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Una traduzione sbagliata del Padre Nostro?

Papa Francesco ha ragione quando dice che il passo nel Padre Nostro, "e non ci indurre in tentazione..." è una traduzione sbagliata?"

La Catholic News Agency ha riassunto così la tesi del papa:

"Il papa ha detto che le parole "non ci indurre in tentazione" non sono corrette, perché, ha detto, Dio non ci conduce attivamente alla tentazione.

Il papa ha anche elogiato una nuova traduzione operata dalla Conferenza episcopale francese.

La nuova traduzione francese è "et ne nous laisse pas entrer in tentation" – "e non lasciarci entrare in tentazione". Sostituisce la traduzione precedente "ne nous soumets pas à la tentation" – "non sottometterci alla tentazione" (Analysis: What is the context of Pope Francis’ words on the Lord’s Prayer? 12-11-2017).

Questa parte della preghiera del Signore si trova in Matteo 6:13 e Luca 11:4, e il testo greco è identico in entrambi i casi. Inserendo una traduzione letterale sotto il testo greco, potete vedere com'è strutturato il testo:

καὶ μὴ    εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν

e    non  indurre      noi    in  tentazione

La Young's Literal Translation lo traduce in inglese come: "And mayest Thou not lead us to temptation..."

Quindi non c'è davvero alcuna ragione per cui "non ci indurre in tentazione" dovrebbe essere una cattiva traduzione. Ciò che il papa sta suggerendo è una traduzione molto interpretativa, ma che ha poche basi nel testo stesso. Il problema è se Dio possa guidarci attivamente in un tempo di "tentazione" o di "prova", o se possa solo permettere passivamente che ciò accada.

Sappiamo che Dio non ci tenta nel senso di cercare di indurci a peccare (Giacomo 1:13). Ma Dio potrebbe condurci in un periodo di prove, che implica anche la tentazione? Sappiamo che questo è accaduto nel caso di Cristo stesso:

"Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo" (Matteo 4: 1).

Alcuni sostengono, basandosi su quella che suppongono essere la forma aramaica originale della preghiera, che la traduzione dovrebbe essere resa nel senso più passivo elogiato da Papa Francesco, ma John Nolland, nel suo commento su Luca, respinge questa linea di ragionamento:

"Non c'è in fin dei conti alcuna giustificazione linguistica per evitare l'attribuzione a Dio del sentiero in vista. Un originale semitico può essere stato ambiguo, ma è stato compreso nella tradizione di lingua greca rappresentata dai nostri scrittori del Vangelo in un modo abbastanza inequivocabile. Nel contesto dell'Esodo e oltre, si dice spesso che Dio mette alla prova il suo popolo (Es. 16:4; 20:20; Deut 8:2,16; 13:4; 33:8; Gdc 2:22) "(Word Biblical Commentary: Luke 9:21-18:34, vol. 35b, Nashville, TN: Thomas Nelson, 1993, p. 618).

E se il testo greco è una traduzione dell'originale aramaico, tanto più poiché sia san Matteo che san Luca lo rendono esattamente nello stesso modo, quale sarebbe la ragione per non seguire la loro traduzione il più vicino possibile quando si traduce il testo in altre lingue?

Ecco come il testo è tradotto in diverse delle principali traduzioni in inglese:

"And lead us not into temptation..." King James Version

"And lead us not into temptation..." Revised Standard Version

"And do not lead us into temptation..." New American Standard Bible

"And lead us not into temptation..." New International Version

"And do not bring us to the time of trial..." [e quindi una nota: "Or us into temptation") New Revised Standard Version

"And lead us not into temptation..." English Standard Version

Quindi il papa ha semplicemente torto, ancora una volta.

 
Strano eppure familiare: Il mio viaggio verso la Chiesa ortodossa

Il cielo e la terra sono uniti oggi. - Inno della Veglia nella notte di Natale

O strana Chiesa ortodossa! - Padre Lev Gillet

Un'assenza e una presenza

Mi ricordo esattamente quando ha avuto inizio il mio percorso personale verso l'Ortodossia. È  successo tutto inaspettatamente un sabato pomeriggio, nell'estate del 1952, quando avevo diciassette anni. Stavo camminando lungo Buckingham Palace Road, vicino alla stazione di Victoria nel centro di Londra, quando sono passato davanti a una chiesa gotica ottocentesca, grande e un po' fatiscente, che non avevo mai notato prima. Non c'era alcuna bacheca al di fuori - le relazioni pubbliche non sono mai state il punto di forza dell'Ortodossia nel mondo occidentale! - ma mi ricordo che c'era una targa di ottone che diceva semplicemente "Chiesa russa".

Quando entrai a San Filippo - questo era il nome della chiesa - in un primo momento pensai che fosse del tutto vuota. Fuori in strada c'era un sole brillante, ma all'interno era fresco, cavernoso e scuro. Quando i miei occhi si abituarono al buio, la prima cosa che ha attirò la mia attenzione fu un'assenza. Non c'erano banchi, niente sedie in file ordinate; davanti a me si estendeva una distesa ampia e vuota di pavimento lucido.

Poi capii che la chiesa non era del tutto vuota. Sparsi nella navata centrale e nelle navate laterali c'erano alcuni fedeli, molti dei quali anziani. Lungo le pareti c'erano icone, con lampade tremolanti di fronte a loro, e all'estremità est c'erano candele accese davanti all'iconostasi. Da qualche parte fuori dalla vista un coro cantava. Dopo un po' un diacono uscì dal santuario e fece il giro della chiesa incensando le icone e le persone, e notai che i suoi paramenti di broccato erano vecchi e un po' strappati.

La mia impressione iniziale di assenza era ora sostituita, all'improvviso, da uno sconvolgente senso di presenza. Sentivo che la Chiesa, lungi dall'essere vuota, era piena - piena di innumerevoli adoratori invisibili, che mi circondavano da ogni parte. Intuitivamente mi sono reso conto che noi, la congregazione visibile, eravamo parte di un tutto molto più grande, e che, mentre pregavamo, eravamo inseriti in una azione molto più grande di noi, in una celebrazione indivisa, onnicomprensiva, che univa il tempo e l'eternità, le cose di quaggiù con le cose di sopra.

Anni dopo, con uno strano senso di riconoscimento, mi sono imbattuto nella storia della conversione di san Vladimir, registrata nella Cronaca Primaria russa. Tornando a Kiev, gli inviati russi parlarono al principe della Divina Liturgia a cui avevano partecipato a Costantinopoli. "Noi non sapevamo se eravamo in cielo o sulla terra", dissero. "Sulla terra non esiste infatti tale splendore o tale bellezza, e non riusciamo a descriverlo. Sappiamo solo che là Dio abita in mezzo agli uomini... Perché non possiamo dimenticare quella bellezza". The Russian Primary Chronicle, tr. S. H. Cross e O. P. Sherbowitz-Wetzor (Cambridge, MA: The Mediaeval Academy of America, 1953), III. Sono stato preso da stupore quando ho letto quelle parole, perché questa era stata esattamente la mia esperienza alla funzione della Veglia russa a St Philip’s, Buckingham Palace Road. All'impostazione esteriore mancava lo splendore bizantino del X secolo, ma come gli emissari di san Vladimir anch'io avevo incontrato "il cielo sulla terra". Anche io avevo sentito l'immediata vicinanza della Liturgia celeste, la vicinanza degli angeli e dei santi, la bellezza increata del Regno di Dio. "Ora le potenze dei cieli insieme con noi invisibilmente adorano" (Liturgia dei Doni Presantificati).

Prima che la funzione fosse finita, lasciai la chiesa, e mentre uscivo fui colpito da due cose. In primo luogo, scoprii che non avevo idea di quanto tempo ero stato dentro. Poteva essere solo una ventina di minuti, avrebbero potuto essere due ore, non potevo dire. Ero stato su un livello in cui il tempo dell'orologio non era importante. In secondo luogo, appena ho fatto un passo fuori sul marciapiede il rombo del traffico di Londra mi ha inghiottito tutto in una volta come un'onda enorme. Il suono doveva essere stato udibile all'interno della chiesa, ma non l'avevo notato. Ero stato in un altro mondo dove il tempo e il traffico non avevano alcun significato, un mondo che era più reale - direi quasi più solido - di quello della Londra del ventesimo secolo a cui ora ero improvvisamente tornato.

Tutto alla funzione della Veglia era in lingua slavonica, e quindi con il mio cervello cosciente non ne potevo capire una sola parola. Eppure, appena lasciata la chiesa, mi sono detto con un chiaro senso di convinzione: Questo è il mio posto, sono arrivato a casa. A volte capita - non è curioso? - che, prima di avere appreso qualcosa in dettaglio di una persona, un luogo o un argomento, sappiamo con certezza: questa è la persona che amo, questo è il posto dove ho bisogno di andare, questo è il tema che, più di tutti gli altri, devo passare la mia vita ad esplorare. Dal momento della partecipazione alla funzione a che il servizio a St Philip’s, Buckingham Palace Road, ho sentito nel profondo del mio cuore che ero segnato per far parte della Chiesa ortodossa. (La chiesa, per inciso, è da tempo scomparsa, fu demolita circa quattro anni dopo la mia visita.)

Sono grato che il mio primo contatto con l'Ortodossia non sia stato attraverso la lettura di libri, e neppure attraverso l'incontro con membri della Chiesa Ortodossa in un contesto sociale, ma attraverso la frequentazione di un atto di culto. La Chiesa, secondo la concezione ortodossa, è in primo luogo una comunità liturgica, che esprime il suo vero sé attraverso l'invocazione e la dossologia. Il culto viene prima, la dottrina e la disciplina in seguito. Ho avuto la fortuna, quindi, di scoprire l’Ortodossia prima di tutto partecipando a un atto di preghiera collettiva. Ho incontrato la Chiesa ortodossa non come una teoria o un'ideologia, ma come un fatto concreto e specifico, come una presenza di adorazione.

"Questo è quello che ho sempre creduto..."

In retrospettiva, è chiaro per me che la mia mente era già decisa in quel pomeriggio d'estate nel 1952. Prima di essere effettivamente ricevuto, però, ho aspettato per quasi sei anni. In Gran Bretagna, negli anni '50, era un passo molto insolito per una persona occidentale cercare l'ingresso nella Chiesa ortodossa, e i miei amici inglesi per la maggior parte hanno fatto del loro meglio per dissuadermi. "Sarai un eccentrico permanente", hanno obiettato. "Dio ti ha situato culturalmente in Occidente; non scappare dai dilemmi e dalle sfide della tua eredità storica". Per quanto bello potesse essere il culto ortodosso, non c'era forse (mi hanno chiesto) un tragico divario tra i principi ortodossi e la pratica ortodossa? Il mio approccio all'Ortodossia non era forse troppo idealizzato, troppo sentimentale? Non ero forse alla ricerca di una sicurezza e una protezione di cui non potremo mai godere qui sulla terra, e che non dovremmo cercare ?

In modo meno prevedibile, la maggior parte degli ortodossi da cui ho cercato un consiglio mi ha offerto ugualmente poco incoraggiamento. Sono stati onesti e realistici - e di questo rimango loro grato - nel dirigere la mia attenzione alle carenze storiche della Chiesa ortodossa, nonché alle particolari difficoltà che essa affronta nel mondo occidentale. C'era molto nell'Ortodossia, così mi misero in guardia, che era molto lontano dal "cielo sulla terra"! Quando mi sono avvicinato al vescovo assistente nella cattedrale greco a Londra, il vescovo James (Virvos) di Apamaea, questi mi parlò gentilmente e a lungo, ma mi incoraggiò a rimanere un membro della Chiesa anglicana in cui ero stato educato. Un sacerdote russo a cui ho parlato a Parigi mi diede esattamente lo stesso consiglio.

In un primo momento questo mi ha sconcertato. Nelle mie letture sull'Ortodossia avevo rapidamente scoperto che essa pretende di essere, non solo una tra le tante "confessioni" alternative, ma la vera Chiesa di Cristo sulla terra. Eppure, sembrava che gli stessi ortodossi mi dicessero: "Sì, l'Ortodossia è infatti l'unica vera Chiesa, ma tu non dovresti in nessun caso aderirvi. È solo per noi orientali, greci, russi e il resto". L'adesione alla verità salvifica sembrava dipendere da incidenti di nascita e di geografia.

Con il senno di poi posso apprezzare meglio perché il Vescovo James ha parlato in quel modo. Quaranta o cinquanta anni fa c'erano molti ortodossi, e anche molti anglicani, che sinceramente speravano che la comunione anglicana si riconciliasse con l'Ortodossia in modo corporativo. Le conversioni individuali dall'anglicanesimo alla Chiesa ortodossa erano quindi scoraggiate; gli anglicani, si riteneva, avrebbero fatto meglio a rimanere dove erano, e a lavorare per l'unità all'interno della loro Chiesa presente, come un lievito "anglo-ortodosso".

Temo che queste speranze di riunione corporativa siano sempre state poco realistiche. Ma si deve ricordare che, nel corso della prima metà del XX secolo, il partito moderato della "Chiesa alta" entro l'anglicanesimo - che si basa su di un richiamo ai Concili ecumenici e ai Padri - era molto più forte di quanto non lo sia oggi, mentre la tendenza estrema "liberale", con il suo relativismo dottrinale e morale, era molto meno pronunciata, anche se già chiaramente in evidenza. In ogni caso il Vescovo James non era affatto il solo a sognare che l'anglicanesimo alto potesse alla fine diventare il nucleo di un'Ortodossia occidentale cresciuta sul luogo.

Il vescovo James aveva anche ragioni pastorali. Nessuna delle sue parrocchie in quel momento utilizzava l'inglese nel proprio culto domenicale, e solo alcuni dei suoi sacerdoti parlavano altro che il greco. Lui non era disposto ad accettare britannici sotto la sua responsabilità, privo come era di risorse per prendersi cura di loro. In questo era sicuramente in larga misura giustificato; è gravemente irresponsabile per clero ortodosso ricevere i convertiti, e dopo non fare più nulla per loro. (Posso pensare a molti casi in cui questo è in effetti accaduto) I convertiti devono essere integrati in una comunità viva, non devono solo essere gettati nella parte più profonde della piscina degli ortodossi, e poi lasciati a se stessi ad affondare o a nuotare.

Oltre a questo, mi rendo ora conto, il vescovo James volle mettermi alla prova. Vedendo il mio desiderio di diventare ortodosso, voleva farmi guardare con attenzione agli argomenti sul lato opposto. Sapeva che, se ero serio, sarei tornato di nuovo da lui. E così in effetti è stato.

Nel frattempo, qualche tempo prima di andare a incontrare il vescovo James, ho iniziato a sviluppare una serie di contatti ortodossi. Poco dopo la mia prima esperienza del culto ortodosso presso la chiesa russa a Londra, ho iniziato il mio corso universitario a Oxford. Per quattro anni ho studiato classici greci antichi e latini, con un po' di filosofia moderna, e poi sono rimasto presso l'università per due ulteriori anni di teologia. (Per inciso, non sono mai andato a un collegio teologico anglicano, né sono stato ordinato nella Chiesa d'Inghilterra). A Oxford ho avuto la possibilità di incontrare i cristiani ortodossi in prima persona. In particolare, ho conosciuto Nicolas Zernov, il docente universitario di cultura ortodossa orientale, e ricordo ancora con piacere la generosa ospitalità dispensata da lui e da sua moglie Militza, e le conversazioni esilaranti e imprevedibili che erano soliti avviare con i loro numerosi ospiti. Ho incontrato anche padre (poi arcivescovo) Basil Krivocheine, che officiava nella piccola cappella russa a Oxford, e che stava preparando la sua classica edizione delle catechesi di san Simeone il Nuovo Teologo. Un nuovo mondo si è aperto davanti a me, mentre sentivo leggere la descrizione di San Simeone delle sue visioni della Luce divina e increata, e ho cominciato ad apprezzare il posto centrale assegnato nell'ortodossia al mistero della Trasfigurazione di Cristo.

Mentre ero a Oxford, sotto l'influsso del mio caro amico dai tempi della scuola, Donald (A. M.) Allchin, sono diventato un membro attivo della Compagnia di sant'Albano e san Sergio, il cui scopo è quello di promuovere il riavvicinamento tra Ortodossia e anglicanesimo. Le conferenze estive della Compagnia hanno avuto un effetto decisivo su di me. Qui ho ascoltato anglicani come l'arcivescovo Michael Ramsey, Padre Derwas Chitty, e il professor H. A. Hodges, che consideravano tutti l'Ortodossia come pienezza integrale della tradizione cristiana, alla quale l'anglicanesimo aveva bisogno di tornare. Come vedevano loro, gli anglicani potevano professare la completa fede ortodossa pur rimanendo nella Chiesa d'Inghilterra, e in questo modo potevamo contribuire a portare i nostri fratelli anglicani più vicini all'Ortodossia.

Il loro entusiasmo ha infiammato la mia immaginazione, ma una parte di me è rimasta insoddisfatta. Io desideravo essere ortodosso in modo totale e visibile. Più imparavo dell'Ortodossia, più me ne rendevo conto: questo è quello che ho sempre creduto nel mio sé più profondo, ma mai prima d'ora l'ho sentito così bene espresso. Non ho trovato l'Ortodossia arcaica, straniera o esotica. Per me non era altro che semplice cristianesimo.

La Chiesa è una

I miei primi contatti con il mondo ortodosso furono per la maggior parte russi. Divorai libri come A Treasury of Russian Spirituality di G. P. Fedotov, e With the Russian Pilgrims to Jerusalem di Stephen Graham. Fui subito attratto da san Serafino di Sarov, che ho conosciuto dal racconto di Iulia de Beausobre, un po' romanzato ma profondamente commovente, Flame in the Snow. A livello più teologico un punto di riferimento fondamentale nel mio viaggio è stato il breve saggio di Alexis Khomiakov "La Chiesa è Una". Qui ho trovato, espressa verbalmente, la visione della comunione dei santi, che avevo prima sperimentato come realtà vivente presso la chiesa russa a Londra:

La Chiesa è una, nonostante la sua divisione, come appare a un uomo che è ancora vivo sulla terra... Coloro che sono vivi sulla terra, coloro che hanno terminato la loro vita terrena, coloro che, come gli angeli, non sono stati creati per una vita sulla terra, quelle generazioni future che non hanno ancora iniziato la loro vita terrena, sono tutti uniti insieme in una Chiesa, in una stessa grazia di Dio... la Chiesa visibile, o sulla terra, vive in completa comunione e unità con il tutto corpo della Chiesa, di cui Cristo è il capo... la Chiesa, anche sulla terra, non vive una vita terrena, ma una vita divina, e di grazia... C'è un solo Dio e una sola Chiesa. Alexis Khomiakov, "The Church is One ", in W. J. Birkbeck (a c. di), Russia and the English Church during the Last Fifty Years (Londra: Eastern Church Association, 1895), 193-94, 211, 222.

Negli anni successivi, leggendo più ampiamente teologia ortodossa, sono venuto a riconoscere i limiti dell'ecclesiologia slavofila di Khomiakov, ma al momento essa mi ha fornito esattamente quello che mi serviva. Sono stato anche molto aiutato dall'articolo di Padre Georges Florovsky, "Sobornost: la cattolicità della Chiesa", in cui egli sottolinea la natura essenziale della Chiesa come unità nella diversità, a immagine e somiglianza di Dio, la Santissima Trinità:

Il regno della Chiesa è l'unità. E, naturalmente, questa unità non è esteriore, ma è interiore, intima, organica. È l'unità del corpo vivente, l'unità dell'organismo. La Chiesa è un'unità non solo nel senso che è una e unica, è un'unità, prima di tutto, perché il suo stesso essere consiste nel riunire il genere umano separato e diviso. È questa unità che è il "sobornost" o la cattolicità della Chiesa. Nella Chiesa l'umanità passa su un altro piano, inizia un nuovo modo di esistere. Una nuova vita diventa possibile, una vita vera, integra e completa, una vita cattolica, "nell'unità dello Spirito, nel vincolo della pace " (Ef 4, 3). Una nuova vita comincia, un nuovo principio di vita, "come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi... perché siano una cosa sola come noi" (Gv 17,21-23). Questo è il mistero della riunione finale nell'immagine dell'unità della Santissima Trinità. Georges Florovsky, "Sobornost: la cattolicità della Chiesa", in E. L. Mascall (a cura di), La Chiesa di Dio. Un simposio anglo-russo, membri della Compagnia di sant'Albano e san Sergio (Londra: SPCK, 1934) 55. Questo articolo è stato ristampato nel vol. 1 delle Opere Complete di Florovsky (Belmont, MA: Nordland, 1972).

La cattolicità, aggiunge padre Georges, "significa vedere noi stessi in un altro, nella persona amata"; "Sobornost", 59. Ed è nella cattolicità della Chiesa, e là solo, che "la dolorosa dualità e tensione tra la libertà e l'autorità è risolta". "Sobornost", 73. In tutta la mia vita adulta sono sempre tornato a questo articolo, che dice molto di più in ventuno pagine di quanto la maggior parte degli autori riesce a dire in volumi interi.

Mentre era soprattutto dai russi che ho ricevuto la mia prima idea Ortodossia, durante la mia prima visita in Grecia nel 1954, anche il mondo spirituale bizantino ha vinto la mia fedeltà. Da classicista il mio scopo principale era di guardare l'Acropoli, Olimpia, Delfi e Cnosso. Così, quando i miei compagni di viaggio inclusero Sparta nel nostro itinerario, protestai. Gli spartani non furono meri ginnasti e militaristi, che non avevano lasciato dietro di sé alcun monumento degno di una deviazione? In realtà ciò che i miei amici mi stavano portando a visitare non era Sparta stessa, ma la città bizantina di Mistra tre miglia più oltre. Qui sono stato felice di vedere davanti a me non solo alcuni ruderi sparsi ma un'intera città che sale la collina - strade, palazzi, monasteri, chiese con molte cupole - tutti insieme sullo spettacolare fondale della catena del Taigeto coperta di neve. Guardando i santi affrescati sui muri della chiesa, vivi, come W. B. Yeats che ho trovato in loro "i maestri di canto della mia anima".

Tradizione, martirio, quiete

Mentre approfondivo la mia conoscenza dell'Ortodossia, tre cose in particolare mi hanno attratto e mi hanno tenuto legato. In primo luogo, ho percepito nella Chiesa ortodossa contemporanea - nonostante le sue tensioni interne e le sue carenze umane - una continuità viva e ininterrotta con la Chiesa degli apostoli e dei martiri, dei Padri e dei Concili ecumenici. Questa continuità vivente è stata riassunta per me nelle parole pienezza e totalità, ma la maggior parte di tutto ciò è stato espresso col termine Tradizione. L'Ortodossia possiede, non per meriti umani, ma per grazia di Dio, una pienezza di fede e di vita spirituale, una pienezza in cui gli elementi del dogma e della preghiera, della teologia e della spiritualità, costituiscono un tutto integrato e organico. È in questo senso la Chiesa della santa Tradizione.

In questo contesto, vorrei porre speciale enfasi sulla parola "pienezza". L’Ortodossia ha la pienezza della vita in Cristo, ma non ha il monopolio esclusivo della verità. Non credevo allora, né credo ora, che ci sia un netto contrasto assoluto fra la "luce" ortodossa e le "tenebre" non ortodosse. Non dobbiamo immaginare che, poiché l'Ortodossia possiede la pienezza della santa Tradizione, gli altri corpi cristiani non possiedano nulla. Lungi da ciò; non sono mai stato convinto dalle pretese rigoriste che la vita sacramentale e la grazia dello Spirito Santo possano esistere solo nei limiti visibili della Chiesa ortodossa. Vladimir Lossky ha sicuramente ragione a sostenere che, nonostante una separazione verso l'esterno, le comunità non ortodosse mantengono ancora legami invisibili con la Chiesa ortodossa:

Fedele alla sua vocazione di assistere la salvezza di tutti, la Chiesa di Cristo valorizza ogni "scintilla di vita", per quanto piccola, nelle comunità dissidenti. In questo modo testimonia il fatto che, nonostante la separazione, essi conservano ancora un certo legame con il centro unico e vivificante, un legame che è - per quanto ci riguarda - "invisibile e oltre la nostra comprensione". C'è una sola vera Chiesa, la sola dispensatrice della grazia sacramentale, ma ci sono diversi modi di essere separati da quella unica vera Chiesa, e vari gradi di diminuzione realtà ecclesiale al di fuori dei limiti visibili. Vladimir Lossky, nota introduttiva all'articolo del patriarca Sergio di Mosca, "L'Église du Christ et les communautés dissidentes", Messager de I'Exarchat du Patriarche Russe en Europe Occidentale 21 (Parigi, 1955), 9-10.

Così, secondo il punto di vista di Lossky, che volentieri faccio mio, le comunità non ortodosse continuano in vari gradi a partecipare alla vita di grazia della Chiesa. Eppure, resta tuttavia vero che, mentre queste comunità non ortodosse possiedono una parte della salvifica e vivificante verità, la pienezza di quella verità si trova nella sola Ortodossia.

Sono rimasto particolarmente colpito dal modo in cui i pensatori ortodossi, parlando della loro Chiesa come la Chiesa della santa Tradizione, insistono nello stesso tempo che la Tradizione non è statica, ma dinamica, non difensiva ma esplorativa, non chiusa e rivolta all'indietro, ma aperta al futuro. La Tradizione, ho imparato dagli autori che ho studiato, non è semplicemente una ripetizione formale di ciò che è stato affermato in passato, ma si tratta di una ri-sperimentazione attiva del messaggio cristiano nel presente. L'unica vera Tradizione è viva e creativa, formata dall'unione della libertà umana con la grazia dello Spirito. Questo dinamismo vitale è stato riassunto per me nella lapidaria frase di Vladimir Lossky: "La Tradizione... è la vita dello Spirito Santo nella Chiesa. " Le mie corsivo. Si veda "Tradition and traditions", in Leonid Ouspensky e Vladimir Lossky, The Meaning of Icons (Olten, Svizzera: Urs Graf - Verlag, 1952), 17; nell'edizione riveduta (Crestwood, NY: St Vladimir's Seminary Press, 1982), 15. Questo saggio è stato ristampato in Vladimir Lossky, In the Image and Likeness of God (Crestwood, NY: di St Vladimir's Seminary Press, 1974), 141-68 ; v. 152. Naturalmente Lossky non esclude la dimensione cristologica della Tradizione, come è chiaro dal contesto in cui questa frase è espressa. Sottolineando il punto, aggiunge: "Si può dire che 'Tradizione' rappresenta lo spirito critico della Chiesa" "Tradition and traditions", 19 (edizione riveduta, 17). Noi non rimaniamo semplicemente all'interno della Tradizione per inerzia.

Agli occhi di molti osservatori non ortodossi in Occidente, l'Ortodossia appare come una Chiesa di immobilità rigida, orientata sempre verso il passato. Questa, tuttavia, non è stata la mia impressione personale, quando in primo luogo sono venuto a sapere della Chiesa Ortodossa nei primi anni '50, e non è certamente la mia impressione oggi dopo essere stato ortodosso per oltre quarant'anni. Anche se molti aspetti della vita ortodossa sono infatti caratterizzati da un certo arcaismo, questo è molto lontano dall'essere tutta la storia. Al contrario, ciò che Sir Ernest Barker dice dei dodici secoli di storia bizantina può essere applicato allo stesso modo ai venti secoli di vita ecclesiale ortodossa: "Il conservatorismo è sempre mescolato con il cambiamento, e il cambiamento intacca sempre il conservatorismo, nel corso dei 1200 anni della storia bizantina, e questa è l'essenza e il fascino di quegli anni". Social and Political Thought in Byzantium (Oxford: Clarendon Press, 1957), 28.

Come vita dello Spirito Santo nella Chiesa, così ho scoperto, la Tradizione è onnicomprensiva. In particolare, essa include la parola scritta della Bibbia, perché non c'è dicotomia tra Scrittura e Tradizione. La Scrittura esiste all'interno della Tradizione, e allo stesso modo la Tradizione non è altro che il modo in cui la Scrittura è stata compresa e vissuta dalla Chiesa in ogni generazione. Così sono giunto a vedere la Chiesa ortodossa non solo come "tradizionale", ma anche come scritturale. Non è senza ragione che il libro dei Vangeli poggia sul centro della sacra mensa in ogni luogo di culto ortodosso. Gli ortodossi, piuttosto che i protestanti, sono i veri evangelici. (Se solo noi ortodossi in pratica studiassimo la Bibbia come fanno i protestanti!)

Come la vita dello Spirito, così Lossky e Florovsky mi hanno assicurato nei loro scritti, e ho avuto la felicità di conoscere entrambi non solo attraverso i loro scritti, ma personalmente: Vladimir Lossky prima, e Padre Georges dopo la mia ricezione nella Chiesa Ortodossa. "La Tradizione non è solo onnicomprensiva, ma inesauribile. Nelle parole di Padre Georges Florovsky:

La Tradizione è la costante dimora dello Spirito e non solo la memoria delle parole. La tradizione è un principio carismatico, non un principio storico... L'esperienza di grazia della Chiesa... nella sua pienezza cattolica... non si esaurisce nella Scrittura, o nella tradizione orale, o nelle definizioni. Non può, non deve, esaurirsi". "Sobornost", 65, 67

Mentre il periodo dei sette Concili Ecumenici possiede un'importanza preminente per l'Ortodossia, non dobbiamo per un momento immaginare che "l'età dei Padri" si sia conclusa nel VIII secolo. Al contrario, l'epoca patristica è aperta. Non vi è alcun motivo, a parte il peccato umano, perché non ci dovrebbero essere nel terzo millennio ulteriori Concili Ecumenici e nuovi Padri della Chiesa, pari in autorità a quelli dei primi secoli cristiani, perché lo Spirito Santo continua a essere presente e attivo nella Chiesa tanto oggi quanto lo era in passato.

Questa concezione vibrante e vivifica della Tradizione che ho scoperto nell'Ortodossia mi è sembrata sempre più sensata. Sempre più ho scoperto che la continuità di vita a cui la Chiesa ortodossa ha reso testimonianza mancava nell'anglicanesimo in cui ero stato educato fin dalla prima infanzia. La continuità è stata compromessa, se non distrutta, dagli sviluppi all'interno dell'Occidente latino durante il Medioevo. Anche se, per molti anglicani a partire dal XVI secolo, la Riforma inglese ha rappresentato un tentativo di ritornare alla Chiesa dei Concili Ecumenici e dei primi Padri, quanto in realtà questo tentativo potrebbe essere considerato un successo? La "ortodossia" della Chiesa d'Inghilterra sembrava nel migliore dei casi una cosa implicita - un'aspirazione e una speranza lontana piuttosto che una realtà immediata e pratica.

Non cesserò mai di essere sinceramente grato per la mia educazione anglicana. Nno vorrei mai impegnarmi in polemiche negative contro la comunione in cui sono arrivato a conoscere Cristo come mio Salvatore. Ricordo con felicità duratura la bellezza dei servizi corali a Westminster Abbey a cui partecipavo da ragazzo mentre studiavo alla Westminster School e in particolare mi ricordo la grande processione con la croce, le candele e gli stendardi all'Eucaristia cantata in occasione della festa di sant'Edoardo il Confessore. Sono grato anche per i legami che ho formato, a scuola e all'università, con i membri della Società di san Francesco, come Padre Algy Robertson, il padre guardiano, e il suo giovane discepolo fratello Peter. Sono stati i francescani anglicani che mi hanno insegnato il posto della missione all'interno della vita cristiana e il valore della confessione sacramentale.

Io considererò sempre la mia decisione di abbracciare l'Ortodossia come il completo coronamento di tutto ciò che c'è stato di meglio nella mia esperienza anglicana; come un'affermazione, non un ripudio. Eppure, con tutto il mio amore e gratitudine, non posso in onestà tacere su ciò che mi turbava negli anni '50, e oggi mi turba molto di più; ovvero l'estrema diversità delle credenze e delle pratiche conflittuali che coesistono entro i limiti della comunione anglicana. Ero (e sono) turbato prima di tutto dai punti di vista contrastanti di anglo-cattolici ed evangelici riguardo ad articoli centrali della fede, come la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia e la Comunione dei Santi. Gli elementi consacrati devono essere adorati come il vero corpo e sangue del Salvatore? Possiamo intercedere per i defunti, e chiedere ai santi e alla Madre di Dio di pregare per noi? Questi non sono solo problemi marginali, sui quali i cristiani possono legittimamente convenire di dissentire. Sono fondamentali per la nostra vita in Cristo. Come dunque potrei continuare in un corpo cristiano che permette ai suoi membri di avere opinioni diametralmente opposte su questi temi?

Ero ancora più disturbato dalla presenza all'interno dell'anglicanesimo di un'ala "liberale" che mette in dubbio la divinità di Cristo, la sua nascita verginale, i suoi miracoli e la sua resurrezione corporale. Le parole di san Tommaso risuonavano nelle mie orecchie: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20, 28). Ho sentito san Paolo dirmi: "Se Cristo non è risuscitato, allora la nostra predicazione è vuota, e anche la vostra fede è vana" (I Cor 15, 24). Per la mia salvezza avevo bisogno di appartenere a una Chiesa che conservava con incrollabile fedeltà gli insegnamenti cristiani principali concernenti la Trinità e la persona di Cristo. Dove potevo trovare tale Chiesa? Non, ahimè!, nell' anglicanesimo. Non aveva quella continuità e pienezza della Tradizione viva che stavo cercando.

Che cosa dire, allora, di Roma ? Negli anni '50, prima del Concilio Vaticano II, il corso ovvio - per ogni membro di mentalità cattolica della Chiesa d' Inghilterra, infelice per la "comprensività" anglicana - era quello di diventare cattolico romano. Ecco una comunione cristiana che, non meno che la Chiesa ortodossa, rivendica una continuità ininterrotta con gli apostoli e i martiri, con i primi Concili e i Padri. Per di più, è una chiesa di cultura occidentale. Perché, allora, guardare all'Ortodossia? La mia ricerca della Tradizione vivente non avrebbe potuto trovare il suo compimento molto più a portata di mano?

Eppure, ogni volta che sentivo la tentazione di spostarmi verso Roma, esitavo. Quello che mi tratteneva non era soprattutto il Filioque, anche se dopo aver letto Lossky ho potuto vedere che era un puntoimportante. Il problema di fondo, tuttavia, era la pretesa papale di giurisdizione universale e infallibilità. Dal mio studio dei primi secoli del cristianesimo, era diventato chiaro per me che Padri orientali, come san Basilio Magno e san Giovanni Crisostomo - e in effetti i Padri occidentali come san Cipriano e sant'Agostino - comprendevano la natura della Chiesa sulla terra in un modo radicalmente diverso dal punto di vista del primo Concilio Vaticano. La dottrina sviluppata del primato romano, come la vedevo, non era semplicemente fedele alla storia. La centralizzazione papale, soprattutto a partire dal secolo XI, aveva gravemente compromesso la continuità della Tradizione all'interno della comunione romana. Solo nella Chiesa ortodossa potevo trovare quello che cercavo: la presenza vivificante e senza ombre del passato.

La mia convinzione che solo all'interno dell'Ortodossia potevo trovare in pienezza una continuità ininterrotta con la Chiesa degli apostoli e dei Padri è stata rafforzata da altri due aspetti dell'Ortodossia che ho cominciato a notare sempre più. La prima è stata la prevalenza della persecuzione e del martirio all'interno della recente esperienza ortodossa - prima sotto i turchi e poi, nel XX secolo, sotto il comunismo. Qui c'era qualcosa che collegava la Chiesa ortodossa dei tempi moderni direttamente alla Chiesa pre-costantiniana dei primi tre secoli. "La mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza", ha detto Cristo a san Paolo (2 Cor 12,9), e ho visto le sue parole compiersi di nuovo e di nuovo nella storia ortodossa dopo la caduta di Bisanzio.

Accanto a coloro che hanno subito un martirio di sangue esteriore e visibile, ci sono stati anche innumerevoli altri nell'Ortodossia che hanno seguito il Cristo umiliato attraverso una vita di martirio interiore: santi kenotici che hanno mostravano un amore dolce, generosao e compassionevole, come Xenia di San Pietroburgo, Serafino di Sarov, Giovanni di Kronstadt, e Nettario di Egina. Ho trovato la stessa compassione kenotica negli scritti di Dostoevskij e Tolstoj. Due santi che mi sono piaciuti in modo speciale - perché ero stato un pacifista fin dall'età di diciassette anni - sono stati di Boris e Gleb i sofferenti della passione, principi fratelli di Kiev dell'XI secolo. Nel loro rifiuto di versare il sangue anche in auto-difesa, nella loro ripudio della violenza e nella loro sofferenza innocente, ho visto esemplificato il messaggio centrale della Croce di Cristo.

Un altro aspetto dell'Ortodossia che sono giunto ad apprezzare, a fianco del martirio, era la teologia mistica dell'Oriente cristiano. La Tradizione, mi sono reso conto, non significa solo il passaggio di definizioni dottrinali, ma ugualmente la trasmissione della spiritualità. Non ci può essere alcuna separazione, e ancora meno opposizione, tra i due, come giustamente afferma Vladimir Lossky, "non c'è... alcun misticismo cristiano senza teologia, ma, soprattutto, non c'è teologia senza mistica", perché il misticismo va visto "come perfezionamento e corona di tutta la teologia: come la teologia per eccellenza." La teologia mistica della Chiesa d'Oriente (Londra: James Clarke, 1957), 9.

Mentre erano stati i servizi liturgici con il loro ricco simbolismo e la loro musica che in origine mi avevano attirato all'Ortodossia, ora vedevo come questa forma "iconica" del culto era controbilanciata nell'Oriente cristiano dalla pratica "non iconica" o apofatica della preghiera esicasta, con il suo "mettere a riposo" immagini e pensieri. Nei Racconti di un pellegrino e negli scritti di "un monaco della Chiesa d'Oriente" - l'archimandrita Lev Gillet, cappellano ortodosso della Compagnia di sant'Albano e san Sergio - ho imparato come l'hesychia, l'immobilità o il silenzio del cuore, si ottiene attraverso la ripetizione costante della Preghiera di Gesù. Sant'Isacco il Siro mi ha dimostrato che tutte le parole trovano il loro compimento nel silenzio, proprio come i servi tacciono quando il maestro arriva in mezzo a loro:

I movimenti della lingua e del cuore durante la preghiera sono le chiavi. Ciò che viene dopo è l'ingresso nella sala del tesoro. A questo punto ogni bocca e ogni lingua diventino silenziosi. Che il cuore, che è il tesoro dei nostri pensieri, e l'intelletto, che è il sovrano dei nostri sensi e della mente, come uccello dalle ali veloci e audace, con tutte le loro risorse e poteri e intercessioni persuasive - che tutti questi ora siano in pace: perché il padrone di casa è arrivato. Omelia 22 (23): tr. Wensinck, 112; tr. Miller, 116.

La Chiesa come comunione

Queste tre cose - la Tradizione, il martirio e la quiete - erano già sufficienti per convincermi della realtà e della pertinenza dell'Ortodossia. Ma la necessità impellente per me non solo di contemplare l'Ortodossia dall'esterno, ma anche di entrare dentro, mi è stata portata in casa con le parole che ho sentito nel mese di agosto 1956 alla conferenza estiva della Compagnia di Sant'Albano e san Sergio. A padre Lev Gillet fu chiesto di definire il termine "Ortodossia". Egli rispose: "Un ortodosso è uno che accetta la Tradizione apostolica e che vive in comunione con i vescovi, che sono nominati come insegnanti di questa Tradizione".

La seconda parte di questa affermazione - la parte che ho messo in corsivo - era di particolare importanza per me. Ho pensato tra me: sì, in effetti, come anglicano io sono libero di mantenere la Tradizione apostolica della Chiesa ortodossa come mia opinione privata. Ma posso onestamente dire che questa Tradizione apostolica è insegnata all'unanimità dai vescovi anglicani, con cui sono in comunione? L'Ortodossia, così riconobbi in un improvviso lampo di intuizione, non è semplicemente una questione di fede personale; presuppone anche una comunione esteriore e visibile nei sacramenti con i vescovi che sono divinamente assegnati a testimoniare la verità. La questione non poteva essere evitata: se l'Ortodossia significa comunione, era possibile per me essere veramente ortodosso finché rimanevo ancora anglicano?

Quelle semplici parole pronunciate da Padre Lev non crearono grande scalpore nella conferenza in generale, ma per me sono stati un ​​punto di svolta critico. L'idea che mi hanno piantato in mente - la fede ortodossa è inseparabile dalla comunione eucaristica - è stata confermata da due cose che avevo letto in quel periodo. In primo luogo, mi ero imbattuto nella corrispondenza tra Alexis Khomiakov e l'anglicano (allora lo era) William Palmer, ricercatore del Magdalen College di Oxford. Palmer aveva inviato a Khomiakov una copia della sua opera Un'armonia della dottrina anglicana con la dottrina della Chiesa cattolica e apostolica d'Oriente. Qui Palmer prese, frase per frase, il Catechismo Maggiore russo scritto da san Filarete di Mosca, e per ogni dichiarazione nel Catechismo citò brani di fonti anglicane in cui era affermata la stessa dottrina. Nella sua risposta (28 novembre 1846), Khomiakov sottolineò che avrebbe potuto produrre allo stesso modo un volume alternativo, citando altri scrittori anglicani - non meno autorevoli di quelli invocati da Palmer - che contraddicevano direttamente l'insegnamento del Catechismo di Filarete. Nelle parole di Khomiakov:

Molti vescovi e teologi della vostra comunione sono e sono stati molto ortodossi. Ma che importa? Il loro parere è solo un parere individuale, non è la fede della comunità. Il calvinista Ussher è un anglicano non meno dei vescovi (da voi citati) che usano espressioni abbastanza ortodosse. Possiamo simpatizzare e simpatizziamo con gli individui; non possiamo e non osiamo simpatizzare con una Chiesa... che dà la comunione a coloro che dichiarano che il pane e del vino del sommo sacrificio sono mero pane e il vino, così come a coloro che dichiarano che sono il corpo e il sangue di Cristo. Questo per fare un solo esempio - e ne potrei trovare centinaia di altri - ma vado oltre. Supponiamo una cosa impossibile - supponiamo che tutti gli anglicani siano abbastanza ortodossi; supponiamo che il loro credo e fede siano abbastanza concordi con i nostri; il modo e il processo attraverso il quale un simile credo esiste o è stato raggiunto sono un modo e un processo protestanti, un semplice atto logico della comprensione... Anche se trovaste tutta la verità, non avreste trovato nulla, perché solo noi possiamo dare ciò senza il quale tutto sarebbe inutile - la garanzia della verità. Birkbeck, Russia and the English Church, 70-71.

Le parole di Khomiakov, severe ma giuste, rinforzavano quello che padre Lev aveva detto. A questo punto ero arrivato a credere a tutto ciò che la Chiesa ortodossa ha creduto, eppure "il modo e il processo", con cui avevo raggiunto queste credenze erano davvero "protestanti". La mia fede era "solo un parere individuale", e non "la fede della comunità"; perché non potevo dire che tutti i miei compagni anglicani credevano le stesse cose che credevo io, o che la mia era la fede insegnata da tutti i vescovi anglicani con i quali ero in comunione. Solo diventando un membro a pieno titolo della Chiesa ortodossa - entrando nella piena e visibile comunione con i vescovi ortodossi che erano i docenti incaricati della fede ortodossa - potevo ottenere "la certezza della verità".

Pochi mesi dopo ho letto un articolo dattiloscritto sull'ecclesiologia di sant'Ignazio di Antiochia del teologo greco-americano padre John Romanides. Questo articolo, scritto mentre Romanides stava studiando sotto Afanassieff presso l'Istituto ortodosso San Sergio a Parigi (1954-55), non è apparso in stampa fino a diversi anni dopo: vedi The Greek Orthodox Theological Review 7:1-2 (1961-1962), 53-77. Successivamente Romanides divenne insoddisfatto del punto di vista dell'ecclesiologia eucaristica: vedi Andrew J. Sopko, Prophet of Roman Orthodoxy: The Theology of John Romanides (Dewdney, BC, Canada: Synaxis Press, 1998), 150-53. Qui, per la prima volta in una forma completamente sviluppata, ho incontrato il punto di vista della "ecclesiologia eucaristica", che da allora è stata resa popolare dagli scritti di padre Nicolas Afanassieff. Vedi N. Afanassieff, "La Chiesa che presiede nell'amore", in John Meyendorff e altri, il primato di Pietro (Londra: Faith Press, 1962), 57-110 (nuova edizione [Crestwood, NY: St Vladimir's Seminary Press, 19921, 91-143). Cf. Aidan Nichols, Theology in the Russian Diaspora: Church, Fathers, Eucharist in Nikolai Afanas'ev (1893-1966) (Cambridge, Inghilterra: Cambridge University Press, 1989). e il metropolita Giovanni (Zizioulas), di Pergamo. Vedere John D. Zizioulas, Being As Communion: Studies in Personhood and the Church (Crestwood, NY: St Vladimir's Seminary Press, 1985). Cf. Paul McPartlan, The Eucharist Makes the Church: Henri du Lubac and John Zizioulas in Dialogue (Edinburgh: T. & T. Clark, 1993). A una prima lettura l'interpretazione di padre John delle lettere di sant'Ignazio mi ha convinto immediatamente, e quando ho consultato le lettere vere e proprie le mie convinzioni sono state pienamente confermate.

L'icona principale della Chiesa per sant'Ignazio, così ho trovato, era precisamente questa: un tavolo; sul tavolo, un piatto con pane e vino; intorno al tavolo, il vescovo, i presbiteri e i diaconi, insieme a tutto il santo popolo di Dio, uniti insieme nella celebrazione dell'Eucaristia. Come insisteva sant'Ignazio, "Prenditi cura di partecipare all'unica Eucaristia: perché vi è un'unica carne del nostro Signore Gesù Cristo, e un unico calice di unione nel suo sangue, e un unico altare, così come vi è un unico vescovo". Lettera ai Filadelfi 4. La ripetizione della parola "unico" è intenzionale e sorprendente: " unica Eucaristia... unica carne... unico calice... unico altare... unico vescovo". Tale è la comprensione che sant'Ignazio ha della Chiesa e della sua unità: la Chiesa è locale, un'assemblea di tutti i fedeli nello stesso luogo (epi to avto), la Chiesa è eucaristica, un raduno intorno allo stesso altare, per condividere un singolo pane e un singolo calice, e la Chiesa è gerarchica - non è semplicemente qualsiasi tipo di riunione eucaristica, ma è quella riunione eucaristica che è convocata sotto la presidenza del singolo vescovo locale.

L'unità della Chiesa, come la prevede il vescovo di Antiochia, non è solo un ideale teorico, ma una realtà pratica, stabilita e resa visibile attraverso la partecipazione di ogni comunità locale ai santi misteri. Nonostante il ruolo centrale esercitato dal vescovo, l'unità non è qualcosa di imposto dall'esterno per potere di giurisdizione, ma viene creata dal di dentro attraverso l'atto di ricevere la comunione. La Chiesa è prima di tutto un organismo eucaristico, che diventa se stessa quando celebra il sacramento della cena del Signore "fino al suo ritorno" (1 Cor 11,26). In questo modo Sant'Ignazio, come interpretato dal padre John Romanides, mi ha fornito un legame di tutti gli anelli mancanti essenziali. Khomiakov aveva parlato dell'unità organica della Chiesa, ma non l'aveva associata con l'Eucaristia. Una volta che ho percepito la connessione integrale tra l'unità ecclesiale e la comunione sacramentale, tutto è andato a posto.

Ma dove mi lasciava questo, ancora (come ero) un esterno, escluso dal ricevere i sacramenti ortodossi? Alla Pasqua del 1957, per la prima volta, ho partecipato alla funzione ortodossa della notte pasquale. Avevo intenzione di ricevere la comunione in tarda mattinata in una chiesa anglicana - in tale anno le date della Pasqua ortodossa e occidentale coincidevano - ma, uscendo dalla celebrazione ortodossa, sapevo che questa era una cosa impossibile. Avevo già celebrato la Risurrezione di Cristo con la Chiesa ortodossa, in un modo che era stato per me completo e irripetibile. Se avessi seguito ricevuto la Santa Comunione altrove, ciò sarebbe stato - per me personalmente - qualcosa di irrealistico e non veritiero.

In seguito non mi sono mai più comunicato a un altare anglicano. Dopo essere rimasto senza il sacramento per alcuni mesi, stavo parlando nel settembre del 1957 con Madeleine, la moglie di Vladimir Lossky. Lei mi fece notare il pericolo della mia situazione, dato che vivendo in una terra di nessuno. "Non devi continuare così", insistette. "L'Eucaristia è il nostro cibo mistico: senza di essa, moriamo di fame".

Le sue parole mi furono confermate dopo pochi giorni da uno strano incidente che non sono mai stato in grado di spiegare completamente a me stesso. Andai alla cappella di Versailles, dove il capo della diocesi europea occidentale della Chiesa russa in esilio, l'arcivescovo Giovanni (Maximovitch) - ora glorificato come santo - officiava la Divina Liturgia. Era sua abitudine celebrare ogni giorno, e siccome era un giorno settimanale c'erano molto pochi presenti: solo uno o due monaci, se ben ricordo, e una donna anziana. Ero arrivato quasi alla fine della funzione, poco prima del momento in cui usciva per dare la comunione. Nessuno si fece avanti per ricevere il sacramento, ma rimase in piedi con il calice in mano, e con la testa su un lato nel suo modo caratteristico, egli guardò fisso e anche ferocemente nella mia direzione (non mi aveva mai visto prima). Solo quando scossi la testa tornò nel santuario con il calice.

Dopo la conclusione della Liturgia ci fu un servizio di intercessione (paraklesis, Molieben) in onore del Santo di cui era il giorno, e alla fine l'arcivescovo unse i presenti con l'olio della lampada di fronte all'icona del Santo. Io rimasi dov'ero, non sapendo se come non ortodosso fosse opportuno per me ricevere l'unzione. Ma questa volta non accettò alcun rifiuto. Fece un cenno con fermezza, e così venni avanti e fui unto. Poi lasciai la cappella, troppo timido per stare dietro e parlare con lui (ma di fatto ci incontrammo e parlammo in occasioni future).

L'azione di san Giovanni al momento della comunione mi ha sconcertato. Sapevo che, secondo la prassi della Chiesa russa in esilio, chiunque intendeva ricevere la comunione doveva prima andare a confessarsi. Sicuramente, poi, l'arcivescovo sarebbe stato avvertito in caso di presenza di comunicandi. In ogni caso, un potenziale comunicando - almeno in una chiesa russa - non sarebbe arrivato così tardi alla funzione. L'arcivescovo era dotato del potere di leggere i segreti del cuore umano; aveva forse qualche indizio del fatto che ero sulla soglia dell'Ortodossia, e questo era il suo modo per dirmi di non ritardare più a lungo?

Qualunque sia la verità, la mia esperienza a Versailles rafforzò la mia sensazione che era giunto il momento di agire. Se l'Ortodossia è l'unica vera Chiesa, e se la Chiesa è una comunione nei sacramenti, allora avevo bisogno prima di tutto di diventare un comunicante ortodosso.

Non guardate le cose che si vedono...

Restava, tuttavia, un potente dissuasivo. Se l'Ortodossia è davvero l'unica vera Chiesa di Cristo sulla terra, com'è possibile (mi sono chiesto) che la Chiesa ortodossa in Occidente sia così etnica e nazionalista nella sua prospettiva, così poco interessata a qualsiasi forma di testimonianza missionaria, frammentata in "giurisdizioni" parallele e spesso contrastanti ?

In linea di principio, naturalmente, l'Ortodossia è infatti del tutto chiara circa la sua pretesa di essere la vera Chiesa. Come ho letto nel messaggio dei delegati ortodossi durante l'Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Evanston (1954):

In conclusione, siamo tenuti a dichiarare la nostra profonda convinzione che la Santa Chiesa Ortodossa da sola ha conservato completa e intatta "la fede una volta trasmessa ai santi". Non è a causa del nostro merito umano, ma perché piace a Dio di conservare "il suo tesoro in vasi di terra, affinché l' eccellenza di questa potenza sia di Dio" (2 Cor 4,7). Constantin G. Patelos, The Orthodox Church in the Ecumenical Movement. Documents and Statements 1902-1975 (Ginevra: Consiglio Ecumenico delle Chiese, 1978), 96. Immagino che Padre Georges Florovsky sia stato strettamente coinvolto nella stesura di questa bella affermazione. Che peccato che i delegati ortodossi in recenti riunioni del WCC non abbiano parlato con una voce così chiara!

Eppure, sembrava che ci fosse un abisso tra i principi ortodossi e la pratica ortodossa. Se gli ortodossi davvero credevano di essere l'unica vera Chiesa, perché ponevano ostacoli nel percorso dei potenziali convertiti? In che senso l'Ortodossia era veramente "una", quando, per esempio, in Nord America c'erano almeno diciannove diverse "giurisdizioni" ortodosse, con non meno di tredici vescovi nella sola città di New York? Io do le cifre per l'anno 1960, come si trovano nella brochure Parishes and Clergy of the Orthodox, and Other Eastern Churches in North and South America together with the Parishes and Clergy of the Polish National Catholic Church, 1960-61, a cura del vescovo Lauriston L. Scaife, pubblicato dalla Commissione congiunta per la cooperazione con le Chiese orientali della convenzione generale della Chiesa protestante episcopale. Non ho incluso i non calcedoniani nei miei calcoli. Ci sono alcune splendide fotografie in questa pubblicazione. Alcuni dei miei amici anglicani hanno sostenuto che la Chiesa ortodossa non era più unitaria della comunione anglicana, e per certi aspetti lo era di meno; se mi fossi trasferito, sarebbe stato un salto dalla padella nella brace!

A questo punto sono stato aiutato da alcune parole di Vladimir Lossky:

Quanti riconosciuto ne "l' uomo dei dolori" l'eterno Figlio di Dio? Bisogna riconoscere la pienezza là dove il senso esteriore percepisce solo limitazioni e mancanze... Dobbiamo, con le parole di san Paolo, ricevere "non lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, affinché conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio" (1 Cor 2,12), affinché ci sia permesso di riconoscere la vittoria sotto l'aspetto esteriore del fallimento, di discernere la potenza di Dio che si compie nella debolezza, la vera Chiesa all'interno della realtà storica. La teologia mistica della Chiesa d'Oriente, 245-46.

Guardando la situazione empirica dell'Ortodossia del ventesimo secolo nel mondo occidentale, avevo davvero di fronte un apparente "fallimento" e "debolezza"; e gli ortodossi stessi non lo negavano. Ma, guardando più profondamente, ho potuto anche vedere "la vera Chiesa all'interno della realtà storica". La ristrettezza etnica e l'intolleranza dell'Ortodossia, comunque radicate, non fanno parte dell'essenza della Chiesa, ma sono una distorsione e un tradimento della sua vera natura (naturalmente ci sono anche aspetti positivi nel nazionalismo cristiano ortodosso). Per quanto riguarda il pluralismo giurisdizionale della Chiesa ortodossa in Occidente, questo ha avuto specifiche cause storiche, e i più lungimiranti tra i leader ortodossi lo hanno sempre considerato al massimo un accordo provvisorio, che non è altro che temporaneo e transitorio. Inoltre, vi è una differenza evidente tra le divisioni prevalenti all'interno dell'anglicanesimo e quelle che si trovano all'interno dell'Ortodossia. Gli anglicani sono uniti (per la maggior parte) in un'organizzazione esteriore, ma profondamente divisi nelle loro credenze e nelle loro forme di culto pubblico. Gli ortodossi, d'altra parte, sono divisi solo nell'organizzazione esteriore, ma saldamente uniti nella fede e nel culto.

A questo punto ho ricevuto una lettera potentemente formulata da un prete ortodosso inglese con cui ero in corrispondenza, l'archimandrita Lazarus (Moore), a quel tempo residente in India. Con riferimento alla Chiesa ortodossa, egli scrisse:

Qui devo avvertirvi che la forma esteriore della Chiesa [cioè, della Chiesa ortodossa] è disperatamente infelice, in una parola crocifissa, con poca collaborazione e coordinamento tra i vari organismi nazionali, poco uso e apprezzamento profondo delle nostre ricchezze spirituali, poco spirito missionario e apostolico, poca comprensione della situazione e delle esigenze dei nostri tempi, poca generosità o eroismo o vera santità. Il mio consiglio è: non guardate le cose che si vedono... Lettera dell'11 aprile 1957

Ho provato a seguire la guida di Padre Lazarus. Guardando al di là delle carenze esteriori e visibili dell'Ortodossia, ho fatto un atto di fede nelle "cose che non si vedono" (2 Cor 4,18) - nella sua unità fondamentale, e nella pienezza di base della sua Tradizione dottrinale, liturgica e spirituale.

Per entrare in casa ortodossa, dovevo bussare a una porta particolare. Quale "giurisdizione" dovevo scegliere? Mi sentivo fortemente attratto dalla Chiesa ortodossa russa in esilio - la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR), come è oggi comunemente designata. Ciò che ammiravo, in particolare, era la sua fedeltà al patrimonio liturgico, ascetico e monastico dell'Ortodossia. Mentre avevo ancora sedici anni mi ero imbattuto nel libro di Helen Waddell The Desert Fathers, e da quel momento sono stato affascinato dalla storia monastica dell'Oriente cristiano. Ho trovato che la maggior parte dei monasteri dell'emigrazione ortodossa apparteneva alla Chiesa russa in esilio. In Europa occidentale ho visitato due monasteri femminili sotto la sua cura, il convento dell'Annunciazione a Londra, e il convento della Madre di Dio di Lesna fuori Parigi, e in entrambi mi hanno dato un caloroso benvenuto. Ho ammirato anche il modo in cui la Chiesa russa in esilio onorava i nuovi martiri e confessori che avevano sofferto per la fede sotto il giogo sovietico. D'altra parte, ero turbato dall'isolamento canonico del Sinodo in esilio. Negli anni '50 questo non era così grande come lo è poi diventato, perché in quel momento vi era ancora concelebrazione regolare tra il clero esule russo e i vescovi e sacerdoti del Patriarcato ecumenico. Ma ho visto che la Chiesa russa in esilio si stava sempre più tagliando fuori dall'Ortodossia in tutto il mondo, e questo mi turbava.

Se ci fosse stata in Gran Bretagna una diocesi russa sotto il Patriarcato ecumenico, come vi era in Francia, allora probabilmente vi avrei aderito. Come stavano le cose, l'unica alternativa russa alla Chiesa in esilio era il Patriarcato di Mosca. Questo aveva alcuni illustri membri in Europa occidentale, come Vladimir Lossky a Parigi, Padre Basil Krivocheine a Oxford, e Padre Anthony Bloom (poi Metropolita di Sourozh) a Londra. Ma sentivo impossibile appartenere a una chiesa ortodossa guidata da vescovi sotto il controllo comunista, che elogiavano regolarmente Lenin e Stalin, e a cui era impedito di riconoscere i nuovi martiri uccisi dai bolscevichi. Io non volevo in nessun modo per giudicare i fedeli russi ordinari che dimoravano all'interno dell'Unione Sovietica; loro erano sotto persecuzione amara e io no, e non credo che nella loro situazione avrei mostrato la resistenza eroica che essi hanno dimostrato. Ma, vivendo di fatto al di fuori del mondo comunista, non potevo fare mie le dichiarazioni rilasciate da gerarchi di spicco del Patriarcato di Mosca, in nome della Chiesa. Come uno dei sacerdoti russi esuli a Londra, l'arciprete George Cheremeteff, mi disse: "In un paese libero dobbiamo essere liberi. "

Nonostante il mio amore per la spiritualità russa, era evidente che per me la miglior decisione era di unirmi alla diocesi greca in Gran Bretagna sotto il Patriarcato di Costantinopoli. Come classicista, avevo una buona conoscenza del greco del Nuovo Testamento e del greco bizantino, mentre in quel momento non avevo studiato lo slavonico ecclesiastico. Divenendo membro del Patriarcato ecumenico non avrei dovuto schierarmi tra i gruppi russi rivali, e avrei potuto mantenere le mie amicizie personali con i membri sia del Patriarcato di Mosca sia della Chiesa in esilio. Ancora più importante, Costantinopoli era la Chiesa madre da cui la Russia aveva ricevuto la fede cristiana, e mi sentivo bene nella mia ricerca dell'Ortodossia nel tornare alla fonte. Inoltre ho cominciato a capire che, quando finalmente gli ortodossi in Europa occidentale avrebbero raggiunto l'unità organizzativa, questa sarebbe avvenuta solo sotto la protezione pastorale del Trono Ecumenico.

Così tornai indietro dal Vescovo James di Apamaea, e con mia grande sorpresa lo trovai in questa occasione disposto a ricevermi quasi subito. È vero che mi ha avvertito, "vi prego di capire che non vi ordineremo mai, in nessun caso, al sacerdozio; abbiamo bisogno solo di greci". In effetti sono stato ordinato sacerdote nel 1966, otto anni dopo la mia ricezione, dal metropolita (poi arcivescovo) Atenagora II di Thyateira, che era arrivato in Gran Bretagna nel 1963/64. Ciò non mi preoccupava, perché ero contento di lasciare il mio futuro nelle mani di Dio. Ero solo troppo felice che la porta fosse finalmente aperta, e sono entrato senza voler stabilire condizioni. Ho visto la mia ricezione nell'Ortodossia non come un "diritto", non come qualcosa che avevo diritto a "pretendere", ma semplicemente come un gratuito e immeritato dono della grazia di Dio. Mi ha dato una felicità tranquilla, quando il Vescovo James nominò padre George Cheremeteff come mio padre spirituale, e così fui in grado di rimanere vicino alla Chiesa russa in esilio.

Così ero arrivato alla fine del mio viaggio, o, più esattamente, a una fase nuova e decisiva in un viaggio che era iniziato nella mia prima infanzia e che, per misericordia divina, proseguirà per tutta l'eternità. Poco dopo la Pasqua, nel 1958, il venerdì della Settimana Luminosa - la festa della fonte vivificante - fui cresimato dal vescovo James nella cattedrale greca di Santa Sofia a Bayswater, Londra. Finalmente ero tornato a casa.

Padre Lazarus mi aveva avvertito che avrei trovato nella Chiesa ortodossa "poca generosità o eroismo o vera santità". Col senno di poi, dopo più di quattro decenni da ortodosso, posso dire che era stato troppo pessimista. Senza dubbio sono stato più fortunato di quanto merito, ma all'interno dell'Ortodossia ho trovato di fatto calda amicizia e amore compassionevole quasi dappertutto dove sono andato, e ho certamente avuto il privilegio di incontrare santi viventi. Coloro che hanno previsto che, nel divenire ortodosso, mi sarei tagliato fuori dal mio popolo e dalla mia cultura nazionale, sono stati smentiti. Nell'abbracciare l'Ortodossia, ne sono convinto, sono diventato non meno inglese ma più genuinamente inglese, ho riscoperto le antiche radici del mio essere inglese, perché la storia cristiana della mia nazione si estende a un periodo molto precedente allo scisma tra Oriente e Occidente. Ricordo una conversazione che ho avuto con due greci subito dopo la mia ricezione. "Quanto deve essere stato difficile", sottolineò il primo, "aver lasciato la Chiesa dei vostri padri. " Ma il secondo mi disse: "Voi non avete lasciato la Chiesa dei vostri padri: vi siete ritornato". Aveva ragione.

Inutile dire che la mia vita da ortodosso non è sempre stata "il cielo sulla terra". Ripetutamente ho sofferto profondo scoraggiamento, ma Gesù Cristo stesso non predire che il discepolato significa portare la croce ? Eppure, 48 anni dopo, posso affermare con tutto il cuore che la visione dell'Ortodossia che ho avuto al mio primo servizio di Veglia nel 1952 era sicure e vere. Non ne sono stato deluso.

Vorrei fare solo una precisazione: quello che non avrei potuto apprezzare nel 1952, ma quello che oggi vedo molto più chiaramente, è il carattere profondamente enigmatico dell'Ortodossia, le sue numerose antitesi e polarità. Il paradosso della vita ortodossa nel XX secolo è riassunto da padre Lev Gillet, egli stesso un occidentale che ha fatto il viaggio verso l'Ortodossia, con parole che giungono più vicine al cuore della questione di tutte le altre che posso ricordare:

O strana Chiesa ortodossa, così povera e così debole, al tempo stesso così tradizionale eppure così libera, così arcaica eppure così viva, così ritualistica eppure così personalmente mistica, Chiesa in cui la perla di gran prezzo del Vangelo è custodita con cura, talvolta sotto uno strato di polvere... Chiesa che così spesso ha provato di essere incapace di azione, eppure che sa, come nessun’altra, come cantare la gioia della Pasqua! Padre Lev Gillet, in Vincent Bourne, La Quête de Vérité d'Irénée Winnaert (Ginevra: Labor et Fides, 1966), 335.

 
Un prete ha ricevuto un'onorificenza per aver protetto un'icona miracolosa durante la processione pan-ucraina

A un sacerdote è stata assegnata martedì un'onorificenza dalla fratellanza della Lavra di Svjatogorsk per il suo ruolo nella protezione dell'icona miracolosa della Madre di Dio di Svjatogorsk durante la processione pan-ucraina della Croce nella scorsa estate, come riferisce il sito della Chiesa ortodossa ucraina.

Il riconoscimento all'arciprete Sergej Taran è avvenuto durante la presentazione di una nuova pubblicazione che stende una cronaca della processione che si è tenuta per la pace, l'amore e la preghiera in Ucraina nel luglio 2016. Il metropolita Arsenij di Svjatogorsk ha offerto una copia esatta dell'icona di Svjatogorsk al chierico della diocesi di Borispol all'evento tenuto nella chiesa dei santi Antonio e Teodosio alla Lavra delle Grotte di Kiev.

Nel suo discorso, il metropolita Arsenij ha ricordato come durante la processione i radicali hanno cercato di bloccare le migliaia di partecipanti mentre si avvicinavano a Borispol e hanno cominciava a gettare vari oggetti all'icona della Madre di Dio di Svjatogorsk. Pieno di zelo per le cose sante del Signore, padre Sergej si è tolto i paramenti e li ha usati per coprire e proteggere l'icona.

"Quando la processione ha raggiunto una regione tanto conflittuale, eravamo preoccupati, ma c'era un tale entusiasmo che noi ci sentivamo come se volassimo sulle ali per i primi due giorni. La gente stava in ginocchio davanti all'icona della Madre di Dio con lacrime agli occhi in ogni villaggio e città", ricorda il metropolita Arsenij. "Un piccolo gruppo di persone si è riunito per protestare davanti a Borispol... Potete gettare rocce e uova contro di me, insultarmi con tutti i tipi di parole, perché io sono un peccatore e me lo merito. Ma che colpa ne ha la Madre di Dio?! "

"Come è possibile buttare qualcosa addosso a lei? È pazzesco. Non abbiamo avuto parole quando l'abbiamo visto. Abbiamo visto come batjushka, camminando vicino all'icona, si è tolto il felonio e ha coperto con esso l'icona. Era il suo migliore felonio... gli ho poi detto al telefono, "batjushka, che Dio ti conceda che, come hai coperto la Madre di Dio con il tuo manto, così la Madre di Dio ti copra durante la tua vita terrena e al tremendo giudizio con il suo puro velo".

Il metropolita spiega poi che si è deciso di far dipingere una copia esatta dell'icona, fatta specialmente per padre Sergej, perché possa tenerla con sé nella chiesa in cui serve. La fraternità di Svyatogorsk ha anche deciso di dare all'arciprete un nuovo set di paramenti per l'occasione, affinché possa "sentire la protezione della Regina del Cielo quando si riveste", ha detto il metropolita Antonij, il vice-rettore della Lavra di Svjatogorsk.

Il metropolita Arsenij ha notato anche la virtù mostrata dai fedeli ortodossi canonici durante la processione. Mentre scismatici e radicali mostravano aggressività e odio, i fedeli mostravano un grande amore: l'amore per i nemici. Il vescovo ha ricordato le parole del Signore, che i suoi discepoli sono noti per il loro amore. "Dio possa concedere loro il pentimento, che ritornino in sé", ha concluso, parlando di coloro che hanno attaccato la preziosa icona.

L'incidente durante la processione può essere visto in questo video, con l'intervento di padre Sergej al minuto 4:44.

 
Spiegazioni sul pane benedetto

Una delle caratteristiche più visibili del culto ortodosso è il pane benedetto, di cui si fa grande uso al termine del rito eucaristico. Che cos’è davvero il pane benedetto, noto con il nome greco di antidoro, o con la variante romena anafură? Quando è stato introdotto nel culto della chiesa? Quali sono state le sue origini pratiche? Perché alcune chiese ortodosse lo benedicono con certe formule e gesti speciali, e altre no? A queste e altre domande cerca di rispondere lo ieromonaco Petru (Pruteanu), con una dettagliata analisi della storia e delle fonti liturgiche. Presentiamo l’articolo nell’originale romeno e nella nostra traduzione italiana, nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
Conferenza stampa di Aleksandr Borodaj e Igor' Strelkov, 10 luglio 2014

Video: conferenza stampa di Aleksandr Borodaj e Igor' Strelkov, Donetsk, 10 luglio 2014

Introduzione di Aleksandr Borodaj

Aleksandr Borodaj: Sì, possiamo iniziare. Salve, amici! La conferenza stampa di oggi, o il briefing, non importa come la chiamate, per me, e credo per entrambi noi, è un'occasione particolarmente felice, perché è condotta con una nuova composizione.

Vale a dire, io, Aleksandr Borodaj, sono qui, insieme a Igor' Strelkov, comandante in capo delle forze armate della RPD [Repubblica Popolare di Donetsk], il ministro della Difesa e il capo del Consiglio di Sicurezza della Repubblica Popolare di Donetsk. Siamo finalmente qui insieme e in grado di rivolgerci insieme anche a voi. Sono molto soddisfatto, ed è un lieto evento, in sé e per sé, che possiamo essere qui insieme.

E, in generale, anche se considero il fatto che le nostre forze abbiano lasciato Slavjansk come una questione tragica, perché abbiamo perso alcune forze, dal punto di vista delle nostre esigenze difensive, questa è stata una decisione assolutamente giustificata. Le linee del fronte si sono ridotte ora, e possiamo permetterci di concentrare le nostre forze in un unico luogo, per condurre attacchi molto più palpabili contro il nemico e di concentrarci seriamente e per preparare la città alla difesa contro il nemico. Una difesa attiva, per dirla alla leggera.

E così, vorrei dire quanto segue. Come potete capire, la situazione politico-militare è molto grave in questo momento. Direi anche che la situazione militare sta diventando sempre più complessa. Cosa voglio dire con questo?

Abbiamo cercato di conservare la vita civile nella città di Donetsk, nelle aree circostanti e nelle altre città che sono, in un modo o nell'altro, situate sul territorio controllato dalla Repubblica Popolare di Donetsk; ebbene, questa vita civile, dovrà, con nostro rammarico, trasferirsi sempre più sul piano militare. Il mio compagno Strelkov, credo, fornirà informazioni più concrete. Vi presenterà ora diversi punti principali. Prego, andiamo avanti.

Briefing militare di Igor' Strelkov

Igor' Strelkov: in breve, il nemico si sta muovendo verso un assedio sistematico di Donetsk e dell'intero agglomerato urbano Donetsk-Makeevka. Sta tentando di completarne l'accerchiamento su tutti i lati.

A nord, il nemico sta avanzando in direzione di Lisichansk. Ieri, le nostre forze hanno lasciato la città di Seversk in risposta al pericolo diretto di essere circondate. I reparti della Milizia si sono spostati su posizioni in cima alle alture strategiche tra Seversk e Lisichansk. Le nostre posizioni avanzate in questa regione sono sparse lungo la linea Popasnoe-Gorlovka-Dzerzhinsk, che termina a Donetsk.

Questa mattina, è ripresa una lotta ostinata nella zona di Karlovka. Il nemico ha tentato di attaccare con unità corazzate e di fanteria. L'attacco è stato respinto. Due carri armati sono stati distrutti. L'attacco della fanteria è stato respinto. Successivamente, e fino a oggi, c'è stata una continua battaglia di artiglieria tra le due parti nell'area. I rinforzi, che dovrebbero respingere l'attacco del nemico, sono stati inviati sul luogo. Purtroppo, là abbiamo anche subito perdite.

Le linee del fronte continuano da Karlovka lungo la periferia occidentale, lungo gli insediamenti suburbani di Donetsk. Da lì, lungo la periferia sud di Donetsk, fino a Ilovais'k. Da lì, lungo la linea di Shakhtarsk-Torez-Snezhnoe.

Le principali ostilità sul fronte meridionale si sono concentrate nelle zone di Saur Mogila [un'altezza strategica] e nei villaggi di Dmitrovka e Stepanovka, dove continuano ininterrotte le battaglie di posizione e scambi di colpi di artiglieria.

Oggi, alle 14:00, la nostra unità speciale [Spetsnaz], sostenuta dall'artiglieria, ha attaccato le posizioni nemiche nella zona dell'aeroporto [di Donetsk]. Le nostre unità non avevano il compito di prendere il controllo dell'aeroporto. Tuttavia, la nostra parte ha inflitto gravi perdite umane al nemico. Non ci sono state perdite da parte nostra.

Nel complesso, la situazione rimane tesa. Tuttavia, la milizia è pronta a difendere Donetsk e l'intero agglomerato urbano di Donetsk con fermezza e costanza. Ci aspettiamo di essere in grado di mantenere posizioni chiave intorno alla città e non permetteremo al nemico di entrare all'interno della città, né consentiremo che Donetsk sia circondata da est o nord-est.

A questo proposito, siamo assolutamente certi che verrà fornita assistenza da parte delle unità di Aleksandr Mozogovoj, che formalmente fa parte dell'esercito della RPL [Repubblica Popolare di Lugansk], ma ha agito in subordinazione operativa al nostro quartier generale. Inoltre, [noi] abbiamo riserve necessarie per parare gli attacchi del nemico. Siamo stati in grado di liberare queste riserve ritirandoci da Slavjansk, Kramatorsk, Druzhkovka e Konstantinovka. Purtroppo, non c'era altro modo in cui avremmo potuto liberare queste risorse.

Sono pronto a rispondere alla vostra domanda per quanto posso e nella misura in cui mi è permesso di farlo per le esigenze di segretezza militare.

Massiccia evacuazione di rifugiati attesa in parti di Donetsk

Aleksandr Borodaj: Vorrei aggiungere qualcosa qui. Nelle circostanze in cui ci troviamo, siamo costretti a considerare l'evacuazione parziale di alcune aree di Donetsk. Vogliamo fare in modo che sia il pubblico russo sia il pubblico mondiale siano pronti per quello che verrà. Un'evacuazione parziale comporterà l'esodo di centinaia di migliaia di civili dalla città e dalle sue aree limitrofe.

Purtroppo, questa è la necessità che incombe su di noi. Non c'è nulla che possiamo fare a riguardo. Ora sembra che potremmo essere costretti a procedere in questo modo. Per evitare una catastrofe umanitaria, o, almeno, per tentare di evitarla. E per evitare la morte di un gran numero di civili. Questo è il primo punto che volevo sottolineare. Il secondo chiarimento riguarda le varie dicerie e la disinformazione che il nemico sta diffondendo con più o meno successo.

Iniziamo con quanto riguarda i vari tipi di disaccordi tra le unità militari a Donetsk. Per quanto riguarda i vari tipi di "schemi commerciali", che presumibilmente esistono, e in cui si presume che alcune delle unità militari della RPD siano coinvolte. Queste sono bugie e disinformazione fabbricate dal nemico.

Non ci sono disaccordi. Ora sono state attuate operazioni congiunte, e il consiglio dei comandanti inizierà la sua attività nel prossimo futuro. Mi aspetto che, nel prossimo futuro, avremo il vantaggio di attività organizzate e coordinate da parte delle nostre unità militari presenti sul territorio della RPD.

Per ora è tutto, grazie. Aspettiamo le vostre domande. Potete fare domande a me, così come al nostro Ministro della Difesa. Basta che vi presentiate e potrete proseguire con le vostre domande.

Domande della stampa

Reporter: Sì, per favore, ho una domanda per voi.

Aleksandr Borodaj: L'ascolto.

I negoziati a Mosca

Reporter: ci può spiegare che cosa faceva a Mosca? Chi ha incontrato lì?

Aleksandr Borodaj: vi sono stato per consultazioni politiche, che, a mio parere, hanno avuto un discreto successo. Per quanto riguarda le persone che ho incontrato, io di certo non ve ne parlerò. Questo segreto, se volete, appartiene all'area del segreto militare.

Tuttavia, ritengo che queste consultazioni abbiano avuto molto successo, e io conto molto sul contributo della Federazione Russa nel più vicino futuro possibile. Così com'è, il popolo russo, al momento, ci sta già fornendo una colossale assistenza, sia in termini di volontari, sia in termini di aiuti umanitari. Mi aspetto che tale assistenza continuerà a crescere.

Reporter: E questo che cosa comporterà nella pratica?

Aleksandr Borodaj: qui, ancora una volta, non vi posso fornire alcun commento. Sarà quel che sarà. Tuttavia, io sono del parere che le nostre consultazioni abbiano avuto un notevole successo.

Evacuazione da Donetsk e Coordinamento con la Repubblica Popolare di Lugansk

Reporter: Quando prevedete l'inizio dell'evacuazione? Nel corso di una settimana o quando? E la seconda domanda: c'è cooperazione con la Repubblica Popolare di Lugansk? Perché qui avete parlato solo dell'esercito della Repubblica Popolare di Donetsk.

Aleksandr Borodaj: Poiché siamo ufficiali della Repubblica Popolare di Donetsk, di conseguenza, parliamo della Repubblica Popolare di Donetsk. Tuttavia, vi è, di fatto, un coordinamento tra le strutture governative della Repubblica Popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Lugasnk. Si tratta di due elementi di una federazione chiamata Novorossija.

Reporter: E per quanto riguarda l'evacuazione?

Borodaj: Nei prossimi giorni.

Reporter: E dove?

Aleksandr Borodaj: Vedremo dove la gente vuole rifugiarsi. Ma penso che tutti vorranno rifugiarsi nella Federazione russa.

Reporter: E nella Federazione russa vi hanno promesso di essere disposti ad accettare molti rifugiati?

Aleksandr Borodaj: Discuteremo la questione con la Federazione russa. Il problema non è se la Federazione Russa stia promettendo di accettare molti rifugiati o no. Il problema è la loro sopravvivenza. La Federazione russa non si rifiuterà di accettare i profughi semplicemente perché non può permettersi di rifiutarli.

Domanda: Come sarà attuata l'evacuazione? Le persone saranno costrette ad andarsene, o sarà un'evacuazione volontaria?

Aleksandr Borodaj: No, certo che no. Questa sarà una evacuazione volontaria. È semplicemente che la situazione è tale che siamo costretti a evacuare la gente, e molti di loro vorrebbero andarsene.

Igor' Strelkov: Va bene, brevemente. In questo momento, stiamo formando uno staff congiunto delle forze militari delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. È già stata stabilita l'ubicazione della sede. Il processo di formazione si avvicina al suo culmine. In un periodo molto vicino, il comando militare unificato della Novorossija sarà pronto. In questo momento, questo è tutto ciò che posso dire riguardo a questo problema.

Relazioni con Lukjanchenko, sindaco di Donetsk

Reporter: Aleksandr Vladimirovich, ci può parlare dei vostri rapporti con il sindaco di Donetsk? In questo momento, una delle pubblicazioni su Internet ha sostenuto, facendo riferimento alle proprie fonti, che la leadership della RPD ha dato a Lukjanchenko un ultimatum per prendere una sorta di decisione entro la mezzanotte. Sa niente di questo ultimatum? E, se sì, in cosa consiste?

Aleksandr Borodaj: (sorride) Preferirei non caratterizzare come un ultimatum la conversazione che Igor' Ivanovich ha avuto con il sindaco Lukjanchenko. Ne sono al corrente. Ancora una volta, vi ricordo come viene praticata la guerra dell'informazione. È in corso una guerra dell'informazione.

Non ero nemmeno riuscito ad arrivare a Donetsk (anche se ero già sul territorio della RPD) quando mi sono giunte voci, che chiamavano anche "informazioni confermato", o persino "informazioni super-confermate", che era stato dato un ultimatum al sindaco Lukjanchenko di annunciare la sua fedeltà alla RPD o essere giustiziato la mattina presto.

Reporter: Può per favore commentare su cosa è stato discusso?

Aleksandr Borodaj: Vi posso assicurare, il sindaco Lukjanchenko non è stato giustiziato. Tuttavia, il sindaco di una città che affronta un assedio, (potete considerarla, in questo momento, una fortezza assediata), deve, senza dubbio, non solo collaborare, in qualche modo, con noi, ma deve sostenere attivamente la posizione di coloro che difendono la città. E questa decisione è assolutamente corretta.

Non è come se io non sapessi che Igor' Ivanovich ha avuto una conversazione con il sindaco Lukjanchenko. Sì, ero ben consapevole di questo. E sostengo senza riserve la posizione di Igor' Ivanovich in questo senso. Il sindaco dovrà prendere qualche tipo di decisione.

Se è preparato qualitativamente e in tempi brevi a collaborare con noi, resterà sindaco. Sappiamo che è un buon amministratore. Se continua a fare politica, ci offre negoziati, si offre di fare il mediatore nel processo negoziale, cosa che, francamente, ha fatto in molte occasioni – ha fatto offerte di questo genere anche a me – allora non siamo per nulla interessati.

O è un sindaco, un amministratore, oppure è un politico. E noi non siamo pronti a vederlo agire come un politico o come un mediatore nei nostri "rapporti" con Kiev, in relazioni che non esistono. Siamo pronti a impiegarlo come sindaco.

Se non vuole rimanere in questo ruolo, allora dovrà andarsene, e sarà sostituito con un'altra persona. Andarsene non significa stare contro un muro ed essere fucilato. Significa fare i bagagli e tornare con calma sia semplicemente a casa sia in qualsiasi altro luogo di sua scelta.

Reporter: Igor' Ivanovich, potrebbe aggiungere qualcosa alla risposta fornita da Aleksandr Vladimirovich?

Igor' Strelkov: È stata una risposta esauriente.

Reporter: E, continuando con questa domanda, lei ha detto che ci potrebbe essere qualche altra persona. Sapete chi potrebbe essere tale persona?

Aleksandr Borodaj: Stiamo valutando candidature. Naturalmente, egli deve essere un amministratore, prima di tutto. Ma questo significa un amministratore che deve essere egli stesso fedele al governo della Repubblica Popolare di Donetsk. Ritengo che questo sia assolutamente corretto.

Inoltre, ripeto, ci saranno ora tentativi, per tutto il tempo, di causare discordie nella nostra posizione congiunta con il Comandante in Capo della RPD. Questi tentativi, vi dirò subito, sono destinati a fallire. Il nostro rapporto è di un calibro completamente diverso. Non funzioneranno.

Reporter: La ringrazio molto.

Borodaj: Prego.

Cittadini russi a capo della Repubblica Popolare di Donetsk

Reporter: Vorrei porre la seguente domanda: la Repubblica Popolare di Donetsk e la Milizia Popolare del Donbass considerano se stesse come composte da persone che vengono dalla terra del Donbass. Come si è arrivati ​​al punto che davanti a noi ci sono due cittadini della Federazione Russa che comandano l'intera impresa? Come è successo?

Aleksandr Borodaj: (sorride) Le dico che è ancor peggio di così. Ci sono due moscoviti seduti davanti a voi.

Reporter: Sì.

Aleksandr Borodaj: Sì, questo è quello che dicono.

Reporter: Ma come mai?

Aleksandr Borodaj: Non vediamo nulla di sbagliato in questo. Assolutamente niente. Vorrei dirvi che sia Igor' che io siamo stati volontari per un tempo molto lungo. Il volontariato è molto sviluppato in Russia.

La popolazione del Donbass è insorta da sola. Il fatto che a causa di alcune competenze, qualità e capacità siamo entrambi finiti a capo di questo movimento – beh, questo è quello che è successo. È una cosa normale e naturale.

Inoltre, vi prego di prendere in considerazione il fatto che l'intero movimento di liberazione del Donbass è orientato verso la Federazione Russa. Orientato, comunque la mettiate, sia in senso spirituale o altro. E attende qui l'arrivo di Mosca, nel senso buono della parola. Attende, desidera, semplicemente prega che questo avvenga – prega che questo arrivo abbia luogo. E, in poche parole, chiunque venga da Mosca è il benvenuto qui.

E, inoltre, vorrei fare un ulteriore annuncio – per fortuna, la persona in questione è arrivata – per quanto riguarda chi viene da Mosca, qui ce ne sono sempre più. Per esempio, in occasione della prossima sessione del Consiglio Supremo, prevediamo di presentare la candidatura di un nuovo vice-premier della Repubblica Popolare di Donetsk.

Vorrei che tutti voi diate il benvenuto a Vladimir Jur'evich Antjufeev. Vladimir Jur'evich, spero che possa dirci un paio di parole.

Vladimir Antjufeev, Nuovo vice-premier della RPD

Vladimir Antjufeev: Buon giorno, signore e signori.

Aleksandr Borodaj: E ora Vladimir Jur'evich si presenterà.

Vladimir Antjufeev: Grazie.

Aleksandr Borodaj: Sono io che ringrazio. Credo che sia bene che vi conosciate con i giornalisti.

Vladimir Antjufeev: Signore e signori, qualche breve parola su di me. Il mio nome è Vladimir Jur'evich, nato nel 1951. Sono russo e cittadino della Federazione russa.

La mia istruzione primaria è nel campo del diritto. Sono un laureato dell'Accademia di governo dell'Amministrazione del Presidente della Federazione Russa, presso il Dipartimento di Sicurezza Nazionale. Ho un dottorato in Scienze Politiche e insegno come professore presso l'Accademia di Scienza Militare.

La mia intera vita e attività adulta sono state dedicate alla lotta al nazi-fascismo in Lettonia, in Moldova, e, ora, in Ucraina (così come in Georgia). Mi sono stati conferiti premi di stato da parte di Unione Sovietica, Transnistria, Russia, Abkhazia e Ossezia del sud. Dico questo non per vantarmi, ma semplicemente per individuare le funzioni di mia competenza e la base della mia influenza.

Sono stato invitato dalla dirigenza della Repubblica Donetsk Popolare per facilitare la creazione di strutture di applicazione della legge, perché i nazi-fascisti dell'Ucraina, che hanno scatenato, sotto la guida del governo di Kiev, una guerra contro il popolo del Sud-Est, hanno, nel perpetrare queste ostilità, sostanzialmente destabilizzato e minato la funzionalità di queste strutture.

Il compito che vedo davanti a me è quello di ricostruire la funzionalità di queste strutture, basandomi principalmente sui quadri locali delle forze dell'ordine, per garantire che ogni cittadino della Repubblica Popolare di Donetsk sia, prima di tutto, chiaramente sicuro che i suoi diritti sia personali sia di proprietà siano protetti.

Svolgerò la mia attività nel rigoroso rispetto della legge e della normativa vigente e dal punto di vista dei più alti principi di equità e di elevato dovere civico. Il mio grado militare è luogotenente generale. Vi prego di fare le vostre domande.

Reporter: Di cosa avrà cura nel nuovo governo? Quale sarà la portata delle sue responsabilità?

Vladimir Antjufeev: la sicurezza nazionale, il Ministero degli Interni, i tribunali e il sistema giudiziario, e così via.

Reporter: Grazie.

Vladimir Antjufeev: Beh, per quanto riguarda l'ufficio del procuratore – saremo in collaborazione con la procura.

Reporter: Quindi, in altre parole, l'intero apparato di sicurezza, giusto?

Vladimir Antjufeev: No, aspetti, non esattamente. Qui è esclusa la componente militare – questa è prerogativa della leadership della Repubblica. Costruiremo sicuramente la nostra relazione sulla base di cooperazione, scambio di informazioni e pianificazione delle operazioni congiunte per garantire la sicurezza dello Stato e la difesa della Repubblica Popolare di Donetsk.

Reporter: Grazie.

Reporter: È arrivato oggi dalla Russia?

Vladimir Antjufeev: Sì, oggi.

Reporter: Qual è il suo cognome, Vladimir Jur'evich?

Vladimir Antjufeev: Antjufeev. A-N-T-JU.

La situazione intorno al battaglione Vostok e al comandante Khodokovskij

Reporter: Se posso fare una domanda: chi è attualmente al comando del battaglione Vostok? Quali poteri continua a mantenere Khodokovskij? Riuscirà a continuare come capo del battaglione Vostok?

Igor' Strelkov: Come è noto, il battaglione Vostok esiste come struttura all'interno del Ministero della Sicurezza dello Stato. Tuttavia, le unità del battaglione Vostok che servono in prima linea sono in subordinazione operativa alla direzione della Milizia. In modo specifico, ripeto, in subordinazione operativa. In futuro, continueranno come parte del Ministero della Sicurezza dello Stato.

Aleksandr Borodaj: Questo cosa vi dice? Aleksandr Khodokovskij è in questo momento il Ministro della Sicurezza Nazionale della Repubblica Popolare di Donetsk. Il battaglione Vostok è un'unità militare a lui subordinata. Tuttavia, poiché, in questo momento, quest'unità militare è impegnata in compiti di prima linea, non può essere coinvolta nelle operazioni del Ministero della Sicurezza Nazionale. Semplicemente, non hanno avuto l'opportunità di essere coinvolti.

Spero che ora Vladimir Jur'evich ci aiuterà seriamente a far funzionare le unità di sicurezza nazionale. Mi scuso, sono andato fuori tema. E così, perché il battaglione Vostok è impegnato principalmente in compiti di prima linea, di conseguenza, è stato subordinato operativamente al comandante in capo della RPD, Igor' Ivanovich Strelkov.

Reporter: Va bene, è solo che Gubarev ha detto ieri che questa è la situazione. Circa il fatto che il battaglione Vostok ...

Aleksandr Borodaj: ...per favore, mi dica, qual è la competenza ufficiale di Pavel Gubarev in questo campo? Me la può spiegare? Beh, vede, non so spiegarla nemmeno io. Ascoltate il commento di vari leader non ufficiali, alcuni dei quali sono rispettati, altri meno. Ebbene, la sua dichiarazione non è ufficiale, e ora si avete una dichiarazione ufficiale da parte del governo. E questa posizione ufficiale è quella che è.

Potrebbe esserci un ritiro da Donetsk?

Reporter: Posso fare un'altra domanda? Se, Dio non voglia, la situazione a Donetsk diventa la stessa che era a Slavjansk, è stato preparato un piano di ritirata per la milizia, come è stato fatto a Slavjansk?

Aleksandr Borodaj: Una domanda enigmatica. E lei di dov'è, se posso chiedere? No, non esiste un piano del genere. Continueremo a difendere il territorio della Repubblica Popolare di Donetsk. E non solo la difenderemo – la ripuliremo dall'occupazione, la ripuliremo dalle truppe di occupazione, che, per la verità, attualmente occupano una parte molto consistente del nostro territorio. Tuttavia, sono certo che si tratta di un fenomeno del tutto temporaneo.

Incoraggiamento per Mariupol

Reporter: Posso fare un'altra domanda in questo senso? Qui abbiamo rappresentanti da Mariupol. E mi piacerebbe sentire qualche parola di incoraggiamento per la nostra città.

Aleksandr Borodaj: Siamo consapevoli che lì la situazione è difficile. Cosa posso dire? Resistete. Credo che verremo in vostro aiuto. Cercheremo di farlo nel prossimo futuro.

La dichiarazione fatta da Kurginjan

Reporter: Che cosa può dirci sulla dichiarazione resa da Kurginjan? La domanda è per il signor Strelkov. Per quanto riguarda le accuse che sono state fatte.

Aleksandr Borodaj: Mi scusi, cosa vorreste sapere sulla dichiarazione di Kurginjan?

Reporter: Beh, ha espresso abbastanza chiaramente che quello che è successo è stata una capitolazione della città, e così via. Quindi, il signor Strelkov può per favore commentare queste accuse e il fatto che [Kurginjan] è venuto a Donetsk e ha fatto dichiarazioni del genere? La mia domanda è per il signor Strelkov. Può per favore rispondere?

Igor' Strelkov: ho sentito parlare della dichiarazione del signor Kurginjan e mi hanno riferito, a grandi linee, quello che ha detto. Tuttavia, francamente, la dichiarazione in sé non mi interessava in termini di contenuti. Non mi sono preso nemmeno la briga di leggerla.

Il fatto è che, nelle mie azioni, sono guidato giorno per giorno, prima di tutto dalla convenienza militare, e quindi dalla mia coscienza. La convenienza militare nel ritirare la guarnigione da Slavjansk era evidente allora, ed è diventata ancora più evidente ora. La mia coscienza è assolutamente a posto.

Quindi, il signor Kurginjan può affermare quello che vuole. E, del resto, è un peccato che una persona i cui precedenti articoli di analisi hanno suscitato il mio interesse e rispetto se ne sia uscito con una dichiarazione piuttosto impropria. Tuttavia, in generale, le sue parole non mi hanno turbato, il che è esattamente quello che gli ho detto nella nostra conversazione telefonica serale quando l'ho invitato, in un modo abbastanza corretto, semplicemente a una conversazione. In realtà, il mio tono era più che gentile.

Beh, sembra che abbia avuto paura di una sorta di ritorsione da parte mia e non è venuto. Tuttavia, colgo l'occasione per dirgli che non sono in alcun modo ferito dalla sua affermazione, e che sono anche pronto a discutere ulteriormente con lui in un ambiente tranquillo e concordato.

Aleksandr Borodaj: Permettetemi anche di aggiungere qualcosa sulla questione della dichiarazione di Kurginjan. Quanto a me, io, francamente, avevo una forte inclinazione, un forte desiderio di arrestare il signor Kurginjan, e l'unico ostacolo al suo arresto è stato il parere del signor Strelkov.

Questo è perché ho considerato la sua dichiarazione non solo scortese nel nucleo e anche inammissibile nel suo contenuto, ma anche un elemento del nemico, di propaganda ucraina. E io non avrei trattenuto a lungo il signor Kurginjan – lo avrei semplicemente rimandato da dove, a giudicare dall'essenza della sua dichiarazione, è venuto. [In altre parole], alle linee ucraine. Perché l'impressione che ha dato è di una persona che lavora interamente a beneficio della macchina di propaganda ucraina. In sostanza, ne compie direttamente gli ordini.

Naturalmente, sono sorte varie voci di tutti i tipi che il signor Kurginjan è venuto qui non solo per questo, ma per ordine di qualcuno dal Cremlino o da una delle torri del Cremlino. Posso dirlo da professionista nel mio campo, e dato che ero a Mosca, mentre il signor Kurginjan faceva la sua dichiarazione, ho fatto le indagini necessarie.

Ulteriore chiarimento della situazione con il battaglione Vostok e Khodokovskij

Reporter: Può chiarire la situazione del battaglione Vostok? Per esempio, Pavel Gubarev ha dichiarato ieri che [Khodokovskij] si rifiuta di essere subordinato alla leadership della RPD, che si è trasferito a Makeevka, e ha promesso che, nel prossimo futuro, certi fatti saranno resi pubblici. Qual è la situazione in questo momento?

Aleksandr Borodaj: (sorridendo ironicamente) Pavel Gubarev è una fonte unica di informazioni, vi dico. Continuate ad ascoltare. Otterrete un sacco di informazioni di vario genere. Ho avuto ieri una conversazione con Aleksandr Khodokovskij. Non ci sono problemi di questo tipo in questo momento.

Igor' Strelkov: Aleksandr Vladimirovich, non dobbiamo dimenticare che Pavel Gubarev è stato nominato capo del Dipartimento della mobilitazione.

Aleksandr Borodaj: Oh, sì, l'avevo dimenticato.

Igor' Strelkov: Quindi, per favore, non smentiamo qui tutto.

Aleksandr Borodaj: Non lo farò, non tutto. Voglio semplicemente dire che le dichiarazioni politiche non fanno parte delle sue responsabilità.

Igor' Strelkov: Signore e signori, ci saranno, naturalmente, come in ogni movimento di guerriglia quando si trasforma in un esercito regolare, molti contrasti, scontri di interessi, scontri di ambizioni, e su altre questioni non consentite dai regolamenti militari. Tuttavia, è importante non attribuire un'importanza critica a tali scaramucce, disconnessioni e mancanza di comprensione.

Il signor Khodokovskij mi ha visitato due volte a Slavyansk nel mese di aprile di quest'anno. E allora abbiamo trovato, tra noi due, sufficiente comunanza di interessi e abbiamo concordato una certa cooperazione. Sono certo che, quando ci incontreremo faccia a faccia, troveremo di nuovo un linguaggio comune e lavoreremo insieme, fianco a fianco.

Riguardo a tutto il resto, posso dire che le unità del battaglione Vostok stanno, in questo momento, lavorando in collaborazione diretta con la Milizia e compiendo assegnazioni di campo e le hanno compiute già da qualche tempo. Per quanto riguarda il coordinamento tra i nostri quartieri generali, questo è esistito fin dal primo giorno del nostro arrivo a Slavyansk. Questo è tutto.

La catastrofe umanitaria incombente

Reporter: Sa quante persone hanno lasciato la città di Donetsk? Perché ho sentito oggi dai rappresentanti della città che più di un centinaio di migliaia di residenti ha già lasciato la città.

Aleksandr Borodaj: A chi è indirizzata la sua domanda? A me? Ok. Finora, oltre settantamila residenti hanno lasciato Donetsk. Questa è la verità. Non centomila, ma più di settantamila. È naturale che questo processo continui.

Quanto peggiore diventa la situazione, quanto più pericolosa diventa per la vita [degli abitanti], quanto più difficile diventa dal punto di vista sociale, naturalmente, tanti più residenti lasceranno la città. Ricordo che ho già detto in molte conferenze stampa che il territorio della Repubblica Popolare di Donetsk, l'intero territorio del Donbass, non è solo vicino alla minaccia di una catastrofe umanitaria, ma che questa catastrofe è già tra noi.

È semplicemente che, come qualsiasi fenomeno di questo tipo, la situazione non appare da un giorno all'altro nel suo pieno vigore, ma si sviluppa progressivamente. E così, questa situazione si sta sviluppando gradualmente, e sta diventando sempre peggiore.

Resta inteso che, a Slavjansk, una situazione del genere è stata creata molto tempo fa, e che lìcstava molto peggiorando. Beh, non siamo qui a parlare di questo. Resta inteso che diventerà peggio anche qui con il passare del tempo, e che i residenti potranno lasciare la città, così come altri sul territorio della RPD – questo è naturale. Stiamo cercando di aiutarli in questo senso.

L'icona della Madre di Dio Svjato-Tikhonovskaja

Aleksandr Borodaj: Vorrei aggiungere ancora una cosa, che forse questa l'ultima per oggi. Abbiamo novità, e sono novità molto felici per noi. Ho parlato di aiuto dalla Russia – ebbene, oggi, dalla Russia, abbiamo ricevuto l'icona della Milizia, l'icona della Madre di Dio Svjato-Tikhonovskaja.

Questa è l'icona che i miliziani russi, i guerrieri russi, hanno venerato durante il periodo della guerra patriottica del 1812. Siamo immensamente grati alle persone che hanno trasportato qui quest'icona. E, ora, tutti i nostri combattenti, sia che appartengano alla Milizia, al Vostok, all'Oplot, alla Guardia Repubblicana, e a qualsiasi altra delle nostre unità, possono venire a pregare davanti a essa. Poiché siamo tutti ortodossi, spero che quest'icona ci aiuterà a difendere la nostra terra e la nostra gente, a respingere il nemico, e, infine, ad assicurare la vittoria. Grazie.

La ritirata da Slavjansk

Reporter: Può dirci quali perdite ha subito la Milizia nella sua ritirata da Slavjansk, quali sono state le perdite umane, e quali forze rimangono, quanti veicoli e altri armamenti blindati?

Igor' Strelkov: Mettiamola così: oltre il 90% del personale è stato in grado di ritirarsi da Slavjansk ed è arrivato con successo a Donetsk. La maggior parte delle nostre perdite sono state tra i miliziani inaffidabili del presidio di Kramatorsk, piuttosto che tra le perdite subite durante la ritirata da Slavjansk.

Ripeto che oltre il 90% della guarnigione Slavjansk è arrivata qui. Non posso darvi numeri specifici perché si tratta di un segreto militare. Le perdite sono state sostenute alla fine della ritirata a causa di incompetenza da parte di uno dei comandanti.

Reporter: Quante armi e munizioni sono state lasciate in Slavjansk?

Igor' Strelkov: Abbiamo mantenuto una certa quantità di munizioni, e diversi veicoli blindati sono stati persi alla fine della ritirata da Slavjansk.

 
"Властелин Колец" и христианство

Экранизация знаменитой трилогии Толкиена породила очередной всплеск внимания к наследию известного английского писателя.

Учитывая, что не все слышавшие об этой книге, нашли время ее прочитать, позволим себе вкратце напомнить сюжет произведения. В книге описывается один из эпизодов истории фантастического "доисторического мира", населяемого самыми разными существами – эльфами, волшебниками, людьми, гномами, хоббитами, орками и т.д. Темный властитель – Саурон – стремится подчинить себе весь мир, повергнув его в хаос и насилие, уничтожив все доброе и прекрасное. Он начинает войну, но для решающей победы ему необходимо овладеть магическим кольцом, которое случайно оказывается у хоббита Фродо. Цель Фродо – не допустить, чтобы кольцом завладел Саурон или кто-либо иной (в том числе и он сам), поскольку в таком случае новый хозяин также подпадет под власть зла и станет очередным темным властителем. Единственное, что остается – незаметно проникнуть в самое логово Саурона и бросить кольцо в жерло горы (где оно было в свое время выковано), чтобы уничтожить его навсегда.

Мир не спасают без участия со стороны самого мира – в битву вовлечены все, но исход ее зависит от успеха или неуспеха операции Фродо. Вместе со своим спутником Сэмом он проникает к заветной горе, но не может более перебороть соблазн и в итоге кольцо подает в жерло благодаря удачному стечению обстоятельств.

"Властелин Колец" оказался значительным культурным явлением второй половины ХХ века и по своим художественным качествам и по своему воздействию на умы молодежи вот уже не одного поколения. Не остался он без внимания и со стороны православных читателей. Еще по самой книге уже возникла полемика о религиозном ее значении, мнения расходились вплоть до полярных, и после выхода на экраны одноименного фильма, снятого по сюжету трилогии, эти споры разгорелись вновь.

В связи с этим, не претендуя ни в коем случае на какое-то новое или, тем паче, окончательное слово в Толкиеноведении, хочется все же поделиться некоторыми своими размышлениями об этой книге, так сказать, "на правах читателя" - не более.

О том, что Толкиен как мыслитель и писатель имел ряд идей, с точки зрения христианина, сомнительных, хорошо известно. Гностическая концепция творения мира, изложенная в "Сильмариллионе" - лишь один из примеров. Но здесь мы не беремся рассматривать все творчество Джона Рональда Руэла Толкиена, а поговорим лишь о соотношении с христианством его главного произведения.

Что есть "Властелин Колец"? "Завуалированная проповедь христианства" (Мария Каменкович. Троянский конь) или выдумки, "пропитанные хорошо загримированным язычеством и оккультизмом" (Роман Жолудь. Толки вокруг Толкиена)?

Обе эти крайние позиции поочередно предстают как соблазн перед читателем-христианином во время прочтения книги. Для каждой из них можно найти достаточные основания в тексте, но ни одну из них нельзя принять, избежав серьезных натяжек.

Поэтому более продуктивен, на наш взгляд, другой путь: идти от того, что в книге реально есть, а не от того, что в ней должно быть.

А реально есть и то и другое. Ведь, с одной стороны, было бы весьма странным, если бы в произведении, кропотливо создаваемым на протяжении многих лет человеком, искренне считавшим себя христианином, не было бы совершенно ничего христианского. С другой стороны, ждать от светского западного писателя ХХ века стопроцентной чистоты догматических воззрений также не стоит. Так что в произведении Толкиена равно есть и близкое христианству, и чуждое христианству. Начнем с последнего.

Первая проблема - это то, что эмоционально зло в книге показано гораздо более ярко, чем добро, и потому более привлекательно. По сути зло выглядит, да и является в произведении значительно более могущественной силой. Оно почти всесильно, от него некуда укрыться, не к кому прибегнуть. Рассказывают, что друг Толкиена К Льюис, дочитав "Властелина колец" до середины, отбросил со словами: "Нельзя же так долго писать о зле!" (Впрочем, нам доводилось слышать и другую версию, соласно которой сам Толкиен, дочитав до середины "Письма Баламута" Льюиса, отбросил ее с теми же словами). По мощи и величию личности Саурону нет альтернативы в мире "Властелина Колец". А такое мировидение христианским признать сложно.

Следующая проблема - это то, что в общем и целом бытие всех Толкиеновских существ (эльфов, гномов, людей, хоббитов и т.д.) выглядит довольно бессмысленным. Они героически сражаются, описано это подчас очень красочно и увлекательно, но все они мечтают зажить мирной жизнью, ради нее сражаются и ради нее гибнут. В их борьбе есть смысл. Но сама эта мирная жизнь, к которой они стремятся, выглядит на редкость блеклой и бессмысленной, как старая выцветшая картинка, наклеенная на стене. Создавая мир "до Христа", Толкиен создал мир "без Христа", и христианину погружаться в этот мир довольно тягостно, хотя и не настолько, как в мире других фэнтезийных авторов, например, Тэда Уильямса с его прямой пародией на христианство.

Переходя к выявлению христианских мыслей во "Властелине Колец", отметим, что не будем рассматривать вообще добрые или в целом положительные моменты, но лишь те, которые однозначно можно охарактеризовать как христианские, а не "общечеловеческие".

Прежде всего, такой является главная мысль произведения. Кольцо есть образ зла, или греха. И победить зло можно, лишь лично отказавшись от него. Основная идея трилогии - безусловно христианская, идущая вразрез со всей фэнтезийной традицией после Толкиена. Зло никогда нельзя использовать во благо. Использовав его, ты подпадаешь под его власть и только умножаешь общее количество зла в мире.

И если мы проследим за сюжетом, то увидим, что христианским является не только идея, но и ее развитие. Ведь Фродо так и не смог отказаться от желания обладать, противостоять власти кольца, злу. Человек не в силах сам отказаться от греха. И добро побеждает вроде бы как из-за удачного случая. Но для человека христианской культуры (для которого, собственно, Толкиен и писал свои книги) очевидно, что случая нет, а есть Божественный Промысл. Для совсем непонятливых, об этом сказано в самой книге устами Гэндальфа: "Так было уготовано ему…" Уготовано кем?

Отвечая на этот вопрос, мы должны вернуться к самым первым строкам книги - ее заглавию. Кто такой Властелин Колец? Кому посвящено все произведение? Очевидно, что это не Фродо, никто из Мудрых, ни даже Саурон - потому что никто из них никогда не обладал всеми волшебными кольцами. И при дальнейшем размышлении ответ остается только один: Властелином или, точнее, Господом (Lord) Колец является Тот, Кто обладал ими всегда, поскольку Он обладает всем, Сам будучи ничем не обладаем.

Следующий глубоко христианский момент в книге - это отношение к врагу. Ненавидимые всеми орки - это изуродованные злом эльфы, некогда прекраснейшие из существ в мире Толкиена. Сеющие ужас назгулы в прошлом были лучшими представителями человеческого рода, оказавшимися достойными стать кольценосцами, но не устояли перед соблазном зла и подпали под власть правителя тьмы. Падший Саруман Белый был одним из Мудрейших... Толкиен учит восприятию врага сквозь призму его личной трагедии и через это подводит к единственно возможному отношению к врагу: состраданию. Несколько раз в трилогии подчеркивается та мысль, что конечная победа добра стала возможной благодаря акту милосердия, который совершил хоббит Бильбо по отношению к своему врагу.

Но Толкиен не ограничивается указанием на то, что злодей имеет предысторию падения. Враг может покаяться и измениться. Самый яркий тому пример в книге - Горлум, то же с Гримой, но еще глубже это выражено в последнем разговоре с Саруманом, когда Фродо, останавливая друга от убийства падшего волшебника, говорит: "Нет, Сэм! Все равно убивать его не надо. И уж тем более нельзя убивать, когда он в черной злобе. Ведь он был когда-то велик, он из тех, на кого мы не смеем поднимать руку. Теперь он падший, однако ж не нам судить его: как знать, может, он еще возвеличится"...

И великая заслуга Толкиена состоит в том, что он в своей книге разъяснил на понятном для современного человека художественном языке одну из самых трудных для понимания заповедей Христа: заповедь о любви к врагам. И не просто объяснил, но и раскрыл ее величие и мудрость.

 
Il metropolita Ilarion celebra il rito di riunione alla Chiesa ortodossa di persone temporaneamente allontanate

Il 25 dicembre 2016, ventisettesima domenica dopo la Pentecoste, Domenica dei santi Progenitori e giorno della commemorazione di san Spiridione di Trimitunte, il metropolita Hilarion di Volokalamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca, ha celebrato a Mosca, nella chiesa dell'icona della Madre di Dio "Gioia di tutti gli afflitti", il rito di unione con la Chiesa ortodossa per coloro che se ne sono temporaneamente allontanati, finendo in scismi o sette.

In questo giorno 115 persone hanno rinunciato al paganesimo, a errori settari e a false credenze scismatiche. Il metropolita Hilarion ha rivolto loro parole di edificazione:

"Mi congratulo con tutti voi, cari fratelli e sorelle, per il vostro completamento della riunificazione con la Chiesa di Cristo.

Il Signore ha permesso a ciascuno di voi di cadere in vari errori. Avete imparato per esperienza personale tutti i loro pericoli e l'effetto di corruzione che hanno sull'anima, la mente e lo sviluppo spirituale degli esseri umani.

Avete sperimentato questo potere del male da voi stessi, ma la provvidenza di Dio vi ha riportati alla Chiesa. E ora che vi ricongiungete con la Chiesa, il Signore ancora una volta vi chiama a vivere una vita cristiana, a prosperare nella conoscenza della verità e crescere di forza in forza (Salmo 83:8), sulla via della perfezione spirituale . E che il Signore Gesù Cristo stesso sia la vostra guida in questo cammino.

Leggete il Vangelo ogni giorno, in modo che la Parola di Dio risuoni sempre nella vostra mente e nel vostro cuore; in modo che attraverso il santo Vangelo il Signore Gesù Cristo sia sempre presente nella vostra vita e vi parli ogni giorno in cui desiderate ascoltare la sua voce e riconciliare la vostra vita con la sua parola.

Cercate di non perdere le funzioni della domenica e dei giorni di festa. Comunicatevi ai santi misteri di Cristo, per unirvi al Signore Gesù Cristo non solo spiritualmente, ma anche fisicamente, aprendo il cuore al Salvatore, che è pronto a venire, sistemarsi e vivere con voi, e ad agire attraverso di voi.

Dite i vostri peccati nel mistero della confessione per ricevere il perdono del Signore e purificare l'anima da ogni contaminazione del peccato. Cercate di vivere secondo i comandamenti divini e di fare del bene ai vostri vicini. E chi sono i nostri vicini? Il Signore risponde nel Vangelo: i vicini sono tutti coloro che hanno bisogno del vostro aiuto, e tutti coloro che capitano essere vicini a voi (Luca 10:25-37).

Il cristianesimo non divide le persone in amici e nemici, quelli che hanno bisogno di aiuto e quelli che non hanno bisogno di alcun aiuto. Per i cristiani ogni persona è un vicino. E il Signore ce lo insegna attraverso il suo Vangelo, attraverso il discorso della montagna, attraverso le parabole e gli altri insegnamenti che i suoi santi apostoli ci hanno offerto.

Non dubitate mai della verità delle parole del Signore nel Vangelo. Non dubitate mai della verità degli insegnamenti della Chiesa. Voci maligne e bugiarde continueranno a dire che non c'è verità nella Chiesa o che a questa manca la pienezza della verità, o che in qualche modo è nell'errore. Non credete a queste voci e non ascoltatele. Se vi imbattete in qualsiasi letteratura settaria, scismatica o eretica, rifuggitela come un abominio, non tenetela nelle vostre case, distruggete questa letteratura e non permettete che i vostri amici vengano in contatto con essa, perché la sua influenza corruttrice, che avete personalmente sperimentato, potrebbe influenzare negativamente altre persone.

Vivete una vita cristiana. Amate Dio, amate la Chiesa di Dio, amatevi l'un l'altro e il Signore sarà sempre con voi, benedicendo il sentiero della vostra vita. Amen."

***

Il lavoro con le persone che si sono allontanate dall'Ortodossia è effettuato a Mosca nella chiesa dell'icona della Madre di Dio "Gioia di tutti gli afflitti", da parte del Centro per la riabilitazione delle vittime di religioni non tradizionali, fondato in memoria di Aleksej Stepanovich Khomiakov. Attualmente il centro è guidato dal sacerdote della chiesa p. Evgenij Tremaskin. Si tengono colloqui preparatori per alcuni mesi prima di celebrare il rito di unione alla Chiesa ortodossa di settari e scismatici che desiderano ritornare alla vera fede.

 
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Il Metropolita Kallistos Ware di Diokleia e la Chiesa Russa all'Estero

Il primo incontro del metropolita Kallistos con l'Ortodossia fu in una chiesa di Londra in Buckingham Palace Road, dove si alternavano i servizi tra la comunità sinodale e quella patriarcale. È difficile dire ora quale di queste due teneva la Veglia notturna, quando il diciassettenne Timothy Ware capitò in chiesa "un sabato pomeriggio, nell'estate del 1952". [1]

Cinque anni dopo, Timothy si trovò in un'altra chiesa di emigrati a Versailles, vicino a Parigi, dove san Giovanni di Shanghai stava celebrando la Divina Liturgia. Come racconta il metropolita Kallistos nel saggio sul suo viaggio verso l'Ortodossia (citato in tutto questo articolo): "Sono arrivato quasi alla fine del servizio, poco prima del momento in cui egli usciva per dare la comunione. Nessuno si fece avanti per ricevere il sacramento, ma rimase in piedi con il calice in mano; e con la testa su un lato nel suo modo caratteristico, guardò fisso e anche ferocemente nella mia direzione (non mi aveva mai visto prima). Solo quando scossi la testa tornò nel santuario con il calice". [2] Tuttavia san Giovanni lo unse con l'olio al termine del Moleben che seguì la Liturgia. "Qualunque fosse la verità della questione, - ricorda il metropolita Kallistos - la mia esperienza di Versailles rafforzò la mia sensazione che era giunto il momento per l'azione. Se Ortodossia è l'unica vera Chiesa, e se la Chiesa è una comunione nei sacramenti, allora avevo bisogno prima di tutto di diventare un comunicante ortodosso". [3]

L'anno successivo fu ricevuto nell'Ortodossia dal vescovo Giacomo del Patriarcato di Costantinopoli. Il motivo per cui decise di non essere accolto nella ROCOR è radicato nella sua doppia fedeltà a questa Chiesa di rifugiati russi e  al mondo dell'Ortodossia. Da un lato egli ammirava la ROCOR per la sua perseveranza nel patrimonio monastico e ascetico, per la venerazione dei nuovi martiri della Russia, ma d'altra parte Timothy era disturbato dal suo sempre più crescente isolazionismo ed era confuso dai rapporti tra le giurisdizioni russe nell'immigrazione. Pertanto, Timothy fu felice quando il vescovo greco gli disse di rivolgersi per le sue necessità spirituali a padre George Cheremteff (+1971), un sacerdote della ROCOR presso la cattedrale di Londra. [4]

Dato che il metropolita Laurus mi aveva detto che Timothy Ware aveva fatto ricerche presso la biblioteca del seminario della santa Trinità, al mio incontro con il metropolita Kallistos nel giugno del 2008 gli ho chiesto delle sue visite a Jordanville. Ecco cosa mi ha raccontato: «Nel 1959-60 ero ricercatore a Princeton. Ho scritto a padre Konstantin Zaitsev e ho chiesto se potevo venire. Ho ricevuto da lui un invito e ho trascorso tre settimane al monastero durante l'estate. Ho visitato Jordanville tre volte, e in tutto vi ho trascorso cinque settimane. C'erano circa 40 monaci a quel tempo, e l'abate era l'arcivescovo Averkii. Padre Konstantin Zaitsev era piuttosto rigoroso sulle questioni ecclesiastiche. Padre George Grabbe, che ho incontrato al Sinodo, era piuttosto in disaccordo con i punti di vista di padre Konstanin. Il seminario manteneva elevati standard di studi russi. Ho incontrato lì uno studente che aveva già iniziato come seminarista, ed essendo soddisfatto della qualità dell'insegnamento andò al dipartimento di russo di una delle università. Tuttavia, gli standard di insegnamento in quel luogo erano inferiori a Jordanville, e quel tizio vi è ritornato".

Dopo il suo ritorno in Inghilterra Timothy fu invitato a unirsi alla confraternita monastica dell'arcivescovo Vitalii Ustinov, che era alla ricerca di candidati al monachesimo in varie parti del mondo. Timothy ha trascorso sei mesi presso il podvor'e a Montreal e l'eremo della santa Trasfigurazione. Essendo stato una persona intellettuale per tutta la vita, a Timothy mancavano molto i suoi studi. Nella stessa conversazione con me il metropolita Kallistos ha ricordato con affetto il suo tempo con l'arcivescovo Vitalii e ha raccontato questa storia. Una volta durante un pasto i fratelli discutevano lo status dei non ortodossi, e Vladyka Vitalii diceva: "Ci sono doni di vera santità tra le persone semplici, ma non nei misteri". Il metropolita Kallistos ha raccontato anche l'altra storia dell'archimandrita Vitalii quando condivideva la chiesa a Londra con padre Anthony Bloom del patriarcato di Mosca. Quest'ultimo ha detto al metropolita Kallistos di aver chiesto una volta a padre Vitalii quello che pensava di lui. 'Se volessi essere gentile le direi: lei non è un sacerdote', rispose Vitalii. 'Ma io le darò una risposta diretta: 'Se è sotto Mosca, è un sacerdote di Satana'. [5] Nonostante questa ristretta visione ecclesiologica, sulla base dell'esperienza personale il metropolita Kallistos suppone che l'Arcivescovo Vitalii potesse avere un dono di intuizione. È interessante notare che nella sua seconda edizione del 1964 di The Orthodox Church si menziona che l'autore "lavora a Montreal per la Chiesa ortodossa russa in esilio". Nel 1964 lasciò il Canada, e nello stesso anno fu pubblicato Eustratios Argenti: uno studio della Chiesa greca sotto il dominio turco. L'Arcivescovo Vitalii ricevette nella Chiesa ortodossa Gerald Palmer e la signorina Kadloubovsky, traduttori della Filocalia, che dopo la morte di p. George Cheremeteff divennero figli spirituali del vescovo Kallistos.

Fr. George Cheremteff non benedisse Timothy perché fosse ordinato nella ROCOR, perché "è in atto uno spirito di mentalità molto ristretta, ed i vescovi più giovani saranno troppo ristretti per voi". [6] Nel 1966 Timothy Ware fu ordinato sacerdote e tonsurato monaco nel monastero di san Giovanni a Patmos. Da laico Timothy Ware aveva partecipato alle funzioni nella cattedrale e nel convento per sette anni, e quando divenne ieromonaco aiutò padre George a servire al convento. Intorno al 1970 padre Panteleimon del monastero della santa Trasfigurazione a Boston capitò nella chiesa dove serviva padre Kallistos, e fu molto turbato che un sacerdote del patriarcato di Costantinopoli fosse in servizio in una chiesa della ROCOR. Cinque anni più tardi l'abate del monastero dei santi Cipriano e Giustina in Grecia, l'archimandrita Kyprianos, nella sua lettera del 17 giugno del 1975, si lamentava che Padre Kallistos fosse solito servire di tanto in tanto al convento dell'Annunciazione a Londra (ROCOR). [7] Così padre Kallistos cessò di servirvi. È inoltre necessario ricordare che nel suo periodico Eastern Churches Review il metropolita Kallistos ha sempre dato spazio alla rappresentazione della posizione della ROCOR su temi di attualità.

Note

[1] Vescovo Kallistos di Diokleia, "Strange Yet Familiar: My Journey to the Orthodox Church", The Inner Kingdom (Crestwood, NY: St. Vladimir’s Seminary Press, 2001)

[2] Ibid.

[3] Ibid.

[4] Una biografia di p. George si trova in Pravoslavnaia Zhizn 6 (Jordanville: Monastero della Santissima Trinità, 1997).

[5] I riprodurre questo parole dal seguente articolo di Felix Corley: "Metropolitan Vitaly Ustinov Russian Orthodox leader in exile", Felix Corley, Indipendent (28 settembre 2006) http://www.independent.co.uk/news/obituaries/metropolitan-vitaly-ustinov-417796.html (12 novembre 2008)

[6] Comunicazione personale. Giugno 2008.

[7] Stanford University Library. Department of Special Collections, The Bishop Grigorii Papers [M0964]. Box 3, Folder 7: Grabbe to Various Addresses. Questa è probabilmente una lettera a Padre George Grabbe.

 

Una nota del metropolita Kallistos

del 24 Luglio 2009

Ho un paio di ulteriori commenti riguardo al suo resoconto.

Nel suo primo paragrafo, lei dice che è difficile sapere se la funzione che ho inizialmente frequentato a St Philip's, Buckingham Palace Road, era stata celebrata da parte della giurisdizione sinodale o da quella patriarcale. In realtà, è stata certamente celebrata dal clero sinodale. C'erano due sacerdoti, con barbe lunghe, così come un diacono. Ritornai il sabato successivo, e la funzione era celebrata da un solo sacerdote senza barba: era padre (poi metropolita) Anthony Bloom. Tornai ancora per la terza volta il sabato successivo, e la funzione era celebrata dai due sacerdoti barbuti con il diacono. Da questo è chiaro che alla prima funzione il clero officiante apparteneva alla giurisdizione sinodale.

Per quanto riguarda la storia che racconta nel quinto paragrafo del resoconto, in merito alla conversazione tra padre Anthony Bloom e padre Vitaly, mi interessa che l'ha trovata registrata in un articolo di Felix Corley. Io stesso ho sentito la storia sia dal metropolita Anthony sia dal metropolita Vitaly, e i loro racconti concordavano l'uno con l'altro. Per quanto mi ricordo, padre Vitaly haveva fatto la sua affermazione in questa forma: 'Al meglio, voi non siete affatto un sacerdote; nel peggiore dei casi, siete il servo cosciente e deliberato di Satana' Questa non è proprio la stessa formulazione di Corley, ma la sostanza concorda con essa.

Quando sono andato a Montreal nel novembre del 1963, sia io sia il metropolita Vitaly (o arcivescovo, come era allora) abbiamo previsto la possibilità che io potessi rimanere lì in modo permanente e diventare lì un monaco. Alla fine, entrambi ci siamo resi conto che non era la strada giusta, ed è per questo che sono tornato in Inghilterra nel maggio 1964. Lui stesso mi disse, 'Torna dai greci'.

La storia che si racconta sulla nostra conversazione al pasto può essere ampliata come segue. Uno dei monaci disse: 'I non ortodossi non hanno la grazia dello Spirito Santo'. Ho poi parlato io, dicendo : 'Io stesso sono stato un non ortodosso, e dalla mia esperienza personale devo testimoniare che c'è davvero la grazia dello Spirito Santo tra i non ortodossi'. Ci fu una lunga e terribile pausa. Alla fine vladika Vitaly disse (un po' con mia sorpresa), 'fratello Timothy ha ragione. Ci sono doni di vera santità tra la gente semplice delle comunità non ortodosse, ma ovviamente non possiamo dire che possiedano sacramenti validi'. Vladika Vitaly era cresciuto in Francia come esule, e credo che sia stato trattato con gentilezza da alcuni cattolici romani, questa è probabilmente la ragione per cui parlava così.

Nel suo ultimo paragrafo, racconta correttamente la storia di padre Panteleimon di Boston presente nel 1970 in una liturgia che ho celebrato al convento di Londra. Vorrei aggiungere che le mie celebrazioni presso il convento di Londra avevano luogo con la conoscenza e la benedizione del gerarca locale della ROCOR, l'arcivescovo Nikodim. Mi aveva anche invitato a servire con lui presso la cattedrale della ROCOR a Londra. Ciò che padre Panteleimon mi disse fu: 'Ciò può essere consentito solo con un'estrema applicazione di economia. Questa sarà presto terminata'. Pochi mesi dopo arrivò una lettera del capo della ROCOR, il metropolita Filarete, indirizzata alla badessa del convento di Londra, madre Elisabetta. Scriveva, 'Sarà meglio se non invitate padre Kallistos troppo spesso a celebrare la Liturgia nel Convento'. Egli non disse che avrei 'mai' dovuto essere invitato, pa madre Elisabetta e fummo d'accordo che evidentemente non era contento che io officiassi al convento, e quindi sarebbe stato meglio per me smettere di farlo. Ho continuato a fare regolare visita al convento, per amicizia, ma non vi ho officiato ulteriormente. Quando padre Kyprianos ha scritto nel 1975, avevo cessato già da tempo di officiare al convento, così la sua lettera (di cui non ho avuto in precedenza conoscenza) non ebbe infatti alcun effetto pratico.

 
I 12 giorni di Natale

"Come sono numerati i 12 giorni della festa della Natività? Cominciano il giorno stesso della festa o il giorno dopo? L'ultimo giorno della festa è il dodicesimo giorno?"

I dodici giorni di Natale iniziano il giorno della festa e terminano alla vigilia della Teofania. L'idea dello zero come numero non è un'idea antica, e quindi la festa stessa non è il giorno zero, ma il primo dei dodici giorni.

In un certo senso, potremmo dire che il Natale dura un giorno, il giorno della festa. Ma poi festeggiamo in particolare i due giorni successivi, e quindi in un altro senso potremmo parlare di tre giorni di Natale. Ma poi la festa del Natale viene celebrata in realtà per 7 giorni, dal 25 dicembre al 31 dicembre (che nel calendario civile cade dal 7 gennaio al 13 gennaio). Il 31 dicembre è l'Apodosi (o la conclusione) della festa. In tempi più antichi, l'Apodosi del Natale veniva celebrata in realtà assieme alla festa della Circoncisione del Signore (1/14 gennaio), ma quando a quest'ultima festa fu unita la festa di San Basilio, l'Apodosi fu spostata al giorno precedente. (Archbishop Job (Getcha), The Typikon Decoded, Crestwood, NY: St. Vladimir Seminary Press, 2012, p. 136). A partire dal 2/15 gennaio, iniziamo a celebrare l'antefesta della Teofania. Quindi l'ultimo dei 12 giorni di Natale è la vigilia della Teofania (l'ultimo giorno dell'antefesta).

Nel libro di servizio del prete (lo Sluzhebnik), si legge nel menologio del 25 dicembre: "Festa di tre giorni, e tutti i cibi ammessi. Allo stesso modo, una dispensa di dodici giorni per tutti i cibi..."

Ma come per molte rubriche ortodosse, c'è sempre un "ma". Non digiuniamo per dodici giorni, ma poiché il dodicesimo giorno è la vigilia di Teofania, non evitiamo interamente il digiuno in quel giorno – è un giorno in cui possono essere consumati il vino e l'olio, ma per il resto è un giorno di digiuno.

In tempi molto antichi, la Teofania era in realtà la celebrazione combinata della Natività di Cristo e del suo Battesimo. La pratica di celebrare la Natività il 25 dicembre si è sviluppata nella parte occidentale della Chiesa, per poi estendersi a est. E così Teofania e Natale sono feste strettamente collegati, e in un certo senso, la Teofania è la continuazione della festa della Natività, e noi celebriamo la Teofania per otto giorni. Ho visto stelle natalizie russe che hanno un'icona della Natività da un lato e un'icona della Teofania dall'altro. E così sul proprio albero di Natale, ci si limita semplicemente a girare la stella alla festa della Teofania.

Tuttavia, in un altro senso, si potrebbe anche dire che celebriamo il Natale per 40 giorni, perché il quarantesimo giorno celebriamo la festa dell'Incontro del Signore (2/15 febbraio) – giornoin cui Cristo è stato portato nel tempio, ed è stato incontrato da san Simeone e dalla profetessa Anna.

Quindi, come spesso accade con la Fede ortodossa, ci sono diverse risposte alla domanda, che sono tutte corrette, ma nessuna delle quali racconta l'intera storia in modo esaustivo.

 
Anna di Kiev (circa 1025 – prima del 1080), principessa di Russia e regina di Francia, nata a Novgorod

Nei primi anni 1990, l'ambasciata ucraina a Parigi ha richiesto ufficialmente al ministero degli esteri francese di cambiare la scritta su una lapide. Invece delle parole "Anna, regina di Francia, principessa di Russia", gli ucraini hanno proposto di scrivere "Anna, regina di Francia, principessa d'Ucraina".

