Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=205  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=602  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=646  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=647  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=4898 
Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=2779  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=204  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=206  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=207  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=208 
Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=3944  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=7999  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=8801  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=9731  Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=9782 
Mirrors.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&fotossezPage=42&locale=it&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  GALLERIE FOTOGRAFICHE
GALLERIE FOTOGRAFICHE

Clicca sull'immagine per aprire la galleria

Condividi:
 
 
Sezione 1

Siti ufficiali delle Chiese Ortodosse nel mondo

 
Cosa dovremmo credere dei cristiani che sono al di fuori della Chiesa ortodossa?

Era stato un protestante in California, un genio ateo a Berkeley, un buddista praticante e, infine, un monaco ortodosso russo nel deserto.

Tra i cristiani in Russia, padre Seraphim Rose è uno degli americani più amati. Nella Chiesa della Dormizione a Mosca è onorato tra i santi più amati. Sul muro della chiesa c'è un'icona di lui in piedi vicino al suo padre spirituale, san Giovanni Maksimovich.

Nel brano seguente, padre Seraphim Rose risponde alla domanda: Cosa dovremmo credere dei cristiani che sono al di fuori della Chiesa ortodossa?

padre Seraphim Rose

Pochi anni prima di morire, padre Seraphim ricevette una lettera da una donna afroamericana che, come catecumena che apprendeva l'Ortodossia, faticava a comprendere l'atteggiamento poco caritatevole che alcuni cristiani ortodossi mostravano a coloro che erano al di fuori della Chiesa, un atteggiamento che le ricordava come il suo stesso popolo era stato trattato. Gli aveva scritto la seguente lettera:

Sono profondamente turbata da come l'Ortodossia vede ciò che il mondo chiamerebbe i cristiani occidentali, cioè i protestanti e i cattolici romani. Ho letto molti articoli di molti scrittori ortodossi, e alcuni usano termini come "papisti", ecc., che trovo profondamente inquietanti e piuttosto offensivi. Li trovo offensivi perché come persona di una razza che è stata soggetta a molti insulti che non mi piaccioni, non desidero prendere l'abitudine di usare tali termini. Anche 'eretici' mi disturba...

A che punto mi trovo con i miei amici e parenti? Non conoscono l'Ortodossia o non la capiscono. Eppure credono in Cristo e lo adorano... Devo trattare i miei amici e parenti come se non avessero Dio, né Cristo? ...Oppure posso chiamarli cristiani, ma cristiani che non conoscono la vera Chiesa?

Quando faccio questa domanda, non posso fare a meno di pensare a sant'Innocenzo d'Alaska in visita ai monasteri francescani in California. Rimase completamente ortodosso, ma trattava i sacerdoti che incontrava in quei luoghi con gentilezza e carità e senza insulti. Questo, spero, è ciò che dice l'Ortodossia su come si dovrebbero trattare gli altri cristiani.

Il dilemma di questa donna era in realtà abbastanza comune tra le persone che si avvicinavano alla fede ortodossa. Ormai prossimo alla fine della sua breve vita, e liberatosi dalla sua amarezza giovanile, padre Seraphim rispose come segue:

Sono stato felice di ricevere la tua lettera, felice non perché sei confusa sulla domanda che ti turba, ma perché il tuo atteggiamento rivela che nella verità dell'Ortodossia da cui sei attratta desideri trovare spazio anche per un atteggiamento amorevole e compassionevole verso quelli che vivono al di fuori della fede ortodossa. Credo fermamente che questo sia davvero ciò che insegna l'Ortodossia...

Esporrò brevemente quello che credo sia l'atteggiamento ortodosso nei confronti dei cristiani non ortodossi.

L'Ortodossia è la Chiesa fondata da Cristo per la salvezza dell'umanità, e quindi dobbiamo custodire con la nostra vita la purezza del suo insegnamento e la nostra stessa fedeltà ad esso. Solo nella Chiesa ortodossa la grazia è data attraverso i sacramenti (la maggior parte delle altre chiese non pretende nemmeno di avere sacramenti in alcun senso serio). Solo la Chiesa ortodossa è il Corpo di Cristo, e se la salvezza è già abbastanza difficile all'interno della Chiesa ortodossa, quanto più difficile deve esserlo al di fuori della Chiesa!

Tuttavia, non sta a noi definire lo stato di coloro che sono al di fuori della Chiesa ortodossa. Se Dio desidera concedere la salvezza ad alcuni che sono cristiani nel modo migliore che conoscono, ma senza mai conoscere la Chiesa ortodossa, questo dipende da lui, non da noi. Ma quando fa questo, è al di fuori del modo normale che ha stabilito per la salvezza, che è nella Chiesa, come parte del Corpo di Cristo. Io stesso posso accettare l'esperienza dei protestanti che sono 'rinati' in Cristo; ho incontrato persone che hanno cambiato completamente la loro vita incontrando Cristo, e non posso negare la loro esperienza solo perché non sono ortodossi. Chiamo queste persone cristiani "soggettivi" o "principianti". Ma finché non saranno uniti alla Chiesa ortodossa non potranno avere la pienezza del cristianesimo, non possono essere oggettivamente cristiani in quanto appartenenti al Corpo di Cristo e riceventi la grazia dei sacramenti. Penso che questo sia il motivo per cui ci sono così tante sette tra loro: iniziano la vita cristiana con una genuina conversione a Cristo, ma non possono continuare la vita cristiana nel modo giusto finché non si uniscono alla Chiesa ortodossa, e quindi sostituiscono le loro proprie opinioni ed esperienze soggettive all'insegnamento e ai sacramenti della Chiesa.

Di quei cristiani che sono al di fuori della Chiesa ortodossa, quindi, direi: non hanno ancora tutta la verità, forse non è stata ancora loro rivelata, o forse è colpa nostra per non aver vissuto e insegnato la Fede ortodossa in un modo che possano capire. Con queste persone non possiamo essere uniti nella Fede, ma non c'è motivo per cui dovremmo considerarli totalmente estranei o uguali ai pagani (non dovremmo nemmeno essere ostili ai pagani: anche loro non hanno ancora visto la verità!). È vero che molti degli inni non ortodossi contengono un insegnamento erroneo o almeno un'enfasi sbagliata, specialmente l'idea che quando uno è "salvato" non ha bisogno di fare altro perché Cristo ha fatto tutto. Questa idea impedisce alle persone di vedere la verità dell'Ortodossia che enfatizza l'idea di lottare per la propria salvezza anche dopo che Cristo ce l'ha data, come dice san Paolo: "attendete alla vostra salvezza con timore e tremore" [Fil 2:12]. Ma quasi tutti i canti natalizi religiosi vanno bene, e sono cantati dai cristiani ortodossi in America (alcuni di loro anche nei monasteri più severi!).

La parola "eretico", di fatto, è usata troppo frequentemente ai nostri tempi. Ha un significato e una funzione ben definiti: di distinguere i nuovi insegnamenti dall'insegnamento ortodosso; ma pochi dei cristiani non ortodossi oggi sono consapevolmente "eretici", e non serve davvero a nulla chiamarli così.

Alla fine, credo, l'atteggiamento di padre Dmitrij Dudko è quello corretto: dovremmo considerare i non ortodossi come persone a cui l'Ortodossia non è stata ancora rivelata, come persone potenzialmente ortodosse (se solo noi stessi dessimo loro un esempio migliore!). Non c'è motivo per cui non possiamo chiamarli cristiani ed essere in buoni rapporti con loro, riconoscere che abbiamo almeno in comune la nostra fede in Cristo e vivere in pace soprattutto con le nostre stesse famiglie. L'atteggiamento di Sant'Innocenzo nei confronti dei cattolici romani in California è un buon esempio per noi. Un atteggiamento duro e polemico è richiesto solo quando i non ortodossi cercano di portarci via i nostri fedeli o di cambiare il nostro insegnamento...

 
La Chiesa invita i bambini dei profughi ucraini alle festività pasquali a Mosca

La chiesa di tutti i santi glorificati nella terra russa nel distretto di Novokosino a Mosca

Il Dipartimento sinodale per la carità e il ministero sociale del patriarcato di Mosca invita le famiglie dei profughi dall'Ucraina a una grande celebrazione pasquale che si terrà la domenica di Pasqua, il 12 aprile, nella chiesa di tutti i santi glorificati nella terra russa nel distretto di Novokosino a Mosca. I bambini, insieme con i loro genitori, sono invitati alla festa della famiglia.

"Abbiamo già organizzato una festa per i rifugiati ucraini in occasione della Natività di Cristo e abbiamo visto da noi stessi che tali feste sono molto richieste. Faremo del nostro meglio nella festa della radiosa Risurrezione di Cristo per portare gioia alla gente - la gioia che è il tema centrale della Pasqua", ha detto il rettore della chiesa, e moembro del personale del Dipartimento sinodale per la carità, larciprete Mikhail Zazvonov.

I bambini saranno intrattenuti da giochi vivaci, istruzioni in materie religiose come il suono delle campane, e riceveranno dolci pasquali. Gli adulti potranno ascoltare canti pasquali, ballate, canzoni popolari, canzoni sentimentali e canti del periodo bellico. Una fiera di beneficenza e un tè saranno organizzati per gli ospiti.

La celebrazione si svolgerà dalle 3 alle 7 del pomeriggio del 12 aprile L'indirizzo della chiesa è: Mosca, Suzdalskaja 8Б.

Un complesso servizio di aiuti per i civili ucraini che hanno sofferto nel conflitto armato in Ucraina è in funzione dal settembre 2014 presso la Chiesa di tutti i santi glorificati nella terra russa a Novokosino. Migliaia di rifugiati hanno fatto appello a questo centro e ricevuto cibo, vestiti e assistenza materiale. C'è un servizio di hot line per gli aiuti della Chiesa ai rifugiati; in molte regioni della Russia i profughi sono stati ricevuti da istituzioni ecclesiali (asili, case parrocchiali, monasteri e conventi); ci sono centri ecclesiastici attivi per l'aiuto umanitario. I più grandi centri del genere hanno sede nelle città di Rostov sul Don e Mosca.

Nell'estate del 2014, presso la sede del Dipartimento sinodale per carità, è stato istituito la il servizio ecclesiastico per l'assistenza ai civili ucraini. Entro il 5 aprile 2015, la sede ha ricevuto 20.155 domande di aiuto: 12.938 rifugiati hanno ricevuto vestiti, mentre 15.117 persone hanno ricevuto cibo e medicinali. 803 rifugiati sono stati aiutati ad ottenere biglietti gratuiti e 195 persone in attesa di partenza sono stati aiutati con un alloggio gratuito in un ostello. Dal 2014 la Chiesa ha regolarmente inviato aiuti umanitari al Donbass – per i civili sofferenti del sud-est dell'Ucraina.

In totale più di 127 milioni di rubli sono stati donati al Dipartimento sinodale per la carità, per sostenere i residenti civili dell'Ucraina (63 milioni 984 mila rubli di tale somma sono stati spesi). I rapporti sul reddito e sulle spese dei fondi raccolti dalla Chiesa sono disponibili sul sito ufficiale del Dipartimento sinodale per la carità, Diaconia.ru.

Tutti possono prendere parte alla festa pasquale senza registrazione preliminare. Per ottenere i dolci in regalo per i bambini i genitori devono presentare passaporto e carta di immigrazione di uno dei genitori, così come il certificato di nascita del loro bambino.

 
La Russia che gli americani hanno perso

Amavamo l'America. Me ne ricordo, l'amavamo. Quando eravamo ragazzi, crescendo nei primi anni '90; la maggior parte dei miei amici della stessa età non metteva nemmeno in discussione il proprio atteggiamento verso la civiltà occidentale. Era fantastica, come poteva essere altrimenti?

A differenza dei nostri nonni e anche dei nostri padri, non pensavamo all'URSS che cadeva a pezzi - la "più grande catastrofe geopolitica del XX secolo" - come a un disastro. Per noi era l'inizio di un lungo viaggio. Alla fine, volevamo irrompere attraverso il guscio sovietico nel grande mondo - nuovo e senza limiti. Infine, volevamo appagare la nostra privazione sensoriale. Eravamo nati, forse non nel posto giusto, ma sicuramente al momento giusto - o così abbiamo pensato. E' difficile crederci adesso, ma anche la Chiesa ortodossa che usciva da sotto la supervisione comunista era per noi la stessa cosa del trionfo dei valori liberali occidentali. La celebrazione del 1000° anniversario del Battesimo della Russia e il primo concerto degli Scorpions a Mosca con il loro "Winds of Change" - era tutto, per noi, parte della stessa cosa.

La guerra in Iraq e anche la disgregazione della Jugoslavia, erano per lo più sfuggite alla nostra attenzione, in qualche modo. E non era solo che eravamo giovani e spensierati. Io, per esempio, ero già stato addestrato alla "Komsomolskaja Pravda", presso il Dipartimento Internazionale. Controllavo le agenzie inglesi Reuters piene di Izetbegovic, Karadzic e Mladic, ma in qualche modo non prendevo sul serio tutti questi eventi. Era da qualche parte lontano, e non nella nostra zona. E, naturalmente, la guerra nei Balcani non rientrava per me all'interno di qualsiasi tipo di trama anti-occidentale. I croati uccidevano i serbi, i bosniaci uccidevano i serbi, i serbi uccidevano entrambi gli altri – perché biasimare l'America?

Nel 1990 votavamo per i democratici di "Jabloko", andavamo sulle barricate della Casa Bianca dalla parte delle forze democratiche, vedevamo il neonato "Canale" e ascoltavamo alla radio l'Eco di Mosca. I nostri primi articoli giornalistici menzionavano sempre il "mondo civilizzato" ed eravamo fermamente convinti che fosse davvero civilizzato. A metà degli anni '90, hanno iniziato ad apparire i primi euroscettici nelle nostre fila, ma erano più nella categoria degli avvocati del diavolo. Io stesso condividevo una camera di dormitorio con Petja il comunista e Arsenij il monarchico. I miei amici di altre stanze mi salutavano ogni sera con parole di rammarico: "Ciao, torna al tuo manicomio".

Il primo duro colpo per il nostro orientamento di vita filo-occidentale fu il Kosovo. Fu uno shock; i nostri occhiali colorati di rosa si sono frantumati in mille pezzi. Il bombardamento di Belgrado è stato, per la mia generazione, ciò che gli attacchi dell'11 settembre sono stati per gli americani. Le visioni del mondo hanno fatto una svolta di 180 gradi assieme all'aereo del primo ministro Evgenij Primakov, che era sopra l'Oceano Atlantico sulla via dall'Irlanda verso gli Stati Uniti quando seppe dell'inizio dell'aggressione americana – e diede il comando di tornare in Russia .

In quei giorni non c'era propaganda statale di massa. Gli astuti padroni di casa liberali su NTV continuavano a spiegare che gettare bombe su una grande città europea era un po' troppo, naturalmente, ma Milosevic era il più grande bastardo della storia recente, così se lo meritava, e non era una gran cosa. Il loro spettacolo satirico, "Bambole", raffigurava gli eventi come un buon litigio in un appartamento comunale, dove un vicino di casa ubriaco tormentava "la signorina Kosovo" e nessuno in casa poteva aiutare, tranne che il suo amante con un potente busto e il volto di Bill Clinton. Noi guardavamo, ma non credevamo più. Non era più divertente. Avevamo già capito che la Jugoslavia era una dimostrazione di ciò che sarebbe potuto accadere a noi in un futuro relativamente prossimo.

In secondo luogo l'Iraq, l'Afghanistan, la separazione finale del Kosovo, "primavera araba", la Libia, la Siria - tutto questo è stato sorprendente, ma non più sconvolgente. Le illusioni erano state perse: ci era più o meno chiaro dove andava a parare l'Occidente. Ma nonostante questo, dopo tutto, viviamo tutti sullo stesso pianeta ... Il mito della "malvagia America, gentile Europa" era ancora in giro; le paure indotte dal Kosovo si sono gradualmente placate. Il compromesso è stato qualcosa di simile a questo: sì, essere i migliori amici di questa gente è impossibile, ma noi dobbiamo lavorare insieme. Dopo tutto, con chi altro avremmo da lavorare?

La sfilata delle "rivoluzioni colorate" sembrava essere uno scherzo meschino fino all'ultima. Ma EuroMaidan e la successiva feroce guerra civile ha messo le cose in chiaro: "il processo democratico" – privo di regole e procedure e lanciato nel territorio nemico – non è un giocattolo geopolitico, ma una vera e propria arma di distruzione di massa. È 'unico tipo di arma, che può essere usato contro uno stato dotato di armi nucleari. È tutto molto semplice: quando si preme il pulsante e si spedisce un missile nucleare attraverso l'oceano, se ne riceverà certamente un altro identico in cambio. Ma quando hai avviato una reazione di caos a catena in territorio nemico, non sei da biasimare. Aggressione? Ma quale aggressione ?! Questo è un naturale processo democratico! L'eterno desiderio di libertà del popolo!

Vediamo sangue e crimini di guerra, corpi di donne e bambini, un intero paese che scivola di nuovo negli anni '40 – e il mondo occidentale, che ci era piaciuto così tanto, ci assicura che niente di tutto questo sta accadendo. La cultura che ci ha portato Jim Morrison, Mark Knopfler e i Beatles, non la vede. I discendenti di Woodstock, e gli stessi partecipanti; gli hippies invecchiati che cantavano così spesso "All you need is love", non lo vedono. Anche i riflessivi tedeschi della generazione post-bellica dei baby boomers, che hanno cercato così duramente di fare penitenza per i peccati dei loro padri, non lo vedono.

È stato uno shock più forte di quello del Kosovo. Per me e per molte migliaia di russi di mezza età, venuti al mondo con il sogno americano nelle nostre teste, il mito del "mondo civilizzato" è crollato completamente. L'orrore è assordante. Non c'è più "mondo civilizzato." E non è solo la frantumazione degli ideali giovanili, ma un gravissimo pericolo. L'umanità ha perso i suoi valori, trasformata in una banda di predatori, e una guerra enorme è semplicemente una questione di tempo.

Venti anni fa, non siamo stati sconfitti. Ci siamo arresi. Non abbiamo perso militarmente, ma culturalmente. Abbiamo solo voluto essere come loro. Il rock-n-roll ha fatto più di tutte le testate nucleari. Hollywood era più forte delle minacce e ultimatum. Il rombo delle Harley-Davidson durante la guerra fredda era più forte del rombo di caccia e bombardieri.

America, sei così stupida! Tutto quello che dovevi fare era aspettare 20 anni – e saremmo stati per sempre tua. Venti anni di vegetarismo – e i nostri stessi politici avrebbero consegnato le nostre armi nucleari; anche stringendoti le mani in segno di gratitudine per portartele via. Che benedizione che tu ti sia rivelata così stupida, America!

Nemmeno ci conosci! Abbiamo gridato queste parole, tra le altre, verso il Cremlino appena due anni fa. Da allora, grazie a te, America, il numero di coloro che vogliono scendere in piazza è crollato. Dici sciocchezze su di noi, pensi sciocchezze su di noi; e come risultato, fai un errore dietro l'altro. Eri un grande paese, una volta, America. La tua superiorità morale è aumentata in Europa dopo la prima guerra mondiale ed è stata rafforzata dopo la seconda guerra mondiale. Sì, hai avuto Hiroshima, il Vietnam, il Ku Klux Klan e un armadio pieno di altri scheletri, come ogni impero. Ma per un certo tempo tutte quelle schifezze non hanno raggiunto la massa critica che trasforma il vino in aceto. Hai mostrato al mondo come vivere per il bene della creatività e della libertà artistica. Hai fatto di alcuni paesi dei miracoli economici: Germania, Giappone, Corea del Sud e Singapore. Ma sei cambiata molto da allora. È passato un po' da quando hai scritto una canzone che sia cantata in tutto il mondo. Stai sprecando la tua risorsa principale – la superiorità morale. E quella risorsa ha una proprietà molto brutta: non può essere ripristinata.

Stai iniziando a morire lentamente, America. E se pensi che io stia gongolando per questo – ti sbagli. Un grande cambiamento di epoche è sempre accompagnato da molto sangue, e a me non piace il sangue. Noi, le persone che hanno vissuto il tramonto del nostro impero, potremmo anche spiegarti cosa stai facendo di male. Ma non lo faremo. Indovinalo tu stessa.

 
Un commento patristico ortodosso della Genesi (Parte I)

Capitolo I

Come leggere la Genesi

1. Approccio

In un certo senso, nessuno di noi sa come affrontare questo libro. La scienza moderna e la filosofia hanno riempito le nostre menti con così tante teorie e presunti fatti circa le origini dell'universo e dell'uomo, che inevitabilmente arriviamo a questo libro con nozioni preconcette. Alcuni vogliono che esso sia d'accordo con le loro particolari teorie scientifiche; altri cercano di fare in modo che sia in disaccordo. Entrambi guardano al libro come se avesse qualcosa di scientifico da dire; ma altri lo vedono come pura poesia, un prodotto di immaginazione religiosa che non ha nulla a che fare con la scienza.

La questione centrale che causa le nostre difficoltà nella comprensione di questo libro è: quanto "letteralmente" dobbiamo leggerlo?

Alcuni fondamentalisti protestanti ci dicono che è tutto (o quasi tutto) "letterale". Ma questo punto di vista ci mette in difficoltà impossibili: a parte la nostra interpretazione letterale o non letterale dei vari passaggi, la natura stessa della realtà che è descritta nei primi capitoli della Genesi (la stessa creazione di tutte le cose) rende del tutto impossibile che tutto sia da intendersi "letteralmente"; non abbiamo nemmeno parole, per esempio, per descrivere "letteralmente" come qualcosa possa venire dal nulla. In che modo Dio "parla"? Faceva un rumore che risuonava in un'atmosfera che ancora non esisteva? Questa spiegazione è ovviamente un po' troppo semplice – la realtà è più complessa.

Poi c'è l'estremo opposto. Alcune persone vorrebbero interpretare questo libro (almeno i primi capitoli che creano la maggior difficoltà) come un'allegoria, un modo poetico di descrivere qualcosa che in realtà è molto più vicino alla nostra esperienza. I pensatori cattolici negli ultimi anni, per esempio, hanno trovato alcuni modi ingegnosi per "spiegare" il paradiso e la caduta dell'uomo; ma leggendo queste interpretazioni si ha l'impressione che abbiano così poco rispetto per il testo della Genesi da trattarlo come un commento primitivo su alcune recenti teorie scientifiche. Anche questo è un estremo. San Giovanni Damasceno, il Padre dell'ottavo secolo le cui opinioni riassumono in generale l'opinione patristica dei primi secoli cristiani, prevede espressamente che l'interpretazione allegorica del Paradiso sia parte di un'antica eresia, che non appartiene alla Chiesa.

Si incontra spesso oggi un compromesso tra questi due punti di vista. La dichiarazione di una suora cattolica (che è anche un'insegnante) è stata recentemente pubblicizzata ampiamente sotto il titolo: "Dio ha contribuito a creare l'evoluzione". Dice: "La storia biblica della creazione ha uno scopo religioso. Essa contiene, ma non insegna, errori. La teoria evolutiva della creazione, al contrario, ha uno scopo scientifico, e la ricerca della verità è competenza di astronomi, geologi, biologi e simili. Questi due scopi sono distinti, ed entrambi offrono verità alla mente e al cuore umano". La suora afferma che la Genesi viene da tradizioni orali che erano limitate dalle opinioni scientifiche di quel tempo.

Secondo questo punto di vista, la Genesi appartiene a una categoria, e la verità scientifica o realtà a un altro; la Genesi ha poco o nulla a che fare con qualsiasi tipo di verità, sia letterale sia allegorica. Pertanto, non si deve realmente pensare alla questione: leggete la Genesi per edificazione spirituale o per poesia, e gli scienziati vi diranno quello che dovete sapere sui fatti dell'inizio dell'uomo e del mondo.

In una forma o in un'altra si tratta di una visione molto comune oggi – ma in realtà equivale a un fallimento completo nell'esaminare la questione; non prende sul serio la Genesi. Ma il nostro scopo nello studio della Genesi è quello di prenderla sul serio, per vedere che cosa dice in realtà. Nessuno di questi approcci che abbiamo citato può farlo. Dobbiamo guardare altrove per la "chiave" per comprendere la Genesi.

Nell'affrontare la Genesi dobbiamo cercare di evitare le insidie come quelle che abbiamo menzionato sopra, con un certo grado di consapevolezza di sé: che tipo di pregiudizi o predisposizioni potremmo avere nell'accostarci a questo testo?

Abbiamo già accennato al fatto che alcuni di noi possono essere fin troppo ansiosi di far andare d'accordo (o disaccordo) il significato della Genesi con qualche particolare teoria scientifica. Cerchiamo di affermare un principio più generale di come noi, con la nostra mentalità del ventesimo secolo, tendiamo a comportarci in questo modo. In reazione alla estrema letteralità della nostra prospettiva scientifica (una letteralità richiesta dalla natura stessa della scienza), quando ci rivolgiamo a testi non scientifici di letteratura o di teologia siamo molto predisposti a trovarci significati non letterali o "universali". E questo è naturale: vogliamo evitare che questi testi appaiano ridicoli agli occhi degli uomini scientificamente addestrati. Ma dobbiamo renderci conto che con questa predisposizione spesso saltiamo a conclusioni alle quali non abbiamo davvero pensato molto seriamente.

Per fare un esempio ovvio: Quando sentiamo dei "sei giorni" della creazione, la maggior parte di noi vede automaticamente questi giorni secondo ciò che la scienza contemporanea insegna della crescita e sviluppo graduale delle creature. "Questi devono essere periodi di tempo indefinitamente lunghi – milioni o miliardi di anni", ci dice la nostra mente del ventesimo secolo; "Tutti quegli strati geologici, tutti quei fossili – non avrebbero potuto formarsi in un 'giorno' letterale" E se sentiamo dire che un fondamentalista in Texas o nel sud della California sta ancora una volta insistendo a gran voce sul fatto che in questi giorni sono lunghi ventiquattro ore e non più, possiamo anche indignarci e chiederci come possano esserci persone così grossolane e anti-scientifiche. In questo corso non intendo dirvi quanto erano lunghi quei giorni. Ma penso che dovremmo essere consapevoli del fatto che la nostra tendenza naturale, quasi subconscia a considerarli come periodi indefinitamente lunghi, che ci fa pensare in tal modo di avere risolto il "problema" che presentano, in realtà non è una risposta razionale a questo problema, ma piuttosto una predisposizione o pregiudizio che abbiamo raccolto dall'aria intellettuale in cui viviamo. Quando osserviamo il nostro tempo più da vicino, tuttavia, vedremo che tutta la questione non è così semplice e che la nostra predisposizione naturale, in questo come in molti altri casi, tende più a oscurare che a chiarire il vero problema.

Osserveremo questa specifica questione in seguito. Per ora esorterei a non essere troppo sicuri dei nostri modi abituali di guardare la Genesi, e ad aprirci alla saggezza degli uomini teofori del passato che hanno dedicato tanto impegno intellettuale per comprendere il testo della Genesi così come era stato concepito per essere capito. Questi santi Padri sono la nostra chiave per comprendere la Genesi.

2. I santi Padri: la nostra chiave per la comprensione della Genesi

Nei santi Padri troviamo la "mente della Chiesa" – la comprensione vivente della rivelazione di Dio. Sono il nostro legame tra i testi antichi che contengono la rivelazione di Dio e la realtà di oggi. Senza un tale collegamento, ognuno si muove da sé – e il risultato è una miriade di interpretazioni e sette.

Ci sono molti commenti patristici sulla Genesi. Questo già è un'indicazione per noi che questo testo è considerato estremamente importante dai Padri della Chiesa. Vediamo ora quali Padri hanno parlato di questo testo e quali libri hanno scritto.

In questo corso farò uso principalmente di quattro commentari dei primi Padri:

1. San Giovanni Crisostomo ha scritto un commentario grande e uno piccolo su tutto il libro della Genesi. Il più grande, chiamato Omelie sulla Genesi, era in realtà un ciclo di conferenze tenute durante la Grande Quaresima, dal momento che durante la Quaresima il libro della Genesi si legge in chiesa. Questo libro contiene sessantasette omelie ed è lungo circa settecento pagine. Un altro anno, San Giovanni ha pronunciato altre otto omelie, che comprendono diverse centinaia di pagine. Ha scritto anche un trattato chiamato Sulla creazione del mondo, lungo oltre un centinaio di pagine. Così, in san Giovanni Crisostomo abbiamo un migliaio di pagine o più di interpretazione della Genesi. Egli è uno dei principali interpreti di questo libro.

2. Sant'Efrem il Siro, vissuto all'incirca nello stesso tempo di san Giovanni Crisostomo, ha scritto anch'egli un commentario a tutto il libro. Nel suo lavoro, chiamato semplicemente Interpretazione dei libri della Bibbia, diverse centinaia di pagine sono dedicate alla Genesi. Sant'Efrem è un interprete di valore dell'Antico Testamento perché sapeva l'ebraico, era un "orientale" (vale a dire, di mentalità orientale), ed era erudito nelle scienze.

3. San Basilio il Grande ha scritto omelie sui sei giorni della creazione, chiamate Hexaemeron – che significa "I sei giorni", Ci sono altri Hexaemera nella letteratura della Chiesa primitiva, alcuni risalenti al secondo secolo. San Basilio, si potrebbe dire, è il più autorevole. Non copre tutta la Genesi, ma solo il primo capitolo. Un altro suo libro che citeremo si chiama L'origine dell'uomo, che è come una continuazione dell'Hexaemeron.

4. In Occidente, sant'Ambrogio di Milano lesse le omelie di San Basilio e scrisse egli stesso omelie sui sei giorni. Il suo Hexaemeron è un po' più lungo, circa trecento pagine. Sant'Ambrogio scrisse anche un libro intero Sul Paradiso, una continuazione dell'Hexaemeron, così come un libro su Caino e Abele.

In aggiunta a questi commentari di base, vedremo una serie di libri che non coprono tutto il libro della Genesi o tutti i sei giorni. Per esempio, il fratello di san Basilio, san Gregorio di Nissa, ha un libro Sulla creazione dell'uomo, che tratta in dettaglio la fine del primo capitolo e l'inizio del secondo capitolo della Genesi.

Ho anche fatto uso di raccolte dogmatiche ortodosse. Il libro di san Giovanni Damasceno, La fede ortodossa, contiene molti capitoli sulle domande circa i sei giorni, la creazione dell'uomo, la caduta, il Paradiso, e così via. I catechismi della Chiesa primitiva – il Grande Catechismo di san Gregorio di Nissa e le Lezioni catechetiche di san Cirillo di Gerusalemme – hanno anche alcuni dettagli su tali questioni.

Su una questione specifica della visione patristica del mondo ho usato i trattati sulla Risurrezione dei santi Atanasio il Grande, Gregorio di Nissa e Ambrogio di Milano.

San Simeone il Nuovo Teologo ha scritto omelie su Adamo, la caduta e il mondo primitivo, che abbiamo in inglese nel libro The Sin of Adam (Il peccato di Adamo).

Poi ci sono vari scritti di san Gregorio il Teologo circa la creazione dell'uomo, sulla natura dell'uomo e la sua anima. San Macario il Grande, il santo Abba Doroteo, sant'Isacco il Siro e altri scrittori della vita ascetica parlano spesso di Adamo e della caduta. Dal momento che l'obiettivo fondamentale della vita ascetica è quello di tornare allo stato di Adamo prima della caduta, scrivono ciò che significa la caduta, che cos'era il Paradiso, e a cosa stiamo cercando di tornare.

Il beato Agostino tocca il tema della Genesi ne La Città di Dio. San Gregorio Palamas scrive su vari aspetti nelle sue opere apologetiche; e anche san Gregorio del Sinai scrive del Paradiso.

(Ci sono anche alcuni commenti successivi che purtroppo non ho consultato. Uno è quello di san Giovanni di Kronstadt sull'Hexaemeron, e un altro è del Metropolita Filarete di Mosca sulla Genesi.)

Questi Padri non ci danno tutte le risposte alle domande che possiamo avere sulla Genesi; li leggiamo piuttosto per formare un nostro atteggiamento verso la Genesi. A volte i Padri possono sembrare in contraddizione tra di loro o parlare in un modo che potremmo non considerare molto utile per le domande che abbiamo oggi. Quindi dobbiamo avere alcuni principi di base che governano la nostra comprensione sia della Genesi sia dei santi Padri.

3. Principi di base del nostro approccio alla comprensione alla Genesi

1. Noi siamo alla ricerca della verità. Dobbiamo rispettare il testo della Genesi abbastanza per riconoscere che contiene la verità, anche se che la verità può sembrarci insolita o sorprendente. Se sembra essere in conflitto con ciò che pensiamo di sapere dalla scienza, ricordiamoci che Dio è l'autore di ogni verità, e tutto ciò che realmente vero nella Scrittura non può contraddire tutto ciò che è realmente vero nel campo della scienza.

2. La Scrittura è divina in ispirazione. Vedremo più da vicino in seguito ciò che questo significa; ma per incominciare, vuol dire che dobbiamo guardare in essa a verità di un ordine elevato, e se troviamo difficoltà a capire qualsiasi cosa dovremmo sospettare prima di tutto la nostra mancanza di conoscenza, piuttosto che una carenza nel testo ispirato.

3. Non dobbiamo affrettarci a offrire le nostre spiegazioni dei passi "difficili", ma dobbiamo prima cercare di familiarizzarci con ciò che i santi Padri hanno detto su questi passaggi, riconoscendo che essi hanno la saggezza spirituale che a noi manca.

4. Dobbiamo anche stare attenti alla tentazione di fare citazioni isolate, fuori contesto, dei santi Padri per "provare" un nostro punto. Per esempio, ho visto una persona ortodossa, che voleva dimostrare che non c'era niente di "speciale" nella creazione di Adamo, citare la seguente dichiarazione di sant'Atanasio il Grande: "l'uomo primo-creato era fatto di polvere come tutti, e la mano che ha creato Adamo allora sta creando ancora e sempre quelli che vengono dopo di lui". Questa è una dichiarazione di carattere generale sull'attività creativa continua di Dio che nessuno penserebbe di contraddire. Ma il punto che questa persona voleva sottolineare era che non c'era alcuna reale distinzione tra la creazione di ogni uomo vivente e la creazione del primo uomo – e, in particolare, che il corpo di Adamo avrebbe potuto essere formato per generazione naturale nel seno di qualche creatura non proprio umana. Può una tale dichiarazione essere legittimamente utilizzata come "prova" di tale questione?

Senza il continuo sforzo creativo di Dio, nulla esisterebbe o verrebbe in esistenza. Noi pensiamo che sia "naturale" che le piante crescano da un seme, che tutto, in realtà, venga da un piccolo seme e cresca in un individuo completo. Ma senza Dio, questo processo non può continuare. Così, naturalmente, Dio sta continuando a creare oggi, "dalla polvere."

Accade così che possiamo trovare un passaggio nelle opere di sant'Atanasio che confuta specificamente questa idea. In un altro luogo dice: "Anche se solo Adamo è stato formato dalla terra, tuttavia in lui è stata coinvolta la successione di tutta l'unanità". Qui egli afferma piuttosto espressamente che Adamo è stato creato in un modo diverso da tutti gli altri uomini, cosa che anzi, come vedremo, è l'insegnamento dei santi Padri in generale. Pertanto, è illegittimo prendere una sua citazione e pensare che essa dimostri o apra la strada a qualche idea da noi preferita. La dichiarazione generale di sant'Atanasio circa la natura dell'uomo non dice assolutamente nulla circa la natura specifica della creazione di Adamo.

Un tale uso improprio delle citazioni dei santi Padri è una trappola molto comune ai nostri giorni, in cui le polemiche su tali temi sono spesso molto accese. In questo corso faremo del nostro meglio per evitare tali insidie e per non forzare alcuna delle nostre interpretazioni sui santi Padri, ma cercheremo semplicemente di vedere ciò che essi stessi dicono.

5. Non abbiamo bisogno di accettare ogni parola che i Padri hanno scritto sulla Genesi; a volte hanno fatto uso della scienza del loro tempo come materiale illustrativo, e questa scienza è cambiata in alcuni punti. Ma dobbiamo distinguere attentamente la loro scienza dalle loro affermazioni teologiche, e dovremmo rispettare tutto il loro approccio e le loro conclusioni generali e approfondimenti teologici.

6. Se pensiamo di poter aggiungere qualcosa alla comprensione del testo per i nostri contemporanei (forse sulla base dei risultati della scienza moderna), questo deve essere fatto con cautela e nel pieno rispetto per l'integrità o il testo della Genesi e per i pareri dei santi Padri. E dobbiamo sempre essere umili in questo tentativo – la scienza dei nostri giorni ha i suoi difetti ed errori, e se facciamo troppo affidamento su di essa, possiamo trovarci con comprensioni sbagliate.

Si tratta di una visione molto comune tra le persone che non vanno troppo a fondo nella questione che "la scienza antica è sbagliata, la scienza moderna ha ragione, e quindi ci si può fidare di tutto ciò che gli scienziati moderni ci dicono". Ma si dà il caso che ogni generazione sovverte i cosiddetti fatti scientifici della generazione precedente. Dobbiamo renderci conto di che cosa è un fatto e di che cosa è una teoria. La scienza contemporanea ha molti punti di vista che tra cinquant'anni (se mai dureranno tanto a lungo), saranno rovesciati, e ci saranno nuove teorie.

7. In particolare in questo corso cercheremo prima di capire i Padri, e solo in seguito di offrire le nostre risposte ad alcune domande, se ne abbiamo.

8. Infine, se è vero che la scienza moderna è in grado di gettare luce sulla comprensione di almeno un paio di passi della Genesi – non abbiamo bisogno di negare che in alcune zone le verità di queste due sfere si sovrappongono – penso che non sia meno vero che la comprensione patristica della Genesi è anche in grado di gettare luce sulla scienza moderna e dà alcuni suggerimenti su come capire i fatti della geologia, della paleontologia e di altre scienze che si occupano di storia antica della terra e del genere umano. Questo studio può quindi essere fruttuoso in entrambe le direzioni.

9. L'obiettivo di questo corso, però, non è quello di rispondere a tutte le domande relative alla Genesi e alla creazione, ma piuttosto, prima di tutto, di ispirare i cristiani ortodossi a pensare a questo tema in maniera più ampia di quanto non si faccia di solito, senza essere soddisfatti dalle risposte semplicistiche che tanto spesso si sentono.

4. Interpretazione letterale contro interpretazione simbolica

Questo problema è un grande ostacolo per noi uomini moderni, che siamo stati cresciuti con una formazione "scientifica" e una visione del mondo che ci ha lasciati poveri nella nostra comprensione dei significati simbolici nella letteratura. Troppo spesso, a causa di questo, saltiamo alle conclusioni: se c'è un significato simbolico per qualche immagine nella Scrittura (per esempio, l'albero della conoscenza del bene e del male) siamo molto inclini a dire "è solo un simbolo "; la minima indicazione di un significato figurato o metaforico spesso ci porta a respingere il significato letterale. A volte questo atteggiamento può anche portare a giudizi indiscriminati di porzioni intere o libri della Scrittura: Se ci sono elementi simbolici o figurativi, per esempio, nel racconto della Genesi del Giardino dell'Eden, è facile saltare alla conclusione che tutta la narrazione è "un simbolo" o un "un'allegoria".

La nostra chiave di lettura della Genesi è: come hanno fatto i santi Padri capire questo tema, in particolare per quanto riguarda i passi separati, e in generale per quanto riguarda il libro nel suo complesso?

Facciamo alcuni esempi:

1. San Macario il Grande dell'Egitto, un santo dalla vita mistica più esaltata e che certamente non si può sospettare di visioni eccessivamente letterali della Scrittura, scrive su Genesi 3:24: "che il Paradiso è stato chiuso e che a un cherubino fu comandato di impedire all'uomo di entrarvi con una spada fiammeggiante: di questo noi crediamo che in modo visibile è avvenuto proprio come era scritto, e allo stesso tempo, troviamo che questo si verifica misticamente in ogni anima". Si tratta di un passo che molti di noi si sarebbero aspettati che avesse solo un significato mistico, ma questo grande veggente delle cose divine ci assicura che è anche vero "proprio come era scritto" – per quelli che sono in grado di vederlo.

2. San Gregorio il Teologo, noto per le sue profonde interpretazioni mistiche della Scrittura, dice dell'albero della conoscenza del bene e del male: "Questo albero era, secondo il mio punto di vista, la contemplazione, che è sicura solo per coloro che hanno raggiunto la maturità di abitudine per entrarvi". Questo significa che egli considerava questo albero come un mero simbolo, e non anche un albero letterale? Nei suoi scritti egli evidentemente non dà una risposta a questa domanda, ma un altro grande santo Padre lo fa (infatti quando stanno insegnando la dottrina ortodossa e non danno solo opinioni private, tutti i grandi Padri sono d'accordo l'uno con l'altro e si aiutano anche a interpretare ogni altro). San Gregorio Palamas, il Padre esicasta trecentesco, commenta su questo passo:

Gregorio il Teologo ha chiamato l'albero della conoscenza del bene e del male "contemplazione" ... ma non ne consegue che ciò che è coinvolto sia un'illusione o un simbolo, senza un'esistenza propria. Il divino Massimo (il Confessore) fa anche di Mosè il simbolo del giudizio, e di Elia il simbolo della lungimiranza! Anche loro quindi dovrebbero non essere realmente esistiti, ma essere stati inventati "simbolicamente"?

3. Queste sono interpretazioni specifiche. Per quanto riguarda gli approcci generali alla natura "letterale" o "simbolica" del testo della Genesi, esaminiamo le parole di molti altri santi padri che hanno scritto commenti sulla Genesi. San Basilio il Grande scrive nel suo Hexaemeron:

Coloro che non ammettono il significato comune delle Scritture dicono che l'acqua non è acqua, ma qualche altra natura, e spiegano una pianta e un pesce secondo la loro opinione .... (Ma) quando sento "erba" io penso a un'erba, e nello stesso modo comprendo tutto così come lo si dice, una pianta, un pesce, un animale selvatico, un bue. Di fatto, "io non mi vergogno del Vangelo (Rm 1:16)" ... (Alcuni) hanno tentato con false argomentazioni e interpretazioni allegoriche di conferire alla Scrittura una dignità di loro immaginazione. Ma il loro è l'atteggiamento di chi si considera più saggio delle rivelazioni dello Spirito e introduce le proprie idee pretendendo di dare una spiegazione. Pertanto, cerchiamo di capire così come è stato scritto.

4. Sant'Efrem il Siro ci dice in modo simile nel Commento alla Genesi:

Nessuno deve pensare che la creazione di sei giorni sia un'allegoria; è altrettanto inammissibile dire che ciò che sembra, secondo il racconto, essere stato creato in sei giorni, è stato creato in un solo istante, e allo stesso modo che alcuni nomi presenti in questo racconto non significhino nulla, o significhino qualcos'altro. Al contrario, dobbiamo sapere che, proprio come il cielo e la terra che sono stati creati in principio sono in realtà il cielo e la terra e non qualcos'altro inteso sotto il nome di cielo e terra, così anche tutto il resto di cui si parla come creato e ordinato dopo la creazione del cielo e della terra non è una serie di nomi vuoti, ma l'essenza stessa delle nature create corrisponde alla forza di questi nomi.

5. San Giovanni Crisostomo, parlando in particolare dei fiumi del Paradiso, scrive:

Forse uno che ama parlare della propria saggezza anche qui non permetterà che i fiumi siano in realtà fiumi, né che le acque siano acque con precisione, ma infonderà, in coloro che si lasciano convincere, l'idea che questi (sotto i nomi di fiumi e di acque) rappresentino qualcosa di diverso. Ma vi prego, non dobbiamo prestare attenzione a queste persone, smettiamola di ascoltarle, e crediamo alla divina Scrittura, e seguendo ciò che è scritto in essa, sforziamoci di conservare nelle nostre anime sani dogmi.

Questo dimostra che i santi Padri  affrontavano questi temi ai loro tempi, nel quarto secolo. C'erano molte persone che stavano interpretando il testo della Genesi come un'allegoria, dando selvaggiamente spazio alle interpretazioni simboliche, e negando che il testo abbia un qualsiasi significato letterale – soprattutto i primi tre capitoli, che studieremo. Pertanto, i santi Padri hanno insistito in modo specifico nel dire che il testo ha un significato letterale, e dobbiamo capire esattamente tale significato.

Questo dovrebbe essere sufficiente per mostrarci che i Santi Padri che hanno scritto sulla Genesi erano in genere abbastanza "letterali" nella loro interpretazione del testo, anche se, in molti casi, ne consentono anche un significato simbolico o mistico. Ci sono, naturalmente, nella Scrittura, come in ogni tipo di letteratura, evidenti metafore che nessuno sano di mente penserebbe di prendere "letteralmente". Per esempio, nel Salmo 103 si dice "il sole conosce il suo tramonto." Nel pieno rispetto del testo, non abbiamo bisogno di credere che il sole abbia una coscienza e letteralmente "sappia" quando deve tramontare; questo è semplicemente un normale artificio del linguaggio poetico e non dovrebbe causare problemi a nessuno.

Vi è, inoltre, un importante tipo di affermazione nella Scrittura – e ce ne sono molti esempi nella Genesi – che i santi Padri ci dicono espressamente di non capire in modo letterale. Queste sono le affermazioni antropomorfe fatte di Dio come se fosse un uomo che cammina, parla, si arrabbia, ecc Tutte queste affermazioni devono essere comprese in una maniera "degna di Dio" – ovvero, basata sulle nostre conoscenze dall'insegnamento ortodosso, che Dio è puramente spirituale, non ha organi fisici, e che i suoi atti sono descritti nella Scrittura in un modo che ricorda i nostri. I Padri sono molto attenti al testo della Genesi in questo senso. Così, San Giovanni Crisostomo afferma:

Quando si sente che "Dio piantò il Paradiso in Eden in Oriente", dobbiamo capire la parola "piantare" in modo che si addice a di Dio: cioè, che egli ha comandato; ma per quanto riguarda le parole che seguono, credo proprio che il Paradiso sia stato creato e in quel luogo stesso che la Scrittura gli ha assegnato.

Per quanto riguarda l'informazione "scientifica" data nel libro della Genesi – e dal momento che si parla della formazione del mondo che conosciamo, non possono non esserci alcune informazioni scientifiche – contrariamente alla credenza popolare, non c'è nulla di "obsoleto" a proposito. Le osservazioni del libro, è vero, sono tutte fatte dal punto di vista della terra e dell'umanità; ma non propongono alcun insegnamento particolare, per esempio, sulla natura dei corpi celesti o sui loro relativi moti, e così il libro può essere letto da ogni generazione e compreso alla luce delle proprie conoscenze scientifiche. La scoperta nel corso degli ultimi secoli della vastità dello spazio e l'immensità di molti dei suoi corpi celesti non fa altro che aggiungere grandezza nella nostra mente al semplice resoconto della Genesi.

Quando i santi Padri parlano della Genesi, ovviamente, cercano di illustrarla con esempi tratti dalla scienza naturale del loro tempo; noi facciamo la stessa cosa oggi. Tutto questo materiale illustrativo è aperto alla critica scientifica, e una parte di esso, infatti, è diventata obsoleta. Ma il testo della Genesi di per sé non è influenzato da tali critiche, e noi possiamo solo meravigliarci di quanto sia fresco e attuale a ogni nuova generazione. E il commento teologico dei santi Padri sul testo partecipa di questa stessa qualità.

5. La natura del testo

Un ultimo punto importante da considerare prima di avvicinarsi al testo stesso della Genesi: che tipo di testo è?

Tutti conosciamo gli argomenti anti-religiosi sulla Scrittura, e in particolare sulla Genesi: che si tratta di una creazione di un popolo arretrato che sapeva poco sulla scienza o sul mondo, che è piena di mitologie primitive di "dèi creatori" ed esseri soprannaturali, che tutto è stato preso dalla mitologia babilonese, ecc, ma nessuno può confrontare seriamente la Genesi con uno dei miti della creazione di altri popoli, senza essere colpito dalla sobrietà e dalla semplicità della Genesi. I miti della creazione sono davvero ricchi di eventi favolosi ed esseri fiabeschi che non sono neppure destinati a essere presi sul serio come sono descritti. Non c'è concorrenza tra questi testi e la Genesi; non sono minimamente paragonabili.

Nondimeno, vi è una diffusa teoria popolare – senza fondamento né nella Scrittura né nella tradizione della Chiesa – che Mosè abbia scritto la Genesi dopo aver consultato gli altri antichi racconti della creazione, o che ha semplicemente registrato le tradizioni orali giunte fino a lui; che ha compilato e semplificato le storie che erano giunte fino a suo tempo. Questo, naturalmente, farebbe della Genesi un'opera di saggezza e di speculazione umana, e sarebbe inutile studiare una tale opera come dichiarazione di verità sull'inizio del mondo.

Ci sono diversi tipi di conoscenza, e la conoscenza che viene direttamente da Dio è ben distinta da quella che procede dalle forze naturali dell'uomo. Sant'Isacco il Siro distingue questi tipi di conoscenza nel modo seguente:

La conoscenza che si occupa di ciò che è visibile, o che riceve attraverso i sensi quello che viene da ciò che è visibile, si chiama naturale. La conoscenza che si occupa della potenza immateriale e della natura delle entità incorporee all'interno di un uomo è chiamata spirituale, perché le percezioni sono ricevute dallo spirito e non dai sensi. A causa di queste due origini (percezioni del visibile e dello spirituale) ogni tipo di conoscenza viene allo stesso modo all'anima dal di fuori. Ma la conoscenza conferita dalla potenza divina è chiamata soprannaturale; è più insondabile ed è superiore agli altri tipi di conoscenza. La contemplazione di questa conoscenza viene all'anima non dalla materia, che è al di fuori di essa... Si manifesta e si rivela nel più profondo dell'anima stessa, immaterialmente, improvvisamente, spontaneamente, e inaspettatamente, poiché, secondo le parole di Cristo, 'il Regno di Dio è dentro di voi' (Lc 17:21).

Sant'Isacco in un altro punto descrive come, negli uomini di altissima vita spirituale, l'anima può salire a una visione del principio delle cose. Descrivendo come tale anima è estasiata al pensiero della futura età dell'incorruttibilità, Sant'Isacco scrive:

E da questo è già esaltata nella sua mente a ciò che ha preceduto la composizione (creazione) del mondo, quando non c'era creatura, né cielo, né terra, né angeli, nulla di ciò che è stato portato all'essere, e a come Dio, solo con la sua buona volontà, improvvisamente ha portato tutto dal non essere all'essere, e tutto si è trovato davanti a lui nella perfezione.

Così, si può credere che Mosè e i successivi cronisti abbiano fatto uso di documenti scritti e tradizione orale quando si trattava di registrare gli atti e la cronologia dei patriarchi storici e dei re; ma un racconto del principio dell'esistenza del mondo, quando non c'erano testimoni dei potenti atti di Dio, può venire solo dalla rivelazione di Dio; si tratta di una conoscenza soprannaturale rivelata in contatto diretto con Dio. E questo è esattamente ciò che i Padri e tradizione della Chiesa ci dicono che è il libro della Genesi.

Sant'Ambrogio scrive:

Mosè "ha parlato a Dio l'Altissimo, non in una visione né nei sogni, ma bocca a bocca" (Num 12:6-8). In modo semplice e chiaro, non per figure né per enigmi, gli è stato dato il dono della presenza divina. E così Mosè aprì la bocca e pronunciò quello che il Signore disse dentro di lui, secondo la promessa fattagli quando lo diresse al re Faraone: "Vai dunque e io aprirò la tua bocca e ti istruirò su cosa tu debba dire" (Es 4:12). Infatti, se aveva già accettato da Dio quello che doveva dire per quanto riguarda la liberazione del popolo, quanto più doveva accettare ciò che avrebbe dovuto dire per quanto riguarda il cielo? Pertanto, "non in discorsi persuasivi di sapienza", non in fallacie filosofiche, "ma nella dimostrazione di Spirito e di potenza" (1 Cor 2:4), ha osato dire, come se fosse un testimone dell'opera divina: "In principio Dio creò il cielo e la terra".

In modo simile, San Basilio scrive proprio all'inizio del suo Hexaemeron:

Quest'uomo, che è fatto uguale agli angeli, essendo considerato degno della visione di Dio faccia a faccia, ci riporta le cose che ha sentito da Dio.

San Giovanni Crisostomo, nelle sue Omelie sulla Genesi, ritorna ancora e ancora all'affermazione che ogni parola della Scrittura è divinamente ispirata e ha un significato profondo – che si tratta di parole che non sono di Mosè, ma di Dio:

Vediamo ora che cosa ci insegna il Beato Mosè, che parla non da se stesso, ma per l'ispirazione della grazia dello Spirito.

Fa poi una descrizione affascinante di come Mosè opera in questo modo. Sappiamo che i profeti dell'Antico Testamento hanno predetto la venuta del Messia. Nel libro dell'Apocalisse, san Giovanni il Teologo profetizzò gli eventi della fine del mondo e il futuro della Chiesa. Come facevano a sapere che cosa sarebbe successo? Ovviamente, Dio lo ha rivelato a loro. San Giovanni Crisostomo afferma che, proprio come san Giovanni il Teologo era un profeta di cose del futuro, Mosè era un profeta di cose del passato. Dice quanto segue:

Tutti gli altri profeti hanno parlato sia di quello che doveva accadere dopo un lungo periodo di tempo sia di ciò che stava per accadere allora; ma a lui, il beato (Mosè), che ha vissuto molte generazioni dopo (la creazione del mondo), è stato consentito per la guida della mano destra dell'Altissimo di pronunciare ciò che era stato fatto dal Signore prima della sua nascita. È per questo motivo che comincia a parlare così: "In principio Dio creò il cielo e la terra", come se lo gridasse a tutti noi a gran voce: non è per istruzione di uomini che io dico queste cose; colui che ha chiamato (cielo e terra) dal non essere all'essere – è colui che ha suscitato la mia lingua a raccontarle. E quindi vi prego, cerchiamo di prestare attenzione a queste parole come se sentissimo non Mosè, ma lo stesso Signore dell'universo che parla attraverso la lingua di Mosè, e prendiamo congedo per sempre dalle nostre opinioni.

Quindi, dovremmo avvicinarci ai primi capitoli della Genesi come faremmo con un libro di profezie, sapendo che si tratta di eventi reali che vi sono descritti, ma sapendo anche che – a causa della loro lontananza da noi e della loro stessa natura, in quanto primi eventi nella storia del mondo – saremo in grado di capirli solo in modo imperfetto, così come abbiamo una conoscenza molto imperfetta degli eventi alla fine del mondo, come esposti nell'Apocalisse e negli altri scritti del Nuovo Testamento. San Giovanni Crisostomo stesso ci avverte di non pensare di capire molto della creazione:

Con grande riconoscenza, accettiamo ciò che è raccontato (da Mosè), senza uscire dai nostri limiti, e senza testare ciò che è al di sopra di noi come fecero i nemici della verità quando, volendo comprendere tutto con le loro menti, non si rendevano conto che la natura umana non può comprendere la creazione di Dio.

Cerchiamo quindi di entrare nel mondo dei santi Padri e della loro comprensione del testo divinamente ispirato della Genesi. Amiamo e rispettiamo i loro scritti, che nei nostri tempi confusi sono un faro di chiarezza che brilla chiaramente sul testo ispirato stesso. Cerchiamo di non essere rapidi a pensare che "la sappiamo più lunga" di loro, e se pensiamo di avere una certa comprensione che essi non hanno visto, dobbiamo essere umili e titubanti a offrirla, conoscendo la povertà e la fallibilità della nostra mente. Lasciamo che siano loro ad aprire la nostra mente per comprendere la rivelazione di Dio.

C'è da aggiungere qui una nota finale sullo studio della Genesi ai nostri giorni. I santi Padri cristiani antichi che hanno scritto sui sei giorni della creazione hanno ritenuto necessario in vari punti prendere atto delle speculazioni scientifiche o filosofiche non cristiane dei loro tempi - per esempio, il punto di vista che il mondo è eterno, che ha prodotto se stesso, che è stato creato da materia preesistente per opera di un limitato dio plasmatore (il demiurgo), e cose simili.

Anche ai nostri tempi ci sono speculazioni non cristiane sulle origini dell'universo, della vita sulla terra, e simili, e non possiamo fare a meno di citarle in vari punti del nostro commento. Le più diffuse di tali idee oggi sono quelle legate alla cosiddetta teoria della "evoluzione". Dovremo discutere alcune di queste idee per breve tempo, ma al fine di evitare equivoci affermiamo che cosa intendiamo con questa parola.

Il concetto di "evoluzione" ha molti livelli di applicazione nel linguaggio sia scientifico sia popolare: a volte non è altro che un sinonimo di "sviluppo"; altre volte è usato per descrivere le "variazioni" che si verificano all'interno della specie; e ancora una volta, descrive cambiamenti reali o ipotetici nella natura di un genere un po' più grande. In questo corso non ci occuperemo di questo tipo di "evoluzione", che appartiene più o meno al regno dei fatti scientifici e della loro interpretazione.

L'unico tipo di "evoluzione" che dovremo affrontare è l'evoluzione come una "cosmogonia" – vale a dire, una teoria sull'origine del mondo. Questo tipo di teoria dell'evoluzione, per gli studenti contemporanei del libro della Genesi, occupa lo stesso posto che avevano le antiche speculazioni sulle origini del mondo per i primi Padri della Chiesa. Ci sono quelli, naturalmente, che insistono che anche questo tipo di evoluzione è perfettamente scientifico; in effetti, alcuni di loro sono abbastanza "dogmatici" su questo punto. Ma qualsiasi punto di vista ragionevolmente obiettivo dovrà ammettere che la cosmogonia evoluzionistica, a meno che non pretenda di essere divinamente rivelata, è altrettanto speculativa quanto qualsiasi altra teoria delle origini e può essere discussa sullo stesso piano delle altre. Anche se può pretendere di avere il suo fondamento in fatti scientifici, appartiene al regno della filosofia e tocca anche la teologia, in quanto non può evitare la questione di Dio come creatore del mondo, sia che l'accetti o che la neghi.

In questo corso, quindi, toccheremo la "evoluzione" solo come una teoria universale che tenta di spiegare l'origine del mondo e della vita.

 
Il più grande dono del mondo: Ksenija Kim, ortodossa coreana, parla del suo cammino verso la Chiesa

Ksenija Kim

Circa un anno e mezzo fa, il canale SPAS TV ha iniziato a trasmettere un nuovo programma missionario chiamato Il mio cammino verso Dio. Il conduttore del programma, il sacerdote Georgij Maksimov, intervista persone convertite all'Ortodossia di varie denominazioni e confessioni non ortodosse. Queste persone ci dicono come e perché sono venuti all'Ortodossia e come questo influenza le loro vite e le vite dei loro amici e parenti. Oggi pubblichiamo una traduzione del colloquio con Ksenija Kim, una missionaria ortodossa coreana, che parla della sua difficile scelta di fede personale, della storia dell'Ortodossia tra il popolo coreano, così come della vita della comunità ortodossa coreana a Mosca e delle loro speranze e aspettative.

Buongiorno. State guardando Il mio cammino verso Dio, un programma che parla di persone che durante il loro viaggio verso l'Ortodossia hanno dovuto rinunciare a molte cose e riconsiderare i loro modi di vita. Parleremo con i nostri ospiti delle cose che li motivano e che danno loro forza. Oggi la nostra ospite è Ksenija Kim, una discendente dei coreani che si insediarono nell'Impero russo più di 150 anni fa e che si sono perfettamente integrati nella famiglia dei popoli del nostro paese. Anche prima della rivoluzione del 1917, lo ieromartire Ioann (Vostorgov) scriveva che ogni anno molti giapponesi, cinesi e coreani si stabilivano nell'Impero russo. Egli osservava che i coreani sono i più aperti alla conversione all'Ortodossia. Sorprendentemente, l'iniziativa della conversione veniva spesso dagli stessi coreani, piuttosto che da parte delle autorità russe o del clero ortodosso. Questo era il desiderio delle loro anime, anche se, naturalmente, non tutti i nuovi arrivati l'​​avevano. La rivoluzione del 1917 è stata seguita da un periodo difficile e i coreani russi, proprio come gli altri popoli del nostro paese, hanno vissuto il periodo di ateismo che è stato imposto con forza sulla nostra società. Mi dica qual era la situazione nella vostra famiglia e come ha iniziato a muoversi verso la fede ortodossa.

Sono nata in un'ordinaria famiglia coreana. I coreani hanno un difficile retaggio spirituale, una miscela di buddhismo e sciamanesimo. Ricordo che mia nonna seguiva certi rituali. Per esempio, aveva l'abitudine di preparare del cibo speciale e andare fuori a nutrire gli spiriti caduti, per compiacerli o chiedere aiuto. Quindi, se avessi seguito le orme dei miei antenati, sarei probabilmente andata nella stessa direzione. Tuttavia, Dio dà il diritto di scelta di ogni persona e dopo un confronto e un'analisi possiamo prendere la decisione migliore. Il mio viaggio non è stato facile. Ho studiato l'islam e le religioni orientali, mi sono anche unita ai protestanti per un breve periodo. Ho capito che la verità era nell'Ortodossia. È l'unica fede che ha veramente toccato il mio cuore e vi ho realmente sentito la presenza di Dio.

Come ha veramente scoperto l'Ortodossia? Ovviamente, avrà visto chiese in precedenza e forse sarà anche entrata in alcune di esse. Eppure, a un certo punto, ha scoperto la profondità dell'Ortodossia. Come è successo?

Quando lo ieromartire Daniil Sysoev è stato assassinato nel 2009, molta gente ha saputo di lui e ha cominciato a studiare l'eredità da lui lasciata. Una mia conoscente ortodossa era una di queste persone. Mi ha dato il libro Istruzioni per Immortali, o cosa fare se sei già morto. Vorrei raccomandare a tutti di leggere questo libro. È abbastanza breve – lo si può leggere in un solo giorno – ma cambia totalmente il modo in cui vediamo il mondo. Questo è esattamente quello che è successo a me. In questo libro, padre Daniil discute l'insegnamento della Chiesa su ciò che accade alle persone dopo la morte. Dopo aver letto il libro, ho capito che le mie prospettive erano povere. In altre parole, stavo andando dritta all'inferno. Ma perché ci dovrei andare, se c'è un modo per evitarlo? Ho capito che dovevo pentirmi. Per molto tempo, alcuni mesi, mi stavo preparando alla confessione. È stato difficile ricordare tutto ciò che ho fatto nella mia vita. La mia prima confessione ha avuto luogo prima di Pasqua. È stata una lunga confessione, sono entrata in chiesa il Sabato Santo alle 9 del mattino e sono uscita attorno alle 4 del pomeriggio. Sono ancora in contatto con il sacerdote che ha ascoltato la mia confessione, e che mi sostiene ancora.

Se è andata a confessarsi, questo significa che era stata già battezzata?

Sì, sono stata battezzata in una chiesa ortodossa quando avevo 19 anni, ma questa non era stata per me una cosa seria. Una mia amica mi aveva detto che stava per essere battezzata e ho deciso che lo avrei fatto anch'io, per tenerle compagnia. Abbiamo imparato a memoria il Padre Nostro e siamo andati alla cerimonia del battesimo. Non c'era catechesi obbligatoria in quel momento e io non sapevo nulla dell'Ortodossia, quindi questo non ha influenzato la mia vita in alcun modo. La mia vera conversione ha avuto luogo dopo aver letto il libro di padre Daniil, e dopo la mia confessione ho iniziato la strada che porta a una vita basata sulla Chiesa. Più tardi, ho trovato l'indirizzo della chiesa dell'apostolo Tommaso in via Kantemirovskaja in questo libro, così sono andata in questa chiesa e ne sono divenuta una parrocchiana. Così Padre Daniil Sysoev attraverso il suo libro ha influenzato la mia vita e il mio ingresso nella Chiesa. Il sangue dei martiri è infatti il ​​seme della Chiesa. La mia conversione è stata direttamente influenzata dalla morte che Dio ha elargito a padre Daniil. Durante gli anni del mio percorso verso la Chiesa, ho incontrato altre persone che sono venute a Dio o dopo la morte del padre Daniil o dopo aver ascoltato o letto le sue opere. Nessuno conosce veramente il numero di tali persone, ma sono sicuro che questo numero è alto.

Vladyka Feofan (Kim) di Kyzyl e Tuva, primo vescovo ortodosso di etnia coreana

Si, anch'io so di queste persone e credo che il loro numero sia in crescita. Come hanno reagito i suoi parenti a tale cambiamento delle sue priorità di vita? Sono stati solidali, hanno seguito la sua scelta?

La loro prima reazione non è stata molto positiva, ma ora i miei parenti (ne ho una trentina a Mosca) sono abbastanza tolleranti e anche solidali in una certa misura. Ecco perché spero che Dio gradualmente conceda loro la gioia di essere ortodossi. Mia sorella che vive a Irkutsk è già stata battezzata. La sua è stata una storia piuttosto complicata, abbiamo dovuto lottare per lei con spiriti caduti che non volevano lasciarla andare. La tentavano e la spaventavano così tanto, che abbiamo dovuto chiedere l'aiuto dei sacerdoti. Una settimana prima del suo battesimo i demoni hanno iniziato a visitarla, e lei di fatto li ha visti, mentre le si avventavano alla gola, la attaccavano in altri modi, bussavano alla porta. Non è riuscita a chiudere occhio per una settimana. Avevamo paura che avrebbe perso la sua sanità mentale, così ho chiamato alcuni sacerdoti che conoscevo e mi hanno detto che mia sorella avrebbe dovuto essere felice. Sono rimasta molto sorpresa di sentire questo, perché mi sembrava che non ci fosse nulla di cui essere felici, ma un sacerdote ha detto: "Lei dovrebbe esserne felice, perché se Dio le permette di vederli, vuol dire che logicamente è vero anche il contrario troppo, in altre parole questo significa che ci sono anche spiriti buoni, e che Dio esiste". I demoni cercano di farci smettere del tutto di credere nella loro esistenza e nell'esistenza del mondo sovrannaturale, e qui le loro azioni erano così evidenti che non potevano essere ignorate.

Quegli attacchi di spiriti maligni sono cessati dopo il battesimo?

Quasi subito. Hanno continuato ancora per qualche tempo, ma ben presto sono cessati completamente.

È importante sottolinearlo, perché non è solo il caso di sua sorella; So anche di altri casi simili accaduti quando degli adulti si sono resi conto che avevano bisogno di essere battezzati. A volte gli spiriti maligni tentano di fermarli. Tutto a un tratto le persone non si sentono bene, alcuni arrivano perfino a svenire appena prima del battesimo. Gli spiriti maligni tentano di attaccare o tentare queste persone. Tuttavia, dopo il battesimo gli spiriti maligni perdono i loro poteri e tutti gli attacchi cessano, proprio come è successo a sua sorella.

È interessante notare che anche io, come partecipante a quegli eventi, ne ero stata colpita. Nonostante ci fossero migliaia di chilometri tra di noi (io ero a Mosca, mentre lei era a Irkutsk), quando questi eventi si sono verificati là, anche la mia fede è stata messa alla prova. Una volta sono tornata a casa e ho visto che la casa pullulava di grandi mosche, anche se quando me ne ero andata tutte le porte e finestre erano chiuse e tutto era tranquillo. Questo è stato molto strano. Da dove venivano le mosche giunte tutt'a un tratto? Mi ci sono voluti diversi giorni per sbarazzarmi di loro. Quando più tardi ho detto questo a un mio amico ortodosso, questi ha detto: Non ti rendi conto di che cosa è successo? Ti ricordi che uno dei nomi di Satana è Belzebù? È tradotto come "il signore delle mosche". Quindi, questo significa che ha visitato la mia casa.

L'agiografia di un antico eremita afferma che, per distrarlo dalla preghiera, Satana riempì la grotta dell'eremita con una moltitudine di insetti. Ma non ci riuscì. L'evento che ha descritto dimostra chiaramente che Satana ha ben poco potere sui cristiani. Sappiamo che gli spiriti maligni vorrebbero distruggere la razza umana, ma poiché Dio protegge i cristiani, tutto ciò che il maligno poteva fare era questo trucco meschino nella speranza di confondere una persona. La benedizione di Dio protegge i cristiani ortodossi che conducono una vita ecclesiale. Naturalmente, Satana vorrebbe danneggiarci di più, ma Dio non lo permette. Ogni volta che Dio permette che ci capiti una qualsiasi tentazione, comprese quelle che prevedono il contatto diretto con le forze del male, ciò non è mai oltre la nostra forza. Solo quanto una persona può sopportare. E Dio è sempre vicino; è sempre pronto a dare il suo aiuto a coloro che lo chiedono. L'esperienza di ogni credente lo dimostra.

C'è stato un altro evento con mia sorella. Le ho mandato volantini ortodossi e libri sul battesimo, la confessione e la comunione da distribuire nelle chiese prima dell'Epifania. Quando doveva andare all'aeroporto per raccogliere questi materiali, si è sentita così male che è quasi morta. Sono riusciti in qualche modo a trovare persone che andassero a raccogliere quel materiale. Poi mi ha detto: "Puoi immaginare, non appena ho consegnato quel materiale alle chiese, tutto è tornato alla normalità". La malattia è venuta fuori dal nulla ed è scomparsa inspiegabilmente.

la comunità ortodossa coreana a Mosca

Grazie a Dio! So che non solo lei e sua sorella, ma anche altri coreani hanno trovato la loro strada verso l'Ortodossia. Ho anche saputo che abbiamo una comunità ortodossa coreana qui a Mosca e che lei ne fa attiva. Può dirci qualcosa di più a riguardo?

Sì, c'è una comunità ortodossa coreana nel monastero Zaikonospasskij a Mosca. I primi tentativi di stabilire questa comunità sono stati fatti nel 2001, quando abbiamo organizzato studi di catechesi per i coreani. Più tardi abbiamo anche organizzato alcuni programmi per bambini, gite e pellegrinaggi. Le attività sono state intermittenti. Infine, la volontà di Dio è stata quella di inviarci un sacerdote, padre Aleksandr Son, e ora la comunità ha un sacerdote di origine coreana che si prende cura di noi.

La vostra comunità coopera con altre organizzazioni pubbliche di coreani russi?

la regina Min

Sì, certo. Abbiamo lavorato con il club giovanile coreano. Vi è anche un giornale, Rossijskie Korejtsy (I coreani russi), che ha un dipendente del personale designato per interagire con la Chiesa ortodossa. Noi lavoriamo anche attivamente con l'Associazione russa dei coreani. Con l'aiuto del monastero Zaikonospasskij e questa associazione, abbiamo organizzato una grande conferenza, I coreani e l'Ortodossia, nella primavera del 2014. L'evento è stato dedicato al 150° anniversario dell'insediamento dei coreani in Russia. Abbiamo tenuto una tavola rotonda con i responsabili delle sedi regionali dell'Associazione dei coreani, dove abbiamo adottato una risoluzione iniziale di un progetto per lo sviluppo di missioni regionali in Russia. Abbiamo scritto una domanda a sua Santità. La nostra ierocrazia ha sostenuto il progetto ed è attualmente in corso un lavoro attivo per stabilire un contatto tra i servizi missionari diocesani della Chiesa ortodossa russa e le sedi regionali dell'Associazione dei coreani. Tre progetti pilota sono già in lavorazione in distretti federali del Sud, del Centro e dell'Estremo Oriente.

Ci sono luoghi in Russia dove la popolazione coreana è maggiore?

Storicamente, molti coreani vivono in Estremo Oriente, in particolare a Khabarovsk e nel Primorskij Kraj. Secondo le statistiche, là i coreani sono il terzo gruppo etnico locale. Naturalmente, la nostra priorità è il lavoro in quelle regioni, ma speriamo che con l'aiuto di Dio ci espanderemo in altre città.

Mi ricordo di come mi sentivo quando leggevo le note dei missionari e delle persone che vivevano in Corea più di cento anni fa. Vedevano che da tempo il popolo coreano era preso in mezzo tra la Cina e il Giappone ed era periodicamente sottoposto all'oppressione dei propri vicini. Il popolo coreano non ne beneficiava. Ho visto che non appena la Corea è diventata un paese indipendente, il popolo coreano ha fatto un enorme passo avanti nel proprio sviluppo. Ciò mostra chiaramente che il suo potenziale era stato precedentemente soppresso. I coreani erano esausti a causa dei loro vicini di lunga data. A quel tempo giapponesi e cinesi erano in lotta per il diritto di governare il popolo coreano. Quando i coreani seppero che avevano un terzo vicino, la Russia, ne furono molto felici. Fu allora che ebbe inizio la vasta immigrazione. È un fatto noto che la regina Min della Corea fu assassinata perché appoggiava la Russia. Il re Gojong e il principe reale furono stati effettivamente messi agli arresti domiciliari. Riuscirono a fuggire nel consolato russo e per più di un anno il re governò il paese da lì perché era pericoloso per lui lasciare il consolato. Tutti capirono che cosa stava succedendo. Questo, in sostanza, spiega la scelta fatta dai coreani di emigrare verso la Russia e perché i coreani, sia coloro che emigrarono in Russia sia coloro che rimasero in Corea, iniziarono la conversione all'Ortodossia... fu una decisione volontaria del popolo. Ecco perché mi auguro che con l'aiuto di Dio, l'opera che la comunità coreana sta facendo sia coronata da successo. Questo sarebbe il risultato della scelta fatta da molti coreani cento anni fa, ma questo processo è stato, per così dire, congelato dal periodo della dominazione atea sovietico. Vorrei chiederle la sua opinione personale: in che misura i coreani contemporanei hanno bisogno dell'Ortodossia?

Grazie per questa nota storica e per la sua domanda. Le nostre attuali attività missionarie nella regione sono destinate principalmente a contrastare i protestanti che predicano attivamente tra i coreani russi, presentando il protestantesimo come la vera religione coreana. Essi sviano la nostra gente, dicendo di essere la religione coreana, mentre in realtà la nostra eredità storica e tradizione spirituale è l'Ortodossia. Quando i nostri antenati hanno ricevuto la cittadinanza dell'Impero russo, hanno anche ricevuto il battesimo. È stata un'azione deliberata e volontaria. Ecco perché è importante informare la gente e fare qualcosa perché in 20 anni da oggi tutti i coreani russi non diventino protestanti. Non vorrei che accadesse, ma il rischio che ciò accada è molto reale, perché i missionari protestanti sono molto attivi. Prima di tutto, abbiamo bisogno di pregare per la liberazione del nostro popolo da questa, oserei dire, schiavitù settaria. Ci sono molte sette attive nella Federazione Russa e una di loro ha trecento membri coreani. Sulla base di questo dato possiamo stimare le dimensioni di tali sette.

Naturalmente, la gente ha il diritto di conoscere la verità sull'Ortodossia. Essi devono sapere che l'Ortodossia non è semplicemente una parte della cultura russa, ma che è la Chiesa fondata dallo stesso Nostro Signore Gesù Cristo. In questo modo, piuttosto che fare la loro scelta sulla base di alcune informazioni non verificate, possono farlo sapere dov'è la verità e dov'è la vera Chiesa di Cristo. Naturalmente, questo richiede un grande sforzo.

Sì, è necessaria anche la voglia di trovare la verità. È sorprendente che, nonostante l'esiguo numero di coreani ortodossi, Dio ci conduce a lui. Ancora più sorprendente è che ci sono anche persone nella Corea del Sud, dove la maggioranza professa il protestantesimo, che si convertono all'Ortodossia. Speriamo che Dio ci dia la possibilità di costruire una chiesa, perché anche ora quando tentiamo di opporci ai protestanti a Mosca, purtroppo non possiamo offrire un'alternativa alle persone che sono abituate alla vita comunitaria attiva. Tutti i coreani ortodossi vanno a diverse chiese e si riuniscono nel monastero Zaikonospasskij solo per alcuni eventi o studi congiunti. Credo che ai fini del lavoro missionario, sarebbe bello avere una chiesa che i coreani possano visitare per una preghiera silenziosa. In modo che non vi sia alcuna incomprensione tra i parrocchiani. Se un centinaio di coreani entrasse in una chiesa, questo darebbe probabilmente alle vecchie signore russe un bello spavento (ride).

A proposito, come hanno ricevuto la vostra comunità i parrocchiani del monastero Zaikonospasskij?

Si sono gradualmente abituati a noi. Ma noi non andiamo lì a centinaia, di solito siamo una ventina durante una funzione. Non è una grande percentuale sul numero totale di parrocchiani. Sanno che c'è Padre Aleksandr che si prende cura di noi, e così sono cordiali verso di noi.

Volevo anche chiederle se ha avuto contatti con persone provenienti dalla Corea che risiedono temporaneamente o permanentemente a Mosca. Ha un contatto con loro? Una volta ho parlato con un coreano ortodosso che è cresciuto nell'Estremo Oriente russo, poi si è trasferito nella Corea del Sud per qualche tempo e poi è tornato in Russia. Mi ha detto che vivere nella sua patria storica era stato difficile per lui. Tutto era strano e poco chiaro. Ha avuto anche una sorta di shock culturale. Abbiamo pochissime persone dalla Corea del Nord qui, ma qual è il suo rapporto con le persone di origine sud coreana? Se ha avuto qualche esperienza, qual è stata la sua impressione?

Sì, ho incontrato sudcoreani. Come regola generale, la maggior parte di loro è incline al protestantesimo. Pochissimi sono ortodossi. In generale, qui si adattano senza problemi e vanno d'accordo con la gente del posto. Per lo più sono uomini d'affari e studenti. Abbiamo avuto l'idea di organizzare lezioni di lingua russa per questi coreani dalla Corea. La legge recentemente approvata richiede ai cittadini stranieri che intendono vivere nella Federazione Russa di parlare russo, conoscere la storia e la cultura russa, e superare una prova speciale. Vogliamo aiutare le persone in questo. E, naturalmente, non aiutiamo solo i sudcoreani. Per esempio, abbiamo recentemente ricevuto una lettera da un sacerdote dalla Siberia che ha battezzato un coreano del nord. Questo coreano del nord non parla nemmeno russo, quindi non posso immaginare come abbia potuto accadere questo miracolo... Quell'uomo era malato, e mentre era in condizioni gravi, è rimasto in un ospizio. Il prete ci ha chiesto di mandargli preghiere ortodosse in coreano nel più breve tempo possibile. Così abbiamo dovuto trovare le traduzioni coreane del Padre Nostro, di "Theotokos e Vergine gioisci..." e del Credo.

Che cos'altro fa la comunità moscovita ortodossa coreana?

Con l'aiuto del monastero Zaikonospasskij, la nostra comunità tiene corsi di teologia per coreani adulti. Gli argomenti del corso includono gli studi liturgici, lo slavonico ecclesiastico, la catechesi, e il Vangelo secondo i Santi Padri. Per scopi missionari, abbiamo anche organizzato corsi gratuiti di lingua coreana nel monastero Zaikonospasskij. Inoltre, la nostra comunità organizza diverse escursioni, pellegrinaggi e incontri. Stiamo anche pensando di cooperare con il Comitato giovanile coreano nei social network e nei siti web.

Si tratta di un'esperienza di grande valore. Ho visto iniziative simili da parte di ortodossi di varie etnie, per esempio gli ortodossi curdi o i kazaki che vivono a Mosca. Anch'essi volevano riunirsi in un unico gruppo in qualche parrocchia, ma purtroppo questi tentativi non sono giunti a buon fine, anche se era una iniziativa dal basso che è venuta direttamente dal popolo. I coreani di Mosca, grazie a Dio, ci sono riusciti, quindi penso che l'esempio della comunità coreana potrebbe essere utile non solo per i coreani, ma anche per altri gruppi etnici.

l'arcivescovo Evsevij visita una scuola coreana a Vladivostok, prima della rivoluzione

Dio è davvero molto benevolo verso di noi; possiamo percepirlo perché abbiamo molto aiuto da tutto il mondo. E anche molta grazia da Dio. A differenza dei russi che hanno numerosi santi e molte persone che pregano per loro, è molto difficile per noi. Un russo su tre ha tra i suoi parenti persone che hanno servito Dio in qualche modo, forse anche dei santi. Il popolo russo trae un enorme sostegno spirituale da questa moltitudine di intercessori. Noi non li abbiamo. In molti casi, siamo discendenti di atei, pagani e sciamani. La nostra gente solo ora sta gradualmente diventando ortodossa, ed è per questo che Dio ci dona la sua grazia speciale. È particolarmente sorprendente come i monaci russi gioiscano guardandoci. Questo è fantastico. Sono felici in modo sincero, quasi infantile, di vedere che noi, non-russi, coreani, siamo di fatto ortodossi. È molto importante sapere che Dio è con noi, che non ci abbandona e ci dà il suo sostegno. Questo, naturalmente, ci dà una forte motivazione a fare di più. Abbiamo molti progetti e un grande desiderio di promuovere l'educazione spirituale dei bambini, di fare attività sociali, lavoro con i giovani, e tante altre cose. Speriamo che Dio ci aiuterà e vi chiedo di pregare per la salvezza del popolo coreano. Sapete, Dio non fa differenze di nazionalità e ranghi.

Certo, la verità è per tutti. Io credo che Dio organizzi la vita di ogni persona. Non è un caso che voi e gli altri coreani siate in Russia e che siate cresciuti in una cultura con radici cristiane. Questo è il dono d'amore di Dio per voi. Ho un'altra domanda per lei: ci può raccontare qualche altra storia riguardante la conversione di membri della comunità coreana? In che modo Dio li porta all'Ortodossia?

Certo. C'è una storia di una donna che mi ricordo particolarmente bene. Non menzionerò il suo nome. Ha avuto un'esperienza terribile, il suo bambino è caduto dalla finestra di un edificio a più piani. Questa donna coreana non era una persona molto religiosa, ma sapeva dell'Ortodossia e di Maria, la Madre di Dio. Per qualche miracolo, quando ha visto la finestra aperta e si è resa conto di che cosa era successo, si è gettata in ginocchio e ha pianto: "Madre di Dio, ti prego, abbi misericordia di mio figlio!" Quando quella donna è scesa, ha visto che incredibilmente il suo bambino era sano e salvo e non aveva neanche un graffio. Hanno chiamato l'ambulanza, naturalmente. Si è scoperto che il bambino aveva solo una caviglia rotta. La spina dorsale, la testa, le braccia e le gambe non erano stati danneggiati. Questo fece al marito e a lei se stessa un'impressione tanto grande che andarono in chiesa e cominciarono a vivere una vita basata sulla chiesa. Dio si muove in modi misteriosi. Alcune persone fanno un lungo viaggio alla ricerca della verità, mentre altri sono convertiti attraverso questi eventi incredibili.

Personalmente, sarò eternamente grata a Dio per aver organizzato le cose in modo che io sia nata in Russia, un paese ortodosso, e per aver fatto di me una cristiana ortodossa. Penso che questo sia il più grande dono del mondo. Sono ancora più grata per questo di quanto io sia grata per la mia vita. Posso onestamente dire che quando frequento una funzione, i miei occhi sono pieni di lacrime, lacrime di gratitudine per avermi permesso di essere parte di questo grande patrimonio spirituale dell'umanità. E sono molto triste quando vedo il popolo russo, persone che hanno tutto, un gran numero di santi e pii antenati che pregano per loro, eppure queste persone non partecipano alla vita della Chiesa, non ricevono la comunione e non vanno in chiesa. Provo dolore e tristezza per queste persone. Dio ha portato noi, non russi, a questa grande eredità, a questa arca di Noè, a questa nave enorme, mentre alcune persone la rifiutano del tutto di propria iniziativa.

Ho letto la spiegazione dello ieromartire Grigorij (Lebedev) delle parole di Gesù, un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua (Marco, 6: 4). Ha detto che questo vale non solo per Gesù Cristo o per un santo, ma per il cristianesimo in generale. È disprezzato in una comunità che ha radici cristiane e che forse esiste solo perché gli antenati di queste persone sono diventati cristiani. C'è anche un effetto negativo, quando le persone di etnia ortodossa, non solo i russi, sono soddisfatti da una conoscenza molto superficiale dell'Ortodossia, come andare a prendere l'acqua santa, a far benedire un dolce pasquale, ad accendere una candela, e questo è tutto. Anche se questo è tutto quello che sanno del cristianesimo, hanno una falsa impressione che poiché il cristianesimo è nostro in ogni caso, non è molto interessante. Quando una persona inizia la sua ricerca spirituale, lui o lei pensa: "Be', il cristianesimo è fatto solo di torte di Pasqua e di candele. Questo non è interessante. Le cose spirituali devono essere da qualche parte lontana, non possono essere qui vicine". Così a volte i russi devono fare un viaggio molto lungo e vagare per gli angoli più oscuri del mondo solo per scoprire con stupore che la Verità che stavano cercando è dove meno si aspettavano che fosse. Grazie per averci ricordato su questo e per la sua storia. Le auguro l'aiuto di Dio nel suo cammino spirituale e nelle attività della vostra comunità.

Grazie.

 
Perché la Chiesa non riesce ad attirare i giovani

Uno dei membri dell’episcopato della Chiesa autocefala di Cipro, il metropolita Atanasio di Limassol, ci parla del fenomeno dell’educazione dei giovani, e della ragione principale per cui lo sforzo educativo generale fallisce: la mancanza dell’insegnamento dell’unico legame necessario, l’amore per Cristo. Presentiamo le parole del metropolita Atanasio nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Una vita per lo tsar: Grigorij Efimovich Rasputin-Novy

Prefazione

Non morirò più, ma sarò vivente, e narrerò le opere del Signore.

Salmo 117:17

La pietra che i muratori hanno scartato, è quella che si è mutata in testata d'angolo.

Salmo 117:22

Gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno.

Daniele 12:10

Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.

1 Ts 5:19-21

Di tutte le squallide storie che sono state raccontate di lui, non riuscivo a credere a nessuna, perché non c'era la minima prova nel suo corportamento sia a corte sia nelle case dei suoi ammiratori, che possa giustificare qualsiasi sospetto di trasgressioni... In una terra di ladri di fondi statali e di ufficiali corrotti, Rasputin si eleva come la figura gigante di un santo forgiato in ferro robusto. Tra tutti gli uomini in Russia, era lui a essere senza macchia.

Gerald Shelley, p.65

Io combatto per lo tsar, la fede e la patria. Finché vivo nessun male li rovinerà, ma se io perisco, periranno anche loro.

Grigorij Rasputin-Novy (Shelley, p.37)

La Russia non perirà ... è stata e sarà glorificata; le lacrime di quelli che soffrono, chiunque siano, sono più elevate di tutte le chiacchiere oziose.

Grigorij Rasputin-Novy, 16 novembre 1916

La povera Russia deve fare una penitenza... È nostro dovere ripulire il ricordo dell'anziano dalla calunnia... Questo è vitale per la vita spirituale di tutta la Chiesa russa... Man mano che la Verità divina inizierà a rivelarsi, tutto cambierà in Russia.

Anziano Nikolaj (Gurjanov) (1909-2002)

L'Occidente non tollererà mai la rinascita della santa Rus'. Tenterà sempre di annientarci, spingendoci addosso come eroi gli agenti una tantum (in misura maggiore o minore) della sua influenza: Lenin, Trotskij o Stalin. Si adopererà sempre con ogni mezzo disponibile per denigrare e calunniare la nostra civiltà ortodossa e il nostro santo tsar, al fine di assalire e compromettere la nostra chiesa ortodossa e il nostro stato attuale, facendoli esplodere dall'interno.

Petr Multatuli, storico russo contemporaneo

Intorno al 1900, le élite d'Europa ricevevano consigli da tutti i tipi di ciarlatani, astrologi, occultisti e medium da sedute. Tale era la moda del tempo, come anche nell'antica Roma e in Egitto, come anche nella Casa Bianca contemporanea, sotto molti presidenti degli Stati Uniti. Tuttavia, nel 1905 alla Corte della Russia imperiale, apparve un altro tipo di consigliere. Come Cristo uscì dalla Galilea, disprezzato nella capitale Gerusalemme dagli scribi e dai sommi sacerdoti, costui proveniva da una provincia lontana, dove presumibilmente vivevano solo sciocchi e zoticoni, dalla lontana Siberia, apparve alla corte imperiale russa un contadino asceta e profeta.

Egli fu ignorato e deriso sia dagli scribi, dagli intellettualisti, dai modernisti, da tutti i professionisti della carriera, sia dai farisei, gli oscurantisti, i ritualisti, i nazionalisti antisemiti. Tuttavia, fu venerato dagli spirituali, molti dei quali sarebbero divenuti nuovi martiri. Si chiamava Grigorij Efimovich Rasputin. Oltre 100 anni dopo il suo brutale omicidio, il suo nome è ancora tabù per molti, come sinonimo di depravazione. Questo tabù proviene dalla disinformazione sensazionalista e dalla fiction calunniosa su Grigorij, "il monaco pazzo", in tutte le storie standardizzate e false in inglese. Queste menzogne ​​furono prodotte da aristocratici e da giornalisti, da uomini di destra e da bolscevichi.

Pertanto, si doveva fare qualcosa. Negli ultimi anni mi è stato chiesto da diversi lettori di scrivere la sua vita. Ecco qui. Più di 100 anni dopo il suo omicidio, per il momento ci sono solo bugie su Grigorij, scritte da alcuni dei suoi assassini in cerca di auto-giustificazione, Feliks Jusupov e Vladimir Purishkevich, o da cercatori di denaro, sia sovietici che occidentali. Più recentemente ci sono state le finzioni scritte da amoralisti, come il drammaturgo e fantasista di oscenità sovietico, Radzinskij, con il suo libro dal nome assurdo "Rasputin, l'ultima parola" (in verità l'ultima parola tra le menzogne) e il creatore di miti Varlamov, così come le opere di simili romanzieri occidentali.

Poi c'è anche il resoconto su Grigorij su Wikipedia, notoriamente impreciso. Nessuna delle pseudo-storie di cui sopra, tutte parte della propaganda occidentale anticristiana standard, si basa su fonti e la maggior parte è in cerca di rapidi guadagni a partire da racconti inventati di dissolutezza. È quindi giunto il momento di scrivere alcuni fatti su Grigorij Rasputin per chi non parla russo. Quanto segue è stato compilato da studi russi del XXI secolo, altrimenti sconosciuti, basati su fonti un tempo segrete; anche in Russia infatti la verità è emersa solo di recente. Questi studi, verso i quali io sono fortemente in debito, includono articoli dettagliati sia di scrittori ecclesiastici come Jurij Rassulin e Igor Jevsin, sia di scrittori politici come Tatijana Mironova e Oleg Platonov.

Tuttavia, c'è anche lo studio di 400 pagine, "Rasputin", del noto storico dott. Aleksandr Bokhanov, pubblicato nel 2006. Questo si è rivelato un punto di svolta nella comprensione della verità su Grigorij. In seguito sono apparsi gli inestimabili e dettagliati sette volumi di "Un'indagine", dell'erudito scrittore ecclesiastico Sergej Fomin, che coprono circa 5.000 pagine, con circa 2000-3000 note in ciascun volume, oltre a due eccellenti volumi complementari. Questi nove volumi coprono l'intero regno di Nicola II, con un'analisi dettagliata delle questioni e delle personalità del periodo, aristocratici, ministri, scrittori, giornalisti e uomini di chiesa, nonché fonti sulla vita di Grigorij.

Io ho letto tutto quanto sopra, sebbene in modo critico, e ho usato tali testi in questo studio, facendo riferimento in particolare al Vol. II di Fomin, pp. 1-120, tutti i Vol. III e VIII, "Il nostro caro padre", che presenta 600 pagine di materiali di fonte autentica e il Vol IX. Sebbene una cronologia precisa dei primi anni sia talvolta difficile a causa di fonti contrastanti o della loro totale mancanza, qui di seguito abbiamo ricostruito i primi anni della vita di Grigorij nel miglior modo possibile. Saremo lieti di correggere eventuali errori nella cronologia se è possibile dimostrare più certezza.

1. Origini: 1869-1893

Grigorij Efimovich Rasputin nacque in una pia famiglia contadina il 9/21 gennaio 1869 (non il 10/22 gennaio o in qualsiasi altro anno, come si può leggere in diverse pubblicazioni fuorvianti). Fu battezzato il giorno seguente e prese il nome da san Gregorio di Nissa, la cui festa cadeva in quel giorno. Vide la luce del giorno nella prosperosa cittadina di Pokrovskoe, con una popolazione di circa 2.000 abitanti, sul fiume Tura nella provincia di Tobol'sk nella Siberia occidentale (alla stessa latitudine dell'estremo nord della Scozia). La città era stata fondata al più tardi all'inizio del XVII secolo. Il nome le era stato dato dalla sua chiesa dedicata al velo protettivo ("Pokrov") della Madre di Dio, a causa di un miracolo da lei operato lì.

Pokrovskoe dista solo 50 miglia da Ekaterinburg, meno di 200 miglia da Tjumen ed è a 1500 miglia a est dell'allora capitale russa di San Pietroburgo: gli antenati di Grigorij vivevano lì almeno dal XVII secolo, ma originariamente provenivano dal nord della Russia europea, nella regione di Vologda. Il cognome "Rasputin" si riferisce a un bivio in una strada, dove i suoi antenati devono aver vissuto. Questo era un cognome comune e nel 1887 non meno di 33 famiglie di Pokrovskoe lo annoiarono. Suo padre, Efim, il cui nonno era stato sacerdote, era un contadino, un corriere e un custode di chiesa, come suo padre prima di lui. Era nato a Pokrovskoe nel 1841 e aveva sposato la madre di Grigorij, Anna Parshukova, l'11 febbraio 1863. Veniva dal vicino villaggio di Usalka, lungo la strada verso nord-est.

Oltre a lavorare la terra e a pescare, come altri contadini locali, Efim lavorava anche come corriere ufficiale, trasportando persone e merci tra le vicine importanti città di Tobol'sk, a circa 340 miglia di distanza, e Tjumen. Suo figlio avrebbe fatto lo stesso. Come era comune in quell'epoca in tutto il mondo, la coppia ebbe molti figli, ma sette morirono nella prima infanzia e solo due, Grigorij e la sorella minore Feodosija, sopravvissero. Grigorij era un bambino molto malato, ma era notevole per la sua perspicacia. Come la stragrande maggioranza delle persone di allora non era formalmente istruito, poiché questo era necessario per lavorare, e rimase analfabeta fino alla prima età adulta. Tuttavia, suo padre sapeva leggere e la sera leggeva i Vangeli e le Vite dei santi alla sua famiglia.

Fu da queste opere che Grigorij, con la sua eccellente memoria, giunse a conoscere i Vangeli a memoria. Era pio e osservava i comandamenti. La morte accidentale di un cugino in un tragico incidente durante l'infanzia lo rese ancora più serio. All'età di 15 o 16 anni si recò da solo in pellegrinaggio (una camminata di due settimane) alle reliquie di San Simeone di Verkhotur'e, che divenne il suo santo preferito. Queste reliquie furono conservate nel grandissimo monastero di san Nicola a Verkhotur'e, famoso nella Siberia occidentale, a circa 250 miglia a nord di Pokrovskoe. A seguito di ciò, sembra che Grigorij sia rimasto in questo monastero come lavoratore laico per qualche tempo, ma scoprì, come scrisse in seguito, che la sua vocazione era quella di trovare la salvezza nel mondo.

Fu in un altro pellegrinaggio, al Monastero della Vergine del Segno ad Abalak, vicino a Tobol'sk, nel 1886, che Grigorij conobbe una pia ragazza contadina di nome Praskovja (Paraskeva) Dubrovina. Aveva tre anni più di lui e proveniva da un villaggio vicino. Dopo un corteggiamento di alcuni mesi, si sposarono il 2 febbraio 1887. Grigorij aveva diciotto anni. Fu un matrimonio felice. Grigorij era un eccellente marito e padre, un onesto contadino, che lavorava la terra, pescava e faceva il corriere come i suoi antenati. La coppia ebbe sette figli, anche se solo tre sopravvissero alla prima infanzia: Dmitrij (nato nel 1895), Matrona (nata nel 1898) e Varvara (nata nel 1900). (Come tanti altri, Praskovja, Dmitrij e Varvara morirono tutti crudelmente nel mondo sovietico, ma Matrona emigrò e morì a Los Angeles nel 1977, all'età di 79 anni).

Il padre spirituale di Grigorij era il famoso anziano Mikhail (dal 1906 in poi chiamato Makarij) (Polikarpov) del monastero di san Nicola a Verkhotur'e. Da lui imparò la preghiera del cuore che usava. Più tardi avrebbe avuto altri mentori spirituali. Le successive calunnie sul fatto che Grigorij fosse un ladro di cavalli (un crimine molto grave in Siberia, che sarebbe stato severamente punito) sono prive di fondamento. In effetti, le sue uniche debolezze erano il fatto che fumava, cosa considerata normale all'epoca, e che a volte beveva un po' troppo, cosa comune tra i contadini. Praskovja rimase a Pokrovskoe durante i viaggi, le assenze prolungate e le ascese alla ribalta di Grigorij, rimanendo devota a lui fino alla sua morte, rispettando la sua pietà e il suo destino.

2. Grigorij il pellegrino errante: 1893-1903

Dopo la struggente morte per scarlattina del suo primogenito Adrian, di quattro anni, nel 1893 Grigorij tornò al monastero di Verkhotur'e. Qui incontrò altri anziani, i padri Adrian, Il'ja (ora localmente canonizzato), Evdokim e, naturalmente, l'anziano Mikhail / Makarij. La sua conversazione con quest'ultimo gli diede pace dopo la morte di suo figlio. Fu padre Mikhail a capire quale fosse il destino di Grigorij e a mandarlo in missione imperiale a San Pietroburgo. Come padre Makarij, fu lui stesso a visitare due volte San Pietroburgo e nel 1908 incontrò la tsaritsa e nel 1909 lo tsar. Diede a tutti un'impressione di semplicità, umiltà e santità. Si sarebbe addormentato nel Signore il 19 luglio 1917.

Al ritorno di Grigorij dal monastero, dove rimase forse per tre mesi, tutti notarono un grande cambiamento in lui. Altri lo trovarono "anormalmente" pio, pregava costantemente, smise di fumare e persino di fare uso occasionale di alcol. (Tuttavia, sembra che abbia accettato di nuovo un po' di alcol verso la fine della sua vita da "amici" che insistevano perché lui bevesse con loro). La sua completa rinuncia all'alcol per oltre vent'anni lo avrebbe portato nel 1907 a fondare una filiale della Società della temperanza nella sua piccola città e ad avere un ruolo importante nel movimento nazionale per la temperanza (Fomin, vol. IX, p. 53). Riteneva che l'alcolismo fosse la maledizione della vita russa.

Fu ora, dopo il 1893, che Grigorij iniziò a visitare molti luoghi santi della Russia come pellegrino errante, sempre a piedi, coprendo fino a 30 miglia al giorno, ripetendo la preghiera del cuore e dormendo sotto le stelle. Per circa nove anni, come molti altri, Grigorij fece pellegrinaggi nei luoghi santi della Russia, visitando Abalak, Tobol'sk e Verkhotur'e localmente e, molto più lontano, Sarov, Optina, Kazan', Kiev, Odessa, Mogilev, Pochaev, Mosca e San Pietroburgo, mentre digiunava e pregava, vivendo di elemosine, lottando contro le tentazioni, confessandosi e ricevendo la santa comunione nei monasteri. In tutti i luoghi santi incontrò vescovi e noti anziani.

Riferì di aver avuto una visione di san Simeone di Verkhotur'e, di aver incontrato san Nicola nella foresta e di aver sentito la voce della Madre di Dio. Disse che la natura gli aveva insegnato a parlare a Dio e ad apprendere della sua saggezza. Per i primi tre anni indossò pesanti catene di ferro, ma smise di farlo quando scoprì che le catene non lo rendevano umile. Nei periodi tra questi pellegrinaggi, alcuni dei quali duravano mesi, rimaneva a casa con moglie e figli, vivendo la vita di un contadino. Durante le sue assenze, suo padre faceva il suo lavoro per lui. In questi anni un piccolo gruppo di altri ortodossi, principalmente membri della famiglia e altri contadini devoti locali, una decina di persone, pregava con lui la domenica e nei giorni sacri, ascoltando i racconti dei suoi pellegrinaggi, cambiando le proprie vite.

Scavando una cantina sotto la stalla di suo padre, Grigorij improvvisò una cappella, ricoprendola con icone. Grigorij avrebbe pregato qui, combattendo contro il diavolo. Il metropolita Veniamin (Fedchenkov) scrisse nelle sue memorie (p. 153) che fu qui che Grigorij ottenne il dono di compiere miracoli. Sua moglie lo rispettava molto e non interferiva mai, sapendo che suo marito aveva una vocazione e un destino speciali e unici, una missione da compiere. In altri modi, Grigorij rimase un contadino, diretto e semplice, molto appassionato di pesca. Tuttavia, era famoso per la sua generosità e ospitalità e aiutava i poveri. Le sue porte erano aperte a tutti e a Pokrovskoe era rispettato come contadino prospero e devoto.

Un giorno, sembra nel 1902, lavorando nei campi di casa, Grigorij ebbe una visione radiosa della Madre di Dio, che apparve come nell'icona di Kazan' e lo benedisse. Grigorij mise una croce sul luogo della visione e partì per ottenere un consiglio del suo padre spirituale, l'anziano Mikhail. Quest'ultimo disse a Grigorij: "Dio ti ha scelto per una grande impresa, per rafforzarti per quest'impresa devi andare sul Monte Athos e pregare la Madre di Dio". Grigorij partì con un pio amico intimo di un villaggio vicino, anch'egli pellegrino errante, Dmitrij Pechorkin, che ebbe una notevole influenza su Grigorij. Arrivato sul Monte Athos, dove suo zio era un monaco, Grigorij rimase per molti mesi, e il suo amico Dmitrij divenne un monaco con il nome di Daniil. Tuttavia, Grigorij non fu tentato di rimanere, disilluso dalla vista nel monastero di monaci che peccano (come io ho visto esattamente nello stesso posto tre generazioni dopo, nel 1979). Ma Grigorij smise di mangiare carne dopo questo pellegrinaggio.

3. Sul cammino: 1903-5

Al suo ritorno, molto probabilmente nel novembre o nel dicembre del 1903, Grigorij andò a San Pietroburgo e incontrò il futuro san Giovanni di Kronstadt al convento di san Giovanni, fondato da padre Ioann. Grigorij aveva con sé una lettera di raccomandazione, a quanto pare, dell'anziano Mikhail della Siberia. Grigorij fece una profonda impressione su padre Ioann e rimase al convento per qualche tempo. Padre Ioann disse di aver visto in Grigorij "una scintilla divina" e che avrebbe avuto una missione speciale come "scelto da Dio". Diede anche a Grigorij la sua benedizione per aiutare gli altri e per essere "la sua mano destra". (Questo incontro è stato in seguito molto frainteso dai calunniatori di Grigorij). Un'altra fonte afferma che padre Ioann chiese la benedizione di Grigorij e gli disse che il suo destino sarebbe stato secondo il suo nome – Grigorij significa "vigilante" in greco.

Quelli che conoscevano entrambi notavano gli stessi occhi penetranti, come si può vedere nelle loro fotografie. Inoltre, il loro destino era simile: entrambi erano profeti, entrambi erano calunniati come dissoluti (padre Ioann era stato ordinato all'età di 26 anni, ma non era stato nominato rettore della sua chiesa fino a quando non aveva compiuto sessant'anni; quindi la storia si ripete) ed entrambi erano amati dall'amica della tsaritsa, Anna Vyrubova. Infatti, dopo il decesso di padre Ioann alla fine del 1908, nelle parole di Anna, Grigorij doveva ereditare da padre Ioann il compito profetico di ritardare la deriva suicida della Russia nell'abisso ateo. Una volta che la Russia avesse rinunciato al suo cristianesimo a favore del secolarismo occidentale, la sua autodistruzione sarebbe stata certa. All'inizio del 1905, Grigorij andò di nuovo a trovare padre Mikhail / Makarij. Questi confermò che il percorso di Grigorij sarebbe stato quello di trovare la salvezza nel mondo e che "grandi imprese lo attendevano". Grigorij non rimase a casa a lungo, ma partì per Kiev.

Sembra che fosse sulla via del ritorno da Kiev che Grigorij rimase per un po' a Kazan'. Questo potrebbe essere stato collegato alla sua precedente visione della Madre di Dio di Kazan', che lo stava dirigendo. Qui incontrò il futuro ieromartire vescovo Feodor (Pozdeevsky) e il santo anziano Gavriil (1844-1915) del Monastero dei sette laghi (anch'egli ora canonizzato) e altri uomini di chiesa dell'Accademia teologica di Kazan. Questi includevano quattro futuri vescovi della futura Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia: il metropolita Nestor (Anisimov), "l'apostolo della Kamchatka" (1885-1962), che ricevette e ordinò Nicholas Gibbes al sacerdozio, il vescovo Mikhail (Bogdanov), il metropolita Meletij (Zaborovskij) di Harbin, che proveniva dai dintorni di Pokrovskoe, e il santo arcivescovo Tikhon (Troitskij) di San Francisco (1883-1963). Il successore di quest'ultimo sarebbe stato san Giovanni (Maksimovich), il cui antenato era l'omonimo san Giovanni (Maksimovich) di Tobol'sk, che nel giugno del 1916 divenne l'ultimo santo a essere canonizzato sotto lo tsar Nicola con il sostegno vitale di Grigorij e contro le vedute di certi vescovi liberali).

Qui incontrò anche il famoso e pio vescovo missionario della Corea, Khrisanf (Shchetkovskij – 1869-1906). Il vescovo Khrisanf consegnò a Grigorij una lettera di raccomandazione al vescovo Sergij, rettore dell'Accademia teologica di San Pietroburgo presso il monastero di sant'Aleksandr Nevskij (e futuro patriarca), e all'ispettore dell'Accademia, padre Feofan (Bystrov), confessore della famiglia imperiale. Fu così che Grigorij si diresse a piedi a San Pietroburgo e finalmente incontrò il vescovo Sergij al monastero nell'ottobre del 1905, probabilmente incontrando ancora una volta padre Ioann di Kronstadt. Qui gli fu presentato un certo numero di uomini di chiesa, tra cui padre Feofan. Il giovane padre Feofan era all'epoca molto ammirato per la sua spiritualità e sincerità, anche dagli atei, ed era ben noto agli aristocratici di mentalità spirituale di San Pietroburgo.

Padre Feofano fu impressionato in modo così schiacciante da Grigorij, di cui aveva già sentito parlare come "il profeta della Siberia", che lo invitò a rimanere nella sua casa e Grigorij divenne uno dei suoi più importanti amici a San Pietroburgo. Considerava apertamente Grigorij come un santo. Padre Feofan disse a molti che Grigorij era del tutto eccezionale, un profeta dell'Antico Testamento e un uomo con doni di preghiera e santità, che di solito venivano concessi solo ai monaci più esperti. Come scrisse più tardi Shelley (p. 69): "C'era così tanto del profeta dell'Antico Testamento in Rasputin che potrebbe non essere sbagliato paragonarlo a uno di quegli strani, aspri veggenti che avevano un ruolo così grande alla corte dei re di Israele".

Così, Grigorij divenne noto al futuro patriarca Sergij e al futuro metropolita Veniamin (Fedchenkov), che allora era un giovane studente, e a molti altri vescovi e ecclesiastici, nonché ad aristocratici laici. Erano tutti della stessa opinione che Grigorij fosse un uomo di Dio e un anziano. Tutti notarono la sua semplicità, franchezza, sincerità, sincerità, purezza, occhi insolitamente penetranti che guardavano direttamente attraverso le persone, con una notevole perspicacia e potere visionario di profezia. Rimasero inoltre stupiti dalla sua conoscenza delle Scritture e ancor più dalla sua comprensione di esse. Sebbene Grigorij non avesse studiato, capiva molto di più di quelli che avevano studiato.

4. Il pellegrino errante alla corte dell'imperatore: 1905-1906

Presto Grigorij incontrò due figlie spirituali di padre Feofan, donne montenegrine fidanzate con i cugini dello tsar, i granduchi Petr e Nikolaj Nikolaevich, che poi sposarono. Tutti e quattro, come molti aristocratici europei dell'epoca, erano ossessionati dal soprannaturale. Cercando ingenuamente di allontanarli dai pericoli dell'occulto, padre Feofan raccomandò loro calorosamente Grigorij come un uomo di Dio. Fu così che il granduca Nikolaj, egocentrico e molto ambizioso, presentò Grigorij allo tsar e alla sua famiglia il 1 novembre 1905 al palazzo di Peterhof, sperando di ottenere qualche vantaggio da questa introduzione. (Quando non lo ottenne, lui e la moglie precedentemente divorziata, dal 1908 in poi, iniziarono a calunniare Grigorij, proprio come il granduca, come molti altri, aveva calunniato anche il futuro san Giovanni di Kronstadt definendolo un debosciato).

Lo tsar registrò questo primo incontro con Grigorij nel suo diario, scrivendo che lui e Aleksandra avevano fatto conoscenza con un uomo di Dio – "Grigorij, della provincia di Tobol'sk". Erano stati profondamente colpiti da lui, e invero l'incontro durò tre ore. L'incontro ebbe luogo in un momento critico del suo regno durante la barbara campagna terroristica anti-russa, che uccise migliaia di persone, che si era aggiunta al perfido attacco giapponese appoggiato contro la Russia dall'Occidente, che aveva sabotato la vittoria della Russia. In particolare arrivò anche dopo che l'offerta dello tsar di abdicare e di diventare patriarca era stata rifiutata dai burocrati del Santo Sinodo, che non volevano avere un patriarca. Poco dopo questo primo incontro Grigorij tornò a casa a Prokovskoe.

Il suo secondo incontro con la famiglia imperiale ebbe luogo otto mesi dopo, il 18 luglio 1906. Durante questa visita a San Pietroburgo, Grigorij incontrò di nuovo pubblicamente anche padre Ioann di Kronstadt, anche se sembra che si fossero incontrati più volte privatamente; Grigorij considerava apertamente padre Ioann come un santo e scrisse di lui come tale. In questo periodo Grigorij rimase per alcuni mesi con il futuro nuovo martire padre Roman Medved e la sua famiglia a San Pietroburgo. Padre Roman era amico di padre Feofan, ben collegato all'epoca, e apprezzava molto le guarigioni e le straordinarie profezie di Grigorij, che si sono avverate. Fu mentre stava da padre Roman che nell'agosto del 1906 Grigorij guarì la figlia del primo ministro Stolypin dopo un attentato terroristico contro la sua casa in cui erano morte 24 persone.

Successivamente Grigorij chiese di poter presentare allo tsar un'icona di san Simeone di Verkhotur'e, il venerato santo siberiano. Lo fece al terzo incontro del 13 ottobre 1906, quando incontrò i principi imperiali per la prima volta. Anche qui ci fu una profezia, poiché un'icona di questo santo si trovava nel santuario fuori da casa Ipat'ev, dove la famiglia imperiale doveva essere martirizzata il 4/17 luglio 1918, a sole 50 miglia da casa di Grigorij. Questo terzo incontro fu la prima visita di Grigorij a palazzo e lo tsar registrò nuovamente l'impressione molto forte fatta sulla coppia imperiale da Grigorij nella loro conversazione di un'ora. L'atteggiamento di Grigorij nei confronti della famiglia imperiale doveva essere non solo rispettoso, ma pieno di amore. Non si vantava mai di conoscerli ed era sempre discreto.

Il 15 dicembre 1906 Grigorij fece richiesta allo tsar di poter modificare il suo cognome molto comune in Rasputin-Novy (non Novykh, come alcuni scrivono erroneamente). Il nuovo nome significava "Rasputin il Nuovo". Questo in modo che altri nel villaggio di Pokrovskoe o nelle vicinanze, che si chiamavano anch'essi Grigorij Rasputin, non fossero confusi con lui. Lo tsar Nicola accolse rapidamente la richiesta, non sapendo che quasi esattamente dieci anni dopo Grigorij sarebbe stato assassinato. Alla fine del 1907, il figlio ed erede dello tsar, Aleksej, allora di tre anni, ebbe una crisi di emofilia (tramandata dalla regina Vittoria, la nonna di Aleksandra). I suoi dottori non poterono fare nulla per lui. Tuttavia, Grigorij, allertato dall'imperatrice, fermò l'emorragia e alleviò il dolore dello tsarevich. Grigorij lo avrebbe guarito di nuovo in diverse altre occasioni, per esempio nei mesi di marzo 1912, ottobre 1912 (vedi oltre), luglio 1913, settembre 1914, dicembre 1915 (vedi oltre), febbraio 1916 e aprile 1916.

La tsaritsa e la sua amica più intima, la devota Anna Vyrubova (1884-1964), che nel suo esilio in Finlandia divenne monaca e che è venerata da alcuni come madre Maria di Helsinki, presto si convinsero che Rasputin aveva poteri miracolosi. I suoi nemici, rimasti senza alcuna spiegazione per i miracoli, suggerirono insensatamente che Grigorij avesse usato l'ipnosi o alcune erbe segrete per arginare il flusso di sangue! La convinzione che avesse poteri miracolosi divenne particolarmente forte quando Grigorij operò la guarigione a distanza, senza nemmeno essere presente. Inoltre, Grigorij predisse giustamente che una volta che l'erede avesse raggiunto l'età di dodici anni nel 1916, la sua malattia si sarebbe dissipata e che egli sarebbe stato in grado di vivere una vita normale da adulto. Questa fu una grande consolazione per i suoi genitori e in effetti dopo il 1916 la profezia si avverò. Anche dopo il suo omicidio, Grigorij sarebbe apparso ad Aleksej nei sogni per consolarlo. Il legame tra i due era davvero molto stretto.

5. Gli anni da anziano: 1907-1916

Dopo il primo incontro del 1905, i due incontri del 1906, complessivamente tre incontri tra Grigorij, lo tsar e la tsaritsa ebbero luogo nel 1907, cinque nel 1908 e cinque nel 1909. Dopodiché diventarono ancora più frequenti ogni volta che Grigorij era a San Pietroburgo, e non a casa. Nel 1911, 1912, 1913 e 1914 Grigorij fu invitato dallo tsar alla loro amata Crimea, dove li visitò. Ad un certo punto lo tsar concesse a Grigorij il diritto di indossare una piccola croce da sacerdote, che portava al collo su una corda (non su una catena); il suo servizio era quello di un pastore. Questi incontri di solito si svolgevano nella modesta dimora di Anna Vyrubova, l'amica della tsaritsa che viveva vicino al palazzo di Tsarskoe Selo. Anna, una donna piena di compassione e molto derisa per la sua semplice pietà, divenne una vicina discepola di Grigorij, tanto che durante la prima guerra mondiale lo visitava almeno una o due volte alla settimana.

In quel momento, ogni volta che era a San Pietroburgo, Grigorij visse con varie famiglie fino a quando non si trasferì in un modesto appartamento, con mobili molto modesti, che non gli apparteneva nemmeno. Nel 1910 le sue due figlie si trasferirono con lui in modo da poter ricevere una buona educazione a San Pietroburgo, che Grigorij apprezzava molto. Grigorij si alzava presto ogni giorno per andare in chiesa. La sua dieta consisteva in pane nero, pane secco, a volte con la marmellata che gli regalavano, a volte con pesce e verdure come cavoli, cetriolini, ravanelli e cipolle. Il cavolo con i cetriolini era il suo piatto preferito. Non mangiava mai carne o latticini. Qui e in queste condizioni riceveva quelli che venivano da lui per un consiglio. Grigorij li riceveva per ore, da ottanta a diverse centinaia di persone al giorno.

Riceveva in particolare poveri, ma anche generali, studenti, sacerdoti, giornalisti, ministri, ufficiali, aristocratici, mercanti e pie donne di ogni sorta. Alcuni dei visitatori di Grigorij erano sinceri e meritevoli; altri erano intriganti e truffatori. Passava sempre ai bisognosi tutti i soldi che i visitatori gli davano. Con doni di denaro costruì anche una scuola e un'estensione della chiesa nella sua nativa Pokrovskoe. La granduchessa Anastasia, moglie del granduca Petr Nikolaevich, gli diede soldi specificamente per costruire una solida casa a due piani per la sua famiglia, quando lo visitò nel 1907. (Questa casa fu volutamente distrutta dalle autorità atee nel 1980, temendo che sarebbe diventata un luogo di pellegrinaggio, proprio come la casa di Ipat'ev a Ekaterinburg, demolita poco prima dall'ubriacone Boris Eltsin).

Grigorij era come una boccata d'aria fresca e spirituale in mezzo alla burocrazia stremante del mondo della Chiesa statale di San Pietroburgo. Qui, ancor più che altrove, la Chiesa soffriva da un lato di moralismo e di ritualismo spiritualmente soffocanti, e dall'altro di liberalismo e di modernismo spiritualmente soffocanti sotto il suo famigerato metropolita liberale e carrierista, Antonij (Vadkovskij). Questa era una morte spirituale. Ciò era evidente nelle Accademie teologiche, che erano diventate "le tombe dell'Ortodossia" (nelle parole del famoso uomo di chiesa, il principe N. Zhevakhov) e nei seminari che producevano atei, come descritto dal metropolita Antonij (Khrapovitskij) e Zhevakhov al Santo Sinodo nelle loro memorie. Grigorij presto conquistò molti discepoli in questo deserto spirituale. Dal 1910 in poi ne parlavano tutti.

Nell'ottobre del 1912 lo tsarevich Aleksej sviluppò un'emorragia alla coscia e all'inguine dopo una caduta mentre usciva da una barca nel campo di caccia reale di Spala vicino a Varsavia. Per tre settimane rimase tra la vita e la morte, con forti dolori e delirante di febbre. Disperata, la tsaritsa chiese ad Anna Vyrubova di inviare a Grigorij (che era a casa in Siberia) un telegramma, chiedendogli di pregare per Aleksej. Grigorij rispose rapidamente, dicendo alla tsaritsa 'Dio ha visto le tue lacrime e ascoltato le tue preghiere. Non soffrire. Il piccolo non morirà. Non permettere ai dottori di disturbarlo troppo'. Con stupore dei dottori, che non erano stati assolutamente in grado di fare nulla, l'emorragia di Aleksej si interruppe il giorno seguente. Fu un altro miracolo.

Le molte guarigioni di Grigorij sembravano uscire direttamente dagli Atti degli Apostoli. Tra gli altri, si offrì di curare il principe Jusupov, uno dei suoi futuri assassini, da una sua malattia, ma questi rifiutò. Grigorij divenne famoso, ricevendo molti inviti a parlare nei salotti aristocratici. Diede consigli, consolò, agendo come un anziano, sia tra semplici contadini, mercanti e aristocratici, sia con lo stesso tsar, parlando con un'autorità che a molti chierici – burocrati, ritualisti e carrieristi – allora mancava del tutto, come lo tsar notava. Non c'è da stupirsi che nel 1913 Grigorij considerasse che il Sinodo burocratico era stato di gran lunga eccessivo nella sua violenta persecuzione e rimpatrio di centinaia di monaci "onomatodossi" (glorificatori del Nome) semplicistici ma comunque profondamente pii dal Monte Athos. Grigorij si mise a intercedere per loro e rese la loro sorte molto più lieve. Gli onomatodossi rimpatriati includevano il monaco Daniil Pechorkin, che in seguito fu martirizzato dai sovietici.

Nel 1907, 1911, 1912 e 1915 apparvero opuscoli di scritti di Grigorij, costituiti da brevi opere e riflessioni sulla pietà cristiana e sul suo pellegrinaggio in Terra Santa e a Costantinopoli, con tappe a Efeso, Patmos, Rodi, Cipro e Beirut, dal febbraio al maggio del 1911. Queste parole del semi-letterato Grigorij furono scritte e curate da vari discepoli, compresa la tsaritsa stessa, dal 1911 in poi. Queste opere sono state raccolte e ripubblicate ai nostri giorni. In totale oltre 100 pagine, mostrano che Grigorij era completamente ortodosso, un uomo sincero e giusto che conosceva lo Spirito Santo. Grigorij non menzionava questioni politiche nei suoi scritti o addirittura nei suoi discorsi, poiché non aveva interesse né per la sinistra né per la destra politica. Sosteneva semplicemente lo tsar e voleva che tutti si riconciliassero sotto di lui. Per lui lo tsar e la Russia erano la stessa cosa, secondo la sua fede mistica nello tsar come l'unto di Dio.

6. Gelosia e calunnia: 1907-1916

Gli arrampicatori sociali e gli aristocratici erano frustrati dal fatto che Grigorij fosse immune alla corruzione – non da ultimo rimase frustrato il primo ministro Kokovtsov, che gli offrì una colossale bustarella di 200.000 rubli per lasciare San Pietroburgo e ottenne un rifiuto. Ogni volta che riceveva denaro onesto, Grigorij lo offriva agli altri e alla chiesa e alla scuola di Pokrovskoe. La sua casa divenne un centro di ospitalità per pellegrini erranti e abitanti del luogo, che per molto tempo ricordarono Grigorij come "un'anima santa". Tuttavia, già nel 1907 il clero locale, noto per furtti e ubriachezza (i due peccati che assillavano il peggior clero dell'epoca), era diventato geloso. Non celebravano mai i servizi in tempo, quando li celebravano del tutto, e il loro atteggiamento era arido e ritualista. Incapaci di predicare, non davano mai cibo spirituale al loro gregge, che debitamente ignorava chierici e chiese di villaggio. Questi chierici inventarono varie calunnie, come quella che voleva che Grigorij appartenesse a una strana (e probabilmente a quel tempo fittizia) setta di flagellanti orgiastici chiamati 'khlysty'.

Sebbene le loro calunnie fossero sostenute, come accade nei confronti dei giusti, dal loro vescovo, Antonij (Karzhavin), un arido formalista che era anche geloso della vera fede e popolarità di Grigorij, non c'era verità in loro. Fortunatamente, Grigorij fu fortemente difeso dal pio clero della sua diocesi come "un uomo giusto e santo, un benefattore e un uomo di zelo" (questi membri del clero sono elencati da Fomin nel vol. III, a p. 481; uno di loro, padre Avgustin (Pjatnitskij), ora santo, un amico di Grigorij, fu martirizzato nel 1918). Tuttavia, le calunnie furono raccolte con entusiasmo a San Pietroburgo da persone malevole e gelose, che screditando Grigorij pensavano di screditare lo tsar. Ben prima dell'arrivo di Grigorij a San Pietroburgo, vari ciarlatani con i loro movimenti occultisti, come lo spiritismo e la teosofia, erano diventati popolari tra l'aristocrazia pagana della capitale. Molti di loro erano intensamente incuriositi dall'occulto e dal soprannaturale in generale.

Pertanto, nonostante il loro iniziale fascino per il contadino Grigorij e gli inviti ai loro saloni, l'elite decadente di San Pietroburgo non lo accettò mai. Erano piuttosto noti per il loro intenso odio per lo tsar e per il loro desiderio di prendere il potere per se stessi. Grigorij era troppo leale allo tsar e troppo ortodosso per gli aristocratici e i burocrati di San Pietroburgo, che erano intensamente gelosi di lui. Di loro Grigorij disse: 'Queste persone rovineranno la Russia. Odiano i contadini russi come se fossero bestiame. Non sono russi. Parlano la nostra lingua e si segnano in modo ortodosso, ma i loro cuori sono estranei '(Shelley, p. 67). Grigorij rimase sconvolto dalla convinzione di questi aristocratici che si potesse trovare la grazia attraverso l'auto-flagellazione. Spesso pesanti bevitori, gli aristocratici erano scioccati dalle lotte vigorose e di successo di Grigorij contro l'alcolismo nel movimento russo per la temperanza dal 1907 in poi.

Agli inizi, a Grigorij era stata fatta fare letteralmente la figura del leone nella capitale come se fosse un animale esotico, ma Grigorij disturbava gli aristocratici dicendo la verità. La gelosia venne gradualmente alla ribalta e nel 1910 la gelosia si era ormai trasformata in calunnia aperta. Le voci diffamatorie riguardo a Grigorij iniziarono dal 1910 in poi, diventando sempre più vili, soprattutto dal 1912, con insinuazioni di depravazione tra Grigorij, la tsaritsa e Anna Vyrubova, usando falsi, foto false, memorie false, un diario falso, lettere false, fotografie false e almeno un sosia di Grigorij per sostenere le bugie. Queste bugie sono ripetute fino a oggi da Radzinskij, ma anche allora gli scrittori dilettanti ebbero una giornata campale. È interessante notare che i calunniatori hanno sempre accusato Grigorij proprio dei loro stessi vizi, in particolare l'alcolismo e la depravazione sessuale. Come dice Shelley nelle sue memorie a pag. 53: "Mi sono reso conto che le cose spaventose attribuite a Rasputin erano, in molti casi, le azioni reali dei suoi accusatori. Forse nessun uomo nella storia è stato calunniato così furiosamente".

I calunniatori ben collegati ottennero il sostegno dei loro amici nella polizia segreta, che in ogni caso seguiva Grigorij dal 1909, ogni volta che incontrava la famiglia imperiale a San Pietroburgo. Dato che i loro prevedibili rapporti erano inizialmente costituiti da noiosi elenchi di date e orari degli incontri di Grigorij con i suoi vari figli spirituali di tutte le condizioni, dal 1912 in poi furono inseriti episodi di fantasia, con resoconti di incontri salaci (Bokhanov, cap. XI). Il corrotto generale Dzhunkovskij aveva la responsabilità generale di questi episodi fittizi, che sembrano essere stati scritti da Beletskij, il direttore della polizia, o da uno scribacchino impiegato da lui, forse un giornalista chiamato Duvidzon. In ogni caso, cessarono nel febbraio del 1916, quando Beletskij fu licenziato.

Questi episodi hanno anche introdotto menzogne ​​su gravi interferenze di Grigorij in materia di Chiesa e Stato, come nomine di ministri e di metropoliti in cambio di tangenti. I rapporti inventarono anche la menzogna che Grigorij desiderasse diventare un prete. Questi episodi, conservati negli Archivi di Stato russi, sono tutti in forma tipizzata, modificati dalle note manoscritte originali. Platonov fornisce un'analisi approfondita di questi rapporti, rilevando che non vi è assolutamente alcuna conferma, per esempio, da parte di presunte prostitute. Sono mal costruiti e gli episodi scandalosi, sia salaci che politici, sono chiaramente interpolazioni, in quanto descrivono eventi completamente bizzarri, che non hanno alcun legame logico con le osservazioni fatte prima e dopo di loro, e molti episodi possono essere chiaramente smentiti.

Solo quando le fonti di questi rapporti sono state rese disponibili in tempi piuttosto recenti, ci si è resi conto che sono completamente fittizi. Nel calunniare Grigorij, sia gli aristocratici e i burocrati di destra sia i giornalisti e i politici di sinistra, membri della "Duma-Sinedrio" (la descrizione usata dall'anziano Nikolaj (Gurjanov)), videro prima l'opportunità di screditare e poi di deporre lo tsar e così prendere il potere per se stessi. Indipendentemente dal fatto che le calunnie provenissero da aristocratici di destra assetati di denaro (alcuni di questi osavano addirittura definirsi "monarchici!) o da terroristi di sinistra assetati di potere, i due lati della stessa medaglia mondana, erano tutti progettati per trasformare Grigorij nel loro capro espiatorio – una scusa per attaccare la monarchia.

Alcuni che non conoscevano Grigorij credettero davvero a queste calunnie per ingenuità, ma la maggior parte ci credette per pura malignità. Per esempio, in un noto incidente truccato nel giugno del 1915 in un ristorante / night club di Mosca chiamato "Jar" ("Furia") un sosia di Grigorij disgustò tutti con la sua dissolutezza e ubriachezza (Bokhanov, cap. IX). Naturalmente, la stampa scandalistica e tutti gli altri odiatori della monarchia riferirono che si trattava di Grigorij, anche se in realtà Grigorij non era a Mosca in quel momento (Mironov, pp. 120-127 e Platonov, cap. 5). Altre notizie rivelarono che Grigorij frequentava prostitute a San Pietroburgo. In realtà la figura in questione era simile, poiché all'epoca Grigorij era a casa in Siberia a 1.500 miglia di distanza (Dehn, p. 95). L'uso di un sosia divenne particolarmente comune nell'ultimo anno della sua vita (Platonov, cap. 7).

7. Fedeli a Grigorij: 1907-1916

Grigorij rimase tenacemente risoluto nonostante tutti gli attacchi; sapeva che doveva fare ciò che Dio gli aveva comandato di fare (Fomin, vol. IX, p. 162). Coloro che lo conoscevano di gran lunga meglio, lo tsar e la tsaritsa (e i loro figli, per quel che ne sapevano), non credettero mai per un solo momento alle calunnie contro il loro "amico" (v. pp. 349-352 del vol 8. della ricerca di Fomin). Era impossibile per loro vedere in uno che era chiaramente un profeta, un guaritore e un operatore di miracoli un uomo dalla vita malvagia. Come Grigorij, lo tsar e la tsaritsa furono profondamente feriti dal tradimento dell'aristocrazia intorno a loro, espresso nella loro capacità di credere a tali fabbricazioni. Lo tsar e la tsaritsa furono entrambi calunniati esattamente allo stesso modo di Grigorij. Alcuni, come Anna Vyrubova, riportata in vita da Grigorij dopo il suo incidente ferroviario del 2 gennaio 1915, o il cappellano imperiale padre Aleksandr Vasil'ev, gli rimasero fedeli, considerando Grigorij un santo.

Un altro dei difensori di Grigorij fu il predicatore missionario, monarchico e futuro nuovo martire, padre Ioann Vostorgov (+1918), che definì Grigorij "un vero cristiano". Anch'egli calunniato per essere stato fedele all'Ortodossia, allo tsar e alla sua patria, padre Ioann difese Grigorij, che a sua volta sosteneva padre Ioann. Un altro difensore fu il nuovo vescovo di Tobol'sk, il vescovo Aleksij (Molchanov, +1914), che nel novembre del 1912 concluse il rapporto diocesano ancora incompiuto su Grigorij iniziato dal suo predecessore con le parole secondo cui l'accusa che Grigorij apparteneva a una setta orgiastica era basata sull'ignoranza. Come esperto di sette, il vescovo Aleksij aveva chiaramente visto la gelosia dell'ex vescovo e dell'indegno clero locale, che avevano accusato Grigorij di settarismo. Il vescovo Aleksij congedò e sostituì quei chierici.

C'erano anche altri vescovi amici di Grigorij, il devoto vescovo Varnava (Nakropin, +1924)  che come Grigorij fece molto per promuovere la canonizzazione di san Giovanni di Tobol'sk, il vescovo Aleksij (Dorodnitsyn) e il vescovo Palladij (Dobronravov), vescovi di Saratov e Tsaritsyn. Entrambi avevano studiato a Kazan', noto centro missionario, e Grigorij aveva incontrato lì il vescovo Aleksij nel 1905. Quest'ultimo sarebbe diventato il rettore del famoso monastero Novospasskij di Mosca, che era strettamente legato a Grigorij. Il vescovo morì in prigione nel 1922 e molti lo considerano un santo. Poi c'erano il vescovo Vladimir (Sokolovskij-Avtonomov, 1852-1931), che fu fucilato dagli atei, e il vescovo Serafim (Golubjatnikov, 1856-1921), che ammiravano molto Grigorij.

Quelli che meglio conoscevano Grigorij erano gli stessi che dissero e che in seguito scrissero di lui le parole di maggior apprezzamento. Tra questi vi erano, per esempio, sua figlia Matrona e le sue figlie spirituali Anna Vyrubova e M. E. Golovina (il cui inestimabile resoconto fu pubblicato a Parigi solo nel 1995, circa 30 anni dopo la sua morte). Inoltre, il pio missionario metropolita (ora santo) Makarij di Mosca riveriva Grigorij, riconoscendo in lui un giusto ortodosso e "un santo". Nel 1917 questo metropolita fu deposto in modo non canonico dal regime di Kerenskij, che notoriamente si intrometteva negli affari interni della Chiesa e che cercò di manipolare il Concilio di Mosca del 1917-18. I credenti contemporanei includono il sempre memorabile padre Dmitrij Dudko e il mio defunto amico, padre Vasilij Fonchenkov, ex rettore della nostra parrocchia a Salisburgo.

Uno che per un po' credette alle calunnie, ma che in realtà conosceva Grigorij, fu padre Feofan, suo ex ammiratore. La ragione del suo completo cambio di visione era la sua creduloneria nel credere alle calunnie contro Grigorij fatte nel 1909, cosa di cui in seguito si sarebbe pentito amaramente da arcivescovo nell'emigrazione in Francia. Un altro caso di un uomo di chiesa ed ex ammiratore che allora credette alle calunnie ma poi visse per pentirsi fu il futuro nuovo martire, il vescovo Germogen (Dolganov). Questi era famoso per la sua assoluta sincerità, ma anche per lo zelo estremo e talvolta cieco, la passione, la franchezza quasi scortese e anche le scarse capacità amministrative, per le quali fu in seguito licenziato. Dopo aver incontrato Grigorij nel 1908, fu sconvolto dalla riluttanza di Grigorij a essere manipolato da lui per i suoi piani politici di destra di quel tempo.

Quello che non capiva era che Grigorij non era né di destra né di sinistra, ma un vero monarchico. In ogni caso, alla fine del 1911, si estraniò da Grigorij. Dopo la rivoluzione, il vescovo Germogen si pentì di aver creduto a quelle calunnie, in seguito a una visione di Grigorij nel suo esilio temporaneo (Zhevakhov e Platonov, p. 285) e purificandosi così prima di ricevere anch'egli il martirito – come vescovo di Tobol'sk, la stessa diocesi di Grigorij. Qui il vescovo Germogen fu annegato in un fiume dai bolscevichi. Il suo servizio funebre si svolse nella stessa cappella costruita per la chiesa di Pokrovskoe per la quale Grigorij aveva pagato. Tale era diventato il legame mistico tra i due. Il vescovo Germogen fu sepolto nella stessa tomba che aveva contenuto le reliquie dell'ultimo santo canonizzato dallo tsar Nicola, san Giovanni di Tobol'sk, l'antenato del nostro guardiano spirituale, san Giovanni (Maksimovich). Il vescovo Germogen è ora un nuovo martire.

8. Non fedeli a Grigorij: 1907-1916

Diversi politici e aristocratici come il granduca Nikolaj, che durante la guerra minacciò pubblicamente di impiccare Grigorij, anche se ancora nel 1915 lo considerava "fantastico" (Fomin, vol. IX, p. 214) lo odiavano. Così pure lo odiava la cricca potente e intrigante intorno a lui. Tra questi c'erano i ministri degli interni, l'arrampicatore sociale e amorale Khvostov e il famigerato generale Dzhunkovskij, il direttore della polizia Beletskij e i politici traditori Guchkov, Rodzianko e Lvov. Ce n'erano anche altri a corte, come la disturbata e intrigante Sofia Tjucheva, inviata da Mosca per calunniare Grigorij, che non lo sopportava – sebbene questa zitella lo avesse visto solo una volta e non gli avesse mai parlato.

Per auto-giustificazione, tutti questi intriganti calunniarono deliberatamente Grigorij. Tra gli uomini di chiesa che credettero alle calunnie c'era il futuro metropolita altamente politicizzato Evlogij (Georgievskij), che non incontrò mai Grigorij. Un altro fu il suo amico, il noto modernista e massone padre Georgij Shavelskij. Ancora un altro fu il metropolita Vladimir (Bogojavlenskij). Tuttavia, quest'ultimo fu purificato, diventando il primo vescovo nuovo martire, a Kiev. Tutti questi facevano affidamento su dicerie per formare le loro opinioni, proprio come la madre danese dello tsar, di mente secolare, sua sorella Ksenija e l'amante di quest'ultima.

Tragicamente, ci credette anche la sorella della tsaritsa, molto ingenua e incapace di discernimento, la granduchessa Elisabetta, che viveva a Mosca. Non avendo mai incontrato Grigorij, era stata completamente convinta della depravazione di Grigorij da un'intera cricca di individui di mentalità protestante che la circondavano e la manipolavano con il loro razionalismo (per l'elenco completo di costoro, si veda Fomin, vol. IX, pp. 392-395) . Questi tentarono perfino, e fallirono, di compromettere l'eccessivamente fiducioso Grigorij nei ristoranti di Mosca e San Pietroburgo. Gli intriganti includevano due sacerdoti di Mosca. L'insolita ingenuità di Elisabetta sarebbe stata col tempo purificata dai suoi sacrifici, dalla sua confessione della Fede e dal suo vittorioso martirio.

Tuttavia, il peggior caso di calunnia contro Grigorij fu di gran lunga quello dell'ex ammiratore e del tutto impenitente padre Iliodor (Sergej Trufanov). Per gelosia abbandonò Grigorij nel dicembre 1911 e procedette a calunniarlo. Nel 1912 rinunciò alla Fede e alla Chiesa e scappò. A seguito di calunnie pubbliche, in particolare quelle fatte da Iliodor, il 29 giugno/12 luglio 1914, il giorno dopo l'assassinio dell'arciduca austriaco a Sarajevo e così alla vigilia della prima guerra mondiale, ebbe luogo un altro tentativo di assassinio su Grigorij. Una giovane contadina di nome Khionija Guseva, mentalmente sconvolta dalla sifilide, che l'aveva deformata fisicamente, tentò di uccidere Grigorij pugnalandolo allo stomaco fuori dalla sua casa a Pokrovskoe.

Come Fomin racconta in centinaia di pagine del volume VI del suo studio, Grigorij fu gravemente ferito e per un certo periodo non fu chiaro che sarebbe sopravvissuto. Anzi, ne soffrì per molto tempo dopo. Tuttavia, alcuni giornali si rallegrarono e annunciarono addirittura che Grigorij era morto. Tuttavia, dopo un intervento chirurgico in ospedale a Tjumen, dove nel 1892 aveva lavorato come assistente durante un'epidemia di colera, si riprese. Guseva dichiarò di aver agito da sola, dopo aver letto di Grigorij su giornali diffamatori, che erano in realtà colpevoli di averla incitata all'omicidio. Credendo che fosse uno stupratore, un "falso profeta e persino un anticristo", aveva agito. In realtà, Guseva era una seguace di questo esaltato padre Iliodor, controverso e famigerato estremista di destra, avventuriero immorale e il più grande di tutti i calunniatori di Grigorij.

Un tempo amico intimo dell'ingenuo zelante vescovo Germogen, anche Iliodor divenne un calunniatore di Grigorij dopo che quest'ultimo si era rifiutato di sostenerlo e abbandonò Grigorij alla fine del 1911. Feroce antisemita e intrigante politico, Iliodor era stato parte di un gruppo nell'aristocrazia che aveva tentato di creare una spaccatura tra la famiglia imperiale e Grigorij. La polizia credeva che Iliodor avesse avuto un ruolo nell'attentato a Grigorij, e fu espulso da San Pietroburgo e deposto dal sacerdozio, fuggendo dal paese prima che potesse essere interrogato sul tentato omicidio. Guseva non fu ritenuta responsabile delle sue azioni a causa della follia e fu ricoverata in un ospedale psichiatrico. (Una volta rilasciata dal parimenti folle governo di Kerenskij, nel 1919 tentò di assassinare il santo patriarca Tikhon). Quanto a Iliodor, si sposò e finì per lavorare come bidello impoverito a New York, morendo nel 1952.

9. Il sentiero verso la vittoria: 1914-1916

Come tutti i cristiani ortodossi praticanti, Grigorij vedeva la salvezza in primo luogo come dipendente dalla nostra ricerca del Regno di Dio. Pertanto, si oppose alla guerra, sia da un punto di vista morale, sia come qualcosa che porta alla catastrofe politica, economica e sociale. Pertanto, nel 1912 aveva già supplicato lo tsar di opporsi a una potenziale guerra con la bellicosa Austria-Ungheria. Una guerra era stata sollecitata dal granduca militarista e germanofobo Nikolaj Nikolaevich. L'opposizione di Grigorij probabilmente aveva giocato allora il ruolo principale nell'evitare la guerra. Nel 1914 si oppose anche direttamente all'ingresso russo nella guerra del Kaiser, sebbene la sua influenza fosse molto limitata dalla sua forzata assenza siberiana dalla Capitale.

In effetti, alcuni hanno visto l'assassinio a Sarajevo e il tentativo di assassinio di Grigorij il giorno successivo non come una coincidenza, ma come una trama organizzata. Comunque sia, dal suo letto d'ospedale a Tjumen nel luglio 1914 Grigorij mandò una ventina di telegrammi allo tsar (questi sono raccolti nel libro dei suoi scritti, "Le catene dell'amore"), profetizzando che se fosse scoppiata la guerra, sarebbe stata la fine della Russia e dello tsar. Considerò pure che se Guseva non lo avesse quasi ucciso a Pokrovskoe, sarebbe stato in grado di viaggiare fino a San Pietroburgo e la guerra avrebbe potuto essere prevenuta. La sua profezia ("Dacci solo altri dieci anni"), corretta in ogni dettaglio, come lo furono tutte le sue profezie, non fu ascoltata, tanto era il militarismo tra l'aristocrazia, in particolare nel caso dell'ultra-ambizioso e notevolmente scortese granduca Nikolaj Nikolaevich, che aveva sempre voluto essere lo tsar.

Disorcendo deliberatamente le opinioni cristiane di Grigorij sulla pace, durante la prima guerra mondiale Grigorij divenne il centro delle calunnie sull'influenza anti-patriottica alla corte. La tsaritsa, che era di origine anglo-hessiana, non prussiana, fu calunniata anche come figura di spia al servizio del nemico. In realtà era una patriota russa e da tempo disprezzava gli unificatori prussiani della Germania per aver distrutto la sua Assia nativa e indipendente. In effetti, una volta scoppiata la guerra, Grigorij dichiarò più volte che doveva essere continuata fino alla fine e alla vittoria, che era del tutto possibile per la Russia, anche se a gran costo per i soldati contadini. Gli incompetenti generali russi (proprio come le loro controparti francesi e britanniche, "asini che guidano leoni"), gli altri aristocratici corrotti e ultra-ricchi e gli intriganti burocrati gestiti dagli aristocratici e dai loro servi, contribuirono tutti alle perdite russe nella guerra.

I politici e i giornalisti gelosi e anticristiani (la maggior parte dei quali non russi) erano ostili all'influenza spirituale di Grigorij sullo tsar. E questo in una terra dove non c'erano censure o leggi sulla diffamazione, a differenza dell'Europa occidentale. I loro intrighi e le loro bugie sui giornali avrebbero indebolito il sostegno alla famiglia imperiale. Le loro menzogne ​​erano tutte mirate a tentare di impadronirsi del potere per se stessi e a distruggere la Chiesa, come avevano tramato per decenni, come era già accaduto nella fallita cospirazione decabrista degli aristocratici nel 1825. La situazione fu salvata solo quando nell'agosto 1915 lo tsar stesso assunse con successo il comando dell'esercito, come aveva voluto fare fin dall'inizio.

Quando lo tsar assunse il comando dell'esercito imperiale, licenziando il suo zio assolutamente incompetente, il granduca Nikolaj Nikolaevich, arrivò la speranza della vittoria. Il granduca, la cui disastrosa leadership militare aveva causato ripetute battute d'arresto sul fronte, aveva in effetti pianificato un colpo di stato con l'aiuto di ministri traditori e del famigerato protopresbitero Georgij Shavelsky. Erano tutti molto contrari a Grigorij, che era sostenuto dalle forze spirituali viventi nella Chiesa, tra cui molti che sarebbero diventati nuovi martiri. Così, nel novembre del 1916, l'anziano di Optina e ora santo Anatolij (Potapov) aveva detto a Pietrogrado che non era volontà di Dio che Grigorij fosse rimosso dalla sua posizione.

Il 3 dicembre 1915 si verificò un altro incidente ad Aleksej. Il ragazzo giaceva sanguinando copiosamente. Il 4 dicembre Grigorij intervenne di nuovo con la preghiera e rassicurò la coppia imperiale che tutto sarebbe andato bene. Ancora una volta, con stupore dei medici impotenti, Grigorij avrebbe dimostrato di aver ragione. Il 6 dicembre Grigorij riuscì a raggiungere il capezzale dello tsarevich, fece il segno della croce su di lui, che fu guarito. La sorella dello tsar, Olga Aleksandrovna, lo confermò nelle sue memorie, incapace di dare alcuna spiegazione, ma semplicemente confermando il fatto. Molti altri furono d'accordo con lei. Nel frattempo, lo tsar aveva notevolmente migliorato il morale dell'esercito, stabilizzato il fronte con un'operazione di successo nel settembre 1915 e riarmato le truppe pronte per il 1916.

10. Interviene l'Establishment britannico: 1916

Seguì l'offensiva dello tsar dell'estate del 1916, di grande successo, di solito chiamata in modo fuorviante offensiva di Brusilov, che fu di gran lunga l'offensiva alleata di maggior successo della guerra. Nel dicembre 1916 lo tsar si rivolse alle sue forze armate, sottolineando la sua determinazione a combattere contro gli invasori fino al raggiungimento dei confini etnici nell'Europa centrale e orientale. Era determinato a "de-prussianizzare" la Germania, ripristinando i principati tedeschi indipendenti. Costantinopoli doveva essere liberata dopo 450 anni e sarebbe stata istituita una Polonia riunita e libera. L'élite britannica era ormai molto allarmata, visto che una Russia vittoriosa e riarmata era pronta a vincere la guerra nel 1917.

Data la loro incompetenza sul fronte occidentale, impantanati nelle trincee in una situazione di stallo omicida, gli inglesi videro che la Russia avrebbe presto liberato Vienna, Berlino e Costantinopoli, arrivando con le proprie forze al confine con la Francia. Pertanto, la Russia avrebbe controllato tutta l'Europa fino alla Francia e all'Italia, diventando così la principale potenza europea. Sebbene tale obiettivo fosse stato ritardato dall'attacco giapponese alla Russia appoggiato e armato da britannici e statunitensi nel 1904, la Russia sarebbe diventata anche la principale potenza asiatica. La gelosia della Russia nell'Establishment britannico, ora in allerta, risaliva ai tempi dei Tudor, ma aveva raggiunto il culmine nel XIX secolo. Quindi nella paranoia imperialista dopo la guerra di liberazione indiana del 1857-58, nota in Gran Bretagna come "ammutinamento indiano", la Gran Bretagna aveva invaso la Russia nella disastrosa cosiddetta "guerra di Crimea" nel 1854 e aveva inventato "il grande gioco".

Questo scenario immaginario e omicida, per niente un gioco, implicava che la Russia volesse liberare l'India asservita dagli inglesi. Questo è ciò che condusse alle ripetute e fallite invasioni britanniche dell'Afghanistan, ai massacri britannici in Tibet nel 1903-4 e all'armamento britannico del Giappone con le corazzate, incitandolo alla guerra contro la Russia. Questa paranoia, guidata tra gli altri da Disraeli, aveva creato una incessante campagna di stereotipi etnocentrici, di razzismo e di creazione di miti per insinuare che "l'orso russo" era "asiatico", "pericoloso", "primitivo" e i suoi sovrani erano tiranni – a differenza di quelli dell'Establishment britannico! I sovrani russi sono sempre stati i principali oggetti della propaganda britannica, proprio come ai giorni nostri, con l'assurda ma legittima propaganda della NATO che il presidente Putin starebbe per invadere l'attuale Europa orientale di proprietà degli Stati Uniti!

Pertanto, il governo britannico, guidato dal famigerato maniaco sessuale Lloyd George, tratteggiò un complotto contro Grigorij. Usò le sue spie a San Pietroburgo, incluso in particolare un certo Oswald Rayner (tutti sono catalogati con le loro fotografie da Fomin alle pagine 302-325 del vol. IX del suo studio) per minare lo tsar e così la civiltà cristiana. Il primo passo sarebbe stato quello di assassinare il mentore spirituale dello tsar, Grigorij. Per questo i loro agenti sarebbero naturalmente rimasti in secondo piano, nascondendosi dietro il servizio traditore degli aristocratici russi anglofili locali, che avevano sempre cercato il potere per se stessi.

Così, gli alleati sarebbero stati in grado di istituire un regime fantoccio in Russia, guidato forse dal granduca germanofobo Nikolaj Nikolaevich e da altri traditori tra i granduchi. Pertanto, la Russia con tutta la sua ricchezza sarebbe stata finalmente loro, ottenendo come Lloyd-George aveva proclamato apertamente in Parlamento dopo il rovesciamento dello tsar, "uno dei nostri principali obiettivi di guerra". Il principale aiutante dei britannici sarebbe stato il ricchissimo aristocratico, omosessuale e travestito ammiratore di Oscar Wilde, il principe Feliks Jusupov.

Sostenuto da molti aristocratici, Jusupov di fatto conosceva Grigorij e soprattutto era stato all'University College di Oxford (poco più di sessant'anni prima di chi scrive; sua figlia morì nel 1983 nella piccola città fuori Parigi dove vivevo allora). Inoltre, fu a Oxford che Jusupov aveva già incontrato il futuro assassino di Grigorij, Oswald Rayner. Jusupov era fortemente coinvolto in pratiche occulte (si vedano i suoi disegni agghiaccianti di demoni in Fomin, vol. IX, p. 269). Inoltre, era sposato con una nipote dello tsar. (Questo matrimonio fu ovviamente un disastro e dopo di esso la famosa famiglia Jusupov si estinse, perché non potevano esserci discendenti. Jusupov continuò a provocare un grande scandalo nell'emigrazione russa in Francia con le sue attività di travestito).

11. L'assassinio: dicembre 1916

C'erano già stati diversi attentati alla vita di Grigorij. Il primo era stato il 16 dicembre (la stessa data del suo omicidio cinque anni dopo) del 1911, il secondo fu un complotto che coinvolgeva il generale Dumbadze in Crimea, il terzo fu quello di Guseva nel 1914, di cui abbiamo riferito, il quarto avvenne il 7 gennaio 1915 quando un'auto si era "accidentalmente" scontrata con la slitta di Grigorij, e un quinto fu un complotto non realizzato da parte del famigerato ministro degli interni Khvostov nel febbraio del 1916. Ma questa volta era diverso. Rayner e le altre spie di San Pietroburgo erano sotto il comando del direttore dello spionaggio e futuro ministro britannico, Samuel Hoare. Tutti erano supervisionati dall'infido ambasciatore britannico Buchanan.

Rendendosi conto che la fede di Grigorij lo rendeva una minaccia per la loro presa di potere pianificata, Jusupov, il nipote codardo dello tsar, il granduca anglofilo bisessuale Dmitrij Pavlovich Romanov, un politico di estrema destra chiamato Vladimir Purishkevich ("solo il muro è più a destra di me"), aiutato dall'avvocato e massone di alto livello V. A. Maklakov, i loro amici Sergej Sukhotin e il dottor Stanislav Lazovert, elaborarono un piano. Purishkevich aveva pianificato per anni di rovesciare lo tsar e sostituirlo con un debole fantoccio come Dmitrij Pavlovich, che poteva controllare con le sue inclinazioni fasciste. Fu sentito dire: "Finché Rasputin è vivo, non possiamo vincere" (Mironov, p. 107). Il loro piano, con approvazione britannica, fu pronto per la fine di novembre del 1916.

Tutti volevano detronizzare lo tsar e rimpiazzarlo con un impotente fantoccio di destra di loro scelta, reminiscente del caso della monarchia britannica. Le spie britanniche erano fin troppo felici di sostenerli. Avrebbero torturato Grigorij e poi avrebbero usato le spie britanniche per finirlo nel dicembre 1916 nel palazzo Mojka degli Jusupov, prima che potesse iniziare il vittorioso anno russo del 1917. L'imminente vittoria russa si sarebbe trasformata così nella catastrofe russa, perché senza questi traditori non ci sarebbero stati Lenin, Trotskij, Stalin e Khrushchev. Così, poco dopo la mezzanotte del 17 dicembre 1916, Jusupov attirò Grigorij, che rimase fiducioso, ma sentì una oscura premonizione, nel suo palazzo con false pretese.

