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Possessione e psichiatria, e l'eccesso di familiarità

Batjushka, di recente ho battezzato una bambina di sette anni. Conoscevo sua nonna, che la portava alla scuola domenicale, ma ho scoperto in seguito che questa ragazza non era battezzata. Come potevo ammetterla alla scuola domenicale se non era battezzata? Ho dovuto battezzarla prima, ma la donna mi ha detto che se il metropolita Sergij non avesse accettato di essere il suo padrino, non avrebbe accettato di farla battezzare. Le ho detto che mi dispiaceva, ma sarebbe stato impossibile. Sei mesi dopo, accettò di farmi battezzare la bambina.

Padre Gennadij: Perché non ha chiesto che il battesimo si tenesse nel fiume Giordano?

Penso che lo chiederà la prossima volta. Inoltre, queste persone hanno una difficile situazione familiare. I genitori di questa ragazza non ci sono. Non mi sono premurato di chiedere dove fossero. Sua nonna la alleva da sola. La ragazza perde il controllo tutto il tempo. Ma sua nonna dice che prima non era così. Tuttavia, si comporta davvero male in pubblico, chiamando sua nonna con nomi e imprecando tutto il tempo. Quando entra in chiesa, inizia a urlare. E quando ho iniziato la cerimonia del suo battesimo, abbiamo visto tutto questo: una volta iniziate le preghiere, è caduta a terra, ha urlato alla nonna e ha pianto. Mi ha persino fatto venire i brividi. Il suo comportamento diventava più intenso con ogni nuova preghiera, ma si placava quando le preghiere si interrompevano. È difficile dire se fosse posseduta, poiché sapevamo quanto fosse maleducata. Ci siamo sentiti così, però. Anche quando l'ho incontrata per la prima volta, ho avuto la sensazione che fosse in qualche modo sotto l'influenza di spiriti oscuri. Non posso affermarlo con sicurezza, perché si comportava male. Ma questo sospetto non mi ha mai abbandonato.

Sì, il fatto è che esistono diversi livelli di possessione. Ci sono, come dice lei, persone maleducate. Inoltre, alcuni bambini si comportano in modo anomalo durante il battesimo semplicemente perché si trovano in un ambiente insolito. Tendono a spaventarsi in circostanze sconosciute. Hanno paura di vedere una figura simile a un dottore. È lo stesso qui, con tutte quelle icone, e un uomo che indossa abiti che questo bambino non ha mai visto prima, o che ha una barba che il bambino potrebbe non aver mai visto prima. Quindi, tutto è fuori dall'ordinario.

Poi, ci sono quelle azioni strane che accadono continuamente: lo ungono con olio, gli tagliano i capelli, gli soffiano addosso o fanno cose del genere. È tutta pura psicologia. Ecco perché dobbiamo suggerire ai genitori di frequentare le funzioni religiose durante la catechesi. Sappiamo tutti che non è un grosso problema battezzare un bambino a due settimane, o un mese o due mesi. Ma quando ha quattro o cinque anni, diventa estremamente difficile. Diventa dura anche quando hanno due o tre anni. Tutte quelle urla, quel caos, quando scalciano e spingono. E i sacerdoti, ma ancor di più le donne che ci aiutano nel battistero, dicono: "È un demonio, ci sono i demoni". Ma questo non è un demonio, ve lo dico io.

Cose del genere dovrebbero essere risolte sulla base della psicologia. Poi, ci sono cose che hanno a che fare con la psichiatria. Abbiamo organi direttamente collegati a questo, come il nostro cervello. Un cervello e una mente sono cose diverse negli esseri umani. La mente riguarda l'ideale, mentre il cervello riguarda le questioni materiali. Il cervello può essere danneggiato: in tal modo, non si sarà più in grado di risolvere un problema di matematica. Ci sono strumenti materiali che permettono alla nostra mente di agire.

Se io sono, diciamo, un ottimo corridore, ma se allo stesso tempo mi date un paio di scarpe troppo strette, non riuscirò a finire il percorso. È lo stesso in questa situazione quando un cervello malato non permette alla mente di funzionare correttamente. Né l'anima può utilizzare le sue risorse quando è danneggiata a livello neurologico. Questa è una questione di psichiatria, non di esorcismo.

Lo stesso metropolita Antonio di Sourozh, di cui abbiamo già parlato più di una volta, era di professione un medico. Così, per inciso, un giorno arriva in un monastero, proprio nel momento in cui un prete era attivamente impegnato nell'esorcismo. Quindi, osserva ciò che sta facendo il prete e l'occhio del suo medico vede come questa persona in particolare abbia un lieve caso di malattia psichiatrica. Gli prescrive delle medicine, e ancora qualcos'altro, e la persona guarisce. Quindi, dopo di ciò, vladyka si è scagliato duramente contro quel prete, ma non – spero che voi capiate – contro le preghiere d'esorcismo.

Ci sono casi del genere. Oppure c'è chi soffre di crisi epilettiche. Ciò vuol dire che lo spirito non è entrato né si è insediato nella sua anima, ma la persona soffre di crisi. È già una questione di esorcismo. Infine, abbiamo casi in cui lo spirito entra in un uomo. È allora che può parlare in modo strano e compiere azioni innaturali per un normale essere umano. Lo spirito può spingerlo in giro e dargli enormi poteri fisici o, al contrario, renderlo inerme. Quindi, sì, ci sono varie fasi. Nessun sacerdote, o credo nemmeno ogni anziano colmo di grazia, sarà in grado di fare una valutazione accurata, proprio come in campo medico. A volte i medici non possono presentare la diagnosi corretta di una malattia. Allora, cosa si deve fare? Possiamo pregare per una persona. Potremmo non sapere esattamente cosa gli sta succedendo. Oppure non dovremmo fingere di sapere tutto, dicendo: "Oh, so cosa accade, lo vedo, vi racconterò tutto a riguardo".

Cioè, da un lato, sì, dobbiamo discernere la differenza tra questi casi. Inoltre, una persona dovrebbe essere istruita e addestrata a sentirsi a proprio agio in chiesa. Questa è una questione di psichiatria e non dobbiamo necessariamente esorcizzare ogni volta uno spirito immondo. Ma poiché non possiamo affermare con certezza la diagnosi, possiamo continuare a pregare per tutti, come facciamo al servizio della santa Unzione. Preghiamo per tutti in quel momento, ma conosciamo le loro diagnosi? No. Capiamo da cosa sono afflitti o chi li affligge? No. Ma quello che sappiamo è che sono persone ferite o malate. Quindi, preghiamo. E la grazia di Dio agisce in loro. Lo stesso vale per l'esorcismo. Non sappiamo in ogni dettaglio cosa stia succedendo dentro una certa persona. Ma noi preghiamo e la grazia di Dio agisce.

L'eccesso di familiarità

Padre Sergij Timoshenko: in realtà ho due domande, se posso, o se abbiamo abbastanza tempo. La prima riguarda la nostra lezione precedente. Lei ha affermato che esiste una certa area di interazione amichevole tra laici e sacerdoti, che può portare a conseguenze indesiderabili. Potrebbe specificarne le caratteristiche e spiegare come non oltrepassare quella linea per evitare tentazioni?

All'inizio ci accorgiamo che una certa parrocchiana ci tratta molto bene. Succede con le donne più spesso che con gli uomini. Quindi, notiamo che hanno creato un culto intorno a noi. Può succedere a volte anche con i membri maschi della chiesa: le situazioni variano. Quindi, vediiamo che si impegnano per noi e questo è piacevole. Ci fa bene, ci fa sentire bene. Parlano bene di noi. Siamo trattati con riverenza e così via. Ma poi, iniziamo a notare che si aggrappano a ogni nostra parola. E questo dovrebbe essere fermato.

Oppure, potrebbe iniziare con un'espressione d'amore, ma che in seguito inizia a esagerare. Quello è il momento in cui dobbiamo ricordare che non possiamo commettere adulterio. Questo si insinua in modo sottile, passando da uno stato all'altro. Il prete, ovviamente, deve fare attenzione ai cambiamenti nel suo atteggiamento verso i figli spirituali e impedire che tale atteggiamento si trasformi in passione sfrenata. Inoltre, a una figlia spirituale ci vorrà del tempo anche solo per accorgersene, perché è una "figlia". Dato che sei un padre, sarai ritenuto responsabile in misura maggiore. Lo noterai e lo capirai prima. Dopo tutto, questo è ciò che ti è stato insegnato. Devi tornare indietro nel tempo, quando ti rendi conto che sei ormai, come dicono, trasportato via.

Certo, batjushka. Un'altra domanda. Ha anche menzionato l'eccessiva familiarità. Come avviene?

Non sono sicuro. Noi dovremmo avere fratellanza. Questo è ciò che spesso non abbiamo. Possiamo avere un certo tipo di struttura o organizzazione, ma ci dovrebbe essere fratellanza. Per quanto riguarda l'eccessiva familiarità, probabilmente accade quando si perde il senso della riverenza. Finché c'è riverenza, non c'è eccessiva familiarità. Inoltre, il padre spirituale dovrebbe trattare il suo gregge spirituale con riverenza. È lo stesso per quanto riguarda i figli spirituali: dovrebbero trattare il loro padre spirituale e, di conseguenza, il suo ministero, con riverenza. L'eccessiva familiarità significa perdere quell'atteggiamento riverente.

Ebbene, c'è stato il seguente incidente nel mio ministero (ho ormai più di dieci anni di servizio). Ho battezzato una bambina che si comportava in modo piuttosto aggressivo. Era ostile verso di me. Una bambina piccola, di soli due o tre anni. Non mi era mai successo prima, semplicemente non avevo mai sperimentato niente del genere. Mi sono sentito un po' imbarazzato e, durante il suo battesimo, sono stato sopraffatto da pensieri. Alla fine del battesimo, credo, il Signore mi ha messo in mente il seguente pensiero: e se i suoi genitori fossero stati coinvolti in pratiche occulte? Poiché era ovvio che sua madre si sentiva abbastanza a disagio, non si aspettava niente del genere, dal momento che sua figlia era generalmente una bambina tranquilla. Ma al battesimo, il suo comportamento aggressivo era generalmente incomprensibile.

Quindi, quando sono andato da lei più tardi mentre stavano uscendo di chiesa dopo il battesimo e le ho chiesto se fosse mai andata a trovare streghe, guaritori psichici, medium o simili. Mi ha rivolto uno sguardo così sorpreso che si potrebbe dire che si sentiva a disagio: "C'è stato un tempo in cui mio marito stava per lasciarmi, e allora sì, l'ho fatto". A questo proposito, la mia domanda per lei è la seguente: il fatto che i genitori si rivolgano a pratiche occulte ha un effetto diretto sui bambini?

Il nostro campo è diverso dalla meccanica. Diciamo che nei campi della meccanica o dell'elettricità tutto è assolutamente preciso. Quindi, ovviamente, non c'è una connessione così rigida e non è meccanica. Certo, quando i genitori sono coinvolti in pratiche occulte in un modo o nell'altro, mettono in pericolo i loro figli. Significa che devono prima pensare e agire in modo responsabile. Ma la gente non lo capisce. Sì, ne abbiamo la responsabilità. Ecco perché è compito dei genitori proteggere il bambino e tenerlo al sicuro. Ma questo è l'argomento di un'altra lezione. Certo, i bambini sono fragili. Inoltre, i bambini sono facilmente suscettibili agli esseri ultraterreni. Sono più suscettibili degli adulti. Pertanto, un bambino dovrebbe essere protetto sia psicologicamente che spiritualmente da tutte queste influenze oscure. Quindi la risposta è sì, potrebbe essere stato proprio questo il caso.

 
"Tutto ciò che i neopagani hanno detto del cristianesimo era una menzogna"

Continuiamo a presentare articoli basati sul programma Il mio cammino verso Dio, che va in onda su Spas TV. Il conduttore del programma, il sacerdote Georgij Maksimov, intervista persone convertite all'Ortodossia da varie confessioni non ortodosse ed eterodossie. Oggi Padre Georgij intervista Ivan Liskov che si era unito ai satanisti nella sua adolescenza e la cui ricerca della "vera religione" ha avuto più avanti come risultato tanti anni di coinvolgimento con il neopaganesimo.

Sacerdote Georgij Maksimov: Buon giorno. State vedendo Il mio cammino verso Dio, un programma di persone che hanno dovuto rivedere i loro modi di vita e rinunciare a molte cose durante il loro viaggio verso Cristo. L'ospite del programma di oggi ha dovuto sperimentare molte cose nella sua vita, tra cui il satanismo e il paganesimo. La prego di dirci come tutto è cominciato, Ivan.

Ivan Liskov: Grazie, Padre Georgij. Credo che dovrei iniziare con la mia infanzia, perché tutto risale a quel tempo. Mi ricordo che quando avevo 7 o 8 anni, mia madre mi portava con lei al cimitero per visitare la tomba della nonna. Prendevamo la linea dei pendolari e quando volevo fare qualcosa durante il viaggio, piuttosto che guardare fuori dalla finestra, continuavo a chiedere a mia madre di comprarmi un giornale da leggere. Erano i primi anni '90, e c'erano tutti i tipi di giornali. Quello che aveva attirato la mia attenzione era chiamato "Очень страшная газета"  (Giornale molto spaventoso). Era una raccolta di storie occulte e magiche e di tutti i tipi di sciocchezze spettrali. Certo, ero molto curioso, soprattutto perché c'erano anche immagini spettrali. Ho iniziato a leggere quel giornale regolarmente e questo a poco a poco mi ha portato al mondo dell'occulto.

Così ha preso in simpatia tutto questo?

Ivan Liskov

Non è che mi piacesse tutto, all'inizio ero solo affascinato. C'era qualcosa di misterioso e mistico che mi incuriosiva. Mi sono abituato al fatto che le storie di streghe, magia e demoni divenissero gradualmente una parte della mia vita. Era diventata una cosa normale e non avevo più paura di loro. Questa sensazione era accattivante e ho iniziato a leggere ancora di più. L'altro giornale che ho facilmente trovato in edicola era chiamato "Тайная власть" (Potere segreto). Era più "professionale", e pubblicava interviste con stregoni, maghi, sensitivi, guaritori e "contattisti". [1] Naturalmente, questo ha gradualmente esteso i miei orizzonti. Mi sono interessato a specifici tipi di magia e ho iniziato a pensare di sperimentare qualcosa io stesso. Quando avevo dodici anni, già leggevo tutti i tipi di opuscoli come "Magia pratica" di Papus e cose simili. Sotto la loro influenza, ho capito che è possibile portare nella nostra vita alcune forze che possono aiutare in qualche modo, in un certo senso materiale, a partire da diventare ricchi o fare qualcosa di dannoso per i propri nemici. Ho iniziato a fare queste cose io stesso e posso assicurarvi che funziona davvero. Così sono andato anche oltre. Volevo sapere da dove viene questo potere e chi ce lo dà. Questo logicamente mi ha portato al mondo degli spiriti. Non li dividevo in spiriti malvagi o buoni; mi sembrava che fossero solo una sorta di entità che ti potevano dare quello che ti serve. Ho iniziato a studiare questo argomento e ho trovato un libro sulla Kabbalah che elencava i nomi di vari spiriti e descriveva alcuni rituali per evocarli. Avevano nomi ebraici: Anael, Samael, ecc. Mi chiedevo perché fossero nomi ebraici e ho iniziato a cercare ulteriori informazioni. Dai libri ho appreso che c’era una rigida gerarchia nel mondo degli spiriti e che satana era il loro capo.

Tutti i libri occulti che avevo già letto mi avevano preparato a percepire satana semplicemente come il capo di quella gerarchia. Non era percepito come cattivo o malvagio, ma piuttosto come un personaggio incompreso e tragico che poteva dare un potere illimitato. "Se è così, probabilmente è benefico", pensai. Fu così che conobbi dei satanisti, persone che dedicano deliberatamente la loro vita al servizio del diavolo. Rimasti sorpreso di scoprire che ce n'erano diversi nel mio quartiere. Sono diventato amico di uno di loro. Era più anziano ed è diventato una sorta di mentore per me. Gli ho posto domande che mi interessavano. A poco a poco le mie convinzioni si sono rafforzate. Mi ha dato alcune raccomandazioni, ha risposto alle mie domande. Ho imparato che c'era una chiesa di satana e una musica speciale chiamata black metal che glorificava apertamente il principe delle tenebre e introduceva la gente al mondo degli spiriti e della magia, dove le leggende e le fiabe diventano realtà. Questa mi sembrava un'isola magica dove potevo nascondermi dalla realtà della vita quotidiana, e sentirmi come un residente in piena regola di questo paese da favola. E per giunta una persona molto potente.

Per quanto ho capito, i satanisti, non importa quello che pensano di satana, sono in qualche modo fissati sul male. Non solo su parolacce e bestemmie, ma anche su omicidio e suicidio, per esempio. Questo non le dava forse fastidio?

Ivan Liskov

Ovviamente, questo è vero. Ma ci sono diversi tipi di satanisti. Ad esempio, ci sono occultisti di tipo volgare – una sorta di satanisti pop, che uccidono gatti, si truccano ed esprimono visivamente il loro parere in ogni modo possibile. Ci sono anche persone che non sprecano le loro energie con queste cose, ma praticano vari rituali e sembrano più serie. Il loro aspetto non può dimostrare la propria affiliazione con il satanismo. Il male per loro non è una categoria assoluta. Il male è quello che noi pensiamo che sia. Per loro non è male, è solo una necessità. In particolare, la Bibbia satanica di Anton Szandor LaVey, il fondatore della famosa Chiesa di Satana, dice che il diavolo incoraggia la violazione di tutti i dieci comandamenti, semplicemente perché è naturale. Essa promuove l'idea che il male non è un concetto assoluto. È male per alcune persone e bene per altre. Per esempio, "non commettere adulterio" è presentato come una limitazione della libertà delle persone e dei desideri naturali. Si può trovare una giustificazione per qualsiasi cosa, incluso il male.

Com'è passato dal satanismo al paganesimo?

A un certo punto, io e la persona che mi ha introdotto al satanismo abbiamo deciso che il satanismo era semplicemente un'opposizione a Dio, una sorta di battibecco interno tra gli ebrei. C'era un Dio ebraico, Geova, e c'era il diavolo che gli si opponeva. Ma noi non siamo ebrei, perché abbiamo bisogno di quest'eggregora [2] ebraica, di queste parole e sistemi ebraici? Siamo slavi, quindi abbiamo i nostri dèi slavi – Perun, Svarog, Dažbog e altri. Ed è così che sono passato dal satanismo al paganesimo. Più tardi avrei capito, naturalmente, che non c'è molta differenza tra di loro. A quel tempo però questa è stata una rivelazione per me, perché mi sembrava che da un rifiuto del bene o da una semplice opposizione al cristianesimo mi muovevo verso un mondo che in qualche modo era legato alla realtà. Era una specie di ponte che mi conduceva dal mondo delle fiabe e dei sogni sugli stregoni al mondo della nostra terra russa. Pensavo: "Perché dovrei starci a pensare troppo, i miei bisnonni erano pagani". O meglio, i bis-bis-bis-nonni... quelli che erano vissuti migliaia di anni fa.

Quaranta generazioni fa.

Sì. Questa idea che "Siamo russi e i nostri dèi sono russi" era molto entusiasmante. Ho sviluppato un interesse per l'etnografia e la storia degli slavi. Cercare informazioni era abbastanza difficile, perché quando si ha 15 anni, le opere serie di storici ed etnografi sembrano noiose. Francamente, erano troppo difficili da capire. Ero immerso in libri di facile lettura pubblicati da organizzazioni neo-pagane che in quel periodo stavano spuntando come funghi dopo una pioggia primaverile. Ho iniziato a leggere quelle "opere". Menzionavano Il'ja Cherkasov, il capo mago, il "patriarca della rodnoverie (fede ancestrale) russa". Egli è conosciuto nei circoli neo-pagana come il mago Veleslav. Era coinvolto in ogni sorta di misticismo. Internet è piena di suoi quadri con vari tilaka [3] induisti sulla fronte, e tridenti. Segue pratiche tantriche della mano sinistra. È una persona interessante a modo suo, un vero filosofo. È il leader della comunità dei rodoljubije. Ho comprato il suo libro, Коло Славим (Gloria al Circolo), e gradualmente sono rimasto coinvolto nel mondo pratico del neopaganesimo, partecipando alle celebrazioni annuali come gli equinozi di autunno e primavera e i solstizi invernali ed estivi. Ho cominciato a sentire una certa poesia nel paganesimo. Il fatto è che il paganesimo è strettamente legato alla natura e ha un certo fascino, perché la natura è sempre bella; è qualcosa di normale e naturale attorno a cui le persone gravitano.

Quando i miei amici e io parliamo dei rodnovery, spesso abbiamo una sensazione che molti di loro in realtà non credano negli dèi di cui parlano, che disegnano o intagliano su quei pali verticali (ride). È stato lo stesso per lei?

Veleslav Cherkasov

Sì. Inoltre, l'ho anche chiesto a Il'ja Cherkasov, il mago Veleslav in persona. Gli ho detto: "Ho letto il suo blog su LiveJournal, e aveva ben poco a che fare con il paganesimo". Molti pagani stanno lasciando Veleslav perché ora si occupa di cose tantriche che non hanno nulla a che vedere con il paganesimo slavo. Gli ho detto: "Lei scrive che gli dei sono elementi della consapevolezza... non crede negli spiriti e nelle divinità che in realtà sono presenti qui e ora, che rappresentano le forze della natura, ecc ...non crede in quello in cui credevano i nostri antenati". Mi ha detto:" Io non so in che cosa credo in particolare. Voglio dire, chi siano quegli dèi non è importante. Ciò che è importante è il modo in cui li trattiamo e chi noi pensiamo che siano. Anche se in realtà non esistono, è irrilevante". Quindi un neopagano può pensare che tutto è divino, comprese le forze di questo mondo e le proprie forze psichiche. In generale, la comprensione del paganesimo da parte dei neo-pagani è così varia che più tardi, quando ero alla fine del mio coinvolgimento con loro, ho capito che ogni pagano aveva la propria versione del paganesimo.

Questo è anche applicabile ai problemi che sarebbero considerati di estrema importanza in qualsiasi religione vera e propria. Problemi come "In cosa o in chi crediamo?", "Con chi vogliamo stabilire un rapporto, se del caso?" Ho sentito alcuni rodnovery lamentarsi che non vi è un terreno comune in questo senso. Alcuni credono che Dio sia uno e che tutti gli dèi slavi siano semplicemente le sue manifestazioni, mentre altri pensano che esistano dei dall'esistenza indipendente. Alcune persone pensano che questi dèi siano manifestazioni della consapevolezza o semplici personificazioni degli elementi. Dovrebbero davvero giungere a un accordo tra di loro prima di guidare la gente da qualche parte! Così accade quanto segue: a una persona dicono di "venerare gli dei nativi". Quella persona chiede: "E chi sono?" E la risposta è: "Non importa, balliamo attorno al fuoco!"

La cosa più interessante è che molti pagani pensano che questo sia normale. Dicono che sono persone libere e che possono credere in ciò che vogliono. Gli dei non li costringono a fare nulla e l'assenza di teologia dogmatica è presumibilmente una buona cosa. Si tratta di una situazione interessante perché i neopagani danno sempre ai cristiani la colpa di avere molte confessioni e denominazioni e di non riuscire a trovare un terreno comune. Tuttavia, mentre ci sono tre principali confessioni cristiane (protestantesimo, cattolicesimo e ortodossia), ci sono centinaia, se non migliaia, di credenze pagane. Anche all'interno di una comunità, ci potrebbero essere opinioni completamente diverse sullo stesso argomento. Non sto neanche a menzionare il fatto che il paganesimo, in generale, non ha un teogonia o una cosmologia comune. Ognuno esce fuori con qualcosa di proprio. Così, tra tutte le persone dovrebbero essere gli ultimi a criticare i cristiani per eventuali discrepanze. Se chiedete ai pagani chi è Perun, otterrete più risposte, anche se contate solo le versioni scientifiche. Alcuni diranno che è il protettore delle truppe militari, altri lo chiameranno il dio del tuono, e così via. L'85-90 per cento dei moderni neopagani è composto da giovani dai 18 ai 25 anni di età che hanno letto poche opere scientifiche. Gli slogan sono il loro modo di pensare, e crederebbero a tutto... Per esempio, c'è un ideologo neo-pagano, Azar Voron (Lev Rudolfovich Prozorov), che ha scritto nel suo libro che durante il Battesimo della Rus', cristiani sanguinari hanno assassinato due terzi della popolazione.

Di solito dicono tre quarti, il che implica che 9 milioni su 12 milioni di persone sono state uccise.

Sì. I giovani deboli di mente non richiedono alcuna prova di questo slogan. Se sentono dire che "Quasi tutti sono stati assassinati," ci credono. Non si chiederebbero se questo sia realmente accaduto. Non cercherebbero di studiare questo problema. Si limiterebbero semplicemente a crederci. E questo è solo uno dei miti del neopaganesimo che sono loro propinati.

Voglio raccontare che cosa mi ha lasciato perplesso quando ho incontrato il neo-paganesimo. Poiché il mio background è in studi religiosi e teologia, ho studiato varie religioni, quindi non resto facilmente perplesso. Ma sono rimasto perplesso da quanto facilmente i neopagani credano a ciò che viene detto loro. Devono essere le persone più credulone della terra. I loro leader offrono loro fatti non verificati, fabbricati dal nulla, e subito questi li accettano e iniziano a promulgarli... Per esempio, quell'assurda affermazione che la parola "Ortodossia" ("Pravoslavie" in russo) proviene dalla fase "prav' slavit' " (glorificare il prav', che neopagani credono essere una delle tre componenti dell'universo) e che i cristiani della Rus' l'avrebbero presa in prestito solo nel XVI secolo dai pagani e avrebbero usato questa parola per descrivere la loro fede. Tuttavia, non c'è nemmeno bisogno di andare in libreria – basta servirsi di Google Translate su Internet e digitare la parola "ορθοδοξία" per visualizzarne la traduzione. Controllate i nomi delle Chiese serba e bulgara: perché si sarebbero chiamate ortodosse, se il patriarca Nikon qui in Russia avesse preso in prestito questa parola dai pagani? La gente non sembra farsi queste domande.

Se si visitano i siti web dei rodnovery, si vede che il loro contenuto è composto quasi esclusivamente da manifesti, immagini, satire, ecc. Difficilmente vi si potranno trovare seri articoli scientifici. Non sto dicendo che tutti i pagani siano così, ma ce ne sono molto pochi che davvero studiano e conoscono la loro materia. La stragrande maggioranza si accontenta di quelle vignette sul paganesimo, di alcuni miti e racconti, e così via. Ogni ideologia che lusinga il loro orgoglio e rifiuta il cristianesimo sarà assorbita da loro. Essi credono che il cristianesimo sia un male. Se non il cristianesimo, chi altri? Cos'altro potrà lusingare il loro orgoglio? La teoria che afferma che i russi hanno la loro religione ariana, e così via... Tutto il resto richiederebbe almeno un po' di lavoro mentale. Ad esempio, comprendere il buddismo o qualsiasi religione con una base teologica sviluppata non sarebbe così facile.

Penso che ci sia un altro aspetto: se entri in una vera e propria religione istituzionale con le proprie tradizioni, dovrai essere un principiante. Dovrai umiliarti sotto gli insegnamenti e le pratiche di questa religione. Il neopaganesimo è attraente per la gente, perché non esiste una tradizione viva da presentare, che continua dai tempi antichi – simile, per esempio, alle tradizioni di alcune tribù indigene dell'Africa o dell'Australia. Noi non abbiamo una simile tradizione. Nessuno sa che in che cosa i credevano nostri antenati slavi, così puoi inventarti la tua religione ed essere un insegnante, piuttosto che un principiante, anche nel caso che tu sia un insegnante solo per te stesso.

Inoltre, dal momento che avevamo solo tradizioni orali, ognuno ora può inventarsi i propri "testi sacri". E molti neo-pagani lo fanno. La maggior parte dei dieci anni che ho trascorso con i neopagani, sono stato nell'organizzazione che professava l'ynglismo. Hanno un testo sacro che dicono risalga ai tempi antichi ...

Veda ariani slavi

I Veda ariani slavi?

Sì. Questo è un nome collettivo. Ci sono i San'tii (piastre d'oro) e i Veda di Perun, il Libro della Luce (Rotoli della Luce). Così gli ynglisti sostengono che hanno i testi sacri. O piuttosto, la loro traduzione in russo contemporaneo. La domanda sorge spontanea: "Dove si possono vedere i testi originali?" Hinevich, il fondatore dell'ynglismo, dice che gli originali scritti su tavole d'oro sono nascosti da qualche parte in Siberia. A chi chiede di vederli, dice: "Non potrò mai mostrarli o saranno rubati o portati via". Ha anche paura di mostrare una loro fotografia, dicendo che ci sono sensitivi che possono determinare la posizione delle lastre d'oro usando la fotografia. E così via e così via.

Questo è un chiaro esempio della credulità dei neopagani. Se qualcuno ti dicesse, "Ora ti dirò tutto ciò che riguarda il tuo bisnonno. La gente ti ha mentito su di lui. Ora conoscerai la verità. Ho il suo diario e ora so tutto di lui. Il diario descrive il modo in cui dovresti vivere la tua vita". Chiunque avrebbe chiesto, "Posso dare uno sguardo al diario?" Ma l'unica risposta che ottieni è "No, non puoi dare uno sguardo al diario. Basta ascoltare quello che dico e acquistare da me questi accessori e oggetti, che sono esattamente come quelli che aveva tuo bisnonno. Inoltre, acquista questo libro che io ho scritto sul tuo bisnonno. E, soprattutto, ascolta quello che dico". Nessuno crederebbe a cose del genere. Tuttavia, quando qualcuno dice le stesse cose a proposito dei nostri antenati vissuti quaranta generazioni fa, i neopagani prendono tutto questo per oro colato e ci credono in modo infantile.

Sì. Ha fatto bene a notare che, anche se neopagani lo negano, hanno un guruismo molto sviluppato. Trattano i loro guru con grande rispetto. Certo, li chiamano con nomi diversi – maghi, stregoni, e molti nomi del genere. Si fidano veramente di questi leader. Anche se dicono "non abbiamo figure di autorità, ognuno si esprime come sente il richiamo del sangue a modo proprio" e così via.

Quando era con gli ynglisti, cosa le ha fatto pensare che questo non era quello che cercava?

Per quanto riguarda gli ynglisti, è stato piuttosto semplice prendere la mia decisione finale. Sono molto serio riguardo ai miei interessi. Se qualcosa mi interessa, cerco di arrivare il più possibile in profondità nel tema. Quando ero un ynglista, sono andato a Omsk e ho vissuto nella stanza accanto a quella di Hinevich, il fondatore dell’ynglismo. Sono entrato nella sua stanza e la prima cosa che mi ha fatto pensare era il gran numero di libri di psicologia della suggestione. La sua stanza è piena di scaffali, e la metà dei libri tratta di ipnosi, tecniche di negoziazione, programmazione neuro-linguistica, ecc. A giudicare da come parla e tiene conferenze, si può vedere che è ben preparato. Fa buon uso del tono della sua voce, di pause efficaci, ecc. Quindi mi sono interessato, e ho iniziato a scavare più a fondo e alla ricerca di qualche prova. Non ho nemmeno chiesto delle tavole d'oro, perché non c'era alcuna possibilità che le vedessi. Ho cercato di trovare prove che confermino almeno alcune cose minori. Per esempio, Pater Dii, come Hinevich si fa chiamare, afferma che durante i tempi dell'Impero russo i suoi insegnamenti erano noti ai militari. Per dimostrarlo ha fatto riferimento a un libro della Biblioteca militare imperiale a Kiev. Ho una scansione di questo libro a casa. Egli usa questo libro per dimostrare che il pantheon slavo includeva il dio scandinavo Odino. Se non ricordo male, la citazione è questa: "C'è vita su Marte e il dio Odino concede questa vita". Questa è la dichiarazione in forma abbreviata che Hinevich cita. Ho avuto quel libro tra le mani e l'ho letto nella sua stanza. Se si guarda al contesto, cioè se si legge ciò che sta prima e dopo quella citazione, si vede che il libro descrive la vita su tutti i pianeti. Quindi questa citazione parla di un Dio che dona la vita. Ogni parola è in maiuscolo, così "Odin" in quel contesto non si riferisce al Dio Odino, si tratta di una parte di una dichiarazione rispettosa che "Dio è Uno" ("odin" significa "uno" in russo). Si fa riferimento a Cristo in tutto il libro, così il testo non ha nulla a che vedere con le conclusioni di Hinevich. Questo è il suo approccio generale a tutto ciò che comprende le citazioni fuori contesto, la manipolazione dei fatti, le citazioni sbagliate e così via.

Disinformazione intenzionale, per di più.

Quando si tenta di vedere le prove, e io non sono stato l'unico che ha cercato di farlo, lui, da buon psicologo, elude sempre la risposta e ci ride sopra, così per molti anni è riuscito a evitare confronti diretti. Così, ho iniziato a scavare... Ho avuto il materiale di formazione che usano nella loro "scuola spirituale" e "seminario spirituale". Guardandoli sul computer di Hinevich, mi sono imbattuto in un file di testo interessante. Ho notato che se si confronta il Libro della Luce (Rotoli della Luce) con il contenuto del file, si può vedere un plagio diretto. Hinevich ha semplicemente preso i nomi da quel file e li ha sostituiti con i nomi di dèi slavi o di creature mistiche. Il resto del testo praticamente non è stato modificato. Più tardi, quando ho iniziato a fare ricerche, ho scoperto che questo testo era la cosiddetta Leggenda dei templari di Mosca, un testo massonico sulla rivolta "di Satanaele" e così via. Così Hinevich ha semplicemente rinominato Satanaele in Chernobog (il dio nero) e ha riscritto la storia massonica con un sapore slavo. Così è nato il Libro del Luce. Il resto è esattamente lo stesso, solo i nomi sono cambiati. Dopo aver scoperto queste cose, ho iniziato a cercare persone che la pensano allo stesso modo e che hanno lasciato Hinevich anni fa, compresi i suoi stretti collaboratori che hanno fatto lezioni sull'ynglismo e tenuto corsi nella "scuola" e nel "seminario", proprio come aveva fatto lui. Eppure lo lasciarono. A quel tempo, avevo già capito che quell'uomo era un bugiardo, che gioca spudoratamente con i sentimenti religiosi più sacri delle persone. Più tardi, quando ho ricevuto alcune informazioni da parte dei tutori della legge, ho capito che quest'uomo si comportava così volontariamente e deliberatamente.

Aleksandr Hinevich

Aveva un tempio su questo terreno a Omsk. Il tempio fu incendiato e ci fu un'inchiesta. Furono trovati molti materiali compromettenti e avviati procedimenti penali. Il caso aveva risvolti criminali in quanto i materiali incitavano all'odio razziale, religioso e di altri tipi. Questi sono fatti ben noti.

Questa è davvero una storia ben pubblicizzata. Ma come ha fatto la sua disillusione nei confronti di una persona a trasformarsi in disillusione nei confronti del paganesimo?

In un primo momento, sono stato disilluso da lui come persona. Ma dal momento che era il fondatore di questo movimento, questa disillusione si è trasferita ai suoi insegnamenti. Non me ne pento affatto. Quando ho parlato con la gente mesi e anni più tardi, mi sono reso conto che lasciare gli ynglisti era la cosa giusta da fare. Ora non faccio altro che riderne, perché sempre più informazioni vengono scoperte.

Gli altri neo-pagani le hanno offerto qualcosa o l'hanno invitata a unirsi a loro?

Non quando ero con gli ynglisti. Ero un ynglista zelante e sostenevo le loro credenze. Litigavo con i rodnovery, dicendo loro che erano semplicemente primitivi e non capivano le cose, perché non avevano "tutte le informazioni". Dopo che ho lasciato gli ynglisti, naturalmente, ho iniziato a guardarmi intorno. Nel 2003 c'è stata una veche (assemblea generale), a cui hanno partecipato i rappresentanti di quasi tutte le comunità de rodnovery. Come al solito, queste persone si sorridevano e si abbracciavano a vicenda professandosi il loro eterno amore e amicizia, ma dietro le spalle si davano la colpa l'un l'altro per ogni sorta di peccati. Così, dopo aver lasciato gli ynglisti sono andato a Kiev, dove avevano un'organizzazione neo-pagana chiamata Rodovoe ognishche. Avevano anche testi sacri, i cosiddetti karby (dichiarazioni originariamente scolpite su piatti di legno) e vedanja (fonti della conoscenza). Ho chiesto loro dove li avevano trovati. Hanno detto: "Ce li hanno dati i magi. Gli stessi magi di Kiev che si nascondevano nei boschi dagli aggressori cristiani". "Wow! Sono venuti personalmente?" La risposta: "Non si sa, forse era una visione o forse era una realtà". "Vedo", dico loro. Così ho cominciato a controllare i fatti alla ricerca di informazioni. Si è scoperto che quelle persone seguivano una sorta di tolkienismo religioso. Così ho lasciato anche quell'organizzazione. Dopo un po', mi sono stancato di comunicare con club organizzati, perché in sostanza sono tutti identici. C'è sempre un fondatore che ha deciso di essere l'ideologo e persone che si sono radunate intorno a lui. Se gli si chiede: "Dove le hai prese, tutte le cose che insegni? Perché pensi che gli dei sono così come li insegni tu e non come dicono gli altri?" Tutto quello che si sente dire in risposta sono favole – Si limitano a dire "io penso così" o "io credo così" e "gli altri pensano a modo loro..." Quando chiedo: "Ebbene, chi ha ragione, allora?" Ottengo la solita risposta, "Ognuno ha ragione a modo suo... Sai com'è... Si tratta di una questione che..." Ne sono rimasto disgustato e stanco e ho iniziato a pensare che avrei potuto semplicemente essere un pagano senza contatti tutte quelle realtà. Ho davvero cercato di creare un'organizzazione, non in termini di religione, ma in termini legali, che fosse priva di quei battibecchi intracomunitari, scissioni, ecc. Una specie di veche (assemblea generale) di slavi liberi. Semplicemente pagani, senza alcuna comunità. Alcuni hanno iniziato a raccogliersi intorno a me. Abbiamo organizzato diversi incontri, fino a Nizhnij Novgorod. Venivano da Rostov e da San Pietroburgo. Dopo un po', mi sono reso conto che stava per diventare la stessa cosa... e che alla fine mi sarei trasformato nello stesso mago fondatore auto-professato...

I neopagani hanno un argomento che ritengono molto importante: "Vi stiamo insegnando ciò che credevano i nostri antenati vissuti migliaia di anni fa". Questo significa che dobbiamo dire che quaranta generazioni di nostri antenati cristiani sono stati degli sciocchi, che hanno scelto una strada sbagliata, che erano tutti traditori e che erano nel torto... Quaranta generazioni, compresi i nostri parenti più stretti. E ci viene detto che i neopagani ci insegnano la fede di chi ha vissuto più di mille anni fa. Questa è la loro più grande menzogna. In realtà, non ci sono informazioni esistenti sulle credenze degli antichi slavi, con l'eccezione di pochi frammenti sparsi. Ecco perché tutti i gruppi neo-pagani e le loro fedi sono invenzioni moderne. Tutto è frutto del pensiero di nostri contemporanei.

Certo. È per questo che quando dico "magi" o "paganesimo" non intendo queste cose alla lettera. Non tutti sono al corrente del termine neopaganesimo, ma è un termine molto preciso, perché indica chiaramente che ciò che la gente chiama rodnovery o paganesimo non ha nulla a che fare con lo storico paganesimo slavo. Si tratta di un'invenzione religiosa moderna. Ogni mago ha i suoi insegnamenti e le sue versioni del neopaganesimo. Quindi è molto sbagliato credere che questo moderno neopaganesimo o rodnoverie sia la stessa cosa dello storico paganesimo slavo. Qualsiasi studioso vedrebbe chiaramente che il neopaganesimo non è affatto un paganesimo.

Non è un segreto che i neopagani abbiano, per usare un eufemismo, un forte pregiudizio contro il cristianesimo. Mi permetto di supporre che nel corso degli anni trascorsi nel loro movimento anche lei abbia sviluppato quei pregiudizi. Se sì, come ha fatto a passare dalla sua disillusione verso il neopaganesimo a diventare un cristiano?

Le racconterò la prima e più vivida esperienza religiosa nella mia vita... avevo cinque anni, ero in piedi in chiesa durante una funzione. C'era odore di cera, le candele bruciavano... Non capivo niente, non sapevo nulla di teologia. Mi sembrava tutto buono e caldo. Mi sentivo come a casa. È stato questo sentimento che ho amato e che mi ha aiutato tornare all'Ortodossia. Diversi insegnamenti religiosi che ho provato personalmente offrono una varietà di sentimenti diversi, compresi quelli positivi. Ma sono sentimenti positivi freddi, come un fuoco che brucia senza calore. C'è esaltazione, c'è una sorta di estasi, ma manca qualcosa di caldo e di intrinsecamente nativo. È come la differenza tra una madre e una matrigna. Anche una matrigna potrebbe essere attenta, ma non si sente l'amore materno. Ho avuto la stessa sensazione qui. Non sono stati tanto gli argomenti razionali, ma questa sensazione personale che mi ha aiutato. Parlando di un approccio razionale, ci sono più miti sul cristianesimo nel neopaganesimo che in qualunque altro ambiente. Ciò include il battesimo della Rus' grondante di sangue e molti altri miti. Come ha detto un teologo, è possibile rimuovere quei miti uno per uno, proprio come si rimuovi i tronchi che bloccano la strada, e liberare la strada per la chiesa. Se anche solo alcuni di quei miti fossero veri, non ci sarebbero così tante persone ortodosse. Questi miti sono falsi, e i neopagani li diffondono deliberatamente come parte della loro propaganda. E i giovani adolescenti di mente debole, che sono l'obiettivo principale della propaganda neo-pagana, sono disposti ad assorbire questi luoghi comuni e questi miti, senza capire le cose.

Cosa le ha fatto pensare di nuovo al cristianesimo?

Per cominciare, nessun neo-pagano dimentica mai il cristianesimo. L'odio verso il cristianesimo è al centro del neopaganesimo, così i neopagani lo ricordano sempre. Questo è ciò che li fa cercare fatti e leggere libri nel tentativo di trovare qualcosa per cui biasimare il cristianesimo, e scoprire quindi alcune incongruenze o discrepanze.

Così, quando iniziavo ad allontanarmi dal neopaganesimo, ero alla ricerca di qualcosa con cui sostituirlo. Nozioni come "antenati", "tradizione", "cultura nazionale" sono importanti per i neo-pagani, per cui si presentava la domanda: a quale religione, se non il paganesimo, è possibile connettersi? C'è una sola religione del genere, ed è il cristianesimo ortodosso. Molte generazioni di nostri antenati sono morti con il nome di Cristo sulle labbra sotto la bandiera con l'immagine non manufatta del Salvatore. Dopo aver capito questo, ho iniziato a cercare in quella direzione specifica. Le lezioni di apologeti ortodossi che ho sentito hanno aiutato distruggere a molti miti sul cristianesimo. Dopo di che, ho iniziato a studiare teologia ortodossa e la storia dell'Ortodossia per conto mio. Ecco come sono arrivato al cristianesimo, dopo aver realizzato che tutto ciò che i neopagani hanno detto su di esso era una bugia. Studi dettagliati mi hanno dimostrato che stavano semplicemente calunniando il cristianesimo. Molte bugie su di esso sono state anche fatte circolare durante i 70 anni di propaganda anti-cristiana del governo. Ma se si gettano via le menzogne ​​e i miti sull'Ortodossia, si capisce che l'attuale popolo russo, proprio come molte generazioni di nostri antenati gloriosi ed eroici, non ha bisogno di alcuna altra fede, tradizione o cultura.

Ha sentito qualcosa di speciale andando in chiesa?

Ho continuato ad andare in chiesa anche quando ero pagano. Questo era molto interessante e anche affascinante per me. Francamente, ci andavo per lo più a trovare ragioni per criticare "tutti quei cristiani". Tuttavia, come ho già detto in precedenza, i miei primi ricordi in chiesa erano molto caldi e sereni. In molti anni del paganesimo questa memoria non si è spenta; mi ricordavo quanto era calda, serena e accogliente la chiesa, come la casa. E ogni volta che andavo in chiesa, anche se la mia mente era piena di odio, sentivo ancora che c'era qualcosa. Qualcosa che non era ostile o malvagio, ma piuttosto il contrario. Naturalmente, nessun pagano lo ammetterà mai, perché sono sempre alla ricerca di un motivo per dubitare, e Dio non costringe nessuno ad accettarlo. Se non si vuole vedere Dio nella chiesa, Dio non ti costringe a vederlo. Dio non infligge la sua compagnia a nessuno. Ecco un fatto interessante: anche i pagani più devoti non sentono mai il vuoto nella chiesa ortodossa. Forse sentono qualcosa di strano per loro o qualcosa che non soddisfa le loro aspettative. Ma i miei compagni neopagani di quel tempo mi dicevano che sentivano che c'era davvero qualcosa lì. Ora capisco che si trattava della presenza di Dio nella chiesa.

Alcuni dei nostri telespettatori non credenti potrebbero chiedere: "Perché doveva sostituire una fede con un'altra? Non è obbligato a credere a qualcosa". Potrebbe dirci cosa ha provato quando è diventato ortodosso e cosa ha ottenuto che non poteva ottenere nel paganesimo, e che l'ateismo o l'agnosticismo non può offrire.

Ivan Liskov

Tutti i neopagani incorporano alcuni tratti ortodossi nel neo-paganesimo, anche se in modo subconscio. La sensazione di essere in contatto con gli antenati, l'amore per la natura e la consapevolezza di alcune cose che sono intrinsecamente native sono gli aspetti chiave che rendono il paganesimo attraente alla gente. La sensazione di essere vicino alla propria patria e così via. Molti pensano che il cristianesimo non sia così. Quando sono tornato all'Ortodossia, ho avuto la sensazione che tutti i pezzi si fossero collocati al posto giusto. È stato dopo il mio ritorno all'Ortodossia che molte cose sono diventate chiare per me. Ho capito perché i nostri antenati non muoiono davvero e perché non dico loro addio per sempre. Questo perché la nostra comunicazione continua attraverso la preghiera e le visite alla chiesa. È diventato chiaro per me come si possa dimostrare il proprio amore per la natura e la patria, sapendo che la sua storia e la vita si basano sull'Ortodossia. La cosa più importante è la sensazione di grazia che sento in chiesa durante le liturgie e quando visito i luoghi sacri. Questo non è solo una reverenza della natura come nel paganesimo, perché si può ammirare la natura anche nel cristianesimo. C'è qualcosa di più in esso, qualcosa di più grande, una sensazione di pace e serenità nella tua anima, il sentimento della grazia di Dio e del suo amore. Non lo si può ottenere nel paganesimo, in quanto hanno un modo completamente diverso di pensare, non vanno più in dell'ammirazione della natura e della sensazione di prossimità con gli dèi e gli antenati. Nel cristianesimo, i tuoi sentimenti sono più profondi, più chiari e più grandi. La cosa più importante è: "Dio è amore". Il paganesimo non ha questo concetto, e questo è esattamente ciò che si sente nel cristianesimo. Senti l'amore. Senti che sei amato e che il tuo bisogno naturale di amare è incoraggiato.

Contrariamente alle divinità pagane che puoi fabbricare in qualsiasi modo, ma di cui non hai realmente bisogno, nel rapporto con il vero Dio senti la sua risposta, Egli ti aiuta. Senti la provvidenza di Dio. Proprio di recente, la mia famiglia e io abbiamo sperimentato un vero miracolo, al di là di ogni dubbio. Non voglio entrare nei dettagli, perché è molto personale. Ma si sono sempre stati i miracoli e ci saranno miracoli in futuro, se Dio vuole.

Come si è sentito ad andare alla sua prima confessione dopo tre anni di satanismo e dieci anni di paganesimo? È stato difficile?

La prima confessione dopo il ritorno all'Ortodossia è stata molto difficile. È stata un vero shock. La traduzione letterale della parola "confessione" dal greco è "cambiamento di mente". Ha cambiato molte cose nella mia vita e mi ha fatto ri-considerare molte cose. Sono grato a Padre Iosaf, il sacerdote che ha ascoltato la mia prima confessione. Mi ha accolto con calore e amore e mi ha trattato in maniera paterna, con comprensione. Non mi ha chiesto più di quanto fosse necessario e non è stato eccessivamente rigido. Mi ha accolto come vero sacerdote, come il padre accetta il suo figliol prodigo. Con amore.

La confessione è un processo molto difficile, che tocca gli strati più profondi della tua anima. La prima confessione è un evento importante per cui vale la pena vivere. È la prima pietra miliare sulla lunga strada. Senza di essa, non puoi essere in pace con Dio. Indipendentemente dal neopaganesimo e da altre deviazioni dalla verità, senza confessione qualsiasi persona si estinguerebbe. Così ho sperimentato questo importante evento, il mio ritorno all'Ortodossia, la mia prima confessione in maniera familiare. Mi ha fatto sentire a casa. E quella memoria mi è molto cara.

Qual è stata la reazione degli amici pagani quando hanno appreso che è diventato cristiano?

Ci sono state varie reazioni. La maggior parte dei miei ex amici mi considera un traditore. Alcuni pensavano che ero stato assunto dalle agenzie di sicurezza nazionale per distruggere il movimento neo-pagano. Alcuni hanno creduto che i miei sentimenti fossero sinceri e mi hanno trattato con comprensione. Un piccolo gruppo, i miei amici più cari, pochi anni dopo è tornato anch'esso all'Ortodossia. Abbiamo parlato molto e abbiamo avuto accese discussioni. Non so se sia stato il mio esempio o qualcos'altro, ma le persone che mi erano più care si sono convertite anch'esse dal paganesimo al cristianesimo.

Ognuno ha il proprio percorso e ognuno fa le proprie scelte. Vorrei che i miei amici che sono rimasti pagani possano semplicemente studiare l'argomento un po' più a fondo e senza pregiudizi. Questo sarebbe più che sufficiente per loro per capire l'inadeguatezza del paganesimo e, forse, il ritorno all'Ortodossia. Solo una visione distorta del cristianesimo tiene la gente nel paganesimo. E il mero orgoglio: dopo aver trascorso molti anni credendo in esso, non possono rinunciarvi tutto a un tratto, perché la loro inerzia è troppo forte. Ma Dio esiste ed è veramente amore. Auguro a tutti i neopagani di sperimentare tale amore.

Note

[1] Contattisti: nello studio degli UFO, così si definiscono le persone che sono venute a contatto con civiltà non terrene, che sono state rapite da esseri extraterrestri, etc. Nel moderno gergo "new age", sono persone che hanno stabilito un contatto continuo con alcuni spiriti, e trasmettono le loro "rivelazioni".

[2] Eggregora:  nell'occultismo questa parola implica un'essenza che presumibilmente vive sui piani astrale e mentale allo stesso tempo e lavora insieme con l'intelletto di una persona. È opinione diffusa che un'eggregora riceva la sua esistenza dai pensieri e dalle emozioni della gente.

[3] Tikala: nell'induismo, un segno "sacro" che i seguaci dell'induismo dipingono con vari materiali sulla fronte o su altre parti del corpo.

 
Mina Monir: La storia e lo sviluppo del dialogo ortodosso-orientale

Il 22 marzo, abbiamo presentato sul nostro sito un testo con la storia della conversione del ricercatore egiziano Mina Monir dalla Chiesa Copta alla Chiesa ortodossa caledoniana. Oggi presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti un testo con la raccolta di cinque articoli di approfondimento teologico, con cui Mina Monir spiega con chiarezza i problemi storici della mancata adozione della cristologia del Concilio di Calcedonia, e dei seguenti rischi di deviazione teologica, soprattutto all’interno della Chiesa copta. Questi articoli sono offerti come un correttivo per superare il blocco del dialogo avviato negli anni ’90, e per suggerire al Patriarcato di Mosca l’avvio di una nuova e differente piattaforma di dialogo, che offra una visione più autentica dei problemi che tengono ancora lontane le Chiese antico-orientali dall’Ortodossia.

 
L’Immacolata Concezione nella comprensione ortodossa

icona ortodossa della Concezione di Sant'Anna

Caro padre Ambrogio,

in quale senso le interpretazioni cattolica e ortodossa dell'Immacolata Concezione sono differenti? Le spiegazioni in rete, che parlano di una diversa concezione del peccato originale, non sono del tutto chiare...

Risposta:

Gli ortodossi celebrano il 9 dicembre la Concezione (anche se non la "Immacolata" Concezione) della Beata Vergine Maria nel grembo di Sant'Anna.

L'antica storia della Concezione di Sant'Anna narra di un evento miracoloso (perché Anna e suo marito Gioacchino erano vecchi, e Anna era sterile), anche se non dice nulla circa il peccato originale, perché la dottrina del peccato originale, esposta dal Beato Agostino di Ippona, non era ancora stata sviluppata quando questa storia è stata fondata nel culto cristiano.

Il senso di tutta la dottrina dell'Immacolata Concezione è collegato alla dottrina agostiniana del peccato originale, che vede il peccato come una macchia ereditaria di colpa.

La visione ortodossa, esposta da Padri come Efrem il Siro, dice che la sola parte ereditaria del peccato di Adamo ed Eva (il "peccato ancestrale") è ciò che ci fa essere mortali. Agostino, d'altra parte, è stato il primo tra i Padri della Chiesa a proporre un'eredità della colpa. Ciò significherebbe che il Figlio di Dio ha preso carne non solo in un grembo mortale, ma in un grembo colpevole... e questo distruggerebbe tutta la venerazione della Madre di Dio come la "tutta pura", come è sempre stata chiamata.

In realtà, ci sono voluti circa quattro secoli per sviluppare una dottrina della "esenzione" della Madre di Dio dal peccato originale agostiniano: il primo a proporre una tale teoria fu l'abate carolingio Pascasio Radberto di Corbie nel IX secolo. Prima di allora, nessuno (neppure lo stesso Beato Agostino!) aveva scritto nulla su uno status speciale della Vergine Maria. Il dibattito è andato avanti con polemiche nella Chiesa cattolica romana, con i francescani come difensori della dottrina dell'esenzione, e i domenicani come suoi avversari. Nemmeno i mistici cattolici erano d'accordo: Brigida di Svezia e Caterina da Siena ebbero due rivelazioni opposte, una a favore e una contraria alla nuova dottrina.

Anche alcuni santi ortodossi, come San Dimitri di Rostov, hanno accettato la dottrina dell'Immacolata Concezione, ma non essendo motivati dalla teologia agostiniana, vedevano il termine come un semplice riflesso dello status di "tutta pura" attribuito alla Vergine Maria.

Quando la dottrina è stata trasformata in un dogma cattolico nel 1854, tuttavia, è stata specificamente legata alla teologia agostiniana, in modo da non essere più una questione di speculazione sulla purezza della Theotokos, ma di accettazione dogmatica di una dottrina particolarmente pessimistica del peccato, proposta da un Padre della Chiesa (e da uno solo, contro il consenso degli altri Padri). Gli ortodossi obiettano che la nuova dottrina svilisce la Vergine Maria (invece di esaltarla), scindendo la sua umanità da quella del resto del genere umano.

La proclamazione del dogma nel 1954 ha avuto altre due conseguenze:

- Ha visto la proclamazione di un dogma da parte del solo Papa di Roma, e non per il consenso della Chiesa;

- Ha cambiato il tradizionale periodo di gestazione di Maria Vergine (9 mesi meno un giorno, dall'8 settembre al 9 novembre) in una replica del periodo di gestazione di Gesù Cristo (9 mesi esatti, dal 25 marzo al 25 dicembre). Poiché 9 mesi erano stati considerati il ​​tempo ideale della gestazione umana, la Chiesa ha tolto un giorno alla Vergine Maria per sottolineare che solo Gesù è l'esempio perfetto del genere umano (proprio come ha fatto con Giovanni Battista, "il più grande tra i nati di donna", al quale è stato dato un periodo di gestazione di 9 mesi più un giorno, dal 23 giugno al 24 settembre). Naturalmente, non abbiamo alcun mezzo per sapere quanti giorni o ore siano rimasti nel grembo delle loro madri i diversi personaggi biblici, né i tempi reali sarebbero davvero importanti, ma il simbolismo della tradizione cristiana era chiaro, e la Chiesa romana ha sovvertito questo simbolismo mettendo la Vergine allo stesso livello di Cristo.

 
I vecchi credenti dell'Australia: vita e destino

chiesa di vecchio rito a Sydney

Tre ondate di immigrati russi

Tra gli emigrati russi in Australia i vecchi credenti occupano un posto speciale. Questo è evidente soprattutto da come valutano il loro posto nella società australiana e, naturalmente, dal modo in cui vanno la domenica a pregare. L'immigrazione russa in Australia è divisa in diversi strati, a seconda delle ondate nelle quali sono arrivati ​​i migranti.

I vecchi credenti appartengono a una delle più antiche: sono apparsi in Australia quasi subito dopo la seconda guerra mondiale. Ma secondo il metro australiano questa è un'immigrazione relativamente nuova in questa terra dei migranti. In generale, ogni australiano, tranne gli aborigeni, si considera soprattutto a seconda della provenienza dei suoi antenati. La parte maggioritaria è venuta dalle Isole Britanniche e dall'Irlanda. L'ondata successiva comprendeva migranti provenienti da Italia, Germania, Francia e, infine, nei tempi moderni – da Cina e Malesia.

L'immigrazione russa, fatta eccezione per alcuni piccoli gruppi, è giunta in Australia all'inizio del XX secolo, dissolvendosi praticamente senza lasciare traccia nella popolazione australiana, ed è molto chiaramente divisa in tre ondate: "l'immigrazione bianca", gli ebrei e l'immigrazione post-perestrojka. Il secondo e il terzo gruppo sono composti principalmente da persone abbastanza casuali, tra le quali si trovano spesso profonde differenze ideologiche e sociali. Così, l'immigrazione ebraica degli anni '70 e '80 si è diretta principalmente in Israele e negli Stati Uniti, con piccoli flussi verso la Germania e altri paesi europei.

Qui l'Australia era chiaramente una scelta casuale. Per quanto riguarda gli immigrati post-perestrojka, questi sono venuti principalmente nell'ambito dei contingenti di occupazione assegnati dal governo australiano attraverso un programma speciale presso il consolato in Russia. Erano lavoratori professionisti, ingegneri o tecnici informatici, oppure agricoltori, ma in conformità con la mentalità sovietica, impegnati in qualche modo a schivare il lavoro fisico. I vecchi credenti appartengono alla prima ondata, che si chiama bianca a causa del fatto che c'erano molti russi bianchi fuggiti dalla Russia attraverso la Cina e la Mongolia. A volte sono chiamati "cinesi".

Là ai piedi dei monti Tien Shan...

Quando la Cina ha avviato la politica post-bellica di amicizia attiva con l'Unione Sovietica, molti immigrati che avevano trovato rifugio in Cina dopo la guerra civile, hanno provato tutto l'incanto della nuova politica. In Cina arrivavano con frequenza emissari dell'Unione Sovietica, con inviti, e spesso intimazioni, di tornare nella loro patria storica, dove "tutto era chiarito" e i suoi figli ribelli erano attesi. Come regola generale, i vecchi credenti nelle cittadine di frontiera dell'Altaj e dell'Estremo Oriente sapevano poco della realtà sovietica, e almeno una parte di loro era incline a credere ai funzionari dell'ambasciata, che dipingevano la vittoria del popolo lavoratore nell'Unione Sovietica.

Martem'jan Chernyshov

In linea generale, i vecchi credenti si trasferirono, attraversando il confine della Cina solo sulle loro tracce ben note, perché i cosacchi erano a guardia del confine e avevano le loro guardie. Della vita dei vecchi credenti in Cina parla Jakov Kirpichnikov, vecchio credente di Sydney: "Siamo lì nel villaggio vivevano modestamente, a lavorare sodo. Il nostro villaggio era di vecchi credenti, e quello vicino – di nikoniani. E i nostri ragazzi andavano a fare a botte con i ragazzi di quel villaggio". L'agricoltura era la principale occupazione nella vita dei vecchi credenti che si erano insediati ai piedi dei monti Tien Shan nel Turkestan, che ora è chiamato regione autonoma dello Xinjiang Ujgur in Cina. Uno dei ragazzi di allora, Martem'jan Chernyshev, che vive a Melbourne, ha raccontato come alle solite difficoltà della vita contadina si aggiungevano ancor maggiori difficoltà nei rapporti con la comunità locale. I cinesi cominciarono a contrapporre i vecchi credenti agli uiguri e ai dungani. Circa la metà della popolazione russa della Cina da Harbin e da altri luoghi si è trasferita in Unione Sovietica, dove ha potuto godere di una completa "ospitalità" bolscevica.

Coloro che non sono stati immediatamente arrestati come ex dirigenti o assistenti dei bianchi, sono stati caricati su vagoni farroviari e inviati ai lavori agricoli forzati. Martem'jan ha spiegato che molti dei vecchi credenti sono immaginavano nemmeno ciò che stava accadendo in Unione Sovietica, e anche suo padre stava per andare, ma fu da dissuaso da suo fratello, che aveva sentito parlare vagamente della situazione dei "rimpatriati". Accreditate da un rappresentante della Croce Rossa, le famiglie dei vecchi credenti ricevettero un passaggio fino a un campo profughi a Hong Kong. Quando la famiglia Chernyshev dopo un lungo calvario è finalmente giunta a Hong Kong, i cinesi sono stati compassionevoli, hanno visto i bambini mal vestiti e hanno deciso di regalare loro delle comuni arance. I bambini non avevano mai visto alcun frutto diverso dalle mele, e hanno cominciato a masticare le arance con la pelle. Agli occhi dei cinesi è venuto uno sguardo di l'orrore misto a commiserazione, e si sono precipitati a pulire le arance per i bambini russi. La Croce Rossa ha fornito alle famiglie russe la possibilità di scegliere tra gli Stati Uniti, le Filippine e l'Australia. La maggior parte dei vecchi credenti è andata agli Stati Uniti, ma alcuni hanno deciso di tentare la fortuna nella stravagante Australia, di cui non sapevano assolutamente nulla.

Viaggio nella terra dei canguri

Come racconta Jakov Kirpichnikov, si sono imbarcati su una nave e hanno navigato verso un paese lontano, nella speranza di trovarvi finalmente una vita tranquilla. La nave è arrivata nel porto di Sydney, che non era ancora circondato da grattacieli, costruiti principalmente negli anni '60 e '70. I bambini hanno seguito con paura il passaggio della nave sotto il ponte del porto di Sydney, chiedendosi se l’albero della nave avrebbe toccato il ponte o no. La nave è passata sotto il ponte, sfiorandolo di poco con la parte superiore dell'albero. E poi per i vecchi credenti è iniziata una lunga storia di integrazione nella comunità di lingua inglese, agli inizi completamente estranea a loro. A differenza di molti russi, che hanno cercato di diventare australiani in senso culturale, i vecchi credenti hanno voluto preservare la loro identità e cercare di prevenire l'abbandono della lingua russa e della cultura ecclesiale nativa. Ci sono riusciti con i loro figli, ma i loro nipoti si sono integrati molto più profondamente nella società e nella cultura australiana.

parrocchiane di Melbourne

Bisogna dire che subito dopo l'arrivo si è posta la questione dell'organizzazione della vita ecclesiale. I vecchi credenti dalla Cina non erano uniti su questo tema. Alcuni di loro appartenevano alla Concordia delle cappelle e professavano i principi dei bespopovtsy (i vecchi credenti senza preti) e altri appartenevano ai popovtsy. A poco a poco, molti vecchi credenti bespopovtsy si sono spostati nella chiesa della Concordia di Belokrinitsa, soprattutto dopo che i vecchi credenti sono riusciti a invitare tre sacerdoti – uno dal Canada, un altro – dai loro compaesani, e un altro – dalla Russia. Dal Canada è venuto il sacerdote Ioann Starosadchev, dalla Cina – il sacerdote Ioann Kudrin, ex ispettore capo della parte spirituale nell'esercito di Kolchak, e dalla dalla Russia è tornato, dopo essere stato imprigionato nei campi staliniani per diversi anni, il sacerdote Kirill Ivanov. Tranquillamente hanno iniziato a costruire la chiesa, tre comunità a Sydney, una a Hallam nei sobborghi di Melbourne, e diverse piccole comunità sono apparse in Tasmania e nel Queensland.

I vecchi credenti e l'assimilazione

I vecchi credenti in Australia stanno ora attraversando un difficile periodo di transizione. La loro lunga resistenza all'assimilazione è quasi terminata, e l'attuale generazione di vecchi credenti di età compresa tra i venti e i trent'anni di età, già completamente di lingua inglese, e i loro figli – sono del tutto australiani. Li tiene insieme solo la vita della chiesa, che richiede anche un alcuni adattamenti. Prima di tutto, la generazione più giovane ha avuto bisogno di attività comuni e di preghiere eccleiali in lingua inglese, ma la mentalità tradizionale dei vecchi credenti lotta con tutte le forze contro quest'anglicizzazione. I bambini leggono ancora in lingua slavonica, ma non capiscono il significato di ciò che legono. Pertanto, secondo i rappresentanti più attivi della popolazione australiana dei vecchi credenti, a tempi brevi deve avvenire un serio cambiamento culturale. In caso contrario, i vecchi credenti rischiano di perdersi nella colorata diversità del paesaggio culturale australiano.

Hanno mantenuto la russicità rispetto alle loro controparti di nuovo rito (che si sono mescolate con gli ortodossi serbi, greci, bulgari e cinesi), ma nella situazione attuale la russicità non è un incentivo sufficiente per continuare a mantenere la propria particolarità. In Russia, ahimè, non ritornano in massa – comprendendo che sono cresciuti in una società libera e trasparente ed economicamente prospera, l'integrazione nelle condizioni russe è impossibile. Un vecchio credente, uno dei figli di Giacobbe, vive in due continenti – ha sposato una donna in Russia e viaggia con la moglie qui e là. Ma in generale, non vi è alcuna prospettiva di ritorno.

A chi interessano poi i vecchi credenti australiani? Oltre a un interesse etnografico, riflettono un particolare tipo di tradizione russa. Come i vecchi credenti americani, formano uno speciale gruppo subculturale che potrebbe combinare un'elevata adattabilità con un alto tradizionalismo. In questo, a quanto pare, sta una delle caratteristiche principali dei vecchi credenti in generale. I ricercatori dimostrano che i vecchi credenti delle città del XX secolo hanno cercato di essere persone tecnologicamente e culturalmente del tutto moderne, pur mantenendo una vita di chiesa profondamente tradizionale e un'immagine ben precostituita del mondo. Hanno fatto proprio così i vecchi credenti australiani – che sono pronti a gestire, costruire e sviluppare un business, ma mantenendo tra loro un'importante atmosfera di integrità e di totale rispetto per la loro fede, come manifestazione utile per la diversità religiosa della società. E da noi sotto questi aspetti andiamo maluccio.

 
La testimonianza di un ortodosso italiano

Prima di tutto, le sarei grato se potesse parlare delle sue esperienze spirituali e farmi sapere quando ha incontrato l'Ortodossia.

I miei primi incontri con l’Ortodossia sono legati a due odori, due odori ben distinti:

Uno di mare…

L’altro di bruciato.

Il primo incontro con quella che sarebbe divenuta la mia scelta di vita avvenne all’inizio degli anni ‘90, durante un viaggio in Grecia con i miei genitori con il camper; fu quindi un incontro fatto di luce, con un forte odore di mare e di sale. Mi ricordo ancora la prima volta che vidi un pope, vestito di nero con una folta barba e un komboskini avvolto intorno al polso che si stava bevendo beato della birra da un boccale in un locale di Patrasso, dove eravamo appena sbarcati.

- Ggggggrande!!!!! – esclamò mio fratello osservando con ammirazione la scena – i popi già me stanno simpatici!

Più delle rovine dell’antichità mi perdevo nell’ammirare sia la spiritualità che la struttura delle Chiese: erano così diverse dalla realtà cattolica che frequentavamo a Roma, sembravano avere un qualcosa, un senso di sacro che in Italia avevamo perso. 

Mio padre, invece, non rimase così affascinato dalla cosa; oltre a definire “so tutti cocci e basta” i musei nazionali, si scontrò con l’Ortodossia in un monastero delle Meteore: il casus belli scattò quando un monaco gli proibì di scattare delle foto alla struttura,  invitandolo ad andare al negozio dove avrebbe trovato delle diapositive pronte “for you”.

“For you! for you! Un paio di p----” esclamò mio padre arrabbiato mentre accendeva il motore ed inseriva la prima, “Sti c---- di preti sono tutti uguali, ‘ndò vai, vai, cattolici e ortodossi una faccia una razza, sempre a pensare ai sordi”.

Non condividevo, ma mi guardai di dirgli la mia opinione: quando mio padre era ispirato era meglio lasciarlo ai suoi monologhi in romanesco.

Comunque sul traghetto che ci riportava in Italia ripensando a quei posti meravigliosi dedicati al culto cristiano, feci mie le parole di Bruce Chatwin, quando scrisse che “amo l’Ortodossia perché riserva a Dio i posti più belli”.

L’altro incontro fu decisamente diverso.

Nel ’99, dopo la ritirata dei serbi dal Kosovo, il mio reggimento si dispiegava nella zona di Gjakova, da settembre fino a marzo del 2000. In quel autunno eccessivamente freddo io, giovane comandante di squadra fucilieri, avevo la responsabilità di pattugliare i siti sensibili protetti dal nostro contingente; oltre a questo scortavano occasionalmente dei preti ortodossi che visitavano le enclave serbe rimaste, non molte, per la verità, e sparse specialmente nel settore tedesco a sud della nostra zona. Tutte le chiese ortodosse fuori di queste isole protette erano state fatte saltare o erano state bruciate dalle forze paramilitari kosovare, i cimiteri ortodossi profanati, le nostre unità, oramai, proteggevano principalmente le vestigia di una cultura spazzata via.

Non che la cosa mi turbasse allora, e non per mancanza di empatia; dormivamo pochissimo e praticamente eravamo sempre fuori per ogni emergenza. Era tutto così diverso da quello che avevo vissuto a fine ‘96 a Sarajevo, il Kosovo subito dopo la guerra rimase per mesi una terra senza legge e allo sbando, che, con la ritirata dei serbi aveva perso ogni tipo di autorità sia civile che militare.

La cieca rabbia per i torti subiti dai civili kosovaro-albanesi ricadeva su tutto ciò che potesse ricordare il potere centrale di Belgrado.

Le uniche “vestigia” che, in verità, lasciarono quasi intatte furono gli orripilanti monumenti al partigiano costruiti negli anni settanta con uno stile che aveva un senso solo nei mesi in cui vennero costruiti. Per la maggior parte svettavano ancora quasi illesi, come se la loro bruttezza estetica fosse stato un deterrente sufficiente.

In uno di questi siti religiosi fuori dalla città, complice un pausa lunga, decisi di farmi un giro nella chiesa: era ancora in piedi, evidentemente l’Uck in quel momento era stata a corto d’esplosivo, ma, in mancanza di meglio, l’interno era stato solertemente dato alle fiamme.

Entrai da solo, mentre la mia squadra rimaneva intorno al fornello dove una moka sporca era appena stata caricata.

Dentro quasi tutto era andato in fumo, nonostante il tempo ancora si avvertiva un sottile odore di bruciato. Mi accesi una sigaretta.

Resti di paramenti, legno bruciato, una parte di iconostasi però era ancora in piedi, ricordo un volto del Cristo ancora visibile sulla parete che osservava impassibile la desolazione.

Rimasi affascinato da quel viso.

Ridendo spensi la sigaretta mettendomi il mozzicone in tasca, farfugliai delle scuse.

Stavo per andarmene quanto sentì un rumore alle mie spalle.

Mi avvicinai e scoprì dietro il pezzo di iconostasi un gattino bianco infreddolito.

Ho sempre avuto un debole per i gatti, mi inchinai spostando l’arma di lato.

- Ti hanno lasciato solo? – dissi grattandogli la testa, questo cominciò a fare le fusa.

Rialzai lo sguardo, quel posto mi dava una strana sensazione; anche se in rovina, avvertivo un profondo senso di pace lì dentro.

Da fuori sentivo voci allegre e battute volgari.

Ma lì dentro stavo bene, mi sentivo tranquillo.

Tirai fuori dalla tasca una scatoletta di carne.

- Hai fame? – chiesi, il gatto allungò la testa annusando curioso.

Guardai ancora il volto del Redentore.

Aprì la scatoletta e la posi a terra.

Dopo un altro paio di annusate il gatto cominciò a mangiare avidamente.

Uscendo mi voltai ancora verso l’iconostasi: rimasi un poco fermo sull’uscio, poi accennai un saluto al Salvatore e tornai dai miei.

Qualche giorno dopo scortavano un pope che dal monastero di Decani veniva a celebrare la Liturgia a casa delle tre vecchie serbe.

Chi erano? Erano delle signore, le uniche non kosovaro/albanesi rimaste in quella zona. Due erano rimaste per proteggere la chiesetta che resisteva intatta al centro città e l’altra abitava a cento metri per proteggere la casa. Naturalmente la cosa frustrava il vicinato kosovaro.

Non potevano uscire ed erano sorvegliate 24 ore al giorno dalle nostre forze. Se avessimo lasciato la zona solo per un quarto d’ora le avremmo trovate sgozzate. Quando si scortava quella rimasta isolata verso la Chiesa la gente le gridava i peggiori insulti, ma fortunatamente, si limitavano a quelli.

Ma per quella povera signora anziana dovevano essere ogni volta dei minuti di calvario.

Brutta cosa l’odio demente.

Eravamo tutti dispiaciuti per loro, ma oltre a stare lì che altro potevano fare?

Uno di questi giorni chiacchierai in inglese con il pope venuto dal monastero di Pec. Mi offrirono il tè e mi parlarono dell’Ortodossia, poi mi fece visitare la Chiesa. Riprovai le stesse sensazioni provate anni prima in Grecia.

Poche ore dopo davanti alla stufa esterna mi stavo riscaldando le mani, guardai il mio coppio e dichiarai:

- Se mai ridiventassi cristiano, diventerò sicuramente ortodosso!

- Se! – esclamò scettico lui – te cristiano? Non ci crede nessuno! – protestò ridendo.

- Manco io – dissi. Ovviamente, mi sbagliavo.

La mia simpatia verso l’Ortodossia cristiana in quella sperduta regione balcanica era cambiata, anche se successivamente mi ripersi per il mondo, lo sguardo di quel Cristo sull’Iconostasi, la dignità di quelle signore serbe avevano posto un seme, che sarebbe sbocciato solo dopo diversi anni.

Qual è stato il significato del suo incontro con l'Ortodossia? Oppure, per così dire, perché il suo incontro con la spiritualità ortodossa e stato così tanto importante per la sua vita e per la sua coscienza?

Oltre alla storia e alla letteratura, sono sempre stato appassionato di filosofia, di psicologia, di storia. Quasi quattro anni fa stavo studiando per comprendere certi meccanismi delle dipendenze e dei pensieri cosiddetti “invasivi” (per intenderci, sono i pensieri indesiderati che limitano la nostra vita e possono causare vere e proprie patologie). Era la fine del tanto temuto 2012, molti si aspettavano cose tremende, ma se c’è una cosa che in quel periodo terminò non fu il mondo, bensì il mio modo di vederlo.

In quegli anni l’esercito mi aveva completamente cambiato mansione, da operativo sul campo mi aveva infilato nell’ambito delle trasmissioni,  spedendomi a Kabul per curare la parte trasmissioni/internet del Comando Missione Isaf.

Non era né un lavoro particolarmente impegnativo né particolarmente interessante,  vivevo in un’oasi dorata circondata da mura altissime, in un clima irreale. Ogni tanto da fuori giungevano rumori di esplosioni ma nel complesso eravamo in una gabbia  sovrappopolata, una babele di lingue e di uniformi. Il mio tempo libero era dedicato principalmente alle mie passioni quando, durante un turno notturno particolarmente piatto, fortunatamente il grasso afroamericano che lavorava con me si era addormentato e godevo di una relativa calma, mi si accese una lampadina: gli eremiti! Chi, se non loro, hanno avuto a che fare con il pensiero invasivo?

Mi gettai alla ricerca sulla rete, trovai subito un pdf dal titolo “Racconti di un pellegrino russo”... che figata, scarichiamolo! (Per la cronaca la copia che si trova gratuitamente in rete è incompleta, spendete dieci euro per quella cartacea, ne vale la pena) Cominciai a leggerlo e rimasi folgorato sulla via di Kabul.

Mi appassionai di patristica; in quei primi tempi, di ritorno al cristianesimo non se ne parlava, e subito nel mio piccolo cominciai a sperimentare per conto mio (cosa che in parte oggi sconsiglio, il fai da te a volte può essere controproducente e condurre in posti curiosi popolati da gente folkloristica).

Curiosamente scopri che i miei precedenti studi di psicologia, soprattutto dell’inconscio, mi permettevano di affrontare la patristica con un occhio diverso; compresi molti passi del Vangelo che prima mi erano oscuri, e capì grazie a questo che un testo offre infinite chiavi di lettura, e quella “letterale” spesso è quella più sciocca e superficiale. Consiglio: Ricordatevi di leggere prima il glossario prima di buttarvi nella Scala di Climaco o nell’Arte della Preghiera di Caritone di Valaam, a una parola diamo mille significati diversi, e, in quei testi, una parola incompresa o caricata di un significato personale può causare vere e proprie incomprensioni. Compreso il vero significato di quelle parole ci si accorge che questi santi parlano alla nostra interiorità, e per questo sono sempre attuali, di un’attualità sconvolgente. Parlano di “lavoro”, di cose concretissime per chi rivolge lo sguardo dentro se stesso, alla propria interiorità. Noi europei siamo seduti su di un tesoro però, ignorandolo, volgiamo lo sguardo, spesso, verso una versione da supermercato della spiritualità buddista e delle sue mille ramificazioni.

Compresi che divenire cristiano implicava una totale rivoluzione del mio modo di percepire il mondo e la vita.

Il mio primo approccio con l’ortodossia non fu quindi di fede ma di studio, fu un incontro casuale che,  razionalmente cercai di fermare; mentalmente ricercavo mille pretesti per non intraprendere un vero cammino di fede, ma al tempi stesso sentivo di “volerlo” fare e quanto questo fosse vitale per la mia esistenza come uomo...

Oramai ero in ballo, non potevo rimandare la cosa, era fuori discussione.

Compresi che per comprendere i passi di quei testi dovevo avere il coraggio di andare oltre, che questi non parlavano alla parte razionale dell’uomo, ma principalmente all’abisso del suo inconscio, e che quelli non erano meri fatti storici ma racconti del mito sempre attuali e reali. Pian piano mi avvicinai alla Chiesa ortodossa, non potevo continuare a gettarmi alla cieca; fortunatamente capì che il cammino spirituale era come un compasso: una parte libera e con la matita pronta ad allargarsi dove voleva, libera e svincolata, ma con l’altra complementare fissa; mi serviva, quindi, la parte del compasso con la punta di ferro. Cominciai a ricercare un qualcuno con cui parlare dei miei dubbi, delle mie esperienze, e in questo, non ci vorrei entrare più di tanto perché scoprì che il panorama era alquanto “strano”; senza quindi dire né la città né altri dettagli scriverò solo che il prete ortodosso della mia città non parlava né italiano né inglese, solo russo, e non era molto interessato alla cosa (detto fra noi mi sarei accontentato che mi indicasse un parrocchiano che mi avrebbe introdotto alla cosa, non volevo cose particolari, ma va beh! È andata così). Altri, delle città vicine, mi dissero francamente che non avevano tempo per seguirmi. Ero molto sorpreso, sinceramente non mi aspettavo una tale reazione, ma presi la cosa come una sfida, non potevo continuare da solo la mia ricerca, di questo oramai ero sicuro, e alla fine, gettai un “grido” in Internet. Su un gruppo Facebook di spiritualità ortodossa scrissi un post un po’ duro chiedendo aiuto.

Qualcuno mi rispose. 

Ma torniamo alla domanda.

Perché l’Ortoprassi è così importante per la mia vita? Perché adesso che cerco di vivere l’Ortodossia, la mia vita è vita. Ho scoperto cosa sia veramente la libertà, una volta libero dai condizionamenti e dalle pressioni del mondo. Per esempio, una delle prima cose che si imparano nell’esercito, per chi si prende la briga di guardarsi intorno, è che cambiano le facce, cambiano i cognomi, ma la gente rimane sempre la stessa. Dov’è la libertà se con un po’ di comprensione si riesce a prevedere il comportamento delle persone? Se si sa già in anticipo quanto un determinato modello di macchina o di I-phone possa vendere cosa rimane del nostro decantato libero arbitrio?

Poiché si e convertito all'Ortodossia, la prego di dirmi se la Chiesa Ortodossa può essere considerata il luogo di un incontro reale tra l'uomo e Dio.

Certo, la Chiesa è il punto d’incontro, ma prima di questo, bisogna, a mio modesto avviso, fare “penitenza”. Mi spiego: nel significato italiano moderno questa parola ha assunto un significato particolarmente negativo: viene percepito come: hai sbagliato, ti metto in castigo e siamo pari.

All’inizio questa parola, invece, era molto più ricca di significato.

Voleva dire che questa penitenza (metanoia in greco) implicava un totale cambiamento del modo di percepire il mondo, un cambiamento della volontà, per farla breve un giudicare un qualcosa in modo del tutto nuovo. Tutti noi parliamo di anima e altro, ma in verità l’anima spesso viene soffocata dall’attività della nostra mente, per realizzare l’incontro reale bisogna prima “fare penitenza”, tornare ad essere quello che siamo e non quello che la vita, e i suoi condizionamenti ai vari livelli, ci ha fatto diventare. Per il cattolicesimo, a mio avviso, si è arrivati a un punto in cui si sostiene che basti la fede sola per avere la salvezza, e che per questa basti “essere buoni” e comportarsi bene, come i bambini, mentre, appunto l’Ortodossia presuppone questo lavoro di cambiamento e trasformazione, di conoscenza di noi stessi, di ciò che ci appartiene e di ciò che non ci appartiene.

Perché quindi la Chiesa ortodossa? Oltre il mio approccio istintivo, prima di tutto perché la salvezza nelle Chiese orientali viene vista come una guarigione (ma qui non voglio entrare nel merito dell’uomo decaduto e dei vari significati della salvezza) e implica, appunto, questa rivoluzione della coscienza, mentre nella Chiesa cattolica viene vista come una cosa “legale”.  Una delle principali differenze infatti fra le dottrine orientali e occidentali, è per me costituita in questo:

Chiesa cattolica: Io ho peccato. Chiesa ortodossa: Io sono un peccatore.

Mentre nella prima si intende: ho sbagliato ma per il resto va bene così, in fondo sono un brav’uomo che ha fatto una marachella, nella seconda al contrario si ammette: mi sa che devo un po’ lavorare su di me. Per la salvezza in Occidente spesso ci si accontenta di dimostrazioni di fede, mentre in Oriente è, appunto, un lavoro di totale ricostruzione.

Infatti l’Ortoprassi è uno stile di vita che impegna 24 ore, 365 giorni l’anno, un mezzo e non un fine, un lavoro maggiormente svolto nell’interiorità, di cui la Liturgia domenicale è il compimento.

Ho sempre creduto che noi possiamo trovare nella Chiesa ortodossa non solo la bellezza dimenticata della vita, ma anche il dramma sacro della vita e dal questo punto di vista vorrei riferirmi sopratutto alla liturgia ortodossa. lei è d'accordo con la mia affermazione e se si, la prego di dirmi che cosa significa per lei il dramma sacro della vita. Almeno dal mio punto di vista, potrebbe significare la logica della sofferenza per Dio, il fatto di accettare la sofferenza e la sua importanza per l'evoluzione della nostra coscienza. Infatti, la sofferenza è o può essere il luogo dove la bellezza è più capace di manifestarsi, anche se non e facile capire una tale prospettiva.

Ci sono vari tipi di sofferenza: parliamo di quella “dolorosa”, quella fisica o per qualcosa di grave che ci può capitare: La sofferenza è “molto più dolorosa” quando non se ne conosce il significato.

Comprendere che tutto accade per la volontà di Dio implica un’accettazione, non passiva ma attiva, di tutto ciò che ci accade; al fine di portarla ad un qualcosa di nuovo, di personale, evolutivo.

Capiamoci: le cose accadono, la vita non è una foto, cioè statica, ma è dinamica ed è un movimento dove nulla è garantito. Non è scritto da nessuna parte, per esempio, che vedrò crescere mia figlia o che tutto scorra tranquillamente, questa è un’illusione che il benessere in cui viviamo ha causato (ovviamente non critico qui il benessere, visto che in parte sono figlio di questi tempi, ma l’illusione che esso genera). In quest’ideale di vita tutto è illusorio, ci si illude di cose che non sono. Si è convinti che le cose non possano accadere perché “ho il diritto di...” salvo poi scoprire che la realtà ha denti e questi possono mordere.

Comprendere e accettare che le cose sono per la maggior parte fuori dal nostro controllo, compreso il dolore e la sofferenza, è la cosa, non dico più spirituale, ma più intelligente che si possa fare.

Anche se fa male.

Cambiando però la prospettiva della sofferenza si può comprendere che essa contiene un significato, o addirittura una premessa per qualcosa di nuovo, la vera sfida per il credente non è soffrire in silenzio, ma agire e scoprire lo scopo e il significato di ciò che ci accade, vedere in cosa si può evolvere, per esempio, la sofferenza.

Per quanto riguarda la mia domanda sulla Chiesa Ortodossa, forse avrei dovuto fare la differenza tra "Chiesa" e "Ortodossia", che potrebbe o dovrebbe essere un modo di vivere. Allora, potrei porre le seguenti domande: che cos'e la Chiesa per lei, e crede che l'uomo possa essere o diventare una Chiesa? E un’altra domanda: si può dire che l'Ortodossia è la sola fede cristiana che è stata capace di guardare e esprimere in modo chiaro la verità di Gesù Cristo?

“La Chiesa è il Corpo di Cristo; è la Pentecoste che continua sino ad oggi sulla terra; è l’immagine della Trinità, cioè l’azione del Padre che continua a creare, del Figlio che continua a salvare, dello Spirito Santo che continua a santificare” però la Chiesa può essere concepita soltanto tramite esperienza, per grazia, e partecipando attivamente alla sua vita, mentre molte persone (almeno qui in Italia) sono convinte che il rigore sia qualcosa di obsoleto o di esclusiva pertinenza dei monaci. Se studiamo e basta le dottrine, i dogmi e leggiamo mille libri sull’Ortodossia diverremo studiosi dell’Ortodossia cristiana ma non ortodossi. L’Ortoprassi non dipende da quanto siamo buoni, ma dalla curiosità, dalla voglia di sperimentare ed applicare ciò che impariamo dalle Sacre Scritture, dalle vite dei santi, e dai libri dei santi Padri. Per esempio: avere il riploma di Regia cinematografica non fa di me un “regista”, quello è l’inizio, divenire un regista dipende dalla passione che ci metti. Mentre oggi ci si è convinti che basti un pezzo di carta per esistere.

 
Eurosodoma o Euro-Visione?

La notizia mi ha raggiunto domenica negli Stati Uniti. Il festival canoro Eurovision, in genere inane ma relativamente innocente, è stato vinto da un travestito barbuto che non sa nemmeno cantare. Ecco una chiara cospirazione politica di scherno sistematico dell'innocente canzone russa. Si è trattato di una pura provocazione. L'accelerazione della ri-paganizzazione d'Europa cresce ora a capofitto, mentre si precipita verso il suicidio. Quello che era impensabile solo dieci anni fa, è ormai una realtà. Il satanismo è qui e possiamo sentire l'odore del suo zolfo.

Quelli che hanno applaudito la dichiarazione di 'pace e libertà' di questo travestito e hanno creduto che fosse una dichiarazione di diritti umani e di democrazia non avrebbero potuto sbagliarsi di più. Una persona che conosco e che non ha mai amato il presidente Putin mi ha detto: 'ora voterò per lui'. Il messaggio infatti è arrivato in porto nella travagliata e divisa Ucraina; come ha detto il presidente Putin agli ucraini: 'È questo quello che volevate: Eurosdoma? Allora potete averlo, ma noi rimarremo cristiani'. Mentre l'Europa affonda sempre di più nella degenerazione pagana dell'antica Grecia e di Roma, il destino di Pompei la minaccia.

La Russia oggi sta offrendo a tutti i popoli occidentali, dentro e fuori dall'Europa, una visione, la vera Euro-Visione: o un'Eurosodoma o la visione di un'Europa della Tradizione. Questa competizione canora ha cristallizzato la polarizzazione del mondo occidentale. Da mesi i repubblicani conservatori – i paleocon, non i neocon a loro opposti – negli Stati Uniti stanno lodando il presidente Putin e, in modo ironico e incredibile, stanno condannando il proprio paese come 'impero del male'. I nemici una volta implacabili dell'Unione Sovietica stanno diventando gli amici implacabili della Russia. Lo stesso sta accadendo in Europa. Si sta sviluppando una vasta coalizione di cittadini occidentali, per non parlare di cittadini ucraini, che ora guardano alla Russia per la salvezza e la liberazione da Eurosodoma.

La provocazione chiara e deliberata di Eurovision ha fallito. Ha creato sostegno a una vera pace e libertà, non la 'pace e libertà' dell'Anticristo, ma quella di Cristo, che 'oltrepassa ogni comprensione' dei nuovi pagani. Il mondo occidentale ha pensato di fare dell'Ucraina il campo di battaglia tra Cristo e Satana; in realtà ha trasformato se stesso in quel campo di battaglia. Come mai prima in tutta la storia, gli occidentali che sono ancora spiritualmente vivi, che hanno ancora una coscienza – e non solo gli ortodossi – stanno guardando alla Russia in cerca di leadership e sostegno.

Esattamente 200 anni fa, le truppe russe liberarono Parigi dalla tirannia dell'ateo Napoleone dopo che questi aveva cercato di asservire la Russia con un esercito multinazionale europeo, di cui il 90% morì nel tentativo. Oggi la Russia ortodossa è chiamata ancora una volta a liberare 'Parigi', vale a dire, tutto il mondo occidentale schiavo della sua apostasia. Nel 1814 Parigi risuonò al grido di "Cristo è Risorto"; nel 2014 queste sono ancora una volta le uniche parole che possono cambiare il mondo occidentale. Il Protestantesimo è praticamente morto; il Cattolicesimo, respinto il suo ex papa, si è completamente screditato nonostante la sua recente campagna di pubbliche relazioni; rimane solo la Chiesa di Dio, senza la quale di fatto non vi è alcun cristianesimo, e la Russia è al cuore della Chiesa, come non era stata fin dal 1917.

 
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Il segno della croce nella Chiesa antica

"Secondo san Basilio, tali pratiche sono state segretamente ricevute dalla tradizione apostolica e sono importanti per la pietà come quelle che sono state esplicitamente lasciate dalla Scrittura o dai santi. Il rifiuto di tali tradizioni equivale a distorcere il Vangelo..."

Tertulliano scrive chiaramente del significato del segno della croce nella vita degli antichi cristiani: "A ogni passo e movimento in avanti, a ogni entrata ed uscita, quando indossiamo i nostri vestiti e le scarpe, quando ci facciamo il bagno, quando ci sediamo a tavola, quando accendiamo le lampade, sul divano, sul sedile, in tutte le azioni ordinarie della vita quotidiana, tracciamo sulla fronte il segno" (De corona, cap. 3). Questo articolo discute la storia del segno della croce, soffermandosi sul perché gli antichi cristiani aderissero a questa pratica e in che modo.

È impossibile dire esattamente quando e da dove provenga la tradizione di fare il segno della croce. Menzionandolo già nel IV secolo, tra ciò di cui non si conosce l'origine, san Basilio il Grande disse che nessuno ci aveva lasciato istruzioni scritte per farsi il segno della croce. Secondo san Basilio, tali pratiche sono state segretamente ricevute dalla tradizione apostolica e sono importanti per la pietà come quelle che sono state esplicitamente lasciate dalla Scrittura o dai santi. Il rifiuto di tali tradizioni equivale a distorcere il Vangelo (Sullo Spirito Santo, cap. 27).

Possiamo comunque cercare di risalire alle origini di questa tradizione. Al tempo di Cristo, nel culto in sinagoga, c'era un rito di iscrivere il nome di Dio sulla fronte, tratto dal libro del profeta Ezechiele, che al capitolo 9 parla di una visione della visita di Dio a Gerusalemme. Il castigo doveva colpire tutti, tranne quelli sulla cui fronte l'angelo di Dio avrebbe tracciato un certo segno. (Il Signore) gli disse: "Passa per la città, per Gerusalemme, e metti un segno sulla fronte di coloro che sospirano e gemono per tutte le abominazioni che vi sono commesse" (Ez 9:4).

Menzioni di iscrizioni simili si trovano nell'Apocalisse di san Giovanni il Teologo. "Poi guardai, ed ecco l'Agnello, in piedi sul monte Sion! E con lui c'erano centoquarantaquattromila che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulla fronte" (Ap 14:1); "Non si troverà più niente di maledetto lì. Ma vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello, e i suoi servi lo adoreranno; vedranno la sua faccia e il suo nome sarà sulla loro fronte" (Ap 22:3-4).

Gli ebrei scrissero simbolicamente il nome di Dio con la prima lettera (Alef) e l'ultima lettera (Tau) dell'alfabeto. Questo era fatto per significare l'infinità e l'onnipotenza di Dio, che contiene in sé la pienezza della perfezione. Allo stesso modo, il Signore dirà di sé nell'Apocalisse: "Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine" (Ap 21:6). A poco a poco, le due lettere furono sostituite dall'unica lettera Tau, incisa sulla fronte.

NB. A quel tempo la lettera Tau somigliava a una piccola croce:

Le restanti testimonianze sul modo in cui gli antichi cristiani si facevano il segno della croce parlano a favore dell'adozione di quest'usanza dalla religione dell'Antico Testamento. Secondo la maggior parte di loro, il segno della croce era fatto sulla fronte. Abbiamo già menzionato una di queste testimonianze all'inizio dell'articolo.

Ci sono anche menzioni di casi in cui il segno della croce era tracciato sulla bocca o su tutto il corpo: "Alzando il dito anche alla bocca si fece il segno della croce sulle labbra", Girolamo, Lettera 108 (a Eustochio); "Vuoi sfuggire all'attenzione quando fai il segno della croce sul tuo letto, (o) sul tuo corpo?" (Tertulliano, Ad uxorem, libro 2, cap. 4)

Molto spesso, il segno della croce veniva fatto con un solo dito (un pollice o un indice). Una descrizione di tale segno di croce si trova nel Panarion, opera di Epifanio di Cipro. "Tracciando con il proprio dito il segno della croce sul vaso, e invocando il nome di Gesù, gridò..." (Epifanio di Salamina, Panarion, contro gli ebioniti, cap. 12)

Ci sono anche esempi di segni di croce fatti con tutta la mano. "Il pio uomo Onorato... invocando più volte il nome di Cristo e stendendo la mano destra, fece con essa il segno della croce" (Gregorio il Grande, Dialoghi, libro 1, cap. 1).

Si può concludere che non c'era uniformità nel modo di eseguire il segno della croce nell'antichità, sebbene il modo predominante fosse di farlo sulla fronte con un dito. La sequenza in cui era fatto il segno della croce rimane sconosciuta. Sebbene sia probabile che la tradizione stessa ci sia tramandata dalla religione dell'Antico Testamento, nella tradizione interpretativa patristica il segno della croce è percepito inequivocabilmente come segno della croce di Cristo.

Come già notato, i Padri hanno esortato i cristiani a segnarsi il più spesso possibile e in ogni occasione. In alcuni casi, farsi il segno della croce era una necessità assoluta. San Giovanni Crisostomo esorta i cristiani a farne una protezione dagli spiriti maligni, in caso di necessità di entrare in una sinagoga o in un tempio pagano. "Ma come entrerai nella sinagoga? Se ti fai il segno della croce sulla fronte, la potenza malvagia che abita nella sinagoga prenderà subito il volo" (San Giovanni Crisostomo, Contro i giudei, Omelia 8).

Si riteneva obbligatorio farsi il segno della croce prima dei pasti. Sia in Oriente che in Occidente ci sono storie sul segno della croce che salva dal veleno. Si descrivono casi in cui le persone si sono fatte il segno della croce, hanno bevuto veleno e sono rimaste illese. Per esempio, una coppa di veleno, benedetta con il segno della croce da san Benedetto da Norcia, si sfaldò completamente (Gregorio il Grande, Dialoghi, libro 2, cap. 3).

Un motivo comune per fare il segno della croce, menzionato dai santi padri, è la lotta con le passioni e i dolori. Spesso la necessità di farsi il segno della croce è causata dall'influenza di forze impure, in questo contesto si parla del segno della croce come di un sigillo invisibile che scaccia il diavolo e i demoni.

Nella letteratura monastica, il segno della croce divenne uno dei principali mezzi di guarigione. San Teodoreto, per esempio, descrisse una guarigione, operata da Pietro l'Asceta, il quale "mettendo la mano sull'occhio del malato, fece il segno della croce salvifica, facendo scomparire immediatamente la malattia" (Storia della Chiesa).

Il segno della croce era venerato e aiutava così tanto i credenti che anche i pagani iniziarono a ricorrervi. Per esempio, l'imperatore Giuliano l'Apostata, dopo aver già rinunciato alla sua fede, una volta si spaventò e si fece il segno della croce (ibid.) Teofilatto Simocatta testimonia di barbari pagani prigionieri che, su insistenza dei genitori, portarono i segni della croce sulle loro fronti fin dall'infanzia, per salvarli dalle malattie (Teofilatto Simocatta, Storia).

Ovviamente il segno della croce era un elemento inseparabile della vita degli antichi cristiani, che li aiutava a mantenere costantemente la mente nel Signore, proteggendo e dando forza spirituale e fisica ai credenti.

L'importanza del segno della croce è meglio descritta da sant'Efrem il Siro: "Invece di uno scudo, proteggiti con la santa vera Croce, segnando con essa le tue membra e il tuo cuore. Usa il segno della croce non solo per ricoprirti con la tua mano, ma anche nei tuoi pensieri segna con esso ogni tua occupazione in ogni momento: il tuo arrivo e la tua partenza, il tuo riposo e il tuo risveglio, il tuo letto e qualunque servizio tu compia – segnati prima di tutto nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito. Quest'arma è molto forte e nessuno potrà mai farti del male se ne sei protetto" (Efrem il Siro, Sull'armatura del monaco).

 
Sistemata l'ultima cupola sulla chiesa ortodossa russa a Madrid

Il 26 Marzo 2013 è stata sistemata la cupola centrale sulla chiesa ortodossa russa di santa Maria Maddalena a Madrid (di cui si possono vedere qui i dati in russoin spagnolo). La costruzione della chiesa ha raggiunto la fase finale, e le funzioni della Settimana Santa e della Pasqua si dovrebbero svolgere nel nuovo tempio.

Il rettore della chiesa, l'arciprete Andrej Kordochkin, ha detto: "I ​​lavori per la costruzione delle cupole dorate sono stati effettuati in Spagna per evitare le difficoltà connesse al trasporto delle cupole dalla Russia; inoltre, è finito il tempo in cui l'esecuzione di qualsiasi opera in Russia costava meno che in Europa occidentale".

 
"Nonno Herman"

Sant'Herman dell'Alaska si è addormentato nel Signore il 28 novembre a Spruce Island. È in questo giorno che il santo viene commemorato nel monastero di Valaam. La Chiesa onora la sua memoria il 25 dicembre, poiché è stato in questo giorno che è stata effettuata la sua registrazione nel registro parrocchiale della cattedrale della Risurrezione sull'isola di Kodiak. Lo ierodiacono Herman (Murog), che lavora al monastero di Valaam, è stato tonsurato con il nome di sant'Herman. È riuscito anche a visitare l'Alaska. Padre Herman crede che il viaggio sia avvenuto con l'aiuto del suo patrono celeste.

La storia della scelta del suo nome per la tonsura monastica è interessante. Perché sant'Herman dell'Alaska?

Di norma, quando l'abate del monastero, il vescovo Pankratij, esegue le tonsure monastiche, cambia raramente i nomi. Allora eravamo in cinque e ci siamo avvicinati a vladyka per una benedizione. Mi ha chiesto se volevo cambiare il mio nome o no. Ho risposto: "vladyka, benedica ciò che il Signore mette nel suo cuore". Più tardi seppi che alcuni fratelli si erano avvicinati a lui e gli avevano suggerito di darmi il nome di san Giorgio il Nuovo di Sofia, sottintendendo una nuova vita per me. Ma sapevo per certo che sarei diventato Herman, Ho venerato Sant'Herman dell'Alaska fin dalla mia infanzia. A proposito, vladyka Pankratij non lo sapeva. Ricordo che un monaco mi regalò un'icona di carta del santo. Ho pensato che se fossi diventato un monaco, avrei preso il suo nome. E poco prima della tonsura mi è stato dato un pezzo della bara del santo. Sant'Herman dell'Alaska, come me, proveniva dalla città di Kadom nella regione di Rjazan. Sia il suo che il mio nome secolare era Egor e, come me, è stato tonsurato all'età di trentuno anni. È legato agli Stati Uniti perché predicava il Vangelo in America, e io sto scrivendo una tesi sulla religione civile degli Stati Uniti.

Poi, mentre ricevevo la tonsura a microschimo, accadde un miracolo. Avevo pregato davanti alle reliquie di sant'Herman, chiedendogli di mandarmi un patrono celeste. Ero pronto a separarmi da questo nome, se necessario. Vladyka mi ha chiesto se c'era un santo che veneravo. "Oso solo dire: benedica ciò che il Signore mette nel suo cuore", ho risposto. E mi ha dato di nuovo il nome Herman, ma in onore di sant'Herman di Valaam. È stato un momento mistico. Vladyka non era a conoscenza di queste coincidenze nella mia vita. Credo sia stata la Provvidenza di Dio.

Ha detto che lei e Sant'Herman dell'Alaska avete molti dettagli biografici in comune.

Sant'Herman dell'Alaska proveniva dalla città di Kadom, nella regione di Rjazan. Lì visse, crebbe e lavorò come impiegato statale. Nella sua infanzia e giovinezza, andò al monastero di Sarov ed era un figlio spirituale del venerabile anziano Nazarij, che in seguito fu eletto abate del monastero di Valaam. Apparentemente, quando l'anziano Nazarij si trasferì a Valaam, portò con sé sant'Herman poiché era il suo padre confessore.

Al monastero di Valaam, sant'Herman dapprima eseguì le obbedienze generali, poi visse in un eremo lontano dal monastero. Ora questo punto si chiama Germanovo Pole ("il campo di Herman"). Visitava il monastero durante le feste principali. Quando su richiesta di alcuni uomini d'affari russi, Caterina II (1762–1796) decise di organizzare una missione di monaci per l'illuminazione degli aleutini (abitanti nativi dei nuovi territori dell'Impero Russo), la scelta cadde sul monastero di Valaam, soprattutto perché i suoi monaci erano abituati a dure condizioni di vita. E il monaco Herman era tra coloro che desideravano andare. Il viaggio in Alaska durò circa un anno e vi rimase per sempre.

La vita in Alaska non era certo facile.

In un primo momento, sant'Herman era un fornaio, e rimase un monaco semplice fino alla fine della sua vita. Non era facile predicare lì: alcuni monaci missionari furono uccisi. Così, dopo la morte dell'archimandrita Ioasaf, sant'Herman guidò la missione. Sant'Herman doveva opporsi ai mercanti russi che sfruttavano senza pietà la popolazione locale, mentre doveva dire a questi ultimi quanto è buona la nostra fede cristiana e dare il buon esempio. È stato un intercessore per gli aleutini, ha fatto dibattiti, ha svolto attività missionaria e ha predicato. Sant'Herman si definiva "il più umile servitore di questi popoli e la loro tata".

Sant'Herman dell'Alaska visse sull'isola di Kodiak per vent'anni. C'è una città con lo stesso nome, che, tra l'altro, è molto simile a Kadom, il suo luogo di nascita. Fu anche provvidenziale, e poi sant'Herman dell'Alaska si trasferì a Spruce Island. Secondo la sua profezia, vi fu fondato un monastero, che ora appartiene alla Chiesa ortodossa serba. Su Spruce Island sant'Herman dell'Alaska finì i suoi giorni, avendo vissuto fino a quasi ottant'anni.

La canonizzazione del santo era collegata alla sua opera di illuminazione dei popoli dell'Alaska?

Sant'Herman fu canonizzato in primo luogo per la sua intercessione per la popolazione locale. In Alaska veniva chiamato "Apa", che significa "nonno". E in secondo luogo, per il suo lavoro missionario. Possiamo dire che in America la Chiesa ortodossa è iniziata da Valaam. In primo luogo, l'Ortodossia è arrivata in Alaska grazie ai monaci di Valaam. Poi, quando l'Alaska fu venduta, la sede fu trasferita a San Francisco e poi a New York.

Quali miracoli del santo si conoscono?

Una volta, per esempio, le sue preghiere fermarono una tempesta. E quando il santo morì, videro un pilastro di luce sopra l'isola, come se sant'Herman fosse salito al cielo. Consiglio vivamente il libro di Sergej Korsun intitolato Il Venerabile Herman dell'Alaska [in russo]. Tutto è descritto in dettaglio lì.

Padre Herman, lei sente la partecipazione del santo alla sua vita, la sua cura e protezione?

Ho avuto l'impressione che il santo si prenda cura di me e mi ami. Lo prego spesso, e sempre con un sentimento speciale. A volte, quando sto passando un momento difficile, sento il suo aiuto. Sono riuscito a fare un viaggio in Alaska, ed è stata una grande misericordia di Dio. Nulla indicava che questo viaggio avrebbe avuto luogo, ma è stato così. C'è stata la celebrazione del 250° anniversario dell'arrivo dei primi monaci di Valaam nel continente americano, e abbiamo ricevuto una lettera con l'invito dell'arcivescovo David a partecipare alle celebrazioni. L'archimandrita Ilija e io abbiamo ottenuto i visti, abbiamo comprato i biglietti e siamo partiti.

Ci sono stati problemi con i documenti?

Chi in Russia ha mai ricevuto un visto per gli Stati Uniti sa che è necessario un colloquio personale. I consolati a San Pietroburgo erano stati chiusi molto tempo prima, era impossibile registrarsi per un colloquio a Mosca, quindi ho dovuto registrarmi per un colloquio a Ekaterinburg. Ci sono andato, è andato tutto bene, poi mi hanno mandato un passaporto con visto e tutto ha funzionato.

la chiesa dei santi Sergio e Herman, Monk's Lagoon, Spruce Island, Alaska. Foto: Orthodox Arts Journal

Dove è andato esattamente in Alaska? Che cosa ha visto?

Ci sono posti dove ti senti a casa, anche se non ci sei mai stato prima. Arrivi e ti senti come se fossi in Russia tra i tuoi connazionali. A questo proposito, c'era un'ottima sensazione interiore. Abbiamo visitato la città di Anchorage. Non è la capitale, ma è comunque la città più grande dell'Alaska, dove si trovano l'aeroporto e la cattedrale. È interessante notare che a Kodiak sono state conservate la croce della tonsura di sant'Herman, il calice d'argento da cui riceveva la comunione e l'icona che portava con sé.

Abbiamo anche visitato Spruce Island, un altro popolare luogo di pellegrinaggio. È stato un momento molto emozionante per me. Sulla via del ritorno abbiamo fatto tappa a San Francisco, dove abbiamo venerato le reliquie di san Giovanni di Shanghai.

Quali sono state le sue impressioni più vivide in Alaska?

L'impressione più sorprendente è stata la gente, che ci ha accolto molto cordialmente: sono così sinceri e gentili. A proposito, spesso sono chiamati con nomi cristiani russi: Terenty, Ezekiel, Feodosy, Spiridon, ecc. Chiamano i loro figli in onore di santa Maria di Radonezh e altri santi russi. Quasi saltano di gioia mentre cantano. Hanno molte preghiere russe scritte in alfabeto latino per facilitarne la pronuncia.

Che genere di qualità spirituali hanno gli abitanti dell'Alaska che a noi mancano?

La sincerità! Sono molto ricettivi alla fede. Certo, questo è un attributo delle persone semplici. Gli Aleutini sono molto poveri. Ma mi sembra che questo sia un tratto nazionale. Dice il Signore: Se non vi convertite e non diventate come bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 18:3). Quindi, questo li riguarda. E sicuramente non è simulato. Per esempio, la gente del posto voleva fare una foto con padre Ilija, a loro piaceva molto la sua bella mitra. Amano i bei paramenti. Sono gli stessi che erano nel diciannovesimo secolo. Questo non può essere simulato: gli aleutini si rallegrano delle cose semplici, cose che non ci toccano più come prima.

 
L'Ortodossia non si trova attraverso l'archeologia

Molti cristiani ortodossi parlano di una ricerca della Chiesa primitiva; di una ricerca di una "antica fede". In quanto tale, può essere fin troppo facile confondere l'ortodossia con ciò che è "vecchio".

Ma Ortodossia non è vera perché è vecchia; è vera perché è ortodossa. Anche se molte persone confondono i riferimenti all'antica fede o alla fede degli apostoli con una chiamata al passato, ciò di cui stiamo parlando, o meglio, ciò di cui dovremmo parlare - è una fede che ha le sue radici nell'intramontabile Chiesa apostolica di Gesù Cristo.

Noi siamo in grado di seguire le tracce della nostra fede indietro nel tempo fino agli apostoli - questi giganti spirituali dell'antichità, ma la fede e la pratica di oggi non è identica a quella della Palestina del primo secolo. Di fatto, fin da quel tempo ha subito un'enorme quantità di sviluppi e perfezionamenti da allora.

La teologia non è archeologia

Una chiamata ripetuta a emulare la Chiesa primitiva o a trovare il suo "banco di prova" è ciò che mi piace definire "teologia come archeologia".

Questo approccio errato si può trovare spesso nel protestantesimo, ma si può anche trovare tra i recenti convertiti all'Ortodossia o tra quelli che fraintendono lo scopo stesso dell'Ortodossia. Ma, come ho detto, non noi crediamo a una cosa semplicemente perché è antica, ma piuttosto perché è vera – perché è ortodossa. E c'è una grande differenza tra i due approcci.

Chi fa teologia come archeologia esaminerà una prassi della Chiesa nel passato e penserà che dovremmo fare così anche nel presente. Ma questo è tradizionalismo, piuttosto che tradizione. Innestare artificialmente qualcosa da un punto nel passato sulla Chiesa del presente è un esercizio di archeologia, in quanto trascura lo"sviluppo"  l'organico, spirituale della Chiesa nella storia. Può anche dare l'impressione che lo Spirito Santo abbia in qualche modo lasciato la Chiesa da sola per un certo numero di secoli (una sorta di deismo).

Ma i cristiani ortodossi devono credere e capire che Cristo è Emmanuele, Dio con noi, e che egli ha promesso di inviare un Consolatore per guidare i fedeli in tutta la verità. Come membri della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, noi crediamo che Dio non ci ha lasciato a noi stessi, ma che invece è con noi in ogni passo del nostro cammino.

Questo non significa che tutto sia perfetto per tutto il tempo – la Chiesa è ancora composta da esseri umani dopo tutto – ma significa che la natura divina della Chiesa non è danneggiata a causa delle nostre varie mancanze. Pensare altrimenti sarebbe una forma di monofisismo o addirittura di docetismo ecclesiastico.

La iper-semplificazione della Chiesa primitiva

Avete mai sentito qualcuno chiedere: "Come si celebrava il culto nella Chiesa primitiva?" Oppure: "Che cosa credeva e insegnava la Chiesa primitiva riguardo al battesimo?"

In queste domande apparentemente innocenti si cela una teologia sostanzialmente viziata – una teologia che si assume che tutta la dottrina cristiana sia stata perfezionata al momento dell'ascensione di Cristo. Ma ciò che sappiamo dalla storia della Chiesa è che la teologia ha progredito e ha lottato attraverso la storia, sia di fronte alle persecuzioni sia a una moltitudine di eresie, per divenire il luogo molto raffinato e sviluppato che è oggi.

Non è mai esistita alcuna età dell'oro nella Chiesa. Basti pensare alla canonizzazione di santi imperiali come Costantino e Giustiniano il Grande – imperatori cristiani che hanno contribuito a eliminare gli errori dottrinali diffusi nella Chiesa e che hanno aperto la strada a una lunga serie di posterità cristiana. Nelle significative lotte di ogni secolo fin dai tempi degli apostoli, la Chiesa ha fatto grandi passi avanti nella definizione di ciò che significa essere un cristiano ortodosso.

Accanto a quelle lotte dottrinali vi è stato lo sviluppo artistico, in particolare nella espressione dei nostri servizi divini, inni, nell'iconografia e nell'architettura. Mentre gli antenati perseguitati del primo e secondo secolo si incontravano nelle case dei ricchi, la Chiesa emancipata di Teodosio e Giustiniano celebrava Divine Liturgie in templi ornate come il mondo non ne aveva mai avuti –funzioni così gloriose che portarono alla conversione di intere nazioni alla loro sola vista.

Quindi no, noi non guardiamo alla Chiesa primitiva per le nostre specifiche forme di culto e di pietà (anche se gli stessi elementi di base vi erano presenti in forma di seme). Invece, guardiamo alla stessa Chiesa del primo e del secondo secolo che persiste nel mondo di oggi.

E ora e sempre

Essendo il corpo di Cristo, la Chiesa è, per molti aspetti, lo stesso ieri, oggi e nei secoli dei secoli. Allo stesso tempo, è una Chiesa storica – una Chiesa composta da persone come voi e come me, che vive e respira in questa presente epoca malvagia. In questo paradosso si trova la verità più profonda che, per la Chiesa del Dio vivente, la nostra vita cultuale è senza tempo.

Quando celebriamo le grandi feste, annunciamo che "in questo giorno" Cristo è nato, crocifisso, o risorto. Diciamo "in questo giorno" Maria entrò nel tempio o Cristo fu battezzato nel fiume Giordano. Tutti sanno che "questo giorno" è – nella realtà da noi percepita – un giorno nel 2015. Ma la Chiesa vede oltre il materiale e nel nascosto, in un posto dove cielo e terra si incontrano, e il tempo stesso è reso insignificante, o (quanto meno) è a nostra disposizione per essere plasmato.

Questa semplice lezione di meccanica temporale ricorda ai fedeli che non stiamo solo partecipando a una fede che è "antica". Invece, sappiamo che quest'antica fede è tale perché è predicata dall'Anziano dei Giorni. La nostra Divina Liturgia è un piede inserito nell'eterna sala del trono del cielo, anche se ci troviamo sui pavimenti piastrellati dei nostri templi terrestri.

La Chiesa ortodossa è legata alla Chiesa primitiva, non perché noi preghiamo esattamente come hanno fatto i primi cristiani, ma piuttosto perché il carisma apostolico che è sceso su quegli apostoli santificati dal fuoco è lo stesso che scende sui nostri fedeli vescovi e sacerdoti nel XXI secolo.

L'ortodossia della nostra fede non si trova attraverso l'archeologia o una ricerca del passato, ma piuttosto nella continuità apostoliche di ogni età.

Se stiamo cercando la fede degli apostoli, stiamo cercando la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica nel mondo di oggi, non una ricostruzione artificiale della nostra immaginazione.

 
Sul finanziamento delle chiese

Recentemente qualcuno si è lamentato con me che il prezzo delle grandi candele che vendiamo nella nostra chiesa, 30 pence, è moltiplicato per sei o sette volte nelle chiese di Londra, anche se il prezzo di costo è molto meno di 30 pence. Ha chiesto il perché. Gli ho detto che è così perché a Londra il sacerdote riceve il suo stipendio dagli acquisti di candele. I prezzi non riflettono l'acquisto di una candela, ma il sostentamento del sacerdote. Questo fatto solleva tutta la questione di come dovremmo pagare per le nostre chiese e per i nostri sacerdoti. Quali sono le opzioni?

Un'opzione è quella greco-romena: lo stato paga il clero, in modo che in realtà i preti sono dipendenti pubblici. A nostro avviso si tratta di un'opzione molto sbagliata. Prima di tutto, lo stato è notoriamente un cattivo pagatore. Per esempio, i sacerdoti romeni ricevono un misero salario di 200 euro al mese, con il quale non possono vivere. Tuttavia, molto, molto peggio di questo, ciò vuol dire che il clero romeno, dal patriarca in giù, è tutto composto da servitori dello stato. A volte ci sono le più sfortunate conseguenze di una tale perdita di libertà. C'è un parallelo con la servile Chiesa d'Inghilterra, che per la maggior parte segue le politiche di qualsiasi primo ministro ateo al potere. È lui, dopo tutto, che nomina tutti i vescovi della Chiesa d'Inghilterra, il che la rende ancor più un bastione dell'Establishment. Per esempio, come un anglicano ha detto di recente, 100 anni fa la Chiesa d'Inghilterra era contro la sodomia, ma a favore della caccia alla volpe, mentre oggi è a favore della sodomia, ma contro la caccia alla volpe. Così scorrono le maree dell'Establishment; il Vangelo può facilmente diventare irrilevante.

Un'altra opzione quella 'delle candele'. Non solo le candele, però. È possibile mettere alti prezzi su icone, libri, croci, acqua santa e si possono chiedere tariffe fisse per battesimi, matrimoni, memoriali, servizi di intercessione, ecc, Il problema è che la gente può ben lamentarsi di quanto questo è costoso. Come può un'ora di lavoro da parte di un sacerdote costare 100 sterline o più? (Mi dicono che nella Chiesa d'Inghilterra un matrimonio ne costa 400!). Come può essere giustificato un profitto del mille per cento su una candela o un'icona o un libro? Naturalmente, la gente poi, inevitabilmente, inizierà a guardare l'auto del sacerdote, i vestiti di sua moglie, la sua casa, ecc, ed è così che iniziano le voci cattive e che la gente smette di venire in chiesa. E questo avviene anche se i beni del prete e della sua famiglia possono tutti essere modesti. Questo perché la maggior parte del denaro raccolto non va comunque in ogni caso al sacerdote, ma ai costi di gestione della chiesa, i pagamenti per riparazioni, manutenzione, assicurazioni, riscaldamento, elettricità, acqua, coro, ecc.

Per me c'è solo un modo di finanziare una chiesa. È quando i frequentatori della chiesa diventano parrocchiani e cominciano dare una parte del loro reddito alla chiesa, pagando direttamente dai loro conti bancari al conto bancario della parrocchia. Rimane una domanda. Quanto si deve dare? Certamente non una decima, come nell'Antico Testamento ebraico. Vorremmo suggerire il 2%, di cui l'1% dovrebbe andare al sacerdote e l'1% dovrebbe andare per la manutenzione e l'ornamento della chiesa. Ciò significa che per ogni 100 salariati ci sarebbe un sacerdote che guadagna esattamente il salario medio dei suoi parrocchiani, e ci sarebbe una chiesa parrocchiale. Sulla base della capacità di un sacerdote di confessare 100-200 parrocchiani adulti (di cui 100 salariati), e prendersi cura dei loro figli, così come di seguire altri 100-200 o più visitatori irregolari, questa proposta sembrerebbe sicuramente ragionevole. 

 
Il digiuno e le relazioni coniugali

"Le coppie sposate sono tenute ad astenersi dai rapporti sessuali durante i digiuni?"

La risposta breve è "no". Ma qui è necessaria una risposta più lunga.

Si tratta di un pio costume che le coppie sposate si astengano dal sesso durante i digiuni, e quando questo è fatto di comune accordo, è una cosa buona e lodevole. Tuttavia, la parola chiave nella questione è "necessario", e qualcosa che deve avvenire per mutuo consenso non può quindi essere necessaria.

San Paolo risponde a questa domanda direttamente:

"Ora riguardo alle cose che mi avete scritto: è bene per l'uomo non toccare una donna. Tuttavia, per evitare la fornicazione, che ogni uomo abbia la propria moglie, e ogni donna il proprio marito. Lasciate che il marito dia con benevolenza alla moglie ciò che le è dovuto; e allo stesso modo anche la moglie verso il marito. La moglie non ha potere sul proprio corpo, ma lo ha il marito: e allo stesso modo anche il marito non ha potere sul proprio corpo, ma lo ha la moglie. Non privatevi l'uno dell'altro, tranne che di comune accordo per un certo tempo, affinché possiate dedicarvi al digiuno e alla preghiera, e poi ritornate assieme, affinché Satana non vi tenti per la vostra incontinenza. Ma io dico questo per concessione, non per comando "(1 Corinzi 7:1-6).

San Giovanni Crisostomo commenta in questo modo:

"La moglie non ha potere sul proprio corpo," ma è al tempo stesso la schiava e la padrona del marito e se rifiuta il servizio che è dovuto, voi offendete Dio. Ma se desiderate ritirarvi, questo deve avvenire con il permesso del marito, anche se fosse per breve tempo. Questo è il motivo per cui egli chiama tale questione una cosa dovuta, per mostrare che nessuno è padrone di se stesso, ma che essi sono servi gli uni degli altri. Quando dunque vedi una prostituta che ti alletta, prova a dire "il mio corpo non è mio, ma di mia moglie". Lo stesso lo dica anche la donna a coloro che metterebbero a repentaglio la sua castità, "il mio corpo non è mio, ma di mio marito". Ora, se né marito né moglie hanno potere neanche sul proprio corpo, tanto meno ne hanno sopra le loro proprietà. Ascoltate, tutte voi che avete marito e tutti voi che avete moglie: se non dovete contare il vostro corpo come proprio, tanto meno il vostro denaro "(Omelia 19 su 1 Corinzi ).

E in particolare, sul significato del monito di san Paolo: "Non privatevi l'uno dell'altro, tranne che di comune accordo per un certo tempo", san Giovanni dice:

Che cosa, dunque, può significare questo?" Non lasciate che la moglie", dice, "eserciti la continenza [cioè si astenga dai rapporti coniugali], se il marito non vuole, e neanche il marito senza il consenso della moglie". Poiché grandi mali sorgono da questo tipo di continenza. Adulteri e fornicazioni e la rovina delle famiglie sono spesso sorti da queste cose. Se infatti quando gli uomini hanno le loro mogli compiono fornicazioni, lo faranno molto di più se li priviamo di questa consolazione. E fa bene a dire, "non privatevi" qui, e a parlare di "ciò che è dovuto" sopra, per dimostrare il rigore del diritto al dominio in queste cose. Infatti praticare la continenza contro la volontà dell'altro significa "privarlo" di un bene; ma non è così, se questo avviene con il consenso dell'altri: non più di quanto io mi consideri defraudato, se dopo avermi persuaso prendete qualche cosa di mio, dal momento froda solo chi prende qualcosa contro la volontà di un altro e con la forza. Questa è una cosa che molte donne fanno, operando il peccato piuttosto che la giustizia, e diventando così responsabili delle impurità del marito, e facendo tutto a pezzi. Invece dovrebbero dare valore alla concordia sopra ogni cosa, dal momento che questa è più importante di tutto il resto.

Noi, se volete, considereremo questo tema partendo da casi reali. Così, supponiamo che una moglie sia continente senza il consenso del marito; Ebbene, se per questo lui finisse per fornicare, o se per astenersi dalla fornicazione diventasse agitato e inquieto, irascibile e litigioso, e creasse ogni tipo di problema alla moglie; dove è tutto il guadagno del digiuno e della continenza, mentre si crea una breccia nell'amore? Non ce n'è nessuno. Quanti strani rimproveri, quanti problemi, quale grande guerra deve naturalmente sorgere! Infatti quando in casa marito e moglie sono in disaccordo, la casa non sarà meglio di una nave in una tempesta quando il capitano è in conflitto con il timoniere. Perciò dice: "Non privatevi l'uno dell'altro, tranne che di comune accordo per un certo tempo, affinché possiate dedicarvi al digiuno e alla preghiera". E qui parla di una preghiera di serietà insolita. Infatti se vietasse di pregare a coloro che hanno rapporti tra di loro, come potrebbe avere alcun senso "pregare incessantemente"? È possibile quindi vivere con una moglie e dare comunque ascolto alla preghiera. Ma con la continenza preghiera è resa più perfetta. Egli non ha detto semplicemente, "Affinché possiate pregare," ma, "affinché possiate dedicarvi ad essa," come se ciò di cui parla possa causare non impurità, ma molta fatica.

"E poi ritornate assieme, affinché Satana non vi tenti". Così, perché non sembri una questione di obbligo di routine, ne aggiunge la ragione. E qual è? "Affinché Satana non vi tenti". E perché capiate che non è solo il diavolo a causare questo crimine, voglio dire l'adulterio, aggiunge, "a causa della vostra incontinenza" (Omelia 19 su 1 Corinzi).

Un marito e una moglie hanno la responsabilità di servirsi l'un l'altro, e di aiutarsi a vicenda sulla via della salvezza. Se privare i vostri coniugi delle relazioni coniugali li induce al peccato, voi siete responsabili di aver causato loro questa tentazione.

A questo proposito, Origene ha scritto:

"Hai abbandonato tua moglie, a cui sei legato. È un enorme passo quello che hai intrapreso. Non stai commettendo abusi qui, dici tu, ma sostieni che puoi essere casto e vivere in modo più puro. Ma guarda come la tua povera moglie viene distrutta come risultato, perché lei non è in grado di sopportare la tua purezza! Dovresti dormire con tua moglie, non per te, ma per lei. (Commento a 1 Corinzi 3.33.23-25, citato in Ancient Christian Commentary on Scripture: New Testament, Vol. VII, a cura di Gerald Bray, Downers Grove, IL: Intervarsity Press, 1999, p. 59s).

Sant'Agostino ha scritto una lettera di una donna di nome Eudicia su questo tema, e le ha consigliato sulla base delle parole di san Paolo quanto segue:

"In base a questo, se [tuo marito] avesse voluto praticare la continenza ma non tu, sarebbe stato costretto a cedere a te, e Dio gli avrebbe dato credito per la continenza per non aver rifiutato un rapporto in considerazione della tua debolezza, non della sua, al fine di impedire a te di commettere adulterio. Quanto meglio sarebbe stato per te, per la quale la sottomissione è più appropriata, di cedere alla sua volontà nel rendergli il dovuto, dal momento che Dio avrebbe dovuto tener conto della tua intenzione di osservare la continenza, che hai abbandonato al fine di salvare il marito dalla distruzione" (Lettera 262 a Eudicia, citato in antico Commentario cristiana sulla Scrittura: Nuovo Testamento, Vol VII, Gerald Bray, a cura di (Downers Grove, iL:.. Intervasity Press , 1999) p. 62).

Quindi, in sintesi, è bene astenersi dai rapporti coniugali per un certo tempo, di comune accordo, ma è decisamente un peccato insistere su tale astinenza, se il vostro coniuge non acconsente. E secondo sant'Agostino, quando tali coniuge non rifiutano i rapporti, entrambi hanno il pregio di aver avuto buone intenzioni, e anche di mostrare dovuta amore e considerazione per il coniuge.

Infine, è opportuno prendere in considerazione le sagge parole di padre Alexander Lebedeff:

"Non molto tempo dopo il nostro matrimonio, io e mia moglie (allora ero al terzo anno di seminario a Jordanville) siamo stati invitati a pranzo da una delle anziane coppie russe che vivevano nel cosiddetto "villaggio russo" a circa un miglio dal monastero. Abbiamo accettato volentieri (eravamo così poveri, che ci sostentavamo principalmente di pasta, in modo che qualsiasi invito "fuori" era molto apprezzato). Dopo un meraviglioso pasto russo, la vecchia babushka della casa ci ha portato in disparte e ha sussurrato in tono di cospirazione: "so che siete sposati da poco, ma conoscete, naturalmente, le regole della Chiesa su quando si può, e quando non si può?"

Era abbastanza chiaro di che cosa stava parlando, quindi abbiamo gentilmente annuito.

Ha continuato: "Beh, non si può fare di martedì, perché è la vigilia di un giorno di digiuno, non si può fare di mercoledì, perché è un giorno di digiuno, non si può fare di giovedì, perché è la vigilia di un giorno di digiuno, ovviamente non si può fare il venerdì, perché questo è un giorno di digiuno, non si può fare il sabato, perché è la vigilia di un giorno di festa, e non si può fare di domenica, perché è un giorno di festa".

"Che dire del lunedì?", ho chiesto.

"Beh, non si può fare neppure di lunedì, a causa di una vecchia pia consuetudine, perché il lunedì è dedicato alle potenze incorporee, gli angeli, che sono un esempio di purezza – ed è anche un giorno di digiuno per i monaci".

Ho chiesto alla venerabile babushka, "e lei seguiva rigorosamente queste regole quando era giovane e appena sposata?"

"Oh, no", ha risposto, "Eravamo giovani e sciocchi, e non ne sapevamo niente a riguardo..."

Il punto di questa storia è che le vecchie babushke sono le prime a sottolineare restrizioni che non esistono affatto secondo la Chiesa. Il monito scritturale è che le coppie sposate NON si neghino a vicenda i rapporti sessuali, se non con il consenso reciproco allo scopo di preghiera e di digiuno.

L'astinenza dai rapporti sessuali (di comune accordo) è sicuramente opportuna la sera prima di ricevere i santi misteri, e durante il giorno in cui li si riceve riceve. Certamente NON è un "requisito" assoluto della Chiesa di astenersi in tutti i giorni di digiuno (e nelle vigilie di giorni di digiuno), o durante gli 11 giorni dopo il Natale, quando non sono consentiti i matrimoni.

La Chiesa russa del XIII secolo, nelle sue linee guida per il clero sposato su questi temi, includeva come giorni di astinenza obbligatoria solo la prima e l'ultima settimana della Grande Quaresima, le due settimane della Quaresima della Dormizione, e il mercoledì e il venerdì durante la Quaresima della Natività e la Quaresima dei santi Apostoli.

Lo stato matrimoniale è benedetto e il letto matrimoniale è senza macchia. La santa Chiesa, per proteggere la santità del matrimonio e il benessere dei coniugi, nonché per incoraggiare la procreazione e a crescita dei bambini, non ha alcun interesse a creare ostacoli artificiali per impedire agli sposi di "godere l'uno dell'altro."

Se qualcuno vuole una guida individuale su questi temi, dovrebbe, ovviamente, consultare il proprio padre spirituale.

 
Inaugurato il centro culturale e spirituale della cattedrale di Parigi

Dal sito della diocesi di Chersoneso, riportiamo le seguenti immagini dell'inaugurazione del centro culturale e spirituale di quai Branly a Parigi.

L'inaugurazione ha avuto luogo mercoledì 19 ottobre alla presenza dei vescovi Antonij e Nestor, appena arrivati da Londra.

Riceviamo dall'archimandrita Martin (de Caflisch) e volentieri pubblichiamo le seguenti immagini del giorno dell'inaugurazione.

La costruzione della cattedrale è oggi terminata. Prima che la chiesa sia utilizzabile per il culto, deve essere ancora dotata di circa 3.000 metri quadrati di affreschi, dell'iconostasi e di tutti gli arredi liturgici, che saranno realizzati in stile tradizionale da un laboratorio di Mosca.

 

 
La Chiesa può sopravvivere negli USA?

Introduzione: la scristianizzazione

La mia quarta visita negli Stati Uniti conferma quello che già sapevo – che gli americani sono straordinariamente generosi, aperti e cordiali; tuttavia, sono anche un popolo la cui buona volontà e, spesso, ingenuità sono molto abusate dai governi che si succedono. La classe dirigente americana con le sue macchinazioni globali, arroganza, bancarotta e tasse è una cosa; gli americani comuni sono un'altra. Ciò che mi ha colpito in questa visita è la ritirata e la sconfitta di quella che chiamerei l'America tradizionale. Un grande paese è ora governato da una nuova America, che è sempre e sistematicamente anti-cristiana: questa è l'America dell'aborto, della corruzione, della droga, delle chiese in vendita, delle TV atee e del sostegno bullista all'anti-cristianesimo imposto dai suoi dirigenti alla sua gente e al resto del mondo. La nuova America non sta scegliendo una 'vita meravigliosa', ma l'alternativa da incubo proposta in quel film classico.

In altre parole, i frammenti di tradizione cristiana dell'America stanno scomparendo molto rapidamente e posso dire – con grande tristezza – che molto di ciò che ho ancora visto qui durante la mia ultima visita nel 2008 è già stato perso. Un paese che fino a poco tempo fa era famoso per la sua frequentazione delle chiese e i suoi valori cristiani sta diventando proprio come la triste, travestita Europa – e forse anche peggio, perché in Europa ci sono almeno i ricordi di resti storici e architettonici della vecchia cultura cristiana. Ci sembra che ora ci sia poco da scegliere tra America ed Europa. L'ammirabile America della profonda tradizione biblica e saggezza domestica e del libertarismo anti-federale sta morendo – e questo è tragico. In questo contesto possiamo vedere due grandi sfide, se il cristianesimo, soprattutto nella sua forma integrale della Chiesa ortodossa, intende sopravvivere negli Stati Uniti. Queste sfide sono le due lotte contro il conformismo e il consumismo.

Conformismo

La storia americana è stata segnata dall'intolleranza, che chiaramente ha le sue origini nel puritanesimo. Tutti devono andare al passo con la corrente; se non lo fai, sei 'antiamericano'. Tutti hanno sentito parlare dei processi alle streghe di Salem. Tutti hanno sentito parlare di schiavitù, razzismo, guerra civile e cieco fariseismo puritano. Ma cosa succede al puritanesimo in una società post-puritana e atea? Il riflesso dell'intolleranza non scompare – diventa la caccia alle streghe contro coloro che ritengono, per esempio, che il matrimonio omosessuale o l'aborto siano peccati, che LGBT sia la sigla di una malattia, o addirittura, che ogni peccato sia peccato e che ogni vizio sia vizio. Diventa la caccia alle streghe contro coloro che ritengono che le droghe siano solo una nuova forma di schiavitù e distruggano la libertà dell'individuo. La nuova America dice: tutto va bene – se fa 'stare bene' ed è 'divertente', allora 'che tutto sia lecito'. In altre parole, il puritanesimo, per reazione alla rigida e frigida restrittività del passato, è stato capovolto; ora tutto è permesso, tranne la possibilità di negare che tutto dovrebbe essere permesso.

L'intolleranza abbonda nella nuova America nei confronti di tutto ciò che è considerato contrario alla moda peculiare di correttezza politica, un insieme di pregiudizi morali che è abbastanza sorprendente nella sua assoluta inanità e illogicità. La correttezza politica anti-cristiana è il nuovo puritanesimo, la nuova intolleranza. Il conformismo e l'intolleranza in rapido sviluppo nella società atea post-protestante e militante sono terrificanti. La prima tentazione per l'Ortodossia in una tale società è quindi la tentazione di conformarsi, di cessare di essere se stessa per paura di essere diversa, di abbassare se stessa. Per decenni, abbiamo visto come molti ortodossi qui, 'per timore dei giudei', abbiamo voluto rinunciare alla loro identità e presentare un'immagine 'All-American'. Così, le prime cose a essere scartate (se esistono ancora) sono il monachesimo e il calendario ortodosso – a favore del calendario cattolico / protestante / laico. Ma questo è solo l'inizio.

Così, dicono, facciamo in modo che i sacerdoti si radano la barba, si taglino i capelli corti e indossino collari clericali; che ci siano banchi e organi e cori in divisa nelle chiese; che non si usino più candele e si portino fuori le icone; che le chiese assomiglino a tabernacoli metodisti e battisti; che il digiuno sia abolito e la confessione ridotta a un confortevole discorso annuale da uno psicologo ('non dovete sentirvi in colpa per qualcosa che potete avere sbagliato, non è colpa vostra'); che la comunione sia obbligatoria; che le chiese siano trasformate in circoli sociali come tra gli episcopaliani, i presbiteriani e tutti gli altri, dove si forniscono (a pagamento) intrattenimenti e spettacoli, dove si possono condurre affari e la cosa principale è quante 'attività' avete. Il pentimento, la preghiera, la vita liturgica e l'ascesi come ragioni per l'esistenza della Chiesa sono dimenticati. La conformità alla società civile, e non alla Legge di Dio, è la norma.

Per quanto riguarda la lingua liturgica, ci sono due tendenze. La prima è rendere dappertutto obbligatorio l'inglese per ordine intollerante e vietare ogni menzione di russo, greco, ecc. Nella OCA, la parola 'russa' è stata fisicamente rimossa dalle insegne, senza riuscire assolutamente a capire che 'russo' non significa etnia russa. Spesso l'inglese è accompagnato dalla protestantizzazione, e la vita della Chiesa diventa sale che ha perso il suo sapore. In alternativa, è possibile utilizzare una lingua per rafforzare la comunità come club etnico russo, greco, serbo, romeno, bulgaro, ecc., con cibi e folklore. Questo è abbastanza accettabile – basta che non sia una Chiesa, che non abbia identità o vita spirituale, ma solo culturale e sociologica – proprio come le chiese protestanti o, se per questo, le chiese cattoliche polacche / ispaniche / tedesche. Qui il fattore decisivo è la classe sociale, e negli USA la classe è determinata da quanti soldi si 'fanno'.

Consumismo

Gli Stati Uniti sono la terra del dollaro, del materialismo, di mammona. Lì la classe inferiore sono i poveri, la classe superiore sono i ricchi. Nulla è definito, come in Europa, dal proprio nome, dalla famiglia, dal buon gusto, dai costumi e dalla cultura. La nuova 'nobiltà' è definita dal denaro, in altre parole, da come consumi e da quanto consumo – dagli abiti corrispondenti, dalla forma del corpo (creata in clinica o in palestra) e dal culto della giovinezza. Purtroppo, queste cose condizionano anche il cristianesimo. Il cristianesimo qui è generalmente un cristianesimo da supermercato, un 'pick and mix', 'fai quel che ti pare', un cristianesimo selettivo. Non ti piace il prete, perché ti dice di stare in piedi in chiesa e di digiunare e di non sembrare un 'americano '? Non è 'divertente'? Licenzialo! Questo è ciò che fanno gli azionisti delle società di consumo ai dirigenti che non sono divertenti. Se non puoi licenziarlo, vai in un altro negozio – denominazione o giurisdizione – e cambia marca – ovvero, 'cambia chiesa'.

Il consumismo non è nato dalla gerarchia, ma dalla 'democrazia', dalla regola della folla, e così è sempre definito dal minimo comune denominatore. In altre parole, è riduttivo. E questo significa, per esempio, che le chiese ortodosse diventano chiese solo la domenica e le funzioni diventano molto brevi – ridotte sia in quantità sia in qualità. Dimenticate le funzioni della Veglia; pensate alla tombola parrocchiale. Il pericolo è che dall'Ortodossia – e in realtà vi è una sola Ortodossia, anche se in diverse lingue – comincia a svilupparsi una forma nuova e secondaria di Ortodossia. Invece della Tradizione ortodossa, si è sviluppata negli Stati Uniti un'Ortodossia liberale, una 'nuova Ortodossia ', un’Ortodossia 'americana', un'Ortodossia anti-ascetica, una religione di conforto, che non è adatta per chi vuole pregare, ma per chi vuole pagare, per i 'consumatori'. Quello che vogliono queste persone è combinare Dio e mammona.

Chi ha 'investito' nell'invenzione di una tale Ortodossia non è interessato alla qualità, ma alla quantità. Quanta gente viene? Il gioco dei numeri è tutto quel che conta. 'Raggiungere e far entrare clienti attraverso le porte. Così, la 'missione' del tele-evangelismo è un marketing gradito alla folla. I fedeli sono clienti, con carte di credito in tasca, e possono essere interrogati in particolare da personalità. In questo modo Cristo è dimenticato e sostituito da culti della personalità. Portati fuori della Russia da intellettuali di mentalità laica, i culti della personalità si sono diffusi attraverso le diaspore europee e americane, riflettendo semplicemente i culti secolari delle celebrità. La società laica vive, come nei tempi antichi, di panem et circenses, di fast food e divertimento, di MacDonalds e Disney. Le stesse tendenze ad appagare la folla sono presenti al di fuori della Chiesa, ma anche in alcune chiese ortodosse nella diaspora.

Il culto consumistico del divertimento è particolarmente visibile nella società laica americana e da lì si sta diffondendo in tutto il mondo, e anche nella vita della Chiesa. Ora, il 'divertimento' è un eufemismo per il piacere di tutto ciò che non è l'anima. Il suo segno è l'infantilismo, e l'infantilismo è la caratteristica principale del moderno 'culto'protestante e cattolico. La folla o il pubblico, perché questo è ciò che è la gente in quei luoghi, riceve un trattamento da bambini, con musica per chitarra, mani che applaudono, balli, sentimentalismo e manipolazione. Tali 'chiese' e 'funzioni' non assomigliano in alcun modo a qualcosa della storia cristiana passata. I santi, uniche vere celebrità nella Chiesa, non cercavano il 'divertimento' e non erano infantili. L'infantilismo e il divertimento sono le novità di manipolazione inventate da un mondo anti-ascetico, post-cristiano e anzi anti-cristiano per trasformare le funzioni della Chiesa in spettacoli di intrattenimento. Il 'divertimento' uccide il sacro.

Conclusione: la Tradizione

Qual è la soluzione? Chiaramente il conformismo, che è solo sociologico, non teologico, deve essere evitato. Gli ortodossi hanno un'identità chiara: siamo molto diversi dai protestanti – così come dai cattolici in America, che sono quasi interamente protestantizzati. Noi abbiamo una fede diversa e adoriamo il Dio non filioquizzato. È vero, c'è un solo Dio, ma non tutti adorano Dio, molti adorano sostituti artificiali. È vero, c'è l'altro estremo rispetto al conformismo, che di solito è espresso dai convertiti di mentalità protestante, che vogliono essere diversi solo per il gusto di essere diversi. Coltivano ciò che è esotico, straniero, etnico, il vecchio calendarismo, e ogni estremo dell'abbigliamento o della pratica esteriore. Anche qui c'è solo una parte psicologica, non teologica. Ma noi non seguiamo né ciò che è sociologico né ciò che è psicologico, seguiamo ciò che è spirituale, espresso nella tradizione dello Spirito Santo.

In questo modo non coltiviamo le differenze fini a se stesse. Le nostre differenze sono principalmente interne, non primariamente esterne. Così, quando abbiamo bisogno di iniziare l'inevitabile transizione all'inglese – e a un inglese corretto, grammaticale, liturgico, non a un 'immigrantese' da strada, per non ripetere gli errori del cattolicesimo 50 anni fa – ci limitiamo a farlo. Così, non perdiamo il senso del sacro, il clima di preghiera, di rispetto e di devozione che caratterizzano l'Ortodossia. Le lingue sono solo vocali e consonanti in diversi ordini: un cambio di lingua non è il problema, una perdita di autentica pietà è il problema. In tutte le cose il nostro compito non è quello di cercare di conformarci, né di essere diversi per il gusto di farlo, ma semplicemente di essere fedeli alla Tradizione dello Spirito Santo, che è al di sopra del liberalismo e del conservatorismo. Non è la Chiesa che si conforma al mondo – è il mondo che si conforma alla Chiesa.

Mid-West, maggio 2014

 
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Perché i defunti sono commemorati al sabato?

I sabati delle commemorazioni dei defunti sono chiamati sabati ancestrali (la prima commemorazione universale al sabato di carnevale, poi il secondo, terzo, e quarto sabato di Quaresima, il sabato della Trinità e il sabato di san Demetrio). Perché queste commemorazioni hanno luogo proprio al sabato? Quali sono le radici storiche di questa tradizione? Non sono stati istituiti tutti allo stesso tempo.

Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso si era riposato da tutte le opere che aveva cominciato a fare (Gn 2:3). Il sabato (shabbat) per gli ebrei era un giorno di riposo festivo. La risurrezione di Cristo ha segnato l'inizio del nuovo Israele: una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo acquisito da Dio; affinché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce (1 Pt 2:9). Il giorno della risurrezione del Salvatore del Mondo è diventato il settimo giorno, festivo, quello che completa la settimana. La domenica [in russo, voskresén'e, che significa "resurrezione"] è un giorno di preghiera in chiesa alla Divina Liturgia e di pio riposo. Da un giorno di riposo terreno, il sabato è diventato un simbolo di lieto riposo nel Regno dei cieli: rimane pertanto un riposo per il popolo di Dio. Chi è entrato nel suo riposo, infatti, si riposa dalle sue opere, così come ha fatto Dio (Eb 4:9-10). Da questo è venuta l'abitudine, fissata dal Tipico della Chiesa, di tenere al sabato particolari funzioni per la commemorazione dei defunti.