Si trattava della figlia di Jaroslav il Saggio, che il re Enrico I di Francia aveva sposato in seconde nozze. Anche se la tomba di Anna Jaroslavna si trova effettivamente in Francia, alcuni storici sostengono che fosse tornata in Russia alla morte di suo marito, il re di Francia. Eppure non ne troviamo menzione nelle fonti russe.

Il sarcofago davanti al quale si inchinò il duca di Montpensier, figlio del re Luigi Filippo, giunto a presenziare a Mosca alla incoronazione del nuovo zar Alessandro III, ospita i resti di Jaroslav il Saggio (978-1054), gran principe di Russia e padre di Anna, regina di Francia, moglie del re Enrico I (1009-1060). Fu sulla via del ritorno che il duca aveva espresso il desiderio di pregare davanti alla tomba del suo antenato.

Se una discendenza così lontana è stata probabilmente cancellata dalla memoria collettiva, l'alleanza franco-russa risalente al XI secolo ha prodotto un aneddoto storico ancora attuale. In effetti, una leggenda assicurava che la nostra principessa russa discendesse per linea materna da Filippo il Macedone, ragione per cui avrebbe dato il nome del padre di Alessandro Magno al figlio maggiore, Filippo, re di Francia 1060 al 1108. Mentre la madre di Anna aveva solo forti radici scandinave, questo nome leggendario tradizionalmente è stato sempre ben portato in alcune delle nostre monarchie europee!

Discendente di sesta generazione del vichingo Rurik, fondatore nel 862 del futuro Impero Russo, Anna era nata a Novgorod attorno al 1025 in una famiglia di nove figli.

La sua infanzia e adolescenza si svolsero a Kiev, città qualificata "per rivaleggiare con Costantinopoli" e dotata di "più di quattrocento chiese", secondo una cronaca del tempo. Zoppo e fisicamente fragile, suo padre, Jaroslav il Saggio (v. immagine in alto), era uno dei dodici figli di Vladimir il Grande, che aveva convertito il paese al cristianesimo. Grande collezionista di libri, spendeva intere notti lettura e allevò i suoi figli nello stesso spirito; fu giurista e scrittore, parlava otto lingue, e regnò per trentacinque anni sul suo principato.

Mentre la Francia stava riemergendo con sforzo dall'anarchia feudale e dalla devastazione causata dai saraceni e dai normanni, la Rus' di Kiev era al culmine della sua prosperità, sia materiale che spirituale. Cristiana ortodossa da tre generazioni, aveva basi ben più solide del giovane regno dei Capetingi.

cattedrale di Santa Sofia a Kiev: l'affresco dell'XI secolo che rappresenta le figlie di Jaroslav il Saggio, Anna (probabilmente a sinistra) Anastasia, Elisabetta e probabilmente Agata

Un re di Francia da sposare

Terzo sovrano dei Capetingi, vedovo di una prima unione rimasta sterile, Enrico I era il marito di Matilde di Frisia. Nel 1044, dopo dieci anni di matrimonio senza un erede, Matilde rese la sua anima a Dio. La successione al trono di Francia non era assicurata, il re doveva quindi cercare di contrarre un nuovo matrimonio. Ma dove trovare l'anima gemella?

Un'alleanza con il Sacro Impero era praticamente impossibile, poiché Roma vietava formalmente l'unione tra i parenti fino al settimo grado, compresa la famiglia della defunta moglie. Suo padre era stato scomunicato dal papa a causa di un matrimonio misto con una parente di quarto grado.

Non volendo in alcun modo rivivere l'affronto al re suo padre, Enrico si sottomise alle richieste della Chiesa. Furono inviati emissari oltre i confini per trovargli una potenziale fidanzata che non fosse sua parente. Dopo quattro anni di attesa, questi gli rivelarono l'esistenza di una principessa slava, figlia di Jaroslav Vladimirovich, gran principe di Kiev. Bellezza affascinante, bocca sensuale, capelli biondi, grazia e spirito... la sua reputazione si estendeva fino a Costantinopoli!

Un'alleanza con il trono di Kiev? Se paradossalmente la Russia era ancora considerata un paese esotico per alcuni, barbaro per gli altri, le unioni matrimoniali tra dinastie occidentali e russe nell'XI secolo non avevano niente di strano, anzi. Non meno di 45 unioni dei 54 matrimoni dei rurikidi di quel tempo furono con principi stranieri, alcuni bizantini, raramente orientali, per lo più occidentali. La madre di Anna era la figlia del re di Svezia, sua zia era regina di Polonia, due sorelle regnavano una in Ungheria e una in Norvegia e Danimarca. I suoi due fratelli maggiori sposarono le figlie di grandi feudatari tedeschi, il margravio di Sassonia e il conte di Stade, mentre il terzo divenne il genero dell'imperatore bizantino, Costantino IX Monomaco (1000-1055).

Enrico I incaricò un'ambasciata guidata dai vescovi Gauthier di Meaux e Roger di Chalons, di andare a Kiev a chiedere al gran principe la mano di Anna per il re di Francia. Vsevolod, l'intellettuale della famiglia e fratello di Anna, servì come loro interprete. Parlava cinque lingue, compreso il latino.

Parigi e Kiev, le due città più importanti della cristianità dopo Costantinopoli, non erano fatte per intendersi? Sostenendo una politica di apertura con l'Occidente, il gran principe fu d'accordo.

Matrimonio e consacrazione

Anna di Kiev, per unirsi alla sua nuova casata, intraprese un viaggio che durò diversi mesi, fermandosi con il suo seguito presso alcuni dei membri della sua famiglia. A Gniezno, presso la zia Maria Dobronega, moglie del re Casimiro I di Polonia, i cui rapporti con la Russia erano ancora senza ombre, non presagiva in alcun modo la lotta secolare che avrebbe poi dilaniato i due paesi. Fu Quindi a Esztergom in Ungheria presso la sorella Anastasia, alla corte di Andras I. Poi risalì il monte del Danubio di Regensburg fino a quando finalmente entrò in Francia dopo aver attraversato Mainz, che all'epoca era la residenza abituale degli imperatori tedeschi.

Enrico andò di persona a Reims per accogliere la sua sposa alle porte della città in cui avrebbe avuto luogo l'incoronazione. Si dice che quando Anna scese dalla carrozza, il re si precipitò a baciarla appassionatamente, incapace di controllare la sua eccitazione. "Credo che siate voi il re, non è vero?", chiese la bella, confusa e arrossita.

Il matrimonio ebbe luogo a Reims il 19 maggio 1051, subito dopo l'incoronazione e la consacrazione, presieduta dall'arcivescovo Guy de Chatillon.

Anne fu la prima regina di Francia a ricevere se stessa l'incoronazione reale che era stata riservata fino ad allora ai soli re. Non sembra esserci stata alcuna difficoltà confessionale, benché i rapporti tra Roma e Costantinopoli fossero deteriorati da molto tempo. Solo tre anni dopo il loro matrimonio, nel 1054, la separazione delle Chiese orientali e occidentali sarà consumata con gli anatemi e le reciproche scomuniche.

Dopo aver appreso alcune nozioni di base di francese durante il suo viaggio verso la Francia, Anna firma il suo contratto di matrimonio in due lingue, russo e francese, mentre il marito appone una croce. Sembra che non sapesse scrivere!

 
VIDEO - Un papà per 400 anime

Siamo nella Grande Quaresima, un periodo di ascesi, pentimento e preparazione per le sante feste della Pasqua. La Quaresima è anche un viaggio spirituale verso la Settimana Santa e la Risurrezione.

Ora, quando ognuno di noi manifesta un aumento di cura per l'anima, innalza preghiere e pensa di più al cammino percorso e alle buone opere, vi invitiamo a guardare il documentario "Un papà per 400 anime", un film dedicato a padre Mihail Jar (ora vescovo Longhin), abate del monastero di Bănceni in Ucraina, che per tutto ciò che fa e per tutto ciò che è, porta ogni giorno tanta gioia, amore, conforto e cura a centinaia di anime di bambini e non solo.

Cliccate sull'immagine qui sopra per un documentario (in lingua russa, con sottotitoli in romeno) realizzato da "Reporterii Realității" nel mese di aprile 2012.

 
Un video molto eloquente (soprattutto per gli islamofobi!)

Recentemente ho imparato questa lezione nel modo più duro, quindi lasciatemi iniziare con alcune precisazioni: non so né dove né quando è stato fatto questo filmato, né so da chi è stato fatto. Su YouTube è identificato come "intervista con i ceceni a Donetsk". Fatta eccezione per l'unica bandiera che vedo nel video, che sembra quella dell'Ossezia del sud. E poiché sia la lingua cecena sia i linguaggi osseti sono molto diversi dal russo, non capisco una parola di quello che dicono. [1] Tutto quello che ho potuto vedere sono le parole "Battaglione Vostok", scritte in russo, su uno dei furgoni. Ora, dopo tutti questi avvertimenti, qui c'è quello che voglio che tutti voi vediate:

Guardate attentamente la donna vestita di rosso all'angolo della strada, che sta osservando il passaggio di ogni veicolo corazzato. Riuscite a vedere cosa sta facendo?

Sta benedicendo ogni veicolo corazzato con una benedizione ortodossa, anche se probabilmente sa che questi sono per lo più musulmani.

[NB. Il video è stato tolto dalla rete: questo è il suo indirizzo, ormai disabilitato]

Così ecco a voi, cari miei islamofobi e difensori della "cristianità" contro la "minaccia islamica": una donna ortodossa russa sta benedicendo uomini musulmani (i ceceni sono musulmani, e mentre gli osseti possono essere musulmani o cristiani ortodossi, gli uomini nel video mi sembrano musulmani, almeno a giudicare dalle loro barbe). Uomini musulmani che hanno lasciato il loro paese lontano per attraversare la Russia e difendere i russi ortodossi al di fuori della Russia. Quando è stata l'ultima volta che la cosiddetta "cristianità" è venuta in difesa della Russia, del popolo russo o degli ortodossi ovunque?

La cosa non mi rallegra, credetemi, ma il resoconto storico è chiaro: purtroppo, quella che è stata chiamata "cristianità" nel passato (e da alcuni anche oggi) o ciò che viene chiamato "Occidente" o perfino "civiltà giudeo-cristiana" (?) è sempre stato contro la Russia e contro l'Ortodossia, anche se ancora oggi lo nega con veemenza.

Certo, la Russia ha fatto guerre contro stati musulmani, ma con l'eccezione degli ottomani, queste non erano guerre di religione. È anche vero che la Russia si è impegnata in espansioni imperialistiche verso sud, in particolare nel Caucaso e in Asia centrale (non ci sono mai state invasioni della Russia da parte di ceceni o tagichi da respingere – è la Russia che li ha invasi).

E, naturalmente, c'è stato l'abominio delle due recenti guerre cecene, delle quali, lo credo sinceramente, entrambe le nazioni condividono la colpa, la responsabilità e anche la vergogna. Eppure oggi i ceceni (tra cui, ne sono certo, molti ex ribelli) stanno combattendo in Novorossija. Perché? Perché a un livello profondo noi – russi e musulmani in Russia o vicini alla Russia – apparteniamo allo stesso "regno di civiltà". Proprio come l'Asia centrale o le enormi distese della Siberia, il Caucaso è parte di una civiltà multi-nazionale e multi-etnica, che la storia ha forgiato, a volte in pace, a volte attraverso guerre, ma che era una realtà nell'Impero russo, durante l'Unione Sovietica e che oggi sta lentamente ricostituendo una "Unione Euroasiatica". Questa Unione Euroasiatica avrà sempre una forte componente islamica al suo interno e i wahabiti sprecano il loro tempo e denaro quando cercano di portare i musulmani locali sotto la loro influenza e renderli agenti degli anglo-sionisti (come stanno cercando di fare oggi con i tartari della Crimea). Otterranno sempre alcuni risultati iniziali, ma sono destinati a fallire perché non si può riavvolgere indietro o ignorare la storia.

In modo paradossale, l'aggressione anglo-sionista contro la Russia (e contro la Cina dall'altra parte del continente eurasiatico) sembra aver creato un "consolidamento reattivo" dell'Unione Eurasiatica. Se non fosse stato per le guerre (sponsorizzate dagli Stati Uniti) in Cecenia e in Ossezia del Sud, avremmo mai visto questa donna benedire i soldati musulmani che vanno al fronte? Ne dubito.

Un'ultima cosa: poveri squadroni della morte ucraini. Posso solo immaginare il loro orrore quando si renderanno conto che, invece di civili inermi, si trovano ad affrontare ceceni e osseti agguerriti. Oh cielo, quanto vorrei che questa gente catturasse Ljashko, solo per vedere come costui si comporterebbe in loro compagnia...

Cordiali saluti a tutti,

Saker

NOTA del traduttore:

[1] Per una volta tanto, il servizio di informazioni interno della parrocchia di san Massimo di Torino è in grado di identificare i combattenti in modo più accurato di quanto ha fatto la rete internazionale dei contatti di Saker!

Tra i militari della prima auto, l'autista parla osseto. L’altro, che parla a monosillabi e sembra il comandante, ha lineamenti molto ceceni (o possibilmente mezzosangue).

Tra i militari della seconda auto, i tre che parlano, parlano osseto. Il quarto (probabilmente il comandante) non parla e non mostra il volto, verosimilmente per non farsi identificare. Il suo abbigliamento è tipico dei cosacchi del Don.

 
Le conseguenze della Chiesa Una – il non-ecumenismo

Quando medito su una questione teologica, mi impegno spesso in esperimenti di pensiero. I Padri potrebbero chiamarla una forma di theoria, ma io non pretendo questo termine per i miei pensieri. Quel che faccio è di fare uno sforzo concertato per lasciar andare i presupposti non esaminati. Guardo un diverso insieme di presupposti e mi chiedo: "E se fosse vero?" Il risultato molte volte è un vicolo cieco. Ma la conoscenza dei vicoli ciechi può essere a volte tanto utile quanto le altre informazioni. Tuttavia, a volte, il risultato è una visione reale, o anche una realizzazione che i presupposti che hanno gravato un problema sono, di fatto, falsi e inutili. Riconsiderare la modernità richiede molti di questi esperimenti. La modernità infatti non è un periodo di tempo (anche se finge di esserlo). È una serie di ipotesi sul mondo, sugli esseri umani, sulla storia, su quasi tutto. E in quasi ogni caso, è sbagliata. È un attacco contro gli insegnamenti fondamentali del cristianesimo classico. Ho scritto in precedenza che non ci può davvero essere una cosa come un "cristianesimo moderno". E tanto contraddittorio quanto un cristianesimo buddista o un cristianesimo indù. La modernità è la religione di se stessa.

Recentemente, ho richiamato l'attenzione alla questione della Chiesa nella modernità. Infatti il mondo moderno ha completamente ripensato alla questione della Chiesa cristiana, e lo stato odierno delle cose ne è il risultato. In particolare, i cristiani moderni hanno in gran parte perso la capacità di pensare alla Chiesa come "Una", se non per una vaga, nebulosa unità astratta. Questo è in assoluto contrasto con l'unità molto concreta dei primi Padri che annunciavano la Chiesa come "una, santa, cattolica e apostolica".

Quindi, facciamo un esperimento mentale.

Immaginate di essere nel IV secolo. C'è una sola Chiesa e quella Chiesa è una. È unita nella fede, nell'insegnamento, nelle pratiche, nella comunione, ecc. Non è perfetta (non è mai esistita una cosa del genere), ma è una. Se qualcosa o qualcuno sfida quell'unione nella fede, nell'insegnamento, nelle pratiche, nella comunione, ecc, sono essi stessi esclusi dalla comunione. Questo succede non solo ai grandi Concili ecumenici, ma è privilegio di ogni vescovo e di ogni sinodo di vescovi. I grandi Concili sono necessari solo perché la Chiesa è una.

Tuttavia, cominciate a pensare. Considerate il verso, "la Chiesa è la pienezza di colui che è il compimento di tutto in tutti" (Ef. 1,23), e che cosa significa. In questa esperienza del IV secolo, potete non solo riflettere su questo significato in astratto, ma vi potete includere lo stesso calice da cui bevete, e tutto quello che conoscete tangibilmente come Chiesa. Le "cose" della Chiesa non sono più intercambiabili con altre cose. Tutto ciò che riguarda la vita della Chiesa porta con sé questa stessa pienezza. Mangiate la pienezza e respirate la pienezza. Quando pensate alla Chiesa la vostra coscienza non è turbata e il vostro senso di appartenenza è incrollabile.

Continuiamo con l'esperimento. Considerate la parola unione e le sue affini: comunione, partecipazione (in greco questo ha un senso), ecc. Quest'unione significa condivisione e partecipazione, ma porta anche il significato dell'essere uno. Quando pensate all'unione con Dio (e questo è il significato di ogni atto sacramentale della Chiesa), pensate e capite anche l'unione con la Chiesa. Il Dio Uno si fa conoscere nella Chiesa Una.

E ora torniamo al presente.

La pluralità delle Chiese (sic) rende impossibile alla maggior parte della gente di pensare il concetto di Chiesa una in un senso diverso da quello astratto. "Noi siamo un solo corpo," non può essere detto o pensato senza un senso di ironia. E così la stessa parola "Uno" comincia a subire cambiamenti. La comunione (l'eucaristia) non è una vera comunione. Essa può essere pensata come una sorta di speciale relazione o esperienza di Dio, ma se vi pensiamo come a una vera comunione con il suo Corpo, la Chiesa, torna quel senso di ironia e la vera comunione scompare necessariamente.

Molti, naturalmente, insistono fortemente su una sorta di realtà invisibile chiamata "la Chiesa". Ma la Chiesa è costituita esclusivamente da persone, nessuna delle quali è in alcun modo astratta. Non potete essere in comunione con quelli che non vi considerano in comunione con loro, o altrimenti la comunione diventa una forma di stupro spirituale. "Noi siamo Uno" diventa una minaccia o un'asserzione coercitiva. Certo, è facile essere in comunione con persone invisibili, immaginarie. Ma qualunque cosa sia, non è la Chiesa.

E così, unione e comunione sono in gran parte esclusi dal vocabolario dei cristiani moderni, che sono spesso offesi dal rifiuto della "ospitalità" eucaristica. Visitare una chiesa ortodossa durante l'Eucaristia significa anche sentirsi dire che non si è in comunione e che qualcosa si frappone tra voi e la comunione con la Chiesa. La gentilezza della maggior parte dei gruppi cristiani contemporanei crea una falsa comunione, la partecipazione a qualche versione minimalista della fede, segnata da asterischi, avvertimenti, e... ironia.

Vi è pure un aspetto cosmico in tutto questo, e conseguenze per il nostro modo di pensare su molte cose di grande importanza. La Chiesa una è anche la primizia della creazione una. È l'opera di Dio che "raduna tutte le cose in uno" (Ef. 1,10). Lo stesso lavoro di unione che è il "mistero nascosto da secoli" è oscurato nelle astrazioni verbali di un'unità ironica modernizzata.

Quello che dobbiamo fermarci e vedere è che le chiese del mondo moderno sono state derubate della loro eredità divina. I cristiani nel mondo contemporaneo sono semplicemente sopraffatti dalle divisioni e dalle diversità dei gruppi ecclesiali. È del tutto comprensibile che appaiano teorie alternative che cercano di dare un senso alle cose. Prima fra queste è il concetto di Chiesa "invisibile". Questa idea, nelle sue varie forme, non fa che guardare il caos attuale e dice che la verità è un'altra cosa, oscurata dal peccato umano. "Noi siamo uno!" diventa un'affermazione che nega le nostre molteplici divisioni. Ma a negarle, le relativizza anche, e rende le realtà concrete della nostra esistenza ecclesiale cose di poco conto – perché, dopo tutto, se siamo davvero uno, allora cosa significano o cosa importano veramente tutte queste divisioni?

Più sottile di questo, è l'effetto che questa astrazione fa al significato di unità e di unione. La nostra cultura ha ora avuto quasi due secoli in cui l'unità dei cristiani è stata trattata come una nozione astratta, manifesta, tutt'al più, come amicizia. E questo ha avuto un effetto concomitante sul significato di unione e di unità altrove. Il fatto che la nostra cultura può descrivere una relazione tra persone dello stesso sesso come una "unione" né è un esempio particolarmente egregio. Una tale unione non può infatti avere una vera espressione concreta. Ma la nostra cultura, guidata da una falsa ideologia di unità, non può capire perché un tale rapporto non è un'unione. "Si amano l'un l'altro," ci viene detto. Il sentimento affossa la realtà.

Io mostro questo esempio, in parte, per dimostrare quanto può essere devastante la malformazione delle parole e del significato. L'unione non è qualcosa che si ottiene generalizzando sempre di più – viene con una sempre maggiore particolarità e specificità. Incontrando Cristo, alla fine non ci viene chiesto di fare qualcosa di genrico. Ci viene chiesto di fare qualcosa di molto specifico, con tutto il nostro cuore e la nostra anima: di morire. E noi non moriamo "in generale." L'amore o è molto specifico e concreto o non è proprio niente.

E così, arrivo al punto. Ho scritto con dolore del senso di unione e della "Chiesa Una", ma non per discutere sullo stato delle varie Chiese cristiane. Non ho alcuna accusa né calunnia da fare. Piuttosto,vorrei far ritornare il significato di "Chiesa Una" al proprio posto, con tutto il relativo dolore e scandalo. L'unica Chiesa si trova in ultima analisi nell'unico Calice, e là, solo attraverso il vero pentimento e l'accettazione della pienezza della fede. E se non siamo a quel punto, allora bisogna almeno dirlo, e gridare a Dio. Egli dà grazia agli umili e resiste ai superbi. È al di là dell'arroganza dire che siamo uno quando non lo siamo. Non ci può essere la comunione in una bugia, oppure può esservi solo una comunione di morte.

Cristo ha pregato che "tutti siano uno", così come egli e il Padre sono uno. Non può essere una nozione vaga, effimera. Deve essere reale, vera, concreta e senza ironia. Ma Cristo non ha pregato "perché tutti siano una sola cosa un giorno ..." La sua preghiera non era espressione di una realtà sperata. È la sua grande preghiera eucaristica in cui la Chiesa diventa una. E quello che egli chiede, il Padre lo accorda. Così come è certo che noi preghiamo che lo Spirito Santo "faccia di questo pane il prezioso Corpo del Signore, e Dio, e Salvatore Gesù Cristo", e così avviene – così la Chiesa è diventata una in quella preghiera eucaristica di Cristo stesso.

È una preghiera che avrà davvero un compimento escatologico: "Tutte le cose saranno riunite in uno..." Ma in Cristo, l'eschaton è già venuto. Noi possiamo mangiare e bere di quell'Uno e diventare la vita dell'Uno compiuto in questo mondo. Ma non sarà vero se scegliamo di distorcere il significato stesso della parola.

Non ignorate il dolore.

 
Alcune proposte costruttive per superare la cronica crisi pastorale in entrambe le diocesi della Chiesa ortodossa russa nel Regno Unito e in Irlanda

Introduzione: la presenza ortodossa russa nelle Isole Britanniche e in Irlanda

C'è stata una presenza russa ortodossa in Inghilterra per 300 anni. Eppure, incredibilmente, due diocesi della Chiesa ortodossa russa nei nostri paesi, quella della Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) e quella della Chiesa basata in Russia (la diocesi di Sourozh), hanno affrontato battaglie per far scrivere correttamente perfino il nome delle loro diocesi! Anche se sono passati trent'anni da quando il defunto padre Mark (Meyrick) della Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) ha dipinto la sua icona di tutti i santi glorificati nelle Isole Britanniche e in Irlanda con il titolo corretto, abbiamo recentemente avuto una battaglia alla Commissione Teologica del Comitato episcopale inter-ortodosso anche solo per stabilire questo titolo, poiché la maggior parte dei vescovi stranieri non comprendeva che c'era una differenza tra la Gran Bretagna, il Regno Unito e le Isole Britanniche e non sapeva se uno qualsiasi di questi nomi includeva anche l'Irlanda!

La crisi attuale

Entrambe le diocesi ortodosse russe sono state in crisi negli ultimi decenni, di fronte a tre problemi.

Il primo problema affrontato dalla piccola diocesi di Sourozh, direttamente sotto Mosca, è stato un mix di modernità, rinnovazionismo liturgico e un culto della personalità caratteristico delle piccole organizzazioni, tutti problemi ereditati dalla scuola modernista ortodossa di Parigi. Questa battaglia per l'integrità della fede contro quella che era in realtà una protestantizzazione ha portato allo scisma di Sourozh nel 2006, quando la diocesi ha perso più della metà dei suoi chierici (principalmente converti) e 300 fedeli, anch'essi soprattutto convertiti. Anche se questo è tutto passato, ci si deve ancora riprendere dalla sbornia di quel periodo. Il secondo problema affrontato da quella diocesi è la cronica mancanza di proprietà, dovuta alla sua passata ecclesiologia difettosa. Questa ha comportato la dipendenza dalla Chiesa d'Inghilterra per il prestito di proprietà e quindi una mancanza di indipendenza e di libertà di predicare il Vangelo in modo ortodosso. Tutto ciò che la diocesi possiede è una cattedrale piuttosto piccola nella zona ovest di Londra e minuscole cappelle a Oxford, Manchester e Nottingham. Il terzo problema è la sua cronica mancanza di clero (sovraffaticato), la cui età media è di circa 65 anni e pochi dei quali parlano la lingua delle masse dei fedeli di lingua russa, la cui età media è circa 35 anni (esclusi i bambini)!

Il primo problema affrontato dall'ancor più piccola diocesi della ROCOR nelle Isole Britanniche e in Irlanda è stato un nazionalismo mescolato ai margini con un antiquato anglo-cattolicesimo, che in passato ha creato un vicolo cieco di insularità. Questa battaglia per l'integrità della fede contro tale settarismo, mescolato con le personalità in conflitto caratteristiche delle piccole organizzazioni, ha portato alla scissione dalla ROCOR nel 2007, quando la diocesi ha perso il suo unico monastero e convento. Anche se tutto ciò ha avuto luogo esattamente dieci anni nel passato, ci si deve ancora riprendere dalla sbornia di quel periodo. Il secondo problema affrontato dalla diocesi è la sua cronica mancanza di proprietà a causa della sua rigorosa ed eccessiva ristrettezza e del rifiuto di ogni forma di missione (c'era anche una tassa che i missionari dovevano pagare!) nel passato. Questo ha comportato l'esaurimento totale e la demoralizzazione del clero e quindi una mancanza di qualsiasi incoraggiamento a predicare il Vangelo nel modo ortodosso. Con una sola eccezione, la diocesi in gran parte esiste solo a Londra (e nelle missioni dipendenti da Londra) e in East Anglia. Tutto ciò che la diocesi possiede è una piccola cattedrale in una strada secondaria nella zona ovest di Londra, la più grande chiesa ortodossa russa nelle isole britanniche e in Irlanda a Colchester (non a Londra) e minuscole cappelle in una casa in Essex, in un giardino privato in un villaggio del Suffolk, a Norwich nel Norfolk e nei pressi di un villaggio nel centro dell'Irlanda, lontano da dove vivono gli ortodossi. Il terzo problema è la sua cronica mancanza di sacerdoti oberati di lavoro, la cui età media è di circa 65 anni e pochi dei quali parlano la lingua delle masse di lingua russa, la cui età media è di circa 35 anni (esclusi i bambini)!

Una soluzione futura?

Come si vede, la crisi comune è oggi puramente di natura pastorale. Dato che due dei tre problemi di entrambe le diocesi, la mancanza di edifici di culto e la mancanza di chierici, anziani, oberati di lavoro ed esausti, sono identici, ci dovrebbe essere una soluzione comune. Un commentatore sagace ha detto che la diocesi che dominerà sarà quella che aprirà proprie grandi chiese a Londra per fornire un'adeguata cura pastorale alle decine di migliaia di fedeli locali. In particolare, c'è bisogno di chiese nel sud di Londra, intorno a Croydon, nella parte orientale, intorno a Stratford e nel nord, vicino a St Albans. Lo scandalo è che c'è un solo prete permanente di lingua russa per coprire il paese a est e a sud di Londra – un terzo di tutto il paese!

Tuttavia, dobbiamo anche prendere in considerazione il più ampio mondo ortodosso russo dell'Europa continentale occidentale e oltre. La Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) domina la presenza ortodossa russa nel mondo di lingua inglese, in Nord America e in Australasia. Tuttavia, la Chiesa ortodossa russa con sede in Russia domina altrove, in particolare in Sud America e soprattutto in Europa occidentale. Qui, dove 25 anni fa la ROCOR era dominante e non esistevano rappresentanti della Chiesa in Russia, oggi la ROCOR non esiste quasi più. La sola diocesi della Chiesa in Russia in Italia è più grande di tutta la ROCOR in Europa occidentale. Questa ha solo otto parrocchie di fuori delle suoi parrocchie in Germania occidentale e le poche in Svizzera. Sicuramente la presenza ortodossa russa in Europa continentale occidentale si troverà un giorno sotto i rappresentanti della Chiesa in Russia, con la sua nuova cattedrale e il suo seminario a Parigi e giovani vescovi attivi, grandi greggi e chiese di nuova costruzione a Roma, Madrid e molti altri luoghi.

D'altra parte, forse a questo punto dovremmo prendere in considerazione ciò che può essere chiamato 'il fattore Brexit'. Con il Regno Unito, almeno, che lascerà l'Unione Europea, inevitabilmente tornerà ad avere relazioni più strette con il resto del mondo di lingua inglese, le ex colonie, soprattutto in Nord America e in Australasia. Sicuramente, ecclesiasticamente, questo significa che la presenza russa ortodossa nelle Isole Britanniche e in Irlanda un giorno si troverà sotto la ROCOR? Piuttosto che la disposizione canonicamente assurda di due diocesi della stessa Chiesa locale sullo stesso territorio, ci dovrebbero essere sicuramente un po' di ri-arrangiamenti, almeno nelle Isole Britanniche e in Irlanda. Ad alcuni può sembrare prematuro parlare di questo, ma, dopo tutto, le due parti della Chiesa russa si sono riunite da dieci anni, dal 2007. L'unico ritardo su tali questioni può essere a causa di considerazioni pastorali, nell'interesse dell'economia, per non turbare i fedeli.

Conclusione: divino, non umano

Naturalmente, niente di tutto questo può avvenire senza il leader giusto, cioè senza il giusto vescovo, accettabile da entrambe le parti, e questo deve essere un vescovo che parla l'inglese e capisce l'inglese. Un pastore. Non è nostro desiderio di ferire i sentimenti di alcuno con le considerazioni di cui sopra. Quanto sopra è tutto scritto nello spirito di gettare un sasso in uno stagno e vedere quali increspature si possono formare. In altre parole, sicuramente è il momento, almeno di cominciare a discutere le possibilità che abbiamo descritto sopra, in uno spirito di amore pastorale e di unità. Ricordiamo: Tutte le crisi sono artificiali e tutte le soluzioni vengono da Dio. Cerchiamo tutti di discernere e di compiere la volontà di Dio.

 
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Frank Schaeffer e le sue critiche alla Russia contemporanea

Più che sufficiente vetriolo è stato sprecato sulla nuova legge emanata dalla Federazione Russa per proteggere i propri figli dalla propaganda omosessuale. Per qualche ragione, i sostenitori del giorno LBTG hanno interpretato la legge come una misura di forza per la persecuzione degli omosessuali in Russia. L'istrionismo abbonda - cosa da aspettarsi nei media gay e liberali, ma di certo non ci aspettavamo la stessa indignazione nasale da parte di uno scrittore apparentemente ortodosso.

Frank Schaeffer è il figlio di un teologo protestante, pastore e scrittore ben conosciuto e rispettato, Francis August Schaeffer. Frank ha portato avanti il ​​lavoro di suo padre verso una interpretazione non modernista del cristianesimo attraverso la conversione all'Ortodossia nel 1990. Ha pubblicato una ventina di libri, molti dei quali dopo la sua conversione. È anche un produttore di documentari e film di Hollywood a basso budget. I suoi libri più noti scritti dopo essere diventato ortodosso sono: Portofino (un romanzo), Dancing Alone, e Crazy for God.

Secondo il suo profilo su Wikipedia, fino al 2000, Schaeffer era un repubblicano convinto, e ha lavorato per il senatore John McCain nelle primarie. Da allora ha cambiato le sue idee politiche, per diventare un convinto sostenitore pubblico del presidente Obama.

Prima di andare avanti, si sappia che questo sito non sostiene né combatte i politici, cosa che a quanto pare non si può dire di Frank Schaeffer. È prassi ortodossa pregare in chiesa per i leader dei nostri paesi, e lasciare che Dio selezioni i cattivi e i buoni. Ma quando vediamo i nostri leader che prendono iniziative per proteggere noi e i nostri figli da ciò che noi cristiani ortodossi riteniamo processi maligni, naturalmente ne siamo contenti, allo stesso modo, siamo naturalmente addolorati quando i leader non ci proteggono da processi maligni, o addirittura li causano. E guardiamo ai fatti. Per esempio, la legge russa in questione dice:

Articolo 6.21 Propaganda di rapporti sessuali non tradizionali diffusa tra i minorenni.

1. La propaganda di rapporti sessuali non tradizionali diffusa tra i minorenni, espressa nella diffusione di informazioni dirette alla formazione tra i minori di atteggiamenti non tradizionali, rendendo i rapporti sessuali non tradizionali sessualmente attraenti, dando un'idea distorta di un pari valore sociale di rapporti sessuali tradizionali e non tradizionali, suscitando interesse in tali relazioni e, se queste attività non comportano opere penalmente punibili -

sarà soggetta a sanzioni amministrative pecuniarie: da parte di cittadini, da 4.000 a 5.000 rubli (€ 93 - € 116), da parte di ufficiali statali, da 40.000 a 50.000 rubli (€ 929 - € 1.162), e da parte di persone giuridiche, da 80.000 a 1.000.000 di rubli (€ 1.860 - € 23.245) o cessazione amministrativa delle attività per un periodo massimo di 90 giorni.

La sezione 2 prosegue affermando che le attività previste nel paragrafo precedente 6.21.1 diffuse attraverso i mass media e / o reti di telecomunicazione e informazioni (tra cui Internet), (se non sono punibili penalmente) sono anche soggette a sanzioni amministrative; per i cittadini, da 50.000 a 100.000 rubli (€ 929 - € 2.325); per gli ufficiali statali, da  100.000 a 200.000 rubli (€ 2.325 - € 4.649); per le persone giuridiche, un milione di rubli o la cessazione delle attività per un massimo di 90 giorni.

La sezione 3 dichiara che i cittadini stranieri o le persone senza cittadinanza che infrangono questa legge pagheranno da 4.000 a 5.000 rubli, e saranno espulsi dalla Federazione Russa, o saranno oggetto di arresto amministrativo per quindici giorni ed espulsi  dalla Federazione Russa.

La sezione 4 prevede che i cittadini stranieri o apolidi che diffondono propaganda omosessuale attraverso i mass media o reti di telecomunicazione di informazioni saranno multati da 50.000 a 100.000 rubli ed espulsi, o messi agli arresti per quindici giorni ed espulsi.

I codici della Federazione Russa che mettevano fuori legge l'omosessualità sono stati abrogati nel 1993, e questa nuova legge si applica solo alla propaganda ai minori. Una nota esplicativa al progetto di legge federale  "sulle modifiche al Codice della Federazione russa in materia di illeciti amministrativi", afferma anche che, "un disegno di legge che suggerisce modifiche al Codice degli illeciti amministrativi è stato preparato per introdurre la responsabilità amministrativa per la propaganda dell'omosessualità tra i minori. In questo caso, la responsabilità amministrativa è stabilita non per il mero fatto dell'omosessualità di una persona, ma solo per la propaganda dell'omosessualità tra i minori".

Questa legge ha lo scopo, chiaro e semplice, di proteggere i minori dall'esposizione a influenze

aggressive da parte di omosessuali per far loro abbracciare il modo di vita omosessuale. Non è un veicolo per il perseguimento penale di coloro che preferiscono rapporti non tradizionali, né è una benedizione ai crimini di odio. L'unico motivo per cui la legge anti-propaganda potrebbe davvero dar fastidio agli omosessuali è che riduce potenzialmente il futuro pool di partner omosessuali. Una ragione legittima per cui i genitori lo sostengono è che aiuta a rimuovere una fonte di contaminazione mentale ed emozionale dall'orizzonte dei propri figli, ogni discorso o manifestazione di omosessualità deve necessariamente imporre alla considerazione gli atti sessuali, inclusi gli atti innaturali.

Nel recente post sul suo blog, il signor Schaeffer fa affermazioni stravaganti come, "Una sfilata di sacerdoti ha denunciato chiunque mette in discussione Putin" e "Dove sono le voci dei leader ortodossi, non solo in Russia, ma qui, che denunciano questo uomo terribile e il terrore che sta scatenando contro gli uomini e le donne omosessuali?" egli chiama la presidenza di Putin una "presa di potere fascista della Russia", e la sua legge a tutela dei bambini non più di una copertura studiata per distogliere l'attenzione da quella presa di potere.

Non so se il signor Schaeffer sia mai stato in Russia, ma chiaramente gli manca un punto molto importante che influisce direttamente su questa lobby che difende così appassionatamente. Gli ultimi due sindaci di Mosca hanno di fatto vietato le parate gay ogni anno; questo avviene da prima della presidenza di Putin. La loro decisione, come quella di Putin, rispecchia i desideri dei cittadini russi, che non sono tutti cristiani ortodossi. La maggioranza dei cittadini puramente secolari sono contro la propaganda gay. E non c'è bisogno di chiedere anche alla consistente popolazione musulmana che cosa ne pensa delle parate gay.

La lobby LGBT in America e altrove sa perfettamente che per far piegare l'opinione popolare a tuo favore devi lavorare sodo, e devi lavorare sui bambini. Quand'è che si comprenderà che anche i genitori vorrebbero passare i propri valori ai propri figli, e che hanno un intrinseco diritto di farlo?

Ci sono stati molti commenti sotto alla filippica di Frank Schaeffer contro Putin, contro i patriarchi ortodossi, i gerarchi e il clero in tutto il mondo, e contro i russi in generale, per non "essere insorti" contro questa "ingiustizia". Uno in particolare ha sottolineato le carenze puramente retoriche di questo articolo :

Frank,

parlerai anche del ruolo di Obama nel finanziamento dei terroristi che stanno massacrando i cristiani?

Qui ci sono alcune cose che ritengo problematiche nel tuo articolo:

1. Sostieni che Putin "ha autorizzato la persecuzione degli omosessuali in Russia". Vietare le manifestazioni pubbliche di omosessualità e di propaganda omosessuale non è la stessa che autorizzare le "persecuzioni" degli omosessuali. Abbiamo leggi contro un sacco di cose negli Stati Uniti. Avere tali leggi non autorizza la violenza contro coloro che cercano di forzarle.

2. Affermi che "una sfilata di sacerdoti ha denunciato chiunque mette in discussione Putin" senza fare alcun riferimento a quale sfilata; nessun link, nessuna spiegazione, niente.

3. Incolpi i vescovi ortodossi per la loro partnership con i capi di stato su aree di interesse comune, come il benessere spirituale e morale della nazione.

4. Incolpi i vescovi ortodossi in America perché non hanno parlato contro i vescovi ortodossi all'estero perché questi ultimi hanno cooperato con un capo di Stato per le questioni di interesse comune, come il benessere spirituale e morale della nazione.

5. Paragoni Putin a Hitler.

6. Paragoni il sostegno dei vescovi ortodossi a Putin ai silenzi di fronte allo sterminio di ebrei e omosessuali nei campi di concentramento.

7. Paragoni il mettere fuori legge la propaganda omosessuale allo sterminio di massa degli ebrei e omosessuali sotto Hitler.

8. Equipari il sostegno degli evangelici americani al divieto di Putin contro la propaganda omosessuale a un loro sostegno della violenza contro gli omosessuali in Russia.

9. Implichi che le leggi contro la propaganda omosessuale in Russia hanno istigato alla violenza contro gli omosessuali, senza fornire più di qualche foto e un paio di storie. Non è stato fornito nessun dato che dimostra che tale violenza si verifica a più alto un tasso pro capite in Russia che in America o in qualsiasi altro paese, o che tale violenza si verifica in Russia a un tasso crescente dopo questa legge rispetto a prima.

10. Senza alcuna prova di un aumento della violenza contro gli omosessuali in Russia, esprimi indignazione che i vescovi ortodossi non si siano pronunciati contro qualcosa di cui possono non sapere nulla.

11. Sostieni di essere un membro della Chiesa ortodossa, ma non sembri capire perché la Chiesa ortodossa non ha accettato le relazioni omosessuali negli ultimi 2000 anni.

12. Sostieni di essere un membro della Chiesa ortodossa, ma non sembri accettare l'interpretazione comune delle Scritture da parte della Chiesa ortodossa fin dai tempi apostolici riguardo al tema delle relazioni omosessuali.

13. Dici di far parte dell'arcidiocesi greco-ortodossa, ma non sembri essere consapevole del fatto che i tuoi vescovi e il tuo patriarca sono contro le relazioni omosessuali.

Questi sono solo alcuni problemi che ho avuto con il tuo scritto. Mi auguro che tu possa utilizzare le tue abilità di scrittore per edificare le persone e condurle alla salvezza, piuttosto che introdurre scandalo e alienarti ulteriormente dalla Chiesa ortodossa, l'arca della salvezza.

 

Padre John Whiteford

Padre John Whiteford, un sacerdote della Chiesa ortodossa russa all'estero, ha anche postato la seguente confutazione intitolata "Being Frank", che aiuta a risolvere alcune delle confusioni che il post sul blog del signor Schaeffer può aver seminato tra i lettori che lo ammirano. Con il permesso di padre John, la riproduciamo qui nella sua interezza:

Frank Schaeffer ha avuto una lunga carriera di scrittore e oratore, e se lo avete seguito nel corso degli anni, saprete che il suo modo primario di scrivere e di parlare è la giusta indignazione, condita abbondantemente con sarcasmo, e arricchita da un debole per l'esagerazione delle opinioni di quelli con cui è in disaccordo. Quella giusta indignazione una volta era diretta a coloro che uccidono i bambini per denaro - l'industria dell'aborto. Quando si è convertito all'Ortodossia, la sua indignazione si è rivolta anche ai protestanti dai quali è venuto, tra i quali il padre, Francis Schaeffer, rimane una figura altamente considerata. In anni più recenti, è diventato un pro-Obama, pro-omosessuali, e attivista contro la guerra (almeno quando le guerre le stava conducendo George Bush), e così ora sostiene le stesse persone del settore abortista con cui era una volta così giustamente indignato. Come uno possa passare dall'essere a favore dei blocchi alle cliniche abortiste, a sostenere un presidente che si è opposto a leggi che proteggono i bambini nati vivi per permettere aborti pasticciati è oltre ogni comprensione.

Nel suo più recente post sul blog, ora ha preso di mira non solo la "destra religiosa" (uno dei suoi bersagli preferiti negli ultimi anni), ma ora anche la Chiesa ortodossa di cui è ancora apparentemente un membro è nel suo mirino - perché supporta le leggi della Russia che limitano la promozione dell'omosessualità.

Ho guardato il suo blog per vedere se avesse espresso qualche preoccupazione per i suoi fratelli e sorelle cristiani ortodossi in Siria, che vengono violentati, uccisi, e scacciati dalle loro antiche case da parte dai terroristi di Al Qaeda, armati e sostenuti da Barack Obama, ma non c'era una parola. Decine di migliaia di siriani cristiani sono ormai morti, milioni sono rifugiati, e non una parola di preoccupazione. Non esprime neanche preoccupazione per i cristiani copti d'Egitto, che soffrono allo stesso modo per mano dei sostenitori del regime dei Fratelli Musulmani che Obama ha contribuito a mettere al potere. Ma di chi si preoccupa Frank Schaeffer oggi? Degli omosessuali in Russia. A chi è diretta la sua giusta indignazione oggi? Alla destra religiosa americana, e alla Chiesa ortodossa.

Vladimir Putin, d'altra parte, è stata una delle voci solitarie sulla scena internazionale ad aver espresso preoccupazione per i cristiani di Egitto e Siria. Qualunque altra cosa si possa pensare di Putin, i cristiani di Egitto e Siria hanno un'opinione molto più alta di Putin in questo momento di quanto non abbiano di Obama. E va sottolineato che lo stesso parere di Frank Schaeffer su Putin non è sempre stato così negativo.

Quando George Bush ha invaso l'Iraq, e poi la successiva guerriglia ha provocato un esodo di massa della popolazione cristiana irachena, almeno poteva dire che nessuno lo ha visto arrivare. Tuttavia, Obama sa che cosa sta succedendo in Egitto e in Siria, e sa che cosa accadebbe ai cristiani di Siria se bombardasse il governo siriano, e i terroristi di Al Qaeda che lui sta armando prendessero il potere... lui non sembra preoccuparsi, e, purtroppo, non lo fa neppure Frank Schaeffer, a quanto sembra.

Le leggi odierne della Russia per quanto riguarda la stampa omosessuali sono più liberali delle leggi che abbiamo avuto qui negli Stati Uniti solo 40 anni fa. Non è un crimine in Russia essere un omosessuale. È solo un reato per loro farne propaganda ai minorenni. Inoltre non è loro permesso di avere parate di gay pride... che negli Stati Uniti sono esibizioni oscene di perversione nelle strade di quasi tutte le principali città in America. E "Le due mamme di Natasha" non è un libro di lettura per bambini nella scuola materna in Russia. Questo, Frank Schaeffer lo trova più preoccupante dell'uccisione dei cristiani in Siria con l'aiuto e il conforto del suo beneamato Barack Obama.

La Chiesa ortodossa russa, come Frank conosce bene, ha sofferto terribilmente sotto l'Unione Sovietica. La Chiesa non è quindi incline a inimicarsi inutilmente lo stato... soprattutto quando questo stato è dalla parte giusta di una disputa. La Chiesa ha parlato contro il governo quando questo ha assunto posizioni contrarie a quella della Chiesa, per esempio, Putin è stato per qualche tempo opposto all'introduzione di istruzioni sull'eredità religiosa della Russia, mentre la Chiesa era una forte sostenitrice di questa idea. Alla fine, il governo ha introdotto tali corsi, e così ora i genitori possono scegliere tra corsi di studio sul cristianesimo ortodosso, l'islam, l'ebraismo o il buddismo - le religioni principali in Russia. Ma quando il governo russo approva leggi che limitano la propaganda omosessuale, la Chiesa non ha alcun motivo di opporsi a quelle leggi, e ha buone ragioni per sostenerle, in quanto riflettono la morale cristiana tradizionale. La Chiesa Ortodossa non ha intenzione di cambiare le sue opinioni sull'omosessualità, dal momento che le Scritture, i Padri, e i canoni sono inequivocabili sul tema. Naturalmente i cristiani ortodossi non possono favorire teppisti che picchiano gli omosessuali per la strada. Ma negli Stati Uniti, ora abbiamo omosessuali che picchiano quelli che non sono d'accordo con loro per le strade, e non sentiamo nulla da Frank a riguardo.

Frank cita due sacerdoti cristiani ortodossi come "pro-gay" : l’"arcivescovo" Lazar Puhalo, e padre Antony Hughes. E suggerisce che essi rappresentano un trend promettente nella Chiesa ortodossa. Tuttavia, se Frank ha letto l'articolo su Lazar Puhalo che ha citato, deve essere consapevole del fatto che egli è una persona eccentrica, con un passato molto burrascoso. Non è mai stato un sacerdote, vescovo o arcivescovo attivo in una chiesa ortodossa legittima. Era un diacono nella ROCOR prima di essere deposto per disobbedienza, e ha iniziato la sua carriera come vescovo vagante, ed è stato ricevuto dalla O.C.A. come arcivescovo in pensione solo come atto di economia - una decisione che è stata controversa anche all'interno della O.C.A. Le sue opinioni variano da quelle un po' inconsuete a quelle totalmente stravaganti, e quindi il suo non è certo un parere maggioritario di vescovo. Conosco di meno padre Antony Hughes, ma so che i vescovi dell'Arcidiocesi Antiochena hanno poca pazienza con chi sfida gli insegnamenti della Chiesa che gli atti omosessuali sono intrinsecamente peccaminosi, e che solo un omosessuale pentito che sta lottando contro quel peccato può ricevere la comunione. Le opinioni della Chiesa ortodossa sulla questione dell'omosessualità sono note, e non sono aperte alla discussione.

Si può leggere di una madre cattolica romana che è stata picchiata, violentata e uccisa da un omosessuale perché aveva convinto il proprio figlio a porre fine alla sua relazione omosessuale con lui: http://cnsnews.com/news/article/bishop-catholic-mom-murdered-gay-man-died-martyr-her-faith

Potete vedere un video di una folla gay nel quartiere Castro di San Francisco che ha attaccato un gruppo di cristiani che pregavano insieme pacificamente: http://www.youtube.com/watch?v=O4Xb-au-wpU

Potete vedere un video di una folla gay che picchia un cristiano in un raduno del Gay Pride a Seattle: http://youtu.be/OWEV48MPmCM

Sono sicuro che la maggior parte dei gay si oppone a queste cose, proprio come la maggior parte dei cristiani si oppone a veder picchiare i gay.

Inoltre, come ho già sottolineato in un recente post, attivisti omosessuali negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito stanno usando il potere dello stato per distruggere coloro che non sono d'accordo con lo stile di vita omosessuale in generale o con il matrimonio gay in particolare, se non vogliono essere costretti a rimanere in silenzio circa le loro opinioni o a partecipare professionalmente a un matrimonio gay. Negli stati che hanno legalizzato il matrimonio gay, l'omosessualità viene ora insegnata come normale, anche ai bambini molto piccoli, a prescindere dalla volontà o dai punti di vista dei loro genitori.

Dal momento che gli omosessuali non stanno dimostrando di essere molto tolleranti verso coloro che sono in disaccordo con loro, ora che hanno raggiunto l'accettazione generale in Occidente, non biasimo i russi per voler stroncare la cosa sul nascere, per non spingersi troppo a lungo sulla strada per Sodoma e Gomorra. È anche interessante il fatto che gli attivisti omosessuali stanno ora concentrando la loro ira sulla Russia e sulla Chiesa ortodossa russa, ma mentre fanno un picchetto a una chiesa ortodossa di San Francisco, per qualche motivo non hanno cominciato a picchettare moschee per protestare contro il fatto che agli omosessuali è regolarmente data la pena di morte nei paesi musulmani.

Tuttavia, qualsiasi rancore possano avere i gay in Russia, o i cristiani in Occidente, è tutto poca cosa rispetto alla sofferenza dei cristiani in Egitto e in Siria per mano di gruppi terroristi finanziati, sostenuti e difesi dall'amministrazione Obama. È un peccato che Frank Schaeffer non usi le sue notevoli capacità oratorie e polemiche per difendere i cristiani minacciati, maltrattati, picchiati, violentati, torturati, decapitati, sfollati e massacrati a milioni.

Potrebbero articoli come quelli del signor Schaeffer fare per la Siria ciò che il signor Schaeffer accusa il Presidente Putin di fare nella sua presunta "presa di potere fascista"? Frank Schaeffer, un cristiano ortodosso, può davvero essere più indignato per pochi casi documentati di persecuzione contro gli omosessuali di quanto lo sia per la massa di casi documentati di persecuzione contro i cristiani?

Infine, in difesa della legge russa anti-propaganda, non dimentichiamo ciò che il Salvatore ha detto riguardo al diffondere la propaganda del peccato tra i bambini: È meglio per lui che gli sia appesa una macina da mulino al collo e che sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli (Lc 17:2).

 
L'uso dell'aghiasma: domande e risposte

Recentemente ho ricevuto due domande sull'uso dell'aghiasma, che mi hanno posto due sacerdoti ai piedi dei Carpazi.

Domanda I: Nel periodo dell'Epifania, ma anche durante il resto dell'anno, chi fa la comunione – sacerdoti e laici – può anche ricevere il grande aghiasma? La prego di fornire argomenti dogmatici, liturgici e patristici.

Risposta I:

1. Una simile domanda poteva venire solo da un sacerdote o un fedele della Chiesa ortodossa romena, che è l'unica Chiesa locale in cui i laici si comunicano così raramente che il grande aghiasma è usato come un "sostituto eucaristico" per chi non può ricevere la comunione. Ufficialmente, la Chiesa dice che l'aghiasma è solo un conforto e un rafforzamento spirituale per chi è sottoposto a canoni di penitenza, ma poiché l'aghiasma è dato da un sacerdote dalla porta dell'altare e solo dopo la confessione e almeno un giorno di digiuno, la percezione popolare del grande aghiasma non può essere altro che di un "sostituto eucaristico". A proposito, le argomentazioni che mi vengono in mente, siano esse dogmatiche, liturgiche o patristiche, sono tutte contro questa pratica sostitutiva.

2. Per rispondere alla sua domanda, si deve ricordare che la grande santificazione delle acque, sia alla vigilia sia nel giorno della festa, si officia nel corso della celebrazione, prima del suo congedo. Allo stesso modo, è utile conoscere la storia di questa funzione, così come le differenze che esistono tra le diverse Chiese ortodosse riguardo all'uso dellaghiasma.

3. Il Canone Apostolico 9 e il Canone 11 di Antiochia non consentono ai laici di partecipare alla Liturgia senza comunicarsi! Lo stesso è previsto nel Canone Apostolico 8, con riferimento al clero. Pertanto, tutti gli argomenti ci ricordano che, a prescindere dalle feste o dal periodo dell'anno, tutti i presenti alla Liturgia dovrebbero comunicarsi, poiché proprio questo è lo scopo della Liturgia! All'Epifania (o nel periodo del seguito della festa) il sacerdote deve chiedersi perché i fedeli della sua parrocchia vengono in chiesa solo per l'acqua santa, ma trascurano ciò che è più importante e perfino obbligatorio per la vita cristiana – ricevere la santa Eucaristia.

4. Se mettiamo da parte i pregiudizi menzionati al punto 1 e prendiamo in considerazione gli argomenti liturgici al punto 2 e quelli canonici al punto 3, si capisce che non c'è nessun problema se la persona che riceve la comunione vuole ricevere anche il grande aghiasma, poiché la santificazione delle acque unita alla Liturgia è stata concepita proprio con questa logica e in quest'ordine. I due non sono né equivalenti né complementari né opposti, e l'aghiasma è inferiore alla santa Comunione. Il grande aghiasma è una benedizione che non solo consumiamo, ma usiamo per aspergere le case, i giardini e anche gli animali, mentre ricevere la Santa Comunione richiede una preparazione ben più seria e la finalità della sua ricezione non è una semplice benedizione (di cui partecipano anche le cose inanimate), ma l'unione con Cristo in vista della deificazione. Certo, se aspergiamo con l'aghiasma anche le stalle, tanto più possono consumarla quelli che si sono comunicati. E se le persone hanno una pietà maggiore verso l'aghiasma che verso la comunione, questo dipende dal loro grado di catechizzazione e di vita in seno alla Chiesa.

5. Anche se, da un punto di vista dogmatico, non si può dire in cosa il grande aghiasma sia superiore al piccolo (proprio come la comunione al Giovedì santo o a Pasqua non è superiore a quelle ordinarie), il carattere festivo del grande aghiasma ha stabilito la pratica di prendere l'acqua solo a digiuno e persino prima dell'antidoro), mentre il piccolo aghiasma si prende dopo l'antidoro e, se necessario, anche dopo aver mangiato. D'altra parte, l'aghiasma non è mai incompatibile con la comunione, ma è una benedizione facoltativa e opzionale.

***

Domanda II: Alla festa di san Trifon facciamo il piccolo aghiasma oppure seguiamo le indicazioni del Molitfelnic [Benedizionale, ndt] come al grande aghiasma, versando olio dall'icona del santo o dalla santa mensa e pronunciando le preghiere di san Trifon, dopo la santa Liturgia?

Risposta II:

1. A partire dall'abitudine di fare l'acqua santa al 1 agosto, quando il legno della Croce era esposto alla venerazione e immerso nell'aghiasma, si è diffusa nella Chiesa l'abitudine di fare l'aghiasma all'inizio di ogni mese, con l'eccezione di gennaio, quando l'aghiasma si fa  il 5 e il 6 gennaio. Inoltre, a seconda dei lavori agricoli che avrebbero avuto luogo quel mese, la Chiesa pregava perché l'aghiasma asperso sulle case e sui campi aiutasse nel lavoro della semina e del raccolto, o per la rimozione di vari parassiti che attaccavano i raccolti agricoli.

2. Un'abitudine del genere è praticata anche il 1 febbraio, quando si commemora il santo martire  Trifon, che era stato conosciuto come un protettore delle colture agricole durante la sua vita, e attraverso le cui preghiere furono bandite le locuste della Frigia. E poiché nei paesi del sud a gennaio-febbraio si seminano già alcune colture, è naturale che san Trifon fosse invocato durante questo periodo, soprattutto dai contadini del passato che non utilizzavano erbicidi e insetticidi. Al monastero Xenofontos del Monte Athos, dove si custodisce il cranio di San Trifon, i monaci fanno spesso processioni nei giardini con le sacre reliquie, aspergendo acqua santa. In altri monasteri, si usano altre reliquie o icone miracolose per questo scopo.

3. Dal momento che all'Epifania si santifica molta acqua, quando non si riesce a consumarla entro il 1 febbraio, spesso non si fa più un'altra santificazione dell'acqua alla festa di san Trifon (anche e è all'inizio di un mese), ma si consuma l'aghiasma rimasto dall'Epifania. E per collegare in qualche modo questo uso alle celebrazioni del santo del giorno, si è inventata l'abitudine di versare in quell'aghiasma l'olio della lampada del santo, anche se in passato, secondo l'usanza del tempo, almeno a Xenofontos probabilmente si immergevano anche le sue reliquie nell'acqua perché l'aghiasma ricevesse la benedizione del santo. Ma se l'acqua santa dell'Epifania è stata consumata, allora il 1 febbraio si santifca altro aghiasma secondo l'ordine consueto, commemorando san Trifon (come santo del giorno), senza che ci sia più bisogno di versare l'olio della lampada che arde davanti alla sua icona. Ci sono innumerevoli "ricette liturgiche" e il Molitfelnic ne menziona solo alcune, per porre un freno all'immaginazione di certi chierici e per uniformare alcune pratiche che inizialmente sono apparse come manifestazioni di pietà popolare.

4. In generale, nei paesi dell'Europa centrale e settentrionale, la stagione agricola inizia solo alla fine di marzo o addirittura all'inizio di aprile. In questo caso, il legame dei nostri agricoltori con la festa di san Trifon non è naturale, ma è copiata ciecamente dalle altre nazioni (come presso i romani era consuetudine di seminare all'inizio dell'anno, ovvero il 1 marzo, e con il cambio del Capodanno al 1 gennaio il nostro popolo ha trasferito l'abitudine della semina in pieno inverno, anche se la stagione agricola ha inizio solo dopo tre mesi). Pertanto, il Molitfelnic permette che all'aghiasma da aspergere sui campi si aggiunga non solo l'olio dell'icona di san Trifon (1 febbraio), ma anche di quelle di san Giuliano di Tarso (21 giugno) o di sant'Eustazio (20 settembre) – martiri che si celebrano nel bel mezzo della stagione agricola. Dopo tutto, sono tutti santi locali di regioni a noi estranee, e noi abbiamo anche dei santi più vicino a noi, che a loro volta fanno molti miracoli di questo tipo. Basta leggere l'Acatisto di santa Parascheva per vedere la pietà dei contadini moldavi verso di lei e i miracoli commessi attraverso la sua intercessione.

5. Anche se nella tradizione popolare si è diffusa l'idea di assegnare ai santi varie funzioni e opere, non è corretto dire che san Trifon sia l'unico protettore dei campi che scaccia le locuste, o che l'aghiasma santificato in quel giorno abbia alcune proprietà speciali. Né vi è alcun bisogno di fare l'aghiama al 1 febbraio e poi conservarlo fino ad aprile-maggio, perché ogni tipo di aghiasma ha lo stesso potere: non esiste un aghiasma per dare la salute agli esseri umani e un altro per distruggere le erbacce e i parassiti (come non c'è una comunione che ti doni la vita, e un'altra che ti renda più facile la morte). Possiamo fare l'aghiasma proprio quando ne abbiamo bisogno e invocare qualsiasi santo che amiamo o che si festeggia in quel giorno, in particolare perché non sono i santi che soddisfano le nostre richieste, ma Dio come risultato della nostra preghiera, a cui aggiungiamo anche le intercessioni dei santi. Il nostro calendario conosce anche altri "santi giardinieri " come in santo martire Conone (5 marzo) o il santo martire Foca (22 settembre). I giardinieri venerano anche il santo martire Giorgio (il cui nome significa "giardiniere" – 23 Aprile), e il santo profeta Mosè (4 settembre), per mezzo del quale è avvenuta la maggior parte dei miracoli legati al cibo dei raccolti e al richiamo e alla messa in fuga delle cavallette (si veda il libro dell'Esodo).

6. Pertanto, prima di aspergere i giardini con aghiasma, aggiungendovi o no l'olio di qualsiasi lampada, in primo luogo dobbiamo spiegare alla gente qual è il significato di queste benedizioni agricola, affinché tutti gli agricoltori, compresi i non credenti, utilizzino l'acqua santa o l'olio delle candele come erbicidi o insetticidi, rafforzando le loro già numerose superstizioni e percezioni magiche. Se i contadini credono tanto in san Trifon e nel potere dei suoi esorcismi, allora devono essere pronti a vivere e soprattutto a morire come lui...

 
Due filmati sulla Chiesa ortodossa a Reggio Calabria

Attraverso due video YouTube realizzati da padre Daniele Castrizio a Reggio Calabria, andiamo alla scoperta di un'isola di luce in un mare di desolazione urbana. I filmati non sono solo un invito a valorizzare quanto abbiamo di prezioso delle nostre radici ortodosse, ma anche e soprattutto una testimonianza per non trascurare il messaggio che la Chiesa ci offre continuamente. L'Ortodossia in Italia non soffre di mancanza di CULTURA (come sa chiunque ha seguito le lezioni di storia e di archeologia di padre Daniele), ma soffre di mancanza di COSCIENZA, e in questo campo occorre che ciascuno di noi si senta responsabile.

La Chiesa Ortodossa di San Paolo dei Greci a Reggio Calabria

L'aquila imperiale sventola ancora

 
Intanto, laggiù a Kiev (e altrove in Ucraina) – Economia

Rapporti provenienti da varie fonti insieme a osservazioni da "uomo della strada".

Purtroppo, nelle ultime settimane, ci sono state numerose storie di morte e distruzione nella parte orientale dell'Ucraina da parte dell'esercito ucraino. Ammettiamolo, morte e distruzione sono narrazioni avvincenti. Si è spesso detto sui media maggioritari, “If it bleeds, it leads" ("Se sanguina, porta [pubblico]").

A fronte dei racconti molto più avvincenti, ci sono altre storie che accadono dietro le quinte. Anche se queste non sono certamente altrettanto interessanti, questo lento stillicidio di storie da dietro le quinte può a lungo andare essere il fattore decisivo per il futuro dell'Ucraina.

Quindi, diamo uno sguardo ad alcune di queste storie nascoste.

Storie economiche.

Beni di consumo pubblico...

L'aumento dei prezzi del gas di cui tanto si è parlato avrebbe dovuto entrare in vigore il 1 maggio, ma non si è verificato il 1 maggio. Invece ha avuto luogo il 1 giugno. Nessuna sorpresa. Il 1 maggio era prima delle elezioni presidenziali. Il 1 giugno era dopo. Si trattengono sempre le cattive notizie fino a dopo le elezioni. Ma l'aumento dei prezzi non era il 50% spesso pubblicizzato dai media. Invece, il prezzo tra maggio e giugno è salito quasi del 63%. Essendo estate, questo aumento copre esclusivamente il gas naturale utilizzato in cucina. Così, per la maggior parte della gente, non è un gran colpo sul bilancio. Ma basta aspettare fino a ottobre, quando le spese per il riscaldamento iniziano a comparire sulle bollette. Certo, io sono sicuro che la giunta spera che il periodo di sei mesi in cui il riscaldamento non compare sulle bollette non sarà notato nel mese di ottobre, quando ritornano i costi del riscaldamento. In quel momento, non sarei sorpreso se l'aumento sarà ancora maggiore del 63%.

E allora, perché è c'è stato l'aumento del 63% invece del 50% indicato in precedenza? Beh, un aumento del 50% era basato su un tasso di cambio di circa 8,5 grivne per dollaro. Poiché la grivna ha perso valore, con il nostro nuovo tasso di cambio di 11,52 a dollaro, questo ha portato a un aumento addirittura superiore a quanto indicato. Questo perché il gas è acquistato sul mercato internazionale e deve passare attraverso conversioni di valuta. Credo che la grande domanda sarebbe: visto che l'Ucraina non paga le sue importazioni di gas, perché noi dovremmo pagare qualcosa? Oh già, è vero, c'è questa piccola guerra genocida in corso.

Le tariffe dell'acqua fredda sono appena salite, e di un bel po'. Fino al 133%! Anche l'elettricità è aumentata, ma solo del 10% ... finora. I grandi utilizzatori di energia elettrica potrebbero trovare che il loro aumento è ancora più grande.

Le banche...

Ci sono alcuni rapporti che dicono che ora, se depositi soldi in banca, puoi aspettarti di pagare alle autorità di Kiev il 15% anticipato, a meno d non poter dimostrare che il deposito non è venuto da fonti sottobanco, o che le tasse erano già state pagate. In qualche modo, credo che questo si ritorcerà contro la gente che accumulerà il proprio denaro in un materasso o in una cassetta di sicurezza. Mi ricordo che in passato, durante il trasferimento di denaro nel paese per un acquisto, ho dovuto dichiarare che non era frutto di lavoro. Ora, ti prendono i soldi e basta. Presumibilmente ci sarà un modo di riavere i soldi indietro se hai già pagato le tasse.

Ristrutturazioni aziendali...

Inoltre, alcune società stanno "ristrutturando" le loro operazioni qui a Kiev. Ho incontrato solo alcuni esempi finora, ma questo probabilmente significa che per ogni esempio che ho trovato, ci sono quattro o cinque o 20 altri di cui non sono a conoscenza.

Il primo è la società 4A Games. Hanno recentemente annunciato che stanno muovendo il loro quartier generale da Kiev a Cipro. Si sono fatti in quattro per ricordare che i gruppi di programmazione e di sviluppo resteranno a Kiev. Eppure, spostare la propria sede centrale non è un segno di fiducia nell'economia locale. E mi hanno detto che la mossa aveva come scopo una maggiore vicinanza alla loro base di clienti nell'Unione Europea. Suppongo che non stiano parlando di vicinanza fisica, però.

I sistemi EPAM scelgono di espandere le operazioni in Polonia per mitigare i rischi associati all'Ucraina. E le aziende Luxoft prevedono di spostare 500 programmatori da Ucraina e Russia a causa dei conflitti in corso.

La GlobalLogic sta creando una sede operativa a Kosice in Slovacchia, a 50 miglia (80 chilometri) dal confine con l'Ucraina. Abbastanza vicino a numerose località in Ucraina per una visita a casa una volta al mese. Una posizione ideale per un programmatore ucraino con nostalgia di casa.

Queste aziende sono tutte correlate al software. I compiti di programmazione e sviluppo rappresentano alcuni dei posti di lavoro meglio pagati per i laureati di talento in tutta l'Ucraina. L'immediata perdita di alcuni posti di lavoro, e la perdita di posti di lavoro futuri che potrebbero avere sede in Ucraina, sarà un grande colpo per il futuro dell'economia dell'Ucraina. Questi posti di lavoro attuali e futuri sono perduti e non torneranno per un lungo periodo. Di conseguenza, alcuni dei migliori e dei più brillanti, il futuro dell'Ucraina, lasceranno il paese per cercare opportunità altrove.

Credo che qui ci sia davvero giustizia, a modo suo. Alcune aziende che si avvalgono di lavoro esterno di tecnologie informatiche in Ucraina sono PepsiCo, IBM, Ford, Chrysler, e Dell. Mentre il governo degli Stati Uniti certamente non sanzionerà il governo nazista qui in Ucraina (preferendo invece sanzionare la Russia), queste principali aziende a sostegno esterno preferirebbero la stabilità, ed è improbabile che questa ritorni in Ucraina per molto tempo. Quindi, in effetti, queste aziende stanno attuando le sanzioni che il governo degli Stati Uniti dovrebbe fare, ma non farà mai.

È ancora troppo presto per dire gli effetti che questo avrà sull'attività di mia moglie. Lei fornisce servizi medici che, pur forniti gratuitamente dal governo, sono molto più attraenti e convenienti per quelli che hanno i mezzi. Ma è probabile che un bel po' di quelli che oggi hanno i mezzi non li avranno di qui a un paio di mesi. Gli affari sono davvero rallentati nei mesi di aprile e maggio, ma sono recentemente ripreso di nuovo di nuovo, probabilmente perché abbastanza persone credono che l'elezione di un nuovo presidente significhi un ritorno alla normalità. Ma la normalità è una cosa relativa in questi giorni...

I rifugiati provenienti dall'est.

Ho sentito diverse segnalazioni circa rifugiati che arrivano a Kiev dall'est. Alcuni sono senza dubbio professionisti, in competizione per posti di lavoro in un mercato del lavoro già depresso. Numerosi altri sono al livello più basso della scala, in cerca di lavoro come autisti e aiutanti domestici. Chi conosce un po' di inglese starà probabilmente meglio; quelli che non lo conoscono rischiano di finire molto delusi e disoccupati a lungo termine. E il piano di austerità del governo rischia di colpire immensamente quelli che non hanno un impiego.

Risultati economici legati al clima...

Con un tempo più freddo e umido del normale nella regione centrale in questa estate, una serie di colture sono suscettibili di subire grandi perdite, anche se il tempo ritorna rapidamente alla normalità. Un residente dell'area a lungo termine (da 70 anni) non ricorda un'estate come questa. È probabile che le patate, uno dei principali alimenti di base, risentano di un grave declino. È importante ricordare che, anche con la perdita della Crimea, l'Ucraina rimane più grande dello stato del Texas, quindi in anni normali, questa perdita potrebbe essere superata. Ma con la guerra all'est, anche la produzione agricola locale è al minimo.

Anche la produzione agricola in Crimea ha subito un gran colpo perché l'Ucraina ha tagliato un'importante via di rifornimento d'acqua alla Crimea. Ed è anche probabile che la produzione agricola della Crimea, che in passato avrebbe beneficiato l'Ucraina, sarà utilizzata prima per le esigenze della Crimea e dei russi, compresi i 500.000 profughi stimati dalla guerra nell'Ucraina dell'est, che ora vivono in Russia. L'Ucraina non dovrebbe probabilmente aspettarsi troppo aiuto su questo fronte.

Altre attività economiche depresse.

Durante la cosiddetta "rivoluzione" l'economia globale in Ucraina non sembra essere stata colpita tanto duramente. Ma il mese di aprile ha mostrato molte grandi diminuzioni in numerose sezioni dell'economia. Nel solo mese di aprile, alcuni settori hanno mostrato perdite tra il 10 e il 25% in un mese! Quindi sembra che l'Ucraina sta andando giù, e stia andando giù duro.

Timothy Ash, scrivendo sul Kyiv Post, dice quanto segue circa l'attività economica in Ucraina fino a ora nel 2014.

• "Qui, l'indice della produzione globale è calato da un anno all'altro del 6,2 per cento in aprile, del 3,4 per cento nel mese di marzo, e all'interno della produzione globale, la produzione chimica è scesa del 23,3 per cento, l'ingegneria del 18,9 per cento e la metallurgia del 12,8 per cento.

• Ciò quadra con le segnalazioni aneddotiche di scioperi/interruzioni ai vari impianti di produzione a Donetsk e Luhansk e anche per i servizi di trasporto, in particolare il trasporto ferroviario.

• Gli impianti di tutta l'Ucraina ora possono essere in crisi per la mancata consegna dei componenti da aziende in Luhansk, Donetsk e persino dalla Crimea. Un rapporto del Kyiv Post di ieri ha suggerito notevoli problemi emergenti nel settore automobilistico.

• Tutto ciò tenderebbe a suggerire che è in corso un calo più drastico dell'attività economica – forse più in linea con le recenti previsioni della Banca europea per la ricostruzione e le previsioni di Development/Moody's che parlano di un declino del 7-7,4 per cento del Prodotto Interno Lordo reale di quest'anno.

• Quest'ultimo dato, se vero, renderebbe l'adesione agli obiettivi del Fondo Monetario Internazionale molto più difficili, e molto più probabilmente una "ricalibrazione"del programma del FMI entro la fine dell'anno.

Articolo del Kyiv Post

Inutile dire che questo è un enorme colpo per l'economia dell'Ucraina. E non è un colpo da cui l'Ucraina si potrà presto risollevare.

Chiusure di negozi.

Finora, ci sono stati una serie di chiusure di negozi su Khreschatyk, la strada principale di Kiev, e in effetti, di tutta l'Ucraina. Ne ho contati circa 20 finora, ma non ho visitato un certo numero di strade laterali. In primo luogo, una buona parte di Khreschatyk è ancora chiusa al traffico veicolare e rimane una tendopoli, mescolata con un grande mucchio di show di mostri da circo e venditori ambulanti di souvenir bizzarri e strani. Quindi è molto probabile che non sia più redditizio avere un negozio sulla "strada principale". La mia ipotesi è che i negozianti che hanno contratti di locazione da rinnovare non li stanno rinnovando in questo momento e col passare del tempo, sempre più commercianti faranno lo stesso, sia a causa della mancanza di fiducia nell'economia o della speranza che entro un anno o due o tre, potranno essere in grado di tornare a un contratto di locazione molto basso e a un'economia molto migliore. Ma la maggior parte di questi rivenditori hanno altre sedi in tutta Kiev, quindi per ora non si vede ancora è una folle corsa verso le uscite. Ma la continua presenza del Maidan non aiuta; il centro commerciale Globus, costruito sotto Piazza Indipendenza aveva, pochi giorni fa, il 70% in meno di clienti di quanto io abbia mai visto prima, più un certo numero di negozi vuoti, qualcosa che non ho mai visto in questo centro.

Carenze:

Mentre i prezzi di molti beni sono aumentati, soprattutto a causa della svalutazione della moneta, la maggior parte degli articoli è ancora disponibile, a un certo prezzo. Ricordate che la svalutazione della moneta coinvolge per lo più le merci importate. La principale eccezione è un numero di oggetti fatti in Russia, alcuni a causa delle sanzioni commerciali, e alcuni perché proprio non ce n'è più la domanda. Altre carenze sono un po' più preoccupanti.

Il sale (fatta eccezione per il sale marino) è sostanzialmente scomparso dagli scaffali dei negozi a Kiev per alcune settimane. La ragione? Almeno una parte del sale in questa parte del mondo proviene da Slavjansk, fino a poco fa sotto il controllo delle forze antifasciste. E ancora di più viene dalla Crimea.

Alcuni farmaci, in particolare quelli importati, possono iniziare a scarseggiare. Ho detto a mia moglie di tenere sempre almeno una fornitura mensile di farmaci importanti, cosa che potrebbe non essere sufficiente, dal momento che uno dei suoi farmaci è scomparso dagli scaffali per alcune settimane. E ora è tornato, e attualmente abbiamo una fornitura di 3 mesi. Ma i farmaci, soprattutto quelli importati, inizieranno probabilmente a scarseggiare a causa della logistica di trasporto in un paese disfunzionale, con aumenti dei prezzi che mettono questi medicinali fuori della portata di un buon numero di persone.

Commento:

Eppure, con tutto questo, sono ancora sorpreso da quanto poco è cambiato. Finora. Si taglia ancora l'erba, su (alcune) strade si fanno ancora lavori di manutenzione, le fontane d'acqua stanno zampillando allegramente come se fosse ancora il 2013. Allora, quale potrebbe esserne la ragione?

Dal momento che sto scrivendo da un quartiere abbastanza decente, ho attribuito alla leadership cittadina il desiderio di mantenere una facciata in modo da poter incassare maggiori imposte più tardi. Ma in realtà sembra un po' più semplice di così. E anche un po' più evidente. È così semplice e così ovvio che sono sorpreso che mi ci sia voluto così tanto tempo per vederlo, e sono sorpreso che anche ad altri commentatori ci voglia così tanto tempo per vederlo. Ecco come la vedo io.

Per prima cosa diamo un rapido sguardo a ciò che fa effettivamente il FMI. Ciò che fa è che lavora con un governo e insieme i due dichiarano guerra al popolo del paese in questione. In termini semplici, questo è davvero quello che fa il FMI. Quando il FMI si insinua in un paese, sia questo la Corea del Sud, l'Argentina, la Russia, o un qualsiasi altro paese, esso imposta obiettivi per le riforme economiche che con molta probabilità sono difficili o impossibili da raggiungere. Una volta che le entrate non sono conformi, violentano e saccheggiano l'economia, in linea con le condizioni negoziate. Il loro bottino rubato viene poi liquidato a coloro che possono "meglio gestirlo". È la tattica del "rubare al 99%" e "dare all'uno per cento". È una guerra di classe in cui l'1% prende il potere, come avviene normalmente.

Ora, nella maggior parte degli interventi del FMI, il FMI è l'interveniente primario, molte volte l'unico. Anche se ci possono essere altri obiettivi sociali e politici, gli obiettivi economici del FMI regnano sovrani. Ma è questo il caso, in Ucraina? Guardando più da vicino, è chiaro che ci sono molti altri importanti giocatori coinvolti nel fiasco dell'Ucraina. E questi giocatori hanno obiettivi propri. Nel caso dell'Ucraina, l'interveniente primario non è il FMI. Questo "onore" va al Dipartimento di Stato e alla CIA. Da quello che abbiamo visto finora nel 2014, gli obiettivi del Dipartimento di Stato e della CIA hanno la priorità sugli obiettivi del FMI. Allora, esattamente cosa significa questo per il futuro per l'Ucraina?

Gli obiettivi del Dipartimento di Stato e della CIA finora puntano tutti al tentativo di provocare la Russia a invadere l'Ucraina. Finora, il raggiungimento di questo obiettivo non ha avuto molto successo. Ma dovrebbero essere in grado di provocare la Russia a proteggere le persone russe nella parte orientale dell'Ucraina, cosa che provocherà una guerra più grande, la Russia da un lato, contro l'Ucraina e la NATO, dall'altro. Una guerra di un paese contro un paese e i suoi alleati. Ora, ritornate indietro un paio di paragrafi al punto in cui abbiamo discusso il modus operandi del FMI. Con l'aiuto del FMI, il governo dichiara guerra al suo popolo. Il Dipartimento di Stato e la CIA stanno cercando di provocare una guerra calda internazionale che coinvolge Ucraina e Russia. Ora, mentre potrebbe accadere che un governo sia una guerra con un paese vicino sia con il proprio popolo allo stesso tempo, io non credo davvero che la vedrete qui. La guerra a cui verrà data la priorità sarà la guerra con la Russia, se questa avverrà. Di conseguenza, quando ci sarà bisogno di sostegno alla guerra internazionale, la guerra con la Russia, potrete vedere programmi in atto per costruire un sostegno per quella guerra. L'austerità porterà a una grande mancanza di sostegno a detta guerra internazionale e sarà quindi contro gli obiettivi del Dipartimento di Stato e della CIA. Quindi, sarà il FMI a essere lasciato fuori al freddo, con il conto da pagare da parte della NATO, dell'UE, degli USA e dei contribuenti? Il FMI cercherà senza dubbio di fare ancora pressioni per quel che può, ma se qualche azione porta a una maggiore resistenza da parte della cittadinanza, il FMI può eventualmente lasciare che l'Ucraina rimanga indietro su alcune richieste. Dico 'eventualmente' perché il governo ha ancora la propria agenzia di coercizione, il settore destro.

Così per l'Ucraina, è una situazione a perdita garantita. Qualora il Dipartimento di Stato e la CIA ottengano quel che vogliono, l'Ucraina sarà il ground zero per una grande guerra di terra. Se la Russia riesce a legare loro le mani, e a impedire la guerra, l'Ucraina sarà messa alle strette da un importante piano di austerità del FMI, aggravata dalla perdita della Crimea ed eventualmente di altre zone dell'Ucraina, situazione resa ancora peggiore dai debiti contratti cercando di provocare detta guerra, che saranno gettati sulle spalle di quegli ucraini che saranno rimasti per ricevere la punizione.

Sarò un po' troppo ottimista qui? È possibile, ma solo il tempo dirà. La mia ipotesi è che gli obiettivi del Dipartimento di Stato e della CIA avranno la priorità e se questo significa sospendere alcuni obiettivi del FMI per raccogliere sostegno pubblico, questo accadrà. Comunque, questo è il mio modo di vedere le cose ora.

 
Dialogo sui grandi padri spirituali della Romania

Tudor Petcu: Prima di discutere in senso propriamente detto dell'unicità del paesaggio spirituale romeno, le chiederei di dirmi quali padri spirituali rumeni ha avuto l'occasione di conoscere e quali hanno avuto il maggiore impatto sullo sviluppo della sua personalità e del suo pensiero teologico.

Stelian Gomboş: Vi sono molti padri spirituali molto significativi che ho incontrato e che, per misericordia di Dio e per il suo santo amore, hanno lasciato una vivida impressione su di me; potrei tracciare, qui e ora, una vera e propria lista, di fatto, un memoriale ricco, generoso e genuino, che tengo in un luogo onorato nella camera del mio cuore:

Se dovessi elencare alcuni di loro direi che il primo grande padre abate, poco conosciuto ma eccellente, è stato l'archimandrita Timotei Iftimie del monastero Hodoş – Bodrog nel distretto di Arad, il primo luogo monastico che ho visitato, per la prima volta nell'inverno, del 1985.

I successivi padri spirituali rinomati, che ho incontrato e conosciuto, sono stati i venerabili Paisie Olaru e Ilie Cleopa, nell'estate del 1986, nel corso di un pellegrinaggio spirituale ai focolari monastici del distretto di Neamţ, primo dei quali il monastero di Sihăstria.

Nell'estate dell'anno successivo – il 1987, trovandomi in un pellegrinaggio, organizzato anche dal padre diacono Gheorghe Băbuţ della chiesa cu Lună di Oradea, ma questa volta diretto ai monasteri del Banato e dell'Oltenia, ho incontrato i padri Ioan Negruţiu da Tmişeni, Vasile Prescure del monastero Lainici, l'abate Neonil Ştefan, Lavrentie Şovrea e Ghelasie Gheorghe di Frăsinei, Veniamin Micle – segretario di Bistriţa Olteană, Gamaliil Vaida di Cozia e molti altri.

Nell'estate del 1988 ho conosciuto i padri Nicolae Steinhardt, lo scrittore, e Serafim Man, abitanti autentici del monastero di sant'Anna a Rohia nella terra di Lapuş.

Nell'estate del 1989 ho incontrato, nella bella Moldova, i padri Ioanichie Bălan e Iustin Pârvu – che vivevano, allora, ai monasteri di Bistriţa a Neamţ, poi padre Dosoftei Muraru del monastero di Slatina, Iachint Unciuleac – il mite Abate di Putna dove si trovano le reliquie di Stefano il Grande, Chiril Constantin, Melchisedec Velnic – l'attuale abate e Calinic Dumitriu – l'attuale vescovo ausiliare di Iaşi.

Dopo la rivoluzione, proprio nei primi anni, ho conosciuto, incontrato e reincontrato i padri: Benedict Ghiuş – segretario del monastero di Cernica, Ioan Iovan del monastero di Plumbuita a Bucarest e poi del monastero Recea a Mures, a cui ero molto legato spiritualmente, Sofian Boghiu e Adrian Făgeţeanu del monastero Antim a Bucarest, Arsenie Papacioc di Techirghiol a Constanţa, Serafim Popescu e Teofil Părăianu – ai quali ero molto legato e con i quali ho avuto un rapporto speciale – del monastero "Brâncoveanu" a Sâmbăta de Sus, nel distretto di Braşov, Iustin Pârvu al monastero di Petru Vodă e Ioanichie Bălan al monastero di Sihăstria, Vartolomeu Androni – attuale abate a Cozia di Mircea il Vecchio, Ilarion Argatu al monastero di Cernica, Visarion Coman a Clocociov, Nicodim Dimulescu del monastero di Crasna a Prahova – con cui mi lega un rapporto molto speciale, Ioachim Popa di Frăsinei e i padri dell'Athos e di Prodromou: Petroniu Tanase, Iulian Filip, Dionisie Ignat, Ioan Şova e Iustinian Stoica. Poi Gherontie Puiu di Caraiman – Buşteni a Prahova, Paulin Lecca di Rogozu – Vrancea, Dimitrie Bejan di Hârlău – Iaşi, Serafim Bădilă de Căşiel – Cluj, Ioasaf Popa da Bucarest e molti, molti altri.

Tutti, in misura maggiore o minore, in un modo o nell'altro, hanno avuto un ruolo, un posto, uno scopo e un grande impatto sulla mia evoluzione spirituale.

La maggior parte di loro è trapassata alla vita celeste ed eterna, e nella maggior parte dei casi, ho partecipato al loro servizio funebre e alla loro sepoltura.

Per esempio, lo scorso anno – nel 2015, poiché è stato l'anno di omaggio e commemorazione dei grandi padri spirituali, ho organizzato per un bel servizio di commemorazione in cui ho ho ricordato tutti questi uomini dello Spirito, e molti altri, illustri sia per lo stato che per i consigli, ora nati alla luce senza tramonto del paradiso, celeste e perenne.

È noto che lei è l'autore di innumerevoli studi sulla vita dei grandi padri spirituali ortodossi romeni, in particolare sulle sofferenze da loro patite durante il periodo comunista.

In un certo modo, si potrebbe dire che questi padri spirituali, come testimoni nelle prigioni comuniste romene, hanno costituito il vero nucleo della forza morale e spirituale in un periodo in cui si voleva che l'uomo fosse privato dei valori e delle virtù cristiane. Quale dei padri spirituali che ha studiato l'ha impressionato di più per le sue lotte contro il regime comunista oppressivo?

Sappia che per me è molto difficile, quasi impossibile, pensare, mettermi alla stregua anche di uno solo di loro, dato che, in tale veste, postura o situazione sociale, sono stati molti, di fatto la maggior parte, in fondo quasi tutti grandi uomini della nostra Chiesa, paese, popolo e nazione romena, e ogniuno di loro ha lasciato un segno e un'impressione in un modo molto speciale, con e attraverso le loro vite, sofferenze, afflizioni, umiliazioni, torture e e supplizi che hanno subito e a cui sono stati sottoposti nel periodo totalitario nelle nostre carceri comuniste.

Perciò, per non fare errori o per non ostacolare la memoria, l'onore, la gratitudine, l'apprezzamento o l'ammirazione verso ciascuno di loro, non noterò, menzionerò, illustrerò né apprezzerò solo alcuni, ma ricorderò, evocherò, elencherò e parlerò di tutti, all'unisono!...

Come sappiamo, padre Arsenie Boca gode di un grande amore da parte dei romeni e il periodo in cui fu monaco a Sâmbăta de Sus è davvero impressionante, soprattutto se si considera il movimento di rinnovamento spirituale di cui è stato alla base. Come descriverebbe l'unicità del pensiero di padre Arsenie Boca nell'ambiente monastico ortodosso in Romania?

Sì, il pensiero di padre Arsenie Boca è stato ed è particolare, speciale, unico, dovuto alla sua accuratezza, chiarezza, freschezza, tenerezza, candore e coerenza, al suo modo diretto e onesto di essere, di mostrarsi e di avere legami, e al contenuto / messaggio profetico che lo caratterizza e comprende i suoi discorsi, dialoghi, insegnamenti, parole, detti e indicazioni.

Padre Arsenie Boca non era solo un grande padre spirituale, ma era e rimane un vero e proprio genio, perché aveva una mente brillante e una ragione effervescente, affascinante, accattivante ed esuberante.

In altre parole, padre Arsenie Boca si comportava a volte, a ben vedere, come un torrente, come una valanga, aveva una voce tonante, uno sguardo fulminante e un'attitudine mobilitante. Dopo che parlavi con lui non avevi modo di tornare indietro, perché era un uomo integro, privo di mezze misure. Da lui il sì rimaneva sì, e il no rimaneva no. Così, e niente di più! ...

Non era persona da concessioni o compromessi! Niente da fare! No! Dio non voglia...

Un uomo come lui, come i geni, nasce una volta ogni cento anni!...

Grande uomo, grande padre spirituale, grande carattere!...

Un altro grande padre spirituale che attira l'attenzione di ogni ortodosso romeno desideroso di capire la vita e la storia della Chiesa è certamente padre Cleopa Ilie. Le chiedo di evidenziare l'importanza del consiglio spirituale di padre Cleopa e il modo in cui dovrebbe essere inteso soprattutto in questa epoca secolare in cui la libertà si confonde con l'anarchia.

Del padre archimandrita Cleopa Ilie parlerò evocandolo in poche parole umili, semplici e povere, ma sincere, perché Dio ci dà una grande gioia, come quella di incontrare alcuni uomini e monaci meravigliosi, su cui ha elargito molti dei suoi doni.

Io, personalmente, anche se ero lontano dall'altezza di viverli, mi ricordo sempre lo zelo e l'amore sconfinato dei padri Paisie Olaru e Cleopa Ilie del monastero Sihăstria a Neamţ, che ho incontrato molte volte e ce ho ammirato e amato sinceramente.

Incapace di compiere le loro parole, ho solo ricordi il cui balsamo lenisce le ferite che porta, come un peso, un figliol prodigo.

Questi ricordi ritornano spesso e bussano alla porta dell'anima. Quando la trovano bloccata, se ne vanno, ma tornano quando la trovano un'altra volta aperta.

Così è passato per un lungo periodo segnato da oppressioni e umiliazioni terribili il padre archimandrita Cleopa Ilie, uno dei grandi padri spirituali della Romania in un periodo oscuro di tempesta. Ha bussato alla porta di molte anime, ha parlato come un padre, ha guarito ferite profonde, ha portato molta speranza e di luce, fino a quando la sofferenza e gli anni si sono raccolti come lunghe nuvole sulle pianure.

Padre Cleopa Ilie è stato, come ha confessato a un certo punto sua Eminenza Teofan, Metropolita di Moldova e Bucovina, "l'uomo di Dio tra gli uomini", "la tromba dello Spirito che confessa la verità a quelli che amano la verità, ma anche a quelli che la odiano". La sua voce era la parola di Dio - la fonte di acqua viva che scorreva selvaggiamente nelle menti, nei cuori e nelle coscienze di coloro che gli chiedevano preghiere e benedizioni, e il portico della sua cella a Sihăstria è diventato, per più di quattro decenni, altare, pulpito e infermeria.

In queste mie indegne parole, troppo povere per illustrare la ricchezza della vita spirituale e dei generosi doni dello Spirito Santo che il Padre Ilie Cleopa è stato degno di ricevere, vorrei ricordare, tuttavia, lo stato di grazia che provavano tutti quelli che erano intorno al padre, l'effetto curativo delle sue parole che avevano molto potere, Il rinnovamento dell'uomo interiore che provavano tutti quelli che venivano a Sihăstria con il desiderio di acquisire la vita eterna.

Non per ultimo, voglio testimoniare l'infinito amore che aveva per il prossimo, il dolore acuto che provava nel vedere la sofferenza intorno a lui e la pazienza e la comprensione di fronte alle debolezze altrui. Mi sono rimaste profondamente radicate nella mente e nel cuore le sue parole riguardo a coloro che salivano, giorno dopo giorno, gli scalini verso la sua cella al monastero Sihăstria: "Arrivano, i poveri, condotti dai loro angeli custodi... ognuno con il suo dramma... chi viene con fede, se guarisce, non è da me, ma da Dio... vengono, i poveri, come le api; quando li vedo, mi viene da piangere... corrono, i poveri, per avere il perdono dei peccati, per una fede pulita con cui correre verso il Signore..." Quanto amore, umiltà e dolore sconfinato fa eco a queste parole!...

Padre Ilie Cleopa ha adempiuto le parole di Cristo "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura!" È stato forse il più ardente difensore della fede della nostra Chiesa nella seconda metà del XX secolo. "La maestria del marinaio si vede nella tempesta, e non con il tempo sereno", dice san Giovanni Crisostomo, arcivescovo di Costantinopoli. È stato un marinaio abile che ha condotto saggiamente la nave, soprattutto in tempi di tempeste e burrasche. Nella sua vita travagliata ha visto fin troppo poco tempo sereno.

Ero lì il 5 dicembre del 1998, accompagnandolo sulla strada per il regno dei cieli.

L'archimandrita Cleopa Ilie è passato alla vita eterna il 2 dicembre 1998. Sono passati da allora quasi 18 anni, non molti, ma nemmeno pochi. La sua memoria non è svanita neppure per un momento. Egli vive ancora in parole parlate e scritte, sotto froma di consigli e indicazioni, e soprattutto nella vita ultraterrena. Le parole scritte su carta vogliono parlare anche poco di un monaco come ce ne sono stati pochi nel mondo, un missionario, una guida per le comunità e un eremita a cavallo dei millenni.

Padre Cleopa è stato uno dei grandi servitori della Chiesa di Gesù Cristo il Salvatore.

Conosciuto, apprezzato, amato, rispettato e ricordato, l'archimandrita Cleopa Ilie ha cambiato la storia di un monastero, scrivendo il suo nome nella lista dei monaci romeni che hanno dato la loro intera vita a Gesù Cristo!...

Quanto ha significato secondo la sua prospettiva il Roveto Ardente (Rugul Aprins) come fattore di resistenza nella lotta contro l'oppressione comunista in Romania?

Il movimento "Roveto Ardente" del monastero Antim, una comunità di monaci, professori universitari, studenti con specializzazioni delle più diverse, filosofia, belle arti, lettere, matematica fu per la Bucarest degli anni '40 e '50, il luogo dove si impastava l'autentica cultura spirituale, quella che nasce e cresce con domande di fede liberatrice. Questa coesistenza e il completamento tra l'elite di Bucarest e l'ambiente monastico è il modello esemplare che il "Roveto Ardente" offre nella disputa che alcuni vedono oggi tra Chiesa e una certa parte degli intellettuali. Costituito in uno spazio di ospitalità basato sull'apertura della parola e del cuore, il "Roveto Ardente" ha espresso il desiderio della ricerca di Dio, il desiderio che ha vissuto anche Mosè, assetato di conoscere e di vivere l'esperienza della presenza divina, e un modo pacifico di resistenza spirituale contro il rullo compressore comunista.

Il gruppo "Roveto Ardente" si è formato su base di affinità, e non di somiglianza di idee. Nonostante diverse professioni, tutti si sentivano attratti da una preoccupazione fondamentale per loro: la vita cristiana nell'incerto e materialista mondo moderno. Tutti erano interessati all'esicasmo, alla Filocalia, alla preghiera del cuore, alla profondità.

Le riunioni avevano a volte l'aspetto di conferenze – dibattiti. Quando veniva Sandu Tudor, l'incontro si incentrava sulle riflessioni e sui dibattiti su temi spirituali, tratti da conferenze, ricerche, riflessioni e dalle sue conclusioni dedotte dalla sua creazione letteraria d'ispirazione religiosa. Circa la stessa struttura avevano anche gli incontri con la partecipazione attiva di padre Mihai Avramescu o dello scrittore Ion Marin Sadoveanu.

Spesso le riunioni avevano l'aria di riunioni di un circolo letterario; si leggeva un'opera originale e si commentava. Per esempio, così accadeva quando il poeta cristiano Vasile Voiculescu leggeva le sue poesie su temi della Filocalia; o quando Ştefan Todiraşcu presentava le sue riflessioni sulla tradizione della poesia religiosa romena o quando padre Bartolomeu Valeriu Anania leggeva parti delle sue opere in versi su temi del folklore romeno. Di norma, le riunioni del gruppo si tenevano la domenica, dopo la Santa Liturgia, nella sala della biblioteca del monastero Antim.

Dopo le magnifiche funzioni e le prediche di padre Benedict Ghiuş, la partecipazione alle riunioni del gruppo era notevole. Ma si organizzavano anche incontri in altri luoghi, da padre Mihai Avramescu della Chiesa Schitul Maicilor, a casa nostra, in strada Vasile Lascăr, dall'architetto Constantin Joja e, naturalmente, dalla pittrice Olga Greceanu, che fu la prima a ospitare questi incontri.

Il gruppo "Roveto Ardente" non aveva un calendario degli incontri; di fatto, non erano incontri obbligatori, come altrimenti nessuna presenza, non c'erano regole di partecipazione né un regolamento interno. E posso dire, senza temere di sbagliarmi, che le riunioni erano come sessionii tradizionali romene. Va da sé che vi era sempre qualcuno che preparava un tema o era invitato a presentarlo, ma la partecipazione ai colloqui era completamente libera e massiccia, perché tutti i partecipanti avevano lo stesso obiettivo: l'illuminazione spirituale attraverso la fede, attraverso le pratiche della Filocalia, tutti volevano conoscere e approfondire i grandi esempi viventi della Chiesa cristiana. La Scala di san Giovanni il Sinaita, la spiegazione della Divina Liturgia di Gogol, la famosa storia del pellegrino russo erano solo alcune delle letture su cui si affacciavano i membri del gruppo "Roveto Ardente" per approfondire la fede.

Pertanto, il comunismo, come una prova a cui è stato sottoposto il cristianesimo, ha dimostrato che l'uomo non può essere salvato se non per fede.

In altre parole, senza preghiera, senza misericordia e amore verso l'altro, senza un continuo sforzo per raggiungere Dio, l'uomo sottoposto all'esperienza comunista e in particolare chi si trova nella prigione comunista, rischia di disgregarsi come essere umano.

Parlare della dimensione spirituale dell'universo carcerario comunista romeno è una necessità morale. I testimoni e i martiri delle prigioni comuniste, inclusi i membri del gruppo spirituale del "Roveto Ardente" del Monastero Antim di Bucarest, devono essere per noi oggi come modelli di linee guida morali, altrimenti la conoscenza della loro esperienza rimarrebbe solo a livello razionale e basta. È necessario capire effettivamente che ancorarci in Dio è l'unica soluzione praticabile, allora come oggi, un vero e propria soccorso per la nostra unità esistenziale come popolo e come nazione. La soluzione unica, eterna, imbattibile è il nostro ancoraggio in Dio, rispettando la griglia morale cristiana; questa era ed è la scialuppa di salvataggio dal marasma comunista, ma anche dalla follia dissonante e frenetica nostro mondo postmoderno contemporaneo.

Signore, dacci la fede e la forza di coloro che sono stati testimoni del Roveto Ardente per il tuo amore!...

Nel corso degli anni ho avuto modo di conoscere diversi convertiti occidentali all'Ortodossia che nel loro percorso spirituale si sono compiaciuti di incontri benedetti con alcuni dei nostri padri, come padre Cleopa, Paulin Lecca o Paisie Olaru.

Per esempio, il prete ortodosso francese Marc-Antoine Costa de Beauregard, che ha fatto la tesi di dottorato sotto la guida di padre Dumitru Stăniloae, si è abbeverato della sapienza dei padri spirituali romeni, come egli stesso ben esprime; questo ci fa capire che l'ambiente monastico in Romania è una fonte di ispirazione anche per alcuni pensatori occidentali. Quanto sono importanti le voci di questi convertiti per una migliore conoscenza del pensiero dei padri spirituali romeni in Occidente?

Tutte queste voci di convertiti sono molto importanti, speciali; di fatto, alcuni di essi hanno iniziato un duro e prolungato lavoro di traduzione e diffusione, con molto zelo, delle vite, delle opere e delle attività, ma soprattutto di scritti, insegnamenti e idee salvifiche dei grandi padri spirituali romeni, come per esempio Paisie Olaru, Cleopa Ilie, Dumitru Stăniloae, Iustin Pârvu, Sofian Boghiu, Roman Braga e Arsenie Papacioc.

Siamo lieti che questi grandi padri spirituali sono sempre più ricercati, conosciuti, predicati e testimoniati, sia nel nostro paese sia oltre i suoi confini, sia da noi romeni, sia dai nostri fratelli convertiti, in una stessa fede, anche se sono di un'altra nazione o di un'altra cultura o lingua!...

Ultimamente ho parlato di tutti questi grandi padri della nostra Ortodossia, che noi non chiamiamo santi, perché abbiamo paura di farlo. Ma per noi sono stati, sono e rimangono come santi. Così li ho sentiti, così li ho percepiti. Perché ho visto realizzare sotto i nostri occhi il Vangelo, perché abbiamo imparato il cristianesimo pratico con l'esempio personale: hanno sofferto la fame per dar da mangiare agli affamati, hanno vegliato per far riposare quelli stanchi, hanno sofferto per consolare gli addolorati, si sono sacrificati per far vivere gli altri.

Provo e cerco di pensare e credo e spero che ne sapremo tutti di più, che potremo onorare questi nostri antenati, in base al merito e dignità di ciascuno, anche se in questi tempi sembriamo amare più quelli che provengono da qualsiasi luogo e da altrove, perché ci sembrano più esotici, più spettacolari, più sensazionali!...

Tuttavia, rimaniamo convinti del fatto che ciò che è più accessibile è anche più nobile! ...

Poiché "noi teniamo il nostro posto, come eravamo, così rimaniamo!"...

 
Vladimir Putin ha appena distrutto 100 anni di speculazioni profetiche

Vladimir Putin distrugge le profezie di Scofield e il dispensazionalismo

Nel 1971, parlando ai legislatori statali, l'allora governatore Ronald Reagan rigurgitò una visione profetica largamente condivisa quando dichiarò:

"Ezechiele ci dice che Gog, la nazione che porterà tutte le altre potenze contro Israele, uscirà dal nord. Gli studiosi della Bibbia hanno detto per generazioni che Gog deve essere la Russia. Quale altra potente nazione è a nord di Israele? Nessuna".

Quest'idea della Russia come la grande bestia, che sarebbe dovuta sorgere alla fine dei tempi per fare la guerra con Israele è una delle tante false interpretazioni della profezia che possono FINALMENTE essere messe a tacere. Questa visione dispensazionalista della profezia della fine dei tempi è stata fatta più di un secolo fa, tramite la Bibbia di Scofield. La controversia che circonda la Russia come iniziatore e aggressore in questa guerra contro Israele è dettagliata in questo commento preso direttamente dalla Bibbia di Scofield, originariamente pubblicata nel 1909.

"Gog – Sul fatto che il riferimento principale è alle potenze (europee) del Nord, guidate dalla Russia, tutti sono d'accordo L'intero passo dovrebbe essere letto in connessione con Zaccaria 12:1-4; 14:1-9; Matteo 24:14-30; Apocalisse 14:14-20; 19:17-21, "gog" è il principe, "Magog" la sua terra. Il riferimento a Mesech e Tubal (Mosca e Tobolsk) è un chiaro marchio di identificazione. La Russia e i poteri del nord sono gli ultimi persecutori dei dispersi di Israele, ed è congruo sia con la giustizia divina sia con le alleanze (per esempio, si veda Scofield "Genesi 15:18", Scofield "Deuteronomio 30:3") che la distruzione deve cadere nel culmine dell'ultimo folle tentativo di sterminare il resto d'Israele a Gerusalemme. Tutta la profezia appartiene all'ancora futuro "giorno di Geova"; Isaia 2:10-22; Apocalisse 19:11-21 e alla battaglia di Armageddon (Apocalisse 16:14, cfr Scofield "Apocalisse 19:19"), ma comprende anche la rivolta finale delle nazioni alla fine dell'età del regno. Apocalisse 20:7-9".

Come potete vedere, questo punto di vista in quel momento era così diffuso, che perfino Ronald Reagan è stato beccato mentre esponeva questa particolare "teoria" profetica come se fosse il punto finale di tutta l'interpretazione profetica. Purtroppo, quasi tutti i libri profetici, le scadenze, e gli insegnamenti escatologici da seminario sono stati costruiti sulla base di questo modello di interpretazione. Se avete frequentato qualche chiesa per qualsiasi periodo di tempo, non c'è dubbio che avrete incontrato persone che indicavano enfaticamente la Russia come l'aggressore negli eventi degli ultimi tempi.

Durante la prima parte degli anni '70, quando Ronald Reagan faceva queste dichiarazioni, il mondo cristiano era coinvolto in un vortice di prefigurazioni profetiche in gran parte dovute al best-seller di Hal Lindsey chiamato The Late Great Planet Earth. Un libro che ha venduto milioni di copie, e da cui è stato anche tratto un film narrato da Orson Wells, in gran parte basato sull'interpretazione dispensazionalista che si trova nella Bibbia di Scofield intorno a questi versi in Ezechiele 38.

Eccoci nel 2015, e così gran parte della Bibbia di Scofield e della visione dispensazionalista non solo si è dimostrata sbagliata, ma può quasi essere vista come un trucco del nemico per ingannare i cristiani. Quando pensiamo al nostro nemico, il diavolo, non dimentichiamo mai e poi mai la sua capacità di analizzare la natura umana e di fare piani multi-generazionali per realizzare il suo unico impero globale. L'edizione del 1909 della Bibbia di Scofield a mio parere è stata seminata nel pensiero cristiano dal nostro nemico spirituale. La quantità di caos e di pensiero retrogrado che è stata accettata come dottrina infallibile come conseguenza della Bibbia di Scofield è legione. Semplicemente non si può districare la sua contorta ragnatela senza pestare i piedi di tanti uomini di Dio illustri e autorevoli che hanno accettato i commenti trovati in questi libri senza fare domande. Alcuni hanno fatto dipendere tutta la loro carriera dalle sue dottrine. Non posso fare a meno di pensare che i farisei facevano lo stesso al tempo di Gesù. Alcuni uomini preferiscono morire e rischiare l'inferno che piuttosto che vedere la loro visione del mondo sulla dottrina biblica e sulla profezia sconvolta e svelata come una bugia. La quantità di orgoglio implicato nella propria capacità di accuratamente interpretare le scrittura profetiche è una fonte di grande rigonfiamento dell'ego per molti cosiddetti cristiani, sia laici che leader. C'è da credere che ai suoi tempi Gesù abbia sconvolto alla grande la comprensione delle profezie di questi falsi profeti, e Dio farà senza dubbio lo stesso al nostro tempo, ribaltando tutto ciò che questi aspiranti profeti moderni pensano di sapere circa la profezia. State molto attenti da chi prendete in questi giorni istruzioni sugli eventi della fine del mondo: nessuno lo ha spiegato in modo più chiaro che le azioni di Vladimir Putin in queste ultime settimane.

La Russia, una superpotenza cristiana? Scommetto che non ve l'aspettavate?

Hal Lindsey ha scritto un secondo libro dal titolo The 1980s: Countdown to Armageddon, dove ha predetto che "il decennio degli anni '80 potrebbe benissimo essere l'ultimo decennio della storia come la conosciamo". Questa previsione è basata sul pensiero fallace che Matteo 24:32-34 abbia predetto che la generazione che ha visto il ritorno di Israele sarebbe stata l'ultima generazione prima del ritorno di Cristo sulla Terra. Potete scommettere che questa affermazione ha avuto un impatto drammatico su come Ronald Reagan vedeva la sua presidenza, data la citazione di cui sopra. La guerra fredda poteva essere facilmente vista come compimento di tutto ciò che si scriveva in questi libri in quel periodo. Sfortunatamente per Hal Lindsey. nulla di tutto questo si è avverato. L'impero sovietico è pateticamente crollato, il comunismo ha dimostrato di essere un fallimento totale, e la Russia non ha invaso Israele, né ha cercato di attirare altri alleati a distruggere Israele.

Invece, l'America è ora caduta in  filosofie comuniste, sul piano morale abbiamo perduto totalmente, abbiamo svenduto a forza di legiferare ogni diritto costituzionale che avevamo, e la nostra politica estera è aggressiva e distruttiva quanto quella di ogni impero della storia, se non la più distruttiva. E chi sono i nostri alleati in tutta quest'azione unilaterale aggressiva? Israele, Arabia Saudita e altri agenti della NATO, ecco chi.

Invece di scagliarsi contro Israele come avrebbe fatto uno stato comunista aggressivo, Vladimir Putin ha denunciato la promozione occidentale delle ideologie e dell'empietà del comunismo. In un discorso che ha fatto lo scorso luglio, ha detto,

"Molti paesi euro-atlantici si sono allontanati dalle loro radici, inclusi i valori cristiani. Le politiche che perseguono mettono sullo stesso piano di famiglia con molti bambini e un partenariato dello stesso sesso, una fede in Dio e una fede in Satana. Questo è il percorso verso il degrado".

Questo è quello che non avete letto in tutti questi libri di profezie che hanno inondato il mercato nel corso degli anni. L'America è diventata più simile alla bestia negli ultimi 30 anni di quanto la Russia lo sia stata negli ultimi 100; non siamo solo una componente minore del governo globale, siamo il motore del governo globale. Noi siamo gli aggressori in quasi tutte le guerre all'estero a livello globale. Sono i nostri leader politici che sono i colpevoli che hanno utilizzando i combattenti dell'ISIS con sostegno americano, dotazioni saudite e addestramento israeliano per sovvertire leader democraticamente eletti nei paesi di tutto il Medio Oriente. Questo ordine del giorno è iniziato con l'amministrazione Bush e non ha fatto che ampliarsi sotto l'amministrazione Obama. Questa è la verità di fronte a Dio, ed è giunto il momento di cominciare a ripensare tutto ciò che sappiamo della fine dei tempi. Ogni parte del pensiero profetico passato è crollata alla luce dell'identità dei veri aggressori e giocatori globali. Questi falsi profeti si sono rivelati tutti terribilmente nell'errore, e fanno sembrare i cristiani che ancora si fidano di questo inganno e gioco satanico come degli ingenui ipocriti che sostengono nazioni guerrafondaie. Nessuna meraviglia che i cristiani non salvati del mondo siano percepiti come guerrafondai bigotti che non riflettono nulla degli insegnamenti pacifici di Cristo. Le loro credenze sui tempi finali sono piene di preconcetti, tutti basati su interpretazioni errate delle Scritture. Difendono le azioni malvagie delle loro nazioni a causa di queste nozioni preconcette delle profezie.

Putin contro il Nuovo Ordine Mondiale

In quello che deve stato essere l'atto più deviante nella storia contro l'ordine del giorno dell'élite globale del Nuovo Ordine Mondiale, Vladimir Putin ha condotto molteplici attacchi aerei sulle cellule terroristiche dell'ISIS sostenute dagli americani in tutta la Siria. Le fonti russe hanno fatto queste dichiarazioni questa settimana sulla scia di una grande offensiva,

"...Il portavoce del ministero della difesa russo Igor Konashenkov ha detto: "Nelle ultime 24 ore, jet da combattimento Sukhoi Su-34 e Su-24M hanno effettuato 20 missioni e hanno colpito nove installazioni dello Stato Islamico.

"Una bomba d'aria anti-bunker BETAB-500 sganciata da un bombardiere Sukhoi Su-34 vicino a Raqqa ha eliminato il posto di comando di uno dei gruppi terroristici, insieme ad un impianto di stoccaggio sotterraneo di esplosivi e munizioni.

"Questi e altri mezzi di attacco altamente precisi sono stati utilizzati negli ultimi giorni contro obiettivi dei terroristi dello Stato islamico: posti di comando, depositi di armi e prodotti petroliferi, laboratori dove si producono armi di attentatori suicidi". (Express.co.uk)

La Russia ha dimostrato al mondo che l'ISIS non è altro che un esercito delegato controllato da CIA e Mossad per realizzare il piano globalista di un "Grande Israele", e nulla in esso ha dimostrato di essere una parte organica di Siria e Iraq. Senza l'appoggio degli Stati Uniti, non è che un ente fittizio a cui è stato consentito di terrorizzare le nazioni di Siria e Iraq. In una rarissima presentazione del suo vero volto, l'architetto del piano del Nuovo Ordine Mondiale in Medio Oriente, Zbigniew Brzezinski, ha minacciato un'azione militare contro la Russia questa settimana. Era così irritato che la Russia avesse osato interrompere il suo pluridecennale piano per provocare il collasso della Siria che ha scritto un editoriale aperto sul Financial Times in cui ha detto,

"...prove di un pericoloso desiderio di mettere in luce l'impotenza politica americana... ...In queste circostanze che si dispiegano rapidamente gli Stati Uniti hanno una sola opzione reale per proteggere i loro più ampi interessi nella regione: trasmettere a Mosca l'ingiunzione di cessare e desistere da azioni militari che riguardano direttamente beni americani".

"Le presenze navali e aeree russe in Siria sono vulnerabili, isolate geograficamente dalla loro terra", ha osservato Brzezinski. "Potrebbero essere 'disarmate' se persistono a provocare gli Stati Uniti." (Politico)

Quando un uomo come Brzezinski fa affermazioni del genere contro la Russia, sapete che Vladimir Putin ha colpito un'importante terminazione nervosa. Nel caso che non crediate ai rapporti sull'egemonia militare istituita dai russi in Siria, è stato segnalato recentemente che 4 caccia F-16 israeliani hanno tentato di entrare nello spazio aereo siriano e solo per poco hanno evitato di essere abbattuto da 6 jet da combattimento russi SU-30 SM. I jet israeliani hanno dovuto deviare ad alta velocità nello spazio aereo del Libano, come riportato da una fonte francese proprio questa settimana. Se i rapporti sono corretti Putin sta anche accumulando un esercito di 150.000 uomini nella regione: l'uomo non sta scherzando.

In una delle descrizioni più deliziosamente ironiche e perfettamente adatte di Israele come uno dei falsi dei della Chiesa cristiana, lo stesso Netanyahu si trova a doversi recare in Russia per incontrare i capi militari russi in quella che può essere vista solo come un'umiliante sconfitta in termini di politica estera.

"...nonostante i rapporti che la Russia ha informato in anticipo Washington e Gerusalemme delle sue missioni aeree. Israele è tra i perdenti, nonostante le vanterie del ministro della difesa Moshe Ya'alon di martedì, che Israele non ha bisogno di coordinare le proprie azioni in Siria con la Russia. Ma davvero? Se è così, perché lo stesso primo ministro Benjamin Netanyahu ha viaggiato con il capo di gabinetto e il capo dell'intelligence per un incontro a Mosca due settimane fa? E perché è il vice capo del personale vi è aspettato la prossima settimana per incontrare il suo omologo russo? Naturalmente, per avere colloqui sul "deconflitto" e per evitare scontri accidentali tra Israele e gli eserciti russi". (Jerusalem Post)

Se il moderno Israele fosse davvero la nazione eletta, e non potesse fare alcun male agli occhi di Dio, tanto da essere giustamente vendicato da Dio contro tutti quelli che contrastano i piani israeliani, allora non sarebbe mai andato in Russia a baciare l'anello di Putin. Questo è solo un altro esempio eloquente, che tutto ciò che pensate di conoscere sulle profezie si basa sulle interpretazioni orgogliose di uomini che cercano gloria e fama agli occhi degli altri uomini. Netanyahu è appena stato evirato insieme a Obama in un modo molto pubblico e umiliante da parte di Vladimir Putin nel corso di questo conflitto in Siria. Io non vedo come le azioni di queste ultime settimane si inseriscano in qualunque visione profetica: nessuno ha predetto che gli eventi si sarebbero svolti in questo modo, e scommetto che altre sorprese stiano per venire, perciò allacciatevi le cinture di sicurezza.

Non spetta a voi sapere

Così imploro ogni cristiano là fuori che pensa di sapere una cosa o due sul ruolo che Stati Uniti, Israele, Arabia Saudita, Turchia, Russia, ecc possono avere nelle profezie, di rivedere tutti i propri pregiudizi e preconcetti in questo senso. Tutto ciò che ci è stato insegnato nel corso degli ultimi 100 anni si è rivelato una serie di assoluta di sciocchezze. Un esempio eccellente sono John Hagee e Jonathan Cahn che terrorizzano tutti parlando di lune di sangue e di comete e di ogni sorta di altre sciocchezze profetiche. Niente di quanto hanno detto si è avverato in questo ultimo mese, e se questo fosse l'Israele del Vecchio Testamento, quei due sarebbero stati trascinati fuori dalla città e lapidati a morte.

"Ma il profeta che ha la presunzione di dire in mio nome una parola, che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire." Deuteronomio 18:20

Ma come Hal Lindsey negli anni '80, hanno venduto i loro libri pieni di paure profetiche, rastrellando milioni di dollari di profitti e ancora una volta hanno fatto sembrare tutta la cristianità un manica di pazzi completi come risultato della loro ciarlataneria fanatica.

Per quanto possiamo sapere il nemico sta usando tutti questi falsi profeti per depistare il corpo dei credenti cristiani dal vero Nuovo Ordine Mondiale, e dal vero lignaggio che genererà un falso messia. Sono sicuro che Israele abbia un ruolo enorme in tutto questo, ma a giudicare dal modo in cui essi stessi si sono comportati a livello internazionale al fianco di giocatori come l'America, e l'Arabia Saudita non sono dalla parte di Dio e dalla parte del bene. Invece è l'America che ha giocato il ruolo malvagio di Gog, l'impero aggressivo, e la Russia, d'altra parte, di punto in bianco è diventata il salvatore del popolo siriano, tra cui molti sono cristiani perseguitati. In Siria accolgono Putin a braccia aperte. Grazie all'intervento di Putin in Siria chissà quante vite cristiane sono state salvate, considerando che sono le comunità cristiane in Iraq e Siria che hanno visto massicce, barbare persecuzioni dei terroristi dell'ISIS sostenuti dalla CIA. Se c'è qualcuno che è un anti-Cristo in parole e opere è Obama, che nega l'accesso ai cristiani iracheni che cercano rifugio negli Stati Uniti, che permette la persecuzione contro i cristiani in patria e all'estero, e che non riesce a denunciare il fatto che ai cristiani sparano di punto in bianco nelle nostre scuole. Invece condona e facilita la persecuzione dei cristiani.

Quindi, ricordatevi come si è capovolta la situazione la prossima volta che sentite un tele-evangelista aspirante profeta come John Hagee iniziare ad adorare Israele, e blaterare di lune di sangue e di cronologia di Dio. Questi tizi sono apologeti del Nuovo Ordine Mondiale di Satana, e ingannano gli eletti con le loro menzogne; se ci fosse una giustizia nel mondo, chiunque salga su un palcoscenico nazionale a promuovere queste cose sarebbe colpito da un fulmine.

Gesù non poteva essere più chiaro nel passo di apertura del primo capitolo degli Atti; quando i discepoli gli chiesero quando sarebbe tornato a ripristinare il suo Regno, Gesù li rimproverò tutti percependo questo spirito ossessionato dalle profezie,

"Ed egli disse loro: Non spetta a voi sapere i tempi e i momenti che il Padre ha stabilito". Atti 1:7

Ciò significa che chiunque pretende di conoscere il ruolo che Obama, Netanyahu o Vladimir Putin possono avere nella linea temporale profetica di Dio stanno agendo in base al proprio potere e alla propria saggezza e non a quella di Dio. Stanno prendendo da Dio qualcosa di esclusivamente riservato a lui e solo a lui, e lo stanno promuovendo come propria teoria preferita come se fosse da Dio stesso. Questa è una bestemmia al di là dell'orgoglio, e questo peccato di ossessione profetica ha bisogno del pentimento di'un enorme fazione dei cristiani. Quante volte questi tipi dovranno sbagliarsi prima che smettiamo di ascoltare le loro trasmissioni radio, di comprare i loro libri e di rigurgitare le loro assurdità ad amici e famiglie? Ci fanno sembrare sciocchi e alla fine non fanno altro che minimizzare i mali di Israele e dell'America. Il male è male e per quanto ne sa ognuno di noi, Dio potrebbe sollevare la Russia come nazione cristiana e abbattere l'America d'un colpo. Personalmente sono stanco di tutto queste sciocchezze profetiche che ancora dominano l'atmosfera ecclesiale. Risvegliamoci e mettiamo mano all'aratro; se vogliamo ripristinare questa nazione al suo antico splendore, allora non possiamo farci prendere da fantasie sul nostro ruolo nelle profezie e su quanto è grande l'America, perché l'America ha da tempo cessato di essere grande, e questo è in gran parte dovuto al fatto che la chiesa americana ha cessato di dire la verità al potere e invece va di pari passo con il male. Così tanto che ha a che fare con semi e menzogne ​​del diavolo piantati molti anni fa. Basta pensare a quante divisioni nel corpo di Cristo su queste idee profetiche si sono verificate negli ultimi 100 anni. Tutti questi concetti immaginari come il rapimento pre-tribolazione, il culto di Israele e del sionismo, la Russia come Gog, ecc, sono tutti il ​​risultato della visione dispensazionalista che si trova nella Bibbia di Scofield. Sono nati circa un centinaio di anni fa, e non hanno alcun fondamento nella Scrittura. Queste idee sono state assenti per più di 1900 anni e non sono mai state mantenute nella storia della chiesa fino a tempi recenti.

È tempo di sradicare la zizzania della falsa dottrina profetica fuori delle chiese, e tornare a vincere anime a Cristo e a resistere contro il male nelle nostre istituzioni politiche, educative e sociali. Questo e solo questo è ciò che Gesù ci ha insegnato a fare. Questa preoccupazione per le profezie non ci rende più spirituali, ci rende ladri dei misteri di Dio e della futura promessa al suo popolo.

 
Ancora sulla presente crisi pastorale

Introduzione

A quanto pare, secondo un lettore, un ingenuo recente convertito mi ha accusato di romanticismo!!!!!!!!!!!!!!!!! Questo mi ha divertito molto. Tra tutti i miei molti difetti, sento che questo non esiste, come si può dire dal numero di punti esclamativi. Credo che uno dei miei difetti principali sia piuttosto di essere il contrario di un romantico, di fare l'effetto di una coperta bagnata, che combatte una guerra fredda contro fantasie come un'imminente Chiesa ortodossa inglese (un perenne favorito dell'ex vicario anglicano in questione nel corso degli ultimi 20 anni). Cerchiamo di essere costruttivo e guardiamo a tre caratteristiche necessarie per affrontare la vera crisi pastorale in questo paese, che devono essere risolte prima di poter anche iniziare a sognare di costruire una nuova chiesa locale, che può essere costruita solo sulla salda roccia della fede – e non sulle sabbie mobili della fantasia.

1. Avere pazienza con oltraggiose e mostruose ingiustizie

Nessuna chiesa locale può esistere senza vescovi. Ma devono essere i giusti vescovi. Nel corso degli ultimi quarant'anni o giù di lì ho incontrato decine di vescovi. Tra loro ho incontrato un pedofilo (un convertito anglicano), parecchi omosessuali, uno dei quali era solito ordinare i suoi fidanzati con conseguenze disastrose, due donnaioli, due narcisisti con un forte culto della personalità, molti burocrati e costruttori di imperi, ma soprattutto molti uomini giusti e almeno due santi. Questi ultimi non pongono alcun problema, perché operano per la formazione di autentiche Chiese locali, tuttavia, i primi pongono davvero problemi. Quindi, che cosa dobbiamo fare con loro?

Prima di tutto, si lascia un vescovo solo se predica pubblicamente l'eresia o ti chiede di fare qualcosa di immorale: per offrire esempi concreti, se ti chiede di dormire con tua moglie in cambio dell'ordinazione o se ti chiede di diventare un massone. Che dire delle opinioni? Ora, tra i vescovi santi che ho incontrato c'era uno che credeva ad Atlantide. Questo era un parere privato e non contraddiceva in alcun modo gli insegnamenti della Chiesa. Allo stesso modo, alcune persone, di solito convertiti ultra-severi, si surriscaldano quando i loro vescovi esprimono un parere liberale sui non ortodossi. Di nuovo, questo è un parere privato e niente di più. Non si lascia un vescovo per questo. Con tutti i vescovi, tranne quelli che predicano pubblicamente l'eresia o chiedono di fare cose immorali, siamo chiamati a essere pazienti e a pregare per loro. Qualsiasi altro atteggiamento e impazienza sa di orgoglio.

2. Chiese inclusive

Ogni vita ecclesiale deve essere comprensiva di tutti gli ortodossi. Nessuna Chiesa locale può essere costruita sull'esclusività – cosa che, purtroppo, è stata il modello seguito qui da generazioni. La Chiesa non è costruita su club esclusivi, cricche e sette. Questo è un problema particolare in Inghilterra, dove i pregiudizi di club e di cricca della classe media sono molto forti. Questo è il motivo per cui ci sono già due gruppi esclusivi di ortodossi, che assomigliano a club di ex-anglicani (anche se, essendo ripiegati su se stessi e tanto incoscienti, questi sosterrebbero il contrario). Allo stesso modo, ci sono tre piccoli gruppi che sembrano essere club di intellettuali, che respingono automaticamente gli ortodossi ordinari e i loro figli. Le discussioni sui dottorati e sugli interessi esoterici settari non attirano gli ortodossi ordinari, che naturalmente si sentono esclusi, come di fatto sono. C'è sicuramente una mancanza di una prospettiva missionaria in mezzo tali gruppi.

Altri gruppi esclusivi che respingono invece di attrarre sono i gruppi settari. Fortunatamente, questi sono di solito per definizione piccoli, basati o sul culto della personalità oppure intorno a temi di nuovo o vecchio calendarismo. Le piccole sette vecchio-calendariste sono strane, dato che i loro membri sembrano saltare gli uni alla gola degli altri. Chiaramente si può vedere che il problema è psicologico (quando non psicopatologico), poiché la maggior parte dei gruppi vecchio-calendaristi è composta da ex-protestanti (di nuovo anglicani). Allo stesso modo, c'è poca attrazione per le sette neo-calendariste, che sono spesso altamente intellettuali, come succede a molte chiese in Finlandia e a Parigi. Qualcuno una volta ha detto anche che le sette vecchio-calendariste / tradizionaliste sono piene di omosessuali repressi, mentre le sette neo-calendariste / moderniste (di falso stile) sono piene di omosessuali praticanti. Purtroppo, 43 anni di osservazioni del mondo mi dicono che c'è della verità in quest'affermazione.

3. Legno, non oro

L'enorme crisi pastorale in questo paese è caratterizzata dall'immigrazione di un gran numero di rifugiati dell'Europa orientale, spesso non praticanti, in fuga dalla rovina economica delle loro terre da parte dell'Unione Europea, per i quali non ci sono né sufficienti sacerdoti che li capiscono, né chiese, né cori di chiesa. Se questo fosse un evento dell'anno scorso, riusciremmo a trovare delle scuse. Tuttavia, è avvenuto in tutti gli ultimi quindici anni e quasi nulla è stato fatto per affrontare la situazione. In effetti, il clero di quindici anni fa è invecchiati e ha meno energia adesso rispetto ad allora. In generale, l'età media del clero è molto avanzata. Enormi sforzi devono ora essere fatta per compensare gli errori degli ultimi quindici anni. Gli atteggiamenti estremamente comuni come, 'Non possiamo occuparci di X o Y, perché sono una nazionalità diversa da noi', sono semplicemente inaccettabili. Una Chiesa locale è per tutti gli ortodossi locali.

La necessità di un numero molto maggiore di chiese è evidente. A causa del rifiuto e della mancanza di visione di diversi vescovi contemporanei nel fornire infrastrutture adeguate nell'ultimo quarto del XX secolo, quando le chiese erano sia a buon mercato sia disponibili, siamo ora in crisi. Noi alle basi dobbiamo fare appello per avere fondi, raschiando insieme i soldi dal fondo del barile per comprare locali per creare cappelle e chiese in edifici che non sono l'ideale. Il più grande scandalo qui è quando il denaro è disponibile ed è stato speso per lussi inutili. Non abbiamo tempo per l'oro ignobile, abbiamo bisogno di legno nobile. Dopo tutto, questo era il materiale di cui era fatta la croce, sulla quale ha avuto luogo la vittoria sulla morte.

 
Sfide pastorali contemporanee per la Chiesa ortodossa russa

Introduzione

Dopo una generazione di lavoro molto duro e di grandi sacrifici, oggi, con oltre 350 vescovi e oltre 35.000 chiese, 900 delle quali al di fuori del territorio dell'ex Unione Sovietica, può sembrare che tutto vada bene nel nostro grande compito collettivo di restaurare la Chiesa ortodossa russa. Ma il numero di chiese è ancora solo la metà di quello dell'Impero Russo del 1917 e oggi c'è una popolazione superiore a quella di allora. Anche se l'alcolismo russo è sceso rapidamente (le sue statistiche sono ora non molto superiori a quelle di gran parte dell'Europa occidentale) e l'aborto sta scendendo rapidamente (è dimezzato negli ultimi quattro anni), il totale degli aborti è ancora molto più elevato di quello dei paesi dell'Europa occidentale.