Qui Jusupov fece entrare Grigorij nello scantinato, dove gli offrì tè e dolci, alcuni dei quali pensava fossero stati avvelenati con cianuro dall'anti-tsarista Maklakov. Con sorpresa di Jusupov, Grigorij non ne fu influenzato. Questo perché il legalista Maklakov non aveva fornito cianuro, ma aspirina, poiché era spaventato dall'incapacità del loquace Purishevich di mantenere segreta la trama. Verso le 2.30 del mattino Jusupov si scusò e salì le scale, dove i suoi compagni cospiratori stavano aspettando. Prendendo una pistola da Dmitrij Pavlovich, Jusupov tornò nel seminterrato. Qui, indicando un crocifisso medievale italiano su un muro nella stanza, Jusupov disse a Grigorij che avrebbe "fatto meglio a guardare il crocifisso e a dire una preghiera". Poi gli sparò al petto.

Probabilmente fu a questo punto che i cospiratori iniziarono a torturarlo. Le ferite agli occhi, alle orecchie e ai lati possono essere comprese solo come torture. Credendo che fosse morto, si diressero quindi all'appartamento di Grigorij con il loro complice Sukhotin che indossava il cappotto e il cappello di Grigorij, nel tentativo di far sembrare che Grigorij fosse tornato a casa quella notte. Al ritorno al palazzo Mojka, Jusupov tornò nel seminterrato. Improvvisamente, Grigorij, che era solo ferito, barcollò e cercò di difendersi da Jusupov, che si liberò e fuggì in un terrore codardo al piano di sopra. Grigorij uscì nel cortile del palazzo prima di essere colpito a morte da un Rayner nel panico e crollare in un cumulo di neve. Grigorij morì per tre ferite da arma da fuoco, l'ultima delle quali fu il colpo a distanza ravvicinata di Rayner sulla sua fronte.

Così, nelle prime ore del 17/30 dicembre 1916 Grigorij fu assassinato da spie britanniche e aristocratici gelosi, che si opponevano alla fede cristiana del profeta, allo tsar cristiano e alla Russia cristiana. Che fossero rappresentanti dell'aristocrazia russa o dell'Establishment britannico, si erano tutti messi al di sopra di Cristo e quindi distrussero la civiltà russa e i suoi valori di fondo autenticamente cristiani. I cospiratori avvolsero il corpo di Grigorij, lo portarono in auto fino al vicino ponte Petrovskij e lo lasciarono cadere nel fiume Malaja Neva, con l'idea che la gente avrebbe pensato che fosse stato un incidente di annegamento. Tuttavia, la notizia dell'omicidio di Grigorij si diffuse rapidamente, poiché il goffo Purishkevich aveva parlato apertamente dell'omicidio di Grigorij a due soldati e a un poliziotto che stava indagando su notizie di spari poco dopo l'evento. Li esortò a non parlarne a nessuno.

12. Il primo colpo della rivoluzione russa: 1916-1918

La mattina dopo fu avviata un'indagine. Quando due operai notarono sangue sulle ringhiere e sul supporto del ponte Petrovskij e uno stivale fu trovato sul ghiaccio sottostante, la polizia fluviale iniziò a cercare un corpo nell'area. Fu trovato sotto il ghiaccio del fiume il 19 dicembre / 1 gennaio, a circa 200 metri a valle del ponte. Fu riconosciuto subito. Le dita congelate della mano destra erano piegate a forma di segno di croce. Grandi folle, composte principalmente da donne, si radunarono per prendere l'acqua dal fiume che consideravano fosse stata resa santa dal sangue di un martire. La venerazione popolare era iniziata; solo gli aristocratici e le classi medie si rallegravano della morte di un contadino. La gente comune era inorridita per l'omicidio di un suo pari. Alcuni, istintivamente, si resero conto che la monarchia era finita, poiché solo Grigorij la sosteneva. Con il suo omicidio, tutto era finito.

Un'autopsia fu condotta dal dottor Dmitrij Kosorotov, il più anziano chirurgo forense della città. Il rapporto da lui scritto fu perso, ma in seguito il dottore dichiarò che il corpo di Grigorij mostrava segni di grave trauma, tra cui tre ferite da arma da fuoco – una delle quali era stata sostenuta a distanza ravvicinata e sulla fronte. C'era anche una ferita da taglio alla sua sinistra e diverse altre ferite, molte delle quali secondo Kosorotov erano state sostenute post mortem. Kosorotov trovò un solo proiettile nel corpo di Grigorij, ma dichiarò che era troppo deformato e di un tipo troppo usato per poterlo rintracciare. Non trovò alcuna prova che Grigorij fosse stato avvelenato e non trovò acqua nei polmoni di Grigorij – le notizie che Grigorij fosse stato gettato in acqua vivo erano errate.

Grigorij fu sepolto il 21 dicembre / 2 gennaio nel parco del palazzo imperiale a Tsarskoe Selo. Il vescovo Isidor (Kolokolov), ora nuovo martire, condusse la liturgia funebre. Il luogo di sepoltura era vicino alle fondamenta di una piccola chiesa incompiuta da dedicare a san Serafino di Sarov, che era stato canonizzato su insistenza dello tsar Nicola. Anna Vyrubova aveva voluto costruire la chiesa con i soldi del risarcimento che aveva ricevuto dal suo incidente ferroviario nel 1915. Al funerale partecipò solo la famiglia imperiale, che stava cercando di riprendersi dall'orrore dell'omicidio e dal tradimento di persone a loro note, non da ultimo un Romanov, e da alcuni dei loro intimi. Tuttavia, nel marzo del 1917 il corpo di Grigorij fu riesumato (le sue mani erano ancora come quelle di un vivente) e cremato su una pira per ordine del regime di Kerenskij che aveva rimpiazzato il governo dell'unto da Dio (Bokhanov, pp. 31-34).

Questa distruzione del corpo aveva lo scopo di impedire al luogo di sepoltura di Grigorij di essere un santuario per i fedeli, come era già diventato, e come è diventato di nuovo dalla caduta del giogo ateo in Russia. Già all'inizio del 1917 era apparso a San Pietroburgo un opuscolo su Grigorij, che lo chiamava "il nuovo martire". Pertanto, il suo corpo incontrò lo stesso destino dei corpi della famiglia imperiale, i cui resti i bolscevichi cercarono allo stesso modo di consumare col fuoco. Nella vita come nella morte, condivisero lo stesso destino. Grigorij aveva fatto diverse profezie sul suo omicidio, che si aspettava. Per esempio: "Sapete che morirò presto con terribili sofferenze? ma cosa si può fare? Dio mi ha assegnato la grande impresa di morire per la salvezza dei miei cari sovrani e della santa Rus'."

Significativamente, aveva anche profetizzato: "'Mi uccideranno sicuramente e morirete anche tutti voi. Vi uccideranno tutti. E papà e mamma" (lo tsar e la tsaritsa). "Ho una premonizione che vi lascerò prima del 1 gennaio (1917)... Se mi uccidono i contadini russi, i miei fratelli, allora lo tsar russo non ha nulla da temere... Ma se mi uccidono gli aristocratici e i nobili e versano il mio sangue, allora le loro mani rimarranno macchiate del mio sangue...". (Platonov, pp. 159-60). L'Estabilishment britannico e i loro altrettanto amorali burattini aristocratici russi avevano ora aperto un vaso di Pandora. Grigorij fu infatti solo il primo martire della rivolta di palazzo dei traditori, aristocratici, generali e politici de-cristianizzati, che divenne nota come "la rivoluzione russa". Il loro tradimento avrebbe portato a milioni e milioni di martiri, una macchia irremovibile sulla storia del mondo e sulle loro coscienze.

Alla vigilia della rivoluzione, ma prima dell'omicidio di Grigorij, Maria Golovina, una delle sue più vicine discepole, gli aveva chiesto se ci sarebbe stata una rivoluzione. Aveva risposto: "Solo una piccola, se io sono qui per fermarla, ma...". (Fomin, vol. VIII, p. 340). In altre parole, l'omicidio di Grigorij significava che non c'era più nulla che potesse fermare quei processi di decadimento spirituale che alla fine avrebbero portato alla morte di decine di milioni nell'Unione Sovietica. Come lo stesso tsar Nicola disse ripetutamente: "Se non fosse stato per le preghiere di Grigorij, mi avrebbero ucciso da molto tempo" (Fomin, vol. VIII, p. 350). Proprio come avevano assassinato suo nonno, Aleksandr II. Coloro che alla fine riuscirono a uccidere Grigorij avrebbero avuto il sangue di molto più di un solo uomo sulle loro mani.

Epilogo

Dopo il suo omicidio Grigorij continuò a essere vilmente calunniato, sia nella Russia sovietica che nell'emigrazione russa. Fu calunniato in particolare dagli aristocratici di San Pietroburgo e dei paesi baltici in esilio a Parigi e in altre capitali occidentali, non ultimi quelli che portavano il cognome Romanov. Invece di pentirsi per il loro tradimento e le loro calunnie, incolparono Grigorij per la caduta dell'Impero Russo e, in particolare, per la perdita del loro potere personale e della loro ricchezza. In realtà, erano loro stessi in colpa; come le potenze occidentali da loro rappresentate, non avevano capito che quando la Russia non è più cristiana, allora è atea militante. A differenza della cultura occidentale non c'è via di mezzo; l'autentica cultura cristiana in Russia non sarà sostituita da una cultura secolare occidentale. L'autentico cristianesimo ortodosso in Russia si distrugge a proprio rischio e pericolo.

Queste calunnie continuano ancora oggi tra i loro discendenti, oltre 100 anni dopo. Ricordo che i loro discendenti a Parigi si rifiutavano persino di parlare con la pronipote di Grigorij, Laurence, che abita lì. Grigorij è ancora calunniato come un ubriacone e un dissoluto in libri, articoli, opere teatrali e film, sia nella Russia post-sovietica che in Occidente. Oggi alcuni estremisti di destra con la loro ideologia filo-nazista lo usano come scusa per il loro nazionalismo antisemita (la loro scusa è che la maggior parte dei bolscevichi erano ebrei). Altri, inclusi accademici contemporanei, cosiddetti "ortodossi", infettati dal razionalismo anti-spirituale di stile protestante, lo usano come scusa per i loro pregiudizi anti-tsaristi di colore sovietico.

Farisei e scribi, tutti quanti. Stanno semplicemente ripetendo gli errori degli assassini, del nazionalista di destra e pseudo-monarchico Purishkevich e del laureato liberale di Oxford Jusupov, noto per la sua scandalosa depravazione, sia prima che dopo la rivoluzione. Essi furono sostenuti sia da assassini britannici anti-tedeschi che da bolscevichi di sinistra. Tutti loro, a destra o a sinistra, sono in effetti solo i due lati della stessa medaglia anticristiana. Questo è il motivo per cui diffamano tutti Grigorij, mentre calunniano anche lo tsar-martire Nicola e la sua famiglia, che è stata assassinata non a San Pietroburgo o a Mosca, ma molto lontano lungo la strada che passa per la casa siberiana di Grigorij.

D'altra parte, ci sono quegli ortodossi che amano i martiri imperiali, specialmente a San Pietroburgo ed Ekaterinburg, e che venerano anche Grigorij come un santo, di solito sotto il nome di "san Grigorij il Nuovo" o "Il martire Grigorij". L'appartamento dove ha vissuto l'ultima volta a San Pietroburgo, in via Gorokhovaja 64, e il luogo della sua sepoltura sono diventati per loro luoghi di pellegrinaggio. Tuttavia, c'è ben poca venerazione per lui tra le masse, tra le quali il suo nome è ancora calunniato. Nell'episcopato non c'è ancora alcun appello alla sua canonizzazione, nonostante una certa simpatia espressa da poche icone dipinte (già dal 1931 – Fomin, vol. IX, p. 473), servizi composti e preghiere invocate da pochi.

Naturalmente, qualsiasi possibile canonizzazione futura è fuori discussione fino a quando i fatti non saranno meglio conosciuti e la venerazione degli stessi martiri imperiali si diffonderà, creando riverenza popolare. Fino a quel momento, la Russia non si riprenderà mai dalla sua apostasia e dalla conseguente corruzione endemica. Per quanto riguarda il resto del mondo, continuerà ad essere accecato dalle sue illusioni di auto-fiducia e auto-giustificazione, che ora lo hanno portato sull'orlo dell'estinzione. Come ha detto l'anziano Nikolaj (Gurjanov): "Mentre la verità di Dio inizierà a essere rivelata, tutto in Russia cambierà". Solo una volta che tutto sarà cambiato tra le masse russe, vi sarà ripristinata la monarchia lì, in modo che possano quindi seguire cambiamenti vitali nel resto del mondo.

Non possiamo dimenticare che nell'agosto 1917 la famiglia imperiale passò accanto alla casa di Grigorij a Pokrovskoe, mentre era portata in esilio. L'anno successivo, la Domenica delle Palme, il 14 aprile 1918, la carrozza che portò lo tsar dal suo Getsemani al suo Golgota, dalla sua prigionia a Tobol'sk al suo martirio nella vicina Ekaterinburg, passò vicino alla casa di Grigorij a Pokrovskoe, sempre esattamente come Grigorij aveva profetizzato (Dehn, p. 96 e Fomin, Vol IX, p. 411). La carrozza di passaggio fu benedetta dalla fedele vedova di Grigorij, Praskovja. Più tardi la tsaritsa e la granduchessa Maria lo seguirono lungo lo stesso percorso. Grigorij e la famiglia imperiale erano inseparabili, anche adesso seguivano la stessa strada. Possa Dio concedere a tutti il pentimento e la purezza spirituale per vedere quella strada e la Verità di Dio.

Arciprete Andrew Phillips,

Chiesa ortodossa di san Giovanni di Shanghai,

Colchester, Essex, Inghilterra

9/22 gennaio 2020

151° anniversario della nascita di Grigorij

Bibliografia:

Sebbene siano stati scritti molti libri su Grigorij Rasputin, principalmente nel secolo scorso, ce ne sono pochi in qualsiasi lingua occidentale che somiglino alla verità, essendo opere di giornalismo tabloid sensazionalista, opere di propaganda politica anti-russa oppure falsi. Le eccezioni sono la ristampa di "The Real Tsaritsa" di Lili Dehn, "The Speckled Domes" di Shelley del 1925 e le ormai introvabili memorie della figlia di Grigorij, Matrona, pubblicate in francese nel 1925, incorrotte, a differenza delle orribili versioni tedesca, inglese e soprattutto quella russa, pubblicate nel 2002. Forse il documento più prezioso da tradurre sarebbero anche le irraggiungibili Memorie di Mounia (Maria) Golovina di 112 pagine, che come la tsaritsa esprimeva una comprensione mistica di Grigorij, pubblicate per la prima volta in francese a Parigi nel 1995, ma scritte decenni prima.

Bokhanov, A.N., Rasputin, fatti e finzione, Mosca, 2006

Cook, Andrew, To Kill Rasputin, 2005

Cullen, Richard, Rasputin, The Role of Britain's Secret Service in His Torture and Murder, 2010

Dehn, Lili, The Real Tsaritsa, Nabu Press, ristampa, 2011

Fedchenkov Il metropolita Veniamin, sull'orlo di due ere, Mosca, 2004

Fomin, Sergej, Grigorij Rasputin, Un'indagine, 7 volumi + un inestimabile ottavo volume di fonti chiamato 'Il nostro caro padre', che include la biografia di Grigorij scritta da sua figlia Matrona e la difesa di Grigorij di M. E. Golovina, e un nono volume o album con tutte le immagini conosciute di Grigorij e ulteriori informazioni sul suo assassinio, Mosca, Forum, 2007-2015

Mironova, Tatijana, Da sotto le menzogne. Una vita calunniata. Una morte calunniata, Vesti, san Pietroburgo, 2005

Platonov, Oleg, Una vita per lo tsar, Rodnaja Strana, Mosca, 2015

Rasputin-Novy, Grigorij E., Le catene dell'amore: articoli, lettere, riflessioni, detti, San Pietroburgo 2017 (254 pagine in formato tascabile)

Shelley, Gerard, The Speckled Domes, Episodes of an Englishman's Life in Russia, New York 1925

Zhevakhov, N.D. Memorie, San Pietroburgo, 2014.

Internet:

La migliore fonte per un numero molto ampio di articoli su Grigorij Rasputin-Novy, di autori come Jurij Rassulin, Igor Jevsin, padre Sergij Chechanichev, padre Aleksandr Zakharov e altri, è il sito web nazionale russo: http://ruskline.ru/

 
Domande e risposte (novembre 2021)

La persecuzione

Non avevo seguito la vostra situazione per mesi. Questa notizia è stata una totale sorpresa per me, anche se non sono sicuro del perché, poiché la politica che si spaccia per Ortodossia ha seriamente danneggiato la mia fiducia. Io sono ormai perso per la Chiesa.

Se fossimo stati scoraggiati dai vescovi che facevano politica, avremmo lasciato la Chiesa 47 anni fa, figuriamoci durante questo particolare incubo degli ultimi due anni. Andiamo in chiesa per adorare Cristo. Il diavolo va in chiesa per distruggere Cristo. Sta seriamente dicendo che è ormai perso per Cristo? Se è così, alla fine si sta schierando con il diavolo.

La storia completa della persecuzione sarà raccontata a tempo debito. Ma non è questa la cosa principale. La cosa principale è che faranno domande sulla persecuzione e tutti dovranno rispondere a una domanda sia nel prossimo futuro che di nuovo al Giudizio universale: da che parte sei stato? Dalla parte dei perseguitati o dalla parte dei persecutori? I persecutori sono i settari, insieme a quelli che amano il potere e il denaro più della Chiesa di Cristo, insieme ai mercenari, i 'sergianisti', che non hanno principi e vendono l'anima per un piatto di zuppa. Fortunatamente, il pentimento per tutti loro è ancora possibile.

Nel settembre 2020 sono andato sul Monte Athos e ho visto l'anziano Evthimios. È il discepolo più vicino di san Paissio l'Athonita e nel suo eremo ha costruito la prima chiesa al mondo dedicata al santo. Gli ho chiesto cosa fare. Solo il 9 maggio di quest'anno ho ricevuto la sua risposta, con le parole più sconvolgenti di tutte su tutta questa vicenda: 'Non preoccuparti. Questa faccenda sarà giudicata nei tribunali più alti'. Queste parole ispirano timore e tremore.

Negatività

Perché alcuni convertiti attaccano i non ortodossi, piuttosto che vedere in loro degli ortodossi potenziali?

Purtroppo, c'è un certo tipo di convertito dal protestantesimo che non diventa mai ortodosso, ma si blocca come anti-protestante e il tipo di convertito dal cattolicesimo che non diventa mai ortodosso, ma si blocca come anti-cattolico. Niente di tutto questo ha a che fare con l'Ortodossia e con la teologia, ma solo con la psicologia e la patologia.

Ci è stato detto che il modo migliore per catturare una mosca è con il miele piuttosto che con l'aceto. Purtroppo, c'è chi ha una dipendenza dall'aceto. Naturalmente, non trascuriamo la realtà e vediamo solo il bene negli altri. Vediamo anche il male, indicando gli errori con amore, ma apprezzando comunque il bene, che potrebbe essere molto più grande del male. E dovremmo sempre vedere il male in noi stessi prima di tutto. Non iniziamo la distruzione, prima di iniziare la costruzione.

C'è una situazione simile con coloro che navigano su Internet, alla ricerca di "profezie" sulla venuta dell'Anticristo. Dovremmo piuttosto attendere con impazienza la venuta di Cristo, che è ciò che facevano i primi ortodossi, perché sarà una venuta gloriosa.

Le stazioni di pedaggio

Perché la dottrina ortodossa delle stazioni di pedaggio dopo la morte è controversa? E queste stazioni vanno in ordine dalla meno grave alla più grave?

Le 'stazioni di pedaggio dell'aria' sono immagini di ciò che subirà la nostra anima dopo essere stata liberata dal corpo alla morte ed essere esaminata presso di loro per i suoi peccati durante i quaranta giorni, nel tempo terreno, tra la morte e il giudizio particolare. Non la definirei una "dottrina" ortodossa, piuttosto una parte della tradizione devozionale ortodossa.

Per quanto posso vedere, l'unica controversia è avvenuta negli Stati Uniti. Tale controversia mi sembra essere il risultato del letteralismo americano. Se abbiamo una mentalità meno letteralista e prendiamo i caselli come immagini della verità spirituale, allora non vedo controversie. Sfortunatamente, alcune persone sono molto letteraliste. Proprio come immaginano il Giudizio universale come una specie di aula di tribunale con avvocati vestiti con parrucche e così via, così immaginano le stazioni di pedaggio come una sorta di edifici con funzionari doganali e moduli burocratici da compilare (penso che questa sia più un'immagine dell'inferno). Tale letteralismo, specialmente tra i convertiti che provengono da un ambiente calvinista o luterano, non è davvero utile, poiché presenta la salvezza come impossibile e crea disperazione. Dimenticano la rivelazione che la salvezza viene dalla misericordia divina, non dalle opere.

Interessante l'ordine di presentazione delle venti stazioni. Le prime tre riguardano i peccati della lingua, la menzogna e la calunnia. Questi sono tutti apetti simili l'uno all'altro, sebbene la calunnia sia un peccato terribile. La ventesima stazione prende in esame il peccato della mancanza di misericordia, che è sicuramente il più grave e quello che può proprio impedirci di entrare in Paradiso. D'altra parte, l'orgoglio arriva solo all'undicesimo posto e l'omicidio al quattordicesimo posto. Non credo che l'elenco vada dal meno grave al più grave. L'ordine ha un significato spirituale.

I sacramenti

Un bambino dovrebbe essere battezzato esattamente al quarantesimo giorno? Quando, dopo il battesimo, il sacerdote dovrebbe mettere la croce sul neonato?

Il quarantesimo giorno ha solo un'importanza simbolica (l'ingresso di Cristo nel tempio al quarantesimo giorno). Infatti credo che il quarantesimo giorno debba essere considerato come l'ultimo giorno utile. Purtroppo, battezzo tanti bambini di tre mesi, sei mesi e anche di oltre un anno. È crudele far aspettare così a lungo ai bambini la grazia del battesimo, della cresima e della comunione. La famiglia imperiale russa battezzava i propri figli prima dei quaranta giorni, lo tsarevich era battezzato a venti giorni per esempio. L'unico problema con il battesimo anticipato è che alcuni bambini hanno i capelli molto corti e la tonsura è difficile. Ma questo può essere vero anche dopo sei mesi!

Ha già risposto alla sua seconda domanda! Dopo che il bambino è uscito dall'acqua dopo la triplice immersione ed è rivestito con la nuova veste battesimale, allora gli può essere posta la croce. In altre parole, si mette la croce sul bambino dopo il battesimo. Tuttavia, è vero che alcuni sacerdoti non danno la croce fino a dopo la cresima oppure dopo l'intera funzione, quando si cantano i molti anni. Ma queste cose non hanno importanza dogmatica. Si troveranno varie pratiche.

I bambini piccoli possono partecipare al servizio dell'unzione?

Devono parteciparvi. Perché dovremmo privare i bambini del sacramento dell'unzione? Non li priviamo del sacramento della comunione. L'unico accorgimento è che, fino all'età di sette anni circa, i bambini dovrebbero essere unti semplicemente con una croce sulla fronte. Questo per evitare che i bambini si asciughino l'olio santo sui vestiti, ecc.

Da dove viene la tradizione dei cucchiai degli apostoli come regali di battesimo?

Anche se Internet vi dirà che i cucchiai con un manico che raffigura uno degli apostoli sono originari dell'Inghilterra del XVI secolo, questo è chiaramente falso. Certamente esistevano nella Roma del VI secolo. Sospetto che i cucchiai degli apostoli fossero in realtà originariamente cucchiai da comunione. Questo risale al tempo in cui le persone portavano i propri cucchiai da comunione in chiesa per comunicarsi. La tradizione di apporre su di essi l'immagine di uno degli apostoli rimanda all'Ultima Cena. Su ogni cucchiaio era incisa l'immagine di uno degli apostoli che era stato con Cristo, sia fisicamente sia alla comunione, durante l'Ultima Cena.

Cristo

Di che colore era la pelle di Cristo? Era bianco?

Guardate un'icona! Essendo originario del Medio Oriente, aveva un aspetto abbronzato, con la pelle di un bruno chiaro.

Abbigliamento dei sacerdoti

Perché i preti ortodossi indossano tonache nere? Cristo deve aver indossato abiti di colore chiaro, come fanno oggi gli arabi tradizionali.

È vero. I monaci indossano tonache nere perché il nero è il colore del pentimento. Tuttavia, i preti sposati possono indossare qualsiasi colore, anche se spesso indossiamo il nero. Questa è un'influenza monastica.

Terminologia

Perché ci sono così tanti protopresbiteri nella Chiesa greca e così pochi nella Chiesa russa?

In greco "protopresbitero" significa semplicemente quello che i russi chiamano "arciprete". Ecco perché è così comune. Tuttavia, in russo un protopresbitero è un arciprete molto, molto anziano, in linea di principio uno che è stato sacerdote per 55 anni – motivo per cui è così raro, dato che dovrebbe avere più di 80 anni (sebbene questi limiti di età non siano sempre rispettati in alcuni gruppi come ROCOR e OCA).

Perché lei evita i termini "anglosassone" e "sassone", in frasi come "la Chiesa anglosassone" o "l'Inghilterra sassone"?

Questi termini non sono mai stati usati prima del 1066. Sono quindi antistorici, anacronistici. Prima del 1066 gli abitanti di qui si definivano "inglesi" (il termine era scritto Englisc). Il termine anglosassone o sassone fu introdotto dagli invasori stranieri, i normanni cattolici romani, come elemento di propaganda per persuadere la gente che i normanni erano i veri inglesi e gli inglesi erano "sassoni" stranieri. Non è quindi un termine cristiano ortodosso. Dovremmo usare (e usiamo) termini come inglese pre-scisma, inglese ortodosso, inglese antico o vecchio inglese.

Storia

Qual è l'origine dell'imperialismo occidentale?

L'imperialismo occidentale, o occidentalizzazione, è un processo guidato a suo tempo da diversi paesi occidentali: i franchi (1) (che furono i primi e così diedero il nome a molti altri popoli), i normanni, i crociati, i prussiani, i portoghesi, gli spagnoli, gli olandesi, i francesi, gli austro-ungarici, gli inglesi, i tedeschi, gli americani; ora si chiama globalismo. La sua origine si trova alla fine dell'VIII secolo sotto un capo tribù franco, che venne chiamato Carlo Magno, originariamente "Karl l'Alto".

Il più crudele dei barbari con un'ardente ambizione (giunto al potere al di sopra gli altri), Karl voleva la prestigiosa guida di tipo universalista dell'impero romano pagano. Per giustificare tutti i futuri atti di barbarie di cui aveva bisogno per diventare un simile leader universale, ha dovuto inventare una nuova ideologia. In primo luogo, dichiarò che i veri imperatori di Roma, che vivevano nella Nuova Roma, non erano cristiani, ma "greci", "bizantini", "asiatici" e "despoti". (È interessante notare che queste parole sono ancora usate come insulti dagli ipocriti razzisti occidentali oggi per riferirsi a chiunque sia al di fuori della propria cultura dispotica). Poi si definì cristiano (in realtà era una sorta di assassino di massa iconoclasta ariano, in ogni caso sicuramente non cristiano), e si diede il titolo di imperatore romano. Col tempo, la sua nuova ideologia fu chiamata cattolicesimo romano e papismo.

Fortunatamente, dopo la sua morte nell'814, il potere tirannico di Carlo sul suo piccolo gruppo di paesi crollò, poiché il cristianesimo ortodosso nell'Europa occidentale era ancora abbastanza forte da resistere alle sue ambizioni pagane. Come sappiamo, tuttavia, i suoi discendenti barbari tornarono al potere circa due secoli dopo, dapprima nel nord della Spagna, poi sotto i normanni nel sud dell'Italia e in Inghilterra dopo il 1066. Dopo il 1054, l'ascesa dei barbari alla tirannia divenne inevitabile e nel XIII secolo il loro dispotismo si era diffuso nel sud della Spagna, in Sicilia, Grecia, Cipro e Costantinopoli, a ovest in Irlanda, a nord in Scozia, Scandinavia e Finlandia, e a est in Lituania e Polonia, e anche oltre l'Europa, nel Medio Oriente asiatico e nei porti del Nord Africa.

I musulmani di oggi chiamano l'imperialismo occidentale "sionismo crociato". Questo termine riflette prima di tutto la loro tragica storia personale e il razzismo antiebraico degli arabi semiti. Tuttavia, riassume la violenza barbara organizzata (cosa potrebbe esserci di più organizzato e allo stesso tempo più barbaro della mitragliatrice, del gas velenoso, della bomba atomica o del missile intelligente?) attraverso cui il mondo occidentale ("la comunità internazionale', come la chiama la BBC) ha ottenuto il potere e coltiva la sua ambizione universale: non si fermerà mai finché non avrà il controllo assoluto del mondo intero. Tuttavia, come sappiamo, l'unico che otterrà mai il controllo quasi universale – e solo molto brevemente – è l'Anticristo e l'unico modo per condividere il suo potere è schierarsi con lui.

Nota

[1] La parola 'franco' significa letteralmente 'libero', cioè 'non schiavo'. Da esso abbiamo parole come "franchising". Il suo significato ci ricorda quello che organizzazioni come la BBC chiamavano "il mondo libero". Ciò che questo significava in realtà era quella piccola parte del mondo occidentale che non era stata schiavizzata dall'Occidente e dalle sue ideologie come il marxismo. (Qui ci vengono in mente le parole di uno degli inni dell'imperialismo occidentale, "Rule Britannia": "I britannici mai, mai, mai saranno schiavi". Questo inno è stato scritto da schiavisti britannici per schiavisti britannici. Parole come "Gli esseri umani mai, mai, mai saranno schiavi" a loro non erano mai venute in mente).

 
Il governo indiano riconosce ufficialmente una missione ortodossa in rapida crescita, chiedendo il suo aiuto nel sostegno a famiglie in difficoltà

il gruppo originario della missione in India. Foto: orthodoxriver.org

Lo scorso febbraio, un team missionario di chierici e monaci provenienti da America, Canada e Russia si è recato in India per catechizzare circa 1.000 pastori protestanti dietro loro richiesta. Centinaia di persone sono state battezzate durante il viaggio missionario, guidato da padre Athanasius Kone della Chiesa ortodossa russa della Madre di Dio di Iviron a Honolulu.

Da allora, la missione si è espansa rapidamente sia in termini di attività che di numero di persone interessate alla santa Ortodossia.

gli indiani apprendono con zelo l'Ortodossia. Foto: orthodoxriver.org

Nell'aprile di quest'anno è stato lanciato un progetto di alfabetizzazione in 12 villaggi, ispirato ai missionari dell'Impero Russo. La capacità di leggere aumenta la capacità delle persone di trovare lavoro e comprendere i principi della fede ortodossa. Il progetto ha diffuso buona volontà e ha aiutato molte più persone a venire nell'Ortodossia, come riporta padre Athanasius sul suo sito Orthodox River.

Grazie alla buona volontà costruita dai progetti di alfabetizzazione, la missione ortodossa è stata ufficialmente riconosciuta dal governo indiano, il che è "un miracolo in sé", scrive padre Athanasius, poiché l'attuale governo è fortemente induista e limita ufficialmente le attività di molte altre religioni e chiese.

Nella scorsa settimana, il governo locale dello stato sud-orientale dell'Andhra Pradesh ha fatto appello ufficialmente a padre Athanasius, come capo della missione ortodossa, per fornire più risorse durante questo periodo di crisi. La gente muore per mancanza di cibo e medicine e per l'epidemia di Covid in India, scrive padre Athanasius.

In particolare, il governo ha chiesto alla missione di contribuire a fornire sostegno alimentare diretto a 1.000 persone a 75 dollari al mese per famiglia. "Senza la nostra assistenza, queste famiglie saranno in gravi difficoltà a causa della mancanza di cibo e medicine", scrive padre Athanasius.

La missione ha anche molte altre esigenze, inclusa la pubblicazione del primo calendario ortodosso russo con una selezione delle vite dei santi, un passo importante per stabilire la fede ortodossa nella regione. La traduzione e la pubblicazione del calendario costerà 2.000 dollari.

fedeli indiani appena battezzati. Foto: orthodoxriver.org

Finora, la missione ha tradotto materiali per il catechismo ortodosso e e le funzioni del Battesimo e dei Salmi Tipici. Ci sono molti altri libri che dovranno essere tradotti quando le risorse lo consentiranno.

La missione spende anche 1.000 dollari al mese per gestire il programma di alfabetizzazione e ha bisogno di 250 dollari al mese per spese varie, come la distribuzione di cibo e di carburante e l'amministrazione della missione.

Grazie alla generosità della parrocchia della santa Theotokos di Iviron, la missione ha fornito diversi pacchi di cibo durante la crisi del Covid, ma la parrocchia è piccola e non può sostenere da sola l'intera missione.

Per fare una donazione tanto necessaria alla missione in crescita in India utilizzando una carta di credito, visitate www.orthodoxhawaii.org/donate e indicate che la donazione è per la missione indiana.

Gli assegni possono essere spediti a:

Holy Theotokos of Iveron Russian Orthodox Church

201 N. Kainalu Drive

Kailua (Honolulu), Hawaii 96734

 
La minaccia della guerra e la risposta russa

Come guidare una coalizione ed evitare un conflitto globale

Sergej Glaz'ev è un Consigliere del Presidente della Federazione russa, e membro effettivo dell'Accademia Russa delle Scienze.

Sommario: Il mondo ha bisogno di una coalizione di forze sane che sostengano la stabilità - una coalizione globale anti-guerra con un piano positivo per riorganizzare l'architettura economica e finanziaria internazionale, sui principi del beneficio reciproco, della correttezza e del rispetto della sovranità nazionale.

Le azioni degli Stati Uniti in Ucraina dovrebbero essere classificate non solo come ostili nei confronti della Russia, ma anche come mirate alla destabilizzazione globale. Gli Stati Uniti stanno essenzialmente provocando un conflitto internazionale per salvare la loro autorità geopolitica, finanziaria ed economica. La risposta deve essere sistemica e globale, volta a esporre e terminare il dominio politico degli USA, e, soprattutto, a minare il potere militare-politico statunitense basato sulla stampa dei dollari come moneta mondiale.

Il mondo ha bisogno di una coalizione di forze sane che sostengono la stabilità - in essenza, una coalizione globale contro la guerra con un piano positivo per riorganizzare l'architettura economica e finanziaria internazionale, sui principi del beneficio reciproco, della correttezza e del rispetto della sovranità nazionale.

Frenare l'arbitrarietà delle emissioni di riserva monetaria

Questa coalizione potrebbe essere composta dai grandi Stati indipendenti (BRICS); dal mondo in via di sviluppo (la maggior parte dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina), che è stato discriminato nell'attuale sistema finanziario ed economico mondiale; dai paesi della CSI interessati allo sviluppo equilibrato senza conflitti; e da quelle nazioni europee non disposte a obbedire al diktat denigratorio degli Stati Uniti. La coalizione dovrebbe adottare misure per eliminare le cause fondamentali della crisi globale, tra cui:

• l'emissione incontrollata di moneta di riserva globale, che consente agli emittenti di abusare della loro posizione dominante, aumentando così le sproporzioni e le tendenze distruttive del sistema finanziario ed economico mondiale;

• l'incapacità da parte dei meccanismi esistenti che regolano le istituzioni bancarie e finanziarie di scongiurare rischi eccessivi e bolle speculative;

• un potenziale esausto di crescita all'interno del sistema economico prevalente basato sulla tecnologia e la mancanza di condizioni per la creazione di uno nuovo, compresi gli insufficienti investimenti per l'ampio uso di soluzioni tecnologiche di base.

Vanno create le condizioni per consentire alle autorità fiscali nazionali di prestare denaro per la costruzione di un'economia basata sulle nuove tecnologie e la realizzazione di modernizzazione economica, e di incoraggiare attività di innovazione e di business in aree di crescita potenziale. Gli emittenti di valute di riserva devono garantire la loro stabilità ponendo un tetto al debito nazionale e dei pagamenti e ai deficit di bilancio commerciale. Inoltre, si dovranno usare meccanismi trasparenti per l'emissione di valute e per garantire lo scambio gratuito di tutte le attività commerciali nei loro paesi.

Un altro importante requisito che dovrebbe soddisfare chi emette valute di riserva globali è il rispetto delle regole di concorrenza leale e di accesso non discriminatorio ai mercati finanziari. Altri paesi che osservano restrizioni simili dovrebbero essere in grado di utilizzare le proprie valute nazionali come strumento di commercio estero e di valuta e di scambi finanziari, e permettere il loro utilizzo come valute di riserva da parte dei paesi partner. Sarebbe opportuno raggruppare monete nazionali che cercano lo status di riserve globali o regionali in varie categorie a seconda del rispetto di determinate norme da parte degli emittenti.

Oltre a introdurre norme per chi emette valute di riserva globale, dovrebbero essere prese misure per rafforzare il controllo sui flussi di capitali per prevenire attacchi speculativi che destabilizzano la valuta internazionale e nazionale e i sistemi finanziari. I membri della coalizione dovranno vietare operazioni con giurisdizioni offshore e rendere inaccessibile il rifinanziamento alle banche e alle società create con residenti esteri. Le valute dei paesi che non riescono a seguire queste regole non dovrebbero essere utilizzate negli accordi internazionali.

Una profonda revisione delle istituzioni finanziarie internazionali è necessaria per garantire il controllo su chi emette valute di riserva globale. I paesi partecipanti devono essere rappresentati in modo equo, in base a criteri obiettivi, come per esempio la loro quota nella produzione globale, nel commercio e nelle finanze; le loro risorse naturali e la popolazione. Gli stessi criteri devono essere applicati a un paniere di valute emergenti per i nuovi DSP (Diritti Speciali di Prelievo) che possono essere utilizzati come parametro per la determinazione del valore delle monete nazionali, comprese le valute di riserva. Inizialmente, il paniere può contenere le valute di quei membri della coalizione che si impegnano a osservare queste regole.

Tali riforme ambiziose richiederanno un adeguato sostegno legale e istituzionale. A tal fine, le decisioni della coalizione dovrebbero avere lo status di impegni internazionali; e le istituzioni delle Nazioni Unite, le organizzazioni internazionali, e tutti i paesi interessati alle riforme dovrebbero essere ampiamente coinvolti.

Al fine di incoraggiare l'applicazione di risultati socialmente importanti di una nuova modalità tecnologica a livello globale, i paesi dovranno mettere a punto un sistema internazionale di pianificazione strategica dello sviluppo socio-economico. Questo sistema dovrebbe fornire previsioni a lungo termine per lo sviluppo scientifico e tecnologico; definire le prospettive per l'economia mondiale, le associazioni regionali e i paesi leader; cercare modi per superare le sproporzioni, tra cui i divari di sviluppo tra le economie industrializzate e quelle emergenti; e definire le priorità di sviluppo e gli obiettivi indicativi per le organizzazioni internazionali.

Gli Stati Uniti e gli altri paesi del G7, molto probabilmente, respingeranno senza discussione le suddette proposte di riforma della valuta internazionale e del sistema finanziario, per paura che possano minare il loro monopolio, che permette loro di emettere valute mondiali in modo incontrollabile. Mentre traggono enormi benefici da questo sistema, i principali paesi occidentali limitano l'accesso ai propri beni, tecnologie e manodopera imponendo sempre più restrizioni.

Se il G7 rifiuta di "fare spazio" nelle agenzie direttivi delle organizzazioni finanziarie internazionali alla coalizione anti-guerra, quest'ultima dovrebbe padroneggiare abbastanza sinergia per creare regolatori globali alternativi.

• I paesi BRICS potrebbero servire come prototipo e adottare le seguenti misure per mantenere la sicurezza economica:

• creare un sistema di pagamento universale per i paesi BRICS e di emettere una carta di pagamento comune che incorporare UnionPay cinese, la ELO brasiliana, la RuPay dell'India e i sistemi di pagamento russi;

• costruire un sistema di scambio di informazioni interbancario simile allo SWIFT e indipendente dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea;

• stabilire le proprie agenzie di rating.

La Russia come leader riluttante

La Russia avrà un ruolo di primo piano nella costruzione di una coalizione contro gli Stati Uniti dal momento che è più vulnerabile e non avrà successo nel confronto in corso, senza una tale alleanza. Se la Russia non riesce a mostrare iniziativa, il blocco anti-russo attualmente in fase di creazione da parte degli Stati Uniti sarà in grado di assorbire o neutralizzare potenziali alleati della Russia. La guerra contro la Russia che gli Stati Uniti stanno incitando in Europa può beneficiare la Cina, perché l'indebolimento degli Stati Uniti, dell'Unione Europea e della Russia renderà più facile per Pechino raggiungere la leadership globale. Inoltre, il Brasile potrebbe cedere alle pressioni degli Stati Uniti e l'India potrebbe concentrarsi sulla soluzione dei propri problemi interni.

La Russia ha tanta esperienza di leadership nella politica mondiale quanto gli Stati Uniti. Ha l'autorità morale e culturale necessaria e sufficienti capacità militari-tecniche. Ma l'opinione pubblica russa ha bisogno di superare il suo complesso di inferiorità, ritrovare un senso di orgoglio storico per i secoli di sforzi passati a creare una civiltà che ha riunito numerose nazioni e culture e che molte volte ha salvato l'Europa e l'umanità dall'auto-sterminio. Ha bisogno di ritrovare una comprensione del ruolo storico che il mondo russo ha giocato nella creazione di una cultura universale dalla Rus' di Kiev, erede spirituale per l'impero bizantino, alla Federazione Russa, lo Stato successore dell'Unione Sovietica e dell'Impero Russo. I processi di integrazione eurasiatica dovrebbero essere presentati come un progetto globale per ripristinare e sviluppare lo spazio comune delle nazioni da Lisbona a Vladivostok, e da San Pietroburgo a Colombo, uno spazio che per secoli ha vissuto e lavorato insieme.

Una sintesi social-conservatrice

Un nuovo ordine mondiale potrebbe essere basato su un concetto di sintesi social-conservatrice come ideologia che combina i valori delle religioni del mondo con le conquiste del welfare state e il paradigma scientifico dello sviluppo sostenibile. Questo concetto dovrebbe essere utilizzato come un programma positivo per la costruzione di una coalizione anti-guerra e la definizione di principi universalmente comprensibili per razionalizzare e armonizzare le relazioni sociali, culturali ed economiche in tutto il mondo.

Le relazioni internazionali possono essere armonizzate solo sulla base di valori fondamentali condivisi da tutte le grandi culture e civiltà. Questi valori includono la non discriminazione (uguaglianza) e la reciproca accoglienza, un concetto dichiarato da tutte le confessioni, senza dividere la gente in "noi" e "loro". Questi valori possono essere espressi in nozioni di giustizia e di responsabilità, e nelle forme giuridiche di diritti umani e libertà.

Il valore fondamentale dell'individuo e l'uguaglianza di tutte le persone indipendentemente dalla loro religione, etnia, classe, o altra definizione, devono essere riconosciuti da tutte le confessioni. Ciò deriva, almeno nelle religioni monoteistiche, dalla percezione della unità di Dio e dal fatto che ogni fede offre il proprio percorso verso la salvezza. Questa prospettiva può eliminare i conflitti religiosi ed etnici violenti e permettere a ogni individuo di fare una scelta libera. Ma devono essere messi in atto meccanismi giuridici per consentire alle confessioni di partecipare alla vita pubblica e risolvere i conflitti sociali.

Questo approccio contribuirà a neutralizzare uno dei mezzi più distruttivi della guerra mondiale caotica impiegata dagli Stati Uniti: l'uso delle lotte religiose per incitare i conflitti religiosi ed etnici che si sviluppano in guerre civili e regionali.

Il ruolo della religione nel plasmare la politica internazionale fornirà la base morale e ideologica per prevenire i conflitti etnici e risolvere le contraddizioni etniche con strumenti nazionali di politica sociale. Diverse religioni possono anche occuparsi di tracciare la politica sociale, fornendo così un quadro di riferimento morale per le decisioni del governo, frenare l'atteggiamento di permissivismo e di lassismo che domina le menti delle élite dominanti nei paesi sviluppati, e riportare una comprensione della responsabilità sociale delle autorità verso la società. Poiché i valori traballanti del welfare state ottengono un forte sostegno ideologico, i partiti politici dovranno riconoscere l'importanza delle restrizioni morali che proteggono i principi di base della vita umana.

Il concetto di sintesi social-conservatrice getterà le basi ideologiche per riformare le relazioni internazionale valutarie, finanziarie ed economiche su principi di equità, mutuo rispetto per la sovranità nazionale, e scambi reciprocamente vantaggiosi. Ciò richiederà alcune restrizioni alla libertà delle forze di mercato che costantemente discriminano la maggior parte delle persone e dei paesi limitando il loro accesso alla ricchezza.

La globalizzazione liberista ha minato la capacità dei paesi di influenzare la distribuzione del reddito e della ricchezza. Le multinazionali muovono in maniera incontrollata risorse che erano precedentemente controllate dai governi nazionali. Questi ultimi devono tagliare di nuovo la sicurezza sociale al fine di mantenere le loro economie attraenti per gli investitori. Gli investimenti sociali statali, i cui destinatari non hanno più un'identità nazionale, hanno perso la loro potenza. Mentre l'oligarchia centrata negli Stati Uniti si impossessa di una sempre maggiore parte del reddito generato dall'economia globale, la qualità della vita sta diminuendo nelle economie aperte e il divario nell'accesso alla ricchezza pubblica si sta allargando. Per superare queste tendenze distruttive, sarà necessario cambiare l'intera architettura dei rapporti finanziari ed economici e limitare la libera circolazione dei capitali. Questo dovrebbe essere fatto per evitare che le multinazionali eludano la responsabilità sociale, da un lato, e per uniformare i costi delle politiche sociali condivise dagli stati nazionali, dall'altro.

Il primo obiettivo significa eliminare le giurisdizioni offshore, che aiutano a eludere gli obblighi fiscali, e riconoscere il diritto degli Stati nazionali a regolare il movimento transfrontaliero di capitali. Il secondo obiettivo significa stabilire criteri sociali minimi per garantire il miglioramento accelerato della sicurezza sociale in paesi relativamente poveri. Questo può essere fatto attraverso la creazione di meccanismi internazionali per bilanciare i livelli di vita, che, a loro volta, richiederanno un finanziamento adeguato.

Operando secondo il concetto di una sintesi social-conservatrice, la coalizione anti-guerra potrebbe muoversi per riformare il sistema globale di sicurezza sociale. Una tassa dello 0,01 per cento delle operazioni di cambio valuta potrebbe fornire finanziamenti per meccanismi internazionali volti a uniformare gli standard di vita. Questa tassa (fino a 15.000 miliardi di dollari l'anno) potrebbe essere addebitata in virtù di un accordo internazionale e della normativa fiscale nazionale, e trasferita a organizzazioni internazionali autorizzate tra cui la Croce Rossa (prevenzione e risposta alle catastrofi umanitarie causate da calamità naturali, guerre, epidemie, ecc); l'Organizzazione Mondiale della Sanità (prevenzione delle epidemie, riduzione della mortalità infantile, vaccinazioni, ecc); l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (monitoraggio globale del rispetto delle norme di sicurezza e della legislazione del lavoro, tra cui il salario non inferiore al livello di sussistenza e un divieto di utilizzo del lavoro infantile e obbligatorio; la migrazione della manodopera); la Banca Mondiale (costruzione di infrastrutture sociali – reti di approvvigionamento idrico, strade, sistemi di smaltimento acque reflue, ecc); l'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (trasferimento di tecnologie ai paesi in via di sviluppo); e l'UNESCO (sostegno della cooperazione internazionale nel campo della scienza, dell'educazione e della cultura, tutela del patrimonio culturale). La spesa dovrebbe essere effettuata in base ai bilanci approvati dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Un altro compito da affrontare è la creazione di un sistema di protezione ambientale globale finanziato dagli inquinatori. Questo può essere fatto con la firma di un accordo internazionale che stabilisce multe globali per l'inquinamento e le destinerà alla tutela ambientale in virtù della legislazione nazionale e sotto la supervisione di un'organizzazione internazionale autorizzata. Parte di questo denaro dovrebbe essere impegnato nelle attività ambientali globali e nel monitoraggio. Un meccanismo alternativo può essere basato sul commercio delle quote di inquinamento nel quadro del protocollo di Kyoto.

Un aspetto importante è la creazione di un sistema globale per eliminare l'analfabetismo e garantire l'accesso del pubblico alle informazioni e all'educazione moderna in tutto il mondo. Ciò richiederà la standardizzazione dei requisiti minimi per l'istruzione primaria e secondaria completa e sovvenzioni ai paesi sottosviluppati con entrate generate dalla tassa di cui sopra. Ci deve essere un sistema universalmente accessibile di servizi di istruzione superiore offerti dalle università nei principali paesi industrializzati. Quest'ultimo potrebbe assegnare quote di ammissione per gli studenti stranieri selezionati attraverso concorsi internazionali e pagati dalla stessa fonte. Contemporaneamente, le università partecipanti potrebbero instaurare un sistema globale di formazione a distanza gratuito per tutti gli individui con istruzione secondaria. L'UNESCO e la Banca Mondiale potrebbero impegnarsi a creare e sostenere le infrastrutture necessarie informazioni, attingendo i fondi dalla stessa fonte.

Armonizzazione anti-crisi dell'ordine mondiale

Il crescente divario tra paesi ricchi e poveri sta minacciando lo sviluppo e l'esistenza stessa dell'umanità. Il divario è creato e sostenuto da istituzioni nazionali negli Stati Uniti e paesi alleati che si arrogano alcune funzioni di scambio economico internazionale provenienti dai propri interessi. Hanno monopolizzato il diritto di emettere moneta e di utilizzare le entrate per il proprio beneficio, dando alle proprie banche e società accesso illimitato al credito. Hanno monopolizzato il diritto di stabilire norme tecniche, mantenendo così la supremazia tecnologica della loro industria. Hanno imposto al mondo le proprie regole commerciali internazionali che richiedono a tutti gli altri paesi di aprire i loro mercati e di limitare sostanzialmente la loro capacità di influenzare la competitività delle proprie economie nazionali. Infine, hanno costretto la maggior parte dei paesi ad aprire i loro mercati dei capitali, garantendo così il dominio dei propri magnati finanziari, che continuano a moltiplicare la loro ricchezza esercitando un monopolio della valuta.

È impossibile garantire uno sviluppo socio-economico sostenibile e di successo senza eliminare il monopolio sugli scambi economici internazionali utilizzati per interessi privati ​​o nazionali. Restrizioni globali e nazionali possono essere imposte per sostenere lo sviluppo sostenibile, armonizzando gli affari pubblici globali, ed eliminando le discriminazioni nelle relazioni economiche internazionali.

Al fine di scongiurare una catastrofe finanziaria globale, devono essere prese misure urgenti per creare sia una moneta nuova, sicura ed efficiente, sia un sistema finanziario basato sullo scambio reciprocamente vantaggioso delle monete nazionali. Questo nuovo sistema dovrebbe escludere l'appropriazione di anzianità globale in interessi privati ​​o nazionali.

Per livellare le opportunità di sviluppo socio-economico, le economie emergenti hanno bisogno di libero accesso alle nuove tecnologie, condizionato dalla loro promessa di non utilizzarlo per scopi militari. I paesi che accettano tali restrizioni e offrono informazioni aperte sui loro bilanci della difesa saranno esentati dai vincoli di controllo sulle esportazioni internazionali e riceveranno assistenza nell'acquisizione di nuove tecnologie di sviluppo.

Un meccanismo internazionale per evitare che le aziende multinazionali abusino del loro potere di monopolio sul mercato potrebbe garantire una concorrenza leale. L'Organizzazione Mondiale del Commercio potrebbe esercitare il controllo anti-trust nell'ambito di un accordo speciale vincolante per tutti gli Stati membri. Ciò consentirebbe alle entità economiche di esigere l'eliminazione di abusi di potere di monopolio da parte delle imprese transnazionali e di chiedere il risarcimento per le perdite derivanti da tali abusi imponendo sanzioni contro le entità colpevoli. A parte i prezzi esagerati in alto o in basso, le falsificazioni di qualità, e altri esempi tipici di concorrenza sleale, il pagamento di salari al di sotto del livello di sussistenza minimo regionale definito dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro dovrebbe essere considerato come un abuso. Inoltre, ci dovrebbe essere una ragionevole regolamentazione dei prezzi per i prodotti e servizi di monopoli naturali globali e regionali.

A causa di scambi economici ineguali, i paesi dovrebbero essere autorizzati a conservare il diritto di regolamentare le proprie economie nazionali al fine di uniformare i livelli di sviluppo socio-economico. Oltre ai meccanismi dell'Organizzazione Mondiale del Commercio per proteggere i mercati nazionali dalla concorrenza straniera sleale, tali misure di compensazione potrebbero essere raggiunte anche promuovendo il progresso scientifico e tecnologico e offrendo sostegno statale alle attività di innovazione e di investimento; istituendo un monopolio statale sull'uso delle risorse naturali; introducendo controlli valutari per limitare la fuga di capitali e prevenire gli attacchi speculativi sulle valute nazionali; mantenendo il controllo statale sulle industrie strategiche; e utilizzando altri meccanismi per aumentare la competitività.

La concorrenza leale nel settore delle tecnologie dell'informazione è essenziale. L'accesso alle reti globali di informazioni deve essere garantito a tutte le persone in tutto il mondo, sia come consumatori di informazione sia come fornitori. Questo mercato può essere mantenuto aperto mediante rigorose restrizioni antitrust che non permettano a nessun paese o gruppo di paesi di diventare dominante.

Per garantire che tutte le parti nello scambio economico globale osservino le norme internazionali e nazionali, ci devono essere sanzioni per i trasgressori nel quadro di un accordo internazionale che facciano rispettare le sentenze dei tribunali, indipendentemente dalla loro giurisdizione nazionale. Tuttavia, si dovrebbe essere in grado di ricorrere a una sentenza d'appello di un tribunale internazionale la cui decisione sarà vincolante per tutti gli Stati.

Norme vincolanti e sanzioni per il mancato rispetto (insieme a sanzioni per aver infranto le leggi nazionali) darebbero agli accordi internazionali priorità sulle legislazioni nazionali. I paesi che rompono questo principio dovrebbero essere limitati nella partecipazione alle attività economiche internazionali, escludendo le valute nazionali dagli accordi internazionali, imponendo sanzioni economiche nei confronti dei residenti dei paesi violatori, e limitando le loro operazioni sui mercati internazionali.

Per far valere tutti questi cambiamenti fondamentali nelle relazioni internazionali, dovrà essere creata una forte coalizione, capace di superare la resistenza degli Stati Uniti e dei paesi del G7, che raccolgono enormi benefici dalla loro posizione dominante sui mercati globali e nelle organizzazioni internazionali. Questa coalizione dovrebbe essere pronta all'uso di sanzioni contro gli Stati Uniti e degli altri paesi che si rifiutano di riconoscere la priorità degli obblighi internazionali sui regolamenti nazionali. Rifiutare il dollaro USA negli accordi internazionali sarebbe il modo più efficace per costringere gli Stati Uniti a essere cooperativi.

La coalizione contro la guerra dovrebbe offrire un'alternativa pacifica alla corsa agli armamenti come mezzo per incoraggiare un nuovo ciclo di sviluppo tecnologico. Quest'alternativa consisterebbe in una vasta cooperazione internazionale incentrata sulla risoluzione dei problemi globali che richiedono concentrazione delle risorse per la creazione di tecnologie all'avanguardia. Per esempio, non esiste una pronta soluzione per proteggere il pianeta dalle minacce derivanti dallo spazio profondo. Lo sviluppo di tali soluzioni richiede innovazioni tecnologiche che si possono ottenere combinando gli sforzi dei paesi leader e condividendo i costi.

Il paradigma dello sviluppo sostenibile ripudia la guerra in quanto tale. Invece di confronto e rivalità, si basa sulla cooperazione e sulla collaborazione come mezzo per concentrare le risorse in settori promettenti della ricerca scientifica e tecnologica. A differenza della corsa agli armamenti provocata dalla geopolitica, può fornire una migliore base scientifica e organizzativa per la gestione di una nuova modalità tecnologica. Quest'ultima guiderà lo sviluppo della sanità, dell'istruzione e della cultura, sviluppo che difficilmente può essere stimolato dalle spese per la difesa. Questi settori non produttivi e la scienza rappresenteranno all'incirca la metà del PIL nei principali paesi industrializzati nei prossimi anni. Pertanto, una soluzione lungimirante dovrebbe includere lo spostamento del centro dell'attenzione del governo dalle spese per la difesa a programmi umanitari, soprattutto in medicina e bioscienze. Dal momento che lo Stato paga più della metà delle spese della sanità, dell'istruzione e della scienza, un tale cambiamento faciliterebbe la gestione sistematica di uno sviluppo socio-economico e frenerebbe le tendenze distruttive.

* * *

Un nuovo ciclo elettorale inizierà negli Stati Uniti nel 2017, e rischia di essere sottolineato dalla retorica anti-russa come base ideologica per la guerra mondiale che Washington sta cercando di scatenare, nel tentativo di mantenere il suo potere. A quel tempo, la crisi del sistema finanziario americano potrebbe aver portato a tagli di bilancio di spesa, alla svalutazione del dollaro e al declino del tenore di vita.

Problemi interni e crisi di politica estera faranno sì che il governo degli Stati Uniti accresca la sua tattica aggressiva, mentre allo stesso tempo indeboliranno le sue posizioni. Se la Russia mobilita il suo potenziale intellettuale, economico e militare, avrà la possibilità di vincere nei conflitti dal 2015 al 2018 in considerazione del fatto che gli Stati Uniti e i suoi alleati non saranno ancora preparati per un'aggressione diretta.

La Russia dovrà affrontare il periodo più pericoloso nei primi anni 2020, quando i paesi industrializzati e la Cina dovrebbero iniziare il loro ammodernamento tecnologico e gli Stati Uniti e altri paesi occidentali emergeranno dalla depressione finanziaria e faranno un salto tecnologico in avanti. Ma la Russia potrebbe restare drammaticamente indietro tecnologicamente ed economicamente tra il 2021 e il 2025, cosa che potrà compromettere le sue capacità di difesa e stimolare conflitti sociali ed etnici interni più o meno simili a quelli accaduti in Unione Sovietica alla fine degli anni '80. Questi conflitti saranno fomentati sia dall'esterno che dall'interno, utilizzando disuguaglianza sociale, divari di sviluppo tra le regioni e problemi economici. Al fine di evitare il peggiore scenario possibile che condurrebbe alla disintegrazione del paese, la Russia avrà bisogno di adottare una politica interna ed estera sistematica per rafforzare la sicurezza nazionale, garantire l'indipendenza economica, migliorare la competitività internazionale, stimolare lo sviluppo economico, mobilitare la società e aggiornare l'industria della difesa.

Entro il 2017, quando gli Stati Uniti inizieranno a minacciare la Russia apertamente e su tutti i fronti, l'esercito russo dovrebbe avere armi moderne ed efficaci, la società russa dovrebbe essere consolidata e sicura della sua forza, gli intellettuali dovrebbero essere in controllo delle nuove modalità tecnologiche, l'economia dovrebbe essere in crescita, e la diplomazia russa dovrebbe riuscire a costruire una base ampia di una coalizione anti-guerra in grado di mettere in comune gli sforzi per fermare l'aggressione americana.

 
Un commento patristico ortodosso della Genesi (Parte II)

Capitolo II

I sei giorni della creazione

(osservazioni generali)

Passiamo ora al testo della Genesi e vediamo in breve ciò che Dio ha portato all'essere durante i sei giorni della creazione:

1. Il primo giorno (Gen 1:1-5)

1:1 In principio...

Questo libro parla delle primissime cose nel mondo. Ma ci può essere anche un significato mistico alle parole, come insegna sant'Ambrogio:

Un inizio in un senso mistico è denotato dalla dichiarazione: Io sono il primo e l'ultimo, il principio e la fine (Ap 1:8)... In verità, egli che è il principio di tutte le cose in virtù della sua divinità è anche la fine... Pertanto, in questo inizio, cioè, in Cristo, Dio creò il cielo e la terra, perché tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che è stato fatto (Gv 1:3) .

Gli atti successivi della creazione iniziano con le parole: "E Dio disse". San Basilio si chiede il significato di questo, e risponde per noi:

Cerchiamo di scoprire come parla Dio. È al modo nostro?... Manifesta il suo pensiero nascosto facendo vibrare l'aria con il movimento articolato della voce? Sicuramente, è una cosa fantastica dire che Dio ha bisogno di un modo tanto indiretto per manifestare dei suoi pensieri. O forse non è più conforme alla vera religione dire che la volontà divina unita con il primo impulso della sua intelligenza è la Parola di Dio? [Cioè Cristo]. La Scrittura lo delinea in dettaglio in modo da poter dimostrare che Dio ha voluto non solo che la creazione fosse realizzata, ma anche che fosse portata a questa nascita attraverso qualche collaboratore. Avrebbe potuto raccontare tutto completamente così come era iniziato, "In principio Dio creò il cielo e la terra", quindi "ha creato la luce," in seguito "ha creato il firmamento". Ma ora, introducendo Dio che comanda e parla, indica silenziosamente colui al quale dà il comando e a cui parla... Questo modo di parlare è stato saggiamente e abilmente impiegato in modo tale da farci pensare alla persona alla quale le parole sono dirette.

E così vediamo che Cristo è il Creatore, come affermato anche da san Giovanni Evangelista: "In principio era il Verbo ... tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che è stato fatto" (Gv 1:1,3). San Paolo insegna la stessa cosa: "Dio... ha creato tutte le cose per mezzo di Gesù Cristo" (Ef 3:9); "Da Lui (Cristo) sono state create tutte le cose, che sono nei cieli, e che si trovano in terra, quelle visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati o poteri: tutte le cose sono state create per mezzo di lui e per lui" (Col 1,16).

Così, nell'iconografia tradizionale ortodossa della creazione non vediamo il vecchio di Michelangelo (il Padre) che crea di Adamo (come nell'affresco della Cappella Sistina), ma Cristo. Naturalmente, è la Trinità nel suo insieme che crea: il Padre comanda, il Figlio crea, e in un attimo vediamo lo Spirito partecipare a quest'opera, mentre "si muove" o "si libra" sulle acque. Di questo scrive sant'Efrem il Siro:

Era conveniente che lo Spirito Santo si librasse come prova che quanto a potere creatore egli è uguale al Padre e al Figlio. Il Padre infatti ha parlato, il Figlio ha creato, ed era conveniente che anche lo Spirito offrisse la sua opera. E questo lo ha fatto librandosi, mostrando cosìchiaramente che tutto è stato posto in essere e realizzato dalla Trinità.

1:1-2 Dio creò il cielo e la terra. E la terra era informe e deserta (LXX: invisibile e incompiuta).

San Basilio chiede:

Come è possibile, se i cieli e la terra erano a parità di onore, che i cieli siano stati portati alla perfezione mentre la terra era ancora imperfetta e incompiuta? O, in breve, qual era la mancanza di preparazione della terra? E per quale motivo era invisibile? Sicuramente, la condizione perfetta della terra consiste nel suo stato di abbondanza: il germogliamento di tutte le specie di piante, la crescita degli alberi alti, fecondi e sterili, la freschezza e la fragranza dei fiori, e tutte le cose che apparvero sulla terra un po' dopo, grazie al comando di Dio, per adornare la loro madre. Ma poiché ancora non c'era niente di tutto questo, la Scrittura ragionevolmente ha parlato della terra come incompleta. Potremmo dire lo stesso anche dei cieli; non erano ancora stati portati alla perfezione essi stessi, né avevano ricevuto il loro corretto ornamento, dal momento che non erano ancora illuminati dalla luna né dal sole, né coronati dai cori delle stelle. Infatti, non erano ancora state fatte queste cose. Pertanto, non ci allontaniamo dalla verità se diciamo che i cieli erano incompleti.

Sant'Ambrogio parla di questo lavoro del primo giorno come del "fondamento" del mondo: Il buon architetto pone le basi prima, e poi, quando le fondamenta sono state stabilite, traccia le varie parti dell'edificio, una dopo l'altra, e poi aggiunge ad esse l'ornamento... Perché Dio non ha... concesso agli elementi, nello stesso tempo in cui apparivano, i loro ornamenti appropriati, come se, al momento della creazione, non fosse in grado di far risplendere immediatamente il cielo con una trapunta di stelle e di rivestire la terra con fiori e frutta? Ciò potrebbe benissimo essere accaduto. Eppure, la Scrittura sottolinea che le cose sono state create e successivamente messe in ordine, perché non si supponga che esse non siano state effettivamente create e che non avessero inizio, proprio come se la natura delle cose fosse, per così dire, generata dal principio e non apparisse come qualcosa di aggiunto in seguito.

Sant'Efrem dice:

Egli ha detto così per desiderio di dimostrare che il vuoto ha preceduto le nature (delle cose)... poi c'era solo la terra, e non c'era niente accanto.

1:2 e le tenebre erano sopra la faccia dell'abisso.

Le acque del "profondo" sono state create insieme con la terra e hanno completamente sommerso la terra. Questa è la causa del suo aspetto non finito. I Padri assumono che ci fosse una certa luce creata con i cieli, dal momento che i cieli sono la regione della luce; ma se è così le nuvole che coprono la terra le impedivano di raggiungere la terra. Sant'Efrem scrive:

Se tutto ciò che è creato (che la sua creazione sia menzionata o meno) è stato creato in sei giorni, allora le nubi sono state create il ​​primo giorno.... Perché tutto doveva essere creato in sei giorni.

(Questa è un'ulteriore indicazione, per inciso, che il lavoro dei sei giorni è distinto dal seguente e continuo lavoro creativo di Dio, e che non lo possiamo capire proiettando indietro la nostra esperienza attuale).

Sant'Ambrogio respinge in particolare il parere che le "tenebre" qui si riferiscano allegoricamente alle potenze del male.

1:2 E lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque.

Qui vediamo l'attività della terza Persona della Santissima Trinità nella creazione. Sant'Ambrogio scrive:

Doveva ancora venire la pienezza dell'opera nello Spirito, come è scritto: "Dalla parola del Signore i cieli sono stati stabiliti e tutta la loro potenza dallo Spirito della sua bocca" (Sal 32:6) ...lo Spirito opportunamente aleggiava al di sopra della terra, destinato a dare i suoi frutti, perché con l'aiuto dello Spirito questa custodiva i semi della nuova nascita che dovevano germinare secondo le parole del profeta: "Manda il tuo Spirito e saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra" (Sal 103:32).

Sant'Efrem ci dà una immagine familiare della attività dello Spirito al primo giorno:

[Lo Spirito Santo] ha riscaldato le acque e le ha resi fertili e in grado di generare, come un uccello quando si siede con le ali aperte sulle sue uova e il suo calore dà loro calore e produce in loro la fertilità. Questo stesso Spirito Santo ha rappresentato per noi, allora, l'immagine del Santo Battesimo, nel quale con il suo movimento sulle acque egli dà alla luce i figli di Dio.

Lo Spirito Santo ha partecipato anche negli altri giorni della creazione, perché Giobbe parla dello "Spirito Divino, che mi ha fatto" (Giobbe 33:4).

1: 3 Dio disse: sia la luce; e la luce fu.

Sant'Ambrogio scrive:

Dio è l'autore della luce, e il luogo e la causa delle tenebre è il mondo. Ma il buon Autore pronunciò la parola "luce", in modo da poter rivelare il mondo infondendo in esso la luminosità e quindi rendere bello il suo aspetto. All'improvviso, quindi, l'aria è diventata luminosa e l'oscurità si è ridotta nel terrore per la brillantezza della nuova luminosità. La brillantezza della luce che improvvisamente ha permeato l'intero universo ha travolto le tenebre e, per così dire, le ha immerse nell'abisso.

Sant'Efrem, in armonia con gli altri Padri, ci dice chiaramente che questa luce non aveva nulla a che fare con il sole, che è stato creato solo al quarto giorno:

La luce che è apparsa sulla terra era come una nuvola luminosa, o come un sole che sorge, o come il pilastro che illuminò il popolo ebraico nel deserto. In ogni caso, la luce non poteva disperdere le tenebre che abbracciavano tutto, se non avesse esteso in tutto il mondo la sua sostanza o i suoi raggi, come il sole che sorge. La luce originale è stata diffusa in tutto il mondo e non era racchiusa in un unico luogo preciso; disperse le tenebre senza compiere alcun movimento; tutto il suo movimento consisteva nella sua apparizione e sparizione; dopo la sua improvvisa sparizione ci fu il dominio della notte, e con la sua apparizione questo dominio ebbe fine. Così la luce produsse anche i tre giorni successivi... Aiutò la concezione e lo sviluppo di tutto ciò che la terra produsse il terzo giorno; come per il sole, quando fu stabilito nel firmamento, doveva far maturare quanto era già stato prodotto con l'ausilio della luce originale.

1:4 E Dio vide che la luce era buona.

Dio chiama ogni fase del suo lavoro "buono", vedendo la sua natura perfetta e incontaminata e, come insegna sant'Ambrogio, in attesa della perfezione di tutta l'opera:

Dio, come giudice di tutta l'opera, prevedendo ciò che sta per accadere come qualcosa di compiuto, loda quella parte del suo lavoro che è ancora nelle sue fasi iniziali, essendo già consapevole della sua cessazione... Egli loda ogni singola parte, come si addice ciò che è a venire.

1:4-5 E Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno e le tenebre notte.

San Basilio commenta questo passaggio:

"Dio separò la luce dalle tenebre." Cioè, Dio rese le loro nature incapaci di mescolarsi e in opposizione l'una alle altre. Infatti, egli le ha divise e separate con una grande distinzione tra di loro. "E Dio chiamò la luce giorno e le tenebre notte". Ora, e d'ora in poi, dopo la creazione del sole, è giorno quando l'aria è illuminata dal sole che splende nell'emisfero sopra la terra, e la notte è l'oscurità della terra, quando il sole è nascosto. Eppure, quel momento non è stato in base al moto solare, ma è stato quando la prima luce creata si è diffusa e ha raggiunto la misura ordinata da Dio, che è venuto il giorno ed è succeduta la notte.

1:5 E fu sera e fu mattina, il primo giorno [letteralmente, "il giorno uno"].

San Basilio continua:

La sera, quindi, è una linea di confine comune a giorno e notte; e similmente, la mattina è la parte della notte confinante con il giorno. Al fine quindi di dare la prerogativa della prima generazione al giorno, Mosè menziona per primo il limite del giorno e poi quello della notte, poiché la notte segue il giorno. La condizione del mondo prima della creazione della luce non era notte, ma oscurità; quello che è stato opposto al giorno è stato chiamato notte; perciò ha ricevuto il suo nome dopo quello del giorno ha... Perché l'espressione originale dice "il giorno uno" e non "il primo giorno"? È più coerente per colui che intende introdurre un secondo e un terzo e un quarto giorno, chiamare quello che inizia la serie "primo". Ma lo ha chiamato "uno" perché stava definendo la misura del giorno e della notte.

Questo primo giorno della creazione (non importa quanto "lungo" lo si possa immaginare) è l'inizio del ciclo dei sette giorni (ognuno con il suo "giorno" e la sua "notte"), che continua fino ai nostri giorni. Quei commentatori razionalisti che vedono nei "sette giorni" e il fatto che la "sera" precede la "mattina" solo una proiezione all'indietro di usanze ebraiche successive si mostrano totalmente fuori sintonia con il modo patristico di vedere queste cose, e non sono pertanto in grado di rispondere alla domanda: da dove e perché gli ebrei derivano questi costumi? Nella visione patristica, il testo rivelato può dare, e dà, le origini letterali del mondo e le ragioni dei costumi ebraici (che sono ora quelli cristiani – infatti anche il nostro giorno ecclesiale inizia con il Vespro, il servizio serale).

Così siamo giunti alla fine del "giorno uno", il primo giorno della creazione. Esso ha stabilito la misura del tempo per tutte le età successive (perché "prima" non c'era tempo, e il tempo inizia con esso). E anche in un altro senso si tratta di un giorno differente da quelli che lo seguono, come spiega sant'Efrem:

Così, secondo la testimonianza della Scrittura, il cielo, la terra, il fuoco, l'aria e le acque sono stati creati dal nulla; mentre la luce che è stata creata il primo giorno, e tutto il resto che è stato creato dopo, sono stati creati da ciò che esisteva prima. Quando Mosè parla di ciò che è stato creato dal nulla usa la parola "creato" (in ebraico: bara): Dio creò il cielo e la terra. E anche se non è scritto che il fuoco, l'acqua e l'aria sono stati creati, è altresì vero che non si dice che sono stati prodotti da ciò che esisteva in precedenza. E quindi sono anch'essi creati dal nulla, proprio come il cielo e la terra vengono dal nulla. Ma quando Dio inizia a creare da ciò che già esisteva, la Scrittura usa un'espressione simile a questa: Dio disse: Sia la luce, e così via. E se si dice: Dio creò i grandi mostri marini, prima di questo si dice quanto segue: che le acque producano sciami di creature viventi. Pertanto, solo i suddetti cinque tipi di creazione sono stati creati dal nulla, mentre tutto il resto è stato creato da ciò che era già stato creato dal nulla.

Le "cinque creazioni" che sant'Efrem cita sono i "quattro elementi" da cui, secondo la definizione della scienza antica, tutto sulla terra è composto, oltre al "cielo". Uno non deve accettare questo particolare modo di analizzare la creazione per vedere che c'è davvero qualcosa di "fondamentale" nel primo giorno della creazione: contiene l'inizio di tutto ciò che è venuto dopo. Si potrebbe speculare sulla provenienza della materia effettiva delle creature viventi, dei corpi celesti, e di altre creazioni dei successivi cinque giorni: era stata appena creata dal nulla, o era davvero solo una trasformazione della materia preesistente? Ma questo sarebbe un esercizio senza profitto che non sarebbe, in ogni caso, in contrasto con la verità che la struttura di base e la materia della creazione è stata creata il primo giorno; l'opera dei successivi cinque giorni è meno "radicale" di quella del primo giorno – è piuttosto un "dare forma" che una "creazione" in senso stretto.

L'idea stessa di "creazione dal nulla" o "dal non essere" distingue nettamente il racconto della Genesi da quello di tutti i miti pagani e delle speculazioni sulla creazione. In quest'ultimo è una sorta di "demiurgo" o "dio-artefice" che costituisce il mondo da una materia già esistente – che, come dicono i santi Padri, è dunque anch'essa una sorta di "dio". La Genesi descrive l'inizio assoluto di tutto il mondo, non il suo sviluppo da qualcosa di già esistente; anche le creazioni dei seguenti cinque giorni, come vedremo, anche se provengono dalla materia che è già stata creata, sono qualcosa di radicalmente nuovo che non può essere inteso come un mero sviluppo della prima materia creata. Le speculazioni dei pensatori moderni che cercano di far risalire il mondo a qualche materia semplice, che in ultima analisi si sviluppa da sé, possono essere viste come simili alle antiche speculazioni pagane; la radicalità della spiegazione della Genesi è al di là di tutti e due, proprio perché proviene dalla rivelazione di Dio e non dalle congetture e dalle proiezioni degli uomini.

Il cristiano che capisce l'assolutezza del lavoro creativo di Dio nei sei giorni vede l'attuale creazione con occhi diversi rispetto a chi la vede come uno sviluppo graduale o "evoluzione" dalla materia primordiale (sia che quest'ultima sia intesa come creata da Dio o come auto-esistente). In quest'ultimo punto di vista, il mondo è visto come qualcosa che "naturalmente" è ciò che è, e può essere fatto risalire a forme sempre più semplici, ognuna dei quali può essere compresa "naturalmente"; ma nel primo punto di vista, quello della Genesi, ci si trova di fronte ai due poli radicali dell'esistenza: ciò che è ora, e il nulla assoluto da cui proviene, improvvisamente e per volontà di Dio solo.

C'è solo una domanda in più che dovremmo fare per quanto riguarda il primo giorno: dove rientra in esso la creazione del mondo degli angeli? Mosè descrive solo la creazione del mondo visibile; quando è stato creato il mondo invisibile degli esseri spirituali? Alcuni Padri pensano che essi siano inclusi nella creazione del "cielo"; altri non sono così specifici, ma sanno che sono stati creati "in principio". San Basilio insegna:

In realtà esisteva qualcosa, come sembra, anche prima di questo mondo, e che la nostra mente può raggiungere per contemplazione, ma che è stato lasciato non indagato perché non è adatto a quello che sono alle prime armi e sono ancora bambini nella comprensione. Questa era una certa condizione precedente alla nascita del mondo e propria dei poteri sopramondani, al di là del tempo, eterna, senza inizio né fine. In essa il Creatore e Plasmatore di tutte le cose ha perfezionato le opere della sua arte, una luce spirituale adatta alla beatitudine di coloro che amano il Signore, dalle nature razionali e invisibili, e tutta la disposizione ordinata delle creature spirituali che superano la nostra comprensione e di cui è impossibile anche solo scoprire i nomi. Questi riempiono completamente l'essenza del mondo invisibile.

Allo stesso modo, sant'Ambrogio scrive:

Angeli, dominazioni e potestà, anche se hanno cominciato a esistere a un certo punto, erano già esistenti quando il mondo è stato creato. Perché tutte le cose "sono state create, quelle visibili e quelle invisibili: troni, dominazioni, principati e potestà. Tutte le cose", ci viene detto, "sono state create per mezzo di lui e da lui" (Col 1:16).

Infatti, Dio disse a Giobbe: "Quando le stelle sono state fatte, tutti i miei angeli mi hanno elogiato a gran voce" (Gb 38:7, LXX). Vedremo al sesto giorno come Adamo fu tentato da Satana, e quindi sappiamo che la battaglia degli angeli orgogliosi nel cielo, come descritto nell'Apocalisse (12:7-8) è già stata combattuta prima di allora, e Satana era già "caduto come un fulmine" (Lc 10:18).

2. Il secondo giorno (Gen 1:6-8)

1:6-8 E Dio disse: Sia il firmamento in mezzo alle acque, che separi le acque dalle acque. E Dio fece il firmamento e separò le acque che erano sotto il firmamento, dalle acque che erano sopra il firmamento. Ed è stato così. E Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina, secondo giorno.

Alcuni hanno cercato di trovare in questo passo una visione "non scientifica" del cielo, come se Mosè credesse in una sorta di cupola rigida di cristallo in cui le stelle sono incorporate e sopra la quale c'è una riserva fittizia di acqua. Ma non c'è nulla di tanto fantastico da trovare in questo testo.

La parola "firmamento" sembra avere due sfumature di significato nella Genesi, una abbastanza precisa e "scientifica", l'altro generale. Nel suo significato generale, il firmamento è più o meno sinonimo di "cielo": le stelle si chiamano "luci nel firmamento dei cieli" (Gen 1:14), e gli uccelli volano "in tutto il firmamento i cieli" (Gen 1:20). Noi che abbiamo perso il significato specifico di "firmamento" vorremmo ometterlo in tali descrizioni e dire che le stelle e gli uccelli sono entrambi visti nei "cieli". L'idea che le stelle siano incorporate in sfere di cristallo è una speculazione del pensiero antico pagano e non deve essere proiettata nel testo ispirato della Genesi.

Qual è, allora, è lo specifico significato "scientifico" del "firmamento" in questo testo? San Basilio insegna che, anche se è anche chiamato "cielo", non è sinonimo del "cielo" a cui si accenna all'inizio della Genesi.

Dato che è stato registrato sia un secondo nome sia una funzione peculiare del secondo cielo, questo è un cielo diverso da quello registrato in principio, uno di natura più solida e che offre un servizio speciale all'universo... Noi crediamo che questa parola sia stata assegnata a una certa natura ferma che è in grado di sostenere l'acqua fluida e instabile. E, sicuramente, non abbiamo bisogno di credere, perché sembra aver avuto la sua origine, secondo la comprensione generale, dall'acqua, ossia che è come acqua ghiacciata oppure qualche... pietra traslucida... quasi come l'aria in trasparenza. Ora, noi non confrontiamo il firmamento con nessuna di queste cose. In verità, è sintomo di un intelletto infantile e semplicistico avere tali nozioni sui cieli... Ci è stato insegnato dalla Scrittura di non consentire alla nostra mente di inventare alcuna fantasia al di là della conoscenza che le è stata concessa...

La parola "firmamento" non significa una natura ferma e solida, che ha un peso e la resistenza. In tal caso la terra sarebbe più legittimamente meritevole di tale nome. Ma, poiché la natura delle sostanze che si trovano sopra è leggera e rara ed impercettibile, l'ha chiamata firmamento, in confronto con quelle sostanze molto leggere che non sono percepibili dai sensi. Ora, immaginate qualche luogo che tenda a separare l'umidità, e lasci passare la parte rara e filtrata nelle regioni superiori, ma lasci cadere la parte grossolana e terrena al di sotto, in modo che, con la graduale riduzione dei liquidi, la stessa temperatura mite possa essere conservata dall'inizio alla fine.

Il "firmamento" nella Genesi, quindi, è una sorta di barriera naturale o filtro che separa due livelli di umidità atmosferica. Noi non osserviamo oggi un fenomeno tanto preciso che potremmo chiamare "firmamento". Era forse diverso nella terra appena formata?

Basilio ritiene che la funzione del "firmamento" era di conservare una temperatura mite su tutta la terra. Ora, si dà il caso che conosciamo un certo effetto "serra" sulla terra nella preistoria: piante tropicali e animali sono stati trovati nel ghiaccio del nord, il che indica che le regioni settentrionali erano in effetti una volta temperate. Inoltre, nel secondo capitolo della Genesi ci viene detto che prima della creazione dell'uomo, "il Signore non aveva fatto piovere sulla terra... ma un vapore saliva dalla terra, e abbeverava tutta la faccia della terra "(Gen 2:5-6).

La terra primitiva, quindi, sembra essere stata un posto piuttosto diverso da quello che conosciamo: un luogo universalmente temperato, abbondante in umidità che costantemente innaffiava una vegetazione abbondante, che, come vedremo, era tutto ciò che Dio aveva destinato non solo come cibo dell'uomo, ma anche delle bestie (Gen 1:30).

Quando è giunta al termine questa felice situazione? Esamineremo presto le conseguenze della caduta dell'uomo; ma ci sono indicazioni che la terra, anche dopo la caduta dell'uomo, conservava alcune caratteristiche della terra primitiva. Vediamo brevemente ciò che dice la Scrittura alla luce delle nostre conoscenze scientifiche dell'atmosfera. I santi Padri stessi spesso applicavano le conoscenze scientifiche del loro tempo nella comprensione della Scrittura, e anche a noi è permesso di farlo – alla sola condizione che non facciamo violenza al testo della Scrittura e siamo umili e moderati nella nostra presunta comprensione. La seguente spiegazione, quindi, viene offerta non come dogma, ma come speculazione.

Il fenomeno stesso della pioggia non è menzionato nel testo della Genesi fino al tempo di Noè; e allora non è una pioggia normale, ma una sorta di catastrofe cosmica: "scoppiarono tutte le sorgenti del grande abisso, e furono aperte le cateratte del cielo. E la pioggia cadde sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti." (Gen 7:11-12). Immense – per noi, quasi inimmaginabili – quantità d'acqua frono rilasciate sulla terra riducendola praticamente al suo stato del primo giorno della creazione, quando "l'abisso" copriva la terra. Le piogge che conosciamo oggi non potevano causare questo effetto; ma il testo descrive qualcosa di peggiore: un'immensa riserva sotterranea d'acqua è stata liberata, e il "firmamento" – la condizione atmosferica che aveva conservato un serbatoio permanente di acqua nell'aria, evidentemente in forma di nuvole come ha anche ora il pianeta Venere – è stato letteralmente "rotto" e svuotato dei suoi contenuti sulla terra.

In questa luce possiamo anche capire perché Dio ha dato l'arcobaleno come segno della sua alleanza con Noè e tutte le creature, dicendo che non ci sarebbe mai più stato un tale diluvio sulla terra. Come potrebbe l'arcobaleno essere un segno, quando si suppone che fosse esistito nel corso dei secoli prima di allora? Evidentemente l'arcobaleno è apparso allora per la prima volta. L'arcobaleno è formato dai raggi diretti del sole sull'umidità nell'aria. Se la copertura nuvolosa permanente della terra era stata dissipata dalla rottura del "firmamento", allora letteralmente i raggi diretti del sole avevano colpito la terra, per la prima volta dopo il diluvio. L'arcobaleno era sconosciuto all'uomo prima di quel tempo – è per questo che ora può essere per l'uomo un segno che letteralmente la riserva di umidità nell'aria è limitata e non può più causare un diluvio universale.

Alcuni scienziati hanno recentemente ipotizzato – da prove diverse – che la quantità di radiazione cosmica che colpisce la terra per qualche ragione abbia avuto un aumento notevole circa cinquemila anni fa. Questo, naturalmente, sarebbe vero se le acque sopra il firmamento avessero servito come un filtro e tenuto fuori le radiazioni nocive.

In considerazione di tutto questo, sembrerebbe che il tempo dopo il Diluvio sia una tutta un'epoca nuova nella storia umana. Le condizioni relativamente paradisiache della terra fino al tempo di Noè, quando un clima temperato universale prevaleva sulla terra e un'abbondante vegetazione provvedeva ai bisogni dell'uomo, senza necessità di mangiare carne (Noè è il primo a ricevere da Dio il permesso di mangiare carne; Gen. 9:3), lascia il posto alla più dura terra post-diluvio che conosciamo, quando c'è "semina e raccolto, freddo e caldo, estate e inverno" (Gen 8:22), e gli uomini non vivono più novecento anni come Adamo e i primi patriarchi, ma ben presto si ridussero a settanta / ottanta anni, che è il limite generale della nostra vita, anche fino a oggi.

3. Il terzo giorno (Gen 1:9-13)

1: 9-10 E Dio disse: Le acque sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto. E così fu. Dio chiamò l'asciutto terra, e le acque che si erano radunate le chiamò mare. E Dio vide che era cosa buona.

Ogni giorno della creazione si dà un comando che diventa legge perpetua di natura da allora in poi. Dal primo giorno, inizia la successione del giorno e della notte; e dal terzo giorno, le acque iniziano il loro movimento incessante. Così, "all'elemento dell'acqua è stato ordinato di fluire, e non si stanca mai quando è spinto incessantemente da questo comando".

Noi siamo tentati, per l'orgoglio della nostra conoscenza scientifica, a speculare sulle modalità di questo evento: le acque erano confluite in serbatoi sotterranei? Forse la terra si era alzata? La Scrittura non lo dice, e per questo motivo i santi Padri dicono poco su questo argomento. Sant'Ambrogio scrive:

Ciò che egli in realtà ha fatto, non l'ho imparato dalla chiara testimonianza della Scrittura, e ci passo sopra come a un mistero, per timore che, per caso, ciò possa suscitare altre domande a partire anche da questo punto. Tuttavia, io sostengo, in accordo con le Scritture, che Dio può estendere le regioni basse e le pianure, come egli ha detto: "Io andrò davanti a te e spianerò le montagne" (Is 45:2).

Su questa stessa questione del "come" della creazione, san Gregorio di Nissa insegna:

Per quanto riguarda la questione di come ogni singola cosa sia giunta in esistenza, dobbiamo bandire del tutto tale questione dalla nostra discussione. Anche nel caso delle cose che sono abbastanza alla portata della nostra comprensione e di cui abbiamo percezione sensibile, sarebbe impossibile per la ragione speculativa di cogliere il "come" della produzione del fenomeno; tanto è vero che anche uomini ispirati e santi hanno ritenuto tali questioni insolubili. Per esempio, l'Apostolo dice: "Per fede intendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio, in modo che le cose che si vedono hanno preso origine da cose invisibili" (Eb 11:3)... Mentre l'Apostolo afferma che si tratta di un oggetto della sua fede che per volontà di Dio il mondo stesso e tutto ciò che è in esso è stato formato, ...d'altra parte ha lasciato fuori l'indagine del "come" si sia formato... Seguendo l'esempio dell'Apostolo, lasciamo da parte la questione del "come" di ogni cosa creata, senza immischiarcene affatto, ma semplicemente osservando tra l'altro che il movimento della volontà di Dio diventa in qualsiasi momento da lui voluto un dato di fatto, e l'intenzione si realizza subito in natura.

In tutto ciò che ha a che fare con i sei giorni della creazione, di conseguenza, i santi Padri offrono poche congetture (e sempre provvisorie) per quanto riguarda il modo in cui Dio ha creato; e allo stesso modo noi dovremmo astenerci dal proiettare la nostra conoscenza del "come" della presente creazione (per quel poco che noi conosciamo) all'indietro, al mondo appena creato.

La terraferma è apparsa al comando di Dio, e non per qualche processo naturale. Sant'Ambrogio scrive:

Era previsto che la terra, secondo ogni apparenza, si asciugasse per opera della mano di Dio, piuttosto che del sole, perché la terra in realtà è diventata asciutta prima che il sole fosse stato creato. Perciò, anche Davide distingue il mare dalla terra, riferendosi al Signore Dio: "Poiché il mare è suo ed egli l'ha fatto, e le sue mani hanno fatto la terra asciutta" (Sal 94:5).

1:11-13 E Dio disse: La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto che portino frutti con il loro seme, ciascuno secondo la sua specie, sulla terra. E così fu. La terra produsse germogli, erbe che producono seme, secondo le loro specie, e alberi da frutto con il loro seme, ciascuna secondo la propria specie. E Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

I santi Padri sono unanimi nel sottolineare la natura miracolosa della creazione del terzo giorno. San Basilio insegna:

"Che la terra produca erbe." E in un brevissimo momento la terra, a cominciare dalla germinazione per osservare le leggi del Creatore, passando attraverso ogni forma di crescita, ha subito portato i germogli alla perfezione. I prati erano coperti d'erba abbondante; fertili pianure, ondeggianti di colture erette, presentavano l'immagine di un mare gonfio di teste mobili di grano. E ogni erba e ogni tipo di vegetale e tutti gli arbusti e i legumi che esistevano, si ergevano da terra a quel tempo in ogni profusione... "E alberi da frutto", disse, "che portino frutti con il loro seme, ciascuno secondo la sua specie, sulla terra.  A questa parola apparvero tutti i fitti boschi, tutti gli alberi si eressero, quelli che sono soliti salire alla massima altezza, gli abeti, i cedri, i cipressi, i pini e, allo stesso modo, tutti gli arbusti furono immediatamente spessi di foglie e fronde, e le cosiddette piante da ghirlanda – i cespugli di rose, i mirti e gli allori, tutto è venuto in esistenza in un momento, anche se non erano in precedenza sulla terra, ciascuna pianta con la propria peculiare natura.

Sant'Efrem il Siro afferma precisamente:

Le erbe, al momento della loro creazione, furono produzioni di un singolo istante, ma in apparenza sembravano produzioni di mesi. Analogamente gli alberi, al momento della loro creazione, furono produzioni di un solo giorno, ma nella loro perfezione e nei loro frutti, che pesavano dai rami, sembravano produzioni di anni.

San Gregorio di Nissa sottolinea inoltre che ciò che è stato creato da Dio non era solo semi o una potenzialità di crescita, ma le creazioni attuali che conosciamo; i semi provengono da quelle piante prime create:

Impariamo dalla Scrittura nel racconto della prima creazione, che prima la terra produsse "l'erba verde", e che poi da queste piante spuntarono sementi di piante, dai quali, quando caddero sulla terra, crebbe la stessa forma della pianta originale... In principio, si vede, non fu un chicco che nacque da un grano, ma un grano che nacque da un chicco, e, in seguito, produsse altro grano per messo dei semi.

Piante e alberi apparvero sulla terra, come i Padri ripetono più e più volte, prima dell'esistenza stessa del sole. San Giovanni Crisostomo scrive:

(Mosè) vi mostra che ogni cosa è stata compiuta prima della creazione del sole, in modo che possiate attribuire la maturazione dei frutti, non ad esso, ma al Creatore dell'universo.

San Basilio afferma:

L'ornamento della terra è più vecchio del sole, perché coloro che sono stati ingannati possano cessare di adorare il sole come origine della vita.

Ambrogio è eloquente a questo proposito:

Prima che appaia la luce del sole, che l'erba verde nasca, che la sua luce sia anteriore a quella del sole. Che la terra germini prima di riceve la cura e la protezione del sole, che non ci sia l'occasione perché sorga un errore umano. Che ognuno sia informato che il sole non è l'autore della vegetazione... Come può il sole dare la facoltà della vita alle piante che crescono, quando queste sono già state portate in vita dal potere creativo vivificante di Dio prima che il sole giungesse a una vita come questa? Il sole è più giovane dei germogli verdi, più giovane della pianta verde.

La vegetazione e gli alberi produssero semi, "ciascuno secondo la sua specie". Questa espressione della Scrittura è una chiave nel pensiero patristico; vi dedicheremo una lunga discussione a proposito del quinto giorno della creazione, quando le creature viventi sono state prodotte allo stesso modo, "ciascuna secondo la sua specie".

4. Il quarto giorno (Genesi 1:14-19)

1: 14-19 Dio disse: Ci siano luci nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte, e servano da segni per le stagioni e per i giorni e gli anni, e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra. E così fu. E Dio fece due grandi luminari, il luminare maggiore per governare il giorno e la luce minore per regolare la notte. Fece le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra, per presiedere al giorno e alla notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Il quarto giorno della creazione è una fonte di grande imbarazzo per coloro che desiderano accomodare i sei giorni in un quadro evolutivo. Non c'è assolutamente alcun modo in si possa fare così se il sole è stato effettivamente creato il quarto giorno.

Per questo motivo, tali apologeti dell'interpretazione evolutiva devono credere che il sole sia stato davvero creato il primo giorno con il cielo, ma che sia solo apparso il quarto giorno – a quanto pare, dopo che la copertura di nuvole sulla terra durante i primi tre giorni era stata sollevata.

Ma dobbiamo ricordare a noi stessi una volta di più che i primi capitoli della Genesi non sono un resoconto del naturale sviluppo della terra secondo le leggi che governano ora questo sviluppo, ma un resoconto degli inizi miracolosi di tutte le cose. Non siamo liberi di riordinare i giorni della Genesi per adattarli alle nostre teorie; dobbiamo piuttosto umiliare la nostra comprensione in modo da comprendere ciò che realmente dice il testo sacro. E qui, come sempre i santi Padri sono la nostra chiave di questa comprensione. Come hanno fatto loro a capire il quarto giorno?

I santi Padri sono unanimi nell'affermare che il sole e i luminari celesti sono stati creati il ​​quarto giorno; non si limitarono ad apparire allora. Non vi è alcun motivo per cui, se il testo della Genesi lo avesse permesso, i Padri non avrebbero potuto accettare la spiegazione apparentemente più "naturale" che la luce del sole aveva illuminato i primi tre giorni della creazione, ma che il disco del sole era diventato visibile dalla terra solo il quarto giorno. Il fatto che abbiano universalmente rifiutato questa spiegazione può solo significare che il testo della Genesi non lo permette.

San Giovanni Crisostomo scrive: "Egli ha creato il sole il quarto giorno in modo che non si potesse pensare che il sole produca il giorno".

San Basilio insegna:

I cieli e la terra erano venuti prima; dopo di loro, era stata creata la luce, il giorno e la notte erano stati separati, e, a sua volta, il firmamento e la terraferma erano stati rivelati. L'acqua era stata raccolta in un luogo di raduno fisso e definitivo. La terra era stata riempita con i suoi frutti adeguati; aveva prodotto innumerevoli tipi di erbe, ed era stata ornata con varie specie di piante. Tuttavia, il sole non esisteva ancora, né la luna, per timore che gli uomini potessero piuttosto chiamare il sole la causa prima della luce, e perché chi ignora Dio non potesse ritenerlo il produttore di ciò che cresce dalla terra... Se la creazione della luce era venuta per prima, perché, ora, si dice a sua volta che il sole è stato fatto per dare luce? ...in quel momento (il primo giorno) era stata introdotta la vera natura della luce, ma ora questo corpo solare è stato fatto, pronto per essere un veicolo per quella luce prima creata... E non ditemi che è impossibile che questi siano separati. Io di certo non dico che la separazione della luce dal corpo solare è possibile per voi e me, ma che ciò che siamo in grado di separare nel pensiero può essere separato in realtà anche dal Creatore della sua natura. "Che servano", dice," per fissare i giorni", non per creare i giorni, ma per governare i giorni. Infatti, il giorno e la notte sono precedenti rispetto alla generazione dei luminari.

Sant'Ambrogio pone un accento particolare su questo punto:

Guardate prima al firmamento del cielo che è stato fatto prima del sole; guardate prima alla terra, che ha cominciato a essere visibile e si è già formata prima che il sole ne abbia creato l'aspetto; guardate le piante della terra, che hanno preceduto nel tempo la luce del sole. Il rovo ha preceduto il sole; il filo d'erba è più vecchio della luna. Pertanto, non crediate che un tale oggetto sia un dio, perché i doni di Dio lo hanno preceduto. Tre giorni sono passati. Nessuno, in quel tempo, ha guardato il sole, ma la brillantezza della luce era in evidenza in tutto il mondo. Anche il giorno ha la sua luce che è essa stessa il precursore del sole.

L'idea che la vita sulla terra sin dal principio fosse dipendente da sole, e anche che la terra stessa venga dal sole – è un'idea recente che non è altro che una mera ipotesi; non ha neppure alcun collegamento diretto con la verità o la falsità della cosiddetta evoluzione della vita sulla terra. Poiché gli uomini negli ultimi secoli sono stati alla ricerca di una "nuova e naturale" spiegazione dell'origine del mondo, dopo aver respinto la spiegazione che viene dalla rivelazione divina, è sembrato una cosa ovvia che il sole – tanto più grande e astronomicamente più significativo della terra, e il centro dell'orbita terrestre – debba precedere la terra, piuttosto che il contrario.

Ma la rivelazione divina, secondo l'interpretazione dei santi Padri, ci dice il contrario: che la terra viene prima, sia nel tempo che nel significato, e il sole è al secondo posto. Se le nostre menti non fossero così incatenate alle mode intellettuali dei tempi, se non avessimo così paura di essere considerati "non al passo coi tempi", non avremmo tante difficoltà ad aprire le nostre menti a questa spiegazione alternativa degli inizi del mondo.

Nella visione scritturale-patristica è la terra, come casa dell'uomo, apice della creazione di Dio, che è il centro dell'universo. Tutto il resto – non importa quale sia la spiegazione scientifica del suo stato attuale e del suo movimento, o la sua immensità fisica rispetto alla terra – è secondario, ed è fatto per il bene della terra, cioè, per l'uomo. Il nostro Dio è di tale potenza e maestà che non dobbiamo dubitare che in un solo momentaneo esercizio della sua potenza creativa abbia posto in essere tutta questa terra – grande per noi, ma solo un granello in tutto l'universo – e che in un altro momento del suo potere abbia creato l'intera immensità delle stelle del cielo. Avrebbe potuto fare molto più di questo, se lo avesse voluto; nel testo ispirato della Genesi ci ha lasciato lo stretto resoconto di ciò che egli ha fatto, e questo resoconto non è tenuto a dare corda alle nostre speculazioni e supposizioni umane.

Ai nostri giorni è diventato di moda e facile da credere che tutto sia "evoluto", per leggi assolutamente uniformi che oggi possiamo osservare, da un brodo primordiale di energia o di materia; se uno ha bisogno di "Dio" per spiegare qualcosa, è solo per farne il "creatore" di questo brodo, o l'iniziatore del "big bang" che presumibilmente ha prodotto tutto quello che c'è. Oggi c'è bisogno di una mente più ampia, meno incatenata alla "opinione pubblica", per cominciare a vedere l'enormità degli atti creativi di Dio, come descritti nella Genesi. I santi Padri – le menti più "sofisticate" e "scientifiche" del loro tempo – possono aiutarci a liberare dai ceppi le nostre menti incatenate.

Ma sicuramente, ci si potrebbe chiedere, le creazioni di Dio devono avere un senso anche dal punto di vista "naturale". Perché, dunque, Dio ha creato un corpo così enorme come il sole per servire un piccolo corpo come la terra? Non avrebbe potuto conservare questa energia e fare un sole più in conformità con la scala della terra?

Si potrebbe, ovviamente, concepire un sole molto più piccolo di quello che conosciamo e molto più vicino alla terra, pur conservando la sua dimensione apparente come la si vede dalla terra. Ma un tale sole spenderebbe la sua energia molto più rapidamente di quanto fa il nostro sole attuale. Evidentemente Dio fece il sole delle dimensioni e della distanza dalla terra necessarie per dare alla terra la quantità di luce e calore sufficiente a sostenere la vita fino alla fine di questa era, quando il sole si oscurerà (Mt 24:29).

Possiamo anche vedere un'altra ragione mistica per il fatto che la luce ha preceduto il sole nei giorni della creazione. Qui, è vero, non abbiamo Padri da citare, e offriamo questa interpretazione come una nostra opinione. Vedremo più avanti che la separazione dell'uomo in maschio e femmina non faceva parte della "immagine" originale in cui Dio lo creò; e sappiamo che non sarà parte della natura dell'uomo nel regno eterno del cielo, perché alla risurrezione non si prende moglie né marito, ma si è come gli angeli di Dio nel cielo (Matt. 22:30). Piuttosto, Dio ha fatto la divisione in maschi e femmine prevedendo la caduta dell'uomo e prevedendo che la crescita del genere umano avrebbe richiesto un modo di generazione legato alla passione.

Non potrebbe essere, quindi, che anche il sole e la luna non siano parte dell'originale "immagine" che Dio ha voluto per la sua creazione, ma siano stati creati solo per segnare i giorni e mesi e gli anni della condizione caduta dell'uomo? La luce originale, creata il primo giorno, non aveva bisogno di un corpo per contenerla. Alla fine del mondo il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo (Mt 24:29); e nel regno dei cieli, come nel primo giorno della creazione, ci sarà di nuovo la luce senza il sole e la luna – perche la città non ha bisogno del sole, né della luna, che brillino in essa; perché la gloria del Signore la illumina (Ap 21:23).

Ma questi sono misteri su cui non possiamo fare altro che ipotesi.

5. Il quinto giorno (Gen 1:20-23)

1: 20-23 E Dio disse: Le acque producano sciami di esseri viventi e gli uccelli volino sopra la terra, sotto al firmamento del cielo. Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che si muovono, dei quali le acque pullulano, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. E Dio li benedisse, dicendo: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari, e si moltiplichino gli uccelli sulla terra. E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

Nel suo commento al quinto giorno della creazione, San Giovanni Crisostomo sottolinea la precisione e accuratezza dell'ordine in cui viene descritta la creazione:

Il beato Mosè, istruito dallo Spirito di Dio, ci insegna con tale dettaglio... in modo che possiamo chiaramente conoscere l'ordine e il modo della creazione di ogni cosa. Se Dio non fosse stato interessato alla nostra salvezza e non avesse guidato la lingua del profeta, sarebbe stato sufficiente dire che Dio creò il cielo e la terra, e il mare, e le creature viventi, senza indicare né l'ordine dei giorni né ciò che è stato creato in precedenza e più tardi... Ma egli distingue chiaramente sia l'ordine della creazione sia il numero dei giorni, e ci istruisce su tutto con grande rispetto, in modo che noi, venendo a sapere tutta la verità , non ascoltiamo più i falsi insegnamenti di coloro che parlano di tutto secondo i propri ragionamenti, ma possiamo comprendere il potere indicibile del nostro Creatore.

Così, il quinto giorno, egli scrive:

Proprio come ha detto della terra soltanto: "Che produca", ed è apparsa una grande varietà di fiori, erbe e semi, e tutto ha avuto luogo con la sola sua parola, così ha anche detto: "Le acque producano sciami di esseri viventi e gli uccelli volino sopra la terra, sotto al firmamento del cielo" – e subito ci sono stati così tanti tipi di cose che sciamano, una tale varietà di uccelli, da non poterle numerare in parole.

San Basilio scrive:

Tutta l'acqua era ansiosa di adempiere il comando del suo Creatore, e la grande e ineffabile potenza di Dio ha prodotto immediatamente una vita efficace e attiva in creature di cui non si sarebbe nemmeno in grado di enumerare le specie, non appena la capacità di propagare creature viventi giunse alle acque per mezzo del suo comando.

E sant'Ambrogio:

A questo comando le acque riversarono immediatamente la loro prole. I fiumi erano in travaglio. I laghi produssero la loro parte di vita. Il mare stesso cominciò a produrre ogni sorta di rettili... Non siamo capaci di registrare la molteplicità dei nomi di tutte quelle specie che per comando divino sono stati portate alla vita in un momento. Allo stesso istante la forma sostanziale e il principio della vita furono portati all'esistenza... La balena, così come la rana, giunse in esistenza contemporaneamente per lo stesso potere creativo.

Qui, come nella creazione di tutte le cose viventi, Dio crea il primo di ogni genere:

Dio ordina che i primogeniti di ogni specie producano semi, per così dire, per la natura; e i loro numeri sono controllati dalla progenie successiva, ogni volta che devono aumentare e diventare numerosi (san Basilio).

Ecco quindi, esaminiamo il significato dell'espressione, ripetuta in ciascuno dei tre giorni in cui viene creata la vita, "secondo la loro specie".

Non ci può essere alcun dubbio che i santi Padri abbiano capito, in modo chiaro e unanime, che in questi tre giorni Dio ha creato tutti i tipi di creature che conosciamo oggi. Questo può essere visto nelle loro affermazioni spesso ripetute che Dio crea subito e immediatamente, che è la sua parola sola che porta le creature all'essere, che non è una proprietà naturale delle acque o della terra di produrre la vita. Su quest'ultimo punto, scrive san Basilio (parlando del sesto giorno):

Quando egli ha detto: "produca", (la terra) non ha prodotto quello che era conservato in essa, ma chi ha dato il comando ha anche elargito il potere di produrre. Nemmeno la terra, quando ha udito, "produca vegetazione e gli alberi da frutto", ha prodotto piante che aveva nascosto in essa; né ha inviato fino alla superficie la palma o la quercia o il cipresso che erano stati nascosti da qualche parte nel suo grembo. Al contrario, è il Verbo divino che è l'origine di tutte le cose create. "Che la terra produca" non significa che manifesti ciò che ha, mache acquisti ciò che non ha, dal momento che Dio la sta dotando del potere della forza attiva.

I santi Padri hanno un insegnamento molto preciso sulle "specie" della creazione. Teniamo solo a mente che non abbiamo bisogno di definire con precisione i limiti di queste "specie". Le "specie" della moderna tassonomia (la scienza della classificazione) sono a volte arbitrarie e non corrispondono necessariamente alle "specie" della Genesi; ma in generale si può dire che i Padri comprendono come inclusi in una "specie" quelle creature che sono in grado di produrre una prole fertile, come si vedrà in seguito.

San Basilio insegna che le "specie" della Genesi (con l'eccezione, ovviamente, di quelle che possono essere estinte) mantengono la loro natura fino alla fine dei tempi:

Non c'è niente di più vero questo, che ogni pianta ha un seme o in essa esiste un certo potere generativo. E questo spiega l'espressione "secondo il suo genere." Infatti il fusto di una canna non produce un ulivo, ma dalla canna arriva un'altra canna; e da semi nascono piante collegate ai semi caduti. Così, ciò che è stato prodotto dalla terra nella sua prima generazione si è conservato fino a oggi, dal momento che le specie persistono attraverso una riproduzione costante.

E inoltre:

La natura degli oggetti esistenti, messi in moto da un unico comando, passa attraverso la creazione senza modifiche, per generazione e distruzione, conservando la successione delle specie attraverso la somiglianza, fino alla fine. Genera un cavallo come successore di un cavallo, un leone da un leone e un'aquila da un'aquila; e continua a conservare ciascuno degli animali per mezzo di successioni ininterrotte fino alla consumazione dell'universo. Nessun periodo di tempo fa sì che le caratteristiche specifiche degli animali siano danneggiate o estinte, ma, come se fosse stata fondata da poco, la natura, sempre nuova, si muove con il tempo.

Allo stesso modo, sant'Ambrogio insegna:

Nella pigna la natura sembra esprimere un'immagine di sé; conserva le sue proprietà peculiari che ha ricevuto da quel comando divino e celeste, e ripete nella successione e nell'ordine degli anni la sua generazione fino a quando si compirà la fine dei tempi.

E lo stesso Padre dice ancora più decisamente:

La Parola di Dio permea ogni creatura nella costituzione del mondo. Quindi, come Dio aveva ordinato, tutti i tipi di creature viventi sono stati rapidamente prodotti dalla terra. In conformità con una legge fissa tutti si susseguono di età in età in base al loro aspetto e alla loro specie. Il leone genera un leone; la tigre, una tigre; il toro, un toro; il cigno, un cigno; e l'aquila, un'aquila. Ciò che una volta fu comandato divenne in natura un'abitudine per tutti i tempi. Da qui la terra non ha cessato di offrire l'omaggio del suo servizio. Le specie originarie di creature viventi sono riprodotte per i secoli future da generazioni successive di tale specie.

I tentativi degli allevatori, sia di animali sia piante, in tutti i tempi di creare una nuova specie accoppiando individui di specie diverse produce (quando riesce) un risultato che dimostra soltanto la massima patristica della costanza della specie: questi "ibridi" sono sterili e non possono riprodursi. Sant'Ambrogio utilizza questo esempio per mettere in guardia gli uomini contro le "unioni innaturali" che vanno contro le leggi che Dio ha stabilito nei giorni della creazione:

Le generazioni pure e senza macchia si susseguono senza mescolanza l'una dopo l'altra, in modo che un temolo produce un temolo; un pesce-lupo, un pesce-lupo. Anche lo scorpione di mare conserva senza macchia il suo letto matrimoniale... I pesci non sanno nulla di unioni con specie aliene. Non hanno accoppiamenti innaturali quelli fatti apposta tra animali di due specie diverse, come, per esempio, l'asino e la cavalla, o ancora l'asina e il cavallo, entrambi esempi di unione innaturale. Certo, ci sono casi in cui la natura soffre più nella natura della contaminazione, piuttosto che in quella dei danni all'individuo. L'uomo è responsabile di queste cose come favoreggiatore di sterilità ibrida. Egli considera un animale bastardo più prezioso di uno di specie genuina. Mescola insieme specie aliene e mescola diversi semi.

La distinzione e l'integrità dei "semi" di ciascuna delle "specie" della creazione è così tanto una parte del pensiero scritturale e patristico che serve nel Vangelo come base per la parabola del nostro Signore che riguarda la distinzione tra bene e male, virtù e peccato. Sant'Ambrogio utilizza questa parabola (Matteo 13:24-30) per illustrare l'integrità dei semi di ogni "specie":

Non c'è pericolo che il precetto di Dio, a cui la natura stessa è abituata, possa diventare vuoto nel futuro, per un fallimento di propagazione, dal momento che oggi l'integrità della specie è ancora conservato nei semi. Sappiamo che la zizzania e gli altri semi alieni che spesso si alternano tra i frutti della terra sono chiamati "erbacce" nel Vangelo. Questi, tuttavia, appartengono a una specie particolare e non sono degenerate in un'altra specie per un processo di mutazione dal seme della pianta di grano. Il Signore ci ha detto che è così quando ci ha insegnato: "Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo, ma mentre gli uomini dormivano, il suo nemico venne e seminò della zizzania in mezzo al grano". Capiamo da questo che le erbacce e il grano certamente sembrano essere distinti sia in nome sia in natura. Quindi, anche i servi dissero al padrone di casa: "Signore, non hai tu seminato del buon seme nel tuo campo? Come, dunque, ci sono le erbacce?" Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". Uno è il seme del diavolo; l'altro, quella di Cristo che viene seminato secondo giustizia. Pertanto, il Figlio dell'uomo ha seminato l'uno e il diavolo ha seminato l'altro. Per questo motivo la natura di ciascuno è diversa, dal momento che i seminatori si oppongono. Cristo semina il regno di Dio, mentre il diavolo semina il peccato. Come, dunque, può questo regno essere della stessa specie del peccato? "Questo è il regno di Dio," dice, "come un uomo che getta il ​​seme nella terra".

Proprio come la distinzione delle specie è legata alla distinzione tra il bene e il male, così è la confusione tra le specie è legata alla relatività morale. È certamente noto come i credenti nella relatività del bene e del male, della virtù e del vizio, fanno uso della teoria cosmologica dell'evoluzione universale per difendere la loro fede come "scientifica" e "fattuale": se l'uomo fosse "un tempo" un animale inferiore ed è "evoluto" in qualcos'altro, allora come può la sua natura volubile essere costretta a obbedire ai comandamenti formulati solo in una tappa del suo "sviluppo"? L'ateismo marxista si è legato a questa teoria dell'evoluzione fin dall'inizio e fino a oggi la predica come una delle dottrine cardinali della sua filosofia relativistica.

L'idea della coerenza della natura e dell'integrità e chiarezza delle sue "specie" percorre tutta la letteratura patristica. Essa serve da modello, per esempio, della risurrezione del corpo umano. Sant'Ambrogio scrive, nel suo trattato sulla risurrezione:

La natura in tutta la sua produzione resta coerente con se stessa... I semi di un tipo non possono trasformarsi in un altro tipo di pianta, né portare frutti diversi dai propri semi, in modo che gli uomini scaturiscano dai serpenti e la carne dai denti; quanto più, in effetti, si deve credere che tutto ciò che è stato seminato risorge nella sua propria natura, e che i raccolti non differiscono dal loro seme, che le cose morbide non nascono da quelle dure, né quelle dure da quelle morbide, né il veleno si cambia in sangue; ma che la carne è ripristinata dalla carne, le ossa dalle ossa, il sangue dal sangue, gli umori del corpo dagli umori. Potete dunque voi, voi pagani, che siete in grado di affermare un cambiamento, negare una restaurazione della natura?

Da un punto di vista simile, san Gregorio di Nissa scrive:

Mentre apprendiamo dalla Scrittura nel racconto della prima creazione, che prima la terra produsse "l'erba verde" (come dice la narrazione), e che poi da queste piante è stata prodotta semente, dalla quale, quando è caduta sulla terra, si è riprodotta la stessa forma della pianta originale, l'Apostolo, è da osservare, dichiara che questa stessa cosa accade anche nella risurrezione; e così impariamo da lui il fatto, non solo che la nostra umanità sarà trasformata in qualcosa di più nobile, ma anche che ciò che dobbiamo aspettarci da questo non è altro che ciò che era all'inizio.

Uno strano parallelo della moderna teoria dell'evoluzione universale può essere visto nell'antico insegnamento pagano della trasmigrazione delle anime (reincarnazione). La reazione dei santi Padri a questa idea, che essi hanno universalmente condannata, mostra come erano preoccupati di preservare l'ordine della creazione e la distintività dei suoi tipi di creature. San Gregorio di Nissa scrive:

Coloro che sostengono che l'anima migra in nature divergenti l'una dall'altra mi sembra che vogliano cancellare tutte le distinzioni naturali; fondere e confondere insieme, in ogni possibile aspetto, il razionale, l'irrazionale, il senziente e l'insensato; se, cioè, tutti questi devono passare l'uno nell'altro, senza ordine naturale distinto che li isoli dalle transizione reciproca. Dire che una e la stessa anima, a causa di un particolare ambiente del corpo, è una volta un'anima razionale e intellettuale, e che poi sta nelle caverne insieme ai rettili, o vola con gli uccelli, o è una bestia da soma, o una carnivora, o nuota negli abissi; o addirittura scende verso il basso in una cosa insensibile, mettendo radici o diventando un albero completo, producendo germogli sui rami, e da quei germogli un fiore, o una spina, o un frutto commestibile o nocivo – dire questo non è altro che fare di tutte le cose lo stesso, credendo che una sola natura attraversa tutti gli esseri; che ci sia una connessione tra di loro che fonde e confonde irrimediabilmente tutti i segni con cui si potrebbe essere distinti dagli altri.

L'idea che "una sola natura attraversa tutti gli esseri", naturalmente, è al centro della teoria dell'evoluzione universale. Erasmus Darwin (il nonno di Charles) aveva già sottolineato una speculazione scientifica in questa direzione, alla fine del XVIII secolo. Tale idea è profondamente estranea alla Scrittura e al pensiero patristico.

6. Il sesto giorno (Gen 1:24-31)

1: 24-25 E Dio disse: La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici della terra secondo la loro specie. E così fu. E Dio fece le bestie della terra secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie, e tutto ciò che striscia sulla terra secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.

L'insegnamento dei Santi Padri sulla creazione degli animali terrestri al sesto giorno non fa altro che ripetere quanto già detto a proposito degli altri esseri viventi. Così, sant'Efrem scrive:

La terra per ordine di Dio ha immediatamente prodotto i rettili, le bestie della campagna, òe creature da preda e gli animali domestici, necessari per il servizio di colui che, in quel giorno, avrebbe trasgredito il comandamento del suo Signore.

San Basilio insegna:

L'anima delle bestie non è emersa dopo essere stata nascosta nella terra, ma è stata chiamata all'esistenza, al momento del comando.

Con questo atto della creazione, tutto è pronto per la comparsa dell'uomo, che deve essere padrone su tutto. Ma questa magnifica creazione non è solo per l'uso pratico dell'uomo. C'è qualcosa di mistico in essa; essendo la buona creazione del Dio tutto buono, può elevare la nostra mente verso di lui. San Giovanni Crisostomo scrive:

Dio ha creato tutto, non solo per il nostro uso, ma anche perché, vedendo la grande ricchezza delle sue creazioni, possiamo essere stupiti della potenza del Creatore e possiamo capire che tutto questo è stato creato con saggezza e bontà indicibile per l'onore dell'uomo, che doveva apparire.

San Basilio, ammirando la grandezza della creazione di Dio, dice:

Glorifichiamo il maestro artigiano per tutto ciò che è stato fatto con saggezza e abilmente; e dalla bellezza delle cose visibili formiamoci un'idea di colui che è più che bello; e dalla grandezza di questi corpi percepibili e circoscritti cerchiamo di concepire colui che è infinito e immenso e che supera ogni comprensione nella pienezza della sua potenza. Infatti, anche se siamo ignoranti delle cose fatte, ma, almeno, quello che in genere viene alla nostra osservazione è così meraviglioso che anche la mente più acuta non riesce a capacitarsi dell'ultima delle cose del mondo, sia nella capacità di spiegarla degnamente o di rendere grazie lode al Creatore, al quale sia ogni gloria, onore e potenza nei secoli.

Dio ha creato il mondo, come insegna san Giovanni Damasceno, perché, "non contento di contemplare se stesso, per una sovrabbondanza di bontà si è compiaciuto che ci fossero alcune cose che potessero beneficiare e partecipare a questa bontà."

Forse nessuna parte della Scrittura esprime tanto bene la tremenda maestosità di Dio nella sua creazione, e il nulla dell'uomo a confronto, quanto il passo in cui Dio parla a Giobbe dalla tempesta:

Dov'eri tu quando ho fondato la terra? Dimmi ora, se ne hai conoscenza, chi ne ha fissato le misure, se lo sai? O chi si ha steso una linea su di essa? Su cosa sono fissati i suoi anelli? E chi è colui che ne ha posto la pietra angolare? Quando sono state fatte le stelle, tutti i miei angeli mi hanno elogiato a gran voce. E io ho chiuso il mare con cancelli, quando si è precipitato fuori, uscendo dal grembo di sua madre. E ho fatto di una nuvola il suo abbigliamento e l'ho fasciato nella nebbia. E ho posto limiti ad esso, circondandolo con sbarre e cancelli. E gli ho detto, Fin qui tu verrai, ma non andrai oltre, e le tue onde saranno limitate in te. Ho ordinato la luce del mattino nel tuo tempo; ed è stata la stella del mattino a vedere il proprio posto designato; ad afferrare le estremità della terra, a scacciare gli empi fuori di essa? O fosti tu a prendere polvere del suolo, e a formare una creatura vivente, e a stabilirla con il potere della parola sulla terra? (Gb 38:4-14, LXX).

La creazione dell'uomo è narrata in due racconti nella Genesi, nei capitoli 1 e 2; li esamineremo nel prossimo capitolo.

2:1-3 Così furono compiuti i cieli e la terra, e tutto il loro esercito. E il settimo giorno Dio terminò la sua opera che aveva fatto, e si riposò il settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l'opera che aveva fatto nella creazione.

Di questo, il riposo "sabbatico" di Dio dalla creazione, san Giovanni Crisostomo scrive:

La Scrittura divina indica qui che Dio si riposò dalle sue opere; ma nel Vangelo Cristo dice: "Il Padre mio opera fino a ora, e io opero" (Gv 5:17). Nel confronto tra queste espressioni, non si trova in loro una contraddizione? Non sia così; nelle parole della Scrittura divina non vi è alcuna contraddizione di alcun tipo. Quando la Scrittura qui dice: "Dio si riposò da tutte le sue opere". ci insegna che in tal modo il settimo egli smise di creare e di far emergere dalla non esistenza all'esistenza; ma quando Cristo dice: "Il Padre mio opera fino a ora, e io opero", indica in tal modo a noi la sua ininterrotta Provvidenza, e chiama "opera" la conservazione di ciò che esiste, il dare ad esso una continuità (di esistenza) e il governarlo in ogni momento. Altrimenti, come potrebbe esistere l'universo, se una mano più alta non lo governa e ordinare tutto ciò che è visibile e la razza umana?

Vedendo la meraviglia di ciò che accade ogni giorno in quella che siamo abituati a chiamare "natura" – lo sviluppo, per esempio, di una pianta completamente matura, di un animale o addirittura di un essere umano da un piccolo seme – non possiamo fare a meno di vedere il continuo attività creativa di Dio. Ma questa non è la stessa creazione dei sei giorni, la conduzione originale all'essere di tutto ciò che esiste. Il primo capitolo della Genesi descrive questa creazione unica ed irripetibile.

Essendo abituati all’"opera" di Dio nel nostro mondo attuale, facciamo fatica a concepire l'altro tipo di "opera", che ha fatto nei sei giorni. Il mondo, allora, anche se perfetto e completamente formato, era ancora "nuovo". San Gregorio il Teologo sottolinea che, quando Dio ha voluto creare Adamo della polvere, "la Parola, dopo aver preso una parte della terra della nuova creazione, con le sue mani immortali ha formato la mia immagine". Sant'Efrem il Siro insegna:

Proprio come gli alberi, le erbe, gli animali, gli uccelli e l'uomo erano allo stesso tempo grandi e piccini: vecchi nell'aspetto delle loro membra e strutture, giovani nel tempo della loro creazione; così anche la luna era al tempo stesso sia vecchia sia giovane: giovane perché era stata appena creato, vecchia perché era piena come il quindicesimo giorno.

Sant'Efrem e altri Padri sottolineano questa novità affermando la loro convinzione che il mondo è stato creato in primavera. Sant'Ambrogio sottolinea il fatto che tra gli ebrei l'anno iniziava in primavera:

Egli creò il cielo e la terra nel momento in cui i mesi ebbero inizio, e da quel tempo è giusto che il mondo abbia iniziato la sua ascesa. Poi c'è stata la temperatura mite della primavera, una stagione adatta per tutte le cose. Di conseguenza, anche l'anno ha il marchio di un mondo che giunge alla nascita... Al fine di dimostrare che la creazione del mondo ha avuto luogo in primavera, la Scrittura dice: "Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo dei mesi dell'anno" (Es 12:2), chiamando il primo mese tempo di primavera. Era conveniente che l'inizio dell'anno fosse l'inizio della generazione.

Ora, dopo questo sguardo alla comprensione molto realistica dei sei giorni della creazione da parte dei santi Padri, passiamo alla più complessa questione della realizzazione della corona della creazione di Dio, l'uomo.

 
Perché i russi non sorridono?

Gli stranieri dicono regolarmente che i russi sono un popolo sorprendentemente privo di sorrisi. Questo fatto è ampiamente citato nei blog, nelle guide turistiche, discusso in conversazioni personali e condiviso con amici e conoscenti. Di fatto, noi russi sorridiamo più raramente rispetto ad altre nazionalità, ma, come spiegherò qui di seguito, abbiamo i nostri motivi per fare così.

Un famoso scienziato, il professor Iosif Sternin, denomina una delle parti specifiche del carattere nazionale russo la "quotidiana mancanza di sorriso" e la spiega con diverse ragioni. AdMe.ru cita degli estratti dall'articolo del professore, che gettano una luce su alcune delle peculiarità della misteriosa anima russa.

1. Un sorriso, nella comunicazione russa, non è un equivalente della gentilezza. I sorrisi occidentali durante i saluti significano gentilezza pura. Più una persona sorride, più cordialità vuole dimostrare al suo partner. I sorrisi educati e costanti sono chiamati dai russi "sorrisi di dovere" e sono considerati come una caratteristica negativa di una persona, che indica la sua mancanza di sincerità, segretezza, scarsa volontà di rivelare le sue vere emozioni. Il genuino sorriso russo è segno di simpatia personale, ma non di buona educazione.

2. I russi non sorridono agli sconosciuti. Un sorriso nella comunicazione russa è destinato principalmente ai conoscenti. Ecco perché i negozianti in Russia non sorridono ai clienti - semplicemente perché non li conoscono. Se un cliente è già noto nel negozio, ilpersonale gli sorriderà spesso.

3. Non è tipico per i russi rispondere a un sorriso con un altro sorriso. Se una persona russa vede qualcuno che non la conosce e le sorride, senza dubbio cercherà di indovinare una ragione per questo sorriso. Probabilmente potrebbe pensare di avere qualcosa nei suoi vestiti o nel suo taglio di capelli che fa divertire l'altra persona.

4. Un russo deve avere un motivo sufficiente per sorridere, che sia ovvio per gli altri. Questo dà a una persona il diritto di sorridere - dal punto di vista delle altre persone. La lingua russa ha un proverbio unico, non condiviso da altre lingue: "La risata senza motivo - è il segno della stupidità" (Смех без причины - признак дурачины, "Smeh bez prichiny - priznak durachiny")

5. La mancanza di sorriso in una persona russa (proprio la mancanza di sorriso, non la tristezza - i russi per la maggior parte sono gente allegra, gioiosa e spiritosa) è supportata dal folklore russo, dove troviamo una massa di proverbi e modi di dire "contro" risate e battute. Dal dizionario di Vladimir Dal', Proverbi del popolo russo: "Lo scherzo non è un argomento per il bene"; "Il riso conduce al peccato"; "E risate, e peccati" (in russo i due termini rimano, ndt); "A volte le risate attirano le lacrime"; "Nella realtà non ci sono gli scherzi"; "Gli scherzi non portano a nulla di buono".

6. Non è comune tra i russi sorridere durante l'esecuzione dei loro doveri professionali o di qualsiasi sorta di azione seria. Per esempio, gli agenti doganali negli aeroporti non sorridono mai perché sono impegnati in faccende serie.

7. Il vero sorriso russo esiste solo come sorriso sincero, ed è considerato come l'espressione sincera del buon umore o come un favore nei confronti dell'interlocutore.

Quindi, se uno straniero sorride – questo ancora non significa nulla, perché gli hanno insegnato a sorridere a tutti; ma se un russo sorride, lo fa proprio perché lo vuol fare davvero.

 
Arciprete Nikolaj Balashov: riflessioni sull'anniversario della Chiesa russa riunificata

Da oltre sei anni (17 maggio 2007) la Chiesa Ortodossa Russa ha avuto la sua riunificazione canonica, dopo decenni di conflitti e incomprensioni, e un lento e paziente processo di dialogo (nel quale ha avuto un ruolo non differente il nostro ex arcivescovo Innokentij, ora arcivescovo di Vilnius). Il portale Pravoslavie i mir ha intervistato uno dei protagonisti del dialogo di riunificazione, l’arciprete Nikolaj Balashov, che in un video (in russo) e in un articolo in russo e in traduzione italiana ci racconta le diverse tappe che hanno portato nel 2007 alla riunificazione del Patriarcato di Mosca e della Chiesa ortodossa russa all’estero. Riportiamo l’intervista di padre Nikolaj nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Con Cristo, amore e gioia spirituale: come vivono i fedeli dopo essere stati scacciati dalle loro chiese

Il metropolita Sergij (Gensitskij) con i parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina del villaggio di Radoshivka. Foto: eparchia di Ternopol' della Chiesa ortodossa ucraina

Invece di combattere "fino alla morte" i predoni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", i parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina costruiscono da soli nuove chiese e continuano a pregare per la pace.

All'inizio del 2019, in Ucraina, in particolare nelle eparchie occidentali della Chiesa ortodossa ucraina, quasi ogni domenica, una serie di parrocchie è scossa da un'ondata di sequestri da parte di predoni. I "trasferimenti volontari", come riportato dai media che si sono occupati dei casi, raramente sono stati sia volontario che di trasferimento.

Oggi la Chiesa ortodossa ucraina parla di poco più di 80 comunità che hanno cambiato legalmente e pacificamente la propria giurisdizione.

Invece di ripagare il male con il male e la violenza con la violenza, i parrocchiani delle chiese sequestrate ne costruiscono di nuove – spesso senza aiuti esterni e in tempi record – e continuano a pregare per la pace in Ucraina.

Radoshovka, eparchia di Ternopol' della Chiesa ortodossa ucraina

La chiesa di santa Parascheva nel villaggio di Radoshovka, nella regione di Ternopol', è stata trasferita alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", una delle prime nel distretto di Shumsk nel gennaio 2019. Qui, come al solito, l'entità legale della comunità della Chiesa ortodossa ucraina è stata registrata nuovamente nella parrocchia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e la chiesa è stata sequestrata.

il metropolita Sergij (Gensitskij) di Ternopol' e Kremenets con la comunità della Chiesa ortodossa ucraina nel villaggio di Radoshivka. Foto: eparchia di Ternopol' della Chiesa ortodossa ucraina

Alla prima data del "trasferimento cerimoniale dell'intero villaggio", i parrocchiani di Radoshovka hanno notato persino una troupe cinematografica di uno dei principali canali ucraini, che apparentemente preparava un rapporto su come tutto era andato a favore della nuova struttura ecclesiastica. Tuttavia, una piccola sorpresa attendeva i giornalisti: nel cortile di un terreno privato, hanno visto una nuova chiesa della comunità sopravvissuta della Chiesa ortodossa ucraina, che in qualche modo ha rovinato l'idilliaco copione delle riprese.

Secondo l'eparchia di Ternopol' della Chiesa ortodossa ucraina, la costruzione installata in un cortile privato è stata presentata da correligionari della vicina regione di Rovno. "È stata trasportata ma abbiamo avuto poco tempo per equipaggiarla correttamente e il giorno successivo c'era il servizio di Natale" , ricordano all'eparchia. "Quindi abbiamo chiamato i sacerdoti e raccolto tutto ciò di cui avevamo bisogno: icone, una lampada da altare, un lampadario, candelabri. Vladyka Sergij (metropolita di Ternopol' e Kremenets, ndc) ha benedetto la partecipazione dell'abate del vicino monastero di Zagaitsy, e a Natale 2020 si è svolto il primo servizio dell'eparchia di Ternopol' della Chiesa ortodossa ucraina".

Dunaev, eparchia di Ternopol' della Chiesa ortodossa ucraina

L'8 novembre 2019, nel villaggio di Duneiv, nel distretto di Kremenets, nella regione di Ternopol', è stata solennemente consacrata la chiesa di san Demetrio della Chiesa ortodossa ucraina, di recente costruzione. In effetti, la comunità di Dunaev si è ripresa per prima tra quelle che hanno sofferto di sequestri da parte dei sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

La consacrazione della chiesa è stata celebrata alla festa patronale della comunità. Nel territorio in cui la nuova chiesa è stata costruita in pochi mesi, quasi l'intero villaggio si è riunito in una giornata lavorativa a metà settimana. È stato estremamente difficile entrare nella stanza in cui il metropolita Sergij di Ternopol' e Kremenets ha consacrato l'altare. Anche il cortile era affollato.

Attraverso il campo in una mattina nebbiosa si poteva vedere la vecchia chiesa di san Demetrio sequestrata dalla nuova struttura ecclesiastica, che nel cortile quel giorno aveva uno o due parrocchiani, un "sacerdote" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e un sagrestano. Di tanto in tanto, quella comunità, che si autoproclamava "maggioranza", invitava gli abitanti del villaggio aqlle suo funzioni suonando le campane – ma senza molti risultati.

"Diverse persone, cadute nello scisma, sono già tornate da noi. Vorremmo che nessun altro passasse attraverso ciò che la nostra comunità ha vissuto", ha detto Evgenija, una parrocchiana della comunità della Chiesa ortodossa ucraina.

Shkrobotovka, eparchia di Ternopol' della Chiesa ortodossa ucraina

La comunità di san Demetrio della Chiesa ortodossa ucraina nel villaggio di Shkrobotovka nel distretto di Shumsk, nella regione di Ternopol', come quasi tutte le parrocchie della Chiesa canonica in questo decanato, ha anch'essa sofferto di azioni di incursione da parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nel febbraio 2019. Dopo aver portato via la chiesa, i nuovi "proprietari", come si è scoperto, non hanno disdegnato di appropriarsi dell'intera opera del "prete di Mosca", appassionato di carpenteria.

Come rettore della comunità, ricorda padre Georgij Gontaruk, che ha servito in questa parrocchia per molti anni, in inverno ha costantemente creato qualcosa per la sua chiesa – un nuovo altare o una cornice di icone. L'intera chiesa, che la nuova struttura ecclesiale ha preso per se stessa, è decorata con le sue opere di artigianato. La laboriosa natura di quest'uomo troverà sicuramente applicazione: la comunità della Chiesa ortodossa ucraina di Shkrobotovka ha costruito una nuova chiesa, che dovrà essere decorata dall'inizio della primavera.

Regioni di Rovno e Kiev

A tempo di record, è stata eretta la struttura principale della futura chiesa della santa Protezione nel villaggio di Malye Dorogostai nel distretto di Mlinov, nella regione di Rovno. Questa parrocchia comprende tre insediamenti, l'antica chiesa è stata portata via dai predoni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In poche settimane, i credenti con il loro lavoro hanno portato la costruzione fino al tetto.

Il 18 novembre 2019, la nuova chiesa della santa Protezione della Chiesa ortodossa ucraina è stata consacrata nel villaggio di Boremets nello stesso distretto.

Il 21 novembre 2019, immediatamente dopo la festa di Boremets, è stata celebrata la consacrazione di una nuova chiesa nel villaggio di Bushcha, nel distretto di Zdolbunov, nella regione di Rivne.

L'arciprete Vasilij Nachev, un sacerdote dell'eparchia di Rivne della Chiesa ortodossa ucraina e testimone oculare di tutti gli eventi di Bushcha, dal sequestro dei predoni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" alla costruzione di una nuova chiesa, ha scritto sulla sua pagina Facebook: "I credenti del villaggio di Bushcha hanno pregato per tutto il tempo dopo il sequestro nella casa parrocchiale. E oggi, nel giorno della loro festa patronale, sono entrati nella nuova chiesa. Sono entrati con Cristo, con amore e con gioia spirituale. I fedeli si sono rallegrati dell'opportunità di celebrare il giorno di san Michele nella loro chiesa. Hanno ringraziato Dio per tale misericordia. Cristo non entrerà mai in chiesa con un piede di porco. In quale chiesa di Bushcha era Cristo oggi, indovinate?"

Il 21 dicembre 2019, la chiesa domestica di san Spiridione di Trimitunte è stata consacrata nel villaggio di Bobryk del distretto di Nizhyn, nella regione di Kiev, ricostruita al posto della chiesa dell'icona della Madre di Dio di Kazan'. sequestrata dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Il 5 gennaio 2019 si è tenuto il primo servizio dopo la perdita della chiesa nel villaggio di Kopytkovo, nel distretto di Zdolbunov, nella regione di Rovno. La costruzione è iniziata solo all'inizio di dicembre 2019 sul terreno donato dal rettore della comunità.

Topilishche, eparchia di Vladimir-Volinskij della Chiesa ortodossa ucraina

Senza confusione né pathos: ecco come si può caratterizzare una costruzione silenziosa in questo angolo del distretto di Ivanychi, nella regione della Volinia. La chiesa di san Michele nel villaggio di Topilishche è stata rilevata dalla nuova organizzazione ecclesiastica in gran parte a causa del trasferimento alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" del precedente rettore. Tuttavia, come si è scoperto, non tutta la comunità era d'accordo con questa decisione. I credenti hanno chiesto all'eparchia di nominare qui un nuovo rettore.

Il vescovo locale, il metropolita Vladimir di Vladimir-Volinskij e Kovel, ha nominato qui un sacerdote che aveva già sperimentato tutte le difficoltà dello scisma nella comunità – l'arciprete Igor Margita, che aveva conservato la comunità della Chiesa ortodossa ucraina nel vicino villaggio di Grybovytsia durante gli anni difficili del 2015-2017.

Pochi mesi dopo, la comunità, con l'aiuto di benefattori, ha raccolto denaro per acquistare una vecchia casa, sul cui sito è apparsa una chiesa in legno nel più breve tempo possibile. La nuova chiesa della comunità di san Michele della Chiesa ortodossa ucraina è stata consacrata il 21 novembre 2019.

Bajkovtsy, eparchia di Vladimir-Volinskij della Chiesa ortodossa ucraina

La storia del "trasferimento" della comunità della Chiesa ortodossa ucraina nel villaggio di Bajkovtsy nel distretto di Kovel, nella regione della Volinia, sarebbe comica se in questo caso l'osservatore esterno non si sentisse triste per la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In un piccolo villaggio, non esisteva né una chiesa né una parrocchia registrata – un'entità legale. I rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina presenti a un "incontro per il trasferimento alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno cortesemente suggerito agli attivisti della nuova struttura ecclesiastica che essi, redigendo il protocollo, stavano facendo un affare a vuoto. Tuttavia, la parrocchia è stata comunque accettata nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In pratica, ciò ha portato al fatto che alla comunità e al sacerdote della Chiesa ortodossa ucraina non era più permesso entrare in un angolo della scuola locale, dove avevano una cappella.

La comunità della Chiesa ortodossa ucraina dell'icona della Madre di Dio di Kazan', quasi interamente conservata, ha celebrato la prima festa patronale dopo il "trasferimento alla Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in una rinnovata chiesa domestica di recente acquisizione. Entro il 4 novembre 2019, durante la primavera e l'estate, qui, con l'aiuto di sponsor e di fedeli, avevano svolto tutto il lavoro necessario e installato una piccola cupola sulla chiesa.

Rakov Les, eparchia della Volinia della Chiesa ortodossa ucraina

Prima della nascita della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", due sacerdoti hanno prestato servizio in una comunità della Chiesa ortodossa ucraina, la chiesa della santa Annunciazione nel villaggio di Rakov Les del distretto di Kamen'-Kashirskij, nella regione della Volinia. È capitato che i rappresentanti della struttura ecclesiastica appena formata siano riusciti ad attirare a sé il rettore della chiesa. Nel popoloso villaggio, tuttavia, una grande comunità di parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina è rimasta ferma nella fede, unita attorno al secondo chierico, un sacerdote che è divenuto il nuovo rettore.

I parrocchiani hanno iniziarono a costruire una nuova chiesa dedicata alle sante martiri Fede, Speranza, Amore e alla loro madre Sofia.

Shirokoe, eparchia della Volinia della Chiesa ortodossa ucraina

La chiesa della santa Protezione della Chiesa ortodossa ucraina nel villaggio di Shirokoe del distretto di Gorokhiv, nella regione della Volinia, come molte altre in questo distretto, è caduta preda dei briganti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" nell'inverno e nella primavera del 2019. Tuttavia, parte della comunità, insieme con il rettore Igor Bondarchuk, ha resistito allo scisma ed è stata persino una delle prime nella regione a riuscire a ricostruirsi.

l'interno della nuova chiesa nel villaggio di Shirokoe. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Nell'ottobre 2019, la Fondazione di beneficenza "Favor" ha aiutato la comunità di Shirokoe a coprire il tetto della nuova chiesa. A dicembre sono stati completati i lavori esterni.

Smoljava, eparchia della Volinia della Chiesa ortodossa ucraina

Anche la comunità di San Michele delLa Chiesa ortodossa ucraina nel villaggio di Smoljava nel distretto di Gorokhiv, insieme a diverse dozzine di parrocchie in questi presidi, ha perso l'accesso alla sua chiesa a causa delle azioni di incursione del "sindaco" Gorokhov della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il rettore padre Aleksandr Babij si è rifiutato di andare sotto l'ala dei predoni.

la casa dove si svolgono i servizi della comunità della Chiesa ortodossa ucraina del villaggio di Smoljava. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

La comunità sopravvissuta si è ripresa rapidamente, ha acquistato una piccola casa e ha iniziato a ripararla. I fedeli non nascondono il fatto di essere dispiaciuti per gli sforzi e i soldi una volta investiti nella sistemazione dell'ex chiesa. Tuttavia, i parrocchiani, che si sono ripresi dopo il conflitto ecclesiastico, sono attualmente impegnati in nuove opere creative.

* * *

I parrocchiani e il clero delle parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina, che hanno perso le loro chiese a causa dell'incursione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ringraziano i correligionari e tutti coloro che si prendono cura di loro, che non si sono fatti da parte e hanno aiutato le parrocchie colpite a riprendersi.

 
I dogmi

Come facciamo a sapere se qualcosa è un dogma o meno, se non è stato specificamente affermato da un concilio ecumenico?

Dobbiamo prima considerare la questione di cosa intendiamo per dogma. Solitamente, nel nostro tempo, quando si parla di dogma si pensa a proclami formali di dottrina ufficiale, tuttavia la parola ha un significato più ampio. La parola è usata sia da Filone che da Giuseppe Flavio in riferimento sia ai principi filosofici che ai decreti imperiali (Theological Dictionary of the New Testament, 2:231). San Basilio il Grande lo usava in riferimento agli insegnamenti interni della Chiesa, in contrasto con la predicazione pubblica della Chiesa, che era destinata a chi si trovava sia all'interno che all'esterno della Chiesa. Era in polemica con un gruppo di persone che negavano che lo Spirito Santo fosse una persona distinta della divinità, e aveva sostenuto che ciò era insegnato dalla dossologia: "Gloria al Padre, e al Figlio, e al Santo Spirito." I suoi oppositori ribatterono che la dossologia non si trovava nella Scrittura, e così rispose:

"Dei dogmi e delle predicazioni [kerygmata] custoditi al sicuro nella Chiesa, ne abbiamo alcuni dalla dottrina scritta, e alcuni dalla tradizione che ci è stata tramandata dagli apostoli e che abbiamo ricevuto nel mistero: ambedue le forme hanno la stessa validità e forza per quanto riguarda la pietà (cioè la religione); di conseguenza, nessuno le smentisce, almeno nessuno che abbia alcuna esperienza in materia ecclesiastica, perché se dovessimo impegnarci a scartare le tradizioni non scritte dei costumi, per il fatto che non hanno grande forza, finiremmo inconsapevolmente per danneggiare il Vangelo nelle parti vitali.... (D. Cummings, The Rudder of the Orthodox Catholic Church: The Compilation of the Holy Canons, Saints Nicodemus and Agapius, West Brookfield, MA: The Orthodox Christian Educational Society, 1983, p. 853n, sul Canone 91, tratto dal suo trattato Sullo Spirito Santo, 66-67).

San Basilio continua citando come esempi della tradizione non scritta il modo di fare il segno della Croce, il battesimo per tripla immersione, la preghiera mentre si è rivolti a est e il modo in cui la Liturgia è servita come esempi di tradizione non scritta che anche gli eretici con cui stava discutendo non contestavano.

Così, mentre il dogma, nel senso di decreti ecumenici ufficiali, ha il vantaggio di essere chiaramente vincolante per tutti nella Chiesa, san Basilio afferma che gli insegnamenti interni della Chiesa, che almeno finora non sono stati oggetto di decreti ufficiali, sono nondimeno autorevoli. Per esempio, rifiutare l'uso delle icone cristiane è sempre stato eretico, molto prima che il settimo Concilio ecumenico intervenisse sulla questione. L'unica differenza è che qualcuno che contestava tale uso prima di quel concilio poteva essere meno colpevole dei propri errori di quanto lo sarebbe stato dopo. E, di fatto, avere un'opinione eretica non è necessariamente un grave peccato personale, se la si ha per ignoranza, ma lo diventa certamente, se tale persona rifiuta la correzione della Chiesa.

Il settimo Concilio ecumenico, quando pronunciò una serie di anatemi diretti agli iconoclasti, si concluse con un ultimo anatema:

"Se qualcuno rifiuta una tradizione ecclesiastica scritta o non scritta, sia anatema!" (Richard Price, trad., The Acts of the Second Council of Nicea (787), vol. 2, Liverpool, UK: Liverpool University Press, 2018, p. 660).

Ovviamente, non tutte le tradizioni possono essere incluse qui. Si sente spesso dire che ci sono tradizioni con la "T" maiuscola e tradizioni con la "t" minuscola, e a seconda di come si applica, questa distinzione potrebbe essere utile, ma certamente è stata usata per sminuire la legittima tradizione della Chiesa. In linea di massima ci sono quattro tipi di tradizioni nella Chiesa (a parte la Scrittura stessa, che fa parte della Tradizione, anche se di solito ne parliamo come distinta dalle tradizioni conservate al di fuori della Scrittura): tradizione apostolica, tradizione ecclesiastica, tradizioni che possono essere vere oppure no, e le tradizioni locali, che sono pratiche o usanze locali. Le tradizioni apostoliche sono senza dubbio vincolanti e autorevoli. Lo stesso vale per la tradizione ecclesiastica, quando si tratta di tradizioni abbracciate da tutta la Chiesa.

Quando ci riferiamo a pratiche o consuetudini locali con la parola "tradizione", non stiamo parlando né di tradizione apostolica né di tradizione ecclesiastica. Esse possono avere qualche autorità a livello locale, ma questa è un'altra questione. Inoltre, a volte potremmo parlare di qualcosa che è "una tradizione" nel senso che questo è qualcosa che è stato tramandato, ma non in un modo a cui possiamo attribuire una grande autorità. Per esempio, c'è una tradizione secondo cui san Giuseppe d'Arimatea e Cristo hanno visitato l'Inghilterra quando Cristo era giovane. Tale tradizione può essere vera o no, ma a nessuno è richiesto di credere che questa tradizione sia vera.

La parola greca per "tradizione" è paradosis – che, sebbene tradotta in modo diverso in alcune versioni protestanti della Bibbia, è la stessa parola usata quando si fa riferimento negativamente ai falsi insegnamenti dei farisei (Mc 7:3,5,8), e anche quando ci si riferisce positivamente all'autorevole insegnamento cristiano (1 Cor 11:2; 2 Ts 2:15;3:6). La parola stessa significa letteralmente "ciò che è trasmesso" o "ciò che èe tramandato". La differenza fondamentale tra le tradizioni dei farisei e quella della Chiesa è la fonte. Cristo ha chiarito quale fosse la fonte delle tradizioni dei farisei, quando le ha chiamate "tradizioni degli uomini" (Mc 7:8). San Paolo d'altra parte, in riferimento alla Tradizione cristiana afferma: "Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni [paradoseis] così come ve le ho trasmesse [paredoka, una forma verbale di paradosis]" (1 Cor 11:2) . Ma dove ha preso queste tradizioni in primo luogo? "Ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso [paredoka]" (1 Cor 11:23). Questo è ciò a cui si riferisce la Chiesa ortodossa quando parla della Tradizione apostolica – "la fede una volta consegnata [paradotheise] ai santi" (Gd 3). La sua fonte è Cristo, è stata consegnata personalmente da lui agli apostoli attraverso tutto ciò che ha detto e fatto, che se fosse tutto scritto, "il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che dovrebbero essere scritti" (Giovanni 21:25) . Gli apostoli consegnarono questa conoscenza a tutta la Chiesa, e la Chiesa, essendo depositaria di questo tesoro, divenne così "colonna e fondamento della verità" (1 Tim 3:15).

Le tradizioni ecclesiastiche sono radicate nella promessa di Cristo che le porte dell'inferno non avrebbero prevalso contro la Chiesa (Mt 16:18), che lo Spirito Santo l'avrebbe guidata a tutta la verità (Gv 16:13), così come il potere di legare e di sciogliere che Cristo ha dato agli apostoli (Mt 18:18) – e, naturalmente, noi non crediamo che nulla di tutto ciò fosse limitato agli apostoli originari, ma il ministero apostolico della Chiesa è continuato attraverso i loro successori. Inoltre, san Paolo ci dice che la Chiesa è il corpo di Cristo, e che Cristo è il capo della Chiesa (Ef 5:22-33), e quindi crediamo che sia impossibile che l'intera Chiesa possa cadere in errore, o affermare come vero qualcosa che di fatto è falso. Questa comprensione della Chiesa non è nemmeno uno sviluppo tardivo, ma la si trova chiaramente espressa in un padre anteniceno, san Cipriano di Cartagine, nel suo Trattato sull'unità della Chiesa.

Quindi, se si tratta di un insegnamento che la Chiesa ha affermato universalmente, sia nei Concili, sia semplicemente per accettazione universale, è vincolante per tutti.

 
Alla festa della santa Protezione, il metropolita Tikhon ha servito a Pskov la prima Liturgia archieratica di Rito antico da diversi secoli

foto: pskov-eparhia.ru

Alla festa della Protezione della Madre di Dio ieri, sua Eminenza il metropolita Tikhon di Pskov ha celebrato la Divina Liturgia secondo il Rito Antico nella chiesa di san Nicola nella città di Pskov, una dipendenza del monastero delle Grotte di Pskov di cui il metropolita Tikhon è l'abate.

foto: pskov-eparhia.ru

Questa è stata la prima liturgia archieratica di Rito Antico a Pskov in diversi secoli, come riferisce il servizio stampa della diocesi di Pskov.

foto: pskov-eparhia.ru

La celebrazione ha compreso l'Officio di mezzanotte, il saluto e la vestizione del vescovo, la lettura delle Ore Terza, Sesta e Nona e la Divina Liturgia, tutto secondo l'Antico Rito, usato in Russia prima delle riforme nikoniane del XVII secolo e ora utilizzato nelle chiese dei Vecchi Credenti e degli Edinovertsi canonici.

foto: pskov-eparhia.ru

Con sua Eminenza hanno concelebrato l'igumeno Petr (Vasiliev) della chiesa degli Edinovertsi di san Nicola a Mosca, lo ieromonaco Anatolij (Dontsu), rettore della chiesa di san Nicola a Pskov e altri sacerdoti di Pskov. La funzione è stata cantata da un coro combinato delle comunità di Rito Antico della diocesi di Mosca e della chiesa di san Nicola a Pskov.

foto: pskov-eparhia.ru

Durante la funzione, Dmitrij Kirichenko, diplomato al seminario Sretenskij, è stato ordinato al diaconato.

foto: pskov-eparhia.ru

Prima della santa comunione, il metropolita Tikhon si è rivolto a tutti i presenti con un discorso arcipastorale:

Oggi, noi chierici abbiamo pregato all'altare con le preghiere che sia san Sergio di Radonezh che lo ieromartire Cornelio hanno offerto a Dio con il cuore e con le parole. Tutti i sacerdoti, fino alla fine del XVII secolo, pregavano in questo modo. Queste preghiere sono molto speciali: sono molto profonde, molto toccanti e molto chiare. Il desiderio di rendere più chiara la lingua slava, paradossalmente, l'ha complicata in molti modi. Le preghiere dell'antico rito liturgico ortodosso sono molto più comprensibili anche per una persona comune rispetto alle preghiere della traduzione nikoniana. Ma non sta a noi giudicarli! Ci siamo riuniti per ricordarci ancora una volta quanto sia grave commettere un errore in relazione alla Tradizione della Chiesa.