L'istituzione del sabato ancestrale universale del Carnevale risale al primo secolo del cristianesimo. Nel sinassario di questo giorno (nel Triodio quaresimale) si dice che i santi Padri hanno stabilito, avendolo ricevuto dai santi Apostoli, che in questo giorno si dovrebbero commemorare tutte le persone di ogni periodo defunte nella fede e nella pietà. Questo giorno è stato scelto perché la settimana del Carnevale ci ricorda il futuro Giudizio universale. Alla vigilia di questo giorno, il sabato, come se fosse la vigilia del Giudizio universale, la Chiesa prega soprattutto per tutti i suoi figli defunti, chiedendo al Signore di avere misericordia di loro e di renderli partecipi della vita e della beatitudine eterna.

Proprio come il sabato di Carnevale, il sabato ancestrale prima della giorno della santa Trinità

(Pentecoste) è chiamato universale. L'usanza di commemorare i morti in quel giorno risale anch'essa dai tempi apostolici. In quel sabato, si fanno preghiere per tutte le persone di ogni rempo, defunte nella speranza della resurrezione e della vita eterna, perché nel giorno di Pentecoste il Regno di Cristo è apparso con la discesa dello Spirito Santo, il vivificatore. Pertanto, alla vigilia di questa festa, la Chiesa prega per tutti i suoi figli che sono defunti fino a quel momento, perché siano accolti nel regno celeste e siano consentite loro la vita e la beatitudine eterna.

Durante la Grande Quaresima, la Chiesa non serve le solite commemorazioni quotidiane dei morti (panichide, litie). Come supplemento a questo, in modo che i morti non siano privati ​​delle intercessioni salvifiche della Chiesa, sono state stabilite le commemorazioni al sabato della seconda, terza e quarta settimana di Quaresima.

Il sabato di san Demetrio si celebra al sabato più vicino al giorno della commemorazione del grande martire Demetrio di Tessalonica (26 ottobre / 8 novembre). Questo sabato di commemorazione è stato istituito nella Chiesa Russa dopo la battaglia di Kulikovo [1] (8 settembre 1380), con la benedizione di san Sergio di Radonez. In un primo momento, le commemorazioni erano servite per tutti i soldati caduti in quella battaglia. Alla fine, il sabato di san Demetrio è giunto a essere un giorno in cui sono commemorati tutti i cristiani ortodossi addormentati nel Signore.

Nota

[1] La battaglia di Kulikovo è stata la battaglia decisiva dei russi contro i tartari mongoli. San Sergio di Radonezh ha benedetto il principe Dmitrij del Don in vista di quella battaglia, e ha pregato per la vittoria.

 
La Chiesa russa pubblica per discussione una bozza sulla corretta pratica dell'esorcismo

san Nicola che espelle un demone. Foto: icon-art.info

La Chiesa ortodossa russa sta attualmente accettando feedback e discussioni sul tema degli esorcismi.

La Presenza inter-conciliare della Chiesa ortodossa russa ha prodotto il documento "La posizione della Chiesa ortodossa russa verso le pratiche di esorcismo moderno", che discute la storia del rito dell'esorcismo e la sua pratica moderna nelle varie Chiese locali e offre una guida spirituale su come eseguire correttamente un esorcismo.

Il documento è ospitato sul sito della Presenza inter-conciliare, dove si terrà una discussione fino al 30 ottobre.

Il documento (che trovate qui) esordisce: "La Chiesa considera la possessione da parte di spiriti maligni come una condizione speciale che, a vario titolo, può essere tollerata da Dio. Senza il permesso di Dio, la possessione demoniaca, come qualsiasi infermità fisica o mentale, non può toccare una persona".

La Chiesa ha uno speciale rito di preghiera per liberare le persone dalla possessione demoniaca, osserva il documento, mettendo così la questione nelle mani di Dio. La Scrittura e i Padri apostolici mostrano che l'esorcismo è una pratica antica, e riti liturgici specifici si sono sviluppati almeno a partire dal III secolo.

La Chiesa russa ha contattato altre Chiese locali per informarsi sulla loro pratica attuale e ha scoperto che non sono praticati esorcismi nelle Chiese di Alessandria, Antiochia, Grecia, Polonia e nella Chiesa ortodossa in America. Altrove si praticano esorcismi con restrizioni e regolamenti.

Anche la Chiesa russa ha un atteggiamento cauto a causa degli abusi da parte sia di chi compie il rito dell'esorcismo sia di chi vi partecipa.

"In alcuni casi, quando si esegue il rito dell'esorcismo, i malati subiscono umiliazioni o violenze psicologiche, il che è inaccettabile. Gli abusi di questo tipo includono 'esorcismi' di massa che coinvolgono 'spettatori' estranei, nonché registrazioni di foto e video con successiva distribuzione pubblica di registrazioni e fotografie", afferma il documento.

D'altra parte, l'abuso da parte dei partecipanti include una percezione magica, in cui un esorcismo è visto come un sostituto di una vera vita spirituale di pentimento.

Ma gli abusi non sono un motivo per abolire il rito, si legge nel documento: "Bisogna tenere presente che lasciare una persona veramente posseduta senza un adeguato aiuto spirituale può portare tale persona a gravi conseguenze, per esempio la disperazione o addirittura il suicidio".

Pertanto, la Chiesa russa propone condizioni per l'uso legittimo del rito di esorcismo:

  1. Può essere eseguita solo da un vescovo o da un sacerdote che abbia la benedizione del suo vescovo ordinario. La Chiesa si aspetta un'alta vita spirituale dall'esorcista, e una preparazione con la preghiera, il digiuno, la confessione e la comunione. Ma allo stesso tempo, il sacerdote scaccia i demoni non per il proprio potere, ma per il potere di Dio. L'esperienza spirituale è necessaria anche per identificare chi ha veramente bisogno di un esorcismo.

  2. Gli esorcismi sono solo per la possessione demoniaca, che deve essere distinta dalla malattia mentale e dalla religiosità malsana. Allo stesso tempo, non è corretto cercare di curare qualsiasi disturbo spirituale con metodi clinici. Si raccomanda al clero di familiarizzare con le basi della psichiatria in modo da poter indirizzare un parrocchiano quando necessario. Inoltre non devono confondere il possesso con la dipendenza. L'esorcismo non sostituisce il pentimento e la vita sacramentale.

In conclusione, il documento afferma:

I credenti che hanno bisogno del rito dell'esorcismo, così come quelli che lo hanno già vissuto, devono ricordare che l'atteggiamento cristiano nei confronti della possessione consiste nell'accettazione umile della volontà di Dio, nel rendersi conto della propria peccaminosità, nel pentimento e nel cambiamento del proprio stile di vita. Solo un cambiamento significativo sia nella struttura interna della propria anima che nella struttura esterna della vita può portare alla completa liberazione dell'anima dall'influenza delle forze oscure. Che il Signore sia contento di liberare una persona dalla possessione dopo l'esorcismo o meno, questo dovrebbe essere accettato con la dovuta umiltà e gratitudine a Dio.

 
Come migliorare un sito parrocchiale

Presentiamo nella sezione “Pastorale” dei documenti un articolo sui siti delle parrocchie, con i consigli per l’ottimizzazione del loro uso da parte di Joseph Kormos, consulente di una delle diocesi ortodosse americane. Probabilmente questi consigli, datati 2010, sono ormai un po' antiquati per quanto riguarda le nuove tecnologie e applicazioni (soprattutto i collegamenti tra i siti e una certa quantità di social network), ma le indicazioni pratiche e di buon senso possono fare un mondo di bene alle parrocchie desiderose di presentarsi meglio in Internet.

 
L'inferno? Purtroppo sì: perché non posso essere un universalista

Affresco del giudizio finale (monastero di Voroneț, Romania)

Mi piacerebbe molto essere un universalista. Nei termini della mia speranza cristiana, dei miei legami emotivi, mi piacerebbe credere che, alla fine, nessuno indurirà il proprio cuore contro l'amore del nostro Signore Gesù Cristo, che tutti si convertiranno e crederanno, e che tutti trovino la salvezza nel secolo a venire. Credo che questa sia almeno una possibilità logica, in quanto non c'è persona che sia mai vissuta che non abbia potuto pentirsi, o a cui Dio non estenda l'offerta della salvezza.

Negli ultimi anni, l'universalismo è diventato una scelta popolare nel mondo protestante. Questo è vero non solo nelle grandi denominazioni storiche, in cui l'idea di una condanna che viene da Dio è stata rifiutata nel corso di due secoli, ma anche e sempre più nei circoli evangelici attraverso libri popolari come Love Wins, di Rob Bell. Di recente, ha cominciato a fare breccia nelle credenze di alcuni cristiani ortodossi, almeno negli Stati Uniti, anche se in una versione accuratamente modificata, per aggirare la condanna conciliare.

È evidente che il tipo di universalismo nudo e crudo popolare nel mondo protestante, la semplice negazione di qualsiasi reale giudizio da parte di Cristo, è incompatibile con gli insegnamenti della fede ortodossa. (Anche in questo caso, c'è l'occasionale rigurgito di alcuni cristiani ortodossi che mettono in dubbio il quinto Concilio ecumenico e/o tentano di riabilitare Origene, ma lascio ad altri il compito di affrontare la testimonianza patristica su questo tema). Pertanto, la particolare forma di universalismo che fa appello ai fedeli ortodossi è modificata: non contesta apertamente il giudizio o l'esistenza di un inferno, ma li vede come fattori di purificazione, tale che tutti alla fine saranno salvati dopo un tempo di punizione. Questo sembra attraente a molti, perché sembra preservare la giustizia di Dio nel punire il peccato mentre riflette anche una grande compassione. Molti convertiti alla fede ortodossa sono stati attratti dagli insegnamenti di un Dio il cui amore è più definitivo della sua giustizia, in contrasto con il Dio di ira e punizione postulato nelle teorie occidentali dell'espiazione vicaria penale, e questa forma di universalismo sembra essere la continuazione di un movimento in quella direzione.

Prima di procedere oltre, va notato che l'Ortodossia non insegna la visione di 'cielo e inferno' che è radicata nella religione popolare, almeno negli Stati Uniti. L'idea che quando una persona muore, la sua anima va in paradiso o all'inferno per l'eternità, lasciandosi alle spalle il proprio corpo, non è in alcun modo cristiana. Credere nella condanna o nell'esclusione eterna in quanto insegnamento degli apostoli e dei Padri non significa negare la risurrezione universale, né credere che ci sia un luogo del male chiamato 'inferno' che è esattamente equivalente ai nuovi cieli e alla nuova terra di cui attendiamo la venuta. Il nostro problema è la natura della condanna che sarà emessa quando Cristo verrà a giudicare i vivi e i morti e la durata di tale condanna.

La testimonianza delle Scritture

Quando si tratta di affrontare la testimonianza della Sacra Scrittura riguardo a questo tema, inizia una sorta di danza. Molti versi, quasi esclusivamente dal Nuovo Testamento, sono visti come l'insegnamento che la salvezza viene a ogni persona umana. Poi si afferma che questi versi sono 'chiari', considerando che altri passi del Vecchio e del Nuovo Testamento che parlano dello stato di condanna definitiva sono 'vaga' oppure 'oscuri' o 'richiedono interpretazione'. Tuttavia, è importante notare che se i versi stralciati sono estrapolati dal contesto e messi 'chiaramente' come questi sostenitori suggerirebbero, insegnano un universalismo nudo e crudo, senza alcun tipo di punizione purgatoriale; cioè, insegnano proprio ciò che i loro sostenitori affermano di non sostenere, piuttosto che ciò che sostengono realmente. Questi versi, intesi correttamente nel contesto, indicano diverse realtà, come per esempio l'estensione della salvezza ai gentili e non solo agli ebrei, o la riconciliazione della creazione stessa da parte di Dio in Cristo, etc.

La strada da seguire, però, non è quella di discutere la corretta interpretazione di ciascuno di questi versi. Nel leggere e interpretare la Sacra Scrittura, siamo costretti dall'autorità di Gesù Cristo, del quale la Scrittura è testimone, ad ascoltare la sua voce in modo positivo. Chiunque può prendere le Scritture e, attraverso citazioni selettive e altre manovre simili, gettare abbastanza dubbi su questo o quel problema, e rendere la propria visione, quanto meno, un'alternativa accettabile tra molte altre. Non ci sono, tuttavia, alcuni Cristi tra i quali possiamo scegliere quello che meglio ci si addice. Né gli apostoli hanno premesso a qualsiasi parte del loro insegnamento le parole "Se così preferite..." Quindi la domanda da porsi è che cosa, positivamente, le Sacre Scritture insegnano nella loro pienezza per quanto riguarda la natura della condanna definitiva e la durata di tale condanna.

Alleanza e giudizio

La narrativa prevalente in tutta la Scrittura per quanto riguarda l'interazione di Dio con il mondo è quella dell'alleanza. L'alleanza implica il regno, perché il tipo di alleanza discusso nella Scrittura (e che, per esempio, nel caso del Deuteronomio costituisce la Scrittura) è quello dell'alleanza di un re con i suoi vassalli. In una tale alleanza, il nuovo re si presenta, elenca le opere che ha fatto in nome del popolo, e poi promulga le leggi che il popolo deve ora seguire. I Dieci Comandamenti sono un buon esempio ridotto di questo formato, mentre il già citato libro del Deuteronomio, così come gran parte dell'Esodo e del Levitico, sono composti dall'alleanza scaturita per mezzo di Mosè nella sua forma completa. Quest'alleanza con Israele dalla Torah, chiamata anche comunemente la legge, è stata sostituita da una nuova alleanza in Cristo, scaturita dopo la sua vittoria sulle potenze che controllano questo mondo, nella quale ogni potere in cielo e sulla terra è stato concesso a lui, ed egli è asceso per stare al trono alla destra del Padre.

All'interno di questa struttura del patto, troviamo nell'antico Testamento, specialmente nei profeti, l'idea della contesa giuridica dell'alleanza, in cui una parte del patto accusa l'altra di averlo violato. Questo tipo di contesa giuridica copre cose che vanno dalla vita quotidiana ("ha rubato la mia capra") ai casi gravi (omicidio), ma è stato utilizzato anche da Dio per condannare il suo popolo nel suo complesso, vale a dire, convocando retoricamente testimoni del fatto che egli aveva mantenuto la sua parte del patto mentre Israele/Giuda non lo aveva fatto. La giustizia in queste cose era distributiva: una parte risultava essere nel torto, l'altra parte era giustificata, ovvero era dichiarato che era nel giusto. L'immaginario forense (legale) qui non è quello di un processo penale, in cui un individuo è accusato di crimini ed è trovato innocente o colpevole di questi crimini e nel secondo caso è condannato, ma è un po' più simile a un processo civile, in cui una parte accusa un'altra parte di ingiustizia nei suoi confronti, e il giudice media tra loro per stabilire chi ha ragione (giustificato), e chi è dalla parte del torto (condannato).

Il regno di Dio, il suo popolo, è costituito da queste alleanze, in termini scritturali, e quindi per comprendere il destino finale dei condannati nel giudizio finale di Cristo, ci sono due questioni da esaminare: il modo in cui vediamo nelle Scritture che Dio si occupa di quelli che sono al di fuori della sua alleanza, che non sono il suo popolo, e il modo in cui egli si occupa di quelli che sono all'interno dell'alleanza, che sono chiamati a essere il suo popolo, ma che sono anche ribelli, a volte anche disubbidienti fino alla morte. Gli ortodossi che aspirano a una posizione universalista sostengono che ogni persona umana, a prescindere dal proprio rapporto con la Nuova Alleanza, è giustificata dopo aver pagato un prezzo finito di sofferenze per i propri peccati individuali.

Il giudizio al di fuori dell'alleanza

In primo luogo, come fa Dio, nelle Scritture, a descrivere e a mettere in atto la condanna dei malvagi all'esterno della sua alleanza? La prima immagine che abbiamo di questo è il diluvio ai tempi di Noè. Ci viene detto nelle genealogie che precedono la storia di Noè che Dio sopportò la malvagità degli uomini per tutto il tempo che poté sopportarla, ma poi alla fine dovette intervenire, e così giudicò la terra. Nel suo giudizio, trova giusti Noè e la sua famiglia, discendenti di Seth. Leggendo la storia, in particolare le conseguenze del Diluvio, scopriamo che anche questo non significa che Noè, né i suoi figli, fossero senza peccato. Piuttosto, c'è una disputa tra Noè e la sua famiglia e il mondo. Il mondo è in stato di inimicizia con Noè; lo odia e ha oppresso la sua famiglia, e Dio trova Noè giusto di fronte al mondo. Noè e la sua famiglia, pertanto ricevono la vita, e il mondo riceve la condanna. Vediamo una menzione anacronistica di animali puri e impuri sull'arca di Noè solo per chiarire il punto che l'arca è qui un microcosmo dell'alleanza, attraverso la quale Noè è salvato dalla collera che si abbatte sul mondo. In questo quadro di giudizio, vediamo che non c'è un principio di proporzionalità. Noè non è punito con leggerezza per i suoi peccati minori, mentre quelli che sono nel mondo sono puniti più o meno gravemente in base alla loro relativa peccaminosità. Piuttosto, la condanna significa la morte di fronte alla vita, e non c'è un'ulteriore seconda possibilità. La seconda, terza e cinquantesima possibilità è stata data mentre Dio, nella sua misericordia, aspettava a giudicare il mondo.

Questa immagine di Noè e la sua famiglia nell'arca è ancora la metafora prevalente per il giudizio di Cristo nell'ultimo giorno nella nuova alleanza. Come, per esempio, dice san Pietro:

Anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua. Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i principati e le potenze. (1 Pt 3:18-22)

San Pietro fa questa affermazione nel contesto dell'incoraggiamento ai cristiani che soffrono persecuzioni per la loro fede. Egli ha già dichiarato che il motivo del ritardo nel ritorno di Cristo a compiere il giudizio per gli oppressi è a causa della sua misericordia, per consentire al maggior numero possibile di pentirsi e di trovare la salvezza prima che giunga il giudizio. Qui espone, inoltre, i mezzi per la nostra giustificazione, quando Dio verrà a giudicare il suo popolo e il mondo quanto a chi è nel giusto: è il nostro battesimo, il nostro morire e risorgere con Cristo, che ci giustifica, che ci annovera tra il suo popolo, i giusti, di fronte al mondo.

Cristo stesso utilizza i giorni di Noè come immagine del giudizio a venire in Matteo 24:37. Nella sua seconda epistola, san Pietro ritorna all'esempio di Noè, ma lo segue con una serie di riferimenti ad altre istanze vetero-testamentarie di giudizio di Dio, allineandole in parallelo. Ciò include la distruzione di Sodoma e Gomorra e la giustificazione di Lot, che, come Noè, era tutt'altro che senza peccato, ma era giusto di fronte al resto degli abitanti di quelle città. Allo stesso modo nella liberazione di Israele dall'Egitto, in cui gli israeliti furono giustificati come schiavi oppressi contro l'oppressore egiziano, e allo stesso modo anche con i cananei. In ogni caso, la condanna emessa da Dio è definitiva, totale, e mortale. La sua misericordia prende la forma di attesa, in modo lento all'ira, di giudicare in modo da consentire il pentimento, ma una volta che avviene il giudizio, non si può tornare indietro, e non vi è una certa quantità o livello di sofferenza prescritto per i singoli reati. La condanna è totale per quelli al di fuori dell'alleanza con Dio quando la coppa della loro iniquità avrà raggiunto la misura. Ciò prende generazioni intere nella vita di una nazione, ma corrisponde anche alla vita su questa terra di una persona, che è l'opportunità che Dio dona nella sua grazia per il pentimento.

Da queste antiche storie nelle Scritture, la Giudea post-esilica deriva la sua speranza escatologica che trova nei Profeti, che Dio sarebbe tornato a Sion per il giudizio e avrebbe stabilito il suo regno sulla terra. I giudei erano stati, ed erano tuttora, oppressi dalle nazioni, i gentili, il mondo circostante, e speravano nel giorno in cui il loro Dio avrebbe giudicato tra queste due parti, perché erano certi che, come oppressi, sarebbero stati riconosciuti giusti. Il regno avrebbe avuto il suo centro in una nuova Gerusalemme. Il luogo al di fuori di quel regno, il luogo dei condannati, è descritto con varie metafore, come cadaveri insepolti sparsi attraverso i campi, come tormento di un verme che non morirà mai, e altri orrori.

Questa speranza escatologica è ripresa e compiuta in Cristo nel Nuovo Testamento, in cui Gesù conquista e stabilisce il suo regno su tutta la terra. Come profetizzato dal Salmo 109 (110), vi è ora un intervallo, durante il quale preghiamo per il giorno in cui il suo regno verrà e sarà fatta la sua volontà sulla terra, com'è ora in cielo. Le metafore del Nuovo Testamento riguardo ai condannati, tuttavia, non sono in alcun modo attenuate. Lo stato di quelli sul lato sbagliato del suo giudizio quando tornerà è descritto come tenebre esteriori, come pianto e stridore di denti, come essere tagliati fuori delle gioie e dalla bellezza di Dio per sempre. Di nuovo, nessuna di queste metafore ha alcun senso di proporzionalità a particolari colpe, o si mostra come uno stato temporaneo. Di fatto, la natura stessa del giudizio, che da un lato vede i giusti e dall'altro gli iniqui, non ammette tali possibilità. Non ci sono sofferenze dovute a Dio per ogni peccato. Piuttosto, coloro che hanno trascorso questa vita nel lutto sono benedetti, e coloro che l'hanno trascorsa ridendo sono maledetti; coloro che hanno trascorso questa vita come poveri sono benedetti, coloro che hanno trascorso questa vita come ricchi sono maledetti; coloro che hanno trascorso questa vita perseguitati e diffamati per amore di Cristo saranno benedetti, e coloro che hanno trascorso questa vita apprezzati e lodati saranno maledetti. Così come non ha senso che le prime benedizioni siano 'per un certo tempo' (piuttosto, il contrario), non ha senso che queste maledizioni siano 'per un certo tempo'.

Il giudizio all'interno della comunità dell'alleanza

Questo, poi, ci porta al popolo di Dio, e a come questo popolo incontri il suo giudizio. C'è una differenza nel modo in cui Dio si occupa del suo popolo. Come dice la Lettera agli Ebrei citando i Proverbi, "Dio disciplina ogni figlio che ama" (Eb 12:6, Prov 3:12) e Israele è il suo primogenito (Esodo 4:22-23). Ciò significa che, a differenza del mondo, Dio non si limita ad aspettare pazientemente che il male di Israele raggiunga il punto di giudizio in cui il popolo debba essere tagliato fuori completamente. Piuttosto, egli interviene immediatamente a disciplinarlo, sia attraverso mezzi esterni (come l'invasione e l'oppressione nel libro dei Giudici) sia attraverso mezzi correttivi (l'invio dei profeti per richiamare il popolo alla Torah). Tutte queste misure erano finalizzate a realizzare la conversione del popolo, che a sua volta gli avrebbe portato la vita piuttosto che la morte. Vediamo qui entro l'alleanza la punizione utilizzata come disciplina per la correzione.

Tuttavia, contrariamente a ciò che pensava soprattutto il regno meridionale di Giuda, essere il popolo di Dio e i destinatari dell'alleanza, della disciplina correttiva, e dei profeti (e quindi le Scritture) hanno non significa che esso fosse esente dal giudizio. Questo è stato, naturalmente, potentemente dimostrato nel 586 a.C., quando Giuda fu distrutta da Nabucodonosor II (e poi di nuovo da Tito nel 70 d.C. e da Adriano nel 135 d.C.). E così, incorporata dopo l'esilio in quella speranza escatologica di vendetta contro le nazioni c'era anche per la Giudea la consapevolezza che essi stessi sarebbero stati giudicati, e giudicati prima di tutti. Anche se era destinato ad essere correttivo, il castigo di Dio, i suoi profeti, la sua Torah, e la sua chiamata al pentimento avevano, alla fine, lasciato il suo popolo sotto condanna, e ora completamente senza scuse.

La legge non prescrive mai la tortura come punizione per il peccato. Non c'è una certa quantità di sofferenza prescritta per un particolare peccato, dopo che sia stato pagato un debito verso Dio, o la società, o chiunque. Piuttosto, i peccati si dividono in due categorie sotto la Torah. Ci sono quei peccati per i quali è richiesto un semplice pentimento, sotto forma di restituzione, riequilibrando per così dire la bilancia in modo che la parte giudicata colpevole rimedi la sua offesa contro chi è nel giusto. Ci sono poi quei peccati che portano alla morte, la pena per la quale il peccatore è da tagliare fuori dal popolo. Questa frase, essere tagliati fuori dal popolo, essere messi al di fuori dell'alleanza, al di fuori del campo, viene usata come sinonimo di morte e deve essere riconoscibile come lo stesso tipo di immagine utilizzato per quelli al di fuori dell'alleanza e sotto la condanna, discussi in precedenza. All'interno della Torah, una simile persona poteva anche fare ricorso al pentimento in forma di sacrificio, con bestiame di valore significativo offerto come riscatto per la vita del peccatore.

La legge, naturalmente, non è spazzata via nella nuova alleanza, ma portata a compimento e quindi sostituita. Cristo è venuto, come ha detto, a dare la propria vita in riscatto per molti (Matteo 20:28, Marco 10:45). Il cristiano è giustificato nel morire e risorgere con Cristo nel battesimo. Il pentimento continua per tutta la vita cristiana attraverso i misteri della confessione e della partecipazione al sacrificio di Cristo attraverso l'eucaristia. La nuova alleanza è nel corpo e nel sangue di Cristo, quindi, essere uno del popolo di Dio significa essere 'in Cristo', come dice continuamente san Paolo. E non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo (Romani 8:1). Questo significa che se siamo in Cristo, allora siamo già, in virtù di questo fatto, giustificati, dalla parte del giusto, quando giunge il tempo del giudizio.

Tuttavia, le Scritture sono chiare sul fatto che è ancora possibile, all'interno della nuova alleanza, precludersi dal popolo di Dio attraverso il peccato e la mancanza di pentimento. Come insegna la lettera agli Ebrei:

Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli. Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. E' terribile cadere nelle mani del Dio vivente! Richiamate alla memoria quei primi giorni nei quali, dopo essere stati illuminati, avete dovuto sopportare una grande e penosa lotta, ora esposti pubblicamente a insulti e tribolazioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi. Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di costanza, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la promessa. Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto vivrà mediante la fede; ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui. Noi però non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima. (Eb. 10: 25-39)

Se rifiutiamo la grazia di Dio che viene per mezzo di Gesù Cristo, nella nuova alleanza, non vi è alcun'altra opportunità per la nostra giustificazione, e cadiamo sotto la condanna che si abbatte sul mondo. Il ritorno di Cristo per il giudizio è la speranza di coloro che hanno affrontato prove e disprezzo per amor suo, perché quel giudizio sarà la loro rivincita nei confronti di coloro che li hanno perseguitati. Sfuggire dalle prove e separarci da Cristo ci annovera con quelli destinati alla condanna.

Allo stesso modo, nella parabola delle pecore e dei capri, il giudizio finale è visto come la separazione dei due gruppi, quelli che hanno sofferto e quelli che hanno prosperato e quindi fatto torto ai primi. Coloro che hanno sofferto in questa vita sono giustificati, mentre coloro che hanno prosperato sono condannati, e questo nonostante il fatto che i condannati invochino Cristo come Signore (vedi anche Matteo 7:21-23). Le analogie qui utilizzate sono altrettanto terribili quanto quelle utilizzate per i condannati al di fuori dell'alleanza: Cristo non li conosce, sono dimenticati da Dio, i loro nomi sono cancellati dal libro della vita. Dopo il giudizio, uno o partecipa alla gloria di Dio, vivendo con Cristo per sempre, o è tagliato fuori, sotto condanna, nelle tenebre. Proprio come il suo regno non avrà fine, non c'è insegnamento o ragionevole implicazione che quelli che sotto condanna un giorno potranno anche ereditare il regno dopo che hanno sopportato una certa quantità di dolore e tormento che Dio ritiene opportuno in base ai loro peccati individuali.

Che cos'è, allora, l'inferno?

Come accennato in precedenza, quando si descrive la condanna che si trova al di fuori di Gesù Cristo dopo il giudizio, abbiamo solo metafore orribili, proprio come abbiamo solo belle metafore per lo stato di coloro che diventano partecipi della natura divina nel mondo a venire. Nella comprensione di ciò che è "l'inferno" nell'insegnamento delle Scritture, penso che una metafora usata dal Signore sia particolarmente utile: quando si riferisce ad esso come Geenna. La parola inglese per inferno, "hell", naturalmente, è una parola germanica, e il concetto e quindi molto posteriore a quello biblico. I Padri, in generale, usano la parola Geenna, distinta da Ade, per riferirsi allo stato di condanna definitiva. Geenna è un riferimento alla valle di Hinnom, dove ai tempi di Cristo, si gettavano i rifiuti immondi, e dove erano bruciati i corpi dei condannati. Questo perché quella valle era visto come corrotta e impura, poiché era stata il luogo della più grande iniquità nella storia di Israele, il male che portò alla distruzione del 586 a.C. Fu lì che il popolo di Giuda aveva offerto i propri figli neonati in sacrificio a Moloch nel fuoco, offrendo a poteri demoniaci i preziosi figli che Dio aveva loro affidato.

Come cristiani ortodossi vediamo lo stato dei beati diventare pienamente umano con l'unione a Dio nella persona di Gesù Cristo. Pertanto, il riferimento di Cristo alla condanna definitiva non come un luogo di sofferenza e di tortura, ma confrontandolo con il luogo e il momento in cui il suo popolo aveva abbandonato al massimo la propria umanità e Dio, affondando nel massimo della disumanità, è un riferimento eminentemente adatto. Lo stato di condanna definitiva è una diminuzione della persona umana che può essere meglio descritto come la morte piuttosto che come vita, perché essendo tagliati fuori da Dio, si rimarrebbe tagliati fuori dalla vita stessa, dal bene, e dalla luce.

Come ho detto in precedenza, mi piacerebbe tanto essere un universalista, di qualsiasi tipo. Mi piacerebbe credere che, alla fine, nessuna persona umana soffrirà una condanna definitiva. So per le Scritture che Dio stesso desidera che nessuno perisca, ma che si converta e che viva. Ma, in poche parole, la predicazione apostolica, che troviamo nella Sacra Scrittura, non dice che tutti sono giustificati in Cristo automaticamente. Né, purtroppo, le Scritture insegnano che coloro che sono condannati invece che giustificati soffrono tormenti per un certo tempo e poi sono a loro volta giustificati. Quest'ultima posizione, infatti, è più problematica rispetto alla prima, in quanto richiede l'importazione di ogni sorta di categorie estranee alla Scrittura.

Noi, come cristiani ortodossi siamo chiamati all'obbedienza, non solo nella sfera morale, ma pure in quella della fede. Noi non scegliamo quello che ci piacerebbe credere, tentando poi di razionalizzarlo con le Scritture, i Concili e i Padri sostenendo che si tratta di una 'opzione ammessa'. Piuttosto, siamo chiamati, in umiltà, a ricercare l'insegnamento di tali autorità, e quindi ad accettare e credere a tale insegnamento, qualunque cosa sia, che sia piacevole per noi oppure no. In questo caso, l'insegnamento della Sacra Scrittura è chiaro. Quando Cristo ritornerà a giudicare i vivi e i morti, quel giudizio sarà per vendicare coloro che sono in lui, che per questo hanno sofferto in questo mondo, e riversare su di loro l'eterna beatitudine, mentre coloro che sono rimasti in questo mondo e hanno seguito i suoi capi, affronteranno la condanna eterna assieme a quei poteri demoniaci. E molti di coloro che sono primi saranno gli ultimi, e molti di coloro che sono gli ultimi, i primi.

 
La "vocazione" della moglie del prete

Estratti dal libro "Presbytera: The Life, Mission, and Service of the Priest's Wife" Ed. Somerset Hall Press, Boston, Massachusetts, 2004.

La condivisione del ministero del marito

La parola "vocazione" usata in questo testo è messa tra virgolette, per distinguerla dalla vocazione del prete. La "vocazione" della moglie del prete non ha alcun fondamento teologico, ma le mogli di molti sacerdoti sentono che qualcosa le ha ispirate, spesso fin dalla giovane età, a servire Dio. Potrebbero sentire che hanno sempre avuto un rapporto speciale con Dio, e che fanno parte del Piano di Dio (Theia Pronoia) per servirlo.

La mia esperienza mi fa sentire che ho avuto una simile "vocazione", e forse alcune mogli di sacerdoti sono in grado di ricordare sentimenti o esperienze simili. Da ragazza, mi sentivo attratta dalla Chiesa. Ho sempre temuto e amato Dio nel profondo del mio cuore. Rispondevo prontamente e con riverenza quando mia madre, Evangelia, di beata memoria, insegnava a me e alle mie tre sorelle, Eleftheria, Korina, e Eleni, a pregare Dio. Ogni sera, faceva accendere a una di noi il lume della lampada da vigilia (kandilaki), e bruciare incenso (thymiama) sulla nostra iconostasi. L'iconostasi nella nostra casa era in alto sulla parete, perché era sacra, così dovevamo usare una sedia o uno sgabello per raggiungerla.

Amavo anche andare in chiesa. Non ho quasi mai perso un servizio alla domenica o in un giorno di festa. La nostra casa nel piccolo villaggio di Tanagra, in Grecia (nei pressi di Tebe) era a pochi passi di distanza dalla bella chiesa di sant'Antonio il Grande, costruita nello stile di una basilica probabilmente negli anni dopo il 1880. Anche se la chiesa è stata recentemente ristrutturata, conserva ancora le sue icone originali con un'influenza occidentale. Sono stata battezzata lì nel giorno della festa di sant'Atanasio il 18 gennaio, e sono stata chiamata con il nome della mia nonna materna, Athanasia, di beata memoria.

La domenica potevamo dire che ora era dal suono melodico della campana della torre campanaria (kambanario). Dopo il primo squillo, non potevo tornare a dormire perché il suono della campana era così forte che mi svegliava anche da un sonno profondo. Le mie tre sorelle e io ci svegliavamo tutte e ci preparavamo per andare in chiesa. Dopo il secondo suono della campana, ci dirigevamo in chiesa. Dopo il terzo suono della campana, aveva inizio la dossologia e tutti dovevano essere all'interno della chiesa.

Andare in chiesa significava due cose per me. In primo luogo, naturalmente, andavo a pregare e a partecipare alla santa Eucaristia. In secondo luogo, andavo a vedere tutti i miei amici. In quei giorni, non c'erano comunità o centri sociali, telefoni o e-mail, quindi dovevo andare in chiesa per socializzare così come per pregare.

Al mio ritorno a casa, dovevo dare a mio padre, Anastasios, di beata memoria, una sintesi della lettura del Vangelo o della vita del santo che era stato commemorato quel giorno. Dovevo anche cantare l'inno (tropario) di quel giorno. Mio padre era un pio cristiano ortodosso e un cantore di chiesa (psalti). Aveva una bella voce. Era sollecito e amorevole, e, allo stesso tempo, austero. Non mi sono mai lamentata delle sue aspettative, e ho solo ricordi felici dell'infanzia.

Più tardi, al liceo, l'educazione religiosa è diventata parte del curriculum. I miei genitori mi hanno mandato a una scuola superiore nella vicina città di Chalkida, sull'isola di Evia. Il movimento "Zoe" era attivo al momento, come lo è ancora. "Zoe" è un movimento laico in Grecia il cui scopo è quello di aiutare i cristiani ortodossi a risvegliare la loro coscienza per quanto riguarda la loro fede e di educarli nella Chiesa ortodossa. Le scuole catechetiche erano obbligatorie per tutti, ragazzi e ragazze. Gli insegnanti erano laici dedicati, uomini e donne, oppure sacerdoti impegnati nella Chiesa ortodossa e nella sua fede. Non mi sono mai sentita sotto pressione ad andarci, se ben ricordo, e sono sempre andata in chiesa e alla scuola catechetica di buon grado, perfino con gioia. Anche tutti i miei amici erano lì, cosa che rendeva più facile la frequenza. La scuola catechetica ci portava anche a fare viaggi e gite. Naturalmente, la possibilità di stare con gli amici e di fare escursioni era un incentivo aggiunto nella nostra educazione religiosa perché per la maggior parte le nostre famiglie non potevano permettersi di viaggiare negli anni di povertà dopo la seconda guerra mondiale.

Ero modesta nel modo in cui mi vestivo e mi comportavo, da bambina e poi da adolescente. I giocattoli, soprattutto le bambole di fantasia, erano scarsi tra le mie sorelle e amici, quindi dovevamo essere creativi e fantasiosi per trovare il modo di divertirci. Giocavamo con bambole fatte in casa che avevamo costruito noi stessi. Giocavamo molto all'aperto perché il tempo era piacevole e caldo per gran parte dell'anno. I miei hobby erano la lettura e il canto. I libri non erano abbondanti, ma mio padre ci comprava libri, carta e matite, perché credeva nell'importanza dell'istruzione. Non avendo alcuna biblioteca pubblica, condividevamo i libri e ce li passavamo tra noi. A volte leggevamo anche ad alta voce ai nostri genitori e ai fratelli più piccoli intorno al camino.

preoteasa Laurel Frisby

Altri hanno riconosciuto che Dio mi aveva incluso nel suo piano divino al suo servizio. Per esempio, la mia nonna paterna, Eleftheria, di venerata memoria, vedeva in me qualcosa di speciale, mentre crescevo. Io non so che cosa fosse. Forse vedeva quanto mi preoccupavo per gli altri e che non volevo perdere una liturgia della domenica. Quando avevo circa 14 anni, ha detto a mia madre che avrei sposato un prete e sarei diventata la moglie di un prete, una papadia, nel greco colloquiale. Mia madre ha riso di cuore quando ha sentito mia nonna dire questo. Come, si chiedeva con umorismo, avrei incontrato un giovane che sarebbe diventato un sacerdote, dal momento che non conoscevamo alcuna famiglia con figli che andavano a un seminario? Il mondo di mia madre allora era piccolo. Poco sapeva che, pochi anni dopo, saremmo venuti in America e le nostre vite sarebbero cambiate per sempre. Era negli Stati Uniti che avrei incontrato mio marito e sarei diventata la presbitera Athanasia. Mia madre ha vissuto per vederlo, ma non la mia nonna.

Riflettendo sulla mia storia personale, io credo che Dio mi abbia incluso nel suo piano divino per essere la moglie di un sacerdote, in modo da poter condividere il ministero di mio marito di servire Dio e il suo popolo come donna cristiana. Forse le mogli di altri sacerdoti hanno le loro storie di come hanno incontrato i loro mariti come parte del piano di Dio.

Se una donna non ha una "chiamata" tale da servire Dio come moglie di un prete, potrebbe evitare del tutto di incontrare e frequentare seminaristi, per evitare di innamorarsi di un futuro sacerdote e di essere messa di fronte a un ruolo per il quale non sente una "chiamata". Spesso, anche i genitori scoraggiano la loro figlia dall'idea di uscire con un seminarista. In un vecchio detto greco, una madre dice alla figlia che sta per sposare un futuro sacerdote:

"Figlia mia, pensa bene alla tua scelta, perché la tonaca del prete è pesante, non solo per il sacerdote, ma anche per sua moglie."

Qualità e istruzione

Qualità della moglie di un prete

Secondo Amilka S. Alivizatos, un teologo del Novecento in Grecia, gli antichi canoni (regole) della Chiesa richiedono che una donna, che, per grazia di Dio, diventerà la moglie di un sacerdote, possieda virtù e doni (carismi) spirituali. La moglie del futuro sacerdote deve essere una persona amorevole, attenta e gentile con una profonda fede e amore per Dio. Deve essere una donna di buon carattere. Deve essere disposta a condividere il ministero del sacerdote e ad assisterlo. Come dice l'arcivescovo Christodoulos di Atene e di tutta la Grecia, per essere moglie di un sacerdote si deve accettare quanto segue:

- benedizione (eulogia),

- sacrificio (thysia),

- servizio (diakonia), e

- responsabilità (euthyne).

Istruzione delle mogli dei sacerdoti

Anni fa, l'istruzione non era un'opzione per la moglie di un sacerdote o per molte altre donne. Tradizionalmente, in molte culture, il matrimonio e la maternità erano considerati sufficienti perché una donna trovasse il suo compimento. Oggi, l'istruzione è più ampiamente disponibile per le donne. Ancora oggi, la gente nella società e nella parrocchia si aspetta che le mogli dei sacerdoti e le altre donne colte e lavoratrici vivano all'altezza dei ruoli e degli obblighi delle mogli e madri tradizionali.

Le mogli dei sacerdoti possono svolgere il loro ruolo accanto ai ministeri dei loro mariti in modo tanto più efficace, quanto più sono istruite. Per esempio, le mogli dei sacerdoti possono usare la loro istruzione religiosa per assumere un ruolo di guida per educare gli altri, soprattutto le donne, nella fede della Chiesa ortodossa. Le mogli dei sacerdoti possono portare testimonianze di fede ortodossa in gruppi giovanili, in raduni di donne, e nelle università. Possono anche partecipare e contribuire a ministeri laicali dirigendo e assistendo gruppi di giovani.

Molte donne, comprese le mogli dei seminaristi e dei sacerdoti, frequentano le scuole teologiche a causa del loro interesse personale a saperne di più su Dio, e quindi ottengono diplomi in teologia nei seminari ortodossi e in altre università. Le mogli di alcuni seminaristi seguono i corsi di teologia, vivendo in un campus di seminario ortodosso, anche senza iscriversi a un corso di laurea. Altre mogli di sacerdoti seguono corsi in college o università.

Anche se non ha il tempo o i fondi per iscriversi a un corso di laurea o per seguire corsi di teologia in seminari o università, come minimo, la moglie di un sacerdote può assistere a corsi di educazione religiosa per avere familiarità con gli insegnamenti e le pratiche della fede ortodossa . Sarà utile al ministero del marito se ne sa abbastanza per essere in grado di rispondere alle domande fondamentali che possono porre i parrocchiani. Potrà fare riferimento in caso di domande difficili al prete o a un altro teologo, quando necessario, soprattutto se l'argomento è controverso.

I vincoli sacramentali tra il sacerdote e sua moglie

Due eventi sono fondamentali nella vita della moglie di un sacerdote:

1. Il giorno delle sue nozze, e

2. Il giorno dell'ordinazione del marito.

Questi due eventi nella Chiesa formano i vincoli sacramentali tra il sacerdote e la moglie.

In primo luogo, con il sacramento del matrimonio, la coppia si impegna a vicenda per tutta la vita. L'uno completa l'altro:

"Ciò nonostante, nel Signore la donna non è indipendente dall'uomo, né l'uomo dalla donna" (1 Cor 11:11).

I due prendono anche un impegno incondizionato al servizio di Dio per la vita. Questo impegno forma un triangolo:

Dio

/    \

marito — moglie

In secondo luogo, con il sacramento dell'ordinazione, il sacerdote è pronto a servire Dio. La moglie del sacerdote è presente per condividere il suo ministero dopo la sua ordinazione.

Questi legami sacramentali possono aiutare le coppie sacerdotali a vivere nei momenti difficili. Ma a volte, le mogli dei sacerdoti dimenticano che sono sposate con sacerdoti. O dimenticano di avere preso un impegno, prima verso Dio e in secondo luogo verso i loro mariti, per condividere il ministero del marito. Quando le cose diventano difficili, le mogli dei sacerdoti ritengono che sia impossibile continuare nel loro matrimonio o condividere il ministero del marito. I giorni difficili sono come un mare agitato, ma le acque tempestose alla fine si calmano. Poiché Dio è una parte delle obbligazioni sacramentali che tengono insieme il prete e la moglie, Dio manderà lo Spirito Santo a dare loro la saggezza e la forza per superare le difficoltà. Devono solo essere pazienti e continuare a rivolgersi a Dio e chiedere il suo aiuto:

Il Signore disse: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo albero di sicomoro, 'sradicati, e gettati in mare', ed esso vi ascolterebbe" (Lc 17:6) .

Dio permette che le cose accadano nella nostra vita per ragioni note solo a lui. Tutto quello che dobbiamo fare è pregare e dire, "Sia fatta la tua volontà".

Il consenso della moglie del prete e la sua partecipazione all'ordinazione sacerdotale

La moglie del prete ha un ruolo importante nell'ordinazione del marito. Prima di tutto, deve acconsentire per iscritto che è disposta che il marito sia ordinato. Essendo "una sola carne" con suo marito attraverso il sacramento del matrimonio, partecipa in spirito alla sua ordinazione.

Personalmente, ho un vivido ricordo dell'ordinazione di mio marito. In quel giorno speciale, il sogno di mio marito stava per avverarsi. Ricordo vividamente la chiesa piena di gente. I nostri genitori, fratelli, sorelle e amici erano tutti lì. Ricordo come mi colavano lacrime correvano dagli occhi, mentre vedevo mio marito andare all'altare. Mentre udivo le preghiere sacramentali dell'ordinazione, sentivo che ero lì in spirito. Tutti i fedeli e le nostre famiglie pregavano con le lacrime agli occhi perché mio marito fosse degno della grazia di Dio.

Lì per lì, mi sono resa conto che ero presente anch'io. Quando l'arcivescovo Iakovos del Nord e del Sud America ha imposto le mani su mio marito, lo Spirito Santo riversato la sua grazia per coprirlo. Sentivo che una scintilla o un bagliore dello Spirito Santo toccava pure me.

In un attimo, la chiesa fu piena di grida, Axios! Axios! Axios! (degno).

presbitera Connie e padre ​​Barnabas Powell

C'era anche Il mio grido di Axios, che mostranva la mia approvazione e l'impegno verso Dio e verso mio marito: io ero lì a far parte del suo ministero. Nei suoi nuovi paramenti dorati, mio ​​marito sembrava un angelo. Non dimenticherò mai quel momento, e ne farò tesoro fino all'ultimo giorno della mia vita.

Dopo la sua ordinazione, il sacerdote può offrire la Divina Liturgia. Ricordo la gioia e la benedizione che ho provato nel ricevere la santa comunione dalle mani di mio marito quando ha offerto la sua prima Divina Liturgia. Dio mi ha onorato con il suo invito a essere la moglie di un prete. Quale benedizione! Solo le donne che passano attraverso questa esperienza possono capire un simile e speciale sentimento e appagamento.

Come descritto in precedenza, il prete e sua moglie sono doppiamente benedetti dai due sacramenti del matrimonio e ordinazione. Da allora in poi, essi sono legati insieme. È proprio vero che la moglie del sacerdote è "parte della tonaca (raso) del prete", per parafrasare il detto greco. Da allora in poi, comincia il difficile cammino spirituale. Il prete e la moglie devono essere pronti a sostenersi a vicenda e camminare mano nella mano lungo la strada stretta, avendo lo Spirito Santo come loro guida.

San Cirillo, un santo del quarto secolo, rappresentava la mensa eucaristica in un'immagine. Un uomo prende con la mano del pane, e una donna sta in piedi e prega. Essi rappresentano Cristo e la Chiesa. Quest'immagine può simboleggiare un prete sposato e sua moglie dopo la sua ordinazione. Con profondo amore per Dio e l'altro, i due condividono l'importante responsabilità di servire Dio e il suo popolo.

Sacerdoti di vocazione anziana e convertiti

khouria Frederica Matthews-Green

Alcune donne devono affrontare sfide particolari nel decidere di condividere il ministero del marito. In alcuni casi, i loro mariti potrebbero aver scelto di seguire la chiamata al sacerdozio più tardi nella vita. Queste donne devono affrontare importanti cambiamenti emotivi nella loro vita coniugale e familiare ormai fissata. I cambiamenti nella loro carriera avranno ripercussioni finanziarie. In altri casi, le donne che si sono convertite alla fede ortodossa possono essere particolarmente ansiose di diventare mogli di sacerdoti, perché non sanno cosa aspettarsi in una parrocchia. Alcune donne temono che dovranno affrontare sfide linguistiche nelle parrocchie bilingui.

Nell'affrontare queste sfide particolari, un padre spirituale può guidarle e aiutarle a comprendere la volontà di Dio. La coppia ha bisogno di pregare insieme per prendere la decisione giusta per quanto riguarda l'ordinazione del marito al sacerdozio. Dopo aver preso la loro decisione, hanno bisogno di pregare Dio di dare loro la forza di svolgere questo ministero in modo efficace.

Il ministero non è un lavoro che può essere cambiato. Una volta che un uomo è ordinato, è sempre un sacerdote.

Il livello di impegno della moglie del prete nel ministero del marito

khouria Krista West

La moglie del prete di oggi ha molte opzioni rispetto a quanto tempo ed energie impiegare nel ministero del marito.

- Può essere una madre a tempo pieno o casalinga.

- Può lavorare a tempo pieno o part-time fuori casa.

- Può fare parte come volontaria di vari comitati e progetti della chiesa.

- Se è qualificata, può essere professionalmente coinvolta nel ministero parrocchiale.

- Oppure può scegliere una combinazione di due o più di queste cose.

La sua prima priorità è verso suo marito e i suoi figli. Molte madri desiderano rimanere a casa con i figli piccoli, se la famiglia può permetterselo finanziariamente. Queste madri danno ai loro figli un senso di sicurezza. Hanno più tempo da trascorrere con i propri figli, insegnare loro, rispondere alle loro domande, e, soprattutto, pregare con loro.

Avere un lavoro a tempo pieno fuori casa può essere gratificante. Oltre a portare reddito supplementare, può essere un luogo in cui la moglie di un prete può fare qualcosa che le piace.

matushka Genevieve e padre Sergej Glagolev

Quando lavora fuori casa, ha ovviamente meno tempo per la sua famiglia e per la famiglia parrocchiale. Questo ha anche un effetto sulla pianificazione di suo marito e sulla quantità di tempo che può passare in parrocchia, perché egli deve calibrare il suo tempo e condividere maggiori responsabilità familiari. Se i fedeli sanno che la moglie del prete lavora fuori casa, possono avere minori aspettative sul suo livello di impegno per la pastorale parrocchiale.

È preferibile, comunque, mantenere un equilibrio, sostenere il marito, e mantenere una presenza all'interno della parrocchia.

La moglie del prete può valutare le proprie doti, capacità e interessi, e procedere di conseguenza. Può fare ciò che la rende felice e ciò che funziona meglio per lei e per suo marito.

Non importa come sceglie di condividere il ministero del marito, tuttavia, è importante che lei sia felice della sua decisione e che viva di conseguenza.

I titoli delle mogli dei sacerdoti

icona di matushka Olga Michael

Le mogli dei sacerdoti sono note con titoli diversi nelle varie tradizioni e giurisdizioni ortodosse. Anche se i titoli sono diversi, tutti esprimono il ruolo speciale della moglie del sacerdote nella parrocchia.

Nella Chiesa greco-ortodossa, il titolo della moglie del sacerdote è presbitera (scritto anche presvitera nelle traslitterazioni moderni).

Secondo sua Tutta-Santità il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo,

"Nella nostra tradizione ecclesiale, [la moglie del sacerdote] è chiamata presbitera, l'altra metà del presbitero (prete)."

Il titolo di presbitera si trovato negli antichi scritti cristiani, e aveva diversi significati diversi. Uno di questi significati si riferisce a una diaconessa che assisteva un prete in compiti diversi.

Nella Chiesa primitiva, una diaconessa era una donna cristiana anziana, solitamente vedova, che offriva il suo servizio o diaconia (da qui il titolo più comune, "diaconessa") alla Chiesa. I suoi compiti limitati includevano il mantenimento dell'ordine in chiesa e l'aiuto alle donne adulte a vestirsi dopo che emergevano dall'acqua del santo battesimo. Visitava anche le donne malate, così come le donne cristiane che vivevano in case pagane.

Tuttavia, l'uso più comune di questo titolo èra quello di moglie del sacerdote. Nella Chiesa greco-ortodossa, questo è l'uso corrente del titolo di presbitera. Nel greco colloquiale, tuttavia, la moglie del sacerdote è chiamata papadia, che viene da papas, un'altra parola per sacerdote.

Nella Chiesa ortodossa antiochena, la moglie del sacerdote è chiamata khouria.

Nella Chiesa ortodossa albanese, è chiamata priftereshia.

Nella Chiesa ortodossa romena, è chiamata preoteasa.

Nella Chiesa ortodossa russa, la moglie del sacerdote è chiamata matushka, che significa "piccola madre". Quanto è commovente e opportuno questo titolo per la moglie del sacerdote che ama e si prende cura di tutte le persone nella parrocchia di suo marito!

la mia amica e collega, direttrice di coro e matushka, Deborah Peck

Le mogli di alcuni sacerdoti non vogliono essere chiamate con il loro titolo, e insistono a essere chiamate con il loro nome di battesimo. Forse desiderano essere trattate come qualsiasi altra donna nella parrocchia. Questa loro volontà dovrebbe essere rispettata, ma molte persone la ignorano. Non importa quanto la moglie del prete può cercare di dire ai fedeli di chiamarla per nome; resta comunque la moglie del sacerdote ai loro occhi.

Per la moglie di un sacerdote appena ordinato, l'assunzione del suo nuovo titolo è il simbolo dell'assunzione della sua nuova vita. Da allora in poi, pochi la chiameranno per nome. È divertente essere a una riunione delle mogli dei preti quando qualcuno chiama ad alta voce il titolo della moglie del prete, come per esempio presbitera in greco. Ogni moglie di sacerdote si girerà, pensando che quella persona si rivolga a lei.

Questo è quanto profondamente questo titolo è scolpito nel cuore della moglie di ogni sacerdote.

 
Pagine di storia: una cappella ortodossa in Val d'Aosta

La Valle d'Aosta è una delle ultime regioni raggiunte da una regolare attività cultuale dei cristiani ortodossi; eppure, già nella prima metà del XX secolo, aveva un luogo di culto ortodosso, la cappella privata della famiglia Trikurakis a Gignod, ancora esistente.

Gignod (nella foto) è un comune all'imbocco della valle del Gran San Bernardo, a 8 chilometri a nord di Aosta. Negli anni '20 vi si stabilì, chiedendo la cittadinanza italiana, il dottor Giovanni A. Trikurakis, che prestò servizio come medico condotto del consorzio medico locale, svolgendo numerose ricerche sul campo (pubblicò monografie sulle malattie endemiche della valle) e rimanendo in attività per oltre quarant'anni.

Presso la Biblioteca regionale di Aosta è disponibile l'autobiografia del dottor Trikurakis, oltre a una biografia pubblicata nel 2005, Giovanni Trikurakis: medico condotto – uomo di cuore, di scienza, di fede.

Oltre ai suoi scritti in materia medica, Giovanni Trikurakis pubblicò almeno due opere di argomento religioso, in netto anticipo sul dialogo ecumenico contemporaneo: Dopo un dialogo cattolico-ortodosso: il pensiero e le obbiezioni di un ortodosso auspicante l'unione con la Chiesa cattolica e L'unione delle Chiese secondo un ortodosso.

Oggi ci resta del dottor Trikurakis, oltre alla sua produzione letteraria, la cappella ortodossa che volle far costruire nella sua abitazione, e che fece dipingere (in uno stile rispettoso dell'arte locale) dal pittore Ettore Mazzini. È nota come cappella di Lexert ed è proprietà privata degli eredi Trikurakis: non ci risulta che sia utilizzata per funzioni ortodosse.

Osserviamo la cappella da vicino in una foto:

Possiamo notare che tutto lo spazio disponibile è stato utilizzato con molta maestria per includere tutti gli elementi di un'iconostasi ortodossa, e servendosi anche della base dell'altare per le icone dell'arcangelo Michele e dei santi apostoli Pietro e Paolo, e della pala d'altare per le icone della passione di Cristo e dell'ultima cena.

Dato il suo carattere privato e la sua distanza dai maggiori centri abitati della valle, è piuttosto improbabile che la cappella del dottor Trikurakis torni mai a essere un luogo di culto ortodosso (come indubbiamente avrebbe desiderato il suo costruttore), tuttavia resta ancora oggi un'importante testimonianza agli ortodossi che vivono in Italia. Vediamo quali lezioni ci può insegnare:

- L'opera degli ortodossi del passato dura nel tempo. Pertanto, prima di uscire pubblicamente con affermazioni roboanti del genere "per la prima volta nella storia...", o "dopo mille anni di separazione tra Oriente e Occidente...", faremmo bene ad accertarci (a volte, basta una visita in biblioteca) che le stesse cose che noi proponiamo oggi come novità assolute non siano già state presentate in modo più o meno analogo qualche decennio or sono.

- Una rondine non fa primavera, ma certamente serve ad annunciarla. Un singolo individuo ortodosso, da solo o con la sua famiglia, può offrire un enorme contributo alla fede. Come sarebbe oggi lo scenario degli ortodossi in Italia, se ogni professionista ortodosso in questo paese avesse fatto sforzi in campo letterario e di costruzione di chiese pari a quelli del dottor Trikurakis?

- Se è vero che ogni cristiano ortodosso ha il diritto (anzi, il dovere) di testimoniare la sua fede a livello personale e familiare, è altrettanto vero che la continuità della fede è garantita dal suo aspetto comunitario. Oggi, a maggior ragione, con la presenza di tanti ortodossi sparsi e dislocati dalle loro radici, è importante che si facciano sforzi per creare comunità che possano sopravvivere al passaggio delle generazioni.

 
L'Ucraina in tumulto

Non è molto divertente stare a Kiev in questi giorni. L'entusiasmo rivoluzionario è finito, e le speranze di volti nuovi, della fine della corruzione e del miglioramento economico sono appassite. La rivolta di strada di Maidan e il successivo colpo di stato non hanno fatto altro che rimescolare lo stesso mazzo di carte truccate, con una ennesima rotazione di potere.

Il nuovo presidente ad interim è stato primo ministro ad interim, e capo supremo del KGB (chiamato "SBU" in ucraino). Il nuovo primo ministro ad interim è stato ministro degli esteri. L'oligarca con più probabilità di essere "eletto" presidente tra pochi giorni è stato ministro degli esteri, capo della banca di stato, e tesoriere personale di due colpi di stato, nel 2004 (per installare Yushchenko) e nel 2014 (per installare se stesso). La sua principale concorrente, la signora Timoshenko, ha servito come primo ministro per anni, fino alla disfatta elettorale nel 2010.

Queste sono le persone che hanno portato l'Ucraina al suo attuale stato di abiezione. Nel 1991, l'Ucraina era più ricca della Russia, oggi è tre volte più povera a causa della cattiva gestione e dei furti di queste persone. Ora hanno in programma un vecchio trucco: prendere prestiti in nome dell'Ucraina, intascare il denaro e lasciare il paese indebitato. Vendono i beni dello Stato alle aziende occidentali e chiedono alla NATO di intervenire e proteggere l'investimento.

Giocano una partita dura, con i tirapugni e tutto il resto. La Guardia Nera, una nuova forza armata simile alle SS del Pravy Sektor neo-nazista, si aggira per il paese. Arresta o uccide dissidenti, attivisti, giornalisti. Centinaia di soldati americani, appartenenti alla società "privata" Academi (ex Blackwater) sono sparsi in Novorossija, le province filo-russe nell'Oriente e nel Sud-Est del paese. Le Riforme dettate dal Fondo Monetario Internazionale hanno tagliato le pensioni della metà e raddoppiato gli affitti delle abitazioni. Al mercato, le razioni militari degli Stati Uniti hanno preso il posto del cibo locale.

Il nuovo regime di Kiev aveva lasciato cadere l'ultima pretesa di democrazia espellendo i comunisti dal Parlamento. Questo li dovrebbe rendere ancor più graditi agli Stati Uniti. Espelli i comunisti, fai domanda per entrare nella NATO, condanna la Russia, organizza una sfilata gay e potrai fare qualsiasi cosa, anche friggere vivi decine di cittadini. E così hanno fatto.

Le repressioni più dure sono state scatenate sulla Novorossija industriale, dove la classe operaia locale detesta l'intera massa di oligarchi e ultra-nazionalisti. Dopo l'inferno infuocato di Odessa e una sparatoria sfrenata per le strade di Melitopol le due province ribelli di Donetsk e Lugansk hanno preso le armi e hanno dichiarato la loro indipendenza dal regime di Kiev. Sono finite sotto il fuoco, ma non si sono arrese. Le altre sei province industriali di lingua russa della Novorossija sono state rapidamente intimorite. Dnepropetrovsk e Odessa sono state terrorizzate da parte dell'esercito personale del sig Kolomoysky; Kharkov è stata ingannata dal suo astuto governatore. La Russia non ha interferito e non ha sostenuto la ribellione, con grande sofferenza dei nazionalisti russi in Ucraina e Russia, che mormorano al "tradimento". A tanto è servita la retorica bellicosa di McCain e Brzezinski.

Il rispetto di Putin per la sovranità altrui è esasperante. Capisco che questo suona come una barzelletta, dato che si sente tanto parlare di Putin come "nuovo Hitler". Di fatto, Putin ha avuto una formazione giuridica prima di entrare nei servizi segreti. È un accanito sostenitore del diritto internazionale. La sua Russia ha interferito con gli altri stati molto meno di quanto hanno fatto la Francia o l'Inghilterra, per non parlare degli Stati Uniti. Ho chiesto al suo consigliere anziano, il signor Alexej Pushkov, perché la Russia non ha cercato di influenzare le menti ucraine mentre a Kiev ronzavano come in un alveare funzionari americani ed europei. "Pensiamo che sia sbagliato interferire", ha risposto come un buon allievo del catechismo domenicale. È piuttosto probabile che i consiglieri di Putin abbiano giudicato male il sentimento pubblico. "Alla maggior parte della popolazione della Novorossija non piace il nuovo regime di Kiev, ma essendo politicamente passivi e conservatori, si sottometteranno alle sue direttive", hanno stimato. "I ribelli sono una piccola  compagine di ardimentosi senza supporto di massa, e non si può fare affidamento su di loro", era il loro punto di vista. Di conseguenza, Putin ha consigliato ai ribelli di rinviare il referendum a tempo indeterminato, un modo educato per dire "lasciate perdere".

Questi hanno ignorato la sua richiesta con notevole sangue freddo e in modo convincente hanno votato in massa per la secessione da un'Ucraina in collasso. L'affluenza è stata molto più alta del previsto, e il supporto per il passaggio quasi totale. Come mi è stato detto da un insider del Cremlino, questo sviluppo non era stato previsto dai consiglieri di Putin.

Forse i consiglieri avevano visto giusto, ma tre sviluppi hanno cambiato le menti degli elettori e hanno mandato questo placido popolo alle barricate e alle cabine di voto :

1. La prima è l'olocausto di fuoco di Odessa, dove dimostranti pacifici e sconsideratamente disarmati sono stati improvvisamente attaccati dai teppisti del regime (l'equivalente ucraino degli shabab di Mubarak) e asserragliati nel quartier generale dei sindacati. All'edificio è stato appiccato il fuoco, e la Guardia Nera di estrema destra filo-regime ha posizionato cecchini per eliminare in modo efficiente gli aspiranti fuggitivi. Una cinquantina di lavoratori di lingua russa, per lo più anziani, sono stati bruciati vivi o uccisi mentre si precipitavano dalle finestre e dalle porte. Questo terribile evento è stato trasformato in un'occasione di allegria e di gioia dai nazionalisti ucraini che hanno fatto riferimento ai loro compatrioti uccisi come "scarafaggi fritti". (Si dice che questo auto-da-fé è stato organizzato dalle truppe d'assalto del potente oligarca ebreo Kolomoysky, che ambisce al porto di Odessa. Nonostante il suo aspetto da orsacchiotto coccolone, di persona è feroce e violento, e ha offerto diecimila dollari per un prigioniero russo, vivo o morto, oltre a proporre un bel milione di dollari per la testa del signor Tsarev, membro del Parlamento di Donetsk).

2. La seconda è l'attacco a Mariupol il 9 maggio 2014. Questo giorno è ricordato come il Giorno della Vittoria in Russia e Ucraina (mentre l'Occidente lo celebra l'8 maggio). Il regime di Kiev ha proibito tutte le celebrazioni del Giorno della Vittoria. A Mariupol, la Guardia Nera ha attaccato la città pacifica e senza armi, bruciando il quartier generale della polizia e uccidendo poliziotti locali che avevano rifiutato di sopprimere la marcia della festa. Successivamente, i teppisti della Guardia Nera hanno scatenato veicoli blindati per le strade, uccidendo i cittadini e distruggendo proprietà.

L'Occidente non ha espresso alcuna protesta; Nuland e Merkel non sono state inorridite da questo omicidio di massa, come lo sono state dai timidi tentativi di Yanukovich per controllare le folle. Gli abitanti di queste due province si sono sentiti abbandonati; hanno capito che nessuno aveva intenzione di proteggerli e salvarli, se non loro stessi, e sono andati a votare.

3. Il terzo sviluppo è stato un caso piuttosto bizzarro: la scelta della giuria di Eurovision del travestito austriaco Conchita Wurst come vincitore del suo concorso di canto. Gli abitanti sani di mente della Novorossija hanno deciso che non vogliono far parte in alcun modo di tale Europa.

In realtà, non lo vogliono neanche i cittadini europei: è trapelato che la maggioranza dei telespettatori britannici preferiva un duo polacco, Donatan & Cleo, con il loro brano We Are Slavic. Donatan è mezzo russo e si è attirato polemiche in passato, esaltando le virtù del panslavismo e le vittorie dell'Armata Rossa, dice l'Independent. I giudici politicamente corretti della giuria hanno preferito "celebrare la tolleranza", il paradigma dominante imposto sull'Europa. Questo è il secondo travestito a vincere questo concorso molto politico; il primo è stato il cantante israeliano Dana International. Una tale ossessione per il re-gendering non è stata digerita bene da russi e/o ucraini.

I russi hanno riaggiustato la mira, ma non intendono portare le loro truppe nelle due repubbliche ribelli, a meno di esservi forzati da sviluppi drammatici.

I piani russi

Immaginate di esservi vestiti a festa per una serata a Broadway, ma i vostri vicini vi hanno coinvolti in un litigio feroce, e dovete affrontare il problema invece di godervi uno spettacolo, e una cena, e magari un appuntamento romantico. Questa è stata la posizione di Putin per quanto riguarda i tumulti ucraini.

Pochi mesi fa, la Russia aveva fatto un enorme sforzo per diventare, e per essere vista come tale, uno stato europeo molto civilizzato di prima grandezza. Questo è stato il messaggio dei giochi olimpici di Sochi: ri-classificare, e anche re-inventare la Russia, proprio come aveva fatto una volta Pietro il Grande, come parte del Primo Mondo; un paese sorprendente di forte tradizione europea, con Leone Tolstoj e Malevich, Chaikovskij e Diaghilev, la terra delle arti, delle ardite riforme sociali, di conquiste tecniche, di modernità e ancora di più – la Russia di Natasha Rostova in sella a un elicottero Sikorsky. Putin ha speso 60 miliardi di dollari per trasmettere questa immagine.

La vecchia volpe, Henry Kissinger, ha detto saggiamente:

Putin ha speso 60 miliardi dollari per le Olimpiadi. Ci sono state cerimonie di apertura e di chiusura, che cercavano di mostrare la Russia come un normale stato progressista. Quindi non era possibile che, tre giorni dopo, egli avviasse volontariamente un assalto all'Ucraina. Non vi è alcun dubbio che... volesse in ogni momento l'Ucraina in una posizione subordinata. E in qualsiasi tempo, ogni russo adulto che io abbia mai incontrato, compresi i dissidenti come Solzhenitsyn e Brodskij, hanno visto l'Ucraina come parte del patrimonio russo. Ma non credo che lui abbia progettato di risolvere ora la questione.

Tuttavia, i falchi di Washington hanno deciso di fare tutto il necessario per tenere la Russia fuori al freddo. Avevano paura di questa immagine di "un normale stato progressista", perché una Russia di quel genere renderebbe la NATO irrilevante e minerebbe la dipendenza europea dagli Stati Uniti. Sono stati irremovibili sul mantenimento della loro egemonia, frantumata come era dal confronto siriano. Hanno attaccato le posizioni russe in Ucraina e organizzato un violento colpo di stato, installando un regime ferocemente anti-russo sostenuto da tifosi di calcio e neo-nazisti, pagati da oligarchi ebrei e contribuenti americani. I vincitori hanno vietato la lingua russa e si sono preparati per annullare i trattati con la Russia per quanto riguarda la base navale in Crimea a Sebastopoli, sul Mar Nero. Questa base doveva diventare una nuova grande base NATO, controllando il Mar Nero e minacciando la Russia.

Putin ha dovuto affrontare rapidamente il problema e così ha fatto, accettando la richiesta del popolo di Crimea di unirsi alla Federazione russa. Questo ha risolto il problema immediato della base, ma il problema dell'Ucraina è rimasto immutato.

L'Ucraina non è un'entità estera per i russi, è la metà occidentale della Russia. È stata artificialmente separata dal resto, nel 1991, al crollo dell'URSS. Il popolo delle due parti è collegato da legami di famiglia, di cultura e di sangue; le loro economie sono strettamente collegate. Mentre uno stato ucraino vitale separato è una possibilità, un stato ucraino "indipendente" e ostile alla Russia non è praticabile e non può essere tollerato da qualsiasi capo di stato russo. E questo per ragioni militari e non solo culturali: se Hitler avesse cominciato la guerra contro la Russia partendo dai suoi confini attuale, avrebbe preso Stalingrado in due giorni e avrebbe distrutto la Russia in una settimana.

Un capo di stato russo più proattivo avrebbe inviato truppe a Kiev molto tempo fa. Così ha fatto lo tsar Alessio quando polacchi, cosacchi e tartari se la contendevano nel XVII secolo. Così ha fatto anche lo tsar Pietro il Grande, quando gli svedesi la occuparono nel XVIII secolo. Così fece Lenin, quando i tedeschi istituirono il Protettorato di Ucraina (di cui definì l'istituzione "la pace oscena"). Così ha fatto Stalin, quando i tedeschi occuparono l' Ucraina nel 1941.

Putin spera ancora di risolvere il problema con mezzi pacifici, contando sul sostegno popolare del popolo ucraino. In realtà, prima dell'acquisizione della Crimea, la maggioranza degli ucraini (e quasi tutti gli abitanti della Novorossija) sostenevano in modo schiacciante una sorta di unione con la Russia. In caso contrario, il colpo di stato a Kiev non sarebbe stato necessario. L'acquisizione forzata della Crimea ha minato seriamente il fascino russo. Il popolo dell'Ucraina non ha gradito la mossa. Questo era stato previsto dal Cremlino, ma hanno dovuto accettare la Crimea per alcuni motivi. In primo luogo, la perdita della base navale di Sebastopoli nei confronti della NATO era un'alternativa troppo orribile da contemplare. In secondo luogo, il popolo russo non avrebbe capito se Putin avesse rifiutato l'appello dei crimeani.

I falchi di Washington sperano ancora di costringere Putin all'intervento militare, in quanto darebbe loro la possibilità di isolare la Russia, trasformandola in un mostruoso stato paria, aumentando enormemente il bilancio della difesa e mettendo l'Europa e la Russia l'una contro l'altra. A loro non importa nulla dell'Ucraina e degli ucraini, li usano come pretesto per raggiungere obiettivi geopolitici.

Gli europei vorrebbero tosare  l'Ucraina; importare i suoi uomini come lavoratori "illegali" e le sue donne come prostitute, spogliare le sue attività, colonizzarla. Lo hanno fatto con la Moldova, una sorellina dell'Ucraina, la più povera repubblica ex-sovietica. Quanto alla Russia, all'Unione Europea non dispiacerebbe vederla scendere giù di una tacca, e non agirebbero con lei su scala così grandiosa. Ma l'Unione Europea non è fervente su questo piano. Ecco quindi la differenza di atteggiamenti.

Putin preferirebbe continuare con la sua modernizzazione della Russia. Il paese ne ha un gran bisogno. Le infrastrutture sono in ritardo di venti o trenta anni rispetto all'Occidente. Stanchi di questa arretratezza, i giovani russi spesso preferiscono trasferirsi in Occidente, e questa fuga di cervelli provoca molti danni alla Russia, arricchendo l'Occidente. Anche Google è un risultato di questa fuga di cervelli: pure Sergej Brin è un immigrato russo. Lo sono anche centinaia di migliaia di scienziati e artisti russi che riempiono tutti i laboratori, teatri e orchestre in Occidente. La liberalizzazione politica non basta: i giovani vogliono buone strade, buone scuole e una qualità di vita paragonabile a quella occidentale. Questo è ciò che Putin intende offrire.

In questo sta facendo un buon lavoro. Mosca ha ora un noleggio gratuito di biciclette e una connessione Wi-Fi nei parchi, come tutte le città dell'Europa occidentale. I treni sono stati migliorati. Centinaia di migliaia di appartamenti sono in costruzione, ancor più che durante l'era sovietica. Gli stipendi e le pensioni sono aumentati da sette a dieci volte negli ultimi dieci anni. La Russia è ancora squallida, ma è sulla strada giusta. Putin vuole continuare questa modernizzazione.

Per quanto riguarda l'Ucraina e gli altri stati ex-sovietici, Putin preferirebbe che mantenessero la loro indipendenza, che fossero amichevoli e che lavorassero a passo lento verso l'integrazione al modo dell'Unione europea. Non sogna un nuovo impero. Ne respingerebbe la proposta, in quanto questa farebbe ritardare i suoi piani di modernizzazione.

Se i fanatici neocon non gli avessero forzato la mano espellendo il legittimo presidente dell'Ucraina e installando i loro burattini, il mondo avrebbe goduto di un lungo periodo di pace. Ma in tal caso l'alleanza militare occidentale sotto la leadership degli Stati Uniti sarebbe caduta a pezzi, le industrie militari statunitensi avrebbero girato a vuoto, e l'egemonia degli Stati Uniti sarebbe evaporata. La pace non è un bene per l'esercito statunitense e per la sua macchina mediatica creatrice di egemonie. Quindi, i sogni di pace nella nostra vita rischiano di restare solo sogni.

Cosa farà Putin?

Putin cercherà di evitare l'invio di truppe il più a lungo possibile. Dovrà proteggere le due province ormai separate, ma questo può essere fatto con un supporto remoto, nel modo in cui gli Stati Uniti sostengono i ribelli in Siria, senza 'stivali sul terreno'. A meno che non si verifichino gravi spargimenti di sangue su larga scala, le truppe russe rimarranno in stand by, tenendo un occhio sulla Guardia Nera e sulle altre forze pro-regime.

Putin cercherà di trovare un accordo con l'Occidente per la condivisione di autorità, influenza e coinvolgimento economico nell'Ucraina caduta a pezzi. Questo può essere fatto attraverso la federalizzazione, o mediante governi di coalizione, o anche una ripartizione dello stato. Le province di lingua russa della Novorossija sono quelle di Kharkov (industria), Nikolaev (cantieri navali), Odessa (porto), Donetsk e Lugansk (miniere e industria), Dnepropetrovsk (missili e high-tech), Zaporozhe (acciaio), Kherson (acqua per la Crimea e cantieri navali), tutte consolidate, costruite e popolate da russi. Potrebbero separarsi dall'Ucraina e formare una Novorossija indipendente, uno stato di medie dimensioni, ma comunque più grande di alcuni stati confinanti. Questo stato potrebbe unirsi allo Stato dell'Unione di Russia e Bielorussia, e/o all'unione doganale guidata dalla Russia. L'Ucraina ridotta potrebbe gestirsi come meglio crede fino a quando non deciderà se aderire o meno alle sue sorelle slave in Oriente. Tale assetto produrrà due stati piuttosto coesi e omogenei.

Un'altra possibilità (molto meno probabile in questo momento) è una divisione in tre dell'Ucraina fallita: la Novorossija, l'Ucraina vera e propria, e Galizia & Volinia. In tal caso, la Novorossija sarebbe fortemente filo-russa, l'Ucraina sarebbe neutrale, e la Galizia fortemente filo-occidentale.

L'Unione Europea potrebbe accettare questo compromesso, ma gli Stati Uniti probabilmente non sarebbero d'accordo con qualsiasi condivisione del potere in Ucraina. Nel successivo braccio di ferro, emergerà uno dei due vincitori. Se l'Europa e gli Stati Uniti si faranno da parte, la Russia vincerà. Se la Russia accetterà un posizionamento filo-occidentale praticamente di tutta l'Ucraina, gli Stati Uniti vinceranno. Il braccio di ferro potrebbe finire male e provocare una guerra, con molti partecipanti e un possibile uso di armi nucleari. Questo è un gioco di polli; quello con i nervi più forti e minore fantasia rimarrà in pista.

Pro e contro

È troppo presto per prevedere chi vincerà il prossimo scontro. Per il presidente russo, è estremamente allettante l'idea di riprendere tutta l'Ucraina o almeno la Novorossija, ma non è un compito facile, e può provocare molta ostilità da parte delle potenze occidentali.

Con l'Ucraina incorporata, il recupero della Russia dal 1991 sarebbe completato, la sua forza raddoppiata, la sua sicurezza garantita e un grave pericolo rimosso. La Russia tornerebbe di nuovo grande. La gente venererebbe Putin come colui che ha rimesso assieme le terre russe.

Tuttavia, gli sforzi russi di apparire come uno stato moderno pacifico e progressista sarebbero sprecati; il paese sarebbe visto come un aggressore ed espulso dagli organismi internazionali. Le sanzioni saranno dure; può esserci un divieto alle importazioni di alta tecnologia, come ai tempi sovietici. Le élite russe sono riluttanti a compromettere il loro stile di vita. L'esercito russo ha iniziato proprio di recente la sua modernizzazione e non ci tiene a non combattere ancora, forse per altri dieci anni. Ma se si sentono le spalle al muro, se la NATO si muove in Ucraina orientale, si troveranno lo stesso a combattere.

Alcuni politici e osservatori russi ritengono l'Ucraina un caso disperato; i suoi problemi sarebbero troppo costosi da riparare. Questa valutazione ha un retrogusto da 'uva acerba', ma è molto diffusa. Un'interessante nuova voce sul web, The Saker, promuove questo punto di vista. "Lasciate che l'UE e gli USA pensino agli ucraini, che torneranno alla Madre Russia quando avranno fame", dice. Il problema è che non sarà permesso loro di ripensarci. La giunta non ha preso il potere con la violenze per perderlo alle urne.

Inoltre, l'Ucraina non è in così cattiva forma come alcuni sostengono. Sì, costerebbe migliaia di miliardi trasformarla in una Germania o una Francia, ma non è necessario. L'Ucraina può raggiungere il livello di sviluppo russo molto rapidamente – in unione con la Russia. Sotto la Comunità Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la NATO, l'Ucraina diventerà un caso disperato, se non lo è già. Lo stesso vale per tutti gli stati ex-sovietici dell'Europa dell'Est: possono prosperare modestamente con la Russia, come fanno la Bielorussia e la Finlandia, o soffrire lo spopolamento, la disoccupazione, la povertà con l'Europa e la NATO e contro la Russia, come nel caso di Lettonia, Ungheria, Moldova, Georgia. È nell'interesse dell'Ucraina unirsi alla Russia in qualche modo; gli ucraini lo capiscono: per questo motivo, non saranno autorizzati ad avere elezioni democratiche.

Portare la Novorossija al punto di ebollizione offre un potenziale di cambiare il gioco. Se non intervengono le truppe russe, i ribelli della Novorossija possono battere l'offensiva di Kiev e imbarcarsi in una controffensiva per riconquistare tutto il paese, nonostante le suppliche pacificatrici di Putin. Quindi, in una guerra civile in piena regola, l'Ucraina modellerà il suo destino.

A livello personale, Putin è di fronte a una scelta difficile. I nazionalisti russi non lo perdoneranno se abbandona l'Ucraina senza combattere. Gli Stati Uniti e Unione europea minacciano la vita stessa del presidente russo, mentre le loro sanzioni stanno danneggiando gli stretti collaboratori di Putin, incoraggiandoli a sbarazzarsi del presidente o addirittura ad assassinarlo e a migliorare i loro rapporti con il potente Occidente. La guerra può arrivare in qualsiasi momento, come è venuta due volte durante il secolo scorso – anche se la Russia ha cercato di evitarla entrambe le volte. Putin vuole rimandarla, per lo meno, ma non a qualsiasi prezzo.

La sua non è una scelta facile. Mentre la Russia procrastina, mentre gli Stati Uniti raddoppiano i rischi, il mondo si avvicina al baratro nucleare. Chi farà il pollo?

 
La guerra e la pace per san Nicola del Giappone

Il santo ierarca Nicola del Giappone diede la sua benedizione ai fedeli ortodossi giapponesi per proteggere la loro patria, mentre pregava per la vittoria della Russia

Durante la guerra russo-giapponese (1904-1905), il sentimento anti-russo crebbe rapidamente in Giappone. Il santo ierarca Nicola del Giappone (1836-1912), che era partito per il Giappone come missionario nel 1861 e aveva fondato la Chiesa ortodossa del Giappone, prese la decisione di rimanere a Tokyo e abbandonò la sua partecipazione alle funzioni pubbliche, celebrando e pregando nell'intimità della sua casa. San Nicola disse ai suoi parrocchiani giapponesi:

"Finora ho pregato per il benessere e la pace dell'Impero Giapponese. Ma in questo momento, da quando è stata proclamata la guerra tra il Giappone e il mio paese, io, suddito della Russia, non posso pregare per la vittoria del Giappone sulla mia stessa madrepatria. Ho anche un obbligo nei confronti del mio paese ed è proprio per questo che sarò felice di vedervi compiere il vostro dovere nei confronti del vostro paese".

Fu in quei giorni scrisse nel suo diario la seguente annotazione: "Quello che trovo veramente angosciante è che il fuoco divampa nel profondo del mio cuore. Non c'è una sola anima con cui posso condividere pensieri, nessuno su cui posso riversare il mio dolore; sono completamente solo, non ho nessuno tranne i giapponesi intorno a me, e i loro interessi e le loro aspirazioni sono in mondi diversi dai miei. Sono almeno fortunato ad avere vicino a me persone che agiscono in modo così premuroso; non mi si dice una sola parola sulla guerra, tanto meno sulle vittorie giapponesi. I loro volti sembrano così cupi, come se non potessero provare gioia o trionfo per il flusso costante delle loro vittorie che sarebbe naturale quanto il mio dolore per le nostre continue perdite".

guerra russo-giapponese. Cimitero militare vicino a Mukden, 1905. Riprodotto da TASS

Il santo inviò questa lettera a tutte le parrocchie della Chiesa ortodossa in Giappone:

"Se qualcuno di voi va in battaglia, vada e combatta senza riguardo per la propria vita, non per odio verso il proprio nemico, ma per amore verso i propri connazionali... Amare la propria patria è santo... Ma, oltre alla nostra patria, noi abbiamo anche una patria nel Cielo... Questa patria è la nostra Chiesa, noi ne siamo membra uguali e, grazie a lei, i figli del nostro Padre celeste formano veramente una sola famiglia... Compiamo tutti il nostro dovere nei confronti della nostra patria celeste, qualunque sia il dovere per ciascuno di noi... E così, insieme a questo, preghiamo anche con fervore che il Signore ristabilisca presto la pace turbata..."

Il vescovo prese la decisione di interrompere ogni corrispondenza con la Russia. Quando i primi prigionieri di guerra russi arrivarono in Giappone (fino a 73.000 in tutto), san Nicola, con il consenso del governo giapponese, fondò la "Società per il conforto spirituale dei prigionieri di guerra". Ogni nuovo prigioniero che arrivava in Giappone riceveva una croce d'argento dalla Chiesa del Giappone come benedizione.

Le attività in tempo di guerra del vescovo Nicola furono molto apprezzate in Russia. L'imperatore Nicola II gli scrisse alla fine del 1905:

"Lei ha mostrato a tutti noi come la Chiesa ortodossa di Cristo, estranea al dominio mondano e ad ogni inimicizia tribale, abbraccia allo stesso modo con amore tutte le tribù e tutti i popoli. Adempiendo all'alleanza di Cristo, non ha abbandonato il gregge affidato alle sue cure e la grazia dell'amore e della fede le ha dato la forza per sopportare la prova del fuoco e, in mezzo a guerre e conflitti, per preservare la pace, la fede e amore nella Chiesa costruita con le vostre fatiche".

La posizione eccezionalmente non convenzionale e saggia del vescovo russo che viveva in Giappone al tempo della guerra con la Russia non fece che aumentare il suo prestigio agli occhi della società giapponese dopo la fine della guerra.

(Tratto dai Diari di san Nicola del Giappone, in cinque volumi, versione in russo, Hyperion, 2004).

 
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L'ultimo baluardo dell'Ortodossia

Ma quello che possedete tenetelo saldo fino a quando verrò. (Ap 2, 25)

Introduzione

Per 100 anni, fin dal 1914, il mondo è sempre stato in guerra. Questo perché, prima del finale e inevitabile trionfo di Cristo, un governo mondiale deve venire al potere a Gerusalemme. Da qui la recente visita preparatoria di Papa Francesco, accompagnato da un imam, da un rabbino e da un Patriarca greco. Gli assalti a tutte le Chiese ortodosse si vedono alla luce di questa preparazione. Tuttavia, il principale ostacolo per l'insediamento, o per meglio dire l'intronizzazione, di quel governo, è la risorgente Chiesa ortodossa russa. Questo è il motivo per cui il coro multinazionale dei media occidentali, orchestrato e alimentato come uno dei poteri costituiti, esprime così violentemente la sua ostilità a questo ultimo baluardo della Chiesa di Dio sulla terra, dimostrando così la sua importanza.

Le sette Chiese antiche

La prima fase dell'assalto, lanciata già nel lontano 1909, ha avuto come obiettivo le sette Chiese antiche. La prima di essere tentato era il piccolo e impoverito patriarcato di Costantinopoli, indebolito dalle lusinghe al suo nazionalismo greco o ellenismo filetista. L'assalto è stato poi diffuso agli altri tre piccoli e poveri, ma anche antichi patriarcati in Medio Oriente e al resto del mondo di lingua greca in Grecia, Cipro e Albania. Oggi, mentre il patriarcato di Costantinopoli è tentato dall'uniatismo, i fedeli nella sua giurisdizione, guidati dai monaci del Monte Athos, resistono e si appellano alla Russia liberata per essere liberate dalle catene del modernismo, dell'ecumenismo e persino dell'apostasia, provocando la domanda: queste Chiese sopravvivranno fino al 2054?

Le sette Chiese nuove

La seconda fase dell'assalto si è abbattuta sulle sette Chiese più giovani. L'assalto è arrivato venuto in primo luogo nei Balcani, bombardando e dividendo la Serbia, corrompendo la Romania e la Bulgaria, come anche polacchi, cechi e slovacchi, facendoli entrare nell'Unione Europea e tentando di minare la Georgia. Poi è venuto l'attacco alla settima Chiesa, quella russa. In primo luogo, hanno cercato di aggredirla attraverso la Siria e il Medio Oriente, ma questo non è riuscito. Come ha detto il presidente Assad di questa settimana: 'La Russia ha salvato la Siria e tutto il Medio Oriente'. Quindi l'assalto è passato a una seconda fase, attraverso l'Ucraina, dove sono stati istigati lo scisma, una guerra civile e il genocidio, proprio come lo sono stati in Serbia. L'obiettivo era quello di distruggere l'unità della Chiesa russa in modo che anche lo Stato russo, ora in ripresa sotto l'influenza della Chiesa, possa essere distrutto.

Conclusione

Così, i controllori del potere di questo mondo hanno tentato di distruggere tutta la Chiesa ortodossa, subordinandola a questo mondo. Nei primi 50 anni del terzo millennio vogliono fare in modo che tutti si stacchino dall'Ortodossia, proprio come hanno fatto in modo che tutti cadessero lontano dall'Ortodossia nella quinta parte occidentale della Chiesa nei primi 50 anni del secondo millennio. Così si sono rivolti al mondo ortodosso russo, minando le sue vulnerabili frange esterne protestantizzate con il rinnovazionismo. Ora si rivolgono alle regioni di confine del mondo ortodosso russo nell'Ucraina occidentale, dove continuano il genocidio degli ortodossi sotto un presidente fantoccio che ha fatto la sua fortuna da oligarca non con il cioccolato, come sostengono i suoi consiglieri di pubbliche relazioni, ma con il traffico di armi e anche peggio. Ora tutto è in gioco.

 
Un'immagine dello tsar Nicola II trovata sotto il ritratto di Vladimir Lenin

Un ritratto dello tsar Nicola II è stato scoperto durante il restauro di un dipinto a grandezza naturale di Lenin, il leader della rivoluzione d'ottobre del 1917. L'immagine è stata "nascosta" per gli ultimi 90 anni sotto strati di vernice idrosolubile sul retro della tela utilizzata dall'artista sovietico Vladislav Izmailovich per il ritratto di Lenin.

La scoperta è stata fatta da restauratori dell'Accademia Stieglitz di arte e industria a San Pietroburgo, dove il ritratto è tenuto in prestito dal Museo russo di restauro dal 2013. Le opere recuperate dei due artisti saranno presentate al Museo di arti applicate di San Pietroburgo il 30 novembre 2016.

"Il ritratto a doppia faccia su larga scala, dipinto da artisti diversi in diversi regimi politici, è un fenomeno unico che non ha paralleli storici", ha detto il servizio stampa dell'Accademia a Russia Behind The Headlines.

La storia del ritratto "doppio" ha avuto inizio nel 1896, quando l'artista Il'ja Galkin, che ha ritratto molte volte la famiglia imperiale, ha creato una ritratto cerimoniale su grande scala (275 x 180 cm) dello tsar Nicola II. Il dipinto fu commissionato nell'anno dell'incoronazione del monarca per la sala di riunione della Scuola di commercio Petrovskij della società mercantile.

Dopo la rivoluzione del 1917, l'edificio della scuola commerciale è stato trasformato in una scuola regolare, e nel 1924, dopo la morte di Lenin, gli esperti ipotizzano che Vladislav Izmailovich abbia coperto il ritratto dello tsar con diversi strati di vernice e poi abbia ritratto il leader rivoluzionario sul retro della tela.

Lenin, raffigurato in piedi su un marciapiede sullo sfondo dell'Ammiragliato, era appeso nello stesso luogo nella sala delle assemblee. Il dipinto è rimasto appeso lì per quasi un secolo, fino a quando l'amministrazione della scuola ha deciso di inviare il ritratto, danneggiato durante l'era sovietica, per il restauro.

"Nella parte inferiore della tela, sono stati scoperti numerosi piccoli fori, presumibilmente segni fatti con le baionette durante la rivoluzione", ha detto il servizio stampa dell'Accademia.

"È interessante notare che l'esame a raggi X della tela ha scoperto che le teste di Lenin e dell'imperatore sono quasi nello stesso posto".

 
I padri spirituali

Qual è il ruolo del parroco come padre spirituale dei suoi fedeli e che somiglianza ha con il ruolo dell'abate con i monaci nei monasteri?"

Il termine "padre spirituale" (in russo духовник, in romeno duhovnic), ha una gamma di significato che deve essere ben compresa per rispondere a questa domanda. Al livello più basso, si potrebbe parlare molto liberamente di un prete a cui ci si confessa regolarmente come il proprio padre spirituale. Ma più propriamente, un padre spirituale è uno con cui si ha un rapporto spirituale continuo. La differenza è un po' sottile, ma una persona potrebbe confessarsi regolarmente da un sacerdote per un certo periodo di tempo, e poi cambiare confessore, e iniziare a confessarsi da un altro sacerdote. Ma quando si sviluppa con un prete un rapporto che si mantiene per un lungo periodo di tempo, e spesso quando si vive a distanza, questo diventa più un rapporto tra padre e figlio spirituale.

Un padre spirituale non deve necessariamente essere un prete, ma naturalmente solo un sacerdote o un vescovo può concedere l'assoluzione dopo aver ascoltato le confessioni. A volte certi fedeli hanno un monaco, o anche una monaca, che svolge il ruolo di direzione spirituale a lungo termine. Tuttavia, per i laici, il padre spirituale è di solito (ma non necessariamente) il loro parroco.

Il senso più alto in cui si usa questo termine sarebbe in riferimento a qualcuno che ha il dono spirituale degli anziani... ma questo è un dono abbastanza raro, e si dovrebbe essere estremamente cauti nel cercare un tale rapporto, perché in giro ci sono molte più persone che pensano di essere anziani spirituali, di quante abbiano effettivamente questo dono.

La differenza tra il rapporto con un parroco e quello con un abate di un monastero è in primo luogo la questione dell'obbedienza. Un monaco dovrebbe essere completamente obbediente al proprio abate, a meno che l'abate gli chieda di fare qualcosa di immorale o contrario agli insegnamenti della Chiesa. Con un abate si può avere un tale legame, perché un abate è anche responsabile dei monaci sotto la sua autorità: deve assicurarsi che i monaci abbiano un posto dove vivere, e cibo da mangiare. In tale contesto, questo livello di obbedienza ha un ruolo importante nello sviluppo spirituale di un monaco.

È del tutto improprio per un parroco aspettarsi questo tipo di obbedienza da un laico, perché il parroco ha non ha lo stesso livello di responsabilità nei confronti dei suoi parrocchiani. In altre parole, se un parroco dovesse dire a un uomo di lasciare il suo lavoro, il parroco non potrà garantire che i suoi conti siano pagati, o che sua moglie non divorzierà da lui perché non riesce a provvedere alla famiglia. Di conseguenza, ciò che i sacerdoti esprimono in linea generale ai fedeli in confessione è a livello di consiglio, che si può accettare o rifiutare – perché i fedeli sono in ultima analisi responsabili delle proprie scelte. Naturalmente non si devono respingere i consigli del proprio confessore alla leggera, ma è semplicemente un dato di fatto che sacerdoti diversi daranno consigli diversi per certi aspetti, e quindi tali consigli non dovrebbero essere presi come leggi consegnate a Mosè sul monte Sinai... a meno che naturalmente, in realtà, il sacerdote stia semplicemente riportando ciò che insegnano chiaramente la Scrittura o la Tradizione. Se un fedele confessa di essere coinvolto in un grave peccato, e il prete gli dice che deve pentirsi e abbandonare quel peccato, altrimenti gli dovrà negare la comunione, questo non è un semplice consiglio, e l'individuo non ha il diritto di ignorare ciò che gli viene detto.

Non è inappropriato per un laico avere un monaco come suo padre spirituale, ma anche questo dovrebbe anche essere gestito con cautela. A volte questi monaci cercano di imporre uno stile monastico di obbedienza, e questo ha avuto spesso risultati disastrosi.

Il clero della nostra diocesi ha rilasciato (con la benedizione dell'arcivescovo Peter) una dichiarazione su questo tema nel 2009:

"Come parte delle nostre discussioni pastorali abbiamo parlato della necessità per i parrocchiani di confessarsi, di regola ai propri parroci, e solo con una benedizione particolare di confessarsi ad altri sacerdoti. Ciò è particolarmente importante data la propensione di alcuni chierici al di fuori della Chiesa russa a impiegare i canoni come fredda regola di diritto, piuttosto che come linee di guida pastorale applicata con amore. Questo ha portato in alcuni casi a far dare ai parrocchiani lunghe penitenze di scomunica per peccati che erano stati confessati in precedenza con poca o nessuna penitenza da parte del loro parroco. Inoltre, chiediamo con forza al nostro gregge di confessarsi il sabato sera o alle vigilie delle feste, e di confessarsi solo in circostanze estreme la domenica mattina o nei giorni di festa prima della Divina Liturgia. "

E così, se un parrocchiano desidera avere un padre spirituale diverso dal proprio parroco, dovrebbe avere una benedizione per farlo, e questo serve a proteggere i parrocchiani.

 
Arciprete Victor Potapov: Commentario sulla Veglia di Tutta la Notte

La Veglia di Tutta la Notte (Всенощное бдение) è certamente la funzione più complessa e "qualificante" del culto della Chiesa ortodossa. Noi abbiamo il testo della Veglia (su questo sito, in versione trilingue), e diverse guide alla celebrazione della funzione (sul nostro sito abbiamo una serie molto precisa di note compilate dal vescovo Tikhon), ma ci mancava ancora, in lingua italiana, un testo di introduzione al senso della Veglia. L'arciprete Victor Potapov, rettore della cattedrale di san Giovanni Battista a Washington, ci offre una serie di commentari alla Veglia che presentiamo nella sezione "Preghiera" dei documenti. Qui potremo vedere come il Vespro e il Mattutino sono riassunti delle sacre Scritture, rispettivamente dell'Antico e del Nuovo Testamento, e potremo riscoprire il senso di ogni preghiera e azione rituale nel contesto della storia della salvezza.
La Veglia è una funzione tristemente trascurata nel mondo ortodosso, anche per la difficoltà di celebrarla in modo adeguato, ma vale la pena fare ogni sforzo possibile per ripresentarla come uno dei momenti fondamentali della preghiera ortodossa; incidentalmente, dove la Veglia è seguita e vissuta, si accende anche un interesse più genuino e profondo per le sacre Scritture.

 
Come imparare a distinguere le icone eterodosse

Le icone sono un elemento di base del cristianesimo ortodosso, un elemento riconosciuto come essenziale anche dai non ortodossi. Nelle icone è riflessa la profondità teologica dell'Ortodossia, e non deve stupire che una seria valutazione delle icone sia in realtà il risultato di una vita di studio e di sforzo. Così come nella teologia in generale, anche nell'iconografia possono di tanto in tanto insinuarsi elementi estranei, dissonanti, eterodossi. Il contributo di chi conosce questa materia è molto prezioso per identificare questi elementi eterodossi, e per proporre modelli più in linea con la tradizione e la fede della Chiesa.

Offriamo qui di seguito una breve carrellata (senza alcuna pretesa di completezza o di esaustività) su alcuni modelli di icone a vario titolo discutibili, e tramite un semplice processo di comparazione fianco a fianco, offriamo esempi di un’iconografia più autentica e ortodossa. Molti di questi elementi si trovano già in varie discussioni ortodosse in rete, ma per quanto abbiamo potuto vedere, non è stata ancora presentata una lista comparativa di questo genere al pubblico in Italia.

Prescindiamo da questioni meramente estetiche e da preferenze di stili, così come dalla ben nota diatriba sulle icone naturalistiche o stilizzate. Anche se le icone dipinte in stile naturalistico non sono l'ideale iconografico della Chiesa, bisogna ricordare che praticamente tutto il mondo ortodosso ha vissuto degenerazioni naturalistiche dell'iconografia in un periodo o in un altro, e che mentre ci sono icone naturalistiche che non presentano alcuna deviazione teologica, al contrario vi sono icone perfettamente stilizzate che presentano aspetti teologici aberranti o erronei, come vedremo negli esempi qui sotto.

Sull'eterodossia dell'icona della Sacra Famiglia si è già espresso uno dei nostri corrispondenti, e ci limitiamo a dire di essere pienamente d'accordo con la sua esposizione. Sostanzialmente questo modello è presentato come frutto della moderna iconografia greca, ma non ha origine in Grecia, né nelle autentiche icone ortodosse. Piuttosto, è una versione 'bizantinizzata' dei quadri religiosi cattolico-romani. Il prezzo da pagare in quest'avventata operazione di legittimazione è nientemeno che un serio dubbio sulla verginità di Maria di Nazareth. Se vogliamo un'autentica icona ortodossa della Sacra Famiglia, cerchiamola nelle raffigurazioni della fuga in Egitto.

Il tema della Sacra Famiglia è stato oggetto di molte aberrazioni, come questa, che riprende la già di per sé inaccettabile immagine di cui sopra, mescolandola addirittura con la Trinità di Rubljov, per creare un ulteriore pasticcio di identificazione di Giuseppe e Maria con ipostasi divine. Se il desiderio era rendere l'icona della Sacra Famiglia per lo meno accettabile dal mondo ortodosso, era sufficiente liberare gli sposi dal tanto controverso abbraccio e presentarli separati... certamente, non c'era alcun bisogno di confondere una raffigurazione eretica con un artificio ancor più eretico.

Abbiamo dedicato un intero articolo al perché la cosiddetta icona dell'arca della salvezza (che raffigura la Chiesa come una barca assalita da nemici allegorici e per lo più politicizzati) non è una vera icona, neppure in senso didattico, ma una degradazione dell'iconografia per giustificare determinate deviazioni politico-ecclesiologiche.

Invitiamo chi è interessato a rileggere con attenzione l'articolo, e richiamiamo invece l'attenzione sulla più antica e perfettamente ortodossa tipologia della Chiesa come barca che naviga sicura attraverso i mari della vita.

Le icone dovrebbero mostrare assenza di passioni e di trionfalismo; non è così nella "icona" che mostra lo ieromartire Iosif di Pietrogrado (il difensore della Chiesa delle catacombe, canonizzato nel 1981 dalla ROCOR, ma la cui canonizzazione non è stata confermata dal Patriarcato), che calpesta in segno di vittoria il "falso patriarca Sergio", opportunamente decorato con calzoni e stivali militari e con una stella bolscevica sulla mantia.

In questa pseudo-icona (o se si preferisce, in quest'autentica icona della pseudo-Ortodossia), l'unica cosa che è rimasta fedele alle regole dell'iconografia è la mano abile di un pittore in grado di ricreare uno stile non naturalistico. Nel patetico tentativo di mostrare la resistenza del falso patriarca, l'intera composizione è trasformata in una scena istrionica e priva di qualsiasi vero senso iconografico. Anche se si fosse voluto semplicemente sottolineare l'opposizione a un patriarca illegittimo – oltre a non rappresentare quest'ultimo in contorcimenti idioti – sarebbe stato sufficiente non mettere simboli sacri sulle sue vesti, lasciandole spoglie, senza l'indegna mascherata dei simboli militari e comunisti.

Questo esempio di grottesco uso politico dell'iconografia (ancor più deplorevole perché, se il patriarca Sergio poteva essere sospinto a comportamenti disonorevoli da una vera pressione politica, gli autori di questa farsa iconografica non sono sotto alcuna pressione) non è in alcun modo recuperabile all'Ortodossia; perciò se proprio qualcuno ci tiene a vedere l'icona di un santo che schiaccia una creatura inesistente in natura, non possiamo fare altro che proporre il buon vecchio modello di san Giorgio e del drago.

Un'icona dovrebbe rappresentare il prototipo, ovvero rimandare alla persona rappresentata, senza bisogno di eccessivo realismo, ma anche senza creare confusioni di identità. Un conto è rifarsi ad alcuni elementi generali che si possono trarre da diversi modelli, un altro è modellare sic et simpliciter una figura iconografica sull'immagine di un'altra persona. È il caso dell'iconografo cattolico Robert Lentz, molto controverso nella sua stessa Chiesa, che usa sfacciatamente la famosa fotografia della ragazza afghana Gula Sharbat come modello della sua icona di santa Maria Maddalena. Non ha alcun senso iconografico identificare una santa ebrea del primo secolo con una ragazza musulmana vissuta due millenni dopo.

Sempre dalla mano di Robert Lentz, un'icona dei santi martiri Sergio e Bacco è diventata un vero e proprio manifesto della cultura omosessuale. Qualunque cosa si voglia intendere con i cenni agiografici sull'amore reciproco dei due martiri (che così come nel caso dei biblici Davide e Gionata, possono voler dire qualsiasi cosa, dal cameratismo all'amicizia all'affetto tra credenti), ci sono icone molto più dignitose dei due santi, non esposte come bandiere ideologiche.

L'iconografia si giustifica nella pienezza della rivelazione divina: essenzialmente, nel Verbo fatto carne. Ciò che è rivelato in un'immagine prefigurativa o mistica, può essere raffigurato in tal modo in un'icona. Ma quando si rivela la pienezza (come nell'incarnazione di Cristo) allora tale pienezza è l'unica appropriata da dipingere. Il canone 82 del concilio Quinisesto ricorda che non è appropriato raffigurare Cristo nelle sue forme prefigurate (come agnello, come angelo, etc), e allo stesso modo non è corretto rappresentare i quattro evangelisti con i loro nomi e le creature mistiche a loro collegate. San Luca non era un bue, né san Marco un leone! Anche se è ammissibile mostrare le creature mistiche attorno al trono di Dio nelle icone della Maestà di Cristo (come dal testo dell'Apocalisse), le creature non debbono essere identificate con il nome degli evangelisti.

Nella prima icona della tipologia della Gerontissa (anziana), la madre di Dio è vestita in una mantia da vescovo. Questo particolare le attribuisce un rango che è completamente diverso da quello che la Chiesa insegna su di lei. La seconda immagine, che la mostra come Gerontissa del Monte Athos, è invece più accettabile, perché vi appare come un'anziana laica (e di fatto gli apostoli tenevano in alta stima il suo consiglio), e non come un chierico. Tecnicamente, sarebbe stato meglio raffigurare Cristo da qualche parte (per esempio in un angolo superiore, come avviene in diverse icone di santi), ma già così la seconda icona è ben più ortodossa della prima.

La prima immagine è un tentativo di esprimere iconograficamente il più usato Contacio della Madre di Dio, A te condottiera pronta alla difesa (Τῇ ὑπερμάχῳ στρατηγῷ τὰ νικητήρια – Взбранной Воеводе победительная). L'iscrizione laterale è un'esortazione al martirio: стой за Христа до мученического креста, ovvero sta' presso Cristo fino alla croce da martire. Alcune caratteristiche dell'icona sono teologicamente discutibili. Il rimpiazzo della tunica e del velo con un'armatura da guerriero rimuove il simbolismo dell'umanità (blu) che si riveste di divinità (rosso) e che sta a complemento del mistero dell'incarnazione del figlio. Anche la croce da martire, perfino dichiarata come tale nell'iscrizione, è in contrasto con la vita della Madre di Dio proclamata dalla Chiesa. Questa è una delle varie immagini "innovative" dipinte tra il XVII e il XX secolo, che sono a rischio di essere teologicamente aberranti, e non aggiungono nulla di sostanziale alle icone della Madre di Dio che erano venerate già da secoli come protettrici di città e di popoli.

L'icona detta "San Nicola il timoniere" appare talvolta nelle cappelle edificate dai marinai (dei quali san Nicola è il patrono). Quella qui raffigurata è opera di padre Stamatis Skliris, il prete iconografo che ha dipinto la chiesa del centro di Chambesy in Svizzera, e che ha un certo seguito in Grecia e in Serbia. Padre Stamatis è spesso criticato per il suo stile definito "psichedelico" (piuttosto inadatto al messaggio di mancanza di passioni che dovrebbe trasmettere un'icona) e per le libertà che si prende nell'inserire elementi simbolici estranei all'iconografia. In quest'icona, oltre allo sguardo piuttosto "spiritato" del santo, ci si chiede che senso abbiano le nuvole, i gabbiani e le ridicole croci dell'omoforio a forma di eliche. Se proprio si vuole un'icona che leghi san Nicola ai marinai, ci sono già icone antiche e decorose che raffigurano i suoi miracoli di salvataggio dei naviganti.

Un'icona della Madre di Dio detta "aiuto nel parto" è oggi comunemente diffusa, soprattutto nel mondo russo, e regalata alle donne che stanno per avere dei bambini. In sé il pensiero è buono, ma l'icona è quanto meno discutibile: spesso alla Madre di Dio mancano il velo e le stelle simbolo della verginità (...forse per renderla più simile alle puerpere ordinarie? Ma in tal caso perché scegliere come soggetto la Sempre Vergine?) e il bambino, pur avendo fattezze da adulto, è ancora ritratto nudo come un feto (con lo sgradevole effetto di presentare un adulto nudo). La cosa fa ancor più dispiacere quando si realizza che la tradizione russa aveva già delle icone simili che evitavano tutti questi particolari sgraziati.

Una delle icone non canoniche che dovrebbero essere separate da qualsiasi pretesa di Ortodossia è la cosiddetta icona della Trinità del Nuovo Testamento, di cui riproduciamo qui la variante detta "paternità" (отечество); ce ne sono comunque altre versioni, che presentano figure simili affiancate o in altre posizioni. Questo tipo di icona è eterodosso perché va contro la rivelazione cristiana, soprattutto perché pretende di raffigurare un Padre che non si è mai rivelato se non attraverso il Figlio, ma anche perché usa l'immagine dello Spirito Santo come colomba fuori contesto. Infatti, l'unica raffigurazione iconografica ammissibile dello Spirito Santo come colomba si ha nell'icona del battesimo di Cristo, in armonia con il dato scritturale.

La Trinità di Andrej Rubljov riesce invece a essere un modello di iconografia ortodossa proprio perché rispetta tutti i divieti infranti dall'esempio precedente, e collega una legittima icona veterotestamentaria (l'ospitalità di Abramo e Sara ai tre angeli) alla tipologia trinitaria che già i Padri avevano notato nella storia biblica.

Il Beato Silenzio (Благое Молчание) è una rappresentazione iconografica di Cristo come "Angelo del Gran Consiglio" in uso in Russia prima dello scisma del XVII secolo, in seguito condannata come non canonica, ma ancor oggi riprodotta con finalità piuttosto dubbie. Raffigurare Cristo come angelo pre-incarnato, infatti, significa fare una vera e propria violenza alla dottrina dell'Incarnazione, e dimenticare che il Figlio di Dio ha voluto assumere una forma terrena per rivelarsi a noi. Non stupisce vedere che questo Cristo asessuato è diventato una vera e propria bandiera della filosofia genderless contemporanea. Sono stati fatti alcuni tentativi di presentare una tipologia iconografica del "Beato Silenzio incarnato", che è già molto più accettabile teologicamente, anche se poi non si capisce perché non preferire tout court la tradizionale iconografia del Cristo Pantocratore...

La Madre di Dio Patriotissa, dipinta di recente, è un altro esempio di degradazione dell'iconografia a scopi politici. Nessuno vuole condannare il patriottismo in sé, e presentare una protezione dall'alto su un determinato paese è tollerabile, ma certo non nella forma di un medaglione sul grembo della Madre di Dio (un posto che è tradizionalmente riservato al figlio in lei incarnato). Il modello della Patriotissa che presentiamo fa degenerare la santa Vergine da Theotokos a Elladhotokos. La cosa che più ci ha addolorati è vedere che questa aberrazione iconografica ha avuto il sostegno di alcuni monaci del Monte Athos. La presenza di una tipologia parallela perfettamente lecita, la Santa Protezione (in cui originariamente la Madre di Dio protegge con il suo velo la città di Costantinopoli, ma che per estensione può essere raffigurata su qualsiasi altra città o paese) rendeva assolutamente inutile questa grottesca novità 'patriottica'.

Alcune delle icone che raffigurano il santo imperatore Nicola II lo rappresentano come martire (мученик), secondo la denominazione della sua canonizzazione del 1981; altre lo rappresentano come 'sofferente della passione' (страстотерпец), secondo la denominazione della sua canonizzazione del 2000. Entrambe le espressioni sono a modo loro corrette, e anche se ci sono state discussioni su quale delle due sia la migliore (così come nei casi dei santi principi Boris e Gleb), sono discussioni che non pregiudicano l'idea cristiana della santità. Negli ultimi decenni, purtroppo, sono apparse teorie della morte di Nicola II come sacrificio espiatorio per la Russia, che hanno trasformato il santo imperatore in una vera e propria figura divina: non a caso, i propugnatori di queste idee eretiche sono stati chiamati tsarebozhniki, o 'monarco-teisti', e considerati più o meno alla stessa stregua di quei rastafariani che vedevano in Haile Selassie una figura divina. Fate molta attenzione, pertanto, alle icone di Nicola II, e vedete se portano la denominazione искупитель (Redentore). Alcune di queste sono apertamente eretiche (come quelle che raffigurano Nicola II con ali d'angelo, o crocifisso, o con la sua testa su un piatto alla maniera del Battista), mentre altre – come quella che presentiamo qui – sono di per sé accettabili finché non compare il titolo eretico.

Una delle conseguenze dell'aberrazione teologica dello 'tsar-redentore' si ha in quest'icona, in cui Nicola II accetta il calice dei mali della Russia proprio come (in un contesto teologicamente più sano) Cristo accetta il calice della sua passione nel Getsemani.

Talvolta può accadere che le icone di un santo presentino particolari anacronistici (per esempio, vescovi della Chiesa sub-apostolica raffigurati con l'omoforio, oppure vescovi dei primi secoli cristiani raffigurati con la mitria). Ma laddove il santo dei secoli più antichi è sostanzialmente analogo ai suoi successori, l'anacronismo non ha di per sé nulla di eterodosso. Rappresentare tuttavia san Leone Magno con la tripla tiara è un'operazione di legittimazione storica di una particolare concezione del vescovo di Roma che iniziò a imporsi nel periodo carolingio (proprio quello in cui, guarda caso, la tiara fu adottata come simbolo papale, e comunque non divenne tripla sino al XIV secolo, a scisma ormai compiuto). La concezione ortodossa del papato di Roma non ha alcun posto per simili simbologie, così come non ne ha per le pretese eterodosse ad esse legate.

Le icone più antiche (e ortodosse) della Pentecoste riportano i soli dodici apostoli, come simbolo della pienezza della Chiesa (sono gli equivalenti delle “dodici tribù” del nuovo Israele). Sotto l'influsso cattolico romano, quando si diffondono i modelli tardo-medioevali occidentali nell’iconografia greca (e anche in quella russa, sul confine finlandese e baltico), inizia a comparire anche la Madre di Dio in mezzo agli apostoli: questo distrugge l'idea della pienezza del popolo di Dio del Nuovo Testamento, nella solita presunzione cattolico-romana di aggiungere qualcosa di più a ciò che è già completo. Non è detto che i cattolici romani abbiano voluto a tutti i costi essere eretici con la loro figura in più nell'icona della Pentecoste: la Madre di Dio può essere apparsa nelle icone per mero desiderio devozionale, come esempio di perfetta pietà cristiana. Tuttavia, l'icona ortodossa della Pentecoste vede gli apostoli seduti come eguali, senza alcun individuo che occupi il seggio centrale dell'autorità: non ne hanno bisogno, perché la loro unità come corpo di Cristo è garantita dal vero "vicario di Cristo", lo Spirito Santo.

La "Moltiplicatrice dei pani" (Спорительница Хлебов) è un'icona risalente a una benedizione dello starets Amvrosij di Optina, che l'aveva indicata come aiuto di preghiera ai cristiani nel loro sforzo di procurarsi il pane quotidiano. L'immagine della madre di Dio, di cui esistono molte versioni, la vede seduta sulle nuvole mentre benedice i raccolti. Il "punto dolente" di quest'icona è la mandorla (o cerchio) di luce increata che circonda la Madre di Dio, e che per regola iconografica è da applicare esclusivamente alle icone di Cristo (non si riferisce alla divinizzazione per partecipazione alla luce increata, ma alla natura stessa di essere increato, e pertanto è inadatta a qualsiasi creatura, inclusa la Madre di Dio). Effettivamente, se non si vuole togliere la mandorla, esiste una scappatoia a questa rigorosa regola: presentare la Madre di Dio con il bambino in grembo, cosa che applica la mandorla della luce increata a quest'ultimo. Purtroppo, tra le tante versioni (e ce ne sono centinaia) dell'icona, l'unico iconografo a noi noto che ha avuto il buon senso di applicare questa semplice correzione è Andrej Nikolaevich Verkhotin, nella sua icona dipinta nel 2000.

Ci discostiamo solo per una volta dal nostro desiderio di prescindere dall'estetica degli stili iconografici, parlando della copia dell'icona della Madre di Dio Vladimirskaja che per tanti anni ha accolto i pellegrini alla comunità di Taizé. Visto che lo scopo dichiarato della comunità era favorire l'incontro tra i cristiani, che ragione poteva esserci per presentare l'Ortodossia attraverso una copia grottesca (sia per i colori spettrali, sia per i tratti veramente mostruosi della madre e del bambino) di una delle sue icone più venerate? Anche se siamo i primi a riconoscere che è estremamente difficile fare una buona copia della Madre di Dio di Vladimir, ci sono molte riproduzioni che possono essere accettabili (ne abbiamo scelta di proposito una molto semplice) e non ispirare un senso d'orrore.

Concludiamo con un elemento di iconografia eterodossa del quale non possiamo indicare un'alternativa accettabile, perché onestamente non ne esiste una versione ortodossa. Questa specie di icona della quale non riusciamo a trovare un titolo (forse Futbolskaja...?) è stata presentata ai campionati di calcio del 2012 in Ucraina, e, come volevasi dimostrare, è stata benedetta da un vescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina e da un prete del "patriarcato di Kiev" (il che, letto tra le righe, significa: gli ortodossi autentici se ne sono tenuti a debita distanza). Visto che nell'iconografia ogni gesto ha un senso, e la mano della Madre di Dio indica abitualmente il proprio figlio come Salvatore, dobbiamo concludere che nella mentalità dell'autore di quest'opera l'Odighitria sta indicando un campo di calcio come via per la salvezza. Come si evince dai colori e da alcuni dei commenti in rete, questa 'cosa' doveva servire a incrementare l'amicizia ucraino-polacca: un ennesimo tentativo di prostituzione delle icone a istanze politico-partitiche.

 
"Domani è domenica" - Un libro illustrato per gli ortodossi cinesi

Un libro in cinese per neo-battezzati ortodossi e per bambini sulla Liturgia è stato pubblicato dalla China Orthodox Press a Hong Kong.

La pubblicazione, a cura della fraternità dei santi apostoli Pietro e Paolo a Hong Kong, è una traduzione in cinese del libro di un'autrice greca, la signora Grigoriadis-Sureli, dal titolo "Domani è domenica." La traduzione è stata realizzata da Ivan Shchelokov, uno studente della MDA (Accademia teologica di Mosca) che ha studiato cinese presso l'università di Jinan.

Il libro spiega in termini semplici, anche per i bambini, il significato e l'importanza della Divina Liturgia e dei suoi preparativi.

"Questo libro racconta la storia della Liturgia, sotto forma di una storia di una famiglia che si prepara per la funzione della domenica, cuocendo il pane della comunione, andando in chiesa per pregare e ricevere la comunione", ha detto a "Pravmiru" il rettore della chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Hong Kong, l'arciprete Dionisij Pozdnjaev .

Come racconta il sacerdote, nel libro originale si parlava di una famiglia greca. "Ma noi abbiamo descritto una famiglia cinese, dando nomi cinesi ai protagonisti e inserendoli in un contesto cinese", – ha detto padre Dionisij.

Oltre una ventina di disegni illustrano il testo rappresentando una famiglia ortodossa cinese. L'autrice è Julija Naumova. "Si tratta di un'artista notevole. Nelle sue illustrazioni vediamo una famiglia cinese, riconosciamo Bej-Guan – il luogo santo degli ortodossi cinesi, il podvor'e della missione ortodossa russa di Pechino. Vediamo un sacerdote cinese, un diacono", – ha detto il rettore della chiesa.

"Questo libro non è simile a quelli di un tempo. È un libro sulla nostra speranza e sulla speranza dei cristiani ortodossi cinesi, che resta viva nonostante la loro difficile situazione attuale e la loro tragica storia", – ha concluso l'arciprete.

Il libro è disponibile sulla biblioteca e negozio on-line di libri ortodossi della China Orthodox Press.

 
Padre Seraphim (Rose) canonizzato localmente in una diocesi georgiana

un'icona in stile georgiano di padre Seraphim è stata appesa per anni nella trapeza del monastero di sant'Herman a Platina, in California.

Lo ieromonaco Seraphim (Rose), il giusto monaco americano, è molto amato e venerato in tutto il mondo ortodosso e molti attendono con impazienza la sua canonizzazione.

Tra quelli che venerano padre Seraphim c'è sua Eminenza il metropolita Nikoloz di Akhalkalaki, Kumurdo e Kari della Chiesa ortodossa georgiana.

Domenica 5 febbraio 2023, il metropolita georgiano ha concelebrato la Divina Liturgia nella minuscola chiesa dell'arcangelo Michele nella sua diocesi con sua Grazia il vescovo Gerasim di Forth Worth (Chiesa ortodossa in America), che era un figlio spirituale di padre Seraphim al monastero di sant'Herman a Platina, in California.

il vescovo Gerasim (a sinistra) serve con il metropolita Nikoloz (a destra) ad Akhalkalaki, in Georgia. Foto: schermata di YouTube del canale Punks and Monks (cliccate sulla foto per aprire il video)

E come il metropolita Nikoloz ha detto al vescovo Gerasim, padre Seraphim è stato, di fatto, canonizzato localmente nella sua diocesi solo una settimana prima, e un'icona di padre Seraphim è stata insediata nella chiesa in quel momento. L'icona può essere vista a sinistra dell'archimandrita all'inizio del video dal canale Punks and Monks.

Le osservazioni del metropolita Nikoloz al vescovo Gerasim iniziano al minuto 11:40. Parlando di padre Seraphim, dice:

Grazie al vescovo Gerasim per essere venuto. Penso che non sia un caso che una settimana fa abbiamo appeso l'icona del suo padre spirituale, padre Seraphim (Rose). E penso che non sia nemmeno una coincidenza che padre Seraphim (Rose) non sia canonizzato nel mondo, ma sia canonizzato nella nostra diocesi, e che la sua venerazione partirà da qui.

Il vescovo Gerasim è arrivato per la prima volta in Georgia nel 1991, nemmeno 10 anni dopo la morte di padre Seraphim (Rose). Durante quel periodo difficile, siamo riusciti a stampare due dei suoi libri, e forse è uno dei motivi per cui lei è venuto qui così spesso.

Sia il metropolita Nikoloz sia il vescovo Gerasim erano al monastero di sant'Herman a settembre per il pellegrinaggio in onore del 40° anniversario del riposo di padre Seraphim.

Il metropolita georgiano ha testimoniato di essere venuto in America in quel momento con una missione speciale: ispirare la glorificazione formale tra i santi di padre Seraphim. Si è assicurato di visitare sua Eminenza l'arcivescovo Kyrill, vescovo della ROCOR di San Francisco, e sua grazia il vescovo Maxim, il vescovo serbo di Los Angeles, per condividere con loro la sua proposta (lo stesso padre Seraphim era uno ieromonaco della ROCOR, mentre il monastero di sant'Herman, dove riposano le sue reliquie, fa ora parte della Chiesa serba).

Il metropolita Nikoloz ha anche visitato il monastero della santa Trinità a Jordanville, New York, alla fine di ottobre per il 25° anniversario del riposo del custode dell'icona miracolosa della Madre di Dio "Ivirskaja" di Montreal, fratello José Muñoz-Cortes, con un messaggio simile: è tempo di canonizzare fratello José.

 
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I guaritori popolari e le loro "preghiere"

Oggi commemoriamo i martiri Cipriano e Giustina, la cui Vita illustra magnificamente come la potenza di Dio renda inefficaci tutto l'occultismo e la magia. Ma come ulteriore promemoria, padre Valerij Dukhanin discute una certa pratica tra i "guaritori" moderni: l'uso di un'apparenza cristiana per indurre le persone a pensare che il potere dell'occultista, un potere demoniaco, provenga da Dio.

foto: krot.info

C'è un tipo speciale di guaritore popolare che usa gli attributi della chiesa, i simboli cristiani e le preghiere dei libri di preghiere ortodossi nella loro pratica. È noto che un occultista praticante è indifferente a Dio, non ha alcun interesse nella comunione con lui, poiché il suo obiettivo è realizzare un profitto usando manipolazioni magiche fornite in modo pulito. I guaritori vi faranno sicuramente credere che non hanno alcun interesse personale o che guariscono esclusivamente facendo appello a Dio. In effetti, non vedrete né invocazioni da libri di magia, né rituali spaventosi, ma piuttosto una preghiera, la croce e il Vangelo che appaiono davanti allo sguardo meravigliato di un visitatore credulone. Questo fenomeno era precedentemente noto soprattutto tra i residenti delle campagne, ma oggi, a causa della pubblicità su Internet e sui media, si è diffuso e ha raggiunto proporzioni davvero epidemiche. Se le persone istintivamente temono le streghe, questi guaritori ispirano fiducia poiché usano i simboli cristiani trattati come qualcosa di caro e di speciale per la nostra anima.

Allora, qual è la natura di questo fenomeno?

Sembrerebbe che questo tipo di guarigione sia indiscutibile per quanto riguarda la vita spirituale ortodossa. Ricordiamo però un buon vecchio proverbio: "Non è tutto oro quel che luccica". Se qualcuno dichiara: "Io uso la preghiera per guarire le persone", dovremmo già preoccuparci (certo, potrebbe anche non dirlo apertamente, ma semplicemente presentarsi come un guaritore che usa una preghiera ecclesiastica, tra gli altri metodi di guarigione).

A rigor di termini, nessuno può guarire semplicemente recitando preghiere. Dopotutto, ci rivolgiamo a Dio con una preghiera accorata, quindi una preghiera significa che Dio agirà sia per colui che prega sia per le persone per le quali prega. Ecco perché nella vera preghiera affidiamo noi stessi e quelli per cui preghiamo nelle mani di Dio. Pertanto, la stessa espressione (o idea) di guarigione mediante la preghiera non è appropriata. Quando preghiamo per qualcosa, ci rivolgiamo semplicemente a Dio. Se è benefico per noi lo concederà, ma se non lo è, non risponderà alla nostra preghiera, anche se sbattiamo la testa contro un muro di mattoni. La preghiera non è uno strumento per manipolare gli altri, ma piuttosto un umile appello che dà la priorità alla volontà di Dio su qualcuno nella petizione e non alla nostra aspirazione orgogliosa. Questo è il motivo per cui ogni singola litania (cioè, petizione) ecclesiale si conclude con "affidiamo noi stessi gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio". Pertanto, è impossibile trasformare la condizione fisica di un'altra persona semplicemente recitando preghiere. Solo Dio, per sua grazia, può agire e guarire, mentre noi dovremmo umilmente supplicarlo di concederci la guarigione, se questo gli è gradito. Dio aiuta solo quelli che trova che possano trarne beneficio, quindi leggere una regola di preghiera non può garantire che riceverai ciò che stai chiedendo.

Allo stesso tempo, è impossibile negare l'evidente effetto che il lavoro di un guaritore ha su qualcuno che cerca aiuto presso di lui (o di uno stregone). Una volta mi è stato citato il seguente esempio. Un uomo che aveva trascorso tutta la sua vita in campagna era infettato da un verme dei capelli (un nome comune per un parassita di cui è molto difficile sbarazzarsi). Quando perse ogni speranza di riprendersi, si rivolse a un famoso guaritore del suo villaggio, che stabilì una semplice regola: all'alba lo avrebbe portato in un certo luogo per leggere la preghiera "Gioisci, o Vergine Madre di Dio", un certo numero di volte e la sua malattia sarebbe guarita. È difficile giudicare, non sapendo chi fossero quelle persone, se la richiesta di preghiera fosse culminata in una risposta piena di grazia da parte di Dio o se fosse una pratica psichica mascherata da regola di preghiera. Ma la differenza, nonostante le somiglianze, è profonda.

È importante capire qui il fine equilibrio. Una cosa è quando i cristiani ortodossi decidono di pregare per il loro prossimo gravemente malato insieme ad altri, o separatamente. La nostra Chiesa ha preghiere speciali che implorano Dio di concedere la salute. Pregate gli uni per gli altri affinché possiate essere guariti (Gc 5:16), dice la Scrittura. Serviamo anche Moleben in chiesa per la salute dell'anima e del corpo, e c'è il sacramento della santa unzione, che ha aiutato molte persone a ricevere la guarigione dalle malattie più gravi. Anche la preghiera personale è molto importante e possiamo scegliere di aggiungere una regola di preghiera speciale chiedendo al Signore di concedere la guarigione. È abbastanza semplice: preghiamo Dio per la guarigione di una persona malata. Quando ciò non va contro la volontà di Dio e fa bene al malato, il Signore concede la guarigione o allevia la sofferenza. Abramo pregò Dio e Dio guarì Abimèlech, sua moglie e le sue serve, sì che poterono ancora partorire. (Gen 20:17), è un esempio di tale preghiera dalla Sacra Scrittura. Anche se in questo caso viene menzionata una persona santa, non dovremmo esagerare cercando qualcuno che sia "intimamente vicino" a Dio e farlo pregare per noi. Possiamo facilmente cadere preda di un truffatore, una persona mentalmente squilibrata o qualcuno in illusione spirituale. Il Signore concede solo a pochi eletti il dono di servire gli altri, e solo dopo che hanno praticato a lungo l'ascesi. Ecco perché è meglio rivolgersi a un sacerdote, poiché il suo ministero riguarda principalmente la preghiera, o qualcuno a te caro che pregherà Dio con fervore e sincerità per la guarigione. E la preghiera della fede salverà i malati (Gc 5:15).

Un'altra cosa è se incontri qualcuno che annuncia pretenziosamente: "Io guarisco con la preghiera" e usa le preghiere della Chiesa come una sorta di metodo misterioso per invertire la condizione fisica della persona dalla malattia alla salute. Diciamo che qualcuno ha mal di testa e trova un tipo di guaritore che dice: "Va tutto bene, leggerò una regola di preghiera, metterò le mani sul tuo capo e il male sparirà". Ciò significa solo che il guaritore sta usando la stessa abilità misteriosa o, in altre parole, occulta, per influenzare le persone, ma invece di passaggi psichici o incantesimi di stregoneria, sembra usare preghiere ortodosse. Una certa regola di preghiera è percepita come una formula che aiuta solo finché il paziente si affida pienamente a questo particolare guaritore. È opportuno ricordare in questo caso le parole pronunciate dal salmista Davide: e il suo appello si risolva in condanna (Ps 109:7), o ciò che Dio disse per mezzo del profeta Isaia: Quando stendete le mani, io allontano gli occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. (Is 1:15). L'effetto curativo non avviene a causa di rituali e incantesimi di stregoneria, ma a causa di una speciale energia psichica del guaritore, che usa convenientemente l'ordine testuale della preghiera come un incantesimo magico che si adatta ai suoi gusti personali.

È un fatto rivelatore che la Chiesa applica una regola universale a tali casi e che i guaritori di questo tipo non ottengono mai una benedizione per condurre le loro manipolazioni (nonostante spesso affermino il contrario). Non conducono una vita ecclesiale particolarmente attiva, tanto meno partecipano regolarmente ai sacramenti della confessione e della comunione. Ciò che queste persone sicuramente non hanno mai è una guida spirituale seria o un padre confessore con cui parlare della loro vita. Rivolgendosi agli apostoli e attraverso di loro a tutti i sacerdoti, il Signore Gesù Cristo disse: Chi ascolta voi ascolta me, e chi respinge voi respinge me, e chi respinge me respinge colui che mi ha mandato (Lc 10:16). Le persone di cui parliamo non sembrano contrarie alla Chiesa e usano anche gli oggetti venduti nei negozi ecclesiastici, ma allo stesso tempo sono un po' distaccate dalla Chiesa.

Così un pastore contemporaneo descrive la sua esperienza con un simile guaritore: "All'inizio della perestrojka, una donna di mezza età della Repubblica di Komi venne da me per confessarsi. Circa un anno prima, andò in chiesa per la prima volta nella sua vita e acquistò diverse icone e un libro di preghiere. Appese le icone in un angolo della sua casa e stava per pregare quando si avvicinarono i suoi vicini, una coppia di anziani. Vedendo le icone nell'angolo, chiesero a cosa servissero. La donna spiegò che nessuno del loro villaggio aveva mai visitato una chiesa, perché quella più vicina si trovava ad almeno trecento chilometri di distanza. Dopo aver soddisfatto la loro curiosità nel miglior modo possibile, si offrì di pregare insieme usando un libro di preghiere che aveva appena acquistato. I vicini le stavano accanto, e iniziò a leggere le preghiere per la prima volta nella sua vita. Il giorno dopo, tornarono di nuovo, dicendo che quelle preghiere avevano dato loro sollievo dal dolore: il marito era guarito da un mal d'orecchi e il mal di schiena della moglie era scomparso.

Naturalmente, la misericordia di Dio non conosce limiti. In una situazione in cui gli abitanti di un villaggio dimenticato da Dio non incontravano mai nessuno che potesse parlare loro di Dio, egli poteva concedere la guarigione attraverso una donna senza alcuna educazione religiosa e avvicinare le persone a lui. Il problema era che dopo quell'incidente, gli abitanti del villaggio non si rivolsero a Dio, ma alla donna, che divenne nota come "guaritrice". I suoi vicini le presentarono tutti i loro amici che avevano bisogno di aiuto. Ma non le era mai venuto in mente che il maligno potesse complottare contro di lei. Inoltre, non conosceva né i comandamenti di Dio né l'insegnamento cristiano fondamentale, e nemmeno lo scopo della vita cristiana. Per quarantasette anni aveva vissuto la vita di una normale donna sovietica, con tutte le relative peculiarità di pensiero, cultura, visione del mondo e modo di vivere. È del tutto comprensibile che negli anni questa donna avesse commesso peccati, anche mortali, ma non se ne fosse mai pentita né sapesse nulla della necessità di confessarsi. Né conosceva qualcuno che potesse dirle che ci vogliono molti anni di duro lavoro per sbarazzarsi di abitudini e dipendenze peccaminose. Tutto questo servì ai demoni per farle pensare di essere stata scelta dal Signore per aiutarlo a guarire le persone. Non le era mai venuto in mente che lei, con tutti i suoi peccati, ne fosse indegna... Tuttavia, il Signore non le permise di andare avanti e le diede la possibilità di esercitare il suo libero arbitrio. Venne nella nostra chiesa "per caso" esattamente il giorno in cui stavo tenendo una predica prima della confessione su questo tipo di inganno demoniaco. Una volta terminata la funzione, venne a condividere la sua storia con me nel tentativo di scoprire se le sue "capacità" manifestate inaspettatamente appartenessero alla stessa serie di manifestazioni demoniache di cui stavo parlando. Questa donna credeva che l'integrità del suo caso fosse garantita dal fatto che non leggeva altro che preghiere dal libro di preghiere ortodosse e che non aveva mai intrapreso altre azioni. Naturalmente, credeva di aver ricevuto il potere di guarire da Dio e, ciò che è importante, di averlo ricevuto inaspettatamente e come dono. Parlare con lei non è stato facile. Odiava davvero separarsi dal suo ruolo di "guaritrice" e diventare ancora una volta una donna semplice e insignificante". [1]

Scrive a questo proposito san Giovanni Cassiano il Romano : "Ma colui che mira a comandare agli spiriti immondi, o a elargire doni di guarigione, o a manifestare al popolo qualche mirabile prodigio, anche se invoca il nome di Cristo facendo la sua ostentazione, è tuttavia lontano da Cristo, perché nella sua superbia di cuore non segue il suo umile Maestro..." [2] Pertanto, si tratta di una sostituzione davvero sottile. Se tutto nel nostro mondo fosse stato immediatamente presentato in una luce vera, le persone non sarebbero mai state tentate o sedotte, ma avrebbero visto il nocciolo della questione e sarebbero arrivate subito a conclusioni appropriate. Sfortunatamente, le persone hanno commesso errori nel corso della storia peccaminosa dell'umanità e ciò che all'inizio sembrava loro in un certo modo, è apparso, a una più stretta conoscenza, in una luce completamente diversa.

Il sottoscritto una volta ha incontrato un uomo che sosteneva di avere visioni di Cristo, che gli aveva parlato. Quest'uomo era un autista di trattori. Stava comprando un candelabro da chiesa al negozio di forniture ecclesiastiche di Sofrino, secondo la volontà, come disse, di Gesù Cristo. "Davvero", ripeteva il lavoratore, "è stato lui che mi ha detto di comprarlo per la chiesa, letteralmente". Quando abbiamo chiesto al "testimone" se fosse convinto della validità delle sue rivelazioni, ha risposto con grande convinzione e si è lamentato che i sacerdoti non gli credono. Ricordava calorosamente come aveva sentito le verità "superiori": "Vedete, sto guidando in un campo (e ho una vista scarsa), e lui (cioè l'essere invisibile che affermava di essere Cristo, nda) mi dice ridendo: "Ma come, stupido cieco, non riesci a vedere?" In tali situazioni tutto è abbastanza chiaro. Dove si può trovare nel Vangelo un punto in cui il Signore ride o usa frasi sciocche e mondane? Tuttavia, questo strano essere invisibile ha esortato il suo tramite a frequentare una chiesa e persino a farvi donazioni. Quindi, l'apparente virtuosità di qualunque azione, che si tratti di contegno, ammonimenti morali, fare del bene agli altri, può essere totalmente estranea alla grazia dello Spirito Santo e del Signore Gesù Cristo. Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce (Os 6:4), per usare le parole del profeta Osea. Il demone può suggerire temporaneamente qualcosa di "carino", perché questa antica e astuta creatura ha dei piani di vasta portata che si estendono ben oltre i confini della vita terrena. Naturalmente, se l'uomo ingannato si fosse imbattuto nell'idea di guarire gli altri e fare miracoli (sebbene all'epoca non si vedesse nulla del genere), avrebbe chiesto aiuto al suo compagno invisibile, che avrebbe immediatamente convertito la sua "preghiera in Cristo" a suo uso.

Diamo un'occhiata a questo problema da un'altra angolazione. Molte persone non vedono alcuna differenza tra le cose primarie e secondarie nelle loro vite. Dal momento che danno la priorità alla salute fisica, al benessere materiale e alla felicità della famiglia, si concentrano completamente sul raggiungimento di tutto ciò. Quando vengono in chiesa, non riescono a pensare alla salvezza della loro anima immortale, a come liberarla dalle reti del peccato o a trovare comunione con Dio, ma invece la loro attenzione si concentra esclusivamente su questioni di prosperità terrena. Ecco perché comprano candele, lasciano spiccioli nella cassetta delle elemosine o recitano preghiere occasionali. È comprensibile che se si ha un tale atteggiamento verso la vita, la guarigione ricevuta in modo pseudo-ecclesiastico sarà considerata come il criterio della verità.

La coscienza della maggior parte delle persone impedisce loro di pensare che un guaritore che ripristina la salute fisica di qualcuno conduca effettivamente una vita senza Dio. Se una malattia scompare e il guaritore usa la preghiera e i simboli cristiani, è senza dubbio gradito a Dio. Nel suo capitolo "Sui doni divini", san Giovanni Cassiano il Romano ha parlato di questo argomento: "Così, un uomo che si abbandona a vizi evidenti può occasionalmente compiere tali prodigi ed essere quindi considerato un uomo santo, un servo di Dio... e chi crede audacemente di possedere il dono della guarigione può gonfiarsi di orgoglio, e così cade più gravemente. Perciò, invocando i nomi di coloro che, come sanno, non hanno meriti di santità né frutti spirituali, pretendono di essere disturbati dai meriti di queste persone, e scacciati dai corpi che hanno posseduto". [3]

foto: infox.ru

Tuttavia, gli occultisti amano riferirsi a un famoso frammento del Vangelo, dove gli apostoli dicono al Signore: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi" (Mc 9:38-40). Utilizzando questo passo, gli occultisti si trovano in trappola, perché testimoniano apertamente che non seguono la Chiesa, anche se fanno finta di non esserle contrari.

Il beato Teofilatto di Bulgaria, famoso interprete delle Scritture, offrì il seguente commento al frammento sopra citato: "All'inizio della predicazione (del Vangelo), avvenne che alcuni, mossi dalla passione dell'amore della fama, desiderassero eseguire segni; ma osservando la potenza del nome di Gesù, lo invocavano e così facevano segni, anche se erano estranei indegni della grazia di Dio. E così piacque al Signore che la predicazione fosse diffusa anche da questi indegni". [4] Prima della Pentecoste, la semplice menzione del nome di Cristo faceva miracoli. Questo è stato all'inizio (e segni sono stati operati anche attraverso altri "mossi dalla passione dell'amore della fama" e "stranieri indegni della grazia di Dio"), fino a quando il Concilio degli Apostoli ha ricevuto lo Spirito Santo mandato dal Salvatore, divenendo così Chiesa santa e guadagnando il potere di compiere i segni e i prodigi di più alto valore.

Una volta che la Chiesa ha iniziato a marciare trionfante attraverso il mondo e a predicare il Vangelo, ci siamo trovati di fronte a una situazione diversa. Il libro degli Atti dice: Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica". Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. Ma lo spirito cattivo rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?". E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite (At 19:13-16). Di conseguenza, gli spiriti maligni non temono coloro che invocano solo il nome del Signore, ma coloro che sono in comunione con la Chiesa e partecipano ai suoi sacramenti.

È importante capire che nella preghiera genuina non sono le parole che funzionano, ma la potenza di colui al quale ci rivolgiamo in preghiera. Un cristiano crede in Dio e gli si rivolge usando una preghiera ecclesiastica, mentre Dio in risposta alla preghiera conferisce il suo potere benefico su un cristiano. Ma se un cristiano ha formato nella sua anima un'immagine distorta del mondo spirituale e ha una visione distorta di se stesso o di Dio (per esempio, pensando troppo bene a se stesso come eletto e guaritore, o attenendosi alla credenza eretica sul mondo spirituale come principio energetico impersonale), allora la sua preghiera, anche usando le stesse parole, non raggiungerà Dio né produrrà alcun risultato. Al contrario, accanto a tale persona ci sono angeli caduti che la circondano con la loro energia demoniaca e possono imitare le buone azioni, le guarigioni e l'adempimento delle preghiere.

Ecco perché uno dei severi avvertimenti di Gesù Cristo aveva a che fare con miracoli illeciti compiuti con il pretesto di invocare il suo nome: Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. (Mt 7:22–23). Sì, hanno profetizzato, scacciato i demoni e compiuto molti miracoli invocando il nome del Salvatore, ma sono rimasti senza di lui. Perché l'essenza stessa del loro ministero era puramente psichica, mai piena di grazia e spirituale. Le parole di Gesù Cristo sono sufficienti per cogliere l'essenza di questo fenomeno.

Note

[1] Igumeno N., "A proposito di un antico timore. Su chi e come gli stregoni fanno un incantesimo", Danilovskij Blagovestnik, 2007. pp. 67-68.

[2] Giovanni Cassiano il Romano, Venerabile. Scritti.

[3] Ibid.

[4] Beato Teofilatto di Bulgaria. Commento al Vangelo secondo Marco.

 
Perché è mancato un intervento militare della Federazione Russa in Ucraina?

Il livello delle discussioni analitiche sull'internet russo è perfettamente descritto dal politologo Simon Uralov: "Considerare che la crisi ucraina abbia influito solo sulle menti dei colleghi di Kiev trasformandoli in isterici assetati di sangue è fondamentalmente sbagliato. Anche tra i colleghi di Mosca ce n'è un numero incredibile". Lo scopo di questo materiale è quello di fare un passo indietro dall'isteria e di analizzare freddamente la situazione in Ucraina.

Comincerò con i necessari chiarimenti su diversi argomenti emotivamente importanti:

Perché è mancato un intervento militare russo?

Se questo testo fosse stato scritto pochi giorni fa, una sua parte significativa avrebbe dovuto essere dedicata a spiegare perché l'invio di truppe in Ucraina era inadeguato e semplicemente stupido anche dopo il referendum. Fortunatamente, il capo della resistenza a Slavjansk, Igor Strelkov, ha affrontato con questo compito meglio di me: nel suo messaggio video, ha descritto molto chiaramente l'inerzia della popolazione locale di Lugansk e Donetsk, in termini di azioni concrete per proteggere i loro interessi contro la giunta. Anticipando le argomentazioni circa il referendum, mi affretto a dire che un segno sulla scheda elettorale è sicuramente una buona cosa, ma non molto diverso da qualsiasi "mi piace" su Facebook. Perché un "mi piace" sulla scheda non cambia nulla. Il referendum è stato un atto necessario ma non sufficiente.

Quanto era preparato il Cremlino per gli eventi in Ucraina e quanto sta improvvisando anche adesso?

Vi consiglio di leggere il telegramma su Wikileaks, in cui è dimostrato che nel 2008 il Cremlino ha chiaramente indicato agli americani gli scenari che vediamo oggi: "Gli esperti ci dicono che la Russia è particolarmente preoccupata che le forti divisioni in Ucraina sull'adesione alla NATO, con gran parte della comunità etnica russa contro questa appartenenza, potrebbero portare a una grande divisione, di violenza o, nel caso peggiore, di guerra civile. In tale eventualità, la Russia dovrebbe decidere se intervenire, una decisione che la Russia non vuole fronteggiare".

È logico supporre che un tale sviluppo per il Cremlino non sia stato una sorpresa e che ora siamo in una situazione ancora più sgradevole, ma meno sfumata rispetto al "Piano E" descritto da Uralov.

Per capire ciò che il Cremlino farà in futuro, cerchiamo di formulare gli obiettivi:

- Non permettere l'ingresso dell'Ucraina nella NATO.

- Non permettere l'istituzione e la stabilizzazione in Ucraina di un regime russofobo, cosa che presume la denazificazione.

- Non consentire il genocidio della popolazione russa del Sud-Est.

Idealmente questo richiede la realizzazione dei tre obiettivi, e al tempo stesso, di non distruggere l'economia russa durante il suo ri-orientamento verso l'Asia e, allo stesso tempo, evitare che gli americani impongano i loro obiettivi economici a scapito della UE.

Come possono essere realizzati questi obiettivi?

Consideriamo lo scenario più semplice e vediamo quali sono le vulnerabilità e le conseguenze negative:

Così, l'esercito russo entra in Ucraina e pochi giorni dopo arriva a Kiev, poi cattura tutta l'Ucraina. I "patrioti" sono giubilanti, ci sono parate sulla Khreshchatyk, ecc.