Perciò, resta molto da fare. La corruzione, il divorzio e il degrado ambientale rimangono enormi problemi. Solo quando ci saranno 100.000 chiese e 1.000 vescovi, e non resteranno altro che tracce del vecchio ABCDE – alcolismo, bambinicidio (aborto), corruzione, divorzio ed erosione ambientale – di matrice atea, cominceremo a pensare che la situazione sia davvero migliorata. Allo stato attuale, diremmo che ci sono quattro grandi compiti pastorali nella vita della Chiesa, che sono i risultati di tre generazioni di ateismo imposto dallo stato, e che riteniamo debbano essere urgentemente affrontati.

Rossi o bianchi

In questo centenario della cosiddetta rivoluzione russa (in realtà un colpo di stato occidentale), ci sono quelli che hanno creato il falso problema se la gente di chiesa dovrebbe essere 'rossa' o 'bianca' e dove dovrebbero stare le nostre simpatie. Ovviamente, in realtà, non siamo né rossi né neri, ma di Cristo. È vero, nella storia russa, i rossi erano atei e hanno perseguitato senza pietà la Chiesa e i bianchi in apparenza hanno sostenuto la Chiesa. Tuttavia, in realtà, almeno alcuni dei rossi, forse i più ingenui, avevano un senso di giustizia sociale, e la maggior parte dei cosiddetti bianchi ha tradito lo tsar e la causa della Chiesa.

Così, questi cosiddetti bianchi hanno perso la fedeltà delle masse combattendo per i beni materiali, comportandosi tanto quanto i rossi, utilizzando perfino dei banditi come truppe contro il loro stesso popolo. Durante la seconda guerra mondiale, quando l'ex impero russo era dissanguato dai nazisti, alcuni cosiddetti "bianchi" si sono schierati in realtà consapevolmente e volontariamente a fianco del razzista e slavofobo Hitler. Quelli tra i bianchi che erano veramente bianchi erano una minoranza e sono stati sempre fedeli alla Russia e alla sua missione universale, e hanno trionfato oggi che le icone dei martiri imperiali sono venerate in tutta la Russia, perché i fedeli in tutto il mondo sono sempre stati veramente bianchi. Non perdiamo altro tempo su questa questione: tutti noi ortodossi russi siamo di Cristo.

Superstizione

La Chiesa ortodossa russa è oggi una Chiesa di 140 milioni di convertiti. Per la maggior parte, i nostri 164 milioni di ortodossi, di tutte le età, sono stati battezzati nel corso degli ultimi 30 anni. Molte di queste masse sono spesso ancora da portare nella chiesa, cioè, da convertire all'interno; sono 'convertiti non convertiti'. Così, alcuni hanno portato con loro nella Chiesa alcuni riflessi del mondo, il ritualismo esterno, anche atteggiamenti superstiziosi e, talvolta, un attitudine 'magica' alla vita della Chiesa. Ci sono alcuni che, per esempio, faranno il possibile per ottenere dell'acqua santa, ma non sono ancora sposati in Chiesa. Ci sono alcune donne che indosseranno un velo molto modesto, e tuttavia indosseranno le più corte minigonne e non si faranno alcuno scrupolo sull'aborto. Ci sono alcuni che frequentano la chiesa, ma non capiscono le funzioni e non fanno alcuno sforzo per capirle. A volte, è vero, questo è perché la lettura e il canto sono confusi o altrimenti eseguiti da "professionisti", il cui repertorio lirico all'italiana non dà ai fedeli alcuna possibilità di comprendere e di cantare.

Ci sono alcuni che sembrano credere nel Nuovo Testamento, eppure parlano continuamente dell'antropomorfo Dio degli ebrei dell'Antico Testamento, che punisce continuamente tutti quanti, chiedendo 'occhio per occhio e dente per dente'. Ci sono alcuni che vanno in pellegrinaggio ai luoghi santi cercando miracoli e conoscono a memoria le dubbie profezie di dubbi 'anziani', ma si rifiutano di ricevere la comunione, il più grande dei miracoli. Ci sono alcuni che fanno enormi segni di croce e si vantano del loro digiuno e tuttavia non si considerano farisei. Ci sono alcuni che non vanno in chiesa a meno che non sia presente un certo sacerdote, e tuttavia dovrebbero credere nell'efficacia dei sacramenti di tutti i sacerdoti. (Purtroppo alcuni sacerdoti cadono vittime di tali culti della personalità e quindi introducono le proprie pratiche "speciali" nelle funzioni). Questa dipendenza dalla 'magia', vale a dire, il concetto che possiamo ricevere qualcosa senza fare alcuno sforzo, è in ultima analisi un atteggiamento consumistico verso il sacro. Va detto che anche se i riti esterni possono piacere ad alcune donne, piacciono poco agli uomini. Questo deve sicuramente essere in parte il motivo per cui l'80%-90% di chi frequenta la chiesa è costituito da donne. Questo è spiritualmente malsano e anormale. Dove sono gli uomini?

Lusso

In alcune capitali, soprattutto Mosca e San Pietroburgo, alcuni individui molto ricchi, gli oligarchi, hanno donato ingenti somme di denaro ad alcune chiese. In genere prevedono – e così pensano di poter ottenere potere – che questo denaro deve essere speso per uno stile molto barocco di ornamenti. In una parola, c'è troppo oro, marmo e pietre preziose in queste chiese. Perché non usare vernice d'oro e vetro colorato? Cosa c'è di sbagliato in questo? Paramenti e mitre di lusso, preti e monaci alla guida auto di lusso, come se fossero milionari, non mi impressionano affatto. Alcuni possono guidare auto del genere per obbedienza, ma il veleno del lusso e poi quello dell'avidità di denaro può entrare nell'anima fin troppo facilmente.

Bellezza, sì, ma eccesso e lusso, no. Credo che l'oro autentico dovrebbe essere vietato in chiesa. Dovrebbe essere venduto e il denaro dato ai poveri, a orfanotrofi e ospizi, per aiutare le madri a dare alla luce bambini che possono poi essere adottati, piuttosto che abortiti. Forse lo scandalo peggiore è che a 50 chilometri da Mosca e da San Pietroburgo (e in molti altri luoghi lontano dalle capitali), ci sono sacerdoti che sopravvivono a malapena, dipendendo dai parrocchiani che danno loro verdure e uova in modo che possano mangiare e vestiti in modo che essi e le loro famiglie possano vestirsi. Una Chiesa per i ricchi e una Chiesa per i poveri? Questo non può essere giusto.

Mancanza di opera missionaria

Alcuni tra le autorità della Chiesa sembrano porre molto poca enfasi sull'opera missionaria, sia interna che esterna. In una città di 30.000 abitanti, può esserci solo una chiesa, frequentata in media da 200 persone. Perché non si fa nulla attirare le altre 28.800? Perché c'è così poca attività pastorale? Sicuramente in una città di 30.000 abitanti dovrebbero esserci 30 chiese? Perché questo compiacimento? Perché queste altre chiese non sono in costruzione? Dove sono i circoli giovanili, le scuole domenicali, le confraternite e le sorellanze, le società di temperanza, le visite organizzate a ospedali e cliniche? Dove è la vita ortodossa attiva? A volte questa è ammirevole, ma più spesso è invisibile.

La situazione è ancora peggiore di fuori delle terre russe. Secondo i più grandi pensatori e realizzatori russi, dal patriarca Nikon al Patriarca Tikhon, da Dostoevskij a Solzhenitsyn, la Russia ha una missione e un messaggio universale. E allora, dove sono i missionari? Un sacerdote russo visita Taiwan o le Filippine e battezza qualche centinaio di fedeli. Poi questi vengono abbandonati. Non vi è alcuna continua cura pastorale per loro. E perché 200 sacerdoti non visitano Taiwan e le Filippine costruendovi chiese? Anche se la Chiesa fuori dalla Russia, con l'aiuto di altri, ha tradotto tutti i libri delle funzioni in inglese (parlato da 1-1,5 miliardi di persone in tutto il mondo) e i libri delle funzioni sono stati tradotti per la maggior parte in francese e tedesco, perché non sono tutti tradotti nelle lingue più comuni: mandarino, spagnolo, hindi-urdu, portoghese, bengali, punjabi, giavanese, wu, malese, telugu, vietnamita, coreano, marathi, tamil, urdu, turco, italiano e cantonese? Queste diciotto lingue sono parlate da metà della popolazione mondiale. Insieme con le prime tre lingue, e con le lingue in cui le traduzioni sono esistite per lungo tempo (arabo, slavonico, giapponese, romeno, ecc), le traduzioni in queste 25 lingue renderebbero le funzioni ortodosse comprensibili a oltre 6 miliardi di persone in tutto il mondo – oltre l'80% dei della popolazione mondiale. Non è questo ciò che dovremmo fare?

Conclusione

Altri aggiungerebbero senza dubbio altre considerazioni alla suddetta lista di quattro compiti pastorali. È vero, questa è una lista soggettiva, ma le sue considerazioni figurerebbero sicuramente in una lista delle più grandi sfide nel corso della restaurazione della vita ecclesiale dopo l'olocausto ateo del tragico secolo scorso. Rimane così tanto da fare; abbiamo appena iniziato.

 
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Nostalgia dell'Ortodossia: un'intervista a padre John Whiteford

 لعلها خبرة رائعة جدا أن نتعرف على شخصية مثل الأب جون وايتفورد ، لهذا أقدمت على هذه التجربة و جمعت كل أفكارى و تساؤلاتى بشأن قصته و حياته و فكره و ما أثار رغبته الشديدة فى نبش آبار الأرثوذكسية القويمة ، و الرجوع إليها و ما آثار فكره و حير عقله و ما كانت أسئلته ، و ما كانت أحواله و .أحوال أسرته ، و هل توافقوا أم لا و كيف اعتمدوا ، و انضموا إلى حضن الأرثوذكسية

تعرفت على قدس الأب المبجل جون وايتفورد من مقالته المشهورة جدا ال Sola Scriptura بعنوان ”فى غرور فكرهم” مناقشا و مفندا هذا المبدأ ألا و هو ”النصوص وحدها تكفى” ، موضحا كيف أن الكتاب المقدس وحده لا يكفى كنصوص ، لابد من شروحات آبائية و تقليد … إلخ ، فأثار فى العديد من .الأسئلة لذا راسلته و بكل محبة و اتضاع قد جاوب اسئلتى

:و كان الحوار كالآتى

Padre John, può presentarsi?

Il mio nome è John Whiteford, e sono il parroco della chiesa ortodossa di san Giona a Spring, in Texas.

Sono cresciuto nella Chiesa del Nazareno, ma ho iniziato a studiare l'Ortodossia mentre lavoravo al mio baccellierato in teologia presso la Southern Nazarene University a Bethany, Oklahoma. Ho deciso di convertirmi non molto tempo dopo avervi preso la laurea nel 1990. Sono stato battezzato alla chiesa Ortodossa di san Benedetto a Oklahoma City il 10 novembre 1990.

Ho scritto un articolo intitolato Sola Scriptura: nella vanità delle loro menti, che abbozzava molte delle ragioni teologiche per la mia conversione. Questo articolo è stato pubblicato in The Christian Activist nel 1995, e poi è stato pubblicato in una forma riveduta e un po' ampliata dalla Conciliar Press nel 1996, sotto il titolo Sola Scriptura: un'analisi ortodossa della prima pietra della teologia della riforma. Questo saggio è stato tradotto in russo, serbocroato, romeno, bulgaro, portoghese, italiano, cinese, arabo e svedese. Il testo russo è stato pubblicato come libretto dalla fraternità di sant'Aleksander Nevskij a Nizhny Novgorod, nel 2000.

Nel 1988 ho sposato Wendy Woo, che è stata battezzata nel 1991 e ha preso il nome di "Patricia". Ho due figlie, Elizabeth e Catherine.

Sono stato ordinato diacono dal metropolita Hilarion il 4 marzo 1995 e sacerdote dal vescovo Gabriel il 14 gennaio 2001.

Sono attualmente il curatore del St. Innocent Liturgical Calendar, e pubblico anche testi liturgici sul nostro sito web parrocchiale.

Il suo nome prima di essere prete?

Il mio nome non è cambiato. Mia madre ha chiamato tutti i suoi figli con nomi di persone della Bibbia. Io sono stato chiamato John da san Giovanni Apostolo, e quando sono diventato ortodosso, non ho visto alcuna ragione per cambiar nome.

Il suo lavoro prima di essere prete?

Ho lavorato per lo stato del Texas negli ultimi 20 anni. Per 13 anni ho lavorato per l'agenzia statale di assistenza sociale, e gli ultimi 7 anni ho lavorato per l’agenzia della protezione dei bambini. La mia parrocchia non è ancora in grado di pagare uno stipendio pieno, anche se si sta muovendo in quella direzione.

Qual era la sua denominazione prima di essere ortodosso ?

La Chiesa del Nazareno.

Come ha conosciuto l'Ortodossia? Quali sono le principali motivazioni che l'hanno portata a essere ortodosso?

Mentre aumentavano i miei dubbi sul protestantesimo, mi sono trovato in una situazione molto spiacevole. Come pastore associato, avevo alcune responsabilità, che comprendevano la guida di un piccolo gruppo la domenica sera, e di tanto in tanto anche la predicazione della domenica mattina. Ho continuato a svolgere questi compiti, ma ero sempre meno convinto delle cose che ci si aspettava che dovessi insegnare e predicare. Ho anche iniziato a frequentare al sabato sera i vespri alla chiesa di san Benedetto su base regolare, e poi la domenica mattina ero di nuovo nella chiesa semi-carismatica del Nazareno di cui ero pastore associato. Il contrasto tra questi due stili molto diversi di culto su base settimanale ha avuto l'effetto di convincermi sempre più della superficialità del culto protestante in generale, ma soprattutto dello stile "contemporaneo" di culto che la mia Chiesa del Nazareno stava usando. C'erano due "canti di culto" che si distinguevano come particolarmente superficiali. Uno era "Come David fece innanzi a Geova, io danzerò con tutte le mie forze " - che non aveva alcun significato diverso da quello di seguire le note del gruppo rock che suonava la musica. Un altro era "Suonate la tromba in Sion", che era basato sulle parole del capitolo 2 di Gioele. Tuttavia, questo canto distorceva il significato delle parole in quella profezia suggerendo che si stesse parlando di un potente esercito del popolo di Dio, quando in realtà la profezia è una profezia di giudizio sul popolo di Dio che ha peccato. L'esercito di cui si parla in quel passo, che sta per "correre in città" e "correre sulle mura" è un esercito che sta venendo a distruggere Sion (Gerusalemme) per ordine di Dio. Si suona la tromba in Sion per dare l'allarme, perché Gerusalemme è sotto attacco. Dio sta chiamando il suo popolo a pentirsi, se vuole evitare questo giudizio... ma questo canto di "culto contemporaneo" è tutt'altro che un canto penitenziale. Una domenica, quando mi è stato chiesto di predicare, ho predicato su Gioele 2, e ho spiegato perché questo canto distorce il significato del brano, e che cosa significa realmente. La domenica successiva, il "gruppo di lode" lo ha cantato di nuovo come al solito.

Il Centro Sonlight aveva avuto poco successo nella costruzione di una congregazione, ma inizialmente aveva avuto un finanziamento dal distretto (che è simile a una diocesi), e aveva fatto un contratto di locazione molto costoso di una struttura molto bella e grande in posizione centrale; il distretto però aveva promesso di fornire sostegno finanziario per un periodo di circa un anno, ed è arrivato il giorno in cui tale sostegno si è concluso. Io non ero molto coinvolto nel lato economico di quella chiesa, ma si è deciso che avevamo bisogno di cercare un locale nuovo e più conveniente. Mentre eravamo in fase di transizione, abbiamo tenuto stati per un certo tempo i nostri servizi presso una chiesa ebrea messianica, che ovviamente non aveva i servizi di domenica, dal momento che li aveva il sabato. Ma dal momento che ci ospitavano, ho partecipato ad alcuni dei loro servizi, che non avevano quasi nessuna somiglianza con un servizio tradizionale di sinagoga ebraica. In sostanza, il loro era un tipico culto carismatico, con l'aggiunta di qualche elemento ebraico dozzinale, e molta musica nello stile del film Fiddler on the Roof. Ho scoperto che i fedeli nella chiesa erano quasi tutti battisti del sud dall'Oklahoma, che erano alla ricerca di qualche forma di tradizione. Ho pensato che fosse triste che invece di cercare nella tradizione cristiana, si fossero gettati nella direzione del cristianesimo giudaizzante. Questa era solo una prova ulteriore del crollo del mondo evangelicale, cosa che non ha fatto che accelerare negli anni successivi.

Come vedeva la santa tradizione prima e dopo essere diventato ortodosso?

Ovviamente le letture sulla dottrina e la tradizione ortodossa sono una parte importante del processo, anche se negli anni in cui mi sono convertito c'era molto meno disponibile in inglese, di quanto vi sia oggi. Ora, se si conoscono i siti su cui andare, è possibile trovare una serie di informazioni con pochi clic del mouse, ma allora c'erano solo libri (che in genere non si potevano trovare presso la biblioteca locale, e così si dovevano acquistare), e un certo numero di periodici ortodossi a cui mi sono abbonato. Una cosa che ho trovato particolarmente utile è la lettura dei romanzi di Feodor Dostoevskij. I suoi romanzi trasmettono lo spirito dell'Ortodossia in un modo che non può fare un arido testo generale sull'Ortodossia. Ma un corpo di letteratura ortodossa che spesso trascurano gli interessati all'Ortodossia e i nuovi convertiti è la lettura delle vite dei santi, e questa è una delle cose più importanti a cui dobbiamo dedicare il nostro tempo e attenzione. Il vescovo Peter (Loukianoff) dice che san Giovanni di Shanghai sottolineava notevolmente l'importanza delle vite dei santi, e spesso quando gli facevano una domanda su alcune questioni di fede o di pratica, rispondeva citando qualcosa da queste vite, di cui aveva una vasta conoscenza. E tutte le letture sull'Ortodossia nel mondo saranno di poco aiuto se non si frequentano regolarmente le funzioni, non si digiuna, non si prega e non si vive la tradizione ortodossa nella propria vita quotidiana. San Massimo il Confessore ha detto "La teologia senza la pratica è la teologia dei demoni".

La sua famiglia ha accettato la mentalità ortodossa, o no?

Poiché fino a quel punto avevo studiato a lungo l'Ortodossia per conto mio, prima di metterne al corrente mia moglie, lei ha avuto un certo lavoro di recupero da fare. Non era di mentalità chiusa in materia di Ortodossia, ma non era neppure intenzionata a convertirsi solo per farmi felice. Nel corso degli anni ho conosciuto persone che presumono che le donne asiatiche siano tutte obbedienti e sottomesse come le mogli giapponesi che hanno visto nei film. Non ho avuto modo di conoscere molte donne giapponesi, ma ne ho conosciute molte cinesi, e non sono così. Una volta ho lavorato come cameriere in un ristorante cinese, e la moglie del proprietario, che era alta circa un metro e mezzo, e relativamente sottile, si è seriamente offerta di proteggermi quando avevo a che fare con clienti rissosi (e io ero al tempo ero alto un metro e 90, pesavo 85 chili e avevo studiato arti marziali per 2 anni). Quindi non mi facevo illusioni che mia moglie si convertisse per motivi diversi dai suoi. Avevo sperato di essere in grado di convincerla col tempo con gli argomenti che avevano convinto me, ma all'inizio dell’autunno del 1990 ho cominciato a pensare che avrebbe potuto non convertirsi mai. Mia moglie ha detto che il giorno del giudizio sarebbe stata lei a dover rispondere per la sua decisione, e non io... e su questo non potevo discutere.

La decisione di mia moglie di convertirsi o di non convertirsi era una domanda che avrebbe deciso alla fine la mia possibilità di proseguire a diventare un prete ortodosso, perché un prete ortodosso non può essere sposato con una donna non ortodossa. La moglie di un prete ortodosso è una carne sola con il marito, e così ha un grado di partecipazione nel sacerdozio. I requisiti canonici per essere la moglie di un prete sono praticamente gli stessi che la il marito per essere sacerdote, a parte la questione del proprio sesso. La moglie del prete ha anche un titolo simile. Nella tradizione greca , la moglie del sacerdote è chiamata "presbitera", che è la forma femminile di "presbitero" (la parola greca per "prete"). Gli arabi chiamano un prete "Khouri" ( che significa "prete" ), e sua moglie "Khouria" (ancora una volta, la forma femminile per prete). I russi chiamano un prete "Batiushka" (letteralmente "piccolo padre"), e sua moglie è chiamata "Matushka" ("piccola madre"). La Matushka di una parrocchia non ha alcun ruolo liturgico nella parrocchia, ma ha un ruolo materno, e questo è il motivo per cui un sacerdote non può essere sposato con una non ortodossa. Quindi, di fronte alla probabilità che la decisione di mia moglie di non convertirsi eliminasse la possibilità di diventare sacerdote, ho dovuto considerare che altro avrei potuto fare con la mia vita.

A quel tempo, la prima guerra del Golfo era all'orizzonte, e così ho deciso di fare il militare, per due motivi: 1) perché, come figlio di un veterano della seconda guerra mondiale, mi sentivo come se fosse giunto il mio turno, e 2) perché se non potevo essere un sacerdote, ho pensato che la cosa migliore sarebbe quella di servire nei Marines degli Stati Uniti. Nessuno sapeva in anticipo che la guerra sarebbe stata tanto breve e unilaterale come si è rivelata essere. I media hanno esagerato la forza e le dimensioni dell'esercito iracheno, e molti predicevano che saremmo finiti in un pantano che poteva proseguire per molti anni. Ho prestato giuramento (nello stesso edificio che Timothy McVeigh avrebbe poi fatto saltare in aria) ai primi di novembre del 1990.

Mi ero mosso lentamente fino a questo punto, con la speranza di essere battezzato assieme a mia moglie, ma a lei andava bene che fossi battezzato dopo essermi arruolato, perché sapeva che sarei andato presto al campo di addestramento, e probabilmente poco dopo in guerra. E così il 10 novembre 1990 sono stato alla fine battezzato. È stata una grande gioia essere in grado di partecipare pienamente ai servizi, e di ricevere la comunione per la prima volta il giorno successivo. Ho pregato che mia moglie mi seguisse, ma ho deciso che mi sarei limitato a rispondere alle domande che mi faceva, e non dire nulla che potesse sembrare che la stavo spingendo ulteriormente sull'argomento.

Avevo trascorso molto tempo a pregare per la mia decisione di arruolarmi, e avevo trascorso un bel po' di tempo a chiedere consigli e a pensarci. Ma, al momento, mi sembrava la cosa giusta da fare, e speravo che questa fosse la volontà di Dio, ma una delle cose che avevo imparato dagli scritti di Charles Finney era che era una buona idea di pregare Dio di contrastare quello che stiamo facendo, se questa non è la sua volontà. Così pregavo regolarmente che se non era volontà di Dio che io diventassi un marine, egli non lo permettesse. Mentre ero in attesa di partire per il campo di addestramento, ogni mese dovevo partecipare a un "incontro dei coscritti". Nel gennaio del 1991, la fase aerea della guerra era ben avviata, e un fervore patriottico stava spazzando la nazione. Tutti i coscritti si sono riuniti presso la stazione di reclutamento dei marines, e siamo corsi in formazione verso un parco vicino. Mentre correvamo con le bandiere, la gente si fermava per applaudire, e dalle auto suonavano il clacson con approvazione. Una volta al parco ci siamo esercitati, abbiamo ottenuto un assaggio dei metodi che i nostri istruttori ci avrebbero riservato al campo di addestramento, e poi abbiamo giocato a flag football. Avevo appena finito il college, e quindi ero un po' più grande rispetto alla maggior parte degli altri ragazzi, che erano appena usciti dalla scuola superiore. Molti di loro sembravano intenti a impressionare i loro reclutatori, e così stavano giocando a flag football usando piuttosto i placcaggi del calcio normale, ma senza il casco e le protezioni. A un certo punto, qualcuno mi ha colpito da dietro e ho sentito un leggero colpo alla base della schiena. Al momento, non ci ho pensato molto, ma quando siamo corsi di nuovo alla stazione di reclutamento, ho provato molto dolore. Non lo sapevo in quel momento, ma Dio aveva risposto alla mia preghiera.

Il giorno dopo non potevo sedermi, camminare o stare in piedi senza dolore intenso, e non stavo molto meglio quando ero sdraiato. Non avevo l'assicurazione sanitaria, al college avrei dovuto averla, ma avevo semplicemente messo nel modulo che la mia assicurazione era coperta dalla "YHWH, Inc", e il mio numero di polizza era " MT0817 " (che era un riferimento a Matteo 8:17 "affinché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:" Egli stesso ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie") . E anche se avevo giurato, non ero un militare in servizio attivo (perché non ero ancora andato al campo di addestramento) e così non avevo copertura sanitaria neanche dall'esercito. Quindi, tutto quello che potevo fare era andare da un medico generico e pagare di tasca mia, e, purtroppo questi non aveva alcuna idea di quale fosse il problema. Ha pensato che fosse uno stiramento, e mi ha prescritto alcuni farmaci anti-infiammatori e alcuni antidolorifici ... dosi da 500 milligrammi di ibuprofene. Un giorno mi venne in mente che normalmente ne prendevo ben oltre per un mal di testa, e quindi non c'era da meravigliarsi che fosse di scarsa utilità. I giorni diventavano settimane e mesi, e avevo avuto solo un lieve miglioramento. La mia data di partenza per il campo d'addestramento continuava a slittare, e nel frattempo, la guerra è finita.

A un certo punto mia moglie ha provato un rimedio cinese che includeva un cerotto a base di erbe sulla mia schiena, e poi ha messo un pezzo di pelle di cane bollita sul cerotto, per tenerlo a posto. Quando è arrivato il momento di rimuoverlo, ho scoperto che questo rimedio non era stato progettato per i caucasici con molti peli sul corpo. Ho finito per doverlo radere via, ululando come un cane di cui avevo attaccato un pezzo di pelle alla mia schiena.

Curiosamente, una cosa che mi ha portato un po' di sollievo è stata fare molte prosternazioni. Ho scoperto che se facevo almeno 50 prosternazioni al giorno, avevo meno dolore, ma se non riuscivo a farlo, il mio dolore aumentava.

Dopo un po', è sembrato che il dolore si facesse gestibile, e ho cominciato a lavorare per ritornare in forma. Ma mentre lavoravo all'aperto, un giorno, ho sentito un altro colpo alla schiena, e sono ritornato al punto di partenza. Poco dopo, sono giunto alla conclusione di non essere in grado di andare al campo di addestramento, e quindi, dopo aver chiesto al mio deputato di sostenere il mio caso, sono stato finalmente in grado di ottenere il congedo che mi liberava dal mio arruolamento. C'è voluto circa un altro anno perché il mio problema alla schiena se ne andasse (anche se ancora mi dà qualche dolore oggi) . Quando finalmente ho avuto dopo anni un'assicurazione sanitaria, mi è stato detto che si era sovraestesa una giuntura semi mobile nella zona lombare della schiena.

Ma tutto questo si è rivelato provvidenziale. Il cambiamento nella direzione dei miei piani ha pressato mia moglie a prendere una decisione. Inoltre, mia madre si era trasferita da me in quell'estate, e i suoi continui sforzi per convincermi ad abbandonare l'Ortodossia hanno aiutato mia moglie a entrarvi. E nel frattempo continuava a frequentare le funzioni con me, e dopo la funzione delle Lamentazioni del Sabato Santo del 1991, è stata così profondamente commossa, che mi ha informato che voleva essere battezzata. È stata battezzata il sabato luminoso, la settimana successiva, un'altra risposta inattesa alla preghiera.

Ho appena visto una sua foto con suo fratello che è un protestante... andate d'accordo l'uno con l'altro? E qual è la definizione di "accettare l'altro" nel vostro caso?

Mio fratello maggiore è un ministro nella Chiesa del Nazareno. Quando sono diventato ortodosso, la sua reazione è stata molto negativa. Tuttavia, nel corso degli anni, è diventato molto più comprensivo.

Quali sono le principali differenze tra la vita nell'Ortodossia e nelle denominazioni protestanti dal suo punto di vista di prete ortodosso ?

Potrei scrivere un libro sulle differenze. Ci sono state alcune cose nella mia formazione che in realtà mi hanno reso più facile diventare ortodosso.

Come vede la varietà delle denominazioni protestanti al giorno d'oggi?

Purtroppo, continuano a moltiplicarsi, e ogni anno che passa si allontanano dalle loro radici nella tradizione cristiana storica. Tuttavia è vero che molti protestanti sono diventati più aperti all'Ortodossia in questi ultimi decenni.

Quali sono i suoi desideri per la Chiesa?

Che la nostra gente abbracci la propria tradizione con un nuovo zelo.

Che ne dite dei giovani nelle chiese ortodosse?

Abbiamo bisogno di assicurarci che i nostri giovani capiscano i problemi del relativismo che viene imposto nella cultura. Hanno bisogno di capire cosa sia la verità, e che questa non è relativa. Noi non arriviamo ad avere la nostra verità personale. E poche ore in chiesa in una settimana non sono sufficienti a controbilanciare una settimana trascorsa in scuole pubbliche, davanti alla TV, e a navigare sul web. Ogni famiglia deve prendere molto sul serio la propria responsabilità di istruire i loro figli nella fede, altrimenti la Chiesa li perderà.

Penso anche che sia importante, in Occidente, avere le nostre funzioni in una lingua che i nostri giovani possono capire. Questo è particolarmente vero negli Stati Uniti, che ha una cultura molto accogliente, ma è una cultura con una grande quantità di pressione verso l'assimilazione. I bambini possono crescere comprendendo la lingua dei loro genitori, ma non la capiranno altrettanto bene, e nella stragrande maggioranza dei casi, i figli non capiranno affatto quella lingua. Potete lottare per istruire rigorosamente i vostri figli nella vostra lingua e cultura d'origine, ma la cosa più importante è quella di istruirli nella fede, e questo sarà fatto più facilmente nella lingua del posto.

Padre, ci può parlare dei suoi libri e articoli?

Avrei voluto avere più tempo per scrivere di quanto ne ho, ma ho scritto alcuni articoli nel corso degli anni. Sola Scriptura è stato il primo. Ho anche scritto su cose quali la venerazione delle icone, e articoli per rispondere agli attacchi protestanti contro l'Ortodossia.

Qual è la sua opinione sui dogmi protestanti che invadono alcune chiese ortodosse?

Molte persone crescono ortodosse, e non si rendono conto di quanto siano state influenzate dal pensiero protestante. È un problema serio. Questo può essere combattuto solo avendo un buon programma nella vostra parrocchia che si concentra non solo sull'insegnamento ai bambini, ma anche agli adulti.

Dal suo punto di vista quali sono le sfide dogmatiche che la Chiesa e la gioventù ortodossa affrontano oggi?

L'indifferenza alla dottrina. Troppe persone semplicemente non pensano che sia abbastanza importante imparare ciò che la Chiesa insegna.

Ha mai visitato l'Egitto, padre John? Conosce qualcosa della Chiesa copta ortodossa?

Non sono mai stato in Egitto. Conosco però la Chiesa copta ortodossa. I copti mi sembrano persone molto pie. Senza dubbio, sono più vicini a noi di qualsiasi altra chiesa al di fuori della Chiesa Ortodossa calcedoniana. Sembra che ci sia poco che ci separa oggi, tranne che la storia. Spero che qualcuno trovi una soluzione in grado di affrontare le questioni storiche che ci dividono, senza compromettere la verità della fede.

 
Posso andare nella chiesa degli altri?

Spesso capito in altre città e cerco sempre le chiese del mio patriarcato per partecipare alla Liturgia. Ma in teoria io potrei andare in qualsiasi altro patriarcato? Non parlo ovviamente di uniati o di chiese non canoniche, ma per esempio se un giorno volessi andare in una chiesa di un patriarcato ortodosso in comunione con il mio, così per curiosità?

È giusto questo atteggiamento? E quali sono invece gli atteggiamenti che è meglio evitare?

B. (gennaio 2018)

Secoli fa, questa era una domanda che si ponevano solo pochi viaggiatori: chi viveva sul territorio di una determinata Chiesa ortodossa locale, ben raramente aveva la possibilità di sperimentare il culto nelle chiese di altri popoli, lingue e giurisdizioni. Se viaggiava in un altro paese ortodosso, ovviamente, si serviva dell’ospitalità delle chiese del posto come di qualsiasi altro aspetto di quel paese, e se notava differenze con la propria tradizione, di solito le tollerava in quello spirito della padrona di casa dice delle altre case: “tutti hanno diritto di avere le tazzine da caffè che preferiscono, ma solo nella nostra famiglia si trovano le vere tazzine da caffè”.

Oggi la mobilità non solo è molto più alta tra i paesi ortodossi, ma abitualmente ogni luogo in cui la tradizione ortodossa si è radicata di recente (oppure è tornata di recente dai tempi del Grande Scisma) presenta una pluralità di chiese ortodosse che funzionano nelle stesse località. Per questo, è bene stabilire un principio universale:

Un fedele può andare alla Liturgia e alle altre funzioni in QUALSIASI chiesa ortodossa, purché questa chiesa dipenda da una delle giurisdizioni ortodosse che sono in comunione tra loro.

Ritenersi in comunione reciproca significa anche riconoscere nelle altre chiese la pienezza della grazia ecclesiale, quindi non ci sono ragioni in linea di principio per vietare ai fedeli di partecipare al culto gli uni nelle chiese degli altri.

Di solito, chi è cresciuto fin dall’infanzia in una singola chiesa avrà ben pochi problemi a fare una visita del genere, perché sentirà un legame istintivo con la sua chiesa di provenienza. Anche se potrà sembrare un po’ patetico sentir dire che “tutto va bene in casa d’altri, ma solo in casa propria ci sono le vere tradizioni ortodosse”, questo meccanismo è fino a un certo punto comprensibile, e non è altro che un rafforzamento di un legame di identità con l’ambiente in cui si è cresciuti.

I convertiti all’Ortodossia, invece, possono essere più sensibili a questa mobilità, e qui occorre usare maggiore cautela. Per amor di discussione, mettiamo insieme in questa categoria dei convertiti sia quelli che sono transitati all’Ortodossia da altre esperienze (o mancanze d’esperienze) religiose, sia quelli che, magari battezzati ortodossi nell’infanzia, sono tornati solo da adulti a vivere una vita ecclesiale: entrambe le tipologie, di fatto, presentano reazioni simili in questo campo specifico. Queste persone possono rimanere più scioccate da un’esperienza nuova, e magari dare eccessivo peso a tante differenze marginali (“di là non fanno come da noi...”). Generalmente, però, qualche visita non è sufficiente a creare dei dislivelli di pratica che possano portare turbamento, e potremmo concludere che simili visite, anche fatte solo per curiosità, non sono particolarmente dannose. Se il processo di ritorno all’Ortodossia è relativamente nuovo, tuttavia, è sempre meglio avere acquisito una certa familiarità con la propria chiesa di appartenenza, prima di esplorare le altre. Il principio è che non è possibile fare paragoni con altre cose, se almeno non si conosce davvero bene la cosa da paragonare. Se conosco bene A, posso arrivare a capire le sue differenze con B, ma se la mia conoscenza sia di A sia di B è superficiale, non saprò valutare nessuna delle due cose.

Quindi per tornare alle domande iniziali, il vero atteggiamento che è meglio evitare è una mancanza di approfondimento della propria tradizione di riferimento. Se riusciamo a evitare questo errore (e la conseguente crisi di identità che questo comporta nell’apertura alle altre tradizioni locali), allora ogni conoscenza di una chiesa ortodossa differente aumenterà il nostro orizzonte in un senso di autentica fraternità cristiana.

 
A vent’anni dall’uccisione dei tre monaci di Optina

Il 18 aprile 2013 è caduto il ventesimo anniversario dell’uccisione dei padri Vasilij, Ferapont e Trofim di Optina Pustyn. Li ricordiamo nella testimonianza del loro amico Georgij Gupalo (oggi membro del consiglio editoriale della Chiesa Ortodossa Russa), nel resoconto in russo pubblicato da Pravmir.ru e nella nostra traduzione italiana, nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Народы Запада, просыпайтесь!

Протоиерей Андрей Филлипс считает, что наступают времена, когда последние христиане Запада вынуждены искать убежища в России…

Мы являемся свидетелями того, как распинают на крестах жителей Сирии и обезглавливают жителей Ирака, где благодаря Западному вмешательству уже создан иракско-сирийский халифат – ведь оружие массового поражения было завезено в Ирак именно сеющими геноцид Западными силами Джорджа Буша и Тони Блэра. В Израиле мы наблюдаем спонсированный Соединенными Штатами геноцид палестинцев – продолжается политика «око за око, зуб за зуб», но только уже в фашистском стиле: «сто глаз за один глаз, сто зубов за один зуб».

В Афганистане мы видим возрождение Талибана, ставшее неизбежным после вывода советских войск из этой страны в конце 1980-х годов; в Нигерии видим кровожадных фанатиков-мусульман; бомбежки древних нубийских христиан в Судане; спонсированные Западом халифаты в Ливии и Саудовской Аравии; гонения на христиан в Малайзии, Индонезии…

Все эти события мало освещаются и даже специально игнорируются Западными СМИ и почти ставшим содомским Западным миром в целом. Ибо они относятся к христианам лишь с презрением и, в любом случае, слишком боятся самостоятельно сформировавшихся в их же странах исламских меньшинств, составляющих сейчас от 5% до 10% населения западной Европы, а также своих богатых нефтью клиентов в Саудовской Аравии и Катаре.

Однако еще менее освещается и преднамеренно игнорируется Западными СМИ использование отравляющего газа и фосфорных бомб на Украине, где преступники выпущены из тюрем и наняты поставленной ЦРУ фашистской хунтой Киева, чтобы убивать свое же мирное население после объявления так называемого «прекращения огня».

Вооруженные и получившие финансовую поддержку от США и униатов из Галиции, отправленные из Киева преступники вместе с Западными наемниками и Западными «войсками специального назначения» (то есть хорошо обученными убийцами) уже лишили жизни тысячи людей, создав сильнейшую проблему беженцев в Европе после 1945 года. И все это для того, чтобы претворить в жизнь «план» калифорнийского «научно-исследовательского центра» Корпорация РЭНД, состоящий в уничтожении и колонизации превращенной в страну третьего мира Украины, засеивании ее земель генетически модифицированными растениями и использовании страны как свалки Западных ядерных отходов и ненужных иммигрантов.

Прежде всего, Западный мир не желает признавать, что все нынешние проблемы есть начало Армагеддона – третьей мировой войны, и что эта война, как и первые две мировые войны, началась от чрезмерной жадности империалистски настроенного Западного мира. Но только в нынешнем случае, в отличие от двух предыдущих, весь Запад объединен (а не разделен, как было раньше) против христианской цивилизации и воюет на стороне антихриста.

Ровно сто лет назад именно Германский мир начал Первую мировую войну, и 75 лет назад тот же самый мир начал Вторую мировую войну. Однако сегодня целый Западный мир объединился с фашизмом.

Некоторые скажут, что нужно винить миролюбивую Россию. Если бы в 1990-е годы она защитила Югославию от завоевания Западом и геноцида, то сегодня на распадающейся по югославскому сценарию Украине царил бы мир. Но в 1990-е годы находившаяся в состоянии упадка Россия была под давлением прозападного режима и не имела свободы.

Наступает время, когда мы, последние христиане Запада – и в первую очередь православные христиане – вне зависимости от нашей национальности, будем вынуждены искать убежище на нашей единственной земной духовной родине – православной России, спасаясь от Западного антихриста. Теперь мы просим российские власти выдать нам российские паспорта.

Только наши молитвы – молитвы людей Божиих о нашем покаянии и о возрождении России как сильной православной державы, последнего оставшегося оплота христианства на Земле, сейчас могут задержать приход антихриста, так рьяно поддерживаемого сегодня всеми Западными элитами. Народы Запада, просыпайтесь! Сейчас - или никогда!

Протоиерей Андрей Филлипс, Англия, 12 июля

память Первоверховных Апостолов Петра и Павла

 
La personalità spirituale di padre Andrei Scrima

Tudor Petcu: Padre Andrei Scrima è stato senza dubbio uno dei più grandi teologi ortodossi di cui lo spazio romeno abbia goduto e sicuramente c'è ancora bisogno di una ricerca approfondita per capire veramente la sostanza e la profondità del pensiero teologico di questo straordinario rappresentante roveto ardente. Come descriverebbe l'unicità del pensiero teologico di padre Andrei Scrima? In secondo luogo, in che misura si può parlare di una certa dimensione filosofica della teologia di padre Andrei Scrima?

Teodor Baconschi: Io l'ho conosciuto molto poco, dopo il suo ritorno in Romania. Ho poi letto i suoi libri apparsi a cura di Ancăi Manolescu o di Vlad Alexandrescu, per la casa editrice Humanitas. Andre Scrima (non dimentichiamo che si firmava così) è stato, da tutte le angolazioni possibili, una presenza insolita o addirittura eccezionale. Non era un eremita senza istruzione né un intellettuale "esitante" nella mistica. Non era un monaco impregnato di liturgie e offici delle ore, ma neppure un topo di biblioteca intrappolato nell'erudizione sterile. Inoltre, quanto più approfondiva la patristica orientale tanto più diventava "cattolico", con una migliore comprensione del cristianesimo universale, ecumenico. Aveva sicuramente una curiosità senza confini disciplinari o confessionali, una sorta di bulimia gnostica, un appetito di conoscenza mai soddisfatto. Teoricamente, non è opportuno sentire dalla bocca di un monaco riferimenti ai neoplatonici rinascimentali o tesi di matematica superiore e di astrofisica. In pratica, ciò te lo rendeva irresistibile! Ha raccolto velocemente discepoli nel paese dopo gli anni '90. Ha gravitato attorno al New Europe College, poiché il suo primo "seguace" o sostenitore è stato Andrei Pleșu. Molti volevano ascoltarlo, attirarlo a parlare, assalire la sua privacy. Ma lui non lo permetteva, era molto avaro di apparizioni pubbliche. Era elegante, esigente, aveva un certo sottile dandyismo teologico.

Spesso padre Andrei Scrima è stato caratterizzato come "una voce singolare nell'Oriente cristiano." Da questo punto di vista dovremmo fare particolare riferimento all'ecumenismo di padre Andrei Scrima, e alla sua possibilità che sia studiato in India. Come pensa che si dovrebbe capire esattamente l'ecumenismo praticato e insegnato da padre Andrei Scrima? Il suo ecumenismo potrebbe costituire un modello inclusivo per il dialogo interconfessionale dei nostri giorni?

Proprio così, il padre è fuggito dalla Romania comunista grazie a una borsa di studio da parte del governo indiano. Si è fermato prima a Parigi, dove ha pubblicato su ISTINA il suo famoso articolo sul cenacolo mistico del Roveto Ardente, ospitato in modo discreto presso il monastero Antim. Desiderava mostrare ai cattolici che l'Ortodossia era palpitante e creativa, nonostante l'occupazione sovietica dell'Europa orientale. In India esiste la Chiesa ortodossa di Malabar, che non ha un peso molto grande, è piuttosto una nicchia esotica. Suppongo che Scrima avesse scelto l'India approfittando della visita del presidente indiano a Bucarest, ma anche per uno snobbismo intellettuale alla Eliade, che aveva aperto "la via sanscrita" negli anni '30. Il padre era un alpinista, puntava in alto. Sono convinto che avesse una sorta di guenonismo sottostante, che fosse in qualche modo convinto della tesi di Schuon sulla "unità trascendente delle religioni". Per lui, l'avventura della conoscenza aveva i riflessi malinconici del tradizionalismo, nello stile di Evola. Faceva parte della famiglia di spiriti che vedono il presente sotto il segno del decadimento. D'altra parte, aveva opinioni teologiche concettuali troppo alte per accettare che Dio sia monopolizzato da una Chiesa o da un'altra. Comprendeva che la Verità trascende in modo sovrano tutte le divisioni umane. Quindi non penso che fosse un "ecumenista" nel senso di un'ideologia super-confessionale che pretende che l'unità dei cristiani si possa realizzare per incrementi meccanici e compromessi dottrinali. Non operava come un funzionario internazionale del Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra. D'altra parte, era interessato a Ortodossia e Cattolicesimo come alle singole Chiese apostoliche radicate nella tradizione patristica. Non l'ho mai sentito citare teologi protestanti, anche se non gli sarà mancato, durante gli anni di formazione, un Karl Barth.

Un teologo francese, Gustave Martelet, ha parlato di "senso dell'ospitalità metafisica" nel pensiero di padre Andrei Scrima. Data la dichiarazione del teologo francese che ho citato, sarei molto felice se accettasse di portare alla luce questa ospitalità metafisica, così caratteristica del pensiero di padre Andrei Scrima.

Vedo la formulazione "ospitalità metafisica" nel senso suggerito da quello che le dicevo poco fa: c'è una cortesia spirituale della Verità eterna, una sorta di condiscendenza divina che ispira la carità interpersonale, al di là delle liti dogmatiche. Penso che ciò l'abbia vissuto al meglio in Libano, dove ha dialogato anche in modo sistematico sia con i cattolici sia con i teologi musulmani. Ciò che è metafisico trascende ciò che è teologico: penso che questa fosse la tesi implicita della sua tattica pastorale e del suo approccio inter-religioso. Padre Scrima è rimasto saldamente ortodosso, confessore, celebrante, ma non si è formato né nel filetismo, cioè nel nazionalismo religioso, né nel sincretismo guenoniano.

Come sappiamo, padre Andrei Scrima è stato inviato dal patriarca Atenagora di Costantinopoli in qualità di osservatore alle sessioni del Concilio Vaticano II (1962-1965), cosa che certamente ha contribuito al suo pensiero ecumenico. Arrivati ​​a questo punto della discussione, propongo di discutere su come padre Andrei Scrima comprendesse in termini ortodossi il Concilio Vaticano II.

Padre Scrima era senza dubbio attratto dalla grandiosità del cattolicesimo, ma non ha sviluppano alcun bovarismo da "orientale" ricevuto alla Curia romana. Gli piacevano, credo, il genio organizzativo, il coraggio missionario, l'arborescenza di ordini religiosi specializzati (in particolare quelli eruditi, come i maurini, i bollandiştii o i benedettini). Un uomo con una preparazione di estetica e di storia dell'arte non poteva sottovalutare o leggere in modo erroneo la grande creazione architettonica e plastica dell'Occidente latino. È difficile non apprezzare Roma se si ha la chiave dei suoi codici simbolici, dal romanico al barocco. D'altra parte, l'ancora giovane Andre Scrima ha sentito come migliaia di vescovi riuniti nelle sessioni plenarie del Concilio Vaticano II "facevano la storia". E l'hanno fatta, ma non necessariamente nel senso di una rinascita profonda e genuina del cristianesimo occidentale. Come prova, il fatto che Benedetto XVI, il successore conservatore di Giovanni Paolo II, ha cercato di dare un piccolo aggiustamento all'indietro: troppo "aggiornamento" ha iniettato nel cattolicesimo post-conciliare uno spirito sociologizzante, di fattura protestante. Scrima è stato importante, perché ha presentato ad Atenagora non solo la sostanza teologica del Consiglio, ma anche l'apertura di Roma all'Ortodossia, con la costituzione dogmatica "Unitatis redintegratio": una piccola rivoluzione che ha permesso in seguito le visite di Wojtila nel mondo orientale.

Un altro periodo molto importante per l'arricchimento spirituale di padre Andrei Scrima è stato quello in cui ha soggiornato in Libano, un paese che peraltro amava molto. Lei pensa che i modelli religiosi / spirituali che ha conosciuto in Libano abbiano dato un contributo rilevante alla costruzione dell'ospitalità metafisica nel pensiero teologico di padre Andrei Scrima?

Ho accennato poco fa al suo stage a Beirut. Sì, il Libano degli anni '60 era ancora una sintesi fragile del Medio Oriente. Lo stato assicurava l'equilibrio tra islam e cristianesimo anche attraverso alcune disposizioni costituzionali. Come la Siria, la Giordania o l'Egitto, l'area aveva un passato pre-islamico d'impronta greco-bizantina, ma anche araba. In breve, offriva densità, profondità storica e un mosaico di fedi che purtroppo avrebbero dovuto poi macinarsi in lunghi e devastanti decenni di guerra civile. Padre Scrima ha lasciato tracce in Libano. Sono ancora vive personalità cristiane cattoliche o islamiche che lo evocano con ammirazione come grande uomo di cultura e d'ermeneutica audace. Recentemente ho visto un documentario sul tema: puramente biografico, senza molta profondità, ma onesto nel suo approccio giornalistico. Non starebbe affatto male un busto Andre Scrima a Beirut, eretto a spese della Romania.

Quanto è importante la prospettiva di padre Andrei Scrima sull'esicasmo ortodosso, soprattutto dal punto di vista concettuale?

Come Meyendorff, Stăniloae o Lossky, padre Scrima ha compreso il palamismo come l'incoronazione della teologia patristica e ha cercato di approfondirlo sia con lo studio dei testi, sia nell'ambiente neo-esicasta di Antim, con il brillante genio cristiano di un Voiculescu nei "sonetti immaginari di W. Shakespeare", che sono, a mio parere, esicasti. Sono sicuro che Andre Scrima fosse attratto anche dal lato esoterico, iniziatico, dell'insegnamento esicasta. Aveva capito presto che non si parla solo una formula di preghiera "continua", ma anche di un'antropologia e di una mistica sottostante. È comprensibile l'attrazione di qualsiasi intellettuale per la tesi che la luce del Tabor sia fisicamente percepibile già in questa vita. Ho risposto con piacere al suo invito a parlare del lavoro e della figura di padre Scrima perché voglio che diventi un modello per i teologi della nuova generazione, e non solo per loro. È stato un immenso servitore di Cristo e un sacerdote di alta cultura, classicismo e disciplina arcana. Non è facile "stargli dietro", ma vale la pena che ci provino anche solo pochi eletti.

 
Il rifiuto della strada della Croce e della Risurrezione porta alle vie traverse

Introduzione

Nella sua vita terrena Cristo ha sofferto non solo per il vile paganesimo dei romani (e dei greci), ma anche per gli errori di due sette ebraiche. Queste sette erano i fraudolenti farisei, che respingevano la possibilità del ravvedimento, cioè, respingevano la Croce, e i traditori sadducei, che respingevano la Risurrezione. Sotto nomi diversi questi tre errori, paganesimo, sadduceismo e fariseismo, che come tutti gli errori ci separano da Cristo, sono ancora con noi oggi. La natura umana non è cambiata ed è ancora assediata dall'orgoglio della mente, che è l'origine di tutti gli errori.

Di volta in volta possiamo notare come facciamo erropri a causa dell'orgoglio della mente, della mancanza di umiltà nella nostra mente. L'unica garanzia che siamo vicini al Dio dell'amore, a Cristo e quindi al suo corpo, la Chiesa, è essere umili di mente. L'orgoglio della mente si traduce sempre in una catastrofe spirituale, nella separazione da Cristo e quindi nell'inevitabile obbligo autoimposto a pensare secondo le vie del mondo e seguirle. E il principe di questo mondo è il diavolo astuto, che è chiamato Satana, il calunniatore. Facciamo tre esempi, uno generale e due specifici alla vita ortodossa russa contemporanea.

Paganesimo moderno

Molti sostengono di non poter credere in un Dio d'amore che vuole la sofferenza, le guerre, i terremoti, il cancro ecc. Come prete ortodosso russo, sono d'accordo con loro. Io credo nel Dio d'amore che non vuole la sofferenza, e per questo si è fatto uomo ed è stato crocifisso da parte di coloro che vogliono davvero la sofferenza. Tuttavia, a differenza di questi pagani moderni, o laicisti, le cui convinzioni sono interamente modellate da questo mondo, io credo nel Dio d'amore che essendo amore permette la libertà di scelta. Non è da una scelta in sé, ma da scelte sbagliate che provengono tutte le sofferenze umane. La più grande calunnia di Satana è dire che Dio è responsabile della sofferenza. In realtà, è orgoglio della mente incolpare Dio per la sofferenza, e Satana è la fonte di ogni orgoglio. La colpa per la sofferenza va attribuita al rifiuto di riconoscere la caduta, il peccato umano e il peccato della nostra mente.

Coloro che rifiutano il Dio d'amore perché esiste la sofferenza sono quelli che non credono nella realtà del peccato, nella capacità umana di fare il male. Danno la colpa a Dio per ogni cosa. Essi sostengono l'impeccabilità personale e poi trovano scuse per mascherare la loro pigrizia effettiva affermando che non possono credere in un Dio che permette la sofferenza. La fede in Dio comporterebbe infatti la responsabilità, l'azione di auto-miglioramento e l'amore per gli esseri umani nostri simili. E sono troppo pigri per queste cose. Così rifiutano Dio. Questo è il motivo per cui il loro ateismo è stato responsabile della morte di centinaia di milioni nei soli secoli XIX e XX, massacrati da nazismo e comunismo e nell'olocausto dell'aborto. Il rifiuto del Dio d'amore a causa dell'illusione satanica che Dio crea la sofferenza crea ancora più sofferenza. Questo paganesimo, oggi conosciuto come secolarismo, è il rifiuto di Gerusalemme, sia della Croce sia della Risurrezione.

Fariseismo moderno

Conosco un anziano russo. È onesto, sincero e un modello di integrità. Ma appartiene a una piccola setta. Perché? Perché non può accettare la Chiesa ortodossa russa così com'è, dato che lo Stato russo pre-rivoluzionario non è stato ripristinato. Solo quando tutto ciò che è associato con il comunismo sovietico sarà rimosso dalla Russia accetterà la Chiesa russa, perché confonde Chiesa e stato. Ora vuole una perfetta restaurazione dello stato. Non ha la pazienza di aspettare il graduale ripristino di uno stato cristiano e di un impero ortodosso, per il quale siamo tutti ardentemente lavorando, e, peggio ancora, non capisce che non vogliamo una restaurazione di ciò che esisteva prima. Vogliamo una restaurazione di qualcosa di meglio che non c'era prima, non di quegli aristocratici decadenti (tra cui la maggior parte dei Romanov che erano, con disperazione dello tsar Nicola, vani perdigiorno) e vescovi-apostati che hanno accolto la rivoluzione per poi diventare rinnovazionisti.

Se ciò che esisteva prima fosse restaurato, allora ci sarebbe semplicemente un'altra rivoluzione. Questo uomo anziano non vuole stare con la Chiesa russa di oggi. Perché? Poiché non tutti i suoi membri sono tanto esigenti quanto lui. Eppure la Chiesa stessa che egli rifiuta, non è solo la Chiesa di un gran numero di ortodossi nominali, è anche la Chiesa dei nuovi martiri e confessori. Qui c'è l'orgoglio della mente. Lui vuole una Chiesa che non sia fatta di peccatori che vogliono diventare santi, di penitenti che seguono la Croce, di cui la Chiesa è sempre stata composta, ma una Chiesa dei puri, di santi già pronti. Qui vediamo l'orgoglio dell'idealismo perfezionista. Egli rifiuta di riconoscere che la direzione verso cui stiamo andando è giusta, anche se dobbiamo tener conto delle debolezze delle persone che incontriamo sulla strada, il cui pentimento è in corso. Purtroppo, questo è l'orgoglio del fariseismo, che si unisce con l'orgoglio del sadduceismo, perché gli estremi si toccano sempre attraverso il loro rifiuto reciproco di Cristo.

Sadduceismo moderno

Se arriviamo ora a un esempio di orgoglio della mente, specifica in termini di tempo e luogo, possiamo vedere lo stesso errore nella scuola parigina di filosofia (o di 'teologia', come si auto-definiscono in modo lusinghiero). Qui si è trovato un gruppo di aristocratici e intellettuali rivoluzionari russi, che aveva rinnegato il proprio giuramento di fedeltà all'unto del Signore in Russia, e rovesciato il governo legittimo in modo da creare uno stato di tipo protestante in cui avrebbero avuto tutto il potere. Avendo fallito, sono stati poi esiliati a Parigi dai bolscevichi e lì hanno applicato la loro politica liberale, modernista, pro-protestante alla vita della Chiesa. Il risultato è stata una 'teologia' liberale, modernista, pro-protestante, cioè, la filosofia fondamentalmente laica della scuola di Parigi, di cui la principale rappresentante è stato il fantasista ed eretico padre Sergej Bulgakov, un marxista che non si è mai purificato dal suo marxismo, che ha continuato a pensare che l'unica risurrezione era una risurrezione di questo mondo, politica, economica e sociale.

A differenza dei loro cugini rinnovazionisti in Russia che, nonostante il sostegno degli atei bolscevichi, si sono estinti perché il popolo non seguiva le loro fantasie, i rinnovatori di Parigi non si sono estinti. Separandosi dal popolo e abbandonando le discipline episcopali e liturgiche della Chiesa russa, i rinnovatori di Parigi sono stati in grado di sopravvivere e di sviluppare la loro peculiare filosofia settaria. Essi e i loro discendenti hanno infettato in Europa occidentale anche alcuni individui nel patriarcato di Mosca allora a gestione sovietica (che è la ragione per cui era così impoverito in quel tempo), attraverso l'oceano e altrove e praticano ancora oggi i loro errori. Sotto una maschera di pietà esteriore, mostrano di essere pro-rivoluzionari e anti-ortodossi, anti-popolari e anti-russi. Non c'è da stupirsi che i laicisti occidentali li ammirino, perché anche loro rifiutano la possibilità della Risurrezione e l'importanza della preparazione per essa qui e ora. Purtroppo, il loro orgoglio mentale è più forte della loro nostalgia dei pii ricordi d'infanzia ereditati, che hanno da allora deformati e distorti. Questo è l'orgoglio del sadduceismo.

Conclusione

Il laicismo moderno, come il paganesimo antico, rifiuta la Croce e la Risurrezione. Tuttavia, ci sono quelli che, anche se confessano esteriormente Cristo, in qualche modo rifiutano la Croce o la Risurrezione attraverso il loro orgoglio mentale. La mancanza di umiltà mentale ci distacca sempre dalla Chiesa e così da Cristo e dall'amore. Ogni eresia e ogni setta e ogni 'ismo', dallo gnosticismo al cattolicesimo romano, dal protestantesimo al bulgakovismo, sono sempre basati sull'orgoglio umano. Questo è visibile in Siria oggi, dove i farisei islamisti rifiutano la Croce e i sadducei sionisti occidentali rifiutano la Risurrezione. E, come al solito, questi due estremi si incontrano e si sostengono l'un l'altro nel loro odio per Cristo.

L'orgoglio umano significa il rifiuto di Cristo, qualunque sia la pietà verso l'esterno può essere camuffata in. Il laicismo moderno, come il paganesimo romano che imita, respinge la Gerusalemme della Croce e della Risurrezione a causa del suo orgoglio. Il settarismo moderno, come il fariseismo antico, rifiuta la Croce e così crocifigge Cristo nel suo corpo, la Chiesa, a causa del suo orgoglio. Il rinnovazionismo moderno, come il sadduceismo antico, rifiuta la Risurrezione, conformandosi a questo mondo, negando così il potere della Chiesa di prepararci per la vita a venire, a causa del suo orgoglio. L'umiltà di mente, l'obbedienza alla Chiesa della Croce e la Risurrezione, è l'unica strada, tutte le altre strade sono vie traverse, dove non siamo più in comunione con Cristo e la Gerusalemme celeste.

 
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Approfondiamo il tema dei seminari ortodossi in Occidente

La scorsa domenica, un articolo sul blog Cristianità ortodossa ha richiamato il tema dei seminari ortodossi, toccando molti punti interessanti, ma omettendo, a nostro parere, le ragioni più importanti per cui non si parlerà di un seminario ortodosso in Italia ancora per generazioni:

- più di otto parroci ortodossi su dieci in Italia sono stranieri di recente immigrazione;

- se hanno frequentato un seminario, lo hanno fatto nei paesi d'origine;

- se proseguono con gli studi teologici, lo fanno tornando a dare gli esami nei paesi d'origine;

- i loro figli che diventano preti hanno una tendenza a seguire i passi dei padri.

Tuttavia, riteniamo importante avere una consapevolezza del ruolo dei seminari nella vita delle nostre parrocchie, e vogliamo presentare alcune parole di uno dei nostri confratelli, che è stato chiamato in causa proprio su questo tema.

Padre John Whiteford, messo in questione da un critico in rete per non aver frequentato un seminario ortodosso, risponde così:

Una buona formazione di seminario ortodosso è una cosa utile, certamente, ma non ci sono stati seminari cristiani nel mondo fino al XVI secolo. Tali istituzioni hanno cominciato ad apparire come parte della controriforma cattolica romana. Il primo seminario nella Chiesa russa è stato fondato nel 1615. Quindi, durante l'età d'oro dei Padri, non c'erano seminari. Perciò, non si può dire che una formazione in seminario sia indispensabile. Io mi sono convertito all'Ortodossia in gran parte a causa della formazione teologica che ho ricevuto da protestante. Ho conosciuto i Padri della Chiesa durante i miei studi, e il mio cammino è proseguito da lì. Se ero o se non ero qualificato per essere ordinato sacerdote spetta al vescovo che mi ha ordinato, e se sono o non sono qualificato per continuare a servire in una parrocchia spetta al mio attuale vescovo. "Chi sei tu per giudicare il servo di un altro? Che stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone" (Romani 14:4).

Una delle mie aree di studio da protestante erano le missioni, e una delle cose che ho imparato è che le Chiese che insistono su una formazione in seminario per tutto il loro clero hanno croniche carenze di clero. Questo potrebbe non essere vero per la Chiesa cattolica romana, ma la loro insistenza sul celibato clericale ha rimosso dall'equazione le preoccupazioni familiari. Quando si ha clero sposato, il clero sposato tende a stabilirsi e a non essere incline a muoversi... soprattutto verso aree che non sono suscettibili di tradursi in un miglioramento finanziario per le loro famiglie. Così, per esempio, se si convince un uomo di Podunk, nel Kentucky, a trasferirsi a New York per frequentare il seminario, le probabilità di convincerlo a tornare a Podunk nel Kentucky per servire una piccola parrocchia sono abbastanza scarne... e questo solo se si riesce a fargli levare le tende da Podunk e ad andare a New York, in primo luogo. Quindi, ciò che accade è che nelle zone vicino a un seminario, si dispone di una grande varietà di clero ... probabilmente più di quanti vi siano necessari. Ma nelle zone lontane da quei seminari, c'è carenza, e mandare clero a servire nelle zone rurali è quasi impossibile. Se si vuole realmente crescere come Chiesa è necessario avere la capacità di formare il clero laddove questo si trova. C'è bisogno anche di seminari, ma c'è bisogno di qualcosa d'altro per far servire il clero in parrocchie di luoghi come Podunk nel Kentucky. Per fortuna, ora abbiamo una buona possibilità di apprendimento a distanza, e nella ROCOR, abbiamo stabilito un programma di due anni attraverso la Scuola pastorale ortodossa della diocesi di Chicago e degli Stati Uniti centrali. Non si tratta di un programma per corrispondenza, ma di una scuola basata su Internet che ha un anno scolastico regolare, discussioni di classe, e lezioni.

 
Il metropolita Hierotheos risponde a 19 domande dei giovani

Gli studenti del settimo Liceo generale di Kallithea in Grecia hanno recentemente intervistato sua Eminenza il metropolita Hierotheos di Nafpaktos e Agiou Vlasiou, ponendogli 19 domande su questioni ecclesiastiche contemporanee, così come domande personali nella loro ricerca di orientamento su questioni difficili. Ecco le domande e le risposte che sono state pubblicate nel loro giornale scolastico.

Domanda 1: Esiste una definizione per l'anima?

Risposta: L'anima è una creazione di Dio, che ha avuto luogo per mezzo della sua energia; è viva, immortale per grazia, distinta dal corpo, ma unita con esso. L'uomo è composto di anima e corpo, e ciascuna di queste di per sé non costituisce un uomo. La Chiesa non crede nella preesistenza dell'anima senza il corpo, né nella preesistenza del corpo senza l'anima. L'anima è la componente spirituale dell'esistenza dell'uomo che dà vita al corpo. È sorprendente venire a conoscere l'anima di una persona, e non concentrarsi solo sul corpo.

Domanda 2: Che cosa l'ha portato a diventare sacerdote?

Risposta: Sono diventato sacerdote a causa dello stile di vita ecclesiale che ho vissuto fin da giovane, e del mio amore per Dio e per l'uomo. È stato il risultato naturale di una vita ecclesiastica e mi sento molto bene. Da bambino amavo il santo Tempio e vi ero collegato. Sono stato ispirato da persone che hanno avuto amore per Dio e per la Chiesa. Sono diventato prete per amore e non perché non avevo niente altro da fare. Ora io non sono solo felice, ma anche libero. Non mi importa di "essere", ma della "qualità dell'essere", non lotto per la felicità, ma per la libertà. C'è una grande differenza tra le due.

Domanda 3: Come si sente riguardo alla sua posizione e qual è il suo rapporto con Dio?

Risposta: Come vescovo sento di avere una responsabilità per i cristiani, per il clero, per i giovani e per gli anziani. Io sono un servo di tutti e ogni volta che lo vogliono, io sono il loro padre e guaritore. Naturalmente, quando uno celebra le liturgie e prega, sente la presenza di Dio. Dio non è un'idea, un essere impersonale, un valore, anche se il più perfetto, ma è amore che attira ed è un amante, e come l'amore che attira si muove verso l'uomo e come un amante egli attrae a sé chi è degno del suo amore.

Domanda 4: Perché tante persone, soprattutto giovani, si sono allontanate dalla Chiesa?

Risposta: Si distanziano perché ritengono che la Chiesa sia qualcosa che non è, sentono che è come una religione, come un negozio di souvenir, come una casa di cura, ecc. Siamo tutti da biasimare per questo, noi del clero che non abbiamo mostrato ciò che la Chiesa è veramente e i giovani che non cercano il più profondo "essere" della Chiesa. Per trovare qualcosa di profondo si deve amare, provare dolore per esso e ricercarlo. La Chiesa non è un luogo di ribellione contro tutti i potenti e contro ogni ipocrisia, ma un faro spirituale che illumina e guida.

Domanda 5: Qual è e quale dovrebbe essere il ruolo della Chiesa nella crisi di oggi?

Risposta: Il suo ruolo è sempre lo stesso, cioè quello di unificare e guarire. Quando c'è un prete sensibile in una parrocchia, la può organizzare e farla funzionare come una comunità terapeutica spirituale. La Chiesa è la madre di tutti, e riceve tutti senza discriminazioni e offre loro significato nella vita.

Tuttavia, devo dire che quando parlo di Chiesa non parlo di un'istituzione ufficiale, di un Sinodo dei Vescovi e di un gruppo di sacerdoti, ma di un'unione di clero e laici che sono battezzati e vivono secondo le parole di Cristo. Anche voi siete membri della Chiesa. Non separatevi dalla Chiesa.

Domanda 6: In che modo la Chiesa usa la sua ricchezza?

Risposta: In primo luogo bisogna dire che si tratta di un mito intricato che la Chiesa ha molte ricchezze. È il cosiddetto mito della ricchezza immensa. La Chiesa ha attualmente il 4% delle sue proprietà originali da cui occasionalmente offre qualcosa per la creazione di ospedali, scuole, università, istituzioni, ecc. E ora, ciò che ha a disposizione lo dà a scopi filantropici. Spesso la Chiesa ha contribuito a salvare lo Stato in modo che non vada in bancarotta. Questa è una verità che nessuno dovrebbe mai dimenticare. Inoltre, la vera ricchezza della Chiesa è la sua teologia, il suo culto e i suoi membri, i cristiani.

Domanda 7: La Chiesa dovrebbe essere modernizzata su alcune questioni, e quali?

Risposta: La Chiesa ha una tradizione che ha la capacità di adattarsi a ogni età, senza perdere la sua essenza. Non vi è alcuna necessità di secolarizzarla, di scendere a compromessi, ma essa invita le persone a cercare. È un luogo che è simile al vero eros, che non viene banalizzato, ma invita le persone a cercare la bellezza interiore di un altro. La bellezza delle persone non è solo esterna, ma interna. Questo accade anche con la Chiesa. Su alcune questioni ci può essere modernizzazione, quando è collegata ai modi di presentare la e non alla perdita della sua vita.

Domanda 8: Che cosa ha da dire sulla corruzione dei sacerdoti?

Risposta: Non ce n'è tanta quanto si crede. In ogni paese si osservano situazioni degenerate che rivelano l'elemento umano. La maggior parte dei sacerdoti inizia con un buon proposito di sacrificio volontario e di offerta. Lungo la strada alcuni perdono il loro obiettivo a causa di molti fattori. Tuttavia, il settore dei sacerdoti è tra i migliori nella nostra società. Altri ci hanno portato alla crisi economica attuale, non i sacerdoti che lottano per aiutare le persone, equilibrare la società, confortare gli afflitti.

Domanda 9: Qual è la sua opinione degli atei e di quelli di altre religioni?

Risposta: Non posso fare una distinzione tra persone atee e religiose sulla base di criteri esterni. Io non credo che ci siano atei, perché quelli che si proclamano atei credono in qualcosa e a questo danno caratteristiche divine. Ci possono esistere atei che credono, e pure atei cristiani. L'ateismo non è solo un'ideologia, ma vita pratica. Inoltre, il perfetto ateismo, in modo paradossale, è un gradino al di sotto della fede perfetta. Quelli di altre religioni hanno una propria tradizione, che è un componente di ogni cultura. Noi tutti dovremmo prendere cura di non essere fanatici, razzisti, violenti. Il fanatismo religioso è pari alla peggiore forma di schizofrenia.

Domanda 10: In che modo Dio giudica la persona buona e il cattivo cristiano?

Risposta: Non posso saperlo. Non posso entrare nella mente di Dio. Tuttavia, mi piace dire che mi rallegro che sarò giudicato da Dio e non dal popolo, perché Dio vede all'interno della nostra anima, delle nostre intenzioni, e ama gli esseri umani, mentre la gente giudica dall'esterno ed è molto crudele. Temo molto la mancanza di cuore della gente.

Domanda 11: Come è il rapporto tra ortodossi e cattolici oggi?

Risposta: Ci sono tradizioni diverse, differenze teologiche, così come differenze culturali, sociali e psicologiche. I dialoghi teologici fatti oggi, quando sono fatti onestamente e senza ordini del giorno, possono portare benefici ai ben intenzionati che sono alla ricerca della verità.

Domanda 12: A scuola abbiamo parlato del mistero del matrimonio. Cosa ne pensa della decisione di consentire il matrimonio omosessuale? Cosa ne pensa del matrimonio laico? Risposta: La Chiesa ha la sua teologia del matrimonio. Il matrimonio è l'unione secondo Cristo di un uomo e una donna per diventare una famiglia e creare uno spazio di amore e di pace. L'insegnamento della Chiesa non prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Questo non può accadere. Ma la Chiesa non è responsabile di coloro che vogliono vivere al di fuori della sua tradizione e vuole avere un matrimonio laico.

Domanda 13: Nelle scuole dovrebbe essere insegnata solo la fede ortodossa, o anche altre?

Risposta: Ci sono molte discussioni su questo problema. Sono stati proposti molti piani ed espresse molte opinioni. In ogni proposta ci sono pro e contro. Al di là del giusto programma educativo che soddisfi lo scopo dell'educazione, penso che la questione dipenda dal professore che insegna e dagli studenti che cercano e desiderano. Mi preoccupa quando qualcuno insegna senza credere e quando le persone ascoltano meccanicamente, con indifferenza, senza un desiderio di ricerca.

Domanda 14: Qual è il rapporto tra il digiuno e la santa comunione?

Risposta: La Santa Comunione è l'evento culmine della vita ecclesiale, è comunione, commistione, unione e amore. E qualsiasi evento come questo richiede un approccio sincero con un'adeguata preparazione. Il digiuno è un modo di prepararsi per coloro che sono in grado di digiunare, ma la partecipazione alla Santa Comunione si basa sulle condizioni esclamate nella liturgia: "Con timor di Dio, con fede e amore, avvicinatevi". Ciò che è richiesto è il timore di Dio, la fede e l'amore.

Domanda 15: Qual è l'importanza della confessione?

Risposta: La confessione è il mistero del dialogo con Dio per mezzo del sacerdote. Siamo abituati a fare monologhi con noi stessi, chiudendoci all'interno di scantinati senza sole e non abbiamo la forza di aprire il compartimento chiuso di noi stessi, quindi dentro di noi c'è buio e muffa. Con la confessione fermiamo il tragico monologo e partecipiamo a un dialogo con Dio, lasciando il mondo dell'illusione e aprendoci alla luce della verità.

Domanda 16: Che cosa è il peccato?

Risposta: Il peccato è la malattia, la morte, la cessazione del rapporto con Dio e con il prossimo, è una malattia di amore di sé e di egoismo.

Domanda 17: Cosa accade all'anima dopo la morte durante i primi 40 giorni?

Risposta: Con la morte l'uomo non torna allo "zero assoluto", come alcuni sostengono. Quando l'anima si separa dal corpo, vive e tornerà di nuovo al corpo, che risorgerà. Non ho incontrato in alcuno scritto patristica l’affermazione che l'anima rimane con noi per quaranta giorni dopo la morte del corpo e poi va da un'altra parte. L'anima è immateriale, e all'uscita dal corpo continua la vita ha avuto qui, secondo i suoi desideri.

Domanda 18: Alcuni credono che la seconda venuta avverrà presto. Questo può essere previsto dalle sacre Scritture?

Risposta: Cristo ci ha insegnato che non possiamo sapere quando avrà luogo la seconda venuta, ma che avverrà improvvisamente. Il problema per noi è di essere degni d'onore di fronte a Dio, ai nostri vicini, e a noi stessi ogni giorno, di essere in pace con la nostra coscienza, e di amare i nostri simili, senza egoismo, che è la cosa più importante. Non posso accettare i falsi profeti che causano angosce e interrogativi tra la gente. Mi piace parlare di vita, di amore, di altruismo e di eros divino.

Domanda 19: Qual è la sua opinione sul darwinismo?

Risposta: Ci sono varie teorie sulla creazione e l'evoluzione dell'uomo. Il conflitto tra cristianesimo e scienza è soprattutto nel mondo occidentale, nelle altre tradizioni cristiane. Nella teologia ortodossa, come espressa dai Padri della Chiesa, non vi è alcun conflitto tra teologia e scienza, perché la teologia e la scienza operano in campi diversi.

Tuttavia, per me come chierico e teologo ciò che mi preoccupa principalmente è un'altra evoluzione: ovvero come noi persone possiamo diventare divinizzati - divinità. Come possiamo trasformare le nostre azioni animalesche in umane e divine. Come l'amore di sé può cambiare in amore di Dio e amore per le persone. Come l'inferno della nostra vita può cambiare in paradiso. Come i nostri impulsi biologici possono progredire fino all'eros divino, che trasforma anche l'eros umano. Come cesseremo di vedere il nostro prossimo come strumenti di piacere e li vedremo con gioia completa. Come possiamo diventare popolo del Dio-uomo.

Non mi piace essere chiuso in carcere e avere libertà di abbellirlo. Voglio lasciare ogni sorta di prigione. Voglio la libertà dello spirito, voglio essere sollevato sopra l'effimero, e cercare la trascendenza della morte.

 

Fonte: Ekklesiastiki Paremvasi, "Συνέντευξη τού Σεβασμιωτάτου σέ μαθητές Λυκείου «Μέ τά μάτια τών μαθητών»", settembre 2013. Tradotto da John Sanidopoulos.

 
Perché la Bibbia non parla dei dinosauri?

(Domanda di Vjacheslav, di 10 anni).

Prima di tutto, i dinosauri furono scoperti solo 200 anni fa, molto tempo dopo che fu scritta la Bibbia. D'altra parte, dal momento che la Bibbia, proprio all'inizio, accenna molto, molto brevemente al periodo in cui c'erano dei dinosauri, potresti chiederti perché non parla anche di loro. Questo è semplicemente perché quando esistevano i dinosauri, gli esseri umani non erano ancora stati creati, quindi non c'era nessuno che potesse vedere i dinosauri e descriverli.

Tuttavia, c'è una ragione molto più importante per cui la Bibbia non parla dei dinosauri. Vedi, la Bibbia non parla di giraffe, zebre o canguri e di molte altre cose. Ma queste cose esistevano tutte al tempo in cui venivano scritte le storie della Bibbia. Questo perché la Bibbia non si interessa di loro. La Bibbia non è un manuale che parla di fossili, animali, insetti, astronomia, ingegneria, geografia, medicina, leggi, affari, storia, lingue, matematica e ogni sorta di altre cose. Per esempio, se voglio sapere qualcosa sui fossili dei dinosauri, leggerò un libro sui fossili dei dinosauri, ma non mi aspetto che quel libro mi parli di Dio, o cosa posso fare per diventare una persona migliore e salvarmi dalle cose cattive (salvezza), come invece mi dice la Bibbia.

Quindi, se voglio sapere come riparare la mia auto, prendo una guida sulla mia auto. Ma se voglio sapere come posso riparare la mia vita, allora leggo la Bibbia.

In realtà, possiamo dire che ci sono due tipi di libri. Il primo tipo mi parlerà di tutti i tipi di cose che potremmo vedere nel mondo di oggi o che potremmo aver visto nel mondo in passato o persino in quello che potremmo vedere in futuro. Questi libri si dividono in narrativa e saggistica. Possono essere paragonati a un microscopio, che utilizziamo per guardare in dettaglio le persone e il mondo che ci circonda.

Poi ci sono "i libri", ciò che chiamiamo nella nostra lingua la Bibbia, che significa appunto "i libri". Ora la Bibbia menziona solo brevemente le persone e il mondo che ci circonda. Questo perché non è un microscopio, ma un telescopio. Ed è un telescopio che usiamo per vedere oltre l'universo, oltre la creazione, verso Dio. In questo modo possiamo capire come cambia tutta la nostra vita (perché Dio si fa presente, e così possiamo dare un senso al nostro passato, presente e futuro) e come possiamo salvarci dal male e diventare migliori.

Quindi, la Bibbia è un libro molto diverso da tutti gli altri libri: non è un microscopio per osservare la vita intorno a noi, alla Creazione, ma un telescopio per osservare la fonte della vita, il Creatore, e così trovare il senso della nostra vita.

 
VIDEO - L'approccio ortodosso alla missione

L'ufficio diocesano per i media, che si occupa dell'istruzione del clero e dei fedeli della Chiesa Russa all'estero, ha preparato una lezione on-line sul tema della visione ortodossa della missione. La lezione, tenuta dall'archimandrita Ireneo (Steenberg), è stata filmata il 5 agosto 2012 nella cripta della cattedrale della Madre di Dio "Gioia di tutti gli afflitti" a San Francisco. Presentiamo il video della lezione (in inglese) con la nostra traduzione italiana nella sezione "Pastorale" dei documenti.

 
Un combattente afghano per la libertà in Donbass

Io sono afghano, un afghano etnico. Sono venuto qui di mia volontà.

Molti diranno "Che sta facendo qui, va' via e fatti gli affari tuoi, blah blah blah, e così via".

Il fatto è che quel che sta accadendo in Ucraina è accaduto anche nel nostro paese. Circa 36 anni fa.

Il nostro paese era diviso in due campi. Uno era aiutato dall'Unione Sovietica. Un altro, dal mondo intero comandato dagli USA. In quella guerra è accaduto che abbiamo perso, ed ecco i risultati.

Guardate cos'è successo in Afghanistan – quante persone sono state uccise.

E aggiungete al danno l'insulto. Quelli che hanno aiutato l'America a quel tempo, oggi sono automaticamente inclusi nei ranghi dei "separatisti". (ride) È così. E la maggior parte, quasi tutti, sono morti.

Io sono finito in Unione Sovietica nell'85, grazie a un accordo bilaterale tra Unione Sovietica e Afghanistan. Mi sono diplomato al collegio n. 9 nella città di Volgograd. Essenzialmente ho avuto una solida istruzione sovietica. Sovietica.

E ora tutti inizieranno a dire: "È pro-russo, pro-questo o pro-quello". Credetemi, in realtà abbiamo avuto problemi molto seri con le nuove autorità democratiche russe. Siamo stati trattati come stranieri...

Io sono qui non per il governo russo né per alcun altro governo. Sono qui per gli slavi, per questa gente, brava, brava gente... che nondimeno è fatta bersaglio per l'eliminazione.

A noi [afghani] è stata data una "lezione"? Non proprio, ma ce l'hanno quasi data... e ora sono venuti a fare la stessa cosa agli slavi. È qui che devono essere fermati.

Vedete, a tutta questa gente, che pensa di sostenere una giusta causa, mostrano atrocità, mostrano persone con un nastro di san Giorgio che fanno violenze e uccisioni [sono quelli i sabotatori!], mostrano degli assassini. Questi osservano e credono a quel che viene mostrato loro, e vengono ad attaccarci.

Vengono contro di noi e pensano di essere dalla parte giusta. La stessa cosa, proprio la stessa cosa che era stata fatta in Afghanistan, come una fotocopia.

Capite? E ora il problema non è più se sono buoni o cattivi, il problema è che sono ignoranti del male che portano sulle loro spalle. Non sanno quello che fanno.

Dicci, per favore: quanto ti pagano qui?

(ride a lungo) Così tanto che devo scroccare le sigarette.

Sono qui di mia volontà. Non uccido gente per denaro.

Non uccido gente per denaro. Sono qui da solo.

I miei compagni, che combattono al mio fianco, sono osseti, russi, cosacchi, calmucchi, yakuti... l'intera famiglia dell'Unione Sovietica sta combattendo accanto a me!

Siamo l'unione delle tribù com'era un tempo, capite.

E ci sono anche ucraini con noi! non si può dividere un popolo in questo modo. Non è come se tutto fosse iniziato con il nostro arrivo.

Non potete dire "Oh, siete arrivati voi ed ecco che è iniziato il danno. Qui non vi vuole nessuno".

Sono loro [gli americani] che non vogliono nessuno qui, né gli slavi, né nessun altro.

Questi ucraini che hanno dimenticato le loro radici non si considerano più slavi. Ma anche loro non avranno posto qui. Qui hanno bisogno di mettere schiavi.

Hanno bisogno di quei tipi come i vincitori di Eurovision. E se quelli ti piacciono, se ti vanno bene, avrai un posto qui.

Nessun altro sarà tollerato. Credetemi, guardate come è stato fatto in Afghanistan!

Così, faranno qui la stessa cosa che hanno fatto in Afghanistan?

(ride amaramente) Con gli slavi? Con gli slavi faranno molto peggio.

Gli slavi, in questo momento, sono una potenza che porta la propria civilizzazione, il proprio scopo di civiltà.

E alla radice [questo scopo] è contrario a tutto questo business, capite, a questa dominazione mondiale.

Non hanno bisogno degli slavi, non gli servono. Capite? Non hanno bisogno del loro spirito.

Capite? È così.

Ora dicono che non siamo altro che mercenari pagati. Ma è proprio l'opposto. È la parte ucraina che ha cercato di assoldarmi, dicendo: "noi paghiamo bene, vieni dalla nostra parte".

Ma il fatto è che io sono musulmano, e non uccido la gente per denaro. Capite?

È scritto nel Qur'an, che se qualcosa di cattivo accade da qualche parte, devi reagire.

È  scritto nel Qur'an che nessuno dovrebbe mai agire per denaro... certo, è permesso fare commercio. Uno può commerciare, vendere e comprare, ma solo entro limiti consentiti. Ma è proibito fare cose degradanti, disgustose... le cose che fanno loro.

Ed ecco perché sono qui. Era una cosa attesa da lungo tempo. Da lungo tempo, e in principio non c'è nulla di sorprendente nel fatto che certi musulmani stanno ora prendendo le parti degli slavi. Questo è perché il mondo è stato diviso in due campi, e i piccoli paesi, i piccoli stati non possono più vivere da soli. Devono scegliere un campo. Devono legarsi ad altri, e la scelta non è così vasta. O gli slavi o l'America assieme con 'Inghilterra.

C'è anche altra gente che dice: "Guarda, la Siria, l'Irak". Ma là sia i governi sia le opposizioni non sono altro che marionette nelle mani degli stessi padroni. E quest'idea di Jihad che è stata portata alla luce in Medio Oriente... naturalmente è ovvio per chi lavorano.

Inoltre, mi è stato detto che c'è una giornalista molto simpatica dell'Ekho Moskvy che riporta le cose in questo modo: ha detto che presunti "islamisti radicali" per qualche ragione, in qualche modo, sono fatti crescere dalla Russia.

Ma il fatto è che dalla parte ucraina ci sono mercenari che ammazzano la gente per denaro, e questo, si è convenientemente dimenticata di menzionarlo. Di loro non parla! E naturalmente, è ovvio chi regge i suoi fili. È ovvio chi è il pifferaio, quando si parla dei nostri giornalisti.

Siamo stati solo di recente a Donetsk; siamo entrati in un negozio, e il proprietario ci dice: (sorride) "Ragazzi, non dovete pagare, prendete tutto quel che volete, siete i nostri soli difensori. Siete brava gente, continuate a difenderci! Siete i migliori!" Ma noi non possiamo accettare regali. È nostro obbligo pagare. Dobbiamo mostrare che non siamo saccheggiatori, né assassini, né ladri. Non ci aspettiamo trattamenti preferenziali; non causiamo disordini. Siamo qui, e vogliamo che tutti sappiano che siamo venuti a difendere questa stessa terra, per salvaguardarla dal male portato sulle spalle da quei pro-occidentali.

Vorrei dire che la nostra terra è ancora piena di uomini forti. È arrivato il tempo di ripagare i nostri debiti. Quando sono venuto a studiare [nell'URSS] mangiavo tre volte al giorno, e avevo da mangiare quanto bastava a cinque bambini [in Afghanistan] per riempirsi. È arrivato il momento che io ripaghi questo debito. Molto, molto tempo fa mio padre è stato ucciso in Afghanistan. È  stato assassinato dai servi degli americani. Ora è arrivato il tempo che io, suo figlio, combatta contro i loro cani. E questo è tutto.

Vorrei dire: "Non preoccupatevi, siamo tutti con voi, avete tutti noi... russi, osseti, ceceni, afghani... siamo tutti qui, al vostro fianco, come una grande famiglia".

 
Dialogo tra Tudor Petcu e Vlad Herman sui martiri delle prigioni comuniste in Romania

Tudor Petcu: prima di tutto, la prego di dirmi come percepisce il martirio cristiano delle prigioni comuniste romene e come pensa che questa realtà spirituale possa essere meglio conosciuta oggi, considerando le tendenze contemporanee a respingere e a ignorare i valori della fede ortodossa per cui tanti testimoni si sono sacrificati?

Vlad Herman: il martirio nelle carceri comuniste può essere paragonato al martirio dei primi secoli del cristianesimo, quando gli idolatri terrorizzavano e uccidevano con vari metodi chi amava Cristo Signore, l'unico Dio. Quelli che hanno sofferto nelle prigioni comuniste sono la spina dorsale del popolo romeno, insieme agli altri santi ed eroi. Il sacrificio e il sangue sparso dai martiri delle carceri per Cristo e per il popolo non può essere trascurato così facilmente, quindi è necessario, per quanto possibile, mostrare al mondo che queste persone sono esistite, ma soprattutto che esistono ancora e che sono tra noi tali santi, a dispetto di quelli che, in vari modi, cercano di farli dimenticare o li calunniano.

Sui miracoli della fede nelle carceri comuniste romene non è stato ancora scritto tanto quanto si dovrebbe, ma è certo che questo tema comincia lentamente ad attirare l'attenzione. Dato l'interesse che lei ha per questo argomento, le chiedo di parlare in generale di quelle testimonianze di cui ha sentito e che hanno lasciato un segno sulla sua coscienza spirituale.

Sono rimasto molto impressionato dai miracoli compiuti nelle prigioni comuniste, miracoli che mi hanno notevolmente rafforzato nella fede e che mi hanno fatto avvicinare, soprattutto all'inizio, ai suddetti santi delle carceri. Come mio punto di riferimento avrei quel miracolo della festa dei santi tre Ierarchi a Periprava, raccontato da padre Iustin Pârvu, quando i detenuti (incoraggiati da padre Ilie Lăcătuşu) sono entrati nell'acqua senza ammalarsi, anche se fuori era gelato, e poi un sole caldo li ha riscaldati. Ci sarebbe anche il miracolo vissuto da Valeriu Gafencu quando la Madre di Dio gli è apparsa a Natale, e i momenti in cui a padre Arsenie Boca si sono aperte le serrature alle porte delle celle. Questi sono quelli che ricordo ora, ma naturalmente ci sono molti altri casi in cui la fede, la preghiera e la provvidenza di Dio hanno rovesciato piani diabolici. Un altro miracolo, che considero forse il più grande, è che le carceri hanno "prodotto" una moltitudine di santi, che ora intercedono per noi e delle cui sante reliquie possiamo godere oggi.

D'altra parte, sarei molto interessato a sapere come lei percepisce esattamente la personalità spirituale di padre Iustin Pârvu del monastero di Petru Voda e, cosa non meno importante, che mi dica quali sono i principali miracoli di fede a lui legati.

Per me, padre Iustin Pârvu è un vero e proprio punto di riferimento della vita, soprattutto nei tempi dell'Anticristo in cui viviamo. Un santo, un eroe, un romeno, che non riesco a descrivere in tante parole, perché per me è un compito troppo grande. È certo solo che siamo rimasti impoveriti dalla sua partenza al Signore, ma allo stesso tempo ci siamo arricchiti di un santo e di un mediatore presso il trono celeste. Il santo padre Iustin è stato forse una delle ultime trombe con cui il Signore ci ha avvertiti mettendoci in guardia sui tempi in cui viviamo, in particolare con l'implementazione della tecnologia antichistica dei chip nei documenti personali. Lo stesso padre ha messo i puntini sulle i così tante volte, anche nel campo orribile dell'ecumenismo che cerca di espandere i suoi tentacoli su quante più anime possibili. Padre Iustin ha fatto molti miracoli sia durante la sua vita terrena, sia dopo aver lasciato il corpo (guarigioni corporee e spirituali). Di uno di questi miracoli sono stato testimone anch'io. È successo il 27 luglio 2014, quando mi trovavo presso la sua tomba. A un certo punto, dalle sue due fotografie collocate sulla croce della tomba ha cominciato a scorrere miro, cosa che mi ha impressionato e che non potrò mai dimenticare.

Lei ritiene che i miracoli della fede nelle carceri comuniste rappresentino allo stesso tempo una benedizione per la coscienza del popolo romeno?

Sicuramente miracoli che si sono verificati nelle carceri sono stati e sono una grande benedizione per il popolo romeno, che oggi, come ieri, è combattuto da varie forze occulte che cercano di spodestare Dio e la Chiesa attraverso vari metodi selvaggi. Attraverso questi miracoli, il Signore ha mostrato la sua grande misericordia e l'amore che ha per le sue pecore, lasciandoci fiduciosi – allora e oggi – che è accanto a noi, nonostante tutte le difficoltà.

Da quanto sappiamo, il libro di Ioan Ianolide, "Întoarcerea la Hristos" ("Il ritorno a Cristo"), attira molto l'attenzione per il modo in cui mette in evidenza la forza e la resistenza dei martiri ortodossi delle prigioni comuniste romene. Lei crede che questo libro sia una fonte di riferimento per una migliore conoscenza e comprensione dei miracoli di fede nelle carceri comuniste romene? Ultimo ma non meno importante, quali altri libri consiglierebbe su questo argomento?

Il libro "Întoarcerea la Hristos" è un vero miracolo, soprattutto dal punto di vista di come è giunto a essere pubblicato. Sappiamo che le innumerevoli pagine scritte da Ioan Ianolide sono state nascoste in vari luoghi dagli occhi della Securitate, così che l'apparizione del libro è davvero una grande benedizione. Un documento sconvolgente, che mostra una certa misura gli orrori, ma anche la santità, che si trovavano nelle carceri comuniste. Una santità a cui sono giunti molti di quelli menzionati da Ioan Ianolide, dei quali un caso speciale è stato quello del santo Valeriu Gafencu, di cui ci sono molti dettagli nel libro. Vi troviamo miracoli senza numero, che non possono non scaldare il cuore di chi li leggerà. Un libro del genere dovrebbe essere studiato nelle scuole, e non solo, ma questo rimane solo un'utopia al nostro tempo. Raccomando calorosamente la sua lettura, considerando questo libro un dono per noi da parte dei santi delle carceri. Posso consigliare in questa categoria anche libri come "Imn pentru crucea purtată – Virgil Maxim", "Mărturisitorii din închisorile comuniste", "Din temniţe spre sinaxare", "Sfântul Închisorilor", "Sfinţii Închisorilor – Stâlpi ai Ortodoxiei si Neamului Românesc", "Octavian Anastasescu – Lângă Valeriu Gafencu, Sfântul Închisorilor".

 
Contro il mito del rito bizantino del matrimonio gay

Il 7/20 ottobre, la Chiesa ortodossa celebra la memoria dei santi Sergio e Bacco, noti per la loro grande amicizia, che avevano ricoperto alte cariche nell'esercito romano sotto l'imperatore Massimiano (284-305), e alla fine sono stati martirizzati per il loro rifiuto di rinunciare a Cristo e di adorare i falsi dèi pagani.

Purtroppo la memoria di questi illustri santi è spesso pervertita e bestemmiata oggi da coloro che cercano di imporre i propri programmi sulla Chiesa. Nel 1994 il professore di Yale John Boswell ha pubblicato il libro "Same-Sex Unions in Premodern Europe", nel quale sosteneva che il rito bizantino della adelphopoiesis, che menziona i martiri Sergio e Bacco, era in realtà un servizio sancito dalla Chiesa per il matrimonio tra omosessuali, che i santi avevano ricevuto, e usava anche una icona dei santi Sergio e Bacco sulla copertina del suo libro. Anche se la sua ricerca è stata smentita più volte, la sua tesi è ripetutamente risuscitata da coloro che cercano di introdurre i matrimoni omosessuali nella Chiesa.

Padre Patrick Viscuso è un sacerdote e canonista dell'Arcidiocesi greco-ortodossa in America, e ha scritto numerosi articoli accademici in materia di matrimonio bizantino e diritto canonico. È citato tre volte nel libro di Boswell. In questo presente articolo, "Un tentativo non riuscito di riscrivere la storia", p. Viscuso difende la verità storica della pratica ortodossa contro le pretese di Boswell, e nel farlo onora la memoria dei santi Sergio e Bacco.

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Scrivere la storia di un'istituzione religiosa implica una comprensione delle nozioni e del linguaggio nel loro contesto storico e culturale. Il libro del professor John Boswell di Yale pretende di trovare precedenti per il matrimonio omosessuale, in particolare in Ortodossia orientale durante il tardo periodo bizantino. La sua tesi principale è che i bizantini considerato il rito della adelphopoiesis, un termine greco tradotto come "unione omosessuale" da Boswell, come una forma di matrimonio contratto tra due maschi e benedetto dalla Chiesa.

È fuori discussione che vi siano riti di adelphopoiesis contenuti nei manoscritti bizantini risalenti dal IX al XV secolo. La cerimonia era condotta da un sacerdote per due maschi in chiesa, e conteneva simboli comuni ai riti matrimoniali bizantini tra cui tenere in mano candele, unire le mani, ricevere la comunione, e girare tre volte intorno a un tavolo utilizzato nella celebrazione. Le preghiere utilizzate per la benedizione sacerdotale chiedevano a Dio di stabilire "fratelli spirituali" (pneumatikous adelphous) e contenevano riferimenti a coppie sante, tra cui in particolare i santi Sergio e Bacco, che erano famosi per la loro amicizia. L'ordine del servizio variava, ma sembrava possedere una struttura semplice, che di solito comprendeva petizioni seguite dalla/e preghiera/e centrale/i di benedizione e un congedo.

Al fine di valutare se tale servizio fosse equivalente a una cerimonia di matrimonio, è necessario capire come si formavano le unioni coniugali nel tardo periodo bizantino, e quindi confrontare i riti. La nostra preoccupazione in questa analisi non sarà di esaminare il contenuto delle preghiere incluse nei riti, come è già stato fatto in diverse recensioni dell'opera di Boswell, ma di concentrarci sul contesto in cui i riti erano utilizzati e descritti nella società tardo-bizantina.

Nel tardo periodo bizantino, l'unione coniugale si stabiliva attraverso un processo che comprendeva diverse fasi: fidanzamento, contratto di matrimonio, rito del fidanzamento e coronamento.

I fidanzamenti semplici erano contratti civili. Erano una promessa di futura unione di capifamiglia che agivano per conto dei loro figli preadolescenti. Non erano considerati significativi dal punto di vista ecclesiale e potevano essere sciolti con le sole sanzioni civili relative alla rottura di un accordo legale.

Anche i contratti di matrimonio erano un accordo civile, molto probabilmente i "legami trasversali" discussi nel XV secolo da san Simeone di Tessalonica. Questi consistevano in accordi presi di fronte a un rappresentante dello stato prima delle cerimonie in chiesa. Nel corso di questi accordi, ciascuno dei coniugi dava l'assenso a un contratto di matrimonio per iscritto con la firma di una croce. Il consenso delle famiglie all'unione era espresso quando i padri dei futuri sposi toccavano le penne utilizzate dai loro figli durante la firma. I contratti significavano l'accordo della coppia e delle loro famiglie all'unione, così come il trasferimento della proprietà alla comunità coniugale – per esempio la dote della sposa e il dono ante-nuziale dello sposo. La firma del contratto era una forma puramente civile del matrimonio.

Al contrario, il fidanzamento formale comprendeva un atto sacerdotale descritto nelle fonti bizantine come "benedizione." Lo scopo principale di questa benedizione era l'invocazione a Dio affinché il fidanzamento potesse essere confermato e reso indissolubile. Tuttavia, se i fidanzamenti erano rotti, era condotta una procedura di divorzio ecclesiale sulla base dei motivi stipulati. Dopo il fidanzamento, i coniugi erano tenuti a mostrare fedeltà, ma non potevano godere dei diritti positivi del matrimonio, come le relazioni nuziali. Gli effetti del fidanzamento sulle relazioni di parentela erano simili a quelli del matrimonio completo.

i santi Sergio e Bacco

La distinzione del fidanzamento dal matrimonio completo, stabilito dal rito finale del coronamento, può essere compresa se si confrontano i motivi del loro scioglimento. Mentre le cause di divorzio di un matrimonio completo si concentrano sulla rottura dell'unione coniugale e hanno a che fare con l'adulterio o situazioni d'immoralità sessuale reale o sospetta, le cause di dissoluzione dei fidanzamenti si focalizzavano su obiettivi diversi, vale a dire, le finanze, il carattere, la posizione nella vita e gli eventi che circondavano il contratto del matrimonio. La differenza indicava che mentre il divorzio nel caso di un matrimonio completo aveva a che fare con la perdita dell'unione, la rottura del fidanzamento aveva a che fare con la perdita delle basi per l'unione. Il fidanzamento è un passo nella realizzazione del matrimonio, quasi equivalente al matrimonio, ma non è la stessa cosa dell'unione completa.

L'incoronazione, la fase finale della formazione del matrimonio, era chiamata così dal rito centrale di benedizione nel corso del quale le corone erano poste dal sacerdote sul capo della sposa e dello sposo. Come nel caso del fidanzamento, si faceva una solenne invocazione della benedizione divina per stabilire l'unione coniugale. L'unione coniugale comportava una serie di parentele per matrimonio, conosciute come rapporti di affinità. Regole o canoni di una certa complessità regolavano se tali membri della famiglia erano stati autorizzati a sposarsi. Una volta stabilito, questo tipo di parentela sopravviveva anche alla morte di uno o entrambi i coniugi. Questi rapporti erano più estesi di quelli formati attraverso qualsiasi altro sacramento o mistero, tra cui il battesimo, che portava anch'esso ad alcuni divieti di matrimonio tra i familiari del padrino e i battezzati.

Se il matrimonio bizantino viene confrontato con il rito della adelphopoiesis (quella che Boswell chiama "unione tra persone dello stesso sesso"), molte differenze sono evidenti. La prima è che il matrimonio avviene attraverso un processo, non solo attraverso un semplice rito. La ragione più immediata per questo sembra essere che l'unità coniugale nella società bizantina coinvolgeva sia gli sposi sia le loro famiglie, piuttosto che semplici individui. Il consenso delle famiglie era richiesto in quasi ogni tappa della formazione del matrimonio. Questo non significa che il consenso dei coniugi non fosse richiesto. La cerimonia civile era il veicolo in cui si manifestava il consenso matrimoniale. Tale consenso era anche implicato nella partecipazione reciproca della coppia nei riti di fidanzamento e di incoronazione, dove la benedizione sacerdotale istituiva l'unione, e il sacerdote era considerato come il ministro del sacramento. Al contrario, l'adelphopoiesis non era stabilita da un processo di graduale unione tra i coniugi e le famiglie, ma piuttosto era un'unione di due individui. Le parentele familiari risultanti e gli impedimenti matrimoniali erano limitati. Boswell cita il giurista dell'XI secolo Eustazio Rhomaios, che afferma: "le unioni tra persone dello stesso sesso sono tra persone, e solo quelli [che si uniscono attraverso queste unioni] incorrono in impedimenti al matrimonio, ma non gli altri membri delle loro famiglie". Se le "unioni dello stesso sesso", erano una forma di matrimonio, perché non dovrebbero esserci impedimenti matrimoniali per chi era già unito? Non ha senso. Anche se fosse ammesso che tali impedimenti erano applicabili solo quando le "unioni tra persone dello stesso sesso" erano disciolte, tali rapporti di parentela a impedimenti limitati sono completamente incompatibili con il matrimonio come praticato nel contesto della società tardo-bizantina. Inoltre, non sembra che vi siano disposizioni nella Chiesa, dove Boswell sostiene che i matrimoni omosessuali erano benedetti, per motivi di divorzio. Certo, se due uomini erano sposati dalla Chiesa, non avrebbero dovuto esserci disposizioni in caso di una loro separazione, come avveniva per tutte le altre forme di matrimonio?

L'adelphopoiesis stabiliva un diverso tipo di unione rispetto al matrimonio, forse una forma più vicina all'adozione. Questo punto di vista è supportato dal fatto che la discussione dell'adelphopoiesis avviene nelle fonti tardo bizantine in connessione con le parentele stabiliti per adozione, contrariamente alle affermazioni di Boswell. Nel contesto di queste fonti, la traduzione più letterale di adelphopoiesis, "adozione di un fratello" o "adottare un fratello", sembra essere più coerente con le idee espresse nei testi. Per esempio, il monaco del XIV secolo Matteo Blastares nella Collezione alfabetica, un'enciclopedia di diritto canonico, discute l'adelphopoiesis nel contesto dell'adozione, che a sua volta mette in riferimento al tema generale della parentela, non del matrimonio. Boswell perde di vista il contesto.

Nel suo trattamento del Typikon di Giovanni Tzimiskes del X secolo, Boswell fa questa traduzione: "non è consentito ad alcun fratello di lasciare la montagna per formare relazioni o unioni [sunteknias e adelphopoiesis] con laici, e se qualcuno dovesse aver fatto una cosa del genere... non potrà andare alle loro case o fare colazione con loro..." La parola sunteknia espimeva il rapporto spirituale stabilito tra il padrino e il figlioccio al battesimo. Tuttavia, traducendo la parola come "relazione", Boswell modifica il contesto dell'adelphopoiesis. Una traduzione più corretta potrebbe essere "paternità spirituale". Di conseguenza, il parallelo di tale divieto sembra essere correlato al battesimo, un altro tipo di unione che stabilisce legami di parentela, non a quelle regole "contro i monaci che sposano donne", come afferma Boswell.

Un problema simile si verifica quando viene fatta la dichiarazione, "Harmenopoulos, giurista del XIV secolo, nel suo commento a una sentenza del concilio in Trullo del VII secolo... cita Pietro, il chartophylax... che aggiunge il commento che i monaci non devono essere padrini di battesimo di ragazzi e fare unioni dello stesso sesso con loro". Tuttavia, quando è esaminato con attenzione, il passo in questione non ha a che fare con la selezione di ragazzi ai fini di rapporti carnali, ma piuttosto con il divieto di tre tipi di relazioni. Il testo di Harmenopoulos dice quanto segue: "È inaccettabile, dice [Pietro], che i monaci ricevano bambini dal santo battesimo, tengano corone di matrimonio, e adottino fratelli". Due di questi compiti sono chiaramente spirituali, la sponsorizzazione al battesimo e al matrimonio, che implica forse che il terzo compito, l'adelphopoiesis, condivida una natura analoga. In questo contesto, le parole "ricevere bambini dal santo battesimo" si riferiscono al ruolo del padrino del rito del battesimo, che riceve letteralmente il bambino neo-battezzato dalle mani del sacerdote dopo la triplice immersione del bambino nel fonte.

Questi problemi di interpretazione non sono rari nell'opera di Boswell e servono a distorcere il significato dell'adelphopoiesis, la quale appare, nei brani citati, più legata all'adozione e al rapporto spirituale associato con il battesimo che con il matrimonio, e che non implica alcuna dimensione sessuale .

Scrivere la storia di un'istituzione religiosa implica comprendere le nozioni e il linguaggio nel loro contesto storico e culturale. In caso contrario, c'è il rischio che la storia sia riscritta in base alle preoccupazioni attuali. Il tentativo di Boswell di dimostrare che i bizantini consideravano l'adelphopoiesis come una forma di matrimonio è fallimentare, perché la sua ricerca presenta fatti ed eventi storici fuori contesto. Dal punto di vista di Boswell, sembrerebbe che fosse celebrato un matrimonio quando due individui erano uniti da una benedizione sacerdotale in un servizio che utilizzava simboli comuni a quelli delle cerimonie di matrimonio. Tuttavia, il matrimonio bizantino era celebrato come un processo che univa famiglie e sposi in una serie di rituali, non in un rito che aveva effetto soprattutto sui i suoi partecipanti. In poche parole, l'adelphopoiesis era certamente una sorta di unione tra due individui, ma rendere questo istituto un equivalente del matrimonio necessita una prospettiva e un contesto estranei alla Chiesa tardo-bizantina.

 
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Sul film "Silence" di Martin Scorsese

Dopo una serie di film di gangster che ha girato in gran numero negli anni 1990 e 2000 e che ha garantito la sua popolarità tra gli appassionati di cinema e i critici cinematografici, e dopo la sua commedia "nera", "The Wolf of Wall Street", concentrata sulla crisi finanziaria, Martin Scorsese è tornato sul tema della sua scandalosa tragedia religiosa "L'ultima tentazione di Cristo" (che non è stata un successo proprio perché comprendeva una bestemmia contro Cristo) con un nuovo e piuttosto controverso film sulle tentazioni spirituali, le prove della fede, e la ricerca di Dio.

Oggi, quando l'ISIS sta perseguitando i cristiani in tutto il mondo, quando indossare croci al collo [al lavoro] è vietato in un certo numero di paesi europei, quando il cristianesimo è demonizzato in tutto il mondo, è un miracolo che appaia un film che loda il martirio per Cristo. Il segreto è, ovviamente, nella biografia di Scorsese come regista – attualmente gli è permesso girare qualsiasi cosa. Tuttavia, nemmeno uno dei maggiori studi di Hollywood ha accettato di produrre questo progetto, tanto che il regista è stato limitato a trattare con i piccoli studi.

Girando, come al solito, alla grande il suo film di tre ore, Scorsese ha sviluppato tecniche tridimensionali di narrazione, ricche di dialoghi brillanti, scene d'azione intensa, ottima recitazione, e acuti scontri psicologici tra i personaggi. Il taglio e le riprese da quattro punti mostrano che è comunque una produzione di Hollywood. Prima di tutto, dobbiamo notare la buona, quasi perfetta prestazione di Andrew Garfield, che è convincente nel mostrare l'esitazione spirituale del suo personaggio, dalla fede ferma a uno spirito spezzato dopo il tradimento.

Il regista solleva il problema del tradimento spirituale, della rinuncia alla fede – la fede a cui ti chiama tutto ciò che sta intorno e dentro di te (compreso il tuo sangue). Ma Scorsese si sbaglia nel pensare che la cosa principale sia quella di mantenere la fede dentro di te, mentre la rinuncia della fede è solo una formalità attraverso il quale la tua vita e quella degli altri possono essere salvate. Se fosse solo una formalità, i persecutori non l'avrebbero chiesta così ferocemente e non avrebbero ucciso i cristiani per la loro disobbedienza. Quello che entusiasma di più in questo film (che è un remake di un film di Masahiro Shinoda) è la salda fede della gente comune, che non è versata in teologia, ma la loro fede dimostra di essere più forte di quella degli ecclesiastici istruiti. Costoro (la gente semplice) vanno consapevolmente incontro alla morte e (per quanto possa dire il prete Ferreira, antagonista del personaggio principale) non muoiono per l'uomo che hanno rispettato, ma per Dio.

L'episodio della caduta del protagonista è stato girato in modo spettacolare. Qui Scorsese ha applicato tutte le sue capacità al fine di creare un'atmosfera lugubre, psicologicamente deprimente: Il personaggio attende la risposta di Dio, ma sente dentro di lui solo la voce del diavolo, che lo chiama al tradimento. Nello stesso tempo, c'è il suono delle voci di due tentatori, che rendono la scelta del protagonista ancora più difficile. L'attore Liam Neeson, che interpreta il prete Ferreira, appare solo verso la fine della storia, per svolgere il ruolo di figura diabolica che invita al tradimento: il prete apostata, spezzato spiritualmente a causa di prove e tribolazioni, sta ora tentando un altro prete esitante e guardingo.

Nelle scene delle loro conversazioni Scorsese raggiunge quasi l'energia di Robert Bresson [regista francese, 1901-1999], ricordando ai telespettatori "Il diario di un curato di campagna" [un film del 1951 diretto da Bresson e basato sul romanzo dallo stesso nome dello scrittore francese Georges Bernanos]. Qui si rivela il marciume della "coscienza riflessiva", piena di dubbi, notevolmente più debole del pensiero integro della gente comune, che è "solido come una roccia". Laddove cade un intellettuale un uomo comune sta in piedi: quest'ultimo ha più coraggio e fermezza nell'ora della prova, perché non si preoccupa di analizzare se stesso, studiando il proprio comportamento punto per punto, come di solito fanno le persone intellettuali e colte.

"Il silenzio" non è tanto un film sul silenzio di Dio quanto un film sul silenzio della coscienza dei martiri, così tanto necessaria nell'ora della prova. Se uno non si resta in silenzio, accettando la sofferenza con pazienza, e se inizia ad analizzare e mettere in discussione ogni cosa, allora non sarà in grado di resistere e tradirà i suoi ideali. Questo è ciò di cui parla il film di Martin Scorsese. Sollevando il problema del martirio cristiano, il regista fa generalizzazioni molto più ampie di quelle che ci si aspettava – crea un quadro di tradimento in quanto tale e di riflessione sulla sua fonte.

Vale la pena di prestare attenzione alla figura di Kichijiro, un apostata che rinuncia ripetutamente a Cristo, ma poi si pente con tutto il cuore. A differenza dei suoi parenti e amici che sono forti nello spirito, Kichijiro è debole. Può essere descritto come un alter ego del protagonista, che rinuncia alla sua fede una sola volta, ma si arrende subito dopo. Il personaggio si chiede, "Cristo ha amato veramente uomini infelici come lui? Probabilmente lo ha fatto, perché queste persone non sono cattive?" Sì, risponde alla sua stessa domanda, Cristo li ha amati come ama ogni singolo penitente. Se una persona si pente sinceramente dei suoi peccati, indipendentemente da quante volte li ha commessi, sarà certamente perdonata.

È un altro discorso se il suo stile di vita non cambia, e andrà verso l'eternità con le sue passioni e le sue radicate abitudini peccaminose. Il Signore perdona tutto, questo è vero, ma se non facciamo alcuno sforzo, se il nostro pentimento è solo a parole, ciò non sarà di alcun vantaggio alle nostre anime. Un grande merito del film di Martin Scorsese è che mostra l'ambivalenza della prosperità spirituale – coloro che sembravano deboli sembrano resistere a tutte le prove e diventare veri e propri martiri, mentre coloro che fingono fiducia e coraggio cadono e rinunciano alla loro fede.

Del protagonista si dice in un dialogo: "È arrogante, è per questo è sicuro che rinuncerà alla sua fede." E questo è proprio quello che gli è successo. Il film ha mostrato i metodi raccapriccianti con cui i erano torturati cristiani del XVII secolo, ma questi non possono essere paragonati alle vili atrocità vili che usano i terroristi dell'ISIS per costringere i cristiani ad abbandonare la loro fede. Il film ci incoraggia a pensare: "E cosa sono pronto a fare io per Cristo? Sono disposto a sopportare torture come queste in modo da non apostatare, o 'adeguarmi alla formalità', come dicono i torturatori?"

A onore di Scorsese, dovremmo ammettere che non si è limitato al destino di un solo sacerdote e ci ha mostrato un altro esempio di risposta a prove e tribolazioni. Un altro prete (interpretato da Adam Driver) muore nel tentativo di salvare il suo gregge, muore da cristiano, senza lamentarsi presso l'Onnipotente, il che significa che è possibile sopportare tutte le prove anche con una "coscienza riflessiva", a condizione che tutti i dubbi svaniscano facendo spazio a una fede incrollabile; il silenzio di fronte ai tormenti.

Naturalmente, è sorprendente che il regista che una volta ha girato un film tanto blasfemo quanto "L'ultima tentazione di Cristo", ora, forse negli ultimi anni della sua vita, ha creato "Silence" – un film esplicitamente cristiano che loda il podvig del martirio per la gloria di Cristo. Ma è probabile che "Silence" sarà una delle sue buone azioni che possono servire come espiazione per l'oltraggiosa bestemmia contro Dio che ha commesso molti anni fa nel suo film scandaloso. Speriamo che sia così.

 
Recensioni: Mihai Copăceanu, "Ortodoxie la Oxford"

 

Ortodoxie la Oxford - Te-am gasit, Doamne! Marturiile a 12 englezi convertiti la Ortodoxie

(Ortodossia a Oxford - Ti ho trovato, Signore! Testimonianza di 12 inglesi convertiti all'Ortodossia).

Pubblicato da Mircea Gheorghe Abrudan, PhD, sulla rivista Tabor, 2010, Cluj- Napoca.

L'impulso di mettere su carta alcuni pensieri legati alle interviste di Mihai Copăceanu in un volume edito dalla prestigiosa casa editrice Deisis di padre Joan Ică jr. (1) mi è stato dato dalle le parole di James Morton, il dodicesimo convertito intervistato dall'autore in questione, in risposta alla  domanda: Com’è essere ortodossi? Il ventiquattrenne studente di bizantinologia alla Queen University in Canada, ha dichiarato quanto segue: "Prima di tutto voglio dirti che apprezzo il tuo lavoro e considero meraviglioso quello che fai, il fatto che presenti la voce dei convertiti. Alcuni si preoccupano del fatto che le persone dei paesi ortodossi tradizionali non sono consapevoli che esistano convertiti". (2) E purtroppo il giovane James ha proprio ragione!

Fatta eccezione per un paio di nomi ben noti (si spera) nella stretta cerchia di religiosi e studiosi di teologia (studenti e insegnanti) di grandi teologi contemporanei convertiti all'Ortodossia come Jaroslav Pelikan, Olivier Clément, Karl Christian Felmy, John Breck, Andrew Louth, Placide Deseille e Kallistos Ware, i casi di centinaia di migliaia di altri convertiti alla vera fede rimangono sconosciuti a un grande segmento di credenti ortodossi. Questa realtà deve essere aggiustata, soprattutto in questi giorni in cui vediamo che la nostra società e la Chiesa ortodossa sono sempre più aggredite e confrontate da un proselitismo settario neoprotestante e non solo. Tale conoscenza di esempi concreti e vivi dell'Occidente europeo e nord americano credo che sia, soprattutto per la missione pastorale e catechetica della Chiesa, un desiderio e una necessità di massima importanza.

Quando a un credente o non credente è posto di fronte un esempio di persone contemporanee che hanno cercato e trovato la verità cristiana e la possibilità della conoscenza di Cristo Salvatore nella Chiesa ortodossa, l'impatto che un incontro faccia a faccia o attraverso la lettura ha sul lettore è molto più potente di una lezione tradizionale di catechismo. E questo credo che possa essere spiegato con il fatto che l'uomo moderno non è particolarmente orientato a seguire un esempio dal passato storico lontano o vicino, ma si ferma ai confini del suo orizzonte attuale (e questo è recentemente emerso più volte dai media).

Mi ricordo in questo senso l'impatto che ha avuto su di me la lettura di un bellissimo libro scritto da un convertito americano di nome Matthew Gallatin (3), quando ero alla dodicesima classe al liceo, e che hanno rafforzato la mia fede nella Chiesa di retta fede più di molte omelie, catechesi o lezioni religiose a cui avevo preso parte, dei servizi quotidiani della Chiesa e delle lezioni di religione a scuola. La straordinaria storia del pastore protestante Matthew Gallatin, sincero nella sua ricerca, della "Chiesa degli apostoli", che è passato dagli avventisti ai pentecostali, ai battisti, con una pausa nel cattolicesimo romano e poi è arrivato a casa nell'Ortodossia, la dovevo poi ritrovare negli altri due gli americani Peter E. Gillquist (4) e l'umile padre John Breck, che ho avuto la gioia inesprimibile di incontrare tramite Vasile Manea in una libreria a Cluj dopo 3 anni.

Ma la conversione più inquietante, che letteralmente rappresenta oltre due milioni di chilometri percorsi su strada, che ho incontrato e di cui ha goduto il più grande pubblico di tutto il paese è senza dubbio la storia di Klaus Kenneth (5).

Tornando alle conversioni presentate da Mihai Copăceanu, vediamo come caratteristica generale delle idee che si possono trarre da tutti e 12 i dialoghi registrati dall'autore, la sete di Dio, la ricerca della pienezza della rivelazione, di vera preghiera, di vera spiritualità e del reale significato della vita. Ciò che ricorre sempre nelle risposte di intervistati circa la gioia dell'abbracciare l'Ortodossia sono le affermazioni come: "È stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio" (Nicholas Gibbes) "Mi sento come fossi tornato a casa, questo è il mio posto, dove avrei dovuto essere sempre" (Kallistos Ware), "La prima volta che sono entrato in una chiesa ortodossa mi sono sentito a casa, come se fossi stato lì da sempre" (Seraphim Newton), "Mi sentivo come se fossi finalmente tornata a casa e, infine, come se mi fossi davvero sentita me stessa" (Gladys Bland) "Mi sentivo come se fossi tornato a casa" (James Morton).

Questa riconquista della sensazione di essere nella casa del nostro Padre (cfr Lc 2,49), vediamo che è strettamente legata a ciascuno dei dodici, entrati in contatto con la Divina Liturgia o una delle sette lodi, ma anche con la bellezza indicibile dell'innografia e dell'iconografia della Chiesa. Queste esperienze spirituali sono state integrate da una serie di libri di letture teologiche, storiche, spirituali in gran parte scritti da due dei più amati gerarchi ortodossi della Gran Bretagna, e cioè i metropoliti Kallistos Ware e Anthony Bloom. Il processo dell'avvicinamento all'Ortodossia in queste persone, assetate di nostalgia di Dio e del vero significato della vita umana sulla terra, è venuto dall'incontro dell'amore e della saggezza dei genitori, dei due vescovi menzionati, ma anche del vescovo Basil Osborne, del monaco Barnaba o di padre Michael Gelsinger, e dalla mancanza di fretta nel periodo di catecumenato che varia da due anni a sei anni nel caso di Anthony Ware.

Le testimonianze contenute in questo volume dimostrano che, vivendo in un vero spirito di amore le barriere di lingua, nazionalità o giurisdizione che purtroppo segregano molte comunità ortodosse nella diaspora, potrebbero essere superate, anche se alcuni di loro sono stati di fronte ad atteggiamenti meno benevoli, a volte proprio ripugnanti, come nel caso di padre Andrew Phillips che nella chiesa greca è stato colpito dall'atteggiamento "Va' via da noi. Non hai niente da cercare qui. Solo i greci possono essere ortodossi". (6) La freddezza di tali dichiarazioni, l'opposizione delle famiglie o lo scoraggiamento degli amici non hanno però avuto successo di fronte alla convinzione personale e allo zelo, a un ardente desiderio di diventare membri della Chiesa ortodossa, ma in particolare alla voce di Dio seminata in loro; in tutti i casi presentati dall'autore, non sembra che siano stati convinti da un sacerdote o da un vescovo. L'essenziale sono state le convinzioni personali. Così vediamo che in tutte le risposte date dai convertiti, l'Ortodossia ha significato per loro la vera fede, il mantenimento del Credo di Nicea, l'autenticità, il dono naturale dell'anima e di Dio. I convertiti, giunti a età comprese tra i 20 e i 60 anni, provenienti dai ranghi degli anglicani, dei cattolici e di varie comunità protestanti ed evangeliche, prendono sul serio la propria fede perché questa ha cambiato la loro vita. Quella che per molti di noi è un dato di fatto e una parte naturale della vita cristiana e tradizionale per il fatto che siamo nati nella maggioranza ortodossa dell'Europa sud-orientale, per questi dodici è un dono e un guadagno di gran prezzo che ha cambiato il corso della loro vita.

Così sono diventati, come confessa l'autore, una presenza visibile nella comunità, offrendo lezioni di vita spirituale ai più anziani nella Chiesa ed eccellendo nella confessione della fede negli ambienti in cui operano le loro attività. (7) Quindi anche per noi, sia che siamo semplici credenti, sia che serviamo come teologi, sacerdoti e vescovi, la loro testimonianza è un esempio di vita morale e cristiana, di pastorale e di responsabilità, di vita in Cristo, nei giorni in cui molti non vengono più in chiesa e non danno più importanza alla componente spirituale del loro essere, soprattutto nei giorni in cui in Occidente le chiese sono distrutte, chiuse o vendute e trasformate persino in bar, nei giorni in cui nello spazio tradizionale ortodosso parte del clero si ubriaca con l'idea del trionfalismo e la coscienza del pubblico, in generale e, talvolta, anche quella del clero dubita, nega o mina l'integrità e la veridicità della retta fede ortodossa.

Ecco quindi alcuni dei motivi per cui crediamo che questo volume, come altri che abbiamo citato, merita di non sfuggire all'attenzione dei fedeli e del clero, di tutti i membri della Chiesa allo stesso modo, ma soprattutto di quelli che si sentono responsabili delle loro vocazioni e doveri missionari, pastorali e catechetici di seminare nei cuori dei propri contemporanei e dei propri immediati vicini la testimonianza della Santa Ortodossia, colonna e sostegno della verità.

Mircea - Gheorghe Abrudan

(1) Mihai Copăceanu, Ortodoxie la Oxford. Te-am gasit, Doamne! Marturiile a 12 englezi convertiti la Ortodoxie, Editura Deisis, Sibiu,  2010, 183 p.

(2) Ibidem, p 165.

(3) Matthew Gallatin, Însetând dupa Dumnezeu. De la ratacirile protestante la adevarul Ortodoxiei, tradotto da Tatiana Petrache, Editura Egumenita, Galati, 2005, 233 p.

(4) Peter E. Gillquist, Cum am devenit ortodox. O calatorie înspre credinta crestina primara, tradotto da Ioan Tanase Chis, Editura Reîntregirea, Alba Iulia, 2006, 277 p.

(5) Klaus Kenneth, Doua milioane de kilometri în cautarea Adevarului. Lungul meu drum spre credinta, tradotto da Raluca Toderel, Editura Agnos, Sibiu, 2009, 311 p.

(6) Mihai Copăceanu, op. cit., p 123.

(7) Ibidem, pag 179.

 

"Oxfordossia"

di Elena Băltută, pubblicato in Convorbiri Literare, giugno 2010

Siamo abituati a pensare che il fenomeno della conversione all'Ortodossia sia per lo meno insolito, se non senza precedenti. Ortodoxie la Oxford. Te-am găsit Doamne! Mărturiile a 12 englezi convertiti la Ortodoxie è un libro scritto da Michael Copăceanu, apparso nel 2010 a Sibiu presso la casa editrice Deisis, che tenta di sfatare questa visione presentando sotto forma di interviste storie di conversioni di personaggi di Oxford come Timothy Ware, Richard Swinbourne, Andrew Phillips, Wendy Robinson e Paul Elliot.

Oltre a queste interviste il volume contiene una prefazione firmata dal metropolita Kallistos di Diokleia, due articoli che hanno il ruolo di chiarimento preliminare - Ortodossia a Oxford di Andrei Levitski e Una comprensione psicologica della conversione di Olivera Petrovich - e altri tre capitoli: Dieci motivi per le conversioni, Sul cristianesimo in Gran Bretagna, una breve storia da sant'Albano fino al presente, con una panoramica di alcune conversioni all'Ortodossia e come queste si sono sviluppate a Oxford, e il capitolo finale intitolato Apprezzamenti.

Dell'autore di questo libro, Mihai Copăceanu, posso dire che ha studiato teologia e psicologia a Sibiu, che tra il 2008 e il 2009 ha frequentato un master di psicologia della religione al Balliol College di Oxford, e attualmente segue un master di psicologia centrata sui problemi della psicologia della dipendenza al Kings College di Londra. In romeno ha pubblicato due anni fa, nel 2008, il volume Freud e la religione. Totem. Illusione. Critica, per la casa editrice Agnos di Sibiu.

Anche se il volume è una raccolta di interviste, al di là delle domande e risposte dei personaggi, il lettore può trovare una breve analisi psicologica del fenomeno della conversione religiosa, in particolare nell'articolo firmato da Olivera Petrovich e nel primo capitolo del libro, in cui sono identificati e presentati dieci dei motivi più comuni che possono portare a cambiare l'opzione religiosa. Per poter applicare questi motivi a un concetto come quello della conversione, l'autore presenta una sua sfumatura, dicendo che non solo lo spostamento da una religione ad un'altra può essere etichettato come conversione, ma anche il passaggio dall'assenza di fede a una certa fede o i passaggio dai "semplici riti a una profonda convinzione della presenza di Dio (nel quadro della stessa religione), da una credenza in un Dio malvagio, giudice e che condanna, a un Dio amorevole che aiuta e vuole sempre il bene" (pag. 23). La manifestazione della conversione può essere il risultato di diversi tipi di motivazioni: di natura intellettuale, emozionale, sperimentale, mistica, di revival, di ripudio, motivazioni legate alla acquisizione di vantaggi materiali e non materiali, legati a una transizione istituzionale o risultato di crisi o di disturbi mentali o di condizioni di coercizione.

Per quanto sia benvenuta questa indicazione dei principali motivi che scatenano la conversione religiosa in tutte le sue forme, essa avrebbe dovuto essere accompagnata da una spiegazione di come queste ragioni siano interconnesse, di come siano meccanismi di fattura psicologica o a un livello macro di fattura culturale, che porta alla loro comparsa e al loro sviluppo e quindi allo sviluppo di questo fenomeno. In altre parole, credo che se nella struttura del volume fosse stato aggiunto uno studio più scientifico, l'architettura interna non ne avrebbe sofferto, e la posta in gioco sarebbe stata diversa da quella meramente descrittiva.

Il secondo capitolo, su cui non voglio insistere, e che lascia i lettori a scoprire come il Regno Unito è messo in contatto con l'Ortodossia e come essa si manifesta con le differenze tra i paesi a maggioranza ortodossa, segue la stessa ricetta descrittiva che incontriamo nel primo capitolo. Anche questo approccio è legittimo, dato che gran parte dei dati che costituiscono questo capitolo ha un contenuto storico.

Nel terzo e più consistente capitolo sono presentate le interviste che l'autore ha preso alcuni convertiti da Oxford, alcuni già famosi, figure ben note nell'ambiente ortodosso britannico, altri molto giovani, come nel caso di James Morton, che ha solo 22 anni. Le domande sembrano seguire uno schema tipico, ma facile, dimostrando un adattamento a ogni personaggio; per la stragrande maggioranza sono di natura personale, come era previsto in un caso in cui la questione centrale è un'esperienza strettamente personale. Non ho intenzione di discutere le interviste e ciò che risponde ogni intervistato, ma vorrei dire due parole sull'impressione che mi hanno lasciato sia le risposte sia le domande, assieme all'ultimo capitolo firmato dall'autore, intitolato Apprezzamenti.

Sebbene non sia mai dichiarato che lo scopo di questo volume non sia quello di "provare trionfalmente che l'Ortodossia è l'unico modo in cui Dio può essere trovato o con cui Dio salva gli esseri umani a lui graditi" (p. 175), ovviamente non utilizzando sempre queste parole, il volume mette alla prova, molto spesso, la tolleranza religiosa. È vero, ci sono personaggi di grande livello intellettuale che non negano le caratteristiche delle altre religioni, e cioè quelle delle loro origini, ma ci sono anche osservazioni che sottolineano la superiorità dell'Ortodossia nelle differenze con le altre religioni, sia per la sua storia sia per la loro tradizione o rituali. Anche se è comprensibile che quando un individuo abbandona la propria religione in favore di un'altra, senza essere costretto o attratto da benefici, di qualsiasi tipo questi sia, ritiene che la religione che sceglie ha qualcosa abbia qualcosa di più di quella a cui ha rinunciato, credo che sarebbe stato onesto che questi giudizi normativi fossero rimasti a un livello non discorsivo, e non fossero stati verbalizzati.