Oggi speriamo di aver iniziato il rilancio dei servizi della Edinoverie nella diocesi di Pskov. I servizi della Edinoverie iniziarono nella chiesa di san Nicola nel 1844. L'Edinoverie è quella parte della Chiesa russa, quei figli fedeli della Chiesa russa che sono in comunione eucaristica con tutti noi, ma celebrano i servizi secondo il Rito Antico, pre-nikoniano. Hanno conservato i canti, le preghiere e i riti come erano sotto i nostri padri prima del 1654-1656. Certo, è stato insolito per noi, perché molto di ciò a cui sono abituati i nostri occhi e orecchi è diverso qui. Spero che ci siano persone che ameranno particolarmente questo servizio lento, misurato e concentrato, senza l'eccessiva bellezza dei canti polifonici, senza fretta, e che diventeranno parrocchiani di questa parrocchia.

Il metropolita Tikhon ha anche presentato una copia dell'icona della Madre di Dio di Smolensk in dono alla parrocchia e a tutti i presenti è stato consegnato un libro sul santo ierarca e taumaturgo Nicola.

Maggiori informazioni sulle comunità di Rito Antico e dell'Edinoverie si trovano nei nostri articoli di Vladimir Basenkov (per esempio, gli articoli sulla vita parrocchiale e sulla vita di famiglia)

Guardate un video della funzione:

foto: pskov-eparhia.ru

foto: pskov-eparhia.ru

foto: pskov-eparhia.ru

foto: pskov-eparhia.ru

foto: pskov-eparhia.ru

 
La risposta russa a una doppia dichiarazione di guerra

Il contesto: una doppia dichiarazione di guerra

Ascoltando Poroshenko al Congresso americano pochi giorni fa e poi Obama all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite non può lasciare alcun dubbio circa il fatto che l'Impero anglo-sionista sia in guerra con la Russia. Eppure molti credono che la risposta russa a questa realtà sia inadeguata. Allo stesso modo, c'è un flusso costante di accuse contro Putin sulla politica della Russia nei confronti della crisi in Ucraina. Quello che mi propongo di fare qui è di offrire alcuni promemoria di base su Putin, sui suoi obblighi e le sue opzioni.

In primo luogo, Putin non è mai stato eletto poliziotto o salvatore del mondo, è stato eletto solo presidente della Russia. Sembra ovvio, ma ancora molti sembrano pensare che in qualche modo Putin sia moralmente obbligato a fare qualcosa per proteggere la Siria, la Novorossija o qualsiasi altra parte del nostro mondo molestato. Non è così. Sì, la Russia è il leader de facto dei paesi dei BRICS e dei paesi della SCO, e accetta questo fatto, ma Putin ha l'obbligo morale e legale di prendersi cura per prima cosa del suo popolo.

In secondo luogo, la Russia è ora ufficialmente nel mirino dell'Impero anglo-sionista, che comprende non solo 3 paesi nucleari (USA, UK, FR), ma anche la più potente forza militare (USA + NATO) e le più grandi economie del mondo (USA + UE). Penso che siamo tutti d'accordo che la minaccia rappresentata da un tale impero non è banale e che la Russia la deve trattare con la massima attenzione.

Come sparare a Putin e mancare il bersaglio

Ora, incredibilmente, molti di coloro che accusano Putin di essere un buono a nulla, un traditore o un ingenuo sostengono anche che l'Occidente sta preparando una guerra nucleare contro la Russia. Se è davvero così, poniamoci la domanda: se vi è un rischio reale di una guerra, nucleare o no, Putin sta sbagliando nel non mostrarsi duro o minaccioso? Qualcuno potrebbe dire che l'Occidente si è fissato sulla guerra, a prescindere da che cosa farà Putin. Va bene, abbastanza giusto, ma in questo caso il fatto che stia prendendosi quanto più tempo possibile prima dell'inevitabile non è la cosa giusta da fare?!

In terzo luogo, sulla questione USA contro ISIL, diversi commentatori di questo blog hanno accusato Putin di aver pugnalato Assad alla schiena perché la Russia ha sostenuto la risoluzione degli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza dell'ONU.

E che cosa avrebbe dovuto fare Putin?! Spedire l’aviazione russa in Siria per proteggere il confine siriano? E che dire di Assad? Ha mandato allo sbaraglio la propria aviazione per cercare di fermare gli Stati Uniti o ha tranquillamente fatto un patto: bombardate "loro" e non noi, e io mi limiterò a protestare e a non fare nulla a riguardo? Più ovviamente quest'ultimo.

In realtà, Putin e Assad hanno esattamente la stessa posizione: protestano la natura unilaterale degli attacchi, richiedono una risoluzione delle Nazioni Unite mentre se ne stanno tranquillamente a guardare come lo Zio Sam si rivolta contro la propria progenie e ora cerca di distruggerla.

Vorrei aggiungere che Lavrov ha abbastanza logicamente dichiarato che non ci sono "buoni terroristi". Egli sa che l'ISIL non è altro che una continuazione della rivolta siriana creata dagli Stati Uniti, e quella rivolta è di per sé una continuazione di al-Qaeda creata degli Stati Uniti. Da un punto di vista russo, la scelta è semplice: cos'è meglio, che gli Stati Uniti utilizzino le proprie forze e uomini per uccidere wahabiti impazziti o che lo faccia Assad? E se ISIL ha successo in Iraq, quanto tempo prima che passino alla Cecenia? O alla Crimea? O al Tatarstan? Perché i soldati russi o siriani dovrebbero rischiare la morte quando l'aviazione americana è disposta a farlo per loro?

Anche se vi è una dolce ironia nel fatto che gli Stati Uniti devono ora bombardare la loro stessa creazione, lasciateglielo fare. Anche Assad è stato chiaramente avvertito e, ovviamente, ne è abbastanza contento.

Infine, ONU o non ONU, gli Stati Uniti avevano già preso la decisione di bombardare l'ISIL. Allora, qual è il punto di bloccare una risoluzione perfettamente buona delle Nazioni Unite? Sarebbe controproducente. In realtà, tale risoluzione può essere utilizzato anche dalla Russia per prevenire gli Stati Uniti e il Regno Unito da servire come base di appoggio per gli estremisti wahabiti (questa risoluzione lo vieta, e stiamo parlando di un obbligo, capitolo VII, Risoluzione UNSC).

Eppure, alcuni ancora dicono che Putin ha gettato Assad sotto il treno. Quanto di deve arrivare a essere folli e stupidi per avere questo tipo di idea sulla guerra o sulla politica? E se Putin avesse voluto gettare Assad sotto il treno, perché non farlo l'anno scorso?

Frustrazione sincera o disonestà intellettuale?

Ma questo tipo di sciocchezze sulla Siria è assolutamente sminuito dal tipo di cose veramente pazzesche che si vedono in alcuni post sulla Novorossija.

Qui ci sono i miei preferiti. L'autore inizia citandomi:

"Questa guerra non ha mai avuto come obiettivo la Novorossija o l'Ucraina".

e poi continua:

Tale affermazione è troppo vacua e conveniente come scusa per non agire. Intendi veramente dire che le migliaia di persone uccise dai bombardamenti, le migliaia di giovani coscritti ucraini passati attraverso il tritacarne, le migliaia di case distrutte, più di 1 milione di persone trasformatr in rifugiati... niente di tutto questo ha a che fare con la Novorossija e l'Ucraina? Che tutto questo sia solo contro la Russia? In realtà, sarebbe bene astenersi dal fare dichiarazioni stupide come questa.

L'unico problema è, naturalmente, che io non ho mai fatto questa affermazione in primo luogo :-)

Certo, è piuttosto ovvio che volevo dire che per l'Impero anglo-sionista l'obiettivo non è mai stato l'Ucraina o la Novorossija, ma una guerra alla Russia. Tutto ciò che la Russia ha fatto è stato riconoscere questa realtà. Ancora una volta, le parole "Intendi veramente dire che" mostrano chiaramente che l'autore sta rigirando quello che ho detto, ne sta facendo ancora un altro uomo di paglia, e poi mi denuncia indignato come se fossi un mostro che non si preoccupa dell'Ucraina o della Novorossija (il resto del commento era nella stessa vena: denunce indignate di dichiarazioni che non ho mai fatto e di conclusioni che non ho mai raggiunto).

Mi sono già abituato al livello davvero notevole di disonestà della folla dei detrattori di Putin e ormai considero me stesso come uno dei loro bersagli. Ma volevo illustrarlo ancora una volta solo per dimostrare che almeno in certi casi, una discussione onesta non è lo scopo finale. Ma non voglio limitare il tutto a pochi individui disonesti e rumorosi. Ci sono anche molti che sono sinceramente sconcertati, frustrati e delusi anche dall'apparente passività della Russia. Ecco un estratto di una e-mail che ho ricevuto questa mattina:

Credo di avere davvero sperato che forse la Russia, la Cina, i BRICS sarebbero stati una forza contraria. Quello che non riesco a capire è perché, dopo tutta la demonizzazione da parte degli Stati Uniti e dell'Europa, la Russia non faccia ritorsioni. Le sanzioni imposte dall'Occidente fanno male alla Russia, e tuttavia questa commercia ancora petrolio in euro / dollari e si piega in quattro per soddisfare l'Europa. Non capisco perché non dicono di sollevare tutte le sanzioni o niente più gas. Anche la Cina dice molto poco contro gli Stati Uniti, anche se comprende appieno che se la Russia è indebolita, lei è la prossima sulla lista. Quanto a tutto il parlare di sollevare le sanzioni contro l'Iran, è farsesco, poiché tutti sappiamo che Israele non permetterà mai che siano sollevate. Allora perché la Cina e la Russia vanno avanti con tutta questa sciarada? A volte mi chiedo se siamo tutti ingannati, e questo è tutto un grande gioco, senza alcuna possibilità di cambiare nulla.

In questo caso l'autore vede correttamente che la Russia e la Cina seguono una politica molto simile che sembra sicuramente un tentativo di placare gli Stati Uniti. In contrasto con il commento precedente, qui l'autore è sia sincero sia veramente in difficoltà.

In realtà, credo che quello che sto osservando sono tre fenomeni molto diversi che si manifestano tutti allo stesso tempo:

1) Una campagna organizzata contro Putin avviata da rami del governo degli Stati Uniti / del Regno Unito con il compito di manipolare i social media.

2) Una campagna spontanea contro Putin avviata da alcuni circoli russi nazional-bolscevichi (Limonov, Dugin & Co.).

3) L'espressione di sincero stupore, angoscia e frustrazione da parte di persone oneste e ben intenzionate per le quali l'attuale posizione russa non ha davvero alcun senso.

Il resto di questo post sarà interamente dedicato a cercare di spiegare la posizione russa a quelli che si trovano in questo terzo gruppo (qualsiasi dialogo con quelli dei primi 2 non ha alcun senso).

Come cercare di dare un senso a una politica apparentemente illogica

Nella mia introduzione sopra ho affermato che ciò che sta avvenendo è una guerra alla Russia, non (ancora?) una guerra calda, e non più una guerra fredda vecchio stile. In sostanza, quello che gli anglo-sionisti stanno facendo è abbastanza chiaro e molti commentatori russi hanno già raggiunto questa conclusione: gli Stati Uniti sono impegnati in una guerra contro la Russia, nella quale gli Stati Uniti lotteranno fino all'ultimo ucraino. Così, per l'Impero, il "successo" non può mai essere definito come un risultato in Ucraina, perché, come ho detto in precedenza, questa guerra non è per l'Ucraina. Per l'Impero il "successo" è un risultato specifico in Russia: il cambio di regime. Diamo un'occhiata a come l'Impero prevede di raggiungere questo risultato.

Il piano originale era semplicistico, in un modo tipicamente americano neocon: rovesciare Janukovich, portare l'Ucraina verso l'UE e la NATO, muovere politicamente la NATO sul confine russo e spostarla militarmente in Crimea. Quel piano è fallito. La Russia ha accettato la Crimea e l'Ucraina è crollata in una feroce guerra civile in combinazione con una crisi economica terminale. Poi i neocon americani hanno ripiegato sul piano B.

Anche il piano B è semplice: provocare la Russia a intervenire militarmente nel Donbass e utilizzare qusto come pretesto per una vera e propria guerra fredda 2.0 che creerebbe tensioni in stile anni '50 tra Oriente e Occidente, giustificherebbe politiche di paura indotta in Occidente, e troncherebbe completamente i crescenti legami economici tra la Russia e l'UE. Salvo che anche questo piano è fallito – la Russia non ha abboccato all'esca e invece di intervenire direttamente nel Donbass, ha iniziato una massiccia operazione segreta per sostenere le forze anti-naziste in Novorossija. Il piano russo ha funzionato, e le forze di repressione della giunta sono state sonoramente sconfitte dalle Forze Armate della Novorossija, anche se queste ultime avevano un enorme deficit di potenza di fuoco, di mezzi corazzati, di specialisti e di truppe (a poco a poco, un aiuto segreto russo ha cambiato tutti questi aspetti).

A questo punto nel tempo la plutocrazia anglo-sionista è andata veramente fuori di testa alla realizzazione combinata che il suo piano stava cadendo a pezzi e che non c'era niente che si potesse realmente fare per salvarla (un'opzione militare era del tutto impossibile, come ho spiegato in passato). Hanno provato con le sanzioni economiche, ma queste hanno solo aiutato Putin a impegnarsi in riforme attese da tempo. Ma la parte peggiore di tutto questo è che ogni volta che l'Occidente si aspettava che Putin facesse qualcosa, ha fatto l'esatto contrario:

• Nessuno si aspettava che Putin avrebbe usato la forza militare in Crimea in un'operazione lampo di presa in carico che passerà alla storia come un evento almeno altrettanto incredibile quanto Storm-333.

• tutti (me compreso) aspettavano che Putin inviasse forze in Novorussia. Non l'ha fatto.

• Nessuno si aspettava contro-sanzioni russe per colpire il settore agricolo dell'UE.

• Tutti si aspettavano che Putin avrebbe fatto ritorsioni dopo l'ultimo round di sanzioni. Non l'ha fatto.

C'è un modello qui, ed è un modello di base di tutte le arti marziali: primo, non segnalare le tue intenzioni, secondo, usa le finte, e terzo, colpisci quando e dove il tuo avversario non se l'aspetta.

Al contrario, ci sono due cose che sono profondamente radicate nella mentalità politica occidentale che Putin non fa mai: non minaccia mai e non pretende mai. Ad esempio, mentre gli Stati Uniti sono sostanzialmente in guerra con la Russia, la Russia sarà lieta di supportare una risoluzione degli Stati Uniti sull'ISIL se questo è a vantaggio della Russia. E i diplomatici russi parleranno dei "nostri partner americani" o dei "nostri amici americani", mentre, allo stesso tempo, faranno di più di tutto il resto del pianeta unito per far cadere l'Impero anglo-sionista.

Un rapido sguardo alle realizzazioni di Putin

Come ho scritto in passato, a differenza di alcuni altri blogger e commentatori, io non sono né un sensitivo non un profeta e non posso dirvi cosa pensa Putin o cosa farà domani. Ma quello che posso dirvi è ciò che Putin ha già fatto in passato: (in nessun ordine particolare)

• ha spezzato la schiena dell'oligarchia sostenuta dagli anglo-sionisti in Russia.

• ha raggiunto un successo veramente miracoloso in Cecenia (che nessuno, compresi i profeti, aveva previsto).

• ha letteralmente resuscitato l'economia russa.

• ha ricostruito le forze militari, di sicurezza e di intelligence della Russia.

• ha gravemente perturbato la capacità delle ONG straniere di sovvertire la Russia.

• ha fatto di più per la de-dollarizzazione del pianeta di chiunque altro prima di lui.

• ha reso Russia il leader di entrambi i paesi dei BRICS e della SCO.

• ha apertamente sfidato il monopolio informativo della macchina della propaganda occidentale (con progetti come RussiaToday).

• ha fermato un imminente attacco USA / NATO sulla Siria inviando una forza navale di spedizione russa (che ha dato alla Siria una copertura radar completa di tutta la regione).

• ha reso possibile per Assad di prevalere nella guerra civile siriana.

• ha apertamente rifiutato il "modello di civiltà universale" occidentale e ha dichiarato il suo sostegno per un altro modello, basato su religione e tradizione.

• ha apertamente respinto un "Nuovo Ordine Mondiale" unipolare, gestito dagli anglo-sionisti, e ha dichiarato il suo sostegno a un ordine mondiale multipolare.

• ha sostenuto Assange (attraverso RussiaToday) e protetto Snowden

• ha ideato e promosso un nuovo modello di alleanza tra cristianesimo e islam minando così il paradigma di "scontro di civiltà".

• ha sbattuto fuori gli anglo-sionisti da posizioni chiave nel Caucaso (Cecenia, Ossezia).

• ha sbattuto fuori gli anglo-sionisti da posizioni chiave in Asia centrale (base di Manas in Kirghizistan)

• ha dato alla Russia i mezzi, inclusi i mezzi militari, per difendere il suo interesse nella regione artica.

• ha stabilito un'alleanza strategica a spettro completo con la Cina, che è al centro di entrambi i paesi della SCO e dei BRICS.

• sta passando leggi che bloccano gli interessi stranieri dal controllo dei media russi.

• ha dato all'Iran i mezzi per sviluppare un programma nucleare civile di cui aveva molto bisogno.

• sta lavorando con la Cina per creare un sistema finanziario in forma completamente separata da una corrente controllata dagli anglo-sionisti (compreso il commercio in rubli o in renminbi).

• ha ri-stabilito il sostegno politico ed economico russo a Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Brasile, Nicaragua e Argentina.

• ha sgonfiato in modo molto efficace la rivoluzione colorata pro-USA in Russia.

• ha organizzato il "voentorg", che ha armato le Forze armate della Novorossija.

• ha dato rifugio a centinaia di migliaia di rifugiati ucraini.

• ha inviato aiuti umanitari di cui la Novorossija aveva necessità vitale.

• ha fornito supporto diretto di fuoco russo e forse anche di copertura aerea alle Forze Armate della Novorossija in posizioni chiave (nel "calderone sud", per esempio).

• ultimo ma non meno importante, ha apertamente parlato della necessità per la Russia di "sovranizzare" se stessa e di prevalere sopra la quinta colonna pro-USA.

e questa lista potrebbe continuare. Tutto quello che sto cercando di illustrare è che c'è un'ottima ragione per l'odio degli anglo-sionisti per Putin: il suo lungo resoconto di battaglie combattute molto efficacemente contro di loro. Quindi a meno che non supponiamo che Putin abbia avuto un improvviso cambiamento di cuore o che semplicemente sia a corto di energia o di coraggio, ritengo che l'idea che abbia improvvisamente fatto una virata a 180 gradi sia priva di senso. Le sue politiche attuali, tuttavia, hanno davvero senso, come cercherò di spiegare ora.

Se siete persone del genere "Putin ha tradito la Novorossija", vi prego di mettere sa parte questa ipotesi per un attimo, solo per amor di discussione, e di supporre che Putin sia una persona di principio e una persona logica. Che cosa potrebbe fare con l'Ucraina? Possiamo dare un senso a ciò che osserviamo?

Imperativi che la Russia non può ignorare

Per incominciare, ritengo la seguente sequenza indiscutibile:

In primo luogo, la Russia deve prevalere nell'attuale guerra degli anglo-sionisti contro di lei. Ciò che l'Impero vuole in Russia è un cambiamento di regime seguito da un completo assorbimento nella sfera occidentale di influenza incluso un probabile frazionamento della Russia. Ciò che è minacciato è l'esistenza stessa della civiltà russa.

In secondo luogo, la Russia non sarà mai al sicuro con un regime russofobo neo-nazista al potere a Kiev. I fanatici nazionalisti ucroidi hanno dimostrato che è impossibile negoziare con loro (hanno rotto letteralmente ogni singolo accordo siglato finora), il loro odio per la Russia è totale (come dimostrato dai loro continui riferimenti all'uso di – ipotetiche – armi nucleari contro Russia). Pertanto,

In terzo luogo, il cambio di regime a Kiev seguito da una completa denazificazione è l'unico modo possibile per la Russia per raggiungere i suoi obiettivi vitali.

Ancora una volta, e con il rischio di avere le mie parole contorte e travisate, devo ripetere che qui non è in gioco la Novorossija. Non lo è nemmeno il futuro dell'Ucraina. Ciò che è in gioco qui è un confronto planetario (questa è l'unica tesi di Dugin che condivido pienamente). Il futuro del pianeta dipende dalla capacità dei paesi dei BRICS / della SCO di sostituire l'Impero anglo-sionista con un ordine internazionale molto diverso, multipolare. La Russia è fondamentale e indispensabile in questo sforzo (qualsiasi sforzo senza la Russia è destinato a fallire), e il futuro della Russia è ora decisa da ciò che la Russia farà in Ucraina. Per quanto riguarda il futuro dell'Ucraina, questo dipende in gran parte su ciò che accadrà alla Novorossija, ma non esclusivamente. In modo paradossale, la Novorossija è più importante per la Russia che per l'Ucraina. Ecco perché:

Per il resto dell'Ucraina, la Novorossija è perduta. Per sempre. Nemmeno uno sforzo congiunto Putin-Obama potrebbe impedirlo. In effetti, gli ucroidi lo sanno, e questo è il motivo per cui non  fanno alcuno sforzo per conquistare i cuori e le menti della popolazione locale. Di fatto, io sono convinto che la cosiddetta distruzione "sfrenata" o "a casaccio" delle infrastrutture industriali, economiche, scientifiche e culturali della Novorossija è stata un atto intenzionale e odioso di vendetta simile al modo in cui gli anglo-sionisti passano sempre a uccidere i civili quando non riescono a rovesciare le forze militari (vengono in mente gli esempi della Jugoslavia e del Libano). Naturalmente, Mosca può probabilmente costringere i leader politici locali della Novorossija a firmare una sorta di documento in cui si accetta la sovranità di Kiev, ma questo sarà una finzione, è ormai troppo tardi per una cosa del genere. Se non de jure, almeno de facto, la Novorossija non accetterà mai di nuovo il governo di Kiev, e questo lo sanno tutti, a Kiev, in Novorossija e in Russia.

A cosa potrebbe sembrare un'indipendenza de facto, ma non de jure?

Niente esercito ucraino, niente guardia nazionale, niente battaglioni degli oligarchi né SBU, piena indipendenza economica, culturale, religiosa, linguistica ed educativa, funzionari eletti a livello locale e media locali, ma tutto ciò sotto bandiera ucroide, status ufficiale di indipendenza, senza Forze Armate della Novorossija (le chiameranno qualcosa come "forza regionale di sicurezza" o anche "forza di polizia") e senza valuta della Novorossjia (anche se il rublo – insieme con dollaro ed euro – sarà utilizzato su base giornaliera). Gli alti funzionari dovranno essere ufficialmente approvati da Kiev (e, naturalmente, Kiev li approverà, per timore che la sua impotenza diventi visibile). Questa sarà una soluzione temporanea, transitoria e instabile, ma sarà sufficiente per fornire un modo per far salvare la faccia a Kiev.

Detto questo, direi che sia Kiev sia Mosca hanno interesse a mantenere la finzione di un'Ucraina unitaria. Per Kiev questo è un modo per non apparire del tutto sconfitta dai maledetti moskali. Ma per quanto riguarda la Russia?

E se voi foste al posto di Putin?

Ponetevi la seguente domanda: se voi foste Putin e il vostro obiettivo fosse un cambio di regime a Kiev, preferireste che la Novorossija faccia parte dell'Ucraina o no? Vorrei far presente che avere la Novorossija dentro è molto meglio, per i seguenti motivi:

1. ne fa una parte, anche a livello macro, dei processi ucraini, come le elezioni nazionali o i media nazionali.

2. mette davanti a tutti il confronto con le condizioni nel resto dell'Ucraina.

3. rende molto più facile per influenzare commercio, affari, trasporti, ecc.

4. crea un centro politico (libero da nazisti) alternativo a Kiev.

5. rende più facile agli interessi russi (di tutti i tipi) di penetrare in Ucraina.

6. elimina la possibilità di mettere su un "muro" o barriera come quelli della guerra fredda su qualche confine geografico.

7. rimuove l'accusa che i russi vogliono spartire l'Ucraina.

In altre parole, mantenere la Novorossija de jure, nominalmente, parte dell'Ucraina è il modo migliore per sembrare conformi con le richieste anglo-sioniste mentre si sovverte la giunta nazista al potere. In un recente articolo ho descritto ciò che la Russia potrebbe fare senza incorrere in conseguenze importanti:

1. opporsi politicamente al regime in tutto il mondo: l'Onu, i media, l'opinione pubblica, ecc.

2. espresso sostegno politico alla Novorossija e qualsiasi opposizione ucraina. Continuazione delle guerra informativa (i media russi fanno un grande lavoro)

3. prevenire la caduta della Novorossija (aiuti militari segreti)

4. mantenere spietatamente la pressione economica sull'Ucraina

5. scombinare il più possibile "l'asse della bontà" USA-UE

6. aiutare Crimea e Novorossija a prosperare economicamente e finanziariamente

In altre parole - dare l'impressione di stare fuori mentre si sta molto dentro.

Qual è l'alternativa, comunque?

Ho già sentito il coro di indignati "patrioti dell'urrà" (così queste persone sono chiamate in Russia) che mi accusa di vedere la Novorossija solo come uno strumento per obiettivi politici russi e di ignorare la morte e le sofferenze subite dal popolo della Novorossija. Per questo mi limiterò a rispondere quanto segue:

Qualcuno crede seriamente che una Novorossija indipendente possa vivere in pace e sicurezza, anche minima, senza un cambiamento di regime a Kiev? Se la Russia non può permettersi una giunta nazista al potere a Kiev, può permettersela la Novorossija?!

In generale, i patrioti dell'urrà sono molto attenti a ciò che dovrebbe essere fatto ora e molto incapaci di ogni tipo di visione a medio o a lungo termine. Proprio come quelli che credono che la Siria può essere salvata mediante l'invio di forze aeree russe, i patrioti dell'urrà credono che la crisi in Ucraina possa essere risolta con l'invio di carri armati. Si tratta di un perfetto esempio della mentalità a cui si riferiva H. L. Mencken quando scrisse: "Per ogni problema complesso c'è una risposta chiara, semplice e sbagliata".

La triste realtà è che la mentalità dietro tali soluzioni "semplici" è sempre la stessa: mai negoziare, mai scendere a compromessi, mai guardare a lungo termine, ma solo all'immediato futuro, e usare la forza in tutti i casi.

Ma i fatti sono qui: il blocco Stati Uniti / NATO è potente, militarmente, economicamente e politicamente e può ferire la Russia, soprattutto nel corso del tempo. Inoltre, mentre la Russia può facilmente sconfiggere l'esercito ucraino, questa difficilmente sarebbe una "vittoria" molto significativa. Esternamente si scatenerebbe un massiccio deterioramento del clima politico internazionale, mentre internamente i russi avrebbero dovuto sopprimere i nazionalisti ucraini (non tutti nazisti) con la forza. Potrebbe farlo la Russia? Ancora una volta, la risposta è sì – ma a quale costo?

Un mio caro amico era un colonnello dell'unità di forze speciali del KGB denominata "Kaskad" (che in seguito è stata rinominata "Vympel"). Un giorno mi ha raccontato come suo padre, egli stesso operatore speciale del GRU, ha combattuto contro i ribelli ucraini dalla fine della seconda guerra mondiale nel 1945 fino al 1958: cioè tredici anni! Ci sono voluti a Stalin e Krusciov 13 anni per distruggere finalmente gli insorti nazionalisti ucraini. Qualcuno sano di mente crede sinceramente che la Russia moderna dovrebbe ripetere quelle politiche e trascorrere anni a dare di nuovo la caccia ai ribelli ucraini?

A proposito, se i nazionalisti ucraini hanno potuto combattere il dominio sovietico sotto Stalin e Krusciov per ben 13 anni dopo la fine della guerra – com'è possibile che non vi sia alcuna visibile resistenza anti-nazista a Zaporozh'e, Dnepropetrovsk o Kharkov? Sì, Lugansk e Donetsk si sono sollevate e hanno preso le armi, con grande successo – ma il resto dell'Ucraina? Se voi foste Putin, vorreste essere sicuri che le forze russe, liberando queste città, ricevessero la stessa accoglienza che hanno avuto in Crimea?

Eppure, i patrioti dell'urrà continuano a spingere per un maggiore intervento russo e ulteriori operazioni militari della Novorossija contro le forze ucroidi. Non è forse giunto il momento di cominciare a chiedersi chi trarrebbe beneficio da tali politiche?

Un vecchio trucco della CIA era di utilizzare i social media e la blogosfera per spingere per l'estremismo nazionalista in Russia. Un ben noto e rispettato patriota e giornalista russo – Maksim Shevchenko - ha organizzato un gruppo di persone per rintracciare i numeri IP di alcune delle più influenti organizzazioni nazionaliste radicali, siti web, blog e singoli manifesti sull'Internet russo. Risulta che la maggior parte di loro è basata negli Stati Uniti, in Canada e in Israele. Sorpresa, sorpresa. O, forse, non è affatto una sorpresa?

Per gli anglo-sionisti, sostenere estremisti e nazionalisti fanatici in Russia è una mossa di perfetto buon senso. O riescono a influenzare l'opinione pubblica oppure possono almeno esseri usato per colpire il regime al potere. Io non vedo personalmente alcuna differenza tra un Udaltsov o un Navalnyj da un lato e un Limonov o un Dugin dall'altro. Il loro unico effetto è quello di far arrabbiare la gente nei confronti del Cremlino. Quale sia il pretesto per la rabbia non importa – per Navalnyj le sue "elezioni rubate", per Dugin la '"Novorossija pugnalata alle spalle". E non importa quali tra loro siano agenti effettivamente pagati o quali siano semplicemente "utili idioti" – Dio sia il loro giudice – ma ciò che importa è che le soluzioni che sostengono non sono affatto soluzioni, ma solo pretesti pii per colpire il regime al potere.

Nel frattempo, Putin non solo non ha svenduto, pugnalato alle spalle, consegnato o altrimenti abbandonato la Novorossija, è Poroshenko che resta a malapena aggrappato al potere e il Banderastan che sta andando giù per lo sciacquone. Ci sono anche molte persone che riescono a vedere attraverso questa morte e distruzione senza senso, sia in Russia (Jurij Baranchik) e all'estero (M. K. Bhadrakumar).

Ma che dire degli oligarchi?

Ho già affrontato la questione in un recente post, ma penso che sia importante tornare a questo argomento e la prima cosa fondamentale dar comprendere nel contesto russo o ucraino è che gli oligarchi sono un fatto della vita. Questo non vuol dire che la loro presenza sia una cosa buona, solo che Putin e Poroshenko e, per questo, chiunque cerchi di fare qualsiasi cosa a proposito devono tenerne conto. La grande differenza è che mentre a Kiev un regime controllato da oligarchi è stato sostituito da un regime di oligarchi, in Russia l'oligarchia questi possono solo influenzare, ma non controllare, il Cremlino. Gli esempi, di Khodorkovskij o Evtushenkov dimostrano che il Cremlino può ancora abbattere, e abbatte, un oligarca quando necessario.

Comunque, una cosa è prendersela con uno o due oligarchi e un'altra è rimuoverli dall'equazione ucraina: quest'ultima cosa semplicemente non avverrà. Quindi per Putin qualsiasi strategia ucraina deve tener conto della presenza e, francamente, del potere degli oligarchi ucraini e dei loro omologhi russi.

Putin sa che gli oligarchi devono fedeltà solo a se stessi e che il loro vero "paese" è ovunque capitano essere i loro beni. Come ex ufficiale dell'intelligence estera del KGB Putin ha in questo un vantaggio evidente, perché questa mentalità gli permette potenzialmente di manipolarli. Qualsiasi funzionario dell'intelligence sa che le persone possono essere manipolate da un elenco limitato di approcci: l'ideologia, l'ego, il risentimento, il sesso, uno scheletro nell'armadio e, naturalmente, il denaro. Dal punto di vista di Putin, Rinat Akhmetov, per esempio, è un tipo che impiegava qualcosa come 200.000 persone nel Donbass, che chiaramente può fare le cose, e la cui lealtà ufficiale a Kiev e all'Ucraina è solo un camuffamento per la sua vera fedeltà ai suoi soldi. Ora, Putin non ha bisogno di apprezzare o di rispettare Akhmetov, la maggior parte dei funzionari dell'intelligence disprezzerà tranquillamente quel tipo di persona, ma questo significa anche che per Putin Akhmetov è una persona assolutamente cruciale con cui parlare, di cui esplorare le opzioni ed, eventualmente, da utilizzare per raggiungere un obiettivo strategico nazionale russo nel Donbass.

Qui l'ho già scritto molte volte: i russi parlano ai loro nemici. Con un sorriso amichevole. Questo è ancora più vero per un ex ufficiale dell'intelligence che è addestrato a comunicare sempre, sorridere, cercare di essere coinvolgente e comprensivo. Per Putin Akhmetov non è un amico o un alleato, ma è una figura potente che può essere manipolata a vantaggio della Russia. Quello che sto cercando di spiegare qui è quanto segue:

Ci sono numerose voci di trattative segrete tra Rinat Akhmetov e vari funzionari russi. Alcuni dicono che Khodakovskij vi è coinvolto. Altri citano Surkov. Non c'è alcun dubbio nella mia mente che tali negoziati segreti siano in corso. In realtà, io sono sicuro che tutte le parti coinvolte parlino con tutte le altre parti coinvolte. Anche con una creatura disgustosa, maligna e vile come Kolomoiskij. In realtà, il segnale certo che qualcuno ha finalmente deciso di farlo fuori sarebbe che nessuno parli più con lui. Cosa che probabilmente accadrà, con il tempo, ma sicuramente non fino che la sua base di potere sia sufficientemente erosa.

Un blogger russo ritiene che Akhmetov sia già stato "persuaso" (leggi: comprato) da Putin e che egli è disposto a giocare secondo le nuove regole che ora dicono "Putin è il capo". Forse. Forse non ancora, ma presto. Forse mai. Tutto quello che sto suggerendo è che i negoziati tra il Cremlino e gli oligarchi ucroidi locali sono logici e inevitabili, come i contatti degli Stati Uniti con la mafia italiana prima che le forze armate statunitensi entrassero in Italia.

Ma c'è una quinta colonna in Russia?

Sì, assolutamente. In primo luogo, si trova all'interno dello stesso governo Medvedev e anche all'interno dell'amministrazione presidenziale. Ricordate sempre che Putin è stato messo al potere da due forze concorrenti: i servizi segreti e un sacco di soldi. E sì, se è vero che Putin ha enormemente indebolito la componente "sacco di soldi" (quelli che io chiamo "integrazionisti atlantici"), questi sono ancora molto presenti, anche se sono più sommessi, più attenti e meno arroganti che durante il tempo in cui Medvedev era formalmente in carica. Il grande cambiamento negli ultimi anni è che la lotta tra patrioti (i "sovranitari eurasiatici") e la quinta colonna è ora allo scoperto, ma tutt'altro che finita. E non dovremmo mai sottovalutare queste persone: hanno un sacco di potenza, un sacco di soldi e una capacità fantastica di corrompere, minacciare, screditare, sabotare, coprire, diffamare, ecc. Sono anche molto intelligenti, possono assumere i migliori professionisti del settore, e sono molto, molto bravi nelle campagne politiche diffamatorie. Ad esempio, quelli della quinta colonna si sforzano di dare voce all'opposizione nazional-bolscevica (sia Limonov che Dugin hanno regolarmente spazi di trasmissione alla televisione russa) e si dice che finanzino un sacco di media nazional-bolscevichi (proprio come i fratelli Koch pagavano i Tea Party negli Stati Uniti).

Un altro problema è che, mentre questi tizi stanno facendo oggettivamente il gioco della CIA, non ve n'è alcuna prova. Come mi è stato detto molte volte da un saggio amico: la maggior parte delle cospirazioni sono per la verità collusioni e queste ultime sono molto difficili da dimostrare. Ma la comunanza di interessi tra la CIA e l'oligarchia russa e ucraina è così evidente da essere innegabile.

Il vero pericolo per la Russia

Così ora abbiamo il quadro completo. Ancora una volta, Putin deve fare i conti contemporaneamente con

1) una campagna strategica si guerra psicologica gestita da USA / Regno Unito & Co., che combina la demonizzazione di Putin sui media corporativi e una campagna nei social media per screditarlo per la sua passività e la sua mancanza di risposta adeguata in Occidente.

2) un gruppo piccolo ma molto vocifero composto (soprattutto) da nazional-bolscevichi (Limonov, Dugin & Co.) che hanno trovato nella causa della Novorossija una perfetta opportunità per colpire Putin per il fatto che non condivide la loro ideologia, e per presentare la loro soluzione "chiara, semplice, e sbagliata".

3) una rete di potenti oligarchi che vogliono utilizzare l'opportunità offerta dalle azioni dei primi due gruppi per promuovere i propri interessi.

4) una quinta colonna per il quale tutto quanto sopra è una fantastica opportunità per indebolire i sovranitari eurasiatici.

5) un senso di delusione da parte di molte persone sincere che ritengono che la Russia si comporti come un punching-ball passivo.

6) una a stragrande maggioranza degli abitanti della Novorossija, che vogliono una completa (de facto e de jure) indipendenza da Kiev e che sono sinceramente convinti che qualsiasi negoziato con Kiev sia il preludio di un tradimento dei loro interessi da parte della Russia.

7) la realtà oggettiva che gli interessi della Russia e della Novorossija non sono la stessa cosa.

8) la realtà oggettiva che l'Impero anglo-sionista è ancora molto potente e anche potenzialmente pericoloso.

È molto, molto, difficile per Putin cercare di bilanciare queste forze in modo tale che il vettore risultante sia nell'interesse strategico della Russia. Direi che semplicemente non c'è altra soluzione a questo enigma diverso da quello di separare completamente la politica ufficiale (dichiarativa) della Russia e le azioni reali della Russia. L'aiuto segreto alla Novorussia – il voentorg – ne è un esempio, ma solo un esempio limitato perché ciò che la Russia deve fare ora va al di là delle azioni segrete: la Russia deve apparire di fare una cosa mentre fa esattamente il contrario. È nell'interesse strategico della Russia a questo punto in tempo di apparire:

1) Di essere a favore di una soluzione negoziata lungo le linee di un'Ucraina unitaria non allineata, con ampio diritto regionale per tutte le regioni, mentre, allo stesso tempo, si oppone politicamente al regime ucraino in tutto il mondo: all'Onu, nei media, nell'opinione pubblica, ecc, e sostiene la Novorossija e qualsiasi opposizione ucraina.

2) Di dare agli oligarchi russi e ucraini una ragione se non per sostenere, almeno per non opporsi a tale soluzione (per esempio, non nazionalizzando le attività di Akhmetov nel Donbass), facendo allo stesso tempo in modo che ci sia letteralmente abbastanza "potenza di fuoco"  per mantenere l'oligarca sotto controllo.

3) Di negoziare con l'UE sull'effettiva attuazione dell'accordo dell'Ucraina con l'Unione europea e allo stesso tempo aiutare il suicidio economico dell'Ucraina facendo in modo che vi sia la giusta quantità di strangolamento economico applicato per evitare un rilancio del regime.

4) Di negoziare con l'UE e la giunta di Kiev sulla fornitura di gas, mentre allo stesso tempo fa in modo che il regime la paghi abbastanza per andare in bolletta.

5) Di apparire generalmente non conflittuali verso gli Stati Uniti, mentre allo stesso tempo cerca il più possibile di creare tensioni tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea.

6) Di apparire generalmente disponibili e ben disposti a fare affari con l'Impero anglo-sionista mentre allo stesso tempo costruisce un sistema internazionale alternativo non centrato sugli USA o sul dollaro.

Come vedete, questo va ben oltre un normale programma di azione sotto copertura. Quello che stiamo trattando è programma molto complesso, su molti livelli, per raggiungere l'obiettivo russo più importante in Ucraina (il cambio di regime e la denazificazione) mentre inibisce il più possibile i tentativi anglo-sionisti di ri-creare una grave e lunga duratura crisi Est-Ovest in cui l'Unione Europea si fonda sostanzialmente con gli Stati Uniti.

Conclusione: una chiave per capire le politiche russe?

La maggior parte di noi è abituata a pensare in termini di categorie di super-potenza. Dopo tutto, i presidenti degli Stati Uniti da Reagan a Obama ci hanno tutti servito una dieta di grandi dichiarazioni, di operazioni militari quasi costanti seguite da briefing del Pentagono, minacce, sanzioni, boicottaggi, ecc. Direi che questo è sempre stato il segno distintivo della "diplomazia" occidentale, dalle Crociate alla più recente campagna di bombardamenti contro l'ISIL. Russia e Cina hanno una tradizione diametralmente opposta. Per esempio, in termini di metodologia Lavrov ripete sempre lo stesso principio: "vogliamo trasformare i nostri nemici in neutrali, vogliamo trasformare i neutrali in partner e vogliamo trasformare i partner in amici". Il ruolo dei diplomatici russi non è quello di prepararsi per la guerra, ma di evitarla. Sì, la Russia combatterà, ma solo laddove la diplomazia ha fallito. Se per gli Stati Uniti la diplomazia è solo un mezzo per esprimere minacce, per la Russia è uno strumento primario per disinnescarle. Non c'è quindi da meravigliarsi che la diplomazia degli Stati Uniti sia primitiva fino al punto di confine con il comico. Dopo tutto, quanta raffinatezza è necessaria per dire "fa' quel che ti dico o altrimenti...". Qualsiasi meschino delinquente strada sa farlo. I diplomatici russi sono molto più simili agli specialisti dello smaltimento degli esplosivi o a un ufficiale sminatore: devono essere molto pazienti, molto attenti e completamente concentrati. Ma soprattutto, non possono permettere a nessuno di mettere loro retta per non far esplodere tutto.

La Russia è pienamente consapevole che l'Impero anglo-sionista è in guerra con lei e che la resa non è semplicemente un'opzione fattibile (ammesso che mai lo sia stata). La Russia capisce anche che non è una vera e propria super-potenza o, tanto meno, un impero. La Russia è solo un potente paese che sta cercando di strappare gli artigli all'Impero senza innescare uno scontro frontale con esso. In Ucraina, la Russia non vede altra soluzione che un cambio di regime a Kiev. Per raggiungere questo obiettivo la Russia preferirà sempre una soluzione negoziata a quella ottenuta con la forza, anche se userà la forza nel caso che non le lascino altra scelta. In altre parole:

vignetta di Josetxo Ezcurra:

"osservate l'inevitabile destino di tutti gli imperi"

L'obiettivo finale a lungo termine della Russia è di far cadere l'Impero anglo-sionista. L'obiettivo a medio termine della Russia è di creare le condizioni per un cambiamento di regime a Kiev. L'obiettivo a breve termine della Russia è di evitare che la giunta occupi la Novorossija. Il metodo preferito della Russia per raggiungere questi obiettivi è il negoziato con tutte le parti coinvolte. Una condizione essenziale per raggiungere questi obiettivi per mezzo di negoziati è di impedire all'Impero di riuscire a creare una crisi continentale acuta (al contrario, lo "Stato profondo" imperiale comprende pienamente tutto ciò, da cui la doppia dichiarazione di guerra da parte di Obama e di Poroshenko.)

Finché si mantiene questi principi di base in mente, gli apparenti zig-zag, le contraddizioni e le passività della politica russa inizieranno ad avere un senso.

Si tratta di una questione aperta se la Russia riuscirà nei suoi obiettivi. In teoria, un attacco di successo della giunta alla Novorossija potrebbe costringere la Russia ad intervenire. Analogamente, vi è sempre la possibilità di un altra "operazione sotto falsa bandiera", forse una nucleare. Penso che la politica russa sia sana, e che sia la migliore realisticamente realizzabile nell'attuale serie di circostanze, ma solo il tempo lo dirà.

Mi dispiace che mi ci siano volute più di 6700 parole per spiegare tutto questo, ma in una società in cui i "pensieri" sono espressi per la maggiot parte come "tweets" e le analisi come post su Facebook, è un compito arduo cercare di far luce su ciò che sembra un diluvio di equivoci e malintesi, il tutto aggravato dalla manipolazione dei mezzi di comunicazione sociale. Sento che 60.000 parole sarebbero più adeguate per questo compito, in quanto è molto più facile tirar fuori uno slogan breve e semplice rispetto a confutarne le ipotesi e le implicazioni.

La mia speranza è che almeno quelli di voi che sono sinceramente confusi dalla posizione apparentemente illogica della Russia possano ora collegare i puntini e comprendere meglio il senso di tutto questo.

Cordiali saluti a tutti,

Saker

 
Un commento patristico ortodosso della Genesi (Parte III)

Capitolo III

I sei giorni della creazione

(giorno per giorno)

(Gen 1:1-25 ; 2:1-3)

1. Introduzione

Ora studiamo il modello patristico dei sei giorni della creazione. Non ci occuperemo del tentativo di indovinare "quanto sono stati lunghi" questi giorni, anche una volta arrivati alla fine avremo una buona idea di come i Padri vedevano la loro lunghezza. Molti fondamentalisti pensano che la loro interpretazione letterale della Genesi sia perduta se questi giorni non sono accettati come precisi periodi di ventiquattro ore; e molti altri che vogliono conciliare la Genesi con la moderna teoria dell'evoluzione pensano che le loro speranze poggino sull'accettare questi giorni come se fossero lunghi milioni o miliardi di anni, in modo che da farli accordare con i presunti risultati della geologia. Penso che possiamo tranquillamente dire che entrambi questi punti di vista mancano il bersaglio.

Non è che in questi giorni non avrebbero potuto essere lunghi ventiquattro ore, se Dio lo avesse voluto; uno o due Padri (sant'Efrem il Siro, per esempio) precisano anche che erano lunghi ventiquattro ore. Ma la maggior parte dei Padri non dice nulla su questo argomento: non era oggetto di dibattito ai loro tempi, e sembra che non abbiano voluto insistere a proiettare indietro negli stupendi e miracolosi eventi di quei sei giorni la scala temporale del nostro mondo caduto.

Ma se non abbiamo bisogno di definire i sei giorni della creazione come periodi di ventiquattro ore, è del tutto impossibile per noi considerarli lunghi milioni o miliardi di anni – cioè, costringerli su una scala temporale evolutiva. Gli eventi dei sei giorni semplicemente non si inseriscono affatto nel quadro evolutivo. In Genesi i primi esseri viventi sono erbe e alberi sulla terra asciutta; la vita non ha una prima apparizione nel mare, come vuole la teoria evolutiva; queste piante terrestri sono esistite per un giorno intero (miliardi di anni?) prima che il sole sia stato creato, mentre in ogni concezione evoluzionistica il sole precede la terra stessa. Qualsiasi osservatore ragionevolmente obiettivo avrebbe dovuto concludere che i sei giorni della creazione, se sono un vero e proprio racconto e non un prodotto di fantasia arbitraria o di speculazione, semplicemente non si adattano al quadro evolutivo, e quindi non vi è alcuna necessità di renderli lunghi miliardi di anni. Vedremo di seguito come anche la descrizione di questi giorni fatta dai santi Padri rende questa interpretazione del tutto impossibile. La teoria evoluzionista ovviamente parla di qualcosa di diverso dai sei giorni della creazione. E in realtà, nessuna teoria scientifica può parlarci di quei sei giorni. La scienza cerca di spiegare (talvolta con più e talvolta con meno successo) le modifiche di questo mondo, basate sulla proiezione di processi naturali che possono essere osservati oggi. Ma i sei giorni della creazione non sono un processo naturale; sono ciò che è venuto prima che tutti i processi naturali di tutto il mondo abbiano iniziato a operare. Sono opera di Dio; per definizione stessa sono miracolosi e non si adattano alle leggi naturali che governano il mondo che vediamo ora. Se siamo in grado inqualche modo di sapere cosa è successo in quei sei giorni, non è per proiezioni o speculazioni scientifiche, ma solo per rivelazione di Dio. Sotto questo aspetto, gli scienziati moderni non sono meglio degli antichi creatori di speculazioni cosmiche e di miti. Gli scrittori di commentari sulla Genesi sottolineano questo punto. San Giovanni Crisostomo scrive:

Che cosa vuol dire che prima c'è il cielo e poi la terra, prima il tetto e poi le fondamenta? Dio non è soggetto alla necessità naturale; non è soggetto alle leggi dell'arte. La volontà di Dio è creatore e artefice della natura e dell'arte e di tutto ciò che esiste.

Parlando del quinto giorno della creazione, lo stesso Padre dice:

Oggi Dio va sulle acque e ci mostra che da loro, con la sua parola e il suo comando, procedono creature animate... quale mente, ditemi, è in grado di capire questo miracolo?

San Basilio insegna nell'Hexaemeron che al terzo giorno non c'era necessità naturale perché le acque fluissero verso il basso; questa è una legge del nostro mondo, ma allora non c'era ancora nessuna legge, fino a quando è giunto il comando di Dio:

Qualcuno potrebbe, forse, porsi questa domanda: Perché la Scrittura riduce a un comando del Creatore quella tendenza a fluire verso il basso che appartiene naturalmente all'acqua? ...Se l'acqua ha questa tendenza per natura, il comando che ordina alle acque di raccogliersi insieme in un unico luogo sarebbe superfluo... A questa domanda rispondiamo che voi sapete riconoscere molto bene i movimenti dell'acqua dopo il comando del Signore, che è instabile e che tende naturalmente a fluire verso il basso e nelle cavità; ma quali poteri avesse in precedenza, prima che tale spinta sia stata generata in essa da questo comando, voi stessi non lo sapete né lo avete sentito da uno che li conoscesse. Riflettete sul fatto che la voce di Dio crea la natura, e il comando dato in quel momento alla creazione ha condizionato il futuro corso d'azione delle creature.

Indubbiamente, qui c'è una delle principali fonti di conflitto tra teoria scientifica e rivelazione religiosa. Durante i sei giorni è stata fatta la natura stessa; le nostre conoscenze attuali delle leggi naturali non possono assolutamente dirci come queste leggi stesse sono state fatte. La stessa questione delle origini ultime, degli inizi, della genesi di tutte le cose – è al di fuori della sfera della scienza. Quando uno scienziato entra in questo regno intuisce e specula come ogni antico cosmologo; e questo non fa che distrarlo dal suo serio lavoro di studiare i processi naturali di questo mondo – e lo rende anche un concorrente della rivelazione religiosa, che è l'unica possibile fonte della nostra vera conoscenza del principio delle cose, così come è la nostra unica fonte di conoscenza del fine ultimo di tutte le cose. San Basilio scrive:

Ci proponiamo di esaminare la struttura del mondo e di contemplare l'universo intero, non dalla sapienza del mondo, ma da ciò che Dio ha insegnato al suo servo quando gli parlò di persona e senza enigmi.

Se siamo in grado di umiliarci abbastanza da sapere che possiamo realmente conoscere ben poco sui dettagli della creazione dei sei giorni, avremo una migliore possibilità di capire quello che possiamo capire della Genesi. I santi Padri, e non le speculazioni scientifiche o cosmologiche, sono la nostra chiave per comprendere il testo.

2. Osservazioni generali sui sei giorni

Che cosa possiamo dire allora di questi sei giorni?

Primo: Una persona ortodossa, riflettendo sui sei giorni, ha espresso molto bene il nostro obiettivo nel loro studio: dobbiamo misurarli non quantitativamente, ma teologicamente. La cosa importante su di loro non è quanto sono stati lunghi, ma che cosa è successo durante questi giorni. Essi sono la dichiarazione di sei immensi atti creativi di Dio che ha prodotto l'universo come lo conosciamo. In breve vedremo questi sei atti in dettaglio.

Secondo: Come abbiamo visto, per loro stessa natura gli eventi di questi giorni sono miracolosi, non sono soggetti alle leggi della natura che ora governano il mondo, e noi non li possiamo capire tramite proiezioni della nostra esperienza attuale.

Terzo: un punto molto enfatizzato dai santi Padri che hanno scritto sulla Genesi, è che gli atti creativi di Dio nei sei giorni sono improvvisi, istantanei.

Sant'Efrem il Siro, che vede i giorni della creazione di lunghezza di ventiquattro ore, sottolinea che gli atti creativi di Dio in questi giorni non hanno bisogno di ventiquattro ore, ma solo di un istante. Così, per quanto riguarda il primo giorno scrive:

Anche se la luce e le nuvole sono state create in un batter d'occhio, comunque, sia il giorno sia la notte della prima giornata sono proseguiti per dodici ore ciascuno.

San Basilio il Grande sottolinea allo stesso modo in vari punti del suo commento sui sei giorni la natura istantanea della creazione di Dio. Al terzo giorno della creazione, egli scrive, a questa parola apparvero tutti i fitti boschi, tutti gli alberi si eressero... allo stesso modo, tutti gli arbusti furono immediatamente spessi di foglie e fronde, e le cosiddette piante da ghirlanda... tutto è venuto in esistenza in un momento, anche se non erano in precedenza sulla terra. "Che la terra produca": questo breve comando era di carattere forte e immediato, e al tempo stesso un elaborato sistema che ha portato alla perfezione più rapidamente del nostro pensiero le innumerevoli proprietà delle piante.

Sant'Ambrogio scrive che quando Mosè dice così bruscamente "In principio Dio creò", egli intende "esprimere la velocità incomprensibile dell'opera." E, avendo in mente le speculazioni cosmologiche dei greci, egli scrive parole che si applicano ugualmente bene alle speculazioni dei nostri tempi:

Egli (Mosè) non attendeva una creazione tarda e piacevole del mondo fatta da un concorso di atomi.

Sant'Ambrogio dice ancora:

E opportunamente (Mosè) ha aggiunto: "Ha creato," affinché non si pensasse che ci sia stato un ritardo nella creazione. Inoltre, gli uomini avrebbero visto quanto incomparabile è stato il Creatore che ha completato una grande opera del genere in un brevissimo momento del suo atto creativo, tanto che l'effetto della sua volontà ha anticipato la percezione del tempo.

Sant'Atanasio il Grande – nel sostenere contro l'insegnamento ariano che Cristo è il "principio" di tutte le cose e, quindi, come la creazione – espone, come sua comprensione dei sei giorni della creazione, che tutte le cose in ognuno di questi giorni sono state create simultaneamente:

Per quanto riguarda le stelle separate o le grandi luci, non sono apparse le stelle per prime, e le luci per seconde, ma nello stesso giorno e per lo stesso comando, sono stati tutti chiamati all'essere. E tale fu la formazione originale dei quadrupedi, degli uccelli e dei pesci, e del bestiame, e delle piante... Nessuna creatura è stata fatta prima di un altra, ma tutte le cose che hanno avuto origine sono venute all'essere per uno e lo stesso comando.

3. Perché sei giorni?

Abbiamo già citato Sant'Efrem il Siro, il quale afferma che "è altrettanto inammissibile dire che ciò che sembra, secondo il racconto (Genesi), creato nel corso di sei giorni, è stato creato in un solo istante". I santi Padri sono abbastanza insistenti nella loro fedeltà al testo della Genesi: quando il testo dice "giorno", trovano che sia inammissibile capirlo nel senso di un tempo indeterminatamente lungo, in quanto gli atti creativi di Dio sono istantanei; ma hanno anche trovato che non è consentito interpretare questi sei giorni semplicemente come qualche espediente letterario per esprimere una creazione del tutto istantanea. Anche se ogni atto creativo è istantaneo, l'intera creazione è costituita da una sequenza ordinata di questi atti creativi.

San Gregorio il Teologo scrive:

Ai giorni (della creazione) si aggiunge certamente un carattere di primo, secondo, terzo, e così via fino al settimo giorno di riposo dalle opere, e in questi giorni è suddiviso tutto ciò che è creato, ordinato da leggi indicibili, ma non prodotto in un istante, dall'onnipotente Parola, per la quale pensare o parlare significa già eseguire l'azione. Se l'uomo è apparso nel mondo per ultimo, onorato dall'opera della mano e dall'immagine di Dio, questo non è affatto sorprendente; infatti per lui, come per un re, la dimora reale doveva essere preparata e solo allora il re vi poteva essere introdotto, accompagnato da tutte le creature.

Nella stessa ottica san Giovanni Crisostomo scrive:

L'onnipotente mano destra di Dio e la sua sapienza illimitata non avrebbe avuto alcuna difficoltà nel creare tutto in un solo giorno. E che dico, in un solo giorno? – in un istante. Ma dal momento che egli ha creato tutto ciò che non esiste per il proprio beneficio, poiché non ha bisogno di nulla, essendo in tutto sufficiente a se stesso, al contrario ha creato tutto nel suo amore per l'umanità e nella sua bontà, e così egli ha creato in alcune parti e ci offre per bocca del beato profeta un chiaro insegnamento di ciò che è stato creato in modo che, dopo averlo scoperto in dettaglio, non cadiamo sotto l'influenza di coloro che sono sviati da ragionamenti umani... e perché, direte, l'uomo è stato creato in seguito, se era superiore a tutte queste creature? Per una buona ragione. Quando un re intende entrare in una città, i suoi armigeri e gli altri servitori devono andare avanti, in modo che il re possa entrare in camere già preparate per lui. Proprio in tal modo ha fatto Dio, ora, con l'intenzione di mettere per così dire un re e padrone su tutto ciò che è terreno, in un primo momento ha organizzato tutto questo ornamento, e solo allora ha creato il sovrano (l'uomo).

San Gregorio di Nissa ripete questo stesso insegnamento che l'uomo, come re, è apparso solo dopo che il suo dominio era stato preparato per lui; ma ha anche un'altra interpretazione più mistica della sequenza dei sei giorni che alcuni hanno cercato di interpretare come espressione della teoria dell'evoluzione. Dobbiamo quindi guardare da vicino questo insegnamento. San Gregorio scrive:

La Scrittura ci informa che la divinità ha preceduto per mezzo di una sorta di graduale e ordinato anticipo la creazione dell'uomo. Dopo che le fondamenta dell'universo sono state poste, come racconta la storia, l'uomo non è apparso sulla terra all'improvviso; ma la creazione degli animali lo ha preceduto, e le piante hanno preceduto entrambi. In tal modo la Scrittura mostra che le forze vitali si sono mescolate con il mondo della materia secondo una gradazione; in primo luogo, si sono infuse nella natura insensata; e in continuazione sono avanzate nel mondo senziente; e poi sono salite agli esseri intelligenti e razionali... La creazione dell'uomo è detta giungere per ultima, come di uno che ha assunto in se stesso ogni singola forma di vita, sia quella delle piante sia quella che si vede negli animali. Il suo nutrimento e la sua crescita li deriva dalla vita vegetale; perfino nei vegetali tali processi si vedono quando l'alimento è aspirato dalle sue radici e offerto a frutti e foglie. La sua organizzazione senziente deriva dalla creazione animale. Ma la sua facoltà di pensiero e la sua ragione è incomunicabile, ed è un dono peculiare nella nostra natura... Non è possibile per questa facoltà di ragionamento di esistere nella vita del corpo senza esistere per mezzo di sensazioni, e dal momento che la sensazione si trova già esistente nella creazione animale, necessariamente, per così dire, a motivo di questa sola condizione, la nostra anima ha contatto con le altre cose che sono legate con essa; e questi sono tutti quei fenomeni dentro di noi che noi chiamiamo "passioni".

Alla fine di un'altra descrizione in un libro diverso, San Gregorio conclude:

Se, dunque, la Scrittura ci dice che l'uomo è stato fatto per ultimo, dopo ogni cosa animata, il legislatore (Mosè) non sta facendo altro che dichiararci la dottrina dell'anima, se si considera che ciò che è perfetto viene per ultimo, secondo una certa necessaria sequenza nell'ordine delle cose... così si può supporre che la natura fa una salita per così dire a scalini – intendo le varie proprietà della vita – dalla forma più bassa verso la forma perfetta.

Questo è uno dei pochi passi negli scritti dei santi Padri, che i credenti nella cosmogonia evolutiva trovano in sintonia con le loro opinioni. Vi si parla di una "salita a scalini... dalla forma più bassa verso la forma perfetta", e vi si afferma che l'uomo in qualche modo "partecipa" della vita o della creazione inferiore. Ma la teoria evoluzionistica di origini richiede molto di più di questi punti di vista generali, ai quali nessuno è contrario. Per la teoria dell'evoluzione è necessario che l'uomo sia dimostrato come un discendente della creazione inferiore, "evoluto" da essa. In seguito vedremo a grandi linee ciò che dicono i Padri sull'origine dell'uomo. Qui diremo solo che san Gregorio non solo non dice nulla che indichi che credeva a questo punto di vista, ma che altri dei suoi punti di vista sono in contrasto con esso. Così, è d'accordo con il resto dei Padri che hanno scritto sulla Genesi che la creazione di Dio è istantanea; in questo stesso trattato, dice che "ogni collina e pendenza e cavità sono stati coronati da erba giovane, e con prodotti variegati degli alberi, appena sorti dalla terra, ma vertiginosamente eretti nella loro perfetta bellezza", e che "la creazione è, per così dire, è fatta su due piedi dalla potenza divina, venendo in essere all'improvviso al suo comando".

Inoltre, San Gregorio afferma specificamente che la singola ragione per cui la natura umana è in contatto con la creazione inferiore è perché ne condivide la stessa natura senziente; viene, di fatto, dalla stessa terra da cui spuntarono anche le creature inferiori. Si tratta di un'aggiunta del tutto arbitraria al significato inteso dal Santo, insistere che questo significhi che l'uomo "discende" dalla creazione animale; In questo caso, infatti, sarebbe necessario anche che lui (e gli animali) discendano dalla creazione vegetale, dal momento che ha anche qualcosa della loro natura dentro di sé. Ma la teoria evolutiva insegna, non che gli animali si sono "evoluti" dalle piante, ma che i due regni sono rami separati e paralleli da un antenato primitivo comune.

La "ascesa per scalini" di san Gregorio, quindi, non mostra affatto la discendenza cronologica dell'uomo da piante e animali, ma mostra solo la sua parentela con la creazione inferiore attraverso la condivisione della natura nutritiva e senziente che hanno tutte le creature nate dalla terra, nel grado che Dio ha dato a loro. Egli descrive non la storia dell'uomo, ma la sua natura.

Vedremo più specificamente in seguito ciò che san Gregorio in realtà pensava sulla "mescolanza delle nature", che è implicita nella teoria evolutiva.

 
Una difesa biblica delle icone

Nell 'immagine: icona del VII concilio ecumenico

L'accusa standard del protestantesimo classico è che l'Ortodossia è "idolatra" a causa della tradizione di venerare icone, immagini, reliquie e santuari. Se l'Ortodossia pensasse che questi canali di grazia sacramentale fossero idoli magici, sarebbe un'accusa valida. In realtà, come ho sostenuto trattando i pensatori islamici ed ebrei, ciò che noi chiamiamo il principio "dell'incarnazione" è qualcosa a cui aderiscono tutte le religioni monoteiste, anche se in modo incoerente. Per esempio, nel giudaismo ha imperversato a volte il dibattito sul fatto che la Torah o varie manifestazioni temporali del divino siano di fato la divinità che si manifesta. La riverenza che gli ebrei hanno per le pagine della Torah indica questo stesso principio. Per l'islam il concetto è simile, visti i dibattiti classici se le parole di Allah nel Corano sono eterne. Per entrambe le fedi, così come per la nostra, la questione teologica ha il suo centro intorno alla relazione di Dio con l'ordine creato, il tempo e lo spazio.

Per il protestantesimo, tuttavia, i problemi sono ancora più confusi, perché i protestanti confessano storicamente la convinzione che Dio si è fatto uomo nell'Incarnazione, ma a causa dei loro vari pregiudizi e presupposti filosofici, non riescono a vedere le implicazioni di questa dottrina. Per esempio, l'incarnazione del Logos significa che l'intero ordine creato è rinnovato, come descritto in Romani 8. L'umanità di Cristo è di carattere universale, e costituisce la base metafisica per la risurrezione di tutti gli uomini (1 Cor 15). Tutte le cose sono rese nuove nella ricapitolazione di Cristo, mentre tutta la creazione attende la promessa della divinizzazione (Col 1) pienamente realizzata nell'ultimo giorno e nello stato eterno. La risposta al giudaismo e all'islam è simile qui – se Dio può creare, e se Dio può comunicare in qualche modo sacramentalmente attraverso l'ordine creato con segni, parole, simboli ed eventi, allora Dio può anche diventare incarnato.

Tuttavia, la ragione biblica per le immagini sacre è travolgente quando si prende quanto sopra in considerazione. Inoltre, per coloro che nel cristianesimo rispettano la tradizione, la questione è stata risolta dal settimo Concilio ecumenico (Nicea II, nel 787), a cui molti protestanti sostengono di aderire (anche se in realtà non lo fanno per nulla).

Nicea II ha basato la sua argomentazione sugli scritti e sulle argomentazioni dei santi Teodoro Studita, Germano di Costantinopoli, e Giovanni di Damasco. Il famoso trattato di san Giovanni di Damasco In difesa delle sante icone è la base generale per gli argomenti che seguono. Vorrei anche includere alcune citazioni da vari Padri che hanno difeso le immagini:

L'argomento contro le icone e le immagini è quasi esclusivamente di un tipo: la posizione protestante è il secondo comandamento. I protestanti sostengono che non devono essere fatte immagini fatte di Dio, o di qualsiasi cosa in cielo o in terra, in base alla lettera del testo. In risposta a quest'accusa, è importante notare che la posizione protestante è piuttosto incoerente e impossibile. In primo luogo, la formulazione letterale del Comando vieta tutte le realizzazioni di eventuali immagini di qualsiasi cosa in cielo, terra, mare, ecc. Il famoso teologo riformato Charles Hodge, per esempio, parla di un suo collega riformato a Princeton, che rifiutava anche di utilizzare mappe che raffiguravano cose come montagne, laghi, ecc. Questo è almeno un tentativo di essere coerente nella realizzazione della posizione protestante, ma deve essere preso in giro per il suo infantilismo.

Due punti confutano questa posizione: il comandamento menziona specificamente cielo, terra, mare, ecc. Dio sta specificamente contrastando il tipo di culto che gli israeliti incontravano presso i loro vicini pagani come l'Egitto, Babilonia, la Filistea, Canaan, ecc. In altre parole, "cieli" significa l'astrologia, "terra" significa l'animismo e il culto della natura, e "mare" significa varie forme di idolatria acquatica, come il culto del Nilo. Dio non inveisce contro il male insito di un'immagine, ma contro le pratiche dei vicini d'Israele, che comprendevano una forma sopra descritta o tutte quante. Siamo in grado di dare un'ulteriormente prova con il secondo punto: Dio stesso comanda che molte immagini sacre siano posizionate all'interno del Santo dei Santi. 1 Re 6 descrive quanto fosse ornato all'interno il santo dei santi, pieno di immagini di cherubini e serafini, e naturalmente l'arca in sé aveva due enormi cherubini d'oro sul suo coperchio. Se le immagini fossero intrinsecamente malvagie, il tabernacolo / tempio non ne sarebbe pieno. Così, il secondo comandamento non può significare una proibizione assoluta di immagini religiose. Si proibisce l'idolatria pagana, e chiaramente il culto del tempio, che aveva immagini, non era idolatria.

Proseguendo su questa stessa linea, quando gli israeliti erano nel deserto ed erano morsi dai serpenti, Dio comandò a Mosè di fare l'immagine di un serpente di bronzo e metterlo su un palo e tutto Israele fu chiamato a guardare con fede a quest'immagine. Questo è raccontato in Numeri 21. Ancora una volta, questa è chiaramente un'immagine religiosa perché Gesù la spiega come un tipo mistico della sua crocifissione in Giovanni 3:14-15. Tutti coloro che guarderanno alla sua santa Croce saranno salvati dal morso del vero serpente, il diavolo. Nella teologia cristiana questo è chiamato tipologia, dove l'evento storico indica in precedenza un adempimento successivo: Abbiamo qui una rivendicazione dell'immagine del crocifisso. Questo è anche il motivo per cui san Paolo vede nella croce di Cristo (cfr Colossesi 2:13-15) il potere di disarmare la gerarchia diabolica degli angeli caduti e perché tali croci sono utilizzate negli esorcismi.

La Bibbia stessa è piena è simbolismo, che è semplicemente un'altra forma di utilizzo delle immagini sopra menzionate. Così, lo Spirito Santo appare in forma di colomba al battesimo di Cristo, e nel testo, una colomba è legittimamente utilizzata come immagine dello Spirito Santo. L'agnello pasquale è l'immagine di Cristo come vera e definitiva Pasqua. Dio si presenta a noi nella Scrittura anche attraverso una varietà di immagini o icone. I padri umani, per esempio, sono una debole immagine del nostro Padre celeste. St. Paolo, in Colossesi 1:15, dice che Cristo è l'immagine (in greco è "ikon") del Dio invisibile. Di fatto, gli ebrei erano infuriati per l'affermazione della divinità di Cristo, un'affermazione che ha provocato questo stesso zelo erroneo contro le immagini sacre. Come poteva il Signore invisibile essere incarnato in un'immagine umana? Per i farisei, questa era idolatria. Al contrario, la visione ortodossa dà il dovuto onore all'Incarnazione, riconoscendo la validità e la natura santa delle immagini come parte integrante dell'Incarnazione, e questo fu il ragionamento di Nicea II.

Alcuni protestanti possono accettare la validità delle immagini, ma negano la riverenza data a loro come idolatria. La Scrittura, dunque, fornisce qualche garanzia per riverire qualcosa di creato? Tutte le fedi monoteiste sono d'accordo che l'adorazione deve essere riservata solo a Dio. Ma per quanto riguarda la venerazione, o come greci e latini la chiamavano, la dulia? È lecito offrire un omaggio, una reverenza, anche una prosternazione a una qualsiasi cosa/immagine creata? La risposta biblica è sì, dal momento che vediamo più volte nella Scrittura uomini che occupano posizioni di autorità e che sono riveriti. Per esempio Giuseppe, come governante in Egitto, merita l'omaggio dei suoi fratelli e sorelle, e così essi "si prosternarono davanti a lui con la faccia a terra" (Genesi 42:7). La compagnia dei profeti del Signore si inchinò davanti a Elia in segno di riverenza in 2 Re 2:15. Sicuramente, se fosse intrinsecamente sbagliato inchinarsi davanti a una cosa creata (e Giuseppe ed Elia sono stati creati), essi stessi avrebbero rimproverato chi lo faceva. Ci sono numerosi esempi di questo nella Scrittura. San Paul dice di dare "onore a chi l'onore è dovuto" (Romani 13:7), e se a qualcuno è dovuto onore, questi sono i santi e le loro reliquie.

In Atti 19:11-12, tovaglie e fazzoletti sono toccati da san Paolo, e vengono poi posti sui posseduti, con la conseguente fuga degli spiriti da tali "reliquie". Allo stesso modo, la donna con un flusso di sangue tocca l'orlo della veste di Gesù e "una forza esce da lui" per guarirla. Le ossa di Eliseo risuscitano perfino un soldato morto (2 Re 13). Questi esempi mostrano l'intero principio alla base delle reliquie. Le cose, la materia, gli oggetti possono essere consacrati / santificati per tali scopi e diventare canali delle energie divine. Lo vediamo anche in azione quando Gesù sputa nella sabbia e impasta argilla, mettendola sugli occhi del cieco per guarirlo. Gesù avrebbe potuto semplicemente dire una parola e guarire l'uomo, ma in questo caso ha volutamente scelto di utilizzare del fango, un oggetto, per fare il miracolo. Questo principio dell'incarnazione è lo stesso pensiero che sta dietro ai sacramenti.

Allo stesso modo, ai tempio dell'Antico Testamento, si parlava spesso di certe località come sante, come per esempio il Monte Sinai, il tempio, ecc. Contrariamente al protestantesimo, questa pratica non è respinta nel Nuovo Testamento: In Giovanni 5, c'è una piscina dove un angelo agita l'acqua e il primo a entrare nella piscina guarisce. Questo continuato nel principio ortodosso ce sta dietro ai santuari e alle icone guaritrici. In 2 Pietro 1:16-18, san Pietro chiama "monte santo" la montagna dove ha assistito alla Trasfigurazione e alla luce delle energie divine. Così, anche nel Nuovo Testamento, il principio dei luoghi santi non è abolito.

Anche la visione patristica è molto chiara:

"Noi non rendiamo culto, noi non adoriamo [non colimus, non adoramus], per timore di inchinarci alla creatura invece che al Creatore, ma veneriamo [honoramus] le reliquie dei martiri per meglio adorare colui del quale sono i martiri". Contro Ripario

- san Gerolamo

"Non consideriamo in alcun modo i santi martiri come dei, né siamo soliti inchinarci davanti a loro in adorazione, ma solo in modo relativo e reverenziale [ou latreutikos alla schetikos kai timetikos]". Contro Giuliano

- san Cirillo di Alessandria

E il beato Agostino, Contro Fausto il manicheo:

"Noi, la comunità cristiana, ci riuniamo per celebrare la memoria dei martiri con solennità rituale perché vogliamo essere ispirati a seguire il loro esempio, condividere i loro meriti, ed essere aiutati dalle loro preghiere. Eppure non erigiamo altari ad alcun martire, neanche nelle cappelle sepolcrali dei martiri stessi".

 "Nessun vescovo, quando celebra ad un altare in cui questi corpi santi riposano, ha mai detto, "Pietro, facciamo questa offerta a te", oppure "Paolo, a te", oppure "Cipriano, a te". No, ciò che viene offerto è offerto sempre a Dio, che ha coronato i martiri. Lo offriamo nelle cappelle dove riposano i corpi di coloro che egli ha coronato, in modo che i ricordi legati a quei luoghi possano suscitare le nostre emozioni e incoraggiarci a un amore più grande, sia per i martiri che possiamo imitare, sia per Dio, la cui grazia ci permette di farlo.

Così noi veneriamo i martiri con lo stesso culto di amore e di fraternità che diamo ai santi uomini di Dio che sono ancora con noi. Percepiamo che i cuori di questi ultimi sono altrettanto pronti a soffrire la morte per la causa del Vangelo, e tuttavia sentiamo ancor più la devozione nei confronti di coloro che sono già emersi vittoriosi dalla lotta. Onoriamo coloro che lottano sul campo di battaglia di questa vita qui sotto, ma onoriamo con più fiducia coloro che hanno già raggiunto la corona del vincitore e vivono in cielo.

Ma la venerazione rigorosamente chiamata "adorazione", o latria, cioè, l'omaggio speciale che appartiene solo alla divinità, è qualcosa che diamo a Dio solo e insegniamo agli altri a fare altrettanto. L'offerta di un sacrificio appartiene all'adorazione in questo senso (è per questo che coloro che sacrificano agli idoli sono chiamati idolatri), e noi non facciamo né diciamo ad altri di fare una qualsiasi offerta simile a qualsiasi martire, anima santa o angelo. Se qualcuno di noi cade in questo errore, è corretto con parole di sana dottrina e quindi deve o riparare le sue vie oppure essere evitato.

I santi stessi proibiscono a chiunque di offrire loro il culto che sanno essere riservato a Dio, come emerge dal caso di Paolo e Barnaba. Quando i licaoni erano così stupiti dai loro miracoli da volere sacrificare a loro come dei, gli apostoli si stracciarono le vesti, dichiararono di non essere dei, esortarono la gente a credere a loro, e proibirono di adorarli.

Eppure, le verità che insegniamo sono una cosa, gli abusi imposti su di noi sono un altro. Ci sono i comandamenti che siamo obbligati a dare; ci sono le loro violazioni che ci viene comandato di correggere, ma fino a quando non le correggiamo dobbiamo necessariamente convivere con loro".

 
In memoria di Oles' Buzina

La Ukrainska Pravda ("Verità ucraina") spesso mente...

Vi dirò le cose come sono. Non mi preoccupano gli USA, non mi preoccupa l'Europa. Mi preoccupa l'Ucraina. Il destino di tutti noi.

Io non mi presento mai come più intelligente di quanto io sia in realtà. Ho parlato degli eventi nel paese.

In Ucraina un gruppo politico è giunto al potere come risultato di un colpo di stato, e ha scelto una direzione strettamente filo-occidentale.

C'è disoccupazione nel paese. C'è un gran numero di persone nel paese che è stato semplicemente lasciato senza soldi.

Tutte le promesse che sono state fatte sul Maidan, si sono rivelate vere menzogne.

Perché la gente è uscita sul Maidan?

Perché è stato sparso sangue lì?

Per far crescere i prezzi così tanto,

perché per essi piangano i khokhly.

Per far della Crimea parte di Mosca,

perché il Donbass tornasse a essere il Donbass,

e perché il fato di questa terra sia deciso

in Europa da qualche pederasta.

L'Occidente ha rafforzato le sue posizioni in Ucraina per lungo tempo.

Hanno investito denaro per sposorizzare siti web, organizzazioni, lobby pro-occidentali.

Quella parte dell'élite ucraina che si definisce filo-occidentale, filo-europea, o qualcosa di simile, tradisce gli interessi dell'Ucraina come chiunque altro.

Quando il paese è dominato da ladri all'interno, è molto facile dire che per tutto è colpa di Putin.

Io scrivo, mi occupo un poco di politica, certo, e poi la vita mi fa occupare sempre di più di politica.

Perché la vita a Kiev diventa sempre più terrificante.

Non ho potuto prevedere la guerra civile in Ucraina.

Perché la gente è uscita sul Maidan?

Perché è stato sparso sangue lì?

Per far crescere i prezzi così tanto,

perché per essi piangano i khokhly.

Per far della Crimea parte di Mosca,

perché il Donbass tornasse a essere il Donbass,

e perché il fato di questa terra sia deciso

in Europa da qualche pederasta.

Non tutti gli ucraini sono sotto la propaganda ucraina che invero non è ucraina, ma anti-ucraina.

I cliché di questa propaganda sono creati negli USA.

Gli ucraini sono vittime di questa propaganda.

Io chiedo solo una cosa: trattate comunque bene l'Ucraina.

Bisogna capire che se vivete vicino all'orso russo, non dovete provocare quest'orso in continuazione.

E voi lo avete provocato fino alla fine, e avete ottenuto quel che avete ottenuto. Questo è davvero un male.

Come cambiare le relazioni con la Federazione Russa? Per questo dobbiamo riconoscere che ci siamo sbagliati, tutti, tutti assieme. È successo proprio questo – ci siamo sbagliati.

Ci sono intrighi da parte dell'Occidente. C'è una politica molto furba.

L'Ucraina reale dipende significativamente dalle relazioni economiche con la Federazione Russa.

Tutta l'Ucraina è stata ingannata sul Maidan, inclusi quelli della Centuria celeste, che sono stati uccisi per nulla.

E a proposito, io non so se tornerò a Kiev vivo oppure no.

Ricevo SMS tutto il tempo: Oles', stai attento. Ti aspettano alla stazione di Kiev.

Sappiatelo. Sono atteso da quelli pagati e venduti dal Dipartimento di Stato degli USA.

E la mia vita è in grande pericolo. E non so se domani sarò vivo oppure no.

...se domani sarò vivo oppure no.

...se domani sarò vivo oppure no.

La terra ti sia leggera, Oles'. E ti si apra il regno dei Cieli. Tu eri la coscienza di questa terra, un autentico patriota dell'Ucraina.

(dai commenti in Internet)

 
Domanda e risposta sulla "comunione chiusa"

Traduciamo un recente post dal blog di padre John Whiteford, riguardo a un problema molto sentito, soprattutto da parte di altri cristiani che vorrebbero sviluppare relazioni fraterne con i cristiani ortodossi: Perché la Chiesa ortodossa pratica la "comunione chiusa"? Ovvero, perché ai cristiani non ortodossi non è permesso di ricevere la comunione nella Chiesa ortodossa, e viceversa? Questo problema non è solo teologico, ma tocca il cuore delle buone relazioni tra i cristiani, e pertanto merita una riflessione attenta e pacata. Presentiamo la risposta di padre John Whiteford nella sezione “Domande e risposte” dei documenti.

 
L'antico legame spirituale tra Ucraina e Siria

la cattedrale della Dormizione della Lavra delle Grotte di Kiev

Introduzione di Matfey Shaheen:

Vi sorprenderebbe sapere che la Siria, l'Ucraina e tutta la Rus' appartengono alla civiltà occidentale? Se definiamo la civiltà occidentale com'è stata classicamente intesa, come: 1) filosofia greca, 2) legge romana e 3) cristianesimo, vedremmo che la Russia, secondo quel modello, è più occidentale del contemporaneo "Occidente", che dalla rivoluzione francese in poi ha respinto ideologicamente il cristianesimo. Ma da dove la Rus' ha ereditato questa appartenenza al cristianesimo?

La Rus' kievana ricevette l'Ortodossia "dai greci", ma la Siria, a quel tempo, non era meno greca di Atene. Antiochia era una capitale della civiltà cristiana e greco-romana, la patria di san Giovanni Crisostomo. Secondo la Scrittura, Antiochia e la Siria sono anche il luogo di nascita della stessa parola "cristiano". Andre Parrot, direttore del Louvre, ha persino lasciato un detto famoso: "Ogni uomo ha due patrie: la sua e la Siria".

Oggi in Siria e Ucraina assistiamo allo scontro più forte tra l'Occidente cristiano classico e l'Occidente anticristiano moderno. Ma vi siete resi conto che queste terre sono intimamente correlate? Il primo metropolita di Kiev proveniva dalla Siria, e san Raffaele di Brooklyn, il primo vescovo consacrato in America, studiò a Kiev. Anche l'archimandrita assiro Seraphim Bit-Kharibi ha studiato lì, e ha dedicato un potente canto del Salmo 50 ai "suoi amati ucraini", nel suo nativo aramaico, la lingua di Gesù Cristo. Tutto ciò rivela un fatto: i siriani e gli ucraini non sono solo amici, sono una famiglia.

Lontano eppure così vicino. Sette punti di collegamento tra Ucraina e Siria

La Rus' kievana, fin dai tempi della sua ricezione del cristianesimo, ha avuto un rapporto diretto con la Chiesa di Antiochia e gli antichi popoli della Siria. Eppure così pochi si rendono conto che il primo metropolita di Kiev (988-992) era un siriano, eppure questo è un fatto storico.

Ecco sette motivi per cui Siria e Ucraina sono più vicine di quanto pensi:

1. La Siria è la culla del cristianesimo

Nonostante il fatto che la Chiesa antiochena si trovasse abbastanza lontano dalle terre ucraine e che la comunicazione in passato fosse difficile, le connessioni spirituali tra i cristiani dei nostri paesi non sono mai state interrotte. È difficile sopravvalutare l'importanza e l'autorità della Chiesa di Antiochia per noi e i nostri antenati. Dopotutto, la stessa parola "cristiano" è apparsa per la prima volta in Antiochia secondo il Libro degli Atti. [1]

Cristo non parlava in antico ebraico, parlava in aramaico, la stessa lingua che oggi chiamiamo spesso l'antica lingua siriana [o siriaca, ndt]

San Basilio Magno disse: "Cosa è più importante di Antiochia per la Chiesa ecumenica (universale)? È il capo (κεφαλή), che nel campo della salute riflette anche tutto il corpo".

Quanto è importante per noi ascoltare queste parole ora, nel contesto degli ambiziosi piani del Patriarcato di Costantinopoli, e nel desiderio di un primato assoluto su tutti gli altri nella gestione e nella gerarchia. In effetti, nelle parole di un teologo e insegnante veramente ecumenico, vediamo un confronto nel significato spirituale di quella parola, e non nel primato di una Chiesa locale e nel suo diritto di governare e comandare gli altri.

I siriani ortodossi dell'antichità hanno avuto un impatto enorme sulla nostra coscienza cristiana e sulla nostra visione del mondo. Dopo tutto, è possibile immaginare la Grande Quaresima senza la preghiera penitenziale di sant'Efrem il siro? È possibile immaginare l'eredità della nostra Chiesa senza i suoi sermoni e pensieri? Ciò è dimostrato dalle numerose traduzioni e pubblicazioni delle opere di sant'Efrem, che esistevano nella Rus'.

sant'Efrem il siro

Efrem il siro è riuscito nel corso dei secoli, e per quasi un millennio, a impressionare così tanto le anime degli slavi, che lo hanno ricevuto come "uno dei loro". Gli storici della Chiesa notano l'influenza di sant'Efrem il siro sui monumenti letterari russi, ad esempio nel Sermone sulla legge e sulla grazia di sant'Ilario, metropolita di Kiev. Per la Rus' kievana, le opere dell'autore siriaco non possono essere paragonate in popolarità con nessun altro scrittore spirituale, anche se ci sono anche opere di famosi autori ecclesiastici, Isacco il siro, san Giovanni damasceno e altri.

2. Il primo metropolita di Kiev era siriano

Secondo la tradizione della Chiesa, il metropolita Michele di Kiev era un contemporaneo del principe pari agli Apostoli Vladimir di Kiev, e arrivò a Chersoneso per il suo battesimo con diversi sacerdoti e vescovi, e successivamente andò a Kiev per battezzare ed educare il popolo di Kiev.

Inizialmente, i membri della famiglia reale e i boiardi furono battezzati dal santo ierarca, e poi tutta la gente si radunò nel Dnepr.

Tali informazioni non si basano su affermazioni vuote, ma grazie a un antico documento chiamato Statuto della Chiesa del principe Vladimir, sono e anche in accordo con la Cronaca di Joakim, che indicano tutti che il metropolita Michele proveniva dalla Siria.

il metropolita Michele di Kiev

Il metropolita Michele fu un predicatore attivo e benedisse la costruzione da parte del principe della Chiesa delle decime a Kiev, in onore della Dormizione della santissima Madre di Dio. In questa chiesa fu in seguito sepolto. Nel corso del tempo, le sue reliquie furono trasferite nelle Grotte vicine delle Grotte della Lavra di Kiev e, nel 1730, le reliquie di san Michele furono trasferite nella grande Cattedrale della Dormizione alla Lavra .

Il primo metropolita di Kiev si distinse per la [sua] pietà: in alcune cronache è chiamato un uomo di grande sapienza e di vita santa. Nel sinodo della cattedrale della santa Sapienza (santa Sofia) di Kiev, è giustamente chiamato il primo originatore [tra i vescovi russi, ndt]

Il metropolita Michele ha anche il merito della costruzione del monastero di san Michele dalle cupole dorate e i monaci che arrivarono con lui fondarono il monastero della Trasfigurazione del Salvatore di Mezhighirja. [2]

La venerazione del santo risale ai tempi antichi. Prove scritte di questo includono il decreto del Santo Sinodo del 1762, che benedisse la stampa di servizi ai venerabili Michele, Antonio e Teodosio e altri taumaturghi delle Grotte, in libri pubblicati dalla stamperia della Lavra. Il suo nome è stato incluso nel Menologio generale: la nostra Chiesa celebra la memoria del santo siriano il 15 giugno e il 30 settembre.

Le reliquie di San Michele furono conservate nella Cattedrale della Dormizione della Lavra delle Grotte di Kiev, ma dopo che questa fu fatta saltare in aria nel 1941, le inestimabili reliquie andarono perdute per sempre.

A Kiev c'è una chiesa in onore del santo ierarca Michele; nel 1890, fu costruita sul territorio dell'Ospedale Aleksandr. Negli anni '30 la chiesa fu distrutta e nel 2000 fu ricostruita nella sua forma originale.

3. Siriani nella Rus'

Quando l'Ortodossia si stabilì nella Rus', iniziarono a comparire stranieri provenienti da paesi cristiani, tra cui ortodossi siriani. Uno di questi esempi è noto dal Paterik delle Grotte di Kiev.

Il primo principe russo a diventare monaco, san Nikolaj Svjatosha (nel mondo Svjatoslav di Lutsk di Volinia), figlio del principe David di Chernigov e pronipote di Jaroslav il Saggio, aveva un amico devoto, un medico siriano di nome Pietro.

Una volta, san Nikolaj gli disse che entro tre mesi sarebbe passato all'altro mondo, al che Pietro rimase molto rattristato e supplicò il Signore di permettergli di morire al posto di Nikolaj. Il santo gli disse quindi di ricevere la tonsura monastica, dopodiché Pietro rimase in preghiera per tre mesi.

Il siriano si addormentò nel Signore dopo essersi comunicato ai santi misteri. Il principe Nikolaj trascorse altri trenta anni nella fratellanza della Lavra delle Grotte di Kiev.

4. L'arrivo dei patriarchi antiochieni in Ucraina

Una parte molto importante della nostra storia ecclesiastica condivisa è l'arrivo dei patriarchi antiocheni nella Rus'. Vi furono due viaggi di questo tipo, e il primo fu il viaggio del patriarca Gioacchino V nel 1585-1586. Il suo obiettivo era quello di raccogliere elemosine dai principi slavi per i patriarcati e per gli altri cristiani, a causa del fatto che il Medio Oriente era occupato dai musulmani e la posizione del Patriarcato era molto difficile.

Mentre viaggiava attraverso il territorio della moderna Ucraina, Gioacchino V approvò la carta della Confraternita ortodossa di Leopoli e la sostenne nei suoi scontri con le autorità ecclesiali locali, che si comportavano in modo improprio e violavano i canoni della vita della Chiesa.

In Galizia, prese parte attiva alla vita della metropolia russa occidentale [kievana]. La Confraternita di Leopoli ricevette la libertà e il diritto di sovrintendere alla vita del clero e dei laici e di proteggere i canoni della Chiesa.

Sono sopravvissute due delle sue lettere scritte in arabo e indirizzate al gregge di Leopoli. Pubblicò anche un appello alle terre ortodosse russe occidentali esortandole a sostenere la scuola della Confraternita e la tipografia di Leopoli.

Nel XVII secolo, la terra dei cosacchi fu visitata dal patriarca antiocheno Macario e da suo figlio, l'arcidiacono Paolo d'Aleppo, che prese appunti interessanti in arabo, in cui descrisse le caratteristiche della vita eccesiale del popolo della Rus'.

Il viaggio del patriarca Macario in Russia

Queste opere ci sono conosciute come Il viaggio del patriarca Macario in Russia. Molto per lui era sorprendente e straordinario nella terra slava, ma grazie al suo interesse e alle sue osservazioni, le stesse persone della Rus' conoscono molto della loro storia.

Attraversando il territorio dell'attuale Ucraina in un viaggio nel 1654, il patriarca visitò la Lavra delle Grotte di Kiev, la capitale dell'atamano Khighirin a Subbotov, dove si trovava la residenza dell'atamano Bogdan Khmelnitskij e la città di Boguslav. 

I siriani incontrarono lo stesso atamano per due volte durante il loro viaggio. Visitarono anche i monasteri nella città di Putivl e il monastero della santa Trinità a Gustinskij nelle terre di Chernigov.

Un'eccellente descrizione del monastero di Gustinskij si ritrova nei registri siriani. I dignitari di alto rango furono particolarmente colpiti dalla bellezza dell'iconostasi della chiesa della Trinità, che consideravano la migliore, la più bella del mondo.

Il patriarca Macario di Antiochia visitò anche la cattedrale di santa Sofia a Kiev. Gli ospiti siriani videro la cattedrale abbellita dopo i lavori di restauro, recentemente completati, intrapresi dal santo ierarca Pietro Moghila. [3] Tra i documenti si trova un'osservazione particolarmente degna di nota: secondo il popolo di Kiev, dopo l'invasione di Batu Khan, santa Sofia era rimasta desolata per circa cento anni e vi si era persino tenuto il bestiame.

Nelle cronache siriane esiste una descrizione unica nel suo genere della cattedrale della Dormizione così com'era [dopo i lavori di restauro di san Pietro Moghila, ndt], prima dell'incendio che avvenne in seguito nel 1718.

I cronisti siriani scrissero così sulla Lavra delle Grotte di Kiev e sulle terre della Rus' in generale: "Dal momento in cui vidi il monastero delle grotte, la gioia non mi lasciò mai. Le nostre anime erano piene di gioia. La terra dei cosacchi, in una parola, per noi è nativa".

5. Pellegrinaggi ai luoghi santi della Siria

Anche persone dall'Ucraina hanno visitato il Medio Oriente e la Siria durante i pellegrinaggi. È noto che nel 1729 il pellegrino, scrittore e pubblicista kievano Grigorovich-Barskij (fratello di un famoso architetto) viaggiò in Medio Oriente e fece il giro di tutta la Siria. Sviluppò una stretta relazione con il patriarca Silvestro di Antiochia, che nel 1734 lo tonsurò monaco con il nome di Vasilij a Damasco.

Le sue opere principali sono appunti di viaggio, in cui descrive la storia, la natura, la vita, i costumi, i luoghi santi e la vita della Chiesa di Antiochia nel periodo moderno, in particolare i monasteri antiocheni.

6. Un futuro patriarca di Antiochia e san Raffaele di Brooklyn hanno studiato a Kiev

Il patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, Alessandro III (Takhan)

Ci sono stati anche studenti siriani nelle scuole teologiche di Kiev. È noto che il primo inviato siriano all'Accademia teologica di Kiev, nel 1863, fu lo studente Mussei Nifont, che nel 1867 completò con successo l'intero corso dell'Accademia. Uno degli studenti più famosi dell'Accademia teologica di Kiev fu il futuro patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, Alessandro III (Takhan). Dal 1897 al 1900, studiò all'Accademia teologica di Kiev e, nel 1903, il metropolita san Vladimir (Bogojavlenskij) lo elevò al grado di archimandrita.

san Raffaele (Hawaweeny). Foto: ru.wikipedia.org

Dobbiamo anche menzionare il santo vescovo Raffaele (Hawaweeny), canonizzato dalla Chiesa ortodossa in America. Anch'egli studiò all'Accademia teologica di Kiev. Nella chiesa del monastero della confraternita, fu ordinato ieromonaco dall'allora rettore dell'Accademia, il vescovo Silvestro.

Il metropolita Elia (Karam) di Byblos e Botris e del Monte Libano venne più volte nel territorio dell'URSS su invito del patriarca Alessio I; viaggiò a Kiev e Odessa. Il metropolita Elia collegò la rinascita della Chiesa russa al destino dell'Ortodossia universale, chiamando ripetutamente il popolo della Rus' nei suoi sermoni "il popolo amato del Signore". La tradizione della miracolosa intercessione della Theotokos per la Russia [durante la seconda guerra mondiale] è anch'essa collegata al nome del metropolita Elia.

il metropolita Elia (Karam) all'estrema destra insieme al metropolita di Kiev e Galizia Antonij (Khrapovitskij), padre spirituale di san Giovanni di Shanghai e primo ierarca della ROCOR

Numerosi altri vescovi della chiesa antiochiena hanno visitato l'URSS, tra cui il metropolita Elia (Salibi) di Beirut. Dopo la morte del patriarca Alessandro III, Teodosio VI fu eletto al trono di Antiochia e poco dopo condusse una visita in diverse città del territorio dell'URSS, tra cui Kiev e Odessa.

7. Il XXI secolo

Anche nel periodo moderno c'è molto in comune tra Ucraina e Siria. In entrambi i paesi c'è una guerra, ci sono rifugiati – persone in fuga e sfollate dalle loro case, e religiosamente parlando non tutto sta andando liscio. per non dire altro.

Come in Ucraina, dove c'è uno scisma nell'Ortodossia, così anche in Siria ci sono situazioni difficili tra sunniti e sciiti. Oltre al Patriarcato (greco) ortodosso di Antiochia, ci sono anche giacobiti, maroniti, siro-cattolici, altri melchiti, armeni, ecc. Sia la Siria che l'Ucraina devono percorrere tutti questi sentieri che li hanno colpiti in questo periodo storico, ed entrambi gli stati sono in pericolo di divisione e separazione.

Gli eventi che uniscono i nostri popoli oggi sono per lo più tragici, ma il tempo non discrimina tra i periodi di difficoltà e i periodi in cui tutto è più semplice. La fede comune e i problemi comuni ci aiutano a sentire il dolore reciproco in modo più acuto, il che significa che ci avviciniamo l'uno all'altro e a Dio.

Oggi in Ucraina esiste una diaspora di siriani cristiani, la maggior parte dei quali vive a Odessa, Kharkov e Kiev. Quelli che vivono a Odessa possono partecipare ai servizi divini nella cattedrale della santa Trinità, dove possono ricevere nutrimento spirituale da un sacerdote che conosce le lingue e le tradizioni orientali. Durante la liturgia, nella cattedrale si tengono speciali petizioni in arabo, in modo che i credenti possano partecipare pienamente alla vita di preghiera della parrocchia.

Nel 2017, il vescovo Qais (Sadiq) della Chiesa ortodossa di Antiochia ha visitato Kiev, dove ha servito con sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina e il clero della Lavra delle Grotte di Kiev. Durante i lavori di costruzione della cattedrale della Risurrezione, dopo la liturgia c'è statoi un incontro della diaspora siriana con i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina. Insieme alla metropolia di Kiev, il vescovo siriano ha sviluppato il programma di pellegrinaggio "Ucraina: il giardino dei santi confessori", in modo che i cristiani di Siria, Libano e Giordania potessero venire a pregare nei luoghi santi ucraini e accanto alle reliquie degli asceti ucraini.

Naturalmente, questo non è un elenco completo del terreno comune tra i nostri paesi. Possa Dio concedere che i legami ortodossi di Siria e Ucraina si rafforzino ogni anno, secondo le parole del vescovo antiocheno Qais (Sadiq): "L'Ucraina è una continuazione di Antiochia e Antiochia è la profondità dell'Ucraina".

Note

[1] E i discepoli furono chiamati per la prima volta cristiani ad Antiochia: Atti 11:26

[2] Il monastero originale fu istituito poco dopo il battesimo della Rus', bruciato in un incendio alla fine del XVIII secolo, e successivamente ricostruito solo per essere distrutto dalle autorità senza Dio negli anni '30 del secolo scorso (ndt).

[3] San Pietro Moghila, originariamente istruito nella confraternita di Leopoli, fondò il primo seminario ortodosso. I suoi lavori per l'istruzione in Ucraina furono così grandi, che l'arcidiacono Paolo di Aleppo disse che "Anche gli abitanti dei villaggi in Ucraina possono leggere e scrivere... e i sacerdoti di villaggio considerano loro dovere istruire gli orfani e non lasciarli correre per le strade come vagabondi".

 
Perché tu digiuni?

"Perché tu digiuni?", chiedono.

Immaginate questa domanda: "Perché tu digiuni?" Se qualcuno vi fa questa domanda, dovreste bacchettarlo sulla testa, fratelli e sorelle. Che audacia! Perché io digiuno? Me lo chiedono quando tutto il mondo muore. Guardate tutte queste malattie e follie. Guardate i drogati, guardate i settari! Entrate nella camera di vostro figlio. Guardatelo e interessatevi a lui! Quando è stata l'ultima volta che ci siete stati? Guardate cosa sta guardando lui, guardate cosa sta fumando, guardate cosa si sta iniettando nelle vene! Guardate i suoi amici! Guardate la TV, leggete le notizie! Guardate voi stessi!

E poi osate chiedermi perché io digiuno? Digiuno perché non voglio arrendermi! Non voglio essere una canna spezzata dal vento! Non voglio i vestiti eleganti del mondo! Non voglio palazzi pieni di cadaveri viventi e danze demoniache! Voglio rispondere alla chiamata di san Giovanni: voglio, assieme a lui, dare il benvenuto al Re della gloria, al Re dei cieli! Voglio ricevere la vita eterna! Ecco perché digiuno; ecco perché vivo una vita di penitenza; ecco perché mi confesso; ecco perché mi inginocchio, perché mi prosterno; ecco perché vado in chiesa; ecco perché leggo; ecco perché uso questa corda da preghiera e mi faccio il segno della Croce; ecco il perché di tutti quei pellegrinaggi; ecco perché non esco più con voi per andare in giro. Questi non sono itinerari vuoti, ma un viaggio dal vuoto alla pienezza della vita. Sto dando un senso a questa vita completamente insignificante! Fratelli e sorelle, la vita senza il Signore risorto è una vergogna!

 
10 miti sulla demografia della Russia

Questo post cerca di sfatare alcuni punti di vista popolari, ma sbagliati, sulle tendenze demografiche nella Russia di oggi. Questi consistono nella percezione che la Russia sia in una "spirale di morte" demografica che la condanna al declino nazionale (Biden, Eberstadt, NIC, CIA, Stratfor, ecc). Alcuni pessimisti estremi prevedono anche che i russi etnici - devastati da AIDS, infertilità e alcolismo - moriranno come etnia, spiazzati da orde islamiste e coloni cinesi (Steyn, Collard).

Il mito dell'Apocalisse demografico della Russia

Pensiamoci di nuovo. Se è vero che l'attuale situazione demografica della Russia non è niente di entusiasmante, le tendenze demografiche che contano sono per la maggior parte altamente positive - e vi sono prove convincenti che la Russia può ancora tornare a un sano modello a lungo termine di una sostenibile sostituzione della popolazione.

MITO 1: La Russia sta perdendo 750.000 persone della sua popolazione ogni anno e si spopolerà entro pochi decenni.

REALTÀ: Nel 1992, per la prima volta dai tempi della Grande Guerra Patriottica, le morti hanno superato le nascite in Russia, formando la cosiddetta "croce russa". Da allora la popolazione è scesa da 149 a 142 milioni. Tuttavia, il tasso di spopolamento è rallentato in maniera massiccia negli ultimi anni.

Nel 2008, ci sono state 362.000 più morti che nascite in Russia, a partire dalle 847.000 nel 2005. Inoltre, l'aggiunta dalle migrazioni darebbe una perdita totale della popolazione di appena 105.000 persone nel 2008, pari al -0.07% della popolazione, che è un enorme miglioramento dal calo di 721.000 nel 2005. La situazione ha continuato a migliorare nel 2009, nonostante la crisi economica, con la Russia che ha visto un incremento naturale positivo in agosto e settembre, per la prima volta in 15 anni.

Le tendenze demografiche della Russia

[Fonte: Rosstat; analizzato e pubblicato da Sergej Slobodjan @ Da Russophile].

Anche se questo è ancora lontano dalla salubrità demografica, la situazione oggi assomiglia piuttosto alla stagnazione vista in Europa centrale rispetto al crollo catastrofico dell'epoca di transizione, e le tendenze rimangono positive. Come tale, le previsioni pessimistiche di imminente apocalisse demografica stanno diventando sempre più insostenibili.

MITO 2: Certo, gli austeri tassi di natalità della Russia sono aumentati negli ultimi anni. Ma questo era tutto dovuto alla grande dimensione della generazione femminile degli anni '80, che ha raggiunto l'età fertile negli anni 2000; poiché la generazione degli anni '90 è circa il 40% più piccola, i tassi di natalità diminuiranno di nuovo.

[Fonte: Rosstat; a cura di Anatolij Karlin].

REALTÀ: Dal 1999 al 2007, solo il 37% dell'aumento del tasso di natalità è dovuto ad un aumento della dimensione del segmento in età fertile della popolazione (solo il 10% nel 2007 stesso). Il resto è venuto da una crescita del tasso di fecondità totale (TFT), il numero medio di figli che una donna può presumere di avere nel corso della vita, indipendentemente dalla struttura della piramide dell'età.

A proposito, il TFT della Russia è passato da un nadir di 1,16 figli per donna nel 1999 a 1,49 figli nel 2008 (confutando quindi anche l'ipotesi della fertilità "più bassa del basso", che afferma che nessuna società ha mai recuperato da un crollo della fertilità al di sotto di 1.30 bambini). I dati relativi al 2009 mostreranno quasi certamente un TFT al di sopra di 1,50.

Questo non vuol dire che la prossima riduzione del contributo alla fertilità della "massa dei giovani" degli anni '80 non eserciterà una crescente pressione al ribasso sui tassi di natalità russi nei prossimi due decenni. Tuttavia, un TFT in crescita potrà contrastare parzialmente o totalmente queste tendenze negative.

MITO 3: Il recente aumento della fertilità è piccolo e fragile, basato sugli effetti temporanei dei nuovi benefici di maternità e della propaganda pro-natalità. Andrà in frantumi non appena la prima crisi economica interromperà la spavalderia petro-alimentata della Russia.

REALTÀ: È vero che l'attuale TFT della Russia, a 1,5 figli per donna, è ben al di sotto del 2,1 necessario per la stabilità della popolazione a lungo termine. Detto questo, ci sono validi motivi per ritenere imminente un'inversione di fertilità incipiente in Russia.

In primo luogo, le aspettative di fecondità oggi sono poco diverse da quelle di epoca tardo-sovietica, quando il TFT era vicino al livello di sostituzione. Secondo numerosi sondaggi fin dai primi anni '90, i russi dicono regolarmente che vogliono avere una media di 2,5 figli. Questo è sostanzialmente simile agli intervistati da Isole Britanniche, Francia e Scandinavia, che hanno TFT relativamente sani di circa 1,7-2,1. Questo suggerisce che il crollo della fertilità della Russia post-sovietica è stato causato da uno "shock di transizione" piuttosto che da un "riallineamento dei valori" alle norme dell'Europa centrale, dove la gente vuole solo 1,7-1,8 figli.

In secondo luogo, un grosso problema con il TFT è che ignora gli effetti delle tempistiche delle nascite. Una misura più accurata della fertilità a lungo termine è la sequenza di nascita media (SNM), che dà l'ordine medio di tutti i bambini appena nati. Se in un bell'anno tutte le donne in un paese in precedenza senza figli decidono di partorire per qualche motivo, il TFT salirà ad un livello assurdamente alto, ma la SNM resterà esattamente uguale.

Misure di fertilità in Russia dal 1980 al 2007

[Fonte: Demoscope; a cura di Anatolij Karlin].

In Russia la SNM è rimasta stabile a 1,6 figli per donna dal 1992 al 2006, poco cambiata dall'1,8 del periodo sovietico, anche se il TFT è crollato ben al di sotto di questo numero. Ciò indica che molte donne hanno rimandato la nascita dei bambini fino a un periodo di stabilità in carriera e di miglioramento del loro benessere materiale – un'ipotesi attestata dall'età crescente delle madri al momento del parto dal 1993. In quanto tale, non è irragionevole aspettarsi un boom compensativo della fertilità negli anni 2010.

Età media delle donne al parto 1960-2006

[Fonte: Demoscope; a cura di Anatolij Karlin].

Anche se questo può essere un falso dato positivo se molte donne rimangono senza figli, il censimento del 2002 ha indicato che solo il 6-7% delle donne non ha avuto figli dalla fine dei loro anni riproduttivi. Questo indica che la sterilità non è in voga e che le preoccupazioni per una sterilità diffusa indotta dall'aborto sono esagerate.

In terzo luogo, un nuovo conservatorismo fiducioso ha recentemente preso piede nella società russa. Dopo due decenni di disillusione, alla fine del 2006 sempre più russi hanno cominciato a credere che la nazione si stia muovendo in senso più positivo che negativo. Lo Stato ha cominciato a ricostruire una base ideologica per la fede nel futuro della Russia, che comprendeva i benefici di maternità e le campagne pro-natalità menzionate in precedenza – e contrariamente alle affermazioni pessimiste, gli esempi di Francia e Svezia indicano che questi sforzi tendono ad avere successo nel mettere in incubazione miglioramenti a lungo termine nel TFT. Può davvero essere il caso che la genesi della riscoperta della fede in se stessa della Russia, e i miglioramenti costanti nella sua demografia, siano una questione di semplice coincidenza?

In quarto luogo, la generazione che ora entra nella forza lavoro potrà probabilmente godere di maggiori opportunità di lavoro e salari più alti a causa dell'imminente diminuzione della forza lavoro della Russia. Questo può fornire incentivi a sposarsi più presto e ad avere più figli, cose che compenserebbero le dimensioni ridotte di questa generazione. Né sono suscettibili a essere sottoposti alle imposte tanto elevate da scoraggiare la formazione della famiglia; rispetto all'Europa continentale, la Russia è ancora una nazione giovane e ci si può aspettare di godere dei ricavi dell'alta energia dopo il picco nell'era del petrolio.

Infine, la crisi economica viene e va – e in netto contrasto con le previsioni popolari di un rinnovato crollo della fertilità e di un maggior numero di morti per alcolismo (previsioni che ho sfidato a fronte di una forte opposizione), la Russia ha visto i suoi primi due mesi di crescita naturale della popolazione negli ultimi 15 anni nei mesi di agosto e settembre del 2009, in modo che il concetto che la ripresa demografica della Russia è costruita su sabbie mobili è stato oggettivamente confutato.

MITO 4: Il principale problema demografico della Russia non è il tasso di fertilità, ma una speranza di vita miseramente bassa, soprattutto per gli uomini di mezza età.

REALTÀ: È vero che l'aspettativa di vita della Russia è eccezionalmente avversa per gli standard industrializzati del mondo. I tassi di mortalità per gli uomini di mezza età di oggi, sorprendentemente, non sono diversi da quelli del tardo zarismo – un fenomeno che Nicholas Eberstadt ha definito "ipermortalità". Questo tragico sviluppo è quasi interamente attribuibile alla estrema diffusione del consumo di superalcolici in momenti di baldoria, cosa che rappresenta il 32% della mortalità complessiva della Russia (rispetto all'1-4% nei paesi dell'Europa occidentale).

Tuttavia, non tutti gli indicatori demografici sono creati uguali. Gli alti tassi di mortalità hanno un impatto diretto sul TFT a livello di sostituzione solo quando un numero significativo di donne muore prima o durante l'età fertile, come nei paesi del Terzo Mondo. Il tasso di mortalità infantile della Russia di 8,5 / 1000 nel 2008 è vicino ai livelli dei paesi sviluppati e non è statisticamente significativo. Anche se tragica e inutile, la sua crisi di "ipermortalità" colpisce soprattutto gli uomini più anziani e come tale ha effetti diretti trascurabili sulla fertilità.

Detto questo, i tassi di mortalità devono essere superati se la Russia vuole evitare un significativo calo della popolazione nei prossimi decenni. Contrariamente all'opinione prevalente, i progetti per aumentare l'aspettativa di vita a 75 anni entro il 2020 o il 2025 sono fattibili, se affrontati seriamente. Dal 1970 al 1995 nella Carelia finlandese, la migliore assistenza sanitaria e le riforme di stile di vita hanno ridotto l'incidenza di malattie cardiache, la causa principale di morte in Russia, di oltre il 70%. Considerando la vastità del divario tra la Russia e il mondo industriale avanzato, anche modesti miglioramenti avranno un grande impatto.

Questi modesti miglioramenti stanno ora avvenendo. La Russia sta ora installando nuove apparecchiature in centri oncologici, mirate ad aumentare l'accesso ai servizi medici hi-tech dal 25% al 80% entro il 2012, e sta prendendo sempre più sul serio l'attuazione delle misure anti-fumo, anti-alcool e di sicurezza. Nel 2008, l'aspettativa di vita in Russia, così come i decessi per incidenti (compresi intossicazione da alcol, violenza e suicidio), ha visto un miglioramento oltre i livelli (pre-transizione) del 1992 – e questa ripresa continua nel 2009.

MITO 5: C'è una panoplia impareggiabile di mali sociali in Russia, come i tassi altissimi di aborto, alcolismo e incidenti. Questi indurranno i russi a disinvestire nel futuro, cosa che si tradurrà in una bassa crescita economica e una perpetuazione della sua spirale di morte fino all'oblio.

REALTÀ: A parte che questa è una spiegazione "mistica" per il declino nazionale, e quindi non scientifica, questa affermazione non è sostenuta da alcuna documentazione storica. Tutti questi mali sociali si manifestarono per la prima volta in URSS a partire dagli anni intorno al 1965 (accompagnati da tassi di mortalità maschile alle stelle), ma tuttavia, ciò non ha precluso alla Russia di mantenere un TFT quasi ai livelli di sostituzione fino alla dissoluzione dell'Unione Sovietica – e, in definitiva, questo è tutto ciò che conta per il mantenimento a lungo termine della stabilità della popolazione.

Il tasso di aborto russo era quasi due volte più elevato durante il periodo sovietico rispetto a oggi, ma oggi i timori diffusi di infertilità diffusa come sottoprodotto in qualche modo non si sono mai materializzati – il Censimento 2002 ha indicato che solo il 6-7% delle donne non ha avuto figli alla fine dei loro anni riproduttivi. Oggi, gli aborti continuano il loro declino a lungo termine, anche a seguito della crisi economica di fine 2008 (e nonostante le previsioni isteriche del contrario).

Tasso di aborti per ogni 100 nati vivi

[Fonte: Demoscope; a cura di Anatolij Karlin].

Allo stesso modo, il consumo eccessivo di alcol – la causa principale della "ipermortalità" tra gli uomini russi di mezza età – è iniziato tempo prima del crollo demografico post-sovietico. (Osservate quanto le tendenze di mortalità storiche della Russia sono strettamente correlate alle stime di Nemtsov del consumo di alcol nel grafico sottostante). Eppure, come detto sopra, gli alti tassi di mortalità dei maschi di mezza età non hanno alcun impatto diretto sui tassi di fertilità. Inoltre, poiché non vi è grande discrepanza tra il numero di uomini e donne fino all'età di 40 anni, le donne non hanno alcun problema fisico a trovare compagni (anche se è vero che l'alta mortalità e l'alcolismo tra la popolazione maschile ha un effetto deprimente sulla formazione di una nuova coppia, l'esperienza tardo-sovietica suggerisce che non preclude completamente un TFT del tutto sano).

Consumi registrati di alcol e statistiche del consumo effettivo

[Fonte: Rosstat, V. Treml & A. Nemtsov; notate che le cifre ufficiali del Goskomstat (Rosstat) dovrebbero essere scartate perché non tengono conto dei distillati clandestini, che possono costituire fino alla metà del consumo di alcol della Russia].

Il demografo Eberstadt afferma che gli alti tassi di mortalità della Russia precludono la formazione del capitale umano attraverso l'istruzione, perché gli uomini che affrontano elevati rischi di mortalità (presumibilmente) non tengono conto del suo valore futuro; di conseguenza, questo abbassa le prospettive di crescita economica a lungo termine. Questa ipotesi non regge alla prova. La defunta Unione Sovietica aveva uno dei più alti tassi di impiego nel settore terziario del mondo, e oltre il 70% dei russi di oggi ha un'istruzione superiore. Questo non dovrebbe sorprendere, a causa di fattori psicologici umani – "le morti per malattie cardiache e per incidenti accadono solo agli altri"; e inoltre, anche se un uomo russo presume che morirà dopo i 50 o i 60 anni, vorrebbe ancora vivere piuttosto comodamente, evitare la leva militare, ecc, invece di spazzare le strade. Quindi questo argomento è viziato su molti, molti livelli.

È vero che la cattiva salute abbassa la produttività economica. Tuttavia, si dovrebbero notare i caveat che 1) l'ipermortalità ha effetti sproporzionati sulle persone più povere, di bassa istruzione, 2) nella società post-agraria, il principale motore di miglioramenti della produttività è l'istruzione – non la salute, e 3) c'è un lato positivo nell'evitare l'invecchiamento: una speranza di vita a bassa riduce anche la pressione sulle pensioni. Infine, l'ubriachezza da sola non può controllare la crescita di una civiltà vitale - dopo tutto, gli Stati Uniti d'America erano conosciuti come la Repubblica alcolica all'inizio del XIX secolo.

MITO 6: La negligenza criminale da parte della classe dirigente della crescente crisi dell'AIDS in Russia si tradurrà presto in centinaia di migliaia di morti all'anno, accelerando ulteriormente il suo crollo demografico.

REALTÀ: Istituzioni come la Banca Mondiale prevedevano centinaia di migliaia di morti entro il 2010, ma il bilancio delle vittime nel 2008 è stato solo di 12.800. Inoltre, la percentuale di donne in stato di gravidanza positive al test HIV ha avuto un arresto della crescita nel 2002, cosa che suggerisce che l'epidemia rimanga sostanzialmente contenuta tra i tossicodipendenti.

[Fonte: Rapporto 2008 sul progresso dell'AIDS in Russia].

Il problema con i modelli di predizioni apocalittiche (Eberstadt, NIC, Ruhl et al, etc), è che le loro proiezioni di morti di massa imminenti per AIDS danno per scontato in modo irrealistico modelli di trasmissione eterosessuale sub sahariana, cosa non corroborata da analisi sociologica o dati di sorveglianza. Un modello più rigoroso, quello del programma di ricerca per la conoscenza e l'azione in materia di HIV / AIDS in Russia, prevede un picco di tasso di prevalenza dell'HIV al di sotto dell'1% del totale della popolazione russa attorno al 2020. Finora, questo corrisponde alla realtà.

Infine, dopo un periodo di vero e proprio abbandono del problema fino al 2005, lo Stato russo ha aumentato la spesa per l'AIDS a mezzo miliardo di dollari all'anno. Non si può più parlare di negligenza ufficiale.

MITO 7: I musulmani in crescita più veloce costituiranno la maggioranza dei cittadini della Federazione russa entro il 2050, ponendo i russi ortodossi in diminuzione sotto una brutale dhimmitudine.

REALTÀ: i russi etnici costituiscono ancora quasi l'80% della popolazione, mentre solo il 4-6% della popolazione si considera musulmano nei sondaggi d'opinione. I tassi di fertilità delle maggiori etnie musulmane, tatari e bashkhiri, sono poco diversi dalla media nazionale.

Anche le repubbliche musulmane del Caucaso hanno sperimentato una drastica transizione nella fertilità negli ultimi venti anni, a seguito della quale l'unica ad avere ancora un livello superiore a un TFT a livello di sostituzione è la Cecenia. Tuttavia, gli 1,2 milioni di persone della Cecenia rappresentano meno dell'1% del totale russo.

Quindi, il punto della questione è che i musulmani russi semplicemente non hanno la base demografica per diventare neppure vicini a un'etnia di maggioranza della Federazione in un futuro prevedibile.

Mappa dei tassi di fertilità totale nelle regioni della Russia (2008)

[Fonte: Rosstat; a cura di Anatolij Karlin].

Inoltre, il motivo principale per cui alcune persone temono – o si augurano – la prospettiva di una Russia islamica è perché associano i musulmani russi ai loro meno progressisti correligionari in Medio Oriente. In realtà, la vodka ha da tempo dissolto il Corano in Russia. La stragrande maggioranza dei russi musulmani è composta da cittadini leali, che hanno fatto la pace con lo Stato russo imperiale molto tempo fa; la dhimmitudine imminente è un mito, il prodotto di fantasie febbrili.

MITO 8: I cinesi stanno sottraendo lo spopolato oriente russo per mezzo di un'invasione demografica furtiva; tentati dal Lebensraum siberiano e dalle grandi ricchezze minerarie, finiranno per strapparla a titolo definitivo da una Russia indebolita.

REALTÀ: Non ci sono più di 0.4-0.5 milioni di cinesi in Russia (e probabilmente molto meno). La stragrande maggioranza è costituita da lavoratori temporanei e commercianti stagionali che non hanno piani a lungo termine di stabilirsi in Russia. Anche se l'Estremo Oriente russo si è spopolato molto più velocemente rispetto al resto della Russia dopo il crollo sovietico, con più di 6 milioni oggi, i cittadini russi rimangono etnicamente dominanti.

Inoltre, il manciuriano medio non ha alcun desiderio obiettivo di migrare in Siberia e adattarsi illegalmente in una fattoria pre-industriale in un angolo della taiga dimenticato da Dio. L'allarmismo su questo tema è una triade di ignoranza, russofobia e sinofobia (il "pericolo giallo").

Anche se non si può scartare la possibilità che le pressioni malthusiane alla fine costringeranno la Cina a un espansionismo aggressivo, un'intrusione in Russia sarebbe suicida a causa del suo vasto arsenale nucleare.

MITO 9: Ma tutti i modelli demografici indicano che la Russia si sta spopolando rapidamente!

REALTÀ: Non tutti. Io offro una gamma alternativa di scenari che vedono il cambiamento della popolazione la Russia dai 142 milioni di oggi ai 139-154 entro il 2025, e ai 119-168 (media – 157) entro il 2050.

Nello scenario "medio", l'aspettativa di vita raggiunge i 74 anni entro il 2025 (come nella Polonia di oggi) e di 81 anni nel 2050 (come nel Canada di oggi); il TFT sale da 1,4 figli per donna nel 2006 a 2.0 nel 2015, prima di scendere dolcemente a 1,7 tra il 2025 e il 2050; e vi è un afflusso annuo di 300.000 immigrati netti. (Queste ipotesi sono plausibili, sulla base di una conoscenza realistica della situazione attuale [vedi sopra], e una modesta quantità di fiducia nella rigenerazione spirituale della Russia e nella capacità di sostenere la modernizzazione economica). Le dinamiche della popolazione risultanti sono riportate qui di seguito.

[Fonte: Anatolij Karlin @ Da Russophile].

Ma anche supponendo che il TFT della Russia si blocchi a 1,5 figli per donna nel 2010 – vale a dire leggermente inferiore al suo livello di oggi, pur mantenendo le traiettorie di mortalità e migrazione di cui sopra, la dimensione della popolazione rimane sostanzialmente stagnante, passando da 142mn a 143mn entro il 2023, prima di scivolare lentamente fino a 138mn entro il 2050.

Sulla base di questo modello, nel luglio 2008 ho fatto diverse predizioni falsificabili, la cui realizzazione confermerà la loro validità (o meno). Le tre predizioni più importanti sono le seguenti:

• la popolazione della Russia tornerà a crescere entro il 2010.

• l'aumento naturale della popolazione riprenderà entro il 2013.

• l'aspettativa di vita totale supererà i 70 anni entro il 2012.

I miei risultati sono in qualche modo simili alle previsioni Rosstat, che ritengono che la popolazione crescerà fino a 134-145 milioni (media – 140) entro il 2025, inoltre, entrambe sono, almeno finora, più in linea con la realtà rispetto ai vecchi modelli "apocalittici", che non sono riusciti nel complesso a prevedere i recenti miglioramenti demografici.

MITO 10: Va bene allora, la stragrande maggioranza dei modelli di istituzioni rispettabili – cioè non quelli dei portavoce del Cremlino, come Rosstat o come te stesso – prevede che la popolazione della Russia precipiterà a 100 milioni di persone o meno entro il 2050.

REALTÀ: In primo luogo, questo è un appello fallace all'autorità e all'associazione. In secondo luogo, è possibile controllare l'affidabilità del mio modello, perché il mio codice sorgente è aperto e accessibile a tutti, che è più di quanto si possa dire di molte di queste "istituzioni rispettabili" [modifica 2012: Non più, a causa di questo; ma ho intenzione di preparare comunque presto una nuova versione]. In terzo luogo, il problema con i suddetti modelli "apocalittici" è che si basano tutti essenzialmente su estrapolazioni lineari della fertilità post-sovietica e della situazione della mortalità della Russia in un lontano futuro, presumendo miglioramenti trascurabili o addirittura un peggioramento (come nei modelli che comprendono l'imminente, ma per fortuna inesistente, epidemia di AIDS in stile africano).

È mia convinzione che le demografiche "apocalittiche" della Russia ignorino l'importanza della resilienza post-sovietica delle aspettative di fertilità della Russia, la prova che il crollo demografico post-sovietico della Russia era solo un'aberrazione causata dalla sua transizione straziante verso un nuovo sistema socio-politico, e dalle tendenze sociologiche di nuovo emergenti che stanno facendo tornare la Russia al suo impero passato e futuro – tendenze che stanno restaurando la fede dei russi nel futuro, rinforzando il conservatorismo sociale, e creando le condizioni, con il sostegno attivo del Cremlino, per un importante inversione demografica dall'abisso post-sovietico.

Io sarei il primo ad ammettere che questa interpretazione della società russa può non essere corretta, e di conseguenza lo potrebbero essere anche le miei proiezioni demografiche "ottimiste". Sentitevi liberi di dissentire con la mia interpretazione, ma notate che 1) ho definito con precisione la crisi economica come un non-evento in relazione alla demografia della Russia e 2) ho fatto previsioni falsificabili, a breve termine sulla demografia futura della Russia, cosa che pochi altri veggenti nelle sfere di cristallo si preoccupano di fare.

Parlando di sfere di cristallo, vorrei concludere notando che quasi tutte le proiezioni demografiche di oltre 20 anni nel futuro – il tempo approssimativo necessario per una nuova generazione di raggiungere l'età riproduttiva – sono quasi inutili in termini pratici. Ogni estrapolazione semplicistica alla fine crollerà sulle discontinuità inevitabilmente prodotte dai sistemi umani complessi: per un esempio passato, confrontate la storia demografica francese e tedesca del XX secolo; per quanto riguarda il futuro, notate il potenziale profondamente dirompente di due forti tendenze contemporanee – i limiti alla crescita, e la singolarità tecnologica – ciascuna delle quali potrebbe trasformare la vita umana nel XXI secolo tanto radicalmente, da rendere la moderna analisi demografica priva di senso come strumento scientifico.

Fonti sulla demografia della Russia

Qui ci sono alcune risorse chiave per comprendere la demografia della Russia:

Demoscope (Ru) – bisettimanale in lingua russa sulle tendenze demografiche russe e globali.

• Rosstat – statistiche demografiche ufficiali russe, tra cui le proiezioni demografiche Rosstat fino al 2030.

Database della mortalità umana – statistiche sugli indicatori storici di mortalità.

• La Russia di fronte alle sfide demografiche – una relazione completa delle Nazioni Unite, di 188 pagine.

Volti del futuro – proiezioni demografiche di Anatolij Karlin fino al 2050.

Attraverso lo specchio nella demografia della Russia – conciso saggio "ottimista" di Anatolij Karlin.

• Nazione ubriaca: la bomba dello spopolamento della Russia – saggio "pessimista" standard di Nick Eberstadt.

La morte della Madre Russia – inane scarabocchio "apocalittico" di Mark Steyn.

Articoli sulla demografia @ Da Russophile

Infine, un elenco di articoli su demografia russa pubblicati su Da Russophile.

La croce russa invertita? – prime riflessioni sulla fertilità della Russia.

• Fuori dalla spirale della morte – uno sguardo approfondito alla crisi della mortalità e alle prospettive di miglioramento.

Volti del Futuro – il mio modello di prospettive demografiche della Russia fino al 2050, che sostengo che non siano nemmeno lontanamente così disastrose come comunemente interpretato dagli allarmisti. Questo perché i modelli "pessimistici", che prevedono un calo a circa 100 milioni entro tale data fanno ipotesi discutibili circa la continuazione della bassa fertilità e di schemi di alta mortalità.

Il mito apocalittico dell'AIDS russo – le prognosi di una crisi di mortalità per AIDS sono ingiustificate perché si basano su ipotesi infondate che l'epidemia sarebbe essenzialmente eterosessuale in natura e seguirebbe le tendenze osservate nell'Africa sub-sahariana.

Il mito del pericolo giallo – demolisce il mito che i coloni cinesi stiano conquistando l'Oriente russo.

Il rito della primavera: tendenze della fecondità in Russia – versioni più complete del mio lavoro demografico fino ad oggi, in cui sostengo che la popolazione della Russia aumenterà lentamente o ristagnerà nei prossimi decenni, invece di precipitare come nella maggior parte degli scenari. "Contro-intuitivo e profondamente contestualizzante" (Thomas P. M. Barnett).

La resilienza demografica della Russia – prevedo che la crisi economica non avrà un effetto importante sulla demografia russa, soprattutto a lungo termine.

Attraverso lo specchio nella demografia della Russia – in questa sintesi de Il rito della primavera, faccio notare che le aspettative di fecondità russe, i valori della sequenza media delle nascite e l'aumento della fiducia sociale precludono una caduta catastrofica della popolazione nei prossimi decenni.

La resilienza demografica della Russia II – questo guest post di Sergej Slobodjan osserva che, contrariamente ai profeti di sventura, la demografia della Russia ha continuato a migliorare nel 2009, nonostante la crisi economica, con la popolazione che ha vissuto la sua prima crescita naturale de gli ultimi 15 anni nel mese di agosto.

"L'apocalisse dell'aborto" della Russia: А был ли мальчик? - Un secondo guest post di Sergej Slobodjan dipana l'isteria dei media a proposito di una (inesistente) ondata di aborti indotta dalla crisi.

 
Una vita nel giorno di un prete ortodosso

Ore 7.10 Parto per la chiesa nell'Essex, dove alle 8 devo incontrare un ingegnere per un guasto all'impianto audio della chiesa. Arrivo in anticipo, e anche lui. Avremo bisogno di un nuovo microfono e di due altoparlanti aggiuntivi.

8.30 Ho tempo per riordinare la chiesa, per poi vedere una donna bulgara che ha problemi con suo figlio che studia medicina.

10.00 A settembre un uomo ubriaco si è schiantato contro il muro perimetrale della chiesa alle 3.20 del mattino. È uscito dalla macchina illeso, anche se l'auto era distrutta. Avendo scoperto la targa dell'auto dalla polizia, ora ho un appuntamento con un costruttore che deve offrire un preventivo alla nostra compagnia di assicurazioni per riparare il muro. Il costo sarà di diverse migliaia di sterline. Per qualche ragione vuole vedere me e non il sacrestano. Scopro che è un irlandese che vuole parlare con un prete.

10.25 Chiamo il sacrestano della chiesa per il montaggio di un nuovo contatore per l'elettricità nella chiesa.

10.40 Faccio visita a due parrocchiane di Colchester, originarie di San Pietroburgo, madre e figlia. La madre, nata durante l'assedio tedesco nella guerra, soffre di demenza.

11.30 Faccio visita a una parrocchiana di Colchester il cui marito è turco ed esita all'idea di essere battezzato. Abbiamo già tre parrocchiani turchi e voglio che lui e sua moglie vengano domani, quando battezzerò un altro turco. Una volta che avrà accettato il battesimo, potrò sposarli con rito religioso.

12.15 Visito e metto in ordine le tombe dei miei genitori e di mio fratello, a quindici minuti di distanza.

12.40 Telefonata di un parrocchiano di Thetford nel Norfolk, la cui madre è appena morta. Servirò una panikhida domani, sabato di san Demetrio. O Signore, dona riposo alla tua serva Larissa che si è addormentata.

14.00 Nonostante il blocco per il covid, devo andare in una delle prigioni nel Suffolk occidentale, a circa un'ora di distanza, dove sono il cappellano ortodosso. C'è un'emergenza, devo vedere un uomo russo sotto sorveglianza dopo un tentato suicidio. Sta chiaramente soffrendo di una grave depressione. Riesco ad ascoltare la sua prima confessione in assoluto e a dargli la comunione. Dice che si sente meglio.

16.00 Chiama una parrocchiana che vive a una quarantina di minuti dalla prigione. Ha ottenuto la cittadinanza britannica due anni fa, ma sua figlia nata all'estero ancora non ce l'ha. È in preda al panico e mi dice che sua figlia potrebbe essere deportata. La rassicuro e telefono a un centro di consulenza, che mi informa che non c'è fretta e che la figlia otterrà un passaporto britannico entro sei mesi, dopo il pagamento di poco più di 1.000 sterline. Il problema è solo finanziario, non peggiore. Leggiamo insieme l'acatisto a san Nicola nel suo angolo delle icone.

18.00 Arrivo a casa, che dista trenta minuti. Rispondo a due lettere e ascolto i messaggi dei parrocchiani sulla segreteria del telefono fisso.

19.30 Spedisco per e-mail all'elenco dei parrocchiani una circolare sulle modalità per la confessione e la comunione durante la prossima nuova chiusura delle chiese. Inizia una scarica di telefonate sul mio cellulare.

8.00 Dico alla donna delle pulizie che non deve venire la prossima settimana a causa del covid-19.

8.05 Telefono al secondo e terzo sacerdote per le nuove disposizioni.

8.15 Telefonata con il futuro diacono sui libri delle funzioni.

8.20 Telefonata di una coppia il cui matrimonio è in crisi.

8.40 Ordino dall'Ucraina una mantia per il vescovo.

9.00 Telefonata di una donna moldava nella parte est di Londra: Per favore pregate per mio zio e mia zia, Sergei ed Elena. Stavano facendo una scalata sull'Himalaya quando sono caduti in un crepaccio di un ghiacciaio. I loro corpi non possono essere recuperati per la sepoltura, almeno non potranno essere recuperati per alcuni secoli. È in lacrime.

9.10 Rispondo alle e-mail, inclusa una e-mail di una famiglia che si è dovuta trasferire in un luogo dall'altra parte del paese dove non c'è una chiesa. Dico loro che se possono trovare altri ortodossi nelle vicinanze, possiamo chiedere al vescovo di iniziare una missione. Ma siamo così a corto di preti; ne servono almeno altri tre solo nella nostra zona.

 
Il vero Grigorij Rasputin

Non confidate nei principi, nei figli degli uomini, in cui non c'è speranza.

Salmo 145, 3

Quando la verità di Dio inizierà a essere rivelata, allora tutto in Russia cambierà.

Anziano Nikolaj (Gurjanov)

Prefazione

Il mio interesse per Grigorij Rasputin è stato acceso da un programma televisivo di cinquant'anni fa, in occasione del cinquantesimo anniversario del suo assassinio. Anche se, da bambino, non potevo indagare nelle affermazioni fatte, sapevo istintivamente che c'era qualcosa di sbagliato in quello che veniva detto. Percepivo una manipolazione. Quarantadue anni fa sono andato a studiare al più antico college di Oxford, dove aveva studiato il principe Feliks Jusupov, il presunto assassino di Grigorij Rasputin, e ho visitato la 'stanza Jusupov', dove il principe aveva vissuto. Non riuscivo ancora a capire la storia dal momento che, con l'Unione Sovietica e la guerra fredda ancora in pieno svolgimento, non potevo accedere ai necessari archivi da entrambe le parti. Altri lo hanno fatto in seguito, e i loro risultati, riportati qui di seguito, forniscono la giustizia a lungo attesa.

Introduzione

"Rasputin? Un ladro di cavalli, un monaco pazzo, un truffatore con poteri ipnotici, un prete-ciarlatano che manipolava donne stupide e isteriche, un flagellante settario e un pervertito, un criminale che governava l'Impero Russo, dettando tutte le linee politiche e dirigendo tutte le nomine politiche attraverso la corruzione, un dissoluto che organizzava orge, un ubriacone (come tutti i russi), un barbaro primitivo, un satanista, una spia tedesca, la ragione per la caduta della Russia, anche il suo nome significa 'depravato'. Lo so, ho letto il libro e ho visto il film". Questo è il punto di vista della persona occidentale media 'colta', come anche in gran parte quella del cittadino medio sovietico. Tuttavia, essi sono tutti vittime lavaggio del cervello dello stesso diffamatore: ricordiamo che il greco 'calunniatore' è 'o diavolos', 'il diavolo'.

In realtà, non una singola accusa di quelle di cui sopra è stata dimostrata vera, compreso che fosse un dissoluto e un ubriacone, e la maggior parte delle accuse è palesemente falsa. È tutta classica russofobia auto-giustificante che dice che 'i russi sono primitivi, noi siamo superiori a loro, quindi possiamo fare qualsiasi cosa ci piace'. Egli non era certo pazzo, né prete, né monaco, né ladro né spia, né un flagellante settario né un satanista, e aveva molto poca o nessuna influenza politica. Era un pio contadino cristiano, sposato, con tre figli, che dava generosamente elemosine, comprendeva le Sacre Scritture meglio dei professori biblici, ed era così pio che Dio gli aveva dato poteri miracolosi di guarigione. Per quanto riguarda il suo cognome, in realtà un soprannome, era comune dalle sue parti della Siberia e denota qualcuno che vive in un luogo dove le strade sono cattive.

D'altra parte, quello che sappiamo, e questo fin dalla pubblicazione delle memorie del principe Nikolaj Zhevakhov negli anni '20, è che è stato ucciso da spie britanniche, con la collaborazione di ricchi, decadenti, gelosi e apostati aristocratici russi; uno era un principe travestito che si dilettava dell'occulto e che ha selvaggiamente e ritualmente martoriato il cadavere di Grigorij Rasputin, come si vantò di aver fatto il principe Jusupov, massone, sadico e decadente: uno era un politico più o meno fascista; un altro era un principe Romanov dai costumi notoriamente debosciati, che aveva tradito il suo parente, lo tsar. Tutti loro, attraverso il loro tradimento omicida, indirettamente, hanno consegnato la Russia al genocidio bolscevico e alla sua ideologia straniera importata per tre generazioni: 75 anni di tormento infernale.

Sappiamo anche che egli era molto rispettato come santo anziano ('starets') e guaritore miracoloso da innumerevoli membri del clero e laici, e che le calunnie incredibili contro di lui sono state inventate da fonti corrotte, appena prima della rivoluzione e subito dopo, quando il suo corpo è stato riesumato e incenerito da parte di fanatici, per paura che crescesse la sua venerazione. Tutte queste calunnie e pettegolezzi insensati si sono diffusi fino a oggi perché sono stati ripetuti dai magnati sensazionalistici di Hollywood, dagli scrittori scandalistici occidentali e sovietici e da emigrati amareggiati che non potevano accettare la loro responsabilità per la loro auto-punizione dell'esilio. Essi proposero solo le loro bugie e i loro scandali auto-giustificatori, da cui sapevano che potevano trarre soldi.

Le fonti della calunnia

Le recenti ricerche a partire dalla caduta del regime bolscevico una generazione fa, nel 1991, hanno portato a diversi nuovi studi su Grigorij Rasputin da parte di storici professionisti e persino alla venerazione del 'martire Grigorij' da parte di alcuni, incluso lo starets Nikolaj Gurjanov, con un Acatisto a lui composto e sue icone dipinte. Finora tali posizioni restano inconfutate e anche non tradotte, perché gli editori occidentali traducono solo opere scurrili, come quelle del romanziere sovietico Edvard Radzinskij, e non opere scritte professionalmente o le vite dei pii prive di sensazionalismo; questi nuovi studi russi di storici professionisti come i sette volumi di Sergej Fomin e i libri di Aleksandr Bokhanov, Jurij Rassulin, Igor Evsin, Tatiana Mironova, e Oleg Platonov ci portano ad avere una visione molto diversa.

Tutti i miti su Grigorij Rasputin sono stati inventati dal 1910 in poi da persone gelose dello tsar – senza molto bisogno di immaginazione, perché attribuivano a Rasputin ciò che essi stessi facevano, cioè, parlavano di se stessi e dei propri vizi profondamente radicati e praticati. Erano gelosi perché volevano il potere dello tsar, e quindi volevano screditare i detentori legittimi di quel potere, lo tsar e la sua famiglia, compreso il suo erede malato e il suo guaritore, e la società cristiana ortodossa che lo tsar governava, e che essi odiavano così tanto. E così questi ricchi edonisti e decadenti diffusero le loro bugie e pettegolezzi nei salotti mondani di San Pietroburgo, tra libertini ricchi e aristocratici futili e nella stampa scandalistica del tempo.

Queste fonti includevano: l'astuto granduca Nikolaj Nikolaevich, che, un po' come i generali francesi e inglesi sul fronte occidentale, aveva portato le sue truppe al massacro e alla sconfitta, confidando nella fanteria e nella cavalleria contro le mitragliatrici, e aveva dovuto essere sostituito, i massoni Maklakov, Dzhunkovskij e il giornalista scandalista Amfiteatrov, l'apostata spretato Sergej (Iliodor) Trufanov, il politico senza coscienza Guchkov, gli atei Miljukov e Gorkij, il bugiardo Rodzjanko, il pervertito e occultista Jusupov e lo stupido Purishkevich. Erano tutti traditori che volevano imporre la loro Russia pagana sulla Russia cristiana. Questi accusavano Grigorij Rasputin dei propri stessi peccati, e questo è il motivo per cui le loro descrizioni erano così eloquenti.

Lo accusarono di menzogne, di dissolutezza e di interferenze negli affari di stato – proprio ciò che essi stessi facevano o desideravano fare. Appartenendo all'élite, erano in un tale stato di delirio demoniaco che si convinsero persino che stavano facendo alla Russia un servizio assecondando la propria vanità e tramando per conquistare il potere contro lo tsar e quelli fedeli a lui, tra cui il guaritore del suo erede. Essi credevano alle loro calunnie e falsità, quando in realtà stavano descrivendo i propri peccati. Grigorij Rasputin fu l'utile capro espiatorio inventato da 'principi e figli degli uomini' per giustificare la loro ambizione spietata. Se non avessero scelto lui, avrebbero scelto un altro – la Russia contadina era lì solo per essere sfruttata da loro.

I pareri di coloro che conoscevano Grigorij Rasputin

Se guardiamo a coloro che effettivamente lo conoscevano, ricaviamo una visione diversa. Così, i Vescovi Barnaba (Nakropin) e Isidoro (Kolokolov) furono amici intimi di Grigorij Rasputin fino alla fine della sua vita, si fidavano completamente di lui, e il vescovo Isidoro celebrò il suo funerale, cosa per la quale a sua volta fu molto calunniato. Nelle sue memorie un altro, il generale Kurlov, scrisse che era stato 'colpito dalla profonda conoscenza che Rasputin aveva delle Sacre Scritture e di questioni teologiche' e lo caratterizzò come un uomo buono che 'esprimeva costantemente il senso del perdono cristiano per i nostri nemici'. Tali affermazioni sono confermate da altri devoti e istruiti chierici e laici, colpiti dalla pietà di Grigorij Rasputin, che naturalmente lo veneravano come un anziano.

Nelle sue memorie il capo del dipartimento di polizia, A. T. Vasil'ev, scrisse che i risultati delle sue molte indagini confermarono la sua ipotesi iniziale che non vi era alcuna corrispondenza compromettente tra Rasputin e la tsarina. In effetti, perché avrebbe dovuto esserci? Rasputin era a malapena capace di leggere e scrivere, avrebbe avuto difficoltà a leggere qualsiasi cosa. Vasil'ev scrisse: 'Ho anche investigato per scoprire se Rasputin conservasse documenti, denaro o oggetti di valore in una banca. Le mie ricerche sono state infruttuose, un'altra prova della mia convinzione dell'assurdità delle voci scandalose su Rasputin'. Ma questi testimoni sono solo l'inizio. Ci sono molte altre persone di integrità e in effetti di santità che dicono le stesse cose, confermando l'assurdità delle calunnie.

Tra questi ci sono, naturalmente, i futuri santi, lo tsar Nicola, la tsarina Aleksandra, i loro cinque pii figli, l'arciprete Aleksander Vasil'ev, padre spirituale della famiglia imperiale, la pia vergine Anna Vyrubova (poi Madre Maria di Helsinki, venerata oggi come santa), il principe N. D. Zhevakhov, Julia Dehn, altri vescovi ammiratori di Grigorij Rasputin come il futuro san Macario dell'Altaj, metropolita di Mosca, il pio metropolita Pitirim di San Pietroburgo, e un gran numero di altri giusti, casti, sobri e onesti uomini e e donne che hanno amato la santa Rus'. Nessuno di questi credeva nel mito di Rasputin e questo per un motivo molto semplice – lo conoscevano personalmente, lo avevano visto fare miracoli di guarigione e affermazioni profetiche e conoscevano le motivazioni dei calunniatori gelosi.

Naturalmente, ci furono anche altri. C'è il caso del giovane e ingenuo padre Feofan (Bystrov), che per primo ha introdotto con entusiasmo Gregory Rasputin alla famiglia imperiale. Cambiò parere solo perché aveva creduto a calunnie che gli avevano detto in confessione. In seguito fu inorridito quando scoprì che gli era stato mentito. Poi ci fu il caso della granduchessa, la badessa Elisabetta a Mosca. Anche lei prestò fede alle calunnie, anche se alla fine sua sorella la tsarina sembra averla persuasa che, dal momento che viveva a Mosca ed era stata nutrita di calunnie, era stata fortemente fuorviata. Nessuno tra coloro che avevano creduto alle calunnie aveva incontrato Grigorij di persona, né aveva avuto di lui alcuna esperienza di prima mano, ma tutti avevano semplicemente preso parte a un gioco calunnioso di telefono senza fili.

Perché le calunnie sono state ripetute fino a oggi

Perché queste calunnie sono ancora ripetute e credute oggi? Prima di tutto, perché le storie di sesso scandalose arricchiscono molte persone e sono ciò che la folla vuole. In secondo luogo, perché coloro che vi credono e le ripetono loro vogliono credervi e ripeterle perché sono motivati ​​da auto-giustificazione. L'alternativa sarebbe quella di pentirsi e la maggior parte non vuole pentirsi. L'assassinio del contadino ortodosso russo Grigorij Rasputin, di fatto, ha iniziato la rivoluzione, non una rivoluzione bolscevica, ma una rivoluzione a lungo desiderata, almeno dal dicembre 1825, da un'aristocrazia gelosa e da una crescente classe media, tutti apostati dalla Chiesa ortodossa russa. I discendenti di tutti coloro che pensavano che avrebbero beneficiato dalla rivoluzione non vogliono pentirsi.

Questi includono non solo gli ex cittadini sovietici sottoposti a lavaggio del cervello, non solo i discendenti degli aristocratici emigrati a Parigi e altrove, ma anche tutte le altre vittime occidentali della propaganda russofoba che vogliono credere che il cosiddetto 'regime tsarista' (vale a dire, il legittimo impero cristiano, fondato da San Costantino) fosse corrotto, primitivo, barbaro, depravato, ubriaco e chiaramente malvagio. Pertanto, fu demonizzato per poter essere rovesciato dal 'puro' Occidente, e tutto fu giustificato. Tale russofobia è sulla linea diretta della propaganda auto-giustificatrice della laicità di Gibbon, con la sua Storia del declino e della caduta dell'Impero Romano. Ma cosa succederebbe se Grigorij Rasputin fosse stato la vittima, il capro espiatorio più o meno innocente delle macchinazioni dei traditori?

Se Grigorij era innocente, allora, gli ideologi del mondo occidentale anticristiano, tra cui la maggior parte dell'aristocrazia russa e della Duma di Stato, la maggior parte dei generali e anche alcuni sacerdoti, la maggior parte dei giornalisti e la maggior parte del popolo, come pure lo stato sovietico fondato dall'Occidente, sono colpevoli di averlo calunniato e assassinato e sono anche colpevoli dell'assassinio della famiglia imperiale canonizzata. Colpevoli sono anche tutti coloro che hanno creduto nelle menzogne senza dubitarne e tutti coloro che continuano a credere a queste menzogne e miti lucrativi (il denaro è sempre un motivo per il male) e le propagano pure. Dopo tutto, queste sono le persone che tre mesi dopo l'assassinio, su ordine massonico di Kerenskij, hanno riesumato il cadavere di Grigorij Rasputin e lo hanno incenerito l'11 Marzo 1917.

Questo era un atto di cristiani ortodossi, o di qualsiasi altro cristiano? Era un atto di patrioti cristiani che amavano lo tsar, il Piccolo Padre? Chi avrebbe potuto fare un simile atto blasfemo, se non apostati, occultisti e laicisti anticristiani? Anche se tutto o parte di ciò che avevano sostenuto fosse stato vero, sarebbe stato giustificato un simile odio profondo per un cadavere? Nessuno ha fatto una cosa simile o ha perfino proposto di fare una cosa simile con il cadavere dell'assassino di massa bolscevico, il bestemmiatore Lenin, che, sorprendentemente, si trova ancora nella sua zuppa chimica a Mosca. Sicuramente le uniche persone che avrebbero potuto fare un gesto simile sarebbero gli atei e i satanisti? Tuttavia, in un certo senso, tutti coloro che continuano a diffondere queste calunnie stanno indirettamente partecipando a questa stessa bestemmia.

Conclusione

Grigorij Rasputin è stato un simbolo della Russia contadina ortodossa, un utile capro espiatorio per coloro che volevano prendere il potere e il cui slogan era 'demonizzate i vostri nemici e poi tutto ciò che fate è giustificato'. I suoi assassini simboleggiano tutto ciò che era sbagliato in Russia – il 'tradimento, viltà e inganno', secondo le parole dell'imperatore martire Nicola II. Il tradimento veniva dalla classe elitaria e intellettuale che tradì la famiglia imperiale e la Chiesa per mettersi con i tedeschi e i bolscevichi finanziati dall'Occidente, la viltà è venuta da coloro che erano troppo deboli per resistere all'elite e invece si sono fatti trascinare dalla marea, e l'inganno è venuto dai presunti 'Alleati' che hanno anch'essi tramato contro lo tsar. Tutti loro hanno diffamato la famiglia imperiale e quindi anche Grigorij Rasputin.

Attraverso Grigorij Rasputin vediamo esattamente chi erano i nemici della Russia e degli ideali della Santa Rus': tutti coloro che hanno creduto e diffuso calunnie su di lui e sulla famiglia imperiale. Il fatto che molti di questi fossero membri insidiosi e gelosi della famiglia Romanov e altri aristocratici milionari non fa alcuna differenza. Né fa differenza il fatto che tra questi ci fosse la maggior parte dei generali e anche alti esponenti del clero, come il protopresbitero Georgij Shavelskij. Il fatto che, come ha rivelato più di 90 anni fa il principe N. D. Zhevakhov, il vice capo laico del Santo Sinodo, Grigorij Rasputin è stato assassinato da spie britanniche non fa alcuna differenza. Queste spie non avrebbero potuto operare senza il sostegno diffuso e anche popolare a questi traditori russi.

Non è un segreto che Grigorij Rasputin avesse un dono di guarigione che la scienza medica non poteva che gelosamente riconoscere senza capire – è un fatto storico. Che abbia avuto la capacità di guarire lo tsarevich Alessio, che avrebbe potuto diventare il più grande, il più misericordioso e il più saggio di tutti gli tsar russi, è un fatto storico. Che fosse un devoto uomo di preghiera e un pellegrino a Gerusalemme e ai luoghi santi della Russia, che conosceva molto bene le Sacre Scritture, le Vite dei Santi e i servizi ortodossi, è un fatto storico. Che abbia fatto diverse profezie sul futuro della Russia, sul suo omicidio e sul futuro del mondo, ognuna delle quali si è avverata nel dettaglio, è un fatto storico. Grigorij Rasputin conosceva di fatto il prezzo della sofferenza, sia morale che fisica.

Se era innocente, allora la sofferenza indicibile dopo il dicembre 1916 ha un senso. Il giogo bolscevico straniero e dei suoi milioni di vittime, l'uccisione del Unto di Dio, la seconda invasione tedesca che ha avuto inizio nell'occasione della festa dimenticata di Tutti i Santi delle terre russe nel giugno 1941, la presa di Vienna e Berlino il giorno di san Giorgio nel 1945, che avrebbe potuto accadere, senza ulteriori sacrifici, nel 1917 sotto la guida dello tsar Nicola II, le piaghe dell'alcolismo, dell'aborto, della corruzione e del divorzio dopo il 1945, il crollo di quello che era stato effettivamente l'Impero Russo nel 1991 e oggi il tormento in Ucraina sono tutti parte del percorso lungo e lento di pentimento ancora in corso 100 anni dopo il 1916. La fine della nostra sofferenza non è ancora arrivata.

 
"Per i testimoni di Geova non c'è bisogno di cercare la verità"

In collaborazione con il canale televisivo russo SPAS (Salvatore), Pravoslavie.Ru ha iniziato la pubblicazione di una serie di straordinarie storie di nostri contemporanei che hanno abbracciato la vera fede, dopo aver seguito vari falsi insegnamenti.

Sacerdote Georgij Maksimov : Buon giorno. State guardando Il mio cammino verso Dio. Questo programma parla di persone il cui percorso all'Ortodossia è stato impegnativo e che, al fine di diventare ortodossi, hanno dovuto cambiare vita drasticamente, rinunciare a molte cose e riprendere in considerazione i loro modi di vivere. Parleremo ai nostri ospiti delle cose che motivano queste persone e danno loro forza.

Oggi il nostro ospite è Artjom Valer'evich Grigorjan, uno specialista del settarismo da San Pietroburgo. Prima della conversione all'Ortodossia, è stato membro di lunga data dell'organizzazione che è spesso considerata una delle più pericolose tra le sette contemporanee.

Artjom Valer'evich, potrebbe dirci come è iniziato tutto? Lei è cresciuto in una famiglia di credenti?