Sembra che tutti e tre gli obiettivi siano stati raggiunti, ma emergono i seguenti problemi:

1. Nell'Unione Europea, dove l'elite imprenditoriale europea ha lentamente premuto sui piedi dei politici e tirato i freni per quanto riguarda le sanzioni, il "partito della guerra" (alias "il partito degli Stati Uniti", o meglio "il partito della Pax Americana") trionfa nettamente. Contro la Federazione russa, scatta il massimo delle sanzioni economiche con effetto terrificante principalmente per l'economia europea stessa, che cade subito in una recessione. Ma nulla di cui rallegrarsi.

In questo contesto, gli americani forzano facilmente la firma della loro versione del Partenariato transatlantico del commercio e degli investimenti, un patto commerciale, che trasforma l'UE in un'appendice dell'economia degli Stati Uniti. I negoziati sul trattato sono in corso in questo momento e, per gli americani, l'ingresso delle truppe russe in Ucraina sarebbe un enorme regalo. Le  sanzioni contro la Russia distruggerebbero il business europeo e le barriere commerciali con gli Stati Uniti gli darebbero il colpo di grazia. Ecco quello che avremmo alla fine: l'UE in uno stato post-bellico; gli Stati Uniti, vestiti a festa, che assorbono con gioia i mercati europei sui quali non hanno e non avranno concorrenti; la Federazione Russa... non nella sua forma migliore. Non sembra chiato a tutti chi sarebbe il pazzo in questa situazione, e che tale persona non è chiaramente gli Stati Uniti? Tra l'altro, non è necessario prendere in considerazione le argomentazioni secondo cui i politici europei non permetterebbero il suicidio economico. Gli euro-burocrati non sono in grado di fare nemmeno questo, come dimostra la pratica.

2. Oltre al fatto che il Cremlino renderebbe un servizio a Washington, abbiamo bisogno di guardare a ciò che accadrà alla Russia stessa.

- Se le sanzioni avessero effetti contro la Russia prima che sia firmato il mega-contratto del gas con la Cina per 30 anni, la Cina sarà in grado di negoziare un prezzo da una posizione di forza. Di fatto, da una posizione di ricatto (questo dimostra il comportamento della Cina, tuttavia, ma non chiaramente).

- Se vengono imposte sanzioni contro la Russia prima che sia siglato il mega-contratto petrolifero con l'Iran, attraverso il quale Rosneft sarà in grado di controllare altri 500.000 barili di petrolio al giorno, l'Iran sarà in grado di negoziare un prezzo da una  posizione di forza.

- Tutti i successivi tentativi di costruire qualcosa fino alla consegna delle importazioni di cui abbiamo bisogno adesso, saranno molto, molto costosi.

- Se le sanzioni avessero effetti prima della firma dell'accordo sulla costituzione della Comunità economica eurasiatica, immaginate quanto sarà facile per Lukashenko e Nazarbayev torcere le braccia di Putin nei negoziati. Un po' più di questo, e Mosca, al fine di creare la Comunità economica eurasiatica, dovrà pagare per il suo stesso petrolio.

3. La Federazione Russa dovrebbe assumersi la responsabilità del restauro dell'economia ucraina e della sua denazificazione: dove trovare il numero necessario di "denazificatori" in "caschi polverosi" (se qualcuno lo ha dimenticato, secondo Okudzhava, erano i commissari in caschi polverosi che si chinavano sugli eroi morti della guerra civile) per combattere gruppi compatti di ucraini nazisti, che potranno godere di sostegno e di fornitura dall'estero? Nel suo insieme, è chiaro che questo scenario beneficia grandemente Stati Uniti e Cina. Alla Russia resta un profondo senso di soddisfazione morale, sanzioni economiche e le future maledizioni dei "generosi" ucraini che sono infelici della loro "vita sotto occupazione".

Come sono strutturati nel tempo i punti chiave delle nostre vulnerabilità?

1. Contratto del gas con la Cina a maggio-giugno (firmato il 21 maggio!)

2. Contratto petrolifero con l'Iran in estate (Ecco perché gli Stati Uniti hanno revocato l'embargo: Rosneft è molto ben inserita sotto BP e non molto sotto Exxon Mobil. Dove scorre il petrolio? Verso la Cina).

3. Importante! Elezioni al Parlamento europeo, che porteranno un sacco di voti agli euroscettici alleati della Russia. Dopo l'elezione, si creeranno eurocommissioni di diversa composizione, con le quali sarà molto più facile lavorare – 25 maggio. Ancor più importante! Una volta siglato il contratto del gas con la Cina, i deputati neo-eletti saranno molto meglio disposti verso il South Stream.

4. Raccolta di tutti i documenti/permessi/ecc, per la costruzione del South Stream – maggio.

Questo è ciò che è visibile a occhio nudo, ma ci sono altri aspetti che sono molto importanti, ma che sono difficili da posizionare chiaramente su un calendario:

1. Transizione ad accordi in rubli per l'energia. Il petrolio e il gas non sono patate: sono forniti dietro contratti a lungo termine che non possono essere modificati unilateralmente, ma richiedono un lungo lavoro per sostituirli con quelli nuovi, oltre al cambiamento di quelli attuali.

2 Transizione alla quotazione dei prezzi in rubli per l'energia (per la negoziazione in rubli) sui mercati russi - è un lavoro assolutamente infernale, se non altro perché fino a ora nessuno ha mai fatto niente di simile.

3. Proprio sistema di pagamento.

4. Preparazione di sostituzione o di miglioramento delle importazioni del nostro lavoro con i fornitori asiatici (non in modalità di emergenza).

La lista può e deve continuare, questo è quello che vedo, e il Cremlino ha orizzonti molto più ampi.

Ora aggiungiamo le interessanti iniziative del ministero degli Esteri russo, che non se ne sta seduto inerte a guardare con le mani giunte. Per esempio, il vice ministro Karasin era a Doha il 6 maggio e si è incontrato con tutta l'elite del Qatar. I risultati, a mio parere, si sono rivelati scioccanti. Secondo il ministero degli Esteri, l'emiro del Qatar ha detto che apprezza la "convincente e coerente politica regionale della Federazione russa", cosa molto inaspettata per un paese che non solo è un alleato degli Stati Uniti e il ramo politico della Exxon Mobil nel Medio Oriente, oltre che un avversario al 100% della Federazione russa in Siria. Ma lo scrigno si è semplicemente aperto: il fatto è che i sogni americani di riempire il mondo intero con gas a buon mercato sono una condanna a morte per il Qatar e la sua élite. Senza prezzi ultra-elevati del gas, il Qatar non solo perde ogni speranza di grandezza regionale, ma diventa un cadavere. Doha si concentra rapidamente e inizia a offrire qualcosa di interessante: "Allo stesso tempo, è stato posto l'accento sull'accelerazione del coordinamento del Forum di Paesi Esportatori di Gas (GECF)", il cui prossimo vertice (che coincidenza!) si terrà in Qatar. Il Forum dei Paesi Esportatori di Gas è un'organizzazione che comprende paesi come la Russia, l'Iran, il Qatar, il Venezuela, la Bolivia e altri esportatori, e che il Cremlino, per lungo tempo, ma senza successo, ha cercato di trasformare in un analogo dell'OPEC per il gas. È possibile che ora sia arrivato il momento giusto per un potenziale cartello del gas. In primo luogo, i tre maggiori esportatori di gas, Russia, Qatar e Iran, hanno interessi molto simili e dovrebbe essere in grado di lavorare sullo stesso lato, al fine di condividere e "prendere in consegna le branchie" del mercato del GNL e dei gasdotti. Tale cartello del gas, anche in un formato ridotto (solo Russia, Qatar, Iran) controllerà almeno il 55 % delle riserve mondiali di gas e avrà notevoli opportunità di influenzare fortemente i mercati energetici della UE e dell'Asia. Naturalmente, un simile progetto comporterebbe un sacco di problemi e incontrerà opposizioni, nessuno garantisce che tutto funzionerà, ma è importante vedere che Mosca sta cercando attivamente opportunità per ulteriori vantaggi strategici nella lotta contro gli Stati Uniti.

Speriamo che ora sia chiaro su cosa il Cremlino stia prendendo tempo, su cosa stia cercando di tirar fuori dalla situazione ucraina, e sul perché questo sia importante.

Torniamo ai problemi direttamente connessi all'Ucraina e notiamo che anche l'attuazione di tutti i progetti importanti di politica estera non aiuterà nella realizzazione della denazificazione di Kiev e nel fare in modo che le truppe russe o l'esercito ribelle della Novorossija siano salutati con pane e sale anche nelle regioni centrali. Se l'esercito della Novorossija ha problemi con la mobilitazione di Lugansk e Donetsk, allora il lavoro all'interno delle regioni zombificate sarà molto, molto difficile. Tuttavia, sembra che al fianco della Federazione russa sul campo di battaglia appariranno presto il colonnello Fame e i reparti speciali Giperok ("Iperinflazione"), che cambieranno radicalmente gli equilibri di potere.

L'economia ucraina è finita. Con le semine primaverili disastrose, le coltivazioni di ortaggi distrutte (congelate), la mancanza di credito, i problemi con il gas, la salita dei prezzi del carburante, possiamo tranquillamente dire che l'economia verrà giù come un castello di carte. Nessuno darà soldi alla giunta, nemmeno dal FMI, che ha promesso qualcosa intorno a 17 miliardi dollari (esattamente il 50% di ciò di cui ha bisogno l'Ucraina per quest'anno), ma ha messo nel contratto una "clausola di salvaguardia": se Kiev non controlla tutte le regioni, non riceverà un centesimo. La fame, il freddo e l'iperinflazione (causata dal crollo della grivna) lavoreranno attivamente per indebolire la giunta e per correggere le menti dei "generosi" ucraini: certamente non arriveranno ad amare la Russia, ma questo non è affatto necessario. È sufficiente che comincino a ricordare il periodo di Janukovich come un dolce e irraggiungibile sogno. L'inevitabile caos e collasso totale delle strutture sociali, insieme con la guerra civile a bassa intensità, garantirà che la NATO non accetterà l'Ucraina perché l'Europa si metterà "in mezzo ai binari", e anche negli Stati Uniti i politici più o meno moderati non faranno una mossa, che ovviamente non porterebbe alla vittoria degli Stati Uniti, ma al trascinamento del paese in una guerra nucleare.

Inoltre, nel contesto del collasso economico totale, i minatori, i metalmeccanici e gli altri lavoratori che sono ora saldamente incollati al loro posto di lavoro per paura di perderlo e sperando di "cavarsela nelle loro capanne sul bordo (del precipizio)", non avranno più questa possibilità. Dovranno partecipare in una forma o nell'altra ai problemi politici ed economici della Novorossija. E verosimilmente dovranno partecipare con le armi.

Allo stesso tempo, la giunta rinominata Poroshenko, imposta (sul paese) da parte dell'Unione Europea, avrà un forte incentivo a negoziare con Mosca per fare concessioni e offrire compromessi. Già la nuova Commissione Europea, che ha bisogno di pace nell'Est e di transito stabile del gas, starà spingendo Poroshenko in questa direzione. Poroshenko sarà spinto nella stessa direzione anche dagli sconvolgimenti sociali causati dal colonnello Fame e da Iperinflazione il sabotatore.

Tutti questi fattori, sommati assieme, aprono grandi opportunità per il Cremlino di riformattare l'ex Ucraina in qualcosa di appropriato per gli interessi della Federazione russa. È proprio questo scenario che gli Stati Uniti stanno cercando di evitare, ed è per questo che gli Stati Uniti hanno seri motivi per accelerare la passaggio del conflitto a una fase calda con l'impiego di truppe e un massiccio spargimento di sangue.

Se si aggiunge il tempo necessario per l'azione della Fame e il tempo necessario per risolvere i problemi di politica estera in termini di creazione di lavoro con la Cina, l'Iran, la liberazione dalle catene dal dollaro, la sostituzione delle importazioni, ecc (molto approssimativamente) si può giungere alla conclusione che servono 5-9 mesi (quello stesso mese di dicembre, per il quale Janukovich ha tentato di negoziare) per fornire soluzioni alla questione ucraina e ad altre questioni per il massimo vantaggio della Russia. Durante questo periodo, è necessario fornire aiuti almeno per la conservazione dell'Ucraina in uno stato di guerra civile (per esempio, il supporto alle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, ma senza prendere Kiev troppo velocemente per non creare ulteriori inutili problemi) e idealmente, combinati con la guerra civile, prolungati e appiccicosi negoziati all'interno dell'Ucraina, con la partecipazione di osservatori internazionali, qualcosa come un foprmato 2 +4, cioè, Poroshenko + Tsarev + Russia, Unione Europea, OSCE, Stati Uniti d'America.

Il tocco finale. Negli ultimi mesi, gli Stati Uniti hanno rallentato il lavoro dei loro servizi stampa, riducendo il "pump-priming" (iniezione di denaro) da 85 a 55 miliardi di dollari al mese. Molti si aspettano (si veda per esempio http://www.reuters.com/article/2014/04/27/us-usa-fed-idUSBREA3Q08920140427), che la macchina si spegnerà completamente verso la fine di questo anno. Ancora una volta, in quello stesso dicembre. Ciò è dovuto al fatto che il dollaro, anche se è la valuta internazionale, non può essere stampato all'infinito – è impossibile. Secondo varie stime, gli Stati Uniti hanno quasi totalmente utilizzato la "forza di risorsa" del dollaro, che ha permesso loro di fare i cattivi con la macchina finanziaria. Inoltre, il corollario e l'effetto inevitabile di questi trucchi è la riduzione dei tassi sulle obbligazioni statunitensi, che, da un lato, aiuta Washington a pagare meno per i suoi debiti, ma, d'altra parte, sta in realtà soffocando l'intero sistema pensionistico e assicurativo statunitense che si basa sulla previsione di rendimenti molto diversi dalle loro obbligazioni. In parole povere, entro la fine dell'anno, gli Stati Uniti dovranno scegliere di far saltare in aria il loro sistema sociale al fine di mantenere la stampa, oppure ridurre notevolmente i loro appetiti al fine di preservare una possibilità di stabilità in casa. A giudicare dalla riduzione della quantità di dollari gettati nel sistema, Washington ha deciso che prevenire un'esplosione è più importante delle sue ambizioni di politica estera.

Ora per completare il puzzle, alla fine, facciamo le nostre previsioni:

- L'America cercherà con tutti i mezzi di aggravare la crisi in Ucraina, al fine di indebolire la Russia e mettere l'intero mercato europeo sotto il suo dominio prima di dover chiudere le sue macchine da stampa.

- Il Cremlino cercherà di tradurre la crisi in Ucraina dalla fase acuta alla fase cronica – guerra civile più lenti negoziati in mezzo al collasso economico dell'Ucraina. Allo stesso tempo, il Cremlino utilizzerà il tempo per creare condizioni favorevoli per il passaggio a un forte confronto con gli Stati Uniti – dal lavoro sullo svincolamento dal dollaro con la Cina, l'Iran, il Qatar, la creazione della CEE, ecc.

- Fine completa della crisi nel dicembre del 2014, forse anche prima se gli USA desistono dal tentativo di esacerbare le ostilità.

- E se non desistono? – Allora... una grande guerra... una guerra per le risorse, perché il "boom" del gas da argilla è una semplice bolla di gas.

Su questo argomento si veda in dettaglio questo articolo di William Engdahl, "Il boom dei gas da argilla di Washington – una bancarotta"

 
Padre Seraphim Rose e i segni dei tempi

padre Seraphim Rose

L'eredità dello ieromonaco Seraphim (Rose) continua a raccogliere forza come bussola per coloro che cercano la verità nel cristianesimo ortodosso. I suoi libri sono ancora popolari e molti dei suoi discorsi che sono stati registrati sono ora trascritti e disponibili gratuitamente. Uno di questi discorsi si intitola "I segni dei tempi": in esso padre Seraphim offre una panoramica delle tendenze nel mondo moderno della spiritualità, della pseudo-spiritualità e degli eventi che hanno portato alla venuta dell'anticristo.

Un discorso di padre Seraphim, pur contenendo alcuni dettagli obsoleti, è ancora una guida molto importante per noi che ci sforziamo di vivere l'autentica vita spirituale in un mondo che è sempre più inimicizia con essa. I modi sobri, cristallini, ma luminosi e allegri di padre Seraphim, uniti alla sua profonda comprensione patristica, rendono i suoi scritti e discorsi indispensabili, una lettura obbligatoria.

L'intervento è ristampato da The Orthodox Word, vol. 34, nn. 3-4 (200-201) maggio-agosto 1998.

Perché studiare i segni dei tempi?

L'argomento di questo discorso è: guardare ai segni dei tempi. [1] Prima di tutto, dobbiamo sapere cosa si intende con l'espressione "segni dei tempi". Questa espressione viene direttamente dal Vangelo, dalle parole del nostro Salvatore in Mt 16:3. Cristo dice ai farisei e ai sadducei che sono venuti da lui: "Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo", cioè dire che tempo farà; "e non sapete distinguere i segni dei tempi?" In altre parole, sta dicendo loro che questo non ha nulla a che fare con la scienza, o con la conoscenza del nostro posto nel mondo, o qualcosa del genere. È una questione religiosa. Noi studiamo i segni dei tempi per poter riconoscere Cristo.

Al tempo di Cristo, i farisei e i sadducei non studiavano i segni dei tempi per vedere che Cristo era venuto, che il Figlio di Dio era già sulla terra. C'erano già segni che avrebbero dovuto riconoscere. Per esempio, nel libro di Daniele nell'Antico Testamento, c'è una profezia riguardante le settanta settimane di anni, il che significa che il Messia doveva venire circa 490 anni dal tempo di Daniele. Quegli ebrei che leggevano i loro libri con molta attenzione sapevano esattamente di cosa si trattava, e all'incirca al tempo della venuta di Cristo sapevano che era tempo per il Messia.

Ma questo è un segno esteriore. Ancora più importante, i farisei e i sadducei avrebbero dovuto stare attenti ai segni interiori. Se i loro cuori fossero stati a posto con Dio, e se non avessero semplicemente cercato di adempiere il comandamento esteriore della legge, i loro cuori avrebbero risposto e riconosciuto Dio nella carne quando è venuto. E molti giudei lo fecero: gli apostoli, i discepoli e molti altri.

Questo stesso passaggio nel capitolo 16 del Vangelo di san Matteo parla ulteriormente di segni. Il nostro Signore disse agli ebrei: "Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona". Gli eventi dell'Antico Testamento contengono prefigurazioni di eventi nel Nuovo Testamento. Quando Giona rimase tre giorni nel ventre della balena, questa era una prefigurazione dei tre giorni del nostro Signore nella tomba. E questo segno – il segno di Giona – fu dato al popolo al tempo di Cristo.

Nostro Signore stava dicendo ai farisei e ai sadducei che una generazione malvagia e adultera cerca eventi spettacolari, cioè fuoco che scende dal cielo o la cacciata dei romani, angeli che si manifestano e bandiscono il governo straniero dei romani e cose del genere. Cristo disse loro che questo tipo di segno non sarebbe stato dato. Una generazione malvagia e adultera cerca questo, ma coloro che sono puri di cuore cercano piuttosto qualcosa di più spirituale. E l'unico segno che viene loro dato è il segno di Giona. Naturalmente, è una grande cosa che un uomo debba stare tre giorni nella tomba e poi risorgere, essendo Dio.

Così, dalle parole del nostro Salvatore, sappiamo che non dobbiamo cercare segni spettacolari, ma dobbiamo piuttosto cercare interiormente segni spirituali. Inoltre, dobbiamo stare attenti a quelle cose che, secondo la Scrittura, devono avvenire.

I segni dati da Cristo

Noi cristiani ortodossi abbiamo già riconosciuto e accettato i segni della prima venuta di Cristo. Il fatto stesso che siamo cristiani ortodossi significa che abbiamo fatto questo. Sappiamo cosa significano questi segni: per esempio, il segno di Giona, i 490 anni di Daniele e molte altre cose che il nostro Signore ha compiuto. I nostri servizi divini ortodossi sono pieni di profezie dell'Antico Testamento, che si sono adempiute nella venuta di Cristo. Questi segni li vediamo e li riconosciamo tutti, sembra tutto chiaro. Ma ora dobbiamo cercare diversi tipi di segni, cioè i segni della seconda venuta di Cristo. L'intero insegnamento sulla seconda venuta di Cristo e sui segni che la precederanno è esposto in diversi punti dei Vangeli, specialmente nel capitolo 24 di san Matteo. Anche san Marco e san Luca hanno capitoli su questo.

Questo capitolo di san Matteo racconta come nostro Signore si allontanò dal tempio e come i suoi discepoli andarono da lui per mostrargli gli edifici del tempio. Certo, a quei tempi il tempio era il centro del culto. Ogni ebreo doveva venire al tempio almeno a Pasqua, la Pasqua ebraica, perché solo qui Dio poteva essere adorato nel modo giusto.

Il nostro Signore guardò il tempio e disse ai suoi discepoli: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata". Dire a un ebreo credente in quel momento che l'intero tempio sarà demolito, che non ne rimarrà nulla, è come dire che è la fine del mondo, perché il tempio è proprio il luogo in cui Dio dovrebbe essere adorato. Come adorerai Dio se non c'è il tempio? Quindi queste parole del nostro Salvatore fecero pensare ai discepoli alla fine del mondo. Dissero subito: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo". In altre parole, sapevano già che sarebbe tornato e che questo sarebbe stato legato alla fine del mondo.

Quindi il nostro Signore dà tutta una serie di segni che devono avvenire prima che ritorni. Prima di tutto dice: "Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno". Cioè, verranno molti falsi cristi. Questo lo abbiamo già visto in tutta la storia della Chiesa: coloro che si sono sollevati contro la Chiesa, coloro che hanno finto di essere Dio, hanno finto di essere Cristo.

In secondo luogo, nel versetto successivo dice: "Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine". Certo, fin dall'inizio dell'era cristiana ci sono state guerre e voci di guerre, e ancora di più ai nostri tempi. "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi. Ancora guerre, poi carestie, terremoti. E dice: "Ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori".

Poi viene il segno successivo, che è costituito dalle persecuzioni. "Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome". Quindi, prima abbiamo i falsi cristi, poi le guerre, i rumori di guerre, le carestie, i terremoti, le persecuzioni, e poi un segno molto importante per i nostri tempi riguardo al crescente raffreddamento. Questo è il più micidiale di tutti i segni, perché il segno dei cristiani, come ci dice san Giovanni il Teologo, è che hanno amore gli uni per gli altri. Quando questo amore si raffredda, significa che anche i cristiani cominciano a perdere il cristianesimo.

Poi un altro segno, nel versetto successivo del capitolo 24: "Questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine". Questo segno del Vangelo predicato a tutte le nazioni lo vediamo intorno a noi ora. Il Vangelo stesso è prodotto in centinaia di lingue ora in quasi tutte le tribù della terra, e il cristianesimo ortodosso viene predicato in quasi tutti i paesi del mondo. In Africa ci sono grandi missioni: in Uganda, Kenya, Tanzania, Congo, e da lì si allargano.

Poi un punto più difficile: il nostro Signore parla dell'abominio della desolazione di cui parla il profeta Daniele. "Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo (chi legge comprenda)". Cioè, dovreste capirlo da qualcos'altro. Questo è un altro segno. Si tratta, ovviamente, del tempio di Gerusalemme e di una sorta di sua profanazione.

Poi, nel versetto 21, c'è il segno della grande tribolazione: "Vi sarà allora una grande tribolazione grande, quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà". Cioè, sarà il momento di sofferenza peggiore e più difficile dell'intera storia del mondo. Potete leggere i libri di storia e scoprire che ci sono state molte volte nella storia del mondo in cui ci sono state grandi sofferenze. Se leggete ciò che accadde agli ebrei quando Gerusalemme fu presa dopo la morte di Cristo, scoprirete che la sofferenza che accadde allora non aveva eguali. In altri luoghi c'è stata quasi altrettanta sofferenza. Eppure la grande tribolazione alla fine sarà molto peggiore. Ovviamente sarà mondiale e coinvolgerà tutti, non solo un popolo, e avrà un carattere davvero impressionante. Sarà "una tribolazione che il mondo non ha mai visto".

Subito dopo questo periodo, inizia a succedere qualcosa di ancora peggio. Il versetto 29 recita: "Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte". Un tale evento, ovviamente, non si è mai verificato prima, e questo ovviamente si riferisce al tempo proprio alla fine del mondo, quando l'intera creazione si prepara ad essere annientata per essere rimodellata.

Infine, il versetto successivo: "Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo", cioè apparirà nel cielo il segno della Croce. "E allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria". Cioè, la stessa venuta di Cristo sarà nei cieli con il segno della Croce, e questa è la vera fine di tutto.

Dopo aver raccontato tutto questo sui segni della fine, il nostro Signore dà un comando finale, dicendo: "Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà... Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà".

Tutto questo è nel capitolo 24 del Vangelo di San Matteo. Ma tutto ciò, per chi non conosce a fondo le Scritture e gli scritti dei santi Padri, solleva quasi più interrogativi di quanti ne risolva. Dobbiamo capire qual è il significato di tutte queste profezie. Come possiamo sapere quando si stanno realmente realizzando? E come evitare false interpretazioni? Perché ci sono molti falsi cristi, falsi profeti, false profezie, false interpretazioni. Come possiamo sapere qual è la vera interpretazione e quali sono i veri segni dei tempi? Se vi guardate intorno e andate in qualsiasi libreria religiosa, vedrete scaffali contenenti molti libri di commenti al Libro dell'Apocalisse, libri con interpretazioni sulla prossima fine del mondo.

La base per comprendere i segni

La prima cosa che dobbiamo avere se vogliamo avere la vera interpretazione dei segni dei tempi è qualcosa che possiamo chiamare conoscenza ortodossa di base. Cioè la conoscenza della Sacra Scrittura, sia dell'Antico che del Nuovo Testamento (e non solo secondo ciò che sembra, ma secondo il modo in cui la Chiesa ha interpretato le Scritture); la conoscenza degli scritti dei santi Padri; la conoscenza della storia della Chiesa; e la consapevolezza dei diversi tipi di eresie ed errori che hanno attaccato la vera comprensione del dogma da parte della Chiesa, e specialmente la comprensione degli ultimi tempi. Se non abbiamo un fondamento in fonti come queste, ci troveremo confusi e impreparati. Questo è esattamente ciò che ci dice il nostro Signore: essere pronti, essere preparati. Senza questa conoscenza di base, non saremo preparati e interpreteremo male i segni dei tempi.

Qualche anno fa è stato stampato un libro in inglese che è diventato un fantastico bestseller, per essere un libro religioso. Ha venduto oltre dieci milioni di copie in America. Si intitola The Late Great Planet Earth di Hal Lindsey, un evangelico protestante del Texas. Con uno stile piuttosto superficiale dà la sua interpretazione dei segni dei tempi. Crede che gli ultimi tempi siano quelli in cui viviamo ora. Crede che ovunque intorno a noi si stiano compiendo questi segni di cui parlava il nostro Signore. Se leggete questo libro, scoprirete che a volte dice qualcosa di più o meno corretto secondo la nostra comprensione ortodossa, a volte è totalmente sbagliato, e a volte ha in parte torto, in parte ragione. È come se stesse solo tirando a indovinare, perché legge la Scrittura secondo la sua comprensione. Non ha una conoscenza cristiana ortodossa di base, nessun background nella vera conoscenza delle Scritture e dei santi Padri. Pertanto, se leggete seriamente questo libro, vi ritroverete molto confusi. Non saprete più cosa credere. Il libro parla, per esempio, di un millennio che dovrebbe venire prima della fine del mondo. Parla del rapimento (rapture), quando si suppone che i cristiani siano raccolti nei cieli prima della fine del mondo, e poi osservino come le persone soffrono sulla terra. Parla della costruzione del tempio a Gerusalemme come se fosse una buona cosa, come se questo fosse una preparazione per la venuta di Cristo.

Se leggete libri come questo (ce ne sono molti altri; questo sembra essere un bestseller perché l'autore è riuscito a catturare l'immaginazione delle persone in un particolare momento), e se li prendete tutti come verità, troverete che invece di riconoscere Cristo – che è l'intera ragione della nostra comprensione dei segni dei tempi – accetterete l'Anticristo.

miniatura dell'Apocalisse

Prendiamo come esempio la questione del tempio di Gerusalemme. È vero, secondo le profezie ortodosse, che il tempio sarà ricostruito a Gerusalemme. Se guardate persone come Hal Lindsey, o anche il fondamentalista Carl McIntire, anche loro parlano della costruzione del tempio, ma ne parlano come se lo stessimo costruendo affinché Cristo possa ritornare e regnare sul mondo per mille anni. Quello di cui stanno parlando è la venuta dell'Anticristo. Il millennio, secondo l'interpretazione protestante, come uno speciale regno millenario alla fine del mondo, è in realtà il regno dell'Anticristo. In effetti, ci sono già state persone che si sono levate a proclamare il loro regno millenario, che durerà fino alla fine del mondo. L'ultimo fu Adolf Hitler. Questo si basa sullo stesso tipo di idea chiliastica: cioè interpretare il millennio in senso mondano. I reali mille anni dell'Apocalisse sono la vita nella Chiesa che è adesso, cioè la vita della Grazia; e chiunque la viva vede che, rispetto alle persone di fuori, è davvero il paradiso in terra. Ma questa non è la fine. Questa è la nostra preparazione per il vero regno di Dio, che non ha fine.

Ci sono molti libri di conoscenza ortodossa di base ora disponibili. Coloro che sono seriamente interessati a studiare i segni dei tempi dovrebbero prima essere molto esperti in alcuni di questi libri, e dovrebbero leggerli, studiarli seriamente e averli come cibo quotidiano. I migliori libri da leggere non sono le singole interpretazioni del Libro dell'Apocalisse, perché in questo momento non c'è davvero alcuna interpretazione ortodossa di questo tipo in inglese [il Commento all'Apocalisse dell'arcivescovo Averky (Taushev) fu pubblicato dopo che questo discorso era stato tenuto, ndc].

I migliori libri sono i libri di testo spirituali di base. Innanzitutto ci sono i testi fondamentali dei dogmi ortodossi, i vari catechismi. Uno dei migliori è l'opera dell'VIII secolo di san Giovanni Damasceno, La fede ortodossa, che passa in rassegna tutto il catechismo. Ancor prima ci sono le Catechesi di san Cirillo di Gerusalemme, cioè le lezioni preparate per i prossimi al battesimo, che percorrono tutto il Credo e raccontano ciò che crede la Chiesa. Esistono molti libri simili di catechismo, sia nei tempi antichi che in quelli più moderni. Più recentemente abbiamo i catechismi in russo del metropolita Platon e del metropolita Filaret, che sono un po' più brevi e semplici.

Poi c'è un altro tipo di libro: i commentari alle Sacre Scritture. Non ce ne sono molti in inglese [il commento alla Scrittura di san Cirillo di Alessandria (Logos, sei volumi) e The Explanation of the New Testament del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria (Chrysostom Press) sono stati pubblicati dopo questo discorso, ndc], ma abbiamo alcuni dei commentari di san Giovanni Crisostomo. Questo è un campo un po' debole in inglese, perché ci sono molti buoni libri in russo che non ci sono ancora in inglese, inclusi i libri più recenti di commentari alle Scritture, anche sull'Apocalisse. I libri dell'arcivescovo Averky sono molto buoni, ma ora vengono tradotti in inglese. A Dio piacendo, tra non molto saranno pubblicati. [2]

Poi, oltre a questi due generi di libri – catechismi di base e commentari alla Scrittura – ci sono tutti i libri sulla vita spirituale ortodossa. Questi includono la Storia Lausiaca (che racconta come vivevano i monaci in Egitto e come combattevano spiritualmente), i Dialoghi di san Gregorio il Grande, le Vite dei Santi, La Scala [L'ascesa Divina] di san Giovanni, le Omelie di san Macario il Grande, i libri di san Giovanni Cassiano, la Filocalia, La guerra invisibile e La mia vita in Cristo di san Giovanni di Kronstadt. Questi libri trattano la vita spirituale ortodossa di base, la lotta spirituale, come discernere le astuzie dei demoni, come non cadere nell'inganno. Tutti danno una base per comprendere i segni dei tempi.

san Teofane il Recluso

Poi ci sono le opere di scrittori più recenti che sono nello stesso spirito patristico dei santi Padri antichi. Gli esempi principali sono i due grandi scrittori della Russia del XIX secolo, san Teofane il Recluso e sant'Ignazio Brjanchaninov, le cui opere stanno uscendo gradualmente in inglese. Ci sono sono in inglese il libro del vescovo Ignazio L'arena e vari articoli di san Teofane [In seguito di san Teofane sono apparsi in inglese Kindling the Divine Spark, The Path to Salvation, The Spiritual Life e How to Be Attuned To It, ndc]. Questi due scrittori sono molto importanti perché trasmettono l'insegnamento patristico fino ai nostri giorni. Sono riuscito a spiegare molte domande che sorgono su come comprendere i santi Padri. Per esempio, la rivista The Orthodox Word ha un intero testo del vescovo Ignazio sulle stazioni di pedaggio aeree che l'anima incontra dopo la morte. A volte, leggendo i santi Padri, sorgono domande su tali argomenti e non si sa bene capire cosa dicono i Padri antichi, e questi Padri più recenti spiegano questi testi.

sant'Ignazio (Brjanchaninov)

Ci sono le storie della Chiesa, che raccontano la rivelazione di Dio agli uomini e come Dio agisce nei confronti degli uomini. È molto istruttivo leggere le storie dell'Antico Testamento, perché esattamente le stesse cose si ripetono nel Nuovo Testamento. Poi si dovrebbero leggere, insieme al Nuovo Testamento, le storie della Chiesa dei tempi del Nuovo Testamento. Per esempio, c'è un taccuino della Storia della Chiesa di Eusebio, che ripercorre la storia della Chiesa attraverso i primi tre secoli, scritta da un punto di vista cristiano ortodosso. È molto importante vedere ciò che i primi scrittori della Chiesa ritenevano importante nella storia della Chiesa: i martiri, gli apostoli e così via.

Quindi, tutti questi diversi tipi di scritti aiutano a prepararci con la conoscenza cristiana di base; catechismi, commenti alla Scrittura, libri di vita spirituale, libri patristici più recenti in questo stesso spirito, e storie della Chiesa. Prima di leggere troppo su cosa significano specificamente i segni dei tempi, dovremmo avere un background di base in tutte queste categorie di libri. Tutti preparano a capire qualcosa dei segni dei tempi. Una volta che uno ha cominciato a prepararsi in questo modo, non si tratta semplicemente di accumulare conoscenze nella propria testa e di essere in grado di ripetere a memoria certe frasi, di avere esattamente la giusta interpretazione di un versetto della Bibbia, o qualcosa del genere.

Discernimento spirituale

La cosa più importante che si acquisisce leggendo letteratura ortodossa di base come questa è una virtù chiamata discernimento. Quando arriviamo a due fenomeni che sembrano essere esattamente simili o molto simili tra loro, la virtù del discernimento ci permette di vedere quale di essi è vero e quale è falso: cioè, quale ha lo spirito di Cristo e quale potrebbe avere lo spirito dell'Anticristo.

La vera natura dell'Anticristo, che deve essere l'ultimo grande dominatore del mondo e l'ultimo grande oppositore di Cristo, è di essere anticristo, e "anti" significa non semplicemente "contro", ma anche "a imitazione di, al posto di". L'Anticristo, come dicono tutti i santi Padri nei loro scritti su di lui, deve essere uno che imita Cristo, cioè cerca di ingannare le persone facendo finta di essere Cristo tornato sulla terra. Pertanto, se si ha una nozione molto vaga del cristianesimo o si leggono le Scritture esclusivamente in base alle proprie opinioni (e le proprie opinioni vengono dall'aria, e l'aria non è cristiana ora, ma anticristiana), allora si arriverà a conclusioni molto anti-cristiane. Vedendo la figura dell'Anticristo, si sarà indotti a pensare che sia Cristo.

Possiamo fare alcuni esempi di come la virtù del discernimento può aiutarci a comprendere alcuni fenomeni abbastanza complicati. Uno di questi fenomeni è il movimento carismatico. C'è un prete greco in Indiana, padre Eusebius Stephanou, [3] che sta diffondendo questo movimento nella Chiesa ortodossa. Ha un numero piuttosto elevato di seguaci e simpatizzanti. È stato persino in Grecia e ci tornerà presto, e anche lì le persone a volte sono abbastanza sopraffatte da lui.

Si può vedere che parte della ragione del suo successo è che proviene da un'atmosfera ecclesiastica ortodossa in cui le persone, essendo nate in famiglie ortodosse, vanno nella chiesa ortodossa, ricevono i sacramenti e danno tutto per scontato. Poiché per loro diventa una questione di abitudine, non capiscono che l'intero significato della Chiesa è avere Cristo nel cuore, ma che si può pecorrere l'intera vita della Chiesa ortodossa senza che il proprio cuore sia risvegliato. In tal caso, si è proprio come i pagani. Di fatto, si è più colpevoli dei pagani. I pagani non hanno mai sentito parlare di Cristo, mentre la persona che è ortodossa e non sa cosa sia la vita spirituale semplicemente non si è ancora risvegliata a Cristo.

Questo è il tipo di atmosfera da cui proviene padre Eusebius. Vedendo che si tratta di un'atmosfera spiritualmente morta – ed è del tutto vero che gran parte di ciò che è nella Chiesa ortodossa è spiritualmente morto – vuole farle prendere vita. Ma il guaio è che lui stesso appartiene allo stesso spirito. In effetti, si nota che molto raramente legge i libri ortodossi di base. Ne sceglie uno o due che sembrano concordare con il suo punto di vista, ma non ha una conoscenza approfondita delle fonti ortodosse. Non pensa che siano le cose più importanti da leggere.

Se osservate in profondità ciò che lui e altre persone del movimento carismatico stanno dicendo – e il nostro libro L'Ortodossia e la religione del futuro approfondisce questo argomento – vedrete che ciò che chiamano risveglio spirituale e vita spirituale è in realtà ciò che è Padri più recenti come il vescovo Ignazio Brjanchaninov hanno accuratamente descritto come inganno, cioè una specie di febbre del sangue che ci fa sembrare si essere spirituali quando in realtà non afferriamo affatto la realtà spirituale. In effetti, è una realtà tanto diversa dalla vera vita cristiana, che si riflette in questi libri ortodossi molto basilari, quanto il cielo lo è dalla terra.

A parte i dettagli di come pregano e che tipo di fenomeni si manifestano durante i loro servizi, potete vedere che l'idea di base di padre Eusebius e si questi carismatici è un'idea falsa. Ieri abbiamo ricevuto un numero della rivista di padre Eusebius, Logos. Lì parla della grande effusione dello Spirito Santo negli ultimi tempi, che prepara la venuta di Cristo. Tutti i cristiani dovrebbero essere rinnovati, ricevere lo Spirito Santo, parlare in lingue. Questo prepara per la venuta di Cristo, e ci sarà una grande effusione spirituale prima che Cristo venga.

padre Eusebius Stephanou

Se leggete attentamente le Scritture, senza metterci i vostri pregiudizi, anche senza i commenti patristici vedrete che da nessuna parte si parla di una grande effusione spirituale alla fine del mondo. Cristo stesso dice il contrario. Per prima cosa dà il suo insegnamento riguardo a come dovremmo pregare e avere fede e non essere deboli. Presenta l'esempio della donna che va dal giudice e continua a supplicarlo di intercedere nella sua causa, e ci dice che è così che dovremmo continuare a pregare, pregare e pregare finché Dio non ci ascolta e ci dona. Questo è un esempio molto solido sulla preghiera. Poi dice: "Tuttavia" (cioè, nonostante il fatto che vi ho dato questo insegnamento e questo è il modo di pregare), "tuttavia, quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?" In altre parole, nonostante ti sia stato dato tutto questo, non ci sarà praticamente più nessuno che sia cristiano alla fine del mondo. "Troverà la fede sulla terra?" significa che non troverà quasi più nessuno. Non ci saranno greggi di persone che stanno pregando, ispirate dallo Spirito Santo alla fine dei tempi. Tutti i santi Padri che parlano di questo argomento parlano dei grandi tempi terribili alla fine e dicono che coloro che sono veri cristiani saranno nascosti e non saranno nemmeno visibili al mondo. Coloro che sono visibili al mondo non saranno veri cristiani.

Oggi ci sono tremendi risvegli carismatici alla Notre Dame University, e a Gerusalemme c'è ormai ogni anno una conferenza carismatica sullo Spirito Santo. 60.000, 70.000 persone si riuniscono e pregano e alzano le mani, e parlano tutti in lingue. Sembra che sia tornato il tempo degli apostoli, ma se si osserva ciò che succede lì, si vede che non è lo spirito giusto; è uno spirito diverso.

Pertanto, quando padre Eusebius parla di san Simeone il Nuovo Teologo, e di come devi sapere chi è lo Spirito Santo e riceverlo consapevolmente, questo va bene, questo è un buon insegnamento, ma se si ha lo spirito sbagliato, quell'insegnamento non si applica. E questo non è lo spirito giusto. Ci sono molti segni evidenti che è uno spirito diverso e non lo Spirito di Dio.

Ecco un caso in cui, se avete discernimento dalla conoscenza cristiana di base, potete osservare un fenomeno che afferma di essere apostolico e proprio come ai tempi della Chiesa primitiva che si preparava per la seconda venuta di Cristo, e se osservate da vicino, potete vedere che non è la stessa cosa. Anzi, semmai, è proprio come quelli che vogliono costruire il Tempio per Cristo. Lo stanno costruendo per l'Anticristo; è totalmente l'opposto.

Ancora una volta, potete vedere come il discernimento ci consente di valutare altri fenomeni che potrebbero non essere identici al fenomeno ortodosso, ma sono cose nuove. Quando li vedete per la prima volta, vi chiedete di cosa si tratti. Questo è caratteristico delle mode intellettuali: una cosa si presenta in giro, tutti la comprendono perché i tempi sono maturi, e allora tutti cominciano a parlarne e diventa la moda dei tempi. Nessuno sa bene come; è solo che tutti erano pronti per questo, e all'improvviso qualcuno ne ha parlato e ha cominciato a circolare ovunque.

Parte 2

La distorsione dell'uguaglianza cristiana

In questo momento abbiamo un'idea particolare che si sta impossessando delle persone: la cosiddetta idea della liberazione delle donne. Ciò assume la forma delle donne sacerdoti nella Chiesa anglicana, e anche nella Chiesa cattolica, che ora si sta preparando a questa idea.

Naturalmente, se la osservate seriamente, vi sedete e ci pensate, e leggete quello che dice san Paolo sulle donne e così via, non avrete problemi. È tutto molto chiaro che questa è una specie di nuova pazza idea. Ma è anche molto interessante guardarla più a fondo e vedere da dove viene – perché c'è un'idea del genere, che cos'è, cosa c'è dietro? – perché se capite la strategia del diavolo, siete un po' meglio equipaggiati per combatterlo.

Questa particolare idea di liberazione delle donne può essere fatta risalire ad almeno duecento anni fa. Certo, si può tornare indietro anche prima, ma la sua forma attuale risale ad almeno duecento anni fa, ai precursori di Karl Marx, i primi socialisti. Questi socialisti parlavano di una nuova grande era utopica, che verrà quando tutte le distinzioni di classe, razza, religione e così via saranno abolite. Ci sarà una grande nuova società, dicevano, quando tutti saranno uguali. Questa idea, ovviamente, era originariamente basata sul cristianesimo, ma distorceva il cristianesimo e equivaleva al suo contrario.

C'è stato un particolare filosofo in Cina alla fine del XIX secolo che ha portato questa filosofia alla sua logica conclusione, per quanto possibile. Il suo nome è K'ang Yu-Wei (1858-1927). Non è particolarmente interessante se non perché incarna questa filosofia dell'epoca, questo spirito dei tempi. In realtà è stato uno dei precursori di Mao Tse-Tung e della conquista della Cina da parte dei comunisti. Ha basato le sue idee non solo sul cristianesimo distorto, che ha preso dai liberali e dai protestanti in Occidente, ma anche su idee buddiste. Ha avuto l'idea di un'utopia che doveva realizzarsi, credo, nel XXI secolo secondo le sue profezie. In questa utopia, tutti i ranghi della società, tutte le differenze religiose e tutti gli altri tipi di differenze che influenzano i rapporti sociali saranno aboliti. Tutti dormiranno nei dormitori e mangeranno nelle sale comuni. E poi con le sue idee buddiste iniziò ad andare oltre. Disse che tutte le distinzioni tra i sessi sarebbero state abolite. Una volta che l'umanità sarà unita, non c'è motivo di fermarsi lì: questo movimento deve andare oltre. Ci deve essere un'abolizione delle distinzioni tra l'uomo e gli animali. Anche gli animali verranno in questo regno, e una volta che vi saranno gli animali... I buddisti sono anche molto rispettosi dei vegetali e delle piante; quindi, tutto il regno vegetale deve venire in questo paradiso, e alla fine anche il mondo inanimato. Quindi, alla fine del mondo, ci sarà un'utopia assoluta di tutti i tipi di esseri che in qualche modo si sono mescolati tra loro e tutti saranno assolutamente uguali.

Certo, avete letto di costui e dite che quest'uomo doveva essere pazzo. Ma se guardate in profondità, vedete che questo deriva da un profondo desiderio di avere una sorta di felicità sulla terra. Nessuna filosofia pagana, tuttavia, dà la felicità; nessuna filosofia creata dall'uomo dà la felicità. Solo il cristianesimo dà speranza per un regno che non è di questo mondo. L'idea di avere un regno perfetto viene dal cristianesimo, ma poiché i primi socialisti non credevano nell'altro mondo o in Dio, sognavano di creare questo regno in questo mondo. Ecco cos'è il comunismo.

Vediamo cosa succede, ovviamente, quando questa idea viene messa in pratica. Avete l'esperimento della Rivoluzione francese, che aveva idee apparentemente buone – libertà, uguaglianza, fraternità – o la Rivoluzione bolscevica, o in tempi più recenti le varie altre rivoluzioni comuniste. Infine c'è la Cambogia, un piccolo paese povero che per tre anni ha sofferto il comunismo assoluto e ha scoperto che almeno un quarto della sua popolazione è stata sterminata perché non si adattava. Tutti quelli che avevano più di un'istruzione liceale dovevano essere eliminati, tutti quelli che pensavano da soli dovevano essere eliminati, e così via. Adesso il regime è stato rovesciato da gente un po' meno spietata, ma non c'è molto di cui rallegrarsi.

Ciò dimostra che una volta che provi a mettere in pratica queste idee, ottieni non il paradiso in terra, ma piuttosto l'inferno in terra. Infatti, l'intero esperimento in Russia negli ultimi sessant'anni è stato una prova che non c'è paradiso in terra, se non nella Chiesa di Cristo, assieme alle sofferenze (cfr Mc 10:30). Il nostro Signore ha profetizzato che già in questa vita avremmo ricevuto indietro il centuplo di quello che diamo, ma che ciò dovrà avvenire con persecuzioni e sofferenze. Chi desidera avere questa felicità sulla terra senza sofferenze e persecuzioni, e senza nemmeno credere in Dio, crea l'inferno sulla terra.

L'interesse "cristiano" per gli UFO

inquadratura dal film del 1977 "Incontri ravvicinati del terzo tipo"

Un secondo esempio di fenomeno nuovo, di cui a prima vista non si sa che farsene, è l'ormai diffusissimo fenomeno degli UFO, i dischi volanti.

C'è un particolare evangelico protestante, il summenzionato Carl McIntire, [4] che è estremamente severo e retto e crede molto nella Bibbia. Ha un programma radiofonico, The Twentieth-Century Reformation, e un giornale. È assolutamente retto – devi separarti da tutte le persone che sono nell'apostasia – e le sue idee sono molto belle. È anticomunista. Chiama Billy Graham un apostata, insieme a tutti coloro che deviano dalla linea rigorosa di ciò che pensa sia giusto. Da questo punto di vista è molto severo, eppure nella sua filosofia si vedono le cose più strane. Per esempio, sta costruendo lui stesso il tempio di Gerusalemme in Florida. Ha un modellino del Tempio, e vuole costruirlo in modo da farlo competere con Disney World. [5] La gente verrà e pagherà per vedere il grande tempio che presto sarà costruito per la venuta di Cristo sulla terra. Questo dovrebbe fornire una buona opportunità per testimoniare il cristianesimo.

È anche appassionato di dischi volanti. In ogni numero del suo giornale c'è una piccola rubrica chiamata "UFO Column", e lì si parla, con grande stupore, di tutte le cose meravigliose e positive che stanno facendo questi dischi volanti. Si tengono conferenze e si girano film su di loro.

Proprio di recente ci sono stati diversi libri di protestanti sugli UFO, che mostrano abbastanza chiaramente che si tratta di demoni. La persona che scrive la rubrica su questo giornale si è arrabbiata per questo e ha detto che alcune persone dicono che questi esseri sono demoni, ma possiamo provare che non lo sono. Dice che forse un paio di loro sono demoni, ma la maggior parte no. Cita un caso recente in cui una famiglia del Midwest ha visto un disco volante. Il disco volante è sceso, è atterrato e la famiglia ha visto all'interno degli ometti - di solito sono alti circa un metro e mezzo - e hanno cantato "Alleluia". Si sono fermati a guardarli prima che volassero via; immagino che non abbiano più parlato con loro. E questo fece riflettere la famiglia; cominciarono a pensare: "Alleluia"; cominciarono a pensare al cristianesimo; guardarono nelle loro Bibbie, e alla fine si misero a frequentare una chiesa fondamentalista e si convertirono al cristianesimo. Pertanto, dice l'autore, questi esseri devono essere una specie di persone che stanno aiutando il piano di Dio per rendere il mondo cristiano perché hanno detto: "Alleluia".

Certo, se leggete sant'Ignazio (Brjanchaninov), saprete di tutti gli inganni che i demoni perpetrano: i demoni "pregano" per te, i demoni fanno miracoli, producono i fenomeni più meravigliosi, portano le persone in chiesa, fanno tutto quello che vuoi, pur di mantenerti in questo inganno. E quando verrà il momento, all'improvviso tireranno fuori i loro trucchi. Quindi queste persone, che sono state convertite a una sorta di cristianesimo da questi cosiddetti esseri dello spazio esterno, stanno aspettando il loro prossimo ritorno; e la prossima volta il loro messaggio potrebbe avere a che fare con Cristo che tornerà presto sulla terra, o qualcosa del genere. È ovvio che tutto questo è opera di demoni. Cioè, le esperienze reali. A volte è solo immaginazione, ma quando è reale questo genere di cose viene ovviamente dai demoni.

inquadratura dal film del 1977 "Incontri ravvicinati del terzo tipo"

Questo è molto elementare. Se leggete un testo dei primi Padri, una qualsiasi delle prime Vite dei Santi o la Storia Lausiaca, trovi molti casi in cui certi esseri appaiono all'improvviso. Al giorno d'oggi compaiono nelle astronavi perché è così che i demoni si sono adattati alla gente del tempo; ma se capite come funziona l'inganno spirituale e che tipo di astuzie ha il diavolo, allora non avete problemi a capire cosa sta succedendo con questi dischi volanti. Eppure questa persona che scrive la rubrica sugli UFO è un fondamentalista cristiano assolutamente severo. Sta cercando, in realtà, nuove rivelazioni provenienti da esseri provenienti dallo spazio.

Perché dobbiamo avere una visione ortodossa del mondo

Quindi, per ripetere il primo punto: guardiamo ai segni dei tempi per riconoscere Cristo quando verrà, perché ci sono stati molti falsi cristi, molti altri falsi cristi verranno, e alla fine del mondo arriverà finalmente colui che è chiamato Anticristo. L'Anticristo unirà tutti coloro che sono ingannati nel pensare che sia Cristo, e questo includerà tutti coloro la cui interpretazione del Cristianesimo è fallita. Spesso di possono osservare alcune persone che confessano il cristianesimo e sembra che molte delle loro idee siano corrette: vanno secondo la Bibbia. Poi si ossserva meglio, e si inizia a vedere qualche errore.

padre Dimitrij Dudko

Proprio di recente padre Dimitrij Dudko, [6] nel giornalino che pubblica, dice che è venuto da lui qualcuno che affermava di essere cristiano. Quando ha iniziato a parlargli, ha iniziato a sentire che questa persona non era ortodossa, e ha detto: "Lei di che confessione è?" "Oh, non è importante. Siamo tutti cristiani. L'unica cosa importante è che siamo cristiani". Disse: "Beh, no, no, dobbiamo essere più precisi di così. Per esempio, se lei è battista e io sono ortodosso, io credo che noi abbiamo il corpo e il sangue del Signore, e voi no". Bisogna essere precisi perché ci sono molte differenze. È bello avere un atteggiamento di rispetto per gli altri e non interferire nella loro fede, ma comunque c'è un vero modo di credere e ci sono modi che si allontanano dalla verità.

Allo stesso modo possiamo vedere che molte persone che non sono ortodosse hanno molte cose buone in loro, ma poi deviano in qualche modo. Alla fine sta a Dio giudicare, non a noi. Ma possiamo vedere cosa accadrà se tutti queste piccole deviazioni saranno proiettate negli ultimi tempi, se le persone crederanno ancora in quel modo quando verranno gli ultimi tempi. Questi errori fanno sì che le persone, quando vedranno l'Anticristo, penseranno che sia Cristo. Ci sono moltissime sette ora che credono che Cristo verrà a regnare per mille anni dal tempio di Gerusalemme. Pertanto, quando gli ebrei inizieranno a costruire il tempio, queste sette non faranno altro che rallegrarsi, perché, per loro, questo è il segno della venuta di Cristo. Sappiamo invece che questo è il segno della venuta dell'Anticristo, perché Cristo non verrà più al tempio. Il tempio è stato distrutto. Cristo verrà alla fine del mondo per iniziare l'eterno Regno dei Cieli. L'unico che verrà al tempio è l'Anticristo.

Quindi, questo è il motivo per cui la corretta comprensione e preparazione cristiana ortodossa basata su questa comprensione è assolutamente necessaria. Quanto più ci avviciniamo agli ultimi tempi, tanto più indispensabile è questa comprensione e preparazione.

Uno sguardo a segni specifici

Ora guardiamo solo per un momento ad alcuni dei segni nei nostri tempi che suggeriscono che la seconda venuta di Cristo, preceduta dalla venuta dell'Anticristo, è vicina. Riguardo alle profezie espresse nel capitolo 24 di san Matteo – prima di tutto i falsi cristi che verranno, poi le guerre, le carestie, i terremoti, le persecuzioni – è difficile giudicare, perché tutte queste cose sono accadute ormai da quasi duemila anni. È vero che ora sono su una scala più grande che mai, ma è anche vero che possono essere ancora peggiori. Questi segni sono l'inizio dei segni e non sono ancora così severi da poter dire che siamo proprio negli ultimissimi giorni.

Giuda nel film del 1973 dell'opera rock "Jesus Christ Superstar"

Un segno, però, è molto interessante e molto indicativo dei nostri tempi; cioè che Cristo è ora raffigurato sul palcoscenico. In passato non era mai stato permesso che Cristo fosse rappresentato sulla scena, perché un attore dà la sua interpretazione umana, e Cristo è Dio. Nell'Ortodossia forse non esiste un canone particolare al riguardo, ma l'intera prospettiva cristiana ortodossa è contraria; e qualsiasi protestante o cattolico fino a pochi anni fa sarebbe rimasto inorridito all'idea di un attore che recitava la parte di Cristo. Ora questo è diventato comune, e non solo in contesti religiosi, ma in contesti tutt'altro che religiosi. Godspell, Jesus Christ Superstar e così via: tutte queste sono in realtà parodie blasfeme che presentano Cristo in forma secolare affinché le persone possano vederlo. [7] Questo è molto sintomatico dei nostri tempi perché presenta un'immagine di Cristo anche alle persone non credenti, così che quando verrà l'Anticristo diranno: "Aha, ho visto sul palco qualcosa del genere. Si, deve essere così."

Il raffreddamento dell'amore

Un altro segno molto sintomatico dei nostri tempi è quello successivo citato in questo capitolo di Matteo: che l'amore di molti si raffredderà. Questa sembra essere una chiara caratteristica dei nostri tempi, in misura molto maggiore che in qualsiasi momento della storia passata. Lo si può vedere in quello che può essere chiamato nichilismo. Le persone commettono crimini senza un motivo particolare, non per guadagno ma solo per provare un brivido, perché non hanno Dio dentro di sé. In tutti i tipi di luoghi ora, si può vedere nelle famiglie la mancanza di normali rapporti umani, che produce persone fredde. Sono le persone di questo tipo che, in una società totalitaria, sono usate come schiavisti, lavoratori nei campi di concentramento e così via.

Recentemente abbiamo avuto la tragedia a Jonestown, composta da cittadini americani. Lì c'erano persone idealiste che si dedicavano completamente a una causa. Anche se ora è emerso che in realtà era una comune comunista, si supponeva che le persone fossero cristiane. Il leader era un ministro della cosiddetta Chiesa di Cristo, una delle principali denominazioni. Eppure queste persone, che presumibilmente avevano una certa consapevolezza di Dio e del cristianesimo, si sono uccise freddamente a vicenda. Coloro che bevevano e somministravano il veleno ai propri figli lo facevano con facce serene. Non c'è problema: questo è solo il tuo dovere, questo è quello che ti viene detto di fare. Questo tipo di freddezza è ciò di cui Cristo sta parlando. Ogni tipo di normale calore umano è stato abolito perché Cristo è uscito dal cuore; Dio se n'è andato. Questo è un segno spaventoso dei nostri tempi. In effetti, la stessa cosa che è accaduta a Jonestown è un avvertimento perché sembra che accadranno cose molto peggiori. Questa è opera di satana, ovviamente.

Solo un anno o due prima che ciò accadesse, abbiamo sentito parlare di ciò che è accaduto in Cambogia. Un piccolo gruppo di uomini – una decina o una ventina in tutto – ha preso il sopravvento su un intero paese e ha ucciso almeno due milioni di persone in modo spietato, sulla base di alcune idee astratte. Torneremo nelle campagne, dissero; quindi, tutti devono lasciare le città. Se non potete lasciare la città, morirete. I pazienti negli ospedali dovevano scendere dai loro tavoli operatori e, se non potevano andare, morivano: erano fucilati e lasciati in un fosso. I cadaveri venivano ammucchiati nelle città: era spaventoso.

È lo stesso tipo di cosa accaduta a Jonestown: la freddezza basata sull'idea – che sembra idealistica – di portare il comunismo sulla terra. Si scopre che Dostoevskij aveva ragione. Nel suo libro, I demoni, scritto nel 1870, c'era un personaggio russo di nome Shigalov, un teorico, che aveva una teoria assoluta su come il comunismo potesse venire sulla terra. Credeva che lo stato ideale sulla terra sarebbe stato il vero comunismo. Sfortunatamente, ha detto, per rendere felici sessanta milioni di persone, devi ucciderne cento milioni. Ma quei sessanta milioni di persone saranno più felici di quanto chiunque altro sia mai stato felice, e i cento milioni di persone saranno come fertilizzante per il futuro paradiso mondiale. Si dà il caso che in Russia siano scomparsi esattamente cento milioni di persone dal 1917, di cui almeno sessanta milioni furono uccisi dagli stessi sovietici.

Quindi questo segno è molto, molto presente nei nostri tempi: l'amore si raffredda. Questo accade anche tra i cristiani, non solo nel mondo in generale.

Poi un altro segno, che ai nostri tempi ha raggiunto dimensioni più grandi che mai, è che il Vangelo viene predicato in tutto il mondo. Questo, ovviamente, è vero in quanto il testo stesso del Vangelo si sta diffondendo in quasi tutte le lingue che sono parlate sulla terra adesso, almeno un migliaio di lingue, credo. Inoltre, il Vangelo ortodosso viene ora predicato in tutta l'Africa. Noi inviamo le nostre riviste in Uganda e in Kenya, e riceviamo lettere di risposta, lettere molto toccanti di giovani ragazzi africani che si sono convertiti all'Ortodossia. Hanno il massimo rispetto per il loro vescovo; vanno in seminario. È ovvio che a queste persone in Africa viene dato un sentimento molto ortodosso. Sono persone molto semplici. L'Ortodossia non deve essere complicata se ci sono persone molto semplici a cui predicare il Vangelo. È solo quando altri arrivano a contestarlo e a dire che la Scrittura significa qualcos'altro, cercando di dare interpretazioni troppo letterali, il che significa fare a meno di preti e vescovi, ecc., che la gente comincia a confondersi. Se viene loro predicato il Vangelo ortodosso, le persone semplici rispondono ora nello stesso modo in cui hanno sempre risposto in passato. Il problema è piuttosto con le persone complicate

Il tempio di Gerusalemme

Poi c'è il segno dell'abominio della desolazione e tutto ciò che riguarda il tempio di Gerusalemme. Per la prima volta nella storia, questa è ora diventata una possibilità. La ricostruzione del tempio fu tentata solo una volta prima, nel IV secolo. Sapere questo è un ottimo esempio di come ci illumini la lettura della storia della Chiesa. Possiamo trovare diverse fonti a riguardo dal IV secolo: san Cirillo ne fa menzione, così come molti degli storici della Chiesa a quel tempo. Giuliano l'Apostata, preso dalla passione di rovesciare il cristianesimo, decise che, poiché Cristo aveva profetizzato che non sarebbe rimasta una pietra del tempio sull'altra, se avesse ricostruito il tempio, avrebbe dimostrato che Cristo era un impostore, e quindi avrebbe potuto ripristinare il paganesimo. Perciò invitò deliberatamente gli ebrei a tornare a Gerusalemme, e questi iniziarono a ricostruire il tempio con la benedizione di Giuliano l'Apostata. Costruivano un po' durante il giorno, e la mattina dopo venivano e trovavano tutte le pietre a terra. Ci riprovarono, e dalla terra cominciarono a uscire palle di fuoco. Tutti gli storici concordano su questo. Infatti, gli storici razionalisti moderni, poiché vedono che non possono negare i testi e che qualcosa è effettivamente accaduto, iniziano a dire cose come: "Devono aver trovato petrolio" o "C'erano condotti di gas sotterranei". È stato ovviamente un miracolo di Dio impedire la costruzione del tempio, perché non era il momento: il tempio deve essere costruito solo alla fine del mondo. in ogni modo, alla fine fallirono nel loro tentativo e rinunciarono all'operazione. Delle poche pietre rimaste, non ne rimase una sull'altra. Così la profezia si adempì al tempo di Giuliano l'Apostata.

il parco a tema "The Holy Land Experience" a Orlando, in Florida

Ma ora, dal 1967, il sito dove prima si trovava il tempio è ora nelle mani degli ebrei. Pertanto, per la prima volta, diventa del tutto possibile che il tempio possa essere ricostruito. L'unica cosa che interferisce è la grande moschea che i musulmani hanno sul posto. Se viene distrutta, probabilmente ci sarà una guerra.

Solo dal 1948 esiste uno stato separato di ebrei in Terra Santa. È agli ebrei non credenti che verrà l'Anticristo. Verrà prima agli ebrei e poi al mondo intero attraverso gli ebrei; e solo quando ciò accadrà, il residuo fedele degli ebrei sarà finalmente convertito al cristianesimo negli ultimi tempi.

Quindi questo segno del tempio è molto grande. Quando vediamo il tempio in costruzione, allora sappiamo che il tempo è vicino, perché questo è sicuramente uno dei segni della fine. Finora, ovviamente, non è stato costruito, ma ci sono tutti i tipi di voci che i progetti sono già fatti, che le pietre vengono raccolte, ecc. È ovvio che gli ebrei ci stanno pensando.

Altri segni

Un altro segno è il fatto che quando verrà l'Anticristo sarà il dominatore del mondo, e solo ai nostri tempi è divenuta una realtà pratica che un solo uomo può governare il mondo intero. Tutti gli imperi mondiali fino a ora sono stati solo su una parte della terra, e prima delle comunicazioni moderne era impossibile per un uomo governare il mondo intero.

Inoltre, con l'aumento delle comunicazioni, con le bombe atomiche e le armi più avanzate, la possibilità di una tribolazione mondiale ora diventa molto più grande che mai. È ovvio che la prossima guerra sarà la più distruttiva nella storia dell'umanità, e probabilmente causerà, nei suoi primi giorni, più danni di tutte le guerre della storia. Oltre alle armi atomiche, ci sono varie armi batteriologiche per diffondere pestilenze tra le persone, gas velenosi e ogni genere di cose fantastiche che potrebbero entrare in gioco in una guerra totale.

Inoltre, il fatto che tutti i popoli del mondo siano maggiormente legati gli uni agli altri significa che quando una grande catastrofe si abbatte su un paese – una depressione o qualcosa del genere – allora ne risentirà tutto il resto del mondo. Questo lo abbiamo già visto negli anni '30 quando la grande depressione in America si diffuse nell'Europa. In futuro è ovvio che possa accadere qualcosa di molto peggio. Se un paese inizia a morire di fame, o se i raccolti falliscono per un anno in Canada, Australia, America e Russia – tutti i quattro grandi paesi che forniscono grano – immaginate solo come soffrirà il mondo intero.

Un avvertimento per coloro che sono attratti dal pessimismo

Tutti questi segni dei tempi sono molto negativi. Sono segni che il mondo sta crollando, che la fine del mondo è vicina e che l'Anticristo sta per venire. È molto facile osservare tutti questi segni negativi dei tempi ed entrare in uno stato d'animo tale da cercare solo cose negative. In effetti, si può sviluppare un'intera personalità, una personalità negativa, basata su questo. Ogni volta che arriva una nuova notizia, si dice: "Aha, sì, certo, è così, e andrà sempre peggio". Arriva la notizia successiva e si dice: "Sì, sì, è ovvio che è quello che succederà, e ora sarà anche peggio". Tutto ciò che si guarda è visto semplicemente come un compimento negativo di tempi orribili.

la distruzione di Pompei ed Ercolano, di John Martin

È vero che dobbiamo essere consapevoli di queste cose e non essere eccessivamente ottimisti sugli eventi contemporanei, perché le notizie dei nostri tempi raramente sono buone. Allo stesso tempo, però, dobbiamo tenere a mente lo scopo del nostro osservare i segni dei tempi. Osserviamo i segni dei tempi non solo per poter vedere quando verrà l'Anticristo. Questa è una cosa piuttosto secondaria. Osserviamo i segni dei tempi in modo da poter sapere quando verrà Cristo. Questa è una cosa fondamentale che dobbiamo tenere a mente in modo da non essere sopraffatti dalla tristezza, dalla depressione o rimanere chiusi su noi stessi, accumulando cibo per grandi calamità. Questa non è una cosa molto saggia. Dobbiamo essere, piuttosto, molto più cristiani, cioè pensare agli altri, cercare di aiutare gli altri. Se noi stessi siamo freddi, cupi e pessimisti, partecipiamo a questa freddezza, che è segno della fine. Dobbiamo essere calorosi e aiutarci a vicenda. Questo è il segno del cristianesimo.

Se guardate alla storia (in effetti, questa è un'altra buona ragione per leggere la storia della Chiesa), vedete che in tutta la storia dell'umanità, attraverso l'Antico Testamento, il Nuovo Testamento e tutti i regni cristiani in seguito (e se guardate al il mondo pagano, è la stessa storia), c'è un tempo continuo di sofferenze. Dove sono coinvolti i cristiani ci sono prove e persecuzioni, e attraverso tutte queste cose i cristiani hanno raggiunto il regno dei cieli.

Pertanto, quando verrà il tempo delle persecuzioni, dovremmo rallegrarci. C'è stato un piccolo incidente riferito nel giornalino di padre Dimitrij Dudko. Una donna in Russia era stata ricoverata in una clinica psichiatrica per aver fatto il segno della croce nel posto sbagliato o per aver indossato una croce, o qualcosa del genere. Padre Dimitrij e i suoi figli spirituali si sono recati a Mosca, sono andati in clinica, hanno preso un appuntamento e hanno parlato con il dottore, e alla fine lo hanno convinto che lei non doveva essere lì. Padre Dimitrij dice: "In realtà hanno paura di noi, perché quando li incalzi a riguardo, dicono che non hanno davvero alcuna legge in base alla quale possano tenerla lì". Così alla fine decisero di lasciarla andare, dopo che era stata lì per una settimana. Quando era lì le hanno dato vari farmaci e "vaccinazioni", cercando di abbattere il suo morale e convincerla a sbarazzarsi della sua religione. Quando è uscita era un po' scossa. Si è seduta su una panchina da qualche parte fuori dalla clinica e ha cominciato a parlare. "Sapete", disse, "quando ero lì e mi trattavano così male, mi sentivo calma perché sentivo che lì c'era qualcuno che mi proteggeva; ma appena sono uscita qui, all'improvviso ho paura. Ora sono tutta sconvolta e spaventata dal fatto che mi perseguitino di nuovo, che la polizia segreta stia guardando proprio dietro l'angolo". È ovvio perché è così. Quando sei in condizioni di persecuzione, Cristo è con te perché soffri per lui. E quando sei fuori, allora c'è l'incertezza di poter non tornare a quella condizione. Inizi a tornare alla tua comprensione umana. Quando sei lì non hai nient'altro su cui fare affidamento, quindi devi avere Cristo. Se non hai Cristo, non hai niente. Quando sei fuori, cominci a fare i calcoli e a fidarti di te stesso, e allora perdi Cristo.

NOTE

[1] Discorso tenuto alla conferenza femminile di sant'Herman a Redding, California, nell'estate del 1980. Questo discorso è stato trascritto dagli archivi della Confraternita di sant'Herman. Padre Seraphim tenne un altro discorso sullo stesso argomento nel maggio del 1981, all'Università della California, a Santa Cruz. Quel discorso, intitolato "Segni della venuta della fine del mondo", è disponibile su cassetta presso la fratellanza di sant'Herman dell'Alaska.

[2] Oltre a tradurre l'intero Commento all'Apocalisse dell'arcivescovo Averky, padre Seraphim ha tradotto alcune parti del suo Commento ai Vangeli e alle Epistole.

[3] 15 giugno 1924 – 23 maggio 2016. Sebbene padre Eusebios stesse calpestando un terreno pericoloso imitando il movimento pentecostale, è ricordato da molti come un prete greco che cercò di uscire da un regime di chiesa puramente etnica.

[4] 17 maggio 1906 – 19 marzo 2002.

[5] Infatti, a Orlando, in Florida, sede di Disney World, è stato costruito un parco a tema, chiamato "The Holy Land Experience", che contiene una replica del tempio di Salomone. Ha aperto nel 2001.

[6] 24 febbraio 1922 – 28 giugno 2004.

[7] Il film L'ultima tentazione di Cristo, uscito diversi anni dopo il riposo di padre Seraphim, è più blasfemo persino di questi esempi.

 
Le icone serbe contemporanee del monastero di Žiča

Il 17 ottobre si è aperta all'Istituto russo di storia dell'arte di San Pietroburgo una mostra dal titolo “Iconografia serba moderna: per l'800° anniversario della Lavra reale serba, il monastero di Žiča”.

Sono esposte opere dallo studio iconografico di uno dei più antichi monasteri serbi: la mostra è dedicata non solo all'800° anniversario del monastero, ma anche al profondo rapporto fraterno che lega la Russia e la Serbia.

 
L'eucaristia fuori dalla Liturgia nella Chiesa antica

Nella pratica moderna della Chiesa, la comunione viene solitamente data solo in chiesa e solo dal sacerdote. In caso di grave necessità, per esempio durante una malattia, un sacerdote può dare la santa comunione a un malato al di fuori della Liturgia. Tuttavia, la pratica di ricevere la comunione a casa esisteva nella Chiesa primitiva, di cui ci sono molte prove.

Troviamo le prime menzioni della comunione domestica nella prima Apologia di Giustino martire (II secolo). San Giustino, descrivendo l'ordine della celebrazione dell'eucaristia, dice quanto segue: “Allora ci alziamo tutti insieme e preghiamo, e […] quando la nostra preghiera è terminata, vengono portati il pane, il vino e l'acqua, e il celebrante […] offre le preghiere e ringraziamenti […] e il popolo acconsente, dicendo Amen; e vi è una distribuzione a ciascuno, e una partecipazione di ciò per cui si è reso grazie, e una parte viene inviata agli assenti per mezzo dei diaconi”.

L'atto di portare i santi doni nelle case è descritto qui come una pratica comune, ma rimangono alcune riserve. Con ogni probabilità, i diaconi portavano i doni solo a coloro che erano assenti per malattia o altri validi motivi, il che è più in linea con la pratica moderna e difficilmente oggetto di molte speculazioni sulla regolare comunione domestica. Tuttavia, quest'ultimo può essere vero. Non è noto se i diaconi dessero la comunione ai parrocchiani subito dopo aver portato i doni nelle loro case, o se li lasciassero perché fossero conservati e consumati successivamente. Le prove che forniamo di seguito suggeriscono quest'ultima ipotesi.

Tertulliano (II secolo) parla della comunione in casa non solo come pratica ordinaria ma anche quotidiana. In una lettera alla moglie (Ad uxorem), la supplicava, in caso di sua morte, di non contrarre seconde nozze, soprattutto con un pagano. Tra le altre argomentazioni, presenta la seguente: “Tuo marito non saprà che cosa mangi segretamente prima di (prendere) del cibo? E se sa che è pane, allora cosa penserà di te nella sua arroganza?” È interessante notare che qui viene menzionato il corpo di Cristo, ma non il sangue. C'è però una spiegazione anche per questo.

Clemente Alessandrino, oltre a ricordare che alcuni vescovi permettevano ai fedeli di portare a casa una parte del corpo di Cristo, scrive anche che i credenti mettevano il corpo nel vino in casa, santificandolo e trasformando il vino in sangue (Stromata, II secolo). Una visione simile dell'eucaristia divenne successivamente caratteristica della Chiesa occidentale, e in seguito della Chiesa cattolica romana, dove la comunione al solo corpo di Cristo divenne possibile dopo il XII secolo.

Con la fine delle persecuzioni contro i cristiani, la storia della comunione domestica divenne più difficile da tracciare. È opinione diffusa che questa pratica fosse rilevante solo durante il suddetto periodo di difficoltà, ma non è così.

Secondo san Basilio il Grande (IV secolo), la comunione fuori dalla Liturgia si conservava solo tra i monaci del deserto, ad Alessandria e in Egitto. Tuttavia Nikiphoros Kallistos Xanthopoulos scrive nella sua Storia Ecclesiastica che san Giovanni Crisostomo (IV secolo), allora patriarca di Costantinopoli, proibì la pratica della comunione domestica quando incontrò personalmente atteggiamenti inappropriati nei confronti dei santi doni. Descrive un incidente con una donna nobile che aveva preso una parte del corpo di Cristo nelle sue mani durante la Liturgia, l'aveva portata a casa e poi l'aveva usata per una sorta di pozione di stregoneria. Quando san Giovanni lo venne a sapere, ordinò di dare la comunione su un cucchiaio e proibì ai laici di prendere in mano i santi doni.

Ciò suggerisce che la pratica della comunione domestica fosse più diffusa di quanto indicato da san Basilio il Grande. Inoltre, dalla vita di san Basilio apprendiamo che dopo aver celebrato la prima eucaristia con le preghiere da lui composte, prese la comunione con una parte del corpo, ne pose una parte dentro la colomba eucaristica, e portò con sé la terza per ricevere la comunione prima della sua morte. Chiaramente, il fatto che san Basilio abbia preso la comunione privatamente non può essere visto come un argomento inequivocabile a favore della diffusione della comunione domestica a Cesarea.

Eppure, nonostante il comando di san Giovanni Crisostomo, la comunione domestica non è scomparsa per sempre dalla vita della Chiesa. Il Canone 101 del Cconcilio Quinisesto (691-692) proibisce di dare e ricevere il purissimo corpo nei reliquiari. Interpretare questo come un divieto di Comunione in casa può di fatto essere sbagliato.

Probabilmente si riferiva alla ben nota antica tradizione di deporre con riverenza oggetti sacri, come la prosfora o i santi doni, all'interno di piccole arche decorate, chiamate enkolpia. Theodoros Balsamon, interpretando questo canone, dice che durante quel periodo i ricchi indossavano enkolpia per vanità e li sfoggiavano davanti ai poveri che prendevano la comunione nelle loro mani. Forse ai laici era stato nuovamente affidato il corpo di Cristo?

Ciò è confermato da un episodio descritto nella vita della venerabile Teoctista di Paros (IX secolo). Vivendo una vita ascetica nel deserto, costei un giorno incontrò un cacciatore. La santa gli chiese di portarle i santi doni e, un anno dopo, questi le consegnò il corpo e il sangue di Cristo in un vaso. Questo episodio mostra che la comunione domestica era ancora possibile alla fine del primo millennio.

È impossibile dire con certezza perché e quando la Chiesa abbia abbandonato la pratica della comunione domestica. Probabilmente, la possibilità di continuare questa pratica era determinata dal “livello di coscienza” della vita eucaristica.

Nei primi secoli l'eucaristia era veramente il centro della vita cristiana, da qui le numerose testimonianze della comunione familiare. Nei tempi in cui la pietà e la purezza della fede declinarono, questa pratica cessò, rimanendo solo tra i chierici, tra i monaci, o con qualche riserva (come si può vedere dal divieto di san Giovanni Crisostomo e dal canone del Concilio Quinisesto).

Il ritorno di questa pratica alla vita della Chiesa non è impossibile. Ciò è evidenziato dall'esperienza della Chiesa russa nel XX secolo, quando in tempi di crudele persecuzione, ai laici era permesso di conservare e condividere i doni a casa. È improbabile che una tale pratica ritorni permanentemente nella vita della Chiesa, poiché oggi è relativamente facile venire in chiesa anche dal villaggio più remoto. Tuttavia, in casi straordinari, come il recente lockdown del Covid-19, ciò è rilevante e possibile.

 
Pro-vita e pro-scelta

Lucy: "Io sono pro-scelta!"

Linus: "Posso scegliere di fumare?" Lucy: "No, non ti fa bene".

Linus: "Posso scegliere una bibita gigante?" Lucy: "No, non ti fa bene".

Linus: "Posso scegliere di possedere un'arma?" Lucy: "No, non è sicuro per i bambini".

Linus: "Posso scegliere una lampadina a incandescenza?" Lucy: "No, non fa bene al pianeta".

Linus: "Posso scegliere il carbone a basso prezzo?" Lucy: "No, non fa bene al pianeta".

Linus: "Posso scegliere di onorare Dio?" Lucy: "No, quello è offensivo".

Linus: "Allora, cosa posso scegliere?"

Lucy: "Un aborto".

È possibile essere allo stesso tempo pro-vita e pro-scelta?

Qui dobbiamo definire i nostri termini. Con "pro-vita", si intende che ci opponiamo allo spargimento di sangue innocente, in qualsiasi stadio di sviluppo, compresi i bambini non ancora nati. Se qualcuno è "pro-scelta" significa che crede che dovrebbe stare alla madre di decidere se avrà o non avrà un aborto, per qualsiasi motivo. Se qualcuno dice di essere allo stesso tempo pro-vita e pro-scelta, questo può solo significare che personalmente si oppone all'aborto, ma pensa che gli altri dovrebbero essere liberi di decidere la questione per se stessi, perché non vuole "imporre la sua morale" su chiunque altro.

Si tratta di una posizione moralmente difendibile? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima chiedere perché un cristiano si dovrebbe opporre all'aborto? Noi ci opponiamo all'aborto non perché questo non ci piace. Ci opponiamo all'aborto perché crediamo che sia l'assassinio di una vita innocente – con la sola eccezione dei casi molto rari in cui si rende necessario per salvare la vita della madre, e in questi casi, quasi sempre, non fare nulla significherebbe la morte di madre e figlio.

Le Scritture sono molto chiare sul fatto che Dio prende lo spargimento di sangue innocente molto sul serio. Ci viene detto che Dio ha distrutto il regno di Giuda, perché lì erano ricorsi al sacrificio dei bambini:

"Ed egli [Manasse] fece passare suo figlio per il fuoco [una forma di sacrificio di bambini], e volte osservato, si affidò a vaticini e presagi, istituì negromanti e indovini. Compì in molte maniere ciò che è male agli occhi del Signore, provocando il suo sdegno" (2 Re 21:6).

"Ciò [la distruzione di Giuda da parte dei babilonesi] avvenne in Giuda per ordine del Signore, per allontanarlo dal suo volto a causa dei peccati di Manasse, per tutto quel che aveva fatto, e anche a causa del sangue innocente che aveva versato; infatti aveva riempito di sangue innocente Gerusalemme. Il Signore non volle usare indulgenza" (2 Re 24:3-4).

La convinzione che l'aborto sia un omicidio non è una posizione cristiana di recente adozione. Nella Didachè, che è il più antico documento cristiano al di fuori del Nuovo Testamento, si dice in modo inequivocabile:

"Non ucciderai un bambino con l'aborto né lo ucciderai quando è nato" (Didachè 2:2).

Il Canone 91 del sesto Concilio ecumenico dice:

"Quanto alle donne che forniscono farmaci allo scopo di procurare l'aborto, e a quelle che prendono veleni per uccidere il feto, sono soggette alla pena prevista per gli assassini".

Allo stesso modo, San Basilio dice nel suo secondo canone:

"Una donna che abortisce deliberatamente è soggetta alla stessa pena di un assassino."

Così un cristiano ortodosso che in realtà crede a ciò che la Chiesa insegna può solo opporsi all'aborto sulla base del fatto che è l'assassinio illecito di una vita umana innocente.

Quindi, una persona può davvero essere contraria allo stupro, ma non volere "imporre la propria morale" sugli altri? No.

Una persona può davvero essere contraria al linciaggio, ma non volere "imporre la propria morale" sugli altri? No.

Una persona può davvero essere contraria all'aborto, ma non volere "imporre la propria morale" sugli altri? No.

E di fatto ogni legge riflette la moralità di qualcuno. Non vi è alcun motivo per cui i cristiani non dovrebbero usare il loro potere di voto per influenzare le leggi che proteggono la vita innocente.

 
VIDEO: La chiesa ortodossa di Macon, Georgia (USA)

Ecco un filmato su come una parrocchia ortodossa dovrebbe funzionare nell'ambiente pluralistico, multietnico di un paese occidentale: decorosa nel culto, ospitale negli eventi sociali, basata sulla lingua e sulla cultura locale ma aperta a tutti, attenta a far sentire ogni fedele a casa propria, pronta a spiegare l'Ortodossia a ogni visitatore interessato.

 
Il fuoco nascosto: Prospettive ortodosse sullo yoga

Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele e un infedele? Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli?

2 Corinzi 6:14-16

Sono stato cresciuto nel cattolicesimo romano. Ho amato la preghiera. Passeggiate attraverso i boschi, giochi lungo i torrenti, corse attraverso i vasti campi della fantasia. Erano come preghiera per me: il silenzio, la quiete, l'esichìa in cui i bambini si trovano quasi per natura. Io non ero sempre in questo luogo di pace e preghiera. Ma lo riconoscevo. E lo davo per scontato, come semplice attività nel cuore.

Tutti noi lo sperimentiamo a vari livelli. Usiamo parole diverse – o proprio nessuna, perché tutte sembrano così inadeguate – per esprimere il movimento del cuore verso Dio. Sembra che quando siamo innocenti nel cuore, soprattutto quando siamo molto giovani, vi sia una percezione tangibile di due in queste esperienze. L'amante e l'amato. Il qualcun altro. Da bambino, non articolavo questa presenza come Cristo – così come non ho mai articolato i miei genitori con i loro nomi. Li conoscevo, e basta.

* * *

Da studente di scuola superiore – i miei nonni mi avevano messo in una scuola per ragazzi cattolici – volevo essere un monaco trappista. Frequentavo regolarmente le funzioni e leggevo spesso la Bibbia. La Scrittura è davvero come una porta. Puoi entrare attraverso di essa e lo Spirito Santo ti trova un posto senza che tu debba mai davvero sollevare i piedi da terra. Ma sapevo che c'era qualcosa di più. Una differenza tra le letture sull'esperienza e l'esperienza stessa.

Il dr. Harry Boosalis scrive in Holy Tradition: "Noi non siamo chiamati semplicemente a 'seguire' o a 'mimare' la Tradizione. Siamo chiamati a viverla... proprio come i santi hanno fatto e continuano a fare". Sappiamo che manca qualcosa nel mondo che ci circonda. Alcune ricchezze, una certa profondità di cui siamo vagamente consapevoli e che desideriamo. Si tratta, ovviamente, della ricchezza di amore, luce e grazia di Dio. Ma, in quel momento della mia vita, non avevo il linguaggio per esprimerlo. Come molti, attribuivo questa insoddisfazione, questo disagio ad altre cose.

Poi un professore di psicologia al liceo ha guidato la mia classe attraverso l'auto-ipnosi. Il mio fascino per la meditazione è cresciuto rapidamente da allora in poi. Mi sentivo rilassato. Avevo abbassato la guardia su nuove esperienze. Mi sentivo come se la porta sul retro del mio cuore fosse aperta in modo permanente. Ho rifiutato Dio per 'fare da solo per conto mio.' Ho sperimentato, molto chiaramente, una luce che si spegneva dentro di me. La presenza, il qualcun altro, l'amico ha rispettato tale decisione. Mi sentivo come se mi avesse tranquillamente lasciato. Rispetta il libero arbitrio. Non ti forza mai. Bussa alla porta del cuore e attende.

* * *

Così ho iniziato a meditare regolarmente. Inizialmente, soprattutto da adolescente, era davvero difficile: seduto per ore con vecchi buddhisti tibetani, completamente immobile, riportando i miei pensieri alla nuda parete e statua bronzo del Buddha di fronte a me. Ho iniziato a studiare la reincarnazione, il karma, e il samsara. [1] Non ero ancora a conoscenza delle origini del buddhismo tibetano nella religione sciamanica chiamata Bon, né della sua inclusione di astrologia, magia, e altre pratiche occulte. [2]

Volevo imparare a calmare l'ansia e la depressione, a spazzare i pensieri dispersi. Visitando sale di meditazione buddhista e ashram indù, sono rimasto affascinato dai 'fuochi d'artificio spirituali': estasi, trance, sensazioni e visioni. Questi sono associati con tutti i livelli della meditazione e dello yoga e aumentano con la pratica. Queste esperienze e altre simili sono definite siddhi, o poteri acquisiti attraverso il sadhana (la pratica della meditazione e dello yoga). La curiosità è diventata fascino, e il fascino è diventato familiare. Senza che me ne accorgessi, la mia iniziale curiosità 'innocua' verso lo yoga e la meditazione si è indurita in un'abitudine. Ho trascorso più di un decennio immerso in questo mare spirituale.

* * *

Nel corso di questi anni, mi sono posto molte domande. Per esempio, i preti e i monaci cattolici sapevano se i primi cristiani credevano nella pre-esistenza delle anime e nella reincarnazione? Loro dicevano di non saperlo. E peraltro, chiedevano, cosa importa? Leggendo più a fondo sulle origini e i significati delle religioni dell'Estremo Oriente, e desideroso di sperimentare i bardo – le dimensioni intermedie del materiale e quello spirituale - ho studiato il Libro tibetano dei vivi e dei morti.

Ho letto tutta la letteratura mistica o esoterica su cui potevo mettere le mani, tenevo una copia della Bhagavad Gita piegata nella tasca posteriore e leggevo gli scritti di Paramahansa Yogananda. Mi sono immerso negli scritti di Osho, leggevo Ram Dass e Ramana Maharshi, convinto non vi fosse nessun essere più divino di me. Toccava a me distruggere il mio sé illusorio. Secondo tanto di quello che avevo letto e sentito non ci poteva essere rapporto personale con il Divino e questo mi lasciava in conflitto. La calma e la natura pacifica dell'infanzia non c'era più. Più approfondivo il nucleo della meditazione e dello yoga, più sperimentavo impulsi improvvisi e inspiegabili che mi facevano male. La mia anima era sotto attacco. Questo è stato un periodo molto buio e sfortunato della mia vita.

Cercando la calma, ho preso il voto di Bodhisattva e ho trovato un contemplativo e silenzioso ordine monastico laico all'interno del buddhismo in uno sforzo di radicarmi da qualche parte, a qualche cosa. Dopo un primo periodo di relativa pace, si è sviluppata audacia, o perfino temerarietà, per quanto riguarda le attività spirituali. Stavo passando per una sorta di alcolismo spirituale. Ma non lo sapevo.

* * *

Il figliol prodigo aveva mangiato il cibo dei maiali in un paese lontano. Ma tornò a casa quando si ricordò il sapore del pane della casa di suo padre. Per più di un decennio io ho vissuto in questo paese lontano, mangiando il suo cibo.

Ho visto tanta gente – alcuni amici, molti stranieri – cercare la dissoluzione del sé. Avevano un insaziabile desiderio di perdere se stessi, non nella vita e nella luce di Dio, ma nel buio del vuoto, in una separazione dall'Amore che trascende tutto. Questa separazione è l'inferno. Molti uomini, donne e bambini cercano questo inferno, passando attraverso rapporti promiscui e saltando dalle finestre delle droghe, attraverso le quali cadono in tanti.

Ma io ho studiato e praticato il kundalini yoga e lo sciamanesimo, provando la presenza di paura e di freddezza. [3]

Mi sono fatto una reputazione nella lettura dei tarocchi, un metodo occulto di divinazione. Ho insegnato yoga e istruito gruppi attraverso meditazioni guidate e cantando nei deserti. Abbiamo sperimentato la proiezione astrale – esperienze extracorporee guidate attraverso gli stati del bardo descritti nei libri tibetani. Portavo con me non solo copie sottolineate della Bhagavad Gita, ma anche le Upanishad e i sutra buddhisti ovunque andavo. [4] Ognuna di queste occupazioni era un passo che mi allontanava dalla montagna sacra di Cristo. Fate cadere una goccia d'acqua sulla pietra abbastanza a lungo e la farete dissolvere. Segnando la mia fronte con pasta arancione, suonavo campane offrendo frutta e fuoco mentre adoravo Krishna, vagando a piedi nudi per le strade di Eugene, Portland, Seattle e infine Rishikesh, Haridwar e Dharamsala nel nord dell'India.

* * *

"Separato da Dio, che è la fonte della vita", scrive l'archimandrita Zacharias nel suo libro Hidden Man of the Heart, "l'uomo può ripiegarsi solo su se stesso... A poco a poco è lasciato desolato e dissoluto".

Il buddhismo rifiuta il sé, l'anima, e la persona. Piega le braccia in silenzio contro Dio. La sofferenza non è mai trasfigurata Ci sono croci nel buddhismo, ma non c'è mai la risurrezione. Uno

potrebbe dire che il buddhismo trova il sepolcro vuoto e dichiara questo vuoto lo stato naturale delle cose, perfino la meta. Nel buddhismo tutto – il paradiso, l'inferno, Dio, il sé, l'anima, la persona – è un'illusione che attende di essere superata, scartata, distrutta. Questo è l'obiettivo. L'obliterazione totale. L'essenza del buddhismo si riassume in questo assioma del IX secolo: 'Se vedi il Buddha, uccidilo'.

Il buddhismo non professa – né può professare – la guarigione dell'anima e del corpo. Anima e corpo devono essere superati e scartati. Nella Chiesa ortodossa, tuttavia, l'anima e il corpo sono destinati a essere guariti. Il buddhismo insegna che nulla ha un valore intrinseco. La Chiesa insegna che tutto ciò che è stato creato da Dio ha un valore intrinseco. Questo comprende il corpo umano. Noi siamo esseri complessi. Le azioni del nostro corpo, mente e anima sono collegati. E queste azioni collegate sono direttamente correlate al nostro rapporto con Dio e al regno spirituale.

Per i cristiani ortodossi, tutto – anche la sofferenza – è una porta nascosta attraverso la quale incontriamo Cristo, in cui ci abbracciamo l'un l'altro.

* * *

Un autunno, ho viaggiato fino a Rishikesh, in India. Questa città prende il nome dal dio pagano Vishnu, 'il signore dei sensi'. Rishikesh è la 'capitale dello yoga del mondo'. È generalmente considerata il luogo dove lo yoga ha avuto origine sulla terra. Per 40 giorni ho studiato e praticato il cosiddetto sentiero spirituale segreto dello yoga integrale ai piedi dell'Himalaya. [5] Questo copriva non solo lo yoga da palestra dell'America; ogni classe iniziava e si concludeva con una preghiera al 'dio della tempesta ruggente', Shiva.

Nel frattempo insegnavo inglese ai rifugiati tibetani e lavoravo come redattore per il governo nazionale tibetano. Lo yoga è storicamente radicato nell'induismo. Per curiosità, ho parlato con un rinpoche al monastero del Dalai Lama a Dharamsala. [6] Gli ho chiesto chi o che cosa sono queste divinità indù sono secondo la cosmologia buddhista. La sua risposta è stata allarmante: "Sono esseri creati, con un ego ... sono spiriti intrappolati nell'aria". [7]

* * *

Che cos'è lo yoga? Che cos'è l'energia kundalini?

Il significato letterale di yoga è 'giogo'. Significa legare la propria volontà al serpente della kundalini elevandola verso Shiva e vivendo il proprio 'vero' sé. Tutti i percorsi dello yoga sono interconnessi come rami di un albero. Un albero con le radici che affondano nelle aree stesse del mondo spirituale. Questo è evidente nei libri antichi, la Bhagavad Gita e gli Yoga Sutra di Patanjali. Ho appreso che l'obiettivo finale dello yoga è quello di risvegliare l'energia della kundalini arrotolata alla base della spina dorsale a immagine di un serpente, finché ti porta a uno stato in cui realizzi il tat tvam asi. [8]

Naturalmente, lo yoga può facilitare esperienze eccezionali del corpo e la mente. Ma così pure avviene con l'ingestione di farmaci che alterano la mente, e di veleni insapori e impercettibili. Attraverso lo yoga, a poco a poco, si sfrutta la shakti, che gli yogi definiscono come la Divina Madre, la 'dea oscura' connessa con le altre principali divinità indù. Questa energia non è lo Spirito Santo, e il sistema non è aerobica o ginnastica.

Connessi a questo intero sistema sono i bhajan e i kirtan – equivalenti pagani degli acatisti cristiani ortodossi, ma dedicati alle divinità indù – così come i mantra, che sono le formule 'sacre', equivalenti a numeri di telefono per mettersi in contatto con vari guru e divinità pagane.

* * *

Come è collegato lo yoga con l'induismo?

Per essere chiari, l'induismo non si riferisce a una religione specifica. Si tratta di un termine che gli inglesi hanno dato ai vari culti, filosofie e religioni sciamaniche dell'India. Se chiedi a un indù se crede in Dio, egli può dirti che tu sei Dio. Ma chiedi a un altro, e mostrerà una roccia, o una statua, o una fiamma. Questa è la polarità indù: o tu sei Dio, o tutto il resto è un dio.

Lo yoga è situato sotto questo ombrello dell'induismo, e per molti versi è il polo dell'ombrello. Agisce come un braccio missionario per l'induismo e il New Age all'esterno dell'India. [9] L'induismo è come una straordinaria bambola russa: apri una filosofia e al suo interno ce ne sono diecimila altre.

E quelle non aperte comportano rischi. Puoi fare il bagno facilmente e con noncuranza in acque che non conosci. Ma se sei ignaro delle maree e delle particolarità della zona, puoi essere in pericolo. Puoi essere spazzato via dalla risacca. Puoi tagliarti contro rocce non visibili e contrarre in modo impercettibile infezioni e veleno.

Questo accade nella vita spirituale. Quando ci immergiamo nell'oceano, possiamo essere attratti dai pesci più brillanti, più colorati e intriganti, ma spesso i più colorati ed esotici sono i più velenosi e mortali.

La prima volta che ho visitato l'India, mi sono tolto le calze e le scarpe e ho camminato attraverso l'acqua, le noci di cocco e le caramelle scartate nel fuoco scintillante del tempio di Kalkaji. Si tratta di uno dei più famosi templi dedicato a Kali, 'la dea della morte.' Non lo sapevo, ma ero nel bel mezzo della sua più importante festa dell'anno. Il tempio era avvolto nel caos e in un'energia molto intensa e buia.

Migliaia di uomini, donne e bambini si riuniscono in questo tempio a Rishikesh per adorare questo demone. Accanto a me, gli occhi di una donna ruotavano all'interno della testa, le braccia si agitavano avanti e indietro, la lingua scodinzolava rosa dalla sua bocca, le gambe si sollevavano e cadevano come una marionetta sulle stringhe. Questa era chiaramente possessione demoniaca.

Una volta, ho venerato l'icona della Madre di Dio di Sitka [10] e ho sperimentato un calore incredibile, lacrime di umiltà e amore, chiarezza mentale, e pace. Era come camminare davanti a una finestra piena di luce solare calda, fragrante. Al tempio di Kalkaji, ho sperimentato il contrario.

Kali è spesso raffigurata come una terribile dea dalle molte braccia con la pelle viola che solleva una testa umana mozzata, mentre una lingua sanguinante le pende dalla bocca. Indossa una collana di teste umane e una cintura di braccia.

Ho bevuto caffè con persone che sono state strumentali nel portare yoga, induismo e New Age in America, e che, per essere iniziati al suo culto, hanno dovuto mangiare cadaveri umani in cimiteri nepalesi. Non troppo tempo fa, il popolare quotidiano britannico The Guardian ha riportato che i sacrifici di bambini continuano ancora oggi, in onore di questo demone Kali. [11] Tutto questo è collegato all'induismo. Ed è collegato allo yoga, perché le posture dello yoga non sono religiosamente neutrali. Tutti gli asana classici hanno un significato spirituale. Ad esempio, come riporta un giornalista, il saluto al sole, - forse la più nota serie di asana, o posture, dello hatha yoga – il tipo più comunemente praticato in America – è letteralmente un rituale indù.

"Il saluto al sole non è mai stato una tradizione dello hatha yoga", dice Subhas Rampersaud Tiwari, professore di filosofia yoga e meditazione alla Hindu University of America a Orlando, Florida. "È tutta una serie di apprezzamenti rituali al sole, in gratitudine per questa fonte di energia". [12]

Pensare allo yoga come a un semplice movimento fisico equivale a "dire che il battesimo è solo un esercizio subacqueo", scrive Swami Param della Classical Yoga Hindu Academy e del Dharma Yoga ashram a Manahawkin, N.J. [13].

È la dea Kali che cerca di riunire i praticanti attraverso la shakti con Shiva tramite lo yoga. Al suo tempio alle porte di Nuova Delhi, ho visto l'orribile isolo 'auto-manifestato': una roccia con strani occhi luccicanti, un becco e coperta di melma giallastra e cibo cagliato. Nell'induismo, gli idoli sono 'risvegliati'. Sono vestiti. Sono alimentati. Ricevono canti. E sono messi a dormire. Io sono stato parte di centinaia di queste cerimonie.

Con più di cinque milioni di lettori, lo Yoga Journal è il la rivista sullo yoga più venduta nel mondo. In un momento rivelatore per quanto riguarda la superiorità dello yoga come psicoterapia, lo Yoga Journal ha rivelato la filosofia indù dietro la pratica:

"Dal punto di vista dello yoga, tutti gli esseri umani sono 'nati divini' e ogni essere umano ha nel suo nucleo un'anima (atman) che dimora eternamente nell'immutabile, infinita realtà onnipervadente (Brahman).

Nella dichiarazione classica di questo punto di vista fatta da Patanjali... noi siamo già ciò che cerchiamo. Siamo Dio sotto mentite spoglie. Siamo già perfetti, e abbiamo il potenziale in ogni momento per risvegliarci a questa vera, desta e illuminata natura". [14]

Insegnanti e studenti in genere si salutano in sanscrito dicendo 'namaste', che vuol dire: "io onoro il Divino in te". Questa è un'affermazione del panteismo e la negazione del vero Dio rivelato nella Bibbia.

Il saluto al sole, o Surya Namaskara, è nato con il culto della divinità solare induista Surya.

Nell'agiografia e nell'iconografia della Chiesa, noi veneriamo i santi – persone reali che hanno vissuto rettamente davanti a Dio e hanno partecipato e continuano a partecipare alla sua luce e al suo amore – chiedendo la loro intercessione. Gli idoli, invece, scrive padre Michael Pomazansky, "sono le immagini di falsi dei, e il loro culto era un culto di demoni, oppure di esseri immaginari che non hanno esistenza; quindi, in sostanza, si tratta di un culto degli stessi oggetti esanimi". [15]

Ho visto degli swami – in questo paese, in America – trasmettere questa energia kundalini demoniaca solo cercando negli occhi di una persona. E se uno è aperto ad essa, il corpo può scuotere e vibrare come un giocattolo di latta a molla.

Eppure, quando è arrivato il momento per me ricevere questa energia maledetta attraverso lo shaktipat, una paura incredibile è scesa su di me come acqua fredda, elettrificata, così ho alzato il mio scudo e la mia spada: ho iniziato a recitare la preghiera di Gesù. [16] Gloria a Dio! Questa presenza terribile è stata deviata dal nome di Gesù. Dobbiamo ricordare, come scrive san Paolo, che la nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. [17]

Con questa preghiera come mio scudo e mia spada, ho nuotato indietro verso Cristo. Ho fatto un passo al di fuori del paese lontano. Ho fatto un passo nella casa di mio padre.

* * *

Com'è collegato lo yoga con l'Ortodossia?

Lo yoga è una pratica psicosomatica, una interazione tra mente, corpo e spirito. Dobbiamo ricordare che la parola 'yoga' significa 'giogo' come la traversa di legno fissata sopra il collo degli animali attaccati all'aratro. San Paolo ci avverte, Non lasciatevi legare al giogo estraneo degli infedeli. Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità, o quale unione tra la luce e le tenebre? [18]

Lo Yoga non è scritturale né è altrimenti parte della Santa Tradizione della nostra Chiesa. Tutto ciò che stiamo cercando, tutto, si può trovare attraverso la Chiesa ortodossa e al suo interno. Così che cosa vorremmo dallo yoga?

È importante sapere che nello yoga, nonché molte scuole mistiche, strane luci possono accompagnare i praticanti ma spesso sono create dai demoni o dalla mente, perché Satana stesso si trasforma in angelo di luce. [19] Molti hanno seguito e stanno seguendo i 'fuochi d'artificio spirituali' della cosiddetta 'nuova' era. Naturalmente, questa non è la luce increata sperimentata da Mosè o dai discepoli sul monte Tabor. Non è la luce divina che san Gregorio Palamas difendeva nel XIV secolo contro la scolastica occidentale. La diretta conoscenza di Dio è possibile, e anche l'esperienza diretta, ma anche la conoscenza e l'esperienza del male è certamente disponibile. Abbiamo un libero arbitrio per scegliere chi e ciò che cerchiamo. Questo, naturalmente, richiede discernimento e la disponibilità di essere messi alla prova, e in questo il ricorso a un sacerdote o anziano esperto è assolutamente necessario. Indispensabile, inoltre, è la partecipazione sentita ai Misteri della Chiesa. Facciamo meglio a scrutare nei misteri del nostro cuore piuttosto che a ospitare immaginazioni nella testa.

Inoltre, qualcosa va detto per quanto riguarda l'affermazione che le forme di ginnastica yoga 'popolari' non portano alcun pericolo o minaccia a un praticante. Chi la pensa così o è ignorante, o sceglie di ignorare i molti avvertimenti che compaiono nei manuali orientali riguardanti l'hatha yoga che si pratica in tali classi. L'istruttore è a conoscenza di questi avvertimenti ed è in grado di garantire che nessun danno verrà allo studente?

Nel suo libro Seven Schools of Yoga, Ernest Wood inizia la sua descrizione dello hatha yoga dichiarando, "Non posso fare riferimento a qualsiasi di queste pratiche dello hatha yoga, senza premettere un severo avvertimento. Molte persone hanno portato su di sé malattie incurabili e persino follia da loro praticandole senza fornire le adeguate condizioni del corpo e della mente. I libri di yoga sono pieni di tali avvertimenti... Per esempio, il Gheranda Samhita annuncia che se uno inizia le pratiche in un clima caldo, freddo o piovoso, seguiranno malattie, e anche se non vi è moderazione nella dieta, perché solo una metà dello stomaco deve mai essere riempita con cibo solido... L'Hatha Yoga Pradipika afferma che il controllo del respiro deve essere esercitato molto gradualmente, 'così come si domano i leoni, gli elefanti e le tigri', o altrimenti 'lo sperimentatore sarà ucciso', e da ogni errore possono nascere tosse, asma, dolori alla testa, agli occhi e alle orecchie, e molte altre malattie". Wood conclude il suo avvertimento sulle posture e sulla respirazione yoga dicendo: "Vorrei mettere in chiaro che non sto raccomandando queste pratiche, poiché ritengo che tutto lo hatha yoga sia estremamente pericoloso". [20]

Se un cristiano ortodosso vuole fare esercizio fisico, può nuotare, fare jogging, escursioni, camminate, fare esercizi di stretching, aerobica, o Pilates. [21] Questi sono alternative sicure allo yoga. Possiamo anche offrire prosternazioni davanti a Dio. La Chiesa non vuole che nessuno di noi sia malato o infelice. Dovremmo fidarci delle prescrizioni della nostra Madre Chiesa e seguirle nel miglior modo che la nostra capacità, e la grazia di Dio, permettono. Nessuno dovrebbe provare a prolungare la vita del corpo a scapito dell'anima.

Soprattutto, non dobbiamo fidarci del nostro giudizio. Dobbiamo rendere conto a qualcuno.

Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza. [22]

Come cristiani ortodossi, sappiamo che le azioni dei nostri corpi, come gli inchini, le prosternazioni e il segno della croce hanno un rapporto sullo stato della nostra anima di fronte al vero Dio. Perché mai dovremmo copiare azioni corporee che per secoli sono state direttamente connesse con l'adorazione dei demoni? Tali azioni potrebbero avere gravi conseguenze sia sulla nostra anima sia sul corpo, che appartengono a Cristo.

Cerchiamo di essere prudenti come serpenti e semplici come colombe. [23]

Per commenti e domande l'autore Joseph Magnus Frangipani può essere contattato a Joseph.Magnus9@gmail.com

Note

[1] La reincarnazione è il concetto che l'anima si sposta in un altro corpo, spirituale, umano o animale dopo la morte biologica. Il karma, una dottrina fondamentale come la reincarnazione nell'induismo e nel buddismo, è il principio in cui le intenzioni e le azioni di un individuo influenzano il futuro. Il karma elimina Dio dal quadro, mettendo al centro sé stesso come il proprio salvatore. Il samsara è il ciclo di ripetizione di nascita, vita e morte.

[2] Lo sciamanesimo è una pratica pericolosa che coinvolge la canalizzazione (possesso) di spiriti benevoli e malevoli, impiegando una trance farmaco-indotta ed evocando spiriti guida, presagi, e predizioni con ossa umane o animali. Il Bon era un’antica religione panteistica immersa in numerologia, astrologia, divinazione, sacrificio di animali e la magia. Questi elementi esistono ancora all'interno di molte scuole del buddismo.

[3] La kundalini, una componente essenziale ma pericolosa dello yoga, è raffigurata come un serpente arrotolato alla base della spina dorsale, risvegliato attraverso le posizioni yoga e la meditazione. La presenza dell'energia kundalini 'risvegliata', chiamata anche Shakti, si dice che unisca i praticanti con Shiva, il creatore e dio dello yoga. L'apertura di vari chakra – o punti di pressione spirituali – in tutto il corpo per mezzo di posture fisiche (hatha yoga) e della meditazione (raja yoga) facilita questo risveglio. I sintomi associati con il risveglio della kundalini comprendono stati di coscienza alterati, aumento della pressione nel cranio, spasmi, aumento della pressione sanguigna, estremo desiderio sessuale, torpore emotivo, e altro ancora.

[4] La Bhagavad-Gita, o 'Canzone del beato,' è un dialogo tra il dio indù Krishna e un guerriero per quanto riguarda bhakti (lo yoga devozionale), jnana (la 'liberazione' attraverso la conoscenza) e dharma, o responsabilità spirituale personale. Le Upanishad sono scritti mistici vedici circa la natura della realtà e realizzazione finale. I Sutra sono insegnamenti tipicamente consegnati dal Buddha o da saggi indù.

[5] Ci sono molte "scuole" o "braccia" dello yoga che si adattano ai diversi tipi di praticanti. Per esempio, i quattro classici o principali tipi di yoga sono: jnana yoga (lo yoga della conoscenza diretta), bhakti yoga (lo yoga della devozione), karma yoga (lo yoga dell'azione), e raja yoga (il percorso 'reale', che comprende Hatha, Tantra, Laya, Kundalini vera e propria, e altre forme dello yoga).

[6] Un rinpoche è riconosciuto come un insegnante reincarnato e compiuto del buddismo.

[7] San Paolo si riferisce a satana come al "principe delle potenze dell'aria" in Efesini 2:2.

[8] Sanscrito per "tu sei quello", che appare nelle Upanishad e nei successivi testi yogici e vedici. La frase significa che il praticante è identico alla Realtà Ultima, o a un dio, o a Dio.

[9] Il movimento New Age, come l'induismo, è difficile da definire, ma è generalmente associato, ma certamente non limitato, allo gnosticismo, alla Wicca, alle trance e 'realizzazioni' indotte da farmaci occulti, allo sciamanesimo, agli UFO, ai cristalli, al politeismo matriarcale e al movimento LGBT, ma rifugge dal cristianesimo ortodosso.

[10] Un regalo da parte degli operai alla cattedrale di san Michele Arcangelo a Sitka, in Alaska, quest'icona taumaturgica di eccezionale bellezza è infatti una finestra verso il cielo.

[11] The Guardian, sabato 4 marzo 2006.

[12] Dru Sefton, "Is Yoga Debased by Secular Practice?", Newhouse News, 15 luglio 2005,

http://www.freerepublic.com/focus/f-religion/1445950/posts

[13] Ibid.

[14] Stephen Cote, "Standing Psychotherapy on Its Head," Yoga Journal, maggio/giugno 2001, p.104. http://michaeltalbotkelly.com/standing-psychotherapy-on-its-head/

[15] Orthodox Dogmatic Theology, pag. 323

[16] Shaktipat è il conferimento di energia spirituale demoniaca con una parola, uno sguardo, un pensiero o un tocco. La preghiera dice: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore.

[17] Efesini 6:12

[18] 2 Corinzi 6:14

[19] 2 Corinzi 11:14

[20] 19 La Sandilya Upanishad dà avvertimenti simili. Cfr. Seven Schools of Yoga, di Ernest Wood, pp. 78-79.

[21] Il metodo Pilates è un'alternativa allo yoga perfettamente sicura e appropriata. Come sistema di salute mentale che favorisce la flessibilità, la forza e la focalizzazione, il Pilates è una routine condizionata che enfatizza la coordinazione, l'equilibrio e la respirazione. Gli studi hanno dimostrato che anche gli esercizi di stretching sono una valida alternativa allo yoga nel trattamento del mal di schiena.

[22] Proverbi 3:5

[23] Matteo 10:16

 
Arcivescovo Mark: un sacerdote ragionevole non userà una Lexus!

Se diamo una rapida occhiata alla maggioranza delle discussioni sulla vita della Chiesa, sia tra la gente non di chiesa, sia all'interno della comunità ecclesiale, scopriamo che i punti più dolorosi sono i soldi, e il rapporto tra il sacerdote e il vescovo. A chi guarda dall'esterno interessa sapere da dove un prete prende una certa macchina, come risolve i problemi della riparazione o della ricostruzione di un tempio (oltre a da dove prende il denaro), qual è rapporto tra il sacerdote e il vescovo, spesso non facile da entrambi i lati.

Sui problemi e le tentazioni più comuni del ministero pastorale, conversiamo oggi con l'arcivescovo Mark di Egor'evsk, capo del Dipartimento delle istituzioni straniere del Patriarcato di Mosca. Vladyka Mark è vicario di sua Santità il patriarca e regge due settori del vicariato di Mosca, nord e nord-ovest, oltre a essere rettore della chiesa della santa Trinità a Khoroshevo.

I romantici sono quelli che lavorano gratis

Vladyka, per iniziare dal principio, qual è la maggior preoccupazione per i sacerdoti di oggi?

Vediamo una riduzione del desiderio pastorale tra le persone attive e di successo. In seminario per la maggior parte vanno in seminario persone da famiglie svantaggiate nelle parrocchie rurali, dove è difficile vivere, lo stipendio è limitato, la famiglia è incompleta.

Perché le persone attive e di successo non diventano sacerdoti?

La ragione è l'atmosfera generale della vita e quali valori sono posti in primo piano nella società.

Recentemente ho parlato con una guida turistica, stavamo parlando di romanticismo, e la guida ha detto: "Ho guidato di recente un gruppo di studenti e ho chiesto loro cos'è il romanticismo. E ho sentito una risposta che mi ha colpita: i romantici sono quelli che lavorano gratis". Non una parola sull'ottimismo, su sfide interessanti, successi, eroismi.

Ecco l'atmosfera della società contemporanea. Il sacerdozio non attrae affatto, perché ha altri scopi e spesso un basso tenore di vita.

I sacerdoti vivono in modi molto diversi.

La stratificazione sociale del clero oggi è un problema acuto.

Molti sacerdoti fanno una vita molto modesta, ricevono molto poco denaro. Un sacerdote (adesso è all'estero), in risposta alla mia domanda, ha detto di aver ricevuto in Russia, in una città di provincia, duemila rubli al mese: cinquecento per l'insegnamento in seminario e un migliaio e mezzo per il servizio in chiesa. Inutile dire che tale importo è estremamente piccolo per un giovane che ha bisogno non solo di sostenere se stesso, ma anche la sua famiglia.

D'altra parte, ci sono autentici sibariti tra il clero: hanno sovrastimato il loro tenore di vita medio, credono che un sacerdote dovrebbe vestire bene, usare una buona macchina, fare vacanze all'estero in luoghi prestigiosi.

La ricerca complessiva di denaro per il benessere non è estranea ai sacerdoti. Tutto questo rende la gente sorpreso o delusa. Ascoltate le conversazioni del clero – di cosa parlano? Di quanto ricevono per i servizi, di quale stipendio hanno in parrocchia. Purtroppo, questo non è raro.

C'è una soluzione per questo problema?

È molto difficile cambiare la mente che si è formata sotto l'influenza dei valori di questo mondo, della TV e dei media. È difficile che un uomo si sbarazzi di questi stereotipi. Ma si può fare qualcosa. Per esempio, ora nell'ambito della Presenza Inter-conciliare è in preparazione un documento che sottolinea la necessità di un servizio disinteressato. È importante portare a conoscenza dei seminaristi che il desiderio di arricchimento è un segno evidente di mancanza di vocazione al sacerdozio. Naturalmente, queste sono solo parole. Ma un futuro pastore deve sempre ricordarsene.

Una Mercedes ricevuta per accattonaggio

E se a un sacerdote fanno un regalo molto costoso, diciamo, una Mercedes 600, può accettarla e usarla, o dovrebbe cambiarla con qualche modello più economico?

Non sento molto spesso di sacerdoti a cui regalano Mercedes 600. Forse ci sono dei casi, ma molto pochi. Il più delle volte, i sacerdoti sollecitano un regalo o semplicemente sono molto favorevoli a questa idea. Naturalmente, il clero ha bisogno di auto, ma non così costose.

photosight.ru. Foto: Dmitrj Ivojlov

Un sacerdote ragionevole non va in giro con una macchina costosa, perché la macchina, purtroppo, è la cosa più visibile. Non si vede come una persona arreda la casa, non tutti sanno in quale appartamento abita il sacerdote, quanto costa. Ma la macchina – questa è una cosa che tutte le persone vedono. E dalla macchina, ovviamente, giudicano.

Ricordo che qualche anno fa abbiamo fatto una conversazione con la polizia del nord-ovest e mi hanno detto: ecco, ora voi andate su auto costose. Io dico: "Guardate, sono venuto da voi su una Volga!" A proposito, i sacerdoti che possono essere accusati di lusso, di regola, non si concentrano su un ministero pastorale sacrificale, non hanno un gran numero di bambini e fin dall'inizio si incentrano sulle acquisizioni.

La radice del problema è la mancanza di sacrificio e l'effetto corrosivo delle ricchezze, che distrugge a poco a poco una persona e rivolge la sua attenzione solo su alcuni attributi della vita, quelli del benessere, piuttosto che sull'essenza della sua vocazione.

Cos'altro oggi potrebbe allontanare una persona dalla Chiesa, da un sacerdote?

Le persone sono confuse quando non vedono alcuna differenza fondamentale tra l'uomo spirituale e l'uomo mondano, quando i sacerdoti sono troppo mondani.

Cosa significa, troppo mondani?

Per esempio, se, invece di invitare i parrocchiani a pregare, o a un pellegrinaggio, li chiama a un pic-nic mondano e non parla della salvezza dell'anima, ma di normali conversazioni quotidiane su argomenti di tutti i giorni – questo crea per una persona non di chiesa o poco di chiesa una giustificazione per la sua posizione si vita.

Perché lottare per qualcosa se i preti sono persone del genere? Perché dovrei digiunare, se il prete non digiuna? Perché non bere, se batjushka si sta già scolando una seconda bottiglia? Come faccio a evitare maldicenza e ipocrisia, quando batjushka, irritato con qualcuno, lo maledice?

D'altra parte, non ci dovrebbero essere artificialità nella vita della Chiesa. Non si può parlare solo di argomenti spirituali. Perché a volte si può vedere la situazione opposta, quando una persona comincia a giocare alla spiritualità.

Che cosa significa "giocare alla spiritualità"?

Il prete comincia a fare commenti in un tono da super-santo: voi non siete sposati, e voi odorate di tabacco, voi ieri siete arrivati tardi alla funzione e così via.

Se il sacerdote sta parlando di spiritualità non supportata dalla sua stessa vita – questa è ipocrisia. Queste conversazioni sono destinate non solo a prendersi cura della salvezza delle anime, ma al desiderio di attirare l'attenzione su di sé, al desiderio di piacere alla gente, e arriva un desiderio di convertire queste conversazioni verso l'attenzione su di sé in tutte le componenti materiali.

Quando questo è fatto deliberatamente, per fare spettacolo – provoca il rifiuto tra la gente.

Ricordo come la moglie di una persona famosa parlava con disprezzo di un famoso sacerdote, chiamandolo un artista.

La gente si sente trattata in modo falso e presta attenzione a quanto è opportuno il comportamento del sacerdote, a quanto è naturale, a quanto è appropriato, e, soprattutto, a come nasce dall'anima umana.

Chi diventa un cinico?

Una volta ho chiesto a un noto giornalista sul cinismo professionale. Ha detto che il cinismo giornalistico è poca cosa rispetto al cinismo ortodosso...

Non sono d'accordo con questa affermazione. La gente tende a lodare i simili e a rimproverare qualcun altro. Anche se le istanze di cinismo si possono trovare ovunque, anche tra gli ortodossi.

Una volta mi hanno raccontato un incidente accaduto in un liceo ortodosso pochi anni fa. Un uomo, laureato presso l'Università Bauman, ha sostenuto un esame presso due docenti di un'università laica. Questi hanno chiesto al candidato: "Lei dove lavora?" In quel momento aveva bisogno di soldi, era in difficoltà e si guadagnava qualcosa come scaricatore. Dopo aver ascoltato la sua risposta, e visto lo sguardo sprezzante dello studente, hanno detto: "Si vede". Non sapevano il suo livello di istruzione, non conoscevano le circostanze della sua vita. Lo hanno umiliato completamente. Dopo questo evento, ha abbandonato gli studi.

Le persone diventano ciniche quando l'atmosfera della vita le spinge a farlo. L'atmosfera della vita nella Chiesa è diversa. Non ha cinismo. Anche se ci sono cinici tra i servitori della Chiesa. Ma di solito sono costretti a mascherare il loro cinismo. In caso contrario, semplicemente restano soli.

Essere cinico per certi versi è facile, perché non c'è bisogno di connettersi al cuore delle questioni, delle preoccupazioni. Ma è spaventoso, ed è dannoso per la Chiesa.

Domani lavoro: servo la Liturgia

È interessante ciò che ha detto: non ci si connette al cuore. È questo che si verifica quando il servizio diventa un lavoro?

Sì, quando il servizio diventa un lavoro. Quando sono entrato in seminario, è venuto per gli esami un sacerdote simpatico, intelligente. Tra l'altro, ora si dà molto da fare in campo pastorale. All'altare l'ho sentito dire: "Quando servite una o due volte alla settimana – questo è un servizio. Ma quando servite ogni giorno – questo è già un lavoro". Mi ha colpito questa frase. L'ho sentita più di 20 anni fa e queste parole sono ancora vive nella mia testa. Non riesco a venire a patti con questa idea...

Non è così?

Certo che no. Guai, se il sacerdote prendesse così il suo ministero.

Mi ricordo di un compagno di classe al seminario – dopo aver tenuto la prima predica nella chiesa del seminario, mi ha detto che tremava per l'eccitazione. I confratelli ​​gli hanno detto che passerà presto, e lui ha risposto: "Voglia Dio che sia la stessa sensazione che avrò ogni volta che andrò a predicare..."

È possibile? Dopo tutto, sono elementari reazioni psicologiche protettive. Quando vai per la prima volta a tenere una conferenza – hai paura. Quando vai per la millesima volta – è completamente diverso.

L'ambone e la cattedra sono due cose diverse.

La stessa atmosfera di culto, di preghiera, le persone che sono in attesa di una parola – crea un'atmosfera a cui è difficile abituarsi e a cui non c'è bisogno di cercare di abituarsi. Al contrario, dobbiamo cercare di suscitare un sentimento che ogni volta si tratti di un evento unico, non di un lavoro di routine, non dell'occasione per raccontare alla gente parole didattiche tradizionali, risapute o già note, ma che si tratta di un qualche tipo di evento creativo.

Credo che abbiamo bisogno di separare componente la intellettuale ed emotiva. La gente presta attenzione in un sermone non solo alle parole, ma anche a chi sta dicendo cosa.

Le parole intelligenti e giuste di una persona sono perse e dimenticate. Una semplice parola di un'altra persona rimane per tutta la vita, impressa nella memoria, ospitata nel cuore.

photosight.ru. Foto: Mikka Hallakas

Vladyka, come si fa a valutare lo sviluppo della vita parrocchiale negli ultimi 10-20 anni? Il patriarca dice che ci sono due criteri per valutare "l'efficacia del lavoro" del pastore: quante persone da lui battezzate vanno in chiesa e quante coppie da lui sposate non divorziano... Quali questioni legate alla pastorale parrocchiale ritiene più importanti?

Si può parlare dei criteri citati da sua Santità, ma la loro applicazione dipende da molte condizioni. A volte un buon prete celebra bene, ma non è in grado di superare l'inerzia umana.

La cosa più importante è una relazione retta, armoniosa, veramente spirituale tra pastori e gregge. Sempre più chiese sono costruite o restaurate. La gente ha la possibilità di scegliere il sacerdote e la chiesa, e va dove il sacerdote offre l'immagine di un autentico pastore.

Spesso ripetiamo queste parole senza pensare al loro significato. Non a caso, Cristo parla proprio pecore. Più volte ho avuto l'opportunità di osservare la vita di questi animali. La pecora è un animale modesto, ma anche timido. Non si accosta facilmente una persona. Va solo da chi non le fa del male, e la nutre. Ecco ciò che si deve ricordare, in primo luogo.

Il sacerdote non deve imporre la propria volontà sulle persone.

Ma succede che il sacerdote impone i suoi servizi. Aspira a diventare un confessore, invita la gente a confessarsi da lui, crea una sorta di esercito spirituale nel suo gregge, e questo non avviene a causa della volontà del popolo stesso, ma per il suo attivismo personale.

Ci possono essere molti casi simili. Ricordo un caso in cui un giorno un uomo è venuto a un monastero con la moglie, e la madre igumena gli ha subito detto: "Voi non siete sposati in chiesa? Va bene, fatelo ora!" L'uomo è stato preso alla sprovvista, si sono sposati, ma c'era la sensazione che questo non è giusto lì.

È importante che tutto sia volontario. Capita che il prete inizi a minacciare la gente.

Minacciare coi santi

Minacciare di malattie?

A volte minacciano anche con interventi dei santi! Qui abbiamo un santo nel monastero, e se non fate donazioni, o vi comportate male o non mostrate gratitudine, guai a voi!

Ciò solleva un importante questione della pratica spirituale – come portare la gente a Cristo. È pericoloso se, invece che a Cristo, portiamo la gente verso di noi.

In un paese europeo è arrivato un sacerdote dalla Russia. È venuto per servire i suoi figli spirituali. Ha formato anche una piccola comunità. Che cosa può esserci di male in questo? Tuttavia, ha detto continuamente che "i sacerdoti che servono nel vostro paese – sono privi di grazia, sono spiritualmente deboli, datemi i memoriali con i vostri nomi, pregherò per voi, e se qualcuno non ascolta, pregherò contro di lui, e vi capiteranno gravi malattie". I suoi figli spirituali raccoglievano donazioni per lui, andavano da lui in pellegrinaggio... In pochi anni una parte dei parrocchiani ha "visto la luce". Per molti è stato un calvario nella fede.

È possibile formulare regole di base del comportamento del sacerdote con i suoi parrocchiani?

Prima di tutto, naturalmente, i sacerdoti devono ricordare che un uomo viene a Dio, non al sacerdote, che non ci dovrebbe essere culto della personalità nella Chiesa. Un pastore non dovrebbe dominare, non dovrebbe inibire l'identità della congregazione.

In secondo luogo – il sacerdote in ogni caso non dovrebbe spaventare nessuno. Una volta sono arrivate da me una madre spaventata e sua figlia. Ho scoperto che il sacerdote aveva detto alla ragazza per ammonirla: forse finirai sotto una macchina. E lei aveva paura di attraversare la strada.

È importante che il sacerdote spieghi ai parrocchiani le verità spirituali, per incoraggiarli alla vita cristiana, ma senza forzarli. Deve insegnare a vivere in uno stato di libertà e responsabilità.

E, ovviamente, è importante che lo scopo principale del prete sia di prendersi cura dell'anima, non delle sue tasche.

Facendo domande ai sacerdoti sui risultati della suddivisione delle diocesi, ho spesso sentito: "Per fortuna, noi non abbiamo visto e non vediamo un vescovo". Che cosa può dire di un tale confronto tra preti e vescovi?

Prima di tutto, è un'indicazione che vi è un rapporto anormale o unilaterale. Spesso la causa di conflitti è in campo materiale. A volte il sacerdote è convinto che la parrocchia sia quasi il suo patrimonio, la sua eredità.

Un sacerdote, una volta, in presenza del suo vescovo, ha detto le seguenti parole: "Sapete, io sono molto sensibile agli spostamenti dei sacerdoti, del clero, e credo che i sacerdoti debbano essere spostati con il loro consenso. Io devo ancora lavorare molto per comprare un appartamento per mio figlio, per il mio genero..."

È stato trasferito o è rimasto?

È stato trasferito in breve tempo.

Ma ci sono casi di trattamento iniquo del vescovo locale nei confronti del sacerdote: sembra che una parrocchia dia profitti molto alti, ma in realtà non li dà. È evidente che è necessario denaro per il sostegno del seminario, per attività sociali, per il funzionamento della diocesi e così via. Ma quando c'è un atteggiamento ingiusto del vescovo verso un sacerdote – anche questo è un terreno fertile per un conflitto.

È importante che il sacerdote senta che il vescovo lo tratta con rispetto. Che il vescovo è il suo difensore. È anche importante che il sacerdote accolga l'arcipastore come un padre, non come un ostacolo al proprio benessere. Si deve essere in grado di stabilire il giusto rapporto con le persone.

E come consolidare i rapporti? È fattibile?

Certo, è fattibile. È importante che entrambi capiscano il proprio posto e la propria misura. Il vescovo – i limiti della sua sovranità, e il sacerdote – il fatto che gli interessi della chiesa sono quelli principali, e gli interessi del benessere della famiglia sono secondari. Gli interessi materiali del sacerdote non devono pregiudicare la vita ecclesiale.

Certo, gli interessi materiali – suona molto banale, ma quando si vuole qualcosa! E i figli?

Capisco molto bene questa situazione, perché anche per lo sviluppo della vita ecclesiale c'è bisogno di soldi. Al prete il denaro può essere necessario non solo per l'acquisto di appartamenti o automobili, ma per la riparazione del tempio, per un sostegno ai collaboratori. Il denaro è necessario. Tuttavia, ha una sorprendente capacità di corrompere la gente.

Il denaro non è mai abbastanza per nessuno. Tanto più, nella Chiesa. Ma non ho detto che è necessariamente una cosa negativa. Ma è meglio lasciare che ce ne sia un po' di meno, piuttosto che un po' di più.

 
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Intanto, nell'esercito ucraino...

Ho recentemente visitato il "fronte orientale", al campo della 51a brigata mobile separata dell'esercito ucraino. Questa è l'unità che recentemente ha subito per mano di attaccanti sconosciuto (presumibilmente separatisti) 17 morti e 30 feriti.

Le mie impressioni del viaggio sono terribili. Permettetemi di riassumerle.

La brigata conta poco più di 4.000 uomini ed è servita da ucraini dell'ovest, per lo più dalla Volinia. La logica è chiara - sarà più facile per gli "occidentali" sparare agli "orientali", la cui mentalità è a loro estranea. Purtroppo, tuttavia, la realtà è molto più complessa.

Ai posti di blocco, i soldati sono molto vigili. La recente tragedia è servito come il miglior avvertimento che le regole di combattimento sono scritte nel sangue, e che la loro vita è solo nelle loro mani. Ho notato che per gli equipaggi ai blocchi stradali, la vigilanza è scritta a lettere maiuscole. TUTTAVIA: Come i soldati hanno ammesso davanti a me in una conversazione fuori onda, i blocchi stradali sono per lo più irrilevanti: i separatisti li superano facilmente passando da strade sterrate di villaggio e vanno ovunque hanno bisogno di andare. "Qui stiamo proteggendo noi stessi".

Il nostro convoglio, guidato da jeep che trasportavano deputati della Volinia che portavano regali per i loro vicini nell'esercito - giubbotti antiproiettile e gadget utili, come visori notturni e a infrarossi - era scortato da un camion che trasportava una squadra di soldati e un ufficiale. Si è scoperto che i soldati non avevano ancora visto il nemico. Solo al comandante avevano sparato prima... i nostri uomini. Ci ha raccontato la storia come segue: un gruppo di soldati è stato inviato a incontrare qualche colonnello che aveva perso la strada con la sua UAZ. Nel luogo in cui stavano cercandolo, il team di ricerca ha visto una Jeep dell'esercito sul ciglio della strada - e all'improvviso dai cespugli sono usciti uomini con fucili, in maschera nera e mimetica. La squadra li ha presi per separatisti e dato gas, e gli uomini, a loro volta, hanno aperto il fuoco. Come risultato, l'autista è stato ucciso, un altro uomo è stato ferito, e si è scoperto che gli uomini mascherati erano del battaglione difesa locale. Il procuratore è arrivato sul posto completamente ubriaco, la polizia lo ha ignorato. Come per l'uomo che ci ha raccontato questa storia, nessuno è stato punito. Questo accade quando uomini con le uniformi identiche senza distintivi di rango e con armi da fuoco identiche combattono tra di loro.

Parlando delle divise - l'esercito ucraino non riesce a vestire correttamente i suoi uomini. I soldati sui blocchi stradali assomigliano a ribelli messicani o a mujaheddin del Caucaso - una sorta di banda paramilitare che indossa un mix di uniformi mimetiche da tutto il mondo e di abiti civili. L'abbigliamento di molti uomini è fortemente usurato e non lavato.

Il che ci porta al prossimo argomento. Non intendo diffondere il panico, ma non si può togliere le parole da una canzone - e le parole che i soldati mi hanno chiesto di riferire sono queste: "Siamo tenuti qui contro la nostra volontà in condizioni da animali, tutti ci hanno mentito".

Dopo aver parlato con i combattenti sono stato più volte, scusate il mio francese, ****utamente scioccato.

Prima di tutto, non ci sono assolutamente volontari tra gli uomini. Tutti sono coscritti, e sembra che abbiano preso letteralmente tutti con la forza.

Chiedo a un ragazzo della Volinia con un AKSU della polizia (sono tutti armati): "Come sei stato mobilitato?" "Mi hanno portato al commissariato militare, mi hanno fatto una foto, mi hanno dato i documenti in un giorno - poi mi hanno messo su un treno e mi hanno mandato nell'esercito. Mi hanno dato un fucile, munizioni - ed eccomi qui. Non mi hanno mai fatto sparare."

Sono rimasto scioccato. Ho chiesto: "Che cosa vuoi dire, non hai mai sparato? Non hai fatto il servizio militare normale?" "No, non sono mai stato nell'esercito".

*****!!!!!

Quest'uomo ha visto i kalashnikov e il servizio militare solo nei film - e prendono e lo inviano alle trincee di Stalingrado! Ora qualche p*****a mi parlerà di Stalin o Zhukov che "seppelliscono il nemico sotto i loro morti". Ecco la carne da cannone del XXI secolo dell'Ucraina indipendente con cui tappano i buchi sul "fronte orientale". Questa è follia! Un nuovo 1941! Hanno preso perfino studenti che non si sono laureati all'università, contadini le cui aziende rimangono inattive.

Tra l'altro, la brigata è meccanizzata principalmente sulla carta. Se crediamo ai soldati, la grande quantità di veicoli corazzati da combattimento che l'esercito ha portato e scaricato in un campo nella regione di Donetsk è per lo più rotta e non si può muovere. Questo è facile da credere, quando guardi i veicoli BMP ed SP che sono stati probabilmente dipinti per l'ultima volta prima del volo di Gagarin.

Le condizioni in cui questi poveretti hanno vissuto per due mesi probabilmente rientrano nella Convenzione di Ginevra. Il problema principale è un terribile deficit di acqua. Ogni giorno i soldati fanno duro lavoro, ma non hanno un posto per lavare se stessi o il loro abbigliamento. Un bagno da campo? Di che cosa state parlando? Non hanno nemmeno qualcosa da bere - potete vedere nel video ciò che passa per acqua potabile. C'è un po' di cibo - ma le cucine da campo che vediamo negli eventi ufficiali dell'esercito in città sono totalmente assenti! Il cibo è preparato su falò o stufe da trincea degli anni '30 o '40.

Le vecchie tende sono bucate come colini. I soldati dormono per terra su materassi sporchi come vagabondi. Non ci sono lenzuola o letti. Se fosse inverno, probabilmente si vedrebbero presto i pidocchi del tifo.

La paga promessa ai volontari è assente... I soldati hanno ricevuto 1.300 grivne per aprile, ma hanno già speso questo denaro nei negozi locali per cibo e acqua. Sono salvati dalle famiglie che inviano loro cibo e denaro. In generale, le truppe e le loro famiglie stanno spendendo il proprio denaro in servizio - e dal momento che molti di questi uomini mantenevano mogli senza posti di lavoro e bambini - potete immaginare da voi stessi lo stato del loro morale.

Non dovrebbe quindi sorprendere vedere l'ubriachezza di massa tra le truppe. Siamo arrivati ​​nel campo della brigata alla sera, abbiamo trascorso lì diverse ore, e il numero di uomini ubriachi in uniforme cresceva davanti ai miei occhi. Ognuno, vi ricordo, è armato. Gli ufficiali lo vedono, ma sono troppo vigliacchi per dire qualcosa, e generalmente preferiscono non disturbare le truppe se non c'è necessità. Fortunatamente i soldati ubriachi non sono aggressivi, dal momento che non bevono per darsi coraggio, ma per disperazione.

Addolorati da questa impressione siamo tornati a casa. Nella regione di Dnepropetrovsk siamo stati fermati a un posto di blocco con una bandiera ucraina. Uomini in abiti civili, armati di kalashnikov, hanno sentito la loro superiorità e hanno fatto di tutto per rovinare il nostro umore. Utilizzando gergo da villaggio hanno usato parole maleducate per chiedere i nostri documenti, ci hanno fatto domande idiote del tipo "che tipo di compagnia televisiva è la vostra? Chi è il vostro padrone?" Non ci hanno buttati a terra, a dire il vero, ma dopo aver capito che non potevano fregarci, ci hanno dato un addio gentile con le parole "Andatevene via da qui affan****".

Se saranno uccisi dai separatisti durante la notte - non piangerò, credetemi.

Ci siamo fermati a mangiare nel villaggio più vicino. Abbiamo chiesto ai passanti di che feccia si trattava (non ci hanno nemmeno detto chi rappresentavano). Ci hanno detto che si tratta di membri di un gruppo di autodifesa locale, che avevano minacciato tutti chiedendo 150 grivne per il passaggio, e obbligando le persone che non hanno denaro a cantare l'inno ucraino. La situazione è cambiata completamente quando siamo entrati a Zaporozh'e da Donetsk - uomini con fucili in uniforme con le insegne - credo - del "Reggimento di Gortitsa" sono stati estremamente vigili ma educati, e, dopo aver capito che non siamo terroristi, ci hanno augurato ogni bene, come se fossimo buoni amici.

Così finisce la nostra favola. Complimenti a chi ha letto fino alla fine. Guardate il video e le immagini (ci sono commenti sotto le foto).

https://www.facebook.com/vovkulak/posts/601619749934132

https://www.youtube.com/watch?v=bDkASKEwnuo

 
Sull'essere ancora presenti: a proposito dei convertiti

La psicologia dei neofiti (recenti o vecchi) è universale perché la natura umana è universale. Per citare alcuni esempi dalla vita reale, indipendentemente dal fatto che stiamo parlando di un protestante che è diventato un cattolico, un cattolico romano che è diventato un protestante, un francese che è diventato un buddhista, un inglese che è diventato un musulmano, o un tedesco che si è unito alla Chiesa ortodossa, l'idealismo del neofita rimane lo stesso.

Sì, l'idealismo, e spesso l'idealismo di tipo libresco, perché questo è ciò con cui abbiamo a che fare quando abbiamo a che fare con i neofiti. I neofiti vogliono sempre vivere l'ideale, il convertito al cattolicesimo vuole diventare ora un papista, il convertito al protestantesimo vuole conoscere tutta la Bibbia a memoria da questa sera, il convertito al buddismo vuole subito il nirvana, il convertito all'Islam vuole diventare oggi un mistico sufi, il convertito all'Ortodossia legge la Filocalia e solo con questo vuole diventare un esicasta.

Ma non funziona così. L'errore di tutti i neofiti è che vogliono correre prima di saper camminare. Per definizione questo significa che cadono. E quando cadi, ti fai male. E quando ti fai male, puoi fare una di queste due cose: puoi rialzarti da solo e dire a te stesso, 'sono stato umiliato, ora voglio ascoltare le voci dell'esperienza e, come tutti gli altri, voglio imparare a camminare prima di provare a correre, tanto più che nessuno mai mi ha chiesto di correre, me lo sono imposto io'; oppure puoi rialzarti da solo e allontanarti nella depressione e nell'amara disperazione che nascono dall'orgoglio, rinunciando alla lotta per l'auto-miglioramento.

Questo si chiama abbandono, ed è estremamente comune tra i neofiti ed è sempre causato da orgoglio, da mancanza di fede. Mi ricordo di una suora anziana che era stata nel suo convento per cinquant'anni, e che diceva: 'Posso non essere un'ottima suora, e di certo non sono una santa, ma ne ho viste in gran numero andare e venire, l'una dopo l'altra, ma almeno io sono ancora qui'. Ed 'essere ancora qui' è una parte della salvezza, perché non possiamo essere salvati senza la perseveranza, che è la fede, la speranza nella Provvidenza di Dio.

Cambiare in profondità richiede anni. Non possiamo diventare santi proprio così, come alcuni convertiti pensano quando usano alcune citazioni un po' fuori contesto dei Padri della Chiesa e dei santi contemporanei per giustificare il loro orgoglio. È per questo che Dio ci dà tutta una vita da vivere e siamo tenuti a fare uso di ogni momento in quella vita, perché non sappiamo quanto presto finirà tale vita. Tuttavia, dobbiamo essere realistici, non imporre su noi stessi oneri impossibili per l'orgoglio della nostra volontà, ma dobbiamo misurare noi stessi e chiedere a chi ha esperienza prima di intraprendere qualsiasi cosa. Prendiamo su noi stessi ciò che Dio ci dà e non di più. Essere idealista in ogni cosa significa soffrire dell'orgoglio delle illusioni e chi soffre di illusioni soffre sempre di disillusioni – ovvero di depressione. In altre parole, la depressione viene dall'orgoglio.

Nel corso dei decenni abbiamo visto molti casi. Il primo errore del neofita è confondere l'esterno con l'interno. Per esempio, abbiamo visto neofiti unirsi alla Chiesa e, anche se sposati, iniziare a vestirsi come monaci o monache. Tali individui, a volte con rabbia e aggressività, cadono poi nella disperazione perché la realtà non è conforme ai loro alti ideali. Raramente rimangono nella Chiesa per lungo tempo, o l'abbandonano o altrimenti finiscono nelle sette, che sono solo le porte di uscita dalla Chiesa. Quando i neofiti rimangono, iniziano a vestirsi normalmente come tutti gli altri.

Un altro esempio è con il controllo delle nascite. Poiché l'ideale della Chiesa è l'assenza di controllo delle nascite, abbiamo visto neofiti intellettuali e idealisti che hanno un gran numero di bambini – e che non sanno come crescerli e che per conseguenza cadono in depressione. Il buon senso (ma non l'idealismo) ci dice che ci sono casi in cui dobbiamo scegliere il male minore. Ci sono metodi non abortivi di contraccezione, che sono dei compromessi con l'ideale, ma che ci permettono di crescere come si deve un numero limitato di figli, che poi a loro volta rimangono nella Chiesa.

Alcuni dicono che vivono senza far uso di contraccezione, e quindi semplicemente non hanno rapporti sessuali. Tuttavia, abbiamo visto anche il risultato di tali decisioni nei relitti di due matrimoni, uno in cui una donna ha cercato conforto in un altro uomo, perché il marito le rifiutava l'affetto che lei desiderava così disperatamente, e un altro in cui un uomo se n'è andato con la sua segretaria. Noi non benediciamo la contraccezione, ma la permettiamo come male minore.

Nella parrocchia media dobbiamo prima avere l'umiltà di seguire gli ortodossa medi. Certamente veneriamo i santi, ma non siamo santi e non abbiamo pretese di essere o di diventare santi. Sì, stiamo salendo una scala verso il cielo, ma siamo solo sul primo gradino e alla fine della nostra vita potremmo arrivare solo al secondo gradino. Noi non immaginiamo niente di altro.

Sì, non siamo buoni ortodossi, ma quello che sappiamo è che stiamo facendo del nostro meglio. Non è molto, ma la nostra speranza non è comunque nei nostri deboli sforzi, ma nella misericordia di Dio, la sola che ci può salvare. Le persone medie sono le persone da imitare per prime. Ricordiamo le parole del Vangelo: 'Con la vostra perseveranza guadagnerete le vostre anime'.

 
Un vescovo che si è messo in mezzo

Nel 1941, dopo un periodo di neutralità, la Bulgaria si alleò con la Germania nazista. Questa fu una decisione in parte motivata dal desiderio del governo bulgaro di riconquistare i territori vicini che aveva perso nelle guerre precedenti. All'inizio del 1943, il governo di Sofia firmò un accordo segreto con i nazisti per deportare 20.000 ebrei. Le deportazioni ebbero inizio dagli ebrei nei territori annessi.

Tra il 4 e l'11 marzo dello stesso anno, i soldati radunarono migliaia di ebrei e prepararono vagoni per portarli al campo di sterminio di Treblinka, nella Polonia occupata, dove morirono circa in 850.000, quasi tutti ebrei.

La voce della deportazione pianificata trapelò, innescando proteste in tutta la Bulgaria. Opponendosi alla deportazione, il vice presidente del parlamento Dimitar Peshev riuscì a bloccarla per un certo tempo; ma fu solo un breve ritardo.

il metropolita Kirill, vescovo di Plovdiv

Il 10 marzo, furono caricati vagoni con 8.500 ebrei, tra cui 1.500 dalla città di Plovdiv. Il vescovo di Plovdiv, il metropolita Kirill (in seguito patriarca della Chiesa ortodossa bulgara), insieme a 300 membri della chiesa, si presentò alla stazione dove gli ebrei erano in attesa del trasporto. Kirill si fece largo attraverso gli ufficiali delle SS di guardia alla zona; la sua autorità e il suo coraggio erano tali che nessuno osava fermarlo, e si diresse verso gli ebrei all'interno dei vagoni.

Secondo alcuni resoconti, appena li raggiunse, gridò un testo del libro di Ruth: "Ovunque tu vada, io andrò! Ovunque ti fermerai, io mi fermerò. Il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio, il mio ​​Dio!"

