortodossia. Quanto più una chiesa è teologica e sacramentale, e tradizionale e lotta contro le passioni, tanto più sarà "svalutata".

Questa è la sfida. Abbiamo bisogno di una strategia. Restate sintonizzati.

Padre Jonathan Tobias è sacerdote nella diocesi carpato-russa d’America.

 
L'architettura lignea della Russia del nord

Lo straordinario William Brumfield ha preparato di nuovo un altro grande libro sull'architettura russa. Brumfield è una leggenda e, pur vivendo a New Orleans, dove è professore alla Tulane University, è un tesoro nazionale russo.

Il libro è uscito a fine giugno, ed è disponibile su Amazon.

Le prime 20 pagine del libro sono disponibili online presso la Duke University Press.

Ecco alcune citazioni dai risvolti di copertina:

"Il nord russo si trova oltre l'immaginazione americana; e i russi lo immaginano più di quanto lo conoscono. William Craft Brumfield, nella scoperta di questa zona vasta e culturalmente ricca ha fatto di più di chiunque nella sua generazione, sia americano sia, se è per questo, russo. Brumfield rivela una regione di grande ricchezza culturale e bellezza naturale che ha sofferto più del dovuto le vicende della storia. Il suo omaggio all'architettura della regione proclama al mondo che nessuno può capire la Russia senza partire dal nord".

(Blair A. Ruble, autore di Washington's U Street: A Biography)

William Craft Brumfield

"In questa combinazione di diario di viaggio, un diario, e la storia, William Craft Brumfield dà vita a un territorio del Nord, che, per molti aspetti, include la Russia antica della tradizione sacra, dei rigidi inverni e della resistenza umana. Spinto da una passione per le cose russe e da una rara sensibilità estetica, Brumfield si è imbarcato in un faticoso cammino verso il Mar Bianco e, con luminosa abilità fotografica e abile descrizione, ha riscoperto e narrato un vasto strato culturale di architettura ecclesiastica, iconostasi, cimiteri, e semplici capanne di legno".

(John E. Bowlt, autore di Moscow & St. Petersburg 1900-1920: Art, Life & Culture of the Russian Silver Age)

"Le intrepide esplorazioni di William Craft Brumfield della remota regione settentrionale della Russia europea e la loro documentazione fotografica sono un sobrio ricordo che il perseguimento degli studi richiede forza fisica così come curiosità intellettuale. È un'avventura viaggiare con lui – tra testi e immagini – e scoprire la sorprendente varietà e qualità del patrimonio architettonico esistente in questa zona a volte quasi senza strade. Mentre scruta l'orizzonte congelato in cerca di cupole a cipolla, gli dobbiamo un'immensa gratitudine per le sue fatiche instancabili".

(John Beldon Scott, autore di Architecture for the Shroud: Relic and Ritual in Turin)

Qui segue una recensione, apparsa su Russia Beyond the Headlines nel mese di aprile.

Il nuovo libro di William Brumfield rivela l'architettura miracolosa del nord russo

Il Circolo Polare Artico, il Mar Bianco e i villaggi solitari risparmiati dal tempo: William Brumfield, professore di slavistica all'Università di Tulane di New Orleans, ha trascorso anni di viaggio attraverso queste regioni più isolate del nord russo fotografando la bellezza dell'architettura tradizionale russa.

L'ultimo libro di Brumfield, Architecture at the End of the Earth: Photographing the Russian North, contiene circa 200 splendide fotografie a colori di leggendarie strutture secolari e documenta vari aspetti dell'architettura russa, dalle case di legno alle grandi cattedrali.

Nelle sue fotografie di chiese in legno con cupole a cipolla in Varzuga, delle mura dell'imponente monastero nella Trasfigurazione sulla grande isola Solovetskij e della cattedrale di santa Sofia a Vologda, Brumfield delinea il significato della regione nella storia e nella cultura russa. Per decenni Brumfield ha raccolto materiale sull'arte delle costruzioni nel nord russo, dai tempi antichi fino alla fine dell'era sovietica.

"È particolarmente importante preservare i risultati più vulnerabili della regione dei maestri falegnami russi", dice Brumfield, "tanto più perché un certo numero di chiese di legno contiene anche notevoli dipinti - icone o arte muraria. È anche importante ricordare che l'architettura del Nord russo è più vasta dei soli edifici in legno. Lavorando nelle condizioni più difficili, muratori qualificati hanno costruirono grandi cattedrali e monasteri con massicce mura di pietra e mattoni. Lo stile è sempre audace e distinto".

Lo studioso Blair Ruble, ex direttore dell'Istituto Kennan di studi russi a Washinton, DC, scrive in una recensione del libro, "Il nord russo si trova oltre l'immaginazione americana; e i russi lo immaginano più di quanto lo conoscono. William Craft Brumfield, nella scoperta di questa zona vasta e culturalmente ricca ha fatto di più di chiunque nella sua generazione, sia americano sia, se è per questo, russo. Brumfield rivela una regione di grande ricchezza culturale e bellezza naturale che ha sofferto più del dovuto le vicende della storia. Il suo omaggio all'architettura della regione proclama al mondo che nessuno può capire la Russia senza partire dal nord".

William Brumfield, professore di slavistica all'Università di Tulane, è uno storico specializzato in architettura russa, un fotografo, un instancabile difensore dei monumenti, e autore di 35 libri e decine di articoli sui problemi della conservazione dell'architettura della Russia, soprattutto nel Nord della Russia.

 
La Quaresima è biblica?

Mi hanno fatto avere un articolo come "prova" che la Quaresima è contraria alle Scritture. Come rispondere?

L'autore di questo articolo deve ammettere che il digiuno di per sé è legittimo, perché Cristo stesso ha digiunato, ha detto che il digiuno era necessario, e ha detto che i suoi discepoli avrebbero digiunato. Ma al fine di trovare qualche difetto nell'idea di un regolare digiuno collettivo, cita un certo numero di passi della Scrittura che non hanno nulla a che fare con il digiuno.

Un passaggio citato in questo modo è 1 Timoteo 4:1-5:

"Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall'ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza. Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera".

Questo passo non parla di digiuno o di astensione da alcune cose buone per un periodo di tempo dedicato alla preghiera. San Paolo stesso parla di coppie sposate che si astengono dal sesso di comune accordo per potersi dedicarsi alla preghiera e al digiuno (1 Corinzi 7:5). San Giovanni Crisostomo dice di questo passo: "Qui si parla dei manichei, degli encratiti, dei marcioniti e di tutta la loro tribù, che in futuro si sarebbe allontanata dalla fede. Vedete come questa dipartita dalla fede è la causa di tutti i mali che seguono!" (Omelia 12 su 1 Timoteo).

Un altro passo citato è Galati 4: 9-11:

"Ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire? Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo".

Nel contesto di questa epistola, san Paolo nota qui che, oltre ad osservare la circoncisione, i galati osservavano anche il calendario ebraico, con le leggi del Vecchio Testamento ad esso associate. Egli non stava suggerendo che i cristiani non dovessero osservare il giorno del Signore (la domenica), o qualsiasi festa cristiana, perché dal Nuovo Testamento stesso è chiaro che i cristiani - tra cui lo stesso san Paolo - osservavano questi giorni:

"Paolo aveva deciso di passare al largo di Efeso per evitare di subire ritardi nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste" (Atti 20:16).

"Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte" (Atti 20:7).

"Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare, perché non si facciano le collette proprio quando verrò io" (1 Corinzi 16:2).

"Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba" (Apocalisse 1:10).

Poi l'autore cita Colossesi 2:16-23, ma in questo caso usa una traduzione molto discutibile che dà l'apparenza di una condanna dell'ascetismo:

"Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo! Nessuno v'impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale, senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio. Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali «Non prendere, non gustare, non toccare»? Tutte cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne".

L'autore usa il testo inglese della English Standard Version, che di solito non è la peggior traduzione che si può utilizzare, ma in questo caso esce di molto fuori strada. La parola "ascetismo" (con la quale questa versione traduce il termine che nel testo italiano CEI è tradotto con "pratiche di poco conto" e "affettata religiosità") deriva dalla parola greca "askesis", e dal momento che il testo originale di Colossesi è in greco, ci si aspetterebbe di trovarvi una qualche forma di tale parola, se questa fosse una traduzione giusta, ma non troverete nulla di simile. La parola in questione è "ταπεινοφροσυνη" che significa "modestia di mente" o "umiltà". Il beato Teodoreto ci dice che san Paolo si riferisce qui a una setta che insegnava, per falsa umiltà, che Dio era fuori dalla loro portata, e poteva essere raggiunto solo attraverso la mediazione degli angeli - e dice che i resti di quella setta esistevano ancora ai suoi tempi (Blessed Theodoret of Cyrus, Commentary on the Letters of St. Paul, Vol. 2, trans. Robert Charles Hill, Brookline, Ma: Holy Cross Orthodox Press, 2001, p. 95)

Non vi è quindi nulla in questo passaggio che condanna l'ascesi cristiana. Il digiuno cristiano non si fa per dire che un qualche alimento sia il male, ma per limitare quanto mangiamo, quanto spesso mangiamo e ciò che mangiamo per periodi di tempo che si dedicano soprattutto alla preghiera, cosa del tutto coerente con gli insegnamenti di san Paolo. Il Canone apostolico 51 dice: "Se qualche vescovo o presbitero o diacono, o chiunque sia sulla lista del clero, si astiene dal matrimonio, o dalla carne, o dal vino, non per mortificazione, ma per ripugnanza, dimenticando che tutte le cose sono estremamente buone, e che Dio ha fatto l'uomo maschio e femmina, e travisa in modo blasfemo l'opera della creazione di Dio, che si ravveda, o sia deposto dalla sua carica ed espulso dalla Chiesa. Che un laico sia trattato allo stesso modo". È insolito che un canone dica non solo che un sacerdote sia deposto, o un laico sia scomunicato, ma che dica anche che siano espulsi dalla Chiesa; ma lo vediamo in questo canone, perché la Chiesa respinge in modo risoluto tali insegnamenti erronei e divisivi.

L'autore suggerisce che la pratica del digiuno per 40 giorni abbia preso forma solo nel "periodo medioevale". Tuttavia, nei canoni del primo Concilio ecumenico (anno 325), la pratica del digiuno per 40 giorni è già menzionata nel Canone 5: "Per quanto riguarda questi sinodi, uno si terrà prima della Quaresima, in modo che, con l'eliminazione ogni meschinità, il dono possa essere offerto a Dio in tutta la sua purezza, e che il secondo si tega in qualche momento dell'autunno". La parola originale greca per "Quaresima" in questo canone è "Τεσσαρακοστή", che significa "quaranta giorni", ed è l'equivalente del latino "Quadragesima". Chiaramente, se il Concilio Ecumenico fa un riferimento di questo tipo, la pratica del digiuno per quaranta giorni era già abbastanza universale, e ineccepibile – variava la pratica di come si calcolavano quei 40 giorni, ma non l'idea di base.

Alcuni studiosi ritengono che ci fosse un digiuno di 40 giorni che originariamente seguiva la Teofania (o Epifania), che è la commemorazione del Battesimo del Signore, a imitazione dei 40 giorni di digiuno di Cristo nel deserto che seguirono immediatamente l'evento. Essi suggeriscono che alla fine questo digiuno sia stato spostato, e messo a precedere immediatamente il digiuno più breve della Settimana Santa (P. Alexander Schmemann, Great Lent: Journey to Pascha, Crestwood, NY: St. Vladimir Seminary Press, 1969, p 135ss). Infatti, nella Chiesa ortodossa non contiamo la Settimana Santa (dal Sabato di Lazzaro al Sabato Santo), come parte dei quaranta giorni della Quaresima, ma come un periodo distinto di digiuno. Ecco il motivo per cui il primo inno ai Vespri del Sabato di Lazzaro dice:

"Alla conclusione della quaresima benefica per l’anima, ti chiediamo di vedere, o amico degli uomini, anche la santa settimana della tua passione, per glorificare in essa le tue magnificenze e la tua ineffabile economia per noi, cantando concordi: Signore, gloria a te".

Nella Chiesa cattolica romana, la Settimana Santa è inclusa nei quaranta giorni della Quaresima, ma le domeniche di Quaresima sono escluse perché in quei giorni, non si digiuna, e quindi questo è il motivo per cui iniziano la Quaresima il Mercoledì delle Ceneri, mentre gli ortodossi iniziano la Quaresima due giorni prima, il Lunedì puro. Noi semplicemente non abbiamo una documentazione sufficiente a determinare esattamente come e quando l'osservanza della Quaresima ha preso forma, ma a parte piccole differenze, era osservata da tutti i cristiani prima della Riforma protestante. In ogni caso, tuttavia, l'eccezione sollevata dall'autore ha davvero poco a che fare con la lunghezza del tempo del digiuno. Il suo vero problema è l'idea del digiuno collettivo in sé e per sé. Tuttavia, la pratica di qualche forma di digiuno collettivo prima di Pasqua ebbe chiaramente inizio molto presto, ed era universale.

Nei Vangeli, Cristo non ha detto che i suoi discepoli avrebbero digiunato se volevano. Ha detto che avrebbero digiunato, e basta:

"E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà" (Matteo 6: 16-18) .

"Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?. E Gesù disse loro: Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno"(Matteo 9: 14-15).

Solo nella nostra cultura individualista si possono trovare persone che sostengono che il digiuno dovrebbe essere fatto solo in base a un capriccio individuale, e da soli, piuttosto che collettivamente. Nel Vecchio Testamento, sono nominati momenti specifici di digiuno (Levitico 16:29-34; Zaccaria 8:19), e sono stati proclamati digiuni per un bisogno o uno scopo specifico (2 Cronache 20:3; Esdra 8:21). Nella Didachè, che è il più antico scritto cristiano accanto al Nuovo Testamento, troviamo riferimento alla pratica apostolica del digiuno al mercoledì e al venerdì (Didaché 8:1-2). Anche i protestanti hanno fatto spesso digiuni collettivi - per esempio, Abraham Lincoln proclamò una giornata di preghiera e digiuno il 30 marzo 1863. Tuttavia, in tempi più recenti, la realtà nella maggior parte dei circoli protestanti è che il digiuno è quasi sconosciuto in pratica, e questo perché è stato lasciato al capriccio individuale – e il capriccio individuale di solito non è incline al digiuno. Quindi, dato che Cristo disse che i suoi discepoli avrebbero digiunato, e dato che pochi protestanti in realtà digiunano, chi sono quelli che in realtà non stanno seguendo ciò che le Scritture insegnano su questo argomento?

 
La purezza della Santa Ortodossia

Il titolo è un'espressione usata in una stimolante conversazione con il sempre memorabile Metropolita Lavr al Concilio della ROCOR a San Francisco nel 2006. Qui di seguito vi è una serie di recenti conversazioni, sia a voce sia da corrispondenza via e-mail, in merito alle questioni attuali della Chiesa, ognuna delle quali illustra la ricerca, da parte di tutti gli ortodossi consapevoli, della purezza della Santa Ortodossia alla luce della Risurrezione.

Quali cambiamenti recenti hanno lasciato il segno sulla Chiesa in Russia?

Una generazione è ormai passata dalla commemorazione del Millennio del Battesimo della Rus' nel 1988 e dai successivi eventi hanno cambiato il mondo, cioè la caduta del muro di Berlino e il crollo dell'Unione Sovietica. A seguito della scomparsa di quella generazione, negli ultimi mesi ci sono stati grandi cambiamenti, con il pensionamento dei metropoliti, entrambi di nome Vladimir, a Kiev e a San Pietroburgo, e a Minsk del metropolita Filarete. Così, tutti e tre i metropoliti più anziani della Chiesa russa in Russia sono andati in pensione per motivi di età e di salute. Questa è la fine della vecchia generazione di quelli che erano collegati con il metropolita Nikodim (Rotov), molto controverso e politicamente orientato nel periodo sovietico.

Quelli tra i suoi discepoli che sono ancora in vita hanno tutti dovuto adattarsi a partire dal Concilio del Giubileo del 2000, con il suo rifiuto del sergianismo e dell'ecumenismo e la canonizzazione dei nuovi martiri e confessori, compresi i martiri imperiali, e quindi l'accettazione della riconciliazione tra la Chiesa all'interno della Russia e la Chiesa fuori dalla Russia nel 2007. In altre parole, stiamo entrando nella seconda generazione dopo il crollo dell'ideologia secolarista-atea nelle terre russe e quindi nella risurrezione, per mezzo della purezza della santa Ortodossia, della Chiesa crocifissa all'interno della Russia. Questi tre cambiamenti ai posti dirigenziali sono il simbolo di un cambiamento generazionale più generale, della caduta delle 'bende mortuarie di Lazzaro'.

Cosa intende con 'bende mortuarie di Lazzaro'?

Io paragono la risurrezione della Chiesa in Russia alla risurrezione di Lazzaro. Questo è stato un miracolo incredibile e stupefacente, ma non dobbiamo dimenticare che le 'bende mortuarie di Lazzaro' non avevano un buon odore, perché la decomposizione del suo corpo era già iniziata. Queste bende mortuarie sono rappresentati dai mortali fenomeni e problemi sovietici e post-sovietici (non ancora russi), che hanno accompagnato la risurrezione della Chiesa in Russia.

Quali fenomeni?

Per esempio, in Russia negli anni '90 erano così a corto di sacerdoti che ordinavano molto facilmente. Ci sono stati diversi disastri con ordinazioni di persone chiaramente indegne e successive deposizioni, a volte per trasgressioni sessuali, a volte per trasgressioni finanziarie. Ho incontrato questi sacerdoti – so di cosa parlo. Poi c'è stata la confusione tra lo stalinismo e la Chiesa e la totale incomprensione o addirittura il rifiuto dei martiri imperiali – tutto a causa del lavaggio del cervello di vecchia propaganda e bugie sovietiche. Poi ci sono stati fenomeni di clero filo- cattolico (come padre Aleksandr Men', assassinato, sospetto di uniatismo) e gli eventi attorno ai russofobi nello stile di Parigi, tra cui il modernista, pro-protestante padre Georgij Kochetkov, sospeso a un certo punto dal patriarca Alessio come 'neo-rinnovazionista', e i recenti scandali relativi al protodiacono Andrej Kuraev e al professor Zubov (un caro amico del defunto Olivier Clément), entrambi licenziati. Queste sono tutte persone che in qualche modo vivono ancora nel mondo del pensiero sovietico. Non sono mai riusciti a scrollarsi di dosso l'impurità spirituale e intellettuale del passato e fare quindi la transizione da quel vecchio stile sovietico condizionato, paradossalmente mescolato con un'Ortodossia superficiale, alla purezza della santa Ortodossia.

La stessa cosa è accaduta fuori dalla Russia, dove la Chiesa in Russia aveva diversi rappresentanti indegni e scandalosi, ordinati in modo non canonico, o altri rappresentanti ormai molto anziani, nominati in epoca sovietica. Fortunatamente, quelli indegni sono in gran parte scomparsi o sono stati rimossi, alcuni molto di recente. Secondo l'accordo del 2007 la Chiesa in Russia deve preparare le sue parrocchie fuori dalla Russia (tranne che in Cina e Giappone, che fanno parte del suo territorio canonico) alla loro transizione canonica alla ROCOR. Sua Santità vuole comprensibilmente che questo processo scorra liscio, senza ferire i sentimenti di nessuno, specialmente quelli degli anziani. Quindi ci vorrà una generazione prima che questo processo sia completato e tutto muove verso la purezza della santa Ortodossia.

Sicuramente c'erano impurità anche nella ROCOR?

La ROCOR ha avuto fin dall'inizio due ali. Una era il braccio politico la cui identità era nazionalista, culturale e anti-comunista, piuttosto che semplicemente ortodossa; l'altra ala, che potrebbe essere chiamata 'ala Giovannita', rappresentata da san Giovanni di Shanghai, era la corrente principale della ROCOR. Il nostro punto di vista era ed è cristiano. Posso ricordare come l'ala politica e nazionalista dominava in alcune parrocchie, ad esempio, presso l'ex cappella della ROCOR a Parigi o alla vecchia cattedrale di Londra, in cui diversi membri lavoravano per l'MI5. Significativamente, quelle parrocchie non sono sopravvissute, sono morte.

Questo perché gli elementi dalla mentalità politica hanno rifiutato la riconciliazione con la Chiesa in Russia nel 2007 o anche prima. Come disse uno dei nostri arcivescovi prima del 2007, la riconciliazione con la Chiesa penitente all'interno della Russia, la Chiesa dei nuovi martiri e confessori, avrebbe portato a una 'purificazione' della ROCOR. Questo è esattamente quello che è accaduto. Le impurità spirituali come l'estremismo, il fariseismo, il settarismo e il fanatismo non potevano sopportare la realtà e amare gli altri o la purezza della santa Ortodossia, e quell'ala politica ha lasciato la Chiesa per formare varie sette. Molte delle piccole comunità interessate a questo fenomeno in Nord America erano dominate dalle persone che lavoravano per la CIA o i servizi segreti canadesi.

Cosa ne pensa dei cambiamenti politici in corso in Ucraina?

Due settimane fa gli Stati Uniti hanno rimosso le riserve auree dell'Ucraina. Poi la CIA si è presa un piano negli uffici della Polizia Segreta ucraina a Kiev e il capo della CIA, John Brennan, è andato a Kiev il Sabato di Lazzaro. Il capo della Cia non visita un paese straniero senza una buona ragione. È stato senza dubbio con l'intenzione o la speranza di destabilizzare ulteriormente l' Ucraina e quindi di gestirla, proprio come è stato fatto con le innumerevoli repubbliche delle banane in America Latina, e in Italia e in Grecia dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Certo, subito dopo, la CIA ha cominciato a pubblicare propaganda nera, menzogne pure, per esempio in merito a una presunta persecuzione degli ebrei in Ucraina orientale, o che il presidente Putin aveva decine di miliardi di dollari in conti bancari privati ​​in Occidente, il che implica che fosse un ladro. Naturalmente i media occidentali sono stati alimentati con tali bugie e naturalmente le hanno segnalate. Il Times di Londra (parte dell'impero dei tabloid di Murdoch) si è particolarmente segnalato nel riportare queste calunnie e menzogne.

Per esempio, per quanto riguarda gli ebrei, tutti sanno che gli ebrei furono massacrati dalle SS ucraine uniate in Galizia, l'Ucraina occidentale, che ha dato il benvenuto a Hitler e dove avevano avuto luogo precedenti pogrom anti-ebraici. Questi sono fatti della storia. Molti membri delle SS ucraine (=galiziane), di nazionalità polacca, sono venuti a vivere nel Regno Unito e in particolare negli Stati Uniti, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lo so; ho incontrato alcuni di loro 30-40 anni fa; alcuni di loro erano persone spaventose che ammettevano di aver ucciso ebrei.

Oggi, almeno 150 mercenari statunitensi, probabilmente pagati dalla CIA, sono attivi

contro il popolo dell'Ucraina, dato che la maggior parte dei soldati e poliziotti ucraini si rifiuta di usare la violenza contro il proprio popolo – anzi, 9.000 soldati ucraini hanno già chiesto la cittadinanza russa. Altri soldati in Ucraina orientale hanno semplicemente aderito all'insurrezione del popolo ucraino contro la giunta. Non possiamo considerare che questa crocifissione dell'Ucraina, orchestrata a Washington e Bruxelles e realizzata dai loro burattini pagati a Kiev, potrà avere successo.

Perché no?

Prima di tutto, l'Ucraina è in bancarotta, che è il motivo per cui gli Stati Uniti in bancarotta hanno invitato il mondo a 'salvare l'economia ucraina'. Ma è troppo tardi. I prezzi stanno raddoppiando. I poveri dell'Ucraina, sfruttati e impoveriti per 23 anni da oligarchi corrotti, stanno spontaneamente insorgendo contro la giunta separatista non rappresentativa installata a Kiev dagli Stati Uniti, e contro le sue tattiche terroristiche. Tale regime ha preso il potere del governo democraticamente eletto a Kiev con la violenza e l'omicidio; ora si trova ad affrontare l'opposizione del popolo ucraino, che sta utilizzando le stesse tecniche da lei usate, per riprendersi indietro a sua volta il potere. Come è scritto, chi vive di spada morirà di spada. Ma ora c'è il caos.

Tutto questo ha un significato in termini ortodossi? Non è tutto politica?

Tutto questo è altamente significativo per noi. La Russia di oggi sta finalmente iniziando a posizionarsi come potere spirituale, opponendosi all'ateismo laicista delle élite occidentali. Questo era il ruolo tradizionale della Russia – proteggere la civiltà cristiana, sia dai barbari occidentali sia dalle orde orientali. Così, respinto il giogo mongolo-tartaro, ha incoraggiato l'Islam moderato, ha respinto gli eredi di Carlo Magno, Napoleone e Hitler, liberando Parigi e Berlino, e ha sostenuto la Chiesa in Terra Santa, i patriarcati di Gerusalemme e Antiochia. Fuori dall'Eurasia, la Russia ha sempre aiutato i popoli del mondo in via di sviluppo, aiutandoli a liberarsi dal giogo del colonialismo, come ha fatto lo tsar Nicola II durante la guerra anglo-boera in Sud Africa e anche in Tibet, in Thailandia e in Etiopia. Anche l'Unione Sovietica ha meramente continuato queste politiche in Africa (il territorio del Patriarcato di Alessandria), Asia e America Latina.

Il modello di civiltà ortodosso russo, quello cristiano, è molto diverso dal modello occidentale cattolico/protestante, che si definisce 'giudeo-cristiano'. Così, il 'civilizzato' Occidente giudeo-cristiano e i "valori occidentali" hanno distrutto i popoli indigeni delle Americhe e dell'Africa, li hanno resi schiavi, li hanno massacrati come animali selvatici, mandandoli in campi di concentramento ('riserve'), come gli inglesi stavano ancora facendo in Kenya e in Malesia negli anni '50. La Russia cristiana, d'altra parte, diffondendosi in tutta l'Eurasia fino in Alaska, ha lasciato le popolazioni autoctone in pace, non asservendole o sfruttandole sistematicamente, ma facendole diventare uguali alleati. Oggi e la 'civiltà' occidentale, che ha raggiunto la sua fase finale di degenerazione in Europa e negli Stati Uniti, è giunta a un punto morto cercando di soggiogare il mondo intero alla sua classe dirigente atea transnazionale e alla sua corrotta pseudo-democrazia del Nuovo Ordine Mondiale. Questa, di fatto, dà solo una falsa scelta – tra un oligarca ateo e un altro.

Solo la Russia è potenzialmente in grado di liberare il mondo da questo vicolo cieco della civiltà, fornendo un'alternativa spirituale non occidentale. Questa è una sfida geopolitica e un punto di svolta storico. Il complesso militare-industriale degli Stati Uniti, per usare la terminologia di Eisenhower, è andato in bancarotta con la sua brama di egemonia globale e sta finalmente incontrando un suo pari nelle risorgenti terre russe. Il Nuovo Ordine Mondiale, il movimento quasi millenario e sempre più accelerato del mondo occidentale per mettere l'Anticristo sul trono a Gerusalemme, è stato fermato per il momento.

Le terre russe (la Rus') stanno, a quanto pare, tornando a compiere il loro destino come l'ultima forza di ritenzione nel mondo, l'ultimo baluardo del vero cristianesimo. Di questo l'Ucraina è una cartina di tornasole, un banco di prova. Se l'Ucraina dovesse cadere, cioè, perdere la sua Ortodossia, questo porterebbe all'intronizzazione dell'Anticristo. La situazione è sul filo del rasoio, motivo per cui così tante icone in Russia e Ucraina sono in questo momento effondendo miro. Dobbiamo capire che la divisione odierna in Ucraina esiste come risultato di due ingiustizie storiche, che devono essere rettificate.

Quali sono queste ingiustizie?

Queste due ingiustizie storiche sono gli eventi del 1054 e del 1917, che sono interconnessi. Nel 1054, nazionalisti provinciali semi-barbari, pieni dell'orgoglio, dell'avidità e dell'ambizione del paganesimo romano, insorsero nell'eresia contro la Chiesa di Cristo, l'Impero romano cristiano, e dichiararono di essere la vera Chiesa! E la persecuzione seguì nel 1204, con il sacco della Nuova Roma da parte dei cattolici barbari, che a sua volta portò nel 1453 alla caduta di Nuova Roma, per non parlare delle crociate occidentali contro le terre russe (tra cui l'odierna 'Ucraina'), e tutti gli orrori anti-ecclesiali che ne sono seguiti, incluso l'uniatismo.

La seconda ingiustizia storica è stata nel 1917, quando i discendenti di quegli stessi provinciali organizzarono un colpo di stato a San Pieteroburgo, rovesciando il legittimo governo dell'Unto del Signore per mano di traditori, codardi e ingannatori dall'interno del paese, che avevano perso la loro fede. Questo colpo di stato ateo ebbe come risultato il martirio del imperatore cristiano e la distruzione del suo impero, che era stato sul punto di porre fine alla prima guerra europea e liberare Costantinopoli (impedendo così il genocidio armeno), Vienna e Berlino.

Il colpo di stato ateo del 1917 culminò nel 1991 con la distruzione del retaggio dell'Impero cristiano che era stato costruito nel corso dei secoli dagli tsar e dai loro popoli. Quel crollo nel 1991 del lascito dell'ex impero ortodosso, l'Unione Sovietica, era inevitabile, perché il suo ateismo aveva negato la fede di un impero basato sulla fede. Oggi, nel 2014, stiamo semplicemente assistendo al tentativo di rendere più profonda quella caduta geopolitica, sempre utilizzando nazionalisti provinciali, questa volta dal far west dell'Ucraina, come proprie pedine. Tutto ciò che sta accadendo ora è stato profetizzato da Solzhenitsyn nel 1998. Così, come ha detto allora, gli Stati Uniti e la sua colonia, l'Unione Europea, vogliono smembrare e separare la parte ucraina dei resti dell'Impero ortodosso, l'anello più debole dell'Impero.

Perché l' Ucraina è l'anello più debole dell'ex impero ortodosso?

La parola Ucraina è composta da due antiche parole slave che significano 'sul confine' – anche se curiosamente potrebbe anche essere tradotta come 'sull'orlo'. Fu usata per la prima volta nel XII secolo in questo senso di una stretta striscia di terra di confine ed esiste un articolo accademico interessante sulle sue origini e usi per molte aree geografiche, compresa la zona nei pressi di Kazan'. Tuttavia, nel suo senso moderno e non storico – e quindi in un senso completamente sconosciuto al grande scrittore 'ucraino' Gogol' – la parola 'Ucraina' è stata inventata solo nel tardo XIX secolo dagli Asburgo. Poi è stata riutilizzata dai sovietici e dai nazisti, e oggi dagli Stati Uniti e dall'Unione europea – da cinque imperi tutti completamente ostili alla Chiesa ortodossa. Di fatto, decenni fa ho incontrato vecchi emigrati ucraini, che erano adulti prima della rivoluzione, che mi hanno detto di non aver mai sentito la parola 'Ucraina' fino agli anni '20, quando gli atei l'hanno portata con loro.

L'Ucraina contemporanea è l'anello più debole, perché allo stato attuale comprende ed è ora gestita dalla mai denazificata, ultra-nazionalista Galizia uniate, che fino al 1939 faceva parte della Polonia orientale. Questa è una zona scismatica, cattolicizzata, che è vissuta sotto un dominio estero e anti-ortodosso – polacco e austriaco – per secoli. La maggioranza della sua popolazione, proprio come quella del resto dell'Europa occidentale, ora non ha alcun concetto di un cristianesimo non compromesso, non secolarizzato, non dipendente dallo scisma del 1054, cioè di valori ortodossi. Fino a quando quel territorio ritornerà alla Polonia, oppure diventerà indipendente, continuerà a creare il caos nel resto dell'Ucraina, di cui l'85% è noto alla storia non come 'Ucraina', ma significativamente, andando da est a ovest, come Nuova Russia, Piccola Russia e Carpato-Russia.

Quindi questo significa che dovremmo sostenere il presidente Putin?

Si tratta solo di un politico e, come tutti i politici, fa errori. L'Ucraina, in una forma o nell'altra, ha un diritto di esistere come Stato indipendente, proprio come la Belarus'. Essa è parte integrante della triplice Rus' – Russia, Ucraina e Belarus' sono il territorio primario della Rus', le tre Russie. Ho il sospetto che il Presidente Putin pensi la stessa cosa. L'ultima cosa che vuole fare è di inviare carri armati. Tuttavia, egli deve difendere il suo paese e il popolo russo contro l'aggressione occidentale estrema – che è quello che ha fatto quando ha restaurato la Crimea alla Russia in mezzo al giubilo della sua gente. In caso contrario, la Crimea sarebbe stata invasa e occupata dai militari degli Stati Uniti e i suoi porti sarebbero diventati basi navali NATO, chiudendo il Mar Nero alla Russia.

La nostra obiezione non è a una 'Ucraina' indipendente, ma al suo dominio e divisione da parte di una cricca di fantocci anti-ortodossa installata dagli Stati Uniti a Kiev, il che significherebbe che l'Ucraina diventerebbe solo un altro colonia occidentale in bancarotta e saccheggiata, come la Jugoslavia, l'Iraq, la Libia, ecc. Divide et impera è sempre la politica occidentale. Il nostro sostegno deve andare all'imperatore martire Nicola II, che è stato l'ultimo sovrano di tutta la Rus', e non ai politici. Noi sosteniamo i santi – i politici contano solo in quanto sostengono i santi. Ancora una volta si lotta per la purezza della santa Ortodossia, non per i politici.

Perché la BBC è stata così incredibilmente sbilanciata nei suoi resoconti degli eventi in Ucraina?

Dopo la seconda guerra mondiale l'élite dell'Establishment britannico è diventata il barboncino o la colonia della classe dirigente degli Stati Uniti (un rapporto che l'Establishment del Regno Unito si lusinga nel chiamare 'rapporto speciale'!), e  non ha preso in alcuna considerazione i popoli di queste isole. La BBC, ancor più di altri media occidentali, è distorta perché è parte integrante di tale elite, al soldo di un regime laico, ateo e dei suoi servizi segreti. È quindi ostile al cristianesimo, soprattutto al cristianesimo senza compromessi, cioè all'Ortodossia, così come è ostile al popolo, da cui è sempre più distante.

La BBC è diventata particolarmente asservita all'Establishment poiché ha osato criticare l'invasione e l'occupazione dell'Iraq da parte del regime di Blair, ragione per cui i blairisti hanno licenziato il direttore generale e intimidito i giornalisti della BBC. Ora la BBC sembra solo ripetere a pappagallo tutto ciò che l'MI5 e l'MI6 le raccontano. Conosco due giornalisti della BBC che hanno anche lavorato per i servizi segreti, che si infiltrarono nella BBC dal suo inizio negli anni '20; ce ne devono essere molti di più.

Così la BBC parla dei terroristi neo-nazisti uniati galiziani a Kiev, che hanno rovesciato un governo democraticamente eletto, come di 'eroi', ma poi chiama i cittadini ucraini che si stanno sollevando contro l'oppressione straniera e i mercenari statunitensi nel sud-ovest, nel sud, nell'est e nel nord, 'attivisti filo-russi'! Né la BBC ha parlato dell'ondata di insoddisfazione a Kiev per il raddoppio di molti prezzi, né delle molto grandi manifestazioni anti-giunta a Kiev....

Alcuni direbbero che le sue opinioni sull'Ucraina sono politiche e che l'Ortodossia dovrebbe essere apolitica. Cosa vorrebbe rispondere a questo?

Proprio dicendo che sono 'apolitici', queste persone stanno facendo una dichiarazione politica. Per loro l'Ortodossia è, come il protestantesimo, solo una convinzione personale, un affare privato, una mera teoria o un hobby, che non ha ramificazioni pubbliche e pratiche, né conseguenze che derivano dall'incarnazione. Questa è una negazione dell'Incarnazione di Cristo. Quello che stanno dicendo è che il cristianesimo non dovrebbe avere alcuna influenza sulla società, neanche per quanto riguarda l'economia e la politica, e dovrebbe essere solo un insieme di opinioni private o fantasie personali per discussioni futili e dibattiti teorici.

Nel frattempo, dicono, non dovremmo fare altro che nuotare con la corrente laicista-ateo dell'apostasia americana ed europea, di cui queste persone, alcune delle quali nominalmente ortodosse, sono spiritualmente schiave. Tuttavia, la nostra fede, se è reale, ha conseguenze pratiche. Questo è ciò che questi laicisti rifiutano. Per coloro che sono di mentalità laicista, la religione non ha alcuna importanza, ma per noi quello che conta è la purezza della santa Ortodossia. Le molte icone che ora effondono miro in Russia e Ucraina dimostrano solo il significato spirituale di questi eventi attuali.

Con gli eventi in Ucraina e il nuovo puritanesimo della correttezza politica, ci sarà una caccia alle streghe e una persecuzione dell'Ortodossia russa in Occidente?

Non ancora. Non siamo ancora arrivati ​​a questo punto; questo verrà in seguito. Poi potremmo avere bisogno di passaporti russi e in ogni caso di rifugiarci in Russia, per poter essere battezzati e praticare la nostra fede. Ma non ci siamo ancora.

Questo è quanto per la situazione contemporanea della Chiesa in Russia. Qual è la situazione della Chiesa fuori della Russia, la ROCOR? Alcuni dicono che non ha più alcuna ragione di esistere, dal momento che anche la Chiesa in Russia ha parrocchie fuori della Russia. Qual è il ruolo della ROCOR in questa nuova realtà?

La diaspora ortodossa, in Europa, nelle Americhe o in Australia, e composta di tutte le nazionalità, ha vissuto due tentazioni o deviazioni negli ultimi 100 anni o giù di lì. Il ruolo della ROCOR è di evitarle. Queste sono le deviazioni del complesso di superiorità e del complesso di inferiorità.

La prima deviazione è quella del ghetto nazionalista, del complesso di superiorità. Ciò significa che la fede ortodossa è conservata come in un museo, senza alcun riferimento al mondo circostante (a causa del complesso di superiorità verso di esso), alla realtà in cui i figli e i nipoti degli immigrati vanno a scuola e crescono. Questo ethos può essere chiamato la 'sindrome delle tre generazioni', dal momento che dopo tre generazioni una tale fede si estingue, in quanto non è più neppure capace di parlare in un linguaggio comprensibile ai discendenti degli immigrati originali. "Tre generazioni e sei fuori". Ho visto innumerevoli parrocchie russe in Francia e in Inghilterra scomparire completamente a causa di questa mentalità. È stato il destino della vecchia Cattedrale della ROCOR a Londra, esattamente come era stato previsto negli anni '70 e '80, ma anche di molte parrocchie all'estero sotto la Chiesa all'interno della Russia, che non sono indipendenti dalla Russia, come lo è la ROCOR di oggi.

La seconda deviazione è quella del ghetto conformista, del complesso di inferiorità. Questo significa la mentalità del 'cerchiamo di nuotare con la marea'. Ancora una volta ne ho visto innumerevoli esempi in Francia e in Inghilterra. 'Diamo la comunione ai cattolici, dopo tutto sono cristiani' (giurisdizione di Parigi). 'Ora siamo in Inghilterra, battezziamo i nostri figli nella Chiesa d'Inghilterra' (come ha fatto un noto accademico russo di Cambridge). 'Dopo tutto, davvero non vogliamo essere diversi dagli altri'. 'Gli inglesi fanno le cremazioni, le faremo anche noi' (la vecchia giurisdizione di Sourozh). 'I protestanti hanno i banchi in chiesa, li metteremo anche noi' (greci e antiocheni). Questa è la deviazione della gente di fede debole, degli ecumenisti, liberali e modernisti, che in realtà non credono nell'Ortodossia, proprio come gli uniati. In effetti, l'atmosfera nelle chiese moderniste (come a volte in Finlandia, per esempio) è esattamente quella delle chiese uniate.

È da notare, tuttavia, che, almeno inizialmente, entrambe queste deviazioni sono psicologiche, e non teologiche alla radice, sebbene in una seconda fase siano poi giustificate teologicamente, chiaramente per mezzo di una falsa teologia. La ROCOR deve evitare entrambe queste deviazioni.

Allora, qual è il ruolo della ROCOR? Quale è l'autentica Ortodossia nel mondo occidentale?

L'autenticità è la fedeltà al meglio e non al peggio, in entrambi gli atteggiamenti. Questo significa essere sia tradizionali sia aperti, sia severi sia misericordiosi, ma senza eccessi ed estremi, il che significherebbe essere infedeli. Dobbiamo essere fedeli alla incarnazione e allo spirituale, al Figlio e allo Spirito Santo. La nostra vocazione, la creazione di un'autentica cultura europea ortodossa, così come anche di un'autentica cultura ortodossa americana e australiana, significa essere sia fedeli sia internazionali, ovvero fruttuosi. La ROCOR ha l'opportunità di farlo, secondo la purezza della santa Ortodossia, vale a dire, in quanto siamo in grado di essere sia fedeli alla Chiesa ortodossa russa sia anche incarnati, costanti e permanenti qui (a differenza della maggior parte delle parrocchie dipendenti dalla Chiesa in Russia). Almeno, questo può essere il caso, fino a quando la nostra esistenza spirituale sarà tollerata nel sempre più intollerante occidentale.

Avete esempi di queste deviazioni nella situazione specifica dell'Ortodossia nel Regno Unito?

Qui nel Regno Unito abbiamo due giurisdizioni 'rinnovate', quelli delle Chiese romena e russa, che negli ultimi anni sono aumentate in dimensione da una parrocchia o un paio di parrocchie a molte parrocchie, semplicemente grazie all'immigrazione. Tuttavia, abbiamo anche le giurisdizioni più vecchie come quella greca, che era la più grande, ma sta cominciando a morire, proprio come i russi degli anni '70 e '80. I russi immigrarono negli anni '20 all'incirca e così dopo 50-60 anni, alla terza generazione, hanno cominciato a morire. I greci (più precisamente i ciprioti) immigrarono qui soprattutto negli anni '50 e '60 – ovvero 50-60 anni fa – e così anche loro stanno ora morendo. Questa è la 'sindrome delle tre generazioni', che ho citato sopra.

Ci sono anche due piccole giurisdizioni etniche inglesi sotto il patriarcato di Antiochia ('anti-greci, anti-russi, anti-ocheni', come dicono alcuni anglicani) e l'esarcato di Parigi (dalla vecchia giurisdizione bloomita di Sourozh). Questi sono semplici decanati perché consistono entrambi di solo poche centinaia di persone e sono per lo più composti da ex-vicari e convertiti dall'anglicanesimo. L'esarcato è particolarmente debole e piccolo e tende a estinguersi. Non riuscendo a trasmettere la loro fede 'anglicano-ortodossa' a figli e nipoti, stanno morendo. La loro eventuale possibile sopravvivenza può venire solo dall'attrarre greci, romeni e altri, non dall'attrarre anglicani.

Qui sono molto più ottimista sulla futura sopravvivenza del decanato antiocheno, che sta rapidamente diventando romeno. Tuttavia, devono ancora ordinare clero che non sia composto da vicari ex-anglicani. Qui c'è una lezione molto utile da imparare: tutte le giurisdizioni etniche muoiono – incluse le giurisdizioni etniche inglesi. In altre parole, le parrocchie di successo – di tutte le giurisdizioni – sono non-etniche, cioè, vivono se accettano coloro che Dio manda loro, senza mentalità da ghetto etnico, compresa la vita da club anglicano o ex-anglicano. In altre parole, vivono solo se hanno messo la fede al di sopra della nazionalità, solo se hanno messo il Regno di Dio al primo posto.

Questo significa che il movimento dei convertiti nel Regno Unito si è fermato?

Il movimento (io preferirei la parola 'gocciolio') dei convertiti in tutto il Regno Unito è stato sempre e solo sostanzialmente in Inghilterra ed è stato sempre molto piccolo, con una portata massima di 2.000-3.000 persone, molte dei quali ricevute da diverse giurisdizioni senza preparazione e che presto hanno abbandonato la Chiesa. C'è ancora almeno un ex prete anglicano, che come il defunto metropolita Antony Bloom, che forse è il suo modello, riceve i convertiti nel giro di una settimana! Si può immaginare che il suo tasso di abbandoni sia grande. In 18 anni il numero dei suoi parrocchiani non è cresciuto. È vero che il 'movimento' dei convertiti è diminuito con la morte della vecchia generazione di convertiti, ma non si è fermato. Quello che accade oggi è che gli anglicani hanno in gran parte smesso di unirsi alla Chiesa ortodossa e di cercare di diventare ortodossi, cosa che in realtà spesso non sono riusciti a fare in ogni caso.

Perché hanno smesso?

In primo luogo, perché l'anglicanesimo stesso sta morendo, quindi ci sono ancora meno anglicani di prima. In secondo luogo, perché coloro che sono interessati in genere trovano l'Ortodossia 'troppo dura' e o non cercano di diventare ortodossi (se mai ci provano), oppure abbandonano molto rapidamente, soprattutto se sono stati ricevuti prematuramente da uno dei gruppi etnici inglesi.

Quindi non ci sono più convertiti?

Ci sono ancora convertiti, ma vengono sempre di più dalla stragrande maggioranza delle persone inglesi che non sono anglicane. Tuttavia, anche se ci sono meno convertiti, ora sono generalmente più seri. Sono rinfrescanti, come fogli bianchi, senza i pregiudizi culturali e il bagaglio dell'anglicanesimo. Qui c'è un futuro. Una cultura ortodossa inglese potrà nascere solo quando quella cultura pregiudizievole dell'Establishment anglicano sarà morta. Un'autentica cultura ortodossa non potrebbe mai essere costruita su una fede di compromesso, semi-ortodossa, semi-anglicana.

Come si convertono le persone oggi?

Ci sono due modi. Uno è attraverso le informazioni relative all'Ortodossia che oggi si trovano su internet e poi li portano ai servizi della Chiesa. L'altro è attraverso mogli ortodosse che essi sposano e che li convertono. Le mogli ortodosse sono spesso missionarie molto buone.

Non ha menzionato quelli che non hanno sostenuto la riconciliazione tra le due parti della Chiesa russa nel 2007 e se ne sono andati per unirsi a varie sette già esistenti. Come si inseriscono in questo quadro? Soffrono di complesso di superiorità del ghetto nazionalista? Sicuramente non soffrono di complesso di inferiorità dei conformisti?

Non appartengono a ghetti nazionalisti, quanto piuttosto a ghetti ideologici o psicologici, settari, di solito molto russofobi e molto di destra – come era il caso prima ancora che lasciassero la ROCOR. Negli Stati Uniti, da quello che uno dei loro vescovi mi scrive e mi dice con orgoglio, sembrano essere legati alla CIA. Ci sono tra queste persone, e la maggior parte sono convertiti dall'anglicanesimo o da altre forme di protestantesimo, alcune persone molto sincere e pie, ma anche alcuni con problemi psicologici. È tragico. Le sette sono sempre basate su orgoglio ferito che poi si trasforma in odio.

Tali sette di protesta si rendono irrilevanti, non solo perché sono piccole (spesso sono gruppi di meno di dieci persone in tutto il paese), ma anche perché si sono messe nelle mani di questo mondo da se stesse spingendosi in angoli irrilevanti. Non hanno alcuna influenza, perché si concentrano tanto su dettagli piccoli e spesso ritualistici e su opinioni individuali, con una negativa mentalità 'anti-tutto'. Quella che manca loro è una visione ortodossa del mondo consapevole, logicamente coerente e integrale, una visione d'insieme. Questa è molto importante e tutti gli ortodossi hanno bisogno di sviluppare una tale visione del mondo.

Pensa che il Concilio inter-ortodosso avrà effettivamente luogo nel 2016?

Sulla carta, no, soprattutto dopo le pretese incredibili, assurde e pretenziose del patriarcato di Costantinopoli sull'Ucraina, come descritte nella dichiarazione del patriarca Bartolomeo della Domenica delle Palme, che è stata sicuramente scritta dalla CIA. Negli anni '70 non ci poteva essere alcun Concilio perché la Chiesa in Russia era controllata dal KGB; ora abbiamo Costantinopoli controllata dalla CIA. Quella sola dichiarazione ha sicuramente rimandato tutto fino a dopo la morte del patriarca Bartolomeo.