Artjom Grigorjan

La ricerca di una sorta di verità suprema è iniziata abbastanza presto per me e si può dire che sono cresciuto in una famiglia che era sempre interessata a qualcosa di spirituale. Sicuramente, tutti ricordano il crollo dell'Unione Sovietica, il momento in cui molte idee e valori sono crollati. Quei tempi, i primi anni '90, si caratterizzavano per l'interesse di massa per varie pratiche spirituali, perché la gente cercava di trovare risposte a domande urgenti circa la loro vita e di capirne il senso. I miei genitori si erano anche incuriositi di varie pratiche orientali, come il Krishnaismo, le teorie di Roerich e alcune pratiche meditative magiche. Queste erano forme molto popolari all'epoca. Tuttavia, nonostante tali interessi, i miei genitori, da persone allevate nella nostra cultura, si consideravano ancora cristiani ortodossi e di tanto in tanto amavano andare in chiesa, pregare e accendere candele. Naturalmente, questo non può essere chiamato una vita spirituale cosciente, ma i miei ricordi d'infanzia sono sempre stati associati a un qualche tipo di ricerca interiore, probabilmente abbastanza insolito per i bambini. Per esempio, ricordo chiaramente che quando avevo 6 anni, c'è stato un incidente e sono stato investito da un camion KAMAZ, ma sono miracolosamente sopravvissuto. Questa tragedia ha intensificato la ricerca spirituale della nostra famiglia. Mi ricordo che quando ero ingessato con pesi attaccati, ho pensato a Dio, al senso della vita e alle cause della sofferenza, e ho discusso questi problemi con i miei genitori.

Questa atmosfera di ricerca spirituale circondava la nostra famiglia. I miei genitori cercavano di trovare le risposte alle loro domande, ma purtroppo all'inizio degli anni '90 la Chiesa spesso non poteva dare alla gente quello che stava cercando. Come risultato, le risposte sono state trovate altrove. Nel 1996, dopo un tentativo di seguire uno stile di vita basato sulla Chiesa, fallito a causa di una stretta conoscenza con uno pseudo-anziano che praticava esorcismi, i miei genitori hanno conosciuto i testimoni di Geova, persone sorridenti che hanno detto che erano disposte a trascorrere il loro tempo e i loro sforzi per rispondere alle domande dei miei genitori. Ecco come siamo arrivati ​​a stretto contatto con i testimoni di Geova e abbiamo messo piede su quel sentiero. Io avevo 11 anni a quel tempo.

Capisco, l'appello iniziale è stato quello che a volte viene chiamato "bombardamento d'amore", cioè ogni persona che arriva è incontrata da qualcuno che sorride e dice: "Sono così felice che tu sia venuto"... Che cosa è successo poi? Che cosa ha portato al vostro soggiorno in questa organizzazione?

Proprio così. Una persona può diventare un vero e proprio testimone di Geova solo se inizia a partecipare alle riunioni e ai cosiddetti congressi. I congressi sono grandi eventi frequentati da molte comunità di una certa regione. Sulla base dell'esperienza missionaria, i testimoni di Geova sanno che se uno che studia la Bibbia con loro non viene alle riunioni, allora probabilmente non diventerà un testimone di Geova e non vi è alcun senso a perdere tempo con lui. I congressi producono un effetto incredibile: si vede un enorme stadio pieno di decine di migliaia di persone sorridenti, belle e ben vestite. Siete circondati da assoluta pulizia, ordine, sentimenti caldi, baci e amore. Tutto questo lascia un'enorme impressione. Ci ho pensato molto, cercando di analizzare le mie modalità, quelle della mia famiglia e di persone che conoscevo, sia di testimoni di Geova sia di fuoriusciti. Nella maggior parte dei casi, è lo stesso scenario: le persone si innamorano dell'organizzazione e dei suoi membri. Il sistema di credenze è davvero secondario. È assorbito dalla mente della persona che è già innamorata dell'organizzazione. Quando qualcuno si innamora, è circondato da un'enorme attenzione e cura. A volte possono anche fornire un sostegno finanziario o di aiutare a trovare lavoro. La persona si innamora e poi è pronta ad abbracciare varie idee. Questo è il punto in cui inizia un delicato processo di indottrinamento. Si tratta di un corso di formazione basato su un manuale speciale. Si tratta di un corso esaustivo basato su argomenti importanti della Bibbia. Naturalmente, contiene un'interpretazione molto confessionale che a volte è molto strana, inverosimile e artificiale, ma tutto è facile da assorbire, perché la persona è già innamorata dell'organizzazione.

Tuttavia, tale attenzione non può essere offerta per un periodo prolungato e non può essere intenso come quando la persona aderisce all'inizio?

Certo. Dopo un po' questa attenzione si affievolisce. Una volta che una persona riceve il "battesimo" e diventa un membro a pieno titolo dell'organizzazione, è ora il turno di questa persona di mostrare ai nuovi arrivati ​​ la stessa attenzione inizialmente estesa a lui o lei. Ecco come questa persona diventa una parte di questo enorme meccanismo.

Quanto tempo ha passato con i testimoni di Geova?

Circa 15 anni.

Un periodo molto lungo. Eppure è uscito da questa organizzazione che era diventata, si può dire, la sua nuova famiglia in cui aveva molti conoscenti e amici, e dove tutto era familiare e confortevole. Cosa le ha fatto continuare la sua ricerca? Non solo ha continuato, ma è tornato da dove, anche se formalmente, era venuto. Le chiedo questo perché so che molte persone che hanno aderito ai testimoni di Geova o ad altre [sette] protestanti hanno una certa inibizione. Anche se sono collegati all'Ortodossia solo attraverso il battesimo e non sanno praticamente nulla del significato della fede ortodossa, non sono interessati all'Ortodossia, perché sono sicuri che erano già ortodossi, andavano in chiesa, facevano benedire i dolci pasquali, ecc. Nel suo caso, che cosa l'ha aiutato a superare questo pregiudizio?

È stato un processo lungo e doloroso che ha richiesto diversi anni. Prima di tornare alla Chiesa, ho dovuto lasciare l'organizzazione dei testimoni di Geova. Faccio notare che nel 2005 ero impiegato nel principale centro amministrativo dei testimoni di Geova in Russia, una posizione che è considerata molto privilegiata. In effetti, per molti testimoni di Geova lavorare presso il principale centro amministrativo è il sogno supremo. Il centro si trova nel villaggio di Solnechnoe vicino a San Pietroburgo. Ho lavorato lì per 4 o 5 anni. In realtà, se non fosse per il lavoro in questo centro, probabilmente sarei ancora un testimone di Geova.

Perché?

Perché, mentre lavoravo lì ho scoperto molti problemi che esistevano all'interno dell'organizzazione. Avevo 20 anni allora, quindi ero in uno stato mentale abbastanza adolescente e romantico. Ero al cuore dell'organizzazione, un posto che impiega le persone più autorevoli, che gestiscono direttamente l'organizzazione qui in Russia. È una come una città a sé stante, abitata da circa 300 persone, l'élite dell'organizzazione. Le persone sono insieme 24 ore al giorno. Stare lì mi ha mostrato un lato diverso di organizzazione. Ho visto con i miei occhi che tutte le debolezze, le passioni, le malattie psichiche e spirituali che la gente aveva prima di entrare nell'organizzazione erano ancora lì. Mi sono reso conto che non c'era trasformazione spirituale. Ho anche visto che in effetti nulla di umano è estraneo alla elite, tra cui l'ipocrisia, l'inganno, la rabbia, il pettegolezzo, l'alcolismo e molte altre cose. Questo mi ha fatto vedere l'organizzazione in modo un po' più obiettivo.

In secondo luogo, mentre lavoravo al centro amministrativo, avevo accesso a una libreria molto interessante con una sezione dedicata alle varie religioni. Nessuno era interessato a tale sezione, tranne i traduttori che lavoravano con vari materiali e ne avevano bisogno per conoscere la terminologia. Tale sezione aveva molti libri molto interessanti di autori ortodossi del XX secolo. Per esempio, c'erano i libri di N. N. Glubovskij e vari professori delle Accademie ecclesiastiche di Kiev, Kazan' e Mosca. C'erano anche tre volumi della Bibbia esplicativa da AP Lopukhin. Ho visto della seria letteratura ortodossa, per la prima volta nella mia vita. Ero stupito, perché, come si può immaginare, la gente in tutte le organizzazioni pseudo-cristiane ha un'opinione molto bassa della fede e della teologia ortodossa.

Ho paura che rimuoveranno questi libri dalla loro biblioteca, dopo aver visto il nostro programma (ride).

Forse lo hanno già fatto. Così, ho preso questi libri e ho cominciato a leggerli per pura curiosità. Più leggevo, più ero stupito di quanto profondi, interessanti e convincenti erano questi libri. I libri coprivano vari argomenti. Sono sempre stato interessato agli studi biblici e mi sono mancati davvero mentre stavo con i testimoni di Geova, che coprono questi temi in modo molto superficiale. Hanno una comprensione molto primitiva e poco profonda. Questi libri, tuttavia, sono stati una vera e propria miniera di informazioni, e sono rimasto sorpreso che fossero stati scritti nel tardo XIX secolo. I testimoni di Geova hanno dimenticato tutti i loro libri, scritti non solo alla fine del XIX secolo, ma anche quelli scritti 40 anni fa. Non li leggono. Mi chiedevo, come poteva essere? Questi libri erano così antichi e così interessanti! Questo è stato probabilmente il momento in cui ho rotto uno dei maggiori stereotipi: pensare che la vita spirituale e la vera teologia, in generale, non sono possibili al di fuori dell'organizzazione dei testimoni di Geova. Ai testimoni di Geova viene insegnato a pensare in questo modo. Questo è quando ho iniziato a cercare. Mi sono permesso di pensare in modo indipendente e ho cercato di trovare le risposte.

Il fattore chiave è stato, naturalmente, la mia lettura del libro di Raymond Franz, ex membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova. Era una leggendaria, sorprendente personalità: una persona che aveva dedicato 60 anni della sua vita al servizio dell'organizzazione, per dieci dei quali era stato membro del Corpo Direttivo, cioè, era uno degli "unti", che di fatto decidevano ciò che 7 milioni di testimoni di Geova avrebbero creduto. Raymond Franz ha scritto un libro intitolato Crisi di coscienza [1] nel 1980 e poi ne ha scritto un altro chiamato Alla ricerca della libertà cristiana [2]. Ho rotto quello che probabilmente era il tabù più importante di qualsiasi sistema autoritario: il tabù sulla lettura delle informazioni fornite da ex membri dell'organizzazione. Ho letto questo libro con paura: può immaginare, essere al centro dell'organizzazione e leggere il libro di cui i testimoni di Geova non hanno nemmeno il permesso di menzionare il nome. Chiusi la porta, abbassai le tapparelle e mi misi a leggere. Ricordo come fui scioccato da quello che ho letto, quello che provavo potrebbe essere addirittura paragonato a stare male. Era qualcosa che mi faceva rabbrividire, e mi sentivo come se la mia temperatura si stesse alzando. Leggevo e capivo che ogni riga del libro stava distruggendo il mondo in cui avevo vissuto in da quando avevo 11 anni. Da una parte, ero incredibilmente felice perché capivo la verità, ma d'altra parte, avevo paura di rispondere alla domanda "Come vivrò da ora in poi?" Questo libro ha avuto un ruolo chiave nella mia uscita dall'organizzazione, che mi ha preso parecchi anni. Sicuramente, lasciare l'organizzazione è stato molto difficile per mia moglie, che, come me, ne aveva fatto parte da quando aveva 6 anni.

edicola con materiali a dispense dell'organizzazione religiosa dei testimoni di Geova a Tver

Vi siete incontrati nell'organizzazione?

Sì, ci siamo incontrati nell'organizzazione, ci siamo sposati al suo interno e abbiamo anche lavorato insieme in quel centro di amministrazione. Tutta la mia famiglia – i miei genitori e i miei fratelli, sono testimoni di Geova, e le nostre vite, sia di mia moglie e la mia, erano collegate a questa organizzazione. Ho capito che le nostre dimissioni avrebbero distrutto il nostro mondo. Ed è esattamente quello che è successo perché i testimoni di Geova non sono autorizzati a comunicare con le persone che hanno lasciato l'organizzazione, coloro che sono stati esclusi per eventuali violazioni, per non parlare di coloro che se ne vanno per ragioni ideologiche. Io sono uno dei cosiddetti apostati – non sono autorizzati a parlare con me o anche a salutarmi quando mi vedono in strada.

C'è stato probabilmente qualche periodo di transizione in cui hanno cercato di convincervi e farvi cambiare idea? Lei e sua moglie probabilmente avrete vissuto una discreta quantità di pressioni.

Sede mondiale dei testimoni di Geova a Brooklyn, New York

Certo. Prima di tutto, i miei genitori, sinceramente credenti, hanno fatto un sacco di sforzi. Potete immaginare che, dal loro punto di vista, il loro figlio stava lasciando l'arca della salvezza? Come sapete, i testimoni di Geova aspettano l'Armageddon da un giorno all'altro e, nelle loro menti, lasciare l'organizzazione è un sicuro equivalente della distruzione, una distruzione totale che viene con l'Armageddon. Così, naturalmente, hanno cercato di ragionare con me in ogni modo possibile. Era un approccio emotivo, piuttosto che intellettuale. I miei amici e conoscenti mi parlavano, ma purtroppo, non ascoltavano quello che dicevo. Questa non era affatto una sorpresa, immagino. Prima di lasciare l'organizzazione, ho scritto diverse lettere al Consiglio di amministrazione negli Stati Uniti. Non volevano spedire quelle lettere mentre ero nel centro amministrativo. Le lettere riguardavano la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, la Bibbia confessionale dei testimoni di Geova.

Non poteva postarle da solo?

Come membro della Betel [3], volevo inviare questa lettera attraverso i canali interni, piuttosto che per posta ordinaria, al fine di garantire che la massima attenzione fosse dedicata a questa lettera. Ho mandato la seconda e la terza lettera da solo dopo aver lasciato il centro amministrativo.

Che cosa ha scritto in quelle lettere?

Contenevano una recensione delle contraddizioni e degli errori dell'organizzazione dei testimoni di Geova. In particolare, riguardavano le evidenti discrepanze con l'originale greco del Nuovo Testamento. Ho lavorato su alcune soluzioni di traduzione, perché, ovviamente differivano dal testo greco. Questo è ciò che ho scritto. La lettera era di sei pagine, scritte in inglese. Non volevano spedire quella lettera. Mi è stato anche detto subito che questa lettera era carica di diffidenza verso lo "schiavo fedele" [4]. Mi hanno chiesto: "Come puoi essere così diffidente?" Ma io volevo veramente capire perché non c'erano risposte a queste domande. Alla fine, ho avuto la risposta. Questa risposta mi ha fatto capire inequivocabilmente che nessuno in questa organizzazione aveva bisogno di una ricerca della verità. In altre parole, qualche dogma antiquato, non importa quanto assurdo, era più importante che cercare la verità.

Può dirci anche brevemente che cosa hanno risposto?

Era solo un giro di parole. Hanno scritto: "Fratello Grigorjan, vorremmo sicuramente lodarti per i tuoi sforzi nell'ottenere la comprensione della Parola di Dio, ma, sai, dovresti aspettare e non precedere l'organizzazione. Quando Geova lo riterrò necessario, getterà più luce. Lo schiavo discreto e fedele a Brooklyn fornirà alcuni chiarimenti. In caso contrario, ti preghiamo di proseguire e di mantenere uno stretto legame con l'organizzazione". Non c'era alcuna risposta. Avevo inviato una lista di domande molto specifiche, ma a nessuna di loro è stato risposto. Di conseguenza, qualche tempo dopo mia moglie ed io abbiamo scritto una lettera di dimissioni dall'organizzazione. L'abbiamo mandata a tutti i nostri amici e conoscenti, avevo molti legami con i testimoni di Geova nei paesi della CSI, come l'Armenia, la Georgia, il Kazakistan, il Kirghizistan, e l'Ucraina. L'abbiamo mandata a tutti, e poi c'è stato un incontro con gli anziani del mio gruppo. Hanno cercato di convincermi a cambiare la mia mente e alla fine ci hanno disassociati sulla base di questa lettera. Ora per noi era tutto finito.

Molti di coloro che hanno intrapreso la stessa strada e hanno lasciato un'organizzazione simile, non necessariamente i testimoni di Geova, passano attraverso una fase di rigetto. Dopo essersene andati, viene un tempo psicologicamente molto difficile per loro. Il loro mondo è stato effettivamente distrutto. Che cosa l'ha aiutato in questa fase?

studi biblici dei testimoni di Geova

Ho paura anche solo di immaginare cosa sarebbe successo se mia moglie avesse deciso di rimanere nell'organizzazione. So di tali situazioni. Ho molti conoscenti che hanno lasciato l'organizzazione, mentre i loro coniugi sono rimasti. So che questo ha reso la vita difficile, e in alcuni casi ha portato al divorzio e alla disgregazione della famiglia. In altri casi, ha portato a famiglie senza figli, in cui il coniuge rimasto nell'organizzazione ha deliberatamente deciso di non avere figli. Naturalmente, io e mia moglie ci sostenevano a vicenda, ma ha anche aiutato la consapevolezza che ora ero libero. Ero libero e ora potevo dedicare il tempo necessario a imparare e studiare vari aspetti della Scrittura. Ho capito che ora avevo una vastissima scelta di opzioni, in termini di studio della Scrittura. Questa idea che avrei potuto studiare la Bibbia liberamente, senza alcuna restrizione, mi ha davvero ispirato. Mi ci sono voluti molti anni solo per rivisitare tutte le mie percezioni precedenti, a partire dallo stesso inizio, il libro della Genesi e fino alla fine. Ero molto emozionato e per diversi anni sono stato in una fase di cristianesimo non confessionale.

Proprio ieri, ho letto la storia di un americano, un ex testimone di Geova. I suoi nonni e genitori erano testimoni di Geova, così lui era un testimone di Geova di terza generazione. Ha detto che la prima cosa che lo ha fatto uscire dall'organizzazione era stata la lettura della traduzione in inglese nella Bibbia di Re Giacomo. Probabilmente non tutti sanno che i testimoni di Geova hanno la loro traduzione della Bibbia che è significativamente influenzata per adattarsi al sistema di credenze di questa organizzazione. Quindi, per questo americano, era stata una rivelazione apprendere che il testo della Bibbia in realtà era molto diverso. E questa traduzione canonica, classica, che è vicina alla nostra traduzione sinodale, è diventata per lui un ponte che alla fine lo ha portato all'Ortodossia. Che cosa è successo nel suo caso? Com'è che la sua lunga ricerca l'ha portato all'Ortodossia?

Prima di tutto, mi sono reso conto che la Scrittura, in realtà, non è auto-esplicativa o autosufficiente come dichiarato dalla sola Scriptura [5], la classica tesi protestante. Quanto più cercavo di capire la Scrittura, tante più interpretazioni incontravo. Questo riguardava non solo i vari modi di interpretare il testo, ma anche approcci ermeneutici e metodi esegetici. Ho capito che la questione della testologia sé è essenziale. In altre parole, quali interpretazioni dei testi sono più autentiche e più antiche?

Questo interesse per gli studi biblici mi ha fatto capire che nel grande schema delle cose una specifica tradizione confessionale ha di fatto determinato quello che dovrebbe essere considerato come la Bibbia. Ho imparato che ci sono i cosiddetti libri non canonici che dai tempi antichi sono stati inclusi nella Scrittura. Nel mondo protestante, sono respinti come apocrifi. Ho appreso che ci sono vari fondamenti testologici per l'Antico Testamento, quali il Testo Masoretico e i Settanta. Tutto questo ha portato alla realizzazione che la Scrittura, di fatto, non poteva essere compreso al di fuori di questa tradizione, una tradizione viva, in base al quale il testo è stato scritto per la prima volta e finalizzato. Questo mi ha spinto a cercare le fonti originali. Mi sono reso conto che questa idea protestante generale di vedere ciò in cui si crede durante la lettura della Bibbia, era in realtà invalida. Tutti dicono: "Noi non mettiamo alcun significato in esso, ci limitiamo a estrarre il significato che si trova sulla superficie". Ho capito che si trattava di un'illusione. Questo non funziona. Infatti, il testo e la comprensione del testo non sono la stessa cosa.

traduzione della Bibbia dei testimoni di Geova

Quando ho capito questo, ho cominciato a pensare: Quali criteri posso utilizzare per capire come questi testi erano interpretati nel primo secolo nelle comunità apostoliche? Questo mi ha portato al cristianesimo antico. Ricordo di essere andato alla libreria "Slovo" e di aver acquistato una collezione delle opere dei Padri Apostolici. Si tratta di un libro sorprendente, che in termini di autorità e di antichità, la Chiesa considera accanto al Nuovo Testamento. Ho preso un pennarello e ho iniziato a evidenziare le parti che mi hanno colpito. Queste sono le incredibili perle di un antico retaggio – la Didachè, le opere di Clemente di Roma, di Ignazio di Antiochia ...

Quelle erano persone che avevano visto gli apostoli di Cristo con i propri occhi e avevano imparato da loro.

Questo è stato quello che mi ha stupito di più, perché come sapete i Testimoni di Geova hanno una teoria che dopo la morte degli apostoli ci fu un'apostasia totale, vale a dire nel secondo secolo non ci fu più nulla di vero. Questa teoria mi era sembrata sempre molto strana, perché fa degli apostoli degli insegnanti davvero poveri, il che implica che non potevano formare comunità ed insegnare in modo tale che, dopo la loro morte i loro seguaci sarebbero rimasti fedeli alle loro idee. A un certo punto, mi sono semplicemente reso conto che si trattava di una teoria molto teomachista.

Se una tale comunità non poteva essere formata da uno dei dodici apostoli, ciò mette in discussione il Dio che ha selezionato gli apostoli.

Sì, questo significherebbe un fallimento totale di Cristo. Sarebbe il fallimento di Dio, se l'opera di Dio si frantumasse subito dopo morte degli apostoli. Vorrebbe dire che la forza del Vangelo era negli stessi apostoli e quando questi sono morti, tutto si è spezzato. Ho pensato che questa teoria fosse molto artificiale. Ecco perché fui così stupito quando mi reso conto che stavo leggendo le opere di coloro che avevano conosciuto gli apostoli personalmente ed erano stati ordinati da loro. Quando ho letto tutte queste cose, ho visto che il cristianesimo tradizionale era in realtà il cristianesimo dei Padri Apostolici. La confessione della divinità di Cristo, le preghiere a Gesù, le diocesi, l'eucaristia, nel modo in cui viene intesa nell'Ortodossia, e l'idea della ricompensa nell'aldilà. Tutte queste cose sono respinte dai testimoni di Geova e sono considerate sviluppi tardivi che sono stati introdotti quasi nel quarto secolo. E qui si vede tutto questo alla fine del primo secolo e all'inizio del secondo secolo. Questo è stato il passo più importante verso lo studio dell'Ortodossia.

Posso immaginare che dopo quindici anni con i testimoni di Geova, anche se è uscito e ha interrotto ogni legame con il passato, ha mantenuto alcune idee, abitudini e aspettative che non corrispondevano alla realtà che ha dovuto affrontare per la conversione all'Ortodossia. Probabilmente avrà dovuto ri-formare se stesso e abituarsi a cose nuove, e alcune cose le potevano sembrare strane, mentre altre sembravano mancanti. Forse può dire qualche parola a proposito? Come è stato il passaggio dalla convinzione intellettuale che la Chiesa ortodossa sia stata fondata dagli apostoli alla pratica della vita ortodossa? Cosa ha trovato difficile?

Artjom Grigorjan

Questa è una domanda interessante e importante. C'è molto da raccontare. Potete immaginare che i testimoni di Geova non hanno nemmeno il permesso di entrare nelle chiese ortodosse? Queste chiese non sono considerate altro che templi pagani, quindi non si può neanche mettervi piede. Nel periodo in cui ero arrivato intellettualmente all'Ortodossia, stavo passando dalla chiesa che era vicino a casa nostra e volevo andare semplicemente a parlare con il parroco, ne avevo proprio bisogno sia emotivamente sia spiritualmente. Un giorno mi sono deciso e sono entrato in chiesa. La prima cosa che vidi fu un banco delle candele con una donna dietro di esso. "Posso parlare con il sacerdote?", ho chiesto. La donna ha risposto molto sgarbatamente: "Di che cosa hai bisogno? Perché vuoi vedere il prete? Che cosa non ti è chiaro?" Ho detto: "Ho bisogno di parlargli, la mia storia è piuttosto complessa" Lei ha risposto: "Che genere di storia complessa? Sei stato battezzato, almeno?" Ho detto "Sì." Sono stato davvero battezzato quando ero bambino. Mi ha chiesto se avevo addosso la croce. Le ho detto di no. Questo l'ha fatta semplicemente infuriare e ha detto: "Se non indossi la croce, Dio non ti vedrà". Avendo già appreso molte cose dell'Ortodossia, le ho chiesto: "Su quale tradizione dei Padri Apostolici basa questa dichiarazione? Sa che gli apostoli non portavano croci, ma Dio li vedeva comunque". Poi mi ha detto con rabbia: "E dunque adesso vuoi discutere con me!" Comunque, è stata una scenata, per cui mi sono allontanato in fretta dalla chiesa! Quello è stato il mio primo contatto, ma in realtà fu provvidenziale. Il mio vero ritorno alla Chiesa è accaduto attraverso una vera e propria comunità che aveva una catechesi semestrale, colloqui tra i parrocchiani al di fuori dei servizi, e studi biblici. Ciò ha avuto un ruolo importante perché ho visto la vera Ortodossia, dove la gente non si limitava ad accendere candele, ma viveva una reale vita eucaristica. Si conoscevano e si amavano gli uni gli altri, prendevano insieme i pasti e studiavano insieme la Scrittura. Questo, naturalmente, mi ha impressionato. Ecco perché sono sicuro che la vera missione ortodossa di aiutare le persone in varie sette è possibile solo se siamo in grado di offrire queste persone un'alternativa. Un'alternativa migliore. Più tardi, quando stavo aiutando le persone a lasciare le loro organizzazioni e a seguire una vita basata sulla chiesa, ho visto molte volte che nessuno degli argomenti intellettuali funzionava.

Spesso le persone che dibattono con i membri delle sette si chiedono perché i loro argomenti non funzionano. Noi offriamo convincenti argomenti teologici, esegetici, storici e semplicemente logici, ma non funzionano. Ciò non funziona perché queste persone non sono state originariamente convinte con argomenti, ed è per questo che gli argomenti non possono convincerli del contrario. Sono stati convinti da qualcos'altro. Ecco perché penso che prima abbiamo bisogno di mostrare semplicemente a queste persone la vita cristiana, e più tardi di discutere le idee concettuali.

È molto importante sapere che si può trovare questa vita ora nella Chiesa ortodossa. Forse non ogni chiesa può avere una vita comunitaria come lei ha ricordato, ma in termini di ricchezza di vita spirituale, di pratiche ascetiche e di sviluppo personale nella fede e nell'amore, l'Ortodossia può offrire e offre molto, tanto da stupire gli ex testimoni di Geova e protestanti. Grazie per la sua storia e per essere venuto a raccontarci il suo viaggio spirituale. Che Iddio aiuti anche quelli che vi erano cari, mentre si trovavano nell'organizzazione dei testimoni di Geova, a trovare anche il loro sentiero verso la vera fede, l'Ortodossia. Che Dio la aiuti!

Grazie mille.

Note

[1] http://royallib.com/book/frants_reymond/krizis_sovesti.html

[2] http://royallib.com/book/frents_reymond/v_poiskah_hristianskoy_svobodi.html

[3] La Società Torre di Guardia ha più di un centinaio di filiali che i testimoni di Geova chiamano Betel. Questo termine biblico significa la casa di Dio. In Russia, tale filiale si trova vicino a San Pietroburgo, presso Solnechnoe.

[4] Come definizione interna, i testimoni di Geova si riferiscono alla loro organizzazione come "schiavo fedele e discreto", una frase tratta dal Vangelo (Matteo 24:45).

[5] Sola Scriptura (dal latino "solo la Scrittura") è un principio del Protestantesimo e dei movimenti da esso derivati che ​​afferma che la Bibbia dovrebbe essere l'unica fonte di insegnamento e che è sufficiente e auto-esplicativa.

 
Rito della tonsura monastica

In questa notte in cui nella nostra chiesa si officia una tonsura al monachesimo, mettiamo volentieri a disposizione dei nostri lettori il testo dei riti di tonsura al rassoforato e al monachesimo (il piccolo schima). Il testo in formato Html e in formato PDF, basato sulla traduzione effettuata nell'anno 2004 dal nostro confratello igumeno Andrea (Wade) è ora nella sezione "Testi delle funzioni".

 
La missione russa a Taiwan sviluppa una lingua cinese ecclesiastica

una processione della Croce lungo le strade di Taiwan. Foto: russkiymir.ru

La rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Taiwan sta preparando per la pubblicazione nuove traduzioni dei Santi Vangeli, per i quali i traduttori stanno sviluppando una lingua cinese ecclesiastica.

"Nell'antichità è stata creata la lingua slava ecclesiastica, che differiva dalla lingua slava quotidiana ed era necessaria per una migliore traduzione dell'originale greco delle Sacre Scritture", ha spiegato padre Kirill Shkarbul, capo della missione russa a Taiwan, in una recente intervista a Russkij Mir.

"Abbiamo sviluppato un approccio, che alcuni criticano, ma lo abbiamo trovato il più corretto. Con questo approccio abbiamo iniziato a creare o stiamo cercando di creare una sorta di lingua cinese ecclesiastica", ha detto padre Kirill.

Come spiega, nella traduzione dei testi sono stati utilizzati alcuni elementi del cinese classico, ma per trasmettere più accuratamente il significato e rimanere più fedeli all'originale, hanno dovuto aggiungere alcuni ornamenti alla lingua, rendendola più elevata rispetto al normale cinese parlato.

"Con questo abbiamo preso due piccioni con una fava: il testo è diventato più pulito da ogni impurità linguistica ed è diventato più bello e più ricco nel suo stile, più nobile", ha spiegato il sacerdote missionario.

Allo stesso tempo, i traduttori sono riusciti a sviluppare la terminologia biblica, poiché molti concetti, come "benedire" ed "essere vigili", non sono sviluppati nella lingua cinese.

"La frase 'Siate vigili' potrebbe essere tradotta con una frase lunga, ma volevamo trovare una parola utilizzabile e di tipo imperativo. E quando l'abbiamo ideata e proposta, è stata accettata dai fedeli di madre lingua e si è adattata molto bene alla lingua", ha commentato padre Kirill.

Padre Kirill e gli altri traduttori hanno lavorato per 8 anni alla traduzione del Vangelo di Marco e alla sua preparazione per la pubblicazione, e sperano che essa veda presto la luce del giorno. Attualmente stanno lavorando alla traduzione del Vangelo di Matteo.

Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi altri testi importanti per la missione cinese. Nel 2017 è stato pubblicato un catechismo, così come la vita di sant'Innocenzo di Irkutsk, il Libro delle Ore nel maggio 2018, una traduzione cinese di Santi di tutti i giorni del metropolita Tikhon (Shevkunov) e una traduzione dell'Ottoico Domenicale nel 2019, e testi per la festa della Natività nel gennaio di quest'anno.

Oltre a Taiwan, padre Kirill serve anche nelle Filippine, a Timor Est e in Papua Nuova Guinea, dove circa 1.000 nativi sono pronti a convertirsi alla santa Ortodossia.

 
Non cercate nuovi ideali. La vita monastica è sempre stata un esempio per i laici

Intervista allo ieromonaco Faddej (Pestov), ​​confessore dei fratelli dell'eremo di san Nilo di Stolobny

Sono all'eremo di san Nilo da ventisei anni, e come confessore da più di quindici anni. Mi sono laureato in un'università agricola con una specializzazione in agronomia e allo stesso tempo ho lavorato un po' in questo campo mentre studiavo all'università di agraria di San Pietroburgo. Quando fu finalmente risolta per me la questione dell'iniziazione alla fede, con la benedizione di un sacerdote, decisi di andare in un monastero per determinare se rimanere o continuare a lavorare nel mondo.

Non ho cambiato monastero da quando sono arrivato all'eremo di san Nilo, anche se ci sono state offerte per andare in altri luoghi. Mi sono aggrappato a questo monastero con tutto il cuore. A quel tempo stava iniziando una nuova vita per il nostro paese, la fede cristiana stava diventando disponibile e mi ha attirato.

In un monastero, la cosa principale è la preghiera e, nel mondo, tutto ha più successo con la preghiera. Perché la sete di preghiera si è indebolita nelle persone adesso, rispetto all'inizio della loro vita in Chiesa, quando leggevano acatisti per ore, non stancandosi di dozzine di prosternazioni? Oggi, per molti, la preghiera è limitata a quando vanno in chiesa.

Il fondamento della vita di un cristiano, ovviamente, è la preghiera – non solo il rispetto dei comandamenti di Dio, ma anche il lavoro spirituale su te stesso. Il nostro raffreddamento verso la preghiera avviene probabilmente perché questo è il lavoro più difficile. È più facile spalare tonnellate di carbone o tagliare la legna, ma non appena qualcuno inizia a pregare, inizia a rinunciare, a sentirsi debole. E quando lo capisce, quando capisce la sua incapacità di superare questa infermità, allora se ne va. Forse è a causa della mancanza di cuore o della mancanza di fede, perché non si rivolge abbastanza a Dio, sperando in se stesso... "Perché dovrei pregare se posso farcela da solo, e non so nemmeno se questo mi aiuterà o no?" Ma quando iniziano problemi e tentazioni, ti ricordi di Dio; ti ricordi le parole delle preghiere.

Questo succede anche ai monaci?

In un monastero si recitano sempre preghiere, ogni giorno, giorno e notte; un raffreddamento verso la preghiera sarebbe innaturale. L'intero tipico liturgico presuppone un'incessante preghiera richiesta a Dio, in aggiunta alla quale ciascuno dei fratelli ha la sua regola di preghiera in cella.

Le faccende e le obbedienze non sostituiscono la preghiera, ma vengono eseguite insieme a essa, mano nella mano. Nelle obbedienze, la preghiera del cuore è la più nota, in questo senso universale, semplice e contenente molto significato necessario per la salvezza dell'uomo.

Perché alcune passioni che pensavamo di aver interrotto rivivono improvvisamente con nuova forza?

Penso sia perché le passioni sbiadite non sono state completamente sconfitte. Forse qualcuno si è stabilizzato presto e ha lasciato il proprio lavoro spirituale su se stesso, ma purtroppo l'opera termina solo con la morte. Se un uomo non è attento alla sua vita interiore, allora tutte le sue passioni si manifesteranno alla prima tentazione. Un uomo che ha abbandonato o rilassato la sua vita spirituale si disarma. La preghiera è un'arma che sconfigge sia le passioni che le abitudini peccaminose. I veri monaci, che hanno acquisito la mancanza di passioni, si possono contare sulle dita. Le passioni vivono in tutti noi, ma noi monaci impariamo a trattenerle o portarle al punto in cui appassiscono. È più difficile per una persona nel mondo, legata a preoccupazioni, trambusto e sollecitudini.

C'è chi conduce uno stile di vita rigoroso nel mondo, ma è solo grazie alla stessa incessante lotta con se stessi.

"Ho perdonato tutti quelli che mi hanno offeso, ma mi fa male il cuore", dice un uomo profondamente credente che prega e digiuna. Qual è la ragione di questo attrito?

Lo dice un uomo che ha ancora passioni. Le nostre parole e le nostre azioni, unite alle passioni, contaminano un uomo. Sì, ha perdonato e non ha rancore, e confessa persino la sua colpa, ma il suo orgoglio non dà riposo al suo cuore. In questo caso, devi solo sopportare, umiliarti e quando arriva il ricordo di un'offesa, cerca di allontanarlo da te stesso. "Signore, tu conosci i pensieri del mio cuore; tu stesso rettifica in me ciò che non ho la forza di superare".

Dimenticare tutto e non affrontare il passato: non è forse una fuga dalla realtà e dai suoi problemi?

È normale che un uomo ragionevole e attento cerchi di esaminare una situazione, in modo da non cadere di nuovo nella stessa trappola. Solo, esaminandolo, devi cercare la causa dentro te stesso e giustificare il tuo vicino, non condannarlo. Questo è il significato del comandamento evangelico dell'amore. Non fare del male agli altri, perché non lo vuoi per te stesso.

Le sole offese non fanno cadere un uomo. O è una prova, o c'erano ragioni da entrambe le parti. Non c'è uomo che non abbia peccato. Un uomo può offendere per passione, per abitudine o per disattenzione. Ma da ortodosso, non ho il diritto di giudicarlo. Dovrei capirlo, perdonarlo e lavorare su me stesso. Dopotutto, ciò potrebbe essere permesso per la mia umiltà, perché io mi rivolga a Dio in preghiera: "Signore, aiutami a sopportare queste prove mandate da te, e perdona al mio prossimo i suoi peccati".

Diciamo che una persona cara è morta. Tutto è comprensibile, ma è doloroso e difficile, soprattutto per una madre che ha seppellito suo figlio. Come si può superare questo risentimento contro Dio?

Le donne in generale sono più inclini a essere guidate dalle loro emozioni ed è più difficile per loro superare tali perdite. Qui, solo la fede profonda e la speranza di incontrarsi nella vita futura possono aiutare. Se non è certa che suo figlio abbia trovato pace e beatitudine, dovrebbe credere nella preghiera della Chiesa, che è forte e capace di salvare una persona. La vita terrena qui è temporanea e non è necessario addolorarsi e piangere per la perdita di una persona cara. Ha adempiuto alla sua missione: ha partorito un figlio, lo ha allevato e lo ha affidato a una vita indipendente, e in seguito deve solo pregare, aiutare e sostenere e prepararsi per l'eternità.

Il dolore è sfiducia in Dio e nel suo disegno.

Perché in chiesa sono quasi assenti gli studenti delle scuole superiori?

Dai 13 ai 20 anni è il momento di una consapevole venuta a Dio. Prima di questo momento, i giovani vivono secondo la fede dei loro genitori e nonni. Quindi si trovano di fronte a una scelta seria. Naturalmente, si tratta di giovani che osservano, pensano e si chiedono il significato della vita. Tuttavia, il mondo moderno influisce negativamente sulle anime giovani e le allontana dalla chiesa, sebbene in esse rimanga la fede.

Se durante l'infanzia i genitori hanno stabilito i concetti di base del bene e del male e le basi della fede cristiana, allora non hanno nulla da temere; al momento giusto, devono solo aiutare il loro figlio a superare i dubbi, non insegnandogli e comandandolo, ma cercando di essergli più vicino.

La paura di iniziare una vita più severa è giustificata?

Se qualcuno vuole condurre uno stile di vita più rigoroso nel mondo, deve essere guidato dai consigli e dalle istruzioni di un padre spirituale. È meglio non farlo da soli. Se non hai un padre spirituale, allora ascolta i sacerdoti che ti sono vicini nello spirito. Come dicono i santi Padri, la salvezza è nella moltitudine dei consiglieri, ma con discernimento.

l'eremo di san Nilo di Stolobny

Come può essere ripristinata la fiducia che abbiamo perso in un padre spirituale?

Se qualcuno ha un padre spirituale, dovrebbe fidarsi completamente di lui. Come dice uno dei padri viventi, dopo Dio c'è solo il tuo padre spirituale. Indipendentemente da circostanze, carenze sacerdotali o pregiudizi di questo mondo, Dio impartisce la sua benedizione attraverso il sacerdote.

C'è una raccomandazione simile nel monachesimo: prima di trovare un padre spirituale, devi verificare se il suo consiglio corrisponde veramente alla Sacra Scrittura. Se ti aiuta, allora dovresti aderire a lui. Se le parole di un sacerdote non sono allineate con le sue opere, allora dovresti pregare che il Signore te ne invii un altro.

Dovremmo sopportare problemi finanziari e familiari o dovremmo lottare per una vita migliore?

Non è per niente che si dice che un luogo non salva un uomo, ma un uomo viene salvato in quel luogo dove lo ha messo il Signore. Se hai ne la forza e l'opportunità, perché non combattere, muoverti, cambiare lavoro? Siamo estranei su questa terra.

È un'altra cosa quando non puoi cambiare nulla e devi accettare le circostanze come un dato di fatti. Non perdere coraggio, ma rivolgiti a Dio, vivi la vita spirituale e goditi quelle benedizioni che hai in questo momento.

Cristo ci insegna ad amare Dio e il prossimo, ad adempiere ai comandamenti: nessuno vuole abolire ciò fino alla fine della sua vita terrena. Tutto il resto è temporaneo, ma dobbiamo fare ciò che dipende da noi.

Come dovrebbe essere una comunità parrocchiale?

La comunità più ideale è un monastero: persone unite dalla stessa aspirazione, che vivono nello stesso spirito. I monasteri sono sempre stati modelli anche per i laici. Non troverete nuovi modelli.

 
Forgiati nella guerra

L'emigrato dei russi bianchi, Ivan Solonevich (1891-1953), autore di Monarchia popolare, aveva visto in prima persona come l'ideologia "moderata" del liberalismo aveva portato al collasso nazionale, alla rivoluzione e alla tirannia in Russia all'indomani della prima guerra mondiale. Agente segreto dei bianchi ed evaso dai campi di prigionia sovietici, Solonevich conosceva la sovranità monarchica come la forza che aveva sostenuto la fede e la cultura della sua patria e l'aveva protetta attraverso secoli di guerra.

L'umanità è entrata nella grande festa d'inizio del ventesimo secolo in uno stato di giubilo ottimista. Entro la metà di questo secolo, è diventato chiaro che il programma europeo di conquista era significativamente peggiore rispetto ai corrispondenti piani dei mongoli nel XIII secolo. I mongoli erano venuti semplicemente a saccheggiare, mentre l'Europa illuminata aveva impostato un ordine del giorno per schiavizzare fisicamente metà della popolazione della Russia e distruggere fisicamente la sua altra metà. Sembra che proprio questo sia chiamato progresso politico e morale, realizzato in pratica attraverso i lunghi sforzi secolari dei vari Cartesio e Kant.

L'esperienza della prima metà del XX secolo, così come l'esperienza dei periodi precedenti, ha dimostrato con chiarezza assoluta l'incapacità delle democrazie di combattere, o per lo meno che lo Stato democratico è totalmente non adattabile a risolvere le questioni di guerra e pace. Le questioni di guerra e di pace nel nostro caso russo sono questioni di vita o di morte. Infatti, se le guerre europee erano destinate alla lotta per qualche "successione", o all'egemonia politica degli Asburgo, dei Borboni, degli Hohenzollern o dei Wittelsbach, allora i ripetiamo ancora una volta – le guerre che hanno coinvolto noi russi sono state praticamente guerre di vita o di morte, che inoltre nel XX secolo hanno preso una forma ancora più acuta rispetto a quelle del XIII.

Facendo uso della sua inaccessibilità geografica, la Gran Bretagna, la classica democrazia in Europa, ha condotto le sue guerre quasi esclusivamente attraverso forze mercenarie. Gli "inglesi" che combattevano per l'Inghilterra nella penisola di Crimea erano reclutati in parte significativa ad Amburgo. La Francia, divenuta una repubblica, utilizza la Legione Straniera, la formazione con più capacità di combattimento dell'esercito "francese". Sikh e gurkha, marocchini e africani sub-sahariani erano la "carne da cannone" che il capitale democratico poteva – attraverso vari mezzi – comprare in tutte le parti del mondo. In Russia non abbiamo mai conosciuto eserciti assoldati, e non abbiamo carne da cannone da noi acquistata.

Nella prima guerra mondiale, le due forme di governo individuale – le monarchie tedesca e russa – in varie condizioni e in vari settori, si sono dissanguate, e sono rimaste solo le democrazie per dare il colpo di grazia ai vinti. Nella seconda guerra mondiale, le altre due forme di dominio personale, le dittature di Stalin e di Hitler, hanno deciso l'esito della guerra. Il "secondo fronte" è stato artificialmente ritardato fino al momento in cui la Wehrmacht non aveva più munizioni per i suoi fucili. Entrambe le guerre sono state vinte da due regimi diversi, ma comunque autoritari. La democrazia ceca si arrese senza sparare un colpo. La democrazia francese fuggì dopo diversi colpi, e le democrazie più piccole difficilmente eiuscirono a combattere del tutto. L'unica eccezione degna di battaglia risultò essere il Granducato di Finlandia, sotto il comando del generale russo Carl Mannerheim. A parte questo, la guerra sovietico-finlandese era essenzialmente solo una parte della nostra guerra civile che ha avuto inizio sul territorio finlandese nel 1918 e non ai era ancora conclusa nel 1939-40.

Per uno sviluppo pacifico del paese, la democrazia di Kerenskij era incomparabilmente migliore della dittatura di Stalin. Ma Kerenskij avrebbe perso la seconda guerra mondiale proprio come ha perso la campagna del 1917. Al tempo della "mobilitazione" dell'economia degli Stati Uniti per le esigenze della guerra futura, governatore di New York Dewey impose la sua stessa nomina come "imperatore economico" dell'America. In quel momento Truman annunciò al Senato e al Congresso che, in caso di necessità poteva fare a meno di ulteriori stanziamenti e rivolgersi al popolo americano. Da questo possiamo concludere che, secondo le nozioni del presidente degli Stati Uniti, né il Senato né il Congresso rappresentano la volontà della nazione.

Parlando per noi stessi, non possiamo adottare il meccanismo politico statunitense ("la macchina politica"), senza commettere un suicidio nazionale garantito. Indipendentemente dal fatto che questa macchina sia buona o cattiva in sé, non possiamo permettere tale inflessibilità, tale lentezza, tali errori politici mostruosi, e così tanto tempo per dispute, riflessioni, decisioni e per il loro differimento. Per tutti gli undici secoli della nostra storia, siamo stati in uno stato di guerra o sulla soglia della guerra. Non vi è alcuna base per pensare che in futuro questo sarà altrimenti. E potremmo appoggiare le nostre teste sui resoconti stenografici di una futura Società delle Nazioni e sprofondare in quello che sarà il nostro ultimo sonno.

Un'autorità forte e decisa è necessaria. Questa può essere la monarchia oppure la dittatura - il potere per grazia di Dio, o per sofferenza da lui permessa.

 
Sull'uso del velo per le donne ortodosse

Padre Petru, perché c'è così tanta enfasi in Russia (soprattutto) sull'uso del velo in chiesa sia per le donne che per le ragazze, quando in Grecia la maggior parte delle donne non indossa mai il velo, neppure quando fa la comunione? Non ci sono regole comuni per tutti (I Cor 11:5-6)? Ritiene che la (relativa) libertà che c'è in Romania, dove ogni donna può scegliere se indossare o meno un foulard, sia più corretta?

La domanda non è affatto semplice e la risposta non può essere limitata a una citazione della Sacre Scritture, indipendentemente dal contesto in cui sono state scritte e dal fatto che tale contesto sia cambiato o meno nel tempo. Esaminiamo prima il testo completo di I Corinzi 11:

(4) Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. (5) Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. (6) Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.

(7) L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. (8) E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; (9) né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. (10) Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. (11) Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; (12) come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. (13) Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? (14) Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, (15) mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. (16) Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.

I. Brevi spiegazioni di questo testo biblico

1. [Versetto 13] Come vediamo dal contesto, san Paolo qui non affronta una questione dogmatica, ma una etica e "di buone maniere". L'apostolo non afferma alcuna verità rivelata, ma invita i corinzi a giudicare ciò che è meglio e più naturale [versetto 15] per la loro comunità, nella quale alcuni cristiani provenivano dagli ebrei, ma la maggior parte dai greco-romani. Il consiglio è stato dato principalmente per non offuscare il buon nome dei cristiani che, più di chiunque altro, dovevano mostrare garbo e moralità.

2. Il consiglio si riferisce solo (o specialmente) alla situazione in cui la donna "prega o profetizza" [versetto 5]. Quindi, almeno questo testo biblico non si riferisce all'uso quotidiano.

3. [Versetto 6] Ciò che Paolo dice del velo come "segno di obbedienza al marito" non è una novità cristiana, tutt'altro. Secondo la mentalità e i costumi dell'epoca, compresi quelli greco-romani (più libertini di altri), la donna sposata doveva coprirsi il capo, e in alcune religioni anche il volto, e questo come segno della sua obbedienza al marito - non essendo più libera di sposarsi. Nel cristianesimo, invece, il problema del rapporto tra uomo e donna si poneva diversamente, e san Paolo stesso dice ai cristiani che in Cristo non c'è più uomo né donna, ma tutti sono una cosa sola (cfr Col 3:11, ecc.) e che sono uguali davanti a Dio (cfr. il capitolo 7 di questa Lettera). Ciò portò le donne di Corinto a credere di avere il diritto di non portare più quel velo sul capo, e lo fecero da sole, senza chiedere il consenso dell'Apostolo a riguardo. Di per sé non era una cosa negativa, perché anche san Paolo riduce tutti i suoi argomenti a una questione di "buon senso" [versetto 13], non avendo troppa consistenza gli "argomenti teologici" in questo contesto.

4. San Paolo solleva anche la questione delle "buone maniere" perché a quei tempi le prostitute camminavano a capo scoperto, e talvolta si tagliavano anche i capelli per essere riconosciute (dai "clienti") e distinte dalle vergini non sposate che, nel mondo greco-romano, non erano obbligate a coprirsi il capo, ma non si tagliavano nemmeno i capelli. Per questo san Paolo dice che è un peccato che una donna si rada il capo [versetto 6], perché così sarebbe assomigliata alle prostitute dell'epoca. Si cominciava a crederlo anche di alcune donne cristiane, poiché la sera si recavano a capo scoperto alla Cena del Signore detta "agape", e per i pagani, un pasto comune chiamato "agape-amore" e al quale le donne si recavano a capo scoperto, era percepito come un'orgia elevata a livello di culto, una sorta di "prostituzione sacra", spesso praticata dai romani. La percezione negativa si amplificava se lo stesso marito della donna cristiana era pagano e non capiva perché sua moglie, in nome della libertà religiosa e dell'uguaglianza, non indossava più il velo, ma andava a queste forme di agape. Per questo san Paolo insiste sulla necessità di non cedere alla follia. In ogni cosa si doveva osservare l'usanza del luogo, per non ostacolare la predicazione del vangelo di Cristo.

5. [Versetto 10] Nelle preghiere della comunità, ma soprattutto quando si manifestava in alcuni cristiani il carisma della glossolalia (cfr capitolo 12 e soprattutto 14), si credeva che gli angeli fossero presenti e anche se la donna si considerava libera (in Cristo) di fronte a suo marito, doveva mostrare obbedienza almeno a quegli angeli che erano invisibili nella preghiera. E questo argomento ha più a che fare con la retorica che con la teologia, perché, dopo tutto, gli angeli ci accompagnano in tutte le circostanze della vita, compreso quando facciamo il bagno, e questo non ci impedisce di spogliarci in loro presenza, né diminuisce il rispetto a loro dovuto. Naturalmente, non può essere accettata nemmeno l'idea dei popoli pagani che gli angeli sarebbero tentati dalla bellezza delle donne.

6. [Versetto 14] La nostra natura in realtà non ci insegna nulla sui capelli corti o lunghi dell'uomo, poiché gli uomini dei popoli del nord, per esempio, fino non molto tempo fa portavano solo capelli lunghi, cosa che era considerata molto naturale per loro. Qui san Paolo si riferisce piuttosto a ciò che era "naturale" in quel tempo e in quel luogo (Grecia antica), sottolineando la distinzione a tutti nota tra l'uomo dai capelli corti e scoperti rispetto alla donna dai capelli lunghi e coperti. Ora, per esempio, alcuni monaci, secondo l'usanza dei nazirei nell'Antico Testamento (cfr Num 6:5 e seguenti) si lasciano crescere i capelli, mentre invece i sacerdoti, seguendo un'altra prescrizione dell'antico testamento, dovrebbero obbligatoriamente radersi il capo (cfr Ez 44:20) e lasciare intatta solo la barba (cfr Lev 21:5). Tuttavia, troviamo che il potere di queste prescrizioni "è stato diluito" nel tempo e la loro osservanza non può essere considerata un dogma.

7. [Versetto 17] Si tratta del raduno dei corinzi durante la cena del Signore, durante la quale si verificavano vari disordini (cfr. il capitolo 11 della stessa epistola). Alcuni di quei disordini erano causati dal fatto che le donne sposate non indossavano il velo.

II. Altre osservazioni storiche ed etiche

1. A differenza della società ebraica (e semitica in generale), in cui tutte le donne, comprese le ragazze non sposate, ma anche gli uomini (!) portavano il capo coperto la maggior parte del tempo, nella società greco-romana gli uomini si coprivano il capo solo quando lo richiedevano le condizioni climatiche, e le donne indossavano il velo solo quando andavano a certi eventi pubblici in cui erano presenti anche gli uomini, e la regola si riferiva solo alle donne sposate e alle vedove che non desideravano più sposarsi. Per il resto, le donne portavano i capelli lunghi, li intrecciavano in vari modi e li lasciavano visibili, e questo era probabilmente fatto dalle donne cristiane provenienti da fuori della Palestina, che nel loro abbigliamento non differivano dalle altre donne (pagane). Nella prima lettera a Timoteo (2:9-10), l'apostolo Paolo consiglia alle donne di andare in giro "con abiti decenti, adornandosi di pudore e riservatezza, non di trecce (!) e ornamenti d'oro, di perle o di vesti sontuose, ma di opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà". Il testo mostra chiaramente che le donne greco-romane portavano i capelli in bella vista e cercavano, attraverso l'uso di trecce, di apparire al meglio, e l'Apostolo condanna le trecce o, nel linguaggio moderno, l'acconciatura (o forse anche la tintura) dei capelli.

2. Il velo di cui parla san Paolo non è un copricapo qualunque, ma era necessariamente uno scialle che doveva coprire non solo il capo ma anche le spalle e tutta la metà superiore del corpo, tanto più che molte donne nei paesi mediterranei indossavano una tunica, cioè un soprabito senza maniche e spesso scollato. Il velo, quindi, doveva coprire tutte le parti visibili del corpo e non solo i capelli, che di per sé, come abbiamo visto sopra, non erano l'elemento che dava più fastidio. Coprire solo i capelli (in tutto o in parte), ma tenere le braccia, le spalle, il petto o le gambe scoperte non ha senso. Credo che per san Paolo l'idea del velo non fosse puramente simbolica, anche se si invoca questo argomento (cfr 1 Corinzi 11:7-10), ma piuttosto etica e spirituale. Tuttavia, questo simbolo non era valido in Palestina, dove anche gli uomini tenevano il capo coperto, e di conseguenza, il preteso argomento teologico (in riferimento al segno di sottomissione) non aveva un valore generale.

3. L'uso del velo in qualsiasi circostanza e anche da parte di ragazze non sposate è un'influenza orientale, che si è diffusa non solo a causa delle occupazioni islamiche, ma anche per l'influenza del monachesimo femminile, perché le monache (vergini) hanno sempre indossato il velo in segno del loro matrimonio mistico con Cristo. Naturalmente, anche l'immagine della Vergine Maria ha svolto un ruolo speciale nel generalizzare questa usanza, che, soprattutto dopo il terzo Concilio ecumenico, è diventata l'archetipo della donna cristiana. La Madre di Dio, per il solo fatto che viveva in Palestina, ma soprattutto perché rimase incinta e diede alla luce un bambino, doveva apparire agli occhi di tutti come moglie di Giuseppe, altrimenti sarebbe stata lapidata. Perciò, anche se partorì in modo miracoloso e rimase vergine per sempre, non poteva fare a meno di indossare il velo, e questo si rifletté anche nell'iconografia. Le nostre icone, strettamente legate all'ambiente monastico, dipingono con un velo sul capo non solo la Madre di Dio e le sante monache, ma anche le vergini martiri, con l'eccezione delle ragazze più giovani che non avevano ancora raggiunto l'età della pubertà (per esempio Fede, Speranza e Amore, ovvero Pistis/Elpis/Agapis o Vera/Nadezhda/Ljubov). Nella Chiesa russa, invece, nonostante il racconto biblico e la tradizione iconografica, anche alle ragazze più giovani è richiesto di coprirsi il capo, e possono indossare altri vestiti, anche se indecenti, a piacimento ("perché la Bibbia non dice niente di concreto!”). Questa esagerazione si riscontra in altre Chiese ortodosse locali, o almeno in alcune comunità isolate.

4. Con l'avvento dell'islam (VII secolo), l'uso del velo [hijab] divenne obbligatorio sia per le donne convertite all'islam sia per quelle che vivevano nei territori occupati dai musulmani (non in quelli vassalli, come i territori romeni). Non portare l'hijab in presenza di uomini poteva essere severamente punito, ed è per questo che, soprattutto nei Balcani, il velo delle donne era diventato un segno dell'occupazione musulmana. Subito dopo il 1821, quando i greci cominciarono a liberarsi dai turchi, le donne ortodosse cominciarono a non portare alcun copricapo, nemmeno in chiesa, e questo non era solo un segno di liberazione dal giogo islamico, ma anche l'elemento distintivo tra donne cristiane e musulmane. Ecco perché, soprattutto in Grecia, la maggior parte delle donne non indossa mai uno scialle o un velo, nemmeno quando ci si comunica ai santi misteri, e un ritorno alla pratica precedente alla turcocrazia sembra del tutto impossibile. Tuttavia, le donne in Grecia dovrebbero essere consapevoli che la loro pratica è relativamente nuova e, anche se all'inizio era in qualche modo giustificata, oggi è più una manifestazione di liberalismo. Non sono le donne romene o russe che indossano un velo a esagerare per eccesso di zelo (sebbene a volte possano proprio esagerare), ma sono le donne greche, in condizioni difficili, ad aver perso l'antica tradizione dell'abito cristiano di cui san Paolo scrisse loro nella Lettera ai Corinzi. oggi è più una manifestazione di liberalismo.

5. È bene sapere che il velo monastico femminile (in greco: "mandela") indossato principalmente dalle monache della Grecia, della Serbia e della Siria (e che, inoltre, è più bello e comodo di quello indossato dalle monache della Romania o della Russia), è di fatto una copia quasi identica dell'hijab islamico, e la tonaca e persino la riassa e la mantia hanno anch'esse un'analogia nell'abbigliamento femminile in alcuni paesi islamici! Ecco perché le monache in Siria o in Occidente, per non essere confuse con le donne musulmane, sono costrette a portare sempre una grande croce sul petto - cosa insolita per le monache in Romania o in Russia, dove solo la badessa indossa una croce, e solo nelle funzioni o nei momenti ufficiali. Ecco perché, dati gli esempi e le spiegazioni di cui sopra, è bene essere flessibili e più comprensivi di fornte alle pratiche locali, soprattutto se esse non coinvolgono aspetti importanti della vita religiosa. Il vecchio principio di convivenza delle diverse tradizioni ortodosse locali era: "Siamo uniti nelle cose essenziali e diversi in quelle secondarie". Questa è una delle cose che rende l'Ortodossia più bella...

III. Conclusioni

1. Il consiglio del santo apostolo Paolo, pur dato in un contesto leggermente diverso dal nostro, resta valido e normativo. Le donne sposate, almeno quando pregano (non solo in chiesa ma anche a casa), dovrebbero avere il capo coperto. Questo requisito non si applica alle ragazze o alle donne non sposate, che possono restare a capo scoperto.

2. Il copricapo può essere un normale foulard, preferibilmente di colore chiaro (non nero), ma va bene anche un cappello o un velo o scialle. Questo copricapo, come tutti gli indumenti femminili, deve conformarsi al principio esposto nella prima lettera a Timoteo (2:9-10). Indossare un foulard/velo senza coprire altre parti "sensibili" del corpo è piuttosto un compimento farisaico della lettera della Bibbia, che tradisce una mancata comprensione del suo spirito. Se una donna indossa i pantaloni e vuole andare in chiesa, penso che sia meglio che si tolga il velo per avvolgersi i fianchi o le spalle e il busto piuttosto che indossare un foulard esponendo altre parti del corpo.

3. Date le diversità tra le tradizioni locali (diversità che esistevano fin dall'inizio tra Palestina e Grecia antica, per esempio) e non avendo il potere di standardizzarle in una direzione o nell'altra, penso che dobbiamo capire le specificità di ogni paese ortodosso. rispettare la tradizione del luogo, proprio per non giocare a distinguersi e ad apparire migliori degli altri. Ma se le nostre donne ortodosse, andando in Grecia, hanno abbastanza coraggio e forza di volontà per essere le sole a portare il velo, penso che sia meglio indossarlo, ma facendolo con umiltà e senza giudicare le donne che non lo portano. Se infatti una di loro è incline a giudicare quelle che non portano il velo, è meglio se lo che tolga anche lei, perché il peccato del giudizio è maggiore.

4. Nessuna donna può essere espulsa dalla chiesa perché non ha il capo coperto, e se il sacerdote o il personale della chiesa ha abbastanza saggezza e umiltà per spiegare alla donna come è meglio comportarsi, Dio l'aiuterà a capire e a rispettare correttamente le norme della pietà ortodossa.

5. Attualmente i tagli di capelli e le acconciature nelle donne non sono più percepiti come manifestazioni immorali, ma piuttosto come necessità pratiche che, se fatte nei limiti del buon senso, non provocano tentazioni né repulsioni. Invece, radersi completamente il capo o cambiare radicalmente il colore dei capelli può essere classificato come un tentativo da parte delle donne di giocare a essere diverse da come Dio le ha create. E non posso dirlo con certezza, ma temo che questo possa già essere un peccato...

 
Fotocronaca di una tonsura monastica

Presentiamo nella sezione “Preghiera” dei documenti la fotocronaca della tonsura del monaco Michele, che ha avuto luogo la sera di lunedì 24 giugno 2013 nella nostra chiesa, con la benedizione di sua grazia Nestor, vescovo di Chersoneso. I nostri lettori potranno ora “vedere” le fasi della tonsura al piccolo abito monastico, integrate dal testo delle varie fasi del rito della tonsura, che abbiamo caricato ieri sul nostro sito.

 
Verso la missione mondiale della Chiesa di Dio

Accogliamo con piacere la tanto attesa recente ammissione da parte di un alto diplomatico della Chiesa russa secondo cui la sua sbalorditiva ingenuità nel fidarsi del patriarca Bartolomeo, che in realtà è una pedina politica statunitense inaffidabile e senza scrupoli, è stata in parte da biasimare per lo scisma della Chiesa ucraina. Immaginiamolo a suggerire persino che pensasse che il patriarca Bartolomeo stesse dicendo la verità! Naturalmente, era stato ovvio fin dall'inizio, e in effetti lo avevamo avvertito proprio su questo per due decenni. E adesso è troppo tardi. Lo scisma dei fanarioti si sta diffondendo in tutto il mondo. Peggio ancora, questa ammissione di colpa e responsabilità segue la sorprendente (e per qualcuno effettivamente giustificata!) ingenuità a Mosca nel benedire il vescovo Ambrozie (Munteanu) a prendere parte a una baldoria ecumenica anti-ortodossa a Roma il 20 ottobre con papa Francesco, il patriarca Bartolomeo e altri politici di orientamento religioso. Questa è tutta una straordinaria ingenuità. Diplomazia, sì, compromesso, no. I fedeli sono scandalizzati. Quando impareranno le lezioni?

Sarebbe bello se la Chiesa dentro la Russia ascoltasse l'esperienza della Chiesa fuori dalla Russia. Da un lato, andiamo molto d'accordo con i semplici fedeli non ortodossi e il loro clero parrocchiale, li incontriamo e parliamo con loro ogni giorno, siamo molto aperti nei loro confronti, molto più di quelli all'interno della Russia, e li accogliamo, poiché parliamo la loro stessa lingua. D'altra parte, non abbiamo la minima illusione sui potenti politicizzati e sui manipolatori al vertice delle istituzioni e degli "ismi" religiosi occidentali, e ci rifiutiamo di scendere a compromessi con loro. Questa è stata la nostra politica per 100 anni, distinguendo sempre nettamente tra i nostri amici, gente occidentale comune e leader religiosi occidentali manipolatori, molti dei quali sono pedofili o altrimenti compromessi e corrotti dalla politica e dal denaro. Comprendiamo che l'Unione Sovietica è stata tagliata fuori dalla realtà del mondo occidentale per 75 anni, ma l'Unione Sovietica ed entrambi i suoi estremismi di ignoranza, quello liberale e filo-occidentale, e quello conservatore lo xenofobo, avrebbero dovuto scomparire quasi 30 anni fa. È ora di mettersi al passo con la realtà!

Torniamo alla Tradizione, al tempo e ai valori del santo patriarca Tikhon di Mosca, che ci ha uniti completamente. Non era solo un cittadino americano, un missionario, un diplomatico, ma anche il patriarca russo, il leader intransigente del mondo ortodosso e fondatore della Chiesa fuori dalla Russia 100 anni fa, che fu perseguitato e morì per la fede ortodossa all'interno dell'Unione Sovietica. Impariamo tutti da lui e lasciamo il passato sovietico laddove deve stare, nel passato. Oggi dobbiamo vivere per il futuro. Oggi il cristianesimo ortodosso deve essere predicato in tutto il mondo prima della fine. Ora che il piccolo gruppo di nazionalisti greco-ortodossi ripiegati su se stessi, che non hanno mai avuto una visione internazionale e sempre poca fede, sono caduti nello scisma dall'Ortodossia mondiale, è chiaro che la Chiesa ortodossa russa deve prendere l'iniziativa.

Attendiamo con impazienza il futuro, quando la Chiesa russa stabilirà esarcati in tutti i continenti e subcontinenti, dove ancora non esistono, per portare i fedeli tra le nazioni nell'autentica Chiesa cristiana, di cui la maggior parte di loro non ha nemmeno mai sentito parlare. Non perdiamo altro tempo e cominciamo adesso. Questa è l'opera dell'amore.

 
Milla Jovovich condivide le foto del battesimo ortodosso russo della figlia

Puoi portare una ragazza fuori dalla Russia, ma non puoi portare la Russia fuori dalla ragazza.

Milla Jovovich ha offerto ai suoi amici su Instagram uno sguardo all'interno della tradizionale cerimonia del battesimo ortodosso russo della figlia Dashiel Edan, che si è svolto venerdì 22 maggio presso la chiesa ortodossa russa della santa Trasfigurazione a Los Angeles.

Sabato 23 maggio l'attrice, 39 anni, ha postato una foto in bianco e nero della sua copia in miniatura, la figlia Ever Gabo di 7 anni, che culla Dashiel al battesimo. L'attrice definisce la coppia "le sue due bellezze" e fa notare che l'evento è stato "incredibile! Una cerimonia splendida, così tranquilla e spirituale".

Alla tenera foto delle sorelle hanno fatto seguito due altre splendide foto in bianco e nero della cerimonia. Una di queste cattura un tenero momento tra madre e figlia momento, con Milla Jovovich che bacia la testa di Dashiel.

La seconda immagine è più giocosa, e mostra la star di Resident Evil, i capelli coperti da una sciarpa, sorridente mentre alza in aria la figlia di 8 settimane di età.

La didascalia di quest'ultima offre alcune informazioni sulla tradizionale cerimonia: "Quando parliamo russo la chiamiamo 'Dasha', così il nome della sua santa è Daria. Cosa stupefacente, Dashiel è nata il 1 aprile, che è anche il giorno di santa Daria! Incredibile, vero? È nata proprio nel giorno della sua santa patrona! (Il battesimo si è tenuto presso una tradizionale chiesa ortodossa russa a Los Angeles ed è rispettoso per le donne coprirsi il capo prima di entrare)".

L'affettuosa madre ha recentemente condiviso che lei e il marito Paul W. S. Anderson dormono nella stessa camera con le loro due figlie per rafforzare il legame familiare, e ha anche detto che sta cercando di prendere le cose più lentamente nella seconda maternità.

"Sono così felice di avere avuto un'altra bambina, perché questa volta posso effettivamente fermarmi ad annusare il profumo delle rose. Tanta parte della vita di un genitore è trascorsa correndo o preoccupandosi, mettendo in ordine, andando dai medici, assicurandosi che i figli mangino il cibo giusto e si comportino bene, finché di fatto possiamo dimenticarci di fare un passo indietro e vedere quanto sono stupefacenti i nostri bambini".

 
Come considerare le previsioni di Nostradamus?

Oggi scrivono in modo ossessivo sulle previsioni di Nostradamus. Come dovremmo considerarle?

La Parola di Dio ci dà avvertimenti molto precisi circa i profeti autoproclamati e gli ingannatori spirituali. Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci (Mt 7:15). Dobbiamo seguire l'ingiunzione del Signore: guardate che nessuno vi seduca (Mt 24:4). Per fare questo dobbiamo farci guidare da vicino dalla Scrittura e dagli insegnamenti dei Santi Padri. Queste parole dell'Apostolo Paolo sono molto applicabili ai nostri tempi: verrà il giorno in cui non sopporteranno la sana dottrina; ma andranno dietro a maestri secondo le proprie voglie, bramosi di udire; e distoglieranno le orecchie dalla verità, e si rivolgeranno alle favole (2 Tim 4:3-4). Questo è ciò che sono gli scritti di Michel Nostradamus e altri falsi profeti: favole.

Peter Bruegel il Vecchio. I ciechi guidano i ciechi

I veri profeti sono scelti dal Signore, mentre quelli falsi sono scelti dal diavolo, che gioca sul loro orgoglio e la loro sete di affermazione di sé. Dal momento che il Signore Dio ha cominciato a chiamare i suoi eletti al servizio profetico, satana non ha cessato di trovare falsi profeti per promuovere i suoi scopi oscuri.

I profeti biblici erano le labbra di Dio. La parola ebraica nabi e quella greca prophetes significano araldo, o messaggero, che annuncia la parola di Dio e rivela la verità inaccessibile alla ragione umana naturale.

Una qualità personale molto importante di un profeta è la santità della sua vita. Lo Spirito Santo, che rivela il futuro, riempie di se stesso solo i contenitori puri. La profezia non venne mai dalla volontà dell'uomo: ma i santi uomini di Dio hanno parlato, perché spinti dallo Spirito Santo (2 Pietro 1:21). Nella Sacra Scrittura, un profeta è spesso chiamato "uomo di Dio" (1 Re 2:27; 3 Re 13:1; 3 Re 20:28; 2 Re 25:7).

Un segno immutabile di un vero profeta è l'assoluta purezza di fede e di insegnamento. Gli araldi della volontà di Dio sono quelli attraverso i quali il Signore ha sempre ingiunto al suo popolo di allontanarsi da tutti i falsi insegnamenti e di ritornare alla vera via. I profeti erano i custodi della pietà e della religione divinamente rivelata. Erano chiamati in ebraico tsofim – custodi (Ger 6:17; Is 56:10), obbligati a mettere in guardia la loro gente dai minacciosi pericoli spirituali e morali.

Lo scopo delle profezie era il beneficio spirituale del popolo. I profeti insegnavano, istruivano, rimproveravano: Ma chi profetizza parla agli uomini per edificazione, esortazione e conforto (1 Cor 14:3). Lo scopo più grande di tutta la profezia biblica è stato quello di annunciare la venuta del Messia, e di preparare storicamente la gente alla sua venuta. Pertanto, il significato di questo annuncio dovrebbe essere comprensibile anche prima che l'evento si verifichi.

Il Signore ha rivelato a ciascuno dei profeti solo una parte del futuro che attendeva il popolo. I profeti si integrano a vicenda. Tutte le profezie bibliche prese insieme costituiscono la grande rivelazione circa la venuta del Salvatore nel mondo per salvarlo.

Solo Dio conosce il futuro. Una visione del futuro non è accessibile agli esseri umani con le loro abilità naturali limitate, né è accessibile ai demoni.

Quello che si sa sulla vita, le occupazioni, e gli scritti di Michel Nostradamus (1503-1566) si adatta pienamente all'immagine di un falso profeta e occultista. Era nato in una famiglia ebrea in Provenza. Entrambi i suoi nonni erano medici, e suo padre era un notaio. Nel 1488, la Provenza fu unita alla Francia. Perché i suoi nonni e il padre aerano allora sotto la minaccia di perdere le loro licenze professionali e di essere esiliati dalla Francia, la famiglia fu costretta a convertirsi al cattolicesimo nel 1502. Il cristianesimo rimase qualcosa di esterno per M. Nostradamus. L'essenza della sua visione del mondo era un occultismo assolutamente incompatibile con la religione del Nuovo Testamento. Non era solo un medico, ma anche un astrologo professionista. Tramite i suoi profeti il Signore rimprovera gli astrologi, come persone che fanno opere abominevoli a Dio: Scendi, e siedi sulla polvere, vergine figlia di Babilonia, siediti per terra: non c'è trono, o figlia dei Caldei... Tu sei stancata per la moltitudine dei tuoi consigli. Che ora gli astrologi che osservano le stelle e fanno pronostici mensili si alzino in piedi, e ti salvino da queste cose che stanno sopra di te. Ecco, essi sono come stoppia; il fuoco li brucerà; non salveranno se stessi dal potere della fiamma (Is. 47:1, 13-14). San Gregorio il Teologo scrive che l'astrologia è un affronto alla divina Provvidenza (Omelia 5 sulla Provvidenza). L'astrologia è un sostituto della vera religione. L'autore di tutte le sostituzioni spirituali è il diavolo, che attraverso l'astrologia porta la gente lontano da Dio. Il beato Agostino ha scritto, "poiché serve a intrappolare la gente è l'azione degli spiriti corruttori, che hanno il permesso di conoscere una parte della verità nel regno delle cose temporanee, in parte perché hanno sentimenti più sottili, o hanno corpi sottili, o perché sono più esperti, a causa della loro vita più lunga. Pertanto, il vero cristiano deve stare attento agli astrologi e a tutti gli altri indovini, in particolare a quelli che dicono la verità al fine di catturare l'anima di un uomo con la cooperazione dei demoni, e poi lo impigliano nella loro cospirazione".

Tra gli scritti lasciati da M. Nostradamus ai posteri vi è la "Lettera ai canonici della città di Orange" (datato Febbraio 4, 1562). I canonici (chierici della cattedrale) si rivolsero a lui in connessione con un furto di oggetti sacri d'argento dalla cattedrale. Invece di ammettere che non sapeva nulla, M. Nostradamus fece ricorso alla consueta complessità occultista di vuoti giochi di parole.

"Circa la vostra richiesta per quanto riguarda i furti blasfemi che avete nominato e raccontato, per quanto riguarda il furto di un tesoro rinchiuso, ma non nascosto (!). Secondo il disegno astronomico mostrato sopra, si può chiaramente vedere che il furto degli oggetti sacri è stato eseguito con il permesso di due dei vostri fratelli nella Chiesa; proprio quelli che in precedenza hanno più volte espresso un parere su ciò che è successo al vostro argento. Uno di loro suppone che sia stato portato ad Avignone, mentre l'altro ha detto che era finito in qualche altro posto. Entrambi ritengono che sia già stato venduto, perché quella era la loro intenzione. Il bottino doveva essere diviso tra i canonici, che ora sono come soldati. Questo parere non è stato buono e pio. Alcuni non erano d'accordo con lui, anche se altri sono stati soddisfatti, ma alla fine non sono stati d'accordo su di un punto o un altro. Tuttavia, tutto si è fermato quando l'argento è stato portato in casa di uno della vostra gente e rinchiuso lì. Ma a una certa persona ciò non è piaciuto. Una delle opinioni è che l'argento doveva essere fuso in lingotti e venduto, dopo averlo custodito in una delle loro case per il momento. Poi, due o tre hanno detto che questo sarebbe stato impossibile nel corso di un lungo periodo di tempo, perché la Chiesa cattolica romana sarà coinvolta in eventi terribili. Così, (l'argento) è stato rinchiuso, anche se due di loro continuavano a essere dell'opinione che doveva essere fuso in lingotti e venduto, dopo averlo custodito temporaneamente in una delle loro case. Erano solo in tre, ed erano fratelli della Chiesa, e hanno trafugato tutto, in modo impeccabile, con l'intenzione di rubarlo, non senza la collusione del suo guardiano, perché voi avete affidato l'agnello a un lupo... Ma siate consapevoli, degni e rispettati signori, che ci sono tra voi alcuni che sanno quando il furto degli oggetti sacri è avvenuto, e se questi non vengono restituiti nella loro interezza, non nelle mani di coloro ai quali erano stati affidati, ma direttamente alla chiesa, su di voi cadranno le più grandi calamità che siano mai accadute agli uomini; su di voi e sulle vostre famiglie. Inoltre, una piaga verrà nella vostra città e si diffonderà tra le sue mura, e quindi non fate resistenza. Commiltones quomodo dii propicii sacerdotes sint (i preti sono come i compagni di dèi ben disposti), ma vedranno come Dio punirà chi ha oltraggiato la sua santa Chiesa e ha rubato ciò che il popolo aveva offerto in tempi antichi. Pertanto, leggete questa mia lettera alla riunione di tutta la vostra gente (ma non apritela fino a quando tutti si saranno riuniti), e poi i volti di coloro che sono implicati in quest'opera esprimeranno immediatamente grande vergogna e confusione, perché non saranno in grado di nascondere i loro sentimenti. Conservate questa mia lettera come la piena testimonianza della verità (il futuro lo di mostrerà), e vi assicuro, degni e onorati signori, che se ciò che è stato rubato non viene restituito in un modo o nell'altro, moriranno nel modo più macabro, tortuoso, e con morti lente, con tante sofferenze, quante nessuno di loro ha mai dovuto sopportare – se l'argento non è riportato ai luoghi in cui stava in origine; e vedrete che è così che accadrà. Sono arrabbiato che l'agnello sia stato affidato a un lupo, e ho scritto la mia lettera per questo. Ciò che vi ho scritto corrisponde a calcoli astronomici, ma io esprimo, non volendo insultare chiunque nel mondo, che humanus sum possum errare falli et decipi (io sono un uomo e può fare errori, sbagliare, e ingannato). Tuttavia, se c'è qualcuno nella vostra città che è a conoscenza di insegnamenti astronomici, fategli esaminare il mio disegno. Se capisce questi affari vedrà che sto dicendo la pura verità. Non dubitate, signori; tutto sarà presto trovato. E se questo non accade, siate certi che un destino amaro attende coloro che hanno commesso questo crimine mostruoso. Non posso dirvi di più in questo momento". (traduzione dal testo russo, tradotto da V. Burbelo ed E. Solomarskaja).

Ho citato questo lungo testo al fine di dimostrare che questo "veggente" ha dimostrato un'indubbia padronanza nell'arte di pronunciare molte parole senza in realtà dire nulla. Tuttavia, un importante risultato può essere osservato: confusione e sospetto reciproco sono stati introdotti nel mezzo del clero della cattedrale. Questo è proprio quello di cui il diavolo aveva bisogno.

L'anti-cristianesimo di M. Nostradamus non si limita alla sua pratica della "scienza caldea." Si basa su di un'oscura fonte occulta per le sue divinazioni. A questa si riferisce in una lettera al figlio Cesare: "La ragione umana non può vedere ciò che è segreto attraverso il proprio intelletto umano, se non viene toccata da una certa voce proveniente dall'abisso, e se sorge una fiamma sottile che illumina quale direzione prenderà un certo". Egli  parla anche dell'origine dei suoi "doni" nella sua "Lettera a Enrico II":

" È vero, in un primo momento anche io non credevo nella mia capacità di predire il futuro, che proviene dalle mie capacità naturali ereditate dai miei antenati. Ho continuamente sottovalutato questo mio istinto; tuttavia, ho poi reso il mio spirito e l'anima ricettivi, e ho modificato e integrato la mia capacità con lunghi calcoli. Mettendo la mia anima in pace davanti al volto dell'eternità, ho liberato la mia anima, la mia mente e il mio cuore da ogni preoccupazione, sollecitudine e vessazione. Ho invocato il coraggio, la forza e la pazienza, che sono condizioni necessarie per la profezia. Ogni struttura e armonia delle profezie sono raggiunti in parte da un treppiede di bronzo".

M. Nostradamus parla di un treppiede rituale che era utilizzato nella pratica occulta pagana. Una pizia (sacerdotessa) di Delfi si sedeva su un treppiede che si trovava sopra un abisso da cui provenivano vapori inebrianti. In uno stato di frenesia, diveniva una parte del misterioso rituale notturno, e faceva profezie. Ci sono stati momenti in cui la sacerdotessa cadeva dal treppiede e continuava a profetizzare in uno stato di delirio. Si registravano incidenti quando la pizia perdeva conoscenza ed moriva.

Nelle prime due quartine delle sue Centurie, M. Nostradamus conduce il lettore nella sua pratica occulta, i cui frutti sono stati le sue "profezie".

Seduto da solo di notte nello studio segreto;

 è collocato sul treppiede d'ottone.

 Un lieve fiamma esce dal vuoto e

 rende di successo ciò che non deve essere creduto invano.

(Centurie I.1)

La bacchetta nella mano è posta al centro delle gambe del treppiede.

 Con l'acqua egli spruzza il lembo della sua veste e il suo piede.

 Una voce, paura: egli trema nelle sue vesti ...

(Centurie I.2)

Il veggente sta descrivendo un rituale di magia noto dall'opera De Mysteriis Aegyptorum ("Sui misteri degli egizi") di Giamblico di Calcide (c.245-c.325, antico filosofo neoplatonico, astrologo, mago e indovino). È ben noto che M. Nostradamus era molto interessato alla conoscenza simbolica pagana degli egizi. Il suo manoscritto Spiegazione dei geroglifici di Horapollo è stato scoperto in tempi relativamente recenti.

È piuttosto evidente che M. Nostradamus non era un profeta di Dio, e che il Signore non gli ha rivelato il futuro, poiché che accordo c'è fra Cristo e Belial? (2 Cor 6:15) I demoni non conoscono il futuro. "La profezia è per la maggior parte opera di Dio, che i demoni non possono nemmeno imitare, non importa quanto duramente provino. Ci può essere anche una certa delusione nei miracoli, ma predire con precisione il futuro è qualcosa di caratteristico del solo essere eterno. Se i demoni hanno mai fatto questo è stato solo per sedurre gli stolti, e quindi le loro previsioni possono essere facilmente esposte come menzogne" (San Giovanni Crisostomo, Discussioni sul Vangelo del santo apostolo Giovanni il Teologo, 19).

Sant'Antonio il Grande dice che i demoni pretendono di predire il futuro. "Non hanno alcuna previsione di ciò che non è ancora accaduto. Solo Dio è il 'conoscitore di tutte le cose prima che siano' (cfr Dan 13:42). I demoni, tuttavia, sono come i ladri che corrono avanti, poi riferiscono ciò che hanno visto. Anche ora, se ne andranno a dire molti altri ciò che stiamo facendo, come ci siamo riuniti e che stiamo parlando di loro, prima che chiunque di noi lasci questo posto e ne parli a qualcuno. Ma lo stesso potrebbe fare con ragazzo vivace che corra più veloce di un altro che cammina lentamente. E ve lo dico con certezza. Se qualcuno intende andare a piedi dalla Tebaide o da un altro paese, fino a quando non si mette in viaggio, i demoni non sanno se andrà o no; ma non appena lo vedono mentre cammina, corrono avanti a raccontarlo a qualcuno prima che arrivi, e poi chi sta camminando in realtà arriva in pochi giorni. Spesso accade che colui che si proponeva di viaggiare torni indietro, e in tal caso i demoni si rivelano essere dei bugiardi. Così, a volte annunciano pomposamente qualcosa sulle acque del Nilo perché hanno visto che c'era molta pioggia nella terra degli Etiopi, e sapendo che le inondazioni nel fiume possono venire da queste piogge, corrono avanti e predicono inondazioni. La gente direbbe la stessa cosa se potesse viaggiare da un luogo all'altro tanto rapidamente quanto i demoni. E come la guardia di David che è salita sulle alture e ha visto prima di quelli che stavano sotto ciò che stava succedendo, andando avanti più velocemente rispetto agli altri, ha riferito non qualcosa che non era ancora successo, ma ciò che si era già verificato, e di cui la notizia già si avvicinava (vedi 2 Re 18:24-29), anche i demoni si prendono il compito di far sapere qualcosa agli altri, al solo fine di sedurli. Se la Provvidenza si compiacerà di fare qualcosa di diverso con le acque o con viaggiatori in quel momento (perché anche questo è possibile), allora i demoni saranno rivelati come bugiardi, e coloro che li hanno ascoltati saranno stati ingannati. Ecco come operano gli oracoli pagani; è così che la gente è stata illusa dai demoni fin dall'antichità" (Sant'Atanasio il Grande, Vita del nostro santo padre Antonio).

Così, una fonte divina di conoscenza del futuro non era accessibile a M. Nostradamus; mentre i demoni, al quale le sue pratiche occulte lo collegavano, non conoscono il futuro. Poi, quali sono state le sue divinazioni? Sono fatte in strofe di quattro righe ciascuna, che chiamò quartine. Le quartine sono raggruppate in centurie (centinaia). Dieci secoli sono completi e due (XI e XII) non lo sono. C'è anche quella che viene chiamata la quartina 1001. Ci sono in totale 968 quartine. A differenza delle profezie bibliche, le quartine non hanno un'unità interiore. Hanno un aspetto caotico e arbitrario. Nella sua lettera al figlio Cesare, Nostradamus scrive: "A volte sono preso da ispirazione e da estasi più volte alla settimana, e poi, durante le veglie notturne, compongo i libri di profezie per mezzo di lunghi calcoli. Ogni libro del genere contiene centinaia di quartine astronomiche – predizioni che poi mi metto a raccogliere in un unico insieme e a codificare. Si tratta di una profezia ininterrotta fino all'anno 3797". L'uso della parola "codificare" per quanto riguarda il testo non ispira fiducia. Questo è un tipico trucco occultista per suggerire l'idea che qui ci sia un grande "mistero". Dal punto di vista delle vere profezie, codificazioni simili sembrano senza senso. Perché sono fatte, e per chi? Inoltre, sappiamo che non c'è niente di nascosto, che non deve essere manifestato; né alcuna cosa tenuta segreta, che non debba venire alla luce (Mc 4:22).

Un ben noto specialista dell'informatica, il creatore della scienza della cibernetica, Norbert Wiener, esprime un pensiero simile rispetto al proprio campo. "Non esiste un sistema in codice o in cifra che non possa essere decifrato in un determinato periodo di tempo, se contiene un volume significativo di informazioni, e non solo poche righe di soluzioni frammentarie" (N. Wiener, Cibernetica e società, Mosca, 1958, 129). Anche i sostenitori più fanatici del famoso mago capiscono che le sue "profezie" non indicano nulla di concreto, e quindi, volendo difendere il loro amato veggente, sono inutilmente alla ricerca da quattro secoli e mezzo dell'inesistente "cifrario" che potrebbe spiegare le parole sconnesse di Nostradamus.

Un altro dettaglio richiama l'attenzione a sé: la visione di M. Nostradamus raggiunge l'anno 3797. Dal punto di vista dell'escatologia cristiana, questa è una sciocchezza. Il tempo della seconda venuta del Salvatore del mondo e della fine del mondo non è noto agli esseri umani o agli angeli. Potrebbe accadere in qualsiasi momento. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora in cui il Figlio dell'uomo verrà (Mt 25:13). Da ciò risulta evidente che l'anno 3797 è una data arbitraria.

Infine, dobbiamo decisamente affermare che non vi è stata un'unica previsione di Nostradamus che si sia effettivamente avverata. Tutte le sue predizioni sono espresse in modo vago e indefinito, e potrebbero corrispondere a un numero enorme di eventi più svariati. Potrebbe anche uno solo dei più ciechi seguaci di questo famoso mago dire ciò che in realtà è previsto in queste righe, e quando si è avverato?

La città è assediata e aggredita di notte;

 pochi sono fuggiti; una battaglia, non lontano dal mare.

 Una donna sviene di gioia per il ritorno di suo figlio,

 veleno nelle pieghe delle lettere nascoste.

(Centurie 1.41)

Vicino all'Orso e presso la lana bianca,

 Ariete, Toro, Cancro, Leone, Vergine,

 Marte, Giove, il Sole brucerà una grande pianura,

 Boschi e città lettere nascoste nella candela.

(Centurie 6,35)

Ci sarà pace, unione e cambiamento,

 Poderi, uffici, basso alto e alto molto basso:

 Per preparare un viaggio, la prima prole tormenta,

 La guerra cessare, processo civile, dibattiti.

(Centurie 9:66)

Primo figlio, vedova, matrimonio sfortunato,

 Senza figli due isole in discordia:

 Prima di diciotto, età incompetente,

 Per l'altro il fidanzamento avverrà più da giovane.

(Centurie 9:39)

Molti altri esempi potrebbero essere forniti, ma i versi di cui sopra sono sufficienti a convincerci che abbiamo davanti a noi una mistificazione intenzionale. Se coloro che venerano Nostradamus cercano di prendere le sue centurie sul serio e di vedere in loro previsioni, i risultati di tali interpretazioni possono essere allungati fino al punto dell'assurdità. Ecco un esempio nella Centuria II, quartina 24:

Bestie feroci per fame nuoteranno attraverso i fiumi:

 La maggior parte della regione saranno contro Hister,

 Il grande farà sì che sia trascinato in una gabbia di ferro,

 Quando il bambino tedesco non osserverà nulla.

Qui si suppone che parli di Hitler. Questa opinione si basa sulla associazione della parola "Hister" con "Hitler." Prima di tutto, si tratta di due parole diverse. In secondo luogo, "Hister" nel testo è un luogo, e non una persona. La gabbia di ferro è intesa come il bunker, in cui Hitler visse durante i suoi ultimi giorni. L'arbitrarietà è evidente. Un bunker non è una gabbia di ferro. Hitler non vi fu imprigionato. Egli stesso andò lì a nascondersi. E chi sono le "bestie feroci?"

Come possiamo vedere, una qualsiasi delle affermazioni fatte nelle quartine potrebbe essere interpretata in qualsiasi numero di modi diversi. Pertanto, non è difficile applicare la previsione a ogni caso. Non un solo seguace di Nostradamus ha mai fatto una sola previsione reale utilizzando le sue "profezie". L'imperatore degli indovini e dei veggenti è completamente nudo. Le persone che si fanno prendere nelle profezie di M. Nostradamus partecipano inevitabilmente della stessa oscura fonte demoniaca che ha fornito l'ispirazione all'autore delle Centurie.

Così dice il Signore Dio: Guai ai profeti stolti, che seguono il loro spirito, e non vedono niente! (Ez 13:3).

 
L'ignoranza occidentale delle atrocità ucraine è un oltraggio

Il commento odierno di Saker è di grande attualità, poiché oggi abbiamo pubblicato un video sensazionale sull'ignoranza dei media occidentali degli eventi che circondano il massacro di Odessa del 2 maggio.

Questo diventerà un grosso problema.

Il flusso di notizie crescente circa l'estrema brutalità del regime di Kiev e la massiccia presenza neo-nazista nei suoi ranghi, sta diventando una valanga, e, siamo sicuri, finirà per essere un enorme imbarazzo per gli Stati dell'Unione Europea e per gli USA che hanno sostenuto Kiev.

Questo è particolarmente vero per la Germania, che è iper-sensibile alle questioni naziste.

Ascoltate Saker, non avremmo potuto dirlo meglio noi stessi:

Oggi, sepolta al nono minuto dell'ultima edizione del notiziario sul canale 1 alla televisione russa, c'è stata una dichiarazione lunga 23 secondi dell'investigatore lettone sui diritti umani, Enorst Gronych, che ha dichiarato davanti alle telecamere di avere intervistato gli abitanti di un villaggio di recente evacuato dalle forze di repressione della giunta, abitanti che gli hanno raccontato "ripetuti casi di stupri di gruppo di ragazze minorenni di età compresa tra 12, 13 e 14 anni" da parte di teppisti ucraini.

Secondo Gronych, questo tipo di modello rientra nella definizione di "genocidio".

Infatti, i canali televisivi russi hanno anche segnalato fosse comuni, numerosi casi di civili tirati fuori delle loro auto e sommariamente fucilati, fosse comuni di persone uccise con le mani legate dietro la schiena e torture, torture e altre torture: pestaggi sistematici, marchiature con svastiche, coltellate, ossa rotte, traumi cranici, reni danneggiati sono apparentemente tutto ciò che ogni persona detenuta (indipendentemente dal motivo della sua detenzione) dovrebbe aspettarsi dai "liberatori" della giunta.

Inoltre, sta diventando evidente che circa il 50% dei "prigionieri di guerra" della Novorossija che vengono scambiati con prigionieri di guerra ucraini, secondo i termini del recente accordo del cessate il fuoco, non sono per niente combattenti, ma civili sequestrati al solo scopo di uno scambio di prigionieri.

Non è difficile immaginare ciò che veramente è accaduto al 50% mancante: per la maggior parte, sono stati torturati e uccisi da criminali ucraini ubriachi (in netto contrasto con i prigionieri di guerra ucraini, che sono stati curati, lavati, nutriti, vestiti e poi hanno avuto la scelta di stare in Russia o tornare in Ucraina).

Per chiunque abbia familiarità con il nazionalismo ucraino e i nazionalisti ucraini, questo non sorprende. Non solo è pienamente coerente con ciò che accade nel resto dell'Ucraina controllata dalla giunta, è anche coerente con la prassi dei nazionalisti ucraini prima e durante i tempi di Bandera.

No, ciò che è sorprendente è il silenzio assoluto su questo in Occidente. Per qualcuno come me che ricorda vividamente le proteste forti e indignate delle ONG occidentali sui diritti umani, dei media e dei governi sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia, Bosnia o in Kosovo (tra cui molti episodi completamente inventati!), è sorprendente vedere come "per alcuni ragioni misteriose" le atrocità ucraine sembrano passare inosservate in Occidente.

Lo stesso Occidente che è assolutamente indignato per l'arresto delle attiviste delle Pussy Riot e che sembra credere seriamente che l'organizzazione di un "gay pride" a Mosca è un diritto umano, è apparentemente del tutto indifferente agli stupri di gruppo nei confronti di ragazze di 12-14 anni.

Questo che cosa ci dice dell'Occidente, dei suoi valori, dei suoi leader, dei media e della gente?

 
Domande e risposte (dicembre 2021)

Il Covid

Il Covid è menzionato nei Vangeli?

Tutta la nostra situazione attuale è chiaramente profetizzata: 'Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi; ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori. Allora vi consegneranno ai supplizi' (Mt 24:7-9). Tuttavia, Cristo ci dice poco dopo: "Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato" (versetto 13). Questo è esattamente ciò che stiamo facendo e continueremo a fare. Vince solo l'ultimo che resta in piedi. Altri possono andare e venire, cadendo in un estremismo o nell'altro, come hanno fatto negli ultimi 50 anni. Noi non lo faremo, ma ci terremo sulla via di mezzo, qualunque siano le persecuzioni da entrambi gli estremismi.

Il Credo

Che cos'è il 'filioque ortodosso'?

Questo si riferisce alla processione temporale dello Spirito Santo attraverso il Figlio di Dio. Questo è abbastanza diverso dal filioque cattolico romano/protestante, che afferma che lo Spirito Santo procede per l'eternità dal Padre "e dal Figlio" ("Filioque"). Questo filioque eretico fu chiaramente espresso, difeso e sviluppato in tutte le sue ramificazioni per la prima volta nell'opera Contra Graecos" ("Contro i greci") nel 1093 dall'arcivescovo lombardo Anselmo di Canterbury, imposto dai normanni. Era la possibilità di cui aveva profeticamente avvertito san Fozio di Costantinopoli ben oltre 200 anni prima.

Questo 'filioque ortodosso' è spiegato da san Massimo il Confessore (c. 580-662). Uno dei suoi amici, san Teodoro di Tarso, arcivescovo di Canterbury (602-690), è ricordato da san Beda il Venerabile al Concilio di Hatfield nel 680 come espressione del filioque ortodosso, cioè la processione dello Spirito 'dal Padre e ineffabilmente dal Figlio' ('et Filio inerranibiliter'). Anche il teologo accademico quasi contemporaneo Vladimir Lossky ha spiegato chiaramente "il filioque ortodosso" nel suo saggio "Sulla processione dello Spirito Santo".

È possibile battezzare quelli che sono già entrati nella Chiesa ortodossa per mezzo della cresima e hanno ricevuto la comunione?

No. Il Credo afferma specificamente riconosco un solo battesimo per la remissione dei peccati". Lo scisma di Guildford ne fu un esempio già nel 1976. Lo ricordo ancora! Questo è stato quando un sacerdote della ROCOR a Londra (poi deposto) aveva ribattezzato un gruppo di "convertiti" ortodossi, che erano stati battezzati da anglicani. In precedenza erano stati ricevuti per mezzo della cresima nel Patriarcato di Mosca e da mesi o addirittura anni si comunicavano lì. Questo ribattesimo creò, comprensibilmente, un enorme scandalo: idealisti ingenui o talvolta orgogliosi (l'idealismo a volte è orgoglioso) erano stati manipolati facendo credere che questo nuovo battesimo fosse necessario per diventare "spiritualmente puri" e "veri ortodossi" da una figura simile a un guru, che era in uno stato di delirio. Ancora una volta, tutto finì in scisma e lacrime. Non c'è niente di nuovo sotto il sole.

Tali ribattezzati in genere non vogliono il ribattesimo per motivi spirituali, ma per motivi psicologici di insicurezza, che in realtà è una sottile forma di orgoglio: 'ora', dicono, 'siamo più ortodossi degli ortodossi'. Dopo il ribattesimo, quasi tutti abbandonano la Fede perché non si pentono, ma giustificano il loro errore.

Vita ecclesiale

Perché così tanti vescovi ortodossi sono così distanti dai loro greggi? Perché gli ortodossi di solito non rispettano e non amano i loro vescovi come pastori, ma diffidano di loro e semplicemente alzano le spalle e li sopportano?

Gli ortodossi amano i vescovi veri. Due dei santi ortodossi più popolari e universali di tutti i tempi, san Nicola e san Spiridione, furono entrambi vescovi veri, così i santi Nettario di Egina e Giovanni di Shangai, sebbene perseguitati dai loro confratelli vescovi.

In vita mia devo aver incontrato ben più di 100 vescovi ortodossi, il 10% del totale. Il problema è che praticamente tutti gli uomini si sposano, ma i vescovi devono essere celibe. Quindi il pool di talenti da cui provengono i vescovi è molto piccolo e in realtà oggi a volte è contaminato. Questa corruzione deriva dal fatto che non tutti i vescovi sono veri monaci che abbiano anche l'abilità per essere vescovi. Molti sono semplicemente celibi, il che ovviamente non è affatto un criterio e talvolta può anche essere un criterio di anormalità. Il compianto padre Alexander Schmemann lo ha sottolineato nei suoi Diari e sapeva esattamente di cosa stava parlando dalla sua esperienza negli Stati Uniti.

Penso che ci siano quattro diverse categorie di vescovi, di cui solo la prima categoria è veramente episcopale ed ecclesialmente valida:

1. L'esempio autentico: uno che ama Dio e il prossimo

Molti vescovi sono giusti e anche santi. Avrebbero potuto sposarsi, ma Dio li ha chiamati a fare cose ancora più elevate. San Giovanni di Shanghai, l'arcivescovo Georgij (Tarasov), l'arcivescovo Antonij di Ginevra, il metropolita Lavr e molti altri che ho conosciuto, e conosco, figurano in questa categoria. Ci sono alcuni vescovi similmente meravigliosi nelle Chiese di Serbia, Grecia e Cipro in questo momento.

Mi piacerebbe pensare che la stragrande maggioranza dei vescovi rientri in questa categoria. Le tre categorie seguenti sono quindi eccezioni, ma, per quanto rare, esistono ancora. Rappresentano le tre passioni principali, l'amore per il denaro ("la radice di tutti i mali"), l'amore per il potere e l'amore per la carne, in russo ecclesiastico, srebroljubie, vlastoljubie e slastoljubie. Sono tutte passioni che dovrebbero essere sradicate dagli uomini se diventano novizi e poi vivono come monaci in un monastero per, diciamo, dieci anni.

2. I carrieristi – Amore per il denaro

Alcuni vescovi sono semplicemente troppo egoisti per sposarsi: nessuna donna li vorrebbe. Questi sono generalmente laici falliti, candidati politici, diplomatici codardi, nazionalisti adoratori dello stato, carrieristi troppo ambiziosi e senza spina dorsale e burocrati pomposi. Possono essere bravi a ottenere e a organizzare infrastrutture, ma non a molto altro e sono facilmente corrotti dal prestigio, dall'avidità, dall'ambizione, dal potere e dal denaro. In tempi di persecuzione, tradiscono la Chiesa, mentre fanno i conformisti, perché non hanno alcun principio. Questo lo possiamo vedere molto chiaramente oggi, come anche nel corso della storia, e recentemente nel periodo sovietico.

3. I patologici – Amore per il potere

Alcuni vescovi sono incapaci di sposarsi (e spesso di formare qualsiasi normale relazione umana). Si tratta di uomini con problemi psicologici, casi patologici, figli di mamma provenienti da famiglie disfunzionali, narcisisti, gelosi, autistici, monaci aridi che odiano le persone (ecco perché si sono fatti monaci, per non avere alcun rapporto con gli altri), ciarlatani fraudolenti, falsi e manipolatori pronti a spezzare un incantesimo (per chi li vede per ciò che sono) e a riaccenderlo (per i neofiti ingenui), come conviene a loro. Sono caratterizzati da totale assenza di empatia, misericordia, amore e compassione. Incapaci di dialogo, possono solo monologare nella loro sete di denaro e potere per alimentare la loro nuda ambizione. Tutto è giustificato da loro con la parola obbedienza, ovviamente a loro!

Essendo incapaci di relazioni normali, sono spesso "zeloti", cioè settari ed estremisti farisaici, e in casi estremi sono esempi patologici, sociopatici o addirittura psicopatici. Ecco perché questo tipo di misantropi si trova tra certi vescovi molto severi e conservatori, con una vena punitiva e tirannica, anzi, alcuni sono vescovi vecchio-calendaristi. Sebbene nascondano il loro odio sotto lo zelo, vengono presto scoperti. (C'è un ritratto eccellente e accurato di un simile vescovo russo emigrato e misantropo nel romanzo di Paul Chavchavadze, "Padre Vikentij").

4. I sessualmente problematici – L'amore per la carne

Alcuni hanno problemi sessuali. Alcuni sono omosessuali (anche se alcuni dei non praticanti in questo gruppo sono persone piuttosto simpatiche e talvolta anche vescovi abbastanza bravi), ma ci sono anche quelli che formano "mafie gay" che perseguitano il clero sposato. Diverse Chiese locali soffrono e hanno sempre sofferto di queste mafie. Oppure ci sono vescovi che avrebbero dovuto sposarsi e poi avere un'amante (o più amanti, come in diversi casi ho saputo). Alcuni di questi (quelli con un'amante/moglie) non sono male, ma altri sono atroci (vedi sotto). Questi vescovi sono generalmente liberali, a volte liberali estremi, chiaramente per ragioni psicologiche di auto-giustificazione.

Certo, ci sono i casi abbastanza comuni di quelli che combinano il tipo 2 con i tipi 3 o 4. Sono gli incubi peggiori. Tuttavia, non sono mai combinati con il Tipo 1.

Riesco a vedere solo tre vie d'uscita da questa crisi, due sono idealistiche, una è realistica.

La prima e più idealistica soluzione è avere un risveglio monastico. Ciò eliminerebbe le ultime tre categorie di vescovi, che sono solo dei celibi (e si può scegliere di essere celibi per ogni sorta di cattive ragioni – vedi sopra) e non dei veri monaci. Gli individui delle ultime tre categorie sarebbero quindi eliminati dalla vita monastica, che distrugge l'amore per il potere e l'amore per il denaro. Allora avremmo vescovi che sono tutti veri monaci. Ma questo è idealismo, non realismo. Non si può avere un risveglio monastico a comando. È un processo organico e richiede almeno una generazione per svilupparsi. Poi non vi è alcuna garanzia che i vescovi ordinari selezionino i candidati idonei.

La seconda soluzione è che un Concilio accetti di reintegrare i vescovi sposati. Il guaio qui è che i vescovi sposati furono aboliti durante il primo millennio, a volte per ottime ragioni. Basti pensare ai vescovi sposati del periodo sovietico, come il 'metropolita Filaret' Denisenko di Kiev. È ancora vivo, uno degli individui più corrotti in Ucraina. Sua moglie decideva chi sarebbe stato ordinato, principalmente a seconda dell'entità della tangente che i candidati le davano. Vogliamo una cosa del genere? In ogni caso, realisticamente, non vedo alcun cambiamento del genere approvato da alcun Concilio per le generazioni a venire.

Tuttavia, in attesa di un risveglio monastico ispirato dallo Spirito Santo o di un Concilio, abbiamo la terza e unica soluzione realistica, l'unica per il momento. È quella di avere un minor numero di vescovi, solo della prima categoria, che poi dovranno delegare molto a una robusta struttura di preti anziani sposati e con esperienza in qualità di decani, poiché i pochi vescovi saranno troppo impegnati per fare molto di più che ordinare, fornire miro e dare direttive.

I canoni sono applicabili? Sono stati tutti scritti tanto tempo fa.

È vero che molti di loro non sono più praticati o addirittura non sono più rilevanti. Come hanno detto molti uomini di chiesa, i canoni sono linee guida. Dopotutto, la parola "canone" significa "esempio". Non devono essere paragonati alle leggi dello Stato.

Quello che mi preoccupa è che alcuni convertiti dal protestantesimo facciano scelte selettive nella loro applicazione dei canoni, proprio come fanno citazioni selettive di capitoli e versetti della Scrittura, non riuscendo a leggere il contesto, e usano citazioni e canoni fuori contesto. Poi li applicano letteralmente come leggi.

Per esempio, c'è il noto Canone 20 del primo Concilio ecumenico che vieta di inginocchiarsi alla domenica, e che alcuni convertiti amano citare. Questo significherebbe che l'intera Chiesa romena è non canonica, per non parlare di milioni di altri pii ortodossi.

Un altro caso è il Canone 70 del Sesto Concilio (Quinisesto), che afferma che 'le donne non possono parlare durante la Liturgia'. Questo si riferisce ovviamente alle chiacchiere durante le funzioni (come all'epoca facevano alcune donne in alcuni luoghi). Ora i misogini come Makrakis (e alcuni altri greci in particolare) l'hanno ripreso e interpretato come se alle donne non fosse permesso cantare in chiesa! Sarebbe divertente, se non fosse triste. In ogni caso, se seguito, significherebbe che anche l'intera Chiesa russa è non canonica.

D'altra parte, c'è il canone 21 di Antiochia che dice che i vescovi devono rimanere nella diocesi originariamente designata per loro, "anche se sono costretti a farlo per coercizione da parte dei vescovi". Eppure praticamente ogni vescovo ortodosso nel mondo ortodosso contemporaneo ha cambiato diocesi, se non una volta, ancora e ancora. Per esempio, il nostro san Giovanni si Shanghai/Parigi/Bruxelles/San Francisco. Ci sono molti altri esempi di canoni semplicemente non applicati, e per buone ragioni.

C'è poi il Canone 80 del sesto Concilio ecumenico (quinisesto) che scomunica chiunque 'abita in città' che non va in chiesa per tre domeniche consecutive. Questo significa che praticamente tutti gli ortodossi che abitano in aree urbane sono scomunicati?

Il canone 101 dello stesso Concilio dice che i laici devono ricevere la comunione nelle loro mani. Di nuovo, questo significa che tutti i laici sono ora scomunicati, dal momento che nessuno lo fa oggi?

Ci sono molti, molti altri esempi. Il letteralismo non è utile: contesto, interpretazione e discernimento sono importantissimi con i canoni.

Qual è la cosa più difficile per lei nel sacerdozio?

Penso che sia quello di unire la tenerezza con la durezza. Questo è un problema di discernimento, particolarmente importante nella confessione. Devi sapere quando seguire la regola rigorosa e quando essere indulgente. Questo non lo dico solo io, perché già Cristo ne aveva parlato ai discepoli: "Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi: siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe" (Mt 10:16-17). I deboli e i codardi non dovrebbero essere ordinati. San Paisios diceva che la generazione attuale è incapace di lottare. Questo è un vero problema.

Fino a che punto possono esserci varietà nella vita della Chiesa? Vedo vari tipi di persone, anti-vaccinisti, pro-vaccinisti, tradizionalisti, modernisti. È tutto legittimo?

C'è sempre stato spazio per la varietà all'interno della Chiesa, per una 'sinistra' e una 'destra'. Nella stessa Costantinopoli c'erano sempre due partiti, i 'blu' e i 'verdi'. Che i fedeli siano anti-vaccinisti o pro-vaccinisti, ma non dovrebbero cercare di imporre le loro opinioni di parte sugli altri come una sorta di dogma o come una ragione per rompere la comunione con coloro che non sono d'accordo con loro. Cerchiamo di avere più tolleranza!

Tutti gli ortodossi sono d'accordo su ciò che è nel Credo (ecco perché non siamo cattolici o protestanti), ma c'è spazio per opinioni diverse su ciò che non è nel Credo, e che può essere lasciato a un dibattito intelligente e umile. Senza di esso, la Chiesa è un ghetto morto, che non vive affatto, ma è paralizzato e si estingue. D'altra parte, uscire dalla comunione gli uni con gli altri, solo perché non si hanno opinioni identiche su questioni secondarie, è sbagliato.

Per esempio, nell'emigrazione, c'erano aristocratici di San Pietroburgo altamente occidentalizzati (alcuni di loro avevano già proprietà in Francia prima della Rivoluzione), massoni e filosofi, che avevano contribuito a rovesciare lo tsar. I loro discendenti massoni nell'emigrazione sono rimasti sotto Costantinopoli anche dopo la riunione con la Chiesa madre nel 2019 (e proprio perché c'era stata la riunione: abbiamo combattuto per 30 anni per quella riunione).

D'altra parte c'era l'estrema destra (non dimentichiamo che Grigorij Rasputin fu assassinato da uno di loro, Purishkevich, anche lui massone). Dopo che uno di loro, padre George Grabbe, che aiutò a far processare san Giovanni di Shanghai nel 1963, celebrò le nozze dello "tsarevich" a New York il 30 settembre 1964, la famiglia dei Grabbe cercò di impadronirsi della ROCOR nordamericana per quasi tre decenni, finché non lasciarono la Chiesa. Secondo diversi scrittori, tra cui lo storico della Chiesa Sergej Fomin, anche padre George (in seguito vescovo Gregory) era un massone (nella loggia Lafayette-Astoria).

Nel 1966 la fazione dei Grabbe portò alla presa del potere dei vecchio-calendaristi, che a loro volta portarono a un'ondata di fariseismo censorio e a spaventosi scandali (compresi quelli di suo figlio Antony Grabbe a Gerusalemme) e scismi, nel 1986, 2001, 2007, in cui gli estremisti che erano stati incorporati nella ROCOR inevitabilmente la lasciarono, e ancora una volta le forze moderate sono venute alla ribalta. Eppure c'erano persone come il sempre memorabile arcivescovo Antonij di Ginevra della ROCOR che non aveva mai rotto la comunione o interrotto la concelebrazione con i parigini moderati e non massoni, nostri amici da sempre. Sono stati gli stessi parigini a riportare la maggior parte (il 58% - non "i fratelli") della Chiesa di Parigi alla Chiesa madre nel dicembre 2019, con nostra grande gioia, e sono diventati l'arcidiocesi dell'Europa occidentale. Il nostro sogno di lunga data si era avverato. Lo abbiamo salutato a suo tempo in diversi articoli.

All'interno della Russia contemporanea vediamo le stesse tendenze. Da una parte c'è l'ala filo-protestante di padre Georgij Kochetkov e il suo neo-rinnovazionismo (parole del patriarca Aleksij II, non mie), così come il protodiacono più moderato Andrej Kuraev, padre Georgij Mitrofanov, padre Pavel Velikanov, A. Shishkov, tutta l'ala pro-ecumenismo e pro-modernismo.

Dall'altra parte c'è la destra stalinista (sì, stalinista, incredibilmente!), ultranazionalista, vergognosamente antisemita, antiprotestante, anticattolica, pro-canonizzazione di Ivan IV e perfino di Stalin, con loro il rifiuto ostinato di riconoscere l'autenticità delle reliquie della famiglia reale trovate fuori Ekaterinburg decenni fa, con personaggi come l'ormai deposto Sergei Romanov e il defunto ex-vescovo Diomid. (Tuttavia, finora solo quest'ultimo è uscito dalla comunione con la Chiesa).

Quello che dico è che è legittimo essere a destra del centro o a sinistra del centro, ciò che non è legittimo è cadere in tali estremi da perdere la comunione gli uni con gli altri. L'importante è attenersi alla corrente unitaria della Tradizione russa, eredità del santo patriarca Tikhon, missionario, cittadino americano, patriarca, confessore e probabilmente martire. L'intolleranza porta sempre allo scisma, come abbiamo visto con la vecchia giurisdizione di Rue Daru prima che la maggioranza si riunisse trionfalmente con Mosca nel 2019. E come si può vedere oggi con l'ala vecchio-calendarista della ROCOR, che ritiene che gli altri non siano "abbastanza puri" per loro e che quindi devono "murarsi fuori" dal resto del mondo, come una setta protestante, e rompere la comunione con altri ortodossi.

Come si può venerare come santo l'imperatore Costantino, che fu pagano fino agli ultimi giorni della sua vita?

Noi veneriamo la divina Provvidenza che agisce attraverso di lui, piuttosto che tutte le sue azioni. Grazie alla divina Provvidenza in lui l'Impero concesse alla Chiesa enormi privilegi, sfociando nel primo Concilio universale nel 325. Questo è molto importante perché all'epoca all'inizio del IV secolo solo un quota tra il 10% e il 20% della popolazione imperiale era composta da cristiani. Questo è significativo perché, contrariamente a quanto affermano i laicisti, il punto di vista della maggioranza non è importante. Se la minoranza segue la volontà di Dio, vincerà sempre. Diversi altri sovrani venerati rientrano in questa categoria di coloro che hanno realizzato la divina Provvidenza, che è stata un trionfo.

Trovo molto difficile cantare in chiesa e pregare allo stesso tempo. Ha qualche consiglio?

A Parigi viveva un principe russo, Aleksandr Nelidov. Da giovane era un ballerino professionista. Tuttavia, in seguito divenne sacerdote. Il defunto padre Aleksandr diceva che "cantare in chiesa è pregare due volte". Ciò che intendeva dire è che la ricompensa spirituale per il canto in chiesa è doppia rispetto alla ricompensa per la preghiera. Solo un paio di anni fa ho scoperto che padre Aleksandr, che Dio lo riposi, citava in realtà il beato Agostino.

Inghilterra ortodossa

Lei scrive spesso dell'Inghilterra pre-normanna, ma era piuttosto primitiva, non è vero?

Il periodo storico compreso tra la partenza dei pagani romani nel 409 e il 1066 è talvolta chiamato "Il Medioevo". Tuttavia, quel nome abbastanza recente indica piuttosto l'oscurità o l'ignoranza degli studiosi filo-normanni riguardo al periodo. (Sull'uso improprio del termine 'The Dark Ages' si veda il lavoro di Seb Falk, 'The Light Ages', 2020).

Oltre alle conquiste artistiche che iniziarono ad essere apprezzate solo nel 1939 con le scoperte archeologiche di Sutton Hoo (molto aumentate da allora), c'erano letteratura, medicina e scienza (san Beda, sant'Alfredo, san Dunstano, la scuola di Winchester School, l'abate Aelfric, padre Byrthferth, il vescovo Wulfstan, ecc) ed enormi opere di ingegneria: le cinque dighe del Cambridgeshire (costruite intorno al 600), le 100 miglia circa della diga di Offa (c. 780) e le 100-200 miglia di canali e rivi di scolo nelle paludi (tra il 700 e il 1000, compreso l'enorme terrapieno lungo 100 miglia che impedisce al mare di inondare la terraferma, noto come "the Roman Bank".

Cio include il lavoro svolto dai cinque monasteri della Fenland tra il 970 e il 1000), con scavi a mano, in parte per facilitare il trasporto su chiatte di pietre da costruzione per nuove chiese. (In alcuni libri più vecchi ti imbatti ancora nel mito ignorante che le chiese pre-normanne o inglesi fossero tutte piccole: questo semplicemente perché i normanni le abbatterono quasi tutte, come l'enorme cattedrale nell'antica capitale inglese di Winchester, e solo quelle piccole sono sopravvissute). Gran parte di questo lavoro di ingegneria è stato erroneamente attribuito ai romani, gran parte esiste ancora ("The Backs" a Cambridge è il risultato dell'ingegneria idraulica degli antichi inglesi), gran parte era di gran lunga migliore e più duratura delle aree di drenaggio del XVII secolo nelle paludi, eseguite da 10.000 prigionieri di guerra scozzesi e olandesi.

Nel 1066 i normanni conquistarono lo Stato meglio organizzato dell'Europa occidentale, come riportato dal Domesday Book. Se si cerca su Google uno di questi temi "anglosassoni", si otterrà una quantità di informazioni e anche una ricca bibliografia.

Il sito del monastero di san Guthlac si chiama Croyland o Crowland?

La città di Crowland si trova nel Lincolnshire. La chiesa abbaziale di Crowland a volte è ancora conosciuta con il suo nome più antico e ormai antiquato di Croyland. Crowland è il nome moderno. Lì si possono venerare le sante reliquie di san Teodoro, abate di Peterborough, martirizzato dai vichinghi nell'870. Il magazzino dove è custodito il teschio sarà messo a disposizione degli ortodossi come cappella, probabilmente nel 2022. Si ritiene che le reliquie di san Guthlac siano sepolte da qualche parte nel cimitero. Di certo vi furono sepolti i resti del grande eroe inglese Hereward (chiamato erroneamente 'The Wake'). Il sito dell'eremo di san Guthlac sembra essere stato identificato di recente a circa un miglio di distanza su St James' Road presso la St James' Farm. Gli scavi archeologici sono in corso. Nelle vicinanze si trova il sito dell'eremo della sorella di san Guthlac, santa Pega: il sito del suo eremo è a Peakirk ("Pegakirk"). Anche lei è ancora lì.

L'Inghilterra è spesso descritta come il cattivo nella letteratura ortodossa russa. Di cosa dobbiamo essere orgogliosi spiritualmente?

Penso che lei abbia letto la letteratura nazionalista russa. Così come i nazionalisti britannici come Boris Johnson ritraggono la Russia come un orso malvagio, i nazionalisti russi ritraggono l'Inghilterra (= Gran Bretagna) come un leone rapace. I russi normali non la vedono così, ma sono più equilibrati.

Noi possiamo gioire dei nostri santi, specialmente del VI e VII secolo, sant'Albano, san Cuthbert, santa Hilda, santa Audrey e molti altri, come i nostri martiri sant'Edmondo e sant'Edoardo, i cui nomi hanno fatto il giro del mondo. In generale, ci rallegriamo dei grandi inglesi antichi e della loro resistenza ai normanni nel 1066 e dopo, e ancora resistiamo loro, perché seguiamo le loro orme. Allora, chi difese Costantinopoli nel 1204? Erano inglesi, come descritto da Villehardouin e Robert de Clari. Dopo tutto c'era stato un massiccio esodo di inglesi a Costantinopoli (e poi nella Russia meridionale) dopo il 1066. Nel XII secolo l'esercito imperiale romano era in gran parte composto da inglesi. Nel Novecento abbiamo le figure reali delle sante Alessandra ed Elisabetta, di padre Nicholas Gibbes, precettore dello tsarevich,

C'è molto da amare in Inghilterra, anche se non, ahimè!, i suoi politici dell'establishment, che diventano lord e signori, anche se alcuni sono considerati criminali di guerra. Questi sono "normanni" fino al midollo. Questa non è una dichiarazione razzista, poiché pochi di loro hanno sangue "normanno". Quello di cui stiamo parlando qui è la mentalità elitaria. Chiunque si opponga all'Ortodossia può essere chiamato nel nostro contesto inglese un "normanno".

I crimini dei "normanni" includono i loro genocidi in Inghilterra dal 1066 in poi e per centinaia di anni dopo con la loro barbara pratica di "impiccagione, sventramento e squartamento", i loro genocidi in Galles (i castelli), Scozia e Irlanda, dal XII secolo alle camere di tortura dei Tudor, al Cromwell hitleriano alla carestia delle patate, la pulizia etnica degli scozzesi delle Highlands nel XIX secolo (quando le pecore erano più preziose degli esseri umani), i genocidi dei nativi americani, degli indiani (dalla cortina del sale alla carestia del Bengala degli anni '40, per esempio) e dell'Africa (la tratta degli schiavi, che rese ricche Bristol e Liverpool). Sono i britannici che hanno invaso 178 paesi del mondo, non gli inglesi.

Io ho sempre distinto accuratamente tra britannici e inglesi. I britannici sono un concetto imperialista, inventato dai romani, ripreso dai normanni e poi sviluppato nel XVIII secolo, che prometteva che "i britannici non sarebbero mai stati schiavi", ma tutti gli altri potevano essere ridotti in schiavitù dai "britannici". I britannici hanno sempre oppresso gli inglesi, fin dal 1066. I russi, e altri, devono fare questa distinzione!

Il mondo occidentale

Perché lei non è cattolico?

Prima di tutto, perché ogni volta che entro in una chiesa cattolica romana, non sento niente. Mi sembra vuoto. In una chiesa ortodossa sento una presenza. In secondo luogo, poiché il cattolicesimo romano non è storico, non è esistito fino all'XI secolo. Terzo, perché le pretese papali sono puramente laiche e sono state riprese dall'impero romano pagano. In quarto luogo, perché per giustificare le loro pretese, i papi hanno alterato il Credo con il loro filioque, ponendo il vescovo di Roma al di sopra dei Concili universali. Quinto, perché il cattolicesimo romano ha inventato le crociate, l'inquisizione, ecc. Sesto, perché il loro clero è costretto al celibato, il che significa che una parte è costituita da pervertiti. Potrei continuare, ma sicuramente questo sarà sufficiente?

Quando sono stati introdotti gli organi nelle chiese occidentali?

I primi organi in Occidente dalla caduta dell'antica Roma furono inviati da Costantinopoli ai franchi carolingi, Pipino il Breve e suo figlio Carlo l'Alto (Carlo Magno), alla fine dell'VIII secolo. A Costantinopoli erano usati solo in occasione di eventi secolari, tuttavia i franchi li introdussero in chiesa. Nel 1054 solo poche cattedrali li avevano. Durante il Medioevo divennero leggermente più comuni.

Tuttavia, vi erano ancora grandi resistenze e lo scolastico Tommaso d'Aquino si oppose all'organo come 'forza giudaica'. Qui si riferiva all'uso degli strumenti musicali nell'Antico Testamento, che considerava pagano. Di fatto gli organi non sono mai stati introdotti in alcune chiese più tradizionali, per esempio nella Cappella Sistina. Infatti fu solo nel XVIII e XIX secolo che gli organi divennero quasi universali nelle chiese non ortodosse, soprattutto quelle protestanti. Come sappiamo, oggi sono spesso sostituiti da pianoforti, chitarre, batterie, tastiere e quant'altro si possa inventare.

Perché l'Occidente antepone il Natale alla Pasqua?

È un ambiente più complesso del mero "Occidente", che in effetti è molto vario.

Pertanto, i protestanti hanno a lungo considerato che il fatto che "Gesù" sia diventato un uomo è più importante della sua risurrezione dai morti e della nostra co-risurrezione con lui. Tuttavia, i cattolici romani sono diversi. Sembrano considerare che la crocifissione di Cristo sia più importante della sua risurrezione. Tuttavia, in entrambi i casi è vero che c'è un'enfasi sulla natura umana di Cristo, cosa che non abbiamo nella Chiesa.

Perché i vetero-cattolici non si uniscono alla Chiesa ortodossa?

Esiste una curiosa deformazione psicologica. I cattolici romani che lasciano la loro denominazione devono quasi sempre diventare protestanti, perdendo la coincidenza con l'Ortodossia. Questo è quello che è successo nel movimento vetero-cattolico, che è degenerato in una forma di protestantesimo e ha trascurato la coincidenza con l'Ortodossia. Come è stato notato nel secolo scorso, cattolicesimo e protestantesimo sono le due facce della stessa medaglia, e quella medaglia non è ortodossa. (Per inciso, in modo simile, alcuni anglicani devono diventare cattolici romani, prima di poter pensare di aderire alla Chiesa ortodossa).

Cosa ne pensa del libro di Samuel Huntington Lo scontro delle civiltà ('The Clash of Civilizations')?

L'ho scoperto per la prima volta negli anni '90 in una recensione su 'The Economist', che dovevo leggere per il mio lavoro all'epoca e ne ottenni una copia. Di tanto in tanto da allora l'ho usato come riferimento.

Alcuni lo criticarono anche allora come l'ultimo sussulto di un professore WASP conservatore del New England. Nell'epoca del Black Lives Matter sembra ancora più antiquato. Tuttavia, Huntington riconosce i limiti dell'Occidente, a differenza delle amministrazioni statunitensi dagli anni '90, che sono state attanagliate dall'illusione dell'egemonia globale. Se avessero ascoltato i suoi avvertimenti sull'interferenza occidentale in Ucraina, per esempio, non saremmo dove siamo ora, quando i russi sono pietrificati da un'invasione NATO della Russia dall'Ucraina e la tensione internazionale è stata aumentata dalle minacce aggressive di Washington. Allo stesso modo, ci sono gli avvertimenti di Huntington sull'ex Jugoslavia, che rimane una polveriera, creata dall'interferenza occidentale.

 
Il metropolita Onufrij parla di un monaco da lui conosciuto, che ha mangiato solo cavoli e pane per 30 anni

foto: news.church.ua

Mentre la santa Chiesa ortodossa riverisce molti antichi asceti – uomini di preghiera e di digiuno – non dovremmo pensare che tali persone appartengano solo ai primi secoli dell'esistenza della Chiesa: sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina ne ha parlato in un sermone tenuto nel secondo giorno di Quaresima.

Durante la visita al monastero della santa Protezione, il primate ucraino ha parlato di un monaco che aveva conosciuto personalmente e che non aveva mangiato altro che cavoli per 30 anni.

"Quando parliamo di digiuno, immaginiamo alcuni tempi antichi – asceti nel deserto, nelle grotte e in altri luoghi... e pensiamo che tali persone non esistano ai nostri giorni", così sua Beatitudine ha iniziato la sua storia, "ma vorrei dirvi che non è proprio così. Ho visto molti uomini di digiuno nella mia vita e vi parlerò di uno di loro con cui ho servito. È un prete".

Sua Beatitudine spiega che a metà degli anni '80 fu nominato abate di un monastero di rappresentanza di Mosca nel villaggio di Lukino, fuori Mosca, dove servivano 5 monaci.

"Desiderando regolarizzare la vita locale, avevo deciso di organizzare un pasto comune per tutti i fratelli. Questi trascorrevano l'intera giornata nelle loro obbedienze, in luoghi diversi, e io decisi che dovevamo riunirci tutti almeno una volta al giorno", ha spiegato il metropolita Onufrij.

"C'era lì un solo ieromonaco. Ci riunimmo a pranzo e lo vidi portare un piatto di cavoli acidi. Era la Grande Quaresima. Gli chiesi: 'Non mangi quello che mangiano tutti? ' (Avevamo cucinato una semplice zuppa). 'No, no', disse, 'Ho la mia dieta...' "

"E così fino alla Pasqua mangiò solo un piatto di cavoli e un pezzo di pane", ha osservato sua Beatitudine.

"Arrivò il giorno di Pasqua: avevamo pesce, uova... E vidi di nuovo questo fratello che portava il suo piatto di cavoli e, in cima, tre piccoli pezzi di pane. Gli dissi: 'Padre Vasilij, che cos'è questo? "E lui rispose: 'Ho un po' di consolazione oggi, è Pasqua'."

"Poi i fratelli mi dissero che per 10 anni non aveva mangiato altro che cavoli e pane", ha detto il primate ucraino, osservando che il monaco era magro ma sempre vivace e di buon carattere, pieno di ottimismo spirituale, mai scoraggiato, e mai in lite con chiunque. Era un monaco modesto e lavorava più duramente di tutti gli altri, ha spiegato il metropolita Onufrij.

Una volta, padre Vasilij ebbe persino la polmonite, e non importava quanto i dottori cercassero di convincerlo che aveva bisogno di mangiare carne, rispose semplicemente: "Non lo farò".

Si rifiutò anche di mangiare pesce e caviale, nonostante i tentativi dei medici.

"E così, non mangiava nient'altro: cavoli, pane... Per 30 anni mangiò solo cavoli e pane. Così visse per molti anni. Ricordo che era sempre di buon umore. Solo nella vecchiaia ebbe dei problemi alle gambe, non riusciva a camminare bene".

"Un uomo ha vissuto tutta la sua vita in questo modo, e la maggior parte delle persone non lo sapeva nemmeno", ha commentato sua Beatitudine.

Il metropolita Onufrij ha sottolineato che non ci sono molte persone simili, ma il mondo si appoggia su di esse. Sono un esempio per noi che non succederà nulla di male se restiamo senza qualcosa per un po'. "Devi solo avere coraggio", ha detto.

"Possa il Signore aiutarci, cari fratelli e sorelle, a forzarci almeno un poco ad avere moderazione nel digiuno e che lo spirito di pentimento venga da noi in questo digiuno, in modo da poter modificare la nostra vita e degnamente incontrare la grande e luminosa festa della Risurrezione di Cristo", ha concluso sua Beatitudine.

 
Domande e risposte (gennaio 2022)

La terza Roma

Lei crede che Mosca sia la Terza Roma?

Penso che una tale convinzione sia irrilevante al giorno d'oggi. Questo perché la Prima Roma cadde nel 476, la Seconda Roma cadde nel 1453 e la Terza Roma cadde nel 1917. Perché caddero tutte? Perché tutte avevano dimenticato Gerusalemme e i profeti. Questa è l'unica cosa importante da sapere. Una Roma (Chiesa di Stato) senza una Gerusalemme (Fede vivente) è morta. La Terza Roma può rivivere sempre e solo se ricorda Gerusalemme.

Africa

Pensa davvero che il nuovo Esarcato russo in Africa possa essere un successo? Ha sollevato molte ostilità e critiche, anche tra gli ortodossi russi.

Per essere onesti, gli unici ortodossi russi che conosco e che sono contrari all'Esarcato in Africa sono razzisti suprematisti bianchi, che odiano i neri, sono contrari a "Black Lives Matter", sono fanatici sostenitori di Trump e hanno sostenuto l'assalto al Campidoglio di Washington nel gennaio 2021. Tuttavia, in tutta onestà, queste sono tutte persone che non sono comunque in comunione con l'intero Patriarcato di Mosca, anche se si definiscono "ortodossi russi".

Per quanto riguarda il possibile successo, aspettiamo e vediamo. Sarà un successo solo se la Chiesa russa inizierà presto a consacrare idonei candidati locali come vescovi e si formerà una Chiesa ortodossa africana autonoma. I greci coloniali del Patriarcato di Alessandria hanno avuto 1.500 anni per convertire l'Africa nera. Non lo hanno fatto, e hanno congedato il futuro san Nettario della Pentapoli, che voleva farlo. Al momento 150 sacerdoti africani si sono trasferiti nell'Esarcato russo, meno di un terzo del totale. Vediamo cosa succederà in seguito. Penso che sia troppo presto per dare un giudizio.

Sebbene le autorità di Mosca fossero pronte ad ricevere il clero africano perché i loro leader erano entrati nello scisma e il clero non poteva più vivere con la propria coscienza, Mosca non ha finora fatto lo stesso con noi. Aspettiamo e vediamo. Provare per credere.

I nuovi martiri

Alcuni dei santi russi non erano ortodossi. Per esempio, la granduchessa Elisabetta cercò di introdurre diaconesse in stile protestante nella Chiesa russa. Perché persone come lei sono accettate come sante?

Il vescovo Germogen di Tobol'sk si era castrato, padre Pavel Florenskij scriveva cose strane, la granduchessa Elisabetta voleva diaconesse in stile protestante, attaccava i giusti per disinformazione e vestiva le sue monache con una strana uniforme. Sì, tutti hanno sbagliato, ma tutti gli errori sono lavati dal sangue del martirio. Questa è l'unica cosa importante che si deve sapere. Il martirio non giustifica gli errori nelle vite precedenti dei martiri. Dopotutto molti martiri furono carnefici fino al momento della conversione, a volte solo pochi minuti prima del martirio. Pensiamo al ladrone che si è pentito sulla croce. Nessuno giustificherebbe un furto in causa sua. Dobbiamo guardare alla fine dei martiri, non al loro inizio o al loro cammino e ai loro errori in quei momenti. Non respingiamo i santi canonizzati. Sarebbe un grave peccato.

Traduzioni liturgiche

Quale traduzione usate nelle funzioni?

Nelle nostre parrocchie utilizziamo una versione anglicizzata delle traduzioni Jordanville/Lambertsen. Devono essere anglicizzati, poiché contengono molti americanismi ("outside of", "homeland", "in behalf of", e così via). Inoltre, alcune di queste traduzioni sono state fatte anche da persone la cui prima lingua era il russo e che non conoscevano molto bene l'inglese e altre sono state fatte da persone che volevano forzare l'inglese nella camicia di forza di un'altra cultura e della sua lingua.

A volte, per ignoranza dell'inglese, si rifiutano persino di tradurre le parole. Così nel IV secolo 'hypostasis' fu tradotto come 'persona' in latino, 'person' in inglese. E nel VI secolo la parola ebraica 'Pascha' fu tradotta con 'Easter'. Allora perché mantenere "hypostasis" e "Pascha"? Molto strano è anche il rifiuto di tradurre 'Theotokos', tradotto nel V secolo come 'Dei Genetrix' in latino, che dà 'Birthgiver of God' in inglese (e in modo simile in tedesco). Allo stesso modo è strano il rifiuto di tradurre 'prelest' (a sua volta traduzione del greco 'plani'), dato che san Giovanni Cassiano molto tempo fa lo tradusse con 'illusio' in latino, che dà 'illusion' o 'delusion' in inglese. Ricordo una lunga conversazione negli anni '80 con la defunta madre Magdalina Grabbe, che insisteva sul fatto che solo lo slavonico può essere usato per tali parole, in quanto "intraducibili". Ma sono traducibili: bisogna solo conoscere meglio le lingue inglese e greca.

Tali traduttori possono fare una sorta di traduzione altamente letterale ("temple" invece di "church" o "house"), ma anche traduzioni pseudo-arcaiche ("wrath" invece di "anger", "tribulation" invece di "sorrow"), come se l'inglese avesse alcuna storia e non fosse stato usato come lingua letteraria e liturgica per oltre mille anni. Come risultato di entrambi i gruppi di traduzioni, nei loro libri ci sono diversi errori grammaticali di base ("is" invece di "are") e linguistici (non usiamo "offer an oblation", che è l'equivalente di "offrire un'offerta", ma "make an offering") e persino un'eresia (non offriamo "worship" alle icone!) così come diversi errori di traduzione, che sono semplicemente sbagliati. Per esempio, dovremmo pregare per tutti coloro che viaggiano "by water", non per tutti coloro che viaggiano "by sea".

Noi:

  1. Evitiamo le forme arcaiche: In behalf of = on behalf of; in that = as; unto = to; upon = on; wherewith = with which; "do thou break" = "break"’; "hear ye" = "hear"; pray that he come= pray that he may come. Usiamo la desinenza 's' per la terza persona singolare, non - 'eth'. (Nel XVII secolo la stampa della desinenza 'eth' era già arcaica e si pronunciava 's').

  2. Evitiamo le inversioni e gli ordini di parole innaturali e poco chiari: ever didst thou = thou didst ever; light divine = divine light.

  3. Evitiamo i termini inglesi oscuri, vittoriani, latinizzati o ellenizzati.

Ecco alcuni esempi:

Asceticism – ascetic life

Assemble – gather together

Carnal – fleshly

Chant- sing

Disperse – scatter

Distribute – give out

Effulgence – radiance, brilliance

Emit – give out

Hymnody – hymns

Hypostasis – Person

Illumine – enlighten

Incorporeal – bodiless

Inundate – flood

Lambent – softly shining

Laud – praise

Luminary – beacon

Manifest (adjective) – plain, clear

Manifest (verb) – reveal, show forth

Mistress – Sovereign Lady

Noetic – spiritual, invisible, of the heart

Rescue – deliver

Solicitous – attentive

Stichos – verse

Suspend – hang

Theologise – make theology

Theotokos – Birthgiver of God, Mother of God

Thither – there

Traverse – cross

Unoriginate – without beginning, from everlasting

Whither – where

Il battesimo

I genitori del bambino possono essere presenti al battesimo del loro bambino?

Nella pratica contemporanea, ovviamente lo sono. L'antica pratica della presenza dei soli padrini funzionava bene quando i padrini e tutti gli altri partecipanti al battesimo vivevano nello stesso villaggio e i padrini erano parenti stretti. Ma noi non viviamo più in quel mondo: siamo nel 2022.

I battesimi devono essere effettuati esattamente quaranta giorni dopo la nascita?

Quaranta giorni dovrebbero essere visti come un tempo massimo di attesa, non come un tempo minimo. 14-20 dopo la nascita giorni era il tempo medio per il battesimo di un membro della famiglia imperiale russa. E molti bambini erano battezzati il giorno dopo la nascita. È spiritualmente sbagliato costringere i bambini ad aspettare il battesimo e la comunione per più di quaranta giorni.

Il sacerdozio

A cosa dovrebbero prestare attenzione i sacerdoti che ricevono i non ortodossi nella Chiesa, per evitare che i convertiti se ne vadano in seguito?

Penso che la maggior parte dei sacerdoti faccia del proprio meglio, ma purtroppo l'orgoglio ha il suo prezzo. Ci sono alcuni convertiti che hanno una convinzione profondamente arrogante di conoscere la Chiesa meglio degli altri, e quindi non hanno nulla da imparare da essa. Dopo due o tre anni cercano poi di imporre alla Chiesa nuove riflessioni sulle proprie convinzioni e atteggiamenti precedenti. Queste persone se ne vanno sempre. Tutto quello che posso dire è: attenzione all'orgoglio.

Perché non fa dei podcast?

Come forse saprà, non mi piacciono le fotografie. Mi preoccupo sempre di ciò che è anche peggio delle foto e dei podcast, cioè dei culti della personalità, degli "spettacoli personali". Non voglio giudicare in alcun modo i sacerdoti che fanno podcast, ma questi non fanno per me. C'è il pericolo, come è accaduto in Russia, che qualcuno si faccia crescere la barba lunga e i capelli lunghi e poi si presenti come una specie di 'starets'. Ho visto fin troppi giovani che stanno al computer tutto il giorno, ascoltando i loro guru, invece di andare in chiesa. Il cristianesimo è un atto comune, noi preghiamo insieme. L'intero concetto di "ministero su Internet" è protestante, individualistico, estraneo a me. Siamo salvati assieme, non da soli, come dei 'celibi involontari'.

Statistiche

Sicuramente, per logica, voi ortodossi dovreste essere cattolici romani, voglio dire che ci sono sei volte più cattolici degli ortodossi.

Se seguiamo la logica mondana, dovremmo non essere cristiani, poiché la maggior parte delle persone sul pianeta al momento non crede in Cristo. Se avessero seguito la logica mondana, i dodici apostoli non avrebbero certamente dovuto preoccuparsi di predicare ai milioni di persone dell'Impero Romano, per non parlare del resto del mondo. I lontani antenati dei cattolici romani erano ortodossi. Il fatto che oggi i loro lontani discendenti non lo siano, non è un motivo per unirci al loro errore! Non seguiamo le statistiche. Qualità, non quantità. Non è la frequenza con cui andiamo in chiesa che conta (la base delle statistiche cattoliche e protestanti), ma il modo di vivere che conduciamo che conta (la realtà ortodossa).

 
Il fenomeno di Harry Potter e le reazioni ortodosse

Oltre sei anni fa (21 luglio 2007) è uscito l’ultimo dei volumi della serie di Harry Potter, che ha fatto discutere i cristiani di ogni paese. Anche nel mondo ortodosso non sono mancate alcune critiche, che tuttavia hanno mancato di profondità e di originalità, appiattendosi sui dati ingenui e superficiali delle critiche dei protestanti fondamentalisti americani. Una notevole eccezione è costituita dal saggio del 2003 del vescovo Auxentios di Photiki, già allievo di padre George Florovsky. Questo saggio, con rara sagacia e buon senso, fa a pezzi le argomentazioni fondamentaliste, aiutando ad analizzare (cosa in sé ancor più importante dello stesso fenomeno letterario dei libri di Harry Potter) una pericolosa dipendenza, in alcuni circoli ortodossi, dagli schemi mentali di quello stesso Occidente che in tali circoli si ama criticare. Presentiamo il saggio sulle reazioni ortodosse al fenomeno di Harry Potter nella sezione “Confronti” dei documenti.

NB. Il vescovo Auxentios è uno dei membri del Sinodo dei resistenti, noto anche in Italia con il nome di “Chiesa ortodossa tradizionale”, di cui la Chiesa ortodossa non accetta le contraddittorie posizioni ecclesiologiche di “estremismo moderato”, come abbiamo già sottolineato in un altro articolo. Offriamo il testo in omaggio al buon senso dell’autore sul punto specifico della critica delle esagerazioni di parte ortodossa ai libri di Harry Potter, e non come avallo di alcuna delle aberrazioni dottrinali del sinodo da lui rappresentato.

 
Patriarca Kirill: i fedeli hanno bisogno di cura pastorale online, ma i sacerdoti devono essere molto cauti

foto: userapi.com

Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ha guidato ieri l'Assemblea diocesana di Mosca del 2020, toccando, tra le altre cose, la presenza e il ruolo dei chierici sui social network. Internet è oggi un'area importante per la cura pastorale, ha detto il patriarca, anche se i sacerdoti devono stare molto attenti a mantenere intatte la loro dignità sacerdotale e le loro priorità.

Il patriarca ha ricordato che l'Assemblea 2019 ha proposto il tema, “La presenza di un sacerdote sui social network: esperienze positive e pericoli”, da prendere in considerazione nelle conferenze pastorali, aggiungendo che il periodo di quarantena ha reso questo argomento ancora più rilevante. Ha anche notato che i materiali di queste conferenze sono stati una delle sue fonti per preparare il suo rapporto per l'Assemblea di quest'anno, come riferisce Patriarchia.ru.

"Certo, non possiamo lasciare le tante persone coinvolte nei social network senza cura pastorale. Allo stesso tempo, è ovvio che non tutti i preti possono essere predicatori sui social network e che i social network hanno le loro tentazioni speciali per un prete", ha detto il patriarca Kirill.

Un sacerdote impegnato nell'opera di evangelizzazione online dovrebbe avere una buona istruzione e un livello culturale generalmente elevato, ha detto il patriarca. E secondo l'opinione generale dei partecipanti alle varie Conferenze pastorali, tali sacerdoti dovrebbero essere prima di tutto pastori "con molti anni di esperienza nel portare le persone a Cristo".

E poiché le persone si rivolgono sempre di più ai dispositivi elettronici per soddisfare tutte le loro esigenze, uno dei compiti dei sacerdoti oggi è aiutare le persone a comprendere l'importanza di partecipare alla vita parrocchiale reale, e in particolare alla santa eucaristia e ai servizi divini, ha detto il patriarca.

È anche importante essere consapevoli del fatto che le comunicazioni online non consentono necessariamente la privacy, specialmente in materia di confessione e consulenza spirituale.

I sacerdoti online devono anche ricordare che la loro vocazione è a portare le persone a Cristo, non a se stessi, sebbene i social network presentino la tentazione di creare un culto della personalità.

Inoltre, le attività in linea non devono sottrarre la partecipazione del sacerdote alla vita liturgica e ad altre attività della sua parrocchia. Se un prete-blogger, ad esempio, ha più follower che parrocchiani nella sua parrocchia, c'è una vera tentazione per lui di diventare semplicemente un blogger che parla di vita spirituale e di smettere di essere un vero pastore. E più seriamente, la celebrazione dei servizi divini e della santa eucaristia potrebbe iniziare a prendere il secondo posto nella sua vita.

I sacerdoti devono fare una valutazione sobria delle loro attività, preferibilmente con il consiglio di chierici più esperti o del loro vescovo. Sfortunatamente, ci sono stati casi di sacerdoti che sono diventati così immersi online da trasformarsi in life coach o psicologi e decidere di rinunciare al loro sacerdozio, ha detto sua Santità.

I sacerdoti online devono anche stare attenti a mantenere la loro dignità sacerdotale, ha enfatizzato il patriarca Kirill. Non devono piegarsi a insulti, minacce o cose del genere solo per intrattenere le persone.

"Un prete, a volte molto giovane, comincia a pensare di essere un pastore esperto – ha così tanti abbonati! – capace di rispondere alle tante domande che gli vengono rivolte nella realtà virtuale", ha continuato sua Santità. "Questi chierici spesso perdono la capacità di accettare qualsiasi critica, e non solo su Internet, o rispondono alle obiezioni con discussioni infinite. La cura per questa malattia dovrebbe essere cercata nella preghiera, nell'umile accettazione dei consigli e della guida dei propri simili".

Naturalmente, un sacerdote può avere il suo punto di vista su ciò che sta accadendo nel mondo, ma dovrebbe essere basato su una "ponderata valutazione teologica e di preghiera".

"Il ministero della Chiesa dovrebbe essere una questione di proclamare la Buona Novella di Cristo Gesù, del Regno di Dio che viene con potenza (cfr. Mc 9:1), e non di valutazioni personali o polemiche", ha concluso il patriarca Kirill.

 
Ciò che sta accadendo in Ucraina è una tragedia per tutti

Molti occidentali hanno incontrato il notevole vescovo georgiano, il metropolita Nikolozi, che ha fatto una serie di visite di beneficenza in varie città degli Stati Uniti, ha tenuto conferenze e presentazioni dei suoi film, e, a sua volta ha ricevuto i pellegrini nella propria diocesi georgiana. Il suo lavoro missionario arriva direttamente dal cuore, come le tante persone che sono state battezzate durante i suoi viaggi missionari possono testimoniare.

Può un fisico credere in Dio? Come dovrebbe essere un moderno cineasta? Perché il Signore permette guerre e persecuzioni contro i cristiani? Quale esperienza può condividere la Georgia con la Russia e l'Ucraina? Queste sono questioni discusse in un'intervista di RIA Novosti con questo vecovo dai molti talenti della Chiesa ortodossa georgiana, il metropolita Nikolozi (Pachuashvili) di Akhalkalaki e Kumurdo.

Il metropolita Nikolozi (Pachuashvili) di Akhalkalaki e Kumurdo

Gli eventi in Ucraina stanno provocando una risposta attiva nella società mondiale. Anche la Chiesa, colta nel conflitto tra due stati, ha il suo rapporto con la tragedia. Anche le famiglie si stanno frantumando a causa di diverse vedute politiche – ci sono persone che vivono in Ucraina che hanno rotto i legami con i parenti in Russia...

Posso chiamare ciò che sta accadendo in Ucraina con un solo nome: una guerra fratricida. Abbiamo anche sperimentato e sperimentiamo il suo peso sia a livello di conflitto internazionale e di processi politiche, sia sul livello di manifestazioni comuni di tutti i giorni. Succede ancora nella nostra società che i membri di una famiglia abbiano diverse convinzioni politiche e quindi abbiano tra loro rapporti di tensione, di diffidenza, quasi di ostilità. Purtroppo, questa è una tragedia umana comune. Ma il problema maggiore consiste nel fatto che le persone non hanno abbastanza fede. Sarebbe corretto guardare tutto quello che succede dal punto di vista della nostra confessione religiosa.

Posso dire che quanto più una persona capisce le fonti della sua fede, quanto meno aggressiva che sarà verso un'altra persona. Avendo a che fare con georgiani, russi, abkhazi e osseti mi sono sempre rivolto a loro come a cristiani, anche se non erano cristiani. Dopo tutto, a prescindere dalla loro fede, se le persone trovano una motivazione religiosa in se stesse, se si rivolgono più spesso alle loro radici religiose, molto probabilmente si troverà una soluzione ai conflitti senza il bisogno di sangue.

Ma non ci sono mai state in Georgia così tante organizzazioni scismatiche, quante ce ne sono in Ucraina. Ora i membri del cosiddetto Patriarcato di Kiev e i greco-cattolici stanno cercando di proporre le loro piccole soluzioni politiche, e il governo del paese li sta sostenendo. Come si dovrebbero trattare gli scismatici?

Gli scismatici sono persone che hanno diverse esigenze e argomentazioni, e seguono sempre le loro finalità. Sono certo che dobbiamo combattere non tanto contro gli scismatici quanto a favore della nostra fede. Perciò invito i cristiani prima di tutto a essere più ortodossi. Allora il Signore li proteggerà da "tutti i nemici" e indicherà la retta via, che porta fuori dal conflitto.

Il problema principale è la non-religiosità di una grande maggioranza della popolazione moderna. Questo è ciò che provoca gli scismi, e la ragione di questi scismi è prima di tutto l'orgoglio. Dopo tutto, secondo le spiegazioni dei santi padri – in modo particolare, sant'Ignazio (Brianchaninov) – lo scisma e l'eresia sono "peccati della mente". E proprio come ogni peccato corrisponde a una certa inclinazione sensuale interiore, lo scisma e l'eresia corrispondono alla durezza di cuore. È meglio affrontare questo problema proprio da questo punto di vista. Se vogliamo influenzare uno scismatico, non dovremmo in alcun modo rivolgerci a lui con aggressività, ma solo con amore cristiano. Se noi ortodossi avremo questo amore cristiano e se siamo sicuri della nostra confessione di fede, allora qualsiasi conflitto può essere domato.

In generale, ciò che sta accadendo oggi in Ucraina è una tragedia per tutte le persone ragionevoli. Solo poco tempo fa ero sul Monte Athos e ho servito la Divina Liturgia con il metropolita Antonio, il direttore operativo della Chiesa ortodossa ucraina. Abbiamo dedicato la nostra concelebrazione al sostegno dei cristiani ortodossi. Io non faccio distinzione tra ortodossa russi, georgiani o ucraini. Siamo tutti cristiani.

Il fatto che oggi in Ucraina ci siano attacchi alle chiese, che cerchino di impossessarsi di chiese con la forza – tutto questo è una manifestazione di qualcosa che non ha assolutamente alcun carattere religioso. Naturalmente, in Georgia preghiamo continuamente per i cristiani in Ucraina; li sosteniamo, e guardiamo con grande ansia al destino dei sacerdoti che devono adempiere ai loro doveri e svolgere il loro servizio in condizioni tanto complicate. Tutto questo è molto vicino a casa nostra: Nel 1993 abbiamo vissuto quasi la stessa cosa. In Abkhazia, nel villaggio di Comana, dove fu martirizzato san Basilisco (IV secolo) e fu sepolto san Giovanni Crisostomo (V secolo), hanno sparato allo ieromonaco Andrea (Kurashvili-Ed.), un uomo che non aveva mai preso un'arma in mano. È stato ucciso solo perché era un rappresentante della Chiesa ortodossa georgiana.

Ha parlato di cuori induriti. Quest'anno abbiamo celebrato il 70° anniversario della vittoria nella grande guerra patriottica. Ma nemmeno un secolo è passato da quella guerra mondiale e la società mondiale è già disposta a iniziarne una nuova. Quale potrebbe esserne il motivo questo – brevità della memoria umana, ambizioni politiche, o la morte delle qualità morali e spirituali? Secondo lei, perché la gente ha dimenticato così rapidamente gli orrori della seconda guerra mondiale?

Mi sembra che non ci sia bisogno che passi un secolo perché inizi una nuova guerra. Nel 1945, quando è arrivato il Giorno della Vittoria, sono convinto che ci fossero persone che si rammaricavano sinceramente che la guerra fosse finita. C'erano anche coloro che erano pronti a continuare le azioni militari, perché era vantaggioso per loro. E dopo la seconda guerra mondiale, il mondo non ha potuto tirare un sospiro di sollievo: anche nei giorni in cui le azioni militari stavano finendo e venivano scritti trattati di pace, nuove alleanze si formavano per perpetuare la guerra. Anche ora nel mondo ci sono guerre locali e conflitti militari. Coloro che iniziano le guerre cercano i propri avidi interessi, prima di tutto l'amore del denaro e l'orgoglio umano. Cosa si può fare per questo?