Kirill, la cui protesta aveva la benedizione del Metropolita Stefan di Sofia, il rappresentante di grado più alto della Chiesa bulgara nel corso degli anni di Hitler, aprì uno dei vagoni in cui gli ebrei erano stati stipati come sardine e cercò di entrare, ma a quel punto gli ufficiali delle SS lo fermaono. Tuttavia, quando una porta è chiusa, spesso se ne apre un'altra. Kirill si diresse verso la parte anteriore del treno, dichiarando che si sarebbe sdraiato sui binari se il treno avesse iniziato a muoversi.

La notizia dell'atto di disobbedienza civile del metropolita Kirill si diffuse rapidamente. Circa 42 membri del parlamento si ribellarono contro il governo. I leader di tutti i partiti politici inviarono proteste al governo e al re. Il giorno dopo gli ebrei furono liberati e restituiti alle loro case.

La lotta non era finita. Il 15 aprile, il re Boris organizzò una riunione del Santo Sinodo nel suo palazzo per convincere i vescovi a sostenere la politica anti-ebraica e i piani nazisti di deportazione. "Dopo tutto," ha detto, "altri paesi hanno affrontato allo stesso modo il 'problema ebraico'." Si appellò al patriottismo della Chiesa per farle accettare le leggi emanate dal parlamento, ma il suo consiglio fu respinto dai metropoliti Stefan e Kirill e dagli altri membri del Sinodo.

il metropolita Stefan

Nel mese di maggio, gli ebrei di Sofia ricevettero ordini di confino in campagna. I due rabbini capi della Comunità ebraica, Daniel Sion e Asher Hannanel, chiesero asilo al metropolita Stefan e lo supplicarono di far annullare il decreto di espulsione. Stefan inviò una serie di messaggi al re, chiedendogli di avere compassione degli ebrei. "Non perseguitate", scrisse, "per non essere perseguitato voi stesso. La misura che date sarà la misura rispedita al mittente. Sappiate, Boris, che Dio in cielo vigila sulle vostre azioni ".

La morte improvvisa del re Boris nel settembre 1943 fermò i tentativi di deportazione una volta per tutte.

All'inizio della seconda guerra mondiale, la popolazione ebraica della Bulgaria era di 48.000 persone. Alla fine era di 50.000, rendendo la Bulgaria l'unico paese sotto il regime nazista a terminare la guerra con più ebrei che all'inizio.

Il metropolita Stefan è entrato nella vita eterna nel 1958, e il metropolita Kirill nel 1971. Nel 2003, il memoriale dell'Olocausto di Yad Vashem a Gerusalemme ha riconosciuto entrambi i vescovi come giusti tra le nazioni.

 
I martiri della Pasqua di Optina commemorati nel 30° anniversario

foto: pravoslavie.ru

Migliaia di persone provenienti da tutta la Russia si sono recate al monastero di Optina, 240 chilometri a sud-ovest di Mosca, il 18 aprile, martedì della Settimana Luminosa, per il 30° anniversario della brutale uccisione di tre monaci del monastero alla mattina di Pasqua del 1993.

foto: optina.ru

Più di 1.500 persone hanno ricevuto la comunione durante le liturgie e hanno pregato alla commemorazione funebre per lo ieromonaco Vasilij (Rosljakov) e i monaci Trofim (Tatarinov) e Ferapont (Pushkarev), che erano stati pugnalati a morte da Nikolaj Averin, un satanista riconosciuto, alla mattina di Pasqua, il 18 aprile 1993.

Più tardi in quel giorno si è tenuta una conferenza in loro onore nella chiesa dell'icona di Kazan' del monastero, che ha potuto a malapena contenere tutti i fedeli venuti per onorare i martiri, come riferisce il monastero.

foto: monasterium.ru

Lo ierodiacono Nektarij, capo della casa editrice Optina, ha raccontato come i fratelli assassinati siano diventati amati e venerati da migliaia di persone negli ultimi 30 anni, e che il monastero deve la sua attuale posizione e fama a loro non meno che ai venerabili anziani.

La conferenza ha poi incluso le testimonianze di persone che hanno conosciuto i martiri sia prima che dopo che dopo che erano diventati monaci. Un testimone ha parlato di quanto padre Vasilij cambiò quando divenne monaco e di come si era rifiutato di rimuovere la sua croce, anche negli anni prima della caduta dell'Unione Sovietica.

Elena Popova, la sorella del monaco Trofim, ha ricordato un sogno che aveva fatto in cui suo fratello le appariva e la copriva con il suo mantello monastico, promettendo di prendersi cura di lei e proteggerla proprio come aveva fatto durante l'infanzia.

foto: monasterium.ru

L'archimandrita Melkhizedek ha condiviso i ricordi dei padri dei primi anni della rinascita del monastero, tra cui il modo sottile di padre Trofim di fargli notare i peccati degli altri e come padre Vasilij aiutava spesso padre Melkhizedek a battezzare le persone alla fonte di san Pafnuzio.

L'igumeno Filipp ha parlato della costante prontezza sacrificale di padre Trofim ad aiutare tutti, della tenerezza e sensibilità d'animo di padre Ferapont, e della straordinaria semplicità di padre Vasilij.

Sono stati poi raccontati diversi miracoli, per mezzo dei quali i martiri hanno guarito persone e risolto situazioni difficili.

Alcuni dei loro miracoli si possono leggere nell'articolo "Miracoli dei martiri di Optina".

L'anno scorso, Optina ha annunciato che sta raccogliendo storie dei miracoli dei padri Vasilij, Ferapont e Trofim.

 
Come i cristiani russi usano le immagini sacre per difendere le città, guarire i malati e benedire i fedeli

Perché i credenti guardano alle loro icone in tempi di angoscia

"Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prosternerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso" (Es 20:4-5).

Dal momento che l'idea dell'iconoclastia è così radicata nella tradizione ebraica, che un giorno sarebbe diventata parte dell'eredità del cristianesimo, perché allora noi nell'Ortodossia, la più piena espressione e fioritura di detta Fede, abbiamo una tale proliferazione di immagini sacre? E perché sono così onorate e venerate? E sapevate che a volte interagiscono anche con noi? Abbiamo detto che a volte intervengono in guerre e battaglie? E salvano le città? Oh, e che nel mondo ortodosso, inclusa la Russia, le icone sacre, specialmente quelle particolarmente famose, sono ancora utilizzate nei momenti di difficoltà e paura per aiutare le persone e proteggerle?

Alcuni retroscena teologici

Forse è meglio iniziare con una prospettiva ortodossa su cosa sono le icone e perché sono venerate. Abbiamo iniziato l'articolo citando il divieto delle immagini. Il divieto esisteva prima di Cristo, poiché allora il Padre non aveva rivelato al mondo la sua piena immagine nel Figlio. Pertanto, nessuno poteva sapere che aspetto avesse un'immagine del Padre, e qualsiasi cosa fatta era destinata a fallire e ad essere difettosa, un il prodotto dell'immaginazione di come fosse il Creatore. Ma quando Cristo venne sulla Terra, egli era la pienezza di Dio fatto uomo. Come seconda persona della santa Trinità, guardando il volto di Cristo, potevi ora dire letteralmente di aver visto il volto di Dio. Cristo stesso dice: "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14:9). Inoltre, assumendo carne umana, Cristo aveva redento tutta la materia dalla maledizione della caduta dalla quale era stata deturpata, quando l'uomo, essendo per metà materia, peccò e cadde, portando con sé il mondo materiale nella decadenza e nella rovina, essendo la pietra angolare della creazione materiale.

Questa elevazione e santificazione della materia, insieme alla venuta di Cristo come immagine di Dio, ha aperto la porta all'uso della materia per illustrare Dio, proprio come Dio si era illustrato nella materia. San Giovanni Damasceno lo esprime così:

"È ovvio che a quel tempo [prima di Cristo] non potevi creare un'immagine del Dio invisibile, ma quando vedrai chi è senza forma diventare uomo per il tuo bene, allora ne farai delle immagini nella sua forma umana. Quando contempli Dio che si fa uomo, allora puoi raffigurarlo rivestito di forma umana. Quando l'invisibile diventa visibile per noi, puoi allora disegnare la sua somiglianza... Dipingi tutto con parole e colori sia nei libri che sulle tavole".

Inoltre, il divieto delle immagini nel giudaismo non somigliava all'iconoclastia moderna come si potrebbe trovare praticata, per esempio, nelle versioni islamiche o nel protestantesimo calvinista. Sebbene non si facesse un'immagine di Dio stesso, sono state fatte molte immagini di esseri inferiori. Consideriamo, per esempio, gli angeli sul propiziatorio dell'Arca dell'Alleanza; il velo del tempio era ricamato con immagini di angeli e l'archeologia ha rivelato una sinagoga del II o III secolo a Dura Europos, ricoperta di immagini di santi dell'Antico Testamento, simili nell'aspetto a quelli nelle chiese ortodosse.

Fin dall'inizio della storia della Chiesa, le icone sacre sono state utilizzate per predicare e insegnare il Santo Vangelo a un pubblico in gran parte analfabeta. Ma non sono semplici strumenti o cartoncini didattici. La Chiesa insegna che poiché Cristo è un'immagine di Dio, e coloro che muoiono in Cristo sono uniti in Cristo, Cristo si riflette anche nei suoi santi. Questa divinità o gloria riflessa che illumina i santi è accessibile attraverso le loro immagini o icone, poiché l'icona è un'immagine del suo prototipo, il santo che raffigura. Così, come possiamo fare un'icona di Cristo e venerarla, così come il rispetto dato all'icona materiale viene trasferito al suo prototipo, in questo caso Cristo. I santi sono misticamente legati insieme nella vita di Cristo, e quindi anche loro possono essere raffigurati e venerati ed essere oggetto di richieste di favori, proprio come chiederesti a un amico che ha un accesso più stretto di te a un grande re di portare le tue suppliche alla sua attenzione.

Interazioni storiche con le icone

Nel corso dei secoli, le icone hanno occasionalmente anche interagito con i fedeli in vari modi, poiché i loro prototipi agiscono attraverso le loro immagini. Alcuni guariscono in modo miracoloso, come fecero i loro prototipi nella vita terrena, altre effondono miro, ovvero trasudano olio profumato; a volte in risposta alla fedeltà della gente, a volte per avvertire la gente di un disastro imminente o di un altro evento importante. Queste icone miracolose sono particolarmente amate e venerate e attorno ad esse si è costruito un grande corpo di leggende.

Fare una processione in un'occasione speciale con le icone sacre è un'antica tradizione apparsa nell'Impero bizantino nel IV secolo. San Giovanni Crisostomo organizzava processioni notturne contro gli ariani per le strade di Costantinopoli. Per l'occasione si ponevano croci d'argento sulle aste, e si portavano solennemente in giro per la Città, insieme alle icone sacre. La gente seguiva le icone con le candele accese. Questo è il modo in cui sono sorte le processioni nella Chiesa.

I fedeli hanno anche portato alla luce icone in tempi di difficoltà, malattia, persecuzione o guerra, probabilmente almeno da quando san Costantino ebbe la visione della Croce, "In hoc signo vinces". Un famoso esempio è l'icona della Vergine Maria che fu ritenuta responsabile della protezione di Costantinopoli durante l'assedio del 626 dC, quando fu fatta sfilare intorno alle Mura Teodosiane dal vescovo Sergio.

icona della Theotokos Odigitria

Quando la Russia si cristianizzò nel X secolo, le idee bizantine sulla creazione e l'uso delle icone e sui poteri che potevano possedere passarono, insieme alla Fede ortodossa, nella cultura russa. Ciò ha portato a eventi in cui a una processione delle icone è stato attribuito un dono di protezione o una vittoria in battaglia. Considerate questo esempio per gentile concessione del Virtual Russian Museum

https://rusmuseumvrm.ru/data/collections/ikonopis/drzh_2129/index.php?lang=en

:

"Le icone della Madre di Dio del santo Segno erano popolari a Novgorod nel XII secolo, quando si presume che una città assediata fosse salvata da un'invasione dei suzdaliti. Quando l'arcivescovo Elia di Novgorod stava pregando, udì una voce che gli ordinava di prendere l'immagine della Vergine – patrona della città – proveniente dalla chiesa della Trasfigurazione del Salvatore e appenderla alle mura della città. Durante la processione, una freccia nemica colpì l'icona. La Vergine volse il viso verso la città, donando un segno per il popolo di Novgorod. I reggimenti di Suzdal furono accecati e fuggirono terrorizzati. In seguito a questo segno miracoloso, l'arcivescovo istituì una festa ortodossa russa ufficiale in onore della Madre di Dio del santo Segno".

icona della Madre di Dio del santo Segno

Anche in epoca moderna la protezione delle icone sacre non è passata inosservata. L'icona della Madre di Dio di Kazan' ha una ricca storia. Originariamente proveniente da Costantinopoli, fu persa nel 1438 e ritrovata oltre 140 anni dopo nel 1579 completamente intatta. Copie di questa icona sono state realizzate e distribuite a molte chiese in Russia. Secondo la leggenda, questa icona, o una delle sue copie, ha avuto un ruolo nella salvezza miracolosa della Russia dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.

la Madre di Dio di Kazan'

Nel 1941, il metropolita Elia della Chiesa di Antiochia ebbe una visione della Madre di Dio. Aveva pregato con fervore per la Russia. Così la Vergine gli disse di dire ai russi di portare la sua icona di Kazan' in processione intorno a Leningrado (ora San Pietroburgo), quindi di servire un servizio di preghiera davanti all'icona a Mosca. L'icona doveva quindi rimanere con le truppe a Stalingrado (ora Volgograd), e successivamente spostarsi con loro al confine. Questo fu fatto. Leningrado non cadde. Mosca non si arrese. I nazisti non poterono attraversare il Volga. Alla fine furono respinti ben oltre il confine.

E non si tratta di episodi isolati. Per generazioni, i russi hanno assistito a icone che trasudavano olio profumato, concedendo guarigioni miracolose, offrendo la loro protezione a individui, città e all'intero paese in tempi di angoscia e pericolo. L'icona è al centro della vita religiosa russa e ortodossa, permettendoci nella nostra argilla terrena di entrare in comunione con il Dio increato e con quelli di noi che sono passati a una più stretta comunione con lui e implorare i loro favori dal cielo.

icona mirovlita di santa Barbara

l'icona della radice di Kursk

Quali nuovi miracoli ci concederanno Dio e i suoi santi attraverso le loro sacre icone in questi attuali tempi di pericolo, deve ancora essere rivelato a tempo opportuno.

 
La domanda di Steve Jobs e una risposta ortodossa

A partire da una domanda fatta dal giovane Steve Jobs sulla presenza di Dio di fronte ai mali del mondo, la rivista Фома ("Foma" = Tommaso) esamina le risposte possibili, paragonando la domanda di Steve Jobs a domande analoghe fatte da figure della tradizione ortodossa (Giobbe nell'Antico Testamento, sant'Antonio il Grande in Egitto, e Ivan Karamazov ne I fratelli Karamazov), e giungendo alla conclusione che l'unica risposta davvero soddisfacente può venire da un incontro personale con Dio. Presentiamo il testo nell'originale russo e in traduzione italiana nella sezione "Confronti" dei documenti.

 
L'unzione generale e la Settimana Santa

Perché voi non celebrate il servizio dell'unzione degli infermi al Mercoledì Santo?

La pratica comune tra i greci, gli antiocheni, e in alcune altre parrocchie, di celebrare l'uzione generale alla sera del Mercoledì Santo non è una pratica antica. Non v'è alcuna menzione di fare questa funzione in quel giorno nel Tipico, o nel Triodio. Il servizio dell'unzione non fa menzione della Settimana Santa, e così si trova completamente al di fuori del ciclo liturgico della Settimana Santa.

V'è un servizio stabilito per la sera del Mercoledì Santo, e questo è il Mattutino del Giovedi Santo, che è ciò che facciamo nella nostra parrocchia. Questo servizio commemora l'istituzione dell'eucaristia, la Cena Mistica, la lavanda dei piedi dei discepoli e il tradimento di Cristo da parte di Giuda. Questo servizio non è quindi una parte irrilevante della Settimana Santa, ma purtroppo, quelle parrocchie che fanno l'unzione generale al Mercoledì Santo, raramente fanno questo servizio.

Allora, come è possibile che questa pratica abbia avuto origine? Ci sono prove di celebrazioni antiche dell'unzione generale in concomitanza con la Settimana Santa, – anche se questa non è mai stata la pratica universale. In tempi diversi, l'unzione è stata fatta al Sabato di Lazzaro, al Sabato Santo, o al Giovedì Santo. L'unzione è il sacramento della guarigione, sia dell'anima sia del corpo. Chi è gravemente malato può chiedere al sacerdote di fare un servizio di unzione, in modo che la parrocchia possa pregare per la sua guarigione. Anche chi soffre di una grave malattia spirituale può fare lo stesso. Se si leggono le lettere del santo padre Ioann (Krestjankin), per esempio, si trova che egli consiglia spesso ai fedeli di chiedere l'unzione, di portare a casa l'olio dell'unzione e di ungersi con esso tutti i giorni. Lo scopo di fare un'unzione generale in concomitanza con la Settimana Santa era quello di preparare spiritualmente i fedeli per la Settimana Santa.

Durante il periodo dell'occupazione turca, c'era una ragione più prosaica per la diffusione di questa pratica, una ragione per servire l'unzione il giorno precedente la Liturgia vesperale del Giovedì Santo. I turchi avevano reso molto difficile per la Chiesa educare correttamente il suo clero. Di conseguenza, i soli preti istruiti erano generalmente monaci, e così solo loro avevano di solito una benedizione per ascoltare le confessioni. Ciò aveva portato alla sfortunata pratica della comunione infrequente, perché in generale non era possibile per i laici confessarsi da tali sacerdoti, e durante la Settimana Santa, la richiesta di confessioni era superiore all'offerta di quei sacerdoti che le potevano ascoltare. E così l'unzione generale del Mercoledì Santo era servita come un sostituto per la confessione, in modo che i fedeli potessero ricevere la comunione alle liturgie della Settimana Santa che sarebbero seguita. La pratica originale era di non spostare il Mattutino del Giovedì Santo, ma piuttosto di precederlo. Tuttavia, se si fa pienamente il servizio dell'unzione generale, ci vogliono circa 3 ore, senza contare tutto il tempo necessario per ungere i fedeli, e così nel tempo il Mattutino del Giovedì Santo è stato generalmente sostituito dall'unzione. Il motivo per cui la pratica si è sviluppata è comprensibile, ma è problematico per un paio di ragioni.

1. L'unzione, in circostanze normali, non deve essere utilizzata come sostituto per la confessione. In realtà, nella pratica russa, ci si doveva essere confessati di recente al fine di ricevere l'unzione. I problemi creati dalla dominazione turca non erano la normalità, ma non v'è alcun motivo per cui l'eccezione dovrebbe diventare la norma, quando l'eccezione non è più necessaria.

2. Questa pratica ha generalmente incoraggiato l'indifferenza alla necessità della confessione regolare.

3. In questo modo il servizio in questo giorno, come già detto, oscura alcune delle commemorazioni più importanti della Settimana Santa.

Per coloro che sono cresciuti con la pratica del fare l'unzione generale al Mercoledì Santo, si tratta di uno dei servizi più frequentati, e posso capire la loro riluttanza a cambiarlo. Ma sia quel che sia, questa non è la pratica russa, e noi non abbiamo mai fatto così nella nostra parrocchia.

Inoltre, anche se volessi adottare questa pratica (cosa che non voglio), il nostro vescovo non la permetterebbe. Nella Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, diversi vescovi hanno pratiche diverse, ma in genere non consentono a un solo prete di servire da solo l'unzione generale. Alcuni vescovi consentono di servire l'unzione generale solo quando essi stessi presiedono, e in genere richiedono che 6 sacerdoti concelebrino con loro – il servizio ideale dovrebbe avere 7 sacerdoti o vescovi concelebranti (per 7 letture dell'Epistola e del Vangelo, e 7 unzioni). Il nostro vescovo serve questa funzione una volta la Quaresima, quando facciamo il nostro ritiro quaresimale del clero, cosa che permette la presenza di abbastanza sacerdoti per servirlo. L'arcivescovo Peter permette ai sacerdoti di servire questa funzione in altre parti della diocesi, senza la necessità che lui la presieda, ma ci deve essere un minimo di due sacerdoti, e preferibilmente almeno 3. Ma fare questa funzione invece del Mattutino del Giovedì Santo non è la prassi normale in qualsiasi parte della ROCOR di cui io sia a conoscenza.

Io credo che la pratica del fare l'Unzione generale durante la Quaresima come un aiuto per la preparazione della Settimana Santa abbia un valore, e potremo, in futuro, servirla, se almeno un altro prete è disposto a concelebrare con me. Se sarà così, proveremo probabilmente a farla durante la sesta settimana della Quaresima (a seconda di quando cade l'Annunciazione). Ma io non riesco a immaginare di non servire il Mattutino del Giovedì Santo, ed è un peccato che tanti cristiani ortodossi non abbiano mai visto questo servizio effettivamente celebrato.

Vorrei anche incoraggiare un maggior numero di nostri parrocchiani a chiedere l'unzione quando hanno una malattia grave, fisica o spirituale (come una dipendenza, una depressione, ecc).

 
Il metropolita Saba (Isber) risponde alla dichiarazione del patriarcato di Gerusalemme

Pochi giorni fa, il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme ha pubblicato una dichiarazione "per informare in modo sincero e veritiero le Chiese sorelle ortodosse e il proprio gregge" riguardo ad alcuni punti che non contengono alcuna verità sul suo attacco sul territorio canonicamente e storicamente appartenente alla cura pastorale del patriarcato di Antiochia secondo l'ordine ortodosso. La prima parte riassume la storia della nascita della parrocchia del Qatar fino alla nomina per essa di un arcivescovo. Si dice all'inizio della narrazione storica che essa "ha risposto a un invito da parte dei cristiani del Qatar, un territorio geografico all'interno della sua giurisdizione ecclesiastica", mentre in realtà è una parte di "tutto l'Oriente", il titolo del patriarcato di Antiochia dopo l'istituzione dei primi cinque patriarcati apostolici.

Ogni osservatore della storia della Chiesa sa che i Padri del IV Concilio Ecumenico, tenutosi a Calcedonia nel 451, avevano deciso "per riverenza verso la passione e risurrezione del Signore" di elevare la città di Gerusalemme, che a quel tempo era un soggetto vescovile del patriarcato di Antiochia, al rango di patriarcato. Nel corso del tempo, Antiochia le diede alcuni delle sue diocesi in modo che potesse avere un'esistenza patriarcale. Potremmo ricordare, per esempio, che Haifa era rimasta sede vescovile di Antiochia fino al XVIII secolo.

La dichiarazione afferma che i servizi per i cristiani del Qatar hanno avuto inizio "in chiese domestiche" e che "il patriarcato di Antiochia non aveva alcuna presenza" sul luogo. Il minimo che si possa dire di questo è che è una verità destinata a esprimere una menzogna. I servizi iniziarono nelle case - specificamente nella casa dell'ambasciatore americano, che a quel tempo era ortodosso - perché il Qatar non aveva ancora cominciato a consentire servizi religiosi cristiani. Questo è ciò che ha impedito alla Chiesa di Antiochia, nella persona del pastore della diocesi che sovrintendeva il Qatar, il metropolita Constantine Papastephanou, di fornire servizi liturgici regolari. Tuttavia, egli aveva fatto numerose visite a Qatar, durante le quali aveva tenuto servizi liturgici.

Se il patriarcato di Gerusalemme, con il sostegno dell'ambasciatore americano, è stato per anni in grado di fornire servizi liturgici regolari solo nelle case e non in un edificio designato, allora come può permettersi di ammonire la Chiesa sorella di Antiochia e di appropriarsi di ciò che è suo? Forse che la prassi ecclesiastica, canonica e fraterna - per non dire semplicemente l'amore - non le richiede di chiedere il permesso di fornire servizi religiosi per i fedeli che vivono in quel paese, come ha fatto la Chiesa russa, quando ha chiesto il permesso alla Chiesa sorella di Antiochia per costruire una chiesa a Sharjah per i russi che sono molto numerosi negli Emirati Arabi Uniti? E questo è proprio ciò che è accaduto. Oggi, alle liturgie negli Emirati Arabi Uniti, il sacerdote russo, secondo la tradizione ortodossa, ricorda il patriarca di Antiochia a fianco del patriarca russo, cosa che è un riconoscimento da parte della sua Chiesa che sta servendo i fedeli nel territorio antiocheno. Poi, dobbiamo chiederci se fornire servizi religiosi ai fedeli attraverso un sacerdote, un fratello da una Chiesa sorella, dà a tale Chiesa il diritto di considerare il territorio come proprio, di consacrare per esso un vescovo e di considerarlo come una dipendenza? Una cosa del genere si verifica solo tra potenze coloniali in conflitto!

In aggiunta a questo, si accusa la Chiesa antiochena di etno-filetismo, quando è proprio lei a servire tutti gli ortodossi che si trovano nel Golfo, provenienti da varie nazionalità, usando l'arabo, il greco e talvolta il russo e il romeno nella Divina Liturgia. In Nord America e in Australia, si usa l'inglese e la proporzione dei convertiti di oigine non araba sta raggiungendo il cinquanta per cento. Nel Sud e nel Centro America, i servizi divini sono stati da tempo tradotti in spagnolo e in portoghese.

La Chiesa di Antiochia, che Dio ha preservato dalla tentazione dell'etno-filetismo ed è acclamata in tutto il mondo per il ruolo significativo che continua a svolgere nel realizzare un'ecclesiologia ortodossa, è falsamente e calunniosamente accusata in questa dichiarazione di "porre il problema su base etnico-razziale". Andate pure avanti voi a ridere. Siamo davvero giunti alla fine dei tempi! Riderete ancora di più quando apprenderete che la dichiarazione di Gerusalemme basa la sua accusa su una lettera che non esiste, attribuita al Patriarca Giovanni X, che mette nella sua bocca parole che nessuna persona ortodossa che abbia ancora un briciolo di sanità mentale ha mai detto. Essi sostengono che egli stia pretendendo la supervisione pastorale degli ortodossi in Qatar perché "rappresenta la comunità ortodossa di tutti i paesi arabi, tra cui ad esempio l'Iraq, la Siria, la Giordania, il Libano, Gerusalemme, l'Egitto, il Bahrein, gli Emirati, l'Iran". L'Iran è un paese arabo? Non ne avevamo sentito parlare. Hanno scambiato il persiano per un'altra lingua!

Allo stesso modo chi è minimamente a conoscenza della realtà ecclesiale sa che l'Egitto e tutta l'Africa appartengono al Patriarcato di Alessandria, la cui fondazione è attribuita al Santo evangelista Marco, e che è un antico Patriarcato apostolico avendo il secondo posto dopo Roma, prima della fondazione Costantinopoli, un posto che continua a detenere oggi tra gli ortodossi. In quanto tale, precede Antiochia, che detiene il terzo posto tra gli ortodossi.

Per quanto riguarda il Patriarcato di Gerusalemme, esso si occupa della città di Gerusalemme e, come abbiamo già detto, con il tempo gli sono state date diocesi di Antiochia nelle attuali Palestina e Giordania. Tra di loro ci sono dieci vescovati oggi in territorio giordano che appartenevano alla metropolia di Basra, che il patriarca di Gerusalemme improvvisamente, dalla notte al giorno, ha cominciato a considerare come appartenenti al suo patriarcato.

Se non fosse per la necessità di difendere il diritto e l'onore della Chiesa, rifuggiremmo dal parlare di queste realtà vergognose.

La cosa più dolorosa è la falsa accusa che il Patriarcato di Antiochia sta mentendo. Questo è un comportamento senza precedenti anche per i paesi in conflitto tra di loro, così come può accadere nella Chiesa di Gesù Cristo? La dichiarazione si spinge fino a negare l'accordo che è stato raggiunto ad Atene presso il ministero degli Esteri greco all'inizio dell'estate del 2014. Ancor peggio, invoca "la testimonianza dei delegati del Patriarcato ecumenico e della Direzione per le Chiese", naturalmente per confermare l'inesistenza di tale accordo, che è stato annunciato a quel tempo dai media greci.

A che punto è sprofondata la Chiesa di Gerusalemme, la "Madre delle Chiese", e perché questo sforzo frenetico per occupare il territorio di una chiesa sorella?! Invece di praticare le parole dell'Apostolo: "Chi è debole, perché io non mi senta debole?" troviamo il nostro fratello a praticare il seguente dicendo: "Chi è debole, perché io non lo divori?" È davvero una farsa amara, di fronte alla quale le parole sono inutili. Chi ha detto "tra gli ortodossi, l'amore attivo è diventato un tasto scordato" aveva ragione. Non c'è da meravigliarsi quindi, che altre comunità religiose siano diventate un rifugio per coloro che fuggono dall'inferno di coloro che affermano di essere la "Madre delle Chiese". Sei veramente un estraneo e un emarginato nella tua Chiesa, o Signore!

Peggio di tutto, la dichiarazione si chiude dichiarando gentilezza e dolcezza che impongono la continua "commemorazione della Chiesa sorella ortodossa di Antiochia, per il bene dell'unità della Chiesa ortodossa". Come se l'unità della Chiesa fosse un'unità superficiale raggiunta attraverso la mera commemorazione, senza la verità e l'amore. Che unità è questa che prescinde dalla verità!? Che l'unità c'è nella menzogna e nella calunnia?! Che unità c'è nel bullismo, che usa ogni mezzo che appartiene a questo mondo, eccetto il vero Vangelo di Gesù Cristo!?

Ci chiediamo ancora perché la gente scappa dalla Chiesa?

 
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Le assemblee parrocchiali: le 5 migliori pratiche

Con l'arrivo del nuovo anno in molte parrocchie ortodosse in America avrà luogo un rito stagionale noto come assemblea parrocchiale. Le assemblee parrocchiali sono parte del processo in cui la comunità delle parrocchie ortodosse americane valuta la sua salute e decide su questioni che sono di responsabilità dei laici. Queste assemblee sono una parte normale dello sviluppo della vita degli ortodossi in America.

E come ogni altra parte della nostra vita in Cristo, le assemblee parrocchiali sono vulnerabili alla debolezza umana. La rabbia, la paura, l'invidia e l'apatia sono tutte le emozioni che i fedeli possono sperimentare quando si tratta di partecipare alle assemblee parrocchiali.

Senza dubbio, noi siamo spesso i nostri peggiori nemici, quando si tratta di vivere la fede cristiana ortodossa.

Tuttavia, le cose non vanno male. Quando si tratta delle assemblee parrocchiali di oggi, le cose sono in realtà molto positivo. Le sfide spesso conducono a opportunità.

La verità è che ogni parrocchia si trova a pochi passi dalla possibilità di sperimentare un rinnovamento. Oggi, le assemblee parrocchiali possono essere migliorate seguendo alcune pratiche di buon senso che incoraggiano i fedeli a partecipare alla vita della Chiesa e ad assumersi la responsabilità per i valori cristiani ortodossi al cuore di una parrocchia.

Qui ci sono cinque buone pratiche che possono aiutare le parrocchie a svolgere assemblee più sane e produttive:

1) Fate le cose importanti prima dell'assemblea: il lavoro più essenziale di un'assemblea parrocchiale è il lavoro svolto prima dell'assemblea annuale in sé e per sé. Ciò richiede un'attenzione alla responsabilità e al servizio ai parrocchiani durante tutto l'anno. Oggetti come gli ordini del giorno delle riunioni del consiglio parrocchiale, i rapporti finanziari aggiornati e le statistiche parrocchiali sono presentati in dettaglio alla comunità su base mensile. Allo stesso modo, i verbali delle riunioni del consiglio parrocchiale e delle riunioni organizzative dovrebbero essere condivisi con regolarità. Nell'era di internet tutte queste operazioni sono molto facili. È anche facile fare registrazioni audio delle riunioni del consiglio parrocchiale e condividerle sul sito web o sulla pagina Facebook della parrocchia. La produzione e la condivisione di informazioni dettagliate è un elemento di una buona amministrazione. Invita inoltre i fedeli a far parte di un sano processo decisionale. La Chiesa ortodossa rifiuta la nozione di segreto nella sua amministrazione e ogni parrocchia è chiamata a riflettere questa convinzione di base nella sua vita quotidiana.

2) Ascoltate sempre: i capi sani sanno ascoltare e le assemblee parrocchiali sane sono quelli che si prendono del tempo per ascoltare e rispettare il punto di vista di tutti. Una delle caratteristiche più importanti di un gruppo di sano è quello di ascoltare semplicemente la gente. Ogni assemblea parrocchiale dovrebbe prendersi del tempo per assicurarsi che i fedeli siano ascoltati e il loro punto di vista sia considerato. Una diversità di punti di vista spesso porta a un miglioramento della salute della parrocchia. Chissà quali buone idee possono essere scoperte quando si dà a ogni parrocchiano la possibilità di esprimere se stesso? Anche l'idea più inverosimile può contribuire a portare un cambiamento positivo!

3) Conducete in modo liturgico: l'assemblea parrocchiale è spesso considerata un incontro di lavoro, ma è soprattutto un prolungamento della più importante opera della Chiesa: la liturgia. Questo significa che le assemblee devono concentrarsi sui valori liturgici. La migliore forma di amministrazione che i cristiani ortodossi possono offrire è partecipare alla vita liturgica della Chiesa. Come pratica migliore, l'assemblea parrocchiale deve essere guidata da persone che dimostrano un impegno come conduttori liturgici. Spesso, erroneamente guardiamo a persone le cui uniche pretese di leadership sono la ricchezza, il potere o lo status sociale, ma la verità è che Cristo ribalta completamente questo modello di leadership. Se un esattore delle tasse e un pescatore possono essere scelti come apostoli, allora tutti noi possiamo riflettere su chi Gesù Cristo vorrebbe chiamare come guide nelle nostre parrocchie.

4) La missione viene prima della gestione: preservare la Chiesa ortodossa non è un compito che può essere realizzato senza la crescita della Chiesa ortodossa. Amministrazione ed evangelizzazione vanno di pari passo. Ogni assemblea parrocchiale dovrebbe costruire continuamente su questa base. È molto facile vedere la salute di una parrocchia in termini finanziari, ma la realtà è che ogni Parrocchia ortodossa ha bisogno di un'attenzione missionaria, non di un'attenzione gestionale, per avere successo. Molti dei problemi finanziari che le parrocchie ortodosse sperimentano possono essere risolti aprendo le porte della comunità e facendo crescere una congregazione differenziata. La Chiesa ortodossa è più efficace quando esiste come Chiesa missionaria, non come una Chiesa istituzionale. Ogni assemblea dovrebbe prendere il tempo di ri-focalizzare la comunità parrocchiale sulla sua vocazione missionaria.

5) Praticate il perdono: san Tikhon di Zadonsk scrive che "Il perdono è meglio della vendetta!" Le assemblee parrocchiali devono non solo essere luoghi di vigoroso dibattito e di responsabilità, ma anche devono essere luoghi in cui la gente pratica il perdono. Ogni parrocchiano ha l'obbligo di riflettere su come ha danneggiato o trascurato gli altri. Il perdono non significa dimenticare o provare ad andare d'accordo – si tratta di imparare a essere umani. Le assemblee parrocchiali devono aiutare le parrocchie a essere dei punti di guarigione durante tutto l'anno. Una parrocchia i cui membri sono acutamente consapevoli delle loro debolezze e difetti può diventare un modello sano dell'amore di Cristo. Una comunità parrocchiale in grado di identificare i suoi fallimenti ed errori e di imparare da loro può davvero cambiare la vita delle persone che entrano attraverso le sue porte.

Un'assemblea parrocchiale sana, come tutti gli aspetti della vita cristiana ortodossa, non è facile. È piuttosto una forma di ascesi. Le assemblee di successo richiedono tempo, impegno e umiltà. Con questo in mente, è anche importante ricordare che ogni parrocchiano è chiamato a servire remando contro il mondo. Quando Cristo ha chiamato gli apostoli, senza dubbio molte persone deriso le persone che aveva scelto. Come possono persone semplici dalle vite spezzate, come Andrea il pescatore e Matteo il pubblicano, essere il fondamento della Chiesa?

Tuttavia, i risultati sono stati miracolosi e hanno cambiato per sempre il mondo in cui viviamo.

Lo stesso miracolo può accadere oggi nella vita di ogni parrocchia, senza eccezioni. La domanda per ognuno di noi è se siamo aperti veramente a un cambiamento così radicale nella nostra vita e nella vita della parrocchia che frequentiamo ogni domenica.

 
Il triangolo fatidico: la Russia, l'Ucraina e gli ebrei

I bassorilievi erotici dei templi indù con le loro posizioni che sfidano la gravità e l'anatomia hanno trovato un nuovo concorrente moderno nella crisi ucraina. Ogni parte vuole avere gli ebrei dalla loro parte, pur sostenendo che l'altra parte è, allo stesso tempo, anti-ebraica e un fantoccio degli ebrei. Questa impossibile posizione da Kama Sutra è il risultato di alleanze estremamente confuse: il regime di Kiev ha nella lista dei suoi capisaldi ebrei devoti e feroci antisemiti. Le figure di spicco del regime (tra cui il presidente eletto) sono di origine ebraica; l'uomo forte e capo finanziere, il signor Igor (Benya) Kolomoysky è una figura ebraica pubblica di spicco, costruttore di molte sinagoghe e sostenitore di Israele. La forza più temeraria e proattiva del regime, gli ultranazionalisti del partito Svoboda e del Settore destro, ammirano Hitler e il suo Quisling ucraino, Stepan Bandera, "liberatori dell'Ucraina dal giogo giudaico-moscovita". Gli ebrei sono ambivalenti, e le due parti sono ambivalenti su di loro, e tutto questo ha covato un intrigo quanto mai interessante.

I russi hanno cercato di attirare Israele e gli ebrei americani dalla loro parte, con scarso successo. Il presidente Putin ha condannato l'antisemitismo del partito Svoboda; ha citato la profanazione del cimitero ebraico di Odessa in un suo importante discorso. I russi hanno ri-vitalizzato la narrazione della Seconda Guerra Mondiale, identificando pienamente il regime di Kiev con le sguadre di Bandera e il nemico nazista. Eppure, questa retorica non viene presa sul serio dagli ebrei, che si rifiutano di sentirsi minacciati da quel coccolone di Kolomoysky. "Questi nazisti non sono contro gli ebrei, sono contro i russi, quindi non è un problema ebraico", dicono.

Il regime di Kiev ha rispecchiato l'atteggiamento russo, se non proprio le tattiche della Russia. Essendo piuttosto a corto di fatti da presentare, hanno falsificato un opuscolo dei ribelli di Donetsk agli ebrei locali, che li inviterebbe a registrarsi e pagare una tassa speciale "perché gli ebrei sostengono il regime di Kiev". Questa rozza e improbabile bufala è stata immediatamente e convincentemente smentita, ma non prima di essere stata usata, non di meno che da Barak Obama e da John Kerry. Il giornale ebreo americano di spicco, The Forward, ha offuscato la questione dicendo che russi e ucraini sono antisemiti per natura e le loro smentite devono essere prese cum grano salis. Questo lancio di fango è stato efficace – la bufala è finita sulle prime pagine, mentre la sua smentita è stata pubblicata sulle ultime pagine.

I russi avevano i fatti dalla loro parte, e l'Occidente sapeva che gli Stati Uniti avevano rifiutato l'ingresso a Oleg Tjagnibok e ad altri leader di Svoboda (ora membri del governo di Kiev) a causa della loro antisemitismo fino ancora al 2013, ma gli appelli russi alla sensibilità degli ebrei e degli americani non sono riusciti a produrre un impatto. Questi sanno quando fingere l'indignazione e quando tacere. Le commemorazioni pro-Hitler sono frequenti in Estonia, Lettonia, Croazia, e non fanno sollevare alcun sopracciglio censorio, perché questi paesi sono solidamente anti-russi. Nel marzo di quest'anno, l'inviato speciale dell'amministrazione Obama sulle questioni dell'antisemitismo, Ira Forman, ha decisamente negato tutto e ha detto al Forward che le affermazioni di Putin sull'antisemitismo di Svoboda "non sono credibili". Gli Stati Uniti vogliono decidere chi è antisemita e chi non lo è, proprio come Hermann Goering voleva decidere chi è ebreo e chi non lo è nella Luftwaffe. Sulla crisi ucraina, gli ebrei rimangono divisi, e seguono le preferenze dei loro paesi.

Israele è neutrale

Recentemente il primo ministro Netanyahu ha chiamato il presidente Putin. Putin è sempre disponibile e sempre cortese verso Netanyahu, in contrapposizione al presidente Obama, che mostra segni di irritazione. (È pur vero che Obama deve ascoltare Netanyahu molto più spesso e per ore). Netanyahu si è scusato di non essere in grado di venire a San Pietroburgo per la Settimana della Cultura israeliana; invece, il vecchio affidabile Shimon Peres, presidente di Israele, farà il viaggio. Si è scusato pure per la fuga di informazioni ai media della notizia di questa cancellazione della visita.

Questo è abbastanza tipico per il primo ministro israeliano: in un primo momento chiede un invito, la Russia glie lo concede, poi annulla la sua visita e fa trapelare la cosa alla stampa, guadagnando così punti di credito con gli americani. Lo ha fatto ai giochi olimpici di Sochi, e ora di nuovo, a San Pietroburgo. Questo è il suo modo di esprimere la neutralità di Israele.

Israele è esplicitamente neutrale nella crisi ucraina. Gli israeliani sono usciti dall'aula e non hanno votato la risoluzione sulla Crimea dell'Assemblea Generale dell'ONU, dando fastidioso ai loro sponsor americani. Gli israeliani avevano una scusa traballante: il loro ministero degli esteri era in sciopero. Gli americani non sono stati soddisfatti di questa spiegazione. Sciopero o meno, dovevate votare!

Abbiamo appreso dai nostri colleghi israeliani i dettagli della conversazione telefonica tra Putin e Netanyahu, che ha elaborato i motivi della neutralità israeliana. Israele è preoccupato che come risposta asimmetrica alle sanzioni degli Stati Uniti, la Russia avrebbe fornito i suoi potenti sistemi di difesa aerea a Iran e Siria. Iran e Russia hanno firmato un contratto di fornitura di armi pochi anni fa, l'Iran ha debitamente pagato; poi la spedizione è stata sospesa. L'Iran è andato in tribunale chiedendo un enorme risarcimento per la violazione del contratto. Allo stesso modo, i siriani avrebbero dovuto ottenere il sistema missilistico S-300 terra-aria, in grado di proteggere i suoi cieli dai raid israeliani. Le consegne sono iniziate; il primo ministro Netanyahu ha implorato Putin di metterle in lista d'attesa. Inizialmente Putin ha fatto obiezione, sottolineando la natura difensiva del sistema. Netanyahu ha detto al presidente russo che l'S-300 consentirebbe ai siriani di coprire tutto il nord di Israele, almeno fino a Haifa, rendendo inutilizzabili aeroporti importanti e mettendo in pericolo l'aviazione civile. Putin ha accettato di fermare le consegne.

Vladimir Putin è amichevole verso Israele. Ha promesso che non avrebbe permesso la distruzione di Israele; ha promesso di salvare la sua popolazione se la situazione dovesse diventare veramente pericolosa. Durante la recente visita del primo ministro Netanyahu a Mosca, Putin non è stato incantato dagli accenni fatti da Netanyahu e Liberman di una possibile ri-alleanza di Israele con Mosca al posto di Washington. Ha detto agli israeliani che i loro legami con gli USA sono troppo forti perché una tale ri-alleanza sia concepibile. Putin ha detto che la Russia è soddisfatta dell'attuale livello di amicizia e non richiede a Tel Aviv di indebolire i legami con Washington. Putin ha visitato Israele un paio di volte, ha ricevuto il primo ministro israeliano al Cremlino. L'ambasciatore israeliano, la signora Golender, vede Putin più spesso di quanto facciano i suoi omologhi americani o francesi.

Questo atteggiamento amichevole ha un motivo molto pratico: Putin non parla con scioltezza inglese o francese, mentre l'ambasciatrice gli parla in russo, eliminando la fastidiosa necessità di un interprete. Una ragione più profonda è la provenienza di Putin: rampollo di élite liberali, cresciuto a San Pietroburgo, istruito dal sindaco ultra-liberale Sobchak, consacrato da Boris Eltsin, Putin è naturalmente amichevole verso gli ebrei e Israele. Questo atteggiamento amichevole ha infastidito alcuni russi ultra-patrioti, che hanno fatto circolare con zelo la sua foto scattata nei pressi del Muro del Pianto mentre indossava la kippah obbligatoria. Hanno anche contato e ricontato i nomi degli oligarchi ebrei a Mosca.

È vero, alcuni di loro – Berezovskij, Gusinskij, Khodorkovskij – hanno dovuto abbandonare la loro patria russa, ma il presidente russo non è sicuramente la nemesi dei giudeo-tycoon né il nuovo Hitler per cui a volte è fatto passare. Abramovich e Friedman, per citarne solo due, conservano la sua fiducia e il suo accesso. Putin non si cura di alcun oligarca (ebreo o gentile) – finché questi rimane fuori dalla politica.

Putin è anche amichevole con gli intellettuali ebrei e i baroni dei media, anche quelli apertamente ostili a lui. Masha Gessen, attivista lesbica ebrea e direttrice di una rivista piena di odio verso Putin; Aleksej Venediktov, caporedattore ebreo di Ekho Moskvy, un canale popolare liberale che attacca Putin ogni giorno; molti altri hanno accesso a Putin – mentre nessun nazionalista russo, incluso il dottor Aleksandr Dugin, può vantare di aver avuto un incontro privato con il presidente.

L'affabilità di Putin non lo ha trasformato in una cornucopia per ogni iniziativa ebraica. Ha bloccato le consegne dell'S-300 all'Iran, ma ha respinto tutte le richieste israeliane che gli chiedevano di abbandonare l'Iran o la Siria o Hamas. Nel corso della loro ultima conversazione telefonica, Netanyahu ha sostenuto che gli israeliani hanno scoperto prove di armi nucleari iraniane. Putin ha educatamente espresso i suoi dubbi e lo ha re-indirizzato all'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Ha accettato di ricevere gli "esperti" israeliani con le loro prove a Mosca, ma non ne è venuto fuori nulla. Il sostegno della Russia alla Palestina è incrollabile: c'è anche un'ambasciata palestinese a Mosca.

Putin ha sostenuto la costruzione di un grande museo ebraico di Mosca e ha personalmente contribuito al suo bilancio – ma la pubblicità di strada russa annuncia la Risurrezione di Cristo, la Pasqua e la Natività. Niente "auguri per la stagione", ma affermazione aperta del cristianesimo. La Russia non è come gli Stati Uniti o l'Unione Europea, dove sono vietati i segni esteriori della fede cristiana, non possono essere menzionati la Pasqua e il Natale e tutto ciò che gli ebrei richiedono deve essere fatto immediatamente. Gli ebrei occidentali sono infastiditi (così sostengono le loro organizzazioni) dalle manifestazioni pubbliche della fede cristiana, ma gli ebrei russi non se ne curano; inoltre, si sposano, si convertono ed entrano nella Chiesa in numeri in precedenza inauditi. Non sono fortemente pro-israeliani, quelli che lo erano se ne sono già andati in Israele.

Così gli ebrei della Russia non sono un fattore influente sul presidente russo. Putin farà ciò che è giusto secondo la fede cristiana, e ciò che è buono per la Russia, come egli lo comprende – e non può essere convinto a rinunciare a punti davvero importanti. Altre considerazioni – come l'amicizia con Israele – avrebbero normalmente un posto molto più basso nelle sue priorità. Tuttavia, nel bel mezzo della crisi ucraina, siccome i russi sono preoccupati dalle sanzioni e dalle minacce di isolamento, cercano di attirare gli ebrei dalla loro parte. Questo li rende sempre più suscettibili di manipolazione israeliana, sia quella autorizzata dallo stato o quella di imprese private.

La scorsa settimana, lo storico militare israeliano Martin van Creveld ha visitato Mosca. Nel 2003, ha notoriamente minacciato l'Europa di distruzione nucleare (la "opzione Sansone"), dicendo: "Israele ha la capacità di tirare il mondo giù con sé, e questo accadrà prima che Israele sia distrutto". Ora ha spiegato ai russi la nuova politica di Israele: mentre gli Stati Uniti entrano nel periodo del loro declino, Israele deve diversificare e assicurare le sue opzioni avvicinandosi a Mosca, Pechino e Delhi, ha scritto sul quotidiano Izvestija. Forse, ma senza andare troppo lontano. Un flirt – sì, un cambio di campo – non ancora.

Israele preferisce mantenere la propria neutralità. Questo è facile, in quanto la popolazione israeliana (con l'eccezione dei suoi russi) non è interessata agli affari russo/ucraini, non conosce la differenza tra Russia e Ucraina ed è piuttosto ostile ai russi/ucraini. Questo vale sia per la sinistra sia per la destra; la sinistra israeliana è ancora più filo-americana della destra israeliana. Per quanto riguarda i russi israeliani, sono equamente divisi tra sostenitori della Russia e sostenitori del regime di Kiev. Mentre cerca di essere deferente verso la Russia, Israele non intende schierarsi con Mosca. Gli oligarchi ebrei dall'Ucraina – Kolomoysky, Pinchuk, Rabinovich – sono integrati all'interno del regime di Kiev, e supportano la destra israeliana su vasta scala. Uomini d'affari israeliani fanno investimenti in Ucraina, e gli oligarchi fanno investimenti in Israele. Kolomoysky controlla Yuzhmash, un famoso complesso di costruzione di missili a Dnepropetrovsk, e detiene i segreti del missile balistico Satana, la più potente arma strategica russa. Si dice che abbia intenzione di condividere questi segreti con gli israeliani. Se Israele dovesse schierarsi con Mosca per quanto riguarda l'Ucraina, la rottura con Washington sarebbe inevitabile, e Israele non ha intenzione di provocarla.

Alcuni esponenti marginali della destra israeliana sono favorevoli alla Russia; sostengono di rappresentare l'opinione pubblica e il governo israeliano. Cercano di raccogliere i frutti delle loro promesse, prima di consegnarli. Tuttavia, questa non è una truffa comune: stanno cercando di trasformare la Russia in un sostenitore del sionismo di destra.

Prendete come esempio l'attivista di estrema destra russo-israeliano Avigdor Eskin, e le sue pretese impossibili che il governo israeliano ha già deciso di saltare dal treno degli Stati Uniti per unirsi a quello russo, che commando israeliani stanno per combattere per i russi a Donetsk, che le autorità israeliane hanno intenzione di spogliare il signor Kolomoysky della sua cittadinanza israeliana. Naturalmente, tutto questo è un ammasso di sciocchezze, ma i russi le inghiottono tutte, amo, lenza e piombo.

Avigdor Eskin è una personalità pittoresca: convertito alla fede ebraica (sua madre non è ebrea), ebreo osservante, ex-kahanista arrestato in Israele per un presunto tentativo di profanare la moschea di Al Aqsa e un cimitero musulmano, e che è stato per due o tre anni in un carcere israeliano; si presenta come "rabbino" e porta una folta barba. Dopo aver servito il suo tempo in carcere, si è trasferito in Russia e ha costruito una rete di sostenitori di Israele tra l'estrema destra russa. Il suo messaggio è "Israele è un vero amico della Russia, mentre i musulmani sono nemici della Russia". Egli aggiunge, inoltre, che i coloni israeliani sono anti-americani e filo-russi. (Se ci credete, la prossima cosa a cui credere è la fata dei dentini).

Recentemente ha sostenuto che il Battaglione Aliya di "esperti commando e tiratori scelti israeliani" è venuto nel Donbass in guerra a combattere dalla parte russa contro le truppe del regime di Kiev. Il Battaglione Aliya è un battaglione nel senso in cui l'Esercito della Salvezza è un esercito. Si tratta di una Organizzazione Non Governativa israeliana, istituita da israeliani russi di persuasione sionista di estrema destra e di background militare russo. Non è una parte dell'esercito israeliano. Per un breve periodo, l'ONG ha fornito guardie per gli insediamenti ebraici a Gaza e in Cisgiordania, ma le colonie hanno smesso di usarle in quanto elementi estremamente inaffidabili. Si vantavano di aver ucciso civili palestinesi, di aver torturato e ucciso bambini, ma questa era solo una fantasia malata, sadica e razzista, dice la gente. Successivamente, i leader del Battaglione hanno trasformato il suo nome in una truffa redditizia, girando per le comunità ebraiche americane e raccogliendo donazioni per le loro attività apparentemente segrete. Poiché questa truffa è stata denunciata dalla TV israeliana (rete RTVI, disponibile su YouTube), erano scomparsi dalla scena pubblica. Ora Avigdor Eskin ha resuscitato la vecchia truffa, che gli ha fruttato molti titoli di testa nei media russi.

Eskin trovato l'anima gemella nel prominente signore dei media russo Vladimir Solov'ev. Solov'ev è in parte di origine ebrea, ha vissuto all'estero, poi è tornato in Russia; conduce un importante show politico della Domenica sera in una televisione russa. Saker (un noto blogger) lo ha descritto come segue: "Questo show è tenuto da un personaggio famoso, Vladimir Solov'ev, che è un tipo molto interessante. Solovev è ebreo, e non ha paura di ricordarlo al suo pubblico, ed è stato anche eletto come membro del Congresso ebraico russo. È anche un patriota russo, e un sostenitore dichiarato di Putin e della sua politica. La sua posizione sull'Ucraina è semplice: come ebreo e come russo ha una tolleranza zero per il nazionalismo ucraino, il neo-nazismo o il banderismo. È un nemico determinato e totale del nuovo regime di Kiev".

È possibile che Solov'ev stia attraversando una crisi di identità personale: dal celebrare le sue radici russe, è passato a proclamare la sua origine ebraica. In alternativa, è possibile (e più probabile) che i decisori russi vogliano attirare gli ebrei dalla loro parte, e Solov'ev agisce avendo in mente gli ebrei americani. Stalin lo aveva fatto, e nello stesso modo Putin potrebbe ripetere il trucco. Nel 1942, mentre l'assalto nazista minacciava la Russia, Stalin aveva inviato alcuni ebrei russi negli Stati Uniti, per parlare in Yiddish alle comunità e alle lobby ebraiche in favore dell'URSS. La comunità ebraica americana ha sicuramente un certo peso... Ora Solov'ev e altri stanno cercando di influenzare gli ebrei all'estero; o almeno di mostrare ai loro superiori che ci stanno provando.

Il prezzo che Eskin chiede per le sue storie di fantasia è alto. Nel programma di Solov'ev in prima serata, ha fatto un appello per la distruzione di Al Aqsa e per la costruzione del tempio ebraico al suo posto. Ha chiamato i palestinesi "popolo dell'Anticristo". Anche in Israele, tali dichiarazioni non possono essere espresse sulla TV pubblica. Nella confusa Mosca, Eskin è stato festeggiato e gli è stato dato un posto in un altro programma politico importante, quello di Arkadij Mamontov. Ci si può chiedere chi stia imbrogliando chi: è Eskin che imbroglia i suoi ospiti russi, o sono i suoi conduttori dei media che lo utilizzano per imbrogliare i loro superiori, o sono i loro superiori che cercano di imbrogliare il popolo russo? O Israele sta facendo scommesse? Chi lo sa?

Gli ebrei ucraini si permettono di dissentire

Gli ebrei sono venuti in Ucraina mille anni fa, forse dalla Khazaria. Questa non è una comunità omogenea; anzi, essi rappresentano diverse comunità. Molti di loro sono emigrati in Israele; ancora di più si sono spostati in Russia. Parlano russo e di solito non parlano ucraino, anche se hanno appreso il vernacolare negli ultimi 20 anni. Normalmente, non glie ne importerebbe niente dell'indipendenza dell'Ucraina, dato che gli ebrei tradizionalmente si schierano al fianco dei forti, siano essi i polacchi sotto il dominio polacco, i russi sotto il dominio di Mosca, o i tedeschi sotto Vienna o Berlino. Ora molti di loro hanno deciso di schierarsi con gli USA o con la UE. Una delle ragioni per cui così tante persone di origine ebraica stanno bene è che i gruppi etnici dominanti si fidano degli ebrei e contano sulla loro fedeltà ai potenti e sulla loro mancanza di compassione per i loro vicini gentili.

Un'altra ragione è costituita dalle definizioni vaghe. Per le ultime tre o quattro generazioni, gli ebrei hanno fatto liberamente matrimoni misti; i figli di questi matrimoni misti sono spesso considerati 'ebrei'. Questi sono gli 'ebrei' per il regime attuale; spesso hanno solo un nonno ebreo.

L'Ucraina, dopo la sua indipendenza nel 1991, si è trasferita nella sfera di influenza occidentale, ma l'Ucraina orientale (Novorossija) ha mantenuto il suo carattere e legame russo. Gli ebrei hanno prosperato in entrambe le parti. Il signor Kolomoysky è un membro di spicco della comunità ebraica, e un pilastro del regime di Kiev. È un uomo d'affari senza scrupoli, famoso per le sue razzie in proprietà altrui e per le sue connessioni mafiose. Ci sono voci lo collegano a molte uccisioni di avversari in affari.

D'altra parte, a Kharkov, il sindaco e il governatore distrettuale (soprannominati Dopa e Gepa) sono ebrei, e possono essere considerati pro-russi. Si pensava che Kharkov sarebbe diventata il centro della nascente Novorossija; il presidente Janukovich è fuggito a Kharkov sperando di trovare alleati e sostenitori. Ma Dopa e Gepa lo hanno disincantato, così ha proseguito il suo volo fino alla città russa di Rostov. La loro decisione di rimanere fedeli a Kiev non ha fatto bene a entrambi: a uno hanno sparato, e l'altro è stato imprigionato e il suo tentativo di concorrere alla presidenza è stato contrastato.

Kharkov è anche sede del signor Hodos, un ebreo benestante e importante che ha combattuto strenuamente contro Chabad, il movimento spirituale ebraico di cui il signor Kolomoysky è un membro di spicco. Gli ebrei di Novorossija apparentemente sostengono la tendenza filo-russa in generale, anche se ci sono delle eccezioni. Praticamente tutti gli ebrei ucraini hanno parenti in Russia, e hanno avuto un'educazione russa.

Israele ha una forte rete di agenti in Ucraina. Hanno sequestrato un ingegnere palestinese e lo hanno portato in volo in una prigione israeliana, e questo non poteva essere fatto senza il supporto dei servizi di sicurezza ucraini. Tuttavia, le storie di soldati israeliani che combattono in Ucraina sono un po' esagerate: si tratta di individui con doppia cittadinanza che agiscono a loro piacimento, non di rappresentanti dello Stato.

Gli ebrei americani sono divisi

Gli ebrei americani sono divisi sull'Ucraina, come sono stati divisi sulla Palestina. Gli amici della Palestina, persone con un forte passato anti-imperialista e una solida conoscenza della storia dell'Europa orientale – Noam Chomsky e Stephen F. Cohen – hanno riconosciuto e denunciato il tentativo degli Stati Uniti di sostenere la propria egemonia, che cerca sfacciatamente di abbattere la Russia. Un sottoinsieme di persone, che Gilad Atzmon ha giustamente chiamato 'sionisti anti-sionisti', trotskisti e altri complici della NATO di falsa sinistra come Louis Proyect – hanno chiesto l'intervento americano e domandato ad alta voce sangue russo.

La famigerata Lobby israeliana è rigorosamente anti-russa. Il funzionario del Dipartimento di Stato Victoria ("’fan**** l'Unione Europea") Nuland ha diretto personalmente il colpo di stato di Kiev; ha prescelto personalmente il governo e il presidente della nuova colonia americana sul fiume Dnepr. Suo marito, Robert Kagan, è uno dei fondatori della Foreign Policy Initiative, il successore dell'infame 'Progetto per un nuovo secolo americano', la think tank sionista estremista che ha promosso le guerre in Iraq e in Afghanistan e ha spinto per una guerra con l'Iran. Ora attaccano la Russia, ma non dimenticano il loro sostegno a Israele.

Considerate un giovane attivista gay e giornalista americano, James Kirchick. È entrato nella rete Neocon come fiancheggiatore della Lobby. Ha dipinto di rosa Israele ("Israele è il migliore amico dei gay sulla terra, mentre i palestinesi sono omofobi che meritano di essere bombardati"). Dopo aver fatto suo servizio a favore di Israele, è passato a combattere la Russia. Ha lavorato per Radio Free Europe, di proprietà della CIA e finanziata dal  Congresso degli Stati Uniti; ha fatto il direttore di scena delle sensazionali dimissioni dal vivo di Liz Wahl da Russia Today e ha protestato per presunti maltrattamenti dei gay in Russia. I suoi giochi sporchi sono stati rivelati da Max Blumenthal, un giornalista ebreo americano, noto anti-sionista (che lavora insieme alla palestinese Rania Khalek).

Mentre Israele è neutrale riguardo all'Ucraina, gli amici di Israele nell'Unione Europea e negli Stati Uniti sono ostili alla Russia e sostengono l'egemonia americana, mentre gli amici della Palestina sono a fianco della Russia nella sua sfida all'Impero. Il filosofo dei media sionista francese Bernard Henri Levy è un esempio del primo gruppo, mentre Michel Chossudovsky di Global Research è un rappresentante del secondo. I siti critici ("anti-sionisti") di spicco, Counterpunch, Antiwar, Global Research simpatizzano con la Russia, mentre i siti pro-israeliani sono ostili alla Russia.

I sionisti sono nemici crudeli, ma da amici sono anche peggio. Edward N. Luttwak è amichevole verso la Russia; ha invitato gli Stati Uniti a fare pace con la Russia. L'unione strategica di Russia e America è necessaria, dice. Chi se ne frega dell'Ucraina? Ed ecco la sua linea di fondo: la Russia dovrebbe lottare con la Cina per il bene degli Stati Uniti. Anche un altro amico dei sionisti, Tony Blair, chiede la pace con la Russia – in modo che la Russia possa combattere il mondo musulmano per Israele. Molto simile a Eskin, che offre la sua patetica assistenza alla Russia, al fine di neutralizzare la sua influenza positiva e la sua difesa della Palestina.

La conclusione: Israele rimane neutrale per motivi propri. Mentre gli ebrei come individui sono di opinioni diverse sull'Ucraina, vi è una correlazione con la loro posizione sulla Palestina e la Siria. I nemici di Putin in Russia, Ucraina, Europa e Stati Uniti supportano Israele e sono ostili alla Palestina, alla Siria di Bashar Assad, al Venezuela di Chavez. E i più pericolosi di tutti sono coloro che sostengono allo stesso tempo Israele e Russia, che stanno sicuramente tramando qualche malizia.

 
Santa Maria di Helsinki

'Tutte le lacrime che hai versato brilleranno come diamanti sulle vesti della Madre di Dio; per tutte le sofferenze e le prove Dio ti darà una speciale benedizione e ricompensa'.

profezia della santa tsarina martire Aleksandra [1]

Ci sono diversi antichi santi ortodossi in Scandinavia: sant'Anschar (Oscar, + 865) in Danimarca; santa Sunniva (c. 990), sant'Olaf (+ 1030) e san Hallvard di Oslo (+ 1043) in Norvegia: sant'Olaf (+ 1022), san Sigfrid (+ 1045) e santa Anna di Novgorod (+ 1050) in Svezia . Tuttavia, non vi è alcun antico santo ortodosso in Finlandia in quanto tale, in quanto si è giunta alla fede così tardi, già in epoca cattolica romana, quindi non le riuscì di essere in comunione con la Chiesa. Tuttavia, nel rinnovamento dell'Ortodossia nei tempi moderni la Finlandia ha davvero una santa: la giusta madre Maria di Helsinki.

Nata il 16 luglio 1884 a Oranienbaum in Russia come Anna Aleksandrovna Taneeva in una famiglia con legami imperiali, doveva diventare una dama di compagnia e l'amica più vicina dell'imperatrice Alessandra. Alcuni aristocratici sprezzanti e profondamente gelosi, ricchi ma senza nobiltà e intrisi di vanità egoista e di volgarità, la detestavano. In genere, la respingevano e la calunniavano come una persona tozza, poco attraente, loquace, ingenua e poco intelligente. Tuttavia, i bambini la amavano e la pia imperatrice apprezzava il suo viso puro, gentile e infantile, i suoi begli occhi teneri e la sua immensa pietà e generosità. Così, l'imperatrice fece amicizia con Anna, preferendola ai superficiali e poco spirituali snob della corte, e nel 1905, all'età di vent'anni, ad Anna fu data una posizione a corte. Nei tre anni successivi andò in vacanza con i Romanov.

Nel 1907 Anna Taneeva sposò Aleksandr Vyrubov, un ufficiale della Cancelleria imperiale. Pochi giorni prima era stata avvertita da Grigorij Rasputin che il matrimonio sarebbe stato infelice, ma lei lo aveva ignorato. Il matrimonio rimase non consumato, perché il marito di Anna effettivamente si rivelò mentalmente squilibrato, e dopo aver cercato di ucciderla dovette andare in Svizzera per il trattamento. Entro diciotto mesi il matrimonio non consumato era stato annullato. Dopo la rivoluzione la madre di Anna disse negli interrogatori che il genero aveva 'dimostrato di essere completamente impotente, con una psicologia sessuale estremamente perversa che si era manifestata in vari episodi sadici in cui aveva inflitto sofferenze morali su di lei'.

Anna Vyrubova, come era ormai conosciuta, divenne una delle seguaci dell'anziano Grigorij Rasputin e su ordine dell'imperatrice andò a visitare il suo villaggio natale di Pokrovskoe in Siberia per indagare sulle voci su di lui, che si rivelarono essere senza fondamento. La sua importanza crebbe a corte e con la morte di san Giovanni di Kronstadt l'anziano Grigorij divenne sempre più importante per lei. Per alcuni anni lavorò come intermediaria tra l'imperatrice l'anziano Grigorij nei momenti in cui erano necessari i suoi poteri di guarigione. Durante la prima guerra mondiale Anna fu addestrata come crocerossina e curò i soldati insieme all'imperatrice e alle sue due figlie più grandi, le granduchesse Olga e Tatiana. La sua grande generosità verso i poveri la lasciò praticamente senza un soldo.

Nel gennaio 1915 Anna rimase gravemente ferita in un incidente ferroviario tra la capitale e Tsarskoe Selo; nella convalescenza si trovò storpia, ma diede a Grigorij il merito di averle salvato la vita attraverso le sue preghiere. Nel mese di settembre 1916, con Lili Dehn e Grigorij andò a Tobolsk per venerare san Giovanni di Tobolsk, che era stato canonizzato. Anna aprì l'ospedale militare di san Serafino con l'enorme somma di 100.000 rubli che aveva ricevuto dalla società ferroviaria a titolo di risarcimento per il suo incidente. Aveva inoltre previsto la costruzione di una chiesa dedicata a san Serafino di Sarov sulla sua proprietà.

La sera del 16 Dicembre 1916 l'anziano Grigorij disse ad Anna di aver ricevuto una proposta di visita al principe Jusupov per incontrarne la moglie, che si riferiva che fosse malata. La mattina successiva la scomparsa di Grigorij fu segnalata da sua figlia ad Anna. Ne seguì un'indagine, e gli assassini, il principe Jusupov e il granduca Dmitrij, furono posti agli arresti domiciliari. Due giorni dopo fu trovato il corpo brutalizzato di Grigorij. Il 21 dicembre il corpo fu sepolto in un angolo della proprietà di Anna adiacente al palazzo imperiale. Alla sepoltura parteciparono la coppia imperiale con le loro figlie, Anna, la sua cameriera e alcuni amici di Grigorij.

Il 21 marzo 1917, molto malata di morbillo, la tanto calunniata Anna Aleksandrovna Taneeva fu arrestata senza motivo dalla dittatura massonica di Kerenskij. Completamente innocente, subì cinque mesi di dura prigionia nella fortezza di Pietro e Paolo a San Pietroburgo, incluso un inutile e umiliante esame medico per dimostrare la sua verginità. I quindici interrogatori sul suo ruolo politico conclusero che era troppo moralmente retta, onesta, sincera e infantile per aver fatto qualcosa di sbagliato, e fu rilasciata.

Le memorie di Anna descrivono il suo duro trattamento in una prigione umida, la sua malattia, percosse, calci, scherni e sputi, e la sua salvezza di stretta misura dall'esecuzione quando, miracolosamente, incontrò in una strada di San Pietroburgo alcuni vecchi amici di suo padre che la aiutarono a fuggire. Questo lo attribuì a san Giovanni di Kronstadt, che l'aveva già consolata in un sogno prima del suo arresto. Subì molti disagi e povertà per evitare i bolscevichi, ma solo con riluttanza fuggì in Finlandia nei primi mesi del 1921.

Le sue memorie, Ricordi della corte russa [2], pubblicate a Parigi nel 1922, forniscono descrizioni rare e preziose della vita domestica dello tsar e della sua famiglia. Nessuno capiva Grigorij Rasputin e la tsarina meglio di Anna. Condannata e calunniata dai mondani come ingenua e poco intelligente, aveva previsto tutto quello che sarebbe successo con il rovesciamento dello tsar. I politici "intelligenti" e aristocratici che avevano tradito lo tsar non avevano previsto nulla.

Nel 1923 Anna divenne monaca nel monastero di Valaam con il nome di madre Maria. Viveva sotto la direzione spirituale degli anziani di Valaam e viveva in povertà come pia suora ortodossa russa. Incapace di entrare nel convento di sua scelta a causa delle sue disabilità fisiche, rimase nella sua casa molto modesta, vivendo la vita monastica rigorosa di una monaca segreta. In un primo momento visse con la madre e poi, quando quest'ultima morì nel 1937, con un'amica fedele di nome Vera Zapevalova (+ 1984), in modo povero e solitario.

Anna trascorse la seconda metà della sua vita prima in alcuni luoghi in Finlandia, poi in Svezia e dopo la seconda guerra mondiale a Helsinki. Monaca per oltre quarant'anni, morì senza un soldo all'età di 80 anni il 20 luglio 1964 a Helsinki, dove la sua tomba si trova nella sezione ortodossa del cimitero di Hietaniemi. Era nata un giorno prima della data del martirio della famiglia imperiale e si addormentò nel Signore tre giorni dopo. Nella nascita, come nella morte, fu legata a loro.

'In Finlandia avete una santa – Anna Aleksandrovna Taneeva – ha detto uno ieromonaco della Lavra della Trinità e di San Sergio. Rivolgetevi a lei se avete bisogno di aiuto '. 'Andate alla sua tomba nel cimitero ortodosso, state in piedi e pregate. Sentite come è facile pregare lì, come diventa calma e pacifica la vostra anima' (vescovo Arsenij). [3]

'Che Dio ci aiuti tutti... a unirci gli uni gli altri nella pace e nell'amore, offrendo le nostre lacrime e il pentimento ardente al Dio misericordioso per i nostri innumerevoli peccati, commessi davanti al Signore e allo tsar incoronato da Dio... e solo allora una grande e potente Russia risorgerà, per la nostra gioia e per la paura dei nostri nemici ". (3)

Madre Maria

Note

[1] P. 196 di ‘Vernye’ (I fedeli) di O. V. Chernova, Mosca 2009

[2] http://www.alexanderpalace.org/russiancourt2006/chapter_I.html

[3] P. 203 di ‘Vernye’ (I fedeli) di O. V. Chernova, Mosca 2009

 
Perché venerare le reliquie dei santi

le reliquie di san Sergio di Radonezh

Qual è la base per venerare le reliquie dei santi?

La venerazione delle reliquie dei santi è radicata in diverse verità bibliche, così come nella Tradizione della Chiesa.

1) A differenza dei greci pagani, noi crediamo nella bontà della creazione. Come ci viene detto in Genesi 1:31, quando Dio ha completato la sua opera di creazione:

"E Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed era molto buono".

Di conseguenza, crediamo che Dio possa utilizzare e che utilizzi le cose materiali per dare grazia, come si vede sia nell'Antico sia nel Nuovo Testamento.

2) Dio onora quelli che lo onorano.

"Quelli che mi onoreranno, io li onorerò, e quelli che mi disprezzeranno saranno disprezzati" (1 Samuele 2:30).

"Se qualcuno mi serve, il Padre mio lo onorerà" (Giovanni 12:26).

"Mirabile Dio nei suoi santi, il Dio d'Israele, che darà potenza e forza al suo popolo. Benedetto Iddio" (Salmo 67 [68]: 35 LXX).

3) Dio ha operato miracoli attraverso le reliquie dei santi nella Scrittura.

Ci viene detto che quando il profeta Elia fu portato in cielo su un carro di fuoco, il suo mantello cadde sul profeta Eliseo:

"Ed egli prese il mantello di Elia che scendeva da lui e colpì le acque e disse:" Dov'è il Signore Iddio di Elia?" E quando ebbe colpito le acque, queste si separarono, ed Eliseo andò oltre" (2 Re 2:14).

Inoltre, quando il profeta Eliseo stesso morì, fu sepolto in una grotta, ma poi un uomo fu risuscitato dai morti toccando le sue reliquie. Dopo la sua morte, i moabiti invasero la regione, e alcuni uomini che seppellivano un uomo in quella zona, vedendo i razziatori moabiti, "gettarono l'uomo nel sepolcro di Eliseo: e quando l'uomo cadendo toccò le ossa di Eliseo, risuscitò e si alzò in piedi. (2 Re 13:20-21).

E nel Nuovo Testamento leggiamo che "Dio compiva miracoli speciali per mano di Paolo: così che furono portati ai malati fazzoletti o grembiuli che avevano toccato il suo corpo, e le malattie si allontanarono da loro, e gli spiriti maligni uscirono da loro" (Atti 19:11-12).

Numerosi esempi potrebbero essere citati dalla storia della Chiesa, ma permettetemi di citare forse l'esempio più antico, che si trova nel Martirio di Policarpo: san Policarpo era il vescovo di Smirne e un discepolo dell'apostolo Giovanni. Il resoconto del suo martirio fu scritto poco dopo che egli fu martirizzato, intorno all'anno 160. Alla fine del suo martirio non vediamo solo un esempio di venerazione delle reliquie, ma anche una spiegazione della differenza tra il culto offerto solo a Dio, e la venerazione che dovremmo dare ai santi. Ci viene detto di come alcuni cercassero di convincere il magistrato romano a non permettere ai cristiani di recuperare il corpo del santo martire.

"Affinché" dissero, "non abbandonino il crocifisso e comincino ad adorare quest'uomo", questa fu l'improvvisa e urgente supplica degli ebrei che ci avevano osservati quando stavamo per prendere i resti dal fuoco, non sapendo che è impossibile per noi abbandonare in qualsiasi momento il Cristo che ha sofferto per la salvezza di tutti coloro che sono salvati – soffrendo senza colpa per i peccatori – né adorare alcun altro. Il Figlio di Dio, noi lo adoriamo, ma i martiri come discepoli e imitatori del Signore li amiamo come meritano per il loro affetto incomprensibile verso il loro re e il loro maestro... Il centurione, dunque, vedendo l'opposizione sollevata da parte degli ebrei, fece bruciare il corpo secondo la loro abitudine. Così poi prendemmo le sue ossa che sono più preziose di pietre preziose e più fini dell'oro raffinato e le deponemmo in un posto adatto, dove il Signore ci permetterà di riunirci come possiamo, in allegria e gioia, e di celebrare il suo giorno di nascita [cioè, l'anniversario del suo martirio] per la commemorazione di coloro che hanno già combattuto la buona battaglia e per la formazione e la preparazione di coloro che lo faranno in seguito "(Il martirio di Policarpo 17:2-3, 18:1-3).

 
Le chiese ortodosse di Torino si incontrano al Sermig

Alla sera di giovedì 4 aprile, Ernesto Olivero, il fondatore del Sermig di Torino, ha invitato tutti i rappresentanti delle chiese ortodosse di Torino a un incontro di presentazione dell'icona proveniente dalla Russia, venerata nella chiesa della fraternità del Sermig con il nome di "Maria Madre dei Giovani". In questo incontro, oltre a clero e fedeli delle nostre parrocchie del Patriarcato di Mosca di Torino e di Moncalieri, hanno partecipato i rappresentanti della parrocchia del Patriarcato Ecumenico, delle parrocchie ortodosse del Patriarcato di Romania di Torino (con il coro "Dynamis" della parrocchia "Santa Croce", coordinato da padre Iustin Androne), delle parrocchie ortodosse copta ed etiopica. È stata la prima volta in cui clero e fedeli di tutte le chiese ortodosse di Torino si sono riuniti in una stessa occasione. Grazie di cuore al Sermig per questo dono davvero unico, che ora tocca a noi sforzarci di ripetere ed espandere.

Ecco, dal sito del Sermig, il resoconto con galleria fotografica dell'evento.

Su questa pagina del sito del Sermig, potete leggere qualcosa di più sull'arrivo da Mosca di quest'icona del tipo detto "Delle tre mani" (Troeruchitsa): troverete anche un video realizzato da RaiTre con testimonianze e documentari d'epoca; da questa pagina, potrete aprire in formato Pdf un testo con la spiegazione dettagliata dell'icona.

Sul nostro sito parrocchiale, abbiamo anche il testo dell'inno acatisto alla Madre di Dio dalle tre mani in versione bilingue in slavonico ecclesiastico e in italiano.

 
Difendiamo il Natale!

Qui di seguito troverete una serie di articoli per chiarire bugie, idee sbagliate e falsificazioni sulla celebrazione del Natale. Insegnateli ai vostri figli, condivideteli con i vostri amici e non accettate le bugie a scatola chiusa. La celebrazione della Natività di Cristo ha sempre riguardato una cosa sola: la nascita del Dio-uomo Gesù Cristo nella carne.

Spesso sentiamo dire che Gesù non è "veramente" nato il 25 dicembre; che questa data è una mera finzione, surrettiziamente appropriata dalle autorità ecclesiastiche nel tentativo di cristianizzare il solstizio pagano, o la festa del Sol Invictus. Tuttavia, tali accuse sono in realtà invenzioni recenti. Per quasi tutta la storia della Chiesa, il 25 dicembre è stato accolto come la data effettiva della nascita di Cristo, tramandata fin dai tempi più remoti. Scoprite la verità! Difendete la fede!

* * *

Come possiamo sapere quando è nato Cristo?

Perché celebriamo la Natività di Cristo il 25 dicembre?

Ci sono molti miti e distorsioni, così come un vero e proprio inganno, riguardo al motivo per cui i cristiani celebrano il Natale il 25 dicembre. Gran parte di tutto ciò è frutto dell'ignoranza, ma soprattutto i cristiani dovrebbero essere consapevoli che la Chiesa è un'affidabile e autentica portatrice di verità, e una fedele testimone delle interazioni di Dio con l'uomo nella storia.

Probabilmente avrete visto molte delle strane affermazioni al riguardo – che figure pagane come Horus, o Mitra, o Dioniso, o qualche altra divinità pagana avevano 12 discepoli, erano nate da una vergine, ecc. Sono tutte completamente false, e anche un esame superficiale di queste affermazioni rivela la loro falsità.

Allo stesso modo, sentiamo spesso che i cristiani hanno deciso di "cristianizzare" varie celebrazioni pagane nel tentativo di essere rilevanti nel mondo antico. Lo so, suona quasi ridicolo se preso sul serio, ma vediamo cosa ci vuole per sfatare questi miti.

I saturnali

I saturnali erano un'antica festa romana in onore del dio Saturno, che si teneva il 17 dicembre. Successivamente la festa fu ampliata con l'aggiunta di festeggiamenti che duravano fino al 23 dicembre.

I saturnali, lungi dall'essere una sobria celebrazione di gioia, erano una sfrenata celebrazione nello stile del Martedì grasso.

E anche così, le date non coincidono comunque.

Il solstizio d'inverno

Il solstizio d'inverno cade il 21 o il 22 dicembre. Fin dalla preistoria, il solstizio d'inverno è stato visto come un periodo significativo dell'anno in molte culture ed è stato contrassegnato da feste e rituali.

Non cade il 25 dicembre da quando è stato creato il calendario giuliano (46 aC).

Anche in questo caso le date non coincidono.

La Natività del Sol Invictus

L'imperatore pagano Aureliano introdusse il culto del Sol Invictus ("Sole Invincibile") a Roma nel 274 d.C. Tuttavia, non esiste letteralmente alcuna documentazione storica per una celebrazione del Sol Invictus al 25 dicembre prima del 354 d.C. Questo avvenne dopo il Concilio di Nicea ! Anche nel 354 d.C., la data è indicata semplicemente come "Invictus" senza alcuna menzione di un compleanno. La data divenne esplicitamente il "Compleanno del Sole Invincibile" solo pochi anni dopo, sotto (indovinate un po'...) Giuliano l'Apostata, l'imperatore che era stato cristiano ma che aveva apostatato ed era tornato al paganesimo romano. La storia rivela che fu un imperatore (che odiava Cristo) a istituire una festa pagana mai popolare al 25 dicembre. Già dalle date si evince che la celebrazione pagana della Natività del Sol Invictus fu istituita da un imperatore apostata, pagano, sopra una già esistente, diffusa e popolare festa cristiana a Roma.

I pastori nella neve?

Questo è il mio preferito. "Gesù non poteva essere nato a dicembre", si obietta, "perché i pastori vegliavano di notte le loro greggi nei campi. I pastori non portano i loro greggi nella neve! Bum!"

Ebbene, Betlemme in Giudea non è l'Inghilterra, la Russia o l'Alaska. Betlemme ha una latitudine di 31,7. Dallas, in Texas, in confronto, ha una latitudine di 32,8, ed è quindi più a nord di Betlemme, ed è ancora abbastanza confortevole stare fuori di notte a dicembre. Per millenni, molti visitatori della Terra Santa e del Mediterraneo hanno osservato di aver visto greggi nei campi custoditi dai pastori a dicembre, in modo molto naturale.

I Padri: le guide sicure di un cristianesimo affidabile

Probabilmente non avrete mai sentito parlare di Teofilo di Cesarea. Nacque nel 115 d.C.! Era prima che fosse scritta la lettera agli Ebrei, secondo quanto affermano gli 'studiosi',!

Teofilo di Cesarea (115-181 d.C.), Clemente di Alessandria (153-217 d.C.) e Ippolito di Roma (170-240 d.C.) rappresentano le tre prime tradizioni che abbiamo sulla data di nascita di Cristo. Ippolito e Teofilo affermano esplicitamente che il giorno della nascita di Cristo era il 25 dicembre.

"Dovremmo celebrare il compleanno di nostro Signore in qualunque giorno cadrà il 25 dicembre."

Theophilus, Magdeburgenses, de origine Festorum Christianorum

"Poiché il primo avvento di nostro Signore nella carne, quando nacque a Betlemme, fu il 25 dicembre, un mercoledì, mentre Augusto era nel suo quarantaduesimo anno, ma da Adamo, cinquemilacinquecento anni. Soffrì nell'anno trentatreesimo, venerdì 25 marzo, anno diciottesimo di Tiberio Cesare, mentre erano consoli Rufo e Rubelio.

Ippolito, Commento a Daniele 4.23.3

"E ci sono quelli che hanno determinato non solo l'anno della nascita di nostro Signore, ma anche il giorno; e dicono che avvenne nel ventottesimo anno di Augusto e nel venticinquesimo giorno di Pachon... Inoltre, altri dicono che nacque il ventiquattresimo o il venticinquesimo di Pharmuthi.

Clemente Alessandrino, Stromata, I, XXI, Ante-Nicene Fathers, vol. 2, pag. 333.

Clemente, essendo originario dell'Egitto, usava il calendario egiziano, quindi menziona una "data" diversa, ma tenendo conto delle differenze tra i calendari solare e lunare, le aggiunte dei mesi degli anni bisestili (applicati in modo diverso dai calendari egiziano e ateniese) e le conversioni ai calendari romano ed ebraico (senza contare circa altre 12 aree che avevano i propri calendari!), è abbondantemente chiaro che Clemente si riferiva esattamente allo stesso giorno e data per la nascita di Cristo – il 25 dicembre.

Lo schema di datazione registrato da Clemente Alessandrino contraddice i fatti evangelici di base se preso direttamente dal calendario egiziano, ma se interpretato come applicato erroneamente dal calendario ateniese, basato su date originarie dei calendari romano ed ebraico, tutte le difficoltà e le contraddizioni sono risolte e Clemente Alessandrino si trova d'accordo con altri primi scrittori che collocano la nascita di Gesù il 25 dicembre.

Le Scritture stesse

Cosa dicono le Scritture? Forse tacciono riguardo al giorno della nascita di Gesù? I Padri contraddicono le Scritture? Le Scritture contraddicono i Padri?

Possiamo scoprire che Cristo è nato a fine dicembre osservando prima il periodo dell'anno in cui san Luca descrive Zaccaria, il padre di Giovanni Battista nel tempio. Questo ci fornisce la data approssimativa del concepimento di Giovanni Battista.

San Luca l'evangelista riferisce che Zaccaria serviva nella "classe di Abìa" (Lc 1:5) che la Scrittura registra come l'ottava tra le ventiquattro classi sacerdotali (si veda 1 Cr 24:10). Ogni classe serviva una settimana nel tempio per due volte l'anno. La classe di Abìa serviva durante l'ottava e la trentaduesima settimana del ciclo annuale.

Ciò significa che, senza dubbio, la classe sacerdotale di Abìa (quella di san Zaccaria) serviva durante la seconda settimana del mese ebraico di Tishri – la stessa settimana del Giorno dell'Espiazione il 10 di Tishri.

Nel nostro calendario, il Giorno dell'Espiazione il 10 Tishri cade in una data dal 22 settembre all'8 ottobre.

Zaccaria ed Elisabetta concepirono Giovanni Battista subito dopo che Zaccaria aveva svolto il suo servizio. Ciò implica che San Giovanni Battista sarebbe stato concepito in qualche giorno verso la fine di settembre, cosa che conferma la celebrazione della concezione di Giovanni Battista da parte della Chiesa ortodossa il 23 settembre, e colloca la nascita di Giovanni alla fine di giugno, cosa che conferma la celebrazione della Chiesa ortodossa della Natività di san Giovanni Battista il 24 giugno.

Anche il Racconto dell'infanzia o Protovangelo di Giacomo conferma una concezione del Battista a fine settembre poiché l'opera raffigura san Zaccaria come sommo sacerdote (era uno dei sommi sacerdoti, ma non IL sommo sacerdote) e lo associa al Giorno dell'Espiazione, che cade il decimo giorno del mese ebraico di Tishri (all'incirca alla fine del nostro settembre).

Da lì, il resto della datazione è semplice. Leggiamo che subito dopo che la Theotokos e sempre Vergine Maria ebbe concepito Cristo, andò a visitare sua cugina Elisabetta, incinta da sei mesi di Giovanni Battista. Ciò significa che Giovanni Battista aveva sei mesi più del nostro Signore Gesù Cristo (Luca 1:24-27, 36).

Aggiungete sei mesi al 24 giugno e questo rivela il 24-25 dicembre come il compleanno di Cristo.

Perché due date alternative?

Nella Chiesa primitiva si speculava sull'ora cui avvenne la nascita di Cristo nella notte in cui nacque. Molti hanno ipotizzato che l'ora fosse le 8 di sera e, non essendone certi, quelli che non lo sapevano presumevano che fosse la mezzanotte (Sap 18:14-16) del 25. Poiché questa speculazione delle 8 di sera è stata dimenticata, la data predefinita del 25 dicembre è stata accettata da tutti.

Sottraendo nove mesi dal 25 dicembre, si rivela che l'Annunciazione ebbe luogo il 25 marzo, sei mesi dopo il concepimento di Giovanni Battista. Tutte le date coincidono perfettamente.

Quindi, se Giovanni Battista fu concepito poco dopo il giorno ebraico dell'espiazione, allora le date tradizionali ortodosse sono corrette.

Quindi la nascita di Cristo sarebbe il 25 dicembre, ed è celebrata come tale fino ad oggi.

Aspettate... e il 7 gennaio?

Per quelle Chiese che utilizzano il calendario giuliano (spesso indicato come vecchio calendario), il 25 dicembre cade in corrispondenza di quello che oggi è il 7 gennaio del nostro calendario civile. Tra altri 100 anni, la data cambierà di nuovo e il 25 dicembre cadrà in corrispondenza dell'8 gennaio.

Tutti festeggiano il Natale il 25 dicembre.

Per alcuni che usano un calendario diverso, quella data cade 13 giorni dopo.

* * *

Considerazioni sul censimento

"In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città". (Lc 2:1-3)

Nell'episodio " The Birth of Jesus " di Dateline NBC, il Dr. John Dominic Crossan, co-fondatore del popolarissimo Jesus Seminar, ha messo in dubbio la veridicità storica della Sacra Scrittura. Crossan ha detto:

Luca ci racconta che, al tempo della nascita di Gesù, Augusto aveva decretato il censimento di tutta la terra. Ora, ogni studioso vi dirà che non c'è mai stato un censimento del genere.

 

Crossan ha ragione? Il Canone è corrotto? Luca il medico ha commesso un colossale errore storico che scredita effettivamente la Sacra Scrittura? In un'epoca in cui l'attendibilità storica della Bibbia è messa in discussione, è fondamentale che i cristiani siano attrezzati per dimostrare che la Scrittura è l'infallibile depositaria della rivelazione redentrice. Quindi come rispondiamo a critici come Crossan? La sua pontificazione sulla NBC è un argomento difendibile o semplicemente un'affermazione dogmatica?

In primo luogo, mentre Crossan ha fatto la sua affermazione con una tipica spavalderia, questa risulta essere palesemente falsa. Cesare Augusto era famoso per il censimento. Così famoso, infatti, che la questione non è più nemmeno dibattuta tra gli storici credibili. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio fa riferimento a una tassazione romana nel 6 d.C. e, considerando la portata della tassazione, è logico supporre che ci sia voluto molto tempo per completarla. Indubbiamente iniziò con Cesare Augusto intorno al 5 a.C. e fu probabilmente completata un decennio dopo.

Inoltre, Luca, storico meticoloso, osserva che il censimento ebbe luogo quando Quirinio era governatore della Siria. Come ha osservato Paul Maier, stimato professore di storia antica presso la Western Michigan University, durante la trasmissione Bible Answer Man, i romani impiegarono quarant'anni per fare un censimento in Gallia, quindi che per una provincia distante millecinquecento miglia da Roma ci siano voluti dieci anni, è eminentemente ragionevole. Inoltre, poiché il censimento è avvenuto sotto l'amministrazione di Quirinio, avrebbe dovuto correttamente essere etichettato come tale. Non solo, ma date le impeccabili credenziali di Luca come storico, Crossan sarebbe stato molto più cauto se avesse temperato il suo dogmatismo.

Infine, basti ricordare l'esperienza del brillante archeologo Sir William Ramsay, che, come Crossan, era deciso a minare l'attendibilità storica di Luca. Attraverso le sue minuziose avventure archeologiche nel Mediterraneo, ha scoperto che, una dopo l'altra, le allusioni storiche fornite da Luca sono accurate. Se, come sottolinea Ramsay, Luca non sbaglia nel fare riferimento a una pletora di paesi, città, isole e tutti i dettagli che li circondano, allora non c'è motivo di dubitare di lui riguardo al censimento.

Conclusione

Luca 2 è corretto riguardo al censimento di Quirinio nel 6 d.C. Gli ebrei non solo dovevano offrire il denaro dell'espiazione nel Tempio, ma dovevano anche recarsi a casa del padre per la procedura del censimento come nella legge è dalle loro famiglie e dalla casa del padre. Quindi, Maria e Giuseppe che vanno a Betlemme non è un requisito romano del censimento, ma un requisito della legge di Mosè.

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Un pagano ricorda la strage dei santi innocenti

Matteo dice che quando Erode si rese conto che i magi non sarebbero tornati, ordinò il massacro di tutti i bambini maschi di età pari o inferiore a due anni a Betlemme e nelle città vicine (Mt 2:16-18).

Sebbene Marco e Luca non menzionino la strage degli innocenti, Giovanni vi allude nell'Apocalisse (Ap 12:1-4), e diventa così un testimone della verità del racconto di Matteo. La testimonianza di Matteo e Giovanni è confermata anche da uno scrittore pagano di nome Macrobio. Macrobio scrisse un resoconto enciclopedico della cultura romana intitolato Saturnalia, in cui registra le leggende e le tradizioni delle festività che segnano il calendario romano. Nel secondo libro, Macrobio registra alcuni degli arguti detti di Augusto Cesare, e vi riporta:

"Sentendo che il figlio di Erode, re dei Giudei, era stato ucciso quando Erode ordinò che tutti i bambini in Siria sotto i due anni fossero uccisi, Augusto disse: 'È meglio essere il maiale di Erode che suo figlio'."

L'autenticità del rapporto di Macrobio non è contestata.

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Sei uomini che hanno tentato di paganizzare le origini del Natale, ma hanno fallito

di John Sanidopoulos – Mystagogy

Ogni stagione natalizia, sono tirati fuori e distribuiti per il consumo popolare i soliti miti. Li conoscete. Li abbiamo tutti ascoltati o letti.

  • Che le feste natalizie furono rubate ai romani

  • L'albero di Natale è un residuo del paganesimo

  • Che altri dèi provennero da nascite verginali

  • Che il termine "yule" e il vischio sono riferimenti a Odino

Queste falsità sono ripetute spesso e ad alta voce, con il pretesto che siano "verità storiche". E stranamente ancora sconcertano la maggior parte dei cristiani, che poi sono pieni di dubbi su ciò in cui credono.

Naturalmente, questi miti sono stati progettati per suscitare proprio questo tipo di reazione da parte dei credenti.

Sono stati inventati tutti nel XVIII e XIX secolo da scrittori specifici, che cercavano modi per distruggere finalmente il cristianesimo tradizionale, e in particolare il cattolicesimo romano. Questa era, infatti, una continuazione della Leggenda Nera (la propaganda anticattolica dei protestanti, che continua ancora oggi ed è stata ora ripresa dai laici).

Sei scrittori di tali leggende hanno avuto l'influenza di più lunga portata, nonostante spacciassero supposizioni astoriche e infondate.

Il primo è Paul Ernst Jablonski (1693-1757), che nel suo De origine festi nativitatis Christi (Sulle origini del Natale) si proponeva di distruggere il cattolicesimo romano affermando che si trattava solo di superstizione pagana (una visione ancora piuttosto comune tra molti protestanti).

Questi fu il primo a suggerire che il Natale non fosse altro che una festa pagana per Mitra (il dio persiano adottato nell'esercito romano, come una mascotte, per così dire). Fino a poco tempo fa, infatti, i protestanti tendevano a non celebrare il Natale, ritenendolo paganesimo.

Jablonski ha fatto tutte le sue affermazioni senza uno straccio di prova storica. Ma la sua vera eredità è l'abitudine mentale che ha creato, e che sostiene la congettura che sotto la superficiale copertura cristiana ci sia un miscuglio di antiche superstizioni, miti, usanze e pratiche popolari pagane. Gratta un cristiano e trovi sotto un pagano romano.

E questa abitudine mentale è ora un'industria fiorente, con tutti che coltivano una teoria da quattro soldi su quanto sia realmente "pagano" il cristianesimo.

Ernst Friedrich Wernsdorf (1718-1782) riprese da dove Jablonski si era interrotto e affermò che il Natale era solo una celebrazione romana adattata per il Sole Invincibile (Sol Invictus). Espose il suo caso in De originibus solemnium natalis Christi ex festivitate natalis invicti (Le origini del Natale nella festa della nascita del sole invincibile).

Wernsdorf ha ulteriormente reso popolare la tendenza a trovare modi per sfatare il cristianesimo attraverso riferimenti storici spuri. In questa visione, il cristianesimo era una frode, imposta al mondo da un gruppo connivente e assetato di potere che voleva controllare l'Impero Romano.

La vera evidenza storica indica che i cristiani prendevano sempre le distanze da tutto ciò che era pagano. Tanto che erano disposti a essere massacrati nelle arene, piuttosto che accettare qualsiasi cosa i pagani volessero che facessero per adattarsi all'essere "greci" (come i cristiani dell'Impero Romano chiamavano i pagani).

In effetti, i cristiani erano rinomati in tutto il mondo romano per non aver adottato le usanze pagane e per non essersi adattati a loro.

Ma Wernsdorf ha creato un precedente influente, insinuando che il cristianesimo abbia "rubato" idee, feste e teologie pagane e le abbia fatte proprie. Ancora una volta, tutte queste affermazioni sono state fatte senza alcuna prova storica – solo un sacco di supposizioni e ipotesi.

Le sue opinioni troveranno la loro espressione più eloquente in Edward Gibbon (1737-1794) che scrisse The History of the Decline and Fall of the Roman Empire (pubblicato nel 1776, lo stesso anno della Rivoluzione americana).

Ciò ha poi portato a tutti i tipi di supposizioni su quanto fosse pagano il cristianesimo. Gibbon suggerì che i cristiani avessero distrutto l'Impero Romano e lo avessero sostituito con un terribile Medioevo, pieno di superstizione, ignoranza e ottusità.

La sua spiegazione su come i cristiani siano riusciti a fare questo è stata una politica di adattamento e adozione di tutto ciò che è pagano, dandogli una rapida imbiancatura e proclamandolo come una solida teologia "cristiana" – e in questo modo hanno conquistato amici e influenzato persone.

Dobbiamo tenere presente che quando Jablonski, Wensdorf e Gibbon scrivevano, c'era molto interesse per la storia tra la gente comune (una corrente detta antiquarianismo). Quindi, c'era una grande richiesta di libri che esplorino e spieghino il passato.

L'antiquarianismo avrebbe portato a stabilire la storia come scienza, così come l'archeologia, la paleografia, la cronologia. Insomma, l'approccio diacronico.

Quindi, è anche a questo punto che ha cominciato a emergere un altro fenomeno moderno: la storia popolare, che ha assunto una vita propria e presto è stata separata dalle indagini sul passato reali, accademiche e basate sull'evidenza.

Uno di questi autori popolari era Alexander Hislop (1807-1865), la cui missione di vita era quella di annientare la Chiesa cattolica romana una volta per tutte. Si mise a farlo affermando che tutto ciò che riguardava il cattolicesimo non era altro che il paganesimo mascherato dell'antica Babilonia.

Fu Hislop a trasformare Costantino nel grande "cattivo" che contribuì a creare la Chiesa cattolica romana, costruendola interamente sull'antica religione babilonese.

Questa versione fumettistica di Costantino è ora molto popolare e considerata da molti la "verità".

Un altro contemporaneo, Charles William King (1818-1888), che nel 1864 pubblicò la sua opera influente, The Gnostics and their Remains, affermò che il cristianesimo era semplicemente il mitraismo il cui oggetto di culto era il sole. King non sapeva nulla del mitraismo, a parte quello che poteva trovare nelle fonti latine. E, naturalmente, il mitraismo non ha nulla a che fare con il sole.

Mentre il lavoro degli storici continuava a portare alla luce civiltà più antiche, i "paganizzatori" trovavano più argomenti per le loro svariate tesi.

Il più importante tra questi fu Gerald Massey (1828-1907), che andò più indietro di Roma e si aggrappò all'Egitto come "vera" radice del cristianesimo. È lui il responsabile dello strafalcione che Gesù sia in realtà Horus (l'antico dio del cielo egizio, spesso raffigurato come un falco).

Massey arrivò al punto di inventare un inebriante miscuglio di "prove" – che Horus era nato da una madre vergine; che Horus fu battezzato in un fiume da un battezzatore di nome Anup; che Horus aveva dodici discepoli; che Horus fu crocifisso e risorse dai morti e fu proclamato salvatore dell'umanità. Niente di tutto questo è vero, ovviamente. È solo Massey che lascia correre la sua immaginazione.

Quindi, questo breve sforzo sulle origini dell'ancora vibrante industria della demistificazione del cristianesimo punta a qualcosa di molto più importante...

  • Che il cristianesimo è unico. Non ha collegamenti pagani. Tutte le affermazioni che affermano una connessione pagana sono facilmente distrutte (sarebbe noioso esaminarle una per una)

  • Che il messaggio del cristianesimo è completamente nuovo. Niente di simile è mai esistito nel mondo antico.

  • Che a differenza degli dei pagani, Gesù è una figura completamente storica.

  • Quella teologia cristiana è diversa da qualsiasi altra, i cui principi fondamentali (amore, perdono, carità e rapporto personale con Dio) non hanno precedenti in nessun'altra religione.

  • Che anche la Risurrezione è un evento storico, verificabile, del tutto dimostrabile con prove evidenti.

Le conseguenze di tutti gli attacchi dei "paganizzatori" (ormai cresciuti di numero) sono facilmente smentibili.

Ciò significa che…

Il Natale è solo cristiano e nient'altro, ed è stato istituito come festa cristiana fin dai primissimi tempi della fede.

Gli alberi di Natale sono un antico simbolo della speranza che Cristo offre. Sono "alberi paradisiaci" e simboleggiano il Giardino dell'Eden, a cui gli esseri umani ritornano mediante la fede in Cristo. Non hanno nulla a che fare con le feste pagane germaniche o romane (per le quali non abbiamo prove storiche concrete).

Il vischio rappresenta l'amore di Dio, motivo per cui le coppie si baciano sotto di esso. La parola inglese antico "mistel" (da cui proviene mistletoe, il temine inglese moderno per vischio) si riferisce al basilico, che negli antichi erbari cristiani (libri delle erbe curative), è associato alla crocifissione. Quando la Vera Croce fu trovata da Sant'Elena, il punto in cui aveva scavato per trovarla era ricoperto di basilico.

E, no, il vischio non è un residuo del paganesimo "germanico". Non abbiamo idea di cosa adorassero le antiche tribù germaniche, perché più andiamo indietro, più queste tribù si presentano come romane – e l'evidenza del cristianesimo è pervasiva tra loro. Quando questi popoli germanici compaiono nella storia, sono già cristiani. Il legame con Baldur è spurio, poiché nessuno può dire oggi cosa sia antico e pagano e cosa si sia inventato Snorri Sturluson per arricchire le sue narrazioni.

Per quanto riguarda il termine "yule", la prima menzione viene dal Venerabile Beda, che ci dice che questo era il nome del mese di dicembre tra gli anglosassoni.

Non possiamo davvero usare le prove scandinave perché sono molto più tarde (Snorri Sturluson risale al XIII secolo). Quindi, Beda fa il primo riferimento. E Odino non si vede da nessuna parte! Tutta la successiva mitologizzazione è semplicemente un pio desiderio neopagano.

Murdo Macdonald, nel suo libro The Need To Believe, riassume tutti questi sforzi per trasformare Cristo e il cristianesimo in qualcosa di diverso da ciò che realmente sono:

"...alcuni autori hanno cercato di dimostrare che Gesù, come personaggio storico, non è mai esistito. Era solo un frutto dell'immaginazione, una creazione fantasiosa, una figura mitica, che esprimeva le aspirazioni religiose di mere tendenze eretiche del tempo. Questi tentativi sono stati da tempo abbandonati e nessuno studioso rispettabile dà loro un pensiero passeggero... è magari possibile ignorare il Nuovo Testamento e leggere male la storia, selezionando solo quelle sue parti che danno manforte e sostegno al nostro pregiudizio personale, ma è sempre difficile eludere la sfida di Cristo incarnato nel carattere umano".

Il cristianesimo non è in alcun modo pagano. Ha una sua unicità. Questo è ciò che la storia accademica ci mostra. Sebbene le bugie siano molte, può esserci solo una verità.

* * *

Il calcolo del Natale

 

William J. Tighe sulla storia dietro il 25 dicembre

In questo, uno dei miei articoli preferiti, William Tighe fa a pezzi l'idea che ci è stata insegnata nella scuola pubblica sulla "cristianizzazione" di una festa pagana per la data del Natale. Usa i fatti storici per dimostrare il suo punto, e ha quindi offre a tutti i cristiani il più prezioso di tutti i gioielli: la verità, riguardo alla celebrazione della Chiesa il 25 dicembre.

Divertitevi!

Molti cristiani pensano che i cristiani celebrino la nascita di Cristo il 25 dicembre perché i Padri della chiesa si sono appropriati della data di una festa pagana. Quasi a nessuno importa, tranne ad alcuni gruppi marginali del mondo evangelicale americano, che sembrano pensare che questo renda il Natale stesso una festa pagana. Ma è forse interessante sapere che la scelta del 25 dicembre è il risultato di tentativi tra i primi cristiani di capire la data di nascita di Gesù sulla base di calcoli calendariali che non avevano nulla a che fare con le feste pagane.

Piuttosto, la festa pagana della "Nascita del Sole Invitto" istituita dall'imperatore romano Aureliano il 25 dicembre 274, fu quasi certamente un tentativo di creare un'alternativa pagana a una data che aveva già una certa importanza per i cristiani romani. Così le "origini pagane del Natale" sono un mito privo di sostanza storica.

Un errore

L'idea che la datazione sia stata presa dai pagani risale a due studiosi tra la fine del Seicento e l'inizio del Settecento. Paul Ernst Jablonski, un protestante tedesco, ha voluto mostrare che la celebrazione della nascita di Cristo il 25 dicembre è stata una delle tante "paganizzazioni" del cristianesimo che la Chiesa del IV secolo ha abbracciato, come una delle tante "degenerazioni" che hanno trasformato il puro cristianesimo nel cattolicesimo. Dom Jean Hardouin, un monaco benedettino, ha cercato di dimostrare che la Chiesa cattolica ha adottato le feste pagane per scopi cristiani senza paganizzare il Vangelo.

Nel calendario giuliano, creato nel 45 a.C. sotto Giulio Cesare, il solstizio d'inverno cadeva il 25 dicembre, e quindi sembrava ovvio a Jablonski e Hardouin che il giorno doveva avere un significato pagano prima che cristiano. Ma in realtà, la data non aveva alcun significato religioso nel calendario festivo pagano romano prima dell'epoca di Aureliano, né il culto del sole aveva avuto un ruolo preminente a Roma prima di lui.

C'erano due templi del sole a Roma, uno dei quali (mantenuto dal clan in cui Aureliano era nato o era stato adottato) celebrava la sua festa di dedicazione il 9 agosto, l'altro celebrava la sua festa di dedicazione il 28 agosto. Ma entrambi questi culti caddero in abbandono nel secondo secolo, quando i culti orientali come il mitraismo cominciarono a conquistare un seguito a Roma. E comunque nessuno di questi culti, vecchi o nuovi, aveva feste associate a solstizi o equinozi.

In realtà, Aureliano, che regnò dal 270 fino al suo assassinio nel 275, era ostile al cristianesimo e sembra aver promosso l'istituzione della festa della "Nascita del Sole Invitto" come espediente per unificare i vari culti pagani dell'Impero Romano attorno a una commemorazione dell'annuale "rinascita" del sole. Guidava un impero che sembrava crollare di fronte a disordini interni, ribellioni nelle province, decadenza economica e ripetuti attacchi delle tribù tedesche a nord e dell'Impero Persiano a est.

Nel creare la nuova festa, intendeva l'inizio dell'allungamento della luce del giorno e l'arresto dell'allungamento delle tenebre, il 25 dicembre, come simbolo dell'auspicata "rinascita", o ringiovanimento perpetuo, dell'Impero Romano, derivante dal mantenimento del culto degli dei la cui tutela (come pensavano i romani) aveva portato Roma alla grandezza e al dominio mondiale. Se cooptava anche la celebrazione cristiana, tanto meglio.

Un sottoprodotto

È vero che la prima prova di cristiani che celebrano il 25 dicembre come data della natività del Signore viene da Roma alcuni anni dopo Aureliano, nel 336 d.C., ma ci sono prove sia dall'Oriente greco che dall'Occidente latino che i cristiani tentarono di capire la data della nascita di Cristo molto prima che cominciassero a celebrarla liturgicamente, già nel II e III secolo. Le prove indicano, infatti, che l'attribuzione della data del 25 dicembre fu un sottoprodotto dei tentativi di determinare quando celebrare la sua morte e resurrezione.

Come è successo? C'è un'apparente contraddizione tra la data della morte del Signore nei Vangeli sinottici e quella nel Vangelo di Giovanni. I sinottici sembrerebbero collocarla nel giorno di Pasqua (dopo che il Signore aveva celebrato la Cena Pasquale la sera precedente), e Giovanni alla vigilia di Pasqua, proprio quando gli agnelli pasquali venivano macellati nel Tempio di Gerusalemme per la festa che seguiva dopo il tramonto in quel giorno.

Risolvere questo problema implica rispondere alla domanda se l'Ultima Cena del Signore sia stata una cena pasquale, o una cena celebrata un giorno prima, un punto che non possiamo approfondire qui. Basti dire che la Chiesa primitiva seguiva Giovanni piuttosto che i sinottici, e quindi credeva che la morte di Cristo sarebbe avvenuta il 14 del mese di Nisan, secondo il calendario lunare ebraico. (Gli studiosi moderni concordano, tra l'altro, sul fatto che la morte di Cristo possa aver avuto luogo solo nel 30 o 33 d.C., poiché questi due sono gli unici anni di quel tempo in cui la vigilia di Pasqua potrebbe essere caduta di venerdì, essendo le possibilità o il 7 aprile del 30 o il 3 aprile del 33).

Tuttavia, poiché la Chiesa primitiva fu forzatamente separata dal giudaismo, entrò in un mondo con calendari diversi e dovette inventare il proprio tempo per celebrare la Passione del Signore, anche per essere indipendente dai calcoli rabbinici della data della Pasqua. Inoltre, poiché il calendario ebraico era un calendario lunare composto da dodici mesi di trenta giorni ciascuno, ogni pochi anni un tredicesimo mese doveva essere aggiunto con un decreto del Sinedrio per mantenere il calendario in sincronia con gli equinozi e i solstizi, così come per evitare che le stagioni "deviassero" in mesi inappropriati.

A parte la difficoltà che i cristiani avrebbero avuto nel seguire la datazione della Pasqua in un dato anno, o forse anche nell'essere accuratamente informati su di essa, seguire un calendario lunare di loro invenzione li avrebbe messi in contrasto sia con gli ebrei che con i pagani, e molto probabilmente li avrebbe coinvolti in infinite dispute tra di loro. (Il secondo secolo ha visto aspre controversie sul fatto che la Pasqua dovesse sempre cadere di domenica o in qualsiasi giorno della settimana due giorni dopo il 14 Artemision/Nisan, ma seguire un calendario lunare avrebbe peggiorato tali problemi).

Queste difficoltà si manifestarono in modi diversi tra i cristiani greci nella parte orientale dell'impero e tra i cristiani latini nella parte occidentale di esso. Sembra che i cristiani greci volessero trovare una data equivalente al 14 Nisan nel proprio calendario solare, e poiché Nisan era il mese in cui si verificava l'equinozio di primavera, scelsero il giorno 14 di Artemision, il mese in cui cadeva invariabilmente l'equinozio di primavera nel proprio calendario. Intorno al 300 d.C., il calendario greco fu sostituito dal calendario romano, e poiché le date di inizio e fine dei mesi in questi due sistemi non coincidevano, il 14 Artemision divenne il 6 aprile.

Al contrario, sembra che i cristiani latini del II secolo a Roma e nel Nord Africa desiderassero stabilire la data storica in cui il Signore Gesù morì. Al tempo di Tertulliano avevano concluso che morì venerdì 25 marzo del 29. (Per inciso, noterò che questo è impossibile: il 25 marzo del 29 non era un venerdì, e la vigilia di Pasqua nel 29 d.C. non cadde di venerdì e non era il 25 marzo, né era comunque a marzo.)

Età integrale

Quindi in Oriente abbiamo il 6 aprile, in Occidente il 25 marzo. A questo punto, dobbiamo introdurre una credenza che sembra essere stata diffusa nell'ebraismo al tempo di Cristo, ma che, poiché non è insegnata da nessuna parte nella Bibbia, è completamente uscita dalla consapevolezza dei cristiani. L'idea è quella della "età integrale" dei grandi profeti ebrei: l'idea che i profeti d'Israele morissero nelle stesse date della loro nascita o del loro concepimento.

Questa nozione è un fattore chiave per capire come alcuni primi cristiani giunsero a credere che il 25 dicembre fosse la data della nascita di Cristo. I primi cristiani applicarono questa idea a Gesù, così che il 25 marzo e il 6 aprile non erano solo le presunte date della morte di Cristo, ma anche del suo concepimento o nascita. Ci sono prove fugaci che almeno alcuni cristiani del I e II secolo pensassero al 25 marzo o al 6 aprile come data della nascita di Cristo, ma prevalse piuttosto rapidamente l'assegnazione del 25 marzo come data del concepimento di Cristo.

Ancora oggi è commemorata quasi universalmente tra i cristiani la festa dell'Annunciazione, quando l'Arcangelo Gabriele portò la buona novella di un salvatore alla Vergine Maria, alla cui acquiescenza l'Eterno Verbo di Dio ("Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato dal Padre prima di tutti i secoli") si incarnò subito nel suo grembo. Qual è la durata della gravidanza? 9 mesi. Aggiungete nove mesi al 25 marzo e ottenete il 25 dicembre; aggiungeteli al 6 aprile e ottenete il 6 gennaio. Il 25 dicembre è Natale e il 6 gennaio è l'Epifania.

Il Natale (25 dicembre) è una festa di origine cristiana occidentale. A Costantinopoli sembra sia stata introdotta nel 379 o 380. Da un sermone di san Giovanni Crisostomo, all'epoca rinomato asceta e predicatore nella sua nativa Antiochia, risulta che la festa fu celebrata lì per la prima volta il 25 dicembre 386. Da questi centri si diffuse in tutto l'Oriente cristiano, essendo adottats ad Alessandria intorno al 432 e a Gerusalemme un secolo o più dopo. Gli armeni, soli tra le antiche chiese cristiane, non l'hanno mai adottata, e ancora oggi celebrano la nascita di Cristo, la manifestazione ai magi e il battesimo il 6 gennaio.

Le chiese occidentali, a loro volta, adottarono gradualmente la festa dell'Epifania del 6 gennaio dall'Oriente, Roma lo fece tra il 366 e il 394. Ma in Occidente, la festa era generalmente presentata come la commemorazione della visita dei magi al Cristo bambino, e come tale era una festa importante, ma non una delle più importanti, in netto contrasto con la sua posizione in Oriente, dove rimane la seconda festa più importante dell'anno liturgico, seconda solo alla Pasqua (Pasqua).

In Oriente, l'Epifania supera di gran lunga il Natale. Il motivo è che la festa celebra il battesimo di Cristo nel Giordano e l'occasione in cui la Voce del Padre e la Discesa dello Spirito manifestarono entrambe per la prima volta agli uomini mortali la divinità del Cristo Incarnato e la Trinità delle Persone in un'unica Divinità.

Una festa cristiana

Pertanto, il 25 dicembre come data della nascita di Cristo sembra non dover assolutamente nulla a influenze pagane sulla pratica della Chiesa durante o dopo il tempo di Costantino. È del tutto improbabile che fosse la data effettiva della nascita di Cristo, ma è nata interamente dagli sforzi dei primi cristiani latini per determinare la data storica della morte di Cristo.

E la festa pagana che l'imperatore Aureliano istituì in quella data dell'anno 274 non era solo un tentativo di utilizzare il solstizio d'inverno per fare una dichiarazione politica, ma anche quasi certamente un tentativo di dare un significato pagano a una data già importante per cristiani romani. I cristiani, a loro volta, poterono in un secondo momento riappropriarsi della pagana "Nascita del Sole Invitto" per riferirsi, in occasione della nascita di Cristo, al sorgere del "Sole di Salvezza" o del "Sole di Giustizia."

* * *

In difesa dell'albero di Natale

di padre Daniel Daly

Diversi anni fa, durante il periodo natalizio, un programma religioso in televisione ha attirato la mia attenzione. Il programma prevedeva una discussione sui pericoli delle sette, soprattutto per i giovani. Mi sono trovato d'accordo con i relatori mentre mettevano in guardia i giovani sui rischi del coinvolgimento nella spiritualità occulta o "new age".

Durante l'intervista, tuttavia, un partecipante ha fatto una dichiarazione che mi ha scioccato: "...e anche l'albero di Natale è pagano..." ha asserito. L'albero di Natale? Pagano? Potrebbe essere che qualcosa che la maggior parte di noi apprezza così tanto possa essere in realtà di origine pagana? Nonostante la sua crescente commercializzazione, l'albero di Natale è ancora associato ai ricordi più cari della nostra prima infanzia. Chi non ricorda di essersi avvicinato all'albero la mattina di Natale?

Oggi le persone ne sono così affascinate che alcuni lo montano addirittura a novembre! Trova posto nelle case di credenti e non credenti.

La maggior parte delle persone sa che l'albero di Natale è arrivato in America con gli immigrati dalla Germania, ma da dove ha avuto origine l'albero di Natale? Le sue origini vanno ricercate nel paganesimo, come suggeriva l'oratore?

L'albero di Natale non risale ai primi tempi germanici. Le sue origini vanno ricercate in una tradizione praticamente scomparsa dal cristianesimo, il dramma liturgico. Nel Medioevo le sacre rappresentazioni, o drammi liturgici, avevano luogo durante o talvolta immediatamente dopo le funzioni nelle chiese dell'Europa occidentale. Le prime di queste rappresentazioni erano associate ai Misteri della Settimana Santa e della Pasqua. Inizialmente erano drammatizzazioni dei testi liturgici. La prima a essere stata registrata è la rappresentazioni Quem quaeritis ("Chi cercate?") del periodo pasquale. Queste rappresentazioni si sono successivamente sviluppate nei drammi dei miracoli e della moralità. Alcune erano associate a eventi della vita di noti santi. Le rappresentazioni avevano luogo sotto i portici delle grandi chiese. Sebbene questi drammi liturgici siano ormai praticamente scomparsi, la rappresentazione della Passione di Oberammergau, in Germania, è un recente revival di questa forma drammatica.

Un'opera di mistero era rappresentata alla vigilia di Natale, il giorno che commemorava anche la festa di Adamo ed Eva nella Chiesa occidentale. Il "Dramma del Paradiso" raccontava la famosa storia di Adamo ed Eva nel Giardino del Paradiso. Il "sostegno" centrale nella commedia era l'Albero del Paradiso, o Albero della Conoscenza. Durante la rappresentazione questo albero era portato in scena carico di mele.

L'albero del paradiso divenne molto popolare tra i tedeschi. Ben presto iniziarono la pratica di allestire un abete nelle loro case. In origine, gli alberi erano decorati con ostie di pane commemorative dell'Eucaristia. Successivamente, queste furono sostituite con vari tipi di dolci. Il nostro albero di Natale deriva non da un albero di yule pagano, ma dall'albero del paradiso adornato di mele il 24 dicembre in onore di Adamo ed Eva. L'albero di Natale è di origine completamente biblica.

Il primo albero di Natale risale al 1605 a Strasburgo. Nel 1700 l'usanza dell'albero di Natale era diffusa tra i tedeschi. Fu portato in America dai primi immigrati tedeschi e divenne popolare in Inghilterra grazie all'influenza del principe Alberto, il marito tedesco della regina Vittoria.

L'uso dei sempreverdi a Natale potrebbe risalire a san Bonifacio, che nell'VIII secolo dedicò l'abete al santo Bambino per sostituire la quercia sacra di Odino; ma l'albero di Natale come lo conosciamo oggi non sembra essere un'usanza così antica. Appare per la prima volta nella commedia dei misteri cristiani che commemora la storia biblica di Adamo ed Eva.

Quanto è legittimo utilizzare un abete nella celebrazione del Natale? Fin dai primi giorni della Chiesa, i cristiani hanno portato molte cose della creazione materiale di Dio nella loro vita di fede e di culto, per esempio acqua, pane, vino, olio, candele e incenso. Tutte queste cose fanno parte della creazione di Dio. Fanno parte del mondo che Cristo è venuto a salvare. L'uomo non può rifiutare la creazione materiale senza rifiutare la propria umanità. Nella Genesi all'uomo fu dato il dominio sul mondo materiale.

Il Natale celebra il grande mistero dell'Incarnazione. In quel mistero Dio Verbo si è fatto uomo. Per redimerci, Dio si è fatto uno di noi. Divenne parte della Sua stessa creazione. L'Incarnazione afferma l'importanza sia dell'uomo che dell'intera creazione. "Poiché Dio ha tanto amato il mondo…"

Una fede che vorrebbe separarsi da tutti gli elementi del mondo materiale alla ricerca di una religione assolutamente spirituale trascura questo mistero centralissimo del Natale, il mistero di Dio che si fa uomo, l'Incarnazione.

"Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi".

Godetevi il vostro albero di Natale!

 
"Non riesco a smettere di parlare di padre Seraphim!"

Sua Eminenza il metropolita Nikolozi è il vescovo ortodosso georgiano di Akhalkalaki, Kumurdo e Kari. Si è convertito all'Ortodossia all'inizio degli anni '80, durante il periodo sovietico. È stato poi ordinato sacerdote nel 1991 da sua Santità il catholicos-patriarca Ilia, ed è stato consacrato vescovo nel 1996. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Missiologia e Patristica. La sua diocesi nel sud della Georgia è in realtà per circa il 97% armena, e ci sono sette monasteri ortodossi e un sacerdote che serve un certo numero di parrocchie.

In questa intervista il metropolita Nikolozi ha parlato con noi del suo amore per padre Seraphim (Rose) e la sua recente decisione di canonizzarlo localmente nella sua diocesi, e su cosa esattamente questo significhi. A noi si è unita anche Michelle di Punks and Monks, una figlia spirituale del metropolita Nikolozi.

il metropolita Nikolozi celebra presso la tomba di padre Seraphim al monastero di sant'Herman a Platina, CA. Foto: Punks and monks

Meupe, [1] alcune persone potrebbero conoscerla dalle sue interviste a Punks and Monks o altri media, e probabilmente alcune persone la conoscono dalle recenti notizie che ha canonizzato localmente padre Seraphim (Rose) nella sua diocesi, cosa di cui parleremo.

Ma prima di immergerci in padre Seraphim, diamo alcune informazioni di base sulla sua diocesi. Si trova in un'area con una popolazione prevalentemente armena, e ci sono sette monasteri e un sacerdote che serve diverse parrocchie. Questa è ovviamente una situazione unica e insolita. Potrebbe dirci qualche informazione di base sulla sua diocesi, sulla vita spirituale locale, sui monasteri e così via?

Non è facile parlarne brevemente, perché fa parte della storia della Georgia. Questa zona è stata persa dal regno georgiano circa 400 anni fa e successivamente è stata sotto l'Impero turco, o Impero ottomano. Abbiamo avuto servizi ortodossi qui, ma l'ultimo vescovo è stato nel XVII secolo. Abbiamo avuto alcuni sacerdoti che hanno continuato l'attività, e la nostra zona è tornata alla Chiesa georgiana all'inizio del XIX secolo.

Quindi è un'area problematica. Da un lato, confina con la Turchia, e per tutto questo periodo i turchi sono stati nemici del nostro paese, dell'Unione Sovietica, perché la Turchia era un membro della NATO, quindi era assolutamente impossibile andare in questa zona, che era chiusa perché era un'area di frontiera. D'altra parte, qui abbiamo il confine con l'Armenia, quindi il 97% della nostra popolazione è armena. Non è un problema etnico, ma non sono ortodossi. Sono monofisiti, e il problema non è nemmeno con i monofisiti; in questi tipi di regioni montuose, in tutta la Georgia, le persone sono tornate alle loro radici pagane durante settant'anni del potere sovietico. Si definiscono cristiani, naturalmente, ma la loro regola di vita, il modo in cui vivono, si avvicina molto al paganesimo. E ora dobbiamo riportarli al cristianesimo.

È stata un'idea di sua Santità il patriarca rinnovare la diocesi locale, ed è per questo che abbiamo iniziato il pellegrinaggio del Cammino di Santa Nina [2] nel 1989. Santa Nina ha camminato da questa zona fino alla capitale dell'antica Georgia. E così con questi pellegrinaggi abbiamo iniziato a conoscere per la prima volta questo territorio e queste persone. Sono rimasti solo pochi georgiani, ma siamo riusciti a trovarli. E dopo aver acquisito un po' più di familiarità con quest'area, ho chiesto di fare di essa una diocesi separata, cosa che abbiamo fatto. Qui abbiamo due regioni, e io sono il vescovo di questa zona dal 2002.

E riguardo alle mie parrocchie, voglio dire che qui abbiamo antiche chiese nei villaggi georgiani che sono state chiuse 400 anni fa, e una ad una le stiamo aprendo e invitando i parrocchiani. Il nostro unico sacerdote va in giro, e a volte invitiamo sacerdoti di un'altra diocesi, in modo che questi abitanti di villaggio possano avere la Liturgia.

La sede della diocesi è ad Akhalkalaki, che significa "Città Nuova". Vi abbiamo costruito una nuova chiesa, molto piccola, nel 2005, perché non c'era nessuna chiesa ortodossa in questa città di 11.000 persone. Io servo in questa cappella e il nostro sacerdote viaggia nei villaggi.

Grazie per questa introduzione. Come si è letto nelle cronache, lei ha recentemente canonizzato padre Seraphim (Rose) per la sua diocesi: una canonizzazione locale. La Georgia ha migliaia dei propri santi negli ultimi 2000 anni o quasi. Allora perché prendere questa iniziativa, perché questo interesse per il nostro convertito americano, padre Seraphim?

Ho una ragione personale per questo. Come la maggior parte delle persone in Georgia, sono stato battezzato da bambino, ma non mi sentivo un cristiano ortodosso. Non vivevo secondo gli insegnamenti della Chiesa. Non sapevo pregare. Ero interessato alla cultura cristiana e leggevo la Bibbia, ma non ero un credente che frequentava la chiesa.

foto: www.sthermanmonastery.com

Ho ricevuto la santa Comunione per la prima volta, digiunando e confessandomi, quando avevo venticinque anni. Il primo libro religioso che avevo letto in quel periodo era il libro di padre Seraphim, L'anima dopo la morte. Si era addormentato nel Signore nel 1982, ed era il 1985.

Michelle: Il libro era stato tradotto in russo e contrabbandato [pubblicato in samizdat, ndc], perché a quel tempo era illegale avere libri religiosi.

Sì, quindi ho preso in prestito questo libro da qualcuno e l'ho letto, ed è per questo che ho deciso di diventare un cristiano ortodosso. È stato il mio primo insegnante. Poi ho ricevuto la santa Comunione e presto ho deciso di trovare un padre spirituale. Il mio padre spirituale è il metropolita Daniel, che a quel tempo era un sacerdote.

Fu poi nel 1990 o 1991 circa quando padre Gerasim (Eliel), che ora è il vescovo Gerasim di Fort Worth, è venuto in Georgia per la prima volta e ci siamo incontrati completamente per caso. Non ci conoscevamo e non avevamo programmato di incontrarci. È stata la volontà di Dio. E quando ci ha detto di essere un figlio spirituale di padre Seraphim, siamo stati così felici. A quel tempo, avevamo tradotto due dei suoi libri in georgiano, che padre Gerasim era stato molto felice di vedere. È così che abbiamo cominciato ad avere un contatto vivo con il monastero di sant'Herman a Platina. Ho visitato Platina per la prima volta nel 2001 perché volevo così tanto vedere tutto ciò di cui avevo letto nei libri.

Voglio mostrarvi qualcosa. Quando sono diventato sacerdote nel 1991, ho creato questo quaderno con tutte le preghiere di cui un prete ha bisogno. Ha trent'anni, ha un angolo tagliato perché aveva preso fuoco, è stato con me in alcune avventure. E qui nell'ultima pagina c'è un tropario a padre Seraphim:

O nostro saggio e mite padre Seraphim, monaco giusto degli ultimi tempi, maestro dei santi Padri e della Scrittura, il cui costante consiglio è stata l'umiltà, intercedi presso Cristo Dio e presso tutti i santi affinché le nostre anime possano essere salvate.

Un monaco di Platina ha scritto questo tropario per padre Seraphim e il vescovo Gerasim me l'ha regalato trent'anni fa. Ho recitato questa preghiera ogni giorno.

Ma padre Seraphim non è l'unico che non è stato canonizzato di cui mi preoccupo. Penso che abbiamo bisogno di queste nuove canonizzazioni, perché con la loro vita, con le loro esperienze ci aiuteranno. E padre Seraphim non è l'unica persona dall'America, voglio anche molto che siano canonizzati fratello José Muñoz Cortés, e anche padre Gheorghe Calciu, che ho conosciuto tramite padre Seraphim. La sua conferenza sulla visione ortodossa è stata tradotta in georgiano nei primi anni '80.

Ma ho deciso che uno di loro deve essere canonizzato, e in realtà è già stato canonizzato. Sai perché? Perché quando ho detto ai miei parrocchiani in Georgia che sarei andato negli Stati Uniti per il quarantesimo anniversario del riposo di padre Seraphim il 2 settembre 2022, per chiedere la sua canonizzazione, mi hanno fatto solo una domanda: "Ma non è ancora canonizzato?" Tutte le persone erano sicure che fosse stato canonizzato. Ecco perché penso che abbiamo bisogno proprio di padre Seraphim.

Ho ricevuto una lettera dal vescovo Jerome della ROCOR, e mi ha chiesto come è possibile canonizzare qualcuno che conosci da Internet. Ma non è vero, non lo conosco da Internet. Lo conosco personalmente per i suoi scritti, e quando il 2 settembre 2022 sono stato a Platina per il suo anniversario, ho incontrato persone che lo conoscevano personalmente e ho ascoltato i loro discorsi, il che è stato molto interessante.

E quel giorno dissi a tutti che dovevamo organizzare una conferenza nella mia diocesi e invitare persone che l'hanno conosciuto, così come persone che non l'hanno conosciuto. Non lo conoscevo personalmente ma ha partecipato alla mia vita.

Michelle: Sono sicura che sai, Jesse, che la storia di meupe non è unica. Ci sono migliaia di persone che sono state portate all'Ortodossia in Russia e Georgia e nell'ex Unione Sovietica nel suo insieme dai libri di padre Seraphim tradotti nella loro lingua madre.

Un parrocchiano della mia chiesa mi ha detto che c'era una rivista prodotta da padre Seraphim e dalla Saint Herman Brotherhood nei primi anni '80 che veniva contrabbandato in Russia, e questo parrocchiano è stato portato all'Ortodossia da questa rivista. Padre Seraphim era un missionario esemplare per il popolo sovietico che era affamato di spiritualità nel suo insieme. Quindi l'esempio di meupe è sorprendente, ma non unico.

Nel trentesimo anniversario di padre Seraphim nel 2012, il vescovo Daniel della Chiesa bulgara, che all'epoca era in servizio in America, mi aveva detto essenzialmente la stessa cosa: quando il comunismo è caduto e tutte le persone in Bulgaria stavano tornando alla Chiesa, stavano tutti leggendo padre Seraphim. È la stessa storia.

E un motivo in più per cui penso sia assolutamente necessario: hai menzionato il mio dottorato di ricerca. Non ci sono molti dottorati di ricerca in materia di missiologia. Forse ci sono alcuni libri sull'argomento, quindi volevo davvero che fosse l'argomento del mio dottorato di ricerca. Lo stavo facendo all'Università di St. Tikhon a Mosca, e loro non avevano esperienza con dissertazioni in quest'area, quindi hanno suggerito di renderlo interdisciplinare: missiologia e patrologia. Ho preso molte idee da padre Seraphim sulla missiologia, e infatti da lui ho imparato questa parola, che è la teologia delle missioni. Ha tenuto un discorso meraviglioso che è stato pubblicato come "Sui passi di san Patrizio e di san Gregorio di Tours", che contiene alcune idee missiologiche molto importanti e fondamentali che ho usato nel mio dottorato di ricerca e che ora insegno alla scuola di missiologia per sacerdoti della mia diocesi.

il metropolita Nikolozi con un'icona di padre Seraphim donatagli dalla fratellanza di sant''Herman. Questa icona è ora appesa nella sua cappella in Georgia. Foto dal canale Telegram Fr. Seraphim Rose – A Tribute

Quindi questo è un altro motivo per cui penso che sia molto importante per i cristiani del XX e del XXI secolo, e questa canonizzazione darà alle persone la possibilità di conoscere meglio padre Seraphim e di fargli raggiungere sempre più persone. Lui non ha bisogno di questo. Ne abbiamo bisogno noi. Abbiamo bisogno che sia canonizzato, abbiamo bisogno di parlare di lui, di usare la sua icona, di leggere preghiere a lui, il suo Acatisto; quindi è per noi, e per me. Ho promesso alla ROCOR quando ero a Jordanville l'anno scorso, e anche a Platina e quando ho incontrato il vescovo serbo Maksim, che avremmo aspettato cortesemente il loro atto di canonizzazione. Ma purtroppo io non sono stato in grado di aspettare. [ride]

Michelle: Voglio tornare indietro e approfondire come ha detto meupe, che questo progetto non riguarda solo padre Seraphim. Il suo progetto riguarda la necessità di identificare e glorificare i santi moderni allo scopo di mostrarli come missionari per le future generazioni di cristiani ortodossi, e in particolare i giovani di oggi. Uno dei motivi per cui padre Seraphim è così importante per lui è la sua storia personale, ma è anche a causa di questo principio che abbiamo bisogno di santi moderni che comprendano le lotte per l'Ortodossia di oggi e di domani, e le lotte dei giovani di oggi. Sia padre Seraphim sia padre Gheorghe Calciu hanno comunicato esattamente ciò che i giovani di oggi hanno bisogno di sentire al loro temoo. In qualche modo avevano questa comprensione nel loro periodo di tempo che si applica oggi, in termini di nichilismo e persecuzione contro il cristianesimo nel suo insieme, che è così importante da ascoltare per i giovani di oggi. Quindi questo fa parte della missione di meupe, identificare questi nuovi santi.

Ha accennato a un convegno nella sua diocesi. Stiamo organizzando questa conferenza, chiamata The Luminaries Summit, il cui scopo è identificare e discutere potenziali santi che non sono ancora stati canonizzati, così come santi che sono già stati canonizzati, come san Gabriele (Urgebadze).

Metropolita Nikolozi: Io ho partecipato alla canonizzazione di san Gabriele, che ho conosciuto personalmente, anche se all'inizio ero l'unico vescovo che si opponeva. Avevo solo una domanda: siamo pronti a farlo? Non perché io non pensassi che fosse un santo. Non ne ho mai dubitato. Quando l'ho incontrato, ero solo uno studente dell'accademia teologica a Tbilisi. Non ero stato ordinato. Ho cominciato ad avere contatti con lui e non ho mai dubitato che fosse un santo, assolutamente, dal primo incontro.

Ma mi preoccupavo se la gente fosse pronta a riceverlo come santo oppure no. Quindi, quando il Sinodo ne stava discutendo, ho detto che era troppo presto per canonizzarlo. E nessuno ha avuto niente da dire contro questo. Ho detto che è una regola nella Chiesa che se ci sono ancora persone in vita che lo hanno conosciuto, non può ancora essere canonizzato. Dopo che queste persone saranno morte tutte, lo faranno altri. E dopo due anni, in un'altra sessione del Sinodo, sua Santità mi ha guardato e ha detto che era già troppo tardi per canonizzarlo. Poi ha chiesto il parere di ogni vescovo, e io ho detto che ero assolutamente sicuro che sia un santo, ma come potevo decidere da solo una cosa del genere? Per decidere se qualcuno è un santo o no, devi essere in qualche modo vicino a lui, intendo in termini di livello spirituale. E ho detto di non essere a un livello in cui posso vederlo. E il nostro patriarca ci ha dato questa opportunità, questo potere di canonizzarlo, e noi lo abbiamo canonizzato. Da questo, ora sento che posso fare lo stesso con altri santi. Se qualcuno mi avesse detto nel 1985, quando ho letto per la prima volta il libro di padre Seraphim, che è un santo, ovviamente gli avrei creduto. Sarei stato sicuro che era un santo, ma non avrei avuto la possibilità o l'idea di parlarne, perché non avevo il diritto di avere un'opinione al riguardo. Ma ora ho la responsabilità, e parlo di persone di cui sono assolutamente sicuro.

Un altro esempio di cui posso parlarvi è il patriarca Pavle di Serbia. È venuto qui in Georgia e l'ho incontrato. E sono assolutamente sicuro che debba essere canonizzato. Ma deve farlo la Chiesa serba.

A proposito di padre Seraphim, ci sono alcuni problemi, perché apparteneva alla ROCOR, e in seguito il suo monastero è passato sotto la Chiesa serba, quindi chi dovrebbe canonizzarlo? Ecco perché ho deciso in qualche modo di cercare di essere il primo. Non l'ho canonizzato nel modo tipico, ma ho detto che mi fido e che lo venero come santo, e come vescovo ho il diritto di farlo.

Forse questo concetto di canonizzazione locale non è familiare a molte persone, ma per esempio, abbiamo avuto molti casi di canonizzazioni locali nella Chiesa ucraina. Alcune persone potrebbero avere dubbi sulla canonizzazione locale di padre Seraphim, ma per il momento riguarda solo la sua diocesi.

Ma come festeggerà il giorno del suo riposo, il 2 settembre? Ci sarà una Liturgia? Ci ha mostrato che ha un tropario, ma ci saranno altri inni? Stai commissionando un servizio da comporre in suo onore?

foto: pravoslavie.ru

Penso che poiché non è stata una canonizzazione sinodale ufficiale, non faremo tutto questo. Se sarà possibile, tornerò a Platina il 2 settembre per partecipare alla Liturgia presso la sua tomba.

Un'altra domanda è: cosa posso fare come vescovo per non infrangere le regole della Chiesa? Ed è per questo che voglio organizzare un convegno a lui dedicato, per parlare di questo.

All'inizio di quest'anno ho fatto una presentazione a una conferenza intitolata "Il processo di canonizzazione e la missione". E il processo di canonizzazione è missione, e mi dà l'opportunità di parlare sempre di più del santo. Da trent'anni ricevo queste informazioni da padre Seraphim e cercando di trasformarlo e presentare le sue idee – l'idea generale della missione – ma ora dico alla gente che l'ho canonizzato personalmente, il che mi dà la possibilità di parlare di più di padre Seraphim.

E questo interessa ai giovani, perché è qualcosa di nuovo, qualcosa di insolito nella Chiesa; Ho chiesto che padre Seraphim e padre Gheorghe Calciu siano i patroni del lavoro della nostra Chiesa con i giovani. E sto cercando di offrire un esempio andando in pellegrinaggio alla sua tomba.

Inoltre, mi sono imposto di parlare di santi di cui abbiamo le reliquie, e ho qualcosa da lui. Ho una tasca di una delle sue tonache e anche un pelo della sua barba. Queste sono reliquie! Quindi parlerò di lui, e forse la Chiesa lo canonizzerà ufficialmente come santo. Credo di si! Spero, e se no, va bene anche così, perché è un processo di canonizzazione.

Michelle: Non sono sicuro che tu sia a conoscenza di questo, Jesse, ma Timothy Honeycutt gli ha scritto un Acatisto, e c'è anche un servizio comporto da padre Euphrosynos al monastero dell'arcangelo Michele nel New Mexico. Anche questa è una parte importante del processo. Sono sicuro che continueremo a raccogliere questi servizi e preghiere che sono state scritte.

E questo fa parte dell'ispirazione per la nostra conferenza. Stiamo invitando le persone intorno a padre Seraphim, padre Gheorghe Calciu, fratello José Muñoz e matushka Olga: questi sono i primi quattro su cui ci concentreremo per questa prima conferenza. Invitiamo le persone che li hanno conosciuti e che li venerano come santi ad aiutarci a raccogliere questo tipo di informazioni su di loro, e a contribuire a promuovere la glorificazione di queste persone sante. Non stiamo cercando di forzare nulla, ma di essere un luogo di ritrovo per questi oratori in un luogo dove possono essere ascoltati da tutto il mondo.

Metropolita Nikolozi: C'è qualcos'altro che volevo menzionare. Ci si chiedeva se ci fossero precedenti storici per questo tipo di canonizzazione locale, quindi ho iniziato a cercare e ho scoperto che ovviamente ci sono. C'è l'esempio di san Simeone il Nuovo Teologo che venerava come santo il suo padre spirituale. Il suo vescovo gli disse che non era giusto farlo, ma egli continuò, e in seguito la Chiesa ha riconosciuto che aveva ragione a farlo.

Abbiamo anche esempi al giorno d'oggi. Per esempio, hai citato la Chiesa ucraina. Hanno canonizzato un santo che era un nostro vescovo, senza chiedercelo. Si tratta del metropolita Seraphim (al secolo Xenobi Mazhuga). Sono assolutamente certo che sia un santo, anche se non è canonizzato nella nostra Chiesa.

È collegato al monastero di Glinsk, vero?

È vero. Al deserto di Glinsk c'erano diversi monaci dalla Georgia, e Seraphim era uno dei vescovi più famosi e migliori di quel tempo. Si è addormentato nel Signore nei primi anni '80. Quindi è canonizzato dalla Chiesa ucraina, non da noi, ma anche noi lo veneriamo non ufficialmente come santo.

E nel 2001, quando sono andato a San Francisco, sono andato a venerare san Giovanni (Maximovitch) anche se a quel tempo non avevamo un'unione eucaristica con la ROCOR. Ma il vescovo (ora arcivescovo) Kyrill era lì, e mi ha lasciato solo con san Giovanni, dicendomi: "Io non sono qui". E io non gli ho servito una panikhida, ma un moleben. Capisci? Questo significa che è un santo. Perché io l'ho venerato come un santo. Vedi? Quindi non sto facendo nulla di male canonizzando padre Seraphim.

Michelle: Jesse, come sai, non ci sono canoni della Chiesa che stabiliscono un processo ufficiale per come qualcuno debba essere canonizzato. Quindi dobbiamo guardare ai precedenti. E quello che ha fatto san Simeone il Nuovo Teologo – che era solo un prete, nemmeno un vescovo – è estremamente simile a quello che ha fatto meupe con padre Seraphim.

Meupe vorrebbe che leggessi un breve estratto dal libro San Simeone il Nuovo Teologo e la tradizione ortodossa del metropolita Ilarion (Alfeev):

Dopo aver adottato una vita più appartata, molto probabilmente Simeone pensava che avrebbe trascorso il resto dei suoi giorni nella quiete, ma lo attendevano ulteriori prove. L'ex metropolita Stefano si espresse contro di lui, accusandolo di eccessiva venerazione per il suo padre spirituale, che a quel tempo era morto da tempo. Ogni anno, nel giorno della memoria del suo anziano, nel monastero si svolgeva una solenne celebrazione alla quale partecipavano moltissime persone. Fu dipinta un'icona di Simeone il Pio [che era il padre spirituale di Simeone il Nuovo Teologo] e fu scritto un servizio per lui. Stefano rimproverò Simeone per aver glorificato il suo anziano come santo quando questi non era stato ufficialmente canonizzato. Nikitas descrive questo conflitto come uno scontro tra formalismo legalistico e genuina spiritualità. Per Simeone la santità del suo padre spirituale era fuori discussione: non aveva bisogno di una conferma ufficiale della sua santità.

Quindi, questo è un santo chiaramente glorificato, uno dei tre teologi dell'intera chiesa, che fece esattamente ciò che ha fatto meupe. Inizialmente era stato perseguitato per questo, ma in seguito si è convenuto che aveva ragione.

Metropolita Nikolozi: E ciò che sto facendo io, in realtà, non è propriamente una canonizzazione, ma un esempio di pubblica venerazione offerto al popolo, al clero, ai vescovi, alle Chiese, come per dire: "Per favore, seguite il mio esempio". E abbiamo tutti questo diritto di venerarlo pubblicamente prima che sia canonizzato. Non è proibito nella Chiesa: questo è uno dei fattori che porta alla canonizzazione.

La stessa cosa è successa con padre Gabriele. Quando ho detto a sua Santità che pensavo fosse troppo presto per canonizzarlo, il Sinodo ha deciso di aspettare. Abbiamo aspettato due anni, e durante questo periodo siamo stati sostanzialmente costretti da persone che lo veneravano, ed era impossibile non venerarlo. Ed è per questo che sua Santità ha detto che è già tardi per canonizzarlo. Avremmo dovuto farlo prima, e non essere costretti.

E penso che sia la stessa situazione con padre Seraphim. Anche se queste Chiese non prenderanno questa decisione, alla fine saranno costrette a farlo, perché si tratta di un santo.

icone georgiane, serbe, romene e greche di padre Seraphim

Padre Seraphim è venerato in tutto il mondo ortodosso. Sono milioni le persone che attendono la sua glorificazione sinodale ufficiale. [3]

E se non sbaglio, ha anche parlato con alcuni esperti di diritto canonico per avere i loro consigli su come procedere?

Sì, ho parlato con loro solo per essere sicuro che agire in questo modo andasse bene per me. Infatti ho agito prima, e dopo ho chiesto il loro consiglio. Ed essi hanno detto che posso farlo da solo, posso fare questa venerazione, ma non ho l'autorità per scrivere un documento di canonizzazione ufficiale.

Michelle: Aveva già fatto questo annuncio nella sua diocesi e poi ha sperimentato qualche obiezione. Quindi ha detto: "So di avere ragione, ma devo solo ricontrollare che non ci sia qualche canone che ho violato, di cui non sono a conoscenza". Quindi ha contattato alcuni esperti di diritto canonico, che hanno detto che sicuramente non aveva violato nulla.