Tuttavia, tutto è ancora possibile – se le Chiese greche possono superare il loro complesso di vanità e di inferiorità, che il Dipartimento di Stato americano manovra e sfrutta così bene, e se loro e le altre Chiese dei Balcani possono superare il loro filetismo (nazionalismo). Allo stato attuale ci sono tre problemi primari e finché non saranno risolti bloccheranno l'avvio del Concilio.

Quali sono?

In primo luogo, vi è la disputa territoriale tra i patriarcati di Antiochia e Gerusalemme. In secondo luogo, vi è la disputa tra il patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia e, in terzo luogo, quella tra il patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa Ortodossa in America (OCA).

Questi tre problemi devono essere tutti risolti prima ancora che possa essere concordato un programma adeguato (al posto di quello vecchio, laicista, protestante nello stile degli anni '70). Quindi il 2016 è possibile, ma il patriarcato di Costantinopoli dovrà prima liberarsi da interferenze politiche esterne da parte del governo degli Stati Uniti, che lo sta costringendo ad interferire in Ucraina e al Monte Athos, e dal Vaticano. Così Costantinopoli deve dimostrare che è libera e indipendente e può effettivamente parlare con una voce ortodossa e non con una voce nazionalista greca o uniata. I metropoliti Andreas e Seraphim della Chiesa di Grecia hanno già dato un chiaro avvertimento su questo punto nella loro lettera di 89 pagine che chiede il pentimento di papa Francesco.

Pensa che in questo contesto la Chiesa in Russia potrebbe revocare l'autocefalia della OCA al fine di facilitare i negoziati con Costantinopoli?

Penso che per la Chiesa in Russia l'OCA sia un tavolo di contrattazione. Sappiamo tutti che c'è un problema con l'autocefalia della OCA, nata da un'idea (non dal cuore) del molto controverso padre Alexander Schmemann. In primo luogo, è stata concessa durante la Guerra Fredda dallo stesso, molto controverso metropolita Nikodim (Rotov), cui abbiamo accennato all'inizio di questa conversazione, e che i cattolici romani pretendono sia stato uno dei loro cardinali. Così era dubbia fin dall'inizio.

Tuttavia, in secondo luogo e molto più importante, come si può dare un'autocefalia a una giurisdizione quando questa è stata in scisma da te per decenni (come era stata la Metropolia pre-OCA) e, soprattutto, quando questa comprende solo una minoranza degli ortodossi che vivono nello stesso territorio geografico? Tuttavia, la Chiesa in Russia non cederà su questi punti se Costantinopoli prima non abbandona i propri errori anti-canonici altrove, per esempio sul monte Athos, in Ucraina, Estonia, Finlandia e Parigi, restituendo i beni della Chiesa russa alla Chiesa russa.

Cosa potrebbe accadere alla OCA, se Costantinopoli fermasse tali interventi anti-canonici?

Questo sarebbe un miracolo, quindi chi lo sa? Suppongo che una soluzione potrebbe essere quella di revocare l'autocefalia della OCA e di concederle invece l'autonomia. In alternativa, è possibile attendere che l'attuale generazione di vescovi della OCA, molti dei quali in situazioni difficili e compromesse o in pensione, si estingua. Poi, dopo il cambiamento generazionale, si potrebbe raccogliere i pezzi e re-incorporare l'ex-OCA nella Chiesa russa in Nord America, lasciando nel contempo che gli elementi dissidenti ultra-liberali, forse ormai al di là di ogni riscatto (il St Vladimir's Seminary?) aderiscano a Costantinopoli o ritornino semplicemente agli episcopaliani. Anche la OCA può sopravvivere solo se si muove nella direzione di un gruppo basato sulla purezza della santa Ortodossia.

Lunedì della Settimana Luminosa, 2014

 
50 segni che vi state allontanando dalla chiesa

"Ma ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore" (Apocalisse 2,4)

Chi di voi è abbastanza grande potrebbe ricordare la canzone di Paul Simon, 50 modi per lasciare l' amante. In questa canzone, un adultero contempla una lunga lista di modi in cui una storia d'amore può essere interrotta – presumibilmente con l'obiettivo di concentrarsi su di un'altra.

Come quella canzone, vivere una vita cristiana ortodossa presenta una pletora di modi per lasciare il nostro primo amore: lasciare Cristo e la sua Chiesa, sia che abbiamo intenzione di farlo o meno. Di solito, la maggior parte delle persone non si propone di lasciare la propria fede – tuttavia, tra coloro che si uniscono alla Chiesa ortodossa in età adulta, una percentuale del 50% se ne allontana, a volte attraverso la completa apostasia, ma più spesso attraverso il "cristianesimo solo la domenica", o la relativa morte nel cuore dell'amore di Dio.

A differenza della canzone, ci sono segni di quest'allontanamento, e ce ne sono molti. Nel corso degli anni, molti sacerdoti hanno preparato una lista (mentale o scritta) delle abitudini che inevitabilmente portano le persone a staccarsi dalla Chiesa. Di solito, i sacerdoti possono veder arrivare questi segni e possono solo pregare per una persona che si sta preparando per la partenza. Una tale persona è raramente aperta a consigli o ammonimenti, dal momento che non vede un problema, o se lo vede, non ha la volontà di fare qualcosa al riguardo.

Al centro della questione, scopriamo che i "50 modi per lasciare il tuo primo amore" sono interamente una questione di volontà personale. Quanto siete disposti a sforzarvi, di fronte alla mancanza di motivazione, a un cattivo atteggiamento o a molte distrazioni? Ancora più importante, nelle prime fasi in cui cominciano a comparire solo alcuni dei "50 modi", saprete prendere le misure per agire prima che questi primi modi diventino una lista di molti altri modi, che inevitabilmente inghiottiscono l'anima umana portandola quasi impercettibilmente lontano da Dio?

Ecco allora la lista completa, in nessun ordine particolare, dei 50 modi per lasciare il vostro primo amore – Gesù Cristo e la sua santa Chiesa ortodossa. Se qualcuno di loro vi sembra familiare, prendete nota e lavorateci sopra. C'è molto profitto nel proporre uno sforzo costante, ogni giorno, con il quale Dio fornirà la sua grazia e il suo aiuto, che certamente porteranno al successo.

Se più di qualcuno di loro vi suona familiare, tuttavia, non sottovalutate la gravità della situazione. Queste sono le stesse abitudini che si sono accumulate in migliaia di persone e che hanno portato cristiani ortodossi – precedentemente fedeli, osservanti e attivi – lontano da Cristo e dalla sua Chiesa, lasciandoli con un guscio vuoto di fede con cui affrontare le sfide impossibili di una vita solitaria e senza Dio.

Se riconoscete in voi queste caratteristiche, non disperatevi: riconoscetele come vostre croci, e sappiate che Dio può guarire tutto – e in effetti si servirà di tutto per la vostra salvezza.

Come diceva un mio vecchio insegnante, dobbiamo imparare dagli errori degli altri: se aspettiamo di sbagliare da soli, potrebbero essere sbagli permanenti e letali.

Padre G.

I 50 modi per lasciare il tuo primo amore

PREGHIERA E ASCETICISMO

1. La preghiera quotidiana si fa quando si può. Forse. (Almeno, un tempo la facevate.)

2. Non benedite il cibo ogni volta che mangiate.

3. Le vostre icone sono polverose (per il disuso).

4. I vostri libri di preghiera sono polverosi (per il disuso).

5. Siete consapevoli che smettete di osservare i digiuni, ma non fate nulla per arginare il declino.

6. Offrite ai vostri figli un esempio di preghiera e digiuno che non li preparerà davvero a fare qualcosa da adulti – o anche adesso.

7. Non pregate per i vostri problemi attuali, come la famiglia malata, i conflitti nel vostro matrimonio o i problemi che stanno avendo i vostri figli. Mantenete la vostra fede lontana e astratta. Presto, bramerete la "realtà", e il diavolo sarà in grado di condurvi ad essa – fuori dalla Chiesa.

I SANTI MISTERI

8. Non confessatevi mensilmente... né ogni tre mesi... o nemmeno ogni anno.

9. Non partecipate alla liturgia ogni domenica, per vari motivi.

10. Arrivate in ritardo alle funzioni e andatevene in anticipo come regola normale.

11. In generale, ritenete sufficiente fare lo sforzo di partecipare semplicemente alla liturgia della domenica.

12. State lontani dalla santa confessione. Immaginate che il prete non abbia mai sentito alcun vero peccato prima, che non  o non gli "piacerete" più se vi confessate.

13. State lontani dalla santa comunione. Potete farlo scusandovi per non essere stati in grado di digiunare, o di pregare, o di "essere abbastanza santi da riceverla". Qualunque cosa facciate, non discutete la questione con il prete: porre domande potrebbe dissipare le idee stupide e portarvi a tornare a ricevere i santi misteri.

14. Convincetevi che potete condurre una vita spirituale di successo senza occuparvi delle vostre dipendenze, del cattivo umore e dei problemi che avete fin dall'infanzia. Alla fine, l'ipocrisia vi renderà insopportabile la vita cristiana ortodossa e fuggirete dalla Chiesa.

15. Saltate da un confessore all'altro, sia per evitare l'imbarazzo, o per avere le conseguenze spirituali più leggere possibili da parte di un prete che non conosce l'intera storia della vostra vita.

LE VIRTÙ

16. Quando fate progetti finanziari o educativi per il vostro futuro o quello della vostra famiglia, non fate entrare la fede nell'equazione (o se lo fate, questa sembra dare esattamente le stesse risposte di chiunque altro nella vita).

17. In generale, non leggete né ascoltate alcun materiale spirituale ortodosso in un dato giorno.

18. Quando pianificate dei viaggi, non lasciate che vi venga in mente di sapere se sarete vicini a una parrocchia ortodossa la domenica o nei giorni festivi.

19. Non lasciate che sia rilevante per i piani di viaggio se viaggiate di domenica o in un giorno festivo e quindi dovete perdere le funzioni sacre.

20. Quando viaggiate, non preoccupatevi di mantenere il digiuno su un aereo o in una stazione ferroviaria (nonostante il fatto che i musulmani e gli ebrei seduti accanto a voi sembrino riuscirci proprio bene).

21. Non collegate i problemi della vita reale – come le dipendenze, i problemi coniugali, la sessualità o l'educazione dei figli – alla vita nella chiesa. Se le due aree della vostra vita si avvicinano troppo, potrebbero entrare in contatto.

LE ALTRE PERSONE

22. Fate poca distinzione o priorità tra socializzare con cristiani fedeli e circondarvi di persone che trovate divertenti.

23. Rimanete isolati dalla vostra famiglia.

24. Mantenete poco o nessun contatto con figliocci o padrini, per quanto dipende da voi.

25. Non abbiate relazioni sociali o personali con le persone della vostra parrocchia o con persone di chiesa in generale.

26. Mantenete relazioni che interferiscono con la frequenza in chiesa e/o le preghiere quotidiane.

27. Mantenete relazioni – o meglio ancora, pianificate vacanze, accordi commerciali o un matrimonio – con una persona la cui influenza mina la pratica della vostra fede.

28. Restate arrabbiati con alcune persone della vostra parrocchia, ed evitatele.

29. Non andate a eventi o ritiri ortodossi, perché non pensiate di aver imparato qualcosa di nuovo, o perché non vi piacciono le persone.

30. Guardate le altre persone. Tenete traccia di dove si trovano, della loro presenza in chiesa, del modo in cui si vestono, della frequenza con cui si comunicano e si confessano. Dio potrebbe chiedervi queste informazioni.

LA VOSTRA PARROCCHIA

31. Donate denaro alla chiesa, se vi capita di pensarci, ma certamente non offrite la decima.

32. Non date tempo o lavoro alla vostra parrocchia (poiché sicuramente tutto è fatto dal prete e dal custode).

33. Rimanete in una situazione in cui dovete guidare un'ora o più per andare in chiesa.

34. Godetevi l'idea di visitare regolarmente altre parrocchie, solo per un "cambiamento", dal momento che sapete che ci sono altre persone che si prendono cura delle cose nella vostra "casa" parrocchiale.

35. In generale, siate troppo stanchi per andare in chiesa.

36. Mantenete un senso di colpa per qualcosa che avete (o non avete) fatto, e state lontani dalla vostra parrocchia per evitare di parlarne.

37. Evitate di confrontarvi con il vostro parroco, ma rimanete comunque arrabbiati con lui per cose che non gli avete mai manifestato apertamente.

38. Usate le "offese alla famiglia" come scusa per non frequentare i vespri, o anche la liturgia domenicale (è la scusa perfetta, poiché vi fa sembrare buoni cristiani mentre permettete al diavolo di tenervi lontani dalle funzioni sacre).

39. Correggete gli altri in chiesa. Urlate, migliorate la loro postura, criticate i loro figli, zittite il loro canto insopportabile. Questo aiuterà la loro umiltà (anche se non la vostra).

40. Fate del canto in chiesa un concerto – e se qualcuno lo rovina con la sua voce schifosa o inesperta, arrabbiatevi. Più vi infuriate, meno è probabile che la situazione accada di nuovo.

STILE DI VITA

41. Scegliete di lavorare in un posto dove non ci sono parrocchie ortodosse nelle vicinanze.

42. Alla domenica e nei giorni festivi organizzate eventi sportivi che vi impediscono di frequentare le funzioni della chiesa.

43. Come regola, lavorate di domenica e/o nei giorni di festa, e non cercate di organizzare le cose in modo diverso a causa di ciò che la gente potrebbe dire o fare. (E non chiedete al sacerdote di scrivere una lettera in cui chiedete al vostro datore di lavoro di accontentarvi – questa è roba da fanatici religiosi).

44. Prendetevi degli hobby che interferiscono con la presenza in chiesa.

45. Cercate di non sentire il bisogno di catechismo o educazione spirituale continua – avete già imparato tutto.

46. ​​Se il vostro club o la vostra tribù etnica fa qualcosa che entra in conflitto con le dottrine della Chiesa, difendete sempre la vostra tribù. Meglio ancora, arrabbiatevi con la Chiesa, e cercate un "modello" di "cristianesimo" che metta la vostra tribù al primo posto.

47. Continuate a spostarvi da una casa all'altra (idealmente, una "migliore"). Il non mettere mai radici in un posto o in una parrocchia vi assicurerà di non dover mai maturare spiritualmente.

48. Chiedete regolarmente perché qualcun altro non risolve i problemi nella vostra chiesa, scuola, posto di lavoro o casa. Questo stato d'animo vi manterrà infantili e vi assicurerà di non essere in grado di sopportare le sfide della vita cristiana.

49. Quando qualcosa della Chiesa – pratica, fede, vita morale, ecc. – offende o contraddice qualcosa che credete o che fate, sentitevi profondamente offesi, e chiedete alla Chiesa (o al prete) di scusarsi e di curare i vostri sentimenti feriti.

50. Qualunque cosa accada, ricordate: la santa Tradizione, che è l'esperienza di tutte le persone sante della Chiesa ortodossa per oltre duemila anni, non può essere all'altezza di ciò che fate, ciò che sentite e ciò che volete. Se la Chiesa insiste diversamente, è solo una questione di tempo prima che voi dobbiate andarvene.

E, naturalmente, è proprio così che il diavolo ha pianificato tutto fin dall'inizio.

 
Conflitti tra ortodossi in Qatar: notizie e realtà

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La Chiesa di Antiochia potrebbe rompere le relazioni con il patriarcato di Gerusalemme

Da Pravoslavie.ru (Qui la notizia in russo)

Damasco, 24 ottobre 2013

L'agenzia di stampa della Chiesa greca, Romfea, ha riportato la decisione del Sinodo della Chiesa ortodossa antiochena per quanto riguarda la questione della giurisdizione dello Stato del Qatar, come dichiarato dal patriarca di Antiochia.

Il patriarca Giovanni X ha messo in guardia il capo della Chiesa di Gerusalemme che, se entro due mesi non prenderà provvedimenti per risolvere il problema del Qatar, la Chiesa di Antiochia dovrà interrompere le relazioni con la Chiesa di Gerusalemme.

Entrambe le Chiese locali considerano lo stato del Qatar parte del loro territorio canonico.

Il conflitto si è acceso dopo che il patriarca di Gerusalemme ha nominato un suo metropolita in Qatar. La mediazione del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e del governo greco non ha aiutato a risolvere il problema.

Qualche nostro commento

Consacrazione dell'arcivescovo Makarios del Qatar

La notizia di per sé meschina di questa "guerra tra patriarcati poveri" potrebbe avere risvolti più sottili di quanto sembri: la nomina e consacrazione ad arcivescovo del Qatar dell'archimandrita Makarios (Mavrogiannakis), già attivo parroco di una chiesa multinazionale a Doha, aveva creato frizioni in un momento in cui non era ancora noto il ruolo di finanziamento da parte del Qatar dietro alle formazioni di Djabhat al-Nusrah e altre incarnazioni di al Qaeda all'opera in Siria. Un piccolo sguardo dietro le quinte della politica rivela un inquietante legame dell'ex ambasciatore USA in Qatar, il greco Patrick Nicholas Theros, con il patriarcato di Gerusalemme. Per chi abbia un poco di sensibilità geopolitica, è facile fare due più due.

Per tornare alle relazioni tra patriarcati e a come si possono facilmente risolvere i conflitti di attribuzione canonica territoriale, vediamo la chiesa ortodossa costruita dai russi a Shardjah negli Emirati Arabi Uniti:

Il patriarcato di Mosca riconosce il diritto storico del patriarcato di Antiochia alla sovranità sul Golfo Persico (i diritti del patriarcato di Gerusalemme non sono altrettanto storicamente e canonicamente comprovati). Quando hanno costruito la chiesa di san Filippo a Shardjah, i russi l'hanno posta canonicamente sotto la giurisdizione del patriarcato di Antiochia, che a sua volta non ha avuto alcun problema a lasciare che la comunità locale fosse seguita da un prete del patriarcato di Mosca.

Queste conclusioni tanto diverse tra loro fanno notare come tra le Chiese ortodosse non ci sarebbero grandi problemi a risolvere le situazioni di conflitto... SE in mezzo alle Chiese non si frapponessero interessi che con la vita ecclesiale non hanno proprio nulla a che fare.

 
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Царские дети: пять характеров

17 июля исполняется 100 лет со дня расстрела семьи Романовых — царя Николая Александровича, его жены Александры Фёдоровны, дочерей Ольги, Татьяны, Марии, Анастасии и сына Алексея.

Какими были царские дети из святой семьи? О чём мечтали и чего уже успели достичь в своих коротких, но замечательных судьбах?

Какой была семья Николая II? Есть её иконописный образ: семь «я», ставшие единством, как святые ангелы у Андрея Рублёва. Есть фото, на котором четыре великие княжны иногда так похожи, что можно перепутать.

На самом деле царские дети — очень разные. И хотя они всегда старались быть вместе, жизнь каждого — своя отдельная история с трагическим концом.

Княжна Ольга: «Я русская и хочу жить в России»

«Очень начитанна», «замечательно умна», «хрустальная душа», «имела абсолютный слух», «любила уединение и книги». Так говорили о великой княжне Ольге, старшей дочери царя. Она родилась в ноябре 1895-го, через год после венчания родителей. Впервые причастилась после крещения, когда ей было 11 дней, в церкви Царскосельского дворца.

По характеру тонко чувствующая, не склонная к лидерству. Роль ведущей она охотно уступала сестре Татьяне, хотя та была младше на полтора года. Они одинаково одевались, спали в одной комнате, делились сердечными тайнами.

Ольгу называли «папина дочка». Если не могла ответить на вопрос, говорила: «Спросите у папы». Носила на шее медальон с портретом Николая II. Это изображение найдут потом в Екатеринбурге, в Ганиной Яме.

С мамой иногда случались размолвки. Александра Фёдоровна нашла ей жениха — румынского принца Кароля. Ольга насмешливо звала его Карлушей. Когда зашла речь о замужестве, заявила: «Я русская и хочу жить в России». Её увлёк великий князь Дмитрий Павлович. Красавец, спорт­смен, храбрый офицер, он не скрывал своей неприязни к Распутину. Царица была категорически против такого зятя, и дочь смирилась с её волей.

В дневниках Ольга редко пишет «я», в основном «мы». Четыре сестры придумали себе общее «название» ОТМА — по первым буквам имён. Вместе играли в теннис, устраивали конные прогулки… Но боль, страдания, смерть были рядом. Тяжело болел маленький Алексей. Случались нервные приступы у матери. Осенью 1914 года великая княжна пошла работать медсестрой в лазарет.

«Ольга подавала нитки в иголки при первой ампутации, — писала царица мужу. — Один солдат умер прямо во время операции — такой ужас! Девочки выказали мужество, хотя никогда не видели смерти так близко… Как близка смерть!»

Отправляясь в Сибирь, княжна взяла с собой несколько икон, книги на русском и французском. Между страницами положила сухие цветы из Царского Села — напоминание о прежнем счастье.

Она не знала, что их ожидает, но, судя по некоторым поступкам, многое предчувствовала. В Тобольске сожгла почти все свои дневники, а незадолго до расстрела переписала в тетрадь «Молитву» — стихи, тайно переданные семье поэтом Сергеем Бехтеевым: «…И у преддверия могилы / Вдохни в уста Твоих рабов / Нечеловеческие силы / Молиться кротко за врагов!»

Княжна Татьяна: «Пусть Божье благословение тебя защищает!»

Вторую дочь назвали Таней, как у Лариных в «Евгении Онегине». Но получилось не по Пушкину: мечтательной была Ольга, а Татьяна оказалась энергичной, отлично ездила верхом, шефствовала над уланским полком и гордилась этим.

Внешне она походила на Александру Фёдоровну и из всех сестёр была, пожалуй, ближе всех к матери. Придворные отмечали утончённую красоту Татьяны, аристократизм, решительность и практический ум. Когда царица болела, вторая дочь ведала распорядком в доме, иногда её в шутку звали гувернёром. Она часто сопровождала царя на прогулках. Сёстры знали: если пап нужно о чём-то попросить, лучше всех это сделает Таня.

В сентябре 1911-го у неё на глазах убили Петра Столыпина. Вместе с отцом она сидела в театральной ложе, когда прозвучали выстрелы. Девочка видела кровь на его кителе, слышала его последние слова… «На Татьяну это произвело сильное впечатление, она долго плакала», — писал Николай II своей матери.

В сентябре 1914-го по инициативе великой княжны соз­дали комитет помощи пострадавшим от войны. Генерал Мосолов вспоминал, что семнадцатилетняя дочь царя «активно, разумно и толково» участвовала во всех делах. Тогда же у неё проявился талант сестры милосердия. Она ассистировала при сложных операциях, уверенно и умело перевязывала тяжёлые раны. Доктора отмечали, что им редко приходилось встречать такую спокойную и ловкую хирургическую сестру.

Благодаря сильному характеру она стала опорой для матери. После ареста, в Сибири, ухаживала за ней: помогала одеваться, укладывала волосы, старалась отвлечь от тяжёлых мыслей. 31 декабря 1917 года подарила красивую тетрадь для дневника. Надписала: «Моей любимой дорогой мам с лучшими пожеланиями счастливого Нового года. Пусть будет Божье благословение с тобой и всегда тебя защищает!»

Вечером 16 июля 1918 года Татьяна допоздна читала Александре Фёдоровне Библию. Через несколько часов их разбудили, велели одеться и спуститься в подвал — якобы для переезда в другое здание, но сначала — для фотографирования. Всю семью выстроили в ряд. Позже участники казни говорили, что Татьяна встала рядом с царицей, поближе, — последнее, что она смогла сделать для мамы...

Княжна Мария: «Ужасно грустно, что не удалось приложиться к мощам святого»

Третью дочь считали похожей на деда — богатыря Александра III. В 18 лет она забавы ради поднимала своего учителя английского языка сухопарого Чарльза Гиббса. Статная русская красавица с роскошными волосами и большими глазами (в семье их ласково называли «Машкины блюдца»), она отличалась добродушием, простотой, умела найти общий язык с разными людьми — с офицерами, солдатами и даже с красногвардейцами.

В детстве ей рассказывали о небесной покровительнице — святой Марии Магдалине, которая осталась одна в пещере, где был похоронен Иисус, и первой увидела воскресшего Спасителя. Великая княжна тоже была не робкого десятка. В феврале 1917-го, когда в Петрограде началось вооружённое восстание, а царь ещё не вернулся с фронта, она не побоялась вместе с Александрой Фёдоровной выйти к воинам, которые их охраняли. Вдали слышались звуки выстрелов, бунтовщики могли напасть на дворец. «Царица и её дочь переходили от одной шеренги к другой, ободряя солдат, забыв о смертельной опасности, которой подвергались», — вспоминала фрейлина Анна Вырубова.

Позже, в Екатеринбурге, арестованная княжна общалась с конвоирами, набранными из местных рабочих. Их сальные шутки шокировали Ольгу и Татьяну, но Мария не терялась: спокойно и строго отвечала грубиянам. Одного охранника, Ивана Скороходова, она пыталась учить музыке.

14 июня, за месяц до расстрела, ей исполнилось 19 лет. Так хотелось сделать общее фото на память! Но конвоиры запретили. Скороходов в тот день приготовил ей подарок — хотел тайно пронести в дом Ипатьева именинный пирог. Его задержал чекистский патруль на входе. Пирог конфисковали, а парня чуть не посадили. Больше он не приходил.

Смелость и сила сочетались в Марии с мягкостью характера. «Машка, неси меня!» — звал больной цесаревич, когда хотел перебраться в другую комнату. А как горячо она молилась за брата! «Когда я вышла из комнаты Алексея после молитвы, у меня было такое чувство, будто я пришла с исповеди… Такое приятное, небесное ощущение», — писала она матери.

«Мы всегда радуемся, когда нас пускают в церковь, — сообщала подруге весной 1918 года. — Но ужасно грустно, что нам ни разу не удалось приложиться к мощам св. Иоанна Тобольского».

Кто её убил, точно не известно. По словам чекиста Медведева, после первого залпа уцелевшая Мария бросилась к запертой двери — дёргала, пыталась открыть. Тогда комиссар Ермаков разрядил в неё свой пистолет...

Княжна Анастасия: «Как забавно вооружены красногвардейцы!»

Даже на парадных фото в её глазах — смешинка, а губы, кажется, вот-вот улыбнутся. Невысокая, широкая в кости, малышка Анастасия ничуть не переживала из-за своего сложения, наоборот, подшучивала, называла себя «швыбзик».

Быть младшей — особое преимущество: всеми любимая «кубышка», «солнышко», «пострелёнок» имела максимальную свободу. В четыре года залезала под стол и щипала за ноги великих князей (за это влетало от папы). В парке легко карабкалась на высокое дерево и отказывалась спускаться. Пряталась в буфете от докторов. Раскрашивала лицо цесаревича на манер индейца клубничным соком. Надевала накладные зубы и всех пугала. А ещё любила есть шоколад, рисовать и качаться на качелях.

Она быстро поняла свою роль в доме — быть источником веселья, разряжать обстановку. Скорбная мама, строгая Татьяна, задумчивая Ольга не выдерживали и начинали смеяться, глядя на её комические импровизации. Но главным её поклонником стал маленький Алексей. «Тебе нужно играть в театре», — говорил он. Настя сразу принимала официальный вид: «Нет. У меня другие обязанности».

Когда цесаревич болел, она часами сидела у его кровати, читала вслух, рассказывала истории, которые тут же, на ходу придумывала, и в каждой после всех перипетий побеждало добро.

Когда семью арестовали, ей было 15 лет. В Тобольске пилила с отцом брёвна, каталась с ледяной горы, играла для родных комедийные пьески. Каждый день находила повод для радости и делилась ею в письмах: «Теперь чудная погода, солнце так хорошо светит!», «Я больше всех загорела, прямо акробатка!», «Упала с качелей — такое замечательное было падение!»

 «Как забавно вооружены красногвардейцы — прямо увешаны оружием, всюду что-нибудь висит или торчит», — писала она родителям весной 1918-го. «Мы ужасно хорошо устроили иконостас к Пасхе!» А в конце письма: «Милые, дорогие, как вас жалеем. Верим, что Господь поможет своим!!!»

После расстрела царской семьи в Екатеринбург вошли белые. В доме Ипатьева, в комнате, где жили великие княжны, следователи нашли рисунок Анастасии: две берёзы и между ними — пустые детские качели.

Цесаревич Алексей:«Если умру, поставьте мне в парке маленький памятник»

 «Ибо Господь, кого любит, того наказывает». Как же так? Духовник объяснял маленькому цесаревичу: «Бог нас испытывает, и, если терпеть, не роптать, это принесёт духовные плоды».

Терпеть было трудно. В восемь лет Алексей упал, ушибся, начался сильный жар. Три недели мучений днём и ночью. «Если умру, поставьте мне в парке маленький памятник», — попросил он родителей.

Летом мальчик ложился в траву и смотрел на облака. «О чём думаешь?» — спросила его сестра Ольга. «Много о чём, — ответил цесаревич. — Наслаждаюсь солнцем, красотой лета, пока могу. Кто знает, возможно, в один из таких дней я больше не смогу этого делать».

В его спальне много икон, в центре киота — «Воскресение Христово» с частицей камня с Голгофы. Каждый вечер сюда заходит мама, и они вместе молятся. Потом Алексей сразу выключает свет. Почему так быстро? «Мамочка, мне светло, только когда ты со мной. А когда уходишь, кругом темнота».

Слышит ли Бог их молитвы? Алексей — наследник, он должен стать сильным, во главе России. Когда это случится, он сделает так, чтоб все были счастливы! Вдвоём с папой они выходят из вагона на маленькой станции. Какой-то служащий с поклоном обращается к царю: большая семья, бедность… «С этого дня будете получать от меня ещё 30 рублей в месяц», — обещает ему царь. Стоящий рядом цесаревич добавляет: «А от меня — 40».

В августе 1914-го в Москве он гуляет со своим наставником на Воробьёвых горах. На обратном пути, в районе Якиманки, автомобиль обступила толпа простых людей. Они в восторге, каждый пытается дотронуться до него. Осанна сыну царя!

Весной 17-го он, как и вся семья, под арестом. Светлая седмица, мальчик гуляет в саду. Хмельные матросы кричат ему: «Эй ты, будущий царь!» Он смотрит на них и вдруг отвечает: «Христос воскресе, братцы!» Перестав ухмыляться, матросы вытягиваются во весь рост: «Воистину воскресе!!!»

Их последний Новый год в Тобольске: ёлка без игрушек стоит на столе. «Господи, помоги нам! Господи, помилуй!» — записывает цесаревич в дневнике. В Екатеринбурге он поранил колено и снова слёг. К нему заходил чекист Яков Юровский. Осмотрел ногу, посоветовал повязку. Мог бы ещё поцеловать Алексея — по примеру Иуды, предателя Христа.

Перед казнью цесаревича посадили на стул. Когда Юровский выхватил пистолет, Николай заслонил собой сына. И тут же рухнул под градом пуль. Алексей так и остался сидеть. Долго стонал. Даже спустя много лет палачи удивлялись его «странной живучести».

 
Intervista a Jonathan Jackson

Presentiamo nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti l’intervista di padre Andrew Damick a Jonathan Jackson, attore della soap opera General Hospital, musicista e interessante figura di convertito alla fede ortodossa. L’intervista mantiene il tono un po’ informale e rilassato di un colloquio radiofonico (ma non per questo è meno ricca di spunti interessanti sul cammino della fede cristiana, l’esperienza del culto ortodosso e un approccio da credente all’arte della recitazione), ed è corredata da un breve video con un ringraziamento che non si vede spesso quando un giovane attore riceve un premio cinematografico.

 
«Старец Гавриил с нашим Серафимом приехал»... +ВИДЕО


В самолете с иконой

Холодным декабрьским днем рано утром в тбилисском аэропорту на рейс Тбилиси-Москва приглашают пассажиров на посадку. Взоры находящихся в аэропорту людей обращены на большой образ стоящих рядом друг с другом старцев, которые своими глазами согревают каждого человека, независимо от вероисповедания и национальности. Эти приносящие радость и утешение старцы — Серафим Саровский и Гавриил (Ургебадзе). Икона именуется «Дружба православных русского и грузинского народов». Летим по благословению Святейшего и Блаженнейшего Католикоса-Патриарха всея Грузии Илии Второго, с его же благословения была написана и икона.

Как всегда, ничего по нашим планам не пошло. Когда мы уезжали из Тбилиси, знали, что едем на месяц, но вышло так, что остались на три. Это так велел старец Гавриил. И то, что наши планы пошли не так, как мы себе представляли, — тоже воля старца Гавриила. Вся поездка была наполнена великим счастьем, большой любовью и благодатью, которые надолго останутся в наших сердцах и будут согревать наши души в столь сложные времена.

Икону святых мы сразу привезли в Николо-Кузнецкий храм, что в одной ограде вместе с Православным Свято-Тихоновским университетом в Москве. Встретили нас прихожане и настоятель храма протоиерей Владимир Воробьев с большой любовью, отслужили молебен, читали акафисты и вместе радовались, что перед нами стояла икона двух святых, которые напоминали нам о том, что мы, православные русские и грузины, едины во Христе.

Люди стали спрашивать, когда была написана икона, кто ее создал, задавали и другие вопросы, касающиеся образов святых. Помню, вечером я рассказал прихожанам историю создания иконы и вспомнил один момент: когда мы привезли икону в монастырь Самтавро на освящение, то матушки, посмотрев на образы святых, заулыбались, некоторые — прослезились. После службы, это было в день рождения старца Гавриила, матушки нам сказали: «Помнится, старец Гавриил при жизни несколько раз говорил, будто бы шутя, следующие слова: ‟Вот придет время, и вы все увидите, что где-то я как-то буду чуть выше Серафима Саровского...”. И смеялся. Тогда все думали, что он шутит или имеет в виду нечто иное, а теперь, как мы увидели икону, сразу вспомнили о его словах. Вот что он имел в виду!»

На иконе образ батюшки Гавриила чуть выше Серафима Саровского.

Икона и святыни старца побывали на грузинском подворье в Москве, после чего мы отправились в Самару.

Самара

На перроне (из Москвы в Самару)

Путешествие из Москвы в Самару началось чудесным образом. Мы взяли билеты на поезд, поехали на вокзал и зашли в вагон. У вагона проводница проверила мои документы, и я направился к купе. За мной с иконой шли мои друзья, которые тоже скоро вошли в купе. Только поставили икону, прочитали тропарь и кондак старцу, как проводница зашла к нам в купе и, увидев икону, с удивлением сурово спросила: «Кто занес в купе эту икону? Она негабаритная! Когда вы икону занесли сюда? Я же стояла у вагона. А кто на иконе изображен? Серафима я узнала, а этот второй кто?» Услышав вопрос, я приступил к своему любимому делу — стал рассказывать о старце Гаврииле. Вижу, проводница по имени Анна прослезилась и стала осенять себя крестом. В какой-то момент она меня остановила и сказала: «Знаете, это, наверное, святые помогли вам занести икону в вагон, иначе я не позволила бы вам занести негабаритное в вагон, если бы увидела это. Как это произошло, что я не заметила, не могу понять! Вот говорю же, ваш Гавриил и наш Серафим либо отвлекли меня, и я не заметила, либо я ослепла в тот момент, когда вы заносили в вагон такую величенную икону. Сейчас я так рада, что это так произошло, вы не представляете! Какие добрые образы! И старец ваш какой хороший! Прямо в душу смотрит!» Мы подарили небольшую икону святых проводнице и подружились с ней! Вот таким чудесным образом мы поехали в Самару, а Анна узнала о старце Гаврииле!

Лекция и показ фильма в Самаре

Дивеево

После Самары мы посетили Дивеево. Несмотря на то, что туда мы приехали под вечер, людей, которые с великим благоговением ожидали встречи с иконой «Дружба народов», было много. Не описать словами те чувства, которые тогда овладевали нами при виде радостных лиц верующих, которые между собой шептали: «Смотрите, старец Гавриил с нашим Серафимом приехал…».

Тогда же к нам подошла женщина и рассказала, что ей приснился старец Гавриил, который убедительно просил, даже приказывал ей поехать в Дивеево. «‟Поезжай скорей туда, поезжай!” — говорил мне старец Гавриил, которого я очень почитаю и давно мечтаю поехать к его мощам. Я исполнила его волю, приехала сюда, зашла в храм и… старец улыбается мне навстречу с иконы вместе с нашим Серафимом!»

Дивеево

Чудес по молитвам старца Гавриила тоже было очень много! Вскоре мы поехали в Петербург и там приняли участие в Православном форуме общественности. Узнав о том, что икона пребывает в России, организаторы пригласили нас туда и этот форум посвятили старцу Гавриилу.

Там мы познакомились с одним молодым человеком по имени Александр, который нам рассказал следующее: «Позавчера меня уволили с работы. Вечером я вышел на улицу, гулял и думал: ‟Что же я должен делать? Как содержать семью?! Как быть?” Я был в таком подавленном состоянии, что не помню, как прошел километров пять. Еле добрался до дому, включил компьютер и узнаю, что икона старца Гавриила и Серафима Саровского находится в Петербурге. На следующий же день утром пришел сюда приложиться к иконе. Я отстоял молебен, преклонил колени у иконы и попросил помощи у святых. В тот день я особенно молился преподобным. А вчера мне позвонили, и я устроился на хорошо оплачиваемую работу!»

После посещения форума в Санкт-Петербурге по благословению митрополита Минского и Заславского Павла мы поехали в Беларусь. Прибыли мы в Минск рано утром 6 февраля. К машине, на которой икону и святыни батюшки должны были отвезти в Свято-Елисаветинский монастырь, спешил человек на костылях — он успел приложиться к иконе и провожал нас счастливым взглядом. Первый день икона находилась в монастырском доме паломника. Кто-то сказал: «Тут больной ребенок…». И вот уже родители вместе с девочкой молятся за ее здоровье…

Творческая группа фильма в Санкт-Петербурге

Множество людей, которые так нуждались в молитвах святых угодников перед Богом, через старца Гавриила получили такое утешение.

В Минске наш друг рассказал нам такую историю: «Накануне вашего приезда сюда мы с женой поссорились и не разговаривали друг с другом. Утром я увидел во сне старца Гавриила, который стоял во дворе какой-то церкви и указывал мне на стену храма, в которой была трещина. И смотрел он на меня сурово. Этим ведь батюшка мне дал знать, что семья — храм! Мы помирились, и, скорее всего, это нас батюшка Гавриил помирил».

Мы жили напротив монастыря в доме паломника. Рядом с нами жил священник в преклонном возрасте — отец Василий, которого мы навестили, подарили иконочки преподобных со святыней, пообщались. Он нас благословил, и впоследствии мы каждый день видели его на богослужениях, на показах фильма, на вечерах памяти старца Гавриила. Позже мы узнали, и сам батюшка подтвердил, что он начал ходить после того, как приложился к святыням в своей комнате. До того он по состоянию здоровья не мог ходить. В Минске для почитания иконы и святынь приходило очень много людей. Одна верующая по имени Ксения, которая в Минске приложилась к святыням старца, свидетельствует: «Несколько месяцев назад мне сделали операцию на колене. После операции у меня нога в прямом смысле одеревенела. Я не могла согнуть ногу, ситуацию осложняли тяжи и контрактуры коленных суставов. Исходя из того, что ситуация у меня была непростая, и врачи мне говорили, что, быть может, определенного прогрессa надо ожидать только через год, я в некотором смысле уже смирилась с этим прогнозом. В тот период я совершенно случайно узнала, что в Минск привезли икону и святыни старца Гавриила. Из-за своей немощи сама я пойти не могла. И вижу той ночью я сон — снится мне старец Гавриил, который грозно, но с любовью говорит: ‟Встала сейчас же и пришла ко мне! Бери масло и платок”. Уже железно решила я поехать к святыням. Я встала на костыли, надо ехать, а как — не знаю. Я все же приехала на такси. Приложила платочек к святыням старца, купила литровую бутыль масла, куда мне добавили капельку елея от святых мощей батюшки Гавриила, и стала крестообразно наносить на больные места елей. Спустя несколько недель я почувствовала облегчение, а сейчас уже не пользуюсь костылями. Многие удивляются, некоторые говорят, что это мне гимнастика помогла, а я улыбаюсь и констатирую факт, что из многих пациентов, которые вместе со мной начали гимнастику (и было у них куда лучшее состояние, нежели у меня) только я выбросила костыли и начала ходить. Так что это не гимнастика, а любимый наш святой дед Гавриилушка!»

Из Санкт-Петербурга в Минск

После Минска мы направились в Толочин. Игуменья Анфиса (Любчак) встретила нас с большой любовью. Отслужили молебен старцу, песнословили и вместе радовались, что такие святыни посетили это святое место.

Позже мы узнали, что Господь по молитвам старца Гавриила явил нам ещё одно чудо. Рассказывает Николай Козлов: «Моя мама, Елена, долгое время страдала от пищевой аллергии (на молочные продукты, рис, бобовые, цитрусовые, орехи и т.д.). Периодически у нее бывали разные обострения, и без таблеток, а иногда и уколов, не обходилось. После прибытия иконы прп. отцов Серафима и Гавриила в г. Толочин (Беларусь) мама мысленно обратилась к святым и попросила помощи в борьбе с недугом. Приложившись к иконе, почувствовала облегчение, но никому об этом не сказала. А позже, когда вкушала продукты с содержанием молока, поняла, что пропала аллергическая реакция, и с тех пор таблетки не принимает вообще. И все это благодаря Господу и святым угодником Божиим преподобному Серафиму Саровскому и преподобному Гавриилу Самтаврийскому.

Игуменья Анфиса с представителями творческой группы фильма «Я жду вас в Самтавро»

Вскоре мы отправились в Витебск. Невозможно передать словами любовь жителей этого города к старцу Гавриилу. Святыни и икону городское духовенство под предстоятельством архиепископа Димитрия ожидали в Свято-Успенском кафедральном соборе города Витебска. Каждый день молебны старцу Гавриилу. Грузинское и русское песнопения плавно переходили друг в друга, и были слышны слова на двух языках одинаково. Эти слова — МАМА ГАБРИЕЛИ («отец Гавриил» на грузинском)...

За несколько дней до отъезда в Москву, вечером, мы открыли икону преподобных и ковчег со святынями старца. Люди отдавали поклон иконе, а затем мы возлагали всем на голову частичку мантии и шапочку старца. И в какой-то момент одна женщина, которая приложилась к иконе и подошла к святыням, начала странно себя вести, и когда приблизилась к святыням, то вдруг начала издавать неестественные звуки. Повернулась она к иконе, посмотрела на образ старца Гавриила и закричала: «Почему ты сюда приперся? Уходи! Уходи! Ты мне всегда мешаешь! Уходи!» И, угрожая старцу Гавриилу и осыпая его руганью, не переставала кричать. Мы остолбенели и поняли, что это — не сама женщина, а нечистый боролся с силой нашего старца Гавриила. Тут подоспел батюшка со святой водой, и мы тоже пришли в себя по милости Божией, мигом достали частичку погребальной доски старца и частичку мантии и приложили к голове этой женщины. Она на несколько минут в прямом смысле отключилась — и скоро нежным голосом стала благодарить Господа и старца Гавриила, благодарить Бога и святых. Так на наших глазах произошло исцеление! Настоятель храма, который находился вместе с нами тогда, позже сказал: «Великий старец Гавриил! Видите, как нечистый дух боролся с его святостью? Не выдержал враг рода человеческого славы Христа!»

В Минске

После посещения многих городов в Беларуси мы вернулись в Москву и по благословению архиепископа Димитрия (Дроздова) привезли святыни старца Гавриила в храм Святой великомученицы Ирины. Наше пребывание длилось две недели. Каждый день служили молебны преподобным, а также устраивали показы фильмов о преподобном и с Божией помощью проводили лекции и беседы о жизни старца. Когда мы посчитали общее количество проведенных встреч, бесед и лекций о батюшке, число превысило 80! В один прекрасный день после показа фильма к нам подошла девушка, которая (это было заметно сразу) была очень взволнована. Она нам рассказала, что года три у нее был острый гайморит. И вот она узнала о том, что икона и святыни старца Гавриила находятся в Москве, и пришла приложиться, поскольку очень почитает старца Гавриила. При виде иконы она забыла о своих проблемах и приложилась к иконе старца и к святыням. И моментально почувствовала, что у нее открылись дыхательные пути. Она еле успела взять платок у подруги, отошла от иконы — и впервые за три года почувствовала запахи. Запах воска и ладана. Она дышала глубоко от радости и смотрела на образ батюшки Гавриила и Серафима Саровского, по молитвам которых она только что исцелилась и начала дышать полноценно.

Спустя день к нам со слезами на глазах подошел молодой человек, у которого было воспаление ключичного и плечевого суставов. Он не мог поднимать правую руку, боль не давала возможности спать, без сильных болеутоляющих средств он не помнил спокойного сна за последние 2 месяца. А тут он вдруг узнал, что старец Гавриил с батюшкой Серафимом по Святой Руси путешествуют, пришел, приложился к иконе, к святыням и непроизвольно осенил себя крестом с такой легкостью, будто ничего и не болело. Хотя почему же будто. Воистину! У него исчезла боль, прошло воспаление. Свободно поднимал руку и приходил к святыням каждый день, с улыбкой и радостью показывая нам, как свободно сгибает и разгибает он свою руку.

Скоро мы вернулись в Грузию. По дороге домой нами овладела некая грусть! Вспоминали каждый день, каждое мгновение и удивлялись. Удивлялись тому, что только тогда осознали, как все происходило и как Господь управлял нами. И все чувствовали, что с нами был старец Гавриил, который помогал нам, но так, как это ему было свойственно: через смирение, обличая нас и показывая, что мы — ничто, и не он это все устраивает, а Сам Господь, которого мы должны с каждым днем любить все больше и больше.

По прилете в аэропорт зазвонил мой телефон с грузинским номером. Я ответил — мне звонил директор одной типографии Грузии, который поинтересовался, куда я пропал. Я, естественно, сказал, что только что прилетел. Каха мне сказал: «Знаешь, Константин, я хотел первым тебе сообщить все это, но не мог дозвониться до тебя! Вы же в нашу семью привозили икону и святыни старца Гавриила?! И ты ведь знал, что у нас с женой 10 лет не было детей! И Господь мне сделал подарок! Сейчас я отец близнецов — Гавриила и Николая! Одного в честь батюшки Гавриила назвал, другого — в честь святого Николая Угодника. И все это благодаря святыням!»

Сестра преподобного Джульетта и Константин

Я остолбенел! Я громко, на весь аэропорт сказал: «Вот такие чудеса творит Господь по молитвам нашего любимого старца Гавриила». И, как всегда, слезы радости на глазах! Икону и святыни мы сразу отвезли в монастырь Самтавро, где до Радуницы пребывал образ наших любимых батюшек Серафима и Гавриила, ныне икона находится у сестры преподобного Джульетты.

Стараюсь вспомнить каждый момент путешествия иконы по Святой Руси, но не получается словами описать ту любовь, которую мы чувствовали на протяжении этих трех месяцев.

«Мой крест — Грузия и половина православной Руси», — говорил батюшка Гавриил! Как он этот крест взял на себя, и какие еще чудеса сотворит наш любимый мама Габриэли на Святой Руси — нам не понять, только Господь Бог ведает об этом. Мы своими собственными глазами увидели, как старец любит Господа и учит нас всех этой любви на каждом шагу! Куда бы мы ни привозили икону и святыни старца Гавриила, люди везде громко восклицали: «СЛАВА БОГУ!» Тогда я точно знал, что старец Гавриил ликовал в те минуты. И я постоянно вспоминал о том, как при жизни он улыбался и, воздевая руки к небу, говорил: «Велик Ты, Господи, и чудны дела Твои. Разум человеческий не может постичь чудеса Твои!»

Чудотворная икона у мощей старца Гавриила

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Дорогие друзья!