L'anima umana ha un solo medico – il Signore deve umiliare queste persone, come ha umiliato tutti noi alla vigilia della fine della seconda guerra mondiale. Il 6 maggio 1945 la festa del grande martire Giorgio cadde nello stesso giorno della Pasqua, e in questo stesso giorno la Germania iniziò i negoziati per la resa. Questa coincidenza, per chi ha orecchie per intendere, ovviamente, conferma la provvidenza di Dio in tutte le vicende gioiose di quei giorni e disperde tutti i dubbi in merito alla questione degli errori storici e della fine della guerra. Il Signore ci mostra direttamente dov'era la verità storica in questi eventi: l'atto di capitolazione della Germania fu firmato dal "maresciallo della Vittoria" che portava il nome di Georgij!

Faremmo bene a ricordare continuamente che come il nostro nemico non è un uomo e non è un politico. C'è un nemico comune, che vorrà sempre e soltanto il male per le persone, e questo nemico si manifesterà in vari modi, tra cui le guerre. Ma il Signore ci custodisce e ci protegge. E se una persona può proteggere se stessa dalle parte di persone malvagie, può essere protetta da uno spirito malvagio solo con l'aiuto di Dio. Quindi speriamo nel Signore e preghiamo. E la soluzione per tutti noi consiste nel pregare insieme.

Lei è nato a Tbilisi durante il tempo in cui la fede era perseguitata nell'URSS atea militante. Quant'era importante la religione per la sua famiglia, come ha fatto la Chiesa a conservare la fede dei suoi padri, ed è riuscita a passarla in eredità?

Sono nato in una famiglia che non aveva alcun membro del clero né una tradizione viva di religiosità. Nondimeno, il fatto che oggi oltre il 95 per cento della popolazione georgiana considera l'Ortodossia come la sua religione significa che la fede durante gli anni della persecuzione è stata davvero conservata negli strati più profondi della coscienza umana e della cultura del nostro popolo. Per esempio, quando ero bambino dipingevamo le uova a ogni Pasqua. E ogni bambino veniva battezzato senza eccezione. Io, per esempio, sono stato battezzato nella prima infanzia, cosa che era perfettamente naturale, nonostante i divieti e le persecuzioni. Queste tradizioni sono state conservate nel nostro popolo. Questo è esattamente il motivo per cui ho preso molto facilmente la decisione di entrare nella vita della Chiesa alla prima occasione.

Questo significa che non ci sono state persecuzioni su vasta scala contro la religione, la fede, la Chiesa, i sacerdoti in Georgia come ci sono state in Russia?

La Chiesa georgiana era in una posizione molto difficile. Bolscevichi e atei militanti hanno voluto distruggere completamente l'Ortodossia in Georgia. Ora, naturalmente, la situazione si è normalizzata, ma non è possibile produrre nessuna statistica. Ho sentito dire che in Russia ci sono dati statistici che dimostrano che quasi ogni giorno almeno un nuova chiesa si apre sul territorio del paese. Non esistono cifre ufficiali in Georgia, ma si costruiscono chiese, si ordinano sacerdoti, e ora ce ne sono già migliaia. Si potrebbe dire che il loro numero ha raggiunto i livelli pre-rivoluzionari.

È venuto alla Chiesa dopo la laurea presso il dipartimento di fisica dell'Università statale di Mosca. Perché ha scelto questo campo?

Fin da piccolo ho sempre avuto una sete di conoscenza ed ero interessato alla natura e alle sue leggi. Poiché la fisica è una scienza della natura, ho passato molto tempo a studiarla, fin dalla scuola elementare. Ho anche frequentato una scuola di fisica e matematica. È vero, ho pensato a lungo in quale università entrare perché avevo molti interessi diversi, come le lingue e la linguistica, o la matematica come forma astratta di pensiero. Ma alla fine ho dato la preferenza alla fisica. In un primo momento sono entrato all'Università di Tbilisi, e più tardi, nel terzo anno, mi sono trasferito all'Università statale di Mosca A quel tempo era possibile farlo – gli studenti erano inviati a studiare in varie città dell'URSS in base al loro campo. Mi sono laureato al dipartimento di fisica dell'Università statale di Mosca nel 1985.

Che cosa l'ha motivata, in quanto laureato in scienze naturali, lontano da tutte le questioni di spiritualità o comprensione religiosa del mondo, non solo a venire alla Chiesa, ma anche a rimanervi? Dopo tutto, lo stereotipo è che gli scienziati naturali sono in maggior parte atei.

E questo è veramente un falso stereotipo. Basta leggere le biografie di tutti i grandi fisici, raramente si trova un ateo tra di loro. Newton era un famoso teologo. E Blaise Pascal o Albert Einstein? Tutti credevano in Dio. Quindi non c'è nulla di innaturale quando una persona inclinata verso le scienze esatte arriva alla fede in Dio. Anche Johannes Kepler diceva mentre osservava i corpi celesti che, se non fosse stato un credente, sarebbe comunque giunto da solo al pensiero che vi è un autore di tutto questo ordine. La fisica è l'osservazione della natura; e se noi approfondiamo e guardiamo con più attenzione, possiamo sempre vedere le impronte della creazione divina.

Ha visto, personalmente, queste impronte nelle sue attività scientifiche?

Alla fine non sono diventato uno scienziato. Durante i miei studi all'università mi sono interessato ad altre cose oltre alla fisica. Forse questo in una certa misura ha posto le basi per la mia formazione continua nell'istituto teatrale dopo la laurea al dipartimento di fisica. Mi sembrava che comunicare con la gente fosse più importante in quel momento, quando il servizio sociale della Chiesa stava appena cominciando a svilupparsi. La scienza – in ogni caso, come io la immaginavo – aveva come presupposto l'isolamento e la concentrazione. Considero ancora interessanti le attività scientifiche e le scienze naturali, ma non posso permettere a me stesso di perseguirle, perché sento un maggior bisogno di assistenza diretta alle persone. Quindi non posso dire nulla circa la mia esperienza accademica e l'incontro con Dio in essa.

Probabilmente sarei giunto solo teoricamente alla convinzione dell'esistenza di un creatore dal punto di vista scientifico. E sarebbe stata una cosa del genere: sia in fisica sia in matematica vi è il concetto di "spazio chiuso". Questo è uno specifico concetto scientifico. Il mondo materiale, il nostro universo, può essere immaginato come un sistema materiale chiuso, e in esso non c'è apparentemente alcuno spazio per un Dio immateriale. Ma i matematici hanno dimostrato che in ogni spazio chiuso esiste una posizione che non procede dall'assioma di questo spazio, eppure non la contraddice. Nel nostro caso questo significa che l'esistenza di Dio non procede dalle leggi del mondo materiale, e tuttavia non le contraddice.

Lei ha anche studiato presso il dipartimento di animazione nell'Istituto Statale di Cinematografia Shota Rustaveli a Tbilisi. Perché ha scelto proprio questo dipartimento? Che cosa l'ha attratto e ancora l'attrae nell'animazione? Ha creato qualche cartone animato?

Nella mia comprensione, animazione e cartoni animati sono concetti leggermente diversi. I cartoni animati sono quello che chiamano uno specifico tipo di film d'animazione, per lo più rivolto ai bambini. Ma la parola "animazione" implica "portare alla vita". Ero profondamente interessato all'animazione, proprio perché quasi ogni film, a mio avviso, è animazione. Dopo tutto, se si guardano i nastri dei film, sono tutti costituiti da immagini fisse che entrano in movimento solo quando sono guardate rapidamente, una dopo l'altra. Solo i principi della creazione dell'immagine differiscono: le immagini sono o disegnate o fotografate. Quest'ultimo è il film.

L'arte del cinema, come la letteratura, crea immagini. Dopo tutto, il Signore Gesù Cristo ci ha dato il primo esempio di creazione di tali immagini. Raccontava storie che a volte non avevano alcun fondamento nella storia reale, ma queste stesse storie sono divenute le prime opere d'arte cristiana. Mi sembra che tutta l'arte, in particolare il cinema e in parte l'animazione, è una creazione di immagini e parabole. Quindi per me ogni film è una sorta di parabola.

Lei è spesso in Russia e a Mosca. Che cosa l'ha portato questa volta nella capitale russa?

Il motivo della mia visita in Russia questa volta è di difendere la mia tesi di laurea all'Università ortodossa umanitaria di san Tikhon. Il tema della mia tesi è "Aspetti missionari del servizio del profeta Giona nell'esegesi patristica della Chiesa cristiana antica".

Ho scelto il tema, ovviamente, non per caso. È stato determinato dalle particolarità e dai compiti del mio servizio. Dal 1991, sono stato vice-presidente del dipartimento missionario del patriarcato georgiano. E il tema della missione, dell'opera apostolica, è fondamentale nella Chiesa georgiana, così come lo è nella Chiesa russa; o più esattamente, nell'Ortodossia universale. Perciò è molto importante avere una piattaforma teorica, naturalmente, sulla base della Sacra Scrittura, che dovrebbe assolutamente descrivere e spiegare i fondamenti e i principi del lavoro missionario, compresi quelli del Nuovo Testamento, che rimangono rilevanti ai nostri giorni. Ho difeso con successo la tesi.

La tesi passerà attraverso il comitato superiore d'attestazione [statale]?

L'Università ortodossa umanitaria di san Tikhon, fondata nel 1992 con la benedizione del patriarca Alessio II, ha tra i suoi obiettivi l'introduzione delle discipline ecclesiastiche nello standard educativo statale. Anche questa è una sorta di opera missionaria. Una tesi di teologia è già accettata dal comitato superiore d'attestazione, ma non è ancora considerata come un titolo accademico. Tuttavia, mi auguro che alla fine lo sarà.

In Russia da alcuni mesi c'è stata una vivace discussione attorno al film di Andrej Zvjagintsev, "Leviathan". Alcuni lo definiscono tempestivo e necessario, per l'Ortodossia tra le altre cose, mentre altri, al contrario, sono sicuri che il produttore stia agendo contro la Chiesa e la fede ortodossa russa. Ha visto questo film, e se sì, cosa prova a riguardo?

Sì, ho visto il film. Gli autori del film stavano cercando di creare l'immagine di un leviatano, cioè del male invincibile, nell'alleanza tra le autorità secolari e quelle spirituali, e di mostrare in questo una certa disperazione in esso. Il leviatano esiste: è il principe di questo mondo. Purtroppo, è presente nella vita reale e si manifesta attraverso persone reali, ma dobbiamo proteggerci da lui in modo corretto. Ho diverse denunce gravi da fare al film "Leviathan". E la prima è, ovviamente, legata alle norme linguistiche. Quello che oggi è chiamato in modo accettabile un lessico non normativo è di fatto un linguaggio volgare, e questo, purtroppo, è il peccato di molti autori. Mi sembra che il turpiloquio non possa avere nulla in comune con l'arte. Ogni emozione, che si tratti di rabbia, gioia o delusione, può essere espressa in un linguaggio letterario decente. La spiegazione che questo sia presumibilmente un riflesso della realtà suona in questo caso come non più di una giustificazione per le inadeguate capacità professionali a presentare quei pensieri e a evocare quei sentimenti nel pubblico che il film dovrebbe apparentemente toccare. Il lessico non normativo non corrisponde alla realtà; è solo la sua parte oscura. Dopo tutto, ci sono immagini in cui anche gli eroi più negativi sono abbastanza convincenti, anche se sono in grado di fare a meno di tale linguaggio. E sia gli attori sia i produttori trasmettono appieno il significato degli eventi e dei sentimenti dei loro personaggi, forse con ancor maggiore forza e precisione.

La seconda lamentela che ho è al livello della comprensione: perché l'artista crea questa o quella immagine, e che cosa vuole dire o descrivere con loro? Una cosa è quando l'autore ha un certo prototipo vero e proprio, e un'altra è quando si tratta solo di pura invenzione. In quest'ultimo caso dobbiamo capire chiaramente quale è lo scopo per cui si fa una certa cosa. Mi riferisco all'immagine di un vescovo presentato nel film.

Se questa è una forma di "aiuto amichevole" nella guarigione della presunta malattia nella Chiesa, allora come la vedo io, l'autore non è riuscito affatto nel suo scopo. Oggi non ci sono così tanti vescovi da poter creare un'immagine generalizzata di uno di loro. Pertanto, la presentazione di un simile personaggio sullo schermo porta immediatamente a sentire il desiderio di sapere chi è la persona specifica nascosta dietro di esso. Ma per il mero fatto del piccolo numero di vescovi, uno del genere, anche se fosse esistito, sarebbe stato denunciato dalla gerarchia ecclesiastica prima di quanto sarebbe stato in grado di fare l'autore di questo film.

E se questa è un'immagine inventata, allora non si riesce a capire perché sia necessaria. Se una persona vuole pensare al ruolo della Chiesa nella società moderna, dire la sua su di essa, allora dovrebbe almeno familiarizzarsi con gli ecclesiastici, conoscere il loro servizio, la vita della Chiesa, capire perché un sacerdote è necessario alla società e all'autore stesso, cosa che, secondo le mie impressioni del film, gli autori non sono riusciti a fare.

 
La Jihad smascherata in America

Padre Josiah Trenham: È un grandissimo onore ospitare questa sera il signor Robert Spencer. Robert è il direttore del Jihad Watch, un programma del David Horowitz Freedom Center, e autore di 15 libri, tra cui i bestseller del New York Times, The Truth about Muhammad e The Politically Incorrect Guide to Islam (and the Crusades); il suo ultimo libro è The Complete Infidels' Guide to Iran. Spencer ha condotto seminari sull'islam e sulla jihad per l'FBI, il comando centrale degli Stati Uniti, il comando dell'esercito e il college generale del personale degli Stati Uniti, il gruppo di guerra asimmetrica dell'esercito degli Stati Uniti, la task force congiunta contro il terrorismo e la comunità dell'intelligence degli Stati Uniti. Robert ha discusso la jihad, l'islam e il terrorismo in un seminario promosso dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e dal Ministero degli esteri tedesco. Offre un enorme contributo alla formazione degli americani circa la minaccia della jihad e quello che mi piace di più è che è nato nel sud ed è stato battezzato nella Chiesa ortodossa da giovane, e sta facendo il suo lavoro con cura, per amor di Dio e la sua gloria. Robert, grazie mille per quest'intervista.

Robert Spencer: L'onore è tutto mio. Grazie.

Padre Josiah Trenham: Vuole raccontare a noi e ai nostri ascoltatori la concezione del suo lavoro? Come ha iniziato Jihad Watch? Qual è il suo scopo e che cosa sta cercando di insegnare?

Robert Spencer: Ho cominciato Jihad Watch nell'ottobre 2003 perché volevo leggerlo e non esisteva. J. D. Salinger, il romanziere, ha detto che i libri che scriveva sempre erano quelli che voleva leggere, ma che non esistevano, e così ha dovuto crearli, e per me è stata la stessa cosa: volevo un singolo deposito di notizie a proposito della jihad, un unico sito dove potessi trovare le notizie assieme a commenti che potessero dare un senso a tutto questo, e non esisteva una cosa del genere, così l'ho avviata io stesso.

Padre Josiah Trenham: Assolutamente niente?

Robert Spencer: No, non c'era niente: c'erano molti siti che contenevano notizie sulla jihad, ma che le mescolavano con altre cose e non coprivano tutto. Quello che cercavo era qualcosa che potesse dare la portata e la grandezza della minaccia della jihad e spiegare l'ideologia che la guida e la motiva e che le sta dietro, e così è nato il sito Jihad Watch. Credo che non ci fosse nient'altro di simile al momento e in realtà, in un senso molto reale, non c'è nemmeno ora.

Padre Josiah Trenham: Per i nostri ascoltatori, potrebbe dirci come accedere al suo sito?

Robert Spencer: Il sito è jihadwatch.org; funziona anche l'indirizzo jihadwatch.com, ed è aggiornato più volte al giorno con notizie e commenti in merito alla minaccia della Jihad in tutto il mondo.

Padre Josiah Trenham: Cosa vi troveranno i lettori?

Robert Spencer: Storie dai media principali, per lo più da AP, Reuters, New York Times, CNN, Washington Post, che spiegano varie attività della jihad in tutto il mondo e negli Stati Uniti, ma che spiegano anche i pregiudizi di tali fonti quando queste omettono dettagli cruciali e offuscano l'ideologia, in particolare dietro l'attacco in questione; inoltre, spiegano qual è la fonte all'interno del Corano, il libro sacro dell'islam, o della vita di Mohammed, il profeta dell'Islam, che ha fatto pensare ai musulmani che questo tipo di comportamento dovrebbe essere compiuto e che è davvero encomiabile.

Padre Josiah Trenham: Robert, ho visto molte volte sul sito un contatore: Penso che sia arrivato a circa 30.000; che cos'è?

Robert Spencer: In relatà è un contatore gestito da un sito che ammiro molto, thereligionofpeace.com, un contatore degli attacchi letali della jihad dall'11 settembre 2001, e che, come dice lei, è giunto quasi 30.000 attacchi della jihad; questo non è il numero delle vittime, questo è il numero degli attacchi della jihad che hanno fatto più di vittime in tutto il mondo, in modo che il numero di persone uccise dalla jihad dall'11 settembre 2001 è salitè bel al di sopra dei 30.000 attacchi separati negli ultimi 15 anni.

Padre Josiah Trenham: 30.000 attacchi separati negli ultimi 15 anni?

Robert Spencer: Nel nome di Allah e dell'islam e di Mohammad.

Padre Josiah Trenham: Cinque o sei o più ogni giorno di ogni anno per gli ultimi 15 o 16 anni?

Robert Spencer: Sì, è così.

Padre Josiah Trenham: E questo non è un resoconto completo della jihad, questo è quello che sappiamo?

Robert Spencer: Esattamente, ci sono alcuni attacchi, naturalmente, dei quali non verremo mai a sapere, alcuni che inevitabilmente potrebbero sfuggire ai bravi collaboratori di thereligionofpeace.com, che pure fanno un lavoro enorme, perché non si può raccogliere tutto, ma comunque fanno un lavoro molto grande, tenendo questa traccia: per esempio durante il Ramadan, il mese islamico del digiuno e devozione, poiché la jihad è considerata devozione a una legge, credo che durante il Ramadan sono state uccise fino a 1.200 persone in attacchi della jihad, perché gli autori pensano che stanno servendo Dio quando fanno così.

Padre Josiah Trenham: Può dirci un po' di più sulla jihad? Credo che gli americani sono abituati a sentire (se mai hanno sentito qualcosa sulla jihad) il tipo ufficiale di spiegazione che sentiamo dai musulmani e che i media sembrano aver raccolto, che la jihad è la lotta spirituale a un livello interiore, qualcosa di simile a ciò che farebbe un cristiano che cerca di lottare contro il peccato: che cos'è la jihad?

Robert Spencer: Jihad significa appunto sforzo in arabo, e ci sono molti tipi di sforzo: proprio come ci sono molti tipi di sforzo in italiano, ci sono molti tipi di jihad, tanto da poter usare la parola più o meno in ogni modo in cui si utilizza la parola italiana sforzo; la Repubblica islamica dell'Iran ha un Dipartimento della jihad agricola, che non ha nulla a che fare con le bombe o la guerra, che solo con gli sforzi per aumentare le rese del raccolto, ma nella teologia islamica il significato principale di jihad è una guerra contro gli infedeli al fine di sottometterli al dominio della legge islamica. C'è una jihad spirituale, che è conosciuta in teologia islamica come la jihad maggiore, e la guerra come jihad minore. Tuttavia, nonostante questi nomi, la jihad minore, cioè la guerra contro gli infedeli, è in realtà la principale e fondamentale jihad. C'è per esempio un manuale molto utile di legge islamica in lingua inglese, chiamato Reliance of the Traveller (Sostegno del viaggiatore), un compendio in un volume del contenuto della legge islamica certificata da Al Azhar, la principale istituzione nell'islam sunnita, come un'affidabile guida per l'ortodossia sunnita, che dedica mezzo paragrafo alla jihad come lotta spirituale, e poi circa 12 pagine alla jihad come guerra, a come distribuire il bottino di guerra, alle regole per i popoli soggiogati che sono conquistati nella jihad, e così via, e quindi è molto chiaro che la jihad come guerra è la comprensione primaria del termine jihad nell'islam.

Padre Josiah Trenham: Vorrei che ci parlasse un po' del rapporto tra islam e cristianesimo. La mia sensazione è che nella nostra nazione, qui in America, non abbiamo una grande comprensione di ciò che è l'islam. Me ne sono ricordato poco tempo fa, quando stavo discutendo dell'islam con un certo tipo, e costui era a conoscenza del fatto che avevo nella mia chiesa un contingente abbastanza ampio di cristiani ortodossi arabi, e lui mi ha detto: oh, devono essersi tutti convertiti dall'islam al cristianesimo, e credo di avergli detto: sa, mi perdoni, ma l'islam è l'ultimo arrivato, ci sono stati cristiani per 600 anni prima che l'islam comparisse sulla scena... credo comunque che questo tipo di ignoranza storica sia abbastanza comune e mi chiedo se ci può aiutare. So che abbiamo avuto quattordici secoli di relazioni tra cristiani e musulmani fin da quando i musulmani hanno fatto irruzione fuori dalla penisola arabica, poco dopo la morte di Mohammed, e hanno invaso l'Impero cristiano e senza essere invitati si sono fatti strada uccidendo e saccheggiando più della metà dell'Impero Romano in un periodo di tempo molto, molto breve. Come ha reagito inizialmente la Chiesa cristiana alla presenza islamica?

Robert Spencer: Trovandosi in guerra: Voglio dire, questo è stato qualcosa che è venuto come sorpresa totale nel VII secolo, negli anni dopo il 630; poco dopo la data tradizionale attribuita alla morte di Mohammed, il 632, l'esercito arabo fece irruzione fuori dall'Arabia e conquistò le terre cristiane: l'Egitto, che era completamente cristiano, il Nord Africa, la Siria e fino alla Persia zoroastriana e all'India; Sofronio, il patriarca di Gerusalemme, in realtà scrive abbastanza diffusamente degli invasori e quanto erano rapaci e brutali e violenti, come avevano devastato e spogliato chiese, e, cosa abbastanza interessante, non dice assolutamente nulla circa il fatto che avessero una nuova religione o un nuovo profeta o un nuovo libro sacro, e sembra che ci sia un bel po' di motivi per mettere in discussione la storicità del resoconto standard delle origini dell'islam, ma entro l'inizio dell'VIII secolo l'islam cominciava a essere conosciuto e san Giovanni Damasceno ha scritto su di esso abbastanza estesamente come eresia cristiana, perché il Corano parla un po' di Gesù, ma in verità solo di Gesù come profeta musulmano che testimonia la venuta di Mohammed e nega l'incarnazione, nega la divinità di Cristo, nega la Trinità, nega la crocifissione e quindi anche, naturalmente, la risurrezione, e Giovanni Damasceno osserva tutto questo, ma osserva che la presenza di Gesù e della sua santa Madre nel Corano è un'indicazione che si trattava di una eresia cristiana, e io penso che si sia sviluppata a partire da alcune eresie cristiane, in particolare il nestorianesimo e lo gnosticismo cristiano.

Padre Josiah Trenham: Per i nostri ascoltatori voglio ribadire qualcosa di ciò che ha appena detto. Ha citato due figure importanti nel mondo ortodosso: il primo è il grande patriarca san Sofronio di Gerusalemme che, se non sbaglio, in realtà ha offerto la chiave di Gerusalemme al califfo quando invase la città.

Robert Spencer: Sa, padre, quella storia è molto famosa, ma è quasi certamente storicamente imprecisa.

Padre Josiah Trenham: È proprio così?

Robert Spencer: Sì, potrebbe non esserci mai stato un califfo Omar; Sofronio, nei suoi scritti, un ben po' dei quali sono disponibili adesso, non menziona mai Omar; si tratta di un argomento a partire dal silenzio, ma sembra un'omissione strana dal momento che parlava in modo così esteso degli invasori.

Padre Josiah Trenham: Ed era molto influente: era il propagatore della vita di santa Maria Egiziaca, era uno scrittore di consigli spirituali nel Prato spirituale di san Giovanni Moschos, era un vescovo tremendamente influente e istruito, il santo patriarca Sofronio, e i nostri ascoltatori possono essere interessati a sapere che è anche il santo patrono di uno dei grandi anziani contemporanei dell'Ortodossia, padre Sofronio dell'Essex, il biografo e figlio spirituale di san Silvano dell'Athos. Così il suo parere sul primo islam sarà estremamente influente, credo, nel mondo ortodosso. Lei ha parlato anche di san Giovanni Damasceno, che era bilingue in greco e in arabo: mi ricordo di aver letto nel suo commento sulle forze musulmane: era molto caustico, diceva che Muhammad era l'Anticristo e che le Sure erano stupide.

Robert Spencer: Sì era molto, assolutamente inflessibile ed era molto chiaro sul fatto che questa non fosse, come si direbbe nel linguaggio moderno, una delle nostri tre grandi fedi abramitiche. Né san Giovanni Damasceno né san Sofronio danno alcun suggerimento che fosse vista in questo modo: pensavano che si trattasse di una forza tremendamente malvagia, che causava gravi danni alla Chiesa.

Padre Josiah Trenham: L'opinione di san Sofronio e di san Giovanni Damasceno è stata scartata o c'è una coerenza nell'approccio che la Chiesa cristiana ha avuto verso l'islam nei secoli successivi?

Robert Spencer: La chiesa è stata completamente coerente nella sua reazione all'islam; dopo tutto, con tutte quelle negazioni della fede cristiana, imponeva anche una guerra contro i cristiani e la loro sottomissione, e la Chiesa ha dovuto combattere guerre per difendersi. Costantinopoli fu messa sotto assedio per la prima volta nell'anno 711 e la Chiesa ha dovuto difendersi dall'islam per secoli e non ha mai pensato che fosse altro che una forza dell'Anticristo, come diceva san Giovanni Damasceno, ma in tempi moderni tutto è cambiato; ora chiunque osi pensare che ci potrebbe essere qualcosa di negativo nell'islam è in rotta con porzioni significative della Chiesa.

Padre Josiah Trenham: Potrebbe parlarci un po' di più anche di questo? Quando è avvenuto questo cambiamento nella valutazione cristiana dell'islam si svolgono? Io, per esempio, sono stato abbastanza stupito di alcuni dei commenti che ho sentito e visto fare da papa Francesco. Mi ricordo di aver visto anche molti anni fa, il defunto papa Giovanni Paolo II entrare di fatto in una moschea e baciare una copia del Corano, cosa che è stata, mi perdoni, un atto molto offensivo per me e per i nostri antenati ortodossi. Si tratta di un fenomeno della metà del XX secolo proveniente dal movimento ecumenico? Quando ha avuto luogo questo cambiamento?

Robert Spencer: È stato avviato negli anni sessanta; certo, ha avuto precedenti, perché gli anni sessanta da soli non avrebbero fatto esplodere tanta stupidità in tutto il mondo, ma di certo è stato quello il momento in cui tutto è esploso; il Concilio Vaticano II nella Chiesa cattolica è stato l'occasione per il documento Nostra Aetate; il Concilio Vaticano II è stato un tentativo di dare un volto positivo sulle relazioni ecumeniche, evidenziando tutto quello che avevamo in comune con i non cristiani di fedi diverse e ha detto che stima i musulmani, che adorano con noi l'unico vero Dio e professano di avere la fede di Abramo; e sulla base di quest'affermazione si sono sviluppate tutte queste dichiarazioni papali recenti. Credo che si sia detto molto, forse più di quanto fosse giustificato, sull'idea che insieme a noi i musulmani adorano l'unico vero Dio, e credo che anche questo sia molto discutibile alla luce del fatto che Allah nel Corano dice, per esempio, nel capitolo 32, verso 13, Se avessimo voluto (parla sempre di se stesso con il plurale regale) li avremmo portati alla verità, ma invece riempiremo l'inferno di jinn e di uomini: questo non è il Dio della Bibbia che desidera tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità e, naturalmente, il Nuovo Testamento ci dice anche che chi non ha il Figlio non ha il Padre e il Corano ci ricorda molte volte che Gesù non è il Figlio di Dio e in realtà è un insulto alla maestà trascendente di Dio dire che egli ha un figlio, e poi ci sono molte, molte altre cose: il capitolo 91, versetto 7 del Corano dice che Allah ha posto sia il bene sia il male nel cuore, una dipartita completa dall'idea cristiana che le persone sono buone fino a quando non si allontanano da Dio, e che il male non è qualcosa che Dio ci dà, ma qualcosa che abbiamo per il rifiuto di Dio, e così, in ogni caso tutto questo è stato spazzato via, e l'idea che la Chiesa cattolica ha detto che abbiamo lo stesso Dio è stata presa in qualche modo in molti ambienti della Chiesa cattolica nel senso che non dobbiamo evangelizzare tra i musulmani, non dobbiamo criticarli quando uccidono i cristiani, dovremmo perseguire un dialogo perseguito dalla parte cristiana risolutamente con gli occhi chiusi; io una volta in realtà sono stato anche cancellato dal parlare a una conferenza cattolica dove era programmato un mio intervento, per opera del vescovo locale che ha detto che parlare di persecuzione musulmana dei cristiani danneggerebbe il dialogo che stiamo tenendo: in altre parole è stato l'equivalente di dire che il dialogo non deve toccare le questioni che dovrebbero essere toccate; si tratta solo di tenere una bella festa dove stare insieme a mangiare pollo e pita e hummus e a parlare di quanto ci piace l'altro, e questo è tutto; ma questo dialogo non ha salvato un solo cristiano dalla persecuzione; non ha salvato una sola chiesa dalla distruzione, ed è drasticamente fuorviante ed è stato solo peggiorato da queste dichiarazioni papali; il bacio del Corano e la recente dichiarazione di papa Francesco, che l'autentico islam e la corretta comprensione del Corano rifiutano ogni sorta di violenza, sono cose categoricamente false e fuorvianti, e sviano le persone in modo dannoso.

Padre Josiah Trenham: Mi chiedo, ho spesso pensato che i nostri popoli, i nostri cristiani ortodossi in Occidente, abbiano un ruolo unico da svolgere nel contribuire alla formazione degli occidentali sulla convivenza con l'islam. L'islam è sorto in Oriente, i suoi primi contatti sono stati con i cristiani ortodossi, abbiamo vissuto per 14 secoli a volte meglio a volte peggio con i nostri vicini islamici e ora ci sono molti cristiani ortodossi qui in America che possono testimoniare una realtà autentica di ciò che è possibile e ciò che non è possibile per quanto riguarda la convivenza cristiana con l'islam. Mi chiedo se può parlare un po' di questo e di questa idea, di ciò che è stato per i cristiani vivere sotto il dominio musulmano per gli ultimi 14 secoli, poiché l'islam, almeno fino alla metà del XIX secolo, ha avuto un tasso di successo filo-occidentale piuttosto forte nella conquista dei paesi occidentali, specialmente gli ottomani attraverso i Balcani, minacciando più volte l'Europa occidentale: qual è stato, Robert, il momento migliore in questa storia di 14 secoli? Dove vorrebbe situare il momento migliore per i cristiani, qual è stato e quali sono stati alcuni degli scenari peggiori?

 

Robert Spencer: Il momento migliore è stato il 1856; l'anno 1856, quando i governi britannico e francese hanno fatto pressione sull'Impero Ottomano (che aveva bisogno del loro aiuto nel conflitto con la Russia per la Crimea), perché fosse abolita la dhimma. La dhimma è il contratto di protezione, come è noto, che stabilisce che i cristiani sono autorizzati a vivere in uno stato islamico, purché accettino vari regolamenti umilianti e discriminatori: pagano una tassa; non possono avere autorità sui musulmani, in modo da poter fare solo i lavori più umili; non possono costruire nuove chiese o riparare quelle vecchie, così le loro comunità sono sempre in calo; devono scendere dal marciapiede se un musulmano sta arrivando; non possono costruire i loro edifici più alti di quelli dei musulmani e ogni sorta di cose; in alcuni casi dovevano anche indossare un'insegna come gli ebrei nella Germania nazista, in modo che i musulmani avrebbero saputo che dovevano salutarli come fratelli musulmani con "la pace sia su di voi", ma con "la pace sia su quelli che sono ben diretti", o in altre parole, "la pace sia solo sui musulmani"; poteva anche essere un segnale per vari altri tipi di abusi; queste cose sono stati tutte abolite sotto pressione occidentale nel 1856. L'idea che i cristiani non dovevano essere cittadini con uguali diritti era ancora molto presente nella società e anche nei paesi dove la legge islamica non viene applicata, fino ad oggi non vi è nessun paese a maggioranza musulmana dove i cristiani abbiano uguali diritti, ma dopo l'abolizione del contratto di protezione, la dhimma, nel 1856, i cristiani in Turchia hanno di fatto raggiunto una misura, come ho detto, nemmeno vicina alla parità, ma di condizioni certamente migliorate, e ciò ha quindi portato all'abolizione della dhimma anche in Egitto e in tutto il mondo islamico. Poi i regimi nazionalisti arabi laici che sono seguiti al crollo dell'impero sono stati generalmente migliori per i cristiani, ma ogni volta che la legge islamica viene applicata, quelle stesse disposizioni riprendono di nuovo vigore e ora l'Isis, lo stato islamico che sostiene di essere il nuovo califfato, le ha ripristinate e ha ucciso o esiliato i cristiani, e quelli che rimangono nei suoi domini stanno pagando questa tassa e accettano lo status servile.

Padre Josiah Trenham: Quindi, se ho capito bene, sta affermando che la dhimmitudine è una realtà coerente laddove la legge islamica è prevalente, e la migliore delle ipotesi che mi sta offrendo è la metà del XIX secolo, quando a causa della pressione occidentale i cristiani sono stati in grado di uscire da alcune delle legislazioni oppressive associate alla loro dhimma.

Robert Spencer: Esattamente. Dovunque viene applicata la legge islamica tutti quei regolamenti sono ancora parte dell'islam.

Padre Josiah Trenham: E anche nel caso dell'Impero Ottomano, anche nel caso della Turchia questo non è durato; se non mi sbaglio, la sua stessa famiglia ha subito un contraccolpo neppure un secolo più tardi. Può dirci di più su questo?

Robert Spencer: Assolutamente. Dopo l'indipendenza della Grecia nel 1821 l'Impero Ottomano era sotto tremenda pressione da parte delle minoranze cristiane, greci e armeni e altri, ma soprattutto greci e armeni, in Turchia, in Anatolia o Asia Minore. I Greci nell'Asia Minore occidentale (che è il luogo da dove proviene la mia famiglia: Çeşme, nei pressi di Smirne) volevano l'indipendenza, o addirittura unirsi con la Grecia indipendente, e così sono stati considerati kufar harbi, infedeli in guerra con l'islam; così erano gli armeni perché volevano uno stato armeno, e così quando l'Impero Ottomano cadde, anche i turchi laici pensavano che essi fossero incompatibili con la loro idea di una Turchia laica in cui un'identità islamica politicizzata fosse ancora parte del segno distintivo della nazionalità turca, e quindi, in entrambi i casi, i religiosi musulmani dicevano che erano kufar harbi e i turchi laici dicevano che non erano parte del nuovo stato turco e non ne avevano parte, così era in corso una persecuzione sporadica; naturalmente c'è stato il terribile massacro di Smirne nel 1923; la mia famiglia in realtà ha lasciato l'area cinque anni prima, quando sono stati invitati ad accettare l'islam e hanno declinato l'invito e quindi rimanevano loro solo le opzioni di emigrare o di essere uccisi. Hanno ucciso il mio bisnonno mentre usciva dal paese, ma il resto della famiglia è stato in grado di fuggire.

Padre Josiah Trenham: Questa è una storia comune per noi ortodossi. Ha menzionato la dhimma e lo stato di dhimmitudine. Si sente parlare molto in questi giorni anche della sharia e soprattutto di immigrati musulmani che sono venuti in Europa occidentale e negli Stati Uniti, che sono molto attaccati alla sharia e sono in agitazione politica per avere tribunali indipendenti della sharia, per avere un sistema giudiziario biforcato che permetta loro di seguire la legge islamica. Cos'è la sharia? Ci dica di cosa si tratta.

Robert Spencer: La sharia è la legge islamica. È considerata la legge immutabile e perfetta di Allah e quindi non è solo la legge religiosa, non è solo la legge che regola varie osservanze cerimoniali o rituali o di pietà personale: si tratta di un sistema politico e sociale che governa ogni aspetto della vita; non vi è alcun sforzo umano concepibile che non ha una legge della sharia che lo governa e questo significa che è una legge per la società; perché è perfetta e divina è considerata preferibile e superiore a tutti i sistemi politici dall'uomo e i musulmani hanno la responsabilità di intraprendere la jihad per sostituire i sistemi politici non musulmani con lo stato di diritto islamico. Questo è l'imperativo della jihad: l'obiettivo della jihad non è solo di uccidere la gente o di far esplodere le cose, ma di indebolire i sistemi politici infedeli modo che un giorno vengano meno e possano essere sostituiti con la sharia.

Padre Josiah Trenham: Quindi questo non è un interesse occasionale: questo è il cuore dell'islam, ed è naturale, potremmo anche dire, per l'islam. Gli immigrati islamici, se vengono in un paese, e non sono ispirati a venirci a causa di un sistema politico, ma stanno arrivando forse a causa di qualche altra intenzione meno grandiosa come la prosperità finanziaria o per sfuggire alla violenza nei loro paesi d'origine, sarebbe comprensibile il motivo per cui si starebbero agitando per la sharia nei paesi occidentali.

Robert Spencer: Vede, il Corano dice: voi siete il migliore dei popoli sulla terra, dice ai musulmani, voi siete il migliore dei popoli che ingiunge ciò che è giusto e proibisce ciò che è sbagliato, in modo l'idea che i musulmani siano il meglio tra i popoli è indissolubilmente legato a quel verso, che è nel capitolo 3, versetto 110, per l'idea che ingiungono ciò che è giusto e proibiscono ciò che è sbagliato, in altre parole, i musulmani sono il migliore dei popoli perché conoscono il codice giuridico attraverso il quale tutti noi dobbiamo vivere, e noi non lo conosciamo; i non credenti, d'altra parte, sono come animali, questo è il capitolo 8, versetto 55, i più vili degli esseri creati, capitolo 98, versetto 6, tutte queste sono citazioni dal Corano, in modo che un gruppo immigrato sta arrivando negli Stati Uniti, per la prima volta nella storia americana, con un modello pre-definito di società e di governo che considerano superiore a quello in cui stanno venendo, e molti di loro sono determinati a sostituire l'uno con l'altro. Questo è aggravato dal concetto di immigrazione nell'islam: il capitolo 4, versetto 100 del Corano promette ricompensa da Allah per chi è immigrato per la causa di Allah, il che significherebbe andare in un posto nuovo e morire lì, ma emigrare non solo per la prosperità materiale, ma per portare l'islam nella nuova terra, e questo è un grande atto meritorio nell'Islam.

Padre Josiah Trenham: Non sono rimasto sorpreso quando nei tristi eventi del ​​2 dicembre a San Bernardino, non lontano da dove vivo, abbiamo avuto il secondo più violento attacco terroristico in America, quando due giovani musulmani hanno attaccato e ucciso e ferito molte persone. Non sono stato sorpreso di trovare nell'inchiesta successiva che la madre di Rizwan Farook, la madre del killer, aveva appena ricevuto il suo certificato dal califfato; aveva fatto una classe di studi del califfato e aveva appena ricevuto il suo certificato, e ho pensato tra me: che cosa ci fa questa donna qui negli Stati Uniti, se crede nel califfato e vuole il califfato? Cosa sta facendo?

Robert Spencer: Vuole portarlo qui.

Padre Josiah Trenham: Sì, evidentemente. Uno dei suoi libri affronta le crociate, ed è una moda oggi, in particolare nei nostri campus americani, criticare il cristianesimo a gran voce, in particolare la colonizzazione in Nord Africa e nel Medio Oriente e criticare la fede cristiana per le crociate. Ho sempre trovato che questo sia estremamente sconvolgente, dal momento che le crociate furono un tentativo molto limitato di riconquista per cercare di riprendere le più preziose terre dei cristiani, la Terra Santa dove Gesù è nato, ha operato i suoi miracoli, è morto per la salvezza del mondo, è risorto ed è asceso al cielo, e quando quelle terre sono state rubate dall'aggressione violenta dell'islam nel VII secolo, che i cristiani le volessero indietro e tentassero di riprenderle con le crociate a me sembra una cosa ragionevole; mi perdoni, non intendo giustificare le atrocità violente che sono state scritte su entrambe le parti che hanno lottato ai tempi delle crociate, ma aiutare a capire. Dal momento che sa molto sulle crociate, perché i cristiani sono così criticati per le crociate, che sono state, direi, un progetto aberrante di breve durata, comprensibile politicamente, poiché le nostre terre ci sono state rubate e queste sono le nostre terre più preziose; perché noi siamo così strenuamente criticati, mentre l'islam è impegnato in una perpetua crociata da 14 secoli per prendere terre che non sono loro e noi non li critichiamo?

Robert Spencer: Beh, l'islam è anche l'unica religione che è attivamente impegnata in tattiche ingannevoli per promuovere la jihad contro l'Occidente. Si sta attivamente imbellettando la storia dell'islam nel frattempo si cerca di infangare la storia del cristianesimo in modo che gli occidentali, in particolare i giovani, siano demoralizzati e pensino: wow, non c'è ragione per difendere queste cose; è tutto marcio; e gli invasori sono nobili e dovremmo abbracciarli; in realtà, naturalmente, le crociate, come dice, sono state una risposta tardiva e su piccola scala a 450 anni di jihad che fino ad allora aveva distrutto, conquistato e islamizzato quella che era stata la metà del mondo cristiano, e tuttavia se si dovesse chiedere a uno studente universitario medio, tutto ciò che saprebbe delle crociate è che furono un terribile atto di rapacità e di colonialismo e d'oppressione, ma probabilmente non avrebbe mai sentito parlare della jihad e magari non saprebbe nemmeno che l'Egitto e la Siria e tutte quelle zone erano cristiane; o se lo sa, gli sarebbe stato insegnato che questi popoli hanno abbracciato l'islam volentieri, quando in realtà l'islam ha un tasso molto povero di convinzione delle persone alla luce della sua verità e bontà. Il modo in cui è stato islamizzato l'Egitto è stato di rendere la vita così miserabile per i cristiani che alla fine la maggior parte di loro si è convertita perché era l'unica cosa necessaria da fare per allontanarsi dal pagamento della tassa e dal soffrire tutti gli altri principi sistematici che opprimevano i cristiani e che ho descritto prima.

Padre Josiah Trenham: Mi piacerebbe parlare della nostra nazione oggi, e del senso di insicurezza che penso che sia comune oggi nel nostro paese. Fin dagli anni sessanta, quando, a mio parere, come espressione di una religione presa meno sul serio, in particolare la religione nella sfera pubblica, abbiamo modificato le nostre leggi sull'immigrazione e le abbiamo spogliate del loro mordente religioso, come se la religione di una persona non sia intimamente connessi con la sua politica; come conseguenza di ciò, negli Stati Uniti si è visto un aumento del numero di immigrati non cristiani, anche se a causa della nostra geografia la maggior parte dei nostri immigrati proviene ancora da paesi cristiani (i paesi latino-americani e i paesi del Sudest asiatico), e così gli immigrati di questi ultimi 40/50 anni non sono stati così violentemente dannosi per la vita americana come forse lo sono stati gli immigrati in Francia, Germania, Inghilterra, dove una grande percentuale di questi immigrati è musulmana, e ora abbiamo in tutti quei paesi grandi enclavi prevalentemente musulmane, dove molta gente non entra nemmeno, le forze di polizia le evitano e sono in vigore ordinamenti separati; Londra sta diventando un Londonistan; non è così ancora in America, ma in questi giorni ci sentiamo diversi dall'11 settembre 2001. Non credo che ci siano molti americani che pensano che oggi sono più sicuri di quanto non lo erano prima dell'11 settembre 2011, nonostante tutti gli sforzi che abbiamo fatto, come nazione, per cercare di proteggere il nostro popolo; 15 anni dopo è peggio che mai. Abbiamo terroristi in mezzo a noi, che stanno colpendo su tutte le coste e la nostra attuale leadership non sembra più, credo, avere un piano sostenibile, un piano realizzabile di successo per riottenere sicurezza per gli americani, e la mia domanda a lei è pratica: voglio che immagini di essere il presidente degli Stati Uniti. Cosa farebbe in termini di iniziative politiche concrete per proteggere la nostra nazione contro il terrorismo, proteggendo le nostre libertà civili?

Robert Spencer: Riporterei alcune delle vecchie leggi sull'immigrazione che facevano riferimento alla religione e alla pratica religiosa. Theodore Roosevelt ha limitato l'immigrazione dei poligami e delle persone che sostenevano o che credevano nella poligamia, cosa che vieterebbe l'immigrazione dei musulmani negli Stati Uniti. Ora non sto parlando di evitare ai musulmani di entrare negli Stati Uniti, ma certamente, in un momento in cui non vi è alcun modo per distinguere un rifugiato pacifico da un potenziale jihadista, non è assolutamente saggio far entrare un gran numero di musulmani, e quindi chiuderei l'immigrazione dai paesi islamici, in particolare quelli come l'Arabia Saudita e il Pakistan, dove ci sono un gran numero di jihadisti; riconfigurerei le nostre alleanze internazionali, perché le alleanze farsa che abbiamo con paesi come il Pakistan e la Turchia sono un residuo della guerra fredda. Le farei finire: stiamo dando miliardi di dollari al Pakistan; oltre un miliardo ogni anno dall'11 settembre 2001 perché combattessero Al-Qaeda e i talebani, e il governo pakistano ha dato la maggior parte di quel denaro ad Al-Qaeda e ai talebani! Questa è una situazione ridicola, avrebbe dovuto essere interrotta anni fa; la Turchia è sulla stessa strada, si sta rapidamente re-islamizzando, scartando il suo governo secolare...

Padre Josiah Trenham: Sostenendo l'Isis...

Robert Spencer: Sostenendo l'Isis; non è uno stato amico degli Stati Uniti; ha rifiutato la richiesta di John Kerry di fermare le vendite di petrolio dell'Isis, e così via, e non c'è ragione per cui dovremmo considerare la Turchia un alleato a questo punto. Abbiamo bisogno di nuove alleanze con le nazioni che si battono contro la stessa Jihad, e questo significa l'India, anche la Russia; anche se l'alleanza della Russia con l'Iran è molto preoccupante; La Cina, sicuramente, e alcuni direbbero, come potremmo alleati con questi stati terribili? Ebbene, il Pakistan è altrettanto oppressivo a suo modo con le espressioni religiosa non musulmane di quanto la Cina lo è con i cristiani; e poi, quando si parla di essere presidente degli Stati Uniti non possiamo sempre allearci con quelli che sono senza peccato in questo mondo; ci siamo alleati con Stalin per lottare contro Hitler e non capisco perché non potremmo convivere con Putin per la lotta contro la jihad, ma costui dovrebbe essere coerenti con una lotta contro la Repubblica islamica dell'Iran; a livello nazionale, abbiamo bisogno...

Padre Josiah Trenham: Parlando della scena nazionale, per quanto riguarda i nostri vicini, che dire dei buoni musulmani americani che sono qui e si sentono molto lacerati? Che dire di loro? Cosa fare?

Robert Spencer: Nell'ottanta per cento delle moschee negli Stati Uniti, come dimostrato da quattro sondaggi separati e indipendenti fin dal 1998, si insegna l'odio per gli ebrei e i cristiani e la necessità, in ultima analisi, di sostituire la Costituzione con la legge islamica; questi posti hanno bisogno di essere monitorati; hanno bisogno di essere tenuti a istituire programmi che insegnano qualcosa contro la comprensione dell'islam offerte da Al-Qaeda e dall'Isis; non ci dovrebbe essere alcun problema con questo, perché tutti condannano Al-Qaeda e l'Isis, e dicono che non hanno nulla a che fare con loro; quindi, sostenete le parole con i fatti e insegnate ai vostri giovani che tutto questo è sbagliato e che non devono farlo e qualsiasi attività di mettere in atto qualsiasi aspetto della sharia è in contraddizione con i principi costituzionali degli Stati Uniti, e dovrebbe essere considerata un atto criminale; e poi penso che vedremmo il problema significativamente ridotto; gran parte di ciò che sta accadendo ora sta accadendo perché i nostri leader lo stanno permettendo e consentendo, e se solo avessimo dei leader che si impongono, troveremmo, come spesso accade con il male, che questo non è così formidabile come sembra essere.

Padre Josiah Trenham: Sono rimasto scioccato lo scorso dicembre dopo questo terribile attacco terroristico qui nel sud della California: sono rimasto scioccato che il nostro presidente non sia venuto qui quando eravamo in attesa di lui. Mi aspettavo di vederlo il giorno dopo o almeno un giorno o due più tardi; solo dopo alcune settimane è arrivato sulla strada di una vacanza alle Hawaii e ha tenuto un incontro segreto o silenzioso, fuori dalla scena pubblica, con un certo numero di famiglie; invece, ha scelto il giorno successivo alla strage per andare in una moschea a Baltimora e per incontrare i musulmani e per rassicurarli; è stata un'esperienza surreale: è stato come se dei musulmani fossero stati attaccati dai terroristi americani, al posto di americani uccisi da terroristi islamici. È stata un'inversione completa: mi ha lasciato assolutamente in uno stato alterato. Uno dei presupposti della nostra elite secolare, ripetuto fino alla nausea, è che ogni religione si equivale; ogni religione promuove la pace, ogni religione è per la bontà e il conforto, così come non importa se il fondatore della religione ha pregato per il perdono dei suoi nemici mentre gli stavano piantando chiodi nelle mani e nei piedi, o se il fondatore della religione è morto dopo aver contribuito a decapitare 800 uomini con le proprie mani. Ma davvero? Siamo proprio così stupidi, Robert? Ma è fantastico! Siamo tanto stupidi? Perché così tanti leader americani, non solo politici e leader religiosi da cui potremmo aspettarci cose simili, sono così impegnati a dire sciocchezze quando si tratta dell'islam? Che cosa li fa parlare in questo modo? Perché vogliono parlare in questo modo? Perché galleggiare in questo costrutto totalmente falso chiamato islamofobia e dare credito a una falsa narrazione che minimizza l'associazione musulmana con il terrorismo e trasforma la comunità che produce questi terroristi in vittime?

Robert Spencer: Penso che ci siano diversi motivi. Uno è che per davvero sottovalutano il problema; essi non possono veramente credere alle sciocchezze sull'islam come religione di pace, ma penso che in generale siamo governati oggi da materialisti secolari post-religiosi, che non solo non sono essi stessi religiosi, ma non capiscono nemmeno il potere dell'impulso religioso, e così, quando vedono dei musulmani che dicono che fanno queste cose per Allah e per l'islam, pensano, beh, devono davvero avere qualche altro motivo, perché nessuno vuole davvero quel genere di cose sul serio; davvero, è solo una copertura per la loro povertà, e se diamo loro dei soldi, allora questo problema andrà via. Credo che molti di loro ci credano in realtà, e anche altri, credo, sanno benissimo che quello che stanno dicendo è falso, ma in realtà vogliono incoraggiare l'immigrazione musulmana e il concomitante terrorismo negli Stati Uniti; ora, questa è un'accusa molto grave, ma va insieme al fatto che vi è un imperativo globalista, un tentativo di abbattere i confini nazionali e di incoraggiare una massiccia immigrazione, in sostanza, con l'obiettivo di rendere ogni data area uniforme a tutte le altre aree, e quindi l'idea piuttosto utopica è che non ci saranno più guerre, perché non ci sarà alcun motivo per una guerra, perché i beni materiali saranno distribuiti più o meno uniformemente; ogni luogo sarà tanto pericoloso e tanto sporco come ogni altro luogo; nessuno avrà alcun motivo di combattere; Credo che ci siano persone che credono in tal modo, che sono molto potenti e molto influenti, e così ci sono alcuni che a mio parere sono irrimediabilmente ingenui e davvero credono che l'islam sia una religione di pace, ma ci sono altri che hanno un ordine del giorno un bel po' più sinistro.

Padre Josiah Trenham: Che cosa dire della lobby musulmana in sé? Qui in America, dopo l'attacco terroristico a San Bernardino scorso dicembre, il CAIR [Council on American-Islamic Relations] è arrivato immediatamente sulla scena e ha istruito quasi tutti coloro che dovevano parlare a nome della comunità musulmana, e abbiamo sentito la stessa retorica e CAIR sembra così preso da tutta questa storia dell'islamofobia. Che dire dei musulmani stessi? Perché stanno facendo così?

Robert Spencer: Il CAIR, ricordiamoci che significa Council on American-Islamic Relations, è un gruppo che è stato identificato dal Dipartimento di Giustizia, o meglio, il Dipartimento di Giustizia ha certificato i legami che il CAIR ha con Hamas e la Fratellanza Musulmana, secondo un documento interno catturato, scoperto qualche anno fa durante il processo della Holy Land Foundation, che fino a quel momento era il più grande fondo di carità islamica negli Stati Uniti, ma poi è stato chiuso perché convogliava i contributi di beneficenza al gruppo terrorista di Hamas. Il processo della Holy Land Foundation ha portato alla pubblicazione di un gran numero di documenti che avevano nei loro uffici e uno di loro era un documento interno della Confraternita che delinea l'obiettivo della Fratellanza per gli Stati Uniti: un obiettivo strategico per la conquista degli Stati Uniti, che diceva i fratelli devono capire, e cito, i fratelli devono capire, che il loro lavoro in America è una sorta di jihad su larga scala per eliminare e distruggere la civiltà occidentale dal di dentro, e sabotando la sua miserabile casa con le loro mani e con le mani dei credenti (vale a dire, dalle mani degli occidentali stessi e le mani dei musulmani) in modo che questa casa cada e che la religione di Allah sia vittoriosa sulle altre religioni, e così la loro campagna, la loro opera in America, è un'opera di sovversione e sabotaggio per mettere gli americani stessi a lavorare contro i propri interessi; ora guardate quel documento e leggetelo, e poi vedete che cosa fa il CAIR nell'opporsi a ogni misura di contro-terrorismo che sia mai stata proposta e realizzata, e nel coprire di vergogna gli americani che si oppongono a una jihad di terrore, stigmatizzandoli come bigotti e razzisti e islamofobi; stanno molto, molto abilmente portando avanti esattamente quel programma di sabotaggio degli Stati Uniti e lo fanno fare dalle mani degli americani stessi; le persone illuminate che pensano che l'islam sia una religione di pace e che pensare il contrario sia islamofobia e che per resistere a una jihad di terrore sia islamofobia. C'è stato un complotto di qualche anno fa a Fort Dix, nel New Jersey, ed è stato sventato da un giovane che lavorava in un negozio di video: i jihadisti sono entrati e gli hanno chiesto di trasferire i propri video sulla jihad a da VHS a DVD; mentre faceva questo lavoro ha visto tutto questo sangue e atrocità e lussuria si sangue e violenza e odio e si è molto allarmato, e ha pensato: questi uomini potrebbero essere essere coinvolto con qualcosa di terribile (naturalmente aveva ragione) ed è andato dal suo capo e gli ha detto, vedo delle cose molto strane in questi video: dovrei andare alla polizia o sarebbe razzista? E anche se ha anche esitato abbastanza a lungo, alla fine è andato alla polizia e il complotto è stato sventato. Gli uomini sono stati incarcerati, ma il fatto che il giovane abbia esitato pensando che fosse una cosa razzista è un'indicazione di quanto sia stato efficace il CAIR con i suoi gruppi alleati e questo è il loro lavoro di sabotaggio, che ha funzionato.

Padre Josiah Trenham: Sì, davvero. Sa, nel nostro mondo qui nel sud della California, in seguito all'attacco terroristico di dicembre, ho partecipato a un incontro ecumenico sponsorizzato dalla mia città di Riverside. Era ospitato proprio dalla dirigenza della moschea locale in cui l'assassino aveva pregato per anni, e l'obiettivo era quello di stabilire rapporti, di calmare i risentimenti, e così via; quando sono andato lì ho parlato con il direttore spirituale della moschea, e questi ha iniziato a dirmi le cose che sento spesso dai musulmani, che questo non ha nulla a che fare con l'islam, che la jihad è una questione di guerra interiore, che sono molto dispiaciuti per tutto questo e che sono contro di esso, ecc, e gli ho fatto una domanda. Gli ho detto, guardi, la comunità ortodossa in America è più o meno delle stesse dimensioni della comunità musulmana; forse 2.500 chiese, forse 2.500 moschee, o giù di lì; gli ho detto, guardi, se nelle nostre chiese ortodosse in America avessimo prodotto centinaia di giovani che viaggiano in tutto il mondo per combattere in una delle organizzazioni terroristiche come l'Isis, se numerose delle nostre chiese fossero sotto osservazione dei servizi segreti per la promozione del terrorismo, se ci fossero numerosi attacchi terroristici eseguiti da credenti ortodossi a partire dalle nostre chiese, e infine, se questo fosse continuato da 15 anni, concluderei che o noi non stiamo comunicando il nostro messaggio (ammesso che il nostro messaggio non includa il terrorismo), oppure c'è qualche grave lacuna tra il clero e ciò che stiamo insegnando ai giovani nei banchi (anche se non abbiamo banchi); così gli ho chiesto: dov'è, amico mio, il suo curriculum? E lui mi ha guardato, il direttore spirituale della moschea in cui è stato questo terrorista, e non era il primo terrorista proveniente da questa moschea (due erano già stati arrestati quattro anni prima), e mi ha detto, ebbene, non stiamo avendo un buon successo in questo; e io gli ho detto, perché no? Dov'è il suo curriculum che insegna che il vero islam, da questo passo del Corano, e quest'altro passo nel Corano, e da questi Hadith, dice molto chiaramente che la violenza contro i non musulmani è immorale e peccaminosa e che le persone che attaccano altre persone e uccidono sangue innocente vanno all'inferno? Su quel curriculum non aveva niente da dirmi.

Robert Spencer: Non aveva niente da dirle, perché non vi è un tale insegnamento nel Corano o negli Hadith che sono considerati autentici dai musulmani. L'islam ha dottrine di violenza contro i non credenti; queste cose sono lì, questo è il motivo per cui non esiste un programma in qualsiasi moschea del paese per insegnare contro la comprensione che l'Isis ha dell'islam, perché la comprensione che l'Isis ha dell'islam è basata rigorosamente sul Corano e su Mohammed; l'unico modo in cui i musulmani potrebbero essere pacifici è di essere non devoti, non prestare attenzione a ciò che è nei testi, non leggere i testi e non essere a conoscenza di ciò che è in loro, cosa che è del tutto possibile in quanto la maggior parte dei musulmani non parla l'arabo, si deve pregare e leggere il Corano in arabo, e così molti musulmani... mi ricordo che una volta stavo parlando con un musulmano pakistano e lui ha detto, sono molto orgoglioso della mia religione e ho imparato a memoria quasi tutto il Corano, e un giorno prenderò una di quelle traduzioni per scoprire che cosa significa; quindi è del tutto possibile e, naturalmente, ci sono molti musulmani che sono brava gente e ho il sospetto che la correlazione tra i musulmani che sono brave persone e musulmani che non sanno o non si curano di ciò che c'è nel Corano sia molto alta, perché se sei un credente e leggi il Corano e la vita di Mohammed e il resto degli Hadith, allora finirai per vedere che sei esortato a commettere atti di violenza. C'era un giovane in North Carolina, che non era religioso; era iraniano, ma era cresciuto in una famiglia molto irreligiosa, e quando è andato al college alla University of North Carolina ha passato il tempo a bere e a fumare marijuana e in tutte le cose che gli studenti universitari in genere fanno, e poi ha pensato: sto sprecando la mia vita nella dissipazione e nella depravazione; e si è pentito, e ha pensato, ho intenzione di tornare alla mia religione; e ha ottenuto un Corano e ha cominciato a leggerlo, e dopo averlo letto ha affittato un SUV ed è entrato con questo nel campus per cercare di travolgere il maggior numero di studenti non musulmani che poteva; ne ha feriti nove, non è stato in grado di ucciderne nessuno e a quel punto si è fermato; poi, quando era in carcere, ha scritto una serie di sei lettere al giornale del campus, spiegando in dettagli tremendamente precisi perché ha fatto quello che ha fatto; il suo nome è Mohammad Reza Taheri-Azar, e ha scritto citazioni estese dal Corano spiegando che fino allora non aveva letto il Corano, non sapeva molto dell'islam, ma quando lo ha letto ha visto che il più grande atto era quello di intraprendere la jihad contro i non credenti, e pensava che questo avrebbe compensato tutto il tempo da lui trascorso nel peccato...

Padre Josiah Trenham: Santo cielo.

Robert Spencer: È proprio lì, nel libro.

Padre Josiah Trenham: Il suo lavoro è di estremo valore in America e sono molto, molto orgoglioso del suo lavoro e di conoscerla.

Robert Spencer: Altrettanto.

Padre Josiah Trenham: E ringrazio Dio per la sua diligenza. Ringrazio Dio che si stia facendo questo con amore e che si stia facendo questo con grande devozione e prego che Jihad Watch abbia lo scopo educativo che desidera, in modo che con la conoscenza di ciò che è giusto e ciò che è vero si possano prendere decisioni sagge e garantire per noi una vita pacifica, che è quello che vogliamo qui nella nostra terra. Grazie mille, Robert, per l'intervista.

Robert Spencer: Grazie, padre.

 
Si avvicina l'inverno nell'Ucraina

L'aggressione degli USA in Ucraina ha raggiunto una catastrofe, o per incompetenza o, come vorrebbero i teorici della cospirazione, di proposito. La giunta di oligarchi installati dalla CIA a Kiev, insistendo ostinatamente mantenere uno Stato centralizzato in vecchio stile comunista, ha perso la guerra a est, e da Kharkov al nord a Odessa al sud sono in rivolta. Anche Poroshenko, come i nazisti, si è reso conto di aver sterminato in vano; non può occupare le terre delle popolazioni libere, di coloro che rifiutano il suo fascismo. Le fosse comuni scoperte di recente nella parte orientale hanno rivelato corpi di civili con alcuni organi rimossi dalle sue 'truppe d'assalto', buone solo a torturare solo i civili. I 1.500 soldati americani che stanno ora invadendo la Romania e gli altri che stanno entrando in Polonia non aiuteranno.

Sono morti fino a 10.000 membri della tanto decantata Guardia Nazionale di Poroshenko, diretta dagli USA, ma in realtà raffazzonata. Oltre 550 dei loro corpi non possono nemmeno essere identificati, gli altri stanno tornando in bare nell'ovest del paese, dove le famiglie sono furiose con il regime di Kiev che ha distrutto il loro paese e la loro vita. Nelle parole di Poroshenko, il 65% del materiale militare dell'Ucraina, schierato a est, è distrutto e anche mercenari americani, inglesi e polacchi non vogliono più combattere contro i volontari della Resistenza ucraina - anche molti dei loro sono morti; questa per loro non è una lotta facile, come in Africa. Kiev ha sprecato 5 miliardi di dollari ad ammazzare e bombardare il suo stesso popolo, screditandosi per sempre.

Ovunque in Ucraina la produzione è al minimo, l'economia è in rovina. Ovunque ci sono tagli continui di corrente elettrica, per mancanza di carbone e con l'inverno non lontano e bollette del gas non pagate, la gente di quella che una volta era la parte più ricca dell'Unione Sovietica teme il peggio. Le compagnie ucraine hanno perso il loro più grande mercato, la Federazione Russa, e dall'Occidente non arriva nessuno dei generosi sussidi promessi, ma solo parole vuote, pacche sulle spalle e parole senza senso. Sta arrivando il disincanto in Occidente - l'élite occidentale davvero non avrebbe potuto fare di più per distruggere la sua posizione in Ucraina.

In ogni caso, l'élite occidentale è ora preoccupata per una guerra di propria stupida fabbricazione in Iraq e in Siria, dove sta ora bombardando gli stessi fanatici che un anno fa stava addestrando, armando e finanziando. (Anche in questo caso, i teorici della cospirazione presumono che il caos sia intenzionale). L'elite occidentale non ha tempo per gli oligarchi corrotti della periferia ucraino. Peggio ancora, le mal pensate sanzioni, imposte al barboncino dell'Unione Europea dal bullismo degli Stati Uniti, minacciano di spingere l'Europa occidentale in una nuova recessione. Quanto alla Russia, si è rivolta ad est e una gigante coalizione anti-occidentale di Russia e Cina è ora in fase di preparazione.

Nella parte orientale dell'Ucraina diverse chiese sono state distrutte, diversi sacerdoti assassinati e in occidente una o due chiese sono state invase da fanatici nazionalisti ucraini, il cui capo, un 'patriarca' sposato e spretato, fa visita al Dipartimento di Stato, l'ufficio coloniale di Washington. La politica degli Stati Uniti è di dividere e governare la Chiesa, proprio come hanno fatto i nazisti, quando hanno occupato l'Ucraina più di 70 anni prima di loro. Così, sperano di creare una Chiesa mezzo-ortodossa fedele alla CIA, una sorta di Euro-ortodossia spiritualmente in rovina, una 'Ortodossia lite', come quella di Costantinopoli gestita dagli Stati Uniti o delle sette dei vecchi calendaristi sovvenzionati dalla CIA, e come quella che gli Stati Uniti e l'Unione Europea stanno disperatamente cercando di produrre nelle loro più recenti colonie in Grecia, Cipro, Romania, e, se possibile, con il tempo, in Serbia, Montenegro e Georgia. Tuttavia, noi, come sempre, resisteremo fino all'ultima goccia di sangue e di sudore.

 
I fedeli della Chiesa ortodossa ucraina descrivono il loro primate in poche parole: "il nostro padre"

il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Ai partecipanti alla processione festiva a Vinnitsa è stato chiesto di descrivere in tre parole il metropolita Onufrij.

Ai partecipanti alla processione della Croce, che si è svolta durante la festa del Trionfo dell'Ortodossia a Vinnitsa, è stato chiesto di descrivere in tre parole il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. In risposta, i corrispondenti del canale "1Kozak" hanno sentito che il metropolita Onufrij è "il nostro padre" e "un uomo santo".

"Pace, amore, rispetto", "Umiltà, pietà, fedeltà", "Calmo, giudizioso, pacifico": queste sono le caratteristiche più accurate del capo della Chiesa ortodossa ucraina.

"Amore, gentilezza, rispetto. Sì, è vero", ha detto ai giornalisti una parrocchiana dell'eparchia di Vinnitsa. "Lo vediamo davvero in lui, nei sue prediche, nelle istruzioni. Vediamo come ci sostiene con le sue prediche, come ci rafforza nei fondamenti di fede su cui ci appoggiamo. Pertanto, siamo grati al Signore per avercelo inviato".

Secondo un'altra partecipante alla processione religiosa, sua Beatitudine Onufrij può essere descritto in questi termini: "il nostro padre".

"Il padre, quello da cui vogliamo rifugiarci, parlare dei problemi, lamentarci e sapere che ci sosterrà. Anche se non gli ho mai parlato, sento che se vai da lui con un problema, ti ascolterà", ha sottolineato.

"È un santo!" dice un'altra partecipante alla processione ortodossa festiva.

 
Tour virtuale della cattedrale della santa Trinità (Sameba) a Tbilisi disponibile online

foto: my.matterport.com

La cattedrale della santa Trinità a Tbilisi, popolarmente conosciuta come "Sameba" (la parola georgiana per Trinità), costruita dal 1995 al 2004, è la principale cattedrale della Chiesa ortodossa georgiana. Sua Santità il catholicos-patriarca Ilia II serve e predica lì quasi ogni domenica.

Secondo Wikipedia, è la terza cattedrale ortodossa più alta del mondo e uno dei più grandi edifici religiosi del mondo in termini di superficie totale.

vista dall'esterno. Foto: my.matterport.com

La chiesa combina armoniosamente una serie di stili architettonici georgiani tradizionali con sfumature bizantine. La cattedrale è stata consacrata dal patriarca Ilia il 23 novembre 2004, festa di san Giorgio, che è molto venerato in Georgia.

La bellezza della grande cattedrale è ora accessibile a tutti in un tour virtuale che è stato lanciato online su my.matterport.com.

vista in spaccato tridimensionale. Foto: my.matterport.com

Il tour offre una vista in pianta, una vista in spaccato tridimensionale e una vista da vicino, che consente agli utenti di esplorare la cattedrale come se fossero a Tbilisi.

Ogni angolo della cattedrale può essere esplorato attraverso fotografie di alta qualità, anche all'interno dell'altare.

il santo altare. Foto: my.matterport.com

Fate ora un giro della cattedrale della santa Trinità (Sameba)!

Di recente sono stati lanciati anche tour online della cattedrale di santa Sofia a Kiev e della Lavra di Svjatogorsk in Ucraina.

 
Un dilemma sui certificati di battesimo nei matrimoni misti

Caro padre Ambrogio,

io sono cattolico, mia moglie è ortodossa russa, e vogliamo sposarci in chiesa cattolica: siamo andati dal parroco, che ha detto che mia moglie dovrebbe richiedere il certificato di battesimo e cresima.

La mia domanda è come posso fare a richiedere il certificato di battesimo e cresima di mia moglie dalla Russia? Noi non abbiamo modo di andare in Russia e lì mia moglie non ha parenti, potrebbe gentilmente dirmi come richiedere il certificato dall'Italia?

A.

Caro A.,

questo vostro problema è comune a tante coppie miste, che si scontrano con due realtà ecclesiali molto diverse. Da una parte la Chiesa ortodossa, soprattutto in Russia, ha molte lacune nei registri di battesimo (pensiamo a quanti battesimi fino a trent’anni fa si facevano clandestinamente, e alle ondate di nuovi battesimi con la rinascita del cristianesimo ortodosso degli anni ‘90, battesimi che si facevano spesso in massa e non venivano registrati), e dall’altra la Chiesa cattolica pretende conferme di documenti che spesso non esistono!

Nelle nostre parrocchie noi non abbiamo alcuna possibilità di fare ricerche in Russia (non più di quante ne abbiate voi...), e anche se alle autorità cattoliche basta un documento nel quale uno dei nostri parroci "certifica" che una persona come sua moglie è battezzata e cresimata, noi non ce la sentiamo di scrivere documenti del genere, perché sarebbe come affermare solennemente che sappiamo una cosa di cui non abbiamo noi stessi alcuna conferma (noti che le autorità cattoliche rifiutano un’autocertificazione da parte della stessa persona battezzata e cresimata, e poi accettano la stessa dichiarazione da parte di un parroco che non sa un bel niente se non quel che gli ha detto la persona di cui i cattolici NON accettano la parola! Siamo nel puro mondo dell’assurdità...)

Un’alternativa fattibile è che sua moglie ottenga da parte del parroco della chiesa ortodossa da lei frequentata un certificato che attesta che, in quanto fedele ortodossa, lei fa regolarmente la confessione e la comunione in quella chiesa. In tal caso, per i cattolici il fatto che si confessa e si comunica regolarmente funziona come presunzione di battesimo e di cresima avvenuti. Ovviamente, per questo occorre che sua moglie frequenti una parrocchia ortodossa almeno quel tanto che basta per confessarsi e comunicarsi...

 
Domande e risposte sulla Pentecoste

La Pentecoste, o Discesa dello Spirito Santo, o giorno della santa Trinità, o ‘grande Domenica’, è una festa tanto ricca di significato quanto di differenti nomi. L’arciprete Andrew Phillips risponde ad alcune delle domande più basilari riguardo alla Pentecoste, nonché alle feste del periodo con essa collegato. Presentiamo il testo di padre Andrew, tratto dal portale Pravoslavie.ru, nella sezione “Domande e risposte” dei documenti.

 
Patriarca Kirill: le parole e le frasi incomprensibili dello slavonico dovrebbero essere cambiate, ma senza impoverire i servizi divini

foto: russkiymir.ru

L'Assemblea diocesana di Mosca tenutasi ieri apprezza il lavoro della Presenza inter-conicliare sul culto e l'arte della Chiesa per rendere i servizi divini più comprensibili per la popolazione russa.

La decisione dell'assemblea, pubblicata sul sito della Chiesa ortodossa russa , rileva che la commissione sta lavorando alla produzione di un corpus di testi che aiuterà i laici a comprendere meglio i servizi, possibilmente includendo per questi servizi traduzioni russe parallele.

Allo stesso tempo, l'Assemblea rileva che è necessario sviluppare un "approccio misurato, ecclesiastico e accademico per sostituire alcune parole ed espressioni incomprensibili con altre più comprensibili, ma senza impoverire o distorcere il significato, e senza violare lo stile e la poetica dello slavonico ecclesiastico".

Tuttavia, sua Santità il patriarca Kirill ha sottolineato che l'attuale discussione non riguarda la transizione completa dallo slavonico ecclesiastico al russo.

All'assemblea diocesana dello scorso anno, il patriarca Kirill ha proposto che le letture delle Scritture siano lette in russo in quelle parrocchie che lo desiderano e che le accettino, in modo che i parrocchiani possano comprendere meglio le immagini scritturali utilizzate nei servizi.

"È assolutamente impossibile sostituire tutto con la lingua russa moderna. Non siamo ancora abituati ad ascoltare il nostro linguaggio colloquiale nel contesto del culto, e forse non dovremmo abituarci", ha detto il patriarca Kirill durante l'Assemblea di quest'anno, come riferisce RIA-Novosti.

"Tuttavia, sostituire parole incomprensibili, rendere il testo più comprensibile per un gruppo di persone non religiose che sono presenti durante le celebrazioni, questo è un nostro dovere pastorale", ha sottolineato il primate russo. Le persone dovrebbero uscire dal battesimo di un membro della famiglia, per esempio, avendo capito qualcosa e con il desiderio di capire più pienamente ciò che insegna la Chiesa.

A tal proposito, il patriarca ha proposto di individuare un gruppo di specialisti che possano trattare l'argomento. "È meglio offrire alcuni testi comprovati, piuttosto che ignorare semplicemente questo argomento che esiste e la pratica della russificazione spontanea che esiste effettivamente nella nostra vita ecclesiale".

Secondo un sondaggio condotto dal Centro pan-russo per lo studio dell'opinione pubblica nel marzo di quest'anno, il 29% dei parrocchiani ortodossi russi sostiene pienamente la traduzione parziale dei servizi in russo e il 46% probabilmente la sosterrebbe. Il 15% è completamente contrario all'idea.

 
Perché i russi non mi rispondono in russo?

Probabilmente ci siamo passati tutti. Passi un sacco di tempo a imparare una lingua e finalmente arrivi a un punto in cui puoi capire alcune frasi parlate e formare risposte coerenti. Incontri qualcuno di madrelingua e inizi contento a parlare russo (o qualunque lingua stai imparando) - solo per ottenere uno sguardo vuoto o una risposta nella tua lingua.

Non puoi non pensare, "Ma il mio accento è così orribile? Vogliono ricordarmi che sono uno straniero? Vogliono solo fare pratica della mia lingua con me? "

Le intonazioni possono rendere una parola irriconoscibile

Questo è ciò che la gente penserà se dite доро́га invece di до́рого (immagine da Unsplash)

Avete mai provato a dire qualcosa di molto semplice a un russo solo per ottenere uno sguardo perplesso in risposta e sentirlo ripetere qualcosa di completamente diverso da quello che avevate pensato di dire? Ci sono buone probabilità che l'intonazione della parola sia sbagliata. "Qual è il problema?" Potreste dire. "Perché devono essere così fiscali sull'intonazione della stress parola – cambia solo la vocale che riceve il maggior peso; possono ancora capire ciò che intendo dire". Tuttavia, dovete ricordare che l'intonazione della parola cambia anche il modo in cui le vocali atone vengono pronunciate – così, una о inizia a suonare come una а (o, più precisamente, come una vocale fonetica "ʌ"), e una е inizia a suonare come una i.

La situazione diventa ancor più confusa quando la parola con l'intonazione "sbagliata" suona in realtà come una parola esistente. Forse state cercando di dire "Questo è costoso", ma finite per dire "èta daròga" invece del corretto "э́то до́рого". Ebbene, questo suona come "э́то доро́га" o "э́та доро́га" ("questa è una strada" o "questa strada"), e il vostro amico russo è completamente confuso.

Pronunciare una parola come nella propria lingua

Un altro modo per modificare il suono di una parola russa fino a renderlo irriconoscibile è quello di scriverla in lettere latine e poi leggerla come se si trattasse di una parola in italiano o in un'altra lingua europea (basata sull'alfabeto romano). Ci sono certi benefici nella traslitterazione, ovvero nello scrivere le parole in caratteri latini (anche se io sostengo che imparare un numero finito di lettere in un alfabeto diverso da quello latino non è un'impresa così spaventosa come molti sostengono: imparare i caratteri dell'ebraico mi ha preso solo una settimana – ma sto divagando). Tuttavia, una volta che vediamo una parola nel "nostro" codice alfabetico, siamo tentati di leggerla come se fosse nella nostra lingua. Equiparare le lettere russe alle loro controparti latine pone lo stesso pericolo – come quando diciamo "una a è una a", "una у è una u", ecc.

Mi viene in mente un esempio di un insegnante inglese che ho avuto nella mia università in Russia. Parlando della città russa di Пермь (che con esitazione io traslittero Perm'), la pronunciava come la parola inglese "perm". Mentre io e altri russi che parlano inglese sappiamo come è scritta la parola inglese, la parola che lui pronunciava, a un russo che non conosce l'inglese, suona come "пём," che non è molto simile alla pronuncia di "Пермь".

Questo sicuramente si dice кошка (immagine da Pixabay)

Un altro esempio viene da uno studente che ho incontrato una volta in un'università americana. Questo giovane aveva imparato un po' di russo in un programma militare, che metteva molta enfasi sul vocabolario e non molta sulla pronuncia. Una volta mi ha lasciato perplesso, dicendo quello che a me sembrava " У меня́ есть ка́шка". Ora, la parola ка́шка o è un diminutivo di ка́ша (polenta) o è un tipo di trifoglio. Nessuno di questi significati aveva un senso nel contesto, fino a quando ho capito che stava cercando di dire "У меня́ есть ко́шка" (io ho un gatto), ma stava pronunciando la "о" nel modo in cui la lettera inglese "o" viene pronunciata in certi usi dell'inglese americano, ovvero come nell'italiano "casa". La frase che risultava aveva un significato diverso da quello che aveva in mente.

Motivi sociali e interpersonali

Continuiamo a spiegare perché alcuni russi apparentemente vi voltano le spalle e non vi rispondono in russo. Abbiamo visto come certe gaffe di pronuncia possono oscurare la comprensione. Ci sono anche motivi sociali e interpersonali per la riluttanza di una persona a rispondervi in russo.

Necessità di pratica

Come molti hanno sottolineato, a volte la persona con cui state parlando è così ansiosa di praticare con voi il suo italiano (inglese, francese, tedesco, spagnolo, giapponese...), che preferirebbe parlare quella lingua. Parte di quest'ansia potrebbe essere un segno di status o di appartenenza: "Ecco, io parlo la lingua degli espatriati, quindi sono alla moda e appartengo al loro ambiente".

Tuttavia, più probabilmente, sarete uno dei pochi stranieri che incontreranno durante la loro vita, soprattutto al di fuori delle città capitali (столи́цы) di Mosca e San Pietroburgo. Il numero di visitatori stranieri è sceso negli ultimi due anni. Quindi, è sia un evento esotico sia potenzialmente un'opportunità singola nella vita di parlare con un vero e proprio esempio vivente di madrelingua della lingua che stanno imparando!

Conclusione: cercare di relazionarvi con i loro sentimenti pensando al vostro desiderio di praticare il russo. Un modo reciprocamente vantaggioso per comunicare sia nella vostra sia nella loro lingua è quello di partecipare a uno scambio linguistico, o un esercizio in tandem.

Non aspettatevi di sapere il russo

Il russo medio può essere sorpreso di sentirvi parlare in russo. Non prendetela sul personale – non sta pensando che siate stupidi o che stiate prendendo in giro la loro lingua. Probabilmente non hanno mai sentito una persona del vostro paese che parla bene il russo.

Forse pensano che abbiate appena imparato un paio di parole, in modo che quando gli avete fatto il vostro entusiastico "Приве́т!", possono dare una breve risposta amichevole; quindi ridacchiano (хихи́кают) goffamente, e ritornano all'italiano (перехо́дят на италья́нский).

Conclusione: i russi non ritornano all'italiano perché pensano che il vostro russo sia cattivo – probabilmente passano all'italiano perché ogni altro italiano che hanno incontrato non parlava russo. Tuttavia, non è difficile convincerli del contrario (убеди́ть их в обра́тном). Anche qualcosa di semplice come "Я немно́го говорю́ по-ру́сски" o "Я учи́л ру́сский язы́к в университе́те" vi farà apparire competenti ai loro occhi, perché va al di là di quello che hanno mai sentito da un non russo.

Un russofono onorario

Se vivete al di fuori della Russia, forse incontrate russi in occasioni sociali. È naturale provare a parlare con loro nella loro lingua. Vi siete mai trovati in questa situazione solo per sentirvi rispondere goffamente in italiano? Perché dovrebbero snobbarvi in tal modo? Pensano che il vostro russo non sia abbastanza buono?

Da quello che ho visto, chi parla russo prova timore a essere individuato come tale nel corso di un evento in cui sono presenti persone che non parlano russo. Non vogliono parlare in una lingua che la maggior parte delle persone intorno a loro non capisce (sto parlando di russi che vivono all'estero, non della coppia di turisti che avere incontrato in Turchia, e che non ha avuto scrupoli di parlare russo in mezzo a persone che non potevano capirli). Inoltre, parlare una lingua straniera di fronte agli altri, spesso, si trasforma in un gioco di società ("Dicci qualcosa in russo!"), e uno può non voler diventare l'intrattenimento di una serata.

Conclusione: provate a parlare con quella persona in una conversazione più riservata, quando non sono presenti persone che non parlano russo. Anche i meetup linguistici sono una buona idea.

Qual è stata la vostra esperienza quando avete parlato con dei russi? Sono stati disposti a parlare russo?

 
Sant'Isacco il Siro sugli "zeloti" che non commemorano i vescovi

Dopo il Sinodo di Creta (giugno 2016), tra gli ortodossi sono apparsi sempre più fanatici e "zeloti" che immaginano di difendere la verità della fede. Molti di loro avevano uno spirito scismatico ben prima del Sinodo, e i documenti firmati a Creta, che, in ultima analisi, non hanno un eccessivo valore teologico o canonico, sono diventati un'ulteriore occasione per manifestare il loro spirito scismatico. Da decenni, vescovi ortodossi di diverse Chiese (tra cui in particolare le Chiese locali che hanno partecipato al Sinodo di Creta) hanno firmato "documenti ecumenisti" molto più dubbi, eppure gli "zeloti" non hanno trovato motivi per interrompere la commemorazione dei loro vescovi. Si sono decisi solo ora, quando una dozzina di fanatici ha disturbato il mondo con la propria presunta confessione di fede.

Alcuni hanno sparso la voce che il Monte Athos abbia interrotto la commemorazione del patriarca, ma questa è una disinformazione vergognosa. Nessuno dei 19 monasteri che ha commemorato il patriarca di Costantinopoli fino a oggi (con la sola eccezione della vecchia comunità di Esphigmenou) ha interrotto la propria commemorazione! A fare tumulto e a seminare disordine, sono solo alcuni monaci che stanno in celle solitarie e non hanno mai fatto obbedienza a un abate. Tra gli altri, nessuno è preoccupato di questo problema e nessuno ne discute. Dopo aver trascorso gli ultimi due mesi sul Monte Athos mi sono convinto ancora una volta che i veri monaci pregano e fanno obbedienza, senza seminare divisione e opposizione...

Come è noto, molti chierici della Romania e della Moldova hanno interrotto la commemorazione del loro vescovo. Non sono d'accordo con loro e voglio chiedere, chi commemorano al suo posto? Chi ha dato loro un altro antimensio e altro miro? Dietro a quali vescovi "veri ortodossi" si sono messi, e a chi fanno obbedienza? Credo che non esistano risposte chiare a queste domande, quindi voglio condividere un estratto dalle mie più recenti letture patristiche. Si tratta di Sant'Isacco il Siro, che spiega a tutti gli "zeloti" come dovrebbero comportarsi in simili situazioni. Spero che magari alcuni di coloro che sono andati fuori strada con la sospensione della commemorazione del proprio vescovo ritornino alla Chiesa e invece di "difendere la verità", si lascino difendere dalla verità!

Con questo non invito a sostenere un "adogmatismo" né mi metto a testimoniare l'ecumenismo, ma mi limito a chiamare alla pace e all'amore. Se ci preoccupiamo per il dogma e per la fede, rimaniamo nella Chiesa, per aver parte della loro luce!

Trascrivo pertanto un estratto dal libro di Sabino Chialà, Isacco il Siro – ascesi solitaria e misericordia infinita, dalla traduzione romena di Maria-Cornelia e del diacono Ioan I. Ică jr., Ed. Deisis, Sibiu 2012, pp. 265-267.

* * *

La via dello Spirito mette l'asceta solitario in un clima di lotta, che richiede un fervore, un "zelo" che Isacco considera buono. Nei suoi scritti, tuttavia, vi sono diversi passi in cui mette in guardia gli eremiti da quello che chiama in modo generico e senza nessun aggettivo "zelo" [1]. Questo è visto da Isacco come un impulso che, per mantenere la rettitudine e per difendere la verità, oscura l'amore, contraddicendo così lo scopo verso il quale dovrebbe tendere ogni vita ascetica e con cui la verità identifica se stessa. Lo zelo è, prima di tutto, una fonte di problemi per chi vi è abituato, perché "l'uomo zelante non arriva mai alla pace" e poi perché ci sottrae la gioia; soprattutto, lo zelo è "l'opposto della pace" e "una grande impotenza" [2]. Ma le vittime dello zelo sono, prima di tutti, gli altri contro i quali infuria la violenza di chi è ossessionato da questa veemenza. Questi è convinto che glisia stato dato il compito di correggere gli altri, quindi, invece di guardare alle sue "debolezze", i suoi occhi guardano le debolezze degli altri per scoprirle e correggerle con il rimprovero. Ma quest'attitudine non è considerata da Isacco come "un tipo di saggezza", ma come una delle "infermità dell'anima" essenzialmente dotata di queste due caratteristiche: "un'intelligenza sottile e una grande ignoranza". Chi veramente si preoccupa per un altro non lo attacca con "zelo", ma gli si accosta con "magnanimità" e, soprattutto, cercando di "portare le debolezze" dell'altro, prendendole su di sé [3]. Infatti, molto spesso lo zelo si trasforma in un incendio che, invece di correggere gli altri, li distrugge; contrariamente alle sue abitudini, Isacco si rivolge loro con parole dure dicendo: "Sappi che se da te uscirà un fuoco che brucerà gli altri, dalle tue mani ti sarà chiesto di rendere conto delle anime di tutti coloro che saranno toccati dal fuoco" [4].

Chi è mosso da zelo crede di dover difendere la verità, pensando che Dio abbia bisogno di essere difeso. Ma chi "ha gustato la verità non litiga mai per la verità"; invece, chi si mostra "pieno di zelo per la verità di fronte agli uomini", con questo atteggiamento dimostra che la verità non l'ha ancora conosciuta. "Il dono di Dio e la sua conoscenza non sono causa di disturbo e di grida", dice Isacco riferendosi alla situazione di lotte interne nella Chiesa e di dispute teologiche senza fine tra i cristiani. La verità è Dio stesso, chenon ha bisogno di alcuna difesa" [5]. La verità non ha bisogno di essere difesa, né imposta né urlata; e talvolta solo il silenzio è in grado di comunicarla: "Sei più utile con il tuo silenzio che con la parola di conoscenza data a chi che non se ne può servire per la conoscenza. Scendi con lui alla misura della sua debolezza" [6].

In realtà, dice Isacco, il vero motivo dello zelo e della sua forza non sono da ricercare nella verità, che non ha bisogno di essere difesa, ma piuttosto nelle malattie che infestano l'uomo; e tra queste, quelle "spingono l'uomo verso lo zelo" sono particolarmente "l'orgoglio e la stupidità" [7]. Nel passo citato sopra, del discorso 50 della Prima parte, Isacco attribuisce lo zelo alla "chiusura mentale" e alla "grande ignoranza" provenienti da "orgoglio" e "stupidità"; la nota dominante è la superficialità, che è l'espressione di una falsa comprensione della verità. In questa meditazione speciale sullo zelo Isacco può essere considerato il perfetto continuatore del pensiero di Giovanni il Solitario, che spesso esorrta alla pace, piuttosto che allo zelo [8], ricordando che "l'uomo spirituale", cioè colui che ha raggiunto la pienezza della propria statura, non ha zelo contro le persone: "nell'uomo spirituale non c'è alcuno zelo che vuole l'annientamento degli uomini, a immagine del Signore, che non solo non è stato uno zelota, ma ha anche criticato i suoi discepoli, perché erano esasperati dallo zeolo contro i samaritani (cfr Lc 9,51-55). Quanto allo zelo dell'uomo spirituale, se proprio dobbiamo chiamarlo zelo, non è niente di più che un fuoco di zelo per Dio e di amore per gli uomini, per guidare i perduti alla conoscenza della verità, come ha fatto il nostro Signore con i suoi discepoli" [9]...

Note

[1] Il traduttore greco della Prima parte introduce le specificazioni di zelo buono e zelo cattivo, a seconda del contesto.

[2] Isacco, Parte I, discorso 50.

[3] "O uomo che consideri di usare il tuo zelo contro le malattie straniere, in tal modo allontani la salute dal tuo cuore. Per la slute della tua anima è meglio che tu ami il dolore. Ma se desideri guarire i malati, sappi che i malati hanno bisogno di cure piuttosto che di rimproveri. Anche in questo caso, se non aiuti gli altri, sprofondi in modo doloroso in una grande malattia. Lo zelo non nasce dalla saggezza nelle persone, ma da quelle malattie dell'anima, che sono l'ignoranza e la ristrettezza di pensiero. L'inizio della sapienza da Dio è la bontà e la gentilezza. Queste nascono da una grande anima e sopportano le debolezze degli uomini. "Voi forti, sopportate le debolezze dei deboli" [Rm 15,1]; e "Correggete chi si è sbagliato con spirito di mitezza" [Gal 6,1]. L'Apostolo annovera la pace e la pazienza tra i frutti dello Spirito [cf. Gal 5,22] "(Isacco, Parte I, discorso 50 [Filocalia Românească Vol. X, p. 298, Ven. 58]).

 [4] Isacco, parte I, discorso 50.

[5] Isacco, Parte II, discorso 3, capitoli IV, 77 [D, p. 227].

[6] Ibid., Capitoli I, 15 [D, p. 116]

[7] "Ci sono due cause per cui qualcuno può essere preso da zelo incontenibile per il comportamento degli altri: l'arroganza e la stupidità, senza le quali questo non può esistere" (Isacco, Parte II, discorso 1).

[8] Giovanni dice: "Tutto ciò che turba la pace non dovrebbe essere considerato un bene, perché un bene non annienta un altro bene" (Giovanni Il Solitario, Lettera a Esichio, 52).

[9] Giovanni il Solitario, Dialogo sull'anima e sulle passioni (Dedering 1936, p. 21-22).

 
Che cosa ci rivela la battaglia per l'aeroporto di Donetsk riguardo alle forze dell'Ucraina e della Novorossija

Ho sentito notizie contraddittorie sulla situazione dell'aeroporto di Donetsk che vanno da "aeroporto 90% nelle mani della Novorossija" ad "aeroporto preso". Qualunque sia il caso, credo che ci sia una buona probabilità che dalla parte della Novorossija abbiano ragione quando dicono che l'aeroporto sarà preso questo fine settimana. Ho dato una rapida occhiata al sito militarymaps.info per scaricare l'ultima relazione e questo è quello che ho visto:

Ci sono combattimenti che si svolgono in questo momento (17:00, ora di Mosca), ma la maggior parte dell'aeroporto è nelle mani della Novorossija. Inoltre, gli ucroidi sono stati respinti abbastanza lontano da rendere loro molto difficile, se non impossibile, di rifornire i loro compagni nell'aeroporto. In realtà, i soldati della Novorossija intervistati nei social media russi dicono che ogni volta che gli ucroidi tentano di inviare in un convoglio di rifornimento, questo viene distrutto. Anche gli anglo-sionisti si stanno apparentemente preparando per la perdita dell'aeroporto: stanno attualmente discutendo l'imposizione di ulteriori sanzioni contro la Russia se l'aeroporto cade nelle mani della Novorossija. Cosa molto stupida, ma oh, così tipica di questi burocrati arroganti e incompetenti.

Ma la cosa veramente interessante in tutto questo è il comportamento ucroide. Provate a tirarne fuori un senso:

Ciò che l'aeroporto di Donetsk rivela sulle forze ucraine

È ormai da *mesi* che le forze ucroidi nell'aeroporto resistono a condizioni molto difficili, spesso completamente circondate e molto raramente rifornite. Dalla parte della Novorossija hanno loro offerto innumerevoli volte di fare quello che ha fatto la maggior parte delle altre forze della giunta: ririrarsi attraverso un corridoio. Ma la gente nell'aeroporto ha rifiutato. Certo, l'aeroporto (in precedenza) ultra-moderno Sergej Prokofiev di Donetsk ha dato loro un gran numero di edifici molto forti e un gran numero di tunnel sotterranei e di strutture per nascondersi, ma lì le loro condizioni non si sono fatte molto più facili: sono stati bombardati, sottoposti al fuoco dei cecchini, attaccati da commando speciali e fondamentalmente affamati e si può solo immaginare il loro morale, considerando che le possibilità di vittoria o addirittura d'evacuazione erano vicine allo zero. Eppure hanno resistito con una determinazione feroce. Secondo una fonte della Novorossija, oltre 1000 ucroidi sono già morti dentro e attorno a questo aeroporto.

Perché? Perché hanno resistito in quel modo?

L'aeroporto ha davvero un significato così strategico?

La risposta è no, niente affatto. Un concetto sciocco era che gli ucroidi tenevano l'aeroporto per impedire ai russi di utilizzarlo per sbarcare le loro forze a Donetsk. Questo è ridicolo per diversi motivi. In primo luogo, i russi possono far atterrare una divisione aviotrasportata completamente meccanizzata ovunque, non hanno bisogno di un aeroporto per questo. In secondo luogo, se l'esercito russo avesse voluto prendere quell'aeroporto, avrebbe potuto farlo in poche ore (su questo darò ulteriori dettagli più tardi). Ma soprattutto, perché mai i i russi si prenderebbero la briga di atterrare in un aeroporto contestato quando potrebbero farlo a Lugansk o anche semplicemente arrivare per strada dal confine ?! Quindi no, il controllo di questo aeroporto non fa nulla per impedire una mitica invasione russa.

L'aeroporto ha qualche altro significato strategico? Forse permette di controllare Donetsk?

La risposta è di nuovo, no, per niente. In realtà, se guardiamo a ciò che gli ucroidi hanno effettivamente fatto da quell'aeroporto, arriviamo al "mistero" più sconcertante di tutti: da mesi ormai gli ucroidi all'aeroporto hanno sottoposto la città di Donetsk a un fuoco completamente casuale e indiscriminato. Il tipo di fuoco che uccide i civili e distrugge gli edifici, ma che avrà esattamente zero impatto sulle Forze Armate della Novorossija. E quando dico zero intendo proprio zero. Mi spiego.

Gli ucroidi non hanno le capacità di ricognizione o di intelligence per monitorare i movimenti delle unità delle Forze Armate della Novorossija all'interno Donetsk. Né hanno correttori che potrebbero correggere il fuoco di artiglieria. Inoltre, mentre le forze di repressione della giunta a nord-ovest dell'aeroporto possono, forse, fornire supporto di fuoco agli ucroidi nell'aeroporto, l'artiglieria che si trova nell'aeroporto in sé è inutile perché le Forze Armate della Novorossija sono troppo vicine perché quel tipo di artiglieria sia di grande utilità. Inoltre, le forze di repressione della giunta hanno pochi (2?) carri armati e mortai per farlo. Quindi l'unico possibile uso delle forze ucroidi nell'aeroporto è di cercare di terrorizzare la gente di Donetsk. Questo è semplicemente strabiliante, ma sembra che 1000 ucroidi o giù di lì siano stati uccisi in mesi di pesanti combattimenti al solo scopo di uccidere civili. Sì, suona assolutamente folle, ma suona così perché è davvero assolutamente folle.

Ora, è vero che il "ministro della difesa" ucroide Valerij Geletej è un pagliaccio incompetente. Un ex poliziotto trasformato in ufficiale di sicurezza dello Stato e ri-trasformato in militare (letteralmente alla notte al giorno), è il tipo che sostiene che la Russia ha utilizzato armi nucleari a Lugansk, il tipo che ha "firmato" il suo impegno di servizio con una penna chiusa e il tipo che ha appena mostrato munizioni della seconda guerra mondiale come prova di una invasione russa. È odiato e disprezzato anche dagli ucroidi. Posso vedermi un tipo come quello a dare l'ordine "continuate a uccidere civili finché sarete tutti morti", ma perché diavolo gli ucroidi nell'aeroporto stanno obbedendo a un ordine così idiota?

Infine, considerate che uno dei pochi aspetti positivi di un cessate il fuoco altrimenti molto controverso è stato proprio quello di congelare il conflitto più o meno lungo l'attuale linea di contatto e di far uscire le unità circondate senza più versare sangue. E diverse unità ucroidi hanno utilizzato questa occasione per uscire da alcune situazioni che apparivano piuttosto disperate. Le forze di repressione della giunta si sono anche unilateralmente ritirate da alcuni villaggi contestati. Fatta eccezione per i pazzi all'aeroporto che, invece di evacuare immediatamente, hanno deciso di arroccarsi, rimanere dov'erano e continuare a terrorizzare i civili.

Potrei sbagliarmi qui, e mi piacerebbe avere da voi eventuali delucidazioni in merito, ma l'unica spiegazione che ho per questo comportamento apparentemente folle è che questi ucroidi hanno subito il lavaggio del cervello a livello terminale. Sono come le SS che nel 1945 urlavano "Heil Hitler", mentre stavano in piedi di fronte a un plotone di esecuzione sovietico. Proprio come le SS, questi tipi apparentemente credono che il loro "onore si chiama fedeltà" e sono apparentemente disposti a combattere fino all'ultimo respiro per l'opportunità di terrorizzare i civili. Quegli ucraini che hanno combattuto per Saur Mogila almeno hanno potuto dire a se stessi che sono morti in una battaglia per il controllo del margine meridionale della Novorossija, di fondamentale importanza strategica. Ma morire per l'aeroporto di Donetsk significa o morire per niente, o morire per la possibilità di uccidere civili. Roba pazzesca e spaventosa.

Ciò che l'aeroporto di Donetsk rivela sulle forze della Novorossija

C'è un'altra cosa su questo aeroporto, che mi sembra importante. Per mesi le forze della Novorossija non sono riuscite a prenderlo. Certo, questo era un obiettivo difficile da conquistare e si potrebbe anche sostenere che le Forze Armate della Novorossija sono occupate in più importanti combattimenti altrove - entrambe le ragioni sono vere - ma questo non spiega perché non hanno potuto prendere l'aeroporto.

C'è un fatto di cui i civili non sono a conoscenza e che anche i militari spesso non riescono a capire: tutte le forze militari sono buone quando stanno vincendo. Permettetemi di spiegare: quando inizia una battaglia e, diciamo, la parte A prende il sopravvento e comincia a battere o inseguire la parte B, le prestazioni effettive della parte A sono quasi sempre buone. È estremamente raro che una forza militare dimostri incompetenza o scarsa formazione oppure faccia errori mentre è impegnata a inseguire un nemico in ritirata. Questo significa anche che non si può giudicare l'efficacia di una forza vedendo come si è comportata in una battaglia che ha vinto. Il criterio chiave per misurare l'efficacia di combattimento di una forza militare (dal soldato fino al comandante) è se questa riesce a invertire la tendenza, se può combattere bene mentre è in ritirata, se può subire una severa sconfitta e poi montare con successo una controffensiva. Questo è qualcosa che solo una forza veramente efficace può fare.

Penso agli insorti afghani che hanno mostrato capacità superbe contro l'esercito sovietico (in particolare i tagichi nel nord). Tutti presumevano che, non appena l'ultimo soldato sovietico sarebbe andato via, gli insorti avrebbero preso Kabul in poche ore. Ci sono voluti tre anni!

Le operazioni offensive urbane sono uno dei compiti più difficili che qualsiasi forza militare possa intraprendere e anche una forza che si comporta superbamente in campo aperto può fallire assolutamente in un ambiente urbano, in particolare contro un difensore determinato.

Le Forze Armate della Novorossija hanno davvero invertito la marea della guerra, e in una situazione in cui le forze di repressione della giunta avevano quasi circondato Donetsk e tagliato fuori Donetsk da Lugansk. Le Forze Armate della Novorossija hanno molto abilmente utilizzato il fatto che forze di repressione della giunta erano "padrone delle strade" per farle entrare, poi le hanno circondate, quindi le hanno tagliate fuori e distrutte. Ma questa era un'operazione difensiva. Inoltre, hanno ottenuto *un sacco* di aiuto dalla Russia, che comprende non solo il "Voentorg", ma anche il supporto di fuoco diretto attraverso il confine con la Russia. Poi gli ucroidi sono scappati. Il loro ritiro è stato un disastro totale, un ritiro pasticciato e caotico in cui le forze di repressione della giunta hanno veramente dimostrato quanto erano povere come forza militare. Ma non dobbiamo prendere l'incompetenza militare degli ucroidi per una prova che le Forze Armate della Novorossija sono una forza molto capace nell'offensiva. Il fatto è che non sappiamo quanto buone sarebbero le Forze Armate della Novorossija in un'operazione offensiva, soprattutto contro un difensore determinato. Il caso dell'aeroporto di Donetsk è piuttosto singolare e non dimostra che le Forze Armate della Novorossija siano incapaci, ma dovrebbe almeno dare qualche pausa di riflessione a coloro che credono che, se non fosse stato per il cessate il fuoco, le Forze Armate della Novorossija avrebbero liberato Mariupol o il resto della Novorossija. Inoltre, se accettiamo la tesi spesso avanzata dai novorussi, che non hanno potuto ottenere le forze necessarie per l'aeroporto perché queste forze erano troppo sparse e necessarie in altri punti, allora che cosa ci dice questo su cosa sarebbe successo delle Forze Armate della Novorossija, se avessero davvero avanzato su più fronti come si voleva fare poco prima della firma del cessate il fuoco? Quelli che oggi deplorano che Mariupol non è stata presa, si rendono conto che tutte le migliori unità delle Forze Armate della Novorossija  erano già stati assegnate a questo compito e che erano tutte lontane dal resto della Novorossija? Per coloro che sono così arrabbiati con il cessate il fuoco, ho una domanda di base:

Se tutte le forze migliori tra le Forze Armate della Novorossija fossero state assegnate alla battaglia per Mariupol, quali forze sarebbero rimaste disponibili in caso di un attacco ucroide dal nord? Se fosse successa una cosa del genere, quanto "sparse" sarebbero state le Forze Armate della Novorossija intorno a Donetsk e Lugansk?

So che non avrò una risposta da coloro che hanno accettato come indiscutibile la tesi che le Forze Armate della Novorossija  avrebbero potuto prendere Mariupol e liberare il resto della Novorussia (per non parlare di coloro che credono che avrebbero potuto prendere Kiev). Per loro, il ritiro pasticciato degli ucroidi dalla Novorossija è una chiara prova che l'esercito ucroide era finito e che la vittoria totale era a portata di mano. E chissenenfrega dell'aeroporto di Donetsk.

La storia non può essere riscritta e non sapremo mai con certezza. Ma finché possiamo fare un ragionamento plausibile che il cessate il fuoco è stato firmato quasi al momento perfetto per le Forze Armate della Novorossija – al culmine del loro successo – allora non c'è bisogno di presumere che tutti coloro che non sono categoricamente opposti al cessate il fuoco sono tutti traditori, agenti di Surkov o qualsiasi altro tipo di sciocchezze che i patrioti dell'urrà stanno vomitando su coloro che non condividono la loro opinione. A mio parere la battaglia per l'aeroporto di Donetsk mostra chiaramente che le Forze Armate della Novorossija erano già troppo sparse, e che sono molto più abili nelle operazioni difensive rurali che in quelle offensive urbane.

Saker

 
Il coronavirus come prova della fede e della fedeltà alla Chiesa

foto: ria.ru

L'arciprete Sergej Uspenskij parla di fede, di incredulità, della provvidenza di Dio, del crescente panico intorno al coronavirus e del destino di tutti i diaconi.

Recentemente, gli ortodossi del nostro paese sono stati oggetto di persecuzioni sociali. Il flusso di calunnie e malizie sataniche, anche se non è così intenso, continua ancora a riversarsi sulla nostra Chiesa Madre. Ma ora non è più significativo. Coloro che volevano andarsene se ne sono già andati, e la fede di coloro che sono rimasti non sarà affatto scossa.

Ora è il momento di mettere alla prova la nostra fede da un'altra parte. Il terreno comune per questa prova è il servizio alla Chiesa e il coronavirus. Alcuni dicono che è meglio "pregare a casa alla TV" perché "proteggersi è più importante che frequentare la chiesa", qualcuno suggerisce una "comunione meno frequente".

Esprimerò il mio punto di vista personale senza insistere sul fatto che sia l'unico vero.

Come sapete, i santi Padri hanno considerato disastri come inondazioni, terremoti, epidemie e simili attribuendoli alla manifestazione della Provvidenza di Dio, cosa che ha un significato nascosto e un significato spirituale. La civiltà post-cristiana, intrisa di egocentrismo e immemore di Dio, sarà sempre più esposta a tutti i tipi di shock. Quando una persona muore, la terapia intensiva può essere molto dura, ma non c'è altro modo per riportare in vita il paziente; purtroppo, non c'è altro modo. A giudicare dall'ultimo libro del Nuovo Testamento, Dio farà lo stesso all'umanità.

Quali pericoli può correre una persona in chiesas durante un'epidemia? Diamo un'occhiata alle ragioni.

Comunione da un calice comune

foto: ridus.ru

Non considererò nemmeno questa ragione come una possibilità di trasmissione di infezione, poiché credo fermamente che il corpo e il sangue di Cristo non possano essere una fonte di trasmissione di alcuna infezione mortale. E la ragione di ciò non è solo la mia fede, ma anche la mia esperienza di vita pratica di molti anni di ministero.

Se le infezioni fossero trasmesse attraverso la comunione, i nostri diaconi, che concumano i santi doni dopo ogni Liturgia, se non morissero, si ammalerebbero molto spesso di influenza, SARS e altre malattie. Ma questo non è vero. A volte penso che questo rango del sacerdozio sia per qualche motivo più sano di chiunque altro. 

Possibilità di trasmissione di infezioni in chiesa da persona a persona o attraverso icone baciate

foto: Peter Kovalev / TASS

Con la stessa probabilità (se non di più) possiamo prenderci il virus toccando le maniglie di un carrello in un supermercato, le banconote, i pulsanti di un ascensore o di un bancomat, i corrimano nei trasporti, o stringendo una mano, solo per citarne alcuni. Naturalmente, questo non è un argomento a favore dell'andare in chiesa per mettersi anche lì a rischio d'infezione. Sono d'accordo. Quindi, la possibilità di essere infettati dal coronavirus in una chiesa è reale come lo è dappertutto. Quindi, parliamone in modo più dettagliato.

1. Innanzitutto, consideriamo i motivi per cui andiamo ancora in chiesa. Sono sicuro che tutti, nonostante il rischio, andranno comunque al negozio a comprare del cibo perché la fame fa male. Il credente dovrebbe avere un bisogno di cibo spirituale - la comunione al corpo e al sangue di Cristo - molto più grande durante un'epidemia mortale che nel corso di una vita pacifica. Se la morte gli soffia sul collo ogni giorno e se ha la febbre oltre i quaranta gradi, è molto probabile che non avrà tempo di fare la comunione. Pertanto, è necessario occuparsene in anticipo.

La chiesa non è né un mercato né una fiera né un luogo in cui bere. È un luogo che collega la terra al cielo e in essa chiediamo collettivamente misericordia a Dio, inclusa la cessazione delle epidemie.

2. Ricordiamo la storia. Sappiamo che i primi cristiani ricevevano la comunione senza eccezione ogni domenica. Come eco di quel tempo, abbiamo ancora regole canoniche (purtroppo dimenticate da molti), che dicono che se per tre domeniche successive qualcuno non ricevesse la comunione, questi non sarebbe più un cristiano (Canone 80 del sesto Concilio ecumenico). E ci sono anche regole simili che scomunicano coloro che vengono alla Liturgia e non ricevono la comunione (Canone apostolico 9).

Molto spesso, nel corso dei secoli, quando arrivava al servizio divino della domenica, un cristiano rischiava di "prendersi" non il coronavirus, ma i denti e gli artigli di un leone, un colpo di spada, una crocifissione, torture e simili conseguenze per la sua fede in Dio. Andare al culto era letteralmente una pratica mortale. Ma nonostante ciò, TUTTI i cristiani andavano alla comunione, sebbene fossero ben consapevoli dei rischi.

Possiamo citare esempi simili della storia recente, quando i nuovi martiri che celebravano nelle prigioni, nei campi e in esilio rischiavano di essere inevitabilmente fucilati se fossero stati scoperti, cosa che alla fine accadde ad alcuni di loro.

Coronavirus e morte

foto: TASS / Mikhail Dzhaparidze

Tutti moriremo – questa tesi non ha bisogno di discussione. E la data della nostra morte, come la data della nostra nascita, non dipende da noi, ma da colui che governa la nostra vita. E se qualcuno pensa che morire per un virus sia più difficile che, per esempio, morire per un cancro, probabilmente ha torto.

C'è un anatema letto, durante la domenica dell'Ortodossia, contro quelli che credono che la nostra vita non sia governata dalla volontà di Dio ma dal caso. Ogni volta durante le funzioni, la Chiesa ci invita ad "affidare noi stessi gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio".

Naturalmente, la fede in Dio non implica disattenzione e disprezzo per le norme del traffico o della sicurezza. Dobbiamo sempre fare attenzione a non danneggiare la nostra salute. Ma ci sono situazioni nella vita in cui dovrete correre dei rischi se questa è la volontà di Dio. Inoltre, ci possono essere situazioni in cui preservare una vita terrena e preservare i comandamenti di Dio possono entrare in conflitto tra loro. Quindi dovrete fare una scelta.

Potrebbe anche succedere il contrario. "Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi la perde per me la troverà" (Matteo 16:25). Quindi, chi è pronto a dare la vita per Cristo e il Vangelo, la manterrà. Inoltre, questo è vero non solo in senso spirituale ma anche in senso fisico. Infatti riceviamo il corpo e il sangue di Cristo non solo "per la remissione dei peccati e per la vita eterna" , ma anche "per la guarigione della nostra anima e del nostro corpo". E anche questo è l'oggetto della nostra fede.

L'anziano Kirill Pavlov ha ricordato come durante la Grande Guerra Patriottica quei soldati, che, temendo la fame, asciugavano le gallette e le portavano in sacchi dietro le spalle, e coloro che si occupavano di se stessi tenendo la testa bassa, in qualche modo, morivano più velocemente dei soldati che erano pronti a essere i primi a precipitarsi in un attacco senza pensare al futuro.

Conclusioni

foto: tatmitropolia.ru

Una volta, durante una delle tante invasioni dei turchi all'Athos, un monaco si chiese cosa fare: fuggire o rimanere e accettare il martirio? Quest'ultima non sarebbe arroganza e ex codardia? La Madre di Dio gli apparve e disse che ognuno è libero di fare come il suo cuore gli dice di fare. Chi decide di accettare la morte per Cristo sarà incoronato con una corona da martire. Chi sente di non avere tale fede, che si nasconda, non sarà condannato per questo.

Mi sembra che nel caso di un'epidemia, i chierici, in quanto servitori di Dio, non abbiano scelta. In effetti, è impossibile smettere di servire Dio, in qualunque modo. Il sacerdote compie in chiesa un sacrificio incruento per tutto il mondo, per tutte le persone, vive e morte, ed è suo dovere.

Nella vita di san Barsanufio, vescovo di Tver' (di cui abbiamo celebrato la memoria domenica scorsa), si dice che nel suo monastero tutti i sacerdoti morirono durante l'epidemia. Lo stesso san Barsanufio li confessò personalmente, li comunicò e li seppellì. E tutti furono benedetti dalla gloria celeste. Anche i cristiani di Alessandria aspiravano alla stessa gloria, quando durante l'epidemia di pestilenza nel terzo secolo aiutavano non solo i loro compagni di fede, ma anche i pagani, infettandosi e morendo per la stessa malattia. In questo modo, hanno adempiuto al comandamento d'amore di Dio, ricevendo corone immortali.

Per quanto riguarda la frequentazione delle chiese da parte dei laici durante l'epidemia di coronavirus, che ognuno decida da solo, basandosi sulla fede e sulla misericordia di Dio. Ma in ogni caso, anche quando andrete in chiesa, non dovreste trascurare le regole di igiene mettendo a rischio voi stessi e gli altri.

Che Dio ci benedica tutti!

 
Una nuova icona nella chiesa

Il nostro iconografo Ovidiu ha terminato per la nostra chiesa un'icona dell'Anziano dei Giorni, di cui abbiamo già parlato nell'articolo relativo a questa icona. La riproduzione dell'icona e un suo dettaglio sono visibili al fondo dell'articolo.

 
Una miscellanea di domande (2017)

Caro padre Ambrogio,

guardando il calendario ho visto che il giorno in cui inizia la Quaresima che prepara alla Pasqua è caratterizzato dalla totale astinenza dal cibo. Vorrei chiederle qual è il significato di questo digiuno assoluto e se sono incluse anche le bevande. Desidero sapere anche se, a chi fosse abituato a una astinenza completa dal cibo o a chi lavora e va a scuola (e ha bisogno di energia), sia concesso almeno di fare colazione.

Grazie e buona Quaresima!

(D., 2017)

Caro D.,

...vuoi dire che non hai mai saltato una colazione in vita tua? Perché, a ben pensarci, questa mi sembra l'UNICA ragione che ti può spingere a fare colazione proprio in uno dei due giorni dell'anno (l'altro è il Venerdì Santo) in cui ti si chiede di astenerti dai pasti.

Non riesco neppure a capire perché "a chi fosse abituato a una astinenza completa dal cibo" (...abituato? ...con quale cadenza?) dovrebbe essere "concesso" di fare un pasto. Se è "abituato" a non farlo, allora fare un pasto dovrebbe essere un'imposizione che rovina un'abitudine... oppure no?

...e va bene, cerchiamo di fare un passo indietro.

Quelle che leggi sul calendario della Chiesa sono le norme di IDEALE ASCETICO di un cristiano ortodosso. Una di queste norme chiede anche di non usare contraccettivi (che siano "naturali" o meno). Poi, vedendo quanti figli hanno in media i cristiani ortodossi, ti verrà magari un fugace sospetto che vi sia qualcuno che invece la contraccezione la usa abbastanza spesso...? Ora, se qualcuno non arriva a seguire le norme di ideale ascetico, ovviamente si accontenterà di qualcosa di meno, ma questo non significa che dobbiamo abbandonare gli ideali e riempire libri di casistiche in cui sgarrare "è permesso", "è incluso", "si può fare", "per chi lavora", "per chi va a scuola", "per chi non vuole un altro figlio" e così via. Semplicemente, non si raggiunge l'ideale ascetico della Chiesa, e questo è visto con compassione pastorale per la nostra debolezza umana. La prossima volta, si può ritentare con rinnovata energia!

Nota che nel chiedere due giorni di digiuno totale la Chiesa non fa nulla che non sia umanamente possibile alla maggior parte della popolazione. Se passi l'intero Venerdì Santo in chiesa a pregare e il tuo massimo sforzo è aiutare a fare un po' di pulizie e decorare di fiori l'epitaffio, non avrai certo grandi stimoli di fame. Ma se devi passare il Venerdì Santo facendo lavori o attività di studio e poi torni a casa alla sera sentendoti stanco e stremato, allora mangia e bevi qualcosa di semplice! Meglio fare così che andare a letto con una sete che ti divora, e poi saltare la Liturgia del Sabato Santo perché sei rimasto a casa a strafogarti di una colazione "di digiuno", come fanno fin troppi "asceti del venerdì" che non hanno saputo dosare le loro forze, e che quindi, per avere esagerato a fare bene una cosa "secondo le norme", finiscono per fare male due cose.

Buona Quaresima anche a te... ma prima, buona Settimana dei Latticini! Ti ricordo che la settimana prima della Quaresima è il momento giusto per mangiare di tutto (tranne la carne), anche al mercoledì e al venerdì, e anche per ridere e scherzare!

Ho avuto una conversazione in famiglia su argomenti come eutanasia, aborto, suicidio.

Abbiamo parlato in particolare dei casi del bimbo inglese di nome Charlie e di quel rapper italiano che era andato in Svizzera per fare il suicidio assistito... tanto per citarne alcuni.

Dopo aver espresso le mie considerazioni (contrarie a tutto questo), mi sono sentito dare dell'arrogante per aver detto che il suicidio non è una soluzione. La mia arroganza, secondo chi mi accusava, sta nel fatto che io non posso sapere qual è il motivo che spinge uno a suicidarsi. E, per aver detto che la nostra società lavora più per la morte che per la vita, mi sono sentito dire che manco di rispetto agli scienziati che fanno ricerche contro le malattie.

Riguardo all'aborto mi sono limitato a citare una frase di Tertulliano: "uno che sarà un uomo è già un uomo".

...Ah, dimenticavo il piccolo Charlie: di lui si è detto che se alla fine i genitori hanno deciso di "staccargli la spina", è stato meglio per lui perché si è posto fine alle sue sofferenze e i genitori hanno dimostrato di essere egoisti ostinandosi a tenerlo in vita (come un vegetale).

Una cosa peò mi ha fatto riflettere, cioè la questione della sofferenza, fisica e psicologica, delle persone affette da malattie rare che, ahimè, decidono di suicidarsi. E mi ha fatto riflettere anche, per quanto riguarda i neonati, questa domanda che mi è stata posta: "ti sembra umanitario lasciar 'vivere' una persona condannata a un'esistenza d'inferno perché i polmoni e i tessuti gli si ristringono giorno dopo giorno?"

Il problema è che non si può stare a parlare con chi ragiona in questo modo, dell'anima spirituale e immortale e tanto meno del fatto che la vita che una donna porta in grembo non è sua ma di chi l'ha tratta dal nulla all'essere. Io mi sento debole, impotente, schiacciato da queste affermazioni, soprattutto quando mi si dice che è dovere dello stato tutelare i diritti umani, quindi anche togliere la vita a chi soffre, soprattutto se si tratta di bambini. Qual è il modo per far capire a questa gente che la Verità esiste e che non si può continuare con il relativismo, che insegna che "ognuno può fare quel che vuole, basta che non disturbi gli altri", "la vita è mia e posso farci quello che voglio, anche togliermela", o ancora "l'utero è mio e me lo gestisco io". Come si convincono queste persone che quello che sembra bene, in verità è male e quella che sembra libertà in verità è prigionia? Per me è importante saperlo, soprattutto dopo aver sentito da mio padre che "vorrebbe farla finita prima di diventare vecchio e rincretinito, per non rovinare la vita a chi gli sta intorno".

Discussioni di questo genere hanno una tendenza a terminare in litigi, perché di solito partono da partiti presi, e nella quasi totalità dei casi sono fatte da persone che non hanno MAI dovuto staccare una spina a un malato terminale. Mia madre ha dovuto prendere la decisione di staccare il respiratore a sua sorella che si stava consumando per un tumore, e ti garantisco che chi ha dovuto passare realmente per drammi del genere è molto meno dogmatico (sia in positivo che in negativo) sui temi del fine vita.

Di solito chi accusa gli altri di arroganza farebbe bene a guardarsi allo specchio: pretendere di decidere sulla vita e la morte di un essere umano (anche se si tratta di noi stessi) a me sembra già in partenza un tantino arrogante a prescindere...

Detto questo, chi fa DAVVERO ricerche sulle tematiche del fine vita ha occasione di imparare molte cose: "staccare una spina" è un termine che si riferisce alla cosiddetta "eutanasia passiva", e che a sua volta ha un'importante suddivisione in due sotto-categorie: un ritiro di strumenti artificiali (per esempio un respiratore) che possono qualificarsi come "accanimento terapeutico" quando non ci sono più vere speranze di guarigione, e un ritiro di funzioni naturali (per esempio l'alimentazione attraverso un sondino) che di per sé non fanno altro che sostenere un corpo in piena capacità di restare in vita. In questi casi, il ritiro degli strumenti artificiali NON è moralmente condannato da una visione cristiana (anche se la Chiesa cattolica ha messo tutto in un fronte unico, come per la contraccezione), mentre la sospensione del rifornimento di acqua e cibo (pensa al caso di Eluana Englaro in Italia, o a quello di Terry Schiavo negli USA) è visto come una riprovevole omissione di un dovere di assistenza basilare (cfr. Mt 25:42: "ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere").

Agli slogan molto crudi che mi hai citato puoi rispondere in modo altrettanto crudo: "quando uno fa quel che vuole, è praticamente CERTO che disturberà qualcun altro", oppure "l'utero sarà pure tuo, ma quel che c'è dentro è SUO, non è tuo. Fattene una ragione: non ha neppure il tuo stesso codice genetico...". A papà puoi bonariamente dire che in certi modi ti sta già rovinando la vita, ben prima di essere vecchio e rincretinito, ma che tuttavia tu non senti il desiderio che la faccia finita...

Adesso invece mi vorrei soffermare ancora sul tema dell'omosessualità, di cui ieri ho avuto un'altra discussione. Mia sorella sostiene che l'omosessualità è perfettamente normale perché è sempre esistita e che non solo non è giusto odiare una persona solo perché è omosessuale (e su questo sono d'accordo anche io) ma è sbagliato anche considerare l'omosessualità come una malattia o una distorsione della natura. Io ho provato a spiegarle che in una prospettiva ortodossa le unioni omosessuali non sono riconosciute come matrimoni perché il matrimonio (tra un uomo e una donna) è fatto in vista della creazione di una famiglia, della procreazione e quindi della propagazione della società. Lei ha replicato che ci sono anche coppie etero (sterili) che non possono avere figli, dunque non dovrebbero essere riconosciute nemmeno loro. Io ho cercato di dire che ciò da cui si deduce che l'omosessualità è una deviazione della natura è il fatto che sia più l'eccezione che la regola, e che spesso è causata da un blocco della crescita (come mi aveva spiegato lei), ma la sua risposta è stata: "dire che una cosa non è normale solo perché si differenzia dalla maggioranza è sbagliato. È un po' come se tu mi dicessi che sono malata o contro natura solo perché ho l'incarnato più pallido rispetto alla maggioranza delle persone di etnia mediterranea. Il fatto che a una persona piacciano le persone del suo sesso non significa che abbia una patologia psichiatrica, è semplicemente una questione di preferenze".

Il problema che mi pongo è questo: come si fa a spiegare che certe cose sono sbagliate, come l'omosessualità, con mitezza e senza sembrare omofobi (come spesso si viene ingiustamente etichettati) piuttosto che fanatici, dal momento che la Bibbia e i santi Padri si esprimono senza mezzi termini riguardo a questo tema? San Paolo addirittura dice che non c'è posto per i sodomiti nel Regno dei Cieli, San Giovanni Crisostomo invece parlava dell'omosessualità come una delle passioni più infami e obbrobriose.

Ora, io so che la Chiesa non ha degli "avvocati ufficiali" ma so anche che è un nostro dovere difendere le verità dell'Ortodossia. Sinceramente sono un po' deluso di me stesso perché mi sembra di non essere stato abbastanza capace di fare questo, visto che chi mi parla è più abile di me nella difesa dell'ideologia "politically correct" che io nella difesa dell'Ortodossia. Se si tocca un'altra volta un argomento come questo, cosa è meglio che io faccia? Partecipo al dibattito o me ne vado via, piuttosto che essere un cattivo difensore dell'Ortodossia? In tal caso, sarebbe un atto di vigliaccheria o, piuttosto, di buon senso?

La prima cosa che va stabilita è da che posizione si vuole parlare. Tua sorella è cristiana, o almeno dice di esserlo? Allora è lei che DEVE confrontarsi con i fondamenti della fede cristiana. Se dice di non esserlo, allora chiedile di definire in modo chiaro ed esplicito i suoi principi, perché non sempre la ragione di uno che non è cristiano è uguale a quella di tutti gli altri. Tu sei in una posizione di vantaggio in queste discussioni, perché non hai altro da fare che dirle di leggersi Romani 1, e tornare a parlarti solo dopo avere letto quel capitolo (sono solo una trentina di versi... non le verrà un'ernia alle pupille, a leggerli).

Ora, dire che una cosa "è perfettamente normale perché è sempre esistita" è quanto meno un'affermazione temeraria: per restare a Romani 1, che parla di omicidio dopo aver trattato di omosessualità (osserva i versetti 27 e 29), anche l'omicidio è sempre esistito, anzi è esistito fin da prima dell'omosessualità (vedere per credere Genesi 4), ma questo non lo rende "perfettamente normale".

Anche "è sbagliato dire che una cosa non è normale solo perché si differenzia dalla maggioranza" è un'affermazione un po' campata in aria. Prosegui il discorso della pelle più pallida, e parla di un cancro della pelle... anche quello "si differenzia dalla maggioranza", ma chi vorrebbe difendere la sua "normalità"? In ogni caso, ti consiglio di non scendere la china di "ciò che si differenzia dalla maggioranza", e di non metterti a parlare di regole e di eccezioni, perché poi obiezioni traballanti come questa te le tiri dietro.

Quanto alle obiezioni delle coppie sterili e cose simili, leggiti con attenzione questo articolo.

Ho guardato un suo video sul tema della meditazione, che ho trovato molto interessante ma non mi sono chiare alcune cose: quando lei dice che chi vuole praticare tecniche come lo yoga o altre di provenienza induista o buddista (cosa che va abbastanza di moda tra quelli che si definiscono "spirituali ma non religiosi") rischia di fare un pasticcio portandosi dietro solo una parte di una religione senza conoscerla e viverla, si riferisce solo a chi prende elementi di altre religioni o anche a chi usa pratiche di altre confessioni ma della stessa religione? Per essere un po' più chiaro, uno che non sa niente dell'induismo ma vuole praticare lo yoga, non sa cosa sta facendo. Ma se, per esempio, un convertito all'Ortodossia dal cattolicesimo decide di continuare la pratica del Rosario per la preghiera individuale, commette lo stesso errore di chi pratica lo yoga?

Un'altra cosa che non capisco è che cosa ci sia di immaginativo nel meditare sugli eventi più significativi della vita di Cristo e della santa Vergine. So che i santi Padri sconsigliavano l'uso dell'immaginazione, ma secondo me sta a noi quando riconoscere quando stiamo fantasticando da quando stiamo veramente meditando. E poi mi pare che ci siano delle opinioni diverse a riguardo. Un sacerdote ortodosso mi ha detto che il Rosario non è poi così in contrasto con la devozione ortodossa (anche perché, poveri cattolici, "non hanno nient'altro", ha detto).

Poi mi interessava sapere questo: le forme di devozione e meditazione hanno sempre avuto un gusto diverso in oriente e in occidente, o è solo nell'XI secolo che l'Occidente ha cominciato a sviluppare una spiritualità più crocifissionista (Via Crucis, devozione alle Cinque Piaghe...) e immaginativa in generale? Io per esempio so che l'utilizzo di una corda per contare le preghiere era comune sia all'Oriente che all'Occidente, solo che, mentre in Oriente era più diffusa la Preghiera di Gesù, in Occidente la sensibilità locale prese un'impronta più mariana e si iniziò a concepire la preghiera con la corda come "una corona di rose offerta alla Madre di Dio".

Il tema dei "pasticci" va visto in una prospettiva di conoscenza e di esperienza. A volte è così difficile capire la propria religione, che illudersi di "integrarla" con elementi di altre fedi è davvero avventato. Poi, certo, se un frate domenicano passa 30 anni a praticare il rosario e i successivi 30 anni ad approfondire il buddhismo zen, potrò avere rispetto per il suo cammino di fede, che sottintende decenni di sforzi. Quel che è più pericoloso è cadere in una commistione di elementi partendo da poche esperienze "da poltrona".

Per quanto riguarda il rosario, distinguiamo il rosario come PREGHIERA (e di solito preghiera pubblica... a differenza dell'Ortodossia, che usa corde con grani solo per la preghiera privata) e il rosario come MEDITAZIONE. Nel primo caso, non c'è molto di cui preoccuparsi: le preghiere in sé (Pater, Ave, Gloria) sono tutte di contenuto ortodosso e nessuna può essere considerata sbagliata. Quanto alle meditazioni sui misteri, non sono generalmente seguite con abbastanza forza mentale per diventare pericolose. Permettimi un filo di ironia nel descrivere una situazione tipica... alla recita del rosario per una persona defunta, un conduttore di preghiera annuncia: "nel primo dei misteri noiosi (*), contempliamo la giovinezza del nostro Signore a Nazaret, in cui non successe nulla di rilevante". A quel punto, alcuni dei partecipanti visualizzano un Gesù adolescente che serve nella bottega del falegname, alcuni visualizzano la tomba del caro estinto, e alcuni visualizzano... ciò che mangeranno a tavola quella sera. In queste condizioni, converrai con me, c'è poco da temere che le meditazioni possano essere fonte di illusione spirituale.

Mettiamo invece (e senza ironia) il caso di un praticante assiduo del rosario che invece di limitarsi a dire quelle preghiere, "medita" costruendosi immagini mentali dei misteri proposti dalla Chiesa cattolica. Grazie al potere dell'uomo di dare alle proprie immagini mentali una vita autonoma, pian piano, nel corso di mesi o anni, quel Gesù visualizzato dal nostro praticante comincerà ad apparirgli in sogno, poi nel corso di visioni da sveglio, e infine passerà a inviargli "messaggi", di solito di provenienza non divina. A quel punto avremo un visionario squilibrato in più e una persona mentalmente sana in meno.

Se "sta a noi quando riconoscere quando stiamo fantasticando da quando stiamo veramente meditando", allora non avremo MAI un criterio di valutazione obiettiva di quando le nostre immagini mentali iniziano a vivere di vita propria. L'unica cosa che sta veramente a noi di fare è di NON iniziare questo percorso.

La spiritualità "crocifissionista" di cui parli corre il rischio reale di scivolare nell'eresia nestoriana (il culto della persona umana separato da quello della divinità), ed è questo il suo pericolo, più che l'uso di certi elementi in sé neutri e comuni a tutti i cristiani.

(*) NOTA: Per adesso, ovviamente, non esistono i "misteri noiosi", ma visto che in questa generazione abbiamo già visto stravolgere il rosario per la prima volta dopo otto secoli con l'introduzione a capriccio dei misteri luminosi, chissà che cosa può riservarci il futuro...

Vorrei parlarle di una cosa che concerne più la Liturgia: per quale motivo i latini, dopo aver usato per qualche secolo il pane fermentato per l'Eucaristia, hanno deciso di passare alle ostie azzime e, soprattutto, di non somministrare più al popolo il Sangue di Cristo (usando vino bianco, per giunta, come se Nostro Signore avesse una strana forma di anemia)?

Io a riguardo ho sentito due versioni: la prima è che fu Carlo Magno a imporre questa usanza per franchizzare la Chiesa d'Occidente. La seconda è che fu papa Vittore I, di tendenza un po' giudaizzante, a introdurre l'uso delle ostie per rifarsi agli azzimi che usano gli ebrei per la Pasqua, da cui Cristo ha tratto l'Eucaristia.

Mentre per quanto riguarda la riforma liturgica del concilio Vaticano II, che ha modificato il modo di celebrare la Messa, è vero che per l'usanza di mettere l'altare in mezzo al popolo in modo che il celebrante stia rivolto verso i fedeli si sono ispirati al rito dei siro-giacobiti (che, come mi è stato detto, i cattolici nelle facoltà teologiche e nei seminari prendono come prototipo di liturgia antica) o hanno scopiazzato ancora una volta i protestanti?

Quel che si può dire è che l'uso del pane azzimo per l'eucaristia è:

1) Piuttosto moderno. Per gli armeni (gli unici che usavano pane azzimo dai tempi più antichi), fu un fattore d'identità per rifiutare il Concilio di Calcedonia, e si cristallizzò attorno al VI/VII secolo assieme all'uso del vino puro (non misto con acqua). Le assenze di commistioni sottolineavano la dottrina della singola natura di Cristo. Nota che questo uso dall'intento polemico non fu seguito dalle altre Chiese non calcedoniane (siri, copti, etiopi). Per i latini, ebbe effettivamente inizio con i teologi carolingi (Alcuino di York, Rabano Mauro, Pascasio Radberto), nonostante la loro cristologia fosse indubbiamente calcedoniana.

2) Piuttosto inappropriato dal punto di vista tradizionale. Come pane pasquale, il pane azzimo è il "pane di afflizione" (Deuteronomio 16:3), che in quanto tale era VIETATO nei sacrifici ebraici nel tempio (i pani delle offerte che stavano nel Santo del tabernacolo e del tempio erano, e dovevano essere, pani lievitati): sembra strano usare un simile pane nel sacrificio eucaristico.

Il vino bianco è favorito dall'uso di lini bianchi sugli altari (ovviamente, le macchie si vedono di meno). Di per sé, dato che le uve sono sia rosse che bianche, è solo una questione di preferenza interna, e non ha alcun valore simbolico (se non quello del colore del sangue... ma se per questo neppure il pane, con o senza il lievito, ha il colore della carne).

Non avevo ancora sentito parlare dell'uso della Chiesa siro-antiochena come ispirazione della Missa contra populum. Senza andare tanto a oriente, i teorici del Movimento Liturgico degli inizio del XX secolo guardavano piuttosto all'uso antico dei celebranti di alcune basiliche romane (per esempio quella di San Pietro) di mettersi dietro l'altare rivolti verso il popolo. Questo uso era indubbiamente vero, ma indicava la necessità di rivolgersi a est (a San Pietro l'altare della basilica è a occidente) per alcune preghiere come il Credo, e probabilmente nei momenti in cui il celebrante guardava a oriente, lo facevano anche i fedeli, dando le spalle al celebrante! Per questo, l'idea di voltare il solo celebrante verso i fedeli nelle altre chiese (che in maggior parte hanno l'altare a oriente) non ha molto fondamento. Il più famoso critico della Missa contra populum è stato un liturgista tedesco, monsignor Klaus Gamber (1919–1989), che ha ispirato alcuni cambiamenti di rotta durante gli studi e il pontificato di Ratzinger.

Vorrei parlare con lei della lettura della Bibbia, in particolare di questo mio problema: quando leggo la Sacra Scrittura mi sembra di farlo con superficialità e in maniera disordinata seguendo l'ispirazione del momento per scegliere le parti da leggere... praticamente "a casaccio".

Così vorrei chiederle se c'è una sorta di calendario delle letture per poter sapere quali sono le letture del giorno, similmente a come voi sacerdoti sapete quali sono i testi del Nuovo Testamento e del Vangelo da leggere nella Divina Liturgia.

Un'altra cosa che desidero sapere è se nell'Ortodossia c'è qualche metodo di studio e meditazione della Bibbia, un po' come la Lectio Divina nella Chiesa Cattolica.

C'è un calendario ben preciso, su base annuale (non triennale come quello dei cattolici), per cui ogni anno si possono sapere con certezza le letture, sia per il ciclo fisso (letture dei giorni di ogni mese), sia del ciclo mobile (legato soprattutto alla data della Pasqua). Se vuoi avere le letture di ogni giorno, le trovi su questo calendario, a cui abbiamo un collegamento sul nostro sito parrocchiale: http://www.holytrinityorthodox.com/calendar/ (versione in inglese)

La Lectio Divina non è altro che un procedimento di lettura, riflessione e preghiera. Non c'è problema se facciamo anche noi la stessa cosa, sia individualmente, sia in gruppo.

Avrei un'altra curiosità riguardo alle letture della Bibbia: perché nella Liturgia e nel calendario di cui lei mi ha mandato il link non ci sono anche le letture dell'Antico Testamento?

In fondo, prima che venissero redatti i Vangeli e gli altri testi del Nuovo Testamento, i primi cristiani leggevano i testi dell'Antico Testamento nella loro Liturgia. Perché, dunque, la Chiesa li ha tolti dalla Divina Liturgia?

Non li ha "tolti" dalla Divina Liturgia... non li ha mai messi!

Le letture dall'Antico Testamento sono al Vespro. Un tempo, soprattutto in ambiente monastico, erano più numerose, oggi sopravvivono solo nei gruppi di letture (dette Paremìe) che si fanno dopo l'ingresso al Lucernale del Vespro.

In ogni caso, NESSUNA tradizione cristiana legge sistematicamente tutto l'Antico Testamento nel culto. Anche le letture della Messa cattolica sono dei meri estratti.

Tuo in Cristo,

p. Ambrogio

 
Ci sono enormi prospettive per la missione in Papua Nuova Guinea

Come riportato da OrthoChristian a settembre, residenti di Papua Nuova Guinea si sono appellati collettivamente al capo della Chiesa ortodossa russa per organizzare una missione ortodossa nel paese. L'iniziativa è nata dopo la visita di padre Kirill Shkarbul, capo della rappresentanza ortodossa russa a Taiwan.

Padre Kirill ha detto che la visita è stata la più riuscita dei suoi numerosi viaggi missionari. Nei suoi incontri con i residenti locali, circa 1.000 papuani hanno dichiarato di essere pronti a diventare ortodossi. In un'intervista a Russkij Mir, padre Kirill condivide i dettagli del suo viaggio, le prospettive per la missione ortodossa in Papua Nuova Guinea e lo sviluppo dell'Ortodossia nel sud-est asiatico.

"La stavamo aspettando"

Ci racconti del suo viaggio a Papua Nuova Guinea.

Sono stato lì da gennaio a febbraio. È stato un viaggio di grande successo. Nel 2013 abbiamo avuto un viaggio missionario di successo nelle Filippine e ora nel paese ci sono molte parrocchie e sacerdoti. Questa esperienza ci ha mostrato che ci si poteva aspettare un tale successo in altri paesi dove non sanno nulla dell'Ortodossia. Poi è arrivata Timor Est, dove siamo riusciti a fondare una parrocchia. Così gradualmente abbiamo rivolto lo sguardo a Papua Nuova Guinea, dove, secondo alcuni sacerdoti e turisti con cui ho parlato, non esiste affatto l'Ortodossia. Così ho iniziato ad avere il desiderio di andarci.

Come inizia missioni così grandi e difficili? Esce da solo all'aperto...?

Esattamente. Dopo l'atterraggio in aeroporto, sono andato al mio hotel. Ho lasciato lì le mie cose e sono uscito a fare una passeggiata. Mi era stato detto di un punto in cui molte persone si riuniscono, così sono uscito in piazza e ho visto una specie di settario seduto lì, che parlava emotivamente della sua setta attraverso un altoparlante. C'erano molte persone lì intorno a lui da tutte le parti. Era uno spettacolo insolito e ho deciso di registrarlo in un video sul mio telefono. Non appena ho iniziato a registrare, le persone hanno iniziato ad arrabbiarsi e hanno iniziato a gridare. Fondamentalmente, si è scoperto che avevo attirato l'attenzione dell'intera piazza: cosa fa quel tipo in tonaca? Ho iniziato ad allontanarmi con cautela verso i negozi e una cinquantina di curiosi mi hanno seguito. Sono uscito dall'altra parte e la gente ha iniziato a farmi domande: chi sono e perché sono venuto? Ho iniziato a parlare dello scopo della mia missione, e subito diverse persone dalla folla hanno dichiarato di volermi seguire, chiedendo cosa avrebbero dovuto fare. Sono stati con me per tutto il tempo che sono stato lì.

Sembra molto simile alle storie dei missionari dell'antichità o del Medioevo...

Sa, mi sentivo come se fossi arrivato proprio al momento giusto, quando il bisogno di una missione ortodossa era maturato in questa terra. E la gente ha sentito questo bisogno. Alcuni hanno anche detto che mi stavano aspettando e alla fine sono arrivato. Tutto è andato altrettanto bene per il resto del tempo che sono stato lì: i miei nuovi amici hanno portato i loro parenti, mi hanno aiutato a parlare in modo più comprensibile con i loro compatrioti e hanno tradotto alcune preghiere e opuscoli. Alcuni predicatori locali hanno iniziato a interessarsi all'Ortodossia.

Quali sono le prospettive locali?

Papua Nuova Guinea è stata inclusa nell'esarcato del sud-est asiatico della Chiesa ortodossa russa, il che ci offre grandi prospettive. Le realtà locali ci mostrano che la popolazione non ha ancora messo radici in altre fedi. Gli europei vi sono arrivati relativamente di recente, alla fine del XIX secolo. Ora ci sono fondamentalmente varie sette lì: protestanti e pseudo-protestanti, e anche cattolici. Una piccola parte della popolazione aderisce ancora ad antiche credenze. Coloro che hanno scelto il cristianesimo sono ancora molto "crudi"; non hanno una tradizione secolare e si potrebbe dire che queste persone siano alla ricerca. Una conversione di massa è possibile nel paese.

Già durante il primo viaggio, siamo andati a visitare un clan che unisce diversi villaggi, e l'intera popolazione locale ha espresso il desiderio di diventare ortodossa, perché delusa dal cattolicesimo. Non ho mai visto niente di simile prima. Ci sono enormi prospettive per la missione in Papua Nuova Guinea, noi dobbiamo solo lavorare. Le persone sono interessate, ci stanno pensando. Là non danno la priorità alle cose materiali, come mangiare cibi deliziosi e vivere comodamente. Sono in ricerca religiosa. L'abbondanza di varie sette e gruppi che si criticano aspramente a vicenda ha portato le persone a perdere la fede e ad provare una vera fame religiosa.

Si ricordano di Miklukho-Maclaj, [1] che era andato in Nuova Guinea?

Sì, sanno di lui e hanno una buona opinione di lui. Non molto tempo prima del mio arrivo, è stato istituito a suo nome un centro russo, che è piuttosto attivo. Prima di partire per il mio viaggio, ho contattato il fondatore del centro, discendente e omonimo del viaggiatore Nikolaj Miklukho-Maclaj, che mi ha aiutato molto.

Una parrocchia trilingue

Ci parli delle parrocchie ortodosse a Taiwan.

La principale parrocchia della Chiesa russa a Taiwan si trova nella capitale Taipei, e ci sono comunità parrocchiali in altre tre città. C'è la possibilità che nel prossimo futuro venga organizzata un'altra comunità in un'altra città. A Taipei e Hsinchu abbiamo strutture religiose a tutti gli effetti e nelle altre due città abbiamo altri alloggi per le funzioni. A Taipei abbiamo cantori e volontari che ci aiutano. È una piccola fondazione, e in fondo tutto si basa sull'iniziativa della parrocchia, sui parrocchiani attivi. Oltre a celebrare i servizi, lavoriamo anche alla traduzione dei servizi e di altri testi ortodossi e facciamo viaggi missionari attraverso Taiwan. Ci troviamo nel centro di Taipei, affittiamo una stanza in un grande edificio. Non ci sono chiese permanenti a Taiwan e non ci sono mai state.

Qual è la storia dell'Ortodossia a Taiwan?

È stata portata qui dai giapponesi ortodossi nel 1895, quando Taiwan passò sotto l'amministrazione giapponese per cinquant'anni in base a un trattato di pace con la Cina. I giapponesi hanno inviato qui molti rappresentanti istruiti e specialisti in vari campi. Alcuni di loro erano ortodossi, perché a quel tempo a Tokyo c'era un forte seminario ortodosso. Hanno iniziato a chiedere l'invio di sacerdoti a Taiwan e san Nicola del Giappone ha inviato qui nel 1901 padre Simeon, che organizzò la prima parrocchia ortodossa. La nostra parrocchia è stata una rinascita della parrocchia di padre Simeon.

Oltre a lei, ci sono altri preti di lingua russa che servono a Taiwan?

Sfortunatamente no. Per quanto riguarda i parrocchiani, abbiamo una parrocchia mista a Taipei: un terzo è composto da parrocchiani di lingua russa provenienti da Russia, Bielorussia, Ucraina e Georgia; un altro terzo è di lingua inglese (principalmente americani); e un altro terzo è formato da gente del posto. Abbiamo una parrocchia trilingue. Serviamo in russo, inglese e cinese. In altre città di Taiwan, i nostri parrocchiani sono principalmente di lingua russa.

Perché i taiwanesi si convertono all'Ortodossia?

Ci sono varie storie, comprese alcune insolite. Uno dei nostri parrocchiani era al computer di casa e ha cercato il carattere "est", e il motore di ricerca gli ha dato risultati sulla Chiesa ortodossa. Si è interessato, ha iniziato a leggere e studiare, e quando ha scoperto che qui c'è una chiesa, è venuto e ha accettato l'Ortodossia. Ci sono quelli che sono interessati alla Russia e alla lingua russa, e attraverso il loro interesse per la Russia arrivano all'Ortodossia. Ci sono quelli che sono sposati con cristiani ortodossi e diventano anche loro parrocchiani. Noi teniamo lezioni nelle università locali e talvolta alcuni studenti iniziano a frequentarci. Ci sono due taiwanesi che erano protestanti, ma dopo aver studiato la storia della Chiesa, hanno appreso che il protestantesimo veniva dal cattolicesimo, così sono diventati cattolici. Approfondendo, hanno appreso che i cattolici provenivano dagli ortodossi. Ora si stanno preparando a diventare ortodossi.

Chi vuole diventare ortodosso deve imparare il russo?

Non necessariamente. Come ho detto, i nostri servizi sono in tre lingue. Abbiamo lavorato specificamente sulla traduzione del testo della liturgia in modo che fosse il più corretto possibile e che avesse un bel suono. Coloro che sono profondamente interessati all'Ortodossia alla fine iniziano a studiare il russo in modo da poter leggere libri teologici. Cioè, tra i nostri parrocchiani, ci sono quelli che vengono all'Ortodossia dalla lingua russa, e non pochi che sono arrivati ​​alla lingua russa dall'Ortodossia.

Ha detto che state lavorando alla traduzione dei testi della Chiesa in cinese. Ci sono difficoltà con i risultati, parole e concetti equivalenti allo slavonico ecclesiastico? [2]

Naturalmente — questo è un lavoro molto difficile. Dopo il cinese, tutte le lingue europee, incluso il russo, l'inglese, il greco e il latino sembrano dialetti della stessa lingua. Il cinese è molto diverso dalle lingue indoeuropee, in particolare dalle lingue slave. Ci sono problemi grammaticali: alcune costruzioni non possono essere tradotte. Ci sono anche difficoltà con la terminologia. Una donna ha frequentato i nostri corsi per un anno intero e chiedeva costantemente cosa significa "peccato". Anche il concetto più elementare di "peccato" non esiste in cinese. Hanno una parola che è vicina, che significa qualcosa di simile a un "reato". La donna era perplessa: quindi peccano solo i criminali? Ho provato a spiegarle, ma non è stato facile, quando a una persona non è stato insegnato questo concetto fin dall'infanzia.

Ci sono parole e concetti del genere a ogni svolta nei testi della Chiesa. A volte abbiamo dovuto inventare nuove parole. Per fortuna la lingua cinese è flessibile. Combinando vari caratteri, si possono inventare nuove parole che le persone di madrelingua capiranno.

Come le rispondono le persone che la vedono in tonaca per le strade di Taipei? O ci sono già abituati?

Solo i nostri vicini si sono abituati, ma ci sono molte persone in città. Le persone si limitano a guardare, lanciandomi sguardi sorpresi e curiosi. A volte sono interessati e vengono da me e iniziano una conversazione, ma i taiwanesi sono persone introverse, un po' chiuse per natura.

Com'è stata la pandemia di coronavirus per Taiwan?

Qui tutto è normale. Alcune persone si sono ammalate all'inizio, ma l'epidemia si è estinta molto rapidamente. Non abbiamo avuto alcuna quarantena. Solo alcuni ristoranti e hotel sono stati interessati. Scuole, fabbriche, imprese commerciali e chiese, compresa la nostra, sono rimaste aperte. La maggior parte dei nostri parrocchiani ha continuato a venire come prima. Forse uno o due hanno smesso di venire regolarmente a causa del coronavirus.

Tuttavia, la pandemia ci ha impedito di visitare le missioni in altri paesi. Per esempio, stavo progettando di andare di nuovo a Papua Nuova Guinea dopo Pasqua, ma quel viaggio non è avvenuto. Ma ci sono anche dei vantaggi: ho creato tre canali YouTube a causa del coronavirus. Forse non sarei stato in grado di farlo così velocemente se non fosse stato per la pandemia.

Note

[1] Nikolaj Miklukho-Maclaj (5/17 luglio 1846 – 2/14 aprile 1888) era un esploratore ucraino-russo, etnologo, antropologo e biologo che divenne famoso come uno dei primi scienziati a stabilirsi e a studiare le popolazioni indigene della Nuova Guinea, che non avevano mai visto un europeo.

[2] Si veda il nostro recente articolo di notizie sulla traduzione dei testi di servizio in cinese.

 
FOTO e VIDEO: il metropolita Georgij ha benedetto la città di Nizhnij Novgorod, volando in mongolfiera

L'11 giugno 2015, il metropolita di Nizhnij Novgorod e Arzamas ha compiuto una funzione religiosa unica nel suo genere, attraversando in mongolfiera il cielo sopra la città. Da questa grande altezza ha compiuto la benedizione di Nizhnij Novgorod e della città di Kstovo nella regione di Nizhnij Novgorod.

Ricordiamo che la decisione di combinare un volo con una cerimonia religiosa era stata presa insieme con l'amministrazione della regione di Nizhnij Novgorod in una riunione sul progetto "Signore, custodisci Nizhnij Novgorod", tenutosi di recente al monastero delle Grotte dell'Ascensione. La decisione del vescovo è stata sostenuta dal capo dell'amministrazione regionale di Nizhnij Novgorod, Igor' Sogin, e dal direttore del club aeronautico "Shar-NN", Georgij Zimenko.

"Con grande gioia e emozione oggi farò la benedizione e il viaggio sull'aerostato, santificando la nostra antica città, che continuerà la benedizione di Dio fiorì e divenne più forte. Alla vigilia della Giornata della Russia, vogliamo presentare un regalo alla nostra città benedetta", – ha detto il metropolita Georgij.

(cliccate sulla foto per il video)

L'avvio del volo sulla mongolfiera che porta il nome di "Aleksandr" è stato programmato oggi alle ore 20 presso la piazza Minin e Pozharskij nel centro della città, ma la preparazione, naturalmente, è iniziata molto prima.

Già alle ore 19 in piazza si è iniziato a preparare il cesto in cui doveva volare il metropolita. I collaboratori del club aeronautico si sono impegnati a creare gli ugelli e a collegare tutti i dispositivi necessari per l'aerostato.

Oggi, in onore di questo evento epocale, si sono riuniti in piazza molti ortodossi di Nizhnij Novgorod, che volevano vedere con i propri occhi il volo del loro vescovo.

Mentre la maggior parte della gente ha preferito un posto più vicino al pallone, alcuni dei più audaci abitanti di Nizhnij Novgorod sono saliti e rimasti sul tetto dell'accademia medica di Nizhnij Novgorod, godendo di un'opportunità esclusiva di guardare tutto dall'alto.