Anche se ci sono state obiezioni da parte di alcune persone, sembra che altri membri del Sinodo georgiano siano ispirati a seguire la tua iniziativa? Sembra che ci sia qualche movimento per sostenere la causa?

Penso che nessuno nel Sinodo sia contrario alla sua canonizzazione, ma non sono sicuro che saranno d'accordo sul fatto che la nostra Chiesa locale dovrebbe essere la prima a farlo. Devo convincerli che dobbiamo farlo, ma non ho argomenti sul perché dovremmo essere noi. Come ho detto al vescovo Maxim, stiamo aspettando cortesemente la loro decisione, e penso che dovrebbero essere loro a prenderla.

C'è stato un altro caso interessante, quando la Chiesa polacca ci ha detto di avere preparato tutto il materiale per canonizzare padre Gregorio (Peradze), un sacerdote georgiano che aveva prestato servizio in Polonia e fu martirizzato dai nazisti ad Auschwitz. Quindi avevano tutto pronto, ma hanno chiesto a noi di canonizzarlo, e poi avrebbero seguito il nostro esempio. Così lo abbiamo canonizzato nel 1995, con il loro aiuto.

E penso che se la Chiesa serba o qualche altra Chiesa canonizzasse padre Seraphim, allora una delle prime ad accettarlo come santo sarà la Chiesa georgiana. Non credo che nessun vescovo obietterà.

E la stessa cosa è successa solo pochi anni fa quando sono andato al monastero di Dochariou sul Monte Athos. Sono stato lì il quarantesimo giorno del riposo dell'abate padre Grigorios, che personalmente conoscevo molto bene. E ho detto loro che ho l'autorità di parlare di lui, di venerarlo, e ora la sua icona è nella mia cappella. L'avevo lì prima di mettere l'icona di padre Seraphim. E ho detto loro che forse la mia venerazione aiuterà i loro vescovi a decidere di canonizzarlo. Era un santo vivente, che conoscevo. Ne sono assolutamente sicuro. Mi ha aiutato moltissimo e conosco molti esempi di come ha aiutato spiritualmente i fedeli.

Era vicino al metropolita Onufrij.

Molto, e anche con il vescovo Iona di Obukhov, anche lui della Chiesa ucraina. Padre Grigorios ha detto che dobbiamo sostenere il metropolita Onufrij. Ha parlato molto di lui, ed è per questo che mi fido del metropolita Onufrij, perché è una persona molto rispettabile.

E un'altra cosa su padre Grigorios: leggendo le vite dei santi, si vede che c'erano alcuni che davano consigli a chi veniva da loro anche senza conoscere la loro lingua. E ho avuto questa esperienza con padre Grigorios. Avevo una domanda molto importante per lui, ma eravamo soli in riva al mare, senza un traduttore, e lui ha capito perfettamente quello che stavo chiedendo. Poi, per caso, è arrivato qualcuno il cui inglese era molto scarso, e ha tradotto solo due o tre parole da padre Grigorios, e mi ha spiegato cosa voleva dire, e le sue parole sono state assolutamente sorprendenti per me.

Quindi, per tornare a padre Seraphim, trovo sempre più messaggi provenienti da lui. Ti ho detto che uso ormai da molti anni la sua conferenza su san Patrizio. Più la leggo, più trovo nuove idee. E tutto ciò che è scritto in questo libro lo ritrovo nelle vite dei santi. Per esempio, ho letto il libro di san Gregorio di Tours, La storia dei franchi, e sto ritrovando tutte le storie che ha raccontato padre Seraphim.

Mentre imparo sempre di più, mi rendo conto che padre Seraphim capiva molto profondamente san Gregorio. È molto interessante, e molto saggio.

Può essere facile fraintendere padre Seraphim all'inizio. Parla di cose profonde, ma con un linguaggio molto semplice. Quasi nasconde il fatto che sia così profondo.

Michelle: Ed è per questo che è così necessario per le nuove generazioni, perché è in grado di prendere queste idee complesse e distillarle e trasmetterle in un inglese moderno in un modo che i giovani di oggi possano capire.

E il suo insegnamento sul sentiero regale è molto importante: non deviare a destra, non diventare un super corretto. Specialmente nell'era di Internet, è molto facile imbattersi in qualche sito web vecchio-calendarista [o al contrario, qualche sito liberale, ndc], per esempio, e rimanerne confusi. Padre Seraphim può riportarti sul sentiero regale.

Assolutamente, assolutamente.

Michelle: Parlando del sentiero regale, potresti aver visto il video del vescovo Gerasim dalla conferenza a Tbilisi a febbraio. Era un figlio spirituale di padre Seraphim, ed ex abate di del monastero di sant'Herman, ed è molto preoccupato per come alcune persone hanno usato le parole di padre Seraphim come armi contro altre persone. Non condona affatto questo atteggiamento. Nel suo discorso, mostra che padre Seraphim stava parlando in un contesto diverso, che questa non è una corretta interpretazione delle parole di padre Seraphim. Padre Seraphim dice che non possiamo essere estremisti da entrambi i lati, dobbiamo seguire il sentiero regale.

Dicevamo di come insegna concetti teologici profondi. Ma come vengono accolti i suoi insegnamenti teologici in Georgia? Dalla sua vita possiamo vedere che era un santo combattente, ma per esempio, in America, alcuni dei suoi insegnamenti possono essere controversi, specialmente sui temi della creazione e dell'evoluzione e sulle stazioni aeree di pedaggio. C'è qualche tipo di dibattito serio su questi argomenti in Georgia? C'è qualcuno in Georgia che dubita della santità di padre Seraphim a causa di ciò che ha insegnato su questi temi?

Penso che i suoi insegnamenti su questi argomenti non siano così conosciuti in Georgia. Non tutti i suoi libri sono stati tradotti in georgiano. Uno dei motivi per cui ho fatto questa glorificazione è stato quello di portare maggiori informazioni su padre Seraphim al mio popolo.

Io stesso ho tradotto "Sui passi di san Patrizio e di san Gregorio di Tours" in georgiano. Ci ho lavorato per alcuni mesi e ci è voluto il doppio del tempo per adattarlo. L'ho dato ad alcune persone per assicurarmi che fosse comprensibile in georgiano. Poi l'ho pubblicato e, allo stesso tempo, ne ho scoperto un'altra traduzione in georgiano. Ma non riuscivo a capirla affatto. Sembrava che niente provenisse da padre Seraphim. Certo, era una traduzione, ma era assolutamente impossibile capire cosa padre Seraphim stesse cercando di dire. La traduzione è molto importante.

padre Alexey Young (ora ieroschimamonaco Ambrose) con il suo padre spirituale, padre Seraphim (Rose)

Tutti amano avere un'opinione sul tema della creazione e dell'evoluzione; ma almeno nel mondo anglofono, padre Seraphim fu il primo a dire: "Studiamo a fondo i Padri su questo tema. Cosa hanno detto i Padri?" E per almeno alcuni dei Padri da lui citati, fu lui il primo a tradurli. Padre Seraphim ci insegna questo approccio di fare riferimento ai Padri.

Un altro suo figlio spirituale, padre Alexey Young (ora padre Ambrose), ha detto che padre Seraphim accettava tutto dai Padri, dalle vite dei santi. Aveva crocifisso la sua mente. Non era diventato stupido, ma aveva sottomesso la sua mente alla Chiesa. E questo è lo stesso del sentiero regale: seguire i Padri.

Un'ultima domanda, meupe. Hai detto che mentre legge gli scritti di padre Seraphim, trova sempre più messaggi. C'è forse un messaggio principale che lei collega a padre Seraphim? O c'è qualcosa che l'ha colpito ultimamente?

Voglio dire che, naturalmente, padre Seraphim non presenta nuove idee. Sono idee fondamentali, ma si tratta di come le dice. È assolutamente nuovo e fresco. Nel nostro mondo moderno, tutti conoscono il cristianesimo e molti se ne sono stancati. È più difficile portare questo messaggio su Cristo di quanto non fosse ai tempi di san Patrizio. Allora era qualcosa di nuovo per le persone. Provare semplicemente oggi a ripetere ciò che san Patrizio ha fatto a suo tempo non avrà assolutamente successo. Devi imparare cosa sta succedendo ora in questo mondo, quali sono le sfide importanti del mondo adesso, ed essere ispirato dal suo spirito. E poi decidi tu cosa farne e come portare questo messaggio. E lo stesso padre Seraphim lo sta facendo: sta portando il messaggio del cristianesimo.

Parla di come oggi non saremo in grado di essere come gli apostoli. Non possiamo semplicemente cercare di imitarli meccanicamente. Non ne verrà fuori niente di buono, dice. Ma leggiamolo. Conosciamo san Patrizio e lasciamoci ispirare dal suo spirito. E con questa ispirazione possiamo predicare.

Ho letto per la prima volta questo da padre Seraphim trent'anni fa, e cerco di seguirlo e non disperare, perché non possiamo semplicemente essere come gli apostoli. E poi ho imparato in seguito le parole dell'apostolo Paolo che dice a Timoteo che se c'è tempo per predicare, allora predica; ma se non c'è tempo, predica comunque.

Quindi questo è il messaggio di padre Seraphim, credo. Lo ha trasmesso e ci ha raggiunti, anche qui in Georgia, prima del mondo di Internet.

Meupe, ha altri pensieri su padre Seraphim che vorrebbe condividere prima della chiusura?

Voglio dire solo una cosa. L'apostolo Paolo dice che è costretto a predicare – non è sua volontà, ma un obbligo – è impossibile per lui non predicare. Ed è lo stesso per me riguardo a padre Seraphim.

Allora perché l'ho canonizzato? Perché non ero in grado di farlo in nessun altro modo. Gli sono così grato ora, e mentre prima non ero sicuro di come parlare di lui, di come esprimere i miei pensieri, ora ho imparato a farlo. E ora non riesco a smettere di parlare di lui, di esprimere i miei ringraziamenti e di come dipendo da lui, di come mi aiuta. Devo restituirgli questo favore.

E questo è davvero come era padre Seraphim. Era così grato che dopo tutte le sue sofferenze interiori avesse trovato l'Ortodossia che si dedicò completamente ad essa, propagando la parola ortodossa in inglese, e soffrendo per quella verità.

In realtà, c'è un'altra cosa che vorrei dirti: non riesco a smettere di parlare di padre Seraphim! Quando padre Seraphim parla di san Macario il Grande, un recluso che visse nel VI secolo, dice che ci scrive direttamente, nel XX e nel XXI secolo. E se lo leggi, vedrai che sta parlando di te, e sta seguendo lo stesso percorso che devi seguire tu. Ho appreso questa idea per la prima volta da padre Seraphim, e mi ha dato più pace sull'idea che l'Ortodossia non è qualcosa di strano.

Tu sei ortodosso americano e io sono ortodosso georgiano, e ovviamente ci sono grandi differenze tra di noi. Ma siamo membri di un'unica famiglia. Forse parliamo lingue diverse, ma in realtà parliamo la stessa lingua. Siamo uguali, ed è un grande miracolo. E questa idea viene da padre Seraphim.

Meupe, sono molto grato che lei abbia condiviso il suo tempo e il suo amore e venerazione per padre Seraphim con noi. Ha detto molte cose stimolanti. È sempre meraviglioso ascoltare altre testimonianze di persone che padre Seraphim ha cambiato personalmente. E grazie anche a Michelle.

Possa Dio benedire voi e tutti quelli che guarderanno e leggeranno quest'intervista, attraverso le preghiere di padre Seraphim, padre Gheorghe Calciu, fratello José, matushka Olga e tanti altri che attendono la canonizzazione. Queste persone vi aiuteranno, perché è più tardi di quanto pensiate.

Note

[1] Meupe è l'equivalente georgiano di vladyka.

[2] Come ha spiegato Michelle, il cammino di santa Nina è un pellegrinaggio di quarantadue giorni che segue il percorso compiuto da santa Nina dal confine dell'Armenia a Mtskheta per trovare la veste senza cuciture di Cristo. Il suo viaggio è iniziato il 1 giugno vicino al lago Paravani. Nel 1989, il patriarca Ilia ha incaricato il metropolita Nikolozi e il suo padre spirituale, il metropolita Daniel, di iniziare a portare i georgiani su questo cammino ogni anno. All'inizio del pellegrinaggio, a tutti viene data una corda di preghiera, e i quarantadue giorni trascorrono in gran parte in preghiera silenziosa, con preghiere mattutine e serali nei villaggi lungo il percorso. La gente del posto ospita e nutre i pellegrini.

[3] Durante un pellegrinaggio in Grecia, sul Monte Athos e in Serbia diversi anni fa, sono rimasto colpito da come tutti i fedeli ortodossi fossero felici di apprendere che io e i miei amici eravamo americani e ci chiedevano con entusiasmo di padre Seraphim. (nda)

 
Il libro preferito dei neo-pentecostali

Il libro è piccolo: solo tre capitoli dell'Antico Testamento. Dal punto di vista dei neo-pentecostali, il libro di Gioele conferma il loro stile di vita.

Il santo profeta Gioele

il santo profeta Gioele

Il più delle volte dal libro di Gioele è citato il versetto sullo Spirito di Dio: Io effonderò il mio spirito sopra ogni carne; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni: e anche sugli schiavi e sulle schiave, in quei giorni io effonderò il mio spirito. (Gioele 2:28-29). L'apostolo Pietro ha ricordato queste parole nel giorno glorioso della Pentecoste, quando discese lo Spirito Santo e gli apostoli cominciarono a parlare in molte lingue diverse. Gli apostoli predicarono alle persone che erano venute da diversi paesi a Gerusalemme per la festa.

Cento anni fa, i pentecostali hanno parlato in molte "lingue straniere", [1] e dopo mezzo secolo sono venuti i neo-pentecostali. [2] Parlando in tal modo, credevano che lo Spirito Santo fosse sceso su di loro. In principio, i pentecostali cercarono pure di predicare in "lingue straniere" nel corso di viaggi missionari lontani. Gli sfortunati missionari rimanevano sconcertati quando scoprivano che questi popoli stranieri non capivano una parola di quello che stavano dicendo. Poi hanno deciso che questo dono dall'alto era stato dato loro, non per predicare alla gente, ma per pregare Dio: era Dio che aveva affidato loro queste "lingue straniere", e ne conseguiva che egli stesso li capiva. I pentecostali erano più o meno soddisfatti di questa spiegazione.

Invece, gli apostoli avevano il dono di parlare in lingue – a persone straniere. E il giorno di Pentecoste le persone che erano venute da lontano riconoscevano con stupore le lingue dei loro paesi. Avevano capito a poco a poco che stava avvenendo un miracolo: da uomini non istruiti, gli apostoli, attraverso un dono dall'alto, divennero "poliglotti", "traduttori", predicatori e profeti.

Ai nostri giorni ci sono molti neo-pentecostali che con assoluta immodestia si definiscono profeti. Alcuni di loro prendono allegramente il libro di Gioele e leggono i versi che parlano della benedizione di Dio, che moltiplica la vendemmia nei vigneti, le pecore e bovini nei pascoli, e protegge dai popoli vicini aggressivi. I "profeti" neo-pentecostali amano questi versetti del Libro di Gioele con tutto il cuore. Predicano una teologia della prosperità: Dio buono e onnipotente benedice i suoi prescelti con tutti i beni materiali. Questo è un modo di interpretare le Sacre Scritture che è interamente nello spirito di una società dei consumi.

* * *

Affresco del santo profeta Gioele nel monastero di Gracanica, Kosovo, Serbia, c. 1321

Ma di cosa ha scritto davvero il santo profeta Gioele?

Prima di tutto, dei disastri che hanno colpito il popolo di Dio: Poiché è venuta contro il mio paese una nazione potente, senza numero, che ha denti di leone, mascelle di leonessa. Ha fatto delle mie viti una desolazione e tronconi delle piante di fico; li ha tutti scortecciati e abbandonati, i loro rami appaiono bianchi. Piangi, come una vergine che si è cinta di sacco per il fidanzato della sua giovinezza. Sono scomparse offerta e libazione dalla casa del Signore; fanno lutto i sacerdoti, ministri del Signore. (Gioele 1: 6-9). Non è forse scomparso il cibo davanti ai nostri occhi e la letizia e la gioia dalla casa del nostro Dio? (Gioele 1:16). Or dunque - parola del Signore - ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perchè egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura. (Gioele 2: 12-13).

È facile strapparsi le vesti. È molto più difficile, molto più tortuoso umiliare un cuore che è indurito nel peccato. È indossare indumenti astemi e funerei. Ma come si può rendere il proprio cuore astemio e pentito? Dobbiamo arrivare in qualche modo al cuore. Dopo tutto, le nostre più corrette azioni esterne senza sforzo interiore non ci aiutano a ritornare a Dio.

Chi si rivolge a Dio riceve da lui il perdono dei peccati, la gioia spirituale, e un forte sostegno. Per loro, per i veramente pentiti, il Signore dice per mezzo del profeta: Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie... Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato... in Gerusalemme vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore, anche per i superstiti che il Signore avrà chiamati (in greco: che il Signore avrà evangelizzato – evangelizomini), (Gioele 2:28, 32 [3]).

E così è successo. È venuto san Giovanni Battista, un rigoroso digiunatore, e ha invitato tutto il popolo al pentimento. Non tutti, di gran lunga, hanno risposto. Tuttavia, molti hanno udito la sua voce profetica e hanno umiliato i loro cuori. Il Battista ha diretto le persone al Signore Gesù Cristo. Alcuni si sono legati a Cristo, e sono divenuti suoi discepoli. Sono stati tormentati a vedere il Cristo sofferente, si sono affranti per la sua morte, e si sono rallegrati con tutto il loro cuore alla sua risurrezione. Sono stati loro, i discepoli più vicini, a ricevere lo Spirito Santo e a predicare il Vangelo a Gerusalemme in lingue straniere. La gente li ha capiti, ha invocato il nome del Signore nel pentimento, e ha trovato la salvezza... ma ha vissuto in modo diverso. Sapevano come vivere sia nella ristrettezza sia nell'abbondanza; e hanno dato grazie a Dio per ogni cosa.

Sì, gli apostoli avevano il dono delle lingue straniere. Che cos'è questo dono? È semplicemente la capacità di parlare in una lingua straniera senza aver prima studiato questa lingua. Gli apostoli predicavano in lingue straniere così come facevano nella loro lingua madre, del tutto composti e in controllo di se stessi, senza una serie di espressioni estatiche. Il dono delle lingue per i (neo) pentecostali è per qualche motivo pieno di estasi. Anche il loro pentimento è praticato con particolare estasi. In un primo momento la persona esaltata si pente dei peccati commessi nella sua vita passata, e poi riceve il dono estatico della profezia. Poi al raduno neo-pentecostale arriva il momento in cui si rimuove la tensione emotiva dell'estasi con una musica dolce, rilassante. Dopo essersi "cullati" nella musica passano al sermone. Il pastore inizia il suo travolgente sermone con una voce rafforzata. Alla fine del sermone grida i versetti del libro di Gioele e, rallentando con grande enfasi, scandendo fortemente ogni parola, pronuncia, "Oggi... il nostro fratello... è stato battezzato... nello Spirito Santo..." Improvvisamente l'intera congregazione scoppia: "Alleluia !!!" Poi i fedeli riuniti ritornano alle loro case sorridendo dolcemente: "Una grande funzione religiosa ha avuto luogo tra noi oggi. Eccola – la potente unzione dello Spirito Santo ".

Potete condurre anche voi riunioni simili, potete anche passare il resto della vostra vita seguendo questo schema: una fase di eccitazione estatica, una fase di rallentamento, una fase di mobilitazione, quindi una di sollievo. Potete fare tutto questo. Solo, che ha a che fare tutto questo con il libro di Gioele? San Gioele non stava in alcun modo profetizzando su queste estasi. Non c'è mai stato un deficit di estasi – in tutti i popoli e in tutte le epoche.

Note

[1] Nel 1901, nella congregazione del pastore Charles Parhem, i fedeli cominciarono a parlare in "lingue straniere", e questo parlare estatico è stato trasmesso a molte altre persone. Così ha avuto inizio il movimento pentecostale.

[2] Nel 1960, il pastore episcopaliano Dennis Bennett a Van Nuys, in California, ha reso partecipi della sua esperienza pentecostale i suoi parrocchiani, e l'attenzione sollevata da questo evento ha iniziato un nuovo movimento pentecostale conosciuto anche come movimento carismatico. Questo parlare estatico in lingue è ora praticato in molte denominazioni.

[3] In ebraico: vekireu levavekhem.

 
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Il rito occidentale e i suoi problemi pratici

Negli ultimi 60 anni, all'incirca, ci sono stati in Italia diversi tentativi di proporre un'Ortodossia di rito occidentale, che hanno avuto alterne vicende, e che si sono tutti estinti nel tempo.

Paradossalmente, il numero di italiani coinvolti nei primi di quei tentativi (parliamo di alcune migliaia di persone) è superiore a quello degli italiani entrati nella Chiesa ortodossa attraverso le sue parrocchie di "rito bizantino" in tutti questi anni.

Questo strano contrasto è dovuto più che altro a un fattore sociologico: intorno agli anni '60, le comunità parrocchiali erano molto più ampie e compatte, e quando una di queste comunità lasciava il cattolicesimo romano per aderire al rito occidentale della Chiesa ortodossa (rito e chiesa di cui magari – sia detto senza cattiveria – capiva ben poco), riusciva ancora a coinvolgere centinaia di persone. Oggi un fenomeno simile (se mai accadesse), dovrebbe essere di grande portata per interessare più di qualche decina di persone, e forse anche di meno.

Questa è una ragione per cui chiunque vuole iniziare una comunità ortodossa di rito occidentale in Italia deve considerare a mente molto fredda se avrà abbastanza risorse umane e materiali da non trovarsi a costruire una casa sulla sabbia. Non parliamo di liceità di un'Ortodossia di rito occidentale, perché il fatto che ci siano Chiese ortodosse che ammettono un rito occidentale (oggi in particolare il patriarcato di Antiochia e la ROCOR) è un dato incontrovertibile. Ci soffermiamo piuttosto sugli aspetti pratici: le difficoltà di avviare una comunità, di darle gli strumenti giusti, di fornirle una continuità nel tempo, e soprattutto di non farla soffrire di un complesso di marginalizzazione nello stesso mondo ortodosso.

Statue e icone

Qui non vogliamo riprendere il problema teologico delle statue rispetto alle icone nella tradizione ortodossa, ma solo riflettere sul fatto che le statue compaiono per davvero nelle chiese ortodosse di rito occidentale, e quindi possono essere richieste anche in Italia. In alcuni ambienti di rito occidentale si sente dire che per la verità le statue non sono ammesse, ma le vediamo comunque (basta fare una semplice ricerca per immagini in rete), e ci sembra che questa posizione contraria all'uso delle statue sia più che altro un pio desiderio di una minoranza.

Ora, il costo delle statue è un fattore da tenere in considerazione quando si vuole allestire un locale di culto di rito occidentale. Mentre una chiesa di rito orientale ai suoi inizi, con costi contenuti, può essere riempita di riproduzioni di icone (anche di grandi dimensioni) senza che si noti una stridente differenza con le icone dipinte, l'unico modo di arredare una chiesa con statue di basso costo è usare riproduzioni in plastica, la cui differenza con le statue di marmo, pietra, legno o metallo si nota immediatamente. Se si vogliono statue di una certa qualità, il fattore dei costi si farà subito sentire in una comunità piccola o in fase iniziale.

Richiamiamo inoltre l'attenzione su questo diagramma di chiesa ortodossa occidentale:

La prima reazione possibile è notare che in Italia (tranne in certi posti isolati sulle Alpi) le chiese di questa forma NON sono comuni, ma quand'anche si possa costruire ex novo una semplice chiesa "a capannone" con il tetto spiovente, la principale parte affrescata di questa chiesa dovrebbe essere il soffitto. In altre parole, per avere una chiesa che realmente renda tutto lo splendore iconografico del rito occidentale, la si dovrebbe costruire da zero e affrescarla sulla parte meno accessibile e più estesa. I costi sono tali da mettere paura, soprattutto in presenza di congregazioni non numerose (per le quali si legga più avanti).

Una molteplicità di riti

Qualcuno presenta il "rito occidentale" come se si trattasse di un'alternativa univoca al cosiddetto "rito bizantino", ma in realtà ce ne sono in uso una mezza dozzina, piuttosto distanti l'uno dall'altro. Rito gallicano, Messale di Sarum, Liturgia di San Gregorio, Liturgia di San Pietro, Liturgia di San Tikhon... solo per citare i riti che sono stati impiegati in un momento o in un altro da alcune delle principali giurisdizioni ortodosse nel corso dell'ultimo secolo. Per giunta, si nota spesso negli ambienti ortodossi di rito occidentale un interesse attivo per i riti occidentali marginali (come il rito ambrosiano o il rito mozarabico) ancora esistenti nel cattolicesimo romano. Un simile caos di proposte alternative è poco incoraggiante per una comunità agli inizi. Certo, in una determinata giurisdizione la scelta potrebbe essere limitata a uno (o tutt'al più a due) di questi schemi liturgici, ma la comunità che nasce non sarà certo incoraggiata dal sapere che il suo modo di celebrare non sarà neppure lo stesso degli altri centri dell'Ortodossia di rito occidentale nel mondo.

Costi e disponibilità degli arredi

Alcuni decenni or sono, per arredare una chiesa di rito occidentale in Italia, c'era a portata di mano una fonte insperata: con il rinnovamento liturgico in seguito al Concilio Vaticano II, talvolta intere sacrestie erano letteralmente regalate a chi era disposto a svuotarle. Oggi questi anni di abbondanza sono praticamente finiti, e gli oggetti liturgici tipici dei riti occidentali sono tornati a essere rari e costosi. Di converso, la disponibilità di forniture liturgiche "bizantine" in Italia non è mai stata tanto ampia e a buon prezzo come oggi.

Pratiche di digiuno

Anche se non sono seguite ovunque con lo stesso rigore, le pratiche del digiuno ortodosso sono conosciute e radicate a livello popolare. Tra gli ortodossi di rito occidentale, c'è talvolta un riferimento ideale ai digiuni dell'Occidente cristiano, come codificati in tempi medioevali. Mentre è vero che tali digiuni non erano sostanzialmente diversi da quelli ancora in uso tra gli ortodossi, è altresì vero che non esiste più una continuità di pratica (neppure nel cattolicesimo romano, che ne ha mantenuto una parte minimale), e oggi un ortodosso di rito occidentale non ha altra scelta che adottare sic et simpliciter le pratiche di digiuno dei suoi fratelli "orientali", se non vuole imbarcarsi in una serie di sperimentazioni selvagge e del tutto ipotetiche.

Cosa è Ortodossia latina e cosa non lo è

Quando si pretende di far rivivere l'antico Occidente ortodosso, si deve essere MOLTO sicuri di quel che si fa. La nostra conoscenza dell'Ortodossia latina pre-scismatica è, al meglio, frammentaria, e spesso questi frammenti non riescono a riunirsi assieme in un quadro coerente, se non dopo gli sforzi di studio di tutta una vita.

In attesa di un quadro davvero coerente, certe prese di posizione su ciò che è davvero ortodosso latino suonano molto ridicole. Una pagina che pretende di dare istruzioni su come allestire una "chiesa latina ortodossa" offre un esempio molto chiaro in tal senso:

Sull'altare ci siano solamente due candele, di altezza uguale e di cera, e non sei. Quest'usanza dei sei ceri è una tradizione cattolico-tridentina.

Qualche povero e ingenuo fedele che si è votato alla restaurazione dell'antica Ortodossia occidentale, leggendo simili istruzioni, penserà che le chiese dell'Occidente ortodosso avessero rigorosamente due candele sulla tavola dell'altare, ai fianchi di un crocifisso, e che l'usanza di mettere sei candele (tre per lato) sia una di quelle degenerazioni barocche che hanno allontanato l'Occidente dall'Ortodossia. Purtroppo, non è così. Fin dall'era sub-apostolica, ispirandosi ai sette spiriti davanti al trono di Apocalisse 1:4 (e con un evidente rimando simbolico alla menorah dell'Antico Testamento), i cristiani hanno acceso dove possibile sette luci dietro la tavola dell'altare. Questo costume si è sviluppato in Oriente nell'uso di un candelabro a sette lumi (diffuso oggi nell'Ortodossia russa), e nell'Occidente latino in sette candele, delle quali quella centrale era posta dietro al crocifisso (con un interessante effetto visivo di una luce che sembrava emanare dalla croce centrale). Poi, forse per ragioni pratiche (era difficile posizionare e accendere ceri dietro ai crocifissi degli altari maggiori delle chiese cattolico-romane), i ceri sono rimasti sei, quelli laterali, e talvolta si è usata la giustificazione simbolica che la settima "luce" è la croce stessa. Questo uso è stato fissato come normativo dal Concilio di Trento, con il risultato che, per reazione, i protestanti hanno ripreso un'usanza minimale (diffusa ancora oggi nell'Ortodossia greca) di due sole candele. Quale dei due usi è "ortodosso"? Entrambi. Quale è "ortodosso latino"? Entrambi, o nessuno... certamente, vedere i difensori dell'antica Ortodossia "latina" che impongono di servirsi degli usi moderni della Liturgia greca (...e protestante!) farebbe piuttosto ridere, se non fosse profondamente deprimente.

Un sostenitore del rito occidentale deve essere consapevole che ogni sua scelta di determinazione di una usanza di Ortodossia latina, pur accettata con ingenuità e innocenza, rischia di fargli fare la figura dell'ignorante presuntuoso.

Scarsi numeri

Chi si occupava di una chiesa ortodossa di rito occidentale in Italia mezzo secolo fa, aveva a che fare con centinaia di fedeli. Oggi, chi vuole avviare una comunità simile deve essere mentalmente preparato a gestire un gruppo di meno di una decina di persone. Non è un'esagerazione per drammatizzare; prendiamo esempio da due paesi che, seppure agli antipodi, sono considerati parte del mondo occidentale e in cui la partecipazione alla vita delle chiese non è certamente più in crisi che in Italia: la Nuova Zelanda e l'Australia.

Il nostro confratello irlandese, lo ieromonaco Ambrose (Mooney), serve da 35 le comunità ortodosse in Nuova Zelanda, e ha osservato in tutti questi anni il progresso del rito occidentale in Nuova Zelanda e in Australia. Ecco i dati che ci ha comunicato nel 2009:

- Parrocchia missionaria dell'isola meridionale della Nuova Zelanda a Christchurch: dopo aver operato per oltre 30 anni con un prete molto entusiasta e competente, contava 2 parrocchiani.

- Parrocchia missionaria dell'isola settentrionale della Nuova Zelanda a Wellington: dopo aver operato per 7 anni con un prete e dal 2008 con un diacono, contava 4 parrocchiani.

- Monastero di San Petroc a Cascades in Tasmania (Australia): dopo 17 anni di attività contava 2 monaci (è stato poi chiuso definitivamente nel 2012, prima di raggiungere i 20 anni di attività).

- Missione a Launceston (la seconda città della Tasmania): iniziata dal monastero di san Petroc, aveva raggiunto il numero di 9 membri, prima di essere chiusa.

- Missione a Hobart (la capitale della Tasmania): iniziata dal monastero di san Petroc, contava 5 membri.

Ovviamente, non si può valutare il livello di vita spirituale dal numero dei fedeli, ma chi si vuole dedicare completamente al rito occidentale deve non solo essere consapevole che non si troverà di fronte una reale probabilità di crescita, ma dovrà anche saper trasmettere dati realistici ai fedeli, senza ingannarli con miti di sviluppo missionario.

Un ambiente alieno… a metà

La giustificazione che il rito occidentale è "più vicino alla mentalità dei cristiani in Occidente" regge solo fino a un certo punto. Di fatto, può essere più facile (e mentalmente più liberatorio) entrare a far parte di un ambiente in cui si deve adottare tutta una nuova serie di comportamenti e di modi di pietà, piuttosto che rimanere in una "terra di mezzo" in cui alcune cose vanno bene, altre assolutamente no, e una gran quantità di cose sono lasciate al capriccio della singola comunità locale. Può essere estremamente frustrante sentirsi dire di avere il "diritto" di celebrare una forma arcaica di rito occidentale, ma di dovere al tempo stesso cambiare il modo di farsi il segno della croce o di ricevere la comunione, di avere il diritto alla Benedizione eucaristica ma non alla Via Crucis, di poter avere le vetrate istoriate ma non i banchi su cui sedersi, e magari, a seconda della chiesa frequentata, di scoprire che queste regole non sono le stesse in tutte le chiese di rito occidentale.

I vescovi, questi sconosciuti

Un vescovo che non conosce la prassi liturgica di una delle sue parrocchie potrà essere certamente più tollerante di qualche particolarità locale, e magari anche di qualche stranezza. D’altra parte, sarà certamente deficitario nel suo compito di sorveglianza (dal greco, "epi-scopìa") rispetto a un vescovo cresciuto nel proprio rito, che si muove con familiarità nelle sue parrocchie, come un vero pastore in mezzo al gregge. Ovviamente, sarà sempre possibile che un giorno ci sia un vescovo formato per tutta la vita al rito occidentale, ma la scarsità dei numeri dei fedeli (v. sopra) rende questa eventualità piuttosto improbabile.

La prigionia di questioni politiche

L'idea che gli ortodossi di rito "orientale" siano più schiavi delle logiche politiche, mentre i loro confratelli di rito "occidentale" ne sarebbero più liberi, è una mera illusione. Di fatto, le chiese di rito occidentale si propongono come punto di approdo dei praticanti delle Chiese occidentali maggioritarie, ai quali vogliono offrire una versione più autentica del loro stesso culto (se la proposta fosse fatta a cristiani non praticanti o alle persone lontane da ogni chiesa, allora non ci sarebbe bisogno di proporre il rito occidentale fin dall’inizio). Non ci si deve pertanto stupire che le Chiese non ortodosse vedano nel rito occidentale un metodo di competizione particolarmente sleale (o quanto meno, volto a creare confusione tra gli stessi fedeli, non diversamente da ciò che fa l'uniatismo nei paesi dell'Est), e magari applicheranno nei confronti del rito occidentale pressioni politiche che invece non faranno mai alle chiese di rito orientale.

Conclusione

Se siamo stati scoraggianti nei confronti della creazione e sviluppo di chiese ortodosse di rito occidentale in Italia, non presentiamo alcuna scusa, perché questo è precisamente il nostro scopo. Meglio fermarsi a causa di sani e forti dubbi, piuttosto che proseguire su un cammino disastroso per ignoranza delle sue implicazioni. Se a dispetto di tutto quanto abbiamo detto, qualcuno vorrà comunque correre il rischio di fondare comunità di rito occidentale nel nostro paese, avrà tutta la nostra ammirazione, perché almeno affronterà i relativi pericoli con cognizione di causa.

 
Intervista a Nikolaj Starikov sulla crisi ucraina

Buon giorno, Nikolaj Viktorovich.

Buon giorno.

Comincio con la domanda che molte persone si fanno riguardo al suo video blog - Sarebbe interessante sapere, perché, per le ultime tre settimane non c'è stato un colloquio o una registrazione di video blog con Nikolai Starikov? In questo momento è in vacanza?

No, naturalmente non sono in vacanza. In questo momento ci stiamo preparando per le prossime elezioni e alla situazione di emergenza legata alle tensioni sui nostri confini. Non riesco a pensare a

una vacanza al momento. Penso solo che i miei stimati lettori, spettatori e gente di simili idee non seguano sempre l'intero volume di informazioni che posto sul mio sito. Partecipo a programmi televisivi, a cui sono invitato. Uno dei più recenti è "La domenica sera con Vladimir Solov'ev", oltre allo show sulla ТВЦ (TVC), Русский Вопрос (Domanda russa); scrivo anche articoli e ho appena completato un libro sull'Ucraina (si tratta di una compilazione di articoli, ma ho dovuto ordinarli e sistematizzarli). In questo momento sto scrivendo un altro libro, in realtà due, quindi passerà molto tempo prima che io possa andare in vacanza. In ogni caso è lusinghiero che mi seguiate così da vicino, e non preoccupatevi, è per questo che oggi siamo seduti qui e io rispondo alle vostre domande.

L'Ucraina è ancora in cima alle notizie, purtroppo. Ho la seguente domanda: Nikolaj Viktorovich, spero che non sarà troppo difficile far luce sulla reazione del presidente Putin alla richiesta delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk per il riconoscimento della loro indipendenza da parte della Russia.

Non è difficile per me rispondere a tutte le domande che mi pongono i miei stimati lettori. Quando si tratta di questioni di riconoscimento statale, dobbiamo affrontare questo problema tenendo a mente gli interessi nazionali [della Russia]. Gli interessi nazionali e le emozioni non dovrebbero avere nulla a che fare gli uni con le altre. In caso contrario, il leader del paese rischia di fare errori per i quali la gente del paese dovranno pagare e non lui. Vi darò due esempi storici: lo zar Nicola II è stato messo sotto una forte pressione, e in gran parte a causa di falsificazioni, e anche di pressioni emotivi, che lo portarono a entrare nella Prima Guerra Mondiale. Sì, fu la Germania a dichiarare guerra a noi, ma c'era la possibilità di evitarlo. Non voglio entrare in dettagli in questo momento. Nel mio libro, "1917: La chiave per comprendere la rivoluzione russa", questo è chiaramente descritto. Il risultato finale ha portato milioni di morti e la disgregazione dello Stato, a causa del colpo di stato e della guerra civile che ne seguì, che ricorda ciò che sta accadendo in Ucraina in questo momento, quasi esattamente nello stesso modo. Il secondo esempio: Gorbaciov, in parte a causa di tradimento, ma sono anche sicuro che oltre a questo ci sia stata stupidità e ingenuità da parte sua, anche questo è accaduto, ha distrutto l'Unione Sovietica. Chi ha pagato per questo? Non Gorbaciov, che vive in modo molto confortevole rispetto a tutte quelle persone che hanno votato perché lui diventasse il presidente dell'Unione Sovietica. Ora considerate questi due esempi: quindi il capo dello Stato deve considerare le cose da ogni angolazione possibile. Per quanto riguarda la situazione in Ucraina, ne ho scritto prima, quello che possiamo vedere è che terribili crimini vengono commessi dalla fazione del Settore destro e, purtroppo, da parte di alcuni membri delle forze armate ucraine, ma certamente tutto questo è provocato dai politici ucraini, le stesse persone che sono controllate da Washington, Londra e Bruxelles. Ma quello che non possiamo vedere a Donetsk, una città di un milione di persone, sono almeno centomila membri delle milizie di auto-difesa. Parliamo di quando la popolazione di Donetsk, di Lugansk, del Donbass è andata a esprimere la propria opinione: sì, sono andati a fare il referendum, ma si tratta di un territorio di almeno 8 milioni di persone, se non sbaglio, in queste due regioni. Quanti di loro sono membri della milizia di auto-difesa? Quanti di loro hanno preso le armi per difendere la loro scelta? Solo poche migliaia di persone. Questo ci dice  che la maggior parte della gente non si è ancora sollevata, ed è per questo che i più emotivi dei patrioti on-line chiedono "perché la non Russia interviene?" Viene da chiedersi: per difendere chi, esattamente? Poche migliaia di persone che protestano in piazza nel Donbass? Che dire dei milioni rimanenti, dov'e che stanno protestando, chiedendo, esigendo, pronti a difendere i loro diritti? Noi non li vediamo affatto. Ecco perché qualsiasi tipo di coinvolgimento militare russo oggi porterebbe ad accuse di aggressione, non ci sarebbe nemmeno bisogno di falsificare nulla, perché un gran numero di cittadini ucraini, accecati dalla propaganda ucraina, vedrebbe l'esercito russo come un esercito di conquistatori. In questa situazione è impossibile per i russi intervenire, tenendo a mente che questo è esattamente ciò che vorrebbero i venduti del governo ucraino gli americani dietro di loro. Cosa vogliono? Hanno bisogno o voglia di trascinare la Russia in una guerra e di attribuire tutti i problemi [dell'Ucraina] che sono accaduti e che inevitabilmente accadranno in futuro senza la nostra partecipazione, alla Russia e al presidente russo in particolare. Che cosa diranno? Il FMI ha appena dato all'Ucraina un prestito e solo se l'Ucraina potesse iniziare ad attuare le riforme, inizierebbe a vivere di nuovo normalmente, ma come capite, 'il regime sanguinario' ha invaso e rubato il nostro sogno, ha rubato le pensioni ai pensionati, ha aumentato il prezzo del gas, e tutto questo è accaduto a causa dei russi. Ora chiedetevi, perché dovremmo dare loro una tale perfetta opportunità di giustificare come colpa della Russia, tutto ciò che stanno per rubare, distruggere, saccheggiare e demolire secondo gli ordini di Bruxelles? Cari politici ucraini, voi stessi siete i responsabili davanti al vostro popolo per tutto quello che fate. Ho ancora molta speranza che siate chiamati a rispondere di tutto questo davanti a un tribunale internazionale, ma prima di tutto il popolo ucraino deve parlare contro la giunta fascista, e in questo caso particolare, intendo non solo gli abitanti di Donetsk e Lugansk, voglio dire gli abitanti di tutta l'Ucraina, perché per me personalmente l'Ucraina è parte della stessa sfera geopolitica della Russia. Oggi, quando una parte dell'Ucraina ha tenuto un referendum e si è chiamata Novorossija, ha il diritto di farlo? Certo che lo ha! Ne ha tutto il diritto. Il governo di Kiev è illegittimo; le elezioni presidenziali si sono svolte in violazione della costituzione ucraina. È illegittimo, ed è per questo che dobbiamo parlare o della mutua illegittimità delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk e della Repubblica di Kiev o della loro uguale legittimità. In ogni caso sono uguali tra loro, questo significa che Kiev ha il dovere sedersi e negoziare con Donetsk e Lugansk, ma il governo di Kiev non vuole farlo. È pieno di persone che non ascoltano i propri cittadini, così che opzioni ha il popolo? Può dichiararsi d'accordo con le loro politiche oppure difendere i propri diritti. Ecco perché fino a quando non insorgerà tutto il popolo, anche se forse non tutti i 40 e più milioni dell'Ucraina, non si potrà fare nulla, e questo è quel che deve essere capito. Nessuno può decidere il destino del popolo della Novorossja, se non loro stessi. Questo il modo in cui è progettato il mondo della politica. In ogni caso, se le cose sono fatte in modo diverso, finirà inevitabilmente per assomigliare a un'aggressione [dalla Russia]. Gli stessi cittadini di Donetsk e Lugansk accuseranno la Russia per un invio di truppe, come gli stessi i cittadini della Russia nel 1917 hanno accusato Nicola II, che fu coinvolto dalle loro aspirazioni patriottiche e iniziò a combattere i tedeschi e gli austriaci per aiutare i fratelli serbi. Purtroppo l'amore della gente [per lo stato/l'imperatore] non può nemmeno essere paragonato al genere dell'amore adolescenziale. Passa ancora più in fretta. E non c'è niente che si possa davvero fare in questa situazione. Dobbiamo aiutare, dobbiamo sostenere, dobbiamo impedire atrocità e bombardamenti, ma solo per via diplomatica. Che ci siano volontari in Russia, disposti ad aiutare la Repubblica di Donetsk, non lo abbiamo mai dubitato, perché il desiderio di giustizia è una delle principali caratteristiche del nostro popolo, un desiderio che viene violato oggi davanti ai nostri stessi occhi. Ci sono volontari dalla Russia in Novorossija e continueranno ad arrivarci, ci sono organizzazioni non governative, ci sono organizzazioni commerciali che forniscono aiuti umanitari. La Russia non dovrebbe in alcun modo interferire con tutto ciò e dovrebbe sostenerlo con tutti i mezzi, ma la Russia come stato, come forza militare, come esercito russo non può partecipare a questo conflitto, a questa guerra civile in atto in Ucraina oggi. Questo è ciò che è necessario capire. Ci sono naturalmente volontari dalla Russia, ma sono necessari volontari locali in numero molto maggiore dalla Novorossija e dall'Ucraina, ma finora non lo abbiamo visto accadere. Dove sono i 4000 combattenti della Berkut? Se non mi sbaglio, tanti ce n'erano in tutta l'Ucraina; alcuni di loro sono in Crimea, alcuni di loro si sono trasferiti a Mosca, ma questi sono solo alcune decine, forse centinaia, dove sono gli altri? Dove sono gli ufficiali delle forze interne, ai quali lanciavano le molotov? Dove sono i soldati, che sono stati picchiati con catene e a cui hanno spaccato i crani assieme ai loro caschi, dove sono tutte quelle persone? Sono ora dalla parte dei capi delle persone che hanno ucciso i loro compagni? Come può essere? Questa è la situazione; l'esercito ucraino sta mantenendo una neutralità armata o, peggio ancora, opera dalla parte del cosiddetto governo ucraino legittimo. Dovremmo mandare i nostri soldati a combattere l'esercito ucraino? No. La cosa più importante che la Novorossija non sta facendo oggi, almeno io non ne ho informazioni e forse mi sbaglio, è che non sta mettendo in atto alcuna forma di propaganda. Allo stesso tempo, quando una guerra civile è prima di tutto una guerra di ideologia, perché è sempre così brutale? Perché è più violenta rispetto alle guerre tra nazioni? Perché quando un soldato tedesco era seduto nella sua trincea, il soldato russo che seduto sul lato opposto aveva molto meno da lamentarsi, perché questo [soldato] tedesco era stato arruolato nell'esercito e si era seduto nella sua trincea, ma non aveva mai avuto altra scelta. Ma quando un soldato russo sta combattendo un altro soldato russo, c'è un'animosità reciproca, perché se parlano tra di loro, possono accusarsi l'un l'altro di essere sul lato sbagliato del conflitto, di avere avuto una scelta. Situazioni come questa sono quelle che causano i terribili eccessi della guerra civile. Noi non vediamo oggi alcun processo in cui la Novorossija usi mezzi di propaganda per convincere le forze ucraine a passare dalla sua parte. Piuttosto che alzare la bandiera della separazione dall'Ucraina, prima che il paese sia totalmente rovinato, si deve alzare la bandiera della liberazione dell'Ucraina dal governo fantoccio filo-americano, che in pochi mesi al potere ha spinto il paese in rovina. Questo è ciò che è importante da capire. L'obiettivo delle persone come Poroshenko è il caos totale in Ucraina, la divisione e l'annientamento dello stato. Non faranno nulla di buono su ordine americano. Aumenteranno le tasse, faranno guerre, uccideranno o faranno qualsiasi altra cosa, ma si può essere certi che non ci sarà un'Ucraina fiorente e unita. Così, oggi quei patrioti dell'Ucraina che si trovano sul lato opposto della barricata, a causa del loro giuramento, a causa dell'incomprensione di ciò che sta accadendo, queste persone hanno bisogno di accedere a informazioni, che possono convincerli a passare dall'altra parte. Basta ricordare l'Armata Rossa contro l'Armata Bianca; l'obiettivo principale dell'Armata Rossa non era mai stato quello di distruggere tutto l'esercito bianco, e allo stesso modo il compito dell'Armata Bianca non era quello di annientare l'Armata Rossa fino al suo ultimo soldato. L'obiettivo in una guerra civile è di ottenere che i tuoi avversari cambino schieramento. Poi i prigionieri di oggi possono diventare domani i tuoi fratelli in armi. Questo è il modo di condurre un confronto in una guerra civile. Se le persone incaricate della Novorossija non stanno facendo proprio questo, allora sarà molto difficile per loro raggiungere la vittoria. Purtroppo è così che funziona una guerra civile.

Rispondendo alla domanda precedente, lei ha detto che gli abitanti del sud-est dell'Ucraina, per la maggior parte, non si sono finora impegnati nel proteggere la loro patria. Non vanno sulle barricate, non combattono la giunta, e sono in attesa di un intervento dalla Russia. È possibile che la seguente domanda le sia stata posta da una di tali persone. Questa persona chiede: "come si fa a sopravvivere nel sud-est dell'Ucraina, come si fa a continuare a vivere così? Mentre andiamo a lavorare e riceviamo il nostro stipendio, continuiamo così è il momento di mollare tutto e muoverci?" Come può commentare questa domanda?

Se non ci fosse stata fatta questa domanda, avremmo fatto bene a farcela noi stessi. Qui abbiamo un esempio perfetto di ciò di cui sto parlando. È facile per noi qui in Russia discutere di questi argomenti, ma laggiù [Novorossja] avvengono sparatorie, attentati e uccisioni. La situazione è tale che la guerra civile è iniziata e ci sono due modi per porvi fine. O vince il paese della parte nazi-fascista della giunta illegittima di Kiev o vincono quelli che non vogliono vivere sotto un regime fascista. Non c'è altro modo per porre fine a questa guerra civile. Gli americani non accetterebbero mai dei negoziati che risultino in una separazione di una parte dell'Ucraina e continueranno le operazioni militari. Pertanto, per le persone che vivono in Ucraina c'è una scelta. Una persona ha sempre una scelta, ma in questo caso una scelta molto limitata. Puoi continuare a vivere la tua vita civile media, e questo è comprensibile, capiamo perché le persone fanno questa scelta, vogliono solo continuare a vivere, nessuno vuole davvero andare in guerra, una persona normale non ne vorrebbe mai uccidere altre. Il Settore destro inevitabilmente inizierà a sparare a qualcuno, entrerà a Mariupol o a Odessa a uccidere. Una persona normale non vuole uccidere nessuno, ma non ci sarà alcuna vita in futuro, se si rimane ai margini del conflitto, permettendo agli americani di continuare a fare quello che vogliono. Questo è il punto in cui dovete scegliere, cari cittadini ucraini. Purtroppo il motivo per cui siamo separati da confini statali, è dovuto al traditore Gorbaciov. Oggi è una realtà. Ma sono convinto che prima o poi saremo insieme come parte di un'entità sovranazionale. La Russia oggi può fornire solo un aiuto limitato. Non possiamo fare questo per l'Ucraina, questo è il paradosso. Quando il lettore ha posto questa domanda, non ha mai neppure considerato di prendere le armi e difendere la sua nativa Donetsk. Lui va a lavorare, vuole sfamare la sua famiglia, il massimo che potrebbe fare è lasciare Donetsk, magari trasferirsi da qualche parte in Russia. Ma se tutti lasciano Donetsk, chi resta a difenderla? Volontari provenienti dalla Russia? L'esercito russo? Non può essere così. L'esercito russo non può essere una parte di questo conflitto, la Russia non vi deve essere trascinata. Questo è esattamente ciò che vuole l'Occidente. Le cose sono state fatte piuttosto elegantemente in Crimea. L'esercito russo era già di stanza lì, ma in realtà non ha preso parte al conflitto. Tutto è stato fatto dalle forze di autodifesa. È stato fatto ottimamente, ed è molto difficile contestarlo. A Donetsk oggi ci sono forze di autodifesa, ma non possono svolgere i loro compiti con il loro attuale numero di uomini. Hanno armi in Ucraina, con le forniture dal magazzino di Artёmovsk si può armare di tutta l'Ucraina due volte. Non ci sono abbastanza persone che capiscono che non hanno altra scelta, ma devono prendere le armi per proteggere le loro famiglie e la loro libertà. Guardate Slavjansk, mostrano così spesso donne e bambini in fuga, ma spesso si vedono fuggire anche giovani uomini. Stanno accanto alle loro signore in pantaloncini e infradito, e raccontano come si nascondono nei seminterrati. E continueranno a nascondersi fino alla vittoria dello stato dell'Ucraina. Se vogliono vedere la fine del bombardamento devono andare ad aiutare le milizie. Non c'è altra scelta.

Che possibilità ci sono che lo scenario ucraino si ripeta in Kazakhstan? Gli americani cercheranno di organizzare un Maidan nel paese partner della Russia, e quanto è forte il potere di Nazarbaev?

È difficile per me commentare. Quando sono stato in Kazakhstan ho avuto l'impressione che sia un uomo molto rispettato, cosa che mi aspettavo ancor prima della mia visita. Senza dubbio è uno delle principali forze motrici della riunione eurasiatica. Voglio ricordare che l'idea dell'Unione Eurasiatica e dell'Unione doganale non è venuta dai leader russi, ma da Nazarbaev. Aveva in primo luogo avvicinato Eltsin, e ottenne un'incomprensione totale. Quando Vladimir Vladimirovich [Putin] è entrato in carica, si è avviato questo processo che passo dopo passo si muove in avanti. Il 1 gennaio 2015 entrerà in vigore l'Unione Eurasiatica. Chiamiamo le cose con il loro vero significato. Che cos'è Unione Eurasiatica? Si tratta di una nuova incarnazione del potere eurasiatico, che un tempo fu l'Impero Russo, poi l'Unione Sovietica e ora l'Unione Eurasiatica. Noi ne comprendiamo il significato, i nostri avversari lo capiscono ancora meglio. Infatti hanno organizzato in anticipo il caos in Ucraina per non darle la possibilità di aderire all'Unione Eurasiatica. Il rifiuto di Janukovich di firmare un accordo di associazione all'Unione Europea avrebbe potuto essere il primo passo. Ma il passo successivo di Janukovich avrebbe potuto essere l'ingresso nell'Unione Eurasiatica. Dopo aver maidanizzato un po', si erano poi separati ed erano andati a casa, e allora? Era necessario rovesciare Janukovich, al fine di non lasciare alcuna possibilità. Ma la riunificazione di Eurasia tenendo fuori l'Ucraina è difficile. Permettiamoci di pensare per un momento con la logica dei nostri avversari geopolitici. È necessario organizzare turbolenze come questa in altri paesi? Ma naturalmente! È una cosa economica e divertente! Quanto è costato loro rovesciare il governo in Ucraina? Victoria Nuland dice cinque miliardi, ora hanno dato dei crediti, ma questi sono spiccioli per loro, perché stampano denaro dal nulla. Ma quanti bonus ottengono? Beh, la Crimea se la sono persa da soli, non ci hanno pensato quando hanno architettato il colpo di stato. L'Ucraina è nel caos, sono stati creati problemi per l'Europa e la Russia, ancora una volta l'Europa deve discutere le questioni del gas con la Russia. In qualsiasi momento la Russia può essere costretta a tagliare l'erogazione del gas se non si effettuano i pagamenti. In definitiva questo può creare conflitti tra la Russia e l'Europa, e tutto ciò solo per cinque miserabili miliardi di dollari. Dal punto di vista degli americani pragmatici questo è un grande investimento. Ora mi chiedo: conviene spendere dieci miliardi per una rivoluzione in Kazakhstan? Ma certo che conviene.

 
L'album fotografico del patriarca: gli anni sovietici

Il 20 novembre 2016 sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha compiuto 70 anni. L'ufficio stampa del patriarca e Pravmir offrono ai loro lettori le foto in bianco e nero dei primi anni del servizio del primate della Chiesa russa, così come le foto che testimoniano i tempi tragici nella vita di suo padre e di suo nonno.

Vasilij Stepanovich Gundjaev, il nonno del patriarca. Foto carceraria. 1929

Mikhail Vasil'evich Gundjaev, il padre del patriarca Kirill. Foto carceraria. 1934

Mikhail Vasil'evich e Raisa Vladimirovna Gundjaev, i genitori del patriarca Kirill. 1938

Padre Mikhail Gundiaev, suo figlio Volodja (il futuro patriarca Kirill), la badessa Angelina (Afanas'eva) del convento di Pjukhtitsa, la figlia Lena, Matushka Raisa, anni '50

Il prete Vasilij Gundiaev e sua moglie Paraskeva Ivanovna in un cimitero nel villaggio di Obrochnoe, anni '60

Il prete Vasilij Gundjaev e l'arciprete Mikhail Gundjaev, anni '60

Vladimir Gundiaev, anni '60

Il futuro patriarca Kirill come suddiacono del metropolita di Leningrado e Novgorod Nikodim (Rotov), anni '60

Veglia nella chiesa di San Giovanni il Teologo dell'Accademia teologica di Leningrado, anni '70.

Assemblea in onore del 27° anniversario dell'Accademia Teologica di Leningrado. 1973.

Kirill, vescovo di Vyborg, rettore dell'Accademia Teologica di Leningrado. Anni '70.

Nella chiesa di san Giovanni il Teologo dell'Accademia Teologica di Leningrado. Anni '70.

Con il metropolita Nikodim (Rotov), ​​anni '70.

Consacrazione dell'archimandrita Kirill come vescovo di Vyborg. 14 marzo 1976.

Il servizio pasquale nella chiesa di san Giovanni il Teologo dell'Accademia teologica di Leningrado, anni '70.

Con i laureati della Facoltà corale. Leningrado, anni '70.

Saluto a una delegazione straniera nella Accademia Teologica di Leningrado, anni '70.

Veglia nella chiesa di san Giovanni il Teologo dell'Accademia teologica di Leningrado, 1970.

Saluto a una delegazione straniera. Leningrado, anni '70.

A Kaliningrad, anni '80.

Un servizio nella chiesa della Trasfigurazione del Signore a Smolensk. 29 agosto 1985.

Un sermone nella cattedrale di Smolensk, anni '80.

Benedizione della chiesa di San Nicola a Kaliningrad. 22 maggio, 1987.

Benedizione della chiesa di San Nicola a Kaliningrad. 22 maggio 1987.

Celebrazione in onore della ricorrenza del millenario del battesimo della Rus' nella diocesi di Smolensk. 1988.

 
La festa dell'Ingresso al tempio

Il racconto dell'ingresso al tempio della Theotokos è storico?

Ci sono molte domande a cui non possiamo rispondere tanto quanto vorremmo, semplicemente perché siamo limitati nei termini delle informazioni disponibili e credo che questa sia una di queste domande. Abbiamo tutte le informazioni di cui abbiamo veramente bisogno... solo, non abbiamo tutto ciò che vorremmo sapere.

Un punto di questa festa che credo sia spesso frainteso è che questa tradizione non è basata sul Protoevangelo di Giacomo - il testo riflette in larga misura la tradizione orale della Chiesa che l'ha preceduto. Se questo testo fosse la nostra fonte primaria, sarebbe stato incluso nel Nuovo Testamento. Dobbiamo invece guardare alle nostre funzioni e agli scritti dei Padri, come alle nostre migliori fonti di informazioni in materia.

Guardando questo tema dal punto di vista di ciò che conosciamo della storia, è certamente improbabile che la Vergine Maria sia entrata letteralmente nel santo dei santi del tempio - che era il più sacro santuario interno del tempio, dove solo al sommo sacerdote era permesso accedere. Se ciò avvenisse letteralmente, sarebbe stato qualcosa che sarebbe, per intervento divino, rimasta nascosta alla maggior parte delle persone,

Il fatto che ciò sia improbabile non significa che non sia successo letteralmente. I miracoli sono per definizione eventi improbabili. Tuttavia, credo sia possibile che le funzioni utilizzino la frase "santo dei santi" come un riferimento più generale al tempio nel suo complesso, e credo che lo facciano in parte perché il santo dei santi era una prefigurazione dell'incarnazione del Signore nel ventre della vergine Maria. In un senso molto reale, ella è diventata il santo dei santi in un modo che era più reale di quanto il santo dei santi letterale e terreno fosse mai stato. Dio ha preso carne nel suo ventre, e vi ha dimorato corporalmente.

Quello che non è improbabile di questa storia è l'idea di una donna che va a vivere nei quartieri del tempio. Abbiamo in Luca 2:36-37 un esempio di una donna che ha vissuto esattamente in questo modo:

"E c'era una profetessa di nome Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Aser: era molto avanzata negli anni e aveva vissuto con il marito per sette anni dalla sua fanciullezza, ed era una vedova di circa ottantaquattro anni, che non lasciava il tempio, ma serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere ".

Inoltre, sappiamo che la profetessa Anna non era un esempio unico di una donna simile nell'Antico Testamento. Nell'Esodo abbiamo una citazione molto interessante, ma breve, di quelle donne che servivano nel Tabernacolo, che era la versione temporanea di quello che divenne il tempio fisso a Gerusalemme:

"Fece il bacino di bronzo con il suo piedistallo di bronzo, dagli specchi delle donne che servivano all'ingresso della tenda della riunione" (Esodo 38:8).

È interessante notare che nel greco della Settanta, la parola "servire" è tradotta "digiunare", che probabilmente era una parafrasi che intendeva descrivere la loro attività primaria, quella di pregare e digiunare (come si è visto nel caso della profetessa Anna in Luca), anche se avevano senza dubbio altri doveri legati al tempio.

E queste donne sono nuovamente citate in 1 Samuele, nel contesto di una descrizione degli abusi commessi dai figli del sacerdote Eli:

"Ora Eli era molto vecchio, e udì di tutto ciò che i suoi figli stavano facendo a tutto Israele e come giacevano con le donne che servivano all'ingresso della tenda di convegno" (1 Samuele 2:22).

Una cosa che questo passo indica è che queste donne non erano probabilmente tutte vedove ottantenni, perché i figli di Eli le seducevano. Ed era un gesto particolarmente offensivo che dormissero con queste donne, perché erano donne che erano dedicate a servire il Signore.

La parola ebraica tradotta con "servire" è molto interessante. È tsâbâ' (צבא) che ha la stessa radice della parola "Sabaoth", come in "Signore Sabaoth" – che significa "Signore delle schiere" o più letteralmente "Signore degli eserciti". Questa parola significa "servire", come un soldato, nelle truppe... ed è spesso tradotta come "combattere", ed è similmente usata in riferimento ai Leviti maschi che servivano anch'essi nel tabernacolo e nel tempio. E questo si riferisce a un gruppo di donne che erano dedicate al servizio del Signore e che servivano all'ingresso del tabernacolo e, più tardi, del tempio.

Purtroppo, sono limitato nel materiale di riferimento che ho a disposizione, ed è sorprendente che le fonti protestanti mostrino generalmente un'incredibile mancanza di curiosità su chi fossero queste donne o su cosa facessero. Comunque, il commento di Brevard Childs sull'Esodo dice:

"Questo versetto, che non ha alcun corrispondente più antico, ha evocato molte discussioni sul suo significato: chi erano le "donne che servivano", e perché il loro lavoro è descritto dal verbo sb' che indica un servizio organizzato come quello dei leviti professionali? Alcuni commentatori hanno suggerito un servizio di pulizie e riparazioni, altri di canti e danze, l'unico parallelo è 1 Sam 2:22, che è di scarso aiuto reale. Driver suggerisce che il versetto implichi che il servizio fosse già in corso al tabernacolo. Non esistono prove sufficienti per decidere se sia coinvolto materiale storico precedente o una più tarda esegesi midrashica. La forma letteraria sarebbe a favore della prima alternativa" (The Book of Exodus: A Critical, Theological Commentary, Philadelphia: Westminster Press, 1974, p. 636).

La festa dell'ingresso della Theotokos è senza dubbio parte della nostra Tradizione e sappiamo che stiamo celebrando sia una verità storica sia una verità teologica in questa festa. Tuttavia, quando si tratta di innodia in particolare, quanto dovremmo prendere alla lettera ciò che vi si dice, questo varia – questa è la natura di ogni tipo di poesia, tra cui gran parte del materiale poetico che troviamo nella Scrittura. Per esempio, il profeta Isaia, nel predire il ritorno degli israeliti dalla prigionia babilonese dice:

"Uscirete con gioia e sarete condotti in pace: le montagne e le colline sfileranno cantando davanti a voi, e tutti gli alberi del campo batteranno le loro mani" (Isaia 55:12).

Questa profezia ha preannunciato la gioia del ritorno degli israeliti alla loro terra, ma non abbiamo bisogno di credere che siano stati letteralmente accolti da montagne che cantano e da alberi che applaudono, perché la profezia sia vera.

Allo stesso modo, nell'Acatisto alla Theotokos, quando si parla dell'arcangelo Gabriele che si rivolge alla Theotokos, non credo che qualcuno sosterrebbe che questo deve essere un resoconto stenografico di ciò che è stato effettivamente detto all'Annunciazione. Ma sotto la forma della poesia dell'Acatisto, ci viene data una riflessione veritiera del significato di quel fatto storico.

 
Ottantesimo anniversario di matrimonio in chiesa

Presentiamo oggi, tra le "Figure dell'Ortodossia contemporanea" dei documenti, una coppia di sposi ortodossi davvero singolari: John e Ann Betar, parrocchiani e fondatori della chiesa ortodossa antiochena di san Nicola a Bridgeport, Connecticut (USA), che lo scorso 25 novembre hanno celebrato i loro 80 anni di matimonio, circondati da figli, nipoti e pronipoti.

 
Pane eucaristico: lievitato o azzimo?

pane lievitato e azzimo

Nella Bibbia, il pane azzimo è chiamato "pane azzimo", mentre il pane lievitato è chiamato semplicemente "pane". Gli ebrei a quel tempo lo avrebbero capito, così come lo capirono i primi cristiani. La Bibbia dice "prese il pane", intendendo il pane lievitato; e i cristiani, essendo stati prima istruiti dagli apostoli e poi avendo letto il passo nei Vangeli qualche tempo dopo, misero in pratica questo gesto.

Nella Cena mistica, è ovvio che nostro Signore stava cambiando le cose, per collegare la cena pasquale al suo compimento, l'Eucaristia. Uno di quei cambiamenti, ovviamente, era l'uso del pane lievitato invece di quello azzimo, o per lo meno del pane lievitato oltre a quello azzimo. Il mondo era vuoto e privo di grazia davanti a Cristo, come è simboleggiato dalla piattezza del pane azzimo, ma in seguito si riempì della gloria della sua risurrezione, come è simboleggiato dal pane lievitato. Cristo ha operato il cambiamento e la Chiesa lo ha seguito.

La parola per pane azzimo in greco è AZYMOS, ed è usata nel Nuovo Testamento greco nove volte: Mt 26:17; Mc 14:1,12; Lc 22:1,7; At 12:3; 20:6; 1Cor 5:7,8.

La parola per pane lievitato è ARTOS, ed è usata 97 volte nel Nuovo Testamento greco.

I passai rilevanti per la Cena mistica sono;

Mentre mangiavano, Gesù prese il pane, lo benedisse e lo spezzò, lo diede ai discepoli e disse:

"Prendete, mangiate; questo è il mio corpo".

Mt 26:26; Mc 14:22; Lc 22:19; 24:30,35; 1 Cor 10:16,17 (due volte);11:26,27,28.

In tutti questi luoghi, gli scrittori non dicono mai che Gesù prese dell'AZYMOS e lo benedisse, scrivono che Gesù prese dell'ARTOS, comune e ordinario pane lievitato.

Ecco una citazione dal libro Bread and Liturgy di George Galavaris:

Lo stesso metodo di cottura e gli stessi forni erano usati dai cristiani sia per il loro pane quotidiano che per quello che doveva essere usato nel culto. Va chiarito che (contrariamente alle pratiche odierne in Occidente) nei secoli paleocristiani e in tutti i riti orientali nel corso dei secoli, tranne che nella chiesa armena, il pane usato per la Chiesa non differiva nella sostanza dal pane ordinario. Fin dall'inizio si era usato il pane lievitato. Anche gli armeni prima del VII secolo e i maroniti prima della loro unione con Roma nel XII secolo usavano il pane lievitato. La pratica di usare il pane azzimo per l'Eucaristia fu introdotta in Occidente molto più tardi. Tra i primi resoconti scritti c'è quello fornito da Alcuino (798 d.C.) e dal suo discepolo Rabano Mauro. Dopo questo il pane dell'altare prese la forma leggera, ottenuta con ferri pressati, simile alle ostie oggi comuni. (Galavaris, Bread and Liturgy, p. 54).

La forma aggettivale "azzimiti" è stata usata come termine di abuso dai cristiani ortodossi contro i cristiani di rito latino. La Chiesa ortodossa ha continuato l'antica pratica orientale di utilizzare il pane lievitato per l'Agnello (Hostia, o 'vittima' in latino) nell'Eucaristia. Dopo gravi dispute teologiche tra Roma e le Chiese d'Oriente, l'uso latino del pane azzimo, azymos, per l'Eucaristia – un punto di differenza liturgica – divenne anche un punto di differenza teologica tra i due, e fu una delle numerose controversie che portarono infine al grande scisma tra cristianesimo orientale e occidentale nel 1054.

Ecco una citazione di un prete latino e professore di teologia all'università di Vienna di nome Johannes H. Emminghaus:

Nel rito latino il pane per l'Eucaristia è azzimo fin dall'VIII secolo; cioè si cuoce con farina e acqua senza lievito. Durante l'Ultima Cena, Cristo prese probabilmente questo tipo di pane (mazzah), che nel memoriale della Pasqua ebraica veniva interpretato come un "pane di afflizione", il pane dei pastori nomadi che non avevano una propria patria.

Durante il primo millennio di storia della Chiesa, tuttavia, era costume generale sia in Oriente che in Occidente usare il normale "pane quotidiano", cioè pane lievitato, per l'Eucaristia; le Chiese orientali lo usano ancora e di solito hanno severi divieti contro l'uso del pane azzimo (o azymos).

La Chiesa latina, da parte sua, considera la questione di poca importanza, poiché al Concilio di Firenze, che mirava a riunire Oriente e Occidente (1439), la differenza di costume fu semplicemente riconosciuta e accettata. (Rev. Johannes H. Emminghaus, The Eucharist: Essence, Form, Celebration, p. 161)

Ecco una citazione di un sacerdote gesuita e professore di teologia all'Università di Innsbruck:

In Occidente, a partire dal IX secolo, apparvero varie ordinanze, che richiedevano tutte l'uso esclusivo di pane azzimo per l'Eucaristia. Una crescente sollecitudine per il Santissimo Sacramento e il desiderio di impiegare solo il pane migliore e più bianco, insieme a varie considerazioni scritturali, favorirono questo sviluppo.

Tuttavia, la nuova usanza non entrò in voga esclusiva fino alla metà dell'XI secolo. In particolare a Roma non fu universalmente accettato se non dopo la generale infiltrazione di vari usi dal Nord. In Oriente c'erano poche obiezioni a questo uso nei tempi antichi. Solo nelle discussioni che portarono allo scisma del 1054 divenne una delle principali obiezioni contro i latini.

Al Concilio di Firenze (1439), invece, fu definitivamente stabilito che il Sacramento potesse essere preparato con azymo sive fermentato pane. Pertanto, come ben sappiamo, i vari gruppi di orientali uniti a Roma continuano ad utilizzare il tipo di pane tradizionale tra loro. (Rev. Joseph A. Jungmann SJ, The Mass of the Roman Rite, vol. II, p. 34).

In altre parole, l'uso del pane azzimo di forma sottile e rotonda veniva dalle foreste della Germania. Nel IX secolo l'uso del pane azzimo era diventato obbligatorio in Occidente, mentre gli ortodossi continuavano l'esclusiva offerta del pane lievitato. La questione divenne divisiva quando le province dell'Italia bizantina che erano sotto l'autorità del Patriarca di Costantinopoli furono incorporate con la forza nella Chiesa di Roma in seguito alla loro invasione da parte degli eserciti normanni. In questo periodo l'uso del pane azzimo fu imposto agli ortodossi dell'Italia meridionale.

 
"Ti fidi di me?" Ricordi personali di san Gabriele (Urgebadze) della Georgia

Sua Eminenza il metropolita Nikolozi è il vescovo ortodosso georgiano di Akhalkalaki, Kumurdo e Kari. Si è convertito all'Ortodossia all'inizio degli anni '80, durante il periodo sovietico. È stato poi ordinato sacerdote nel 1991 da sua Santità il catholicos-patriarca Ilia, ed è stato consacrato vescovo nel 1996. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Missiologia e Patristica. La sua diocesi nel sud della Georgia è per circa il 97% armena, e ci sono sette monasteri ortodossi e un sacerdote che serve un certo numero di parrocchie.

Nella nostra prima intervista, il metropolita Nikolozi ha parlato con noi del suo amore per padre Seraphim (Rose) e la sua recente decisione di canonizzarlo localmente nella sua diocesi, e su cosa questo significa esattamente.

In questa seconda intervista, sua Eminenza ha parlato della sua conoscenza personale con san Gabriele (Urgebadze) e del lavoro missionario nella Chiesa ortodossa georgiana oggi.

A noi si è unita anche Michelle di Punks and Monks, una figlia spirituale del metropolita Nikolozi.

Nella prima intervista abbiamo parlato un po' di come lei abbia conosciuto personalmente san Gabriele (Urgebadze), folle per Cristo, un santo contemporaneo della Georgia. E di lui ha parlato anche in altre interviste. Di recente ho visto la sua intervista a Trisagion Films in cui ha condiviso diverse storie su San Gabriele, e piuttosto che ripetere ciò che è stato detto in quell'intervista, potremmo iniziare con domande che sorgono da ciò che ha detto lì.

Ha detto che san Gabriele poteva vedere cosa c'era nel suo cuore. Come si è reso conto per la prima volta che aveva questo dono spirituale da Dio, e quale è stata la sua reazione? Potrebbe essere piuttosto intimidatorio sapere che un sant'uomo è in grado di conoscere i tuoi pensieri.

Questa è una domanda molto seria. Quando sono diventato ortodosso e ho iniziato ad andare in chiesa, avevo alcune domande che ho posto al mio padre spirituale, e lui mi ha dato ottime risposte, ma c'era una domanda che non potevo fare perché non sapevo come esprimerla in parole. Ora posso dirti cos'era.

Quindi, abbiamo santi più antichi che tutti conoscono. Per esempio, nessuno dubita che San Nicola sia un santo. E ci sono anche santi moderni, che sono vissuti in mezzo a noi e ora sono canonizzati. Per esempio, abbiamo parlato di san Gregorio Peradze che era professore all'Università di Varsavia. In seguito fu inviato ad Auschwitz, dove fu ucciso. Ci sono persone del genere, che saranno canonizzate in futuro. E la mia domanda allora era: chi sono queste persone e come possiamo trovarle? La prima risposta è stata che forse non esistono più, perché siamo nei tempi moderni; tutto è cambiato, non ci sono miracoli. Sentivo come se la vita cristiana non fosse vita, ma solo seguire meccanicamente regole. Noi leggiamo preghiere. Ma dobbiamo pregare, non leggere le preghiere. Ma le leggiamo.

Ricordo la prima volta che ho visto san Gabriele: sono rimasto completamente scioccato dal suo aspetto. Sembrava uno degli antichi monaci. Era molto sporco all'esterno e parlava e si comportava in modo strano. D'altra parte, stavo cercando di capire la logica – come formulava queste strane frasi, e volevo guardare e capire il significato del suo strano comportamento. Era impossibile capire direttamente di cosa stesse parlando, cosa volesse. La prima volta che l'ho incontrato è stato nel 1989 o nel 1990, poi nel 1995 si è addormentato nel Signore, e io sono diventato vescovo nel 1996. Ma io ero sacerdote mentre era in vita, e ho passato molte ore con lui.

E ho cercato di ricordare cose che non ho capito da lui, e mi sono sempre detto che forse avrei trovato le risposte più tardi. Per capirlo bisognava conoscere la sua vita, la sua personalità, le sue posizioni sulle cose. Era impossibile per me sapere tutto questo insieme, ed è per questo che ho cercato di ricordare tutto questo.

Vedi, io sono per formazione un fisico, e l'idea è che noi creiamo modelli e proviamo a dimostrarli con esperimenti. E se succede qualcosa di diverso, cambiamo questi modelli. Così ho provato a creare un modello su san Gabriele, per vedere se come si comportava, come parlava, si adattava al mio modello. E stavo correggendo questo modello e la mia comprensione di chi è un santo e cosa significa essere una persona santa.

A volte mi faceva delle domande molto strane. "Ti fidi di me?" Non capivo cosa stava chiedendo. Io mi fido di Dio. Come posso fidarmi di lui? Ora capisco cosa stava chiedendo e ovviamente mi fidavo di lui. Non poteva semplicemente dire: "Sono un santo. Ti fidi di me?" No. Ma confidavo che la sua comprensione di Dio fosse vera, e così ho imparato molte cose da lui. Per esempio, era sempre in abito monastico. Una volta indossava il suo klobuk e aveva un pezzo di carta sulla fronte con scritto "Dio è amore". E si limitava a sorridere. Ed era strano, perché in quel momento stavo pensando: "Oh, queste vesti sono così sacre, e non è bene metterci qualcosa addosso". Ma più tardi ho pensato molto a cosa significa. Questa azione ha spiegato di più sul significato delle parole.

Non significa semplicemente che Dio è amore, ma che è la cosa più importante da sapere. È la cosa più importante nella nostra fede. E più tardi, quando ho conosciuto i santi Padri, ho saputo che erano le ultime parole della vita di san Giovanni il Teologo. Quando diventava vecchio ripeteva sempre: "Miei amati figli spirituali, amatevi l'un l'altro". E gli chiedevano perché lo ripeteva sempre. "Perché queste parole includono l'insegnamento più importante della Bibbia", ha detto.

E c'erano anche i suoi modi. Aveva indossato quel pezzo di carta sulla fronte per un'intera settimana. Quindi, voglio dire che il mio modello di ciò che è un santo non è mai stato distrutto dalle sue parole o azioni.

Era anche una persona controversa e alcune persone hanno detto molte cose terribili su di lui. Ci sono persone che oggi dicono cose così terribili sul nostro patriarca, e alcune persone ci credono. Quindi questa domanda, di chi ti fidi, è molto importante. C'è un bel film moderno per bambini intitolato Second Hand Lions di Tim McCanlies. Penso che sia uno dei migliori film di sempre; riguarda se fidarsi o meno di qualcuno e cosa significa fidarsi. Penso che sia in qualche modo teologico. Penso che questa sia la decisione più importante: fidarsi o meno di qualcuno.

Come ho detto, era molto controverso, ma ora so come rispondere a questo.

Michelle: Penso che un punto importante che meupe [1] sta cercando di comunicare è che quando ti fidi che le intenzioni di qualcuno siano buone, anche quando fraintendi le parole che stanno dicendo, puoi fidarti che la motivazione è pura. Padre Gabriele aveva alcune maniere molto particolari, alcuni modi peculiari di comunicare, di raggiungere i perduti, ma se lo conoscevi personalmente o credevi che fosse un sant'uomo con intenzioni pure, potevi guardare oltre alcune di queste cose che sembravano peculiari e vedere la sua intenzione, vedere il messaggio che stava comunicando. Ma se non credevi, potevi facilmente prendere alcune delle cose che ha detto e il modo in cui ha vissuto e interpretarlo come qualcosa che non era affatto.

E quello che diceva o come si comportava in un caso particolare poteva essere incomprensibile per molti, ma la persona seduta proprio accanto a lui poteva capirne il significato. È un messaggio specifico per quella persona, forse. Potrebbe non essere per tutti, ma per qualcuno è esattamente ciò di cui hanno bisogno.

Michelle: Questo è esattamente quello che ha fatto Cristo, che parlava in parabole ai suoi discepoli.

E spesso non capivano.

Michelle: E spesso non capivano quello che diceva. Ma come sta dicendo meupe, gli apostoli avrebbero memorizzato le parole dette da Cristo, e quelle parole sarebbero tornate loro in seguito. Ci sono state molte volte in cui ho letto la Scrittura e non avevo idea di cosa si trattasse, ma mesi o anni dopo quella Scrittura mi è tornata in mente e ho capito. C'erano altri pezzi del puzzle che dovevano essere messi a posto prima che potessi capire. E con questi uomini che sono santi, è lo stesso. Potremmo non capire perché avesse "Dio è amore" sulla fronte, ma qualche tempo dopo arriviamo a capirlo. Ora capisco: non era pazzo. Era un uomo molto santo e c'era uno scopo grandioso in questo, e ora capisco il suo messaggio.

Meupe, forse potremmo dire che una persona santa è qualcuno la cui vita corrisponde a ciò che predica. Così si mise sulla fronte: "Dio è amore"; ma naturalmente anche san Gabriele stesso era pieno d'amore. Suppongo che lei possa sentire il suo amore.

Vedi, adesso mi è più facile parlare di lui, perché ho saputo di altri esempi come lui. Per esempio, c'è la mia nuova esperienza con padre Gheorghe Calciu. Sapevo di lui, ma non sapevo tutto quello che gli era successo: come fosse stato prigioniero per ventun anni e come fosse possibile essere buoni e perdonare. Le sue ultime parole furono che perdonava tutti, anche coloro che lo avevano perseguitato. E come è successo?

È stato lo stesso con padre Gabriele, perché ha avuto la stessa esperienza in una prigione sovietica. Avevano deciso di ucciderlo e in seguito ci ha raccontato la storia di quello che era successo. Lo avevano fatto esaminare da un medico, e lui sapeva che se avesse diagnosticato a san Gabriele una malattia mentale, allora non lo avrebbero giustiziato, e quindi è quello che ha fatto. Il dottore sapeva che non era malato di mente, ma gli diede comunque questa diagnosi. E questo è molto simile al caso di padre Gheorghe Calciu, che ha subito anch'egli feroci percosse in carcere. Fu esaminato da un medico che lo aiutò. Ma ha subito un vero martirio in prigione, ed è così che ha pagato questo amore.

Dal mio punto di vista, padre Gheorghe Calciu è stato un grande martire per quello che ha passato, perché lo hanno torturato. Hanno chiesto che rinunciasse solo alla sua fede e sarebbe stato liberato. Ma padre Gheorghe ha rifiutato, quindi non ha ottenuto la sua libertà. È stato lo stesso con padre Gabriele. Era un confessore e il prezzo della sua confessione era alto. È stato martirizzato. Ed è per questo che dopo aver sopportato tutto questo e con l'aiuto di Dio è rimasto in vita, ha potuto permettere a se stesso tutto – il suo comportamento, di essere un folle per Cristo. Perché dentro di sé aveva un grande amore per Dio, che ha dimostrato con il suo sangue.

Michelle: Quello che meupe sta cercando di comunicare è che forse non hanno letteralmente perso la vita, ma hanno dato la vita per il Vangelo. Sono stati anche entrambi torturati fisicamente e il loro sacerdozio è stato loro tolto temporaneamente. Ed è stato deponendo la vita che hanno potuto vivere in libertà.

Così prendevano ogni giorno la loro croce. Portare la croce con Cristo. Martirio in tal senso.

È impossibile ora ripetere tutto ciò che ha fatto padre Gabriele. Questo risale a ciò che disse padre Seraphim sull'ispirazione nell'articolo "Sui passi di san Patrizio e di san Gregorio di Tours". Posso scrivere "Dio è amore" sulla mia fronte. Potrei ripetere quello che ha fatto, ma sarebbe solo in superficie. Sarebbe una recita. Nessuno l'accetterebbe e tutti riderebbero di me.

Non dovremmo copiare letteralmente le parole e le azioni esatte dei santi, ma l'importante è interiorizzare l'amore di Dio che stavano vivendo e chiedere loro aiuto per trovare il nostro modo di vivere l'amore di Dio nel mondo di oggi.

E San Gabriele non decise un bel giorno di andare a bruciare un'immagine di Lenin, cosa che lo fece perseguitare. Stava vivendo una vita spirituale che gli ha dato l'audacia per farlo, che gli ha dato la forza della fede per poi sopportarne le conseguenze. Quindi per noi imitare solo l'azione esteriore sarebbe recitare, a meno che non abbiamo la vita spirituale per sostenerlo.

Aveva già svolto un grande lavoro spirituale prima di questo. In questo periodo sovietico si recava al monastero di Betania, vicino a Tbilisi, da due santi che vivevano lì. Uno proveniva dal Monte Athos e l'altro dalla Georgia. Allora erano gli unici monaci che vivevano nel monastero: lavorarono molto duramente, sopportando la seconda guerra mondiale, per fornire cibo all'intero villaggio intorno al monastero. Erano i maestri di san Gabriele, e da loro imparò a pregare, a digiunare e così via.

Quindi bruciare l'immagine di Lenin non è stato l'inizio, ma il risultato. Era pronto a porre fine alla sua vita con questo gesto, e credeva sarebbe successo. Ma finì per vivere ancora per molto tempo.

Nella sua intervista a Trisagion Films, ha parlato di come ha visto una volta padre Gabriel comunicarsi all'altare, e com'era completamente serio. Ha detto di non aver mai visto nessuno più serio. Quindi, era un folle da un lato e assolutamente serio dall'altro. Come si combinano queste due cose nella stessa persona? Cosa unisce questi due aspetti?

Prima di tutto, dobbiamo capire cosa significa follia. Quando qualcuno dice qualcosa che sembra inopportuno o il suo comportamento è strano – se facessi qualcosa di strano in questa intervista – diremmo che è una follia. Ma essere folli per Cristo è il modo più difficile della vita cristiana. Nessuno lo chiamava folle per Cristo mentre era vivo. Questo è venuto dopo. Era una persona molto seria, ma il suo comportamento non era comprensibile.

Ma in questa situazione, quando era venuto a comunicarsi, tutte le stranezze si sono dissolte, e in quel momento non mi sono accorto di quello che mi stava succedendo. È successo qualcosa dentro di me. Più tardi ho cercato di ricordare tutti i suoi movimenti – come è arrivato al calice – e ho provato a ripeterlo. Ma ovviamente è impossibile ripetere. E ora, mentre ci penso, ricordo che non è successo visivamente. È successo dentro di me, ne sono stato un testimone. Quando vedi qualcuno che è santo, significa che ha un contatto vivo con Dio, quindi era possibile solo sentirlo.

Voglio ripetere ancora una volta che c'è una differenza tra leggere le preghiere e pregare. C'è una differenza tra ricevere la comunione e comunicarsi. Questa era una vera comunione. Non so spiegare perché, ma posso solo dire che lo era. Mi ha fatto un'impressione profonda e duratura. Quindi questo è ciò che intendo dire che era completamente serio. Posso solo paragonarlo al nostro patriarca, che per me è un vero santo vivente. Ho incontrato molte persone, molti ecclesiastici, ma questi due sono su un altro livello.

Il patriarca conosceva san Gabriele, e san Gabriele lo onorava, quindi forse ha ricevuto un po' di quello spirito da san Gabriele.

È impossibile descrivere la nostra vita negli anni '60, '70 e '80. Il nostro patriarca era assolutamente isolato e non poteva dire esattamente quello che voleva dire. Era impossibile per lui andare a trovare san Gabriele e portarlo in chiesa, perché non gli era permesso. Quando il patriarca ha sentito per la prima volta che il metropolita Daniel, il mio padre spirituale che all'epoca era sacerdote, lo aveva trovato e lo aveva portato a casa sua, è stato molto felice. Non poteva benedirci ufficialmente, ma ci ha benedetti perché fossimo con lui. E in seguito elevò san Gabriele al grado di archimandrita, che era l'unica cosa che poteva fare in quel momento. E poi lo benedisse perché andasse a vivere nel convento di Samtavro.

Ed era quando viveva a Samtavro che lei serviva spesso con lui, vero?

Vero.

Qualcos'altro dalla sua intervista a Trisagion Films: ha detto che una volta ha chiesto perdono a san Gabriele perché sentiva che era una persona tale che avrebbe dovuto lasciare tutto, compresa la sua famiglia, e andare a stare con lui, ma non poteva. Se posso chiedere, come ha risposto? Non riesco a immaginare che ci siano molte persone che chiederebbero perdono a qualcuno per una cosa del genere.

Essere un folle per Cristo è molto interessante perché significa che non dai mai una risposta diretta; significa che dici qualcosa su cui la gente dovrà pensare dopo. E proprio come quando faceva la comunione ed era assolutamente serio, quando gli ho detto questo, mi ha guardato, silenzioso, e nei suoi occhi ho capito che capiva quello che dicevo e che mi perdonava. È successo tutto in un secondo. Ed era assolutamente comprensibile.

Stavo pensando molto a come avrei potuto lasciare mia moglie e mio figlio e andare con lui, e sentivo che era la mia debolezza che rendeva impossibile farlo.

Dato che abbiamo sollevato questo argomento, forse dovremmo spiegare. Era sposato e ha dei figli, come mai è diventato vescovo?

È stato un lungo percorso. Fin dall'inizio, io e mia moglie abbiamo iniziato a studiare le Scritture e gli esempi dei santi, ed è stata sua l'idea di conoscere le famiglie dei santi, come vediamo nella vita di santa Nina. Quando santa Nina aveva compiuto dodici anni, tutti i membri della sua famiglia avevano deciso di andare in diversi monasteri e Dio ha benedetto questa idea. Quindi volevamo sapere se questo fosse possibile ai nostri giorni e ci abbiamo pensato molto. L'ho chiesto ad alcuni sacerdoti e ad alcuni monaci che sono istruiti in teologia.

Non ne ho parlato con il patriarca, ma quando sono diventato sacerdote, nel 1992, Sua Santità mi ha dato la sua benedizione per diventare abate di un monastero. È abbastanza insolito nella Chiesa che un prete con una famiglia diventi abate, e mi ha proposto di farmi tonsurare. Mi ha dato tre giorni per pensarci. Mia moglie ed io ne abbiamo discusso, e ho finito per dirgli di no, era impossibile. Qualche anno dopo, ha fatto la stessa proposta e mi ha detto che voleva che diventassi vescovo. Ne ho discusso di nuovo con mia moglie e lei ha detto che non era pronta. Ero molto deluso: all'inizio era stata una sua idea.

Ma abbiamo pregato per questo per un anno intero. Mi sono svegliato tutti i giorni alle 6 del mattino e dopo un anno sua Santità mi ha chiamato e mi ha chiesto di nuovo a riguardo. E questa volta mia moglie ha detto di sì. Quindi è stato un processo. A quel punto avevo tre figlie e i miei genitori vivevano con noi, tutti insieme in un appartamento molto piccolo. Ma sapevo che mio padre si sarebbe preso cura della famiglia, e tutti i bambini sono cresciuti con le sue cure.

Penso che sia un punto importante che questo sia sia avvenuto per iniziativa e con la benedizione del patriarca.

Michelle: In realtà sono state sua moglie e sua sorella a incoraggiarlo per prime ad andare in chiesa. Sua sorella ha finito per diventare la badessa di un monastero molto importante in Georgia, e sua moglie alla fine ha accettato che diventasse vescovo.

Lei porta questa croce episcopale ormai da diversi decenni. Certo, San Gabriele non è mai stato un vescovo, ma come continua a ispirarla e guidarla nel suo ministero episcopale?

Certo, non dimentico mai i miei doveri di vescovo, ma non dimentico mai anche come mi sentivo quando ero laico e come salutavo sacerdoti e vescovi. Una volta il nostro patriarca ci ha detto: "Quando parlo con i sacerdoti, ho un po' paura di loro, perché hanno il fuoco nelle mani". Ho imparato molte cose da lui; ha sempre rispettato preti e vescovi. E nulla è cambiato per me: quando incontro un altro vescovo o un prete, dimentico chi sono e vado a chiedere la loro benedizione.

Naturalmente, questo non è comune nella Chiesa, che un vescovo riceva una benedizione da un prete, ma mi ritrovo a farlo. Anche con le badesse, anche con le suore. È molto importante che se senti di essere qualcuno, devi dimostrarlo con le tue azioni, con la tua cura per le persone. E per questo motivo padre Gabriele era un santo. Quando incontro queste persone ora, cerco di venerare la loro mano, e ovviamente loro cercano di non dare la mano per venerazione.

Questo mi ricorda la vita di santa Maria Egiziaca, quando chiede la benedizione di padre Zosima e lui chiede a lei la sua benedizione. Dice: "Sei tu la santa asceta".

Ma lei dice: "No, tu sei il prete. Voi preti celebrate la santa Eucaristia".

Mi sembra che il mondo ortodosso di lingua inglese non abbia molta familiarità con la maggior parte dei santi georgiani. Oltre a san Gabriele, ci sono altri santi georgiani in particolare che vorrebbe far conoscere alla gente?

Sì, ma il problema è che a causa della nostra storia, c'è molto che non è così noto. Nei tempi antichi, il nostro paese era sempre in guerra con i giganti che ci circondavano. Siamo un paese molto piccolo e siamo stati circondati da paesi enormi, regni. E i nostri cittadini impugnavano sempre le spade. Ora ci sono circa 3 milioni di georgiani nel paese, e basta. Ce ne sono forse 5 milioni in tutto il mondo.

Nel XIX secolo eravamo sotto l'Impero Russo ed era proibito prestare servizio in lingua georgiana. In epoca sovietica era impossibile studiare pacificamente la teologia o la storia della Chiesa, quindi non sappiamo molto dei santi georgiani. Ogni sabato faccio un video sul santo che commemoriamo quel giorno. E durante questo progetto quadriennale ci sono stati alcuni santi georgiani, e ovviamente ho cercato di conoscerli da fonti primarie. Certo, hai il libro Le vite dei santi georgiani, con alcune brevi informazioni su di loro, ma le storie complete devono essere tradotte per rendere i nostri santi familiari a tutto il mondo.

Sì, sono vissuti molto tempo fa, ma come partecipiamo alla loro esperienza e come partecipano alle nostre vite?

Michelle: Una delle cose che rendono uniche le sue presentazioni del sabato è che non si limita a fornire fatti storici. Ricerca tutte le fonti, su come queste persone hanno interagito nei loro periodi di tempo, e poi parla di come questo può parlarci oggi. Quindi è un racconto fattuale di ciò che è accaduto, oltre a come possiamo prendere quei principi e applicarli a noi oggi.

Metropolita Nikolozi: Se trovi un diamante, di per sé è molto bello, ma se lo metti in una corona, comincia a brillare. Come dice san Gregorio di Tours, non è la vita dei santi, ma la vita di tutti i santi. E quando parlo dei santi georgiani, o dei santi spagnoli del settimo secolo, per esempio, vedo che i nostri santi georgiani sono membri di questa stessa famiglia.

Questa era anche l'idea di padre Seraphim, che aveva ricevuto da san Giovanni (Maksimovich). Andava spesso a raccontare ai fratelli delle sue ricerche sui santi occidentali, per esempio su sant'Albano. Ci sono molti santi come lui, e in questa famiglia, ovviamente, i santi georgiani hanno il loro posto.

È interessante che lei non stia solo trasmettendo informazioni, ma parla di come applicare l'esempio dei santi oggi. E ovviamente il lavoro missionario è molto importante per lei, che è il vicepresidente del Dipartimento missionario patriarcale, ha una laurea in missiologia, la sua tesi è stata sull'opera missionaria. Ci racconti, per favore, del lavoro missionario in Georgia, nella sua diocesi, e di come gli esempi di padre Seraphim e di san Gabriele vi contribuiscono.

Il lavoro missionario non è un'idea stantia, è la vita. La Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica ha un duplice significato. È la Chiesa stabilita dagli apostoli, e la Chiesa che è apostolica è una Chiesa missionaria. Non dobbiamo mai dimenticarlo. Siamo apostoli e dobbiamo andare a portare questo messaggio al mondo intero.

E questa è un'altra delle idee di padre Seraphim, che diceva che sei cristiano sempre, ovunque, oppure non sei cristiano. Se vivi il tuo cristianesimo solo quando sei in chiesa, allora non sei cristiano. E questo è ciò che cerchiamo di insegnare ai nostri giovani. Questa è una lunga storia. Abbiamo avuto campi estivi per studenti dal 2001, e altri programmi.

Quindi questa è l'opera missionaria. Noi siamo missionari.

E abbiamo iniziato a farlo con il pellegrinaggio del Cammino di santa Nina. Dopo il periodo sovietico, le persone non erano nemmeno battezzate. C'è stato un giorno nel 1989 in cui così tante persone sono venute da noi che è stato impossibile battezzarle tutte in chiesa. Abbiamo portato tutta la gente, i sacerdoti hanno benedetto il fiume (io ero ancora un laico) e hanno battezzato tutte queste persone nel fiume. E abbiamo continuato a farlo in tutta la Georgia. Io stesso ho battezzato almeno centinaia, probabilmente migliaia di persone.

Dopo la caduta dell'URSS, c'è stato questo fervore di persone che tornano alla fede; ma sono rimaste? O è questo un problema nella Chiesa georgiana? Come lavora per mantenere le persone nella Chiesa e andare più in profondità?

Non è facile, perché essere ortodossi significa farlo ogni giorno, dal momento in cui apri gli occhi. Vorrei utilizzare un'altra idea fondamentale di padre Seraphim (Rose). Dice che devi fare un'iniezione di Ortodossia ogni giorno. Non devi perdere un solo giorno. Non è facile. L'unico modo affinché la tua predicazione abbia successo è mostrare un esempio. Prima devi farlo tu stesso: digiuna, prega, non perdere le funzioni, leggi la Sacra Scrittura e i santi Padri. Se non lo fai e cerchi di insegnare agli altri, anche se sei un vescovo, non avrà alcun successo. È un lavoro duro. Ma la persona che sta facendo questo lavoro ha successo nella sua predicazione e avrà dei parrocchiani. Ma siamo molto fortunati ad avere un patriarca che sta facendo tutto questo per noi, e non ci resta che seguirlo. Questo porta frutti.

Michelle: Sotto il patriarca Ilia c'erano qualcosa come cinquanta chiese alla fine del periodo sovietico, e ora ce ne sono circa 3.000.

E sotto di lui sono stati consacrati tutti i vescovi della nostra Chiesa. È un vero padre per la nostra Chiesa.

Guida la Chiesa come patriarca ormai da quarantacinque anni, vero?

Ma è monaco da circa settant'anni. Ecco perché diciamo che è un'intera epoca nella Chiesa stessa.

Nella vostra diocesi state facendo un grande lavoro per riportare indietro la gente dei villaggi di montagna, e stanno aprendo parrocchie, ma per ora avete un solo sacerdote per servirle. Ci sono candidati al sacerdozio in queste parrocchie?

Non è facile trovare qualcuno che voglia venire qui, perché abbiamo molti problemi: problemi etnici, climatici, e siamo un po' lontani dal resto della Georgia. Quindi dobbiamo trovare giovani di questa zona, e lo stiamo facendo, ma non accadrà in fretta.

Secondo me un sacerdote ha bisogno di essere istruito, prima di tutto in teologia, ma non solo. Ha bisogno di conoscere le sfide del mondo moderno. Ecco perché abbiamo creato questo speciale magistero in teologia. Adesso abbiamo dei giovani, ma non ne abbiamo ancora ordinati. Ora abbiamo molti figli nella Chiesa. Circa la metà della chiesa di Akhalkalaki è composta da bambini sotto i dieci anni.

A Dio piacendo, troverà dei degni candidati. E ha qualche parola di commiato per noi?

Quando ho letto per la prima volta la vita di san Nicola, ho letto che ha iniziato a fare miracoli prima di nascere. E quando nacque, da bambino di tre giorni, stava nel battistero, e poi digiunava il mercoledì e il venerdì, senza prendere il latte. Quando l'ho letto, sono stato completamente ispirato, ma d'altra parte sono rimasto deluso, perché ionon lo stavo facendo e sembrava che non sarei mai stato vicino a lui.

Ma poi comincio a leggere la vita dei santi moderni che sono nati nella stessa situazione, che magari si sono laureati in qualche università come me. Padre Seraphim ha studiato linguistica, che è molto vicina alla matematica; e quando stavo imparando matematica e fisica, e poi sono venuto alla Chiesa e ho letto le sue parole su come si sentiva a casa quando è diventato ortodosso, mi ha dato un esempio che posso fare io stesso; un esempio di come sia possibile.

E se è possibile essere salvati, allora è un obbligo. E questo è molto importante per i nostri giorni, perché la gente può dire: "Tu ci insegni a pregare e digiunare, ma io non sono un santo e non farò tutto questo". Ma perché tu non sei un santo?

Durante la Quaresima, ho riletto la biografia di san Giuseppe l'Esicasta, scritta dall'anziano Ephraim. Si è addormentato nel Signore nel 1959, quindi non era così contemporaneo come padre Seraphim o San Gabriele, ma era fondamentalmente un nostro contemporaneo. Ed è incredibile vedere la sua completa dedizione a Cristo, il suo livello di ascetismo da parte di qualcuno fondamentalmente dei nostri tempi. La gente potrebbe pensare che il suo esempio sia troppo nobile, ma si può sempre essere ispirati a prendere almeno un po' del suo spirito e a fare un po' di più.

Piccoli passi.

Meupe, la ringraziamo ancora per il suo tempo e per questa proficua chiacchierata. E grazie ancora, Michelle.

Che Dio vi benedica sempre.

Nota

[1] Meupe è l'equivalente georgiano di vladyka, o despota.

 
"Ho capito: Qui è dove c'è Cristo!"

Continuiamo a pubblicare le trascrizioni dal programma televisivo di Spas TV Il mio cammino verso Dio, in cui il sacerdote Georgij Maksimov intervista persone convertite all'Ortodossia da varie confessioni non ortodosse. L'ospite odierno di padre Georgij è Andrej Gukov, che ha trascorso quasi 20 anni nella comunità di seguaci di Nikolaj ed Elena Roerich. Come fa la gente a unirsi a queste comunità? L'India è il paese dei mahatma e dei guru o il paese dell'indifferenza abissale alla povertà, così sconcertante per una persona russa? Perché gli insegnamenti dei Roerich non colmano la sete spirituale? Che cosa fa tornare la gente a Cristo? Come distinguere un vero miracolo da un "teatro spirituale"? Ecco qui di seguito il testo ampliato e modificato del colloquio.

Andrej Gukov

Padre Georgij Maksimov: Buon giorno! State guardando Il mio cammino verso Dio. Questo programma parla delle persone la cui conversione al cristianesimo è stato un evento che ha diviso la loro vita in un "prima" e un "dopo", e ha fatto loro riconsiderare molte cose. Cosa muove queste persone e cosa dà loro la forza di cambiare se stessi e vivere in un modo cristiano? Questo è ciò di cui parliamo con i nostri ospiti. L'ospite del programma di oggi ha dedicato quasi vent'anni della sua vita agli insegnamenti relativi alle religioni indiane reinterpretate dai movimenti teosofici. In particolare, parleremo degli insegnamenti di Nikolaj ed Elena Roerich. La prego di dirci, come ha avuto inizio la sua ricerca spirituale?

Andrej Gukov: Prima di tutto, vorrei dire che sono stato battezzato da bambino e mia madre e mia nonna mi hanno parlato della nostra fede, l'Ortodossia, fin da quando ero bambino. Mi ricordo che mi è sempre piaciuto andare in chiesa quando facevamo visita a mia nonna. Questi ricordi d'infanzia sono ancora vivi nel mio cuore. Mi ricordo come ho partecipato a una funzione e come ne sono stato impressionato. Mi sono piaciute molto la solennità della funzione e le decorazioni della chiesa. Crescendo, ho gradualmente perso i contatti con l'Ortodossia. Erano i tempi della pressione comunista e della propaganda atea e la gente non poteva andare liberamente in chiesa. Non ho potuto conoscere da vicino la mia fede. Quando l'Unione Sovietica si è dissolta, un gran numero di sette è precipitato nel nostro paese. Dal momento che durante il dominio ateo la gente (me compreso) aveva sete di fede in Dio e non sapeva nulla di queste cose, era pronta a seguire un insegnamento che in qualche modo coinvolgesse la fede in Dio e prendesse in considerazione l'aspetto spirituale della vita. Un conoscente mi ha regalato un libro auto-pubblicato illegalmente chiamato Comunità, di Elena Roerich. Era difficile da leggere a causa di una terminologia specifica, e non posso dire di esserne rimasto particolarmente affascinato, ma era interessante per me comunicare con le persone che erano coinvolte in tutto questo. È così che sono entrato in contatto con la setta roerichiana – soprattutto a causa di un vuoto spirituale e della mancanza di conoscenza dell'Ortodossia.

Molte persone conoscono Nikolai Roerich come pittore, ma non tutti sanno che lui e sua moglie avevano la propria dottrina religiosa. Ci può raccontare brevemente l'essenza di questa dottrina?

Nikolaj Roerich

Si basa sulla "Etica vivente" di Elena Roerich, che diceva di essere in contatto con forze soprannaturali e sosteneva di aver ricevuto "rivelazioni mistiche" da loro. Quest'insegnamento è un miscuglio di idee provenienti da diverse religioni, compreso il buddismo, l'induismo, l'islam e il cristianesimo. Questa miscela è spacciata per Verità. Il suo insegnamento promulga anche la superiorità delle donne sugli uomini, che si riflette nel concetto di Era della Madre del Mondo o Era delle donne, in cui le donne svolgono il ruolo di primaria importanza. Ecco perché ci sono molte femministe nelle comunità roerichiane. Uno degli aspetti specifici della didattica è un atteggiamento negativo verso la Chiesa.

Come si manifesta?

Per esempio, critica i sacerdoti, dicendo che distorcono gli insegnamenti di Cristo. I roerichiani cercano sempre di mettere la gente contro la Chiesa ortodossa e il cristianesimo in generale. La criticano e la ridicolizzano costantemente. Nei suoi libri, Elena Roerich afferma che il cristianesimo è una religione falsa, la Chiesa è una "fonte di corruzione" e i sacerdoti nascondono la verità alla gente.

Che cosa pensa che la gente trovi attraente in questa dottrina?

Penso che sia il sapore orientale, perché abbiamo sempre associato l'Oriente con qualcosa di misterioso. Questo probabilmente le ha ottenuto molte persone.

Sì, c'è una sorta di fascino generale dell'Oriente, ma la gente è affascinata da questa sua versione idealizzata e anche un po' surreale. Questo perché le idee di Nikolaj Roerich sulla ricerca di Shambhala sono per molti versi il prodotto delle sue fantasie e le interpretazioni di cose che ha sentito mentre viveva in Oriente.

Vorrei condividere la seguente osservazione: è molto difficile per un cristiano parlare con le persone immerse in tali insegnamenti teosofici ed esoterici. In primo luogo, non vi è alcun punto in comune su cui possiamo basare la nostra discussione. In secondo luogo, quando parli ai seguaci degli esoteristi, ti senti come se stessi urtando contro una sorta di muro di cotone, in quanto di solito non sono aggressivi, ma si comportano come se non si preoccupassero assolutamente di quello che dici. Ti guardano in modo condiscendente, fanno un cenno educato con la testa e pensano: "Beh, forse a un livello basso le tue parole sono importanti, ma noi sappiamo qualcosa di così importante che non si può mai comprendere, tanto che è non nemmeno utile discuterne con te". Questa osservazione è corretta?

Nelle montagne dell'India. Foto di Andrej Gukov

Sì, sono pienamente d'accordo con lei, la sua osservazione è corretta. Infatti, i membri di quell'organizzazione roerichiana spesso guardavano dall'alto in basso i rappresentanti della Chiesa, sacerdoti e laici, come se questi ultimi non sapessero nulla, mentre i roerichiani avevano una certa conoscenza speciale. Mi ricordo che in quel momento gli insegnamenti dei Roerich coltivavano in me e negli altri il senso di superiorità che mi faceva pensare di essere unico e di sapere qualche segreto, anche se non sapevo assolutamente nulla. Tutto era solo un insieme di opinioni personali che Nikolaj ed Elena Roerich avevano espresso nelle loro opere.

Mi ricordo quello che aveva detto un autore ateo su tali movimenti esoterici: Quando si è in procinto di seguire questa strada ci si trova in una situazione in cui vi viene detto, "Saliamo su questa montagna, e lassù vi sarà rivelato qualcosa di incredibile, qualcosa che non potete trovare in nessun altro posto". Così sali sulla montagna e quando sei in cima, la persona che ti ha invitato si siede semplicemente e non dice una parola. Questo è tutto. Quindi sorge la domanda spontanea: "Perché siamo saliti su questa montagna?" L'insegnamento significativo è fondamentalmente sostituito da questo "viaggio" che è sempre associato con alcuni enigmi e misteri, allude a un senso segreto e promette che qualcosa di straordinario ti sarà rivelato a voi in futuro. Così sembra come essere coinvolti in una sorta di gioco. È d'accordo con questo?

Sì, questo è corretto. La gente lì in realtà non sente le cose che sono promesse, anche in modo istrionico, a coloro che si riuniscono in questi gruppi. Questi cercano di dimostrare di essere ben informati e illuminati... Allo stesso tempo, ci sono molti conflitti all'interno del movimento. Durante il tempo considerevole che ho passato in questo movimento, ho visto spesso situazioni in cui un gruppo diceva cose cattive (per usare un eufemismo) di un altro gruppo. Non c'è unità o comprensione reciproca tra di loro. Questo è probabilmente perché chiunque considera se stesso come quella persona unica che ne sa più di chiunque altro. Poiché questo è di ostacolo all'unità, non c'è armonia in questo movimento, e alcuni gruppi sono in lotta contro gli altri. Vorrei aggiungere che il movimento roerichiano utilizza un metodo puramente settario per farsi pubblicità: proclama pubblicamente una cosa (per esempio, la tolleranza religiosa e la fedeltà verso il Vangelo), ma in realtà la vera essenza della dottrina è per un certo periodo di tempo nascosta alla vasta cerchia di seguaci ed estranei. Nella sua lettera dell'8 marzo 1938, Elena Roerich consiglia perfino di mentire per scopi di pubblicità.

Helena Roerich

Ha menzionato che gli insegnamenti dei Roerich sono in gran parte basati su principi mutuati dalle religioni induiste, anche se hanno riveduto molti dei loro aspetti. So che lei ha vissuto in India per diversi anni, lavorando come interprete. Mi chiedo, a che punto le cose che nell'organizzazione roerichiana ha sentito dire di questo paese e della sua cultura erano davvero così?

Ho avuto diverse impressioni. Incontravo spesso gente cordiale e dal cuore caldo che era molto religiosa, ma allo stesso tempo molto superstiziosa. Quando sapevano che ero russo, sorridevano, mi abbracciavano e facevano molte domande sulla Russia. Quest'amabilità del popolo indiano è naturalmente molto simpatica, ma allo stesso tempo là ho visto cose che mi hanno semplicemente scioccato.

Che cosa, per esempio?

Per esempio, un gran numero di persone povere. La loro situazione è così terribile e vivono in condizioni tanto subumane che sono costretti a mutilare deliberatamente i loro figli nella speranza che la gente provi compassione per loro dando loro l'elemosina. Sono rimasto basito che i locali non si preoccupino delle persone disabili che si trovano in strada chiedendo l'elemosina.

È perché credono che sia il loro karma.

Me ne sono reso conto più tardi. Gli indiani giustificano tutto dicendo che si tratta del karma.

Dal loro punto di vista, questa gente si è meritata tali deformità, povertà e sofferenze comportandosi male nelle loro vite passate, così ora stanno ricevendo la loro meritata punizione. Perché avere compassione per loro? Ho sentito dire che quando gli inglesi hanno iniziato a costruire ospedali in India, non tutti i locali li hanno sostenuti, perché dal punto di vista della dottrina del karma, se qualcuno è malato, allora deve rimanere malato e morire di tale malattia. In questo modo questa persona libererà il suo karma e vivrà felicemente nella prossima vita. Se una persona malata è curata in questa vita, vuol dire che questa persona non ha sofferto abbastanza, e continuerà la sofferenza nella prossima vita. Questa logica probabilmente influenza l'atteggiamento della gente verso i mendicanti e i disabili. Mi ricordo che quando sono andato a Calcutta ho visto intere famiglie che vivono sui marciapiedi e questo mi ha scioccato. La povertà, che si può vedere in India, probabilmente non si può vedere in qualsiasi altro luogo. Ho anche sentito dire che dopo aver visitato India, le persone provenienti dall'Africa dicono di aver pensato di vivere in povertà, ma solo qui hanno visto che cos'è veramente la povertà. Spero sinceramente che, nel corso del suo sviluppo, l'India si occupi in qualche modo di questa parte della sua popolazione. Ma tornando all'insegnamento dei Roerich – è popolare in India?

In India questo movimento non era popolare e non ha avuto molti seguaci. Il Museo Roerich (la loro precedente residenza) e l'Istituto di ricerca himalayano Urusvati fondato da loro si trovano nel villaggio di montagna himalayano di Naggar, nell'Himachal Pradesh. Tuttavia, anche se alcuni dei libri dell'etica vivente sono stati tradotti in inglese e in hindi, questo insegnamento non è popolare in India. Anche le persone che vivono a Naggar e nei villaggi circostanti non sono seguaci dell'etica vivente. Sanno che un pittore russo è vissuto in questa zona con la sua famiglia, ma l'insegnamento dei Roerich non è di alcun interesse per loro.

Che dire della spiritualità indiana? So che alcuni stranieri, tra cui nostri concittadini, diventano seguaci di alcuni guru o dell'induismo in generale. Ho incontrato persone che mi hanno detto che hanno provato o sperimentato qualcosa visitando i templi induisti. Ho anche parlato con un uomo che mostrava tutti i segni di essere posseduto dal demonio ed era felice, credendo di essere posseduto da uno degli dei indù. E anche se quel dio controllava l'uomo e gli impediva di fare alcune cose che quell'uomo voleva fare, l'uomo la riteneva comunque un'esperienza positiva. Suppongo che in quel tempo, quando voleva conoscere la tradizione spirituale locale, abbia anche visitato degli ashram. [1] In questi luoghi ha avuto scoperte inattese?

Di fatto, ne ho avute. Sono andato a un ashram, solo per curiosità. La gente raccomandava che ci andassi, dicendo che avrei visto quanto sono "superiori" i guru che vi abitano. Ci sono stato per circa un paio di settimane. Il fondatore di questo ashram era un guru originario del Punjab, e seguiva le tradizioni Sikh. Tuttavia faceva un miscuglio di tutto, proprio come avevano fatto i Roerich. Dicevano che qualsiasi percorso intrapreso avrebbe portato a Dio. Quando ho avuto modo di vedere quel guru e ho saputo qualcosa della sua vita, sono rimasto molto deluso. Sono rimasto deluso anche se ero un roerichiano in quel momento. Ho visto che si trattava di una specie di rappresentazione teatrale. Con una lunga barba e un turbante, il guru sembrava il cattivo di una fiaba. La gente che veniva da lui si inginocchiava sempre e gli faceva richieste. Un'americana di nome Mary era in suo braccio destro. Scriveva libri su di lui e credeva con zelo in tutto questo. Tuttavia, vedevo menzogna e ipocrisia e queste mi scioccavano. Le faccio un esempio: per essere ricevuti dal guru si doveva passare attraverso la sua scorta. C'erano sikh in turbante con kalashnikov che vigilavano per non lasciare che troppe persone si avvicinassero. Quando ne ho chiesto il motivo a Mary, mi ha detto che si trattava di una precauzione contro gli attacchi. Ero confuso. Come mai? Se è un santo, e tutti lo chiamavano in tal modo, perché non sa chi sta arrivando? Il nostro padre Serafino di Sarov avrebbe ricevuto tutti con grande amore.

Andrej con i suoi amici indiani

Sì, non c'erano guardie armate nella sua cella, anche se era stato assalito in passato.

Più tardi, quando ho parlato con la gente del posto che vi lavorava come schiavi, ho chiesto loro, "Vi piace qui? Credete in questo guru?" Hanno sospirato e mi hanno detto:" Beh, non possiamo nemmeno avvicinarci a lui. Semplicemente, non ce lo permette".

Dopo tanti anni nel movimento roerichiano, come ha deciso di smettere e di tornare all'Ortodossia?

Chi mi ha aiutato è stata mia nonna, Dio l'abbia in gloria, e mia madre mi ha mostrato il mondo dell'Ortodossia quando ero bambino. Penso che anche le preghiere dei miei amici e parenti mi abbiano aiutato. Sentendo le loro preghiere, Dio ha avuto compassione di me. Dopo che sono tornato in Russia dall'India, mi è tornato il ricordo di una serena infanzia cristiana. Ho iniziato ad andare di nuovo in chiesa. Ogni volta che passavo vicino a una chiesa, vi entravo. Naturalmente, in un primo momento non riuscivo a reggere l'intera funzione, stavo in piedi lì, in quel clima e guardavo la gente pregare Dio così sinceramente. E i ricordi di mia nonna e delle cose che mi raccontava divenivano ancora più vividi.

Ho lasciato completamente la setta roerichiana dopo che ho visto un miracolo di Dio. Diversi anni fa, hanno iniziato a trasmettere in diretta la discesa del Fuoco Santo dalla chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Quando ho visto la prima volta questo miracolo con i miei occhi, mi sono reso conto che questa era la vera fede nel Dio vivente, che è vicino a ciascuno di noi fedeli, piuttosto che da qualche parte in una Shambhala misteriosa che nessuno ha mai visto. Ho capito che qui è dov'era Cristo. Ogni anno egli dimostra ancora di essere con il suo popolo e di essere il vero Dio. Nell'Ortodossia, questo miracolo inspiegabile si verifica ogni anno. I roerichiani non hanno niente di simile. Ho anche detto ai loro seguaci, "Chiamate il vostro insegnamento yoga e dite che un qualche tipo di fuoco è sceso su Elena Roerich, ma qui abbiamo un vero fuoco che potete effettivamente vedere." Si tratta di un vero e proprio miracolo. Ne sono rimasto molto impressionato. Ho visto in quella chiesa i volti delle persone che si lavavano il viso con il fuoco e ricevevano gioia spirituale e un rafforzamento della loro fede in Gesù Cristo nostro Signore. Questo si poteva vedere chiaramente sui loro volti. Guardandoli, anch'io provato una grande gioia e una calma nella mia anima, rendendomi conto di quanto mi sbagliavo quando credevo ai falsi insegnamenti dei Roerich. Dopo questo, ho buttato via tutta la letteratura roerichiana e teosofica, sono andato in chiesa e ho confessato di avere percorso un sentiero falso e demoniaco.

Come hanno reagito i suoi amici e conoscenti nel movimento roerichiano quando hanno appreso che stava tornando al cristianesimo? Ne ha parlato con loro o ha semplicemente smesso di andare alle loro riunioni?

il mahatma Morya, come disegnato da H. Schmiechen nel 1884.

Ho smesso di andare alla società. Mi hanno chiamato e hanno cercato di "ragionare" con me e di convincermi che mi sbagliavo e che avevo scelto una strada sbagliata. Ma quando ho semplicemente dichiarato la mia posizione circa l'insegnamento roerichiano e l'ho chiamato demoniaco, mi è stato detto che il sovrano di Shambhala, il mahatma [2] Morya, me l'avrebbe fatta pagare per il mio tradimento. Ho poi chiesto loro, "Siete sicuri che questo Morya esista realmente da qualche parte a Shambhala, un regno inventato dalla gente?" Mi è stato detto che avrei presto appreso la risposta da me stesso e avrei rimpianto la mia decisione.

Considerando che negli ultimi anni non ha appreso la risposta né si è pentito della sua decisione, Cristo si è rivelato più forte dei mahatma.

Nessuno li ha mai visti! Proprio come Shambhala... Chi l'ha vista? Nessuno! Dopo questa discussione, gli attivisti del movimento roerichiano non mi hanno più infastidito, anche se i membri regolari a volte mi chiamavano invitandomi ai loro diversi eventi, ma io mi sono rifiutato di parteciparvi.

Cosa è cambiato nella sua vita dopo aver accettato l'Ortodossia?

L'Ortodossia mi ha riportato i piedi per terra, in termini di sviluppo spirituale e mi ha permesso di guardare a me stesso dall'esterno. Mi ha portato al pentimento e a comprendere il mio peccato. Questo non mi era mai capitato nella setta roerichiane, poiché l'insegnamento dei Roerich non prende nemmeno in considerazione la peccaminosità della natura umana. Inoltre, si afferma che il pentimento è inutile e che le persone hanno niente di cui pentirsi. La loro "etica vivente" vieta il pentimento, e l'insegnamento roerichiano coltiva l'orgoglio nelle persone. L'Ortodossia mi ha aiutato a capire che i miei peccati mi fanno ammalare, e solo il nostro Signore Gesù Cristo mi può curare attraverso la sua misericordia. Dopo essere diventato ortodosso, ho sentito davvero il sostegno di Dio. Basta rivolgersi al nostro Signore Gesù Cristo sinceramente nella preghiera, e ben presto si vede che i propri problemi sono risolti davanti ai propri occhi e le circostanze si sviluppano in un modo che non si potrebbe umanamente anticipare.

Cosa vorrebbe dire alle persone che sono ancora affascinate da questo insegnamento e pensano che abbia una saggezza incredibilmente profonda, mentre il cristianesimo a confronto è qualcosa di noioso e deprimente?

Il cristianesimo offre un percorso unico che può portare le persone alla vera salvezza. La nostra Chiesa ha molti esempi, tra i santi padri che hanno seguito Cristo e raggiunto le vette della perfezione spirituale. Per esempio, San Giovanni di Kronstadt, vissuto in tempi relativamente recenti. Le sue opere e le testimonianze di persone che lo hanno conosciuto ci mostrano la vita che conduceva e quello che otteneva vivendo in questo modo. I roerichiani non hanno un tale esempio. Non dicono mai che è necessario combattere le tue passioni, riconoscerle in te stesso, confessarle e, con l'aiuto di Dio, sbarazzarti di loro. Che cosa accadrà, se continuiamo a fingere che siamo quelli che hanno "scalato la montagna", come lei ha giustamente notato? Inizieremo a lottare tra noi, l'uno contro la montagna dell'altro, e questo si trasformerà in un inferno sulla terra. Solo il cristianesimo rende possibile alle persone di capire se stesse e analizzare i loro atti, pensieri e azioni. Sono molto grato al nostro Signore Gesù Cristo per averci dato questa strada!

Spero che Dio offrirà ad altri seguaci di questo insegnamento di trovare il coraggio di vedere il cristianesimo senza pregiudizi, non come "ideologia", ma come un modo di vita coerente con la Divina Rivelazione. Penso che si sentirà d'accordo con me, se io dico che l'esperienza di trasformare la vostra vita attraverso la conoscenza di Cristo è qualcosa che ancora manca alla gente affascinata da tali ideologie esoteriche. Questo è ciò che dovrebbero sapere prima di saltare a conclusioni sul cristianesimo basate su informazioni distorte mostrate in alcuni libri e nei libri dei Roerich in particolare.

Come lei ha così giustamente menzionato, padre Georgij, i libri dei Roerich contengono molti fatti distorti e bugie. Roerich insegnava che tutte le religioni potrebbero portare alla salvezza. Tuttavia, è molto difficile immaginare come religioni che insegnano cose opposte possano portare allo stesso risultato.

la discesa del Fuoco Santo

È simile a una situazione in cui la polizia arresta sia il ladro sia la vittima. La vittima dice: "Mi ha minacciato con una pistola e mi ha preso il portafogli", ma il ladro dice: "Niente del genere; me lo ha dato lui stesso". E se il detective dicesse: "Avete ragione tutti e due. Avete una verità comune che vi unisce. Non discutete, avete ragione tutti e due allo stesso modo", questo, naturalmente, sarebbe assurdo. Questo è qualcosa che le persone che seguono gli insegnamenti sincretici non capiscono. Se si mescolano religioni che insegnano cose opposte e si dice che sono tutte parte di un'unica verità, questo è sia una semplificazione sia un malinteso. Neppure i fedeli di tali religioni sarebbero d'accordo.

Andrej, grazie per la sua storia. Spero che Dio aiuti tutti coloro che sono ancora al crocevia di insegnamenti esoterici a conoscere la verità sul cristianesimo e a fare una scelta ben fondata in favore di Cristo. Grazie, e che Dio l'aiuti!

Note

[1] Ashram – Nel moderno induismo, questo termine è ampiamente utilizzato per definire una comunità religiosa guidata da un leader spirituale.

[2] Mahatma – un termine di origine indiana letteralmente tradotto come "grande anima". Nella teosofia, i mahatma sono "esseri superiori" che in passato erano persone che hanno raggiunto il più alto livello di auto-sviluppo.

 
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Déjà Vu

Dopo la fuga (la 'exit strategy') dall'Iraq delle forze occidentali sconfitte, queste hanno lasciato dietro di loro un regime fantoccio debole e diviso. Tale regime mantiene solo un controllo limitato del centro del paese intorno a Baghdad e altrove l'invasione ha lasciato ovunque caos, amarezza e desiderio di vendetta. Ora che il regime sembra cadere in favore delle forze sunnite, alcuni in Occidente potranno pentirsene. Proprio come la CIA ha fondato Al-Qaeda in Afghanistan negli anni '80, così l'Occidente, attraverso i suoi alleati fantocci nei corrotti Qatar, Arabia Saudita e Turchia, ha addestrato e armato le forze sunnite in Libia, Egitto e Siria. E ora guardate cosa sta succedendo.

Forze sunnite formate in Occidente si sono diffuse in Iraq e sembrano sul punto di prendere il potere. L'élite occidentale ha rapidamente abbandonato tutta la sua retorica di propaganda verso la 'primavera araba'. Il suo mantra di 'libertà e democrazia' ha scatenato un vaso di Pandora dall'Afghanistan alla Tunisia, attraverso la Libia, lo Yemen, il Bahrein, la Siria e l'Iraq – così come molti esperti di Medio Oriente avevano previsto con precisione prima dell'invasione genocida dell'Iraq da parte dei governi Bush-Blair nel 2003. Sembra che l'Occidente debba ora allearsi con l'Iran e il governo siriano di Assad al fine di sconfiggere i terroristi sunniti, che esso stesso ha addestrato e armato in basi americane in Qatar, Turchia e Afghanistan.

In Iraq ora vediamo anche esattamente ciò che accadrà l'anno prossimo in Afghanistan una volta che le forze occidentali umiliate saranno fuggite dal paese e quando il suo regime fantoccio, che ancora oggi controlla meno di un decimo del paese, cadrà per mano del popolo, che a sua volta si prenderà la rivincita sui traditori anglofoni locali installati dalla CIA. Proprio come una serie di regimi fantocci della CIA nel corso degli ultimi 65 anni, in America Latina, in Sud-Est asiatico, in Grecia e in Italia, anche questi cadranno abbastanza rapidamente. Lo stesso sta già accadendo alla giunta installata dalla CIA in Ucraina, che stanno cercando di trasformare in un'altra repubblica delle banane.

Avendo trovato in Ucraina un bandito anglofono senza principi e ubriaco di potere, che ha fatto il suo denaro con traffico di droga, racket della prostituzione e vendita di armi (un po' come i governanti corrotti appoggiati dalla CIA a Saigon mezzo secolo fa), lo hanno sostenuto. Raccontando al pubblico occidentale ignorante e turlupinato che costui ha fatto i suoi miliardi con il 'cioccolato' (!), l'amministrazione americana lo ha eletto presidente con meno del 25% dei voti del paese, nonostante una massiccia campagna di pubbliche relazioni in stile USA e una severa censura dei media. Tuttavia, ha già fatto vittime a centinaia nella guerra civile da lui intrapresa e ora affronta la bancarotta.

Il suo regime corrotto non può nemmeno pagare i mercenari stranieri addestrati negli USA che ha dovuto assoldare per massacrare il popolo ucraino – i mercenari sono necessari perché la maggior parte delle forze ucraine stesse non uccide la propria gente, come lui vorrebbe. Ciò che l'Occidente ha trascurato nelle guerre che ha creato prima in Georgia, poi in Siria e ora in Ucraina, è che tutti questi paesi, a differenza dell'Afghanistan e anche dell'Iraq, hanno un'ampia popolazione che ha grande venerazione per la Madre di Dio. A lei sono dedicati luoghi in Georgia e in Ucraina e un grande santuario nella Siria ortodossa.

Proprio come gli Stati Uniti non sono riusciti a promuovere il dittatore da due soldi e torturatore georgiano, l'anglofono Mikhail Saakashvili, addestrato negli USA, così stanno fallendo anche in Siria e in Ucraina. La Crimea russa, data all'Ucraina da parte di un dittatore ateo 60 anni fa, contro la volontà del suo popolo, non voleva diventare una base navale degli Stati Uniti. Ora il sud e l'est dell'Ucraina, chiamati nella storia Novorossija (Nuova Russia), dati all'Ucraina da parte di un dittatore ateo 90 anni fa, contro la volontà del loro popolo, non vogliono diventare una base missilistica degli Stati Uniti. La politica di destabilizzazione e di genocidio degli Stati Uniti non sta funzionando in Ucraina e non funzionerà – finché la sua popolazione si rivolgerà in preghiera alla Madre di Dio.

 
Padre Daniil Sysoev e la missione all'estero

Il giorno del compleanno di padre Daniil Sysoev, il 12 gennaio, Pravoslavie.ru ha pubblicato un articolo sulla sua missione all'estero, preparato dal suo amico, il prete Georgij Maksimov.

padre Daniil (Sysoev) in Kirghizistan

Vorrei raccontarvi la partecipazione di padre Daniil Sysoev nel lavoro missionario all'estero.

Padre Daniil ha fatto tre viaggi missionari all'estero: due in Macedonia e uno in Kirghizistan. L'arcivescovo Jovan di Ohrid ci ha invitato in Macedonia per sostenere gli ortodossi dell'arcivescovado di Ohrid della Chiesa ortodossa serba, che era perseguitato dalle autorità e dagli scismatici locali. Padre Daniil ha avuto discussioni e dibattiti anche aperti con gli scismatici, ma anche se non avevano alcun argomento convincente, sono rimasti nel loro scisma perché alcuni di loro avevano paura che avrebbero perso le loro posizioni se si fossero uniti alla chiesa canonica perseguitata; alcuni credevano davvero nelle loro idee e ad altri semplicemente non importava. Ricordo che padre Daniil ha detto che tale lavoro con gli scismatici non era stato efficace, e che se fosse andato in Macedonia per la terza volta, avrebbe cercato di fare lavoro missionario tra i protestanti macedoni. Egli credeva che tale missione avrebbe avuto più successo. Inoltre, ha incoraggiato il clero dell'arcivescovado di Ohrid a iniziare il lavoro missionario tra gli albanesi locali e almeno uno dei sacerdoti si è interessato e ha iniziato a imparare l'albanese.

padre Daniil (Sysoev) in Macedonia

Ho parlato di questa missione, per essere sinceri, senza successo, per dimostrare che padre Daniil non sapeva sempre in anticipo come fare tutto per bene durante la missione, soprattutto quando molte cose non erano chiare e doveva provare molti approcci diversi per trovare il modo ottimale.

padre Daniil (Sysoev) in Macedonia

Padre Daniil è andato in Kirghizistan con un gruppo di missionari della sua scuola. Il viaggio è stato autorizzato dal metropolita Vladimir di Tashkent e dell'Asia centrale. Vladyka ha chiesto a padre Daniil di non predicare ai musulmani, ma di concentrarsi sui membri di varie sette protestanti. E questo è stato quello che ha fatto. Durante i dieci giorni del viaggio, i missionari sotto la guida di padre Daniil hanno visitato circa tre dozzine di assemblee, tra cui la setta carismatica di V. Kuzin, pentecostali, battisti, presbiteriani, calvinisti, avventisti del settimo giorno e testimoni di Geova. Hanno battezzato due battisti, e diversi pastori battisti e pentecostali hanno cominciato a prepararsi a lasciare le loro comunità e convertirsi all'Ortodossia. Ricordo che, dopo il ritorno a Mosca, padre Daniil continuava a ricevere chiamate dal Kirghizistan, che gli annunciavano che le persone con cui aveva iniziato a lavorare si erano convertite all'Ortodossia.

So anche che quando padre Daniil era in Egitto, aveva predicato alla sua guida musulmana (che era, tra l'altro, abbastanza radicale nel suo punto di vista). Dopo discussioni durate molte ore, l'egiziano ha riconosciuto che Cristo era Dio, ma, per quanto ne so, si è fermato prima di ricevere il battesimo. Questo non era un viaggio missionario, era semplicemente un pellegrinaggio, ma padre Daniil ha trovato la persona che aveva bisogno che Cristo le fosse predicato.

una Chiesa a Chiang Mai, nella Thailandia del Nord

Anche se padre Daniil non ha potuto visitare paesi lontani per fare missione, aveva una gran voglia di farlo. Pochi mesi prima della sua morte mi ha chiesto un corso audio di inglese in modo da poter imparare la lingua appositamente per questo scopo. Padre Daniil aveva programmato un viaggio in Thailandia nel dicembre 2009. Aveva ricevuto per questo la benedizione del patriarca, e la gente era in attesa di padre Daniil in Thailandia. Voleva andare al nord del paese a predicare ai protestanti locali. Anche se non ha avuto la possibilità di andarci, c'è ora una chiesa ortodossa a Chiang Mai, e un diplomato della scuola missionaria ortodossa di padre Daniil nell'ambito del Dipartimento missionario sinodale servirà lì come prete. Gli insegnamenti di padre Daniil hanno raggiunto anche la Thailandia. Uno dei suoi libri (una parte della Legge di Dio) è stato tradotto e pubblicato in thai.

una parrocchia a Papua

Padre Daniil è riuscito a partecipare al lavoro missionario anche senza andare in altri paesi. Per esempio, una volta io e lui abbiamo deciso di inviare una lettera a diversi gruppi scismatici d'oltremare e di invitarli a unirsi alla Chiesa canonica. Padre Daniil ha scritto la lettera, io l'ho tradotta, ho trovato gli indirizzi e-mail e l'ho inviata. Abbiamo ricevuto un numero sorprendentemente elevato di risposte; in effetti ce n'erano così tante che non abbiamo nemmeno potuto corrispondere con tutti coloro che hanno risposto. Abbiamo deciso di concentrarci su uno degli intervistati. Era il capo di una diocesi di una delle giurisdizioni scismatiche negli Stati Uniti. Era disposto a unirsi alla nostra Chiesa e portare con sé la diocesi che comprendeva diverse parrocchie e un monastero. Padre Daniil li ha persuasi a unirsi alla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, e per facilitare questa conversione siamo andati all'incontro con il metropolita Hilarion di New York. Questo gruppo si è unito alla ROCOR dopo la morte di padre Daniil.

il libro di padre Daniil in thai

Come padre spirituale e membro della società missionaria ortodossa di san Serapione di Kozheozersk, padre Daniil ha partecipato attivamente nelle sue prime iniziative volte a sostenere l'Ortodossia in paesi non ortodossi.

Mi ricordo che dopo aver ricevuto la benedizione del metropolita Hilarion di New York, abbiamo iniziato a raccogliere donazioni per la costruzione di una chiesa ortodossa nella provincia di Papua in Indonesia. Ho raccolto la maggior parte del denaro necessario, e quando ci siamo incontrati di nuovo, padre Daniil ha fatto una donazione che ha coperto quasi tutta la somma. Senza alcun secondo fine, ho detto: "Molto bene, ora abbiamo bisogno di un solo donatore in più e avremo l'intero importo." Padre Daniil ha sorriso, ha preso il portafogli e ha aggiunto l'importo mancante, dicendo: "No, non darò questo piacere a nessuno". Più tardi questo denaro è stato utilizzato per acquistare un terreno e costruire una piccola chiesa per la parrocchia di san Nicola della ROCOR a Jayapura. Il sacerdote Chrysostom Haspers sta attualmente servendo in quella chiesa.

Un'altra iniziativa includeva un sostegno finanziario regolare per bambini ortodossi provenienti da famiglie povere in Zimbabwe (autorizzato dal metropolita Giorgio dello Zimbabwe). Persone provenienti dalla Russia potevano adottare un bambino specifico e ricevere tutte le informazioni relative al bambino e la sua fotografia. La sponsorizzazione copriva le spese per mandare i bambini a scuola. Anche se questo richiedeva quantità relativamente modeste in quel momento, ci ha permesso di contribuire al futuro della comunità ortodossa dello Zimbabwe. La nostra associazione ha sponsorizzato un totale di dieci bambini, e padre Daniil ne ha sponsorizzati due di loro, fratello e sorella, Cosma e Maria Muchakanakirwa. Padre Daniil ha pagato per due anni della loro formazione. Poi padre Daniil è morto, il metropolita Giorgio è stato trasferito dallo Zimbabwe in un altro luogo, e il progetto è stato interrotto. Ci auguriamo che presto saremo in grado di riprenderlo in Kenia, ed ho già avuto trattative preliminari con il segretario dell'arcidiocesi del Kenya del patriarcato di Alessandria.

il libro di padre Daniil in cinese

Su invito di Padre Dionisij Pozdnyaev, padre Daniil è andato a Irkutsk a sostenere un pellegrinaggio di cinesi ortodossi e a rafforzare la loro fede. Va notato che di recente il primo libro di padre Daniil (una parte della Legge di Dio) è stato pubblicato in cinese.

La cosa più importante è stata che padre Daniil ha incoraggiato altri a pensare di mettere in pratica il comandamento, Andate dunque, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito (Mt 28:19). Ha detto ai suoi studenti della scuola di scegliere il paese dove volevano andare. Lo proponeva regolarmente anche ai suoi amici. Quando padre Daniil era vivo, molti hanno pensato che si trattasse di uno scherzo o di una fantasia, ma in seguito i suoi amici, allievi e seguaci hanno partecipato personalmente al lavoro missionario in India, Mongolia, Filippine, Thailandia, Cambogia, Messico e Kenya, e questo in soli sei anni! Alcuni sono andati al di là dei viaggi temporanei e si sono definitivamente trasferiti nella Repubblica di Tuva e in Thailandia per diffondere la luce del Vangelo.

Padre Daniil, un semplice sacerdote, un giovane con problemi di salute, è riuscito nel corso di un breve periodo di tempo a cambiare la percezione della missione in tutta la Chiesa. Ricordo bene che negli anni '90 l'idea di una predicazione diretta alle persone di altre fedi e agli eterodossi era ritenuta irrealistica, e nessuno credeva che la missione all'estero fosse possibile. Padre Daniil ha fatto vedere a tutti che questo non era solo un sogno, ma che può essere raggiunto in realtà. È un esempio meraviglioso che mostra come una persona sola può operare un cambiamento tanto significativo.

 
Giudice e vittima: le due immagini di Cristo

Cristo Pantocratore e crocifissione in legno. Dell'autore

Ci sono due immagini di base di Cristo nella Chiesa, e ciascuna segna uno dei due poli che sostengono i limiti stessi del cosmo. La prima immagine è quella del Pantocratore e dei suoi derivati, in sostanza, Cristo mostrato sotto le spoglie di un imperatore glorioso, che è sia l'origine sia il giudice finale del mondo. L'altra immagine di base è quella di Cristo sulla croce e dei suoi derivati, in cui viene mostrato umiliato, percosso e crocifisso al di fuori della grande città come un criminale, nonostante la sua innocenza.

Il Pantocratore è un'immagine di autorità e di potere, con Cristo che appare come l'origine e il culmine di ogni ordine. Nella cupola, il Cristo glorioso è l'apice di una gerarchia cosmica di angeli e santi, che dà struttura e forma al creato. Si tratta di un'immagine che incute timore, orgoglio e disciplina. Il Pantocratore, il grande giudice con la spada a doppio taglio proveniente dalla sua bocca, non ha solo il potere di includere, ma anche il potere di escludere ed emarginare. Questo è ciò che l'ordine fa sempre. L'ordine, e di fatto qualsiasi categoria, qualsiasi eventuale "logos" o identità, deve al tempo stesso includere ed escludere.

Cupola della chiesa della santa Ascensione a Mount Pleasant, Carolina del Sud. Artisti: Vladimir Grygorenko e Dmitri Shkolnik.

Eppure, all'altra estremità della distesa cosmica, ci sono la croce, lo sposo, la sepoltura e altre immagini della Passione di Cristo, in cui Cristo incarna lo spazio escluso e marginale in cui l'ordine si frantuma nella morte – in cui l'ordine, la legge, può escludere e uccidere l'innocente. È un'immagine che ispira compassione, pietà e misericordia.

Crocifissione, di Philip Davydov

Come esseri umani, tutti noi cadiamo a qualche pnto tra questi due poli nel nostro approccio alla fede e nella nostra percezione di Cristo. Essere più da una parte o dall'altra ha i suoi aspetti positivi, può renderci più forti o più compassionevoli, ma ogni parte può anche nascondere i nostri vizi. Favorendo segretamente Cristo come Re, possiamo sentire disgusto per quegli aspetti del mondo che non si adattano, marginali, ribelli e periferici, e questo può spingerci a vedere esclusivamente il pericolo rappresentato da coloro che si allontanano dall'ordine.

All'opposto, favorendo Cristo crocifisso, nel vedere Cristo come vittima innocente, possiamo giungere a risentirci dell'autorità, a opporci all'ordine mentre ci sentiamo autorizzati a contrastare quello che ci sembra un potere tirannico. Questo può arrivare fino al punto di accettare il peccato, di rallegrarci di ribellione e disordine.

Considerando questo, San Massimo il confessore collega questi due estremi alle nostre passioni. La prima è una passione dalla destra, basata sull'attaccamento compiaciuto alla nostra auto-professata capacità di disciplina e d'ordine. L'altra è una passione dalla sinistra, la caduta nel caos dei nostre capricci e desideri individuali:

"Le passioni della carne possono essere descritte come appartenenti alla mano sinistra, la presunzione come appartenente alla mano destra." [1]

È importante, soprattutto in questi tempi oscuri, tenere sempre a mente queste due immagini di Cristo, come una bilancia a due bracci, di cui ciascuno impedisce che l'altro si ribalti e ne controlla gli eccessi. Mantenere entrambe le immagini nella mente può anche agire per noi come un baluardo contro le avversità, perché la maggior parte delle critiche al cristianesimo proviene dall'uno o dall'altro di questi due estremi. Se la critica nietzschiana è che il cristianesimo è una sentina di risentimento, vittimismo e mentalità da schiavi, la critica femminista e post-moderna vede nel cristianesimo il bastione di una società patriarcale e dell'oppressione dei deboli. Ma vedere Cristo, colui che è "tutto in tutti" è vederlo sia come padrone sia come schiavo, sia come giudice sia come innocente condannato.

È attraverso la comprensione di questi due poli, che l'eccessiva polarizzazione della società contemporanea può apparirci esplicitamente come anti-cristiana, perché è attraverso la divisione di ciò che è unito senza confusione, la radicalizzazione della destra e della sinistra, che ci riduce a stati patologici. Come cristiani dobbiamo sforzarci di mantenere i nostri cuori, di mantenere il centro, in modo che possiamo vedere continuamente in queste due icone – il Cristo Pantocratore e la Croce – come le mani tese di Cristo che dal più alto cielo raggiunge le profondità dell'inferno.

Nota

[1] San Massimo il Confessore, IV secolo, n.96 nella Filocalia.

 
Gli eventi sportivi e le funzioni in chiesa

Eric Liddell

Cosa dovrebbero fare i genitori quando i loro figli sono coinvolti in sport che prevedono partite o allenamenti che coincidono con le funzioni del sabato sera o della domenica mattina?

La risposta a questa domanda per la verità è applicabile a tutte le attività che interferiscono con la nostra presenza in chiesa e che non sono questioni di grande necessità.

Il quarto comandamento dice:

"Ricordati il ​​giorno del sabato per santificarlo: per sei giorni faticherai e farai tutto il tuo lavoro, ma il settimo giorno è il sabato del Signore tuo Dio: non farai alcun lavoro, tu, tuo figlio, tua figlia, il tuo servitore, la tua serva, il tuo bestiame, lo straniero che vive dentro le tue porte; perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi e ha riposato il settimo giorno: per questo il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha santificato" (Esodo 20:8-11).

Potete ascoltare un sermone che ho tenuto su questo argomento per ulteriori dettagli sul perché è così, ma basta dire qui che la Tradizione della Chiesa ci insegna che nel Nuovo Testamento questo comandamento si applica soprattutto alle domeniche, alle grandi feste grandi e ad altri giorni particolarmente solenni (come venerdì santo). E come era nell'Antico Testamento, questi giorni sacri iniziano al tramonto – quindi questo include i tempi delle Veglie, così come i tempi delle Liturgie in quei giorni.

C'è una storia illustrativa della vita di san Giovanni di Shanghai e San Francisco su questo tema. Nel 1964, la Chiesa russa all'Estero ha glorificato ufficialmente San Giovanni di Kronstadt il 1 novembre (19 ottobre sul vecchio calendario). Anche questo giorno era una domenica, e perciò c'era una Veglia del sabato particolarmente importante a causa di questa santa occasione – che ha segnato la prima glorificazione di un santo da parte della Chiesa russa dal tempo della rivoluzione bolscevica. Ma il giorno coincideva anche con la vigilia di Halloween, e tanti russi della parrocchia avevano partecipato a un ballo, piuttosto che alla veglia. Il nostro stesso arcivescovo Peter racconta la storia di ciò che è accaduto:

"Ricordo vividamente di essere andato due volte con Vladyka a un ballo a San Francisco [era un ballo di Halloween]. La prima volta era dopo una Veglia in occasione della glorificazione di san Giovanni di Kronstadt. C'erano fedeli nella cattedrale, ma non quanti ci si sarebbe aspettato in un giorno così importante. Dopo la Veglia, Vladyka faceva visite in qualche ospedale, ma questa volta, in risposta alla domanda dell'autista, "Dove andiamo?", Vladyka ha risposto: "Al ballo del centro russo". Al nostro arrivo, ci siamo diretti verso la sala principale. Vladyka ha camminato tutto attorno alla sala in silenzio. Siamo rimasti a guardare uomini e donne anziani e i dirigenti della società che si nascondevano letteralmente sotto i tavoli; una donna, vedendo Vladyka, ha esclamato con gioia: "Vladyka è qui! Vladyka è qui! Dobbiamo dargli un po' di tè?" Vladyka guardava severamente tutti, ma al tempo stesso ho notato che non aveva nessuna rabbia verso qualcuno in particolare. E senza aver detto una sola parola, ce ne siamo andati così come siamo venuti. La seconda volta che Vladyka è entrato nella sala ha chiesto un microfono e si è rivolto ai presenti. Sapevo quanto Vladyka era sconvolto per tutto questo, ma il suo discorso era calmo. La mattina successiva i chierici sono stati informati che chiunque aveva partecipato al ballo non era benvenuto a servire, sia che servisse all'altare come accolito o che cantasse nel coro" (È possibile ascoltare il vescovo Peter che racconta questa storia in un podcast su Ancient Faith Radio, circa al minuto 33).