С Божией помощью наша творческая группа приступила к монтажу фильма о прп. Гаврииле «Я жду Вас в Самтавро». На данный момент впереди немного работ, но они очень важные и значимые — монтаж, озвучка, запись ведущих, постановка нескольких инсценировок. Обращаемся ко всем вам со смиренной просьбой внести даже самую малую лепту в завершение фильма. При переводе средств просим указать свои имена в Крещении — в комментариях к переводу, а также на почту: diademas@yahoo.com . За всех жертвователей будет служиться молебен у мощей преподобного Гавриила (Ургебадзе) в монастыре Самтавро, также все имена будут помянуты у чудотворной иконы прп. старца Гавриила и прп. Серафима Саровского.

 
Южный крест

В историческом центре столицы Республики Парагвай на улице Нуэстра Сеньора де ла Асунсьон (в переводе с испанского — Успение Божией Матери) стоит русская православная церковь Покрова Пресвятой Богородицы и привлекает внимание прохожих своим необычным стилем, в котором сочетается модерн и древняя псковская архитектура. Этот храм построен в 1927 году русскими эмигрантами. В прошлом году приход, который борется за выживание с момента открытия, отметил 85‑летие со дня освещения храма.

В Асунсьон я прилетел почти два года назад, 13 апреля 2012 года. После 25-летнего отсутствия постоянного священника на приходе меня, клирика Белгородской епархии, командировали по благословению Святейшего Патриарха Кирилла в распоряжение епископа Каракасского и Южно-Американского Иоанна (РПЦЗ) и направили в параг-вайскую столицу. И сразу же два противоположных чувства — радость пасхального богослужения, впервые совершенного за эти годы в сам день Святой Пасхи, и грусть от вида прихода, пришедшего в запустение: храм нуждался в ремонте и покраске, буйная тропическая зелень оккупировала территорию церкви. Но, главное, фактически не было христианской общины и совсем не было материальных средств, на которые приход можно было бы восстановить.

В свое время я был направлен в миссионерскую командировку в Магаданскую епархию. За четыре года служения там я как нигде остро прочувствовал ту бездну страданий, которую претерпели русские люди, ощутил холодное дыхание Колымы и повидал человеческие кости, которые время от времени отмываются вместе с золотом.

Как же после этого мне не понять священнослужителей и мирян того времени, оказавшихся в Южной Америке? Это люди, родившиеся и воспитанные в православной Российской империи и вынужденные эмигрировать из России после большевистского переворота. До конца жизни многие из них пронесли любовь к потерянной Родине и ненависть к коммунистической власти. Эти чувства сквозят и со страниц, сохранившихся в Асунсьоне в небольшой приходской библиотеке эмигрантских газет и журналов, издававшихся в том числе и в Южной Америке. Изучение своего прихода я начал с приходской летописи.

Летопись

А начиналось всё так. «По инициативе и приглашению Н.Ф. Эрна в квартире князя Я.К. Туманова 1-го августа 1926 г. состоялось Общее Собрание русских православных христиан, живущих в г. Асунсьоне и в провинциях Республики Парагвай» [1]. Присутствовал всего 31 человек. «Открыл собрание Н.Ф. Эрн, который прочел молитву “Царю Небесный” и предложил выбрать Председателя Собрания и секретаря. Председателем был выбран А.А. Каширский и секретарем Г. Бенуа».

Николай Францевич Эрн — видный военный. Генерал-майор Генштаба Русской армии с 1917 года, участник Первой мировой войны, участник Добровольческой армии с самого начала ее основания. Затем помощник дежурного генерала штаба главнокомандующего, впоследствии — Вооруженных сил Юга России. После эвакуации из Крыма состоял при штабе главнокомандующего в Сремских-Карловцах. В 1924 году выехал в Парагвай, где был приглашен на должность профессора Военной академии. Участник Чакской войны Парагвая с Боливией, генерал-лейтенант Парагвайской армии и представитель Русского общевоинского Союза (РОВС) в Парагвае. Брат русского религиозного философа Владимира Францевича Эрна.

Общее собрание постановило желательным создать православную церковь в Асунсьоне. Для изыскания средств на строительство храма был избран комитет из четырех человек: Н.В. Бобровского, В.Н. Пестрикова, Н.М. Голубинского и самого Н.Ф.Эрна. Помощь решили попросить и у «своих» (письма были направлены митрополиту Антонию (Храповицкому), председателю Архиерейского Синода РПЦЗ, митрополиту Евлогию (Георгиевскому), управляющему с 1921 года русскими православными приходами в Западной Европе, и протопресвитеру Константину Изразцову, управляющему всеми приходами Южной Америки), и у «соседей» — местных православных арабов и сербов.

У митрополита Антония, например, просили благословения на исполнение задуманного решения, «чтобы в далеком Асунсьоне православные слышали бы звоны колокола, призывающего их в Святую Церковь», а также «помочь Церковными предметами, как то образами, утварью, облачени-ями, книгами, нотами».

Митрополита Евлогия извещали о том, что русская колония в Асунсьоне, достигшая к тому времени 98 человек, провела общее собрание и выбрала комитет для выяснения материальных возможностей к приглашению священника и устройства хотя бы самой скромной церкви. У владыки также испрашивали благословения «на это святое дело», а также на передачу приходу «облачений, священной утвари и икон Стокгольмской Православной Церкви, ныне закрываемой, о чем возбуждал перед Вами ходатайство К.Н. Гулькевич, наш представитель в Лиге Наций в Женеве».

Следующее общее собрание православных членов русской колонии той же численности состоялось примерно через полтора месяца — 26 сентября. В этот раз подавляющим большинством было решено приступить к организации прихода и устройства церкви. Поблагодарили письмом Изразцова за пожертвование билета из Европы до Асунсьона для приезда священника. Определили содержание священнику и поручили приходскому совету пригласить священника. Церковным старостой единогласно выбран Нико-лай Эрн.

К тому времени пришел ответ и от митрополита Антония. Протопресвитеру Изразцову поручалось снабдить комитет некоторыми церковными вещами. «По организации Церкви будет прислан Св. Антиминс, если таковой не окажется у Изразцова лишний, а также метрические книги и бланки. Одновременно с сим посылается книга “Деяния Всезаграничного Русского Церковного Собора” 1921 г., в которой помещен приходской Устав, которым надлежит руководствоваться при организации церковной жизни».

5 сентября 1927 года часть русской колонии в Асунсьоне во главе с церковным комитетом встречает «хлебом и солью» архимандрита Пахомия, первого настоятеля новосозданного прихода. В помещении временной церкви в бывшем «русском доме» отслужили благодарственный молебен, а затем вместе пили чай. 11 сентября совершена первая Божественная литургия.

Церковь соорудили по чертежам эмигрировавшего в Парагвай талантливого военного инженера капитана Георгия Леонидовича Шмагайлова, который в Российской империи строил Гродненскую крепость (1912–1915), последнюю перед Первой мировой войной. Постройкой храма безвозмездно руководил инженер Н.А. Снарский.

И наконец, 26 октября 1928 года храм Покрова Пресвятой Богородицы освящен отцом Константином Изразцовым при сослужительстве архимандрита Пахомия. Закончены и все формальности: утвержден Устав прихода, а князь Язон Туманов проводит юридическую регистрацию прихода на основании законов Парагвайской Республики.

Летопись прихода отмечает, что «на богослужениях обычно присутствовали 15–20 молящихся. Торжественные праздничные службы и панихиды по Государю Императору и Его семье, генералу Врангелю привлекали почти полностью всех живущих в Асунсьоне православных русских. В Страстную Пятницу присутствовали почти все от колонии Юго-Славян. За год при Церкви говело и причащалось Св. Тайн — 38; крестилось — 4; бракосочетаний — 2». Благолепию богослужений, по воспоминаниям очевидцев, способствовал очень хороший церковный хор.

В документе видно, что проблемы финансирования возникли с самого начала: народу было мало, да и жили эмигранты в большинстве своем бедно. Ежемесячные взносы, на которые содержался приход, обязательные для всех членов прихода, определялись каждым в соответствии со своими возможностями, но уже тогда выплачивались нерегулярно и не всеми. Приходской совет уже в ноябре 1928 года призывал всех соотечественников поддерживать свою русскую православную церковь взносами и пожертвованиями, чтобы уберечь ее от закрытия или от передачи православным других национальностей. На этом страницы старой летописи прихода обрываются.

Настоятель

По сохранившемуся отчасти приходскому архиву можно проследить дальнейшую жизнь прихода. Это и метрические книги с 1928 года: крещения, венчания, отпевания, протоколы приходских собраний, счета. И новые священники: отцы Михаил Кляровский, Порфирий Бирюков, Василий Вахромеев, Варлаам Вемлов и Алексий Яблочков. Череду священнослужителей, окормлявших также общину храма Святителя Николая в Энкарнасьоне, второго по величине города Парагвая, и нескольких других, со временем исчезнувших, православных общин, замыкает Преосвященнейший епископ Аргентинско-Парагвайский Иннокентий (Петров; †1987). Непростая судьба этого человека достойна особого внимания.

Иван Николаевич Петров родился в Елабуге в семье офицера. Летом 1918 года 16-летний юнкер попал в отряд полковника Войцеховского, который первым ворвался в дом Ипатьева. Иван взял себе кусочек штукатурки, на котором была кровь царских мучеников, и до самой смерти носил ее в ладанке на груди.

К началу 1922 года за участие в боях на Урале, в походе Колчака через Сибирь и знаменитом броске на Хабаровск он получает чин поручика, солдатский Георгиевский крест и знак отличия военного ордена «За Великий Сибирский поход» I степени.

Осенью того же года из Владивостока Петров попадает в Шанхай, затем в составе 1-го Сибирского кадетского корпуса отправляется по морю в Сербию. Там, после расформирования корпуса в 1925 году. долгое время служит помощником начальника узловой станции железной дороги, затем в Министерстве путей сообщения чиновником.

В 1941 году приказ о формировании русского корпуса привлек в его ряды многих русских эмигрантов. Иван Николаевич провел всю войну на Балканах.

В июне 1948 года Петров переселился в Аргентину, где стал рабочим на текстильной фабрике у сербского фабриканта. Постоянно посещал богослужения. На его ревность и любовь к храму обратил внимание ученый богослов Преосвященнейший архиепископ Буэнос-Айресский и Аргентинско-Парагвайский Афанасий (Мартос) и взял его в иподиаконы. После курса богословских наук в 1962 году Петров был рукоположен в иереи.

25 декабря 1967 года он был назначен настоятелем Покровского храма в Асунсьоне и Николаевского храма в Энкарнасьоне и стал в Парагвае заметной фигурой. Русская газета (№ 133 от 1978 года) сообщала: «Русские в Асунсьоне пользуются весьма благосклонным отношением к ним правительственных кругов во главе с Президентом республики генералом Альфредо Стресснером. На отпевании полковника Андреева и майора Корсакова в нашей церкви присутствовал Президент Республики и все министры, а воинские части всех родов оружия держали почетный караул у гроба. Отпевание почивших и погребение на кладбище совершал настоятель церкви протоиерей Иоанн Петров, пользующийся большим авторитетом, как среди горожан, так и в правительственных кругах. Большой трагедией для православных в Парагвае является то, что нет кандидатов в священники в помощь о. Иоанну, который остался единственным священником на всю страну, где существует пять храмов. Хотя лета о. Иоанна не молодые и здоровье слабое, но он ревностно исполняет свои пастырские обязанности, не щадя своих сил, посещает колонии, в которых проживают тысячи православных колонистов».

Овдовевший отец Иоанн принял в 1982 году постриг в монашество с именем Иннокентий. Через год был возведен в сан епископа Асунсьонского, викария Аргентинской епархии. С кончиной в 1983 году его учителя архиепископа Афанасия (Мартоса) владыка Иннокентий возглавил епархию. Три года спустя он заболел раком, но продолжал руководить церковной жизнью в своей обширной епархии до самой кончины — 23 декабря 1987 года [2].

Подъем и раскол

Золотое время Асунсьонского прихода — 1940–1960-е годы. Русские в это время в Парагвае жили дружно. Всех сплачивал Покровский приход. В 1940-х годах сложилась Ассоциация белых русских. Почти одновременно появился дамский комитет. Действовали русская библиотека, русский хор, русский театр. Устраивались собрания, вечера. До 1960-х годов приход был довольно многочисленным и сильным. Прихожане содержали храм и батюшку. Например, клировые ведомости РПЦЗ от 1957 года сообщают о том, что Свято-Покровский приход состоит из 139 человек. В воскресные дни храм посещают 50–60 человек, на Рождество Христово — 100–120 человек и на Святую Пасху — около 200 человек. В течение 1957 года на исповеди побывало 133 человека.

Но постепенно из-за ассимиляции русских ситуация стала меняться. Сыновья первых переселенцев женились на парагвайках. В итоге терялся русский язык. В русско-парагвайских семьях предпочитали крестить своих детей уже в католических храмах. Приход стремительно уменьшался.

Негативно сказалось на жизни храма то, что с 1987 года, после смерти последнего настоятеля, приход долгое время был лишен пастыря. Во второй половине 1990-х годов священник РПЦЗ из Буэнос-Айреса стал приезжать раз в три-четыре месяца.

Но самым тяжелым ударом по общине стала неожиданная новость о том, что священник, который посещал приход в Асунсьоне, откололся от РПЦЗ вместе с Агафангелом (Пашковским), самопровозглашенным «митрополитом» и «первоиерархом», бывшим епископом РПЦЗ (после подписания Акта о восстановлении канонического общении между РПЦ МП и РПЦЗ в 2007 году). На приходе об этом узнали совершенно случайно, когда накануне Дней России в Парагвае, прошедших в ноябре 2008 года, в Асунсьон прибыл секретарь митрополита Восточно-Американского и Нью-Йоркского Илариона (Капрала) протоиерей Михаил Бойков. Он сообщил почетному консулу России в Парагвае Игорю Флейшеру, что взял с собой походный алтарь для богослужений. Дипломат удивился и напомнил, что в Асунсьоне действует русский храм. В ответ отец Михаил заявил: «Вы отошли от Зарубежной Церкви, поэтому мы не можем служить на вашем приходе». Эта новость потрясла парагвайских русских. По инициативе Флейшера русская община направила старосте прихода письмо, в котором просила его не допускать к служению в Покровском храме священника-раскольника. Таким образом, храм вернули Зарубежной Церкви.

Вселенская Церковь

Новый архиерей в Южно-Американской епархии РПЦЗ был назначен 20 июня 2008 года — Священный Синод Русской Православной Церкви утвердил избрание игумена Иоанна (Берзиня) епископом Каракасским. Владыка регулярно посещает приходы своей обширной епархии и через совершение евхаристии и архипастырскую проповедь терпеливо врачует рану раскола в южноамериканской пастве.

До того как меня назначили настоятелем в Асунсьон, приход периодически посещал и настоятель приходов Московского Патриархата в аргентинской провинции Мисьонес игумен Варфоломей (Овьедо), этнический парагваец. А за сохранением храма и двух православных кладбищ в течение почти 30 лет бессменно следил староста прихода Сергей Васильевич Коленко, который в Парагвай эмигрировал с родителями из Шанхая и, кстати, хорошо помнит святителя Иоанна Шанхайского и Сан-Францисского.

Первой моей задачей в Асунсьоне стало возрождение литургической жизни прихожан. Ведь за 56 лет, с 1957 года, христианская община Асунсьона сократилась почти в шесть раз. Удалось ли что-то сделать? Наверное, немного. Совершаются регулярно богослужения, было несколько крещений, венчание, соборования и другие требы. В храме были отпеты несколько пожилых членов русской общины.

Было и чудо: нашлись благотворители парагвайцы, которые отремонтировали храм, очистили территорию церкви от тропической зелени и посадили розы и елочки. Церковный ландшафт сразу приобрел российский колорит. Мы избрали приходское собрание и другие органы управления. У нас даже сложилось небольшое ядро христианской общины.

Сегодня община православных в Асунсьоне — это около 30 человек взрослых и детей. На Святую Пасху 2013 года в храм пришло около 50 человек. Много это или мало? Церковь Христова, по Евангелию, присутствует и среди двух-трех человек. Но есть ли перспективы роста? Одному Богу ведомо. Потомки старой эмиграции растворились в парагвайской жизни и, за редким исключением, перешли в католичество. Современная эмиграция в Парагвай из России, с Украины или из Белоруссии малочисленна. К приходу редко присоединяются новоприбывшие, кто-то и не заходит в храм вовсе.

Состав прихода — интернациональный: русские, украинцы, белорусы, греки, на клиросе поет женщина из Македонии, в гости заходят болгары и сербы. Есть уже и этнические парагвайцы. Семена православия посеяны в южноамериканскую почву и приносят свои плоды.

Примечания:

1 Здесь и далее в кавычках выдержки из Летописи православной русской церкви в г. Асунсьоне (рукопись).

2 Простнев С.К. Судьбы российской провинции за рубежом. V Международные Стахеевские чтения: Материалы научной конференции. Елабуга, 2012. С. 206–209.

 
Il monastero di padre Seraphim Rose. Un pellegrinaggio fotografico dell'archimandrita Tikhon (Shevkunov)

Dite ai giusti che andrà bene per loro:

mangeranno il frutto delle loro azioni

(Isaia 3:10)

150 anni dopo il riposo di san Serafino di Sarov, nell'angolo opposto del mondo, si è addormentato nel Signore un monaco che aveva cercato di imitare le fatiche spirituali dell'anziano di Sarov e aveva preso il suo nome nel monachesimo.

Pochi tra i santi asceti del ventesimo secolo hanno avuto un ruolo tanto importante nel catechismo dei nostri compatrioti nella Russia sovietica e post-sovietica, quanto lo ieromonaco Seraphim (Rose).

Il suo percorso insolito verso la Chiesa, ma così familiare e vicino a noi, la sua rigorosa vita ascetica, la sua fede incredibilmente viva, la sua erudizione, la sua scoperta profonda e gioiosa della possibilità di entrare nella vita in Cristo ha ispirato e rafforzato un gran numero di persone in cerca di Dio.

Il giovane americano Eugene Rose, che a sorpresa di tutti divenne un monaco ortodosso e si stabilì per sempre in un piccolo monastero di montagna nella remota Platina, California, è riuscito ad adempiere l'ultimo comandamento del Salvatore ai suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo, e predicate il Vangelo a ogni creatura" (Mc 16:15).

Non solo lo ieromonaco Serafini aprì a se stesso tutto il mondo del patrimonio ortodosso dei santi Padri, ma fui anche in grado di narrarlo in modo tale da attirare milioni di persone in tutto il mondo, grazie ai suoi libri, e alla sua generosa esplorazione di questa terra paradisiaca promessa.

Il loro grato ricordo di padre Seraphim (Rose), le loro preghiere per il riposo della sua anima sono una parte visibile del premio che, come noi crediamo, è stato preparato per lui nel Regno dei Cieli. "Dite ai giusti che andrà bene per loro: mangeranno il frutto delle loro azioni" (Isaia 3:10)

Suggerisco in modo particolare a i lettori di conoscere questo grande asceta di pietà della nostra epoca. Diversi anni fa ho alloggiato a Platina, ho pregato sulla tomba di padre Seraphim e ho scattato una serie di fotografie. Qui di fronte a voi ci sono il monastero con le montagne che lo circondano, la sua cella e i suoi oggetti personali. Tutto qui ci racconta di lui in modo veritiero e rigoroso, senza ulteriori indugi e fantasie.

Lo ieromonaco Seraphim ha vissuto, è cresciuto spiritualmente e ha finito i suoi giorni come testimone e confessore di nostro Signore Gesù Cristo. Prima della morte ha subito una sofferenza angosciosa per molte ore. Ma padre Seraphim ha sopportato il suo Golgota senza il minimo lamento, con gratitudine cristiana, con forza d'animo e pazienza. Questa è solo un'altra istruzione pacifica, quella finale, che ci ha offerto.

Archimandrita Tikhon (Shevkunov)

La strada verso il monastero

Tomba di padre Seraphim

La sua cella

La vecchia tipografia

Il Monastero di sant'Herman dell'Alaska



 
«Выполняя внешний политический заказ, Вы лишаете себя первенства чести во Вселенском Православии»

Православные верующие Украины ответили на письмо Патриарха Константинопольского Варфоломея...

В редакцию «Русской народной линии» поступил ответ православных верующих Украины на письмо Патриарха Константинопольского Варфоломея.

В обращении говорится:

«Ваше Святейшество!

Непризнанный мировым православием т.н. "Киевский патриархат" разместил на своем официальном сайте ваше Послание нам – православным Украины.

То, что СМИ канонической церкви данное обращение проигнорировали, означает лишь одно: вы, как предстоятель одной из поместных церквей (в данном случае – Константинопольского патриархата), обращаясь к прихожанам другой церкви (в данном случае – Московского патриархата) не испросили на то согласия у предстоятеля оной, чем в который раз нарушили правила межцерковных отношений.

Вы призываете "украинскую нацию" (а не все народы, проживающие на территории современной Украины, заметьте) "с твердым сердцем и храбрым разумом" ответить на "сложные вызовы", стоящие перед ней. Для этого политического вмешательства вы не гнушаетесь использовать как повод празднование Входа Господа нашего Иисуса Христа в Иерусалим (который вы отчего-то называете "триумфальным", хотя Сам Идущий на муки немало скорбел о тех, кто видел в Нём не Спасителя, но вождя земного). Чтобы хоть как-то привязать Вербное воскресенье к чаяниям "украинских людей", вы называете канун Христовых смертных мучений "победой любви над ненавистью, правды над ложью, жизни над смертью".

Впрочем, христиане Украины, знающие вас как доктора иезуитского Папского Восточного института, прекрасно понимают, что суть послания кроется в иных деталях.

Титулуя себя неким "Всесвятейшеством" (All-Holiness), вы – чья духовная власть с позволения иноверных властей распространяется на крошечный стамбульский квартал и немногочисленные разрозненные диаспоры) – ставите себя выше четырнадцати предстоятелей автокефальных церквей, в том числе и многомиллионной нашей, попирая апостольский принцип соборности. Возвышая Константинопольскую церковь над равноправными церквами определением "Великая", вы наделяете себя правом обращается к "детям Украины" "по-отечески". Но не вас, владыко, поминаем мы на Литургии как отца, а Великого Господина и Отца нашего Святейшего Патриарха Московского и Господина и Отца нашего Блаженнейшего Митрополита Киевского.

Безосновательно именуя себя нашим отцом, Константинопольскую церковь вы называете нашей Матерью. Но для Украинской православной церкви материнской является Русская церковь. Именно в её составе и на её канонической территории действует самостоятельная во внутреннем управлении УПЦ МП.

Если же вы в который раз намекаете, что территория УПЦ МП была более 300 лет назад передана Константинополем Московскому патриархату с нарушениями, то подобные инсинуации были уж не раз биты неоспоримыми доводами церковных историков и специалистов канонического права. Но допустим на миг, что Константинопольская церковь триста лет скрывала свои канонические нарушения. Тогда придется учитывать, что на момент передачи набирающему мощь Московскому патриархату изнемогающей под униатским игом Киевской митрополии (которую бессильная уже Константинопольская церковь защитить не могла) в её состав входили епархии, ныне действующие не только на Украине, но и в Белоруссии, Литве, Польше, Российской Федерации. В то же время епархии УПЦ МП, действующие сегодня на Сиверщине, Слобожанщине, Донбассе, Новороссии никогда не входили в состав Константинопольского патриархата. Как вы собираетесь решать эти "территориально-канонические" проблемы, посеяв ветер "перемен"?

Что вы хотите пожать своим демаршем, ясно большинству украинских православных – переподчинением украинских епархий разорвать духовную связь народов исторической Руси.

Кому это выгодно, также понятно – вашим благодетелям в Госдепартаменте США. Их финансовая и политическая поддержка – основа жизнеспособности, как Константинопольского патриархата, так и нынешней киевской власти. Титул Архиепископа Нового Рима предоставляет вам честь считаться первым среди равных патриархов. Но это же означает и ответственность – первым стоять на страже канонического православия и защиты целостности каждой поместной церкви. Однако по сути выполняя внешний политический заказ совершенно противоположного толка, вы сами лишаете себя первенства чести во Вселенском Православии».

Письмо подписали:

Петр Толочко, академик НАН Украины, директор института археологии НАН Украины; Дмитрий Скворцов, публицист, соучредитель Политического клуба «Альтернатива»; Олег Кривошея, председатель правления МОО «День Крещения Руси», лидер рок-группы «Братья Карамазовы»; Ростислав Ищенко, президент Центра системного анализа и прогнозирования; Мирослава Бердник, публицист, лауреат премии им. Ярослава Галана, член президиума Антифашистского Комитета Украины; Ян Таксюр, литератор; Владимир Скачко, журналист; Андрей Ваджра, публицист, главный редактор политического сайта «Альтернатива»; Александр Каревин, историк; Станислав Минаков, писатель; Алексей Омельяненко, председатель правления ОО «Киевский духовный центр»; Владимир Рябика, кандидат политических наук; Елена Скидан, медиа менеджер; Дмитрий Козионов, блоггер; Андрей Дмитриев, литератор; Александр Данилов, журналист; Геннадий Литвинов, зампредседателя Союза православных братств Украины; Дионис Петров, журналист, блоггер; Александр Македонский, президент благотворительного фонда «Благовест»; Фёдор Яковлев, эксперт по вопросам безопасности и кризисным ситуациям; Геннадий Басан, председатель Днепропетровского отделения Союза православных братств Украины; Галина Запорожцева, координатор общественного движения «Матери Украины», полковник милиции в отставке; Юрий Панченко, председатель Запорожского отделения Союза православных братств Украины; Виктор Шестаков, историк, публицист; Юрий Лукашин, журналист; Геннадий Тарадин, доцент кафедры внутренней медицины №1 Донецкого национального медицинского университета; Игорь Лесев, журналист; Александр Мурашкин, музыкант; Игорь Круглов, действительный член Евразийской телекадемии; Александр Руденко, практический психолог-психотерапевт; Сергей Колесник, художник, дизайнер, представитель ВОО "Всеукраинский Родительский Комитет" в Одессе; Татьяна Родионова, тележурналист; Тихон Гончаров, публицист, музыкант; Юлия Третьяк, замглавы правозащитной общественной организации «Право на Защиту»; Ольга Савельева, домохозяйка; Алла Шеченкова, замглавы Запорожской независимой региональной правозащитной организации; Ольга Еременко, пенсионерка; Елена Сергеева, главврач донецкой стоматологической клиники «Стомэкс»; Роман Племешов, директор ООО «Стомэкс»; Татьяна Ершова, пенсионерка; Юрий Погода, писатель; Евгений Зленко, системный администратор телеканала gorogane.tv; Елена Зленко, экономист; Марина Вальчук, домохозяйка; Татьяна Тарадина, врач-эндоскопист донецкого Регионального центра охраны материнства и детства; Екатерина Вальчук, студентка 4 курса экономико-правового факультета Донецкого национального университета; Ольга Варака, старший преподаватель кафедры украинского и русского языка, Донецкого национального медицинского университета; Геннадий и Любовь Тарадины, пенсионеры; Михаил и Оксана Просюк, журналисты; Сергей и Ирина Онищук, преподаватели музыки; Светлана Корниенко, доцент кафедры акушерства, гинекологии и перинаталогии Донецкого национального медицинского университета; Константин Кардаш, доцент кафедры нейрохирургии Донецкого национального медицинского университета; Александра Васильева, преподаватель в Одесском национальном университете им. И.И. Мечникова; Артур Максимов, преподаватель в Одесском национальном университете им. И.И. Мечникова; Сергей Колесник, журналист; Марина Сидорова, врач-ординатор, неврологического отделения донецкой ГКБ №6; Татьяна Ковальчук, журналист; Дарья Самохвалова, семейный врач донецкой ГКБ №18; Кристина Новаченко-Кончицкая, художник; Анастасия Тарадина, студентка 5 курса отделения политологии, исторического факультета Донецкого национального университета; Ася Сидорова, студентка 2 курса факультета международной экономики Донецкого национальный университета; Станислав Самохвалов, менеджер страховой компания «АХА»; Татьяна Петришина, пенсионерка; Николай Вальчук, предприниматель; Сергей Моисеев, председатель Харьковской областной общественной организации «Русь Триединая»; Вячеслав Орловский, охранник храма; Елена Хавченко, директор благотворительного фонда «Троицкий»; Александр Дудчак, кандидат экономических наук, преподаватель; Виктория Лялина, менеджер туристического бюро; Юрий Червяк, председатель правления Харьковской областной общественной историко- Виктор Орел, международный журналист, писатель; Ева Малыш, экономист; София Вейлина, социальный маркетолог; Сергей Сороков, старший научный сотрудник; Владимир Колесниченко, инженер-энергетик; Денис Ерошенко, инженер-проектировщик; Татьяна Мокрицкая, преподаватель; Ольга Сухаревская, журналист; Ирина Лазарева, геолог; Татьяна Топоровская, инженер-энергетик; Нина Яковлева, пенсионерка; Олеся Шоботенко, преподаватель университета; Сергей Дубинский, психолог; Олег Вьющенко, фотограф; Александр Иценко, аспирант; Александр Губенко, психолог; Олеся Клинцова (Васильева), журналист.

 
Che cosa succede in Esodo 4:24-26?

Che cosa succede in Esodo 4:24-26?

Il passo, come lo si trova nella maggior parte delle traduzioni, è abbastanza oscuro. Ecco come lo rende la New King James Version:

"And it came to pass on the way, at the encampment, that the Lord met him and sought to kill him. Then Zipporah took a sharp stone and cut off the foreskin of her son and cast it at Moses’ feet, and said, “Surely you are a husband of blood to me!” So He let him go. Then she said, “You are a husband of blood!”—because of the circumcision."

"E avvenne che sulla strada, all'accampamento, il Signore lo incontrò e cercò di ucciderlo. Allora Sefora prese una selce tagliente e recise il prepuzio del figlio e lo gettò ai piedi di Mosè, e disse: "Sicuramente sei un marito di sangue per me!" Ed egli lo lasciò andare. Allora ella disse: "Tu sei un marito di sangue!" – a causa della circoncisione".

Il contesto più ampio di questo passaggio non offre molto aiuto. Non è del tutto chiaro neppure chi sia colui che il Signore stava cercando di uccidere, anche se la maggior parte dei commentatori lo identificano con Mosè. Anche il motivo per cui il Signore stava cercando di ucciderlo non è del tutto chiaro, anche se ha chiaramente qualcosa a che fare con il suo figlio che non era stato circonciso. Sefora, che esegue la circoncisione, era la moglie madianita di Mosè. Questo è considerato uno dei passi più oscuri della Scrittura.

Tuttavia, il testo dei Settanta è un po' più facile da decifrare:

"E avvenne che sulla strada verso la locanda l'angelo del Signore gli venne incontro e cercò di farlo morire. Allora Sefora prese una selce tagliente e recise il prepuzio del figlio, e cadde ai suoi piedi e disse: "Il flusso di sangue dalla circoncisione di mio figlio si è arrestato". Allora egli si allontanò da lui, perché lei aveva detto, "Il flusso di sangue dalla circoncisione di mio figlio si è arrestato" (Esodo 4: 24-26, cfr. Orthodox Study Bible).

Piuttosto che il Signore stesso che cerca di uccidere Mosè, qui è l'angelo del Signore. E piuttosto che gettare il prepuzio di suo figlio al marito, qui Sefora cade ai piedi dell'Angelo del Signore, e a causa del fatto che ha circonciso suo figlio, e della sua richiesta, l'angelo del Signore si allontana.

L'angelo del Signore parla e agisce per il Signore, e di solito se ne parla come se fosse il Signore stesso. I Padri di solito vedono l'angelo del Signore come il Cristo pre-incarnato.

Sant'Efrem il Siro spiega il significato di questo testo come segue:

"Nel luogo dove stavano trascorrendo la notte, il Signore giunse da Mosè e voleva ucciderlo, perché aveva interrotto in Madian la circoncisione per uno dei suoi figli, che non era stato circonciso. Dal giorno in cui [il Signore] aveva parlato con lui sull'Horeb, non si era unito a sua moglie, che era in difficoltà, e lei era sotto giudizio perché non aveva avuto piena fiducia nella sua parola. [Mosè] la incolpava per aver mantenuto il figlio incirconciso. Trascorsero la notte [preoccupati] con questi pensieri. All'improvviso un angelo apparve per entrambi questi motivi, pur sembrando apparire solo a causa della circoncisione.

[L'angelo] apparve a Mosè in collera perché la sua partenza [da Madian] non fosse ridicolizzata perché aveva interrotto la circoncisione senza necessità, mentre gli ebrei non l'avevano interrotta nonostante la morte dei loro figli. Ora chi avrebbe dovuto temere: Dio, che aveva prescritto la circoncisione, o sua moglie, che si era opposta alla circoncisione?

Quando la moglie di Mosè vide che il marito stava per morire, perché lei si era opposta alla circoncisione, della quale e per la quale aveva discusso con lei quella sera, "prese un pezzo di selce" e, ancora tremante per la visione dell'angelo, "circoncise suo figlio," lasciandolo macchiato del suo [stesso] sangue. Poi si gettò ai piedi dell'angelo e disse, "Ho un marito di sangue. Non causare sofferenze nel giorno della celebrazione della circoncisione". Perché vi fu grande gioia nel giorno in cui Abramo circoncise Isacco, disse, "Anch'io ho un marito di sangue. Se non vuoi astenerti dal male a causa mia, perché ho circonciso mio figlio con le mie mani, o a causa di Mosè, astieniti a causa del comandamento della circoncisione stessa che è stata osservata" (St. Ephrem the Syrian, Commentary on Exodus 4:4:1-3, citato in Ancient Christian Commentary on Scripture: Old Testament, Vol. III, Joseph T. Lienhard, ed., Downers Grove, IL: Intervasity Press, 2001, p. 32).

E così Mosè aveva fino a questo momento ceduto alle obiezioni della moglie sulla circoncisione del figlio, e Dio era pronto a togliergli la vita, se lei non avesse ceduto ed eseguito la circoncisione, che era il segno dell'antica alleanza. Il riferimento a Mosè coe marito di sangue significa che aveva redento la sua vita per mezzo del sangue della circoncisione del figlio.

Questo dovrebbe farci capire quanto i genitori dovrebbero prendere seriamente il battesimo dei propri figli. Non lo devono rimandare per pigrizia, indifferenza, o per motivi frivoli. E se Dio era pronto a uccidere il suo profeta Mosè per non avere eseguito un tale rito, quanto seriamente noi dovremmo prendere il sacramento del Battesimo, di cui la circoncisione non è che un tipo e un'ombra?

 
Anelli sulla mano sbagliata?

Questa domenica avrò il piacere di celebrare un matrimonio.

I matrimoni sono sempre eventi felici e non vedo l'ora di celebrarli.

I matrimoni ortodossi sono particolarmente belli e in realtà sono composti da due cerimonie: il fidanzamento e l'incoronazione.

Il servizio del fidanzamento, secondo padre John Meyendorff, è la "...nuova forma del contratto matrimoniale... In origine era una cerimonia civile". [1]

Il servizio del fidanzamento è lo scambio degli anelli

È interessante notare che è nel servizio di fidanzamento (vale a dire, l'impegno ufficiale) che gli anelli vengono scambiati! Sebbene di solito questo sia il culmine del servizio nuziale nel cristianesimo occidentale, la Chiesa ortodossa si prepara a un momento molto più importante: l'incoronazione!

Ma il mistero del servizio del fidanzamento ortodosso non si ferma qui!

Non solo si scambiano gli anelli al fidanzamento, ma gli anelli sono messi sulla mano destra! Ed è il prete, non il coniuge, che li mette al dito!

Aspettate un minuto! Gli anelli non dovrebbero andare sulla mano sinistra?

Perché gli anelli vanno sulla mano destra?

Che cosa significa tutto questo? Cosa significano gli anelli?

Per prima cosa guardiamo al significato degli anelli.

Anelli come fedeltà

Ci viene insegnato tipicamente, dalla società secolare, che gli anelli rappresentano la nostra fedeltà al nostro coniuge, o la nostra fiducia nel nostro coniuge, o un pegno del nostro amore per il nostro nuovo sposo.

Tuttavia, nessuna delle preghiere usate nel matrimonio serve a suggerire questo significato! Gli anelli rappresentano la fedeltà di Dio!

I riferimenti del servizio nuziale provengono dalla Bibbia e suggeriscono che l'anello è un segno della fedeltà di Dio!

Ecco i riferimenti biblici, insieme a ciò che dicono le preghiere,

Le preghiere iniziano così:

"Perciò, o Signore Dio, che hai inviato la tua verità sulla tua eredità e la tua promessa ai tuoi servi, nostri padri, che sono stati i tuoi eletti, tieni in considerazione questo tuo servo (nome) e la tua serva (nome), e suggella il loro fidanzamento nella fede, nella concordia, nella verità e nell'amore. Poiché sei tu, o Signore, che hai dichiarato che un pegno deve essere dato e mantenuto inviolato in tutte le cose".

Giuseppe ottiene un anello

Poi, passa a menzionare Giuseppe, che fu venduto in schiavitù in Egitto, ma poi giunse a un grande potere in Egitto: "Per mezzo di un anello a Giuseppe fu data potestà in Egitto..."

"E il faraone disse a Giuseppe:" Ecco, ti ho costituito a capo di tutto il paese d'Egitto". Allora il faraone tolse il suo anello con il sigillo dalla sua mano e lo mise sulla mano di Giuseppe... Così lo pose in autorità su tutto il paese d'Egitto". (Gen 41:41-43)

Daniele riceve un anello

Quindi la preghiera passa a menzionare Daniele, che era un profeta in esilio a Babilonia. Quando il re babilonese vietò a Daniele di pregare, Daniele rimase fedele a Dio e pregò ugualmente; per questo motivo il re babilonese sigillò Daniele nella tana del leone con un anello: "...per mezzo di un anello Daniele fu esaltato a Babilonia..."

"E una pietra fu portata e posata sulla bocca della tana, e il re la sigillò con il suo anello con sigillo e con l'anello con sigillo dei suoi dignitari, affinché nulla potesse essere cambiato riguardo a Daniele". (Dan 6:17)

Tamar riceve un anello

Quindi la preghiera menziona Tamar, a cui erano stati negati i suoi diritti legali per un matrimonio di levirato. Ingannò Giuda nel dormire con lei facendo finta di essere una prostituta. Tuttavia, gli chiese il suo anello, così quando Giuda scoprì che era incinta, poté dimostrare che il figlio era suo e che lei era nei suoi diritti legali: "...per mezzo un anello fu messa in evidenza la fedeltà di Tamar..."

"Egli disse: 'Quale pegno ti darò?' Lei rispose, 'Il tuo sigillo e il tuo cordone, e il tuo bastone che è nelle tue mani." Così li diede a lei, e andò da lei, e lei concepì da lui". (Gen 38:18)

Il figliol prodigo riceve un anello

Infine, la preghiera menziona il figliol prodigo nel Nuovo Testamento, che aveva mancato di rispetto a suo padre, scappando di casa, ma poi tornò nel pentimento: "...per mezzo di un anello il nostro Padre celeste ha mostrato compassione sul suo figliol prodigo, dicendo, 'Mettete un anello alla sua destra, uccidete il vitello ingrassato e mangiamo e rallegriamoci'."

"Ma il padre disse ai suoi servitori: 'Portate rapidamente la tunica migliore e mettetegliela; e mettete un anello sulla sua mano e calzari ai suoi piedi". (Lc 15:22)

In altre parole, gli anelli simboleggiano la parola di Dio che DIO suggellerà il nostro matrimonio in "... fede, in concordia, in verità e in amore".

L'anello è un impegno di Dio per noi!

Insomma, gli anelli simboleggiano il pegno di Dio per noi, i suoi figli.

Dio promette di rimanere con noi, sia che siamo venduti in schiavitù (come Giuseppe), o gettati nella fossa dei leoni (come Daniel), o ci sono negati i nostri diritti (come a Tamar), o quando torniamo a lui nel pentimento anche se in precedenza lo abbiamo respinto (come il figliol prodigo).

Questo è ciò che significano gli anelli.

La mano destra del potere

Ma perché la mano destra?

La preghiera per l'anello menziona anche Mosè.

"Con la tua mano destra, o Signore, hai armato Mosè nel Mar Rosso. Con la parola della Tua verità furono stabiliti i Cieli e la terra si posò sulle sue sicure fondamenta; e la mano destra dei tuoi servitori sarà benedetta dalla tua potente parola e dal tuo braccio levato".

La mano destra di Mosè era, infatti, la mano di Dio, che salvò gli ebrei attraverso le acque del Mar Rosso.

La mano destra di Dio "stabilisce" le fondamenta della terra.

Così, mettendo gli anelli alla destra, piuttosto che alla sinistra, ci ricordiamo che tutto ciò che facciamo avviene con l'aiuto di Dio, che ci custodisce e ci protegge!

Post scriptum: Gli anelli riguardano la fedeltà di Dio nei nostri confronti!

La preghiera per gli anelli termina in questo modo:

"Perciò, o Sovrano e Signore, benedici questo scambio di anelli con la tua benedizione celeste; e possa il tuo angelo andare davanti a loro tutti i giorni della loro vita, poiché sei tu colui che benedice e santifica ogni cosa..."

Gli anelli, nella tradizione ortodossa, significano molto, molto più che semplicemente, "Ti amo".

Essi simboleggiano la parola di Dio che rimanere fedele a noi e suggella i nostri matrimoni nella fede, nell'unità della mente, nella verità e nell'amore.

Inoltre simboleggiano che Dio cammina con noi, ci protegge e ci sostiene.

I nostri matrimoni ci uniscono ai nostri coniugi, ma proclamano anche il messaggio del Vangelo e ci ricordano l'amore che Dio ha per noi, suoi figli!

Nota

[1] Marriage: An Orthodox Perspective (Crestwood: SVS Press, 1975), p. 30.

 
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Rispettate le nostre tradizioni!

Circa una settimana e mezzo fa, uno dei maggiori giornali della Georgia, il settimanale Kviris Palitra, ha pubblicato una lettera aperta da parte dell'intellighenzia georgiana al rappresentante speciale dell'Unione europea in Georgia, Thomas Hammarberg. La lettera dal titolo "Rispettate le nostre tradizioni!" è stata firmata da giganti letterari come Chabua Ameradzhibi e Rezo Amashukeli, i celebri registi cinematografici Rezo Esadze e George Khaindrava, gli studiosi Anzor Tomadze e George Gogolashvili, i coreografi Anzor Erkomaishvili e Pridon Sulaberidze, la leggendaria campione del mondo di scacchi Nona Gaprindashvili, le psicologhe Marina Kacharava e Lela Mudzhiri, gli imprenditori Levan Vasadze e Zaza Nishnianidze, educatori, scienziati, politici, funzionari pubblici, scultori, studenti, e madri di famiglie numerose... Tra i firmatari ci sono i rappresentanti di diverse nazionalità e fedi: georgiani, russi, azeri e armeni, cristiani ortodossi, musulmani, cristiani gregoriani. La lettera è diventata uno dei temi più popolari di discussione nei media georgiani e ha causato ogni sorta di indignazione tra i propagandisti dei valori anti-tradizionali in Georgia. Presentiamo qui una traduzione integrale della lettera ai nostri lettori.

Rispettate le nostre tradizioni!

Un matrimonio in stile georgiano.

Batono [1] Thomas!

Abbiamo letto il suo rapporto sui diritti umani in Georgia e vogliamo rispondere alla parte in cui lei parla delle nostre minoranze nazionali e religiose, e, per qualche motivo, nello stesso contesto, parla dei diritti alla propaganda della depravazione sessuale.

Prima di tutto: la nostra società ha così grande rispetto e tolleranza nei confronti di rappresentanti delle nostre minoranze nazionali e religiose, e li considera così del tutto uguali, che non ci passerebbe mai per la testa di equipararli ai sodomiti e ai promotori di altre forme di depravazione sessuale. Questo trucco ideologico innovativo è totalmente inaccettabile per noi, indipendentemente da quanto duramente si cerchi di promuoverlo in Occidente. Siamo sicuri che equiparare pratiche di perversione sessuale con i rappresentanti delle minoranze etniche e religiose di ogni paese, inclusi, in questi ultimi anni, gli Stati Uniti e l'Europa occidentale, è un'ideologia artificiale, deliberatamente imposta, che non ha nulla a che fare con le secolari regole di vita comuni alla società umana.

Lei scrive: "La celebrazione della Giornata internazionale contro l'omofobia è la realizzazione di diritti, non una propaganda". In nessun modo possiamo essere d'accordo. Qualsiasi evento pubblico promuove quello che afferma, e non vi è alcuna ragione di negarlo. Desideriamo ricordarle che il 17 maggio 2012, un evento simile è stato tentato di fronte all'edificio scolastico n. 51 a Tbilisi, dove la presunta "realizzazione dei diritti" si è trasformata in propaganda di depravazione tra i bambini. Lei difende i diritti, ma un evento del genere è proprio una violazione dei diritti di quei bambini e genitori, che trovano inaccettabile questo spudorato esibizionismo e depravazione.

In Georgia, coloro che si danno alla depravazione e sanno che stanno peccando non sono perseguitati, perché secondo le nostre tradizioni ogni persona dovrebbe prendere le proprie decisioni circa la propria coscienza e moralità. Ma questo non significa affatto che i molti secoli di tradizioni della nostra società consentano il diritto alla promozione pubblica della depravazione e di comportamenti vergognosi.

Il suo datore di lavoro l'ha mandata tra noi, a lavorare in una società tradizionale. Le norme della

diplomazia richiedono di rispettare le tradizioni del paese in cui ci si trova. In uno dei momenti più tragici della nostra storia, 100.000 abitanti di Tbilisi hanno volontariamente chinato la testa sul blocco del carnefice, sacrificando la loro vita in difesa della moralità cristiana. A Tbilisi queste persone sono venerate come santi. Sembra che lei pensi di avere il diritto di insegnare agli abitanti di questa città e di questo paese, di indicare loro ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e, a quanto pare, di tenerci una lezione sul nostro dovere di darle il diritto di esprimere liberamente se stesso. Cerchiamo di attirare la sua attenzione sul fatto che, dopo averle dato il diritto di esprimere liberamente le sue opinioni nel nostro paese, ci riserviamo tuttavia il diritto di rispondere ad esse.

Quando parliamo della inaccettabilità della propaganda della depravazione, non stiamo solo parlando della fede cristiana. Tutte le religioni e le società tradizionali considerano la sodomia, insieme a tutte le altre simili forme di depravazione, un grande peccato, inaccettabile da promuovere pubblicamente. Potrebbe davvero essere che semplicemente perché la nostra nazione non penserebbe mai di bruciare le vostre bandiere di fronte alle vostre ambasciate o altre simili follie, allora ritenete giusto chiamare la nostra società a cambiare le sue antiche strutture di vita alla radice?

La vostra azione del 17 maggio di quest'anno è stata una provocazione, volta a destabilizzare e fomentare lo scontro nella nostra società. Le ricordiamo che il 26 maggio 2011, nello stesso luogo, sulla strada Rustaveli - manifestanti pacifici sono stati uccisi dal regime di Saakashvili. I corpi dei civili assassinati sono stati nascosti sul tetto di un vicino centro commerciale a tenerli fuori dalla vista, mentre si svolgeva sul posto una parata militare. Rappresentanti dell'Unione europea erano presenti a questa parata militare a poche centinaia di metri dai morti, ma non hanno sollevato alcuna protesta contro la violazione del diritto alla vita e la brutale mutilazione di centinaia di persone. Invece, quest'anno, hanno colpito con la velocità del lampo in difesa di quei propagandisti della depravazione sessuale, tra i quali, grazie a Dio, non una sola persona è rimasta lesa a seguito del momento di discordia. Quali conclusioni dovrebbe trarre da questo la nostra società per quanto riguarda le priorità dell'Occidente in materia di diritti umani nel nostro paese?