Mentre si facevano le preparazioni, i chierici hanno compiuto una funzione, pregando per la salute dei residenti di Nizhnij Novgorod e per la prosperità di tutta la città.

Al termine della funzione, il metropolita Georgij è sceso dal palco e ha fatto il giro della folla raccolta intorno, aspergendo e benedicendo con acqua santa gli abitanti di Nizhnij Novgorod, e poi ha preso posto tra la folla radunata.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, ha osservato che non aveva paura del volo imminente e che era felice di congratularsi per la festa di Nizhnij Novgorod:

Tra i dignitari della manifestazione hanno partecipato anche il capo dell'amministrazione comunale Oleg Kondrashov e capo dell'amministrazione della regione di Nizhnij Novgorod Igor Sogin.

I preparativi per il volo sono stati molto veloci, e ben presto sopra la piazza si è elevata la sommità del pallone, però, a causa di forti raffiche di vento si è dovuta rimandare la partenza.

Più volte il vento ha inclinato il pallone fin quasi a toccare le teste della gente riunita.

                                                                              

Come risultato, il volo ha subito un ritardo di circa quaranta minuti finché alla fine tutto è stato preparato completamente.

Salito nel cesto con molta agilità insieme con il pilota e con altre persone, il metropolita Georgij è salito verso il cielo, santificando Nizhnij Novgorod con aspersioni di acqua santa e tracciando il segno della croce sulla città.Il lungo viaggio del vescovo lo ha diretto verso la città di Kstovo, dove, secondo il piano, doveva completare la sua missione.

(cliccate sulla foto per il video)

Quelli che sono venuti a guardare questa funzione insolita, hanno assistito con gioia anche alla partenza della mongolfiera, e quindi sono rimasti anche al concerto della festa.

La redazione di "Pro Города" si unisce al desiderio del metropolita Georgij di Nizhnij Novgorod e si congratula con i cittadini e i visitatori per città giorno e della giornata della Russia!

Per le preparazioni generali di tutte le apparecchiature nel cesto ci sono voluti circa 40 minuti

La sicurezza dei cittadini era garantita da agenti delle forze dell'ordine, che non lasciavano che la gente si avvicinasse al pallone

La sommità del pallone era decorata con i colori dell'arcobaleno

Non mancava una forza di protezione antincendio

Il metropolita ha asperso con acqua benedetta tutti i partecipanti alla festa

Il metropolita Georgij in persona

Le letture alla funzione per la salute e la prosperità di Nizhnij Novgorod

Il capo dell'amministrazione regionale di Nizhnij Novgorod, Igor' Sogin

Il servizio di guardia ha fatto assiduamente il suo dovere per tutta la notte

A causa delle condizioni meteorologiche per lungo tempo non si è potuto riscaldare adeguatamente il pallone

Forti raffiche di vento hanno inclinato pericolosamente il pallone verso il pubblico

Il metropolita si prepara per il decollo

I bambini offrono dolci agli ospiti dell'evento

Tra i partecipanti alla festa ci sono molte persone che professano le tradizioni della fede ortodossa

Una giovane coppia che si è arrampicata sul tetto dell'accademia medica di Nizhnij Novgorod per una visione migliore

Più di 500 persone hanno seguito tutta la funzione

Tra gli ospiti si potevano vedere molti bambini di diverse età

Nizhnij Novgorod accompagna il suo metropolita nel lungo viaggio

 
Sui migranti e su un paradigma biblico

Dal punto di vista degli europei occidentali, i migranti provenienti da paesi musulmani sono persone sfortunate che dovrebbero essere grate a loro, gli europei, fino al giorno della morte per aver permesso loro di vivere in un posto così ben curato del vecchio mondo. Ma dal punto di vista dei migranti musulmani, gli europei sono per la gran parte persone irrimediabilmente senza Dio, che per qualche ragione incomprensibile hanno a loro disposizione inauditi beni terreni. La divergenza di punti di vista è molto seria. I primi dicono: "Abbiamo avuto compassione di voi, e voi dovreste esserci grati". E i secondi (o almeno molti di loro) dicono: "Vi disprezziamo e siamo certi che gente come voi non dovrebbe vivere". Da questo ne conseguono asce, machete, bombe, mitragliatrici, e camion guidati in mezzo alla folla. Non ci sarà assimilazione, e su questo dobbiamo essere onesti. Ci sarà la guerra (c'è già). Ci sarà l'inevitabile effervescenza e repulsione chimica, come quando l'acqua è combinata con l'acido. Da un lato, dalla parte degli europei autoctoni, questa sarà una lotta per vaghi e smorti valori liberali che sono tanto privi di gusto quanto il bianco d'uovo (la tolleranza, il gender, la libertà fantasma). D'altra parte sarà una guerra concreta condotta da portatori di idee religiose specifiche per il trionfo della loro visione del mondo (Dio permette, Dio proibisce. Questo è tutto quello che c'è da fare!). E, per inciso, c'è una storia biblica molto chiaramente analoga a questo fenomeno moderno.

Al tempo di Giuseppe, gli ebrei entrarono in Egitto come una grande famiglia pastorale per cercare di salvare se stessi dalla carestia. Nel corso dei secoli successivi crebbero fino alle dimensioni di una grande nazione, non più a pascolare le pecore, ma ora asserviti e occupati nelle costruzioni. (Se si guarda l'etnia dei lavoratori nei cantieri di Mosca, si vedrà ancora un altro tratto simile) [1]. Poi arrivò l'Esodo e il vagabondaggio nel deserto, durante il quale gli ebrei non furono più pastori o costruttori. Furono viandanti e guerrieri. Uscendo dall'Egitto morirono o come punizione per essersi lamentati, o per cause naturali. Ne nacquero altri per sostituire i morti. Questi erano stati destinati a entrare in Canaan. Quelli che occuparono la Terra Promessa durante il tempo di Giosuè, figlio di Nun, erano stati strappati dalla creatività culturale e dalla vita sedentaria. Non costruivano, non seminavano, non mietevano raccolti, non facevano mestieri. Si limitano a viaggiare e a combattere guerre. Erano diverse generazioni di persone che avevano completamente dimenticato cosa significa lavorare la terra o costruire!

Nel frattempo era stato loro ordinato di stabilirsi in terre dove c'erano già case e strade, frutteti e vigneti, piscine e pozzi. Cioè, il pellegrino e viandante polveroso di ieri è stato destinato da Dio a possedere terre in cui il contadino e il vignaiolo, il fabbro e il tessitore, il medico e il mercante avevano già vissuto per secoli.

Per la verità, gli ebrei avevano qualcosa che i cananei non avevano. Gli ebrei avevano una legge religiosa ha ricevuto sul monte Sinai; avevano il comandamento di temere il Signore per tutti i loro giorni e di cercare di osservare tutto ciò che è stato scritto nel libro della Legge. Ma i Cananei avevano una fiorente depravazione, che era tanto sofisticata quanto era meschina. Avevano la prostituzione rituale, sia femminile e maschile. C'erano sacrifici ai demoni, una casta sacerdotale pagana, e feste celebrate con orge. Avevano bestialità, divinazione e comunicazione con i morti. I boschi ombrosi erano luoghi di dissolutezza rituale, e nelle valli potevano bruciare i neonati. Avevano tutto quello di cui il Signore parlò ai giudei nelle Scritture: "Non agire secondo i costumi dei popoli di quelle terre. Non ripetere le loro abominazioni, perché a causa di questi abomini io li sto scacciando dal tuo volto. Non fate disegni e tagli sui vostri corpi. Non invocate i morti. Non abbiate stregoni tra di voi. Non giacete con un uomo come con una donna. Non copulate con gli animali. Se farete queste cose, e apprenderete ciò che non dovrete, allora io scaccerò anche vuoi da questa terra dove scorre latte e miele. Temete il Signore. E ora andare e prendete possesso del paese, vivete in case che non avete costruito. Mangiate i frutti che non avete piantato". Il Vecchio Mondo ex cristiano rischia una ripetizione di questo scenario della storia sacra in alcuni tratti chiaramente disegnati.

Con tutti gli errori e gli sbagli che può contenere la fede musulmana dei migranti, di gran lunga non tutto ciò in cui credono è falso. Ciò che è falso può essere visto come tale solo in confronto con i Vangeli. Ma nel confronto con la catechesi liberale e la situazione morale dell'Occidente moderno, vediamo la falsità di queste ultime. Il musulmano sembra preferibile. Il musulmano crede nella vita futura, nel cielo e nell'inferno. Questo è qualcosa di invisibile per lui fino al momento in cui si avvererà. L'europeo ride ovunque di tale "arcaicità". Per il musulmano il corpo risusciterà nell'ultimo giorno. Il corpo non deve essere contaminato da vivo o bruciato dopo la morte. Per l'Europa è il contrario: la dissolutezza nell'arco della vita è la norma, e dopo la morte si può gettarlo nel fuoco senza alcun pensiero per la risurrezione. Il musulmano non apprezza la propria vita biologica al di sopra di tutto, e in particolare non apprezza la vita biologica del suo avversario ideologico. Al di sopra di tutto per lui ci sono le leggi dell'Altissimo – così come gli sono state spiegate. Perciò egli non ha paura di morire, o di uccidere. L'europeo post-cristiano non conosce altri valori oltre all'esistenza biologica. L'incontro faccia a faccia con una cultura che guarda in modo diverso alla morte è minaccioso e insopportabile per l'europeo post-cristiano. Così perde la battaglia a metà strada lungo il cammino che porta a questo incontro.

Ebbene, quanto più si va avanti, tanto è peggio. Seguono i problemi del gender, della mancanza di figli, degli aborti, delle spiagge per nudisti, e delle donne senza vergogna – tutto ciò evoca l'odio e l'ira religiosa nei migranti. Sì, sono venuti in un paese straniero. Sono "nuovi arrivati". Ma dimenticatevene. È abbastanza. Sono già arrivati. "È proibito prendere il sole senza un costume da bagno davanti ad altre persone", dicono mentre una folla rumorosa di loro arriva alla spiaggia per nudisti con armi da fuoco. Ora inizia una dialogo tra sordi. L'europeo solleva indignato il sopracciglio e dice: "Come osate tentare di insegnare a noi? Dopo tutto, noi vi abbiamo dato riparo". Al che Yusuf o Ali rispondono imperturbabili, "State facendo ciò che è proibito. Non avete fede, né vergogna, né coscienza. Semplicemente non ci avete invitati qui come ospiti. Per prima cosa avete bombardato le nostre città. Aspettate e vedrete, vi insegneremo di nuovo noi a onorare Dio". E non importa quanto ci possa dispiacere per Kurt o Fritz, dobbiamo riconoscere una certa verità nelle parole di Yusuf e Ali.

Le donne che sono state palpate e malmenate sulla piazza della cattedrale di Colonia non erano mere vittime di violenza negli stadi. Le donne sono il primo trofeo del vincitore. Si tratta di un chiaro, emblematico trofeo. "Violentare le donne dei tuoi avversari conquistati davanti ai suoi occhi – questa è la felicità", disse Gengis Khan. Molto poco è cambiato da allora nella psicologia dei conquistatori. E il fatto che abbiano messo le mani sotto i vestiti delle ragazze tedesche nel centro della città, in presenza di uomini tedeschi, deve essere letto come un messaggio: "Siete deboli. Faremo tutto ciò che vogliamo con voi. E abbiamo il diritto di farlo" In generale le "donne umiliate dell'Oriente" sono donne delle quali molti uomini si preoccupano: padri, zii, fratelli, fidanzati (se ce n'è uno), e poi, figli. Nessuno si preoccupa per le donne europee. Come si è visto, nemmeno la polizia, perfino in Germania. E le donne, come sempre, sono le prime a provare la distruzione della loro civiltà, nella loro stessa carne.

Non è lontano il giorno in cui gli arabi e gli africani vorranno vivere non nei campi profughi e nei centri dei migranti, ma negli appartamenti degli attuali proprietari. Vorranno vivere come hanno vissuto i precedenti proprietari, e non vicino a loro, ma al loro posto. Naturalmente, al fine di mantenere lo standard di vita europeo, ci devono essere conoscenza e lavoro. Sono necessari elettricisti, medici, ingegneri, piloti e così via. Sono necessarie centinaia di professioni e successione di ordine e di governo. Ecco perché il futuro di un'Europa a brandelli è oscuro. La maggior parte dei migranti non si curerà di studiare e lavorare. La maggioranza vuole prendere ciò che non è suo con la forza, calpestare sotto i piedi il paradiso artificiale in miniatura, come Attila calpestò e saccheggiò l'impero di Roma. Hanno poco interesse per quello che verrà dopo. Essi sono solo l'ascia nella mano di chi la impugna, e un'ascia non è abituata a pensare. Ma questo verrà più tardi. Per ora i migranti sono per l'Europa la stessa "frusta di Dio" che sono stati i barbari per la Città Eterna. Anche quegli immigrati che si sono corrotti alla maniera europea (perché si corrompono in Europa) non diventeranno tolleranti. Rimarranno come stranieri religiosamente motivati, odiando misticamente i bianchi senza Dio che sono ingrassati e paralizzati.

In Europa è possibile e ci si può aspettare una reazione da destra. Vari ultras e giovani fascisti, un razzismo bollente, sta nascendo nei luoghi come campi da calcio. Ma questo non salverà la situazione in sé e per sé: sarà un'agonia. La situazione può essere curata solo se l'Europa ritorna alla sua antica religiosità cristiana. La vittoria deve avvenire nello spirito. Ma questo unico antidoto deve essere riconosciuto come impossibile. L'Europa non ha la forza per una rinascita cristiana.

L'uomo bianco del Vecchio Mondo sarà sempre più contento di pensare che ha il diritto di vivere e di peccare come vuole. Ma i poveri malevoli con il Corano in mano, come nomadi che conquistano un'oasi nel deserto, occuperanno le aree abitative pezzo per pezzo, isolato per isolato, quartiere per quartiere. E a un certo punto di massa critica cesseranno di vergognarsi e nascondersi o di spiegare le loro azioni e chiedere perdono. Inizieranno semplicemente a scacciare a calci gli europei fuori delle loro case con le armi in mano, imponendo loro le tasse che dovrebbero pagare gli infedeli, organizzando tribunali della sharia, costringendo le donne a coprirsi il capo, e così via. Agiranno in modo costante e logico. Il processo sembra essere del tutto irreversibile.

Tutto questo ha un effetto sulla Russia. Dobbiamo ripensare la nostra dipendenza culturale dall'Occidente. Per far fronte ai vapori di depravazione che si diffondono tra noi dall'Europa, abbiamo bisogno di un respiratore cristiano. E abbiamo bisogno di amare e assimilare tutto quello che ha fatto nascere l'Europa cristiana. Ma tutto ciò che è nato nell'Europa post-cristiana deve essere tenuto a distanza e studiato nella maggior parte dei casi con cautela – e nella maggior parte dei casi, scartato dopo un'indagine. Con l'adozione di innovazioni culturali degenerative, anche noi, come gli europei, diventeremo vulnerabili. La Russia ortodossa è stata in grado di costruire relazioni di buon vicinato con i musulmani all'interno del paese e quelli confinanti. I vicini musulmani non solo temevano la Russia, ma la rispettavano pure, e c'erano buone ragioni per questo rispetto. La Russia post-cristiana sarà altrettanto debole e vulnerabile quanto qualsiasi uomo egoista e senza Dio di fronte a un avversario motivato religiosamente con un obiettivo più alto.

I nostri musulmani non sono nuovi arrivati. Sono nativi. Non abbiamo una significativa barriera linguistica, e le eventuali barriere culturali sono state in gran parte spianate. Dobbiamo fare in casa ciò che gli europei non sono stati in grado di fare, e da quanto sembra, non saranno in grado di fare. I musulmani del XXI secolo hanno un'accusa contro i cristiani del XXI secolo. L'essenza di questa accusa è semplice: dov'è la vostra santità? Dove sono la preghiera e il digiuno? Dove è il rispetto per gli anziani e l'obbedienza di una moglie al marito? Dove si trovano i vostri giovani: in locali pieni di fumo o in palestra? Dov'è la compassione? Non solo la carità, ma la compassione? Dove è la vostra conoscenza della vostra storia? E se come risposta stiamo in silenzio per la vergogna, essi dicono: "Guardate come facciamo noi." Essi ci mostrano le loro caratteristiche migliori, tacendo quelle cattive, e noi cadremo nel silenzio più profondo. Quindi non dobbiamo tacere. La nostra risposta deve essere viva e religiosa.

Ecco il nostro digiuno e la nostra preghiera. Ecco il nostro aiuto per l'altro. Ecco i nostri giovani. Ecco le nostre famiglie. Ricordiamo tutto ciò che è nostro, e rispettiamo ciò che è degli altri. Stiamo guarendo le ferite del passato, e i risultati possono già essere visti. "Se questa risposta sarà basata su fatti incontrovertibili che la sostengono, allora ci sarà la pace e il rispetto reciproco. Non si possono non rispettare le persone che proteggono la famiglia, si aiutano a vicenda, adorano Dio in spirito e verità, rispettano i loro vicini di casa, e mangiano il pane che hanno guadagnato e non rubato. Allo stesso modo si possono disprezzare totalmente quelli che non hanno niente di tutto questo. Allora la terra sotto i piedi degli ex proprietari cesserà impercettibilmente di appartenere a loro. Tutta la documentazione e gli atti legali potrebbero essere in ordine, ma qualcosa è scivolato dalle sue fondamenta e ha cominciato a scivolare nel baratro. Questo è fondamentalmente ciò che sta accadendo in Europa, senza alcuna possibilità di cambiamento della situazione. In sostanza, questo non deve essere permesso in Russia; e abbiamo ancora le risorse e il tempo per impedirlo.

Nota

[1] La stragrande maggioranza dei lavoratori edili a Mosca è costituita da migranti provenienti dall'Asia Centrale o dal Caucaso, che tendono a raggrupparsi in base alla nazionalità (ndt).

 
Lettere dall'Unione Europea...

Tatjana Zhdanoka, eurodeputato di origine russa della Lettonia, ha ricevuto due lettere di rimprovero da Martin Schulz, presidente dell'Europarlamento, e da Elmar Brok, presidente del Comitato degli esteri, per aver visitato la Crimea!

(pubblicato sulla sua pagina Facebook con le lettere originali degli alti rappresentanti dell'UE)

 

La settimana scorsa ho ricevuto due strane lettere: una da parte del Presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz (Social-democratico) e l'altra da parte del Presidente del Comitato degli Esteri, Elmar Brok (Partito Popolare).

I “boss” dell’Europarlamento hanno espresso il loro sdegno riguardo alcune mie dichiarazioni (non riportate) nei confronti della crisi in Ucraina. Essi affermano che ho pronunciato "parole non corrette" relative allo statuto della Crimea durante la mia visita in Crimea nell'agosto di quest’anno. Devo presumere che intendano la mia visita in Crimea insieme a Miroslav Mitrofanov su invito del Presidente della Repubblica Sergej Aksjonov.

Il Presidente Brok si getta nella seguente predica: "Le sue affermazioni sono fondamentalmente sbagliate. Lei doveva consultarsi presso dei giuristi indipendenti che le avrebbero spiegato che il referendum fu organizzato illegalmente e che non ha alcun valore".

E il capo dei social-democratici Martin Schulz tenta di impressionarmi con una minaccia spaventosa: "Riferirò immediatamente alle autorità ucraine la mia assoluta condanna riguardo la sua visita e queste sue parole".

Sono indignata che alcuni deputati si attribuiscano il diritto di indicare agli altri in che modo essi debbano esprimere la propria opinione!

Pertanto oggi stesso ho inviato a Martin Schulz e a Elmar Brok la mia risposta, riportata qui di seguito:

"Non ho bisogno di avere alcuna autorizzazione per le mie azioni e per le mie parole, né durante le mie visite in Crimea né nelle altre attività politiche che svolgo.

NESSUN dirigente dell'Europarlamento è il mio datore di lavoro, né ha alcun diritto di indicarmi dove e cosa devo dire. Io agisco in conformità alle mie convinzioni politiche e al programma del partito Unione Russa della Lettonia per il quale hanno votato i miei elettori. La mia posizione riguardo la Crimea e l'Ucraina riflette completamente le posizioni dei cittadini della Lettonia che hanno sostenuto la Lista dell’Unione Russa della Lettonia alle elezioni nell’Europarlamento.

Io sono responsabile dinnanzi al mio popolo. Cambiare questo fatto non sarà possibile né a lei, signor Schulz, né a lei, signor Brok, né a tutti i miei avversari politici messi insieme! Poiché sono stata osservatore durante il referendum relativo allo statuto della Crimea, non ho bisogno di consulenze giuridiche prese da giuristi-teorici che servono anche gli interessi geopolitici della Germania e degli USA.

Io, personalmente, ho potuto verificare che il referendum in Crimea si è svolto in piena conformità alla volontà del popolo della Crimea, senza alcuna costrizione o pressione esterna. I dirigenti dell'Europarlamento dovevano rendersi conto che dopo il golpe a Kiev, fortemente sostenuto dall’intero Occidente, la popolazione della Crimea non poteva rassegnarsi alla prospettiva di perdere la lingua russa, la lingua madre della maggioranza della popolazione della Crimea, e il proprio statuto ufficiale, né al terrorismo delle coalizioni di estrema destra arrivate al potere in Ucraina.

La Repubblica di Crimea ha lo stesso e uguale diritto all’autodeterminazione che hanno la Scozia e la Catalogna, la Corsica e qualsiasi altra regione etnica in Europa.

E gli abitanti della Crimea hanno usufruito di questo loro diritto.

Per quanto riguarda i miei poteri di deputato dell’Europarlamento, questi sono stati confermati, per la terza volta, dai cittadini della Lettonia.

Se voi continuate nei vostri tentativi di limitare il diritto fondamentale e l'obbligo di un deputato dell'Europarlamento di esprimere e di difendere la posizione dei propri elettori, in tal caso le prossime elezioni all'Europarlamento finiranno con la sconfitta dei vostri partiti e con il trionfo degli avversari contrari all'esistenza dell’Unione Europea.

L'Unione Europea senza libertà di parola, infatti, è uno strumento di corporazioni internazionali molto ostili ai popoli europei.”

 
Cosa dovrebbero pensare i cristiani ortodossi dei sogni?

Il mondo moderno è vario nelle sue forme. Presenta molti divertimenti e... peccati. Promuove attivamente la giustizia sociale e il diritto al miglioramento del tenore di vita. In ogni momento, le persone possono impazzire alla ricerca di mezzi efficaci per raggiungere i beni terreni. Eppure sappiamo che essere felici non significa inventare scuse, come se in questo mondo fossimo chiamati solo a goderne i benefici, non importa come li otteniamo.

Tutti i tipi di pietà (sociale, religiosa) hanno talmente diminuito la loro influenza sulla società che sembrano essere del tutto scomparsi. Quindi una persona ispirata ai miti sulla bella vita è pronta a fare di tutto. Sì, è del tutto naturale che una persona voglia vivere come tutte le persone normali, avere un alloggio confortevole e andare in vacanza. Tuttavia, è brutto, quando una persona abituata a dire "voglio" inizia a vivere secondo il principio "voglio essere un capo e che tutti gli altri siano miei subordinati; voglio che tutto nel mondo sia solo per me". Per raggiungere questo obiettivo si ricorre ai mezzi più sofisticati tra cui la stregoneria e la divinazione dei sogni. Avendo dotato i sogni di mistero e sacralità, spesso non si pensa nemmeno alla loro natura.

Ci sono persone superstiziose che sembrano andare in chiesa nei giorni di festa, che non hanno ucciso né derubato nessuno, che si considerano cristiani ortodossi, ma che in realtà non lo sono. Queste persone credono fermamente ai dettami di tutti i tipi di sensitivi e "streghe bianche", che dicono di volerli aiutare, ma, in verità, li trascinano nell'abisso.

I nostri sogni: segni o immaginazione malata

Che cosa sono in realtà i nostri sogni: segni misteriosi dell'altro mondo o fantasie malate della nostra mente?

Durante il sonno, quando la nostra coscienza si indebolisce, perdiamo il controllo su noi stessi, diventiamo sinceri e non abbiamo nulla di cui vergognarci: cade la maschera dal nostro viso, tutti i nostri desideri insoddisfatti si realizzano e diventiamo noi stessi. Tipiche dei nostri sogni, le immagini e gli stati mentali sono le manifestazioni più vere ed esplicite della nostra vera personalità. Una valutazione sobria e abile dei sogni può aiutare la scoperta di sé con l'apertura degli occhi su molte cose. In una certa misura, i sogni possono essere un indicatore della purezza dell'anima.

A volte mentre dormiamo possiamo commettere peccati che in realtà non esistono. È un indicatore del fatto che la purificazione dell'anima è solo superficiale, il peccato è ancora in agguato nelle profondità. I santi Padri sostengono che solo con la completa purificazione del cuore i sogni saranno sempre puri e luminosi. La natura dei sogni corrisponde allo stato spirituale della persona. Il nemico del genere umano che ha accesso alle nostre anime durante le nostre ore di veglia, lo ha anche nel sonno. Ci seduce con i peccati nel sonno, mescolando i suoi sogni con i nostri sogni. Inoltre, dopo aver notato la nostra attenzione ai sogni, aumenta la loro attrattiva e attira più attenzione su questa sciocchezza in modo che nel tempo iniziamo a fidarci di loro. Tale fiducia è sempre connessa con l'orgoglio, il che rende offuscata la nostra visione interna di noi stessi.

Non tutti i sogni meritano la nostra attenzione focalizzata. Dio stesso comanda al popolo eletto per mezzo di Mosè: "Non praticherete alcuna sorta di divinazione o di magia" (Lev 19:26). Ognuno ha il diritto di decidere come vivere. Dice il saggio Siracide: "Speranze vane e fallaci sono proprie dell'uomo insensato, i sogni danno le ali agli stolti. Come uno che afferra le ombre e insegue il vento, così chi si appoggia ai sogni. Questo dopo quello: tale la visione di sogni, di fronte a un volto l'immagine di un volto" (34:1-3).

I sogni abbastanza spesso ci ingannano e contraddicono la realtà della vita. San Giovanni Cassiano il Romano racconta la storia di una persona, a cui gli angeli caduti fecero pensare in sogno che avrebbe vissuto una lunga vita. Raccolse abbastanza risparmi per vivere spensierato fino alla vecchiaia, ma improvvisamente si ammalò e presto morì: così, non poté trarre alcun beneficio dalla sua ricchezza, e allo stesso tempo non poté portare con sé nessuna buona azione per l'eternità.

Né accettare né rifiutare

Sia per quanto riguarda il ragionamento sui sogni – se siano una benedizione o un male – sia per tutti i fenomeni soprannaturali, i santi Padri hanno una regola: né accettare né rifiutare. Questa regola ragionevole salverà una persona dall'orgoglio e dall'esaltazione se attribuisce tali fenomeni alla grazia divina e la salverà anche dalla bestemmia contro la grazia se questa si è effettivamente manifestata.

Sfortunatamente, non tutti vogliono pensarci. Definire i propri errori un peccato e non una virtù non è a loro vantaggio. Non solo non vogliono pentirsi, ma vogliono anche essere esaltati mentre presentano le loro azioni peccaminose come esempio per gli altri, e alla fine la natura umana corrotta prende il sopravvento. Molte persone, inclusi professionisti altamente istruiti, ricorrono alla divinazione dei sogni in caso di fallimento. Qui una buona educazione secolare non aiuta, e lo scetticismo religioso scompare da qualche parte. Anche chi sta al passo con i tempi e promuove il progresso, rimane comunque superstizioso, e ha ancora paura di raccontare a qualcuno il suo brutto sogno perché non questo si avveri o, viceversa, racconta il suo bel sogno nella speranza che accada certamente. Quando qualcuno ha paura di cambiare qualcosa nella sua vita, gli è più facile dire che tutti si comportano così. Peccato, perché se non si ha una vera fede in Dio, inevitabilmente si libera un posto nella propria anima per una fede falsa, vana e meschina.

 
Il primate della Chiesa ortodossa ucraina benedice tutte le eparchie a prendere parte nel controllo della pandemia

sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Foto: news.church.ua

Una circolare è stata inviata a tutti i vescovi diocesani per chiedere alla popolazione assistenza finanziaria e di volontariato nella lotta contro la diffusione del coronavirus.

Il 23 marzo 2020 il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, ha firmato una circolare in cui ha benedetto tutte le diocesi a prendere parte alle attività per combattere la diffusione del coronavirus. Lo ha annunciato il Dipartimento di informazione e istruzione della Chiesa ortodossa ucraina.

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha benedetto tutte le diocesi della Chiesa ortodossa ucraina a fornire assistenza finanziaria alle istituzioni mediche, nonché ad acquistare o realizzare mascherine mediche per distribuzione gratuita.

I volontari delle organizzazioni giovanili diocesane dovrebbero aiutare nella consegna di mascherine, medicine e altri elementi essenziali agli anziani che sono a rischio di contrarre il coronavirus.

Le diocesi sono tenute a informare l'ufficio della metropolia di Kiev entro il 31 marzo 2020 circa il lavoro svolto.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha riferito che gli studenti del dipartimento di cucito dei paramenti del Seminario teologico di Odessa hanno già iniziato a realizzare mascherine mediche.

 
Foto-reportage sull’Ortodossia a Milano

Lunedì scorso, sul sito della rivista Neskuchnyj Sad (dal nome del giardino fiabesco annesso al Gorkij Park di Mosca), pubblicata dal dipartimento per le opere sociali del Patriarcato di Mosca, è apparso un articolo con reportage fotografico sulla nostra parrocchia madre di Milano. Lo riportiamo molto volentieri nell’originale russo e nella nostra traduzione italiana, nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Convergenza attraverso la purificazione: il futuro dell'Ortodossia russa post-sovietica e post-emigrazione

Introduzione

Dopo la riconciliazione nel 2007 del 90% del mondo ortodosso russo al di fuori della Russia e del ben più ampio mondo ortodosso russo all'interno della Russia, alcuni si sono chiesti come avrebbe avuto luogo la convergenza delle due parti. Dopo tutto, le due parti avevano identità distinte, e non c'è da stupirsi, visti i novant'anni di reciproca separazione. Quella separazione era stata imposta ai fedeli nel 1917 con il rovesciamento della vecchia civiltà imperiale ortodossa basata sulla fede da parte di aristocratici occidentalizzati in cerca di potere e di borghesi amanti del denaro. La parte principale della Chiesa all'interno dell'Unione Sovietica era stata crudelmente perseguitata e la sua organizzazione era stata presa in ostaggio dallo Stato ateo per tre generazioni di prigionia. Quanto alla parte molto più piccola in esilio, aveva sofferto per coloro che avevano poco interesse per il Vangelo di Cristo, della civiltà ortodossa, ma molto interesse per il Vangelo di Mammona, l'Occidente capitalista privo di principi.

Le due parti del passato

Entrambe le parti condividevano ideologie a volte totalmente irrazionali e dominate da riflessi non certo teologici, ma emotivi, folcloristici, psicologici e anche, in alcuni casi, patologici.

Da un lato, la parte post-sovietica poteva mostrare un immenso nazionalismo – al punto incredibile da ammirare il suo persecutore, Stalin – e aveva una mentalità statale centralizzata e burocratica, riflessa negli atteggiamenti indifferenti di qualche chierico retribuito e carrierista che forse non credeva in Dio. Certamente questi mostravano pochi segni visibili di fede. Questo andava di pari passo con gli atteggiamenti degli occidentalisti secolaristi che ammiravano il potere e la ricchezza del Vaticano (un altro Stato-Chiesa, o meglio Chiesa-Stato). Tra il popolo post-sovietico, privato dell'istruzione ecclesiastica per 75 anni, si poteva trovare un'incredibile gamma di estremismi assurdi e di fariseismo, superstizioni basate su una straordinaria ignoranza, che risultavano in incomprensioni e falsi problemi. Questi problemi erano stati risolti da tempo dagli ortodossi che vivevano nel mondo occidentale, e dai quali essi si rifiutavano di imparare, accecati dal loro nazionalismo.

D'altra parte, anche la parte emigrata poteva mostrare un immenso nazionalismo, solo un nazionalismo antisovietico, con una nostalgia culturale e farisaica per un passato scomparso. Si rifiutava di comprendere l'Ortodossia di massa, respingendola, isolandosi in minuscoli ghetti a vivere un'accogliente e introversa vita da club. Rifiutava tutti i non russi, facendo loro richieste assurde. Per citare molti esempi reali, c'erano quelli che preferivano veder chiudere la loro chiesa piuttosto che vederla frequentata da non russi. 'Dopo di noi, il diluvio'. Altri dicevano: 'Chiudiamo la chiesa, presto moriremo e nessuno ne avrà più bisogno'. Un anziano sacerdote disse ai suoi parrocchiani che non aveva senso che egli battezzasse i loro figli, dato che presto sarebbe morto e nessuno lo avrebbe sostituito. Di fatto, presto morì e nessuno lo sostituì. Ho anche sentito 35 anni fa: 'Vorrei vedere la nostra chiesa chiudere piuttosto che sentirvi una parola che non sia in russo'.

Qui e ora

Oggi viviamo in un mondo che è sia post-sovietico che post-emigrato. Entrambi sono morti e sepolti. Chi ha meno di trent'anni capisce a malapena il significato delle parole sovietico ed emigrato, perché vive nel mondo reale.

Nel vero mondo ortodosso vediamo chiese piccole, provinciali, balcanizzate, in altre parole, semplici club nazionalisti. Nelle parole dei membri del Patriarcato di Costantinopoli (compresi i sacerdoti): "Non puoi unirti a noi, non sei abbastanza scuro per essere ortodosso" (=greco). Oppure: "Qui è solo per romeni". Oppure, in una chiesa ucraina: "Se non sei ucraino, vattene". O in una chiesa serba: "Se non sei serbo, puoi entrare, ma non puoi baciare l'icona di san Sava, perché non sei serbo". O, come mi ha detto un prete georgiano: "Dio parla solo georgiano". E un'anziana donna russa, sprofondata nella sua oscura ignoranza, mi ha detto che "Dio capisce solo lo slavonico". Tali chiese non hanno rilevanza spirituale e, come si meritano, moriranno come è già morta la maggior parte di loro. La loro scomparsa non è una perdita, perché la loro esistenza museale non ha alcun significato o giustificazione spirituale.

L'unica Chiesa ortodossa locale che è abbastanza grande e ha l'ampiezza spirituale e intellettuale per superare un nazionalismo così meschino e divisivo, la maledizione delle piccole Chiese locali, è la Chiesa russa. Contando tre quarti dell'intera Chiesa di Dio, solo la Chiesa multinazionale russa ha il potenziale per superare tale ristrettezza provinciale. Il suo passato imperiale, la sua aquila bicipite che si affaccia a est e a ovest e li unisce, è il punto attorno al quale entrambi i gruppi, all'interno e all'esterno della Russia, e le altre Chiese locali, possono convergere. Il periodo sovietico è passato tanto quanto quello dell'emigrazione russa. Noi non viviamo nei libri di storia, noi li leggiamo. Viviamo, e siamo salvati, qui e ora. Oggi, come mai prima d'ora, la Chiesa affronta una sfida globale e può farcela solo mostrando la sua cattolicità, la sua unità nella diversità, la sua unità di fede in ogni tempo e in ogni luogo.

Conclusione

Per superare il nazionalismo, il provincialismo e la ristrettezza parrocchiale di molti e per essere rilevante nel mondo globale di oggi, la Chiesa ortodossa russa deve mostrare la sua multinazionalità. Per superare la sua precedente divisione, deve dimostrare di essere al di sopra di tutte le varianti provinciali. La convergenza di tutti richiede il coraggio della purificazione. E non c'è esempio più grande di questo che il coraggio e la purificazione dell'unica figura che ci unisce all'unanimità, l'imperatore santo, lo tsar Nicola II. Era di origine internazionale, sua madre era danese, parlava cinque lingue e intendeva costruire una chiesa in ogni capitale europea e tradurre i libri di culto nelle lingue europee. Anche la sua imperatrice era una convertita anglo-tedesca. Loro, i loro cinque figli e i loro servi, sono santi. Non abbiamo bisogno di un esempio più grande di ecclesialità multinazionale per il nostro futuro.

 
Un monaco athonita a Parigi

Ci sono idealisti che non hanno letto le opere di autori ortodossi pre-rivoluzionari (come gli scritti del metropolita Antonij Khrapovitskij) o sono troppo giovani per aver potuto parlare con quelli che erano adulti nella Russia pre-rivoluzionaria, e non conoscono neppure la Russia contemporanea. Essi pensano spesso che tutto andasse bene nella Chiesa russa prima della rivoluzione. Questo è sbagliato. Oltre a un gran numero di santi, purtroppo, anche fenomeni negativi di impurità spirituale sono usciti dalla Chiesa russa dopo la rivoluzione.

In primo luogo, ci fu il tradimento dello tsar (lo stesso spirito che aveva respinto la restaurazione del patriarcato, che lo tsar Nicola II aveva proposto nel 1905), che diede il benvenuto al nuovo governo anti-ecclesiale di Kerenskij. In secondo luogo, c'era il servilismo protestante (o erastianismo) nei rapporti tra Stato e Chiesa, che Pietro I aveva imposto 200 anni prima, così che quando il nuovo governo ateo sovietico pose la Chiesa sotto il suo controllo dopo il 1917, vi trovò persone abbastanza deboli per obbedire. A questo servilismo fu dato il nome di sergianismo. In terzo luogo, ci fu il rinnovazionismo, un movimento di intellettuali che volevano protestantizzare la Chiesa, immaginando che le pietre del loro arido razionalimo e intellettualismo avrebbero potuto nutrire le anime dei pii ortodossi, affamati di pane spirituale. Ciò causò un terribile scisma in Russia e un terribile scisma al di fuori della Russia, dove modernizzatori, massoni e occultisti, provenienti soprattutto da San Pietroburgo, detestavano la Chiesa russa, tanto che la lasciarono per andare sotto il Patriarcato di Costantinopoli controllato dall'Occidente.

Nessuna parte di quanto ho scritto è frutto di immaginazione. Questi tre vizi erano esattamente quelli a cui si riferiva lo tsar Nicola dopo la sua caduta, quando parlava di 'tradimento, viltà e inganno tutto intorno'. Il primo gruppo mostrò infatti tradimento, il secondo gruppo, i sergianisti, mostrò codardia e il terzo gruppo, i rinnovazionisti, che si definivano ortodossi mentre non lo erano interiormente, mostrò inganno, di fatto auto-inganno. Ciascuno dei tre gruppi rappresentava l'infedeltà a una delle tre pietre di fondazione dell'Impero ortodosso: l'Ortodossia, l'indipendenza sovrana e il popolo. I primi erano traditori dell'Ortodossia, i secondi erano codardi verso l'indipendenza sovrana tra Stato e Chiesa, i terza ingannavano il popolo. Di conseguenza l'impero ortodosso è caduto, proprio come lo tsar aveva descritto.

Nella storia i tre gruppi sono stati rappresentati da tre gruppi distinti nella Chiesa russa. Il primo gruppo, di cui alcuni si facevano addirittura chiamare 'monarchici', assassinò Rasputin e affermò di essere 'bianco', ma in realtà aveva poco tempo per la vera Chiesa o il vero tsar o il vero popolo, anzi giocò una politica di destra, cercò il denaro e il potere e utilizzò la Chiesa, lo tsar e il popolo come bandiera per nascondere i propri veri motivi. Senza la nobile causa dello tsar, perse la guerra contro il bolscevismo e dovette emigrare. Questi sono esemplificati dagli ortodossi nazionalisti e nominali ai margini della Chiesa della diaspora, che in seguito misero sotto processo il grande santo dell'emigrazione, san Giovanni di Shanghai, e lo perseguitarono.

Il secondo gruppo furono quelli che all'interno della Russia non ebbero il coraggio dei nuovi martiri e confessori e non furono fedeli all'indipendenza sovrana (dello tsar e della Chiesa), asservendo esteriormente quest'ultima allo Stato ateo. Il terzo gruppo, sconfitto in Russia, furono quelli che ingannarono il semplice popolo ortodosso, voltando le spalle del tutto alla Chiesa russa, e anche se pretendevano di essere di tradizione ortodossa russa, erano filosofi e massoni protestantizzanti. Il loro centro era a Parigi dove formarono 'la giurisdizione di Parigi' e da dove hanno cercato di colonizzare New York, dove ora hanno perso molte delle loro posizioni mentre sorge la realtà e tramonta la fantasia.

I primi due gruppi si sono liberati dell'impurità spirituale del passato e si sono uniti insieme come una cosa sola. Ora attendiamo il pentimento del terzo e più piccolo gruppo a Parigi, le cui eccentricità dottrinali e pratiche sono immediatamente evidenti a tutti tranne che a loro stessi, e alcuni dei quali stanno ancora cercando di giustificare se stessi. A differenza dei suoi quattro predecessori, che a me estraneo erano tutti ben noti, un nuovo arcipastore della giurisdizione di Parigi, l'arcivescovo Job, anch'egli un estraneo, ha avuto l'occasione e il coraggio di affrontare i rinnovazionisti. Ha voluto ristabilire l'Ortodossia, bloccando la persecuzione rinnovazionista dei fedeli, molti dei quali sono stati costretti a lasciare questa giurisdizione sempre più piccola, una persecuzione che iniziata negli anni '80 e che dura con alterne vicende da oltre 30 anni.

Ora l'Istituto Saint Serge ha chiuso, 90 anni dopo la sua fondazione. Ironia della sorte, l'Istituto era stato il vero motivo per cui nel 1925 il gruppo di Parigi per la prima volta entrò in scisma e lasciò la Chiesa fuori dalla Russia, lasciando subito dopo del tutto la Chiesa russa. Il suo primo rettore, padre Sergej Bulgakov, si è rivelato un eresiarca, e le sue fantastiche teorie sono state condannate da tutta la Chiesa Russa. Ora, 90 anni dopo, è entrato in scisma persino dal proprio arcivescovo!

La nostra impressione è che l'arcivescovo Job si renda conto che se la sua piccola giurisdizione ha un destino, anzi se ha proprio un futuro, in tal caso deve tornare alla canonicità dopo oltre trent'anni di totale allontanamento dalla tradizione ortodossa russa. La Chiesa russa si appresta a stabilire una Metropolia in Europa occidentale, fondamento di una futura nuova Chiesa locale, molto più grande rispetto al piccolo e sempre più irrilevante gruppo di Parigi e con un gran numero di vescovi, sacerdoti, fedeli e chiese reali. È tempo che le fantasie del gruppo isolato di Parigi abbiano fine e che il gruppo ritorni sulla terra. La giurisdizione di Parigi è ora come un agglomerato di naufraghi su un'isola deserta, insicuri se salire sull'ultima barca che sta partendo o rimanere bloccati in un isolamento autoimposto.

Naturalmente, l'arcivescovo, un monaco athonita legato a una dipendenza di Simonopetra, si trova ad affrontare calunnie e intimidazioni dal nazionalismo francese (il trucco più vecchio dei parigini contro gli estranei), ed è accusato di frenare il 'libero pensiero' e la 'creatività' nella repubblica atea. In realtà, egli è sostenuto da un gran numero di persone che capiscono che tutte queste accuse sono assurde. Il nostro compito ora, come prima, è di pregare per lui nel suo compito di restaurare la giurisdizione di Parigi canonicità ortodossia e all'autentica tradizione russa. Altrimenti non farà altro che scomparire ed essere dimenticata, come altri fenomeni marginali della storia della Chiesa, e diventare una semplice curiosità archeologica.

 
Gli errori dei settari

Quelli che nel 2006 si erano opposti all'unificazione delle due parti della Chiesa ortodossa russa al di fuori delle terre russe e al suo interno, usavano sempre lo stesso argomento: la Chiesa all'interno delle terre russe (che chiamavano patriarcato di Mosca) era corrotta. Così, sulla Piazza Rossa è ancora in mostra la mummia del precursore dell'Anticristo, Lenin, e quelli che detengono il controllo dello Stato e della Chiesa, dal presidente Putin al patriarca, sono tutti cresciuti durante il periodo sovietico ateo ed erano quindi corrotti. (Quelli che invece si opponevano all'unità, naturalmente, non erano corrotti, ma moralmente superiori: per una legge spirituale, l'orgoglio è la fonte di tutti gli scismi nel corso della storia).

Questo argomento, condizionato dalla politica e non dalla fede, non ha mai preso in considerazione il fatto che Stato e Chiesa in Russia sono separati (a differenza della Chiesa d'Inghilterra, in cui tutti i vescovi sono nominati dal primo ministro, e i vescovi seguono qualunque moda secolare prevalente) e in Russia ciò che fa lo Stato non tiene necessariamente conto del punto di vista della Chiesa. Né tale argomento considera il fatto che, per quanto riguarda chi è cresciuto nel periodo sovietico ateo, c'era sempre la possibilità di rifiutare l'ateismo in quel momento (come nel caso del patriarca) e in caso contrario, vi è stata la possibilità di rifiutare quell'ateismo per mezzo di un successivo pentimento (come nel caso del presidente). Tuttavia, quelli che hanno una mentalità politica non accettano mai la realtà del pentimento, preferendo rimanere nel passato, perché questo solo li giustifica.

Peggio ancora, l'argomento di cui sopra non tiene conto della visione a più lungo termine, informata e modellata dalla Divina Provvidenza. Limitato dalla sua visione a breve termine, questo argomento non riesce affatto a vedere più avanti, ovvero che la nostra meta non è l'attuale presidente o patriarca russo, ma la restaurazione dell'imperatore cristiano e dell'Impero, il cui centro è a Mosca. Gli attuali portatori delle cariche di presidente e patriarca sono solo figure sulla via che conduce a questa restaurazione. Non dobbiamo confondere il percorso, che ci conduce attraverso l'economia, ma non attraverso compromessi su questioni di principio, con la nostra destinazione, con il punto verso cui stiamo andando. E qui sta il problema di coloro che si sono staccati da entrambi i lati, nel 2006, cadendo a destra e a sinistra: sono così tanto ossessionati dal loro percorso che hanno perso di vista la meta, e non vanno da nessuna parte.

 
Cari figli di Hong Kong...

Lettera di un residente anonimo di Hong Kong

Cari figli di Hong Kong:

Per la maggior parte, se non tutti, siete molto preoccupati per le scene sconcertanti e per le contraddittorie interpretazioni e commenti (alcuni con foto fasulle) che circolano, e ognuna di loro forse serve alcuni scopi ignoti. Mentre siete preoccupati ma non necessariamente adeguatamente informati (a differenza di chi ha seguito lo sviluppo socio-politico a Hong Kong come fredda ricerca della verità, piuttosto che come passione – cercando una verità a volte sgradevole, piuttosto che quello che si potrebbe preferire di credere – e lo ha fatto per un considerevole periodo di tempo), questo deve essere stato per voi un tempo difficile, anche se alcuni in realtà si stanno privatamente congratulando perché "sono parte della storia, o stanno facendo la storia", mentre fanno per strada quello che di solito non possono fare.

È un momento difficile perché avete visto amici estraniati a causa della differenza di opinioni. Ma potrebbe anche essere un momento di eccitazione (dicono che è in corso una rivoluzione – ciò che alcuni studiosi di mente fredda hanno etichettato come "oppio degli intellettuali"). Tuttavia, nel profondo di voi stessi potreste sentirvi insicuri e preoccuparvi che possa accadere qualcosa che distruggerà Hong Kong. Questo è particolarmente difficile per quelli di voi che sono profondamente radicati nelle loro credenze (perché non potete tornare indietro ora), ma in qualche modo non sono veramente sicuri se quello che avete a lungo sostenuto è vero – particolarmente quando le cose non si rivelano così tanto semplici, facili, chiare e tangibili come avevate originariamente pensato (o vi avevano indotto a credere i cosiddetti "capi" della disobbedienza civile).

Qui non sto cercando di spiegare la metamorfosi storica degli eventi (che si sono svolti dagli ultimi 17 a 30 anni in realtà), e le sensazioni accumulate da entrambe le parti (in realtà vi è almeno una terza parte a cui pochi giovani potrebbero pensare – i governi stranieri). Sto solo offrendo un'analisi sintetica più alcune raccomandazioni che potrete prendere in considerazione.

In primo luogo, il vero pomo della discordia: "La mancanza di fiducia reciproca".

L'argomento centrale ora è se chiunque può candidarsi alle elezioni per diventare capo del governo di Hong Kong – ciò che i pan-democratici chiamano "vero suffragio universale". Pechino è ovviamente preoccupata per questo e insiste sul fatto che, in primo luogo, il capo del governo deve essere nominato dal "Comitato per le nomine" (così come espresso nella Legge fondamentale accettata da Gran Bretagna e Cina); in secondo luogo, può essere solo un candidato che sostiene la fedeltà a Hong Kong (in gergo, che "ama" Hong Kong), e per estensione, la fedeltà alla Cina di cui Hong Kong è parte.

I pan-democratici sostengono che questo non è un vero suffragio universale, in quanto vi sono alcune condizioni per chi può essere eletto. Questo punto di vista è accettato dalla maggior parte dei giovani e da alcuni dei loro genitori e insegnanti (che, a causa del divieto britannico dello studio della storia cinese contemporanea nei loro programmi di scuola, sono in gran parte disinformati in merito allo sviluppo del paese, salvo che per i suoi aspetti negativi – anche se abbastanza veri). Questa parte ha poi affermato che il governo centrale non si fida della gente di Hong Kong, e ne sono arrabbiati. Vogliono che C. Y. Leung si dimetta, perché affermano che egli non ha aiutato Pechino a capire i "veri" punti di vista della maggior parte della gente di Hong Kong.

Cominciamo col ricordare che la fiducia deve provenire da entrambe le parti per essere reciproca. I pan-democratici, da un lato, non hanno mai detto che si fidano di Pechino. Ora, vediamo se le cose che questi hanno fatto dal tempo (e in realtà da prima) del passaggio di consegne fino a ora hanno gettato una solida base o anche solo una base traballante ma accettabile di fiducia per Pechino? Diavolo, no! Guardiamo a quanto segue.

Fin dal 1997, dagli insulti alla bandiera, alle contestazioni all'autorità del Congresso della nazione nei tribunali locali, agli spintoni fisici all'allora vice premier Li (oggi premier) quando fu invitato a tenere una conferenza sull'economia cinese all' Università di Hong Kong... e blocchi e picchettaggi senza fine all'Ufficio di collegamento del governo centrale a Hong Kong, così come il sostegno ad attività anti-continentali negli ultimi anni --- apparentemente tutte finalizzate a alienare Hong Kong dal continente a cui è stata unita solo dopo 150 anni.

Alcuni di loro hanno affermato apertamente (in TV, ecc) che mirano a cambiare la Cina (tanto basti per il principio cinese "l'acqua del fiume e del pozzo stanno lontana l'una dall'altra",  河水不犯井水).

Incessanti atti filibustieri sono stati portati avanti nel Consiglio legislativo (Legco) per bloccare quasi tutte le importanti azioni del governo con lo scopo di screditarlo - in modo da sostenere il mito che solo il governo eletto può governare. Che dire dei 150 anni di governatori inviati direttamente da Londra? Nessun argomento di democrazia, ma il messaggio è fabbricato e, pertanto, non è vero.

Ora, è stotto gli occhi la domanda di candidatura per il posto di capo del governo. Prima di giudicare la validità della rivendicazione dei pan-democratici o di comprendere le preoccupazioni di Pechino, cerchiamo di ricordarci dei seguenti fatti:

La Gran Bretagna ha astutamente concepito (e Pechino forse ha inconsapevolmente accettato allora) un sistema in cui tutti gli stranieri che hanno risieduto a Hong Kong consecutivamente e legalmente per 7 anni possono diventare "residenti permanenti". Nota: offuscando volutamente la distinzione tra un cittadino e una persona con il solo permesso di soggiorno e di lavoro (questo tipo di persone non sono considerati cittadini in qualsiasi paese), i cosiddetti "residenti permanenti" a Hong Kong possono votare e godere di tutti i privilegi dei cittadini locali senza alcun obbligo o impegno! In realtà, essi godono di più privilegi rispetto ai "veri" cittadini di Hong Kong, perché: a) non devono abbandonare la loro nazionalità di origine o di appartenenza e la fedeltà ad essa; b) possono votare sia nel proprio paese sia qui; c) se Hong Kong crolla (e ciò provoca danni alla Cina), a loro non potrebbe importare di meno, o addirittura potrebbero segretamente congratularsi con se stessi se i loro paesi sono in contrasto con la Cina – e molti dei loro paesi di origine lo sono. Un voto di un cittadino "genuino" ha lo stesso peso di questi "residenti permanenti" in Hong Kong che non hanno alcun impegno verso questo luogo!

La Legge fondamentale stabilisce che solo le persone di origine cinese o i cinesi nati a Hong Kong possono assumere posizioni di primo piano nel governo. Può il più alto incarico di capo del governo essere una deroga?

I pan-democratici hanno una storia verificabile di tentativi di spingere per lo status di residenza permanente per gli stranieri. Per esempio, gli asiatici del sud (membri del Commonwealth britannico) e anche i collaboratori domestici filippini. Senza offesa per i filippini, ma – devo ricordarvi l'argomento caldo delle rispettive rivendicazioni delle due nazioni per le isole del mare del sud? Questo è per definizione un interesse estero.

Si è scoperto che Lai Chi Ying, proprietario della famigerata Apple Daily News (cacciato fuori da Taiwan, mentre cercava di intromettersi nella politica dell'isola), ha dato 40 milioni di dollari di Hong Kong a politici anti-governativi nello scorso anno (in realtà, ha dato molti più soldi negli anni precedenti ), tra cui Anson Chan, che voleva essere capo del governom e all'arcivescovo emerito di Hong Kong (che ha criticato tutto ciò che riguarda la Cina continentale). Il caso è ora sotto inchiesta della ICAC (Commissione indipendente contro la corruzione). Pechino può fidarsi di queste persone?

Hillary Clinton può rifiutarsi di giurare fedeltà all'America se concorre per la presidenza? Può farlo chiunque in qualsiasi paese, se concorre per una carica pubblica di capo nella propria terra? Allora come può Pechino accettare che questo accada a Hong Kong – dove non è un segreto che la Gran Bretagna e gli Stati Uniti vogliono avere influenza, e di fatto, il controllo?

Che cosa accadrebbe se avessimo davvero un capo del governo che non mette l'interesse di Hong Kong (e della Cina) al di sopra di quelli delle altre nazioni?

Pechino, attraverso il governo locale, chiede a Hong Kong di "accettare per ora 袋 住 先" il requisito piuttosto stringente (e più importante, che il candidato deve essere supportato da metà o più del Comitato per le nomine) che il Congresso del Popolo (l'organo legislativo più alto in Cina) ha annunciato – suggerendo che le condizioni potrebbero essere rilassate più tardi. Questa è una promessa che difficilmente può essere ritirata. Ma questo non è accettato da chi manifesta in strada.

Per quanto riguarda il diritto di voto – che cosa significa di solito il suffragio universale - non c'è alcun conflitto. Pechino si è già impegnata a che OGNI elettore ammissibile a Hong Kong (compresi gli stranieri che potrebbero essere contro la Cina) possa votare per il capo del governo – se il presente pacchetto viene accettato dal Legco (Consiglio legislativo). Questo è un passo necessario fin dai tempi britannici. Se il Legco non lo accetta, non ci sarà ALCUN suffragio universale e rimarrà il vecchio sistema (attraverso il quale sono stati eletti i precedenti 3 capi del governo).

Vorrei quindi analizzare i sospetti di Pechino, e se ne ha fondati motivi.

Pechino ha sostenuto per tutto il tempo che i movimenti di opposizione (molti fino al 1997 e prima di allora) sono stati istigati, sostenuti, progettati da potenze straniere (in particolare dagli USA) che forniscono competenze non solo in tecniche di campagna elettorale (viste in precedenti elezioni, dove i democratici hanno vinto spesso, anche se ora non più), ma anche in tecniche di combattimento da strada.

Selina Yip Lau (precedente Segretario per la Sicurezza di Hong Kong, ora eletta membro del Legco dopo aver studiato a Stanford) ha appena pubblicato le sue scoperte su tecniche tra cui il software "firechat" utilizzato nella precedente occupazione da parte di studenti di Taiwan del suo college legislativo (un software che non ha bisogno di Internet per funzionare, è un eccellente software di comunicazione da campo e di comando che funziona sia su internet sia su telefoni cellulari). Ha sottolineato che gli studenti "dilettanti" sono stati in grado di sfondare il blocco della polizia in soli 5 ​​minuti, e il loro stazionamento in posti di difesa e di guardia non può essere fatto da non militari.

Il blocco americano della Cina è conosciuto da chiunque nello studio della geopolitica (ancora non disponibile agli studenti universitari di Hong Kong). Inoltre, la separazione di qualsiasi parte della Cina è sempre stata parte della strategia americana contro una Cina in ascesa. Hong Kong è sempre stata un fondamentale centro finanziario, politico e socio-culturale per la Cina laddove il Pearl River incontra il Mar Cinese Meridionale.

Pechino è consapevole della serie di "rivoluzioni colorate" che vanno dalla primavera araba a Jugoslavia, Thailandia e Ucraina ecc. Sia in Thailandia che in Ucraina, i premier democraticamente eletti sono stati gettati fuori al loro ufficio per opera di proteste di strada. Tutti questi paesi toccati dall'America sono ora in condizioni miserabili. Hong Kong sarà il prossimo?

Sia che pensiamo che i sospetti di Pechino siano motivati o no, quando Perchino sospetta, tiene naturalmente un atteggiamento conservatore più difensivo nei confronti dell'elezione del capo del governo di Hong Kong.

Conclusione tratta dalla discussione di cui sopra:

Il suffragio universale illimitato, compresa la libera scelta dei candidati, è raggiungibile solo se si costruisce una vera fiducia reciproca tra Pechino e tutta la gente di Hong Kong. Ora cosa faranno i democratici fare per aiutare a costruire questa fiducia? In ogni caso, data la lacuna nel nostro sistema elettorale, non vi è alcun modo che un candidato possa concorrere senza professare fedeltà a Hong Kong, e, per estensione, alla Cina.

Personalmente, mi piacerebbe vedere il sistema di voto più aperto – se Pechino può diventare meno preoccupata e più fiduciosa. In primo luogo, vorrei vedere il numero dei membri del comitato espandersi di due o anche di tre volte; In secondo luogo, mi piacerebbe vedere una più ampia rappresentanza dei vari "settori" da parte del comitato; In terzo luogo, spero di vedere requisiti meno rigorosi prima che ogni candidato possa effettivamente presentarsi alle elezioni – meno rigorose del corrente specificato 50% del comitato. Ma insisto sul fatto che chi vuole essere il leader di una parte della Cina deve giurare fedeltà a Hong Kong e al paese – e mi riservo che il diritto del popolo possa sostituire qualsiasi governo per validi motivi.

Perché ciò accada, i pan-democratici devono riconsiderare la loro strategia: invece di sminuire deliberatamente sia il governo locale sia quello centrale (spesso molto ingiustamente) per argomentare (in realtà per rafforzare il mito), che solo un governo democraticamente eletto può governare Hong Kong, dovrebbero pensare su come costruire fiducia reciproca. Con questo, non ho obiezioni se uno qualsiasi di loro concorrerà e diventerà il nostro prossimo capo del governo. Io non vedo come uno senza la fiducia del governo centrale possa aiutare Hong Kong.

Ora, alcuni commenti sulla situazione attuale per i figli di Hong Kong:

È una tragedia alienare i vostri amici, in particolare i soci da lungo tempo, proprio a causa delle divergenze di opinioni in questa singola materia. Dovreste condividere ciò che sapete, e rispettare la loro scelta, anche se non sono d'accordo. Anche se questo in qualche modo può influenzare la vostra valutazione delle loro capacità. Abbiamo bisogno di stare insieme ora, non di combattere, perché le cose sono in realtà molto più complicate di quello che una persona media può comprendere.

Entrambe le parti (governo di Hong Kong e manifestanti) hanno imparato rapidamente dai primi scontri. Il governo ha ritirato le unità antisommossa e sta adottando un modo molto moderato nel trattare con i manifestanti, con spiegazioni televisive e appelli ai cosiddetti "leader" del movimento Occupy Central a mantenere i loro reclami o promesse precedenti: che il movimento sarà non-violento, che i manifestanti non resisteranno all'arresto e che se le cose usciranno di mano, essi stessi dissolveranno la folla. (La verità è che il controllo della folla non è più nelle mani di questi studiosi che vivono in una torre d'avorio, ma nelle mani di studenti giovani e radicali. Gli "anziani" stanno facendo annunci duri solo per "stare con" la folla, fingendo di essere ancora i leader del movimento. In realtà, i veri leader sono i giovani leader studenteschi formati e supportati da una potenza straniera).

I manifestanti cercano di mostrare il loro lato civile ora (dopo il violento attacco iniziale a linee di polizia che ha portato a gas lacrimogeni e a critiche da parte di alcune persone di Hong Kong). Ora consentono il passaggio ad alcuni veicoli di servizio di ambulanza e pompieri. In realtà, la maggior parte dei partecipanti credeva in quello che Tai (l'insegnante di legge all'Università di Hong Kong) aveva affermato: eseguire una disobbedienza civile, vale a dire, non violenta. Ma i movimenti di massa sono spesso dominati dalla passione, in particolare tra i giovani. Resta da vedere per quanto tempo e con quale forza possono continuare le manifestazioni degli studenti quando probabilmente se ne sono già andati alcuni che avevano visto scene inaspettate, brutte e violente.

Il governo sta ovviamente giocando un gioco di "attesa e sfinimento" – attesa di vedere se una massa critica di manifestanti può arrivare a vedere che non stanno andando da nessuna parte oppure si stufano della violenza intensificata che stanno sostenendo i leader degli studenti addestrati da stranieri, e per vedere se le loro persuasioni, spiegazioni e appelli televisivi funzionano; lo sfinimento significa lasciare che il sole, la pioggia e la mera fatica fisica esauriscano l'energia e la determinazione dei manifestanti per le strade.

Le pretese dei leader studenteschi radicali sono impossibili e irragionevoli – può essere, dopo tutto, che non vogliano davvero una soluzione pacifica della questione. Chiedono a Leung di incontrarli in un momento da loro specificato, con presupposti che Leung è impotente a realizzare, ecc, e di dimettersi perché il "termine ultimo" da loro prefissato è ormai scaduto. Leung non può accettare i termini e come funzionario locale non può sostituire le decisioni del governo centrale. A cosa porterebbero le sue dimissioni in questo momento di caos? Pechino non si piegherà – di solito non lo fa, in particolare se sospetta che ci siano dietro governi stranieri. Inoltre, un cedimento significa non solo una perdita di faccia (o di legittimità), e di autorità nei confronti di altri enti locali (la maggior parte dell'opera anti-corruzione è diretta a funzionari locali). Inoltre, una sottomissione potrebbe significare interminabili richieste aggiuntive. Infine, Pechino sospetta che questo sia un passo cruciale per rendere Hong Kong "indipendente" – come molti tra i legali e gli stranieri cercano di interpretare le parole "alto grado di autonomia". Se Pechino si piega, ci sarà una serie capillare di rivolte e proteste all'interno della Cina e la nazione perderà la faccia.

Se questi leader (o il cervello dietro di loro) potranno cambiare idea, questo resta da vedere. Se la cosa si risolverà pacificamente, tuttavia, questo gruppo continuerà a causare problemi in modo aggressivo perché questo li terrà sotto i riflettori. Senza questa pubblicità, il loro valore (per se stessi così come per loro padroni) sarà finito.

Venerdì 3 ottobre sarà un momento importante: la gente tornerà al lavoro dopo due giorni di festività. Che faranno gli "eroi" di strada? Il governo ha appena spiegato in modo dettagliato con una mappa televisiva come i loro attuali "territori occupati" influenzano il traffico. Si può supporre che stiano persuadendo manifestanti a occupare altrove, in modo da causare meno disagi al pubblico. Tuttavia, può essere che stiano suggerendo loro come possono causare danno ancor più gravi al traffico. In qualche modo sento che il governo sembra voler continuare per qualche tempo –non ne ho alcuna prova, solo una sensazione viscerale.

Dall'inizio del movimento, l'indice Hang Seng ha perso diverse centinaia di punti, il che significa che 50 miliardi di dollari di Hong Kong sono già perduti. Il continente ha cancellato molti tour a Hong Kong – la Giornata Nazionale della "settimana d'oro" per il turismo è perduta, e questo colpisce circa 250.000 persone che lavorano nel turismo e attività connesse. Come impatto a breve termine, ci può essere un calo temporaneo dei prezzi degli immobili, in particolare quelli di alto livello. Mentre la Cina ora facilita le proprie politiche di acquisto di proprietà, perché non acquistare grandi case confortevoli a nord, con aria migliore e meno inquinamento – incluso l'inquinamento da rumore (politico)?

Il peggior scenario possibile: la storia dimostra che molti movimenti di massa (in realtà, la maggior parte di loro) con obiettivi limpidi e nobili sono stati spesso dirottati da opportunisti alla ricerca dei propri obiettivi. Mentre i "vecchi" leader come Tai (Università di Hong Kong) hanno già perso la vera leadership del movimento, resta da vedere se il diciassettenne Wong Chi-feng può controllare l'intera scena. Le esplosioni "spontanee" di azioni di occupazione in vari settori possono riflettere il fatto che, in realtà, nessun gruppo è in controllo di un movimento del tipo "gatto selvatico". Se ciò accade, siate preparati a disturbi di lunga durata. Poi il governo centrale dovrà valutare se usare la forza e rischiare di essere criticati come per l'incidente di piazza Tienanmen nel 1989; o consentire a Hong Kong di "sprofondare", come la Thailandia o l'Ucraina. Si può anche considerare "spuntatura delle ali" dell'economia locale. Se il governo del continente è convinto ad adottare una politica di minori favoritismi o privilegi a Hong Kong (cosa che ha fatto in tutti questi anni), i nostri giovani potranno avere bisogno di passare più tempo a mantenersi, invece di girare per le strade dicendo che cosa fare al loro governo centrale, come pure alle persone anziane che hanno costruito Hong Kong nei loro anni più giovani. Figli di Hong Kong, quali scelte state lasciando a Pechino?

 
Sulla chiusura delle chiese

PARTE I

Aggiornamento del 21 marzo 2020: il 20 marzo 2020 il governatore dell'Illinois Pritzker ha emesso un ordine esecutivo che vieta "tutti gli incontri pubblici e privati ​​di qualsiasi numero di persone che si verificano al di fuori di una singola famiglia". Pertanto, l'ordine proibisce qualsiasi attività o funzione religiosa, a meno che non sia officiata dai membri di una sola famiglia, e chiude tutte le chiese. Stranamente, questo ordine esenta i negozi di liquori e i dispensari di cannabis ricreativa (presumibilmente, a causa della loro funzione essenziale).

20 marzo 2020: Con una mossa surreale, i governatori di diversi stati hanno vietato il culto religioso. Il governatore del Wisconsin Evers, per esempio, ha incluso specificamente il culto religioso nel suo divieto di raduni superiori a 10 persone (che si applica naturalmente a tutte le congregazioni tranne le più piccole missioni, e che avrebbe vietato persino a Cristo stesso di riunirsi con i suoi 12 apostoli), mentre il governatore di New York ha vietato tutte le riunioni "non essenziali" di qualsiasi dimensione. (A questo punto non è chiaro se Andrew Cuomo consideri la celebrazione dell'eucaristia – anche solo con un singolo sacerdote e un cantore – come essenziale, ma la mia ipotesi più accreditata è che non la consideri tale).

Non desidero minimizzare il pericolo della situazione attuale e l'urgente necessità per tutti di fare la propria parte nel proteggere la salute e la vita degli anziani, dei vulnerabili e di tutti gli altri, ma tuttavia, nutro alcune preoccupazioni per un governo che chiude le chiese.

Penso che tutti noi stiamo rispettando con prudenza tutte le raccomandazioni e gli ordini delle agenzie governative – almeno per ora – ma per quanto tempo? Il governo porebbe vietare la celebrazione pubblica della Pasqua tra 29 giorni e noi dovremmo nasconderci nei nostri scantinati con le porte chiuse per paura della polizia di stato? Non sono un virologo, ma so anche che il nuovo coronavirus sarà ancora qui a metà aprile. In effetti, gli esperti stimano che sarà ancora con noi per tutta l'estate. A Pentecoste? La Divina Liturgia non sarà celebrata negli Stati Uniti per il prossimo semestre? Qual è la soglia oltre la quale il governo ci permetterà di tornare nelle nostre chiese? Fino a oggi (20 marzo), ci sono 15 mila casi di coronavirus segnalati negli Stati Uniti. Questo numero può solo aumentare. Non scenderà. Il numero di nuovi casi segnalati negli Stati Uniti ha avuto il punto più alto il 9 marzo con 194 casi. Anche questo numero aumenterà e probabilmente rimarrà aggiornato da ora in poi mentre impariamo a convivere con il nuovo virus nel mondo. In confronto, il Centro di controllo delle malattie (CDC) stima che finora in questa stagione ci siano stati almeno 38 milioni di comuni malattie influenzali (oltre 200 mila nuovi casi ogni giorno), 390.000 ricoveri ospedalieri e almeno 23.000 (e anche 59.000) decessi per influenza. La scorsa stagione (2018-2019), quasi 36 milioni di persone negli Stati Uniti hanno avuto l'influenza, quasi 500 mila sono stati ricoverati in ospedale e quasi 35 mila di loro sono morti. Durante la stagione 2018-2019, 80.000 persone sono morte di influenza comune negli Stati Uniti È sufficiente per ordinare la chiusura delle chiese da ottobre ad aprile di ogni anno? Quali sono i numeri / le percentuali / le tendenze / i tassi esatti che danno ai governatori il potere di sospendere il nostro diritto al culto quando noi troviamo significativo andarci e non stare seduti davanti a un computer o uno schermo televisivo?

Inoltre, i governatori hanno la capacità legale di sciogliere i monasteri? Certo, gli edifici residenziali sono esclusi dal divieto di raduni, ma non appena i monaci o le monache escono dalle loro celle e attraversano il cortile fino a una cappella, violano il divieto dei raduni per il culto religioso. Il problema è che il divieto si applica ugualmente a Manhattan e Jordanville, New York. Forse, sono io che sono allarmista, ma chi pensava solo due settimane fa che i governatori potessero chiudere le chiese?

Ripeto, io non sono un medico o un esperto di virus e esorto tutti a seguire i consigli degli esperti e la direzione dei governi locali, ma qualcuno non dovrebbe porre la domanda ovvia: qual è la ragione di riferimento per cui la santa eucaristia è sospesa? Quale sarà il momento in cui i fedeli potranno ancora una volta comunicarsi al corpo e al sangue di Cristo, nostro Salvatore e Guaritore? Possiamo fidarci che i politici non facciano i politici assecondando varie forze politiche nel prendere le loro decisioni, anche solo per un po'?

Ecco qualcosa di interessante da considerare. Il governatore del Texas, Gregory Abbott, quando ha emesso un divieto di raduni pubblici di 10 o più persone, ha dichiarato che "nell'ordine esecutivo non c'era nulla di specifico sulle chiese perché qui negli Stati Uniti d'America c'è libertà di religione". Ha aggiunto che molte chiese stavano già facendo la cosa giusta garantendo la sicurezza delle loro congregazioni. Ma questa è una posizione molto rinfrescante: il governatore non ha considerato di avere autorità per vietare il culto religioso. In effetti, le chiese non fanno parte della stessa categoria dei bar e dei cinema. Quindi, chi ha ragione, il governatore Abbott o il governatore Evers? I governatori possono in linea di principio vietare la celebrazione dell'eucaristia, oppure questo viola la nostra libertà religiosa?

Lo ripeterò per la terza volta, per coloro che si sono persi i primi due disclaimer: sto fortemente esortando tutti a seguire le direttive del loro pastore, vescovo, governatore, medico di famiglia, esperto del CDC, ecc., oltre a pregare e sperare che tutte queste misure avranno successo. Tuttavia, se avranno successo, questa esperienza incoraggerà le autorità secolari a chiudere di nuovo le chiese il prossimo anno se si verificherà un focolaio di influenza comune (come nel 2018) o di influenza suina (ultima epidemia: 2009-2010) o di morbillo (ultimo focolaio: 2014-2015), o di pertosse (ultimo focolaio: 2014-2015, e dovremo aspettarcene un altro), o di virus Zika (ultima epidemia: 2015-2016) o di qualsiasi altra malattia trasmissibile? La santa eucaristia verrà sistematicamente inserita nella stessa categoria delle palestre pubbliche e dei concerti? Il divieto del Wisconsin ai raduni, per esempio, includendo specificamente "cinema, taverne, piscine, luoghi di culto e raduni religiosi" esclude specificamente "aeroporti, trasporti di massa, hotel e motel". C'è buon senso, ovviamente, ma il corpo di Cristo è meno essenziale dei motel e più pericoloso del trasporto di massa? Forse sono solo sciocco, ma sono un po' titubante nel riporre la mia piena fiducia nei nostri cari leader perché vedano le differenze.

PARTE II

Il mio precedente post "Sulla chiusura delle chiese " ha fatto sì che alcune persone si siano chieste se io non stia prendendo sul serio la minaccia della pandemia virale o se stia sostenendo una sorta di disobbedienza alle nostre autorità civili. Non penso che sia assolutamente necessario per me chiarire la mia posizione. Prima di tutto, continuo a chiarire abbondantemente che non sono un medico, né ho una formazione in virologia. Chiunque si preoccupi di ciò che un non esperto come me pensa su questioni così complesse come le pandemie, sta facendo un grave errore di giudizio. In secondo luogo, non solo non ho sostenuto la violazione delle regole di distanziamento sociale, ma noi, insieme a tutti gli altri, abbiamo debitamente chiuso le nostre funzioni al pubblico e siamo pienamente conformi a tutti gli ordini governativi applicabili.

Detto questo, tuttavia, trovo importante continuare la conversazione sul luogo in cui la santa Chiesa si ritrova oggi. La nostra unica risposta all'ordine del governo di metterci a saltare dovrebbe essere di chiedere "quanto in alto?" O dovremmo avere un sano grado di autocoscienza e assumerci la responsabilità personale della nostra salute sia fisica che spirituale e dei nostri bisogni? Confido che sia ovvio per tutti che la situazione della pandemia si sta sviluppando molto rapidamente e molte cose sono in un flusso. Ma qui ci sono alcune cose che trovo importanti da osservare e di cui essere consapevoli.

Eucaristia

A rischio di essere frainteso, devo comunque dire che sono abbastanza sorpreso dalla risposta di molti cristiani alla chiusura delle loro chiese al pubblico. Partecipare all'eucaristia è stato pericoloso e persino mortale per molte volte nella storia della Chiesa. Non suggerisco affatto che l'attuale divieto di culto religioso pubblico in alcuni stati degli Stati Uniti sia in qualche modo simile alla persecuzione dei cristiani nell'impero romano, nell'Unione Sovietica o in Medio Oriente – assolutamente no! Né è di alcun beneficio spirituale essere infettati dal nuovo virus e diffonderlo intenzionalmente o per negligenza.

Certo, si può sottolineare che stando lontano dalla chiesa proteggiamo non solo noi stessi ma anche i nostri cari. Questo è vero, e non dobbiamo ignorare il nostro dovere verso gli altri o prenderlo alla leggera, ma rifiutare di considerare anche un equilibrio in questa materia non è saggio da parte nostra. Durante i periodi pericolosi, i cristiani si radunavano a porte chiuse, di notte, al buio, battezzando i loro figli in segreto, proprio per non sottoporre inutilmente se stessi e i loro cari al pericolo. Eppure credevano anche che le loro vite fossero nelle mani di Dio e che questo fosse più importante dei pericoli reali che affrontavano. C'è qualcosa di incoerente nei cristiani che rischiano di essere infettati mentre fanno incetta di carta igienica nei supermercati ma non sono disposti a correre un rischio simile quando si tratta di andare in chiesa.

Come ho accennato in precedenza, nella nostra piccola missione continueremo a celebrare l'Eucaristia, ma limiteremo solo a tre il numero di persone che possono stare contemporaneamente nel santuario. Quindi no, questa non è una richiesta di disobbedienza civile. Tuttavia, questa situazione richiede un sano grado di scetticismo. Nell'Illinois e in California, ad esempio, i due stati che sono ora in stato di blocco, i dispensari di cannabis ricreativa sono stati dichiarati "servizi essenziali" ed esentati dal suddetto blocco. I governi di quegli stati hanno ritenuto accettabile il rischio che i fumatori di cannabis si prendano e diffondano il contagio mortale, confrontandolo con le esigenze di tali utenti. Apparentemente, i governatori hanno stabilito che il semplice live-streaming di qualcuno che fuma erba su Internet non sia sufficiente per rispondere a tali bisogni essenziali e che i fumatori devono avere l'opportunità di ricevere una dose concreta d'erba. Certamente capisco perché i governi statali non considerino il corpo e il sangue di Cristo di uguale importanza per i fedeli quanto la marijuana lo sia per i fumatori. Quello che non capisco è perché ci sono così pochi fedeli che affermino la natura essenziale e il loro bisogno personale della santa comunione.

Il prezzo della chiusura delle chiese

Naturalmente, io sono molto preoccupato per la salute e la sicurezza dei più vulnerabili tra noi: gli anziani e quelli che hanno il sistema immunitario compromesso. Ma potrebbe esserci un prezzo da pagare per impedire loro di venire in chiesa e indirizzarli all'auto-isolamento. C'è sempre un prezzo da pagare. Alcuni anziani, per esempio, potrebbero essere tra quelli che non trovano particolarmente significativo guardare un video su Internet di qualcun altro che partecipa alla santa comunione. Potrebbero anche essere meno propensi a comunicare con il loro parroco attraverso le varie tecnologie e piattaforme informatiche su cui stiamo passando il nostro culto. Nelle parrocchie molto piccole, può essere possibile che il sacerdote rimanga in contatto con i più fedeli. Ma nelle comunità più grandi, esiste un limite fisico a quante persone un sacerdote può visitare in una determinata settimana; e poi deve chiedersi se potrebbe diffondere il virus da una casa all'altra. Quanti dei nostri anziani potrebbero rimanere senza un significativo accesso alla preghiera, alla confessione, alla comunione o persino all'opportunità di base di parlare di persona con il loro pastore? Perché siamo così contenti quando le nostre chiese vengono dichiarate non essenziali insieme a taverne e cinema e non tanto essenziali quanto i negozi di liquori o i dispensari di cannabis?

Non sono i giovani, i sani, gli esperti di Internet, quelli circondati da amici e familiari e quelli più attivi nelle loro parrocchie che rischiano di "cadere attraverso le maglie della rete". Sono i più vulnerabili, i malati cronici, gli anziani, i soli, quelli che non sempre vengono in chiesa, quelli il cui indirizzo o numero di telefono non è tra i primi nella mente di un prete – sono quelli il cui stato mentale ed emotivo o le condizioni fisiche possono essere aggravati dai blocchi e dalle quarantene. Ci sono ancora più di 640.000 morti di malattie cardiache negli Stati Uniti ogni anno, ovvero più di 1.700 ogni giorno. Quanti di loro saranno magari nostri parrocchiani in isolamento? Finora, a marzo, le hotline per le crisi di salute mentale stanno segnalando un picco di chiamate e molti ricevono il doppio del solito numero. Ansia, depressione, pensieri suicidi, preoccupazioni per la salute mentale sono esacerbate in qualsiasi situazione di crisi. Ma questa volta, stiamo dicendo al nostro gregge di stare lontano dalla loro comunità e dal corpo del nostro Signore. C'è sempre un prezzo da pagare.

Libertà religiosa

Io non mi occupo veramente delle misure di distanziamento sociale in quanto applicate alle nostre chiese a breve termine. Se gli esperti affermano che ciò ha un senso, devo fidarmi degli esperti. Ma sono molto preoccupato del fatto che non sembra esserci uno standard coerente e intelligibile o una strategia di uscita. (In genere noi non siamo bravi con le strategie di uscita.) Perché lo stesso standard è applicato a una minuscola chiesa missionaria rurale come a una mega-chiesa metropolitana? Esiste uno standard epidemiologico o una logica per tali cose? E quali sono le condizioni esatte in cui le chiese verranno riaperte? L'intero stato dell'Illinois ha subito un blocco quando il numero di casi di coronavirus nello stato ha raggiunto 500. Ancora una volta, non sono un esperto in materia, ma non posso immaginare che nella mia vita l'Illinois non avrà mai meno di 500 casi del genere. È un virus e resterà qui. Quindi, ci deve essere qualche altro parametro, ma quale? Se non sappiamo quale sia questo parametro, non possiamo verificare che i politici stiano effettivamente prendendo le decisioni giuste e che le chiese siano davvero non essenziali e debbano rimanere chiuse anche per la Pasqua, mentre i negozi di liquori, i dispensari di marijuana e altri servizi essenziali dovrebbero rimanere aperti e disponibili.

C'è un'altra tendenza preoccupante che devo menzionare. Quando ho sentito per la prima volta l'idea che non avremmo dovuto portare i nostri cellulari in chiesa per paura che il governo potesse usare i dati sulla nostra posizione, ho pensato che fosse una cosa assolutamente ridicola. Il giorno successivo, è stato annunciato che il governo degli Stati Uniti stava lavorando con aziende tecnologiche per utilizzare i dati sulla posizione del cellulare per tracciare la diffusione del virus. A dire il vero, si è proposto di rendere anonimi i dati. Per adesso. Il governo russo è andato un po' oltre e ha annunciato un piano per rintracciare le persone infette dal virus e inviare avvisi ai telefoni di quelle persone che potrebbero aver incrociato le strade con loro. La Corea del Sud e Israele lo stanno già facendo. E Hong Kong equipaggia le persone con bracciali GPS per assicurarsi che rimangano nelle loro case, proprio come facciamo per gli arresti domiciliari, alla libertà vigilata o su parola qui negli Stati Uniti. Considerando che l'OMS sta "applaudendo" la risposta della Cina alla pandemia (Hong Kong è una regione amministrativa della Cina), e che il nostro presidente è apparentemente "colpito dagli sforzi realizzati" dalla Corea del Nord, i dati anonimi sulla posizione dei nostri cellulari potrebbero essere solo l'inizio. E proprio come la guerra al terrorismo, questa "guerra al virus" non sarà vinta tra un mese o due, e gli "strumenti di guerra" potrebbero arrivare qui per rimanere. Quindi sì, la prossima volta che celebrerò la Divina Liturgia, forse lascerò il cellulare a casa. Credo fermamente nel libero esercizio della religione garantito dal Primo Emendamento, ma proprio come i cristiani nei tempi di persecuzione (cosa che per ora non siamo!), se posso prendere ragionevoli precauzioni per evitare di diventare un elemento di prova, forse dovrei prenderle.

Resilienza

Tutte queste cose mi preoccupano, ma credo nell'innata resilienza del nostro sistema di governo. Presto le persone inizieranno ad adattarsi alla nuova realtà della vita e a interrogarsi di più, a prestare maggiore attenzione, a far valere le loro libertà religiose. Potrebbe non essere abbastanza presto per noi di essere in grado di celebrare pubblicamente la Pasqua quest'anno, ma con la misericordia di Dio, se ci concede più tempo per il pentimento, la celebreremo il prossimo anno. Forse, le mie umili divagazioni aiuteranno a porre alcune domande e a trovare alcune risposte sul modo in cui dobbiamo praticare la nostra fede ortodossa durante una pandemia. Per esempio, Cristo è ancora in mezzo a due o tre riuniti insieme se questi si raccolgono in chat video? Può un sacerdote celebrare la Divina Liturgia con un cantore "presente" tramite FaceTime? È diventata ormai una pratica pastorale accettabile e preferita richiedere ai bambini e agli anziani di astenersi dalla comunione durante la stagione influenzale, perché sono nella categoria più vulnerabile e non dovremmo metterli a rischio, non importa quanto grande o piccolo sia il rischio?

Infine, mentre credo che le chiese debbano rispondere alle epidemie contagiose adottando le più solide misure ragionevoli, sono molto a disagio nel permettere ai politici di qualsiasi genere di stabilire se ci è consentito offrire la santa eucaristia come comunità di fedeli o se è meglio per noi guardare un video su Internet. Ci si può aspettare che i politici affrontino le cose temporali, ma sono i pastori della Chiesa che hanno il compito di affrontare le questioni dell'eternità. È a un sacerdote, non a un politico, che il vescovo passa una parte dell'agnello eucaristico, dicendogli: "Ricevi questo pegno e conservalo integro e incolume fino al tuo ultimo respiro, perché ne sarai ritenuto responsabile alla seconda e terribile venuta del nostro grande Signore, Dio e Salvatore, Gesù Cristo". Per noi sarebbe davvero un grave errore offuscare questa tremenda responsabilità e non mettere nemmeno in discussione una situazione in cui i leader civili interferiscono con il cuore stesso della nostra fede, la santa eucaristia.

 
Riflessioni sulla visita del patriarca Kirill in Cina

Il giorno dopo la conclusione della visita del patriarca di Mosca in Cina, il portale Pravoslavie i Mir ha pubblicato un’intervista all’arciprete Dionisij Pozdnjaev, rettore della chiesa ortodossa russa di Hong Kong. Padre Dionisij (che abbiamo già incontrato nel nostro sito in un articolo sull’Ortodossia russa in Asia) ci offre alcuni criteri di valutazione per il futuro dell’Ortodossia in una nazione così importante. Presentiamo il testo in russo e la traduzione italiana dell’intervista a padre Dionisij nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Domande e risposte (settembre 2022)

Perché alcuni parlano così tanto di ciò che è canonico e non canonico?

Di queste cose parlano spesso i convertiti dal protestantesimo, che un tempo citazione di capitoli e versetti per cercare di avere ragione sugli altri, e ora citano i canoni per cercare di avere ragione sugli altri. Amano chiamare 'santi' i canoni, anzi metteranno la parola 'santo' ovunque: 'santa Chiesa', 'santo concilio', 'santo vescovo', 'santo padre'. Tutto questo fa parte della religione di auto-giustificazione dei farisei, che cercano di presentarsi come santi. "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi" (Mt 23:15).

I canoni sono linee guida per l'amministrazione della Chiesa. Se sono citati e interpretati senza amore, allora sono solo leggi vuote, 'un bronzo che risuona' (1 Cor 13:1); sono privi d'amore, degni solo del Sinodo-Sinedrio, e non hanno significato spirituale. Noi esistiamo sulla terra per imparare ad amare. Questo è il significato e lo scopo di tutta la vita umana. Tutto il resto, come la religione dei farisei, è spiritualmente privo di significato e persino spiritualmente dannoso. Perché non ci insegna come amare, ma solo come condannare.

Nessuno segue i canoni, se davvero leggiamo i canoni. Per esempio, il canone XXX dei santi Apostoli depone tutti i vescovi che sono stati nominati dalle autorità secolari, il canone LXIV vieta di digiunare al sabato, il canone LXXXI dice che i vescovi non possono ricoprire cariche politiche, il canone XX del primo Concilio vieta di inginocchiarsi la domenica, Il canone XXI di Antiochia vieta ai vescovi di cambiare diocesi, ecc. ecc. E non abbiamo nemmeno accennato al diffuso problema della simonia...

Dobbiamo obbedienza assoluta a qualcuno tranne che a Cristo?

No, solo a Cristo.

Possiamo pregare per i non ortodossi?

Innanzitutto bisogna distinguere tra preghiera privata e preghiera pubblica. Possiamo pregare e preghiamo per chiunque nella preghiera privata, anche per i non battezzati.

Per quanto riguarda la preghiera pubblica, a cui penso si riferisca, dovremmo pregare per nome solo per gli ortodossi. Questo è il motivo per cui la menzione della defunta regina Elisabetta II nelle litanie in questo paese è stata controversa. Lo abbiamo fatto perché così ci hanno imposto i nostri vescovi, per obbedienza. Ora quel tempo è finito.

Tuttavia, in generale, preghiamo sempre in generale per le autorità civili e le forze armate (senza fare alcun nome). L'apostolo Pietro ci ha detto di farlo (1 Pt 2:17). Ci sono alcune persone che si oppongono a questa preghiera perché non amano le autorità e le forze armate. Quest'attitudine non è cristiana. Come cristiani ci viene detto proprio di pregare per i nostri nemici, per le persone che non ci piacciono, anche se non lo facciamo per nome nella preghiera pubblica. Quindi, la preghiera per le forze armate non significa che preghiamo perché queste uccidano molte persone, significa che preghiamo che non uccidano molte persone. Purtroppo, ci sono alcuni cosiddetti cristiani che rifiutano di pregare per i loro nemici nella preghiera privata. Ma non sono cristiani. Io prego per i miei nemici ogni giorno.

L'ecumenismo è oggi un problema nella Chiesa ortodossa?

Francamente, nessuno ne parla più. Sembra essere una causa persa. A me sembra qualcosa del secolo scorso. La maggior parte degli ortodossi non sa nemmeno cosa sia. Viviamo accanto ai non ortodossi come abbiamo sempre fatto. Il problema principale oggi è mantenere la Fede nonostante l'oppressione del secolarismo/ateismo militante che ci circonda. Non è un 'ecumenismo' misterioso e inesistente.

Il lavoro della sua vita è stato quello di promuovere l'Ortodossia russa. Poiché è stato costretto a lasciare la Chiesa russa per il Patriarcato romeno a causa delle attività scismatiche di un vescovo ortodosso russo, sente che il suo lavoro è andato sprecato?

Prima di tutto, vorrei correggere la sua affermazione. Il lavoro della mia vita NON è stato quello di promuovere l'Ortodossia russa. Questo è un malinteso fondamentale. Il lavoro della mia vita è sempre stato quello di promuovere una Chiesa locale nelle Isole Britanniche, in Irlanda e nell'Europa occidentale. È vero, la Chiesa russa per decenni ha affermato che questo era il suo obiettivo e quindi l'ho sostenuta. Mi sono sempre opposto alle persone di qualsiasi nazionalità che si opponevano a tale obiettivo per ragioni o razziste (greche, russe ecc.) o ideologiche, cioè settarismo sia di sinistra (nuovo calendarismo) che di destra (vecchio calendarismo).

Molti vescovi di entrambe le parti della Chiesa russa, e in effetti una volta anche il patriarca Alessio II, hanno promosso molto attivamente con parole e fatti la nostra visione dell'Ortodossia russa multinazionale e, in particolare, hanno voluto una Chiesa locale dell'Europa occidentale. La mia lealtà alla Chiesa russa si basava unicamente su quella visione condivisa. Finché questa era la politica della Chiesa russa, ho sostenuto o, come lei dice, "promosso" la Chiesa russa. Quando, ahimè!, la Chiesa russa ha rinunciato a quella visione multinazionale condivisa di diffondere l'ideale della "Santa Rus'," ed è diventata nazionalista russa (o nazionalista americana), almeno per il momento (il pentimento è sempre possibile) e così ha rinunciato a tutti noi, non abbiamo più potuto sostenerla.

In questo modo la Chiesa russa sta diventando come il Patriarcato di Costantinopoli, che era e in molti luoghi è tuttora – mononazionale o nazionalista. Riteniamo che la Chiesa russa stia commettendo una sorta di suicidio spirituale, rinunciando alle opinioni dei suoi migliori vescovi della diaspora del suo recente passato e del patriarca Alessio II, e al contrario cadendo preda del nazionalismo. Questo è un peccato per la salvezza delle loro anime. È la loro perdita.

Di conseguenza, hanno perso la maggior parte della Chiesa non russa, in Ucraina, in Lettonia e ora questo movimento si sta diffondendo in Lituania e potrebbe diffondersi in Estonia e Moldova e in tutta la diaspora. (Per non parlare dell'opposizione al conflitto in Ucraina mostrata dall'O.C.A. di fondazione russa in Nord America). Quanto a noi, continueremo sulle orme di tutti i santi dell'antico Occidente e sulle orme di san Giovanni di Shanghai, continuando a lavorare per la Chiesa locale multinazionale, per il momento senza la Chiesa russa, che si è autoesclusa da questo processo per la propria perdizione. Ma potrebbe tornare tutto come prima.

Ricorda, Chiesa russa, che coloro che vivono vicino al ghetto moriranno vicino al ghetto. In altre parole, perderai tutti i tuoi figli, ancora una volta, e morirai, se è davvero la tua scelta di essere una Chiesa mononazionale per i russi al di fuori della Russia. Ma questa è una tua scelta.

La parrocchia di Colchester è cresciuta negli ultimi anni?

Con l'immigrazione negli ultimi 15 anni a seguito dell'adesione dei paesi dell'Europa orientale all'Unione Europea (i paesi baltici nel 2004, la Romania e la Bulgaria nel 2007), tutte le parrocchie di questo paese sono cresciute o avrebbero dovuto crescere. Nel nostro caso, abbiamo assistito a una lenta e graduale triplicazione dei numeri tra il 2008 e il 2019, quando si è sparsa la voce che esistiamo. Poi è arrivato il Covid, che ha portato un 50% in più di persone, poiché siamo rimasti aperti, quando altri hanno chiuso. È bastata una semplice testimonianza del fatto che consideriamo la fede più grande della paura di qualche virus. Poi, quando è iniziata la persecuzione nel 2021, abbiamo visto un altro aumento del 50%. Le persone si identificano con una chiesa perseguitata. È vero, alcuni se ne sono andati, ma erano quelli che erano deboli nella fede, nuotavano con la marea e volevano farsi trasportare. Chi era più solido si è unito a noi.

Ora stiamo affrontando la sfida dei nuovi parrocchiani ucraini. Poiché siamo fuori dalla Chiesa russa, qui abbiamo una grande opportunità. Ogni domenica vediamo nuovi ucraini in chiesa e presto avremo un sacerdote ucraino per loro. Ci sono 400.000 romeni nel Regno Unito, quasi tutti venuti qui tra il 2007 e il 2020 e ora 100.000 ucraini, che sono arrivati qui da aprile. C'è un'immensa quantità di lavoro pastorale da fare qui e nuove chiese da fondare.

Non ho potuto fare a meno di notare che la regina Elisabetta II è morta durante la festa della Natività della Madre di Dio e che il suo funerale è stato il giorno della festa di san Teodoro di Canterbury, nel nuovo stile. Pensa che ci sia un messaggio per gli inglesi in questo?

Ne dubito alquanto, poiché nessuna di queste feste avrebbe avuto un peso nella sua coscienza o alcun significato per lei. Quello che trovo più istruttivo è l'arcobaleno apparso su Windsor alla notizia della sua morte.

Qual è la cosa più strana che ha sentito da un protestante?

Ce ne sono due. La prima è una cosa che mi è stata detta quasi cinquant'anni fa, che era: 'Noi non abbiamo santi'. Compresi questo e lo comprendo ancora nel senso: 'Noi non abbiamo lo Spirito Santo'. Per me questo significa che il protestantesimo non fa parte della Chiesa, poiché la Chiesa è fondata sui santi che seguono Cristo. La seconda cosa è avvenuta quattro anni fa, quando un visitatore protestante mi ha chiesto: 'Siete una Chiesa inclusiva?' All'inizio ero rimasto scioccato da una domanda così strana, ma poi risposi: 'Tutte le nostre chiese sono inclusive, a una condizione, ovvero che le persone che ci entrano siano pentite. Questa è la condizione posta da san Giovanni Battista. Coloro che non si pentono si escludono dalla Chiesa.

 
Julia Sysoeva: "Le donazioni non bastano mai"

In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano cade in terra e non perisce, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

Giovanni 12: 24

Julia Sysoeva, madre e vedova, ha istituito un fondo per sostenere le famiglie dei sacerdoti assassinati – cosa che sognava insieme al suo defunto marito, padre Daniil Sysoev. Il suo fondo opera come parte del centro missionario che prende il nome del suo defunto marito.

Matushka Julia Sisoeva. Foto: E. Stepanova, Miloserdia.ru

Come è nata l'idea di creare una fondazione di beneficenza?

L'dea è nata molto tempo fa, mentre padre Daniil era ancora in vita. In origine, l'idea era quella di creare un fondo per aiutare le famiglie dei sacerdoti. Ci sono fondi per aiutare ampie varietà di persone: i disabili, gli orfani, i malati. Tuttavia, non ci sono fondi dedicati ad aiutare le mogli vedove, le madri e le famiglie dei sacerdoti defunti. E ho condiviso la mia idea con padre Daniil, che ha risposto: "Ti è venuta in mente l'idea, ora mettila in pratica".

Ha creato il fondo dopo aver appreso di qualche particolare caso drammatico, o era un'idea astratta?

Una volta mi sono imbattuta in un annuncio internet circa una matushka che era rimasta vedova con cinque figli da allevare, uno dei quali era malato di leucemia acuta. La situazione mi ha scioccato. C'erano persone che diffondevano la voce e raccoglievano fondi, ma per conto proprio, senza alcuna organizzazione particolare. E poi ho pensato che sarebbe bene creare un fondo che potrebbe contribuire a organizzare l'assistenza per queste famiglie.

Ma l'attività della vita di tutti i giorni non mi ha permesso di trasformare quest'idea in realtà. Per triste che sia, lo slancio per l'attuazione di questa idea è stato dato dalla morte di padre Daniil. In quel momento mi sono resa conto che è impossibile non farlo.

È stato difficile in un primo momento?

La cosa più difficile è stata applicarmi all'opera. Per esempio, padre Daniil aveva una gran volontà e una tremenda energia. Ardeva continuamente di zelo per il suo lavoro. La maggior parte di noi è sepolta negli affari della vita quotidiana ... e talvolta diventiamo freddi o pigri anche verso il più ardente dei desideri iniziali. Io sono una persona passiva per natura. Di solito ho bisogno di una spinta, mentre padre Daniil era in grado di lavorare senza tali motivazioni esterne. Ma la cosa principale è stata avere la forza di iniziare. In seguito ci sono stati naturalmente molti problemi, ma li superiamo tutti con l'aiuto di Dio. Io li considero sfide. C'è un problema: come farò a risolverlo?

Come si presenta oggi il fondo?

Il nostro centro lavora in tre direzioni principali: opera missionaria, pubblicazioni e filantropia.

L'opera missionaria comprende la formazione missionaria e un programma educativo. Stampiamo i materiali e li distribuiamo a chiese e parrocchie. Questo è importante, la gente legge, colma le lacune nella propria conoscenza e rafforza la propria fede.

La formazione missionaria stata un'idea di padre Daniil. Accettiamo iscrizioni da parte di cristiani ortodossi che conoscono il catechismo e vogliono diventare missionari.

Le pubblicazioni sono un progetto autosufficiente. Fondamentalmente, anche questa è un'eredità del padre Daniil, di cui non tutti gli articoli sono stati ancora pubblicati. Ora ci stiamo preparando a pubblicare le memorie della vita di padre Daniil, tra cui una raccolta di testimonianze e di ricordi di ottanta persone che lo conoscevano. Il mio contributo sono state due ampie parti sul mio rapporto con lui. Il libro è quasi pronto: siamo all'opera sull'aspetto finale. Speriamo, con l'aiuto di Dio, che sia pubblicato presto. Tra l'altro, una parte dei proventi della casa editrice andrà alle famiglie che stiamo aiutando. Le donazioni non bastano mai, quindi le entrate dall'editoria sono un grande aiuto per noi.

La chiesa dell'apostolo Tommaso in via Kantemirovskaja, Mosca.

Avete piani di espansione?

Ci sono riflessioni sull'organizzazione di pellegrinaggi missionari nei luoghi santi, dei quali i pellegrini in genere non si occupano. Anche questa, per inciso, era un'idea di padre Daniil. Dopo tutto, la maggior parte dei pellegrinaggi segue percorsi standard. E vogliamo trovare qualcosa di speciale, di insolito, perché molti luoghi e chiese sono "fuori dai sentieri battuti," sono dimenticati se non da poche persone. Ma non so tra quanto tempo verrà messa in pratica quest'idea: Abbiamo circa 20 collaboratori a tempo pieno, ma purtroppo non abbiamo volontari.

E quanti di questi 20 collaboratori si occupano della parte filantropica?

Quando è stato istituito il fondo, abbiamo subito iniziato a sostenere un gruppo iniziale di famiglie. All'inizio assistevamo sei famiglie, oggi ce ne sono circa una quarantina. E il nostro gruppo filantropico era di tre persone: io, la mia assistente, matushka Lidia, e nostro direttore Sergej, che oltre alla filantropia è anche coinvolto a dirigere altri progetti. Ma soprattutto attraverso matushka Lidia scopriamo quali sono le necessità: chi ha bisogno di riparare un tetto, chi di mandare un bambino a un campo estivo, chi ha bisogno di cure mediche. Lavoriamo principalmente attraverso Skype, siamo al telefono tutto il tempo, perché queste famiglie sono sparse in diverse regioni della Russia. Ma quando se ne presenta l'occasione, facciamo in modo di visitarle. Pertanto, comunichiamo a distanza, ma personalmente, con tutti. Il modo più semplice, naturalmente, è quello di trasferire del denaro, ma per quanto possibile cerchiamo di aiutare risolvendo il problema stesso.

Trovate da soli le famiglie che hanno bisogno di aiuto?

Ci sono momenti in cui troviamo noi stessi le famiglie che hanno bisogno di aiuto, a volte altri ce le segnalano. In ogni caso, ci colleghiamo direttamente con la famiglia e verifichiamo l'esattezza delle informazioni. Purtroppo, infatti, a volte dei truffatori tentano di accedere al fondo per i propri scopi egoistici... ci sono anche quelli che estorcono denaro con il pretesto di vedove di sacerdoti che chiedono l'elemosina per un'operazione o una riparazione. Ma questi casi di solito vengono alla luce rapidamente. Spesso basta ricordare loro che prima dobbiamo chiamare la diocesi o il decano, e queste persone semplicemente svaniscono.

Non siete accusati di tentare di "batter cassa" per voi stessi?

A volte ci viene chiesto se quelle sul nostro sito web sono persone reali, a volte la gente dubita, ma siamo pronti a fornire tutte le informazioni ai donatori e fare rapporti sui risultati. Noi incontriamo persone molto diverse. La maggior parte dei donatori è composta da persone buone, gentili che vogliono veramente aiutare, ma ce ne sono anche altri che ci potrebbero accusare di punto in bianco. Alla nostra domanda: "Perché pensate così?" a volte rispondono: "Non riesco a mettermi in contatto con questa o quella vedova; il numero di telefono è falso, questa vedova non esiste, siete degli imbroglioni." E il fatto che quella vedova potrebbe non sentire immediatamente la chiamata, oppure non rispondere entro cinque minuti, non passa neppure per la loro mente. A volte abbiamo donatori che ci chiamano un paio di volte al giorno, chiedendo se abbiamo inviato i loro 100 dollari. E ogni volta spieghiamo che dobbiamo prima accumulare una certa quantità, e quindi inviarla. In queste cose è fondamentale reagire con calma.

Le donazioni sono costituite per la maggior parte da importi piccoli, più modesti, o ci sono casi in cui qualcuno dona l'intero importo in una sola volta?

Tutti donano quanto meglio credono. Ma, come si sa, di solito in piccole quantità... È chiaro che quando un pensionato invia 200 rubli, questa è una grande parte della loro pensione. Persone più ricche donano somme più significative. Abbiamo nel fondo un donatore che dona a volte somme molto consistenti di denaro, ma lo fa a condizione che sia mantenuto il suo anonimato, fatta eccezione per la richiesta alle vedove di ricordarlo nelle loro preghiere.

Ci sono persone che donano con una vedova specifica in mente, o invece donano semplicemente al vostro fondo, perché la somma sia suddivisa come meglio credete?

Se qualcuno vuole aiutare una famiglia specifica, rispettiamo questo desiderio. Altri donano al nostro fondo in generale, da dove distribuiamo a nostra discrezione a chi ha più urgente bisogno. In primo luogo copriamo le necessità urgenti. Recentemente, il tetto di una vedova è crollato e aveva bisogno di riparazioni urgenti. Naturalmente, prima forniamo i soldi per questo tipo di casi, e solo in seguito invieremo bambini a un campo estivo. Alcune cose possono aspettare, altre no. In effetti, il 90 per cento dei nostri beneficiari è costituito da vedove. Hanno il maggiore bisogno di aiuto. Infatti, quando una famiglia perde un capofamiglia, sopravvivere – soprattutto con bambini – diventa molto difficile. Quindi sono contenti per qualsiasi aiuto. L'unica cosa che non accettiamo sono articoli usati – non lavoriamo con dei senzatetto. Ma prendiamo alcune cose nuove, in particolare abbigliamento per bambini.

Avete assistenza dalla diocesi e dal governo?

Il governo paga una pensione di indennità di 3.800 rubli a persona. Con questo, la loro assistenza finisce. Forse da alcune parti offrono qualche viaggio di riposo. E con la diocesi, dipende da quanto sei fortunato. Ogni diocesi e vescovo è differente e offre un aiuto diverso. So che un vescovo ha aiutato a risolvere il problema abitativo della famiglia di un prete defunto. Ci sono casi, però, in cui alle vedove non rimane nulla. Ma non abbiamo il diritto di criticare o giudicare gli altri. Non sono affari nostri. Siamo responsabili per i nostri affari, non per quelli degli altri. In ogni caso, spesso anche se si ottiene un po' di assistenza, questa non copre abbastanza.

Andate al di là dell'aiuto con i problemi urgenti delle vedove?

Certo, aiutare nei bisogni acuti è molto importante, ma a volte vorremmo solo rendere felice la gente in altri modi, fare per loro quello che una vedova con bambini in genere non può permettersi. Per esempio, organizzare una vacanza al mare: per molte delle nostre famiglie questo è un lusso inimmaginabile. Pertanto, stiamo organizzando tali vacanze ad Anapa, ora per il secondo anno. L'anno scorso, abbiamo inviato nove vedove con bambini al mare, e quest'anno altrettante. Abbiamo inviato due vedove a Cipro quest'anno su invito del monastero di Kikkos. Speriamo che Cipro continuerà con noi questo progetto. Noi paghiamo i viaggi, e il monastero dona la sistemazione. In generale, vogliamo organizzare più viaggi di questo tipo.

Fornite vedove aiuto materiale, o cercate anche di fornire sostegno morale?

Ma certo! Ci occupiamo di tutte le vedove personalmente. Le nostre conversazioni con loro, naturalmente, hanno natura diversa. Ci sono vedove per le quali è molto difficile sopravvivere alla tragedia della morte del marito, e che sembrano risiedere permanentemente nel loro dolore. Di solito cercano di evitare i contatti, quindi con loro è molto difficile. Ma per la maggio parte le vedove sono donne molto cordiali e amabili, a dispetto di tale tragedia.

Alcuni dei loro mariti sono scomparsi per malattia, alcuni sono stati uccisi in incidenti, alcuni sono stati assassinati. Per esempio, a Podolsk, a padre Aleksandr Filippov hanno sparato nella tromba delle scale del suo appartamento. Padre Anatolij Sorokin è stato ucciso vicino alla sua chiesa. Nel 2005, padre Vladimir Ivusov è stato ucciso durante una rapina, e al tempo stesso padre Evgenij Adigamov è stato brutalmente assassinato. Ma noi non distinguiamo le cause: in tutti i casi, si tratta di una tragedia.

E come aiutate a sopravvivere a questa tragedia?

Tutto dipende dalla persona. Noi non ci facciamo strada a forza nei loro cuori. Se una persona non vuole parlare della sua angoscia, non curiosiamo. Altre persone, invece, ne parlano a lungo, e quei casi cerchiamo di offrire parole di conforto. Ma la maggior parte si sforza di adattarsi rapidamente e riguadagnare la propria compostezza. La maggior parte non ha necessariamente bisogno di una parola di conforto, ma proprio di una normale, adeguata assistenza. Se si dovessero osservare molte di queste vedove dall'esterno, potrebbe sembrare che vivano una vita normale: svolgono il loro lavoro. Il mito delle vedove costantemente in lacrime, vestite a lutto in abiti grigi e neri è esattamente questo: un mito. Io stesso ho vissuto questi momenti spiacevoli, quando la gente mi parlava non come a una persona normale, ma come a una paziente. Quando vengono a sapere che sei una vedova, per qualche motivo, il loro tono di voce cambia. Ne sono stata spesso delusa. Non c'è bisogno di piangere per me, per favore parlatemi come a una persona normale. Ho imparato a evitare queste 'persone eccessivamente compassionevoli'. Penso che altre vedove abbiano problemi simili .

Cos'è stato più difficile per lei dopo la perdita del coniuge?

Probabilmente come per tutte le nuove vedove: la cosa più difficile è imparare a vivere di nuovo senza di lui. La vita è divisa in "prima" e "dopo" – in epoche diverse. Ma è necessario iniziare una nuova vita, e non trascinare il carico di continui, deprimenti ricordi e risentimenti. Questo periodo di transizione tra uno stato e l'altro è stato il più difficile. Ma dal primo giorno ho visto che il Signore interviene in tutte le situazioni, disponendo il percorso necessario. Il Signore mi conduce. Questo ci dà forza.

Pensa che padre Daniil abbia immaginato un fondo proprio come il vostro?

In vita, non poteva immaginare che la nostra idea di un aiuto alle famiglie dei sacerdoti avrebbe comportato un intero centro dedicato alle pubblicazioni, e un centro missionario che, per inciso, padre Daniel ha tentato di creare durante la sua vita, ma non è riuscito. Dopo la sua morte, quest'idea ha preso carne. Anche altre sue opere continuano a vivere. Io mi sono dedicata al fondo, i suoi parrocchiani continuano la sua opera missionaria, altri suoi amici hanno finito di costruire la chiesa, la cui costruzione era stata iniziata da padre Daniil. Questa è la Provvidenza di Dio. Padre Daniil continua ad aiutarci dal cielo. Siamo convinti che tutto è fatto con il suo aiuto e la sua benedizione. Pertanto, andiamo sempre a pregare e a servire una cerimonia commemorativa sulla tomba di Padre Daniil prima di prendere iniziative importanti. Quanto a me, il fondo è diventato una questione di vita. Ora ho due problemi nella mia vita: ci sono le mie figlie da allevare, e c'è un fondo che deve continuare a crescere.

Per i dettagli su come partecipare al lavoro della fondazione, e informazioni su come fare una donazione, fate clic qui (in russo).

 
Una chiesa cattolica del XVI secolo a Granada è stata trasferita alla Chiesa ortodossa russa

foto: orthodoxspain.com

Il 23 gennaio ha avuto luogo il trasferimento ufficiale della chiesa cattolica del XVI secolo dedicata a san Bartolomeo a Granada, in Spagna, all'uso della comunità ortodossa russa locale.

Il servizio festivo della parrocchia della santa Protezione della Madre di Dio è stato guidato da sua Eminenza l'arcivescovo Nestor di Madrid e Lisbona, con la concelebrazione del clero locale, come riferisce la diocesi di Spagna e Portogallo.

Alla funzione ha partecipato l'arcivescovo cattolico di Granada, Francisco Javier Martinez Fernández, che ha firmato un contratto insieme all'arcivescovo Nestor per il trasferimento della chiesa, secondo l'accordo precedentemente concluso.

Rivolgendosi ai parrocchiani e agli ospiti, l'arcivescovo Nestor ha espresso la sua profonda gratitudine all'arcivescovo cattolico per i suoi buoni rapporti di lunga data con la Chiesa ortodossa russa.

La comunità ortodossa di Granada esiste dal 2015, inizialmente sostenuta da un sacerdote del Patriarcato di Costantinopoli. Dopo l'invasione da parte di Costantinopoli del territorio della Chiesa ucraina nel 2018, si è deciso di trasferire la parrocchia alla giurisdizione del Patriarcato di Mosca.

In ottobre, su richiesta dell'arcivescovo Nestor, l'arcivescovo di Granada ha deciso di trasferire la chiesa di san Bartolomeo alla parrocchia ortodossa della santa Protezione.

La chiesa sorge nel centro storico della città. La sua costruzione fu completata nel 1574.

Molte nuove comunità ortodosse si sono sviluppate in Spagna e Portogallo negli ultimi anni. La Chiesa ucraina ha aperto due parrocchie in due mesi alla fine del 2017 e all'inizio dell'anno successivo, per due volte in un mese, è stato concesso alla Chiesa russa un terreno in Portogallo.

Nel marzo 2018 è stata consacrata una chiesa nella città balneare spagnola di Torrevieja, e nel settembre dello stesso anno è iniziata la costruzione di una chiesa a Estepona, in Spagna.

Nel novembre 2019, è stato consacrato in Portogallo il primo monastero ortodosso romeno e nel settembre dello stesso anno il Patriarcato di Mosca ha iniziato a costruire la sua prima chiesa in Portogallo.

Nell'ottobre 2018, la festa di 200 santi di Spagna e Portogallo è stata celebrata per la prima volta dai vescovi romeni e russi in Spagna, e nel dicembre di quell'anno la Chiesa russa ha aggiunto 80 santi iberici al suo calendario.

 
Il Centro di analisi San Basilio il Grande tiene la sua prima conferenza: "La Chiesa ortodossa e il movimento ecumenico: analisi dei risultati e delle prospettive"

Il 15 ottobre 2016, il Centro di analisi San Basilio il Grande ha tenuto la sua prima conferenza a Mosca alla casa dei giornalisti, "La Chiesa ortodossa e il movimento ecumenico: analisi dei risultati e delle prospettive", organizzato dal Centro con la partecipazione di ben noti sacerdoti, personaggi pubblici, esperti ecclesiastici e laici, e rappresentanti della comunità accademica.

La conferenza si è aperta con una preghiera. Il discorso di apertura è stato tenuto dal co-fondatore del centro, M. C. Kozlov-Shul'zhenko, che ha brevemente aggiornato i presenti con gli obiettivi, i problemi, e il lavoro della nuova organizzazione ortodossa di analisti dal 16 giugno 2016, data di fondazione del centro, fino a oggi.

Maksim Kozlov-Shul'zhenko - со-fondatore del centro di Analisi san Basilio il Grande e il diacono Il'ja Maslov - analista senior del centro

saluto di padre Andrew Phillips dalla Gran Bretagna

video-conferenza di padre Peter Heers dalla Grecia

la Georgia ortodossa con noi: intervento di David Giorgobani

La conferenza ha avuto un carattere internazionale. L'arciprete Andrew Phillips, rettore della chiesa di san Giovanni Maksimovich a Colchester, in Inghilterra, ha salutato i partecipanti alla conferenza tramite video. Il teologo greco protopresbitero Peter Heers, rettore della chiesa del profeta Elia a Petrokerassa, Grecia e dottore in teologia dogmatica, ha partecipato alla conferenza tramite Skype. L'unanime supporto e dalla Georgia ortodossa è stato chiaramente espresso dal popolare attore e regista georgiano David Giorgobiani.

Il forum è stato ampiamente rappresentativo. Hanno partecipato alla conferenza membri della Camera della Federazione Russa, Il vice presidente del comitato esecutivo dell'associazione pubblica "Analitika" di V. A. Aljoshin. Le presentazioni sono state fatte da pastori ben noti: padre Georgij Maksimov, l'igumeno Kirill (Sakharov), e l'arciprete Maksim Kolesnik. La comunità degli esperti era rappresentata dagli attori perenni del movimento anti-ecumenico V. V. Bojko-Velikij, V. P. Semenko, e I. M. Druz. I rappresentanti delle Università statale di Mosca e dell'Università umanitaria ortodossa di san Tikhon, O. A. Efremov e I. S. Vevyurko, hanno parlato del problema dell'ecumenismo da un punto di vista socio-filosofico e storico-politico. La situazione del movimento anti-ecumenico nelle Chiese greco e cipriota è stata delineata dal rappresentante della casa editrice ortodossa "Montagna Santa", lo storico e traduttore A. G. Zoitakis.

il sacerdote Georgij Maksimov, teologo, missionario, membro del conciglio inter-ortodosso della Chiesa russa, esperto del centro di analisi san Basilio il Grande

interviene Oleg Anatol'evich Efremov, docente alla facoltà di filosofia dell'Università statale di Mosca (Lomonosov)

l'esperto del centro, Il'ja Sergeevich Vevjurko, filosofo, storico delle religioni, docente all'Università san Tikhon

L'esperienza e le prospettive dei partecipanti al movimento ecumenico dalla Chiesa russa e dalle altre Chiese ortodosse locali sono state analizzate nel corso della conferenza. La conferenza si è conclusa con una discussione aperta. L'iniziativa del Centro analitico di San Basilio il Grande, di consolidare tutte le forze sane del movimento anti-ecumenico, sia in Russia sia all'estero, è stata sostenuta dalla maggioranza dei partecipanti al forum.

lavori della conferenza

Il personale del centro ha invitato tutti i presenti al pieno supporto della nuova organizzazione pubblica ortodossa e alla stretta collaborazione per il bene della Chiesa russa e della sua amata patria.

Gli organizzatori della conferenza hanno inoltre annunciato i preparativi per una tavola rotonda sui temi dell'educazione spirituale moderna, prevista per questo autunno. Tutti i presenti sono stati invitati.

 
Kiev sta sottovalutando sfacciatamente il numero dei morti in combattimento?

Nelle ultime due settimane si sono fatte strada nella stampa ucraina voci insistenti che Kiev ha nascosto migliaia di casi di vittime ferite e uccise tra i militari ucraini e i 'battaglioni di volontari'.

Le accuse più vocali di una copertura dei morti in combattimento ucraini non proviene dai media russi o dai capi delle 'separatiste' Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, ma dal deputato di destra e leader del Partito Radicale Oleg Ljashko, e dal comandante del 'Battaglione Donbass' di Kiev, Semjon Semchenko.

Il mese scorso, sulla sua pagina Facebook, Ljashko ha direttamente accusato il presidente Petro Poroshenko di nascondere oltre 8.000 morti di combattenti ucraini – un numero quasi otto volte più grande delle cifre «ufficiali» degli uccisi in guerra riferite dal Kyiv Post in lingua inglese, che venerdì stava ancora ostinatamente segnalando 'solo' 974 morti confermate di ucraini in combattimento – una cifra molto discutibile che non ha avuto grandi variazioni dal momento della disastrosa battaglia per Ilovaisk all'inizio di settembre.

Secondo Miroslava Petsa, corrispondente del Quinto Canale dell'Ucraina, il ministro della Difesa Valerij Geletej ha rifiutato di discutere le perdite nel disastro di Ilovaisk in una recente audizione parlamentare. La signora Petsa ha twittato il 1 ottobre che Geletej ha messo sotto segreto le liste delle vittime della battaglia di Ilovaisk. Ma a chi è che il tenente generale Geletej sta cercando di nascondere le vere perdite di Kiev, alle milizie del Donbass o al popolo ucraino?

È facile scartare Semchenko come un comandante incompetente che cerca di scusare i suoi fallimenti, e definire Ljashko un clown fascista che rapisce presunti 'separatisti' e li riduce in biancheria intima per interrogatori videoregistrati. Ma la stima fatta da Ljashko del totale degli uccisi in guerra dell'Ucraina è coerente con i numeri dedotti dalle fonti pro-Novorossija, come il blog del colonnello Cassad. Inoltre è coerente con le truci relazioni delle perdite nella sanguinosa battaglia per l'aeroporto di Donetsk in corso al momento della stesura di queste righe.

Le rovine dell'aeroporto erano, secondo i rapporti, controllate al 95% dalle Forze Armate della Novorossija nello scorso fine settimana dopo che le unità ucraine hanno rifiutato l'offerta di un corridoio di ritirata secondo i termini dell'accordo del cessate il fuoco di Minsk, che pone una linea di armistizio a 20 chilometri dietro le posizioni condannate della guarnigione dell'aeroporto.

Portavoce della Novorossija hanno detto al sito del Col. Cassad che le stime delle perdite ucraine all'aeroporto alla fine raggiungeranno 600 feriti e 1.000 morti.

I giornalisti occidentali che coprono il conflitto in Ucraina può invocare finora l'ignoranza sulle vere perdite ucraine, al contrario delle perdite ammesse. Possono citare la massima di Carl von Clausewitz che "i rapporti delle vittime da entrambe le parti non sono mai precisi, raramente veritieri, e in molti casi deliberatamente falsificati".

Ma la verità è che almeno un giornalista della BBC è stato per settimane consapevole delle voci ucraine circa le loro terribili perdite.

In un'intervista di un giornalista ucraino tradotta e sottotitolata in inglese dal team di traduttori russi dell'avvocato russo-canadese Gleb Bazov a metà agosto, i membri della 79a brigata aerea basata a Nikolaev lamentavano amaramente che Kiev ha nascosto enormi perdite. Affermano [al minuto 6:38] che l'Ucraina ha già perso più soldati contro la ribellione del Donbass dal mese di aprile di quanti ne avesse persi l'Unione Sovietica durante nove anni di occupazione dell'Afghanistan.

(Per quei lettori che potrebbero non avere familiarità con il costo della disastrosa campagna dell'URSS in Afghanistan, quel numero è superiore a 14.000 morti in combattimento e 53.000 feriti. Se si considera che i soldati si riferissero al totale dei morti di combattimento provenienti dalla repubblica sovietica ucraina nella guerra in Afghanistan nel corso degli anni '80, una cifra di oltre 8.000 morti in combattimento nella guerra per il Donbass è possibile.)

Nello stesso video, i sopravvissuti della 79a brigata sostengono anche che sono stati abbandonati dagli alti comandi ucraini, e si rifiutano di ammettere che le forze che li hanno sconfitti con settimane di bombardamenti nel cosiddetto 'calderone del Sud' vicino a Saur Mogila fossero ribelli della Novorossija e volontari stranieri, piuttosto che l'esercito russo.

È interessante notare che il giornalista della BBC Daniel Sandford, il cui feed Twitter è ampiamente seguito tra i giornalisti occidentali che coprono Russia e Ucraina, ha twittato questo video il 20 agosto 2014, dicendo: "Sia i filo-ucraini che i filo-russi stanno ora citando il video per sostenere le loro opinioni sul conflitto".

In altre parole, i giornalisti occidentali che coprono il settore russo e ucraino non possono invocare l'ignoranza.

Le storie dei membri della 79a brigata, che parlano della perdita di centinaia o migliaia di compagni sotto il fuoco dell'artiglieria e dei razzi Grad sono corroborate da un'altra video intervista di giornalisti ucraini centinaia di chilometri più a ovest, questa volta con i sopravvissuti della 30a brigata con sede nella città di Novograd-Volisnkij dell'Ucraina occidentale.

Nel video, i veterani della 30a brigata e i loro parenti furiosi affrontano un ufficiale ucraino circa il posizionamento dell'unità e la sua patetica situazione di approvvigionamento. L'ufficiale ammette verso la fine del video che solo 83 dei 4.700 soldati dislocati con la brigata sono tornati illesi. Questo fa sorgere la domanda – che cosa è successo al resto? Sono morti, o feriti?

I giornalisti televisivi di Hromadske, i cui salari sono finanziati da olandesi e americani attraverso contributi pubblici, di certo non facevano quelle domande alla telecamera. Né le hanno fatte i giornalisti occidentali come Sandford che sono molto probabilmente a conoscenza di questo video, anch'esso tradotto e sottotitolato dal team dei traduttori di Gleb Bazov per il blog Slavyangrad a metà agosto.

I guerrieri Pro-Kiev su Twitter hanno denunciato le affermazioni di Ljashko che l'Ucraina si sta sbarazzando di migliaia di suoi militari o sta definendo l'etichettatura di migliaia di morti in combattimento come 'dispersi in azione' come una disinformazione russa – senza spiegare come il Cremlino potrebbe aver reclutato i fanatici russofobi Ljashko e Semchenko per far loro ripetere tali accuse.

Ma molte di queste fonti sono gli stessi fanatici che insistono che le truppe ucraine tengono l'aeroporto di Donetsk e non lo perderanno mai, nonostante prove schiaccianti su video del contrario. Essi insistono sul fatto che Kiev non avrebbe mai potuto mettere a tacere tutti i parenti dei morti, feriti e dispersi, anche se ci avesse provato.

Ma in un paese dove i sicari del Settore destro ora picchiano impunemente i politici dell'opposizione davanti alle telecamere, mettere a tacere i parenti arrabbiati e imporre un blackout sul tema dei numeri nascosti delle vittime è una cosa del tutto plausibile.

Soprattutto quando i giornalisti occidentali hanno rifiutato di mettere in discussione le cifre fraudolente delle vittime date da Kiev e hanno semplicemente aspettato che i portavoce di Kiev vendessero loro le loro ultime fatture.

 
Sul pastorale del vescovo e altre insegne episcopali

il patriarca Kirill con il pastorale di san Pietro di Kiev

Perché il patriarca di Mosca porta un pastorale diverso da quello di tutti gli altri vescovi, sia nella Chiesa russa che in tutte le altre Chiese ortodosse, dove anche i patriarchi portano un pastorale con le teste di due serpenti? E perché alcuni vescovi entrano nell'altare con il pastorale e altri lo usano solo fuori dall'altare?

Le domande sono molto buone e non semplici. Del pastorale/bastone, come segno del compito di pascere e guidare un popolo, abbiamo testimonianze anche nelle Sacre Scritture (Michea 7:14), talvolta anche con significato messianico (Salmo 2:9). Le prime testimonianze storiche sul trasporto di un bastone o di un pastorale speciale da parte dei vescovi provengono dalla Gallia del V secolo e dalla Spagna del VII secolo, ma anche dall'ordine dell'ordinazione dei vescovi nella Chiesa siro-orientale, che risale a attorno ai secoli VI-IX. Apprendiamo di un pastorale per tutti i vescovi solo da Teodoro Balsamon (XII secolo), con successive conferme da Simeone di Salonicco (XV secolo) e altri autori.

Per maggiore chiarezza, attualmente distinguiamo due diversi attributi vescovili:

a) Il bastone (μπαστουνι / πατερησσα, посох), che viene portato fuori dallo spazio liturgico, solitamente quando il vescovo è vestito con una rjassa, un engolpion/panaghia e con il capo coperto. Tale bastone è portato anche dall'abate o dalla badessa, quando si reca quotidianamente al refettorio e alle funzioni, e secondo l'antica usanza, entrando nelle funzioni, viene lasciato all'ingresso della chiesa. Di norma il bastone è di legno, e alla fine viene abbellito o con una scultura anch'essa in legno, oppure con un ornamento d'argento (o argentato) o d'oro (o dorato).

b) Il pastorale (ράβδος / βακτήρια, жезл), che, di regola, è di metallo (sebbene possa essere anche di legno) e si porta nei momenti più festosi, quando il vescovo è rivestito con una mantia colorata, e se serve agli offici o alle semplici ierurgie, quando indossa l'epitrachilio e l'omoforio. Nella tradizione russa e antica romena, il pastorale è rivestito con un velo (dello stesso materiale del paramento di quel giorno, oppure un velo unico con lo stemma eparchiale); in russo si chiama sulok, che sembra essere un portmanteau della parola chulok (= calzone, calzino), e il suo scopo era quello di evitare il contatto diretto con il metallo per non congelare la mano in inverno. In effetti, il sulok era doppio: una calza di pelliccia o di lana portata direttamente sul pastorale e un'altra più larga e sottile sopra, per proteggere la mano dal freddo su entrambi i lati. Attualmente, tutti i vescovi russi hanno il pastorale abbellito con un velo (gr. μαντήλι) all'esterno, senza alcun collegamento con l'antica utilità pratica.

Ma passiamo alla storia e ai significati.

Anticamente il bastone era portato solo da vescovi e igumeni anziani o malati, e l'unico elemento distintivo dell'autorità e responsabilità pastorale, indipendentemente dall'età, era il pastorale, consegnato dal superiore alla cerimonia di intronizzazione o di installazione all'ufficio/servizio. Attualmente, in tutte le Chiese ortodosse, i vescovi portano il bastone in tutti i momenti festivi non liturgici (incontri, conferenze, sinodi, ecc.), e nella Chiesa russa, in relazione a ciò, ci sono regole molto chiare: ogni vescovo può portare il bastone solo nella sua diocesi, il metropolita lo porta anche nelle sue diocesi suffraganee, e solo il patriarca – in tutte le diocesi e anche sul territorio di altre Chiese locali.

Circa il pastorale di metallo, con le teste di due serpenti, conosciuto solo dall'inizio del sec. XVI, si dice che simboleggerebbe la saggezza del vescovo (cfr Mt 10:16), ma il testo biblico a cui si fa riferimento nelle moderne descrizioni di questo oggetto non spiega perché non avremmo anche uno o più colombe rappresentate sul pastorale, o perché solo il vescovo deve essere non solo prudente come un serpente, ma anche semplice come una colomba.

Nel tardo medioevo i patriarchi ricevevano la speciale mantia e il pastorale con le teste di serpenti dall'imperatore, ma non in chiesa, ma piuttosto nel palazzo imperiale, perché né la mantia né il pastorale erano considerati attributi liturgici. Inizialmente la mantia vescovile era simile al mantello dei professori universitari o dei magistrati, ma dopo il 1453 divenne sempre più simile al mantello imperiale, compreso il colore violaceo che, fino ad allora, solo l'imperatore poteva indossare.

Nel Regno di Romania, i re davano il pastorale a tutti i vescovi, l'ultimo fu Iustinian Marina, che ricevette dalle mani del re Mihai (otto giorni prima della sua abdicazione), nella sala del trono del Palazzo Reale, il pastorale di arcivescovo di Iași e metropolita della Moldova. Fu allora che anche l'arcivescovo Firmilian di Craiova e il vescovo Sebastian di Maramureș ricevettero il pastorale dal re. Così il pastorale con le teste di serpente, anche nella Romania del XX secolo, non era legato al servizio liturgico del vescovo, ma allo status che il vescovo riceveva nello Stato e nella società!

bastone di Hermes (caduceo)

Il pastorale con teste di serpente e una croce in alto, sotto la quale può trovarsi anche un piccolo globo sferico (come quello dell'arcivescovo di Cipro), non è altro che un adattamento del pastorale di Hermes, il dio messaggero della mitologia greca e il protettore dei corrieri e dei pastori. A sua volta, questo pastorale chiamato caduceo (κηρύκειον, caduceus) era tratto dalla mitologia etrusca ed era il segno di qualsiasi messaggero o ambasciatore dell'imperatore. Automaticamente, colui che portava il caduceo beneficiava di una certa "immunità diplomatica" e poteva emettere giudizi al posto dell'imperatore. I patriarchi, a loro volta, davano ai metropoliti e ai vescovi dei semplici pastorali, con la parte superiore delle braccia ricurve verso il basso (come è oggi il pastorale del patriarca di Mosca), oggetti che non avevano nulla a che fare con i diritti civili del patriarca.

bastone di Asclepio

Alcuni hanno visto nel pastorale con due serpenti il simbolo della medicina, e che, a quanto pare, sarebbe il più appropriato possibile per i vescovi, che sono dottori delle anime. Ma questa associazione si basa sull'errore degli americani, che invece di simboleggiare le istituzioni mediche con il bastone di Asclepio/Esculapio (che ha un solo serpente), lo simboleggiano con il caduceo, che non ha nulla a che fare con la medicina. Noi non conosciamo pastorali vescovili modellati sul bastone di Asclepio, il che significa che l'intenzione degli imperatori di consegnare il caduceo ai patriarchi era di attribuire loro uno status politico-diplomatico, che implicava potere e lealtà, ma non abilità mediche o di altro tipo. In Occidente i re consegnavano ai vescovi il pastorale con l'estremità ricurva, come segno pastorale, ma anche l'anello, come segno di potere e dignità aristocratica (sebbene alcuni lo interpretassero come segno delle nozze con la sua diocesi, ma questo è più valido nel caso dei monaci occidentali, che ricevono un anello come quello nuziale e non un anello con sigillo come quello dei vescovi).

Fino ai tempi del patriarca Nikon di Mosca (1652-1666), tutti i vescovi in Russia portavano un pastorale semplice, modellato sul pastorale di san Pietro, metropolita di Kiev e di tutta la Rus' (1308-1326), come quello usato dagli attuali patriarchi di Mosca. Con la riforma liturgica del secolo XVII, i patriarchi greci, che dopo il 1453 iniziarono a donare il caduceo a tutti i vescovi (oltre alla mitra, al sacco, ecc.), consegnarono anche al patriarca Nikon un pastorale del tipo del caduceo e una kamilavka greca (che all'epoca era alta e senza gronde, modello che è stato mantenuto dai russi fino a oggi). Inoltre, i greci spiegarono al patriarca russo che questo pastorale era un segno politico e che, quindi, entrando nell'altare, i vescovi lasciano questo segno accanto all'icona del Cristo Salvatore. La spiegazione era necessaria, poiché i vescovi russi erano soliti entrare nell'altare con il pastorale, solo che tale pastorale era di un altro tipo.

Quando nel 1917 la Chiesa russa ripristinò l'istituto del patriarcato, volle allo stesso tempo un riavvicinamento con l'antico rito ortodosso, che non accettava la riforma di Nikon. Ecco perché, per compiacere i Vecchi Credenti, il patriarca Tikhon indossò un kukulion bianco, secondo il modello pre-nikoniano, e durante l'installazione gli fu dato il pastorale di san Pietro, il primo metropolita che trasferì la sua sedia da Kiev a Mosca (nel 1325) e le cui reliquie si trovano nella cattedrale dell'Assunzione al Cremlino.

Pertanto, il kukulion bianco del patriarca di Mosca non è un privilegio speciale, ma era il kukulion ordinario per tutti i monaci e vescovi russi fino alla riforma di Nikon (sono stati aggiunti solo i volti di cherubino e una croce in alto), e che ha la sua origine nel monachesimo studita e persino in quello egiziano. Fino al 1564 era tutto nero, come è conservato fino a oggi negli abiti del patriarca della Georgia. Abbiamo le prime menzioni del kukulion bianco dell'anno 1331, quando il sacerdote vedovo Vasilij della parrocchia cittadina dei santi Cosma e Damiano divenne arcivescovo di Novgorod. Abbiamo un'altra menzione da Costantinopoli, quando all'incoronazione di Giovanni V Paleologo (1341), il patriarca Giovanni XIV Kalekas (1334-1347) indossava un kukulion bianco, impreziosito dalle icone del Salvatore, della Madre di Dio e di S. Giovanni Battista tessuto con fili d'oro. Bisogna, però, precisare che il patriarca Giovanni XIV era stato anche sacerdote sposato, aveva due figli e solo dopo essere rimasto vedovo divenne vescovo.

Nel 1564, un Sinodo a Mosca decise che i metropoliti della capitale (dal 1589, patriarchi) dovessero indossare solo un kukulion bianco. Negli ultimi mesi del patriarcato (1966), Nikon non indossò più quel modello di kukulion, ma la kamilavka greca bianca, come fecero i successivi patriarchi Iosif II, Pitirim, Ioakim e Adrian.

Riguardo al pastorale, dobbiamo anche precisare che il patriarca di Mosca non ha alcun privilegio di portare un pastorale speciale o anche di entrare con esso nell'altare, ma per il semplice motivo che usa il vecchio modello pastorale (senza serpenti), egli può entrare con esso anche nell'altare. Tutti gli altri vescovi (che, a giudicare dal pastorale e dal significato dato dai greci, avrebbero uno status socio-politico superiore a quello del loro patriarca), devono lasciarlo all'ingresso dell'altare, perché il modello non è pastorale ma dispotico: i vescovi sono anche chiamati despoti/sovrani.

Comprendendo il vero significato del pastorale del tipo caduceo, credo che i vescovi dovrebbero (en bloc) rinunciarvi e utilizzare il pastorale semplice (da non confondere con il bastone), con il quale potranno entrare nell'altare, se vogliono. È anche assurdo affermare (come fanno i russi anche nei documenti ufficiali) che tutti i vescovi sono obbligati a portare un velo sul pastorale, perché solo il patriarca e il metropolita di Kiev avrebbero il "diritto" di avere un pastorale semplice, senza velo. Quindi, essere semplici è un diritto, ed essere imbottiti (soprattutto dove fa molto caldo e le mani non gelano) è un obbligo... Oh, sancta simplicitas!

 
La scuola di Parigi e il futuro

Il termine 'scuola di Parigi' (di filosofia religiosa russa) è un termine vago, perché molti dei suoi rappresentanti hanno finito per non vivere a Parigi o anche in Francia e perché è stato un fenomeno molto vario. Così, ha incluso intellettuali principalmente di origine russa (ma non tutti), che hanno finito per vivere lontani tra loro, in luoghi come gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Finlandia, la Bulgaria (il complottista anti-monarchico padre Georgij Shavelskij) e Costantinopoli (il filosofo metropolita Ioannis Zizioulas). Alcuni di questi sono stati vicini all'Ortodossia, altri sono stati in aperta rivolta eretica contro la Chiesa e hanno costruito ideologie anti-ecclesiali, altri erano semplicemente eccentrici innocui che vivevano tra le nuvole.

Un rappresentante vicino alla tradizione, per esempio, è stato il teologo accademico (e non filosofo!) padre Georgij Florovskij, che è stato estromesso dal St Vladimir's Seminary da un altro pensatore di mentalità molto più protestante di una generazione nata a Parigi, padre Alexander Schmemann. Tuttavia, ci sono stati altri, come il famoso padre Sergej Bulgakov, che ha fondato una nuova eresia sotto l'influenza del occultista e alcolista cattolico Vladimir Solovjov. Quest'ultimo è stato il vero fondatore della scuola, e l'ha infettata con tutte le sue correnti di base di gnosticismo, origenismo, liberalismo ed ecumenismo e ha avuto una grande influenza sul grande intelletto del poliedrico padre Pavel Florenskij.

Sempre a Parigi, c'era anche il filosofo esoterico Berdjaev, che era intriso di misticismo semi-cattolico e che come Bulgakov non si scrollò mai del tutto di dosso il suo marxismo, ma c'era anche il più ortodosso P. Vasilij Zenkovskij, che ha scritto una magistrale 'Storia della filosofia russa'. Poi c'erano Vladimir Losskij, addestrato nella scolastica, ma le cui idee erano molto vicine alla Tradizione per molti aspetti, e dall'altra parte, il vescovo fantasista Jean Kovalevskij o gli ecumenisti francesi recentemente scomparsi, l'ex-pastora Elisabeth Behr-Sigel e Olivier Clément. Le loro opinioni erano, rispettivamente, le più vicine possibili al protestantesimo e al cattolicesimo senza abbandonare la fede ortodossa.

In Inghilterra ci sono stati altri rappresentanti della scuola di Parigi. Tra questi, il defunto metropolita Antony (Bloom), le cui curiose opinioni personali combinavano un conservatorismo teorico con uno straordinario liberalismo e avevano influenzato molti seguaci convertiti, come l'ebreo padre Sergej Hackel. Poi c'era il defunto ex-uniate, padre Lev Gillet, che sembra essere morto da quacchero oppure da buddhista (nessuno ne è sicuro), o l'artista e intellettuale parigino, il defunto padre Sofronij Sacharov, la cui intera filosofia esoterica dell'Ortodossia è stata plasmata sul modello del contadino san Silvano, che aveva incontrato sul Monte Santo, dove era stato bibliotecario.

Con una tale varietà di individui, alcuni molto più vicini alla tradizione ortodossa di altri, alcuni più rinnovazionisti di altri, alcuni più fantasisti di altri, cosa hanno tutti in comune? Negativamente parlando, si tratta della distanza che la maggior parte di loro sembra avere avuto dai santi della Chiesa nell'emigrazione, come san Giovanni di Shanghai (che visse anch'egli per molti anni a Parigi e che venne spesso a Londra) o san Serafino di Sofia, o dal vero e proprio filosofo ortodosso dell'emigrazione Ivan Il'in. Questi hanno seguito l'interezza della tradizione ascetica della Chiesa, e non frammenti selezionati di essa, e quest'ultimo è il motivo per cui la scuola di Parigi era opposta al monachesimo autentico.

Tuttavia, questa non era l'essenza della scuola di Parigi. La sua essenza era la sua pretenziosità intellettuale, che contiene l'orgoglio che è al centro di tutte le deviazioni dalla Chiesa, senza eccezioni. Non capendo che l'illuminazione viene dalla grazia di Dio, la sola che purifica il cuore pentito, tutti credevano erroneamente che l'illuminazione provenisse dalla purificazione dell'intelletto e dell'immaginazione. Questo tragico sbaglio voleva dire che le loro opinioni erano intellettuali, filosofiche, più o meno rinnovazioniste, più o meno fantasiste, disincarnate dalla realtà e dall'Ortodossia e dagli ordinari ortodossi. Quindi, in ultima analisi, sono diventati settari.

La prova di questa tesi è il fatto che quando venne il momento per la graduale liberazione della Chiesa russa in Russia dal sergianismo e dal rinnovazionismo dopo il 1991, si sono rifiutati di rientrare nel suo grembo e di glorificare i nuovi martiri e confessori insieme a lei. Non avevano mai desiderato di ritornarvi, come volevano i fedeli, ma invece si erano coltivati le proprie filosofie intellettualistiche al di fuori della tradizione ortodossa. Così, coltivando interessi privati e marginali su basi di personalità, non sono riusciti a vedere la corrente principale della cattolicità della Chiesa e hanno finito per isolarsi nella peggiore sorta di isolamento – l'isolamento dai veri santi, i nuovi martiri e confessori.

Ciò ha significato che si sono alleati solo con i rudimentali elementi rinnovazionisti e settari ai margini della Chiesa russa in Russia. Ha significato anche che essi stessi si sono macchiati con la politica (con la pretesa di essere apolitici, cosa che è sempre politica). Così, si sono alleati con gli elementi russofobi nel mondo occidentale, per esempio nella NATO, con i falchi neocon auto-giustificati e guerrafondai, adoratori del passato, che non hanno mai voluto la fine della guerra fredda e nella loro arroganza etnocentrica non hanno mai capito che i valori vibranti della civiltà cristiana ortodossa sono molto diversi dalla loro morente cultura occidentale anticristiana.

Questo è il motivo per cui, quando alla fine del 2016 arriva il momento del cambiamento generazionale per il rinnovo in Russia e poi, ispirato dall'esempio russo, per i primi spiragli di libertà e speranza di pentimento in Occidente, la scuola di Parigi e i suoi valori si sono attaccati al passato morto. Questi ultimi rappresentanti erano ormai invecchiati, cimeli del passato, le cui ideologie ribelli e spesso assurde erano state preparate nel deserto spirituale degli anni '60, e trasmesse a pochi convertiti intellettuali in Russia, che ancora non avevano avuto contatto con il mondo vero. Per quanto riguarda la Chiesa, guardiamo come sempre alla santità profetica e alla restaurazione dinamica della Tradizione nello Spirito Santo che sta accadendo ora.

 
Attorno a Mosca con un'icona miracolosa

Il patriarca Kirill ha viaggiato oggi attorno a Mosca con l'icona miracolosa della Madre di Dio "della tenerezza" e ha pregato per la salvezza.

Questa icona è venerata come miracolosa nel mondo ortodosso.

In precedenza, era conservata nella cella di san Serafino di Sarov.

Solo una volta all'anno, durante la quinta settimana della Grande Quaresima, l'icona lascia la residenza patriarcale.

Ma oggi, questo viene fatto nelle circostanze speciali della pandemia.

Il patriarca ha esortato i credenti a rafforzare le loro preghiere e i sacerdoti a non interrompere i servizi di preghiera, anche in assenza dei parrocchiani.

Servizio di Dmitrij Kaystro

Il patriarca Kirill ha servito La Divina Liturgia di fronte all'icona della Madre di Dio "della tenerezza" – un'immagine miracolosa di san Serafino di Sarov – nella chiesa della Madre di Dio di Vladimir nella sua residenza.

E questa preghiera – per essere liberati dall'infezione e per la guarigione dei malati – è stata rafforzata da milioni di altre preghiere.

Queste preghiere provengono da credenti in tutto il paese, a cui il patriarca si è rivolto il giorno prima, in quegli stessi minuti, che hanno pregato nei loro appartamenti divenuti case della santa Madre di Dio.

"Vi esorto, cioè tutti i nostri vescovi, chierici, monaci e laici, a rafforzare le loro preghiere al Signore perché il popolo sia protetto da mali dannosi.

Arcipastori e pastori, continuate a celebrare e a pregare con zelo".

Per aiutare Mosca e la Russia in questo momento difficile, l'icona "della tenerezza" non è stata scelta a caso: il venerabile san Serafino di Sarov ha pregato con riverenza davanti all'icona.

Dalla residenza patriarcale, dove è conservata in modo permanente, l'icona parte solo una volta all'anno per il culto generale per la festa delle Lodi della beata Vergine Maria.

Ma il viaggio attuale è in ogni senso speciale durante i giorni dell'epidemia.

Pertanto, l'icona è stata portata per la prima volta lungo tale percorso, che dalle strade intricate del centro storico dell'antica capitale passa sul Kutuzovskij Prospekt a più corsie, dove si trova la Poklonnaja Gora con i santuari della vittoria e dove le strade portano i nomi degli eroi della Patria.

Ecco il corteo patriarcale sulla tangenziale di Mosca.

La tradizione di fare un giro attorno alla città con icone sacre è molto antica.

Fu così nel XIV secolo quando la processione dell'icona della Madre di Dio di Vladimir salvò Mosca dalle orde mongole di Tamerlano.

Fu lo stesso nel XVII secolo quando nel tragico "periodo dei torbidi" l'icona russa della Madre di Dio di Kazan' aiutò il popolo russo a resistere e ad essere vittorioso.

E nel terribile anno 1941, un aereo volò intorno a Mosca, circondata dai fascisti, con a bordo l'icona della santa Madre di Dio.

Il patriarca ha esortato in particolare i credenti a pregare seguendo l'esempio di santa Maria l'Egiziaca, che  trascorse 47 anni in auto-isolamento religioso nel deserto.

Il corteo automobilistico si è mosso per le strade di Mosca: ecco come appariva la processione da una vista dall'alto e da un'auto della scorta.

I fedeli hanno salutato la venerata icona nella cattedrale dell'Epifania.

"Volevo accogliere l'icona e pregare la Madre di Dio, vedere questa icona e ricevere benedizioni.

Voglio pregare per tutti noi, per la Russia".

La venerata icona è stata portata nella cattedrale dell'Epifania e ha fatto il giro della chiesa per proteggere la capitale dal coronavirus.

Nella cattedrale dell'Epifania in questi minuti prosegue il Mattutino con preghiere all'icona "della tenerezza": la funzione è presieduta dal patriarca Kirill.

 
20 milioni di dollari per la cattedrale di san Nicola a Nizza

RIA-Novosti, Mosca, 28 giugno 2013 - Il primo ministro russo Dmitrij Medvedev ha firmato un decreto per stanziare circa 20 milioni di dollari (15 milioni e mezzo di euro) per ristrutturare la cattedrale ortodossa di san Nicola a Nizza, la più grande cattedrale ortodossa russa fuori dalla Russia.
Il decreto, pubblicato venerdì sul sito ufficiale di informazioni legali del governo russo, dice che l'edificio sarà consegnato alla Chiesa ortodossa russa per "uso a titolo gratuito", al completamento dei lavori.
Secondo il decreto, la Russia spenderà circa 2 milioni di dollari per le riparazioni di quest'anno, 13,5 milioni di dollari l'anno prossimo e fino a 4,5 milioni nel 2015.
L'edificio era precedentemente di proprietà dell'Associazione russa ortodossa di Nizza. Nei primi mesi del 2010, la Corte Superiore di Nizza ha dichiarato la Russia il legittimo proprietario della cattedrale, costruita nel 1912.

 
"Io credo nel futuro dell'Ortodossia in Indonesia"

L'archimandrita Daniel Byantoro al monastero Sretenksij

Lunedi 15 giugno, l'archimandrita Daniel Byantoro è arrivato a Mosca con il suo confratello p. Alessio. Padre Daniel è il primo convertito indonesiano all'Ortodossia e il fondatore e il cuore della Chiesa ortodossa che sta crescendo con fatica in Indonesia. È venuto in Russia per alcuni giorni per visitare luoghi santi, vescovi e amici, e per diffondere la parola della sua missione ai suoi fratelli e sorelle spirituali in Russia. Mercoledì scorso ha rilasciato a Pravoslavie.ru un'intervista in cui ha parlato del suo paese e della sua storia cristiana.

La sera prima, a una conferenza pubblica al Fondo per la cultura slava, padre Daniel ha parlato di più della propria esperienza di conversione. Cresciuto in un villaggio interamente islamico, tutto ciò che sapeva del cristianesimo veniva dal Corano: come i cristiani adorano tre Dei, come hanno trasformato un profeta in Dio e hanno fatto di Dio un debole, incapace di salvare il suo profeta dalla crocifissione, come stiano andando all'inferno. L'islam nega che Cristo sia il Figlio di Dio; i musulmani negano la Trinità, così come la crocifissione e la risurrezione di Cristo, e quindi, come padre Daniel ha osservato, negano la totalità della dottrina cristiana (vedi Corano 5:72,73 e 98:6, a  cui padre Daniel ha fatto facilmente riferimento a memoria).

Secondo la credenza islamica, tutti i profeti da Adamo a Cristo erano musulmani: il giudaismo e il cristianesimo non sono che deviazioni dalla religione pura dell'islam. E per di più, come padre Daniel ha spiegato la sera prima a cena, i musulmani credono che ogni cosa nella creazione sia naturalmente musulmana, sottomessa alla volontà di Dio. Se non fosse per influenze esterne tutti sarebbero cresciuti naturalmente fino ad adorare il Dio dei musulmani. Anche il cristianesimo ortodosso insegna che la volontà umana trova naturalmente il suo telos in Cristo, anche se abbiamo ereditato una natura umana decaduta. Al contrario, l'Islam insegna che lasciare la religione significa perdere del tutto la propria natura umana: perciò, i cristiani, gli ebrei e gli altri non sono umani, e quindi è lecito ingannarli e abusare terribilmente di loro quando opportuno e per il fine desiderato della loro conversione. Come ha sottolineato padre Daniel, si tratta di due sistemi in competizione: non possono essere veri entrambi. Siamo chiamati a prendere una decisione ferma e a essere educati nella nostra decisione di portare gli altri alla vera realizzazione dell'uomo in Cristo.

Tenuto conto di questa formazione non aveva alcun interesse per il cristianesimo, ma rimanevano in lui domande su Dio. L'Islam è del tutto iconoclasta; Dio non si può immaginare, e i religiosi musulmani locali non potevano spiegargli chi è Dio, né il primo cristiano da lui incontrato al liceo poté spiegargli la Trinità. La sua ricerca continuò finché una notte, nel bel mezzo delle sue preghiere della sera, ebbe una visione di luce in forma di un uomo. Sentì una voce nel profondo del suo essere, che diceva "se vuoi essere salvato, seguimi". Quando si presentò di nuovo la notte successiva, chiese l'identità di questa visione. Rabbrividì alla risposta: "Gesù Cristo". Era confuso e turbato – perché, pur adorando come un musulmano, aveva visto Cristo e non Maometto? Anche in questo caso la terza notte Cristo gli apparve, proclamando che la salvezza non ha niente a che vedere con Maometto, ma si trova solo nel seguirlo.

Comprensibilmente, padre Daniel era confuso: credeva a ciò che gli era stato insegnato, e credeva a quello che aveva visto. Digiunò e pregò, e aprendo il Corano, lo sguardo gli cadde su un passo che portò alla sua conversione a Cristo. Il Corano (3:45) parla dell'Annunciazione alla Vergine Maria, e si riferisce a Gesù come alla "Parola" di Dio. Contemplando questo verso che aveva letto tante volte, padre Daniel ha realizzato: la parola di uomo esce dalla sua bocca, ma ha origine nella sua mente. Questo significa che la parola di uomo è un tutt'uno con lui, e se Gesù è la Parola di Dio, allora egli è uno con Dio. La Parola e colui che parla sono uno. Ma che dire dello Spirito? L'uomo può parlare solo vivendo, e l'uomo vive perché ha uno spirito. Lo spirito dell'uomo è in lui, e, quindi, la sua parola e il suo spirito sono dentro di lui. Pertanto la Parola e lo Spirito di Dio sono in Lui, e il Dio dei cristiani è uno. Ma perché è la Parola di Dio è  chiamata anche il Figlio di Dio? La Parola risiede all'interno della mente, così la mente è gravida della parola, e la bocca fa nascere la parola, così la parola è figlia della mente. Quindi, se Gesù è la Parola di Dio, allora egli è anche il Figlio di Dio. Per avere un Figlio, Dio non ha bisogno di una moglie, perché ciò che si intende con Figlio è la Parola.