Esistono certamente eccezioni alla regola. Ad esempio, se si è agenti di polizia, medici o infermieri, potrebbe essere necessario lavorare in alcune domeniche e feste, e questo è completamente comprensibile. Come ha detto Cristo nei Vangeli, è permesso fare del bene al sabato. Ci sono altre circostanze eccezionali che potrebbero venire fuori a impedirvi di essere in chiesa in queste occasioni. Tuttavia, questa non dovrebbe essere la norma – a meno che l'infermità fisica o la distanza non vi impediscano di essere presenti in chiesa. E in questi casi, se è possibile, si dovrebbero passare questi giorni a casa, al meglio delle proprie capacità.

Capisco anche che ai nostri tempi la maggior parte degli sport di squadra presenta eventi che coincidono con le funzioni delle domeniche o delle feste. Ma dobbiamo considerare perché è così... perché non sempre tali conflitti sono stati una routine. Questi conflitti sono diventati di routine perché troppi genitori cristiani hanno permesso che tali cose andassero avanti. Il processo si è accelerato sulla scia del Vaticano II, quando i cattolici sono stati informati di poter soddisfare il loro "obbligo della domenica " andando a Messa sia il sabato sera che la domenica mattina. Tuttavia, se più genitori avessero fatto la voce grossa dicendo semplicemente "No", ci sarebbero meno squadre che cercano di violare i giorni sacri. Naturalmente è difficile essere uno dei pochi che prendono posizione su questo, ma la vostra resistenza potrebbe ispirare altri e, di fatto, potreste desiderare di entrare in contatto con altri genitori cristiani, per non essere gli unici a resistere in questo modo.

La partecipazione alle funzioni è molto simile a una decima del nostro tempo, e quando rifiutiamo di mettere gli sport al di sopra delle funzioni in chiesa, mostriamo quali sono le nostre priorità... al mondo, a Dio, ai nostri figli e a noi stessi.

Un buon esempio da seguire è quello di Eric Liddell, la cui vita è stata parzialmente ritratta nel film "Momenti di gloria", del 1981. Eric Liddell era una leggenda sportiva nel Regno Unito, specialmente nella sua nativa Scozia, dove la sua fama era paragonabile a quella di una rock star, nei campi della corsa e del rugby. Ma era anche un cristiano profondamente impegnato, che prendeva il quarto comandamento molto seriamente. Nel 1924, ebbe la possibilità di andare alle Olimpiadi e di vincere una medaglia d'oro, ma l'evento che stava progettando di competere erano i 100 metri, e una delle gare per quella competizione era prevista per una domenica. Si rifiutò di correre di domenica, e così dovette competere invece nei 400 metri, un evento che non era il suo favorito. Prima di quella corsa, gli fu consegnato un pezzo di carta, su cui qualcuno aveva scritto una nota che diceva: "Nel vecchio libro si dice: "Chi mi onora lo onorerò" [1 Samuele 2:30]. Non solo Liddell vinse quella gara, ma vi stabilì pure un record mondiale in esso.

Ciò che è meno noto è che nel 1925 Liddell si allontanò da tutta la sua fama e gloria, e andò in Cina per servire da missionario. Durante la seconda guerra mondiale, fu rinchiuso in un campo di internato giapponese, insieme a tutti gli altri occidentali catturati dai giapponesi nella zona. Mentre era lì, insegnava ai bambini, e li allenava pure. Gli fu chiesto di allenarli alla domenica e inizialmente si rifiutò di farlo. Tuttavia, in sua assenza, i bambini spesso si lasciavano andare a risse, e così cambiò idea e li allenò anche la domenica – dimostrando che non era un legalista. Capiva che esistevano eccezioni, ma non le faceva alla leggera, semplicemente perché gli andava, anche quando non farlo gli costava.

Penso che insegneremmo ai nostri bambini lezioni molto importanti, se seguissimo questo esempio. E se volete aiuto per spiegare queste cose ai vostri figli, potreste iniziare a guardare con loro il film Momenti di gloria.

 
L'importanza della presenza alle funzioni serali

Nella sezione “Ortoprassi” dei documenti, presentiamo l’articolo di padre Valerij Lukianov dal titolo “Giunti al calar del sole…”, che cerca di spiegarci l’importanza della pratica delle funzioni della Veglia di Tutta la Notte nel cammino spirituale dei cristiani ortodossi, e ci incoraggia a fare ogni sforzo possibile per mantenere la pratica continua della partecipazione alla Veglia.

 
Il peccato del regicidio

foto: apologet.spb.ru

Dopo la morte di Saul, che si era trafitto con la sua spada durante la battaglia con i filistei, un amalechita corse ad avvertire Davide, che Saul in quel momento perseguitava.

Supponendo che Davide sarebbe stato molto contento della notizia, decise di presentarsi come l'assassino di Saul, per aumentare così la ricompensa prevista.

Tuttavia, dopo aver ascoltato la storia inventata dell'amalechita su come aveva ucciso Saul ferito su sua richiesta, Davide si stracciò le vesti, così come tutti quelli che erano con lui. Piansero, si lamentarono e digiunarono fino a sera. E Davide disse al giovane che gli aveva portato l'annuncio: Di dove sei? Ed egli rispose: Sono figlio di uno straniero, un amalechita. E Davide gli disse: Non hai avuto paura di stendere la tua mano per distruggere l'unto del Signore? E ordinò a uno dei servi di ucciderlo. Allo stesso tempo, Davide disse: Il tuo sangue ricada sul tuo capo; poiché la tua bocca ha testimoniato contro di te, quando hai detto: Ho ucciso l'unto del Signore (1 Re/Sam. 1:13-16).

Così fu giustiziato uno straniero che si spacciava per l'assassino di Saul. Fu sottoposto a una crudele esecuzione, sebbene Saul avesse fatto molto male per il quale il Signore lo aveva rinnegato, ed era un persecutore dell'innocente Davide.

È chiaro dalle sue parole che Davide dubitava della veridicità del racconto dell'amalechita, e che non era convinto che fosse lui l'assassino di Saul, ma lo condannò a morte, ritenendo meritevole di morte anche solo definirsi un regicida e vantarsene.

Quante volte più grave e più peccaminoso è l'assassinio dell'unto di Dio ortodosso; quanto più grande dovrebbe essere la punizione per gli assassini dello tsar Nicola II e della sua famiglia?!

A differenza di Saul, che si allontanò da Dio e fu da lui abbandonato per questo, lo tsar Nicola II fu un esempio di pietà e completa devozione alla volontà di Dio.

Avendo ricevuto non l'unzione dell'olio dell'Antico Testamento sul capo, ma il "sigillo del dono dello Spirito Santo" pieno di grazia nel sacramento dell'unzione, l'imperatore Nicola II fu fedele alla sua chiamata fino alla fine della sua vita, consapevole della sua responsabilità davanti a Dio.

In ogni suo atto, l'imperatore Nicola II rendeva conto alla sua coscienza, sempre "camminando davanti al Signore Dio". "Il più pio" nei giorni del suo benessere terreno non solo di nome, ma anche nei fatti, mostrò nei giorni delle sue prove un pazienza simile a quella del giusto Giobbe.

Le mani dei criminali si levarono contro un tale tsar, per di più quando era già purificato dalle prove che aveva sopportato, come l'oro in un crogiolo, ed era un sofferente innocente nel senso più pieno della parola.

Il crimine contro lo tsar Nicola II è ancora più terribile e peccaminoso perché tutta la sua famiglia, compresi bambini completamente innocenti, è stata uccisa con lui!

Tali crimini non rimangono impuniti. Gridano al cospetto del cielo e portano l'ira di Dio sulla terra.

Se uno straniero – il presunto assassinio di Saul – era stato messo a morte, allora per l'omicidio dell'indifeso tsar-sofferente e della sua famiglia ora soffre l'intero popolo russo, avendo commesso una terribile atrocità e rimanendo in silenzio quando lo tsar è stato sottoposto all'umiliazione e alla reclusione.

La giustizia di Dio richiede da noi una profonda consapevolezza della peccaminosità di ciò che abbiamo fatto e il pentimento davanti alla memoria dello tsar-martire.

La memoria dei santi principi innocenti Boris e Gleb ha suscitato la coscienza del popolo russo durante i tempi dei guai e ha fatto vergognare i principi che hanno iniziato il conflitto. Il sangue del santo granduca Igor' produsse una rivolta spirituale nelle anime dei kievani e unì Kiev e Chernigov nella venerazione del santo principe assassinato.

Con il suo sangue sant'Andrej Bogoliubskij consacrò la monarchia della Rus', che fu istituita molto più tardi, dopo il suo martirio.

La venerazione di san Michele di Tver' in tutta la Russia ha guarito le ferite sul corpo della Russia causate dalla lotta tra Mosca e Tver'.

La glorificazione del santo tsarevich Dmitrij ha schiarito la coscienza del popolo russo, ha infuso in esso forza morale e, dopo gravi disordini, ha portato alla rinascita della Russia.

Lo tsar martire Nicola II e la sua famiglia molto sofferente sono ora annoverati tra questi portatori della passione.

Il più grande dei crimini commessi contro di lui deve essere espiato dalla sua fervente venerazione e dalla glorificazione delle sue imprese.

La Rus' deve inchinarsi davanti al sovrano umiliato, calunniato e torturato, come una volta il popolo di Kiev si inchinò davanti al venerabile principe Igor', che avevano torturato; come si inchinò il popolo di Vladimir e Suzdal davanti al gran principe assassinato Andrej Bogoliubskij!

Allora lo tsar-portatore della passione avrà audacia davanti a Dio e la sua preghiera salverà la terra russa dai disastri che essa sopporta.

Allora lo tsar-martire e quanti hanno sofferto con lui diventeranno nuovi difensori celesti della santa Rus'.

Il sangue versato innocentemente farà rivivere la Russia e la coprirà di nuova gloria!

 
5 modi russi di indossare un velo (e non sembrare una babushka)

Il velo ha sempre avuto un posto di rilievo nell'abbigliamento femminile tradizionale in Russia e rimane un accessorio alla moda oggi, soprattutto quando fa freddo. Provate questi foulard russi come alternativa a un normale cappello.

Il velo russo è un accessorio luminoso e caldo che si abbina ugualmente bene a un outfit classico, a un look etnico o boho-chic, e che può essere utilizzato per aggiungere un tocco femminile a stili più sportivi. I foulard arrivarono per la prima volta in Russia dall'est nel XVII secolo e divennero rapidamente molto popolari tra le giovani donne, che in precedenza avevano indossato sciarpe di lino ricamate sopra un cappellino.

Tutte le donne dovevano coprirsi i capelli nella vita quotidiana e solo i parenti stretti potevano vederle senza copricapo. Inoltre, alle donne non era permesso entrare in una chiesa senza il velo. In inverno, anche foulard e scialli proteggevano sia dal freddo che dal vento.

I foulard russi sono solitamente realizzati con tessuti naturali integrati con lana o seta e sono dipinti con motivi intricati. Questi possono essere ornamenti turchi (paisley), disegni floreali o motivi stampati.

Dalla fine del XVIII secolo, i foulard russi tradizionali più riconoscibili sono stati prodotti a Pavlovskij Posad nella regione di Mosca, mentre i foulard invernali più noti lavorati a maglia di piumino sono realizzati a Orenburg.

Le donne indossavano il velo in modo diverso nelle diverse parti della Russia. Inoltre, il modo in cui una donna indossava il velo variava a seconda del suo stato civile e dell'occasione, che si trattasse di andare in chiesa, di una celebrazione festiva, ecc. Alcuni di questi stili attirano ancora oggi le donne alla moda.

1. Legato sotto il mento

Un velo legato sotto il mento, come notoriamente indossato dalla ragazza sulla barretta di cioccolato "Alёnka", è solitamente indossato dalle giovani donne. Questo modo di indossare un foulard funziona meglio con sciarpe realizzate con tessuti sottili indossati in primavera o in autunno: sarebbe troppo freddo in inverno, anche se ti protegge un po' la testa dal vento.

Gli storici ritengono che questo modo di indossare il velo sia venuto dalla Germania, ma si sia così "russificato" che ora è considerato tradizionalmente russo. In epoca sovietica, il velo legato sotto il mento faceva effettivamente parte dell'uniforme standard per le donne che lavoravano nelle fabbriche e nelle fattorie collettive poiché le norme sanitarie e di sicurezza richiedevano che i capelli fossero coperti.

I foulard indossati in quel modo proteggevano anche il collo dal vento. Questo modo di indossare il velo è l'ideale per qualsiasi acconciatura con le trecce.

2. Code sul retro

Questo modo di indossare il velo, popolarmente noto come "sopra la spalla", era popolare tra le donne che vivevano nelle città nel XVII secolo.

Qui la sciarpa viene posta sopra la testa, mentre le sue estremità non sono annodate ma semplicemente incrociate e gettate all'indietro per fissare il copricapo.

3. Legato intorno al collo

In precedenza, questo era il modo in cui le donne sposate indossavano il velo per indicare il loro stato civile. In questi giorni, è uno dei modi più popolari di indossare un foulard con pellicce o cappotti di montone in inverno. La sciarpa è posta sulla testa, le estremità incrociate sotto il mento, legate intorno al collo e infilate sotto il colletto.

Molte giovani donne indossano il velo in questo modo sopra un cappello di lana per una maggiore protezione dal freddo e dal vento.

Questo è il modo in cui le giovani donne di solito indossano il velo in chiesa senza legarlo troppo.

4. Nodo in alto

Conoscete il dipinto di Boris Kustodiev "La moglie del mercante al tè?"

Guardate come questa bellezza russa legava il suo velo: le estremità sono infilate in una crocchia ordinata nella parte anteriore e sollevate, e il nodo assomiglia ai petali dei fiori.

Questo è il modo in cui le donne appartenenti alla classe mercantile indossavano il velo, quindi non sorprende che questo stile fosse noto come "la via del mercante".

In questi giorni, un copricapo come questo starà bene con un look pin-up e sport-chic proteggendo la testa di chi lo indossa dal sole che splende all'aperto.

5. Legato sul retro

Questo modo di indossare il velo è considerato tradizionale per le donne nelle parti meridionali della Russia. Si adatta particolarmente ad acconciature alte ed eleganti.

 
San Giovanni Damasceno e 'l'Ortodossia' dei non calcedoniani

In questa domenica che cade tra il 13/26 luglio e il 19 luglio/1 agosto la santa Chiesa ortodossa commemora i santi Padri dei primi sei Concili ecumenici, che hanno operato con tanto amore e sofferenza per preservare la verità del Dio-Uomo Gesù Cristo, incarnato per la nostra salvezza. La vera teologia è necessariamente legata e alimentata dalla vera pratica e spiritualità, e così è necessariamente legata alla nostra incessante ricerca della perfezione in Cristo. I proclami dei Concili ecumenici sono ricevuti come testimoni infallibili e inattaccabili della tradizione ortodossa.

Tuttavia, ci sono coloro che oggi cercano di minimizzare e talvolta anche ribaltare l'importanza di questi concili e dei santi Padri che vi hanno operato, al fine di "unificare" la vera Chiesa di Cristo con altri corpi non ortodossi.

Contro questa marea, il protopresbitero Theodoros Zisis, professore emerito della facoltà di teologia all'Università Aristotele di Salonicco si contrappone come strenuo difensore della mentalità patristica della santa Chiesa ortodossa, dicendo la verità nell'amore. Egli cerca di presentare al suo pubblico una sana teologia patristica in modo chiaro e pratico. Una biografia di padre Theodoros si può trovare in impantokratoros.org.

Quello che segue è un brano di padre Theodoros che affronta in particolare il movimento ecumenico tra alcuni membri della Chiesa ortodossa e i non calcedoniani, e in particolare il loro uso improprio della teologia dei santi Concili santi e del grande luminare, san Giovanni Damasceno.

il protopresbitero Theodoros Zisis

1. Valutazione generale del dialogo

È ben noto che tra i dialoghi che la Chiesa cattolica ortodossa sta conducendo con gli eterodossi vi è quello con i monofisiti, o "non calcedoniani" o "pre-calcedoniani", o "antico-orientali", o - come sono stati recentemente chiamati, contrariamente alla tradizione - "ortodossi orientali". Questo dialogo, a livello della Commissione teologica mista che lo sta conducendo, si è concluso in un accordo da cui è apparentemente evidente che nulla ci separa nella fede, che le differenze finora osservate sono dovuti a un fraintendimento e a un'errata interpretazione della terminologia teologica che gli esperti teologi speciali ora capiscono meglio dei santi Padri, e che la separazione originale dei non calcedoniani dalla Chiesa è dovuta a ragioni non teologiche, ma politiche.

Questa immagine distorta è prevalsa fin dalla nascita delle discussioni, sia nelle quattro conferenze non ufficiali tra ortodossi e non calcedoniani che hanno avuto luogo – si dovrebbe notare – su iniziativa del Consiglio Ecumenico delle Chiese, sia nelle riunioni ufficiali della Commissione inter-ortodossa su questo dialogo, sia nelle conferenze in seguito alla Commissione mista. In particolare, vi sono persone, membri del dialogo e rappresentanti delle Chiese, che hanno creduto che la "ortodossia" dei non calcedoniani sia insindacabile e al di là di qualsiasi controversia, e di conseguenza che il dialogo teologico sia superfluo, perché renderà le cose più complicate. Hanno mantenuto questi punti e hanno proposto che le Chiese dovrebbero procedere a un semplice annuncio di unione, perché i quindici secoli di separazione sono ingiustificabili. Su questo punto, di conseguenza, la Chiesa è stata in errore in tutti questi secoli, e non solo centinaia di grandi, illustri, sapienti e illuminati santi Padri hanno commesso un errore a lottare e scrivere contro monofisiti, giacobiti, acefaliti, severiani, etc., ma l'ha commesso anche una moltitudine di anziani semplici ma illuminati e santi, che, come mostrano molte storie nei Gerontika, non hanno acconsentito neppure a parlare con i non calcedoniani finché questi ultimi non rinunciassero alla loro eresia e riconoscessero le decisioni del quarto Concilio ecumenico a Calcedonia.

Certo, i santi Padri e i venerabili anziani non hanno meno amore e comprensione rispetto ai campioni contemporanei dell'unione. Al contrario, il loro atteggiamento era basato su una preoccupazione pastorale e pedagogica che coloro che avevano deviato avrebbero dovuto rendersi conto del loro errore ed essere portati alla fede corretta, che è il presupposto indispensabile per la salvezza. Chi dice la verità ha amore, anche se agli inizi causa disagio e crea una reazione, non colui che induce in errore e nasconde la verità, curandosi delle relazioni umane temporanee e non delle realtà eterne. Questi aspetti sono stati chiariti nella coscienza della Chiesa. Ci sono una concordia e una pace buona e una cattiva; sono cattive la concordia e la pace che trascurano le differenze di fede, perché solo "l'unità della fede e la comunione dello Spirito Santo", per la quale la Chiesa prega ogni giorno, sono in grado di stabilire e garantire la pace profonda e imperturbabile, poiché si basano sull'unità spirituale e sacramentale. Quando questa unità non esiste, allora abbiamo la concordia e la pace cattive e false, che perpetuano e nascondono la ferita della separazione e della divisione; in questi casi "meglio una guerra lodevole, che una pace che separa l'uomo da Dio". [1]

L'immagine fittizia e irrealistica di non avere differenze di fede con i non calcedoniani ha cominciato a essere proiettata all'inizio di questo secolo, ma è stata presentata in una forma molto allettante e attraente in questi ultimi decenni, durante i quali il cosiddetto movimento ecumenico era al suo apice, prima i subire i colpi inevitabili e distruttivi portati dal rilancio e dal rafforzamento dell'uniatismo cattolico romano, e anche dal nebuloso sincretismo e relativismo teologico dei protestanti, che alla fine, dopo la sua comparsa chiara e aperta alla 7a Assemblea Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Canberra, Australia (febbraio 1991), ha iniziato a turbare gli ortodossi.

In ogni caso, un frutto della coltivazione di questo relativismo e sincretismo teologico è stato il ritratto abbellito delle nostre differenze con i monofisiti, che non sono più chiamati tali, ma in un primo momento "non calcedoniani", quindi "pre-calcedoniani" o " antico-orientali", e ora "ortodossi orientali", dal momento che abbiamo demolito i confini e le frontiere, nonostante il monito dei Padri "di non rimuovere i confini eterni che i nostri Padri hanno stabilito", e hanno permesso ai monofisiti, che sono stati eretici per quindici secoli nella coscienza della Chiesa, di diventare coeredi dell'Ortodossia e di essere chiamati ortodossi come noi stessi, senza ritorno né pentimento. La confusione teologica è davvero sorprendente, come lo è la demolizione di tutti i confini. Se qualcuno appena dieci anni prima avesse letto o sentito i termini "commissione inter-ortodossa" o "Chiese ortodosse", li avrebbe sicuramente capiti come una commissione di Chiese ortodosse locali che appartengono alla comunione della Chiesa cattolica ortodossa, che comprende le Chiese ortodosse autocefale d'Oriente, con la Chiesa di Costantinopoli che occupa il primo posto. Tuttavia, ora questo non è più così ovvio; dopo molti anni di lavoro organizzato dai progettisti dell'ecumenismo una "commissione inter-ortodossa" può includere i non calcedoniani, dal momento che con la nostra acquiescenza le Chiese monofisite dei copti, siro-giacobiti, armeni, etiopi, et al., sono ora annoverate tra le Chiese ortodosse dell'Oriente. Prima dei protestanti il ​​primo maestro di sincretismo teologico ed ecclesiastico è stato il papa, come è più evidente nell'istituzione dell'unia, dove i proseliti sono autorizzati a mantenere i propri tratti distintivi, e anche le loro eresie; l'unico requisito è che essi riconoscano il primato del papa.

La seconda conseguenza di questo relativismo teologico e di questa demolizione dei confini della Chiesa è stato l'ottundimento della sensibilità ecclesiale e dell'auto-consapevolezza di molti teologi ortodossi, in particolare di quelli associati con il Consiglio Mondiale delle Chiese, ma anche di quelli connessi in qualsiasi modo con l'entusiasmo dello spirito ecumenista coltivato per molti decenni. Quest'ottundimento, come frutto di una ricerca teologica apparentemente oggettiva, schermato da nomi di arroganti teologi ortodossi ecumenisti, sta cominciando gradualmente ad assalire teologi che fino a ora sono stati considerati come tradizionalisti. È sorprendente, per esempio, valutare e tenere traccia del comportamento dei teologi coinvolti con il dialogo, che, sulla base dei propri testi scritti, sostenevano che la via cerso l'unione con i non calcedoniani è difficile e che il riconoscimento del quarto Sinodo ecumenico e delle altre decisioni ecumeniche è una condizione indispensabile per l'unione, mentre ora accolgono l'unione come facile e senza problemi, e non prevedono nemmeno come condizione per tale unione il riconoscimento del quarto Sinodo ecumenico e delle altre decisioni ecumeniche, molto semplicemente perché questo non può avvenire, come è stato dichiarato da parte dei non calcedoniani a un incontro non ufficiale a Ginevra, anche se i nostri teologi pensano che, reinterpretando le decisioni del quarto Sinodo ecumenico, riusciranno a convincere i non calcedoniani ad accettarlo.

Tuttavia, non è una questione di interpretazione, ma di alterazione e di capovolgimento delle decisioni dei Sinodi ecumenici. Per esempio, quale interpretazione daremo alla definizione di fede del settimo Sinodo ecumenico a Nicea, che riassume tutta la fede ortodossa, e dice, a proposito dei monofisiti e dei loro santi: "Con questi Padri noi confessiamo le due nature di colui che per noi si è incarnato dall'immacolata Theotokos e sempre vergine Maria, riconoscendo che egli è perfetto Dio e perfetto uomo, come il sinodo di Calcedonia ha promulgato, quando espulse i bestemmiatori Eutiche e Dioscoro dalla compagine divina, respingendo con loro Severo, Pietro e la banda a loro connessa con le loro numerose bestemmie". [2] Noi ortodossi consideriamo le decisioni dei Sinodi ecumenici come infallibili, perché sono state raggiunte con la supervisione dello Spirito Santo e sono state riconosciute dalla coscienza della Chiesa di tutte le età. Assaliremo, dunque, il prestigio e l'autorità dei Sinodi ecumenici con interpretazioni e sofismi teologici, e provocheremo uno scisma nell'unità perdurante e nella cattolicità della Chiesa ortodossa, costringendo gli ortodossi del XX secolo a credere sui non calcedoniani in modo diverso da quanto hanno creduto gli ortodossi delle generazioni precedenti, soprattutto quando quella fede fu fortificata e insegnata da persone illuminate e sante? La teologia non è una cosa facile per chiunque voglia speculare e negoziare con l'obiettivo di creare relazioni personali e sociali. Se ne demolisci una parte, l'intero edificio viene demolito. I santi Padri lo sapevano molto bene, e per questo motivo consigliano la rinuncia all'eresia e l'accettazione dell'insegnamento ortodosso come l'unico percorso e metodo di unione per gli eretici. Ora abbiamo escluso questo metodo in anticipo, dal momento che li abbiamo già riconosciuti come ortodossi e li abbiamo collocati nella compagine della Chiesa ortodossa, da cui i santi Padri li hanno espulsi infallibilmente e in modo divinamente ispirato con le decisioni dei Sinodi ecumenici.

2. San Giovanni Damasceno e i non calcedoniani

san Giovanni Damasceno

In realtà non c'è un Padre e santo della Chiesa in tutta una tradizione di quindici secoli, dal quarto Sinodo ecumenico fino a oggi, che avrebbe creduto e insegnato che non abbiamo differenze di fede con i non calcedoniani e che essi sono essenzialmente ortodossi come lo siamo noi. Al contrario, ci sono molti grandi santi della nostra Chiesa, dopo il Sinodo di Calcedonia, che hanno esposto la profondità e l'ampiezza, e in ogni caso la misura, dell'eresia dei non calcedoniani. Tra loro ci sono colossi e giganti della teologia, pilastri dell'Ortodossia, la cui multiforme sapienza, a parte l'illuminazione dello Spirito Santo, è sorprendente e innegabile, e così superiore alla sapienza di coloro che conducono il dialogo di oggi, tanto che appare risibile argomentare che essi non hanno capito i ragionamenti e le posizioni dei non calcedoniani, e che noi li comprendiamo meglio oggi. Dunque, san Massimo il Confessore, san Giovanni Damasceno e san Fozio il Grande – per citare solo tre padri importanti che si sono occupati dei non calcedoniani – non hanno capito i problemi? L'amara esperienza dei dialoghi teologici porta alla conclusione che in questo dialogo anche la preparazione dei membri della delegazione ortodossa non era ampia e sistematica, sulla base delle fonti dell'Ortodossia, i testi dei Sinodi e dei Padri, ma personale, secondo le preferenze teologiche e le propensioni di ogni membro, basate principalmente sulla bibliografia contemporanea adulterata dallo spirito ecumenista. È certo che i temi del dialogo sarebbero stati trattati in modo molto diverso se i membri ortodossi avessero letto i santi Padri – anche solo i tre più importanti che ho citato. Nei loro testi si notano le stesse concessioni e modifiche da parte dei non calcedoniani che si vedono oggi, ma queste sono giudicate dai Padri come prive di sincerità, un semplice camuffamento del monofisismo, in quanto non comportano un'esplicita confessione ed enumerazione delle due nature in Cristo in una persona dopo l'unione, e di conseguenza non portano al riconoscimento del quarto Sinodo ecumenico.

La cosa curiosa è che, mentre la tradizione patristica è completamente ignorata, è tracciato un corso interamente nuovo, ed è intrapresa un'innovazione in materia di fede, dove dalla massa prodigiosa di materiale patristico una singola espressione di san Giovanni Damasceno viene richiamata fino alla nausea. Quest'espressione, estrapolata dal contesto e senza collegamento a tutto ciò che l'aureo Padre della Chiesa di Antiochia e della Chiesa cattolica ortodossa dice nel trattare l'eresia degli acefaliti o giacobiti, lascia l'impressione che li riconosca come ortodossi. Il ricorso a san Giovanni Damasceno svolge un ruolo di catalizzatore e provoca l'impressione che, poiché il Santo è considerato la bocca della Chiesa, egli riassume la fede della Chiesa ed è a tutti gli effetti un insegnante infallibile e una norma dell'Ortodossia. E non è che sia semplicemente considerato tale: lo è davvero. Per questo motivo l'appello alla sua opinione sui non calcedoniani come quasi ortodossi potrebbe davvero costituire una solida base sulla quale potremmo sostenere i tentativi di portare alla riunione dei non calcedoniani con la Chiesa ortodossa. Se solo le cose fossero così, e tutta questa miseria e amarezza della separazione e della divisione fossero dovute ad ambiguità semantiche e a interpretazioni errate dei termini, nonché ad accidentali ragioni storiche e politiche, soprattutto in quanto questa valutazione deriverebbe dall'insegnante dogmatico per eccellenza ed esponente dell'auto-comprensione degli ortodossi, san Giovanni Damasceno, che aveva vissuto lontano da Costantinopoli nella Chiesa di Antiochia, da cui ebbe origine la Chiesa siro-giacobita, e conosceva meglio e più da vicino la situazione.

Tuttavia, il quadro che deriva dalla lettura dei testi di san Giovanni Damasceno è completamente diverso, estremamente sfavorevole e scoraggiante per le possibilità di ri-unione con i non calcedoniani, anche con interpretazioni e spiegazioni, a meno che non tornino alla Chiesa ortodossa e confessino la fede di Calcedonia. Questa scoperta dovrebbe rendere circospetti e prudenti tutti coloro premono per l'unione, e soprattutto la Chiesa di Antiochia il cui patriarca ha come sua sede la città di Damasco, la città natale del santo, che venera e onora in modo particolare, come è evidente dalla denominazione della sua scuola teologica, che porta il nome di san Giovanni Damasceno.

Ma vediamo in breve qual è il quadro che emerge dagli scritti di San Giovanni Damasceno. In primo luogo, è ben noto che scrisse tre trattati contro i giacobiti o acefaliti, che, si dovrebbe notare, chiama senza esitare monofisiti. Il primo è intitolato Sulla natura composita, contro gli acefaliti, [3], mentre il secondo, di gran lunga più ampio rispetto al primo, è stato scritto per ordine del Patriarca Pietro di Antiochia e si intitola Tomo da Pietro, il santissimo vescovo di Damasco, al presunto vescovo di Daraia, il giacobita. [4] Il terzo, intitolato Lettera all'archimandrita Giovanni sull'inno Trisagio, [5] analizza il carattere trinitario dell'inno Trisagio in contrasto con la sua limitazione al solo Cristo fatta dai monofisiti, al fine di giustificare l'aggiunta della frase teopaschita "che sei stato crocifisso per noi". Colui che limita l'inno Trisagio a una singola persona della santa Trinità "condivide la volgare stupidità del Follatore", e contribuisce "all'oltraggio malignamente introdotto dal Follatore per la totale distruzione di tutti". [6] Questo ha a che fare con Pietro il Follatore, il patriarca di Antiochia che ha introdotto l'aggiunta all'inno Trisagio. San Giovanni scrisse anche un trattato contro il monotelismo, dove si parla anche dei monofisiti. Si intitola Sulle due volontà, energie e altre proprietà naturali che concorrono in Cristo e sulle due nature e una sola ipostasi. [7] Troviamo riferimenti di base anche nelle sue opere più note, Sulle eresie in breve, da dove hanno cominciato e da dove sono sorte, [8] e l'Esatta esposizione della fede ortodossa, [9] che, insieme all'opera Capitoli Filosofici [10] costituiscono la singola opera in tre parti La fonte della Conoscenza. Anche in altre opere ci sono riferimenti sparsi ai monofisiti.

La frase controversa di San Giovanni Damasceno, che spesso invocano, come abbiamo detto, in difesa della "Ortodossia" dei non calcedoniani, viene dall'opera Sulle eresie, e come è usata estrapolandola dal suo contesto, dice che i non calcedoniani "si sono separati dalla Chiesa con il pretesto del Sinodo di Calcedonia, essendo ortodossi in ogni altro modo". Per cominciare citeremo l'intero testo di san Giovanni, che commenteremo in seguito, senza entrare per il momento nell'essenza del suo insegnamento, che è completamente in contrasto con i testi comuni che sono stati firmati nel corso del dialogo, come lo è certamente l'insegnamento comune di tutti i Padri della Chiesa ortodossa, espresso da san Giovanni Damasceno.

Il testo è il seguente:

83. Gli egiziani, che sono anche chiamati schematici e monofisiti: si sono separati dalla Chiesa ortodossa con il pretesto del documento approvato a Calcedonia e conosciuto come il Tomo. Sono stati chiamati egiziani perché sono stati gli egiziani che per primi hanno iniziato questa forma di eresia durante i regni degli imperatori Valentiniano e Marciano; in ogni altro modo sono ortodossi. Per essersi attaccati a Dioscoro di Alessandria, che fu deposto dal Sinodo di Calcedonia per aver sostenuto gli insegnamenti di Eutiche, si sono opposti al Sinodo e hanno fabbricato innumerevoli accuse contro di esso al meglio delle loro capacità. Abbiamo ripreso queste accuse in questo libro e le abbiamo sufficientemente confutate, mostrando la loro goffaggine e stupidità. I loro capi erano Teodosio di Alessandria, da cui sono derivati i teodosiani, e Giacomo [Baradeo] della Siria, da cui sono derivati i giacobiti. Legati a loro, e loro sostenitori e campioni, erano Severo, il corruttore da Antiochia, e Giovanni [Filopono] il Triteita, che di affannava su cose vane; hanno negato il mistero della nostra comune salvezza. Hanno scritto molte cose contro l'insegnamento ispirato da Dio dei 630 Padri del Concilio di Calcedonia, e hanno disposto molte insidie, per così dire, e pietre d'inciampo sul sentiero (Salmo 139:6) per coloro che sono periti per la loro eresia perniciosa. Tuttavia, anche se essi insegnano che vi sono particolari sostanze, confondono il mistero dell'Incarnazione. Abbiamo ritenuto necessario discutere loro empietà in breve, aggiungendo brevi note in confutazione delle loro eresia senza Dio e abominevole. Io esporrò gli insegnamenti, o meglio, i deliri, del loro campione Giovanni, di cui sono così tanto orgogliosi. [11]

La prima osservazione che dovremmo fare è che san Giovanni elenca ed enumera i non calcedoniani tra gli eretici. Il numero 83 che precede il testo è il numero dell'eresia nell'ordine in cui li espone. Se avesse creduto che fossero ortodossi, sicuramente non li avrebbe inclusi tra gli eretici. Poi li chiama apertamente monofisiti: "Gli egiziani, che sono anche chiamati schematici e monofisiti". Tanto è stato scritto e detto nella bibliografia teologica contemporanea ecumenista sul fatto che non sono monofisiti, che siamo tutti titubanti a utilizzare questo termine, che tende a essere abolito. Passiamo alla famosa frase: "...separati dalla Chiesa ortodossa con il pretesto del documento approvato a Calcedonia e conosciuto come il Tomo... in ogni altro modo sono ortodossi". Nella prima parte della frase è chiaramente affermato che la questione riguarda degli scismatici che non appartengono alla Chiesa ortodossa: "separate dalla Chiesa ortodossa". Sono, quindi, al di fuori del dominio della Chiesa ortodossa. La causa della loro separazione dalla Chiesa ortodossa è la definizione dogmatica, il documento di Calcedonia, e non le varie ragioni storiche e politiche che i teologi contemporanei e storici si sforzano di trovare, seguendo un metodo non teologico che è totalmente estraneo alla metodologia patristica e all'auto-comprensione della Chiesa: "con il pretesto del documento approvato a Calcedonia". Parlando di pretesto, san Giovanni peggiora la posizione del Non-Calcedoniani e rafforza l'autorità e il prestigio del quarto Sinodo ecumenico di Calcedonia. In altre parole, vuole dire che la fede di Calcedonia è chiara come il cristallo e non richiede il tipo di interpretazioni e spiegazioni che pratichiamo nel dialogo di oggi; il suo rifiuto è per loro un pretesto per creare scisma e divisione, alla quale la loro fede, divergente dalla definizione di Calcedonia, li conduce.

Qual è, allora, è il significato della seconda parte della frase, "in ogni altro modo sono ortodossi", che provoca confusione? Molto semplicemente, San Giovanni Damasceno giustappone al grande errore teologico del rifiuto di Calcedonia, che pone i  non calcedoniani automaticamente fuori della Chiesa, la loro conservazione nella vita della Chiesa, come anche nelle altre questioni di fede, di insegnamenti e usi liturgici e pratiche, in cui sono ortodossi, vale a dire, in accordo con la Chiesa cattolica ortodossa. Tutti sanno che l'unità presuppone l'unità nella fede, nel culto e nell'amministrazione, e che in particolare in materia di fede l'unità arriva anche ai piccoli punti, perché a causa della coerenza, della coesione e del collegamento più interno delle verità della fede "chi danneggia una piccola parte danneggia il tutto". Certo, il dogma di Calcedonia sull'unione ipostatica delle due nature nell'unica persona di Cristo è un insegnamento dogmatico fondamentale, il cui rifiuto costituisce eresia manifesta, anche se quelli che lo rifiutano "sono ortodossi in ogni altro modo". Questa è la posizione di dan Giovanni Damasceno, che è confermata ulteriormente dal resto della citazione e dalle sue altre posizioni. Ma prima di procedere ad altre posizioni, dovremmo dire in questo contesto che ciò che è detto circa i non calcedoniani potrebbe essere detto anche circa gli ariani e gli iconoclasti: vale a dire, che i primi si sono separati "con il pretesto del documento approvato a Nicea I", mentre i secondi lo hanno fatto "con il pretesto del documento approvato a Nicea II", "essendo ortodossi in ogni altro modo". Siamo dunque costretti a dire, seguendo questa logica quanti decreti, di che tipo e da quale Sinodo sono rifiutati dagli eretici, al fine di trasformarli in ortodossi, demolendo a poco a poco i confini immutabili "che i nostri Padri hanno stabilito", dividendo il corpo della Chiesa nel tempo e "con tutti i santi", attendendo non un ritorno chiaro nel pentimento ma una confessione vaga e poco chiara dei non calcedoniani?

Il resto della citazione è molto più interessante. I non calcedoniani hanno un'alta opinione di Dioscoro, che fu deposto dal Sinodo di Calcedonia per aver difenso l'insegnamento di Eutiche. A tal fine hanno architettato innumerevoli accuse conro il Sinodo, che abbiamo già confutato, "mostrando la loro goffaggine e stupidità". San Giovanni li cita nelle sue opere specifiche contro i giacobiti di cui abbiamo parlato. I loro capi erano Teodosio d'Alessandria, per cui sono chiamati teodosiani, e Giacomo [Baradeo] il Siro, da cui sono chiamati giacobiti. I loro alleati e campioni di loro erano Severo, "il corruttore da Antiochia", e Giovanni Filopono il Triteita, che con il loro insegnamento "negano il mistero della nostra comune salvezza". Hanno scritto molte cose contro "l'insegnamento ispirata da Dio dei 630 Padri" seducendo e distruggendo molte persone nella "loro eresia perniciosa".

Il breve accenno al loro insegnamento empio e alle piccole note interpolate aveva lo scopo di confutare "la loro eresia senza Dio e abominevole".

Quando questi punti sono trasferiti alla realtà teologica contemporanea indicano quanto segue. San Giovanni non dubita della correttezza della condanna di Dioscoro – che molti ortodossi ora discolpano – perché costui ha difeso l'eresia di Eutiche in un sinodo. Le parole "Dioscoro non fu deposto per ragioni di fede", pronunciate dal patriarca Anatolio e che sono diventate uno slogan al dialogo, così come il fatto di "essere ortodosso in ogni altro modo", non significa che la sua ortodossia è stato riconosciuta, ma semplicemente che, dopo essere stato convocato per venire al Sinodo, non è venuto, ed è stato deposto per questa sua infrazione canonica e non "per ragioni di fede", come è evidente soprattutto nel commento da Leonzio citato qui nella nota. Se, tuttavia, avesse partecipato, sarebbe stato deposto per motivi di fede, perché era un eretico. [12]

Le riserve e le accuse dei non calcedoniani contro Calcedonia sono respinte da san Giovanni come indubbiamente infondate. Nel dialogo contemporaneo gli ortodossi stanno tentando di interpretare e giustificare il Sinodo di Calcedonia, adottando sotto molti aspetti le critiche dei non calcedoniani, e soprattutto la loro furia contro san Leone papa di Roma, che a loro dire ha adescato il Sinodo alle proprie posizioni filo-nestoriane e ha diviso gli orientali, ed è interamente responsabile dello scisma e della divisione del mondo orientale, che il dialogo sta ora cercando di correggere e guarire. Una conseguenza di questa virulenza contro san Leone è lo sforzo compiuto anche a livello di ricerca teologica per mostrare il "carattere cirillino" della definizione di Calcedonia e di alienare san Leone dalle decisioni del Sinodo, in modo che queste possano in tal modo essere accettate dai non calcedoniani.

A dire il vero, questa adozione – senza precedenti e unica nella storia della Chiesa Ortodossa – delle accuse degli eretici contro i protagonisti e campioni della fede, tra i quali san Leone, il più grande e ortodosso pilastro della Chiesa, torre e baluardo di pietà, [13] ha portato a formulare il punto di vista che Leone non concerne il dialogo tra ortodossi e anti-calcedoniani, ma quello tra cattolici romani e non calcedoniani. Tuttavia, la fede della Chiesa indivisa è cattolica; come credeva Roma, così credevano Costantinopoli, Alessandria e Antiochia, e viceversa, come credeva la più piccola diocesi e parrocchia, così credevano i grandi centri ecclesiastici. Di conseguenza, la questione riguarda tutti. Guai a noi se trasferiamo le condizioni dopo lo scisma al periodo prima dello scisma e rendiamo i santi della Chiesa responsabili della nostra indegnità.

La separazione, la divisione e lo scisma dalla Chiesa, secondo San Giovanni Damasceno, indicano una privazione della possibilità della salvezza. Con il loro insegnamento i non calcedoniani negano "il mistero della comune salvezza". Coloro che sono attratti e coloro che li attraggono nella loro eresia, come è il caso per ogni eresia, sono distrutti, perdono la loro salvezza, e sono indotti in perdizione. Noi tutti accettiamo e insegniamo che il nucleo e l'obiettivo dell'insegnamento dogmatico e delle lotte dei santi e dei Padri non tratta dispute filologiche ed ermeneutiche e chiarificazioni semantiche, ma la salvaguardia del potenziale di salvezza che gli eretici distruggono. Inoltre, accettiamo che questo è il motivo per cui ha avuto luogo tutta la disputa – non perché questa o quella opinione fosse vittoriosa, ma perché che gli uomini si salvino. Tuttavia, nei dialoghi teologici di oggi tende a prevalere la posizione che tutti noi costituiamo Chiese e siamo tutti salvati in loro – che siamo Chiese sorelle o famiglie di Chiese che non hanno grandi differenze di fede, ma che semplicemente non sono d'accordo nella terminologia e che interpretiamo alcune questioni in modo diverso. Per questo motivo diamo alcune spiegazioni di queste differenze, e ognuno rimane dove si trova. Gli ortodossi orientali, cioè i non calcedoniani, possono conservare la terminologia cirillina della sola natura del Verbo incarnato che è tradizionale per loro, mentre noi ortodossi abbiamo il diritto di utilizzare la formulazione delle due nature, come dicono i testi del dialogo. [14] Questi termini non hanno alcuna ripercussione sulla salvezza, né ne hanno avuta alcuna finora, e i santi Padri e san Giovanni Damasceno hanno fatto un errore nel vedere i non calcedoniani come persi nell'eresia, al di fuori della Chiesa, e a tentare, non di adularli, ma di farli tornare all'ovile della Chiesa. Coloro che conducono i dialoghi oggi scrivono, al contrario dei Santi Padri: "Ora capiamo chiaramente che entrambe le famiglie hanno sempre conservato fedelmente l'autentica fede cristologica ortodossa e la continuità ininterrotta della Tradizione apostolica, anche se hanno usato i termini cristologici in modi diversi". [15]

Osservazioni conclusive

La nostra intenzione è stata di esporre e commentare i testi di san Giovanni Damasceno e in particolare le sue opere contro i monofisiti non calcedoniani, al fine di dimostrare che il ricorso a lui come testimone della loro ortodossia non corrisponde ai fatti. Questa pretesa è stata molto chiaramente formulata esclusivamente sulla base di una citazione dalla sua opera Sulle eresie. In effetti l'intero quadro che si evince dalla totalità dei suoi scritti è convogliato al meglio in questa sintesi che, come egli stesso dice, critica "la loro eresia senza Dio e abominevole", all'interno del quale coloro che si trovano perdono la loro salvezza. Sulla scia di questi punti è evidente quanto ortodossi siano gli "ortodossi" orientali e quanto ottimismo ci dovrebbe essere per il successo della loro unione con la Chiesa ortodossa, finché noi continuiamo a credere che il santo di Damasco, il vanto della Chiesa di Antiochia, sia la bocca della Chiesa, la voce dei Padri e dei Sinodi.

* * *

Originariamente apparso in Gregorios Ho Palamas, n. 744 (settembre-ottobre 1992), pp. 1133-1144.

Note

[1] San Gregorio il Teologo, Orazione 2.82 (In difesa della sua fuga nel Ponto; PG 35: 488C); Orazione 6.11 (Prima irenica; PG 35: 736AB): "Il disaccordo sulla pietà è meglio della concordia emotiva". San Giovanni Crisostomo, Omelia su Matteo 35,1 (PG 57: 405): "Questa è soprattutto la pace, quando la parte malata è tagliata fuori... Così è avvenuto anche nel caso di quella famosa torre; la loro pace malvagia infatti è stata conclusa con la loro buona discordia, e la pace si è fatta così". Sant'Isidoro di Pelusio, Epistola IV.36, a Pietro il Monaco (PG 78: 1088C): "Esistono, o mio saggio amico, sia una guerra giusta sia una pace che è più vessatoria di qualsiasi implacabile conflitto – come dice il Salmo, ero geloso dei trasgressori, vedendo la tranquillità dei peccatori [Salmo 72: 3]".

[2] Mansi 13:377A.

[3] PG 95: 112-125; edizione critica in Bonifatius Kotter, O.S.B. (Ed.), Die Schriften des Johannes von Damaskos, vol. IV (Berlino: W. de Gruyter, 1981), pp. 409-417.

[4] PG 94: 1436-1501; edizione critica in Kotter, op. cit., pp. 109-153 [questo lavoro è meglio conosciuto come Contro i giacobitindt].

[5] PG 95: 21-61; edizione critica in Kotter, op. cit., pp. 304-332.

[6] PG 95:57 (Kotter, op. cit., P. 329).

[7] PG 95: 128-185; edizione critica in Kotter, op. cit., pp. 173-231).

[8] PG 94: 677-780; edizione critica in Kotter, op. cit., pp. 19-67.

[9] PG 94: 789-1228; edizione critica in Kotter, Die Schriften des Johannes von Damaskos, vol. II (Berlino: W. de Gruyter, 1973), pp 7-239.

[10] PG 94: 521-676; edizione critica in Kotter, Die Schriften des Johannes von Damaskos, vol. I (Berlino: W. de Gruyter, 1969), pp 51-146.

[11] PG 94:741A-744B (Kotter, op cit, vol IV, pp 49-50).

[12] De sectis 6 (PG 86,1: 1233B-1237D); edizione critica in Franz Diekamp (ed.), Doctrina Patrum de Incarnatione Verbi: Ein griechisches Florilegium aus der Wende des 7. und 8. Jahrhunderts, 2nd ed. (Münster: Aschendorff, 1981), pp. 177-179.

"Dicono che non è necessario accettare il Sinodo di Calcedonia, perché coloro che vi si sono riuniti erano volubili e incoerenti. Perché le stesse persone deposero Eutiche a Bisanzio e lo accettarono con Dioscoro a Efeso pur respingendo Flaviano, e ancora una volta le stesse persone accettarono Flaviano a Calcedonia, ma respinsero Dioscoro. In risposta a questo diciamo che non si dovrebbero prendere in considerazione i fattori umani. Molte persone, forse anche uomini di fama, hanno chiaramente sperimentato spesso tali cose. Ma anche se cinque o più di trenta su 630 sono apparsi volubile, come dite voi, non dobbiamo per questo rifiutare un Sinodo di seicento uomini, quando gli stessi uomini sedevano in concilio con Dioscoro ad Efeso, e neanche voi rifiutereste un tale sinodo a causa di questi uomini.

Ancora una volta chiedono: 'Perché non accettate Dioscoro se – come asserisce Anatolio di Costantinopoli questi non venne deposto per motivi di fede?' Rispondiamo in tutta verità che egli non fu deposto per motivi di fede. È per questo che non venne al Sinodo, perché i suoi affari non fossero sottoposti a inchiesta; ma se fosse venuto e un'inchiesta avesse avuto luogo, sarebbe stato deposto come eretico, perché questo è quello che era. Dal momento che non venne dopo essere stato convocato per tre volte, ne fecero una ragione per la sua deposizione, ed è per questo che Anatolio ha detto che non è stato deposto per motivi di fede.

Ancora dicono, 'Lo stesso Sinodo ha accettato eretici e non dovrebbe pertanto essere accettato'. Stanno parlando di Teodoreto e di Iba. Noi rispondiamo che il Sinodo non li accettò finché essi stessi non furono d'accordo con l'anatema a Nestorio.

Ma ancora una volta chiedono perplessi, 'Perché non chiesero a Teodoreto di condannare i propri scritti contro Cirillo?' A questo noi rispondiamo che non dovrebbero accusare di questo il Sinodo, ma san Cirillo. Questi, infatti, entrato in comunione con gli orientali e con Teodoreto stesso, non chiese a Teodoreto di condannare le proprie opere. Pertanto, il Sinodo non deve essere accusato di non aver fatto ciò che san Cirillo stesso non ha fatto. Eppure nel chiedere che Teodoreto condannasse Nestorio, il Sinodo ha fatto ciò che San Cirillo non ha fatto. Anche se postuliamo che [Iba e Teodoreto] fossero eretici, anche così il Sinodo non dovrebbe essere respinto a causa di loro. Il Sinodo di Nicea infatti accettò sette eretici, che in precedenza erano ariani e successivamente persistettero nella loro eresia, e non per questo motivo è chiamato il Sinodo dei 311 Padri, ma piuttosto il Sinodo dei 318 Padri. Per lo stesso motivo, Giovenale di Gerusalemme e molti altri vescovi che erano con Dioscoro al Sinodo di Efeso si ritrovarono a Calcedonia, e non per questo rifiutarono quel Sinodo, ma in realtà lo accolsero".

[13] Cfr. il servizio del santo il 18 febbraio.

[14] Seconda dichiarazione comune e proposte alle Chiese della Commissione mista per il dialogo (Ginevra, settembre 1990).

[15] Ibid.

 
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La Septuaginta

Questo testo è una versione riveduta di una lezione che è stata originariamente tenuta al Midlands Orthodox Study Centre nel novembre del 2007. È solo una breve introduzione alla Septuaginta e deve molto agli studi di altri. Essa delinea l'ambiente religioso e culturale in cui la Septuaginta è stata prodotta; descrive com'è nata questa traduzione della Bibbia ebraica; accenna alle differenze tra la Septuaginta e la Bibbia ebraica; mette in evidenza alcune delle caratteristiche distintive della Septuaginta, e il suo significato e uso nella Chiesa primitiva; e conclude considerando le traduzioni in inglese esistenti e imminenti.

Nel suo libro The Orthodox Church, il metropolita Kallistos di Diokleia definisce in modo molto semplice e chiaro la posizione dell'Antico Testamento greco, la Septuaginta: [1] 'La Chiesa ortodossa ha lo stesso Nuovo Testamento del resto della cristianità. Come suo testo autorevole per l'Antico Testamento utilizza l'antica traduzione greca conosciuta come la Septuaginta. Dove questa differisce dal testo ebraico (il che accade molto spesso), gli ortodossi credono che i cambiamenti nella Septuaginta sono stati fatti sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, e devono essere accettati come parte della rivelazione continua di Dio'.

La Septuaginta è stata prodotta nel mondo culturale elleno-romano, ovvero, grosso modo, nel periodo compreso tra le conquiste di Alessandro il Grande (c. 325 a. C.) e la costituzione dell'Impero Romano. La lingua franca di quel mondo era il koinè dialektos (dialetto comune) greco. Allora come oggi molti più ebrei vivevano al di fuori della Terra Santa di quanti vivevano al suo interno, e la grande maggioranza di loro non parlava l'ebraico. C'era, dunque, una chiara necessità di una versione della Bibbia ebraica in greco. La Septuaginta è stata scritta da ebrei di lingua greca della diaspora giudeo-greca, impiegando non, come alcuni studiosi hanno immaginato, una forma semitica separata del greco, ma la lingua comune (koinè) con un vocabolario specializzato (compresi gli idiomi) e uno stile che riflette i propri interessi particolari. Per un confronto adeguato si potrebbe pensare all'inglese legale o giornalistico dei nostri giorni.

Che cos'è la Septuaginta? (Il nome stesso deriva dalla parola latina septuaginta, che significa settanta). Ha avuto origine in Egitto. L'origine della traduzione è riportata nella Lettera di Aristea, scritta tra il 150 e il 100 a. C. Si suppone che la lettera sia opera di un funzionario di corte del re egiziano Tolomeo II Filadelfo (285-246 a. C.). Aristea dice che il re Tolomeo, da lui sollecitato, desiderava avere una traduzione greca della Torah ebraica (cioè la Legge, ovvero da Genesi a Deuteronomio). La Torah era, naturalmente, il principale documento legale del giudaismo e quindi dei sudditi ebrei alessandrini del re. Così re Tolomeo diede ordine di inviare una lettera al gran sacerdote Eleazar a Gerusalemme, chiedendogli di inviare traduttori esperti ad Alessandria, al fine di intraprendere questo progetto. Eleazar rispose inviando al re una magnifica edizione della Torah, 'rotoli su cui la legge era stata incise con le lettere ebraiche in oro', assieme a settantadue traduttori (non settanta), sei da ciascuna delle tribù d'Israele, 'in modo che, dopo l'esame del testo approvato dalla maggioranza, e il raggiungimento dell'accuratezza nella traduzione, possiamo produrre una versione eccezionale'. Al loro arrivo, i traduttori furono portati all'isola di Pharos fuori Alessandria, dove in 72 giorni produssero la traduzione greca della Torah. Questa fu letta pubblicamente ai sudditi ebraici del re, che la ascoltarono con grande entusiasmo. Il re ne fece quindi fare copie per la sua biblioteca reale e per i suoi sudditi ebrei. Fu solo la Torah a essere tradotta. In senso stretto, il termine Septuaginta dovrebbe essere applicato alla traduzione originale dei soli cinque libri della legge. Le traduzioni greche dei restanti libri della Bibbia furono opera di mani più tarde tra il terzo e il primo secolo a. C.

Il racconto di Aristea dell'origine della Septuaginta potrebbe essere apocrifo. Ma si tratta di un racconto molto antico, e si vede chiaramente che prima del tempo del nostro Signore esisteva un'altra tradizione testuale della Bibbia ebraica, che era almeno contemporanea, se non precedente, a quella rappresentata oggi dal testo masoretico.

La Chiesa cristiana è nata a Gerusalemme fra gli ebrei che hanno riconosciuto Gesù di Nazaret come il Cristo, 'l'Unto' e che hanno trovato nelle scritture sacre del giudaismo del loro tempo il significato della sua morte e risurrezione. La Bibbia ebraica era anche la loro Bibbia. Ma se poniamo come presupposto, come fanno tanti in Occidente, che una Bibbia ebraica proto-masoretica era 'il' testo canonico dell'Antico Testamento ai tempi del nostro Signore, allora la maggior parte degli autori del nuovo Testamento non è riuscita a citare correttamente l'Antico Testamento, perché di solito citavano dalla Septuaginta. Uno studio del XIX secolo di 275 brani del Nuovo Testamento di D. M. Turpie [2] ha concluso che il Nuovo Testamento, la Septuaginta e il testo ebraico concordano tutti solo in circa il 20% delle citazioni. Dell'80% in cui si verifica qualche disaccordo, meno del 5% è d'accordo con l'ebraico contro la Septuaginta. Queste cifre dimostrano quanto pesantemente gli scrittori del Nuovo Testamento abbiano usato la versione greca del Vecchio Testamento e quanto significativa sia stata la Septuaginta per l'emergente Chiesa cristiana. E quando il cristianesimo si diffuse al di fuori dei confini della Palestina, fu apparentemente dalla Septuaginta che gli Apostoli, in particolare san Paolo, predicarono Cristo. Per quasi un secolo i cristiani e gli ebrei usarono entrambi la Bibbia greca, ma la capivano in modo diverso; e questo è il motivo principale per cui la Septuaginta cadde in disuso nel giudaismo e perché gli ebrei intrapresero nuove traduzioni del testo ebraico. Tra gli ebrei la Septuaginta iniziò a essere soppiantata nel II secolo d. C. dalle recensioni successivi di Aquila, Teodozione e Simmaco, che furono tutte progettate per assimilare il testo greco all' ebraico allora corrente. Sopravvivono solo frammenti di queste versioni. La traduzione di Aquila di fatto sembra essere stata una versione dell'ebraico così estremamente letterale che difficilmente avrebbe potuto essere capita senza una qualche comprensione dell'ebraico in sé. Rimase in uso nella sinagoga fino al VI secolo d. C.

Mentre il primitivo rapporto tra cristiani ed ebrei ha senza dubbio svolto un ruolo importante nella storia delle versioni greche dell'Antico Testamento, ci fu un altro fattore che non deve essere trascurato. Qui ci troviamo nel complesso mondo della critica testuale. Il compito della critica testuale è classicamente descritto come 'seguire all'indietro i fili di trasmissione di un testo e cercare di ripristinare il testo il più vicino possibile alla forma che aveva in origine'. Ma nel caso dell'Antico Testamento, il problema è che cosa in realtà costituisce il testo originale e se è possibile tornarvi se vi è più di una tradizione testuale. Le prove dei rotoli del Mar Morto mostrano chiaramente che, nel periodo poco anteriore alla nascita del cristianesimo, non c'era nessun testo fisso della Bibbia ebraica e che alcuni libri della Bibbia ebraica circolavano in versioni marcatamente differenti. Una di queste forme testuali, il testo proto-Masoretico, è emersa come testo standard entro l'inizio del II secolo d. C. Molto lavoro di redazione su questo testo fu poi intrapreso dagli studiosi rabbinici e dagli scribi masoreti, oltre che dai membri della setta semi-eretica dei caraiti. I primi manoscritti superstiti della Bibbia ebraica risalgono solo a circa l'abbi 1000, molti secoli più tardi rispetto a quelli della Septuaginta. Il testo masoretico è la versione ebraica che sta praticamente dietro a tutte le traduzioni moderne dell'Antico Testamento. Tuttavia, è stato notato dal biblista danese Mogens Muller [3] che: 'Storicamente la Septuaginta dovrebbe essere dotata di un significato speciale come traduzione, perché, per alcuni ambienti dell'ebraismo di lingua greca, ha sostituito la Biblia Hebraica, e divenne così loro Bibbia. Essendo stata accettata come prova conclusiva della rivelazione biblica, è stata utilizzata dagli autori degli scritti del Nuovo Testamento gli autori, e di conseguenza è giunta ad avere un impatto decisivo sulla teologia del Nuovo Testamento. In una prospettiva storica, è diventata, in misura ancora maggiore rispetto alla Biblia Hebraica, l'Antico Testamento del Nuovo Testamento. Questa circostanza è fondamentale in quanto questa traduzione, come testimone della trasmissione della tradizione, costituisce un riesame del contenuto di base dell'Antico Testamento. Secondo Robert Hanhart, esprime ancor più profondo apprezzamento della testimonianza della rivelazione dell'Antico Testamento (cioè, più profondo di quello ebraico)'.

La Septuaginta mostra diverse caratteristiche molto significative. Kyrios – Signore, è costantemente utilizzato in tutta la Septuaginta, senza l'articolo determinativo, per il nome divino Yahweh. In seguito il suo utilizzo nella Septuaginta vera e propria, è stato utilizzato allo stesso modo in tutte le altre versioni dell'Antico Testamento greco. C'è ancora un certo dibattito sul fatto che Kyrios fosse la versione originale del nome divino nella Septuaginta. Origene e il beato Girolamo Beato insistono che non era così, e che era utilizzato il Tetragramma (vale a dire le quattro consonanti YHWH del nome di Dio) in un modo o nell'altro. (Per chi è interessato, ci sono su Internet fotografie di papiri frammentari della Septuaginta che hanno il Tetragramma.) Ma altri scritti ebraici del tempo forniscono la prova che Kyrios era utilizzato dagli ebrei di lingua greca al posto di Yahweh, e che potrebbe essere stato così con la Septuaginta.

Ai nomi propri è data la forma greca, così come nella Bibbia di re Giacomo, nella Douay-Rheims e altre versioni precedenti del Nuovo Testamento, per esempio Elias (o Eliou) al posto di Elijah e, cosa molto importante, Gesù invece di Joshua/Giosuè. Quest'ultimo, quando Gesù/Giosué sale sul monte Sinai con Mosè (Es 24:12-18), è visto dai Padri della Chiesa come un tipo della santa Trasfigurazione. E Gesù/Giosué che scende nel fiume Giordano (Gs 3:14-4:14) è visto chiaramente come un tipo del battesimo del nostro Signore Gesù Cristo.

Nella Septuaginta si usa molto spesso la 'traduzione prestito', vale a dire l'adozione di una frase in ebraico traducendo le sue parti costitutive, piuttosto che rendere il senso di tutta la frase. per esempio, per l'espressione ebraica 'alzare il viso di qualcuno' che significa 'favorire', la Septuaginta utilizza il più letterale 'lambano prosopon'. Al contrario, in tutta la Septuaginta vi è un marcato tentativo di evitare quelle molto caratteristiche espressioni ebraiche antropomorfe o metaforiche che si usano per descrivere Dio, come, 'roccia' o 'pietra', forse per il desiderio di evitare ogni possibile suggerimento che il Dio ebraico era in qualche modo equivalente alle pietre e agli idoli sacri così diffusi nell'Egitto pagano e nel mondo ellenico. Così la Septuaginta utilizza termini come Dio, aiutante, guardiano, protettore, che conservano il senso, ma non le vivide immagini degli ebrei.

Ma quali sono le variazioni più significative tra la Septuaginta e la Bibbia ebraica? In primo luogo, la Septuaginta differisce dalla Bibbia ebraica sia nel numero di libri sia nella loro disposizione, come fanno anche la Vulgata e le traduzioni ufficialmente approvate dalla Chiesa cattolica romana, come la Bibbia di Gerusalemme. Ovviamente, la Septuaginta ha 49 libri rispetto ai 39 della Bibbia ebraica 39 (anche se contando alcuni libri insieme l'ebraismo li riduce a 24 libri). La Bibbia ebraica non comprende ciò che l'Occidente protestante chiama gli Apocrifi. Vi sono notevoli differenze tra i libri e il loro ordine effettivo tra la Bibbia ebraica, la Septuaginta e la Vulgata. Infine, i testi di alcuni singoli libri sono molto diversi. I testi del Masoretico e della Septuaginta di Geremia, Giobbe e Proverbi differiscono così tanto che si è costretti a concludere che il testo ebraico dietro la Septuaginta non può essere stato il testo che conosciamo oggi.

La Septuaginta testimonia molto chiaramente lo sviluppo del concetto del Messia atteso nel periodo ellenistico. Il nostro Salvatore Gesù Cristo ha citato i Salmi e li ha applicati a se stesso. (Per esempio, il Salmo 90: 'Egli incaricherà i suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie', e il Salmo 109: 'Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi'). Ci sono anche riferimenti messianici chiave nei Salmi 59 e 107. In Luca 24:27 egli mostra ai suoi discepoli tutta la Legge e i Profeti e dice che si sono compiuti in lui. Ci sono altri esempi del messianismo nella Septuaginta. In Amos 4:13 Dio è descritto nel Testo Masoretico (MT) che Dio fa conoscere al genere umano 'ciò che è il suo pensiero'. La Septuaginta legge 'annuncia il suo unto agli uomini'. Ezechiele 17:22b-23a nel TM recita 'E io stesso pianterò un germoglio su un monte alto ed elevato; sulla sommità del monte di Sion lo pianterò'. In greco è 'E io stesso lo pianterò sopra un alto monte; e lo appenderò sulla sommità del monte di Sion'. Numeri 24: 7 e 24:17 sono spesso citati come letture messianiche presenti nella Septuaginta, ma non nel TM. 24:7 nel TM recita: 'l'acqua scorre dalle sue secchie, la sua progenie avrà abbondante acqua' e nella Septuaginta diventa: 'un uomo uscirà del suo seme, e regnerà su molte nazioni'. 24:17 nel TM ha 'Una stella uscirà da Giacobbe e uno scettro da Sion', e nella Septuaginta è 'Una stella uscirà da Giacobbe, un uomo da Sion'. Prima che diamo troppo facilmente per scontato che la trasmissione di queste e simili letture è semplicemente a causa di una lettura successiva tipicamente cristiana di un testo ebraico, perché la maggior parte dei manoscritti superstiti della Septuaginta provengono da fonti cristiane, forse dovremmo ricordare che il giudaismo antico non era affatto identico al giudaismo moderno.

Il concetto teologico di resurrezione personale si è apparentemente sviluppato nel giudaismo nel periodo ellenistico. La Septuaginta nei Salmi lo dimostra chiaramente. Quindi, per quanto riguarda il concetto di risurrezione personale, 'Perciò i malvagi non staranno in giudizio' del Salmo 1 ebraico diventa 'Perciò gli empi non risorgeranno nel giudizio', con il parola greca anistemi, che significa in particolare sollevarsi, sorgere. E gli autori del Nuovo Testamento usano anistemi con riferimento alla risurrezione, come fa per esempio 2 Maccabei 7:9,14, che contiene il racconto della tortura e l'esecuzione dei sette figli, e la loro testimonianza della resurrezione personale: '...ci respingete da questa vita presente, ma il Re dell'universo ci risusciterà in un rinnovamento perenne della vita, dopo che saremo morti per le sue leggi... amare Dio dà speranza di essere risuscitati di nuovo da lui. Ma per voi non ci sarà risurrezione alla vita'. La Septuaginta fa anche un riferimento molto esplicito alla preghiera per i defunti, che è intimamente legata alla risurrezione personale, in 2 Maccabei 39-45. I libri dei Maccabei non si trovano nella Bibbia ebraica, e la preghiera per i morti è respinta dalla maggior parte delle comunioni protestanti.

È un fatto che, per quasi cento anni della sua storia più antica, la Chiesa cristiana ha condiviso la sua Bibbia con l'ebraismo. Quella Bibbia era la Septuaginta. La Septuaginta è stata la prima Bibbia della Chiesa cristiana. Prima e durante il tempo di Nostro Signore Gesù Cristo la Septuaginta è stata utilizzata dagli ebrei di lingua greca (la grande maggioranza degli ebrei) in tutto il mondo greco e romano. Tra questi la Septuaginta possedeva grande autorità, che è cessata solo dopo successive controversie con i cristiani che citavano le sue profezie innegabilmente messianiche a favore della loro nuova fede. Fino alla metà del secondo secolo non troviamo prove di scritti cristiani originali – Vangeli, Atti e Epistole – che appaiono come Scrittura insieme con libri dell'Antico Testamento. La Bibbia ebraica è stata trasformata nella Bibbia cristiana quando i primi cristiani e la Chiesa primitiva sono stati in grado di adottarla come loro Antico Testamento senza alcuna riserva esteriore, leggendola e interpretandola alla luce della fede in Gesù come il Cristo. (Questo è naturalmente esattamente ciò che i Vangeli dicono che il nostro Signore stesso ha fatto.) Si tratta di un approccio che inizia con il Nuovo Testamento e poi torna all'Antico Testamento. In altre parole, l'Antico Testamento ha senso solo quando viene letto alla luce del Nuovo Testamento: Vetus Testamentum a Novo receptum, cioè, l'Antico Testamento recepito nel Nuovo.

L'antica Bibbia greca continua ancora oggi essere il testo autorevole dell'Antico Testamento utilizzato nell'Oriente cristiano ortodosso, e le versioni slava, araba, copta e altre traduzioni sono state tutte realizzate a partire dalla Septuaginta. Il caso della Vulgata latina è un po' diverso, a causa del crescente riguardo che il beato Girolamo aveva per quella che definiva 'la verità ebraica' dopo che si trasferì a Betlemme nel 386 d. C. (la somiglianza della Vulgata alla Septuaginta è ancora abbastanza sorprendente, tuttavia, in gran parte perché il Salterio dall'ebraico di Girolamo non sostituì il precedente Gallicanum, che era stato tradotto dalla Septuaginta, e anche perchè Girolamo non aveva tradotto i libri deuterocanonici, in modo che le vecchie versioni latine di questi ultimi inclusi nella Vulgata sono traduzioni dalla Septuaginta). Ma l'insistenza di Girolamo sul primato del testo ebraico e la conseguente svalutazione della Septuaginta che questo atteggiamento provocò in Occidente paradossalmente può essere visto come il seme da cui è cresciuta la venerazione che i riformatori occidentali XVI secolo avevano per il testo ebraico masoretico. Questa divenne la base di quasi tutte le traduzioni in vernacolo dell'Antico Testamento, soprattutto in inglese, anche se ciò distorceva il rapporto dell'Antico Testamento con il Nuovo. William Tyndale, prima della sua morte sul rogo nel 1536, tradusse circa la metà dell'Antico Testamento direttamente dal testo ebraico masoretico piuttosto che dalla Septuaginta greca o dalla Vulgata latina della cristianità. I libri che non fanno parte della Bibbia ebraica non erano stati in un primo momento esclusi dai riformatori inglesi del canone, ma erano stati messi insieme alla fine dell'Antico Testamento come i cosiddetti Apocrifi. Infine sono stati eliminati del tutto, come si può vedere ispezionando le Bibbie inglesi più moderne che provengono dalle varie fonti protestanti. Questo sviluppo è stato più sfortunato: ha gravemente indebolito l'atteggiamento della Chiesa primitiva di Vetus Testamentum a Novo receptum, e ha portato all'attuale anomalia della critica biblica condotta al di fuori della Chiesa. La Sacra Scrittura non può, ripeto, non può, essere indipendente dalla Chiesa che la canonizza e la delimita. L'idea è assurda. E se non c'è un'esatta corrispondenza tra il testo dell'Antico Testamento e le citazioni fatte nel Nuovo Testamento dal Salvatore stesso, dagli evangelisti e dagli apostoli, in particolare san Paolo, il legame salvifico vitale tra l'Antico Testamento e il Nuovo è fondamentalmente oscurato. Muller [4] va al cuore della questione: '...la questione di qual è il 'vero' testo dell'Antico Testamento non può essere separata dalla questione di ciò che la Chiesa primitiva considerava la propria Bibbia... è del tutto irragionevole dire che il 'vero' testo (cioè quello ebraico) in realtà è diverso da ciò che la Chiesa primitiva credeva che fosse... la citazione di Isaia 7,14 citato in Matteo 1,23, (che è un testo di prova della nascita verginale), lo rende assolutamente chiaro. Matteo dice 'vergine' in conformità con la traduzione parthenos della Septuaginta greca, mentre il testo ebraico usa la parola per 'giovane donna', alma, (che in greco sarebbe neanias). Sarebbe inutile rimproverare l'evangelista per aver usato il testo 'sbagliato'. Al contrario, il cosiddetto testo 'sbagliato' guadagna un significato proprio per essere stato usato'.

Quanto sopra avrà dimostrato il motivo per cui è quanto mai insoddisfacente che i cristiani ortodossi utilizzino le traduzioni dell'Antico Testamento che sono fatte a partire dall'ebraico. È molto importante che noi ortodossi conosciamo e utilizziamo la versione della Septuaginta dell'Antico Testamento o in originale greco o in traduzione. I nostri formulari e servizi ecclesiali (certamente i più teologicamente complessi e profondi di tutti i servizi ecclesiali cristiani) sono un mosaico virtuale di citazioni scritturali della Septuaginta e delle parafrasi e commenti di testi della Septuaginta per opera dei Padri della Chiesa. Per un esempio di questo prendete proprio la prima riga del primo libro della Bibbia, la Genesi. Nella Bibbia ebraica e nelle traduzioni in inglese da questa ricavate abbiamo 'In principio Dio creò il cielo e la terra'. Nella Septuaginta, è 'In principio Dio fece il cielo e la terra'. La prima clausola del Simbolo niceno, a seguito della Septuaginta, ha in inglese Maker (fattore), e non Creator (creatore). (Il Credo apostolico della Chiesa cattolica romana, seguendo la traduzione di san Girolamo dall'ebraico, ha Creatorem, creatore.) Nella frase successiva della Genesi la Septuaginta descrive la terra al momento della creazione come 'invisibile e senza forma'. La parola della Septuaginta 'invisibile' è messa nella successiva clausola del Simbolo niceno, dove abbiamo '...e di tutte le cose visibili e invisibili'. In ebraico il passaggio recita 'informe e vuota'. È un dato di fatto che l'apprendimento della fede ortodossa viene in gran parte attraverso la frequentazione delle sue funzioni. Se non possiamo riconoscere queste citazioni scritturali quando le incontriamo nelle funzioni, la nostra comprensione della fede è handicappata.

Gli ortodossi di lingua inglese sono stati per lungo tempo handicappati in tal modo. È vero che per molto tempo ci sono stati due traduzioni in inglese della Septuaginta. Alla fine del XVIII secolo Charles Thomson, uno dei padri fondatori dell'America, riconoscendo la connessione vitale della Septuaginta con il Nuovo Testamento, produsse la prima traduzione inglese della Septuaginta, sulla base del testo greco di J. Field stampato nel 1665. Poi, nel 1851 Sir Lancelot C. L. Brenton pubblicò la sua traduzione della Septuaginta. È quest'ultimo che è generalmente disponibile e abbastanza noto oggi in edizioni bilingui in forma di libro o su Internet. Tuttavia si tratta di un testo diplomatica (vale a dire basato su un singolo codice, in questo caso il Vaticanus), che non del tutto d'accordo con il testo greco della Chiesa ortodossa. Ora sono state completate o sono in corso molte altre traduzioni in inglese. Le più significative tra queste sono la New English Translation of the Septuagint (NETS) e la Orthodox Study Bible (OSB). Le altre includono la traduzione fatta da Peter Papoutsis del testo ufficiale greco-ortodosso (in corso), e la Eastern Orthodox Bible (EOB), un progetto che è destinato alla fine a includere il testo della Septuaginta in una moderna versione inglese della traduzione di Brenton, notando anche le varianti testuali della Peshitta siriaca, del Masoretico e di altre versioni antiche. E chi scrive ha prodotto una versione inedita in base al testo dell'Apostoliki Diakonia della Chiesa di Grecia, con la Bibbia di re Giacomo come modello inglese, ma cambiata dove si differenzia dal greco, cosa che fa molto spesso.

La New English Translation of the Septuagint (NETS) è un testo eclettico accademico tradotto dall'edizione critica Gottinga/Rahlf [5] della Septuaginta. Il primo volume di questa traduzione, i Salmi, è apparso nel 2000. La Oxford University Press ha pubblicato la traduzione completa nel mese di ottobre 2007. Il testo della NETS si basa sull'Antico Testamento della New Revised Standard Version della Bibbia. Poiché si basa su un testo greco eclettico, questa versione della Septuaginta non è adatta per l'uso da parte degli ortodossi di lingua inglese.

La seconda di queste traduzioni ha un significato più diretto per l'Ortodossia. La Orthodox Study Bible, New Testament and Psalms (OSB) è stato originariamente pubblicato nel 1993. Il testo del Nuovo Testamento testo della OSB è la New King James Version (NKJV), che è a sua volta basata sul Textus Receptus bizantino, il testo tradizionale delle Chiese di lingua greca, anzi di tutta la cristianità fino al XIX secolo. In assenza in quel momento di una traduzione inglese adeguata della Septuaginta, i Salmi sono stati presi direttamente dalla traduzione del Masoretico ebraico fatta dalla della New King James Version. Questa prima OSB ha ricevuto molte critiche avverse. Ora, sotto la direzione di padre Jack Sparks, una nuova traduzione della Septuaginta è stata pubblicata negli Stati Uniti come parte di The Orthodox Study Bible: Septuagint and New Testament.

La nuova Orthodox Study Bible è stata pubblicata nel febbraio 2008. Ha note di studio e guide teologiche. Si tratta di una traduzione 'parola per parola' del greco fatta da un certo numero di autori in un inglese moderno formale, ma con echi della Bibbia di re Giacomo. Come il suo predecessore nel 1993, la nuova OSB utilizza la New King James Version come propria base, ma afferma di averla cambiata laddove differisce dal testo della Septuaginta. Tuttavia, non è sempre così. La dipendenza della OSB dalla NKJV della Bibbia è a volte un deciso svantaggio: sembra che ci sia una forte riluttanza a deviare dal testo della NKJV anche quando il significato letterale del greco lo richiede. Un esempio egregio si verifica nel testo messianico fondamentale di Genesi 49:10. Il significato del greco è, 'Un dominatore non mancherà da Giuda né un sovrano dai suoi fianchi, fino a quando verranno le cose in serbo per lui, e lui è l'attesa delle nazioni'. La OSB, seguendo esattamente la NKJV, ha: 'Lo scettro non sarà tolto da Giuda, né un legislatore dai suoi fianchi finché verrà Shiloh: e per lui sarà l'attesa delle genti'. Tuttavia, nonostante le sue molte evidenti carenze, sembra che l'OSB, con un importante editore (Thomas Nelson) dietro di essa, rimarrà la traduzione ortodossa standard della Septuaginta nell'immediato futuro.

Note

[1] Ware, Kallistos (Timothy): The Orthodox Church, p.208; Penguin 1963

[2] Turpie, D.H.: The Old Testament in the New; Williams e Norgate 1868

[3] Muller, M: The First Bible of the Church, pp.115-6; Sheffield Academic Press 1996.

[4] Muller, M: op. cit., p.23

[5] Septuaginta. Id est Vetus Testamentum Graece iuxta LXX Interpretes. Stuttgart: Wurttembergische Bibelanstalt, 1935

 
La Rus' Carpatica e la lotta per la Tradizione ortodossa russa fuori dalla Russia

Introduzione: la Rus' Carpatica

La Rus' Carpatica si trova in Europa orientale, ed è un tratto di territorio che comprende le pendici sud-occidentali dei Carpazi. Si trova in quella che oggi è la Slovacchia, nel sud-est della Polonia e, soprattutto, nel sud-ovest dell'Ucraina, nella regione conosciuta come Transcarpazia. Ci sono carpato-russi anche in Serbia, nel nord della Romania e in Ungheria. Oltre a questo, c'è una grande immigrazione, risalente alla fine del XIX secolo, soprattutto nel nord-est degli Stati Uniti.

Quasi un milione di numero, gli abitanti della Rus' Carpatica sono variamente chiamati 'ruteni' e 'susnak'. Negli altopiani orientali della Rus' Carpatica ci sono detti 'hutsul', nel centro 'boiko' e in Polonia 'lemko'. La maggior parte, però, vive nelle pianure ai piedi dei Carpazi. In generale, si chiamano 'carpato-russi' o 'russini' (scritto anche 'rusini'). La loro lingua è una lingua slava orientale, vicina al russo e all'ucraino, ma distinta. La capitale naturale è Uzhgorod, che dal 1945 si trova appena entro il confine dell'Ucraina. Altre città importanti sono Mukachevo in Ucraina e Preshov in Slovacchia.

Nel corso della sua storia, la Rus' Carpatica è stata spesso invasa, vittima di una grande potenza o di un'altra, dall'Ungheria e dall'Impero austro-ungarico al Reich nazista e all'Unione Sovietica. Per questo motivo ha vari nomi, come 'Russia ungherese' (dalla dominazione ungherese), 'Rutenia' (tra quuelli di mentalità latina), 'Ucraina transcarpatica' (nell'Ucraina sovietica e post-sovietica), o 'Russia subcarpatica' (geograficamente e tecnicamente esatto). Nonostante l'attrattiva di quest'ultimo termine, in questo articolo useremo principalmente il termine Rus' Carpatica. Nel nostro contesto mi sembra il termine più applicabile per questa isola dell'Ortodossia russa fuori dalla Russia.

Storia e Risveglio Nazionale

Le pendici sud-occidentali dei Carpazi erano state abitate dagli Slavi almeno dal VI secolo e sono considerate la culla della Russia. Tuttavia, intorno all'anno 896, la regione fu colonizzata dagli ungheresi pagani. Questi furono tolleranti dei suoi abitanti slavi, i carpato-russi, che nel IX secolo avevano già ricevuto il cristianesimo ortodosso dai Santi Cirillo e Metodio o dai loro discepoli – ben prima del Battesimo della Rus' di Kiev. Tuttavia, gli ungheresi caddero successivamente sotto l'influenza dei tedeschi, che stavano cominciando a staccarsi dalla Chiesa. Infatti, nell'XI secolo, sotto i loro papi, i tedeschi iniziarono lo sviluppo di una nuova religione, poi conosciuta come cattolicesimo romano. Purtroppo, questi presero gli ungheresi con loro.

Così, dopo lo scisma del 1054, gli ungheresi cominciarono a opprimere i carpato-russi, cercando di battezzarli nello scisma cattolico romano. Come in Europa occidentale e centrale, fu introdotto il sistema feudale per sopprimere la popolazione contadina. Fino a oggi si possono vedere numerosi castelli nella Rus' Carpatica, testimoni di questa oppressione, che portò a un movimento di resistenza guidato da eroi locali. La Rus' Carpatica fu poi molto provato dall'invasione musulmana / tartara del 1241, ma l'Ortodossia sopravvisse e prosperò. Tuttavia, nel 1646, il cattolicesimo romano attaccò di nuovo, questa volta con l'arma dell'uniatismo. Purtroppo, durante la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo, i poveri e indifesi ortodossi carpato-russi furono progressivamente costretti ad accettare l'uniatismo per sopravvivere. L'eccezione fu il sacerdote e scrittore Mikhail Orosvigovskij (Andrella) (1637-1710), che si oppose con forza alla menzogna dell'uniatismo. L'ultimo vescovo carpato-russo, Dositej, fu accecato e morì di fatto martire nel 1734; da allora in poi gli ungheresi non permisero nuovo clero ortodosso.

L'uniatismo fu poi contrastato da quegli stessi uniati che si resero conto che i veri interessi della Rus' Carpatica consistevano in un'alleanza con la Russia ortodossa. Nel XIX secolo, russini uniati come il poeta nazionale Aleksander Dukhnovich (1803-1865), o Ioann Rakovskij (1815-1885), Adolf Dobrianskij (1817-1901) e Evgenij Fentsik (1844-1903) lavorarono per rilanciare la coscienza nazionale, alleandosi con gli slavofili in Russia. A seguito di questo risveglio nazionale, il passo successivo sarebbe giunto con la conversione dei carpato-russi all'Ortodossia, scrollandosi così finalmente di dosso la schiavitù spirituale e nazionale dell'uniatismo.

La storia del ritorno all'Ortodossia nella Rus' Carpatica

Uno dei primi a lanciare il movimento di ritorno all'Ortodossia nella Rus' Carpatica fu l'archimandrita Vladimir (Terletskij), nato nel 1808. In un primo momento prete uniata, alla fine divenne ortodosso a Kiev nel 1872, dopo la persecuzione ungherese in patria. A Kiev scrisse del risveglio nazionale carpato-russo. Una seconda personalità fu il sacerdote uniata Ioann Rakovskij (+1885), sopra menzionato, proveniente dal villaggio di Iza vicino a Khust (oggi in Ucraina). Anche se rimase uniata fino al suo letto di morte, dopo di lui altri si unirono di fatto alla Chiesa ortodossa, nonostante il fatto che nell'impero austro-ungarico era possibile convertirsi a qualsiasi religione – con l'eccezione dell'Ortodossia.

Così, quando nel 1903 gli abitanti di Iza annunciarono la loro intenzione di diventare ortodossi, ebbe inizio il loro Calvario. Una volta che gli abitanti del villaggio avevano cantato per la prima volta il Credo senza il famigerato filioque, Iza fu inondata dalla polizia ungherese. Ci furono perquisizioni e confische di libri liturgici e icone. La polizia rimase nel paese per diversi mesi, estorcendo cibo dagli abitanti del villaggio, opprimendoli e deridendo le donne. Alla fine, la polizia iniziò gli arresti e mise 22 uomini sotto processo.

Questo processo, noto come il 'primo processo Maramorosh-Sighet' ebbe luogo nel 1904. L'accusa era 'tradimento', poi cambiata in 'incitamento contro la nazionalità ungherese'. Tre contadini, Joakim Vakarov, Vasilij Lazar e Vasilij Kamen', furono condannati a quattordici mesi di reclusione e al pagamento di una multa enorme con costi altrettanto enormi. Terreni, case, bestiame e attrezzi domestici furon messi all'asta per pagare queste multe. I contadini furono rilasciati dal carcere da nullatenenti e le loro famiglie furono accudite da parenti, con l'aiuto della parrocchia di Iza. Tuttavia Joakim Vakarov e i suoi amici non si scoraggiarono. Presto gli ungheresi costruirono una stazione di polizia nel villaggio, che era a soli tre chilometri da un altro presidio di polizia. Joakim Vakarov fu sequestrato e torturato a morte. I contadini, senza prete, lo seppellirono essi stessi, cantando gli inni del funerale.

Il martirio di Joakim portò solo a una maggiore resistenza. Molti villaggi, Luchki, Tereblia e altri, decisero di ritornare all'Ortodossia. I contadini cercarono un prete ortodosso per poter essere ricevuti nella Chiesa, ma a quel tempo era impossibile per i sacerdoti russi attraversare la frontiera. Fu solo più tardi che il grande amico dei carpato-russi, il brillante teologo ed energico restauratore dell' Ortodossia patristica in Russia, l'arcivescovo Antonij (Khrapovitskij) (1863-1936), in seguito Metropolita di Kiev e di primo Ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, riuscì a ottenere la giurisdizione nei Carpazi.

Perciò i contadini si rivolsero al vescovo serbo a Budapest. Quest'ultimo aveva paura delle autorità ungheresi e si rifiutò di incontrare la delegazione. I contadini poi andarono dal patriarca serbo a Karlovtsy, dal momento che la sua Chiesa aveva cura di tutti gli ortodossi nell'impero austro-ungarico. Anche se questi li ricevette, anche lui aveva timore del terrore austro-ungarico. I contadini risposero che se avesse rifiutato, avrebbe dovuto rispondere per questo al Giudizio Universale. Il patriarca decise di inviare un sacerdote. Quando il vescovo uniate della vicina città di Mukachevo lo seppe, si precipitò a Vienna per denunciarlo, dicendo che se questo processo fosse stato permesso, allora tutta la sua diocesi sarebbe ritornata all'Ortodossia ed egli stesso sarebbe rimasto disoccupato. La sua denuncia fu ascoltata favorevolmente; questo atto sarà sulla sua coscienza per tutta l'eternità.

Nel frattempo, i contadini di Iza cominciarono a tenere i propri servizi, finché non furono in grado di attraversare di nascosto il confine verso la Bucovina romena, dove un prete battezzò i loro figli. I contadini costruirono una cappella nel villaggio, ma questa fu demolita dalla polizia ungherese, che proibì loro di pregare insieme. Tuttavia, altri paesi cominciarono a seguire Iza nel grande ritorno all'Ortodossia. Fu solo nel 1910 che la Rus' Carpatica ricevette finalmente un leader spirituale nella persona dello ieromonaco Aleksij (Kabaljuk). Fu in quell'anno che arrivò in segreto nel loro villaggio, in un carro di fieno.

Padre Aleksij

Questo confessore dell'Ortodossia nacque il 1 settembre 1875 nel villaggio carpato-russo di Jasinje, nella famiglia pia di un taglialegna, Ivan Kabaljuk, e della sua devota moglie Anna. Il bambino, uno di otto fratelli, era stato chiamato con il nome del santo principe Aleksandr Nevskij. Da bambino iniziò a frequentare la scuola parrocchiale all'età di sei anni e dimostro pietà e intelligenza, leggendo tutto quello che poteva sull'Ortodossia. Visitò spesso i monasteri ortodossi nella vicina Bucovina, e anche il monastero uniate di Kish-Baran. Completò il suo servizio militare solo per tornare a casa e trovare suo padre sul letto di morte. Poi visitò il Monastero di Biskad, ora in Romania, per chiedere all'anziano chiaroveggente Arkadij se doveva sposarsi o diventare monaco. La risposta fu il monachesimo.

Poiché la sua anima sensibile non poteva accettare la menzogna dell'uniatismo, nel 1905 e 1906 Aleksandr ha visitato le Lavre di Kiev e Pochaev, dove incontrò sia l'anziano metropolita di Kiev, Flavian, sia il dinamico arcivescovo Antonij (Khrapovitskij), che avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella vita successiva di padre Aleksij. Nel 1908 decise di andare in pellegrinaggio al Monte Athos e a Gerusalemme. Divenne ortodosso nel luglio 1908 presso il monastero russo di san Panteleimon sul Monte Athos e poi tornò in Russia, con il dono di un'icona della Madre di Dio dell'Acatisto, che doveva accompagnarlo per il resto della sua vita. Agli inizi del 1910 si fece monaco nel monastero di Jablochino (oggi in Polonia), prese il nome di Aleksij e intraprese gli studi teologici. Il 15 agosto 1910, di nuovo con il sostegno dell'arcivescovo Antonij, fu ordinato ieromonaco, con il nome di Aleksij. Da lì fu invitato a Iza. Celebrò segretamente a Iza, come anche a Mukachevo e altrove.

Nella sua patria, il primo nemico di padre Aleksij e dell'identità spirituale carpato-russa era l'uniatismo. La politica austro-ungarica del divide et impera intendeva separare gli abitanti delle terre di confine russe (questo è il significato della parola 'Ucraina') dalla madrepatria russa. Questo era l'obiettivo dell'artificio religioso dell'uniatismo, che avrebbe portato all'invenzione di un'identità nazionalista separata attraverso la 'ucrainizzazione'. Quest'arma fu utilizzata soprattutto nella parte occidentale della Piccola Rus' (oggi Ucraina), conosciuta come Galizia, che era stata a lungo sotto l'influenza polacca. Tuttavia, la menzogna di questa invenzione austro-ungarico era sconfessata dagli ortodossi carpato-russi. Il nome che davano a se stessi, 'russini', dimostrava chiaramente che non erano una nazionalità completamente diversa e che tutta la loro storia era in realtà parte dell'Ortodossia russa. Essi non sono "carpato-ucraini", ma carpato-russi. Questo spiega perché gli austro-ungarici erano così spaventati dall'Ortodossia dei russini e cercarono di sopprimerla.

Tuttavia, nulla poteva fermare P. Aleksij, né la tortura, né la persecuzione. La sua forte fede, il suo zelo e il suo desiderio di servire il suo popolo erano tali che si mise a lavorare come tornitore di legno, perché non era disposto a farsi mantenere da contadini poveri. Andava in giro tutti i villaggi che erano tornati all'Ortodossia, celebrando i sacramenti, insegnando e rafforzando la fede. In un giorno battezzò 200 bambini e diede la comunione a oltre 1.000 fedeli. Secondo un quotidiano ungherese nella zona di Maramorosh intorno a Iza oltre 14.000 persone divennero ortodosse.

Entro due anni padre Aleksij aveva istituito 28 comunità ortodosse in vari villaggi. Cercò aiuto in tutto il mondo, tornando di nuovo all'Athos e incontrando anche i patriarchi di Costantinopoli e della Serbia. Le persecuzioni peggiorarono e padre Aleksij fu arrestato diverse volte. La polizia circondò le chiese, perquisì le case, confiscò libri di preghiere, icone, croci e letteratura religiosa. Multe enormi furono imposte ai contadini, la zona di inondata di polizia e le cappelle furono chiusi. Coloro che erano diventati ortodossi furono imprigionati. Come risposta, ancor più villaggi divennero ortodossi.

Padre Aleksij fu braccato dalle autorità cattoliche ungheresi come un animale selvaggio. A metà del 1912 fu costretto a partire in primo luogo per Jablochino, poi nella primavera del 1913 per la Russia, infine, per l'America, dove c'era una numerosa colonia carpato-russa. Lì, insieme a padre Aleksandr Khotovitskij, continuò le sue imprese missionarie e centinaia di migliaia di carpato-russi tornarono all'Ortodossia dei loro antenati. Da qui padre Aleksij corrispondeva incessantemente con il suo gregge, e gli austro-ungarici iniziato ad arrestare chiunque avesse una lettera con un timbro americano. Diverse centinaia di persone furono imprigionate, compresi tutti i parenti di padre Aleksij.

Altri santi confessori

La polizia fece ricorso alla tortura. Gli ortodossi erano appesi agli alberi in modo che i piedi non toccassero terra. In questo modo i loro nasi, bocche e orecchie cominciavano a sanguinare. Se il torturato cominciava a perdere conoscenza, la polizia gli gettava addosso dell'acqua affinché il tormento continuasse. Una donna del villaggio di Lezhie morì a causa di questa tortura. Molti subirono 'l'albero del tormento', ma non rinunciarono all'Ortodossia. Altri fuggirono verso le montagne e le foreste.

In questo modo, undici ragazze, istruite dalla sorella di padre Aleksij, Vasilissa, divennero monache di nascosto. Andarono via verso le montagne, costruirono una casa nella foresta e vissero lì la vita monastica. La polizia le scoprì e le braccò. Le costrinsero a spogliarsi, le fecero stare nei loro indumenti intimi nell'acqua ghiacciata per due ore e poi le gettarono in prigione. I loro nomi erano: Maria Vakarova, Pelagia Smolik, Anna Vakarova, Maria Madiar, Pelagia Tust, Pelagia Shcherban, Paraskeva Shcherban, Juliana Azaj, Maria Prokun, Maria Dovganich, Anna Kamen'. Nel 1910, gli ortodossi, senza prete, si rivolsero alla Russia per chiedere aiuto. I candidati per l'ordinazione furono inviati al monastero di Jablochino. Tra di loro c'erano Vasilij Kamen e Vasilij Vakarov. Furono portati con amore al monastero. Nel frattempo, il popolo di Iza si riunì a pregare a casa di un abitante del villaggio, Maksim Prokop. Nel 1913 sua nipote, Juliana Prokop, soffrì per Cristo, diventando una santa confessore. Non più che ragazzina, nel 1913 fondò nel suo villaggio quello che era in realtà un convento.

Il 23 luglio dello stesso anno ebbe inizio un altro processo Maramorosh-Sighet. In questo il pubblico ministero accusò 'Aleksander' Kabaljuk, 36 anni, e altre 94 persone, compresi i sacerdoti Grigorij Gritsak e Nikolaj Sabov e altri contadini di Iza. Padre Aleksij tornò volontariamente dai suoi pochi mesi negli Stati Uniti per il processo, al fine di soffrire insieme con il suo gregge. Con altri furono accusati di ricevere aiuto dalla Russia ortodossa e dal monte Athos per convertire gli uniati all'Ortodossia. Questo era visto come un tradimento dagli austro-ungarici.

A questo processo padre Aleksij li difese, dicendo che non avevano alcuna posizione politica, il loro unico interesse era la fede ortodossa e che dovevano soffrire per questa santa causa, allora così sia. Il processo durò per due mesi. Infine, il 3 marzo 1914 padre Aleksij fu condannato a quattro anni e mezzo di carcere e a una multa. Gli altri ricevettero pene fra tre anni e sei mesi. Una volta appresa la sentenza, l'imperatore russo Nicola II assegnò a padre Aleksij una croce pettorale d'oro per la sua confessione della fede, e nelle chiese della Russia furono celebrate funzioni che glorificavano la sua impresa.

Durante il processo la polizia fece irruzione a Iza e catturò Juliana Prokop e le sue sorelle monache. Portate alla stazione di polizia, furono torturate e la polizia cercò di convincerle a rinunciare all'Ortodossia. Poi, nel gelo, le ragazze furono coperte d'acqua e costrette a uscire in strada. Qui furono spogliate e picchiate senza pietà. A piedi nudi e a seno nudo, furono fatte sfilare intorno al villaggio, nella speranza che rinunciassero alla fede ortodossa. Le strade rimasero vuote e gli abitanti del villaggio scioccati e impotenti. Il sacerdote uniate, che aveva fatto intervenire la polizia, invitò Juliana e cercò astutamente di convincerla a rinunciare alla fede. Ma lei rimase ferma, anche se le torture continuarono per altri tre mesi. Non una sola sorella rinunciò alla fede.

Nei primi mesi del 1914 arrivarono tre sacerdoti ​​dalla Russia, gli ieromonaci Amfilokij (Vasilij Kamen'), Matfej (Vasilij Vakarov) e Serafim (poi ucciso in guerra). Furono arrestati immediatamente e inviati al vicino centro locale di Khust. I primi due furono posti agli arresti domiciliari, e padre Serafim fu inviato nell'esercito. Quando iniziò la guerra, padre Amfilokij fu arrestato assieme a quaranta contadini, e condannato a quattro anni di reclusione. Arrestarono anche Juliana e le sue sorelle in Cristo, e anche loro furono inviate a Khust. Furono liberati solo quando le truppe russe entrarono in città. Dopo la ritirata dei russi, le sorelle rimasero fedeli, incontrandosi insieme di notte per pregare. Per guida spirituale andavano da padre Amfilokij, a qual tempo in carcere a Kosice (oggi in Slovacchia).

Nel 1917 tutte le suore furono nuovamente messe agli arresti domiciliari, ma questa volta dovevano andare alla stazione di polizia per l'interrogatorio tre volte al giorno. Nel 1918 picchiarono Juliana quasi a morte. Il suo corpo era coperto di piaghe, il naso rotto, la testa gravemente contusa. I pestaggi erano accompagnati da parole per convincerla a rinunciare all'Ortodossia e alla vita monastica. Ma fallirono. Sfigurata e coperta di sangue, Juliana fu portata nel seminterrato e ricoperta di sabbia. A nessuno fu permesso di vederla. Il quarto giorno Juliana rinvenne. La polizia non si aspettava di vederla sopravvivere. Fu portata da suo padre e fu chiamato un medico. Tuttavia, rifiutato l'aiuto del medico e guarì miracolosamente. Nel 1924 Juliana la confessore fu tonsurata con il nome di Paraskeva e divenne badessa del Convento a Maramorosh. Al suo riposo fu sepolta nel monastero di san Nicola a Mukachevo.

Confessione della fede tra le due guerre

Dopo la prima guerra mondiale e il crollo della prigione dei popoli, l'Impero austro-ungarico, la Rus' Carpatica si trovò nel nuovo stato della Cecoslovacchia. Nonostante le atrocità degli austroungarici fossero ormai cessate, purtroppo, il trattato di Saint Germain en Laye del 1919, che aveva dato origine al nuovo stato, non fu realmente attuato. Come risultato, la Rus' Carpatica non ricevette autonomia all'interno della Cecoslovacchia e i tentativi di uniatizzazione e di ucrainizzazione continuarono. Tuttavia, coloro che ci provavano dovevano ora fare i conti con un padre Aleksij liberato.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale padre Aleksij era stato imprigionato e torturato a colpi di baionetta dagli austriaci per la sua fede. Nell'autunno 1919 fu curato in ospedale a Kiev e visitato dal metropolita Antonij, suo grande ammiratore. Quest'ultimo chiamò padre Aleksij 'un eroe' e ancor più profeticamente, 'un confessore e martire per la verità di Cristo'. Questa storia è raccontata nel volume IV della biografia del metropolita (1). Tornando dalla prigionia e dall'ospedale, padre Aleksij visse nel monastero di san Nicola, che aveva fondato a Iza, accanto alla chiesa dove aveva servito padre Ioann Rakovskij. Qui nel 1921 divenne abate. A quel tempo i villaggi intorno a Iza, Bystry, Gorinchevo, Ujbarovo, Lipcha, Tereblia e Koshelevo erano tutti ritornati all'Ortodossia. Grazie al lavoro iniziato da padre Aleksij, nel corso di un periodo relativamente breve di tempo più di mille parrocchie russine sarebbero infine ritornate all'Ortodossia. Padre Aleksij fu aiutato nel suo lavoro missionario da due dei nipoti di Adolf Dobrjanskij, Aleksij Gerovskij (1883-1972) e Georgij Gerovskj (1886-1959).

Alla festa della Trasfigurazione del 1921, padre Aleksij inaugurò il Concilio della Chiesa ortodossa carpato-russa. C'erano oltre 400 delegati provenienti da tutti i paesi ortodossi della regione. I delegati accettarono una costituzione e il nome ufficiale 'Chiesa ortodossa orientale carpato-russa'. La Conferenza deciso di rimanere all'interno della Chiesa serba, allora sotto l'eccellente vescovo Dositej, come prima, soprattutto perché molti dei rappresentanti serbi avevano studiato in Russia e la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia era basata in Serbia.

Il capo della Chiesa russa in esilio in Serbia era il vecchio sostenitore di padre Aleksij, il metropolita Antonij (Khrapovitskij), che continuava ad aiutare i carpato-russi. Mandò un famoso missionario, l'archimandrita Vitalij (Maximenko), alla zona intorno a Preshov (oggi in Slovacchia). Prima della Rivoluzione padre Vitaly aveva diretto la tipografia alla Lavra di Pochaev. Ora, a nord di Preshov, fondò il monastero di san Giobbe, portando monaci di Valaam e iniziando a pubblicare il giornale 'Carpato-Russia ortodossa'. Questo giornale divenne in seguito la rivista ufficiale della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

I carpato-russi ricevettero anche aiuto dal seminario di Bitol in Serbia, in particolare dai suoi rappresentanti più illustri, padre (in seguito santo) Ioann (Maksimovich) e padre (in seguito santo) Justin (Popovich). Quest'ultimo servì per qualche tempo come missionario intorno a Preshov. Complessivamente oltre 11.000 russi bianchi si stabilirono in carpatico-Russia, tra i quali l'archimandrita Vasilij Pronin (1911-1997), che in seguito prese il grande abito. Oltre a essere un anziano spirituale, quest'ultimo era anche un linguista straordinario (parlava quattordici lingue) e un geologo, che scrisse una 'Storia della Rus' Carpatica dalle origini fino ai nostri giorni', ancora inedita (2).

Tuttavia, l'Ortodossia nei Carpazi doveva essere sottoposta ad ancora un'altra tentazione. Questa volta non veniva dall'esterno, ma dall'interno della Chiesa, la tentazione dello scisma. A quel tempo il nuovo Patriarca di Costantinopoli, Meletios Metaksakis, ecumenista e modernista, iniziò a sostenere gli scismatici rinnovazionisti sovietici e a perseguitare ferocemente i monaci di Valaam che mantenevano il calendario ortodosso e resistevano al rinnovazionismo. Per contrastare i serbi ortodossi, il Patriarca nominò un certo vescovo Savvatij per i carpato-russi, con il sostegno del governo cecoslovacco filo-cattolico. Ancora una volta padre Aleksij, che era diventato archimandrita nel 1925, si trovò a guardia dei canoni. Sostenne il vescovo ceco (ora santo) Gorazd sotto la Chiesa serba, e la Chiesa carpato-russa riuscì a combattere le pretese dei modernisti. Grazie all'archimandrita Aleksij, che agì come vescovo a tutti gli effetti, nel 1931 fu istituita la diocesi di  Mukachevo e Preshov.

La chiesa dell'Annunciazione a Khust, costruita da padre Aleksij e consacrata nel 1928.

Nonostante immense difficoltà, il movimento degli ortodossi russini, guidato da padre Aleksij, fiorì negli anni '20 e '30. Così, secondo le statistiche del 1936, la diocesi di Mukachevo e Preshov consisteva di 127 chiese, aveva 138 sacerdoti e 140.000 fedeli. I carpato-russi erano contrari all'artificiale nazionalismo ucraino anti-ortodosso e filo-cattolico. Padre Aleksij era convinto che la Rus' Carpatica avrebbe dovuto essere unita a una Russia libera. Non solo asceta rigoroso e uomo di preghiera, era anche un leader nazionale e sostenne organizzazioni come il Partito degli ortodossi nativi della Rus' Subcarpatica, il Partito popolare russo della riunione e il Blocco ortodosso russo, che in seguito lottarono contro il regime pro-nazista dell'uniate Avgustin Voloshin. Inoltre istituì i famosi 'comitati ortodossi', che negli anni '30 combatterono per la purezza della fede, per la Russia e contro il separatismo ucraino. Così, nel 1937, l'83% dei carpato-russi votò in un referendum a favore della lingua russa, respingendo la cosiddetta identità 'ucraina' imposta su di loro.

Dopo l'invasione nazista della Cecoslovacchia nel 1938, i nazionalisti ucraini, soprattutto galiziani, ricevettero un sostegno finanziario e politico da un altro austriaco – Hitler. Guidati dall'uniate Voloshin, i nazionalisti ucraini che sostenevano Hitler tentarono il genocidio contro i russini, inviandone molti nei campi di concentramento a Svaljava e Rakhov. Tra il 1939 e il 1944 la Rus' Carpatica fu rilevata dall'Ungheria, sotto gli ordini di Hitler, ma dopo la liberazione nel 1944 da parte dell'Armata Rossa sovietica, il calvario dei russini si rivelò tutt'altro che finito.

Confessione della fede sotto i sovietici

Nel 1944, la Rus' carpatica fu liberata dall'oppressione nazista. Di fronte al flagello ateo, ancora una volta fu padre Aleksij che cercò di opporsi a quello che stava accadendo. Il 18 novembre 1944 studiosi, leader sociali e 23 sacerdoti ortodossi parteciparono a una Conferenza ortodossa a Mukachevo. La Conferenza, presieduta da Georgij Gerovskij, fece un appello a Stalin, firmato tra gli altri dall'abate Feofan (Sabov), locum tenens della Diocesi di Mukachevo e Preshov, e dall'archimandrita Aleksij. Richiedevano di formare una Repubblica autonoma dei Carpazi per tutti i russini ​​- 'figli della Russia'. Avendo vissuto in schiavitù sotto gli ungheresi e i tedeschi per secoli fino al 1919, desideravano essere uniti alla Grande Russia. Come giustamente dicevano, avevano sentito la parola 'Ucraina' solo durante il periodo cecoslovacco, quando i nazionalisti galiziani erano venuti a farne la loro propaganda.

Tuttavia, nonostante i valorosi sforzi di padre Aleksij, il Partito comunista sovietico ateo e anti-russo non volle avere nulla a che fare con le loro richieste e tradì i patrioti ortodossi russini. I comunisti ucraini, guidati da Krusciov, stavano già organizzando con Stalin il trasferimento della Rus' Carpatica dalla Cecoslovacchia all'Ucraina sovietica. Allo stesso tempo, gli ortodossi, in precedenza nella giurisdizione molto favorevole della Chiesa serba, furono trasferiti al patriarcato di Mosca. Immediatamente, le autorità sovietiche iniziarono a chiudere sia le restanti chiese uniate sia le chiese e i monasteri degli ortodosse. Le loro proprietà furono sequestrate, così come era accaduto nella stessa Russia dopo il 1917. Ebbe inizio l'ucrainizzazione forzata nella culla della Russia.

La persecuzione sovietica della Rus' Carpatica fu forse la più grande di tutte le tragedie nella vita dell'archimandrita Aleksij, che prese il grande abito monastico il 22 novembre (nuovo stile) 1947. Vedendo la crudeltà e la disonestà degli atei, il 2 dicembre (nuovo stile) il suo cuore buono e generoso smise di battere, all'età di 70 anni. Molti dicono che sia stato avvelenato dalla polizia segreta. Fortunatamente, egli non visse abbastanza per vedere la Rus' Carpatica incorporata nell'Ucraina sovietica, i russini ​​ribattezzati ucraini e la repressione che ne seguì. Padre Feofan (Sabov), un fermo russofilo che sarebbe probabilmente diventato il prossimo vescovo di Mukachevo, scomparve e fu probabilmente martirizzato. I patrioti russini furono esiliati e inviati al GULag, l'ucrainizzazione forzata ebbe luogo con la chiusura di 500 scuole russine. I russini furono furono inviati nei campi di concentramento solo per aver parlato la loro lingua in pubblico. I soldati atei dell'Armata Rossa che erano arrivati ​​nel 1944 non erano affatto i rappresentanti della Santa Rus' che i russini avevano atteso così a lungo.

Così, i traditori bolscevichi cercarono di ucrainizzare la popolazione, utilizzando gli stessi strumenti dei cattolici austro-ungarici e degli ucraini nazisti prima di loro. Il persecutore principale fu il famigerato Krusciov, che nel 1954 diede via la Crimea all'Ucraina e portò poi il mondo sull'orlo della distruzione nucleare, dichiarando anche che entro il 1970 tutte le chiese in Russia sarebbero state chiuse. Lo Stato sovietico stava attaccando la culla stessa del popolo russo. 'L'Ucraina transcarpatica', come chiamavano la Rus' Carpatica, fu industrializzata e la sua ecologia danneggiata attraverso la militarizzazione e la deforestazione. Molti russini ​​('transcarpatici') furono costretti a emigrare in Ucraina per trovare lavoro e l'alcolismo fiorì nella 'cultura stracciona' centralizzata sovietica. Solo il clero ortodosso è rimasto come testimone dell'identità nazionale russina.

La vittoria spirituale della Rus' Carpatica

Dalla caduta dell'Unione Sovietica nel 1991 e dall'indipendenza dell'Ucraina, vari movimenti scismatici si sono diffusi nel paese. Tuttavia, a Rus' Carpatica è rimasta fedele all'Ortodossia. Oltre 500 parrocchie e 20 monasteri rimangono fedeli alla Tradizione ortodossa russa e i carpato-russi cercano ancora l'autonomia dall'Ucraina. Così, nel centro spirituale della Rus' Carpatica, il monastero di san Nicola a Iza, guidato dall'archimandrita Stratonik (Legach), si è opposto e si oppone acutamente alla 'Chiesa' scismatica ucraina, guidata dallo spretato Filarete Denisenko a Kiev, così come ha fatto l'anziano carpato-russo, lo schema-archimandrita Vasilij (Pronin).

Essi sono stati seguiti nella successiva generazione da un nuovo leader spirituale e nazionale, l'arciprete Dimitrij Sidor (nato nel 1955), architetto e rettore della nuova cattedrale ortodossa a Uzhgorod, presidente della società patriottica ortodossa russina 'dei santi Cirillo e Metodio', pubblicista e traduttore del Vangelo in carpato-russo. È stato sostenuto dall'abate Gavriil (nato nel 1973), storico della Chiesa ortodossa nella Rus' Carpatica. Entrambi hanno promosso l'idea di un giorno di festa per i santi della Rus' Carpatica e stabilito un elenco di santi locali, che a breve tradurremo su questo sito.

Nel 1998 la Chiesa ortodossa serba ha canonizzato il vescovo Dositej che tanto ha fatto per i carpato-russi prima della Seconda Guerra Mondiale. Quindi, nel febbraio 1999, al monastero di san Nicola a Iza, il vescovo Agapit di Khust (ora di Mukachevo) e l'archimandrita Stratonik hanno compiuto in rinvenimento delle reliquie dello schema-archimandrita Aleksij (Kabaljuk). Le hanno trovate quasi completamente incorrotte. Il corpo, la pelle e il mantello monastico erano tutti intatti e solo i piedi e i polsi erano deperiti nella terra estremamente umida. Dalla tomba è stata presa l'icona della Madre di Dio di Iviron, che padre Aleksij aveva portato con sé dal Monte Athos. I suoi colori non erano nemmeno sbiaditi. Questo è stato un evento molto importante nella vita spirituale della Rus' Carpatica. Il suo padre spirituale era intatto, così come lo era il suo ideale spirituale.

La canonizzazione di padre Aleksij ha avuto luogo presso il monastero di san Nicola a Iza il 21 ottobre 2001, sotto sua Beatitudine il metropolita Vladimir di Kiev e si tutta l'Ucraina con molti vescovi e circa ventimila fedeli. Il suo titolo è 'Apostolo della Rus' Carpatica'. L'evento ha avuto un significato straordinario, perché segna un punto di svolta nella vita della Rus' Carpatica. Esso porta alla vita tutta la regione non come una qualche area scismatico e nazionalista uniate galiziana dell'Ucraina occidentale, ma come un centro ortodosso. La glorificazione del santo confessore Aleksij lo mostra come un leader nazionale del popolo russino, un vero e proprio 'apostolo', e mostra che essi sono veri figli dell'Ortodossia russa, fedeli alla tradizione e al proprio destino storico.

Sant'Aleksij, apostolo della Rus' Carpatica

La grande idea dell'unità con la Madre Russia è viva nella Rus' Carpatica. Quest'isola unica della tradizione ortodossa russa in Europa, sopravvissuta attraverso gesta di sangue e di preghiera, non può essere trascurata. Dopo le catastrofi del cattolicesimo ungherese e dell'islam tartaro, dell'uniatismo austro-ungarico e del modernismo cecoslovacco-costantinopolitano, del fascismo tedesco-ungherese e del comunismo sovietico-ucraino, una finestra di opportunità si è aperta perché il popolo russino trovi la propria strada. Il loro leader spirituale su questa strada sarà sempre il loro apostolo, il santo del ventesimo secolo, lo schema-archimandrita Aleksij, e i santi confessori che hanno lottato e sofferto con lui. Questa canonizzazione segna sicuramente l'inizio della glorificazione della schiera dei santi carpato-russi e ha sfondato il muro del silenzio sulla Rus' Carpatica.

Conclusione: il significato spirituale della Rus' Carpatica

Su un livello più ampio, oggi c'è la questione del destino generale dell'Ortodossia russa fuori dalla Russia. Oggi isole di Ortodossia russa vivono in tutto il mondo e anche in diverse lingue. Fedeli alla Tradizione e al calendario ortodosso, sono minacciate da tutte le parti, proprio come l'Ortodossia carpato-russa è stata minacciata nel corso dei secoli. Sono minacciate da cattolicesimo e islamismo, da uniatismo e modernismo, da fascismo e comunismo, da ogni varietà di invenzione umana, da ogni 'ismo'. Tuttavia, queste isole della Tradizione ortodossa russa sopravvivono nelle città dell'Europa occidentale, dell'America del Nord e del Sud, dell'Australasia e in Terra Santa. Combattendo il cancro spirituale del rinnovazionismo, sono testimoni dell'eroismo spirituale della fedeltà. Se l'Ortodossia è in grado di sopravvivere al di fuori della Russia, come ha fatto per mille anni nella Rus' Carpatica, allora anche noi dovremmo prendere coraggio dal loro esempio e fare lo stesso.

Santo padre Aleksij e tutti i confessori della Rus' Carpatica, intercedete presso Dio per noi!

Note:

1) Compilato dal vescovo Nikon (Rklitskij), e pubblicato a New York (1958), pp. 281-85.

2) Si veda l'opera 'Vasilij Pronin'. Si tratta di materiali preparati per l'eventuale canonizzazione di padre Vasilij, raccolte dall'arciprete Dimitrij Sidor e pubblicato da Lia e Maria Belovichovy, Bratislava, 1999. Abbiamo pubblicato un articolo su padre Vasilij in questo sito.

Riconosciamo anche con gratitudine l'aiuto nella stesura di questo articolo da parte del libretto in ucraino (Khust, 2003) su sant'Aleksij, contenente la sua vita e il suo Acatisto (che stiamo traducendo), e anche da parte delle seguenti fonti in lingua russa:

K. A. Frolov, segretario stampa dell'Unione dei cittadini ortodossi (Mosca).

Ivan Pop: An Encyclopedia of Sub-Carpathian Russia, Uzhgorod, 2001.

V. M. Razgulov, capo redattore del Giornale, 'Il panorama dei Carpazi', Beregovo, Rus' Carpatica.

 
I 10 monasteri più belli della Russia: una veduta invernale

Se non avete paura dell'inverno russo, ecco 10 motivi per visitare il paese nel mese di dicembre e ammirare le vedute

Il monastero buddista Shad Tchup Ling, fondato nel 1995, presso la cima del Monte Kachkara vicino alla città di Kachkanar, negli Urali, a 1707 km da Mosca.

La Lavra della Trinità e di san Sergio si trova a 70 km a nord est di Mosca, a Sergiev Posad; è stato fondato nel 1337. Il monastero è considerato la casa spirituale della Chiesa ortodossa russa e ha più di 300 monaci residenti.

Il convento di Novodevichij è uno dei più bei siti architettonici di Mosca, fondato nel 1524. Si trova su una sorta di penisola, circondata su tre lati dal fiume Moscova. Il convento comprende 14 edifici, tra cui quartieri residenziali, edifici amministrativi, campanili e chiese.

Il convento della Trinità di Murom. Nel 1640 il ricco mercante Taras Borisov fece una donazione al vicino convento della Trinità, la cui chiesa della santissima Trinità è decorata con piastrelle di ceramica.

Il monastero Svenskij, che si trova alla confluenza dei fiumi Desna e Sven, è a tre miglia dalla città di Brjansk. Secondo la leggenda, fu fondato dal conte Roman Mikhailovich nel 1288.

Il Monastero Kirillo-Belozerskij, che si trova a Kirillov sulla riva del lago di Siverskoe, è stato fondato alla fine del 14° secolo. Il suo fondatore san Cirillo era un discendente della nobile famiglia moscovita dei Veljaminov. Fu elevato di rango da monaco ad archimandrita al monastero Simonov di Mosca, ma rifiutò di divenirne l'abate e all'età di 60 anni si trasferì nella regione del Lago Bianco, dove fondò un monastero.

Il Monastero Shcheglovskij della santa Madre di Dio è un monastero maschile nei pressi della città di Tula, a 180 km da Mosca. La cattedrale principale, che fu consacrata nel 1860 e ha una celebre icona di Maria che allatta, è aperta solo durante i servizi di preghiera. Ci sono diverse piccole strutture all'interno del complesso, nonché un tranquillo giardino. Nel complesso, il luogo ha un'atmosfera del XIX secolo.

Situato nella città di Istra a circa 25 miglia da Mosca, il monastero di Nuova Gerusalemme è stato fondato nel 1656 dal patriarca ortodosso russo Nikon. Il patriarca ha scelto un sito che sentiva simile alla Terra Santa. Il fiume Istra e gli edifici dovrebbero rappresentare simbolicamente il fiume Giordano e Gerusalemme, rispettivamente.

Il monastero Belogorskij si trova a 85 km dal capoluogo regionale di Perm. A causa del clima unico, in inverno, l'intera cattedrale è coperta di brina, simile a un castello fiabesco di glassa zuccherata. La prima chiesa in legno è stata costruita sul sito nel 1894.

Il monastero Vysoko-Petrovskij è il più vicino alla Piazza Rossa (1,9 chilometri). Si trova sulla via Petrovka a Mosca e fu probabilmente fondato dal santo metropolita Pietro nel 1315.

 
L'apertura della cattedrale ortodossa russa a Parigi è prevista per l'autunno

Alexander Orlov, l'ambasciatore russo in Francia, ha finalmente annunciato il 14 marzo che la cattedrale ortodossa russa di Parigi sarà inaugurata ufficialmente il prossimo autunno, si spera nel mese di ottobre. Dopo molti anni di ritardi, la notizia che una cattedrale si apre nel centro storico dell'emigrazione russa è davvero benvenuta. L'inaugurazione ufficiale avrà luogo alla presenza dei presidenti russo e francese e di sua Santità il patriarca Kirill.

Il lotto di 4.000 metri quadrati nel prestigioso centro di Parigi, vicino al Ponte Alma, ospiterà non solo la nuova cattedrale con le sue cinque cupole (la cui dedicazione non è stata ancora annunciata), ma anche il seminario russo, una biblioteca, una scuola per 150 alunni , sale riunioni, uffici diocesani e giardini. L'ambasciatore russo ha dichiarato che vede la cattedrale come un progetto pilota e che altre cattedrali simili potrebbero essere costruite in altre capitali occidentali.

L'apertura della nuova cattedrale è un passo verso la realizzazione della visione del santo metropolita Pitirim di San Pietroburgo (1850-1920). Esattamente cento anni fa, il suo desiderio era di stabilire nella sua giurisdizione una cattedrale ortodossa russa in ogni capitale occidentale e tradurre i libri di servizio della Chiesa e la letteratura patristica in tutte le lingue occidentali. Dopo aver perso un centinaio di anni, possiamo solo sperare che questo evento sia un passo verso questo obiettivo.

Preghiamo che gli sforzi missionari della Chiesa ortodossa russa in Europa occidentale si dirigano sempre più verso la creazione di una metropolia ortodossa russa unita. Questa è stata a lungo la visione e la speranza di molti di noi nel ventesimo secolo, ed è stata confermata nel 2003 dal patriarca Alessio II di Mosca, che prevedeva che tale metropolia sarebbe stata la prima pietra di una futura Chiesa locale nel deserto spirituale dell'Europa occidentale contemporanea.

 
Un eroe non dimenticato del Kosovo: Grigorij Shcherbina

Un'altra storia dal Kosovo, un'altra storia di cristiani ortodossi che vi muoiono... storia quotidiana, sembra, ma questa è accaduta 110 anni fa.
Grigorij Stepanovich Shcherbina (1868-1903) era il console russo a Kosovska Mitrovica, inviato dall'impero russo proprio per prendere atto delle sofferenze dei serbi del Kosovo, allora (!) soggetti a vessazioni ed epurazioni etniche. Morto in seguito a un attentato nel 1903, Grigorij Shcherbina non è che uno degli innumerevoli cristiani ortodossi uccisi in questa terra martoriata, per la sola colpa di desiderare che gli abitanti cristiani ortodossi della regione possano viverci in pace.

Il testo russo e la traduzione italiana dell'articolo di Pravoslavie.ru sul console Shcherbina si trovano nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" dei documenti.

 
Sull'autorità, l'infallibilità, le opinioni personali, la corruzione episcopale e l'emigrazione russa

Risposte a quattro domande recenti

Poiché non avete alcun papa, dove è l'autorità infallibile della Chiesa ortodossa?

N.G., Oxford

L'autorità della Chiesa è lo Spirito Santo. L'infallibilità, limitata nel cattolicesimo ai papi di Roma quando parlano ex cathedra, cioè dalla loro posizione di papa, può essere espressa da chiunque se parla ispirato dallo Spirito Santo. Questo è molto più democratico che nella religione cattolica romana che lei professa – tuttavia, non è un concetto protestante / 'carismatico' di libertà per tutti.

Innanzitutto, il dono di parlare per ispirazione dello Spirito Santo richiede una grande sobrietà spirituale ed è un evento raro che richiede purezza spirituale nell'anima, basato sul pentimento, sull'umiltà e sulla vita ascetica (digiuno e preghiera), che è al cuore della vita della Chiesa. Non c'è autorità senza umiltà, pentimento e auto-sacrificio ascetico. Lo Spirito Santo non può ispirare dove c'è impurità spirituale e mondanità, come abbiamo visto di recente a Creta.

Tuttavia, tutti i santi hanno parlato nello Spirito Santo a qualche punto della loro vita, anche se solo al momento del loro martirio. Questa autorità viene spesso riconosciuta solo dopo l'evento, per cui le persone non sono canonizzate immediatamente e i santi sono spesso rifiutati durante le loro vite. Possiamo pensare ai casi di san Leone il Grande, il cui messaggio, scritto qualche tempo prima, fu subito riconosciuto a Calcedonia come voce della Chiesa, di San Marco di Efeso, che ha difeso l'Ortodossia con la sua integrità o, più recentemente, san Giustino (Popovich), che ci ha dato l'insegnamento ortodosso definitivo sull'ecumenismo. Cristo ha parlato attraverso tutti loro per opera dello Spirito Santo.

Tutto il resto è opinione personale e non ha alcuna validità o infallibilità, come le opinioni espresse alla riunione di alcuni vescovi ortodossi a Creta nel giugno del 2016. Queste opinioni sono state respinte subito, anche da molti presenti, in quanto non corrispondevano alla tradizione cattolica e alla coscienza teologica della Chiesa, ma provenivano da filosofie come quelle di alcuni personaggi anomali ed eccentrici che hanno infiltrato la Chiesa con il sostegno della politica secolare e si sono ispirati al mondo laico e umanistico.

Se si è un membro del clero, cosa si fa in caso di corruzione episcopale, finanziaria, morale o di altro genere?

P.V., Parigi

Se è veramente sicuro che questo sia un caso di esperienza personale, e non solo un pettegolezzo di invidiosi e di politici della guerra fredda (come le calunnie assurde contro il defunto patriarca russo Alessio II, accusato di essere un agente del KGB, quando di fatto era una vittima del KGB), in questi casi si fa quello che il clero ha sempre fatto in tutti i secoli, in Grecia, in Russia, in Romania o in qualsiasi altro luogo – si chiedete un trasferimento canonico. In altre parole, ci si sposta fisicamente e spiritualmente in un'altra diocesi canonica della Chiesa, senza naturalmente creare alcuna divisione o scisma.

Questo lo si fa per evitare di compromettere la propria morale e pertanto la propria vita spirituale. In tali casi di corruzione episcopale, si dovrebbero offrire anche discretamente le prove della corruzione, se ne abbiamo, affinché il vescovo in questione possa essere giudicato dai suoi confratelli vescovi, ma questo è possibile solo se costoro sono politicamente liberi di farlo .

Tali casi di corruzione personale sono molto diversi dai casi di eresia, dove un vescovo predica apertamente, chiaramente e pubblicamente l'eresia, (e non solo esprimere qualche opinione personale insolita, con la quale si può capitare di non essere d'accordo), per esempio se nega la santissima Trinità, il fatto che Cristo è il Figlio di Dio, la Risurrezione o la nascita da una Vergine.

Quali pensa che siano stati i due principali nemici dell'Ortodossia nell'emigrazione russa?

B. M., Scozia

Senza dubbio i nemici degli autentici e spesso santi ortodossi russi nell'emigrazione sono stati, in primo luogo, l'occidentalismo russo, che ho sperimentato entrando in contatto con la ROCOR a Londra e altrove e con il gruppo di Rue Daru a Parigi e altrove, e in secondo luogo il nazionalismo russo, nelle stesse città e altrove. I due nemici sono andati mano nella mano e si sono nutriti l'uno dall'altro. Entrambi erano profondamente mondani nel loro ethos.

Per occidentalismo russo, intendo il tipo di liberalismo del genere "tutto è lecito" predicato dagli aristocratici occidentali di San Pietroburgo, che erano così influenti nella vita religiosa russa della Chiesa in tutte le giurisdizioni (sebbene in alcune più che in altre) e non avevano idea della Tradizione. Dopo tutto, avevano provocato la Rivoluzione attraverso il loro spirito anti-ecclesiale e anti-monarchico, e il loro esilio era di fatto un auto-punizione.

Per nazionalismo russo intendo lo spirito che vuole per prima la Russia, e per seconda (nei casi migliori) l'Ortodossia. Questo è stato lo spirito che ho sentito nelle parrocchie di tutte le giurisdizioni, dove si diceva: "Preferiremmo chiudere la parrocchia che usare una sola parola nella lingua locale" (che solo i loro figli e nipoti potevano capire). Naturalmente, decine di parrocchie sono semplicemente morte e sono state chiuse perché non era stata tramandata la Fede, perché vi si confessava solo una specie di razzismo esclusivo. Non avevano idea dell'alta vocazione missionaria della diaspora russa.

Mentre i due nemici andavano insieme, uno all'estrema sinistra, l'altro all'estrema destra, l'antidoto a entrambi è esattamente lo stesso. Dovrebbe essere un'Ortodossia imperiale, cioè un'Ortodossia russa, fedele alla Santa Rus' multinazionale e multilingue, che è il titolo dei patriarchi ortodossi russi di tutte le nazionalità. (Per esempio, il precedente patriarca di tutta la Rus' era un tedesco del Baltico, il cui cognome era von Ridiger, e l'attuale patriarca è mordvino).

Cosa l'ha deluso di più come membro del clero ortodosso russo nella vecchia emigrazione russa?

P. T., Londra

Io avevo due "peccati" fondamentali agli occhi dei vecchi emigranti russi che avevo incontrato negli anni '70 e '80 prima che morissero. Il primo era di essere giovane (a differenza di loro), il secondo era di essere istruito (a differenza di molti di loro).

Naturalmente, le due critiche potrebbero essere valide. Per esempio, i giovani possono mancare di un'esperienza preziosa e gli istruiti potrebbero essere carenti di preziosa saggezza. Tuttavia, nel contesto di quel tempo, non era quella la loro critica. Di che cosa si trattava? Innanzitutto, erano così abituati ad avere vescovi e sacerdoti ottantenni, talvolta con l'Alzheimer, che si abituavano alla stagnazione e alla paralisi prima che i loro vescovi e sacerdoti morissero. In secondo luogo, erano così abituati ad avere un clero ignorante, da non avere argomenti contro il mondo moderno e non ortodosso, in cui vivevano i loro discendenti.

In una Chiesa sana abbiamo bisogno di vescovi e sacerdoti giovani e vecchi, sia quelli energetici fra i trenta e i quarant'anni (30 è l'età minima canonica per i sacerdoti, 35 per i vescovi), sia quelli più anziani e più esperti, nonché vescovi e sacerdoti ben istruiti e non tanto istruiti – purché entrambi abbiano la saggezza del cuore, ispirata dallo Spirito Santo.

 
Contro i teorici della cospirazione

foto: dolls-puppets.com

Sicuramente è un grave peccato perpetuare le bugie, l'illusione e lo sconforto delle teorie della cospirazione.

Dai loro frutti li riconoscerete (Mt 7:20): il rubinetto gocciolante della divisione, dell'isolamento, dell'ansia, della paura, della paranoia, dell'isteria.

Poco fa un amico della mia chiesa mi ha inviato l'illusione della settimana, un video di YouTube in cui un presunto vescovo cattolico profetizza una carestia globale. Oh cielo, che cosa facile da dire per un teorico della cospirazione: una carestia. Ci sono sempre state carestie, ci saranno sempre, queste cose sono inevitabili.

È illuminante fare un po' di fact checking di questo tipo di spazzatura. Viene fuori che non si tratta di un vescovo cattolico: questo tipo era stato scomunicato dalla Chiesa cattolica romana e, cosa ancor più significativa, condannato dai tribunali penali tedeschi come negazionista dell'Olocausto.

Non è in alcun modo un testimone credibile di alcun tipo. È un cercatore di attenzioni e un falso profeta che semina menzogne nel mercato ristretto delle comunità ecclesiastiche credulone.

Se vi siete bevuti questa notizia, guardatevi e annuiste e sorridete stupidamente nello specchio deformante della distrsione cognitiva dei vostri pregiudizi.

Quanto vi sarà difficile identificare l'infelicità nella vostra vita che vi ha fatto correre a capofitto nella tana del coniglio dell'illusione?

La prossima volta che siete tentati di darvi un'occhiata attenta alle spalle, potreste intravedere qualcosa di spiacevole che vi infila il braccio su per la giacca, usandovi come un burattino. Puro teatro, in una comunità quasi chiusa di piccole pedine filosofiche.

Per l'amor di Dio, considerate le vostre famiglie, le famiglie dei vostri amici intimi e quelli delle nostre comunità che hanno già entrambe le mani occupate dalle preoccupazioni della vita, e non fate entrare questi inganni nelle vostre conversazioni! Sì, potremmo vivere in tempi pre-apocalittici... proprio come pensava la gente 400 anni fa. ai tempi di Shakespeare... e molte, molte altre volte, sia prima che dopo!

Archimandrita Ioann (Krestjankin): Non dovete aver paura di niente e di nessuno. Dovete chiedere aiuto alla Madre di Dio, perché i nemici sono terrorizzati da lei. Vi riscalderà il cuore, vi aprirà una nuova visione e un nuovo significato per tutto ciò che vi circonda. E allontanerà da voi i nemici.

Qo 1:9: Non c'è niente di nuovo sotto il sole.

1 Cor 8:2: Se alcuno crede di sapere qualche cosa, non ha ancora imparato come bisogna sapere.

Prov 14:12: C'è una via che sembra diritta a qualcuno, ma sbocca in sentieri di morte.

1 Cor 7:23 : Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini.

1 Cor 6:2: I santi giudicheranno il mondo.

Is 8:11-13: Poiché così il Signore mi disse, quando mi aveva preso per mano e mi aveva proibito di incamminarmi nella via di questo popolo: "Non chiamate congiura ciò che questo popolo chiama congiura, non temete ciò che esso teme e non abbiate paura. Il Signore degli eserciti, lui solo ritenete santo. Egli sia l'oggetto del vostro timore, della vostra paura".

Ef 4:14: affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.

Temete solo Dio. Non prestate attenzione agli infantilismi dei morti che camminano, le pedine di Satana, i filosofi degli ultimi tempi, con la loro lugubre finta devozione e le loro assurde fantasie.

 
Le prospettive dell'alleanza nelle donne antenate di Cristo

La storia di quattro donne

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, Salmòn generò Booz da Raab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa (Mt 1:1-6, grassetto aggiunto).

È interessante notare che san Matteo colloca quattro donne nel suo lignaggio ufficiale di Cristo: Tamar, Raab, Betsabea e Rut. Per sovranità di Dio solo queste quattro sono elencate, e noi dobbiamo chiederci "perché?" [1] Non è consuetudine includere le donne nelle genealogie secondo la tradizione ebraica. Di queste quattro, tre si distinguono per particolari in netto contrasto con gli uomini elencati. Tutti gli uomini sono molto devoti, ma tre delle donne sono conosciute più per lo scandalo che per la santità. Dio spesso enfatizza le peculiarità in questo modo. È il suo modo per attirare la nostra attenzione: "stiamo attenti". Le eccezioni a una regola sono spesso decisioni divine. [2] Ognuna delle quattro donne può insegnarci qualcosa sulla vita in una prospettiva di alleanza; tutti ci insegnano il valore della vita generazionale.

Trasmettere la fede va oltre il semplice crescere i figli in modo pio. C'è anche il trasferimento della sostanza della virtù di generazione in generazione e, in una certa misura, la generazione ricevente riprende da dove i genitori avevano interrotto; a chi molto è dato, molto è richiesto. La grazia sostanziale – la presenza di Dio – è la valuta dell'economia di Dio. Come ogni proprietà fisica, le ricchezze della grazia possono passare alle successive generazioni.

La crescita generazionale e la santa Vergine

L'Incarnazione è avvenuta nella "pienezza dei tempi". Significa che altre cose dovevano venire prima. [3] La scena doveva essere preparata. Sebbene non sia elencata con le quattro donne da Matteo, i Padri successivi spiegheranno come la santa Vergine si distingue come l'apice della grazia generazionale come la più importante tra gli antenati di Cristo. La sua connessione con Cristo era molto più intima di quella di qualsiasi altra donna, o uomo se è per questo. Tutta l'umanità di Cristo fa perno su di lei, che "senza corruzione ha partorito Dio Verbo".

San Gregorio Palamas sottolinea che la virtù della santa Vergine era "l'apice della virtù in una successione di generazioni elette e sacre". [4] In altre parole, la virtù – o la grazia – crebbe di generazione in generazione attraverso una linea selezionata di progenitori fino alla sua nascita. Fedele a quanto aveva ricevuto dai suoi pii genitori, sin dall'infanzia accrebbe ulteriormente quel capitale eterno (grazia) fino a che la sua purezza fu così fine da corrispondere al suo ruolo di portale divino, porta d'accesso a oriente, mediatrice nella sua carne tra Dio e l'uomo per mezzo di un santo Bambino. I mezzi, la sua purezza, dovevano essere in accordo, alla pari, con l'Incarnazione. In nessun altro modo i Padri vedevano entrambi i lati di questa equazione, ma capivano che tutte le cose devono essere in equilibrio.

Come un patrimonio fisico, la grazia generazionale può essere, dovrebbe essere, una ricchezza ereditata. L'esame delle vite dei santi lo conferma, quasi tutti hanno avuto una genitorialità devota, da genitori primari o da altre figure paterne. Ciò non significa che ogni bambino cresciuto in una casa diventa automaticamente un beneficiario di questa grazia, solo quelli che sono degni, degni di fiducia, di tale dotazione.

Prendendo la grazia-capitale che aveva ricevuto, la accrebbe ulteriormente fino a divenire famosa come "la colmata di grazia, benedetta fra le donne..." In altre parole, questo ruolo nella salvezza umana le fu offerto per la sua purezza. Era degna, degna di fiducia, di partorire "senza corruzione" il Salvatore. La bilancia in lei era equilibrata in ogni modo.

In questo senso, ogni singolo pio antenato della santa Vergine ha avuto una parte nel suo conseguimento: la loro pietà è in lei dal punto di vista generazionale. Tamar, Raab, Rut e Betsabea appartenevano tutte a quel lignaggio. Come Gioacchino, discendente di Davide e di Giuda. Anna era della tribù di Levi. [5] La Vergine si ergeva sulle spalle dei pii antenati per giungere anche al di sopra degli angeli più alti. [6] Questo sembra abbastanza chiaro. Ma che pensare di quegli antenati che, non famosi per la loro pietà, sono comunque inclusi nella sua stirpe e in quella di Cristo?

Il segno dei progressi; lo spostamento della prefazione metanarrativa

La genealogia di Matteo ripercorre l'elenco attraverso Giuseppe, perché l'alleanza è più forte del lignaggio fisico, e l'alleanza di fidanzamento ha reso la santa Vergine un'erede di quella linea. Vi viene innestata automaticamente, e chiunque abbia una prospettiva di alleanza lo vede chiaramente. Nella modernità, diamo troppa enfasi al lignaggio di sangue rispetto al lignaggio del patto. In virtù dell'alleanza tra lei e san Giuseppe, la sua posizione era uguale alla sua in quel lignaggio.

Delle quattro donne elencate da san Matteo, tre hanno lasciti che di solito si concentrano sulla natura salace dei loro peccati. Eppure concentrarsi solo sui loro peccati significa perdere il punto più importante; la virtù – grazia/capitale – è sempre in positivo. Ha anche una sostanza positiva, non solo un'assenza di errori morali. Valutare la virtù maturata da una persona richiede di segnare da dove inizia nella vita – ciò che ha ricevuto – e fino a che punto le cose progrediscono prima che la torcia venga passata alla generazione successiva. Questa grazia è il tesoro collettivo della Chiesa.

Tutte e quattro queste donne sono menzionate per un motivo. Ciascuna può insegnarci qualcosa. Ognuna ha un ruolo unico nell'Incarnazione. Sono tutte nel lignaggio che fa avanzare l'Alleanza eterna. Prima di concentrarci su Santa Rut, che sola tra queste donne è nota per la santità, esaminiamo le altre per un contesto su come anche l'imperfetto può essere usato generazionalmente. [7]

Tamar

Queste donne riflettono narrazioni di recupero, che alimentano la metanarrativa dell'Incarnazione che è il recupero di tutto.

Nessuno riflette questo più di Tamar, che recuperò l'obbligo del patto familiare per un altro (Giuda) e preservò il lignaggio divino. [8] In superficie, il suo inganno sembra peccaminoso e immorale. Tuttavia, la storia, la comunità ebraica e la Scrittura parlano molto favorevolmente di lei, vedendo il suo comportamento sotto una luce diversa da quella proiettata dalla morale moderna. La sua motivazione a prostituirsi al proprio suocero non era guidata dal desiderio di piacere, vendetta o denaro. Piuttosto, agì per assicurare il seme dei mariti defunti e, inevitabilmente, per assicurare il lignaggio messianico che sarebbe venuto attraverso Giuda: Cristo, il "Cucciolo di leone". [9]

La morte dei figli maggiori di Giuda, entrambi in successione promessi sposi di Tamar, non fu un incidente. Attraverso le loro vite peccaminose, avevano addolorato il Signore, squalificandosi così dall'alto onore di partecipare al lignaggio di Cristo. Inaffidabili, avevano infranto il patto. Se questi uomini fossero nati in altre famiglie, le loro vite non sarebbero state in tale pericolo; la loro posizione nella storia – la loro connessione con i loro antenati Abramo, Isacco e Giacobbe – li teneva a uno standard diverso rispetto al resto del mondo. Questa famiglia aveva un'importanza cosmologica. Non potevano permettersi di essere negligenti, e Dio non poteva permettersi le loro passività nella progressione generazionale del suo piano.

Giuda pensava che Tamar corresse un brutto rischio, quindi le trattenne il suo terzo figlio, temendo che anche lui sarebbe morto. Non riuscì a discernere sia il cattivo carattere dei suoi figli, che aveva suscitato il giudizio di Dio, sia la virtù di Tamar (davvero una pessima genitorialità). Il suo fallimento è stato quello di essere distratto riguardo allo scopo della famiglia iniziato con Abramo. Fingendosi una prostituta, Tamar concepì dallo stesso Giuda, aggirando gli indegni figli di Giuda. Alla fine, Giuda ammise il suo errore e non ebbe più rapporti con sua nuora. Ironia della sorte, attraverso l'inganno di una donna, la metanarrativa dell'Incarnazione è andata avanti senza interruzioni. Questo va a suo merito, poiché Tamar è un collegamento indispensabile. La sua gloria sta nella sua comprensione del patto e del significato della famiglia di Giuda.

Raab

Raab, una prostituta di mestiere, ebbe la lungimiranza di vedere la scritta sul muro riguardante il fato della sua città natale, Gerico. Il giorno del giudizio era arrivato ed era ora di uscire, prima che fosse troppo tardi. La sua lealtà al patto si posò sul popolo di Dio e sul futuro che questo aveva nella Terra Promessa. Onorando la sua fede, Dio l'ha posta come un anello della sua catena ininterrotta. Nel valutare Raab, sarebbe un errore usare valori ebraici o addirittura cristiani. Nella sua nativa cultura pagana, la prostituzione era normale, forse anche rispettata. Tenete presente che c'era un motivo per cui Gerico doveva essere distrutta. Questo è il suo punto di partenza nella vita. Anche se era una prostituta, aveva ottimi rapporti con suo padre, sua madre e i suoi fratelli. Riuscì a portarli con sé nella comunità ebraica. Questo rivela di più su di lei rispetto al fatto che fosse una prostituta. Intrinsecamente, le nostre relazioni con i nostri padri terreni sono strettamente correlate al modo in cui consideriamo le figure paterne in generale, incluso Dio Padre.

In conclusione: Raab ha vissuto onorevolmente all'interno della propria comunità, all'interno della sua famiglia di sangue, fino a quando ha sperimentato una nuova e più alta rivelazione, portata a lei dal popolo di Dio. A questo punto se ne è andata, trasferendo la sua lealtà al popolo ebreo e al Dio ebreo, vivendo nel vincolo dell'alleanza. La misura della sua virtù viene dal confronto tra dove ha iniziato, ciò che è diventata e chi ha portato con sé; straordinario davvero! È una persona che ha avuto origine al di fuori della fede ed è entrata a far parte della metanarrativa di cui tutti facciamo parte.

Betsabea

Venendo a Betsabea, abbiamo una storia molto diversa e difficile. Anche se ci piacerebbe trascurarla, non possiamo farlo. San Matteo la cita, e san Davide la scelse. Per ogni cristiano che insegna storie bibliche, presenta sempre un dilemma. Come parli di lei in termini rispettosi, senza trasmettere un'approvazione delle sue azioni? Questa è una lezione in sé: le persone sono definite dalle loro azioni.

Sebbene elencata come antenata di Cristo, lo stigma rimane opportunamente nel modo in cui viene ricordata. San Matteo non la nobilita con un nome, ma la chiama solo "moglie di Uria". Perché non la chiama per nome? Il nome di una persona è sinonimo del suo volto; l'incarnazione dell'identità. Senza nome, senza volto, senza identità propria, solo quella del marito. La sua bellezza che ha sedotto David ci è nascosta. Questo sembra crudele, ma è appropriato; San Matteo non sopporta di nominarla. Non riesce a guardarla negli occhi; è troppo doloroso, troppo vergognoso. Chiamarla "moglie di Uria" la identifica indirettamente, ed evita di menzionare il suo nome. È il brutto segreto di famiglia che desideriamo nascondere nella stanza sul retro.