Lei dice: "La Chiesa ortodossa georgiana dovrebbe proclamare chiaramente che è contro ogni tipo di violenza verso i rappresentanti LGBT". Siamo sorpresi che ci costringa a ricordarle: il primate della Chiesa georgiana, sua Santità il Catholicos-Patriarca di tutta la Georgia Ilia II ha annunciato il giorno stesso che la Chiesa prende le distanze dalla violenza. Tale rappresentazione ingiusta e falsa del ruolo della nostra Chiesa, costruita su un collage televisivo intenzionale di poche foto che mostrano gli eccessi di un paio di sacerdoti, ci stupisce. In generale, qualsiasi tentativo da parte dell'Occidente di fare pressione sulla nostra Chiesa è assolutamente inaccettabile per noi laici. marxismo, anch'esso venuto a noi dall'Occidente, ha già provato a fare questo nel secolo scorso. La risposta che la nostra società gli ha dato dovrebbe essere un esempio evidente per tutti coloro che cercheranno di farlo in futuro. Il marxismo ci ha anche costretti a celebrare alcune "feste" - che non festeggiamo più.

La propaganda di depravazione non è accettabile per noi anche a causa della demografia. L'ONU ha inserito la lingua e l'etnia georgiane nella lista delle lingue e nazionalità morenti. Secondo la sua proiezione ufficiale, se non cambiamo qualcosa, entro il 2050, la popolazione del nostro paese si ridurrà a 1.170.000, cioè del 28 per cento. Secondo queste statistiche la diminuzione avverrà soprattutto a spese dell'etnia georgiana, il che significa che la popolazione georgiana sarà ridotta a metà. Secondo le statistiche del 1910, una persona nel Caucaso su tre era residente in Georgia, ma le statistiche per il 2010 mostrano che solo uno su diciannove è un residente della Georgia. Quindi, si tratta di una questione di vita o di morte della nostra nazione. In tali condizioni, la propaganda dell'immoralità anti-familiare, alla quale l'ideologia da lei sostenuta continua ad aggiungere sempre più sigle, è particolarmente distruttiva per noi. Quale di queste sigle vuole che noi sosteniamo, Batono Thomas? Che cosa dirà se nei prossimi anni la coalizione internazionale della depravazione che lei sostiene aggiungerà nuove sigle alle sue quattro lettere? Non avrete anche una lotta politica per la legalizzazione degli adulti che hanno rapporti sessuali con i bambini, tutta sotto la bandiera dei diritti umani? Non ci sono tra i paesi europei quelli che stanno cercando di legalizzare l'incesto? Non ci sono materiali foto e video disseminati impunemente in Occidente, che mostrano rapporti sessuali tra persone e animali? Esiste un paese che ha iniziato con la propaganda della depravazione sessuale, in cui non siano seguite le richieste di "matrimonio" omosessuale e di adozione di bambini da parte di queste "famiglie"? Non esiste un vettore strategico all'opera in Occidente per indebolire la famiglia tradizionale, il cosiddetto sistema della giustizia minorile, che dà gli avvocati il diritto di intromettersi nelle famiglie e portare i bambini lontani dai genitori, il tutto sotto la bandiera della tutela dei minori? Non vediamo il tentativo, con l'aiuto dell'Occidente, di iniziare questo processo pericoloso nel parlamento georgiano, con il supporto dei nostri parlamentari e giornalisti neofiti o sottomessi? Che cosa ci ordinerà di celebrare in futuro, Batono Thomas, mentre milioni di bambini muoiono sotto i ferri nel grembo materno? La nostra società è costruita non sui diritti dell'uomo, ma sulla sua responsabilità. Era così anche in Europa occidentale, e che peccato che tutto sta cambiando per voi là.

La Georgia è storicamente una delle società più tolleranti e umanitarie nel mondo, e la nostra società ne è lieta e orgogliosa. Nel nostro paese, chiese, sinagoghe e moschee hanno resistito per secoli in un raggio di 100 metri l'una dall'altra. Chi abita in Georgia ha saputo rispettare le altre religioni, per non parlare del rispetto per gli ospiti. L'esempio degli ebrei da solo è sufficiente, questa antica popolazione ha sofferto persecuzioni in una forma o nell'altra, anche nella storia recente, anche nei paesi europei. L'unico paese in cui questo non è accaduto è la Georgia. Persone di diverse nazionalità e fedi hanno sempre vissuto insieme amabilmente nella nostra terra. Vogliamo assicurarvi che questi problemi di cui abbiamo parlato sono ancora assenti dal nostro paese, e che sono artificialmente promossi da forze indispettite dall'alta autorità che ha la nostra Chiesa, e che, per ragioni politiche, vogliono destabilizzare il nostro paese. Siamo molto dispiaciuti che le organizzazioni non governative coinvolte in tali attività siano finanziate dall'Occidente.

"La fede è una questione di coscienza personale e di speranza, e ognuno deve essere libero e intoccabile in questo senso". Queste sono le parole del nostro grande scrittore e personaggio pubblico Ilia Chavchavadze. I georgiani hanno sempre vissuto rispettando queste parole. In Europa occidentale, i processi dei cosiddetti Illuminismo e Riforma sono costati la vita di milioni di persone. Nel nostro paese, la fede e la conoscenza hanno sempre convissuto senza spargimento di sangue, fino a quando il marxismo, che è venuto a noi dall'Occidente, ha versato qui fiumi di sangue in nome della "libertà". La libertà non deve essere confusa con la propaganda della depravazione e con la costrizione delle persone alla depravazione, con l'offesa alla società tradizionale, con un'ideologia che sotto la falsa bandiera della "libera scelta" porta alla miseria di milioni di bambini, perché i loro genitori sono divorziati, con una ideologia che mantiene una persona, che si suppone protetta da istituzioni governative, in una condizione di solitudine e di paura per il futuro. Questa stessa ideologia provoca la perdita della famiglia e la disperazione, induce a sperare nella ricchezza e in una legislazione temporanea che, nonostante la ricchezza materiale, sta portando la gente in Occidente alla depressione esistenziale.

Ciò che sta accadendo in Occidente nel corso degli ultimi trent'anni circa è purtroppo il massiccio crollo della famiglia, della spiritualità e delle norme di decenza. La storia della nostra nazione e governo si estende molto più indietro di questo breve lasso di tempo. Pertanto, non siamo in grado di accettare l'insegnamento avete escogitato nella torre d'avorio di questo esperimento temporaneo. Guardi la vita della sua generazione, Batono Thomas. In quale parte di questa vita vuol farci credere? La parte in cui i suoi genitori l'hanno allevata in base ai valori tradizionali europei o la parte più recente, quando, già adulto, ha imparato la nuova ideologia? E se la sua generazione è stata così instabile nei suoi punti di vista morali, come facciamo a sapere che in futuro non si presenterà con alcune ulteriori innovazioni a livello morale?

Ci dispiace per lei e per i suoi problemi. Riteniamo che la nostra cultura sia una parte del complesso della cultura eurasiatica, ma pensiamo che la nostra amata e in gran parte organica Europa non sia stata fondata sulle dissolutezze della generazione hippie, ma piuttosto sui valori cristiani, che abbiamo sostenuto con amarezza e con gioia durante l'era del socialismo sovietico, e che continueremo a sostenere sotto le condizioni del capitalismo occidentale e della globalizzazione. Questi valori non ci chiedono che li imponiamo ad altri, ma ci proibiscono la propaganda pubblica della corruzione e il radicamento in noi di forme anomale di libertà umana. Ma mettere un divieto alle restrizioni è la più grande e più contraddittoria menzogna, e nessuno può imporcelo. Proprio come i dieci comandamenti mosaici sono considerati la spina dorsale del genere umano, così ogni costituzione e legislazione implicano un sistema di restrizioni e di diritti, che richiedono prima di tutto responsabilità e decenza da parte delle persone. È il tumulto senza fine collegato al rifacimento dei sistemi che porta il liberalismo occidentale sempre di più in un vicolo cieco della logica, in cui sotto la bandiera del rispetto dell'opinione di un altro invade altri paesi e semina violenza su molti che non sono d'accordo, pone dei tabù sulla libertà di pensiero e di parola per mezzo di una demagogia unilaterale di correttezza politica, e perseguita quelli che difendono le tradizioni del proprio paese. Se rispetta veramente la diversità dei popoli e delle tradizioni del mondo, allora accetti la differenza delle tradizioni del nostro Paese e non cerchi di correggerle.

Permetta dunque a noi di decidere cosa accettare dall'Europa (che rispettiamo e che ha ancora molto di degno di emulazione), e cosa non accettare. E se la sua amicizia con noi è più che solo parole vuote, allora dovrebbe anche credere in quel tratto fondamentale dell'amicizia chiamato l'uguaglianza tra gli amici. Questo significa che anche lei dovrebbe desiderare di imparare qualcosa da noi, o si ricordare qualcosa grazie a noi. E forse quel "qualcosa" sono quelle tradizioni molto umane e familiari che abbiamo con tanta cura conservato in Georgia e che sono così declinate nell'Europa occidentale di oggi. La nostra nazione sarà lieta di collaborare con l'Unione Europea in materia di progresso scientifico e tecnologico e di costruzione della democrazia. Ma manterremo la nostra cultura, che anche prima della nascita di Cristo ha dato all'umanità vino e frumento, Amirani - Prometeo, [2] e la medicina di Medea. [3] Il furto del vello d'oro della conoscenza, considerato una grande impresa tra gli antenati d'Europa - i greci - non accetta alcun moralismo da un'Europa occidentale che è essa stessa nel pieno di una crisi morale.

Batono Thomas, l'elenco delle firme di questa lettera, presentate in ordine alfabetico, avrebbe potuto essere molto più lungo, ma per risparmiare tempo l'abbiamo ritenuto sufficiente per darvi un quadro chiaro dello spettro delle persone che la sostengono. Ci scusiamo con tutti i degni membri della nostra società che avrebbero ben volentieri firmato questa lettera.

8 novembre 2013

Con rispetto,

Rezo Amashukeli, poeta

Chabua Ameredzhibi, scrittore

George Benidze, medico

Nona Gaprindashvili, campionessa mondiale di scacchi

George Gvasalia, teologo

George Gogolashvili, professore

Nukri Dzhokhadze, funzionario statale

George Donadze, direttore di coro

Nino Durglishvili, madre

Anzor Erkomashvili, folklorista

Rezo Esadze, regista cinematografico

Levan Vasadze, imprenditore

Anzor Tomadze, professore

Eviad Iremadze, avvocato

Marina Kacharava, psicologa

Vugar Memedov, funzionario statale

Nino Mamulashvili, madre

Soso Mandzhavidze, politico

Tamar Meinariani, insegnante

Yuri Mechitov, fotografo

Eldar Mustafaev, funzionario statale

Lela Mudzhiri, madre

Zaza Nishnianidze, imprenditore

Marina Pazukhina, madre

Levan Salukvadze, scultore

Pridon Sulaberidze, coreografo

Luarsab Togonidze, ricercatore

Eviad Tomaridze, analista politico

Lasha Erushadze, studente

Ketivan Urushadze, storico dell'arte

Nana Gongadze, madre

Nino Kurashvili, madre

Salome Chkheidze, insegnante

Shota Chocheli, dirigente

Goga Khaindrava, regista cinematografico

Vazha Choranauli, poeta

Note:

[1] Vocativo di batoni, il termine di rispetto georgiano equivalente a "signore".

[2] L'antica leggenda georgiana di Amirani precede la leggenda di Prometeo, con una tipologia molto simile.

[3] Medea della mitologia greca era la figlia del re Eete della Colchide, uno dei regni dell'antica Georgia.

 
Due studi sulle origini del culto cristiano

Presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti due testi che ci aiutano a capire da una parte l’originalità del culto cristiano rispetto alle altre religioni, e dall’altra parte a vedere la continuità del culto ortodosso dal modello neo-testamentario: il primo testo, La risurrezione di Gesù Cristo e i miti dei culti misterici, ripreso in questi giorni dal portale pravoslavie.ru, ci aiuta a capire la differenza tra la fede cristiana della risurrezione e le dottrine di morte e rinascita dei culti misterici, grazie alle citazioni del libro The Resurrection of the Son of God, del vescovo anglicano N. T. Wright (opera conosciuta e discussa anche in Russia). Il secondo testo, La Liturgia eucaristica nelle antiche chiese domestiche, ci mostra i sorprendenti paralleli tra il culto dei primi cristiani nelle case private e quello odierno nelle chiese ortodosse. Entrambi i testi provengono dal blog On Behalf of All and For All curato da Vincent Martini, che serve come suddiacono in una chiesa ortodossa antiochena dell’Arkansas.

 
Budimir: 30.000 serbi convertiti al cattolicesimo in Croazia

Circa 30.000 serbi sul territorio croato sono stati convertiti al cattolicesimo, dalla fine della guerra fino ad oggi, ha detto Milojko Budimir dell'Associazione dei gruppi di rifugiati serbi dalla Croazia, ha riferito il quotidiano serbo Blic ("Blitz").

Secondo lui, circa 30.000 serbi ortodossi in Croazia sono stati convertiti al cattolicesimo dal tempo dell'operazione "Storm" del 1995 fino ad oggi, e il fatto che un gran numero di coloro che hanno celebrato la Pasqua ortodossa non si dichiarano più come serbi, ma come croati di religione ortodossa, è particolarmente preoccupante.

"È di particolare interesse che, durante l'ultimo censimento, su 200.000 persone, 40.000 si sono dichiarati come serbi di religione ortodossa, e 160.000 hanno solo detto di essere di religione ortodossa. Ciò significa che dopo che è stata istituita la cosiddetta comunità ortodossa croata, l'obiettivo era di presentare i serbi come parte della religione ortodossa croata", avverte Budimir, e aggiunge che crede che la comunità ortodossa croata sia stata istituita proprio per dividere ancora una volta i rimanenti serbi in Croazia.

Il direttore del centro di documentazione e informazione "Veritas", Savo Strbac, ritiene che Budimir non esageri nelle stime che probabilmente sono basate sui dati provenienti dalla Chiesa Ortodossa Serba, scrive il quotidiano.

"Gli anziani serbi nelle grandi aree urbane, come Zagabria, Rijeka, Zadar, si dichiarano croati, mentre la maggior parte dei bambini e anziani che vivono nei villaggi vengono convertiti al cattolicesimo. Un prete da Zagabria, che è tornato dopo l'operazione "Storm", mi ha detto che per lungo tempo il suo unico compito è stato quello di rilasciare ai bambini serbi di religione ortodossa certificati che sono stati battezzati nella Chiesa Ortodossa. Con il certificato e il consenso di un genitore, potevano passare solo attraverso il rituale cattolico del sacro crisma e convertirsi al cattolicesimo senza un ri-battesimo", ha detto Strbac.

La ragione principale di questo comportamento, Strbac ha detto a Blic, è che la gente non vuole che i propri bambini sperimentino traumi a scuola, dove sono vittime di bullismo da parte degli altri bambini, perché sono serbi.

"La cosa più difficile da affrontare sono le lacrime dei bambini. Questo è il motivo per cui io non biasimo quei serbi che hanno rinunciato alla loro religione e nazione. Non lo fanno per qualche forma di costrizione legale, lo fanno perché i loro figli non debbano sperimentare traumi", ha detto Strbac.

 
I sacramenti nella Bibbia

Perché la Chiesa ortodossa insegna che ci sono molti sacramenti, e che questi concedono la grazia, quando il Nuovo Testamento parla solo di due sacramenti, la comunione e il battesimo, come semplici memoriali?

La tua domanda è basata su tre false premesse. Contrariamente alle tue ipotesi, il Nuovo Testamento non parla solo di due sacramenti, né insegna che battesimo e comunione sono "solo dei memoriali". Inoltre, la tua domanda presuppone che se una cosa non è esplicitamente insegnata nella Scrittura la dovremmo rifiutare, ma questa dottrina della Sola Scriptura di per sé, non solo non è insegnata nelle Scritture, ma è in realtà direttamente contraddetta dalla Scrittura (ad esempio, 2 Tessalonicesi 2:15). Vedi il mio articolo sulla Sola Scriptura per maggiori informazioni su questo argomento.

Quanti sacramenti ci sono?

Nel servizio per la ricezione di convertiti provenienti da confessioni eterodosse, una delle affermazioni che un convertito è chiamato ad affermare è: "Credi e confessi che ci sono sette sacramenti del Nuovo Testamento, cioè: battesimo, cresima, eucaristia, confessione, sacerdozio, matrimonio e unzione con l'olio, istituito da Cristo Signore e dalla sua Chiesa, perché, attraverso la loro opera e la loro ricezione, possiamo ottenere benedizioni dall'alto?"

Li troviamo nella Bibbia?

Sì, li troviamo. Consideriamo ciascuno dei sacramenti a parte il battesimo e l'eucaristia:

1. Cresima: Un posto in cui troviamo la cresima menzionata nella Scrittura è in 2 Corinzi 1:21-22: "Ora colui che ci ha confermati con voi in Cristo, e ci ha unti, è Dio, che ci ha anche sigillati, e ha posto la caparra dello Spirito nei nostri cuori. " E 1 Giovanni 2:20: "Ma voi avete l'unzione dal Santo, e conoscete ogni cosa." Vediamo anche nel libro degli Atti che lo Spirito Santo era impartito mediante l'imposizione delle mani degli apostoli (Atti 8:14-17; Atti 19:1-7). E non solo questo , ma troviamo la Crismazione affermata come un sacramento nei primi scritti della Chiesa: per esempio, il Trattato sul battesimo di Tertulliano (circa 200 d.C.), 7: 1; la Tradizione apostolica (ca. 215 d.C.) di Sant'Ippolito 21:19-22; San Cirillo di Gerusalemme, Catechesi 21 (sul crisma).

2. Confessione: Quando Cristo apparve ai discepoli dopo la risurrezione, ci viene detto: "E quando ebbe detto questo, alitò su di loro, e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi "(Gv 20, 22-23). Ovviamente perché questo abbia senso, avrebbe dovuto esserci qualche occasione in cui gli apostoli o i loro successori avrebbero dovuto conferire il perdono, o scegliere di non conferirlo. E questo chiaramente non era un semplice "memoriale", perché Cristo dice chiaramente che il Cielo confermerà la loro decisione.

3. Ordinazione. È chiaro dalla Scrittura che ci fossero uffici nella Chiesa (diacono, presbitero, vescovo), e quindi c'era qualche modo in cui la Chiesa nominava le persone a questi uffici. Vediamo, per esempio, in Atti 6:6, quando gli apostoli avevano selezionato i primi diaconi, i sette uomini scelti furono "presentati agli apostoli: e dopo aver pregato, imposero loro le mani". San Paolo ammonì san Timoteo a "non imporre le mani precipitosamente su nessuno" (1 Timoteo 5:22) – in altre parole, egli doveva essere attento a chi ordinava, per non "partecipare ai peccati altrui..." C'è una tale abbondanza di testimonianze su questa prassi nella Chiesa primitiva, e non hanno certo bisogno di essere citate. Ma vediamo questi tre gradi del clero nelle epistole di Sant'Ignazio di Antiochia (che era un discepolo dell'apostolo Giovanni, e fu martirizzato nel 112 d.C.): "Allo stesso modo, che tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, proprio come dovrebbero rispettare il vescovo come modello del Padre, e i presbiteri come il consiglio di Dio e come la congregazione degli apostoli. Senza questi nessun gruppo può essere chiamato una chiesa" (Tralliani 3,13).

4. Matrimonio. Nella Scrittura è chiamato un "patto", che ha Dio stesso come testimone (Malachia 2:14): "Eppure voi dite: Perché? Perché il Signore è stato testimone fra te e la moglie della tua giovinezza, contro cui ti sei comportato con tradimento: eppure è lei la tua compagna, e la moglie del tuo patto". Sant'Ignazio di Antiochia, nella sua lettera a san Policarpo, afferma che "conviene a uomini e donne, quando si sposano, unirsi con il consenso del vescovo, perché il matrimonio segua il Signore e non la concupiscenza. Che ogni cosa sia fatta a onore di Dio" (Lettera a Policarpo 5:1). E Tertulliano parla del sacramento del matrimonio nel suo trattato "A mia moglie" (circa 200 d.C.): "Dove troveremo (parole) sufficienti a raccontare la felicità di quel matrimonio che la Chiesa cementa e l'oblazione conferma, e la benedizione segna e sigilla; (che) gli angeli annunciano (in paradiso), (che) il Padre ritiene ratificato? Infatti, neanche sulla terra i bambini si sposano giustamente e legittimamente senza il consenso dei loro padri" (A mia moglie 2:8:4).

5: Santa Unzione: Troviamo questo sacramento chiaramente descritto in Giacomo 5:14-15: "Qualcuno fra voi è infermo? Chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore: e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli sarà perdonato".

Eucaristia e battesimo sono solo "memoriali"?

Cristo ha insegnato ai suoi discepoli che se non mangeranno la sua carne e non berranno il suo sangue, non avranno in loro la vita (Giovanni 4:48-69), e anche Martin Lutero sostiene che le parole di Cristo "questo è il mio corpo ... questo è il mio sangue" (Matteo 26:26-28) significano che l'Eucaristia è letteralmente, non solo in senso figurato, il corpo e il sangue di Cristo.

San Paolo parla dell'Eucaristia in due punti nella prima lettera ai Corinzi. In 1 Corinzi 10:16-17, dice:

"Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse la comunione al sangue di Cristo, il pane che noi spezziamo, non è forse la comunione al corpo di Cristo? Noi, pur essendo molti, siamo un solo pane e un solo corpo; siamo infatti tutti partecipi di quell'unico pane".

E poi in 11: 23-30, egli dice:

"Io ho ricevuto dal Signore quello che anche io v'ho trasmesso, che il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Prendete, mangiate: questo è il mio corpo che è spezzato per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo prese il calice, dopo aver cenato, dicendo: questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue. Fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. Poiché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò, chiunque mangerà questo pane e berrà da questo calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore. Ora che l'uomo provi se stesso, e così mangi di questo pane e beva di questo calice. Perché chi ne mangia e ne beve indegnamente, mangia e beve la sua dannazione, non riconoscendo il corpo del Signore. Per questa ragione molti sono infermi e malati in mezzo a voi, e molti sono morti".

San Paolo dice che l'eucaristia è la comunione del corpo e del sangue di Cristo, e che, se la riceviamo indegnamente, mangiamo e beviamo la nostra dannazione, perché non abbiamo riconosciuto il corpo del Signore, e quindi siamo "colpevoli del corpo e del sangue del Signore. " Tutto ciò sembra terribilmente estremo se stiamo parlando di un mero "memoriale".

Sant'Ignazio di Antiochia, che, ricordiamo ancora, era un discepolo dell'apostolo Giovanni stesso, e vescovo di uno dei centri più importanti della Chiesa primitiva, ha detto dell'eucaristia:

"Siate zelanti, poi, nel rispetto dell'Eucaristia. Poiché vi è una sola carne del nostro Signore Gesù Cristo, e un solo calice che porta l'unione nel suo sangue. C'è un solo altare, e un solo vescovo, con il sacerdote e i diaconi, che sono miei compagni di lavoro "(Filadelfi 4:1).

"Ma considerate quelli che sono di parere diverso rispetto alla grazia di Cristo, che è giunta a noi, come si oppongono alla volontà di Dio... Si astengono dall'eucaristia e dalla preghiera, perché non confessano l'eucaristia come la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo, che ha sofferto per i nostri peccati, e che il Padre nella sua bontà ha risuscitato di nuovo. Quelli, dunque, che parlano contro il dono di Dio, ottengono la morte in mezzo alle loro controversie. Ma sarebbe meglio per loro trattarla con rispetto, perché anch'essi possano risuscitare di nuovo "(Smirnesi 6:2-7:1).

"Fuggite dalle divisioni, come dall'inizio dei mali. Tutti voi dovete seguire il vescovo, come Gesù Cristo ha seguito il Padre, e seguire i presbiteri come fareste con gli apostoli; e rispettare i diaconi, come il comandamento di Dio. Nessuno faccia ciò che ha da fare nella Chiesa senza il vescovo. Solo l'eucaristia che è sotto l'autorità del vescovo (o di chiunque egli stesso designa) è da considerarsi valida. Ovunque appare il vescovo, là sia la congregazione; come ovunque è Gesù Cristo, ivi è la Chiesa cattolica. Non è consentito né battezzare né tenere un'agape senza il vescovo. Ma quello che egli approva è anche gradito a Dio, in modo che tutto ciò che fate sia affidabile e valido" (Smirnesi 8:1-2).

"Radunatevi insieme, ognuno di voi individualmente, da uomo a uomo, in grazia, in una sola fede e un solo Gesù Cristo, che secondo la carne era della stirpe di David, che è Figlio dell'uomo e Figlio di Dio, fino alla fine affinché possiate obbedire al vescovo e al presbiterio senza distrazioni di mente; spezzando un solo pane, che è la medicina dell'immortalità e l'antidoto perché possiamo non morire, ma vivere per sempre in Gesù Cristo "(Efesini 20:2).

Non sembra che sant'Ignazio pensasse che l'eucaristia fosse un mero "memoriale".

Quanto al battesimo, Cristo ha detto che coloro che crederanno e saranno battezzati saranno salvati (Mc 16,16). San Paolo dice che siamo stati sepolti con Cristo nel battesimo in modo da poter risorgere con lui (Romani 6:4), e che il battesimo è la "circoncisione non fatta da mani" (Colossesi 2:11). San Pietro ha detto che l'Arca di Noè era una tipo [prefigurazione] del battesimo, e che il battesimo è "l'antitipo [ciò che era stato prefigurato dal tipo], che ora ci salva" (1 Pietro 3:20-21).

Solo se ignori ciò che i cristiani hanno sempre insegnato su questi sacramenti, puoi giungere alle conclusioni che dai per scontate nella tua domanda.

 
Il battesimo dei bambini non entusiasti

Un certo numero di persone ha visto ultimamente su Youtube un video che mostra l'ultimo minuto o giù di lì di un dramma familiare in chiesa. Si tratta di una famiglia ortodossa riunita per il battesimo della loro bambina di tre anni in una chiesa greco-ortodossa a Monaco di Baviera. Purtroppo, io sono monolingue, e quindi non sono in grado di comprendere lo scambio in greco tra il sacerdote e la bambina. Immagino che lui le abbia chiese se voleva essere battezzata e lei abbia risposto negativamente. Qualunque sia l'esatta natura dello scambio, il prete ha deciso sul momento di interrompere il battesimo, rimuovendo la sua stola sacerdotale, e interrompendo il rito familiare in modo rovinoso.

Dal momento in cui il dramma di 96 secondi è stato caricato su YouTube, si è accesa una sorta di polemica, incentrata sulla questione se il sacerdote ha fatto o no la cosa giusta. Si può provare solidarietà sia per il sacerdote sia per la famiglia, che hanno avuto un momento privato e doloroso sparso in tutto il mondo su Internet. Non essendo a conoscenza dell'esatto scambio di parole o di qualsiasi altro dei relativi dettagli, io ovviamente non posso fornire un parere utile se ha fatto o non ha fatto la cosa giusta, anche se vorrei esortare alla compassione per il sacerdote che stava comunque cercando di fare la cosa giusta e ha dovuto prendere una decisione di scatto sul momento. Per lo meno si dovrebbe riconoscere la sua integrità e la sua preoccupazione di mantenere alcuni requisiti minimi per la prestazione di un rito sacramentale. E mi meraviglia un po' la motivazione per mettere questa registrazione su YouTube. Lo scopo era di creare una vergogna pubblica per il sacerdote? Queste cose, presentate al pubblico senza alcun contesto o ulteriori spiegazioni delle circostanze, portano raramente un frutto spirituale. Invece di portare la mia voce in questo dibattito, vorrei riflettere un momento sul battesimo dei bambini, alcuni dei quali mostrano una netta mancanza di entusiasmo per la prospettiva di essere immersi in acqua da un estraneo in chiesa.

Mi ricordo di un battesimo simile alla nostra Chiesa di sant'Herman a Langley, in British Columbia. La madre era una convertita, che doveva essere battezzata insieme con il suo figlio piccolo. Il bambino non era abbastanza grande per prendere una decisione responsabile sulla fede (aveva circa quattro o cinque anni), ma era abbastanza grande per sapere che lui non voleva essere messo nel fonte in cui era appena stata immersa sua madre aveva (noi usiamo un grande abbeveratoio per cavalli per immergere gli adulti), e di essere spinto sotto l'acqua per tre volte da padre Lawrence. La sua obiezione non era teologica; soltanto, non voleva bagnarsi. Sua madre ci aveva preparato a questa eventualità, e quindi abbiamo tenuto un secchio a portata di mano. Abbiamo sollevato il bambino nel fonte, al che, come previsto, ha cominciato a protestare ad alta voce (e intendo proprio ad alta voce) e ha tentato di arrampicarsi fuori. Eravamo tutti pronti. Ho tenuto il piccolo candidato in posizione con una mano e con l'altra gli ho versato una secchiata d'acqua sulla testa per tre volte, dicendo le parole prescritte. Poi è uscito e il servizio è proseguito. Tutto è ormai risolto; il bambino mostra tutti i segni di avermi perdonato.

Questo solleva la questione di ciò che è richiesto ai candidati per il battesimo. Ovviamente i requisiti sono chiari per gli adulti: devono pentirsi dei loro peccati (compiendo le necessarie modifiche di vita) e accettare la fede ortodossa, con l'intenzione di vivere d'ora in poi come cristiani ortodossi e partecipare alla Liturgia ogni Domenica. Ma per quanto riguarda i bambini?

Alcune tradizioni battiste affermano che le condizioni per il battesimo degli adulti coinvolgono tutti, e così dal momento che i bambini non possono pentirsi e dare un assenso intellettuale alla fede, i bambini non devono essere battezzati. L'Ortodossia non è d'accordo, e ha sempre battezzato i bambini, a condizione che i loro genitori siano devoti e possano crescere i figli in una vita di penitenza e di fedele sequela di Cristo. I catecumeni in età infantile possono strillare al momento del loro battesimo, ma c'è poco che si possa fare per impedirlo. La maggior parte delle persone non ha obiezioni a bambini che strillano e c'è addirittura chi pensa che sia piuttosto carino.

La difficoltà viene con i figli piccoli, che sono abbastanza grandi per opporsi, ma non abbastanza per prendere responsabilmente le decisioni più importanti della vita. Nessuno direbbe che un bambino di tre o quattro anni è in grado di decidere coscientemente se andare o no a scuola, o di decidere quale carriera sceglierà da adulto, né con chi sposarsi, né se abbracciare o no la vita monastica. Per questo motivo non accettiamo il matrimonio dei bambini, e i monasteri, anche se possono accogliere bambini, non li tonsurano come monaci a pieno titolo fino a che non sono molto più adulti.

Mi sembra che i bambini molto piccoli non siano, quindi, in grado di decidere se diventeranno o no cristiani. Piuttosto, questa decisione rimane un compito dei genitori che li allevano. I genitori decidono che il loro bambino di cinque anni verrà con loro in chiesa proprio come decidono che il bambino andrà a scuola, e il piccolo a quell'età non ha nulla da dire in proposito.

Dio dà ai genitori la pesante responsabilità di crescere i figli. Essi svolgono questa responsabilità insegnando ai loro figli a pregare e a frequentare la chiesa, ad andare a scuola, e ad essere onesti in tutti i loro rapporti. I bambini possono naturalmente ripudiare la fede e il battesimo che hanno ricevuto e diventare apostati, così come possono ripudiare il consiglio dei genitori di vivere onestamente e diventare ladri. Ognuno ha il libero arbitrio, compresi i bambini, e non tutti lo usano con saggezza. Ma la responsabilità dei genitori di insegnare ai bambini la cosa giusta da fare rimane comunque. A volte si tratta di prendere decisioni e intraprendere azioni che non generano alcun entusiasmo nel bambino. I bambini non sempre sanno cosa è meglio per loro. Questo è il motivo per cui Dio dà il potere e la responsabilità ultima ai genitori.

Se l'esperienza del sacerdote e della famiglia a Monaco di Baviera ci insegna qualcosa, ci insegna la saggezza di preparare sia i bambini sia i preti a tutte le eventualità che possono verificarsi durante il battesimo. Dalla breve panoramica della débacle che abbiamo potuto vedere su YouTube, sembra che tutte le persone coinvolte stessero improvvisando. Data la possibilità di avere giovani candidati al battesimo poco entusiasti, una simile coraggiosa spontaneità dovrebbe essere accuratamente evitata.

 
Quando James Bond andò alle Meteore

Solo per i tuoi occhi (1981) è il dodicesimo film di spionaggio della serie di James Bond, e il quinto in cui Roger Moore ha interpretato il ruolo dell'agente James Bond dell'MI6. Ha segnato il debutto alla regia di John Glen, che aveva lavorato come redattore e come regista della seconda unità in altri tre film di James Bond

Nella descrizione del film si legge:

"Quando una nave britannica affonda in acque straniere, le superpotenze mondiali iniziano una corsa febbrile per trovare il suo carico: un sistema di controllo per sottomarini nucleari. 007 è spinto in una delle sue avventure più avvincenti, e si spinge in Grecia e in Albania per partecipare alla ricerca – e per prevenire una devastazione globale".

Solo per i tuoi occhi è considerato da molti come uno tra i migliori dei film di James Bond, per un semplice motivo: presenta tutte le caratteristiche tipiche di Bond – le battute, le donne, il gioco d'azzardo, le auto, le acrobazie, i viaggi, ecc. – ma con eleganza e moderazione.

Probabilmente la scena più memorabile del film è verso la fine, quando James Bond viene inviato alle Meteore, in Grecia, per recuperare un sistema "ATAC" rubato che potrebbe essere usato impropriamente per controllare i sottomarini militari britannici. Là il diabolico cattivo, Kristatos, si nasconde nella sua tana irraggiungibile, trattenendo una ragazza, una promettente pattinatrice olimpica su ghiaccio sequestrata dal suo allenatore, e un malvagio sponsor in possesso di un piccolo dispositivo che controlla i missili della flotta sottomarina nucleare degli Stati Uniti. L'ardito 007 tenta di scalare la liscia parete rocciosa, mentre i servitori del suo nemico provano a gettarlo giù a calci. Il covo è in realtà il monastero della santissima Trinità, conosciuto nel film come il monastero di san Cirillo, il più isolato di tutti i monasteri. È forse anche quello con la posizione più eclatante, eretto su un enorme pinnacolo autonomo, con una vista incredibile sulla valle e sulla città di Kalambaka al di sotto.

Diversi agenti con James Bond raggiungono il monastero attraverso un cestello con verricello, che esiste davvero in posizione elevata. Nel film il verricello ha un motore elettrico, che non esiste. Inoltre, nel film, la sala del verricello è un'area separata e chiusa, e anche questo non è preciso. Anche la cappella dove è sequestrata la pattinatrice è in realtà molto più piccola. Impossibilitato a utilizzare il verricello, James Bond si arrampica con un equipaggiamento da scalatore sul pinnacolo di roccia, che è molto più verticale rispetto a quanto mostrato in diverse scene del film.

La scena alle Meteore è forse il momento più hitchcockiano di tutti i film di Bond, ed è il più simile a un film d'arte europeo. Una volta che inizia la salita, nessuno parla per diversi minuti mentre Moore (e la sua controfigura) si fanno strada fino alla rupe di roccia, dove egli è notato da una guardia, che fa cadere Bond oltre il bordo, dove pende a centinaia di metri dal suolo. Con pochissima musica e assolutamente nessun dialogo, la scena è snella ed efficace come quella della rapina in "Rififi" di Jules Dassin (1955).

Roger Moore rivelò di avere una gran paura delle altezze, e per fare la scalata in Grecia, fece ricorso agli alcolici per calmare i nervi. Più tardi, in quella stessa sequenza, Rick Sylvester, uno stuntman che aveva già effettuato i salti iniziali con gli sci in La spia che mi amava, girò la scena di Bond che cade dalla sommità della roccia. La scena era pericolosa, dal momento che la fermata improvvisa al fondo poteva essere fatale. Il supervisore agli effetti speciali Derek Meddings sviluppò un sistema per smorzare la fermata, ma Sylvester ricordò che i suoi nervi quasi gli cedettero: "Da dove facevamo le riprese, si poteva vedere il cimitero locale, e la cassa messa per fermare la mia caduta sembrava una bara. Non bisogna essere un professore per trarre le conclusioni". Ma la ripresa della caduta fu fatta senza alcun problema.

Il regista John Glen non fece molto uso del monastero reale nel film: aveva un set di monastero più accessibile costruito sulla roccia accanto al monastero della santissima Trinità. Questa roccia fu utilizzata anche per altri primi piani.

Per le scene alle Meteore, un vescovo greco fu per consentire le riprese nei monasteri, ma i monaci ortodossi, che non erano stati informati, furono molto critici delle riprese nei loro locali. Dopo un processo presso la Corte suprema greca, fu deciso che le proprietà dei monaci si estendevano solo agli interni – gli esterni e i paesaggi circostanti appartenevano al governo locale. In segno di protesta, i monaci rimasero chiusi all'interno dei monasteri durante le riprese, e cercarono di sabotare la produzione il più possibile, appendendo il bucato fuori dalle finestre, ricoprendo il monastero principale con festoni e bandiere di plastica per rovinare le scene, e lasciando in giro barili di petrolio per evitare che la troupe del film atterrasse con gli elicotteri. Il team di produzione risolse il problema con illuminazioni e fondali dipinti, costruendo una scenografia di un monastero simile su una roccia vicina non occupata, e un set di monastero agli studi di Pinewood. Tutto questo avvenne nonostante i tentativi di Roger Moore, che cercò cortesemente di dire ai monaci che 'una volta era stato anche lui un santo'.

Dopo il film di James Bond alle Meteore, i monasteri non furono mai più gli stessi. Fondati nel 985 da monaci del Monte Athos, mille anni dopo, nel mese di ottobre del 1980, a causa del disturbo i monaci cominciarono a lasciare le Meteore per tornare al Monte Athos. La popolarità del film che portò molti turisti e il disturbo causato dalle riprese non consentirono più ai monaci la solitudine e la quiete che desideravano. Tuttavia, i problemi con il turismo erano iniziati circa un decennio prima, quando i monasteri erano divenuti più accessibili.

 
Gli abiti clericali e monastici sono davvero importanti?

monache sul Monte degli Olivi

Io sono un grande fan della serie della BBC "Call the Midwife", che vede un gruppo di sorelle anglicane lavorare tra i poveri in un quartiere di Londra come ostetriche. Il loro ordine è fittizio, ma è basato sull'effettivo ordine e sulle esperienze londinesi della comunità di St. John the Divine, che al tempo operava a Londra e ora si è trasferita a Birmingham. Essendo un fan della serie, ho voluto controllare la vera comunità online. Il loro numero è ora minore, poiché la comunità è stata ridotta a cinque donne anziane. Ciò che mi interessava era che, a differenza delle loro controparti della BBC che indossavano un abito monastico blu, il velo e il soggolo, le sorelle oggi non indossano più un abito monastico, avendo rinunciato a questo fin dai tempi in cui lo indossavano negli anni '60. In questo non sono diverse dagli altri ordini religiosi occidentali, tra cui molte suore cattoliche, che fin dai tempi del Vaticano II hanno anch'essi messo da parte le loro abitudini monastiche e adottato abiti secolari.

Questo mi ha ricordato un fenomeno simile tra il clero parrocchiale. Un tempo il parroco poteva essere facilmente identificato per strada dal suo vestito, proprio come i monaci potevano essere identificati dai loro, almeno nelle tradizioni cattolico-romana, anglicana e ortodossa. Il clero anglicano indossava un abito nero e un colletto bianco (popolarmente chiamato "collare da cane"), così come il clero cattolico. Fin dai tempi del Vaticano II, il clero occidentale ha iniziato a rinunciare al completo nero e al colletto, e ora non può sempre essere facilmente identificato come clero quando è per strada o non officia all'altare. In alcuni ambienti anglicani, questo abbandono esteriore degli abiti clericali è stato anche accompagnato da un abbandono del titolo clericale: il sacerdote non è più "il reverendo Robert" o "padre Robert". Ora dice: "Chiamatemi solo Bob". Un'eccezione è quella del clero femminile: con una donna prete, nella mia esperienza, di solito si può essere sicuri che sfoggi la camicia e il colletto clericale, sottolineando così il suo stato clericale. Ricordo in particolare una foto di un gruppo di chierici anglicani: il vescovo e i sacerdoti maschi nella foto di gruppo indossavano tutte magliette sportive o maglie di lana. L'unica donna sacerdote del gruppo indossava un prominente collare clericale. Come senza dubbio intendeva, non voleva lasciare dubbi di poter essere scambiata per una laica.

Jan van Helmont – monache del convento agostiniano del Canone nero ad Anversa

Quindi, qual è il problema con l'abbigliamento clericale e le abitudini monastiche? Hanno davvero importanza? Ovviamente ci sono cose più importanti degli abiti che si indossano, e nessuno suggerisce che non si possa essere santi senza abito clericale o che l'abito clericale esterno conferisca automaticamente la santità interiore. Ma in suggerisco che anche così, queste cose contano. La prova che contano è che alcuni vi hanno rinunciato. Nessuno che dice qualcosa del genere: "Non ha importanza, quindi dovremmo sbarazzarcene", è davvero onesto. Se davvero non avesse importanza, non ce ne preoccuperemmo in un modo o nell'altro. Chiaramente la cosa ha un significato; è quel significato che i riformatori sono interessati a negare e abbandonare. Quando un battista mi dice: "L'incenso non ha importanza, quindi perché usarlo?", E quando rispondo, "Se davvero non ha importanza, allora continuiamo pure a usarlo", diventa quindi evidente che a lui importa molto, ed è per questo che vuole liberarsene. Allora potremmo chiederci: qual è il significato dell'abito monastico e dell'abito clericale?

Non è solo che tali abiti e tonache sono caldi da indossare e possono essere scomodi quando fa caldo. Questo è vero, ma è vero anche per l'uso di paramenti eucaristici in agosto, e nessuno suggerisce che li abbandoniamo durante l'Eucaristia in estate, per tenere una camicia sportiva aperta sul collo. Se l'unico problema percepito era semplicemente che i vestiti erano troppo caldi in estate, si sarebbe trovato la risposta in tessuti più leggeri. Ovviamente il problema percepito si trova altrove.

I religiosi che discutono in difesa dell'abito secolare (come suor Marilyn Baker, un'umile e sincera suora delle Sorelle della Provvidenza) affermano essi stessi dove pensano che stia il problema, e perché abbiano rinunciato alla loro abitudine monastica. Riferiscono che è stato loro "consigliato di diventare più parte del mondo moderno", e così hanno rispettato il consiglio eliminando i loro abiti. Cioè, l'eliminazione dell'abito era parte integrante della spinta verso la secolarizzazione, che annulla la distanza tra la Chiesa e la società secolare. Ovviamente suore come le Sorelle della Provvidenza erano già geograficamente "parte del mondo moderno" in virtù del fatto che non vivevano una vita completamente chiusa e isolata da tutti gli altri. Non vivevano come eremite di clausura, ma vivevano e lavoravano tra gli altri nella società, un po' come le suore presenti in "Call the Midwife". Si limitavano a indossare i loro abiti mentre lavoravano come parte del mondo moderno come segno e puntatore a un altro potere al di là di quello della società meramente laica. La direttiva per diventare più parte del mondo moderno si riferiva quindi all'ideologia, non alla geografia.

monache copte

Questo è il motivo per cui l'abbandono dell'abito (o, per il clero ortodosso, della tonaca) è un errore. È vero che il monaco o il pastore sanno chi sono, e non hanno bisogno dell'abbigliamento che glie lo dica. Ma non indossano gli abiti in pubblico per se stessi, ma per gli altri. Se fa davvero troppo caldo per indossare un abito mentre si diserba il giardino, si può togliere l'abito mentre si diserba il giardino in privato. La diversa forma di abito indossata in pubblico è una testimonianza della presenza della Chiesa nella società, e conferma che la Chiesa è attiva compassionevolmente nel mondo moderno.

Oltre a ciò, tali vestiti testimoniano e manifestano una continuità storica. Un abito non è solo un esempio di abbigliamento, ma un'uniforme, un legame che si estende attraverso lo spazio e il tempo. Unisce chi lo indossa a tutti gli altri che indossano la stessa uniforme, legandoli insieme visibilmente come un'unica realtà, ovunque quegli altri possano vivere in altre parti del mondo. Inoltre (cosa forse più importante) unisce chi lo indossa a tutti coloro che lo hanno indossato nei secoli passati. Una persona nella società odierna vede un abito monastico e pensa semplicemente "qui è un monaco", ma anche "qui è la presenza di secoli di pratica liturgica, storia, tradizione e dogma". È quest'ultimo che sospetto sia il punto critico per chi consiglia a persone come suor Marilyn di "diventare più parte del mondo moderno". Nel consigliarlo, non le stavano chiedendo di mescolarsi con le persone intorno a lei più di quanto non fosse già mescolata, ma di colmare il divario ideologico che separa la Chiesa dal mondo. Il vero bersaglio di coloro che consigliavano di abbandonare l'abitudine era il dogma e la tradizione che rappresentava, non i problemi dei vestiti stessi.

Questo è forse il motivo per cui, come le prove aneddotiche suggeriscono, gli ordini monastici occidentali che hanno abbandonato l'abito stanno declinando, mentre quelli che l'hanno conservato stanno crescendo. I secolaristi possono applaudire una chiesa quando diventa laica ed è più "parte del mondo moderno". Ma non si uniranno a quella chiesa. Le persone che favoriscono la libera scelta, per esempio, saranno felici se la chiesa adotta una posizione favorevole alla scelta, ma alla domenica non si alzeranno dal letto per correre alla liturgia in quella chiesa a favore della scelta. Piuttosto, si gireranno dall'altra parte e dormiranno, oppure faranno jogging la domenica mattina, come tutte le altre persone secolarizzate. Si entra in una chiesa o in una comunità monastica proprio perché è in qualche modo diversa dal mondo moderno e presenta una chiara alternativa al secolarismo. Il diverso abbigliamento testimonia la presenza di questa chiara alternativa, una radicata nei secoli passati e che conserva la sua pratica liturgica, la sua storia, la sua tradizione e il suo dogma.

Indossare una tonaca non salverà chi la indossa, né indicherà necessariamente che chi la indossa è spiritualmente sano. Come ci ha avvertito Cristo, anche i farisei amano le lunghe vesti (Luca 20:46). Ma una chiesa intenta ad abbandonare la tonaca per diventare più parte del mondo moderno è una chiesa che si prepara a morire.

 
Come l'imperatore Nicola II è stato onorato in Thailandia

Nicola II con il re del Siam

Una parrocchia ortodossa è apparsa nella città thailandese di Hua Hin circa sette anni fa. Hua Hin è situata vicino a Bangkok ed è una delle residenze del re di Thailandia. Quando i membri della missione ortodossa russa stavano discutendo a chi dedicare la nuova chiesa, la comunità ortodossa dell'isola di Phuket ha proposto che la chiesa fosse dedicata ai martiri imperiali.