Al di là di questa lacuna, non dobbiamo negare il lato positivo di questo volume, come ad esempio la condivisione di esperienze di confine, la trasposizione in parole di alcune scelte, la presa di coscienza che esiste il fenomeno della conversione all'Ortodossia, e non solo, come siamo abituati, almeno nella Romania contemporanea, dall'Ortodossia ai culti religiosi più recenti.

 

Mihai Copăceanu, Ortodoxie la Oxford, Editura Deisis, Sibiu, 2010, 183 p

Pubblicato in Revista Teologică 2/2010, Sibiu, autore Marian Curtean

Ortodoxie la Oxford è il frutto dell'incontro dell'autore con una comunità ortodossa viva, vicina al modello della prima comunità cristiana, in un paese dove ce lo saremmo aspettari ben poco, a causa della sua laicità e del suo aspetto multiculturale: la Gran Bretagna. Si tratta di un libro di interviste con vescovi, parroci, filosofi e psicoterapeuti, studenti o semplici fedeli, tutti inglesi, convertiti all'Ortodossia. "Ti ho trovato, Signore!" - il grido di gioia e la certezza nel corso del tempo di questi "apostoli", che "hanno visto e creduto", costituisce il sottotitolo del libro.

Aperto con le introduzioni di tre personalità del mondo accademico cristiano inglese contemporaneo - il metropolita Kallistos di Diokleia, il dott. Andrei Levitski e la dott. Olivera Petrovich - strutturalmente, il libro ha quattro sezioni principali: I. Dieci motivi delle conversioni (p. 21 - 33), ii. Il cristianesimo nel Gran Bretagna e a Oxford (p. 33-51) III. I convertiti (p. 51-165) IV. Apprezzamenti (p. 175-179).

Fin dall'inizio, il metropolita Kallistos ripercorre il filo rosso del libro, sottolineando il primo significato della parola "conversione", quello di "trasformare il nostro cuore verso Gesù Cristo, il Salvatore" (Prefazione, pag 5-6).

Andrei Levitski fa una valutazione dei significati storici e culturali nascosti nelle testimonianze dei dodici. Come introduzione, e per una migliore comprensione del fenomeno della conversione all'Ortodossia a Oxford, il lettore fa conoscenza con questo luogo speciale, "caratterizzato da un ambiente intellettuale distinto e di una spiritualità tranquilla e al tempo stesso provocatoria" che "stupisce fin dall'inizio per la bellezza ispirata dalle magnifiche cattedre medievali, dai collegi antichi che conservano ancora l'aspetto e l'atmosfera dei monasteri "(p. 8-9). Nel 1947, l'Università di Oxford è la prima istituzione accademica britannica che accetta un corso sull'Ortodossia, come parte del suo programma accademico. Il titolare del corso era il prof. Nicholas Zernov, uno di quelli che, amando questo luogo, hanno considerato una sua responsabilità annunciare Cristo con molto buon senso, servendo il prossimo, adempiendo così la vocazione ecumenica dell'Ortodossia, senza tracce di proselitismo.

Dal momento che sui cristiani ortodossi non c'è ancora uno studio empirico sul fenomeno psicologico della conversione, Olivera Petrovich fa appello alla letteratura generale sulla conversione. Giunge all'idea che di solito le conversioni sono "consapevoli, volontarie e spesso preparate gradualmente" (p. 17). Esse comportano, a un dato momento, un approccio autodidatta, "un punto in cui il soggetto cessa di sentire ogni appello alla lealtà verso il proprio gruppo religioso", e la conversione segna quindi un'unificazione interiore tra fede e azione "(p. 15-19).

La prima parte del libro offre dieci motivi per la conversione, che l'autore commenta, mostrando i loro limiti relativi alla conversione all'Ortodossia (p. 21-31).

Le icone del primo cristianesimo in Gran Bretagna (sant'Albano e santa Frideswide, pag 33-35), e le relazioni del paese, ma soprattutto di Oxford, con l'Ortodossia (L'Inghilterra e l'Ortodossia, pag 35-38) sono presentate nella seconda parte del libro. La storia del cristianesimo in Gran Bretagna, in particolare a Oxford, ha una lunga tradizione, con prove a partire dal quarto secolo. Degni di nota sono i ritratti di personalità ortodosse fatti da Mihai Copăceanu, ben documentati, ma che allo stesso tempo rivelano il calore e il rispetto con cui si è accostato a quelle persone presenti nella memoria della comunità o attive in lei, chiaramente segnato da ciò che vi ha incontrato. Si parla dell'archimandrita Nicholas Gibbes, ex insegnante di inglese dei figli dello tsar Nicola II di Russia, un'incarnazione di Babbo Natale per i bambini di Oxford o dello starets Zosima per gli studenti dell'università. Non lontano da loro, con grande umiltà, distanti da ogni gloria mondana, i vescovi locali rimangono tra la gente e con la gente, cantando nel coro, servendo e venendo costantemente loro incontro (Ierarhii – modele de excepţie, pag 48-50).

Il nucleo centrale di questo libro è la terza parte, del resto quella più grande. Qui, in un dialogo familiare, ma mai superficiale, si profilano da un lato i volti di dodici inglesi che hanno trovato nell'Ortodossia la "casa" in cui hanno sentito la pienezza del significato della cultura, dell'istruzione e della loro fede di partenza, e d'altra parte, l'immagine dell'Ortodossia viva, vissuta in modo autentico nella comunità liturgica, che si estende nelle gesta sociali, pur mantenendo il suo carattere di servizio cristiano.

La scelta del numero degli intervistati non è casuale, come l'autore stesso afferma, a livello libresco, costituiscono una comunità simbolica di "apostoli" chiamati e inviati da Cristo a essere suoi testimoni e annunciatori di fronte ai loro contemporanei, la comunità ortodossa di Oxford chiamata a diventare "sale della terra" britannica.

Dalle loro testimonianze si notano tratti specifici comuni che definiscono questa comunità cristiana e l'Ortodossia a Oxford. Vorrei sottolinearne alcuni.

In primo luogo, notiamo una paternità spirituale comune, perché, parlando della propria conversione, ciascuno fa riferimento a una delle figure attive dell'Ortodossia a Oxford, incominciando da Nicholas Gibbes o da Nicholas Zernov e continuando con vescovi contemporanei, quali Anthony Bloom, Kallistos di Diokleia, Basil Osborne, alcuni di loro stessi convertiti.

Si osserva poi la comprensione di una vocazione ecumenica, universale dell'Ortodossia, e i convertiti riescono a sfuggire alle limitazioni geografiche e a quelle imposte dall'orgoglio nazionalista. L'Ortodossia può assumere diverse nazionalità e culture di comunità nazionali, offrendo la possibilità di trovare e realizzare la loro identità nella diversità. L'autentica comunione è una delle linee di definizione, in virtù dell'universalità della salvezza. La natura stessa dell'uomo è ortodosse e per questo ogni ritorno alla retta fede è vissuto come un "ritorno a casa", una ri-localizzazione nel proprio essere naturale. "Penso che l'anima autentica, inalterata sia naturalmente cristiana e naturalmente ortodossa. Questo è anche l'insegnamento dei Santi Padri. Se sei ortodosso nel profondo della tua anima, allora la tua cultura diventa ortodosso qualunque sia la lingua che parli. Nella sua infanzia, anche l'Inghilterra era ortodossa (...). La cosa più importante per noi non è passaporto che deteniamo, inglese, romeno o qualunque altro, la cosa più importante è se siamo veramente ortodossi, se abbiamo un passaporto spirituale. Se l'abbiamo, allora tutto si ricompone in modo naturale ", afferma padre Andrew Phillips (p. 125).

La coscienza della successione apostolica, come il rapporto alla Tradizione viva e attuale della Chiesa e si osserva nella maggior parte delle testimonianze. Sfidato a dire "qualcosa di unico sull'Ortodossia", padre Ian Graham dice: "Quello che mi ha portato all'Ortodossia e che ho molto apprezzato e rispettato è stata continuità con il passato e l'enfasi sull'importanza della santa Tradizione. Diventando ortodosso, mi sono reso conto che non solo appartengo a una chiesa locale e geografica di oggi, ma appartengo allo stesso tempo al corpo di Cristo nella storia e attraverso la storia. Ogni volta che si celebro la Santa Liturgia sono consapevole la celebro insieme con gli apostoli, con san Giovanni Crisostomo e con tutti i santi di tutti i tempi. Questo è importante per me" (p. 105-106).

La rigorosa preparazione dei catecumeni, almeno per un anno - in alcuni casi anche di più - è un altro tratto distintivo della comunità ortodossa di Oxford. Si segnala la pazienza, l'onestà e la serietà con cui i convertiti scelgono di passare attraverso il periodo preliminare al loro ingresso nella Chiesa Ortodossa. Questo probabilmente riflette lo spirito inglese e le sue caratteristiche. Padre Seraphim Vänttinen Newton riconosce che "è molto difficile da Oxford comportarsi solo con saggezza" (p. 118). La conversione è intesa come un atto individuale e deve pertanto essere effettuata e assistita in modo personale: "non sono generalmente favorevole a una conversione di massa, cresciamo per quanto possiamo, per quanto riusciamo ad assimilare, perché qualsiasi fretta porta a un'assimilazione difficile. Il contatto con le persone è individuale perché hanno bisogno di assistenza nell'assimilazione e di un sostegno costante", afferma il vescovo Basil (p. 69).

La parrocchia è la migliore scuola di formazione dei cristiani. Leggere libri sull'Ortodossia, fare pellegrinaggi ai luoghi pieni di autentica spiritualità ortodossa, un tirocinio sotto un padre spirituale, la partecipazione alle funzioni religiose, il compimento della 'liturgia dopo la Liturgia' stando in comunione con gli altri sono i mezzi con cui il convertito cresce e matura in Cristo. In questo spazio liturgico, la comunità viva, reale, raccolta attorno al vescovo, cresce i suoi presbiteri. "Nelle parrocchie della diocesi di Sourozh si è rafforzata la consuetudine di selezionare i candidati all'ordinazione tra i laici che hanno vissuto un certo numero di anni in mezzo alla parrocchia e che hanno il vescovo come padre spirituale", dice il Vescovo Basil Osborne (p. 70). Lo stesso consiglio ha osservato riguardo alla loro ordinazione, per la quale la preparazione, in alcuni casi, è della durata di 6-14 anni (si veda il caso del metropolita Kallistos, pag 53-67).

Senza insistere sulle ragioni di conversione derivanti dalle interviste, si deve ricordare quello che è stato osservato nella maggior parte dei soggetti del libro, vale a dire "la sfrenata sete di conoscenza " (p. 111). L'Ortodossia non tiene in considerazione solo affetto, ma affronta pienamente anche la ragione. L'ingresso nella Chiesa significa l'incontro con la Ragione oltre la ragione, cioè con Cristo. Un approccio all'Ortodossia e ai suoi dogmi da un punto di vista filosofico e delle ragioni della scienza si trova soprattutto nel dialogo con il professor Richard Swinburne (p. 75-91).

Ciascuno dei dodici profili è completato dalle le informazioni relative alla persona e della sua opera, laddove esistono, o da un apprezzamento da parte dei suoi conoscenti.

L'ultima parte è dedicata alle osservazioni e conclusioni dell'autore. Realizzata con coraggio e lucidità, spesso attraverso l'equilibrio tra la realtà della Romania, un paese a dichiarata maggioranza ortodossa, e quella di Oxford, questa parte mostra l'attitudine di un ortodosso "riconvertito" all'Ortodossia, l'uomo che veniva da una scuola teologica tradizionale, la Facoltà di Teologia "A. Şaguna" di Sibiu, dove ha imparato a conoscere autentica comunità cristiana ortodossa, ha avuto la sorpresa di viverla in modo reale e personale, dove meno lo pensava: nell'ambiente accademico di Oxford.

Ortodoxie la Oxford, nato dalla naturalezza del dialogo tra persone di culture diverse, è una lezione di umiltà, un libro-testimonianza di un lavoro ben fatto, con serietà e buon senso. Percorrendo questi dodici dialoghi cominci a sentirti parte di questa comunità viva, contemporanea, le cui confessioni di fede riescono a trascendere la mera lettura e ad esorcizzare gli idoli della falsa adorazione che sono cresciuti per pigrizia, per mancanza di attenzione o per il peccato dell'ignoranza reale dell'Ortodossia. Con ogni convertito, il lettore riattiva in sé i contenuti della sua fede, li riafferma insieme con loro in una testimonianza interiore.

Il libro è rivolto a sacerdoti e laici, credenti e non credenti, giovani e meno giovani, quelli che hanno già trovato l'Ortodossia e quelli che ne sono alla ricerca. È la testimonianza delfatto che il mondo contemporaneo ha bisogno di Cristo, anche nei modelli più evoluti del suo patrimonio culturale e spirituale. In cosa ha mai mancato Oxford perché la spiritualità giunga a compimento? In questo spazio che "incoraggia l'eccellenza in tutti gli aspetti della vita studentesca, degli studi accademici o nello sport" e "fornisce sicurezza di un lavoro ben fatto, con infinite opportunità di esplorare, di pensare, di discutere e di contemplare", in cui "ogni collegio ha una biblioteca e una cappella", era necessaria l'Ortodossia.

Marian Curtean 

 
Sulla comunione a Pasqua e nella Settimana Luminosa

Con la fine della Grande Quaresima assistiamo, purtroppo, a un fenomeno preoccupante: il diradarsi della comunione tra i fedeli. Alcuni lo ritengono una conseguenza del diradarsi del numero dei fedeli (...e se invece ne fosse la causa?). Ma in alcune chiese ortodosse si assiste anche a una serie di scuse e pretesti per non comunicarsi neppure a Pasqua, e qui certamente il motivo non può essere la scarsità dei fedeli, tutt’altro.

Nella sezione “Pastorale” dei documenti, presentiamo nell’originale romeno e in traduzione italiana un saggio dello ieromonaco Petru (Pruteanu), che ringraziamo per la sua disponibilità a lasciarci fare le versioni italiane dei suoi scritti. Padre Petru analizza le attitudini verso la comunione nella Liturgia pasquale e nella Settimana Luminosa, ricordandoci (anche nelle parole dei canoni dei Concili) che la comunione in questo periodo è un atto doveroso. Speriamo che queste parole siano fatte circolare un po’ più di frequente, e magari ricordate anche dai preti ortodossi durante la loro predicazione pasquale.

 
Sulle stazioni di pedaggio nell'aria

Recentemente ho ricevuto da qualcuno un link sulla controversia in atto negli Stati Uniti all'interno dell'Arcidiocesi greco-ortodossa (ora vicina alla bancarotta), relativa ai 21 monasteri vicini all'anziano Efrem. Ne è seguita una discussione sulle stazioni di pedaggio. Personalmente non ho un'idea chiara su quale sia l'insegnamento corretto sulle stazioni di pedaggio. Per me l'idea che spesso è presentata sembra un po' legalistica e più simile a un approccio alla salvezza cattolico o calvinista. Voglio dire, se quasi tutti vanno all'inferno, che senso ha anche solo provare? Potrebbe commentare l'intero "problema" delle stazioni di pedaggio?

L'insegnamento della Chiesa sulle venti stazioni di pedaggio riguarda la vita dopo la morte, ciò che accade all'anima dopo che ha lasciato il corpo. Dopo la morte i demoni tentano di portare l'anima verso l'inferno, mentre gli angeli tentano di portarla verso il cielo. Dopo un esame dell'anima, che dura l'equivalente di quaranta giorni terrestri, arriva il Giudizio particolare, in cui all'anima è assegnato un luogo di riposo. Questo luogo di riposo può 'migliorare', 'fluttuando' verso l'alto, a seconda delle preghiere dei vivi per l'anima, ovvero, a seconda di quanto quell'anima è amata sulla terra. In questo luogo di riposo attende il Giudizio finale.

Questo insegnamento si trova praticamente in ogni Padre della Chiesa e risale come tale al quarto secolo, sebbene ci siano riferimenti ad esso nell'apostolo Paolo (Efesini 6:1-13). Il resoconto più dettagliato delle venti stazioni di pedaggio si trova nella vita di san Gregorio di Tracia, risalente al X secolo, che descrive come in ogni stazione di pedaggio l'anima sia messa alla prova per ogni tipo di peccato. Questo è l'insegnamento e questo è tutto. È davvero tutto così semplice. Tuttavia, nella nostra triste realtà umana, questo insegnamento è stato distorto, trascinato in direzioni diverse da anime impure. I primi problemi sorsero negli Stati Uniti tra i convertiti alla ROCOR degli anni '70. Oggi sono tornati, esattamente per le stesse ragioni, di nuovo negli Stati Uniti, ma ora nell'Arcidiocesi greco-ortodossa, altamente americanizzata.

Penso che lei abbia messo il dito sulla piaga con le sue parole: "Per me l'idea che spesso è presentata sembra un po' legalistica e più simile a un approccio alla salvezza cattolico o calvinista". Ed è esattamente così: i convertiti dal rigoroso cattolicesimo (agostiniano) e dal rigoroso protestantesimo (calvinista) presentano l'insegnamento come legalistico, spaventosamente legalistico. Non sorprende affatto che lo stesso problema si sia presentato due volte in quaranta anni, entrambe le volte negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti furono fondati da intolleranti calvinisti cacciatori di streghe che rifiutarono di vivere nell'Inghilterra protestante perché questa non era abbastanza severa per loro! Da allora gli Stati Uniti sono stati la terra dell'intolleranza estremista e aggressiva, del creazionismo, del fondamentalismo, del fariseismo e del razzismo e anche del liberalismo virulento e dell'ateismo intollerante (correttezza politica), dove si può essere licenziati per aver detto che si crede che la pratica dell'omosessualità sia un peccato.

Naturalmente, l'insegnamento sulle stazioni di pedaggio può essere presentato dagli scribi e dai farisei contemporanei (che possiamo chiamare letteralisti e ritualisti in ubn inglese moderno – e guai a loro) come causa di disperazione. Perché preoccuparsi quando comunque siamo tutti condannati? (Come dicono i calvinisti). Questo perché vedono tutto letteralmente, senza la misericordia di Dio. Tali fondamentalisti, sempre aggressivi, creano depressione e disperazione perché non hanno amore.

D'altra parte, ci sono anche i liberalisti e gli ecumenisti di oggi, i moderni sadducei (come i molto protestanti e molto aggressivi attivisti laici anti-monastici nell'Arcidiocesi greco-ortodossa negli Stati Uniti), che vi diranno che questo insegnamento non esiste! Queste sono persone come quelle che hanno dipinto un affresco (che esiste davvero in un monastero "ortodosso" greco in Inghilterra), dove mostrano il Giudizio finale senza mostrare l'inferno, ma solo il paradiso. Quando ho chiesto a uno dei monaci perché lo avevano dipinto così, mi è stato detto che era perché probabilmente saremmo tutti salvati! Anche qui, perché preoccuparsi? Origene trionfa nella scuola di Parigi.

L'insegnamento sulle stazioni di pedaggio è chiaro ed equilibrato. Dopo la morte le nostre anime saranno messe alla prova e scopriremo se siamo più vicini agli angeli o più vicini ai demoni. Ma anche questa non è la nostra ultima possibilità. Se le persone sulla terra ci hanno amato e che ancora ci ricordano pregano per noi, possiamo essere trascinati lontano dall'inferno e portati alle porte del paradiso con le loro preghiere.

 
Le rivendicazioni degli ortodossi arabi nel patriarcato di Gerusalemme

7 richieste del clero di lingua araba del patriarcato di Gerusalemme

dal blog Notes on Arab Orthodoxy

6 giugno 2014

L'arcivescovo Teodosio (Atallah Hanna) di Sebastia

Vostra Tutta-santità,

vostre Beatitudini,

vostre Eccellenze e reverendi padri e fratelli,

Il contenuto di questa lettera è stato scritto con molta ansia per la sorte della fede ortodossa della Chiesa di Gerusalemme e della Chiesa ortodossa in generale, che oggi si trova ad affrontare problemi enormi. Tuttavia, questi problemi vengono ricoperte dallo slogan che un gruppo di ortodossi arabi fanatici vuole arabizzare il patriarcato di Gerusalemme.

Invece di essere accolti con ringraziamenti, coloro che stanno prendendo l'iniziativa di rivelare e spiegare cosa sta accadendo nella Chiesa di Gerusalemme sono stranamente già minacciati di deposizione ed espulsione dalla leadership del patriarcato.

Tuttavia, è necessario dire la verità a prescindere dalle conseguenze perché la nostra motivazione è il bene della Chiesa e non le ambizioni personali, dal momento che in quest'ultimo caso ci saremmo comportati diversamente, con l'obbedienza ipocrita che è ben nota nei circoli religiosi.

Stiamo mettendo in grave pericolo il nostro futuro nella Chiesa per amore della verità, perché il mondo apprenda la realtà dei problemi. In seguito, lasciamo il giudizio a Dio perché crediamo che altri interessi siano serviti dall'indifferenza dei responsabili, il che ci fa dubitare che si tratti di veri pastori per noi, perché i buoni pastori danno la propria vita per salvare le pecore dai i lupi. Per questo essi risponderanno a Dio nel Giorno del Giudizio.

Essendo membri della congregazione di lingua araba e vivendo i problemi dei fedeli e gli attacchi che soffrono dagli eterodossi a causa dell'indifferenza della leadership della Chiesa, abbiamo più volte segnalato al nostro patriarca Teofilo le preoccupazioni e le ansie delle persone in presenza del primo segretario e degli altri gerarchi del patriarcato. Abbiamo aspettato abbastanza a lungo la risposta del patriarca e del sinodo, ma invano.

Siamo tornati con amore e umiltà, ripetendo le nostre richieste, ma abbiamo incontrato orecchie sorde. Hanno anche cominciato ad accusarci di essere anti-greci e di voler sostituire questo patriarca con uno arabo. Denunciamo questo come una grande BUGIA perché non abbiamo motivazioni nazionalistiche. Noi amiamo la Grecia e rispettiamo il ruolo che ha svolto nella tutela dei Luoghi Santi e dell'Ortodossia in Medio Oriente.

Le nostre richieste sono puramente spirituali, pastorali e canoniche.

1. Chiediamo che i giovani, uomini e donne, delle nostre congregazioni siano in grado di accedere al monachesimo. Questa è una cosa che la dirigenza attuale non consente, mantenendo invece sempre un numero molto piccolo di monaci di lingua araba, per giustificare la scusa che non molti nativi, come ci chiamano, sono interessati al monachesimo. Quando uno dei fedeli di lingua araba esprime il desiderio di diventare monaco, creano per lui mille ostacoli e aspettano anni per approvare la sua richiesta, mentre qualcuno di origine greca è accettato e ordinato senza alcuna esitazione e senza riguardo per la sua condotta morale, solo perché è greco. Questo ha fatto sì che dozzine di membri del clero e vescovi, figli della Chiesa di Gerusalemme, servano oggi in altre chiese ortodosse. E questa sarebbe giustizia cristiana e cura amorevole della Chiesa madre?

2. Chiediamo che ci siano padri spirituali che conoscono la lingua araba, in modo che tutti i fedeli possano essere ricevuti al grande mistero della Santa Confessione, guidando la vita dei fedeli verso la perfezione sulla via della salvezza, nel difficile contesto sociale in cui si trovano.

3. Chiediamo che sia riconosciuto il primo e unico monastero femminile in Giordania, fondato dal defunto Patriarca Diodoro a Dibeen, costruito dal nulla attraverso le fatiche dell'archimandrita Cristoforo Atallah e che ospita dal 1999 varie monache e novizie, un centro spirituale per migliaia di fedeli in Giordania.

4. Chiediamo che siano creati una scuola teologica e un seminario in modo che i giovani ricevano istruzione cristiana ortodossa, che siano preparati per insegnare la verità cristiana nelle scuole, che abbiano le risorse per combattere la propaganda eterodossa, e che siano stabilite scuole di catechismo in tutti i villaggi e città, perché ciò che esiste oggi non è sufficiente. L'assenza di tali scuole induce molti giovani a cercare scuole latine e protestanti e a entrare nei collegi clericali dei latini e protestanti, finendo con il nostro più profondo rammarico nei ranghi del clero latino o protestante. Ma la leadership ortodossa non protesta e non è addolorata, e questo ci fa chiedere se sono veri pastori che lasciano le novantanove pecore per cercare quella perduta.

5. Chiediamo che ci siano delle metropoli o diocesi, in modo che ci siano attività spirituali e responsabilità pastorale, senza che tutto rimanga in attesa di approvazione da parte del patriarca, perché purtroppo nel nostro patriarcato non ci sono metropoliti pastorali, ma solo titolari. Questo lascia il gregge senza pastore, cosa disastrosa per il futuro dell'Ortodossia nel nostro paese.

6. Chiediamo anche che alcuni membri della congregazione abbiano voce in capitolo nell'amministrazione della Chiesa. Oggi la leadership della Chiesa lavora con alcuni laici ed è rappresentata da loro. Chi sono? Sono individui ignoranti della Chiesa. Anche se sono cristiani, essi non partecipano ai santi misteri sacri della Chiesa e non li capiscono. Non si comunicano se non dopo il battesimo e si presentano come "notabili" che si compiacciono di essere onorati nella società. Chiediamo che persone fedeli, che vivono la vita sacramentale e spirituale, abbiano voce in capitolo nelle questioni ecclesiali, che non si sentano scollegati, come stranieri nel loro paese e nella loro Chiesa madre, dove oggi ha più diritti un clero straniero che non conosce i costumi e le tradizioni locali e che appare come se fosse stato paracadutato. Alcuni membri di questi clero straniero – purtroppo venuti tra noi negli ultimi anni come sconosciuti, già ordinati e avanti negli anni, umiliano il clero e i fedeli locali con il loro comportamento scioccante, a scapito della scuola patriarcale priva di studenti – e quindi inesistente –, che era il vivaio della nostra Confraternita del Santo Sepolcro, dove convivevano greci e arabi, ma che oggi si compone di solo 7-8 bambini di origine greca.

7. Chiediamo l'istituzione canonica del Sinodo. La composizione del attuale Sinodo è fatta in modo tale che piace solo al patriarca, che ritiene che il Sinodo del Patriarcato di Gerusalemme niente altro che un comitato di igumeni. Il Patriarca nomina persone che lui ritiene "qualificate". Così i membri del Sinodo non rappresentano né il popolo né le eparchie, dal momento che, con l'eccezione di due vescovi, non hanno gregge e molti di loro sono archimandriti. Al fine di conservare il loro posto nel Sinodo e di non cadere in disgrazia con il patriarca e per le archimandriti diventare vescovi, i membri del Sinodo diventano pesci muti. Se un membro del Sinodo osa resistere al parere del patriarca, viene subito portato all'uscita. Quale speranza rimane quindi per un futuro migliore per la nostra Chiesa?

Queste sono le richieste che stiamo facendo alla nostra leadership spirituale e per le quali ci sforziamo con umiltà e amore di fronte alla nostra autorità ecclesiastica, che per anni ha chiuso le orecchie e, peggio, ha frainteso le nostre intenzioni e distorto le nostre motivazioni.

Se queste richieste sono anti-cristiane e anti-greche, giudicatele voi, e se le trovate ingiuste e irrazionali dal punto di vista pastorale ed ecclesiologico, accetteremo qualunque punizione ed espulsione.

Siamo ansiosi di avviare qualsiasi dialogo che porti risultati positivi, anche se dubitiamo che avrà successo, dopo aver provato inutilmente negli ultimi anni.

Sappiamo che le chiese locali non interferiscono negli affari di un'altra Chiesa.

Tuttavia, qui c'è un declino catastrofico per la Chiesa ortodossa in Terra Santa, che è una questione seria per tutta la Chiesa ortodossa.

Se un membro soffre, poi soffre tutto il corpo. Questo non va dimenticato.

Due anni fa, i fedeli e le organizzazioni ortodosse hanno segnalato il problema al Partriarca ecumenico Bartolomeo in una lettera firmata da oltre 6000 fedeli, copia del quale è allegata.

Pertanto, vi preghiamo di intervenire per porre fine al sistema non canonico di gestione e di comportamento arbitrario del patriarca della Chiesa di Gerusalemme in ogni modo che ritieniate opportuno, prima che facciamo il lamento funebre dell'Ortodossia tra le rovine della santa Sion.

Arcivescovo Teodosio (Atallah Hanna) di Sebastia

Archimandrita Cristoforo Atallah

Archimandrita Melezio Bassal

Archimandrita Atanasio Kakish

 

 

Padre Touma (Bitar) sulla situazione nel patriarcato di Gerusalemme

dal blog Notes on Arab Orthodoxy

13 luglio 2014

L'archimandrita Touma (Bitar) 

"Non ci possono chiedere di essere loro seguaci semplicemente perché hanno ereditato la successione apostolica. Dobbiamo seguire il bene e prendere le distanze dai cattivi successori degli apostoli".

Sant'Ireneo di Lione

La sede di Gerusalemme: sottomissione che uccide

"Mi ami, Pietro? Pasci i miei agnelli...": così disse il Signore a Pietro per tre volte. L'idea è che Pietro stia sconfessando il suo rinnegamento del Signore per tre volte attraverso il suo amore per lui. Cioè, attraverso la cura delle sue pecore. Egli pianse amaramente, con rammarico e pentimento, e Dio accoglie coloro che si pentono. Ma non nutrire i suoi agnelli è un rinnegamento e un'ingratitudine nei suoi confronti, una cosa che cade sotto la condanna. Guai a chi fa inciampare uno di questi piccoli! Guai a coloro che si nutrono, ma non nutrono le pecore!

Gli agnelli della Sede di Gerusalemme non hanno nessuno che li nutre! Perché? Perché sono arabi! Ogni tipo di risveglio che li faccia risalire oltre il livello dell'impoverimento spirituale e dell'ignoranza è proibito!

A loro è permesso solo spostarsi tra la miseria e l'ignoranza, tra l'analfabetismo spirituale forzato e i rituali. Questo è più rassicurante! Non hanno parte in qualcosa che sia di più di qualche briciola! Sempre trattati con sospetto! Trascurati ed emarginati! Accusati di rivolta contro la sede di Gerusalemme! Tra il martello dell'occupazione militare e l'incudine dell'occupazione ecclesiastica, è in corso un processo per emarginarli, per disabilitarli, per soffocare il loro impeto, per schiavizzarli nella propria chiesa, che li esclude da ogni decisione significativa, sia nella propria terra sia altrove!

Uno dei fedeli da Amman è venuto a fare un ritiro con noi. Ci ha trasmesso la notizia del nuovo capitolo della tragedia della sua chiesa oppressa e del gregge di Cristo emarginato in quel luogo. Alcuni membri del clero arabo, pieni di zelo per la casa di Dio, stanno lavorando per un risveglio tra gli ortodossi arabi! Questa è una cosa naturale! Nel nord della Giordania, un po' di rinnovamento è apparso, e la gente si rallegra al ritorno della vita della Chiesa! C'è a Dibbeen un monastero che prende il nome dalla fonte vivificante. Si trova a circa 12 km a nord di Amman. È come se fosse nato con un taglio cesareo – forse perché è per le donne. I fedeli sono assetati delle fonti dello Spirito, affamati della parola di vita. Ma appena è apparso qualcuno a dare agli ortodossi arabi un torrente d'acqua di vita eterna e a spezzare per loro il pane del cielo, lo strumento degli intrusi che detengono il potere alla sede di Gerusalemme ha agito al fine di porre fine al rischio di risveglio che appariva all'orizzonte, di scacciare coloro che lo stavano realizzarlo, e di spegnere in quel luogo la fiamma dello Spirito! Coloro che sono responsabili di quella che viene considerata come la tessitura di una "sospetta cospirazione" per la rinascita sono stati cacciati via e sono stati sostituiti con altri che possano effettivamente garantire che la Chiesa sarà quanto più possibile disseccata tra gli ortodossi arabi e che nulla giunga al punto della rinascita.

Si sono tenute dimostrazioni per protestare contro il comportamento dei responsabili della sede di Gerusalemme di fronte a varie istituzioni ecclesiastiche e civili. Ma sembra che nessuno voglia ascoltare!

Che colpa hanno gli ortodossi locali di essere arabi? Non è forse vero che in Cristo non c'è né arabo né greco, ma Cristo è tutto in tutti? È naturale che ci siano arabi, greci e slavi nella Chiesa. Una persona non può uscire dalla propria pelle. Lodiamo Dio, ognuno nella propria lingua, paese e cultura, proprio come quelli su cui discese lo Spirito Santo nel libro degli Atti. Tuttavia, che la Chiesa diventi un veicolo e un supporto per il nazionalismo e il razzismo, questa è mancanza di fede! È un regredire di nuovo al paganesimo degli antichi gentili! Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio! Se Cristo non è colui che ci riunisce, allora nulla ci accomuna! Se non siamo preparati a guidare ogni pensiero verso l'obbedienza a Cristo, allora non abbiamo parte con lui! A quel punto, erigiamo idoli accanto a lui nella nostra fede! A quel punto, iniziamo ad assomigliare alle parole di Colui che ha detto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me." A quel punto, noi uccidiamo Cristo in noi e negli altri, pur sostenendo che stiamo offrendo culto a Dio!

Purtroppo, coloro che vegliano sulla Sede di Gerusalemme guardano più alla polvere e alle pietre – e a se stessi – mentre la gente è per loro qualcosa di più simile agli schiavi! Si nascondono dietro i canoni mentre violano il loro spirito! Commerciano potere e denaro! In che modo sono diversi dai sommi sacerdoti di Israele che hanno cospirato contro il Signore e lo hanno consegnato ai gentili perché fosse ucciso?! Gli agnelli di Gerusalemme sono consegnati al macello con negligenza? Si esaltano con i loro paramenti, i loro pastorali e i loro titoli e i loro discorsi magniloquenti, mentre il gregge è costretto a giacere ai loro piedi! Trafficano con Cristo e le sue pecore, senza alcun senso di fede o credo! Forse alcuni di loro si sottomettono allo status quo, provando dolore per la situazione di ortodossi arabi, ma non alzano un dito! Il problema non è nelle loro mani. Questo è ciò che il patriarca e il suo seguito vogliono! Queste parole del Signore non si applicano forse a loro: "La mia casa è chiamata casa di preghiera, e ne hanno fatto una spelonca di ladri"?!

No, noi non stiamo sostenendo gli ortodossi arabi di Gerusalemme perché sono arabi. Né li sosteniamo perché vogliamo arabizzare le autorità e i luoghi santi! Il Signore non è morto per il bene della terra e della pietra, ma per la carne e il sangue! Sono prima di tutto i nostri fratelli nella fede! "Voi siete il tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi"! La nostra protesta non è per l'autorità che ci è stata rubata o per la cultura araba che viene insultata. E non è per la confisca politica, anche se rifiutiamo l'ingiustizia! La nostra protesta è ecclesiale: è per l'indifferenza, anzi l'abbandono della cura per le pecore di Cristo, l'abbandono della predica del Vangelo della salvezza! "Pasci i miei agnelli", non importa quale possa essere l'identità culturale del branco!

L'insensibilità e l'indifferenza del mondo ortodosso verso ciò che sta accadendo nella Sede di Gerusalemme è sconcertante. Nessuno si sta attivando per motivare coloro che sono indifferenti. È come se questa fosse una cosa che non ci riguarda! Il più semplice degli insegnamenti dei nostri santi padri è che la giusta fede, ovunque essa sia, ci riguarda e ci riguarda direttamente! Un vescovo, per esempio, è un vescovo della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica in ogni luogo, non solo in quella parte in cui è vescovo! Naturalmente, nessuno dovrebbe ingerirsi nel modo in cui un vescovo conduce gli affari della sua diocesi, purché tali questioni siano regolate secondo la retta fede e i canoni della Chiesa. Tuttavia, non appena un vescovo si allontana dalla fede ortodossa e dai canoni della Chiesa, ogni vescovo ortodosso in ogni luogo dovrebbe non solo occuparsi dell'infrazione, al fine di correggerlo, ma è richiesto loro di farlo – e qui sottolineo la parola "richiesto."

Trattare i problemi in termini di quello che è conosciuto come "politica della Chiesa", come se fossero separati dalla virtù e dall'eccellenza, è mancanza di fede e tradimento! Le sedi considerate "greche" chiudono un occhio sul massacro spirituale che si sta verificando nella sede di Gerusalemme per serrare i ranghi tra di loro, come se fossero un partito politico mondano! Esse stesse sanno individualmente che ciò che sta accadendo nella sede di Gerusalemme è inaccettabile e lo diranno nelle loro riunioni a porte chiuse, ma non lo ammetteranno apertamente! In pratica, preferiscono il legame del loro razzismo al legame della Chiesa di Cristo! Che tipo di comportamento è questo? Non è ipocrisia? Ci è stato affidato il nostro nazionalismo e il nostro razzismo o ci è stata affidata la Chiesa di Cristo?! Lo stato di insensibilità verso questo problema è orribile e terrificante! E questo non è limitata alla sfera greca. Purtroppo, va oltre in ogni ambito: slavo, antiocheno e altri! Quante chiese di Cristo in ogni luogo sono oppresse a causa di nazionalismo, razzismo, politica, tribalismo, gruppi e leader all'interno della Chiesa! Non sono tanto interessati ad aver cura della Chiesa, quanto lo sono a estendere la loro autorità, nel nome dell'Ortodossia (!), a chi otterrà quali guadagni materiali e simbolici esercitando autorità sulla Chiesa in questo o quel luogo!

Gli esempi peggiori di sfruttamento della Chiesa, della cura pastorale dei fedeli e della predicazione del Vangelo in questo contesto si trovano nella diaspora – e non solo nelle diocesi del Nord America! Abbiamo scartato ogni ecclesiologia in modo che le cosiddette "Chiese madri" possano tenere le mani sulle Chiese locali! Usiamo il peccato come una scusa e non ci importa nemmeno! Dicono che stanno aspettando il futuro concilio ecumenico ortodosso? Questo non sarà in grado di realizzare una soluzione poiché avverrà in un'atmosfera in cui ci si chiede chi assumerà controllo su cosa, a scapito dei fedeli. Tutti, purtroppo, considerano la diaspora come la loro vacca da mungere! La nostra ultima preoccupazione è la Chiesa! La nostra prima preoccupazione è ciò che ci appartiene!

Per questo motivo, non ci si può aspettare del bene da qualsiasi soluzione, nel prossimo futuro, che venga da fuori di quelli che soffrono! Il nostro visitatore mi ha chiesto: "Che cosa possiamo fare noi, il gregge ortodosso arabo nella sede di Gerusalemme?" Gli ho detto: se siete in attesa di una soluzione che giunga a voi dall'esterno, allora vi sbagliate, perché nulla sta per venire! Quelli tra voi che sono zelanti per Cristo in amore, rettitudine e di umiltà dovrebbero prendere il loro destino, e il destino della loro Chiesa, nelle proprie mani! Chiedete, come avete chiesto finora! Avvertite, come avete avvertito finora! Poi, finalmente, se i responsabili della Sede di Gerusalemme non presteranno attenzione alle vostre esigenze dopo una, due, tre volte, siano allora per voi come il pagano e il pubblicano! Loro sono quelli che sono caduti e voi siete quelli che reclamano giustizia, se sapete mantenervi fedeli al Signore Dio! Se insistono con la loro cecità, lasciateli nella fossa dei loro peccati, ma quanto a voi, fate della luce di Cristo il vostro punto di riferimento e camminate verso di lui! Se tengono stretti i loro beni, lasciateli e lasciate loro quei beni! Il vostro Cristo è un bene sufficiente per voi, il suo Spirito una sufficiente eredità e il suo amore una terra sufficiente!

Lo stesso va detto per tutte le chiese oppresse o nella diaspora. Coloro che si occupano di Cristo sono nel giusto, mentre purtroppo nessuno in questo momento malvagio dà ciò che appartiene a Cristo o è zelante nello Spirito. La Chiesa, sia in Antiochia, Russia, nei Balcani o in qualsiasi altro luogo, non ha mai ricevuto ciò che è suo, tranne con la forza. Non sono mai state riconosciute e accettate come Chiese sorelle se non dopo una separazione. Questa è la malattia dell'autorità!

Le Chiese di Gerusalemme, Alessandria e la diaspora in generale – per non parlare di altri – devono conoscere e comportarsi secondo quello che è bene in Cristo! Chiunque vi sostiene fa del bene anche a se stesso. Resistete a chiunque vi resiste e tenta di legarvi ai fragili pilastri di questo mondo, e non prestatevi ascolto. In verità, però, anche costui potrebbe tornare in sé, perché Dio è con voi e lo Spirito del Signore vi sostiene! Noi non siamo nati in Cristo per essere servili, né per alcun guadagno mondano! Voi conoscete la verità, e la verità vi farà liberi! "Io sono la tua eredità", dice il Signore.

Archimandrita Touma (Bitar)

abate del monastero di san Silvano dell'Athos

Douma, Libano

13 luglio 2014

 
Исследователи сомневаются, что автор икон Звенигородского чина – Андрей Рублев

Научные исследования приблизились к доказательству, что авторы трех икон Звенигородского чина и знаменитой "Троицы", которую, вероятнее всего, написал Андрей Рублев – разные.

Об этом сегодня сообщили в Государственной Третьяковской галерее журналистам.

Директор Третьяковской галереи Зельфира Трегулова пояснила, что работы велись с помощью всех возможных современных способов исследования древнерусской живописи. По ее словам, в связи с новыми открытиями в галерее намерены переиздать каталог древнерусской живописи из собрания музея 1995 года, поскольку с тех пор наука ушла далеко вперед.

Трегулова пообещала, что исследования будут продолжаться. Представленные сегодня результаты – это лишь этап в сложной многоступенчатой работе, которую проводит музей, добавила директор.

Исследования, о которых идет речь, проводились в 2015-2016 годах совместной рабочей группой сотрудников Государственной Третьяковской галереи и Государственного научно-исследовательский института реставрации.

Знаменитый Звенигородский чин, в который входят поясные иконы Христа Пантократора, архангела Михаила и апостола Павла был найден в 1918 году близ Успенского собора на Городке в Звенигороде. Как сообщается во многих источниках, иконы среди дров в сарае обнаружил реставратор Всероссийской комиссии по сохранению и раскрытию древнерусской живописи Григорий Чириков. Но это тоже недоказанная легенда. Был ли дровяной сарай или не было – документально не подтверждено. Точно известно только, что иконы нашли в 1918 году в рамках работы Всероссийской комиссии по сохранению и раскрытию древнерусской живописи, которая собирала (спасала) иконы по всей стране. И то, что эти иконы не использовались в богослужебных целях.

Иконы – часть сохранившегося Деисуса, так что изначально их было семь или девять.

После реставрации икон художник и реставратор Игорь Грабарь, руководитель Центральных реставрационных мастерских заявил: "Их создателем мог быть только Рублев, только он овладел искусством подчинять единой гармонизующей воле все эти холодные, розово-сиренево-голубые цвета, только он дерзал решать колористических задачи, бывшие под силу лишь венецианцам, да и то сто с лишним лет спустя…"

Во всех учебниках по истории русского искусства автором трех икон "Звенигородского чина" называется Рублев. Дискуссии возникали лишь вокруг того, из какого храма эти иконы. Написан ли он или для Успенского в Звенигороде, Успенского, так и соседнего Рождественского собора Саввино-Сторожевского монастыря, собора во Владимире – этот вопрос, так и не решен.

Благодаря работе ученых Государственной Третьяковской галереи и Государственного научно-исследовательский института реставрации, в том числе и с помощью современного оборудования, теперь точно доказано, что иконы Звенигородского чина написал не автор "Троицы". Они написаны в конце XIV века, то есть раньше, чем знаменитая "Троица", которую датируют 20-ми годами XV века.

"Произошло действительно историческое событие. Доказано со всей возможной для реставрационной науки основательностью, что иконы Звенигородского чина написал другой художник, не автор "Троицы". Многие об этом догадывались. Я три года назад сказал об этом публично. Сейчас идут обсуждения – написаны ли три этих великих иконы одним мастером или двумя", – говорит Алексей Лидов, историк искусства, византолог, академик Российской академии художеств.

По словам Лидова, главное следствие этого открытия – "то, что мы обрели еще одного или двух больших художников, которые работали одновременно с великими Андреем Рублевым и Феофаном Греком".

"Кроме того, это является торжеством справедливости: обретенные в 1918 году иконы были приписаны другому замечательному русскому иконописцу. Случившиеся – выдающееся достижение реставрационной и искусствоведческой науки. Это открытие ставит нас перед необходимостью переосмыслить историю русского искусства этой эпохи и отказаться от привычной с детства  мифологии", – добавил Алексей Лидов.

 
Chi è il vero erede dell'apostolo Tommaso?

Agli inizi del 2015, Pravoslavie.ru ha pubblicato in russo e in inglese un articolo di Clement Nehamaiyah sul suo cammino verso la Chiesa ortodossa. Con nostra sorpresa, abbiamo appreso che l'articolo è stato letto in India e ha spinto un cristiano indiano non calcedoniano a scrivere a Clement una lettera in cui tenta di dimostrare che la "Chiesa ortodossa indiana" è la vera Chiesa di Cristo portata in India dall'apostolo Tommaso. Abbiamo chiesto a Clement di rispondere a questa lettera molto interessante, e ha risposto suo fratello Polycarp, divenuto ortodosso insieme a Clement.

l'apostolo Tommaso predica in India

"Sono rimasto scioccato nel leggere queste parole"

Una lettera del non-calcedoniano Basil Varghese

Caro Clement,

Saluti nel nome del nostro Signore!

Mi è capitato di leggere la sua lettera intitolata "La missione indiana sarà la missione più feconda nel mondo". Prima di tutto, mi congratulo con lei per aver trovato la verità nella Chiesa ortodossa.

Vedo che menziona la sua conoscenza dei "giacobiti monofisiti che si definiscono ortodossi" in India. Mi permetta di notare lo shock che ho sentito nel leggere queste parole. Io appartengo personalmente alla Chiesa ortodossa indiana, fondata dall'apostolo san Tommaso stesso. Il patriarca primate di questa Chiesa è il Catholicos d'Oriente, successore al trono apostolico di san Tommaso. Oggi il patriarca regnante è sua Santità Baselios Mar Thoma Paulos II. Fino a quando i portoghesi sono venuti in India nel 1498 e hanno iniziato a cercare di dominare i cristiani nativi per tutto il secolo successivo, la mia Chiesa era in stretto contatto con la Chiesa persiana (anch'essa fondata da san Tommaso). Quindi è lecito ritenere che la fede dei nostri antenati potrebbe essere stata nestoriana. Ma dopo mezzo secolo di dominazione cattolica (1599-1653), la mia Chiesa ha dichiarato l'indipendenza attraverso il giuramento della Croce di Koonan nel 1653, che è stata la PRIMA rivolta aperta in India contro la dominazione coloniale straniera. Poi la mia Chiesa ha inviato lettere alle altre Chiese d'Oriente chiedendo aiuto – non avevamo vescovi. Solo la Chiesa siro-ortodossa ha risposto. Dopo più di due secoli di conoscenza con i vescovi siri, la mia Chiesa ha lentamente assorbito la loro liturgia e l'ha adottata integralmente nel XIX secolo.

La prego di capire che le Chiese ortodosse orientali NON sono monofisite. Se esamina il contesto storico e politico del Sinodo di Calcedonia (come il patriarca Anatolio di Costantinopoli fu intimidito ad accettare il Tomo di Leone dall'imperatrice Pulcheria, come un vescovo di Roma assetato di potere ha deciso di vendicarsi su di un patriarca di Alessandria senza pretese – noti che la stessa sete di potere da parte del papa di Roma è stata un fattore chiave nel Grande Scisma) e studia con attenzione il tema di "in due nature" contro "di due nature", capirà la verità. In sostanza, gli ortodossi bizantini e gli ortodossi orientali hanno la stessa fede, che si esprime solo in modi leggermente diversi, che hanno causato confusione. La prego di leggere il verbale dell'accordo di Chambesy.

una funzione nella Chiesa malankarese

Può anche fare riferimento alle opere del famoso reverendo padre dr. V. C. Samuel e il celebre metropolita Paulos Mar Gregorios, che gettano luce su tali questioni.

Inoltre, il nome "giacobita" è dispregiativo. Abbiamo abbandonato quel nome circa un secolo fa. Era utilizzato dai "melchiti" per deriderci per la nostra affinità con Giacomo Baradeo che era anti-calcedoniano. (Vedete come non vi piace essere chiamati "melchiti"? Allo stesso modo, a noi non piace essere definiti "giacobiti").

In questo momento, considerando l'estremismo mostrato dagli indù, la prego di capire che è il momento che i cristiani dell'India stiano uniti. Io sono del Kerala. Anche nel vostro stato di Maharashtra, la Chiesa ortodossa indiana ha una forte diocesi con una sede metropolitana a Mumbai. A Nagpur, abbiamo un prestigioso seminario (Seminario teologico ortodosso san Tommaso). Si unisca a me nella mia preghiera per il ristabilimento della comunione tra la Chiesa ortodossa calcedoniana e la Chiesa ortodossa non calcedoniana. Abbiamo grandi speranze nella bontà di sua Santità il patriarca Kirill e di sua Eminenza il metropolita Ilarion Alfeev. Il precedente patriarca, sua Santità Alessio II, è stato un grande amico della Chiesa ortodossa indiana. In questo momento, il prete ortodosso russo padre dr. Stephen Headley è in visita a un monastero della Chiesa ortodossa indiana a Kottayam, Kerala. Preghiamo per la crescita della fraternità tra le nostre Chiese.

Suo in Cristo,

Basil Varghese

Kerala, India

 

"Siamo fatti eredi dell'Apostolo Tommaso solo attraverso una successione ininterrotta"

La risposta di un cristiano ortodosso in India, Polycarp Nehamaiyah

Polycarp Nehamaiyah

Caro signore,

Saluti nel santissimo nome di Gesù Cristo!

Sono lieto di sapere che la mia lettera di testimonianza è stata letta in India. Sono anche felice di ricevere la sua risposta a cui rispondo con amore fraterno. Posso capire la sua reazione scioccata da membro della Chiesa ortodossa orientale. Se oggi io fossi anglicano, forse mi sarei sentito allo stesso modo, ciò sarebbe provenuto da un sentimento di zelo per la mia setta, ma nondimeno un sentimento senza comprensione della verità piena e della sua esperienza. Ci sono angoli multipli da cui vedere o giudicare una cosa, cioè, un angolo completamente sbagliato, un angolo in parte giusto e in parte sbagliato, e un angolo completamente giusto. Le persone che osservano attraverso ciascuno di questi angoli pensano che hanno ragione e che il loro punto di vista è corretto; tuttavia, ciò che conta non è quello che la gente pensa di una certa cosa dal proprio punto di vista, ma qual è la verità. Questo è particolarmente importante quando si parla de "La" fede cristiana, che è la vita dello Spirito Santo nella Chiesa della santissima Trinità. E per questo motivo dobbiamo avere l'angolo giusto per vedere e giudicare una questione per la gloria di Dio, invece che per la blasfemia. Come ortodosso sono in disaccordo non solo con la storia che lei ha affermato, ma anche con la teologia; ma le assicuro che la mia reazione di disaccordo e la mia risposta è solo per amore e per preoccupazione per un mio beneamato compagno di fede in Cristo.

Ho studiato la storia della Chiesa indiana e basandomi su tali studi posso dire con certezza che la Chiesa siro-ortodossa malankarese, conosciuta anche come Chiesa ortodossa indiana, è stata generata dalla Chiesa cristiana giacobita siriana, che è in comunione con e si trova sotto il patriarcato siro-ortodosso. Così, per quanto riguarda la storia, la Chiesa siro-ortodossa malankarese è venuta alla luce nel 1912, invece che nel primo secolo, come viene comunemente sostenuto dai fedeli di detta Chiesa. L'attuale capo della Chiesa, sua Santità Baselios Mar Thoma Paulose II, è conosciuto come Catholicos d'Oriente e Metropolita di Malankara, piuttosto che come patriarca. In sostanza, in realtà nessun corpo cristiano in India può pretendere di essere la Chiesa fondata da Tommaso. L'apostolo Tommaso ha stabilito la Chiesa ortodossa in India, ma dopo il suo martirio, per 300 anni, la Chiesa di san Tommaso è rimasta senza sacerdoti, dipendente dalla Chiesa persiana, che era anch'essa ortodossa a quel tempo, ma è diventata nestoriana nell'anno 489 – più precisamente dopo la morte del patriarca Acacio, che fu l'ultimo patriarca ortodosso della sede di Seleucia-Ctesifonte. Dal momento che la Chiesa indiana era sotto la supervisione della Chiesa persiana, divenne anch'essa nestoriana sotto la sua guida. Alla fine del XVI secolo, i cattolici romani portoghesi arrivarono e convertirono la maggior parte della chiesa nestoriana esistente, mentre una piccola porzione rimanente, separata dalla Chiesa latina, è diventata ortodossa orientale miafisita nel 1665, dopo aver ricevuto il vescovo siro-ortodosso di Gerusalemme Gregorios Abdul Jalil, del patriarcato siriaco. La ragione per cui affermo questa storia è di mostrare che la Chiesa di san Tommaso morì nel V secolo ed è rimasta morta durante la conversione latina e giacobita. Quindi, come ho detto prima, nessun corpo cristiano in India può vantare di essere la Chiesa fondata da Tommaso. Non è la successione o la continuità della genealogia o la mera imposizione delle mani che conta o che ci rende successori degli apostoli, ma la continuità della fede, non una fede simile, né una fede quasi identica, ma una fede esattamente identica, che è la vita e l'opera dello Spirito Santo, l'unico Signore che ha un unico corpo abitato da un unico Spirito che porta un'unica fede nella sempre presente sposa di Cristo.

Ora, per quanto riguarda la polemica su Calcedonia, direi che è un problema già risolto. Ho letto il libro del dr. V. C. Samuel dal titolo, Il Concilio di Calcedonia riconsiderato, e devo ammettere che è un libro interessante. Ma ancora una volta vorrei sottolineare che bisogna guardare dalla giusta angolazione per evitare errori. Sono d'accordo che comunemente i non calcedoniani sono indicati come monofisiti, termine che gli [ortodossi] orientali trovano dispregiativo e che non è del tutto esatto per designarli, quindi è meglio chiamarli miafisiti come ho visto preferire dal papa copto Shenouda III, o semplicemente non calcedoniani.

Tra l'altro, "giacobita" non è termine dispregiativo, poiché la Chiesa sira lo ha utilizzato per se stessa, e neppure il termine "melchita" è dispregiativo per me. Fino a quando l'imperatore, qualsiasi vescovo della Chiesa, o anche un laico è ortodosso, non ho alcun problema a farmi chiamare secondo il suo nome. In ogni modo, l'accordo di Chambesy che ha nominato non è onesto verso la verità, non è accettato dalla Chiesa ortodossa russa, né dal Monte Athos. Noi desideriamo la guarigione di tutti gli scismi ma questa dovrebbe avvenire con sincerità e onestà verso la vita dello Spirito Santo, altrimenti non facciamo altro che ingannare noi stessi in una falsa unione. La Chiesa è un essere vivente; non è mai passata, è sempre nel presente, perché possiede la pienezza di Cristo e la vita continua del suo Spirito. Il santissimo corpo di Cristo ha già difeso e proclamato la fede del Figlio di Dio, che l'unione ipostatica del Logos incarnato non è solo "di due nature'', ma è anche "in due nature" – l'unico e il solo Cristo, l'unigenito Figlio di Dio. La definizione di Calcedonia proclama la fede ortodossa che gli antichi profeti hanno testimoniato. Come il Signore Gesù Cristo stesso ci ha insegnato, così è stato il simbolo dei Padri a noi tramandato. Così è anche il Tomo di papa san Leone. Io personalmente amo questo Tomo, perché spiega splendidamente e con semplicità l'unione ipostatica. Il Tomo di san Leone non è stato forzato sulla Chiesa dall'imperatrice. Come potrebbe essere? Anche se assumiamo che sant'Anatolio di Costantinopoli sia stato intimidito ad accettare il Tomo, come potremmo spiegare che dopo aver letto il Tomo, tutti i vescovi gridarono: "Questa è la fede dei padri; questa è la fede degli apostoli. Così tutti noi crediamo, così credono gli ortodossi"? Inoltre, sant'Anatolio stesso era un alessandrino, educato alla scuola alessandrina. Conosceva la distinzione fra cristologia ortodossa e non ortodossa e, quindi, si aggrappò alla cristologia esposta nel Tomo e respinse la contraddizione insieme agli altri vescovi. È un errore dire che calcedoniani e non calcedoniani hanno la stessa fede, perché come può il Tomo di san Leone essere ortodosso ed eretico allo stesso tempo?

La Chiesa ha canonizzato san Leone come dottore della Chiesa, ma ha condannato Dioscoro e Severo. L'atto della Chiesa rende lampante ciò che è la fede ortodossa e ciò che non lo è. È per questo che ogni ipotesi che la nostra fede sia la stessa è estranea alla Chiesa di Cristo. La questione di Calcedonia è molto importante e non dobbiamo prenderla alla leggera perché Gesù ci chiede, voi chi dite che io sia? (Mt 16:15). La nostra risposta determina se essa proviene dal Padre nei cieli o dal nostro intelletto. San Vincenzo di Lerins ci aiuta a determinare l'ortodossia della nostra fede. Egli dice: "Nella stessa cattolica Chiesa, deve essere presa la massima cura che noi sosteniamo la fede che è stata creduta ovunque, sempre, e da tutti. Questo infatti è veramente e in senso stretto cattolico; che, come dichiarano il nome stesso e la ragione dei fatti, comprende tutto in modo universale. Questa regola si deve osservare se seguiamo l'universalità, l'antichità, e il consenso. Seguiremo l'universalità se confessiamo essere vera l'unica fede che confessa tutta la Chiesa in tutto il mondo; l'antichità, se in nessun modo ci dipartiamo da quelle interpretazioni che è manifesto che sono state notoriamente tenute dai nostri santi padri e antenati; il consenso, allo stesso modo, se nell'antichità stessa aderiamo alle definizioni del consenso e alle determinazioni di tutti, o almeno di quasi tutti i sacerdoti e dottori. (Commonitorium di san Vincenzo di Lerins, Ch.2)

La guarigione dello scisma e il ripristino della comunione sono veramente da desiderare e da ricercare, ma non possono essere raggiunte fino a quando verranno fatti tentativi seri, con fedeltà, onestà e unanimità con la Chiesa. È veramente un atto benedetto pregare per la ri-unione e noi preghiamo sempre per essa. Continuiamo a pregare per questa causa. Apprezzo anche il richiamo a essere uniti in India in questo periodo di tensioni. Anzi, dobbiamo restare uniti, aiutarci a vicenda, pregando gli uni per gli altri e dando testimonianza a Cristo insieme, in modo che il nome del nostro Signore e Dio venga glorificato in tutto e in tutti. Amen.

In Cristo,

Polycarp (Dr. Rohan Nehamaiyah)

 
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Il patriarca Teodoro di Alessandria compie la prima ordinazione di diaconesse

In occasione della festa del santo grande martire Teodoro Tirone, il 17 febbraio 2016, il giorno in cui sua Beatitudine Teodoro II, papa e patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa, festeggia il suo onomastico, una Divina Liturgia festiva è stata celebrata presso la chiesa di San Nicola, all'interno del centro missionario di Kolwezi, in Congo.

Insieme con il primate di Alessandria hanno concelebrato le loro Eminenze Niceforo, metropolita di Kinshasa, Innocenzo, metropolita di Burundi e Ruanda, e il metropolita locale Meletios del Katanga, accompagnato dal clero della metropolia di Hy.

Come riporta il sito ufficiale del patriarcato, sua Beatitudine il patriarca, durante l'omelia sul grande martire san Teodoro, ha sottolineato la sua confessione da martire di fronte ai persecutori della fede e il suo amore per Gesù Cristo.

Al termine della Divina Liturgia il primate del trono di Alessandria ha ordinato la catechista anziana Theano, una dei primi membri del personale missionario a Kolwezi, come "diaconessa delle missioni" della sacra metropolia del Katanga e ha letto la preghiera di ingresso nel "ministero ecclesiale" per tre suore e due catechisti, per consentire loro di assistere lo sforzo missionario della sacra metropolia, particolarmente nei sacramenti dei battesimi di adulti e matrimoni, oltre che nel dipartimento catechistico della Chiesa locale.

Si noti che è la prima volta nella storia delle missioni in Africa in cui si compiono queste ordinazioni.

Il Santo Sinodo del patriarcato di Alessandria ha ripristinato il ministero delle diaconesse durante la sua sessione del novembre 2016.

Diverse sante donne che hanno adempiuto il ministero di diaconessa sono incluse nel calendario ortodosso: tra queste le più note sono santa Tatiana (12 gennaio), santa Olimpia (25 luglio) e santa Febe (3 settembre).

 
Accademico scontento sabota corso di studi dopo un litigio all'Istituto di Studi Cristiani Ortodossi a Cambridge

 

Palamas House, la sede dell'Istituto di Studi Cristiani Ortodossi a Cambridge 

Acuni sacerdoti in formazione sono stati messi in crisi quando un direttore amareggiato di un istituto di studi religiosi ha bloccato il suo programma di formazione a distanza, si è detto a un'udienza in tribunale.

Il decorato accademico, dott. Constantinos Athanasopoulos, che è stato direttore della formazione a distanza presso l'Istituto di Studi Cristiani Ortodossi (IOCS), ha staccato la spina al corso on-line dopo che è stato licenziato, come è stato raccontato all'udienza a Bury St. Edmunds.

il dottor Constantinos Athanasopoulos

La notte prima che il sistema si schiantasse, il 4 agosto dello scorso anno, egli avrebbe detto alla presidente del consiglio di amministrazione dell'IOCS, Gladys Bland, che poteva "metter fuori uso il programma di apprendimento a distanza in cinque minuti", aggiungendo che avrebbe avuto "25 studenti molto arrabbiati che bussavano alla sua porta". Alcuni di quegli studenti avevano bisogno della qualificazione prima di diventare preti.

Ma pur avendo motivi ragionevoli per licenziare il dott. Athanasopoulos per cattiva condotta (il tribunale ha trovato che aveva creato una "situazione grave e molto seria" ai suoi datori di lavoro), al docente è stata riconosciuta un'indennità per licenziamento irregolare, perché nei suoi confronti non sono state seguite le procedure corrette.

Il direttore dell'istituto, il professor David Frost, un ex docente del St John's College di Cambridge, ha detto che sono stati "assediati da e-mail e telefonate di studenti da tutto il mondo", che volevano sapere quello che stava accadendo al sistema, che secondo lui è stato fuori uso per due settimane.

il professor David Frost

Ha detto al News: "Erano studenti altamente qualificati: alcuni di loro necessitavano del corso per lo sviluppo professionale. Almeno uno aveva bisogno di completarlo perché un vescovo ortodosso accettasse di ordinarlo prete. La perturbazione ha minacciato di distruggere programmi altamente stimati per i quali gli studenti avevano pagato somme considerevoli, lasciandoli senza qualifica o mezzi per proseguire gli studi".

L'IOCS è un membro a pieno titolo della Federazione Teologica di Cambridge e una "istituzione alleata" dell'Università di Cambridge ed è stata fondata nel 1999 con la "benedizione di tutti i gerarchi ortodossi in Europa occidentale", secondo il suo sito web.

Riguardo al giudizio del tribunale, il dottor Athanasopoulos ha detto al News: "Il giudice ha deciso che l'IOCS ha negato nel mio caso il diritto umano più basilare e naturale, che è quello di essere chiamato a rispondere alle accuse prima dell'atto di licenziamento.

"Sono ancora in discussione con il mio avvocato su cosa fare in relazione alla decisione del Tribunale del Lavoro, ma considero ancora il licenziamento abusivo e fuori luogo".

Dando il suo verdetto in tribunale alla fine del mese scorso, il giudice del lavoro Robin Postle ha detto che l'IOCS aveva fondati motivi di licenziamento, ma non ha seguito le procedure corrette.

Ha detto che i datori di lavoro sono passati dalla parte del torto quando hanno licenziato il dott. Athanasopoulos senza invitarlo a un'udienza disciplinare per rispondere alle accuse.

Il tribunale ha imposto ai suoi datori di lavoro di pagare al ricorrente 4.078 sterline per licenziamento ingiusto procedurale.

Un portavoce dell'Università di Cambridge ha detto che l'IOCS "non è parte dell'università".

 
Nuovo elemento pittorico nella nostra chiesa

Da poche ore è stato montato sulla parete orientale della navata settentrionale della chiesa un nuovo elemento pittorico, che accomoda sulla parete la croce da noi utilizzata nei giorni della venerazione della santa Croce. La pittura è una composizione di diversi elementi decorativi dell'antica tradizione russa, e ben si accompagna alla croce, dipinta per noi da un sacerdote russo di Vecchio Rito. Ringraziamo il nostro iconografo Ovidiu per questo lavoro.

 
La madre di un soldato

Blocco stradale di protesta presso Mahala (oblast di Chernovtsy), 20 luglio 2014

Io sono qui per mio figlio. Mio figlio è stato arruolato il 26 marzo. Non so dove si trovi. Io gli chiedo "figliolo, stai bene?" Lui dice: "sono a posto". Chiedo: "dove sei?" La sua unica risposta è: "in Ucraina, mamma, sul confine". Questo è tutto, nessuno mi dice niente.

Perché, mi chiedo, perché portano là i nostri figli? Chi ha bisogno di loro là, chi? Ci sono persone diverse - alcuni non dicono nulla, altri chiedono ai nostri ragazzi: "Perché sei venuto qui? Sei un banderista?" Perché mandiamo i nostri figli la, se vengono derisi come "banderisti"? Perché? Perché uomini adulti e validi corrono a nascondersi qui, e invece mandano i nostri ragazzi?

Perché? Perché hanno fatto il "Maidan"? Da questo Maidan è cominciato tutto. Hanno fatto questo Maidan... ed erano pagati a Maidan. Erano pagati per essere lì. Tutto è stato pagato.

0:55 Ma i nostri ragazzi non hanno neanche i beni più elementari. Nemmeno l'acqua potabile. Potete immaginare? Dover comprare l'acqua... Come può essere successo? Che razza di paese è? Nessuno sta pensando a nulla.

Alla Rada Suprema [il parlamento ucraino], si limitano a sedersi e ogni giorno "dibattono alcune questioni". Ogni giorno. Che tipo di questioni? Aria fritta. Mentre noi ci troviamo qui – madri, mogli, figli. E non sappiamo nulla.

Io non so niente. Mio figlio dice che "tutto è a posto", ma io non so. Ha lasciato il suo bambino. Il ragazzino ha solo 9 anni. E continua a chiedere alla mamma, "dov'è il mio papà?"

Dove si trova il suo papà? Come è possibile? Come è possibile accumulare tanti abusi su queste persone? Io sono malata e stanca. Sono malata e stanca di guardare bugie [in TV]. Dicono che "stiamo vincendo", ma poi vengono a prendere mio figlio e a portarlo a est.

Fino a quando continueranno a mentirci? Questo non è più un paese. Sbraitano: "Stiamo costruendo una nuova Ucraina!" Che tipo di Ucraina stiamo costruendo ora? Quanti anni abbiamo vissuto in pace! Nessuno si preoccupava di chiedere se tu fossi romeno, moldavo, russo o ucraino.

Ora non più: "La lingua non può essere russa", non può essere questa, non può essere quella... E chi siamo noi adesso? Ve lo dirò io – ora siamo nazionalisti, non è vero? Come possono essere autorizzati a dividere la gente in questo modo? Lo hanno fatto apposta. Sappiamo chi ha fatto questo, sappiamo quale squadra è stata...

Intervistatrice: Qualcuno da parte delle autorità locali ha visitato [i manifestanti], cosa vi hanno detto?

Madre di un soldato: Io sono venuta qui solo ieri sera. Oggi nessuno è venuto. Solo noi. È venuto da noi un sindaco? No. Almeno se qualcuno venisse a chiederci cosa vogliamo. Ma no, niente affatto.

Che cosa dobbiamo fare, andare alla Rada Suprema? Queste donne sono alla fine delle loro risorse. Rimangono qui, dormono per terra. E devono farlo – a causa dei nostri figli che sono laggiù. Non possiamo andare avanti così.

Non possiamo sopportare questa TV, non possiamo ascoltarla. È piena di bugie! Perché lo fanno? Perché dividono la gente in questo modo? Perché fanno il Maidan? Perché là pagano un sacco di soldi? E qui – non pagano nulla.

Qualcuno da Maidan è venuto qui? Là hanno detto che stanno combattendo per l'Ucraina. Perché non dovrebbero essere qui con noi per difendere i nostri figli? Nessuno. Nessuno.

 
Chi si salverà?

Questa domanda è pericolosa, in quanto può contenere l'orgoglio del fariseo. Davvero non dovremmo nemmeno porla. Potrebbe implicare che in qualche modo vogliamo assumere il ruolo di Dio come Giudice dell'universo. L'unica domanda valida che potremmo porre è: come farò io a salvarmi? La salvezza è personale. E la nostra salvezza è l'unico campo in cui possiamo fare qualcosa.

Il fatto è che nessuna etichetta esterna può salvarci: ortodossi, cattolici, evangelici o altro. Dio è il solo conoscitore dei cuori, perché solo lui sa cosa c'è veramente nel nostro cuore, ed è per questo che ci giudica.

Alcuni vi diranno, per esempio, che si salveranno gli ortodossi "di famiglia" (un termine assurdo inventato dai convertiti con un complesso di inferiorità). Anche questo è assurdo. Stalin era un ortodosso "di famiglia" (ed era anche un seminarista espulso). Ario e Nestorio erano ortodossi "di famiglia" (e avevano anche un grado clericale). Il fatto di essere stati battezzati da bambini non fa differenza. Ciò che è importante è essere educati come ortodossi e, soprattutto, rimanere ortodossi. (Molti figli di sacerdoti furono educati come ortodossi, ma non rimasero nella Chiesa, compresi molti figli di sacerdoti che divennero infami bolscevichi e perseguitarono la Chiesa nella Russia sovietica).

Inoltre, la Madre di Dio e gli apostoli non erano ortodossi "di famiglia"! Erano dei "convertiti"! Ma sono santi. E qui arriviamo al punto chiave. Quando siete depressi da vari scandali clericali, ricordate sempre ciò che è vitale: seguite i santi! Sappiamo che i santi sono stati salvati. Questo ci è stato rivelato. Il resto è speculazione. Dimentichiamolo.

 

 
Послание Патриарха Московского и всея Руси КИРИЛЛА архипастырям, пастырям, диаконам, монашествующим и всем верным чадам Русской Православной Церкви по случаю отмечаемого 100-летия Поместного Собора 1917—1918 гг.

Преосвященные архипастыри, всечестные пресвитеры и диаконы,

благочестивые иноки и инокини, дорогие братья и сестры!

В текущем году исполняется 100 лет с начала работы Поместного собора 1917-1918 гг., ставшего важнейшей вехой в истории Русского Православия.

Несмотря на прошедший век, отделяющий нас от событий той эпохи, значение Поместного Собора 1917-1918 годов не до конца осмыслено и оценено церковным народом. Глубоко убежден в том, что его наследие нуждается в серьезном и вдумчивом исследовании, а многие из идей, высказанные тогда, были бы полезны и востребованы сегодня. В настоящее время предпринимаются немалые усилия по распространению знаний о деятельности Собора: в частности, осуществляется первое фундаментальное научное издание соборных документов, весьма важное для сохранения памяти об этом поистине великом событии рубежа веков.

Собор имел продолжительный период подготовки, в который проводился сбор сведений, запрашивались мнения по самым насущным вопросам церковной жизни у архипастырей, богословов, канонистов и историков. В печати - как церковной, так и светской - велось обсуждение наиболее животрепещущих и вызывающих разномыслие тем. Было опубликовано множество статей, задававших тон и определявших вектор последующих дискуссий.

За несколько лет до Собора был создан специальный орган, именовавшийся Предсоборным присутствием, цель деятельности которого ! состояла в том, чтобы свести воедино необходимые данные, требующиеся для достойной организации обсуждения актуальных тем. Духовным

Наследником этого соборного по своей природе органа является действующее ныне Межсоборное Присутствие Русской Православной Церкви, в работе которого принимают активное участие не только архипастыри, но и клирики, а также и миряне. Документы, подготовленные совместными усилиями членов Присутствия с привлечением к обсуждению широкой общественности, предлагаются для дальнейшего рассмотрения Священным Синодом или Архиерейским собором, знаменуя тем самым очевидное торжество духа соборности в жизни современного Русского Православия.

Далеко не все решения, принятые век назад, были воплощены в жизнь. И на то были различные причины. Наиболее очевидными препятствиями стала разразившаяся вскоре после революционных событий Гражданская война и последовавшие затем беспрецедентные гонения на Церковь и верующих.

Мы совершаем свое служение в совершенно иных исторических условиях. Большинство наших сограждан по милости Божией не имеет за своими плечами опыта гонений за исповедание веры. Сегодня мы можем молитвенно осмыслить итоги соборных деяний, ответить на вопрос о том, почему вопреки множеству препятствий некоторые соборные постановления были осуществлены и нашли свое место в жизни Церкви, а другие напротив - оказались нежизнеспособны и не были усвоены церковным сознанием.

Многие участники Собора засвидетельствовали свою верность Евангелию мученической кончиной или исповедническим подвигом, являя нам, их потомкам, пример стойкости и мужества в испытаниях. Нам надлежит поступать по слову Писания, призывающего, взирая на кончину жизни, почитать тех, кто трудился на ниве Господней прежде нас, подражать их неизменному упованию на Христа (Евр. 13, 7), дабы не поколебаться в обетовании Божием неверием, но пребыть твердыми в вере, воздав славу Богу (Рим. 4, 20).

Аминь.

 
Заявление Службы коммуникации ОВЦС в связи с высказываниями главы униатов Святослава Шевчука

Отдел внешних церковных связей Московского Патриархата выражает решительный протест против заявлений Верховного архиепископа Украинской Греко-Католической Церкви Святослава Шевчука, сделанных в интервью австрийскому католическому агентству «Kathpress». Как и многие другие выступления этого иерарха, указанное интервью исполнено агрессии в отношении Русской Православной Церкви, нападками на каноническую Украинскую Православную Церковь, политизированными оценками трагедии, происходящей сегодня на Украине, оскорблениями в адрес Патриарха Московского и всея Руси.

В эпоху, когда православные и католики на разных уровнях прилагают особые усилия для налаживания диалога, высказывания главы УГКЦ вносят прискорбный диссонанс в этот совместный поиск, направленный на укрепление взаимопонимания, преодоление накопившихся веками недоумений и разногласий. Уния в лице ее первенствующего иерарха на Украине вновь заявляет о себе как о печальном пережитке того прошлого, когда католики и православные воспринимали друг друга не как союзники, а как соперники.

Еще в 1990 году члены Смешанной комиссии по православно-католическому диалогу сделали следующее заявление касательно униатства: «Мы отвергаем его как метод поиска единства потому, что он противоречит общей традиции наших Церквей». В 1993 году та же комиссия подчеркнула, что униатство «не может быть принято ни как метод, ни как модель единства, к которому стремятся наши Церкви». Было отмечено, что имевшие место в прошлом попытки восстановления единства между Восточной и Западной Церквами при помощи унии лишь усугубили существующее между ними разделение («Униатство как способ объединения в прошлом и поиски полного единства в настоящем». Баламанд, 1993. Параграфы 2, 12, 9).

К сожалению, совместное осуждение унии православными и католиками в рамках официального богословского диалога никак не повлияло на риторику униатских лидеров, остающуюся столь же враждебной Православию, какой она была в прежние века.

Уже не в первый раз архиепископ Святослав пытается противопоставить два братских народа – украинский и русский. Вероятно, идеи узкого национализма ему ближе, чем евангельский дух, заключенный в словах апостола Павла о том, что во Христе нет «ни Еллина, ни Иудея» (Кол. 3:11).

Вслед за раскольниками разных мастей, глава УГКЦ выступает с открытыми нападками на Украинскую Православную Церковь, утверждая, что «боли и страдания украинского народа от войны» не являются «делом УПЦ»: «Поэтому у простых людей возникает вопрос: если эта Церковь полностью абстрагируется от своего народа и выступает с позиции стороннего судьи или посредника, то с кем она? Как может Церковь, которая претендует быть единственной поместной Православной Церковью этого народа, отстраняться от дела его жизни или смерти?».

Эти лживые слова относятся к Церкви, к которой принадлежит большинство православных верующих Украины и которая является единственной канонической православной Церковью на украинской земле, о чем неоднократно заявляли, в том числе в самое последнее время, предстоятели Поместных Православных Церквей.

Украинская Православная Церковь всецело разделяет боль и страдания своей паствы как на Востоке, так и на Западе страны. Для нее паства, вверенная ей Богом – это живые люди, которых она ведет ко Христу вне зависимости от их политических взглядов и предпочтений. Она осознает свою обязанность – помогать несчастным, тем, кто лишился крова и самых элементарных условий для жизни, кто потерял близких или получил тяжелые увечья – не важно, по ту или по другую сторону политического противостояния они находятся. Основной заботой Украинской Православной Церкви в нынешних условиях остается призыв к миру и национальному диалогу, горячая молитва о страждущей Родине, как о том неоднократно свидетельствовал словом и делом Блаженнейший митрополит Киевский и всея Украины Онуфрий.

Глава УГКЦ отказывает Украинской Православной Церкви в патриотизме только потому, что она хранит верность Святейшему Патриарху Московскому и всея Руси. При этом униатский лидер не останавливается даже перед прямыми нападками на Патриарха: «Как бы ни старался Московский Патриарх претендовать на “российского”, а не просто “русского”, в современных реалиях это ему явно не удаётся. Моральное право представлять ему “боли и радости” народа Украины ставят под сомнение даже сами верующие УПЦ, считая своего Патриарха “патриархом агрессора”».

Эти слова униатского первоиерарха не только противоречат сложившемуся в последние десятилетия межцерковному этикету, не допускающему подобного рода возмутительных нападок в медийном пространстве. Они глубоко оскорбительны для миллионов православных верующих разных национальностей, объединяемых Русской Православной Церковью и поминающих своего Патриарха за каждым богослужением.

Именно верность своему Патриарху украинской православной паствы – тех «простых людей» и «самих верующих УПЦ», от имени которых архиепископ Святослав почему-то считает себя вправе выступать – самый убедительный аргумент против клеветы, исходящей из его уст. Эта верность не является следствием тех или иных политических раскладов: она исходит из осознания того, что духовное родство, берущее начало в крещальной купели князя Владимира, прочнее веяний времени, что оно объединяет православных верующих Святой Руси поверх границ, поверх национальных, расовых и иных различий. Сегодня наследниками Владимировой купели являются не только славянские, но и многие другие народы, среди которых несет свое служение Русская Православная Церковь.

Заявление главы УГКЦ о том, что Русская Православная Церковь «занимается “болями и радостями”» только русского народа, является не менее лживым и оскорбительным, чем его выпады против Патриарха Московского и всея Руси. Московский Патриархат является многонациональной и наднациональной Церковью, объединяя православных верующих России, Украины, Белоруссии, Молдавии, пяти государств Средней Азии, трех прибалтийских государств, Японии, Китая, не говоря уже о многомиллионной и многоязычной диаспоре на всех континентах.

Разрыв исторической церковной связи между Москвой и древним Киевом, «откуда пошла есть русская земля», стал основным лозунгом, под которым в начале 1990-х годов в Украине сформировался церковный раскол. Аргументация, звучащая из уст главы Украинской Греко-Католической Церкви, созвучна аргументации раскольников. Рассуждая о необходимости переформатирования сложившегося в православном мире канонического порядка, лидеры унии и раскола напрямую увязывают «создание» в Украине национальной Православной Церкви (так, будто такой Церкви в Украине нет) с отделением Украинской Православной Церкви от Московского Патриархата.

При этом архиепископ Святослав утверждает, что «аналогия между единством УГКЦ со Вселенским архиереем и единством УПЦ с Патриархом Московским, мягко говоря, неудачна». Действительно, прямую аналогию провести трудно, так как зависимость УГКЦ от Римского Престола – гораздо более прямая и непосредственная, чем зависимость УПЦ от Московского Патриархата, имеющая лишь духовный характер.

Украинская Православная Церковь является самоуправляемой Церковью, в административном и финансовом отношении независимой от Московского Патриархата. Епископы этой Церкви избираются ее Священным Синодом без согласования с Москвой. Духовная связь Украинской Православной Церкви с Московским Патриархатом проявляется лишь в том, что в ее приходах поминается имя Патриарха и что Патриарх, согласно ее Уставу, утверждает новоизбранного Блаженнейшего Митрополита Киевского и всея Украины.

Аналогичное право принадлежит и Папе Римскому в отношении новоизбранного главы Украинской Греко-Католической Церкви. Однако при этом Папа обладает куда более значительной властью над УГКЦ, чем Патриарх Московский и всея Руси над Украинской Православной Церковью. Согласно догматической конституции «Pastor aeternus» I Ватиканского собора, решения которого обязательны для всех католиков, «Римская Церковь… обладает первенством обычной власти (ordinariae potestatis principatum), и власть Римского Папы, являясь епископальной, непосредственна. Пастыри всех чинов и обрядов и верные, каждый в отдельности и все вместе, должны быть в иерархической подчиненности и истинном послушании ему не только в вопросах, касающихся веры и нравственности, но также касающихся порядка и управления Церковью, распространенной по всему миру».

Следуя логике высказываний архиепископа Святослава, для того, чтобы стать подлинно национальной и патриотичной, УГКЦ должна была бы, прежде всего, отделиться от Римского Папы, позицию которого по ситуации на Украине глава УГКЦ недавно публично критиковал как якобы «не отвечающую реальности». В рассуждениях архиепископа Святослава налицо двойной стандарт: с его точки зрения, Украинская Православная Церковь, пребывающая лишь в духовной и молитвенной связи с Московским Патриархом, должна от него отделиться, чтобы получить право именоваться национальной и патриотичной, а для УГКЦ, пребывающей в прямой административной зависимости от Римского Папы, отделение от него вовсе не требуется.

Священноначалие Московского Патриархата всегда считало очень важным, чтобы между Украинской Православной Церковью и УГКЦ продолжался полноценный диалог, который необходим, прежде всего, для восстановления мира на многострадальной украинской земле. Однако успех в этом деле возможен только при условии прекращения любой риторики, направленной на разжигание межнациональной и межконфессиональной ненависти. Отдел внешних церковных связей Московского Патриархата выражает искреннюю надежду на то, что предстоятель Украинской Греко-Католической Церкви откажется в дальнейшем от подобного рода риторики.

Молим всемилостивого Господа о том, чтобы в самом скором времени Он ниспослал долгожданный мир и согласие на многострадальную землю Украины.

 
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Trovare la bellezza ne "La bella e la bestia" – la prospettiva di un artista cristiano ortodosso

Il nuovo film live-action della Disney, La bella e la bestia, ha suscitato notevoli controversie. I fautori del femminismo e della causa gay hanno sostenuto che il film è un trionfo per la loro causa. Come cristiano ortodosso, che ha grande rispetto per la potenza delle fiabe nel modellare la nostra visione del mondo, ho trovato queste accuse preoccupanti. La Disney sarebbe in grado di distorcere anche una semplice fiaba in una propaganda politico-sociale? (La risposta è sì, lo sarebbe.) Ma come artista, ho spesso osservato che esiste una legge naturale nell'arte, e quando si cerca di distorcere intenzionalmente il suo messaggio, si ottiene spesso l'effetto di dimostrare una maggiore e più immutabile verità. Perché, alla fine, la bellezza può rivelare solo una cosa – la verità di Cristo. La Disney ha prodotto un film di sorprendente bellezza, e (involontariamente, credo) l'interpretazione più pienamente cristiana della storia che sia mai stata fatta.

La storia, La bella e la bestia, è stata scritta con questo titolo nel 1740, ma le sue origini si possono far risalire a molto prima, e il tema essenziale di una vergine e di un mostro appare fin dalle prime fiabe mai narrate. La storia è stata raccontata in varie forme nel tempo, come mitologia pagana, come racconto morale cattolico, e più recentemente (Nella versione animata della Disney del 1991), come storia per bambini sterilizzata e idealizzatia. La nuova versione esprime le ansie morali del nostro tempo, e lo fa con notevole onestà.

Oggi la nostra cultura è ossessionata dalla sovversione dei ruoli di genere, e questo tema è di primo piano nel nuovo La bella e la bestia. Gaston e LeFou hanno un rapporto apertamente omoerotico. Ma vorrei congratularmi con gli sceneggiatori per non averli resi anacronisticamente 'gay', nel senso contemporaneo del termine. Piuttosto, essi sono entrambi interessati a un matrimonio con donne, oltre a flirtare con vedove di guerra, con ammiratrici e con chiunque altra li diverta. Sono misogini spudorati, interessati alle donne solo a fini di conquista e di auto-gratificazione. E Gaston è vanitoso e sadico fino al midollo. Essi sono il tipo di uomini che i vittoriani definivano, letteralmente, 'malvagi invertiti'. E il loro rapporto l'uno con l'altro è assolutamente distruttivo – una coppia male assortita non solo nel genere, ma pure in ogni altro modo. (Come si possa vedere questi personaggi come un trionfo per la causa gay, sfugge assolutamente alla mia comprensione. La gente ora vede la mera esistenza di qualcosa come un'affermazione morale, indipendentemente dal fatto che la cosa sembri buona o cattiva?)

Ma c'è un altra, più importante, sovversione dei ruoli di genere in questo film. La scena di apertura mostra un gran ballo al castello del principe, la notte in cui la maga bussò alla sua porta. Si tratta di una scena di dissolutezza visiva ripugnante – di moda rococò corrotta fino ai suoi limiti estremi - un tripudio di pizzi sporchi e di visi imbrattati di vernice, che danzano a una dissonante, rovinosa musica di cembalo. In questa danza c'è solo un uomo, il principe – tutte le sue centinaia di ospiti sono donne, tutte per lui. Ma il principe non è un idolo di mascolinità – anche lui indossa pizzi e trucco all'eccesso, e il suo aspetto e le sue azioni sono più femminili di quelli delle donne. La maga lo maledice per i suoi peccati, gli ospiti fuggono, il suo castello è bloccato in un inverno eterno e il suo ricordo è cancellato dal mondo.

Lo scopo nella vita della bestia (anche se ancora non lo riconosce) ora consiste nell'apprendere a essere un uomo. In clausura nel suo castello, passa le sue giornate leggendo, mescolando la rabbia nel suo cuore con la poesia. La sua mascolinità, improvvisamente rivelata contro la sua volontà nel suo aspetto mostruoso, è ormai qualcosa da domare e da perfezionare. Bella gli insegna a essere più uomo che mostro, e diventa un modello di bellezza anche prima di trasformarsi di nuovo in un uomo.

E quando l'incantesimo di maledizione è finalmente sollevato, il principe è raggiante di pura bellezza maschile, il complemento perfetto per viso casto e verginale di Bella. Il film si conclude con un'altro ballo, in cui Bella e il principe danzano con tutti gli abitanti del villaggio. Ma questo ballo è l'opposto del ballo di apertura. È alla luce del giorno oggi, le coppie ballano castamente, in semplici abiti lusinghieri, in una sala da ballo decorata con fiori bianchi, con un'estetica della purezza e della bontà che pervade ogni dettaglio. Certo, ci sono ancora alcune debolezze umane – qualcuno ha una moglie noiosa che non sa ballare, uno dei teppisti di Gaston vuole ancora ballare con un altro uomo, ma queste sono ora cose delle quali possiamo sorridere e ridere, perché la bellezza ha trionfato, e l'inverno non regnerà mai più.

Mentre guardavo La bella e la bestia, ho sentito che stavo sperimentando una narrazione veramente onesta – una narrazione che rivela le persone (e il loro comportamento) per quello che sono veramente. Il mezzo del cinema offre una rivelazione visiva diretta della verità anche oltre ciò che può raggiungere la parola scritta. Non ho mai visto questo potere esercitato in modo più efficace, o con più virtuosismi. L'estetica cinematografica si trasforma continuamente, rivelando sempre la realtà spirituale della narrazione – quando c'è il peccato, e quando c'è la bontà. L'architettura e la moda barocca che pervade il film hanno forse una capacità unica per questo scopo. L'arte barocca è sempre in bilico tra intensa bellezza e bruttezza decadente. Con il minimo cambiamento di dettagli e illuminazione, il paesaggio si sposta continuamente tra l'estetica della fiaba e dell'incubo.

Il tema morale de La bella e la bestia, naturalmente, è che la vera bellezza (o bruttezza) si trova all'interno, e che ci vuole tempo per vederla. Ma spetta al ruolo del narratore far uscire alla luce queste verità, per rivelare ciò che i personaggi avrebbero tenuto nascosto. In questo film, è lo scenario, l'architettura incantata, che serve a questo ruolo, rivelando costantemente dov'è l'oscurità e dov'è la luce. E la differenza è così precaria e sottile, soprattutto quando si tratta di sesso. Il film lo rivela, mostrandoci ciò che si vede davvero quando gli uomini non si adornano della bellezza che appartiene a loro di diritto.

Finora ho parlato di questioni di sviluppo del personaggio e di espressione estetica. Anche se ho trovato che queste cose costituiscono un'espressione della realtà veramente onesta (e cristiana), è difficile sapere fino a che punto questo è intenzionale, o se è semplicemente il risultato inconsapevole di un buon cinema e di una buona recitazione (l'effetto della 'legge naturale'). Ma il nuovo La bella e la bestia della Disney ha un'altra grande innovazione nella trama, che non può essere liquidata come irriverente o accidentale – il personaggio enigmatico di Agata.

Nel corso del film, apprendiamo che la maga vive tra gli abitanti del villaggio, una zitella di nome Agata. È disprezzata dalla società e vive da eremita nel bosco. Si rivela come persona santa e caritatevole quando si salva il padre di Bella che è a un passo dalla morte. E ritorna al castello alla fine del film, osserva che la bestia è morta e che l'ultimo petalo è caduto, e che la sua maledizione si è compiuta. E vede Bella professare il suo amore per la bestia e baciarla, e decide quindi di operare una magia, non solo per sollevare la maledizione, ma per risuscitare la bestia dalla morte.

Nelle versioni più antiche e più semplici del racconto, la maga è una strega che maledice il principe per dispetto. Ma tale interpretazione non è possibile in questo film. Agata sembra più una santa che una strega. E la sua maledizione si presenta più come misericordia che come punizione. È chiaro dalla rappresentazione del ballo di apertura che il principe ha causato la sua stessa condanna – che è condannato a vivere e morire in depravazione totale. Come i sodomiti del Vecchio Testamento, ha unito i peccati di inversione sessuale e di tradimento dell'ospitalità, e il suo regno deve cadere. La maledizione di Agata non distrugge il principe, ma lo protegge da ulteriori tentazioni. Lo lascia a vivere da solo in modo introspettivo, leggendo nella sua biblioteca, e osservando il mondo per mezzo di un atlante magico che Agata gli ha lasciato in dono. Questo gli dà il tempo di guarire e di pentirsi. La sua trasformazione in una bestia non gli ha impedito la possibilità di amare – anzi, l'ha resa possibile.

Anche se la maledizione è diretta al principe, colpisce tutti nelle sue terre, perché sono tutti complici del suo peccato. I membri della servitù, trasformati in oggetti, ammettono di essere rimasti a guardare e di non aver fatto nulla quando era morta la madre del giovane principe, e il suo crudele padre aveva deciso di farlo crescere da un tiranno come lui. E agli abitanti del villaggio, che una volta erano gli orgogliosi vassalli della tenuta signorile, non fu cancellato dalla mente solo il ricordo del castello, ma tutto l'amore del sapere. Vivevano come un villaggio di idioti analfabeti, dimenticando che una volta erano gli ospiti privilegiati del principe.

Questo mi sembra essere un forte tema cattolico di responsabilità comune e un netto miglioramento della narrazione cristiana. È interessante notare che solo quattro persone nel villaggio sembrano non essere coinvolte dalla maledizione – la stessa Agata, Bella e suo padre, che si è trasferito lì da Parigi, e, soprattutto, il sacerdote cattolico – l'unica persona nel villaggio che è rispettosa di Bella, e che possiede libri.

Allora, cosa ne facciamo di Agata l'incantatrice? La sua maledizione consente la conversione del principe, che deve guarire e aspettare per tutto il suo lungo inverno fino a quando non è finalmente pronto a ricevere Bella come sua ospite. E la sua maledizione protegge gli abitanti del villaggio dal principe e dalla sua dissolutezza, permettendo loro di guarire, vivendo come i contadini ignoranti, lavorando la terra come gli umili. Agata è chiaramente buona (il suo nome significa 'bontà' in greco), e alla fine solleva la maledizione nel momento più cristiano, quando la bestia ha sacrificato la sua vita, e quando Bella si trova a piangere su di lui nella postura della Pietà. Seguono la risurrezione e la vita eterna (nota anche come vivere felici e contenti). A essere onesti, non posso fare a meno di chiedermi se Agata è esplicitamente destinata a essere una tipologia della Vergine Maria. Dopo tutto, la trama si sforza di chiamarla vergine, la sua casa sembra proprio come un asilo nido cattolico, si veste in un accappatoio con cappuccio e di trasfigura in luce radiosa in modo molto simile a un'apparizione della Madre di Dio.

Ma, tornando alla maledizione di Agata, si vede l'espressione della seconda grande ansia del nostro tempo – la confusione della vita e della morte. Forse ancora più pericolosa del sovvertimento sessuale è il sovvertimento della vita stessa – il feticismo della morte, o la negazione che vi sia alcuna reale differenza tra i due. Questo tema è una preoccupante costante nella nostra vita politica, con il mondo quasi convinto che in molte circostanze la morte sia il bene più grande. Ed è un'ansia che viene attraverso nella nostra narrazione, con i film di zombie e di robot, creature che non sono né vive né morte.

La maledizione di Agata rivela un'inversione della vita e della morte nel castello incantato. La servitù, una volta umana, è diventata una serie di oggetti, solo parzialmente vivi, e gradualmente meno vivi nel tempo. Attendono un destino peggiore della morte finale, diventando solo oggetti, senza memoria o prova che abbiano mai vissuto affatto. La loro grande disperazione è che non si possono davvero abbracciare o baciare l'un l'altro, e tutti i tentativi per farlo portano loro solo dolore. Desiderano disperatamente una vita vera. Nel frattempo, il castello stesso, la stessa architettura, è sempre più vivo. I rotoli e le colonne barocche stanno gradualmente consumando se stessi. Gli ornamenti rococò si staccano dai soffitti e pendono come vigne, diventando più brutti ogni giorno. Ogni volta che cade un altro petalo di rosa, il castello rabbrividisce di disgusto, spargendo pezzi di pietra, lentamente crollando, cercando di pentirsi della sua vita innaturale.

Ma non credo che la maledizione di Agata abbia causato queste distorsioni. Piuttosto, la sua maledizione ha sollevato il velo e ha rivelato gli effetti del peccato. Che cos'è il peccato, se non la commistione della vita con la morte? La servitù si è limitata a guardare e non ha fatto per aiutare il principe ragazzo, e così si sono rivelati essere animati solo a metà, poco più che mobili. Il principe aveva adorato i suoi costosi beni, tassando i contadini perché li pagassero, e facendo di loro un idolo. Così il castello si è rivelato essere vivo: un terribile, soffocante, falso dio.

Penso che ora siamo in grado di trarre più senso dell'arrivo di Agata al ballo. Arriva con l'aspetto di una strega senza valore, perché questo è il valore che le dà il principe. È il suo castello, e là tutto quello che c'è sembra come lui lo vede. Ma poi si trasfigura, esattamente come Cristo, galleggiando sul pavimento, vestita di luce radiosa. Si rivela il suo vero aspetto, quello di una bella santa. E anche tutto ciò che è intorno a lei trasfigura (come quando San Serafino di Sarov irradiava luce increata, e lo  faceva anche il suo amico seduto accanto a lui). Ma il principe, il castello e i vassalli si trasfigurano nella loro vera bruttezza – una bestia, un idolo, e un branco di imbecilli.

Dopo aver visto il loro vero io, ora hanno la possibilità di pentirsi, e così il film giunge alla sua conclusione cristiana. La Disney ha deciso di fare un film sulla bellezza, sontuoso e ornato oltre ogni misura, e la vera bellezza rivela solo una cosa – la verità di Cristo.

 
La storia di Sanawar Mark

OrthoChristian.com sta presentando articoli sull'Ortodossia in Pakistan, scritti da padre Joseph Farooq, un sacerdote della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. Oggi siamo lieti di presentarvi Sanawar Mark, un ortodosso pakistano. Padre Joseph:

 

padre Joseph Farooq

Sono un sacerdote della Chiesa ortodossa russa in Pakistan. Sono vice parroco alla chiesa ortodossa di san Sergio a Sargodha e sacerdote in visita alle famiglie iraniane di Islamabad. A dire il vero, in Pakistan pochissime persone conoscono la Chiesa ortodossa. L'obiettivo del mio ministero sacerdotale è di insegnare la fede ortodossa al nostro popolo e di condurre seminari per promuovere la fede ortodossa in Pakistan. Io sono responsabile della traduzione della letteratura ortodossa nella lingua locale per i nostri fedeli. Lavoro per i diritti della minoranza cristiana oppressa in Pakistan, scrivo articoli contro le leggi discriminatorie in Pakistan e per il ripristino dei diritti umani. Credo che "dopo la croce saremo partecipi della risurrezione".

Vostro in Cristo, chiedendo le vostre sante preghiere per la mia salute e resistenza.

Sanawar Mark

 

Sanawar Mark è un ingegnere di software, ha conseguito un master in tecnologia informatica. Sviluppa e gestisce siti web e ne fornisce prodotti e servizi. È un membro molto attivo della missione ortodossa in Pakistan. È cresciuto nella Chiesa presbiteriana unita in Pakistan, e il cristianesimo gli è stato insegnato dai suoi genitori, dal pastore e dagli insegnanti della scuola. È nato nel 1986 e ha completato la sua prima educazione alle scuole superiori cattoliche a Sargodha. Ha iniziato a leggere letteratura ortodossa nel 2008, ed è entrato al centro di studi ortodossi con l'incoraggiamento e il sostegno di padre Cyril. Il centro di studi ortodossi della Santa Croce è stato fondato da padre Cyril e da me stesso, padre Joseph, nel 2006. Ha iniziato a visitare il centro studi ogni settimana per leggere libri sulla fede ortodossa e la sua storia. Ha partecipato attivamente alle sessioni di discussione.

Sanawar Mark, su se stesso

Ho passato tutta la mia infanzia e adolescenza partecipando alle attività della Chiesa. Ho letto la Sacra Bibbia; i valori cristiani mi sono stati insegnati dai miei genitori e insegnanti. Conosco il modo giusto di vivere con i valori cristiani, e sono ben consapevole di come proteggere la mia fede cristiana in Pakistan. Ero un bambino normale come gli altri - dispettoso, a volte testardo, ma sono rimasto obbediente ai miei genitori. Sono cresciuto in una società islamica, circondato da musulmani. A causa del forte rapporto della mia famiglia con Cristo, sono rimasto fermo nella mia fede cristiana.

Molte volte sono stato sviato dai miei amici musulmani al college e università, in quanto sono fortemente spinti a convertire i non musulmani all'Islam, ma la croce del nostro Signore Gesù Cristo mi sempre dato forza.

Studio della fede ortodossa

Avendo conseguito la laurea di Master in tecnologia informatica e avendo un buon lavoro in una organizzazione privata, non mi preoccupo dei soldi. Ho una famiglia molto amorevole. Ho un rapporto con Dio attraverso la lettura della Sacra Bibbia, la frequenza ai servizi della Chiesa, e le mie preghiere personali. Quando studiavo all'università, la mia vita ha cominciato subito a cambiare. Ho letto la vita di San Sergio di Radonezh e la sua vita semplice e ascetica ha determinato una svolta nella mia vita e nella mia fede. Mi ha colpito come ha trascorso molti anni nella foresta da solo come eremita, e quando il metropolita Alessio gli chiese di diventare il suo successore, si rifiutò, preferendo rimanere un semplice monaco. Dopo di che, la mia curiosità è aumentata e ho iniziato a leggere sempre di più sulla fede ortodossa. Essendo un ingegnere di software, ho fatto un attento studio attraverso varie fonti su internet circa la fede ortodossa prima di accettarla. La vita santa di san Sergio mi ha molto ispirato ad abbracciare la fede ortodossa.

Situazione attuale in Pakistan

Come ho detto, sono cresciuto nella Chiesa presbiteriana unita, e ho studiato in una scuola cattolica. Posso onestamente dire che la fede in cui sono cresciuto mi ha aiutato a rimanere forte nella mia fede cristiana in questo stato islamico del Pakistan. La scuola islamica di pensiero infatti ha creato molte false storie sulla nostra fede e sul Figlio di Dio, Gesù Cristo. Dichiara inoltre che l'islam è una religione completa al mondo. Non discutiamo mai con loro a causa delle rigide leggi islamiche nel paese. Molti cristiani sono uccisi da estremisti musulmani e sono dietro le sbarre perché difendono la loro fede. Se litighiamo con i musulmani dicono che i cristiani hanno parlato contro l'Islam e il suo Profeta, e fanno false accuse legali ai sensi della sezione 295-C (legge sulla bestemmia).

La Croce qui rappresenta la speranza e la forza della minoranza cristiana sofferente in Pakistan.

 

Io credo che la Croce di Cristo sia sempre fonte di forza, di speranza e di vittoria per la minoranza cristiana oppressa e sofferente in Pakistan. È mia esperienza personale che ogni volta che i nostri fedeli vedono la Croce, trovano gloria nella sua potenza della. Ripetono la preghiera della Croce con fiducia, sentono conforto e sono spiritualmente guariti.

Essi gioiscono delle loro sofferenze.

Adesione alla fede ortodossa

Il mio studio e la visita settimanale al "Centro Studi Santa Croce a Sargodha" ha creato un enorme cambiamento nella mia vita, e ho sentito che avevo bisogno di una vera fede, perciò ho continuato a leggere la letteratura ortodossa. Un miracolo nella mia vita: ogni volta che guardavo l'icona di Gesù sulla parete del Centro Studi Ortodosso Santa Croce, notavo che Cristo mi parlava personalmente. Così ho capito che mi sta chiamando a vivere la vera fede consegnata da Cristo ai suoi Apostoli. Infine ho preso una decisione. Ho detto "sì" a Cristo, nostro Signore e Dio vero.

Ammiro molto la collaborazione e l'aiuto dei padri Joseph e Cyril per la comprensione della fede ortodossa in modo vero. In principio, quando i padri Joseph e Cyril stavano conducendo servizi laicali la domenica e i Vespri nei giorni di festa, ascoltavo le prediche e la storia della Chiesa ortodossa russa raccontate da padre Joseph, che mi ha molto ispirato. Nella prima visita del rev. padre Adrian, decano della missione ortodossa di san Michele Arcangelo in Pakistan, sono stato battezzato e cresimato da lui. Dopo il battesimo e la cresima, la mia vita è stata trasformata. Il giorno successivo ho partecipato alla Divina Liturgia, con il digiuno e la confessione di quel giorno, ho sperimentato in pratica ciò che avevo imparato e studiato circa l'Ortodossia.

 

Cresima

Prego sempre per la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia stabilita in Pakistan. Sono grato a sua Eminenza il metropolita Hilarion, arcivescovo dell'America orientale e New York e primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, al rev. padre Adrian, decano della missione ortodossa di san Michele Arcangelo in Pakistan, e al clero della Chiesa ortodosso russa in Pakistan che fornisce ai fedeli una possibilità di vivere sotto la protezione della vera Chiesa, e di praticare e seguire le tradizioni della Chiesa Madre, perché la divina Liturgia è il fondamento della Chiesa ortodossa.

Lasciamoci incoraggiare dal fatto che il nostro Dio ci invita ad aprire la via del progresso, sviluppo e fecondità di questa santa missione ortodossa russa in Pakistan. Sono grato al clero locale in Pakistan che ha fatto sforzi per fornirci i libri di preghiera e altra letteratura ortodossa tradotta nella nostra lingua madre; è una grande fonte perché i fedeli possano crescere spiritualmente.

 

Sono grato a padre Joseph per avermi aiutato a comporre la mia storia di fede per i lettori locali ed internazionali. Gli sono grato per la sua benedizione a me e alla mia famiglia. Sono orgoglioso della mia fede ortodossa.

Infine, posso dire: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di me peccatore".

 
La missione ortodossa coreana

La Corea è considerata un paese dove c’è spazio missionario per ogni confessione cristiana, ma spesso al prezzo di una certa concorrenza reciproca e di difficoltà economiche. Dal resoconto dell’anno 2000 fatto agli ortodossi australiani da padre Justin Kang, prete ortodosso coreano della Chiesa russa all’estero (minoritaria in Corea del Sud rispetto alla presenza ortodossa del Patriarcato Ecumenico), possiamo vedere alcune di queste difficoltà, scoprendo al tempo stesso come un approccio mite e debole può portare a numerose sorprese da parte della provvidenza divina. Presentiamo il resoconto di padre Justin Kang nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Un momento decisivo nella storia

Al fine di eliminare i russi, non dobbiamo solo distruggere il loro esercito, fare a pezzi le loro città e liquidare il loro Stato, ma è anche fondamentale uccidere la loro cultura, privarli del senso morale, sminuire i loro eroi e costringerli a dimenticare tutte le loro realizzazioni. Solo allora questo popolo potrà essere finalmente sconfitto.

Josef Goebbels

Se i popoli perdono la fede in Dio, questa è una tragedia, e se non si pentono, muoiono e scompaiono dalla faccia della terra. Molti popoli sono scomparsi, ma la Russia esiste e continuerà ad esistere. Pregate, supplicare e pentitevi! Allora il Signore non vi lascerà; egli salverà tutta la Terra!

Beata Matrona di Mosca

Viviamo in un momento decisivo nella storia, in un momento eccezionale, in cui le profezie stanno prendendo carne davanti ai nostri occhi. Quando i burattinai di Washington hanno inviato la loro giunta alla guerra-lampo contro il popolo dell'Ucraina orientale, hanno pensato che, utilizzando bombardamenti a tappeto contro una popolazione intimidita e distruggendo le sue infrastrutture, questa si sarebbe poi sollevata contro i "separatisti e terroristi".

Questo piano non ha funzionato. I consiglieri americani di Poroshenko (Waltzman) hanno grossolanamente sbagliato i calcoli quando hanno pensato di conoscere la psicologia dei loro soggetti - hanno pensato che la gente si sarebbe accontentata del piatto di lenticchie del comodo consumismo, di panem et circenses, come gli occidentali. Non lo faranno. Come i mongoli, gli svedesi, i polacchi, Napoleone e Hitler prima di loro, la CIA si è di nuovo sbagliata.

Ogni giorno la guerra in Ucraina spegne le vite di civili, compresi i bambini. Il sangue versato sta segnando i confini futuri. Tuttavia, anche se il regime continua a massacrare il popolo nei suoi territori occupati, non è riuscito a debellare la resistenza. A Slavjansk e Kramatorsk catturate hanno messo in scena fucilazioni di massa di residenti e di madri dei difensori della patria. L'angelo della vendetta ha già cancellato i nomi dei carnefici dal Libro della Vita.

Dal punto di vista spirituale, un odio patologico della Russia è comprensibile. Affermando il suo impegno per i "valori tradizionali", di fatto per l'Ortodossia e per Cristo, la Russia ha fatto digrignare i denti di Satana, che per più di 20 anni ha creduto che la Russia fosse sua. Poi, dopo quasi una generazione, a livello di Stato abbiamo visto decisioni informate spiritualmente. Satana voleva che gli ortodossi continuassero a inchinarsi davanti al suo vitello d'oro, a non avere altro dio all'infuori di lui. Ha deciso di punire la Russia con sanzioni fino a quando non cambiasse idea.

In Ucraina orientale, stiamo assistendo alla resurrezione della Rus' ortodossa, un nuovo sistema sociale, quello che lo tsar-martire aveva cercato di introdurre prima della rivoluzione, vale a dire, prima di colpo di stato organizzato dall'Occidente nel febbraio 1917. Come allora gli aristocratici si erano opposti al sistema sociale, così oggi gli oligarchi resistono. Gli oligarchi si trovano ora di fronte a una nuova generazione cresciuta nell'idea ortodossa bianca – e quella generazione è la futura élite politica ortodossa della Russia. La gente in Ucraina ha sopportato a lungo schiavitù economica sotto gli oligarchi senza un mormorio, ma si è ribellata contro la schiavitù spirituale, contro l'idolo nazista sanguinario eretto sull'indipendenza della nazione ucraina. Gli idoli infatti cadono sulle teste dei loro devoti.

La tesi del pensatore e profeta russo ortodosso Ivan Il'in era che dopo il crollo dell'URSS sarebbero sorti venti quasi-stati sui siti sacri della Santa Rus', ma poi 'una nuova unione russa avrebbe attuato una politica basata sulla contemplazione religiosa e sulla libertà spirituale, sulla giustizia e su fraterni sentimenti patriottici, sulla dignità del governo, sulla sua potenza, forza e fiducia universale'. Aveva ragione. I piani dei egemoni globali si stanno riducendo a nulla.

I banditi nazisti inviati da Washington attraverso Kiev sono solo vittime della loro ignoranza; arriverà il momento in cui si renderanno conto chi e che cosa li ha mandati al macello. I padroni del mondo hanno calcolato che il presidente Putin avrebbe giocato secondo le regole di questo mondo. Lui non lo ha fatto. Secondo la legge dell'Ortodossia russa, quando il paese è in pericolo, Dio sceglie di annientare le cose di questo mondo, il cittadino comune trionfa sul potente, ed è provato il torto di coloro che calcolano secondo le regole della cultura digitale le conseguenze della disobbedienza al vitello d'oro.

I polacchi e i francesi hanno camminato intorno al Cremlino, poi la volubilità del destino li ha colpiti – sono stati costretti a mangiare i mangimi dei cavalli. Quando Napoleone si è insediato al Cremlino, i francesi hanno profanato i luoghi santi, hanno devastato la Russia, ma le scaglie sugli occhi dell'élite russa, ovvero le infatuazioni per l'Occidente, sono cadute. Nel 1941, i tedeschi hanno ammirato il Cremlino attraverso i loro binocoli. Nel 1942, Ivan Il'in ha scritto l'articolo 'perché crediamo nella Russia'. Nel 1943, chiunque avrebbe potuto scriverlo, ma nel 1942, nella sconfitta, solo Il'in lo ha fatto. Cioè, la fede salva.

L'Ortodossia non è solo un dono; è anche una croce. Alcune persone bevono il calice della sofferenza in nome della fede ortodossa russa, mentre allo stesso tempo altri conducono allegramente una vita spensierata, sprecano il loro tempo, senza sapere perché sono ortodossi. O quei diciotto, sopra i quali cadde la torre di Siloe, e li uccise, pensate voi che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? (Lc 13, 4). Il Signore ci avverte. Dio giudica le persone. Il suo giudizio avviene al momento delle nostre azioni, ma egli non esegue immediatamente la sua condanna, Dio dà alle persone il tempo di pentirsi.

Le frontiere politiche riflettono verità umane, ma spesso non coincidono con le frontiere della civiltà spirituale. Tra la Galizia e il resto della Ucraina c'è una frontiera, è una frontiera spirituale, quella tra l'apostasia e la fede. Satana inganna le nazioni con lo spirito dell'orgoglio nazionale. Questo è simboleggiato dall'esercito ucraino, in cui la maggior parte si rifiuta di combattere o semplicemente si unisce a coloro che si suppone dovrebbe combattere. Altri 300 sono ora passati dalla parte della libertà contro i loro finanziatori della CIA. La cosa peggiore per i nazionalisti galiziani uniati, irrimediabilmente provinciali, è che ancora non si rendono conto che sono stati giudicati da Dio..

La guerra dà spesso a una nazione una scossa dolorosa. Una simile scossa dolorosa ha fermato la guerra del Vietnam. Quando le croci funerarie punteggeranno l'Ucraina centro-occidentale, servendo alle generazioni successive come un promemoria di quanto sia stato caro per il popolo il costo dell'allucinazione nazista, allora le madri dei soldati morti e mutilati fermeranno la guerra. Arroganza e odio cieco li hanno portati a rifiutare il federalismo, che solo avrebbe consentito alla gente di vivere all'interno di una frontiera comune condivisa, in quanto eredi della Rus' di Kiev.

I sentimenti hanno prevalso sulla ragione. L'odio distrugge, e solo l'amore può creare. Così, Nerone odiava i cristiani, e volle immortalare se stesso in grandi monumenti architettonici e ripulire i cristiani dalla faccia della Terra, ma la persecuzione non ha fatto altro che rafforzare il cristianesimo in un modo fenomenale, mentre oggi non resta nulla dei grandiosi di edifici Nerone. Poiché il Signore conosce la via dei giusti, ma la via degli empi si perderà (Salmo 1,6).

Adattato da un articolo di Sergej Moiseev.

 
La spettrale solitudine dei santuari stradali della Grecia

Sobrie cappelline delle dimensioni di scatole da scarpe punteggiano i tornanti e le svolte più ripide della campagna

Le strade tortuose e montuose della Grecia rurale sono punteggiate da piccole strutture delle dimensioni di scatole. Talvolta elaborati, talvolta semplici, questi edifici sormontati da croci sono ricordi spettrali di vite perdute troppo presto.

La Grecia ha il sesto più alto tasso di mortalità sulle strade nell'Unione Europea. Nel 2016, 804 persone sono morte in incidenti automobilistici, e più di 13.000 sono state ferite, secondo The Associated Press.

La geografia greca ne ha una colpa parziale. Le montagne coprono circa l'80 per cento della terraferma ellenica e le sue infrastrutture sono di conseguenza scoraggianti: le autostrade serpeggiano e circondano terreni ripidi, spesso senza traverse di protezione, e nelle zone più rurali del paese, stretti tratti di strade a corsia singola incoraggiano spesso un comportamento rischioso negli attraversamenti.

Dopo la sepoltura, alcune famiglie greche possono anche erigere un santuario nel sito dell'incidente per commemorare i loro cari defunti.

"Un cimitero è visto come il luogo in cui il defunto vive dopo la morte, ma anche il luogo della morte è un punto di riferimento metafisico", ha detto un esperto di folklore all'Associated Press. "Il santuario serve per ricordare".

I santuari - chiamati kandilakia - possono essere realizzati in legno, pietra, metallo, calcestruzzo o addirittura marmo. Alcuni presentano sculture dettagliate o imitano apposta alcune famose chiese ortodosse. Dietro una porta di vetro o attraverso un'elegante apertura intagliata, spesso c'è una candela accesa o una lampada ad olio che brucia tra fotografie sbiadite dei defunti, immagini di santi e altri oggetti religiosi.

Molti di questi memoriali sono mantenuti con fedeltà - anche tra le scogliere più remote della penisola del Peloponneso, ogni notte sono illuminate di luci. Ma anche i santuari logori o arrugginiti portano con loro un potente e accattivante messaggio ai conducenti: rallentate, siate cauti e ricordate quanto può essere fugace la vita.

Qui sotto, diamo uno sguardo ad alcuni dei santuari spettrali della Grecia.

 

 
L'elevazione delle mani alla Liturgia

"È giusto che i laici elevino le loro mani in preghiera durante la consacrazione dell'eucaristia e il Padre Nostro?"

No.

Elevare le mani in preghiera è una pratica molto antica, e seguire questa pratica nella preghiera privata è certamente accettabile. Tuttavia, anche tra il clero, solo il sacerdote che presiede eleva le mani in vari punti della Liturgia. [1] Gli altri sacerdoti no. I diaconi elevano una sola mano in questi momenti, ma mai entrambe.

Perchè è così? Non ricordo di aver mai letto una spiegazione, ma darei una risposta di cui sono certo e un'altra che penso sia probabilmente vera:

1. Questa non è la pratica che abbiamo ricevuto.

2. Mi sembra che la logica liturgica richieda che la persona che guida il popolo in preghiera elevi le mani a nome di tutto il popolo, e così la gente, facendo riferimento a quel prete o vescovo, non tenta di usurpare il suo ruolo, ma gli permette di farlo da solo. D'altra parte, nelle preghiere private, sei tu la persona che presiede, per così dire, e quindi in questo caso puoi elevare le tue mani in preghiera.

Esiste una pratica del Vecchio Rito di persone che sollevano entrambe le mani quando vengono incensate durante i servizi, ma questa è una pratica diversa. Ciò non avviene nei momenti in cui il presbitero o il vescovo eleva le mani.

È importante che ci comportiamo nei servizi in modo tale da non attirare l'attenzione su noi stessi, e perciò aderire alla pratica che abbiamo ricevuto è molto importante. Aiuta tutti a concentrarsi su Dio nella preghiera. I servizi sono i momenti in cui serviamo Dio nella preghiera e nell'adorazione – non quelli in cui siamo serviti e facciamo tutto ciò che ci piace.

San Paolo ha ammonito i cristiani di Corinto dicendo: "Tutte le cose siano fatte in modo decente e con ordine" (1 Corinzi 14:40). Commentando questo versetto, san Giovanni Crisostomo dice:

"Nulla edifica tanto quanto il buon ordine, la pace e l'amore, così come nulla è più distruttivo dei loro opposti: non solo negli affari spirituali, ma in tutto ciò che si può osservare" (Omelia 37:4 su 1 Corinzi).

Nota

[1] Almeno nella mia esperienza, il presbitero o il vescovo non eleva le mani neppure durante il Padre Nostro.

 
Униатский фактор во взаимоотношениях Православной Церкви и Ватикана

Одно из самых избитых клише в медиапространстве Запада — «европейские ценности». В самом начале их популяризации было очевидно, что они не совпадают с тем, что принято называть христианскими ценностями — христианской антропологией, христианской этикой, но 20 лет назад у многих сохранялась еще иллюзия, что эти «ценности» — европейские и христианские — хотя и не идентичны, но совместимы. Процессы последних лет — социальные заодно с судебными — убедили и самых благодушных христиан в том, что это разнонаправленные ценности. Что между ними антагонизм, так что без расщепления сознания, без своего рода шизофрении христианину стало уже невозможно сохранять искреннюю приверженность пресловутым «европейским ценностям», а имитировать такую приверженность в публичных заявлениях можно разве из соображений высокой политики и прагматической дипломатии либо из мелкого политиканства.

«Не обманывайтесь: ни блудники, ни идолослужители, ни прелюбодеи,.. ни мужеложники,.. ни лихоимцы,.. ни хищники Царства Божия не наследуют» (1Кор. 6:9–10); «Жены, повинуйтесь своим мужьям, как Господу» (Ефес. 5:22). В ряде стран Запада публичное цитирование этих библейских изречений стало уголовно наказуемым деянием, чего не было даже в самые сложные периоды существования христианских церквей при репрессивных атеистических режимах XX века. А в тех странах Запада, где верность библейским заповедям пока еще не карается в уголовном порядке, она уже подвергается остракизму со стороны средств массовой коммуникации.

Осознавая себя (как никогда в прошлом!) пребывающими в осаде, христиане, искренне преданные евангельскому учению и не ищущие запретных компромиссов с враждующим против него духом века сего, не могут не стремиться к солидарности в противостоянии натиску «мира, во зле лежащего» (Ин 5:19). К солидарности призываются христианские конфессии, которые не отреклись, подобно американским епископалам, публично ратовавшим за всештатное узаконение однополых браков (в чем они и преуспели), от фундаментальных основ евангельской этики. Тем более в такой солидарности нуждаются церкви, сохранившие апостольское преемство. Сказанное в полной мере относится к Православной и Католической церкви.

При этом речь идет именно о солидарности, о совместных действиях, о согласовании позиций. Форсированный поиск вероисповедного единства и невозможного при его отсутствии евхаристического общения, в обозреваемой перспективе представляющийся утопическим, способен скорее создавать дополнительные осложнения в поисках солидарности, чем стимулировать их. Известно, что в богословских вопросах, как впрочем, и в научной дискуссии, когда речь идет о поисках истины, нет места компромиссам; поэтому стремление к достижению взаимоприемлемых догматических формул способно вызывать и действительно вызывает в среде ревностных христиан подозрения, что те, кто ведут богословский диалог с такой установкой, равнодушны к истине и потенциально способны к компромиссу в ущерб ей. Речь идет, конечно, об официальном диалоге церквей, а не о взаимополезном обсуждении богословских проблем на уровне академических научных конференций.

Добрым примером братских уз между христианскими церквами, сохранившими апостольское преемство, но не имеющими евхаристического общения, могут служить взаимоотношения между Русской Православной и Армянской апостольской церковью, не отягощенные взаимным недоверием. А вот история контактов Православной Церкви с церковью Католической, притом что богословские расхождения между ними не превышают те, что разделяют Православие с богословием нехалкидонских Восточных церквей, к семье которых принадлежит Армянская церковь, обременены печальным опытом, катастрофическое начало которому положено IV крестовым походом.

В наше время самой болезненной занозой во взаимоотношениях между Православной и Католической церковью, препятствующей сближению, является униатский фактор. Казалось бы, униатство, которое при сохранении восточного обряда, входит в юрисдикцию Римского папы, способно послужить мостиком между православным и католическим миром, но хорошо известно, что действительная ситуация прямо противоположна подобной отвлеченной иллюзии. Причина тому прежде всего кроется в самом происхождении униатства, которое, если вещи называть своими именами, появилось на свет как одно из самых злостных проявлений агрессий против Вселенского Православия. В разной мере это относится и к Лионской унии 1274 г., и к Флорентийской унии 1439 г., и, наконец, к злосчастному сговору, вылившемуся в 1596 г. в Брестскую унию.

Униатская авантюра 1596 г. замешана на высокомерно пренебрежительном обмане несведущего народа, которому внушали убеждение, что введение унии — это лишь перемена юрисдикции, что при унии не только обряды, но и самая вера остается прежней, православной. На деле это было циничным жульничеством, в котором участвовали предавшие свою паству, изменившие Православию за чечевичную похлебку обещанных им мест в сенате Речи Посполитой епископы Западной Руси, тайно от народа подписавшие символ веры с Filioque. И это мошенничество не осталось только историческим фактом, лишь одним из исторических грехов унии. Его последствия навсегда определили моральное лицо униатства. Генезис, происхождение феномена всегда влияет на его природу — выражаясь фигурально, составляет его генетический код. От Брест-Литовского сговора до наших дней этот код униатства остается в основе своей неизменным. Униатство возникло из прозелитических проектов Ватикана и политических расчетов близоруких властей Речи Посполитой, близоруких потому, что введение унии и принуждение к ней впоследствии явилось важнейшим фактором гибели Польского государства в XVIII веке. Именно уния сделала нетерпимо унизительным положение православных в Речи Посполитой, на защиту которых не могла не выступить Россия, при Екатерине Великой окончательно вернувшая себе статус мировой державы. Да и в исторически недавнюю пору, во время Второй мировой войны, политические деятели из числа униатов встали не на сторону Польши, выбрав для себя совсем других покровителей. Достаточно вспомнить зловеще знаменитую «волынскую резню». И по сей день униатство служит нечистоплотным политикам орудием их махинаций, так что отрицать сомнительную с христианской точки зрения природу униатства невозможно уже при самом минимальном уважении к истине.

Папа Франциск в ноябре 2014 г. высказался на эту больную тему: «Восточные католические церкви имеют право на существование, это верно. Но само униатство — это слово из прошлого и к сегодняшнему дню оно не подходит». Предоставление права на существование не входит в сферу церковной ответственности. Это дело государственных властей. Папа — суверен, но лишь на территории государства, которое принято называть Ватиканом. Православная иерархия от апостольского века и по сей день не располагала государственным суверенитетом и, следуя заповеди Христовой («Царство Мое не от мира сего» (Ин 18:36)), никогда не стремилась к его приобретению. Поэтому к осложнениям, которые в разные периоды переживала так называемая «Восточная католическая церковь», православное священноначалие, вопреки имеющимся в разной среде предубеждениям, отношения не имеет и иметь не может по природе вещей.

Так, прекращение легального существования унии на территории Галиции в 1946 г. не вытекало из каких бы то ни было церковных актов. Ни в постановлениях Львовского собора 1946 г., ни в той дискуссии, которая на нем велась, ни словом не упоминалась тема правового статуса Греко-католической церкви. Это был собор униатов, высказавшихся за возвращение в лоно Святой Православной Церкви, из которой их предки были исторгнуты насилием и обманом. Возможно, что некоторые из участников Собора отвергли унию не по убеждениям, а из малодушия и под давлением обстоятельств, но к созданию этих обстоятельств Православная Церковь касательства не имела. Униаты в Галиции попали тогда в трудное положение ввиду уголовных санкций, которым подверглись со стороны судебных властей Советской Украины униатские епископы и некоторых из священников, обвиненных в коллаборационизме. Подобные процессы шли тогда во всех европейских странах, ранее оккупированных нацистской Германией или ее сателлитами. Причем участь таких коллаборантов как Квислинг, Лаваль или Иосиф Тиссо, католический священник и по совместительству президент марионеточной Словакии, оказалась более суровой, чем судьба главы Греко-католической церкви Иосифа Слипого, знаменитого тем, что в конце жизни он самовольно провозгласил себя патриархом. Квислинга и Лаваля расстреляли, а Иосифа Тиссо повесили. Иосиф Слипый был лишен свободы, подобно своему собрату по делам и вере Загребскому архиепископу Алоизу Степинацу, который во время нацистской оккупации Югославии прислуживал палачу сербского народа Анте Павеличу, но через несколько лет после вынесения приговора Слипый был освобожден и смог выехать в Рим.

В любом случае, в настоящее время вопрос о праве на существование униатской церкви не стоит, а само это существование является фактом. Но было бы замечательно, если бы слова папы Франциска о том, что «униатство — из прошлого», имели последствия в делах Ватикана. Чтобы расчистить путь к устранению взаимного недоверия между Православной и Католической церковью, к их солидарности в противостоянии антихристианскому духу века сего, необходимо устранить самое обременительное препятствие к сближению, каковым на сей день является не само по себе существование униатства, а возобновленная в начале 1990-х гг. униатская агрессия против православных общин Галиции и Карпатской Руси, перекинувшаяся затем и на те области, вроде Волыни или Подолья, где об унии к тому времени давно и прочно забыли, и даже на земли, где ее никогда не существовало. У человека, обладающего, в соответствии с католической доктриной, неограниченной властью над всеми католическими общинами, независимо от их обряда, есть возможность приостановить эту агрессию, содействуя возвращению каноническим православным общинам злодейски отнятых у них храмов.

 
Domande e risposte dalla Quaresima del 2018: un compendio

È vero che dopo la caduta dell'Unione Sovietica, il comunismo è stato sostituito dall'Ortodossia?

Se solo fosse così! Il frutto marcio del comunismo (in cui probabilmente nessuno credeva più, tranne che per i vecchi e alcuni in alcune province remote) è stato sostituito al 95% dal mammonismo, quello che viene definito consumismo occidentale e al 5% da una vivente (e non nominale) Ortodossia. Non c'è da meravigliarsi, poiché al comunismo ci sono volute tre generazioni per distruggere il 95% dell'Ortodossia. Come ho detto molte volte negli ultimi 27 anni dalla caduta del comunismo, ci vorranno tre generazioni per ripristinare l'Ortodossia anche fino al bassissimo livello pre-rivoluzionario (a meno che non ci sia un improvviso miracolo, per il quale tutti stiamo pregando). E noi non vogliamo il livello di prima della rivoluzione, perché è esattamente ciò che ha causato la rivoluzione.

L'Ortodossia fu allora segnata dal tradimento dell'élite aristocratica, liberale o conservatrice, che sfruttava le masse povere, e dal nominalismo di massa, da quelle accademie teologiche che il sempre memorabile metropolita Antonij di Kiev (egli stesso calunniato come eretico da alcuni degli odierni accademici 'ortodossi'!) chiamava 'le tombe dell'Ortodossia', da seminari con studenti ladri come Stalin, da simonia, ambizione, carrierismo e da sacerdoti che non erano sacerdoti ma 'popy'. (418 tali 'preti' in realtà gettarono la tonaca immediatamente dopo la rivoluzione, dimostrando che non avevano fede, ma erano solo funzionari statali, ritualisti che guadagnavano soldi dagli ingenui). L'ortodossia di massa non è stata restaurata in Russia perché non c'è stato ancora il pentimento di massa. Lo tsar e i suoi seguaci sono ancora calunniati nei mass media e, non ultimo, da noti studiosi pseudo-ortodossi nelle accademie teologiche e nei seminari odierni. Il carrierismo (che spesso assume la forma dell'ecumenismo) e l'amore per il denaro sono tornati in auge. Anche il risveglio monastico riguarda solo circa 10.000 persone.