Forse un altro motivo importante per cui Matteo ha rifiutato di dire il suo nome, è che Betsabea significa "Figlia di un giuramento". [10] Non è degna di essere chiamata tale, poiché ha violato in modo sfacciato il patto. Senza nome, senza volto, lei e la sua storia di guarigione ci sono in gran parte nascoste. Possiamo solo ipotizzare come un tale deficit di carattere possa essere trasformato nella grazia di essere la madre del prossimo re d'Israele, al di là delle altre mogli di Davide. Nella nostra recensione di Betsabea, non possiamo trarre troppe conclusioni, ma solo sottolineare alcune cose che manifestano l'infinita saggezza, grazia e redenzione dell'errore umano da parte di Dio.

Come elemento su cui riflettere, il nostro imbarazzo per l'adulterio di Davide è per lo più ignorato poiché la sua santità è classificata tra persone con storie immacolate. Nessuno esita a menzionare il proprio nome o a chiamare il proprio figlio "Davide". Nessuno invece arriverebbe a pensare di chiamare una figlia Betsabea. Mentre a noi questo potrebbe sembrare ingiusto, nel giudizio di Dio e di Matteo, non lo è. Tanto è meraviglioso il capitale di grazia di Davide, che il dominio di Cristo è basato sul trono di Davide e sull'alleanza di Dio con Davide. Allo stesso tempo, le conseguenze di quel grave peccato per Davide per e la sua famiglia furono molto costose.

Senza dubbio, aggiunge alla gravità del peccato di Betsabea il fatto che fosse un peccato con il re, l'unto di Dio. Davide fu attratto da un corpo nudo, la tentazione di tutti gli uomini. Betsabea fu attratta dalla posizione, dallo status e dalla ricchezza di Davide. La prima è la debolezza della carne. La seconda è l'ambiguità della mente.

Vediamo prontamente la bruttezza di Betsabea, ma dobbiamo scavare più a fondo per trovare la gemma nascosta di bellezza da lei contribuita alla metanarrativa collettiva dell'Incarnazione. Ha aggiunto qualcosa alla sua generazione e al tesoro della Chiesa? In effetti, l'ha fatto. Leggendo i Proverbi, troviamo vari riferimenti alla donna adultera che sembrano trasmettere intuizioni personali; ci vuole un certo tipo per riconoscere quel tipo. La sua conoscenza di sé ha dato un'idea della donna dissoluta di cui abbiamo letto negli scritti di Salomone? Per certo, sappiamo che Proverbi 31 proveniva dalla sua mano, o almeno dalla sua mente, come istruzione su ciò che è vitale in una buona moglie. [12] È probabilmente l'unica autrice donna che è entrata nel canone della Scrittura.

Il suo più grande contributo potrebbe essere stato creare in Salomone un desiderio di saggezza, che portando l'approvazione agli occhi di Dio, assicurò il suo governo futuro. Nell'educazione di Salomone, nessuno avrebbe avuto più influenza di lei. Il rapporto di Betsabea con Salomone era così stretto che egli le diede un trono accanto al suo. [11] Usando la sua vicinanza a lui, ha cercato di vaccinare suo figlio contro la ripetizione dei propri errori? Sicuramente l'ha fatto, poiché abbiamo qualcosa del suo cuore pentito nei Proverbi. Ma alla fine, le sue azioni hanno parlato più forte delle sue parole quando suo figlio ha ceduto a donne straniere e si è allontanato da Dio.

Betsabea fu introdotta nel lignaggio di Cristo attraverso la sua relazione con san Davide, peccaminosa com'era all'inizio. La sua storia parla del potere santificante del matrimonio, che può portare anche un peccatore allo scopo divino. Anche se ingiustamente, Davide la scelse e Dio permise che rimanesse. [13] Sebbene abbia dato il proprio contributo, anche come madre e insegnante di un re noto per la sua saggezza, le gravi conseguenze di tale peccato erano inevitabili.

Rut

Delle quattro, la nostra attenzione si posa ora su Rut, il cui carattere brillante dimostra la vera bellezza di una donna che viveva di alleanza. All'inizio, la sua unica responsabilità era il luogo da dove veniva: Moab. I moabiti erano il prodotto dell'incesto tra Lot e la figlia maggiore. [14] Poiché il peccato opera in generazione come la grazia, i moabiti erano immersi nell'incesto. Inoltre, erano pagani e nemici perenni degli ebrei. Moab era fermamente sotto il giudizio di Dio. Che qualcosa possa essere recuperato da un simile popolo è meraviglioso a vedersi.

Per Rut, non c'era nulla nel suo luogo d'origine che avesse un fascino; era come fuggire dall'Egitto per gli israeliti. Dopo aver vissuto con Naomi, non avrebbe mai più potuto essere a casa a Moab. Ciò che è diventata può essere attribuito a Naomi. Naomi era il percorso di Rut verso la libertà e una nuova vita nella famiglia della promessa. Ha seguito Naomi con un cuore volenteroso.

Senza menzionare errori morali personali, santa Rut potrebbe essere la più brillante tra le quattro donne. La sua storia riempie un intero libro delle Sacre Scritture. Come Abramo, la sua storia di guarigione riguardava l'abbandono dov'era, per essere dove Dio aveva bisogno che lei fosse. Santa Rut è intessuta nel tessuto della nostra fede comune. La sua promessa a Naomi è familiare a tutti, ed è persino inclusa in alcune preghiere matrimoniali come ideale per tagliare i legami passati e per abbracciare una vita totalmente nuova. Per tutto questo la veneriamo come santa.

L'apprezzamento totale di Rut deriva dalla sua opposizione alla sua antenata, la moglie di Lot. Queste due sono totalmente, diametralmente opposte. Rut si lasciò tutto alle spalle e non si voltò mai indietro, mentre la moglie di Lot, un'altra donna che non ha un nome, non poté fuggire da Sodoma, perché Sodoma era in lei. [15]

C'è molto di più da dire su Rut, ma teniamolo per un'altra volta.

Note

[1] Naturalmente, qui non è menzionata la santa Vergine, poiché la sua storia è isolata, al di sopra e al di là del resto.

[2] Per esempio, Davide mangiò il pane della presentazione (Mt 12:3) e la santa Vergine entrò nel santuario.

[3] Gal 4:4

[4] Per favore, accettate le mie scuse, perché ho copiato questa citazione da uno dei tanti libri che sono ancora impacchettati dal mio recente trasloco, e non ho notato quale libro. Ma è presente.

[5] San Nicola Velimirović, trad. di padre Timothy Tepsić, Il prologo di Ohrid, vol. II (Alhambra, CA., Sebastian Press, 2002), pag. 269; 9 settembre.

[6] "Più insigne dei cherubini..."

[7] Se non le conoscete, leggete le loro storie.

[8] Gen 38.

[9] Gen 49:9. Per ironia della Scrittura dell'Antico Testamento, sembra che le donne, non tanto gli uomini, siano benedette quando usano mezzi ingannevoli per raggiungere un buon fine, ma mai per raggiungere un fine egoistico; considerate Giaele (Gdc 4,5:24), Mical (1 Re 19: 12-6) e Rebecca (Gen 27). Parlando di doppio standard, al tempo di Gesù, i farisei distorcevano la giustizia contro le donne, per esempio la donna colta in adulterio (Gv 8). Tuttavia, la risposta di Gesù ha livellato il campo di gioco. Quando Gesù disse: "Colui che è senza peccato..." – la maggior parte degli studiosi concorderebbe – molto probabilmente stava parlando di quel peccato che portava l'accusa di adulterio, non del peccato in generale; gli accusatori erano colpevoli di adulterio e condannati dalle parole di Gesù.

[10] Strong's Hebrew Dictionary H1339.

[11] 1 Re 2:19 KJV.

[12] "Lemuel" è il vezzeggiativo di Betsabea per suo figlio (KJV). La donna di Proverbi 31 stabilisce l'ordine familiare in modo straordinario.

[13] Voi non siete il re Davide, non fatevi nascere idee.

[14] È interessante notare che i Padri della chiesa hanno dato poco discredito alle figlie di Lot poiché la loro cospirazione e l'incesto erano motivati dalla sopravvivenza e non dalla lussuria. Si veda sant'Ireneo, Contro le eresie, Libro 4, cap. 31, v. 1. La colpa di ciò che è accaduto loro spetta a Lot a causa del luogo in cui ha scelto di vivere, nelle vicinanze di Sodoma. Molto probabilmente quelle decisioni furono motivate da sua moglie, che sembrava avere un attaccamento ineludibile a Sodoma e a quel modo di vivere.

[15] Fonti extra-bibliche dicono che era egiziana.

 
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Il degrado dell'insegnamento teologico romeno

La segreteria dell'università "Babes-Bolyai" di Cluj, ha detto hotnews.ro, annuncia che presso la Facoltà di Teologia ortodossa sono rimasti 22 posti vacanti (su 93) e si organizza una sessione supplementare di ammissione. Ciò significa che al secondo turno entreranno anche candidati molto deboli o che non hanno mai voluto fare teologia. Naturalmente, non è l'unica facoltà in questa situazione, ma da Cluj davvero non me l'aspettavo. Che dire di Constanţa, Arad o Târgovişte e Piteşti? Fin dall'inizio bisognava aprire solo 4-5 buone facoltà in tutta la Romania, ma, come al solito, si è preferita la quantità piuttosto che la qualità.

Una notizia ancora peggiore mi è arrivata dalla Facoltà di Teologia di Iaşi (dove io ho studiato dal 1997 al 2001). Anche se la Facoltà evita di pubblicare il curriculum di insegnamento per il master, la vergogna è emersa alla luce.

Per non essere accusato (di nuovo, in modo infondato) di cattiveria contro la Chiesa ortodossa romena, lascio che vi esprimiate da soli riguardo a queste perle. Preciso solo che degli amici mi hanno chiesto di pubblicare questi programmi fotografati con il cellulare, in quanto hanno paura di censura e dittatura. Li capisco, ma vi prego di capire anche me, che non parlo per cattiveria, ma per indignazione e compassione. Convincetevi da soli, e se siete esperti, dite anche la vostra opinione...

Piccole osservazioni personali:

Beninteso, un master di 2 anni sulla "famiglia cristiana contemporanea" o un dubbio amalgama di teologia, psicologia e sociologia proposto per la specializzazione in "Comunicazione e consulenza psicologica e spirituale" solleva molti punti interrogativi. Ma li lascio esporre agli specialisti. Io dico che non vale la pena sprecare il vostro tempo con una cosa del genere, soprattutto perché le probabilità che il vescovo Varlaam di Ploieşti in persona venga a parlare di "famiglia patristica", io le classifico come minime.

Vorrei fermarmi qui, ma ho ancora dire qualcosa (di legittimo) sulle scienze liturgiche. Il grande professore Viorel Sava si propone di parlare ai candidati per il master di "Preparazione del prete al servizio della Divina Liturgia, dei sacramenti e delle ierurgie". E questo - per un anno intero, con 2 ore di corso e 2 di seminario in entrambi i semestri e con un esame da 8 crediti (3 di più che per la stessa tesi di master). Mortale! Per quanto parli quest'uomo al minuto, potrebbero non bastare due anni per formulare le idee maggiori, ma comunque, questa non è una materia per un master. Cerchiamo di essere seri! Questo tema si può insegnare in un seminario di un'ora e si può affrontare di passaggio in una facoltà, ma in un master non deve neppure essere nominato, tanto più che vi sono su questo tema delle cosiddette conferenze sacerdotali così tanto prestigiose, anche se senza risultati. Che dire di questa pseudo-spiritualità? Come può un rettore di una così prestigiosa università approvare tali piani di insegnamento? Lo stesso padre V. Sava ha previsto ancora 6 ore di "lezioni pratiche" circa la confessione, che molto probabilmente non avranno luogo, ma si consiglia il testo "Spovedania şi duhovnicia" di Petre Vintilescu che era "obbligatorio" già nel quarto anno della facoltà. Oh, sì, il libro è del 1939... Ma state tranquilli, perché un altro grande professore, il preside Ioan Vicovan, riprenderà tutto attraverso il suo corso sui padri spirituali contemporanei. Sarebbe un peccato avere dei dubbi sull'approccio ultra-scientifico di questo corso così serio, tanto più che un uomo non prende soldi per niente...

Anche se sono uscito da questa facoltà come primo del mio corso (con una media di 9.93), mi vergogno dello stato deplorevole a cui è giunta. 15 anni fa era diverso e non ho mai pensato che sarei mai arrivato a scrivere queste righe (soprattutto perché siamo stati costretti a fare un giuramento che "non avremmo infangato il buon nome della facoltà"). Sono davvero grato a Dio e ai professori che mi hanno insegnato, e allo stato romeno che mi ha dato la borsa di studio. Tuttavia, ho compassione degli studenti e di quei buoni professori che infangano il loro stesso buon nome, accettando simili "programmi".

Quindi, cari studenti! Mettetevi a leggere voi stessi libri seri e non andate da questi pseudo-professori che non hanno mai scritto nulla di serio in vita loro. Non sprecate il vostro tempo, energia e denaro ascoltando le loro assurdità, ma mostrate loro che volete qualcosa di serio. E se non sono in grado di darvelo, si ritirino loro dalla parrocchia in una capanna, perché si troveranno altri che insegnano molto meglio ...

E se volete veramente fare sul serio teologia, chiudete gli account Facebook e non trascurate le lingue straniere.

 
Come un santo russo apparve al figliastro di Napoleone

Il nome di san Savva di Storozhev è associato a molti miracoli. Vi parleremo di uno di loro, che avvenne durante la presa di Mosca da parte dei francesi nel 1812. Il generale francese Eugène de Beauharnais, che guidava una divisione di 20.000 uomini, occupò Zvenigorod e si stabilì nel monastero di Storozhev.

L'apparizione di san Savva al generale Eugène de Beauharnais

Eugène de Beauharnais

Chi era questo Eugène de Beauharnais, che fu testimone di un miracolo nel monastero che aveva occupato? Figliastro di Napoleone, fu viceré d'Italia e grande comandante militare. Alla fine del XVIII secolo, suo padre, un giovane ufficiale di nome Alexandre de Beauharnais, sposò Josephine, una creola, che gli diede un figlio nel 1781. Il bambino si chiamava Eugène Beauharnais. La carriera politica e militare di Alexandre si interruppe bruscamente: fu giustiziato nel 1794. Suo figlio aveva allora tredici anni. Eugene si arruolò nell'esercito in tenera età. Nel 1796, la vedova Josephine de Beauharnais sposò l'allora poco conosciuto generale Bonaparte, che accolse i figli di Josephine come suoi.

All'età di sedici anni, Eugène divenne aiutante di campo di Bonaparte. Fin da quando mosse i primi passi sul campo di battaglia, dimostrò coraggio e ardimento. Al fianco di Bonaparte partecipò alla campagna d'Italia del 1796-1797, alla spedizione d'Egitto del 1798-1801 e ad altre guerre napoleoniche. Quando Napoleone tornò in Francia dalla sua campagna d'Egitto nell'autunno del 1799, Eugène fu promosso capitano dei cacciatori a cavallo. Alla giovane età di diciotto anni, Eugène de Beauharnais fu promosso al grado di colonnello per il suo coraggio in una delle battaglie della campagna d'Italia del 1800. Napoleone disse in quell'occasione: "Eugène sta marciando velocemente verso l'immortalità: si è coperto di gloria in tutte le battaglie".

Eugène aiutò Bonaparte nel colpo di stato del 18/19 brumaio 1799, che portò all'istituzione di un nuovo governo francese con Napoleone a capo. Napoleone divenne allora primo console a vita e infine, nel 1804, si dichiarò imperatore dei francesi, ed Eugène fu nonminato principe. Accompagnava ovunque il suo patrigno, che lo apprezzava per la sua nobiltà, franchezza, lealtà e talento militare.

Nel 1804, quando Eugène aveva solo ventidue anni, fu promosso generale di brigata; nel 1805 fu nominato viceré d'Italia e nel 1806 fu formalmente adottato da Napoleone I. Il 26 gennaio 1806, Eugène de Beauharnais sposò la principessa Augusta-Amelie, figlia del re Massimiliano-Augusto di Baviera. Le truppe italiane al comando di Eugène combatterono ovviamente a fianco di Napoleone nella sua campagna del 1812.

Continuiamo la nostra storia sul tempo trascorso dal generale de Beauharnais nel monastero di san Savva di Storozhev. Dopo aver dormito tutto il giorno, Eugène si svegliò la sera e improvvisamente vide un vecchio di bell'aspetto in abito monastico nero che entrava nella sua cella. Guardando il principe, il monaco disse sottovoce:

"Non permettere alle tue truppe di saccheggiare il monastero, e soprattutto non prendere nulla dalla chiesa. Se farai ciò che ti chiedo, Dio sarà misericordioso con te e tornerai sano e salvo nella tua patria. E sappi che i tuoi discendenti dedicheranno la loro vita alla Russia”.

Detto questo, il monaco scomparve subito. Eugène rimase sbalordito dalla visione: il sogno era quasi reale. Scrisse subito un diario di ciò che era successo.

Eugène seguì il consiglio dell'anziano russo e la mattina dopo diede ordine di stare lontani dalle proprietà del monastero. Entrando nella chiesa cattedrale, riconobbe il suo ospite notturno sull'icona di san Savva di Storozhev. Il principe venerò le reliquie del santo, sigillò la chiesa e assegnò trenta guardie a proteggerla, dando ordini severi che nessuno tranne i monaci potesse entrare all'interno. Tutti gli oggetti di valore rubati la notte precedente furono restituiti al monastero per ordine del generale. Questo nobile atto di Beauharnais ispira un rispetto ancora maggiore se si tiene conto di come centinaia di chiese ortodosse furono devastate dai francesi, o di come essi allestirono una stalla all'interno della cattedrale della Dormizione, la chiesa principale del Cremlino di Mosca.

dipinto nella chiesa del villaggio di Anosovo, regione di Smolensk

Beauharnais adempì la volontà di san Savva: il monastero subì pochi danni e anche il venerabile santo mantenne a sua volta la sua promessa. Eugène ne uscì sano e salvo, non fu mai ferito in battaglia, mentre quasi tutti i marescialli di Napoleone furono uccisi o giustiziati. Ney e Murat furono fucilati, Berthier si suicidò; Bessières fu ucciso a Luetzen; anche il maresciallo Duron fu ucciso in battaglia. Mortier, che fece saltare in aria il Cremlino durante la sua ritirata da Mosca, fu fatto saltare in aria a Parigi durante un attentato alla vita del re Luigi Filippo. Junot morì pazzo. Il maresciallo Poniatowski annegò mentre era ferito. Il maresciallo Augereau morì di una dolorosa malattia polmonare.

Dopo la caduta di Napoleone, le nuove autorità francesi apprezzarono e rispettarono il generale de Beauharnais, e l'imperatore russo Alessandro I sviluppò una tale simpatia per lui che ad un certo punto fu incline a metterlo sul trono imperiale come re di Francia. Ma Eugène rifiutò tutti gli onori e visse tranquillamente e pacificamente a Monaco, ricevendo il titolo di duca di Leuchtenberg da suo suocero, re Massimiliano Giuseppe. Ebbe sei figli. Eugène de Beauharnais morì il 21 febbraio 1824 e fu sepolto nella chiesa di san Michele a Monaco, non lontano dalle tombe con le reliquie dei santi guaritori Cosma e Damiano.

Eugène de Beauharnais e Napoleone in Russia. Artista: Adam Albrecht

Come i discendenti dei Beauharnais arrivarono a servire la Russia

Per tutta la sua vita, Eugène de Beauharnais mantenne sacra la memoria di san Savva, perché fu grazie alla sua intercessione che Dio gli conservò la vita. Subito dopo la campagna napoleonica, vicino a Parigi fu costruita una cappella dedicata al venerabile Savva, che divenne uno dei pochi santi russi conosciuti e venerati in Francia. Eugène allevò suo figlio Maximilian con rispetto per il santo russo e per la Russia.

Nel 1839 Maximilian, duca di Leuchtenberg, venne in Russia per celebrare l'anniversario della battaglia di Borodino. Al termine della parata militare sul campo di Borodino, Maximilian, con grande sorpresa della parte russa, chiese di visitare il monastero del venerabile Savva di Storozhev a Zvenigorod vicino a Mosca. Adempiendo la volontà del suo defunto padre, visitò il monastero di san Savva di Storozhev insieme alla famiglia imperiale e venerò le reliquie del santo.

K.P. Brullov: ritratto del duca Maximilian di Leuchtenberg

Ben presto il giovane Maximilian sposò la granduchessa Marija, figlia dell'imperatore russo Nicola I. Marija Nikolaevna si sposò per amore. Incontrò il suo futuro marito nel 1837, quando questi venne a San Pietroburgo per le manovre di cavalleria. Un anno dopo, durante la sua seconda visita, la giovane coppia si rese conto che non potevano vivere l'uno senza l'altra. Nicola I acconsentì al matrimonio di sua figlia a condizione che la coppia vivesse in Russia e non all'estero. Il matrimonio ebbe luogo il 2 luglio 1839 e seguì due riti, ortodosso e cattolico (Maximilian era cattolico). Dopo il matrimonio, gli sposi visitarono nuovamente il monastero di Storozhev e venerarono le reliquie del santo. Maximilian si trasferì in Russia per viverci in permanenza. La sua famiglia si stabilì a San Pietroburgo, sulla Prospettiva Nevskij, nel palazzo che Nicola I aveva costruito per la sua figlia prediletta. Nacquero loro sette figli. Maximilian fu presidente dell'Accademia delle arti, capo dell'Istituto minerario, condusse ricerche scientifiche nel campo della galvanoplastica, fondò una fabbrica di galvanoplastica e un ospedale a San Pietroburgo e lavorò allo sviluppo di una fattoria modello nella sua tenuta di Tambov. Prese anche parte attiva alla costruzione delle prime ferrovie in Russia. Maximilian morì di tubercolosi all'età di trentacinque anni. I suoi discendenti vissero nel loro palazzo sulla Prospettiva Nevskij fino alla rivoluzione d'ottobre, durante la quale i duchi di Leuchtenberg ebbero la fortuna di trovarsi a Parigi.

Così si avverò la profezia di san Savva secondo cui i discendenti di Eugène de Beauharnais avrebbero servito la Russia.

I discendenti di Beauharnais ai nostri tempi

Nel 1995, l'ottantenne monaca ortodossa Elisabetta, rappresentante di origine francese della famiglia Beauharnais, visitò il museo di storia, architettura e arte di Zvenigorod. Secondo lei, la tradizione familiare voleva che Maximilian si fosse convertito all'Ortodossia.

Attualmente, tutti i discendenti di Beauharnais hanno nomi russi e professano l'Ortodossia. Considerano il loro patrono celeste il venerabile Savva di Storozhev. Ogni volta che si forma una nuova famiglia, la coppia riceve una copia dell'icona del venerabile santo che un tempo fu donata a Eugène Beauharnais nel monastero.

 
Aggiornamenti sulla "guerra tiepida" in Novorossija e nel mondo

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Un segnapunti a livello strategico e tattico per la "guerra tiepida" degli Stati Uniti contro la Russia

dal blog The Vineyard of the Saker

domenica 15 giugno 2014

In primo luogo, devo spiegare il titolo: "Un segnapunti per la guerra degli Stati Uniti contro la Russia": ciò a cui stiamo assistendo oggi è senza dubbio una guerra degli Stati Uniti contro la Russia, tranne per il fatto che non è né abbastanza "fredda" o "calda": è tiepida, indifferente. Non per le persone che muoiono, naturalmente, ma per la sua scelta di metodi. Non è una guerra fredda perché ci sono persone che stanno morendo, perché carri armati, artiglieria e forse aeree sono utilizzati ora su base giornaliera, ma non è neppure una guerra calda, perché mentre le persone in Ucraina restano uccise, il vero obiettivo di questa guerra, naturalmente, è la Russia. In altre parole, questa non è una guerra russo-ucraina, né è una guerra americano-ucraina, è una guerra USA-Russia, combattuta in Ucraina, con metodi da "guerra calda", ma il cui vero obiettivo non sono le persone uccise in Ucraina, ma la Russia come paese e come progetto di civiltà. Penso che questa sia la cosa fondamentale da affermare per fare una corretta analisi di ciò che sta accadendo.

ANALISI DI LIVELLO STRATEGICO

Gli Stati Uniti non hanno assolutamente alcun interesse particolare in Ucraina. L'unico motivo per cui lo Zio Sam si è così pesantemente coinvolto è la convinzione (completamente sbagliata) – espressa da Zbigniew Brzezinski e Hillary Clinton – che "senza l'Ucraina la Russia non può essere una superpotenza" e che "Putin sta cercando di ricreare l'Unione Sovietica". Dal momento che una USSR rinata sarebbe la singola grande minaccia alla dominazione del pianeta da parte degli Stati Uniti, gli Stati Uniti non devono risparmiare alcuno sforzo per fare in modo che l'Ucraina non solo si stacchi dalla Russia, ma si trasformi in un protettorato coloniale degli Stati Uniti come la Polonia o la Lituania: rabbiosamente anti-russa, amministrata dalla UE e controllata dalla NATO. Naturalmente, il "premio dei premi" sarebbe stata la Crimea con Sebastopoli come base per la marina americana e un fantastico "vettore inaffondabile" per proiettare gli sforzi sovversivi statunitensi in tutto il sud della Russia, nel Caucaso e anche nel Medio Oriente. Ahimè, l'azione rapida come un fulmine di Putin in Crimea ha completamente sventato questa parte del piano: invece di ottenere l'intera Ucraina, incluso il suo gioiello della corona, la Crimea, gli anglo-sionisti sono rimasti in pieno controllo dell'Ucraina centro-occidentale (alias "Banderastan") e con una rivolta nell'Ucraina centro-orientale (alias Novorossija). Tuttavia, lo Zio Sam ha ottenuto anche alcuni successi reali: non solo il presidente democraticamente eletto Janukovich è stato "rovesciato", ma la secessione della Crimea e la rivolta nel Donbass hanno reso finalmente possibile la "più o meno elezione" di un fantoccio filo-USA come Poroshenko. Fin qui tutto bene, ma ricordate, non si tratta affatto dell'Ucraina, si tratta della Russia e solo della Russia. Quindi la questione rilevante non è se gli Stati Uniti abbiano avuto successo nel mettere un regime fantoccio al potere, ma a che cosa serve all'Impero anglo-sionista avere Poroshenko al potere a Kiev. La risposta è, ovviamente, ben poco, se non nulla.

Ancora una volta, per capire la posizione degli Stati Uniti dobbiamo smettere di pensare come una persona razionale e mentalmente sana, e provare a pensare come un imperialista maniaco deciso a dominare il mondo, e che sinceramente vede la Russia come ostacolo numero 1 alla realizzazione di questo obiettivo. Tale maniaco si porrà una domanda fondamentale: quanto è stata indebolita, se lo è stata, la Russia dalla situazione attuale in Ucraina? E, ancora una volta, la risposta ovvia è solo marginale. Ecco come un ipotetico americano del suo "1% riflessivo" penserà alla posizione attuale della Russia:

Si sono presi la Crimea, così tutte le nostre speranze sulla regione del Mar Nero, sul Caucaso e sul Medio Oriente sono sfumate. Di fatto, ora che la Crimea è completamente russa, la posizione russa nella regione del Mar Nero, nel Caucaso e anche nel Medio Oriente è diventata più forte, molto più forte in effetti. Quel che è peggio, tagliando fuori la Crimea dal resto dell'Ucraina, i russi hanno creato non solo un precedente molto pericoloso, ma hanno profondamente destabilizzato la parte più ricca e meglio istruita dell'Ucraina – il Donbass – lasciandoci con il totalmente corrotto e fondamentalmente povero in canna "Banderastan" da dirigere. Peggio ancora, se non avessimo i nostri vari squadroni della morte diretti dalla CIA ("maidanisti", "settore destro", "guardia nazionale", "hooligan del calcio", ecc), Poroshenko durerebbe probabilmente meno di 1 mese al potere in ogni caso, soprattutto con questi maledetti russi pronti a spegnere il rubinetto del gas se gli ucraini non vengono fuori con un con un piano di pagamento che in ogni caso non possono permettersi. L'unica cosa che le nostre sanzioni pseudo-simboliche contro la Russia hanno raggiunto finora è stato di spingere i russi a fare quello che avrebbero dovuto fare una decina di anni fa: ridurre la loro dipendenza dal sistema bancario controllato dagli USA, recidere i loro legami con il complesso militare-industriale ucraino e spingere la comunità imprenditoriale russa verso la ricerca di legami più forti con l'Asia.

La conclusione è che almeno finora l'Impero anglo-sionista non è riuscito a ottenere alcun obiettivo strategico. La Russia è potente come sempre, forse ancora più potente di prima della crisi.

Che dire dell'accordo di associazione con l'Unione Europea, allora? Questo non significa niente per gli americani. Tutto ciò che un accordo potrebbe davvero ottenere sarebbe di impoverire ulteriormente l'Ucraina ormai dimezzata e creare un pasticcio sanguinoso per l'Unione Europea. Sì, per la Russia questo significherebbe forse due o tre anni di mal di testa minori (avere a che fare con immigrati clandestini, trovare nuovi fornitori, ecc), ma niente di veramente significativo. E dato che è stata l'Unione europea che ha rotto l'Ucraina, che ora possiede, ma dato in principio che sono gli Stati Uniti che possiedono l'Unione Europea, si potrebbe anche dire che gli Stati Uniti ora possiedono ciò che resta dell'Ucraina. Difficilmente un ambito premio ...

C'è solo un modo per gli anglo-sionisti di trasformare la sconfitta in vittoria, e questo modo è ovviamente attirare la Russia in un aperto intervento militare nel Donbass. Un intervento militare russo palese nel Donbass raggiungerebbe i seguenti obiettivi:

• Creare una fantastica giustificazione per l'esistenza della NATO.

• Creare una fantastica giustificazione per una nuova guerra fredda in Europa, che rafforzerebbe la presa degli Stati Uniti nel Vecchio Continente.

• Creare una fantastica giustificazione per un aumento della spesa militare per tutti gli Stati membri della NATO.

• Creare un fantastico capro espiatorio su cui addossare la colpa dell'imminente collasso economico del Banderastan.

• Creare una fantastica opportunità per demonizzare la Russia e Putin personalmente.

• Creare una giustificazione perfetta per la CIA per iniziare un'altra operazione Ciclone, questa volta in Novorossija.

• Creare un ottimo modo per mostrare all'opinione pubblica americana che Obama è un duro, un "presidente di guerra", con i "peli sul petto" e chi può mostrare ai russi chi comanda, ribaltando così l'immagine di un perdente flaccido e incompetente di cui Obama "gode" attualmente.

• Far pagare ai russi il fallimento della guerra in Siria.

• Mostrare a tutti i paesi dei BRICS (Brasile, India, Cina, Sudafrica) che nessuno può sfidare lo Zio Sam.

• rivitalizzare l'attuale comatosa e disperata opposizione "liberale" (controllata dalla CIA) in Russia.

Inutile dire che, viste questa volta dal punto di vista della Russia, tutte queste sono ragioni fondamentali per evitare di essere risucchiati in un intervento militare palese in Ucraina. Tuttavia, il non intervento di per sé non è certo una "politica" e non può costituire un obiettivo strategico. Cerchiamo quindi di guardare ora agli obiettivi strategici della Russia.

Inizialmente, la Russia voleva qualcosa di piuttosto semplice: un'Ucraina indipendente, più o meno neutrale, ma prospera. Non perché i russi siano intrinsecamente così buoni e compassionevoli, ma perché la cosa migliore per la Russia è avere un vicino prospero per il quale non ha alcuna responsabilità, ma con cui può costruire legami economici reciprocamente vantaggiosi. Sì, certo, Kiev è la madre di tutte le città russe, e la cosiddetta Ucraina è un'invenzione – non è mai esistita prima come nazione – ed è vero che la "Piccola Russia" (nel senso di "cuore" o Russia "centrale") è la culla della civiltà russa, ma queste sono tutte cose del passato. Al giorno d'oggi, se gli ucraini vogliono chiamarsi in un modo diverso da "russi", e se vogliono provare a reinventarsi una cultura ex nihilo – che lo facciano. A chi importa veramente? È una loro perdita: invece di essere parte di una delle (relativamente) antiche nazioni e culture nella storia hanno scelto di diventare... chissà cosa? Ma chi se ne frega, è loro diritto, dopo tutto. I loro "argomenti" potrebbero non avere molta presa sulla maggior parte dei russi, soprattutto quelli istruiti, ma questo non è certo un motivo di conflitto. Negli ultimi due decenni, non c'è mai stato un movimento di qualsiasi rilevanza in Russia che si sia opposto all'indipendenza ucraina. In sostanza, i russi per la maggior parte se ne sono infischiati e, francamente, avevano ragione.

Ma, ancora una volta, dobbiamo ricordare che questo non è un problema russo-ucraino. È un problema USA-Russia. E per gli Stati Uniti, il tipo di Ucraina indipendente e più o meno prospera, che la Russia sarebbe stata felice di avere come vicina di casa era assolutamente inaccettabile. Se la Russia voleva una "Finlandia ucraina", gli Stati Uniti volevano una "Polonia ucraina". Questo è qualcosa che la Russia non può permettere che avvenga. Quindi, in termini strategici, i tre obiettivi strategici per la Russia sono, in ordine di importanza:

1. Impedire la creazione di un "Banderastan" alle frontiere della Russia

2. Evitare di essere risucchiata in un intervento militare palese

3. Proteggere la gente della Novorossija

Due commenti su questi obiettivi:

In primo luogo, si noterà che se la scelta si riduce a un intervento militare palese e alla creazione di un Banderastan sul confine occidentale della Russia, un intervento militare è preferibile, almeno a mio parere. Non ho modo di sapere se al Cremlino siano d'accordo con me o no, ma la mia sensazione è che lo sarebbero se non altro a causa delle conseguenze a lungo termine di avere un Banderastsan lungo 2000 km sul suo confine occidentale e a meno di 500 km dal centro di Mosca. Quindi non sbagliamoci – la Russia interverrà militarmente in Novorossija se non vi è assolutamente alcun'altra scelta. Anche se questo significa un rischio di guerra con la NATO. Anche se questo significa una guerra con la NATO. Per la Russia, questo non è un conflitto elettivo, ma una minaccia esistenziale, e su questo non vi è un consenso nazionale.

In secondo luogo, c'è la questione dei diritti umani e la situazione del popolo della Novorossija.

Considerando quanti tra noi sono disillusi dei nostri simili e cinici su qualsiasi politico, non voglio nemmeno entrare dell'argomento dei "paesi fratelli", né affermerò che Putin, Lavrov o chiunque altro al Cremlino sia sinceramente preoccupato per le atrocità commesse contro quelli che sono, ovviamente, in realtà russi che si trovano a vivere in quella che viene chiamata "l'Ucraina" a causa delle frontiere amministrative interne sovietiche. Personalmente sono convinto che Putin e Lavrov se ne preoccupano davvero – ma non voglio usare questa mia convinzione personale come argomento. Userò solo un argomento completamente pragmatico che è pienamente compatibile con l'ipotesi che al Cremlino si preoccupino solo del proprio ristretto interesse personale. E l'argomento è questo:

In Russia c'è un sacco di rabbia repressa e di indignazione. A differenza dei media occidentali, i media russi sono pieno di rapporti giornalieri sulle atrocità commesse dalle squadre della morte ucraine. Giorno dopo giorno dopo giorno i russi vedono teppisti neo-nazisti con simboli neo-nazisti che marciano intorno a Kiev, Odessa e altre città, vedono le case bombardate di Slavjansk e Kramatorsk, vedono le interviste senza fine con civili mutilati e rifugiati terrorizzati. Giorno dopo giorno dopo giorno i più famosi giornalisti e reporter russi riversano apertamente il loro disprezzo e disgusto per i bastardi menzogneri della giunta di Kiev, per gli infiniti doppi standard dell'Occidente, per fatto che apparentemente non c'è crimine che l'Occidente non approverebbe purché venga commesso dai neo-nazisti e contro i russi. Quindi, sia che Putin, Lavrov & Co. siano cuori che sanguinano cuori oppure politici cinici, non fa assolutamente alcuna differenza: non possono, ripeto, non possono, ignorare le atrocità commesse dagli squadroni della morte ucraini in Novorossija. Finora, la popolarità di Putin è altissima (attrono all'80%), ma questo può cambiare rapidamente se gli eventi sfuggono di mano. Inoltre, mentre gli attuali tre partiti ufficiali "di opposizione" sono più o meno uno scherzo (il Partito Liberal-Democratico e Spravedlivaja Rossija si allineeranno se e quando necessario, i comunisti sono davvero una burla), ci sono altri partiti che si stanno formando adesso e che hanno un enorme potenziale politico, come il "Partito della Grande Patria" di Starikov. E Putin è ben consapevole che l'unico vero pericolo per il suo potere non viene dai piccoli partiti "liberali" di opposizione "completamente fuori dal sistema" e screditati (non hanno più dell'1%-3% del sostegno popolare) o dagli irrimediabilmente antiquati e incompetenti partiti di opposizione "ufficiali" o "di sistema", ma dai partiti di "nuova generazione", giovani, dinamici e visionari non guidati da clown, ma da giovani molto taglienti come Starikov (non giudicate tutti i comunisti russi in base a persone del calibro di Zyuganov!). E, ricordate, Putin ha promesso di intervenire e di proteggere la gente della Novorossija se là avrà inizio un vero e proprio bagno di sangue. Quindi questo è il motivo per cui credo che la protezione della popolazione della Novorossija (precedente punto 3) sia di fondamentale importanza, anche se si assume che Putin sarebbe disposto a tradire e sacrificare la popolazione russa del Donbass (cosa a cui, ancora una volta, io personalmente non credo!).

A questo punto la politica russa diventa, credo, chiara: sostenere segretamente il movimento di resistenza della Novorossija senza offrire alcuna prova di intervento che potrebbe essere utilizzata dagli anglo-sionisti per demonizzare la Russia (cosa che già fanno, ma con molto poca credibilità nell'opinione pubblica).

Ora che abbiamo individuato gli obiettivi strategici di entrambe le parti, possiamo guardare i metodi (le tattiche) che stanno utilizzando per il loro raggiungimento.

ANALISI DI LIVELLO TATTICO

Dal lato degli Stati Uniti il ​​piano è semplice: provocare la Russia in ogni modo possibile. Finora questi metodi hanno incluso (in nessun ordine particolare):

• Il riconoscimento di un regime illegale che è salito al potere con la violenza.

• Il sostegno a un regime neo-nazista.

• Una massiccia propaganda anti-russa.

• Un numero illimitato di doppi standard.

• Il sequestro ripetuto di giornalisti accreditati.

• Una foglia di fico sui massacri (Odessa, Mariupol).

• Sostegno ad assalti armati contro politici dell'opposizione (Tsarev).

• Omicidio di oppositori politici (membri del Partito Comunista assassinati).

• Attacchi ai partiti politici (uffici del Partito Comunista incendiati).

• Uso illegale di bombe a grappolo sui civili.

• Uso illegale di fosforo bianco sui civili.

• Uso di armi pesanti contro intere città.

• Assalto e assassinio di giornalisti dell'opposizione.

• Attacchi contro l'ambasciata russa a Kiev

• Glorificazione palese di Stepan Bandera da parte dei funzionari ucraini.

• Blocco anglo-sionista della risoluzione russa all'ONU per la condanna dell'attacco contro l'ambasciata.

• Negazione dell'odio anti-ebraico tra i nazionalisti ucraini.

• Invenzione di sentimenti anti-ebraici in Novorossija.

• Bombardamento delle auto dei funzionari della Novorossija.

• Probabile utilizzo di gas nel massacro di Odessa.

• Creazione di un'isterica campagna russofoba nei media.

• Tentativi di imporre sanzioni alla Russia.

• Invio segreto da parte di paesi della NATO di aeromobili ad ala rotante e fissa.

• Uso segreto di diverse centinaia di mercenari occidentali (Academi).

• Stragi di soldati feriti in un ospedale.

• Uccisione casuale di civili da parte di cecchini.

• Rifiuto sistematico di qualsiasi negoziato con il popolo della Novorossija.

• Rigetto quasi sistematico di qualsiasi trattativa con la Russia.

• Violazione sistematica di qualsiasi accordo raggiunto con la Russia.

• Bombardamento di chiese e ospedali (appena accaduto nelle ultime 24 ore).

• Rifiuto di fornire reali corridoi di fuga per i civili intrappolati.

• Taglio illegale dell'approvvigionamento idrico alla Crimea (ora fornito dalla Russia per gentile concessione del corpo degli ingegneri militari russi).

Questa non è una lista completa, ovviamente, sono solo quegli eventi che per primi mi sono venuti in mente. Collegare questi punti è facile: provocare la Russia a tutti i costi. Beh, per provocare, provocano. Tutto questo raggiunge qualche altro obiettivo? In particolare, se vediamo le cose da un punto di vista più di "macro-obiettivi", possiamo chiederci: se accettiamo che l'obiettivo ucraino della guerra in Novorossija è di ottenere l'intervento dei russi e se accettiamo che l'obiettivo russo è di rimanerne fuori, e se infine accettiamo che il fattore cruciale che alla fine deciderà l'esito è la capacità della Novorossija di difendersi senza un intervento russo palese – allora cosa sarà scritto sul segnapunti tattico?

Dal mio punto di vista – quello di un ex-analista militare – direi che sono estremamente poco impressionato dalle prestazioni della giunta fino a ora.

Gli squadroni della morte della giunta hanno usato tutti i mezzi a loro disposizione per cercare di terrorizzare la gente della Novorossija: hanno cominciato con mazze da baseball, poi con coltelli, poi con pistole, poi con fucili d'assalto, poi con mitragliatrici, poi con mitragliatrici pesanti, poi con mortai, poi con mortai pesanti, poi con artiglieria regolare, poi con lanciarazzi multipli, poi con elicotteri d'assalto, poi con aerei d'assalto, poi con bombe a grappolo, ora anche con fosforo bianco. Ed ecco cosa sono riusciti a raggiungere in termini militari:

1) sono più o meno in possesso di un aeroporto e di una collina nei pressi Slavjansk / Kramatorsk

2) hanno preso Krasnyj Liman (e commesso una strage nel suo ospedale)

3) a quanto pare hanno 1000 uomini o giù di lì circondati nell'aeroporto di Lugansk

Tutto qui. Non sono nemmeno riusciti a prendere Slavjansk! E questo con rapporti di forza che vanno da 5:1 a 100:1, con potenza di fuoco pesante, mezzi corazzati e totale supremazia aerea. Davvero un livello sub-patetico...

E, nel processo, hanno perso centinaia di soldati che hanno disertato dall'altro lato (spesso con le loro armi), hanno avuto un numero enorme di loro coscritti uccisi, un gruppo di alti ufficiali "Alfa" è stato catturato e diverse unità di ricognizione di paracadutisti sono state fatte prigioniere (l'ultima ieri). A Lugansk le forze ucraine sembrano circondate, e l'ultimo abbattimento di un Il-76 da parte delle forze di difesa aerea della Novorossija faceva parte di un disperato tentativo della giunta di liberare queste forze o, almeno, di rifornirle. In realtà, ci sono tutti i segni di un movimento disperato di forze corazzate e di fanteria ucraine per effettuare uno sfondamento fino a queste unità, alcune delle quali, secondo voci non confermate, hanno già cambiato schieramento.

Per quanto riguarda la Forza di Difesa della Novorossija (FDN), ora ha chiaramente una solida rete di difesa aerea attiva e funzionante, sembra che abbia un sacco di armi (anche se mancano ancora alcuni tipi specifici) e la maggior parte, ma non tutte, sono davvero armi trofeo prese agli ucraini (come i tre carri armati T-64 recentemente citati nelle notizie). Il rivolo iniziale dei volontari sta lentamente ma costantemente diventando più grande (compresi i volontari provenienti dalla Russia vera e propria) e la FDN è ora chiaramente in possesso di alcuni sistemi avanzati che possono essere stati forniti solo dalla Russia (armi elettroniche, sistemi anti-aerei avanzati, ecc). Sì, ci sono un sacco di carri armati ucraini intorno a Lugansk, ma al più tardi questa mattina un alto ufficiale  nella zona ha detto che "li possiamo trattenere almeno per diversi mesi". Infine, e per la prima volta, ci sono segni che l'NDF sta effettuando operazioni offensive.

Sto basando tutto quanto sopra su informazioni certamente parziali, ma per me tutti i segni sono chiari e indicano una e una sola realtà: l'offensiva ucraina non va assolutamente da nessuna parte, e se lo Zio Sam non si presenta con un modo drammatico di cambiare il volto della battaglia, la Novorossija potrà probabilmente sopportare l'assalto ucraino senza un aperto intervento russo.

CONCLUSIONE (TEMPORANEA)

Finora, vedo il segnapunti a livello strategico come un completo fallimento per gli anglo-sionisti. Per quanto riguarda il segnapunti a livello tattico, è probabilmente troppo presto per dichiarare i risultati, ma direi che sembra che l'Impero anglo-sionista si stia dirigendo verso una completa sconfitta. Naturalmente, queste sono conclusioni provvisorie e io non voglio sembrare a George W. Bush con il suo famigerato "missione compiuta". Ma penso che per tutti noi che proviamo mal di stomaco ogni volta che sentiamo parlare dell'ultima atrocità degli ucraini, è importante tenere a mente che finora i neo-nazisti e i loro padroni anglo-sioniste stanno perdendo e che non vi è alcun motivo di sospettare qualche inversione di tendenza nel prevedibile futuro.

Dobbiamo anche tenere sempre a mente che, per quanto "tiepida" possa essere, questa è una grande guerra di importanza planetaria perché, come sottolinea correttamente Dugin, vi si decide il futuro della Russia, e quindi di tutta l'Eurasia. La parità russa (oserei affermare persino la superiorità) nelle armi nucleari strategiche ha reso impossibile una guerra calda (almeno per un attore razionale), ma questo non significa che entrambe le parti non siano impegnate in questa guerra apparentemente "tiepida", con ogni frammento della loro energia e potenza! Quello a cui stiamo assistendo oggi è a dir poco una lotta di grandi dimensioni per la sopravvivenza tra l'Impero anglo-sionista e il "progetto eurasiatico" (per mancanza di una parola migliore) incentrato sulla Russia e la Cina e sul loro tentativo di sostituire il vecchio ordine con uno nuovo, multi-polare, indipendente dal dollaro, militarmente bilanciato. Qui è in gioco l'egemonia contro la sicurezza collettiva per l'intero pianeta. Questo è il motivo per cui ogni volta che ascoltiamo le ultime notizie sulla Novorossija dobbiamo tenere sempre a mente che in realtà questa è una guerra USA-Russia sul futuro ordine internazionale del pianeta e non una "guerra civile etnica".

Come sapete, ho vissuto con un nodo allo stomaco per settimane, e a ogni nuovo rapporto sulle atrocità neo-naziste commesse contro il popolo della Novorossija divento più disperato, più arrabbiato e più frustrato. E devo ammettere che se i russi finalmente intervenissero apertamente sgominando la feccia degli squadroni della morte ucraini (che non durerebbero 24 ore di fronte a una vera e propria forza militare) non riuscirò a trattenermi – aprirò una bottiglia di champagne e ballerò con mia moglie per tutta la casa. Ma so anche che la cosa giusta da fare è tenere i nostri "occhi sulla meta" e lasciare che questo abominio che io ho chiamato "Banderastan" si auto-distrugga, senza alcun aperto aiuto russo. L'ultimo attacco contro l'ambasciata russa a Kiev non è solo una violazione oltraggiosa della Convenzione di Vienna, è anche una fantastica ammissione di impotenza, di incapacità, di vera irrilevanza. Pensate, una folla di teppisti neo-nazisti rovescia poche auto e lancia uova e pietre contro un edificio di ambasciata nel centro di Kiev e tutto quello che le autorità ucraine riescono a fare è ordinare ai poliziotti di andarsene via e di inviare il vice-ministro degli esteri a esprimere il suo sostegno alla folla. "Слава Україні – Героям Слава" ("gloria all'Ucraina – gloria agli eroi!), davvero – ecco l'eroico nazionalismo ucraino al lavoro, ecco una "operazione" di cui gli ucraini possono essere orgogliosi, qualcosa da aggiungere al pantheon dell'orgoglio nazionale ucraino.

[Sono tanto patetici quanto disgustosi, naturalmente. Mi chiedo come una qualsiasi presunta "Ucraina sana" possa vivere senza morire per una combinazione di vergogna e disgusto. Ma questo non è un mio problema, grazie a Dio.]

Dobbiamo probabilmente aspettarci ancora dell'altro da questo nauseante mix ucraino di atrocità e pagliacciate. La normale gente civile non può immaginare il tipo di cose a cui possono arrivare questi psicopatici pieni di odio. Francamente, non escluderei un loro tentativo di attacco aereo o missilistico, diciamo, a un asilo in Crimea o anche a Belgorod. Potrebbero anche rapire un fattorino di una società russa ancora in attività a Kiev o tentare un'eroica strage di un minibus con un equipaggio dell'Aeroflot sulla strada per l'aeroporto. Qualunque cosa! Dobbiamo accettare l'inevitabilità di tali azioni, perché questo è tutto ciò che questa giunta può fare – semplicemente non ha alcun mezzo civile, diplomatico, commerciale, militare o di altro genere per prevalere contro la Russia e il loro stesso popolo. Ma tenete sempre, sempre a mente: con ogni azione del genere gli ucraini stanno confessando la propria impotenza, mentre scavano la propria tomba.

Quindi, anche se "ще не вмерла україна" ("l'Ucraina non è ancora morta" – dall’"inno nazionale" ucraino, con le parole copiate da quello polacco e una melodia composta da [chi altri?] un prete uniata), i suoi giorni sono contati e, come amano dire i medici, la prognosi è infausta.

Saker

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Messaggio da un combattente della Novorossija

dal blog The Vineyard of the Saker

Lunedì 16 giugno 2014

'Un segnapunti a livello strategico e tattico per la "guerra tiepida" degli Stati Uniti contro la Russia' è un eccellente colpo d'occhio di Saker su tutta la situazione in Ucraina, in Novorossija e nel mondo. Quando sono venuto in contatto con Saker ho capito in un nanosecondo che lui e la maggior parte dei post su questo blog sono intellettualmente di gran lunga al di sopra della mia ristretta visione. Io sono un uomo di 'dadi e bulloni', e ho già detto in uno dei miei primi post che mentre Saker e molti altri qui avevano e hanno una vasta panoramica del mondo. io non potevo vedere molto oltre il mirino del mio fucile, nei giorni scorsi e in una certa misura anche in questo giorno.

Tuttavia, dopo aver guardato attraverso il mirino del fucile posso almeno cercare di darvi su questo blog l'idea di ciò che è accaduto e che sta accadendo a coloro che hanno gli stivali nel fango, o, in questi giorni estivi, gli stivali nella polvere, e un po' di idee di cosa aspettarsi nella fatica quotidiana e nel semi-caos semi delle piccole unità di combattimento. Cercherò come al solito di non dare ai nazionalisti alcuna idea di ciò che stanno facendo bene e di ciò che stanno facendo male. Per i nostri ragazzi faccio di tanto in tanto menzione di cose e persone che conosco.

Nelle tattiche delle piccole unità di combattimento, ovvero operazioni a livello di gruppi d'assalto, squadre e plotoni, oltre ad attività di ricognizione, ci sono giorni buoni e giorni cattivi. Nessun esercito, nessun reggimento, nessuna rota (compagnia), nessuna sezione ha mai goduto di un successo completo e ininterrotto in ogni guerra fin dall'inizio dei tempi. Le piccole unità sono unità tattiche, punto e basta. La combinazione delle attività di molte unità tattiche crea strategia, ma che una piccola unità abbia un reale effetto sulla strategia è piuttosto raro, e in realtà è un argomento per libri di storia e studi di accademie militari. La realtà è che le piccole unità sono sacrificabili nel grande scenario strategico.

Una piccola unità terrà, per esempio, un blocco stradale, un ponte, un elemento di terreno relativamente importante o un nodo minore di comunicazione. Una piccola unità non può tenere e non terrà una posizione contro uno schiacciante attacco nemico. Di fronte alla massiccia superiorità di una forza nemica schierata contro di essa, l'unità si limita a riferire al Comando, fare un frettoloso SitRep (rapporto della situazione), fare una breve resistenza alla forza nemica e poi ritirarsi, infliggendo tutte le perdite possibili prima e durante il ritiro tattico. Se il comando decide che l'elemento di terreno vale la pena di essere tenuto, allora la piccola unità combatte il più possibile fino all'arrivo dei soccorsi inviati dal comando. La realtà è che l'Esercito della Novorossija può raramente resistere in gran numero a un attacco da parte dei nazionalisti quando detti nazionalisti impiegano tutte le loro forze, anche se questa realtà è andata effettivamente cambiando nelle ultime due settimane o giù di lì. Ricordate, appena un mese fa all'incirca l'Esercito della Novorossija non aveva armi pesanti o più di poche preziose mitragliatrici medie. La maggior parte di quello che ha avuto e che ha oggi è stato donato dall'esercito nazionalista in un modo o nell'altro. Un ritiro tattico di poche centinaia di metri ha generalmente zero a che fare con la strategia complessiva in generale. L'unico neo di questa affermazione è che tutta una serie di ritiri tattici in un breve periodo di tempo giunge fino al livello di un ritiro strategico, e questo può avere un effetto doloroso sulla strategia complessiva della struttura di comando.

La vita normale di una piccola unità è passare giorno dopo giorno ore di noia intervallate da pochi secondi e minuti di duri combattimenti. I soldati in primo luogo puliscono sempre armi e attrezzature, migliorano le loro posizioni il più possibile con ciò che è a portata di mano, mangiano, si lavano, con alcuni che stanno sempre di guardia e tengono un occhio attento su qualsiasi attività spiacevole in zona e in genere avranno dei LPOP (posti di ascolto e osservazione) sul fronte per segnalare tempestivamente qualunque cosa sconveniente venga dalla loro parte. Questa attività è di 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana. Non c'è vacanza in prima linea, anche se la 'linea' è una posizione larga 30 metri nel mezzo del nulla. Arrivi a conoscere i commilitoni nella tua unità molto bene mentre inganni le interminabili ore a parlare di tutte le cose del mondo. Come nella vita civile i soldati coprono una gamma che va dai buoni ai cattivi ai medi. I cattivi non durano a lungo, tendono a essere mandati via da un'unità di combattimento sia da un'azione nemica sia dai loro sarzhanti (sergenti). Il coraggio non significa gettarsi a terra quando si è di fronte a una mezza dozzina di carri armati o veicoli corazzati di nazionalisti estremamente irritati. Ciò che i civili chiamano 'coraggio' è quasi sempre semplicemente un'azione fatta senza pensare dai soldati che proteggono i loro compagni e tengono la loro posizione come ordinato. È solo dopo il fatto che si giudica il 'coraggio'.

Una piccola unità, come ho detto, è sacrificabile. Questo accade. Mai sottovalutare le capacità di combattimento del tuo nemico, e questo include l'esercito nazionalista. I nazionalisti, infatti, hanno alcune unità che combatteranno, e combatteranno duramente, e in questo momento il nemico ha ancora numeri schiaccianti e un vasto equipaggiamento. Ci saranno momenti, sia in difesa statica sia nelle operazioni di pattuglia, in cui i nostri ragazzi perderanno. Le nostre perdite riflettono questa realtà. Noi perderemo posizioni, perderemo villaggi e città, perderemo intere unità tattiche, senza dubbio. Non ho dubbi che alla fine avremo la meglio, ma i nostri ragazzi pagheranno e stanno pagando un caro prezzo di sangue.

I civili. Invecchiando mi sono addolcito, e mi ricordo il volto di ogni civile morto che io abbia mai visto. Non posso e non voglio soffermarmi su di loro, ma mi ricordo. La filosofia del mio vecchio sarzhant era che 'i civili stanno in mezzo ai piedi'. Né lui a quei tempi né io oggi ci riferiamo ai poveri civili in Novorossija, che sono bombardati senza pietà giorno e notte dai teppisti da Kiev. Voglio dire che quando prendi o tieni una posizione ci saranno spesso civili nella zona. Il nostro compito è quello di prendere o di tenere una posizione. I civili possono essere sciocchi e spesso lo sono. Soprattutto oggi hanno visto tutti dei film che in nessun modo o forma riflettono la realtà. Ho visto civili stare accanto a un carro armato che era in combattimento attivo e sparava ai nemici e ho visto civili morire quando il carro armato è stato colpito e fatto a pezzi. Non c'era nulla che potessi fare. Ogni morte di un civile è una tragedia, ma per l'amor di Dio, civili, quando sentite o vedere un combattimento attivo, andate a nascondervi! Trovate un buco, un fosso, una parete spessa, fuggite dalla sparatoria, qualsiasi cosa, ma datevela a gambe e portate i bambini con voi! I nostri ragazzi faranno quello che possono per proteggervi, ma la realtà è che sono soldati che stanno combattendo e ogni secondo in cui li distraete dal loro compito è un rischio non solo per le loro vite personalmente, ma per il successo dell'operazione in cui sono coinvolti, e se non riescono in questa operazione, questo lascia voi, civili, alla tenera mercé dei gentiluomini nazionalisti / del Pravyj Sektor.

Per concludere, perderemo uomini e unità e posizioni così come prenderemo posizioni e faremo perdere uomini e unità al nemico. Questa è la realtà della guerra. Non si può e non si deve soffermarsi sulle perdite di uomini e di piccole unità, per quanto freddo e duro questo possa sembrare.

Amici miei, non scoraggiatevi mai. Ricordate i nostri uomini, donne e bambini che sono caduti e quelli che cadranno oggi, domani e ogni giorno fino a che raggiungeremo la vittoria che so che sta arrivando. Non aspettatevi che l'esercito russo attraversi le frontiere e aiuti la Novorossija. Questo non accadrà a meno che l'Occidente non scateni qualche terribile attacco contro i civili che ne uccida migliaia. L'Occidente può farlo? Sì. L'Occidente lo farà? Non lo so. Prego che l'Occidente non lo faccia e spero che la mia e le nostre preghiere siano esaudite.

Juan

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La giunta neo-nazista di Kiev aumenta drammaticamente i suoi sforzi per provocare un intervento russo

dal blog The Vineyard of the Saker

Lunedì 16 giugno

Ormai tutti voi l'avete già probabilmente sentito. L'amministratore delegato di Gazprom, Alexej Miller, ha annunciato che la Russia sta ora attuando un piano di erogazione del gas all'Ucraina "solo dietro pagamento anticipato" e Lavrov ha annunciato che "non ha nulla di cui parlare" con Andrii Deshchytsia, il pagliaccio ucraino che attualmente sta impersonando un ministro degli Esteri, e che "non si incontrerà con lui". A differenza del sempre calmo e impeccabilmente diplomatico Lavrov, Miller non ha fatto nessuno sforzo per mostrare il suo completo disgusto e disprezzo per la giunta di Kiev, che vede chiaramente come ricattatori e ladri mafiosi. Questo è stato particolarmente evidente quando ha detto che la quantità di gas che gli ucraini hanno messo da parte nelle loro riserve era esattamente la quantità di gas che ora si rifiutano di pagare. Per dirla in parole povere: gli ucraini hanno rubato alla Russia il gas per riempire le loro riserve e ora sono in procinto di iniziare a rubare il gas acquistato dagli europei. Bella gente davvero. Molto "euro-compatibili", suppongo ...

Così la mia prima reazione è stata di gioia che Lavrov e Miller abbiano infine espresso il loro totale disgusto e trattato i ​​leader della giunta con il disgusto e il disprezzo che meritano. Ma poi un pensiero molto sgradevole si è insinuato nella mia mente: non è esattamente questo che gli ucraini volevano?

Come ho scritto ormai un milione di volte – la giunta al potere a Kiev è destinata al fallimento, il Banderastan non è realizzabile, l'Ucraina dimezzata è in rovina e sta fallendo allo stadio terminale e non c'è nessuno in Occidente che può fare qualcosa al riguardo. E scommetto che gli ucraini lo sanno. È per questo che dal loro punto di vista il coinvolgimento dei russi è di vitale importanza perché la Russia è il *solo* possibile capro espiatorio a cui si può dare tutta la colpa. Così ora la Russia ha "tagliato il gas" e il ministro degli Esteri russo ha annunciato che "si rifiuta di incontrarsi" con il suo "omologo ucraino". Voi sapete come la macchina della propaganda ucraina presenterà queste cose? Sarà più o meno una variante di:

Nonostante tutti i nostri sforzi per negoziare in buona fede con i moskali che stanno occupando la nostra terra e inviando terroristi a uccidere il nostro popolo, gli imperialisti del Cremlino hanno deciso di utilizzare "l'arma del gas" contro il nostro popolo. Peggio, invece di ringraziare il nostro ministro degli affari esteri, che a grande rischio personale, ha affrontato una folla giustamente indignata e l'ha calmata con un certo umorismo virile e quindi ha salvato i "diplomatici" russi (che sono in realtà tutti spie dell'FSB) dalla giusta ira del popolo, ora hanno annunciato che si rifiuteranno di incontrarsi con lui. Ancora una volta, i moskali hanno dimostrato di appartenere alle steppe dell'Asia e non alla comunità delle nazioni civili europee, ecc ecc ecc.

E, naturalmente, gli ucraini otterranno l'ennesima standing ovation dai politici occidentali e dai media corporativi. Questo è così prevedibile che non è più nemmeno divertente. Ma c'è qualcosa che mi preoccupa molto di più: la tattica ucraina è solida. Perché?

Beh, pensateci. Se una delle due parti è veramente disperata nel provocare l'altra, quali sono le probabilità che fallisca? Se tu e io ci incontriamo da qualche parte e io metto tutta la mia energia e creatività verso l'unico obiettivo di ottenere la tua attenzione e ti costringo a rispondere - quanto tempo pensi che ci vorrà perché io ottenga ciò che voglio?

Lo stesso vale qui. Tutto ciò che gli ucraini devono fare è un'escalation, poi un'escalation e poi ancora un'escalation, e dal momento che non importa ciò che faranno, le Psaki dell'Occidente saranno sempre pronte a ricoprirlo con una foglia di fico, ad approvarlo o addirittura a lodarlo, non vi è nulla che tenga a freno la giunta neo-nazista. Questo è una piccolo estratto di quello che Juan mi ha scritto oggi:

Mentre scrivo, Kramatorsk viene rasa al suolo, l'intera città è sotto un intenso bombardamento, che include missili Grad e Hurricane. Tutto, aree industriali, aree commerciali, aree di infrastrure, aree di abitazioni, è in fase di distruzione totale. Pendo che stiamo per avere centinaia, se non un migliaio, di civili morti. È questa l'atrocità necessaria per portare in Russia? Non lo so. Ancora.

Due città in Europa sono trasformate in nuove Oradour-sur-Glane e in Occidente tutti se ne fregano. Germania e Francia passano leggi che vietano fondamentalmente una ricerca storica onesta sulle atrocità naziste nella seconda guerra mondiale, mentre, allo stesso tempo, non solo negano, ma sostengono attivamente atrocità naziste in un paese che a loro parere è parte dell'Europa. A che punto di pazzia si può arrivare?!

Ancora meglio. Tutti, e dico tutti, erano pienamente consapevoli che gli ucraini avrebbero prima o poi cominciato a prendersi il gas europeo. Era quindi abbastanza evidente che la soluzione seria era di avere un North Stream e un South Stream che bypassavano il Banderastan per assicurare che il gas *europeo* (è loro dal momento in cui lo comprano!) sia consegnato. Ma no, l'Unione Europea critica la Bulgaria, McCain fa un viaggio a Sofia e, voilà, i bulgari fermano la costruzione del South Stream che, naturalmente, finirà per danneggiare solo l'Unione Europea (non la Russia o gli Stati Uniti!).

Quindi, cerchiamo di riassumere:

• La giunta neo-nazista a Kiev non può sopravvivere e lo sa

• Zio Sam sta cercando disperatamente di attirare la Russia in un intervento militare

• L'Unione Europea può essere delicatamente definita "al muro col culo in fuori", nel gergo carcerario degli USA

Allora, quali sono le probabilità dei russi di non essere provocati in questo contesto?

Abbastanza vicine allo zero, credo.

Ciò che Lavrov e Miller hanno fatto oggi o, dovrei forse dire, sono stati costretti a fare oggi è solo un primo passo. In sostanza, anche se Miller e Lavrov hanno fatto la cosa giusta, hanno comunque dato agli ucraini esattamente quello che volevano. E questo è spaventoso. Perché questo "successo" genererà ancor più tentativi per costringere la Russia a reagire. Che cosa può venire dopo?

Come ho scritto ieri, "non escluderei un loro tentativo di attacco aereo o missilistico, diciamo, a un asilo in Crimea o anche a Belgorod. Potrebbero anche rapire un fattorino di una società russa ancora in attività a Kiev o tentare un'eroica strage di un minibus con un equipaggio dell'Aeroflot sulla strada per l'aeroporto". Potrebbero anche attaccare un posto di confine con la Russia, bombardare una nave russa nel Mar Nero, o addirittura far saltare in aria una chiesa appartenente al Patriarcato di Mosca. E cos'altro, ancora? La Russia continuerebbe ancora a protestare solo verbalmente?

Io non sto inventandomi queste cose. C'è stato già almeno un caso in cui un Su-25 ucraino è penetrato nello spazio aereo russo per attaccare un posto di frontiera controllato dalla Forza di Difesa della Novorossija. I russi avrebbero potuto *facilmente* abbatterlo (hanno la tecnologia necessaria per chiudere praticamente tutto lo spazio aereo della Novorussija senza dover spostare una singola batteria di missili o un radar oltre il confine). Ma hanno scelto di non farlo, semplicemente perché nel tempo in cui fossero riusciti a dimostrare che l'intruso era nello spazio aereo russo, la versione ucraina (una aggressione russa, ovviamente) sarebbe stata una notizia da prima pagina. Ricordate quanto tempo ci ha messo l'Occidente alla fine e per la maggior parte a malincuore ad ammettere che nel 2008 "sì, va bene, è stata la parte georgiana che ha attaccato per prima"? Quante persone oggi hanno comunque sentito parlare di questa ammissione?

Sono assolutamente sicuro che la gente del Cremlino sia pienamente consapevole di tutto questo e, a giudicare da quello che alcune persone vicine al Cremlino hanno da dire, è stata presa a Mosca la decisione di aspettare il più a lungo possibile semplicemente per avere una giustificazione dell'inevitabile intervento russo che sia quanto più chiara possibile. Vi prego di comprendere che la Russia non ha bisogno di fare alcuna mossa preparatoria specifica per intervenire in Novorossija. Tutte le sciocchezze della NATO sul movimento delle truppe russe e le concentrazioni lungo il confine sono solo propaganda per i civili. Il fatto è che Putin può dare l'ordine e nei successivi 30 minuti l'intero spazio aereo del Donbass diventerà una no-fly zone, entro i successivi 60 minuti la maggior parte delle postazioni di artiglieria e dei posti di comando ucraini sarà distrutta da attacchi missilistici, dopo di che la Forza di Difesa della Novorossija (sostenuta da pochi altri volontari) sarà sostanzialmente sufficiente per prendere il pieno controllo del Donbass. Per quanto riguarda gli squadroni della morte ucraini, questi scapperanno il più velocemente possibile per salvare la pelle. L'unico problema è il tempo. Il Cremlino è disperatamente in attesa di un segno che gli europei stiano lentamente arrivando a comprendere che razza di mostro hanno scatenato in Ucraina. Io personalmente non credo che gli europei svilupperanno improvvisamente una coscienza o una spina dorsale e comprenderanno l'omicidio di massa che si svolge oggi in Novorossija, e continuo a credere che un intervento russo sia inevitabile.

Nel frattempo, le provocazioni continueranno. Ho appena visto i filmati dei due giornalisti del canale televisivo russo Zvezda News rapiti da una squadra della morte ucraina e per i quali chiedevano un riscatto di 200.000 dollari. Anche se nessuno dei due è entrato nei dettagli, entrambi erano stati duramente picchiati, uno aveva un glorioso occhio nero mentre l'altro non riusciva a sentire dall'orecchio sinistro. Ho anche sentito notizie di un tentativo di bombardare il consolato russo a Odessa e che qualcuno lo aveva impedito (poliziotti locali?), e che tutto è finito in una grande rissa. E, naturalmente, bombe e proiettili stanno piovendo su Kramatorsk e Slavjansk in questo momento - l'operazione del terrore è chiaramente in pieno svolgimento.

Gli ucraini "vinceranno", nel senso che riusciranno a innescare un intervento russo che si sforzeranno di trasformare in una guerra. Se lo faranno, sarà una guerra breve, ma il danno politico sarà immenso. Quindi suppongo che un motivo finale per Putin di aspettare il più a lungo possibile è quello di arrivare al più alto grado di percentuale di popolazione russa veramente indignata prima di muoversi, in modo da rendere questa non una "decisione di Putin", ma una "richiesta del popolo russo".

Concordo dunque pienamente con Juan: le cose andranno molto peggio prima di migliorare e un sacco di gente morirà. Ma alla fine, la Russia, e assieme a lei il resto di noi, prevarrà. Di questo sono sicuro.

Saker

 
L'Ortodossia a Milano: «E tutti hanno ascoltato nella propria lingua»

Il prete italiano non parla russo, ma capisce la lingua, e i laici russi, ucraini, moldavi, spesso non parlano italiano, ma anch'essi lo capiscono tutti. Così vivono l'archimandrita Dimitri (Fantini) e i parrocchiani della chiesa ortodossa nel cuore di Milano. L'amore li tiene insieme, e le lingue degli uomini e degli angeli... sono secondarie. FOTO-GALLERIA

"Benedici, anima mia, il Signore." - l'archimandrita Dimitri (Fantini) inizia la Veglia da solo. Il padre ierodiacono Silvano (Jaroslavtsev) arriverà solo per il mattutino. E' mercoledì - un giorno feriale, ha bisogno di finire il suo lavoro di ingegnere. Il rettore della chiesa russa di via Giulini a 10 minuti a piedi dal Duomo gotico di Milano canta lui stesso il Salmo 103, per non disturbare il coro.

Padre Dimitri a dicembre compirà 70 anni, ma per gli italiani il canto è nel sangue. Ecco la sua dolce voce e il suo senso della melodia immutato da allora, quando nel 1976 l'ortopedico Giuseppe Fantini è arrivato alla parrocchia del Patriarcato di Mosca di Milano.

Il rettore, l'archimandrita Dimitri (Fantini), italiano, serve in lingua slavonica ecclesiastica. Qualcosa a memoria, qualcosa dai libri

Medico delle anime

"Ero un protestante, ed ero interessato ad altre fedi. Mi interessava andare alla chiesa russa di san Nicola. La bellezza delle funzioni, la gentilezza e l'apertura delle persone mi hanno colpito, e ho cominciato ad andarvi - dice padre Dimitri. - dopo qualche tempo, padre Evlogij (Hessler) mi ha messo nel coro, e poi sono stato ricevuto nella Chiesa ortodossa".

Poi c'è stata una visita guidata in Russia, e un vero e proprio shock culturale da parte delle chiese, dei servizi monastici, della Lavra in un mese di maggio, anche se il viaggio era stato durante l'Unione Sovietica dei tempi di Breznev e la Chiesa, se non era perseguitata, per lo meno non prosperava davvero...

Nel frattempo, la comunità di padre Evlogij andò in scisma, e il neofita, come lui stesso dice, "fu lasciato senza una chiesa". Allora, iniziò a costruire da solo una chiesa. Nel maggio del 1980, il vescovo Serafim di Zurigo (Rodionov) lo aveva tonsurato con il nome di Dimitri, e lo aveva ordinato nel giorno della festa invernale di san Nicola.

Nell'agosto 1983, il giovane ieromonaco torna in URSS, nelle città di Russia e Ucraina. "Poi ho incontrato il protodiacono Boris oggi Metropolita Sergij di Ternopil e Kremenetsk. Siamo ancora buoni amici, ricordo vladyka a ogni funzione" - racconta padre Dimitri.

Al ritorno, padre Dimitri iniziò a servire la chiesa di Tutti i Santi a Modena. Non lasciò il lavoro di medico. Per tutta la settimana lavorava in ospedale, e nei fine settimana in chiesa.

"Ho chiesto a vladyka Seraphim come avrei fatto. Mi ha risposto: «Tu sei un medico, curi la gente. In ospedale, guarisci i corpi, e in chiesa le anime». Sono rimasto medico fino ai primi anni '90, poi sono andato in pensione. In questo vedo la provvidenza di Dio: l'anno successivo dopo aver lasciato il lavoro, l'età pensionabile in Italia ha subito un drastico aumento. Se non lo avessi fatto allora probabilmente avrei dovuto lavorare fino ad ora", dice il padre archimandrita.

Una chiesa in un ufficio

Dal novembre 1984 al maggio 1985, padre Dimitri ha servito nella chiesa romena di Milano retta da padre Traian Valdman, ma ha desiderato molto far ritornare una chiesa russa a Milano.

Non c'erano Luoghi di culto, e padre Dimitri, che non aveva ricevuto riposta alle sue richieste, ha comprato un ufficio nella casa di viale Carlo Troya 11, dove aveva un appartamento. Lo ha adattato come chiesa, ha dipinto la maggior parte delle icone. La prima liturgia nella nuova chiesa, in onore dei padri del monachesimo russo, i santi Sergio e Serafino, è stata celebrata il 10 novembre 1985, e al termine del 22 dicembre dello stesso anno, padre Dimitri è stato nominato rettore della nuova chiesa. Fino al 1993, è stato affiancato da padre Paolo Sciales, passato poi alla chiesa milanese del Patriarcato di Costantinopoli, e da padre Giorgio (Raffaelli), un pensionato.

Nel settembre del 1995, padre Dimitri è stato elevato al rango di igumeno, e nel 2011 al rango di archimandrita da sua Santità il patriarca Kirill, che ha visitato la parrocchia nel 1999, quando era a capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.

È accaduto così che la vita parrocchiale ha cominciato ad essere regolata per adeguarsi all'ondata di immigrazione degli anni '90. Iniziarono ad arrivare, per lavorare in Italia, russi, ucraini, moldavi, bulgari, jugoslavi. Ci sono stati italiani che hanno sposato russe e ucraine, e le loro mogli li hanno portati all'Ortodossia. In questo modo la comunità è diventata rapidamente multinazionale.

Parlare in altre lingue

Padre Dimitri non parla russo, ma capisce la lingua, e lo slavonico ecclesiastico anche meglio della lingua contemporanea. Celebra le funzioni a memoria, di tanto in tanto guarda il libr dele funzioni in caratteri cirillici.

Una delle frequentatrici della chiesa racconta di quanti dubbi aveva, e di come avrebbe potuto chiedere all'archimandrita: "Ecco, lei non parla russo, io parlo poco italiano, e come posso confessarmi?". Egli rispose: "Non ti confessi a me, ma a Cristo". La donna ricorda che da molto tempo non aveva fatto che una confessione tanto responsabile e dettagliata, come quella volta.

I parrocchiani ricordano questa storia. In qualche momento degli anni '80 ci fu l'idea di pubblicare un foglio parrocchiale. Padre Dimitri non poteva scrivere da solo un articolo in russo, e per questo ha selezionato parole e frasi da giornali russi e ha compilati. Il risultato è stato una predica che ha fatto leggere al suo gregge. Oggi, quando padre Dimitri predica, lo traduce simultaneamente lo ierodiacono Silvano.

Tuttavia, da padre Dimitri non vengono solo russi, ma anche italiani. A volte portano i loro amici cattolici - sia quelli che sono interessati all'Ortodossia, sia coloro che hanno solo bisogno di una parola di conforto da un pastore attento e pieno di tatto.

Lo stesso archimandrita Dimitri (Fantini) dice che non ricorda il primo italiano ricevuto da lui nella chiesa, "No, non mi ricordo più, non posso dire quale emozione ho provato a quel tempo".

Alcuni di loro non rimangono qui, ma diventano essi stessi monaci e sacerdoti. Oggi servono in tutto il Nord Italia. Il 18 giugno c'è stato un incontro con alcuni di questi "laureati" di padre Dimitri: l'igumeno Ambrogio (Cassinasco), monaco-studioso, autore di libri venduti in parrocchia come "99 differenze tra l'Ortodossia e il Cattolicesimo romano", e lo ieromonaco Teofilo (Barbieri), ritornato alla chiesa 17 anni fa, e nel mese di ottobre dello scorso anno nominato parroco a Novara.

L'attuale chiesa di via Giulini (un ramo della famosa via Dante, che conduce al Castello Sforzesco) - una volta era la cappella laterale di san Vincenzo di una grande chiesa abbaziale. Qui, nel centro storico, la parrocchia si è trasferì dalla sua precedente posizione periferica nel giugno 1996. La chiesa è stata data ai russi dall'amico di padre Dimitri, padre Traian, dopo che la comunità romena ha avuto un'altra chiesa dai cattolici. Più che consegnare la chiesa, ha dato una buona raccomandazione ai proprietari dell'immobile, e la comunità, non ricca, è stata in grado di stipulare un contratto per un piccolo canone di affitto. Da questo punto la sua dedicazione ha incluso tre santi: ai venerabili Sergio di Radonez e Serafino di Sarov è stato aggiunto il martire Vincenzo di Saragozza.

Al piano superiore lo spazio è piccolo, c'è posto solo per il santuario, la navata principale e il coro. La vita parrocchiale si svolge al piano interrato: si scende giù per una scala a chiocciola, e ci si trova in una grande sala, in cui ci sono il refettorio, il luogo per una classe di scuola domenicale e l'amministrazione della parrocchia.

Un eremo nella strada delle Rose

Padre Dimitri ha voluto a lungo stabilire un piccolo eremo in qualche pittoresco villaggio della Lombardia, in modo da poter andare a pregare lontano dalla vivace Milano. Lo scorso anno, nella chiesa di via Giulini è stata portata dalla regione di Kherson la venerata icona mirovlita della santissima Madre di Dio "fiore profumato". Il rettore e la congregazione hanno pregato con forza speciale la Madre di Dio per l'aiuto a trovare una casa adatta.

Le loro calorose richieste sono state esaudite. Pochi giorni dopo, una conoscente di padre Dimitri si è lamentata improvvisamente con lui che sua figlia non riusciva a vendere la vecchia casa sul Lago Maggiore (non lontano da Milano, al confine con la Svizzera - ndr).

Abbiamo deciso di andare lì e vedere com'era. Cosa abbiamo è scoperto? Una casa a pochi chilometri dal lago, nel villaggio di Musadino (nella parrocchia si scherza, dicendo: "anche il nome sembra russo, come Shamordino"). Si trova nella strada delle Rose. È un edificio a tre piani con giardino. Ha quasi cinquecento anni, e una volta apparteneva a un monastero cattolico. Proprio quel che ci voleva!

In breve tempo il vescovo Nestor di Korsun ha benedetto l'acquisto della casa e la sua trasformazione in monastero maschile. Il 15 agosto padre Dimitri, padre Silvano e due servitori d'altare della chiesa di Milano, Ion e Nicola, si sono stabiliti nella casa, l'hanno benedetta e hanno celebrato la prima liturgia. Nel mese di dicembre, sono stati rilasciati i documenti necessari, e la casa è divenuta proprietà della parrocchia.

Su un'altra sponda del Lago Maggiore, dal lato svizzero, vive una vita ascetica un amico di lunga data di padre Dimitri - l'archimandrita Gabriel (Bunge). Teologo cattolico ed eremita benedettino, padre Gabriel, per lungo tempo studioso dei santi Padri, ha ritenuto necessario tornare alle origini, e nel 2010 è stato ricevuto nella Chiesa ortodossa. Padre Dimitri va periodicamente a trovare padre Gabriel nel suo skit dell'Esaltazione (l'eremo della santa Croce a Capriasca).

Esternamente l’edificio assomiglia poco a una chiesa. Questo era una volta un monastero femminile cattolico, ma nel corso del tempo il monastero fu chiuso e l'area venduta con gli uffici vicini. Di conseguenza, anche la cattedrale fu quasi completamente distrutta - rimane solo questa cappella.

L'anfiteatro di fronte al tempio era anch'esso parte dei terreni del monastero. Qui c'era un atrio con giardini

Nei giorni feriali alla Veglia non ci sono molti fedeli, ma nel fine settimana l'intera strada si riempie di persone

 

Alcuni sfaccendati esaminano con curiosità dagli affreschi ciò che accade nel tempio

Il Cristo Pantocratore sull'affresco del soffitto è del Borgognone, noto artista lombardo del Rinascimento

Icona bulgara della Madre di Dio "Dostojno est’" donata da una dei parrocchiani, un'anziana italiana. L'icona all'inizio era così scura che si riusciva a malapena a scorgere l'immagine. L'icona è stata portata all'altare, e gradualmente restaurata

Nella chiesa non c'è un campanile, così un minuscolo gruppo di campane è stato montato direttamente nel santuario

Lettura del Vangelo in lingua slavonica

Una foto storica nel refettorio della chiesa: l'arrivo del metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad (oggi patriarca) nel 1997

 

L'archimandrita Dimitri (Fantini) e l'archimandrita Gabriel (Bunge) - due monaci ortodossi, un italiano e un tedesco

L'archimandrita Dimitri (Fantini) è stato in visita allo schiarchimandrita Gabriel (Bunge) nel marzo 2013. Padre Gabriel ha donato a padre Dimitri, futuro abate di un eremo, una particola delle reliquie di san Benedetto da Norcia, che per tutta l'Italia ha il ruolo che per noi ha avuto san Sergio. Fu il fondatore del monachesimo occidentale, un "abate della terra d'Italia". Padre Dimitri da parte sua ha donato una croce monastica, e lo ierodiacono padre Silvano ha donato uno schima (manto monastico) ricamato sul Monte Athos.

Sulle pareti della sala da pranzo, che si trova nel seminterrato del tempio - gli antichi affreschi del monastero cattolico romano, e tavoli le icone, dipinte da iconografi russi per il monastero in costruzione

La Liturgia nella chiesa di solito inizia alle 10 del mattino, le confessioni un po' prima

In mezzo ai parrocchiani della chiesa - russi, ucraini, moldavi, romeni

Padre Dimitri predica in italiano - il diacono traduce in russo

L'11 giugno il console generale della Federazione Russa a Milano Alexej Paramonov ha consegnato a padre Dimitri la medaglia d'onore del consolato "per il suo instancabile lavoro nella rinascita e prosperità dell'idea ortodossa, e la costruzione della prima chiesa del Patriarcato di Mosca a Milano”.

 

CONTATTI:

Parrocchia dei Santi Sergio e Serafino, Via Giulini angolo Via Porlezza, 20144 Milano, Italia

Email: chiesa@ortodossia.info

Sito web: www.ortodossia.info

Grazie al Centro san Tommaso di pellegrinaggi in Europa per l'aiuto nelle riprese

Testo: Arsenij Zaguljaev, Foto: Ekaterina Stepanova, sito www.ortodossia.info

 
Una gigantesca e super-ornata nuova chiesa costruita dai monaci sarà aperta al più presto accanto alla vecchia sede del KGB a Mosca

Un'enorme nuova chiesa è stata costruita a tempo di record nel centro di Mosca a pochi isolati dalla storica sede del KGB in piazza Lubjanka. La Chiesa commemora le vittime cristiane della rivoluzione e della conseguente persecuzione.

La chiesa è in costruzione sul territorio del monastero Sretenskij su iniziativa del vescovo Tikhon, l'abate del monastero. Tikhon è una celebrità enorme in Russia a causa del grande successo del suo libro Santi di tutti i giorni, disponibile in inglese in un'eccellente traduzione dello scrittore americano Julian Lowenfeld, famoso per le sue traduzioni di poesia russa. Santi di tutti i giorni è di gran lunga il libro più venduto in Russia negli ultimi decenni, con vendite di decine di milioni di copie.

il vescovo Tikhon, uno dei chierici più importanti della Russia

La chiesa è finanziata dalla vendita del libro, dal monastero, e da donazioni da parte del pubblico. La costruzione è iniziata nei primi mesi del 2014, e la chiesa aprirà le sue porte nel marzo del 2017.

L'immagine qui sotto, che mostra la chiesa rispetto ad un essere umano, dà un'idea delle sue dimensioni. Seguono ulteriori immagini che mostrano gli interni decorati.

Il monastero Sretenskij è stato fondato nel 1397 e rappresenta uno dei cinque monasteri più antichi di Mosca, che giocano un ruolo cruciale nella storia della città.

è enorme

 
Pensieri ad alta voce sul matrimonio gay

Presentiamo nella sezione "Etica" dei documenti un saggio tradotto dal blog di padre Sergej Sveshnikov, con riflessioni sul tema del matrimonio gay e su quel che comporta quest'idea nella pratica, nella teologia e nell'esperienza di un cristiano ortodosso. Lo stile di padre Sergej è impeccabile: tratta un argomento difficile (e per alcuni fonte di repulsione) con candore e semplicità ma al tempo stesso con un'ottima struttura di basi accademiche, sa ribadire le posizioni più tradizionali ma ne sa anche sdrammatizzare gli aspetti inutilmente pomposi, forzandoci a fare ciò che qualsiasi cristiano dovrebbe fare di fronte a una questione difficile: pensare.

 
Un monaco può essere uno scienziato?

Il lavoro scientifico e il ministero monastico sono compatibili? Un monaco può essere impegnato in qualcosa d'altro, oltre alla preghiera e al lavoro manuale? Di esempi luminosi di "monaci studiosi" in Oriente e in Occidente, così come sulle origini del "monachesimo dotto" russo, parla nel suo articolo lo ieromonaco Costantin (Simon), in passato membro dell'ordine dei gesuiti, in seguito convertito all'Ortodossia.

Prefazione

Prima di iniziare a considerare se il monachesimo sia compatibile o no con il lavoro scientifico, in altre parole con "l'apprendimento", è necessario definire i termini. Con il termine "apprendimento" si intende non solo un tipo di "disciplina spirituale", in un modo o in un altro relativo alla teologia – la dogmatica, l'esegesi, gli studi biblici, la storia della Chiesa, e altro –, ma anche gli studi nei settori della conoscenza scientifica, che non hanno alcuna relazione con la teologia – per esempio la medicina, le scienze naturali, la matematica e altro.

Parlando di "monachesimo", probabilmente abbiamo in mente le forme del monachesimo, conservate nell'Oriente cristiano, per esempio, nella Chiesa russa, o sul Monte Athos; in Occidente – nell'ordine benedettino, o nei suoi rami: cistercensi, trappisti e camaldolesi, che osservano una regola di preghiera e sono impegnati in una rigorosa austerità. Tuttavia, in questo articolo non tratteremo gli ordini cattolici dei gesuiti, barnabiti o teatini, perché non sono a pieno titolo comunità monastiche, anche se sono impegnati in attività scientifiche.

In breve, per quanto possibile, cercherò di spiegare perché le forme ideali del monachesimo non sono compatibili con una chiara attività scientifica. Alcuni monaci vedono quest'ultima come una tentazione, una fonte di orgoglio, visto che ha un effetto devastante sulla vita monastica, sugli ideali monastici e sull'obiettivo principale – raggiungere l'unione con Dio.

Naturalmente, dobbiamo distinguere tra il lavoro intellettuale nello sviluppo della scienza teologica e l'intellettualismo come senso della vita, fine a se stesso.

E, naturalmente, poiché operiamo in termini di teologia apofatica, la differenza tra forme di "intellettualismo" è vaga, ma cercheremo di evitare errori di generalizzazione.

Non per lavori scientifici

Sant'Antonio il Grande, il fondatore del monachesimo venerato in tutto il mondo, era un contadino copto che, molto probabilmente, era analfabeta. Il suo desiderio di vita monastica derivava dal suo desiderio di compiere ciò che aveva ascoltato nel Vangelo in chiesa: distribuisci tutto quello che hai, e segui Cristo. Antonio il Grande, quando sentì queste parole, vide in loro una chiamata e non rimase a riflettervi per un lungo periodo di tempo, ma le mise in pratica, cedendo all'azione dello Spirito Santo.

Le Vite dei Padri del deserto della Tebaide egiziana meritano un'attenzione particolare perché contengono esempi di una rinuncia completa a tutte le cose del mondo, per propria volontà, la subordinazione completa di se stessi all'abate, rifiutando anche l'attività intellettuale. Gli ordini del padre spirituale dovevano essere eseguiti senza questioni, e talvolta in contrasto con la logica umana e intellettuale, per esempio, nel caso in cui al novizio era ordinato dal suo padre spirituale di continuare a irrigare un pezzo di legno, da cui era ovvio che non sarebbero mai apparse radici. Questa storia mostra che l'obbedienza è fondamentale, piuttosto che la logica.

Anche il ciclo giornaliero di servizi era orientato (e lo è ancora oggi, se lo si fa con il massimo rigore) al fine di garantire che il giorno un monaco fosse completamente pieno e che non restasse tempo per fare lavoro intellettuale.

Nei primi secoli della vita quotidiana il ciclo della preghiera monastica probabilmente consisteva di una lettura quasi continua del Salterio, dall'inizio alla fine e con una ripetizione infinita. Ancora oggi il culto quaresimale, che si compie nei monasteri di tradizione bizantina, comprende la lettura delle Ore quaresimali più lunghe durante il digiuno. A volte alle Ore quaresimali, che contengono la lettura dei catismi, sono attaccate anche le Mezze Ore. Così, ai monaci è lasciato ancora meno tempo per l'attività intellettuale, o per qualsiasi tipo di attività oltre alla preghiera liturgica.

Naturalmente, la tradizione bizantina è ricca di opere teologiche, ma quei monaci che vi erano coinvolti erano l'eccezione piuttosto che la regola. Tra loro ci sono, per esempio, san Basilio il Grande, che ha creato una regola monastica e ha determinato lo sviluppo del monachesimo bizantino per secoli a venire. Alla fine, san Basilio divenne vescovo e fu assorbito nei compiti amministrativi nella sua diocesi.

Un altro esempio illustrativo vissuto nel XIX secolo è il Metropolita Macario (Bulgakov), che non vedeva l'ora di andare a letto e lasciare gli affari dell'amministrazione diocesana per completare il suo studio in molti volumi della storia della Chiesa russa. Anche quest'ultimo testo può essere considerato come un'opera intellettuale, piuttosto che rigorosamente monastica.

Durante il periodo iconoclasta, i circoli monastici bizantini sostenevano un corso più conservatore dello sviluppo della Chiesa, in opposizione ai circoli intellettuali della corte, che avevano la tendenza a diffondere l'eresia dell'iconoclastia.

Per coloro che si opponevano a questa eresia, l'iconoclastia era per molti aspetti equivalente a un approccio eccessivamente intellettuale alla teologia, e per questo crebbe il sospetto verso la scienza teologica.

Quando il santo patriarca Fozio si guadagnò una reputazione come intellettuale del suo tempo, non era ancora un monaco.

Anche i santi Cirillo e Metodio furono notevoli eccezioni a questa regola. Ma Cirillo (alias Costantino il Filosofo) prese i voti monastici solo alla fine della sua vita molto attiva, mentre Metodio lasciò contro la sua volontà il monastero sul monte Olimpo nella Bitinia bizantina, per accompagnare il fratello nella Grande Moravia.

Un elemento anti-intellettuale continuò a manifestarsi nella vita del monachesimo russo. Il Paterik della Lavra elogiava i monaci per la loro attenzione alla preghiera e la loro diligenza, ma sospettava di coloro che erano impegnati nel campo della scienza, della filosofia e del lavoro intellettuale. Uno dei casi più importanti che illustrano la tendenza verso il lavoro intellettuale è la storia dei monaci istruiti, che, orgogliosi delle loro competenze linguistiche, cominciarono a dedicare la maggior parte del loro tempo a leggere per lo più l'Antico Testamento. Questo li portò a visioni diaboliche estreme, e, infine, a una forma di possessione demoniaca. Nel Paterik anche il monachesimo occidentale era ridicolizzato per il suo amore delle attività intellettuali. Per esempio, troviamo la storia di come il diavolo si manifestò ai monaci sotto le spoglie di un cattolico polacco.

Dobbiamo anche ricordare che il tempo della più grande fioritura del monachesimo nella Rus' giunse insieme al giogo mongolo-tartaro, quando non c'era tempo per impegnarsi nel lavoro intellettuale.

I monaci russi erano più interessati alla salvezza delle loro anime in un'atmosfera di completo isolamento dal mondo e la contemplazione ascetica. Allo stesso tempo i loro fratelli cattolici in Occidente erano presi dal desiderio di lavoro missionario e di conversione dei pagani.

Il fatto che i pagani fossero convertiti alla fede cristiana a causa della comparsa di chiese russe e monasteri in regioni remote è piuttosto un sottoprodotto di una semplice convivenza di abitanti di villaggio semi-cristianizzati con i monaci, piuttosto che una diretta conseguenza delle attività missionarie programmate dei monaci.

L'imperatore Pietro, da grande riformatore, e i suoi soci furono i primi a formulare l'idea di un monachesimo dotto come una casta speciale di monaci, che nel tempo avrebbero potuto intraprendere il sentiero del ministero episcopale.

Forse questa tendenza era apparsa durante il regno del padre di Pietro I – l'imperatore Alexej Mikhailovich. Nella Rus' occidentale vi erano molti monaci dotti, per esempio, Epifanio Slavinetskij e Simeone di Polotsk. Epifanio Slavinetskij amava usare espedienti retorici nei suoi sermoni, e amava leggere autori latini. Per la maggior parte i monaci di Mosca, che usavano gli stessi metodi di Epifanio, erano sospettati, soprattutto dopo il loro lavoro come correttori di libri durante le riforme del patriarca Nikon.

Lo stesso patriarca Nikon, anche se era originario del nord della Russia ed era stato in passato un prete sposato, era considerato dai suoi avversari – i vecchi credenti – come un monaco che aveva preso una via sbagliata a causa del suo amore per la ricerca intellettuale, che ne aveva fatto un pilastro d'orgoglio. "Nessuno che sia onorato per il suo sapere è grande al cospetto del Signore, ma coloro che vivono in modo buono e santo," – dice una delle affermazioni dell'arciprete Avvakum.

È noto che i monaci dotti all'inizio del XVIII secolo, ai tempi di Pietro e dei suoi successori, prendevano parte ad attività mondane. Il loro stile di vita non permetteva un'applicazione sufficientemente zelante dei voti monastici o addirittura ne impediva l'attuazione.

Un esempio lampante di questo "tipo" di monaco fu l'arcivescovo Feofan Prokopovich, il più stretto collaboratore dell'imperatore Pietro. L'arcivescovo Feofan ammise che odiava (almeno esteriormente) gli attributi del monachesimo e persino la Liturgia. D'altra parte, era uno degli uomini più colti del suo tempo, noto per i suoi trattati di astronomia, fisica, politica, e anche autore di diverse opere teatrali.

Un altro esempio fu il metropolita Platon Levshin, uno dei vescovi preferiti di Caterina la Grande. Un giorno costei gli chiese il motivo per cui aveva deciso di diventare monaco. La sua risposta fu sorprendente, soprattutto dalla bocca di un monaco russo, perché, come motivo che lo aveva portato in monastero, addusse l'amore della scienza. Levshin è interessante come uno dei migliori esempi di monaco dotto, che era in grado di coniugare la vocazione religiosa con l'amore per la scienza.

Gli esempi dei secoli successivi hanno confermato il fatto che è difficile combinare l'apprendimento e il monachesimo tradizionale. Tuttavia ci sono state alcune eccezioni degne di nota, tra cui il già citato storico della Chiesa. Il metropolita Macario (Bulgakov), l'arcivescovo chirurgo san Luca (Vojno-Jasenetskij), così come il Metropolita Evlogij (Georgievskij) – tutti erano monaci, vescovi, e allo stesso tempo scienziati.

Abbiamo già visto che Pietro il Grande è stato l'iniziatore principale dei di un monachesimo dotto, che poi si è ampiamente diffuso nella Chiesa russa.

L'imperatore Pietro, come sempre, era guidato da modelli occidentali e dal proprio disgusto per quello che considerava l'aspetto primitivo e incolto del clero russo. Per questo ora abbiamo bisogno di gettare un breve sguardo sull'Occidente – su come si è sviluppato il monachesimo cattolico romano.

L'Occidente: monachesimo e pseudo-monachesimo

Nella vita di sant'Agostino, vescovo di Ippona, leggiamo che questi fondò una comunità religiosa – anche se non monastica – per la quale stese una regola e in cui visse egli esso con i suoi seguaci, come esempio di amore per l'apprendimento. Naturalmente, ciò che Agostino aveva fondato non era proprio un ordine religioso nel senso occidentale del termine, ma piuttosto un gruppo di sacerdoti o di canonici che vivevano insieme con il loro vescovo e servivano nella cattedrale. Agostino stesso, a prescindere da ciò che si possa pensare della sua teologia, è unico tra i santi Padri per il suo interesse per la filosofia, la scienza, e in particolare la psicologia umana.

Nello stesso contesto, dobbiamo prestare attenzione a san Martino di Tours, e in particolare a san Benedetto da Norcia. Sono stati loro che hanno sviluppato le regole monastiche su cui si sono fondati tutti gli ordini monastici occidentali. Il principio famoso "orare est laborare" («la preghiera è lavoro") – per san Benedetto, che in passato era stato un giurista, non significava un disprezzo completo della vita intellettuale, ma amore per il lavoro e completa obbedienza in tutto all'abate del monastero. Come risultato di duro lavoro fisico potrebbe essere indicato il lavoro di un copista o di un illustratore, comunque, e questa attività non è considerata pienamente un lavoro intellettuale. Le principali attività dei monasteri durante i secoli bui nell'Occidente erano piuttosto l'accumulo e la ritrasmissione di conoscenze precedentemente acquisite, piuttosto che l'offerta di un nuovo tesoro teologico o scientifico del passato. I più grandi monasteri benedettini del Medioevo, come Cluny in Francia, diventarono centri educativi, anche se questo non era il loro scopo principale. La fatica principale rimaneva la preghiera liturgica, il completamento di un ciclo giornaliero composto da sette preghiere delle Ore, che nei monasteri occidentali non sono collegate in un'unica sequela, ma si servono ognuna nel tempo speciale a lei assegnato, e tutti i monaci nei monasteri occidentali devono obbligatoriamente essere presenti a tutti i servizi, che impiegano tutto il loro giorno.

Qui dobbiamo notare due differenze tra l'Occidente latino e l'Oriente bizantino. In Occidente, l'istruzione divenne prerogativa esclusiva del clero e soprattutto del clero monastico, che tra i latini non era precluso da pregiudizi anti-intellettuali. Per esempio, i seguaci dei vari rami dell'ordine benedettino (chiaravallesi, cistercensi o trappisti) scelsero deliberatamente uno stile anti-intellettuale di monachesimo, accompagnato da chiese scarsamente decorate e da altre caratteristiche. Per loro, la regola era caratterizzata da una combinazione di lavoro fisico pesante e di austerità. La maggior parte del tempo era trascorso in silenzio, con poche letture, ma allo stesso tempo raggiunsero importanti successi in agricoltura, ingegneria e produzione di vini, birre e formaggi. D'altra parte, la clericalizzazione dell'istruzione portò al fatto che le università occidentali, fondate dalla Chiesa, erano guidate da monaci e gli insegnanti erano dei monaci. I docenti laici di teologia erano rari in Occidente e lo sono ancora ai giorni nostri. In Oriente, in Russia, Grecia e nei Balcani, i professori di teologia erano spesso laici. Mi ricordo di una donna russa che si era convertita al cattolicesimo in Occidente e aveva voluto studiare teologia in Belgio prima della seconda guerra mondiale. La sua decisione aveva scioccato i suoi insegnanti.

Un'altra differenza che dovrebbe essere notata sono i tipi e le denominazioni di "ordini religiosi" in Occidente. Solo coloro che provengono dalla tradizione benedettina con i certosini, e possibilmente i carmelitani scalzi, si possono giustamente chiamare ordini monastici.

I domenicani e francescani sono confraternite mendicanti non monastiche, in quanto non sono parte di una fraternità di un monastero concreto, e sono costantemente impegnati nella predicazione al mondo e nel mondo.

I gesuiti e altri ordini recenti non sono neanche loro monastici, nonostante il fatto che essi si considerano come tali. Ignazio di Loyola, il loro fondatore, ridusse radicalmente il ciclo di preghiera monastica al minimo. Ciò significa che i gesuiti non sono tenuti a svolgere regolarmente un ordine fraterno di preghiera, e nemmeno a celebrare assieme la liturgia. Questo ha permesso ai gesuiti di dedicarsi interamente all'apostolato nel mondo. Nondimeno, essi hanno alcuni elementi della vita religiosa, come per esempio i voti di povertà, castità e obbedienza. Non sarebbe superfluo aggiungere che l'ordine originale dei gesuiti non è stato creato al fine di creare e condurre collegi e le università, cosa per cui in seguito è diventato famoso. Lo scopo originale della loro creazione era di predicare nelle strade tra la gente comune contro l'eresia del protestantesimo.

I monaci uniati dell'ordine basiliano, che fu riformato dai gesuiti alla fine del XIX secolo, sono anch'essi monaci solo di nome.

Sarebbe ingiusto tacere il fatto che l'Occidente cattolico romano e, in particolare, l'ordine dei gesuiti è riuscito a preparare un gran numero di sacerdoti che hanno ottenuto anche grandi successi nel campo di scienze non direttamente legate alla teologia. Uno dei più grandi è il ceco Gregor Mendel, un membro dell'ordine agostiniano, fondatore della scienza della genetica.

La tragedia di Mendel fu che fu elevato alla carica di rettore della sua comunità, e le responsabilità amministrative non gli permisero di continuare le sue ricerche scientifiche.

Paradossalmente, furono in parte questi esempi di pseudo-monachesimo occidentale che affascinarono Pietro il Grande, che sulla loro base creò un programma per un monachesimo dotto russo. In quei tempi persone vicine a Pietro come Feofan Prokopovic, Stefan Javorskij e altri studiarono presso scuole dei gesuiti, e l'Accademia Teologica di Kiev, in un certo senso, fu istituita in base a modelli gesuiti.

Molto più tardi, in epoca sovietica, anche i vescovi russi furono interessati all'esperienza del "monachesimo dotto" in Occidente e ne vollero incorporare alcuni elementi nell'immagine che dovrebbe avere un monaco studioso russo. Non dimentichiamo che gli osservatori ortodossi furono deliziati dal fatto che si trattava allo stesso tempo di una forma di semplificazione del monachesimo in Occidente.

Va inoltre notato a proposito che Pietro il Grande potrebbe avere preso come modello di qualità di un monachesimo dotto l'esempio dei monasteri benedettini ben ordinati, rispetto ai collegi gesuiti.

La mia esperienza di insegnamento presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma per 30 anni tra i gesuiti è ambigua. Anche se ammiro gli scienziati che ho incontrato tra i miei colleghi, ho visto anche lì – sia in Germania sia in Italia – la mancanza di devozione alla Chiesa e di preghiera. Alcuni erano a malapena in grado di celebrare la Messa, e pregavano anche meno. Ho cercato di resistere alla tentazione di esagerare le attività intellettuali, che induce molti a un senso di orgoglio, arroganza sicura di sé, prepotenza e intolleranza per le opinioni degli altri. Forse l'autore del Paterik di Kiev aveva ragione – almeno in un certo senso.

Nondimeno, riteniamo che sia importante affermare che la combinazione di "monachesimo" e "apprendimento" nel senso stretto del termine – è difficile, ma possibile.

 
Il futuro degli ortodossi russi fuori del territorio canonico della Chiesa ortodossa russa

Introduzione: una definizione dei termini

Al momento ci sono tre gruppi di ortodossi russi che si sono insediati in modo permanente al di fuori del territorio canonico della Chiesa ortodossa russa, ma che sono per il momento separati amministrativamente. Questo territorio canonico comprende Cina e in Giappone, dove ci sono già Chiese autonome, e soprattutto i paesi dell'ex Unione Sovietica, in particolare la Federazione Russa, l'Ucraina, la Bielorussia, la Moldova, il Kazakistan, la Lettonia, l'Estonia e la Lituania – con la eccezione del territorio canonico dell'antica Chiesa ortodossa georgiana.

Noi naturalmente escludiamo da questi tre gruppi alcune giurisdizioni di ex ortodossi russi: il gruppo nazionalista ucraino i cui antenati erano un tempo insediati principalmente nella Galizia polacca, e di cui la maggior parte discendenti vive in Canada; il piccolo gruppo i cui antenati una volta appartenevano alla Chiesa russa in Finlandia; le minuscole comunità a volte di origine russa in alcune parti dell'Europa occidentale sotto la giurisdizione di Parigi; e anche sette ancor più minuscole, che si sono staccate dalla Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) tra il 2000 e il 2007. Questi quattro gruppi, per ragioni puramente politiche, hanno consapevolmente scelto di vivere al di fuori dell'unità canonica della Chiesa russa, i primi tre sotto il patriarcato di Costantinopoli.

Una fede ma tre amministrazioni

Questi tre gruppi di ortodossi russi sono:

1. Quelli che hanno uno status autocefalo contestato in Nord America. Comprendono soprattutto, ma non solo, fedeli di origine 'rutena' i cui antenati emigrarono dall'ex Impero Austro-Ungarico e quelli che sono stati convertiti in Alaska quando questa era ancora un possesso russo. Con la loro presenza che risale a ben prima di un secolo fa, vale a dire, a prima della rivoluzione del 1917, essi sono raggruppati in quella che viene chiamata la OCA (Chiesa Ortodossa in America).

2. Quelli che appartengono all'autonoma Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR), i cui antenati sono emigrati dopo la rivoluzione del 1917, o dopo il 1945, o che da allora si sono uniti alla Chiesa. Questo gruppo ha il suo centro negli Stati Uniti, ma ha molti membri in parti dell'Europa occidentale (principalmente in Germania occidentale e in Svizzera), in Oceania e anche alcuni membri in America Latina e in Terra Santa.

3. Quelli che dipendono direttamente da Mosca, ma vivono soprattutto nelle diocesi in Europa occidentale e centrale, ma anche in numeri molto più piccoli in diversi paesi come Stati Uniti, Canada, Thailandia, Filippine, Iran e altrove. Si tratta soprattutto di emigrati in questi paesi negli ultimi venticinque anni, a partire dal crollo dell'Unione Sovietica nel 1991.

Questi tre gruppi rappresentano diversi periodi e diverse generazioni di emigrazione. Il primo gruppo risale a cinque generazioni e più, il secondo spesso risale a tre o quattro generazioni, mentre il terzo, spesso, risale a una sola generazione. C'è una possibilità che questi tre gruppi un giorno si possano riunire? Sicuramente, questo sarebbe un risultato logico, canonico e di fatto benvenuto? E in caso contrario, che cosa potrebbe impedire loro di farlo? Vediamo in dettaglio ciascuno dei tre gruppi.

Una fusione amministrativa è anche solo possibile?

Il primo gruppo, nella sua forma attuale, è un prodotto della politica della guerra fredda di quasi due generazioni fa, e sembra essere diviso in due fazioni. Alcuni più tradizionali vorrebbero avere rapporti più stretti con quelli che in Nord America sono felici di definirsi ortodossi russi (quelli appartenenti ai gruppi 2 e 3), ma altri per motivi politici obiettano al termine 'ortodossi russi'. Essi confondono questo termine con una ristretta identità etnica invece della realtà multietnica. Sono nazionalisti americani a volte molto russofobi, spesso non di origine slava ma protestante, e sono generalmente molto modernisti e hanno poca comprensione della tradizione.

Pertanto, potrebbero desiderare di uscire dalle radici della OCA, cioè le discipline e la tradizione della Chiesa russa. Come altri dissidenti politici altrove, questi ultimi potrebbero voler aderire al patriarcato di Costantinopoli. La loro mentalità è tutto sommato molto simile a quella degli ex ortodossi russi che sono già nel patriarcato di Costantinopoli, nella giurisdizione di Parigi (tra cui quelli che hanno lasciato Sourozh) e in Finlandia, la mentalità dei quali, agli occhi degli ortodossi russi è più o meno scismatica e anche semi-traditrice. Sotto Costantinopoli, a questi dissidenti, come agli altri che hanno lasciato la Chiesa russa, sarebbe consentito di operare al di fuori delle discipline canoniche e liturgiche comuni a tutta la Chiesa.

Il secondo gruppo, la ROCOR, dovrebbe per il suo nome unire tutti gli ortodossi russi fuori dalla Russia (cioè le terre russe, il territorio canonico della Chiesa ortodossa russa, come definito all'inizio di questo articolo). Tuttavia, allo stato attuale non lo fa, anche se ora sta mostrando grande apertura, almeno in Nord America, ai gruppi 1 e 3, e ha ricevuto nel suo seno anche l'ex leader della OCA. Uno dei problemi per alcuni nella ROCOR è che fino a quando esisteva l'Unione Sovietica, questa Chiesa aveva un'identità chiara, perfino esagerata, ma tutto ciò era una generazione fa. Di conseguenza, alcuni individui preferiscono far finta che l'Unione Sovietica esista ancora, sotto il termine immaginario di 'putinizzazione', ma questa fantasia è una mera propaganda da nuova guerra fredda del peggior genere e un'auto-giustificazione per la disobbedienza dello scisma, che si conforma nel migliore dei casi alla fantasia, nel peggiore dei casi alla paranoia. Non dobbiamo vivere intrappolati nel passato, perché la salvezza può venire solo se viviamo nel presente.

Oggi, la ROCOR sembra limitanrsi a Nord America e Oceania, con il Sud America e l'Europa occidentale sempre più piccoli e distaccati. Vuole limitarsi in futuro solo al mondo di lingua inglese? La direzione della leadership della ROCOR sembra poco chiara e l'identità della ROCOR è stata forse offuscata dall'esperimento del rito occidentale. D'altra parte, la forza numerica della ROCOR è aumentata rapidamente attraverso la recente emigrazione. Tutto è ancora possibile e la ROCOR potrebbe ancora diventare una federazione di metropolie regionali in tutto il mondo, come vorrebbe il patriarca Kirill. Questo processo di creazione di metropolie è precisamente ciò che è stato effettuato sul territorio canonico ortodosso russo. Tuttavia, il tempo sta passando e diversi anni sono passati da quando avrebbero dovuto essere prese tali decisioni strategiche.

Il terzo gruppo, direttamente sotto Mosca, è in rapida espansione per l'emigrazione, in particolare in Europa occidentale, dove la maggior parte dei paesi sono effettivamente ora direttamente sotto Mosca e la ROCOR è chiaramente in una situazione di inferiorità numerica, principalmente per le sue stesse scelte. Va detto che questa situazione sembra replicarsi anche altrove. La situazione si è davvero trasformata negli ultimi 25 anni dal crollo dell'Unione Sovietica. Mentre una volta questo gruppo era minuscolo, oggi è il più grande. Siamo in grado di ricordare la situazione di solo trent'anni fa nelle diocesi di Bruxelles, Parigi e Londra, dove, tutto insieme, il gregge contava tre vescovi, una decina di sacerdoti e alcune centinaia di fedeli! In altre parole, tre 'diocesi' che insieme erano pari a non più di una parrocchia.

Oggi, con le grandi nuove chiese costruite o in costruzione a Roma, Madrid, Parigi, Strasburgo e in diverse città della Germania, grandi diocesi in Italia e in Scandinavia, diverse parrocchie in Portogallo, Spagna, Irlanda e perfino in Islanda, con oltre un milione di fedeli, si vede chiaramente l'impulso. Tuttavia, vi sono difficoltà. Alcuni dei suoi sacerdoti più anziani per età e per rango sembrano avere problemi di adattamento alla vita fuori dalla Russia, e possono avere riflessi 'sovietici'. Non solo non capiscono le culture, la mentalità e la vita familiare locale, ma alcuni non capiscono nemmeno la lingua locale e quindi non possono nemmeno parlare con i figli dei loro greggi e ascoltare le loro confessioni. Questo è un problema pastorale molto, molto grave. Non c'è da stupirsi che alcuni emigrati recenti e meglio integrati a volte preferiscono frequentare chiese della ROCOR o, in America del Nord, chiese tradizionali della OCA.

Conclusione: Tre in uno in futuro?

Una cosa è chiara – non potrà mai essere imposta alcuna soluzione dall'alto a tre amministrazioni distinte. Nessuno nel centro di Mosca vuole essere accusato di imporre una struttura di stampo sovietico o una riorganizzazione, come quella che era stata disastrosamente provata negli anni '20. Nell'era di Internet, la gestione dall'alto al basso in stile 'carro armato sovietico' è morta, e appartiene saldamente al passato. L'unità oggi può venire solo organicamente, dal basso. È vero, il Centro di Mosca ha una forte, ma anche comprensibile, antipatia per le frange estremiste con la loro slealtà e russofobia, sia del tipo di sinistra come Parigi / Sourozh, sia del tipo settario di destra che una volta creava problemi con la ROCOR. Forse il sogno che le parti spiritualmente sane della OCA un giorno possano fondersi con quelle direttamente sotto Mosca e con la ROCOR in Nord America potrebbe diventare realtà. Così, un gruppo di recente formazione dal nome simile a Metropolia ortodossa russa in Nord America (The Russian Orthodox Metropolia in North America – ROMNA), potrebbe emergere dal passato.

Per quanto riguarda la ROCOR in Australia, Nuova Zelanda e Indonesia, potrebbe diventare parte di una grande metropolia in Oceania, che comprenda anche le parrocchie in Thailandia, nel Sud-Est asiatico e nelle Filippine, con un nome simile a Metropolia ortodossa russa in Australasia (The Russian Orthodox Metropolia in Australasia – ROMA). Le restanti parrocchie della ROCOR in Europa occidentale potrebbero diventare parte di una Metropolia, con il centro nella nuova cattedrale e seminario a Parigi, forse chiamata Metropolia ortodossa russa in Europa (The Russian Orthodox Metropolia in Europe – ROME). Per quanto riguarda le restanti parrocchie della ROCOR in America Latina, si potrebbero semplicemente fondere con le parrocchie locali sotto Mosca in un'unica metropolia, forse chiamata Metropolia ortodossa Russa in America Latina (The Russian Orthodox Metropolia in Latin America  - ROMLA). Questo insieme si compone di quattro metropolie, che insieme formano una Chiesa ortodossa russa rinnovata e ampliata fuori dalle terre russe, forte di oltre 1.000 parrocchie. Sogni? Per il momento, sì, ma almeno uno spunto di riflessione a lungo termine.

 
La pratica dell'esorcismo nella Chiesa ortodossa: storia e controversie odierne

"Esorcismo", di Andrej Madekin

Nella cultura popolare, l'esorcismo è comunemente associato alla Chiesa cattolica romana. In realtà, questa pratica risale a migliaia di anni fa. Nella Chiesa antica, gli esorcismi erano questione di routine ed erano affidati a una categoria separata di chierici. Il rito dell'esorcismo è praticato anche nella Chiesa ortodossa. Inoltre, dai tempi antichi fino ai giorni nostri, è stato eseguito su ogni membro della Chiesa. Continuate a leggere per saperne di più sulle origini dell'esorcismo e sulla sua pratica nel corso della storia dell'Ortodossia.

Esempi dal Vangelo e dall'Apostolo

La Bibbia ci insegna la realtà dei poteri demoniaci e presenta molteplici esempi di esorcismo dei demoni. Il Salvatore stesso guarì diversi indemoniati (cfr Mt 8 e Lc 8), alcuni dei quali gli erano stati portati da altri (cfr Mt 4:23-24).

Qui, si dovrebbero tenere a mente tre punti importanti.

(1) Cristo ha conferito ai suoi apostoli il potere di scacciare i demoni (cfr Lc 9:1-2) e ha comandato loro esplicitamente di usare questo potere quando li ha inviati a predicare (cfr Mt 10:5-8).

Ha anche fatto sapere che esistono forze demoniache e che tutti noi abbiamo il dovere di resistere a loro. Inoltre, nella sua ultima predica prima dell'Ascensione, il Risorto ha definito la capacità di scacciare i demoni un segno che segue quelli che credono (cfr Mc 16:17). Pertanto, finché ci sono i credenti, nella Chiesa devono esserci anche gli esorcisti.

(2) Non è mai entrato in lunghe conversazioni con i demoni che stava scacciando. Si è limitato a brevi comandi (cfr Lc 4:32-36), e raramente ha chiesto di sapere anche solo i loro nomi (cfr Mc 5:9).

Ora il significato di questo punto potrebbe non essere evidente a tutti, ma offre spunti preziosi sulla pratica odierna dell'esorcismo.

(3) L'esorcismo è un dono che solo poche persone possiedono

Nel capitolo 9 del Vangelo di Marco, l'apostolo Giovanni racconta che i discepoli videro un uomo che scacciava i demoni nel nome di Gesù Cristo. Gli apostoli gli dissero di fermarsi perché non era uno di loro. Ma Cristo disapprovò il loro intervento e disse loro di lasciare che quell'uomo continuasse quello che stava facendo (cfr Mc 9:38-41). Come mostra la narrazione, l'esorcismo era accessibile a uomini che non appartenevano al numero degli apostoli e non erano nemmeno membri del clero, ma che credevano fermamente in Cristo.

Il capitolo 19 del Libro degli Atti fornisce un esempio diverso. Alcuni esorcisti ebrei, figli di un sommo sacerdote, tentarono di scacciare uno spirito maligno nel nome di Cristo con le parole: "Vi scongiuriamo per il nome di Gesù, che Paolo predica". Fallirono. Dal corpo dell'indemoniato, il diavolo rispose: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?" Poi percosse gli uomini. Questo episodio ci mette in guardia dalla percezione mistica della Buona Novella e del nome di Gesù.

predicazione dell'apostolo Paolo. Mosaico

L'esorcismo nella Chiesa antica, e non solo

In origine, l'esorcismo faceva parte della preparazione al battesimo nelle scuole di catechesi. Oggi, di solito, è sufficiente che chi vuole essere battezzato chieda il battesimo, professi la sua fede e partecipi ad alcune lezioni di catechesi. Tuttavia, nei tempi antichi, la preparazione al battesimo poteva richiedere anni. L'esorcismo – o più atti di esorcismo – veniva normalmente eseguito sul catecumeno prima che fosse battezzato. Dopo il battesimo, il rito dell'esorcismo poteva essere eseguito su un cristiano solo se mostrava chiari segni di essere posseduto, o se li sospettava.

La partecipazione a diversi esorcismi durante le settimane precedenti il battesimo era un requisito nella scuola catechetica di sant'Ippolito, papa di Roma nel II e III secolo. Nella Chiesa di Gerusalemme nel IV secolo, ogni sessione di classe con un catecumeno iniziava con l'esorcismo, e non era raro veder eseguire il rito quotidianamente. Spesso, l'esorcismo era il primo rito a cui veniva chiesto di sottoporsi a un candidato al battesimo, dopo che questi aveva chiesto di essere battezzato. [1]

L'esorcismo riceveva così tanta attenzione che nella mente di molti candidati era una delle più alte barriere che dovevano superare prima del battesimo. Nel suo discorso sul santo battesimo, san Gregorio il Teologo consigliava al catecumeno:

"Non rifiutare la medicina dell'esorcismo, e non rifiutarla per la sua durata. Anche questa è una pietra di paragone della tua giusta disposizione alla grazia".

La necessità di esorcismi così frequenti e prolungati era dovuta alla convinzione degli antichi cristiani che la suscettibilità al peccato delle persone non battezzate fosse dovuta alla loro esposizione agli spiriti maligni.

In genere, esorcismo e digiuno andavano di pari passo. Questa pratica doveva ricordare il rifugio di Cristo nel deserto, dove digiunò e resistette alle tentazioni del diavolo.

Come era eseguito l'esorcismo?

In tutte le chiese, il rito dell'esorcismo aveva solo due cose in comune: invocare il nome di Cristo (preghiera) e soffiare.

In Occidente, gli esorcismi erano più brevi e talvolta non includevano nient'altro che i due elementi di cui sopra. In Oriente, l'esorcismo era accompagnato da discorsi istruttivi e atti simbolici che visualizzavano le pene dell'inferno e si basavano su versetti biblici selezionati e scritti dei santi Padri. A volte i candidati bevevano salamoia (poiché si credeva che il sale desse forza al corpo). Per rafforzare lo spirito del candidato, erano recitate molteplici preghiere.

In Occidente, le preghiere esorcistiche erano brevi citazioni delle Scritture, ma in Oriente erano molto più lunghe. A titolo illustrativo, ecco alcuni esempi di brevi preghiere che accompagnavano il rito di esorcismo nella chiesa di Toledo:

  • Ti rimprovera il Signore, o satana! Ti rimprovera il Signore che si è eletto Gerusalemme! (Zc 3:2).

  • Vattene, Satana! (Mt 4:10).

  • Ecco, ha vinto il leone della tribù di Giuda, il germoglio di Davide. (Ap 5:5)

Confrontiamoli con la prima delle quattro preghiere esorcistiche di San Giovanni Crisostomo:

Dio eterno, che hai liberato il genere umano dalla schiavitù del diavolo, libera il(la) tuo(a) servo(a) da ogni influenza degli spiriti malsani; ordina ai demoni, agli spiriti impuri e perversi, di allontanarsi dal corpo e dall’anima del(la) tuo(a) servo(a) e di non restarvi, di non nascondervisi; ma per il tuo santo nome, per quello del tuo Figlio unigenito e del tuo vivifico Spirito, che essi siano cacciati dall'opera delle tue mani; affinché purificato(a) da ogni influenza diabolica, egli (ella) possa vivere piamente, nella giustizia e nella santità, e sia degno(a) di ricevere i misteri immacolati del tuo Figlio Unigenito e nostro Dio, con il quale tu sei benedetto e glorificato, insieme al tuo santissimo, buono e vivifico Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

un santo eremita scaccia il demonio (affresco cristiano medievale)

Chi può eseguire un esorcismo?

C'erano due tradizioni. Nella prima, la capacità di compiere esorcismi era vista come un dono dello Spirito Santo, simile alla profezia o ai miracoli. Pertanto, chiunque avesse questo dono di Dio poteva manifestarlo attivamente nella congregazione. Le Costituzioni apostoliche affermano: "L'esorcista non è ordinato. Perché è una prova di bontà volontaria, e la grazia di Dio per mezzo di Cristo per ispirazione dello Spirito Santo. Infatti colui che ha ricevuto il dono della guarigione è dichiarato per rivelazione da Dio, essendo manifesta a tutti la grazia che è in lui. Ma se se ne presenta l'occasione, sia ordinato vescovo, o presbitero, o diacono".

Nella seconda tradizione, gli esorcisti dovevano essere formalmente ordinati come tali. Nella gerarchia clericale, gli esorcisti si collocavano tra il lettore e il diacono. In assenza di un esorcista, un diacono o un sacerdote poteva eseguire il rito di scacciare i demoni. Alla fine, questa tradizione prevalse e fu formalizzata nelle regole dei Concili ecumenici. "A nessuno sarà permesso di esorcizzare nelle chiese o nelle case a meno che non sia stato ordinato vescovo" (Canone 26 del Concilio di Laodicea).

Dove sono ora tutti gli esorcisti?

Come già affermato, la pratica dell'esorcismo nella Chiesa primitiva era principalmente associata alle scuole di catechesi. Dalla fine del V secolo iniziò il declino per diversi motivi. Per esempio, la maggior parte dei battesimi cominciò a essere celebrata sui neonati di genitori cristiani, non su ex pagani che avevano ricevuto Cristo consapevolmente. Con la riduzione della domanda di scuole di catechesi, diminuì anche la necessità di esorcisti.

Tuttavia, la pratica dell'esorcismo non è scomparsa. È ancora eseguita da ogni membro della Chiesa ortodossa. L'esorcismo fa ormai parte del sacramento del battesimo quando il catecumeno rinuncia a Satana ed entra in unione con Cristo. In questo "esorcismo battesimale", il catecumeno rinuncia tre volte a Satana sputando e soffiando verso occidente. [2]

Sorprendentemente, le preghiere per gli indemoniati si possono trovare tra i testi liturgici di epoche successive, come l'Eucologio del Sinai, il Trebnik di Pietro Moghila o il Grande Trebnik. Ciò non significa che gli esorcismi fossero comuni in quei tempi: i trebniki spesso includono riti che sono usati raramente, se non mai (come il rito della fraternizzazione o del trasporto di un vescovo su un asino). Tuttavia, esistono occasionali raesoconti affidabili dell'uso dell'esorcismo, come la biografia del patriarca Nikon. Gli esorcismi erano ancora praticati, ma solo in casi eccezionali.

Pratiche moderne e controversie sull'esorcismo

Le moderne pratiche di esorcismo differiscono tra le Chiese ortodosse locali. Nel Patriarcato di Alessandria, nel Patriarcato di Antiochia, nella Chiesa ortodossa ellenica, nella Chiesa ortodossa polacca e nella Chiesa ortodossa d'America si eseguono solo esorcismi battesimali. Gli esorcismi sono praticati con un certo grado di regolarità nei Patriarcati di Gerusalemme e Georgia e nella Chiesa ortodossa di Cechia e Slovacchia. Nel Patriarcato serbo, si usa il sacramento della santa Unzione per guarire gli indemoniati. In altre Chiese gli esorcismi sono molto rari.

Come sono eseguiti gli esorcismi oggi?

Si utilizzano due diversi riti. Il primo proviene dal Grande Trebnik e il secondo dal Trebnik di Pietro Moghila. L'esorcismo del Grande Trebnik è una sintesi di diversi riti antichi e comprende le preghiere iniziali, i salmi, le letture dell'Apostolo e del Vangelo e le preghiere esorcistiche di san Basilio il Grande e di san Giovanni Crisostomo. L'esorcismo dal Trebnik di Pietro Moghila è una modifica del rito cattolico dell'esorcismo, con componenti di origine greco-slava. In diverse Chiese, un rito può essere più comune dell'altro, ma in generale si usa più spesso l'esorcismo del Grande Trebnik.

Nella Chiesa russa del XX secolo, l'esorcismo ha visto una rinascita. Nei primi decenni, alcuni esorcisti erano santi, per esempio san Giovanni di Kronstadt, i venerabili Serafim (Amelin) e Serafim (Romantsov) dell'eremo di Glinsk, tra gli altri. Nella sua forma attuale, l'esorcismo, meglio conosciuto con il termine "otchitki", ha iniziato a diffondersi negli anni '90, sulla scia del crescente interesse per la religione tra le masse dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Era un tempo propizio non solo per le religioni tradizionali ma anche per la religiosità non convenzionale, l'occultismo, le sette ei culti distruttivi. In queste circostanze, l'ascesa dell'esorcismo è stata circondata da polemiche e segnata da errori da parte dei suoi destinatari e praticanti.

il venerabile Serafim (Romantsov) dell'eremo di Glinsk

L'opportunità e l'utilità della pratica sono state messe in discussione, in particolare nei casi di esorcismi multipli eseguiti su una persona. Un chierico ha condiviso questo commento: "Ho letto nelle agiografie dei santi dell'antichità che questi facevano uno sforzo enorme per guarire una sola persona dalla possessione. Oggi, arrivano persone su autobus pieni per ricevere un esorcismo. Mi chiedo cosa sia successo. I nostri sacerdoti sono diventati asceti più grandi di san Sergio di Radonezh, o i demoni sono diventati più disposti a scendere a compromessi?"

Inoltre, sono stati menzionati i seguenti problemi: esecuzione di esorcismi senza la benedizione del vescovo; esecuzione di esorcismi per motivi mercenari; segni di violenza psicologica nei confronti di persone soggette a un esorcismo, come per esempio video registrati e pubblicati su fonti aperte; false rabbia e grida, magia, percezione consumistica dell'esorcismo; danno spirituale ai sacerdoti che praticavano frequentemente esorcismi.

Tuttavia, queste controversie non suggeriscono necessariamente che la pratica dell'esorcismo sia fondamentalmente viziata o arcaica e debba essere interrotta.

In risposta a questi abusi comuni, i vescovi della Chiesa russa hanno redatto delle linee guida "Sull'atteggiamento della Chiesa ortodossa russa nei confronti delle attuali pratiche di esorcismo",

Il documento affronta il rischio di pratiche abusive ponendo diversi requisiti per i praticanti e i destinatari dell'esorcismo. I praticanti devono:

  • Ricevere la benedizione del vescovo diocesano prima di praticare;

  • Condurre una vita spirituale esemplare e avere sufficiente esperienza per verificare il bisogno di un esorcismo di una determinata persona.

  • Prepararsi con il digiuno, la preghiera e la contemplazione, confessandosi e ricevendo la comunione.

  • Fare pratica senza aspettarsi di essere pagati.

  • Seguire uno dei due riti stabiliti senza cambiarli inutilmente.

Un esorcismo non deve essere eseguito su persone che non sono possedute, incluse le seguenti categorie, ma senza limitarsi a esse:

  • Pazienti con un disturbo mentale

  • Individui con visioni distorte della vita spirituale

  • Individui che simulano la possessione demoniaca

  • Individui che soffrono di passioni e dipendenze

Quando eseguire un esorcismo

La decisione dovrebbe essere lasciata a un sacerdote esperto con la benedizione di eseguire gli esorcismi. Diverse cose dovrebbero essere tenute a mente. Prima di procedere alla loro discussione, consideriamo questa osservazione dell'archimandrita Adrian (Kirsanov), citata dallo ieroschemamonaco Valentin (Gurevich):

"Non posso citare un solo esempio di come aiutare qualcuno in modo sostanziale. Scaccio un demone da una persona, ma altri sette demoni prendono il suo posto (Matteo 12:45). Molte persone vengono per l'esorcismo più di una volta […] Se il Signore permette la possessione demoniaca come una croce, sono davvero in grado di sollevare le persone dalle loro croci, anche se lo faccio per amore?

Quando do la comunione agli indemoniati, dico loro: Questa è la tua croce. Non importa come agisce il demone: dall'esterno o dall'interno. Ricordati che alcuni portano questa croce fino alla fine e sono salvati da questo tormento".

Nei suoi ultimi giorni, padre Adrian ci ha lasciato una preziosa intuizione: ha scacciato molti demoni e ha sofferto molto per la loro vendetta, ma molte delle persone che aveva guarito non sono mai andate in chiesa né hanno mai ricevuto la comunione, e si sono rese indifese davanti a un altro attacco da parte di il nemico.

Solo quando le persone abbracciano la grazia divina, possono proteggersi dalle forze del male.

"Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa". (Mt 12:43-45)

Certo, se Dio ha permesso che qualcuno soffra in questo modo, questo deve essere accettato con umiltà e gratitudine. Forse la severità di questa prova può portare il sofferente a riformarsi. Come comandò l'apostolo Paolo:

"consegnatelo a Satana per la distruzione della carne, affinché il suo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore Gesù" (1 Cor 5:5).

Prima di ricorrere a un esorcismo, si dovrebbe partecipare ai sacramenti della confessione e della comunione e abbandonare le proprie vie peccaminose. Solo in questo modo ci si può liberare completamente dall'influenza delle potenze maligne. L'esorcismo non garantisce tale liberazione: il risultato dipende interamente dalla buona volontà e dalla provvidenza di Dio.

Note

[1] Questa e la maggior parte delle altre informazioni storiche sulle pratiche delle scuole catechistiche della Chiesa primitiva provengono dalla monografia del diacono Pavel Gavriluk, "Storia del catechismo nella Chiesa antica".

[2] L'Occidente nella Bibbia è un simbolo di oscurità e falsità. Nel contesto del sacramento, è la dimora di Satana.

 
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Incontro dei Vecchi Credenti da tutto il mondo

Sotto l'egida del governo della Buriazia, dal 7 al 10 agosto 2015, si è svolto un incontro internazionale di Vecchi Credenti a Ulan-Ude e nelle aree tradizionalmente abitate dai Vecchi Credenti, incontro dedicato al 250° anniversario dell'arrivo in Buriazia dei primi coloni di Vecchio Rito, il gruppo etno-confessionale della cosiddetta "famiglia della Transbaikalia". Nell'ambito della riunione chiamata "Il sentiero di Avvakum", si è svolta una serie di eventi, come per esempio una conferenza internazionale di ricerca e di applicazione "La Vecchia Fede: storia e modernità, tradizioni locali, relazioni in Russia e all'estero" e un forum etnico, "Il Congresso dei Vecchi Credenti".

Il 7 agosto, una sessione plenaria di apertura ha avuto luogo presso la sala conferenze del governo della Repubblica di Buriazia. Tra i relatori vi erano Vjacheslav V. Nagovitsyn, capo della Repubblica di Buriazia; il metropolita Savvatij di Ulan-Ude e Buriazia; il metropolita Kornilij di Mosca e di tutta la Rus' (Chiesa ortodossa russa di rito antico); l'arcivescovo Aleksandr di Mosca e di tutta la Rus' (Chiesa ortodossa russa antica); Dagba Ochirov, Did Hambo Lama della Repubblica di Buriazia (Sangha buddista tradizionale della Russia). Alla sessione plenaria hanno partecipato anche il vescovo vecchio credente Patermufij di Irkutsk-Amur e di tutto l'Estremo Oriente (Chiesa ortodossa russa di rito antico) e il vescovo vecchio credente Sergij della Siberia (Chiesa ortodossa russa antica)

L'8 agosto si è tenuto il forum etnico su tre tematiche presso la Biblioteca Nazionale. Come parte del forum, ha avuto luogo un incontro del clero di Vecchio rito, che si è svolto in un'atmosfera calda e accogliente. Tra coloro che hanno preso parte attiva alle discussioni vi era l'arciprete Ioann Miroljubov, responsabile del Centro Patriarcale per la tradizione liturgica russa, segretario della Commissione per le parrocchie di Vecchio Rito e per la cooperazione con la Comunità di Vecchio Rito. Il giorno dopo, ha tenuto un discorso sulle parrocchie di Vecchio rito della Chiesa ortodossa russa e sulle problematiche della loro formazione.

Durante l'incontro, numerosi ospiti delle comunità di Vecchio Rito di Russia e di altri paesi, nonché studiosi e rappresentanti di organizzazioni governative e non governative, hanno avuto l'opportunità di discutere una serie di temi di attualità sulla conservazione e lo sviluppo della cultura tradizionale dei Vecchi Credenti.

Di particolare interesse per più di tremila persone è stato il festival-concorso internazionale dei gruppi artistici e folkloristici dei Vecchi Credenti intitolato "Razdajsja, korogod!", che ha visto impegnate più di 800 persone.

 
Vescovo greco racconta i miracoli di san Luca di Simferopoli

iconaspas.ru

San Luca, il santo ierarca e taumaturgo di Simferopoli, è diventato oggi uno dei santi più amati in tutta la Chiesa ortodossa.

È noto per i numerosi miracoli di guarigione che continua a compiere fino a oggi, e molte chiese votive sono state erette in suo onore in molti paesi.

San Luca è particolarmente amato in Grecia. Il metropolita Panteleimon di Veroia e Naoussa ha recentemente raccontato altri due miracoli compiuti dall'amato San Luca in Grecia, di cui il metropolita è venuto a conoscenza da un sacerdote e da un pio laico.

Il metropolita Panteleimon racconta:

Questa sera vorrei leggervi due straordinarie apparizioni di san Luca, così come le hanno descritte i nostri fratelli che le hanno vissute.

La prima è descritta da un sacerdote di Mitilene:

Circa cinque anni fa, scrive, mi stavo preparando a sottopormi a un intervento a cuore aperto presso l'ospedale Onassis.

Alla vigilia dell’intervento l’assistente del professore si avvicina e mi chiede: "Lei è di Mitilene? È padre I.?"

Quando gli ho assicurato che ero effettivamente la persona a cui si riferiva, ha continuato dicendomi:

"La scorsa notte, San Luca, vescovo di Simferopoli e Crimea, è venuto da me in sogno e mi ha detto: 'Domani opererai un sacerdote di Mitilene. Il suo nome è padre I. Sarò al tuo fianco e ti guiderò esattamente su cosa fare'."

Tenga presente, scrive il sacerdote, che era la prima volta che vedevo l'assistente di questo professore, e neanche lui mi aveva mai incontrato. Sono passati cinque anni da allora, e con la sua benedizione e la sua grande grazia miracolosa, sono completamente sano, lodando Dio e san Luca.

La seconda apparizione è descritta da un nostro fratello di Vyronas:

Nel dicembre 2010, scrive, le sante reliquie di san Luca furono portate nella chiesa della Trasfigurazione del Salvatore a Vyronas per la venerazione. Andai a venerarle e chiesi al santo di aiutarmi, poiché di lì a pochi giorni avrei dovuto sottopormi ad un intervento chirurgico.

Il 20 dicembre ho subito un intervento chirurgico di rimozione dei linfonodi, a causa di un cancro, presso l'Ospedale Evgenidion.

Durante l'operazione, mentre ero anestetizzato, ho visto un uomo alto, con una lunga barba, vestito da medico, con gli occhiali, in piedi sul lato sinistro del mio letto, con l'aria molto seria, e che mi diceva:

"Calmati, non aver paura."

Ha poi osservato i medici che erano sul lato destro del letto che mi operavano. Senza dubbio era san Luca, così come l'ho riconosciuto dalle sue icone.

Il mio recupero dall'anestesia è stato eccezionalmente buono e l'intervento è riuscito perfettamente, conclude il nostro fratello, esprimendo la sua gratitudine a san Luca per la sua protezione, che il santo offre a coloro che cercano e richiedono il suo aiuto.

 
Nichilismo nazionale

Le strategie per il dominio a spettro intero comprendono molto più che i mezzi militari – la loro intera motivazione si trova nella politica, nella la lotta per il potere. I movimenti si proclamano i campioni della salvezza nazionale meritano pertanto un controllo supplementare, dal momento che potrebbero servire esattamente i fini opposti.

Fin da quando una giunta appoggiata dagli USA ha preso il controllo dell'Ucraina nel mese di febbraio, le linee di frattura etniche, culturali e linguistiche del paese sono state accentuate a un livello mortale. Il sud e l'est prevalentemente russofoni hanno già pagato un prezzo terribile per aver resistito al nuovo regime liberal-nazionalista, dal massacro di fuoco a Odessa alla vera e propria guerra contro Donetsk e Lugansk, due regioni confinanti con la Russia, che hanno dichiarato la loro indipendenza. Se Vladimir Putin non si fosse mosso ad assicurarsi la Crimea, la penisola oggi starebbe soffrendo un destino analogo. Quando consideriamo le atrocità commesse contro gli abitanti della Novorossija (Nuova Russia) storica, dobbiamo capire che la contro-insurrezione di Kiev è di gran lunga più significativa di un conflitto locale – si tratta di una guerra per procura che la Pax Americana sta muovendo contro la Russia al fine di comandare la terra del centro eurasiatico.

Nel tentativo di "contenere" e destabilizzare la Russia, Washington ha trovato intermediarti ben disposti e desiderosi nei nazionalisti ucraini. Nemici di Mosca di lunga data, enti come l'Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) di Stepan Bandera e l'esercito insurrezionista ucraino (UPA) avevano lavorato in stretta collaborazione con la Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Con il Reichstag ancora fumante e la nuova guerra fredda in corso, gli Stati Uniti hanno proseguito dal punto in cui l'Abwehr e le SS si sono fermati, infiltrando agenti nazionalisti in Ucraina occidentale per condurre campagne di sabotaggio e guerriglia contro il governo sovietico fino ai primi anni '50. Il Muro di Berlino può non essere più in piedi, ma l'impiego da parte di USA e NATO di nazionalisti ucraini in programmi di sovversione continua fino a questo giorno. Oltre ai 5 miliardi di dollari che gli Stati Uniti hanno apertamente speso in oltre 20 anni per corrompere l'Ucraina, è ovvio che sostanziali attività clandestine sono state dedicate a tale obiettivo.

Sostenuta dalla CIA, così come dai servizi segreti polacchi, la giunta di Kiev ha tentato negli ultimi due mesi di schiacciare l'est del paese sotto il tacco, ma il regime ha poco da mostrare per tale sforzo, se non morti e feriti a migliaia, mentre città come Slavyansk e Kramatorsk sono polverizzate sotto i continui bombardamenti. L'esercito regolare ucraino, demoralizzato, sotto-finanziato e sotto-equipaggiato, non ha sostenuto la repressione con il fervore rivoluzionario che la giunta si aspettava da esso. Piuttosto, Kiev si è affidata alla neo-istituita Guardia Nazionale, a mercenari stranieri e a paramilitari finanziati da oligarchi miliardari come il governatore di Dnepropetrovsk, Igor "Benya" Kolomoisky, un ardente sionista con un impero commerciale che ha costruito, secondo le testimonianze, su una spietata criminalità. I ranghi di questi "battaglioni speciali" sono pieni di motivati ma spesso inesperti teppisti del Settore destro neo-fascista, il gruppo che ha svolto un ruolo fondamentale nel successo del putsch di Maidan del 22 febbraio. Gli squadroni della morte si sono dimostrati abili a terrorizzare i civili, ma non se la sono cavata così bene in un combattimento con le forze di resistenza locali.

Novorossiya e Crimea (sud/est), Malorossia e Galizia (nord/ovest).

Un possibile esito della crisi ucraina: la Novorossiya e la Crimea già russa (sud/est), la Malorossiya-Ucraina e la Galizia (nord/ovest).

Sottostante il disastroso tentativo del regime di distruggere la rivolta a est è l'incoerenza assoluta del nazionalismo ucraino. L'Ucraina come stato-nazione ha tutta la vitalità naturale del Belgio, perché è un paese artificiale irrimediabilmente diviso all'interno di confini creati in epoca sovietica. La guerra civile è scoppiata perché russi etnici e ucraini culturalmente russi, che da generazioni vivono su terre tradizionalmente russe, si rifiutano di aderire a uno sciovinismo velenoso che chiede la capitolazione del loro patrimonio religioso, culturale e linguistico. Gli ideologi armati che vengono a imporre l’"ucrainizzazione" sono visti come invasori stranieri che cercano di spazzare via l'identità stessa di un popolo soggiogato, e questo è il motivo per cui i gruppi di ribelli nel Donbass stanno combattendo fino all'ultimo uomo.

Anche se è lungi dall'essere l'unico caso, la natura prefabbricata del nazionalismo ucraino militante diventa più chiara attraverso la lente della competizione tra grandi potenze. La formazione dell’"Ucraina" (originariamente la Malorossija – la Piccola Russia – più Galizia e Volinia) come entità implacabilmente ostile alla "Moscovia" è un progetto geopolitico occidentale tuttora in corso, lanciato nei secoli XVI e XVII, quando la Polonia e il Vaticano hanno manovrato per fratturare l'unità degli slavi ortodossi orientali. Da quel momento e in successione, l'Austria-Ungheria, la Germania, e ora gli Stati Uniti hanno tutti usato la promozione e l'ulteriore incitazione di questo antagonismo come mezzo economico per indebolire e addirittura per attaccare la Russia stessa. Anche se è sciocco ed estremamente pericoloso, l'ultimo tentativo dell'America di integrare l'Ucraina nel "mondo libero" è dunque fondato su precedenti storici.

Anche la collaborazione degli Stati Uniti con i fascisti è impostata su precedenti storici. Lungi dal limitarsi a sponsorizzare governi militari sullo stile di quello di Pinochet in America Latina, vale la pena ricordare che Wall Street ha attivamente finanziato l'ascesa di Adolf Hitler al potere mondiale. E così oggi gli ultra-nazionalisti ucraini godono del tacito sostegno di Washington mentre compiono una pulizia etnica dei russi nel sud e nell'est del paese e ottenere una vittoria di Pirro per la loro ideologia. Dato che il Settore destro, Svoboda e altri partiti radicali sono incantati dall'eredità del nazionalsocialismo, farebbero bene a ricordare non solo il suo destino, ma anche la sua funzione dialettica. La totale distruzione e disumanizzazione operata dal nazismo ha semplicemente aperto la strada per il trionfo del capitale internazionale, che dalla fine della seconda guerra mondiale ha imposto i suoi dettami attraverso l'economia politica liberale, il marxismo culturale e la potenza militare americana. Come il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha spiegato in un recente discorso a Varsavia:

Abbiamo il dovere solenne - un obbligo trattato vincolante – di difendere l'integrità territoriale. E la difenderemo. Noi siamo insieme – ora e sempre – perché la vostra libertà è la nostra.

I signori delle banche sono totalmente liberi di sovvertire, invadere ed espropriare tutto il mondo per sempre. Una condizione fondamentale per l'estensione del prestito di 18 miliardi di dollari dal Fondo Monetario Internazionale all'Ucraina è "l'integrità territoriale" – nella loro guerra contro la Novorossija, i nazionalisti agiscono come pedine delle multinazionali predatorie. Essi non marciano per la loro patria, ma per la maggior gloria della Exxon-Mobil, della Monsanto e di Lady Gaga; sono sacrificabili, e così lo è l'Ucraina. Le fantasie di uno stato che va dai Carpazi al Caucaso sembrano obsolete rispetto alla visione del governo planetario decretato dai maestri della dialettica, e il nichilismo parrocchiale dei discepoli di Bandera rappresenta solo una fase transitoria verso la schiavitù universale e la dissoluzione di tutti i popoli.