Quando San Nicola II era lo tsarevich (principe ereditario), visitò il regno del Siam durante il suo viaggio orientale, che lo rende l'unico santo ortodosso che abbia mai percorso questo paese finora. I fattori che contribuirono alla dedicazione della chiesa in onore della famiglia imperiale furono: l'importanza della monarchia per il popolo thailandese, la santità del monarca russo e lo status della città come residenza reale. Un altro argomento importante è stato il fatto che la parrocchia di Phuket ha suggerito la donazione di cimeli legati alla famiglia imperiale alla nuova chiesa, vale a dire un medaglione appartenuto alla principessa Tatiana Nikolaevna e la croce che aveva l'abitudine di portare sul collo (questi sono stati acquistati da Sergej Efremov, un parrocchiano, in un'asta dalla collezione Armand Hammer). Il rettore della chiesa della santissima Trinità a Phuket ha dipinto un'icona della santa principessa Tatiana e l'ha donata alla nuova chiesa a Hua Hin, e Sergej Efremov ha inviato loro un altro regalo dalla Russia, vale a dire una piccola icona della Protezione della santa Theotokos dalla chiesa dell'icona Feodorovskaja a Krasnoe Selo vicino a San Pietroburgo (anche questa dalla collezione Armand Hammer). Sebbene la comunità sia piccola, la chiesa ha iniziato a tenere interessanti riunioni annuali pubbliche e parrocchiali e concerti, insieme ad altri eventi con la partecipazione dell'ambasciatore straordinario della Federazione Russa in Thailandia. L'anno scorso ci sono state anche feste in tutta la Chiesa in occasione del centenario del martirio della famiglia imperiale. vale a dire una piccola icona della protezione della Santa Theotokos dalla Chiesa dell'icona Feodorovskaya a Krasnoye Selo vicino a San Pietroburgo (anche dalla collezione Armand Hammer). Sebbene la comunità sia piccola, la chiesa ha iniziato a tenere interessanti riunioni annuali pubbliche e religiose e concerti, insieme ad altri eventi con la partecipazione dell'Ambasciatore Straordinario della Federazione Russa in Thailandia. L'anno scorso ci sono state anche feste in tutta la Chiesa in occasione del centenario del martirio della famiglia reale. vale a dire una piccola icona della protezione della Santa Theotokos dalla Chiesa dell'icona Feodorovskaya a Krasnoye Selo vicino a San Pietroburgo (anche dalla collezione Armand Hammer). Sebbene la comunità sia piccola, la chiesa ha iniziato a tenere interessanti riunioni annuali pubbliche e religiose e concerti, insieme ad altri eventi con la partecipazione dell'Ambasciatore Straordinario della Federazione Russa in Thailandia. L'anno scorso ci sono state anche feste in tutta la Chiesa in occasione del centenario del martirio della famiglia imperiale.

la chiesa dei santi Martiri Imperiali a Hua Hin

I pellegrini provenienti da tutta la Thailandia sono arrivati con autobus e auto proprie, e almeno la metà era composta da thailandesi, molto probabilmente perché la stagione turistica era finita da tempo e in Thailandia rimanevano i residenti permanenti con una manciata di turisti. Tra tutti i thailandesi presenti al servizio di chiesa spiccava una coppia di anziani: l'ex comandante in capo della marina reale thailandese, l'ammiraglio Varong Songcharoen, e sua moglie, Vorasulisi (Bhakdikun) Songcharoen, che è imparentata con il nuovo martire Nicholas Johnson. L'ammiraglio Varong e la sua consorte erano tornati di recente dalla Russia, dove avevano partecipato a una conferenza internazionale dedicata alla memoria del granduca Mikhail Aleksandrovich e di san Nicholas Johnson.

La funzione è stata solenne, con un'assemblea di sacerdoti all'altare e un coro maschile che cantava in una chiesa piena. Dopo la funzione, l'archimandrita Oleg (Cherepanin) ha tenuto un sermone sul podvig dell'ultimo tsar e sulla sua famiglia e su quanto valga il sistema monarchico in Thailandia. Dopo il sermone il coro ha eseguito l'inno dell'Impero Russo, "Dio salvi lo tsar", così come l'inno reale della Thailandia, Sansoen Phra Barami [che significa "Glorifica il suo prestigio" in thai, ndt]. Padre Oleg ha parlato del nuovo martire Nicholas. La maggior parte dei parrocchiani non sapeva nulla di lui, e la presenza dei parenti thailandesi di questo santo nella chiesa era allo stesso tempo intrigante e misteriosa: volevi subito conoscerli meglio.

Quando tutte le preghiere sono finite, la celebrazione è continuata in un'atmosfera più libera – durante il pasto festivo il coro della chiesa di San Nicola ha cantato canzoni e gli studenti delle scuole domenicali di Pattaya e dell'isola di Samui hanno recitato in spettacoli.

Il programma si è concluso con il lancio di un libro in thailandese che è stato pubblicato appositamente per la festa. Il libro era composto da lettere selezionate e voci del diario del santo imperatore Nicola II e dell'imperatrice Alessandra. La purezza dell'amore e della fede e gli elevati standard delle relazioni familiari nella loro corrispondenza ci dimostrano un esempio di santità familiare. La più grande impressione è arrivata dalle illustrazioni: le fotografie della famiglia reale erano state sapientemente colorate dalla famosa fotografa Olga Shirnina (alias Klimbim). Il libro è stato lanciato dalla project manager Ksenija Bychkova che ha espresso la sua gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato a questo libro. Il lancio in tailandese è stato preparato da uno studente della ortodossa teologica del college sull'isola di Phuket, Karl Ratchanont Teikoksung. [1] Padre Oleg ha presentato a ogni thailandese che ha partecipato alla funzione una copia del libro.

con i libri sulla famiglia imperiale

Riflettendo sulla comunità ortodossa in Tailandia, mi sono posta le seguenti domande: noi e i thailandesi comprendiamo il significato delle celebrazioni di oggi? Cosa pensano i residenti della Thailandia, uno stato monarchico, del martirio di un monarca di uno stato loro amico?

Ieromonaco Micah (Phiasayawong), primo sacerdote ortodosso laotiano:

Oggi commemoriamo lo tsar Nicola e la sua famiglia: quanto hanno fatto per la Chiesa e il popolo! Sia lo tsar che la tsarina accettarono fedelmente le loro croci. Oltre ad avere il potere dello Stato nelle loro mani, credevano in Dio e ci hanno insegnato a credere anche noi in Dio. Questo giorno è triste e felice allo stesso tempo. Quando guardiamo al loro esempio di vita santa, ci dà gioia, ma quando ricordiamo come sono stati uccisi proviamo dolore. Erano il padre e la madre dell'intera terra russa, e ora sono santi e tutti noi (non solo i russi) li amiamo.

La gente in Thailandia conosce san Nicola II, poiché ha fatto molto per aiutare la Thailandia a evitare la colonizzazione francese e britannica: è percepito come il difensore dell'indipendenza della Thailandia. Per quanto riguarda il Laos, lì nessuno conosce lo tsar. Il Laos è uno stato comunista e hanno un atteggiamento negativo nei confronti dell'autorità reale. [2]

Parasceva (la signora Promthida Charshuraksha), parrocchiana della chiesa di San Nicola:

A volte mi confonde il motivo per cui segniamo questo giorno come una festa. Ma, come ho capito, i santi non diventano tali fino alla morte. Solo dopo la morte, alla partenza da questa vita, entrano in paradiso per stare con Dio. Pertanto, essi già si rallegrano e noi dobbiamo celebrare questo, dal momento che hanno raggiunto la vita eterna, dove non v'è alcun dolore, tristezza o sofferenza.

Io sono diventata ortodossa dieci anni fa. Ora sto cercando di capire meglio l'Ortodossia e di leggere la Bibbia; in precedenza avevamo alcuni libri in thailandese. Ora abbiamo più letteratura in thailandese e più giovani thailandesi che hanno abbracciato l'Ortodossia e sono disposti a saperne di più su questa fede. Questa chiesa ha ottimi sacerdoti e meravigliosi parrocchiani, i miei amici che mi aiutano ad approfondire la mia religione. Di solito non parliamo di questo, ma si vede chiaramente negli occhi: amore e affetto.

Nicholas Thanaboon Kebklang, studente del collegio teologico ortodosso sull'isola di Phuket:

Il 17 luglio è un giorno triste per i russi. Esattamente 100 anni fa [questo articolo è stato pubblicato in russo nel 2018 per il centenario della tragedia, ndt] hanno perso il loro amato stato – la Russia. Lo tsar Nicola II fu brutalmente assassinato insieme alla sua famiglia. Alcuni potrebbero percepirlo come un evento scioccante e tragico – ed è proprio così. Ma la tragedia di quel fatidico giorno è oggi la nostra gioia. Lo tsar Nicola e la sua famiglia sono divenuti santi martiri per la Chiesa, e questa è una vittoria, un trionfo in Cristo. Chi è il nostro Dio? Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli... (Lc 6:22-23).

Archimandrita Oleg (Cherepanin), decano delle parrocchie patriarcali in Tailandia:

l'archimandrita Oleg (Cherepanin)

Oggi a Hua Hin, a parte l'evento dela famiglia imperiale martirizzata, onoriamo il granduca Mikhail Aleksandrovich. Molti lo considerano l'ultimo monarca russo, sebbene non sia mai stato incoronato. Fu giustiziato da un plotone di esecuzione nella città di Perm un mese prima del martirio della famiglia di san Nicola II. Il suo fedele segretario, che non lasciò il granduca nemmeno nei momenti più difficili nonostante il pericolo mortale, fu martirizzato con lui. Rimase fedele a Mikhail Aleksandrovich sia nei tempi favorevoli sia durante le persecuzioni fino alla morte. Il nome di quest'uomo era Nicholas Johnson. La Chiesa ortodossa russa Fuori dalla Russia lo ha canonizzato come nuovo martire. La sua icona si trova sul leggio. Si è scoperto che alcuni dei suoi parenti sono thailandesi e risiedono in Thailandia. In particolare, una è la signora Vorasulisi Songcharoen, la consorte dell'ammiraglio Varong Songcharoen della marina reale thailandese. Due mesi fa la coppia mi ha mandato un'email e poi è venuta in chiesa il sabato per pregare a una funzione commemorativa per il riposo di san Nicola Johnson. Tuttavia, non abbiamo tenuto una funzione commemorativa perché è già classificato tra i santi; invece, abbiamo tenuto un officio di intercessione. È stato allora che la coppia ha detto che volevano partecipare alle celebrazioni a Hua Hin.

la famiglia Songcharoen

Vorasulisi (Bhakdikun) Songcharoen, pronipote del nuovo martire Nicholas Johnson:

Il mio prozio, Nicholas Nikolaevich Johnson, segretario del granduca Mikhail Aleksandrovich, fu giustiziato con lui nella notte del 13 giugno 1918, nella città di Perm, e in seguito fu riconosciuto come un nuovo martire. Abbiamo saputo della sua tragica morte non molto tempo fa, e nel 140° anniversario della sua nascita abbiamo chiesto a padre Oleg (Cherepanin) per condurre un servizio funebre. Padre Oleg ci ha gentilmente spiegato che ora non dovremmo più pregare per il suo riposo perché è già un santo e quello che possiamo fare è chiedere la sua benedizione. Padre Oleg mi ha aiutato a capire e accettare questa tragedia da un punto di vista più spirituale, anche se siamo molto dispiaciuti e tristi. Ora sono santi di Dio e non possiamo più pensare a loro come penseremmo a tutte le altre persone. Padre Oleg mi ha aiutato a percepire questo sentimento e ad accettare questo modo di pensare, e lo apprezzo enormemente. Prima avevo pensato disperatamente: "Che terribile tragedia! Perché è successo?" E così via. Invece di soffermarci unicamente sull'aspetto tragico della materia, dovremmo tutti tener conto che è stata una delle lezioni più importanti della storia che dobbiamo imparare.

Tre settimane fa ho partecipato a eventi organizzati a Perm per commemorare il granduca Mikhail e il mio prozio san Nicola Johnson. La processione della croce è passata dalla città alla cappella costruita sulla collina dove si ritiene che il granduca e il suo segretario siano stati uccisi. Mi è stato spiegato che si trattava di una processione di pentimento. A mio avviso, la natura penitenziale di questa processione è molto importante. Con così tante persone e tanti sacerdoti che partecipavano, si trattava di una processione religiosa di persone che provava lo stesso senso di rimorso per ciò che era accaduto 100 anni fa...

intervista alla signora Vorasulisi

Sono stata in Russia in tre occasioni: durante la prima visita ho cercato di trovare la tomba di mia madre; il secondo viaggio è stato l'anno scorso perché mio figlio voleva vedere Mosca; e quest'anno siamo andati a Perm in relazione al centenario del martirio di mio prozio. Quindi, abbiamo camminato nella processione della croce verso la cappella, il luogo presunto della sua esecuzione, poi siamo stati presenti alla cerimonia di inaugurazione di una lapide nell'edificio in cui il granduca fu visto per l'ultima volta; successivamente abbiamo preso parte alla piantumazione di un albero e visitato un museo dedicato alla storia del granduca Mikhail e di san Nicola Johnson. Abbiamo anche partecipato a una conferenza internazionale in cui i tragici eventi di 100 anni fa sono stati discussi in dettaglio da diversi punti di vista: storico, giuridico, archeologico, sociale e così via.

una foto scattata dopo la funzione

I resti del granduca e del mio prozio non sono stati ancora scoperti, ma la ricerca continuerà a utilizzare la tecnologia e gli strumenti più avanzati. Mio cugino e io abbiamo fornito i nostri campioni di DNA in modo che i resti possano essere identificati una volta trovati. Sono stata felice di avere la possibilità di offrire la mia parte e prego che i corpi del granduca e del mio prozio possano essere scoperti e seppelliti in modo appropriato.

Note

[1] Ordinato diacono nel marzo 2019 con il nome ortodosso di Victor. Fonte

[2] L'ultimo re del Laos, Savang Vatthana, abdicò al trono, dopo di che lui e la sua famiglia furono mandati in "campo di rieducazione", dove morirono tutti intorno al 1977.

 
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L’Ucraina sceglie la libertà

Il governo ucraino ha deciso oggi di sospendere la firma di un accordo di associazione con l'Unione Europea. Invece, è stata presa una decisione di studiare e implementare misure per recuperare i volumi di produzione perduti e le direzioni di relazioni commerciali ed economiche con la Russia e gli altri stati membri dell'Unione Eurasiatica: 'Al fine di tutelare e rafforzare il potenziale economico dello Stato, deve essere ripreso un dialogo attivo con la Russia e gli altri membri dei paesi dell'Unione doganale e della CSI per rilanciare le relazioni economiche e commerciali', ha detto un portavoce. Come condizione per l'accordo di associazione, l'Unione europea aveva preteso la liberazione dell'ex primo ministro Yulia Timoshenko, la leader fantoccio filo-americana che era stata imprigionata per corruzione.

La decisione ha fatto seguito a una lettera aperta indirizzata al presidente Viktor Yanukovich da cittadini ortodossi di Ucraina, Russia, Moldova e Kazakhstan, che lo avvertiva che l’Ucraina era di fronte a una scelta tra la luce e le tenebre, tra Cristo e l’Anticristo. Associandosi o integrandosi con l'Unione Europea, l’Ucraina si sarebbe schiavizzata da sola, come hanno fatto Grecia, Cipro, Romania e Bulgaria. Nella sua nuova schiavitù, l’Ucraina avrebbe perso le sue radici culturali di civiltà cristiana, tradendo questa fede unica per il piatto di lenticchie laicista offerto dall’Unione Europea sostenuta dagli Stati Uniti, e chiamata dagli autori della lettera 'Eurosodoma'.

Gli autori della lettera aperta hanno fatto notare che i sostenitori dell’Unione Europea sono i discendenti spirituali degli 'ucraini' (= abitanti dei confini) cattolicizzati e polacchizzati, nell'estremo ovest dell'Ucraina, che avevano perseguitato i carpato-russi durante la prima guerra mondiale e combattuto con le SS naziste nella seconda guerra mondiale. Gli autori hanno fatto notare anche la natura e le pratiche anti-cristiane dell'Unione Europea, con le sue politiche laiciste e l’aperto sostegno ai banditi in Siria e in Medio Oriente, intenti al genocidio dei cristiani locali, e alla persecuzione dei cristiani rimasti in Europa occidentale. Gli autori hanno considerato la possibilità dell’associazione dell’Ucraina con l'Unione Europea come una nuova Unia e un nuovo tradimento della millenaria cristianità ortodossa, la santa Rus’ iniziata con san Vladimir di Kiev 1025 anni fa.

 
San Cipriano di Cartagine sulle epidemie

San Cipriano, vescovo di Cartagine (210-258 d.C.), scrisse il De mortalitate (Sulla mortalità) in occasione di un’epidemia che colpì l’Impero romano dal 249 al 262, forse trasmessa all’uomo dagli animali e per la quale la popolazione non aveva alcuna immunità pregressa. Alcuni storici parlano di febbre emorragica (tipo Ebola), altri di vaiolo o morbillo. La mortalità fu elevatissima, anche fra i cristiani, che peraltro erano anche sottoposti alla terribile persecuzione ordinata dall’imperatore Decio.

Ecco qualche brano, che può esserci utile nei tempi correnti (da Cipriano di Cartagine, I trattati, Siena, Cantagalli, 1969):

“[…] osservo il popolo, che, data la debolezza d’animo, la poca fede, le dolcezze della vita nel mondo, le blandizie del sesso, e, quello che è peggiore, l’errore, vacilla senza forza e non dà alcun senso di vigore. Questa situazione non deve sconcertare, anzi, bisogna affrontare con ogni energia e con le parole dell’insegnamento divino la codardia degli spiriti fiacchi, impegnati ad essere uomini di Dio e di Cristo; siamo degni di Lui!

Fratelli carissimi, colui che serve nella milizia di Cristo, chi fa parte dell’esercito del cielo e spera la ricompensa divina, non deve avere nessun timore dinanzi alle burrasche del mondo, nessun vacillamento, dato che il Signore lo ha predetto, esortando, istruendo, preparando e fortificando i fedeli della sua chiesa per sopportare i futuri avvenimenti. Infatti vaticinò ed annunciò che in molti luoghi sarebbero venuti la fame, la peste, i terremoti. […] È vicino il Regno di Dio, fratelli carissimi. E con esso la ricompensa della vita, il godimento della salvezza eterna, l’allegria senza fine. […] Che cecità, che demenza perdersi nelle angustie, nei lavori, nelle pene di questo mondo e non avvicinarsi di più al godimento che non può mai perdersi!

Questo succede, fratelli carissimi, perché manca la fede, perché nessuno crede nella varità delle promesse di Dio, che è verace, le cui parole sono indefettibili per quelli che credono. Se un uomo sensato e probo ti promette qualcosa gli credi, senza alcun timore di inganni, perché sai che è fedele nelle parole e nella condotta. Dio parla con te e tu dubiti di Lui? Dio ti promette l’immortalità senza fine quando lasci questo mondo e tu non ti convinci? Questo è già disconoscere in assoluto Dio. Questo è offendere Cristo, maestro di fede. […] Alcuni si lamentano come i pagani della violenza di questa peste. Il cristiano non ha accettato la fede per essere immune dai mali e sfruttare la felicità di questo mondo, ma è stato destinato al godimento di un’altra vita dopo aver sofferto qui molte avversità. Alcuni si meravigliano perché siamo soggetti come gli altri alla peste. Che cosa non abbiamo in comune con gli altri uomini, in questo mondo, quando siamo della stessa carne, secondo le leggi della nascita naturale? […]

Se il cristiano conosce e capisce perché crede, comprenderà che deve soffrire più degli altri nel mondo, perché deve lottare contro gli attacchi del diavolo. Già lo previene la Sacra Scrittura dicendo: “Figlio, quando inizi a servire Dio, mantieniti nella giustizia e nel timore, prepara la tua anima per la tentazione”. Ed in un altro posto “Soffri nel dolore e sopporta con umiltà, perché nel fuoco si provano l’oro e l’argento”. […]

Non mi dilungherò nel dire quanto utile, vantaggiosa e necessaria sia questa pestilenza e questa piaga mortifera, che prova la rettitudine di ognuno e chiarifica le intenzioni degli uomini. Se sono aiutati i malati, se i genitori amano veramente i figli, se i padroni hanno pietà per gli schiavi infermi, se i medici attendono ai pazienti che li chiamano, se i violenti reprimono la loro ferocia almeno per il timore di morire, se gli orgogliosi abbassano il loro orgoglio, se i malvagi mitigano la loro audacia, se i ricchi muoiono senza lasciare eredi, se le persone sono caritatevoli verso i loro parenti che vedono morire. Benché non ci venga altro vantaggio da questa peste, si farebbe un grande servizio ai cristiani e ai servi di Dio col far temere loro la morte. Tutto questo ci serve di esercizio e di prova, non di fine. Dà forza all’animo, ci prepara per la corona col disprezzo della morte. […]

Non dimentichiamo mai che noi dobbiamo compiere non la nostra volontà, ma quella di Dio, come ci insegnò il Signore nella preghiera. È cosa perversa, quando Dio ci chiama da questo mondo, non obbedire al mandato della sua volontà. Noi resistiamo, respingiamo e siamo portati al male, come servi ribelli alla presenza del Signore; quando dobbiamo lasciare il mondo più per necessità che per nostra volontà, pretendiamo il premio celeste da Lui, che è disgustato di noi? Perché preghiamo e chiediamo il Regno dei cieli, se ci troviamo tanto bene nella schiavitù della terra? Perché supplichiamo che acceleri il tempo del nostro Regno, se desideriamo di più servire il diavolo qui nel mondo che regnare con Cristo? […]

Dobbiamo pensare, fratelli carissimi, ai nostri interessi. Che abbiamo rinunciato al mondo, che viviamo qui, durante la vita, come ospiti e viaggiatori, che siamo in attesa del giorno in cui a ciascuno sarà assegnato il suo domicilio, che ci verrà restituito il nostro Regno e il Paradiso, una volta scampati da questo mondo, liberi dai suoi lacci. […]

 
Profughi verso la Russia?

Non c'è nulla di nuovo nell'idea di profughi religiosi europei. A partire dall'XI secolo in poi, tutti coloro che si sono opposti alla ferrea stretta del Papato e dell'Inquisizione intrisa di sangue, sono fuggiti in luoghi remoti. Poi, dopo la Riforma, i protestanti francesi, gli ugonotti, sono stati costretti a fuggire dall'intolleranza cattolica in molti paesi, sia all'interno che al di fuori dell'Europa. Nel XVII secolo i profughi religiosi provenienti dall'Inghilterra, noti come puritani, sono fuggiti dalla religione di Stato locale in America. Dopo il 1789 i profughi cattolici francesi si sono recati in Russia e in altri paesi, in fuga dalla persecuzione atea. Dopo l'esportazione in Russia del materialismo occidentale, noto come marxismo, nel 1917, i rifugiati russi a loro volta sono fuggiti dalla persecuzione atea, stabilendosi in tutto il mondo, creando una diaspora globale. E nel prossimo futuro, nei prossimi decenni, sembra che cittadini dell'Unione Europea e di altri stati potrebbero ancora fuggire dai diktat dei loro eurocommissari non eletti, anche per motivi religiosi.

Anche se l'attuale lotta per la libertà dell'Ucraina da questi eurocommissari, i cui sostenitori importati e prezzolati, si dice, sono stati pagati 30 euro al giorno da parte della CIA per sfilare a favore dell'Unione Europea, pare ormai vinta, la situazione appare triste altrove. Così, i popoli governati dalla dittatura dell'Unione Europea e dei loro governi fantoccio corrotti e in bancarotta, in Grecia, a Cipro, in Romania, in Bulgaria e altrove, stanno trasformandosi in profughi economici in tutto il mondo. Altrove in Europa, l'intolleranza verso i i valori cristiani è ormai tale che molti fedeli cristiani in Europa occidentale stanno iniziando a guardare con speranza altrove. Ma dove?

Guardare agli Stati Uniti, all'America Latina o all'Australia sarebbe senza senso, perché l'ondata di intolleranza nei confronti del cristianesimo, della vita familiare cristiana e del patriottismo cristiano è altrettanto forte in questi paesi, come abbiamo visto nei recenti attacchi di 500 abortisti in una chiesa cattolica in Argentina, o negli attacchi quasi quotidiani al cristianesimo da parte delle autorità laiciste e dei media atei beffardi in altri paesi occidentali. Altre parti del mondo, quelle non cristiana o quelle avvelenate dalla storia del colonialismo occidentale e da tutti i suoi abusi, non sono luoghi dove gli occidentali sono i benvenuti. La tolleranza del peccato e del male è di fatto l'intolleranza del bene, dello spirituale e tradizionale. L'Unione Europea ha già rifiutato di menzionare il cristianesimo nella sua Costituzione e continua ad attaccare coloro che hanno cara l'identità nazionale e la sovranità nazionale in tutta Europa .

Dove andranno allora i cristiani tradizionali dell'Europa occidentale, anche se non sono ancora tutti membri della Chiesa ortodossa russa multinazionale? La situazione, entro la prossima generazione può raggiungere il punto in cui questi ultimi europei amanti della libertà che professano ancora valori spirituali possono sentire che l'unica soluzione è l'emigrazione verso la Federazione Russa. È vero che c'è ancora molto da fare qui per illuminare i popoli occidentali e staccarli dai loro pregiudizi, in quanto sono stati zombificati per generazioni dalle teorie ufficiali che implicano la superiorità razziale occidentale e quindi la propaganda anti-russa, per molti anni, abilmente mascherata come propaganda anti-sovietica. Anche di recente c'è stata la dichiarazione da parte della guerrafondaia Hillary Clinton che Vladimir Putin non ha un'anima, anche se, è vero, questa l'ha resa solo ancor più ridicola di quanto sia già.

La lotta contro la disumanizzazione è in corso. Coloro che credono che l'essere umano sia fatto a immagine e somiglianza di Dio, che credono che ogni nazione abbia il diritto alla propria identità ed esistenza sovrana, e si batte contro le forze della globalizzazione che intendono liquidare la diversità delle civiltà, stanno iniziando a guardare alla Russia come fonte di sostegno e di libertà. È stato detto che potremmo andare verso un mondo multipolare, ma sembra che invece stia arrivando un mondo bipolare, l'Occidente e il mondo occidentalizzato (vale a dire secolarizzato) contro l'impero cristiano ortodosso rinnovato e libero centrato nella Federazione russa e i suoi alleati liberi dell'Unione Eurasiatica che, a differenza dei consumisti occidentali, affermano che l'uomo non vive di solo pane.

Quelli con valori morali tradizionali e spirituali, persone di famiglia, agricoltori che rifiutano le colture geneticamente modificate, insegnanti che credono che ci sia una differenza tra giusto e sbagliato, medici e infermieri che si rifiutano di somministrare aborto ed eutanasia, artisti che credono che l'arte abbia una missione estetica spirituale e morale, aristocratici che cercano di conservare le forme di vita tradizionali, architetti che vogliono costruire strutture idonee a esseri umani e non a formiche e robot, lavoratori che cercano la giustizia sociale, ne sarebbero tutti interessati. Tuttavia è anche vero che, sebbene il mondo post -sovietico abbia percorso una lunga strada, ha ancora molta strada da fare per riformare se stesso e ripristinare ciò che il materialismo occidentale ha distrutto dopo il 1917.

Solo quando si sarà spinta oltre su questa strada, non solo mostrando resistenza agli accaparratori e banchieri del Nuovo Ordine Mondiale, ma avrà anche invertito il danno che tale Ordine ha fatto nel proprio paese, soprattutto negli ultimi 25 anni, la Federazione russa otterrà un numero di profughi religiosi provenienti dal mondo occidentale, ora laicista militante. Cerchiamo la libertà per i valori e i modi di vita spirituali e morali tradizionali, incarnata in strutture economiche giuste, oneste, non burocratiche e non corrotte, dove la vita familiare possa quindi liberamente prosperare. La formazione di tali strutture è solo all'inizio esitante nell'Unione Eurasiatica. Dovremo aspettare e vedere se l'attuale minuscolo rivolo di rifugiati occidentali per motivi religiosi verso la Federazione Russa e i suoi alleati diventerà il fiume possente, l'esodo guidato da Mosè, come è stato profetizzato.

 
Funerali dell'archimandrita Livio (Tassello)

Ieri mattina si sono svolti i funerali dell'archimandrita Livio (Tassello), superiore del monastero di San Basilio a Revello (CN), fondato nel 1992 e dal 1996 sotto la giurisdizione della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia. Padre Livio aveva iniziato proprio a Torino il suo cammino verso l'Ortodossia. Preghiamo Dio di concedergli il riposo nel Suo Regno, e porgiamo le nostre condoglianze allo ieromonaco Gabriele (Invernizzi) e ai fedeli che frequentano il monastero.

 
A proposito di canonizzazioni affrettate e “politiche”: il caso di madre Maria (Skobtsova)

La canonizzazione dei papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II a Roma ha fatto sorgere numerose – anche se non molto reclamizzate – critiche all'interno del mondo cattolico romano. Le obiezioni si rivolgono più che altro all'eccessiva fretta dei procedimenti, soprattutto per quanto riguarda papa Giovanni Paolo II, e ai retroscena "politici" delle canonizzazioni. Molti saranno sorpresi di sapere che anche nella Chiesa ortodossa, proprio dieci anni fa, nel maggio 2004, si è avuto un caso analogo di canonizzazione affrettata (e non immune da sospetti di spinte politiche, per quanto ben più limitate), quando cinque membri dell'emigrazione russa in Francia, la più importante dei quali è senza dubbio madre Maria (Skobtsova, nella foto) sono stati annoverati tra i santi nell’Esarcato russo di Costantinopoli.

La canonizzazione del 2004 riguardava un gruppo di cinque persone, di cui tre (l'arciprete Dimitrij Klepinin, il professore ebreo neo-battezzato Il'ja Fondaminskij e il figlio di madre Maria, Jurij Skobtsov) strettamente collegati a madre Maria nella vita e nella tragica morte in prigionia. L'ultimo del gruppo, padre Alexis Medvedkov, il parroco della chiesa di Ugine in Savoia, era in un certo senso estraneo, ma fu incluso nella canonizzazione presumibilmente in quanto unico candidato agli altari al momento in cui era stato caldeggiato il caso di madre Maria e del suo gruppo.

In questa sede non crediamo utile dilungarci su madre Maria. Esistono siti a lei dedicati, e abbondante letteratura, anche in italiano. Notiamo come la figura di madre Maria sia estremamente popolare nel mondo cattolico, dove la sovrabbondanza di “regole” religiose diverse e talvolta conflittuali fa passare sotto silenzio le sue aperte violazioni del normale comportamento monastico.

Ci si è soffermati poco sulla santità di vita di madre Maria (a essere spietatamente sinceri, in questo campo c'è poco da dire), e quei tratti che potevano essere più dissonanti rispetto a una vita santa sono stati razionalizzati come aspetti di spiritualità altamente "personale". Eppure, è proprio la santità di vita che è la più importante caratteristica (assieme alla morte da martire) per proporre un cristiano o una cristiana alla venerazione tra i santi.

Una delle virtù cristiane è la prudenza, e su questa sono stati sollevati seri dubbi nel caso di madre Maria (curiosamente, anche nel caso dei papi appena canonizzati, diverse obiezioni attengono alla loro scarsa pratica della prudenza, di fronte alle secolarizzazioni della Chiesa). Questo si può vedere non solo nell'apostolato parigino in cui madre Maria mise da parte molte delle normali cautele della vita monastica, ma nel caso stesso del suo soccorso agli ebrei di Parigi sotto la persecuzione nazista. Ci sono seri motivi per credere che sia stata proprio la sventatezza del comportamento di madre Maria (tra cui parole dette a un telefono che sapeva essere sotto controllo) a far arrestare e deportare tutto il suo gruppo, compreso il suo stesso figlio. Deporre la propria vita per amore dei fratelli è nobile ed evangelico, mettere a repentaglio la vita dei propri cari lo è molto di meno.

Anche sulla morte da martire di madre Maria ci sono serie obiezioni. La ragione per cui le vittime dei campi di sterminio sono degne di onore e di rispetto, ma non necessariamente di un riconoscimento di santità nella Chiesa ortodossa, è che non si può stabilire né un'uccisione per odio alla fede cristiana ortodossa né un'offerta di salvare la vita in cambio del rinnegamento della fede. È sicuramente toccante il racconto fatto da una testimone oculare a Ravensbrück, che madre Maria si offrì di prendere il posto di un'altra donna condannata alle camere a gas. Questo gesto le ha ben meritato il titolo di giusta tra le nazioni a Yad Vashem, e certamente le avrebbe meritato ogni onorificenza e medaglia al merito da parte di autorità statali e religiose, ma non necessariamente una canonizzazione.

Se è vero che il decreto di canonizzazione è stato fatto dal Patriarcato ecumenico, è altrettanto vero che l'effettiva venerazione dei santi canonizzati nel 2004 è limitata alle chiese dell'Esarcato russo di Costantinopoli, e nemmeno a tutte: ci sono state chiese della giurisdizione di Rue Daru che hanno ignorato apertamente la canonizzazione, rifiutando di esporre le icone dei nuovi santi alla venerazione e di tenere funzioni in loro onore.

Non si riesce a evitare l'impressione che un gruppo dell'emigrazione parigina degli anni '90 abbia mosso cielo e terra per la canonizzazione di madre Maria, più che altro per desiderio di averla come modello per le proprie posizioni spesso divergenti dall'Ortodossia tradizionale. La fretta stessa con cui questa procedura è stata spinta può essere un indice di un ambiente che negli anni '90 si sentiva minacciato della perdita della propria identità specifica (quand'anche non della propria estinzione: non è un caso che i due principali promotori, padre Sergei Hackel ed Elisabeth Behr-Sigel, siano morti entrambi nell'anno successivo alla canonizzazione).

Ma se la fretta dei promotori di una canonizzazione è giustificabile e fino a un certo punto doverosa, molto meno lo è quella delle autorità ecclesiali che devono alla fine ratificarla, e qui la fretta è davvero cattiva consigliera. Non ci sono stati rapporti di miracoli, non esistono (per ovvie ragioni) reliquie di madre Maria e dei suoi compagni di "martirio", non sono state fatte indagini della sua vita e dei suoi scritti, non sono state ascoltate obiezioni, non era stato composto un officio, non esisteva alcuna forma di venerazione popolare. L'eccezione nel gruppo dei nuovi santi è costituita da padre Alessio di Ugine, ma anche nel suo caso l'unico aspetto favorevole alla canonizzazione era il suo corpo rimasto incorrotto. Se la canonizzazione di padre Alessio è sembrata prematura, quella degli altri quattro è sembrata totalmente politica. Siamo agli antipodi della vera venerazione popolare ortodossa, che può avere i suoi promotori anche di alto rango – pensiamo al ruolo del metropolita Serafim (Chichagov) e dello stesso imperatore Nicola II nella canonizzazione di san Serafino di Sarov – ma mai in assenza di un genuino riconoscimento popolare. Si comprende la reticenza di alcuni degli stessi ambienti dell'Esarcato, in cui era stato mantenuto un certo livello di memoria storica di madre Maria, a questo tipo di canonizzazione.

Forse la più prudente valutazione verrà dall'osservazione dei frutti di questa canonizzazione, con la prudenza suggerita da Gamaliele in Atti 5,39: "Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli". Se, nonostante tutto quanto hanno fatto gli stessi autori della canonizzazione per far screditare queste figure a un più attento esame, Dio vorrà comunque rivelarle come strumenti della sua grazia, allora se ne vedranno i frutti. Se d'altra parte questi santi cadranno nel dimenticatoio ortodosso (così com'è avvenuto allo stesso padre spirituale di madre Maria, padre Sergej Bulgakov), allora i cristiani ortodossi di domani avranno imparato una lezione in più su come non canonizzare i santi.

 
Dobbiamo seguire l'esempio dei santi antichi

I fiori di ciliegio sono già sbocciati a New York, e presto fioriranno i lillà. Il metropolita Hilarion ha celebrato la Pasqua nel 2013 a New York con l'icona "protettrice" della diaspora russa, e subito dopo la festa luminosa, ha celebrato il suo quinto anniversario come primo ierarca della Chiesa russa all'estero.

Eminenza, ormai da cinque anni è alla guida della Chiesa russa all'estero come parte di una Chiesa ortodossa russa unita. Che cosa ci hanno dati questi anni di unione?

Guardandomi alle spalle, penso: da dove cominciare? Posso dire questo: il ritorno annuale alla sua terra d'origine della nostra protettrice, l'icona della radice di Kursk della Madre di Dio "del Segno" e i pellegrinaggi nelle varie diocesi in Russia, Ucraina, Kazakistan, e quest'anno per la prima volta a Vladivostok e in Giappone.

Posso parlare degli insegnanti, dei monaci e dei sacerdoti provenienti dalla Russia, dall'Ucraina, che hanno arricchito le nostre tradizioni ortodosse. Questo scambio continua, ed è in espansione. Centinaia di studenti e giovani che si recano in Russia e nella CSI non solo per incontrare altri giovani, ma per fare veri lavori, per esempio il ripristino di luoghi santi russi a Solovki e Tikhvin.

Potrei raccontarvi delle pubblicazioni, dei filmati, dei documenti d'archivio restituiti. O delle conferenze di tutta la diaspora, dei pellegrinaggi giovanili comuni... dei matrimoni, e ora dei loro figli che sono nati in diversi continenti. Potete leggere tutto su questo su Internet. Ma questo non sarebbe potuto accadere senza la nostra preghiera collettiva all'altare di Dio, senza l'arricchimento spirituale della comunione eucaristica con la Chiesa madre, il suo episcopato, il clero e i laici. Naturalmente, potremmo avere punti di vista diversi su alcune questioni. È importante che l'unità della nostra Chiesa esista solo sul fondamento della verità e della purezza. Ecco perché il ristabilimento della preghiera comunione all'interno della Chiesa russa, di cui abbiamo celebrato lo scorso anno il quinto anniversario, è a nostro parere un evento storico, il più importante degli ultimi decenni.

Le capita spesso di viaggiare e di celebrare servizi divini in patria, di pregare nei luoghi santi della patria?

Avevo già visitato molti altri luoghi santi, quando ero ancora vescovo vicario di New York e vescovo diocesano in Australia. Ora ho solo la possibilità di servire a Mosca o nelle vicinanze, e solo durante gli eventi ufficiali della Chiesa, mentre prima avevo più possibilità di viaggiare per i luoghi santi della Russia e dell'Ucraina con i nostri pellegrini provenienti da vari paesi. La prima volta, come vescovo di Manhattan, sono venuto in Russia nel 1990 e nel pellegrinaggio di oltre due mesi – giugno e luglio – ho visitato Valaam e San Pietroburgo, Kiev e la Lavra di Pochaev, dove ho incontrato il priore, l'archimandrita Onufrij, ora metropolita di Chernovtsy e della Bucovina. Poi ho anche incontrato i miei parenti in Ucraina. Avevo sempre voluto saperne di più sulle origini della mia famiglia, dei miei cugini, ma non osavo sperare che questo sarebbe mai accaduto. Con il tempo sono venuto a sapere di altri parenti della Russia e con l'aiuto di un genealogista a San Pietroburgo ne ho trovati altri che vivono in Russia, distanti dieci generazioni.

Vladyko, come ha fatto la sua famiglia ad andare a vivere al di fuori della propria patria?

Io sono nato in Canada, e i miei genitori venivano da Obenizhe, nell'oblast della Volinia. Questa piccola città esiste tuttora, in quella che oggi è l'Ucraina. Quando la Volinia divenne parte della Polonia, le autorità hanno iniziato una politica di "polacchizzazione": le scuole sono state costrette a insegnare il polacco, e hanno cercato di introdurre il nuovo calendario nella Chiesa.

Poi mio padre ha suggerito a mia madre di trasferirsi in Canada, che aveva bisogno di lavoratori per coltivare terre vergini. I miei fratelli e mia sorella sono nati lì, come pure io, il più giovane. A casa parlavamo due lingue, ucraino e inglese; ho imparato il russo dopo, quando mi sono iscritto al seminario di Jordanville, negli Stati Uniti. Come la maggior parte degli immigrati, conducevamo una "doppia vita", canadese e russa, ricca di tradizione e di un patrimonio spirituale, e non separavamo mai la nostra gente in russi e ucraini: ci siamo sempre sentiti un solo popolo.

I miei genitori erano alfabetizzati, ma come tutti gli immigrati, vivevano in costante bisogno: la nostra fattoria ci sfamava a malapena, e mio padre era costantemente alla ricerca di altro lavoro.

Durante l'estate aiutavo i miei genitori con lavori agricoli: da quando avevo otto anni mio padre e io usavamo insieme macchine falciatrici e imballatrici. Poi ho iniziato a lavorare da solo su un trattore e una mietitrebbia, e dall'età di dodici anni ho guidato una macchina. Come tutti i bambini, mi stancavo dei lavori monotoni, ma quando sono cresciuto sono stato grato ai miei genitori per avermi dato l'opportunità di imparare a lavorare e ad apprezzare l'amore per il lavoro.

Per quali altri tratti di carattere prova gratitudine per i suoi genitori?

L'ospitalità, l'onestà, l'umiltà nella vita quotidiana. I miei genitori sono sempre stati soddisfatti con cose semplici, erano gentili e accoglienti, e per me questo stile di vita è diventato naturale.

Chi ha influenzato la sua decisione di entrare nel monachesimo e diventare un sacerdote?

I servizi della chiesa mi lasciavano una profonda impressione. L'arcivescovo Panteleimon (Rudyk) veniva spesso a svolgere i servizi divini; era sotto l'omoforio del Patriarcato di Mosca. La nostra fattoria era situata non lontano da Spirit River. Tra le fattorie ucraine c'era la chiesa della santa Trinità, ma non aveva un sacerdote regolare. Il clero di varie giurisdizioni si alternare a celebrare i servizi divini e i servizi su richiesta.

L'idea di un vescovo mi affascinava. Da bambino di sei anni, lo vedevo come qualcuno sceso dal cielo. Tornando a casa, raccoglievo le icone e le candele e "giocavo al prete." Quando avevo otto anni, andai nei boschi vicino a casa e costruii la mia "chiesa" segreta, adornandola con le icone e andando lì a pregare.

Da adolescente mi piaceva ascoltare le trasmissioni religiose alla radio canadese, ordinavo letteratura ortodossa, riviste e libri. Vladyka Panteleimon a volte mi dava un'icona o un libretto, e previde "Tu sarai un prete." Per tutto il liceo sentii nel mio cuore che quella era solo una preparazione per il seminario e il sacerdozio.

A Edmonton, incontrai il Vescovo Savva (Sarachevich) della Chiesa russa all'estero, una persona di alta spiritualità e di rara gentilezza. Gli racconti il mio desiderio di andare in seminario, e Vladyka mi ispirò con le sue storie monastiche.

Con la sua benedizione, andai negli Stati Uniti, a al seminario della santa Trinità a Jordanville. Questo fu nel novembre del 1967. Tra le pittoresche fattorie, boschi e laghi c'era un monastero innevato con una meravigliosa chiesa dalle cupole dorate e un grande edificio monastico, una piccola parte della Santa Rus'. All'inizio fu molto difficile per me. Cominciai anche a disperare, e scrissi a Vladyka Savva chiedendogli di ricevermi in Canada come novizio. Mi rispose che se avevo il desiderio di diventare un vero monaco, dovevo rimanere in seminario e sopportare pazientemente tutte le tribolazioni. Fui consolato dalla sua risposta.

Quando si conclusero i miei studi, non volevo andarmene, perché ero giunto ad amare molto il monastero, i monaci e l'arcivescovo Averkij (Taushev), rettore del seminario, di cui sono stato attendente di cella negli ultimi anni della sua vita. Era un uomo di fede profonda e di insolita erudizione. Eravamo rimasti tutti affascinati dalla purezza della sua anima e dalla sua gentilezza.

Dopo la laurea, insegnai per qualche tempo, ma lavorai soprattutto nella tipografia: componevo articoli per il periodico di lingua inglese Orthodox Life, e in russo per Pravoslavnaja Rus'. Là ho fatto esperienza nel campo della composizione e della redazione.

Lei è diventato uno dei vescovi più giovani nella Chiesa all'Estero – vescovo di Manhattan, poi di Australia e Nuova Zelanda, e quindici anni dopo di nuovo a New York. Ma non è stata la stessa cosa che era nel XX secolo. Il secolo scorso è stato un'intera epoca nella storia della Chiesa all'Estero. Per 90 anni la Chiesa si è rivolta ai russi, che, cercando di preservare la loro fede ovunque andassero, ha sempre fatto della costruzione di chiese una priorità dovunque andassero. Ora la missione della ROCOR è cambiata in qualche modo? Quali sfide si trova davanti la Chiesa ai nostri giorni?

Anche ora cerchiamo di preservare quello che abbiamo saputo costruire nel corso dei decenni: chiese, parrocchie, missioni e comunità in quattro continenti, cerchiamo di mantenerle e di provvedere ai fedeli.

Abbiamo un ampio fronte di lavoro pastorale e missionario negli Stati Uniti. Oggi stiamo assistendo a una quinta ondata di emigrati, così l'esperienza missionaria accumulata dalla diaspora russa è richiesta oggi. Praticamente ogni città in America ha cristiani ortodossi russi, persone che hanno bisogno di cure spirituali, che hanno bisogno dell'attenzione di un sacerdote. Il Patriarcato di Mosca, in conformità con il Tomos d'autocefalia dato alla Chiesa ortodossa in America, non ha il diritto di creare nuove parrocchie sul territorio degli Stati Uniti. La nostra Chiesa non è vincolata da tali restrizioni, ma è finanziariamente difficile per noi costruire nuove chiese. Con l'aiuto di Dio, tuttavia, le comunità si stanno gradualmente compattando; trovano i mezzi e costruiscono chiese. Tra i parrocchiani ci sono molti neo-convertiti, ex cattolici romani, protestanti, gesuiti, e persino membri di sette alla ricerca della Verità, che si rivolgono all'Ortodossia e diventano membri attivi e zelanti della nostra Chiesa.

Se si guarda alla pratica di condurre servizi divini nelle parrocchie della Chiesa all'estero, questi sono soprattutto in slavonico ecclesiastico e secondo il calendario giuliano, mentre la maggior parte delle parrocchie patriarcali servono in inglese. È un segno che la diaspora russa sta cercando di preservare la lingua russa?

Per ora la maggior parte delle nostre parrocchie conduce servizi in slavonico ecclesiastico, mentre la lingua russa, naturalmente, è mantenuta nelle prediche e nelle comunicazioni all'interno della parrocchia. È una cosa curiosa che i discendenti delle prime ondate di emigrati avviano conservato la loro conoscenza del russo, mentre i figli di coloro che sono venuti dalla Russia 10-20 anni fa, spesso, non lo parlano a casa. Ma in generale, naturalmente, l'assimilazione è un fenomeno naturale, che si verifica tra tutte le nazionalità in questo paese. Anche se molti parlano russo, il russo-americano medio scrive in modo sgrammaticato (non sto parlando di quelli per i quali la lingua russa è legata alla professione). A volte si può dire solo dal nome o dal cognome che qualcuno ha radici russe. Spesso vengono solo in chiesa una volta l'anno, a Pasqua. I cristiani ortodossi sposano persone di altre fedi, e i loro figli spesso non sono allevati nel modo che si vorrebbe.

Al contrario dell'America orientale, sulla costa occidentale e in Australia è arrivata una successiva ondata di immigrati, per lo più provenienti dalla Cina, e tra loro le tradizioni e la lingua russa sono meglio conservate.

Le scuole non parrocchiali aiutano?

Sono necessarie, e anche importanti, ma coinvolgono solo una piccola percentuale dei bambini russi. Oltre agli scolari, dobbiamo prestare attenzione ai giovani. Sono felice di dire che i nostri sacerdoti prendono parte attiva ai lavori del Dipartimento sinodale della gioventù: organizzano conferenze congiunte con giovani in Russia e Ucraina. I giovani tornano a casa pieni di impressioni, molti trovano i loro partner – altri cristiani ortodossi, e questo è importante. Questa estate, nell'ambito del progetto "Tikhvin", dei giovani di Albany, NY, andranno a lavorare in un convento nei pressi di San Pietroburgo.

Allo stesso tempo in cui facciamo lavoro missionario nei centri tradizionali della diaspora russa, cerchiamo di fondare parrocchie dove la gente cerca la vera fede, in paesi non ortodossi o addirittura non cristiani.

Come siete andati in quei paesi?

Non siamo noi che abbiamo trovato loro, è il Signore che li ha mandati a noi. I primi sono stati gli haitiani. Quando ero ancora vescovo di Manhattan nel 1990, ho viaggiato a Port-au-Prince per condurre servizi divini in una parrocchia. C'era solo una parrocchia e due sacerdoti in quel momento. È interessante notare che, oggi, tutti i preti di Haiti sono insegnanti di professione: conducono servizi divini e allo stesso tempo insegnano ai bambini. Due studenti di Haiti stanno ora studiando al Seminario del Patriarcato di Mosca in Francia, e ci sono altri che desiderano iscriversi.