Egli comprese inoltre che tra esseri umani non possiamo conoscere l'altro senza parole, e così l'uomo può conoscere Dio solo attraverso la sua Parola. Anche secondo il Corano la Parola di Dio è Gesù, e quindi per conoscere Dio egli deve conoscere Cristo. Quella notte padre Daniel divenne un cristiano.

Padre Daniel divenne protestante, anche se era confuso dalla moltitudine di denominazioni. Voleva l'unico, puro insegnamento di Cristo che conosceva dalle Scritture. Nel 1979 iniziò gli studi di seminario in Corea del Sud, ma il suo cuore rimase inquieto, fino a quando, nel suo ultimo anno, gli capitò una copia in inglese del libro La Chiesa ortodossa del metropolita Kallistos Ware. Come tanti nel corso degli anni da quando era stato scritto, vi trovò l'incrollabile Chiesa di Gesù Cristo per la quale il suo cuore aveva avuto nostalgia dopo la sua conversione, e ben presto apprese che non lontano dal suo dormitorio c'era una chiesa ortodossa. Il suo cuore fu a casa. Il 6 settembre 1983, divenne il primo e unico cristiano ortodosso dall'Indonesia. Dalla Corea viaggiò in Grecia, passando 10 mesi sul Monte Athos, dove conobbe il santo anziano Emilianos. Si recò poi in America dove fu ordinato sacerdote nel 1987.

Il 6 giugno 1988 tornò a casa in Indonesia per fondare la Chiesa ortodossa indonesiana. Nel 1989 battezzò il primo convertito, un giovane musulmano, e nel 1996 fondò la prima Chiesa ortodossa in Indonesia – la parrocchia della santissima Trinità nella città di Solo, nel centro di Java. Da allora, per grazia di Dio, la missione è stata in lenta ma costante crescita. Oggi ci sono 2.000 cristiani ortodossi in 30 parrocchie e avamposti di missione, serviti da 14 sacerdoti (e altri quattro si sono già addormentati nel Signore). Tutti i convertiti sono portati nella Chiesa dal singolo battesimo cristiano, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa.

Padre Daniel è convinto che, nonostante la presenza dell'islam in Indonesia, ci sia una grande speranza per l'Ortodossia nel paese. Egli spera e crede che l'Indonesia sarà un giorno un paese ortodosso, e guarda ai suoi fratelli e sorelle spirituali in Russia, che hanno sopportato indicibili sofferenze e ne sono stati rafforzati, perché siano un sostegno alla missione in difficoltà in Indonesia. Padre Daniel ha invitato tutti i russi a diventare ancora una volta fari missionari nel mondo e a portare a tutti la luce di Cristo. Ha terminato il suo intervento sottolineando che stiamo vedendo oggi nel mondo una crescente cultura dell'odio e della morte, e l'unico modo per sconfiggerla è con la cultura dell'amore e della vita, che è la cultura del Vangelo, la cultura dell'Ortodossia, la cultura che ha formato i russi 1.000 anni fa. Questa cultura, padre Daniel crede, non ha bisogno di essere difesa, ma parla da sé come verità.

Padre Daniel ha raccontato a Pravoslavie.ru qualcosa di più sulla storia e sullo stato attuale della missione ortodossa in Indonesia:

Padre Daniel, lei non è in Russia per la prima volta. Cosa l'ha portata in Russia?

Sono venuto in Russia su invito del comitato per la celebrazione del venticinquesimo anniversario della canonizzazione di san Giovanni di Kronstadt, e sono venuto anche per incontrare i nostri vescovi russi per discutere lo stato e le esigenze della nostra missione in Indonesia. Ho voluto incontrare sua Santità il patriarca Kirill, ma non è stato possibile. Ho incontrato il metropolita Ilarion di Volokolamsk, e l'arcivescovo Mark di Egor'evsk, e sono rimasto molto soddisfatto di questi incontri. Io dico che è un miracolo di Dio, perché anche senza pianificazione sono stato in grado di vedere entrambi.

In secondo luogo, sono venuto a Mosca su invito di un gruppo di laici che sono figli spirituali di padre Matfej dalla Siberia. L'anno scorso, sono venuti in pellegrinaggio in Indonesia, cercando di trovare informazioni o tracce di un viaggio dell'apostolo Matteo nel nostro paese. Sapevano delle nostre chiese, e insieme a loro ne abbiamo visitato alcune sull'isola di Sumatra, nel villaggio di Barus. Per la Provvidenza di Dio, ora ci siamo incontrati a San Pietroburgo, e poi sono stato in grado di venire a Mosca, cosa per cui pregavo da tempo. E tutto questo è così meraviglioso per me.

Ci parli un po' dell'Indonesia come paese

L'Indonesia è un paese aperto che ha molte influenze di culture provenienti da tutto il mondo. L'Indonesia non ha una singola cultura – siamo costituiti da tante razze ed etnie diverse. Abbiamo quasi 700 lingue e dialetti. Non si tratta di lingue di popoli stranieri, ma degli indonesiani. Quindi, abbiamo una razza gialla, una razza bruna, una eurasiatica – una mistura di popoli asiatici ed europei, e abbiamo popolazioni nere. L'Indonesia è composta da oltre 17.000 isole. Ci sono cinque grandi isole principali: Sumatra, Giava, Kalimantan o Borneo, Sulawesi e Papua. E l'isola più famosa naturalmente è Bali – tutti la conoscono.

Storicamente, il popolo indonesiano, soprattutto gli indonesiani occidentali, è venuto dal Sud della Cina 5000 anni fa. E i neri potrebbero essere venuti dall'Africa su zattere, anch'essi intorno a 5000 anni fa. A quel tempo, la gente era animista o sciamanista. All'inizio del primo secolo abbiamo cominciato ad avere regni indù e buddisti. Il più grande regno buddista che abbiamo avuto fu nel VII secolo, era chiamato il Regno di Srivijaya. Il più grande e ultimo regno hindu nel XIII secolo era chiamato il Regno di Majapahit, che è la mia città natale. L'islam è arrivato nel XV secolo. Questo regno indù è stato distrutto, e i regni islamici hanno cominciato a governare il paese, fino a oggi. Gli olandesi vennero in Indonesia nel XVI secolo; i portoghesi giunsero per primi in Indonesia, ma non furono in grado di rimanere a lungo perché furono cacciati dagli olandesi. Gli olandesi non sono stati in grado di governare tutta l'Indonesia, ma solo alcune parti delle isole. Il loro dominio è durato 350 anni.

Il 28 ottobre 1928, i giovani indonesiani istruiti hanno sentito il bisogno di unire il nostro paese contro gli olandesi, che avevano frammentato il nostro paese. Allora abbiamo adottato la lingua malay come nostra lingua nazionale. È simile alla lingua parlata in Malesia, ma si è sviluppata in modo diverso. Così a quel tempo abbiamo riconosciuto una lingua indonesiana, un paese che si compone di tante isole diverse e tante etnie diverse, tribù e razze. I nostri giovani hanno continuato a combattere gli olandesi. Il 17 agosto 1945 siamo stati in grado di ottenere la nostra indipendenza – non ci è stata data, ma ci siamo battuti per la nostra indipendenza. Il primo presidente fu Sukarno, grande amico del presidente russo Brezhnev. Dal 1945 fino agli anni '60, l'Indonesia e la Russia furono in rapporto molto stretto. Nel 1965 ci fu un tentativo di colpo di stato da parte del Partito comunista d'Indonesia. Ma ne seguì un grande massacro: più di due milioni di indonesiani sono stati massacrati dalla loro stessa gente, soprattutto dal partito islamico. È stato orrendo. Poi il presidente Sukarno fu messo agli arresti domiciliari, e il suo generale, Suharto, divenne il dittatore dell'Indonesia. Internazionalmente era definito un dittatore benevolo. È stato presidente per 33 anni, dopo di che è stato rovesciato da una manifestazione studentesca nel 1998. Poi c'è stato un altro disastro: lo stupro e il saccheggio dei cinesi indonesiani. È stata un'altra situazione orrenda. Dopo di che abbiamo avuto le elezioni, e da allora abbiamo avuto elezioni regolari; ora abbiamo il nostro sesto presidente, e il paese è una repubblica democratica.

Quando è arrivato il cristianesimo in Indonesia?

Il cristianesimo ha in Indonesia radici profonde, anche se sottili. Secondo i documenti disponibili, nel VII secolo, prima che l'islam arrivasse in Indonesia, c'erano cristiani siriaci in Indonesia, anche durante i regni di Srivijaya e Majapahit. Non sappiamo esattamente se fossero nestoriani, monofisiti, o siri bizantini. Nell'XI secolo un inviato dal papa di Roma, un sacerdote che visitò Pechino, fece una sosta in Indonesia, e si incontrò con dieci nativi cristiani indonesiani. Presumibilmente erano i resti di quegli antichi cristiani. E questo prete cattolico romano (forse le Chiese occidentali e orientali non erano ancora separate), secondo questo documento, diede la comunione a quei cristiani indonesiani. Dopo di questo non abbiamo più alcuna storia di questi cristiani in Indonesia. Più tardi, un sacerdote romano visitò il regno di Majapahit, ma ancora una volta non ci sono altre storie. Il cristianesimo in forma di cattolicesimo romano e di protestantesimo venne in Indonesia attraverso gli olandesi e i portoghesi nel XVI secolo. Mentre gli olandesi erano ancora in Indonesia, ci sono stati cristiani armeni e russi. I russi sono presumibilmente venuti in Indonesia insieme con san Giovanni di Shanghai. Quando hanno lasciato la Cina per le Filippine, alcuni di loro sono andati in Indonesia, e poi l'arcivescovo John è andato a San Francisco. Quei russi avevano due chiese a quel tempo: la chiesa di san Giovanni Battista, nella città di Jakarta, come mi è stato detto (ovviamente non c'è più), e un'altra nella città di Bandung. Ma durante il massacro del 1965 queste persone sono fuggite dall'Indonesia, quindi non c'è più traccia di armeni o russi in Indonesia. Così, il cristianesimo ortodosso è tornato in Indonesia quando io ho iniziato la missione. Sicuramente rimarrà in Indonesia, perché io non sono un immigrato o uno straniero. Io sono un figlio della terra. La Russia spirituale è ritornata.

Può parlarci della situazione odierna dei cristiani ortodossi in Indonesia?

La Chiesa ortodossa in Indonesia è ancora debole, perché non riceviamo alcun aiuto da nessuna parte, e finanziariamente devo lavorare duramente per essere in grado di sostenere la missione. Di tanto in tanto vado in America per raccogliere fondi, ma non sono sufficienti per aiutare tutti i sacerdoti o anche per ottenere le cose di cui abbiamo bisogno. Devo lavorare, insegnando all'università e tenendo seminari. Sono invitato a predicare nelle chiese non ortodosse, perché ho bisogno di soldi. Con i soldi che risparmio con il mio lavoro, a volte con regali da amici non ortodossi, compro terreni e costruisco su di essi chiese semplici. Aiuto anche di volta in volta i sacerdoti, a volte con la scolarizzazione dei loro figli, quando le loro mogli sono malate, e molte altre cose. È una fortuna che io non sia sposato; altrimenti mia moglie si arrabbierebbe con me perché non ho niente! Tutto quello che ottengo lo uso per aiutare gli altri. Per due anni sono stato aiutato dal Patriarcato di Mosca, l'aiuto non è stato interrotto completamente. Non tutti i nostri sacerdoti avevano una quota, così ho dato loro quello che spettava a me. L'ho distribuito ai sacerdoti che non hanno ricevuto nulla, così sono rimasto senza niente.

Ora la Chiesa è ancora in crescita a dispetto di questi terribili bisogni e difficoltà. Io tengo seminari in diverse città e luoghi in Indonesia per aprire nuove comunità di convertiti ortodossi. Con questo la necessità di acquistare ulteriori terreni e costruire più chiese è in aumento. Ora sto arrivando a un punto in cui non posso farlo da solo. Sto invecchiando. Il mio corpo non collabora con il mio zelo interiore. Lo zelo non si placa, mi sento ancora giovane dentro, ma il mio corpo non può far finta di essere ancora giovane. Il mio più grande desiderio è quello di costruire un monastero, perché quando io non sono in grado di fare qualcosa, allora ho bisogno di andare al monastero e iniziare la vita monastica. Con i piccoli risparmi che avevo sono stato in grado di comprare un pezzo di terra – 2.000 metri quadrati, credo. Così ho già comprato la terra, ma non sono in grado di continuare a costruire perché non ho abbastanza soldi per costruire il monastero. Pertanto, faccio appello a chiunque sia interessato a contribuire alla costruzione di un monastero. Sono disposto a nominare il monastero al santo patrono della persona che contribuisce, o comunque voglia che sia nominato.

Un'altra cosa che voglio è avere un seminario, perché è importante che le persone siano educate nell'ambito del proprio paese e della propria cultura. Il senso che il tempo di lasciare questo mondo è imminente è molto forte dentro di me. Il senso che Dio mi chiamerà a casa è molto forte. Spero che non sia presto, ma non posso dirlo. Ecco perché ho bisogno di più giovani che si facciano avanti, che proseguano gli sforzi della missione. Ho bisogno di inviare gli studenti a studiare teologia, spero in Russia, per sostituire me e padre Alessio quando ce ne saremo andati.

Penso che un altro bisogno urgente che abbiamo ora riguarda la prima Chiesa ortodossa costruita in Indonesia, nella città di Solo, nel centro di Java, dove padre Alessio è parroco. Io ho comprato quella terra. In un primo momento ho affittato la terra da un religioso musulmano e quindi sono stato in grado di acquistare il terreno. Nel 1996 abbiamo acquistato la chiesa della santissima Trinità, la prima chiesa ortodossa in Indonesia. E poi sono stato in grado di comprare uno per uno gli altri appezzamenti di terreno che circondano la chiesa. Questa chiesa era circondata da vicini musulmani. Siamo stati in grado di comprare tutto questo terreno intorno in modo che potesse diventare il nostro compound. Tuttavia ci sono ancora quattro appezzamenti di terreno appartenenti a questi vicini musulmani, che vogliamo comprare, in modo che la zona circostante possa essere la terra che appartiene alla chiesa. Abbiamo bisogno di circa $ 40.000 per riscattare questa terra, e stiamo progettando di costruirle un muro attorno per renderlo un punto di riferimento storico della nostra prima missione ortodossa, in modo che quando morirò, la nostra prossima generazione saprà che così ha avuto inizio qui l'Ortodossia.

Parrocchia ortodossa in Indonesia

Ci sono molti ortodossi in Indonesia?

Non molti. Ora abbiamo un totale di 2.000 persone distribuite in tutta l'Indonesia, con una trentina di chiese e avamposti di missione, ed è un numero ancora in crescita. In Indonesia, qualsiasi chiesa o religione può funzionare solo se è registrata presso lo Stato. Ci sono sei religioni riconosciute dallo Stato. L'islam è la maggioranza, naturalmente, poi il cattolicesimo romano, e poi il protestantesimo, l'induismo, il buddismo e il confucianesimo – la religione cinese. Queste sono le sei religioni riconosciute. Abbiamo avuto un momento difficile quando ci siamo registrati perché non siamo cattolici romani e non siamo protestanti. Sono stato mandato in giro come una palla qua e là. Ma attraverso la grazia e i miracoli di Dio il governo è stato disposto ad accettarci, e ci hanno messo nel dipartimento protestante. Hanno cambiato il nome al dipartimento chiamandolo "cristiano", perché ora ci sono al suo interno dei non protestanti! Quindi la nostra presenza ha cambiato la legge, in un certo senso.

Ho buoni rapporti con tutti gli altri leader cristiani non ortodossi, perché non posso permettermi di essere in inimicizia con loro nella nostra condizione di minoranza. Siamo una minoranza all'interno di una minoranza, quindi non posso isolarmi dagli altri. Abbiamo lavorato molte volte insieme con i protestanti – naturalmente, senza compromettere la fede. Io porto sempre la mia tonaca nera e la mia croce quando mi trovo in un incontro ufficiale con loro per mostrare loro che non sono protestante. In sostanza, il popolo indonesiano è molto tollerante. È a causa delle loro origini indù e buddiste. Ma vi è una crescente influenza dal Medio Oriente, in particolare del tipo wahhabita dell'islam. [1] Questo crea problemi per noi cristiani. Molte volte hanno distrutto chiese o le hanno chiuse, e in alcune zone hanno addirittura ucciso dei cristiani. Abbiamo difficoltà con questo. Comunque mi sforzo molto di avere buoni rapporti con i musulmani – soprattutto quelli che sostengono di essere moderati. Di tanto in tanto abbiamo incontri interreligiosi, per discutere le preoccupazioni comuni nella nazione. Tuttavia, a volte mi sento diffidente, perché ciò che è sulla carta non si manifesta sul terreno. Sulla carta naturalmente possiamo essere tolleranti l'uno dell'altro, ma sul terreno molte volte hanno bruciato le nostre chiese. Quindi, non so a quale volto dell'islam dovrei credere. Inoltre, il governo ha una legge che stabilisce che se i cristiani vogliono costruire una chiesa, devono disporre di almeno novanta membri nella propria area, e devono avere sessanta firme dai vicini musulmani. Già ottenere due firme è una fortuna, ottenerne sessanta è quasi impossibile. Pertanto, dobbiamo cercare in diversi modi di ottenere questi permessi, di solito attraverso la diplomazia e le connessioni. A volte ce la facciamo, molte volte no. Ma con i miracoli di Dio, tutto è possibile.

Recentemente, sono stato invitato in una madrasa musulmana radicale (un collegio islamico). Ha 6.000 studenti. Stanno progettando di fare un paese islamico dell'Indonesia. Mi ha sorpreso che mi abbiano invitato a spiegare la Trinità in quel luogo. Naturalmente con loro ho dovuto usare le fonti primarie – l'ebraico, il greco e l'arabo. Per grazia di Dio conosco queste tre lingue. Ho anche usato il modello di pensiero della teologica islamica per dare loro spiegazioni. Sono stato forse il primo pastore cristiano a parlare in quella situazione. Quando sono andato, quarantacinque pastori protestanti sono venuti con me, perché volevano sapere che cosa sarebbe successo. Siamo andati in autobus, insieme. Volevano anche proteggermi, e questo è il frutto della mia amicizia con loro. Così, con mia grande sorpresa, dopo che ho finito la mia conferenza, i religiosi musulmano, cento o duecento, forse di più, mi hanno fatto una lunga standing ovation. Sono venuti a stringermi la mano, ad abbracciarmi, ringraziandomi per aver spiegato la Trinità in un modo che hanno capito. E dicevano alla gente di avere un ospite di un'altra religione, ma che non dovrebbe essere un'altra religione perché credono in un solo Dio! Così, questo è un esempio di come comunico con i musulmani. Non prendo un approccio conflittuale, ma di amicizia e di dialogo.

I membri della Chiesa indonesiana sono di varia provenienza. Alcuni di loro sono ricchi, alcuni sono istruiti, molti non lo sono. Molti sono poveri.

Come è organizzata la vita liturgica delle parrocchie?

In passato, quando ho iniziato la missione a Solo, avevamo la Liturgia ogni giorno, al mattino presto; ma alla fine questo si è rivelato impraticabile per le persone che devono lavorare. Soprattutto ora nelle grandi città, dove gli ingorghi sono così orrendi, come a Jakarta, e non molte persone hanno la propria auto, è impossibile avere una vita liturgica regolare. È impossibile avere il culto nei giorni feriali. Di solito abbiamo Vespro e Liturgia solo al sabato e alla domenica. Si ascoltano le confessione sia al sabato sia alla domenica durante la Liturgia. Insistiamo su una lunga predicazione, perché le persone hanno bisogno di imparare più di ogni altra cosa. È mia convinzione che la Bibbia dovrebbe essere un libro aperto per il popolo, ecco perché conduco molti studi biblici. A volte è uno studio della Bibbia per argomenti, secondo il dogma, o lo studio di un dato libro, come la Lettera ai Romani, versetto per versetto, parola per parola. Voglio che la mia gente sia biblicamente alfabetizzata. In caso contrario, il popolo indonesiano può essere molto superstizioso. Se non ci sono informazioni bibliche, ho paura che capiranno le nostre cerimonie in modo superstizioso. Questo è il motivo per cui Liturgia e insegnamento della Bibbia procedono mano nella mano nella Chiesa indonesiana. Insisto che portino le loro Bibbie in chiesa, perché quando predico cito direttamente dalla Bibbia, chiedendo alle persone di aprire le loro Bibbie e di leggere i versi che ho citato. Allora non solo ascoltano, ma partecipano anche alla predicazione. Permetto loro anche di interrompermi, di pormi domande durante la predicazione. In questo modo il culto sarà vivace. E non abbiamo un coro – ognuno canta. Così abbiamo un canto liturgico congregazionale. Tutti partecipano.

Con quale frequenza i fedeli si confessano e si comunicano?

Ogni volta che vogliono ricevere la comunione si devono confessare. Si può fare anche in un altro posto, se sentono di avere grandi peccati da confessare, perché il sacerdote di solito non ha abbastanza tempo durante la funzione. Ma la norma è confessarsi ogni volta che vogliono ricevere la comunione.

Come tenete i digiuni?

La dieta del popolo indonesiano è molto diversa dalla dieta europea o russa. Il formaggio non fa parte della dieta. La gente nei villaggi di solito non mangia carne molto spesso, e l'olio d'oliva non è una prelibatezza per noi, così noi non ne facciamo uso. Quindi, se seguissimo il digiuno come si fa in Grecia, Russia, o in America, il nostro popolo non digiunerebbe mai, perché il loro cibo è sempre cibo da digiuno. Ma per fortuna, sono stato sul monte Athos e ho visto alcuni monaci che a volte non mangiano fino all'Ora nona o a poco prima del Vespro. Ho avuto ispirazione da quella pratica, e ho detto al mio popolo che provare il digiuno dovrebbero mangiare cibo vegetariano, e mangiare solo al momento dell'Ora nona ora o prima del Vespro. Ecco, questo è quello che facciamo. Digiuniamo al venerdì e al mercoledì, proprio come qualsiasi altro ortodosso.

Quali problemi affrontano i fedeli ortodossi in Indonesia?

Il problema è di natura economica. È difficile convincere la gente a convertirsi, ma è facile perderla. Finora non abbiamo molti fedeli; molte giovani donne vogliono sposarsi e non abbiamo molti giovani uomini in una chiesa, o viceversa, e così trovano coniugi al di fuori della fede, sia tra cristiani non ortodossi, sia in qualche altra religione. Perdiamo fedeli attraverso questo tipo di situazioni. Perdiamo fedeli anche a causa della situazione economica. Possono lavorare in un'istituzione non ortodossa, e questa istituzione è disposta ad accettarli se lasciano la Chiesa ortodossa e si uniscono alla propria chiesa. A volte ci sono denominazioni molto immorali. Forniscono autobus e si fermano nei luoghi dove ci sono ortodossi, o qualsiasi altro cristiano, per portarli alla loro chiesa. Anche in questo modo perdiamo fedeli. Anche i musulmani sono molto aggressivi ora. Cercano di convertire i cristiani all'islam. A volte perdiamo persone che tornano all'islam. Alcune chiese – soprattutto i pentecostali – offrono borse di studio ai figli, con la promessa che porteranno i loro genitori alla loro chiesa. Una volta abbiamo perso una famiglia a causa di questo, a causa del denaro. È molto doloroso per noi, perché convertiamo le persone con molte difficoltà e poi le perdiamo attraverso l'influenza islamica.

Ci sono santi indonesiani? Avete avuto dei giusti cristiani ortodossi che sono stati venerati dopo la morte?

Ufficialmente non abbiamo ancora santi canonizzati. Ma padre Gregorio Momongan è stato tragicamente assassinato, e io considero che abbia avuto una morte da martire, per il suo servizio sacerdotale. Nessuno sa chi l'abbia ucciso, ma alla sua morte gli è stato sottratto il cellulare, e quando ho chiamato il suo numero, una donna musulmana ha risposto con le parole: "As-salamu alaikum".

Qual è il potenziale per la crescita dell'Ortodossia in Indonesia?

L'Ortodossia ha un grande potenziale di crescita in Indonesia, se rendiamo disponibili abbastanza informazioni sulla fede. Quindi abbiamo bisogno di più libri sull'Ortodossia in lingua indonesiana. Ho scritto libri su vari argomenti, pubblicati in passato, ma a causa della mancanza di soldi se ne stanno semplicemente seduti come file sul mio computer. Dal momento che conosco la mentalità delle persone, posso spiegare loro le cose in modo che possano capire. Proprio come l'Ortodossia bizantina è divenuta Ortodossia russa, in futuro quella russa diventerà indonesiana. Vogliamo essere proprio come i russi, ma da indonesiani. Non possiamo essere altro che ciò che siamo. E come ho detto prima, speriamo di costruire un seminario, un monastero e più chiese.

Che cosa è necessario per sviluppare la predicazione in Indonesia?

Istruzione, disponibilità di libri, un sito web... In futuro avremo bisogno di un vescovo locale in Indonesia per l'ordinazione dei sacerdoti, in modo da non dover aspettare un vescovo straniero che venga da noi da lontano. Inoltre, vi è una legge che dice che i cittadini stranieri non possono essere leader religiosi di qualsiasi tipo, e quindi ci chiamiamo Chiesa ortodossa indonesiana, non greca né russa, anche se siamo sotto la Chiesa russa.

Ha passato del tempo sul Monte Athos al monastero di Simonopetra, e ha conosciuto l'anziano Emilianos. Cosa ha imparato da lui che ha mantenuto nella sua vita personale e nel suo lavoro nella missione?

Molte cose, molte cose. Mi ricordo sempre la sua parola: ipomonì (υπομονή). "Abbi pazienza". Non dimenticherò mai che diceva sempre ipomonì, "abbi pazienza". Imparare ad essere paziente è difficile per me, perché io sono una persona in perenne movimento. Sono un uomo d'azione, ed essere paziente non è una delle mie caratteristiche, ma la devo imparare. Ed è quello che ho imparato da Padre Emilianos. Anche la sua apertura – è stato molto aperto con me nonostante fossi il primo Indonesiano ad aver mai messo piede sul monte Athos. Mi ha trattato proprio come un figlio, anche se in quel momento non parlavo bene il greco, ma ero in grado di capire quello che diceva. Naturalmente avevo padre Makarios dalla Francia, che mi aiutava a tradurre quello che diceva. Così la parola che sempre mi ricordo di Padre Emilianos è ipomonì.

Riguardo a come vive la gente in Indonesia, qual è la differenza di visione del mondo o di stile di vita tra musulmani e cristiani?

Penso che sia nel loro aspetto, nel modo in cui si comportano. Lo puoi vedere dal loro modo di parlare, dal tipo di linguaggio, dalla loro scelta delle parole. Sono differenti. E c'è separazione anche nel modo in cui si vestono. In termini di visione generale è difficile da dire: dopo tutto siamo tutti indonesiani.

Se qualcuno volesse aiutare padre Daniel e gli ortodossi in Indonesia, le donazioni possono essere inviate al seguente conto corrente bancario:

Nome della banca: Citibank

Numero di conto: 8000352267

Intestatario del conto: Bambang Dwi Byantoro

CIF: 627405

Indirizzo: Landmark Building

Via: Jalan Jendral Sudirman No. 1

Città: Jakarta

Nazione: Indonesia 12910

Swift Code: CITIIDJX

Indirizzo e-mail: m2j2pa4it@gmail.com.

[1] Due notti prima di questa intervista, padre Daniel ha osservato che, per esempio, nel corso degli ultimi 15 anni più donne hanno iniziato a indossare l'hijab in Indonesia. Ha anche commentato che mentre i musulmani in Russia tendono a essere più pacifici grazie all'influenza dei loro vicini cristiani, ora il Corano è disponibile in russo, e gli uomini addestrati in Arabia stanno portando un islam più radicale. Si preoccupa che abbandoneranno i loro influssi cristiani e abbracceranno un più violento islam coranico.

 
I preti dovrebbero avere un solo scopo sui social media: condurre le persone a Cristo

foto: vmo24.ru

I sacerdoti dovrebbero registrarsi e accedere ai social network con un solo scopo: condurre quelli che trovano sui social network alla Chiesa, a una vera parrocchia, come ha recentemente commentato un rappresentante della Chiesa ortodossa russa sulla stazione televisiva ortodossa Spas.

Ricordando le parole di guida sui social media di sua Santità il patriarca Kirill ai sacerdoti al recente incontro diocesano di Mosca, Alexander Schipkov, primo vicepresidente del Dipartimento sinodale russo per le relazioni ecclesiastiche con la società e i mass media, nonché decano del Dipartimento sociale e umanitario dell'Università ortodossa russa, ha sottolineato che i sacerdoti devono riunire le persone attorno a Cristo, non intorno a se stessi, come riferisce Patriarchia.ru.

Un vero pastore fa sempre affidamento su una vera parrocchia, e il suo compito è portare le persone al suo interno, non quello di creare una seconda parrocchia illusoria online. Ma diventando ossessionati da opinioni e simpatie, "i preti che scrivono sui blog a volte concludono tristemente il loro viaggio missionario lasciando la Chiesa", ha avvertito Shchipkov.

La sostituzione delle parrocchie e dei sermoni con varianti online "uccide il sacro. Non c'è nessuna Chiesa in questo simulacro", ha detto il rappresentante della Chiesa.

Anche la possibilità di fare soldi producendo contenuti online è una tentazione per i chierici. "Il sacerdote dimentica perché era entrato in origine sui social network: per predicare o per guadagnare soldi? Il posto del sacerdote è nella chiesa, non nei social network", ha sottolineato Shchipkov.

"Tuttavia", ha aggiunto, "questo non significa che un sacerdote non possa esprimere il suo punto di vista sugli eventi della vita pubblica. Tuttavia, questo dovrebbe essere preceduto da un attento lavoro di teologia e di preghiera. La Chiesa non ha bisogno di sacerdoti narcisisti, ma di teologi, predicatori, analisti, pubblicisti e insegnanti premurosi e intelligenti".

E concludendo i suoi commenti, Shchipkov ha ricordato le parole del patriarca Kirill: "Non è appropriato che un prete intrattenga il pubblico con il suo comportamento"."Certo, non possiamo lasciare le tante persone coinvolte nei social network senza cura pastorale. Allo stesso tempo, è ovvio che non tutti i preti possono essere predicatori sui social network e che i social network nascondono le loro tentazioni speciali per un prete", ha detto il patriarca Kirill all'assemblea diocesana di Mosca il 24 dicembre.

"Il ministero della Chiesa dovrebbe riguardare la proclamazione la buona novella di Gesù Cristo, del regno di Dio che viene con potenza (cfr Mc 9:1), e non di valutazioni personali o polemiche", ha detto il patriarca, concludendo le proprie osservazioni.

 
Rapporto sulla situazione ucraina (8 ottobre): La quiete prima della tempesta?

Situazione militare

Le forze di repressione della giunta hanno usato il cessate il fuoco per leccarsi le ferite, riorganizzarsi, concentrare le loro forze, portare rinforzi tanto necessari, preparare fortificazioni difensive e far arrivare nuove unità. Le Forze Armate della Novorossija hanno fatto lo stesso, ma, a differenza di quelle della giunta, quelle della Novorossija soffrono di una mancanza di attrezzature, forse aggravata da una riduzione del flusso di armi, in particolare quelle pesanti, dalla Russia (il cosiddetto voentorg). In termini di personale, l'afflusso di volontari alla Novorossija è rimasto costante e forte.

Perchè Mosca ha chiuso il rubinetto degli aiuti militari alla Novorossija?

Ci potrebbe essere una serie di motivi, ma i tre principali sono probabilmente:

1. Un modo per mettere pressione sulla dirigenza della Novorossija, farle rispettare il cessate il fuoco e ricordarle che non può ignorare la posizione del Cremlino.

2. Negare agli anglo-sionisti ogni possibilità di trovare qualche prova del voentorg.

3. Mostrare agli europei che "vedete - noi stiamo mantenendo la nostra parte dell'accordo, mentre la giunta non lo fa".

Quest'ultimo punto è assolutamente vero, tra l'altro.

Anche se l'aeroporto di Donetsk è stato finalmente preso (definisco "preso" non come "ogni ucroide ucciso", ma come "ogni pezzo di artiglieria ucroide distrutto", perché questo è ciò che conta per Donetsk), Le forze di repressione della giunta stanno ancora bombardando la città da nord, ovest e sud-ovest. Inoltre, ci sono alcuni segnali molto inquietanti che le forze di repressione della giunta si apprestano a cercare di accerchiare Gorlovka.

mappa dei combattimenti al 7 ottobre

Nel frattempo le Forze Armate della Novorossija hanno ritirato le unità che erano andate fino a nord e anche a ovest di Mariupol e il "fronte meridionale" ha ormai acquisito una forma molto più difendibile, come dimostra la mappa più recente (cliccate qui per una risoluzione ad alta versione).

La prima linea non si è mossa molto durante il cessate il fuoco. Le Forze Armate della Novorossija hanno compiuto alcuni progressi locali, le forze di repressione della giunta si sono ritirate in certi luoghi, ma in generale la linea del fronte è rimasta invariata ed è utilizzata come base per lo sviluppo di un piano di disimpegno preparato da esperti dell'Ucraina, dell'OSCE, della Novorossija e della Russia. Infatti, ora ci sono ufficialmente in Donbass 80 ufficiali russi dello stato maggiore generale (invitati da Kiev) che stanno partecipando allo sviluppo della "zona cuscinetto" prevista tra le due parti. Questo fatto è, di per sé, piuttosto interessante, perché dimostra che gli Stati Uniti, l'Unione Europea, l'OSCE e la Giunta hanno dovuto rinunciare alla loro richiesta di lunga data che i russi non abbiano voce in capitolo o uno status in un "processo interno ucraino e sovrano" .

Un altro sviluppo molto interessante è stata l'offerta del presidente Lukashenko della Bielorussia di inviare forze di pace, offerta che le autorità della Novorossija hanno immediatamente accettato. Finora, l'offerta non è stata ufficialmente implementata, ma è interessante per i seguenti motivi:

1. I bielorussi hanno un esercito estremamente potente, ben addestrato e ben equipaggiato e sarebbe una forza di pace molto robusta e resistente.

2 Le forze armate bielorusse sono molto vicine alle forze armate russe e, per tutti gli scopi pratici, sono un'unica entità. Così sia i novorussi che i russi possono fidarsi dei bielorussi.

3 Mentre Lukashenko è un personaggio un po' eccentrico che fa regolarmente affermazioni bizzarre e contraddittorie, è anche un uomo intelligente che conosce la posta in gioco e che rimarrà fedele alla Russia e alla CSTO.

In altre parole, l'arrivo dei bielorussi – anche come forze di pace – potrebbe significare la fine di ogni speranza ucroide di riconquistare il Donbass. Questo, però, potrebbe anche significare la fine di ogni speranza da parte novorussa di liberare la parte della Novorossija occupata dalla giunta.

Il cessate il fuoco potrà tenere?

Non lo so, ma sono fiducioso che non sarà rotto in primo luogo dai novorussi. La maggior parte di loro odia assolutamente questo cessate il fuoco, ma capisce anche che vi sono coinvolte questioni politiche più grandi e che non si può semplicemente sfidare Mosca. Per quanto riguarda il Cremlino, la sua posizione sembra essere che il "Piano A" è di trarre il maggior beneficio dal cessate il fuoco e il "Piano B" è di assicurarsi che gli ucroidi abbiano la piena responsabilità politica nel caso di una ripresa delle ostilità su vasta scala.

Analizzando i media russi (aziendali e sociali) direi che:

1. Vi è un consenso molto ampio in Russia che i novorussi hanno guadagnato il diritto di essere liberi da Kiev. Naturalmente, molti russi (la maggior parte?) capiscono che la Novorossija potrebbe dover rimanere formalmente parte di un'Ucraina unitario, ma solo formalmente, non in modo significativo, e solo temporaneamente. Un buon esempio di tale comprensione è l'analisi di questo blogger (qui la traduzione automatica di Google).

2. Nessuno in Russia si fida della giunta o di Poroshenko. Esiste un consenso sul fatto che l'unico modo per tenere la Novorossija sicuro è quello di renderla militarmente abbastanza forte per respingere ogni possibile attacco ucraino.

3. Il campo Dugin-Limonov ha perso la guerra delle relazioni pubbliche e pochissime persone chiedono ancora un intervento militare russo palese. Tuttavia, questo potrebbe cambiare molto rapidamente cel caso in cui le forze di repressione della giunta rompano il cessate il fuoco e attacchino.

4. Il campo "liberale" (nel senso russo) sostenuto dalla CIA è allo sbando totale. Fatta eccezione per il canale televisivo Dozhd o la stazione radio Ekho Moskvy, nessuno li prende sul serio e quando uno dei loro rappresentanti si presenta a uno show televisivo viene eviscerato in pochi minuti da tutti gli altri ospiti e anche dal presentatore.

Da tutto questo concludo che la Russia è "pronta al balzo": se gli ucroidi romperanno il cessate il fuoco e attaccheranno in maniera massiccia, il "rubinetto del voentorg" riaprirà immediatamente e fluirà liberamente; se gli ucroidi avranno successo e se le Forze Armate della Novorossija si dimostreranno incapaci di resistere all'assalto, la Russia interverrà di nuovo direttamente come ha fatto nel mese di agosto. Se la Novorossija sarà veramente minacciata, Putin invierà apertamente l'esercito russo (anche se lo farà solo ne non gli si lascia alcun'altra opzione).

Situazione politica: Banderastan

La situazione nell'Ucraina occupata dalla giunta (alias "Banderastan") è di caos completo. La violenza (politica e penale) è ovunque e lo stato ha più o meno cessato di funzionare. Prendiamo come esempio le numerose distruzioni delle statue di Lenin. In primo luogo, il fatto che vengano distrutte è un esempio eloquente di ignoranza ucroide della storia poiché è stato Lenin che ha creato l'Ucraina come stato, Stalin che vi ha aggiunto l'Ucraina occidentale, e Krusciov che ha dato agli ucroidi la Crimea. In modo che possano continuare ad andare a ripetere il loro slogan "Комуняку на гілляку" ("comunisti sui rami", che significa che i comunisti dovrebbero essere impiccati), ma la moderna Ucraina è un'entità fatta dai comunisti al 100% (oltre, Lenin era un feroce russofobo che odiava tutto ciò che è russo con passione). Ma il punto principale è che la distruzione di queste statue dimostra che la legge e l'ordine sono ormai andati e l'autorità della teppaglia è davvero l'unica "autorità rimasta".

 

In secondo luogo, mentre ci sono clan che si combattono l'un l'altro all'interno della giunta (Poroshenko conto Kolomojskij contro Ljashko contro Jarosh contro Timoshenko, ecc) non è rimasta alcuna reale opposizione. Beh, credo che si potrebbe dire che non è quasi rimasta alcuna reale opposizione.

Elena Bondarenko

Dopo la brutale aggressione al deputato della Rada Nestor Shufrich (che ora è in ospedale), gli ultimi due o esponenti dell'opposizione più o meno noti sono Elena Bondarenko e Nikolaj Levchenko, entrambi, come Shufrich, del Partito delle Regioni. Bondarenko è stata apertamente minacciata dal Ministro degli Interni che in realtà ha detto alla TV ucroide: "quando la sento parlare la mia mano va alla mia pistola". Queste sono le parole del principale ufficiale delle forze dell'ordine in Banderastan!

Per essere onesti, sono molto preoccupato per la sua sicurezza personale, e da quando ha rifiutato di partecipare alla prossima farsa delle elezioni ucroidi, probabilmente dovrebbe trovare rifugio in Russia o in Crimea, poiché la sua vita è sicuramente a rischio.

Nikolaj Levchenko

L'altra figura opposizione di alto profilo è Nikolaj Levchenko, anche lui deputato del Partito delle Regioni, spesso associato con l'oligarca Rinat Akhmetov. Levchenko, che è stato eletto nel Donbass, è particolarmente odiato da molti comandanti di campo della Novorossija perché si oppone sia alle forze della giunta sia quelle della Novorossija, e perché spesso mette le due parti sullo stesso piano. Sia che Levchenko creda davvero che la resistenza armata non faccia che peggiorare le cose, sia che parli per gli interessi finanziari di Rinat Akhmetov, nessuno lo sa. Tutto quello che posso dire è che si è apertamente opposto alla giunta neo-nazista alla Rada ed è stato aggredito e picchiato per questo. Anche Elena Bondarenko ha osato sfidare apertamente la giunta ucroide durante i suoi discorsi nella Rada ed è stata forzatamente rimossa dal podio, ma non è stata (ancora?) picchiata.

È importante sottolineare che sia Bondarenko sia Levchenko sono leali ucraini - non solo danno parte della colpa per le violenze alla Novorossija, ma rifiutano anche il ritorno della Crimea alla Russia, per il quale danno la colpa alle politiche folli di Kiev. Se l'Occidente avesse avuto alcuna decenza (o cervello, se per questo), queste sono le persone che avrebbe dovuto sostenere, ma ormai è troppo tardi, e le persone come Bondarenko e Levchenko hanno semplicemente perso il loro collegio elettorale che non solo rifiuta la loro posizione "moderata", ma che ora ritiene di avere lasciato l'Ucraina e quindi non è interessato alle elezioni alla Rada.

Per quanto ne so, né Levchenko né Bondarenko concorrono alla prossima "elezione, che entrambi considerano una farsa totale (e, inoltre, dal momento che la Donbass non parteciperà a queste elezioni in ogni caso, a cosa servirebbe partecipare?). Per quanto riguarda il Partito comunista ucraino, è praticamente entrato in clandestinità, con molti dei suoi membri aggrediti, uccisi e minacciati. La realtà triste ma innegabile è che non vi è opposizione in Banderstan, solo vari clan e varie posizioni che conciliano gli interessi neo-nazisti e oligarchici.

Il Banderastan quindi non ha alcun futuro politico di cui parlare. Ma poi, non ha neppure un futuro economico, culturale, sociale o di qualsiasi altro tipo. L'unica domanda ora è se somiglierà più ad Haiti, alla Somalia o all'Iraq. L'unica cosa certa per il futuro ora è che l'inverno ormai alle porte sarà terribile e violento.

Situazione politica: Novorossija

La lotta interna tra i leader politici Novorussian e i comandanti di campo continua. Nella migliore delle ipotesi, alcuni di loro semplicemente ignorano tutti gli altri (Khodakovskij o i capi cosacchi) e nel peggiore dei casi, combattono apertamente tra loro (Bezler e Zakharchenko). In realtà, Zakharchenko si è apparentemente dimesso, e queste dimissioni sono state rifiutate.

Perché questa lotta interna continua?

Ci sono diverse ragioni per questa lotta:

1) L'accordo di cessate il fuoco è estremamente controverso e mentre nessuno piace in Novorussia, il grado di opposizione ad esso differisce da persona a persona.

2) Anche se Strelkov ha cercato davvero con forza di trasformare una rivolta di miliziani volontari in un esercito regolare, non gli è stato dato abbastanza tempo, e mentre il coordinamento puramente militare è migliorato (a quanto si dice, con gli specialisti dello Staff generale russo), l'unità politica è ancora carente.

3) Ci sono anche le prossime elezioni in Novorussia e alcuni politici (Zakharchenko, Gubarev) ritengono di dover assumere un atteggiamento politicamente corretto.

4) Il fatto che gli interessi oggettivi della Novorossija e della Russia non sono uno e lo stesso aggrava anche la questione di chi avrà l'aiuto russo.

5) Alcuni comandanti militari della Novorossija (Mozgovoj?) ritengono che tutto questo circo politico sia inutile e che la Novorossija deve essere diretta da coloro che l'hanno liberata: i militari. Ovviamente, ai politici civili non piace questo tipo di visione.

6) La lotta tra "integrazionisti atlantici" e "sovranitari eurasiatici" in Russia sta avendo un effetto di ricaduta sulla Novorussia.

Come risultato di tutto questo, direi che la Novorossija è solida in termini militari e debole in termini politici. Inoltre, contrariamente a quanto avevo previsto, Strelkov non ha avuto un grande impatto sulla scena politica russa e, almeno finora, è stato relativamente recluso. Per questo non ho una spiegazione.

Conclusione:

Da un lato, il cessate il fuoco viene sempre e costantemente violato. Un grande attacco ucroide è sicuramente possibile. D'altra parte, il lavoro sulla creazione di una zona cuscinetto, eventualmente, a opera di truppe straniere, è attivamente perseguito ed il conflitto potrebbe essere temporaneamente congelato lungo la corrente linea del fronte. Sia il Banderastan sia la Novorossija sono politicamente deboli e nessuno dei due è veramente sotto l'autorità di una singola persona o gruppo di persone. I mesi successivi saranno catastrofici per l'Ucraina occupata dai nazisti e letteralmente tutto vi sarà possibile, compreso un terzo Maidan, un colpo di stato, insurrezioni locali, operazioni sotto falsa bandiera, omicidi e, naturalmente, guerra. In un certo senso, la stupida trincea (che dovrebbe diventare uno stupido muro) che gli ucroidi stanno costruendo lungo i confini con la Novorossija, la Russia e la Transnistria potrebbe finire per proteggere i vicini del Banderastan dagli effetti dell'esplosione a venire.

Saker

 
Domande e risposte (ottobre 2022)

Perché tutte le Chiese ortodosse locali accettano i battesimi dei non ortodossi, ma non danno loro la comunione?

Il battesimo è il primo sacramento e l'unico che può essere dato dai laici, cioè da coloro che sono stati battezzati in acqua nel nome della santa Trinità. Tutti gli altri sacramenti sono diversi, poiché richiedono un sacerdote, come la cresima e la confessione, solo dopo le quali si può fare la comunione.

Per quanto riguarda la forma del battesimo, la norma nella Chiesa è per immersione, ma si accettano anche battesimi di emergenza per aspersione, come in innumerevoli battesimi ortodossi di neonati negli ospedali e nelle case. Qui è l'intenzione che conta, non il rito.

I non ortodossi possono ricevere un dono dello Spirito Santo?

Ovviamente sì! Perché altrimenti le persone dovrebbero venire in Chiesa chiedendo di essere ricevute, quando sono ancora fuori dalla Chiesa? Lo Spirito Santo le ha chiamate, hanno avuto qualche esperienza spirituale. Lo Spirito Santo può venire a noi da Dio Padre in due modi diversi, attraverso il Figlio (ma non dal Figlio, come per mezzo del Corpo di Cristo, nei sacramenti della Chiesa) e direttamente e autonomamente, come all'apostolo Paolo sulla via di Damasco e a tanti altri.

Cosa pensa che accadrà in Ucraina e nella vita della Chiesa una volta che la guerra sarà finita?

Guardiamo alla realtà. A torto o a ragione, l'87,5% del mondo sostiene la campagna di Russia oppure rimane neutrale nei suoi confronti. Ciò mostra il crescente isolamento dell'élite USA/Occidentali. In Italia, Germania, Francia, Moldova, Cechia, Romania (l'ex ministro della Difesa), Bulgaria, Serbia, persino nel Regno Unito, voci dissidenti protestano. Per l'amor di Dio, negoziate con la Russia! L'Ucraina è affar loro, non nostro. Noi vogliamo gas e cibo! Questa guerra infernale deve finire. L'Europa ha bisogno di una casa economica comune, da Reykjavik/Dublino/Lisbona a Vladivostok. Gli Stati Uniti d'Europa (cioè l'Unione Europea) sono stati USAti. Ora basta.

Ci sono moltissime profezie cristiane ortodosse molto unanimi sulla guerra, come quelle del famosissimo e abbastanza recente san Lorenzo di Chernigov, san Kuksha di Odessa, l'anziano Zosima di Donetsk, l'anziano Nikolaj (Gurjanov) e anche l'anziano Iona (Ignatenko) di Odessa (+2012). Quest'ultimo, che ha detto che Odessa sarà liberata per ultima, ha detto: "Dopo il presidente Putin verrà uno tsar e ci sarà la pace per un po'." Gli stessi profeti affermano che il nuovo tsar ripulirà allora la Chiesa dai suoi vescovi carrieristi senza principi, così disastrosamente corrotti dal denaro occidentale degli anni '90, esattamente come profetizzò san Serafino di Sarov 200 anni fa. Secondo lui la Chiesa perseguitata sarebbe diventata la Chiesa persecutrice, la Chiesa dell'altruismo sarebbe diventata la Chiesa di Mammona. Esattamente come si è scoperto.

Dopo questa importante battaglia per lo Spirito Santo, l'intera Chiesa ortodossa russa potrebbe essere purificata e trasformata nel Patriarcato della Nuova Gerusalemme e di tutta la Rus'? Le attuali quindici Chiese Locali di oggi potrebbero diventare ventiquattro, con nuove Chiese autocefale nella nuova Ucraina, nei tre Stati Baltici più la Finlandia, con la reintegrazione di quelli che sono stati ingiustamente deposti in Lituania, in Moldova, una Chiesa ortodossa nordamericana che comprenda tutti gli ortodossi presenti, nessuno escluso, e una Chiesa ortodossa dell'Europa occidentale, che comprenda tutti gli ortodossi presenti, nessuno escluso, una Chiesa ortodossa sudamericana, una Chiesa ortodossa centroamericana e una Chiesa ortodossa messicana con una metropolia per i Caraibi e una Chiesa ortodossa dell'Oceania per l'Australia e le isole del Pacifico.

Qual è il significato della battaglia di Hastings nel contesto europeo?

L'invasione normanna e la battaglia di Hastings sono state solo un dettaglio dell'intera apostasia della Chiesa di Roma nell'XI secolo. Il processo iniziò con l'espulsione o la persecuzione degli ortodossi dalla Moravia, dall'Ungheria, dalla Spagna mozarabica, dalla Sicilia, dall'Italia meridionale e dalla Croazia si concluse con lo stesso fenomeno in Inghilterra, a Milano (rito ambrosiano) e successivamente in Scozia e Galles, per poi estendersi alla Scandinavia e all'Irlanda.

Facciamo solo un esempio, la persecuzione della Chiesa in Croazia, avvenuta proprio alla vigilia della battaglia di Hastings. (Cito da "The Early Medieval Balkans" di John Fine):

A metà dell'XI secolo la liturgia slava divenne un problema nella Dalmazia croata.

Scritta in glagolitico, era largamente utilizzata soprattutto nella Dalmazia settentrionale, dove i suoi centri principali erano sulle isole che si trovano nel Golfo del Quarnero, formate dalla penisola istriana. A questo proposito l'isola di Krk era la più importante. Negli anni 1060, quando il papa chiese una riforma generale della Chiesa, molti alti chierici nelle antiche città romane della Dalmazia, che avevano sempre utilizzato la liturgia latina, volevano vietare lo slavo e standardizzare le pratiche ecclesiastiche. Kresimir IV, un credente che aveva fondato un monastero benedettino a Biograd, sua residenza preferita, simpatizzò per i latinizzatori. Viene da chiedersi il perché: forse voleva l'appoggio papale; forse cercava sostegno dalle città della Dalmazia latina, verso le quali poteva già avere ambizioni; forse fu il risultato della sua educazione veneziana (sua madre era veneziana ed era stato educato a Venezia).

In ogni caso i riformatori o latinizzatori erano sconvolti dalla situazione nella Chiesa croata, dove molti sacerdoti (come i greci) si sposavano e portavano la barba. Molti di loro non conoscevano il latino. Si tenne a Spalato nel 1060 un concilio che dichiarò che i sacerdoti dovevano conoscere il latino, che fu dichiarato lingua della chiesa. Il concilio condannò lo slavo; vietò anche le barbe sacerdotali e i matrimoni. Di conseguenza, alcune chiese furono chiuse e sembra che ci sia stato un certo grado di agitazione. Si svilupparono partiti pro e contro il latino, con l'alto clero e i nobili che tendevano a sostenere il latino. Nel 1063 il papa chiese l'applicazione di queste decisioni e anche lui definì eretico lo slavo.

Nel 1064 sull'isola di Krk scoppiò una ribellione a favore della Chiesa slava sotto un uomo di nome Vuk, che istituì una chiesa autonoma sotto il proprio vescovo e scrisse al papa. Seguirono vari malintesi e gli inviati di ciascuna parte furono respinti dall'altra. Kresimir inviò quindi una spedizione navale contro Krk (la cui chiesa fu bollata come eretica dal papa). Entro la fine del 1064 la ribellione di Vuk fu repressa e i chierici latini ottennero il controllo della chiesa di Krk. Così l'organizzazione della Chiesa nazionale subì un ulteriore colpo e la sua organizzazione si estinse rapidamente. Sicuramente, però, nei villaggi dell'entroterra i sacerdoti slavi continuarono ad operare nei secoli successivi, per mancanza sul posto di una classe clericale istruita. Inoltre, sebbene la chiesa istituzionale si opponesse, lo slavo sembra essere sopravvissuto in alcune località lungo la costa, presumibilmente perché la popolazione locale lo voleva. Manoscritti glagolitici dalla Croazia sopravvivono da ogni secolo successivo per tutto il Medioevo. Ma come movimento consolidato e accettato, la Chiesa slava crollò e la ragione principale del suo crollo fu l'opposizione delle principali figure politiche e religiose croate. Nel 1074 si tenne a Spalato un secondo Concilio che ripubblicò gli editti del 1060 contro gli slavi. Questo secondo Concilio ristabilì anche il vescovado di Nin' (pp. 280-281).

 
Radio-intervista a padre Andrej di Dečani

Il programma "Tra cielo e terra" di Radio Rai 1 ha recentemente intervistato il nostro confratello, padre Andrej, ieromonaco del monastero di Visoki Dečani e pro-rettore del seminario di Prizren, che spiega la situazione attuale delle chiese nel Kosovo, e sottolinea l'importanza di un programma educativo per la sopravvivenza stessa dell'eredità cristiana ortodossa nella regione. Sentiamo le sue parole, e meditiamo sull'importanza di sostenere lo sforzo educativo dei monaci del Kosovo anche dalle nostre parrocchie in Italia.

(purtroppo la radio-intervista non è più reperibile in rete)

 
Durante i tempi di contagio i preti fanno quel che devono fare

La seconda ondata dell'influenza spagnola nell'autunno del 1918 fu la peggiore di sempre. Quando padre Nicholas Yanney raggiunse Wichita, in Kansas, era in atto una quarantena in tutta la città.

padre Nicholas Yanney

Una ragazza di 16 anni era già morta, creando un senso di panico. Il sacerdote missionario – il suo territorio si estendeva dal Missouri al Colorado e dall'Oklahoma al Nord Dakota – non poté nemmeno officiare il funerale della ragazza nella nuova chiesa ortodossa della città. Mentre tornava nella sua chiesa natale a Kearney, nel Nebraska, continuò a ungere i malati, ascoltare confessioni e portare la santa comunione alle vittime della famigerata influenza spagnola.

Dopo giorni di ministero porta a porta nella neve, padre Yanney crollò e chiamò i suoi figli al suo capezzale. Lottando per respirare, sussurrò:

"Mantenete le mani e il cuore puliti."

Fu uno dei circa 50 milioni di vittime in tutto il mondo.

Un secolo dopo, molti cristiani ortodossi in America – specialmente quelli di origine siriana e libanese – credono che padre Yanney dovrebbe essere riconosciuto come santo. E ora, mentre le chiese affrontano le paure scatenate dal coronavirus, molti dettagli dei suoi ultimi giorni di ministero sono altamente simbolici.

"Padre Nicholas contrasse l'influenza perché aveva insistito per prestare servizio a persone che avevano l'influenza", ha detto padre Andrew Stephen Damick, creatore di "The Equal of Martyrdom", un documentario audio sull'uomo noto come "l'apostolo delle Pianure".

"Per i sacerdoti, ci sono dei rischi", ha detto Damick. "Ma non puoi allontanarti quando i fedeli soffrono e hanno bisogno dei sacramenti della Chiesa. Vai dai tuoi fedeli e ministri a loro. Questo è ciò che fanno i sacerdoti".

Pochi atti nel ministero sono tanto intimi quanto un prete reclinato su un credente gravemente malato, ascoltando quella che potrebbe essere la sua ultima confessione di peccati. Onorando secoli di tradizione, i cristiani nelle antiche Chiese dell'Oriente ricevono anche la comunione da un calice comune, con ogni persona che riceve il pane e il vino consacrato – mescolati insieme – da un cucchiaio dorato.

Con i casi di coronavirus in aumento in Europa, il leader della Chiesa ortodossa romena ha esortato il suo popolo a stare attento, ma a mantenere la calma. Le regole per ricevere la santa comunione rimangono le stesse.

"Devono essere evitati i giudizi affrettati e dobbiamo riaffermare fermamente la convinzione ortodossa che la santa eucaristia non è e non può mai essere una fonte di malattia e morte, ma una fonte di nuova vita in Cristo, di perdono dei peccati, per la guarigione dell'anima e del corpo", ha scritto il patriarca Daniel. "Ecco perché, mentre i credenti ricevono la santa comunione, cantiamo: "Al corpo di Cristo partecipate, della fonte immortale gustate"."

Nel frattempo, i leader ortodossi in Corea del Sud – più vicini alla Cina e all'epicentro della crisi del coronavirus – hanno rilasciato linee guida più forti per i sacerdoti, in risposta agli avvertimenti dei funzionari sanitari nazionali. La prima istruzione afferma:

"Durante la Divina Liturgia, tutti i credenti indosseranno maschere".

Inoltre, ai fedeli nelle parrocchie sudcoreane verrà chiesto di seguire queste istruzioni:

"Prima di entrare in chiesa, si disinfetteranno le mani con un disinfettante presente all'ingresso della chiesa. Non si stringerà la mano a nessuno. Non si bacerà la mano al clero. Non si baceranno le icone, ma ci si inchinerà davanti a loro... Non si terranno pasti comunitari dopo la liturgia domenicale".

Il clero nelle tradizioni ecclesiali che usano un calice comune ha ragioni spirituali per credere in ciò in cui crede. Tuttavia, si sa anche che decenni di ricerche secolari non sono riusciti a trovare rischi significativi legati all'uso di un calice comune. Guardando questo "da un punto di vista materialistico", ha detto Damick, ci aiuta sapere che i calici d'argento e d'oro non ospitano germi e che l'alcool nel vino usato nella santa comunione può uccidere i germi.

Nelle prossime settimane, è probabile che i leader religiosi rilasceranno più dichiarazioni riguardanti i modi in cui i credenti possono ridurre i loro rischi e prepararsi per possibili quarantene.

"Non annullerò le funzioni se non mi sarà detto dal mio vescovo. Se i funzionari locali ordinassero di chiudere tutto, allora chiamerei il mio vescovo e gli chiederei come comportarmi", ha detto Damick. "Quello che sento dire ai nostri vescovi è qualcosa del genere: non smetteremo di fare ciò che facciamo da ortodossi. Prenderemo alcune precauzioni".

 
Perché la crisi nella diocesi delle Isole Britanniche e dell'Irlanda della Chiesa ortodossa russa all'estero dovrebbe importare alla ROCOR

È un fatto triste che, per la maggior parte, i membri della ROCOR al di fuori delle Isole Britanniche e Irlanda che leggeranno questo titolo saranno disorientati alla menzione della parola 'crisi'. Quale crisi? Tuttavia, coloro che seguono la vita della Chiesa dovrebbero saperlo. Dopo tutto, cinquant'anni fa la ROCOR era una Chiesa globale e fino a pochi anni fa aveva ancora questo potenziale. Oggi, per vari motivi, non è più così. La ROCOR ha perso i suoi avamposti in Africa, poi nel 2007 a tutti gli effetti ha perso il Sud America, e negli ultimi anni ha perso la maggior parte dell'Europa occidentale, in particolare Italia, Spagna, Portogallo, Paesi Scandinavi, Paesi Bassi e la maggior parte di Francia e Austria. Mosca ora domina l'Europa occidentale: la sua diocesi italiana è da sola più grande di tutti gli altri frammenti della ROCOR in Europa occidentale, che si trovano principalmente in alcune parti della Germania occidentale e in Svizzera, con pochi sopravvissuti isolati nelle Isole Britanniche e in Irlanda e altrove.

La ROCOR è ora di fatto ridotta al mondo di lingua inglese (soprattutto negli Stati Uniti, in Canada, Australia e Nuova Zelanda) e nei paesi politicamente dipendenti dagli Stati Uniti, per esempio, Israele, Filippine, Corea del Sud, Indonesia, Pakistan, Haiti, Costa Rica. La presenza di Mosca in uno qualsiasi di questi paesi sembra assurda. Sicuramente, dovrebbe semplicemente consegnare le sue parrocchie locali alla ROCOR. Tuttavia, alcuni direbbero che la presenza di ROCOR in Europa occidentale è altrettanto assurda – e dovrebbe a sua volta  consegnare la sua presenza qui. Tuttavia, un'eccezione potrebbe essere fatta per il Regno Unito e l'Irlanda. Dopo tutto, questi paesi sono anche ora in gran parte dipendenti dagli Stati Uniti. Inoltre, proprio di recente, il Regno Unito ha fatto un passo indietro dall'Europa occidentale e più vicino agli Stati Uniti con la Brexit, e gli Stati Uniti hanno fatto un passo più vicino al Regno Unito con l'elezione di Donald Trump, l'unico politico degli Stati Uniti che ha accolto favorevolmente la decisione popolare a favore della Brexit.

Si potrebbe anche sostenere che la ROCOR dovrebbe prendersi cura dei sopravvissuti nella sua diocesi nelle Isole Britanniche e in Irlanda perché questi paesi sono la fonte del mondo di lingua inglese. Eppure, la diocesi locale della ROCOR è stata molto trascurata, senza un vescovo residente di cultura inglese per 30 anni (!), con un vescovo oberato di lavoro che era troppo occupato per darle una supervisione pastorale. Come risultato, si è notevolmente contratta, con perdita dopo perdita. Oggi, si stanno radunando gli avvoltoi, che credono che qui la ROCOR, con tutte le sue proprietà, sia soltanto un cadavere. Il piccolo Esarcato di Parigi, con pochissimi preti di lingua russa e ancora meno immobili, si sta dedicando al bracconaggio. Poi c'è la diocesi di Sourozh del Patriarcato di Mosca, enormemente carente di clero. Quest'ultima è estremamente interessata a ottenere proprietà, di cui manca così tanto a causa dell'incompetenza passata, e un traditore nella ROCOR le ha offerto la sua diocesi.

Per 30 anni pochi nella ROCOR al di fuori delle Isole Britanniche e dell'Irlanda erano interessati a qualsiasi di questi particolari o erano a conoscenza di tutto questo. Alcuni non sapevano neanche che la nostra diocesi esistesse, la maggior parte di coloro che ne conoscevano l'esistenza non sapevano nemmeno il nome geografico corretto della nostra diocesi, e ancora meno erano a conoscenza della crisi che si era diffusa da decenni. Allo stesso modo, internamente, siamo stati volutamente tenuti all'oscuro sugli eventi più elementari nel più ampio mondo della ROCOR. Questa negligenza ha prodotto una crisi, una parola che in greco significa 'giudizio'. Ora è il momento del giudizio. Rimane poco tempo: i fedeli stanno supplicando le autorità della Chiesa di salvarli. Chi è il padre che dà pietre ai suoi figli che chiedono pane? Il tradimento è nell'aria. Si fanno offerte. Se la ROCOR vuole conservare la nostra diocesi e non ritirarsi ancora di più verso l'America del Nord, deve intervenire con urgenza. Sia fatta la volontà di Dio.

 
"Figli di un'era dei martiri". Un ricordo del monaco Herman (Podmoshenskij, + 30 giugno 2014)

Ho saputo di padre Herman a Mosca nel 1989 o 1990. Ero amico di Roman Vershilo, ora direttore del portale web antimodernism.ru, e da lui ho visto per la prima volta il primo numero di Russkij Palomnik [il pellegrino russo], con l'icona dei santi Sergio e Herman sulla copertina, decorata con i colori della bandiera tricolore russa. Questo era il primo numero della rivista, dopo che padre Herman aveva risuscitato questa ben nota rivista pre-rivoluzionaria. A quel tempo Roman, insieme a Stefan Iakovlevich Krasovitskij, era stato ispirato dalla creazione di una filiale di Mosca della Valaam Society of America. Più tardi, a casa di Zoja Aleksandrovna Krakhmalnikova, ho visto una sorta di pamphlet dal monastero di Platina. C'era sulla copertina una fotografia artistica della nuova chiesa (post-incendio) di Platina nella in neve, sullo sfondo di un cielo blu intenso.

Essendo divenuto un membro "coscienzioso" [сознательный] della Chiesa Russa all'Estero, giudicavo padre Herman per il tumulto da lui creato, a seguito del quale era stato ridotto allo stato laicale dalla ROCOR nel 1986. Ricordo che quando aveva visitato il cimitero monastico di Jordanville negli anni '90, non mi era nemmeno passato per la testa il pensiero si esternargli qualsiasi tipo di cordialità. Ricordo alcuni monaci americani, quasi schema monaci, in piedi accanto alla cattedrale di San Francisco durante la glorificazione di san Giovanni nel 1994, anche se sembravano più hippy che non monaci ortodossi tradizionali. Chiaramente questi erano ex seguaci del Santo Ordine di MANS, recentemente convertiti da padre Herman.

Quando sono arrivato al seminario della santa Trinità a Jordanville, mi sono imbattuto in un numero di The Orthodox Word in cui si dava  notizia di un misterioso vescovo delle catacombe dalla Russia, che aveva come titolo "L'arcivescovo Leontij del Cile: Confessore dell'Ortodossia del cuore" - questo era spaventosamente interessante per un neo-dichiarato "zarubezhnik" [cioè, un membro della Chiesa Russa all'Estero, letteralmente: uno che è oltre i confini] proveniente dall'URSS, e ho deciso di dedicare la mia tesi di laurea a una biografia dell'arcivescovo Leontij. In seguito ho scritto a padre Herman, chiedendogli di condividere documenti. In risposta, ho ricevuto da lui una richiesta di fornirgli i miei materiali.

Il successivo incontro mediato con padre Herman ha avuto luogo in Alaska, nell'estate del 2000, quando ero alla ricerca di un lavoro sull'isola di Kodiak durante la stagione dei salmoni. Un vecchio credente dei senza preti, Pjotr Ivanovich Basargin, mi ha accompagnato a una scuola per ragazzi intitolata a sant'Innocenzo. A quel tempo il clero della "giurisdizione di padre Herman" cercava di correggere la propria posizione canonica e di unirsi alle Chiese ortodosse serba o bulgara. Nella cappella della scuola era una gioia ascoltare i canti del monastero della santa Trinità alla piccola compieta durante la venerazione, ma questa volta cantati in inglese. E in questa propagazione positiva della tradizione della pietà russa si trova il servizio di padre Herman. Nel 2000 e poi nel 2001 ho visitato l'eremo di padre Herman a Spruce Island e l'apertura dei monaci residenti, la loro ospitalità e semplicità, hanno lasciato su in me un'impressione quanto mai favorevole.

I tentativi di ottenere materiali sull'arcivescovo Leonty sono stati rinnovati con l'abate ora "canonico" a Platina – padre Gerasim. Poi, all'improvviso, non mi ricordo come, è ripresa la corrispondenza con padre Herman. Nel settembre del 2012, sono andato a Platina – era il trentesimo anniversario del riposo di padre Seraphim (Rose); le funzioni della festa sono state guidate dal nostro metropolita Hilarion e il giorno dopo il suo servizio a Platina sono arrivato lì per visitare padre Herman. A Platina ho trascorso un giorno e mezzo e in questo periodo ho avuto diversi incontri con padre Herman.

L'apertura di padre Herman e la sua rara padronanza della lingua russa mi hanno colpito. Anche lui, come il metropolita Vitalij (Ustunov), aveva uno stile, un'alta dizione, non solo un vocabolario. Nel complesso, c'era la sensazione di aver trovato qualche frammento multiforme dalla vecchia Chiesa Russa all'Estero.

Nel suo Russkij Palomnik, padre Herman tentava di perseguire l'idea di "operatori ortodossi indipendenti" (IOW: Independent Orthodox Workers). Alla fine, questa parola "indipendenti" ha portato padre Herman in conflitto con il suo ordinario, l'arcivescovo Antonij, ma parte di questo conflitto era dovuto al fatto che padre Herman cercava di parlare apertamente della storia della ROCOR, seppur in modo controverso e dissonante, attirando in questo modo l'interesse sulle complesse questioni della nostra storia recente. Tuttavia, questo approccio era meglio che nascondere i problemi per "spirito di corpo".

Io non sono il biografo di padre Herman e tanto meno il suo agiografo. Basti dire che conosco i problemi e le accuse legate alla sua persona. Nel mio presente ritratto, ho voluto sottolineare la lealtà (anche se oscurata) che per tutta la sua vita ha avuto per l'ideale della bellezza, e di cui parla nella sua intervista.

Al ritorno da Platina ho ricevuto una lettera di padre Herman in cui parlava dell'influenza che vladyka Leontij del Cile aveva avuto sui futuri padri Herman e Seraphim, sostenendo la loro idea di attività ecclesiali autosufficienti (IOW). E così è vero che nell'approccio di padre Herman si manifestava una certa tradizione, che aveva un posto nella Chiesa russa all'Estero. Chiaramente, questa tradizione era problematica, ma la sua esistenza fa notare che la reale situazione storica sembra ben più complicata di "un cattivo abate" e di alcuni "buoni difensori dei vescovi". Siamo tutti interconnessi!

Diacono Andrej Psarjov: Quando è arrivato per la prima volta a Jordanville?

Monaco Herman Podmoshenskij: Per tutta la vita ho sofferto l'assenza di un padre. Avevo bisogno di una figura autorevole. Mamma non era una figura di autorità. Ma era di carattere forte; naturalmente, mi ha cresciuto nella pietà. Ma dal momento che provengo da una famiglia di artisti, la mia anima era legata all'arte. Ho voluto essere pittore, adoravo l'opera, ero molto appassionato di letteratura, soprattutto quella russa – Pushkin, Lermontov. E il mio liceo – era una scuola privilegiata – era chiamato "Music and Art", e gli studenti erano divisi tra quelli che studiavano musica e quelli che studiavano arte. Io ho studiato arte.

Questo era a New York, giusto?

Sì, a New York. Lì ci si iscriveva. Era una scuola pubblica, ma per entrarvi c'erano esami speciali, e così via. E così passavo molto tempo nei musei. Ci sono molti musei, musei d'arte, a New York. E così, per così dire, mi sono creato il mio mondo. E sono entrato al liceo con una conoscenza già formata di ciò che è la bellezza e di ciò che è la verità. E nella classe di composizione l'insegnante, la signora Rozen, insegnava quest'idea che "La bellezza è negli occhi di chi guarda". Questo significa che la bellezza cambia. Uno studente le chiedeva: "Quindi, se una mucca fa i suoi bisogni? Anche questo può essere chiamato bellezza?" Lei diceva di sì. E mi ha aperto quest'idea, che significa che la bellezza non esiste, è solo una fantasia. Ha strappato da me l'ideale della vita. Non lo dimenticherò mai: nella mia anima regnava lo sconforto. E qui ho visto il film Amleto con Laurence Olivier. E quando sono uscito dal teatro, ero una persona diversa. La questione della vita non era tanto negativa quanto priva di significato. A quel tempo l'idea del suicidio non esisteva. Ma mi sentivo estinto. La signora Rozen mi aveva strappato l'idea della bellezza – che la bellezza fosse realtà, e non solo fantasia. Amleto: questa eraa la domanda, "essere o non essere"; ma in quel momento non stavo ancora pensando al suicidio. Ma si trattava di questo, perché quando ho finito il liceo, non avevo voglia di andare al college, di imparare, non avevo voglia di vivere. Nulla aveva senso. La letteratura, in particolare quella russo, era stata per me una strada, ma era da un mondo morto che non esisteva più. Il mondo di Turgenev, Tolstoj... capivo bene Raskolnikov. Ma io non volevo uccidere nessuno, pensavo che non ci fosse Dio, non più, che lo avessero portato via; il mio dio era l'arte. Ho preso una decisione di fronte a un ponte... ero a Boston un giorno e ho deciso di porre fine alla mia vita. E quando mi trovavo sul ponte e pensavo di saltare... Improvvisamente è sorto un pensiero, un pensiero luminoso, in senso figurato: ho ricordato che durante l'infanzia avevo un libro di Sergio di Radonezh, con illustrazioni – lui è nel bosco, con un orso, dove cammina la Madre di Dio e un angelo serve con lui. E improvvisamente il pensiero – che succede se metto la mia speranza in una persona come Sergio di Radonezh... Se salto ora, allora non vedrò quello che vide lui? Può essere? ...Ho abbandonato l'idea. E ho cominciato a piangere e sono tornato a casa. Sulla strada c'era un'orchestra sinfonica, la Symphony Hall di Boston. Guardo – c'è qualcosa, una parola con una M e due S, che non capisco. Ma andavo di fretta, volevo tornare a casa, dovevo girare per quella strada. Improvvisamente un giovane corre verso di me, mi afferra la mano e vi infila qualcosa – a quanto pare, voleva vendermi un biglietto. Ma non riuscivo a capire cosa mi offriva. E poi un gesto con la mano, mi afferrò la mano e mi tirò verso l'ingresso. L'usciere mi afferrò la mano e mi tirò nel corridoio. Poi ho capito che voleva vendermi il biglietto, ma vedendo che stavo piangendo pensava che volessi entrare (ride) e quindi mi ha preso per la mano, mi ma fatto entrare, ha detto all'usciere di farmi accomodare. E l'usciere mi ha fatto sedere nel posto migliore, e in quel momento è iniziato il "Messia" di Handel. La musica era indimenticabile. Dopo c'è stata una presentazione formale, tutti eleganti, in frac, e io ero vestito di stracci. E all'improvviso, quando cantavano "Alleluia", tutti si sono alzati e hanno cantato. E mi è stato rivelato che Dio è bellezza. La signora Rozen si sbagliava. E in questo modo ho ricevuto la fede. E ho cominciato a cercare l'idea del monachesimo. Così sono andato per monasteri... conoscevo un monastero cattolico, ma lì non erano di conforto. Ho scoperto che esiste un monastero russo. E dopo diversi tentativi ci sono arrivato. E lì, per qualche ragione, ho sentito gli affreschi di padre Kyprian mi ricordavano Giotto. Conoscevo Giotto. E la musica – "Boris Godunov". E su di me avevano un effetto potente... ero rinato.

Questo è stato quando è venuto a Jordanville?

La prima volta.

Era nel '54, giusto?

Un numero della rivista di Platina su un misterioso vescovo del Cile

Sì. E solo più tardi ho incontrato padre Konstantin per la prima volta. Diceva: "Abbiamo una buona libreria, possiamo anche inviare libri per posta. Vai a incontrare il negoziante". Questo era padre Vladimir, che ha parlato con me con tanto amore, che ho capito che la bellezza è la divinità. E, naturalmente, qui c'era Santa Russia. Boris Godunov! (ride) E ho avuto un'epifania. E tutti avevano la barba. Tutti erano benevoli.

Nei suoi confronti?

Sì, rispondevano a tutte le mi domande. Di sera padre Vladimir mi portava a passeggiare e mi raccontava di se stesso. Io gli parlavo della mia vita. E ha promesso di scrivermi. E dentro di me spuntava non solo gioia, ma un senso alla vita, attraverso il quale ho potuto giungere a Cristo. E mi sono state rivelate sfaccettature dell'altro mondo: che c'è un Dio, e che è accessibile. Avevo diciannove anni. Ho cominciato a frequentare [regolarmente], ma prima padre Vladimir mi ha detto: "Sei nell'elemento mondano. Hai bisogno di un prete nel mondo" Io dico:" Non ho bisogno di niente, ho ricevuto qui tutto quello che..." - "No, no, va a New York". Io dico: "...a New York, di nuovo a New York ? Non voglio andare a New York". - " No, non te ne pentirai", e mi ha indirizzato a padre Adrian [Rymarenko]. E lui [padre Adrian] mi ha messo in testa un modo corretto di vita, e invece di farmi leggere letteratura spirituale mi richiedeva di leggere la letteratura russa da un punto di vista ortodosso. Questo è molto importante. La maggioranza ora non legge la letteratura russa, non si accorge che si tratta di un prodotto della Santa Rus'. La gente viveva in questo modo, e nella cella di padre Adrian c'erano ritratti di anziani. E subito mi ha detto di padre Nektarii [di Optina] e più tardi mi ha descritto come aveva visto la luce uscire da padre Nektarii. Ho ricevuto ciò, che era necessario: a Jordanville sono tornati la bellezza e l'amore per la vita; mentre, come padre Konstantin aveva detto, padre Adrian ha "preparato la mia mente".

È stato difficile per lei a vivere lì a Jordanville quando era un seminarista?

No, no. Al contrario, mi sentivo legato ad esso. Ma giudicavo aspramente gli studenti, i seminaristi.

Per cosa li giudicava?

Perché loro avevano i loro padri, avevano messo radici in America, fumavano – lo facevano di tanto in tanto - , pensavano a ragazze che avrebbero potuto diventare presbitere, in sostanza erano tutt'altro che spirituali, tranne padre Ioann Milander, ovvero il mio amico Igor, uscito da un ghetto portoricano. Prima di arrivare a Jordanville era solito fumare anche lui, ecc. Quindi io avevo solo un amico, che era Volodja Popov, si ricorda di lui? Volodja Popov?

È poi diventato protodiacono nel Connecticut.

Sì. Ed era mio amico. Ma tutta l'atmosfera di Jordanville era notevole. Vivevo nel mio mondo – la Chiesa. Apprezzavo perfino la stalla. Perché mi ricordava Tolstoj.

E chi frequentava tra i monaci?

Principalmente, padre Vladimir.

Principalmente padre Vladimir?

Sì. Il mio padre spirituale era padre Antonij in un primo momento. Poi più tardi, padre Konstantin.

Come andava con padre Kyprian?

Ho dipinto icone con lui. Padre Kyprian, la sua reputazione era di un "duro". I ragazzi lo chiamavano "Polizia privata".

Che cosa?

"Polizia privata". Tutti lo temevano. Non aveva tempo per me.

Così, ha passato tempo con padre Lavr?

Sì, era il mio capo. La mia obbedienza era in ufficio – c'erano tre scrivanie: padre Lavr in un angolo, al tavolo accanto c'era padre Vladimir, e la mia scrivania nel mezzo. Anche padre Sergej mi era molto caro.

Quindi ha avuto contatti anche con lui?

Sì. Facevo passeggiate con lui. Poi, c'era questo padre Herman, da Valaam.

Un monaco, sì?

Sì, certo. Padre Averkij ci era molto vicino. Sempre, quando volevo parlare con lui, sempre ... soprattutto per me lui ... lui mi ha trattato molto bene. E i seminaristi scherzavano sul fatto che aveva trovato in me un intellettuale. In tutto c'era mancanza di rispetto.

Ma vladyka Averkij, era mai noioso? Mi sembra che... quando uno guarda i suoi sermoni, che sono così lunghi, mi sembra che sia il tipo di persona intorno alla quale tutti sono intimiditi – lo sento in questo modo. Mi sentirei in questo modo con lui.

No, non ho avuto quest'impressione.

Davvero?

Lo veneravo. Era così nobile. Poi ... si rivolgeva a me sempre formalmente [«на Вы»] (ride). Ne ero lusingato.

Beh, certo.

Poi c'era padre Nikodim, dalla Lettonia, un mio...

Connazionale.

Sì. E quando sono arrivato, ho dormito nella sua cella. Era un uomo di preghiera.

Ho conosciuto sua sorella.

Anch'io l'ho conosciuta. Qual era il suo nome?

Ljudmilla.

Esatto. Conoscevo anche suo marito.

Sì. È morta a Gerusalemme. È stata tonsurata rassofora con il nome di Ioanna.

Sì, in onore del [Nuovo ieromartire Ioann] Pommers. Inoltre, Nikolaj Nikolaevich mi trattava molto bene.

Aleksandrov, sì?

Sì. Immeritatamente.

E chi si ricorda della facoltà?

Oh, li amavo molto. Prima di tutto, il mio vicino Nikolaj Dmitrievich Talberg. Gli portavo del cibo. Piangeva perfino, quando lo facevo. È stato molto gentile. Insieme veneravamo [l'imperatore] Paolo I. E Alessandro I (Feodor Kuzmich). E poi il mio professore preferito era Andreev. Avevo una grande ammirazione per questa persona.

Andreev?

Sì. Lo veneravo. Prima di tutto, era colto, avvicinabile, appassionato – e adorava la musica. Gli ho fatto avere una registrazione di "Mozart e Salieri" di Rimskij Korsakov. E mi è stato così grato. E quando era il momento di scrivere una tesi, ne ho scritta una per lui su Tikhon di Zadonsk. Ma purtroppo ho finito solo una parte. Volevo farne una seconda sui discepoli del santo. Ma non l'ho finita. Proprio dopo aver terminato il seminario sono andato in Alaska.

Ma questo significa che aveva deciso di non entrare a Jordanville? Di non rimanere come novizio e così via?

No, volevo sapere che cosa avrei dovuto fare. Perché mi è venuto questo pensiero, che se fossi divenuto un pastore, mi sarei imbattuto in persone, allevate dalla signora Rozen. Al liceo ce n'era un'altra – la signora Shapiro. Una volta ho dovuto fare una piccola presentazione. Ho scelto il tema di Marx e ho detto ironicamente: "Lui è la causa di tutte le mie disgrazie". E la lazione si è conclusa, e lei ha detto: "Andiamo nel mio ufficio". Ha chiuso la porta e ha detto: "Non osare dire niente di negativo su Marx e Lenin. Sono benefattori dell'umanità". Le ho detto: "Grazie", e ho capito che faceva il paio con la signora Rozen. Perché se si toglie l'idea di verità e di bellezza, allora, naturalmente, Lenin è un eroe. Ma nella mia comprensione è una bestia. E così, quando ho finito il seminario, avevo bisogno di scoprire che cosa dovevo fare. Mi piaceva... avevo una ragazza, ne ero innamorato... ma non credeva in Dio: che tipo di matushka sarebbe stata? (Ride) Ho deciso abbastanza provvidenzialmente, ho appreso che in Alaska viveva un eremita [padre Gerasim Shmaltz], e padre Vladimir mi aveva dato il suo indirizzo. Erano in corrispondenza. Ho ereditato le sue lettere. E gli ho scritto: "Voglio visitarla, caro padre". E ho deciso lì per lì si cercare una risposta. E così sono andato partito. Allora mi consideravo indegno di essere chiamato un pellegrino perché viaggiavo in confortevoli automobili, treni o aerei. In Russia andavano a piedi. Naturalmente, qui in America non era possibile arrivare a piedi senza un'automobile. Cosa fare? Ho deciso di arrivare in Alaska senza soldi in tasca. Solo un piccolo proiettore video... Il mio amico padre Roman Lukjanov mi ha dato delle bobine, trentatré pezzi. Mi fermavo per strada, con la benedizione di vladyka Averkij, alle nostre parrocchie, se mi davano dei soldi allora avevo bisogno di andare oltre. E così sono stato a Detroit, a Cleveland e così via. E quando mia madre ha saputo di questa idea, un viaggio senza soldi, si è spaventata e ha iniziato a inviarmi di denaro. Ho protestato, ma poi l'ho messo nel portafoglio e l'ho chiuso (ride). Così ero sulla strada giusta. Sono giunto a Los Angeles. E lì c'era Vladyka Antonij [Sinkevich]. Ho chiesto di parlare alla domenica, ma lui mi dice: "Nno farai tu i piani. Parlerai il martedì alle 19, e questo è abbastanza!" Ebbene, che cosa potevo fare? Ma lì... conosce Irochka Lukjanov? La moglie di padre Roman?

Sì, la conosco.

Suo padre viveva lì. E mi dice: "È un despota, con lui non si può discutere, stai tranquillo". Sono stato obbediente e sono arrivato da questo despota al martedì, e cosa vedo? Una specie di festa, una massa di ragazze vestite con fiori... si scopre che aveva preparato queste ragazze perche io scegliessi la mia sposa. (ride)

Ma guarda un po' ... e anche questo è stato un bene, giusto?

Mi ha dato un assegno di 250 dollari, con cui ho pagato per il mio volo a Spruce Island e ritorno. E lì, a Spruce Island, ho avuto un'epifania. Ma questa è già un'altra storia.

Ha vissuto in un  periodo in cui c'erano figure ecclesiastiche come Kontsevich, i Makushinsij – molte di queste persone vivevano a contatto con la Chiesa ... Quante altre di queste famiglie vivevano in questo modo pienamente a contatto con la Chiesa? Come Kontsevich... e chi altro c'era di queste persone di chiesa?

Abrene, in Lettonia, sul confine con la Russia, dove è cresciuto padre Herman

Dopo il seminario?

Beh, a quel tempo, e durante il seminario, e in generale?

Dopo il seminario sono andato a Monterey. Vi ho insegnato il russo per cinque anni. E c'erano colleghi – russi, intellettuali. Persone di valore, molti giunti dall'Unione Sovietica, che conoscevano le catacombe, conoscevano i martiri. Ho scritto qualcosa di loro. E così nel libro, Russian Catacomb Saints, quasi tutto ciò che ho scritto erano cose di cui parlavano perché sapevano. E da loro ho ricevuto la conferma di quello che ho sentito a Jordanville: avevamo dei veri martiri. Padre Gelasij, uno ierodiacono. Aveva litigato con padre Kyprian, e subito si era scavato un fosso in giardino e viveva lì da uomo malato. E non gli guarivano le lesioni alla colonna vertebrale da quando i comunisti lo avevano picchiato. Era un membro della Chiesa delle catacombe. E così lo era padre Nektarij, che era un membro della Chiesa delle catacombe, quella organizzata. Padre Adrian sosteneva che non ci poteva essere una Chiesa delle catacombe in Russia, ma Andreev obiettava. Hanno avuto una discussione. E anche [vladyka] Leontij sosteneva che la persecuzione era troppo grande. Ma Andreev era stato alle Solovki, e poi aveva vissuto a Pietroburgo, e sotto i tedeschi finì nel territorio occupato dai tedeschi, a Gatchina. E in questo modo i tedeschi lo avevano raccolta. E aveva mantenuto i contatti. Così io avevo conoscenti, che erano rappresentanti viventi della chiesa perseguitata. E padre Nektarii aveva lesioni che non guarivano. E quando ho detto tutto questo a padre Seraphim [Rose], è rimasto scioccato che fosse vivo... C'era anche padre Iov, per esempio. Era uno dei cittadini sovietici che furono mandati indietro dagli alleati – lo sa, vero? Padre Roman me lo ha scritto.

Padre Roman Lukjanov?

Sì. C'era anche sua moglie Irochka, quando li hanno mandati indietro... gettarono persone sui carri.

Questo è stato a Linz, vuol dire?

Sì [in realtà era stato a Kemptten]. Quindi questo mi ha colpito molto, e sono stato in grado di trasmetterlo... Andreev calcola che la cosa più importante che ha fatto è stato quello di parlarmene. Per questo abbiamo dato credito ad Andreev, la prima parte sono i suoi ricordi. Il resto è tutto nostro.

Quindi la prima parte è sua, sì? La traduzione? È di Andreev? I suoi scritti, nella prima parte?

Completamente. E poi c'è la parte la mia e di padre Seraphim... che in questo ha fatto qualcosa di importante.

Beh, è ​​diventato un bestseller, esaurito molto tempo fa, e in generale è stato un libro molto popolare.

Non ne abbiamo stampato nemmeno un migliaio.

Meno di un migliaio?

Sì. E sedici copie sono rimaste qui. Questo è stato l'ultimo libro che [padre Seraphim Rose] ha scritto prima di morire. E io l'ho finito. Anzi, l'ha fatto tutto lui... tutto era completo, io ho aggiunto solo qualcosa dalla mia memoria. Gli americani non capiscono questo. Padre Seraphim lo capiva, ma tutti gli altri... sono troppo centrati sul loro benessere. Lo sa – la bella vita, lo sport, il denaro, le automobili...

Ma l'anima cerca ancora qualcosa, l'anima non è soddisfatto di queste cose, credo, la gente in qualche modo ricerca ancora, ricerca, anche con tutto questo.

Avevamo tutti paura, anche padre Seraphim aveva paura, che avesse inizio un movimento, come lui lo chiamava – delle catacombe lo stomaco pieno. Perone che conoscono queste cose ma girano in auto, mangiano hamburger. E questa è una psicologia diversa.

Sì, questo è esattamente quello che stavamo dicendo – vale a dire, non esiste più questa Chiesa delle catacombe, perché le circostanze sono completamente cambiate; queste sono persone che mimano qualcosa...

Un'altra cosa interessante – noi non volevamo essere monaci, non avevamo lasciato il mondo, ma volevamo vivere come monaci. Volevamo [vivere] come anziani e abitanti del deserto e per questo motivo non abbiamo accettato l'ordinazione e il monachesimo. Ma a Pasqua siamo andati dai Lopushinskij a Sacramento, c'era questo prete lì – padre Grigorij Tanasjuk. La sua matushka era una signora formosa. Abbiamo fatto la comunione con i Lopushinskij e celebrato Pasqua. Ovvero, non la Pasqua ma il Grande Giovedi. Poi siamo tornati e abbiamo celebrato la Pasqua sulla montagna. E abbiamo preparato la tavola e ospitato padre Mikhail.

Rozhdestvenskij, giusto? Vi aveva invitati?

No, lo abbiamo invitato noi. Abbiamo festeggiato la Pasqua insieme. Ed è stato notevole. La quiete della Pasqua, la grazia. Così ho [incomprensibile] padre Herman in Alaska. Ho vissuto con lui per una settimana, più di una settimana. Ha scritto una pila di lettere. Probabilmente un centinaio di lettere, oltre a una lettera a Padre Konstantin.

Padre Vladimir me ne ha inviato una fotocopia, perché l'originale era in archivio.

[...]

La stessa stazione, ma ai giorni nostri; il luogo si chiama Pytalovo, nella regione di Pskov. Foto del settembre 2014

I seminaristi giudicavano padre Konstantin (Zaitsev) duramente per il suo linguaggio [uno stile difficile di esposizione], ma a me piaceva.

Sì?

Tutto in lui mi piaceva. Veniva dall'intelligentsia russa, era sottile, un conoscitore di Chopin. Egli è veniva al dormitorio del seminario ogni mattina e lì leggevamo le preghiere, e poi andavamo a fare colazione ... Ma il più difficile era padre Vitalij. Ogni mattina parlava dell'anticristo. (ride)

Beh, sì. Probabilmente, la gente – i seminaristi non prendono tutto questo molto sul serio, vero?

Certo. Senza dubbio. Questo era il suo babau preferito. E padre Feodor (Gofeints)?

Sì, ho sentito parlare di lui, era un rassoforo, giusto?

No, era un monaco. Anche suo padre era lì. Era stato con vladyka Ioann di Riga, ma non il martire.

Andrej Psarjov parla dell'arcivescovo Leontij del Cile all'accademia di sant'Innocenzo a Kodiak, Alaska. Estate 2000

Garklavs?

Sì. Era il mio vescovo. Io ho una grande venerazione per l'icona della Madre di Dio di Tikhvin. Quando eravamo in seminario, sono andato a venerarla e a ricevere una benedizione per il mio viaggio in Alaska. Ho venerato l'icona e lui mi ha benedetto. Poi, più tardi, quando padre Seraphim e io abbiamo fondato la libreria, vladyka Ioann [Garklavs] stesso è venuto di proposito con l'icona, ha portato l'icona per una processione della croce, con le mie mani ho portato l'icona e ho tracciato il segno della croce su tutti quattro lati del negozio... e ho toccato il muro – la Madre di Dio di Tikhvin ha toccato la parete dell'edificio. Ma non l'abbiamo portata in cattedrale – era "una giurisdizione diversa!" E poi ho detto a vladyka Antonij: "Vladyka, guardi, l'icona è con noi". E siamo andati all'orfanotrofio di San Tikhon di Zadonsk, e poi io sono andato a Tikhvin due volte: prima del ritorno [dell'icona] e dopo. Questa è la mia icona. Era a Riga. Mi ricordo come da ragazzo, nel '44... la mamma ci svegliava: "Presto, andiamo a incontrare icona"... l'abbiamo incontrata... La ricordo... Poi successivamente ha lasciato la Germania, e poi è andata a Chicago. C'è stato un momento in cui mia nonna è arrivata in America e quando siamo arrivati, abbiamo vissuto con la nonna. E la nonna era un'alcolista. Era una prima ballerina a Riga... è venuta in America da anziana, ha aperto un proprio studio e beveva. Era difficile. Ci siamo trasferiti e abbiamo affittato un appartamento separato in una brutta zona. E improvvisamente la mamma si ammalò. Si ammalò e si mise a letto. Questo era già l'inizio della fine. Avevo sedici anni. Non c'era nessun padre... e i nostri conoscenti l'hanno portata a Boston. Ma sono io rimasto da solo a finire la scuola superiore. In questo momento di tale disperazione e solitudine stavo morendo di fame. E un giorno ho raggiunto un tale punto di disperazione e improvvisamente qualcuno ha detto che la Madre di Dio di Tikhvin era a New York. Subito mi sono seduto in metropolitana e sono andato da lei. Da allora in poi... le sono stato legato. Prima era a New York, poi a Chicago.

 
Il problema principale del mondo ortodosso contemporaneo

Introduzione

Di tanto in tanto nel corso dei decenni ho sentito conversazioni tra ortodossi su "Qual è il problema del mondo ortodosso". Da alcuni ho sentito dire: "L'episcopato". Altri dicono: "La mancanza di leadership". Altri: "La mancanza di pastori". Altri: "Il clero non istruito". Altri: "La comunione rara". Altri: "Non ci sono abbastanza chiese". Altri: "La politica". Altri: "Non ci sono abbastanza soldi". Altri: "Ci sono troppi soldi". Altri: "L'ecumenismo" (come suona antiquata questa parola ora). Ascoltando tali conversazioni tra persone più anziane di me, molti anni fa sono giunto alla mia conclusione molto più radicale, ma forse anche molto più ovvia, che presento di seguito. Faccio alcuni esempi.

Il problema dei vescovi

Qui uno dei grandi problemi è che, con una vita monastica molto debole, i vescovi ortodossi provengono da un ristretto gruppo di candidati. Dobbiamo pure ricordare che, anche se ci fosse una forte vita monastica, i monaci per la maggior parte non sono comunque adatti a diventare vescovi: il monaco molto 'monastico' può essere un vescovo disastroso, non avendo un concetto della vita familiare e delle realtà generali della vita nel mondo. Se diventano vescovi, questi prendono le decisioni più grossolane per ingenuità, ordinando banditi e pervertiti e non ordinando i candidati adatti.

In effetti, i veri monaci fuggono la possibilità dell'episcopato e devono essere portati alla consacrazione a calci e sotto minacce. In alcune Chiese locali, la situazione è così disastrosa che un qualunque celibe può diventare vescovo, soprattutto se appartiene alla giusta famiglia benestante locale. La sua fede non è molto importante, ma essere celibe e appartenere alla giusta famiglia benestante locale lo sono. Di conseguenza, ci sono molti vescovi che sono burocrati, diplomatici o semplicemente accademici. La fede in Cristo non conta davvero molto per loro.

L'obiettivo principale del vescovo-burocrate, "amministratore" o "manager efficace" (nel gergo russo) è raccogliere denaro e proprietà, raccogliendo così il potere nelle sue mani. Dopo tutto, marmo, oro, paramenti appariscenti, appartamenti e automobili richiedono contanti. In quale altro modo puoi mostrare quanto sei prestigioso e potente? Qualche anno fa ne abbiamo visto uno che era stato nominato in un'altra diocesi. Il suo primo atto è stato quello di comprarsi un'auto molto elegante.

Quella è stata la sua fine. Metà del gregge si è voltata subito e non è più tornata. E francamente, perché avrebbero dovuto tornare? Il vescovo precedente viaggiava con i mezzi pubblici e per questo era rispettato, anche se era vero che viaggiava molto poco. Il nuovo vescovo non riusciva ancora a capire come avesse alienato metà del suo gregge nella prima settimana (se n'è accorto solo all'incirca un anno dopo). Alcuni anni dopo è stato rimosso, dopo che era scomparsa una grande quantità di denaro... Un altro fallimento in una lunga fila in quella particolare diocesi, che sembra avere un desiderio suicida, ordinando gli incompetenti e scacciando i competenti.

Ma perché un vescovo ha bisogno di un autista o di un cuoco o di una cancelleria per emanare decreti (che comunque di solito vengono ignorati)? Le persone comuni non hanno né autista né cuoco né cancelleria, e non emanano decreti. Se lo facessero, anch'essi si troverebbero presto disprezzati e ignorati come i loro vescovi.

Ai vescovi viene conferito il potere, che alcuni di loro pensano significhi il potere di sospendere, privare della vita e della casa o deporre sacerdoti giusti (e altri) e ordinare al loro posto i propri adulatori corrotti. Alcuni coltivano questo potere in una sorta di arbitrario governo feudale, la capacità di incutere terrore e di intimidire. È impossibile pregare con tali vescovi perché sono dei bulli che che non fanno altro che traumatizzare. Non c'è da stupirsi che in una Chiesa locale ci sia effettivamente un sindacato dei preti, per difenderli da tali prepotenti.

Il timore di alcuni sinodi dei vescovi di opporsi a tali prepotenti da loro stessi nominati scredita l'episcopato, perché ci sono interi sinodi che cadono nella codardia e lasciano agire i corrotti per anni. Deve esserci un'altra via, la via della giustizia. Chiariamo che non stiamo parlando di coloro che meritano la sospensione e la deposizione secondo i canoni. L'autentica paura hanno che i preti di essere ingiustamente sospesi e deposti non è colpa loro. È colpa di vescovi tirannici e non cristiani, che non conoscono la parola Amore. Tra di loro regna il trauma. Per quanto riguarda la fiducia, l'hanno gettata fuori dalla finestra decenni fa.

Poi ci sono i vescovi che sono semplici diplomatici o amanti dei libri, che si nascondono nelle loro cattedrali, non visitano mai le loro diocesi fatiscenti, e rimangono sconosciuti ai loro greggi. Preferiscono parlare alle conferenze per intellettuali.

Abbiamo assistito alla condotta vergognosa di alcuni vescovi nell'ultimo anno nei confronti del covid. Terrorizzati dalla vaga possibilità di morte di Covid, si sono chiusi e hanno chiuso le loro diocesi, minacciando i loro preti di sospensione e deposizione, se solo servono la liturgia o visitano i malati, come è stato fatto in un gruppo in un paese della diaspora. Questi conformisti sono coloro che, volendo nuotare con la forza della marea dello Stato ateo, vanno oltre le richieste dello Stato ateo chiudendo le loro chiese. Il concetto di chiese nelle catacombe è totalmente estraneo a tali vescovi, in quanto sono totalmente integrati nelle istituzioni  locali (e nelle loggie massoniche locali). Ci sono persone che mi chiedono se tali vescovi abbiano una fede. In risposta, alzo le spalle e guardo il cielo. Il fatto è che non lo so.

36 anni fa, durante l'ordinazione, un anziano sacerdote russo mi disse che "qualunque cosa tu faccia, non contattare il vescovo a meno che non sia un'emergenza, lo infastidirai". In effetti, ci sono vescovi di cui ho sentito parlare, che di fatto vietano al proprio clero di contattarli o rendono impossibile il contatto perché si rifiutano di rispondere a qualsiasi forma di comunicazione. Non vogliono problemi, eppure sono felici di interferire nei dettagli della vita pastorale e di turbare allo stesso modo chierici e fedeli, creando così problemi. La loro mano pesante va al di là di ogni definizione. Un nuovo vescovo che conosciamo, ubriaco di potere, è riuscito ad alienarsi tutta la diocesi in soli nove mesi. Un'impresa davvero notevole. Un record? Per quel che  ne sappiamo...

Il problema dei preti

Ci sono preti carrieristi. Puoi notarli a un miglio di distanza. Anche la persona più scettica li riconosce. È come se emanassero un odore. E l'odore non è quello dell'acqua di colonia, ma il fetore del denaro.

D'altra parte, se si permette un sacerdozio sposato, come ha fatto Cristo, è naturale che il prete guadagni abbastanza per prendersi cura della sua famiglia. Ci sono vescovi ortodossi che condannano la soluzione cattolica romana per risparmiare denaro, cioè l'imposizione dei soli celibi (a volte omosessuali, a volte peggio). Ed è esattamente quello che fanno alcuni vescovi: ordinare un ventiduenne, farlo archimandrita e il gioco è fatto: un parroco a poco prezzo.

Solo che, come accade abbastanza spesso (ne ho conosciuto molti esempi), a 30 anni vogliono sposarsi. E lo fanno. Non molto lontano da qui, conosciamo un archimandrita sposato con due figli, anche se il suo vescovo lo ha lasciato esercitare il sacerdozio. E in realtà non biasimo il prete per essersi sposato, ma il vescovo che ha ordinato l'archimandrita sposato a un'età non canonica. Un altro vescovo che abbiamo incontrato, nell'allora gruppo di Rue Daru, ordinava preti solo se non avevano più di due figli. Chi non utilizzava la contraccezione non poteva essere ordinato: costava troppo. Questa è ipocrisia.

Il problema è che tali eventi non fanno nulla per creare rispetto per il clero e la vita parrocchiale. La soluzione semplice: in una piccola parrocchia con 100 salariati, si deve chiedere loro di contribuire con l'1% del loro stipendio allo stipendio del prete. Ciò porta il prete a guadagnare esattamente lo stipendio medio di tutti i suoi parrocchiani. Se è una parrocchia di medie dimensioni con 200 salariati, questi devono contribuire con lo 0,5% del loro stipendio. Eccetera.

Questo ci porta al prossimo, enorme problema.

Si tratta della mancanza di parrocchie. Abbiamo un bel po' di edifici ecclesiastici (anche se probabilmente solo un quinto del numero richiesto), ma una parrocchia è una questione diversa. Una chiesa è un edificio in cui 'vai' tutte le volte che vuoi, per cinque minuti una volta all'anno (come le migliaia che dicono di 'andare a...' (una chiesa dove non ci sono mai più di 200 persone presenti in qualsiasi momento). Ci sono altri che frequentano una chiesa almeno tre volte alla settimana, arrivano prima dell'inizio delle funzioni e se ne vanno dopo la fine. Solo loro sono i parrocchiani. Una parrocchia è una comunità a cui appartieni, di cui sei parte. E i parrocchiani sono persone che socializzano e si aiutano a vicenda al di fuori della domenica.

In Russia e nella maggior parte dell'Europa orientale ex comunista, la vita parrocchiale è stata quasi completamente distrutta dai comunisti. Anche se, in verità, spesso la vita parrocchiale era molto spesso molto debole anche prima dell'arrivo dei comunisti. Ed è proprio per questo che sono venuti i comunisti...

Creare una famiglia ecclesiale, ed è questo che è una parrocchia, non è facile. Ci vogliono anni. Ci sono diverse nazionalità, diverse età, le persone vivono in luoghi diversi, spesso molto distanti. E questo ci porta alla nostra prossima sezione.

Il problema dei fedeli

I cristiani ortodossi in tutto il mondo sono per la maggior parte solo nominali. Questo nominalismo si vede tra quelli che vanno (nella migliore delle ipotesi) in chiesa tre volte nella vita, per il battesimo, il matrimonio e il funerale. Non sono ortodossi che vivono la Chiesa, che appartengono alla Chiesa, la cui priorità è la Chiesa. Alcuni chiedono perché sia ​​avvenuta una rivoluzione nella "Russia ortodossa". È avvenuta a causa del nominalismo. Quando c'è un attacco alla fede, le prime persone ad andarsene e persino a diventare improvvisamente nemiche della Chiesa sono i cristiani nominali. Così, nella Russia sovietica, la maggior parte dei militanti comunisti, da Stalin in giù, era composta da battezzati ortodossi. Ovviamente non erano ortodossi che facevano parte della Chiesa. Quindi, possiamo vedere la fragilità dei "paesi ortodossi", dove la maggioranza è ortodossa solo nominale. Possiamo vedere la stessa fragilità oggi in Grecia e in Romania, dove il clero è pagato dallo Stato. Una fragilità che preoccupa. Questi paesi sono appesi a un filo.

Il nominalismo è precisamente il motivo per cui la confessione e la comunione sono poco frequenti. La confessione e la comunione, sebbene siano due sacramenti separati, insieme formano una dichiarazione che siamo cristiani, che ci pentiamo e che prendiamo parte a Cristo, il capo della Chiesa. Entrambi sono ugualmente importanti, motivo per cui sono così frequenti e così strettamente collegati. Alcune domande comuni dei battezzati non integrati nella Chiesa sono: che cos'è la confessione? Cos'è la comunione? Non le ho mai fatte. Perché non potete dare la comunione al mio bambino non battezzato? Ora abbiamo la straordinaria pratica cattolica romana nelle Chiese greche di fare la comunione, ma mai la confessione. E in realtà è giustificata come normale! Cos'è questo mondo in cui viviamo?

A molte persone piace incolpare "la Chiesa" per tutto. Questo suona come una bestemmia, poiché la Chiesa è di Cristo, di sua Madre (che è la Madre della Chiesa), dei suoi santi e dei suoi angeli. Tuttavia, per "Chiesa", non intendono effettivamente Cristo (che è ciò che significa "Chiesa"), ma il clero.

Sì, siamo consapevoli delle colpe del clero (si vedano i lunghi elenchi sopra), ma che dire delle colpe dei laici? Questi ultimi statisticamente rappresentanono 2.444 su 2.445 ortodossi (90.000 vescovi, preti e diaconi su 220 milioni), il 99,945% della Chiesa. Dov'è la responsabilità per la fede delle persone, la loro consapevolezza di appartenere al "sacerdozio regale"? Perché questo atteggiamento passivo e consumistico? Questo non è l'atteggiamento dei fedeli della Chiesa.

Alcune persone incolpano il clero per l'evidente mancanza di lavoro missionario. Ma questo è molto più una loro responsabilità, poiché sono la stragrande maggioranza. Se non si fa niente all'interno delle parrocchie, nel lavoro missionario interno, niente si può fare al di fuori delle parrocchie, nel lavoro missionario esterno. Perché dobbiamo aspettare che vescovi e preti creino parrocchie, comprino edifici ecclesiastici, facciano il lavoro missionario? Tutto dovrebbe iniziare dalla base. E da dove vengono i chierici? Vengono dai fedeli. Il clero non è nato clero! C'è della verità nel vecchio e duro detto che: "La gente ha il clero che merita?" La mancanza tra i fedeli di uno zelo per vescovi retti si traduce sicuramente in quello che abbiamo. Non dovremmo lamentarci della nostra situazione quando è colpa nostra.

Conclusione

Qual è il problema principale del mondo ortodosso? A mio avviso, è senza dubbio la sua assoluta mancanza di Ortodossia. A tutti e tre i livelli, come descritto sopra. Ciò significa mancanza di comprensione dogmatica e mancanza di opere d'amore, in altre parole, mancanza di amore, che di fatto sono il risultato l'una dell'altra. Perché se non ami Dio, non amerai il prossimo o te stesso. In parole povere: nessun rispetto per Dio = nessun rispetto per gli altri = nessun rispetto per sé.

Ogni volta che nella storia della Chiesa i fedeli, la maggior parte dei parroci, dei monaci e dei vescovi liberamente nominati si sono uniti per difendere la Fede contro tiranni e mostri, hanno creato una forza inarrestabile, una forza che cambia radicalmente il corso della storia. Perché? Perché si rendono conto che solo loro, quando sono insieme, sono la Chiesa.

 
Intervista a Stanislava, miliziana della Repubblica Popolare di Donetsk

Presentatevi, per favore. Come vi chiamate?

Il mio nome è Stanislava.

Stanislava, siete una combattente dell'esercito della Repubblica Popolare di Donetsk. È vero?

Sì.

Ditemi, per favore, quando siete entrata nell'esercito?

È stato il 4 agosto. Sono entrata il 4 agosto.

Questo significa che siete una persona che combatte e che prende parte ad azioni militari, vero?

Ad azioni militari, sì.

Qual'era prima il vostro lavoro, se non è un segreto?

Onestamente, ero una fiorista.

Una fiorista?

Sì.

Davvero? Significa che facevate composizioni di fiori?

Proprio così. Facevo composizioni di fiori, decorazioni per matrimoni, banchetti... vendevo in un negozio... avevo a che fare coi fiori.

Perché esattamente siete entrata nell'esercito per combattere? Non come infermiera o ausiliaria... è necessario aiutate in cucina e in altri posti, vero? Ma voi siete entrata nell'esercito!

Penso che le donne con bambini piccoli e famiglie dovrebbero aiutare in cucina. Ma io sono giovane, ho ancora 24 anni. Se non me, allora chi?

Siete una residente del posto?

Sì.

Immagino che sarete stata qui per tutto questo tempo in cui sono proseguite le azioni militari, vero?

Sì. Non ho mai lasciato questo posto, sono rimasta fino alla fine. Speravo che le cose tornassero a posto. Ma poi... è stato un grande shock... ho perso un amico molto caro della mia stessa età... è stato ucciso. Lavorava in un'altra organizzazione. Quando lo abbiamo sepolto, ho capito in quel momento stesso che il mio dovere era di alzarmi e andare a combattere. Per proteggere la mia terra, i miei parenti, mia mamma... le voglio molto bene! Apprezzo molto il fatto che è sempre con me.

Sarà sicuramente molto preoccupata...

Certo che è preoccupata. È mia madre! Io sono la figlia minore, sono ancora giovane. "Una ragazzina magrolina, come potrai combattere?" Tutto bene, sono sopravvissuta. Sapevo che sarebbe stato spaventoso, ma non potevo sapere fino a quanto, onestamente.

È stato quando avete deciso di andare in guerra che avete preso le armi per la prima volta?

Sì, è così. Prima ero una ragazza ordinaria. Qualche volta guadagnavo un po' di soldi extra come modella, a quel tempo il mio fisico me lo permetteva.

Diteci, quali sono le vostre sensazioni? Per prima cosa, quando imbracciate le armi, e poi, quando avete il coraggio di andare a combattere contro quelli che vengono nella vostra terra.

Mi sono sentita più o meno quieta prima della prima battaglia. Ma quando ho sperimentato nel primo combattimento come tutto sembrava, quando sparavano e io ero spettatrice di gente che moriva, la cosa più amara era che i nemici non si avvicinavano a noi e facevano tutto a distanza.

Come stanno facendo ora...

Già, stanno facendo tutto a distanza... non so, questa è vigliaccheria, non è coraggio. I nostri che si sono impegnati sono davvero coraggiosi, persone ordinarie di professioni molto diverse, alcuni sono minatori, alcuni avvocati... molto differenti. Certamente, sono stata scioccata. Qui ho trovato una famiglia, una nuova famiglia. Ora ho molti fratelli e sorelle, che mi hanno davvero protetti schiena a schiena nelle battaglie. Non riuscivo a credere che potessero esistere davvero persone del genere. Ero rimasta delusa dalla gente in tempo di pace, ma quando sono andata in guerra ho capito che esiste una vera fraternità. Siamo tutti diversi ma abbiamo una meta comune. Fa molto piacere avere queste persone vicine, che non temono di coprirti le spalle.

Non avete paura di rivolger loro le spalle.

Proprio così. Non ho paura. Quando vai in battaglia, sai che donne e uomini saranno fianco a fianco.

Ci sono molte ragazze nell'esercito?

Nella nostra unità siamo soltanto in due, io e un'altra ragazza, a combattere. Abbiamo ragazze tra i cuochi, tra gli assistenti, nello staff medico. Ma solo noi due portiamo armi. Abbiamo fatto subito amicizia e ci siamo capite a vicenda. Siamo donne di età diverse ma ci siamo subito capite. In breve, è una meta comune che ci unisce tutti.

Ditemi: se aveste una possibilità di andare a parlare a quelli dell'altra parte, cosa direste a chi arriva qui e che pensa per qualche ragione di essere venuto a liberarvi?

Chiamandoci terroristi? [ride]

Sì, sì.

Beh, prima di tutto mi presenterei in abiti civili e direi: guardateci, che genere di terroristi saremmo? In secondo luogo li supplicherei: gente, svegliatevi! Uscite dalla trance! Cosa state facendo? Io credo in Dio. Direi: tutti noi siamo sotto lo stesso Dio. Perché state facendo questo? Probabilmente, direi: sveglia! Uscite dal sonno! Mi sembra che camminino come sonnambuli tutto il tempo. Cioè, non riescono a vedere nulla, hanno i paraocchi, ci insultano, ci chiamano "dorifore del Colorado" e così via. Siamo tutti persone, abbiamo fratelli, sorelle e bambini piccoli. Quando vengono sulla nostra terra, ci chiamano "terroristi"... noi stiamo solo proteggendo la nostra terra. Stiamo proteggendo il nostro paese, dove siamo nati, dove abbiamo vissuto e studiato. I nostri sentimenti sono feriti. Offendono le nostre famiglie. È una vergogna. Mi piacerebbe andare a dire loro: svegliatevi! Che cosa state facendo? Vorrei fare un grande ringraziamento ai nostri fratelli russi che non ci abbandonano, inviandoci aiuti umanitari. È davvero molto bello, sapere che non ci dimenticano e che qualcuno ha bisogno di noi e che ci sono ancora persone sotto il sole che ci aiutano, che aiutano molti bambini, aiutano famiglie che sono fuggite come profughi. Grazie di cuore a questi fratelli russi! Il bene prevarrà. Penso che se ci siamo radunati, vinceremo e rimetteremo a posto ogni cosa. Non ci sarà più guerra. Vedete, nessuno voleva la guerra. Nessuno. Io progettavo di sposarmi e di mettere alla luce molti bambini. Ma è arrivata la guerra e capita che per prima cosa io debba proteggere la mia famiglia. E la mia famiglia oggi è molto ampia. Qui ho trovato degli amici più cari di tutti i parenti! Non lascerò mai che qualcuno faccia loro del male.

Avreste fatto meglio a indossare un giubbotto antiproiettile e a sfilare con questo come modella, piuttosto che correre indossandolo in guerra.

A proposito, noi non indossiamo giubbotti antiproiettile.

No?

No, non li usiamo. È un peso extra, e anche se qualcosa ci colpisce, non garantisce la sicurezza. Andiamo in giro in normali mimetiche d'assalto. Quanto meno peso, tanto meglio. Perché se un compagno è allo stremo, noi lo aiutiamo. Portiamo le armi, beninteso, e ci leghiamo un po' di riserva d'acqua, ecco tutto... Cero, la guerra è un gran male. Sporca, polverosa. È sgradevole al massimo. Le nostre ragazze che avevano esperienza di manicure vi hanno dovuto rinunciare, così come ai bei tagli di capelli. È stato difficile, ma ce l'abbiamo fatta. Va bene. Ce la faremo. Per cosa stiamo facendo tutto questo? Per avere la possibilità di vivere come esseri umani... e per conoscere tutte queste gioie femminili. [sorride]

Spero con tutto il mio cuore che sopravviviate tutti. Spero di incontrarla più volte in futuro.

Grazie, molte grazie!

 
Le conseguenze del Covid

Ora che l'epidemia del Covid, che alla fine ha fatto forse tre milioni di vittime in tutto il mondo, sta cominciando a finire, possiamo vedere alcune conseguenze. Per esempio, abbiamo assistito a un'enorme accelerazione nell'inevitabile crescita delle vendite online e nell'uso della moneta digitle. Ciò che forse sarebbe successo nei prossimi dieci anni, in ogni caso, sarà successo in un solo anno.

Tuttavia, ci sono state altre conseguenze. Queste includono i fallimenti e la disoccupazione causati dalle privazioni della libertà da parte del governo (i cosiddetti "lockdown", in realtà arresti domiciliari). Per proteggere il 5% dei vulnerabili, il restante 95% ha avuto la vita sconvolta o addirittura rovinata. E poi ci sono stati i danni psicologici e l'angoscia causati da questi blocchi. Queste esagerazioni hanno dato origine a innumerevoli teorie paranoiche del complotto, che confondono causa ed effetto e attribuiscono a governi e media in preda al panico e isterici un'intelligenza e una competenza che chiaramente non hanno. Queste teorie sono state fatali per la salute mentale di chi non ha fede e crede che uomini sinistri governino con successo il mondo, invece della Divinità, come nella realtà.

Un altro fenomeno è stato il nazionalismo dei vaccini. L'Unione Europea ultranazionalista ha cercato di deridere e negare il vaccino Oxford Astra-Zeneca, con conseguenze disastrose per le sue popolazioni. E i paesi occidentali hanno deriso i vaccini russi e cinesi, che, semmai, sembrano essere superiori e sono stati prodotti più velocemente dei vaccini occidentali e salveranno il terzo mondo dal Covid. Certamente, sono superiori all'unico vaccino occidentale associato a cellule dei bambini abortiti, quello di Johnson e Johnson negli USA. Quel vaccino deve essere evitato a tutti i costi.

Tuttavia, un'altra conseguenza del Covid è stata la chiusura accelerata e permanente delle chiese. Per esempio, la Chiesa d'Inghilterra si prepara a chiudere il 20% delle sue chiese, circa 3.000 in tutto. Avendo chiuso le sue chiese e privato i suoi fedeli delle funzioni durante il Covid, molti si sono ormai abituati alle "funzioni su Zoom". Dopo che le quarantene saranno terminate, molti non si prenderanno la briga di tornare alle funzioni reali. Perché preoccuparsi? È molto più comodo sedersi in poltrona e guardare gli altri. E avendo visto i chierici, soprattutto i vescoivi, così spaventati da una possibile morte, molti, moltissimi, hanno concluso che il loro clero è comunque principalmente composto da atei. E probabilmente hanno ragione. Temono Dio, non la morte. Se mai credono davvero.

Queste scandalose deviazioni hanno colpito anche diocesi ortodosse marginali. I sacerdoti di un gruppo negli Stati Uniti hanno contestato i loro vescovi che proibivano loro di dare la comunione ai fedeli. Un vescovo in Gran Bretagna ha addirittura vietato ai suoi sacerdoti di ascoltare confessioni! E, di nuovo negli Stati Uniti, una chiesa a Chicago è in vendita, poiché il vescovo locale ha tanto sconvolto il suo gregge con la sua cupa isteria che i fedeli hanno smesso di andarci. Dopo tutto, se una chiesa è semplicemente un club etnico o un rituale vuoto, potrebbe anche chiudere e cessare di esistere. La sua chiusura non è una perdita per nessuno.

Per quanto riguarda le funzioni e le confessioni su Zoom, ho detto a tutti che non esiste una cosa del genere. Il contatto fisico è necessario affinché i sacramenti abbiano luogo. Noi non siamo protestanti. Le funzioni su Zoom sono adatte solo a una società dei consumi, non a una società cristiana ortodossa. La Chiesa non è virtuale, ma reale.

 
Sulla preghiera del cuore e i suoi pericoli

La preghiera di Gesù può essere pericolosa?

Tutto può essere pericoloso: tutto dipende da chi ne fa uso. Così la televisione può essere usata per trasmettere programmi spirituali oppure scene di dissolutezza e violenza; i computer possono essere usati per stabilire una dipendenza dal gioco oppure per fornire siti web di informazioni sulla Chiesa. Così anche la preghiera del cuore (chiamata erroneamente da alcuni la preghiera di Gesù: un termine assolutamente non patristico) può essere pericolosa.

Se la preghiera è usata con l'immaginazione e le immagini mentali, come una forma di meditazione o contemplazione come fanno i cattolici romani, cosa che l'Ortodossia vieta senza eccezioni, porta a uno stato di illusione. Così, se qualcuno ripete continuamente la "preghiera di Gesù" come una mera tecnica, senza amore per gli altri, con il cuore freddo, perché pensa di andare in paradiso così, senza vedere altro che la propria "preghiera" e la propria "spiritualità" egoista e narcisistica, questo porta alla morte spirituale. Vede e ama solo se stesso e le sue stesse speculazioni, riflessi della sua mente peccaminosa, non Dio, solo la sua immaginazione di Dio. Questa è la definizione di illusione/delusione spirituale (plani/illusio/prelest). Questa è un'illusione perché tale preghiera non ha umiltà, né cuore, è solo un desiderio intellettuale. Questa NON è precisamente la preghiera del cuore, ma la preghiera della testa, accompagnata da emozioni deliranti. Ho visto moltissimi che sono caduti in questo modo. Finiscono sempre per abbandonare la Chiesa, perché nella loro follia pensano di essere troppo buoni per la Chiesa, al di sopra degli altri.

In altre parole, se vuoi andare in paradiso da solo, per orgoglio, incontrerai il diavolo, l'ingannatore. Si può arrivare in paradiso solo con Dio, con l'umiltà. Questo è l'unico modo. Nella preghiera non dobbiamo prestare attenzione a sentimenti, pensieri e immagini mentali, soprattutto se ci danno una sensazione di dolcezza e ci fanno 'stare bene' o rilassare. Sono tutti lì per distrarci.

La chiave di tutto questo è l'umiltà. Se la preghiera ti rende umile allora va bene. Altri te lo faranno sapere, sia in un monastero che nella tua famiglia: ascolta loro e le loro sincere opinioni. Se ti senti insultato e offeso da loro, allora sei in uno stato di orgoglio, di delusione spirituale. Se la "preghiera" ti fa sentire superiore, migliore degli altri, e non riesci ad andare nelle loro chiese "inferiori", allora quella non è preghiera, ma il pensiero di te stesso, non di Dio.

Questo è il motivo per cui non c'è meditazione nell'Ortodossia. Per gli ortodossi questa porta al peccato. L'autoconcentrazione e la concentrazione sulle proprie capacità interne non fanno che aumentare l'orgoglio. Ma noi cerchiamo l'umiltà. Questa differenza è il risultato della diversa teologia o comprensione di come lo Spirito Santo viene a noi. Per gli ortodossi viene direttamente da Dio Padre, per i cattolici romani viene attraverso qualche mediazione umana, pensiero (contemplazione o meditazione), studio o manipolazione. Ecco perché per gli ortodossi non c'è differenza tra azione e contemplazione. Tutto è uno.

 
Christine Chaillot: La Chiesa ortodossa in Tunisia

La nostra amica Christine Chaillot, una cristiana ortodossa svizzera che ha diretto le più estese ricerche storico-sociologiche sulla Chiesa ortodossa in Europa (occidentale e orientale), in Medio Oriente e nel bacino del Mediterraneo, ci ha cortesemente permesso di presentare sul sito la traduzione italiana del suo saggio sulla Chiesa ortodossa in Tunisia, che presentiamo nella sezione "Testimoni dell'Ortodossia" dei documenti.

Mentre ci meravigliamo di quanta storia e vitalità abbia la Chiesa ortodossa in un paese che pochi associano al cristianesimo, immergiamoci in una storia che vede protagoniste alcune donne straordinarie: non solo Christine Chaillot, il cui contributo alla mutua conoscenza delle tradizioni ortodosse è davvero prezioso e utile per tutti, ma anche Anastasia Shirinskaja (1912-2009), diligente e fedele testimone dell'epopea che ha portato migliaia di russi a Biserta alla ricerca di una nuova vita, una vita che grazie al suo impegno continua a svilupparsi ancora oggi.

 
Considerazioni acustiche nel design di una chiesa ortodossa

Come designer di chiese ortodosse, mi viene spesso chiesto se un edificio ecclesiastico in progetto avrà una buona acustica. L'acustica è una questione complessa che non può sempre essere categorizzata semplicemente come "buona" o "cattiva". Per far luce su questo argomento, parlerò delle varie caratteristiche acustiche incontrate nelle chiese, delle scelte architettoniche che le causano, dei loro benefici e svantaggi dal punto di vista liturgico ortodosso.

Il tempo di riverbero

La qualità acustica più elementare è quella del riverbero. Questo si riferisce alla durata del tempo in cui il suono indugia in uno spazio prima di estinguersi. È comunemente misurato nel numero di secondi in cui si può sentire il suono dopo un forte applauso nella stanza. Può variare da una piccola frazione di secondo in una normale stanza (acusticamente morta) fino a diversi secondi in una stanza molto riverberante (acusticamente viva). Si utilizza un applauso per misurare questo tempo perché non contiene alcuna frequenza tonale, e il suono che persiste è rumore bianco (contenente tutte le frequenze). Questo è importante perché il riverbero può variare tra frequenze diverse, di cui parlerò più avanti.

Quindi, come si può prevedere il tempo di riverbero di uno spazio? Questo è in realtà abbastanza semplice. Il riverbero di uno spazio è proporzionale al volume dello spazio moltiplicato per la riflettività acustica delle sue superfici. Ciò significa che una stanza sarà acusticamente viva se è molto grande o se le superfici sono lisce e dure. Se ha entrambe le qualità, sarà molto viva. Pensate a una sala con alti soffitti e pareti rivestite in marmo. Una stanza come questa sarà eccezionalmente riverberante.

Matematicamente, questo è facile da capire. Ogni volta che il suono rimbalza su una superficie, perde parte della sua energia. Se la stanza è molto grande, ci vorrà molto tempo prima che il suono rimbalzi da una superficie all'altra, quindi passerà più tempo prima che il suono perda tutta la sua energia. Allo stesso modo, se le superfici sono altamente riflettenti (lisce, dure e inamovibili), il suono perderà meno energia a ogni rimbalzo e potrà rimbalzare più volte.

Naturalmente le chiese non hanno lo stesso tipo di materiale su tutte le superfici. Possono avere pareti intonacate, soffitti in legno e pavimenti con tappeti. In questo caso si applica una media ponderata (l'area relativa di ciascun materiale moltiplicata per la rispettiva riflettività). Ciò significa che un intervento fisicamente piccolo in uno spazio non avrà mai molto effetto sull'acustica di quello spazio. Posizionare un tappeto orientale in una grande chiesa non avrà alcun effetto riconoscibile. Ma i tappeti sull'intero pavimento avranno un effetto significativo.

Quindi quale livello di riverbero è desiderabile? Nella maggior parte delle impostazioni, la risposta è: molto poco. Quasi l'intero campo dell'ingegneria acustica è orientato verso l'attenuazione dei grandi ambienti mediante pannelli di assorbimento acustico e quindi verso la creazione di un'acustica artificiale con sistemi elettronici indirizzati al pubblico. Questa strategia consente a una folla in una grande stanza di ascoltare le parole pronunciate tanto chiaramente quanto in uno spazio intimo. Questa è una necessità in spazi come auditorium e sale per banchetti degli alberghi.

La musica, tuttavia, beneficia di un riverbero significativo per fondere le diverse voci in un suono unificato, e per saturare lo spazio attorno all'ascoltatore con un suono da tutti i lati. Solo con il riverbero diventano udibili le delicate armoniche risonanti di una buona accordatura, e a quel punto il suono sembra diventare più della somma delle sue parti e lo spazio stesso canta come uno strumento musicale.

Gli spazi per concerti per esibizioni strumentali mirano a un riverbero che duri circa da 1 a 1,5 secondi per la musica da camera e fino a 2 secondi per la musica sinfonica. La musica corale trae benefici da un riverbero ancora maggiore.

Il tempo di riverbero in un contesto ortodosso

L'acustica delle chiese storiche è stata ampiamente studiata. Le chiese ortodosse nel vecchio mondo hanno in genere tempi di riverbero di circa 1,5 secondi per una chiesa di un piccolo villaggio, 2,5 secondi per una chiesa urbana o monastica più grande, e che vanno fino a 6 secondi per una chiesa delle dimensioni di una cattedrale.

Con l'aumentare del tempo di riverbero, la musica suona più bella. Sembra anche più mistica, apparentemente proveniente da tutte le direzioni, fuori dalle pareti e dalle cupole piuttosto che dai cantori. Questo le conferisce una qualità iconica, dove sembra essere il canto dei santi e degli angeli, piuttosto che il canto del singolo coro parrocchiale. Questa mistica qualità iconica è alla base della teologia liturgica dell'Ortodossia e quindi non può essere scartata come mero vantaggio estetico. Piuttosto, è lo scopo essenziale sia dell'edificio che del coro: servire come un'icona del Regno dei Cieli.

Il tempo di riverbero può mai essere troppo? Può essere un problema nelle chiese più grandi (come la chiesa di Cristo il Salvatore a Mosca) che la chiesa sia così grande che è difficile per il coro cantare abbastanza forte da attivare l'acustica e, una volta attivata, il riverbero può durare oltre 10 o 15 secondi, il che può essere problematico per ogni musica tranne la più lenta. Ma le chiese che si avvicinano a questa soglia acustica superiore per la musica corale sono molto rare. In casi normali, un coro ortodosso vorrebbe avere più riverbero possibile. Il conflitto avviene con le parole.

Quando il riverbero supera un secondo e mezzo, inizia a diventare difficile comprendere le parole pronunciate. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui i lettori di una chiesa ortodossa cantano principalmente in monotòno e non leggono in un normale modo di parlare. Il canto monotòno fa riverberare l'edificio su una sola nota, quindi il riverbero non confonde le parole. Con buoni lettori (che di solito significa lettori che sono anche buoni cantori) l'acustica viva non è un problema.

Il punto dolente tende a essere la predicazione. Un sermone non può essere cantato in monotòno e un predicatore con una voce debole e noiosa sarà molto difficile da capire in una chiesa tipica. Fortunatamente, un predicatore con una voce forte e chiara (che di solito significa un predicatore che è anche un buon cantore) può sintonizzare la sua voce sul riverbero dello spazio e superare questo problema. L'acustica viva incoraggia il predicatore a rallentare, a usare con parsimonia i cambiamenti drammatici di tono e a fermarsi alla fine di una frase fino a quando il suono decade. Tutto ciò è una buona tecnica retorica, e un'acustica viva può aiutare a facilitare una buona predicazione. Ma questo richiede un predicatore che abbia l'umiltà e la sensibilità uditiva per lavorare con l'acustica che lo spazio offre, piuttosto che per combattere contro di essa. Come ogni aspetto del servizio in chiesa, esiste una disciplina ascetica nel predicare in un'acustica adatta al canto piuttosto che al discorso.

Ci saranno sempre membri della congregazione che non riescono capire la predica e che fanno pressione per avere un sistema di altoparlanti. Bisognerebbe resistere a questa tentazione. L'amplificazione elettronica del suono è un'impressionante imposizione sull'estetica liturgica, estremamente spiacevole per chi apprezza l'interazione naturale di musica e architettura. Anche se l'amplificazione viene utilizzata solo per la predica, il suo utilizzo costituisce una notevole interruzione del flusso della Divina Liturgia. Ho anche osservato che i predicatori con microfoni tendono ad abbandonare le buone abitudini retoriche di cui sopra e ad adottare uno stile più casuale e di intrattenimento. L'imposizione di una tecnologia secolare nella liturgia non sarà mai priva di qualche influenza corruttiva.

Secondo me la soluzione migliore è quella di suggerire che coloro che non riescono a capire vengano avanti e si avvicinino al sacerdote durante il sermone. A chiunque abbia legittimamente problemi di udito può essere offerto un auricolare wireless collegato a un microfono indossato dal sacerdote. Ciò consentirà di amplificare la voce per coloro che hanno un reale bisogno di ascoltare il prete senza fare pressioni sull'esperienza degli altri.

Il riverbero su frequenze diverse

Come accennato in precedenza, il suono non riverbera con una durata uguale su frequenze diverse, e questo ha implicazioni significative per lo stile e le prestazioni musicali. Le chiese ortodosse cotruite in solida muratura hanno in genere superfici dure e rigide quasi ovunque, e questo offre un forte riverbero su tutte le frequenze. Infatti le misurazioni acustiche delle chiese ortodosse storiche rivelano un gradiente con il tempo di riverbero più lungo sulle frequenze più basse.

Prima di discuterne le implicazioni musicali, consideriamo tutto ciò in un contesto più ampio di storia dell'architettura. Dall'epoca romana fino al primo medioevo, tutte le grandi chiese erano acusticamente simili. Vale a dire, erano alte e voluminose e completamente rifinite in marmo o in intonaco. Le finestre erano troppo piccole per essere acusticamente rilevanti. In Oriente, le chiese ortodosse, sia bizantine che slave, continuarono a essere costruite così fino ai tempi moderni.

Al contrario, l'architettura gotica ha una netta differenza acustica. La maggior parte della superficie delle mura in una grande chiesa gotica è composta da vetrate istoriate. Queste grandi distese di vetro sono lisce e dure, ma non sono inamovibili. I suoni acuti si riflettono prontamente su di essi, ma i suoni acuti di fatto le scuotono, e questo movimento tremolante assorbe l'energia del suono. Inoltre, molte delle grandi chiese del Nord Europa, che erano famosi centri di musica, avevano volte di legno, piuttosto che di pietra, e il sottile rivestimento del soffitto in legno era anch'esso scuotibile e assorbente nei confronti dei suoni bassi. Le misurazioni acustiche mostrano che le grandi chiese gotiche hanno un notevole calo del riverbero nella gamma dei bassi.

Ciò è significativo per lo sviluppo della musica sacra occidentale. I grandi compositori del periodo barocco lavorarono principalmente in enormi chiese gotiche e scrissero musica su misura per quegli spazi. La modulazione continua e le linee di contrappunto di basso nella musica di J.S. Bach, per esempio, dipendono da un'acustica in cui il basso decade rapidamente. Tali linee di basso sono suonate su canne d'organo immensamente rumorose, e se riverberassero per diversi secondi, la musica diventerebbe fangosa e la modulazione armonica sarebbe irritante. Il lungo riverbero nelle frequenze alte non è un problema, tuttavia, poiché le armoniche alte sono consonanti con tutte le note di una scala. Un discanto simile a un suono di campana ad alto riverbero dà un piacevole luccichio alla musica barocca senza confondere il movimento in avanti.

la Oude Kirk di Amsterdam, con le sue ampie finestre e le volte in legno, ha alcune delle migliori acustiche al mondo per la musica barocca. Il pionieristico compositore d'organo J.P. Sweelinck passò tutta sua la vita a servire in questa chiesa

La diffusa influenza del contrappunto e della modulazione della musica barocca tedesca non può essere sopravvalutata. Questo stile di armonia ha influenzato il modo in cui tutti gli inni protestanti sono stati armonizzati per secoli ed è essenzialmente il suono della musica ecclesiastica protestante.

Ascoltate questo esempio di Bach suonato in una chiesa gotica con il soffitto in legno. L'elevato riverbero scintillante fonde continuamente le note alte mentre le note profonde suonate sui pedali rimangono perfettamente distinte. Notate in particolare il decadimento dopo l'ultimo accordo, in cui si possono sentire i toni alti che risuonano circa dieci volte più a lungo dei toni bassi.

Ora provate a portare un coro occidentale e un organo a canne in un'alta cattedrale russa per eseguire Bach, e avrete rapidamente un problema (e non solo di tipo canonico). Le note di basso cozzerebbero assieme formando una cacofonia dissonante.

La musica bizantina, al contrario, mantiene una nota di basso immobile – l'ison (drone) – per lunghi tratti, mentre la melodia più alta si muove per lo più a passi. Questa forma musicale può sembrare semplicistica se eseguita in un'acustica morta, ma nell'immenso riverbero di una chiesa bizantina, suona incredibilmente impressionante. L'edificio stesso canta letteralmente insieme al coro. Penso che non vi siano dubbi sul fatto che il canto bizantino sia nato per adattarsi all'acustica dei grandi palazzi e chiese dell'antica Roma con rivestimenti in marmo, e che gli architetti bizantini costruirono in seguito per millenni chiese con un'acustica simile per sostenere questa forma musicale conservatrice.

monastero di Chora a Istanbul, con pavimento e rivestimento in marmo bizantino, e con finestre piccole

Ascoltate questo esempio di canto bizantino cantato in una chiesa molto riverberante. Le note dei bassi cambiano molto lentamente, dando tempo al suono di saturare lo spazio. Le note di gamma media si muovono a una velocità media, alla velocità consentita dall'acustica, pur mantenendo la chiarezza. Il recitativo veloce è cantato su una nota molto più alta dove sarà più comprensibile. Questo accomodamento pratico alle realtà acustiche è abbastanza tipico del canto ortodosso.

La musica ortodossa russa è un caso di studio altrettanto interessante. Le chiese russe, nonostante adottino parti ornamentali in stili occidentali, sono proporzionalmente e quindi acusticamente simili alle chiese bizantine. E mentre la musica ecclesiastica russa ha adottato una notevole influenza dalla musica occidentale, è rimasta adatta al pesante riverbero sui bassi delle chiese ortodosse. Anche dove la musica russa ha preso in prestito progressioni di accordi dal barocco occidentale, la modulazione procede molto lentamente. In genere si sofferma su un accordo individuale per diversi secondi, con ampio uso di recitativo. Il contrappunto in rapido movimento è raro nei bassi. Di conseguenza, la musica corale russa può riempire senza problemi una chiesa di suoni con il riverbero dei bassi. In effetti, la musica da chiesa russa enfatizza, o forse feticizza, il fantastico suono del profondo riverbero dei bassi fino a un certo punto mai sentito nella musica occidentale. I russi hanno preso una qualità acustica che Bach avrebbe potuto considerare un problema, e ne hanno fatto la loro firma culturale.

I fenomeni acustici correlati alla proporzione

Finora abbiamo discusso principalmente delle implicazioni acustiche della scala e dei materiali architettonici. Ma che dire delle forme architettoniche? In che misura la proporzione di un edificio influenza il suo sapore acustico?

Per quanto riguarda una chiesa, la qualità più importante è l'altezza. Se uno spazio è vuoto di persone, un'ampia stanza orizzontale può riverberare così come una stanza verticale alta. Ma quando una stanza è piena di persone, una stanza proporzionata in orizzontale perderà la maggior parte del riverbero perché le persone hanno un alto potere di assorbire il suono. Uno spazio alto, tuttavia, è meno influenzato dalle persone perché c'è molto volume sopra la folla dove il suono può rimbalzare avanti e indietro tra le pareti.

cappella del monastero di Pammakaristos, Istanbul

La storia dell'architettura ecclesiastica ortodossa potrebbe quasi essere caratterizzata come la storia della costruzione di spazi davvero alti. Nel corso del periodo bizantino, la forma più corta della basilica divenne non comune in oriente (e divenne onnipresente in occidente). E il più elegante piano a croce con cupola diventò sempre più alto, anche se portò al restringersi del pavimento, che divenne sempre meno capiente per le congregazioni. La Russia ha adattato questa forma bizantina medievale e l'ha costruita in modo simile. In entrambe le terre vediamo chiese famose che possono contenere solo poche decine di persone, ma che si innalzano per trenta metri o più in altezza.

la cappella centrale della cattedrale di san Basilio, Piazza Rossa, Mosca

È chiaro che contenere persone non era la priorità principale dei costruttori ortodossi medievali. Queste chiese sono molto migliori nel mantenere il suono. Ci si chiede se i costruttori abbiano effettivamente considerato le congregazioni come "occupanti" per i quali hanno costruito queste strutture. Forse le migliaia di santi dipinti sulle alte pareti, e il suono riverberante che faceva sembrare che queste icone cantassero, erano gli occupanti per i quali venivano costruiti questi spazi.

cappella al Cremlino di Rostov

I fenomeni acustici correlati alla forma

Anche la complessità della forma architettonica è benefica per l'acustica. Una semplice stanza a forma di scatola con pareti lisce può essere piuttosto riverberante, ma il suo riverbero suonerà duro, non liscio e delicato. Ci sono diverse ragioni per questo.

Un fenomeno che si verifica in una stanza a forma di scatola è la risonanza. Una coppia di pareti parallele lisce una di fronte all'altra risuonerà a determinate frequenze (in base alle lunghezze d'onda del suono che eguagliano la distanza tra le pareti). Questa risonanza farà risuonare alcune frequenze in modo molto più forte di altre. Lo spazio avrà una nota o una chiave preferita in cui la musica suona meglio, e qualsiasi altra nota può presentare un forte decadimento, dissonante con il tono risonante.

La risonanza può essere contrastata strutturando le pareti con ornamenti di superficie sporgenti. Questo è uno dei motivi per cui le sale da concerto barocche, ricoperte di intonaco decorato, hanno un'acustica superba. Le superfici irregolari levigano ogni risonanza ed eco, uniformando i toni e fondendo il suono.

Le chiese ortodosse usano una tecnica diversa: la stratificazione spaziale. Le grandi chiese ortodosse hanno la forma di uno spazio nidificato all'interno di un altro. Gli archi aperti collegano la cupola ai transetti e alla navata, e altri archi collegano la navata alle navate laterali. I soffitti di ogni spazio hanno un'altezza diversa. Quindi non c'è mai solo una singola larghezza, una lunghezza o un'altezza nello spazio. Il suono incontrerà dimensioni molto diverse a seconda di quale superficie colpisce. Inoltre, alcune superfici sono piatte e alcune sono curve. Le pareti piane parallele consentono al suono di rimbalzare a lungo senza colpire le persone, mentre gli archi e le cupole ricurve deviano il suono verso il basso. Questa stratificazione e complessità è ideale per dare un decadimento regolare e delicato al riverbero.

stratificazione spaziale a Hagia Sophia, Istanbul

Inoltre, le chiese medievali non erano costruite con precisione. Le pareti non sono mai abbastanza dritte o parallele e l'intonaco è irregolare, leggermente ondulato con angoli arrotondati. In una chiesa del genere il riverbero anche del suono più piccolo sembrerà quasi caldo, come un respiro vivo o un sussurro. E un piccolo coro suonerà come una legione di angeli, sia fantastico che misericordioso.

costruzione imprecisa e intonaco irregolare nella chiesa di San Giovanni Battista a Pskov

L'effetto della cupola

Una cupola acusticamente ha una forma potente e deve essere proporzionata correttamente per funzionare bene. Storicamente, le cupole ortodosse avevano generalmente un diametro ridotto (vale a dire, molto più piccolo della larghezza complessiva dell'edificio). Ed erano molto alte, sempre poste sopra un tamburo cilindrico. L'effetto acustico di una tale cupola è principalmente quello di una camera di riverbero – uno spazio in cui il suono può riverberare per un lungo periodo senza rischiare di colpire qualcosa di assorbente, fino a raggiungere la cima del tamburo, nel punto in cui la cupola lo riflette indietro. Di conseguenza, il suono potrebbe persistere all'interno della cupola dopo che si è già estinto negli spazi sottostanti. Dopo che il coro ha finito un accordo, uno lo sente prima riverberare tutt'intorno, e poi all'ultimo istante, lo si sente provenire solo dalla cupola. Questo dà all'ascoltatore l'impressione mistica che il suono stia scendendo dal cielo, ed è un effetto molto bello.

Molte chiese ortodosse moderne hanno cupole più grandi e più basse che acusticamente non si comportano in questo modo. Se la cupola non si trova sopra un tamburo alto, non costituirà una camera di riverbero separata. Potrebbe, di fatto, avere la proprietà disastrosa di essere una lente acustica. Uno spazio cilindrico o sferico mostra intense qualità di lente in cui il suono proveniente da una sorgente puntuale si rifletterà sul punto geometricamente opposto. Sono stato in una chiesa greco-ortodossa che ha la forma di un'enorme cupola poco profonda in cima a una navata circolare. L'acustica è disastrosa. Si può udire qualcuno che parla sotto voce sul lato opposto della chiesa come se stesse urlando direttamente nell'orecchio, mentre il coro che canta il più forte possibile può a malapena essere sentito!

Ma tutte queste chiese greche con cupole enormi e poco profonde sono presumibilmente modellate sulla "perfetta" Hagia Sophia. Allora, cosa è andato storto? Bene, sebbene la cupola di Hagia Sophia sia enorme e abbastanza bassa, è solo circa un terzo dell'ampiezza complessiva dell'edificio. Ed è anche immensamente alto al di sopra del pavimento - abbastanza alto da far sì che qualsiasi fenomeno riflesso si verifichi ben al di sopra delle teste delle persone. E, soprattutto, la navata stessa è quadrata, non rotonda. Acusticamente moderne chiese greche queste hanno poca somiglianza con Hagia Sophia. Ciò mostra il pericolo di imitare una forma architettonica solo approssimativamente, senza una completa comprensione del suo scopo.

disegno in sezione di Santa Sofia

Considerazioni per la costruzione di una chiesa ortodossa moderna

Date le complesse priorità e le risorse limitate della maggior parte dei progetti di costruzione di chiese contemporanee, non possiamo necessariamente collocare l'acustica come unico obiettivo generale del progetto. È improbabile che la chiesa acusticamente ideale (ingombro ridotto, altezza immensa, muratura solida) sia funzionale o economica per la parrocchia tipica. In genere, l'obiettivo è un'acustica ragionevole, vale a dire un edificio che funzionerà bene per il coro e che funzionerà bene anche per tutto il resto.

Per raggiungere questo obiettivo, una certa altezza è fondamentale. Nessun spazio ampio dal soffitto basso avrà un'acustica soddisfacente se sarà pieno di gente. Deve esserci molto spazio perché il suono possa riverberare sopra la testa delle persone. Una cupola non è essenziale per una buona acustica, ma può essere utile una cupola ben proporzionata. La cupola non deve essere rotonda. Una grande cupola poco profonda che copre l'intera navata, e sicuramente una navata circolare, dovrebbero essere evitate a tutti i costi.

I pavimenti in marmo sono un materiale ideale e ravviveranno sicuramente l'acustica. Funzionano anche pavimenti in cemento lucido o verniciato. I pavimenti in legno non sono così buoni, ma se sono verniciati funzioneranno comunque bene. Pietre porose e tappeti estesi dovrebbero essere evitati. Alcuni tappeti orientali su cuscinetti molto sottili non sono un problema.

Le pareti dovrebbero essere intonacate. L'intonaco a base di calce o cemento è ideale sia per la riflessione acustica sia per la pittura di murali iconografici. Il cartongesso è una cattiva scelta. Assorbe i toni bassi a causa della sua flessibilità, e la sua estrema planarità incoraggia fenomeni ed echi risonanti. Le grandi stanze rivestite di cartongesso tendono a sembrare dure, non calde. Il cartongesso è anche un materiale troppo fragile per poter dipingere murali raffinati. Qualsiasi infiltrazione di umidità lo distruggerà immediatamente.

Nel mio lavoro, disegno molti soffitti con pannelli in legno. Il legno non è acusticamente buono come l'intonaco, ma sento che i vari vantaggi architettonici ed estetici dei soffitti in legno spesso giustificano il loro uso. Si vedono in tutte le grandi chiese a basilica dei primi secoli e sembrano essere particolarmente attraenti agli occhi degli americani. È importante verniciare i soffitti in legno. La maggior parte delle strutture moderne in legno hanno soffitti non verniciati, ma il legno non verniciato, essendo poroso, è abbastanza assorbente alle alte frequenze e crea un suono che sembra noioso e legnoso. Una mano di vernice risolve questo problema, offrendo una buona riflettività ad alta frequenza e un suono brillante. I pannelli di legno saranno ancora assorbenti a frequenze molto basse, ma questo è tollerabile se le pareti sono intonacate.

Una mano di vernice risolve questo problema, offrendo una buona riflettività ad alta frequenza e un suono brillante. I pannelli di legno saranno ancora assorbenti a frequenze molto basse, ma questo è tollerabile se le pareti sono intonacate. Un rivestimento spesso in legno strutturale su capriate in legno sarà migliore in questo senso rispetto a pannelli sottili su capriate leggere.

soffitti in legno verniciato nella cattedrale ortodossa di san Serafino a Santa Rosa, California

L'iconostasi ha un effetto sostanziale sull'acustica di una chiesa. Blocca il suono diretto del clero nell'altare, le cui voci saranno udite principalmente dall'alto dell'iconostasi, dove la semi-cupola dell'abside riflette le loro voci nella navata. E l'iconostasi funge da grande cassa di risonanza, riflettendo le voci del coro e dei lettori direttamente sulla congregazione. Come tale, è importante che l'iconostasi sia solidamente costruita con icone su pesanti pannelli. Se le icone sono dipinte su compensato da mezzo centimetro, l'iconostasi assorbirà terribilmente il suono e, se il coro è proprio di fronte, i cantori avranno difficoltà a sentirsi a vicenda.

cattedrale dell'Annunciazione, Cremlino di Mosca

Infine, l'architettura ecclesiastica richiede complessità formale. Uno spazio a scatola spalancata è acusticamente duro. La stratificazione degli spazi, le navate laterali, le colonne, gli archi, le absidi, le cupole: tutto ciò migliora il sapore acustico. Tutte queste parti sono anche fondamentali per la bellezza visiva dello spazio e per la qualità simbolica del mistero teologico. E la complessità è necessaria per uno schema iconografico vivace e vigoroso, in cui le forme architettoniche supportano l'interazione dei soggetti iconografici.

Spero che stia diventando chiaro che il design acustico non è un problema autonomo quando si tratta del design di una chiesa ortodossa. È per molti versi lo stesso problema di progettare un'architettura bella e significativa mentre si cerca di soddisfare le esigenze dell'iconografo. Una buona architettura ecclesiastica avrà naturalmente una buona acustica.

I miei clienti di chiesa spesso mi chiedono se hanno bisogno di assumere un esperto di acustica perché lavori con me sul design. La mia risposta è no. Gli esperti acustici in genere lavorano per attutire l'acustica naturale di uno spazio mettendo pannelli fonoassorbenti, quindi aggiungono acustica artificiale con elettronica e altoparlanti. Per la maggior parte, gli esperti acustici attenuano i guasti acustici. C'è poco altro che possano fare. Non c'è molto che possa ravvivare l'acustica di uno spazio se questa non è intrinsecamente viva grazie alle sue proporzioni e ai materiali di costruzione.

Una chiesa ortodossa richiede un'acustica naturale, il più luminosa e vivace possibile, e il modo per ottenere una buona acustica naturale è progettare una buona chiesa tradizionale.

Il sito Web di Andrew Gould è www.newworldbyzantine.com

Se vi è piaciuto questo articolo, vi preghiamo di fare una donazione per sostenere il lavoro del sito Orthodox Arts Journal. I costi per la manutenzione del sito Web sono considerevoli.

 
Ora ci serve davvero un concilio

Dopo l'imbarazzante fallimento del forum di Creta del 2016, a cui hanno partecipato solo eterodossi e rappresentanti di dieci delle quattordici Chiese locali, che sono stati in disaccordo tra di loro, e molti hanno rifiutano di mettere la firma, il patriarca di Costantinopoli è arrabbiato. È arrabbiato perché il suo 'sogno papale' personale è fallito, e così ora sta minacciando tutti coloro che sono in disaccordo con il suo progetto, non concelebrando con loro. Questo lo può fare all'interno del suo patriarcato, ma non lo può fare con le altre Chiese locali, se non scomunicando se stesso da loro. Per quanto riguarda le quattro Chiese locali, che rappresentano oltre l'80% degli ortodossi, che non sono state d'accordo con l'ordine del giorno del forum e quindi non hanno nemmeno partecipato, queste trovano il comportamento dell'anziano patriarca non solo irrilevante, ma sempre più irregolare. Alcuni hanno ventilato la possibilità che lui e forse alcuni dei suoi ausiliari geriatrici abbiano il morbo di Alzheimer. Con queste premesse, cosa ci aspetta in futuro?