Le élite globaliste progettano le loro politiche secondo il motto classico del divide et impera, ma il suo corollario esoterico è solve et coagula, il processo alchemico applicato a intere società. Dietro gli inani slogan sulla libertà, la democrazia e i diritti umani si nasconde un desiderio incessante di distruggere. La sovranità deve terminare, il sesso e la famiglia devono essere distorti fino livelli grotteschi, e Dio deve essere usurpato da Mammona. La nazione – la grande famiglia allargata – deve essere annientata. Ciò di cui il Brave New World ha bisogno non sono né i russi né gli ucraini, ma biomassa demografica progettata per lo sfruttamento.

La tragedia dell'Ucraina ci fornisce un esempio perfetto di nazionalismo manipolato a vantaggio di oligarchi internazionalisti. E la Russia deve vincere la sfida di difendere l'identità tradizionale contro l'assalto dell'imperium postmoderno dell'Occidente. Il nazionalismo tribale, organico del sangue può essere conciliato con le esigenze superiori dello spirito; tale è stata la missione della Chiesa e Stato nella formazione di una più ampia civiltà ortodossa russa. Nel frattempo, il crescendo di oltraggi e provocazioni della giunta di Kiev deve essere registrato e catalogato per amore di giustizia – da esporre e ricordare in un momento scelto dal Cremlino.

 
Riflessioni sulla visita del patriarca Kirill in Cina

Sua Santità Kirill, patriarca di Mosca e di tutta la Rus', ha effettuato una visita ufficiale in Cina dal 10 al 15 maggio 2013. Il 14 marzo, Pravmir ha parlato con l'arciprete Dionisij Pozdnjaev, rettore della chiesa dei santi Pietro e Paolo a Hong Kong, riguardo ai risultati preliminari e alle aspettative di questa visita.

La prima visita nella storia di un primo ierarca della Chiesa russa in Cina è di per sé un evento straordinario. In relazione al fatto che la posizione della Chiesa ortodossa autonoma cinese ha ora bisogno di normalizzazione, si possono considerare due aspetti della visita in corso.

In primo luogo, la visita si svolge su invito non della Chiesa ortodossa cinese, ma della leadership laica del paese, per cui è presente un elemento laico. Sua Santità stessa lo ha sottolineato ai giornalisti. Le relazioni tra la Cina e la Russia sono in miglioramento, ma senza contatti sul piano spirituale nessuna comprensione tra i due paesi può mai dirsi completa.

Una componente importante di questa visita è una dimostrazione che, in materia di contatti religiosi, la Cina e la Russia sono aperte e pronte al dialogo.

In secondo luogo, va da sé che la parte spirituale è molto importante: questo significa funzioni a Pechino (sul territorio dell'ambasciata), a Harbin, e a Shanghai, così come gli incontri con il gregge ortodosso, russo e cinese. Inoltre, è questa seconda parte che vedo finora come il risultato più importante della visita.

L'altro ieri [12 maggio], dopo la funzione, ha avuto luogo una riunione molto importante tra il patriarca e i cristiani cinesi - su cui, purtroppo, non molto è stato scritto nei mass media. La Chiesa cinese, per circostanze storiche, è stata privata del suo clero: sia i vescovi sia i semplici sacerdoti. Per i credenti cinesi, la visita del patriarca ha offerto un'opportunità unica: nel corso della riunione, i cinesi ortodossi hanno chiaramente indicato il sogno della loro vita, l'esistenza piena di una Chiesa ortodossa cinese con il proprio clero e i propri servizi divini.

Questo è stato un incontro molto toccante, emotivo e umano. Sua Santità ha sentito molto profondamente questa richiesta da parte dei fedeli cinesi.

In generale, il patriarca è uno dei pochi gerarchi della Chiesa russa che, già da molti anni, è stato acutamente sensibile a questo problema. Il fatto che, ora che è diventato patriarca, ritorna ancora su questo tema è incoraggiante. Spero vivamente che questo incontro focalizzerà l'attenzione su questo problema.

È troppo presto per parlare dei risultati della visita, perché ora è ancora in corso, ma si può già notare che la visita ha sollevato molte questioni. È un'altra cosa il fatto che questi problemi devono ancora essere affrontati.

Secondo lei, che cosa si aspetta la leadership cinese da questa visita?

Si deve tener presente che il governo cinese è laico. La sua ideologia ufficiale è il comunismo, sia pure di una forma specifica. L'atteggiamento generale verso la vita religiosa in Cina ora si riduce al fatto che, dal punto di vista delle autorità, la religione può svolgere un ruolo positivo nella vita della società.

Penso che le autorità cinesi considerino la visita del patriarca in gran parte come un evento politico. Il fatto stesso che si sta svolgendo è un successo fondamentale per la diplomazia cinese.

Va da sé che le autorità cinesi hanno obiettivi politici: dimostrare che il corso della nuova leadership politica del paese è uno di apertura e di maggiore flessibilità rispetto al passato.

Cosa si aspettano gli ortodossi cinesi a seguito di questa visita?

In generale, vedo che le autorità cinesi non hanno creato alcun tipo di problemi agli ortodossi. I problemi sono nella vita interna della Chiesa. A causa di circostanze storiche, la Chiesa è stata istituzionalmente distrutta, resa priva di vita, e privata del clero. Senza aiuto dal di fuori, la Chiesa cinese non si può riprendere.

È importante che le autorità cinesi capiscano che la Chiesa ortodossa russa può aiutare nel ripristino e nel rinnovamento della Chiesa ortodossa cinese. Ma, in generale, è proprio questo il suo compito.

Il rapporto giuridico tra le Chiese ortodosse cinese e russa e il governo cinese è il seguente: la legislazione in Cina vieta il lavoro missionario da parte dei cittadini stranieri, ma sono consentiti gli scambi tra organizzazioni religiose cinesi e straniere nella sfera puramente religiosa.

Cosa si può fare per illuminare i cinesi con la luce della fede ortodossa?

Credo che ci si debba focalizzare sulla sfera dell'istruzione. I cinesi ortodossi non hanno accesso alla letteratura di base e non ci sono insegnanti.

Ci possono essere diverse forme di attività educative. Si possono organizzare pellegrinaggi più o meno lunghi. È essenziale pubblicare libri. Potrebbe valere la pena tradurre certi film.

Penso che questo dovrebbe essere un importante impegno della Chiesa ortodossa russa, la pianificazione di una missione pluriennale, non riducibile ad alcuna singola attività. È essenziale creare un ambiente in cui le persone possono venire a conoscenza della Chiesa ortodossa, capire cos'è l'Ortodossia, e decidere in modo autonomo e informato se ne hanno bisogno o no.

Nel pubblico cinese in generale, poche persone sanno un po' dell'Ortodossia: studiosi, intellettuali e specialisti. Ma c'è una grande e costante crescita di interesse, che dovrebbe trovare risposta in modo rapido, preciso e competente.

La crescita di interesse per l'Ortodossia è collegata al fatto che la Cina, nel suo complesso, sta diventando più aperta. Inoltre, la Cina e la Russia sono paesi vicini, con un rapporto abbastanza cordiale. È accaduto che, nel complesso, l'intensità di contatti nel settore umanitario tra Russia e Cina sia molto arretrata rispetto all'intensità di contatti nel settore della cooperazione economica o militare. Le politiche dei nostri paesi sono per lo più di carattere economico e pragmatico, e in questo contesto è stato trascurato il complesso di importanti questioni spirituali.

Inoltre, i cinesi hanno una domanda per quanto riguarda l'ordine della civiltà. La loro classica visione del mondo tradizionale ha cominciato a cadere a pezzi molto tempo fa, dall'inizio del ventesimo secolo. Questa è stata sostituita con il marxismo e il comunismo, che ora, in linea di principio, hanno già esaurito la loro funzione, dopo essere stati trasformati in un sistema abbastanza efficace di governo. Ma le domande spirituali del paese sono rimaste insoddisfatte.

In Cina c'è un forte movimento di ricerca del senso della vita: sia tra la gente comune sia tra gli intellettuali, nei circoli accademici. In questo senso, il paese è assolutamente aperto a tutte le idee esterne. L'Ortodossia e la sua visione del mondo - e non necessariamente la versione russa, ma a prescindere dalla base etnica - offre qualcosa di fondamentalmente nuovo per i cinesi. La gente è pronta ad ascoltare, a sentire, a studiare, e, forse, ad accettare la fede cristiana.

 
Umorismo cristiano ortodosso: Il discorso edificante

Per una volta, anche se siamo in Quaresima, proviamo a prenderci un po' in giro…

Presentiamo nella sezione “Umorismo cristiano” dei documenti un dialogo surreale (ma mica poi tanto…) tra due uomini di chiesa, su come tenere un momento di insegnamento in una parrocchia ortodossa in Italia. Se, dopo avere letto la storia “Il discorso edificante”, oltre a una risata riusciamo a farci anche qualche domanda più profonda, non sarà tempo perso.

 
Come prepararsi adeguatamente per il Digiuno degli Apostoli, e se una persona moderna ha bisogno di digiunare

In questa breve intervista, sua Beatitudine il Metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina parla del digiuno, dell'uomo moderno e dei modelli del digiuno.

foto: Sergej Rizhkov

Vostra Beatitudine, la Pentecoste conclude il ciclo pasquale. Ricominciamo a contare le settimane a partire da questa. In che modo questo periodo differisce dagli altri cicli dell'anno?

La santa Chiesa è nata a Pentecoste, e dopo questa festa ha cominciato a operare e a predicare attivamente; similmente, dopo la Pentecoste, inizia una nuova enumerazione di ogni domenica successiva nell'anno liturgico della Chiesa, nella quale vengono ricordati, oltre al mistero della risurrezione, notevoli avvenimenti evangelici o avvenimenti della storia cristiana. Per esempio, la prima domenica si ricorda la Sinassi di Tutti i Santi, la seconda Tutti i Santi che sono stati glorificati nella terra della Rus', e così via.

Il Digiuno degli Apostoli inizia oggi. Per quanto riguarda il digiuno, spesso si sente dire che nella nostra era nervosa il digiuno è solo uno stress aggiuntivo. In che modo il digiuno è utile per l'uomo moderno?

Dopo il diluvio universale, a causa dell'infermità dell'uomo, il Signore permise il consumo di carne; cioè, le persone iniziarono a mangiare la carne di animali e uccelli. Ma la precedente aspettativa di vita dell'uomo era già svanita. Questo ci mostra che il digiuno non è una sorta di crudeltà da parte del Signore verso la sua creazione. Il Signore vuole che ritorniamo, attraverso il digiuno, all'ordine precedente, alla meravigliosa dispensazione che l'uomo ebbe in Paradiso. In altre parole, il digiuno non è uno stress per l'uomo, ma un mezzo che allevia lo stress.

Qual è il modo corretto di prepararsi per un digiuno? Cosa possiamo fare durante un digiuno e cosa non possiamo fare?

Nei digiuni ci limitiamo, in primo luogo dal cibo che non è di digiuno. Il consumo di vegetali è naturale per l'uomo ed è il più benefico per la sua salute. Quando le persone sono gravemente malate o quando arriva la vecchiaia, anche i medici sconsigliano di mangiare carne e cibi pesanti, adatti per i giovani, per chi ha corpi forti e fa un lavoro fisico duro. E la santa Chiesa, sapendo ciò che è bene per l'uomo, consiglia di astenersi dai prodotti a base di carne durante la Grande Quaresima per ridare armonia al nostro corpo e quell'ordine naturale che Dio ha stabilito in ogni uomo. Quando digiuniamo, i nostri corpi si ristrutturano. Se qualcuno mangia sempre carne, all'inizio potrebbe trovare difficile vivere solo di vegetali. Ma questa è una reazione positiva e dopo un po' tutto si ripristina e la persona si sentirà bene. Se qualcuno che ha fumato per molto tempo è costretto a smettere, inizia ad avere psicosi e alcuni spiacevoli cambiamenti nel suo corpo. Ma questo non significa che abbia bisogno di fumare per un tale malessere, è solo una reazione positiva alla sua guarigione.

Cosa può succedere a chi non digiuna?

Chi digiuna ha esperienza personale del superamento di varie difficoltà e tentazioni della vita, ma chi non digiuna è privato di tale esperienza. Vorrei che tutti noi fossimo arricchiti dall'esperienza della lotta spirituale, attraverso la quale camminiamo verso la perfezione spirituale. A questo ci chiama oggi la santa Chiesa attraverso la benedizione del digiuno degli Apostoli. Va anche ricordato che quando una persona si unisce al digiuno corporeo e spirituale, allora inizia uno sviluppo spirituale particolarmente intenso, ascendente di grado in grado, o, come dice la santa Chiesa, perfezione spirituale, che inizia sulla Terra e continua eternamente in la vita celeste.

Un'ultima domanda personale. Lei segue un modello?

Tutti noi cristiani cerchiamo di emulare il nostro Salvatore e Creatore; dopo tutto, ognuno ha Dio dentro di sé: appena nasce un uomo, la divinità già lo santifica e lo riempie. Alcuni santi hanno avuto l'opportunità di vedere Dio anche con i propri occhi; erano riempiti interiormente di luce divina, che espandeva i loro cuori e le loro anime fino a poter vedere Dio stesso. Tuttavia, ci sono state poche persone di questo genere, a cui è apparso il Signore stesso. Tra loro c'era san Silvano l'Athonita. Quando il Signore era un po' lontano da lui, san Silvano soffriva molto perché non vedeva più Cristo durante la preghiera, che allora diventava infinitamente più difficile per lui. San Silvano è un modello, perché ci mostra come dobbiamo avvicinarci a Cristo anche in questa vita terrena attraverso il lavoro e la preghiera. Un altro esempio di santità, molto benefico per l'uomo moderno, è santa Maria l'Egiziaca, che attraverso le fatiche e la preghiera si trasformò da grande peccatrice in grande santa. Noi non siamo capaci di tali esempi di podvig, ma dobbiamo sapere che quando una persona gradualmente, di digiuno in digiuno, di giorno di digiuno in giorno di digiuno, cerca di astenersi, di mantenersi entro i limiti della legge divina, arriva anche alla propria misura di perfezione, e le è concessa la misericordia di Dio sia qui, sulla Terra, sia in Cielo, nel Regno eterno.

 
I mosaici del battistero

Nel corso della costruzione della chiesa dei nuovi martiri e confessori russi sul sangue è iniziato l'assemblaggio del fonte battesimale. Sarà decorato con mosaici, realizzati da maestri provenienti da San Pietroburgo guidati da Igor' Lavrenenko.

Montaggio del fonte

 

Icona a mosaico del "Salvatore non fatto da mano umana"

Autore: Igor' Lavrenenko

Foto: Anatolij Gorjanov

 
Come è stato fatto il mondo: fatti e teorie

Come è stato fatto il mondo? Ci sono molte cose che noi non sappiamo e che non possiamo sapere per poter rispondere a questa domanda, perché semplicemente e ovviamente in quel momento non c'eravamo. Il mondo è stato fatto prima che noi esistessimo. Quindi cosa possiamo sapere su di esso?

Tutti siamo d'accordo che noi esseri umani, alla sommità della creazione visibile, siamo molto più elevati e molto più complessi rispetto ai semplici liquidi, gas e solidi, rispetto a microbi, piante, insetti, pesci, uccelli e tutti gli animali. Ecco perché siamo stati fatti solo dopo tutto il resto. Quando facciamo qualcosa, cominciamo con le cose più semplici, gli elementi di base della vita, come dicono, e poi continuiamo verso altre cose più complesse.

Ecco perché ci sono così tante teorie su come siamo stati fatti, come per esempio la teoria dell'evoluzione. Se non eri presente, tutto quello che puoi avere sono le teorie. Non possono essere dimostrare, ma purtroppo, tali teorie sono spesso presentate come fatti.

Per aiutarci a rispondere alla nostra domanda su come è stato fatto il mondo, anche in parte, possiamo fare riferimento al testo più antico che abbiamo in proposito, che si trova nel primo capitolo (una pagina) del primo e più antico libro delle Sacre Scritture, il libro della Genesi (genesi significa nascita). Questo è stato scritto migliaia di anni fa, sulla base di storie tramandate oralmente per migliaia di anni prima di essere scritto. Che cosa dice esattamente?

Innanzitutto, le prime parole di questo libro dicono che Dio ha fatto tutto. L'esistenza di tutto non è pertanto un incidente o una casualità. Tutto esiste per una ragione. Tutto è stato realizzato per un proposito. Se possiamo capire qualcosa riguardo a Dio, allora possiamo capire perché tutto è stato fatto. Ora, san Giovanni ci dice nel suo Vangelo che Dio è amore. È dunque chiaro che siamo stati fatti per amarci gli uni gli altri. Ecco perché siamo stati fatti, questo è lo scopo della nostra vita. Niente è per caso, tutto è per amore.

In secondo luogo, è chiaro che tutto è stato fatto in un ordine speciale. Proprio come noi non facciamo un'automobile partendo dagli ultimi dettagli come le coperture dei sedili e costruendo poi la carrozzeria e il motore, così anche Dio ha fatto tutto in ordine logico. In realtà, ci viene detto che ha fatto tutto in sei diverse fasi. In primo luogo, ha fatto lo spazio, con la luce e l'acqua (perché, come sappiamo, nulla può vivere senza luce e acqua). In secondo luogo, ha fatto il cielo e la terra. Questo è avvenuto perché, in terzo luogo, potesse fare tutti i tipi di piante e alberi, che possono crescere solo se c'è la terra. In quarto luogo, Dio ha fatto il tempo e le stagioni, creando il sole, la luna e le stelle. In quinto luogo, ha fatto tutto ciò che vive nell'acqua (pesci, ecc.) e tutto ciò che vive nell'aria (uccelli, ecc.), facendo ogni specie o 'genere', come dice il libro della Genesi, separatamente. Nella sesta ed ultima fase, Dio ha creato ogni specie di creature che vivono sulla terra (animali e rettili), ogni specie separatamente, e poi ha fatto il primo uomo e la prima donna. Quando ha fatto ognuna di queste cose, leggiamo ancora e ancora che tutto ciò che ha fatto era buono. Dopo tutto, perché Dio farebbe tutto qualcosa di male? Sarebbe molto strano. Nessuno si propone di fare qualcosa di male, ma qualcosa di buono, che funziona come dovrebbe.

Una cosa che dovremmo notare qui è che Dio ha fatto gli animali e poi, separatamente, i primi esseri umani. In altre parole, non è vero che gli esseri umani siano animali. Naturalmente, è chiaro che animali superiori e esseri umani sono simili. Per esempio, la maggior parte degli animali ha una testa e un volto, due occhi, due orecchie, un naso, una bocca e quattro arti con muscoli, nonché organi come il cuore, il cervello, i polmoni, il fegato, i reni, lo stomaco ecc. E c'è un numero uguale di maschi e femmine (cosa che in sé è un miracolo), proprio come tra noi. Ma questo non significa che gli esseri umani siano animali. Le somiglianze tra i nostri corpi significano solo che abbiamo lo stesso Creatore – Dio.

Alcune persone notano in particolare le somiglianze fisiche tra le persone e le scimmie e dicono che noi siamo loro discendenti. Ma se le scimmie si fossero trasformate in persone, allora le scimmie non esisterebbero più! Il fatto che esistono milioni di specie di piante e animali allo stesso tempo dimostra che non esiste un'evoluzione. Se ci fosse stata un'evoluzione, allora non esisterebbe altro che le persone, che secondo i teorici dell'evoluzione sono l'ultima fase dell'evoluzione. Naturalmente, questo non significa che le piante e gli animali non possano adattarsi. È noto che alcune farfalle cambiano colore se vivono vicino alle fabbriche, le loro ali si scuriscono. Inoltre esistono diverse specie dello stesso animale, alcune diventano più grandi e alcune più piccole. Questo è perché, per esempio, possono vivere su grandi isole dove c'è molto da mangiare, oppure su piccole isole, dove c'è poco da mangiare.

Tale adattamento esiste anche tra noi. Per esempio, nei paesi caldi le persone hanno pelle, capelli e occhi più scuri per proteggere se stessi. D'altra parte, nei paesi freddi, le persone hanno la pelle pallida e spesso hanno capelli biondi e occhi azzurri. Tutto questo riguarda la sopravvivenza in diversi climi, perché ci adattiamo per sopravvivere. Ma questo adattamento non è lo stesso della teoria magica e priva di prova dell'evoluzione, dove in qualche modo i microbi diventano balene, le api diventano aquile, i canguri diventano elefanti o gli scimpanzé diventano esseri umani.

Ricordiamo inoltre che la razza umana ha avuto inizio con un uomo e una donna che noi chiamiamo Adamo ed Eva: sebbene siamo tutti diversi, per adattamento a diversi climi, tutti abbiamo un padre e una madre comuni, apparteniamo tutti alla stessa famiglia. Questo fatto è confermato dai moderni test del DNA. Perché la gente è bianca, bruna, gialla, nera e ha capelli e occhi di diversi colori, differenti dimensioni e altezze, occhi, nasi, labbra e così via? Semplicemente come risultato dell'adattamento ai climi freddi e caldi, alle montagne e alle pianure, e alla dieta.

Naturalmente, sappiamo anche di più del passato da ciò che abbiamo trovato sulla terra.

Per esempio, sappiamo ora che l'universo è enorme; di fatto, non sapevamo quanto fosse enorme la creazione fino a poco tempo fa. Questa scoperta è stata fatta adesso, affinché possiamo adorare il lavoro di Dio con un senso di meraviglia, piuttosto che respingere un universo così vasto e complesso come un incidente casuale.

Sappiamo anche che ci sono state molte creature che non esistono più. Alcuni animali sono morti abbastanza recentemente, cacciati all'estinzione, altri, come i dinosauri, di cui possiamo trovare i fossili, vivevano molto tempo fa e sono morti a causa di enormi cambiamenti climatici. Nessuno sa esattamente quando; gli scienziati non sono d'accordo su questo punto, cambiando costantemente le loro teorie man mano che fanno nuove scoperte. Alcune persone chiedono perché la Bibbia non menziona i dinosauri. Questo è semplicemente perché sono vissuti prima degli esseri umani: come dice la Bibbia, gli animali sono stati fatti prima, quindi l'unico modo che possiamo sapere su di loro è scoprendo i loro fossili. La Bibbia registra solo le cose più importanti su Dio e sugli esseri umani. Lasciamo i resoconti sugli animali scomparsi, come i dinosauri, a quelli che scavano i loro fossili.

E, in terzo luogo, sappiamo anche che anche se Dio ha fatto ogni cosa buona, ora ci sono molte cose cattive: la morte, gli animali che si uccidono, le zanzare che uccidono le persone, i ratti che diffondono le malattie. Anche la ragione di questo è legata al Llibro della Genesi. Qui impariamo che Dio ha fatto ogni cosa buona, ma quando gli uomini non lo hanno obbedito, sono diventati cattivi. Ed essendo diventati cattivi, sono morti. E questo male e questa morte si sono diffuse a tutta la creazione, avvelenandola.

Dovremmo fare attenzione a dire molto di più di questo, perché finiremmo a impegnarci in teorie e idee e quindi in argomenti, che non possono mai essere dimostrati in un modo o nell'altro. Sembra meglio attenersi ai fatti.

Quanto sopra è stato pubblicato per la prima volta nel secondo numero di 'Searchlight', la rivista diocesana della ROCOR per i giovani, disponibile presso Mary Kisliakov: mary0170@yahoo.com

 
Il design di una chiesa ortodossa nel paese degli amish

proposta per la nuova cappella del monastero greco-ortodosso di san Gregorio Palamas, Perrysville, Ohio. Progetto ed esecuzione di Andrew Gould

Recentemente mi è stato chiesto di progettare una nuova cappella per San Gregorio Palamas monastero ortodosso in Perrysville, Ohio. Si tratta di un progetto particolarmente piacevole per me, perché il sito si trova nel cuore più idilliaco del paese delle fattorie Amish – dolci colline, grandi granai semplici, eleganti case coloniche vittoriane, strade tranquille con calessi trainati da cavalli. E il monastero stesso è speciale, essendo una comunità di lingua inglese all'interno dell'arcidiocesi greca. Come tali, i monaci sono molto disposti a onorare le tradizioni culturali locali, per quanto possibile all'interno della loro regola monastica athonita.

Così il progetto di progettare la nuova cappella è stata per me l'occasione ideale di mettere in pratica le mie idee per lo sviluppo di un'architettura ortodossa americana.

L'attuale cappella del monastero è una curiosa struttura costruita alcuni decenni fa. Ha alcune caratteristiche piacevoli, come per esempio un semplice esterno bianco con una cupola, un pavimento molto fine di terrazzo alla veneziana, e un'iconostasi scolpita proveniente dalla Grecia. Ma l'edificio è una costruzione amatoriale con molti dettagli sfortunati, si è deteriorato e non vale la pena ripararlo. Così la fraternità monastica mi ha chiesto di progettare una cappella nuova, un po' più grande, edificata sopra le fondamenta di quella attuale, mantenendo il pavimento, l'altare e l'iconostasi esistenti.

la cappella esistente, esterno

Così ho misurato molto attentamente gli elementi esistenti e messo a punto un piano che estenda sottilmente alcune parti della fondazione, pur mantenendo la geometria di base del pavimento esistente. Mentre la vecchia cappella ha una strana cupola esagonale sorretta da sei colonne in alluminio, il nuovo design è un classico spazio bizantino a quattro colonne. La forma delle fondamenta ha richiesto alcune complicazioni insolite alle forme interne, creando probabilmente un edificio più interessante che se fosse stato progettato da zero. L'iconostasi sarà estesa di un elemento a ciascuna estremità, e si inserisce perfettamente nel nuovo design.

la cappella esistente, interno

La chiesa sarà costruita con pareti incorniciate a 2 × 6, quindi strutturalmente non è l'edificio in muratura che uno si aspetta da una chiesa in stile bizantino. Ho voluto presentare questo fatto onestamente, sia dentro che fuori, in modo che l'edificio sembri autentico nel suo design, e non un'imitazione di qualcosa che non è. All'interno, ho deciso di fare in legno le quattro colonne sotto la cupola, e anche il tetto delle navate laterali con soffitti in legno incastrati a maschio e femmina. Questo rende molto chiaro che si tratta di una struttura con telaio in legno, pur consentendo tutti gli archi e le volte intonacate necessarie per supportare uno schema completo di affreschi iconografici.

interno della cappella proposto da Andrew Gould

Dal momento che l'esterno non ha un bisogno liturgico di superfici intonacate, è lì che ho avuto la possibilità di esprimere appieno la tradizione americana di architettura in legno. La forma della struttura è resa con il ritegno pratico e la semplicità che vediamo nei fabbricati agricoli degli amish. Ma non è utilitaristico, in quanto vi sono dettagli eleganti, come travi con code a vista, staffe delle grondaie, finestre ad arco con griglie in ferro battuto, e una veranda a graticcio. Le pareti sono rivestite in legno di cedro, e tutto è dipinto di bianco per distinguersi nel panorama verdeggiante.

esterno proposto – dettaglio

Questi dettagli esterni non sono solo onestamente fedeli alla struttura su cornici di legno, ma sono anche del tutto tradizionali in America. Gli stessi dettagli possono essere visti su una casa vittoriana o su una chiesa protestante di campagna. E non è affatto una nuova idea per gli esterni di una chiesa ortodossa. Possiamo vedere lo stesso approccio utilizzato in molte chiese ortodosse storiche nel Nord America. Alcuni buoni esempi sarebbero le chiese a Wilkeson, WA, a Juneau, AK, e in tutto il Midwest canadese. Si tratta di una soluzione così pratica per la costruzione di una chiesa ortodossa economica che sembra quasi troppo ovvia da descrivere. E di fatto, era ovvio per i pionieri nostri predecessori. Ma in qualche modo ciò che era pratico e onesto è stato dimenticato verso la metà del XX secolo, e per la maggior parte le chiese ortodosse sono state costruite con stucco finto, rivestimenti in mattoni, ornamenti in fibra di vetro, e così via, imitazioni di basso livello dell'aspetto della muratura bizantina. E così, penso che oggi la gente vedrà come una quasi sorprendente boccata d'aria fresca chiesa ortodossa rivestita in uno stile del tutto semplice, pratico, e americano.

chiesa ortodossa della santa Trinità a Wilkeson, WA, costruita nel 1900

chiesa ortodossa ucraina della santa Trinità, Manitoba, Canada, costruita nel 1932

Il monastero sta attualmente raccogliendo fondi per la costruzione; a quel punto i progetti saranno sviluppati ulteriormente in collaborazione con un architetto locale.

Il lavoro di Andrew Gould nel campo della progettazione di chiese può essere visto sul sito di New World Byzantine.

pianta proposta

prospetto ovest proposto

prospetto sud proposto

 
301

Foto 301

 
La comunione monogama: una difesa della comunione "chiusa"

Imagine there’s no countries

It isn't hard to do

Nothing to kill or die for

And no religion too

John Lennon

I testi delle canzoni di John Lennon fanno risuonare qualcosa dentro di noi. Ricordiamo tutti un tempo in cui desideravano ardentemente un'unità con gli altri, dove la minima separazione si fondeva al fronte al puro amore e alla pace duratura. Infatti il ​​desiderio di vera comunione è la fame fondamentale che Dio ha impiantato in ogni anima umana.

Tuttavia nel corso dei secoli tanti hanno abusato o applicato erroneamente questo anelito naturale di comunione abbattendo artificialmente i veri confini della persona. Gli esempi includono le ideologie politiche come il comunismo e gli esperimenti sociali che la pensano in modo simile come la vita delle comuni degli hippy. Il platonismo e altre forme filosofiche di dualismo cercavano la liberazione dello spirito "invisibile e indefinibile" dai confini dell'esistenza materiale "malvagia". Esempi di forme religiose e deistiche di un'unione senza confini sono il panteismo dell'induismo e l'eresia cristiana del docetismo, che sosteneva che Gesù fu siolo in apparenza circoscritto da un corpo fisico.

Tutti questi esempi hanno una cosa in comune: cercano di creare una comunione percepita, abbattendo le distinzioni e le definizioni esistenti. Come l'ex Beatle sembra sostenere, la divisione e la disunione sono in realtà causate da confini e credenze. Eppure una "comunione" senza confini è di breve durata ed è inutile perché non è coerente con la realtà stessa. Per esempio, un paese non è minacciato dalla presenza dei suoi confini; i suoi confini sono ciò che rende possibile una vera e propria identità e una cultura unificante. Immaginate un paese senza confini, e io vi mostrerò un paese immaginario.

Certo, ci sono sempre pericoli di etnocentrismo malsano, di patriottismo cieco o di chiusura mentale insulare. Ma un paese senza confini, senza una storia peculiare, senza principi culturali e simboli che lo unificano, senza bandiera o l'inno, non è affatto un paese. Se per l'assenza di confini ognuno ne è automaticamente un membro, allora nessuno ne è veramente un membro, perché l'appartenenza a una tale non-entità è del tutto priva di senso.

Una casa senza fondamenta e pareti non è una casa, ma semplicemente un continuum di spazio indistinguibile da un altro spazio. Lo stesso vale per le relazioni personali. Io sono in grado di avere un'unione con mia moglie perché so dove lei comincia e dove finisce, sia nel corpo sia nell'anima. Sono anche in grado di cadere nell'infedeltà, perché i confini del rapporto coniugale sono chiari. Una violazione di questi confini biologici e necessari potrà almeno danneggiare fortemente questa comunione.

Tutto ciò vale anche per il Cristo incarnato e la sua Chiesa, vale a dire il suo corpo incarnato. Per il vero Cristo incarnato viene a noi, non come calda e sicura "idea" priva di confini, ma circoscritto da un vero corpo umano storico, localizzabile, tangibile, e verificabile nel tempo e nello spazio, crocifisso "sotto Ponzio Pilato".

Questo stesso Cristo incarnato ha fondato una Chiesa che si identifica esattamente con il suo corpo circoscritto: la carne che ha ricevuto esclusivamente dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, la carne con cui camminava per le strade del Medio Oriente, la carne sepolta e risorta, la stessa carne con cui è asceso a Dio Padre e che porta ancora e che porterà in eterno.

È questo Cristo, la cui preghiera al Padre esprime il desiderio divino che siano una cosa sola, non parzialmente, né soltanto nelle "cose di base", né come astrazione, né nell'immaginazione – ma proprio come noi siamo uno (Gv 17:22).

È in questo contesto (e i cristiani ortodossi credono solo in questo contesto) che possiamo iniziare una discussione per quanto riguarda la cosiddetta comunione chiusa. Il caso della comunione chiusa non si basa su una premessa negativa per promuovere l'esclusiva, ma su una premessa positiva che spinge e conserva, tra le altre cose, la cattolicità della Chiesa (la parola greca katholikos significa in primo luogo la pienezza, non solo l'universalità geografica). È stata praticato in modo uniforme e senza polemiche dal periodo apostolico fino a tempi molto recenti e rispecchia la precedente opera di Dio in mezzo al suo popolo nell'Antico Testamento. Si fonda sulla tradizione ricevuta che ha sempre formato e informato la comprensione cristiana della "Chiesa".

Lasciatemi dire fin dall'inizio che riconosco la delicatezza di questo argomento e i forti sentimenti che può evocare. In nessun modo ho voluto offendere o strofinare sale su ferite aperte. Le discussioni su questioni centrali come la comunione eucaristica non dovrebbero mai essere decise dalle emozioni, ma per un desiderio forte e coraggioso di verità e per la volontà di inchinarsi davanti a ciò che san Vincenzo di Lerins chiamava, "ciò che è stato creduto ovunque, in ogni tempo, e da parte di tutti".

Definizione dei termini

Prima di passare a questioni più sostanziali, forse dovremmo dire una parola sulla terminologia, perché le parole non sono cose da poco. La dichiarazione paleocristiana, lex orandi lex credendi (la regola della preghiera è la regola della fede), ci ricorda come il nostro uso delle parole influenza le nostre convinzioni e viceversa.

La differenza tra la verità e l'eresia può letteralmente risiedere in una parola, o una parte di una parola, come era il caso della controversia ariana e la parola homoousios ("della stessa essenza"). Come nostro unico mezzo per trasmettere la realtà, le parole (soprattutto le parole teologiche) sono cose per cui vale la pena lottare. Come Gilbert Keith Chesterton ha detto così giustamente:

Qual è il bene delle parole, se non sono abbastanza importanti per farci litigare? Perché scegliamo una parola piuttosto che un'altra, se non vi è alcuna differenza tra loro? Se chiami una donna scimmia invece che angelo, non viene fuori una lite da una parola? Se non volete discutere sulle parole, su che cosa volete discutere? Volete trasmettermi i vostri significati muovendo le orecchie? La Chiesa e le eresie hanno sempre combattuto sulle parole, perché sono l'unica cosa su cui vale la pena di combattere.

Ora, io non so chi ha coniato per primo il termine "comunione chiusa", ma sono certo che non è stato uno dei Padri della Chiesa. È probabilmente un termine abbastanza moderno. Questo di per sé potrebbe essere sufficiente a farmi prendere una pausa nel suo utilizzo. Ma sembra anche contenere un pregiudizio intrinseco e uno scopo implicito, proprio come altre recenti creazioni secolari inventate per dare una connotazione positiva a un vecchio peccato, per esempio, "pro-scelta", "uguaglianza del matrimonio" (quale persona sana di mente potrebbe essere contraria alla scelta o all'uguaglianza?!).

Soprattutto in America oggi, la parola "chiuso" porta con sé connotazioni negative. Una delle peggiori accuse possibili è quella di una "mente chiusa". Una cultura politicamente corretta non tollera che qualcuno o qualcosa sia chiuso, perché significa di fatto "bigotto" e "intollerante".

Pertanto la comunione chiusa, che si riferisce alla lunga tradizione di dare la comunione solo a coloro che sono membri di un unico corpo, sta diventando un "peccato" ecclesiale. Ironia della sorte, la maggior parte di noi invece ammette che una società sana si basa sul matrimonio "chiuso".

Il punto qui è che l'espressione "comunione chiusa" non è una descrizione adeguata e fedele dell'ecclesiologia che sta alla base della tradizionale pratica della comunione. Perché, in realtà, non esiste una cosa come una comunione "aperta" o "chiusa": la comunione o c'è o non c'è. In altre parole, o esiste una comunione di fede espressa nella comprensione comune della dottrina e del culto, e nella pratica sacramentale e spirituale, o tale comunione non esiste.

I criteri per una comunione di fede qui non sono diversi dai confini che esistevano nella primitiva congregazione cristiana: Essi erano perseveranti nel seguire l'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle preghiere. [1]

Una descrizione più precisa di ciò che è stato praticato per la maggior parte della storia cristiana potrebbe essere "comunione monogama". Questa frase indica la fedeltà e l'impegno per una tangibile tradizione storica e un corpo di appartenenza che allo stesso modo si impegna per la stessa tradizione. È più fedele alla terminologia biblica organica che identifica la Chiesa come il corpo stesso di Cristo (Ap 21:9), la sua sposa (1 Cor 12:27), l'Israele di Dio (Gal 6:16), il campo e la costruzione di Dio (1 Cor. 3:9), e la vite su cui i singoli membri sono innestati (Rm 11:17).

Come vedremo, la "comunione monogama" – la pratica di mantenere la fedeltà a un corpo di fede confessato, vissuto e incarnato tangibilmente in continuità con una comunità identificabile di credenti e al suo interno – è la pratica storica della Chiesa. Così è stato, non solo come un'opzione tra le tante, ma come l'espressione stessa della più antica comprensione dell'ecclesiologia.

Un po' di prospettiva storica

Non fu che agli inizi del XX secolo che la comunione aperta è diventata qualcosa di più di un gesto molto insolito. Anglicani e episcopaliani, luterani, battisti, presbiteriani riformati e metodisti praticavano tutti la comunione chiusa almeno fino a quel momento. [2] Ciò significa che per quasi 1900 anni la condivisione della comunione tra cristiani di fede diversa è stata del tutto eccezionale. [3]

Naturalmente sia gli ortodossi sia i cattolici limitavano la comunione ai membri sacramentali delle rispettive chiese. Anche le denominazioni seguirono la lunga tradizione della Chiesa antica. I metodisti, per esempio, erano tenuti a rinnovare una "nota di ammissione" alla comunione trimestrale. Tra i presbiteriani, erano rilasciati dei certificati di buona reputazione a coloro che, dopo essere stati esaminati, erano stati approvati.

Quest'approccio normativo all'unità della comunione fu sostenuto dai fondatori della Riforma protestante, in particolare da Lutero e Calvino. Quest'ultimo ha scritto difendendo appassionatamente la pratica di un rigoroso esame della credenze prima dell'ammissione alla comunione.

Ammettere tutti alla Cena del Signore, senza distinzione o selezione, è un segno di disprezzo che il Signore non può sopportare. Il Signore stesso ha distribuito la cena solo ai suoi discepoli... Nessuno dovrebbe essere in difficoltà quando il suo cristianesimo è esaminato anche fino ai minimi dettagli quando deve essere ammesso alla Cena del Signore. Si dovrebbe stabilire come parte dello stato totale e del sistema di disciplina che dovrebbe svilupparsi in chiesa, di non ammettere coloro che sono giudicati indegni. [4]

Oltre alle preoccupazioni per una corretta istruzione e preparazione, Lutero non poteva tollerare e non avrebbe tollerato punti di vista divergenti sulla stessa eucaristia tra i comunicandi.

Mi terrorizza sentire che in una stessa chiesa o allo stesso altare due persone vanno a ricevere lo stesso sacramento e una delle due crede di non ricevere altro che pane e vino, mentre l'altra crede di ricevere il vero corpo e sangue di Cristo. E spesso mi chiedo se sia credibile che un predicatore o pastore di anime possa essere così indurito e malizioso da non dire niente proposito e lasciare che le due parti continuino in questo modo, ricevendo lo stesso sacramento, ognuno secondo la propria fede, ecc. Se una tale persona esiste, deve avere un cuore più duro di qualsiasi pietra, acciaio o diamante. Di fatto, deve essere un apostolo della collera divina. Chi, dunque, ha tali predicatori o sospetta di averne, sia messo in guardia contro di loro come contro il diavolo incarnato. [5]

Dovrebbe essere chiaro da quanto sopra che, secondo gli stessi criteri di Martin Lutero per la comunione condivisa, agli evangelici di oggi dovrebbe essere proibito di ricevere la comunione nelle chiese cattoliche e ortodosse.

Anche nel primo millennio della storia cristiana, quando vediamo una singola e tangibile cristianità in tutto il mondo, l'idea di una "comunione aperta" con i cristiani di opinioni divergenti era inconcepibile. Nel caso delle eresie, siano quelle degli iconoclasti, dei monoteliti, dei nestoriani, degli arianesimo, dei montanisti, degli gnostici – i quali confessavano tutti sinceramente Gesù Cristo come Signore e si facevano chiamare "cristiani" – né gli ortodossi né gli eretici condividevano il calice gli uni con gli altri.

Sorprendentemente, questo era anche vero nel caso di uno scisma "purista", come con i donatisti nel Nord Africa (IV-V sec.) e i novaziani a Roma (anno 251). In ogni caso questi cristiani si erano separati dalla Chiesa più grande in segno di protesta per quello che vedevano come lassismo disciplinare. Mentre entrambi i gruppi confessavano e praticavano un'identica fede e un'identica pratica liturgica e sacramentale con quella di tutta la Chiesa, la comunione condivisa non era mai ammissibile in quanto la comunità era stata divisa.

Agli inizi del secondo secolo, le parole di Ignazio di Antiochia fanno eco a quelle dell'apostolo Paolo (Tt 3:10) per quanto riguarda coloro che sostengono idee eretiche. Il suo insegnamento è particolarmente pertinente in quanto riguarda direttamente la natura della stessa eucaristia. Parlando perché questi cristiani eretici avevano sminuito l'importanza e la frequenza delle loro stesse riunioni ecclesiali, spiega:

"Si astengono dall'eucaristia e dalla preghiera [liturgica normativa] perché non riconoscono che l'eucaristia è la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo, che ha sofferto per i nostri peccati. È opportuno tenerci lontano da questi uomini".

Troviamo questa comprensione in Ignazio e in tutti i primi Padri della Chiesa, non al fine di promuovere la divisione, ma proprio per promuovere e preservare una vera, sostanziale, e completa unità. Poiché l'Eucaristia riflette l'unità che Dio condivide con il suo Figlio e lo Spirito, è incomprensibile avere comunione con credenti di mente e di dottrina discorde. Così Ignazio insiste sul fatto che i suoi ascoltatori rimangano "in una sola fede e in Gesù Cristo" con "il vescovo e il presbiterio... spezzando un singolo pane, che è farmaco d'immortalità, antidoto che non porta alla morte, ma a vivere per sempre in Gesù Cristo". [6]

Questo ci porta al significato della comunione stessa.

Che cosa si intende per comunione?

la santa Trinità: il modello della comunione

Il modello per il senso di comunione e di unità cristiana è sempre stato Dio stesso, la santa Trinità. Mentre il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono persone distinte e uniche, sono uno; non matematicamente, ma in una comunione di persone. Le tre Persone divine della Trinità coesistono in perfetta comunione di amore e di verità espressa dalla loro comune volontà, energia e attività.

Attraverso l'opera di Cristo, Dio ristabilisce il potenziale per la vita di comunione per la quale ha creato l'uomo, portando la nostra umanità nel seno della santissima Trinità all'ascensione di Cristo. Prendendo su di sé un corpo, Gesù Cristo, uno della Santa Trinità, rende possibile il ritorno a questa vita di comunione attraverso la comunione con il suo corpo, la Chiesa.

La Chiesa: la vita in comune

Attraverso questa prospettiva biblica e patristica vediamo che la comunione non è un aspetto della vita della Chiesa: è la vita della Chiesa. La Chiesa è comunione. Lo vediamo vividamente nel racconto scritturale della prima comunità ecclesiale, dove tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune (At 2:44).

La comunione è un fatto interconnesso. Non avviene senza riferimento alla vita concreta della comunità. Non è un momento isolato dove io "prendo" la comunione alle mie condizioni, senza alcun riferimento alla comunità alla sua fede e alla vita comunitaria, alla sua tradizione. Tale comunione non è mai esistita nella Chiesa storica.

Ed è qui che la conoscenza e la pratica della "comunione aperta" è in diretto contrasto con la concezione cristiana normativa: la santa comunione non è solo un atto di unione di se stessi a Gesù Cristo, se con questo intendiamo una persona isolata. Come Agostino ci ricorda, dall'incarnazione e dalla risurrezione, Cristo non è mai solo. Il "Cristo totale", come dice lui, è Cristo con il suo corpo.

Quindi comunione non è solo una questione tra il Signore e me, è un atto di comunione con Cristo nella comunità. Quando ricevo la Santa Comunione anche io mi unisco con un corpo di credenti e con il loro insegnamento dottrinale, culto, vita di disciplina e leadership. [7] Partecipando alla santa comunione anche noi sposiamo a un corpo particolare, una specifica comunità di fede con una reale storia e tradizione, che incarna un reale insieme di credenze e pratiche che esprimono tali convinzioni. Ci uniamo anche a tutti i veri membri di quella particolare comunione, nel passato, nel presente e nel futuro. In parole povere, diventiamo "membri" di quella Chiesa.

La comunione non è solo un atto di unione in verticale, cioè con Cristo; è anche orizzontale, ci unisce con quelli che sono radunati insieme come Chiesa. La santa comunione non è un sacramento "generico", staccato dal suo contesto ecclesiale. È il sacramento di una comunità specifica e concreta, unita da una specifica prassi comunitaria, teologia, morale, culto e spiritualità.

Secondo l'insegnamento cristiano storico riflesso nei primi Padri della Chiesa, essere ammessi alla santa comunione significa abbracciare l'intera tradizione di fede del corpo. Prima che si possa ricevere la santa comunione, la comunione deve già essere raggiunta.

Nella comprensione patristica, quindi, ricevere la comunione in una chiesa luterana implica diventare un membro della comunione luterana. Riceverla in una chiesa presbiteriana implica professare l'unione con la tradizione riformata. Ricevere la comunione in una chiesa mormone significa unire se stessi alla dottrina e alla tradizione dei mormoni e porsi in comunione con tutti i mormoni in tutto il mondo. Il fatto che intendiamo farlo oppure no, non importa.

Nonostante le buone intenzioni di John Lennon, non esiste un mondo immaginario o una chiesa senza confini o credenze. Questi confini e credenze contano, soprattutto per le persone umane che hanno anch'esse dei confini e la libertà di scegliere le proprie convinzioni. Questi confini e credenze hanno delle conseguenze. Ci possono portare all'unione con Dio oppure no. Alla fine ciò è una benedizione perché ci costringe a prendere importanti decisioni, con chi e con che cosa siamo veramente in comunione.

L'antica alleanza non era diversa in questo senso. Quando entravi a far parte di Israele entravi a far parte di tutto Israele – il credo, il culto, i rituali, la comunità, la cultura religiosa, il modo di vivere. Non potevi avere il lusso di adottare la tradizione di celebrare la Pasqua, ma di trascurare la festa delle Capanne, o fare sacrifici di ringraziamento, ma non farne nessuno per l'espiazione dei peccati.

E così l'apostolo Paolo usa un linguaggio organico quando parla dei gentili che entrano in comunione con la Chiesa, l'Israele di Dio (Gal. 6:16). Dice che sono stati innestati sull’albero d'olivo (Rm 11:17), la Chiesa. Proprio come lo erano i convertiti ebrei descritti in Atti 2, quei Gentili che confessavano Gesù come il Messia erano innestati nella tradizione specifica degli apostoli, nella loro comunione, nel loro modello di sane parole, (2 Tim 1:13), nella loro vita di culto comunitario, nel loro ordine ecclesiale e nel loro stile di vita.

La tradizione della Chiesa: il confine della comunione

Essere in comunione con un particolare corpo della chiesa significa adottare la sua tradizione ecclesiale. [8] Anche se è difficile da accettare per alcuni, secondo le Scritture la tradizione della Chiesa è il legame unificante della comunità cristiana. È il nome che diamo a quel corpo di dottrina, morale, culto e prassi ecclesiale ereditato da un gruppo di credenti. In una delle sue prime lettere l'apostolo Paolo attesta proprio questo: Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese, sia con la parola o la nostra epistola (2 Ts 2:15). E loda i corinzi che mantengono le tradizioni così come egli le ha consegnate loro (1 Cor 11:2).

La tradizione è molto più di un insieme di credenze intellettuali. Comprende un modo di vita, fissa un limite per ciò che è necessario e vero, e o unisce o disimpegna da una comunione con gli altri: Ma noi vi comandiamo, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di ritirarvi da ogni fratello che cammina disordinatamente e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi (2 Ts 3:6).

Come la Chiesa stessa, la tradizione della Chiesa non è invisibile o segreta. È qualcosa che si vive e che è stata vissuta da coloro che sono venuti prima. Come Paolo scrive agli ebrei: Ricordatevi dei vostri capi, quelli che vi hanno trasmesso la parola di Dio; considerate l'esito della loro vita, imitate la loro fede (Eb 13:7). La fede e la tradizione di qualsiasi gruppo religioso può essere vista e vissuta, osservando la sua vita comunitaria. Come testimonia sant'Ireneo, vescovo di Lione:

"È nel potere di tutti, quindi, in ogni chiesa, che può desiderare di vedere la verità, di contemplare chiaramente la tradizione degli apostoli manifesta in tutto il mondo". [9]

Ciò che è stato tramandato e conservato all'interno di un corpo ecclesiale, cioè la sua tradizione di fede, è ciò che rende possibile o impossibile a noi di unirci a quel corpo. Se non siamo in comunione con quella tradizione, non possiamo avervi in buona coscienza una comunione eucaristica. Se noi accettiamo con tutto il cuore quella tradizione, dovremmo essere portati in comunione con quella Chiesa e ricevervi la santa comunione in modo monogamo.

Considerazioni comunitarie

Tutto questo è per spiegare che la pratica della comunione "chiusa" non è personale o vendicativa. I cristiani di altre confessioni non sono esclusi dalla santa comunione sulla base di un giudizio sulla loro fede, sincerità o santità personale. Piuttosto sono titolari di una diversa tradizione cristiana e sono uniti a un corpo cristiano diverso.

Secondo il cristianesimo storico, il vescovo è il custode e l'incarnazione della tradizione. In tal senso, la semplice cartina di tornasole per stabilire se si può ricevere l'eucaristia in ogni comunità particolare, è questa: "Il mio vescovo è in comunione con il vescovo di questa Chiesa locale?" Se lo è, anche tu sei in comunione con questa chiesa.

È anche degno di nota che le chiese che mantengono la pratica storica della comunione monogama, soprattutto la Chiesa ortodossa, richiedono ai membri della chiesa un bel po' di preparazione prima di ricevere la santa comunione. Questo include una recente confessione dei peccati, il digiuno da ogni cibo e bevanda, le preghiere di preparazione, la riconciliazione con quelli che abbiamo offeso, etc.

Questi requisiti non sono un giogo legalista con cui appesantire le persone, ma una salvaguardia contro la ricezione informale e negligente, o peggio, la ricezione in uno stato di peccato senza pentimento. L'apostolo Paolo avverte che chi fa così mangia e beve la propria condanna, senza riconoscere il corpo del Signore. Per questo motivo molti sono deboli e malati in mezzo a voi, e molti sono morti (1 Cor 11:29-30). Se prendiamo sul serio le Scritture possiamo vedere che la "comunione chiusa" non è solo prudente, si tratta di una pratica misericordiosa e potenzialmente un mezzo per salvarsi la vita!

Conclusione

La Chiesa cristiana, come il suo Signore, non è un'astrazione immaginaria e invisibile. La tradizione di qualsiasi chiesa è concreta e visibile, espressa nel corso della storia da persone reali in un continuum tangibile di fede e di pratica (che sia per 2000 anni o per due anni). Come la santa Trinità, la Chiesa è una comunità, una vera comunione espressa e incarnata da una fede e da uno stile di vita condivisi. Il mantenimento di una vera comunione richiede frontiere e confini, sia dottrinali sia disciplinari. Se una chiesa vuole essere fedele alla propria tradizione, la porta sarà aperta ad alcune cose e chiusa ad altre.

Coloro che caratterizzano la pratica tradizionale come "comunione chiusa" possono dimenticare che la comunione di fede di una Chiesa, e per estensione i suoi sacramenti, è in realtà aperta a tutti coloro che formalmente la abbracciano e si uniscono ad essa. Questo è certamente vero per la Chiesa ortodossa. È "chiuso" solo nel modo in cui un matrimonio o una famiglia sono chiusi. Anche se si estendono amore e ospitalità, ci sono dei limiti ragionevoli a tale ospitalità, senza i quali non c'è vero matrimonio o famiglia.

Una porta sempre aperta non è più una porta. Un matrimonio aperto non è più un matrimonio. È

per buone ragioni che le porte si aprono e si chiudono. I principi di integrità e di monogamia dipendono da questo.

Pochi di noi entrerebbero in casa di un estraneo per aprire il frigorifero e farsi uno spuntino. Tanto meno richiederemmo che lo spuntino ci sia servito dal capofamiglia. La pratica e l'aspettativa della "comunione aperta" è un fenomeno molto moderno senza precedenti nel la maggior parte della storia della Chiesa. Si fonda su una nuova ecclesiologia sconosciuta ai grandi Padri e ai santi della Chiesa. Riflette una perdita della mentalità fedelmente conservata dalla tradizione cristiana che a molti di noi sta a cuore. E ci mette in pericolo; pericolo di una chiesa immaginaria, di una fede immaginaria e di un Cristo immaginario che un giorno scomparirà del tutto dalla nostra immaginazione.

È tragico che la cristianità sia piena di divisioni reali. Eppure, negando questa realtà neghiamo a noi stessi l'opportunità e la possibilità di ricerca della verità e della convinzione. Diventiamo l'uomo che non ha mai effettivamente acquistato una mucca perché gli danno il latte gratis.

La santa comunione non è mai stata gratuita. L'eucaristia, e la comunione reale, viene al prezzo della monogamia, di rimanere fedeli e all'interno di una concreta comunità di fede e tradizione.

Nel suo libro Mere Christianity (Il cristianesimo così com'è),  che C. S. Lewis ha scritto solo per portare scettici e ricercatori alla soglia della fede cristiana, egli lascia il lettore in piedi nella vestibolo "in cui si aprono porte che danno in varie stanze." Nella sua analogia le "stanze" sono le comunioni ecclesiali esistenti. Egli mette in chiaro al lettore che deve alla fine scegliere una stanza, perché il vestibolo (una fede nei principi cristiani fondamentali) non è "un'alternativa alle dottrine delle comunioni esistenti". [10] Il punto che Lewis sottolinea è che i cristiani sono monogami. Non vi è alcun "cristianesimo" generico, non c'è mai stato. C'è solo la pratica del cristianesimo entro un corpo ecclesiale. E non c'è comunione ecclesiale chiamata "mero cristianesimo". Ci sono organismi ecclesiali con storie vere, dogmi reali (consapevolmente riconosciuti o meno), e una reale tradizione. Come dice Lewis, non possiamo "giocare alla chiesa" nel vestibolo immaginando di essere davvero in una delle stanze.

Dobbiamo cercare, chiedere, bussare, e fare devotamente una scelta di quale tradizione possiamo sposare in buona fede. E la nostra decisione deve essere presa per la convinzione della verità e dell'autenticità, non per convenienza, per emozione, o persino per gusti personali. Come dice Lewis: "Dovete chiedervi quale porta sia quella vera: non quale vi sia più grata per il suo aspetto." [11] Senza questo, la mia comunione è in ultima analisi, con "me, io e me stesso", non con il Cristo storico, gli apostoli e i santi.

Note

[1] At 2:42.

[2] Communion: A Family Affair: Why the Orthodox Church Practices Closed Communion, A. James Bernstein, Conciliar Press, 1999, p. 2-3.

[3] Il puritano, di John Bunyan (XVII sec.), è stato citato come uno dei primi promotori di una forma di comunione aperta. Anch'egli, però, limitava la pratica a coloro che egli considerava essere "santi visibili". Nelle sue parole: "Escludo solo colui che non è un santo visibile. Ora colui che è visibilmente o apertamente profano, non può essere quindi un santo visibile, perché colui che è un santo visibile deve professare la fede, il pentimento, e di conseguenza la santità di vita: e con nessun altro oso comunicarmi". Fonte

[4] Giovanni Calvino, "Lettera su vari argomenti" nel libro di Calvino Consigli Ecclesiastici. Da: http://www.puritandownloads.com/lords-supper-communion/.

[5] Che queste parole di Cristo, 'Questo è il mio corpo' stiano ancora ferme contro i fanatici, 1527, in Luther's Works, Word and Sacrament III, 1961, Fortress Press, volume 37, p. 54.

[6] Agli efesini 20:2.

[7] Lo stesso vale per quanto riguarda il sacramento del battesimo.

[8] In greco "tradizione" (paradosis) è ciò che è stato tramandato o consegnato o ciò che è stato ricevuto e conservato.

[9] Contro le eresie 3:3

[10] Il cristianesimo così com'è, Adelphi, Milano 1997, p. 20. Ecco la citazione completa:

Nessun lettore, spero, penserà che il cristianesimo "puro e semplice" sia proposto qui come alternativa alle dottrine delle comunioni esistenti: come se si potesse adottarlo a preferenza del congregazionalismo o della fede greco-ortodossa o di qualunque altra. Esso è simile piuttosto a un vestibolo in cui si aprono porte che danno in varie stanze. Se riesco a portare qualcuno in questo vestibolo, avrò ottenuto lo scopo che mi sono proposto. Ma è nelle stanze, non nel vestibolo, che uno può scaldarsi al fuoco e sedersi e nutrirsi. Il vestibolo è un posto dove stare in attesa, un luogo da cui tentare le varie porte, non un luogo in cui vivere. A questo scopo, la peggiore delle stanze (quale che sia) è, a mio avviso, preferibile.

[11] Op. cit., p. 21.

 
Circolare del metropolita Serafim di Germania sul catechismo prima del battesimo e del matrimonio

Reverendi e venerabili padri,

Al Congresso dei presbiteri di quest'anno (il 28 aprile) è stata sottolineata la necessità della catechesi prima del battesimo e del matrimonio, e il Consiglio diocesano allargato, con la partecipazione dei padri decani, il 23 maggio ha discusso a lungo la questione ed è giunto alle seguenti conclusioni:

1. In nessuna parrocchia dell'arcidiocesi ortodossa romena di Germania, Austria e Lussemburgo si possono officiare il sacramento del Battesimo e il sacramento del Matrimonio senza aver prima tenuto almeno alcune sessioni di catechesi, rispettivamente per i genitori e i padrini prima del sacramento del Battesimo e per gli sposi e i padrini prima del sacramento del Matrimonio, nonché la loro confessione. Per questo motivo gli appuntamenti per il Battesimo e il Matrimonio verranno fissati dopo l'impegno dei genitori (o rispettivamente, degli sposi) e dei padrini a partecipare al programma di catechesi. Se i padrini provengono da un'altra località o diocesi, il parroco chiederà loro di partecipare alla catechesi e di confessarsi nella parrocchia di appartenenza. Se i padrini o i genitori partecipano per la seconda volta negli ultimi due anni al sacramento del Battesimo, possono essere esentati dal programma di catechesi;

2. Prima del Battesimo o del Matrimonio, il sacerdote è tenuto a compilare la scheda personale dei genitori (o rispettivamente, degli sposi) e dei padrini, indicando nome, data di nascita, frequenza di partecipazione alla Santa Liturgia, data dell'ultima comunione, l'ultimo libro spirituale letto, secondo il modello allegato.

3. Dopo la celebrazione del sacramento del Battesimo, i genitori e i padrini del neo battezzato si impegnano a partecipare ad almeno tre Sante Liturgie durante le quali il bambino riceverà la santa comunione.

4. In occasione di questi santi misteri, la parrocchia offrirà gratuitamente il Catechismo ortodosso edito quest'anno (presso il Centro diocesano abbiamo ancora molte copie) o un altro libro spirituale.

5. Si dovrà designare un responsabile della catechesi in ciascuna parrocchia, che sia disponibile a dirigere la seconda e la terza sessione di catechesi, quando il parroco non ha il tempo necessario. Siamo consapevoli che solo attraverso la catechesi possiamo collegare i fedeli alla Chiesa affinché diventino membri attivi e sostenitori della parrocchia.

Vi esorto a prendere a cuore questi doveri fondamentali dei quali tutti renderemo conto davanti a Dio. Nelle visite pastorali episcopali, come in quelle dei decani, saranno controllati i fascicoli dei battezzati e degli sposati.

con benedizione,

+ metropolita Serafim

PS Sono contento di avere contribuito anch'io, attraverso il convegno tenutosi a Lipsia il 19 maggio sull'importanza della catechesi, a questa importante e meritevole decisione. Possa Dio dare salute e forza a sua Eminenza il metropolita Serafim e a tutti i chierici e credenti sotto la sua cura pastorale.

 
Vita di san Nicola del Giappone

Alla fine del suo tempo sulla terra, il nostro Signore Gesù Cristo comandò ai suoi apostoli e discepoli, dicendo: andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni (Mt 28:19). Nella festa di Pentecoste questa predicazione a tutti i popoli si manifestò nel dono spirituale delle "lingue", quando le parole degli apostoli furono miracolosamente ascoltate dai loro ascoltatori nelle loro lingue. Da allora il "dono delle lingue" è stato estremamente raro, ma è stato sostituito dagli sforzi dei missionari ortodossi di studiare la lingua e la cultura delle persone a cui predicano, presentando loro il Vangelo nella loro lingua madre e in un contesto culturale contesto, ma senza compromettere la Fede.

Tali missionari sono stati spesso chiamati dalla Chiesa ortodossa "pari agli apostoli", poiché hanno lavorato con lo zelo e alla maniera dei primi apostoli. Ben noti tra costoro sono i santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi del IX secolo. Un esempio più recente di questo tipo di santo è san Nicola (Kasatkin), che portò la luce dell'Ortodossia al popolo giapponese.

Ivan Dmitrievich Kasatkin nacque il 1 agosto 1836 nel villaggio di Berjozha del distretto di Belsk nella regione di Smolensk in Russia. Suo padre, il diacono Dmitrij Kasatkin, ebbe quattro figli: Gavriil (che morì nella prima infanzia), Olga, Ivan e Vasilij. Quando Ivan aveva cinque anni, sua madre si addormentò nel Signore e sua sorella maggiore Olga, il cui marito prestava servizio come diacono in una chiesa rurale, iniziò a prendersi cura dei bambini. Il futuro arcivescovo e santo studiò alla scuola elementare ecclesiastica di Belsk, poi al seminario di Smolensk. Dopo essersi diplomato tra i migliori della sua classe, ricevette una borsa di studio statale per entrare all'Accademia teologica di San Pietroburgo nel 1856.

Nella primavera del 1860, presso l'Accademia fu affisso un annuncio che invitava un laureato a servire come primo sacerdote della chiesa dell'ambasciata russa in Giappone. Dopo aver letto con calma l'annuncio, il giovane si recò alla funzione serale, dove provò un improvviso desiderio di andare in Giappone. Completò la domanda con l'intento di servire come monaco piuttosto che come prete sposato, e ottenne facilmente la posizione.

Il 21 giugno 1860 Ivan Kasatkin fu tonsurato monaco con il nome di Nicola. Fu ordinato ierodiacono il 29 giugno e ieromonaco il giorno successivo. Iniziò quindi il lungo viaggio verso il Giappone. Lo ieromonaco Nicola trascorse l'inverno 1860-61 a Nikolaevsk, sul fiume Amur, dove il vescovo Innocenzo (Veniaminov) di Kamchatka, il futuro santo illuminatore della Siberia e dell'Alaska e metropolita di Mosca, istruì il giovane missionario. San Nicola ricordò questi colloqui con il vescovo Innocenzo per il resto della sua vita. Fu proprio sant'Innocenzo ad accendere nel giovane missionario l'ispirazione per lo studio della lingua e della cultura del Giappone.

Dopo un anno di viaggio, nel giugno 1861 lo ieromonaco Nicola arrivò al porto di Hakodate. Al momento del suo arrivo era ancora in vigore lo statuto medievale del 1614, che proibiva del tutto il cristianesimo. Sebbene più tardi, nel 1873, una legge civile consentisse la libertà di religione, continuarono a esistere ostacoli alla propagazione della Fede e le persecuzioni, soprattutto nelle zone rurali, continuarono a lungo.

San Nicola iniziò uno studio serio della lingua, della cultura e della storia del paese. "A volte passeggiava per le strade di Hakodate, ascoltando la gente comune e i narratori professionisti. Fece la conoscenza di importanti preti buddisti e ascoltò i loro sermoni... Lo ieromonaco Nicola trascorse quattordici ore al giorno nel corso di sette anni studiando ogni aspetto del Giappone.... Come risultato del suo incessante studio della lingua giapponese, lo ieromonaco Nicola alla fine acquisì la conoscenza di diverse migliaia di caratteri cinesi, che gli diedero accesso ai materiali stampati dalla missione ortodossa di Pechino, dove Iosif Goshkevich aveva trascorso quasi dieci anni. Ciò permise a Nicola di studiare i testi cinesi dell'Antico e del Nuovo Testamento, nonché alcuni libri liturgici".

Il vescovo Serafim (Sigrist) di Sendai e dell'Oriente (ora in pensione) descrive ulteriormente lo zelo di san Nicola nel prepararsi per le sue fatiche missionarie: "Si racconta che nei suoi primi giorni di studio del giapponese, padre Nicola (allora sacerdote a Hakodate) andava a scuola con i bambini giapponesi, si sedeva dietro di loro e imparava come meglio poteva con loro. Infatti a un certo punto gli insegnanti perplessi attaccarono un cartello sulla porta: 'Lo straniero barbuto non è ammesso'."

Mentre era ancora a Hakodate, san Nicola era ben consapevole degli enormi compiti che lo attendevano. Nel 1869 scriveva: "Si può trarre la conclusione che almeno il raccolto sarà davvero abbondante in Giappone nel prossimo futuro, ma non ci sono operai dalla nostra parte, nemmeno uno, se non si conta la mia attività personale... Solo per tradurre il Nuovo Testamento... ci vorranno almeno due anni di lavoro dedicato. Poi è necessaria anche la traduzione dell'Antico Testamento. Anche nella più piccola congregazione [ortodossa] le funzioni dovranno essere tenute in giapponese. Che dire degli altri libri, come storia sacra, storia della Chiesa, liturgia e teologia? Anche questi sono necessari e devono essere tradotti in giapponese.

Dopo alcuni anni di intenso studio, padre Nicola convertì un samurai, genero di un prete shintoista, insieme ad altri due: questo samurai era il futuro sacerdote ortodosso Paul Sawabe. Il santo non tentò di convertire un gran numero di persone, ma si sforzò invece di assicurarsi che coloro che convertì fossero forti nella Fede. Questi primi convertiti in seguito lo aiutarono, e presto egli ebbe un gruppo di quindici cristiani.

Alla fine del 1869 lo ieromonaco Nicola venne a San Pietroburgo per riferire sul suo lavoro al Sinodo. Fu presa la decisione di "istituire una speciale missione ecclesiastica russa per predicare la parola di Dio tra i pagani". Padre Nicola fu promosso al grado di archimandrita e nominato capo della missione.

Nel 1873, dopo dodici anni di travaglio per san Nicola, le condizioni cominciarono a migliorare. Grazie alla politica lungimirante dell’imperatore Meiji, il governo giapponese emanò una nuova legge civile che garantiva la tolleranza religiosa. La Missione venne poi trasferita da Hakodate a Tokyo, la nuova capitale imperiale, dove il numero dei fedeli ortodossi raggiunse presto il migliaio.

San Nicola riteneva che il lavoro di traduzione fosse una delle attività più importanti che potesse svolgere per contribuire a gettare le basi della missione ortodossa in Giappone. Una volta disse: "La traduzione è il cuore del lavoro missionario. Al giorno d'oggi il lavoro di una missione in generale, in qualsiasi paese, non può limitarsi alla sola predicazione orale... In Giappone, dove la gente ama leggere e rispetta così tanto la parola stampata, dobbiamo innanzitutto fornire ai fedeli e a coloro che stanno per essere battezzati libri stampati nella loro lingua madre, certamente ben scritti e pubblicati in modo ordinato ed economico... La parola stampata deve essere l'anima della missione."

Nel diffondere l'Ortodossia tra i giapponesi, san Nicola sapeva che sarebbe stato particolarmente efficace per i nuovi cristiani giapponesi portare essi stessi la fede al proprio popolo. Così, durante gli anni '70 del XIX secolo, cominciò a incoraggiare coloro che erano membri della Chiesa da qualche tempo, e che avevano ricevuto lunghe istruzioni, a viaggiare attraverso il Giappone e a introdurre la Fede ai loro connazionali. Questi catechisti, come nuovi apostoli, predicavano, e poi, se i nuovi credenti lo desideravano, tenevano funzioni nelle loro case e usavano persino quelle case come "stazioni" da cui insegnare la Fede. I sacerdoti ordinati o anche lo stesso San Nicola visitavano queste missioni quando possibile, per servire i sacramenti e rafforzare ulteriormente i fedeli. Durante la vita di San Nicola furono fondate in questo modo oltre 250 missioni.

Dal momento del suo arrivo San Nicola visse quasi tutta la sua vita in Giappone, ritornando brevemente in Russia solo due volte: dal 1869 al 1870 per chiedere l'istituzione della Missione ecclesiastica russa in Giappone, e dal 1879 al 1880 per essere consacrato vescovo della crescente missione e per raccogliere fondi per le sue necessità. Ogni volta era particolarmente ansioso di tornare a casa in Giappone, per continuare il suo lavoro.

Nel 1875 il primo sacerdote ortodosso giapponese, padre Paul Sawabe, fu ordinato sacerdote. San Nicola fondò scuole per l'istruzione dei catecumeni e dei fedeli e nel 1878 aprì un collegio teologico per la formazione del clero giapponese. Oltre ai corsi teologici, vi si insegnavano giapponese, cinese e russo per preparare l'eventuale traduzione di tutte le Sacre Scritture e di altri testi essenziali. Nel 1880 san Nicola fu consacrato primo vescovo del Giappone e nel 1884 iniziò la costruzione di una bellissima cattedrale a Tokyo. Fu completata e consacrata nel 1891 e dedicata alla santa Risurrezione di Cristo. Tuttavia presto divenne nota tra la gente come "Nikolai-do" ("casa di Nicola"), nome che porta ancora oggi. Mentre san Nicola trasmise al suo gregge le tradizioni e gli usi liturgici della Chiesa russa, tuttavia si sforzò di formare una Chiesa veramente giapponese, sia per lingua che per identità.

L'esempio personale di amore e rispetto di san Nicola per il popolo giapponese e per la sua storia, lingua e costumi ha lasciato una buona impressione sulle autorità giapponesi e ha contribuito alla crescita della missione ortodossa. La conoscenza fluente del giapponese di san Nicola lo portò a essere occasionalmente chiamato a essere presente durante gli incontri governativi ufficiali tra rappresentanti giapponesi e russi.

La guerra russo-giapponese del 1904-5 mise alla prova san Nicola e i cristiani ortodossi in Giappone. Usando grande discernimento, permise al suo clero di tenere funzioni di supplica per una vittoria giapponese, pur non prendendo parte egli stesso a tali funzioni. Sebbene gli fosse stata offerta protezione dai russi, la rifiutò, preferendo rimanere con il suo gregge. Nel 1906 il vescovo Nicola fu elevato al grado di arcivescovo e i fedeli in Giappone celebrarono il suo venticinquesimo anniversario come loro vescovo.

Nel 1908 il futuro successore di san Nicola, il vescovo Sergio (Tikhomirov), arrivò a Tokyo. Il vescovo Sergio fu a capo della Chiesa ortodossa giapponese dal 1912 al 1940. Nel 1912, l'ultimo anno di vita di San Nicola, in Giappone c'erano 33.000 fedeli in 266 congregazioni. C'erano 175 chiese e otto cattedrali, servite da quaranta preti e diaconi giapponesi.

L'arcivescovo Nicola iniziò a soffrire di malattie cardiache nel 1910. La sua malattia peggiorò al punto che nel gennaio 1912 fu ricoverato in ospedale. Una sera il vescovo Sergio entrò in ospedale per vedere il suo maestro. Più tardi descrisse ciò che vide: "Un tavolo basso sta vicino alla finestra della stanza. Su di esso sono posati manoscritti giapponesi, una bottiglia di inchiostro e un pennello, e davanti a [sua Eminenza] c'è un Triodio slavo. [Paul] Nakai legge una traduzione giapponese [e] l'arcivescovo prosegue la lettura guardando un altro taccuino. A tratti si fermano e inseriscono una virgola... Si poteva dire che si trattasse di un vecchio, condannato a morte inevitabile?"

Dotato di una disposizione energica e motivata, san Nicola mantenne sempre una prospettiva umile sulle sue fatiche fino alla fine dei suoi giorni, una volta disse: "Non sono altro che un fiammifero con cui si accende una candela. Poi il fiammifero si spegne, e viene gettato a terra come se niente fosse".

Il 3/16 febbraio 1912, alle 19:15, sua Eminenza Nicola, arcivescovo del Giappone, si addormentò nel signore. Il giorno dopo tutto il Giappone seppe della sua morte.

Il vescovo Sergio scrisse: "I cristiani di Tokyo hanno cominciato a recarsi, uno dopo l'altro, verso la Missione; i cristiani di altre confessioni hanno espresso le loro condoglianze... Coloro che non avevano ancora accettato l'insegnamento di Cristo si sono affrettati alla Missione per porgere omaggio o lasciare un biglietto da visita. Non c'erano solo cittadini comuni, ma anche nobili, ministri e funzionari militari..."

"Ma il più grande onore reso dal Giappone all'arcivescovo Nicola fu il fatto che lo stesso imperatore del Giappone [Meiji]... inviò una magnifica e colossale corona di fiori naturali per la bara dell'arcivescovo, e non lo fece in segreto! Accettando la corona e rispondendo con parole di gratitudine, abbiamo posto la corona sul capo di san Nicola.... Lo stesso imperatore del Giappone ha incoronato il capo del santo ierarca di Dio con fiori di vittoria!... All'interno della corona c'erano due caratteri: "On-Shi", cioè "il dono più alto"... Tutti i giapponesi videro questi due caratteri, li lessero e chinarono con reverenza la testa davanti alla corona!... Avendo iniziato con un tremendo rischio per la sua vita, l’arcivescovo Nicola completò la sua attività in Giappone con l'approvazione del Trono imperiale".

Gli anni che seguirono il riposo di san Nicola furono segnati da grandi difficoltà e prove per la Chiesa ortodossa giapponese. Non solo dovette affrontare la sfida dell'esclusione dalla Chiesa in Russia a causa della rivoluzione bolscevica, che portò a difficoltà finanziarie, ma dovette anche affrontare gli anni difficili culminati nella seconda guerra mondiale e nelle sue conseguenze. Dal 1945 al 1970 la Chiesa giapponese fu sotto l'amministrazione della metropolia americana della Chiesa russa (oggi Chiesa ortodossa in America). Il 10 aprile 1970 la Chiesa giapponese ottenne l'autonomia dalla Chiesa ortodossa russa e l'arcivescovo Nicola fu glorificato come santo.

Nel corso della sua storia quasi centenaria dalla morte del santo, la Chiesa giapponese ha mantenuto i canoni e le tradizioni della celebrazione ortodossa stabiliti da san Nicola. Le 266 parrocchie dell'epoca di san Nicola si sono unite per formare le attuali 69 congregazioni della Chiesa ortodossa giapponese. Come nei tempi apostolici, la Chiesa in Giappone si trova a essere una piccola minoranza in una società che non ha ancora ricevuto la luce di Cristo, un piccolo gregge (Lc 12:32) in mezzo a una delle nazioni materialmente più prospere della terra. Ma quel piccolo seme può ancora diventare un grande albero (cfr Mt 13:31), poiché, come proclamava san Nicola, il raccolto è veramente abbondante (Lc 10:2).

 
Ninive è caduta

Ninive è caduta; chi la compiangerà? Dove cercherò chi la consoli?

Naum 3, 7

E lui farà di Ninive una desolazione, arida come il deserto.

Sof 2, 13

Quando le forze americane insieme ad altre provenienti dai servili governi di Londra e della nuova Europa orientale sono state inviate in Iraq, sembravano avere tre obiettivi.

Il primo obiettivo era quello di rovesciare Saddam Hussein, installato dalla CIA, che era diventato troppo popolare per i gusti dell'Occidente. Dopo tutto, con la tacita approvazione di Washington, aveva inizialmente cercato di riunire all'Iraq la provincia del Kuwait, che era stata tagliata fuori dal resto del paese da parte di autorità coloniali britanniche avide di petrolio. Questo lo aveva reso non più utile per l'Occidente.

Il secondo obiettivo era quello di controllare l'Iraq, 'bombardandolo fino a tornare all'età della pietra', privando i cittadini di una normale istruzione, per non parlare di acqua, elettricità, benzina e altri punti saldi della vita moderna.

Il terzo obiettivo era quello di supervisionare l'elezione di un governo 'democratico'.

Washington ha debitamente raggiunto tutti e tre gli obiettivi, spendendo 3.000 miliardi di dollari nel processo e mandando quasi in bancarotta gli Stati Uniti.

In primo luogo, Saddam Hussein, uomo ben poco piacevole – la CIA dovrebbe saperlo, lo hanno creato loro – è stato assassinato in modo farsesco (proprio come il fin troppo popolare Gheddhafi sarebbe poi stato assassinato in Libia).

In secondo luogo, il popolo iracheno è stato di fatto privato ​​di tutti gli elementi essenziali della vita moderna, dividendo completamente il paese, in modo che l'Occidente potesse quindi dominarlo, estraendo il suo petrolio e gas.

In terzo luogo, è stata instaurata la 'democrazia' con l'elezione dell'attuale leader al-Maliki.

Ma ora, proprio come tutti gli esperti avevano predetto, Washington è molto infelice.

In primo luogo, il rovesciamento dell'uomo forte, Saddam Hussein, ha creato un Iraq pieno di terroristi, molti dei quali sono stati sostenuti, finanziati, addestrati e armati dalla CIA per rovesciare il governo siriano, così come questa aveva sostenuto, finanziato addestrato e armato Al Qaeda in Afghanistan per rovesciare il suo governo.

In secondo luogo, dopo aver diviso l'Iraq e amareggiato completamente i sunniti, l'Occidente ora lo vede suddividersi nelle sue tre parti naturali in una terribile guerra civile.

In terzo luogo, dopo aver creato la 'democrazia' in Iraq, l'Occidente ora vuole rovesciare il suo governo democraticamente eletto (proprio come ha fatto in Ucraina, dove pure ha rovesciato il governo democraticamente eletto, al fine di installare una cricca neo-nazista filo-americana).

Ninive, oggi chiamata Mosul, ora è caduta, e la sua popolazione cristiana superstite è fuggita. Fondata da Nimrod, un discendente di Cam (Genesi 10), Ninive aveva ascoltato il santo profeta Giona che è andato lì alle parole, 'Alzati, va' a Ninive, la grande città, e in essa proclama che la loro malvagità è salita fino a me' (Giona 1,2) e i suoi 120.000 abitanti si pentirono. La nostra unica speranza è che ora sia coloro che hanno devastato l'Iraq nel 2003 sia quelli che ora stanno devastando Ninive cessino la loro auto-giustificazione inutile e ipocrita e passino anch'essi al pentimento.

 
Il traduttore russo Dmitrij Lapa parla dell’Inghilterra, dei disabili e dei santi antichi

Questo è un colloquio con un giovane unico e di talento, a cui il nostro sito web non è indifferente. Dmitrij Lapa, quasi completamente cieco dalla più tenera età, traduce molti dei nostri articoli di notizie dalla sua lingua madre, il russo, nella sua lingua acquisita, l’inglese. Questo non è un compito facile per nessuno, ma deve richiedere particolare pazienza quando non si può vedere il testo. A quanto pare, la pazienza è una cosa in cui eccelle Dmitrij, che ha anche tradotto la sua stessa intervista dall’originale russo in inglese.

 

Hoxne, Dmitrij Lapa presso la croce di sant’Edmondo, insieme a padre Andrew Phillips.

Dmitrij, i lettori di Pravoslavie.ru la conoscono come traduttore di una serie di articoli sulla storia del cristianesimo in Inghilterra e sui suoi santi ortodossi. Lei è anche un autore indipendente di pubblicazioni sull’Ortodossia inglese. È meno noto che lei è non vedente dall'infanzia e queste opere sono una testimonianza del coraggio e della perseveranza con cui ha vinto il suo handicap. Come ha avuto inizio il suo interesse per l'Ortodossia in Inghilterra?

Tutto è cominciato con il mio profondo amore per l'Inghilterra e le Isole britanniche fin dall'infanzia. Durante i miei anni di scuola, ero già molto interessato alla storia, la cultura, le tradizioni, i costumi, la letteratura e la musica di questo paese, ed ero il presidente del club inglese nella nostra scuola. Attraverso la mia insegnante di inglese, Era (nel battesimo, Xenia) Feodorovna Dudko, ottima insegnante e persona meravigliosa, ho fatto conoscenza con un altro uomo meraviglioso - Brian Ferris, da Worcester. Siamo divenuti amici stretti; abbiamo iniziato scambi di messaggi di posta elettronica, e nel 2002 mi ha invitato a fargli visita.

Il mio primo viaggio in Inghilterra è stato uno degli eventi più brillanti della mia vita. Brian ha ora 79 anni, è anglicano, ed è architetto di professione. Brian è ipovedente, ma anche con il suo difetto può leggere e scrivere testi normali a stampa e viaggiare in modo indipendente, così ha viaggiato in molti paesi europei e siti sacri. È un uomo molto pio e un parrocchiano regolare della Cattedrale di Worcester. Tra l'altro, nel suo giardino sul retro Brian ha costruito un modello di cattedrale medievale inglese di sua progettazione, compresi tutti gli edifici abbaziali a questa collegati (prima della riforma in Inghilterra, c'era una tradizione di cattedrali monastiche). Gli ci sono voluti circa 40 anni per completare il modello, ed è un vero capolavoro, degno di lode! Con i suoi amici mi ha mostrato la parte occidentale dell'Inghilterra (specialmente le contee di Worcestershire, Shropshire, Gloucestershire, Herefordshire, Cotswolds e Malverns).

Durante questo viaggio e i seguenti in Albione, la vera Inghilterra, bella esteriormente e interiormente, mi si è aperta la santa ed eterna Inghilterra - il paese di grandi asceti cristiani, di pii uomini e donne. Al di fuori delle città più grandi, tutte le province inglesi, vale a dire la parte più grande del paese, sono colme di quello spirito antico d'Inghilterra, dei tempi antichi, di santità, fragranza e freschezza della vera Inghilterra - la creazione del Signore.

 

L’Inghilterra.

Mi sono state mostrate, per lo più, le piccole città medievali a ovest e nel centro del paese così come i piccoli villaggi. Paesaggi locali hanno una bellezza inesprimibile, con le loro colline, vallate, pianure, campi, marcite, giardini, fiumi con acqua cristallina, fagiani, conigli che attraversano ripetutamente le strade, pecore e cavalli, come se uscissero da un disegno di una bella favola per bambini. Tutto questo riempie l'anima e il cuore di tanta gioia che non si può esprimere a parole. Con tutto il mio cuore sono giunto ad amare le antiche chiese inglesi, dove sembra che il tempo si sia fermato e tutti i santi locali vi siano ancora presenti a pregare, sono giunto ad amare cattedrali, abbazie, pozzi sacri, cappelle, rovine pittoresche, tenute, castelli, palazzi, musei.

In tutti questi luoghi, l’antica vita in tutta la sua diversità è stata ben conservata; pii costumi e tradizioni sono stati tramandati di generazione in generazione per secoli e tutto questo è ancora molto vivo qui.

Molte cose mi hanno stupito e ancora mi stupiscono in questo paese. Tutto e ovunque è fatto con le persone in mente, ed è adattato in modo che essi provino il massimo comfort e interesse, si muovano senza difficoltà per strada, nei trasporti pubblici, e un tutti i luoghi pubblici, e la cosa principale è che tutto e ovunque è adattato ai portatori di handicap: i non vedenti, quelli in sedia a rotelle, gli anziani con difficoltà di movimento e altri problemi. Le persone con disabilità lavorano in tutti i campi e vivono una vita estremamente attiva. I disabili si vedono quasi costantemente in ogni luogo: camminano autonomamente, vanno in treno e il autobus, volano in aereo, vanno in negozi, chiese e musei; le persone li trattano con rispetto, comprensione e attenzione, sono parte integrante della società. In Inghilterra (una cosa che mi ha stupito molto), in ogni città di provincia, in ogni villaggio ci sono ovunque piastrelle gialle per gli ipovedenti, parcheggi speciali per i portatori di handicap, servizi igienici per disabili; l'ingresso di ogni chiesa, museo, vecchia casa, autobus, ecc. è adattato per i disabili, per permettere loro di orientarsi nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti.

Chi è in sedia a rotelle si muove velocemente, a volte più velocemente della gente comune, e viaggia da solo o in gruppo. Ogni stazione dispone di ascensori per ogni categoria di portatori di handicap. Spesso è possibile vedere le persone anziane sui loro veicoli a mobilità speciale andare da soli nei negozi, nei caffè e così via.

Ho scoperto in Inghilterra come un paese di santi antichi quando sono stato più coinvolto nella vita della Chiesa. Vorrei spiegare ancora una volta che nel parlare dell’Inghilterra intendo la vera Inghilterra interiore, che è nota a pochissimi russi, e nemmeno a molti inglesi.

 

 Dmitrij Lapa e sua madre nella chiesa di san Giovanni di Shanghai a Colchester, Essex.

Ha avuto problemi di vista fin dall'infanzia o è conseguenza di un infortunio?

All’età di tre anni e mezzo sono caduto e in seguito ho cominciato ad avere frequenti mal di testa. I medici non sono riusciti a trovarne la ragione per lungo tempo.

Alla fine sono stato operato dall’eccellente neurochirurgo Aleksandr Konovalov. Si era perso molto tempo, la mia vita è stata salvata, ma la mia vista era quasi completamente perduta.

Qual è stata la sua formazione?

Dai 7 ai 18 anni ho studiato a Mosca al collegio per i bambini ciechi e ipovedenti. È stato un periodo della mia vita molto felice e ricco di eventi. La mia famiglia (mia madre e i miei nonni) mi portava a scuola tutti i giorni. Dalla prima classe ci hanno insegnato a leggere e scrivere in Braille. Le nostre classi erano abbastanza piccole, al massimo dieci bambini ciascuna. I bambini erano o completamente ciechi o con poca visione residua, come me, ma sufficientemente ciechi per non poter leggere e scrivere come le persone vedenti. Mi sono piaciuti molto i miei studi a scuola. Ho amato tutte le materie e ho avuto un vivo interesse per tutto ciò che ci è stato insegnato. Abbiamo sempre dovuto fare grandi sforzi, ma con l'aiuto di Dio e grazie alla mia famiglia e agli insegnanti tutto è andato molto bene, sono riuscito a imparare con distinzione e ad acquisire una buona conoscenza.

A quel tempo, lavoravano nella nostra scuola i più eccellenti ed esemplari insegnanti, che si possono chiamare reali doni di Dio e veri eroi. Molti degli insegnanti e tutor avevano lavorato nella nostra scuola per 20, 30, 40 e talvolta anche 50 o più anni. Spesso rimanevano per molto tempo dopo le lezioni e dedicavano il loro tempo alla formazione complementare dei bambini, e lo facevano su base volontaria. Varie attività, club, sezioni, gruppi di hobby, musica, danza, sport, e ricami erano sempre al più alto livello. E lo stesso avveniva con la lingua inglese. Organizzavamo spesso serate inglesi a scuola, e il club inglese si incontrava ogni giovedì. Tutti i successi degli scolari non vedenti erano una vera gioia per quegli insegnanti amorevoli, e tutti i loro fallimenti erano la loro tristezza. Ma va notato che c'erano molti più successi che fallimenti.

Oltre a Era Feodorovna Dudko, che ho già citato, vorrei citare alcuni altri eroi (la maggior parte di loro non lavora più nella nostra scuola a causa dell’età, ma io sono ancora in contatto con alcuni di loro): sono Gemma (nel Battesimo, Christina) Feodorovna Lebedeva (lingua inglese), Rufina Alexeevna Vershinina, insegnante di lingua e letteratura russa (una delle più grandi esperte di Pushkin, e una delle persone più intelligenti ed esperte della vera e grande lingua russa che io abbia mai incontrato), che ha lavorato nella nostra scuola per circa 60 anni. Michael Ivanovich Egorov, un uomo totalmente cieco, ci ha insegnato la matematica. Ha lavorato nella nostra scuola per più di 55 anni, anche la moglie è insegnante. Ha preparato numerosi sussidi didattici per gli studenti ciechi con le proprie mani. Valentin Lavrentievich Shustov, un altro insegnante completamente cieco, ci ha insegnato la storia. Anche lui preparava con le proprie mani molte mappe e altri ausili di storia per i nostri studenti. Il suo record di servizio: più di 60 anni. Possiamo citare i nomi di molti altri maestri, doni di Dio che ci hanno aiutato non solo a padroneggiare le materie scolastiche, ma anche a non brontolare e a non lamentarci - ad andare avanti nella vita superando la nostra disabilità.

Dopo la scuola sono entrato all’Università statale di Psicologia ed Educazione a Mosca, alla Facoltà di Tecnologia dell’Informazione. La facoltà era situata vicino alla stazione della metropolitana di Ulitsa Podbelskovo. Per cinque anni mia madre e io abbiamo viaggiato ogni mattina dal sud di Mosca tornando a casa la sera (il viaggio di andata e di ritorno durava due ore e mezza, cinque ore al giorno in totale). Alcuni studenti della nostra classe a scuola studiavano presso la stessa facoltà. Gli studi sono stati molto complicati e abbiamo dovuto fare sforzi immensi per tutto il tempo, ma con un grande aiuto attivo da parte di mia madre, che mi ha sempre accompagnato all'università e mi ha letto molti libri di testo, con l'aiuto di Dio e attraverso la preghiere dei santi, con sforzi reciproci sono riuscito a completare l'università con voti buoni o eccellenti. All'università ci hanno insegnato matematica superiore e informatica. Le lezioni erano registrate su un dittafono digitale, e prendevamo appunti in braille o in formato elettronico. Io personalmente durante i miei anni di scuola avevo imparato il Braille contratto russo e inglese che permette alle persone non vedenti di scrivere testi in braille in forma "ridotta", in cui frasi, parole e sillabe separate sono scritte con simboli speciali secondo certe regole. Grazie a questo sistema si risparmia tempo, energia e carta da braille. Purtroppo, il Braille contratto è insegnato, fin dalla scuola elementare, solo in Occidente.

 

Il villaggio di Lower Broadheath, Worcestershire, luogo di nascita del grande compositore Edward Elgar, D.Lapa accanto alla sua scultura. Foto: Irina Lapa

Dai tempi della scuola mi è piaciuto imparare le lingue straniere. Dopo che ho imparato l'inglese ho cominciato a imparare il francese e l'italiano mentre studiavo all'università. Purtroppo, ho in gran parte dimenticato le ultime due lingue a causa della mancanza di pratica, a differenza dell’inglese con la quale avevo lavorato già da molti anni: traducendo, parlando, leggendo, scrivendo, corrispondendo con amici di lingua inglese (molti di loro parlano l’inglese britannico classico). Di recente ho iniziato a imparare il tedesco, e anche questo mi piace e ho un grande desiderio, se Dio vuole, di continuare i miei studi in Germania o in Gran Bretagna. Ma ho bisogno di cercare sponsor o di scrivere a enti di beneficenza. Credo che queste persone si possano trovare all'estero.

Dal mio terzo anno di studi alla МГППУ ho iniziato simultaneamente un secondo corso di istruzione superiore presso l'Università Ortodossa Russa di San Giovanni il Teologo (dipartimento di studi superiori della facoltà filosofico-teologica). Quegli studi sono durati tre anni. Così, per due anni ho studiato in due università contemporaneamente. Mia madre e io eravamo soliti tornare a casa verso mezzanotte. Con incredibili sforzi e fatiche, con l'aiuto di Dio e con il sostegno attivo e costante di mia madre (a quel tempo i miei nonni erano morti) sono riuscito a completare entrambe le università con successo, e all'università ortodossa ho ottenuto una laurea con lode. Ricordo come mi sono preparato per i due esami finali simultaneamente, come ascoltavo parte del materiale su un dittafono, e poi lo riassumevo, ne preparavo un'altra parte elettronica per uno studio indipendente, e mia madre mi leggeva la parte rimanente. Questo aveva luogo spesso di notte, dopo l'intera giornata passata in entrambe le università!

Come è arrivato alla fede? È nato in una famiglia religiosa?

Nella nostra famiglia quasi tutti credevano in Dio, ma la mia bisnonna era l'unica persona di fede molto profonda, ed è andata in chiesa per tutta la sua lunga vita. Io e mia madre credevamo in Dio dalla nostra infanzia, ma abbiamo cominciato ad andare in chiesa regolarmente alla fine del 2004 dopo aver letto tutto il Nuovo Testamento per la prima volta.

Un momento cruciale per me è venuto nel 2007, quando ho incontrato padre Andrew Phillips da Felixstowe. Per gli ultimi 40 anni circa questo sacerdote ha scritto un gran numero di libri e articoli sui santi provenienti da molti paesi del mondo, in particolare sui santi ortodossi (prima dello scisma) dell'Europa; ha compilato un calendario di circa 10.000 santi che hanno illuminato le terre occidentali prima del grande scisma, e ha composto officiature in inglese ai santi antichi delle Isole britanniche e dell’Irlanda. Per più di 15 anni ha pubblicato in lingua inglese la rivista ortodossa trimestrale "Orthodox England", per la quale ha scritto con tutto il cuore interessanti articoli. È stato in molti modi grazie al suo lavoro che ho scoperto il tesoro incredibile, "l’Inghilterra celeste", centinaia e centinaia di antichi asceti britannici e irlandesi dell'antica chiesa cristiana. Nei tempi antichi, le terre inglesi e irlandesi hanno prodotto così tanti santi che quasi ogni città e ogni villaggio aveva il suo santo patrono! Sono giunto ad amarli molto e ho deciso con la benedizione di padre Andrew e anche del nostro parroco a Mosca di tradurre le vite di questi santi gloriosi dall'inglese al russo; ho deciso, con l'aiuto del Signore e se questa è la sua volontà, di fare la mia piccola parte nel diffondere le loro vite e le informazioni sui luoghi santi a loro associati.

"Vite dei Santi che hanno illuminato le terre inglesi e irlandesi. Autore-compilatore e traduttore: Dmitrij Lapa. Londra, Diocesi di Surozh, 2012.

Per diversi anni ho sognato di scrivere in russo un libro con le vite dei santi antichi delle Isole britanniche e dell’Irlanda.

E per una coincidenza, che sicuramente è stata un miracolo di Dio, nel 2011 è apparsa una tale opportunità. Una pia parrocchiana della Cattedrale della Dormizione della Diocesi di Surozh a Londra, che ha venerato per molti anni i santi locali, ha voluto preparare e pubblicare per i 50 anni della diocesi (celebrati nel mese di ottobre del 2012), un libro con la vita di tutti i santi raffigurati sull’icona della Sinassi di tutti i Santi delle Isole britanniche e dell’Irlanda", custodita in questa cattedrale. Mi è stato chiesto di preparare il materiale per questo libro. Il nostro team si è messo al lavoro e per l'estate 2012 il libro era quasi pronto.

Il libro intitolato "Vite dei Santi che hanno illuminato le terre inglesi e irlandesi" contiene la vita non solo di santi dalla suddetta icona, ma anche informazioni su alcuni altri importanti santi di queste isole non ancora raffigurati sull’icona. Ci sono in totale informazioni su circa 240 santi locali in questo libro; in alcuni casi, le biografie dei santi sono fornite con cenni storici e informazioni sulla loro venerazione, sulle reliquie e sulle chiese a loro dedicate. La presentazione del libro è avvenuta durante le celebrazioni del 50° anniversario della diocesi di Surozh e del 5° anniversario dalla firma dell'atto di comunione canonica tra il Patriarcato di Mosca e la ROCOR - il 21 ottobre 2012, presso l'ambasciata russa a Londra, dopo la Divina Liturgia era stata servita nella Cattedrale russa della Dormizione in presenza di una ventina di gerarchi della Chiesa russa e la Chiesa Russa all'Estero radunati da molti paesi del mondo. È stato un evento indimenticabile per me, così come per molte altre persone. Vorrei che questo libro fosse ripubblicato un giorno con un gran numero di illustrazioni, forse come una guida ai luoghi santi di Gran Bretagna e Irlanda. Sogno anche di raccogliere un giorno il massimo di informazioni su tutti i santi a noi noti di queste terre, la loro venerazione, reliquie, iconografia, tradizioni, chiese e altri luoghi sacri ad essi associati. Sono anche profondamente interessato alle vite dei santi di altri paesi europei; speriamo e preghiamo che la loro venerazione popolare e liturgica possa essere ripristinata e si possano sviluppare pellegrinaggi ai santuari di questi paesi.

Quale santo di cui ha tradotto le vite le è particolarmente vicino?

È difficile nominare un solo santo. Io amo molto numerosi santi, venerati in Inghilterra a livello nazionale così come a livello locale. Dei santi venerati a livello nazionale, i santi Cuthbert di Lindisfarne, Chad di Lichfield, Aidan di Lindisfarne, Swithin di Winchester, Giovanni di Beverley, Osvaldo di Worcester mi sono particolarmente vicini, ma sono sempre stati amati e venerati da tutti gli inglesi per il loro amore, cordialità, compassione, cura, e i loro doni di consolazione e amorevole protezione.

 

Statua di sant’Alfredo il Grande a Wantage.

Molti santi d’Inghilterra erano uomini dotti ed eruditi, ma alcuni di loro provenivano dalla gente comune, e per tutta la vita avevano quietamente lavorato, pregato e vissuto tra la gente: tra questi, per esempio, i santi localmente venerati Cuthman di Steyning e Walstan di Bawburgh, che sono entrambi così cari al mio cuore.

Ma, naturalmente, l'esempio più stimolante è il santo giusto re Alfredo il Grande. Molti lo chiamano "l’Aleksandr Nevskij inglese", con riferimento al fatto che questo re ha salvato l'Inghilterra e con essa la maggior parte dell'Europa dai barbari danesi; molti invece lo paragonano al giusto re Jaroslav il Saggio, riferendosi alle sue poliedriche attività statali, legislative, educative, di scrittura, d'energia, d'eccezionale saggezza - e tutto questo in combinazione con una vita santa! Gloria a Dio, la vita di sant'Alfredo sta diventando nota a sempre più persone. Il fatto è che Alfredo non è stato canonizzato ufficialmente, anche se vi è sempre stata una sua venerazione popolare in tutta l'Inghilterra e una venerazione locale delle sue reliquie a Winchester. Dopo la morte di Alfredo nell'899, l’Inghilterra ha continuato a essere protetta e rafforzata dopo le devastanti incursioni dei vichinghi, ma entro la fine del X secolo queste razzie si sono rinnovate, e dopo diversi decenni l’Inghilterra fu conquistata dai normanni. Durante questo periodo piuttosto stressante l’Inghilterra non ha fatto tanta attenzione alla canonizzazione dei santi. Sotto il cattolicesimo romano il papa non ha voluto riconoscere Alfredo come santo per motivi politici. Ma il popolo lo ha pregato per molto tempo e sapeva che il tempo di Alfredo sarebbe finalmente arrivato, e questo sant'uomo ci si sarebbe rivelato. E si è saputo ultimamente che il giusto re Alfredo sarà presto venerato ufficialmente, e la sua memoria sarà commemorata liturgicamente. La venerazione di sant’Alfredo a livello ufficiale è già stata benedetta dal metropolita Kallistos (patriarcato di Costantinopoli) e dal vescovo Jerome (ROCOR). Se Dio vuole, già nel novembre di quest'anno, la festa di sant’Alfredo il Grande sarà celebrata nelle parrocchie russe all'estero. Padre Andrew Phillips ha recentemente scritto il suo officio e si sta ora dipingendo un'icona ortodossa di questo santo re.

Dal XIX secolo a oggi, reliquie dei seguenti santi sono state riscoperte o (almeno in parte), riportate in Inghilterra: Eanswythe di Folkestone, Edoardo il Martire, Edmondo il Martire, Albano di St. Albans, Mildred di Minster-On-Thanet, Bonifacio l’illuminatore della Germania, Hibald di Hibaldstow nel Lincolnshire, e nel 2011 è apparsa la notizia che le reliquie di sant’Edburgh di Bicester erano state probabilmente scoperte nella città di Bicester nell'Oxfordshire. I santi si stanno rivelando a noi di nuovo. Se ci rivolgiamo a loro nelle preghiere ci risponderanno immediatamente. Anche oggi stanno avvenendo miracoli attraverso le loro preghiere. Per esempio, è noto da fonti attendibili che negli ultimi tempi, per l’intercessione di sant’Edoardo il Martire, persone con gambe malate sono state guarite e alcune donne con problemi di sterilità hanno dato alla luce i loro figli con successo; persone che soffrono di malattie agli occhi sono state guarite dalle preghiere di Santa Milburgh di Much Wenlock nello Shropshire e soprattutto dall'acqua dal pozzo santo di Santa Milburgh a Stoke St. Milborough. Con le preghiere di santa Melangell, le cui reliquie sono custodite a Penant Melangell in Galles, molte gravi malattie sono state curate e situazioni di vita difficile risolte. E un aiuto viene da molti, molti altri santi.

Secondo lei, quanto è facile oggi per le persone con gravi problemi di salute, come la sua, integrarsi nella vita moderna? Chi sta intorno a lei è pronto a parlare con lei come se fosse un proprio pari?

In Russia, a giudicare dalla mia esperienza personale e dall'esperienza delle persone con problemi simili che conosco, è molto, molto difficile. Ma non oso parlare di tutte le persone disabili, perché ci sono diverse malattie e varie situazioni. In altri paesi, soprattutto in Europa e in America, è molto più facile adattarsi e integrarsi nella vita della società, e ne hanno tutte le condizioni. Lo dico perché ho molti amici non vedenti in questi paesi. Sono io stesso una persona socievole; amo la gente e, francamente, mi capita molto spesso di incontrare persone interessanti, gentili, attente e chiare in Russia come all'estero.

Qual è la cosa più difficile per lei?

Se stiamo parlando della vita spirituale di ogni persona, la cosa più difficile è lottare con le proprie passioni e carenze. Attualmente è più difficile per me dare compimento a me stesso e vivere una vita piena in Russia, nonostante il completamento di due corsi di istruzione più elevati, una buona conoscenza della lingua inglese e del computer, esperienza nella traduzione, un grande desiderio di lavorare, di comunicare, di avere una famiglia. I disabili in Russia sono supportati solo dalle loro famiglie, dalle persone più vicine e dai parenti, se ne hanno. Se non hanno persone vicine in tutto, allora la vita diventa estremamente limitata e ci sente molto isolati, inutili e solitari.

Per motivi di famiglia mia madre e io ci siamo dovuti trasferire da Mosca a una parte vicina della regione di Mosca all'inizio del 2011. Non avevo mai immaginato che Mosca e la regione di Mosca fossero come due pianeti diversi. Ciò riguarda tutto: vita, trasporti, servizio medico, strade, negozi, servizi comunitari e così via. Non vorrei descrivere tutto questo in dettaglio, ma ora voglio solo elencare brevemente quello che ho perso insieme alla residenza a Mosca: mi sono stai rifiutati posti di lavoro, un viaggio in Germania (anche se ho vinto il concorso), i centri medici con cure mediche gratuite sono chiusi (e io sono un non vedente di primo gruppo di disabilità), il mio sussidio di disabilità è stato notevolmente ridotto anche se sono nato, cresciuto e vissuto tutto il tempo a Mosca, a causa di enormi lacune nei programmi dei treni è molto difficile arrivare da Mosca ...  È spiacevole e inutile elencare tutto questo, e quando lo condivido con i miei amici inglesi, ne sono terrorizzati. Negli ultimi anni ho fatto amicizia con molti non vedenti o ipovedenti nel Regno Unito, in Irlanda e in Germania, di diverse età (da 15 a 80 anni) e professioni. In Europa i disabili sono tutelati dalla legge. Non solo hanno una buona istruzione, ma anche un lavoro e possono lavorare in molti campi, hanno hobby, in molti casi sono totalmente indipendenti, in grado di viaggiare da soli, creano ottime famiglie con persone vedenti o non vedenti. Anche se non lavorano, possono vivere piuttosto bene con i sussidi. E se lavorano fanno anche molto volontariato e beneficenza. I non vedenti in questi paesi comunicano attivamente tra di loro e con i vedenti, spesso organizzano incontri, e le loro giornate sono piene di eventi belli e interessanti. Le attrezzature tecniche e varie strutture per i disabili in questi paesi sono molto più sviluppate rispetto a qui.

 

Una irlandese cieca fa windsurf.

Tra i miei amici non vedenti in Inghilterra (e a noi questo sembra fantastico) gli hobby più diffusi sono surf, equitazione, escursioni, viaggi in montagna, organizzazione di vari concerti, feste di beneficenza, fiere e mostre, viaggi in giro per l'Europa con visite. Possono anche avviare le proprie aziende.

Vi darò alcuni esempi. Tra i miei amici in Inghilterra c'è una coppia di anziani assolutamente ciechi che sono stati insieme per oltre 50 anni, hanno figli e nipoti vedenti ormai cresciuti. Si occupano ancora di musica, suonano e cantano, hanno il loro studio di registrazione di suoni a casa, viaggiano regolarmente in tutta l’Europa o l’Asia o vanno in crociera, e alla loro età sono ancora pieni di forza e romantici. (Potete vedere molto spesso esempi simili in Inghilterra; siamo sempre così felici e commossi quando vediamo con quanto amore e tenerezza passeggiano le coppie di anziani in Inghilterra, tenendosi per mano; e molti di loro hanno passato i settanta e gli ottanta anni).

Ho anche un amico sordo-cieco di 42 anni. Vive da solo, è un uomo molto religioso, ama visitare i luoghi santi e le antiche abbazie inglesi; non lavora, ma può permettersi assistenti pagati che lo aiutano in casa, lo accompagnano ai negozi, agli incontri con gli amici, alle passeggiate nei parchi, e in chiesa va da solo. Conosco anche una signora ipovedente che è stata per anni una scrittrice professionista e ho letto un certo numero di sue storie molto interessanti di vari generi. Conosco due signorine assolutamente cieche che lavorano molto bene con la ceramica e presto apriranno i loro negozi (di piatti). Un’altra mia amica, una signora irlandese assolutamente cieca che ha perso la vista a causa del diabete, suona perfettamente molti strumenti musicali, organizza spesso concerti, insegna agli altri a suonare strumenti musicali, ecc

 

Kersey, Suffolk County, uno dei più bei villaggi dell’East Anglia. Foto: I. Lapa

Ma l'esempio di maggior ispirazione, credo, è la mia amica ortodossa completamente cieca dall’Irlanda - una parrocchiana della parrocchia di san Massimo il Confessore della Chiesa ortodossa georgiana. Io credo che persone come lei nascano circa una volta ogni 100 anni! Il suo nome è Sydney Freedman (nel battesimo, Nicoletta; in suo santo patrono è san Nicola il Taumaturgo). Tutta la sua vita dal momento della nascita è piena di miracoli reali e di risultati meravigliosi, e nonostante la sua giovane età già da molti anni sta compiendo una vera missione. È nata in America in una famiglia non ortodossa. Fin dalla prima infanzia ha mostrato grande talento, soprattutto nella musica e nella lettura. Già da bambina ha avuto modo di conoscere l'Ortodossia, l’ha studiata a fondo, e all'età di dodici anni ha deciso fermamente di ricevere il battesimo e di dedicarsi al servizio della Chiesa. Ancora da adolescente, ha cantato in un coro luterano e poi in cori di chiese ortodosse, viaggiando in molti paesi del mondo. Diversi anni fa si è trasferita in Irlanda nella contea di Limerick, dove ora ha già fatto la sua tesi di master sulle tradizioni del canto ortodosso nella Settimana Santa. Ora, a 26 anni di età, sta finendo il suo lavoro di dottorato. Sydney conosce molte lingue: irlandese, latino, spagnolo, greco, romeno, georgiano, un po’ di cinese, slavonico ecclesiastico... Ma la cosa principale è che conosce perfettamente canti e tradizioni della Chiesa Ortodossa nella maggior parte delle lingue di cui sopra (incluso l’inglese, ovviamente) e canta spesso in concerti di musica ecclesiastica ortodossa in Irlanda e ora anche in altri paesi europei, come la Finlandia, e ha una voce meravigliosa. Insegna agli studenti dell'Università di Limerick le tradizioni del canto ortodosso (da quello antico al moderno) in vari paesi e attira così tante persone alla fede e alla tradizione ortodossa.

È diventata maestro di cappella del coro dell'Università di Limerick (forse è il primo coro di questo tipo in tutta l'Irlanda) e, per quanto ne so, questo coro sta già diventando molto popolare: sta per essere pubblicato il primo CD dei suoi canti. Sydney lavora anche con molto impegno su libri antichi e manoscritti e musica, per quanto possibile; studia le antiche tradizioni occidentali di musica ecclesiastica ortodossa, e sta cercando di diffondere questi canti; dovremmo ricordare che le tradizioni liturgiche dell'Occidente ortodosso e della Chiesa primitiva erano molto ricche e diversificate. Negli ultimi due anni, Sydney si è occupata della tradizione della musica ecclesiastica ortodossa georgiana, e del suo ricco patrimonio, e dà già concerti in georgiano insieme al suo coro, e due anni fa ha visitato la Georgia dove è stata accolta con grande entusiasmo dai suoi amici che si dedicano alla musica. Grazie agli sforzi di questa giovane, delicata signorina ortodossa cieca, molte persone a Limerick e in altre regioni d'Irlanda si sono seriamente interessate ai canti e alla tradizione ortodossa. Oltre a tutto questo, Sydney traduce la vita e gli scritti di alcuni antichi santi irlandesi, compone e pubblica poesie spirituali molto ispirate, studi di teologia ortodossa, le piace fare lavoro manuale, viaggia attivamente (anche in montagna) e fa pellegrinaggi.

Mi è stato detto che in Inghilterra i non vedenti sono addestrati gratuitamente a camminare con il bastone bianco, a orientarsi per la strada, a sviluppare molte abilità domestiche e di vita personale. Le autorità locali danno loro un assistente di un servizio speciale che gratuitamente e in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo per loro conveniente (casa, scuola, università, lavoro) per un periodo conveniente, insegna loro privatamente tutte le competenze pratiche a cui sono interessati. Quindi non c'è nemmeno bisogno di centri di riabilitazione. Che cosa può essere più facile di una tale interazione? Ma qui non abbiamo queste cose, neanche a Mosca.

 

La cattedrale di St Albans, Hertfordshire, St. Alban. Foto: I. Lapa

In Inghilterra i non vedenti non devono dimostrare la loro cecità fino ai 22 anni; se sei diventato cieco a tre anni e mezzo, non è necessario compilare molti documenti. Ecco un’altra cosa commovente. Non porto mai in Inghilterra i certificati di disabilità, o cose del genere. Ai non vedenti, come me, è sempre lasciato l’ingresso gratis in musei, cattedrali, abbazie, palazzi. Un mio amico inglese o io stesso non abbiamo che da dire che io (o "questo signore") sono cieco e mia madre è qui come assistente, e a me sarà dato subito l’ingresso gratuito, e a mia madre sarà dato un ingresso gratuito oppure uno sconto. La gente crede alla tua parola e non richiede di "confermare" la tua cecità, non c'è bisogno di passare attraverso tutta una serie di terribili umiliazioni, non ti è chiesto di mostrare milioni di certificati e altri documenti... La situazione è assolutamente diversa in Russia. Io stesso ho chiamato e scritto domande di impiego a un gran numero di istituzioni, ma la maggior parte dei datori di lavoro si rifiuta di assumere persone con disabilità semplicemente perché sono portatori di handicap. Abbiamo dei tali stereotipi... La gente pensa che se si è disabili allora si può fare nulla, ed è inutile "perdere tempo con te". Molte persone nel nostro paese non capiscono, per esempio, che i ciechi possono tradurre, lavorare con un computer, ecc, anche se il software Jaws di Windows (accesso Job vocale) esiste da più di 10 anni. Si compone di un modulo che legge un testo e altre informazioni dallo schermo e di sintetizzatori vocali (screen reader) che leggono ad alta voce tutte le informazioni necessarie dalla schermata compresi testi, finestre, dialoghi, icone ecc. Così, ogni non vedente o ipovedente (o anche chiunque desideri) può lavorare senza difficoltà su un computer oggi, usando solo l'udito e le mani. Idealmente, questo software può esprimere tutti i cambiamenti che avvengono sullo schermo del computer, incluse tutte le azioni dell'utente. Ci sono sintetizzatori vocali in diverse lingue, tra cui russo, inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo, e altre lingue. Ma ci sono alcune limitazioni, soprattutto nella grafica (per esempio gli editor grafici), le immagini, alcune formule e tabelle. Sotto altri aspetti di un utente non vedente può liberamente leggere e scrivere sul computer in diverse lingue, fare traduzioni, lavorare in internet, con e-mail, Skype ecc. Un altro software, una sorta di alternativa a Jaws, è apparso ultimamente. Si chiama NVDA. Si consiglia agli utenti ciechi del sistema operativo Windows di installare entrambi i programmi sul computer, perché in alcuni casi si possono completare a vicenda.

I datori di lavoro in Russia non hanno semplicemente alcuna esperienza di collaborazione con queste persone e hanno paura di ulteriori problemi. Mi è stato detto più di una volta: "Beh, non so nemmeno che cosa fare con te, anche se disponi di una buona istruzione..." In realtà, una persona disabile ha bisogno solo di condizioni di base nei luoghi di lavoro e di rispetto. È anche molto triste che non ci siano iniziative sincere da parte del nostro governo per creare una struttura unita attraverso la quale i disabili potrebbero trovare un impiego con risultati positivi a lungo termine. Perciò il mio problema, come quello delle numerose altre persone nella mia situazione, è la mancanza di base di lavoro, la mancanza di comunicazione, l'isolamento, la solitudine, scarse possibilità di muovermi autonomamente in città o anche la mancanza di tale possibilità. Come ho detto, mi sono rivolto per anni a un numero enorme di istituzioni, ho bussato a tutte le porte possibili, ho scritto e chiamato un sacco di organizzazioni, inclusi vari enti di beneficenza, organizzazioni della Chiesa (non sto ora parlando delle nostre organizzazioni di disabili...) - tutto è inutile. Ricevo le stesse risposte. Gloria a Dio, alcune persone, almeno, non mi rifiutano. Prima di tutto, c’è Pravoslavie.ru, a cui sono grato per la possibilità di una collaborazione.

 

Icona della Sinassi di tutti i santi di Gran Bretagna e Irlanda.

Che cosa la sostiene nella sua vita?

Il Signore, la Madre di Dio e i santi. Mia madre - la persona più amorevole, gentile, premurosa e altruista - è sempre con me, i nostri amici in Russia, Gran Bretagna e Irlanda, e i nostri sacerdoti. Mi sostiene anche la speranza che tutto può cambiare in meglio; mi sostengono anche l'amore del lavoro che faccio, le lingue straniere, le traduzioni, la musica classica, la storia, e la poesia.

Ha la possibilità di frequentare le funzioni religiose? Se è così, quale chiesa frequenta?

Sì, certo! Io e mia madre abbiamo iniziato ad andare in chiesa, a leggere letteratura spirituale e a partecipare ai sacramenti circa otto o nove anni fa. Sfortunatamente, al momento non abbiamo la possibilità di frequentare i servizi tanto spesso quanto vorremmo. Andiamo in una delle parrocchie del centro di Mosca o, talvolta, alla parrocchia locale qui, dove viviamo.

Molte persone che improvvisamente si trovano in una situazione di disabilità cadono nella disperazione quando si rendono conto della limitatezza delle loro capacità fisiche, e qualche volta si suicidano. Cosa può consigliare loro?

Vorrei consigliare loro di non arrendersi mai. Dobbiamo ricordare che tutto è nelle mani di Dio e tutto può cambiare in meglio. Dobbiamo necessariamente avere fede e non perdere la speranza. E dobbiamo pregare. E quando siamo scoraggiati dobbiamo pregare lo stesso, anche se diventa molto difficile. E, se ne abbiamo la possibilità, dovremmo partecipare più spesso ai sacramenti della Chiesa. Ma non è tutto. Dobbiamo necessariamente lavorare. Il lavoro di molti anni, spesso difficili, porterà i suoi buoni risultati. Purtroppo, oggi in Russia questo è estremamente difficile, soprattutto per le persone con disabilità. Ma la provvidenza di Dio, può funzionare anche a dispetto delle circostanze difficili, a dispetto della durezza di cuore, maleducazione e indifferenza delle persone che ci circondano e di altre circostanze tristi.

Così, per la misericordia di Dio e per la nostra fede i miracoli possono accadere anche oggi. Io credo che se una persona non si può realizzare non può organizzare la propria vita nel proprio paese nativo, allora, se si dispone di tale aspirazione e il desiderio nel cuore, è necessario fare sforzi per cercare questa realizzazione in un altro paese in cui questo sarà possibile. Il Signore ci ha creati capaci di svilupparci spiritualmente e intellettualmente, in modo che noi a nostra volta possiamo creare, inventare, indagare e ricercare il mondo intorno a noi, essere utili, amare, comunicare e interagire con altre persone. E se la nostra voce interiore ci spinge dobbiamo andare avanti subito, svilupparci e non arrenderci mai. Se il Signore vede la nostra volontà di lavorare, il nostro sincero desiderio di creare e di contribuire a buone opere, certamente ci darà il suo aiuto e non ci abbandonerà.

 

Dmitrij Lapa. Londra, Oxford Street. Foto: Irina Lapa

 Lo ripeto - la situazione della maggior parte delle persone disabili in Russia oggi è vicina a un punto morto, anche se è assolutamente certo che molti di loro sono persone profonde e di grande talento. Oggi hanno bisogno in particolare di sostegno, rispetto e comprensione, hanno bisogno che siano fornite loro tutte le condizioni necessarie per la loro vita e attività in modo che possano integrarsi nella vita sociale, essere parrocchiani attivi, lavorare in gruppo, creare famiglie forti e allevare i loro figli, in modo da che l'ambiente circostante sia accessibile a loro, in modo che possano liberamente circolare e viaggiare da soli. Tutto questo finora è molto lontano dalla realtà in Russia. La situazione si sposterà dal punto morto solo se e quando la società cambierà e cambieranno le leggi o almeno quelle attuali inizieranno a funzionare. Le persone disabili possono lavorare proficuamente in tutti i campi, ma proprio per questo devono essere coinvolte molte istituzioni sociali, e l’aiuto devono essere non solo a parole... E prima di tutto, la gente dovrebbe diventare più compassionevole e gentile.

 
Celebrazioni dell'Annunciazione a Mosca

Sua Santità il patriarca Kirill ha celebrato la Liturgia della festa dell’Annunciazione (che quest’anno è caduta in coincidenza della domenica della venerazione della Croce) presso la splendida cattedrale dell’Annunciazione al Cremlino di Mosca (qui la notizia con galleria fotografica). Dopo la fine della Liturgia, il patriarca ha insignito alcune persone di onorificenze ecclesiastiche. Tra i festeggiati, ci fa piacere vedere decorati, in occasione del loro compleanno (rispettivamente 75 e 45 anni), due persone che abbiamo già presentato su questo sito: il professor Aleksej Osipov e l’arciprete Vsevolod Chaplin.

In seguito alla funzione, secondo il costume caro ai russi, sua Santità ha liberato alcune colombe all’aria aperta.

 
Le fusioni in bronzo per la chiesa dei nuovi martiri

Gli scultori di Mosca Vitalij Shanov e sua moglie Daria Uspenskaja lavorano ai cancelli della chiesa dei nuovi martiri e confessori russi sul sangue, che sorgerà sulla Lubjanka. I cancelli per la chiesa dei nuovi martiri e confessori sono a rilievo in bronzo massiccio, ornati da un capo all'altro con figure di santi, angeli e testi. Questo è un grande progetto artistico, basato su note tradizioni iconografiche, ma con una soluzione unica nel suo genere. Il corrispondente fotografo del portale Pravoslavie.ru, Anatolij Gorjanov, ha catturato la parte finale di questo processo lungo e laborioso.

Preparazione dei modelli

Le fusioni

 
Perché pregare così tanto

"Quando le persone sono innamorate, vogliono costantemente trascorrere il tempo insieme, e parlare tra di loro. Finché sono insieme, sono anche felici di rimanere in silenzio. È lo stesso con Dio..." Il vescovo Iona (Cherepanov) trova parole sorprendenti in risposta al comune dilemma, "perché tutto nella Chiesa ortodossa prende così tanto tempo". Perché abbiamo bisogno di lunghe regole di preghiera e di lunghe funzioni; ci sono progetti per abbreviarle a causa del programma intensivo di vita degli uomini moderni? Siamo autorizzati a non pregare quando siamo stanchi dopo il lavoro? Leggete tutto nell'intervista.

Come facevano gli apostoli

Julija Kominko: Vostra Grazia, può rispondere alla domanda "perché tutto dura così a lungo tra gli ortodossi?" Le preghiere prima della comunione, le funzioni, gli acatisti, i canoni... Dopo tutto, il Signore non ha mai detto in nessuna parte del Vangelo: "Pregate più a lungo possibile". Al contrario, il "Padre nostro", la preghiera da lui data ai fedeli, è estremamente breve e concisa (Mt 6,9-13). Allo stesso tempo, Cristo ha rimproverato i farisei che pregavano a lungo per pretesa (Mt 23,14) e ha avvertito gli apostoli: "E quando pregate, non usate ripetizioni vane come fanno i pagani. Infatti essi pensano che saranno ascoltati per le loro molte parole. Pertanto, non siate come loro. Il vostro Padre conosce le cose di cui avete bisogno prima di chiederle" (Mt 6,7-8).

Quindi, questo significa che noi siamo come i farisei e i pagani?

Vescovo Iona (Cherepanov): Di fatto, le ultime parole che ha citato sono fondamentali. Come vediamo dal testo, i pagani pregano per cose banali, e per questo motivo il Signore avverte che il Padre celeste conosce le nostre esigenze anche prima di chiedergliele. Continua a dire: "Perché di tutte queste cose si preoccupano i pagani. Ma il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,32-33).

Perché di fatto è consigliabile, soprattutto durante il nostro primo periodo nella chiesa, dire le proprie preghiere dal libro di preghiera, cioè usare i testi scritti da santi? Perché in essi tutte le petizioni riguardano il Regno dei cieli. Immaginate per cosa avremmo pregato al momento in cui abbiamo iniziato a credere nel Signore, quando non ci eravamo ancora immersi nelle profondità del Vangelo né avevamo sperimentato l'altezza delle parole di Cristo. Ovviamente avremmo chiesto ciò che ci sembrava importante, quello che di solito vorremmo per noi stessi e per gli altri: salute, benessere, felicità personale. Eppure, questo è fondamentalmente quello che il Signore ci ha avvertiti di non chiedere.

Qui però abbiamo le parole della meravigliosa preghiera di san Giovanni Crisostomo che si legge ogni sera: "Signore, non rimuovere da me i tuoi beni celesti. Signore, liberami dalle pene eterne. Signore, se ho peccato con la mente o con il pensiero, con la parola o con l'azione, perdonami. Signore, liberami da ogni inconsapevolezza e dimenticanza, e meschinità d'animo, e pietrificata insensibilità..."

Tutte le petizioni si riferiscono al miglioramento dell'anima, al nostro rapporto con Dio, a cui veramente ci rivolgiamo come al nostro Padre celeste, che conosce i nostri problemi privati ​​e non ha nemmeno bisogno che glie li ricordiamo, e noi gli chiediamo solo le cose di cui abbiamo bisogno per stare con lui per l'eternità.

Quanto a denunciare i farisei che pregavano molto, ecco ciò che significa. A quel tempo, i farisei aspiravano al più alto livello di giustizia e attiravano l'attenzione su questa aspirazione in ogni modo possibile. C'erano alcune preghiere e tradizioni speciali per adorare Dio. Per esempio, come i credenti musulmani contemporanei, che all'orario appropriato, stendono senza difficoltà il loro tappeto anche se si trovano in un aeroporto, in un ufficio, in un'istituzione o in qualche altro luogo, e dicono le preghiere appropriate. Noi cristiani, che per la maggior parte siamo troppo imbarazzati a farci il segno prima di un pasto o quando passano davanti a una chiesa, che abbiamo paura di mettere in imbarazzo quelli che ci circondano rifiutando i cibi non quaresimali in un giorno di digiuno, dovremmo emulare questa confessione di fede. Tutte queste cose non hanno niente a che fare con l'umiltà, non c'è alcuna umiltà, semplicemente ci vergogniamo di dichiarare che siamo cristiani. Eppure Cristo ha detto: "Chi si vergognerà di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccaminosa, di lui anche il Figlio dell'Uomo si vergognerà quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi" (Mc 8,38). E nessuno ha revocato le parole di Cristo.

il vescovo Iona (Cherepanov). Foto di Juljia Makovejchuk

Tuttavia, ritorniamo ai farisei. Questi vedevano le preghiere in tempi specifici come relazioni con rituali specifici, non come segno della fede, ma come modo di fare mostra della loro pietà. Questo è in realtà ciò per cui il Signore li rimproverava.

Ora, perche tutto dura così a lungo tra gli ortodossi? Le nostre preghiere non sono uscite dal nulla – il nostro culto moderno si basa sul culto dell'Antico Testamento. Negli Atti dei Santi Apostoli leggiamo che i primi cristiani si radunavano nel tempio di Gerusalemme, nelle sinagoghe, cioè partecipavano alle funzioni: "Ogni giorno, nel tempio e in ogni casa, non cessavano di insegnare e predicare Gesù come il Cristo "(At 5,42).

Vi si dice anche che quando discese lo Spirito Santo "continuavano quotidianamente di comune accordo nel tempio" e spezzavano il pane da casa a casa (At 2,46). Ciò significa che innanzitutto pregavano e poi celebravano l'Eucaristia, spezzando il pane in memoria di Cristo. Il ciclo quotidiano del culto ortodosso è costituito dalle Ore, dal Vespro e dal Mattutino. La Liturgia non ne fa parte; è al di fuori di tutto, perché è la Cena Mistica, durante la quale comunichiamo al corpo e al sangue del Signore Gesù Cristo. Il ciclo quotidiano può essere paragonato alla preghiera che gli apostoli eseguivano quotidianamente continuando di comune accordo nel tempio, mentre la Liturgia può essere paragonata alla funzione speciale che svolgevano separatamente da casa a casa.

Inoltre, è scritto che continuavano ogni giorno nel tempio. Non si fermavano solo per leggere il "Padre nostro ...". Al contrario, partecipavano all'intero ciclo di culto, che consisteva in letture delle Sacre Scritture e altre preghiere. Si ricorda perché furono ordinati i diaconi? Perché gli apostoli non fossero distratti da questioni familiari, ma restassero "continuamente nella preghiera e nel ministero della parola" (At 6,4). Tutto questo dimostra anche che le funzioni non erano brevi.

Sì, il "Padre nostro" – la preghiera del Signore – ci mostra ciò per cui dobbiamo pregare. E, in verità, tutti gli altri testi che apparvero nella comunità cristiana sembrano essere la sua versione estesa. L'essenziale rimane immutato – preghiamo il nostro Signore per rimanere con lui nel suo regno e tutto il resto ci sarà dato in aggiunta.

Cosa possiamo dare in cambio della bellezza del culto?

Nelle città, nei villaggi la gente ha tanto da fare, mentre le lunghe funzioni del sabato e della domenica non lasciano praticamente tempo per nulla. Perché non possiamo renderle più corte in base al ritmo della vita della gente moderna?

Se guardiamo alla comunità dei primi cristiani, le Scritture sottolineano che si riunivano quotidianamente, trascorrendo del tempo a pregare.

Tuttavia, in questi giorni anche le persone con molto tempo libero, con un programma flessibile di lavoro, non frequentano la chiesa ogni giorno. Nella migliore delle ipotesi, vengono il sabato e la domenica. Non possiamo dire se questo è buono o cattivo, è così e basta. La necessità di partecipare al culto è stata ridotta alla Liturgia della domenica o di feste particolari. I cristiani sostanzialmente non festeggiano più i giorni di festa dei santi, né ascoltano i loro inni meravigliosi, né imparano dai testi che esaltano mentalmente i martiri, i venerabili e i giusti. L'interazione quotidiana con Dio è stata ridotta alle preghiere del mattino e della sera. Quindi, credo, la Chiesa ha già riorganizzato tutto il più possibile per soddisfare le esigenze moderne.

La gente spesso dice: "È crudele, lavoriamo tutta la settimana, e al sabato, invece di riposare, dobbiamo assistere alle funzioni..." Sa, mi dispiace per le persone che freddamente e consapevolmente si privano la bellezza degli inni dedicati al Cristo risorto. Poiché c'è poco che distingue una Liturgia di un giorno settimanale dalla Liturgia della domenica, ma tutte le ragioni per cui quel giorno si chiama "la piccola Pasqua" sono concentrate nel Vespro e nel Mattutino, serviti secondo la tradizione consolidata, alla vigilia della domenica. E se una persona prende seriamente tutto ciò che è letto e cantato in chiesa, cercando di trarne un senso, di viverlo, non penserebbe mai di scambiare la bellezza del culto per qualsiasi altra attività.

Le funzioni e le regole di preghiera lunghe non sono forse quei "fardelli difficili da portare" che sono posati sulle spalle dei fedeli, e di cui il Signore ha parlato nel Vangelo?

Se la preghiera è un peso per una persona, significa che questa persona semplicemente non amaDio. Non importa quanto crudele ciò possa sembrare.

Ho già menzionato in un'altra intervista che quando le persone sono innamorate, vogliono costantemente trascorrere il tempo insieme, e interagire tra loro. Trovano gioia anche solo nello stare seduti vicini, nel guardarsi a vicenda.

Quindi, se una persona non sente alcun bisogno di parlare con Dio, significa che non ama Dio. È una condizione orribile.

Pensi a ciascuno di noi al momento in cui siamo neofiti, quando corriamo in chiesa, preghiamo la mattina e la sera, quanto ci sentiamo tristi di concludere questa preghiera, quanto vorremmo parlare con Dio ancora e ancora. Sì, sappiamo, che era la chiamata della grazia, quando durante i nostri primi passi il Signore ci mostrava l'atteggiamento corretto dell'anima umana verso Dio – come pregare, come vivere, come organizzare la comunione con Dio. All'epoca, era come se avessimo visto l'ideale questo è come tutto dovrebbe essere; cerchiamo di aspirare a questo.

Alla fine, il Signore ritira questa grazia, perché la possiamo acquisire noi stessi, in modo da poter imparare a lavorare, a sforzarci in quella direzione. Ovviamente, non ci riusciremo tutto il tempo, ma, tenendo presente la gioia di essere con Dio, aspiriamo a riconquistare quello che abbiamo perso. E vedendo il nostro desiderio cosciente, grazie ai nostri sforzi il Signore ci darà sicuramente la grazia, ma ciò accadrà solo quando la realizzazione della gioia di comunione con Dio non ci farà alcun male, e non nutrirà la nostra vanità.

lo ieromartire Onufrij (Gagaljuk)

Voglio anche dire qualcosa per quanto riguarda la verbosità. C'era un meraviglioso asceta all'inizio del XX secolo, il futuro ieromartire Onufrij (Gagaliuk). Come vescovo della sede di Kharkov fu fucilato nel 1937.

Ho la sua foto firmata indirizzata a una figlia spirituale. Sua Grazia scrisse: "Alla serva di Dio Elena per il rafforzamento della sua fede e lealtà alla volontà di Dio". E poi: "Ogni persona che chiede l'aiuto di Dio lo riceverà, ma non sempre come lo se lo aspetta. Il Signore sa meglio di noi ciò che è buono per noi. Se chiediamo a Dio qualcosa, dobbiamo affidarci in tutto alla sua santissima volontà. Quello che dobbiamo fare è pregare e pregare".

Infatti, il Signore ascolta sempre quelli che pregano. Oltre a pregare per le cose celesti, dobbiamo pregare per un aiuto in questioni terrene, anche per la salute dei nostri cari, la nostra salute, per un aiuto in diverse esigenze. Ma Dio vede ogni situazione globalmente, nel suo complesso, e le cose che ci possono sembrare utili, importanti, pressanti possono essere per noi negative e completamente inutili, mentre abbiamo bisogno di qualcosa di completamente diverso. Allo stesso modo, cose che sembrano terribili e orribili alla fine possono rivelarsi le migliori.

Ecco perché quel che dobbiamo fare è "pregare e pregare".

parole di guida a una figlia spirituale. Iscrizione dietro una foto dello ieromartire Onufrij

Pregare senza compromettere la capacità lavorativa di una persona

Quando siamo esausti, potremmo alzarci la mattina o andare a letto la notte e semplicemente dire sinceramente e dal cuore: "Signore, abbi misericordia!"? O è necessario leggere sempre le preghiere del mattino e della sera, anche quando si fatica a finire?

Prima di tutto, vediamo per chi è "necessario".

Noi siamo quelli che hanno bisogno di queste preghiere, Dio non ne ha bisogno. Sappiamo che il Signore sa cosa c'è nei nostri cuori e non possiamo ingannarlo. Ci sono davvero momenti in cui una persona torna a casa dal lavoro stanca e davvero non ha alcuna energia per fare niente, ma dice: "Nelle tue mani, o Signore, rimetto il mio spirito". Tuttavia, se cominciamo a sederci di fronte al computer, poi a controllare tutti gli aggiornamenti di Facebook, come lo stato dei nostri amici, seguire tutti i link interessanti, unirci a qualche discussione sui forum e poi, con difficoltà, strapparci via dal monitor, farci il segno della croce e cadere sul letto con le parole: "Signore, abbi misericordia!", questo, bisogna ammetterlo, è già un inganno.

È sempre necessario agire secondo la propria coscienza. Ovviamente, a volte, una persona si stanca e ha bisogno di riposarsi a casa. Se il tuo lavoro è emotivamente drenante, specialmente nelle grandi città, è comprensibile che tu ti senta alla sera in qualche modo come spento, alla ricerca di uno scarico emotivo e di un sostegno. In questi casi, di solito consiglio di leggere le preghiere sino fino a "O Signore, amico degli uomini", poi prima di andare a dormire di finire di leggere le restanti preghiere, che sono proprio poche.

Se al mattino ti alzi di fretta per iniziare il lavoro del tuo giorno, dovresti ancora leggere le tue preghiere del mattino in seguito durante il giorno, quando hai il tempo?

Penso che sia meglio pregare dopo, piuttosto che non pregare affatto. Tuttavia, non importa quanto presto dobbiamo alzarci, alzarci quindici minuti prima per chiedere la benedizione di Dio per il giorno successivo non avrà alcun effetto negativo sulla nostra capacità di lavorare.

Poi, ancora, il Signore dice: "Figlio mio, dammi il tuo cuore". Quindi, se, per ragioni obiettive, non siamo riusciti a leggere qualcosa, è bene che la nostra coscienza ci rimproveri di questo. Tuttavia, non c'è alcun motivo di cedere alla disperazione, come quando pensiamo, "oh, no, non ho finito queste preghiere, e il Signore non avrà misericordia di me". "Sacrificio a Dio è uno spirito contrito: un cuore contrito e spezzato, o Dio, non lo disprezzerai "(Salmo 50,17), il che significa che se solo abbiamo questa contrizione del cuore e riconosciamo sinceramente:" O Signore, perdonami. Invece di pregare ho passato il tempo a guardare questo nuovo programma alla TV o a leggere un articolo su Internet", credo che il Signore ci perdonerà. Tuttavia, è importante costringerci a organizzarci, a pianificare il nostro programma in modo da avere il tempo per tutto.

Talvolta accade che le preghiere del mattino e della sera si perdano nel nostro cervello e che le leggiamo meccanicamente, senza immergerci nel senso meraviglioso e profondo delle petizioni in esse accumulate. In questa situazione, di solito consiglio due cose. Innanzitutto provate a pregare parlando. Lasciate che le parole siamo quiete, a bassa voce, ma quando di fatto proferisci a voce le parole che sei abituato a guardare con i tuoi occhi, le percepisci in modo completamente diverso, e queste cominciano a risuonare nella mente e nel cuore.

In secondo luogo, con la benedizione del tuo padre spirituale, ogni tanto, puoi sostituire le preghiere del mattino e della sera con i Salmi e le Ore. So che alcuni padri spirituali consigliano di leggere l'Ora prima al mattino e l'Ora nona la sera. O le Ore prima e terza al mattino, e le Ore sesta e nona alla sera. Ci vuole all'incirca lo stesso tempo, ma le preghiere sono diverse, e una persona fa un cambiamento e prega più consapevolmente.

Tutto è variabile, non esiste un quadro rigido. La cosa importante è avere una conversazione con Dio in casa, avere tempo per l'interazione personale con il nostro Signore.

il vescovo Iona (Cherepanov). Foto di Juljia Makovejchuk

Basta dire le cose come stanno: "Signore, sono troppo pigro".

Cosa consiglierebbe a coloro che non hanno mai l'energia per le preghiere del mattino e della sera e hanno sempre qualche tipo di lavoro che interferisce con la normale preparazione alla comunione?

La cosa più importante è non cercare scuse per se stessi. Ci sono nel Salterio parole meravigliose che spesso sentiamo durante le funzioni: "Non inclinare il mio cuore a opere malvagie, per trovare scuse nei peccati..." (Sal 14,4). "Inclinare il cuore a opere malvagie..." significa cercare scuse. Preghiamo che il Signore non inclini i nostri cuori alle parole ingannatricci che scusano i nostri peccati.

Quando non c'è tempo né energia, o talvolta neanche il desiderio o la volontà di organizzarsi, non cercare di ricoprire il tutto con qualche forma di scusa, come per esempio "è una tradizione successiva", "gli apostoli non hanno mai pregato in questo modo", "è una cosa per monaci, Dio non ne ha bisogno". Chiedo perdono, ma prima della rivoluzione i nostri antenati non avevano problemi a pregare, anche se dovevano lavorare molto più a lungo di noi, ma questo non impediva loro di frequentare le funzioni, anche quelle notturne. Oggi, usare scuse  come "sono troppo stanco per avere lavorato in ufficio, è troppo difficile per me fare prosternazioni, quindi non posso andare in chiesa", è un aperto inganno.

Sii onesto con te stesso e con il Signore. Se non riesci a fare qualcosa, basta dire: "Signore, ti amo. Signore, voglio servirti. Signore, voglio parlare con te. Aiutami nella mia debolezza ".

Abbi un giudizio umile su te stesso e chiedi aiuto al Signore: "Signore, voglio pregare, ma non ho volontà, sono ancora troppo pigro. Dammi la forza di stare con te, darmi la forza per essere tuo e per vivere come hanno vissuto i tuoi discepoli e gli apostoli che pregavano sempre".

E vedendo i nostri cuori contriti, certamente il Signore non ci priverà dei suoi doni celesti, sicuramente ci darà il suo aiuto, la forza per vivere, lavorare e pregare nel modo in cui dovrebbe comportarsi un cristiano.

 
La Cina vede il primo prete ortodosso in 60 anni

Con i paramenti inondati dalla luce rossa e oro delle candele, il primo sacerdote ortodosso ordinato nella Cina continentale da sei decenni ha condotto una funzione alla domenica di Pasqua – uno dei frutti più sorprendenti del riscaldamento dei legami tra Mosca e Pechino.

Aleksandr Yu Shi ha detto preghiere in slavonico ecclesiastico e in mandarino accanto alla Chiesa della Santa Protezione, nella città nord-orientale di Harbin, circondato dai fedeli locali.

"È  un giorno felice. Stiamo accogliendo la risurrezione," ha detto. "E anche per la chiesa ortodossa in Harbin, è una resurrezione".

La piccola e anziana comunità ortodossa – per lo più composta da discendenti di cinesi e russi che si sono sposo nel periodo di massimo splendore cosmopolita della città, un secolo fa – non ha avuto un prete per 15 anni.

Yu, un pacato ex direttore di banca, è il primo cinese ad aver studiato presso un seminario ortodosso con il sostegno del dichiaratamente ateo Partito comunista della Cina.

"Con l'aiuto dei governi di entrambi i paesi, sono stato in grado di imparare sistematicamente la teologia", ci ha detto nel suo ufficio, seduto sotto le fotografie che lo ritraggono accanto a barbuti luminari della Chiesa russa.

Shi, che ha i nonni buddisti, si è convertito durante gli studi di business a Mosca negli anni '90. È tornato un paio di anni fa per iscriversi al seminario teologico di San Pietroburgo.

Ordinato lo scorso anno, ha condotto per la prima volta la festa più importante nel calendario della Chiesa.

Shi ha presieduto all'altare di una chiesa cattolica di fronte alla sua parrocchia, poiché la sua chiesa della santa Protezione è in fase di ristrutturazione da parte dello stato.

Ha condotto una processione fino alla struttura rivestita di ponteggi, oscillando il turibolo dell'incenso e dichiarando ad alta voce in cinese: "Cristo è risorto!"

'Abbiamo sofferto tutti'

Mente la tranquilla, insistente intonazione slavonica di Shi echeggiava tra i banchi, circa 60 fedeli –circa per la metà cinesi e per il resto espatriati russi – si inchinavano più volte facendosi il segno della croce.

"Questo è molto significativo", ha detto Alla Lin, 50 anni, una corista che indossava sciarpe bianche e cantava in mandarino. Il suo padre era per metà russo.

Harbin una volta era conosciuta come la "Parigi d'Oriente" a causa della sua popolazione internazionale, tra cui decine di migliaia di russi e più di 20 chiese ortodosse.

Ma dopo che il partito comunista prese il potere nel 1949, molti russi fuggirono o furono rimpatriati e i credenti divennero clandestini, con le loro chiese demolite durante la caotica Rivoluzione Culturale lanciata nel 1966 da Mao.

Durante questo periodo "mio padre è stato accusato di essere una spia sovietica. Chiunque avesse sangue russo ha sofferto", ha detto Lin.

Ora rimangono solo un paio di chiese – tra cui l'ex cattedrale con le cupola verdi a cipolla, utilizzata come museo civico.

I servizi ortodossi sono ripresi negli anni '80 dopo la morte di Mao, ma non ci sono state ordinazioni, lasciando i locali incapaci di presiedere i servizi dopo che l'anziano prete della città è morto nel 2000.

Come guadagnarsi favori

Il partito comunista è ancora sospettoso della religione: il ​​mese scorso il presidente Xi Jinping ha ricordato ai credenti di obbedire al partito. Diverse auto della polizia hanno tenuto sotto controllo la veglia di Pasqua.

Ma i circa 10.000 fedeli ortodossi del paese sono una minuzia di fronte a una popolazione protestante in rapida crescita, di circa 60 milioni.

L'Ortodossia ha ricevuto una spinta sorprendente dalla nascente alleanza tra Mosca e Pechino alimentata dagli accordi energetici e dal mutuo sospetto verso gli Stati Uniti.

Xi ha incontrato Vladimir Putin – che ha stretti legami con la Chiesa ortodossa – più di dieci volte, così come il capo della Chiesa russa, il patriarca Kirill, che ha tenuto una significativa funzione a Pechino nel 2013.

Un sacerdote di Hong Kong è stato ordinato un anno dopo, ma l'ordinazione di Shi ha mostrato un "grande cambiamento di atteggiamento della Cina verso il cristianesimo ortodosso", ha detto il Global Times, legato al partito comunista.

"Per Pechino è un modo semplice per ingraziarsi Putin", Ci riferisce un ricercatore di studi religiosi presso uno think-tank dello stato cinese, rifiutando di dirci il suo nome. "Pechino percepisce i rischi come bassi, perché la popolazione ortodossa è molto piccola".

Al servizio della veglia di Pasqua, un coro di russi espatriati ha facilmente soffocato la folla cinese, che cantava canti ortodossi tradotti.

Ma Yu Maosheng, un ingegnere elettrico in pensione la cui moglie ha una nonna russa, ha detto di sperare di essere battezzato da Shi.

"È a causa dei governi di entrambe le parti", dice, quando gli chiediamo le ragioni della rinascita della chiesa.

Shi ha aggiunto: "Da quando ho iniziato a celebrare le funzioni, la gente ha cominciato a tornare alla chiesa. Avremo nuovi credenti".

Dopo una maratona liturgica di 4 ore e mezzo, ha asperso le uova sode con acqua santa e ha ripiegato per bene i suoi paramenti.

"Poiché abbiamo la fede corretta, l'Ortodossia metterà radici in Cina e si svilupperà", ha predetto.

 
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