Vi sono due comunità della Chiesa all'estero nella Repubblica Dominicana: una dedicata alla icona di Kazan' della Madre di Dio e una a san Serafino di Sarov. I parrocchiani locali sono per lo più mogli russe di dominicani, proprio come in Costa Rica. Il nostro prete locale aveva studiato in Unione Sovietica prima della sua ordinazione, così parla russo e serve in spagnolo e slavonico ecclesiastico.

Lo ieromonaco German (Castro) serve la popolazione locale nella città di Camuala, in Nicaragua, e speriamo di stabilire una chiesa ortodossa a Managua per i nostri connazionali.

Non molto tempo fa, il sacerdote Peter Jackson, il quale, prima di convertirsi all'Ortodossia aveva trascorso molti anni come missionario protestante in Sud America insieme alla sua matushka Steliana, è tornato dal Guatemala dove hanno visitato diverse migliaia di Maya appena convertiti. Dopo aver esaminato la sua relazione, ho dato a padre Peter la benedizione di partecipare a un seminario ortodosso gestito dalla metropolia greca che dovrebbe preparare sacerdoti per più di 300 parrocchie ortodosse nel paese, dove ora sperano di avere un prete.

Per quasi dieci anni, c'è stata una missione ortodossa della ROCOR in Indonesia. È diretta dall'archimandrita Daniel (Byantoro), che ha tradotto i servizi ortodossi nelle lingue locali –indonesiano e giavanese.

Recentemente ha ordinato sacerdoti per le comunità in Pakistan ...

Io stesso non sono mai stato in Pakistan: ho dato retta al monito del pericolo di essere ortodossi e stranieri, quindi tre pakistani sono stati ordinati in Sri Lanka. Padre Adrian Augustus si reca in Pakistan dall'Australia. Il Pakistan è il secondo paese musulmano più popolato al mondo dopo l'Indonesia. Circa il 4 per cento della popolazione è cristiana: la metà sono cattolici, l'altra metà anglicani.

Padre Adrian (prima del battesimo Vishal Augustus), il decano e padre spirituale della comunità pakistana, è nato nel nord dell'India, nella città di Lucknow, e ha studiato in una scuola cattolica. È rimasto deluso dal cattolicesimo e si è convertito all'anglicanesimo, ma non ha notato molta differenza tra loro e ha cominciato a studiare il cristianesimo ortodosso su internet. Mo ha scritto e abbiamo iniziato una corrispondenza. Poiché non abbiamo chiese ortodosse in India, l'ho invitato a venire in Australia e a vivere in una parrocchia per fare esperienza d'Ortodossia. A Sydney l'ho battezzato con il nome di Adrian, e ha pregato nelle nostre chiese, poi ha seguito lezioni di teologia. Dopo la mia elezione a primo ierarca, è venuto a New York e presto è stato ordinato diacono, e ora serve come sacerdote in Australia. Nei giorni feriali, come accade a molti dei nostri sacerdoti, padre Adrian ha un lavoro secolare in una delle banche di Sydney.

Durante la sua prima visita in Pakistan, padre Adrian ha battezzato 174 persone, e tiene corsi pastorali per sacerdoti appena ordinati durante le visite sul luogo e li segue via internet, e il clero locale insegna catechismo agli adulti e tiene scuole domenicali per i bambini. Tre pakistani locali sono già stati ordinati sacerdoti. I preti Joseph, Anthony e Cyrill avevano studiato in un seminario cattolico prima della conversione all'Ortodossia.

Padre Adrian ha recentemente acquisito un appezzamento di terreno per una chiesa, ha istituito un fondo missionario per gli aiuti ai nuovi cristiani, raccogliendo denaro per la costruzione di una chiesa a Sargodha.

Tra i recentemente battezzati vi sono iraniani e afgani. Anche in India, cristiani zelanti hanno stabilito comunità, studiano catechismo via internet, e coloro che vogliono convertirsi al cristianesimo ortodosso sono in attesa di un sacerdote. Tali paesi così remoti per l'Ortodossia sono molto aiutati da internet, che dà loro la possibilità di trovare informazioni e contatti necessari, leggere letteratura teologica e le opere dei Santi Padri.

Alcuni criticano le ordinazioni sacerdotali precipitose...

Quest'inverno ho viaggiato in India, mi sono reso conto della situazione in generale e di quella dei rappresentanti di queste comunità. Ho visto con i miei occhi come queste persone si avvicinano a questo importante passo della loro vita con sobrietà, trepidazione e zelo, alcuni si preparano per il battesimo, altri per l'ordinazione. Queste persone ardono come candele, vivendo in un mondo che è estraneo a loro. Se una comunità non ottiene un prete a tempo debitp, se non cominciano a celebrare la Liturgia, nessuno può dire che cosa li attende. Se ci chiedono acqua viva, non possiamo e non dobbiamo negargliela.

Dopo tutto, noi stessi abbiamo vissuto per 90 anni in un ambiente straniero, e noi nella Chiesa all'Estero abbiamo esperienza nella ricezione degli eterodossi all'Ortodossia. Così, quando il Signore ci manda delle sfide, io non posso rispondere di no. Quando le persone vogliono unirsi alla Chiesa, e hanno una comunità missionaria, io cerco sempre di incontrarli a metà strada, perché è nostro dovere adempiere il comandamento del Salvatore: "Andate dunque, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio, e del santo Spirito".

Quanto tempo dedica ai viaggi, in considerazione del fatto che rimane vescovo ordinario della diocesi di Australia e Nuova Zelanda?

La nostra diocesi dell'America orientale va dallo stato del Maine e dal confine con il Canada fino all'America Centrale (Nicaragua, Porto Rico, la Repubblica Dominicana e Haiti). Ogni anno faccio del mio meglio per visitare quante più parrocchie posso, ma posso passare solo poco tempo in un dato luogo. Continuiamo anche la tradizione di condurre sempre funzioni archieratiche nelle parrocchie nei loro giorni di festa. Io mi alterno nel servizio in una determinata parrocchia con i miei due vescovi vicari.

Vladyka, tutti sanno che i vescovi all'estero hanno un'organizzazione e uno stile di vita quotidiano più democratici di quelli dei vescovi in Russia...

Nella diaspora, non abbiamo le stesse risorse finanziarie per mantenere del personale a tempo pieno: segretari, attendenti di cella, personale di servizio. Come regola generale, i vescovi all'estero si prendono cura delle loro necessità personali: guidano, si preparano i pasti, si fanno da soli il bucato...

A New York, lei mantiene questa tradizione e si cucina velocemente i suoi pasti?

Naturalmente. Mi piace farmi da solo una rapida zuppa. Spesso mi invento piatti. Non mi piace trascorrere molto tempo a tavola: cucino il mio cibo, mangio rapidamente e torno al lavoro.

Ma quando è necessario, i nostri parrocchiani prestano sempre una mano. Nelle nostre parrocchie, in tutti i continenti, i custodi delle chiese, i consigli parrocchiali, le associazioni femminili si danno tutti da fare su base volontaria e contribuiscono a coprire le necessità della chiesa. Per la maggior parte, i sacerdoti e le loro matushke nelle parrocchie più piccole svolgono lavori secolari come quelli dei laici durante la settimana.

Vladyka, molto è stato scritto sui vari interessi dei monaci. A suo parere, un monaco dovrebbe avere un hobby? Se sì, quale sarebbe il suo?

A rigor di termini, un monaco non dovrebbe essere attaccato ad altro che alla preghiera. Ma per tutta la vita mi è piaciuto collezionare libri. In Australia ho sognato di creare una biblioteca diocesana basata sui libri da me raccolti in più di 40 anni. Siamo riusciti a mettere insieme e catalogare una grande biblioteca nel palazzo sinodale di New York, che include volumi provenienti dalle collezioni di diversi vescovi.

Dico sempre ai nostri seminaristi, prima di tutto, che mentre sono giovani dovrebbero leggere il più possibile, soprattutto opere teologiche e scritti dei santi Padri, perché con il passare degli anni, avranno sempre meno tempo per la lettura.

Quali altri consigli ha da offrire?

Di prestare attenzione a ogni persona, di cercare di non evitare la gente: "Mi sono fatto tutto a tutti, per poter con ogni mezzo guadagnarne alcuni", come ha detto san Paolo. Se qualcuno pensa che diventare gentile, rispettoso e premuroso verrà con l'età, gli dico questo: rara è la persona che ci riesce. Bisogna allenarsi fin dall'infanzia, nei nostri primi anni. La cosa principale da ricordare è che lo scopo della nostra vita non è il benessere materiale e la felicità esterna, ma piuttosto acquisire la grazia di Dio e prepararci per la vita eterna, e per questo, prima di tutto, bisogna raccogliere tesori spirituali che nessuno potrà mai togliere.

Vladyka, come si sente per il fatto che, come primate della Chiesa, mantiene ancora la reputazione di essere un abitante di Manhattan accessibile e gentile? Molti dei nostri connazionali ricordano come nei primi anni '90, li ha assistiti, ha dato loro buoni consigli e li ha aiutati a stabilirsi in una nuova terra...

Ricordo che anche durante il periodo sovietico, e soprattutto dopo la caduta del regime comunista, molti immigrati russi hanno cominciato ad arrivare a New York. I giovani venivano a chiedere di essere battezzati; molti di loro non parlavano inglese e chiedevano aiuto nella compilazione di vari moduli e documenti. Non avevo ancora esperienza nella compilazione di documenti d'immigrazione, ma ben presto ho imparato... Ma questa è una cosa di cui essere orgogliosi? La gentilezza è richiesta da Cristo, perché "gli occhi del Signore sono in ogni luogo, e osservano il male e il bene" (Proverbi 15:3). I santi antichi erano eccezionali nella loro gentilezza e ospitalità, e noi dovremmo seguire il loro esempio.

 
Una nuova composizione iconografica: Cristo e il giovane ricco

Questa primavera, ho ricevuto una email da un cliente americano che mi ha lasciata al tempo stesso incuriosita e un po' ansiosa. Mi sarebbe piaciuto dipingere una nuova icona che raffigura l'interazione di Cristo con il giovane ricco descritto in tutti i Vangeli Sinottici? Sì, certamente!

Per la maggior parte, le mie icone sono commissionate, discusse e poi vanno sulla mia lista di attesa. Questa avrebbe dovuto essere diversa, e avrebbe dovuto saltare la coda per essere completata in tempo. Normalmente avrei detto di no subito, ma qualcosa in quest'icona e nel suo tema mi ha incuriosita. Avevo sentito questa storia, naturalmente – è il momento in cui Cristo dice "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli". Come molti cristiani, ero sconcertata dalle immagini, ma anche colpita da alcune parole nella frase precedente, quando sentiamo che Cristo "guardò il giovane e lo amò". Questo significa che prima di questo momento, Cristo non aveva sentito amore per questo ricco giovane? Cosa è cambiato per Cristo in quel momento segnato nel Vangelo? Il mio cliente è stato molto chiaro sul fatto che QUESTO era il momento da mostrare nell'icona – quell'istante in cui, secondo quando ci viene detto, Cristo sentì agape per questa persona che lo aveva avvicinato con una domanda così importante. Nella nostra corrispondenza, ha detto "Anche i ricchi hanno bisogno di un salvatore, e lo sanno. La loro posizione spirituale è precaria, anche se non lo è la loro posizione sociale e logistica".

Così abbiamo avuto un breve periodo di tempo, un momento molto particolare da mostrare, e un cliente che sapeva veramente ciò che voleva che questa icona comunicasse in modo chiaro. Non avere un prototipo su cui lavorare da era per molti versi liberatorio: abbiamo parlato direttamente del testo biblico, leggendo il contesto della scena e della descrizione. Il mio cliente ha anche portato un passo della Bibbia ebraica, estremamente rilevante per questa icona:

Deuteronomio 8: 11-20: "Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio così da non osservare i suoi comandi, le sue norme e le sue leggi che oggi ti do. Quando avrai mangiato e ti sarai saziato, quando avrai costruito belle case e vi avrai abitato, quando avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento e il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, il tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te l'acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri, per umiliarti e per provarti, per farti felice nel tuo avvenire. Guardati dunque dal pensare: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze. Ricordati invece del Signore tuo Dio perché Egli ti dà la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l'alleanza che ha giurata ai tuoi padri. Ma se tu dimenticherai il Signore tuo Dio e seguirai altri dei e li servirai e ti prosternerai davanti a loro, io attesto oggi contro di voi che certo perirete! Perirete come le nazioni che il Signore fa perire davanti a voi, perché non avrete dato ascolto alla voce del Signore vostro Dio".

Ho guardato altre icone e affreschi di questo tipo di interazione – l'incontro di Cristo con la Samaritana, in particolare, perché conosciamo questa storia e si trova più di frequente in esempi esistenti. Di solito Cristo è mostrato seduto mentre l'altra persona sta in piedi, e così è come ho iniziato a schizzare la scena. Ho disegnato più o meno la forma della tavola e poi ho fatto qualche schizzo di 'brain-storming' per vedere cosa funziona meglio.

Inizialmente ho disegnato la figura di Gesù seduta – tradizionalmente si sedeva e la folla si riuniva e si sedeva intorno ai suoi piedi. Tuttavia, il mio cliente ha suggerito che entrambi dovrebbero essere in piedi – questa era un'interazione dinamica tra Cristo e il giovane, piuttosto che una scena più semplice di 'insegnamento'. Come ci viene detto nel Vangelo di san Marco:

Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».

Cristo è sempre leggermente più alto, perché è maturo nel corpo e, naturalmente, nella sua natura divina. È vestito tradizionalmente, con la veste rossa della sua natura umana ornata dal mantello blu della sua divinità. È mostrato con una chiara espressione compassionevole – con la mano destra benedice e ho scelto che la sua mano sinistra sia aperta, estesa verso questo giovane che è venuto in cerca del suo insegnamento sulla vita e su come essere salvato. Non è un accattonaggio, non è una promessa – è un aperto, amorevole invito al giovane (e a tutti noi). "Ecco, prendi la mia mano, e io ti condurrò in paradiso". È mostrato non del tutto fermo, non del tutto in moto – Cristo stava per andarsene alla fine di una lunga sessione di risposte, di racconti di parabole, d'insegnamento. Eppure esita, sentito il diretto interessato e la risposta onesta di questo giovane ricco.

Il giovane ricco è, ovviamente, vestito in modo molto diverso. Il mio cliente e io abbiamo discusso a lungo come abbiamo potuto dimostrare la sua prosperità materiale e come questa dovesse essere illustrata. Colori sgargianti? Oro e gioielli? Magari pellicce? Era molto forte la tentazione di 'divertirmi' un poco con questo insieme, per comunicare quanto era diventato stravagante il suo comportamento da ricco. E tuttavia non c'è nulla di intrinsecamente sbagliato nella sua ricchezza – è un fatto della sua vita, come i capelli castani o un naso dritto. Sentivo che da ricco che era, non era intrinsecamente 'cattivo' e neppure di cattivo gusto, nel modo che potrebbe trasmettere l'uso di pigmenti artificiali.

Qui aggiungo a margine una nota tecnica. I pigmenti che uso sono sempre naturali. Sono formati da terra, metalli, pietre, anche una gemma preziosa o due, polverizzati e miscelati con tuorlo di uova (dalle galline del mio giardino) e acqua, con un po' di vodka. Hanno una qualità e una vita che sono convogliate, impercettibilmente, al nostro cervello. Ho notato una mattina che, mentre ero seduta al lavoro, la luce del sole creava minuscole scintille sulla superficie pittorica – stelle minute, scintillanti nel blu della veste di Cristo, la cui azzurrite è particolarmente incline a questa qualità sgranata (se troppo finemente macinata perderà il suo colore). Ciò significa che la luce penetra non solo attraverso gli strati di vernice, sul bianco della tavola gessata per rifletterci indietro gli strati di colore, ma che la luce viene rifratta e si comporta quasi in questo modo caotico, vorticoso che mi ricorda delle acque prima della creazione – piena di movimento, ma non in forma regolare. Questo è il motivo perché i colori acrilici e i pigmenti artificiali non soddisfano la piena teologia liturgica, dossologica, eucaristica dell'iconografia – possono essere indicibilmente belli e Dio può concedere alla sua grazia di operare attraverso di loro, naturalmente – ma c'è una realtà nella materia stessa usata nelle icone. Sono molto grata che il mio cliente abbia capito tutto questo perché il mio passo successivo non è stato affatto quello che avevamo discusso.

Mi sono seduta e ho guardato la forma del giovane. Avevo passato ore a disegnarlo, più e più volte, fino a quando ho avuto la migliore possibile combinazione di supplica, richiesta e così via, abbinata alla natura trasformata dell'icona come. Sapevo che avrei voluto che fosse brillante. Eppure, mentre me ne stavo lì, sapevo che, sotto il colore terra verde, quasi turchese, che volevo per la sua veste, ci deve essere anche un profondo strato di azzurrite – lo stesso della tunica di Cristo. Qui c'era un giovane che vuole essere salvato, che vuole essere con Cristo – eppure è già con Cristo, e già partecipa di quella divinità nella sua persona in quanto essere umano e quindi già formato a immagine e somiglianza di Dio. Ho dovuto trovare un modo per dimostrare che tutta l'umanità, ricca o povera, è una parte di somiglianza di Dio e che la sua ricchezza non era di impedimento a questo – se solo lui (e noi) riesce a  riconoscerlo. Ciò ha portato a una scelta leggermente diverso per il suo mantello – il rosso interno, che qui cattura la nostra attenzione, e i suoi piedi calzati delicatamente di un vero e proprio (e velenoso) vermiglio. Questo è il colore più intenso che io abbia mai usato e che richiama certamente l'attenzione. Chi, se non una persona molto ricca, avrebbe viaggiato con capi così poco pratici, altamente decorativi? Le sue scarpe illustrareno che non ha bisogno di camminare per molte miglia; cavalca un bel cavallo, o forse è trasportato su una lettiga. Il suo mantello è cucito con perle e tuttavia non lo avrebbe aiutato a proteggerlo dalle intemperie; questo è tutto un modo di mettere in mostra il suo stato sociale, come le griffe ai nostri giorni, forse. L'orlo delle sue vesti e la sua corona sono entrambi dorati, così come la fodera decorativa sul mantello. Tuttavia, potreste chiedervi perché non ho usato oro vero, poiché c'è molta foglia d'oro sullo sfondo del pannello.

L'oro, in un'icona, non viene utilizzato per descrivere l'oro metallico su questa terra (o non solo quello). In questo caso, l'oro in fondo è una foglia d'oro a 23 carati e mezzo, a doppio strato su una base di argilla rossa. Per dirla il più semplicemente possibile, l'oro è la presenza del Dio invisibile "nel quale viviamo, ci muoviamo ed esistiamo". Egli è più vicino a noi di quanto lo sia il nostro respiro e tuttavia non può essere visto con gli occhi. Quest'oro è un ricordo di quella presenza e una parte della 'realtà trasfigurata' che le icone ci mostrano. Quando l'oro viene utilizzato su un indumento, non ha lo scopo di mostrare se stessa, ma la luce della divinità che trasform materiali, tessuto, indumenti, così come le vesti di Cristo si sono trasfigurate sul Monte Tabor; la Luce di Dio trasforma la materia stessa che ci circonda, per quanto siamo in grado di vederla. Così le linee d'oro sul manto della Vergine Maria, le linee d'oro sulla veste di un Cristo bambino, ecc, sono tutte segni della possibile dimora di Dio nella sua buona creazione quando è trasmutata dalla sua presenza e nella pienezza della sua realtà potenziale.

La corona, l'orlo e il mantello sono quindi dipinti con un giallo ocra italiano brillante per illustrare la natura decorativa delle sue vesti, ma non la loro essenza. Sono finemente raffigurate nello stile bizantino dei secoli XII-XIII e, spero, comunicano quanto dovesse essere ricca una persona sarebbe che indossava tali ornamenti.

Mentre si estende verso Cristo in atteggiamento di supplica, ci sono altri elementi molto piccoli che ci dicono sia dove l'icona è stata fatta sia dove sta andando: nel-verde mare delle vesti del giovane sovrano, il mio cliente ha visto un accenno del mare scozzese in estate; nella sua corona, ci sono zaffiri sfaccettati che suggeriscono la bandiera del saltire, la croce di Sant'Andrea. Ai suoi piedi, possiamo vedere un serpente del Colorado (sonora semiannulata) e uno scorpione, specie native della zona in cui vive il mio cliente, e che evocano il passo del Deuteronomio. Dietro Cristo, c'è in lontananza una cascata – egli è l'acqua che dà la vita, che non solamente placa ogni assetato ma che è così essenziale per la vita nel caldo deserto in cui andrà quest'icona. Intorno ai piedi di Cristo, ci sono pure alcune piante autoctone della regione del Colorado – l'aquilegia, la gaillardia e un riferimento a Cristo come la vite.

Vi è coinvolto anche un elemento di 'geometria sacra'. Tra le figure, si può vedere la forma di un calice. C'è una comunione che si svolge tra Cristo e questo giovane ricco, simile all'Eucaristia celebrata ogni giorno nelle chiese di tutto il mondo. Una simile forma di calice esiste nella Santa Trinità di Rublev, che stavo studiando al momento.

Mi è dispiaciuto completare quest'icona. Io sono sempre riluttante a lasciarle andare, essendo stato benedetta da tante ore trascorse in preghiera con loro e a conoscendore i santi o in questo caso il passo del Vangelo. Ma sono ancor più felice di poter dire di sapere che sta per essere condivisa con tanti che desiderano portare il Vangelo e la buona notizia dell'amore di Cristo a più persone nella comunità e che sarà oggetto di tanta sollecitudine e preghiera. Dovrei forse dire che mi sento triste, ma anche immensamente benedetta.

 
Intervista di Tudor Petcu all’igumeno Ambrogio sui viaggi spirituali

Prima di tutto, le chiederei di dirmi: quali sono i più importanti luoghi spirituali che ha visitato fino ad ora? Quando le pongo una tale domanda, faccio riferimento ai luoghi spirituali che riguardano il mondo ortodosso.

La lista delle mie visite a paesi e luoghi spirituali ortodossi è facile da stilare:

Grecia e Monte Athos (1995)

Romania (1995-1996)

Ucraina (2000)

Serbia, Kossovo e Montenegro (2003)

Israele e Palestina (2004)

Romania e Moldova (2006)

Serbia (2011)

Kossovo e Albania (2014)

Tuttavia, sarebbe riduttivo localizzare i luoghi spirituali solo nei paesi di tradizione ortodossa. Ho visitato chiese, monasteri ed eremi ortodossi in paesi occidentali, e non posso non menzionare quei centri che attirano ogni anno pellegrini ortodossi da molti paesi. Bari è l’esempio più noto, ma anche la mia stessa città di Torino attira pellegrini alla Sindone... per cui posso dire di sentirmi parte di un’onda di pellegrinaggio anche stando in casa!

Prendendo in considerazione i suoi viaggi spirituali, oppure diciamo i suoi pellegrinaggi, dove ha scoperto veramente la profondità dell’Ortodossia e, non ultimo, la presenza di Dio? In altre parole, dove ha avuto di fatto luogo il suo incontro con l’Ortodossia, vale a dire con la Verità del Signore?

Onestamente, posso affermare che per l’incontro con l’Ortodossia non ho avuto bisogno di lunghi o ripetuti spostamenti. Certo, a portarmi a prendere la mia decisione di entrare nella Chiesa ortodossa hanno contribuito diversi fattori, tra cui incontri personali, letture, riflessioni... ma queste cose avrebbero potuto accadere dovunque. Ancora oggi, posso dire che sento la profondità dell’Ortodossia in qualsiasi chiesa, per quanto modesta, e questo è un grande incentivo a sentirmi bene ovunque.

Lei sa già che mi piace moltissimo parlare dell’Italia ortodossa, e che cerco di farla conoscere anche nel mio paese, per questo mi interesserebbe che mi dicesse dove lei, come italiano convertito all’Ortodossia, ha incontrato l’eredità ortodossa dell’Italia.

Quando ci si familiarizza con la Chiesa ortodossa, è facile trovare le radici ortodosse dell’Italia: resti di iconostasi, di battisteri a immersione, frammenti di affreschi, usanze e detti popolari... da una parte, tutto questo testimonia che l’Ortodossia è ancora latente sotto la superficie, e che nemmeno un millennio di tabula rasa è riuscito a cancellarne tutte le tracce; d’altra parte, è la prova di un genocidio culturale tanto profondo da far perdere le speranze di riuscire un giorno a colmare l’abisso che si è creato, e che l’ecumenismo contemporaneo ingenuamente definisce “diversità di espressione locale”.

Penso che lei abbia viaggiato molto anche fuori d’Italia, facendo riferimento al mondo occidentale da questo punto di vista. Potrebbe mettere in evidenza le personalità ortodosse occidentali che ha incontrato durante i suoi viaggi spirituali?

Ho avuto occasione di incontrare alcuni degli autori ortodossi più letti, e che hanno avuto un ruolo nella conversione all’Ortodossia di molte persone. Per non nominare che tre famosi metropoliti delle Chiese russa, romena e greca, ho conosciuto ancora nei miei anni pre-ortodossi Antony (Bloom), e in seguito Serafim (Joantă) e Kallistos (Ware). Tuttavia, non sono solo le persone che risiedono nei paesi occidentali a svolgere un ruolo importante. Per citare ancora un paio di metropoliti, non posso non ricordare le mie frequentazioni con sua Beatitudine Onufrij (Berezovskij) di Kiev e di tutta l’Ucraina, che ha avuto un ruolo fondamentale nell’avviare la riunificazione tra il Patriarcato di Mosca e la ROCOR, cambiando così il panorama della Chiesa russa nel mondo, e con sua Eminenza Nikolozi (Pachuashvili) di Akhalkalaki e Kumurdo, che ha svolto un grande lavoro nel far conoscere la Chiesa georgiana in Occidente. Potrei continuare con una lista molto lunga di chierici, monaci e laici molto importanti per lo sviluppo dell’Ortodossia in Occidente, ma rischierei di lasciarne fuori molti: il loro numero non si esaurisce con le molte personalità che sono state descritte in più di sette anni di divulgazione costante sul sito della nostra parrocchia a Torino.

Ora avrei una domanda molto semplice che esprime infatti una mia curiosità personale vista la mia voglia di comprensione spirituale: cosa significa davvero essere un pellegrino dal suo punto di vista?

Vedo il pellegrino come un viaggiatore con una dimensione spirituale, che non viaggia necessariamente all’esterno (la categoria degli “entronauti” descrive bene i viaggiatori che vivono la dimensione spirituale nella loro interiorità). Ovviamente i viaggi cambiano chi li compie, e il pellegrino deve pertanto essere disposto a vivere qualche cambiamento spirituale, per lo meno in chiave di approfondimento della propria fede.

 
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Cristo è risorto!

Sul destino della Chiesa fuori della Russia

Che cosa ci si aspettava che facesse la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) negli 85 anni tra la sua formazione nei primi anni '20 e la riconciliazione con la Chiesa in Russia nel 2007?

La nostra prima vocazione era di obbedire al Vangelo iniziando la predicazione dell'Ortodossia in tutto il mondo prima della sua fine (Mt 24:14), che siamo stati provvidenzialmente resi capaci di avviare per il fatto di essere sparsi in tutto il mondo. In altre parole, la nostra vocazione era portare persone serie (e non dilettanti superficiali) nella Chiesa, contattare tutti quelli che si rendevano conto che la Chiesa è superiore all'impurità spirituale di qualsiasi istituzione nazionale e cultura locale.

La nostra predicazione doveva essere la predicazione dell'Ortodossia, priva sia dei compromessi causati dall'impurità spirituale, cioè, essere veri cristiani ortodossi liberi sia da un nazionalismo russo provinciale e ripiegato su se stesso, da un lato, sia dalle illusioni moderniste in stile protestante e disincarnato dall'altro. Dovevamo gettare le fondamenta della predicazione del Vangelo in un contesto ortodosso in modo che poi, una volta che la Chiesa in Russia fosse stata liberata e noi fossimo stati rafforzati dalla Russia, avremmo potuto realizzare insieme questo grande compito.

La nostra seconda vocazione era di canonizzare i nuovi martiri e confessori. Questo era l'unico modo di vincere l'ateismo in Russia e lavorare così per la restaurazione dello tsar, della monarchia ortodossa protettrice di tutti i popoli ortodossi e di tutti coloro che sanno che oltre il velo di questo mondo secolare c'è un mondo a venire, il mondo della realtà spirituale, il mondo reale. L'ateismo in Russia non poteva essere conquistato con mezzi militari. Né il movimento dei bianchi dopo il 1917 né il movimento di Vlasov della seconda guerra mondiale hanno avuto successo, proprio perché hanno cercato di usare mezzi militari per conquistare l'ateismo. Si possono combattere gli spiriti maligni solo con le armi spirituali, come ha scritto l'apostolo Paolo: 'Noi non lottiamo contro il sangue e la carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori delle tenebre di questo mondo, contro gli spiriti malvagi nei luoghi alti' (Efesini 6:12).

Questa esigenza di armi spirituali è il motivo per cui c'è voluto fino al 1981 perché la Chiesa fuori dalla Russia canonizzasse i nuovi martiri e confessori. Avrebbe dovuto succedere molto prima ma, purtroppo, gli elementi politici e nazionalisti nella ROCOR hanno fatto resistenza. Il vero movimento bianco, che è l'essenza di tutta la Chiesa ortodossa russa, è un movimento spirituale, non un movimento politico, e quegli elementi politici dovevano essere superati prima che la canonizzazione fosse possibile. Ho conosciuto personalmente molti parrocchiani in varie chiese della ROCOR, non da ultimo, nella parrocchia di Londra, che si opponevano alla canonizzazione. Per lo scandalo dei fedeli, pensavano secondo categorie secolari e nazionaliste e bloccavano la nostra parte della Chiesa Russa dal compiere la sua missione, e così realizzare il suo destino.

Qual è la vocazione della ROCOR oggi?

Non appena la Russia è stata liberata, siamo stati chiamati ad allearci con lei più strettamente possibile, rafforzando così entrambe le parti della Chiesa. Le spoglie mortali di eroi ortodossi russi come Ivan Il'in erano già state restituite al Centro, anche noi dovevamo tornare, anche se spiritualmente eravamo sempre stati lì. Per tornare, abbiamo dovuto evitare le varie trappole nazionaliste e politiche che il mondo ci aveva teso. È triste che qualche elemento politico, di mentalità laica, si sia infiltrato in questi processi. Il destino di tutta la diaspora russa e delle sue missioni era di ritornare al Centro liberato, per rimanervi insieme in solidarietà. L'alternativa era quella di cadere in un provincialismo e un campanilismo senza speranza, che è esattamente ciò che è accaduto alle frange marginali che si sono distaccate dalla Chiesa nella diaspora per entrare in varie sette simili a ghetti, sia a sinistra, di tipo rinnovazionista e modernista (Parigi, il Nord America) o a destra, di tipo vecchio calendarista e nazionalista (i dissidenti della ROCOR).

Lei ha detto 'non appena la Russia è stata liberata'. Allora perché la ROCOR non si è riunita al più presto nel 1992, dopo la caduta del governo ateo?

Nella ROCOR c'erano individui ingenui, patriottici, nostalgici e molto emotivi, spesso molto anziani, che si sono riuniti o hanno voluto farlo immediatamente. Io non li giudico. Ma dal 1972 avevo conosciuto i leader del vecchio 'Patriarcato di Mosca', come veniva chiamato, da dentro e sapevo quanto fosse corrotto, soprattutto nella diaspora. La caduta del governo ateo era una cosa, la diffusione di una mentalità non sovietica e completamente ortodossa nei ranghi più alti della Chiesa ha preso tempo.

Per esempio, non ci fu alcuna possibilità di riunirsi con esso in Inghilterra fino alla auto-pulizia del 2006, quando Mosca finalmente ha nominato un vescovo ortodosso e non rinnovazionista, l'attuale arcivescovo Elisej. Una cosa era non avere un governo ateo dopo 75 anni, ma un'altra cosa era veder cambiare i vecchi riflessi in stile sovietico e vedere le conseguenze pratiche della libertà nella gerarchia della Chiesa, con la morte della vecchia scuola di funzionari sovietici che ha fatto un danno incalcolabile alla Chiesa, respingendo i fedeli generosi e perseguitando gli zelanti timorati di Dio.

Ci sono stati così tanti terribili scandali in quel periodo. La ROCOR non avrebbe mai potuto unirsi con tale impurità spirituale che stava lavorando contro la Chiesa. I nostri cuori sono ancora profondamente feriti da quello che abbiamo passato in quel momento e ci sentiamo così dispiaciuti per coloro che sono morti senza pentimento. In effetti, i veri ortodossi all'interno del vecchio Patriarcato in stile sovietico, come l'arcivescovo Anatolij in Inghilterra, in realtà ci hanno detto di non avere nulla a che fare con il Patriarcato finché non diventasse interiormente libero. Mi ricordo che lo diceva nel 2003. E la libertà interiore è venuta solo nel maggio 2006. Poi nella ROCOR ci abbiamo messo un anno per prepararci all'inevitabile.

Che dire di quegli elementi della Chiesa in Russia, che sono a loro volta ancora oggi modernisti o altrimenti settari?

Ci sono alcuni individui alquanto assurdi e molto di vecchio stile ai margini della Chiesa in Russia, reperti di dissidenti di sinistra del recente passato sovietico, come padre Georgij Kochetkov (che i modernisti volevano chiamare a servire nella cattedrale patriarcale di Londra), il diacono Andrej Kuraev, estremamente liberale e caduto in disgrazia, o gli ingenui ammiratori dell'eretico padre Sergij Bulgakov e modernisti e sognatori delle scuole di Schmemann, Bloom e altri strani culti degli emigrati, oppure ci sono altri che sono semplicistiche settari di destra, del tipo dei vecchi ritualisti, ma sono del tutto irrilevanti per la maggioranza. In una Chiesa di 164 milioni, troverete inevitabilmente alcuni tipi marginali. In Russia non hanno alcuna autorità o ruolo di sorta e la gente in generale li deride.

Pochi individui eccentrici difficilmente ci ostacolano nel nostro grande compito di resuscitare la Russia imperiale cristiana, un compito in cui siamo tutti impegnati insieme, dentro e fuori della Russia, in totale unità di intenti. Ovunque in Russia troverete le icone della famiglia reale – quella è la chiave. Noi lavoriamo a stretto contatto con tutti coloro che li venerano perché sono ortodossi integrati nella Chiesa. Se la Russia imperiale cristiana risorgerà, allora tutto il mondo ortodosso risorgerà, e così siamo in grado di proteggere tutti coloro che hanno valori e che capiscono che il destino ultimo di tutta l'umanità è nella vita a venire, e non nel primitivo darwinismo e nella laicità pagana. È sciocco spendere molto tempo a soffermarsi su tali individui marginali; non dobbiamo sprecare il nostro tempo a guardare gli alberi eccentrici, individualisti e irrilevanti che sono così facili da resistere, dobbiamo parlare con la grande e irresistibile foresta e andare avanti con lei, verso ciò che Dio ci chiama a fare. Siamo un popolo con un destino.

Al Concilio della diaspora a San Francisco nel 2006 almeno una voce ha parlato con preoccupazione dell'attuale patriarca che era allora metropolita. Era una preoccupazione ragionevole?

Il più grande miracolo di Dio è che egli cambia le persone. Guardate gli apostoli: Pietro mentì, i discepoli fuggirono dalla Croce, Paolo perseguitò la Chiesa. Ma tutti si pentirono – tranne Giuda che cadde nella disperazione e si è impiccò. Il pentimento è sempre possibile – solo farisei, come quelli che avevano criticato la visita di Cristo a Zaccheo, non lo capiscono. Penso che il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, nato in tempi sovietici, che venti anni fa si opponeva alla riconciliazione con la Chiesa fuori della Russia, fosse un tipo di persona, il nostro patriarca Kirill è un altro tipo. E non ingannatevi: è lui il nostro patriarca. È stato trasfigurato dalla grazia e dalla responsabilità internazionale di diventare patriarca ed è ora in grado di rappresentare tutti gli ortodossi russi in tutto il mondo, come nessun altro. Io l'ho incontrato solo due volte, ma ne sono convinto. Egli ci comprende e ha un profondo senso del ruolo della restaurazione della santa Rus', della missione globale della Chiesa ortodossa russa e del la sua tradizione. Questo è un miracolo.

I non ortodossi

Ci può spiegare nel più semplice dei termini e senza menzionare la parola filioque la differenza tra cattolicesimo e ortodossia?

Il cattolicesimo è nato circa 1.000 anni fa, teologicamente e poi subito strutturalmente. Anche se conserva la rivelazione dell'Antico Testamento, che c'è un solo Dio, e la rivelazione del Nuovo Testamento, che Gesù Cristo è il Figlio di Dio fatto uomo, non è riuscito a conservare la rivelazione della Chiesa, che Cristo è con noi e noi siamo con lui per mezzo dello Spirito Santo. Ciò è accaduto quando al momento decisivo della sua fondazione il cattolicesimo ha sostituito lo Spirito Santo con il papa di Roma. In questo modo il cattolicesimo ha sostituito l'autorità della Chiesa, che è la santità, la cui fonte è lo Spirito Santo, con un semplice uomo. Ecco la differenza tra il cattolicesimo, che è essenzialmente un'eresia trinitaria, e la Chiesa: il papa o lo Spirito Santo. Come ha detto san Serafino di Sarov, di cui ora attendiamo la risurrezione: 'Lo scopo della vita cristiana è l'acquisizione dello Spirito Santo'. Non è obbedire a un uomo che vive a Roma.

Cattolicesimo e protestantesimo hanno sacramenti?

Non ci sono sacramenti al di fuori della Chiesa, tuttavia, ci sono forme sacramentali. Queste sono state conservate come patrimonio, come vestigia del passato. In altre parole, al di fuori della Chiesa, ci sono bicchieri per il vino (per quanto deformati e difettosi possano essere), ma che non contengono il vino. Così, il cattolicesimo ha sette forme sacramentali e il protestantesimo classica (del tipo che battezza con l'acqua nel nome della santissima Trinità) ne ha una – il battesimo. Così, nel ricevere persone di quella che io chiamo 'la religione dei franchi' (cattolicesimo / protestantesimo) nel cristianesimo, la Chiesa non ha un bisogno assoluto di ripetere la forma sacramentale (anche se può farlo, se lo ritiene meglio nelle circostanze specifiche). Ciò che è fondamentale è comunicare il vino, non il bicchiere per il vino. Per esempio, gli uniati hanno un bicchiere per il vino che è quasi identico nella forma al bicchiere per il vino degli ortodossi – ma che ancora non contiene vino.

Sta dicendo allora che cattolici e protestanti non hanno affatto la grazia? Questo sembra duro.

No, non lo sto dicendo affatto. Questa è l'ideologia vecchio calendarista in bianco e nero da 'interruttore della luce' – in un momento hai la grazia, nel successivo non l'hai più. La verità è molto più sottile.

Secondo la teologia cristiana ortodossa, lo Spirito Santo può venire a noi in due modi diversi. In primo luogo, viene a noi attraverso il Corpo di Cristo, la Chiesa. Questo funziona solo se siamo veri ortodossi, cioè, membri praticanti della Chiesa, arti viventi (e non rami appassiti o nominali) del Corpo di Cristo. Se siamo fuori della Chiesa, non possiamo ricevere alcuna grazia in questo modo. In secondo luogo, però, lo Spirito Santo può venire a noi direttamente. Questo è quello che è successo ai profeti del Vecchio Testamento, che erano anch'essi al di fuori della Chiesa, e questo è anche ciò che succede a quelli al di fuori della Chiesa, che ricevono la chiamata di Dio a unirsi alla Chiesa, sia che siano giudei e greci del I secolo, latini del III secolo, inglesi del VI secolo, kievani del X secolo, popolazioni dell'Alaska, della Cina e del Giappone del XIX, o europei occidentali cattolici e protestanti del XI secolo.

Parlando del tema dei sacerdoti sposati, un vescovo cattolico francese ha recentemente affermato che la vita dei sacerdoti ortodossi è 'infernale' perché devono conciliare la vita familiare e la vita parrocchiale, e perciò lui è contrario ai preti sposati. Cosa vorrebbe dire?

La vita di un prete ortodosso è certamente difficile. Ma chi ha detto che sia facile entrare in paradiso? Trovo incredibile che un vescovo cattolico possa pensare che sia facile entrare in paradiso! Questo è lo stesso spirito che chiede perché noi ortodossi stiamo in piedi ai servizi, mentre altri si siedono in tutta comodità. Non hanno il concetto dell'ascesi. Per quanto riguarda i sacerdoti cattolici – e ne conosco molti in vari paesi europei – molti (di solito i migliori) hanno un'amante e dei bambini, molti altri – e ne ho incontrati – sono omosessuali e pedofili. Recentemente ho parlato con un tassista polacco a Colchester. Viene da Cracovia, che è la Canterbury polacca. Mi ha detto che là si guadagnava da vivere conducendo sacerdoti, monaci e seminaristi ai bordelli. Quando ero in Portogallo 20 anni fa, ho visitato la Canterbury portoghese, una città chiamata Braga. La gente del posto la chiama la città delle due 'P' – preti e prostitute. Ora, questo è quello che io chiamerei infernale. E che infernale ipocrisia da parte di quel vescovo cattolico... Ha forse incontrato l'ex vescovo cattolico pedofilo di Glasgow?

Come descriverebbe la Chiesa d'Inghilterra e il resto della Comunione anglicana?

L'anglicanesimo è un guscio gotico, il guscio del cattolicesimo, una sorta di uniatismo protestante, che conserva una parvenza esteriore, una sorta di imitazione rituale di una sorta di cattolicesimo, ma privo di contenuti, anche di quelli cattolici. La Chiesa d'Inghilterra è fondata e condotta dallo Stato, fondata da un assassino di massa e distruttore della vita monastica, un Lenin inglese, come lui morto di sifilide. Il capo della Chiesa reale non è un simile bestemmiatore omicida, ma è Cristo, il Figlio di Dio.

Pensa che la Chiesa d'Inghilterra avrà un giorno un arcivescovo di Canterbury donna?

Sarebbe completamente logico. Dal momento che ogni istituzione laica può essere guidata da un uomo o da una donna, perché la Chiesa d'Inghilterra dovrebbe essere diversa? È un dato di fatto che fu una donna, Elisabetta I, che compose le dottrine della Chiesa d'Inghilterra, ed è una donna, Elisabetta II, che la dirige attualmente. Solo i misogini possono essere contrari alle donne a capo di organizzazioni laiche.

Pensa che la Chiesa d'Inghilterra finirà per introdurre il matrimonio omosessuale?

È molto probabile. Prende sempre ordini dall'èstablishment britannico, sia che si parli delle sue dottrine, dell'Unione Europea, della caccia alla volpe o della sodomia, così diffusa nelle scuole  pubbliche istituzionali. La Chiesa d'Inghilterra ha sempre seguito il governo del giorno, ignorando la verità lapalissiana espressa dallo scrittore americano Mark Twain: 'Patriottismo vuol dire sostenere il proprio paese in ogni tempo, e il proprio governo quando se lo merita'.

È possibile che chi appartiene a quella che ha chiamato 'religione dei franchi' ci aiuti nella lotta contro il secolarismo, l'aborto, l'eutanasia, ecc?

Individualmente di sicuro, ma purtroppo le istituzioni a cui appartengono tali individui virtuosi sono in realtà parte del problema, non parte della soluzione. Un numero sempre maggiore tra loro se ne sta rendendo conto. Per esempio, l'anno scorso ho parlato con un gruppo di cattolici antiabortisti, e ho visto che erano inorriditi dal loro episcopato, di cui diffidavano del tutto.

C'è qualcuna delle giurisdizioni ortodosse in Inghilterra vicina alla Chiesa d'Inghilterra?

Praticamente tutti i circa 300 membri inglesi della giurisdizione antiochena in questo paese sono ex chierici e laici della Chiesa istituzionale di Inghilterra. Molti sembrano essere profondamente anglicani, utilizzano il calendario anglicano, edifici ecclesiastici e paramenti anglicani, quindi non sono sicuro del perché hanno fatto il cambiamento. Sembrano dedicarsi alla conversione di altri anglicani dell'establishment nei loro ranghi, ordinando gli uomini entro pochi giorni dalla loro ricezione nella Chiesa. Questa politica verso gli anglicani mi sembra molto ristretta, in quanto respinge la stragrande maggioranza. Questa non è la via della Chiesa – la nostra missione è per il popolo, per le masse, per tutto il paese, per il 99% delle persone in Inghilterra che non hanno mai avuto alcun legame reale con la Chiesa d'Inghilterra.

Così, conosco un sacerdote antiocheno ex anglicano, che ha vietato l'uso di qualsiasi lingua diversa dall'inglese nella sua cappella e manda via i romeni dicendo loro che non ha tempo per loro, ma passa ore con i potenziali convertiti anglicani, che riceve molto rapidamente e che molto presto se ne vanno. Mi sembra uno che rifiuta la realtà. Il clero è qui per servire il popolo di Dio, non noi stessi, non le nostre fantasie personali. Questo è solo clericalismo anglicano. Un altro ricco ex-anglicano (in un'altra giurisdizione, va detto) mi ha detto che gli piacevano le "piccole chiese" con gruppi selezionati di soli inglesi, e che non voleva "stranieri" nella sua chiesa. Questo è il tipico odo di fare razzista dell'establishment, a prescindere dalla giurisdizione.

Ma sicuramente la mera esistenza della giurisdizione antiochena nel Regno Unito è dovuta al razzismo greco e russo? Gli anglicani in questione hanno chiesto prima di aderire sia ai greci sia ai russi e sono stati rifiutati per motivi razziali, così gli anglicani sono entrati nella casa ortodossa 'dalla porta sul retro', vale a dire, attraverso un accordo speciale con Antiochia.

Sono assolutamente d'accordo che li abbiano rifiutati sia il Patriarcato di Mosca a quel tempo schiavo dei sovietici sia la Chiesa di Costantinopoli, quest'ultima per motivi razzisti ed entrambi perché non erano politicamente liberi di riceverli a causa dei loro compromessi ecumenisti. Tuttavia, gli anglicani in questione hanno fatto un enorme errore a causa della loro mentalità istituzionale – sono venuti con il proprio ordine del giorno e la propria lista di richieste. In questo modo hanno rifiutato la croce, cioè, si sono rifiutati di chiedere di aderire alla ROCOR, la Chiesa russa libera che non aveva e non ha compromessi ecumenisti. Noi saremmo stati felici di ricevere tutti gli anglicani sinceri, avremmo solo fatto in modo che prima divenissero ortodossi e avremmo insegnato al loro futuro clero come celebrare, etc.

Non è bene unirsi alla Chiesa ortodossa senza prima diventare ortodossi. Altrimenti è solo una religione istituzionale, come l'anglicanesimo, o l'anglo-cattolicesimo, con le icone. Tutti gli ortodossi integrati nella Chiesa rifiutano tale soluzione; sappiamo visceralmente che è sbagliato. Quello che è accaduto dopo il loro rifiuto di entrare nella ROCOR è che gli ex-anglicani in questione sono diventati marginali, si sono ritrovati in un'ala isolata della Chiesa, al di fuori della corrente principale ortodossa. Tanto è stato sprecato in questo modo. In un modo simile, gli anglicani dell'establishment che si sono uniti alla Chiesa di Costantinopoli hanno dovuto subire un processo di ellenizzazione, costretti ad assumere nomi iper-greci come Kallistos, Pankratios, Aristovoulos, Panteleimon ecc, mentre il clero greco anglicizza i propri stessi nomi e chiama i propri membri John, Gregory, Peter, Paul etc!

Sul mondo occidentale contemporaneo e sulla fine del mondo

Che ne dice dell'attuale stato spirituale dell'Europa occidentale in generale?

I paesi dell'Europa occidentale sono sempre più e, paradossalmente, caratterizzati dal secolarismo, da un lato, e dall'islamismo, dall'altro. Per esempio, il nome Mohammed, nelle sue varie grafie, lo scorso anno è diventato il nome di bambino più comune a Londra, e vi è un'ondata di costruzione di moschee in tutta l'Europa occidentale. Tuttavia, allo stesso tempo, i laici che controllano i governi e i media occidentali sono completamente indifferenti alle decine di migliaia di cristiani vittime del fanatismo islamico in tutto il Medio Oriente e nell'Africa del Nord e alle decine di migliaia di vittime cristiane della giunta nazista a Kiev. Perché? Perché quelli che sono uccisi 'non sono Charlie', in altre parole, non sono laicisti anticristiani come loro. E chi dirà alla fine dei tempi 'Je suis Charlie'? L'Anticristo.