C'è molto da fare. La malattia spirituale del nominalismo è dilagante nella Chiesa russa di oggi. Solo quando saranno state costruite altre 100.000 chiese, la superstizione e il ritualismo saranno stati superati, i centri commerciali non saranno più costruiti, le persone si vestiranno decentemente per le strade, l'aborto sarà dichiarato fuorilegge, i sistemi dell'istruzione e della sanità e i media rifletteranno l'ortodossia, lo Stato sarà tornato al calendario ortodosso e persone giuste come santa Maria (Vyrubova) di Helsinki e l'anziano Nikolaj (Gurjanov) saranno stati canonizzati, potremo dire che "il comunismo è stato sostituito dall'Ortodossia".

Perché così tanti europei dell'est sono così passivi rispetto alle attività della Chiesa?

Tra molti questo è il frutto del comunismo, del controllo dello stato. Molti non pensano di essere la Chiesa – anche se lo sono. Si aspettano che tutto venga fatto per loro, dai "professionisti", dal clero ai cori a pagamento. Tali ortodossi nominali pensano alla Chiesa come a uno "spettacolo", un pezzo di "teatro", proprio come gli aristocratici di prima della rivoluzione.

È d'accordo sul fatto che il problema principale della vita ortodossa nella diaspora sono le giurisdizioni?

No, decisamente no. Le giurisdizioni sono solo un effetto, non la causa. La causa è la mentalità di ciò che chiamerei "clubbismo", che è la rovina della Chiesa nella diaspora. Sì, è bello stare con persone che la pensano allo stesso modo, ma non è questo il compito della Chiesa. Il suo compito è la salvezza dell'anima dal male. Sì, sono d'accordo, nei cosiddetti paesi ortodossi (che come tali non esistono più), troverete diversi tipi di parrocchie nella stessa città e quelle parrocchie sono definite sociologicamente, ma nella diaspora è molto peggio. Così in questo paese potete trovare parrocchie che sono in realtà club per greci (solitamente suddivisi in club per ciprioti, club per cretesi e club per greci continentali), club per romeni, club per russi, club per serbi, club per ex-anglicani, club per ex-anglo-cattolici, club per ex-settari, club per anglicani liberali, club per intellettuali di ceto medio-alto, ecc. Questa rovina della diaspora deriva dal fatto che le persone non cercano prima il regno di Dio, ma mettono al primo posto i propri interessi.

Perché Cristo ha detto le parole: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato"?

Fino al tempo di Cristo tutte le anime umane scendevano nell'Ade nella morte. Qui erano tenute prigioniere nel tormento. Così, alla morte, Cristo nella sua natura umana si è sentito abbandonato da Dio, perché l'Ade è il luogo in cui non si trova Dio perché egli vi è rigettato. Grazie a Cristo, che, senza peccato, non poteva rimanere prigioniero del diavolo, tutti quelli che nell'Ade accettarono il messaggio di Cristo furono liberati. Questo è ciò che possiamo vedere sulle icone della Risurrezione, Cristo che libera l'umanità attraverso Adamo ed Eva. Questo è ciò che intendiamo per discesa agli inferi.

Qual è l'origine della parola Lent, l'inglese per Quaresima?

È la parola in antico inglese che significa primavera ('lenctan'), il periodo in cui i giorni si allungano. Tuttavia, già nell'antichità veniva a significare il digiuno primaverile. Lent è quindi è la parola inglese per "il grande digiuno". Ecco perché è assurdo parlare di "Great Fast" o "grande digiuno", come faceva padre Alexander Schmemann (l'inglese era la sua terza lingua).

Perché stare seduti con le gambe incrociate o stare in piedi con le braccia dietro la schiena non è accettabile nelle chiese ortodosse?

Molto semplicemente perché una tale posizione non denota un atteggiamento di preghiera. Dovremmo stare con le braccia lungo i fianchi.

Si riesce a vedere una differenza visibile tra i sacerdoti patriarcali e quelli della ROCOR?

Sì, si riesce spesso, letteralmente. Il patriarcato (come anche la giurisdizione di Rue Daru) consegna onorificenze come coriandoli! A Mosca scherzano su come i preti dai capelli grigi nella ROCOR non abbiano ricevuto quasi nessuna onorificenza, mentre i sacerdoti patriarcali, vent'anni più giovani, ne sono coperti! Questi sono i vescovi della ROCOR!

Quali parole vorrebbe sulla sua lapide, a parte il suo nome e la data?

Che domanda insolita, anche se penso che mi sia stata già chiesta la stessa cosa. Vorrei le parole: "La verità vi farà liberi".

Qual è la prima cosa che consuma nella notte di Pasqua, una volta che la Quaresima è finita?

Una tazza di tè al latte.

 
Как делиться пасхальной радостью с ближними

Праздник Воскресения Христова – самый главный для христиан. «Все наслаждайтесь пиршеством веры; все пользуйтесь богатством благости», – призывает в своем огласительном слове в праздник Пасхи святитель Иоанн Златоуст. Радость о воскресшем Спасителе предназначена для каждого человека на земле, но не всякий знает об этом и не всякий понимает, как присоединиться к общему ликованию. О том, как делиться пасхальной радостью с ближними, рассуждает игумен Нектарий (Морозов).

Светом и теплом

Радостью, действительно, всегда необходимо делиться, ведь если мы призваны делиться какими-то вещами, представляющими для нас насущную необходимость в материальном плане, то тем более нужно разделять c ближними то, что гораздо важнее, – духовную радость, которую мы испытываем. Хотя сделаю оговорку: безусловно, можно поделиться только тем, что сам имеешь. Поэтому для того, чтобы мы действительно могли своим близким что-то полезное отдать для утешения их сердец, радость о Христе Воскресшем должна наполнять наше собственное сердце – хотя бы в какой-то мере.

И очень многое здесь зависит от пути, который проходит человек в течение Великого поста, готовясь встретить Пасху. Если мы всего лишь воздерживаемся от пищи, посещаем богослужения и чуть больше молимся, чуть более трезвенно и напряженно живем, но при этом у нас нет глубокого внутреннего переживания всего того, что Пасхе предшествует, нет переживания своих собственных несовершенств, грехов, немощей, нет понимания того, что Пасха – это не просто воспоминание о когда-то бывшем торжестве жизни над смертью, а это торжество, в котором участвует каждый из нас, потому что, победив смерть, Христос для каждого вновь открыл путь в вечное Небесное Царствие, – то испытать настоящую пасхальную радость бывает сложно. Если же для человека Великий пост стал очередным этапом его духовного развития, то, безусловно, он и пасхальный период будет проживать не просто как время отдохновения от поста, но и как время торжества победы света над тьмой, жизни над смертью и праведности над грехом. Когда это воспринимается и переживается духовно, тогда и хочется делиться этим духовным ликованием. И тогда, даже если люди, с которыми мы в праздник встречаемся и делим трапезу, не очень церковные, может быть даже почти неверующие, то, наверное, мы все-таки сможем хотя бы в какой-то степени с ними поделиться и светом, и теплом, и радостью, наполняющими наше сердце. И в то же время сможем сохраниться от какого-то чрезмерного рассеяния и развлечения, которым может сопровождаться застолье и которое может разрушить в нас то малое, что за время поста созидалось.

В чем это разделение радости с окружающими может выражаться? А как раз вот это наше внутреннее содержание и будет нам подсказывать, как должно строиться наше общение с близкими. Аналогия очень простая: мы все прекрасно знаем, насколько трудно бывает с людьми, внутренне опустошенными или удрученными какой-то горечью и сожалением по поводу того, как проходит их жизнь, и насколько, наоборот, легко и радостно – с теми людьми, которых наполняет свет и тепло. И если мы сами к Светлой седмице становимся такими, то у нас не возникнет вопроса, как делиться своим состоянием, как его проявить, как показать. Это из нас будет изливаться.

Стоит ли при этом заводить разговор с ближними о самом празднике Пасхи? Слово – все-таки инструмент, и, как любым другим инструментом, им нужно пользоваться только по назначению. Ведь мы же не будем пытаться приготовить пищу посредством молотка, а гвоздь забивать кухонным комбайном. Так и слово не должно использовать необдуманно. И если мы хотим с людьми говорить о Христе, о вере, то, безусловно, и время, и обстоятельства такого разговора, и те конкретные слова, в которые мы облекаем свою мысль, нужно выбирать. Сказав слово о Христе тому, кто к нему не готов, мы тем самым обесцениваем его.

Пойти к тем, кто понимает?

Правильно ли будет в случае, если, например, твои близкие не желают каким-то образом отмечать Пасху, провести этот день не в семье, а в среде воцерковленных людей – может быть, с прихожанами твоего храма? Тут нет единого рецепта на все ситуации. Бросать семью и как-то от нее отделяться, тем более по религиозному признаку, мне кажется, не стоит. Потому что если один в семье ходит в храм, а другой или двое-трое не ходят, они, как правило, чувствуют, что верующий член семьи от них отделился и живет какой-то своей жизнью, – и усугублять это ощущение, конечно, ни в коем случае не надо. Наоборот, нужно стараться возникшее разделение постоянно сокращать и врачевать. Если мы можем дать что-то духовное, мы дадим. Если нет, то почему же мы должны лишать близких участия в некоей материальной радости? Да, они сейчас не способны понять, Кто такой Христос и что такое Воскресение Христово, но накрытый стол и улыбающееся лицо близкого человека они способны понять. И я думаю, что этим вполне можно с ними делиться. И нужно, самое главное.

К тем, кто тебя понимает – в храм, к верующим, – ты и так уходишь на богослужения или для того, чтобы принять какое-то участие в жизни прихода, и стремление проводить вне дома еще и праздники мне кажется неким бегством – совершенно неверным. В конце концов, семья – это зона твоей ответственности. Ты за этих людей отвечаешь, потому что ты уже пришел к Богу и ты хотя бы в этом плане их старше. Ну, так тогда отвечай за это и будь с ними.

Время добрых дел

Совершенно естественно в пасхальные дни делиться радостью – и материальной, и, если получится, духовной – с теми людьми, которые чего-то существенного в жизни лишены и нуждаются во внимании и участии. Но их гораздо больше, чем мы можем охватить. Поэтому адресатами благотворительных акций нашего, например, Петропавловского храма, где я настоятельствую, являются те социальные учреждения, с которыми уже сложились какие-то взаимоотношения, или те, которые находятся в зоне нашей видимости.

Большое подспорье в этом – помощь, которую оказывает нам известный в Саратове торговый дом «Жульен»: на протяжении уже целого ряда лет перед Пасхой он жертвует достаточно большое количество куличей собственного производства. И благодаря этому мы имеем возможность их передавать в несколько саратовских больниц, включая детское отделение клиники гематологии, психиатрическую клинику на Алтынной горе, Центр социально-трудовой реабилитации для лиц без определенного места жительства и занятий. Для нас эта возможность на самом деле очень радостна.

Но просто проводить некую раздачу куличей и подарков недостаточно, и поэтому, когда возможно, мы отправляем к своим подопечным специальную миссионерскую группу – это и волонтеры, и певчие, – чтобы они рассказали о празднике и порадовали слух и сердца тех, к кому они приходят. Это как раз некий самый элементарный способ поделиться пасхальной радостью. Что конкретно придумать для пасхального поздравления, зависит, как правило, от способностей тех, кто это делает. В одном храме готовят какие-то театральные постановки, в другом – концертную программу, в третьем – поделки своими руками.

Если на приходе по той или иной причине не проводятся такие акции, а у кого-то из прихожан есть желание и конкретные идеи, то, безусловно, можно поговорить с настоятелем и с такой инициативой выступить. Ведь священник бывает настолько погружен в повседневные заботы и нужды прихода, бремя которых ему к тому же не с кем порой разделить, что многие хорошие идеи и желания, приходящие ему в голову, остаются нереализованными – просто не с кем, опять же, их претворять в жизнь. Если же появляются люди, готовые что-то делать, то появляются и сами идеи, и силы на их воплощение.

Безусловно, круг таких людей надо формировать, ими надо заниматься, но может быть и так, что настоятель храма обращается к прихожанам, а ни у кого из них нет желания помочь. Или же наоборот: люди откликаются, а когда доходит до дела, то решать все поставленные задачи священнику приходится в одиночестве.

К сожалению, на сегодняшний день вся наша подобная благотворительная деятельность носит еще очень несовершенный характер. Если бы у нас была та необходимая материальная и, скажем так, организационно-техническая база, которая, например, есть у Католической церкви, мы могли бы разрабатывать целые программы и воплощать их систематически. Но наши возможности достаточно скромны, и мы можем действовать только в меру этих возможностей. Если бы таких людей, как руководство «Жульена», было в Саратове не какое-то ограниченное количество, а десятки и сотни, то, безусловно, мы могли бы охватить гораздо большее количество и пожилых, и детей, и больных. Ведь состоятельных людей в Саратове достаточно много, но вот имеющих готовность принимать в чем-либо участие – очень и очень мало, к сожалению. Опыт показывает, что из ста человек, к которым обращаются за помощью наши волонтеры, откликаются один-два. И это, наверное, одна из самых главных бед Саратова. Прочие наши беды – дороги, какая-то бытовая неустроенность – меркнут по сравнению с этим равнодушием.

Тех же, кто помочь действительно хочет, даже не приходится обзванивать. Люди предлагают помощь по собственному желанию, и не только перед Пасхой, но и накануне других праздников.

На самом деле каждый человек может стать волонтером самостоятельно. Если ты видишь, например, живущих по соседству с тобой одинокую бабушку или дедушку или того, у кого в силу других обстоятельств мало радостей в жизни, то прийти к ним и поздравить с Пасхой – это очень хорошо. Да, кто-то будет рад и благодарен, кто-то не откроет дверь, кто-то, возможно, в тебя даже куличом запустит – невозможно этого предсказать. Если запустят куличом, то, наверное, второй раз идти в эту квартиру не надо, но пробовать постучаться, безусловно, и можно, и нужно. И не стоит забывать, что если ты идешь делиться радостью, а к тебе отнеслись с подозрением или не приняли твою попытку, то не нужно эту радость самому сразу же утрачивать. И ни в коем случае нельзя допускать какого-то конфликта, чтобы это доброе дело не превратилось в худое.

 
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"Dobbiamo tornare alle nostre radici". Una conversazione con padre Gabriel (Bunge)

 

Padre Gabriel (Bunge)

Circa quindici anni fa, ho avuto l'opportunità unica di visitare l'eremo di uno ieromonaco e teologo cattolico nelle montagne della Svizzera. Era ben conosciuto per i suoi scritti sui santi padri della Chiesa cristiana antica, e non meno ben noto per il suo insolito - dal punto di vista moderno, occidentale - stile di vita monastico. Avendo una certa familiarità con l'aspetto gerentale dei monasteri cattolici di oggi, non mi aspettavo di sentirmi così a casa come monaca ortodossa nel suo eremo cattolico.

Dopo essere saliti per un sentiero boscoso di montagna fino a una piccola dimora tra gli alberi, siamo stati accolti da un anziano dall'aria austera, con la barba grigia che fluiva sulle vesti nere. Aveva la testa coperta da un cappuccio con una croce rossa ricamata sulla fronte. Era come se fossimo stati trasportati nel deserto egiziano, a vedere sant'Antonio il Grande. Mentre lui e il suo confratello padre Raffaele ci offrivano il tè, abbiamo parlato della Chiesa, d'Oriente e d'Occidente, e della Chiesa ortodossa russa. Ma non si parlava una loro unione a questa Chiesa - sarebbe stato scomodo perfino menzionarla.

Sentivamo di avere avuto un breve contatto con un monaco che era uno di noi in spirito, anche se non era nella nostra Chiesa, e ci salutammo con gioia a questa piacevole rivelazione, mentre p. Gabriel faceva il segno della croce su di noi nel modo ortodosso.

Il monastero della Santa Croce, Roveredo, Svizzera

Padre Gabriel non ha mai avuto e continua a non avere connessione elettronica con il mondo esterno, e abbiamo sentito molto poco da o su di lui dopo la nostra visita. Tuttavia non lo abbiamo dimenticato, e nel tempo trascorso non abbiamo mai smesso di pensare a come sarebbe stato bello che fosse in comunione con noi ortodossi. Ma mai avremmo cercato di toccare questo argomento con lui - in qualche modo sentivamo che Dio lo stava guidando come meglio crede.

Padre Raffaele, uno svizzero, è deceduto, e padre Gabriel è l'abate e unico monaco di quello che oggi è il Monastero della Santa Croce, parte della Chiesa ortodossa russa. È diventato ortodosso alla vigilia della Dormizione della Madre di Dio a Mosca, nell'agosto 2010. Ora è lo schema-archimandrita Gabriel.

Trovandosi recentemente a Mosca per un programma molto impegnativo, padre Gabriel ha ancora avuto il tempo di parlare con noi.

* * *

Padre Gabriel, anche se ha parlato della sua vita in altre interviste, ci dica ancora una volta qualcosa di lei.

Vivo a Roveredo, un piccolo villaggio di circa 100 abitanti. Il mio monastero è sopra il villaggio nei boschi, nelle montagne della regione di Lugano, la parte italiana della Svizzera.

È stato cattolico fin dall'infanzia?

Sì, ma non un cattolico praticante per tutta la vita. Mio padre era luterano, e mia madre cattolica, e sono stato battezzato cattolico. Ma, come spesso accade in questi casi, nessuno dei miei genitori praticava la propria religione. Né mio padre né madre andavano in chiesa. E così nemmeno io. Ma siccome i giovani fanno sempre a modo loro, ho riscoperto la fede del mio battesimo. In un primo momento sono andato alla Chiesa cattolica, da solo. I miei genitori non mi hanno incoraggiato, si sono limitati a tollerarlo.

Anche sua madre?

Lei era una cattolica credente, ma a causa del suo matrimonio con un luterano, ha perso la sua pratica. Solo molto più tardi, quando ero già monaco, è tornata in chiesa e ha iniziato a praticare la sua fede cattolica. Mio padre a malincuore andava con lei, almeno a Pasqua o Natale, perché non voleva trascorrere le feste da solo.

Dove è nato?

 

La cattedrale di Colonia durante la seconda guerra mondiale

Sono nato a Colonia, ma abbiamo lasciato quella città quando avevo due anni a causa della guerra. Quella città, antica di quasi 2000 anni, fu quasi rasa al suolo. È stato come a Hiroshima. Circa l'ottanta per cento è stato distrutto, e gli americani hanno anche suggerito di ricostruirla altrove, sembrava inutile cercare di ricostruire quelle ceneri. Ma la gente era molto attaccata alla loro città, la grande cattedrale era ancora in piedi, anche se notevolmente danneggiata. Anche Le dodici chiese romaniche [1] erano state terribilmente danneggiate. Per dieci anni non abbiamo vissuto a Colonia, ma in un piccolo paese nella campagna. Solo nel 1953 ci è stato possibile tornare. Così, ho trascorso la mia gioventù a Colonia, e sono andato lì al ginnasio. Amo ancora molto quella città.

 Chiesa di san Gereone, abside

La cattedrale gotica, una meraviglia dell'architettura gotica, fu costruita sul luogo in cui erano state tutte le cattedrali dai primi tempi del cristianesimo. Uno dei primi vescovi di Colonia era uno stretto collaboratore dell'imperatore Costantino. Sotto la torre nord c'è un battistero del IV secolo. Vi è una chiesa di San Gereone a Colonia, dove l'ottagono del battistero è largo fino a cinque o sei metri. È una chiesa romanica, del quarto secolo, e ha reliquie dei martiri romani. C'erano così tante tracce di una Chiesa indivisa, degli inizi del cristianesimo, e da questi fatti molto archeologici, sono stato "spinto" a scavare più in profondità tra le fondamenta della Chiesa. Io sono di formazione uno storico, un numismatico.

Questi ricordi le fanno sentire il desiderio di "fondere" di nuovo l'Europa insieme alla Chiesa del cristianesimo antico?

Certo, io non ho conosciuto la Chiesa ortodossa per lungo tempo. Ho scoperto l'esistenza dell'Ortodossia solo a poco a poco. Alcuni dei miei amici ortodossi di oggi mi hanno detto che i cattolici sanno che noi "esistiamo", e nulla più. La gente semplice ci chiede pure, "Venerate la Madre di Dio, anche voi?" E questo è 50 anni dopo il Concilio Vaticano II, che sembrava aver "aperto le finestre" di quella che era una Chiesa cattolica molto chiusa; eppure la loro conoscenza dell'Ortodossia è ancora molto povera. Questo ho dovuto scoprirlo a poco a poco, da solo. Non sapevo se esistessero comunità ortodosse, non c'erano chiese ortodosse nelle città, perché i russi, almeno, celebravano in chiese protestanti prestate loro per un paio d'ore alla domenica, come spesso accade anche oggi. A Lugano, gli ortodossi russi hanno acquistato una piccola chiesa protestante che era vuota e inutilizzata. Tutte le altre comunità ortodosse, come per esempio i romeni, celebrano in chiese cattoliche date loro in uso. Ma ora abbiamo una piccola chiesa, che deve essere mantenuta. Si è progressivamente trasformata in una chiesa ortodossa, con una iconostasi e tutto.

Così, ho dovuto scoprire l'Ortodossia a poco a poco. Quando avevo circa diciannove anni, dopo il ginnasio, [2] sono andato con un amico a Roma, e lì ho scoperto il periodo paleocristiano: le catacombe, le chiese antiche, quelle fondate dai santi Costantino ed Elena, e così via. È stato molto impressionante. Devo confessare che questo ha rafforzato la mia coscienza di me stesso come cattolico. Roma è terra apostolica - qui ci sono la tomba di san Pietro, di san Paolo, Santa Maria Maggiore, Santa Croce, San Giovanni in Laterano... tutte queste chiese paleocristiane, questa incredibile continuità archeologica. Ma molto più tardi ho scoperto che anche se c'è continuità a livello di architettura, non c'era continuità a livello di Chiesa apostolica, il fondamento.

Affresco della Natività di Cristo, Santa Maria Maggiore, Roma

Ho scoperto solo più tardi che Santa Maria Maggiore e le altre chiese sono sempre state le stesse, ma questa continuità non esiste ad altri livelli, i livelli più essenziali. È lo stesso con gli anglicani. Da una parte hanno la cattedrale di Sant'Agostino a Canterbury, ma a livello teologico non c'è continuità, c'è una rottura. Tuttavia, al momento ero troppo giovane per essere consapevole del fatto che ci sono così tante rotture e interruzioni nella storia della Chiesa occidentale. Ho dovuto scoprire questo da me stesso, a poco a poco.

La gente spesso mi chiede perché sono diventato ortodosso, e se c'è stato un momento o un evento cruciale in questa evoluzione. C'è stato un momento cruciale, e se ho detto prima, lo ripeto. Ho dovuto scoprirlo - prima sul piano letterario, attraverso i libri, la musica, ecc. La stessa cosa vale per il monachesimo - ho dovuto scoprire il suo spirito attraverso gli scritti dei padri del deserto. Ma ho scoperto l'Ortodossia reale, viva, all'età di 21 anni, quando sono stato in Grecia. Ero uno studente, non ancora un monaco. Non potevo ancora entrare in monastero perché mio padre non lo permetteva. Ero troppo giovane. Io ringrazio il cielo che non lo ha permesso, perché in questo modo ho avuto l'opportunità di viaggiare in Grecia con gli altri studenti, e di scoprirvi l'Ortodossia vivente. Ho visto santi monasteri, e ho persino incontrato un santo monaco. Sono andato alla Liturgia. Questo era prima del Concilio Vaticano II. I greci erano estremamente gentili e cordiali con me come cattolico. Oggi probabilmente sarebbe diverso, perché i cattolici sono cambiati completamente verso gli ortodossi.

In meglio, o in peggio?

In tutti i modi, dal peggiore al migliore. Ma ora gli ortodossi prendono le distanze, perché si sentono invasi.

Ho visitato i seminari e i monasteri in Grecia, e una sola volta ho detto ai monaci e agli studenti, "Tutto è bello qui, e mi piace, ma... è un peccato che vi siate separati da noi. " La risposta immediata è stata, " ti sbagli, siete voi che vi siete separati da noi". E così sono stato messo per la prima volta (avevo solo 21 anni) di fronte a questo problema fondamentale della separazione che si vede in modo diverso in Oriente e Occidente. Chi ha ragione? A 21 anni non avevo i mezzi per controllare la risposta. Solo a poco a poco ho iniziato a procurarseli, e così scoprii che in realtà è l'Occidente che si è separato dalla base comune. Vi è continuità archeologica, nelle famose chiese del tempo di Costantino ed Elena per esempio, ma a livello essenziale - teologia, liturgia, e tutto il resto - non c'è continuità. Il mio piccolo libro, Vasi di argilla, [3] parla di un piccolo aspetto che è molto essenziale: che c'è stata un'interruzione.

Lei ha detto prima di aver letto il libro dello storico tedesco Johannes Haller [4] sulla storia della Chiesa fino al 1500, così come altri libri sul papato, come quello dell'abate Guettée. [5]

Sì, in effetti sto leggendo il libro di Haller proprio ora. È puramente un libro di storia, mentre il libro di Guettée è polemico. Vedete, Haller era imparziale, molto tranquillo, e aveva libero accesso alla biblioteca Vaticana. Si tratta di un libro di storia oggettiva, ha uno spirito molto tranquillo, ma è molto potente. I fatti sono schiaccianti.

Lei ha detto che è contento di leggere testi sulla storia della Chiesa oggi, e non prima, perché avrebbero potuto causarle una perdita di fede. Potrebbe spiegarlo? Pensa di aver avuto bisogno di essere più forte, al fine di affrontare i fatti. È esatto?

Credo che la fede nei giovani deve essere preservata, tutelata. Quando si dispone di una solida base, di criteri sufficienti nella propria mente, e di una fede più forte, si sarà in grado di giudicare.

Vuol dire un forte fondamento della fede cristiana, e non necessariamente nella fede cattolica romana?

Sì, allora si può affrontare da soli questa massa di fatti storici.

Perché sente che questi fatti presi da soli possono essere troppo devastanti o scandalosi per la gente?

Sì, certo. Vede, la storia non è teologia. La storia è solo i fatti, che cosa è successo. Il lavoro di Haller descrive tutti gli alti e bassi... è affascinante, ma è vera la storia. Ci fa porre domande...

La storia con tutte le sue magagne?

Sì, con tutte le sue magagne, e le pretese di propirità del papa, di essere il capo della Chiesa. È molto strano. Già nel IV secolo, papa Damaso sosteneva che la Chiesa romana (non il Papa - non ancora) ha il primato su tutte le altre Chiese, a causa di ciò che Gesù Cristo ha detto a Pietro : "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa" (Mt. 16:8) Così, a Roma, hanno identificato questa roccia con un'istituzione, con qualcosa di visibile - la Chiesa romana. Anche se moltissimi padri della Chiesa, sia in Oriente e Occidente, identificano questa roccia, come sant'Ambrogio di Milano ha fatto nel corso dell'anno 382, con la fede del popolo. È la confessione di Gesù Cristo come Figlio del Dio vivente. Non era la fede personale di Pietro, che non era un teologo migliore o apostolo degli altri Apostoli. La confessione gli è stata rivelata dal Padre. Questa è la roccia che non può essere distrutta. Pietro dimostra poco dopo di non aver capito nulla di questa confessione. Egli è chiamato "diavolo". Il Signore dice: " Vattene via da me, Satana" (cfr. Mt. 16,23), e così via. Non solo sant'Ambrogio, ma anche i più importanti padri di Oriente e Occidente dicono la stessa cosa. Per la Chiesa cattolica romana, è assolutamente ovvio che questa roccia è la persona di Pietro. E Pietro, secondo la tradizione morì a Roma, e quindi deve essere la Chiesa di Roma, e il suo successore, il vescovo di Roma, a essere questa roccia. Ma Pietro è stato in molti luoghi. Perché deve essere solo il luogo dove è morto? Molte persone potrebbero pretendere di avere la sua tomba... ma è morto a Roma, come san Paolo. Ma questa è una ragione sufficiente perché questa città, che era a quel tempo la capitale dell'Impero romano, diventi anche il capo di tutte le Chiese? Se c'è una città che avrebbe diritto a questo titolo sarebbe Gerusalemme, la città dove è morto il nostro Signore, e non Pietro. A Gerusalemme c'è la tomba del nostro Signore, e lì è risuscitato. Il capo della Chiesa è in ogni caso il nostro Signore.

Questo mi è sempre sembrato un devastante esempio di quello che viene chiamato in russo плотское мудрование [6] mentalità carnale, un modo di pensare puramente terreno.

Sì, e ha avuto una presa immediata. E la cosa così sconvolgente di questa storia del papato di Haller è proprio quest'aspetto mondano - come, siano stati utilizzati mezzi spirituali, come la scomunica e l'interdetto, continuamente, per centinaia di anni, proprio per motivi politici. E ciò che è ancora più scioccante è che la gente non si è nemmeno presa la briga di obbedire a questi interdetti. Interi paesi sono stati sotto interdetto, il che significa niente messe, niente sacramenti, niente suono di campane - niente.

Perché?

- Perché? Perché il re non si assoggettava alle pretese territoriali del papa. Il Papa è stato sempre in lotta per il proprio stato, che divenne sempre più grande, quindi sempre più piccolo, ed esiste ancora, questa è la funzione della Città del Vaticano. È stato sempre per queste ragioni politiche e territoriali. Ma la maggior parte di questi paesi, centinaia di re, anche di vescovi, semplicemente non se ne sono curati. Hanno continuato a celebrare la messa, a dispensare i sacramenti, e così via.

Così erano tecnicamente in "disobbedienza" al Papa?

Assolutamente. Per me, questo è stato scioccante. Ancora oggi è scioccante. È scioccante che questi mezzi spirituali fossero utilizzati per ragioni politiche, puramente materiali, e che coloro che erano colpiti da questi interdetti non se ne curavano. Quindi, può immaginare come questo abbia gradualmente distrutto la Chiesa dall'interno. Capisce molto meglio perché il cristianesimo occidentale abbia distrutto e continui a distruggere se stesso dal di dentro. Non dall'esterno. È orribile, devo dire. È ciò che io chiamo "secolarizzazione". Ci sono papi che combattevano essi stessi in battaglia. Era una cosa normale per i cardinali di avere eserciti, e così via. Questa è secolarizzazione. Vuol dire che la Chiesa stava chiudendo il proprio orizzonte su se stessa per includere interessi sempre più secolarizzati. I papi difendevano (comprensibilmente) la propria indipendenza dall'imperatore, di cui di fatto avevano bisogno, perché senza l'imperatore non avrebbero più avuto indipendenti dei duchi, re di Sicilia, ecc, qualunque. Si inizia a capire un sacco di cose.

Presumo che stia leggendo questo libro nella versione originale tedesca. Ci sono traduzioni?

Questo è un classico, ma non lo so - ci sono decine di libri di questo genere. Ho solo citato questo libro per dirvi che anche adesso io sono ancora interessato a queste materie, a leggere libri che durante il mio periodo di ricerca mi era stato proibito di leggere. Non credo comunque che sarebbe stato molto utile per me allora, perché avrei perso completamente la mia fede.

Proibito da chi?

Dai miei professori della facoltà cattolica all'università. In Germania la teologia è insegnata dallo stato, e così ho ricevuto la mia formazione teologica di una università statale.

Quindi, io continuo a studiare solo per approfondire la mia comprensione delle ragioni per la separazione tra Oriente e Occidente. Naturalmente, si può capire un bel po' da questo, ma c'è ancora un grande mistero che io sono ancora in grado di capire: Perché Dio lo ha permesso?

  

padre Gabriel (Bunge) nel suo monastero in Svizzera

Si può dire che è stato tutto un errore del papa, ma i fedeli non avevano scelta. Questo è quello che dico ai miei amici ora. Dico: "Guardate, non dovreste criticare o condannare i cattolici. Sono solo nati dalla parte sbagliata della strada. Non è il loro errore. Non hanno scelta. Non hanno mai avuto alcuna scelta. L'intero Occidente apparteneva al patriarcato romano, che a poco a poco divenne sempre più grande; non faceva parte di altri patriarcati. In ogni caso, non ne fa parte oggi. Questo è tutto il loro errore, sono nati lì.

Questo, però, fa venire alla mente una domanda che ho sempre dentro di me. Io stessa sono un'occidentale, una convertita all'Ortodossia, non ho radici ortodosse orientali, e quindi la mia domanda non vuole essere anti-occidentale. Tuttavia, perché siamo apparentemente così inclini al pensiero terrena, secolare in questioni di religione, più che a quello cristiano? Teoricamente, lo stesso processo potrebbe essere accaduto ovunque.

In teoria sì, ma in pratica non lo è stato. Penso che sia perché la secolarizzazione è un processo molto lungo, e la sua espressione più evidente è il protestantesimo, che è un fenomeno interno al cattolicesimo. Si tratta di un fenomeno intra-cattolico nella Chiesa occidentale, che si è verificato dopo la sua separazione dalla parte orientale della Chiesa. Non poteva svilupparsi prima. Le racconterò un'esperienza terribile. Sto parlando di storia, ma forse è meglio parlare della mia "piccola storia" di uomo di 73 anni. Sono entrato in monastero all'età di ventidue anni, esattamente l'anno in cui si è aperto il Concilio Vaticano II. Con la mia esperienza greco-ortodossa e così via, sono diventato un monaco a Chevetogne [7], ed eravamo davvero pieni di speranza che oggi la Chiesa romana sarebbe tornata indietro nel suo percorso, e c'erano molti segni che sarebbe accaduto così. Paolo VI aveva un desiderio molto forte e profondo di riconciliazione con la Chiesa ortodossa. Era l'incarnazione di questa faccia di Giano (duplice) della Chiesa occidentale. Da un lato, voleva concelebrare la Liturgia con il patriarca Atenagora quando si sono incontrati a Gerusalemme, e ha portato un calice d'oro per farlo. Ma gli ecumenisti (grazie a Dio) hanno separato quei due vecchi, perché dopo un tale atto lo strappo sarebbe diventato peggiore di quanto non fosse prima. Quindi, non servirono insieme. Si offrì di dare al patriarca quel calice. Ma è ben dimostrato che egli voleva, attraverso riforme liturgiche, rendere la messa in latino accettabile per i protestanti, non pensando, non essendo consapevole che nello stesso momento sarebbe diventata del tutto inaccettabile per gli ortodossi. Si può vedere che la Chiesa cattolica è in mezzo tra queste posizioni - l'Oriente ortodosso e l'Occidente protestante. Ma poi l'evoluzione generale non è andata verso est, ma verso ovest. È diventata una lenta auto-protestantizzazione della Chiesa romana, un auto-secolarizzazione, con tutta la distruzione, sia fisica che spirituale, che abbiamo visto.

Questo è stato un vero e proprio disastro storico di dimensioni mai viste. Vedete, il protestantesimo è un virus interno del cattolicesimo. E la Chiesa cattolica romana non ha anticorpi contro quel virus. L'anticorpo è l'Ortodossia, che non è mai stata, per 500 anni, tentata dal protestantesimo. Anche se ci fosse un Patriarca ecumenico che ha simpatie per il calvinismo (come una volta c'è stato), questo è un fenomeno locale. Non ha alcuna influenza sulla coscienza ortodossa. È solo una cosa limitata, e questo è tutto. La Chiesa ortodossa ha avuto molte opportunità per essere infettata con il protestantesimo e il secolarismo, ma non soccombe - ne è intaccata solo in superficie.

Un raffreddore, piuttosto che un cancro?

Sì, un raffreddore, non un cancro. Questa è davvero una tragedia di dimensioni storiche.

Molti cattolici ne sono ora consapevoli, perché non considerano più la Chiesa ortodossa un concorrente o avversario. È per questo che aiutano gli ortodossi in ogni modo a stabilire le loro parrocchie in Occidente. Essi danno loro le loro chiese in modo che possano servire le Liturgie sugli altari cattolici, cosa che sarebbe stata inimmaginabile prima.

 

Liturgia ortodossa nella Cappella Palatina, Palermo

A proposito, la scorsa primavera c'è stata una delegazione dalla Russia presente a una celebrazione in Sicilia per commemorare l'aiuto dato dai soldati russi alle vittime del grande terremoto di Messina del 1908. Il clero russo presenti è stato invitato a servire la Liturgia per la comunità ortodossa locale nella Cappella Palatina di Palermo.

Ah, bello. I russi celebrano continuamente liturgie solenni della cattedrale di san Nicola a Bari. Là ho visto una Liturgia celebrata da un metropolita russo, e circa 20 sacerdoti, con un grande coro. E ho pensato: "Questa è la liturgia che ci vorrebbe in questa bella cattedrale. Ma quando tutto era finito, è iniziata la messa in latino... e veniva voglia di piangere. Veniva da chiedersi: "Che cosa ci facciamo qui?"

In un certo senso, questa è una cosa fuori dal comune, ma dimostra che molti cattolici non sono più certi di avere ragione.

 

Cattedrale di San Nicola, Bari, Italia

Le persone che vacillano - pensa che potrebbero andare nella direzione dell'Ortodossia, o potrebbero invece rinunciare a tutto?

L'unico modo in cui lo vedrei accadere è la ripresa della loro stessa Ortodossia, perché a meno che Dio operi un miracolo senza precedenti riportando tutti all'Ortodossia bizantina, vi è tutta una cultura al lavoro per impedirlo. Non è solo una questione di testi o formule. Devono tornare indietro alla propria ortodossia, alle proprie tradizioni. Per tutti questi anni, quando ho scritto i miei libretti, il mio obiettivo era questo: da monaco, per aiutare le persone ad avere una vita spirituale, a riscoprire, reintegrare il proprio patrimonio spirituale, che è ovviamente uguale al nostro, perché abbiamo le stesse radici. Ma il successo della mia attività, almeno tra i monaci, è vicino allo zero. Soprattutto tra i monaci. I libri sono letti per lo più da laici, non da sacerdoti e monaci. I monaci sono quelli che praticano yoga, zen, reiki, e così via. Quando dite queste cose ai monaci russi sono scioccati, non riescono a immaginare che questo stia accadendo. Io non li giudico, grazie a Dio, è il Signore che giudicherà il mondo, non io. Ma significa che le persone non sono alla ricerca di una soluzione, di una risposta all'interno della propria tradizione. Sono alla ricerca di fuori di essa, nelle religioni non cristiane. Per me, pensare a monaci cattolici che praticano la meditazione zen è come pensare a monaci zen che pregano alle stazioni della Via Crucis. È del tutto assurdo. Nel buddismo, la sofferenza ha un origine diversa; è superata in un modo diverso che nel cristianesimo. Non vi è alcun Salvatore crocifisso. Perché dovrebbero meditare sulle stazioni della Via Crucis? Naturalmente, non lo fanno.

E come potrebbe un monaco cristiano, che crede in un Dio personale, pregare l'universo impersonale dello zen?

In questi monasteri hanno giardini zen... Ma si potrebbero immaginare le stazioni della Via Crucis in un monastero zen? I monaci buddisti in ginocchio davanti alle stazioni? È inimmaginabile.

Hanno quasi perso la loro auto-identità.

Ma la cosa più sorprendente è che non provano neanche a scavare nel proprio terreno, a ritrovare le proprie radici, la fonte, che è stata riempita da spazzatura. Sembrano essere convinti che lì non ci sia niente, che non ci sia mai stato.

Quindi dobbiamo cercare anche questa fonte. Mi ricordo molto bene la mia giovinezza - c'erano alcuni al monastero che sentivano che non c'era niente, che tutto era asciutto. Poi venne un maestro Zen, un gesuita (molto noto, è morto molto tempo fa), ed è stata una rivelazione. Almeno era qualcosa di spirituale... Avevano visto solo formalismo. Grazie a Dio, io avevo scoperto i santi padri e la letteratura monastica primitiva prima di venire al monastero. Non era il monastero che mi aveva insegnato. Ho continuato la mia ricerca nel monastero.

A Chevetogne?

Abbazia di Chevetogne, Belgio

Sì. Sono andato lì perché mi sembrava più vicino a quello che avevo scoperto in Grecia. A dire la verità, sono stato mandato lì. Ero entrato in una abbazia benedettina in Germania. Il mio maestro dei novizi, l'abate, un santo uomo, mi voleva molto bene, e poteva vedere che non ero nel posto giusto. Ha sacrificato un suo novizio promettente e lo ha mandato a Chevetogne, per vedere se questo era più adatto. Quando ho fatto la mia professione monastica è venuto lui stesso a farmi visita. Era un uomo santo. Anche il mio confessore, un monaco trappista, era un uomo santo. Ho avuto la possibilità di incontrare più di un santo uomo, anche in Occidente. Essi esistono ancora.

Sento che il mio sentiero è quello di dimostrare, anche agli ortodossi, che è possibile, anche all'interno della tradizione occidentale, ritrovare il terreno comune, e vivere di questo. Lo si può fare, non da soli, naturalmente, ma solo con la grazia di Dio. Ma poi ho raggiunto un punto in cui non ho più potuto sopportare di non essere più in comunione solo spirituale con la Chiesa ortodossa così vicina al mio cuore. Volevo la comunione reale, sacramentale. Pertanto, l'ho chiesta.

Crede che su questo cammino di scavo fino alle radici della propria tradizione occidentale, alcuni si sentirebbero inevitabilmente costretti a fare il passo che ha intrapreso?

È difficile da dire, perché farlo non può essere tecnicamente possibile a tutti. In Occidente, la Chiesa ortodossa non era così ben rappresentata. Ora sta cambiando. Ho molti amici che stanno seguendo lo stesso percorso, sono "ortodossi", ma non in modo confessionale. Io non so se diventeranno mai ortodossi. La mia esperienza mi insegna che non sempre si trova aiuto da parte ortodossa. Il proselitismo non è normale nella Chiesa ortodossa, e a volte non vi si trova nemmeno un aiuto concreto. Io sono stato anche scoraggiato. C'era un noto teologo (non dirò chi) ...ero un giovane studente, e ha letteralmente vietato a me e ad altri monaci provenienti da Chevetogne di diventare ortodossi. Ha detto, no! Non diventerete ortodossi! Dovete soffrire nella vostra carne il dramma della separazione. L'ho fatto, perché non avevo altro modo. Ho affrontato un altro metropolita ortodosso russo per aiuto: non mi ha aiutato. Mi ha solo allontanato. E questa era la volontà di Dio. Al momento giusto, tutto è veramente andato liscio. Davvero. Come una lettera delle Poste svizzere. Ma prima, sembrava impossibile.

Sono sicuro che tutto accade secondo la volontà e il piano di Dio, ma sente che forse gli ortodossi dovrebbero fornire più incoraggiamento a quelle persone vacillanti, alla ricerca, che stanno scavando in profondità, ma non raggiungono le radici?

Dovrebbero conoscere meglio la propria fede, ed essere in grado di rispondere alle domande. Non dovrebbero criticare tutto e tutti.

Come molti convertiti sono inclini a fare.

Sì, i convertiti sono i giudici più severi. Ma dovrebbero essere anche in grado di rispondere a domande essenziali. Tuttavia, io parlo della mia esperienza, in Svizzera. Immagino che sia diverso in America, dove ci sono centinaia di diverse chiese, denominazioni protestanti, e sono tutte uguali, per così dire. Ci sono, purtroppo, anche decine di Chiese ortodosse.

Sì, l'America ha il problema opposto: troppo da cui scegliere.

È una cosa che crea confusione.

Anche così, è ancora difficile per alcuni americani ortodossi farsi avanti e dire: "Questa è la vera Chiesa".

Tuttavia, è più facile in America, perché non c'è una Chiesa "dominante". Non è come in Italia, Spagna, o anche in Germania, dove ci sono due chiese dominanti, la cattolica e la protestante. Fianco a fianco, o una sopra l'altra, a seconda di come lo si vede, la Chiesa cattolica è una confessione dominante. Ogni attività degli ortodossi sarebbe accolta malamente, suppongo, tanto più che essi dipendono dalla buona volontà della Chiesa cattolica. Per avere una chiesa, per celebrare, quando si è troppo poveri per costruire la propria chiesa, è necessaria la buona volontà dei vescovi cattolici. Ma credo che la situazione in America sia diversa.

Naturalmente la Chiesa cattolica è potente in America, ma in Nord America inizialmente si è fatta avanti in un ambiente protestante, anglosassone. Tuttavia, la Chiesa cattolica ha portato molte opere di carità, ospedali e scuole in America, anche se molti se ne dimenticano.

Sì, ma non dovrebbero.

Comunque, io sono contro ogni tipo di proselitismo, ma dobbiamo rispondere alle domande, dire come stanno le cose, se la gente vuole sapere. Dio chiama tutti a questo, diciamo, "posto giusto".

Un'ultima domanda. La popolazione locale non ortodossa si avventura mai nel suo monastero ponendole domande a questo proposito?

Padre Gabriel (Bunge). Tonsura al Grande Schema

La popolazione locale mi ha conosciuto per 30 anni, ma la mia è sempre stata una vita monastica molto precisa, e perché non conoscono i monaci, non ci sono monaci da quelle parti (lì c'erano frati francescani, che non sono monaci), si sono sempre chiesti che sorta di frati eravamo. Vestivamo di nero, avevamo la barba, indossavamo cappucci, e sembravamo piuttosto antiquati. Il loro santo locale del V secolo era vestito proprio come noi, ma non lo sanno più. Sapevano che eravamo molto vicini all'Oriente cristiano, ai santi padri, e che quello che sto dicendo oggi non è diverso da quello che ho sempre detto. Questa è una cosa che le persone hanno notato quando sono diventato ortodosso. Una signora, una semplice casalinga senza istruzione universitaria, che sapeva che siamo diventati ortodossi, ha detto, "Voglio solo che sappia che sarà sempre il nostro padre Gabriel, e sta facendo quello che ci ha sempre insegnato a fare - tornare alle nostre radici. La Chiesa Ortodossa è proprio come era in principio". Dunque, una persona semplice, senza studi teologici può coglierne il senso. Non erano scioccati. Non vi è opposizione contro di noi. A volte capita, mentre stiamo camminando per le strade, la gente dice : "Padre, posso farle una domanda?" Dico, va bene. "Lei è un monaco ortodosso?" Dico, sì. "Bravo!"

Non sono più abituati a vedere monaci. I soli monaci che vedono sono monaci ortodossi. I frati francescani indossavano abiti da laici, in modo che chi non li conosceva personalmente, poteva non sapere che erano frati. Ma i monaci ortodossi sono sempre identificato come tali. E per queste persone, non è una provocazione. Si sentono rafforzati. Dicono, bene! Bravo!

Devo dire che non mi aspettavo quella reazione. Quando sono stato intronizzato come abate del mio monastero (una parola grossa per una piccola realtà), ci sono stati diversi cattolici presenti, molti dei quali monaci benedettini. Hanno chiesto se potevano venire; volevano esserci. Erano presenti alla liturgia ortodossa, e li ho presentati al vescovo, che li ha ricevuti amabilmente. La cosa non era percepita come un atto ostile contro di loro o contro la Chiesa cattolica, ma piuttosto la conseguenza finale di ciò che avevo sempre insegnato.

Hanno potuto vedere la sua integrità in questo.

Molti di loro vorrebbero addirittura fare la stessa cosa, ma sono troppo legati al mondo in cui vivono; oppure, la loro conoscenza dell'Ortodossia, della tradizione apostolica, è troppo povera.

Quindi, dobbiamo tornare alle nostre radici.

Note

[1] Le dodici chiese romaniche della città vecchia di Colonia risalgono a date tra il IV e il XIII secolo. Lo stile romanico combina le caratteristiche degli edifici romani e bizantini.

[2] Ginnasio, in Germania, era il termine per le scuole prima dell'università, per studenti dagli 8 ai 18 anni.

[3] Vasi di argilla: la prassi della preghiera personale secondo la tradizione dei santi Padri (1996)

[4] 16 Ottobre 1865 - 24 dicembre 1947.

[5] Réné - Francois Guettée (1 dicembre 1816 - 10 marzo 1892), Il Papato. Dopo il suo studio approfondito della storia della Chiesa, il sacerdote cattolico romano Guettée divenne sempre più disilluso della sua Chiesa nativa e alla fine fu accolto nella Chiesa ortodossa russa, con il nome di Vladimir.

[6] Azbuka.ru, un'enciclopedia online del cristianesimo ortodosso, definisce плотское мудрование (plotskoe mudrovanie) come "il modo di pensare dell'uomo caduto".

[7] L'abbazia di Chevetogne, nota anche come il monastero della Santa Croce, è un monastero cattolico benedettino situato nel villaggio belga di Chevetogne nel comune di Ciney, provincia di Namur, a metà strada tra Bruxelles e il Lussemburgo. È stata fondata nel 1939. Il monastero ha due chiese - una di rito latino e l'altra di rito bizantino.

 
A proposito delle "preghiere di svestizione" sui fedeli

Capita spesso, nelle chiese ortodosse in Italia, che i preti siano sollecitati a togliersi i paramenti dopo la Liturgia per metterli sulla testa dei fedeli, leggendo preghiere per la loro salute. Queste "preghiere di svestizione" (rugăciuni de dezbrăcare, in romeno), anche se rimandano al precedente biblico delle guarigioni effettuate dalle vesti degli apostoli (At 19:12), non hanno alcuna codificazione nella pratica liturgica ortodossa (le istruzioni della Divina Liturgia indicano inequivocabilmente al prete di rientrare "in pace" nel santuario al termine delle preghiere, per togliersi i paramenti), e sono al meglio un’esagerazione del preteso potere taumaturgico delle vesti dei santi (...ma quando mai agli apostoli è stato chiesto di togliersi i vestiti per metterli sui malati?), al peggio un abuso che copre da una parte l’ignoranza delle vere pratiche della Chiesa, e dona d’altra parte un "surrogato" di benedizione per quei fedeli che farebbero bene invece ad accostarsi alla confessione e alla comunione.

Padre Răzvan-George Topală (nella foto), sul giornale Monitorul de Suceava, ci parla di questo fenomeno nella sua esperienza pastorale, e spiega il vero senso dei paramenti liturgici. Presentiamo questo prezioso articolo, nell’originale in romenoin traduzione italiana nella sezione "Ortoprassi" dei documenti.

 
Come spingere l'Ucraina sull'orlo dell'abisso

"Il modello di mondo unipolare è fallito. Ovunque la gente ha dimostrato la propria volontà di scegliere il proprio destino, di preservare la propria identità culturale, e opporsi ai tentativi dell'Occidente di ottenere il dominio militare, finanziario, politico e ideologico".

- Vladimir Putin

"Mentre la politica umana della crisi in Ucraina richiama tutti i titoli dei giornali, è la politica del gas che in molti modi si trova al cuore del conflitto".

- Eric Draitser, Waging war against Russia, one pipeline at a time, RT

Che cosa ha a che fare un oleodotto in Afghanistan con la crisi in Ucraina?

Tutto. Rivela gli interessi commerciali che guidano la politica degli Stati Uniti. Proprio come la guerra in Afghanistan è stata in gran parte combattuta per facilitare il trasferimento di gas naturale dal Turkmenistan al Mar Arabico, così, Washington ha progettato il sanguinoso colpo di stato a Kiev per tagliare le forniture energetiche dalla Russia verso l'Europa e facilitare la presa degli Stati Uniti sull'Asia.

Questo è il motivo per cui i responsabili politici a Washington sono ragionevolmente soddisfatti del risultato della guerra in Afghanistan, nonostante il fatto che nessuno degli obiettivi dichiarati sia stato raggiunto. L'Afghanistan non è una democrazia funzionante, non ha un forte governo centrale, il traffico di droga non è stato debellato, le donne non sono state liberate, e le infrastrutture e le scuole sono peggiori di quanto lo fossero prima della guerra. Per ogni standard oggettivo la guerra è stata un fallimento. Ma, naturalmente, gli obiettivi dichiarati erano solo chiacchiere da pubbliche relazioni. Non significano nulla. Ciò che conta è il gas, vale a dire le vaste riserve non sfruttate in Turkmenistan che possono essere estratte da società private americane che userebbero la loro autorità per controllare la crescita dei concorrenti degli Stati Uniti o di aspiranti rivali come la Cina. Questo era tutto lo scopo della guerra. Il gas sarà trasportato tramite un gasdotto dal Turkmenistan, attraverso l'Afghanistan, il Pakistan e l'India verso il Mare Arabico, evitando il territorio russo e iraniano. Il completamento del cosiddetto gasdotto TAPI mina lo sviluppo di un gasdotto iraniano, sabotando così gli sforzi di un avversario degli Stati Uniti.

Il gasdotto TAPI illustra come Washington sta assicurandosi aggressivamente i beni di cui ha bisogno per mantenere la sua posizione dominante nel prossimo futuro. Ora, fate attenzione a questa citazione da The Express Tribune, del 5 luglio:

"I funzionari di Pakistan, India, Afghanistan e Turkmenistan si incontreranno a Ashgabat la prossima settimana per promuovere il previsto gasdotto transnazionale che collega i quattro paesi e per raggiungere un accordo sulla concessione del progetto multi-miliardario di dollari a società statunitensi.

"Gli Stati Uniti stanno spingendo i quattro paesi a concedere il redditizio contratto gasdotto ai suoi giganti dell'energia. Due imprese americane – Chevron ed ExxonMobil – sono in gara per diventare leader del consorzio, vincere il progetto e finanziare la posa del gasdotto", ha detto un alto funzionario del governo, parlando a The Express Tribune.

Washington ha fatto azioni di lobbismo per il progetto di fornitura di gas, chiamato gasdotto Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan e India (TAPI), definendolo uno schema ideale per affrontare le carenze energetiche in Pakistan. D'altra parte, ha premuto su Islamabad per archiviare il gasdotto Iran-Pakistan, a causa di uno stallo nucleare con Teheran ...

Secondo i funzionari, il ministro per il petrolio e le risorse naturali Shahid Khaqan Abbasi guiderà una delegazione nel corso della riunione del comitato direttivo del gasdotto TAPI l'8 luglio ad Ashgabat.

...Allo stato attuale, sono in preparazione documenti di offerta in consultazione con la Banca Asiatica per lo Sviluppo, che sta svolgendo il ruolo di consulente della transazione. I documenti saranno consegnati alle due società solo se prenderanno parte alla gara.

La Chevron sta facendo pressioni in India, Pakistan e Afghanistan per concludere un affare, sostenuta dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Tuttavia, anche altre aziende potrebbero diventare parte del consorzio che sarà guidato da Chevron e da ExxonMobil ("TAPI pipeline: Officials to finalise contract award in Ashgabat next week", The Express Tribune)

Così il piano del gasdotto sta finalmente procedendo e, come osserva l'articolo, "I documenti saranno consegnati alle due società solo se prenderanno parte alla gara".

Bello, eh? Così il Dipartimento di Stato applica un po' di pressione e, "voilà", Chevron ed Exxon concludono l'affare. Che ne è del mercato libero?

E chi pensate che stia proteggendo i 1.000 chilometri di gasdotto attraverso l'Afghanistan ostile controllato dai talebani?

Ma le truppe americane, naturalmente, cosa che è il motivo per cui le basi militari statunitensi sono convenientemente situate lungo il tracciato del gasdotto. Coincidenza?

Nemmeno per sogno. L'operazione "Enduring Freedom" è una bufala ancor più grande dell'ormai logora guerra al terrore.

Quindi cerchiamo di non illuderci. La guerra non aveva niente a che fare con la liberazione delle donne o con il portare la democrazia alle masse non lavate. Si trattava di politica di potere e di una manovra geo-strategica; rubare risorse, travolgere potenziali rivali, e rinforzare i profitti per i voraci giganti del petrolio. Chi non ne è già al corrente? Ecco un po' più di dati dal Wall Street Journal:

"All'inizio di questo mese, il presidente Obama ha inviato una lettera al presidente (del Turkmenistan) Berdimuhamedov sottolineando un interesse comune per aiutare a sviluppare l'Afghanistan ed esprimendo il sostegno di Obama al TAPI e il suo desiderio che sia un importante società statunitense a costruirlo.

...I progressi del TAPI faranno anche ripartire molti degli altri progetti di trasporto trans-afghano, tra cui strade e ferrovie, che sono al cuore della "nuova strategia della Via della Seta" dell'America per l'economia afghana.

La Casa Bianca dovrebbe capire che se TAPI non è costruito, né gli Stati Uniti né le sanzioni delle Nazioni Unite impediranno al Pakistan di costruire un gasdotto dall'Iran". ("The Pipeline That Could Keep the Peace in Afghanistan", Wall Street Journal)

Riuscite a vedere cosa sta succedendo? L'Afghanistan, che è il perno centrale per la strategia di Washington, sta per essere utilizzato per basi militari, estrazione delle risorse e trasporti. Questo è tutto. Non c'è intenzione di compiere una ricostruzione o una costruzione della nazione. Gli Stati Uniti non se ne occupano più. Questo è l'imperialismo nudo e crudo, senza fronzoli, del XXI secolo. "Nessuna nazione per te, amico. Dacci il tuo gas e ce ne andiamo via". Ecco come funziona il sistema ora. È un po' come l'Iraq, oggi il più grande inferno sulla terra, dove "la produzione di petrolio è salita al suo livello più alto in oltre 30 anni" (secondo il Wall Street Journal). E chi sta rastrellando gli utili su quella manna del petrolio?

Ma i giganti del petrolio, naturalmente (ExxonMobil, BP e Shell). Forse è per questo che non avete mai letto che un terribile errore è stata la guerra. Perché per la gente che conta, in realtà non era affatto un errore. In realtà, è andato tutto abbastanza bene.

Naturalmente, gli Stati Uniti sosterranno la parvenza di democrazia a Kabul, ma il governo non avrà alcun potere reale al di là della capitale. E non l'ha mai avuto comunque. (I locali scherzosamente chiamano Karzai il "sindaco di Kabul"). Quanto al resto del paese, sarà governato da signori della guerra come è stato fin dall'invasione del 2001. (Ricordate l'Alleanza del Nord? Odio dare la notizia, ma sono tutti signori della guerra misogini e assetati di sangue, che sono stati reintegrati da Rumsfeld e Co.)

Questo è il nuovo modello anarchico del genere "Mad Max" che Washington sta applicando ovunque interviene. L'intenzione è quella di dissolvere lo stato-nazione, al fine di rimuovere ogni ostacolo all'estrazione delle risorse, motivo per cui compaiono stati falliti ovunque gli Stati Uniti ficcano il loro grosso naso. È tutto progettato. L'obiettivo è il caos. In poche parole: è più facile rubare tutto quel che si vuole, quando non c'è nessun centro di potere che possa resistere.

Questo è il motivo per cui i leader politici in Europa sono così preoccupati, perché non amano l'idea di condividere un confine con la Somalia, che è esattamente ciò a cui l'Ucraina sta per assomigliare, quando gli Stati Uniti avranno finito con lei.

In Ucraina, gli Stati Uniti stanno usando una strategia di divide et impera per mettere l'Unione Europea contro il suo partner commerciale a Mosca. Il Dipartimento di Stato e la CIA hanno contribuito a rovesciare il presidente eletto dell'Ucraina Viktor Janukovich e a installare a Kiev un fantoccio degli Stati Uniti, a cui è stato ordinato di interrompere il flusso del gas russo verso l'Unione Europea e di attirare Putin in una guerriglia prolungata in Ucraina. I pezzi grossi di Washington hanno capito che, con qualche provocazione, Putin avrebbe reagito allo stesso modo in cui ha reagito quando la Georgia ha invaso l'Ossezia del Sud nel 2006. Ma, finora, Putin ha resistito alla tentazione di mettersi in gioco ed è per questo che il nuovo presidente fantoccio Petro Poroshenko sui è messo a fare il "Jackie Chan" e ha intensificato le provocazioni prendendo a pugni senza pietà l'est dell'Ucraina. È solo un modo di incitare Putin a inviare i carri armati.

Ma ecco la parte strana: Washington non ha un piano di back-up. Questo è evidente dal modo in cui Poroshenko continua a fare la stessa cosa più e più volte in attesa di un risultato diverso. Ciò dimostra che non c'è nessun piano B. O Poroshenko attira Putin attraverso il confine nel conflitto, o il piano dei neocon cade a pezzi, cosa che succederà, se non riescono a demonizzare Putin come un "aggressore pericoloso" e inaffidabile come partner d'affari.

Quindi tutto ciò che Putin deve fare è stare fermo, e vincerà, soprattutto perché l'Unione Europea ha bisogno del gas di Mosca. Se le forniture di energia saranno terminate o drasticamente ridotte, i prezzi saliranno, l'Unione Europea scivolerà nella recessione, e Washington si prenderà la colpa. Così a Washington rimane una finestra molto piccola per attirare Putin nella mischia, che è il motivo per cui dovremmo aspettarci un altro incidente sotto falsa bandiera su una scala molto più grande del fuoco a Odessa. Washington è costretta a fare qualcosa di veramente grande e far sembrare che sia colpa di Mosca. In caso contrario, il loro piano si sta per schiantare contro un muro di mattoni. Ecco un piccolo assaggio che i lettori potrebbero non aver notato, nel sito dell'agenzia di stampa bulgara Novinite:

"Il Parlamento ucraino ha approvato un progetto di legge .. in base al quale fino al 49% della rete di gasdotti del paese potrebbe essere venduto a investitori stranieri. Questo potrebbe aprire la strada alle società statunitensi o europee, che hanno messo un occhio sul sistema ucraino di trasporto del gas negli ultimi mesi.

... è stato in precedenza citato il primo ministro Arsenij Jatsenjuk che dice che il disegno di legge permetterebbe a Kiev di "attrarre partner europei e americani nello sfruttamento e nella modernizzazione del trasporto del gas dell'Ucraina", in una situazione del mercato energetico dell'Ucraina che ha descritto come "super-critica". I critici del disegno di legge hanno ripetutamente sottolineato che l'Occidente ha avuto a lungo interesse nei gasdotti dell'Ucraina, con alcuni che vedono nella rivoluzione ucraina un mezzo per ottenere l'accesso al sistema ("Ukraine allowed to sell up to 49% of gas pipeline system", novinite.com)

Caspita, bisogna riconoscerlo alla squadra di Obama. Sanno come scegliere i loro leader golpisti, non è vero? Queste marionette sono state in carica solo per un paio di mesi e stanno già dando via la fattoria.

E a quali condizioni! Le società degli Stati Uniti saranno in grado di acquistare quasi la metà di un gasdotto che muove il 60 per cento del gas che scorre dalla Russia all'Europa. Questo è quello che si chiama un bel colpo, amici miei; e le aziende statunitensi saranno in proprio il posto giusto per estorcere a Mosca ogni goccia di gas naturale che transita per tali gasdotti. E l'estorceranno, ci potete scommettere.

È per questo che il Dipartimento di Stato ha preparato questo putsch di folli? Perché i loro amici facoltosi e scrocconi possano rastrellare più grano?

Questo spiega anche perché la squadra di Obama sta cercando di silurare l'altro grande progetto di un gasdotto russo chiamato Southstream. Southstream è un buon affare per l'Europa e per la Russia. Da un lato, migliorerebbe notevolmente la sicurezza energetica dell'Unione Europea, e dall'altro, fornirà alla Russia le entrate necessarie per continuare a modernizzare e migliorare le loro infrastrutture fatiscenti, e a migliorare gli standard di vita. Ma "il gasdotto proposto che si snoderebbe per circa 2.400 chilometri, dal sud della Russia attraverso il Mar Nero verso la Bulgaria, la Serbia, l'Ungheria e infine l'Austria, è in grado di portare circa 60 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno, sufficienti a consentire alle esportazioni russe verso l'Europa di bypassare gran parte dell'Ucraina" (New York Times) Il gasdotto proposto mina ulteriormente la strategia di Washington, così Obama, il Dipartimento di Stato e potenti senatori degli Stati Uniti (Ron Johnson, John McCain, e Chris Murphy) stanno facendo tutto quanto è in loro potere per silurare il progetto.

"Ciò che dà a Vladimir Putin il suo potere e controllo sono le sue riserve di petrolio e di gas e la dipendenza da queste risorse dell'Europa occidentale e orientale", ha detto il senatore Johnson in un'intervista. "Dobbiamo rompere la sua stretta mortale sulle forniture energetiche. Abbiamo bisogno di spezzare il monopolio". (New York Times)

Che mucchio di fandonie. Putin non ha il monopolio del gas. La Russia fornisce solo il 30 per cento del gas che l'Unione Europea utilizza ogni anno. E Putin non sta neppure ricattando chicchessia. I paesi dell'Unione Europea possono acquistare il gas russo oppure non acquistarlo. Spetta a loro. Nessuno ha una pistola alla testa. E i prezzi di Gazprom sono pure competitivi, a volte ben al di sotto dei tassi di mercato, come è stato il caso per l'Ucraina per anni, fino a quando politici dementi hanno iniziato a infilare il pollice nell'occhio di Putin in ogni occasione; fino a quando hanno deciso che non dovevano pagare più le bollette, perché... ebbene, perché Washington ha detto loro di non pagare le bollette. Ecco perché.

L'Ucraina è oggi nel caos in cui è per una ragione: perché hanno deciso di seguire il consiglio di Washington e di spararsi su entrambi i piedi. I loro leader hanno pensato che fosse una buona idea. Così ora il paese è in crac, senza un soldo e lacerato da tensioni sociali. Purtroppo, non c'è alcuna cura per la stupidità.

I geni neocon apparentemente credono che, se riescono a sabotare Southstream e ad appropriarsi del 49 per cento della proprietà dei gasdotti dell'Ucraina, allora la maggior parte del gas russo dovrà fluire attraverso i gasdotti ucraini. Pensano che questo darà loro un maggiore controllo su Mosca. Ma c'è un problema tecnico a questo piano che l'analista Jeffrey Mankoff ha sottolineato in un articolo intitolato "Può l'Ucraina usare i suoi gasdotti per minacciare la Russia?". Ecco cosa ha detto:

"Il più grande problema di questo approccio è che un taglio delle forniture di gas crea rischi reali per l'economia europea ... In effetti, gli sforzi di Kiev per appropriarsi di gas russo destinato all'Europa per compensare l'impatto di un taglio russo nel gennaio 2009 fornisce un indizio sul perché manipolare le forniture di gas è una strategia rischiosa per l'Ucraina. Mosca ha risposto all'appropriazione indebita interrompendo tutte le vendite di gas attraverso l'Ucraina per un paio di settimane, lasciando gran parte dell'Europa orientale e meridionale letteralmente al freddo. I leader europei hanno reagito con rabbia, accusando sia Mosca sia Kiev per l'interruzione e chiedendo che si risolvessero da soli i loro problemi. Mentre la risposta dell'UE oggi sarebbe probabilmente un po' più solidale con l'Ucraina, la vulnerabilità stessa di Kiev e la necessità di un sostegno finanziario esterno rende molto rischiosa la strategia di suscitare la rabbia europea manipolando le forniture di gas". (Can Ukraine Use Its Gas Pipelines to Threaten Russia?, due paragrafi)

La cosa buffa del gas è che, quando smetti di pagare le bollette, ti chiudono il contatore. È così difficile da capire?

Quindi, sì, gli indovini del Dipartimento di Stato e i loro amici del racket societario potrebbero pensare di tenere Putin per le palle acquistando i gasdotti dell'Ucraina, ma il tizio che possiede il gas (Gazprom) è ancora al posto di guida. E ha intenzione di fare ciò che è nel migliore interesse di se stesso e dei suoi azionisti. Qualcuno dovrebbe spiegare a John Kerry che questo non è altro che il modo in cui funziona il capitalismo.

La politica di Washington in Ucraina è un tale caos, che ti fa davvero chiedere se le persone che se ne escono con queste idee da idioti abbiano una qualche competenza. I cervelloni che hanno concepito questo piano pensavano davvero di essere in grado di accamparsi tra i due principali partner commerciali, spegnere il gas, ridurre un paese di transito vitale in un manicomio come l'Irak, e iniziare a prendere le decisioni per tutti i paesi della regione?

È una cosa da pazzi.

Europa e Russia sono un connubio perfetto. L'Europa ha bisogno di gas per riscaldare le sue case e far funzionare le sue macchine. La Russia ha gas da vendere e ha bisogno di denaro per rafforzare la propria economia. Si tratta di una situazione in cui tutti hanno da vincere. Ciò di cui l'Europa e la Russia non hanno bisogno sono gli Stati Uniti. Di fatto, gli Stati Uniti sono il problema. Finché persiste l'ingerenza degli Stati Uniti, ci saranno disordini sociali, divisioni e guerra. È semplicemente così. Quindi, l'obiettivo dovrebbe essere quello di minare la capacità di Washington di condurre queste operazioni destabilizzanti e costringere i politici americani a farsi i propri affari da folli. Questo significa che ci dovrebbe essere uno sforzo concertato per abbandonare il dollaro, affossare il Tesoro USA, gettare a mare il sistema dei petrodollari e costringere gli Stati Uniti a diventare un cittadino responsabile che si conforma al diritto internazionale.

Non accadrà dall'oggi al domani, ma accadrà, soprattutto perché sono tutti stanchi di tutta questa agitazione, e non ne possono più.

 
Московский диакон проводит отпуска в колониях для осужденных к пожизненному заключению

Клирик храма святителя Николая Мирликийского в Бирюлеве, помощник начальника ФСИН по Москве диакон Кирилл Марковский окормляет осужденных к пожизненному лишению свободы.

При этом каждый свой отпуск он проводит в колониях в общении с ними, а своим опытом поделился в недавно изданной книге "Небо на дне", пишет во вторник газета "Московский комсомолец".

"Когда я общался с этими людьми (я приезжал к тем, с кем вел духовную переписку), смотрел им в глаза, держал их за руки, многие плакали. И я, и узники чувствовали, что Господь с нами. Многие из них ждут нашей встречи почти целый год и долго помнят о ней. Некоторые признавались, что наше общение в течение 20-30 минут было самым светлым событием их жизни, потому что в их прошлом не было ничего хорошего", - рассказал диакон.

Один его знакомый провел в ожидании казни несколько лет и в камере смертников обратился к Богу.

"Он говорил мне, что, ожидая смерти, больше всего переживал, что у него уже нет времени на покаяние. Ведь покаяние - это не просто раскаяние, а изменение жизни. И когда вступил в силу мораторий, многие узники восприняли это как чудо Божье, понимая, что это Господь дает им еще время. И я по своему 15-летнему опыту общения с ними могу сказать: люди меняются. Господь преображает их души", - заявил клирик.

По его словам, большинство "пожизненников" верят в Бога, но они не живут духовной жизнью, и все их молитвы сводятся лишь к просьбам об освобождении.

"Они постоянно помышляют о том, как им добиться пересмотра дела и изменения приговора. Пишут жалобы, получают отказы, снова пишут... Дела пересматриваются крайне неохотно. Но есть среди "пожизненников" такие, которых я бы назвал подвижниками высокой жизни. Они живут общением с Богом, много молятся, изучают Священное Писание и напряженно ищут истину. Их, конечно, немного, но они есть", - отметил диакон.

Он сообщил, что сейчас к нему с единомышленниками ежемесячно приходит около 90 писем из всех российских колоний особого режима.

"Для осужденных общение очень важно. Они радуются даже небольшой весточке, красивой открыточке на Пасху и Рождество. Ее будут рассматривать и перечитывать множество раз", - заявил отец Кирилл и привел слова, сказанные ему одним осужденным: "В тюрьме не страшно тем, кто ее знает. Есть настоящий страх, что ты никому не нужен в этом мире".

 
Il messaggio universale della Chiesa ortodossa russa

Introduzione: le frange

Con la caduta dell'Unione Sovietica e l'avvento della libertà religiosa, decine e decine di milioni di ex cittadini sovietici sono stati battezzati nella Chiesa ortodossa russa nel corso degli anni '90 e dopo. I battesimi sono stati affrettati, perché in quel momento non sapevamo quanto tempo avremmo avuto. Credevamo che l'ateismo potesse tornare e che con questo la persecuzione finale della Chiesa avrebbe avuto inizio. La gente era battezzata, ma in generale l'istruzione è cominciata solo dopo. Con solo poche migliaia di sacerdoti e di chiese aperte, abbiamo dovuto far fronte a una marea di decine di milioni di persone che chiedevano a gran voce il battesimo. Come conseguenza della mancanza di istruzione, alcuni piccoli gruppi di neofiti di frangia sono caduti in diversi estremismi, di fatto l'uno secolare quanto l'altro. Il primo estremismo dimenticava che, anche se siamo nel mondo, non siamo del mondo; il secondo dimenticava che, anche se non siamo del mondo, siamo nel mondo.

Nazionalismo

In primo luogo, ci sono stati alcuni che, inorriditi dal crollo dell'Unione Sovietica, sono diventati ciò che i media russi chiamano "stalinisti ortodossi". In altre parole, per motivi di insicurezza psicologica e 'impurità spirituale, hanno cercato di portare il mondo nella Chiesa con se stessi. Nel loro caso, il mondo significava il nazionalismo sovietico. Per esempio, insieme con i santi veri, hanno cominciato a considerare individui come Ivan IV e Stalin come santi.

È vero, Ivan IV, in Occidente erroneamente chiamato 'il terribile' (la traduzione 'il formidabile' sarebbe corretta), non era poi così male come lo presentano occidentalisti russi come Kurbskij o Karamzin oppure gli oligarchi di oggi, figuriamoci poi gli occidentalisti occidentali. Certo, Ivan fu più innocuo dei suoi contemporanei occidentali, per esempio, in Inghilterra Enrico VIII, che uccise 72.000 persone e distrusse i monasteri. Ma Ivan IV era un santo? No, non lo era, mentre il suo contemporaneo, il metropolita martire Filippo di Mosca, è un santo. Quanto a Stalin, è vero che lo Stalin dell'invasione post-nazista era più patriottico dello Stalin assassino di massa pre-1941, ma non conosco nessuno che possa pensare molto bene di un dittatore i cui crimini inenarrabili comprendono il massacro di milioni, non da ultimo il martirio di milioni di ortodossi.

Il fatto è che tali "stalinisti ortodossi" non sono ortodossi. Sono semplicemente nazionalisti, e ogni nazionalista è un idolatra, un adoratore di questo mondo. L'ultima cosa che vogliamo nella Chiesa ortodossa russa è un ristretto nazionalismo balcanizzato, le lotte di bandiere che, purtroppo, possiamo ogni giorno vedere in altre, molto più piccole, Chiese ortodosse locali e patriarcati, dove a volte sembra che il culto di una sola nazionalità abbia sostituito il culto di Cristo. Dopo tutto, è stato il nazionalismo greco-ortodosso, cioè la perdita di una visione imperiale multinazionale, che ha portato alla caduta di Costantinopoli.

Disincarnazionismo

Tra le masse appena battezzati degli anni '90, è anche apparso un piccolo gruppo, soprattutto di intellettuali di mentalità occidentali, caduti sotto l'influenza del protestantesimo – che sembrava essere il rimedio contro lo 'stalinismo ortodosso'. Nel 'mercato libero' della religione occidentale e del pietismo privato, regnava la 'cittadinanza celeste'. Questo è stato il motivo per cui sua Santità il patriarca Alessio II ha chiamato tali elementi estremisti 'neo-rinnovazionisti'. Essi infatti stavano semplicemente imitando il vecchio rinnovazionismo protestante di prima della rivoluzione. Questo rinnovazionismo si era estinto in Russia negli anni '30, ma continua ad avvelenare la vita della Chiesa all'estero, anche oggi, attraverso l'influenza della cosiddetta 'scuola di Parigi', che ha anche infettato il Nord America.

Negli anni '90 i 'missionari' protestanti americani, incoraggiati dalla CIA per ragioni ideologiche, cercavano di acquistare le anime dei russi con le loro banconote da un dollaro. Hanno fallito; i missionari sinceri si convertivano all'Ortodossia; la maggioranza è tornata negli Stati Uniti, più povera ma non più saggia. Tuttavia, sono riusciti a influenzare alcuni nella generazione dei neo-battezzati ortodossi. Così, è possibile incontrare ortodossi russi che hanno acriticamente adottato il creazionismo protestante e le sue ossessioni dei sei giorni della creazione, dell'età dell'universo, del diluvio, dell'arca di Noè, ecc. Questi individui sembrano spesso di non sapere nulla del Nuovo Testamento e della Chiesa che è stata fondata su di esso e della sua vita negli ultimi 2.000 anni, ma, come ogni protestante, conoscono ogni dettaglio del Vecchio Testamento. Proveranno anche, con una comprensione letteralista, quasi farisaica, a citarvi i canoni della Chiesa a voi, come i veri e propri protestanti vi citano capitoli e versetti.

L'Ortodossia tra loro è spesso ridotta a gretto fanatismo e puritanesimo moralizzante – proprio come nel protestantesimo. La comprensione razionalista di ogni cosa, come avviene nella sua forma estrema del kochetkovismo, è l'unica cosa che conta. Peggio ancora, proprio come i protestanti considerano la religione come un semplice esempio di 'buco a forma di Dio' disincarnato, un pietismo personale o 'spiritualità' senza implicazioni e conseguenze politiche, economiche e sociali, questi ortodossi di frangia non hanno il concetto dell'Incarnazione. In altre parole, questi intellettuali non capiscono che l'ortodossia è questione di cristianizzare 'noi stessi, gli uni gli altri e tutta la nostra vita', e non solo una parte privata e teorica di noi stessi.

Conclusione: la corrente principale

Tali gruppi marginali non rappresentano la Chiesa. Opposta sia al nazionalismo sia al disincarnazionismo, la corrente principale della Chiesa ortodossa russa non è né nazionale né anti-nazionale, è al di sopra entrambi questi ristretti punti di vista, al di sopra sia del bigottismo nazionale sia della meschinità personale. La Chiesa è imperiale, sia globale che locale. È compito di noi ortodossa russa per diffondere l'illuminazione spirituale di Cristo in tutto il mondo, incarndolo attraverso l'esempio nella vita, non solo nella vasta e multinazionale Federazione Russa, ma dalle Filippine alla Cambogia, dall'Argentina alla Scozia, dalla Nuova Zelanda alla Cina, dal Canada all'Italia, superando allo stesso modo il gretto nazionalismo e il pietismo meschino. Dopo aver attraversato il Golgota dell'ateismo ed essere risorti dai morti, noi ortodossi russi diamo questo messaggio universale agli stati, alla politica, economia e società del mondo sempre più atei: seguite la Chiesa di Cristo Risorto.

 
Appello ortodosso perché il Lunedì di Pasqua diventi una vacanza ufficiale nella Federazione Russa

Il Centro analitico san Basilio il Grande ha lanciato una petizione online perché il Lunedì Luminoso, il giorno dopo la Pasqua, diventi una festa federale nella Federazione Russa. Il centro è stato fondato a Mosca nel 2016, con una missione "per promuovere la protezione e la diffusione della tradizione ortodossa e della visione ortodossa tradizionale nel mondo moderno".

"Data l'importanza dell'Ortodossia nella vita della Russia e il carattere costruttivo delle relazioni Chiesa-Stato, proponiamo di introdurre una festa ufficiale legata alla principale festa cristiana – la Pasqua. Dato il carattere e la tempistica della celebrazione della risurrezione luminosa di Cristo, la nuova festa dovrebbe cadere al Lunedì luminoso, il primo giorno dopo la Pasqua", dice la petizione.

Gli autori del testo notano che il Lunedì Luminoso era una festa pubblica nell'Impero Russo prima della rivoluzione, quando i datori di lavoro a ogni livello erano obbligati a dare ai loro dipendenti il ​​giorno libero, conformemente all'articolo 198 dello "Statuto del lavoro industriale" dell'Impero. In tutta la Russia la gente partecipava a giochi di massa e festività e visita amici e famiglie per cantare canti pasquali durante tutta la Settimana Luminosa.

La petizione fa riferimento anche all'ordinanza riguardante la Settimana Luminosa trovata nei canoni del Concilio Ecumenico Quinisesto (Canone 66):

I fedeli sono tenuti a trascorrere il tempo in uno stato di svago senza svanire nelle sante chiese dai giorni santi dalla risurrezione di Cristo Dio nostro alla Domenica del Rinnovamento cantando salmi e inni e i canti spirituali chiamati odi, rallegrandosi in Cristo e celebrando, e prestando molta attenzione alla lettura delle divine Scritture, e saziandosi dei santi misteri fino ai limiti dei loro cuori. Infatti saremo risuscitati congiuntamente ed esaltati insieme a Cristo. Pertanto, durante i giorni in questione, non si tenga alcuna corsa di cavalli o altri spettacoli popolari.

I creatori della petizione hanno anche sottolineato che la Russia è uno dei pochi paesi in cui il Lunedì di Pasqua non è un giorno festivo, anche se la maggioranza della popolazione (70-80%) si identifica come cristiana ortodossa. L'unica eccezione in Russia è la Repubblica di Crimea, che ha mantenuto il Lunedì Luminoso come festa dopo la riunificazione con la Federazione Russa.

Inoltre, il Partito Democratico Liberale della Russia ha introdotto un disegno di legge con lo stesso fine alla Duma di Stato, riferisce RIA-Novosti.

"Il progetto di legge federale "sull'introduzione degli emendamenti all'articolo 112 del Codice del lavoro della Federazione Russa per quanto riguarda la creazione di un giorno annuale non lavorativo il lunedì dopo la domenica della festa religiosa della risurrezione di Cristo" è stato sviluppato per Il consolidamento legislativo della creazione di una nuova festa pubblica il lunedì della Settimana Luminosa", afferma il memorandum illustrativo della legge.

Gli autori del progetto affermano che una simile legge servirebbe a onorare le profonde tradizioni storiche dell'Ortodossia russa e a confermare il riconoscimento del governo e della società al ruolo speciale dell'Ortodossia nella storia russa e nella formazione e nello sviluppo della sua spiritualità e cultura.

Il Centro san Basilio intende anche inviare una lettera al presidente Vladimir Putin e a sua Santità il patriarca Kirill con la richiesta di fare di tutta la Settimana Luminosa una festa nazionale, "Data la straordinaria importanza della festa di Pasqua, nonché l'esperienza storica della Russia e la pratica moderna di molti paesi del mondo".

 
Domande e risposte dalla Pasqua del 2018

Cosa sarebbe successo se la ROCOR e il Patriarcato russo non avessero firmato l'atto di comunione canonica nel 2007?

Prima di tutto, se le due parti non fossero state riconciliate dalla depoliticizzazione di se stesse (cioè il pentimento), la Chiesa ortodossa russa semplicemente non sarebbe stata ricostituita. Tutto il resto scaturisce da questo unico fatto vitale. L'accordo del 2007 è stato il necessario ritorno alle radici della Chiesa da parte di tutti coloro che si erano allontanati dalla verità della Chiesa sotto al peso delle politiche della guerra fredda.

Per esempio, senza nemmeno la preparazione per questa ricostituzione, il Patriarcato avrebbe continuato a soffrire a causa dei suoi elementi marginali. Quindi, lo scisma purificatore di Sourozh del 2006 non sarebbe mai avvenuto, e la Chiesa, invece di liberarsi, avrebbe continuato a essere oppressa dagli elementi marginali e dalle loro impurità spirituali. Inoltre, senza la ROCOR, l'aumento della comprensione del significato universale del sacrificio dei Martiri imperiali e il desiderio di opporsi all'ecumenismo antiquato sarebbero stati molto più deboli all'interno del Patriarcato.

D'altra parte, la ROCOR si sarebbe disintegrata, dopo essere stata abbandonata in modo massiccio dalla maggioranza del suo clero dei suoi laici, che sarebbero andati al Patriarcato, una volta che questo si fosse pentito. Ci sarei andato io stesso, almeno in seguito allo scisma di Sourozh dopo il 2006. La nostra pazienza si era già esaurita negli anni '90 con le azioni non canoniche e "non cattoliche" (= anti-conciliari) del metropolita Vitalij nell'accettare della Chiesa individui settari e perfino criminali (anche se di questi ultimi era inconsapevole) all'interno della Russia (mentre noi siamo precisamente la Chiesa fuori dalla Russia). Allo stesso modo, c'erano assurdità promosse da persone teologicamente ignoranti o altrimenti pagate dalla CIA (come il vescovo Gregory Grabbe) sui sacramenti patriarcali privi di grazia (sic!), assurdità iniziate dopo il 1945 con la dichiarazione della guerra fredda da parte dell'Occidente. Così, la ROCOR sarebbe scomparsa, lasciando solo alcune sette da vecchi farisei, minuscole, irrilevanti, politicizzate, fianziate dalla CIA, la cui teologia è inesistente e che passano il loro tempo a maledire e a combattere tra loro e contro la Chiesa di Dio.

Al momento entrambe le parti della Chiesa russa sono presenti nell'Europa occidentale in diocesi e giurisdizioni separate ma parallele. Quale parte emergerà come vincente?

Per "vincente", presumo che lei intenda la parte maggioritaria? La risposta è molto semplice: il "vincente" sarà il più pastoralmente e spiritualmente competente (o il meno pastoralmente e spiritualmente incompetente, secondo i punti di vista). Lo stesso vale per tutte le giurisdizioni ortodosse, non solo per quella russa, ed è anche vero ovunque nella diaspora, non solo nell'Europa occidentale.

Quindi, ci sono le "giurisdizioni" che sono destinate a scomparire ("lascia che i morti seppelliscano i morti"), perché sono incatenate a qualche ideologia politica modernista (ampie parti dell'OCA, la giurisdizione finlandese e la giurisdizione di Parigi), oppure a qualche ideologia etnica / nazionalista o ghetto simoniaco (le giurisdizioni "etniche", o piuttosto mononazionali), e ci sono quelle che sopravviveranno e diventeranno le basi dinamiche delle nuove Chiese locali.

Perché non partecipa ai forum su Internet?

A parte il fatto che sono troppo impegnato nella vita dell'Ortodossia, credo che la maggior parte di questi gruppi di perdita di tempo tendano a incoraggiare persone con problemi psicologici. Non dovremmo incoraggiare l'auto-giustficazione, il rigorismo, la pomposità e il clericalismo che provengono dal mondo protestante e non hanno nulla a che fare con la vera Ortodossia. La stragrande maggioranza degli ortodossi non ha nulla a che fare con i forum su Internet. Se non lo sapeva, questo è un inzizio di una visione molto distorta degli ortodossi.

La vecchia generazione di convertiti anglicani, ora morti o tra i 70 e i 90 anni, si sta estinguendo e non viene sostituita. Questo non suggerisce che l'idea dell'Ortodossia inglese sia stata un fallimento?

Niente affatto. Tutto ciò dimostra che l'idea teologicamente assurda di una "Ortodossia anglicana", quella degli ecumenisti antiquati come Nikolai Zernov, morto oltre 35 anni fa, è stata un fallimento. Ma quelli di noi che non hanno mai preso parte a una tale fantasia hanno sempre saputo che quest'idea era un fallimento e che sarebbe morta. O sei anglicano o sei ortodosso, non puoi essere entrambi.

Con rare eccezioni, gli anglicani non diventano ortodossi, ma, anche dopo un'adesione formale alla Chiesa, rimangono in una sorta di bolla di mondo anglicano. Ciò a prescindere dal fatto che si tratti di una bolla iper-conservatrice anglo-cattolica, clericale, puritana, misogina e vecchio-calendarista, o di una bolla iper-liberale, liberaldemocratica, anticlericale, modernista, femminista e neo-calendarista. (I due sono semplicemente i lati opposti della stessa moneta non ortodossa).

Nella mia esperienza, i pochi anglicani che esistono ancora in questo paese hanno generalmente più di 60 anni o sono afro-caraibici. Il nostro interesse non è mai stato convertire gli anglicani. Il nostro interesse è sempre stato prenderci cura dei nostri ortodossi e in secondo luogo offrire una testimonianza di fronte al resto del mondo – il 99% della popolazione che non è anglicana o che non ha idea di cosa sia l'anglicanesimo.

Il futuro di queste isole è nell'ortodossia inglese (cioè di lingua inglese) e lo è sempre stato. Non è mai stata una falsa e fantasiosa 'Ortodossia anglicana'. Questo è il motivo per cui dovremmo evitare giurisdizioni e parrocchie in cui non si diventa mai ortodossi e che continuano a tenere i convertiti in uno stato di delusione di essere ortodossi quando in realtà sono in un paradiso degli sciocchi pensando di essere ortodossi quando non lo sono, ma sono solo in uno stato di stupido orgoglio intellettuale.

Si riconoscono queste persone perché hanno letto molto (tutti i libri sbagliati) e si vantano di avere "la vera fede". Ma qual è la vera fede? È il modo di vivere cristiano. Nei Vangeli tale modo è viene descritto come vestire gli ignudi, dare da mangiare agli affamati, visitare gli ammalati e i carcerati, ecc. Non si tratta di leggere libri di esperti auto-nominati sulla "Ortodossia".

Un'anziana signora anglicana mi scrisse alcuni anni fa di suo figlio che era diventato ortodosso e si era rifiutato di partecipare al funerale di suo marito (un vicario anglicano in pensione) poiché il figlio "non poteva pregare con gli eretici". Era indignata, anche se non quanto me. Le dissi che suo figlio non era diventato ortodosso, ma apparteneva a una setta di farisei che non era in comunione con la Chiesa ortodossa (e tutto ciò era vero). In un certo senso ne rimase sollevata, in qualche modo ne era preoccupata perché il figlio era stato preso in ostaggio da un guru settario. Le dissi che tutto ciò che poteva fare era pregare per lui, poiché "la preghiera di una madre ha un grande effetto".

Qualcuno ha affermato che per la maggior parte i convertiti nei paesi di lingua inglese sono celti, per esempio con nomi irlandesi. È vero?

Penso che questo sia in gran parte una sciocchezza razzista e sentimentale. È nello stesso stile di "Solo i greci / russi / romeni / georgiani / serbi, ecc. possono essere ortodossi" perché "Dio parla solo greco / russo / romeno / georgiano / serbo, ecc". Ho conosciuto solo otto irlandesi in Irlanda che si sono uniti alla Chiesa ortodossa negli ultimi 45 anni. Generalmente, i cattolici romani di qualsiasi paese europeo non aderiscono alla Chiesa ortodossa a causa del lavaggio del cervello e dei condizionamenti secondo cui gli unici cristiani nel mondo sono i cattolici – o sei cattolico o non sei niente. Allo stesso modo, conosco solo una manciata di persone scozzesi e gallesi che sono diventate ortodosse nello stesso periodo. Questo perché sebbene i protestanti si uniscano alla Chiesa, generalmente non diventano ortodossi perché rimangono con il loro bagaglio di mentalità moralista protestante e quindi restano ai margini della Chiesa. Questo è particolarmente vero per il calvinismo che domina ancora la mentalità religiosa (e anti-religiosa) degli scozzesi e dei gallesi.

Tuttavia, qui c'è un punto più serio. Per diventare ortodossi (purtroppo, questa dovrebbe essere la stessa cosa che unirsi alla Chiesa ortodossa, ma non lo è), si deve rinunciare alla mitica superiorità dei propri pregiudizi culturali, purificandosi e mettendo Cristo al di sopra di tali pregiudizi. Per molte persone meno istruite è facile, perché non hanno mai avuto una mitica superiorità di pregiudizi culturali. Ma per quelli che appartengono all'Establishment, questo è praticamente impossibile. Questo perché l'Establishment è interamente basato sui pregiudizi culturali, ovvero sul non mettere Cristo al primo posto.

Un esempio di questo è il tragico caso del defunto David Balfour (1903-1989), che come spia britannica e amico del defunto padre Sophrony Sakharov, ottenne per lui un passaporto occidentale a Parigi dopo la sua espulsione dal Monte Athos dopo la seconda guerra mondiale. Balfour era una figura dell'Establishment e un intellettuale che era diventato un gesuita, poi si fece ordinare sacerdote greco ortodosso e divenne il confessore del re Giorgio II di Grecia. Contemporaneamente a questo, lavorava ad Atene come spia britannica, tradendo tutti i segreti della confessione del re durante la seconda guerra mondiale. Alla fine, naturalmente, fu deposto. (Per quanto riguarda il re che era noto per i brogli elettorali, fu cacciato dalla Grecia e andò a vivere con la sua amante in una parte costosa di Londra, ma questa è un'altra storia).

La storia di Balfour è una storia molto tipica di qualcuno che ha messo al primo posto l'Establishment occidentale. Ci sono stati molti altri convertiti come lui, e per la maggior parte sono stati ordinati (spesso attraverso la simonia), poi sono stati deposti o emarginati. Ne ho visti così tanti, intellettuali pieni di dottorati, e / o aristocratici da scuola privata che non hanno mai avuto successo, non essendo mai stati accettati dagli ortodossi. Che peccato che la Chiesa greca sia stata così ingenua da aver ricevuto questo predatore di Balfour. Io l'ho incontrato solo negli anni '70, quando era ancora una persona incredibilmente arrogante e impenitente. Spero che si sia pentito prima della fine.

Chi spera di vedere canonizzato nella sua vita?

Ci sono molte figure, ma spero che il primo sia il visionario anziano Nikolaj (Gurjanov), che ha portato un messaggio profetico che si sta già avverando. Ha portato una rivelazione dal cielo che può aiutare a cambiare il destino del mondo aiutando a realizzare in Russia quel pentimento di massa che stiamo ancora aspettando. Solo dopo il pentimento di massa la Russia può iniziare la sua missione universale di predicare il pentimento al resto del mondo, di cui ha parlato un altro profeta, san Serafino di Sarov, canonizzato su insistenza dello tsar martire. Tutto ciò è necessario per preparare il mondo prima della fine.

Ritiene che come ortodossi russi in Occidente dovremmo essere, per così dire, "ambasciatori" della Federazione Russa?

Ma nemmeno per sogno! Che idea terribile! La Federazione Russa è una soluzione politica temporanea e secolare di un problema creato nel 1917 e non rimarrà a lungo in questo mondo. Tuttavia, siamo ambasciatori del passato e del futuro Impero cristiano e del suo imperatore, che saranno restaurati. Restaurati, ma solo dopo aver superato la sottocultura sovietica della Federazione Russa odierna e il meschino razzismo e la disintegrazione balcanica nel resto del mondo che un tempo era ortodosso, come abbiamo visto chiaramente nel patetico forum di Creta nel 2016.

 
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Conservare o restaurare? La questione dei baci degli antenati

Conservare: proteggere da perdite o danni; mantenere costante la quantità e la qualità attraverso reazioni fisiche o chimiche o cambiamenti evolutivi.

Restaurare: ripristinare all'esistenza o all'uso; far tornare a una condizione originale.

Anche se le definizioni sono molto simili, le differenze, quando sono applicate ai tesori d'arte, possono essere catastrofiche. Prendiamo in considerazione lo sforzo per "ripristinare" l'affresco vecchio 120 anni, "Ecce Homo" di Elías García Martínez, che si era deteriorato per l'umidità nella chiesa di Santuario de Misericordia a Borja, nella Spagna nordorientale.

Risultati come questo sono tragici, quando gli artisti tentano di ridipingere l'originale.

Conservazione

"Il mio compito non è dipingere sopra le ferite", dice la conservatrice Elena Valentinovna King. "Il mio lavoro è prima di assicurarsi che l'artefatto sia strutturalmente sano. Quindi rimuovo con cura gli strati di sporco e la vernice deteriorata. In genere, devo compensare perdite o sfiguramenti utilizzando materiali di conservazione. Infine, applico uno strato di vernice per unificare e saturare la superficie ".

Elena ha una laurea in conservazione artistica, con specializzazione in icone bizantine, dall'Accademia d'arte di San Pietroburgo, in Russia, ma ha anche un magistero in pittura all'Accademia. La sua esperienza è ampia: ha stabilizzato centinaia di icone importanti, tra cui lavori sugli affreschi del XII secolo nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Pskov, in Russia, e sulle icone del XIV e del XV secolo nella collezione permanente del Museo di Pskov. Lei e suo marito si sono trasferiti nel 1997 negli Stati Uniti, dove Elena ha lavorato come conservatrice anziana in diversi centri di conservazione del paese prima di avviare un servizio indipendente.

Negli ultimi 11 mesi, a partire dal settembre del 2016, Elena ha lavorato a intermittenza sul sito presso la chiesa greco-ortodossa della Panagia Pantovasilissa a Lexington, Kentucky, per preservare l'integrità di una preziosa collezione di icone dipinte a metà del XX secolo sul Monte Athos.

La chiesa della Panagia Pantovasilissa, dell'eparchia del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, è stata la prima ad essere dedicata con questo nome negli Stati Uniti, nel 1953. Dopo più di 60 anni di permanenza nello stesso luogo a Tates Creek Road, la parrocchia ha iniziato la costruzione di una nuova chiesa nell'autunno del 2013 e si è trasferita nel dicembre 2015 all'incrocio tra Tates Creek Road e Rebecca Drive. Una parte importante del processo di trasferimento è stata la cura delle quattro grandi icone e 12 icone più piccole degli apostoli che erano state sull'iconostasi originale fin dalla fine degli anni '50.

Cosa c'è nel nome? L'icona patronale della Panagia Pantovasilissa

Gli immigrati greci hanno cominciato a raggrupparsi nel Kentucky centrale dopo la prima guerra mondiale e i diversi conflitti balcanici. Nel 1948 fondarono la parrocchia missionaria della Panagia Pantovasilissa a Lexington. Il nome della patrona della comunità era derivato da un'icona che una volta risiedeva nella grande chiesa di Hagia Sophia costruita a Costantinopoli (532-537) per ordine dell'imperatore Giustiniano I. Poco prima che la città cadesse sotto Mehmed II il 29 maggio 1453, L'icona della Panagia, considerata una delle quattro dipinte dall'evangelista Luca, fu affidata alle onde del Mare di Marmara, insieme ad altre venerate icone su tavola di Hagia Sophia, per evitare la loro dissacrazione da parte dei turchi ottomani invasori.

la Panagia Pantovasilissa dipinta dallo ieromonaco Seraphim Oftalmopoulou del Monte Athos, 1956

L'icona Panagia fu ritrovata sulla sponda opposta del Mare di Marmara, nei pressi del villaggio di Trilye in Asia Minore. In risposta ai miracoli che circondarono l'arrivo e la presenza dell'icona, i cittadini di Trilye la trasferirono in un vicino monastero che fu successivamente trasformato in una chiesa parrocchiale denominata Panagia Pantovasilissa in onore dell'icona.

L'armistizio della prima guerra mondiale del 1918 e la mancata realizzazione della Megali Idea nella campagna della guerra greco-turca del 1919-1922, provocarono enormi deportazioni di greci dalla Turchia (Asia Minore). La "Grande Idea" di recuperare Costantinopoli (oggi Istanbul) e i suoi ex territori non fu realizzata, ma si ebbe piuttosto un'espansione del controllo turco sull'Asia Minore sotto la guida di Mustafa Kemal, Ataturk. Le famiglie di Trilye costrette a lasciare le loro case furono trasferite a Raphina, in Attica, nella Grecia meridionale, portando con sé l'icona. Una nuova chiesa denominata Panagia Pantovasilissa è stata costruita a Raphina, dove l'icona originale è ancora oggi custodita.

Molte delle famiglie fondatrici della chiesa Panagia Pantovasilissa di Lexington provenivano da Raphina e possono far risalire la loro origine a Trilye dove l'icona si arenò a terra dopo il viaggio in mare dalla caduta Costantinopoli nel XV secolo. Per affermare la relazione storica della parrocchia con l'icona miracolosa, Helen Kafoglis commissionò allo ieromonaco Seraphim Oftalmopoulou del Monte Santo (Athos) la pittura di una copia in onore dei suoi genitori, Stathis e Anna Kafoglis, originari di Trilye. L'icona fu consegnata a Lexington nel 1956. Le altre icone sull'iconostasi, anch'esse dello ieromonaco Seraphim, arrivarono nel 1959.

Conservazione

Helen Collis, curatrice onoraria del museo d'arte di Cleveland ed ex parrocchiana della Panagia Pantovasilissa, era determinata a garantire la conservazione di questi tesori davanti ai quali aveva pregato in precedenza durante la sua giovinezza. Suo padre aveva scavato personalmente la terra con una pala per la fondazione della prima chiesa a Tates Creek Road. Su raccomandazione di Dean Yoder, conservatore anziano del museo, la signora Collis ha consultato Elena su come adottare misure per proteggere le icone. La parrocchia ha sostenuto lo sforzo e ha raccolto fondi per il progetto.

A causa della conoscenza di materiali antichi di Elena e della sua abilità nell'esecuzione di riparazioni strutturali e cosmetiche, il museo l'aveva già commissionata per stabilizzare un'acquisizione estremamente preziosa prima di procedere a ulteriori procedure di conservazione. Si trattava di un'icona della Theotokos Eleousa del XV secolo attribuita ad Angelos Akotantos, noto per la sua combinazione di elementi artistici bizantini e occidentali. Angelos era uno degli artisti principali della scuola cretese, insieme a Andreas Ritsos, con cui era cresciuto insieme a Heraklion qualche decennio prima dell'assedio finale di Costantinopoli. Un secolo dopo El Greco (1541-1614) ricevette la sua formazione iniziale in questo nuovo centro di pittura post-bizantina a Heraklion.

Icona della Madre di Dio con il Cristo bambino (Vergine Eleousa), c. 1425-1450. Attribuita a Angelos Akotantos (1450 circa). Tempera e oro su pannello di legno; Senza cornice: 96 x 70 cm. Museo d'Arte di Cleveland, Leonard C. Hanna, Jr. Fund 2010.154

Le icone della Panagia Pantovasilissa, pur solidamente situate all'interno dell'eredità bizantina, riflettono quest'evoluzione della scuola cretese verso una fusione parziale con aspetti dell'estetica rinascimentale. In contrasto con la Panagia stessa, che è una copia di un prototipo molto più antico, le altre tre grandi icone sulla prima iconostasi e le icone dei dodici apostoli sono più pittoriche. La loro modellazione a ritratto con l'uso di una gamma di colori per determinare la brillantezza e il contrasto (chiaroscuro) crea un senso di profondità. Questa affinità per una prospettiva a un singolo punto è una delle caratteristiche primarie della pittura rinascimentale.

particolare del viso, Pantokrator (Cristo in trono)

L'artista

Lo ieromonaco Seraphim è stato un iconografo della metà del XX secolo e pittore di talento nella tradizione cretese, influenzato stilisticamente dalle opere di Angelos Akotantos. Le sue icone, come quelle di Angelos, mantengono un'intensità senza passioni che incoraggia la preghiera al prototipo più che l'ammirazione per l'abilità dell'artista che ha creato le immagini.

sant'Andrea il primo chiamato

La seconda iconostasi costruita in marmo per la nuova chiesa da Padre Cosmin Sicoe (sacerdote della chiesa della Panagia Pantovasilissa da giugno 2015 a giugno 2017, che ha supervisionato il completamento delle aree interne del nartece, della navata e dell'altare) sosterrà quattro grandi icone. Oltre alla Panagia, sono: il Pantokrator (Cristo in Trono), san Giovanni il Precursore e san Basilio il Grande.

Cristo Pantokrator

san Giovanni il Precursore e Battista

san Basilio il Grande

I baci degli antenati

L'opera di un conservatore è archeologica, e rivela la cultura materiale dell'attività passata. È anche curativa, senza rischiare "perdita o danno".

"È inevitabile che si subiscano danni con il tempo, l'atmosfera locale, il fumo dalle lampade e gli amorevoli gesti delle labbra e delle mani", dice Elena. Esempi di danni non intenzionali sono i baci delle labbra sulle icone, alcuni dei quali probabilmente risalgono a quando le icone arrivarono per la prima volta dalla Grecia. "Ci sono molti baci su tutte le icone, le teste e i piedi. Non posso fare nulla per rimuoverli perché il rossetto si lega con la vernice a livello chimico. Se rimuovo completamente i baci, la vernice se ne verrà via con loro fino al gesso. Queste icone saranno sempre firmate con amore, con i baci degli antenati".

pile di baci

baci sui piedi di Gesù bambino

Ciò che Elena può fare e che fa è pulire pazientemente le icone in varie fasi. Nel tempo, le sollecitazioni ambientali, compresa l'ossidazione e l'invecchiamento, nonché la manipolazione, causano le debolezze che provocano fratture, delaminazione e squamature. Si notino le sottili linee di separazione sul volto di san Basilio (l'icona in cima a questo articolo) che espongono la fondazione in gesso bianco. Il trattamento inesperto delle linee di indebolimento può in realtà accelerare il degrado.

Il conservatore professionista addestrato inizia con l'analisi dei materiali utilizzati per costruire l'immagine. L'artista monastico del Monte Santo che ha dipinto le icone di Panagia Pantovasilissa lavorava con l'antica tecnica e mezzo della tempera d'uovo, raffinata nelle scuole imperiali di Costantinopoli e di Tessalonica e diffusa in tutto l'impero, nei Balcani e nella Russia.

Riparazione delle crepe

Lo ieromonaco Seraphim del Monte Athos, che ha fatto una copia dell'icona originale di Panagia da Hagia Sophia, ha aggiunto un'iscrizione dettagliata in bella calligrafia. L'iscrizione descrive la storia di come l'icona è arrivata da Trilye a Raphina nel sud della Grecia. Una crepa nel pannello taglia il quadrante sinistro dell'iscrizione. Le divisioni come queste vengono causate quando le zeppe rimangono tese, ma i pannelli si incurvano.

"Questi pannelli erano fatti di pino disponibile sul Monte Athos. È un legno molto nodoso che può, nel tempo, rivelarsi attraverso il gesso sulla superficie verniciata. Ogni tipo di legno ha una vita molto attiva dopo la morte; risponderà sempre al suo ambiente ".

Le riparazioni a questo tipo di ferita naturale sono chirurgiche, sebbene non invasive.

Oro danneggiato

Lo ieromonaco Seraphim ha usato generose quantità di foglia d'oro su tutte le icone. Il favoloso lavoro "a cesello" sulla Panagia è un testimone della sua abilità in questa tecnica di ornamento.

Il conservatore utilizza materiali specializzati per ogni tipo di evento compromettente. Per esempio, le aree di oro brunite vengono trattate con polveri di mica diluite con gommalacca piuttosto che con una ri-doratura, come cercano di fare alcuni dilettanti, finendo per creare aree di diverso colore.

Il tributo del conservatore

Le icone della chiesa della Panagia Pantovasilissa sono "di qualità da museo", dice Elena. Ma la sua comprensione del loro valore va al di là di quella degli investitori d'arte e dei collezionisti dei musei. Rispondendo ai suggerimenti che le icone vengano sostituite con nuove immagini nella nuova chiesa, Elena ha presentato queste osservazioni nella sua proposta:

"Se queste icone vengono sostituite, perdiamo questa connessione e parte della ricca storia e delle tradizioni di questa comunità. Quante generazioni hanno offerto preghiere a queste icone in un momento di disperazione o attraverso lacrime di gioia? Le icone sono impregnate con l'energia della congregazione per tutta la sua storia. Se queste icone saranno rimosse e sostituite, questa connessione con il passato si perderà, lasciando scollegati i membri futuri. In Russia, usiamo l'espressione namolennaja ikona, che significa icona su cui si è molto pregato; riteniamo che tali icone siano inestimabili".

Iscrizioni degli sponsor-donatori sulle icone

Icona della Panagia: Stathis e Anna Kafoglis con la figlia Helen

Pantokrator: Christos Yalanos

Giovanni il Precursore e Battista: famiglia di Nikolaou Anakou

Basilio il Grande: Basiliou Kolliou (lo zio del dottor John Collis, nome anglicizzato)

Icone dei Dodici Apostoli: Gioventù ortodossa greca di Lexington di Kentucky

Prontuario per tutte le chiese per un intervento responsabile:

1. La fuliggine delle lampade, delle candele votive e dell'incenso lasciata a depositarsi per decenni ha un effetto corrosivo sulle icone. I primi strati di fuliggine si legano con la vernice, e con gli strati successivi, le icone si scuriscono. Minimizzare il contatto diretto il più possibile e impiegare un conservante per rivitalizzare le superfici.

2. Il rossetto usato sulle labbra quando si venerano le icone è una specie di vandalismo accidentale. Con l'eccezione del fuoco e dei colpi d'ascia, non c'è un peggior minaccia per un'icona. Il rossetto forma un doppio legame che sigilla la sporcizia esistente sulla superficie e attrae ulteriori residui che si incollano all'icona. Occorre educare le parrocchiane a rimuovere il rossetto dalle labbra prima di baciare un'icona.

Elena Valentinovna King ha anche curato l'icona patronale della chiesa ortodossa di sant'Andrea a Lexington, nel Kentucky, dipinta dalla defunta Ksenia Mikhailovna Pokrovsky

il dottor John Collis e la signora Helen Collis

 
Il calice eucaristico alle Liturgie concelebrate

Il metropolita Ilarion (Alfeev), nel numero di settembre 2011 della Rivista del Patriarcato di Mosca (Журнал Московской Патриархии) affronta il problema dell’uso di uno o più calici eucaristici alle Liturgie in cui concelebrano molti chierici e si comunicano molti fedeli. Questo problema non si pone abitualmente nella maggior parte delle nostre chiese in Italia, ma siccome ci auguriamo la crescita delle nostre comunità, non è male essere preparati anche a gestire la compresenza di più calici eucaristici secondo le soluzioni proposte dal metropolita Ilarion, che sono ben documentate storicamente, attente al rispetto della tradizione e della pratica, e di notevole buon senso.

Nella sezione “Ortoprassi” dei documenti, presentiamo il testo originale russo di Vladyka Ilarion, la traduzione romena con redazione e note aggiuntive dello ieromonaco Petru (Pruteanu) e la nostra traduzione italiana.

 
Епископ Якутский и Ленский Роман

В этом месяце Якутская и Ленская епархия отмечает 20-летие возрождения кафедры. Что было сделано за это время? Какие трудности стоят перед миссионерами и катехизаторами сегодня? В чем уникальные особенности служения на Якутской земле? Кто они, герои сурового Севера, несущие Слово Божие людям? Обо этом и много другом рассказал "Фоме" епископ Якутский и Ленский Роман.

* * *

Первым очень значительным и шокирующим открытием в Якутии стали громадные расстояния. В школе географию учил, карту знаю, а вот ощутить это через колеса автомобиля и через ноги при отсутствии дорог было настоящим потрясением. Первая поездка, четырнадцатичасовая, была в Вилюйск, причем это центральный город Якутии, никакая не окраина. Якутск и Вилюйск — два центральных города республики. Прочувствовать эту дорогу каждой клеточкой физически — вот что открыло мне истинный масштаб территории. Долгим зимним периодом очень пугали, но я морозов как-то не заметил. Наверное, потому что много суетился и много ездил. Первая зима не оставила в памяти какого-то заметного отпечатка. Хотя температуры под минус 60 и теперь страшат.

Я понял, что мой первый шаг должен быть навстречу пастве. Не ждать, пока меня пригласят, а ехать самому. Потом я читал у многих церковных историков, что миссия Православия в Якутии именно такой особенностью и отличалась: священник не ждал, пока люди придут к нему на службу в отстроенный храм, а сам шел в народ, шел в кочевые стоянки коренных народов и первым предлагал общение, а уже дальше вокруг этого создавалась община и рождалась вера во Христа. Так и получилось, что в течение этих двух лет мной руководило стремление познакомиться с людьми, даже не любопытство и необходимость знать всю Якутию, а именно через эти встречи и беседы утверждать веру Христову.

Самым большим открытием в Якутии для меня оказались люди. Святитель Иннокентий Московский сказал, что Якутия — это целый мир, пестрый, разнообразный. Именно это я и увидел: в каждом районе свой уклад, свое внутреннее содержание, местные культурные традиции. В арктических улусах народ особенно отличается степенностью, спокойствием и вдумчивостью. Одна из моих последних поездок, в Среднеколымск, подарила мне встречу с удивительными людьми — людьми с очень глубоким и чутким восприятием веры и желанием слышать Слово Божие. Они сами строят церковь, бревнышко за бревнышком. От Якутска расстояние большое, это скорее уже ближе к Магадану, а священника там нет. Эта среднеколымская территория очень пострадала во время гонений. Около десяти одних только священников из этого улуса были расстреляны за веру.

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Большой радостью во время этих передвижений по бесконечному бездорожью является то, что открывается слева и справа от трассы — невероятные пейзажи. Еще не испорченнная человеческим вмешательством девственная красота природы всегда поднимает настроение и по-особому ободряет. Глядя сквозь дорожную пыль на эту красоту, даже забываешь о сложностях передвижения. У нас есть уникальные животные — очень красивые якутские лошади, они больше дикие, чем домашние. Они сами пасутся и летом, и зимой, заходя к человеку только на время появления потомства. Зимой они копытами ковыряют снег и добираются до мерзлой травы.

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В одном из интервью владыки Зосимы http://www.patriarchia.ru/db/text/53153.html я прочел, что в Якутии люди зимой друг на друга пристально смотрят, в глаза и на лицо, и вовсе не из любопытства или с бесцеремонностью, а ради предупреждения обморожения. В 50-градусный мороз очень легко не заметить, как отморозишь нос, щеки, уши — они начинают белеть, а человек часто и не чувствует этого. Поэтому с такой заботой и сопереживанием люди друг на друга смотрят. Эти суровые условия повлияли на взаимоотношения между людьми, они всегда предупредительные и внимательные. Я не знал этих особенностей, но в любой поездке люди, даже совершенно незнакомые, спрашивали меня, хорошую ли я надел обувь и теплую ли одежду. От такой заботы было приятно и тепло на душе, тут ведь не только о здоровье речь, это касается всей жизни вообще.

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Природные условия, конечно, очень суровые, сложные и налагают отпечаток на планы, на построение передвижений. Люди знакомили со своей родиной, подсказывали, как правильно учитывать специфику природных условий. До сих пор советуют мне не планировать мероприятия друг за другом, нужно иметь запас в несколько дней, потому что может пойти дождь и взлетная полоса размокнет. В Якутии около пятнадцати аэропортов с грунтовыми взлетными полосами — можно на несколько дней застрять в отдаленном населенном пункте. Слава Богу, пока Господь меня не наказывал такими скорбями. Бывало, что рейсы откладывались на несколько часов, самое большое — пять часов в аэропорте ждали посадки, но чтобы на несколько дней — пока не было. При таких исключительных климатических сложностях очень важно, что все друг другу помогают.

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Я долго не мог привыкнуть к местной кухне. Она простая и очень достойная, но в ней много мяса и рыбы, много жеребятины и оленины. Сейчас даже появились любимые блюда. Саламат — горячая закуска, которая подается перед всеми блюдами, в основе своей это прожаренная мука со сливками или сметаной. Здесь очень вкусно готовят карасей, удаляя из них только желчь, оставляя все внутренности, рыба получается сочной, в отличие от Центральной России, где карась — это нечто зажаренное до корочки и хрустящее. В Якутии карась в кулинарном плане — культовое блюдо.

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При отсутствии дорог очень неприятным сюрпризом оказалась высокая стоимость перелетов. Перелет внутри республики обходится в три раза дороже, чем билет из Якутска до Москвы. Чтобы посетить Тикси или Чокурдах, нужно 25 тысяч рублей в один конец. Для совершения архиерейской службы я беру с собой как минимум еще одного человека, чаще нужны два помощника. Вот такой очень тяжелый расклад — и по карману сразу бьет, и смиряет. Меня большей частью сопровождает в поездках иеродиакон отец Симеон, такой человек-оркестр: фото­графирует, служит, облачает, пишет новости и тексты, носит тяжелые чемоданы с литературой, пономарит и регентует. Во все регионы, во все 32 улуса республики, можно добраться только из Якутска. По соседним улусам проехаться просто невозможно, нужно возвращаться в столицу. Например, жители дальних районов, может быть, никогда и не бывали в самом Якутске, не говоря уже о других улусах. Чтобы совершить путешествие из Оленька в Якутск или из Якутска в Среднеколымск, нужно только в один конец заплатить более 50 тысяч рублей и потратить на это два дня. Из-за таких расстояний территории исторически развивались по-разному. Здесь многоликие районы с разным национальным составом населения. Печально зрелище оставленных северных территорий. Очень тяжело наблюдать эту картину. Так хочется как-то помочь, что-то сделать.

Самая удобная дорога — зимой. Здесь шутят: самые лучшие асфальтоукладчики — снег и мороз. Как выпадет снег, уже получается дорога, тем более когда ее потом прокладывают по реке — идеальная трасса. Многие населенные пункты вообще доступны только в зимний сезон. Однако зимой есть и очень большой риск. Практически все автомобили, начиная с октября, имеют двойные стекла, даже самые крутые внедорожники. Если заглохнет один-единственный автомобиль, на котором ты едешь, то в запасе всего один-два часа: машину тут же поджигают, и пока она горит, есть надежда не замерзнуть и дождаться, что кто-то проедет мимо. На десятки километров телефонная связь между поселками отсутствует. Поэтому обязательно нужно ездить несколькими машинами, но и тогда это все равно риск.

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За время пребывания в Якутии мы пробовали все средства передвижения, в том числе совершили поездку на собачьих упряжках (за один день 70 километров проехали). Это была экспедиция, посвященная памяти миссионеров прошлого, — мы попытались приблизиться к тем условиям, в которых жили просветители XVIII и XIX столетий. Прочувствовав каждой клеточкой своего тела всю сложность и тяжесть тогдашнего служения святителя Иннокентия и других подвижников, начинаешь глубже понимать ответственность, которая лежит на нас — в наших условиях, с современными удобствами. Еще больше зауважал я тех, кто в прежние времена трудился на этой земле, ездил, просвещал людей.

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Один из ярких и значительных исследователей христианства в Якутии Инна Игоревна Юрганова пишет, что до 1916 года в Якутии было порядка 300 храмов и часовен, в которых служило более 200 священников. Причем надо отметить, что половина из них были якутами. К 1993 году от храмов не осталось почти ничего. Сейчас, когда мы в этом году празднуем двадцатилетие возрождения Якутской епархии, у нас 65 храмов и 60 священников. Но число населенных пунктов, которые бы хотели иметь священника и регулярные богослужения, раза в два больше. При нашей транспортной специфике не все могут поехать в тот населенный пункт, где есть храм и община со священником.

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Воспитывать священника гораздо тяжелее и труднее, чем строить храмы. Это более длительный и кропотливый процесс, именно поэтому такое большое внимание уделяется семинарии, на ее содержание выделяются значительные средства. Обучение нашего студента обходится в несколько раз дороже, чем такое же обучение в Москве или Санкт-Петербурге. Но мы сознательно идем на это, потому что нужно взращивать пастырей из коренных жителей, для которых этот климат привычен, и эта специфика жизни во всем ее многообразии, культурном и климатическом, — это все родное и свое.

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Служащие здесь священники, с одной стороны, приехали с первым архиереем возрожденной Якутской епархии, теперь уже митрополитом, Германом. Из них я бы выделил протоиерея Сергия Клинцова, настоятеля нашего Преображенского собора. Человек, который 12 лет подвизается в Якутии, очень известный миссионер, даже, пожалуй, образец миссионера. То, что он еще и хороший фотограф, свидетельствует о яркости и одаренности его личности. Вторая группа — те, кто приняли сан уже при владыке Германе, были воспитаны им. Это настоятель Никольского храма протоиерей Алексей Зарубин и настоятель Архангельского храма протоиерей Михаил Павлов. Еще часть священников приехала вместе со мной, по моему приглашению, чтобы поддержать церковную жизнь, это мои ученики по семинарии, и они глубоко верят в то, что делают. Приехали, потому что герои. Правда, им я этого не скажу, они еще молодые — могут возгордиться.

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Для меня лично очень большая радость то, что за два года мы рукоположили двух священников-якутов. Теперь у нас в епархии их трое. Клирик Никольского храма отец Павел Слепцов был рукоположен четыре года назад, после окончания Московской духовной семинарии. Он очень энергичный человек и первый переводчик богослужебных текстов на якутский язык. Рукоположенный мною отец Александр Борисов родился и вырос в Якутии, наш студент, сейчас он служит в Сунтарском районе.

Интересная история с отцом Михаилом Иннокентьевым, который сначала был призван к служению и рукоположен, а сейчас проходит обучение в нашей Якутской семинарии заочно. Он многодетный папа — четверо детей, работает бухгалтером в Федеральном казначействе. В один из моих приездов в Верхневилюйск я увидел его во время богослужения в приходской общине. Прихожане очень хорошо отзывались о нем, и я предложил ему стать священником. Ему сложно было сразу принять решение, нужно было время для размышления, чтобы посоветоваться с супругой. Через две недели он позвонил и дал согласие, но при этом ему необходимо было сохранить и прежнюю, светскую, работу — на этом и договорились.

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Возможно ли привести какую-то статистику, оценить количество православных людей? Очень разные и противоречивые приводятся цифры. Я вообще не сторонник таких подсчетов. Но три раза в год — на Рождество, Пасху и Крещение — наши храмы бывают переполнены. И во внебогослужебное время в эти храмы круглый год приходит очень большое количество людей с различными вопросами и потребностями. Поэтому думаю, что православных в Якутии действительно немало. И духовная жизнь, и вопросы веры у якутян далеко не на последнем месте. Другое дело, что в силу специфики Севера это возвращение к вере происходит медленнее, чем хотелось бы. В личном общении, на встречах в школах или на предприятиях люди потихонечку открываются. Недавно мой советник подвел меня в храме к окну и показал, сколько людей стоят за оградой, смотрят с глубоким почтением и интересом на собор и не уходят, ждут конца богослужения. Наша задача — выйти к ним и помогать, чтобы эти ростки веры и духовные запросы реализовывались.

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С властью выстраивались и выстраиваются отношения довольно сложно. Видимо, потому что я новый человек, на меня должны были посмотреть. Скажу, что все вопросы, которые я обозначал, — передача земли Спасского монастыря, возвращение Троицкого собора, возведение еще трех храмов в городе и выделение земли под их строительство — я на все получил согласие и одобрение. Однако мои пожелания о том, чтобы священники были включены в общественную жизнь, не сразу были положительно восприняты, но сейчас нас зовут на ряд значительных мероприятий и общественно важных событий.

Есть проблема с «Основами православной культуры» в школах, есть проблема взаимоотношений с Министерством образования, в которых чувствуется напряжение и даже некоторый холодок, боязнь идти нам навстречу. Здесь на сегодняшний день, пожалуй, самая большая проблема, о чем свидетельствует резолюция Святейшего Патриарха на наш ежегодный отчет. Патриарх Кирилл указал, что у нас низкий процент выбравших этот предмет, что это направление должно быть предметом постоянной заботы на ближайшие два-три года. Это проблема значительная и большая. Хотя скажу, что мы многое сделали для того, чтобы идти навстречу Министерству образования. И более того, за два года во время каждой поездки я обязательно посещаю все школы и встречаюсь с учениками и преподавателями, до сих пор я не получил ни одного отказа во встрече. Однако же на постоянной основе, регулярной и более тесной, взаимного сотрудничества пока не получилось. Это самое большое мое беспокойство.

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Вот, пожалуйста, последний пример. Меня пригласили на августовское республиканское совещание в Министерство, но оно назначено на десять часов утра 19 августа — Преображение Господне, Великий двунадесятый праздник, а у нас это еще и Престольный праздник. Что мне сделать? Как решить, остаться ли мне с паствой или пойти к учителям, которые проводят важное совещание? Это сложно. Порой кажется, что все, что делает Министерство образования, построено вот на таком стыке напряжения. Но, на­деюсь, меня слышат, и по отношению к учителям, и вообще к Министерству образования Господь поможет растопить какое-то недоверие и упразднить эту стену.

Самым показательным положительным примером наших взаимоотношений со светской властью будет то, что в октябре, когда мы будем праздновать 20-летие возрождения епархии, будет подготовлен пакет документов по передаче и возвращению кафедрального Троицкого собора. Причем, с помощью светской же власти мы будем его восстанавливать.

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Еще одна из проблем, которую я озвучивал на совещании полномочного представителя Президента Российской Федерации в Дальневосточном федеральном округе Виктора Ишаева: было бы неплохо каким-то образом оказать нам помощь в передвижении по республике. Успех просветительской деятельности, успех работы священников в области духовно-нравственного воспитания зависит от частоты поездок, ведь мы пока не имеем постоянных священников во многих местах. То небольшое количество священников, которые горят желанием и могут ехать, имеют на то необходимые знания и опыт, но часто не имеют возможности совершать подобные поездки из-за дороговизны перелетов. Да, нам сказали, что государство выделяет средства на компенсацию перелетов, но вот где получить эту компенсацию, каким образом подключиться к этой программе?

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Наш миссионер-священник — он больше, чем совершитель только богослужений, хотя это главное. он выполняет функции просветителя и воспитателя. Если рассматривать его полезность с точки зрения всего общества — это про­светитель в самом возвышенном смысле этого слова, это психолог, это духовный врач, который услышит и подскажет, это человек, который поможет решить многие социальные и злободневные проблемы. Не секрет, что для Якутии проблема суицида очень значительна. Чтобы все проблемы решать сообща и вместе, помогите нам добраться до нуждающихся в те далекие арктические улусы. Мы просто не в состоянии делать это часто, потому что наш епархиальный бюджет весьма скромный. Значительная часть священников в силу слабости приходов получает у нас жалование здесь, в кафедральном соборе. Таким образом город Якутск содержит всех наших священников. Вот такая проза дня.

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В течение двух лет у нас регулярно выходят две передачи на телевидении. Когда я бываю в улусах, встречаюсь с жителями, то вижу, какой отклик находят эти передачи. Их смотрят с вниманием, запоминают, а потом на наших встречах поднимают темы, которые в них затрагивались. В Якутии большое количество людей крещеных, желающих получить ответы на свои вопросы о вере. Конечно, это опосредованные признаки, косвенные. Но то, что такое пробуждение происходит, — это факт. Нельзя торопиться, нельзя подталкивать, нужно ждать. Семена посеяны прежде нас, при владыках Германе и Зосиме, мы должны помочь им прорасти, окрепнуть и начать свою жизнь в ограде церковной.

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У меня вера от рождения, но я не скажу, что это одно­значно хорошо, потому что вера, впитанная с молоком матери, не подвергается критическому анализу. Впервые я стал защищать веру с позиций знаний и обосновывать ее при помощи интеллекта, а не сердца и души, — когда был уже в армии. Я оказался неподготовленным к вопросам сослуживцев, ибо сам не прошел через поиск, в котором находились они. Это был период не кризиса веры, а интеллектуального обоснования заповедей. Это было моим первым испытанием — защитить веру и свои убеждения.

Сначала в армии мне было сложно, потому что я не был готов к экстремальным условиям, но привык быстро. А то, что обо мне знали, что я человек церковный, верующий, даже сохраняло меня от вовлечения в какие-то конфликты, помогало мне самому. Когда я пытался где-то схалтурить, мне говорили: «Как же так? Ты же будущий поп! Тебе нельзя». У меня искали ответов на сложные вопросы, со мной советовались, делились душевными переживаниями: кто-то в письме поссорился с девушкой, у кого-то в семье трудности. Это был мой первый душепопечительский опыт. Например, ночью будят и говорят, что вызывает командир. Прихожу. Он усаживает меня за стол в «красном уголке» и говорит, что поссорился с женой, не знает, что делать, начинает изливать душу солдату, который в два раза моложе его. Но командир понимает, что перед ним уже почти священник. К тому времени я увлекался духовным наследием митрополита Антония Сурожского, и это мне очень помогло, так как именно его советы я давал тем, кто нуждался в них (своих советов дать не мог: откуда бы я их взял — без опыта и в таком юном возрасте).

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У нас есть приход в Тикси, куда Синодальный миссионерский отдел направляет на определенные периоды для помощи священников — в данном случае это отец Агафангел (Белых), он приезжает уже второй раз — и студентов Белгородской семинарии. Договоренность об этом была заключена с председателем отдела, митрополитом Белгородским и Старооскольским Иоанном, еще при приснопамятном епископе Зосиме и потом была подтверждена мною. Это такой миссионерский стан, который содержится вниманием и заботой Синодального миссионерского отдела.

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Предполагается обратить подобное внимание на еще однин дальний приход. В Якутии есть Аллаиховский улус, который находится на одной с Тикси параллели, и там есть старинное село Русское Устье. В XVII веке его основали выходцы из Великого Новгорода, и до сих пор жители этого села количеством в сто пятьдесят человек сохранили в своеобразном фольклорном варианте песни двухсот-трехсотлетней давности, говор и традиции Великого Новгорода. Когда об этой истории узнал митрополит Новгородский и Старорусский Лев, он предложил создать программу помощи и поддержки для Русского Устья. Благодаря администрации Великого Новгорода и новгородским предпринимателям была срублена деревянная церковь, сейчас она плывет в Русское Устье в разобранном виде. Владыка Лев позаботился не просто о строительстве храма, но и о полном внутреннем его убранстве и содержании, более того, он пообещал, что из Великого Новгорода будет приезжать и священник.