Così in Occidente abbiamo la combinazione perfetta di laicismo e islamismo.

Non ci sono aspetti dell'islam che possiamo apprezzare?

L'islam moderato o tradizionale, al contrario dell'islamismo, condanna la violenza e mantiene alcune pratiche universali come le altre religioni tradizionali. Così, le donne musulmane si vestono modestamente, per esempio, indossando un copricapo, una pratica universale, tranne che nel periodo occidentale laico post-1914.

Sempre più paesi occidentali permettono l'eutanasia. Cosa ne pensa?

Nel suo racconto 'The Veiled Lodger', scritto oltre 100 anni fa, uno scrittore laico, Sir Arthur Conan Doyle, ha detto: 'Se non c'è qualche compensazione oltre la morte, allora il mondo è uno scherzo crudele... L'esempio della sofferenza del paziente è di per sé la più preziosa di tutte le lezioni in un mondo impaziente'. In altre parole, l'eutanasia, come qualsiasi altra forma di suicidio, è il risultato di un'ideologia che non crede nell'immortalità dell'anima e nella vita dopo la morte. Tutte le fedi rifiutano l'eutanasia, ma dove non c'è fede, c'è il suicidio. In questo senso, l'eutanasia è simbolica del mondo occidentale di oggi, nel suo complesso – come mondo suicida.

Cosa ne pensa degli esperimenti con il Large Hadron Collider al confine francese e svizzero? Alcuni dicono che potrebbe portare a una catastrofe.

Io non sono uno scienziato e semplicemente non sono qualificato ad avere un'opinione e dire se possa portare a una catastrofe o se è perfettamente sicuro. Tuttavia, dal momento che è un esperimento vasto e notevolmente costoso riguardante la natura della materia, penso che possiamo dire che esso rappresenta l'ossessione occidentale per il mondo materiale in contrasto con il mondo spirituale. In generale, io sono sospettoso di tali grandi esperimenti e operazioni. Come qualcuno ha detto secoli fa: 'La prova principale della grandezza dell'uomo sta nella sua percezione della sua piccolezza'. E come è stato detto più di recente, 'Piccolo è bello'. In altre parole, si tratta di una questione di umiltà. Ma non sono in grado di dire di più.

Come dovremmo votare alle prossime elezioni nel Regno Unito?

Pregate e poi votare secondo la vostra coscienza, votate per chi considerate il male minore.

C'è un cambiamento che vorrebbe vedere in Gran Bretagna?

Mi piacerebbe vedere il concetto di 'Gran Bretagna' sparire una volta per tutte. Significherebbe per tutti noi la libertà dalla tirannica 'Gran Bretagna' e dal suo establishment normanno. Come un sogno, mi piacerebbe vedere quattro nazioni indipendenti ma amichevoli e cooperanti, Inghilterra, Irlanda, Scozia e Galles. I loro rappresentanti dovrebbero riunirsi in un edificio circolare, un 'Consiglio delle Isole ", su un punto alto sull'Isola di Man, l'unico luogo dal quale i quattro paesi in questione sono tutti visibili.

Dove sta andando il mondo occidentale?

Gli Stati Uniti controllano i paesi occidentali attraverso le loro élite installate come feudatari da società americane di pubbliche relazioni. Tutto ciò che le élite occidentali fanno è a imitazione degli Stati Uniti, i suoi vestiti, il suo cibo, le sua serie televisive, i suoi media. Qui ci sono quattro recenti statistiche sul sesso e la violenza degli Stati Uniti, che gli americani timorati di Dio conoscono, e per le quali detestano la Casa Bianca:

- L'85% della pornografia mondiale proviene dagli Stati Uniti.

- Ogni giorno 24 ex soldati che hanno prestato servizio in Iraq e in Afghanistan si suicidano.

- Nel marzo 2015 la polizia americana ha ucciso il doppio delle persone che la polizia britannica ha ucciso dal 1900.

- In un recente sondaggio globale i rappresentanti di tutti i paesi del mondo, ad eccezione di Stati

Uniti, Regno Unito e Francia, hanno dichiarato che il nemico pubblico numero 1 sono gli Stati Uniti.

Tali statistiche non dovrebbero farci pensare? Mi sembra che il mondo occidentale, soprattutto gli Stati Uniti, sia sull'orlo di qualche grande disastro, un uragano, un tornado, un vulcano, un terremoto, un maremoto, oppure sull'orlo del pentimento, di realizzare la sua follia e tornare indietro. Può andare in entrambe le direzioni, ma non può continuare impunemente come ora. Non è possibile. Le nostre azioni hanno sempre conseguenze. Questa si chiamai chiama responsabilità.

L'Anticristo è in arrivo?

Nessuno sa se sia ancora nato, figuriamoci se sia in arrivo al potere. Tuttavia ci sono chiari segni che la sua venuta è in preparazione. In particolare, ci sono questi quattro segni: la sodomia mondiale imposta da Washington e promossa volentieri dall'élite dell'Europa occidentale; il genocidio e l'espulsione di tutti i cristiani del Medio Oriente; la guerra tra musulmani sunniti e sciiti, attivamente incoraggiata e finanziata dal sionismo; l'invasione delle marche occidentali della Rus' da parte delle forze di Satana e la loro occupazione di Kiev, la Madre delle città russe.

Finora, tuttavia, il Tempio non è stato ricostruito su Sion e, in generale, non dobbiamo disperare e di certo non cadere nel fatalismo. Penso che la venuta dell'Anticristo sia stata ritardata più volte nella storia, non da ultimo l'anno scorso, quando il popolo ucraino è insorto e ha combattuto le forze sataniche che la Casa Bianca ha messo al potere a Kiev. Nonostante la minaccia americana di una guerra nucleare, la Russia non abboccato all'esca spazzando via la giunta entro una quindicina di giorni, come avrebbe potuto fare. Ciò avrebbe portato alla fine del mondo con la guerra nucleare avviata dai neocon nazisti a Washington e ai loro alleati a pagamento: Zbigniew Brzezinski, Condoleeza Rice, Tony Blair, Carl Bildt e tutti gli altri satanisti che hanno parlato direttamente di distruggere la Chiesa di Dio. Finché lottiamo e resistiamo a Satana, l'Anticristo non può venire. Dipende tutto da noi.

'Dipende tutto da noi'. Ma noi cosa possiamo fare?

Attualmente stiamo resistendo e combattendo. Non c'è tempo da perdere. Tutti gli ortodossi che hanno una comprensione dell'Ortodossia devono lavorare insieme. La visita del nuovo primo ministro greco al presidente Putin è un grande segno di speranza. Il presidente Putin ha dato al leader greco, che dice di essere un ateo, ma in realtà è solo spiritualmente inesperto, un'icona che era stato rubata dai nazisti dalla Grecia. Questa era altamente simbolica. L'anima della Grecia è stata infatti rubata dall'Occidente. Ora è il momento della restaurazione. Questo è un messaggio personale al giovane leader greco, ma anche un messaggio a tutto il popolo greco. Ripristinare la vostra anima e rinunciate al nazismo, sia nella vecchia forma sia nella nuova forma neocon degli USA / UE.

La stessa cosa avviene in Romania e in Bulgaria. Satana sta cercando di rubare le anime di Ucraina, Serbia, Moldova, Georgia – ovunque gli stessi processi. Anche in Europa occidentale ci sono quelli di noi che stanno combattendo – per la liberazione delle terre occidentali dall'Occidente, per la 'de-europeizzazione dell'Europa' e il restauro dell'Ortodossia anche qui. Insieme, come coscienti ortodossi, come esercito di Cristo, siamo in grado di conquistare lo spirito satanico di Mammona e delle sue forze sinistre e idolatre.

Alla domanda su come la Russia potrebbe sconfiggere le forze armate americane di gran lunga superiori (ogni anno gli Stati Uniti spendono per le armi undici volte di più della Russia), più di vent'anni fa il grande e recentemente rivelato san Paisio dell'Athos rispose: 'I russi vinceranno perché gli angeli li aiuteranno'. Vediamo una così grande solidarietà tra tutti i popoli ortodossi consapevoli, da Damasco a Nicosia, da Belgrado a Kiev, da Bucarest a Sofia, da Atene a Mosca.

Arriverà il tempo in cui Costantinopoli sarà liberata. E non ci sbagliamo, Costantinopoli non sarà liberata tanto dai turchi, quanto dagli americani. Ma prima ci sarà uno tsar in Russia per tutti gli ortodossi e convocherà un reale e libero Concilio di tutti gli ortodossi, non una finezza diplomatica. E a quel Concilio non perderà tempo a parlare del programma laicista di diritti umani, discriminazione razziale e parità dei generi, imposto dagli Stati Uniti, ma tuonerà le verità della Chiesa, sulla nazione e sulla famiglia, che il mondo occidentale ha volutamente dimenticato nella tomba fredda e buia, dove Satana ha sepolto la sua anima.

E poi ci sarà una nuova generazione di vescovi di Costantinopoli, non eletti dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ma scelti dai monaci del Monte Athos, che, non dimentichiamolo mai, sono nella giurisdizione di Costantinopoli e che sostengono con tanto ardore e pregano per la Russia risorta. La vecchia decadenza finirà, e quegli pseudo-vescovi che ripetono a pappagallo le dottrine politicamente corrette a loro insegnate dalla CIA sionista, che visitano sinagoghe e cambiano i servizi saranno finiti. Grandi difficoltà, ma anche grandi giorni, attendono tutti noi. Verrà il tempo, come ha profetizzato san Giovanni di Shanghai, quando si sentirà gridare 'Cristo è risorto' tutto il mondo ortodosso, con un'intensità, una fede, una convinzione e un'unità mai sentite prima.

La notte di Pasqua, dopo i Vangeli alla Liturgia, ho sentito nella mia testa una voce insistente che parlava in russo. E diceva: 'Budet tsar v Rossii' – 'Ci sarà uno tsar in Russia'. Non chiedetemi come o quando o chi. Quella era la voce. Mi chiedo se altri hanno sentito la stessa voce?

Cristo è risorto!

 
Il convento ortodosso di Asten (Paesi Bassi)

Il nostro viaggio nel mondo ortodosso ci porta oggi in un monastero femminile in Olanda. Nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” presentiamo la storia del convento di Asten e della sua fondatrice e badessa, madre Maria. Ripercorriamo nella sua memoria molti anni di sforzi per la fondazione di monasteri ortodossi nei paesi dell’Europa occidentale. Ricordando che la salute della vita monastica è la chiave della salute della Chiesa ortodossa locale, notiamo come questi sforzi di vita monastica, per quanto difficili, sembrano di fatto andare al di là di tutti i problemi di chiusure, diffidenze e divisioni tanto facili da vedere alla superficie dei fenomeni dell’Ortodossia.

 
Выше в горы, ближе к Богу: в западной Грузии возрождается подвижническая жизнь

В западной Грузии, в Имеретии, вновь начинает возрождаться монашеская жизнь. В 1993 году на скале, которая носит название Кацхийский столб, начал проводить подвижническую жизнь монах Максим (Кавтарадзе).

Кацхийский столп

Сам он не имеет благословения давать интервью журналистам. О том, как течет жизнь в обители на столпе и как подвизались здесь в древности, рассказывает монах Иларион (Гвириашвили).

Под древними липами была обнаружена костница с костями, принадлежавшими древним монахам, рассказывает он. «Подвижники, жившие тут, были настолько высокой духовной жизни, что знали дату своей кончины и заранее готовились к встрече с Господом», - говорит отец Иларион.

Путь на вершину

Кацхийский столб (груз. კაცხის სვეტი, Кацхис Свети), на котором возвышается церковь святого Симеона Столпника, находящийся в поселке Кацхи, в западной Грузии, – одно из красивейших мест в Имеретии .Сохранились описания этого места принцем Вахушти Багратиони, знаменитым историком и географом. Древняя церковь была построена между V и VI столетием. В основании горы изображен Болнисский крест.

Монастырская жизнь началась здесь с IX века и продолжилась дo XVI века. Место это свято почиталось христианами, где они особо чувствовали свою близость к Богу. Но после вторжения Оттоманской Империи, церковь была заброшена на долгие столетия.

В 1944 году альпинист Александр Джапаридзе вместе с писателем Леваном Готуа организовали специальную экспедицию и обнаружили на этом месте храмовые постройки и кельи.

Местные жители всегда свято чтили это место. После того, как в 90-х годах XX столетия гонение на религию ослабло, люди все чаще и чаще стали посещать Кацхийский столб.

В монашеской келье

Особенно, когда там поселился монах Максим, оставшийся жить в этом удивительной месте. Он начал собирать пожертвования для возрождения храма. При содействии государства храм и кельи были заново возведены.

Современные монахи, с Божией помощью, стараются возродить высокий дух подвижничества в этом святом месте.

Кацхийский столп. Фотогалерея

Фото и текст: Георгий Дзимистаришвили

pravoslavie.ru

Кацхис Свети (в переводе с грузинского – «Кацхийский Столп») то место, которое врезается в память раз и навсегда, оставляя самое неизгладимое впечатление. Побывав здесь однажды, хочется вернуться вновь и вновь ощутить небывалый трепет и удивительное чувство единения с Господом.

Находясь на границе неба и земли, монастырский комплекс Кацхис Свети являет собой пример веры необычайной крепости и полного ухода от мирской суеты. Первые монахи обосновались тут еще в середине V века и несли божественную вахту вплоть до XV века.

В наше время, на вершине сорокаметрового столпа проживает отец Максим. Вот уже пятнадцать лет, он занимается возрождением, несправедливо забытой, святыни.

Монастырь расположен практически в самом сердце Грузии – Имерети, недалеко от города Чиатура.

Сам столп представляет собой известняковое основание, некогда обособившееся от скальной стенки Кацхийского ущелья.

Столп настолько сильно впечатлил юного Максима, что он твердо решил возродить пустующую обитель. Максим окончил семинарию и был отправлен в древний монастырь Бетания, где и принял постриг. Спустя пару лет он получил благословение от Патриарха на восстановление монастыря в Кацхи.

Убранство кельи

У подножия столпа находится базилика, традиционно возведенная из обтесанных камней.

В последние годы территория комплекса значительно расширилась. Кроме столпника Максима сейчас здесь проживают еще два монаха, дьякон и один послушник.

В монастыре хранятся две реликвии, найденные здесь в ходе археологических изысканий. Одна из них – позолоченные накладки на Евангелие, украшенные растительным орнаментом и агатом.

Другая – глиняный кувшинчик для воды. Обе находки ученые относят к XV в.

 

Лестница была установлена лишь в 2007 году. Ранее отцу Максиму приходилось пользоваться шаткими лесами и услугами военных альпинистов.

Но даже с использованием лестницы, десятиминутный подъем отнимает очень много сил.

 

Кто именно возвел молельню доподлинно неизвестно, но древнее предание донесло до нас следующее изречение: «Я огромный грешник, поэтому построю на столпе два дома: один для Бога и один для монахов».

В основании молельни, в небольшом углублении хранятся мощи монаха, жившего здесь в XV веке.

После его смерти никто не мог подняться на вершину столпа. Жизнь на этом каменном островке остановилась на пять столетий.

 

Ударом деревянного молота о старый газовый баллон, послушник оповещает отца Максима о гостях. Без его позволения подниматься наверх запрещено.

Гостевой домик с отоплением.

Чуть поодаль – пара монашеских келий.

Венчают столп два строения: здание кельи (VII-VIII в) и скромная молельня (VIII-X в).

За 15 лет, отцу Максиму удалось выполнить намеченное и возродить монастырь. Работы по капитальному ремонту уже закончены - остался лишь косметический.

 
San Dionisio sull'epidemia di Alessandria

San Dionisio il Grande fu papa di Alessandria dal 248 al 264. Durante quel periodo, la Chiesa di Alessandria subì orribili persecuzioni. Proprio mentre le persecuzioni stavano finendo, un'epidemia scoppiò in città, proprio mentre si stava avvicinando la Pasqua. San Dionisio descrisse l'epidemia e la risposta della Chiesa in una lettera ad alcuni membri del suo gregge al di fuori di Alessandria. Questa lettera è particolarmente rilevante oggi, poiché i nostri attuali dirigenti ecclesiali cercano di rispondere alla pandemia di coronavirus, che sta accadendo proprio mentre ci prepariamo per la Pasqua.

La lettera di san Dionisio fu inclusa da Eusebio nella sua fondamentale Storia ecclesiastica, al capitolo 7. La traduzione inglese è di G. A. Williamson, pubblicata da Dorset Press nel 1965 e di nuovo nel 1984.

* * *

[Eusebio scrive:] Più tardi, quando una grave epidemia seguì alla guerra proprio mentre si avvicinava la festa [della Pasqua], [Dionisio] di nuovo comunicò per iscritto con la comunità cristiana, rivelando gli orrori del disastro:

Gli altri non lo avrebbero ritenuto un momento adatto per una festa: né questo né qualsiasi altro momento, anche se, lungi dall'essere un momento di angoscia, è un momento di gioia inimmaginabile. Adesso, ahimè, tutto è lamento, tutti sono in lutto e la città risuona di pianto a causa dei numeri di  quelli che sono morti e che muoiono ogni giorno. Come dice la Scrittura a proposito dei primogeniti degli egiziani, così ora c'è stato un grande pianto: non c'è una casa in cui non ci sia un morto – come vorrei che ce fosse solo una!

Molte cose terribili erano accadute ancor prima. Per prima cosa siamo stati istigati e circondati da persecutori e assassini, eppure eravamo gli unici a tenere la festa anche allora. Ogni luogo in cui siamo stati attaccati è diventato per noi un luogo di celebrazioni, che si tratti di campo, deserto, nave, locanda o prigione. La festa più luminosa di tutti fu quella dei martiri, che furono festeggiaati in cielo. Dopo ciò arrivarono la guerra e la carestia, che colpirono sia i cristiani che i pagani. Solo noi abbiamo dovuto sopportare le ferite che ci hanno fatto, ma abbiamo approfittato di quello che si sono fatti l'un l'altro soffrendo a vicenda; così ancora una volta abbiamo trovato gioia nella pace che Cristo ha dato solo a noi. Ma quando sia a noi che a loro era stato concesso un piccolo momento di sollievo, all'improvviso arrivò questa malattia, una cosa più terrificante per loro di qualsiasi terrore, più spaventosa di qualsiasi altro disastro, e come scrisse una volta uno dei loro storici [Tucidide]: "l'unica tra tutte le cose a superare le aspettative". Per noi non era così, ma era un insegnamento e una prova preziosa come tutte le nostre prove precedenti; perché non è passata sopra di noi, anche se il suo pieno impatto è ricaduto sui pagani... [sospensione nell'originale]

La maggior parte dei nostri fratelli cristiani ha mostrato amore e lealtà illimitati, senza mai risparmiarsi e pensando solo l'uno all'altro. Incuranti del pericolo, si sono presi cura dei malati, occupandosi di ogni loro necessità e assistendoli in Cristo, e sono dipartiti con loro serenamente felici; poiché sono stati infettati da altri con la malattia, attirando su se stessi la malattia dei loro vicini e accettando allegramente i loro dolori. Molti, prendendosi cura degli altri, trasferirono la loro morte a se stessi e morirono in loro vece, trasformando la formula comune che è normalmente una vuota cortesia in una realtà: "Il tuo umile servitore ti dice addio". I migliori dei nostri fratelli hanno perso la vita in questo modo, un certo numero di presbiteri, diaconi e laici hanno avuto un alto elogio, in modo che la morte in questa forma, risultato di grande pietà e di forte fede, sembra in ogni modo uguale al martirio. Con mani volenterose sollevarono i corpi dei santi ai loro seni; chiusero loro gli occhi e la bocca, li portarono sulle spalle e li distesero; si aggrapparono a loro, li abbracciarono, li lavarono e li avvolsero in abiti pesanti. Molto presto gli stessi servizi furono prestati anche a loro, poiché quelli lasciati indietro seguivano costantemente quelli precedenti.

I pagani si comportarono in modo del tutto opposto. Al primo insorgere della malattia, allontanarono i malati e fuggirono dai loro cari, gettandoli nelle strade prima che fossero morti e trattando i cadaveri insepolti come sporcizia, sperando così di evitare la diffusione e il contagio della malattia mortale; ma per quanto facessero, trovarono difficile scampare.

 
James Joyce e la Settimana Santa ortodossa

James Joyce (2 febbraio 1882 - 13 gennaio 1941) è stato un romanziere e poeta irlandese, considerato uno degli scrittori più influenti dell'avanguardia modernista del XX secolo. In un profile di Joyce scritto nel 1922 sul New York Times, si dice di lui: "Mr. Joyce non ha alcun rispetto per la religione organizzata, per la morale convenzionale, per lo stile o la forma letteraria. Non ha nessuna concezione della parola obbedienza, e non piega il ginocchio né a Dio né all'uomo". Eppure, ciò che troviamo evidente dalla sua testimonianza e da quella dei suoi amici è il suo apprezzamento per la musica e i rituali delle funzioni ortodosse della Settimana Santa, che faceva sempre in modo di non perdere, sia che fossero in una chiesa greca o russa.

Nell'autunno del 1904 si trasferì a Trieste per insegnare alla scuola di lingue Berlitz, dove c'era una grande comunità ben consolidata di greci della diaspora. È in questo periodo che inizia a frequentare la Chiesa di San Nicolò dei Greci, una chiesa greco-ortodossa di Trieste. Joyce riferì al fratello Stanislaus che un collega alla sua scuola lo aveva preso in giro per la sua ambigua irriverenza: "Dice che morirò cattolico perché mi vede sempre entrare e uscire dalle chiese greche, e che sono un credente nel cuore: mentre a mio parere io sono incapace di fede di qualsiasi natura" (Lettere II:89).

Quasi 35 anni dopo, a Parigi nel 1938, Joyce si servì un "obbligo" di partecipare a una funzione ortodossa del Venerdì Santo come una scusa per evitare la spiacevole prospettiva di un invito a una cena:

"Ma oggi lei [la signora Turner] ha telefonato per chiederci di cenare il Venerdì alle 19:30! (18:30 in tempo reale) Le sto per dire che devo andare alla chiesa greca – che è perfettamente vero, è il loro Venerdì Santo – e non posso uscire fino almeno alle 20 così arriverò alle 20:15 circa" (Lettere III: 420).

Per tutta la sua vita Joyce amò frequentare i servizi della Settimana Santa, in varie sedi ecclesiastiche, sia che si trattasse di una chiesa ortodossa o cattolica. Un amico di Trieste, Alessandro Bruni, ricorda la frequenza regolare di Joyce ai servizi della Settimana Santa :

"Nella sua casa non c'è pratica religiosa, ma d'altra parte c'è un gran parlare di Cristo e di religione e gran canto di canti liturgici. Posso andare anche oltre. Non era bene cercare Joyce durante la settimana prima di Pasqua perché non era disponibile per nessuno. la mattina della Domenica delle Palme, poi durante i quattro giorni che seguono il mercoledì della Settimana Santa, e soprattutto durante tutte le ore di quei grandi rituali simbolici alle funzioni del primo mattino, Joyce è in chiesa, senza alcun pregiudizio e in completo controllo di se stesso, seduto in piena vista e vicino agli officianti in modo da non perdersi una sola sillaba di ciò che viene detto, seguendo la liturgia con attenzione nel suo libro dei servizi della Settimana Santa, e spesso unendosi al canto del coro."

Bruni scrive che aveva visto Joyce piangere "lacrime segrete" nel sentire le parole di Gesù sulla croce, "Eli, Eli, lamma sabactani". Anche le sorelle di Joyce osservarono la "devozione" di James alle liturgie della Settimana Santa:

"Durante la settimana di Pasqua si comportava in un modo che sembrava strano alle sue sorelle. Troppo affezionato alla liturgia e alla musica per rinunciarvi, ma determinato a mettere in chiaro la sua indifferenza, evitava di andare in chiesa con Eileen ed Eva o di sedersi con loro. Invece arrivava da solo e stava in un angolo, e "quando la funzione era finita se ne andava tranquillamente senza attendere. Non cercava di dissuadere le sue sorelle dall'andare in chiesa, ma chiariva che il motivo della sua presenza era da ricercarsi nell'estetica, non nella pietà.

Un amico a Parigi, Mercanton, ricorda nei tardi anni '30 che Joyce gli aveva detto "che il Venerdì Santo e il Sabato Santo erano i due giorni dell'anno in cui andava in chiesa, per le liturgie, che rappresentavano con i loro rituali simbolici i più antichi misteri dell'umanità". Suo fratello Stanislaus riporta le stesse cose. Le memorie di Mercanton includono anche un commento qualitativo sul entusiasmo di Joyce per i canti dell'Ortodossia slava: "Parlando in seguito di chiese russe, dove [Joyce] amava sentire le profonde voci di basso degli officianti, ha detto che non riusciva a capire la mia fervida ammirazione per il rituale orientale."

In tutti i suoi scritti, Joyce allude all'Ortodossia orientale. Tuttavia la sua conoscenza non era profonda, e la sua principale fonte di informazione era l'Encyclopedia Britannica. Eppure aveva un profondo apprezzamento per la musica e l'estetica delle funzioni ortodosse, che sentiva di sperimentare meglio durante la Settimana Santa.

Fonti:

R.J. Schork, "James Joyce and the Eastern Orthodox Church" in Journal of Modern Greek Studies, vol. 17, 1999.

Dennis Michael Shanahan, The Way of the Cross in James Joyce's "Ulysses", 1983.

Vedute della chiesa di San Niccolò dei Greci a Trieste:

 
2014: Verso il riallineamento del mondo

Introduzione

Tempo fa l'Occidente era cristiano. Non lo è più, nemmeno ipocritamente. Il lungo e complesso processo di scristianizzazione, cioè la caduta dal cristianesimo ortodosso conosciuta come occidentalizzazione, è andato avanti per 1000 anni e sta ora arrivando alla sua fine amara. Gli ultimi 50 anni, il periodo della mia vita, che ha seguito due guerre occidentali, chiamate guerre mondiali, hanno visto una svolta più drammatica. Mentre arriviamo al 100° anniversario della prima guerra occidentale, stiamo effettivamente assistendo a un riallineamento del mondo in due blocchi: uno occidentale e secolarista, in altre parole, neo-pagano, l'altro universale e tradizionale, in altre parole, cristiano. Tuttavia, la base di questo secondo blocco è di fatto la Chiesa ortodossa russa, con i suoi valori cristiani integrali e la sua conseguente visione del mondo.

Perché solo due blocchi?

Ci sono molte ideologie religiose concorrenti in tutto il mondo, ma in realtà sono troppo compromesse, troppo deboli o troppo locali per resistere all'assalto laicista occidentale. Così, le eresie del cattolicesimo e del protestantesimo (e non inganniamoci: a parte un paio di eccentrici, l'intero mondo ortodosso russo li vede categoricamente come eresie), non hanno alcuna possibilità di sopravvivenza, perché sono alle radici del secolarismo stesso dell'Europa occidentale e quindi sono intrinsecamente compromesse; il buddhismo è una filosofia psichica, non una religione; l'induismo dipende dal nazionalismo introspettivo dell'Hindustan (India); l'animismo è ancora più primitivo dello stesso laicismo. Di tutte le grandi religioni resta solo l'islam. Ma l'islam, come il suo cugino il giudaismo del Vecchio Testamento, opera su un livello di violenza troppo primitiva, occhio per occhio e dente per dente, e non convince nessuno oltre i suoi nazionalisti fanatici. E in ogni caso, fatalmente diviso tra sunniti e sciiti, l'islam è una casa che è destinata a cadere, mentre le sue divisioni sono ora spietatamente sfruttate dalle potenze laiche occidentali.

Che cosa rimane? Solo la Chiesa di Cristo. Il suo impero (indebolito dall'esportazione deliberata del secolarismo occidentale, nella sua forma comunista, 100 anni fa, seguita dai peggiori massacri e persecuzioni negli epici 2000 anni di storia del cristianesimo), sta ora risorgendo, come speravamo che facesse 20 e più anni fa, sotto il nome di Unione eurasiatica. La prima pietra spirituale di questa Unione è la Chiesa ortodossa russa, il 75% di tutto il mondo ortodosso, che si distingue per la sua critica del secolarismo occidentale.

Con il progetto politico, economico e sociale dell'Unione eurasiatica in corso, ora stiamo vedendo sempre più gli aspetti spirituali e di conseguenza quelli morali del progetto. Questo è essenzialmente il primo stadio dell'Impero romano cristiano ricostituito - la rinascita di ciò che esisteva prima delle bestemmie del 1917. Trovandosi completamente al di fuori del mondo cristiano eterodosso con la sua scolastica, il medioevo, il rinascimento, la riforma, l'illuminismo e il modernismo, e senza compromessi per interferenza occidentale come in alcune delle più piccole Chiese ortodosse locali, la Chiesa ortodossa russa è di fatto l'unico critico cristiano coerente e consistente del secolarismo occidentale.

La sete di vendetta

Vedendo i pericoli di qualsiasi forma di opposizione, in particolare se tale opposizione ha una vera e propria base spirituale e morale, le autorità occidentali, usando i loro servizi di sicurezza, i media asserviti e le popolazioni zombificate, hanno quindi lanciato il solito attacco subdolo alla Russia. Questa routine di un molto aggressivo Drang nach Osten (assalto a Oriente) occidentale, arriva nell'esatto 201° anniversario della vittoria della Rus' contro l'invasione nel 1812 dei suoi domini da parte dei francesi e delle 12 tribù occidentali loro alleate. Questo non solo liberò l'Impero russo dal flagello ateo, ma portò anche alla liberazione di Parigi da parte delle truppe russe nel 1814. Questo fu 100 anni prima che le truppe russe venissero di nuovo in soccorso di Parigi, anche se allora, nel 1914, dalla forza del Secondo Reich cattolico-protestante tedesco, piuttosto che dalle orde atee rivoluzionarie di Bonaparte.

Questo abitudinario Drang nach Osten arriva dopo la brillante vittoria della diplomazia russa lo scorso agosto, che ha evitato l'avvio di una possibile terza guerra mondiale da parte degli Stati Uniti in Siria. La vendetta occidentale per la vittoria della pace è arrivata nelle ultime settimane con il tentativo di invasione dell'Ucraina, con creduloni galiziani finanziati dalla CIA e incoraggiati da una serie di stolti politici occidentali, che hanno mostrato la loro solita intolleranza militante di uno Stato sovrano. Tuttavia, anche questo è fallito.

Quindi vi è stato il tentativo di circondare l'Unione eurasiatica con missili, a cui la Federazione russa ha risposto con l'installazione di missili intorno a Kaliningrad. Così ora ci ritroviamo con assurde e patetiche accuse occidentali su rilascio di "prigionieri politici", come il bandito miliardario Khodorkovskij, che ha dimostrato il suo odio per la Russia fuggendo in Germania, o i gruppi femminili orchestrati dalla Cia di credulone teppiste e blasfeme, il gruppo di sesso e violenza 'Pussy Riot', o gli sconfinatori di Greenpeace. Se queste calunnie stupide non funzionano, i politici occidentali fin troppo prevedibili cercheranno poi di rovinare le Olimpiadi di Sochi.

I frutti dell'intolleranza occidentale

Nel frattempo, nel mondo reale, milioni di siriani stanno morendo di fame e freddo come risultato dell'invasione occidentale del loro paese fomentata da selvaggi mercenari islamici, pagati dai fanatici sunniti di Arabia Saudita e Qatar. Nell'Afghanistan islamista, all'80% controllato dai talebani, i contingenti di truppe occidentali stanno rintanati come prigionieri nei loro ghetti altamente fortificati; l'Iraq rovinato esplode in violenza - come lo Yemen, l'Egitto, la Libia e la Tunisia. L'intero Medio Oriente è una polveriera di divisioni e di terrorismo incoraggiati dall'Occidente. Per di più, questo terrorismo si sta diffondendo in tutta l'Africa, i fanatici armati dall'Occidente che hanno preso il controllo di parti della Libia si sono ormai diffusi in Mali, come su tutto il lungo spartiacque tra musulmani e cristiani tra Nigeria, Repubblica Centrafricana e Sud Sudan.

Nell'Europa centrale e orientale, è ormai chiaro che anche se una generazione fa la cosiddetta 'perestrojka' ha portato al collasso della dittatura del materialismo comunista, ha anche portato alla fondazione della dittatura del materialismo consumista. Tutto è stato, alla fine, solo tradimento e scambio di una tirannia atea con un'altra. Così, i paesi ex comunisti dell'Europa centrale e orientale sono stati devastati; come "perdenti" della guerra fredda, sono di proprietà di 'investitori' dell'Unione Europea, non c'è lavoro, villaggi e città sono stati distrutti, i giovani sono fuggiti come rifugiati nei paesi dei "vincitori" della guerra fredda in Europa occidentale, dove lavorano a salari minimi in lavori umili come gli schiavi cristiani nell'antica Roma, e loro paesi sono governati da 'parlamentari' del tutto corrotti, ma approvati dall'Unione Europea. La piena occupazione, la cultura, il basso tasso di criminalità, la sicurezza sociale, una formazione eccellente e l'assistenza sanitaria gratuita sono perduti e sono amaramente rimpianti da tutti coloro che li conoscevano.

Per ironia della sorte, proprio i più grandi sostenitori dello stupro internazionalista dell'ex Europa comunista sono dei nazionalisti, spesso, come per esempio in Ucraina, Ungheria e Lettonia, re-immigrati dalle loro vecchie emigrazioni. Come robot, fanno qualunque cosa dicano loro la CIA e i loro ambasciatori americani: sostenere i trafficanti di droga, mercanti di organi umani e contrabbandieri di armi che gestiscono il Kosovo occupato; aprire una prigione segreta dove si possono torturare gli islamisti; permettere ai campi di papavero in Afghanistan di fiorire; sostenere il genocidio in Iraq e in Libia; votare per il massacro e il bombardamento della Siria; visitare una sinagoga per una foto opportunista; tenere una 'parata gay' e ​​imporre il 'matrimonio' omosessuale; trattar male la Russia: e istantaneamente l' élite della nuova Europa centrale e orientale, installata dall’Unione Europea, sorride e vota sì, proprio come era solita sorridere e votare sì, quando negli anni precedenti qualche gerontocrate comunista di Mosca diceva loro di distruggere se stessi.

Contro il suicidio europeo

Questi paesi sono oggi occupati dai coloni e integrazionisti del Quarto Reich dell'Unione Europea, proprio come una volta erano occupati dal Terzo Reich dei nazisti. I loro media conquistati e di proprietà straniera diffondono le loro menzogne ​​alle popolazioni in cattività, i loro sistemi di istruzione sono zombificati, i bambini sono presi dai loro padri e madri, in Lituania noti come 'genitori  n.1 e n. 2', come beni da vendere per l'adozione all'estero, forse per essere adottati da coppie omosessuali, forse da debosciate per mezzo dell'obbligatoria 'educazione sessuale', di certo destinati all'insegnamento che uomini e donne sono del tutto uguali, perché il genere è, a quanto pare, solo un costrutto sociale, un frutto di condizionamento. Così dicono tutti coloro che sono stati passati al lavaggio del cervello dai condizionamenti della laicità occidentale e quindi non sono in grado di pensare da soli.

L'Europa impone che anche questi paesi siano distrutti, perdano la loro identità nazionale e sovranità e le loro tradizioni nazionali. Così, come la Grecia, devono essere inondati di musulmani in modo che la loro identità cristiana possa essere calpestata. Non serve sostenere che non c'è alternativa. L'alternativa c'è. Si chiama Unione Eurasiatica. Questa rifiuta la sodomia, la decadenza morale, il liberalismo, l'oligarchia, il consumismo capitalista e proclama la Tradizione. Questo non è anti-occidentale, poiché tutti quelli che in Occidente sostengono valori giusti, tradizionali, sani, quelli degli antichi santi d'Occidente, la sosterranno – posto, naturalmente, che la nascente Unione Eurasiatica possa finalmente liberarsi dalla la corruzione sistematica generata dai vecchi errori comunisti. Dopo tutto, il cristianesimo è di per sé una religione asiatica venuta in Europa, che nel simbolismo dell'aquila a due teste sostiene l'unità tra Oriente e Occidente, tra Asia ed Europa: l'Eurasia.

L'Europa occidentale continua le sue politiche suicide, con conseguente tasso di natalità bassissimo, matrimonio omosessuale e demenza senile. L'Europa occidentale sta morendo di sua propria volontà, raccogliendo i frutti millenari della sua apostasia, diventando un angolo di irrilevanza e di intolleranza fascista davanti al resto del mondo. Le si oppone la sempre crescente importanza spirituale e morale del mondo ortodosso russo, incarnato nell'Unione Eurasiatica. Questo mondo unisce stati con valori sociali e tradizionali, libertà dalla sodomocrazia e dalla dittatura anti-famiglia della sterile Unione europea.

Conclusione

L'eresia occidentale essenziale è stata quella di promuovere se stessa come indipendente dall'Asia, cioè, indipendente da Cristo, sostituendolo con il suo leader etnico a Roma, da cui ha fatto procedere lo Spirito Santo, Dio stesso. Questa è Sodoma, la terra dell'intolleranza di veri uomini e vere donne. Noi sostenitori dell'Unione Eurasiatica rifiutiamo assolutamente la sua tirannia di menzogna, ingiustizia, stupidità e volgarità, la sua ideologia di consumismo materialista, occidentale e secolarista, a cui opponiamo i principi ascetici ed ecologici del cristianesimo ortodosso, universale e tradizionale, così odiati dal decadente, auto-indulgente e morente Occidente contemporaneo. Mentre ci troviamo sull'orlo del 2014, il 100° anniversario della prima guerra occidentale, lanciamo un grido di battaglia: Coloro che non sono con noi sono contro di noi. Voi, da che parte state?

 
"L'Ortodossia nelle Isole britanniche" - documentario
In occasione dell'anno degli scambi culturali russo-britannici, il canale televisivo russo "Kultura" ha messo in onda il 18 giugno 2014 un documentario sulla situazione dell'Ortodossia nel Regno Unito, con un autore d'eccezione, il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk.
 
 
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Un prete russo si sfoga: NON OSATE non venire in chiesa!

Forse è un po' snervante sentire un prete chiamare i suoi parrocchiani "criminali", ma il suo zelo non è almeno un po' rinfrescante?

Padre Andrej Tkachev è famoso per la sua – come dovremmo chiamarla? – mancanza di correttezza politica.

Per contestualizzare il suo energico sfogo, dobbiamo menzionare che i russi sono molto più pazienti di noi quando sono attivamente castigati – persino quando gli si urla contro – per il loro bene spirituale.

Certo, è un po' snervante sentire un prete chiamare i suoi parrocchiani "criminali", ma il suo fermo zelo non è almeno un po' rinfrescante?

Trascrizione italiana del video

Bisogna leggere la Bibbia continuamente, non solo leggerla continuamente ma memorizzarla; pensateci, pensate con vostro cuore alle parole di Dio, a questo bisogna dedicarsi in continuazione. Volete essere felici? Volete la grazia di Dio? Volete essere protetti? Volete essere ascoltati nelle vostre preghiere? Volete che le vostre richieste si avverino? Lo volete, vero? Ma pensate di poter comprare la grazia di Dio a forza di candele? Io ti do una candela e tu mi dai la grazia? Ma nemmeno per sogno! Potete accendere tutte le candele del mondo, non vale nulla. Le candele non significano nulla, assolutamente nulla, per ottenere la grazia. Creano solo luce e un’atmosfera di calore in chiesa. Volete avere la grazia di Dio? Leggete le Sacre Scritture, confessate i vostri peccati davanti a Dio, e pregate Dio ogni ora nel vostro spirito. Pregate Dio sempre, in ogni tempo e in ogni ora, e amate le Sacre Scritture. Buttate via i vostri giornali, liberatevi dei vostri gadget, degli schermi che vi creano dipendenza, dei social media, di internet, spegnete i televisori, leggete le Sacre Scritture! Volete avere lo Spirito Santo? Leggete le Sacre Scritture, e venite nella chiesa di Dio quanto più spesso possibile. E alla domenica tutti voi dovreste essere nella chiesa di Dio. Devo dirlo: è ovvio, ed è una vergogna ripetervelo: la domenica, senz’altro siate qui! Oggi è sabato, e alcuni pigri penseranno: “ieri sono stato in chiesa, la domenica dormirò”. Ci sono molte persone del genere qui. Oggi sono venuti in 90 alla comunione, e domani, alla domenica, verranno in chiesa solo in 50. Ma lasciate che vi dica: le domeniche sono feste ancor più angeliche! Vengono 500 persone a san Nicola, e alla domenica ce ne sono 25. Criminali! Senza Dio! Mascalzoni! Delinquenti! Disprezzano la grazia di Dio! Amano san Nicola e non amano Cristo risorto! Amano san Michele e non amano Cristo risorto! Domani dovrebbero esserci cinque volte di più persone di quante ce ne sono oggi. E smettetela di pensare cose come “ieri sono stato in chiesa, domani non ci vado, vado quando voglio, non vado quando non voglio”. Piantatela con questa infamia! Siate tutti in chiesa la domenica e non passate un solo giorno senza una preghiera. Quando vi alzate al mattino, prima di fumare una sigaretta, o di lavarvi i denti, o di friggere le uova, o di guardare la televisione, prima pregate Dio! Prima di andare a letto, pregate Dio! Pregate Dio quando uscite di casa e quando rientrate, con gratitudine. Quando iniziate a guidare e quando uscite dall’auto, pregate Dio. E venite in chiesa più spesso possibile, e alla domenica senza eccezioni... senza eccezioni! Non osate non venire in chiesa la domenica! Altrimenti san Michele, che vi ha contati tutti oggi e vi ha scritti nella sua lista, un giorno vi rimuoverà dalla sua lista. Perché onorate san Michele e non onorate Cristo risorto? Amen. Mi congratulo con voi per la santa comunione. Spero che non mi abbiate solo udito, ma che mi abbiate ascoltato; e che non mi abbiate solo ascoltato, ma che mi abbiate capito; e che non mi abbiate solo capito, ma che vi comporterete di conseguenza. E se vi comporterete di conseguenza, a voi andrà tutto bene e a me andrà tutto bene. Se invece non vi comporterete di conseguenza, a me andrà tutto bene, ma a voi no. Gloria a te, o Dio; gloria a te, o Dio; gloria a te, o Dio!

 
Le preghiere per i defunti nella Bibbia e nella tradizione

Dove troviamo prove che la preghiera per i morti è biblica? Da quello che ho letto sembra che la Bibbia dice quasi il contrario di questo in Ezechiele, capitolo 18. Certo, Ezechiele stava parlando con Israele prima della nuova alleanza che abbiamo in Cristo, ma si dice all'inizio del capitolo che questo viene dalla parola del Signore, e sembra coerente con Romani 2:3-9.

Che cosa dice la Bibbia?

In primo luogo, vorrei sottolineare che nessuno dei passaggi in questione parla della preghiera per i morti.

Il punto di Ezechiele 18 è che un figlio non è né salvato né condannato per la giustizia o le colpe di suo padre, e neppure un padre è salvato o condannato a causa di suo figlio. Inoltre, un passato giusto non salverà un uomo che cade nel peccato, né un passato peccaminoso condannerà un uomo che si redime dal suo peccato. Il passo non parla delle preghiere per i morti.

Il punto di Romani 2: 3-9 è che ognuno sarà giudicato secondo le sue opere, questo non ha nulla a che fare con la preghiera per i morti, a meno che non si presupponga che noi crediamo che con la preghiera per i morti potremmo far entrare a forza di preghiere un peccatore impenitente in cielo, ma a questo non crediamo.

Vi sono, tuttavia, passi della Scrittura che rispondono davvero a questa domanda. 2 Maccabei non si trova nella maggior parte delle Bibbie protestanti, ma era incluso nella Bibbia di Re Giacomo del 1611, ed era stato considerato parte della Scrittura da parte della Chiesa fin dal tempo degli Apostoli (cfr Canone 85 dei Santi Apostoli) – e in 2 Maccabei 12:38-45 troviamo un esempio molto chiaro di preghiera per i defunti.

Nella Sapienza di Siracide (anch'essa elencato nella Scrittura dal Canone 85 degli Apostoli), dice: "Dona generosamente a tutti i viventi, non trattenere la generosità anche dai morti" (Siracide 7:33).

E in 2 Timoteo 1:16-18, San Paolo prega per Onesiforo, che ovviamente non è più tra i vivi:

"Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesiforo, perché spesso mi ha rinfrancato, e non si è vergognato delle mie catene; ma quando è arrivato a Roma, mi ha cercato con molto zelo e mi ha trovato. Il Signore gli conceda di trovare misericordia presso di lui in quel giorno, e tu sai molto bene in quanti modi ha provveduto a me a Efeso. "

Tradizione ebraica

Il testo citato da 2 Maccabei è la prova evidente che questa era l'usanza ebraica ben prima del tempo di Cristo, ma è anche un dato di fatto che gli ebrei continuano a pregare per i defunti. Quindi, se le preghiere per i morti sono una corruzione pagana che si è insinuata nella Chiesa, ci si deve chiedere come si sia insinuata anche nell'ebraismo... soprattutto quando questo avrebbe dovuto accadere prima dei tempi di Cristo.

Tradizione cristiana

Quando ho iniziato a considerare seriamente di diventare ortodosso, le preghiere per i morti erano sulla mia lista di circa 5 problemi che dovevano essere risolti, ma sono state anche una delle prime questioni cancellate da quella lista, perché le prove che la Chiesa primitiva pregava per i morti è troppo onnipresente per consentire a qualcuno di dubitarne. Lo trovi nei primi testi della Liturgia. Lo trovate passando osservazioni dei primi scrittori della Chiesa. Le trovate anche nelle catacombe. Per esempio, abbiamo l'Epitaffio di Abercio, vescovo di Hieropolis, defunto nel 167 d. C, in cui egli chiede a chi legge l'epitaffio di pregare per lui. Quando la pia madre di S. Agostino stava per dipartirsi da questa vita, la sua ultima richiesta fu: "Deponi questo corpo ovunque, non lasciare che le sollecitudini per esso ti turbino in alcun modo. Questo solo io chiedo, che tu mi ricordi all'altare del Signore, ovunque tu sia"(Confessioni 9:27). E si potrebbe aggiungere citazione su citazione in questo senso.

Prima della Riforma protestante, non c'era alcun cristiano che non avesse l'abitudine di pregare per i morti.

Conclusione

Ricordo di aver sentito la storia di un sacerdote anglicano che era fermamente opposto alle preghiere per i defunti ogni volta che il problema veniva sollevato, e poi, dopo la morte della moglie smise di parlare sulla questione, e gli fu chiesto il perché. Disse che aveva pregato per la moglie ogni giorno, da quando l'aveva incontrata, e non riusciva a smettere dopo la sua morte. La preghiera per i morti è un modo in cui il vivente dimostra il suo amore per un morto. Crediamo anche che le preghiere i morti siano di qualche beneficio per loro, ma esattamente come queste preghiere li aiutino non è qualcosa che la Chiesa ha definito con precisione. Se qualcuno muore in uno stato di pentimento, ma senza aver avuto la possibilità di portare a termine tutti i frutti del pentimento, riteniamo che non sia pronto a entrare immediatamente in presenza di Dio, ma che a un certo punto, attraverso le preghiere di la Chiesa, lo sarà. Se qualcuno muore in uno stato di impenitenza, per quanto le nostre preghiere gli siano di qualche beneficio, tali preghiere non possono renderlo degno del Regno dei Cieli. Ma in entrambi i casi, pregando per i morti, rafforziamo la nostra fede, e arriviamo ad affidare meglio i nostri cari alla misericordia di Dio.

 
Perché si diventa ortodossi?