Фото Юлии Маковейчук и протоиерея Сергия Клинцова

 
Distorsioni della storia contro Russia e Serbia

Il commento del 20 giugno di Gray Falcon intitolato "Failure to Communicate" contiene questo brano, che conduce a un articolo estremamente anti-russo e anti-serbo, partendo da premesse già inclinate in quella direzione:

"L'ultimo esempio di questo 'cambio di copione' è un articolo di New Republic, che paragona Putin a Milosevic. In realtà, è l'Occidente che agisce verso la Russia nello stesso modo in cui ha agito nei confronti dei serbi due decenni fa. Ho sostenuto in precedenza che Putin è consapevole di questo, anche se in Russia il pubblico e i media in generale, possono non esserlo".

Sia che il problema sia in Caucaso o in Ucraina, nessuno ha pensato di bombardare la Russia, a differenza di quanto ipocritamente è toccato alla Serbia. Lo status nucleare della Russia le fornisce maggiore copertura.

Contrariamente a quanto suggerisce il citato articolo da New Republic, "La storia si ripete", di questo passato 19 giugno, le controversie che coinvolgono la Russia e la Serbia, non sono state semplici istanze di azione sgradevole da parte dei due paesi contro altri paesi meno colpevoli. Sul tema della Serbia e in contrasto con quel pezzo di New Republic, mi ricordo del commento su First Things dell'agosto 1999 "La condiscendenza dell'Occidente cristiano", che è stato scritto da un sostenitore della cosiddetta "rivoluzione arancione" e più di recente delle proteste dell'Euromaidan in Ucraina. (Cito l'articolo di First Things senza necessariamente d'accordo con tutto quello che vi si dice).

L'articolo di New Republic in questione sottolinea le distorsioni evidenti prevalenti all'interno dei circoli che appoggiano i neoliberisti e i neoconservatori. La sua analogia negativamente imprecisa tra il presidente russo Vladimir Putin e il defunto leader jugoslavo/serbo Slobodan Milosevic non è una novità. L'ex funzionario dell'amministrazione Clinton Christopher Hill aveva già tessuto quell'immagine. E non è affatto solo, tra le fonti istituzionali occidentali della politica estera, che sostanzialmente forniscono la copertura per il nazionalismo estremo a cui si oppongono i serbi, i russi e alcuni altri patriotticamente ragionevoli.

Il confronto dell'articolo di New Republic tra le chiese ortodosse russa e serba (viste con negatività), con le varianti dei croati cattolici e degli ucraini greco-cattolici (viste in modo più favorevole), è uno dei tanti esempi. Il periodo della seconda guerra mondiale e quello successivo, hanno visto notevoli sentimenti pro-ustascia nella Chiesa cattolica croata, che ha visto il capo del campo di concentramento di Jasenovac, Dinko Sakic, e il leader supremo degli ustascia Ante Pavelic, apertamente lodati da alcuni cattolici croati. Allo stesso modo, il sentimento pro-OUN/UPA. Che ha preso le forme delle lodi al leader nazionalista galiziano ucraino Stepan Bandera, è notevolmente evidente all'interno della Chiesa greco-cattolica ucraina.

Sono consapevole del fatto che mi controbatteranno che è ingiustamente inesatto caricare una negatività collettiva sulle chiese croata cattolica e greco-cattolica ucraina. Non tutti in queste chiese marciano allo stesso passo. Ma proprio per questo, quanto è ironicamente ripugnante fare una caricatura negativa delle chiese ortodosse russa e serba. Il New Republic di tendenze neoliberiste trova causa una comune con i sostenitori degli ustascia e di Bandera.

All'interno dei limiti della ragione, sarebbe gratuito accentuare le azioni discriminatorie della Polonia contro i non-polacchi prima della seconda guerra mondiale, come base per razionalizzare in modo subdolo le conseguenze dell'accordo Molotov-Ribbentrop. Allo stesso modo, la Jugoslavia pre-comunista non ebbe mai nulla di vicino al tipo di repressione brutale esibito dagli ustascia croati alleati dei nazisti. Prima della seconda guerra mondiale, Pavelic era coinvolto nel terrorismo politico contro il governo jugoslavo, così come lo era Bandera contro il governo polacco. Il pezzo di New Republic sorvola su questi e su altri particolari, mostrando un pregiudizio anti-serbo e anti-russo.

Da quell'articolo di New Republic, questo estratto sottolinea l'ultima osservazione:

"La storia inizia nei primi anni del Novecento, quando furono istituiti l'URSS e il Regno di Jugoslavia. In entrambi i casi, le metropoli della Russia e della Serbia – entrambi paesi dell'Europa orientale di religione ortodossa che si consideravano civiltà alternative, non occidentali – imposto il loro dominio sulle terre cattoliche e molto più pro-occidentali della Croazia e dell'Ucraina".

Questa prospettiva piena di errori trascura diverse realtà.

Come nazione a sé, la Serbia era dalla parte delle potenze occidentali durante la prima guerra mondiale, una situazione molto diversa da quella della Croazia. La prima guerra mondiale vide il territorio croato affiliato con l'Austria-Ungheria. Durante questo periodo, il futuro dittatore comunista jugoslavo Tito, non serbo (mezzo croato, mezzo sloveno), era un caporale dell'esercito austro-ungarico. È anche vero che ancor prima della prima guerra mondiale e in seguito, il movimento per uno stato slavo del sud multietnico aveva il sostegno sia dei serbi sia dei non serbi nei Balcani.

Nella seconda guerra mondiale, lo stato ustascia della Croazia ebbe una posizione privilegiata nell'Europa occupata dai nazisti, molto diversa da quella della Serbia. Le trasgressioni dei serbi nella seconda guerra mondiale non giunsero mai neppure vicine alla brutalità l'anti-serba e anti-ortodossa degli ustascia croati, che comprendeva barbarie contro ebrei, rom e croati dissidenti.

La propaganda ufficiale dei comunisti jugoslavi contro il generale serbo dell'esercito monarchico jugoslavo, Draza Mihailovic, e contro le sue forze, non ha di fatto contrastato i manifesti nazisti che lo mostravano come un ricercato, i documenti nazisti che lo riguardano come un nemico, e le testimonianze pro-Mihailovich degli aviatori alleati occidentali abbattuti sulla Jugoslavia. (La posizione anti-Mihailovic è condivisa tra le fonti anti-comuniste e anti-serbe). Milan Nedic, un altro comandante serbo (ma di statura inferiore a Mihailovic), era a capo di un ente di collaborazionisti nazisti di Belgrado, che non erano nemmeno lontanamente corrispondenti al grado di potere e di colpa nelle atrocità dello stato croato ustascia. Alcuni vedono Nedic come un individuo che ha cercato di trarre il meglio da una brutta situazione. Le atrocità della Seconda Guerra Mondiale in Serbia sono state prevalentemente commesse da non-serbi alleati dei nazisti. I serbi in Serbia sono stati molto brutalizzati.

Spostandoci al presente, la disgregazione della Jugoslavia ha incluso posizioni nazionaliste estreme tra i principali leader nazionalisti croati e musulmani bosniaci, così come atrocità commesse da persone che hanno sostenuto gli uni o gli altri. In termini di retorica, Milosevic non è stato tanto estremo rispetto ai suoi coetanei, il presidente croato Franjo Tudjman e il presidente musulmano bosniaco Alija Izetbegovic.

Questi commenti non intendono scusare gli illeciti da parte serba degli anni '90. Ma allo stesso tempo, i torti serbi sono stati spesso esagerati in un modo che comprendeva cifre di morti notevolmente gonfiate (tra le altre affermazioni), utilizzate per fare pressione per un intervento militare straniero, a sostegno delle parti che militarmente stavano perdendo contro i serbi.

Tra i credenti cristiani ucraini, la denominazione greco-cattolica concentrata per lo più in Ucraina occidentale è di gran lunga al secondo posto rispetto agli ortodossi. Il periodo post-sovietico ha visto questi ultimi dividersi in tre chiese diverse.

Nel tardo XVI secolo, il dominio polacco in Ucraina occidentale ha favorito lo sviluppo della denominazione greco-cattolica, come base per attirare gli ucraini lontano dal cristianesimo ortodosso, al fine di limitare i legami con la Russia. In questa fase di sviluppo, lo stato polacco ha reso più difficile essere un cristiano ortodosso osservante. In una nota correlata, le incursioni polacche degli inizi del XVII secolo in Russia inclusero misure repressive contro la Chiesa ortodossa. (L'articolo nel blog Russia del 28 ottobre 2009, "The Russo-Polish History Coverage and Some Related Matters", fornisce ulteriori indizi sulla storia delle relazioni russo-polacca.)

Nel corso del tempo, l'esistenza della denominazione greco-cattolica ucraina non ha reso i suoi seguaci così graditi al governo polacco. Durante la guerra civile russa, l'esercito galiziano ucraino ha preferito mettersi in massa sotto il comando dei russi bianchi anti-comunisti, piuttosto che allearsi al leader nazionalista ucraino Symon Petljura, che (da una posizione di debolezza) aveva fatto un patto con la Polonia, che comportava il riconoscimento del passaggio di tutta la Galizia sotto la Polonia. Come soggetti della Polonia, gli ucraini occidentali come Bandera si opposero violentemente al potere polacco. Quando l'Ucraina occidentale divenne parte dell'Unione Sovietica, la Chiesa greco-cattolica ucraina fu fortemente repressa, in un momento in cui altre confessioni religiose, tra cui la Chiesa ortodossa russa, erano molto compromesse.

Per quanto riguarda il contenzioso politico in corso in Ucraina, vi è ragione di credere che la Chiesa ortodossa ucraina associata con il Patriarcato di Mosca (il cui leader spirituale è morto il 5 luglio), sia stata più neutrale, rispetto alla Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev (uscita fuori dal Patriarcato di Mosca) e alla Chiesa greco-cattolica ucraina: le ultime due hanno preso posizioni pro-Euromaidan. Delle tre denominazioni ortodosse ucraine, la chiesa affiliata al Patriarcato di Mosca, è l'unica che ha il suo stato formalmente riconosciuto dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. (Nel cristianesimo ortodosso, questo corpo vanta un ruolo corrispondente a quello della Santa Sede, ovvero il Vaticano; tuttavia, il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli non ha il livello di autorità centrale sulle Chiese ortodosse che ha il Vaticano su quelle cattolici). La Chiesa ortodossa autocefala ucraina, con radici risalenti al periodo della guerra civile russa, è di gran lunga la più piccola delle denominazioni ortodosse dell'Ucraina. Ha esibito un sentimento pro-Euromaidan meno stridente di quello della Chiesa greco-cattolica ucraina e della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Kiev. In generale, i sentimenti filo-russi in Crimea e Ucraina orientale non sembrano essere notevolmente motivati da una sorta di fanatismo ultra-religioso.

All'interno dei limiti della logica, c'è l'impressione che, ai fini di promuovere un'opposizione all'influenza russa in Ucraina, alcuni in Polonia (e altrove) hanno minimizzato la brutale attività anti-polacca in Galizia delle forze nazionaliste ucraine fedeli a Bandera ai tempi della seconsa guerra mondiale. Una mia conoscente mi ha informato di un evento di intellettuali a Washington pochi anni fa, che comprendeva una organizzazione pro-Bandera. Bandera è stato acriticamente lodato in quell'evento. Alla mia conoscente è stato intimato di stare zitta, dopo che ha raccontato al corpo esecutivo dell'evento gli attributi negativi di Bandera. (Perdonate la riservatezza di questo ricordo personale, che mi è stato comunicato in via ufficiosa). Ci sono stati diversi segmenti dei mass media televisivi occidentali che hanno mostrato la bandiera nera e rossa pro-Bandera, senza menzionare ciò che rappresenta.

Nel 1959 l'organizzazione pro-Bandera e anti-russa del Comitato delle nazioni in cattività è stata in grado di influenzare il Congresso degli Stati Uniti nell'approvare una risoluzione per riconoscere ufficialmente la "Settimana delle nazioni in cattività", che ha riconosciuto creazioni naziste come la "Cosacchia" e "Idel-Ural" come entità prigioniere differenziate dalla Russia. Da quel periodo, la propaganda del Comitato delle nazioni in cattività ha ritratto la Russia e i russi come intrinsecamente malvagi, a prescindere dalla loro ideologia. Il libro di Bernadine Bailey "Le nazioni in cattività", è una bigotta diatriba anti-russa, che comprende elogi acritici di Bandera e Pavelic.

L'articolo di New Republic ripete a pappagallo le consuete affermazioni erronee che minimizzano le azioni dei nazionalisti anti-russi, divenuti più prominenti in Ucraina, dopo la cacciata dall'Ucraina del presidente democraticamente eletto, sia pure imperfetto, Viktor Janukovich. (Quest'ultimo pensiero, e i dati che seguono, sono una reiterazione delle mie osservazioni precedenti, ripetute al fine di fare un riferimento diretto alla mia tesi. L'estromissione di Janukovich ha visto attuare o ingigantire i seguenti sviluppi:

• sproporzionate nomine ministeriali alla Rada, da parte del precedente regime Turchinov-Jatsenjuk a Kiev, di persone associate all'organizzazione nazionalista pro-Bandera/anti-russa Svoboda

• demolizione di una legge di tutela dei diritti linguistici dei russi e di altre minoranze, messe successivamente in una sorta di stato di limbo in attesa

• azioni violente dei movimenti nazionalisti anti-russi Svoboda e settore destro – alcuni esempi sono chiaramente disponibili su filmati

• una situazione a Kiev e in alcune altre parti dell'Ucraina che è divenuta discriminatoria per le persone con idee in contrasto con il regime Turchinov-Jatsenjuk, nelle elezioni presidenziali del 25 maggio in Ucraina

• la sostituzione del nastro di san Giorgio utilizzato dai filo-russi, in onore della Giornata della Vittoria del 9 maggio, con un emblema con i colori nero e rosso del movimento pro-Bandera

• Svoboda ha chiesto la rimozione di un monumento in onore al generale russo dell'epoca napoleonica, Mikhail Kutuzov.

A proposito dell'ultimo punto, ricordo che gli antenati dei moderni ucraini, negli imperi dei Romanov e degli Asburgo, per lo più sostenevano la Russia contro Napoleone.)

Un servizio in una trasmissione televisiva della BBC ha evidenziato come Kiev e Leopoli sono attualmente più tranquille rispetto all'Ucraina orientale. Mesi fa era vero il contrario. Dal momento delle manifestazioni di Kiev contro Janukovich, la Crimea, la parte più filo-russa dell'ex repubblica socialista sovietica ucraina, se n'è andata praticamente senza spargimento di sangue, cosa molto diversa da ciò che è accaduto nella capitale dell'Ucraina – e che include alcune colpe dell'opposizione anti-Janukovich. Nel frattempo, l'invio in Ucraina orientale delle forze che sostengono il regime Jatsenjuk-Turchinov e il suo successore, non ha portato a una diminuzione dei decessi in quella zona. Piuttosto, l'introduzione di questi combattenti ha notevolmente aumentato le vittime.

 
La festa di Cristo Re in una valutazione ortodossa

Lunedì 26 ottobre 2015, sul blog Cristianità Ortodossa, il nostro amico Marco Mannino Giorgi riflette in uno dei suoi post sul valore della festa di Cristo Re, dichiarando di voler difendere questa festività nel contesto ortodosso. Vediamo come introduce il tema:

L'ultima domenica di Ottobre è, nel calendario latino tradizionale, dedicata al Cristo Re dell'Universo. Assieme alla festa della Cattedra di Pietro (7 mar.), di Ognissanti (1 nov.) e della Commemorazione di tutti i Defunti (2 nov.) è stata assunta dagli ortodossi cosiddetti "Occidentali" nelle giurisdizioni di Antiochia e della ROCOR, nonché nella ECOF, con scandalo da parte di quelli che si ritengono i veri ortodossi e in genere da tutti quelli che vedono nella latinità ortodossa una sorta di falsariga minore, un difetto, del nostro retaggio venerabile. Questi stessi detrattori dovrebbero ricordare che, in circostanze geo-ecclesiali normali e canoniche, questa ortodossia "falsa" sarebbe la loro unica autentica ortodossia. Ma noi cantiamo ai Vespri, o sbaglio, al prochimeno del sabato sera Il Signore regna, / si è rivestito di Maestà... 

La presenza di questa festa in due vicariati di rito occidentale di due giurisdizioni, nonché di una piccola giurisdizione indipendente, è senza dubbio un fenomeno interessante, ma non può essere garanzia di una “latinità ortodossa”.

Ricordiamo una singola festa tra quelle citate da Marco, che può vantare una ben più profonda appartenenza alla latinità ortodossa: la festa di Ognissanti al 1 novembre risale al secolo VIII nel calendario romano, e al IX secolo in quello dell'Impero dei franchi. Cristo Re, invece, è un'innovazione del tutto moderna, nata da istanze non ecclesiali.

I primi casi dell'uso del titolo "Cristo Re" si hanno con le rivolte vandeane della fine del secolo XVIII (nel contesto politico e divisivo delle lotte contro l'abolizione della monarchia francese), e la sua dichiarazione come festività nella Chiesa di Roma è addirittura del 1925, a opera di papa Pio XI (anche questa nel contesto politico e divisivo di una polemica sui nazionalismi).

L'adozione della festa da parte di anglicani, luterani e anche degli ortodossi di rito occidentale (che hanno alcune delle loro parrocchie dedicate a questa festa) è indubbia, ma questo non può rappresentare una prova che Cristo Re è una parte della "latinità ortodossa": può al massimo significare che la piccola compagine degli ortodossi di rito occidentale l'accetta come parte non dissonante del patrimonio comune dei cristiani occidentali.

E in effetti la festa è veramente – almeno oggi – una parte di patrimonio comune, ma… dobbiamo per questo considerarla ortodossa?

Di per sé, nulla vieta di riflettere sul ruolo della regalità di Cristo, anche a partire da fonti bibliche, come il nostro Marco fa nella seconda parte del suo articolo. "Cristo" o "Messia" (i due termini sono equivalenti) significa "unto", e l'unzione è il segno della consacrazione dei re, così come dei sacerdoti e dei profeti. Curiosamente, anche le altre due attribuzioni dell'unzione non hanno generato festività ortodosse. Cristo Sacerdote non ha una festività, benché sia presente, con un modello inequivocabile, nell'iconografia ortodossa, oltre a costituire la falsariga dell'intera Lettera agli Ebrei. Non esiste neppure una festa di Cristo Profeta (forse la meno nota tra queste attribuzioni).

Era necessaria una festa dedicata a Cristo come Re dell'Universo? E se ne hanno sentito il bisogno (anche se molto circostanziale) i cattolici romani, dovrebbero averne bisogno anche gli ortodossi?

Per continuare la ricerca dei fondamenti ortodossi della regalità di Cristo, mi avventuro a dire che la Chiesa ortodossa ha già ben TRE feste di Cristo Re:

- La Natività del Signore, in cui il trono è costituito dalla mangiatoia, e tutto il contesto, inclusi gli onori regali tributati dai magi, è un omaggio alla regalità del discendente dei re di Giuda, nato nella città del grande re Davide.

- L'Ingresso del Signore a Gerusalemme, dove al Figlio di Davide sono tributati onori regali dagli abitanti della città (l'unico trionfo terreno della sua vita adulta), e il trono è costituito dal puledro d'asina.

- La Crocifissione, in cui il trono è costituito dalla Croce stessa, e in cui tutto il decoro simbolico (per quanto oggetto di scherno) parla di regalità: la corona di spine, lo scettro di canna, il manto di finta porpora, e così via.

La triplice festa ortodossa della regalità di Cristo, significativamente raccolta in una singola icona

(dal monastero di santa Caterina nel Sinai)

Queste tre feste della regalità di Cristo, oltre che perfettamente evangeliche nella loro narrazione e nella comprensione dei santi Padri, sono anche situate in un contesto reale, immediato e concreto. La festa della regalità astratta proposta dai cattolici romani, invece, richiama tutt'al più l'immaginario dell'Apocalisse, con un Cristo seduto su un trono escatologico. Ma la Chiesa ortodossa, che pure ha estremamente cara e diffusa l'immagine di Cristo come sovrano di tutte le cose, non ha mai sentito il bisogno di creare una festività del Pantocratore.

Non è un caso che l'immagine piuttosto disincarnata del Cristo Re si concretizzi, nella pratica cattolica, in un ibrido con l'immagine del Sacro Cuore (come nel dipinto riportato in apertura qui sopra, e come qualsiasi ricerca di immagini sul Cristo Re potrà mostrare). I rappresentanti ortodossi del rito occidentale (e lo stesso Marco in uno dei suoi articoli) riconoscono un pericolo nella dottrina del Sacro Cuore (più antica e più radicata nel "retaggio venerabile" della latinità rispetto allo stesso culto del Cristo Re). La prudenza (che resta ancora una delle virtù cardinali) vorrebbe pertanto che non si introducessero nel proprio patrimonio tradizionale delle varianti che possono creare collegamenti pericolosi. Qui non è questione di pretendere di essere "veri ortodossi" (nessuno ha accusato di eresia l'idea di Cristo Re, come nessuno lo farebbe con Cristo Redentore, Cristo Sacerdote, Cristo Maestro, Cristo Medico o quant'altro si possa immaginare) né di disprezzare la latinità ortodossa, ma piuttosto di cercare le radici più autentiche dell'Ortodossia occidentale, prima di volerne usare a tutti i costi delle varianti modernizzate.

 
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Sui cattolici romani e sul cattolicesimo romano

Cosa ne pensa dei cattolici?

Presumo che con questo lei intenda i cattolici romani. Non voglio offenderla, ma penso che la sua domanda sia priva di significato. È un po' come chiedermi cosa penso degli esseri umani! Prima di tutto, quali cattolici romani? Quelli in Polonia o quelli in Uganda? Quelli in Brasile o quelli in Inghilterra? Vecchi o giovani? Ricchi o poveri? Neri o bianchi? Tradizionalisti o modernisti? Papisti o anti-papisti? Ho incontrato alcuni cattolici devoti e virtuosi che non farebbero mai del male a nessuno e che amano anche la nostra Chiesa. Ma so anche di cattolici nell'estremo occidente di quella che per il momento è chiamata "l'Ucraina", che girano con un ritratto del loro confratello cattolico, Hitler, che onorano la memoria dei loro nonni che erano nelle Waffen SS e massacravano ebrei, polacchi, e russi, e che oggi picchiano nonne ortodosse e si impadroniscono di chiese ortodosse. Perché il Vaticano tolleri queste persone che lo screditano totalmente, non ne ho idea.

Potrei ribaltare la domanda e chiederle: 'Cosa ne pensa degli ortodossi?' Io posso pensare a ortodossi che vanno in chiesa tutti i giorni e ad altri che ci vanno solo tre volte nella loro vita, per così dire. L'apostolo Paolo era ortodosso, ma lo era anche Stalin. Certo, non li paragonerei mai tra loro. Tuttavia, se la sua domanda riguarda davvero il cattolicesimo romano, allora posso risponderle.

Il cattolicesimo romano è una diramazione del cristianesimo, spesso chiamato cristianesimo ortodosso, che è la fede della Chiesa (ortodossa). Il cattolicesimo romano si è separato dalla Chiesa e dal cristianesimo 1.000 anni fa e presto ha cominciato a scindersi in varie altre sette protestanti, le più note delle quali sono effettivamente chiamate "protestanti". Il cattolicesimo romano fu fondato su due idee nuove:

La prima nuova idea, apparsa nell'ottavo secolo nell'attuale Germania, rifiutata ufficialmente nel nono secolo, e poi definitivamente accettata nell'undicesimo secolo, è quella che che lo Spirito Santo, la fonte della verità, l'ispirazione e l'autorità possono viene dalla natura umana. Questo fu l'inizio dell'umanesimo, il culto dell'umanità decaduta e così del peccato. Nella sua forma religiosa, ciò ha portato al culto morboso della sofferenza della natura umana, del sangue, della morte e della colpa e della condanna intollerante degli altri. Più tardi, nella sua forma secolare, ha portato alla deificazione di tutti coloro che confessano questo umanesimo e quindi all'ateismo (la superstizione straordinaria che l'uomo è stato creato ed esiste senza Dio!), che rigetta intrinsecamente la Chiesa e il cristianesimo (ortodosso), tentando di renderli irrilevanti riducendoli a un mero folklore esotico, "orientale" / "bizantino" / "greco" oppure a una propaggine del platonismo.

La seconda idea, resuscitata dal paganesimo romano, era che il vescovo di Roma aveva il potere universale, essendo l'infallibile sostituto di Dio ("vicario") sulla terra! In altre parole, sia Cristo che lo Spirito Santo furono sostituiti da un uomo peccatore. Straordinariamente, questo concetto di deificazione automatica di un uomo dal suo ufficio è stato imposto con la forza e alcune persone ci hanno creduto davvero! Più tardi, nella sua forma secolare, nel corso del XVI secolo, ciò portò alla deificazione di chiunque si fosse assunto il manto del paganesimo romano, risultando in vari imperi sfruttatori europei atlantici: portoghesi, spagnoli, francesi, olandesi, britannici, ecc. Tutti questi imperi sono caduti, non essendo riusciti a diventare completamente globali, e oggi sono stati sostituiti dall'Impero americano. Centrato nella Casa Bianca a Washington, di fronte all'Atlantico e all'Europa, con la sua architettura puramente pagana, questo è il primo tentativo di creare un impero veramente globale e incontrastato.

Il cattolicesimo romano, la fonte ultima del secolarismo ateo, continua ad esistere. Tuttavia, prospera solo al di fuori del mondo occidentale, che lo ha dato alla luce e da allora lo ha respinto, nelle colonie occidentali dell'Europa orientale, in America Latina, in Africa e nelle Filippine. Invece il laicismo ateo, suo nipote illegittimo (un nipote generato dal protestantesimo), prospera ancora.

 
Sull'opera missionaria ortodossa

Ora che la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) ha ufficialmente intrapreso un compito di lavoro missionario nella diocesi rinnovata delle Isole Britanniche e dell'Irlanda dopo diversi decenni di perturbazioni, sarebbe bene considerare la natura dell'opera missionaria che abbiamo bisogno di compiere.

Innanzitutto, dobbiamo capire che c'è solo un tipo di autentica opera missionaria e pastorale. Questa serve la gente in quanto comunità, non è un piano ideologico su una mappa con spilli puntati al di sopra, non è imposta dall'alto in basso, ma viene dal basso, dalle radici. Ora, ovunque ci sia una richiesta, la ROCOR farà del suo meglio per soddisfare questa richiesta, creando delle parrocchie dove c'è bisogno, ora con un sostegno ufficiale. Dove ci sono persone ortodosse (almeno una delle quali possa cantare e leggere) assetate di funzioni, e dove ci sono dei locali, forniremo un sacerdote. Possiamo pensare nella storia a molti casi di una simile opera missionaria, per esempio la missione di sant'Agostino in Inghilterra nel 597 o quella dei santi Cirillo e Metodio a san Rostislav, sempre in risposta a una richiesta. Non possiamo costruire nulla laddove non c'è un bisogno spirituale e una volontà di fare sacrifici.

Ma che dire delle aree in cui non esiste una richiesta reale, ma solo anime non convertite, ortodossi potenziali? Qui possiamo prendere gli esempi dei santi Herman in Alaska e Nicola in Giappone. Essi hanno vissuto semplicemente in un posto per molti, molti anni, pregando, apprendendo e comprendendo la gente tra cui vivevano, prima che iniziasse l'opera missionaria. Hanno aspettato che la gente venisse sa loro, non hanno servito se stessi imponendosi sugli altri. Servire se stessi (di solito in nome di qualche problema personale e ambizione non soddisfatta) è un'opera pseudo-missionaria. È un modo di tentare di imporsi, caratterizzato da guru, vaganti e clericalisti che amano i titoli di fantasia, le vesti e le fotografie. Coloro che non si prendono cura del popolo, non viaggiano per andare a incontrare le persone, arrivando anche a disprezzarle per la loro semplicità.

Dovremmo essere sospettosi del tipo di opera "missionaria" che disprezza la gente, le sue lingue e le sue abitudini e cerca di forzarla in uno strano stampo che non è il suo. Questa è la falsa opera missionaria di coloro che usano le loro personalità, non la fede fervida in Dio, per convertire gli altri.

 
Il monastero dei "nuovi martiri" della Russia: un rifiuto dello stalinismo e del leninismo

Senza dubbio avrete incontrato l'opinione che Vladimir Putin stia risuscitando il culto di Iosif

Stalin. Un esempio è questo commento recente nell'Ottawa Citizen:

Nel mondo di Putin, Stalin era l'eroe che liberò l'Europa e sotto la cui leadership gli Stati Baltici occupati, l'Ucraina, la Bielorussia e gli altri satelliti sovietici prosperarono grazie alla benevolenza sovietica. Putin si è formato come erede di Stalin, e in quanto tale, non c'è spazio per la "verità" sui 30 milioni di vittime assassinate dal regime di Stalin, per non parlare di qualsiasi altro fatto inconveniente sull'occupazione o sulla repressione di massa sovietica.

La scorsa settimana, assieme ad alcuni colleghi ho avuto l'opportunità di valutare quanto ciò sia vero. Domenica mattina abbiamo visitato il monastero Sretenskij nel centro di Mosca. Come molte altre istituzioni della Chiesa ortodossa, la chiesa del monastero fu distrutta durante l'epoca sovietica. Nel novembre del 2013, fu presa la decisione di ricostruirla, e poco più di tre anni dopo, nel maggio del 2017, fu consacrata la nuova chiesa al centro del monastero.

Cercando di entrare nell'edificio principale della chiesa, abbiamo scoperto che solo la cappella del seminterrato era aperta; la maggior parte della chiesa era chiusa mentre lavoravano ancora ai marmi e a una delle scale. Fortunatamente, uno dei miei colleghi è stato in grado di convincere qualcuno a farci comunque entrare e a offrirci una visita guidata. Ciò che abbiamo sentito è stato notevole.

Il terreno su cui si trova il monastero Sretenskij apparteneva ai servizi segreti sovietici (conosciuti successivamente come Cheka, OGPU, NKVD, MGB e KGB), la cui sede, la Lubjanka, non è lontana. Durante il grande terrore ci sono state esecuzioni capitali sul terreno del monastero, ci ha detto la nostra guida. Anche oggi, tutti gli edifici attorno al monastero rimangono in possesso del servizio di sicurezza post-sovietico, detto FSB. Il monastero è quindi circondato dall'organizzazione che in una sua precedente incarnazione ha cercato di distruggere il cristianesimo in Russia.

Il monastero risorto Sretenskij è dedicato ai nuovi martiri – quelle migliaia di cristiani assassinati dai comunisti dopo la rivoluzione del 1917. La decorazione della nuova chiesa riflette questa dedicazione. Attorno alla cupola, per esempio, ci sono le raffigurazioni dei santi chiave della Chiesa ortodossa russa, tra i quali l'imperatore Nicola II e la sua famiglia, simboli della sofferenza per mano del bolscevismo.

santi della Chiesa ortodossa, compreso lo tsar Nicola II

Alle spalle e al di sopra dell'altare si può vedere una rappresentazione della crocifissione di Cristo. Ma intorno alla croce non ci sono solo la Vergine Maria e Maria Maddalena, ma anche alcuni dei nuovi martiri. Sul lato destro ci sono un uomo ei suoi due figli che inizialmente avevano sostenuto la rivoluzione e si erano uniti alle guardie rosse, ma che poi hanno rifiutato di rinunciare alla loro fede cristiana e sono stati fucilati. A sinistra, tra le altre, la granduchessa Elisabetta, che era diventata una monaca dopo l'assassinio del marito granduca Sergej, e che era stata uccisa dai bolscevichi nel 1918. E lontano sulla sinistra c'è una donna che durante il grande terrore aveva portato cibo e vestiti ai detenuti dell'NKVD, fino a quando a sua volta non fu arrestata e fucilata.

affresco della crocifissione in presenza dei nuovi martiri

Non ci sono candele che bruciano nella chiesa principale. Normalmente ce ne sono di due tipi: quelle che si accendono per le preghiere per i morti e quelle che si accendono per le preghiere per i vivi. Ma l'intero edificio è una preghiera per i morti, e così, ci è stato detto, non sono necessarie le candele. Durante le funzioni ortodosse, l'altare è coperto da un 'antimensio' – un panno d'altare in cui è custodita una reliquia di un martire. Tutta la chiesa di Sretenskii è un antimensio, ha detto la nostra guida – in quanto è costruita su un terreno delle esecuzioni dell'NKVD, i nuovi martiri sono parte integrante di essa.

Nel maggio di quest'anno, Vladimir Putin ha partecipato alla funzione in cui la chiesa è stata consacrata. La nostra guida parlava di Putin come ex direttore dell'FSB, l'organizzazione che è succeduta ai servizi segreti sovietici che avevano ucciso i nuovi martiri. La nostra guida ha sostenuto che, venendo alla funzione, Putin ha effettivamente espresso il pentimento per conto di quei servizi segreti e ha chiesto perdono. Non c'è dubbio nella mia mente che Putin capisse perfettamente ciò che la sua presenza simboleggiava e quale messaggio stava mandando.

Il monastero Sretenskij è un monumento notevole e imponente a coloro che furono assassinati non solo dal regime di Stalin, ma anche da quello di Lenin. Con il pieno sostegno personale del presidente russo, confuta i crimini di tali regimi nel modo più efficace.

 
L'Ortodossia russa in America - un tempo di opportunità

La riconciliazione tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa russa all’Estero nel 2007 ha riconfigurato la condizione dell’Ortodossia russa in molti paesi. Forse nessuno di questi parsi è più significativo degli USA, dove si trova lo storico centro di Jordanville, che tanto ha significato nel corso del XX secolo per studi teologici, vita monastica e guida spirituale. Facciamo un salto all’interno di questo centro con la traduzione italiana di un recente articolo, che presentiamo nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
L'Esarcato di Parigi: una rosa di candidati... e qualche spina da tenere in considerazione

Il 31 ottobre e il 1 novembre 2013 è prevista alla cattedrale di sant'Alessandro Nevskij (Rue Daru) a Parigi, l'assemblea dell'Esarcato delle Parrocchie Russe dell'Europa Occidentale. Il 1 novembre è prevista la pre-elezione del nuovo arcivescovo, con tre candidati: gli archimandriti Grigorios (Papathomas), Job (Getcha) e Symeon (Cossec).

Si può consultare online il curriculum di ciascun candidato, in francese e in inglese. Consultiamoli anche noi, e cerchiamo di trarne alcuni dati generali.

Archimandrita Grigorios (Papathomas)

CV (francese)

CV (inglese)

Archimandrita Job (Getcha)

CV (francese)

CV (inglese)

Archimandrita Symeon (Cossec)

CV (francese)

CV (inglese)

Come in tutte le elezioni con diversi candidati, ci sono aspetti positivi e deficitari, sia comuni, sia particolari a ognuno. Nella rosa dei candidati, gli aspetti positivi sembrano prevalere nettamente. Tutti i candidati sono persone di vasta cultura, poliglotti, di esperienza monastica (più marcata nel caso di padre Symeon) e capacità di insegnamento. Tutti hanno buona conoscenza del francese e dell'inglese (la cosa non è specificata nel CV di padre Symeon), e non lasciano dubbi sulla loro affidabilità e competenza. Tra le loro aree di speciale competenza, il diritto canonico (padre Grigorios), gli studi liturgici (padre Job) e la divulgazione dell'esperienza monastica (padre Symeon). Tra le ombre, bisogna riconoscere che nessuno dei tre candidati si è formato in seno all'Esarcato che sarebbe chiamato a dirigere: padre Grigorios proviene dalle diocesi del nord della Grecia, padre Job dalla Chiesa Ucraina del Canada, e padre Symeon (l'unico convertito adulto dei tre) dal cattolicesimo romano e (cosa non accennata nel suo CV: è lecito chiedersi il perché...) dal Patriarcato di Mosca. Dei tre, solo padre Job può vantare una profonda conoscenza (per competenza linguistica e contatti personali) della Chiesa russa: forse non è un caso che è l'unico dei tre ad aver visitato un certo numero delle nostre chiese in Italia (compresa la nostra parrocchia di Torino).

Notiamo anche che, a differenza della scorsa elezione, in cui il recentemente defunto arcivescovo Gabriel era stato eletto da una maggioranza schiacciante di voti, i candidati di questa elezione risultano più bilanciati tra loro.

Di fronte ai candidati sta un compito a dir poco difficile, con punti "caldi" che prima o poi dovranno essere affrontati. Da parte degli esponenti dell'OLTR (Ortodossi Locali di Tradizione Russa), un movimento che si sforza di funzionare come coscienza critica dell'Esarcato, sono giunte numerose domande sotto forma di lettera aperta: esaminiamole.

25 ottobre 2013

Lettera agli archimandriti Symeon Cossec, Job Getcha, Grigorios Papathomas.

Reverendissimi padri,

Avete accettato di essere candidati per l'elezione del vescovo dirigente dell'Arcivescovado delle Chiese ortodosse russe in Europa occidentale sotto l'omoforio del patriarca di Costantinopoli.

Dopo aver ricevuto a questo proposito l'approvazione di Mons. Emmanuel, ci piacerebbe condividere con voi alcune domande che riguardano un certo numero di fedeli di quest'arcidiocesi, chiedendovi quali risposte o bozze di risposte potete fornire.

1. Quali sono i mezzi e le opportunità per porre fine all'incoerenza di avere due vescovi esarchi del patriarcato di Costantinopoli nella stessa città e due diocesi di parrocchie russe in Europa occidentale in relazione a due diversi patriarcati? In quale direzione contate di avanzare per affrontare queste flagranti e importanti contraddizioni che offendono il buon senso, calpestano i Canoni della Chiesa e gettano i fedeli nel caos?

2. Qual è la vostra visione sul ruolo e il futuro dell'arcidiocesi?

3. Come pensate di tener conto della diversità di sensibilità e opinioni che esiste all'interno dell'arcidiocesi? Come contate di preservare il patrimonio spirituale e materiale dell'emigrazione?

4. Quale sarà la vostra posizione sui rapporti dell'arcidiocesi con la Chiesa di Russia?

5. Come contate di riportare la calma, l'armonia e la serenità all'interno dell'arcidiocesi?

6. Come contate di agire per restaurare e mantenere le grandi chiese affidate all'arcidiocesi dalla Chiesa di Russia?

7. Come contate di operare per mantenere e sviluppare l'Istituto di Teologia ortodossa e la chiesa di San Sergio?

Sperando in una risposta da parte vostra, per iscritto o nel corso dell'assemblea, vogliamo assicurarvi del nostro rispetto e ci affidiamo alle vostre preghiere.

A nome dei membri dell'OLTR appartenenti all'Arcivescovado delle Chiese ortodosse russe in Europa occidentale,

Séraphim Rehbinder, presidente dell'OLTR

Parigi, 24 ottobre 2013.

OLTR 13 rue Robert Lindet 75015 Paris

Copia: Mons. Emmanuel, Esarca Patriarcale.

Da come i candidati risponderanno a queste domande (non solo per lettera o all'assemblea dell'Esarcato) dipenderà il futuro di una giurisdizione che affronta un rischio di grave declino.

 
Il Donbass non perdonerà Kiev per l'assassinio dei civili, ritiene un portavoce della Chiesa ortodossa ucraina

Il capo del servizio stampa della Chiesa ortodossa ucraina, Vasilij Anisimov, critica le autorità di Kiev per le azioni militari in Ucraina orientale, riferisce Interfax.

"Per esempio, ho un amico a Lugansk, che credeva che il Donbass [1] dovesse rimanere con l'Ucraina. Oggi, si chiede: se Kiev spazza via Lugansk, come potremo poi vivere insieme? Ogni famiglia ha dei parenti, degli amici uccisi, e nessuno perdonerà le autorità di Kiev per questo", ha detto Anisimov nella sua intervista pubblicata il Lunedi dal sito della Comunità di Radonezh.

"Sono anche stupito: il presidente Poroshenko è cresciuto in Transnistria e sa meglio di chiunque altro che il sangue versato ha diviso la Moldova più di qualsiasi singola persona. Tutti hanno dimenticato i presidenti e i politici che hanno provocato la sanguinosa strage, ma nessuno può dimenticare o perdonare l'assassinio della gente", ha detto.

Secondo Anisimov, c'erano molte speranze quando Poroshenko è stato eletto presidente: "molte persone pensavano che avrebbe portato la pace, avrebbe unito il paese e lo avrebbe condotto sulla via dello sviluppo".

"Ma l'inerzia della guerra e la violenza promossa dalla propaganda è grande e non c'è ancora alcuna volontà di pace e accordo. Ho anche l'impressione che le nostre autorità, in realtà, siano temporanee. Il sangue è stato sparso, ci sono decine se non centinaia di migliaia di profughi, e città e villaggi sono distrutti. Chi li ricostruirà?" chiede.

Il portavoce ritiene necessario creare un'immagine positiva, unificante del potere centrale, "non utilizzando metodi di relazioni pubbliche, ma azioni e iniziative concrete."

"Abbiamo un'immagine tradizionale del potere - un'immagine paterna. Un leader dovrebbe essere come un padre, dovrebbe occuparsi di tutti - sia degli obbedienti sia dei negligenti, e non distruggere questi ultimi con attacchi aerei e razzi Grad [2]. Allora sarà davvero un paese solo e una famiglia sola", ha dichiarato.

Note

[1] "Donbass" = Bacino del Donets

[2] "Grad" = "grandine" in russo. Il sistema Grad è un camion che trasporta 40 missili che possono essere lanciati tutti in una volta (come una grandinata).

 
La Chiesa Ortodossa Britannica lascia la comunione copta

Nel 1994 una piccola giurisdizione ecclesiale indipendente, allora nota con il nome "Chiesa Ortodossa delle Isole Britanniche", era riuscita a realizzare il sogno di tanti piccoli gruppi di frangia del vagantismo episcopale: essere incorporata all’interno di una delle Chiese ortodosse (in questo caso, nella comunione delle Chiese non calcedoniane), non come un insieme di singoli convertiti, ma come una diocesi a tutti gli effetti, mantenendo la propria struttura e autonomia amministrativa.

La Chiesa Ortodossa delle Isole Britanniche, guidata dal vescovo Seraphim di Glastonbury (al secolo William Henry Hugo Newman-Norton) era una delle tante “piccole chiese” che proliferano ai margini delle comunioni cattolica, anglicana, ortodossa e antico-orientale, guidate da vescovi che vantano linee di successione episcopale risalenti a vescovi di dette comunioni. La fede di questo gruppo era coerentemente ortodossa, la sua gestione amministrativa – benché modesta – era di una certa serietà, e il livello della sua produzione teologica era assolutamente decoroso, come possono testimoniare gli archivi della sua pluri-decennale pubblicazione, The Glastonbury Bulletin, in seguito rinominata The Glastonbury Review.

Il gruppo era composto da persone che per diversi motivi avevano cercato di accostarsi all'Ortodossia nelle sue varie forme presenti nel Regno Unito (inclusa la diocesi di Sourozh del patriarcato di Mosca), e che sentivano il desiderio di diventare ortodossi a pieno titolo. Al tempo stesso, però, non volevano perdere una loro autonomia di gestione, forse per non rivivere situazioni spiacevoli da loro vissute tentando di integrarsi in strutture ortodosse già esistenti.

Tutte queste istanze furono accolte da papa Shenuda III di Alessandria, che accolse il gruppo nella comunione della Chiesa copta, ordinando il vescovo Seraphim come Metropolita di Glastonbury e assegnandolo come monaco al Monastero dei Siriani (Deir el-Suriani), da dove viene anche il vescovo copto Barnaba di Roma.

Alla Chiesa Ortodossa Britannica (British Orthodox Church, nuovo nome assunto dalla diocesi) fu concessa autonomia amministrativa come diocesi all’interno del patriarcato copto di Alessandria, con la libertà di determinare i propri piani pastorali e missionari. Questo punto segnò anche il distacco di alcuni gruppi precedentemente affiliati con il vescovo Seraphim, che non si sentivano in sintonia con la sua "svolta copta", e che proseguirono il loro cammino come gruppi indipendenti.

Sulla coscienza della nuova diocesi della Chiesa copta pesava certamente il fatto che la maggioranza dei suoi membri aveva una storia di avvicinamento e di interesse per l'Ortodossia calcedoniana, e per questo aspetto l'integrazione nella famiglia delle chiese non calcedoniane si prospettava difficile: un interessante compromesso fu ottenuto con l'assicurazione, da parte delle autorità della Chiesa copta, che in nessun caso sarebbe stato chiesto alla nuova diocesi un ripudio della cristologia del Concilio di Calcedonia. Prima di parlare di una diocesi di "copti calcedoniani", tuttavia, occorre ricordare che papa Shenuda era un forte sostenitore della soluzione di compromesso che vedeva le due cristologie, calcedoniana e non calcedoniana, come due formulazioni diverse di un'unica fede. Pertanto, non ci sarebbe stata ragione di respingere dei convertiti che aderivano alla "formulazione diversa" della stessa fede.

Questa rassicurazione, e un caldo benvenuto da parte della Chiesa copta nel Regno Unito e altrove, hanno garantito alla Chiesa Ortodossa Britannica tutta la serenità di un rapporto sereno e profondo con la Chiesa madre.

Sebbene non sia mai cresciuta significativamente (non ha mai contato più di una quindicina di preti, molti dei quali – incluso lo stesso metropolita Seraphim – non hanno mai avuto un luogo di culto permanente), la Chiesa Ortodossa Britannica si è integrata molto bene nella Chiesa copta, come dimostrano oltre vent'anni di notizie e rapporti positivi di cooperazione fruttuosa in molti campi. Non di rado, il metropolita Seraphim e i rappresentanti della sua diocesi hanno potuto essere il "volto britannico" della Chiesa copta di fronte ai media, offrendo un ruolo importantissimo di mediazione culturale.

Tutto è sembrato procedere bene, tanto a lungo che era ben difficile, dopo ben 21 anni di continua attività, aspettarsi questo annuncio congiunto:

(5 ottobre 2015)

La Chiesa copta ortodossa (CCO) è presente in Gran Bretagna fin dagli anni '60, e attraverso il suo ministero si è resa nota alla Chiesa Ortodossa Britannica (COB). Successivamente, nel 1994, la COB si è avvicinata alla CCO, con l'obiettivo di diventare parte del Patriarcato Copto Ortodosso di Alessandria, e dopo l'accettazione e l'accordo di questo nuovo rapporto, è stato firmato un protocollo nel 1994; da allora la COB è stata parte a titolo pieno ed effettivo del Patriarcato.

Con lo stesso spirito con cui questa unione è nata su richiesta della COB nel 1994, ora si concorda, sempre su sua richiesta, che la COB tornerà al suo stato precedente al 1994 per adempiere ciò che vede come sua attuale missione alla luce degli sviluppi e delle mutevoli dinamiche del Medio Oriente e della Gran Bretagna.

Noi continueremo a pregare per le nostre comunità, il nostro clero e il nostro popolo, perché vivano e compiano efficacemente la loro testimonianza cristiana in Gran Bretagna, e servano le loro più ampie comunità in un momento in cui la fedele presenza cristiana è di importanza critica.

+ Seraphim

Sua Eminenza il metropolita Seraphim di Glastonbury

+ Angaelos

Sua Grazia Angaelos, vescovo generale della Chiesa copta ortodossa nel Regno Unito

Il documento da una parte sembra un capolavoro di garbo diplomatico, tanto da far definire questo evento, in un recente dibattito di forum, "lo scisma più civilizzato che abbiamo mai visto in tutta la nostra vita".

D'altra parte, è facile leggere tra le righe che la separazione è stata voluta non dai vertici del patriarcato copto, ma dallo stesso metropolita Seraphim. Non si sa quanta parte del suo clero lo abbia seguito in questa sua decisione (la lista del clero, nel sito della Chiesa Ortodossa Britannica, risulta "in aggiornamento"), e per cercare di avere qualche dato aggiuntivo dobbiamo rivolgerci alle poche informazioni date pubblicamente dall'unico prete della Chiesa Ortodossa Britannica a rimanere fedele alla Chiesa copta, padre Peter Farrington.

Padre Peter era stato trasferito agli inizi del 2015 dalla giurisdizione del metropolita Seraphim alle dirette dipendenze del patriarca copto (allora era solo una questione amministrativa minore, ma poteva già far pensare a una previsione della recente separazione), e può offrire un parere certamente interessato, ma anche molto competente. Inoltre, è da anni una figura molto attiva in rete, e il suo punto di vista si può trovare facilmente, non solo nel sito della sua missione e nel suo blog, ma anche in numerosi interventi di forum di discussione in lingua inglese.

Stando a quanto siamo riusciti a capire dalle affermazioni di padre Peter, la richiesta di distacco è venuta interamente dal metropolita Seraphim, al quale la Chiesa copta ha accordato la separazione con gratitudine per una lunga collaborazione e assistenza, ma non senza la consapevolezza che questo passo significa, dal punto di vista del patriarcato, l'abbandono dell'Ortodossia.

Sempre secondo padre Peter, solo due sacerdoti (non sappiamo quanti diaconi) hanno condiviso la scelta del metropolita, assieme a circa un centinaio di laici. Sulle motivazioni della separazione, oltre a un'assicurazione da parte di padre Peter che la cosa non ha avuto per nulla a che fare con la situazione politica dell'Egitto o del Medio Oriente, non sappiamo null'altro di definito, e possiamo solo fare garbate congetture.

Dando per scontato che la separazione non abbia avuto luogo per motivi politici o amministrativi contingenti, ci viene il sospetto che il metropolita Seraphim non si sia più trovato in accordo teologico con i copti. Ma può essere che ci sia stato nella Chiesa copta un rovesciamento di direzione teologica tale da giustificare una simile frattura?

Purtroppo, alcuni degli ultimi eventi sembrano puntare proprio in questa direzione. Il recente successo di un film girato con la benedizione delle autorità della Chiesa copta ci fa pensare che stiamo assistendo alla riscossa di un partito anti-calcedoniano di una tale virulenza da far sembrare quasi infantili le posizioni degli zeloti athoniti.

Eccovi la versione araba con sottotitoli inglesi di Crown of the Syrians, il film biografico (e fortemente agiografico) del patriarca Severo d'Antiochia, avversario del Concilio di Calcedonia. Chi non ha il tempo per vedere tutto questo film a modo suo molto istruttivo (non solo sulla storia antica, ma pure sulle tendenze contemporanee), può saltare al minuto 1:44:50, dove nel dialogo tra Severo d'Antiochia e l'imperatore Giustiniano sentiamo il primo affermare: "Io so che proprio come il serpente nasconde il suo veleno nella testa, il Concilio di Calcedonia è il sacello della bestemmia"...

Sia quel che sia, siamo distanti anni luce dalle "diverse formulazioni dell'unica fede" con cui papa Shenuda aveva accolto il gruppo dei convertiti inglesi due decenni or sono. Se queste sono le tendenze di cui il metropolita Seraphim ha avuto sentore negli ultimi tempi, allora la sua secessione comincia ad apparire molto più giustificabile.

Come sempre, il tempo e la storia dimostreranno le motivazioni di questo strano avvenimento ecclesiale, e potranno spiegare se e quanto questo "scisma civilizzato" aveva ragione di essere compiuto. A farne le spese, per ora, sono gli occidentali interessati all'Ortodossia, che hanno visto svanire all'improvviso una delle poche e più generose concessioni di autonomia che siano mai state fatte loro da una delle Chiese orientali.

 
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Obbedienza alla Chiesa

Un cristiano ortodosso è obbligato a seguire tutto ciò che insegna la Chiesa, o c'è qualche margine di discrezionalità lasciato alla scelta individuale?

Se la Chiesa insegna chiaramente qualcosa, allora un cristiano ortodosso che desidera andare in paradiso dovrebbe sforzarsi di abbracciare quell'insegnamento e obbedire con tutto il cuore e con tutta l'anima.

Cristo ci ha insegnato:

"Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato" (Luca 10:16).

E così l'obbedienza alla Chiesa è l'equivalente dell'obbedienza a Cristo. E così, per esempio, quando le Scritture, come comprese e spiegate dalla Chiesa, ci insegnano che qualcosa è proibito oppure è obbligatorio, questo dovrebbe risolvere la questione.

Inoltre, il settimo Concilio ecumenico ha dichiarato:

"Se qualcuno infrange una tradizione ecclesiastica, scritta o non scritta, che sia anatema".

Ma naturalmente ciò vale per ciò che la Chiesa insegna realmente. Quando si tratta di questioni che sono discutibili, nella misura in cui il dibattito ha un reale valore, potrebbe esserci spazio per un ragionevole disaccordo. Quindi, se c'è una questione su ciò che la Chiesa insegna, tale questione deve essere esaminata per i suoi meriti. Tuttavia, spesso le persone cercano di sollevare domande su argomenti che non sono dubbi, e quindi se ti sorprendi ad arrampicarti sugli specchi nel tentativo di trovare una giustificazione per ignorare qualcosa che sai che la Chiesa insegna davvero, dovresti sapere che alla fine noi dovremo rendere conto a Dio, che sa se stiamo solo inventando delle scuse perché non vogliamo ascoltare la Chiesa.

 
Come predicare meglio

Una delle lamentele contro i sacerdoti è che le loro omelie sono in gran parte uno spreco di tempo. Personalmente, penso che una buona parte della colpa per questo sia di chi ascolta (per esempio, mancanza di preparazione, incapacità di concentrarsi, aspettative irrealistiche), ma c'è molto spazio per far migliorare anche il sacerdote.

Soprattutto tra gli ortodossi, la buona predicazione in chiesa è come un buon insegnamento presso le università di ricerca; è fantastico quando c'è, ma il sistema non ti prepara e non ti seleziona per questo scopo.

Questa è una cosa triste e deve cambiare. Ecco alcune raccomandazioni dal libro del vescovo Kenneth Untener, Preaching Better: Practical Suggestions for Homilists (Predicare meglio: suggerimenti pratici per i predicatori).

* * * * *

Il contesto dell'omelia è LITURGICO. Quando lavoriamo su un'omelia, siamo coinvolti nello stesso processo che ha creato sia le Scritture sia la liturgia. Di fatto, stiamo componendo parte della liturgia. Questa è una richiesta molto esigente, ma dovrebbe anche essere gioiosa. Quando ci impegniamo nel processo creativo, stiamo esercitando la nostra vocazione come fornitori di un'immagine di Dio. Siamo, malgrado i nostri fallimenti, gli strumenti scelti per questo lavoro. Tuttavia, "non è il potere del predicatore, ma il potere della Parola di Dio" che cambia la vita.

L'effetto dell'omelia è cumulativo. Mentre è meraviglioso ascoltare un sermone che ti offre una motivazione, perfettamente costruito da un eccellente predicatore, è più utile ascoltare buone omelie al passaggio di ogni settimana. Il vescovo Untener confronta il buon predicatore con un cuoco e i parrocchiani con coloro che questi nutre; gli effetti della fornitura di pasti sani "non sono sorprendentemente evidenti dopo il primo giorno o la prima settimana... Solo a lungo termine sentiamo gli effetti del mangiare bene. Lo stesso vale per le buone omelie".

Non c'è bisogno di riscaldare il pubblico. Le battute e altre introduzioni e simili sono utili quando si parla, ma interrompono il flusso della liturgia. Antifone, litanie, versetti di salmi e letture sono progettati per preparare la gente ad ascoltare l'omelia. Trattare quest'ultima come un discorso la separa dal suo contesto appropriato, posizionandola perfino al di sopra il resto della funzione (e degradandola in modo sottile).

Mantenetela semplice. Il vescovo Untener sottolinea che è meglio sviluppare bene un singolo pensiero piuttosto che trattare diversi pensieri alla leggera, anche se (e a detta di altri, SPECIALMENTE se) questo abbrevia la lunghezza dell'omelia. Ciò può comportare tagli di materiale eccellente. Questo non è veramente un problema, soprattutto tenendo conto del nostro lezionario lungo un anno! Ricordate che le omelie sono un processo (cioè vengono ripetute). Non c'è bisogno di coprire tutto in una sola domenica.

Scrivete (ma non leggete) l'omelia. Scrivere e modificare porta chiarezza e disciplina al processo: approfittatene. Ma avere una buona omelia scritta è solo la prima metà del processo. In seguito, il vescovo Untener consiglia di estrarre tre o quattro frasi dall'omelia (una per ogni sezione principale). Ripetete queste frasi finché non saranno perfettamente chiare e fluiranno bene dalla precedente alla successiva; lasciate perdere tutti gli altri materiali. Quel materiale "perso" non è l'omelia, ma solo una parte della sua costruzione (come uno stampo per una scultura a fusione). "Lo scopo primario dello scrivere per preparare un'omelia non è produrre un grande testo; è sviluppare un pensiero che diventerà una grande omelia, e trovare modi di esprimere e organizzare questo pensiero... Padroneggiate il pensiero e avrete padroneggiato la vostra omelia". Il nostro ego combatte questa parte del processo.

Dite qualcosa di importante e di degno. Solo i predicatori profondi e reali possono fare omelie profonde e reali. I fedeli desiderano il significato, ma troppo spesso diamo loro parole riciclate e formali e buone recitazioni. Inoltre, non basta che ciò che diciamo sia vero e ben preparato; deve risuonare all'unisono con qualcosa nella vita dell'ascoltatore. Comunque, il predicatore non può semplicemente usare la Scrittura come una scusa per parlare di qualcosa di importante; la gente ha bisogno della potenza della Parola di Dio. Le applicazioni della vita reale devono scorrere dal messaggio del Vangelo.

Fate attenzione alle storie. Non includete storie che non aggiungono nulla al messaggio (vale a dire quelle storie progettate per costruire rapporti o per intrattenere). Una storia corretta inserita all'interno di un'omelia sarà spogliata fino ai suoi elementi essenziali e servirà a illustrare il punto principale dell'omelia. Le persone ricordano le storie meglio di quanto si ricordino dei punti teologici; assicuratevi che ciò che dite sia importante.

La lunghezza appropriata dell'omelia è contestuale (e più breve di quanto si supponga). La Liturgia ha un certo ritmo: tutto (le litanie, il Credo, l'anafora, ecc.) ha il suo tempo stabilito. Se l'omelia è troppo breve o troppo lunga, interferisce con questo ritmo. Raccogliete dati sulla lunghezza delle vostre omelie e l'attenzione dei fedeli (le mogli sono ottime a fare queste raccolte!) che vi aiutino a predicare bene. Ricordate che in realtà non c'è niente di sbagliato in una breve omelia e per buona che possa essere la vostra omelia, nessuno l'apprezza tanto quanto voi. Il vescovo Untener ci offre anche questo gioiello contro-intuitivo; tanto maggiore l'evento, tanto più breve l'omelia. La liturgia è enorme e meravigliosa: l'omelia non può aumentare la sua maestà (ma può impedire alla gente di apprezzarla).

State lontani dal gergo teologico. Gli ortodossi hanno raccolto parole e frasi precise per quasi duemila anni. Gran parte dell'istruzione di seminario si passa per assimilare quelle parole e frasi. Purtroppo, i fedeli non parlano questa lingua. E non ne hanno bisogno. Il compito del predicatore non è di insegnare ai fedeli una nuova lingua, ma di portare loro il Vangelo in un modo con cui possano relazionarsi e che possano capire. Le parole che evocano immagini nella mente sono migliori di quelle astratte. Questo è un compito difficile per i sacerdoti; l'Ortodossia ha una tendenza (e un ego) clericale, e sacerdoti e teologi sembrano godere di parlare di cose che la gente non comprende. I predicatori dovrebbero studiare il modo in cui parlano i buoni comunicatori e imitare questi professionisti (e non i loro professori del seminario).

Soggiogate l'ego. L'orgoglio trova molti ingressi nel processo dell'omelia. La gente vuole che l'omelia sia personale, ma non dovrebbe mai essere centrata sull'ego del predicatore. Ecco alcuni suggerimenti pratici per mantenere sotto controllo gli effetti dell'orgoglio: limitate il numero di volte in cui vi riferite a voi stessi (per esempio "io", "me", "mio"); usate il "noi" invece del "voi"; siate consapevoli del vostro bisogno di salvezza; create un sistema per raccogliere buoni feedback sulla vostra predicazione. Vorrei aggiungere che "fare di testa vostra" è un ottimo modo per invitare l'orgoglio a parlare.

Terminate bene. Le conclusioni dovrebbero essere brevi, ben costruite e ben preparate, e dovrebbero consentire ai fedeli di passare facilmente alla parte successiva della funzione. "Possono esserci più problemi con la fine (per esempio trascinarla, o partire per la tangente cambiando discorso) rispetto a qualsiasi altra singola parte dell'omelia. Potete fare tesoro di questo consiglio: "Non iniziate mai un'omelia a meno che non sappiate quali saranno le ultime due frasi".

"Quella la chiami omelia? Puoi uccidere la gente, con quell'omelia!"

Lo chef Gordon Ramsay conosce la buona predicazione...

* * * *

Epilogo: dieci demoni che appestano le prediche. Ecco dieci tra i maggiori problemi che il vescovo Untener aveva trovato durante la sua ricerca:

1. Raccontare di nuovo il Vangelo. Alla gente vanno bene le citazioni brevi, ma raccontare di nuovo tutto è una perdita di tempo.

2. Usare una voce da pulpito. Questa può essere una tentazione comune, ma la gente non apprezza la sua inautenticità.

3. Ripresentare le vecchie omelie riscaldate. Possiamo usare le intuizioni delle vecchie omelie, ma non dovremmo mai usare la stessa omelia due volte (anche se il pubblico è completamente diverso).

4. Ripetizioni. La gente se ne lamenta, anche quando sono fatte intenzionalmente per dare enfasi.

5. Omelie 'taglia e cuci'. Dobbiamo imparare da altri predicatori, ma quando incolliamo un buon materiale, la somma è spesso inferiore alle singole parti.

6. Troppe citazioni e troppo lunghe. Le citazioni funzionano ottimamente nei saggi, ma annoiano le persone durante le omelie: devono essere perfette, brevi, generalmente comprensibili e inclusive. Citare un passo dalla Scrittura, anche un passo dal brano che si è appena sentito, può essere efficace, specialmente alla fine.

7. Lasciare fuori le persone singole. Gli esempi dei matrimoni e dei bambini sono utili, ma le persone non sposate e senza figli potrebbero sentirsi estranee. Questo non significa che i predicatori dovrebbero smettere di usare tali esempi, ma solo che hanno bisogno di assicurarsi di utilizzarne anche altri.

8. Mantenersi sul Lezionario. Gli ortodossi non possono cambiare le letture del giorno così come lo fanno altri cristiani, ma noi siamo ancora talvolta colpevoli di raccogliere ciò su cui predichiamo sulla base dei nostri sentimenti piuttosto che di ciò che è contenuto nelle letture delle Scritture.

9. Pessimi sistemi di amplificazione. È deprimente quando i predicatori ospiti rifiutano di usare il microfono che viene dato loro (come se conoscessero l'acustica della chiesa e le esigenze dei parrocchiani meglio del parroco o come se pensassero che la loro voce è più forte di quella del parroco). Alcuni spazi richiedono microfoni. Tuttavia, se utilizzate un microfono, accertatevi che il sistema audio sia adeguato.

10. Spiegazioni non necessarie. I sacerdoti perdono molto tempo (e perdono mordente) a fare spiegazioni che servono da riempitivo. Le scuole militari bocciano i soldati che utilizzano più di due o tre riempitivi nelle loro presentazioni; i seminari dovrebbero fare lo stesso. Nessuno si rende conto di quanti riempitivi utilizza finché qualcuno non li conta. In generale, è utile riascoltare le registrazioni delle vostre omelie (ma siate pronti a un bel bagno d'umiltà!).

Molti altri consigli rendono il libro del vescovo Untener una lettura interessante!

 
Mikhail Nesterov: un artista moderno con un'anima antica

La fine del XIX e l'inizio del XX secolo fu un periodo di ricca crescita culturale per la Russia. Mentre l'impero si espandeva, l'anima russa si rivolgeva verso l'interno. Artisti, musicisti e scrittori furono affascinati dal loro passato semi-leggendario, l'era della Rus'. Ciò portò alla crescita di un nuovo tipo di cultura – interamente occidentale nella tecnica, ma antica russa per ispirazione. Tale cultura fu anche l'araldo dell'inizio di una breve, ma brillante, rinascita dell'Ortodossia tradizionale in tutte le classi sociali.

Uno dei più grandi artisti di questo tempo fu Mikhail Nesterov, probabilmente meglio conosciuto per ilsuo quadro Il giovane Bartolomeo.

Quello che segue è parte di un esame della vita e del lavoro di Nesterov, adattato da un articolo in russo nella rivista Foma (qui si può leggere l'originale).

Un monaco nel cuore?

Nesterov

Nesterov era affascinato dai monaci, dalla vita monastica, dagli eremi, dagli schimamonaci e dalle spose di Cristo. Dietro a tutti questi dipinti, sembra di vedere un uomo pensoso che si adatta con difficoltà al mondo caotico. In realtà, nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Alexandre Benoit, egli stesso un artista famoso, ha detto quanto segue riguardo all'artista: "Nesterov, torturato dalla vita, aveva una complessa e tortuosa personalità. Aveva un temperamento appassionato, emozioni implacabili, e una volontà che rifiutava di essere messa da parte.

Allora, da dove sono venute le immagini di profonda contemplazione e monachesimo?

Nesterov stesso risponde:

"Ho cercato un rifugio tranquillo nell'arte, nei temi dei miei dipinti, nei miei paesaggi e nelle mie immagini. Vi ho trovato riposo e forse ho dato consolazione a coloro che cercavano il riposo con me. Io, un uomo inquieto, pensavo di trovare la calma nei miei quadri, che sono così poco simili a me."

Nesterov si sforzò di trovare il cuore pacifico di una vita pura. Cercò la tranquillità e la pace dei suoi monaci ed eremiti che erano giunti a sapere per esperienza quanto sia buono e luminoso vivere nella pace di Dio.

Fortunatamente, Nesterov ha evitato il destino di Gogol' e di molti altri scrittori e artisti che erano veramente pii, ma tragicamente maledetti dalla capacità di scrivere o dipingere solo immagini oscure o grottesche. Il dono di Nesterov era il contrario:

"Come artista ero attratto verso i personaggi positivi. Mi sembrava che la nostra letteratura e l'a nostra arte avessero prodotto abbastanza persone che si sono fatti un nome disonorando se stessi e la loro patria".

Il suo quadro L'eremita esplora questo tema, il tema della "Santa Rus'," come vista da Nesterov. Questo quadro fu esposto nel 1889.

Qualsiasi cittadino impegnato sembra essere eccessivamente rumoroso e ansioso accanto a questo vecchio pacifico, in piedi vicino a un tranquillo lago e a boschi sonnolenti. L'eremita di Nesterov si basa su padre Gordej, monaco della Lavra della Trinità e di san Sergio. Egli non conosceva personalmente il monaco, ma lo notò mentre serviva. Padre Gordej stava sempre nello stesso posto, e i suoi occhi e il suo sorriso erano simili a quelli di un bambino, brillanti, come una carezza.

Questa verisimiglianza ha sempre dato ai dipinti di Nesterov una certa qualità viva, e gli ha impedito di vagare troppo lontano nelle "ricchezze infinite" dell'immaginazione. È interessante notare che questo dipinto è diventato un modello per molte icone di san Serafino di Sarov, che fu canonizzato non molto tempo dopo che questo quadro aveva guadagnato popolarità. Anche il paesaggio di questo dipinto è riprodotto nelle icone di san Serafino – lo stesso albero di abete, lo stesso cespuglio di sorbo.

Questo dipinto rese famoso Nesterov. Il famoso collezionista d'arte Pavel Tret'jakov lo acquistò per la sua galleria e Nesterov è divenne un nome familiare.

Un patriota afflitto

La famiglia di Nesterov era pia e patriarcale. Era una famiglia di commercianti di Ufa. Nelle memorie di Nesterov troviamo alcune affascinanti immagini della vita quotidiana del tempo. Una notte prima di Natale, dopo che i cantori di carole erano venuti e andati, Nesterov (che era già un famoso artista) aiutò la sua famiglia a creare un presepe vivente. Nella parte inferiore della mangiatoia, mise una lampada che dava l'illusione di una luce che fluisce dal bambino Gesù. I servitori ricoprirono i ruoli nella "pittura". Poi furono invitati i figli dei vicini. Tutti si fermavano a bocca aperta alla vista del presepe vivente.

Un'altra scena che descrive è un viaggio invernale su una slitta per visitare alcuni amici dall'altra parte di Ufa. Era una sera in cui "la polvere di neve inzuppava il viso, quando il mio cappotto di pelliccia era coperto di bianco. Tutto intorno vi era un'oscurità congelata. In qualche modo era tranquillo e triste allo stesso tempo..." Allora, un samovar, del tè, lunghe conversazioni presso il fuoco...

Leggendo le sue parole, non si può fare a meno di credergli quando afferma che ogni volta che viaggiava all'estero per una mostra non vedeva l'ora di tornare a casa in Russia:

"Io attraverserò con gioia il confine della Russia. Ecco la mia stufa russa, la mia chiesa russa. Tutto è mio, caro e amato. Comincio a piangere. Quanto ho sempre amato il nostro miserabile, sviato, ma grande paese! Che il Signore lo conservi sempre!"

La sua famiglia, la bellezza quotidiana della sua vita a Ufa, fu il lievito del resto della sua vita. Cercò sempre di mettere da parte tutto ciò che era di uno spirito diverso, sia negli sforzi creativi che nella sua vita. Non si permise mai di cadere in preda a quella che egli chiamò "l'infezione mortale dell'intelligentsia russa" – lo scetticismo.

Alla fine del XIX secolo, quasi nessuno in Russia credeva nel positivismo utopistico progressista dell'Europa di quel tempo. La gente era preoccupata da paure apocalittiche, e praticamente sentiva l'odore di una tragedia imminente. Il poeta Aleksandr Blok ha descritto lo stato spirituale di quel tempo in queste parole:

"Ci sono sempre meno persone intelligenti che trovano la loro salvezza nei principi positivi della scienza, dell'azione sociale, dell'arte... La gente ha bisogno di qualche principio diverso e più esaltato nella vita. Dal momento che questo non esiste, lo sostituiscono con la ribellione e l'iniquità, a cominciare dalla volgarità blasfema dei decadenti e finendo con l'autodistruzione aperta e immorale, la depravazione, l'ubriachezza, il suicidio in tutte le sue forme".

Per sua stessa ammissione, Blok era uno di questi: "Sì, amo l'estetica, l'individualismo e la disperazione. In breve, sono uno dell'intelligentsia".

Nesterov è lontano da questo eccesso decadente, dalla mancanza di fede, o da qualunque tipo di "estetica" dell'inutilità e del caos dell'arte moderna (anche se il suo stile è abbastanza moderno per il suo tempo). Secondo le sue parole:

Non ho amato, e continuo a non amare, gli argomenti riguardanti "i nostri tempi", sia sociali, sia soprattutto politici. L'arte ha una propria sfera d'influenza sull'uomo. È chiamata a preservare l'anima dell'uomo, a non permettergli di inquinarsi con la sporcizia della vita quotidiana. L'arte è simile alla preghiera".

Il momento del miracolo

La visione del giovane Bartolomeo fu esposta nel 1890. L'apparizione di questo dipinto divenne un evento culturale. Ognuno ne parlava, e molte persone ne erano molto critiche. Nesterov si era accinto a tentare qualcosa di molto difficile – dipingere un miracolo. Un momento in cui il cielo è così vicino alla terra, in cui irrompe così chiaramente nella vita dell'uomo. Doveva mostrare questo evento come terreno e reale, e tuttavia rivelare una realtà esaltata. Il più piccolo errore, e sarebbe inciampato nel regno del ridicolo.

L'evento dipinto da Nesterov viene dall'antica Vita di san Sergio, scritta dal discepolo di san Sergio, Epifanio il Saggio, che visse con il santo negli ultimi anni della sua vita. Il futuro san Sergio, il giovane Bartolomeo, aveva un innato amore per l'apprendimento, ma aveva difficoltà a imparare a leggere. Pregò Dio in silenzio con lacrime perché lo aiutasse a imparare a leggere.

Un giorno, suo padre lo mandò a trovare un puledro che si era perduto (una storia con chiari paralleli alla ricerca biblica di Saul per le sue greggi perdute). Nel mezzo di un campo, sotto una quercia, il giovane incontrò un monaco anziano. Il vecchio stava in preghiera e piangeva. Poi cominciò a parlare con il giovane e gli chiese cosa stesse cercando. Bartolomeo rispose che voleva imparare a leggere. Il monaco pregò di nuovo, poi prese un pezzo di prosfora da una scatola e lo diede al giovane con le parole: "Accettalo e mangialo, poiché ti viene dato un segno della grazia di Dio e della conoscenza della Sacra Scrittura".

Dopo che lo ebbe mangiato, il monaco aggiunse: "Non preoccuparti per la lettura. Da questo giorno il Signore ti dà il dono dell'apprendimento". E così fu.

Il modello di questa pittura fu una ragazza contadina del villaggio di Komakino, non lontano dalla Lavra. Era una ragazza malaticcia con l'azzurro delle sue vene chiaramente visibile sul viso. Le sue mani erano nervose e magre, perfette per raffigurare un'immagine di futuro ascetismo. Solo un giovane già in qualche modo "in un altro mondo" poteva vedere qualcosa che non era un'allucinazione, né una fantasia, ma una visione.

L'anziano personifica l'idea dell'eternità che misteriosamente appare nel tempo. Nesterov cerca di descriverlo con l'estremo dettaglio delle mani, dell'abbigliamento monastico e del kukol (il copricapo dello schimamonaco). Questi sono dettagli che ancorano lo spettatore nel reale, nell'attuale. Solo il nimbo e il fatto che egli sembra galleggiare di fronte al giovane danno il senso che sta accadendo qualcosa di soprannaturale. È interessante notare che la scatola che tiene il pane sembra una chiesa – una profezia della futura vocazione del ragazzo.

Il giovane è una sorta di "vaso puro". La riverenza delle mani congiunte, gli occhi ampi e attenti, mostrano che non sta semplicemente ricevendo il dono della conoscenza, ma la conoscenza delle Sacre Scritture, come afferma la Vita. Anche nel bambino, vediamo uno scorcio del venerabile monaco Sergio.

Alexandre Benoit ha visto in questo dipinto una sorta di "terrore incantevole del soprannaturale", qualcosa che era allo stesso tempo totalmente viva, eppure in un mondo diverso. Forse terrore è la parola sbagliata. Invece, abbiamo una rappresentazione incredibilmente sottile della presenza del mondo superiore nel mondo inferiore. Anche i dettagli della natura, del paesaggio, sono offerti come un'immagine dell'immensa terra russa, tenuta nella mano del Signore.

Anche Tret'jakov acquistò questo dipinto, contro il parere di alcuni critici che lo consideravano "misticismo dannoso, mancanza di realismo, quel cerchio sciocco intorno alla testa del vecchio..." (come Nesterov stesso ricordava la critica).

Naturalmente, il "misticismo dannoso" è esattamente quello che Nesterov aveva cercato di evitare in tutti i suoi dipinti. Secondo le sue stesse parole,

"Il cosiddetto misticismo nell'arte è qualcosa che ritengo un rifiuto dei movimenti misteriosi, appena percepibili, della nostra anima, delle sue emozioni musicali e mistiche che la purificano da ogni contaminazione. Non sopporto il misticismo, nemmeno il misticismo religioso. È una cosa malata che perverte lo spirito".

Dopo Bartolomeo, decise di continuare il ciclo della vita di san Sergio. Per lui, san Sergio era "l'uomo migliore dei primi anni della Rus'." Benché fossero passati sei secoli dalla sua morte, era ancora spiritualmente vicino ai pii russi. Nesterov sentì profondamente questa connessione spirituale, questa coesistenza di persone che vivevano secoli a parte sulla stessa terra russa.

Questi dipinti non godettero della stessa popolarità di quelli precedenti, anche se furono inclusi nella galleria Tret'jakovskaja dopo la morte dell'artista.

Questo ciclo di dipinti mi ha ispirato sin dall'infanzia. Il Sergio dipinto da Nesterov è tanto più ampio della vita che sembra essere più di san Sergio, ovvero una specie di simbolo per il monachesimo russo in generale. Le caratteristiche fisiche del vecchio Sergio nel trittico hanno ispirato un personaggio secondario (ma molto importante) di nome Tarin nel mio primo romanzo. The Song of the Sirin:

Colui che parlava era un vecchio con una barba nera riccia e opaca irregolarmente striata di grigio. La sua testa era un turbinio di scintille bianche che sprizzavano da sotto un copricapo nero intrecciato. Il suo volto era notevolmente privo di rughe, i suoi occhi innocenti e infantili. Indossava un modesto indumento grigio, e scarpe grezze intrecciate di corteccia d'albero sbucavano da sotto all'orlo strappato. Teneva in mano un bastone in legno scuro con una traversa ricurva in cima. Mentre si avvicinava alla vecchia, posò le mani sulla traversa.

Tarin combina il tradizionale look monastico russo con la "santità folle" altrettanto tradizionale. È uno dei miei personaggi preferiti e i lettori continuano a dirmi quanto lo apprezzano.

Diviso tra due passioni

Mikhail Nesterov era, per molti versi, un ponte. Colmò il divario tra i secoli XIX e XX, tra la Russia tsarista e quella sovietica, tra il tradizionale e il moderno. Continuiamo a esplorare la sua arte, in particolare i suoi tentativi di rappresentare argomenti esplicitamente biblici e iconografici.

Il rapporto di Nesterov con i suoi genitori fu sempre pieno di fiducia. Tuttavia, una volta si trovò costretto ad andare contro la volontà dei suoi genitori. Si innamorò. La sua sposa scelta, una certa Maria Ivanovna Martynovskaja, proveniva anche lei da Ufa, ma da una famiglia povera.

Nel 1885 Nesterov la sposò a Mosca. I suoi genitori non benedirono l'unione, e non furono presenti al matrimonio. L'amore tra Nesterov e la sua sposa era intenso e commovente. Un anno dopo il loro matrimonio ebbero una bambina. Nesterov non fu mai così felice come in quel giorno. Tuttavia, solo un giorno dopo la nascita, sua moglie Maria morì di complicazioni di parto. Nesterov, distrutto dal suo dolore, prese a disegnare Masha infinite volte, risuscitandola nella sua memoria. Rimase per giorni interi al cimitero. Tre dei suoi quadri più famosi: la Risurrezione finale, la Sposa di Cristo e la Principessa sono tutti dedicati alla memoria di sua moglie.

La sposa di Cristo

La principessa

Dopo la tragedia, l'arte di Nesterov prese una svolta decisa verso temi più profondi ed effettivi. Il suo dolore non scomparve mai, ed è presente in quasi tutti i suoi successivi ritratti femminili. Così, per esempio, abbiamo i paesaggi silenziosi ne In montagna e in Inverno al monastero, dove le ragazze portano copricapi pesanti eseguiti nel "vecchio stile". Queste giovani donne "nesteroviane" sembrano non notare il mondo che le circonda. Invece, piangono qualcosa di profondo, e sembrano da qualche altra parte nei loro pensieri. Ma dove? Nel futuro? Il passato? Nessuno dei due. Piuttosto, in quel luogo dove risiederà la loro vera, eterna gioia.

In montagna

Inverno

Lo stesso tono commemorativo è presente nel dipinto La grande tonsura, per cui l'Accademia russa degli artisti ha ufficialmente introdotto Nesterov nelle proprie fila.

La grande tonsura

Vediamo un monastero dei vecchi credenti nei boschi. Una processione di donne, alcune già monache, alcune ancora postulanti. Stanno tenendo candele, preparandosi per la funzione della tonsura di una o più nuove monache. C'è un ritmo unico e particolare del ritratto, una sorta di rima tra le file di monache in vesti nere contro le colonne di betulle e il semplice legno delle celle monastiche. Lo spazio bidimensionale del dipinto è arricchito con questi ritmi e diventa un inno, come se guardandolo, potessimo sentire il canto monastico sullo sfondo. Ma non è la gioia che vediamo qui. È ancora un profondo dolore al momento del rifiuto del mondo, come se qualcosa di importante sia portato via, e non dato, all'anima. Questa eco di profonda tristezza è rimasta per lungo tempo nei suoi dipinti successivi.

"Il mio amore per Masha, e la sua perdita, hanno fatto di me un artista. Hanno inserito nella mia arte quell'elemento essenziale che le mancava. Hanno iniettato sia emozioni viventi sia un'anima vivente nelle mie immagini".

Così Nesterov stesso valutò questo tragico evento, molto più tardi nella vita.

Pochi anni dopo la morte di sua moglie, Nesterov si innamorò di un insegnante di nome Julija Nikolaevna Urusman. Non si sposarono mai, ma vissero insieme ed ebbero due figli – Vera e Mikhail. Il suo viso si può vedere in diversi dipinti.

Nel 1902, Nesterov si innamorò nuovamente di Ekaterina Petrovna Vasil'eva. Si sposarono e rimasero sposati per i successivi quarant'anni.

Nesterov parlò di questa parte tempestosa della sua vita nel modo seguente:

"Due passioni hanno governato tutta la mia vita. Un amore appassionato e una passione per l'arte. Se non fosse per queste due passioni, sarei stato il più ordinario degli uomini. Forse potrei essere stato anche un ignorante dannoso, un ubriacone o un fallimento totale".

Allo stesso tempo, durante tutta la sua vita, Nesterov ebbe un profondo senso della propria peccaminosità e spesso si pentì sinceramente, con dolore nel suo cuore:

"Il fatto che ho lasciato una famiglia e ne ho iniziato un'altra è stato il peggior peccato della mia vita... fino a questo giorno sento che questo peccato non è passato da me senza punizione".

Un tentativo di un nuovo tipo d' arte

Dopo il 1890 l'arte di Nesterov si volse in una nuova direzione. Cominciò a dipingere affreschi nelle chiese. Questa scelta avrebbe portato alle più dolorose denunce e a riconoscimenti, sia dalla comunità artistica che da quella ecclesiastica. Nesterov accettò l'invito di un famoso storico e professore d'arte presso l'Università di Kiev, Adrian Prakhov, a dipingere la cattedrale di san Vladimir. Va notato che la maggior parte dell'iconografia in questa chiesa fu dipinta dal contemporaneo di Nesterov, Victor Vasnetsov. Il contributo di Nesterov è leggero rispetto a quello di Vasnetsov. Dipinse le icone dei santi Cirillo e Metodio, di santa Barbara e poche altre.

Non sorprende che Nesterov non provasse la necessaria libertà artistica in questa situazione. In un primo momento, fu influenzato in modo visibile dal più audace stile di Vasnetsov. Più tardi, permise al comitato organizzatore di dettare il suo stile in una certa misura. Sentiva di essere spinto "nella direzione dello schema ufficiale ortodosso, una specie di routine accademica decadente". Fu soddisfatto solo dalle sue icone di santa Barbara e di san Gleb. "Era qualcosa che mi apparteneva", disse.

Era esattamente questo "appartenere a me" che preoccupava molti negli ambiti ecclesiastici. Padre Pavel Florenskij, famoso teologo e filosofo, pose la seguente domanda e non senza una buona ragione:

La sapienza conciliare della Chiesa non può fare a meno di chiedere a Vrubel, Vasnetsov, Nesterov e ad altri rappresentanti di questa nuova "iconografia", se capiscono o non capiscono che non stanno rappresentando qualcosa che hanno immaginato e creato, ma un certo tipo di realtà esistente. Devono sapere che o sanno dire la verità su questa verità (in questo caso stanno creando delle icone veramente originali), o stanno dicendo qualcosa di iniquo..."

In altre parole, Florenskij credeva che ciò che Vasnetsov, Nesterov e Vrubel stavano facendo nelle chiese fosse completamente al di là dei limiti dell'arte ecclesiastica. Credeva che stessero dando una "falsa testimonianza", cioè non dicendo la verità sul sacro.

Nesterov diede circa vent'anni della sua vita all'iconografia nelle chiese. Ricevette commissioni direttamente dalla famiglia reale, la più famosa delle quali è la chiesa della Protezione nel convento delle sante Marta e Maria a Mosca.

convento delle sante Marta e Maria

Nesterov dipinse gli affreschi di questa chiesa senza alcuna influenza esterna. I suoi dipinti più famosi (non sono proprio icone) su temi biblici si trovano qui.

Gli aspetti più interessanti di questo lavoro si trovano nei piccoli dettagli. C'è anche un'influenza pre-raffaelita, completa della propria devozione cultica alla bellezza raffinata. Nesterov ha creato una buona arte, ma non è mai riuscito a entrare nello spirito dell'iconografia, lo spirito del mistero divino. A differenza del suo capolavoro (Bartolomeo), l'uncreated non si univa con il creato. Il principio estetico non si intrecciava con quello spirituale. Nesterov, più tardi nella sua vita, ha capito questa limitazione della propria arte:

"Ho spesso pensato più tardi che non sono stato un grande iconografo. Fin dall'inizio sono stato un artista del cavalletto, dell'intimo".

Angeli nella chiesa della Protezione

La donna samaritana

Trittico del Getsemani

Il silenzio dell'artista

In verità, la migliore arte di Nesterov si trova ovunque egli sia più intimo, più in sintonia con le sue sofferenze personali. Uno dei suoi dipinti più suggestivi è Il silenzio, da lui dipinto nel monastero di Solovki.

Silenzio

Il quadro mostra la luce mistica delle "notti bianche" quando tutto il mondo cade in un silenzio immoto. Ma in questo silenzio della natura e dell'uomo è qualcosa di più grande, qualcosa che non può essere misurato con misurazioni fisiche. È possibile sentire questo silenzio, perché è come la voce sommessa nel vento, dove è il Signore (v. 1 Re 19:11-12)

Ne Il silenzio, in Bartolomeo e ne L'eremita, sentiamo il canto unico dell'arte di Nesterov, la sua versione della santa Rus'. La Rivoluzione ha tagliato quella melodia.

Dopo la Rivoluzione, egli non lasciò la Russia, a differenza di molti dei suoi amici. Nesterov amava troppo la Russia. Per molti anni, visse in grande difficoltà fino a quando non fu trasferito nella "Casa degli studiosi", che si prendeva cura delle esigenze degli scienziati e degli artisti.

La nipote di Nesterov, Maria Ivanovna Titova, ricorda: "Egli ha sopportato le autorità". Nel 1938, suo suocero fu giustiziato e sua figlia fu esiliata (ci volle molto sforzo perché si assicurasse del suo il ritorno). "Il lavoro, solo il lavoro ha ancora il potere di distrarmi dal crimine storico che è stato perpetrato", scrisse nei primi giorni della rivoluzione d'ottobre.

Nonostante la rivoluzione, non rifiutò completamente i suoi temi precedenti. Dipinse ancora monaci, giovani monache, anziani. Appropriatamente, dipinse il suo Giudizio Ultimo negli anni '20, anche se volle datarlo "1914". Tuttavia, questi dipinti erano oggetti personali che non erano esposti da nessuna parte.

Soffrì di una crisi di martirio insieme al suo paese mentre cercava di "trovarsi" nella nuova realtà sovietica. Non glorificò mai l'ideologia dei bolscevichi nella sua arte; invece, come molti altri, si guadagnò da vivere dipingendo ritratti. Nesterov ha lasciato non pochi splendidi ritratti di artisti e scienziati del tempo. Sono incredibilmente energici e impressionanti. Tra questi c'è il ritratto di Ivan Petrovich Pavlov (1935), per il quale Nesterov ricevette un premio di primo grado da Stalin stesso.

Nel 1935, finalmente concordò di esporre alcune delle sue opere successive, e i pezzi che scelse di esporre sono quasi esclusivamente ritratti. Sperava di esporre la sua ultima opera pre-rivoluzionaria, L'anima del popolo, che aveva finito nel 1916, ma questo non avvenne mai.

L'anima del popolo

Qui vediamo il tema della conciliarità (sobornost' in russo) – persone di secoli diversi, di diverse classi sociali; filosofi, scrittori sulla via che porta a Cristo. Questa è una grande processione di coloro che cercano Dio e i diritti dell'uomo. Nesterov ha lavorato su questo tema in diversi altri dipinti, tra cui Il percorso verso Cristo e La santa Rus'. È il tema più "nesteroviano" di tutti, in un certo senso, anche se probabilmente si può affermare che questi quadri non sono altrettanto efficaci come i suoi tranquilli anziani e le miti spose di Cristo. Come disse Gogol',

"Maggiore è la verità, più attenzione si deve fare con essa. Altrimenti, si trasformerà improvvisamente in un luogo comune, e la gente non crede nei luoghi comuni".

Conclusione

Nesterov ha vissuto una vita lunga, estesa e interessante. Ha avuto tutte le cose che il mondo pensa che portino alla felicità. Ha avuto una vita piena e creativa, una grande famiglia con forti radici. Tutte le sue figlie hanno vissuto a lungo. Olga Mikhajlovna ha vissuto 87 anni, Natalia Mikhajlovna 101, Vera Mikhajlovna 99. Tutte loro "hanno mantenuto le loro menti luminose e chiare fino all'ultimo giorno e sono state persone spirituali".

Tuttavia, nelle sue stesse parole:

Verrà presto il tempo in cui dovrò camminare oltre la soglia e giungere a conoscere la cosa più grande, la cosa più importante. Ma sono pronto per questo? Temo di non esserlo e temo che non sarò pronto fino all'ultimo momento. E questo è un male. La mia vita si rivelerà affrettata, come un progetto rudimentale. E nel frattempo, ognuno di noi sa quanto abilmente e in modo capace i nostri santi hanno incontrato questo momento. E non solo i santi, ma anche i nostri antenati!"

Alla fine, Nesterov capì che, anche se si era dedicato alla conoscenza di "questa cosa più grande, la cosa più importante", essa poteva essere capita solo nella vita successiva. Il tema di Bartolomeo è l'intersezione del terreno e del celeste, e questo è il tema che è rimasto il più importante nel lavoro della sua vita e nell'impegno della sua anima.

"Non sono io che vivrò, ma Il giovane Bartolomeo". Questa è l'ultima volontà creativa e il testamento di Mikhail Nesterov.

L'autore di questo articolo, Nicholas Kotar, di famiglia russa con origini montenegrine, scrive in inglese libri di fantasy epica ispirate alle fiabe popolari russe, cercando di portare elementi ancora sconosciuti della storia e della cultura ortodossa russa a conoscenza del pubblico di lingua inglese.

 
Святейший патриарх Московский и всея Руси Кирилл поздравил епископа Нестора с 15-летием служения в священном сане

24 апреля 2013 года, в 15-летнюю годовщину со дня принятия епископом Нестором священного сана, Святейший патриарх Московский и всея Руси направил поздравительный лист Управляющему Корсунской епархией:

Его Преосвященству

Преосвященнейшему НЕСТОРУ,

епископу Корсунскому

Ваше Преосвященство!

Примите сердечные поздравления по случаю 15-летия Вашего служения в священном сане вкупе с пожеланиями крепости сил, бодрости духа и обильных милостей от Господа нашего Иисуса Христа.

Доброе начало Вашему пастырскому пути было положено в Большой келье преподобного Сергия, игумена земли Русской, где Вы получили богословское образование, приняли монашеский постриг и сопричислились клиру церковному. Изволением Премудрого Создателя Вам суждено было продолжить священнические труды во Франции. Исполняя послушание настоятеля Храма Христа Спасителя в Аньере, а затем - кафедрального храма Трех святителей в Париже, Вы стяжали ценный опыт духовного окормления и устроения приходской жизни.

Господь, призрев на Ваше усердие, соделал Вас преемником апостолов. Ныне, будучи правящим архиереем Корсунской епархии, Вы прилагаете немало усилий для преумножения духовного наследия Православия в Западной Европе, наставляете пасомых в здравом учении Христовом (см. Тит. 1, 9), дабы они спаслись и достигли познания истины (см. 1 Тим. 2, 4).

Молитвенным заступничеством Пречистой Богородицы да сохранит Вас Владыка мира в добром здравии на многая лета и да ниспошлет Свою неиссякаемую помощь в Ваших архипастырских трудах во благо Матери-Церкви.

С любовью о Господе,

Кирилл, Патриарх Московский и Всея Руси

 
Canti di libertà: la strada rastafariana all'Ortodossia

In un'intervista simpatica e aperta, Michael e Teresa Wilson della Chiesa Ortodossa Serba di Santa Maria Egiziaca a Kansas City, Missouri, parlano dei loro decenni da rastafariani in America e in Giamaica, del loro percorso verso l'Ortodossia, e delle lezioni che hanno imparato lungo la strada.

RTE: Michael, qual era la tua provenienza? Sei cresciuto come cristiano?

Michael: Nella mia famiglia, di solito non andavamo in chiesa, se non forse il giorno di Pasqua. Io e mia madre pregavamo e cantavamo alcune canzoni, ma la religione non era una forza che ci guidava. Lei ora mi dice, però, che sapeva che volevo una vita spirituale, e dove sono finito non l'ha sorpresa. Teresa è cresciuta in una famiglia cattolica, con sette fratelli e sorelle.

RTE: Come siete stati coinvolti con i rastafariani?

Michael: Per Teresa e per me, è iniziato con Bob Marley e la sua musica alla fine degli anni '70. Avevamo 18, 19 anni, ed eravamo appena sposati. Una delle cose che ci ha veramente attirato era che Bob aveva questi capelli selvaggi ed era vestito come un uomo semplice, ma nei suoi testi faceva riferimento alla Bibbia, cosa che apriva le nostre menti. Io ero di Manhattan, Kansas, e a quel tempo pensavo che le persone che leggono la Bibbia e vanno in chiesa dovevano indossare giacca e cravatta, dovevano apparire e agire in un certo modo. Ero persino contrario alla chiesa a causa di quelle immagini. Fu un nuovo risveglio per me rendermi conto che la Bibbia era per tutti, per ogni persona nel mondo, non solo le soffocanti persone in giacca e cravatta che avevo conosciuto.

Michael, Teresa e un'amica al Sunsplash Festival in Giamaica, primi anni '80

Così ecco che arrivava Bob Marley, con la sua chitarra, i suoi dreadlocks, e fuma erba (marijuana), e tutto mi attirava. Era una persona che era lì per i poveri, gli anziani, i bambini, e più di tutto, parlava di Dio. All'epoca sembrava che in realtà si rivolgesse a noi americani bianchi di classe media e superiore, più che ai neri americani. La gente per cui cercava di cantare lo evitava.

RTE: Perché?

Michael: Perché sembrava povero e di classe bassa. Alcuni neri americani erano alla ricerca di istruzione come modo per migliorare le cose, ma nel nostro quartiere la maggior parte dei neri sfoggiava catene d'oro e auto di lusso, come un modo di mostrare che erano arrivati. Poi arrivò Bob dal ghetto giamaicano dicendo: "Non avete bisogno di tutto questo. Amate il vostro fratello, date la vostra vita a Dio, vivete in modo semplice". Quella non era una cosa che volevano sentire. A quel tempo, Teresa ed io stavamo cercando di rompere il ciclo in cui eravamo cresciuti: "prima io, via dai piedi". Allora, egli ci ha dato una immagine a cui guardare, e piccoli detti e parole di canzoni che in seguito ho capito che venivano dalla Bibbia.

Abbiamo conosciuto alcuni dei primi artisti reggae venuti dopo Bob Marley.

Andavi nella loro camera d'albergo - i promotori dei concerti li mettevano in qualche albergo di lusso - ma la TV era messa nell'armadio e la Bibbia fuori sul tavolo. Non vedevi alcuna lattina di birra, ma cibo preparato per chiunque veniva: ortaggi, patate, bevande toniche salutari che i rasta facevano con le radici.... La persona essenziale del loro gruppo era il cuoco, non uno che portava ragazze o droghe dopo il concerto.

RTE: Perché un cuoco?

Michael: Erano vegetariani puri che consumavano appena un po' di pesce e hanno contato sulle loro dieta. Venendo dalla Giamaica in America non volevano avere niente a che fare con i nostri fast food di lusso. Venivano con grandi scatole di cibo da casa per cucinare a modo proprio.

RTE: Avete conosciuto Bob Marley?

Michael: No, non lo abbiamo conosciuto, ma lo abbiamo visto una volta quando ha cantato a Lawrence, Kansas. È stata una delle più sorprendenti serate della mia vita. C'è stato un tempo durante lo spettacolo, quando era decisamente una rock star, ma c'è stato anche un momento in cui c'è stato qualcosa di più su di lui. Ha parlato di quei tempi e ha detto che lui stesso non sapeva cosa fosse. Al momento ho detto: " Dio è sceso su di lui. "

Così, abbiamo iniziato a copiare il nostro stile di vita dal suo... cose che abbiamo letto sulla rivista Rolling Stone, storie su di lui che avevamo sentito in giro. A quel tempo era quello che desideravamo, qualcosa a cui aggrapparsi.

RTE: Come ha influenzato il vostro stile di vita?

Michael: Lo ha cambiato immensamente.

Il successivo grande artista reggae che abbiamo incontrato era Peter Tosh. Ha fatto parte del gruppo originale dei Wailers: Bob Marley, Peter Tosh e Bunny Wailer, che in seguito hanno continuato con carriere separate.

Un anno Peter Tosh soggiornò nello stesso hotel in cui stavamo mia moglie e io. Fu il primo rasta con cui ho avuto effettivamente il modo di ragionare. Dopo lo spettacolo, ci siamo seduti nella notte a parlare di cose spirituali. Peter mi ha mostrato le parti della Bibbia che spiegavano le cose che stavano accadendo - "Guerre e di rumori di guerre". È stato il primo rasta che avevamo incontrato in cui abbiamo potuto vedere la pratica in corso. Per me, si trattava di semplificare il mondo. Noi americani siamo cresciuti di essere i migliori in tutto, ma Bob e Peter ci hanno mostrato che non c'è sempre bisogno di essere i migliori, che a volte essere l'ultimo era in realtà la cosa migliore.

In realtà, quella sera è stato pazzesco, perché un sacco di persone erano venute a vedere Peter. Ricordo che ero nella sua stanza, e tutto stava davvero diventando confuso, con persone che giravano intorno, quando tutto ad un tratto lui salta dalla sedia e dice a voce molto alta, "Tutti fuori!" Era un ragazzo grande, così tutti si dirigono alla porta, me compreso, ma lui mi afferra per le spalle e dice: "Tranne te!" Allora, quando tutti se n'erano andati, ci siamo seduti, e abbiamo ragionato per ore. Dopo quella notte ho smesso di fumare sigarette, ho smesso di fare uso di droghe, ho smesso con la lussuria. Fu la prima volta che avevo incontrato qualcuno che si interessasse a me in quanto tale.

RTE: L'impressione di un estraneo è che i rasta hanno un concetto piuttosto rilassato della vita: cantano la pace, fumano marijuana, e hanno un po' di amiche.

Ma state dicendo che c'era un tentativo di una pratica più pura tra coloro che erano seri.

Michael: Tra quelli seri, sì. Come ogni movimento, in un primo momento era un veicolo di bene, ma in seguito è diventato un veicolo per chiunque venisse da Giamaica, si facesse crescere i dreads e suonasse musica... Non vogliamo togliere nulla agli artisti successivi del reggae, ma siamo giunti a scoprire che Bob, Peter e i primi rasta erano tra gli ultimi da cui si poteva conoscere il vero rasta. Gli altri erano ragazzi maleducati.... giocatori d'azzardo, musicisti di tipo comune come ovunque.

Per trovare i veri rasta, anche in Giamaica, si andava alle colline, sulle montagne. Si incontravano dieci persone per arrivare al vero e proprio esempio di persona che lavorava tutto il giorno nei campi, si prendeva cura dei suoi figli, non andava in città, non andava agli spettacoli di reggae, che stava solo vivendo. Così, quando incontravi alcuni anziani del movimento Rastafari, ti dicevano che Rastafari non è una religione, ma un modo di vivere. Questo era quello che stavamo cercando, un modo di vivere. La religione sembrava una corporazione.

Naturalmente, quanto più grande diventava il movimento rasta, tanto più c'era la tentazione di allontanarsi dai principi. Le persone che vivevano in montagna erano quelle che seguivano realmente lo stile di vita semplice, ma questo era anche perché erano veramente poveri. Quando i rasta giamaicani escono nel mondo, sono come il resto di noi. A meno di non vigili, è facile rimanere intrappolati nel volere questo e quello.

  

Michael e Teresa Wilson

La storia di Teresa

RTE: Teresa, come hai sentito che il movimento rasta era adatto per te?

Teresa: Non è stata la musica. Ciò che mi è piaciuto era che vivevano una vita semplice, che vivevano " Ital " [1] - niente farina bianca, niente zucchero bianco, niente bevande gassate, niente di elaborato, niente carne. Quella era una cosa che volevo anche io, non ho voglia di mangiare tutto ciò che non era direttamente dalla terra (anche se devo ammettere che ho un debole per i dolci). Inoltre, per essere onesti, eravamo entrambi pesanti i fumatori d'erba, e con i rasta potevamo fumare tanto quanto volevamo. Mi piaceva anche l'idea che siamo tutti uguali. Mike e io abbiamo avuto amici neri e messicani a scuola e non ci adattavano con i gruppi solo bianchi.

Non avevamo voglia di andare al college e fare una corsa per la carriera, e non avevo voglia di contribuire all'immagine di una giovane donna bianca americana di successo. Mi andava bene un lavoro di servizio.

Mike era quello che era appassionato alla musica. Io lo amavo, e basta. La mia sensazione era: " Qualunque cosa vuoi fare, facciamolo - lasciami solo avere il mio giardino". Ero felice di avere un lavoro e degli amici. Non ho mai voluto essere qualcuno. Volevo solo essere gentile con la gente, coltivare il nostro cibo, e lodare Dio nel mio modo interiore.

Qualunque cosa che interessa Mike, la studia all'ennesima potenza, ma io non sono così. Aspetto che le cose vengano a me. Mentre lui stava leggendo i testi rasta, io leggevo altre cose come la Baghavad Gita, gli scritti del sacerdote cattolico Henri Nouwen, libri sul Buddhismo Zen, qualunque cosa mi veniva incontro. Stavo attraversando un periodo molto difficile con i concetti di guerra, sofferenza, razzismo, distinzioni di classe, e questi libri mi hanno aiutato. A quel tempo ho pensavo: "Forse sono rasta, forse non lo sono".

Il mondo rasta mi ha dato comunque un senso di femminilità. Durante il nostro primo viaggio in Giamaica, ho visto una donna con un abito lungo e con i capelli coperti, e ho pensato: "Lei sì che è bella. Sono io. Questa è l'immagine che voglio avere io. Voglio essere vista come una donna delle radici: naturale, affettuosa, gentile, compassionevole, spirituale".

Quindi, anche se eravamo sposati, vivevano insieme, e ci amavamo l'un l'altro, avevamo anche le nostre identità spirituali. Michael è una persona amorevole e il nostro rapporto ha sempre consentito l'individualità.

RTE: Come avete fatto a mantenere il vostro stile di vita?

Teresa: Abbiamo cercato di mantenere le cose semplici, di mangiare sano, di acquistare i nostri vestiti e le altre cose di seconda mano, di coltivare quanto più possibile il nostro cibo, di imparare ad auto-medicarci con erbe al posto di farmaci di sintesi, di non avere nulla che non si possa comprare con denaro contante... niente carte di credito. Oltre a curare il giardino e a far crescere nostro figlio, ho fatto lavori generali di servizio come la magazziniera presso il negozio di alimentari, la raccoglitrice di ortaggi e fiori, e una volta ho prodotto tofu, un alimento di base per i vegetariani. Ora, faccio l'aiutante in una casa di cura.

RTE: E tu, Michael?

Michael: Io lavoro in un vecchio cinema chiamato Liberty Hall a Lawrence, Kansas. Quando fu costruito, era uno dei due soli cinema in una zona di quattro stati, e vi si proiettavano W.C. Fields, Buster Keaton, Stanlio e Ollio. Poiettiamo ancora film, ma ora abbiamo anche spettacoli dal vivo. Abbiamo un piccolo teatro con 300 posti a sedere, e un grande teatro con 700, e presentiamo di tutto, dalla musica classica ai figli di Bob Marley. Lavoro lì da diciassette anni come bidello. Mi prendo cura del palazzo.

RTE: Quando ci sei entrato, com'e che il movimento rasta è collassato etnicamente?

Michael: Era molto piccolo e, qui negli Stati Uniti, circa il 90 per cento bianco. In Giamaica era quasi tutto nero, con solo pochi bianchi. Il rasta non era organizzato, anche se c'erano alcuni anziani indipendenti e alcune fazioni diverse: "le dodici tribù d'Israele", che erano per lo più professionisti (medici, avvocati, insegnanti e i loro figli); la "Ethiopian World Federation", che comprende alcune delle persone più anziane dell'epoca di Garvey che erano ancora in comunicazione con l'Etiopia, e i rasta "Nyabinghi", che erano più militanti. Avevano cerimonie che duravano fino a una settimana, che ruotavano intorno a certe feste etiopi, o alla vita di sua Maestà Haile Selassie. Usavano tamburi e cantavano quelli che ho scoperto che erano vecchi spirituals, canzoni cristiane che avevano imparato in chiesa da giovani. Toglievano la parola "Dio", e la sostituivano con "Rastafari" o "Jah", da Jehovah. Ma non eravamo a conoscenza di queste origini nei primi giorni: per noi erano stati loro a scrivere quelle canzoni.

Il Movimento Rastafari

RTE: Allora, che cosa è il movimento Rastafari, e come è cominciato?

Michael: Nella mia comprensione, Rastafari è una parola etiope - Ras significa "testa, capo, o re "; Tafari significa "creatore" o "colui che è da temere". Ras Tafari era il nome di sua Maestà Haile Selassie prima di diventare l'imperatore d'Etiopia. La parola "dread" significa "timorato di Dio", così le persone che prendevano sul serio la pratica lasciavano crescere i capelli in dreadlocks (lasciando che lunghe ciocche di capelli crescessero naturalmente insieme) in segno di rispetto per Dio. Più tardi, questo è diventato piottosto una moda, un distintivo.

Il movimento ha avuto inizio nel 1928, quando gli inglesi erano ancora in Giamaica.

Alcune persone dicono che è stato innescato da Marcus Garvey, altri dicono da Leonard Howell. Entrambi erano predicatori giamaicani: Garvey predicò un di movimento"ritorno all'Africa", e Howell fu il primo ad annunciare sua Maestà come il Messia.

Erano revivalisti, e incoraggiavano la gente a recuperare le loro radici africane.

Nel 1930, quando Haile Selassie fu incoronato "Imperatore d'Etiopia, Re dei Re, Leone conquistatore della tribù di Giuda", questo rifulse come un baleno in tutto il mondo. I diplomatici e leader di molte nazioni vennero alla sua incoronazione.

Alla fine, c'era un grande re africano. Quindi, si può immaginare che per un semplice giamaicano i cui antenati erano schiavi, vedere le immagini di questo uomo africano incoronato e le potenze europee che andavano a riconoscerlo era una cosa enorme. Marcus Garvey aveva detto che il giorno della redenzione, il giorno in cui i neri avrebbero cominciato a riguadagnare la loro umanità, sarebbe stato a portata di mano quando si fosse visto un uomo nero incoronato. Così, i giamaicani neri erano pronti.

L'incoronazione era sulla prima pagina di tutti i giornali giamaicani. Ne ho visto una copia, e questo è stato il punto in cui il movimento ha avuto inizio veramente. Un sacco di gente ha preso il costume detto "etiopianismo" - indossando rosso, oro e verde, i colori nazionali dell'Etiopia. È interessante notare che i dreadlocks non avevano davvero nulla a che fare con sua Maestà. I dreadlocks sono stati introdotti in Giamaica da una foto del National Geographic di un monaco copto etiope con i dreads, che era sceso dal suo monastero in città a predicare il Vangelo. Così, nella Giamaica degli anni '30, quando la gente ha visto questa foto di un monaco con la sua Bibbia, il suo bastone, i suoi dreadlocks, ha cominciato a fare le stesse cose che facevamo come rasta nella s negli anni '70 - a farsi crescere i dreads, a leggere le loro Bibbie. Hanno potuto vedere che c'era qualcosa di vero in queste immagini e hanno cercato di raggiungerlo copiando quello che avevano visto, proprio come ho fatto io 50 anni dopo.

Un'altra cosa circa l'incoronazione di sua Maestà era che il National Geographic ne fece un servizio [2], e queste furono le prime immagini a colori mai utilizzate nella rivista. In Giamaica, quasi ogni famiglia rasta che ho incontrato aveva quel numero del National Geographic da qualche parte in casa.

Questi primi rasta divennero un'entità a parte in mezzo a una colonia britannica, proprio come noi giovani americani, anni più tardi, cercando qualcosa di più nella nostra stessa società. È accaduto in modo selvatico. Una volta che mia moglie ed io siamo diventati rasta, siamo andati avanti così per anni, solo cercando di vivere una vita molto semplice in America, io come bidello e Teresa come cameriera, lavoratrice agricolo, e poi come aiuto infermiera.

RTE: E lo avete fatto per scelta.

Michael: Sì, è stata una nostra scelta. Avere più soldi era l'ultima cosa che volevamo. Stavamo cercando di avvicinarci a Dio, così abbiamo fatto crescere i nostri capelli in dreads e ci siamo modellati sulle immagini dei rasta che avevamo visto, anche se sentivamo cose come "siete bianchi, non potete essere Rasta ", o "siete americani, non dovreste farlo". La tragedia di Jim Jones era già avvenuta in Guyana, quindi l'idea della setta e la marijuana ci erano sempre mosse come accuse. Non nascondevamo nulla, neanche il fumo, perché lo sentivamo in modo così reale. Per i rasta, il fumo era una sorta di cerimonia, a volte definita anche un "sacramento". I rasta più seri non fumavano solo per ricreazione: era qualcosa di più. Dicevano che quando si fuma tutto si pone allo stesso livello, e le differenze sociali hanno termine. E, naturalmente, questo rappresentava l'opposto dell'alcol.

RTE: Come mai? Per la maggior parte di noi, le due cose sembrano andare insieme.

Michael: Nel modo in cui noi lo vedevamo, l'alcol era Babilonia, il mondo. L'alcol pagava le tasse al governo, il governo gestiva tutto. Ma la marijuana, la gestivamo noi. Nessuna tassa, era la nostra cosa. "Loro" non avevano nulla a che fare con essa, e di fatto "loro" dicevano che era sbagliato, che si poteva andare in galera per questo, e che avreste avuto bambini deformi. Ma non c'erano bambini deformi a causa della marijuana, così noi li vedevamo mentire. Poi, quando guardavamo la Bibbia, questa diceva: "Ogni seme che produce erba è buono per l' uso dell'uomo". Allora, credevamo di avere la Bibbia che ci sosteneva. Era contro Babilonia, si adattava a tutto lo stile di vita.

RTE: La maggior parte delle persone che conoscevi in Giamaica era composta da rasta?

Michael: Non proprio. Forse solo nel modo in cui si potrebbe dire che la maggior parte delle persone qui è cristiana. Se chiedete a otto su dieci persone qui a Kansas City, probabilmente diranno: "Sì, io sono cristiano. " Ma praticano l'essere cristiani, pensano a ciò che significa essere cristiani? In Giamaica, in qualche luogo magari intorno all'80 per cento direbbero di essere rasta. Era un movimento giovanile. Tra i giamaicani più anziani, c'era più del cristianesimo con cui eravamo cresciuti, con lo stile britannico di vestire e di frequentare chiese stabilite. Se un loro figlio diventava rasta la loro reazione era spesso come quella di qui, cioè lo vedevano come una cosa negativa. Avevano paura che diventasse un barbone.

Michael, Teresa e Nesta

In Giamaica

RTE: Qual è stata la vostra esperienza in Giamaica?

Michael: Sono andato in Giamaica sette volte, e una volta Teresa e io ci siamo trasferiti ad abitarvi. Nostro figlio, Nesta, era appena nato e avevamo risparmiato dei soldi per comprare un pezzo di terra. C'era anche un grande festival reggae si nome "Sunsplash", dove sono andato a lavorare. Tornato negli Stati Uniti, avevo iniziato a vendere cose come t-shirt, libri, e ogni sorta di gadget che aveva a che fare con il movimento Rastafari. Ho lavorato come rivenditore in diversi spettacoli di reggae, e ho fatto la stessa cosa al Sunsplash. Ma abbiamo avuto una brutta esperienza in questo viaggio. Sono stato aggredito, e abbiamo sentito parlare di gente raggirata nelle vendite di terreni. Anche avere un bambino di un anno era dura, troppo. Usavamo i pannolini di stoffa, ed eravamo in un paese che non aveva quasi nessun pannolino e pochissimi rubinetti d'acqua, quindi solo mantenersi puliti era tutto un mondo nuovo a cui non eravamo pronti.

RTE: Mi ricordo di aver visto un documentario su Bob Marley che mostrava un certo tipo di spiritualità voodoo nella Giamaica rurale. Era parte della pratica rasta? Inoltre, puoi commentare le notizie di cui si sente parlare sui rasta anti-cattolici?

Michael: Non ho mai visto alcun elemento voodoo nel rasta - in Giamaica, sì, è parte della cultura delle colline, ma non tra i rasta! Per quanto riguarda il cattolicesimo, in Giamaica si è sviluppato rancore durante e dopo la seconda guerra mondiale, quando sono state fatte circolare immagini del papa che a quanto si diceva dava la benedizione alle bombe a gas italiane che furono poi lanciate sull'Etiopia - se fosse vero o no, non sono sicuro. Ma abbiamo anche una foto successiva di Haile Selassie che bacia l'anello del papa in segno di rispetto. Ho sempre sentito che stava mostrando a tutti che lui aveva perdonato, e che dovevano perdonare anche gli altri. A dire la verità, ho visto molto più sentimenti anti-cattolici tra gli ortodossi che non tra i rasta.

RTE: Come vi hanno trattato i giamaicani?

Michael: La reazione è stata varia. I giamaicani più anziani ci accettavano come figli perduti; erano dispiaciuti per noi e cercavano di aiutarci. All'altro estremo, un certo numero di persone ci ha fatto sentire reazioni come "voi venite a rubare la nostra cultura", che Rastafari è cosa loro e e che noi andavamo a cooptarla. Anche qui in America, alcuni neri venivano a dirci: "Perché ti vesti così, perché porti i dreads? Questa è la nostra cultura africana". Ma nel frattempo, loro erano in abiti europei e riccioli cotonati. Ai veri rasta, però, non poteva importare di meno chi eri. Eri solo un altro figlio di Dio.

Quando siamo tornati in Kansas dalla Giamaica, la gente pensava che questa fosse la nostra fine come rasta, ma in realtà ci ha reso più forti. Abbiamo vissuto questo stile proprio qui in casa nostra.

RTE: E probabilmente vi ha resi più posati, perché avevate visto la realtà della vita rasta in Giamaica e avevate dovuto fare una scelta di abbandonarla oppure di approfondire ciò che era buono.

Michael: Sì. Questo è stato un grande dilemma con noi perché stavamo completamente cercando di non fare affidamento sul sistema. Ma eravamo stati in Giamaica e ciò che ci ha fatto vedere chiaro è stato nostro figlio Nesta. Se fossimo rimasti lì, quali scelte avrebbe avuto? Così ora avevamo scoperto che volevamo un po' del mondo per nostro figlio, ma senza essere d'accordo con il mondo. Stavamo cercando di fare un cammino equilibrato tra i due stili di vita. Questo era il nostro modo di pensare quando siamo tornati. Abbiamo mantenuto la pratica e ho stabilito delle fondamenta, diventando lentamente una sorta di punto di raduno. La gente ha cominciato a venire da me a cercare i rasta.

RTE: Sei stato uno dei leader dei rasta nel Midwest.

Michael: Forse lo sono diventato per alcuni. Alla fine ho avuto un programma radiofonico che mi ha esposto a un sacco di persone che cercavano i rasta, o un modo di vita diverso. Abbiamo anche iniziato a fare un campo di revival rasta annuale in un campeggio della YMCA vicino a Lawrence, dove vivevamo. Ho sempre sottolineato il lato spirituale del rasta, e questo era il lato per cui le persone contavano su di me. Anche altri rasta, musicisti di reggae giamaicano, mandavano la gente sa me: "Io vi dirò come suonare gli accordi sulla chitarra e cantare le canzoni, ma se volete sapere tutto sul lato spirituale, andate da Ras Mike".

Ai campi preparavamo tavoli con libri, parlavamo con le persone che venivano, le incoraggiavamo a scoprire qualcosa su sua Maestà Haile Selassie... Avevo ogni libro, ogni nastro sui rasta, tutto, e tutto quanto citava più e più volte la Bibbia e i discorsi di sua Maestà. Esponevamo immagini in formato poster di sua Maestà con la sua corona.

RTE: È diventato un distintivo tra i giovani americani degli anni '80 identificarsi con Marley, come essere un hippie vent'anni prima. Ma alcuni di quegli hippies erano veri ricercatori spirituali, che hanno cercato di dare una mano, e sono finiti in posti buoni e solidi in seguito. Ne hai trovato anche tra i giovani rasta, o erano per lo più turisti musicali?

Michael: Ci sono stati dei veri ricercatori, e ce n'erano altri che si sono persi e per i quali questo era solo l'ultima fase. C'erano un sacco di "teste" del reggae a cui piaceva la musica, ma non erano interessati alla spiritualità, ma molti di noi erano in cerca di qualcosa di più di un momento di divertimento sulla spiaggia.

RTE: Che cosa hai ottenuto dall'essere rastafariano?

Michael: Sono grato a molti rasta per le cose che ho imparato. I veri principi del rasta sono concentrati su come aiutarsi l'un l'altro. Tu ami il tuo fratello e tua sorella e quelle cose vengono prima. La vita non è il tuo lavoro, la tua carriera, avere una bella macchina, o niente di tutto questo. Voi siete figli di Dio e Lui vi accetta ovunque vi troviate.

Un gruppo di rasta che ho seguito per un po', "le dodici tribù di Israele", ha "dimore", come le chiamano, dal Vangelo in cui il Signore ha detto: "nella casa del Padre mio ci sono molte dimore". Queste case Rasta sono in tutto il mondo, anche in Australia e Nuova Zelanda, e fino alla sua scomparsa, avevano un profeta, Gad, a cui si rivolgevano per una guida spirituale. Una delle loro pratiche principali è quella di leggere un capitolo al giorno della Bibbia. Quella era la prima cosa che facevi come membro delle "dodici tribù " - leggere tutta la Bibbia. Erano soliti predicare, "Un capitolo al giorno toglie il diavolo di torno". Ci vogliono tre anni e mezzo per leggere un capitolo al giorno, quindi è stato un processo lungo. Devo dire che non ne ho tratto molto, a causa di tutto ciò che succedeva di altro nella mia vita, ma poiché non avevo mai letto la Bibbia prima, è stata davvero un'esperienza positiva.

Ho scoperto che si tratta di un libro amichevole.

L'altra cosa che ho avuto da Rastafari, e che alla fine mi ha portato all'Ortodossia, sono le icone etiopi. Ancora oggi mi parlano. Alcuni degli album di reggae cominciarono ad avere icone in copertina, e questo era il luogo dove le vedevo. La cosa più grande che il reggae mi ha dato, però, è sua Maestà Haile Selassie, quell'uomo straordinario che amo molto.

L'imperatore Haile Selassie I d'Etiopia

Teresa e Nesta con un'immagine dell'imperatore Haile Selassie I

RTE: Puoi parlarci di lui? Molti di noi sanno che egli era il re d'Etiopia, ma non molto di più. Ha avuto un'influenza piuttosto forte sulla Giamaica, non è vero?

Michael: È amato in tutto il mondo. Certo, era già defunto al momento in cui ho sentito parlare di lui, ma abbiamo tenuto una celebrazione annuale del compleanno di sua Maestà qui a Kansas City. Lo chiamavamo "Birthstrum", e collegavamo il tutto con la musica. Avevamo un negozio di reggae sulla 47esima e la Troost dove usavamo il parcheggio posteriore con bande, bancarelle e cibo. Molti bianchi anziani venivano, vedevano la sua foto e dicevano: "Sapete, ci ricordiamo di quel tipo". Io chiedevo: "Che cosa ricordate? " E dicevano: " Era quel piccolo re camminava con i Kennedy al funerale". Ed era vero. Quando Kennedy fu assassinato, sua Maestà entrò nel corteo funebre, tenendo il braccio di Jacqueline Kennedy. Lo si può vedere in tutte le foto. Era piccolo, di poco più di 1 metro e 60 di altezza. Era in uniforme imperiale, con tutte le medaglie e decorazioni. [3]

RTE: E perché era venuto al funerale?

Michael: Lui e Kennedy erano amici, ed è così che gli americani seppero di lui. Era nato in Etiopia nel 1887, e suo padre, Ras Makonnen, era la mano destra del re Menelik dell'Etiopia. Ras Makonnen era stato il primo dignitario imperiale africano ad andare all'estero in Europa. Stava studiando diverse forme di governo, e Ras Tafari, il figlio, andava spesso con lui, in modo che da bambino fu esposto a culture e popoli diversi. Dall'età di sei anni ha avuto due tutori, uno un prete copto etiope, e l'altro un francese. Suo padre era consapevole che il futuro dell'Etiopia dipendeva dall'imparare a lavorare e comunicare con persone diverse, così che quando sua Maestà aveva dodici anni, parlava diverse lingue correntemente.

RTE: L'Etiopia era stata abbastanza chiusa prima di allora, non è vero?

Michael: Sì, e l'unica cosa che la maggior parte degli occidentali conosceva dell'Etiopia era che, secoli prima, era sulla rotta delle spezie. Quando gli egiziani si spostarono più a sud, L'Etiopia divenne isolata, le carovane delle spezie furono deviate, e ci fu un lungo periodo di isolamento. Ma erano già cristiani. Adottato il cristianesimo prima di Roma. Oggi si pensa all'Etiopia vedendo le foto dei disordini civili, persone che muoiono di fame, ma in realtà è un paese molto spirituale, e la gente è tra le persone più meravigliose che abbia mai incontrato.

RTE: Così Haile Selassie era già stato preparato per essere il prossimo imperatore? Re Menelik non aveva un erede?

Michael: l'islam era già penetrato in Etiopia, e quando il figlio di re Menelik divenne musulmano, non fu più un candidato per il trono. Il re doveva essere cristiano. Il trono passò alla figlia di Menelik, che divenne regina, ma morì poco dopo, e poi fu scelto Haile Selassie. Per essere in linea per il trono, si doveva essere in grado di far risalire la propria stirpe a re Salomone, cosa che egli poté fare, per la soddisfazione degli etiopi, attraverso il suo nonno paterno. Si doveva anche essere ortodosso etiope.

Quando sua Maestà salì al potere, non solo diede al suo popolo la loro prima costituzione, ma portò l'Etiopia nella Società delle Nazioni e abolì la schiavitù. Ancora più importante, la Chiesa venne di nuovo alla ribalta. Lui era molto devoto. Fino ad ora uno dei miei più grandi rimpianti come rasta è che quando leggevo i suoi discorsi, parlava sempre di Gesù Cristo, ma non riuscivo a riconoscerlo. Prendevo solo quello che si accordava con il mio mondo, e quando si fa così non si ascolta tutto.

RTE: Era copto o era ortodosso etiope?

Michael: La prima volta che salì al trono, la Chiesa etiopica era sotto vescovi copti egiziani, tra cui uno che parlava a malapena la lingua etiope. Più tardi, gli etiopi ebbero il loro patriarca, anche se erano ancora copti, e più tardi ebbero la Chiesa ortodossa etiope, che è ancora una delle chiese monofisite. C'è stato un certo movimento verso la riunione e spero che alla fine possano riunirsi con le Chiese ortodosse calcedoniane - russa, greca, antiochena, serba, bulgara.... Ma la principale influenza su di noi era sua Maestà. Si alzava alle 4 del mattino, e dopo due ore di preghiera, andava in chiesa per la liturgia e poi lavorava nel suo giardino prima di iniziare incontri e questioni statali. Anche quando gli italiani invasero l'Etiopia e fu esiliato per cinque anni, rischiò la vita per fare un pellegrinaggio a Lalibela, il grande complesso monastico etiope, per pregare prima di andarsene. Nelle sue foto di quel periodo si può vedere che egli era in pace, anche durante la guerra. Mi ricordo la prima volta che ho visto immagini di repertorio di lui - una di quelle immagini era stata copiata come foto da tutto il mondo rasta - e adesso qui stavo guardando l'uomo vivente.

Durante la sua vita, alcuni rasta dicevano che era Cristo. Marcus Garvey aveva detto: "Quando un re nero sarà incoronato, sarà il messia di ritorno", e la gente lo prese in maniera letterale. Tra le parole di Garvey, il lignaggio tradizionale di sua Maestà che risale a re Salomone, e l'Etiopia menzionata nella Bibbia, molti giamaicani giunsero alla conclusione che era il Signore. Alla sua incoronazione, anche il suo titolo tradizionale come monarca etiope, "Re dei Re, Leone Conquistatore di Giuda", contribuì a rafforzare questa convinzione. Questi erano in realtà i titoli del Signore dalla Bibbia, che erano stati utilizzati dai più tardi re cristiani etiopi, proprio come i re d'Europa utilizzavano titoli cerimoniali, ma noi non lo sapevamo. Centravamo tutto in Haile Selassie. Per noi, si distingueva come una persona speciale nella storia.

Un'altra cosa che mi ha colpito di lui è che era un nero africano in contatto con il resto del mondo. Egli era la sua nazionalità, ma era anche di più. Quando costruiva un ospedale, per esempio, vi portava i migliori chirurghi, i migliori medici, di qualsiasi nazionalità o colore. Non sembrava vedere i colori. All'epoca avevo a che fare con la mia esperienza del razzismo nell'essere un rasta bianco, e guardavo davvero al suo esempio, "Questo è lui, questo è quello che dice". La più famosa canzone di Bob Marley è stata "War" (Guerra), e i suoi testi erano da un discorso di sua Maestà, che diceva: " Fino a quando il colore della pelle di un uomo non sarà più significativo rispetto al colore dei suoi occhi, ci sarà la guerra". Quella frase parlava a me come uomo bianco.

Nelle foto, lo si vede per primo con un mendicante, e nella prossima con un capo di Stato, come Kennedy. Sono rimasto colpito da quanto camminava così facilmente tra questi due mondi, come un monarca e sovrano di un paese, ma anche docile come un agnello. Ci sono molte storie su di lui, e per gli occidentali, la sua corte sembrava esotica. Per esempio, i leoni vagavano per il palazzo. I giornalisti e gli ospiti venivano a vedere il re, e mentre aspettavano, si trovato faccia a faccia con un leone. Restavano congelati fino a che sua Maestà veniva a trovarli, ma poteva trattare i leoni come gattini. Gli animali lo conoscevano.

RTE: Ha mai visitato la Giamaica?

Michael: Nel 1966, è venuto a Trinidad, Tobago, in Giamaica e in un tour dei Caraibi. Fu invitato da Michael Manley, il primo ministro giamaicano, probabilmente per correggere questa immagine che la gente aveva di lui. Come ci si poteva aspettare, c'è stata una grande risposta da parte della comunità rasta. Duecentomila persone sono venute all'aeroporto a incontrarlo. Il lato rasta della storia dice che quando l'aereo di Sua Maestà è atterrato, sono volate colombe intorno a lui, è uscito il sole, ed egli ha pianto nel vedere i "suoi" figli. Ma ho letto nel libro di sua nipote, e in altri libri, che lui in realtà piangeva per il fatto che loro erroneamente pensavano che fosse Gesù Cristo.

La gente ha viaggiato per tutta la Giamaica a piedi per vederlo. Bob Marley era in America, al momento, al lavoro presso lo stabilimento Ford a Detroit, ma la moglie Rita era a casa in Giamaica, una ragazza cristiana adolescente, e andò a vedere questo re che i rasta affermavano fosse il Messia. Disse che quando lo vide per la prima volta pensò: "Come può un tale piccolo uomo essere un grande re?" Ma quando passò nel corteo e agitò la mano, nel mezzo del palmo vide una cicatrice. In realtà, aveva una cicatrice nel palmo della mano che agitava, ma si può immaginare ciò che la gente concluse da questo. Quello per lei fu un segno, e da quel giorno fu una rasta. Bob lo prese da lei.

Michael con un poster di Bob Marley

RTE: Che tragedia per sua Maestà. Come ha risposto?

Michael: Si è incontrato con i leader Rastafari e li ha esortati a diventare ortodossi etiopi. Ha consigliato loro di costruire la Giamaica. Appena Sua Maestà tornò in Etiopia, inviò un abba etiope, l'arcivescovo Yesehaq, in Giamaica per aggiustare le credenze sbagliate dei rasta e insegnare loro il cristianesimo e l'Ortodossia etiope. Inoltre diede il denaro per comprare il terreno per una chiesa etiope. Abba Yesehaq è stato colui che ha contribuito alla conversione di Rita. Lei ora è ortodossa etiope. Molti vedono sua Maestà come una sorta di profeta, anche se altri ancora lo vedono come una figura messianica e alcune persone ne "le dodici tribù" continuano a credere che è Gesù Cristo.

RTE: Ma se lui ha detto che non era il Signore, perché dovrebbero continuare a crederelo?

Michael: Poiché alcuni anziani rasta insistono ancora sul fatto che è vero. Dicono che se Dio venisse sulla terra non s proclamerebbe come tale perché non vorrebbe avere nulla a che fare con l'onore e il consenso mondano. Inoltre, non c'erano molte informazioni in giro. Le persone erano abituare alle menzogne da parte dei media, del governo, del mondo. Non credevano a ciò che veniva dall'esterno. Ma questa volta, la colpa era degli anziani rasta.

Per esempio, sono circolati nastri di discorsi pubblici che sua Maestà aveva fatto, e uno di questi era una intervista del 1967, quando fece una visita di stato in Canada a negoziare un progetto agricolo canadese-etiopico. Avevamo un nastro dell'intervista. Riguardava per lo più questioni politiche, ma l'ascoltavamo a volte solo per sentire la voce di sua Maestà. Anni dopo, ho ricevuto un'altra copia dello stesso nastro, ma in questa c'era un'altra domanda, dove gli veniva chiesto: "Sa, sua Maestà imperiale, ci sono molte persone in Giamaica e all'estero, che la vedono come la reincarnazione di Gesù Cristo. Come si sente a riguardo?" Lui disse senza mezzi termini, proprio lì, in pubblico, che non era Dio, che non era Gesù. Gli anziani rasta avevano semplicemente tolto la domanda dalla versione precedente. Essi sostenevano che fosse il contrario, che Babilonia, cioè le forze terrene, aveva alterato il nastro per farlo suonare come se lui avesse detto che non era il Messia. È lo stesso con le foto che abbiamo di sua Maestà che ha baciato l'anello del Papa quando lo ha incontrato - o che si confessava in chiesa, il che dimostra che la Chiesa etiopica ha i sacramenti cristiani. Quando mostriamo queste foto ad alcuni rasta, dicono che abbiamo falsificato le immagini. Non si può costringere la gente a credere.

RTE: Cosa apprezzi ancora di Haile Selassie, ora che sei un cristiano ortodosso?

Michael: Apprezzo tutto quello che so di lui. Mi ha portato alla Chiesa ortodossa. Ha dato alla Chiesa etiopica una presenza nel mondo. Ha costruito chiese, ospedali e cliniche, e inviato studenti a studiare all'estero. In realtà, il dittatore comunista che lo rovesciò, e fu probabilmente responsabile della sua morte (si crede che sia stato soffocato), era uno degli studenti che aveva mandato a studiare in America. Attraverso l'imperatore, il mondo intero ha conosciuto l'Etiopia. Ha parlato alle Nazioni Unite ed era ben noto come cristiano. Questa è la fonte della sua influenza su di me: il fatto che era un uomo profondamente cristiano.

RTE: Probabilmente è stato l'ultimo monarca apertamente cristiano che abbiamo avuto. Alcuni dei monarchi costituzionali europei sono cristiani di persuasione, ma non ne parlano pubblicamente come ha fatto lui. Pensi che ci sia un parallelo con lo tsar martire russo Nicola II?

Michael: Sicuramente. Ci fu una grande somiglianza nel modo in cui i popoli di Etiopia e di Russia vedevano questi governanti (come li vedevano realmente, non come i comunisti li raffigurarono in seguito), e come questi due monarchi cercarono di proteggere i loro paesi cristiani. Ricordo di aver visto le foto dello tsar e di aver avuto la sensazione che i due avessero lo stesso spirito. Non sapevo nulla dell'Ortodossia, ma ne ho percepito la connessione. È anche importante che essi siano stati entrambi re consacrati uccisi da un regime comunista. È facile per me capire la venerazione che i russi ortodossi provano per l'ultimo tsar e la sua famiglia.

RTE: sì. È stato un ponte più facile da attraversare per te che per la maggior parte degli americani convertiti.

Michael: Fino a questo giorno i rasta mi chiedono perché ho ​​ancora la foto di Haile Selassie nella mia cappella, e parlo di come lui un re ortodosso, e come lui mi ha portato all'Ortodossia. So che è lo stesso in Russia, dove la gente guarda alla famiglia reale russa.

Quando seppellirono sua Maestà, migliaia di persone vennero a onorarlo. A causa del regime comunista, non potevano dire una parola ad alta voce, ma toccarono la sua bara. C'erano molte storie su di lui, ma non potevano essere raccontate pubblicamente. Era lo stesso sotto il governo successivo, che non si definiva comunista ma era composto dalle stesse persone.

Il Reggae Revival Show

RTE: Puoi dirci ora del tuo programma radiofonico? Ho sentito che era il programma reggae più influente nel Midwest.

Michael: Sono sicuro che fosse ben lontano dall'essere il più influente, ma sono contento che lo hai sentito. Gloria a Dio. Il programma radiofonico si è concluso circa due anni fa. È stato in onda per dieci anni. Quando ho iniziato, c'erano quattro o cinque diversi programmi reggae in tutto il paese, ma il mio era l'unico programma rasta.

RTE: Qual è la differenza? La musica reggae non è rasta?

Michael: Il rasta, per me, era il lato spirituale. Il reggae potrebbe avere a che fare con il lato spirituale, ma anche con il trovare una ragazza, fumare erba, ecc. Il rasta, anche se si parlava del fumo, ne parlava in termini di essere in pace in mezzo a Babilonia, mentre il reggae metteva la marijuana in un contesto sociale, di danza, che crea il proprio tipo di mondanità. Anche se si può anche ballare con la musica che suonavo, è più mirata a farti pensare a cosa significa la vita, a come dovresti essere. Ero sempre alla ricerca della prossima canzone che potesse ispirare qualcuno. Molte, molte volte ho avuto chiamate alla stazione radio, che dicevano: "Quella canzone che hai appena mandato in onda mi ha convinto a riaprire la mia Bibbia", oppure, " Mi ha fatto ricordare la mia mamma che è morta dodici anni fa, e quello che mi diceva sui santi". Quelle telefonate sono ciò che mi ha ispirato a guidare fino qui ogni settimana e fare la trasmissione. Più tardi, ho invitato un prete ortodosso, padre Paissio Altschul, e un paio di monache provenienti dalla chiesa di santa Maria Egiziaca per parlare dell'Ortodossia, in particolare delle radici africane del cristianesimo antico, e della conferenza che fanno ancora ogni anno. [4]

Mentre il pubblico radiofonico cresceva, personalmente è diventato una lotta per me. Mentre ero in un negozio di alimentari a chiedere dove erano le verdure, qualcuno poteva voltarsi e dire: "Ma tu sei Ras Mike!", solo sentendo la mia voce. Allora era diverso. Ora ci sono rasta in tutto il mondo. Sei anni fa al Sunsplash festival in Giamaica suonavano già affermate band reggae dal Giappone e da Taiwan, tra cui tre giovani giapponesi con i più lunghi, e i più bei dreads neri - dovevano averli fatti crescere per almeno un decennio. A Taiwan c'è un bar Bob Marley, con un'insegna alta 100 metri. Alcuni miei amici hanno sentito musica Bob Marley in monasteri buddisti nel Nepal. Tra gli anglofoni, probabilmente c'è più interesse oggi in luoghi come l'Australia. Là con il reggae sono al punto in cui eravamo noi negli anni '80 e '70.

Il reggae nel suo complesso è molto cambiato, prima era più terreno, più amante della pace; ora si è trasformato in qualcosa di simile all'hip-hop, "uno per tutti". Damian Marley, il più giovane dei figli di Bob, è stato a Lawrence di recente, ma la sua musica è hip-hop, è una cosa diversa. Sta raggiungendo una nuova serie di ragazzi, però, e anche alcuni dei messaggi di suo padre passano a loro.

RTE: Come mai il reggae ha un tale fascino universale?

Michael: Per Bob è stato perché parlava per la gente. Lo sfondo della musica reggae è la batteria e il basso, e il suo ritmo è basato sul battito cardiaco. Se entri in sintonia con questo, entri in sintonia con il tuo cuore.

RTE: Alcuni cristiani americani hanno svalutato la musica africana, dicendo che il ritmo ha un'influenza oscura, ma io non credo che si possa condannare la musica di un intero continente. Se siamo onesti, pochi di noi hanno mai sentito musica ecclesiastica copta o etiopica, o anche vera musica popolare africana.

Michael e Nesta

Michael: La musica africana è molto varia, e mentre la batteria può essere a volte ipnotica e condurre a stati indesiderabili, il reggae non è parte di questo. Le radici del reggae sono in Africa, ma anche nelle vecchie canzoni degli schiavi cristiani giamaicani. I testi parlano di Dio e della società, dei poveri, del governo che schiaccia la gente, dei torti della tua città - ma sei anche in grado di ballare con questa musica e di uscirne nobilitato.

RTE: C'è spazio per un reggae ortodosso?

Michael: Assolutamente. C'è un grande movimento cristiano nel reggae ora. Questo è quello che ho suonato negli ultimi due anni, il reggae del Vangelo. A un certo punto ho lasciato cadere la parte rasta e l'ho chiamato il Reggae Revival Show. Ho messo in discussione me stesso come rappresentante dei rasta da quando sono diventato ortodosso. La gente diceva: "Beh, sei questo o sei quello?" Ho cercato di dire: "Io sono la stessa cosa... sono appena passato a praticare ciò in cui sua Maestà credeva"

RTE: Qual è stata la loro risposta?

Michael: Le persone che mi hanno conosciuto in tutti quegli anni mi dicevano: "Bene, allora, che dire di Gesù? " Allora, mettevo in evidenza gli insegnamenti di sua Maestà sul Signore. Parlavo del Vangelo, di come Hailé Selassié lo viveva realmente. Era battezzato, leggeva la Bibbia, adorava la Santissima Trinità e Gesù Cristo come Figlio di Dio e Salvatore. Tutte le cose che faceva erano ortodosse. Non erano rasta. Non fumava erba, non ascoltava musica reggae, non faceva quelle cose che noi facevamo come rasta.

RTE: Pensi che i ragazzi sono interessati a trovare Dio, come lo eravamo noi negli anni '70 e '60?

Michael: Penso che ne siano più interessati di quando eravamo giovani noi. Penso che ognuno sente che sta accadendo qualcosa, che stanno arrivando gli ultimi giorni e che abbiamo bisogno di trovare qualcosa di più. Inoltre, ci sono un sacco di cose buone su internet - è una benedizione e una maledizione - e ho scoperto che le bancarelle di libri ortodossi sono un grande veicolo di sensibilizzazione.

È anche importante che i vecchi rasta come noi non siano cambiati completamente, anche se siamo diventati ortodossi. Noi non fumiamo erba, ma abbiamo ancora i nostri dreadlocks, abbiamo le nostre barbe, andiamo tra i giovani. Non voglio fare nomi, ma molte persone vedono il cristianesimo solo in termini di evangelisti televisivi. I ragazzi li vedono come qualcosa di falso, e abbiamo bisogno di essere tra loro a mostrare un cristianesimo più autentico. Ad esempio, qui a Kansas City, molti ragazzi per le strade conoscono padre Paissio, il sacerdote della nostra chiesa, e molti rasta lo rivendicano come loro.

Sento che forse io sono un ponte, non per scelta, ma sono felice di farlo. Io uso le opportunità che vengono quando le persone mi avvicinano come rasta.

Certo, parlerò con chiunque, non solo con i rasta.

L'incontro con l'Ortodossia

RTE: Che cosa ti ha portato finalmente all'Ortodossia?

Michael: tutto attraverso i miei anni di rasta, la mia ragione per essere lì, era di avvicinarmi a Dio. Penso che sia stato proprio Dio a lavorare con me attraverso il movimento rasta. Come ho detto prima, tutto quello che leggevo su sua Maestà, ogni discorso, ogni proclama, parla della Chiesa, del Vangelo, dei santi, e soprattutto di Gesù Cristo, ma non mi concentravo su quelle cose. Il primo incontro ortodosso che ho avuto è stato al festival reggae qui a Kansas City dieci anni fa. Ho sempre avuto uno stand al festival, e un anno è arrivato un uomo che camminava in giro in una lunga veste nera. Stava distribuendo un opuscolo che chiedeva semplicemente: "Sapete qual'era la fede di sua Maestà Imperiale?" C'erano poche righe sotto, e in copertina un monaco etiope con una croce. L'uomo con la veste nera si è rivelato essere padre Paissio, che era ortodosso e faceva evangelizzazione al festival. Era interessato al rastafari, e abbiamo iniziato a parlare di libri. Sapevamo entrambi di una rara serie di libri in quattro volumi chiamata "Le Vite dei Santi etiopi". L'Avevo tenuta d' occhio per anni, ed ero riuscito a ottenere i volumi I e III. Fr. Paissio, come ho scoperto, aveva i volumi II e IV! Così, ci siamo riuniti per scambiare i libri. In realtà sono passato attraverso queste stesse porte dieci anni fa. Ero rimasto senza fiato.

RTE: In che modo?

Michael: Per essere onesti, quel primo giorno tutto quello che volevo fare era scappare via. Sentivo di aver trovato quello che mi serviva, e non ero pronto. È stato come dirmi, "Oh mio Dio, questo è quello che hai sempre voluto, ed è troppo reale".

Mi sono incontrato con padre Paissio un paio di volte per scambiare libri, e per parlare brevemente. L'anno successivo è tornato al festival reggae, abbiamo parlato un po' di più, e mi ha invitato in chiesa. Di solito, questa era l'ultima cosa che avrei fatto, ma quella domenica sono andato, perché ho sempre trascorso il fine settimana del festival a Kansas City. Sono arrivato a metà della funzione, e mi sono sentito come se fossi a casa. Non sapevo quello che provavo, sapevo solo che era giusto e che era quello che avevo cercato per tutta la mia vita. Ricordo ancora quel giorno.

Poi è diventata una questione di libri - ne leggevo uno, e padre Paissio aveva a portata di mano il prossimo. Avevo lo spettacolo radiofonico, a quel tempo, così ero spesso qui, e alla chiesa di santa Maria due delle donne che erano diventate ortodosse, Mari e Magdalena, si occupavano della libreria. Venivo tutti i giorni e passavamo molto tempo a discutere insieme. Mari (ora madre Pacomia) è diventata una monaca ortodossa. Sono davvero grato a tutte le persone ortodosse a Kansas City che hanno aiutato il mio ingresso: i parrocchiani di santa Maria, soprattutto Magdalena, e le monache, Madre Pacomia e Madre Brigida, che mi hanno dato un posto dove essere.

In principio, padre Paissio mi ha dato Not of this world, la biografia di padre Seraphim Rose, ma dopo un paio di capitoli l'ho portata indietro dicendo: "No, questa non è per me. Non sta facendo scattare nulla". Allora, mi ha dato I racconti di un pellegrino, che hanno fatto scattare qualcosa dentro di me. Ho iniziato a praticare la preghiera di Gesù.

Dopo I racconti di un pellegrino, mi sono tuffato completamente in san Teofane il Recluso - La via verso la salvezza, Il combattimento invisibile. Il libro che veramente mi ha toccato sono state la lettere che scrisse alle monache, L'accensione della scintilla divina. L'ho letto così tante volte che ora sembra davvero come dovrebbe essere la Bibbia: completamente usurato. Più tardi, sono tornato a Not of this world, e mi è piaciuto. Altri scritti ortodossi mi hanno veramente aiutato: gli scritti di san Giovanni Crisostomo sul matrimonio, gli scritti di san Nikolaj Velimirovich, la serie degli Anziani di Optina, alcune cose dalle tradizioni africana ed etiope, come Matteo il Povero, e padre Bishoy Kamel sulla Croce del Signore. Lo scorso anno mi sono arrivate le Omelie ascetiche di Sant'Isacco il Siro. Sono grato per tutti questi testi.

RTE: E com'è stato questo periodo per te, Teresa?

Teresa: Prima che Michael incontrasse l'Ortodossia, avevamo una vita veramente felice, ma dopo che ha iniziato a leggere, non sembrava proprio felice. Non era più sicuro di se stesso. Gli ho ricordato: "Questo è quello che io ho lasciato quindici anni fa". Cioè, io avevo più o meno smesso di andare in chiesa, ma nel mio cuore sapevo chi era Cristo, mentre Mike non era mai stato veramente cristiano. Ma ora ero irritata vedendo che stava per essere portato via da me. Io avevo avuto Gesù fin dall'infanzia, eravamo andati ai corsi prematrimoniali e ci eravamo sposati nella Chiesa cattolica, ma ora stava per essere portato a Gesù Cristo da quelli che consideravo ortodossi matti ed eccentrici e non lo apprezzavo affatto. Chi credevano di essere, a invadere il nostro matrimonio felice, la nostra bella famigliola, il nostro stile di vita "semplice"?

Per lungo tempo il nostro matrimonio era stato molto solido e ne eravamo molto orgogliosi, ma quando ha iniziato ad andare in chiesa e ad apprendere l'Ortodossia, è stato scosso fino al midollo. La prima volta che padre Paissio venne da noi al festival reggae, gli ho dato uno sguardo e capii che tutto era finito. Mi sentivo come se volessi urlare, e ho pregato l'universo intero, "tieni quell'uomo lontano da mio marito! " P. Paissio ricorda ancora la riunione. È arrivato passeggiando attraverso il prato, perché avevamo una bancarella di libri e Michael stava bruciando incenso di chiesa etiopico.

Quando Mike ha iniziato a diventare ortodosso, gli ho detto: "Questo è tutto. Io non farò quel che fai tu per niente al mondo. Possiamo ancora essere sposati, ma io farò qualcosa di diverso". E lui ha risposto:" Va bene. Finché tu mi ami, va tutto bene". Ma dentro avevo paura, paura sul serio. Avevo paura di perdere l' uomo che avevo amato, da cui avevo avuto un bambino, e costruito la mia vita intorno a lui per gli ultimi quindici anni. E avevo ragione. Ho perso quell'uomo, e ora ho un nuovo uomo. È lo stesso, ma è diverso. Non meglio, solo diverso.

RTE: Probabilmente ogni donna sposata che leggerà queste parole potrà sentire ciò che hai passato, Teresa. Quand'è che sei stato finalmente battezzato, Michael?

Michael: Circa sei anni dopo che ho incontrato padre Paissio. Mi stavo preparando al battesimo, andando a lezione insieme con nostro figlio Nesta, che doveva essere battezzato con me. Come ho detto prima, facevamo questo campo di revival rasta, con persone che partecipavano da tutta l'America. Un anno abbiamo avuto dodici paesi diversi rappresentati al risveglio, arrivando a 130 persone. Erano per lo più rasta, e anche alcune persone pagane che erano in sintonia coni rasta, o pensavano che il rasta fosse qualcosa che non era. Abbiamo inviato volantini, e dopo è venuta gente per passaparola.

Mentre diventavo più attratto dall'Ortodossia ed era arrivato il momento per il mio battesimo, padre Paissio e io abbiamo deciso di fare il battesimo al campo di revival rasta. Lì  c'era un lago lì, ed era un buon posto per il battesimo. Mi dispiace dirlo, ma alcuni mi vedevano come un leader del movimento rasta in questa zona, e ho pensato che un battesimo pubblico sarebbe stato un buon modo per mostrare al gruppo dove stavo andando e quanto questo significava per me, in modo da condividerlo con loro.

RTE: Il tuo ragionamento non era così diverso dalle missioni ortodosse di secoli fa in Europa, Siberia, Cina, dove, se il capo era battezzato, tutti gli altri lo seguivano. Tu eri il capo della vostra piccola comunità.

Michael: Sì, forse per alcuni, ma circa una settimana prima del campo, è accaduto qualcosa che ha fatto rimandare il piano per un po'. Ero totalmente esaltato, volevo davvero essere battezzato ed ero pronto, ma semplicemente non poteva accadere. Ora credo che questa fosse la volontà di Dio. Ho attraversato un lungo periodo di riflessione, e sono arrivati pensieri come, "Forse Dio non vuole che io sia battezzato... forse sì, forse no. Cosa dico a queste persone che ho allertato per il mio battesimo, e che ora vogliono sapere che cosa è successo?" Ma, nel corso dello stesso anno ero diventato così forte e così pronto, che alla fine è stata una cosa ancora più potente.

L'unica cosa che mi preoccupava era nostro figlio. Aveva quattordici anni, e non capiva perché avremmo dovuto rimandare. Lo abbiamo cresciuto abbastanza libero, senza dirgli cosa fare. Naturalmente, gli davamo suggerimenti da genitori,su ciò che sentivamo giusto, e cercavamo di insegnare con l'esempio. Lo abbiamo fatto studiare a casa, e, in un certo senso, gli abbiamo lasciato dirigere la sua piccola vita sotto la nostra protezione. Anche se avevo le mie preoccupazioni in quel periodo, cercavo di lasciarlo stare. Infine, quando si poteva di nuovo fare il battesimo, abbiamo deciso di farlo alla Teofania.

Prima di Natale, ho preso Nesta da parte e gli ho detto: "Ho intenzione di farmi battezzare alla Teofania, e anche tu, se lo vuoi". Ha subito detto: "A una sola condizione". Ho chiesto, "Quale, Nesta? Qual è la tua condizione? "Ha detto, "Solo se lo farà padre Paissio". Allora, ho chiamato padre Paissio e lui ha detto, "Ma certo". Quando è avvenuto, è stata una cosa molto potente. Sono venuti il mio vicino di casa, la sorella di Teresa, e la zia preferita di Teresa, che è venuta a fare da testimoniare al battesimo di Nesta perché aveva promesso alla madre di Teresa, che avrebbe provveduto che i suoi nipoti fossero battezzati.

Teresa, naturalmente, era stata battezzata da bambina. Quando siamo stati battezzati ortodossi è venuta con noi in chiesa saltuariamente ma non era pronta a entrarvi lei stessa. È stato un cambiamento enorme per lei perché ero stato così profondamente rasta. Tutta la nostra vita coniugale era stata costruita intorno al Rastafari, e ora stava cambiando.

RTE: Teresa, come ti sei sentita all'ingresso di Nesta nell'Ortodossia?

Teresa: Sono stata davvero felice di vederlo battezzato. Era stata qualcosa che avevo voluto per lui, ed è successo quando aveva quattordici anni. È stata una sua decisione, e ha segnato i confini tra l'infanzia e l'età adulta. È davvero un bravo ragazzo. Non ha cambiato il nostro rapporto. Mia madre, che era già morta, aveva voluto tutti i suoi nipoti battezzati, e questo realizzava il suo sogno.

Come ha detto Michael, abbiamo fatto studiare Nesta a casa, strutturando la sua scuola intorno a quello a cui era interessato. Quando si interessava di dinosauri, facevamo matematica e letture sul soggetto dei dinosauri, e in tutto parlavamo di dinosauri. Lo abbiamo allevato con l'idea che i bambini nascono sapendo che cosa hanno bisogno di imparare.

Il nostro compito come genitori è quello di dare loro gli strumenti di sui già sentono che avranno bisogno da adulti. Gli dicevamo: "Nesta, tu sai quello che ti serve. Ci fidiamo di te. Hai bisogno di noi per guidarti, ma sai di che cosa avrai bisogno da adulto". Confidando che l'universo ci conducesse avanti entrambi. Ogni anno gli chiedevo: "Sei pronto ad andare a scuola quest'anno?" Infine, è andato in prima media e poi fino al liceo. Non ha avuto grandi risultati in termini di volti, ma questo non mi interessava. Lui sa come lavorare, e ha la fiducia e il calore familiare dietro di lui. Può riuscire in tutto quello che vuole.

Michael: Teresa è stata finalmente cresimata ortodossa la Domenica delle Palme del 2005, e nel mese di agosto, il nostro 25° anniversario di matrimonio, abbiamo avuto il nostro matrimonio benedetto nella chiesa ortodossa. Il giorno in cui il nostro matrimonio è stato benedetto è stato bellissimo. Oltre alla funzione, che è stata molto toccante per entrambi, ha significato molto che i miei genitori e la maggior parte delle grande famiglia di Teresa fossero lì. Sono rimasti per tutta la funzione del matrimonio e la Liturgia, un lungo cammino per i non ortodossi. Gli amici della chiesa hanno preparato il cibo.

RTE: Meraviglioso. Teresa, la tua prospettiva è cambiata da quando sei diventata ortodossa?

Michael: Una cosa che sentivo da tutte le mie letture era che ogni religione ha gli stessi principi di base di amare Dio, di essere gentile con gli altri, di vivere semplicemente, di essere in pace. Ero alla ricerca di un modo per applicare questi principi, e ho pensato: "Beh, sai, io sono qui in questo matrimonio per sempre, non ho intenzione di lasciarlo, quindi cerchiamo di applicarci. Proviamo ad applicare quello che ho imparato in questa chiesa ".

Alcune delle cose che avevo letto dicevano che il peccato è un'illusione, e molti anziani ortodossi esprimono lo stesso principio - non che il peccato non esista, ma che non è ciò che è eterno. La cosa che è cambiata per me quando sono diventata ortodossa è che Gesù Cristo come Dio è diventato reale.

Questo il buddhismo Zen non lo aveva, né lo avevano i Rasta, i Bahai o gli Hare Krishna. Mi è piaciuta anche la struttura dell'Ortodossia. Avevo sempre voluto digiunare, e ho sempre voluto avere una regola di preghiera, ma non ne avevo la disciplina. Ora, ho un aiuto. Michael mi incoraggia a pregare con lui ogni mattina e prima di dormire, e il digiuno non è difficile. In realtà mi piace la sensazione di fame e di vuoto. Credo che avessi bisogno di una solida ragione per farlo.

Ma devo dire che, anche dopo la mia cresima, essere ortodossa mi ha dato disagio per lungo tempo. Smettevo a giorni alterni, e poi decidevo di riprovare.

RTE: Che cosa non sembrava giusto?

Teresa: Mi sono resa conto che ero stata cresimata non perché volevo davvero essere ortodossa, ma perché amavo Michael. Ora, ero alle prese con la mia identità, ed ero stanca di litigare con Michael su questioni di fede, come la mia lettura di Un corso in miracoli, che avevo amato. Sentivo un vuoto. Un giorno, un'altra assistente sanitaria, una cristiana rinata, infilò la testa dietro l'angolo della stanza in cui stavo lavorando. Con le lacrime agli occhi (aveva recentemente divorziato a malincuore), mi guardò nello specchio e disse: "Se ami tuo marito tanto quanto dici, mi unisco alla sua chiesa. Hai un buon matrimonio, un buon marito. Non mancare di rispetto a questo dono che Dio ti ha dato". Ebbene, questa affermazione affondò profondamente nel mio cuore, nelle mie ossa, nel mio sangue, e mi è venuto un flusso costante di lacrime. Mi resi conto allora che stavo combattendo contro Dio, e che stavo perdendo la battaglia, la battaglia della mia volontà, della mia strada. Non mi piace perdere, non mi piace imparare ad essere umile, non mi piace ammettere il mio peccato. Avevo questa grande idea che "sono una brava persona, non sono una peccatrice!" Ma nell’Ortodossia, questa perdita è un guadagno. Perdere la mia strada, perdere la mia volontà, ammettere il mio peccato è un guadagno della buona grazia di Dio, un guadagno di "gioia inattesa". Non si tratta di vincere nulla.

Padre Paissio e Michael

RTE: Credo che tu abbia appena espresso tutta l'essenza della vita spirituale. C'è stato qualcosa che hai letto che ti ha aiutato lungo il cammino?

Michael: Sì. Il primo è stato Toccare il cielo, un racconto di pellegrinaggio di un giovane a Valaam, quindi: La via regale della Croce che conduce alla vita eterna; La vita di preghiera ortodossa; Comunione d'amore; San Basilio, Il taumaturgo di Ostrog, San Silvano dell'Athos, Pastore di anime... inoltre, molti dei libri spirituali non ortodossi che ho letto hanno contribuito al mio modo di percepire l'Ortodossia. Porto tutte queste esperienze con me per quel che sono oggi. Più di recente ho letto La gioia della resa completa. Mi è capitato di trovarlo in un negozio di libri usati ed è stato molto edificante, specialmente durante la Quaresima.

Quello che vedo ora è che nell'ortodossia puoi essere chi sei. Puoi pregare mattino, mezzogiorno e sera oppure puoi condurre una vita nel mondo e venire in chiesa, tanto quanto puoi. Non si tratta nemmeno di ciò che vuoi - si tratta di ciò che Cristo vuole per te. Hai solo bisogno di lasciare che accada. Non devi cambiare te stesso, devi lasciare che Dio ti cambi. Questo è quello che è liberatorio nell'Ortodossia. Non devo cambiare, devo solo essere. Dio cambierà me se e quando vuole, nel modo in cui vuole. Ora, sono in pace con questo.

San Basilio di Ostrog

RTE: Capisco che entrambi avete un forte legame con San Basilio di Ostrog. Non è un santo molto noto, in Occidente, quindi come ci siete arrivati ​​?

Michael: Un paio di anni fa ho ricevuto un volantino di un libro su di lui chiamato, Il mistero del taumaturgo di Ostrog. L'immagine sul volantino mi ha attirato, e anche se non abbiamo preso il libro, al momento, l'immagine continuava ad affiorare, e mi ritrovai a dire: "San Basilio, taumaturgo di Ostrog, prega Dio per noi!" Un anno dopo ho visto il libro alla chiesa, e ho pensato:" Questo è il mio santo!" Appariva così santo e mite, benedicendo dall'immagine, che ho preso il libro e gli ho dato uno sguardo. Poche settimane più tardi Teresa e io abbiamo dovuto passare una notte in chiesa e ho portato il libro da leggere. Poco dopo l'inizio, la prima storia menzionava Bob Marley, e ho pensato: "Ma, questo è incredibile - perfino in Serbia, il vecchio Bob si muovendo la gente". Ho portato il libro a casa a per leggerlo, e sono tornato a casa il giorno successivo, trovando Teresa così immersa nella lettura che non riusciva a metterlo giù. Lo ha letto senza sosta per un paio di giorni, e io camminavo in punta di piedi intorno a lei per non disturbarla. Sentivo che san Basilio la influenzava così come aveva già fatto con me.

Non molto tempo dopo che abbiamo letto il libro, ho sognato che san Basilio era con noi. Mi sentivo così leggero e benedetto che ho svegliato Teresa dicendole, "san Basilio è stato qui!" Nel mio sogno era nel nostro cortile, e benediceva diverse parti del giardino. Ero così eccitato e mi sentivo così bene, e così pure Teresa. Pochi giorni dopo, siamo stati sorpresi di vedere tulipani rossi crescere in ognuno dei luoghi dove le avevo detto che egli aveva benedetto. Non c'erano altri tulipani vicino a loro, e non ce n'erano di rossi in alcun altro luogo. Fino ad oggi, non abbiamo mai avuto un altro tulipano rosso. Così, abbiamo sentito fortemente che lui era lì con noi. Dopo che nostro figlio Nesta si è trasferito abbiamo trasformato la sua camera in una cappella, dedicata a San Basilio. Padre Paissio e alcuni dei nostri parrocchiani sono venuti quest'anno il giorno della sua festa a servire lì la Divina Liturgia. La cappella non è stata più la stessa. Da allora, porto l'immagine di San Basilio con me, e ho letto tutto quello che posso trovare su di lui. A Dio piacendo, il prossimo anno in questo periodo saremo in Montenegro, saliremo sul suo monte santo per venerare le sue reliquie. [5]

I rasta e l'Ortodossia

RTE: Spero che ci sarete. Guardando indietro, dopo questo meraviglioso viaggio, che cosa sentite di aver portato all'Ortodossia dalla vostra esperienza rasta che potrebbe aiutare altri convertiti ortodossi, in particolare quelli provenienti da un ambiente più di classe media?

Michael: Vivere in modo semplice. Vedere il tuo fratello come te stesso. Vedere le persone non solo come una parte di te, ma come una parte di Dio, perché Egli li ha creati. I veri rasta vivevano così, e queste erano le cose che ci hanno attratti all'inizio. Penso che gli ortodossi nel loro insieme devono lavorare molto sulla loro dieta, sulla nutrizione, su uno stile di vita semplice. Ho frequentato chiese dove la gente è cordiale, ma a volte gli ortodossi posso anche sembrare troppo mondani. Il movimento Rastafari è stato una parte di così tanto del nostro viaggio spirituale che so che dovrò essere collegato al rasta per il resto della mia vita. Infatti, non molto tempo fa, ho incontrato un uomo da un gruppo rasta giamaicano chiamato i Dreads Bobo. Il loro fondatore, Prince Emmanuel, è defunto anni fa, e se li avessi incontrati in Giamaica avresti pensato che fossero un gruppo di supremazia nera, ma erano in realtà una comune basata sulla Bibbia. Nei primi anni in cui ero un rasta, ho scritto più volte a Prince Emmanuel e lui ha pregato per noi. Quando ho incontrato questo uomo della comune, gli ho detto di come anni fa avevo scritto a Prince Emmanuel, e quando ho detto qualcosa di mio figlio, Nesta, lui mi ha guardato, ha alzato le mani al cielo, ha pregato ad alta voce, e ha detto: "Ecco chi è Nesta!" Per anni, vi era stata una foto di questo bambino bianco sul loro tabellone di preghiera. Nessuno sapeva chi fosse, tranne che il suo nome era Nesta, ma dato che  Prince Emmanuel lo aveva messo lì, hanno sempre pregato per lui. Mi sentivo così commosso e benedetto. Hanno pregato per lui per oltre vent'anni.

RTE: Lo hanno portarono con loro. Pensi che l'Ortodossia potrebbe diffondersi in Giamaica?

Michael: Si è già diffusa, nella forma della tradizione etiopica. Migliaia di rasta sono stati battezzati negli ultimi dieci anni nella Chiesa etiopica. Rita Marley ha costruito una grande chiesa ortodossa etiopica a Kingston e oltre al primo abba che sua Maestà ha inviato, ora ci sono molti altri sacerdoti provenienti dall'Etiopia. Direi che la Chiesa etiopica è probabilmente la seconda chiesa più grande in Giamaica, dopo quella anglicana.

I rasta stanno diventando consapevoli dell'Ortodossia. Ad esempio, un noto rasta del gruppo Boom Shaka è stato al Monastero di sant'Herman dell'Alaska a Platina. Ho saputo che da quel momento tutto il suo gruppo è stato battezzato, ma non so i dettagli.

Il matrimonio ortodosso di Michael e Teresa, agosto 2006.

RTE: Cosa vedi nella nostra Ortodossia calcedoniana che potrebbe attirare i rasta? Come possono farli sentire i benvenuti nelle nostre parrocchie convertite ed etniche di classe media?

Michael: Beh, essendo più simili alla chiesa di santa Maria - un posto dove non giudichiamo. Le cose più importanti per i rasta sono i loro dreads e il modo di vestire. La ragione per cui portiamo i nostri capelli e vestiti in quel modo è che stiamo facendo una dichiarazione, "io non sono di questo mondo", che è ciò di cui tratta davvero il cristianesimo. Lo chimavamo il "voto nazireo", di non tagliare i capelli o la barba. So che sono entrato in certe chiese ortodosse e non mi sono sentito ben accolto a causa del mio aspetto.

Inoltre, l'idea di "dogma" è difficile in un primo momento per la maggior parte dei rasta - lascia loro l'amaro in bocca - ma il ciclo dei servizi della Chiesa, gli insegnamenti, i padri e le madri del deserto - di tutto questo posso parlare con un rasta fin dal primo incontro.

C'è anche l'immagine di sé attraverso cui passare. Abbiamo condizionato noi stessi a stare dentro i nostri confini, "Non possono dirci come pensare, non possono dirci che cosa mangiare". Poi, tutto ad un tratto, quando si incontra l'Ortodossia e ci si avvicina a Dio, ti accorgerete che ci sono tutte queste regole, tradizioni, digiuni... Certo, è naturale che ti ribelli contro di loro in un primo momento. Anche se è quello che stai cercando, la tua psiche si ribella e dice: "Aspetta un minuto, di che cosa si tratta?"

Per me, il primo contatto con un sacerdote ortodosso, e quindi le icone etiopi, sono lo sfondo multiculturale che ha reso questa chiesa particolare. Era come a casa. Teresa e io siamo sempre stati pronti ad aiutare altre persone, i non abbienti, e noi stessi abbiamo vissuto ai margini della società. Siamo tutti figli di Dio e questo è quello che ci ha attirato a Dio.

Io faccio il volontario qui alla libreria della chiesa e termino distribuendo sacchi di cibo.

Questo è ciò che amo, prendermi cura delle persone.

Nei sei anni prima di essere battezzato, venivo per un po', e poi me ne andavo. Una volta, quando sono tornato dopo una lunga assenza, padre Paissio mi ha detto che gli piace pensare alla sua chiesa come a un luogo con una porta girevole - si può venire, si può andare, e si può tornare di nuovo quando si è pronti. Alla chiesa di santa Maria non si tratta di quanto si può dare come decima ogni settimana. Qui sento che stiamo lavorando sulla nostra salvezza, avvicinandoci sempre più a Dio. Noi in realtà lavoriamo sulle nostre debolezze. Se qualcuno sta piangendo in chiesa, nessuno chiede, " Wow, che cosa le capita oggi?" Tutti abbiamo provato le stesse cose, siamo una famiglia, e stiamo lavorando insieme per la nostra salvezza.

Questo è il senso di tutta la nostra vita e dei rasta erano tutto. Teresa e io avevamo sempre sperato in una famiglia spirituale che voleva avvicinarsi a Dio, che voleva pregare insieme, aiutare le persone nel nome di Dio, ed è per questo che siamo qui. Questa è santa Maria, questo è ciò che farebbe appello ai rasta più seri. Il collegamento più importante per un Rasta con l'Ortodossia, però, è attraverso Haile Selassie. Ci sono molti rasta che hanno immagini di sua Maestà sul loro muro, ma non hanno la minima idea di chi fosse e di ciò in cui credeva.

Se studiate la sua vita, diventerete ortodossi. Questo è quello che di cui parlava, e questo è quello che vi dirà. Alcuni rasta camminano con un velo sul loro volto, e quando lo tolgono e vedono l'Ortodossia e sua Maestà per quello che era - un uomo come tutti noi, un peccatore, ma un grande leader, profondamente religioso - quando lo vedono, diventeranno stessi ortodossi.

RTE: Se potessi dire qualcosa ai rasta e ai non rasta sull'Ortodossia, che cosa sarebbe?

Michael: È casa. È l'amore. È l'amore di Cristo. È tutto.

 

Nota di Michael Wilson: Se qualcuno leggendo questo vuole contattarci, il nostro indirizzo e - mail è: orthodoxlove@yahoo.com. Indirizzo postale: Michael e Teresa Wilson, 837 E. 800 Rd,.

Lawrence, Kansas, 66047.

 

REDEMPTION SONG

Bob Marley

Old pirates, yes, they rob I;

Sold I to the merchant ships,

Minutes after they took I

From the bottomless pit.

But my hand was made strong

By the 'and of the Almighty.

We forward in this generation

Triumphantly.

Won't you help to sing

These songs of freedom?

'Cause all I ever have:

Redemption songs;

Redemption songs.

Emancipate yourselves from mental slavery;

None but ourselves can free our minds.

Have no fear for atomic energy,

'Cause none of them can stop the time.

How long shall they kill our prophets,

While we stand aside and look? Ooh!

Some say it's just a part of it:

We've got to fulfil de book.

Won't you help to sing

These songs of freedom?

'Cause all I ever have:

Redemption songs;

Redemption songs;

Redemption songs.

 

Note

[1] Ital (pron. àital): Un termine giamaicano che descrive la dieta rasta, derivato dalla parola "vital".

[2] National Geographic, giugno 1931. Haile Selassie è stato anche nominato uomo dell'anno del Time Magazine of the Year nell'edizine del 6 gennaio 1936.

[3] Come più longevo capo di stato, l'imperatore Haile Selassie I aveva la precedenza diplomatica in tutte le riunioni internazionali di capi di stato, come i funerali del presidente John Kennedy, Charles De Gaulle, e le cerimonie formali che segnarono il 2500° anniversario dell'impero persiano. Oltre ad essere il più longevo capo di stato, l'imperatore etiope fu anche l'ultimo della linea della più longeva dinastia nella storia del mondo. Fu anche l'unico capo di Stato ad essersi rivolto sia alle Nazioni Unite (6 ottobre 1963) sia al suo predecessore, la Lega delle Nazioni (giugno 1936).

[4] Per informazioni sulle conferenze sulle radici africane del cristianesimo antico, visitare www.stmaryofegypt.net.

[5] Nota di Michael: I miei due libri preferiti su San Basilio sono The Mystery of the Wonder-worker of Ostrog (Il mistero del taumaturgo di Ostrog) e Healings of Soul and Body, St. Basil of Ostrog (Guarigioni dell'anima e del corpo, San Basilio di Ostrog).

 
Сергей Глазьев: Украина сегодня оккупирована американцами, которые диктуют кадровые назначения и руководят всеми действиями нацистской хунты

А.Б.: Добрый день! В разговоре с Вами хочется затронуть несколько тем: перспективы сотрудничества между Украиной и Россией с учетом новых реалий, борьба Запада с Россией и место в этой борьбе Украины, Крымский вопрос. Но начать я бы хотела с идеологии. Союзы, государства, режимы имеют свой характер, свою идею. Главным оружием идеологии Запада является демократия — борьба за свободы и права человека, которая иногда переходит в подчинение большинства сексуальным и национальным меньшинствам. А вот идеология Евразийского Союза. Какова ее суть? Известно, что еще в 20-30 гг прошлого века о Евразийском союзе писали Трубецкой, Савицкий, затем Гумилев. Они говорили, что это хорошая смена коммунистической идеологии на евразийскую. Какова суть евразийской идеологии?

Сергей Глазьев: Евразийская идеология сводится к одной простой мысли: мы все связаны общеисторической судьбой, и нам нужно строить общее будущее при уважении суверенитета друг друга, при соблюдении принципов взаимовыгодности, опираясь на наше историческое родство. Ключевые особенности евразийской идеологии — это добровольность и полное исключение насильственной интеграции. Это то, что отличает нас от Европейского союза. Евросоюз в целях собственного расширения проводит методику двойных стандартов, применят силу, применяет обман и политтехнологии.

А.Б.: Вы имеете в виду Лиссабонское соглашение подменяющее референдумы народов в странах ЕС на голосование в парламентах…

Сергей Глазьев: Да, и не только. Они готовы использовать насилие, вплоть до организации госпереворотов в целях поглощения стран, как мы видим на Украине. Евросоюз ведет себя как бюрократическая империя, не гнушающаяся никакими средствами для расширения своего могущества и своей территории. Это кажется рудиментом в 21 веке!

Казалось бы, войны за территории не актуальны, и в мире, который фактически живет в свободном перемещении товаров и перемещении людей без границ, схватки за территорию кажутся химерой из позапрошлого века. В отличие от Евросоюза, мы ограничиваем сферу интеграции только теми вопросами, где у нас есть единство подходов и взглядов. В основном, это экономическая сфера, где мы пытается сообща поднять конкурентоспособность всех участников интеграционного процесса.

А.Б.: Вы сказали «опираясь на наше историческое родство». То есть возможность участия в евразийском союзе, например Европы или Китая, исключается?

Сергей Глазьев: С Европой мы хотим иметь свободные торговые отношения, мы не стремимся к созданию наднациональных органов с Евросоюзом. Я считаю, это утопия.

А.Б.: Почему?

Сергей Глазьев: Во-первых, российская политическая традиция исключает отказ от суверенитета в пользу какой-либо страны, и вся история Российской империи и Российской государственности опирается на четкое понимание незыблемости нашего национального суверенитета, в отличие от нынешнего украинского руководства, которое, закрыв глаза, передало все свои суверенные права Брюсселю. Любой мало-мальски мыслящий человек вас не поймет, если вы скажете, что России нужно отказаться от суверенитета и отдать право принятия решений Брюсселю.

А.Б.: Зачем отдавать свой суверенитет? Можно ведь быть доминирующим партнером…

Сергей Глазьев: А Брюссель по-другому не мыслит. Я уже сказал, европейская демократия ведет себя по-имперски. То есть они навязывают себя всем остальным. Европейцы подходят так: «Хотите жить в нашем союзе — подчиняйтесь нашим правилам, принимайте наши директивы».

А.Б.: Это хорошо видно на примере с Украиной. Соглашение об ассоциации можно назвать верхом цинизма. Очевидная цель Европы — дешевый рынок труда, широкий рынок сбыта. Но тем не менее, президент Путин сказал, что сотрудничество между Евразийским союзом, Украиной и Европой возможно. В каком виде?

Сергей Глазьев: Свободная торговля, общие проекты, совместные программы развития — это вполне возможно. Наш президент и предлагал все это в Брюсселе, когда Янукович отказался подписывать соглашение и встал вопрос «как дальше двигаться?». И наше предложение было — давайте совместно — Россия, Европа и Украина — подумаем об общем формате сотрудничества, чтобы Украина не потеряла наработанные связи с нами, с Россией: отношения свободной торговли, устойчивую кооперацию и множество совместных проектов. Но Брюссель это предложение отверг и пошел по пути навязывания себя Украине силой. Это несовместимо с нашим подходом.

А.Б.: Я помню этот разговор. Тогда я подумала, сколько мудрости и терпения нужно иметь российской стороне, чтобы даже тогда, когда за твоей спиной ведут враждебные для тебя переговоры, ты протягиваешь руку помощи, пытаешься понять суть проблемы и желания украинской стороны. Такая дружеская, бескорыстная позиция присуща не всем, вернее в Европе она совсем отсутствует. Полное подчинение и разложение.

Сергей Глазьев: Европа — это постхристианская цивилизация, в которой отвергаются нормы христианской морали и этики. Европейцы практически заложили в основу своей идеологии то, что мы называем нравственным разложением, а они называют толерантностью. Взаимоотношения между полами, взаимоотношения родителей и детей — это фундаменты человеческого жития. Подрывая их, Европа себя обрекает на гибель, и нам бы не хотелось участвовать в этом самоуничтожении. В России только последние двадцать лет идет восстановление христианских ценностей. Хотя надо сказать, что даже в Советском Союзе, «люди жили без Бога, но по-божески», как сказал наш Патриарх. Если вы сравните моральный кодекс «строителя коммунизма», на котором присягали все члены ВЛКСМ, вступая в коммунистический союз молодежи, с базовыми принципами христианства, которые сформулированы в нагорной проповеди Христа, то они содержательно совпадают. Хотя без веры в Бога они, как показал опыт социалистического строительства, работают плохо.

А.Б.: Вот она, суть Евразийской идеологии — жить по учению Христа, по Его заповедям.

Сергей Глазьев: Я бы сказал шире. Евразийская идеология признает фундаментальную ценность всех мировых религий, потому что Евразийская интеграция охватывает не только христианские народы, но и мусульманские народы, и буддистские народы. Общечеловеческие принципы общежития, о которых мы говорим, всеми мировыми религиями поддерживаются и защищаются. Поэтому надо говорить, что Европа — она постхристианская, потому что она не христианская уже, не мусульманская, не буддистская, не конфуцианская, она — постцивилизационная, я бы так сказал.

А.Б.: Разложение человеческой цивилизации…

Сергей Глазьев: Разные религии это по-разному называют, но суть от этого не меняется. Мы это можем видеть на примере Украины. Сейчас там идет подрыв ценностей христианской морали, они прямо требуют от Украины принятия решений по легализации однополых браков, по ювенальной юстиции и других норм, которые разрушают традиционный семейный уклад.

А.Б.: Какой может быть роль Китая в Евразийском союзе?

Сергей Глазьев: Китай — наш крупнейший торговый партнер, наряду с Евросоюзом. Экономически, интеграция уже происходит в смысле роста объемов товарооборота, расширения количества кооперационных связей, увеличения инвестиций, и что хорошо — расширяются долгосрочные формы сотрудничества. Но у нас при этом нет планов по созданию наднациональных органов, потому что Китай, так же, как и Россия, во главу угла ставит суверенитет своей страны. Я не могу себе представить, чтобы Китай отказался от национального суверенитета в пользу наднационального органа. И несмотря на то, что в истории Китая были периоды колониального гнета, когда де-факто Китаем управляла группа европейских и американских держав, это отвергалось самой духовно-политической школой Китая. Китай себя мыслит центром мироздания, поэтому интеграция с Китаем возможна только путем подчинения Китаю, что, собственно говоря, было в нашей истории во времена Татаро-монгольского ига.

«Иго» по-китайски означает «подчиненное дружественное государство». Это и есть возможная форма интеграции с Китаем. В этом смысле он похож на Евросоюз. Он, исходя из своих ценностных позиций, проводит линию экономической и, там где возможно — политической экспансии. Создает союзы, где Китай играет первую роль, а остальные — роли колоний. В этом смысле устойчивость Евразийской огромной матрицы экономическо-культурного сотрудничества предполагает самостоятельность России, самостоятельность Европы, самостоятельность Китая, самостоятельность Индии, самостоятельность Ирана. Поэтому интеграция с Китаем идет по пути экономического сотрудничества, создания общих институтов поддержки инвестиций, поддержания общих программ развития, заключения долгосрочных контрактов. У нас созданы такие формы сотрудничества, как Шанхайская организация сотрудничества, но это не наднациональный орган, а межгосударственный, где разные государства формируют общие программы и создают общие институты развития. Сейчас, например, речь идет о расширении деятельности евразийского банка развития, и может быть, Китай примет в нем участие, но не более того.

А.Б.: С Европой понятно, с Китаем тоже. А вот Новороссия может стать частью Евразийской семьи?

Сергей Глазьев: Сейчас важно сохранять кооперацию, поддержать торговлю без взимания пошлин с Донецкой и Луганской республіками. Надо думать о том, как это юридически оформить. Для того, чтобы оформить отношения между двумя государствами в торговле, конечно желательно признать суверенитет друг друга. Но даже если этого не происходит, как показывает опыт Всемирной торговой организации, в которой участвуют и Китай, и Тайвань, торгово-экономические вопросы можно отделить от политико-правовых. Есть прецеденты, когда страны с непризнанным суверенитетом являются полноценными участниками торговых режимов, как самостоятельные торговые территории. И такой статус можно определить и для Новороссии. Этот статус может дать основания для юридического поддержания отношений свободной торговли и других преференциальных мер, связанных с более глубокой интеграцией.

А.Б.: Главным партнером Украины была всегда Россия. Другие страны, в том числе европейские, отстают во много раз по объемам внешнеторгового оборота. Российские инвестиции в украинскую экономику в разы превышали европейские. Как сейчас работают российские инвестиции на украинском рынке?

Сергей Глазьев: В условиях войны любая кооперация и любое сотрудничество осложняются большими рисками: предприятия боятся делать поставки, потребители боятся заключать договора, также существуют большие политические риски невыполнения контрактов. То, что происходит на Донбассе — это классический форс-мажор — война. А война, как известно, везде в договорах признается форс-мажорным обстоятельством и позволяет в договорах не выполнять контрактных обязательств. В условиях войны могут уничтожить товар, могут отобрать, могут захватить завод, сжечь любое предприятие. Тот произвол, который украинские власти чинят сегодня на Донбассе, парализует всю хозяйственную деятельность. Не только кооперацию с российскими предприятиями, но и кооперацию с украинскими предприятиями.

А.Б.: «Акт о капитуляции», подписанный президентом Порошенко 27 июня с ЕС свидетельствует об одном — Украина отказывается от преференциальных экономических связей и помощи со стороны России, но не приобретает ее в таком же объеме в Европе. Добавим сюда передачу суверенных функций госрегулирования экономики страны под внешнее управление Еврокомиссии. Соглашение об ассоциации де-юре противоречит Конституции Украины.

Сергей Глазьев: Для того, чтобы подписать этот договор, американцы с европейцами организовали свержение законной власти, осуществили госпереворот, привели к власти нацистов, и их руками просто физически уничтожают тех людей, которые не желают жить в Ассоциации с Евросоюзом. Остальные безмолвно на это смотрят, не понимая последствий, к которым приведет это соглашение.

А.Б.: Много говорят о последствиях… давайте по пунктам.

Сергей Глазьев: Во первых — резкое падение конкурентоспособности украинских товаров на украинском же рынке, их будут вытеснять европейские — более конкурентные товары. Следствием этого будет снижение производства украинских товаров и разорение многих предприятий экономики. Во вторых — многим украинским предприятиям просто запретят производить продукцию для украинского рынка, потому что она не будет соответствовать многим европейским техническим регламентам (есть такой административный «удар», который европейские власти могут нанести, опираясь на подписанное Соглашение). В третьих — подписание данного соглашения исключает участие Украины в евразийском интеграционном процессе, что повлечет свёртывание преференциальных торговых режимов и в перспективе — появление импортных пошлин при поставках украинской продукции в Россию. В четвертых — резкое падение экспорта украинских товаров. В пятых — падает инвестиционная привлекательность Украины, т.к. главным инвестором там являлся российский бизнес — он инвестировал в украинские предприятия для того, чтобы расширять и развивать кооперацию, создавать совместное производство, многое из чего теряет смысл после подписания Украиной соглашения об ассоциации. Это только экономические последствия. Они влекут за собой и без того тяжелейшее состояние экономики, ухудшение платежного баланса, а значит дефолт, то есть банкротство Украины по своим внешним обязательствам. Собственно, Янукович потому и отказался подписывать соглашение с Европой.

А.Б.: Добавим еще политические последствия…

Сергей Глазьев: Если говорить о политических последствиях, то первое — это утрата Украиной суверенитета. Практически все вопросы торгово-экономического регулирования передаются Брюсселю в Европейскую комиссию, Украинское правительство теряет свою самостоятельность — все решения должны одобряться Евросоюзом, и все изменения законодательства должны делаться только в том направлении, которое сочтет целесообразным Евросоюз, то есть фактически Украина стала колонией Евросоюза, которая обязана выполнять директивы Брюсселя, не имея возможности влиять на их принятие.

А.Б.: И не только Брюсселя…Есть «командиры» рангом повыше… Я о друзьях из Вашингтона.

Сергей Глазьев: Необходимо признать, что Украина сегодня — это территория, оккупированная американцами, которые диктуют и кадровые назначения, и которые реально руководят всеми действиями нацистской хунты. Они персонально назначают ключевых министров и спрашивают с них выполнение тех задач, которое ставит американское посольство. И именно американцы толкают «власть» на дальнейшую эскалацию конфликта. То, что творит сегодня Порошенко и его правительство — это прямая эскалация конфликта, убийство тысяч людей, уничтожение инфраструктуры городов — это чудовищное преступление против человечества, совершаемая вопреки интересам украинского народа.

А.Б.: Война между США и Новороссией разгорается с новой мощью. Пентагон официально заявляет о поставках вооружения украинским карателям, при этом обвиняя Россию в поставках оружия ополченцам. То есть, США имеет право официально поставлять оружие, финансировать карателей и нацистов? К чему сводится роль России?

Сергей Глазьев: Главная задача, которую американские хозяева ставят перед хунтой — это втягивание России в полномасштабную войну с Украиной — именно для этого делаются эти чудовищные убийства, чтобы заставить Россию войти на территорию Украины для защиты мирного населения, которое уже сотнями тысяч бежит на нашу территорию, молит о помощи. Понятно, что Россия не может остаться безучастной. Поэтому американские кураторы украинских нацистов требуют эскалации насилия, увеличения числа жертв. Против детей и женщин применяется тяжелая артиллерия, искусственно создается блокада городов — люди остаются без воды и без пищи, во многих городах уже наступает реальный голод. То есть идет самый настоящий геноцид, который осуществляется по приказу американцев, чтобы вынудить Россию встать на защиту мирного населения — таких же русских и украинцев, которые проживают на той территории. И надо сказать, что давление общественности очень высокое, которое провоцируется этими трагическими сообщениями.

 
Il "mito" dell'unità: una risposta a un intervento del 2009 al St Vladimir's Seminary

SOMMARIO: Il 18-20 giugno 2009, si è tenuto presso il St Vladimir's Seminary (Crestwood) un simposio intitolato Il Concilio e il Tomos: pietre miliari del XX secolo verso una Chiesa del XXI secolo. Uno dei relatori, Matthew Namee, ha presentato una versione ampliata di una relazione tenuta l'anno precedente presso la Società Teologica Ortodossa in America. Il suo intevento era intitolato "Il mito dell'unità e le origini del pluralismo giurisdizionale in Nord America". Namee ha ampliato una tesi precedente per sostenere che la storia della missione russa, e l'implicita unità da questa promossa nei primi anni della presenza ortodossa in America, era in gran parte mitica. Piuttosto, si tratta di una storia di rivalità giurisdizionale e di divisione da cui possiamo trarre poca o nessuna guida per la nostra situazione presente o per il futuro. Namee ha implicitamente lanciato una sfida: qual è la narrazione storica che descrive correttamente la presenza dell'Ortodossia in America? È il racconto della missione russa che prescrive una Chiesa guidata dall'imperativo missionario ortodosso? O è il racconto della protezione etnica che ha poco interesse a confrontarsi con la società e la cultura americana? La risoluzione di questo problema avrà un impatto sul futuro dell'Ortodossia in America. L'Ortodossia americana diventerà una chiesa locale nella tradizione canonica dell'Ortodossia di mentalità missionaria, o rimarrà divisa da interessi etnici, un'entità essenzialmente balcanizzata soggetta a leadership interessi politici dall'estero? Quella che segue è la mia risposta.

I. Introduzione: il "mito della creazione" dell'Ortodossia americana

Recentemente, è stata fatta una penetrante analisi sulle origini dell'Ortodossia American al St Vladimir's Seminary a Crestwood, New York. È stata presentata da una rispettabile autorità nel campo della storia ortodossa americana, Matthew Namee, un ricercatore della Società per la storia cristiana ortodossa in America (SOCHA). La tesi di Namee è che non c'è mai stata una "età dell'oro" di unità amministrativa e, quindi, le pretese primaziali della Chiesa Ortodossa in America (OCA) – che è la discendente diretta dell'originale diocesi missionaria russa – non sono valide. Pertanto, le varie giurisdizioni etniche non sono tenute in alcun modo a sottomettersi alle pretese della Chiesa Ortodossa in America. La conclusione finale di Namee è che, nonostante l'attuale disunità amministrativa, siamo in realtà più uniti di quanto lo siamo mai stati. A suo grande merito, Namee dichiara che, nonostante questa nuova comprensione delle origini dell'Ortodossia americana, è sempre stato un "appassionato sostenitore" dell'unità amministrativa e continua a rimanerlo anche oggi.

A sostegno di questa sua analisi, minimizza l'importanza del 1917. Com'è noto, questa è la data considerata da molti come la fine dell'unità ortodossa in America. In quell'anno i bolscevichi riuscirono a rovesciare la dinastia dei Romanov, ponendo così fine alle sovvenzioni della Chiesa ortodossa russa alla sua diocesi in America del Nord. Invece, ci viene detto che le prime parrocchie greche negli Stati Uniti erano già "indipendenti" e che per quanto riguarda le altre parrocchie etniche, "crepe e fissure" erano apparse già prima della rottura finale nel 1917. Pertanto, offre il 1908 come un anno di svolta, dal momento che è stato l'anno in cui il Patriarcato Ecumenico (sotto costrizione dei suoi padroni ottomani) trasferì le sue parrocchie negli Stati Uniti alla Chiesa di Grecia, unendo così apparentemente i greco-americani in una nuova giurisdizione etnica indipendente. (Come vedremo, questo atto è stato decisamente ignorato da una maggioranza significativa delle parrocchie greche negli Stati Uniti). Alcune domande rimangono senza risposta in questa nuova narrativa. È intenzione di questo saggio porre queste domande ed esaminare queste affermazioni nel modo più critico e imparziale possibile.

Il primato della missione russa

La ricerca di Namee è diligente; i fatti elencati sono impressionanti. Di fatto, ho usato molte di queste stesse fonti per il mio libro, The American Orthodox Church: A History of Its Beginnings. È probabile che non ci sia uno storico dell'Ortodossia americana più competente di Namee (come indicato da padre John Erickson, che lo ha presentato alla conferenza). Certo, le sue fonti sono più voluminose di quelle a cui il mio coautore e io abbiamo avuto accesso. La contesa quindi non è con i fatti, ma con l'interpretazione di questi fatti. Cosa ancor più preoccupante, la sua analisi rivela  l'apparente disinteresse verso le ramificazioni ecclesiologiche del caos canonico (per quanto spesso intenzionale) tra le giurisdizioni rivali che ne spuntarono fuori. È mia opinione che la tesi originale, vale a dire, il primato della missione russa e della sua unità amministrativa interna, abbia ancora valore. Inoltre, tale primato era canonico in tutti i suoi particolari, cosa che non si può dire delle giurisdizioni etniche incipienti. Quindi la domanda è: queste parrocchie etniche erano al di fuori delle norme ecclesiastiche? Mi sforzerò di esaminare soltanto le prove fornite da Namee, al fine di tentare una risposta.

A rischio di strafare, possiamo affermare categoricamente che già c'era una Chiesa locale con sede in Nord America e che la sua unità interna e il suo rispetto delle norme canoniche erano fuori discussione. Questo è stato riconosciuto non solo dai patriarcati ortodossi stabiliti, ma pure dalle autorità secolari in America. Come sarà dimostrato in questa risposta, la diocesi missionaria russa (di seguito denominata missione russa) funzionava come una diocesi coerente, riconosciuta in tutto il mondo come una parte integrante della Chiesa ortodossa russa, i cui vescovi erano pienamente integrati nella vita di quella Chiesa e che dipendeva da essa per il sostegno materiale. Tale sostegno includeva gli stipendi per i sacerdoti, i fondi per le proprietà e la costruzione di chiese e le donazioni di oggetti liturgici. Va notato a questo punto che in netto contrasto con la Chiesa ortodossa russa, nessun altro patriarcato ortodosso estero forniva alcun mezzo di supporto ai propri emigranti o assisteva finanziariamente eventuali sacerdoti immigrati giunti nel Nuovo Mondo. Invece, molti di questi stessi immigrati ricevevano il sostegno della missione russa.

Chiesa ortodossa russa a Sitka, Alaska – 1895

Le origini della Diocesi ortodossa greco-cattolica russa di America (il nome ufficiale di questa diocesi), possono essere ricondotte al 1794, a Sitka, in Alaska, quando otto monaci russi del monastero di Valaam stabilirono la missione originaria. Tra questi uomini vi erano futuri santi come Juvenalij e Herman. Il suo scopo era di evangelizzare gli indigeni e non solo di prendersi cura delle necessità pastorali dei coloni russi. Infatti, con grande rischio personale, i monaci spesso ignoravano i dettami dell'amministrazione coloniale russa e conducevano battesimi di massa di interi villaggi indigeni, atto che ha conferiva su di loro un certo grado di protezione politica, soprattutto dai saccheggi dell'amministrazione coloniale russa. Dagli sforzi di questa missione originale, sono sorti nativi come Pietro l'Aleuta e Jakov Netsvetov, più tardi glorificati come santi. Ancor più impoertante, tutti i suoi vescovi stanno in una linea diretta di successione da sant'Innokentij (che più tardi divenne metropolita di Mosca). Inoltre, la sua integrità amministrativa era reale e il suo primato era riconosciuto da tutti, compresi molti dei gruppi etnici non russi che stabilirono le proprie parrocchie al di fuori della sua giurisdizione. Era la Chiesa locale stabilita.

A dire il vero, circa un centinaio di anni più tardi, iniziato a essere presenti immigrati provenienti da paesi tradizionalmente ortodossi. Si udirono voci indipendenti almeno in certe aree. Anche alla luce dell'effettiva indipendenza di alcune parrocchie dalla diocesi missionaria russa, la situazione era tutt'altro che statica, dato che alcune di queste parrocchie trasferirono la loro fedeltà alla missione russa in tempi diversi e per vari motivi. È interessante notare che non una sola volta una parrocchia della missione russa ha trasferito la sua fedeltà a una delle giurisdizioni più recenti. Come notato, furono accettati oggetti liturgici anche da alcune di quelle parrocchie che rimasero indipendenti dalla missione russa. Sia come sia, il numero di queste parrocchie indipendenti era piccolo in confronto alla dimensione complessiva della diocesi missionaria russa. Infatti, al momento della creazione dei primi esarcati etnico negli anni '20, la diocesi missionaria russa conteneva più di tre quarti di tutte le parrocchie ortodosse in Nord America. Pertanto, io sostengo che in quasi tutti i particolari, l'argomento di una iper-indipendenza normativa (in mancanza di una frase migliore) della missione russa è discutibile. Che in tempi diversi sia scoppiato uno scisma dalla missione russa, è fuori questione, come pure il fatto molte parrocchie siano state istituite al di fuori della sua giurisdizione; invece le domande che ci si dovrebbe porre è se tali azioni (1) siano state canoniche, e (2) se siano state diffuse. La mia tesi è che tali azioni non siano state canoniche, e neppure, nel grande schema delle cose, così tanto diffuse.

II. Una questione di interpretazione

Unità contro disunione

Cominciamo, dunque. In primo luogo, Namee sostiene che "i cristiani ortodossi in America oggi sono in gran parte uniti." La parola chiave qui è "in gran parte". A seconda di dove si vive, si può altrettanto facilmente affermare che siamo "in gran parte divisi." Per esempio nel 2007 il metropolita greco di Boston ha emesso un divieto per i membri del suo clero, impedendo loro di associarsi e concelebrare con i membri della OCA – un divieto che è ancora in vigore. Il metropolita Philip Saliba dell'Arcidiocesi ortodossa antiochena d'America (AOA), da parte, sua ha vietato al suo clero di concelebrare con i sacerdoti del "vicariato" palestinese appena creato sotto l'arcidiocesi greco-ortodossa d'America (GOA). Recentemente, il segretario generale del Santo Sinodo a Istanbul ha tenuto un graffiante discorso alla Holy Cross Greek Orthodox School of Theology, in cui ha castigato due dei primati di altre giurisdizioni e addirittura calunniato la OCA come "a mala pena canonica". Ha poi continuato lamentandosi dello stato dell'Ortodossia in America, della vita parrocchiale in generale, e dei monasteri athoniti recentemente impiantati qui, tra le altre cose. L'affermazione più sorprendente del segretario, tuttavia, è stata che il Patriarcato ecumenico aveva giurisdizione universale e, quindi, il Nord America dovrebbe essere sottomesso a un metropolita di sua scelta. Anche se il suo discorso è stato male ricevuto a Holy Cross, la facoltà di quella scuola ha recentemente pubblicato una dichiarazione sulle prerogative del Patriarcato ecumenico e sulle sue pretese di dominio extra-territoriale basate su una lettura discutibile del Canone 28 di Calcedonia. In altre parole, la facoltà in sostanza ha condiviso le linee generali del discorso originale anche se in modo più sobrio e riflessivo. È interessante notare che questa dichiarazione non era firmata.

Altri esempi di disunione e di sentimenti nocivi abbondano. In un numero di The Orthodox Observer, padre Mark Arey ha dichiarato che la GOA è "la [sola] giurisdizione canonica in America". Ironicamente, Arey è il segretario generale del Consiglio permanente dei vescovi canonici ortodossi in America (SCOBA). Anche la cavillosità non è esclusa: al fine di aumentare il numero di eparchie costantinopolitane in Nord America, è stato creato uno speciale esarcato albanese composto da due parrocchie (la diocesi albanese della OCA invece ha 14 parrocchie). Per buona misura, la Chiesa ortodossa georgiana recentemente annunciato la creazione di una metropolia per la sua singola parrocchia a Brooklyn. Recentemente, durante una visita ufficiale negli Stati Uniti, il Patriarca ecumenico ha distorto le origini degli esordi dell'Ortodossia in Nord America quando ha completamente ignorato l'intera esperienza missionaria russa. Invece, ha lodato la piantagione di New Smyrna come la fons et origo dell'Ortodossia in America del Nord, anche se la stragrande maggioranza della sua popolazione non era cristiana ortodossa, il suo unico sacerdote era cattolico romano, e non ne è risultata alcuna missione ortodossa. In ogni caso, la piantagione si estinse e i suoi abitanti furono incorporati nella maggioranza della popolazione, senza lasciare alle spalle tracce d'ellenismo dietro. Tutti gli episodi di rivalità intra-ortodossa sopra descritti hanno avuto luogo negli ultimi anni. Niente di tutto questo potrebbe suggerire all'osservatore casuale che in America la Chiesa ortodossa è "in gran parte unita". Di fatto, straniamento non sarebbe una parola troppo forte.

Come esempi di cooperazione inter-ortodossa, ci viene detto da Namee che "…le varie chiese ortodosse si sono unite assieme per formare scuole elementari, case di cura e mense per poveri". Una ricerca su Google per trovare esempi di tali sforzi al momento non ha ancora prodotto alcun risultato. Anche se a mio avviso sarebbero i benvenuti, il fatto della loro scarsità apparente dovrebbe portarci ad adottare un atteggiamento più umile per quanto riguarda la cooperazione pan-ortodossa locale, soprattutto in campo filantropico. A dire il vero, IOCC e OCMC fanno un'opera davvero ammirevole e lodevole, soprattutto in ambito internazionale. Tuttavia, questi sono esempi di ministeri nazionali promossi dalla SCOBA, non singole parrocchie situate nella stessa città, in cooperazione tra di loro e che mettono in comune le proprie risorse parrocchiali. Per quanto riguarda le opere di beneficenza in patria, la recentemente creata Fellowship of Orthodox Christians United to Serve (FOCUS) sta ricevendo meno di un pieno sostegno da parte della SCOBA, molto probabilmente a causa di rivalità inter-giurisdizionale.

Il mito dell'unità

Namee non ha timore di precettare membri di alto rango della propria giurisdizione (antiochena) per propagare questo presunto "mito" dell'unità. Detto questo, il cardine stesso di questa tesi va a pezzi quando afferma che "...fin dai suoi primi giorni in America, l'Ortodossia è stata caratterizzata da separazione etnica ". Cerchiamo per un momento di ignorare se questo è desiderabile o canonico. Questo argomento poggia in toto su questa frase: "fin dai suoi primi giorni". Ma cosa si intende per "primi giorni"? Qualsiasi valutazione oggettiva della Chiesa nord-americana avrebbe dovuto cominciare dalla nascita effettiva dell'Ortodossia in America del Nord, cioè nel 1794. Purtroppo il primo secolo di Ortodossia americana è quasi completamente trascurato senza commenti. L'esperienza in Alaska è decisamente ignorata e/o emarginata. Il martirio del primo nativo americano (Pietro l'Aleuta) – non da meno, in California (!) – non è affatto menzionato. Alla storica e massiccia attenzione verso i carpato-russi, galiziani, e ucraini (gli "uniati") è data notevolmente poca attenzione. Né alle parrocchie di immigrati non russi di varie etnie, fondate o sostenute dalla missione russa, è data molta considerazione. La fondazione di parrocchie e istituzioni diocesane per immigrati russi è trattata allo stesso modo con commenti minimali.

Nel leggere l'intervento di questo autore, si ha l'impressione che siano state fondate solo parrocchie greche indipendenti negli Stati Uniti. Purtroppo non ci viene detto che per la maggior parte queste parrocchie indipendenti erano state originariamente fondate come circoli sociali etnici, come affermato da una fonte non meno autorevole del metropolita Isaiah Chronopoulos di Denver, un vescovo dell'arcidiocesi greco-ortodossa. Altre – come la comunità greca di Galveston, Texas – sono state fondate come scismi da parrocchie già stabilite della missione russa (nel caso di Galveston, una parrocchia serba). Il fatto che la maggior parte delle parrocchie greche si sia formata a causa di sfacciati atti di scisma e di altre irregolarità canoniche passa in gran parte senza commenti. Si potrebbe essere perdonati per aver lasciato l'impressione che tali atti sfortunati fossero canonicamente irrilevanti. Invece, siamo confortati dal fatto che il santo crisma era ricevuto sia dalla Chiesa di Grecia sia dal Patriarcato ecumenico. Una cosa che è lasciata non detta è se tali sviste di nonchalance sono ecclesiologicamente normali o perfino se sono canonicamente valide.

Purtroppo, Namee si contraddice ed equivoca su alcuni punti importanti. L'autore scrive che "...l'unità può avere una varietà di significati". Come far quadrare la sua affermazione che "tutte le chiese ortodosse sono unite nella dottrina e nei sacramenti," alla luce di altre sue osservazioni in cui ci viene detto che "...la disciplina per quanto riguarda il matrimonio, l'ordinazione, e la ricezione dei convertiti può differire e spesso differisce"? Inoltre, è una forzatura dire che tutte le giurisdizioni si attengono agli stesse "insegnamenti morali". La GOA per esempio ha lodato due senatori di estrazione greco-ortodossa che hanno sostenuto il veto del presidente Clinton al divieto approvato dal Congresso  dell'aborto con nascita parziale: una pratica così spaventosa che al momento solo due medici in America la eseguono. In effetti, il silenzio di molte giurisdizioni in questa materia non è niente di meno che scandaloso. Allo stesso modo, la questione dell'appartenenza alla massoneria per i cristiani ortodossi è ben lungi dall'essere risolta su tutto lo spettro dell'Ortodossia americana. In alcune parrocchie antiochene del Midwest, è stato attendibilmente riferito che i parenti musulmani di cristiani ortodossi fanno regolarmente la comunione e fanno anche parte di consigli parrocchiali. Senza dubbio ci sono altri esempi di variazioni di standard morali, ognuno dei quali mette in discussione la contesa che "tutte le giurisdizioni" condividono gli stessi "insegnamenti morali".

Per quanto riguarda l'inglese come "lingua franca" delle liturgie ortodosse, un attento esame indicherebbe che tale dichiarazione non è necessariamente confermata dai fatti presentati. Lo studio citato indica che, su oltre 2.100 parrocchie negli Stati Uniti, solo 345 sono state incluse nel campionati e di queste, il 74 per cento ha dichiarato che l'inglese era la loro "lingua liturgica primaria". Per esperienza personale, posso affermare con sicurezza che per quanto riguarda questo problema da solo, la gamma di risposte all'interno di una singola parrocchia può variare notevolmente. Il motivo di questa varietà è il fatto che per molti la lingua liturgica è una questione volatile, che ha a che fare con l'auto-identità di un singolo parrocchiano come un membro di un gruppo etnico – che per molti è la conditio sine qua non dell'identità ortodossa. Pertanto, anche se l'universo di risposte fosse più in linea con il numero effettivo di chiese, sarei ancora reticente nel fare affermazioni categoriche riguardo alla lingua "primaria" di fatto in uso nella maggior parte delle chiese ortodosse americane.

III. Il "mito della creazione" – le sue origini e i fatti

Da dove è venuto allora il "mito della creazione"? L'autore cita The Orthodox Church di Timothy Ware e Orthodox America, 1794-1976: Development of the Orthodox Church in America di Alexander Schmemann. Come colpevoli che hanno rotto questa unità (secondo questo racconto), Namee identifica i soliti sospetti, i bolscevichi e l'arcivescovo Melezio Metaxakis (in seguito divenuto il patriarca Melezio IV di Costantinopoli). La domanda che rimane senza risposta è dove Ware e Schmemann avrebbero acquisito questa narrativa, che si può descrivere come una storia di unità seguita dalla rottura? Dopo tutto, né Ware nè Schmemann se la sono inventata di sana pianta. Una risposta parziale può essere trovata proprio nella biografia dell'autore, in cui scrive che "è cresciuto credendo a [quello che adesso definisce] il 'mito dell'unità'." In altre parole, era una convinzione corrente negli ambienti ortodossi di tutto il Nord America. (Questo fatto lo posso attestare in base alla mia esperienza personale). È stato solo con la propria ricerca che è venuto alla conclusione che non è mai stato così, un "fatto" che gli ha causato "una non piccola misura di delusione".

Il contro-mito

Come poi si è arrivati ​​a questo punto, di credere in due narrative diametralmente opposte? La mia tesi è che, nonostante le migliori intenzioni scientifiche, ciò che viene qui proposto è un contro-mito, forse involontario; ma comunque un contro-mito dalle conseguenze disastrose per il futuro dell'Ortodossia in America. Come già detto, questa nuova narrativa si basa su una diversa interpretazione degli stessi fatti e su  deplorevole ignoranza di altri fatti. Uno degli elementi di questo contro-mito è la presente pretesa di Costantinopoli alla proteia o primato che per diritto appartiene presumibilmente alla sola GOA, dal momento che è la principale eparchia del Patriarcato ecumenico in Nord America. Anche se l'autore non propaga questa sorprendente pretesa, né le da alcun credito nella sua analisi, essa ha attualmente i suoi sostenitori ed è strettamente intrecciata con gli argomenti di coloro che condannano il "mito della creazione" per giustificare le loro rivendicazioni.

Uno di questi critici è il già citato Arey, che afferma arditamente che "il mito di una Chiesa ortodossa unificata nell'emisfero occidentale prima della Rivoluzione bolscevica del 1917 ha bisogno di essere smascherato dalla seria ricerca storica e fattuale". A suo merito, Namee è uno studioso onesto; la sua meticolosa ricerca lo ha portato alla conclusione che ora sostiene, indipendente da qualsiasi preconcetto. Arey d'altro canto ritiene che la questione sia risolta perché il "mito" dell'unità sarà "smascherato" una volta che sarà condotta una "seria ricerca storica e fattuale" (in contrasto con una seria ricerca "non fattuale"?). In altre parole, Arey e i suoi partigiani nella GOA hanno già deciso il risultato, ora tutto ciò che è necessario è che la ricerca giustifichi la linea ufficiale del partito. Si può ragionevolmente supporre che la ragione per cui i funzionari della GOA sostengono questo argomento è che è solo in questo modo che le pretese primaziali della OCA possono essere sconfessate.

Punti deboli del contro-mito

Lasciando da parte per il momento le nuove pretese della supremazia costantinopolitana e la logica sciatta dei suoi aderenti, l'affermazione di disunità amministrativa è stata ripresa da altri critici onesti. Ma come si vedrà più volte, può essere sostenuta solo ignorando completamente il primo secolo della storia della diocesi missionaria russa. Infatti, tale ignoranza intenzionale è necessaria per alcuni partigiani moderni di Costantinopoli altrimenti le loro rivendicazioni alla giurisdizione in America non possono fare alcun progresso. È solo andando al cuore della questione, vale a dire la concessione dell'autocefalia alla Metropolia fatta dal patriarca Alessio I nel 1970 e il tentativo di delegittimarla, che tali grandiose pretese sul Nord America possono anche solo essere sostenute. Anche se questo non è probabilmente l'intento di Namee, i suoi argomenti involontariamente offrono aiuto e conforto alla presente posizione suprematista costantinopolitana. Più precisamente, tale virata legittima l'attuale anarchia giurisdizionale con l'annesso caos ecclesiologico. Indipendentemente da ciò, il contro-mito non riesce a convincere.

Riflettiamo: si sa che entrambi i patriarchi, Alessio I e il suo successore Pimen, hanno difeso questo gesto di fronte al patriarca Atenagora di Costantinopoli. Le loro parole su questo argomento, che l'autorità del patriarcato di Mosca il Nord America era stata "riconosciuta da tutte le Chiese locali, tra le quali la santa Chiesa di Costantinopoli..." sono state lasciate incontrastate. La zoppa risposta di Atenagora – che "la presenza iniziale russa in Alaska e sulla costa occidentale degli Stati Uniti non ha concesso alla Chiesa russa giurisdizione su tutta l'America" ​​– passa anch'essa senza alcun commento.

Due cose sono immediatamente evidenti dalla dichiarazione di cui sopra: (1) Atenagora ha riconosciuto la precedenza della missione russa sul suolo americano, ma ha cercato di minimizzarla, limitandola alla "costa occidentale" (cosa che, naturalmente, non è del tutto vera), e (2) Atenagora non ha offerto alcun argomento contrario all'affermazione di Alessio che la pretesa russa in Nord America era stata riconosciuta da "tutte le Chiese locali, tra cui ... Costantinopoli". (Cosa voleva dimostrare Atenagora? Che la Russia aveva giurisdizione sulla corona del Pacifico?) È abbastanza interessante notare che Atenagora non ha fatto menzione del Canone 28, che presumibilmente concederebbe solo a Costantinopoli il diritto di evangelizzare e stabilire chiese al di fuori dei confini delle chiese locali già affermate. A rischio di digressione, è infatti sempre più evidente che le attuali rivendicazioni del Fanar per quanto riguarda questi temi sono un'evoluzione. Infatti, questa nuova affermazione, vale a dire, la supremazia costantinopolitana, è basata su una nuova interpretazione del Canone 28, senza precedenti canonici o storici. In realtà, è solo vedendo la storia a posteriori e con un ordine del giorno già in atto che una simile affermazione può essere proposta in primo luogo.

È interessante notare che sia Alessio sia Pimen hanno mantenuto la stessa posizione per quanto riguarda la Chiesa americana. Si potrebbe certamente obiettare che la loro difesa era interessata. D'altra parte, s potrebbe obiettare in modo ancora più forte che entrambi i patriarchi credevano che una chiesa autocefala madre ha il diritto di concedere l'autonomia e addirittura l'autocefalia alle proprie diocesi se la situazione politica lo richiede – così infatti nacque la ROCOR (in un certo modo).

Sia quel che sia, questa era anche la posizione della Chiesa primitiva, che ha visto la proliferazione di nuove diocesi e province autocefale (come è implicito nel Canone Apostolico 34) nei primi cinquecento anni dell'era cristiana. Che cosa dovrebbe dare al contro-argomento di Atenagora un maggior peso? Dire che la legittimità della Russia si estendeva solo fino a San Francisco (se mai vi si estendeva)? Non si può dire che anche la sua posizione in questo senso era interessata? E dal momento che proseguiamo su questo tema, quale canone dà solo a Costantinopoli il diritto di concedere l'autocefalia a chiese che non sono nel suo patriarcato? Per stare più in argomento e a proposito della presente tesi propagata da alcuni professori a Holy Cross, quale canone dà solo a Costantinopoli il diritto di predicare ed evangelizzare un territorio al di fuori dei confini di chiese locali già affermate, ovvero una giurisdizione universale? Una posizione che in realtà è in diretta violazione del Concilio di Cartagine (410 d.C.)?

IV. Il caos canonico è ecclesiale?

Per sostenere che l'anarchia canonica esistita dal 1908 non era di alcuna conseguenza, l'autore Namee chiama un critico dall'interno della GOA, padre Thomas FitzGerald (attualmente decano a Holy Cross). Anche con FitzGerald, diventa chiaro che l'obiezione al cosiddetto mito della creazione non è così forte come siamo portati a credere. Per esempio, FitzGerald, afferma che la "stragrande maggioranza delle parrocchie greche è stata organizzata senza alcun contatto con i vescovi russi in America". Questo è vero. Ma è anche una citazione selettiva, strappata da un contesto molto meno simpatico. Anche le sue semplici parole non possono essere utilizzate come un argomento contro il primato della missione russa, poiché FitzGerald accetta la realtà di "vescovi russi in America", e implicitamente accetta il fatto che almeno alcune parrocchie greche (in contrasto con la "grande maggioranza") rispettavano i protocolli corretti ed erano sotto la loro cura pastorale. Ancora più importante, FitzGerald non è cieco di cosa significasse questa indipendenza per il corretto ordine canonico allora (o anche oggi, se è per questo), una situazione che egli etichetta come niente di meno che una "grave anomalia". Secondo FitzGerald:

...La creazione di diocesi "etniche" e anche "politiche", piuttosto che diocesi territoriali, può aver risposto alle esigenze a breve termine degli immigrati. Tuttavia, sono stati sacrificati i requisiti ecclesiastici di ordine canonico, integrità e unità dell'episcopato in una data regione. Ciò ha comportato un'enfasi eccessiva su una politica di "congregazionalismo", che è estranea all'Ortodossia, e su un atteggiamento di filetismo, che hanno entrambi notevolmente diminuito la missione e il messaggio salutare della Chiesa ortodossa negli Stati Uniti, fino a tempi molto recenti.

L'emergere di diverse giurisdizioni

Porre la domanda se questa iper-indipendenza era ortodossa richiede di rispondere anche a questa domanda: l'anarchia e lo scisma (che ne sono l'inevitabile conseguenza) sono mai canonici? È proprio questo il problema. Certamente FitzGerald non è ignaro della perdita di "ordine canonico". Come egli stesso afferma, non solo il congregazionalismo mina il corretto rapporto spirituale tra i fedeli e i loro pastori, ma distorce la natura stessa dell'episcopato. Infatti, quasi tutti i modelli ecclesiali attualmente impiegati in Nord America non sono niente di meno che filetistici, vale a dire che sono ipso facto eretici. Anche l'attuale modello delle diocesi etniche della OCA – che sono in parallelo a quelle territoriali – è inferiore alla norma canonica. Questa è la conclusione logica dell'analisi di FitzGerald (anche lui stesso non la esplicita).

Ne deriva una domanda molto scomoda, che FitzGerald non solleva, ma che, tuttavia, ne consegue logicamente: i misteri delle molteplici giurisdizioni etniche – che egli definisce giustamente "una grave anomalia" – sono validi? Le attuali molteplici giurisdizioni etniche sono in scisma virtuale l'una dall'altra? In caso contrario, stiamo di fatto assistendo all'inizio di un nuovo scisma basato su diversi gradi di ortoprassi, che è il risultato inevitabile della nostra attuale mentalità da ghetto? Se di fatto un tempo esisteva l'unità, si potrebbe facilmente sostenere che è così. Anche se una grande unità globale non è mai esistita di fatto, le sue posteriori giurisdizioni parallele – molti delle quali create da un accenno di parrocchie etniche nate a causa di uno scisma dalla missione russa – potrebbero sopportare la macchia dell'irregolarità canonica? Altrimenti, perché mai i loro partigiani respingono decisamente o comunque ignorano il primo secolo dell'Ortodossia americana? Come si è notato prima, anche l'attuale Patriarca ecumenico si è sforzato di presentare un caso distorto e altamente fuorviante per quanto riguarda le origini dell'Ortodossia sul continente nordamericano. Pertanto, la domanda fondamentale è: perché dovrebbe essere così? Sembra che l'onere della prova spetti a coloro che sono contrari al primato della missione russa, altrimenti non ci sarebbe bisogno di fare affidamento su così estese lacune storiche.

La presenza di più giurisdizioni ridondanti e parallele in Nord America non è priva di enigmi canonici e liturgici. Come accennato, è difficile trovare un consenso ad ampio spettro su questioni morali. Le divergenze liturgiche sono anch'esse reali. Detto questo, è possibile che l'Ortodossia in America sia in procinto di subire un replay moderno dell'antico dell'eresia donatista, in cui coloro che si considerano "più" ortodossi avranno ben poco a che fare con coloro che essi ritengono "meno" ortodossi? Se arriveremo a questo scenario, quale corpo di ortodossi americani costituirà i donatisti, e quale gli ortodossi-cattolici? Ci sarà un nuovo sant'Agostino che forgerà una logica di riavvicinamento tra i due organismi ecclesiali estraniati? Anche se non arriveremo mai a questo, se continuiamo su questa strada, è ovvio che disunione e disarmonia continueranno a essere la norma. FitzGerald era caritatevole quando scrisse queste parole nel 1984. Nel frattempo, le divergenze – liturgiche e non – tra le giurisdizioni si sono solo intensificate. Contrariamente all'ottimismo di alcuni, è altrettanto probabile che si possa verificare una rottura in comunione se l'attuale divisione non viene risolta. Se non è inevitabile, è quanto meno prevedibile.

L'ignoranza dell'autorità canonica non può negare la realtà dell'autorità stessa, più o meno allo stesso modo in cui "l'ignoranza della legge non è una scusa" (come afferma il famoso adagio legale). È curioso infatti il ​​motivo per cui i critici del "mito della creazione" si sentiono di dover giustificare comportamenti deplorevoli per liberarsi dal "mito" del primato della missione russa. Indipendentemente dal fatto che l'unità dal 1892 in poi è stata sempre ignorata dagli immigrati più recenti, le parole di FitzGerald non possono essere messe al servizio di coloro che vogliono giustificare quest'anarchia come una cosa da poco. Né, se per questo, possono essere utilizzate da partigiani moderni che vogliono sottomettere le attuali molteplici giurisdizioni del Nord America a un'altra chiesa straniera. Anzi, è proprio il contrario. Le sue stesse parole su questo argomento sono molto esplicite: FitzGerald scrive che "l'Ortodossia negli Stati Uniti può essere vista correttamente solo come una Chiesa locale emergente composta principalmente da cittadini americani di una grande varietà di provenienze razziali, etniche e religiose"; poi continua affermando: "A tempo debito, con la guida dello Spirito Santo, le diverse giurisdizioni ortodosse... saranno unite in una Chiesa autocefala che sarà ufficialmente riconosciute come tale dal Patriarcato ecumenico e dalle altre Chiese ortodosse autocefale".

Questo saggio non si occupa delle attuali affermazioni iperboliche fatte dai moderni devoti del Canone 28. Per essere onesti, Namee non è uno di questi. (Di fatto, gli attuali protocolli della conferenza Chambesy del giugno e dicembre del 2009 hanno messo a tacere tutti i riferimenti al Canone 28, a cui non si è nemmeno fatto riferimento nel corso dei lavori.) Indipendentemente da ciò, è altrettanto chiaro che il contro-mito proposto da Namee e da altri facilita la propagazione di questa nuova posizione. Dopo tutto, molti patriarcati del Vecchio Mondo continuano a considerare gli ortodossi d'America come parte di una dispersione, sostenuta da legami di sangue con il Vecchio Mondo e non a causa di alcuno sforzo comune di evangelizzazione. La posizione di FitzGerald di fatto è l'esatto contrario. A procedere altrimenti, si dovrebbe al prossimo passo logico di questo argomento, ovvero che l'anarchia che ha regnato dal 1908 in alcune parrocchie indipendenti era normativa e di nessuna conseguenza carismatica. Lasciando da parte il problema della validità sacramentale, tale disinvoltura significa necessariamente che di fatto non vi è alcuna posizione ortodossa riguardo la formazione di parrocchie o diocesi; che tutti i nuovi arrivati sono i benvenuti e tutte le parrocchie e diocesi fondate nell'ambito di tali sistemi sono canoniche. Questo è un argomento totalmente assurdo, e gli ortodossi in America sono stati messi sull’avviso dal metropolita Isaiah Chronopoulos, che ha scritto che a causa della nostra mancanza di unità amministrativa, non vi è alcun modo legale per fermare la proliferazione delle giurisdizioni che si definiscono "ortodosse".

V. Il contesto storico

Due parrocchie antiche: Santa Trinità, New Orleans – 1864 e Santa Trinità, New York – 1892

Chiesa greco-ortodossa della Santa Trinità – 1866

Nel 1890, Namee afferma che esistevano solo due chiese ortodosse "negli Stati Uniti continentali". La descrive come "una cattedrale russa a San Francisco e una parrocchia della Santa Trinità a New Orleans". Curiosamente, l'origine etnica di quest'ultima chiesa non è menzionata. Ci sono forse diverse ragioni per questo, compreso il fatto che anche se era stata fondata nel 1864, la sua identità etnica è stata descritta per la prima volta solo nel censimento degli Stati Uniti del 1890, in cui ci viene detto che era "una parte della Chiesa di Grecia, in collegamento con il consolato di Grecia a New Orleans". Si noti che questa descrizione emerge ventidue anni dopo la fondazione. La sua "giurisdizione", pertanto, non è una questione risolta. A suo merito, Namee ricorda che secondo alcune fonti contemporanee, la chiesa era ritenuta da alcuni "sotto l'autorità della Chiesa di Russia". La sua concezione, in altre parole, era stata un po' meno che immacolata. In realtà, le sue origini sono più oscure rispetto a quanto indicato nelle dichiarazioni ufficiali della giurisdizione greca. Il suo primo prete fu un uomo di nome Agapius Honcharenko, presentato come "un ucraino itinerante di credenziali discutibili che era in visita a New York City nel 1865, quando fu contattato dalla parrocchia di New Orleans". Secondo Honcharenko stesso, "aveva una taglia sulla sua testa per il suo coinvolgimento in attività rivoluzionarie". In precedenti risposte a un altro critico, ho sottolineato molto il fatto che alcuni dei sacerdoti che vennero in America in modo indipendente della missione russa erano sotto "nebbie etiche o canoniche". Continuo a essere di questo parere. Cerchiamo di distillare l'essenza di questo argomento: il concetto di una parrocchia fondata in modo indipendente e di politica congregazionale, ha dato necessariamente origine al concetto scandaloso del sacerdote mercenario. Nessuno dei due fenomeni è canonico. Lascio al lettore decidere sulla validità dei sacramenti celebrati in tali condizioni.

Nella sua presentazione al St Vladimir's, si è posto l'accento sull'allontanamento di Honcharenko dalla Chiesa ortodossa russa, apparentemente per neutralizzare ulteriormente il "mito" dell'unità. Così facendo, però, è la canonicità della parrocchia che viene messa in discussione, non la validità della missione russa. Ancora una volta, si devono fare sforzi pressoché eroici per ignorare l'elefante nella stanza, rafforzando così involontariamente la tesi contraria. Pertanto incidenti come la fondazione caotica della parrocchia di New Orleans non possono (e non dovrebbero) essere un punto di orgoglio, e di fatto tali formazioni di parrocchie militano contro le pretese dei critici moderni della Diocesi missionaria russa e di altri propagandisti del modello giurisdizionale multiplo.

Questo fatto richiede un'ulteriore riflessione; infatti, la mente vacilla. Perché questa parrocchia presumibilmente "greca" si è rivolta a un ucraino tanto screditato come suo primo sacerdote (se davvero era un sacerdote)? Se questa era una parrocchia greca che era " parte della Chiesa di Grecia", e "in connessione con il consolato greco" (come dichiarato anni più tardi nel censimento del 1890), allora perché non far arrivare dalla Grecia il suo primo sacerdote? È possibile che sia più precisa la valutazione fatta da Mark Stokoe (che si trattava di una parrocchia pan-ortodossa composta da immigrati provenienti da molti gruppi ortodossi diversi)? Anche se la questione delle origini etniche della parrocchia della Santa Trinità non può essere risolta una volta per tutte, sappiamo invece che tutte le altre parrocchie istituite tra il 1868 e il 1892 – certamente un piccolo numero – erano sicuramente sotto la Missione russa, indipendentemente dall'origine etnica.

Louisiana

Namee poi si sforza di minimizzare l'impatto delle esperienze in Alaska. Egli indica che non questa è diventata un territorio fino al 1912, trascurando il fatto che la sua sovranità era stata trasferita agli Stati Uniti quando fu acquistata nel 1867 dal governo imperiale russo. Per quanto riguarda la separazione geografica dell'Alaska dal territorio continentale degli Stati Uniti, si rivolge per sostegno a padre Michael Oleksa, un'autorità sull'Ortodossia in Alaska. Riferisce che secondo Oleksa "...dal 1917, la stragrande maggioranza degli immigrati ortodossi americani... era 'totalmente inconsapevole della storia della Chiesa dell'Alaska'." Questo non è del tutto preciso, come vedremo presto. Indipendentemente da ciò, questa affermazione è superflua, in quanto la stragrande maggioranza dei canonisti, teologi, sacerdoti e vescovi è stata almeno consapevole dell'antichità della missione russa – come affermato dai patriarchi Alessio, Pimen e (a malincuore) Atenagora. Ancora più importante, in questo periodo di picco di immigrazione (1890-1920), lo sapevano anche molti, se non la maggior parte, dei cristiani ortodossi in America. In effetti, l'argomento della distanza geografica dell'Alaska è una nullità, in quanto fino al 1996 tutte le giurisdizioni in Nord America sono state transnazionali, nel senso che includevano anche Canada e Messico. Quanto alla sua cultura unica, questa non c'entra nulla: La cultura dei carpato-russi della valle di Monongahela, dei serbi del Mountain West, degli ucraini del Manitoba e dei greci di Tarpon Springs sono altrettanto uniche e "degne di studio."

Sia come sia, la Louisiana era in secessione dagli Stati Uniti ed era sotto occupazione federale e legge marziale. Di fatto, questa chiesa (la Santa Trinità) era stata fondata negli Stati Confederati d'America, un sistema politico che era visto con simpatia dalla maggior parte delle grandi potenze europee (Russia esclusa) e la cui incipiente nazione sarebbe stata riconosciuta se l'Armata della Virginia Settentrionale avesse prevalso a Gettysburg. Pertanto il tentativo di Atenagora di squalificare la legittimità delle pretese della Missione russa di essere la chiesa locale degli Stati Uniti perché era situata a San Francisco cade sotto il peso della sua stessa logica. Di fatto, è storicamente insostenibile. La California, per lo meno, era un territorio legittimo, cosa che la poneva in tal modo nel contesto della vita normativa degli Stati Uniti, mentre la Louisiana aveva perduto tale diritto a causa della sua secessione dall'Unione. I suoi cittadini erano stati di fatto privati ​​dei diritti civili nel periodo immediatamente successivo alla guerra tra gli Stati. Anzi, era una questione aperta in quel tempo che alcuni (o tutti) gli Stati del Sud sarebbero stati accolti di nuovo nell'Unione.

Santa Trinità, New York – 1892

Forse rendendosi conto che la dubbia provenienza della parrocchia di New Orleans non aiuta la causa dell'indipendenza greca dalla missione russa, Namee salta quindi avanti di trent'anni alla creazione della chiesa della Santa Trinità a New York City nel 1892. Questa chiesa, che era il prodotto di una loggia greca secolare chiamata Society of Athena, si rivolse alla Chiesa di Grecia per avere il suo primo sacerdote. La questione fu rinviata al Patriarcato Ecumenico che poi ha rinviò la questione alla Chiesa di Grecia. Casualmente, questo non è dissimile dallo scenario che si sarebbe verificato ottant'anni dopo, quando la Metropolia si rivolse a Istanbul per perorare la propria causa, solo per sentirsi dire di rivolgersi alla propria Chiesa madre della Russia (che poi le concesse l'autocefalia). Nel giro di pochi anni, scoppiò uno scisma in questa parrocchia della Chiesa di Grecia, con la conseguente creazione di un'altra parrocchia a New York (l'Annunciazione), che fu istituita sotto gli auspici del Patriarcato ecumenico. Questo, naturalmente, porta in primo piano un'altra questione scomoda: Dal momento della chiusura della cappella russa a New York, il fatto che la prima parrocchia di New York sia stata "fondata" da parte della Chiesa di Grecia indicherebbe che i diritti territoriali appartenevano a quella Chiesa, non al Patriarcato Ecumenico. (naturalmente, la Chiesa di Grecia non ha fatto nulla di simile, la chiesa è stata fondata dalla sua congregazione che poi ha fatto domanda in Grecia per un sacerdote.) Sia come sia, si potrebbe argomentare che Costantinopoli ha invaso la giurisdizione di quella chiesa.

Ciò è curioso in quanto la Chiesa di Grecia era sotto proibizione di evangelizzare al di fuori dei suoi confini dalla sua stessa concessione di autocefalia. Questa concessione era stata data alla Grecia dal Patriarcato ecumenico nel 1850, quando si era concluso lo scisma scoppiato tra le due chiese una ventina d'anni prima, quando la Chiesa di Grecia dichiarò unilateralmente l'autocefalia del Patriarcato Ecumenico controllato dai turchi. Indipendentemente da ciò, questo mette in discussione non solo i dettagli del contro-mito, ma le attuali affermazioni iperboliche del primato costantinopolitano, i cui partigiani sostengono che nessuna chiesa autocefala può esercitare opera missionaria al di fuori dei confini della propria nazione. Il fatto stesso che il Patriarcato ecumenico abbia rinviato la questione della cura pastorale di questa parrocchia alla Chiesa di Grecia mostra che questo tipo di ristrettezza canonica non era rispettato – o più probabilmente che si trattava di una lettera morta. In ogni caso, si vede in modo evidente che nessuna delle due Chiese aveva alcuna preoccupazione reale o effettiva per il Nord America. A rischio di elaborare in modo eccessivo questo punto, nessuna pretesa di primato sul continente nordamericano – o se per questo di giurisdizione universale – fu avanzata in questo momento. Non solo queste parrocchie stavano per conto proprio, ma la loro mancanza di interazione l'una con l'altra dimostra che tutte le pretese di primato e giurisdizione erano successive al fatto. In altre parole, la realtà dei fatti era un'apatia pastorale e di evangelizzazione, a un livello insondabile nella prassi ecclesiastica normativo. Se questo non dissipa ogni nozione di giurisdizione universale e/o di supremazia bizantina nel Nord America, null'altro ci riuscirà.

Poiché sembra che la Chiesa di Grecia abbia scelto di non contestare la fondazione di questa parrocchia scismatica, e poiché non c'era alcuna indicazione a riguardo sia dalla Chiesa di Grecia sia dal Patriarcato ecumenico, si può dire che il concetto di fondazione e di giurisdizione di una parrocchia in questo momento era fluido, si potrebbe anche dire anarchico. Almeno questo era il caso di quelle parrocchie etniche fondate indipendentemente dalla diocesi missionaria russa. Il contrasto con la formazione delle parrocchie che si trovavano all'interno della missione russa è aspro (per non dire altro). Ogni parrocchia istituita sotto la cura pastorale dei vescovi russi, e tutte le attività di evangelizzazione sotto la sua egida, erano intraprese con la massima attenzione ai dettagli. In ogni caso, il quadro che i partigiani anti-missione russa dipingono delle parrocchie al di fuori della sua giurisdizione non è un bel quadro.

Per esempio, al fine di neutralizzare le pretese primaziali della missione russa, a molti critici piace sottolineare che in alcune città, le parrocchie greche hanno preceduto la fondazione delle parrocchie russe. Di certo, si segnala che a New York City una cappella russa che era stata fondata nel 1870 è stata chiusa dal governo russo nel 1883. Se, tuttavia, il principio ecclesiologico ortodosso come previsto da questa nuova narrativa è un principio di indipendenza, o per essere più precisi, completa indifferenza per la presenza ecclesiale stabilita, allora che cosa importa questo fatto? Che differenza avrebbe fatto se ci fossero state dieci parrocchie della missione russa a New York? O cento, se per questo? Dopo tutto, non sembra che queste parrocchie greche più recenti si preoccupassero affatto della gerarchia russa stabilita nel Nuovo Mondo. Né si preoccupavano l'una dell'altra, se è per questo.

Il contro-mito: confronti selettivi

È qui che i partigiani anti-missione russa sembrano aver fatto alcune affermazioni che riteniamo molto deboli, cioè che i numeri da soli possono sopraffare una Chiesa locale stabilita e che l'indifferenza al principio territoriale non ha alcuna conseguenza. Questo argomento, tuttavia, è una spada a doppio taglio. Non c'erano già decine di parrocchie in Alaska? Non c'erano decine di parrocchie di ex uniati negli Stati Uniti continentali in quel tempo? E se per questo, non erano in formazione parrocchie della missione russa a causa dell'immigrazione di russi, ucraini, bielorussi e galiziani in Nord America in quello stesso tempo? Chiaramente quello che vediamo in questo momento è una diocesi formale e riconosciuta che opera sotto norme canoniche e intraprende un serio programma di evangelizzazione. Perché allora i critici insistono a trascurare questo notevole sforzo, con le sue decine di parrocchie a favore di un numero molto inferiore di parrocchie indipendenti che venivano fondate in modo frammentario, caotico e sotto nessuna supervisione canonica di sorta? In ogni caso, non è inaudito che delle diocesi chiudano missioni e chiese. Questo non significa che la diocesi è estinta o che può essere rilevata da un'altra Chiesa ortodossa autocefala.

Confrontando selettivamente tre parrocchie russe negli Stati Uniti continentali (e ignorando il gran numero di parrocchie dell'Alaska ed ex uniate) con un numero altrettanto piccolo di parrocchie greche indipendenti, è presentato un quadro altamente distorto dell'Ortodossia americana nel periodo dal 1890 al 1910. Forse è per questo che alcuni critici della missione russa si sforzano così tanto di ignorare la realtà della missione verso gli uniati di sant'Alessio Toth, così com'è ignorata l'esperienza ecclesiologica dell'Alaska. Se vista nella giusta luce, "l'unità amministrativa" del crescente numero di parrocchie della diocesi russa sembra molto più vicina alla realtà. Più precisamente, com'era amministrata la missione russa? Vi erano norme canoniche in vigore, in particolare per quanto riguarda il trattamento dei sacerdoti? In particolare, i preti della missione russa erano trattati come quelli nelle poche parrocchie greche che esistevano prima del 1910, vale a dire, come dipendenti assunti e licenziati in basate a nient'altro che i capricci dei consigli parrocchiali di chiese gestite in modo congregazionale (come indicato anche dai critici del cosiddetto mito della creazione)?

Per sottolineare ulteriormente la mancanza di unità amministrativa, Namee descrive la situazione a Chicago in cui una parrocchia russa e una greca esistevano fianco a fianco, con apparentemente poca interazione. Questa mancanza di interazione tuttavia non copriva di gloria quella particolare parrocchia greca come possiamo notare dai resoconti contemporanei, fatto che doveva essere evidente agli osservatori casuali poiché aveva generato una certa notorietà. Secondo il Chicago Tribune, per esempio, si apprende che "una è la chiesa ortodossa o la chiesa russa regolare... mentre l'altra è puramente greca nella sua composizione e nazionalità". Secondo questa stessa fonte, "La chiesa greca 'non vuole nessuno se non quelli di sangue ellenico tra i suoi membri'." Di nuovo, nelle mie precedenti risposte a un certo critico, ho insistito molto sul fatto che l'idea che questi sacerdoti indipendenti fossero visti come "missionari" era un punto di vista molto caritatevole, data la verità dei fatti. 'Esagerato' non sarebbe una parola troppo forte in questo senso. Continuo a sostenere tale affermazione. Certamente le congregazioni che li avevano assunti non li vedevano come "missionari".

È interessante notare che "l'indipendenza" dei greci dalla diocesi russa non sembra così nettamente marcata. Namee cita due casi di concelebrazioni tra greci e russi. Il primo si è verificato il 7 Ottobre 1894, in cui ci viene detto che greci e russi a Chicago concelebrarono nella chiesa russa per "commemorare il centesimo anniversario dell'Ortodossia nel Nuovo Mondo". Purtroppo, questo fatto sorprendente passa senza commenti. Per lo meno, questo è la prova evidente del fatto che vi fosse un chiaro accordo circa l'antichità della missione russa e il suo primato in America del Nord. Questo, infatti, mette in dubbio la veridicità del commento di Oleksa che "la stragrande maggioranza" degli immigrati ortodossi era "totalmente inconsapevole" della chiesa dell'Alaska. Chiaramente, questi greco-americani ne erano consapevoli. In effetti, questo atto di culto commemorativo è la prova che la conoscenza dell'Alaska non era così sconosciuta come ci è stato fatto credere.

E questo non è stato un caso singolare. Più tardi, in quello stesso anno, per esempio, si sono svolte cerimonie commemorative per lo tsar Alessandro III in tutte e tre le chiese greche negli Stati Uniti, ancora un'ulteriore prova che vi era un riconoscimento della preminenza della missione russa e forse un certo grado di dipendenza dal governo imperiale. Questo è un punto importante: perché questi immigrati greci per lo più repubblicani commemoravano il defunto tsar, che era un monarca assolutista? La risposta potrebbe risiedere nel fatto che molti di loro erano grati per le risorse che aveva esteso a loro la missione russa. Possiamo quindi dire che in alcuni ambienti greci, sembra che essi stessi si vedessero come parte dell'autorità ortodossa locale, almeno in un certo senso generale.

Per quanto riguarda il fatto che "l'indipendenza" greca fosse dovuta alla mancanza di un'adeguata supervisione canonica ed episcopale, questo non è un motivo di orgoglio. E non era così inflessibile come i critici vorrebbero farci credere: apprendiamo per esempio che nel periodo di tempo in questione, vale a dire prima della rottura definitiva (1916-1918), sei parrocchie greche "indipendenti" hanno ricevuto gli antimensi dalla missione russa, ponendosi in tal modo formalmente sotto la sua giurisdizione. In altre parole, il 7 per cento delle parrocchie greco-americana si è messo sotto la protezione della gerarchia russa ben otto anni dopo il loro presunto "trasferimento" alla Chiesa di Grecia da parte del Patriarcato ecumenico. È interessante notare che questo è esattamente lo stesso periodo di tempo in cui ci viene detto da Oleksa che la "stragrande maggioranza" degli immigrati ortodossi era "totalmente all'oscuro della storia della Chiesa in Alaska". Forse ignoravano la chiesa dell'Alaska, ma erano "totalmente all'oscuro" della diocesi russo-americana? Sempre più spesso, sembra che non lo fossero, altrimenti, perché avrebbero dovuto rivolgersi ai vescovi russi per i loro antimensi?

Le parrocchie indipendenti sotto una "nebbia canonica"

Barbara MacGahan – 1893 (Foto SOCHA)

Tutta la mia tesi sulle parrocchie indipendenti sotto una nebbia canonica aumenta di forza quanti più fatti scopriamo. Si potrebbe cercare di trascurare questi fatti e ciò che preannunciano per l'ecclesiologia delle successivi giurisdizioni etniche. Come osserva lo stesso Namee, le cose andavano così male che un vescovo greco contemporaneo descrive la situazione nelle parrocchie greche come un "caos completo". Cita anche padre John Erickson, che scrive che queste stesse parrocchie greche erano "indipendenti da qualsiasi autorità al di là della comunità locale". In altre parole, erano congregazionalisti, vale a dire, non canonici. Lasciando da parte per il momento le conseguenze scioccanti che comporta un tale stato di cose per la legittimità ecclesiale, il principio congregazionale era così pronunciato che quasi nessun sacerdote sfuggiva alla sua collera, sicuramente una novità nel vasto arco della storia ecclesiale ortodossa.

Quanto era caotica questa situazione? In una lettera scritta in quel periodo al The Washington Post, una certa signora Barbara MacGahan fa di tutto per distinguere la prassi ortodossa canonica che si trovava nelle chiese della missione russa dalle buffonate presenti in alcune di queste parrocchie indipendenti. MacGahan (che, nonostante il suo nome, era una eminente russo-americana) supplicava i suoi lettori di non considerare i russi responsabili dal momento che erano "sotto la guida costante del vescovo Tikhon", mentre le parrocchie greche erano "senza alcuna guida di supervisione ecclesiastica". Uno rabbrividisce a pensare ciò che stava avvenendo in queste parrocchie e che era venuto all'impietosa conoscenza del grande pubblico.

Il Tomos di trasferimento

L'origine dell'incipiente esarcato greco richiede più studio. Ci è stato detto che la Chiesa di Grecia aveva "stabilito" la prima parrocchia greca a New York City, e che poco dopo diverse altre parrocchie sono state fondate a partire da quella stessa chiesa. In realtà, naturalmente, la Chiesa di Grecia non ha fatto nulla di simile; invece queste parrocchie sono state stabilite, fondate e finanziate dagli immigrati greci, di solito sotto l'egida di logge quasi-massoniche, e la Chiesa di Grecia semplicemente le ha accettate come un fatto compiuto. Molto semplicemente, la Chiesa greca non era abilitata a creare o a sostenere in altri modi nuove parrocchie al di fuori dei suoi confini. In ogni caso, nel 1908 il Patriarcato ecumenico fu costretto dal governo turco a cedere il loro controllo alla Chiesa di Grecia. (Anche questo fatto sconvolgente è lasciato passare senza alcun commento.) La Chiesa ortodossa russa a questo punto dichiarato che tutte le parrocchie greche erano di sua competenza. Costantinopoli non fu d'accordo e si mantenne al suo decreto originale, creando così ufficialmente una giurisdizione etnica extra-canonica in Nord America, come un critico contemporaneo dichiarò al momento. I critici del "mito della creazione", tuttavia, cercano di attenuare la gravità di questo trasferimento, affermando che sia il Patriarcato ecumenico sia la Chiesa di Grecia stessero già "inviando sacerdoti in America, risolvendo controversie parrocchiali, consacrando il santo crisma per l'uso nel Nuovo Mondo, e anche – nel caso di padre Raphael Morgan – inviando missionari per evangelizzare gli americani". È lasciato non detto se alcuna delle due chiese avesse il diritto di farlo. Per quanto riguarda "l'invio di missionari", la serietà della missione di Morgan è una questione aperta, non facilmente risolta da semplici asserzioni.

Un'altra cosa che è lasciata non esaminata è che questo Tomos di trasferimento non è stato universalmente accettato – neanche dai greco-americani. In altre parole, molti hanno continuato a vedere se stessi come parte del Patriarcato ecumenico invece della Chiesa di Grecia; ancora una volta, una serie piuttosto sorprendente di circostanze che i critici scelgono di ignorare. A questo punto, lasciatemi fare la domanda scomoda: se le parrocchie greche hanno scelto di ignorare questo editto (della loro Chiesa madre, nondimeno), ne consegue che essi si rifiutavano di accettare l'autorità del Patriarcato ecumenico, separando in tal modo se stessi dalla comunione con questa Chiesa. In tali circostanze, come si può sostenere che i loro misteri erano validi o che la ex giurisdizione panellenica era canonica?

Lasciando da parte questi fatti scomodi, è ovvio che lo stesso Tomos di trasferimento non era valido. A dire il vero, l'indifferenza queste parrocchie al Tomos potrebbe essere stata a causa del loro congregazionalismo, ma resta comunque il fatto evidente che il Tomos era stato emanato, anche se sotto costrizione. Nessun editto o canone emanato in tali condizioni può essere considerato valido. In caso contrario, il concilio di Ferrara-Firenze (1449) – che apparentemente guariva lo scisma tra Oriente greco e Occidente latino – sarebbe ancora in vigore. Questo atto fu forzato su ogni vescovo bizantino dall'imperatore che voleva vedere una alleanza politica con l'Occidente. Come è noto, ogni vescovo ortodosso presente (con l'eccezione di Marco Eugenico, il metropolita di Efeso) fu costretto a firmarlo. La nocività di questo atto fu evidente a tutti, e l'atto divenne immediatamente una nullità tra la gente. I partigiani del nuovo mito della creazione anti-missione russa non possono quindi trovare alcuna consolazione nel Tomos del 1908 da parte del Patriarcato ecumenico – né d'altra parte possono farlo i giurisdizionalisti universali attuali. Nella migliore delle ipotesi, ciò che entrambi i partiti anti-missione russa possono dire è che il particolarismo etnico e l'anarchia ecclesiale non sono importanti quando si studiano le origini delle giurisdizioni molteplici. Infatti, il lettore occasionale potrebbe essere perdonato se ha la netta impressione che la sfilata di orrori descritti dai critici sia di fatto un punto di orgoglio, almeno nella misura in cui questi incidenti eclatanti possono essere utilizzati per smantellare l'idea della prima unità ortodossa americana.

George Michalopulos è un laico nella Chiesa Ortodossa in America. È sposato con Margaret Verges di Houston, Texas, ed è padre di due figli, Constantine e Michael. Insieme al diacono Ezra Ham, è l'autore di The American Orthodox Church: A History of Its Beginnings (Salisbury: Regina Orthodox Press, 2003), oltre a numerosi articoli e saggi pubblicati sul sito dell'associazione Orthodox Christian Laity. Ha servito come presidente del consiglio parrocchiale della chiesa greco-ortodossa della Santissima Trinità a Tulsa, OK, e per due volte è stato delegato laico al Congresso del clero e dei laici nel 1998 e nel 2002. Nel 2003 ha contribuito a fondare la Missione cristiana ortodossa dei santi apostoli, ora una parrocchia della OCA, e continua a essere attivo negli eventi pan-ortodossi nell'area metropolitana di Tulsa.

 
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Rue Daru: capitolo finale?

L'immensa tensione tra l'arcivescovo Job della piccola giurisdizione di Rue Daru a Parigi e i ribelli che in modo assai poco ecclesiale si oppongono a lui, riportata dai media religiosi francesi (La Croix, per esempio) e ampiamente in internet, ha le sue radici quasi trentacinque anni fa.

A quel tempo, dopo il riposo dell'umile e santo arcivescovo di origine russa George (Tarasov) nel 1981, la persona più vicina a un padre spirituale che io abbia mai avuto, è stato eletto un nuovo arcivescovo. Si trattava di un berlinese di formazione cattolica romana e accademica, l'arcivescovo George (Wagner). Rompendo le sue promesse ai fedeli, è riuscito nel compito unico di alienare sia i russi sia i non russi nella sua giurisdizione. C'è riuscito mettendosi contro il ritorno in entrambe le parte della Chiesa russa, che l'intrinsecamente instabile gruppo di Rue Daru aveva lasciato ben quattro volte (nel 1927, 1931, 1935 e 1945) e allo stesso tempo opponendosi nel modo più vigoroso all'uso liturgico delle lingue dell'Europa occidentale e opponendosi anche alla venerazione dei santi occidentali locali (così come di alcuni di quelli orientali, che liquidava come 'apocrifi' , per non parlare dei nuovi martiri e confessori della Russia). Parlo, come al solito, di fatti, di cui noi siamo stati testimoni oculari e vittime di abusi. Non c'è spazio per polemiche in questa tragedia.

L'atteggiamento molto aggressivo contro l'uso liturgico delle lingue occidentali è stato un fattore nella perdita della grande parrocchia di Gand e della famiglia Peckstadt, credo nel 1986. Questi andarono direttamente al patriarcato di Costantinopoli, stufi degli abusi e degli insulti del loro arcivescovo di Parigi. Erano ben lungi dall'essere gli unici, come noi e i nostri figli battezzati con nomi di santi occidentali locali sapevamo fin troppo bene. Nel momento in cui, dopo le recenti consultazioni nel 2015, sua Santità il patriarca Kirill sta sollecitando l'inclusione di questi stessi santi occidentali nel calendario generale russo, così come il nostro amato san Giovanni di Shanghai aveva fatto sessant'anni fa, sembra tutto molto ironico, per non dire anacronistico. Tale era la totale mancanza di visione e di missione di quel tempo e la molto reale e impunita persecuzione nei confronti di coloro che avevano missione o visione o entrambe.

Come risultato delle politiche disastrose dell'arcivescovo George Wagner, il controllo del gruppo di Rue Daru è stato consegnato alla massonica e russofoba Fraternite Orthodoxe, guidata da persone di cui molti antenati avevano originariamente fomentato la rivoluzione nel 1917, rompendo i loro giuramenti allo tsar. Mi è stato detto nel 1985 dal diacono belga di mons. George che l'arcivescovo era stato nominato dal patriarca di Costantinopoli per 'chiudere' il gruppo di Rue Daru, in modo che potesse andare direttamente sotto il vescovo greco locale. Nella mia ingenuità giovanile, stupidamente non gli ho creuto. Ma naturalmente aveva ragione. Mi è stato detto da un milionario che in seguito divenne un altro vescovo di Rue Daru che ero 'troppo vicino alla sala macchine, dove si sente l'odore'. Vero.

Anche se l'arcivescovo George morì inaspettatamente giovane nel 1991, la politica di Costantinopoli, totalmente logica dal proprio punto di vista, non è cambiata e anzi, in una Rue Daru anti-monastica e incapace di generare un proprio serio candidato come arcivescovo, ora si è rafforzata. L'attuale arcivescovo, pupillo dell'attuale patriarca di Costantinopoli che lo ha imposto sulla sua giurisdizione ribelle, sta ora realizzando la stessa politica. Se Rue Daru non lo vuole, ironia della sorte, il sotto-occupato metropolita Atenagora (Peckstadt) di Bruxelles è a disposizione per prendere il sopravvento. Tanto più che solo la settimana scorsa ha ordinato un suo vicario episcopale per il Belgio, dove la sua diocesi non è molto più grande di una parrocchia russa media.

L'ellenizzazione, la fusione totale di Rue Daru e del cosiddetto esarcato 'di tradizione russa' (anche se la tradizione russa sembra in gran parte invisibile in molte aree con il loro calendario greco, paramenti greci e costumi liturgici greci) è l'unico risultato logico. Altrove la stessa cosa è già stata fatta con l'ACROD, l'altrettanto piccola diocesi ortodossa carpato-russa in America, che ora ha anch'essa un vescovo greco. Tutti quelli che non si sentono di voler diventare greci sono invitati a ritornare alla Chiesa ortodossa russa, la cui nuova cattedrale di Parigi aprirà il prossimo anno (le sue cupole sono già state installate), o ad andare a studiare al suo seminario di Parigi (ora l'unico seminario ortodosso in Europa Occidentale). Speriamo che il gruppo di Rue Daru, prima di diventare definitivamente greco, restitusca le proprietà della Chiesa russa, soprattutto in Rue Daru a Parigi, a Biarritz, a San Remo e a Firenze. Dopo decenni di abbandono queste chiese avranno bisogno di milioni di euro di spese; tuttavia, a differenza di altri, la Chiesa russa si prenderà cura del suo patrimonio. Così, a quanto pare, si chiuderà il libro della storia di Rue Daru.

 
Sulla vita della Chiesa: domande e risposte (maggio 2018)

Perché è finito nella ROCOR (la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia) e non nella diocesi di Sourozh della Chiesa ortodossa russa, che ora è più grande?

Per quanto riguarda le dimensioni, questa non è la cosa principale, è la qualità che conta. C'erano solo 12 apostoli, non 12.000.

La risposta breve è perché la Chiesa fuori della Russia aveva un santo, san Giovanni di Shanghai, la diocesi di Sourozh no. Invece, era rinomata per il rinnovazionismo intollerante che perseguitava la minoranza ortodossa fedele, il vero nucleo della Chiesa. 25 anni più tardi, quando c'erano più fedeli ortodossi, questo ha portato direttamente e inevitabilmente ad uno scisma anti-ortodosso e anti-russo da parte della nuova minoranza (che era stata la maggioranza persecutrice in precedenza). E questo ha portato direttamente all'ingresso della diocesi di Sourozh in comunione con la ROCOR. Non c'è nulla di tanto intollerante quanto il liberalismo.

Tuttavia, c'erano anche tutte le solite ragioni: per esempio, come potevamo noi, al di fuori della Russia, mentire sulla natura del regime sovietico, stando nel patriarcato controllato dai sovietici? Per esempio, la Chiesa fuori dalla Russa ha canonizzato i santi, san Giovanni di Kronstadt, santa Xenia di San Pietroburgo, i nuovi martiri e confessori, cosa che il patriarcato asservito non poteva fare, quindi chi voleva essere oggetto di una Chiesa asservita, che era così debole da non poter nemmeno riconoscere i propri santi? Per esempio, alcuni membri del clero anziano del patriarcato al di fuori della Russia erano riformisti o in altri modi corrotti.

Al di là di tutto ciò, tuttavia, c'è un altro motivo, che è proprio negli stessi nomi: "la diocesi di Sourozh". O "la diocesi ortodossa russa di Gran Bretagna e Irlanda" (e il nostro primo vescovo recava il titolo: "vescovo di Londra"). Ovviamente, per chiunque sia nato in questo paese, la seconda opzione è chiaramente la vincitrice. È ora che il nome "Sourozh" venga cancellato. O siamo le fondamenta di una nuova Chiesa locale o siamo solo un altro gruppo di immigrati con il nome di un luogo sconosciuto in un paese straniero destinato ad essere assimilato e quindi estinto, come tutti quelli del passato. Non desidero appartenere a un tale gruppo.

Chi sono i rinnovazionisti in Russia oggi?

Ci sono gli anziani ultra-modernisti ed ecumenisti che invecchiano, padre Georgij Kochetkov e la sua manciata di seguaci, l'accademico anti-russo p. Georgij Mitrofanov, altri accademici superficiali come 'I. V. Smyslov' e D. Anashkin e lo scandaloso pettegolo licenziato, il protodiacono Andrej Kuraev. Ma ce ne sono pochi, nonostante i loro rumorosi blog, e sono screditati dalla vera teologia (che essi condannano come 'revisionismo': sic!). La vera teologia vive nei monasteri, tra i parroci e i fedeli, che sono la vera spina dorsale della Chiesa e sono pronti a morire per l'autentica Fede – a  differenza dei rinnovazionisti: sono qui oggi, saranno andati domani. Niente di cui preoccuparsi.

Quali sono le due tentazioni più pericolose per gli ortodossi oggi?

Dal lato sinistro c'è la cosiddetta spiritualità e dal lato destro c'è il cosiddetto zelo.

La spiritualità è molto pericolosa (i demoni sono esseri spirituali e hanno spiritualità). Solo di recente ho sentito di una donna che si era interessata all'induismo e ha iniziato la meditazione e lo yoga. Nel giro di due settimane ha iniziato a sentire una voce ed è diventata mentalmente fragile. La meditazione di un tal genere è infinitamente dannosa poiché mette in funzione l'immaginazione (il campo di caccia dei demoni). C'è qualcosa di anti-incarnazionista e quindi di anti-cristiano in questa "spiritualità". Finisce sempre male.

Anche lo zelo è pericoloso perché se non è secondo la conoscenza, come dice l'apostolo Paolo, può causare grandi danni. Per esempio, i kamikaze musulmani sono zelanti, e guardate dove questo li conduce. Tutte le sette hanno iniziato con lo zelo. Più di recente possiamo vederlo tra i vecchi calendaristi di varie nazionalità. Tale zelo, non secondo la conoscenza, per quanto possa basarsi sulla conoscenza dei libri, è sempre emotivo e porta così all'orgoglio e alla divisione; lo zelo autentico, secondo la conoscenza, è sempre sobrio e conduce quindi all'umiltà e all'unità.

Perché i paesi ortodossi dell'Europa orientale sono così corrotti?

Penso che la sua domanda dovrebbe essere: perché tutti i paesi sono così corrotti? Il Regno Unito è gestito da massoni (se non dal Rotary Club o da un golf club) e invece di tangenti devi pagare costantemente multe. La Francia e l'Italia sono gestite dalla mafia. Sì, anche l'Europa orientale è corrotta (cattolica o ortodossa). Per esempio, in Lituania (un paese cattolico), affermano che "la Lituania è il secondo paese più corrotto al mondo, ma solo perché ha corrotto il precedente secondo paese più corrotto al mondo a prendere il proprio posto come paese più corrotto al mondo". La ragione di questa corruzione è dovuta a due o tre generazioni di ateismo. Non puoi avere moralità sotto l'ateismo amorale con la sua persecuzione di tutti i valori spirituali. Fino a quando questi paesi non si tireranno indietro dal capitalismo post-comunista mangiasoldi, rimarranno completamente corrotti.

Che cosa è essenziale prima che una Chiesa possa diventare autonoma?

A parte la richiesta di una metropolia locale su un territorio specifico che vuole l'autonomia e il consenso della Chiesa Madre, cosa che presuppone una certa maturità di infrastrutture nella metropolia – come un certo numero di vescovi ortodossi, sacerdoti, chiese e fedeli – ci deve essere vita monastica, un monastero e un convento, entrambi con un certo numero di monaci e monache. Questo è essenziale.

Quali sono le tendenze politiche della diaspora?

Negli Stati Uniti possiamo vedere chiaramente come gli immigrati poveri (greci, ma non solo) votano democratico, l'OCA è democratica (nel Regno Unito sarebbero liberal-democratici di centrosinistra), mentre molti russi bianchi sono vagamente o chiaramente repubblicani. Alcuni sono estremisti, quindi nella teologia accademica ci sono due tendenze, quella moralista evangelico-fondamentalista (antiochena) e quella liberale-modernista (i greci al di fuori del movimento di padre Ephraim e l'OCA). Questo è tutto sbagliato. Dovremmo essere al di sopra della politica e della teologia accademica mondiale, nel regno della grazia dello Spirito Santo.

Nel Regno Unito possiamo vedere questo nel fatto che le chiese protestanti in disuso spesso diventano moschee o night club. È lo stesso divario anti-spirituale, integralista / liberale modernista.

Qual'è l'origine del detto di san Silvano l’Athonita: "Tieni la mente all'inferno e non disperare"?

Non c'è nulla di nuovo qui, è semplicemente il Nuovo Testamento. Viene in mente l'affermazione dell'apostolo Pietro: "Sii sobrio, sii vigile; perché il tuo avversario, il diavolo, va in giro come un leone ruggente, cercando chi possa divorare, e che resiste, saldo nella fede (I Pietro 5, 8-9). In I Pietro 5, 12 l'apostolo si in realtà riferisce a Silvano.

Perché indossiamo la croce che portiamo al collo tenendola nei nostri vestiti e non fuori?