Ora, questo è davvero un titolo pretenzioso per un articolo - come se ci fosse una sola ragione per cui le persone si convertono alla fede ortodossa. Ci sono certamente molte ragioni, con tutte le sfumature portate dalle varie persone che vengono. E vengono sempre!

Mi è stato chiesto a Minneapolis, "Che tipo di eventi di evangelizzazione avete alla chiesa di sant'Anna?" Ho dovuto confessare che, oltre che renderci accessibili e un po' "amichevoli verso i convertiti" il nostro unico metodo è: "rispondiamo al telefono". (E senza un segretario questo non è sempre assicurato)

Potrei anche dire, in modo da evitare l'argomento, che la gente viene per una serie di motivi. Questo è vero, ma si può dire proprio per evitare in gran parte l'ovvio.

Molte cose degne di nota tra i molti convertiti che abbiamo a sant'Anna:

1. Credono che la fede ortodossa sia la verità

Questo è il motivo che ho dichiarato io per la mia conversione. Dopo ogni conversazione, argomentazione, ecc, dopo ogni articolo e libro, il fatto è che io credo che la fede ortodossa, compresa la sua ecclesiologia, sia la verità. Sono disposto a difendere la mia accettazione di questa verità, ma l'unica difesa che conta è quella che dovrò dare nel Giorno del Giudizio, e credo che sarò davanti a un giudice che è egli stesso il capo della Chiesa ortodossa. La domanda seria sarà: "Che cosa hai fatto con la fede che ti ho dato?"

2 Abbiamo osservato le altre "opzioni" e le abbiamo trovate carenti

Molti convertiti ortodossi prima hanno guardato altrove. Forse anche sperando che altrove avrebbe avuto le risposte alle loro domande, sostituendo la necessità di diventare ortodossi. Ma penso che per coloro che diventano ortodossi, "l'altrove" non abbia semplicemente fatto al caso loro. C'è una pulizia e un ordine, per esempio, nell'ecclesiologia cattolica romana. In realtà, credo che sia così tanto ordinata da essere un'invenzione dell'uomo e non di Dio. Ma di questo possiamo discutere un'altra volta. Mi è difficile pensare a una situazione in cui Dio sia stato così ordinato altrove. Perché lo dovrebbe essere solo nell'ecclesiologia?

3. “La profondità chiama la profondità” (Salmo 41:8)

C'è un indescrivibile elemento del cuore nell'Ortodossia. Nonostante molti dei suoi ostacoli, le persone ne sono attratta come all'unica risposta alle profondità del loro cuore. Tutto il resto è razionalizzato, modernizzato, ospedalizzato. L'Ortodossia, quasi a causa della sua strana razionalità, è l'unica cosa che risponde a questa chiamata più profonda. Questo è stato certamente vero per quanto riguarda il mio viaggio.

4 L'ordine e il disordine

C'è un "ordine" nella fede ortodossa e nelle sue credenze, ma quella stessa sicurezza e garanzia è accoppiata con un approccio disordinato (noi lo chiamiamo "economia"), senza il quale sarebbe impossibile conoscere la salvezza (se non in un mondo altamente sterilizzato di annullamenti e dispense legali).

5. I santi

Ci sono meravigliosi santi in molti luoghi, e tuttora la vita e gli insegnamenti di molti santi ortodossi, compresi quelli del secolo appena passato, sembrano dire, "Qui è casa, vieni qui."

6. Dio mi ha detto di farlo

(Nessun commento necessario)

7 Ci sono altri motivi? Scrivetemi un commento e ditemelo.

 

 
Arciprete Andrew Phillips: corrispondenza e conversazioni del marzo 2013

Dal blog del sito Orthodox England, presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti la recente serie di risposte dell’arciprete Andrew Phillips su diversi temi interessanti: i pericoli che corrono i neofiti nella Chiesa ortodossa, i compromessi tra l’Ortodossia e la mentalità moderna in Russia e in Occidente, il movimento eurasiatico e le sue radici geopolitiche, la situazione della Siria e del Medio Oriente.

 
Un ortodosso americano nella Virginia del Settecento: Philip Ludwell III

Il colonnello Philip Ludwell III (1716-1767), membro di una famiglia di proprietari terrieri della Virginia, è il primo americano convertito all'Ortodossia nella storia moderna. Era un virginiano di terza generazione: suo nonno Philip Ludwell I fu governatore della Provincia di Carolina dal 1691 al 1694), e suo padre Philip Ludwell II fu membro della prima assemblea legislativa della Virginia e rettore del College of William and Mary (il secondo college più antico negli Stati Uniti e la sua prima università). Non solo la sua famiglia era influente, ricca e colta, ma anche estremamente ben collegata con le persone che contavano nelle colonie inglesi d'America: Philip era cugino della moglie di George Washington, Martha (da colonnello, fu proprio Philip a dare il primo incarico a George Washington nell'esercito coloniale britannico nel 1753), e tra i suoi parenti si contano il generale Robert E. Lee e i due presidenti William Henry Harrison e Benjamin Harrison.

Nato il 28 Dicembre 1716 a Carter Creek, contea di Surrey, Virginia, nel 1727 Philip Ludwell III ereditò dal padre la Green Spring Plantation della contea di James City, Virginia. Si sposò a 21 anni con Frances Grymes il 29 luglio 1737 nella contea di Surrey, Virginia, e nello stesso anno compì uno dei suoi frequenti viaggi a Londra, dove i suoi interessi commerciali richiedevano la sua presenza. Fu nel corso di questo anno che incontrò il prete della Chiesa ortodossa russa a Londra, padre Bartholomew Cassano (un greco/francese di Alessandria d'Egitto, la cui moglie Elisabeth Burton fu una dei primi inglesi registrati come convertiti all'Ortodossia), che lo cresimò nella Chiesa ortodossa il 31 dicembre 1738 (vecchio calendario) con una dispensa speciale concessa dal Santo Sinodo della Chiesa in Russia. Gli fu anche dato il permesso eccezionale di continuare a frequentare i servizi anglicani in Virginia, in considerazione del fatto che nelle colonie inglesi d'America, "tranne nella provincia della Pennsylvania, tutte le religioni tranne il protestantesimo erano vietate". Nel caso di Ludwell, che deteneva cariche pubbliche (fu nominato al Consiglio della Virginia nel 1752), non si trattava solo della professione di una religione vietata, ma del vero e proprio rischio di accusa di tradimento della Corona.

I motivi che portarono a questa conversione non sono noti, ma sicuramente non furono una bravata giovanile. Ludwell mantenne la sua fede per oltre un ventennio di quasi totale isolamento, con determinazione, come testimoniano i suoi sforzi per tradurre in lingua inglese opere di preghiera e di catechesi, e le sue opere di pietà e di carità (incluso uno sforzo per l'educazione scolastica degli afro-americani). Non sembrano esserci stati interessi politici: Ludwell non mostrò mai alcuna particolare simpatia verso la Russia, né espresse desideri di agire per gli interessi russi. La sua scelta della chiesa dell'ambasciata russa fu semplice: era l'unica chiesa ortodossa a Londra.

Prima di morire nel 1753, Frances Ludwell diede a Philip tre figlie: Hannah Phillipa (n.1737), Frances (n. 1750), e Lucy (n. 1751). Nel 1760, Philip portò le sue tre figlie a Londra (il suo vicino di casa era Benjamin Franklin), e qui il mercoledì Santo del 1762 le tre ragazze furono cresimate nella Chiesa ortodossa, con il padre che agiva in qualità di loro sponsor.

Nello stesso anno il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa benediceva la traduzione del Catechismo di Petro Mogila fatta da Ludwell, che fu stampata verosimilmente con mezzi privati ed ebbe una certa diffusione. Il Sinodo autorizzò il prete russo a Londra a dare alla famiglia Ludwell una riserva eucaristica da portare con loro a Virginia, e a preparare per loro adeguate forme di preghiera ortodossa da utilizzare nella loro terra natale. Esiste ancora una copia rilegata ma scritta a mano di questo ordo, che include le traduzioni delle tre principali liturgie ortodosse, le preghiere del mattino e della sera, il servizio di confessione e altri testi.

Il registro parrocchiale di Londra documenta la sua partecipazione ai sacramenti della confessione e della santa comunione in dodici occasioni tra il 5 agosto 1760 e la sua morte nel marzo 1767 (questo è molto frequente per gli standard del tempo, in cui la comunione una volta all'anno era la norma).

La salute del colonnello Ludwell cominciò a deteriorarsi nel 1766, mentre si trovava a Londra, e fino al marzo 1767 ricevette i sacramenti a casa sua. Morì il 14/25 marzo 1767. Il suo funerale fu servito presso la Chiesa russa a Londra lunedi 19/30 marzo 1767, e fu sepolto nella cripta di famiglia nella chiesa di St. Mary-le-Bow, ora Cheapside.

Delle tre figlie, sappiamo solo di una che portò avanti l'eredità di fede del padre. Hannah Phillipa sposò un cugino, William Lee (1739-1795), e morì a Londra nel 1784. Frances morì nubile. Lucy sposò nel 1769 John Paradise (morto nel 1795), amico di Samuel Johnson, letterato di un certo spicco e campione londinese della causa dell'indipendenza americana, ma soprattutto figlio di un convertito inglese alla Chiesa ortodossa. Dopo la guerra d’indipendenza americana, la coppia si stabilì negli Stati Uniti, nella casa coloniale costruita da Philip Ludwell nel 1755 ed ereditata da Lucy. La casa esiste ancora oggi come residenza privata della Williamsburg coloniale, conosciuta come casa Casa Ludwell-Paradise. Fu da qui che Lucy scrisse al presidente Thomas Jefferson (un amico di famiglia) all'inizio del suo secondo mandato (27 agosto 1805) una lettera che testimonia la sua continuazione di una vita di fede ortodossa: "Con la benedizione di Dio sono ora in buona salute, e con la benedizione e le indicazioni del mio prete, il reverendo Smirnov".

La riscoperta di dati sulla vita di Philip Ludwell ha portato un'ondata di interesse tra gli storici e tra i fedeli ortodossi in America. La diocesi americana orientale della ROCOR ha deciso di celebrare la vita di questo illustre convertito con un servizio memoriale annuale.

Che cosa può avere portato questa infusione di fede e pratica ortodossa nel cuore dell'aristocrazia coloniale angloamericana del XVIII secolo? Il precedente storico dei non-jurors, gli anglicani che si rifiutarono di giurare alleanza a William e Mary d'Orange dopo il 1688, e che di conseguenza tentarono un approccio alla Chiesa ortodossa, è troppo remoto nel tempo e nello spazio per giustificare una filiazione diretta, anche se Philip Ludwell, educato in un college anglicano dedicato proprio a William e Mary d'Orange, non poteva esserne all'oscuro nei suoi studi religiosi. Più verosimile è lo spirito di ricerca e devozione privata, molto diffuso nelle colonie a basso controllo clericale, da cui avrebbe potuto nascere un interesse 'dotto' per le posizioni di fede e dottrina dei cristiani ortodossi. È importante ricordare che il XVIII secolo vide numerosi esempi di convertiti occidentali all'Ortodossia, per i motivi più diversi (matrimonio, viaggi, carrierismo, ricerche teologiche), e che questa storia anglo-americana è speciale più che altro per la sua posizione geograficamente remota, unita a un contesto sociale molto elevato.

Certamente, il colonnello Philip Ludwell III rimane un ottimo esempio per gli ortodossi isolati dell'Occidente che intendono far valere le ragioni della loro scelta di fede. Speriamo che le ricerche storiche in corso ci forniscano altri dati per valutare questa interessante vicenda familiare.

Oggi lo storico più impegnato a riscoprire le radici ortodosse di Philip Ludwell e dei suoi discendenti è Nicholas Chapman, un ortodosso inglese che vive a New York e lavora per le case editrici dei seminari di Jordanville e Crestwood. In rete sono disponibili i suoi saggi (anche in forma di ebook) e i video dedicati alle sue ricerche,

Un po' di sitografia di partenza

Oltre ai dati di base contenuti delle voci di Wikipedia e di Orthodox Wiki, segnaliamo il sito Associates of Colonel Philip Ludwell III, che offre una buona base di partenza per gli approfondimenti.

Una raccolta di articoli su Ludwell è disponibile sul sito di Orthodox History.

Tra i saggi disponibili in rete merita attenzione quello di Olga Tsapina, The Strange Case of Philip Ludwell, III: Anglican Enlightenment and Eastern Orthodoxy in Colonial Virginia, disponibile su academia.edu.

Un avviso sulle incongruenze delle date: spesso questi studi sembrano offrire date differenti degli eventi. Di fatto, alcune sono date di calendario gregoriano (adottato nelle colonie inglesi in America nel 1752) e altre (tra cui le date nei registri parrocchiali ortodossi a Londra) di calendario giuliano. Ricordiamo che nel XVIII secolo lo scarto tra i due calendari era di 11 giorni.

 
I cristiani ortodossi e i tatuaggi

Che cosa dice la Chiesa ortodossa a proposito dei tatuaggi?"

Non vi è alcun canone, almeno a mia conoscenza, che dice che i cristiani non dovrebbero farsi fare un tatuaggio. Tuttavia, troviamo questo verso nella legge di Mosè:

"Non vi farete incisioni sul corpo per un defunto, né segni su di voi: Io sono il Signore" (Levitico 19:28).

Purtroppo, non ho alcun commento patristico che affronti questo verso, anche se possono essercene alcuni. Ma se tutto ciò che abbiamo è questo verso, si potrebbe sostenere che questa è solo una legge cerimoniale non più applicabile ai cristiani. Tuttavia ci sono diversi motivi per cui questa sarebbe una conclusione errata:

1. Con l'eccezione dei copti e degli etiopi, la tradizione cristiana ha universalmente respinto i tatuaggi. E ci sono ragioni storiche per cui i copti e gli etiopi sono un'eccezione - questi popoli tatuano i loro figli con le croci in modo che i figli se vengono rapiti dai musulmani, possono essere successivamente identificati come cristiani; e dato il livello intenso di persecuzione che hanno affrontato, questo è anche un modo per proclamare la loro intenzione di rimanere cristiani, non importa ciò che accadrà (un tatuaggio, per sua natura, è una dichiarazione molto permanente).

2. La maggior parte dei tatuaggi nella nostra cultura non si compone di croci modeste e pie progettate per proteggere i bambini da un sequestro di persona e per testimoniare il proprio impegno a rimanere nella fede in Cristo, ma sono tutte cose che di solito sono al meglio frivole, e spesso malsane. Se leggete ciò che le Scritture hanno da dire sulla modestia, è improbabile che gli scrittori ispirati avrebbero speso così tanto tempo incoraggiandoci a vestirci in modi modesti, o a non attirare attenzione inutile su noi stessi, e tuttavia non avessero problemi con un tatuaggio fatto appena sopra la fessura tra le natiche (solo per citare una tendenza popolare come esempio).

3. San Paolo dice che i nostri corpi sono il tempio dello Spirito Santo: "Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, uno spirito che avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi ? Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che è di Dio" (1 Corinzi 6:19-20). Immaginate se qualcuno prendesse una bomboletta di vernice spray, e si esprimesse sulle pareti di una chiesa. Saremmo tutti scioccati se qualcuno facesse una cosa del genere, ma non è diverso dall'esprimere noi stessi deturpando il nostro corpo - perché siete stati comprati a caro prezzo, e non siete liberi fare quel che volete con il vostro corpo... se davvero siete credenti.

Naturalmente se qualcuno ha già un tatuaggio, non è certamente un peccato imperdonabile. E quando vediamo qualcuno con un tatuaggio, non dovremmo giudicarlo, perché potrebbe essersi pentito di essersi fatto fare quel tatuaggio molto tempo fa. Ma chiunque stia pensando di farsi fare un tatuaggio dovrebbe chiedersi perché ne vuole uno in primo luogo, e dovrebbe chiedersi se questo è davvero qualcosa di gradito a Dio. Una volta che un tatuaggio è fatto, non è facile da eliminare, e ciò che vi sembra carino oggi, potrebbe non sembrarvi altrettanto carino tra dieci o venti anni.

Per ulteriori informazioni si veda:

Pensieri del metropolita Isaia di Denver sui tatuaggi

I tatuaggi sono ammissibili nella Chiesa ortodossa?", di padre Gregory Naumenko

Una testimonianza sui tatuaggi, dal blog Mystagogy

Aggiornamento

Qui ci sono risposte ad alcuni commenti che questo post ha ricevuto su Facebook.

Risposta a un commento che dice che è una contraddizione riconoscere che non ci sono canoni contro i tatuaggi, e poi fare la mia affermazione che la tradizione cristiana ha universalmente respinto i tatuaggi.

La pratica attuale della Chiesa è una testimonianza della Tradizione della Chiesa. Non è che i tatuaggi siano una tecnologia di recente scoperta: i tatuaggi esistvevano quando Mosè scrisse la legge. Ma a parte i casi unici dei copti e degli etiopi, i cristiani hanno universalmente rifiutato tatuaggi. E solo ai nostri tempi che avere un tatuaggio è passato da fenomeno di persone ai margini della società (marinai e soldati lontani da casa, membri di bande e detenuti) a uno svago per le giovani donne di buona famiglia.

Risposta a un catecumeno che ha tatuaggi di soggetto religioso, e dubita che la Chiesa abbia realmente respinto i tatuaggi.

Non tutta la Tradizione della Chiesa è stata scritta in forma di canoni. In genere abbiamo solamente canoni a tutela contro le persone che fanno qualcosa, quando nella Chiesa ci sono persone che stanno facendo tale cosa. I tatuaggi erano qualcosa che nessun cristiano faceva (al di fuori delle eccezioni ho discusso). Fino a solo poco tempo fa, nessun gruppo cristiano di qualsiasi tipo avrebbe suggerito che una tale pratica fosse degna di un cristiano. Ora, nel suo caso, i suoi tatuaggi probabilmente sono stati fatti con intenzioni molto buone, ma la gente spesso fanno per ignoranza cose che non dovrebbe fare. Come san Paolo dice in 1 Corinzi 11:16: "Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio".

E per l'autorità delle tradizioni non scritte, prendiamo in considerazione le parole di san Basilio, che sono state specificatamente approvate dai Concili ecumenici, il quarto, il sesto e il settimo.

Risposta ad alcuni che contestano che i cristiani storicamente abbiano veramente rifiutato i tatuaggi.

Non è un caso che i pagani (romani, slavi e germani) abbiano praticato varie forme di tatuaggio, ma quando il cristianesimo è stato stabilito in quelle zone, queste pratiche cessarono. Anche la parola tattoo (da cui deriva l'italiano "tatuaggio") dimostra che questo costume non era parte della cultura cristiana, perché è una parola polinesiana, che non era in uso nella lingua inglese prima del XVIII secolo, e non vi è alcuna traccia di eventuali tatuatori in Inghilterra o negli Stati Uniti prima del XIX secolo.

 
Sul vero pericolo di creare un idolo e di perdere Dio

Idoli e pericoli

Di norma, gli idoli si creano con materiali fragili: aspettative e sogni, immaginazioni e fantasie, idee e illusioni. E questa è una cosa molto pericolosa!

In qualsiasi momento (che sicuramente arriverà) il piedistallo crollerà insieme al nostro idolo effimero e i sogni si frantumeranno in mille pezzi.

Questo vale sia per le persone che per i diversi luoghi che abbiamo definito speciali e migliori.

Tutto ciò che oscura Dio è falso. Se qualcosa nella nostra vita prevale sulla grazia di Dio, non è certamente utile e dovremmo piuttosto scappare da essa.

Il Signore ci ha avvertito di questo nei suoi comandamenti: "Non farti idoli... Non adorarli e non servirli; poiché io sono il Signore, tuo Dio".

I nostri idoli sono le nostre passioni manifeste: mancanza di fede, vanità, voluttuosità, bramosia. Se rimuoviamo le passioni, anche tutti gli idoli scompariranno. Gli idoli hanno come unico perno le passioni.

E l'esistenza di idoli parla della nostra corruzione personale e del nostro indolenzimento, dei nostri problemi.

Ogni persona è imperfetta e tutte le immagini attribuite a un altro uomo vivono esclusivamente nella nostra immaginazione. Solo il Signore conosce il vero volto di ognuno di noi.

Creando un idolo, non solo danneggiamo la nostra anima, ma aumentiamo anche il male nel mondo. Le nostre inevitabili delusioni avute a causa degli idoli si trasformeranno in rabbia, che uccide ogni cosa buona e bella con forza distruttiva.

Il primo idolo

Da dove viene questa passione per l'idolatria? Viene dai primi esseri umani.

Il comandamento dato da Dio alle persone che dicevano di non mangiare dall'albero della conoscenza del bene e del male proteggeva l'uomo dalla caduta da Dio, e dalle numerose violazioni e distorsioni che seguirono a tale caduta.

Obbedendo a Dio in ogni cosa, l'uomo sarebbe gradualmente cresciuto nel suo amore per lui. E col tempo si sarebbe avvicinato così tanto che avrebbe potuto vedere la grandezza divina in tutta la sua bellezza e pienezza. E in seguito si sarebbe spostato a un livello superiore: assoluta fedeltà al Creatore, fusione totale con la fonte della vita.

Ma sappiamo dalle Sacre Scritture come lo scopo di Dio fu accettato dagli esseri umani.

L'uomo non aveva abbastanza umiltà, spirito e amore per scegliere il percorso di sviluppo proposto dal Signore. Quindi lo rifiutò volontariamente, scegliendo il "sentiero facile" offerto dal serpente - "assaggiate... e sarete come dei" (Gen 3:5).

Il desiderio di essere un dio senza Dio è spinto dall'orgoglio, che è la causa principale di tutti i mali e di tutte le deviazioni dal Signore.

Ed è stato grazie all'orgoglio che l'uomo stesso è diventato il primo idolo, vantandosi davanti al Signore dei suoi meriti, dimenticando di aver ricevuto tutto da lui.

L'uomo arrogante è sicuro di poter ottenere tutto da solo, e non per grazia di Dio, grazie alla sua grazia e al suo aiuto. Si considera eletto da Dio, e questo è un segno sicuro di egocentrismo e, di regola, è privo di fondamento.

Creando un idolo (o diventando noi stessi un idolo), smettiamo automaticamente di servire Dio, lo perdiamo, aprendoci al male.

Il male è sempre una ribellione contro Dio. È la rivolta della natura danneggiata della persona che si è allontanata da Lui. Il male non esiste al di fuori di una persona; esiste solo al momento in cui è commesso. Pertanto, la scelta personale di ognuno di noi, la nostra obbedienza a Dio, la buona volontà e la fede assoluta in lui sono così importanti. Senza idoli e senza eroi.

 
L'anziano Gabriele (Urgebazde) e il grano infuocato

Conversazione con l'iconografa Tamuna Gochiashvili, autrice dell'icona, "L'unità in Cristo e l'amicizia tra le nazioni ortodosse russa e georgiana"

Ci siamo incontrati per la prima volta con Tamuna Gochiashvili due anni fa, subito dopo che il nostro team creativo aveva ricevuto la benedizione di sua Santità il patriarca katholikos Ilia II di tutta la Georgia per dipingere l'icona, "L'unità in Cristo e l'amicizia tra le nazioni ortodosse russa e georgiana". Quest'icona raffigura due grandi santi: Gabriele di Samtavro e Serafino di Sarov. Abbiamo già pubblicato articoli sui miracoli compiuti davanti a questa icona e testimonianze di persone che hanno sperimentato la misericordia di Dio, sono state rafforzate e hanno ricevuto guarigione attraverso le preghiere dei venerabili padri. E poi Tamuna ha dipinto l'icona, "La gloria della santissima Trinità". Abbiamo parlato di queste icone e della storia unica della loro creazione.  

i santi Serafino di Sarov e Gabriele (Urgebadze) come simboli dell'amicizia russo-georgiana

Tamuna, può parlarci un po' della sua professione?

Dopo la laurea presso l'Accademia statale di belle arti ho studiato al Dipartimento di medicina. La nostra famiglia aveva ricche tradizioni mediche e tutti credevano che avrei intrapreso anche questa carriera; ma, come sappiamo, l'uomo propone e Dio dispone. Pertanto, il mio interesse e la mia passione per l'arte e la pittura hanno prevalso su tutte le altre professioni. Mi sono laureata presso il Dipartimento di belle arti dove ho studiato il restauro degli affreschi. Dovrei notare che l'iconografia è una sfera interdisciplinare; e non è solo tecnica, stile o umore. Per dipingere un'icona devi avere una buona conoscenza della teologia, prendere in considerazione alcuni contesti storici e molte altre sfumature che sono di grande importanza in questo servizio. Credo che la pittura di icone non sia solo una professione: è una specie di servizio, obbedienza e grazia di Dio. Lo faccio da oltre venticinque anni.

Sappiamo che conosceva molto bene l'anziano Gabriele (Urgebadze). Prima di procedere all'argomento della storia di queste icone, ci racconti, quali ricordi personali le ha lasciato san Gabriele?

Sì, conoscevo bene padre Gabriele. Lo ricordo come una persona molto semplice, umile e saggia. Il suo attributo distintivo era l'ingegno nella comunicazione con le persone, un approccio unico per ogni singola persona. Non parlava mai in modo altero con coloro che venivano da lui umiliati, insultati e appesantiti dai peccati. Spesso si presentava come un grande peccatore davanti a queste persone, fingendo di aver appena commesso un peccato grave, parlandone a voce alta con le lacrime agli occhi. E, apparentemente in modo silenzioso e impercettibile, faceva capire che le persone dovrebbero pentirsi, che non dovrebbero abbandonare Dio, che il Signore attende il nostro pentimento, e lo faceva con una tale forza che tutti i suoi visitatori si sentivano presto attratti da Dio, dalla Chiesa, trovavano consolazione, e dopo aver comunicato con l'anziano, lo lasciavano ispirati dalla grazia dello Spirito Santo. Un altro attributo attraente dell'anziano Gabriele era il senso dell'umorismo. Attraverso l'umorismo poteva umiliare e riportare qualcuno alla ragione in modo tale che la sua vanità scompariva immediatamente, e tutti iniziavano a provare un'indicibile gioia invece del disagio che tutti noi proviamo quando siamo rimproverati.

L'ha umiliata?

Sì, lo ha fatto. Ricordo che io stessa e il mio amico, un altro iconografo, andammo dall'anziano Gabriele a Samtavro. Mentre parlavamo, calò l'oscurità. A quel tempo non c'erano elettricità, gas, trasporti pubblici in Georgia; i treni della metropolitana si fermavano spesso a causa della mancanza di elettricità e le persone non potevano guidare la propria auto. Volevamo rimanere nel convento senza dire all'anziano del nostro desiderio: aspettavamo il suo invito. Presto P. Gabriel in effetti ha suggerito di rimanere al convento. Ero felice, pensando con orgoglio: "Io starò con le monache e il mio amico starà con l'anziano. Anche se padre Gabriel parla duramente con alcuni, ci permetterà di rimanere al convento; dopo tutto, siamo pittori di icone!" Non appena ho pensato a questo, l'anziano mi ha guardato e mi ha detto: "Sì, ho deciso che rimarrete entrambi. Uno di voi si coricherà in una bara per dormire, e l'altro, nel coperchio della bara!" Avendo immaginato che avremmo dovuto dormire in una bara, ci siamo spaventati entrambi, siamo corsi fuori dalla cella dell'anziano alla velocità della luce e ci siamo precipitati verso Tbilisi, mentre le risate e le urla dell'anziano ci hanno seguito: "La mia bara è bella e raffinata! Perché state scappando?" Quando ci siamo incontrati con padre Gabriel la volta successiva, ci ha chiesto in modo molto espressivo: "Siete mai stati su treni ad alta velocità come quello sul quale siete fuggiti quel giorno?"

Sente l'aiuto e il sostegno dell'anziano Gabriele nel suo servizio?

Non solo sento il suo sostegno, sento persino la sua presenza vivente. Lo considero personalmente come mio padre spirituale e istruttore celeste. Quando ho iniziato a lavorare sull'icona "L'unità in Cristo e l'amicizia tra le nazioni ortodosse russa e georgiana", mi sono reso conto che era una grande responsabilità. Un giorno, mentre lavoravo, ho persino sentito e ascoltato acutamente la presenza di padre Gabriele. È entrato nel mio laboratorio, mi ha guardata e ha detto con un sorriso: "Bene, diamo un'occhiata." Ho capito quel segno come una sorta di avvertimento e obbedienza. Sapevo che l'anziano era vicino e controllava il mio lavoro. Ho finito l'icona, mio ​​marito vi ha messo sopra una copertura di metallo e l'abbiamo portata a Tbilisi.

Il giorno successivo, insieme al nostro team creativo, siamo andati al convento di Samtavro per la benedizione della nostra icona. Per miracolo, il nostro lavoro sull'icona è stato completato il giorno prima del compleanno di padre Gabriele e il 26 agosto (il suo compleanno) è stata portata per la benedizione.

Il mio cuore batteva in un modo insolito: mi chiedevo come le monache di Samtavro, figlie spirituali del santo, avrebbero pensato all'icona e cosa avrebbero detto. La mia gioia e stupore sono state illimitate quando le monache hanno iniziato a sorridere dopo aver visto l'icona; alcune hanno anche versato qualche lacrima. Dopo il servizio hanno raccontato: "padre Gabriel diceva scherzosamente: "Verrà il giorno in cui vedrete che da qualche parte sono leggermente più alto di San Serafino di Sarov". E rideva. Pensavamo stesse scherzando o significasse qualcos'altro; ma ora che vediamo l'icona ricordiamo le sue parole. Questo è ciò che intendeva dire!" Sull'icona san Gabriele è leggermente più alto di san Serafino. Se non fosse per la benedizione, il sostegno e la straordinaria realizzazione di questa profezia di padre Gabriele (di cui non avevo mai sentito parlare prima), come avrei dipinto l'icona? E sull'icona la sua altezza è leggermente maggiore di quella del nostro amato padre Serafino.

Quindi l'anziano le ha fatto sapere che era contento dell'icona?

Credo di si. È nella sua natura incoraggiare, ispirare e confortare in questo modo.

Dipingere ogni singola icona è una lotta spirituale contro te stesso, la tua natura peccaminosa e il tuo orgoglio. Ogni volta che crei un'icona dell'uno o dell'altro santo, pensi che il santo ne sarà contento, che ti benedica, a cosa dovresti prestare attenzione dopo averla finita, e cosa dovresti correggere e imparare.

Ricordo un altro caso del suo aiuto quando stavo lavorando all'icona, "La gloria della santissima Trinità". Quell'icona raffigura san Spiridione di Trimitunde e l'anziano Gabriele. Come è noto, uno degli eventi più significativi del primo Concilio ecumenico del 325 fu il discorso di san Spiridione, che confutò l'eresia di Ario, che sosteneva che Cristo fu creato da Dio Padre e non era uguale a lui. Molti filosofi erano dalla parte di Ario e con falsi riferimenti logici cercavano di respingere gli argomenti a favore del Dio uno e trino. Sembrava che la discussione fosse vicina allo stallo... Ma san Spiridione di Trimitunde dimostrò l'unità della santissima Trinità in un modo che tutti poterono vedere. Prese un mattone tra le mani, lo strinse e in un istante da esso uscì fuoco, gocciolò acqua sul terreno, e nelle mani del santo rimase argilla. "Ci sono tre elementi di cui è composto un mattone. Allo stesso modo, nella santissima Trinità ci sono tre persone ma un solo Dio", proclamò il taumaturgo.

C'è stato un episodio simile nella vita dell'anziano Gabriele. È stato testimoniato dall'archimandrita Kirion (Oniani). Una volta alcuni indù che stavano visitando l'anziano gli chiesero: "padre Gabriele, cosa risponderà se diciamo che voi cristiani vi sbagliate? Anche se voi ortodossi avete adottato da noi l'idea della Trinità, avete frainteso l'insegnamento di Brahma, Vishnu e Shiva; la triade indù, nonostante la connessione armonica, non ha unità, mentre voi considerate la Trinità come triuna, che è un errore di base".

Padre Gabriele rispose: "Vi sbagliate! Il nostro insegnamento è divino, ultraterreno e viene dal Signore. Come può esserci un errore qui? Ma, dal momento che non ci credete e siete così sicuri di voi, risponderò anche con un esempio dimostrativo". Padre Gabriele prese il pane da una padella, lo mise su un vassoio e disse: "Vedete: il pane è uno e indiviso!" Quindi nel nome della santissima Trinità fece il segno della croce sul pane e al suo posto apparvero acqua, fuoco e grano! Quindi padre Gabriele si rivolse agli indù, che rimasero esterrefatti alla vista: "Guardate attentamente! Acqua, fuoco e grano sono apparsi al posto del pane. Allo stesso modo, la Santissima Trinità è divisa in tre persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo". Successivamente, nel Nome della Santissima Trinità, fece il segno della croce su acqua, fuoco e grano – che si trasformarono di nuovo in pane. Dopodiché, l'anziano disse: "La santissima Trinità è una e indivisa così come questo pane è unico e indiviso!"

Dopo aver iniziato a lavorare su questa icona, un giorno mio figlio Andria di cinque anni entrò nel mio laboratorio e, come al solito, si chiese chi stavo "disegnando". Risposi che stavo dipingendo un'icona dei santi Spiridione e Gabriele. Guardò l'immagine e chiese ingenuamente con un sorriso da bambino: "E perché le spighe di grano dell'anziano Gabriele sono consumate dal fuoco?!" Sono rimasta senza parole per la sorpresa. Non avevo ancora raffigurato lingue di fiamma che salivano dalle spighe di grano, ma mio figlio poteva già vederle! Ecco la grazia dello Spirito Santo, insieme al segno della benedizione dell'anziano Gabriele.

Sappiamo che alla luce dell'attuale epidemia, diversi giorni fa ha finito un'altra icona straordinaria. Per favore, ce ne parli.

L'idea di dipingere questa icona è stata concepita immediatamente, allo scoppio della nuova pandemia. Il nostro mondo ha visto moltissime epidemie, ma abbiamo deciso di scegliere alcuni santi che hanno servito durante l'una o l'altra epidemia o sono venerati come protettori delle persone e del mondo contro pestilenze mortali. E abbiamo trovato un gran numero di tali santi, vissuti sia in Oriente che in Occidente. Devo confessare che è stato difficile individuare un santo specifico, quindi alla fine abbiamo scelto quindici santi. L'icona è stata dipinta con il desiderio di esprimere la nostra gratitudine e il sostegno ai medici che lottano contro il Covid-19 in modo che questi santi possano essere i loro intercessori e benefattori in questioni epidemiologiche e mediche.

Quali santi sono raffigurati sull'icona?

Il santo principale dell'icona è san Gregorio Magno, papa di Roma, con in mano un'icona della santa Madre di Dio. L'icona si chiama "Salute del popolo romano" e riflette un fatto ben noto. Quando durante una furiosa pestilenza san Gregorio portava in processione intorno a Roma la santa icona della Madre di Dio, ebbe una visione miracolosa: decapitato lo spirito impuro dell'epidemia, il santo Arcangelo Michele rinfoderò la spada. Dopo quel miracolo la pestilenza cessò.

In senso orario, a partire da sinistra in alto, ci sono i santi che sono venerati come protettori e intercessori durante le pestilenze mortali:

san Spiridione di Trimitunde;

san Lazzaro di Betania;

il santo ieromartire Caralambo, vescovo di Magnesia;

lo ieromartire Rigino;

lo ieromartire Zotico;

il martire Sebastiano di Roma;

il santo re Edwin di Northumbria;

il venerabile ieromonaco Aleksi (Shushania);

il venerabile Antonio il Grande;

il giusto Alessio, l'uomo di Dio ;

san Niceforo il lebbroso;

il martire Quirino di Roma;

san Bonifacio;

il grande martire Demetrio di Tessalonica.

Questi sono i santi che hanno eseguito grandi podvig durante varie epidemie. Alcuni di loro hanno aiutato la loro gente non solo fisicamente o spiritualmente, ma hanno anche agito come epidemiologi. Alcuni di loro erano medici e guaritori. Il medaglione in smalto cloisonné sull'icona mostra l'imperatore Giustiniano, il cui regno fu segnato da numerosi focolai di peste nera. Quest'ultima è classificata tra le cinque pandemie globali più mortali ed è anche chiamata la peste di Giustiniano. L'imperatore Giustiniano contrasse lui stesso questa malattia, ma si riprese e diede un contributo inestimabile alla vittoria sull'epidemia. Diede un gran sostegno alla popolazione, si prese cura dei malati e aiutò i medici a prendersi cura dei deboli.

Il secondo medaglione mostra l'arcangelo Raffaele, patrono dei dottori. Secondo le Scritture, San Raffaele aiutò il pio israelita Tobia quando una pestilenza stava spazzando la sua città.

Possa il Signore salvare tutte le persone, rafforzare i dottori attraverso le loro preghiere; e che l'attuale pandemia si fermi così come avvenne dopo la visione di san Michele a papa Gregorio e al popolo romano!

Amen.

***

Cari fratelli e sorelle! Vi salutiamo tutti in Cristo dalla Georgia e vi auguriamo l'aiuto di Dio in questi tempi difficili!

Con la benedizione del patriarca katholikos Ilia II, il nostro team sta lavorando al terzo documentario sul nostro venerabile padre, "Mama Gabrieli". Da ottobre abbiamo visitato molte città in Russia, Ucraina e Bielorussia con l'icona dei venerati anziani. Dopo la Pasqua siamo tornati in Georgia, lasciando l'icona dei santi Gabriele e Serafino al Convento della santa Dormizione a Tolochin, in Bielorussia. Con la benedizione dell'arcivescovo Dmitrij di Vitebsk e Orsha, l'icona rimarrà temporaneamente in questo convento. È in preparazione un nuovo articolo dedicato ai viaggi di questa icona e ai numerosi miracoli che sono avvenuti in sua presenza.

Con affetto in Cristo,

Il team creativo dei film "Il diadema dello starets" e "Vi aspetto a Samtavro"

 
Il fato dell'Europa cristiana è appeso all'equilibrio della Grecia

Distribuzione di aiuti umanitari da parte della Chiesa di Grecia

Fonte: sito dell'organizzazione International Orthodox Christian Charities

La Grecia ha avuto la sfortuna di essere il primo paese ortodosso a essere tradito dalla sua élite politica e venduto per un piatto di lenticchie all'Unione Europea. Gli eventi in corso in Grecia indicano il destino che attende tutti gli altri paesi ortodossi, Cipro, Bulgaria, Romania e altri, che hanno già adottato o nella loro follia vogliono ancora adottere, lo stesso percorso di apostasia. Pertanto:

I creditori internazionali della Grecia le stanno imponendo forme di ultimatum sempre più anti-cristiani: è stato decretato con ordinanza dell'Unione Europea che i preti non devono più visitare le scuole e ai gruppi di studenti è stato proibito di frequentare le funzioni; la domenica sarà ora sconsacrata e le imprese commerciali aperte; i sacerdoti hanno perso il 20% delle loro ferie pagate, è stato tagliato il numero di ordinazioni consentite, la menzione della religione è stata rimossa dai passaporti, ad Atene deve essere costruita una moschea, alcune proprietà della Chiesa possono essere privatizzate o messe all'asta per ordine di burocrati dell'Unione Europea e dei loro collaborazionisti atei nel governo greco, leggi sulle 'unioni libere' e altre che vietano il 'linguaggio offensivo' (quest'ultimo include le chiamate al patriottismo e le citazioni dai Vangeli) sono in discussione.

Non c'è da stupirsi che alcuni vescovi stiano preparando il loro gregge a 'resistere all'Anticristo' in una nuova ondata di persecuzioni. Il metropolita Nicola di Phtiotidis ha parlato chiaramente di una possibile rivolta popolare. Il metropolita Kosmas ha detto che se passa la legge sulle unioni omosessuali, allora il popolo deve protestare e diventare confessore di Cristo. Come il patriarcato di Antiochia in Siria, oggi la Chiesa di Grecia deve smettere di compromettere la Fede, alzarsi in piedi e rispondere all'appello. Sono finiti i facili tempi consumistici degli anni precedenti, quando sono state introdotte pratiche decadenti dall'Europa occidentale e gradualmente tutto è stato permesso - è stato introdotto il calendario cattolico, la Liturgia è stata abbreviata, la confessione prima della comunione non è più obbligatoria, si sono introdotti posti a sedere in tutte le chiese, le bambine sono state autorizzate a servire all'altare. In realtà la Chiesa non è consumismo, la Chiesa è il principio ascetico, non quello razionalista e laicista.

I greci stanno finalmente risvegliandosi al fatto che il loro sogno ossessivo di 'Europa' si è rivelato un incubo - proprio come avevano avvisato i loro anziani monastici ignorati. Un'ondata di nuova barbarie, questa volta di tipo liberale, si dispiega sulla Grecia e la massiccia immigrazione sta distruggendo ciò che resta del modo locale ortodosso di vita e cultura. La Grecia sta entrando nell'inverno spirituale dell'Europa occidentale, mentre i politici greci contrari all'Unione Europea vengono rimossi da 'revisori' provenienti da Bruxelles, Berlino e Parigi. Solo la Chiesa di Grecia rimane indipendente dalla tirannia dell'Unione Europea. Il metropolita Seraphim del Pireo ha minacciato di scomunicare qualsiasi politico che vota per leggi che calpestano sotto i piedi le norme morali tradizionali. Molte figure della Chiesa, infine, stanno chiedendo che la Grecia lasci l'Unione Europea. Non è più una lotta economica, ma spirituale, morale e culturale.

La resistenza ora è di vitale importanza per il futuro della storia europea. Data l'apostasia dei protestanti (che sono spesso nella prima linea della nuova decadenza in ogni caso) e l'abbandono aperto della causa cristiana da parte della maggior parte dei cattolici (che vedono che l'UE ha un progetto pro-cattolico e la sua bandiera è come uno stendardo cattolico), la lotta per Cristo contro coloro che stanno preparando la venuta dell'Anticristo è ora concentrata sul mondo ortodosso. La resistenza ortodossa alla Babilonia di Bruxelles e al suo progetto globalista 'liberale' può essere severamente repressa, singoli vescovi e teologi possono essere 'rimossi' usando mezzi di controllo tecnologico contemporanei. Altre Chiese ortodosse locali, già compromesse dai cambiamenti del calendario, dovrebbero guardare con attenzione - saranno le prossime a doversi sottomettere al 'Nuovo Ordine Mondiale', cioè, il restauro del vecchio ordine pagano.

La resistenza della Grecia all'ateismo etnocentrico dell'Europa occidentale è di vitale importanza. Geopoliticamente, la Grecia è la chiave. Se cade, allora cadrà anche il resto dei Balcani. E i tiranni europei lo sanno. Infatti, se la Grecia sarà dopo tutto coraggiosa e sceglierà la libertà dall'Unione Europea, allora anche tutti i Balcani guarderanno a nord verso la Russia e l'Unione Eurasiatica in via di sviluppo, come ha già sottolineato il Ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer e come è stato evidente quando Cipro in bancarotta ha quasi scelto la Russia invece dell'Unione Europea per venire in suo soccorso.

 
Il fato dell'Europa cristiana è appeso all'equilibrio della Grecia

Distribuzione di aiuti umanitari da parte della Chiesa di Grecia

Fonte: sito dell'organizzazione International Orthodox Christian Charities

La Grecia ha avuto la sfortuna di essere il primo paese ortodosso a essere tradito dalla sua élite politica e venduto per un piatto di lenticchie all'Unione Europea. Gli eventi in corso in Grecia indicano il destino che attende tutti gli altri paesi ortodossi, Cipro, Bulgaria, Romania e altri, che hanno già adottato o nella loro follia vogliono ancora adottere, lo stesso percorso di apostasia. Pertanto:

I creditori internazionali della Grecia le stanno imponendo forme di ultimatum sempre più anti-cristiani: è stato decretato con ordinanza dell'Unione Europea che i preti non devono più visitare le scuole e ai gruppi di studenti è stato proibito di frequentare le funzioni; la domenica sarà ora sconsacrata e le imprese commerciali aperte; i sacerdoti hanno perso il 20% delle loro ferie pagate, è stato tagliato il numero di ordinazioni consentite, la menzione della religione è stata rimossa dai passaporti, ad Atene deve essere costruita una moschea, alcune proprietà della Chiesa possono essere privatizzate o messe all'asta per ordine di burocrati dell'Unione Europea e dei loro collaborazionisti atei nel governo greco, leggi sulle 'unioni libere' e altre che vietano il 'linguaggio offensivo' (quest'ultimo include le chiamate al patriottismo e le citazioni dai Vangeli) sono in discussione.

Non c'è da stupirsi che alcuni vescovi stiano preparando il loro gregge a 'resistere all'Anticristo' in una nuova ondata di persecuzioni. Il metropolita Nicola di Phtiotidis ha parlato chiaramente di una possibile rivolta popolare. Il metropolita Kosmas ha detto che se passa la legge sulle unioni omosessuali, allora il popolo deve protestare e diventare confessore di Cristo. Come il patriarcato di Antiochia in Siria, oggi la Chiesa di Grecia deve smettere di compromettere la Fede, alzarsi in piedi e rispondere all'appello. Sono finiti i facili tempi consumistici degli anni precedenti, quando sono state introdotte pratiche decadenti dall'Europa occidentale e gradualmente tutto è stato permesso - è stato introdotto il calendario cattolico, la Liturgia è stata abbreviata, la confessione prima della comunione non è più obbligatoria, si sono introdotti posti a sedere in tutte le chiese, le bambine sono state autorizzate a servire all'altare. In realtà la Chiesa non è consumismo, la Chiesa è il principio ascetico, non quello razionalista e laicista.

I greci stanno finalmente risvegliandosi al fatto che il loro sogno ossessivo di 'Europa' si è rivelato un incubo - proprio come avevano avvisato i loro anziani monastici ignorati. Un'ondata di nuova barbarie, questa volta di tipo liberale, si dispiega sulla Grecia e la massiccia immigrazione sta distruggendo ciò che resta del modo locale ortodosso di vita e cultura. La Grecia sta entrando nell'inverno spirituale dell'Europa occidentale, mentre i politici greci contrari all'Unione Europea vengono rimossi da 'revisori' provenienti da Bruxelles, Berlino e Parigi. Solo la Chiesa di Grecia rimane indipendente dalla tirannia dell'Unione Europea. Il metropolita Seraphim del Pireo ha minacciato di scomunicare qualsiasi politico che vota per leggi che calpestano sotto i piedi le norme morali tradizionali. Molte figure della Chiesa, infine, stanno chiedendo che la Grecia lasci l'Unione Europea. Non è più una lotta economica, ma spirituale, morale e culturale.

La resistenza ora è di vitale importanza per il futuro della storia europea. Data l'apostasia dei protestanti (che sono spesso nella prima linea della nuova decadenza in ogni caso) e l'abbandono aperto della causa cristiana da parte della maggior parte dei cattolici (che vedono che l'UE ha un progetto pro-cattolico e la sua bandiera è come uno stendardo cattolico), la lotta per Cristo contro coloro che stanno preparando la venuta dell'Anticristo è ora concentrata sul mondo ortodosso. La resistenza ortodossa alla Babilonia di Bruxelles e al suo progetto globalista 'liberale' può essere severamente repressa, singoli vescovi e teologi possono essere 'rimossi' usando mezzi di controllo tecnologico contemporanei. Altre Chiese ortodosse locali, già compromesse dai cambiamenti del calendario, dovrebbero guardare con attenzione - saranno le prossime a doversi sottomettere al 'Nuovo Ordine Mondiale', cioè, il restauro del vecchio ordine pagano.

La resistenza della Grecia all'ateismo etnocentrico dell'Europa occidentale è di vitale importanza. Geopoliticamente, la Grecia è la chiave. Se cade, allora cadrà anche il resto dei Balcani. E i tiranni europei lo sanno. Infatti, se la Grecia sarà dopo tutto coraggiosa e sceglierà la libertà dall'Unione Europea, allora anche tutti i Balcani guarderanno a nord verso la Russia e l'Unione Eurasiatica in via di sviluppo, come ha già sottolineato il Ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer e come è stato evidente quando Cipro in bancarotta ha quasi scelto la Russia invece dell'Unione Europea per venire in suo soccorso.

 
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