Perché la nostra Fede non riguarda appariscenti aspetti esteriori, come quella dei farisei. La nostra croce rimane accanto al nostro cuore, all'interno. È vero, i sacerdoti portano una croce esterna, ma solo quando celebrano e in occasioni formali con un vescovo ecc. Altrimenti se la tolgono. Se vogliamo testimoniare la nostra fede, non si tratta di indossare magliette con stupidi slogan, far crescere lunghe barbe, portare croci al di fuori, si tratta di vivere uno stile di vita cristiano, amare i nostri vicini, chiunque essi siano. Questo è ciò per cui verremo giudicati, come Nostro Signore ci dice chiaramente nei Vangeli.

Perché ci sono diverse tradizioni nella Chiesa riguardo alla confessione e alla comunione?

Non ci sono! La Tradizione è la confessione prima della comunione – a meno che tu non abbia una benedizione dal sacerdote di non venire a confessarti ogni volta prima della comunione (nel caso dei bambini, per esempio, o con diverse liturgie nella stessa settimana). Ogni altra usanza è pura decadenza, di solito una recente usanza adottata dall'eterodossia (come quella adottata in molte chiese di Costantinopoli negli ultimi decenni).

Qual'è l'origine del triplice bacio russo?

Il triplice bacio russo era universale tra i contadini (non tra gli aristocratici) prima della rivoluzione. Oggi è comune tra i familiari e gli amici intimi, ma raramente lo si vede nelle chiese in Russia, dove il senso della parrocchia è stato quasi distrutto dai sovietici. Questo è ironico perché la sua origine è puramente cristiana, è il bacio di pace liturgico.

Se accadesse un miracolo e l'Impero Russo fosse restaurato – un sogno a occhi aperti impossibile per quanto mi riguarda – quale tipo di unione politica si potrebbe formare?

Chissà? Chiaramente, un Impero Russo restaurato dovrebbe certamente coltivare buoni rapporti con la Cina, con cui avrebbe un enorme confine. Ma potrei anche suggerire un'Alleanza del Nord globale tra le terre di un Impero Russo restaurato, riunificato con l'Alaska, insieme con la Scandinavia (Islanda, Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca), le Isole Britanniche e l'Irlanda, la Groenlandia e il Canada. Questo quarto settentrionale del pianeta forma poco più del 25% della superficie terrestre del mondo, 37,7 milioni di km quadrati su un totale di 149,6 milioni, ma meno del 6% della popolazione mondiale.

Avere un tatuaggio è peccaminoso?

Direi che è un segno di sofferenza. Il Vangelo ci dice che tutta la nostra fede consiste "nell'amare Dio e amare il prossimo come noi stessi". Dieci parole. Abbiamo davvero bisogno di una tesi di dottorato per capirlo? Il mondo moderno ha cessato di amare Dio (ateismo), ha cessato di amare il suo prossimo (genocidio) e ora odia se stesso con il suicidio e l'automutilazione (inclusi i tatuaggi). Coloro che si tatuano sono insoddisfatti di se stessi, hanno un problema psicologico, un "complesso", come si suol dire. In altre parole, non sono semplici, ma complicati – come il peccato stesso.

Parteciperebbe a una marcia o a una manifestazione contro l'aborto?

Solo se pensassi che ottenga qualcosa. Temo che nell'odierna società post-cristiana e anticristiana tali manifestazioni esteriori di zelo convertito possano essere addirittura negative. Guardiamo prima a noi stessi. Solo se le mentalità interiori cambiano e la maggioranza si rivolge contro l'aborto, dovremmo fare processioni dietro la Croce tenuta ben alta.

Chi sono i testimoni di Geova?

Sono come ebrei che venerano il profeta Gesù, non avendo mai accettato il Nuovo Testamento, né la Santa Trinità (che considerano paganesimo), né l'uomo-Dio Cristo.

Perché su così tante chiese anglicane batte la bandiera arcobaleno LGBT?

La Chiesa d'Inghilterra è una chiesa di stato ed è stata fondata come tale. Pertanto fa tutto ciò che lo stato gli ordina di fare. Così, ora che lo stato, sotto Cameron e May, ha approvato l'ideologia LGBT, alza la loro bandiera. Quello che ho sempre voluto sapere è perché è così severa sul divorzio quando è stata fondata da Enrico VIII proprio per potersi concedere un divorzio.

 
Il cristianesimo ortodosso nelle Isole Britanniche e in Irlanda: sette Chiese ortodosse, nove diocesi, un decanato, quattro scelte

Introduzione

Ogni denominazione cristiana in ogni paese del mondo è divisa in diocesi e parrocchie che riflettono l'area geografica in cui si trovano. Inoltre, ci possono essere anche divisioni sociologiche interne. Per esempio, nella città in cui vivo, ci sono diverse parrocchie della Chiesa d'Inghilterra, ma due di queste parrocchie si rifiutano di parlare l'una con l'altra perché le loro opinioni e modelli di culto sono completamente diversi: una è "anglo-cattolica", anziana e ricca, l'altra è "happy-clappy", di mezza età e finanziariamente modesta. Ci sono anche due chiese battiste che si rifiutano di parlare l'una con l'altra, perché una è rigorosa, l'altra è liberale.

Nelle città c'è una situazione simile tra le parrocchie cattoliche romane, che possono avere tendenze completamente diverse (polacco / irlandese / liberale / tradizionale / 'carismatico'...) e anche nei monasteri, che appartengono a ordini diversi. Oggi le più grandi parrocchie cattoliche celebrano masse in momenti diversi per diversi gruppi etnici in diverse lingue e con diversi riti cattolici romani, polacchi, siro-malabarici, ucraini greco-cattolici ecc. Ci sono spesso pochissime comunicazioni tra questi diversi gruppi. Qual è la situazione della Chiesa ortodossa in questo paese? Quali suddivisioni ci sono?

Sette Chiese locali e dieci gruppi

Delle quattordici Chiese locali che compongono la Chiesa ortodossa a livello mondiale, solo sette sono rappresentate al di fuori dei loro paesi d'origine. Nelle Isole Britanniche e in Irlanda queste sette Chiese hanno nove diocesi e un decanato, che sono: serbi, bulgari, romeni, georgiani, Costantinopoli (con due diocesi, greca e ucraina, e un decanato, Parigi), Antiochia e russi (con due diocesi, Sourozh e la Chiesa ortodossa russa fuori della Russia). Queste nove diocesi e un decanato non sono territoriali, ma hanno giurisdizioni sovrapposte tra loro sullo stesso territorio. Tuttavia, anche in questo modo c'è spesso scarsa comunicazione tra loro, in quanto ognuno si rivolge al proprio gruppo etnico. Di questi dieci gruppi, i primi sei, serbi, bulgari, romeni, georgiani, la grande diocesi greca e la minuscola diocesi ucraina della Chiesa di Costantinopoli, sono in gran parte interessate solo ai propri membri etnici.

Quindi, in genere, sembrano non osservare il comandamento evangelico di Matteo 28, che dice che dobbiamo andare in tutto il mondo, insegnare a tutti e battezzare tutti. Per esempio, sebbene una piccola minoranza delle parrocchie della grande diocesi greca della Chiesa di Costantinopoli, di etnia soprattutto cipriota, a volte accetti persone inglesi, in genere queste persone sono ellenizzate oppure provengono persino da ambienti di scuole private elleniche. Inoltre, i suoi arcivescovi, che devono essere di nazionalità greca o cipriota, impongono solitamente nomi greci su qualunque candidato da loro ordinato, come Kallistos invece di Timoteo, Meletios invece di Pietro, Aristobulos invece di Albano, e impongono ad altri nomi come Athanasios, Panteleimon e Eleutherios. Ciò lascia quattro scelte alla maggioranza dei nativi di lingua inglese che sono interessati a cercare di vivere secondo gli insegnamenti della Chiesa ortodossa senza dover cambiare il loro nome e la loro identità nazionale.

Quattro scelte

Le prime due di queste scelte, i parigini e gli antiocheni, sembrano attirare due piccoli e specifici gruppi sociologici inglesi, mentre gli ultimi due gruppi sono entrambi parti della Chiesa ortodossa russa. Questi sono sociologicamente molto più ampi per quanto riguarda la gamma di persone inglesi e di altre popolazioni locali, ma tali persone hanno a volte una connessione con la Russia e sono in una Chiesa a maggioranza russa.

1. Il decanato di Parigi (chiamato anche esarcato)

Si tratta di un decanato molto piccolo appartenente a una diocesi sotto un vescovo francese anziano e malato con sede a Parigi sotto la Chiesa 'greca' (Costantinopoli). Non ha virtualmente alcuna proprietà propria nelle Isole Britanniche. La diocesi, fondata a Parigi negli anni '20 da aristocratici anti-monarchici di San Pietroburgo, che avevano provato senza successo a usurpare il potere allo tsar, aveva una piccola parrocchia a Londra fino al 1945. Tuttavia, nel 2006 il gruppo è stato rifondato in questo paese dopo un divorzio rumoroso, aggressivo e scontroso dalla diocesi ortodossa russa di Sourozh (vedi sotto) e non ama molto la Chiesa ortodossa russa in quanto tale. Nel 2006 contava 300 membri, su un totale di circa 300.000 ortodossi nel Regno Unito, quindi rappresentava circa un ortodosso su mille. Nonostante le sue dimensioni ridotte, nel 2006 la sua fondazione è stata fortemente appoggiata dai bastioni russofobi dell'Establishment britannico, la Chiesa d'Inghilterra, la BBC, il Times, il Guardian e il Daily Telegraph. È conosciuta per il suo attaccamento alle arti, alla filosofia e all'intellettualismo e ordina facilmente, a condizione che i candidati provengano dal "ceto giusto".

Tende a raggruppare figure istituzionali piuttosto anziane, di classe superiore – e per questo appartiene alla chiesa di Costantinopoli, gestita dall'Occidente, che utilizza il calendario cattolico romano per le feste fisse, e non dalla Chiesa ortodossa russa indipendente. È quindi piuttosto politicizzata e i suoi membri tendono a formare un club da contea-città e a sostenere i liberali democratici elitisti. I suoi membri, spesso in gruppi di soli cinque o dieci persone, possono, come il loro fondatore, essere attratti da tecniche spirituali come il buddismo, l'islam sufi, lo yoga o quella che viene chiamata 'la preghiera di Gesù' (= preghiera noetica in lingua ortodossa). Non è un gruppo incarnato in alcuna Chiesa ortodossa locale e mescola diverse pratiche e costumi, introducendo anche le proprie abitudini 'creative'. Alcuni dei suoi membri più logori, in modo abbastanza irrealistico, chiamano il loro piccolo decanato 'la Chiesa ortodossa in Gran Bretagna', nonostante il fatto di essere sovrastati da nove diocesi ortodosse molto più proletarie. Questo ricorda l'attitudine di alcuni membri della "Chiesa ortodossa in America", un gruppo ortodosso statunitense con un titolo enorme che il decanato ammira molto, ma che è anch'essa sovrastata da altri, e conta solo 30.000 membri attivi su tutti gli ortodossi in Nord America.

2. La diocesi antiochena (araba)

Questo piccolo gruppo etnico "ortodosso britannico", composto originariamente da circa 300 persone, è stato fondato come decanato nel 1996 da e per anglicani dissidenti. Venivano da diversi ambiti come l'evangelismo conservatore, il puritanesimo moralistico e l'anglo-cattolicesimo carismatico, ma tutti erano insoddisfatti dell'anglicanesimo. Avendo poi convertito solo pochi altri anglicani e apparentemente (?) senza mostrare molto interesse per i non anglicani, il suo clero ex anglicano talvolta si affida ai romeni per riempire le loro chiese. Il gruppo è conosciuto per il suo zelo missionario e la sua sincerità, fornendo assistenza pastorale laddove altre diocesi non ci sono riuscite, ma è noto anche per la mancanza di conoscenza pastorale e liturgica e per la mancanza di realismo. Ha poche proprietà sue. Nel 2016 questo decanato, che usa il calendario cattolico romano per le feste fisse, è diventato una diocesi e il primo compito del suo nuovo vescovo arabo, che non ha a disposizione una base e una tradizione araba, è (per usare le sue stesse parole) quello di insegnare al suo clero come celebrare le funzioni, e quindi entrare nel mainstream ortodosso. In passato ha ordinato molto facilmente, a condizione che i suoi candidati fossero vicari anglicani. Questo può però cambiare.

3. La diocesi di Sourozh (chiamata anche impropriamente la diocesi Patriarcale) della Chiesa ortodossa russa

Direttamente sotto il controllo della Chiesa ortodossa russa a Mosca, questa diocesi esiste da 55 anni. Ha avuto una storia variegata, caratterizzata da tendenze di modernismo liberale e di patriottismo sovietico sotto il suo ex vescovo e fondatore, il defunto metropolita Antony Bloom di Parigi, con il suo singolare culto della personalità e le sue curiosità personali. Dopo la sua morte, i suoi più stretti seguaci, soprattutto ex-anglicani, sono partiti per la maggior parte per fondare il decanato di Parigi (vedi sopra) e ora la diocesi di Sourozh sembra attrarre sempre più i numerosi immigrati russi etnici che si sono stabiliti in questo paese durante gli ultimi 20 anni. Tuttavia, esistono eccezioni e sono ancora presenti alcuni gruppi inglesi molto attivi (come pure le tracce morenti di un passato bloomita), anche se il suo clero inglese è ora composto per la maggior parte da anziani.

4. ROCOR, la Chiesa ortodossa russa fuori della Russia (impropriamente chiamata anche ROCA o "Chiesa ortodossa russa all'estero")

Questa diocesi delle Isole Britanniche e dell'Irlanda della Chiesa fuori della Russia è una delle molte diocesi sotto un sinodo di quindici vescovi ortodossi russi (di cui tre in pensione) con sede a New York. Fu fondata originariamente nel 1920 dal Patriarca Tikhon di Mosca per gli emigranti russi bianchi esiliati in tutto il mondo. Dotata di autogoverno e solo indirettamente sotto la Chiesa ortodossa russa a Mosca, con la quale ha relazioni eccellenti, la ROCOR, un tempo estesa in tutto il mondo, è oggi dominante solo nel mondo di lingua inglese, soprattutto negli Stati Uniti e in Australia. Ha visto molte delle sue parrocchie etnicamente molto chiuse in Sud America e nell'Europa occidentale continentale spegnersi oppure dissolversi nelle diocesi locali più missionarie del resto della Chiesa ortodossa russa, centrata a Mosca. Tuttavia, nel mondo anglofono è la voce dell'Ortodossia russa e il suo metropolita canadese di mentalità missionaria, ex arcivescovo d'Australia e Nuova Zelanda, è simbolicamente capo delle diocesi nella nuova Inghilterra e nella 'vecchia' Inghilterra.

La diocesi locale ha una storia che ha avuto alti e bassi, con diverse incarnazioni. Queste variano dalle origini russe nobili bianche, che soprattutto dopo il 1945 furono infettate da uno spiacevole anticomunismo, molto di destra e nazionalista, e una generazione dopo da un settarismo anglo-cattolico altrettanto inatteso. Quest'ultimo movimento ha anche cercato di sviare la diocesi dalla sua fedeltà all'Ortodossia russa. Tuttavia, queste incarnazioni di incubo generazionale sono per fortuna morte alla fine della guerra fredda, hanno abbandonato la Chiesa o ne sono state spinte ai margini, dove come reliquie sono quasi scomparse. Nella nuova generazione, dopo decenni di trascuratezza che hanno portato quasi al punto di morte nei primi anni '90, questa diocesi sta ritornando alle sue radici russe bianche, intese come fedeltà, in russo o in inglese, alla tradizione ortodossa, che è stata così tanto ravvivata tra i russi. La missione della ROCOR di oggi è quella di diffondere la fede ortodossa e i valori del rinascente impero cristiano multinazionale della Santa Rus' qui e in tutto il mondo in lingua inglese, nonché nelle sue missioni, dall'America meridionale all'Europa occidentale, da Haiti alle Hawaii, dal Pakistan alla Corea del Sud, dal Costa Rica all'Indonesia e dal Nepal alle Filippine.

 
La regione di Ternopol: restare fermi nella fede

Oltre trenta chiese della Chiesa ucraina ortodossa canonica sono state sequestrate in Ucraina dal tempo della rivoluzione dell'Euromaidan. Le prove più servere si sono verificate nelle regioni occidentali dell'Ucraina. Con la connivenza e persino il sostegno delle autorità locali, gli scismatici e i militanti del "Pravy sektor" sono stati particolarmente violenti nelle diocesi di Ternopol e di Rovno. Nella regione di Ternopol la situazione si è deteriorata a tal punto che, il 15 ottobre 2015, uno scismatico del "patriarcato di Kiev", Anatolij Zinkevich, dal pulpito del Consiglio regionale di Ternopol, ha chiesto l'occupazione della Lavra di Pochaev che appartiene alla Chiesa canonica. Nel villaggio di Katerinovka, nella stessa regione, diciotto credenti che hanno cercato di proteggere la loro Chiesa dedicata al grande martire Giorgio, della giurisdizione del patriarcato di Mosca, sono stati attaccati e picchiati dai militanti. Nonostante diverse sentenze della corte che la chiesa sia restituita ai propri proprietari legali, cioè alla comunità ortodossa, rimane ancora nelle mani degli scismatici.

il metropolita Sergij (Gensitskij) di Ternopol e Kremenets

A Katerinovka

E in breve tempo i credenti del villaggio hanno costruito una nuova chiesa per se stessi. I fedeli ortodossi hanno raccolto oltre 120.000 grivne solo per le fondamenta della loro chiesa. Dopo la consacrazione della chiesa e la Divina Liturgia, il metropolita Sergij, ierarca del luogo, ha osservato che "il podvig [fatica spirituale] non è né nella forza fisica, né nel potere umano, né nella gloria mondana. È in un cuore dolce, mite, obbediente e veritiero".

la nuova chiesa di san Panteleimon a Katerinovka

Due anni fa, l'autore di questo articolo è riuscito a visitare Katerinovka subito dopo l'infame pestaggio di massa del 21 settembre 2015. Mentre ci avvicinavamo alla chiesa sequestrata abbiamo visto quanto segue: serrature con insegne di sicurezza appese alle porte, filo spinato sopra la recinzione spaccata e una macchina di polizia davanti alla chiesa. Diversi giorni prima, era stato sparso il sangue dei difensori della chiesa. I teppisti di "Pravy sektor" con elmetti e passamontagna avevano picchiato i fedeli con mazze, avevano torto loro le braccia e impiegato gas lacrimogeni. Quel giorno mi sembrò come se il villaggio fosse deserto: il suo stesso cuore, la santa chiesa (dove da tempo immemorabile molte generazioni di persone avevano pregato, erano state battezzate, sposate e sepolte) era stato ferito e insanguinato. Siamo stati condotti nella casa di Anna, la signora responsabile delle questioni parrocchiali, dove si era riunito un gruppo di donne. La settantenne Elena Nikolaevna che vive vicino alla chiesa ha riferito come i banditi violenti avevano fatto irruzione nella sua casa, chiedendo le chiavi della chiesa, minacciandola e infamandola.

La direttrice del coro, Neonilla, insegnante di professione, ha subito una vera e propria persecuzione: i suoi vicini, con i quali aveva vissuto in pace per decenni, l'hanno chiamata "moskalka" [nell'Ucraina odierna, un nome dispregiativo per "donna russa"] e "complice degli assassini separatisti". Il rettore della chiesa, l'arciprete Sergij Gladun, è stato portato in ospedale. Sua moglie Valentina era a casa con tre figli piccoli durante il sequestro della chiesa – i razziatori hanno cercato di forzare la porta, picchiando sulle finestre, e causando ai bambini uno stress reale. Un video del pestaggio di massa nel villaggio di Katerinovka si è diffuso su internet. Il Dipartimento per l'informazione e l'istruzione sinodale della Chiesa ortodossa Ucraina a Kiev ha tenuto conferenze stampa con la partecipazione di vittime scelte tra gli abitanti del villaggio. I tribunali ucraini di diversi livelli hanno stabilito che è stato un sequestro illegale della chiesa, ma i corpi del governo locale hanno semplicemente ignorato queste decisioni giudiziarie. Non sorprende che l'operazione di sequestro della chiesa sia stata guidata non solo dai membri di Pravy Sektor ma anche dalla presidente del consiglio del villaggio, Viktoria Drel. Le chiese in altre regioni occidentali dell'Ucraina sono state sequestrate secondo lo stesso schema.

il sequestro della chiesa di san Giorgio a Katerinovka il 21 settembre 2015

A quel tempo, l'anziano scismatico e pseudo-patriarca Filarete (Denisenko) ha ricevuto più volte i leader di "Pravy Sektor" nel suo ufficio e li ha encomiati come "patrioti" che lottano per la "Chiesa indipendente" del paese.

Quando tutto è tornato tranquillo, i residenti di Katerinovka hanno cominciato a "riprendere il senno": molti di loro hanno rifiutato di dare le loro firme a sostegno del trasferimento della chiesa al "patriarcato di Kiev". Nel frattempo, la comunità espulsa ha tenuto le sue funzioni nella casa di un parrocchiano e ha ottenuto un lotto per la costruzione di una nuova chiesa. E la cosa più sorprendente è che la gente ha iniziato a donare fondi. "Sicuramente falliranno!", hanno malignato gli scismatici. Tuttavia, la chiesa sequestrata è rimasta vuota – solo una manciata di "svidomy" (cioè "coscienziosi" in ucraino) frequenta i servizi. Si tratta soprattutto di ex comunisti e atei che sanno poco dell'Ortodossia e sono politicamente impegnati e molto aggressivi. Ma i confessori per la loro fede "non hanno fallito". La nuova chiesa è stata finita e consacrata meno di due anni dopo.

la consacrazione dell'altare l'8 settembre 2017

Le sante Fede, Speranza e Amore

Nella sua predica, sua Eminenza il metropolita Sergij ha raccontato come la cattedrale del patriarcato di Mosca a Ternopol (situata al 22 di via Russkaja) fosse stata portata via ai fedeli [dagli uniati] nei primi anni novanta, come le autorità avevano rifiutato di dare loro un nuovo lotto per lungo tempo e come con l'aiuto di Dio i fedeli erano finalmente riusciti a costruire in breve tempo una bella cattedrale in onore delle sante martiri Fede, Speranza, Amore e Sofia.

Durante il suo soggiorno in Terra Santa, Vladyka Sergij ha pregato intensamente, chiedendo al Signore di dirgli a doveva dedicare la sua nuova cattedrale e il suo altare maggiore. Dopo il servizio, una giovane monaca si è avvicinata al metropolita e ha fatto una donazione per la costruzione della cattedrale. "Qual è il tuo nome?" ha chiesto sua Eminenza. "Vera," (termine russo per fede) ha risposto. Così il metropolita ha deciso di consacrare la cattedrale in onore delle sante martiri Fede, Speranza e Amore e della loro madre Sofia!

l'attuale cattedrale di Ternopol

La nuova cattedrale di Ternopol è l'orgoglio della città e un gioiello di architettura ortodossa. Mosaicisti da Ucraina, Russia e Bielorussia hanno lavorato qui con preghiera e con la benedizione del metropolita Sergij; la chiesa è adornata da un pavimento di mosaico di malachite bianca e color caffè, c'è un'iconostasi in pietra bianca come la neve, mosaici raffiguranti l'Ultima Cena e la Theotokos "Orante" nell'abside, e un mosaico del Cristo Pantocratore sotto la cupola principale.

La cattedrale è piena di fedeli durante le funzioni nonostante il fatto che Ternopol, come le altre città dell'Ucraina occidentale, rimane un centro di nazionalisti radicali che odiano la Chiesa canonica. Ma, secondo l'apostolo, dove abbonda il peccato, abbonda ancor più la grazia (Rm 5,20). Sono state costruite nuove chiese ortodosse e il numero dei parrocchiani è in aumento. E per tutti questi anni e decenni Vladyka Sergij ha ripetuto molte volte questa frase: "La persecuzione è la prova della nostra fede". Perché, come ha detto Cristo, beati siete quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno, e diranno ogni male contro di voi, mentendo, a causa mia. Rallegratevi ed esultate, poiché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,11-12).

 
Come vanno recitate le preghiere della Liturgia?

Diverse parrocchie ortodosse in Occidente sembrano tormentate da un conflitto riguardo alle preghiere private (sacerdotali) della Liturgia: queste preghiere vanno recitate in segreto o a voce alta? I sostenitori delle preghiere recitate in segreto fanno notare che questa è la pratica ricevuta da secoli di tradizione ortodossa, e chi opta per le preghiere recitate a voce alta ricorda che questa pratica è ancora più anticamente attestata. Se dobbiamo esprimere una nostra preferenza personale, optiamo per le preghiere in segreto: nella nostra esperienza della Chiesa ortodossa oggi, l’ultima cosa che vogliamo augurare al culto ortodosso è un aumento del protagonismo dei suoi preti. Sentiamo comunque una valutazione dello ieromonaco Petru (Pruteanu) su questo tema, trattata con la precisione e l’equilibrio che caratterizzano i suoi studi storico-liturgici. Il saggio di padre Petru, nell’originale romeno e nella nostra traduzione italiana, è nella sezione “Preghiera” dei documenti.

 
Padre Valentin Ţarălungă: "Non sono stato io a essere chiamato in giudizio, ma Cristo!"

Nell'estate del 2010, nel comune di Mihăileni Vechi, nel distretto di Râșcani, un bambino di un mese e mezzo è deceduto dopo aver ricevuto il santo Battesimo. Il caso è esploso nei media con il titolo: "Bambino annegato al battesimo". Si è aperta un'indagine penale per omicidio colposo per negligenza. Più tardi, il 21 novembre 2011, il sacerdote che ha officiato il battesimo, Valentin Ţarălungă, è stato condannato a un anno e sei mesi di carcere, nel penitenziario n. 11. Dopo 4 mesi e mezzo, secondo le ultime perizie medico-legali, è stata dimostrata l'innocenza di padre Valentin. Il bambino era affetto da una malattia polmonare, ed è questa che ne ha causato la morte. Il 6 aprile 2012, padre Valentin è stato rilasciato dalla detenzione.

Padre, ci racconti il caso del luglio 2010, che ha scosso l'intera repubblica.

Il 22 luglio 2010 abbiamo celebrato il santo Battesimo di un bambino di 40 giorni. 30 minuti dopo il battesimo, il bambino è morto. I genitori mi hanno ritenuto colpevole della morte del bambino. In dichiarazioni alla stampa, mi hanno accusato di negligenza, affermando che non ho coperto le vie respiratorie al bambino prima di immergerlo.

La prima perizia medico-legale condotta presso il distretto di Râșcani ha avuto risvolti ironici. Non ho paura di dire che vi sono stati in mezzo somme di denaro e interessi personali contro la Chiesa. I medici sapevano che il bambino non era annegato al battesimo, ma hanno preferito rimanere in silenzio. Più tardi, secondo la perizia medico-legale effettuata a Chișinău, è stato dimostrato che il liquido rosa schiumoso nei polmoni del bambino non veniva dal fonte battesimale. Il bambino soffriva di una malattia polmonare. La malattia del bambino è dunque un risultato della vita poco sana dei genitori.

Come si sono giustificati i genitori del bambino dopo che è stato rilasciato?

I genitori continuano ad accusarmi della morte del bambino. Anche se ho passato quattro mesi e mezzo in carcere, per un'accusa di cui sono stato dichiarato innocente. L'ho detto e lo ripeto, non ce l'ho con loro, anche se hanno chiesto che io sia sospeso dal servizio sacerdotale.

Come sono stati questi mesi tra le mura del penitenziario n. 11?

Pesanti. Ma ringrazio Dio per ogni cosa. Lo ammetto, questa prova mi ha cambiato, ha rafforzato ancor di più la mia fede in Dio. Quelle mura tra le quali stanno molti disperati, ti impongono di analizzare ogni azione per tutto il corso della tua vita. Ho vissuto lì di tutto: paura, dolore e speranza. Ci sono stati tentativi di darmi sostanze stupefacenti, sono stato minacciato e preso in giro... Lì ti distruggono il morale.

Che cosa significa per lei la speranza?

Un raggio di luce. Solo la speranza ha il potere di tirarti su quando sei a terra. Solo la speranza ti aiuta a non dimenticare che Dio è con noi.

Di che cosa aveva più paura quando era lì?

Di cadere in preda alla disperazione. Ero preoccupato per la famiglia, i parenti, i fedeli con cui era interrotta la comunicazione.

Chi sono quelli che l'hanno sostenuta in quei momenti difficili ?

Sono contento di essere stato visitato diversi confratelli nel ministero. Li ringrazio di cuore per il loro sostegno e fiducia.

E la famiglia?

Non molto... ma se hai il Signore nel cuore, il resto non importa tanto.

Come hanno reagito i prigionieri al fatto che lei è un prete ?

In modi diversi. Ad alcuni non piaceva quando parlavo loro di Dio, della preghiera e del digiuno. Erano scettici. Naturalmente ho incontrato anche lì persone meravigliose. Cercavo di essere loro vicino quando avevano bisogno di un consiglio o anche solo di uno che li ascoltasse. In prigione ho visto una vera agonia, ma il sogno ai loro occhi di essere liberi dà loro forza.

Il carcere è una scuola che non si può facilmente dimenticare. Dio ci dà le tentazioni per rafforzare la nostra fede: misura la croce sulle nostre spalle, e ce la dà da portare. Quando di è imprigionati si impara ad amare ogni minuto. Purtroppo, quando siamo liberi non sappiamo godere di ciò che abbiamo. Cadiamo rapidamente nella disperazione. Quando sei dietro le sbarre ti ricordi di tutti i momenti della tua vita. Respiri solo con i ricordi. Lo ammetto, in carcere ho imparato a vedere la vita in modo diverso, a guardarla da un'altra angolazione.

Come sembra la vita vista da quest'angolo?

Piena di pazienza e di perdono.

A che cosa pensava di più quando è stato rinchiuso?

A Cristo. Perché tutte quelle persone non giudicavano me, ma il Signore. È la Chiesa che è stata profanata dalle ingiustizie, non io. Sono contento che la fede abbia trionfato anche questa volta. Sulla stampa sono state scritte molte cose miserabili. È stato perfino detto: "Per quale ragione dovremmo ancora farci battezzare?"

Alla base di questa ingiustizia c'è stato lo scopo meschino di infangare la nostra Chiesa ortodossa.

Cosa vorrebbe dire ai genitori del bambino deceduto?

Di pensare a quello che hanno commesso. Ora hanno un bambino piccolo, anche lui malato. Anche se non sono colpevole della morte del bambino, ho chiesto loro perdono. Vorrei che il buon Dio li facesse comprendere.

Padre, la ringrazio per l'intervista.

Grazie a Dio!

Intervista realizzata da Elena Briciuc, per www.mitropolia.md

 
Perché dalla Novorossija e dalla Russia hanno ragione a trattare i soldati ucraini con compassione e gentilezza

Da un paio di giorni ormai ho postato varie notizie che mostrano il gran numero di vittime tra le forze ucraine in lotta contro la Novorossija, e ho osservato con un certo divertimento quanti di voi hanno espresso dubbi sulla veridicità di queste cifre. Oggi Nora ha richiamato la mia attenzione su un breve video di un ufficiale di reclutamento dell'esercito ucraino di fronte a una folla di civili, per lo più donne, per lo più madri. Il video è di alcuni giorni fa, ma questa versione è sottotitolata in inglese, quindi per favore guardatelo ora:

(Video rimosso dalla rete)

Ora, ci sono un paio di cose che vorrei condividere con voi, dopo questo video.

In primo luogo, credetemi, queste donne sono consapevoli delle voci terrificanti che parlano di numeri di vittime modo più elevati di quelli indicati ufficialmente. Tenete a mente che un sacco di soldati ucraini semplicemente scompaiono, o fatti a piccoli pezzi irrecuperabili di carne e ossa, o frettolosamente sepolti in fosse comuni dai propri ufficiali per coprire le loro morti, oppure tranquillamente uccisi e segretamente sepolti dai civili della Novorossija (ho visto un video di reclute ucraine che dicono di essere terrorizzate dai civili locali che sorridono loro e poi li uccidono non appena ne hanno l'opportunità).

In secondo luogo, e questo è quello che molti di voi non comprendono, l'esercito dell'Ucraina e quello della Novorossija sono drammaticamente diversi. Mi spiego meglio:

L'esercito dell'Ucraina:

L'esercito ucraino è stato completamente trascurato da tutti i governi al potere dal 1991. Vi ricordate la condizione dell'esercito russo durante la prima guerra cecena? Ora immaginate di prendere quell'esercito, e invece di trasferirlo tale e quale, lasciatelo ulteriormente degradare per altri 20 anni. Questa sarebbe più o meno la situazione dell'esercito ucraino oggi. Aggiungete a questo il fatto che per la maggior parte gli ufficiali e i soldati non vogliono combattere. Oltre a combattere una guerra che personalmente non vogliono (ancora una volta, non tutti gli ucraini sono fanatici nazisti del Settore destro!), sono anche letteralmente alla fame (ora sono arrivati a mangiare i serpenti) e totalmente ai di sotto dei limiti dell'equipaggiamento. Il sistema di comando e controllo dei militari ucraini è più o meno morto. L'unico vantaggio degli ucraini è il gran numero di aerei, carri armati e artiglieria, e questo è davvero un vantaggio meramente quantitativo.

L'esercito della Novorossija:

È composto esclusivamente da volontari. Anche la mobilitazione parziale decretata recentemente a Donetsk è un obbligo morale: è stato detto che bisogna presentarsi, ma se non lo fai, nessuno ti ci porterà. In secondo luogo, ci sono numerosi soldati e ufficiali molto esperti dalla parte della Novorossija. Come conseguenza diretta di tali condizioni:

1 lanciarazzi Grad ucraino non è uguale a 1 lanciarazzi Grad della Novorossija.

Questo è letteralmente vero. Anche se è esattamente lo stesso tipo di lanciarazzi Grad. In realtà molti o forse la maggior parte dei Grad utilizzati dalla Novorossija sono trofei portati via agli ucraini. Ma mentre l'artiglieria ucraina spara quasi esclusivamente in modo più o meno casuale nella direzione generale del lato opposto, colpendo solo i civili, la Novorossija utilizza ogni Grad con devastante efficacia scegliendo le munizioni giuste, facendole atterrare con precisione chirurgica proprio sulle posizioni ucraine.

Poi diamo uno sguardo ai filmati dei combattenti della Novorossija: molti di loro sono gruppi di trentenni e quarantenni. Queste sono persone che hanno già passato molto tempo nell'esercito, spesso con esperienza di guerra, e che conoscono il loro lavoro molto bene. Sì, è vero che la Novorossija ha ancora bisogno di molti altri esperti "lupi di guerra", come vengono chiamati in russo, ma ne hanno già molti. Così da un lato abbiamo ragazzi incapaci, e dall'altro vecchi ed esperti professionisti che sanno come sopravvivere.

Inoltre, è possibile guardare qualsiasi video girato sul lato della Novorossjia, ed è chiaro che il loro morale è estremamente alto. La maggior parte di voi ha probabilmente visto il filmato girato pochi giorni fa dal battaglione Vostok a Saur Mogila dove il comandante locale, Samurai, stava preparando i suoi uomini ad andare in battaglia per attaccare gli ucraini nel calderone sud, e il filmato li mostra mentre saltano sui loro veicoli per andare in battaglia. Certo, i ragazzi erano stanchi e seri, ma anche estremamente motivati e impazienti di riprendere la lotta. Il contrasto con le immagini prese sul lato ucraino non potrebbe essere più forte.

E poi, cerchiamo di essere onesti su questo, ormai ci sono molti combattenti molto esperti provenienti dalla Russia nell'esercito della Novorossija. Ancora una volta, questi sono uomini maturi, spesso con attrezzatura nuova, che sembrano essere sottufficiali o ufficiali e che sono chiaramente molto, molto motivati​​.

Infine, gli ucraini sono guidati da generali corrotti e incompetenti, immaginate Pavel Grachev, ma anche peggio. I rapporti che dicono che i combattenti ucraini odiano e disprezzano assolutamente i loro comandanti (non il comandante diretto, ma i vertici, i generali) sono su tutti i social media. Dall'altra parte, avete gente come Strelkov, Samurai, Motorola, Kedr, Khodakovskij e altri, chiaramente molto esperti e di grande talento. E, ancora una volta, questa è la mia opinione personale, ma non c'è dubbio nella mia mente che questi comandanti locali hanno non solo tutti i tipi di, diciamo, "consiglieri" dalla Russia, ma che l'esercito russo sostiene la Novorossija con intelligenza e competenza (chi immaginate che siano stati i primi a rilevare la manovra di avvolgimento tentata dagli ucraini lungo il confine russo?).

Quindi questo non è in alcun modo colpa del soldato di fanteria ucraino che è, a detta di tutti, coraggioso, di volontà estremamente forte e che eseguirà la sua missione nelle condizioni più difficili. Basta guardare da quanto tempo i poveri soldati ucraini nel calderone sud stanno resistendo in condizioni assolutamente da incubo! Ma in queste circostanze gli ucraini non hanno alcuna possibilità, e anche se hanno un vantaggio in campo aperto per il mero numero di artiglieria, carri armati e aerei, non appena arrivano al combattimento ravvicinato la Novorossija ne fa carne tritata.

I dati reali sono nascosti dalla giunta

Ricordate questo: se la Novorossija ha qualcosa come 6,5 milioni di abitanti, l'intera Ucraina ne ha circa 40 milioni. Allora cosa fa la giunta? Diffonde le vittime. Gli ucraini stanno conducendo la loro TERZA mobilitazione parziale (pena per aver rifiutato il servizio militare: 5 anni di carcere). Stanno prendendo giovani come carne da cannone in tutta l'Ucraina, da Lvov a Vinnitsa a Chernigov, e li mandano in Novorossija a farsi massacrare da un esercito e da una popolazione che combatte con la forza della disperazione e che combatte sulla propria terra.

Questo potrebbe sconvolgervi, e mi prenderò un sacco di commenti negativi per averlo detto, ma io personalmente penso che il numero delle vittime ucraine sia grossolanamente sottovalutato, e che quando questa terribile guerra civile avrà termine, e questo problema sarà indagato professionalmente, troveremo che le cifre reali degli ucraini uccisi saranno ben superiori anche alle più alte cifre oggi citate.

Penso che come avviene in genere nel caso di una dittatura, il fatto che le cinque stazioni televisive statali dicono esattamente le stesse assurdità non impedisce che le altre informazioni si infiltrino in tutti i tipi di modi creativi: Internet, naturalmente, ma anche parenti all'estero, i media russi, fughe di informazioni dalle strutture governative, ecc. E poi c'è un certo numero di vicini di casa a cui viene detto che il figlio "è morto come un eroe per il suo paese" (e, in genere, che il suo corpo non è stato recuperato) che poi parlano con te la sera, attorno a un tavolo da cucina, quando non c'è nessun altro attorno. Così, pur con tutta la propaganda ufficiale ucraina, le povere donne nel video qui sopra sono assolutamente terrorizzate che se al loro esercito è permesso di eseguire una coscrizione locale, anche i loro figli e mariti "moriranno come eroi". Ecco la ragione della loro rabbia disperata.

Noi e loro?

Questa è una verità lapalissiana, ma devo ripeterla di nuovo qui: nella stragrande maggioranza, i soldati che lottano contro la Novorossija sono russi loro stessi, nel senso che parlano russo, non sono affatto nazisti e non sono gli euromaidanisti folli che hanno dato inizio a tutta questa merda – sono persone semplici di paese o di piccole città che hanno visto il tutto in televisione. Certo, probabilmente hanno odiato Janukovich, ma non più di quanto abbiano odiato Timoshenko e Jushenko, e mentre si sentono ucraini, questo non significa che hanno questa russofobia satanica così tipica dei veri ucroidi nazisti. Nemmeno la maggior parte della Guardia Nazionale è composta da induriti membri della "Interahamwe ucroide". Quella gentaglia si trova soprattutto nelle squadre della morte di Kolomoiskij e Ljashko. In queste unità si trova veramente la feccia della terra, psicopatici patologicamente malvagi disposti a crocifiggere bambini e strangolare donne in gravidanza con un cavo telefonico. Questa non è una cosa tipica ucraina, del resto troverete una minoranza di questi sociopatici in qualsiasi paese e società. La differenza è che in una società civile e normale in genere questi tipi si trovano in carcere, mentre nell'attuale Ucraina trasformata in Banderastan sono in posizioni di potere. Ma sono assolutamente sicuro che si possa trovare una percentuale di teppisti maniacali tra i russi, i belgi, i peruviani o anche gli eschimesi. Questa è solo una parte triste della natura umana. La cosa spaventosa è che nel Banderastan riescono a dominare il resto della società.

Provo un immenso sollievo per il fatto che i russi lo capiscono chiaramente, e lo capiscono anche in Novorossija. Ho appena visto un video di circa 40 o più guardie di frontiera ucraine sotto un terribile fuoco dalla Novorossjia, che si sono offerte di arrendersi in cambio di un passaggio sicuro verso la Russia. Non solo dalla Novorossija hanno accettato le condizioni, ma li hanno anche nutriti, hanno curato le loro ferite (spesso terribili), poi li hanno portati oltre il confine, dove l'esercito russo li ha curati di nuovo e poi ha lasciato loro la scelta tra il soggiorno in Russia o il ritorno a casa (e il rischio di essere indagati dai nazisti per "diserzione"). Coloro che hanno voluto tornare lo hanno fatto su aerei militari russi.

Alcuni commentatori hanno detto che questo è stato stupido da parte russa. Non sono affatto d'accordo. Se questi ragazzi fossero stati teppisti di Kolomoiskij, allora sì, sarebbe stato stupido. Ma questi erano fondamentalmente ragazzi decenti, usati come carne da cannone, in altre parole, erano vittime. E sono orgoglioso che anche i russi lo abbiano capito e che abbiano agito con gentilezza e compassione verso di loro.

Per quelli di voi che credono che i nazisti ucroidi possano ottenere un trattamento così mite, posso rassicurarvi – dimenticatevelo. La Russia è la Russia e la guerra è la guerra. In Cecenia per esempio, quando erano catturati, i wahabiti facevano una "intervista" personale di 10-15 minuti con un sottufficiale dei paracadutisti o delle truppe speciali che stabiliva rapidamente il loro valore come prigionieri in un dialogo estremamente sgradevole per il wahabita e poi, a meno che i russi pensassero di avere un prigioniero di alto valore, costui era sommariamente giustiziato e sepolto. Non ho alcun dubbio su ciò che fanno in Novorossija quando catturano un membro di uno squadrone della morte ucroide, e vi posso assicurare che non gli curano le ferite né gli permettono di sopravvivere più di 30 minuti al massimo. Ma, ancora e ancora, la stragrande maggioranza degli ucraini oggi macellati non è composta da membri di squadroni della morte, e anche se chiaramente stanno combattendo dalla parte sbagliata, hanno poca scelta e sono quindi anche prima di tutto e soprattutto vittime che meritano la nostra compassione.

La tragedia ucraina

La parola russa безобразие (bezobrazie) è spesso tradotta come bruttezza, deformità o addirittura scandalo o caos. Ma questa non è una buona resa del suo significato. Bezobrazie è composta dal prefisso "bez" che significa "senza" e poi dalla parola "obraz", che significa "immagine" o "tipo" o anche "carattere". Ciò che bez-obraz-ie significa è "l'assenza di un'immagine coerente" o, letteralmente, "la perdita della propria identità". Questo è ciò che è accaduto al popolo ucraino: ha perso la propria identità reale e ha lasciato che sia sostituita da sorta di brutta, xenofoba, omicida e odiosa "maschera", che non è affatto ciò che era un tempo la vera cultura ucraina. Questo è immensamente triste, e voglio sperare che questo orrore possa essere guarito. Ma nel frattempo, i russi hanno bisogno di assicurarsi di non lasciarsi cambiare ora da questa guerra, hanno bisogno di fare in modo che il popolo russo mantengono il proprio "Obraz" spirituale e culturale, nel senso di "identità". Questo è anche uno dei motivi di cruciale importanza per cui essi dovrebbero continuare a trattare i soldati ucraini con compassione e gentilezza: la compassione russa può essere una potente arma contro l'odio ucroide e forse anche un impulso per il popolo ucraino a recuperare la propria vera identità.

Saker

 
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Domande pastorali

Come può appartenere alla ROCOR, una Chiesa che negli anni '90 ha aperto in modo non canonico parrocchie all'interno della Russia ed è entrata in comunione con i vecchi calendaristi scismatici greci?

Non potevo appartenervi, e non l'ho fatto. Ho paura che le abbiano riportato fatti erronei. Due (o forse più) vescovi della ROCOR hanno fatto quello che lei descrive. E nella diocesi dell'Europa occidentale della ROCOR, a cui allora appartenevo, ci rifiutammo categoricamente di fare alcuna di queste due azioni, perché entrambe erano e sono non canoniche.

Perché i cattolici fanno il segno della croce all'indietro?

Cristo siede alla destra del Padre. La tradizione è sempre stata quella di iniziare con la destra, come quando si avanza per prima con il piede destro. Quindi, proprio come gli ortodossi, anche i cattolici fanno il segno della croce con la mano destra e non con la sinistra. I sacerdoti si voltano a destra per dire al popolo "Pace a tutti": incrociamo le mani tenendo la sinistra sulla destra prima della comunione; i sacerdoti (come i laici una volta) ricevono la comunione con la mano destra messa a coppa nella sinistra, che è il modo in cui i laici le loro mani per prendere la benedizione del sacerdote.

Il fatto è che in Occidente la gente faceva il segno della croce come fanno ancora gli ortodossi, da destra a sinistra. Così, nel 1713, in Francia, ne "Le spiegazioni semplici, letterali e storiche delle cerimonie della Chiesa" di Dom Claude de Vert, pag. 6, rubrica 1, leggiamo: "Il sacerdote fa il segno della croce con le sue cinque dita (e non solo con le prime tre solo secondo la vecchia pratica – come fanno ancora alcuni vescovi, i certosini e i domenicani, facendo attenzione ad estendere solo il pollice e le due dita successive, come nei tempi passati). E se il prete tocca la spalla sinistra prima della destra, non è una questione di indifferenza: possiamo vedere da una lettera di papa Leone IV (790-855) che in precedenza la spalla destra veniva effettivamente toccata prima della sinistra".

La domanda sul perché i cattolici hanno cambiato la pratica ortodossa (dopotutto, mantengono le pratiche ortodosse in molti altri campi) resta senza risposta. Uno dei più più probabili suggerimenti è che i laici cattolici volessero fare ciò che vedevano fare i sacerdoti cattolici quando si mettono di fronte al popolo e lo benedicono, cioè quando segnano il popolo da sinistra a destra (che ai laici sembra da destra a sinistra, mentre stanno di fronte al clero). In altre parole, il cambiamento è stato causato dal clericalismo, dalla voglia di imitare il clero.

Perché nelle Isole Britanniche traducete "Veramente è risorto" con "Indeed He is Risen"?  Altrove la risposta è 'Truly He is Risen', che, dopo tutto, è la traduzione letterale.

Questo si riferisce alla traduzione di Re Giacomo delle parole di Luca e Cleopa agli altri discepoli in Luca 24:34, dopo essere tornati da Emmaus e aver parlato con Cristo: "Dicendo, il Signore è davvero risorto". (In greco è "ondos" – davvero, in russo è "istinno" – veramente). Questa traduzione si riferisce semplicemente all'uso enfatico nell'inglese britannico della parola "indeed" (per esempio, nella frase "Did he indeed?"), mentre altri popoli di lingua inglese userebbero "truly" o "really". Il merito della traduzione "indeed" è che implica "in azione", non solo "in teoria".

Perché alcuni convertiti sono eccentrici?

Qui parliamo di una piccola minoranza, di una frangia eccentrica, quindi non dovremmo trarre conclusioni esagerate. Penso che quelli che si considerano 'convertiti' non sono ortodossi; quelli per cui l'Ortodossia è un modo di vivere e hanno dimenticato i tempi in cui non erano nella Chiesa sono semplicemente ortodossi. L'Ortodossia è una seconda natura per noi. Ma i "convertiti" (cioè una minoranza dei convertiti) sembrano coltivare un'eccentricità esotica, soprattutto strani abiti e pettinature. Eppure la Madre di Dio era una "convertita", come lo erano tutti gli apostoli. Ma non hanno mai parlato di se stessi come "convertiti" e noi non li consideriamo mai come "convertiti". Certo che no – perché hanno subito un processo completo di conversione – divenendo prodotti finiti.

Qui arriviamo all'essenza della questione: ci sono "convertiti" e ci sono quelli che si sono convertiti. La differenza è che i "convertiti" sono persone che vogliono rimanere per sempre in uno stato da principianti, e ci sono persone che sono state convertite e stanno cercando di migliorarsi. In altre parole, semplicemente, ci sono neofiti e cristiani.

Quelli che ci tengono a essere neofiti vogliono rimanere alle porte della Chiesa, sbraitando per sempre contro le loro vecchie convinzioni (non c'è nessuno che è più anti-anglicano di un ex anglicano) e ci sono quelli che sono entrati nella Chiesa e non si preoccupano davvero più di ciò che accade alle porte della Chiesa. Quelli che rimangono alle porte per sempre leggono libri per convertiti (Bloom, Ware, Schmemann, I racconti di un pellegrino, Kalomiros ecc.) e coltivano eccentricità ed esotismi in abiti pettinature o discorsi a volte per qualche motivo patologico (per apparire diversi dagli altri); sono "convertiti". È tempo per loro di andare avanti e diventare normali cristiani, che è ciò che in realtà significa la parola ortodossi.

La parola "eccentrico" è un'altra parola per vanità, il desiderio di essere diversi, di essere alla ricerca di attenzione. Questi "convertiti" devono passare dagli antipasti alla portata principali, con il suo nutrimento e la promessa del dolce a venire. È necessario un  processo di conversione. Ma prima bisogna volerlo e non rimanere per sempre dei "convertiti".

Cosa ne pensa dell'opinione "La religione è l'oppio dei popoli"?

Personalmente, sono contrario alla religione come invenzione artificiale da parte degli Stati di istituzioni religiose per reprimere le persone. Tuttavia, sono per la fede, cioè per l'esperienza spirituale, l'ispirazione dello Spirito Santo, che è il fondamento della Chiesa ortodossa. A Marx, la cui nascita risale a 200 anni fa e che scrisse questa opinione 175 anni fa, direi: "E l'ateismo è l'oppio degli intellettuali".

Ci sono persone scelte da Dio per svolgere un compito speciale, per realizzare un destino speciale in questo mondo? Lei è una di queste persone?

Tutti noi senza eccezione siamo stati scelti da Dio per svolgere un compito speciale, ma solo alcuni ne sono consapevoli. Per quanto mi riguarda, sono consapevole da oltre quarant'anni che devo predicare l'Ortodossia nell'Europa occidentale. Questo è per riunire insieme le pecore smarrite, cioè per reintegrare almeno un piccolo numero di europei occidentali e dei nostri santi nella Chiesa. Questo è per prepararci per la restaurazione dell'Impero Cristiano in Russia per resistere all'Anticristo, di cui i globalisti stanno preparando la venuta.

 
Padre Seraphim Rose: l'Ortodossia sugli altri cristiani

Qualche anno prima di morire, padre Seraphim ricevette una lettera da una donna afro-americana che, come catecumena impegnata a conoscere l'Ortodossia, stava lottando per capire l'atteggiamento poco caritatevole che alcuni cristiani ortodossi mostravano verso le persone al di fuori della Chiesa, un atteggiamento che le ricordava come era stata trattata la sua stessa gente.

"Sono profondamente turbata," scriveva questa donna, "da come l'Ortodossia vede ciò che il mondo definirebbe cristiani occidentali, vale a dire, protestanti e cattolici. Ho letto molti articoli di molti scrittori ortodossi, e alcuni usano parole come 'papisti', ecc, che trovo profondamente inquietanti e piuttosto offensive. Le trovo offensive come persona appartenente a una razza che è stata sottoposta a tanti insulti e disprezzo e non voglio sviluppare io stessa l'abitudine di insultare. Anche il termine 'eretico' mi disturba...

"Che cosa dovrei fare con i miei amici e parenti? Loro non conoscono l'Ortodossia o non la capiscono. Eppure essi credono in Cristo e lo adorano... Devo trattare i miei amici e parenti come se non avessero Dio, né Cristo? ...O li posso chiamare cristiani, ma solo quelli che non conoscono la vera Chiesa?

"Quando pongo questa domanda, non posso fare a meno di pensare a sant'Innocenzo d'Alaska, quando visitava i conventi francescani in California. Era rimasto completamente ortodosso, eppure trattava i sacerdoti che incontrava con gentilezza e carità e non li insultava. Questo, spero, è ciò che l'Ortodossia dice su come si dovrebbero trattare gli altri cristiani".

Il dilemma di questa donna era in realtà abbastanza comune alle persone che entrano nella fede ortodossa. Ora, quasi alla fine della sua breve vita e dopo essersi liberato della sua amarezza giovanile, padre Seraphim rispose come segue:

Sono stato felice di ricevere la sua lettera – felice, non perché lei sia confusa sulla questione che la turba, ma perché il suo atteggiamento rivela che nella verità dell'Ortodossia a cui è attratta desidera trovare spazio anche per un atteggiamento di compassione amorevole per quelli che sono al di fuori della fede ortodossa.

Credo fermamente che questo è davvero ciò che insegna l'Ortodossia ....

Le esporrò brevemente quello che ritengo essere l'atteggiamento ortodosso verso i cristiani non ortodossi.

1. L'Ortodossia è la Chiesa fondata da Cristo per la salvezza del genere umano, e pertanto dovremmo custodire con la nostra vita la purezza del suo insegnamento e la nostra fedeltà a essa. Solo nella Chiesa ortodossa la grazia è donata per mezzo dei sacramenti (la maggior parte delle altre chiese non pretendere nemmeno di avere sacramenti, in ogni senso serio del termine). Solo la Chiesa ortodossa è il Corpo di Cristo, e se la salvezza è già abbastanza difficile all'interno della Chiesa ortodossa, quanto più difficile deve esserlo al di fuori della Chiesa!

2. Tuttavia, non sta a noi definire lo stato di coloro che sono al di fuori della Chiesa ortodossa. Se Dio vuole concedere la salvezza a alcuni che sono cristiani nel miglior modo a loro noto, ma senza mai conoscere la Chiesa ortodossa – questo spetta a lui, non a noi. Ma quando Dio agisce così, lo fa al di fuori della via normale che egli ha stabilito per la salvezza, ovvero nella Chiesa, come parte del corpo di Cristo. Io stesso posso accettare l'esperienza dei protestanti 'rinati' in Cristo; Ho incontrato persone che hanno cambiato interamente la loro vita attraverso l'incontro con Cristo, e non posso negare la loro esperienza proprio perché non sono ortodossi. Chiamo queste persone cristiani "soggettivi" o "principianti". Ma fino a quando non si uniscono alla Chiesa ortodossa non possono avere la pienezza del cristianesimo, non possono essere oggettivamente cristiani come appartenenti al Corpo di Cristo e ricevere la grazia dei sacramenti. Penso che questo sia il motivo per cui ci sono così tante sette tra loro – cominciano la vita cristiana con una vera e propria conversione a Cristo, ma non possono continuare la vita cristiana nel modo giusto fino a quando non si uniscono alla Chiesa ortodossa, e quindi sostituiscono la loro proprie opinioni ed esperienze soggettive all'insegnamento e ai sacramenti della Chiesa.

A proposito di quei cristiani che sono fuori della Chiesa ortodossa, quindi, direi: non hanno ancora la verità piena, che forse semplicemente non è stata ancora loro rivelata, o forse è colpa nostra, perché non viviamo e non insegniamo la fede ortodossa in un modo che possano capire. Con queste persone non possiamo essere uniti nella fede, ma non vi è alcun motivo per cui li dovremmo considerare come totalmente estranei o uguali ai pagani (e non dovremmo essere ostili neppure ai pagani – anch'essi non hanno ancora visto la verità! ). È vero che molti degli inni non ortodossi contengono un insegnamento sbagliato o almeno un'enfasi sbagliata, soprattutto l'idea che quando uno è "salvato", non ha bisogno di fare qualcosa di più perché Cristo ha fatto tutto. Questa idea impedisce alle persone di vedere la verità dell'Ortodossia, che sottolinea l'idea di lottare per la propria salvezza, anche dopo Cristo ci ha salvati, come dice san Paolo: occupatevi della vostra salvezza con timore e tremore [Fil 2:12]. Ma quasi tutti i canti religiosi natalizi sono corretti, e sono cantati dai cristiani ortodossi in America (alcuni di loro anche nei monasteri più severi!).

La parola "eretico", di fatto, è utilizzata troppo spesso al giorno d'oggi. Ha un significato e una funzione precisi: distinguere i nuovi insegnamenti dall'insegnamento ortodosso; ma ben pochi dei cristiani non ortodossi di oggi sono consapevolmente "eretici", e non serve davvero a nulla chiamarli così.

Alla fine, credo che l'atteggiamento di padre Dmitrij Dudko sia quello giusto: dobbiamo vedere i non ortodossi come persone a cui l'Ortodossia non è stata ancora rivelata, come persone che sono potenzialmente ortodosse (se solo noi stessi dessimo loro un esempio migliore!). Non vi è alcun motivo per cui non possiamo chiamarli cristiani ed essere in buoni rapporti con loro, riconoscere che abbiamo in comune almeno la nostra fede in Cristo, e vivere in pace in particolare con le nostre famiglie. L'atteggiamento di sant'Innocenzo verso i cattolici in California è un buon esempio per noi. Un atteggiamento duro, polemico ci viene richiesto solo quando i non ortodossi stanno cercando di portare via le nostre greggi o di modificare il nostro insegnamento...

Per quanto riguarda i pregiudizi, questi appartengono alla popolazione, non alla Chiesa. L'Ortodossia non richiede di accettare pregiudizi o opinioni su altre razze, nazioni, ecc.

 
Dopo 100 anni: la fine dell'Ortodossia anglicana e la realtà

Nel giro di pochi anni dalla rivoluzione russa del 1917 e dalla conseguente riduzione in schiavitù della Chiesa russa all'interno della Russia, con centro a Mosca, circa 2.000 emigrati russi si erano stabiliti in Inghilterra, soprattutto a Londra. Si divisero in due gruppi ecclesiali, indipendenti da Mosca schiavizzata, un gruppo più ampio di origini varie e un gruppo molto più piccolo, principalmente composto da aristocratici liberali e intellettuali, soprattutto anglofili e soprattutto da San Pietroburgo. Il primo gruppo costituì una parrocchia a Londra sotto la Chiesa ortodossa russa fuori della Russia (ROCOR), stabilita in prima istanza a Mosca, che aveva quattro metropolie, in Cina, in Europa occidentale, in Europa orientale e nelle Americhe, e si occupava di tutti gli emigrati. Anche il secondo gruppo costituì una parrocchia a Londra, ma sotto la piccola giurisdizione separata di Rue Daru, al di fuori della Chiesa russa, sotto il patriarcato di Costantinopoli, allora gestito e finanziato in gran parte dagli anglicani e oggi gestito e finanziato dagli USA.

Dopo la seconda guerra mondiale il primo gruppo, sotto la ROCOR, costituì più parrocchie per diverse migliaia di rifugiati di nazionalità polacca, principalmente ucraini e bielorussi, ma anche alcuni russi che aspettavano la libertà nella Chiesa russa all'interno della Russia. (Questa sarebbe venuta nel 2007, solo dopo che la maggior parte di costoro era morta, portando riconciliazione tra la Chiesa all'interno della Russia e la Chiesa al di fuori della Russia). D'altra parte, dopo la seconda guerra mondiale, anche il secondo gruppo tornò formalmente alla Chiesa ortodossa russa all'interno della Russia, ancora priva di libertà, ma su una base speciale sotto la personalità parigina unica dell'allora padre Antony Bloom, e si sviluppò in un gruppo indipendente di diverse piccole comunità. Dopo la sua morte nel 2003, questo gruppo si è diviso nel 2006: la maggioranza è rimasta sotto Mosca e, di conseguenza, entro il 2007 le maggioranze di questo gruppo e di quello della ROCOR sono entrate nell'unione della comunione canonica l'una con l'altra.

Tuttavia, circa 300 persone, molte di origine anglicana e in piccole comunità sparse, sono tornate nel gruppo parigino separato di Rue Daru nel 2006. Perché hanno evitato la riconciliazione della stragrande maggioranza? Perché l'ideologia che li guidava era quella di un'Ortodossia di lingua inglese, che era in realtà un'ortodossia anglicana russofoba. Questa fu in gran parte inventata da un accademico filo-anglicano di Oxford chiamato Nicholas Zernov. Di fatto, il fenomeno si potrebbe chiamare "zernovismo", anche se in realtà molti individui sono stati coinvolti nella sua formulazione. Questo consisteva in un sogno sociologico, quello di riconciliare una certa Ortodossia russa 'imborghesita', liberale, intellettuale, aristocratico e conformista, con un anglo-cattolicesimo di classe medio-alta. Si trattava di un'ideologia filetista (razzista) che metteva un'Ortodossia russa imborghesita ed esausta, assieme all'istituzione anglicana di 'scuole private e cricket', al di sopra di Cristo e della sua verità. Infatti, quando tutto è compromesso, non c'è posto per la verità...

Coloro che non erano mai stati anglicani si sentivano completamente fuori luogo in questo gruppo, anzi respinti da un concetto sociologico di Chiesa così ristretto e forzato. Oggi il loro sogno (un incubo per gli altri) è finito. È stato reso irrilevante dalla realtà – perché noi non viviamo nel passato. Non è che l'Ortodossia di lingua inglese in sé sia ​​irrilevante, anzi è proprio l'opposto, oggi è molto più importante. Infatti nell'Inghilterra di oggi non ci sono 2.000 o addirittura 5.000 ortodossi russi, ma 300.000 ortodossi russi. Questi vengono principalmente dai paesi baltici, dalla Moldova e dall'Ucraina, per non parlare di 220.000 romeni e 80.000 bulgari, per un totale di 600.000 ortodossi da queste tre aree del mondo ortodosso. Questa recente immigrazione, assieme ai loro figli nati in Inghilterra, sovrasta tutte le emigrazioni ortodosse precedenti, tra cui l'immigrazione greco-cipriota degli anni '50-'60, composta da circa 200.000 persone, che è in gran parte morente dopo un'assimilazione quasi completa.

Con 600.000 nuovi ortodossi e i loro figli, soprattutto in Inghilterra, esiste un'enorme campo di missione per l'Ortodossia di lingua inglese. Tuttavia, la maggior parte di questi immigrati lavora in cantieri, autolavaggi, alberghi e ristoranti, o in agricoltura, orticoltura e fabbriche di trasformazione alimentare. Certamente non hanno alcun interesse per una filosofia da sogno dell'Ortodossia, esausta e intellettuale, ma piuttosto in un'Ortodossia pratica e concreta, che possa rispondere alle loro esigenze semplici e pratiche. Hanno bisogno di un'Ortodossia di lingua inglese per soddisfare le esigenze dei loro figli, che crescono in case popolari e in appartamenti in affitto nell'East End di Londra e negli affollati sobborghi di modesti centri di lavoratori su e giù per l'Inghilterra odierna. Noi chierici saremo giudicati sul modo in cui veniamo incontro alle loro esigenze, mantenendo la fede nell'Ortodossia, ma parlando contemporaneamente nella lingua in cui i loro figli, e sempre più gli immigrati stessi, comunicano e socializzano. La storia prosegue.

 
ЖУРНАЛЫ заседания Священного Синода от 25-26 декабря 2012 года - № 130

ПОСТАНОВИЛИ:

1. Одобрить «Последование Святаго Елеа, совершаемого поскору» к употреблению в тех случаях, когда Таинство Елеосвящения необходимо совершить над больными людьми, находящимися на стационарном лечении.

2. Опубликовать упомянутое «Последование» в официальных церковных средствах массовой информации, направить в Издательство Московской Патриархии для включения в богослужебные сборники и разослать в епархии для использования.

3. Напомнить архипастырям и пастырям о необходимости разъяснять значение Таинства Елеосвящения пасомым, принимающим в нем участие, особенно когда в дни Великого Поста оно совершается в монастырях и на приходах при большом стечении молящихся, и обращать внимание последних на то, что в отсутствии появления или обострения тяжелых заболеваний и травм, участие в этом Таинстве более одного раза в год свидетельствует о неверном его понимании.

 
Visita al complesso monastico di Musadino (30-31 ottobre 2017)

La cappella del corpo principale:

il santuario

padre Dimitri e Ioan esaminano le reliquie

padre Dimitri davanti alla biblioteca

La cappella della residenza abbaziale:

il santuario

La cappella “rupestre” di san Nicola:

padre Dimitri e suor Elena nel cortile principale

 
Взгляд из-за океана

Пять с лишним лет назад произошло объединение Русской Православной и Русской Православной Зарубежной Церквей. Нам трудно представить, что стоит за официальной хроникой этих событий. Были ли мы на самом деле разделены? Объединились ли? На эти вопросы несложно ответить приехавшему с молодежной делегацией протоиерею Алексию Дункану, настоятелю храма Рождества Пресвятой Богородицы в Олбани, штат Нью-Йорк, США. О том, как видятся из-за океана российские проблемы и о многом другом мы беседуем с отцом Алексием.

Объединению Церквей препятствовало многое: наше советское прошлое, богословские разногласия, имущественные споры. Может быть, мы рано объединились?

Да, мы помним, что творил Советский Союз в отношении Церкви много, много лет. Невозможно уладить все вопросы и сразу все исцелить. Но мало-помалу это происходит… Думаю, что объединение душеполезно обеим Церквам. Мы видим, какой прогресс в вашей стране в отношении к Церкви произошел в последнее время. Но и проблемы остались. Например, мы замечаем, что в храме в праздники и на торжествах тысячи и тысячи людей. А в маленьких храмах, где, возможно, нужна помощь, — совсем мало. У нас — то же самое. И это одна из проблем общества. Я думаю, нам надо работать вместе над этим. У нас хорошие миссионерские отделы и в России, и в Зарубежной Церкви.

Многие скептически смотрят на перспективы развития России в XXI веке. Что думаете вы?

По-моему, распад Советского Союза, разделение православного мира — это провокация Запада. Мы все славяне, православные, — украинцы, белорусы, русские, — и между нами нет разницы. Но сейчас только начало восстановления. Может быть, со временем мы придем к исцелению, покрывая все любовью и терпением. Мы надеемся на это. Наш Патриарх Кирилл — очень мудрый человек, своими поездками, например, на Украину он объединяет православных, его принимают там как Патриарха. Надеюсь, с Божией помощью мало-помалу мы снова станем единым православным миром.

Как относится РПЦЗ к принятому в США закону об уравнивании в правах браков гомосексуалистов с обычными браками, каково ваше личное отношение к этому как человека, как гражданина Америки?

Мы получили официальное постановление нашего первоиерарха, в котором говорится и о невозможности признания этого закона с человеческой точки зрения, и о том, что это деяние против Евангелия. А как пастырь… Если мужчина или женщина страдают этим, мы не должны избегать их, но должны быть снисходительными и милосердными. Если они раскаиваются, то мы все, как Церковь, принимаем их и стараемся помогать: это знак любви Бога. Но, в общем, это сложный вопрос. Когда я был молодым, то говорил, что мы живем в христианской стране. Но сейчас уже невозможно так говорить. Может быть, это постхристианство, не знаю, Бог знает. Это не частная проблема, связанная с признанием однополых браков или чего-либо еще. Это знак отпадения от Бога.

Вы когда-нибудь задумывались над вопросом, что общего у американцев и русских и в чем их различие?

Я вырос во время холодной войны, тогда у нас люди были очень религиозными. Сейчас в Америке уже другой мир. Мы надеялись, что после падения Советского Союза в России проявится самое лучшее, что есть на Западе. Но, к сожалению, Россия переняла самое худшее. В Америке, как мне кажется, культуры почти нет. У нас хорошие люди сами по себе, но общество в целом проявляет себя иногда ужасно. То, что мы видим по телевизору… Конечно, на молодежь это оказывает сильное влияние. Когда я был молод, еще существовала в обществе мораль. Сейчас же живут без морали. В России то же самое. Это влияние мира очень сильное… искушения везде. И гуляя по улицам Петербурга, мы видели безобразия.

Как вы и ваши прихожане отнеслись к принятию в России «закона Димы Яковлева»?

Для меня это спорный вопрос. Лично я всегда был против; думаю, это великий грех, что мы брали из России детей: у них православные корни, а в Америке, Франции, Италии и т. д. они будут воспитаны как протестанты, католики… Поэтому я считаю, что не надо отдавать детей за границу. Но если дети едут в православную семью, тогда — пожалуйста.

Сейчас много говорят о том, что Церковь должна меняться, чтобы быть сообразной времени. Как вы считаете, нужны ли Церкви реформы?

Думаю, что мы ошибемся, если допустим перемены в Церкви. Люди ищут постоянства, это очень важно. Мы не нуждаемся в модернизации нашего учения. У нас такие герои веры, как праведный Иоанн Кронштадтский, Оптинские старцы, святитель Игнатий Брянчанинов — блестящие богословы. Мы знаем, что вне православия нет веры, и об этом надо говорить прямо.

Расскажите про своих прихожан. Вы сами — потомок первых эмигрантов, тех, кто уехал сразу после революции?

Я не русский, я коренной американец. Я сам принял православие. В нашем приходе много недавно приехавших из России, но есть и люди послевоенного поколения. Есть много американцев, тоже, как я, принявших православие. Службы у нас проходят на славянском и английском языках. Но мы считаем себя русской православной Церковью и стараемся строго сохранять традиции России: и богослужение, и устав.

У вас много человек в общине? Каков возраст прихожан?

По меркам Америки у нас большой приход, по меркам России — маленький. В воскресенье могут прийти около ста человек. Мы много служим: по великим праздникам, в дни великих святых, во время поста. Мы очень активный приход. В воскресенье после Литургии у нас общая трапеза и мероприятия для молодежи. В приходе мы живем, как одна семья, мы очень близки друг с другом. У нас нет различий между новыми эмигрантами и старыми, американцами и греками, которые тоже есть у нас в приходе. И это великий дар Божий.

Как складываются у вас отношения с недавно приехавшими эмигрантами, помогаете ли вы им адаптироваться в новой среде?

Конечно, стараемся помогать. Если у них не хватает средств на еду, квартиру — помогаем, чем можем. Но самое важное для них — ощущение, что их любят. И в этом, думаю, нет разницы между новыми эмигрантами и американцами. Мы все ищем Бога. Конечно, иногда у нас бывают проблемы, но я сам не ощущаю разницы между людьми.

А проповеди вы произносите на каком языке?

На английском и на русском. Мне, конечно, трудно формулировать такие серьезные вещи на русском из-за недостаточного знания языка, но я стараюсь, заранее готовлюсь.

Вы занимаетесь проектом «Тихвин. Прикоснись к святыне». Как родилась идея участвовать в этом проекте?

У нас есть молодежный скаутский лагерь имени преподобного Серафима Саровского, организацию которого 25 лет тому назад благословил наш митрополит Лавр (он же заботился о соединении Церквей). Сейчас в лагере примерно 50 человек. Однажды из Петербурга мне позвонила девушка и сказала, что в Тихвине есть молодежный лагерь, может, нам интересно присоединиться? Нам эта идея понравилась, и в прошлом году мы приехали с молодежью и вместе с настоятельницей матушкой Тавифой хорошо поработали во Введенском монастыре. Впечатлений у ребят много, и, думаю, это очень полезно для всех нас. В Америке дети живут в материальном благополучии, поэтому очень важно, что они увидели другой мир. Мы жили в тесноте, что для них явилось шоком. Но они работали, молились, и это стало душеполезным событием. Даст Бог, мы ежегодно будем приезжать туда. Тихвин — очень древний город. В этом году нам посчастливилось присутствовать на праздновании Тихвинской иконы Божией Матери с епископами Мстиславом, Назарием и Маркеллом. Было очень красиво. Владыка Мстислав служил и во Введенском монастыре. Он очень симпатичный, теплый человек. И дети почувствовали, что здесь есть любовь. Когда мы встали вместе в церкви, то почувствовали себя как дома. Это очень важно в церковном воспитании детей.

А когда вы впервые посетили Россию?

Семь лет тому назад. Я был в Петербурге, Тихвине, Лодейном Поле. Я сразу полюбил Санкт-Петербург, и сейчас я чувствую, что это мой второй дом.

Что вас больше всего поразило в Петербурге?

Красота. Я очень люблю искусство, архитектуру… она удивительная. Много хороших музеев. Чистый город, спокойно можно гулять, любоваться чудесными реками и каналами. Великолепные храмы, хорошие хоры, воссоздается церковная культура…

А как вы сами пришли к православной вере?

Это было забавно. Представьте, я молодой человек, студент, а студенты всегда голодные. Мой друг был регентом и много раз приглашал меня в церковь. Но меня это совсем не интересовало, и я отказывался. Однажды он мне сказал, что будет Литургия Преждеосвященных Даров, а после Литургии — бесплатная трапеза. И я согласился, в надежде бесплатно поесть. Во время Литургии я смотрел на икону Иоанна Предтечи и вдруг почувствовал в глубине себя его взгляд. Это удивительное чувство. С тех пор я в Церкви. Те, кто спрашивают меня, почему именно православие, ожидают услышать об искании правды, чтении богословских трудов… А что я им отвечу? Просто беда… (смеется).

Как отнеслись окружающие к вашему выбору?

Окружающие предположили, что я с ума сошел. Ведь православие — нелегкая религия, надо подвизаться, надо поститься два раза в неделю и половину года. Но настоящие друзья меня поняли. Мои мама и папа тоже стали православными, но, к сожалению, они уже умерли, а других родственников у меня нет, кроме матушки, конечно. Духовных единомышленников я нашел в России, в Америке — нет.

Расскажите о вашей матушке. Как вы познакомились? Как она пришла к православию?

Мы встретились в Чикаго. Аня была православной и пела в соборе Покрова Богородицы. Я тогда учился в Свято-Троицкой семинарии. Мы познакомились и через некоторое время поженились.

Какие книги вы читали в молодости, которые вам помогли в духовных исканиях, — или у вас были наставники?

Конечно, богословие очень важно. Но сам я всегда очень любил читать жития святых Севера России. В Лондоне, давно, жил келейник Константин, и он мне советовал каждый день читать жития святых. Я думаю, что это очень важно. Еще очень важно прочитать книгу святого Иоанна Кронштадтского «Моя жизнь во Христе». Я помню, как один епископ Зарубежной Церкви спросил другого епископа: «Если бы ты оказался на острове, и там была всего одна книга, какую бы ты хотел? — «Моя жизнь во Христе», — ответил тот…

Беседовал Владимир Иванов

 
La Duma considera un nuovo disegno di legge per definire e punire i "paesi aggressori"

I legislatori del partito di governo propongono una modifica della legislazione russa per consentire sanzioni automatiche contro i paesi stranieri che il governo include in un elenco speciale di "paesi aggressori".

Il disegno di legge, preparato dai parlamentari di Russia Unita Evgenij Fjodorov e Anton Romanov, riunisce insieme al gruppo della 'sovranità parlamentare' i rappresentanti di tutti i partiti della Duma di Stato, e mira a modificare varie leggi esistenti, come la legge sui contratti dello Stato e della legge sulla revisione dei conti.

I legislatori vogliono dare al governo russo il potere di formare e approvare un elenco di 'paesi aggressori' – nazioni le cui autorità introducono sanzioni contro la Russia, i suoi cittadini o le sue imprese.

Una volta che un certo paese è incluso in questo elenco, tutti i suoi cittadini, i residenti permanenti e le aziende registrate sul territorio perdono automaticamente il diritto di fornire servizi legali, consulenze aziendale e verifiche contabili sul territorio russo. Il governo russo sarà anche in grado di sollevare alcune delle sanzioni o di introdurre ulteriori restrizioni alle attività commerciali di tali aziende e persone qualora se ne presentasse tale necessità.

Fjodorov ha detto al quotidiano Izvestija che l'elenco includerebbe sicuramente tutte le sei principali società statunitensi di consulenza e di revisione di conti che operano in Russia – Deloitte, KPMG, Ernst and Young, Price Waterhouse Coopers, Boston Consulting e McKinsey. Ha aggiunto che, a suo avviso, alcune restrizioni su queste società potrebbero essere introdotte subito, poiché la Duma di Stato prenderà in considerazione il disegno di legge solo in autunno e alcuni contratti governativi devono essere firmati prima.

Il parlamentare è noto per proposte analoghe fatte all'inizio di quest'anno. Nel mese di giugno, ha affermato che la camera bassa stava preparando un disegno di legge che vieta completamente alle aziende statali di utilizzare i servizi delle società di consulenza americane e delle aziende da loro controllate. Prima di questo ha proposto di vietare l'uso di società di consulenza americane nella revisione dei conti delle imprese statali.

Il parlamentare ha sostenuto che i consulenti stranieri stanno facendo in segreto azioni di lobbismo secondo gli interessi dei propri stati e questo ha causato la crescita lenta dell'economia russa. Ha anche osservato che le società di consulenza non hanno aiutato le banche russe a impostare i propri sistemi di gestione, ma hanno semplicemente nominato dei gestori, creando spesso una dipendenza da interventi esterni.

L'ultima mossa dei legislatori è stata accolta favorevolmente dal direttore dell'Istituto russo per i problemi della globalizzazione, Mikhail Deljagin, che ha detto che qualsiasi società, anche la più grande, deve essere leale al paese in cui è stata registrata, ed è probabile che esegua qualche ordine segreto del proprio governo, senza riconoscere pubblicamente questo fatto.

"Alcuni paesi, come gli USA, hanno la prassi della rotazione degli specialisti, che lasciano posti di lavoro per posti di governo e viceversa. Qualsiasi dirigente anziano di una grande società di consulenza statunitense può un bel giorno assumere una posizione di alto livello nella CIA, per esempio, e poi tornare alla gestione aziendale", ha detto Deljagin a Izvestija.

Tuttavia, Deljagin ha osservato che sarebbe meglio delimitare rigorosamente la definizione di paese aggressore e le sanzioni russe contro di essa nella legge, al fine di alleviare il governo da un carico supplementare di lavoro.

 
Il Re Michele: un paese perduto, un amore guadagnato

Un vero cristiano è un essere lucido, non si lascia attrarre da vie contrarie alla sua natura. Egli appartiene alla verità, e la verità ci fa liberi.

Re Michele in dialogo con Mircea Ciobanu, "Conversazioni con Michele I di Romania".

La personalità del Re Michele di Romania sarà sempre un capitolo delicato e affascinante della storia della Romania, una lezione di vita che ogni coscienza responsabile deve imparare. In genere, per un discorso su un uomo eccezionale ci vuole una grande obiettività e chiarezza, senza esagerazione soggettiva, ma il tempo, in tutto il suo divenire, ci ha dato esempi di personalità su cui un discorso etico non può fare altro che evidenziare la loro brillantezza. Un esempio è sicuramente il Re Michele, che brillava anche nei momenti in cui sembrava essere stato rimosso dalla coscienza storica. La gloria del Re Michele è in effetti legata alla discrezione che ha mostrato a prescindere dal contesto in cui si trovava, specialmente dal suo esilio. Una discrezione manifestata in un esilio che lo portava costantemente sulla strada dell'amore per la Romania, un paese che l'ingiustizia storica gli ha proibito, ma che egli ha servito in tutti i modi possibili. Non ha mai chiesto nulla alle grandi potenze della politica internazionale riguardo la sua condizione storica come non ha mai negato il paese da cui è stato espulso perché egli ha sempre saputo amare il suo paese rubato dall'Armata Rossa. Il Re Michele si è perfezionato nella sua autenticità etica perché non ha negoziato la sua moralità, essendo in grado di vincere la scommessa della libertà. Era sempre consapevole di ciò che i romeni sono stati costretti a imparare nel periodo comunista sulla politica della sua personalità o sul suo atto di abdicazione del 30 dicembre 1947, e ha assorbito le critiche più virulente, lasciando al tempo di mostrare alla coscienza collettiva chi è alla fine nel giusto. Pertanto, dopo mezzo secolo di manipolazione storica, Michele, sia come persona, sia come re, è stato riscoperto nella sua semplicità ma anche nella sua tristezza, e questa tristezza stessa e divenuta col tempo una vera dignità che lo ha caratterizzato. Così la verità è stata rivelata da un'ampia gamma di libri scritti e di testimonianze quando si è installata l'era della libertà in Romania e così il Re Michele ha avuto l'opportunità di ritrovare in un certo momento la storia perduta del suo paese, ma non nel senso politico, bensì nella gioia spirituale, perché sua Maestà al di là della vocazione del monarca, ha intrapreso una vocazione spirituale, una sorta di esicasmo etico e morale. Pertanto, la frase che meglio si addice al Re Michele sarebbe: un paese perduto, un amore guadagnato.

 
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È possibile vivere una vita monastica nel mondo?

Voglio dare la mia vita completamente a Cristo, ma non voglio andare in un monastero. È davvero necessario essere in un monastero per condurre una vita monastica? Non posso vivere come un monaco nel mondo?

Questa è una domanda che emerge molto spesso, tranne che di solito è sotto forma di affermazione. Possa Dio benedire la tua umiltà nel fare questa domanda invece di informare e dichiarare che un monastero non è necessario per chi desidera una vita monastica!

Per prima cosa, devi comprendere che la grazia di Dio è presente ovunque, ma si percepisce particolarmente in un monastero. Quando i fedeli visitano un monastero, sentono che è un luogo santo in cui Dio è presente. Paradossalmente, i monaci che abitano in quel monastero sentono più spesso l'intensa guerra spirituale che il maligno combatte contro di loro. Quando dei visitatori sono arrivati in un monastero e hanno detto a una delle monache, "è così pacifico qui", la monaca ha replicato, "voi provate la pace, noi vediamo la guerra".

Chiunque tenti di compiere i comandamenti del Vangelo, chiunque cerchi di vivere veramente secondo gli insegnamenti della Chiesa, sente in una certa misura entrambi questi aspetti: sia la grazia di Dio nella propria vita, ma anche l'intensa battaglia cobattuta dal diavolo e dalle sue legioni. Più intensamente ci sforziamo di servire Dio, più il maligno cerca di dissuaderci dal nostro percorso. Questo è ancor più vero nella vita di chi rinuncia al mondo e cerca di vivere completamente per Cristo.

Quindi, si può vivere questa vita nel mondo? Sì. E no. Si può certamente, con l'aiuto di Dio, vivere secondo i comandamenti del Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa nel mondo, mantenendo un lavoro, essendo fedeli alla Chiesa, vivendo secondo la "piccola santa trinità" della preghiera, del digiuno e dell'elemosina, leggere le vite dei santi e di altri libri edificanti per l'anima, ecc. Questo è tutto ciò che la Chiesa richiede a tutti i suoi fedeli. Questo è tutto secondo i comandamenti. Una tale persona può partecipare ad alcune attività "mondane" che non sono dannose – alcune limitate forme di sport, di intrattenimento sano, ecc., senza perdere la propria concentrazione su Dio.

La vita monastica incarna quello che i padri chiamano il "consiglio evangelico". Ricordi il giovane ricco del Vangelo che chiedeva al Signore: cosa devo fare per ereditare la vita eterna? Il Signore gli disse di osservare i comandamenti, cosa che l'uomo affermò di aver fatto fin dalla sua giovinezza. Allora il Signore disse: se vuoi, vendi tutto ciò che possiedi, prendi la tua croce e vieni e seguimi (Marco 10:21).

Se vuoi!!! In altre parole, non è obbligatorio per la salvezza rinunciare a tutto, solo "se vuoi". Queste erano le parole che sant'Antonio udì e che lo portarono a iniziare la sua vita monastica. Sappiamo che trascorse la sua prima vita monastica con un anziano ai margini della città, e che più tardi andò nel deserto.

Il mondo ha molte tentazioni per noi. Alcuni dei piaceri della vita mondana non sono male: sposarsi e avere figli sono certamente benedetti da Cristo, che ha operato il suo primo miracolo pubblico alle nozze di Cana in Galilea. Stare con altre persone – anche quelle che non sono della nostra fede – non è male di per sé, ma può condurre a una strada sbagliata se non si presta attenzione. Certi divertimenti, come abbiamo menzionato sopra, non sono male di per sé, purché non diventino passioni. Ma il monaco è colui che sceglie il sentiero più stretto. Per seguire questa strada, deve avere altri che hanno esperienza dei pericoli, delle insidie ​​e dei trabocchetti lungo la strada. Questo si può trovare solo in un monastero con altri che stanno lottando (cadendo e rialzandosi) su quello stesso percorso.

Se stai provando a percorrere quel sentiero angusto del mondo con tutte le sue tentazioni e cadi (e cadrai di sicuro), chi ti aiuterà a rialzarti? Più che probabile, quelli che stanno cadendo nelle stesse fosse ti incoraggeranno a rimanere e a crogiolarti nel fango. Nel monastero, non solo hai persone più esperte che possono guidarti e rimproverarti quando ti allontani, ma anche questa grande grazia di Dio ti circonda e ti assiste in queste lotte. Lo stesso abito monastico è santo e custodisce il monaco.

Facciamo un esempio innocente per illustrare quanto sia importante l'abito: diciamo che stai guidando attraverso un'area piuttosto desolata e hai molta sete. Ti imbatti in un piccolo insediamento che ha alcune case e un locale malfamato, ma nessun distributore di benzina o negozio di alimentari o un altro posto dove potresti trovare una tazza di caffè o una bibita o un tè. (Ci sono molti luoghi del genere ibn Occidente!) Fermi la macchina e vai nel locale per prendere una bevanda analcolica. Non c'è niente di sbagliato in questo. Eppure quando dici le tue preghiere, ricordi le cose che hai visto nel locale, forse battute oscene, o persone vestite in modo inappropriato, ecc. Anche se non hai fatto nulla di male, tuttavia, la tua preghiera è disturbata da questi ricordi.

Un monaco o una monaca in viaggio lungo una strada simile, anche se ha sete, non entrerebbe in un simile locale. L'abito stesso sarebbe come le mura del monastero che lo proteggono dal farlo, perché per innocente che sia la sua intenzione nel volere un bicchiere di tè freddo, non potrebbe portare scandalo sulla Chiesa entrando in un posto del genere.

C'è un'altra trappola che cattura chiunque cerchi di vivere una vita monastica nel mondo. L'orgoglio. Questo non vuol dire che l'orgoglio non assale chi vive in monastero! Certamente, tuttavia, nel contesto monastico, quando uno inizia a cadere nell'orgoglio, ci sono anziani che sono pronti a bloccare quel peccato nel novizio. Non sei qualcuno nel monastero perché stai digiunando e pregando, lo fanno tutti! Non sei considerato "pio" perché lotti per ottenere le virtù, questo è ciò che ci si aspetta. Ma quando dici: "Posso condurre la vita monastica nel mondo e non preoccuparmi di andare in monastero" stai dichiarando abbastanza orgogliosamente di sapere già tutto! Quindi, pur con tutti i tuoi sforzi verso la tua salvezza, avrai perso tutto.

Non c'è dubbio che ci siano monaci che vivono come anacoreti. Ma quella vita non può essere paragonata a ciò che stai chiedendo. Coloro che vivono una tale vita monastica lo fanno solo dopo molti anni in un monastero e solo con la benedizione del loro anziano monastico. Quando un fratello chiese all'anziano Cleopa una benedizione per andare nella foresta a vivere da solo, l'anziano gli disse "dopo che avrai passato trent'anni in obbedienza, torna da me e ci penseremo!"

Non respingere quella grazia che opera invisibilmente nel monastero. È molto potente e senza di essa nessuno in un monastero sarebbe salvato. I santi padri dicono che quando sei salvato sei salvato in comunità; ma quando cadi, cadi da solo.

Se vuoi essere salvato nel mondo, segui i comandamenti; se vuoi essere salvato come monaco, vai in un monastero e sottomettiti al superiore di quel monastero e alle sue regole.

 
Il Concilio curioso

Il Concilio inter-ortodosso, con un numero simbolico di vescovi da ciascuna delle quattordici Chiese locali e che dovrebbe aver luogo nel maggio 2016 per discutere di questioni amministrative, sembra sempre più travagliato. In primo luogo, vi è lo scisma tra i patriarcati di Gerusalemme e di Antiochia. Poi ci sono state voci, dopo contatti con alti funzionari degli Stati Uniti, che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti abbia cercato di definire l'ordine del giorno del Concilio, in particolare per quanto riguarda l'omosessualità. Poi c'è stata la notizia dalla Chiesa ortodossa russa che i delegati di diversa Chiese locali, in particolare quella russa, quella romena (la seconda più grande) e quella georgiana, non avevano concordato sui contenuti di diversi punti dell'ordine del giorno, apparentemente determinato dagli USA.

I vescovi della Chiesa ortodossa ucraina hanno poi espresso una preoccupazione popolare per il fatto stesso che si tenga il Concilio. Dopo tutto Costantinopoli non molto tempo prima aveva inviato rappresentanti scismatici della Chiesa ucraina in Canada (la frazione sotto Costantinopoli) a Kiev per ragioni che la Chiesa ucraina ha naturalmente trovato sinistre. Dopo questo è arrivata la notizia che l'anziano patriarca Bartolomeo aveva fatto erigere una statua a se stesso e che non avrebbe mai riconosciuto il metropolita carpato-russo Rastislav come rappresentante della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia. Poi è arrivata la visita del patriarca in Bulgaria, dove ha insultato il popolo bulgaro e ha creato un incidente diplomatico in cui il primo ministro bulgaro ha rifiutato di incontrare il patriarca. Alcuni si sono addirittura chiesti se il comportamento del patriarca Bartolomeo fosse stato progettato per sabotare il suo stesso Concilio.

In seguito, il Sinodo di Costantinopoli ha licenziato l'esarca nominato solo due anni prima per la giurisdizione modernista di Parigi, l'arcivescovo Job. Poi è venuto l'abbattimento da parte della Turchia – alcuni dicono, su istigazione statunitense – di un aereo russo. Il risultato di ciò è che la delegazione russa non si è sentita in grado di partecipare alla prossima riunione preparatoria a Istanbul per il futuro Concilio. In effetti, ci si è chiesto se il Concilio possa addirittura svolgersi a Istanbul, come era stato proposto. Alcuni hanno suggerito, come avevamo suggerito noi nel nostro opuscolo, 'The World Council of Orthodoxy' nel maggio 2007, che ogni futuro Concilio avesse luogo presso il monastero di Nuova Gerusalemme fuori Mosca, unico luogo in cui si può tenere un Concilio politicamente libero.

Poi è giunto il benvenuto del papa al Concilio – che di fatto lo ha compromesso, facendolo apparire solo una copia a buon mercato del Concilio Vaticano di 50 anni fa, disastrosamente divisivo e in stile protestante americano. Poi è venuto il saluto del papa al patriarca Bartolomeo il giorno della festa cattolica di sant'Andrea, con un messaggio che guardava con ansia al giorno in cui i cattolici, senza pentimento, sarebbero stati in piena comunione con Costantinopoli. Poi è arrivata la notizia che una commissione congiunta delle Chiese russa e bulgara ha convenuto che non vi sono obiezioni alla canonizzazione del molto venerato arcivescovo Serafim (Sobolev), l'arcivescovo di Sofia della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, che è stato l'eroe del Concilio di Mosca del 1948, che aveva denunciato l'ecumenismo.

Ora è giunta notizia che l'arcivescovo Girolamo di Atene, capo della Chiesa di Grecia, non sarà presente alla prossima riunione preparatoria a Istanbul. Si ipotizza che ciò sia collegato alle pretese imperialistiche e all'ingerenza del patriarca Bartolomeo nel territorio greco. E non ha aiutato la notizia che Roma e Costantinopoli stanno celebrando (!) Il 50° anniversario della revoca molto controversa (e alcuni direbbero insensata) degli anatemi del 1054 tra Roma e Costantinopoli. Come il patriarca Alessio I di Mosca aveva fatto notare a suo tempo, questo evento non ha alcuna importanza per la massa della Chiesa ortodossa nel suo insieme, in quanto si tratta di un evento che riguarda solo la minuscola Chiesa locale di Costantinopoli e il cattolicesimo romano. Anche così l'evento è stato respinto a suo tempo ed è ancora oggi respinto dai membri devoti e politicamente liberi del patriarcato di Costantinopoli.

Si può concludere senza esitazione che il patriarcato di Costantinopoli appare sempre più isolato dalla corrente principale della Chiesa ortodossa e il suo progetto di Concilio, almeno nella sua vecchia forma, è sempre più in dubbio. Come è stato detto nel corso di tutta la storia cristiana: l'uomo propone, ma Dio dispone.

 
Arcivescovo Mark (Golovkov): i compiti di un vescovo

Una recente intervista all’Arcivescovo Mark di Egor'evsk, sui compiti del vescovo, di Anton Leont’ev, del portale Pravoslavie.Ru, è apparsa anche sul sito ufficiale del Patriarcato di Mosca. L’intervista è stata sollecitata dalla creazione di numerose nuove diocesi nella Chiesa ortodossa russa, e tocca diversi temi interessanti: il paragone tra la figura del vescovo nel periodo sovietico e quella attuale, il pericolo di considerare i vescovi come burocrati, il rapporto tra vescovi e preti, i nuovi ruoli dei vescovi vicari e le risposte dei vescovi alle richieste dei fedeli. Presentiamo il testo originale russo e la nostra traduzione italiana dell’intervista a Vladyka Mark nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Perché l'Ucraina è uno squallore politico e un "paese non trovato" (errore 404)?

"Errore 404" – Il paese da voi richiesto non è stato trovato

Sono ucraino, ho 32 anni. Ho una famiglia. Ho conseguito tre master universitari, e un diploma umanistico con il massimo dei voti. Lavoro come funzionario di un'impresa industriale significativa e di successo. Ho vissuto nel Donbass per tutta la mia vita. La mia città è una città di minatori e di gloria di combattimento! Dedico il mio tempo libero alla mia famiglia, il mio hobby è il cinema mondiale, la lettura dei classici della letteratura mondiale. La poesia russa è meravigliosa: Puskin, Tvetaeva, Akhmatova, Akhmadullina, Vysotskij, Nekrasov, Esenin...

Mi interessa la storia della mia terra nativa, e ancor più - la sua prospettiva. Per molti anni ho associato e identificato il passato e il futuro del mio paese con l'Ucraina. Ma ora non più! Non ho alcun desiderio di collegare la mia vita con la più degradante formazione di un miserabile stato fantoccio. Quali argomenti porto?

1) Questo paese non potrà mai proteggere la mia famiglia, l'Ucraina non ha un esercito capace di combattere. Non potrà mai garantire un cielo sereno.

2) Questo paese ha perso stupidamente la Crimea e ha tradito vergognosamente i cittadini ucraini in Crimea.

3) Le dimensioni della corruzione sono grandiose e irreversibili.

4) L'Ucraina ha una proprietà e un "patrimonio" culturale basso: scrittori mediocri (non ci sono opere classiche né contemporanee meritevoli) artisti e compositori tendono allo zero; la cinematografia è squallida, tutto è così misero, che non si può guardare senza lacrime ...

5) Le realizzazioni dell'Ucraina nell'arena internazionale sportiva sono sempre più vicine allo zero.

6) L'inno nazionale ucraino è spregevole, soprattutto le parole "L'Ucraina non è ancora morta"... ma questo paese è già nel sangue e puzza di decomposizione in alcune regioni. Come è stato possibile approvare le parole dell'inno ucraino?

Deve essere stato uno psicopatico a crearlo. Sarebbe meglio avere un inno senza alcuna parola, invece di questo.

7) Non c'è nazione ucraina unificata, che possa formare uno stato monolitico, forte, amichevole e vitale. L'occidente e l'oriente dell'Ucraina francamente si odiano a vicenda. Il centro dell' Ucraina non si prende cura delle regioni e della periferia. Il Donbass è stufo dell'Ucraina e ne uscirà presto. La Transcarpazia sta sognando la separazione dall'Ucraina. I sogni della Crimea si sono già avverati. Leopoli e Lugansk sono più distanti tra loro di quanto lo sia un maiale da un porcospino. Galizia e Donbass, Volinia e Novorossija sono termini contrari. Ogni giorno la pubblicità dell'Ucraina "unita" sta diventando sempre più deprimente.

8) Tutti i presidenti dell'Ucraina sono dei bastardi, per usare un eufemismo. Sarebbe stato meglio se le loro madri non li avessero messi al mondo. Forse molti paesi sono affetti da governanti inadeguati. In Ucraina, tutti i presidenti al governo sono degli abomini selettivi di alta qualità. Il risultato della loro gestione si può paragonare all'effetto del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. Soprattutto il presidente appena incoronato dal Maidan. La pace promessa, nello spirito dei suoi amici americani, il leader dell'Ucraina la porta bombardando le città in Ucraina orientale.

9) La Costituzione, la legge fondamentale, al momento è solo una frase vuota e una parolaccia per i residenti ordinari. Questo è il risultato dell'aver consegnato i poteri di autorità a stronzi insaziabili. Nessuno ci pensava, al perché erano così ansiosi di ottenere il potere? Tutti i brutti musi "dell'ultima ora" del Maidan sono sempre stati al potere. Mi scuso per i termini, ma hanno succhiato, leccato, si sono messi carponi di fronte alle autorità in cambio di soldi. E ora, sarebbero diventati patrioti? Che buffo...

10) L'Ucraina è un vassallo e un protettorato di altri stati, che conducono la politica mondiale.

11) L'Ucraina è un'appendice commerciale della Cina.

12) L'Ucraina è un'appendice di materie prime (con pretese da azienda agricola) dell'Unione Europea.

13) L'Ucraina è un'appendice politica degli Stati Uniti.

14) L'Ucraina è un'appendice territoriale della Russia.

15) I patrioti dell'Ucraina rispettano e onorano l'esistenza delle forze armate nazionali, che nella grande guerra patriottica hanno collaborato con i fascisti: UPA, SS Divisione Galizia. Le azioni socialmente pericolose di queste bande sono state condannate dal Tribunale di Norimberga, che le ha riconosciute colpevoli di crimini contro l'umanità.

16) L'Ucraina ha il primo posto in Europa per: tossicodipendenza, disoccupazione, mortalità infantile, corruzione, malattie oncologiche, tubercolosi...

17) L'Ucraina ha l'ultimo posto in Europa per: tenore di vita, qualità delle cure, efficienza dell'economia...

18) Tutte le autorità in Ucraina, in particolare i tribunali, la polizia, le procure, sono completamente corrotte. Tutti prendono tangenti – dai livelli più bassi agli ufficiali di alto rango. L'unica questione non è il principio "non prendo bustarelle, esercito il potere", ma il prezzo effettivo in questione e le dimensioni delle offerte.

19) Il sistema di istruzione superiore è totalmente corrotto.

20) L'unità monetaria in Ucraina non è la moneta nazionale (la grivna ucraina), ma la moneta del paese di cui l'Ucraina è un'appendice politica (il dollaro USA).

21) Lo stato ucraino non ha alcuna necessità dei suoi cittadini, tranne una – raccoglie regolarmente tasse e tributi esorbitanti dai residenti, e queste tasse e tributi poi spariscono da qualche parte senza alcuna traccia. L'Ucraina raccoglie le tasse dai residenti per poi acquistare i proiettili e le bombe con cui uccide quegli stessi residenti. Il Donbass lavora, detrae le rispettive tasse, nonostante le ostilità. Le imposte vanno a Kiev. Kiev bombarda il Donbass. Beh, sarebbe questa l'Ucraina "unita"!?

22) C'è un genocidio in atto in Ucraina: durante 23 anni di "indipendenza" la popolazione è diminuita da 52 a 42 milioni.

23) La medicina ucraina tratta con successo solo la diarrea, le indigestioni, i piedi piatti e alcune altre malattie. Gli indiani ne sanno curare molte di più.

24) Gli ucraini sono patologicamente incapaci di scegliere governanti decenti – per tutto il tempo sono andati al potere mostri morali e pervertiti, furfanti, briganti e ladri.

25) L'unica cosa di cui essere orgogliosi in Ucraina è la capacità del popolo di riunirsi e di organizzarsi in massa ribelle. Tuttavia, il risultato di questa attività è sempre il punto 24.

26) C'è una guerra civile in Ucraina, e il sangue scorre a fiumi. Stanno morendo figli di madri ucraine. Muoiono soldati e milizie "ribelli" del Donbass. Le madri piangono i loro giovani e bei figli unigeniti in tutta l'Ucraina! Allo stesso tempo, i governanti, che sono "per il popolo" non hanno inviato in questa guerra i loro figli, così come non hanno sepolto nessuno dei loro. Questi sciacalli mettono ucraini contro ucraini. Per loro gli abitanti del Donbass sono terroristi, cafoni, ubriachi, minatori sporchi, criminali, perché dovrebbero trattarli con i guanti? Più facile ammazzarli tutti.

27) L'Ucraina ha perso milioni di residenti durante la seconda guerra mondiale, è stata un paese vincitore nella Grande Guerra Patriottica. Tuttavia, l'Ucraina ha cessato di celebrare l'unico giorno eroico della sua storia – il Giorno della Vittoria, il 9 Maggio 1945. Per la moderna Ucraina il Giorno della Vittoria è solo una frase vuota. Da allora, il nome del paese, "Ucraina", dovrebbe essere scritto con la minuscola: ucraina.

28) Sulla grivna, la moneta nazionale dell'Ucraina, sono raffigurate solo mediocrità, traditori, meschini, persone poco conosciute. Chiedi al tuo vicino di casa o a un amico – chi era Grushevskij? Quale fu la gloria di Mazeppa? Che cosa ha letto di Lesja Ukrainka?

29) Il destino della forza lavoro ucraina non è un lavoro al CERN, ma nei campi dell'Europa occidentale, o in Ucraina, in una fabbrica chimica.

30) Con regolarità fatale tutti i furfanti e i burattini vincono tutte le elezioni in Ucraina! Gli ucraini sono semplicemente sordomuti, ciechi, e prima delle elezioni cadono nello shock aggressivo nazional-democratico con convulsioni. Non fanno altro che essere costantemente ottusi.

31) Non ci sono altre date commemorative pubbliche in Ucraina. L'unica cosa che il mondo conosce è l'incidente atomico di Chernobyl.

32) Ogni festa nazionale è celebrata solo da una parte del paese, e mai da un'altra. L'Ucraina occidentale esulta nel giorno dell'Indipendenza, una "festa"che fa venire la pelle d'oca agli ucraini orientali. Gli ucraini orientali esultano nel Giorno della Vittoria e celebrano addirittura le festività annullate, il 23 febbraio, l'1 e il 2 novembre. Entrambe le parti sono indifferenti al giorno della Costituzione: alla fine, almeno un'unica cosa unisce tutta l'Ucraina.

33) L'Ucraina non è uno stato vero e proprio. Questa formazione è priva di ogni caratteristica e attributi chiari: non c'è né un territorio unito, né una nazione e un'autorità unita in Ucraina. Il territorio è terribilmente diviso e tende al separatismo. La nazione ucraina non è stata formata. È meglio non parlare del governo: imbonitori illegittimi, stupidi e politicanti.

34) Ecco una valutazione mondiale delle nazioni. Che posto ha l'Ucraina nella statistica?

Valutazioni sociali:

Indice della libertà di stampa in Ucraina – 131 su 187;

Numero di suicidi – 8 su 106;

Aspettativa di vita – 120 su 191;

Prigionieri tra la popolazione – 25 su 215,

Valutazioni politiche:

Indice di democrazia – 67 su 167;

Indice di pace globale – 69 su 153

Indice di fallimento statale – 110 su 177;

Statistiche economiche:

PNL pro capite – 113 su 181,

Indice della libertà economica – 164 su 179,

Indice della competitività – 89 di 139,

Indice della facilità di fare affari – 145 su 183, ecc.

35) L'Ucraina non ha eroi su scala nazionale. Neppure Khmelnitskij. Nessuno può essere un esempio edificante per le giovani generazioni. Naturalmente, ci sono alcuni eroi cittadini, ma in una parte del paese sono accettati quasi come messia, mentre in un'altra parte sono decisamente traditori, apostati, assassini (Bandera, Shukhevich, Mel'nikov, Mazeppa).

36) Dobbiamo essere folli per rovesciare un fantoccio filo-russo con precedenti penali e mettere sul trono di Kiev un altro fantoccio-oligarca filo-americano. Gli ucraini hanno urlato e richiesto di sostituire totalmente il governo ucraino. Come è stato possibile portare al potere un presidente, che aveva avuto le più alte cariche in tutti i governi anti-popolo per tutto il tempo? Anche sotto Janukovich era ministro dell'economia.

L'attuale presidente ha fatto business di successo per tutta la vita. Ha accumulato miliardi sotto Janukovich. Ucraini, perché siamo così miopi e politicamente analfabeti? Noi non sappiamo vedere al di là del nostro naso. Succede con sorprendente regolarità.

37) Tutte le infrastrutture in Ucraina, tutti gli impianti industriali, le abitazioni e tutte le utenze sono sull'orlo del disastro causato dall'uomo. Le case cadono semplicemente a pezzi ed esplodono. Ciò accade sullo sfondo di infinite chiacchiere di politici, demagogia nazionale, delirio nazionalista.

38) Il 90% delle abitazioni in Ucraina, l'80% della capacità industriale, l'80% delle infrastrutture sono creazioni dell'URSS. Praticamente l'Ucraina non ha creato nulla di nuovo. Per oltre la metà, i fondi per gestire i beni di cui sopra sono in condizione di rovina, sono stati creati più di mezzo secolo fa.

39) La truffa in Ucraina è stata elevata a politica di governo. Questo si manifesta in tutte le sfere della vita. Truffatori sono a capo di ministeri, università, banche, tribunali, comitati, fondazioni, consigli comunali, consigli regionali, scrivono i libri di storia...

40) La grivna ucraina, nei 18 anni della sua esistenza, è stata deprezzata di 7 volte! Che tipo di fiducia si può avere nell'unità monetaria e nel sistema bancario del paese?

41) I residenti del Donbass pagano le tasse al tesoro di Kiev. Dobbiamo aspettarci che Kiev ci tratti a viso aperto e non alle spalle? Perché le nostre giovani madri di lingua russa nei reparti di maternità ricevono depliant in lingua ucraina sull'allattamento al seno e la puericultura? Ci prendono in giro? Una madre deve risolvere questioni urgenti, non mettersi a tradurre testi. Una volta che avremo una "Ucraina unita", mettiamoci a stampare opuscoli del genere in russo a Leopoli senza alcuna alternativa – per imparare ad amare la madrepatria.

42) Qual è stato il motivo per rinominare "strada Gagarin" in "strada Eroi del Maidan"? Che cosa è il Maidan e chi era Gagarin? Qual è la loro grandezza? Uno dovrebbe essere visto attraverso la lente di un microscopio, un altro presentato come nuovo volto dell'umanità. Il Maidan sarà dimenticato in pochi anni come una frenesia di ubriachi, come un tripudio della senilità e un trionfo della ristrettezza mentale.

43) La formazione statale denominata "Ucraina" non offre alcun vantaggio ai suoi cittadini. Piuttosto, l'Ucraina crea condizioni per l'estinzione, il degrado, l'emigrazione. La gente sopravvive ancora nonostante gli sforzi del governo. Non ho avuto alcun consiglio, supporto o aiuto dal mio paese per tutti i miei 32 anni. Pago per tutto, non ho ricevuto nulla da parte dello Stato, a causa della costituzione. Ho ottenuto tutto da solo. E le case, le strade e gli edifici, l'intero sistema statale - l'abbiamo ricevuto dal governo sovietico. Se questo va bene, allora datemi indietro tutte le tasse che ho pagato.

44) L'Ucraina nel formato attuale è uno stato difettoso di clan oligarchici, una merce danneggiata. È un paese grigio, povero, corrotto, criminalizzato, incompetente, inutile, senza un passato e senza prospettive future, lacerato da nazionalisti, ladri e truffatori.

45) Non voglio scrivere nient'altro su questo disgraziato paese. Sto sognando la pace per la mia Patria. E vorrei che l'Ucraina cessasse di esistere, definitivamente e irrevocabilmente.

SLAVJANSK, ODESSA, KRAMATORSK, MARIUPOL, LUGANSK…

Mi vergogno di essere ucraino!

 
Cappellano militare corre in tonaca alla maratona classica di Atene

"Volevo mostrare che la Chiesa ha sempre vissuto con la sua gente ed è stata presente a tutti gli eventi: dagli eventi pubblici agli sport. Ecco perché ho ​​preso parte a questa maratona. Ho potuto vedere che alla gente è piaciuto: ogni volta che mi vedevano correre, mi applaudivano con maggiore energia rispetto agli altri partecipanti. C'è chi mi ha chiesto di pregare. E io pregavo durante la corsa!"

Padre Athanasios Vlahodimos, 43 anni, è stato probabilmente il corridore più singolare, e molto diverso dagli altri partecipanti alla maratona classica di Atene, riporta Romphea, l'agenzia stampa della Chiesa greca.

Anche se non ha stabilito alcun record, è riuscito a fare una grande impressione, comparendo in tonaca alla competizione.

Padre Athanasios ha il grado di capitano, vive e serve come cappellano militare nel primo corpo d'armata a Tolemaide, in Grecia. Padre di cinque figli e corridore dilettante, il sacerdote ha deciso di correre i 42 chilometri della maratona per attirare l'attenzione della gente alla Chiesa.

"È stato interessante per me prendere parte alla competizione. La gente mi ha accolto molto calorosamente. Non ho sentito alcun commento negativo, al contrario. Solo uno mi ha detto che avrebbe voluto vedermi correre il prossimo anno alla maratona senza tonaca. 'ma allora non capiresti che sono un prete', gli ho risposto", dice padre Athanasios.

Il sacerdote ha ricevuto una benedizione per partecipare al concorso dal metropolita di Florina, Prespon e Eordeas, che ha incoraggiato la sua decisione di correre in tonaca, anche se non era obbligatorio.

"Ho corso in tonaca perché è proprio il modo in cui avrei potuto trasmettere il mio messaggio", ha spiegato il sacerdote.

Padre Athanasios Vlahodimos ha finito in 4 ore e 16 minuti, anche se dice che aveva corso la stessa distanza in 3 ore e 40 minuti durante la corsa di prova.

"Sono arrivato in ritardo perché ho avuto un crampo alla gamba. Fortunatamente, non era nulla di grave, solo un risultato finale più povero. Ma sono contento anche solo di avere partecipato. Inoltre, tutti i partecipanti sono premiati con una medaglia se raggiungono la fine, e questo è il significato della maratona ", ha detto il sacerdote.

 
Dio chiama in modi interessanti

Il vecchio modo di diventare sacerdote o pastore era di essere chiamato da giovane. Un bambino sentiva una chiamata precoce, cresceva fino alle scuole superiori sapendo che voleva servire come ministro di culto, e procedeva con gli studi al seminario. I cattolici romani, in particolare, hanno un ottimo sistema di reclutamento dei futuri candidati al sacerdozio, già nella scuola media. Avevano (e talvolta hanno ancora) un sistema di scuole superiori orientate al seminario, per preparare l'adolescente interessato. Infine, il candidato prete andava in un seminario maggiore e ne usciva sette anni dopo come sacerdote. In molte chiese, questo è ancora il processo preferito. Alcune giurisdizioni e denominazioni hanno un grave problema con coloro che sentono una chiamata tardiva. Questi non si adattano al sistema. Non abbiamo modo di velocizzare il loro cammino. Spesso diciamo loro che devono passare attraverso l'intero processo, il che significa che speriamo che andranno al seminario e non dovremo preoccuparci di loro per molti altri anni. Sappiamo che molti adulti non possono permettersi di lasciare il loro lavoro per andare a studiare, perciò possiamo incolparli di mancanza di desiderio o addirittura dire che questa è la prova che Dio non li vuole veramente per sé.

Ma sia la Scrittura che la Tradizione mostrano un Dio che chiama certe persone dalla nascita, come Geremia e Davide, ma anche un Dio che chiama certe persone dopo che queste hanno avuto una vita e una carriera adulta. Da Abramo a Gedeone a TUTTI i dodici apostoli a molti santi della storia, Dio chiama persone cresciute. Purtroppo, troppe giurisdizioni e denominazioni non hanno davvero un buon modo per integrare queste persone e addestrarle senza sconvolgere le loro finanze. È tra i tipi più anabattisti, tra le chiese afro-americane, tra gli indipendenti, che questi ministri possono trovare un posto per servire Dio. Troppo spesso, finiscono sviati nella loro teologia o nella loro pratica. Quasi sempre, li trattiamo come esseri di seconda categoria e usiamo tutti i tipi di ragioni per giustificarci di non averli integrati e addestrati, o peggio, per averli fatti iniziare e averli sottoposti a deliberati ritardi. Noi abbiamo sempre buone ragioni. Beh, il tal dei tali è stato integrato troppo in fretta e ora non osiamo fidarci di nessuno. Beh,il tal dei tali ha una cattiva reputazione e rovinerà la nostra reputazione se lo ordineremo (pensiamo a Chuck Colson).

La realtà è che la maggior parte delle Chiese si sente molto più a proprio agio con i candidati chiamati fin dalla culla che con i convertiti. Nessuna storia negativa su un fedele fin dalla culla permane a lungo, mentre ogni cattiva storia di un convertito viene ripetuta come se valesse per ogni convertito e giustificasse le restrizioni a volte incredibili che vengono poste ai convertiti. Per esempio, una certa giurisdizione è convinta che un pastore che vuole convertirsi deve attendere un minimo di 10 anni per essere ordinato. Entro quel tempo, probabilmente, sarà stata effettivamente distrutta la sua vocazione. Ma queste cose si fanno sotto il pretesto di proteggere la Chiesa. Quella stessa giurisdizione ha avuto diversi anni fa un grave scandalo, che ha portato alle dimissioni e alla censura disciplinare di vescovi che erano fedeli fin dalla culla, le mentre un monaco è stato fatto metropolita e anche lui è stato costretto alle dimissioni entro un paio di anni. Ma questi erano fedeli dalla culla, non convertiti, quindi non costituiscono alcun precedente. In tutti i gruppi cristiani è difficile accettare il convertito e facile scusare il fedele dalla culla.

Io sono ora in una classe di dottorato che tratta il tma della cappellania. Abbiamo un ex-manager d'affari, un sergente maggiore in pensione, un ranger dell'esercito in pensione, un paio di consulenti professionali con licenza, un camionista veterano della Guerra del Golfo che percorreva la strada desertica dall'Iraq al Kuwait. Ecco cosa abbiamo tutti in comune. Nessuno di noi è stato chiamato a essere sacerdote o pastore da giovane. In questo senso, siamo tutti e 11 dei convertiti. Quasi tutti noi abbiamo attraversato qualche tipo di esperienza dolorosa. Tutti noi abbiamo sentito una chiamata tardiva. Uno di noi non ha neppure sentito una chiamata. Dio ha mandato un altro pastore a parlargli di persona per dirgli che era chiamato al ministero! Ha accettato! Ora quella persona sta facendo un dottorato. Un altro ha detto di no; poi è andato da sua moglie che ha detto sì, è la cosa per te; poi è andato dal suo pastore, che ha detto sì, è la cosa per te; poi la congregazione ha detto, vai. Queste persone sono il futuro della cappellania, anche se almeno uno è vecchio come me, mentre un altro ha due bambini sotto i 10 anni e vuole fare anche lo scrittore.

Ora, non è né meglio né peggio avere un sacerdote o un pastore che sia un fedele dalla culla o che sia un convertito. Ogni approccio porta al ministero un diverso insieme di esperienze e una diversa serie di competenze e strumenti. Quello che è importante è scoprire se Dio ha veramente chiamato qualcuno al ministero e facilitare la loro entrata in ministero. Ciò significa che dobbiamo essere attenti al quando e al come portare le persone nel ministero. Non possiamo scrivere regole per entrare nel ministero in base a una o due cattive esperienze che diventano la nostra scusa per tenere fuori delle persone. Non possiamo scrivere regole che facilitano l'accesso al ministero di coloro che hanno ricevuto una chiamata precoce semplicemente perché sono cresciuti tra di noi. Prima o poi, se non stiamo attenti, butteremo via una delle benedizioni di Dio o accetteremo una delle piante di Satana a causa delle nostre regole.

Πρόσχωμεν - Stiamo attenti!

 
Com'è organizzata una parrocchia della Edinoverie

Come sembrava una parrocchia della Edinoverie 100 anni fa e oggi? In cosa differiscono le parrocchie della Edinoverie dalle convenzionali parrocchie ortodosse? Questo articolo sulla Edinoverie discute questi temi.

Innanzitutto, ripetiamo alcuni concetti di base. I vecchi credenti ortodossi (Edinovertsi) sono figli della Chiesa ortodossa russa, che osservano i riti "antichi" nei servizi divini e un modo di vita particolarmente rigoroso nella parrocchia e in casa. I seguaci dei riti antichi sono uniti nelle parrocchie chiamate della Edinoverie o dei Vecchi Ritualisti. Sono soggetti, come tutte le parrocchie ortodosse, al vescovo locale.

Lo ieromartire Simon (Shleev), il primo vescovo degli Edinovertsi e figura prominente della Edinoverie, descrisse abbastanza chiaramente e sinteticamente l'intera essenza delle parrocchie della vecchia religiosa in un paragrafo del suo primo articolo del Novecento: "Alla domanda: di che tipo di vescovo ha bisogno la Edinoverie? ":

Le parrocchie della Edinoverie differiscono dalle parrocchie ortodosse nella loro maniera monastica di vita ecclesiale. In esse, per esempio, l'atteggiamento monastico del rettore e dei fratelli si sente in modo molto vivido. I parrocchiani, come i fratelli di un monastero, scelgono il proprio rettore e gestiscono insieme a lui la vita della comunità parrocchiale. In una comunità parrocchiale degli Edinovertsi ci sono anziani monastici, custodi eletti, consiglieri che aiutano il guardiano e il rettore della chiesa. Nelle parrocchie della Edinoverie, se le circostanze sono favorevoli, si osservano la disciplina monastica, un alto rispetto dell'autorità del padre spirituale, l'obbedienza alla sua volontà e il compimento dei suoi comandamenti. I servizi divini sono celebrati secondo l'ordine monastico nelle chiese della Edinoverie, senza omissioni, con la conservazione di tutti i loro dettagli, come si indica nel Tipico. Le chiese della Edinoverie utilizzano lo stesso ordine che distingue le chiese monastiche dalle altre grandi chiese parrocchiali ortodosse russe.

"È tutto qui?", potrebbe chiedersi deluso il sofisticato cristiano moderno, dopo aver viaggiato nei santi monasteri in Russia e all'estero. Se vuoi un modo di vita monastico, vai in un monastero – per fortuna ne esistono in quasi tutte le diocesi oggi, o comunque sono relativamente vicini. Ci sono perfino monasteri nelle città. Là tutti sono i benvenuti ad andare a funzioni lunghe, a compiere un'obbedienza... Quindi, cosa c'è di così speciale in queste parrocchie della Edinoverie?

Innanzitutto devo dire che nella comprensione degli Edinovertsi, la parrocchia non è composta da quelli che "vengono" ai servizi divini, venerano gli oggetti sacri, lasciano un'offerta simbolica in un piatto e se ne vanno. Stiamo parlando soprattutto della comunità cristiana. "Dove c'è la decima, c'è una comunità; Dove non c'è alcuna decima, c'è una parrocchia". Questo rito russo dimenticato mostra visivamente la differenza tra noi. Non dovremmo comprendere strettamente solo una decima parte del nostro reddito come la "decima". Piuttosto, si tratta della capacità di sacrificare, di dare una parte di te stesso alla parrocchia. Questa prospettiva è tenuta dalla maggioranza dei parrocchiani delle chiese dei Vecchi Credenti. Non esiste una decima come concetto rigorosamente definito; qui è attivo il principio della libertà, ma naturalmente esiste una decima volontaria.

I parrocchiani degli Edinovertsi partecipano al culto; molti cantano e leggono al kliros; si fa abbastanza spesso la trapeza, in cui vengono discussi problemi parrocchiali critici e talvolta le questioni di aiuto per qualcuno nella parrocchia. La comunicazione è abbastanza stretta, e il rettore, di norma, sa della vita di tutti i suoi figli. Di solito è il padre spirituale di tutti.

Non è difficile diventare membro di una comunità della Edinoverie: devi frequentare regolarmente i servizi e cominciare gradualmente a vivere secondo le regole stabilite per il modo di vivere della parrocchia. Al mattino e alla sera si prega l'Officio di Mezzanotte e la Compieta, si inizia qualsiasi atto con una preghiera, si osservano i digiuni, ci si forma costantemente nella fede... Le istruzioni per la vita degli Edinovertsi, naturalmente dopo il Libro dei libri – il Vangelo, gli insegnamenti degli apostoli e dei santi Padri – comprendono le opere dell'antico mondo russo, come il Concilio Stoglav [1], il Domostroj [2], Un figlio della Chiesa [3] e il Timone. [4]

Ricordo quando un nuovo parrocchiano apparve in una comunità della Edinoverie. Studiava con fervore la fede cristiana e andava regolarmente in pellegrinaggio: quest'uomo amava veramente i servizi ortodossi. Aveva completato il corso diocesano per gli ustavchiki o cantori... ed entro un anno era diventato l'ustavchik [5] della comunità.

Legalmente, le parrocchie della Edinoverie corrispondono in tutto alle parrocchie ortodosse regolari per quanto riguarda gli statuti. La loro affiliazione è prescritta solo nel nome, principalmente segnato come "comunità della Edinoverie", ma esistono altre versioni, come "Vecchi Credenti ortodossi". Il consiglio parrocchiale può essere guidato dai laici, ma di solito lo guida il rettore. Entrambe le opzioni sono naturali per una comunità della Edinoverie. In momenti diversi e in situazioni diverse in assenza temporanea di un sacerdote, i cristiani russi hanno formato la pratica detta "ordine laicale" dei servizi divini. Tralasciando le preghiere sacerdotali, l'esclamazione è fatta da un laico – l'anziano del servizio o "canonarca". I Kliros cantano, si legge il Vangelo. Si serve la Veglia di tutta la notte... Naturalmente, non si ha il servizio più importante, la Liturgia, ma la comunità continua a vivere. E quest'autosufficienza spiega in qualche misura la durata delle comunità della Edinoverie. Questa pratica ha rafforzato tra i parrocchiani la consapevolezza di sé, la responsabilità e l'alfabetizzazione in termini di servizi divini (e sta ancora migliorando – oggi non ci sono abbastanza sacerdoti Edinovertsi). Il loro zelo è alto, mantenendo così un alto livello di bellezza nei servizi divini. Più spesso, i servizi sono guidati da persone che si occupano di professioni laiche nella loro vita. Il culto è un modo di esprimersi, una spruzzata creativa e un cambio di attività. E la comunità vive. Si riuniscono per pregare, per risolvere alcuni problemi, per costruire edifici di chiese, per comprare qualcosa, per tenere attività educative. La comunità è registrata, e c'è un presidente del consiglio parrocchiale.

Una delle parrocchie della Edinoverie del nostro tempo ha celebrato i servizi secondo questo "ordine laicale" per sette anni. Andavano in altre chiese nella loro città per la comunione. Tuttavia, la comunità non si è distrutta; c'era un candidato distinto per il sacerdozio, e, dopo aver ricevuto l'ordinazione, ha curato come pastore la parrocchia fino a oggi con l'aiuto di Dio. Come regola, si sceglie il sacerdote di una comunità tra i laici attivi. Cioè, la comunità "cresce" il proprio futuro rettore. Quindi, nelle parrocchie della Edinoverie, il sacerdote è una cosa sola con l'intera comunità. La probabilità di trasferirlo in un'altra parrocchia è trascurabile, e dal momento del suo insediamento il batjushka inizia, o per meglio dire, continua a occuparsi attivamente della parrocchia, in tutti i suoi affari, in linea di principio consultandosi con il suo gregge, con i suoi rappresentanti rispettati e attivi.

Gli Edinovertsi cercano di tenere conversazioni spirituali o di leggere libri edificanti per l'anima ad alta voce durante le riunioni, discutendoli insieme dopo. Si fanno abbastanza spesso domande sulla fede nel mondo moderno. Molto tempo può essere dedicato all'apprendimento dell'ordine liturgico, al canto e alla lettura ecclesiale e alle tradizioni pie. Frequentano spesso i pellegrinaggi, comprese le feste patronali della Edinoverie in altre diocesi, e l'accoglienza di ospiti in casa propria è una cosa comune. Gli Edinovertsi sono amichevoli e accoglienti.

chiesa dell'arcangelo Michele a Mikhailovskaja Sloboda

Una volta l'autore di questo articolo è finito nella più grande parrocchia della Edinoverie, la chiesa dell'arcangelo Michele a Mikhailovskaja Sloboda nella regione di Mosca. Alla trapeza hanno la lettura delle vite dei santi, il silenzio benedetto, il cambiamento dei lettori e una benedizione per le obbedienze dopo il pasto. Tutto ciò che succede nel territorio della parrocchia è centrato su Cristo, e la trapeza non fa eccezione.

I sacerdoti o gli anziani della comunità, secondo la solita abitudine, possono visitare i parrocchiani nei giorni di festa o nei giorni normali, tenendo con loro conversazioni spirituali. Così, i parrocchiani delle parrocchie della Edinoverie possono dire una cosa sulla comunità: esiste, ed è molto gratificante. La comunità qui viene chiamata comunità non alla lettera, ma in spirito. Naturalmente, essi possono discutere di normali temi mondani, e condividere notizie, ma, di solito, esiste una tradizione non codificata di "limitare gli eccessi", per cui gli Edinovertsi non fanno conversazioni oziose fuori tema.

La stretta collaborazione dà origine alla decisa istruzione morale dei propri membri, non in parola, ma nell'esempio e nella coscienza. È difficile condurre una doppia vita; anche in una grande città la tua vita non è sempre in piena vista, ma la fraternità nella parrocchia e fuori di essa e la costante partecipazione al culto fanno il loro lavoro. L'esistenza di una comunità inizia già il processo del coinvolgimento dei figli dei parrocchiani. Portare i bambini a partecipare ai servizi divini è considerato buona educazione per gli Edinovertsi. I bambini possono stare al kliros e aiutare all'altare già dall’età di sette anni. A casa, crescono nella cultura russa, naturalmente, e imitano l'esempio dei loro genitori. Se la parrocchia ha una scuola domenicale, ci vanno. Ma gli Edinovertsi possono compensare completamente la mancanza di istruzione parrocchiale con l'istruzione a casa.

Sono già passati trent'anni dalla caduta dell'URSS e dall'inizio della rinascita della Edinoverie. L'emergere di famiglie di Edinovertsi già radicate è diventata una piacevole tendenza negli ultimi anni. I figli dei genitori che cominciavano appena ad andare nelle chiese di Vecchio Rito negli anni '90 ora si stanno sposando. Tali famiglie non solo camminano sui passi dei loro genitori, rimanendo nelle comunità della Edinoverie, ma moltiplicano anche la loro esperienza nella vita cristiana. A volte succede che gli Edinoversti si uniscano in legami del matrimonio con ortodossi del nuovo rito, e qui la situazione può svilupparsi in modi diversi, ma di solito le nostre comunità sono solo rinforzate grazie a tali unioni.

L'osservanza rigorosa dell'ordine e della disciplina della Chiesa, l'austerità del modo di vivere, prima di tutto quello personale, e l'elevato livello di coscienza cristiana – tutto aiuta le comunità degli Edinovertsi a sopravvivere nel nostro tempo. Le visioni conservatrici e la fermezza delle convinzioni dei cristiani Edinovertsi attirano persone di mentalità simile nelle chiese del Vecchio Rito e non fanno che rafforzare le comunità. Oggi il numero di Edinovertsi in Russia e all'estero sta gradualmente crescendo, con nuove parrocchie che si aprono. Ma a capo di tutta la vita della comunità si trova la principale legge di Dio – l'amore.

Note

[1] Il Concilio dei cento capitoli (Stoglav) fu convocato a Mosca nel 1551 per regolare la relazione della Chiesa con lo Stato, riformare la sua vita interiore, rafforzare l'autorità episcopale e sradicare le abitudini popolari non cristiane. Le decisioni del consiglio divennero il codice di legge fondamentale per la vita della Chiesa nella seconda metà del XVI secolo.

[2] Il Domostroj o L'ordine domestico è una serie russa di regole domestiche del XVI secolo e di istruzioni per varie questioni religiose, sociali, domestiche e familiari.

[3] Un figlio della Chiesa è un favorito anonimo dei Vecchi Credenti, originariamente inteso come semplice guida alla vera vita di un figlio della Chiesa per un nuovo convertito.

[4] Il Timone (Kormchaja kniga, in greco Pedalion) è una raccolta di canoni ecclesiali provenienti dai Concili ecumenici e locali e dai santi Padri della Chiesa, compilati da san Nicodemo l'Agiorita.

[5] L'ustavchik è il responsabile della guida dei lettori e dei coristi secondo l'ordine appropriato di un determinato servizio.

 
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