Il fatto è che il forum di Creta ha aperto una ferita nella Chiesa, la ferita dell'ecumenismo, cioè, ciome i membri della Chiesa devono considerare lo status dei non ortodossi e delle organizzazioni religiose a cui questi appartengono. Il tentativo compiuto dall'alto in basso dal patriarcato di Costantinopoli di imporre sulla Chiesa una comprensione eretica di questo tema ha portato solo divisioni. Questo problema deve ora essere risolto. Strettamente collegato a questa irregolarità dogmatica che ha bisogno di essere chiarita, ma ancora peggiore, è il deliberato fallimento del forum di Creta di affrontare il vero problema posto alla Chiesa nel mondo reale. Parliamo del rifiuto di inviare missioni per convertire il mondo al di fuori della Chiesa. Molti vescovi sembrano preferire la soluzione del ripiegarsi su se stessi a sbandierare vessilli etnici, rispetto che occuparsi degli enormi territori di missione, in gran parte ignorati, dove vivono sette miliardi di non ortodossi. Questi ultimi hanno bisogno di essere illuminati dalla Chiesa. Ecco perché ora abbiamo bisogno di un vero e proprio concilio.

 
La mia libertà in prigione

"Impariamo il massimo da ciò che noi stessi abbiamo sperimentato; e non è importante se questo ci ha portato dolore o di gioia. Di fronte al mistero della vita, sembra più serio e responsabile colui che accetta la vita come un gioioso dolore", dice l'arcivescovo Jovan, imprigionato per un certo numero di anni a Idrizovo.

"Perché ci hai traditi, prete?", ha chiesto un poliziotto all'arcivescovo Jovan (Vranishkovski) nel carcere di Izidrovo a Skopje, facendogli sapere quanto poco egli rispetta il suo rango ecclesiastico e che cosa pensa della sua missione, che l'arcivescovo Jovan considera l'opera della sua vita. Questa missione è quella di far tornare i fedeli della Macedonia all'unità con tutte le altre Chiese ortodosse.

L'arcivescovo Jovan era stato consacrato (come vescovo più giovane ai suoi tempi) nella Chiesa Ortodossa Macedone (COM) non canonica, e più tardi divenne Metropolita di Veleshko-Povardar. Da quel momento, nel 2002, è stato l'unico vescovo macedone che ha risposto all'appello del patriarca serbo Pavle al ritorno all'unità canonica con la Chiesa ortodossa serba, e hanno avuto inizio processi legali contro di lui. È stato condannato per "autogoverno", "incitamento alla lotta religiosa e nazionale", e appropriazione indebita. Tuttavia, il poliziotto non gli ha chiesto ragione della prima, seconda o terza accusa. Gli ha solo chiesto a bruciapelo: "Prete, perché hai tradito il macedonismo?"

Se leggete questo episodio nel libro dell'arcivescovo Jovan, Libertà in prigione, avrete l'impressione che il poliziotto macedone non fosse particolarmente interessato a sentire una risposta. Ma l'arcivescovo Jovan ha risposto che non aveva tradito il "macedonismo" facendo un passo che, egli è convinto, restituirà la Chiesa ortodossa di Macedonia ai confini e all'unità con tutto il resto delle Chiese ortodosse. A causa della sua missione, è diventato uno dei pochi vescovi, se non l'unico vescovo – nell'Europa del XXI secolo che è stato in prigione per le sue convinzioni religiose. Non è un segreto che gli è stato offerto il perdono di tutte le sue accuse alla sola condizione che lasciasse la Macedonia. Questa una prova sufficiente del fatto che erano accuse infondate, e mostra quanto era determinato l'arcivescovo Jovan a rimanere nel suo paese, con le sue convinzioni. Ai primi di febbraio (2014), l'arcivescovo Jovan è stato rilasciato in libertà vigilata, dopo oltre due anni di carcere.

"Anche nei miei anni da studente ho sperimentato il dolore e la grande preoccupazione per il fatto che la Chiesa nella mia patria è in scisma dalle altre Chiese locali. Quando sono stato scelto vescovo della COM, che era in scisma, nell'omelia del giorno della mia consacrazione ho promesso di fare tutto il possibile per sanare lo scisma nella Chiesa della Repubblica di Macedonia. Pertanto, la mia intenzione di battermi per l'unità con la Chiesa non era sconosciuto o non pianificato", ha detto l'arcivescovo Jovan nella sua intervista al giornale Politika.

* * *

Vostra Eminenza, le è stato difficile accettare le accuse mosse contro di lei da parte del giudice macedone?

Se dovessi dire che mi è stato difficile non sarei sincero. Dopo tutto, sembra che ho riconosciuto subito la necessità di fare qualche tipo di sacrificio, al fine di ristabilire l'unità su base ecclesiastica solo. Fin dall'inizio, l'unità della Chiesa è stata restaurata solo attraverso il sacrificio, prima di tutto attraverso il sacrificio di Cristo stesso come Protomartire, e poi anche attraverso i sacrifici di molti martiri e confessori della coscienza della Chiesa.

Ora come sono i suoi incontri con la società macedone? Le chiedono ancora: "Perché ci hai tradito?"

Solo le persone lontane dalla Chiesa, e coloro che hanno la tendenza a fare queste domande per motivi politici, sotto forma di dichiarazioni, e mai per desiderio di iniziare un dialogo e ricevere una risposta. A mio parere (che può essere parziale, perché dopo tutto è la mia opinione personale), dopo che ho scontato la mia prigionia, la gente in Macedonia ha praticamente smesso di farmi questa domanda. È come se il mio tempo trascorso in carcere avesse già dato loro una risposta. Quello che hanno visto è sufficiente per la gente: non ho acquisito nulla per questo presunto "tradimento". Hanno visto che non solo non ho alcun interesse personale, ma al contrario, ho subito un'evidente perdita. Pertanto, trovano da soli la risposta a questa domanda; capiscono che questa non è una questione di tradimento o di mancanza di patriottismo, ma di desiderio di risolvere un problema di lunga data.

Ci descriva un suo giorno in prigione.

Quando Si parla di norme carcerarie, molti di solito si aspettano di sentire che in prigione esista almeno un po' di regime elementare o di disciplina. La maggior parte della gente pensa che la vita carceraria continui come quella dei film western. Ma nel carcere in Idrizovo a Skopje, non solo le cose non vanno così, ma direi perfino che tutto va al contrario.

il carcere di Idrizovo

Il programma giornaliero inizia al momento della sveglia, ma nessuno si alza al tempo prescritto. I prigionieri possono dormire indisturbati per intere giornate, perché non hanno niente altro da fare. Tutta l'industria carceraria organizzata un tempo dalla Jugoslavia socialista è chiusa da un certo numero di anni. Su 1700 detenuti (tanti ce n'erano a quel tempo), solo una trentina di loro lavorava: quelli che preparavano e distribuivano il cibo. Non c'era lavoro per gli altri prigionieri. È per questo che l'amministrazione penitenziaria preferisce che dormano più a lungo possibile, perché quando si svegliano causano problemi.

Ho cercato di organizzarmi in quel caos, ma non posso dire quanto successo abbia avuto in questo sforzo. In ogni caso, ho provato ad alzarmi presto, perché la mattina presto è molto più tranquillo e pacifico, e potevo leggere o scrivere un po'. Tutti i libri che avevo portato da leggere dovevano essere approvati dall'amministrazione penitenziaria. I libri in lingua straniera richiedevano più tempo per ottenere l'approvazione. Ma li ho aspettati più a lungo per poter restituire una copia formattata della seconda edizione ampliata del mio libro, Libertà in prigione. Mentre ero agli areresti preliminari – è stato molto lungo, più di un anno e sei mesi – facevamo una passeggiata una volta al giorno per 40 minuti; in carcere le passeggiate sono molto più lunghe, ma non più di due ore. Per quanto riguarda i giornali, le autorità carcerarie avevano smesso di acquistarli diversi anni prima per mancanza di fondi, e leggevamo solo quei giornali che i visitatori portavano ai prigionieri.

il carcere di Idrizovo

Con chi condivideva la sua cella di prigione?

Ero in una cella con trentanove altri prigionieri. La camera era piuttosto grande, ma nonostante le sue dimensioni la presenza di tante persone tra quattro mura è una tortura per chiunque. Se immaginate che ogni uomo parla per almeno cinque minuti al giorno, tutto questo farebbe 200 minuti, cioè, tre ore e mezzo durante il corso di una giornata. Per non dire nulla del rumore prodotto da altre fonti. In una sala di quaranta prigionieri c'erano più di dieci televisori. Spesso ogni televisore era sintonizzato su un proprio canale. Beh, si può immaginare come guardavano quei televisori.

Come la trattavano gli altri prigionieri?

Sa, io ero già un detenuto esperto, e non ero arrivato il giorno prima. Se assomma tutto il tempo che ho trascorso in carcere a partire dal 2005 al 2015, non sarebbe inferiore ai cinque anni. Quindi la mia esperienza mi ha dato un certo vantaggio ... sto scherzando naturalmente, ma per essere sincero non ho mai avuto problemi con gli altri detenuti. Si sono comportati molto decentemente con me. Naturalmente ci sono stati problemi, qua e là con le guardie carcerarie, che ordinavano provocazioni contro di me. Ma questo non può essere definito insopportabile. Le prigioni in Macedonia sono da poco sotto osservazione di numerose organizzazioni europee per i diritti umani, e quindi né l'amministrazione, né le guardie possono trattare i prigionieri in modo completamente despotico, come facevano prima. D'altra parte, ci sono stati molti prigionieri che volevano parlare con me. Non c'era possibilità di organizzare servizi divini; i prigionieri non si confessano e non ricevevano la comunione, ma c'erano opportunità per i colloqui, e questo mi ha portato gioia.

È riuscito ad adempiere nel carcere alle regole della sua fede?

No, solo in parte. Anche se la Costituzione della Repubblica macedone garantisce i diritti religiosi di ogni persona, compresi i detenuti, nel carcere non c'è modo di metterlo veramente in pratica. Non ci sono camere appositamente preparate per questo, senza contare che non ci sono ancora cappelle, non c'è posto perché persone di altre religioni celebrino i loro servizi. Ora che è tutto passato posso rivelare che mi sono stati portati segretamente i santi doni, in modo da poter ricevere la comunione in carcere. L'unica cosa che potevo fare era pregare, ma ho citato in precedenza com'erano le condizioni. Purtroppo così era, e non credo che di dover tacere su questo.

Come i suoi fratelli all'arcivescovado ortodosso di Ohrid hanno indicato, il carcere di Idrizovo è sovraffollato; ci sono molti più prigionieri di quelli che il relativo formato consentirebbe. C'era un posto per la solitudine in quel "formicaio?"

Non c'è praticamente alcun posto per la solitudine. A quel tempo c'erano 1700 persone in un carcere costruito per 700. Nella cella dove vivevo c'erano cuccette a tre piani. È già abbastanza difficile a salire scendere dal secondo livello, immaginatevi il terzo. Tuttavia, dormire al terzo piano era un privilegio, perché alcuni dei prigionieri non avevano nemmeno una cuccetta. Molti dormivano sul pavimento. In tali condizioni è impossibile raggiungere il vero scopo della punizione; dopo tutto, la punizione non consiste semplicemente nel vivere in povertà. In queste condizioni non ci può essere alcuna idea di correzione. Lo ripeto, e sono del tutto sicuro, che le prigioni nella Repubblica di Macedonia battono tutte le altre per insensatezza. Una prigione organizzata come questa porta danni al governo, alla società, e molte famiglie; e, naturalmente, ai detenuti stessi. La prigione in linea di principio dovrebbe dimostrare la forza dello stato, ma nel caso della Macedonia dimostra solo debolezza e infermità.

Dimenticherebbe volentieri Idrizovo e tutto quello che le è successo lì, o c'è dopo tutto qualcosa che potrebbe essere utile, se non altro come ricordo?

I cristiani non dovrebbero cercare di dimenticare le cose. Dovrebbero solo cercare di perdonare. Mettere da parte quegli eventi negativi che ora sono la storia è ciò che vuole fare la gente che non capisce che la vita è una lotta. La storia è il miglior insegnante. Impariamo il massimo da ciò che noi stessi abbiamo sperimentato, e non è importante se si ci ha portato gioia o dolore. Ritengo che di fronte al mistero della vita, sembra più serio e responsabile colui che accetta la vita come un gioioso dolore. E quindi penso che la memoria di questi mali carcerari sia benefica – naturalmente, non per i guai in sé, ma per la gioia che va di pari passo con loro. Quelli che hanno sperimentato il carcere sanno di che gioia sto parlando.

 
Un avvertimento dalla storia futura

Da 'Il mondo dopo la caduta del muro di Berlino' (1989-2039)

Capitolo 12

La proposta della terza guerra mondiale e l'Ucraina

Anche se sono passati solo venticinque anni, il 2014 sembra ancora a un secolo di distanza dalla generazione attuale. Per quanto possa apparire incredibile ora, nel 2014 elementi estremisti nel complesso politico-militare-industriale negli Stati Uniti e nel resto del anglosfera (Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda) e i loro burattini nell'Unione Europea erano intenzionati a iniziare una terza guerra mondiale, ed erano anche pronti a usare le armi nucleari. Se questi estremisti avessero avuto la meglio, questo avrebbe comportato tutti gli inevitabili sacrifici di sangue umano di qualsiasi guerra, che sono così graditi a Satana. Se i moderati non fossero stati in grado di controllare l'aggressività di chi voleva avviare una tale guerra, avrebbero inaugurato una guerra anti-cristiana, una nuova crociata teutonica, in Ucraina, che l'élite aveva già designato come campo di battaglia tra il bene e il male, tra la cristianità e il satanismo, l'Ortodossia e l'Occidente. Perché questa guerra doveva iniziare proprio in Ucraina, e non su campi di battaglia alternativi in Medio Oriente e in Cina?

Per capirlo, dobbiamo ricordare che una piccola parte della Polonia orientale (allora si chiamava Ucraina occidentale) era uniate e scismatica, cioè, al di fuori della Santa Rus' a causa della sua degenerazione spirituale o nazionalismo. Pertanto il resto dell'allora Ucraina doveva essere messo alla prova. Era davvero ortodossa russa, o era semplicemente come la pare uniate e scismatica, che osservava all'esterno riti che mascheravano il decadimento all'interno? In ogni caso, dal punto di vista occidentale, la Chiesa ortodossa russa internazionale doveva essere distrutta a tutti i costi come entità spirituale, divisa in sette dissidenti e ridotta a folclore irrilevante e a nazionalismo, come le Chiese ortodosse locali neo-calendariste approvate dalla CIA e le loro sette vecchio-calendariste, o, meglio ancora, come le chiese cattoliche e protestanti intrinsecamente e culturalmente schiave. La Chiesa russa era il centro della resistenza allo sfruttamento occidentale delle risorse, l'ultima barriera all'egemonia globale e oggetto di vendetta per molti, da quando era riuscita a sconfiggere i precedenti precursori occidentali dell'Anticristo, Napoleone e Hitler.

Il satanismo e l'Ucraina

Il satanismo è sempre accompagnato da sacrifici umani. Questo si era già visto nei bagni di sangue della prima e seconda guerra mondiale nella prima metà del secolo scorso e nell'olocausto dell'aborto che le aveva accompagnate. E il segno sicuro che il satanismo era presente in Ucraina potrebbe essere visto nel sequestro e nella distruzione di chiese e sacrifici umani e nelle atrocità, tra cui torture, omicidi di massa e persino crocifissioni, organizzate dal regime fascista a Kiev. Così, già entro l'autunno del 2014, migliaia di ucraini e un aereo di linea pieno di civili occidentali erano stati sacrificati sull'altare del secolarismo occidentale, non solo in Ucraina orientale, ma anche nel nord e nel sud del paese, a Kharkov e a Odessa. Carri armati e truppe americane si stavano ormai riversando in Polonia, Romania e Paesi Baltici.

Lo scenario era preparato dai falchi che si trovavano dietro il portabandiera degli Stati Uniti, Obama, vincitore del premio Nobel per la pace finanziato dalla CIA. Entro il 2014 la coalizione euroatlantica, gestita da Washington fin dalla sua occupazione dell'Europa occidentale nel 1944 e in Europa orientale dopo il 1988, rappresentava meno del 10% della popolazione mondiale e stava andando verso il fallimento. Per l'élite euroatlantica una guerra, e se possibile, una guerra mondiale, sembrava la soluzione più ovvia per i suoi problemi interni. Con le sue azioni in Ucraina, la coalizione, che pretenziosamente si auto-definiva 'comunità internazionale', si era isolata dal resto del mondo. Così, di fronte all'aggressione occidentale, la Russia si era rivolta ad est, rafforzando i suoi legami con la Cina. Con l'intera Eurasia impostata contro l'aggressione occidentale, la coalizione iniziò pertanto a provocare la Cina.

Il satanismo e gli Stati Uniti

Il satanismo era evidente nella fondazione stessa degli Stati Uniti per mano di dissidenti repubblicani europei e atei. Si poteva vedere nella schiavitù lì presente fin dall'inizio e nel sacrificio di sangue di milioni dei suoi indigeni macellati, effettuato da persone governate dai massoni. Subito dopo l'ulteriore rovinoso salasso della guerra civile americana e la conquista barbarica degli stati del sud da parte di quelli del nord, cominciò la campagna internazionale dell'imperialismo degli Stati Uniti. Questo ha portato divisioni di altre terre e popoli di tutto il mondo per mezzo della destabilizzazione, della creazione di caos interno per poi governare su di loro attraverso guerre terroristiche di intervento in nome della 'libertà e democrazia' – come in Jugoslavia.

Sia attraverso l'astuzia politica sia con enormi tangenti che hanno corrotto i membri delle élite politiche e mediatiche (burattini anglofoni), sia attraverso massicci bombardamenti di artiglieria o a tappeto, sia per mezzo di rivoluzioni coordinate (come il governo britannico aveva fatto in Russia nel 1917), o con l'organizzazione sistematica di caos politico attraverso i social media (come gli Stati Uniti avevano fatto in molti paesi arabi e poi in Ucraina nei primi mesi del 2014), sia attraverso l'uso di armi atomiche o semplicemente favorendo, armando e addestrando una fazione di un paese contro un'altra, l'ossessione dell'élite americana per il controllo era ormai diventata globale. Nessun potere sulla terra la poteva frenare – tranne l'impero dello Spirito – la Santa Rus'.

Il satanismo e l'Unione Europea

Ora lo Stato cristiano ha come ideale la disposizione al potenziale raggiungimento del Regno dei Cieli. D'altra parte, lo Stato satanico ha sempre avuto come scopo la disposizione al potenziale raggiungimento dell'inferno attraverso il conforto mondano sotto slogan illusori come 'libertà, fraternità e uguaglianza'. Pertanto, tutti coloro che avevano rifiutato l'obiettivo dello Stato satanico, ovunque essi vivessero nel mondo, dovevano essere tiranneggiati, i loro telefoni intercettati e i loro messaggi elettronici controllati. Coloro che li tiranneggiavano in questo modo credevano come aveva detto Lucifero di essere: 'simili a Dio'. E tale era il percorso verso l'Anticristo adottato dall'Unione Europea.

Pertanto ogni paese in Europa doveva essere soggiogato all'Unione Europea, la struttura per il nuovo ordine mondiale in Europa. La natura satanica dell'Unione Europea era stata rivelata nella sua richiesta auto-giustificatoria non solo che il peccato sterile di Sodoma fosse riconosciuto come qualcosa di naturale e senza peccato, ma anche in tutta una serie di leggi anti-cristiane, chiusure di chiese, aperture a una massiccia immigrazione musulmana, divieti della croce nei luoghi pubblici e sacrifici umani attraverso l'eutanasia e gli aborti, il cui segno era il fumo satanicamente ispirato delle cremazioni dei bambini abortiti, che usciva dai camini degli ospedali e delle cliniche in tutta l'Unione Europea.

Il percorso proposto verso l'Anticristo

Quelle élite nazionali che avevano aderito all'Unione Europea a quel tempo si stavano dando da fare per distruggere le anime dei loro popoli, le loro tradizioni nazionali, culture, identità, la morale e la famiglia, ogni vestigia e ideale del cristianesimo, in modo che tutto fosse pronto ad accettare l'Anticristo. Se alcuni paesi avessero resistito, sarebbero stati bombardati fino alla sottomissione o, in mancanza di questo, sarebbero state applicate loro sanzioni economiche, al fine di annientarli fisicamente. Anche i paesi che fino a poco tempo fa, due generazioni prima, erano stati nominalmente cristiani, cominciarono a fomentare il satanismo sulle popolazioni ancora relativamente innocenti dell'Europa orientale.

Quei paesi stavano tentando di corrompere l'Europa orientale spiritualmente, moralmente e fisicamente, in nome del futuro Governo Mondiale. Tutto questo è stato fatto sotto la maschera della libertà e del comfort del consumatore. Dicevano: 'Rinunciate a Cristo e ai comandamenti e avrete quindi diritto ai nostri panem et circenses'. Così, le élite occidentali, elette da minoranze attraverso la manipolazione dei media e le pubbliche relazioni, erano diventate i nemici delle tradizioni delle loro nazioni, i nemici dei loro popoli. Ma nel momento in cui le popolazioni zombificate llo avrebbero capito, sarebbe stato troppo tardi.

Contaminazione

Da allora la popolazione, zombificata dai media controllati dallo Stato, sarebbe stata anche avvelenata dai cibi geneticamente modificati, che anche gli insetti si rifiutavano di mangiare, da ormoni e additivi, da inquinanti chimici e nucleari che causano cancro, autismo e debilitanti allergie, da metalli pesante, dagli 'alimenti per il terzo mondo', in modo che non sarebbe rimasto nulla di sano da comprare. Questo era già visibile negli Stati Uniti, dove il 60% della popolazione era stato avvelenato da un genocidio alimentare che aveva prodotto obesità, cancro, attacchi di cuore e diabete per mezzo di cibi contaminati.

Dopo aver contagiato i suoi popoli con sterilità e incapacità di concepire, creando la necessità di concepire in provetta o attraverso surrogati oppure di adottare bambini da altre parti del mondo, le elite occidentali avevano anche rimosso i bambini dai loro genitori naturali e creato famiglie di due padri o due madri, lavando del cervello al popolo attraverso la propaganda e facendo pensare che questo fosse normale. L'élite aveva così assicurato l'ignoranza della gente, facendo in modo che le loro sole convinzioni fossero la morte e il materialismo, che non importa ciò che si è, solo ciò che si ha. Il cristianesimo ortodosso o l'Occidente, la vita o la morte, questa era la scelta.

Come tutto andò a finire

Questi erano i pensieri dell'élite nel mese di ottobre 2014; ma l'elite aveva dimenticato il vecchio detto: l'uomo propone, ma Dio dispone. E fu così che... (testo interrotto a questo punto).

 
Il problema delle parrocchie

Il cristianesimo è sempre stato diffuso da monaci e monasteri. Questo è universale. In condizioni normali, ciò che accade è che dopo che la loro missione è stata completata, i monaci (alcuni dei quali sono vescovi – i veri vescovi sono sempre monaci) delegano la gestione quotidiana delle chiese ai chierici sposati. Questi o gestiscono le parrocchie locali fondate dai monasteri oppure, in assenza di qualsiasi sostegno da parte di monasteri o vescovi, fondano essi stessi altre parrocchie.

Per secoli e secoli ha funzionato così, con santa Nina in Georgia, san Martino di Tours in Gallia, san Patrizio in Irlanda, sant'Agostino in Inghilterra, san Bonifacio nelle terre tedesche, i santi Cirillo e Metodio in Moravia, santo Stefano di Perm, san Giobbe di Pochaev nell'attuale Ucraina occidentale, san Cosma d'Etolia in Grecia o i santi Germano e Innocenzo in Alaska. Oggi questo sistema secolare è in crisi ovunque, forse soprattutto nella Chiesa ortodossa russa.

Non ci sono solo le massicce disfunzioni della vita episcopale, monastica e parrocchiale, causate principalmente da 75 anni di feroce persecuzione sovietica all'interno dell'ex Unione Sovietica. Al di fuori dell'ex Unione Sovietica la situazione non è molto migliore in molti luoghi. La decadenza in alcune parti della Chiesa russa prima della rivoluzione, il caos dell'emigrazione, la dispersione del gregge e la catastrofica mancanza di finanziamenti e infrastrutture, hanno causato enormi problemi. Così, ricordo che più di 40 anni fa l'allora rettore della cattedrale di Rue Daru a Parigi, dove migliaia di persone si radunavano per la Pasqua, mi diceva che avevano solo 25 parrocchiani registrati. Il numero delle persone che facevano la comunione la notte di Pasqua era simile: 25.

Molte chiese russe in Russia e nelle capitali al di fuori della Russia assomigliano a poco più che stazioni ferroviarie. I russi chiamano i passanti che potresti non vedere mai più "prokhozhane" (al contrario di "prikhozhane", la parola che indica i parrocchiani). Poi ci sono le persone che vengono di tanto in tanto: "zakhozhane". Queste sono persone che si possono vedere solo una mezza dozzina di volte all'anno. Un esempio: come parrocchia abbiamo circa 4.000 persone che fanno riferimento a noi, ma il nostro elenco di parrocchiani è di poco meno di 600 e questo include anche i bambini. Eppure tutti e 4.000 affermerebbero di essere parrocchiani!

Un altro problema, peggiore in alcuni paesi rispetto ad altri, ma estremamente comune nella Russia e nell'Ucraina che conosco bene, è il massiccio squilibrio di età e sesso. Per ogni 100 donne che stanno in chiesa, ci possono essere solo 15 uomini (al massimo) e due bambini. Ricordo che nella vecchia cattedrale della ROCOR di Londra 40 anni fa, c'erano forse 400 persone (età media 75 anni) alla liturgia domenicale, di cui tre quarti erano donne anziane e gli unici bambini erano i nostri. Dove sono gli uomini? Dove sono i giovani? Perché i nonni non hanno trasmesso la fede ai loro figli e nipoti? La situazione della Chiesa greca in questo paese oggi è molto simile e molto critica. Aspettatevi che molte delle loro chiese chiudano nei prossimi 20 anni.

Nella vecchia ROCOR dell'epoca, ricordo una parrocchiana anziana ed eminente che si vantava che nella loro chiesa i bambini non facevano mai rumore. Le feci cortesemente notare che non c'erano bambini nella loro chiesa (e nemmeno battesimi). Poi si vantava che non avevano mai avuto divorzi nella sua chiesa. Di nuovo le feci cortesemente notare che non c'erano nemmeno matrimoni (l'ultimo era stato trent'anni prima) e che l'età media dei parrocchiani era di circa 75 anni. Si vantava poi di non aver mai avuto problemi con i chierici. Ancora una volta le feci cortesemente notare che questo doveva essere perché non avevano chierici... L'ultimo era morto una decina di anni prima.

Come mi disse un arcivescovo relativamente giovane negli anni '80: meno parrocchie abbiamo, meglio è, perché meno sono le parrocchie, meno sono i problemi. Morì poco dopo.

Perché ci sono così tante chiese (soprattutto in Russia e nell'Europa dell'Est) in cui è impossibile entrare con una carrozzina o un passeggino (figuriamoci una sedia a rotelle)? È forse perché i bambini (e i giovani in generale) non sono i benvenuti e non sono desiderati? (Come anche in tante chiese fuori dalla Russia?).

Perché non ci sono servizi igienici (anche per bambini) e spogliatoi o guardaroba annessi alle chiese?

Perché non ci sono luoghi di incontro per i parrocchiani per conoscersi e sostenersi a vicenda, dove i bambini possono giocare insieme e fare amicizia e dove i giovani possono incontrarsi (e forse sposarsi)? Oppure le chiese vogliono morire?

I bambini sono il nostro futuro. Questa affermazione non è né nuova né originale, ma palesemente ovvia, eppure molte persone ancora non la capiscono.

Una parrocchia non è una vacca da mungere per ottenere soldi. Una parrocchia è una comunità locale verso la quale le persone hanno un senso di appartenenza, alla quale vogliono appartenere, cosa così importante per un gregge disperso.

Una parrocchia è una comunità (non un ghetto razzista, come nella vecchia emigrazione), dove tutti sono i benvenuti, e una comunità che resisterà alle frequenti ingiustizie, persecuzioni, ingerenze e bullismo dall'esterno, e sosterrà il suo clero sia moralmente che finanziariamente. Dove esistono cose del genere?

Finché non avremo parrocchie, non faremo progressi.

 
Una prospettiva psicologica sull’omeopatia

È raro leggere in rete punti di vista ortodossi sulle moderne terapie alternative. Pochi giorni fa, il blog Mystagogy ha presentato il saggio di un sacerdote ortodosso e psicologo infantile in Grecia, padre Antonios Stylianakis, che dalla sua esperienza di psicoterapeuta cerca di valutare il fenomeno dell’omeopatia, del vuoto che questa ha riempito in un sistema sanitario che trascura una diagnosi profonda delle cause delle malattie, e sui rimedi che pretende di dare senza basi scientifiche. Le considerazioni sull’omeopatia sono estensibili a tutta una serie di medicine alternative moderne. Presentiamo il saggio di padre Antonios nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
I protestanti chiedono: perché dovremmo essere ortodossi?

Questa domanda, che può sembrare innaturale per un credente ortodosso, è molto importante per chi non crede nella fede ortodossa o ha poco a che fare con essa. Come ex fondatore di un gruppo protestante in Grecia, ora convertito all'Ortodossia, penso che valga la pena di rispondere a questa domanda attraverso il prisma dell'esperienza passata, come protestante e feroce combattente contro la Chiesa ortodossa.

Quindi la domanda è: come vede un protestante l'Ortodossia? E di cosa ha bisogno per apprezzarla?

1. L'immagine negativa dell'Ortodossia

Quando i pastori protestanti si riferiscono alla Chiesa ortodossa, lo fanno quasi sempre con spirito critico. È una realtà che, dal punto di vista di credenti occidentali, trovano molti aspetti che li disturbano nella Chiesa ortodossa. Diamo un'occhiata ad alcune cose fondamentali che infastidiscono un protestante, in base a ciò che osserva.

A. L'ignoranza "della moltitudine"

Quando un protestante parla con un ortodosso, e comincia a portare argomenti diversi (dalla Bibbia, il più delle volte), nella maggior parte dei casi ha davanti a sé un uomo del tutto ignorante: un uomo che "non ha gustato" la fede cristiana , un uomo che segue ciecamente la fede, per niente un uomo con una fede cosciente. È vero che l'ortodosso medio sa meno della Chiesa ortodossa di quanto sappia della sua squadra di calcio preferita, della letteratura straniera, della scienza o... del buddismo. Quindi, attraverso gli occhi di quel protestante, tale persona non sarà vista come qualcuno che non sa cosa sia l'Ortodossia, ma come un rappresentante dell'Ortodossia! Appare poi quell'atteggiamento dei farisei al tempo del Salvatore che dicevano "questa folla che non conosce la legge è maledetta!" (Gv 7:49).

B. Carenze di alcuni chierici

Per un protestante, gli scandali in cui è coinvolto il clero ortodosso lo convincono ancora di più della correttezza della sua scelta in "tutto il resto oltre all'Ortodossia". Per lui ogni sacerdote è "nemico", "servo del maligno", "lupo famelico", "immorale" e "sfruttatore". Ma ciò che lo respinge di più è l'atteggiamento fanatico e di autosufficienza che molti sacerdoti mostrano nei confronti dei protestanti.

C. Mancanza di unità nella parrocchia

Mentre la maggior parte dei protestanti greci gode di buone relazioni sociali nelle loro congregazioni, l'esatto contrario si osserva nella maggior parte delle parrocchie greco-ortodosse. I credenti sembrano estranei gli uni agli altri, e questo, per un protestante, è la prova della mancanza di amore cristiano, qualcosa che trova nelle riunioni di minoranza, dove tutti si conoscono, e i rapporti sono molto più stretti per le circostanze sociali in cui si trovano.

C. Modalità di preghiera

I protestanti vedono le preghiere ortodosse come "non bibliche". Hanno riserve su icone, salmodie, luoghi di culto, santi misteri, paramenti sacerdotali, funzioni religiose, sacri canoni, ecc. Qualunque cosa sia stata loro insegnata che non appartenga al modo di pregare "protocristiano", "scritturale", non la considerano pratiche cristiane, ma "tradizioni umane". Allo stesso tempo, i protestanti sono turbati dal disordine nella vita e nei servizi della Chiesa e dal comportamento dei fedeli, sia sacerdoti che laici. Abituati alla vita disciplinata della loro piccola comunità, vedono l'Ortodossia come una "zona di transito".

Da quanto detto sopra, è chiaro che i protestanti di oggi, ma anche gli "ortodossi" educati nello spirito occidentale che rifiutano la loro fede, si limitano ai "sintomi" visibili, cioè all'apparenza. Non cercano di esplorare le profondità, di osservare cosa si trova esattamente nella parte invisibile di ciò che vedono. Si riducono a rimanere in superficie e non riescono ad arrivare all'essenza. Generalizzano il tutto e non notano i componenti. Attribuiscono alcuni parametri alla fede cristiana, ma non si chiedono mai "qual è il valore delle cose che nel protestantesimo si diceva fossero tradizioni umane?".

Di conseguenza, i protestanti non vogliono nemmeno provare a vedere le cose dal punto di vista dell'Ortodossia. Inoltre, questo sarebbe l'unico modo attraverso il quale si potrebbe vedere la grandezza dell'Ortodossia. Se qualcuno non cerca di capire l'altro, di mettersi al suo posto, non riuscirà a capire il comportamento dell'altro o, partendo dai "sintomi" all'ombra della sua fede, la sua profondità. Questo è il motivo per cui, prima di rispondere alla domanda "perché dovremmo essere ortodossi?", ho voluto innanzitutto mostrare cosa rifiuta esattamente chi ha un'educazione occidentale all'Ortodossia.

Rivelando fin dall'inizio le ragioni che mi hanno tenuto lontano dall'Ortodossia, continuerò descrivendo ciò che mi ha fatto avvicinare alla retta fede e mi ha determinato a lasciare il gruppo eretico che avevo creato nella mia ignoranza e ad unirmi a Cristo nella Chiesa ortodossa.

2. La fonte della fede cristiana

La cosa più importante che costituisce il motivo sufficiente per essere un cristiano ortodosso è capire la fonte della fede.

A un protestante viene insegnato (e lo accetta senza alcun tipo di verifica e documentazione) che la fonte della fede cristiana è la Sacra Scrittura e nient'altro che la Scrittura. Infatti, un protestante crede che la Sacra Scrittura contenga 66 libri, senza mai ricevere una spiegazione del perché il protestantesimo abbia omesso 10 libri che sono riconosciuti dall'Ortodossia.

Quando una tale persona apprende che la Sacra Scrittura ha altri 10 libri e che la Sacra Scrittura NON è l'unica "fonte della fede cristiana", ma che la fonte della fede è la vita viva della Chiesa nello Spirito Santo (che noi chiamiamo la Sacra Tradizione), e poiché il Nuovo Testamento è stato finalizzato nel IV secolo d.C. dalla Chiesa ortodossa, quella persona si trova inevitabilmente a un bivio. Poi comincia a chiedersi se qualcosa non sia vero in ciò che il protestantesimo gli ha insegnato come "vero" e "indubbio". La base della sua fede è distrutta. Diventa ovvio per lui che è assurdo rifiutare la Chiesa ortodossa che gli ha dato la Sacra Scrittura, un prodotto della Chiesa ortodossa. E se questa persona cerca sinceramente la verità, comincia ad osare di guardare gradualmente le cose dal punto di vista ortodosso e comprende perché "la colonna e il fondamento della verità" è la Chiesa (1 Tm 3:15), e non la Sacra Scrittura.

La Chiesa ortodossa è, quindi, quella chiesa che ha un FONDAMENTO STABILE E SOLIDO come fonte di fede, in contrasto con il protestantesimo. La Chiesa poggia sulla vita spirituale dei santi che l'hanno confessata, a costo della loro vita, lungo la storia dai suoi inizi fino a oggi.

3. Testimonianze storiche

Sapendo questo, il protestante inizierà la sua ricerca della Chiesa storica. Indipendentemente da come tutti pensino che fosse il modo di vivere e di pregare, ci sono abbastanza fonti storiche negli antichi scritti cristiani e nelle scoperte archeologiche che provano che i primi cristiani pregavano come i cristiani ortodossi di oggi e non come i protestanti. Ci sono testimonianze dell'esistenza di sinodi, clero, icone, paramenti sacerdotali, venerazione di santi e di reliquie, dogmi ben definiti, la Santa Liturgia, i Santi Misteri come la confessione, l'unzione, l'esistenza di preghiere per i defunti, la croce, digiuni, festività, ecc. Tutto questo è esistito dall'inizio del cristianesimo, con piccoli cambiamenti fino a oggi. Quando il protestante scopre tutto questo da antiche fonti storiche, allora si rende conto che tutto ciò che gli è stato detto dai suoi capi era solo una descrizione falsa e arbitraria della Chiesa cristiana antica; e poi si renderà conto che tutto ciò che detestava nell'Ortodossia come non scritturale ci è stato dato dal Signore stesso!

4. Successione apostolica

Questo argomento è altrettanto importante per capire perché non puoi essere cristiano al di fuori della Chiesa ortodossa. Quando qualcuno ricerca le antiche fonti cristiane, allora comincia a capire alcuni versetti della Sacra Scrittura. Allora comincerà a capire che la Chiesa opera sul principio divino della sinodalità e che questo principio è garante dell'unità, della coesione e della santità nella vita della Chiesa. Allora comincerà a capire che nella Chiesa di Cristo, fin dall'inizio, nessuno ha agito arbitrariamente, senza autorità; fin dall'inizio c'erano la gerarchia e l'autorità, che comincia con Dio Padre, continua attraverso i vescovi di ogni città e finisce con ogni cristiano. Allora si sveglierà dal suo letargo protestante e capirà che l'autorità del vescovo non è un'invenzione umana, ma un insegnamento cristiano di fede. Allora comincerà a mettere in discussione la fonte dell'autorità dei capi protestanti (e anche la fonte della sua stessa autorità, se è un pastore). Chi, esattamente, gli ha dato l'autorità di essere al di sopra degli altri?

Allora sarà sorpreso di scoprire che la Chiesa non ha mai apostatato (come gli era stato detto), ma continua a lottare attraverso la storia, in comunione con il Signore Gesù Cristo e nello Spirito Santo. Allora capirà che l'apostolicità esiste SOLO nella Chiesa ortodossa, quando scoprirà le ragioni e i mezzi che sostengono lo scisma dei papisti. La strada verso l'Ortodossia sarà senza ritorno.

5. Risposte dall'esperienza

Tutte queste informazioni gli daranno sufficienti risposte valide a tutte le accuse che una volta ha mosso alla Chiesa ortodossa. Noterà così le ragioni dell'atteggiamento autosufficiente che si osserva in molti chierici e laici. Ora capirà che il principio sinodale (dove non esiste una gerarchia piramidale con poteri assoluti e incrollabili) è aperto a incomprensioni e conflitti tra vescovi su questioni non materiali. Ora capirà che in un luogo di culto aperto a chiunque è naturale che ci sia disordine. E soprattutto, che in uno spazio del genere, è normale che trovino il loro posto pseudocristiani e opportunisti. Questa persona avrà già capito che le stesse cose sono esistite fin dall'inizio del cristianesimo, e che il campo di Cristo ha sempre avuto, e ha ancora, abbastanza erbacce!

Finora gli sarà stato insegnato cosa e come credere. In questo modo capirà che invece di criticare la condotta altrui, è meglio vigilare sulla propria vita e condotta, sapendo che non è mai stato, né è, come dovrebbe essere davanti a Dio. E che, invece di aspettare che siano gli altri a fare la prima mossa, è meglio creare la sua cerchia di amici di simile fede. Inoltre, non è esente da responsabilità verso gli altri.

6. Chiarificazione dogmatica

Protestante o no, troverà sempre qualcosa nella Chiesa ortodossa che non si trova in nessun'altra denominazione. Troverà una PERFETTA COERENZA DOGMATICA. Perché, anche se alcuni, in modo innaturale, volessero considerare l'Ortodossia come un "idolo mondano", la sua superiorità sarà comunque evidente, rispetto a qualsiasi idolo creato dall'uomo, sia esso filosofico, religioso o ideologico. Solo nell'Ortodossia c'è la RIVELAZIONE divina riguardante l'insegnamento sulla vita e la salvezza.

Solo nell'Ortodossia possiamo trovare l'UNICO modo in cui Dio può essere conosciuto come Persona, così come il significato di "Persona" in Gesù Cristo.

Solo nell'Ortodossia possiamo trovare un metodo di psicoterapia che ha dimostrato di essere buono con verifica sperimentale nelle persone dei santi.

Solo nell'Ortodossia possiamo scoprire perché Dio è Trinità e cosa significa "Dio è amore".

Solo nell'Ortodossia possiamo sentire la libertà nella preghiera e comprendere il sacrificio del Salvatore, senza timore di un Dio vendicativo.

Solo nell'Ortodossia possiamo conoscere la verità sull'Inferno e il Paradiso ed essere sopraffatti dalla grandezza dell'amore divino.

Solo nell'Ortodossia possiamo gustare il Regno dei Cieli in questa vita, senza vuote promesse per il futuro, che non hanno fondamento nella vita reale.

Oltre a tutto ciò, tutti gli insegnamenti dogmatici ortodossi hanno una coerenza e una pienezza che non si trovano da nessun'altra parte. Questo è possibile perché solo nell'Ortodossia la rivelazione divina non viene alterata. Quando usiamo la fede ortodossa come misura di confronto, scopriamo che qualsiasi ideologia, o qualsiasi altro insegnamento eterodosso, è un errore.

7. Santificazione della vita

E infine, mentre l'uomo si rafforza nella fede ortodossa e vive in modo ortodosso, quell'uomo cambia a somiglianza di Dio e inizia a guardare la sua vita e i suoi simili in un modo completamente diverso, in un modo che non si trova da nessun'altra parte.

Impara a giudicare se stesso, non confrontandosi con "i peggiori e dannati del mondo", per sentirsi "pulito" e "vaso eletto", ma con il modello PERFETTO e SANTO del Signore Gesù Cristo. Tale confronto porterà umiltà e un senso di insignificanza della propria persona. Chi la pensa così è sulla "via cristiana", senza giudicare i suoi simili, ma guardando tutti con amore e benevolenza. Vedendo il suo prossimo peccare, non lo giudicherà più, ma sarà pieno di tristezza e dolore, sapendo di essere incline al peccato. Sa che non solo quello, ma anche lui stesso, il peccato potrà portarlo all'inferno. Ecco perché pregherà e si pentirà e non giudicherà il suo prossimo; perciò vedrà la caduta del suo prossimo come la propria caduta e soffrirà per la salvezza del fratello.

Ogni volta che gli capiterà di peccare di nuovo, non si dispererà, ma penserà alla misericordia e all'amore di Dio che è stato crocifisso per i peccatori, non per i giusti, risorgerà e continuerà la lotta con maggior forza.

Cercherà un rapporto personale con i suoi fratelli, attraverso l'unicità che caratterizza ogni essere umano, e non li guarderà attraverso il prisma di modelli di condotta, moralità e vita standardizzati e legalistici. Pertanto, non sarà timido nel chiedere una benedizione a Dio e allo stesso tempo a una persona santa, che una volta nella sua vita era un criminale, un malvagio. Allora non sarà più turbato dal disordine in una chiesa ortodossa, ma godrà della libertà di espressione della fede di ciascuno davanti a Dio, senza idee preconcette.

Passerà dallo stato decaduto direttamente nel giardino della Chiesa, preferendo sedersi in mezzo ad esso, tra i suoi fiori santi, per sorseggiare la loro linfa vivificante; e così acquisterà conoscenza, come Dio gli darà. Allora sentirà la potenza di Dio che fa crescere i fiori in un giardino permanentemente vandalizzato da tutti i tipi di vermi che rodono senza posa.

E così questa persona sarà illuminata, solo nella Chiesa ortodossa del nostro Signore, e incontrerà il Signore, così com'è e sarà con lui, diventando partecipe della vita in Dio.

Chi conosce, anche un po', la grandezza e la profondità della fede ortodossa, e percorre qualche passo sulla via che conduce alla salvezza, insieme ai santi, e assapora l'acqua della vita eterna, non tornerà mai più sui suoi passi!

Fonte originale (in greco): http://www.oodegr.com/oode/orthod/genika/giati1.htm

 
Come un monastero in Michigan è rimasto aperto per la Pasqua senza alcuna restrizione

Nel seguente articolo, l'archimandrita Pachomy (Belkoff) del monastero di san Sabba della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia a Harper Woods, nel Michigan, spiega come il monastero è stato in grado di rimanere aperto durante tutta la Grande Quaresima, la Settimana Santa e la Pasqua, e quale gioia e grazia sono state vissute dalle centinaia di persone che vi hanno venerato il Signore risorto. Questo post non è inteso come un rimprovero a quelli che hanno seguito la benedizione dei loro vescovi e sono rimasti a casa, o a quelli che hanno chiuso le loro chiese di fronte al rischio di multe o di arresti. Ma sia gloria a Dio per l'esistenza di un luogo in cui i fedeli hanno potuto prendere parte ai sacramenti nonostante l'atmosfera circostante di paura.

Quando il coronavirus ha iniziato a essere menzionato per la prima volta nelle notizie pubbliche ed è iniziato il clamore pubblico, sono rimasto molto rattristato spiritualmente dal fatto che i vescovi di tutte le molteplici giurisdizioni in America abbiano deciso immediatamente di chiudere le chiese. Ne sono stato sorpreso perché mi è sembrata una svendita senza combattere per difendere i sacramenti della Chiesa. Ho resistito, non perché mi piacesse essere ribelle, ma perché questo va contro tutto ciò che la Chiesa ha sempre insegnato.

La prima domenica in cui ho predicato ho raccontato i fatti storici su tutte le epidemie che sono avvenute nella storia dell'Impero Bizantino: la peste sotto Giustiniano e così via, quando si contava persino il numero dei corpi accatastati nelle chiese. Questo ci dice che le chiese non erano chiuse e che anche nell'ora peggiore, con milioni di persone che morivano di peste, la Chiesa era accessibile per le funzioni e per le preghiere. I sacramenti sono la medicina per le nostre anime.

Come monaci viviamo per il regno dei cieli e non per questa vita terrena o anche per la salute di questo corpo fisico. Nel corso della Quaresima siamo stati aperti per tutte le funzioni e per la regola monastica quotidiana e avevamo centinaia di visitatori. Eravamo l'unica chiesa in cinque stati a essere effettivamente aperta senza un limite di persone.

Non riesco nemmeno a credere che si stesse diffondendo la voce che era troppo pericoloso darel'olio santo ai fedeli con un solo pennello, perché potevano ammalarsi. Il punto centrale della santa unzione è curare i fedeli con l'olio santo. Quando ha iniziato a spargersi il panico e la gente ha iniziato a diventare paranoica e preoccupata, ho deciso di consultare cinque importanti dottori ortodossi che frequentano regolarmente il monastero. Mi hanno informato da una corretta posizione medica su quali procedure seguire per garantire la salute di tutti, e non mettere a repentaglio la salute o la salvezza di nessuno. Abbiamo proceduto a ordinare maschere, guanti in lattice e salviette igieniche e abbiamo insistito affinché tutti coloro che venivano li usassero per il bene degli anziani, dei giovani e degli infermi.

Mentre la voce ha iniziato a diffondersi, il clero ortodosso locale si è molto turbato, pensando che li stessimo svergognando rimanendo aperti. Alcuni addirittura hanno detto che stavo sfidando il patriarca e il metropolita facendo così, ma non l'ho fatto. Nello stato in cui vivo, il Michigan, e in molti stati degli Stati Uniti, al contrario di ciò che veniva detto alla gente, non c'è stato l'obbligo di chiudere qualsiasi istituzione religiosa, perché esiste una separazione tra Chiesa e stato. Nello stato del Michigan, le chiese non sono mai state chiuse e non c'è mai stata una regola di distanziamento sociale o un limite al numero di persone che potevano frequentare le chiese. Quando l'ho pubblicato sul sito web del monastero e ho invitato tutti i cristiani ortodossi a venire a ricevere i sacramenti quaresimali e pasquali, purtroppo sono stato etichettato come istigatore e bugiardo, anche se ho mostrato la prova della legge che proveniva direttamente dall'ufficio del governatore. Un vescovo ha persino informato i suoi sacerdoti che ai fedeli era vietato venire al monastero – era meglio per loro guardare le funzioni trasmesse in streaming a casa.

il monastero di san Sabba

Sapendo che la Pasqua si stava avvicinando presto, ho contattato il dipartimento di polizia locale nella mia città e ho organizzato con loro una conferenza. Sono stati grandi sostenitori del monastero per molti anni e ci conoscono personalmente. Sono stato assicurato dal dipartimento di polizia e dall'avvocato della città che, in realtà, non avevo infranto alcuna legge. Vorrei anche aggiungere che il pomeriggio del Sabato Santo, mentre cercavamo freneticamente di preparare la liturgia all'aperto, si è presentato il dipartimento di polizia. All'inizio, ho pensato che ci fosse un cambio di ordini, ma la polizia ha detto: "Stia calmo, padre, siamo qui per mostrare il nostro sostegno al 100% e discutere i dettagli di come dobbiamo dirigere il traffico ed essere d'aiuto".

Lo stato non ha mai chiuso alcuna istituzione religiosa. Sono state le autorità religiose a chiudere le chiese nella maggior parte degli stati, non il governo. Questo è molto triste. La prima pagina del giornale diceva che l'arcivescovo cattolico ha detto ai sacerdoti di svuotare le loro acquasantiere in modo che i fedeli non fossero contaminati. Mi sono sentito mortificato quando ho letto questo – sulla prima pagina del giornale. Quindi gli ortodossi hanno fatto sostanzialmente la stessa cosa permettendo al sacerdote di servire solo con un direttore di coro e quasi nessuno in chiesa – forse cinque persone.

Dopo aver ricevuto la conferma dal sindaco, dal dipartimento di polizia e dal procuratore della città, ho riferito i fatti a sua Eminenza il metropolita Hilarion, che ha inviato personalmente un decreto che afferma che il monastero è un'istituzione stavropegiale sotto di lui e avevamo la benedizione per rimanere aperti! Era felicissimo che potessimo continuare a servire tutte le funzioni per quante più persone possibile, per portare loro i sacramenti.

Uno dei problemi principali era che ogni stato aveva leggi diverse ed era molto difficile per il Sinodo dei vescovi trattare individualmente con ogni sacerdote e monastero in ciascuno stato in modo rapido, con una complessità così vasta. Secondo la costituzione degli Stati Uniti, è vietato bloccare le assemblee religiose di qualsiasi tipo, quindi alla fine nessuno stato ha il diritto di chiudere un'istituzione religiosa.

Sua Eminenza mi ha augurato una Pasqua benedetta, affermando che quest'anno avremmo celebrato per tutti!

Vorrei aggiungere che mentre il Michigan e l'area di Detroit sono stati colpiti con forza, tra i peggiori focolai di questo virus, nessuno della comunità del monastero si è mai ammalato o è morto o ha mostrato alcun sintomo.

Qui è ancora l'inizio della primavera e il clima è del tutto confuso. Un giorno è caldo e soleggiato, e il giorno successivo ci sono gelo e neve... è quasi apocalittico. La chiesa del monastero contiene circa 230 persone, ma con così tante persone in arrivo perché tutte le altre chiese erano chiuse, era affollata durante la Settimana Santa, così ho deciso di celebrare la Pasqua all'aperto.

il chiostro dove è stata celebrata la liturgia all'aperto

L'anno scorso, uno dei nostri cari benefattori è deceduto e ha lasciato una donazione per costruire al monastero un monumento in suo onore. Si chiamava Steven Stolaruk. Volevo davvero costruire un chiostro da utilizzare a un certo punto per le funzioni all'aperto. Tutti i suddiaconi, i servitori d'altare adulti, il diacono e io abbiamo iniziato a costruire questo grande chiostro. Ho continuato a fare pressioni per far erigere la tettoia prima della fine dell'anno scorso perché continuava ad apparire in sogno. Quindi è arrivata la pandemia e tutto è tornato al punto di partenza, e abbiamo usato il chiostro, non del tutto finito, per celebrare la Liturgia pasquale all'aperto per centinaia di persone.

Avevamo cristiani palestinesi che sono venuti portando i loro canti e cantavano in arabo; avevamo romeni che hanno cantato in romeno; avevamo russi, ucraini, macedoni, serbi e greci che hanno celebrato tutti insieme la Pasqua come a Gerusalemme.

È stata una delle Pasque più memorabili e commoventi che ognuno di noi abbia mai vissuto, inclusa la mia esperienza di oltre trent'anni di sacerdozio. Durante le nove settimane della Quaresima, non una sola persona si è ammalata, tutti si sono preparati con fervore a ricevere i santi sacramenti. Siamo stati benedetti nel vedere tanta fede e volontà di sostenere la Chiesa fino alla fine.

Ieri ho parlato al telefono con il metropolita Jonah che aveva praticamente la stessa storia da raccontare, così come tutti quelli che hanno seguito lo stesso esempio e hanno fatto ciò che ci è stato insegnato in seminario, cioè non negare mai ai fedeli i sacramenti in nessuna circostanza, e siamo stati benedetti da una grande grazia in questa Pasqua.

la chiesa di san Sabba decorata per la santa Pasqua

Quando ha avuto inizio la pandemia, il Vangelo della domenica era quello del paralitico che viene calato attraverso il tetto della casa per essere guarito da Gesù perché c'erano così tante persone. Non fu scacciato, perché altri avevano paura di ammalarsi, né lui né il lebbroso né altri che venivano a Cristo per guarire. Il Signore dice: "Venite a me, voi tutti affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro". Non dice: "Allontanatevi da me e state lontano dalla chiesa perché contaminerete tutti".

Abbiamo l'esempio dei tre santi giovani che hanno sfidato il dominio del re Nabucodonosor e, per la loro fede nella santa Trinità, ogni Sabato Santo si canta in loro memoria una grande antifona. Abbiamo la benedizione del grano per san Teodoro, che ricorda quando il cibo nel mercato fu dissacrato e i cristiani furono avvisati dalla parola di un angelo attraverso il patriarca a mangiare grano bollito.

Sono orgoglioso di tutti i fedeli ortodossi di tutte le etnie che si sono venuti dalle loro case al monastero con i loro cestini e le loro candele e con le loro mascherine e i loro guanti per salutare il Signore nella sua casa santa, aperta a tutti, piena di luce e di vita.

È stata una settimana estenuante, perché ero l'unico sacerdote a dare la comunione a tutte quelle persone. Nel pomeriggio di Pasqua, dopo il vespro, sono andato nella mia stanza per sdraiarmi e ho dormito fino al mezzogiorno del giorno successivo. Quando mi sono svegliato c'era sul mio telefono un messaggio che mi ha portato un grande sorriso sul volto e una grazia in più. Era un saluto pasquale personale da parte di sua Beatitudine il patriarca di Gerusalemme, che inviava – spiritualmente – la sua benedizione del Fuoco Santo al mio monastero per continuare a salvare le anime dei fedeli. Il mio monastero ha legami molto stretti con il Patriarcato di Gerusalemme e i monasteri in Terra Santa.

Possiamo tutti imparare da questo che non esiste medicina superiore ai sacramenti; che è più importante poter andare in chiesa e poi al locale negozio di alimentari; che Dio non si allontana da noi e che noi non dovremmo distanziarci da lui e dagli altri; che la preghiera e il messaggio evangelico sono più importanti delle aspettative presentate da notiziari e social media.

Questo è il giorno della risurrezione; questa è la Pasqua salvifica del Signore; questo è l'inizio operato dalla mano destra di Dio. Cristo è risorto!

 
Dire una verità dolorosa nell'amore: l'ecumenismo ortodosso e san Giustino Popović

San Giustino (Popović, 1894-1979), un santo serbo, è stato un teologo e archimandrita al monastero di Celije. San Giustino è stato un famoso studioso di Dostoevskij, un anti-comunista, e un noto scrittore. Era il figlio di un prete, da una famiglia con una tradizione di sacerdoti. Ha studiato presso la facoltà di teologia presso la rinomata scuola di seminario di San Sava a Belgrado e vi si è laureato nel 1914. Al seminario a Belgrado, ha incontrato lo ieromonaco Nikolaj (Velimirović), Ph.D. (in seguito san Nicola), che ne divenne il padre spirituale e la persona più influente nella sua vita. Tuttavia, ciò non significa che egli avesse esattamente le stesse idee del suo padre spirituale, che vedremo in seguito. San Giustino ha continuato i suoi studi in Russia, nel Regno Unito e in Grecia. Studiò molti anni a Londra, ma la sua tesi di dottorato, "La filosofia e la religione di Fëdor Dostoevskij" non fu accettata a Oxford per la sua critica della società occidentale, dell'umanesimo occidentale, del razionalismo e della Chiesa cattolica romana e dei suoi insegnamenti (per lo più ciò che egli vedeva come umano-centrico e anti-Dio-uomo nel papato). Tuttavia, questa tesi fu pubblicata anni dopo, quando san Giustino divenne il direttore della rivista ortodossa La vita cristiana, che egli, insieme ai suoi colleghi di Oxford, curò e pubblicò per vent'anni. San Giustino tradusse molti testi dai Padri della Chiesa in serbo. Dopo la seconda guerra mondiale, san Giustino fu rimosso come professore dal seminario a Belgrado e rimase sotto un rigoroso controllo comunista presso il Monastero di Celije fino alla sua morte. Molti, tra cui il vescovo san Nicola Velimirović, dovettero lasciare il paese; tuttavia, ciò che forse "salvò" san Giustino fu il fatto che non era un vescovo, ma un prete-monaco. Era un avversario molto temuto e potente del regime comunista, e giocò un ruolo importante nell'organizzazione della Chiesa serba dopo la seconda guerra mondiale. È anche conosciuto, o meglio presentato, come un grande avversario dell'ecumenismo e, in particolare, un critico della Chiesa cattolica romana e di quelle che considerava le sue eresie, per lo più la caduta del papato, che riteneva essere la caduta dell'uomo nella storia, dopo Adamo e Giuda. Egli è altamente venerato come un santo pio e colto che ha combattuto per mantenere pura l'Ortodossia, che ha combattuto per la Chiesa durante il periodo comunisti, e come un gigante spirituale che ha plasmato molti degli attuali vescovi e monaci della Chiesa serba. [1]

San Giustino fu una figura enigmatica durante la sua vita, e lo rimane ancora a più di 35 anni dopo il suo riposo nel Signore. Egli stesso non fu mai vescovo, cosa che gli ha permesso di parlare e scrivere ancora più liberamente e apertamente sulla questione dell'ecumenismo. È molto importante capire che mentre san Giustino era molto duro nelle sue descrizioni delle chiese cristiane occidentali (in particolare la Chiesa cattolica romana), e su quelle che dal suo punto di vista erano le loro eresie ed errori, era un uomo di Dio amorevole. Molte persone hanno cercato di usare i suoi scritti contro l'ecumenismo per giustificare commenti e comportamenti molto poco cristiani e molto fanatici, in particolare il suo pensiero su quello che definiva "papismo" [2]. Ma questo è molto superficiale e irrispettoso nei confronti del santo. Invece è fondamentale guardare l'intero quadro quando si analizza il suo rifiuto dell'ecumenismo (di un tipo particolare). Era un pensatore spirituale profondo, intellettualmente dotato e benedetto con molti doni spirituali. Mentre leggiamo ciò che pensava san Giustino, dobbiamo guardare a lui con la consapevolezza che ha detto la verità in modo molto diretto, in modi molto duri, ma che è sempre rimasto amorevole verso tutti gli esseri umani. Si limitava a disprezzare il peccato. Vedeva l'eresia e lo scisma come peccati gravi contro Cristo e la sua Chiesa.

i santi Justin Popović e Nikolaj Velimirović

San Giustino non ha mai partecipato ad alcun incontro ecumenico, ma non ha mai criticato la partecipazione in quanto tale. Conosceva san Nikolaj Velimirović personalmente e sapeva delle sue partecipazioni a questi incontri, eppure lo considerava un santo, anche durante la sua vita, come scrive il vescovo Atanasije Jevtić (figlio spirituale di san Giustino) [3]. Io qui esaminerò le note [4] lasciate da san Giustino sul tema dell'ecumenismo. Queste note sono della fine della sua vita (1972), quando stava scrivendo il suo libro La Chiesa ortodossa e l'ecumenismo, che è da molti visto come una grande analisi dell'ecumenismo dal punto di vista ortodosso. Userò qui non è tanto il libro in sé, quanto invece le note molto più personali e crude che san Giustino ha steso durante la scrittura di questo libro. Queste note sono state recentemente pubblicate nel libro che sto usando e offrono molta nuova comprensione sei pensieri del santo. Sono viste non solo come la base per il suo libro sopra citato, ma anche come materiale che ci offre una visione molto più profonda nei pensieri del santo.

Il significato della parola "ecumenismo" per san Giustino

Per cercare anche solo di capire san Giustino, è importante prima di tutto conoscere ciò che la parola ecumenismo significava per lui dal punto di vista ortodosso. La copertina delle sue note dichiarava: "La Chiesa ortodossa = Ecumenismo per cattolicità (in russo: sobornost' = "raccogliere")". [5] Cerchiamo di focalizzarci per un momento sulla comprensione del termine cattolicità / cattolico (sobornost'). La parola è intesa nel senso del significato russo, [6] vale a dire una "comunità spirituale di persone che vivono insieme," "raccolte", cosa che ha il suo nucleo nella cooperazione tra le persone e nella negazione dell'individualismo. La differenza nella comprensione occidentale della parola è quasi inesistente, è solo importante capire che "cattolicità / cattolica" in questo caso non ha nulla a che fare con la Chiesa cattolica romana, ma piuttosto si riferisce alla parola "cattolico" in sé . L'uso occidentale della parola è spesso inteso come "universale", che può essere visto come avente più o meno lo stesso significato del russo sobornost'. Perciò, la "cattolicità" della Chiesa cristiana parla della raccolta di tutto in uno. Quindi, la parola "ecumenismo / ecumenico" in questo contesto può essere intesa come san Giustino stesso spiega: "Ecumenismo: La cattolicità (sobornost') del cielo e della terra, di Dio e dell'uomo, l'anima dell'universalità, dell'ecumenismo evangelico e ortodosso: Viviamo sulla terra, ma prepariamo per noi stessi tesori nel cielo (Mt 6:20). Tutto è la santa cattolicità (sobornost'), che si trova nell'unità della Chiesa teantropica (divino-umana) = il Dio-uomo, Cristo Signore. Corpo in terra, cuore in cielo: i nostri desideri devono essere cattolici; e sono tali quando sono santi (Mt 6:21). E la santità dell'uomo è in Dio, più precisamente nel Dio-uomo. E nella persona del Dio-uomo: Dio trasferisce tutti i suoi attributi, tra cui la santità, all'uomo. Senza Dio – l'uomo è una piccola zanzara (...) tutto è stato creato per la santa cattolicità e unità teantropica (Matteo 6:25-34) (...) 'Chiunque accoglie voi, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato' (Mt 10:40). In lui è tutta la cattolicità, l'intera universalità, l'intero ecumenismo. Dov'egli è, tutto ciò è presente e molto altro ancora; l'intera santa Trinità [è presente]. Tutto proviene da lui e tutto è in lui! Tutto va verso di lui." [7] Il santo ha passato molto tempo ad approfondire la sua spiegazione dell'ecumenismo, come lo vede inteso dalla Chiesa ortodossa. Ma mostrare e spiegare tutto richiederebbe troppo spazio. Invece si pone attenzione su ciò che è alla base di tutto il resto, ciò che è il fondamento della comprensione di san Giustino del suo titolo: "La Chiesa ortodossa = Ecumenismo per cattolicità". L'ecumenismo è reale solo se pone il Dio-uomo al centro. La dichiarazione del CEC di Amsterdam 1948 in modo simile recita: "Il Consiglio Ecumenico delle Chiese è una comunione di chiese che accettano il nostro Signore Gesù Cristo come Dio e Salvatore" [8]

L'ecumenismo e la cattolicità della Chiesa potrebbero essere veri e corretti per san Giustino solo da un punto di vista teantropico, mettendo il Dio-uomo al centro di tutte le cose. "La divino-umanità è la cattolicità fondamentale della Chiesa (= ecumenicità, come l'atomo è rispetto al pianeta): fino alla triadicità: ma attraverso il Dio-uomo che conduce e unisce con la santissima Trinità: come l'ideale e la realtà della cattolicità perfetta (= ecumenicità) (...) Pertanto la Chiesa [è]: il laboratorio più perfetto per la creazione dell'uomo perfetto. Tutto il resto a parte il Dio-uomo, la pseudo-società e le pseudo-personalità sono un miscuglio umanistico irrealizzabile. Solo Cristo [è] tutto e tutti. Per sua stessa natura la Chiesa è ecumenica, poiché è cattolica". [9]

9.4 Umanesimo ed ecumenismo

Ora che si è chiarito che cosa intende san Giustino quando utilizza le parole "ecumenismo" e "cattolico", è siamo più sicuri nell'andare avanti nella sua critica del movimento ecumenico e di tutta la società europea occidentale. Questo è importante da fare perché il punto di vista di san Giustino sull'ecumenismo è colorato dalla sua critica del mondo a lui contemporaneo e del movimento ecumenico del suo tempo.

"Gesù è lo stesso ieri, oggi e sempre" (Eb 13: 8): questo è qualcosa che deve essere il nucleo della comprensione ortodossa dell'ecumenismo, secondo san Giustino. In altre parole, noi (esseri umani), non possiamo cambiare Cristo, non possiamo decidere cosa egli pensa di x o di y. Possiamo solo mettere il Dio-uomo al centro di tutto e soprattutto dell'ecumenismo, e lavorare da lì. Questo è l'unico modo per san Giustino, e un tema che si ripete nei suoi scritti. Il Dio-uomo risolve tutti i problemi eterni dell'uomo e dell'umanità, nessun essere umano può farlo. Di qui la sua critica dell'umanesimo occidentale. Se la Chiesa non può risolvere i problemi eterni (con Cristo il Dio-uomo al centro) del genere umano, "affonda nei piccoli problemi umanistici e oministici" [10]. Questo porta la Chiesa a diventare meramente terrena. Essa uccide le persone (san Giustino usa crociate e inquisizioni come esempi [11]), risolvendo tutti i problemi della terra con misure terrene, vale a dire con il fuoco e la spada. Questo a sua volta, secondo san Giustino, uccide il Dio-uomo, uccide Cristo che è la Chiesa. La Chiesa deve seguire i primi due comandamenti di Dio: per prima l'amore di Dio e poi quello degli esseri umani", da Dio all'uomo: dal Dio-uomo all'uomo" [12]. L'umanesimo, tuttavia, segue sempre l'ordine inverso secondo San Giustino. Questo è qualcosa che lui chiama "umanesimo papale" [13], vedendo il Papa come leader, causa e capo dell'umanesimo (qualcosa a cui torneremo più tardi). Questa "pan-eresia ", [14] come lui la chiama, porta al costante spargimento di sangue umano nel mondo e al conseguente abbattimento di anime umane.

San Giustino vedeva l'umanesimo come male, male assoluto e totalmente opposto a Dio, al Vangelo e alla Chiesa. La fonte di questo umanesimo e il suo ingresso e la sua maggiore influenza nella società ha le sue radici nel papato e nella "infallibilità" del papa, secondo san Giustino. San Giustino vede il papa come il modello della teoria anti-cristiana degli "Ubermensch". La caduta del papa, così come la caduta di Adamo e Giuda, sono viste dal santo come le tre più grandi cadute del genere umano. San Giustino vede il "papismo" e il suo terreno e il suo potere umano come la pan-eresia dell'umanesimo, come il posizionamento dell'uomo al centro davanti al Dio-uomo, che finisce al punto in cui l'uomo è la misura di tutte le cose, e non più Dio. San Giustino vede anche il papa come il padre del protestantesimo, da lui visto come la fase finale del "papismo": "ogni [protestante] credente è un papa auto-nominato e separato" [15] (questo è il motivo per cui il termine "papismo" per san Giustino comprende anche i protestanti, che secondo lui si considerano dei papi). Con questo egli si riferisce al fatto che il papa è (nella sua comprensione) ritenuto infallibile in questioni di fede a seconda di come egli capisce l'insegnamento cattolico, mentre nel protestantesimo ogni essere umano è infallibile nel comprendere la Bibbia, secondo la comprensione che san Giustino ha di queste confessioni. Egli li vede entrambi come culti dell'uomo, umanolatrici, baccanali scolastici e razionalistici. "Ecco perché vi sono tante sette [protestanti]: in realtà tutti sono uno, generati dal papa, dalla sua umanolatria e dalla sua umano-divinità. In opposizione al Dio-uomo [16] "l'umanesimo europeo è essenzialmente anti-umano e pari al papismo", secondo san Giustino. Gli umanisti hanno una sola anima: "un'anima papista-protestante" [17]. Egli chiama la società umanistica dell'Europa "il Monte Olimpo dell'Europa romano-protestante, in cui Zeus è il papa" [18]. Attraverso l'umanesimo, l'uomo europeo degenera in un homunculus, un non-uomo. Per san Giustino, nel cuore dell'umanesimo si trova il razionalismo, che vede anche al centro della scolastica: "Scolastica e razionalismo calcolano tutto 'secondo l'uomo', a misura d'uomo; ma l'uomo è incomparabilmente più vasto di tutto questo, nella stessa misura in cui il Dio-uomo è più esteso dell'uomo"19

La cura per la "infallibilità" che san Giustino considera demoniaca nel carattere e per "l'Ade del cattolicesimo romano" [20], è la conciliarizzazione (sobornost' / cattolicità), che è un auto-umiliazione dell'uomo davanti al Dio-uomo, alla Madre di Dio e a tutti i santi; un ravvedimento "che conduce ad una piena conoscenza della verità" (2 Tim 2:25). La conciliarizzazione è un mezzo che si trova nel Dio-uomo ed è l'unico modo per salvare l'ecumenismo dalla sua "seconda morte" [21], come è morto la prima volta attraverso il "papismo" e altri umanesimi, secondo san Giustino. San Giustino non sta affrontando il primato storico del vescovo di Roma, [22] o negando il primato storico in qualsiasi modo, si sta semplicemente riferendo al papato in modo pratico e ideologico nel suo tempo post-scismatico, che include alcune delle crociate che hanno interessato direttamente gli ortodossi, la riforma, la contro-riforma, il periodo illuminista e i due Concili Vaticani.

La teoria dei rami: "denominazionalismo"

Un altro aspetto del cristianesimo occidentale che il santo respingeva con forza è la cosiddetta teoria dei rami (o come la chiama Peter Bouteneff , "denominazionalismo"), che è molto comune nel mondo protestante. L'idea di base è che tutte le chiese cristiane sono diversi rami di un albero cristiana; fanno parte dello stesso organismo. San Giustino li vede non come rami dell'albero della verità, ma come rami caduti e secchi; "un ramo appassisce se cade fuori della vite" (Giovanni 15:6). Il tralcio è per san Giustino la Chiesa, corpo di Cristo, il Dio-uomo e la verità ultima. Con la caduta dalla verità, da Cristo e la sua Chiesa, un ramo secca e muore. Pertanto, egli vede i movimenti cristiani occidentali come caduti ed essiccati, come eretici. Questo è importante da capire; san Giustino vede la Chiesa cattolica romana e ciò che egli chiama la sua prole, il movimento protestante, come eretici. Usa spesso per dimostrarlo san Marco di Efeso, che da solo, secondo l'opinione comune ortodossa, ha salvato l'Ortodossia da un'unione con Roma (al Concilio di Firenze del 1439): "Colui che si allontana anche un po' dalla fede genuina è considerato un eretico ed è sottoposto alle leggi contro gli eretici ... [i latini, o la Chiesa cattolica romana] sono quindi eretici e li abbiamo tagliati fuori come eretici "(Citazione di San Marco di Efeso utilizzata nelle note di san Giustino) [23]. Essere un eretico per san Giustino significava essere separato da Dio e dalla verità. La teoria dei rami era, secondo san Giustino, un'innovazione occidentale del XVI secolo, e perciò non vi vedeva alcuna connessione organica con la Chiesa primitiva e gli insegnamenti dei Padri e / o dei Concili ecumenici. "Non appena l'uomo si separa da lui (il Dio-uomo) – si prosciuga, si secca e muore. Questo è esattamente quello che è successo ai papisti, ai protestanti e a tutte le altre eresie e scismi". La comprensione [24] di san Giustino della "teoria dei rami" o del "denominazionalismo" è molto in linea con la tradizionale comprensione ortodossa e cattolica. La differenza è come san Giustino spiega la teoria e dove vede le sue radici.

San Giustino e l'ecumenismo ortodosso – come dovrebbe essere

Per noi è molto chiaro come san Giustino percepiva la cristianità occidentale, e ciò che vedeva come i suoi maggiori problemi ed eresie. Ha scritto innumerevoli opere circa l'apostasia della chiesa occidentale e le sue eresie. Tuttavia, qui è stato portato alla luce il nucleo del suo pensiero su questo punto, le sue critiche. Vediamo ora di concentrarci sul pensiero di san Giustino su come dovrebbe aver luogo l'ecumenismo dal punto di vista ortodosso; perché nonostante i suoi scritti a volte molto duri sull'ecumenismo e sui suoi partecipanti, non era del tutto contrario a un dialogo ecumenico. Il vescovo Atanasije Jevtić, uno dei figli spirituali di san Giustino e tra i più vicini a lui, definisce le persone che suggeriscono che san Giustino fosse contro ogni tipo di ecumenismo come "fanatici poco saggi", e dice che bestemmiano san Giustino pensando tali cose. [25] Alcuni critici dell'ecumenismo sostengono che gli sforzi di trovare opinioni positive verso il movimento ecumenico nei pensieri di san Giustino sono stiracchiati e fuori luogo. Tuttavia, è importante sottolineare che le persone come il vescovo Atanasije sono considerate piuttosto prudenti o addirittura negative verso l'ecumenismo in sé, e molti descrivono il vescovo Atanasije come ultra-nazionalista e conservatore in un modo che escluderebbe quasi completamente l'ecumenismo. Questa è un'indicazione che non ha alcun interesse personale nell'esporre e difendere i pensieri di san Giustino in qualsivoglia modo impreciso.

San Giustino l'chiama ecumenismo "La sostanza della Chiesa". [26] Questo ecumenismo non è quello compreso e praticato oggi, soprattutto nel mondo protestante. Per San Giustino, l'ecumenismo è il modo in cui gli apostoli hanno operato miracoli dallo Spirito Santo e nel nome di Gesù. L'ecumenismo può essere praticato solo con e attraverso i santi misteri (vale a dire, i sacramenti) della Chiesa, con la virtù santa che "ci rende simili a Cristo e alla Trinità, ci divinizza e ci santifica" [27[. Ciò implicherebbe di nuovo la verità, l'essere nella verità, nella Chiesa, come criterio principale per l'ecumenismo. Credo che il modo in cui si possa capire questo è che tutti dovrebbero tornare alle radici della Chiesa cristiana; ecco perché sono nominati gli apostoli, e da lì in avanti, respingendo tutte le innovazioni non accettate dai sette Concili ecumenici, le cose che non sono la verità e che hanno causato divisione tra i cristiani. Tutto deve essere fatto per mezzo di Cristo e con Cristo nell'ecumenismo. Il santo elenca alcuni fondamenti chiave dell'ecumenismo. Li ho divisi qui in piccole categorie come mi è sembrato più adatto.

• L'ecumenismo è "Dove due o tre sono riuniti" (Mt 18:20).

• L'ecumenismo dovrebbe essere costruito / avere il suo fondamento "sullo Spirito Santo" [28]. Come gli apostoli e i Concili ecumenici, l'ecumenismo deve permettere allo Spirito Santo di agire così come avviene all'interno della Chiesa. Lo Spirito Santo è lo Spirito di verità.

• L'ecumenismo non può riguardare noi esseri umani; non può essere antropologico. Come predica l'apostolo Paolo: noi non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo come Signore (2 Cor. 4:5). Il Dio-uomo "non è di Paolo né di Apollo né di Cefa – né di Lutero, né di Calvino" [29]. Invece dovremmo predicare il Vangelo, che non è secondo l'uomo. Il cristianesimo umanistico è pseudo-cristianesimo. Ogni umanesimo è un'eresia.

• L'unico modo in cui l'ecumenismo può funzionare di nuovo, l'unica scappatoia, per così dire, è attraverso il pentimento "che porta a una piena conoscenza della verità" (2 Tm 2:25). Questo ravvedimento deve venire dall'umiliarsi davanti al Dio-uomo, davanti alla sua Chiesa, davanti alla Theotokos e a tutti i santi. San Giustino mai, nemmeno una volta, parla di pentimento in modo terreno; egli non cerca mai qui sulla terra il perdono da parte degli eretici verso gli ortodossi. Invece mette sempre il Dio-uomo al centro di tutto; e poiché l'eresia è un peccato grave, il perdono e il pentimento può essere chiesto solo a Dio e dato da Dio – attraverso il suo figlio unigenito, Cristo il Dio-uomo, e la sua Chiesa.

Conclusione

Ho studiato l'ecumenismo e la sua storia da un punto di vista ortodosso. Il punto di vista ortodosso su questo argomento include molte opinioni diverse e non si esprime con una sola voce unitaria, come quella cattolica romana, per esempio. La storia dell'ecumenismo e dell'Ortodossia ci aiuta a comprendere e a ottenere un quadro più chiaro del coinvolgimento degli ortodossi nel movimento. San Giustino e i suoi pensieri gettano una luce su ciò che alcuni all'interno dell'Ortodossia vedono come un problema, vale a dire l'ecumenismo come un'ideologia umanistica, che san Giustino ritiene il tipo di ecumenismo praticato nel CEC durante la sua vita e che chiaramente è lo stesso tipo di ecumenismo praticato oggi.

Si può sostenere che il punto di vista di san Giustino sull'ecumenismo non fosse molto tollerante e amorevole, che fosse molto unilaterale e ignorante. Ma oltre ad essere un brillante teologo e filosofo, egli è stato in primo luogo e soprattutto un vero cristiano, un seguace di Cristo. Il suo amore per tutti gli esseri umani era notevole e la sua umiltà era quella di un vero asceta. Le sue parole a volte molto dure sugli altri non erano mai rivolte alle persone, ma ai peccati queste commettono. San Giustino odiava il peccato e vedeva ciò che esso può fare a un'anima umana. Pertanto, la sua dura analisi della società contemporanea va vista come una sorta di impegno profetico, basato esclusivamente sul suo amore per il prossimo e sul profondo desiderio che la salvezza sia resa disponibile a tutti, soddisfacendo il comandamento del Signore di fare "discepoli di tutte le nazioni" (Mt 28:19).

Quando si analizza la critica di san Giustino al dialogo ecumenico, non possiamo ignorare il suo contesto storico. Egli parlava al tempo del patriarca ecumenico Atenagora, che aveva fatto diverse dichiarazioni temerarie, dicendo che non c'era alcun reale ostacolo alla costituzione dell'unità della Chiesa, e che le questioni e i problemi vengono dai teologi e dalla teologia. Molti nella Chiesa ortodossa, al momento dell'incontro nel 1965 tra il patriarca ecumenico e il papa, non furono soddisfatti dai commenti e dalle azioni del patriarca, per esempio il metropolita Filarete della ROCOR [30], che inviò al patriarca una lettera. [31] Questo tempo era pieno più di domande che di risposte, e persone come san Giustino hanno sentito il bisogno di rispondere chiaramente a molte di queste domande. Il vescovo Irinej (Bulović) della Chiesa serba, un figlio spirituale di San Giustino e membro attivo del dialogo ecumenico come rappresentante della Chiesa serba, oggi afferma quanto segue su San Giustino e le sue opinioni: "Sento che voci come quella di padre Justin, spesso duro e critico, hanno fatto sì che il corso degli eventi non abbia preso una direzione diversa. Padre Justin – questo è come lo capisco ora, dopo aver spesso sollevato la questione con lui – non criticava mai l'idea di dialogo, testimonianza e amore. Egli stesso era una persona estremamente aperta. Ma criticava l'ideologia dell'ecumenismo, considerata una variante della 'nuova cristianità', come un'eresia ecclesiologica. Sentiva che si tratta di un'eresia pericolosa, e ha anche forgiato un nuovo termine, ora ampiamente utilizzato, quello di 'pan-eresia' [32]" Per san Giustino, ecclesiologia e cristologia erano la stessa cosa; da qui l'ecumenismo, essendo una questione di Chiesa, in ultima analisi, era per san Giustino una questione su Cristo stesso. Come il vescovo Irinej (Bulović) sottolinea qui, San Giustino era contro quella che vedeva come l'ideologia dell'ecumenismo e non era contro il dialogo. Respingeva le tendenze umanistiche verso l'unità cristiana, dove sono messi al centro gli esseri umani, e non Cristo. Voleva sostituire quella che vedeva come l'idea occidentale di ecumenismo umanistico con quella di un ecumenismo evangelico e ortodosso, dove il Dio-uomo Cristo è al centro ed è il criterio per tutti. Ha preso ed elaborato alcune idee di san Nikolai Velimirović (1956) che nei decenni prima di san Giustino ha scritto i suoi pensieri, criticato la separazione della civiltà europea da Cristo, e la presenza di tendenze secolariste all'interno del mondo occidentale, nonché nella Chiesa ortodossa [33]. Nello stesso modo in cui san Giustino ha visto l'Europa e la sua negazione e rifiuto di Cristo, ha visto le Chiese occidentali mettere Cristo da parte e inserire l'umanesimo, l'essere umano, al centro della fede. L'ecumenismo e l'inclusività è la vocazione della Chiesa per san Giustino. Nella sua idea fondamentale della cattolicità (sobornost'), il fondamento deve essere la piena inclusione della Chiesa Ortodossa in un'ecclesiologia della piena inclusività teantropica in cui l'Ortodossia si trova. Come dice lo stesso san Giustino: "L'ecumenismo è un movimento che genera una moltitudine di domande. Tutte queste domande hanno la loro sorgente e confluiscono in un unico desiderio di una sola cosa: la vera Chiesa di Cristo. La vera Chiesa di Cristo fornisce, come dovrebbe, le risposte a tutte le domande primarie e secondarie poste dall'ecumenismo. Infatti, se la Chiesa di Cristo non risolve le questioni eterne dello spirito umano, non serve a nulla... Di tutti gli esseri, l'uomo è il più complesso e il più enigmatico. Questo è il motivo per cui Dio è sceso sulla terra e si è fatto uomo... Per questo motivo è rimasto nella sua pienezza sulla terra nella sua Chiesa, di cui egli è il capo, ed essa è il suo corpo. La vera Chiesa di Cristo, la Chiesa ortodossa: in essa è tutto il Dio-uomo con tutta la sua buona novella e tutta la sua perfezione" [34]. Questa è la testimonianza di san Giustino sull'ecumenismo. Solo Cristo può essere il capo della Chiesa secondo san Giustino, e non un papa o qualsiasi altro essere umano, così come sulla terra Cristo è con noi fino a oggi all'interno della Chiesa e nei misteri (sacramenti) della Chiesa. È noto che san Giustino non ha mai rotto la comunione con qualsiasi vescovo o chierico ortodosso che ha preso parte a incontri ecumenici, e non ha mai creato alcun scisma o scandalo, che è un altro chiaro segno che egli era in realtà a favore questa finestra di dialogo fino a quando tale dialogo fosse intrapreso in quello che vedeva come il modo corretto e ortodosso, ovvero l'ecumenismo nella verità teantropica. La sua critica dell'ecumenismo umanistico occidentale era dovuto al fatto che tutto ciò a cui questo poteva portare, secondo san Giustino, era una falsa immagine dell'amore. L'amore senza verità è nulla, e questa è l'idea principale di san Giustino. Se mettiamo il Dio-uomo al centro di tutto ciò che facciamo, l'unico amore che possiamo ottenere è l'amore nella verità, in Dio stesso. Se mettiamo l'uomo al centro di tutto, inizieremo lentamente ad appassire e a morire, separati da Dio e dalla sua Chiesa, secondo san Giustino. La Chiesa ortodossa nel suo insieme è stata molto attiva nel movimento ecumenico fin dal suo inizio. Ciò che ci rivela lo studio della storia dell'ecumenismo ortodosso sono i problemi che nascono da una mancanza di una voce unitaria. La questione dei rappresentanti delle diverse chiese che compongono la Chiesa ortodossa, che esprimono a volte punti di vista molto diversi su questioni che dovrebbero affrontare in modo unitario. Questo crea dei problemi intorno all'ecumenismo nella Chiesa ortodossa; e credo che san Giustino risponda a queste domande nel modo che egli ritiene essere il modo ortodosso, nel modo in cui egli considera quello veritiero e amorevole del Dio-uomo.

Commenti dell'autore

La critica di San Giustino non menziona quasi mai dogmi o insegnamenti ufficiali. Egli piuttosto si riferisce a ciò che vede come l'ideologia e la filosofia dei cristiani occidentali. Le sue argomentazioni, si potrebbe dire, sono più profonde di quelle di un'analisi sistematica delle differenze tra le Chiese. Esse si basano sulla nozione di un'eresia di natura secolare che diventa un'ideologia all'interno della Chiesa. San Giustino era contro l'ideologia del papato come la vedeva lui, non contro il papa come essere umano, o se per questo contro qualsiasi altro essere umano. Credo fermamente che sia stato de facto un ecumenista, nel modo in cui la Chiesa è ecumenica. La sua teologia e filosofia intendono includere tutti e ovunque nella Chiesa, che vedeva come il corpo di Cristo. Lo faceva per amore e non per odio. Coloro che usano san Giustino per alimentare i loro atteggiamenti fanatici e di odio verso i non ortodossi a mio parere equivocano san Giustino in modo grave. Verità e amore vanno di pari passo per san Giustino; discutere per la verità in modo fanatico e odioso in realtà strappa via l'amore dalla verità. Questo credo fermamente che san Giustino lo vedrebbe come un'eresia, perché Cristo è amore e Cristo è verità, non uno o l'altra, ma entrambi e tutto in uno.

Note

1 “The Orthodox Word”, numero 265, “Archimandrite Justin Popović”. St. Herman of Alaska press. Platina, California. Settembre-ottobre 2007.

2 San Giustino con questo intendeva dire ciò che vedeva come l'idolatria cattolica romana del papato, ovvero mettere l'uomo, il papa, al centro della fede. - Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu”, p . 376.

3 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 416 – Note redazionali del vescovo Jevtić.

4 Nota: tutte le citazioni di san Giustino sono citate come scritte da San Giustino. Queste sono note personali ad ampio raggio e devono essere considerate come tali e non come scritti strettamente accademici.

5 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 383

6 Come spiega Peter Bouteneff: "La cattolicità della Chiesa - la sua onnicomprensiva ampiezza e inclusività - può essere espressa solo attraverso la conciliarità della Chiesa: parla da e attraverso tutta se stessa, tutti i suoi membri nello spazio e nel tempo" [Bouteneff, “Beyond the East-West Divide. The World Council of Churches and 'the Orthodox Problem,” p.32].

7 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 384

8 Rapporto del CEC ad Amsterdam, 1948. p.197

9 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 386

10 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 387

11 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 387

12 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 387

13 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 387

14 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 387

15 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 389

16 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 389

17 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 389

18 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 403

19 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 394

20 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 403

21 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 410

22 Primato storico qui significa primus inter pares ", il primo tra uguali".

23 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 393

24 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 398

25 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 390 – un commento personale nella sezione delle note del vescovo Jevtić, che ha curato il libro e compilato e raccolto tutte le note.

26 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 390

27 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 390

28 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 390

29 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 391

30 Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia

31 http://orthodoxinfo.com/ecumenism/philaret_lifting.aspx

32 Vescovo Ireneo (Bulović), "Сербска Церковь и экуменизм", Церковь и время (1998): p. 61-62 (in russo).

33 Velimirović, Nikolaj. "Agonia della Chiesa".

34 Popović, Justin. “Na Bogocovecanskom putu” p. 7 - Traduzione dal serbo.

 
Metropolita Kallistos: Nessun altro ortodosso ha avuto tanta influenza a livello popolare

Ciò che lo interessava non erano i sistemi, ma le persone e il loro incontro. Non Dio come idea filosofica, non Dio come spiegazione in qualche modo per l'ordine che troviamo nel mondo intorno a noi. Non penso che abbia parlato molto di questo, ma della necessità di incontrare Dio personalmente nella nostra vita.

Eminenza, quest'anno ricorre il 100° anniversario dalla nascita del metropolita Anthony di Sourozh. La gente in Russia lo conosce soprattutto attraverso i suoi libri, le registrazioni delle sue prediche e discorsi, e le reminiscenze di quei russi di cui ha toccato la vita. Ma si potrebbe parlare del metropolita Anthony come qualcuno che ha contribuito in modo significativo alla predicazione del Vangelo nella Gran Bretagna del XX secolo? Fino a che punto la società britannica è stata ricettiva al suo messaggio? Ha lasciato un segno nella cultura britannica? O il suo messaggio era per lo più rivolto alla comunità russa emigrata?

Il metropolita Anthony ha avuto un impatto sia sulla comunità russa emigrata a Londra sia sul pubblico più vasto. È stato la prima figura ortodossa in Inghilterra, sia chierico sia laico, a divenire ampiamente noto al pubblico inglese nel suo complesso. Sì, c'erano stati altri ortodossi attivi nel prendere contatto con i non ortodossi. Ma il metropolita Anthony, soprattutto attraverso le sue apparizioni in televisione, è stato il primo che si è affermato come figura influente nell'immaginario del pubblico britannico in generale. Così, ha dato certamente un contributo in tal senso. Ma ha anche dato un contributo nella costruzione della parrocchia russa a Londra sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca (c'era anche una parrocchia russa appartenente alla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, Zarubezhnaja Tserkov). Quando il metropolita Anthony ha preso in carica la parrocchia patriarcale di Mosca a Londra alla fine degli anni '40, si trattava di una piccola congregazione di russi emigrati. Da questa ha costruito un'attiva comunità composta principalmente da ortodossi inglesi. Ma poi, negli ultimi anni in cui il metropolita Anthony è stato attivo, c'è stato anche un nuovo afflusso di emigrati dalla Russia. Sì, il suo impatto sul pubblico britannico in generale è venuto prima di tutto dai suoi viaggi in giro per la Gran Bretagna per parlare a diversi gruppi, poi attraverso le sue apparizioni televisive, e poi attraverso i suoi libri. E nessun altro ortodosso ha avuto tanta influenza a livello popolare. In qualche modo il suo particolare messaggio parlava al cuore della gente.

Come valuterebbe il contributo della comunità ortodossa russa, e del metropolita Anthony in particolare, verso lo sviluppo delle funzioni ortodosse in lingua inglese?

Nella parrocchia russa a Londra, il metropolita Anthony è stato il primo a usare l'inglese in maniera regolare. Certo, quando ha iniziato il suo ministero alla fine degli anni '40 tutte le funzioni tenute dai cristiani ortodossi nelle isole britanniche sarebbero state in greco o in slavonico. Occasionali liturgie in inglese erano organizzate dalla Compagnia di Sant'Albano e di San Sergio, ma queste avevano luogo al di fuori del quadro della vita parrocchiale ortodossa. Quando il metropolita Anthony ha esteso il suo lavoro al di là di Londra e ha costituito una diocesi, ancora una volta, le parrocchie all'interno della sua diocesi erano per la maggior parte di lingua inglese. Così si potrebbe dire che egli abbia avuto un ruolo pionieristico nell'uso della lingua inglese (non che in Ennismore Gardens a Londra ci siano mai state liturgie esclusivamente in inglese, come ci sono state in altre parrocchie sorte sotto la sua cura episcopale). Tuttavia, in questo egli non è solo. L'inglese è stato anche ampiamente utilizzato dalle parrocchie ortodosse che appartengono al Patriarcato di Antiochia. Hanno a Londra una parrocchia di lingua araba, ma tutte le loro altre parrocchie hanno un clero convertito e usano l'inglese. Allo stesso modo, ci sono all'interno dell'arcidiocesi greca un certo numero di parrocchie che utilizzano l'inglese, ma queste sono una minoranza. Quindi possiamo dire che il metropolita Anthony è stato un pioniere nell'uso della lingua inglese, anche se ora il suo lavoro non dipende da lui solo.

Lo stile liturgico del metropolita Anthony combinava una conversazione molto personale con Dio con la franchezza di un leader di congregazione, pregando 'per ciascuno e per tutti'. Forse questo stile ha influenzato alcuni dei giovani sacerdoti? O si trattava di un dono unico?

Il metropolita celebrava la Liturgia con solennità. Di certo, lo faceva in Ennismore Gardens, anche se si opponeva a un uso eccessivo del cerimoniale. Mi disse una volta che lui era contro quello che definiva sfarzo ecclesiastico. Ma certamente celebrava la Divina Liturgia in modo solenne con le pratiche episcopali. Aveva anche, sì, il suo stile molto personale di celebrare. Di solito, non con il libro in mano: conosceva il servizio a memoria. Spesso i suoi occhi erano chiusi quando celebrava. Il suo modo di celebrare trasmetteva a me e a molti altri l'impressione di una potente preghiera. Sentivo che non stava semplicemente seguendo il rituale stabilito, ma che pregava dal cuore, così come celebrava. Ora, quanto abbia influenzato gli altri nel celebrare allo stesso modo, non sono sicuro. Sarebbe molto difficile da valutare. E il metropolita Anthony, nell'intonazione della sua voce, nel suo modo di muoversi, non era facile da copiare. Sarebbe stato, a mio avviso, un errore che gli altri cercassero di modellare se stessi su quello che era uno stile di celebrazione molto personale.

Grazie. Come ha incontrato il metropolita Anthony? Quale dei suoi tratti caratteristici, o temi di vostre conversazioni, o eventi, è più vivo nei suoi ricordi? Quando menzionano il suo nome, qual è la prima cosa che le viene in mente? Sente che l'ha influenzata in qualche modo?

La prima volta che ho sentito parlare il metropolita Anthony è stata, credo, alla conferenza annuale della Compagnia di Sant'Albano e di San Sergio nel 1955. Questo era prima che io diventassi ortodosso. Devo anche averlo sentito qualche volta quando visitava Oxford, cosa che faceva con una certa regolarità. Sono giunto a conoscerlo più personalmente in un secondo momento. Per un certo periodo ero solito andare da lui a confessarmi. E certamente l'ho sentito parlare in numerose occasioni e ho condiviso pasti con lui. E non direi che fossimo molto vicini. Eppure, non lo conoscevo solo da lontano, ma abbastanza da vicino. Quello che mi ricordo, sì, sono prima di tutto i suoi discorsi pubblici, ma anche la sua conversazione più personale. Il metropolita Anthony era una persona di grande intelligenza. Penso che non vi sia alcun dubbio che avesse una mente capace. Non era stato addestrato in modo sistematico nella teologia, nel senso che non era mai stato in un seminario teologico organizzato e non aveva mai studiato teologia all'università. Però, era stato addestrato a livello più personale a Parigi da Vladimir Lossky.

A quel tempo trovavo i suoi discorsi pubblici impressionanti. Il suo modo di trasmetterli era notevole. Avevo la sensazione (come l'avevano molti altri) mentre ascoltavo: qui c'è qualcosa di immensamente emozionante che ci sta dicendo. In seguito, però, trovavo spesso difficile ricordare esattamente quello che aveva detto. Egli tesseva una specie di incantesimo quando comunicava. Parlava quasi sempre senza testo scritto, senza alcuna nota. La maggior parte dei suoi scritti in realtà è costituita da trascrizioni dei suoi discorsi, che sono stati modificati in misura più o meno ampia. Non credo che si sia mai seduto a scrivere un libro. A volte, il lavoro editoriale è piuttosto piccolo, e si possono vedere caratteristiche che sarebbero state del tutto naturali in un discorso parlato, ma non sembrano tanto buone sulla carta. Il suo libro che trovo più chiaro, con un argomento preciso, un filo esplicito, è Meditazioni su un tema. Ed è interessante notare che ho appreso da parte dell'editore, Richard Mulkern, che egli stesso aveva fatto molto lavoro editoriale. Nella maggior parte degli altri libri è stato fatto molto meno lavoro. E quando si leggono i suoi discorsi sulla carta, in qualche modo l'argomento non appare così coerente. Forse era un effetto naturale del parlare senza note. Fino a che punto preparasse in anticipo quello che stava per dire, non lo so. Ma penso che spesso, mentre parlava, si muovesse da un argomento all'altro, più per connessione personale o idee, piuttosto che nel seguire un singolo argomento. Così spesso non mi ricordo esattamente quello che diceva. Eppure, trovo che nella mia opera pastorale, nella mia predicazione e nel consigli che do alle persone in confessione o in consulenze, spesso le cose che diceva il metropolita Anthony mi tornano in mente. Le illustrazioni che usava. I punti particolari che sottolineava. E trovo queste cose molto utili. Così il suo dono era forse più intuitivo che sistematico. Ma le sue intuizioni spesso erano molto perspicaci. E sono quei frammenti, per così dire, che tornano in mente da quello che aveva detto, che mi illuminano le cose in seguito.

Il metropolita Anthony era soprattutto un noto predicatore e missionario. Pur non essendo un teologo nel senso stretto del termine, ha fatto uso dei tesori della teologia cristiana in modo creativo, cosa che ha permesso ad alcune persone, in particolare in Russia, di parlare della 'teologia del metropolita Anthony'. Quale delle vostre opinioni teologiche sono vicine? Ci sono alcuni punti su cui lei ha un'opinione diversa?

Certamente il metropolita Anthony non era un teologo sistematico, né un teologo accademico in alcun senso del termine. Lo vedo soprattutto come un teologo della persona umana. Nella sua predicazione e nei suoi consigli personali, l'elemento che sottolineava più di tutti era l'incontro personale. Noi dobbiamo incontrare Dio personalmente. Dobbiamo relazionarci con gli altri come una persona vivente con un'altra. Credo che questo sia stato il filo conduttore del suo insegnamento. E lui avrebbe insistito sulla necessità di essere fedeli a noi stessi come persone. Ciò che lo interessava non erano i sistemi, ma le persone e il loro incontro. Non Dio come idea filosofica, non Dio come spiegazione in qualche modo per l'ordine che troviamo nel mondo intorno a noi. Non penso che abbia parlato molto di questo, ma della necessità di incontrare Dio personalmente nella nostra vita. Non era interessato ai dogmi in astratto, ma ai dogmi come espressione viva della vita personale. Non era particolarmente interessato alla storia della Chiesa. Il suo interesse era nell'opera di Cristo oggi. Quindi in tal modo lo vedo come teologo personalista. Forse fu influenzato in gioventù dall'esistenzialismo che era di moda in Francia alla metà del XX secolo. Ma se è così, questa era un'influenza che aveva assimilato e interiorizzato. Quindi sì, se vogliamo parlare di teologia del Metropolita Anthony, penso che il suo messaggio si potrebbe riassumere dicendo che non c'è nulla di più importante che le persone e il loro incontro. Egli stesso era solito parlare di come una volta, quando si sedette a leggere il Vangelo di san Marco, dopo aver iniziato uno dei primi capitoli, sentì improvvisamente che Cristo era lì davanti a lui nella stanza. E questo senso di presenza personale, così ha affermato, è continuato per tutta la sua vita. E così la presenza personale – sia su un piano verticale tra noi e Dio, sia su un piano orizzontale tra noi e l'altro – per me è stata il cuore della sua esperienza e del suo messaggio. 'Essere una persona reale' – non che io lo abbia sentito usare quella frase specifica – ma penso che sia quello che mi ha insegnato.

Anche se il metropolita Anthony era altamente rispettato da molti, ci sono opinioni molto differenti riguardo la sua opera ed eredità. A suo parere, quali potrebbero essere le cause di queste divergenze?

Sì, ha avuto difficoltà con la comunità russa presso la cattedrale di Londra verso la fine della sua vita. C'erano tensioni tra il gruppo più anziano di convertiti inglesi, gente che egli aveva ricevuto nella Chiesa dagli anni '50 in poi, e poi i nuovi russi che erano venuti in gran numero dopo la caduta del comunismo negli anni '90. Ed egli non era stato in grado di risolvere le tensioni sorte a quel tempo. Quindi, da questo punto di vista ha dovuto affrontare difficoltà, certamente verso la fine della sua vita. E si potrebbe dire che non è riuscito a risolvere le tensioni. Ciò aveva un motivo. Anche il suo successore, il vescovo Basil, non c'è riuscito. Alla fine la maggior parte dei convertiti inglesi ha lasciato Ennismore Gardens. Quando ci vado ora, vedo ben poche delle persone che conosco, ma vedo un gran numero di giovani donne russe. E il gruppo di convertiti che il vescovo Anthony aveva portato nella Chiesa, è andato nelle parrocchie sotto il Decanato che ora è nel Patriarcato ecumenico. Quindi non potrei dire che la vita del vescovo Anthony sia stata semplicemente una storia di successo. Se fosse stato più giovane e in migliori condizioni di salute, forse avrebbe potuto superare queste tensioni. Ma non c'è riuscito.

Penso che il vescovo Anthony fosse al suo meglio negli incontri personali. O quando parlava a un grande gruppo. Non era un uomo da comitato. Perciò non era a suo agio in strutture organizzate, credo: come ho già detto, il suo cavallo di battaglia era l'incontro personale. Sì, nei suoi ultimi anni ha costruito diverse strutture organizzate nella diocesi di Sourozh. Molto tempo è stato speso a preparare un'elaborata costituzione per la diocesi. Ma il vescovo Anthony si sentiva abbastanza libero di ignorare tale costituzione, se lo voleva. Così la sua forza era a livello personale, e io non credo che operasse tanto bene attraverso le organizzazioni. Ora la critica principale che avrei fatto al vescovo Anthony è che permetteva alle persone di diventare enormemente dipendenti da lui. Lo idolatravano. Forse non era del tutto colpa sua il fatto che giungessero a provare una devozione tanto ardente verso di lui. Ma sentivo che qui c'era qualcosa di malsano. Era troppo personale, nel senso sbagliato, e lo vedevano quasi come un dio in terra. E permetteva alle persone, in particolare alle donne, di diventare molto strettamente dipendenti da lui. E poi improvvisamente le abbandonava. Non credo di indulgere qui in pettegolezzi maligni, ma so di un certo numero di casi in cui passava tanto tempo con persone particolari, e poi improvvisamente le tagliava fuori, non le vedeva più, non rispondeva alle loro lettere o telefonate. Ora io non so perché aveva permesso di costruire relazioni così strette e poi le aveva abbandonate. Ma se dovessi criticare il suo lavoro, vedrei qui il suo punto più debole.

Il metropolita Anthony prevedeva una Chiesa britannica locale. Ora siamo più vicini alla realizzazione di quella visione?

Non molto più vicini. Uno sviluppo importante è stata la creazione in Inghilterra di un'Assemblea episcopale ortodossa. Gruppi simili esistevano in altre parti del mondo molto tempo prima. Dal 1960 negli Stati Uniti c'è stata la Conferenza permanente dei vescovi ortodossi (SCOBA). In Francia vi erano state commissioni episcopali di vario genere, certamente dagli anni '70. Ma noi in Gran Bretagna fino a qualche anno fa non avevamo mai avuto alcuna struttura in cui i diversi vescovi delle diverse giurisdizioni si incontrassero insieme in modo formale. C'erano contatti amichevoli informali tra vescovi e tra giurisdizioni, ma non c'erano contatti organizzati. Poi durante la conferenza inter-ortodossa a Chambésy, nel 2009, è stato detto che dovevano essere istituite commissioni episcopali in tutte le parti del mondo. E per la prima volta abbiamo avuto una tale commissione in Gran Bretagna. Questo è stato un passo in avanti, certo niente di simile alla creazione di una chiesa locale. Non credo che il metropolita Anthony avesse rapporti particolarmente stretti con le altre giurisdizioni ortodosse. Quello che ha fatto è stato di sviluppare una diocesi, con la sua costituzione, di cui ho parlato, che forse potrebbe servire da modello. Ma io non credo che fosse particolarmente interessato a costruire contatti concreti con le altre giurisdizioni. In realtà non aveva rapporti molto stretti o felici con l'arcivescovo Athenagoras (Kokkinakis), con Athenagoras II, o con il suo successore nell'arcidiocesi di Thyateira, l'arcivescovo Methodios. Ma io ho tutte le ragioni per credere che l'attuale arcivescovo Gregorios di Thyateira sia sempre stato un buon amico del metropolita Anthony. Penso che andassero d'accordo molto bene. Allo stesso modo non credo che avesse particolari contatti con la Chiesa russa in esilio, la ROCOR. Infatti quando è arrivato, i rapporti erano piuttosto difficili. Ma la riconciliazione tra la ROCOR e Mosca è venuta dopo il suo tempo. Così il metropolita Anthony era soprattutto influente con il grande pubblico e nella sua diocesi, e in particolare nella comunità di Londra. Ma non credo che sia stato molto importante nel lavoro inter-ortodosso. Non che vi fosse contrario.

Un'ultima domanda, molto lunga. La cattedrale russa della Dormizione della Madre di Dio a Londra in anni recenti è diventata prevalentemente una parrocchia della diaspora russa. La dipartita del metropolita Anthony vi ha svolto un ruolo, e così lo ha svolto il forte aumento del numero di russi che vivono in Gran Bretagna. Ma che dire dello stato attuale dell'Ortodossia nel Regno Unito? Ci sono molte parrocchie di lingua inglese? Possiamo dire che ci sono alcune tradizioni peculiari di Ortodossia britannica? I figli delle persone che si sono unite alla Chiesa ortodossa rimangono ortodossi quando crescono? Ci sono molti fedeli ortodossi di seconda e terza generazione? C'è un interesse verso l'Ortodossia tra gli inglesi, e, in caso affermativo, che tipo di interesse – una ricerca accademica nell'eredità teologica e culturale della Chiesa ortodossa, o la ricerca di un cristianesimo oltre il protestantesimo?

Questa non è tanto una domanda, quanto tutta una serie di domande. Prima di tutto, lo sviluppo della cattedrale ortodossa russa della Dormizione a Londra in una parrocchia in prevalenza di diaspora russa, era una tendenza che era già iniziata prima che il metropolita Anthony morisse. Tuttavia, si è sviluppata molto più da allora. Non credo che il metropolita Anthony abbia affrontato in particolare il problema di come lavorare in modo specifico con la nuova emigrazione dei russi. Ma aveva cominciato a farlo prima di morire. Per quanto riguarda la situazione dell'Ortodossia di lingua inglese, vi è stato senza dubbio un enorme sviluppo negli ultimi cinquanta anni. Per esempio, io sono stato ordinato diacono nel 1965, e sacerdote nel 1966. A quel tempo in tutta l'Ortodossia in Gran Bretagna c'era, credo, solo un altro sacerdote ortodosso inglese, padre Kyril Taylor nella Chiesa di Mosca con il vescovo Anthony. E c'era un diacono inglese ortodosso nella Chiesa ortodossa polacca, padre Cyril Browne. Non ricordo se ci fosse un altro convertito inglese nel clero di quel tempo. Certamente non ce n'erano nell'Arcidiocesi greca di Thyateira. Oggi su circa 200 membri del clero ortodosso di tutte le varie giurisdizioni nelle Isole britanniche, almeno un terzo è costituito da convertiti inglesi. Forse, da 70 a 80. Quindi c'è stata un'indubbia crescita di una presenza ortodossa inglese. E questi membri inglesi del clero ortodosso non si trovano solo nella diocesi di Sourozh del metropolita Anthony, o in quello che oggi è il decanato sotto Costantinopoli. Si trovano in particolare tra gli antiocheni, alcuni nella Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, e un numero piuttosto elevato nella diocesi di Thyateira del Patriarcato ecumenico. Così a livello del clero c'è stata senza dubbio una crescita.

Nei 50 anni che ho servito nella Chiesa, vi è stato anche un grande aumento dell'uso della lingua inglese. Ma non in modo uniforme. Direi che nell'arcidiocesi greca c'è ancora bisogno di molto di più inglese di quanto sia in uso al momento. Infatti i giovani nelle grandi parrocchie greco-cipriote non capiscono il greco. E così rapidamente perdono interesse per la Chiesa, perché in molte parrocchie greche al centro di Londra e altrove non è usato altro che il greco. Se i giovani non capiscono, dicono: bene, questo è per i vecchi, ma a noi non dice nulla. E si allontanano. Quindi sì, c'è progresso, viene utilizzato molto più inglese, ma non credo che si stia facendo abbastanza. È interessante che fino a poco tempo fa in tutte le parrocchie ortodosse di Londra, e ce ne dovrebbero essere più di 40, da nessuna parte si celebrava la Liturgia esclusivamente in inglese. Sì, molto inglese è usato in Ennismore Gardens, ma insieme allo slavonico. E altrove si usava un po' di inglese. Fuori Londra, sì, c'erano parrocchie ortodosse puramente inglesi. Ora c'è una parrocchia del genere anche a Londra, nella chiesa anglicana di St. Botolph utilizzata dagli antiocheni. Ma è un fatto curioso che a Londra siamo rimasti indietro nell'uso della lingua inglese. Se si dovesse andare a Parigi, si troverebbe un certo numero di parrocchie che utilizzano il francese, non solo in prevalenza, ma esclusivamente. Così qui ci siamo mossi piuttosto lentamente. Ma al di fuori di Londra, sì, ci sono molte parrocchie di lingua inglese, per la maggior parte piuttosto piccole. Le grandi parrocchie greche sono ancora fortemente nazionali greche. Così le cose cambiano, ma cambiano solo gradualmente.

È un buon punto chiedere cosa succede ai figli dei convertiti – se rimangono nella Chiesa. Non ne ho avuto abbastanza esperienza per formarmi un giudizio generale. La mia impressione è che la cosa sia molto variabile. Ed è difficile dare una sola ragione per cui in alcuni casi i figli restano, e in altri casi no. Anche tra il clero ortodosso dei convertiti inglesi a volte i figli sono rimasti con il padre prete, in altri casi – no. Così non sembra esserci un singolo modello. E di certo non posso pensare a qualsiasi soluzione magica per mantenere i giovani nella Chiesa. Se qui abbiamo un problema, ovviamente lo hanno pure tutti gli altri cristiani. E non possiamo dire come ortodossi che siamo esenti dalle difficoltà che devono affrontare gli altri.

C'è un interesse per l'Ortodossia tra popolo britannico. Sicuramente c'è un'influenza crescente. Ma ci sono anche moltissimi, per i quali l'Ortodossia è strana e straniera. Dovremo percorrere un lungo cammino prima di essere considerati una delle comunità cristiane fermamente stabilite in questo paese. Quando la gente pensa al cristianesimo in Gran Bretagna, molto spesso non pensa agli ortodossi. Sì, c'è un interesse scientifico verso l'Ortodossia. Ma non c'è dubbio che per molti inglesi la scoperta dell'Ortodossia è qualcosa che cambia la vita. Che cos'è che attrae la gente alla Chiesa ortodossa? Anche in questo caso, sarà difficile dare una sola risposta. A volte l'influenza arriverà attraverso il contatto personale. Da parte mia posso citare tre cose che mi hanno attirato alla Chiesa ortodossa. Il primo è stato la bellezza teologica dei servizi ortodossi e soprattutto della Divina Liturgia. Dico bellezza teologica perché non era solo estetica, per quanto io ami la musica della Chiesa russa. Ma i miei primi contatti con l'Ortodossia sono stati attraverso il culto della Chiesa; ed è stato quello che mi ha attirato. Quindi la scoperta della Divina Liturgia in tutta la sua profondità e la bellezza teologica spirituale è stata la prima cosa che mi ha attratto. Ma d'altro canto sono stato anche attratto all'Ortodossia dalla tradizione della preghiera interiore, e in particolare dall'uso della preghiera di Gesù, che ha svolto un ruolo centrale nella mia vita personale. E il terzo elemento dell'Ortodossia che mi ha influenzato è stato il senso della tradizione vivente, il senso che vi è una continuità ininterrotta tra l'Ortodossia di oggi e del passato. In Occidente, varie interruzioni sono venuto con lo sviluppo del papato, scolastica nel medioevo, la riforma, l'illuminismo... Incontrando l'Ortodossia ho sentito: ecco la Chiesa che ancora rimane patristica, che non ha conosciuto la scolastica o il medioevo nel senso occidentale; che è stata solo marginalmente interessata dalle controversie della Riforma. Ora è influenzata dall'illuminismo e dal secolarismo, sì, certamente. Ma mi sentivo nell'Ortodossia: ecco una Chiesa in viva continuità con la Chiesa degli apostoli, dei martiri. Sono rimasto molto colpito dalle storie delle persecuzioni in Russia negli anni '20 e '30, e la fedeltà del popolo ortodosso sotto la persecuzione in Russia. Sì, la Chiesa degli apostoli, dei martiri, dei primi Padri, dei Concili Ecumenici. Eppure, mi sentivo nell'Ortodossia: questo non è qualcosa di archeologico, o semplicemente il risultato di una ricerca accademica, ma si tratta di un patrimonio vivente, che tutto il popolo di Dio condivide. Quindi queste tre cose mi hanno richiamato all'Ortodossia: la Divina Liturgia, la preghiera interiore e un senso di continuità della tradizione vivente. Non posso parlare per gli altri.

 
Smettetela di dire che le statue di Lenin sono un simbolo della Russia. Lenin odiava la Russia, e ne ha torturato il popolo

Stiamo assistendo a una massiccia ondata di demolizioni di statue di Lenin in Ucraina. L'ultimo esempio è stato a Kharkov, dove la più grande statua di Lenin in Ucraina è stata rovesciata da estremisti e membri neo-nazisti del Settore destro e del battaglione Azov.

Nazionalisti ucraini distruggono un monumento di Lenin

Per molti estremisti ucraini Lenin non è solo un simbolo del totalitarismo, è anche un simbolo del "brutto passato sovietico/russo" del paese. Dal novembre 2013, centinaia di statue di Lenin sono state distrutte in tutta l'Ucraina.

Così, la distruzione dei monumenti di Lenin viene interpretata come una protesta anti-russa.

A loro parere Lenin simboleggia la dominazione e l'influenza russa sull'Ucraina.

Lenin, il padre fondatore dell'Ucraina, distrutto da nazionalisti ucraini. Questa ironia della sorte rappresenta la caduta simbolica dell'Ucraina

È difficile immaginare una perversione più grande della verità storica. Non c'è più grande vittima di Lenin che la Russia stessa.

Com'è che Lenin può essere visto come un nemico dell'Ucraina? Dopo la rivoluzione marxista ha iniziato il processo di ucrainizzazione che è ora in pieno e violento sviluppo grazie al regime ucraino filo-occidentale di Kiev.

Lenin fu uno dei padri fondatori della moderna Ucraina. Ha creato l'Ucraina come una repubblica che ha conservato i suoi confini attuali (meno l'Ucraina occidentale e poche altre regioni). Le ha annesso il territorio della Novorossija, che storicamente non era mai appartenuto all'Ucraina.

Più tardi, il leader sovietico Krusciov ha fatto un regalo simile all'Ucraina - la Crimea russa.

Invece di distruggere i suoi monumenti, gli ucraini dovrebbero essere grati a Lenin e ai comunisti per la creazione della nazione ucraina e dello stato ucraino.

Così, mentre Lenin ha contribuito a creare l'Ucraina moderna, cerchiamo di ricordare quello che ha fatto alla Russia:

• Come leader del partito rivoluzionario bolscevico, è stato responsabile di sistematici attacchi terroristici contro l'impero russo.

• Ha distrutto l'impero russo e ucciso lo zar russo e la sua famiglia (le autorità tedesche hanno consentito a Lenin di attraversare la Germania in viaggio dalla Svizzera alla Russia in un treno sigillato con 10 milioni di dollari. L'obiettivo era di destabilizzare la Russia e aiutare la Germania a vincere la prima guerra mondiale).

• Ha firmato il trattato di Brest-Litovsk, un vero tradimento che ha dato enormi concessioni alla Germania e ha spartito il territorio russo tra i paesi limitrofi.

• Ha iniziato la più sanguinosa guerra civile nella storia russa, che ha portato a 15 milioni di russi morti.

• Ha espropriato beni pubblici e privati​​, e distrutto migliaia di chiese e monasteri.

• Ha firmato personalmente numerosi ordini per uccidere centinaia di migliaia di civili, kulaki (contadini ricchi), sacerdoti e cristiani.

• Nel 1920 la Russia è diventato il primo paese al mondo a legalizzare l'infanticidio (aborto).

• Dal 1919 al 1922, le disastrose politiche comuniste hanno portato alla fame e a milioni di nuove vittime in tutto l'impero in frantumi.

Si potrebbe continuare a lungo con questa lista terrificante...

I documenti degli archivi sovietici citano Lenin come mandante degli ordini di esecuzioni di massa, deportazioni nei campi di concentramento e uso del terrore di massa in generale. Queste sono alcune delle citazioni da documenti da lui firmati:

• "Se per il bene del comunismo è necessario che distruggiamo nove decimi del popolo, non dobbiamo esitare".

• "Quanti più rappresentanti del clero reazionario fucilati, tanto meglio".

• "La dittatura – tenetene conto una volta per tutte – significa potere illimitato basato sulla forza, non sul ​​diritto".

"Una bugia ripetuta abbastanza spesso diventa la verità" – V. I. Lenin

Alcuni potrebbero sostenere che Stalin è colpevole della perversione del sistema sovietico e che se Lenin fosse rimasto in vita, sarebbe stata tutta un'altra storia. La verità è che Stalin non ha progettato nulla che non ci fosse già sotto Lenin: esecuzioni di massa, cattura di ostaggi, gulag (campi di concentramento di stile sovietico), e tutto il resto.

Perché oggi, dopo tanto tempo, la Russia è ancora associata ai suoi principali macellai e assassini?

La maggior parte degli estremisti ucraini e dei russofobi in generale di tutto il mondo pensa che la Russia sia uguale all'Unione Sovietica e che la Russia di oggi abbia la responsabilità di misfatti sovietici.

È pura stupidità di mettere un segno di uguale tra l'Unione Sovietica e la Russia moderna. Si tratta di due paesi diversi con differenti sistemi e ideologie politiche ed economiche.

Non dimentichiamo che durante l'Unione Sovietica sono stati uccisi più di 50 milioni di russi; è assurdo incolpare i russi per crimini comunisti quando sono stati le più grandi vittime delle repressioni sovietiche!

Anche grazie ai comunisti, la Russia ha perso enormi distese di territorio. L'impero russo in termini di territorio era molto più grande della Repubblica Sovietica Russa.

I comunisti hanno cercato di imitare le reliquie dei santi cristiani mummificando il corpo di Lenin

Come possono i russi essere responsabili dei misfatti sovietici? Diamo uno sguardo alle nazionalità dei leader sovietici. Lo stesso Lenin, anche se considerato russo, era di etnia mista con madre di origine ebraica e tedesca/svedese e padre di origine calmucca.

Dopo Lenin, nessuno dei leader sovietici è stato russo. Stalin era georgiano, mentre Krusciov, Breznev e Chernenko erano ucraini.

Anche Gorbaciov, l'ultimo leader sovietico, era per metà ucraino.

Allora, perché questo assassino di massa e acerrimo nemico dello stato russo viene mostrato come un idolo moderno sulla Piazza Rossa? I russi hanno perso la loro patria grazie a Lenin e molti dei russi adorano ancora il cadavere del loro torturatore nella piazza principale di Mosca.

Il fatto che il Mausoleo di Lenin è situato nel cuore di Mosca, fa pensare a una vittima che si innamora del suo torturatore.

I russi sono vittime della sindrome di Stoccolma?

L'aspetto spaventoso della tomba del più grande idolo comunista. Un genuino "oppio per le masse".

Non proprio. Più del 60% dei russi vorrebbe vedere il corpo di Lenin correttamente sepolto.

All'inizio degli anni '90, il governo russo aveva paura di offendere i sentimenti della vecchia generazione filo-comunista, che è stata sottoposta a lavaggio del cervello per amare Lenin e adorarlo come "il più grande uomo che sia mai vissuto sulla terra".

Purtroppo, la "de-leninizzazione" non è mai stata pienamente attuata in Russia e oggi i vecchi comunisti sono stati sostituiti da una nuova generazione, che continua a deporre fiori sulla tomba dell'assassino di massa del popolo russo.

È tempo per la Russia di andare avanti e di seppellire Lenin, come suggerito dalla Chiesa ortodossa russa e dalla stragrande maggioranza dei cristiani ortodossi russi.

Questo sforzo russo onorevole di sbarazzarsi dei simboli oscuri e dei fantasmi del passato, non ha nulla a che vedere con i nazionalisti ucraini e con la loro politica xenofoba anti-russa che ha portato al rovesciamento dei monumenti a Lenin in Ucraina.

 
Conversazione con un ex predicatore musulmano convertito all’Ortodossia in Gran Bretagna

Nel febbraio 2010, sul blog del parroco della cattedrale della Dormizione e dei santi Martiri Imperiali (Chiesa russa all’estero) a Londra, è apparso un articolo estremamente interessante sulla conversione di un ex predicatore musulmano al cristianesimo ortodosso. Al di là del suo valore di testimonianza religiosa, questa conversazione getta luce sia sul fenomeno della presenza islamica nell’Occidente sia sull’influsso del vangelo cristiano nei paesi islamici, e aiuta a ridimensionare molte delle false impressioni sull’islam che generano tanta apprensione nel mondo. L’articolo è stato rapidamente tradotto in tutte le principali lingue europee occidentali e orientali… ma non in italiano (come se in Italia a nessuno fosse mai importato di gettare un po’ di luce sui rapporti tra cristianesimo e islam). Cerchiamo di rimediare a questo vuoto presentando, oltre al testo originale russo e al testo romeno, anche la nostra traduzione italiana del testo, nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Chiese di san Giorgio intorno al mondo – galleria fotografica

Il 23 aprile / 6 maggio, la Chiesa celebra la memoria del grande martire Giorgio il Vittorioso. La venerazione di questo santo è così grande nel mondo ortodosso che diversi paesi lo hanno immediatamente scelto come loro patrono, e le chiese a lui dedicate sono troppo numerose per essere contate. OrthoChristian.com presenta una raccolta di fotografie di chiese dedicate a san Giorgio che sono state costruite in tutto il mondo.

chiesa del grande martire Giorgio il Vittorioso (X sec.), Shoana, Karachaevo-Cherkessia (Federazione Russa)

Foto: Ivan Gudovstov / http://giaivan.35photo.ru/photo_1025262/#author/1025262

reliquie del grande martire Giorgio nella chiesa di Lydda

chiesa del grande martire Giorgio a Lydda

monastero del grande martire Giorgio, Lomisi, Georgia

Foto: Oleg Gritskevich / flickr.com/photos/amnimaken

monastero del grande martire Giorgio, Lomisi, Georgia

Foto: Sergej Filkin / f-serg.livejournal.com

chiesa del grande martire Giorgio (1163-1166), Staraja Ladoga, Russia

chiesa del grande martire Giorgio (1163-1166), Staraja Ladoga, Russia

chiesa del grande martire Giorgio, Krasnodar, Russia

chiesa del grande martire Giorgio, Koptevo, Mosca

chiesa del grande martire Giorgio, Lozhgolovo, Russia

chiesa del grande martire Giorgio, Juriev-Polskij, Russia

cattedrale del grande martire Giorgio, Juriev Polskij, Russia.  Bassorilievo di san Giorgio

Foto: Vladimir Eshtokin

chiesa del grande martire Giorgio non lontano da Gori, in Georgia

chiesa del grande martire Giorgio, Samara, Russia

chiesa del grande martire Giorgio, El Paso, Texas

Foto: Vladimir / flickriver.com

chiesa del grande martire Giorgio, El Paso, Texas

chiesa del grande martire Giorgio, Surgut, regione di Khanti-Mansisk (Siberia)

chiesa del grande martire Giorgio, Surgut, regione di Khanti-Mansisk (Siberia)

monastero del grande martire Giorgio, Alaverdi, Georgia

monastero del grande martire Giorgio, Alaverdi, Georgia

monastero del grande martire Giorgio, Alaverdi, Georgia

monastero del grande martire Giorgio, Alaverdi, Georgia. Affresco di san Giorgio

monastero del grande martire Giorgio, Balaklava, Crimea

Foto: Vitalij Eremenko

roccia di san Giorgio. Capo Fiolent, Crimea

chiesa del grande martire Giorgio, Mosca

chiesa del grande martire Giorgio, Mosca

statua del grande martire Giorgio, Mosca

 
I preti dovrebbero celebrare il matrimonio di chiunque lo richieda?

Le attuali statistiche sui matrimoni in Russia sono molto tristi. Il tasso di divorzi è aumentato sia tra coloro che si sono sposati in chiesa sia tra i cristiani che si sono integrati nella vita della Chiesa. Significa che non tutti considerano il sacramento del matrimonio in una luce sobria e seria, e che non tutti comprendono ciò che dovrebbe seguire al sacramento del matrimonio. Quindi i preti dovrebbero sposare tutti quelli che lo chiedono solo perché lo vuole la coppia di fidanzati? Come far capire agli sposi novelli l'importanza e la grandezza di questo santo sacramento?

"Dovremmo sposare coloro che desiderano portare la croce della loro vita familiare fino alla fine"

Sacerdote Dmitrij Shishkin: Naturalmente, prima di celebrare il sacramento, i sacerdoti dovrebbero parlare con la coppia, idealmente più di una volta, spiegando ai futuri sposi il significato e le implicazioni di questo sacramento e le responsabilità degli sposi. È necessario che si rendano conto dell'importanza spirituale di questo sacramento sia per la loro vita comune, sia per la vita di ciascuno di loro nell'eternità.

È vero, noi non possiamo prevedere e predire tutto. Ogni unione benedetta dalla Chiesa presuppone che gli sposi portino la loro croce e camminino con il Signore verso il Golgota per essere degni di partecipare alla sua gloriosa risurrezione. Bisogna spiegare alle coppie che non devono aspettarsi un'ondata costante di gioie, beatitudine e "benedizioni dal cielo" da un'unione benedetta dalla Chiesa; dovrebbero anche essere preparati per le tentazioni. Di fronte alle tentazioni, i giovani sposi non devono essere sorpresi o confusi; piuttosto, hanno bisogno di mostrare coraggio nel superare dolori e difficoltà mentre camminano verso il Regno dei Cieli.

il sacerdote Dmitrij Shishkin

Naturalmente, dovremmo sposare tutte le coppie che esprimono questo desiderio, per essere più precisi, un desiderio di portare fino in fondo la croce della loro vita familiare con fede e pazienza, non solo un desiderio di divertimento. E dovrebbe essere un desiderio responsabile, consapevole e maturo. Questo è precisamente il tipo di aspirazione che noi, pastori ortodossi, dobbiamo coltivare con zelo nelle coppie che si sposano.

"Non sappiamo come opera la grazia divina nelle persone"

Sacerdote Roman Savchuk: Il Pastore di Erma, un documento paleocristiano, contiene una straordinaria parabola. In esso, un angelo mostra a Erma molti alberi senza foglie e apparentemente appassiti. Erma osserva che sono tutti uguali, prosciugati. L'angelo risponde che gli alberi sono le immagini delle persone che vivono in questo mondo: né i giusti né i peccatori sono distinguibili in questa epoca, poiché si assomigliano. In questa vita terrena è impossibile distinguere i giusti dai peccatori così come non si può discernere quali alberi sono secchi e quali sono vivi, quando sono tutti spogli in inverno e si assomigliano molto.

il sacerdote Roman Savchuk

Penso che questa parabola paleocristiana sia rilevante per il nostro argomento. Dopotutto, non sappiamo davvero come la grazia divina opera nelle persone, chi la riceve degnamente e per chi è un fuoco ardente. Pertanto, non posso essere d'accordo con l'affermazione secondo cui dovremmo rifiutarci di sposare le persone in chiesa solo perché abbiamo prove indirette che le coppie sono "immature" nella vita della Chiesa. A mio avviso, in questo caso, dovremmo preoccuparci di dedicare più tempo a coloro che desiderano il matrimonio, per spiegare loro l'ordine del servizio del santo matrimonio e il suo significato.

D'altra parte, la questione della mancanza di comprensione della vita nella Chiesa da parte degli esterni è soprattutto una domanda per tutti noi, persone di Chiesa: se partecipiamo o meno ai santi sacramenti con la dovuta attenzione e riverenza; se diamo o meno alle persone intorno a noi un buon esempio di attenzione alla vita della Chiesa; o se mostriamo o meno i frutti della nostra partecipazione ai santi sacramenti con la nostra vita.

" Solo i parrocchiani possono essere coinvolti nei sacramenti della Chiesa"

il sacerdote Sergej Begijan

Sacerdote Sergej Begijan: Oggi il tasso di divorzi è estremamente alto perché i nostri giovani sono per la maggior parte egoisti. Non riescono a capire che il matrimonio significa fare sforzi per migliorare. Il matrimonio riguarda il coltivare l'amore per i nostri più cari e vicini dentro di noi. Per molti il matrimonio non è altro che un piacere legalizzato, ma una volta che la luna di miele è finita e arriva il momento del podvig [dal russo, un lavoro sacrificale, uno sforzo], iniziano a fare le valigie per il divorzio con il pretesto di una "mancanza di comprensione". I preti dovrebbero sposare tutti? Non credo. Inoltre, sono dell'opinione che non dovremmo battezzare tutti e compiere servizi funebri su tutti. Solo i parrocchiani possono essere coinvolti nei sacramenti della Chiesa.

Ma come distinguere tra "veri parrocchiani" e "estranei"? Nella maggior parte delle parrocchie moderne non ci sono strumenti per farlo. Sfortunatamente, ai nostri giorni abbiamo "parrocchie" piuttosto che "comunità", dove tutti i membri sono fratelli e sorelle gli uni degli altri. Per risolvere questo problema bisogna costruire una vera comunità nella propria parrocchia. Oggi è quasi impossibile per molte ragioni.

" Se sposiamo tutte le coppie indiscriminatamente, sarà una profanazione del sacramento"

Sacerdote Valerij Dukhanin: Ecco una storia di vita reale. Un giovane andò con la sua ragazza da un prete che conosceva e gli chiese di sposarli. Il sacerdote organizzò un colloquio con loro, chiese loro se le loro intenzioni erano serie e parlò loro delle loro responsabilità davanti a Dio. Quindi li sposò. Appena un mese dopo il giovane abbandonò la moglie e chiese il divorzio. La povera donna cedette alla disperazione. Perplesso, il sacerdote incontrò questa misera scusa di marito e gli chiese cosa fosse successo, e quest'ultimo gli rispose in modo perfettamente calmo: "Il mio matrimonio è stato solo un tentativo, e il matrimonio in chiesa è stato solo un bellissimo rito". In altre parole, gli disse: "Non ho obblighi verso nessuno. Ho tentato la fortuna con questa ragazza, ma presto mi sono reso conto che la mia scelta era sbagliata".

Se sposiamo indiscriminatamente tutte le coppie che esprimono il desiderio di sposarsi, presto ciò si trasformerà in una profanazione del sacramento. A mio avviso, oggi dovremmo anzitutto rafforzare le persone nella vita spirituale piuttosto che incoraggiarle con insistenza a sposarsi in chiesa. Quando qualcuno impara ad essere fedele a Dio, impara ad essere fedele ai suoi cari, compresa la sua dolce metà. Senza fedeltà al coniuge, senza un atteggiamento serio nei confronti di questo sacramento, il matrimonio ecclesiale perde il suo significato.

Può essere confrontato con la seguente situazione. Un sacerdote ha battezzato un uomo, gli ha messo una croce al collo, ma questi gli ha detto: "Senti, non ho bisogno del tuo Cristo!" È una profanazione del sacramento. Qualsiasi sacramento presuppone fedeltà. Il santo battesimo presuppone la fedeltà a Cristo, l'ordinazione – l'impegno nel proprio ministero ecclesiale, la penitenza – la fedeltà alla propria promessa di riforma, il matrimonio – la fedeltà reciproca e la devozione a Dio che benedice le nostre unioni.

Un atteggiamento noncurante verso i sacramenti porta sempre al tradimento, e ogni tradimento comporta un fallimento nella vita.

il sacerdote Valerij Dukhanin

E qui possiamo osservare una legge importante. Il sacramento del matrimonio è di scarsa utilità se le persone sono estranee alla Chiesa, se frequentano raramente le funzioni ed evitano la partecipazione regolare ai santi sacramenti della penitenza e dell'eucaristia. In una parola, se la vita ecclesiale attiva è estranea a qualcuno, allora il sacramento del matrimonio sarà inefficace nel preservare i suoi legami familiari.

Come far capire agli sposi novelli l'importanza e la grandezza di questo santo sacramento? È molto difficile farlo, se non sono sufficientemente maturi spiritualmente. C'è un detto: "Quando mettiamo Dio al primo posto, tutte le altre cose vanno al loro posto". Chi desidera Dio agirà sempre secondo la sua fede e comprenderà l'importanza del suo matrimonio in Chiesa. Qualsiasi peccato, qualsiasi tradimento, menzogna, infedeltà recide la nostra relazione con il nostro Creatore. Ogni dimostrazione di gentilezza, umiltà, amore altruistico e il portare i pesi gli uni degli altri (cfr Gal 6:2) ci avvicina a Dio. I cristiani sono chiamati a creare piuttosto che distruggere, a restaurare piuttosto che abbattere, a migliorare piuttosto che rovinare.

La famiglia è qualcosa che richiede uno sforzo colossale e il sacrificio di sé. E chi conduce una vita spirituale sente quanto gli dà il sacramento del matrimonio. Avviene una volta nella vita, eppure nutre gli sposi per tutta la loro vita insieme per grazia divina, impedisce loro di sbagliare, e anzi in un periodo di crisi rimane l'unica cosa che li dissuada da un passo falso. E, successivamente, superata la crisi, la grazia del matrimonio benedetto dalla Chiesa conforta e allieta gli sposi insieme agli altri loro familiari e agli amici più intimi.

 
Sulla non inevitabilità del modernismo

Un tempo la pseudo-scienza del marxismo era solita annunciare che le sue pretese, così come la morte e le tasse, erano inevitabili. In modo simile i sostenitori della teoria dell'evoluzione erano soliti annunciare che era questa l'unica 'verità' che contava, fino a che i veri scienziati hanno sottolineato che si trattava solo di una teoria tra le tante. Allo stesso modo, l'Unione Europea era solita annunciare che il suo obiettivo di creare degli Stati Uniti d'Europa era anch'esso inevitabile, 'come per un uomo in sella a una bicicletta è necessario pedalare e andare avanti, altrimenti cadrà'. In realtà se si va in bicicletta (in particolare se si va verso un baratro), ci si può facilmente fermare senza cadere e tornare indietro, che è esattamente ciò che hanno fatto i pragmatisti della Brexit. Anche i modernisti erano soliti utilizzare lo stesso argomento pseudo-scientifico dell'inevitabilità per giustificarsi. In un mondo post-modernista, il loro argomento è particolarmente assurdo e antiquato.

Così, quarant'anni fa mi ricordo un prete di una diocesi modernista occidentale del vecchio Patriarcato di Mosca (un prete che in seguito è stato ridotto allo stato laicale, ha abbandonato la moglie e poi si è suicidato) che usava esattamente lo stesso argomento. 'I cattolici hanno avuto il Vaticano II, e noi li seguiremo. È inevitabile. Ci sbarazzeremo dell'iconostasi, avremo le donne intorno al tavolo dell'altare, avremo le diaconesse, la faremo finita con gli abiti clericali e saremo moderni come i protestanti e poi come i cattolici. È solo che noi ortodossi siamo arretrati rispetto agli altri'. Mi sono ricordato delle sue parole di recente, quando un membro dell'Arcidiocesi di Parigi ha detto che dal momento che uno dei loro sacerdoti in Belgio accetta già i 'matrimoni' omosessuali ​​e che un prete sotto Costantinopoli in Finlandia celebra effettivamente tali 'matrimoni', allora 'il resto della Chiesa li seguirà'. Inevitabilità? Come a Creta?

Un membro dell'arcidiocesi di Costantinopoli nel Nord America ha recentemente contestato il motivo per cui al governatore di New York Andrew M. Cuomo è stato recentemente dato il 'Premio Patriarca Atenagora per i diritti umani'. Dopo tutto, Cuomo è ben noto come acceso sostenitore del movimento pro-morte (erroneamente chiamato pro-scelta). Il 17 luglio 2014, il governatore Cuomo si è riferito così ai difensori del bambino nello stato pre-natale: "Questi conservatori estremi del diritto alla vita ... non hanno posto nello stato di New York". Quella attuale mi sembra una strana critica, quando due anni fa il vicepresidente Biden, che loda tanto generosamente l'attuale patriarca di Costantinopoli e ha anche cercato di favorire lo scisma ecclesiale in Ucraina ed è un altro politico apertamente favorevole all'aborto, ha ricevuto anche lui lo stesso dubbio premio massonico.

Ad alcuni sembra che una Chiesa ortodossa che accetti tutto ciò che accettano il protestantesimo liberale e cattolicesimo liberale, compreso il clero omosessuale, ragazze adolescenti che 'danzano' attorno all'altare e "messe alla chitarra", sia inevitabile. Dopo tutto, dicono, 'siamo tutti soggetti agli stessi processi sociologici'. Queste persone, intrinsecamente secolarizzate e senza fede, non hanno alcuna comprensione che questo è un atteggiamento tipicamente protestante / laicista / cattolico / occidentale. La Chiesa è appunto l'unico organismo (non organizzazione) che non è soggetta ai 'processi sociologici' (quattro Chiese locali hanno resistito Creta), bensì ai processi della grazia di Dio, i processi dello Spirito Santo. Se gli apostoli e i martiri fossero stati soggetti a 'processi sociologici', avrebbero incensato i demoni (o 'dèi'), come furono invitati a fare. Invece, hanno rifiutato – e sono divenuti santi, i frutti dello Spirito Santo.

Il punto è che nessuna delle incredibili secolarizzazioni subiti dal protestantesimo e cattolicesimo negli ultimi cinquanta anni (o nei secoli precedenti) è inevitabile. Tuttavia, questo è vero solo fino a quando fino a quando abbiamo lo Spirito Santo e non il razionalismo vuoto nel cuore, che è la 'sapienza carnale' dello spirito del mondo – e sappiamo chi è il principe di questo mondo. Come lo scolastico apostata Abelardo ha scritto 900 anni fa nel prologo della sua opera 'Sic et non': 'I Padri avevano lo Spirito Santo, ma noi non lo abbiamo'. Per l'interesse dei discendenti apostati di Abelardo, la parola 'Padri' significa 'la Chiesa (ortodossa)', in altre parole: 'La Chiesa (ortodossa) ha lo Spirito Santo, ma le altre non lo hanno'. Non c'è nulla di inevitabile nel modernismo, così come non c'è nulla di inevitabile in qualunque altra forma di apostasia.

 
Archimandrita Placide (Deseille): "Il vescovo non è un funzionario della Repubblica"

In occasione della domenica delle donne mirofore, il 26 aprile, l'archimandrita Placide (Deseille) ha pronunciato un'omelia edificante.

Originale dell'omelia in PDF

Vorremmo che questo padre, che ha così grande autorità nella Chiesa, potesse aprire gli occhi del cuore di coloro che - probabilmente pochi, anche se molto rumorosi - hanno recentemente creato confusione nella Chiesa.

Omelia dell'archimandrita Placide (Deseille) per la domenica delle Mirofore

Monastero di San Antonio il Grande, 26 Aprile 2015

Oggi, sulla scia della festa della Pasqua, celebriamo la domenica delle Mirofore. Tutti i testi dell'officio, e il brano del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, evocano la memoria delle donne che furono le prime a beneficiare delle apparizioni di Cristo risorto.

Che siano state le prime può sembrare, a prima vista, un po' sconcertante. Durante la vita terrena di Cristo, gli apostoli erano stati i suoi compagni privilegiati, i suoi compagni di ogni momento. Anche queste donne seguivano Cristo, ma con discrezione, un po' in ombra. Così, com'è possibile che Cristo sia apparso la prima volta a queste sante donne, da allora chiamate mirofore, e solo in seguito agli apostoli? E com'è possibile che alle mirofore sia stato dato il compito di prevenire gli apostoli, di annunciare loro che Cristo era risorto? Sì... com'è possibile che gli apostoli appaiano in secondo piano tra coloro che hanno beneficiato della visione del Cristo risorto?

Gli apostoli sono stati nominati da Cristo per essere i leader della Chiesa nascente. Sono gli apostoli che nel loro seno rappresentano Cristo , che sono stati scelti da Cristo a rappresentarlo nelle comunità cristiane a venire. Gli apostoli sono stati testimoni della risurrezione, e i vescovi, che hanno stabilito come loro successori, hanno nella Chiesa, come primaria missione quella di estendere, e di rendere pubblica la testimonianza degli apostoli. Questo è ciò che costruisce il loro ruolo ministeriale.

Le sante donne, da parte loro, rappresentano il popolo cristiano.

La Chiesa, di fatto, non è solo la gerarchia, non è solo gli apostoli, la Chiesa non è solo i vescovi, la Chiesa è anche tutte le persone cristiane. La Chiesa è il nuovo popolo di Dio, il nuovo Israele, e quel popolo di Dio è un popolo organizzato, un popolo che Cristo ha voluto organizzare in modo gerarchico. Naturalmente, tutti i cristiani, se sono ferventi, hanno un "senso della fede" che può consentire loro di esprimere ai vescovi certe verità che percepiscono, come le mirofore, le prime a essere testimoni della risurrezione. Ma per volontà di Cristo, ci sono della Chiesa i vescovi, il corpo episcopale, la cui azione è diffusa attraverso i preti, che sono i rappresentanti dei vescovi locali nelle diverse parrocchie, e poi c'è tutto il popolo cristiano. E non dobbiamo mai dimenticare che è ancora il popolo cristiano a essere il più importante, nel senso che tutto il ministero dei vescovi e dei loro ausiliari, i parroci, è al servizio della santificazione del popolo cristiano. E lo scopo dell'azione del corpo apostolico dei vescovi è questa santificazione; è che Cristo viva in ognuno dei fedeli, in ogni cristiano.

Essere cristiani significa essere chiamati a sviluppare in se stessi la grazia ricevuta all'inizio attraverso i sacramenti dell'iniziazione cristiana, Il battesimo, la cresima e l'eucaristia – si sa che questi tre sacramenti, questi tre "misteri", sono inseparabili secondo la tradizione della Chiesa. Vivere da cristiani vuol dire sviluppare, grazie alla collaborazione della nostra libertà, la grazia di quei misteri in modo che non siamo più noi a vivere, ma Cristo in noi. L'essenza della grazia del battesimo e degli altri sacramenti – in particolare l'eucaristia – è questa. È che noi non siamo più i soli ad agire, ma siamo abitati da Cristo e dalla santa Trinità, e Cristo vive in noi. È che ogni cristiano possa veramente dire come san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me." Questa presenza attiva di Cristo in noi si riflette nelle buone ispirazioni che fa nascere nella nostra coscienza, nello slancio che ci dà. Deve ispirare anche i nostri pensieri, ispirare le nostre parole, ispirare le nostre azioni, così che le nostre azioni non siano più qualcosa di meramente umano, ma qualcosa di umano-divino. Sì, questo è ciò che significa essere cristiani, questo è l'obiettivo della vita cristiana e il ministero dei vescovi e sacerdoti, il loro sacerdozio ministeriale, è al servizio di questo obiettivo, e non è fine a se stesso. Il suo scopo è che il popolo cristiano diventi un popolo che, in tutta la sua vita quotidiana, esercita "in Cristo" un sacerdozio spirituale che glorifica splendidamente la santa Trinità. Ma questo non nega che i vescovi siano tra noi come l'icona vivente di Cristo. I vescovi e quelli che essi hanno associato al loro ministero, i preti incaricati delle parrocchie, hanno il compito fondamentale di santificare il popolo cristiano. Questo è il motivo per cui sono icone viventi di Cristo, indipendentemente dalla loro santità personale. Se non sono degni dell'ufficio loro affidato, ne renderanno conto al Signore, ma che non esclude che essi dovrebbero essere sempre rispettati come icone viventi di Cristo, e non semplicemente visti con uno sguardo puramente umano.

Qualche tempo fa, ho chiesto a un laico che si lamentava del suo vescovo: "Ma che cos'è il vescovo per voi?" Dopo un attimo di esitazione ha risposto:" Il vescovo è il presidente dell'amministrazione diocesana". Io gli ho detto: "No! Il vescovo è l'icona di Cristo nella sua diocesi". E questa è tutta un'altra cosa. Un cristiano dovrebbe avere una considerazione cristiana del suo vescovo, e non una considerazione profana. In caso contrario qui vi è una secolarizzazione della Chiesa, che è una distorsione completa delle cose. Può capitare, beninteso, che un vescovo commetta errori. Lo stesso san Pietro ha dovuto essere ripreso pubblicamente da san Paolo perché a un certo punto nel suo ministero ha agito impropriamente. San Paolo non ha esitato a riprenderlo apertamente. Un vescovo non è un dittatore che ha sempre ragione, quindi è inevitabile che un vescovo faccia dei passi falsi e i fedeli, a quel punto, devono reagire. Ma come reagire? Reagire in modo cristiano, secondo la fede, non trattando il vescovo come un funzionario che non è riuscito nel suo compito.

Recentemente, in una diocesi ortodossa della Francia, i fedeli credono di avere ragioni per lamentarsi del loro vescovo. È un loro diritto. Ma come dovrebbero reagire? Informando il metropolita; risalendo, se necessario, fino al patriarca, ma non, come purtroppo molti hanno fatto, pubblicando una lettera aperta per esprimere le loro rimostranze in modo puramente "laico" nei termini che si usano per lamentarsi di un funzionario che ha sbagliato, che non si comporta come richiesto dalla sua funzione. In questa occasione, alcuni laici della diocesi, che conoscono membri del gruppo di laici che di solito frequenta i due monasteri di sant'Antonio il Grande e di Solan, hanno chiesto anche a loro di firmare la lettera aperta di protesta contro il loro vescovo. Io non devo giudicare la fondatezza della loro denuncia, io stesso non ho le informazioni dettagliate necessarie per questo, ma, comunque, credo che questa procedura sia stata profondamente sbagliata. Il vescovo è stato trattato come una personalità laica, come un funzionario della Repubblica. Questo è inaccettabile da parte di fedeli ortodossi. Ed è per questo che ho chiesto a tutti i fedeli che mi hanno chiesto consiglio di non firmare questa lettera aperta. Il Vescovo deve essere sempre venerato, rispettato, dal momento che per la sua diocesi è l'icona vivente di Cristo, così come l'abate in un monastero, e non un funzionario.

C'è una peculiarità del Tipico, che dice che quando si entra nella navata di una chiesa monastica, per prima cosa si va a venerare l'abate prima di venerare le icone. Questo perché l'icona vivente di Cristo che è l'abate deve essere venerata prima delle icone stesse. Questo non vuol dire che l'abate sia più venerabile o più santo. Dovrebbe esserlo, ma la debolezza umana è ancora lì, e non sta a noi giudicare. Ci sono pratiche che devono essere rispettate, perché sono profondamente significative. Ricorderò sempre la parola di un anziano dell'Athos al quale ho chiesto consiglio per la nostra nuova fondazione monastica in Francia, e ha detto: "Il primo consiglio che ti do è quello di rispettare il Tipico, vale a dire le regole della liturgia, le regole di comportamento nella Chiesa, i santi canoni", e ha aggiunto, "questo è ciò che vi darà lo spirito della Chiesa". Lo spirito della Chiesa non è uno spirito "profano", la Chiesa è già il paradiso in terra, la Chiesa è già tutto il mondo della resurrezione che è presente tra noi. Ed è molto significativo che nel Vangelo, le donne hanno il ruolo di rappresentare la Chiesa, la sposa di Cristo. Cristo non le ha scelte come apostoli, anche se alcune ne hanno il titolo, come santa Maria Maddalena, "pari agli apostoli". Non è sullo stesso piano. Le sante donne rappresentano tutti i fedeli, rappresentano la Chiesa, ma non nella funzione di autorità. Mentre gli apostoli stessi sono la roccia su cui è costruita la Chiesa. E questo è il motivo per cui i vescovi, ai quali gli apostoli hanno trasmesso la loro autorità, hanno questa prima missione di annunciare, di perpetuare nei secoli la testimonianza degli apostoli che hanno visto il Cristo risorto. Questa testimonianza è il fondamento e la base della Chiesa, senza alcun dubbio.

E lo scopo di tutto questo, ancora una volta, è la santità di tutto il popolo cristiano, è il fatto che ognuno di noi possa dire "non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me". La mia vita deve essere un riflesso, un ampliamento della presenza di Cristo in mezzo agli uomini, nel modo in cui io mi comporto. La carità deve permeare tutti i miei pensieri, i miei giudizi, tutta la mia azione. Questo è ciò che ci insegna questo vangelo delle Mirofore che è molto importante per questo. Questa domenica delle Mirofore ci porta una lezione di ecclesiologia, fondamentale per capire ciò che è la nostra vita cristiana, la nostra vita di chiesa, la nostra vita nella Chiesa. Al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, che ci hanno colmati di tutti questi meravigliosi doni, sia la gloria, ora e sempre, e nei secoli dei secoli, amen.

 
Appunti di un prete antidiluviano

Nell'emigrazione russa, qualunque sia la nostra origine e generazione, siamo antidiluviani, per il semplice motivo che le nostre tradizioni risalgono a prima del 1917. Sono la nostra stella polare, anche oggi, quando la vecchia emigrazione pre-1917 si è estinta da tempo e i miei 600 parrocchiani sono nati per la maggior parte nell'Europa orientale ex comunista e i loro figli nell'Inghilterra contemporanea. Dopo oltre quarant'anni da quando sono stato tonsurato lettore e quasi trentasette da quando sono stato ordinato sacerdote, devo offrire la mia conclusione: non c'è niente di nuovo sotto il sole. Ecco alcune note.

Alcuni anni fa ricordo di aver letto un articolo su un noto sito web ortodosso in lingua russa. Raccontava la storia di un giovane russo che aveva visitato un certo vescovo russo a Londra, non molto tempo dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Aveva incontrato il vescovo mentre quest'ultimo puliva il pavimento della sua chiesa. Vedendo questo, il giovane ingenuo aveva concluso che il vescovo in questione era un santo! Questo ci ha fatto ridere per settimane. Conoscevamo molto bene sia il vescovo che la situazione. La storia non diceva nulla sul vescovo in questione, ma diceva molto sull'inesperienza del giovane sovietico credulone. La realtà è che se sei un chierico della diaspora e non pulisci e lavi regolarmente il pavimento della tua chiesa, sarai considerato una sorta di ateo. Lavare il pavimento per un vescovo non è un'opportunità per un servizio fotografico, è solo una pratica normale. Noi siamo troppo poveri per pagare persone che facciano questo lavoro. Lo facciamo tutti da soli. Vescovi o preti, non ci sogneremmo mai di non farlo.

Un altro esempio: un certo vescovo è stato inviato nell'Europa occidentale dalla Russia post-sovietica. La prima cosa che ha fatto è stata di comprarsi un'auto nera piuttosto lussuosa. La sua reputazione ha avuto fine in un giorno. Il gregge non si è mai più fidato di lui e alla fine ha dovuto essere sostituito.

Alcuni anni fa, un giovane prete di qui pubblicò il seguente annuncio:

Si cercano uomini sposati con un impiego retribuito stabile che sono pronti a diventare preti ortodossi russi. Formazione: dovrete farvela da soli. Stipendio: niente, anche se sarete trattati dal vostro vescovo come se costui vi pagasse grandi somme di denaro per il lavoro a tempo pieno che fate per lui. Vi chiederà anche denaro, vi invierà decreti ingiusti e feudali che sono impossibili da adempiere e punire e vi sgriderà per aver svolto opera missionaria a favore del popolo. Gratitudine: inesistente. A proposito, dovrete crearvi e pagarvi la vostra chiesa e creare una comunità parrocchiale. E vostra moglie e i vostri figli dovranno accettare questi termini. Abbiamo dei candidati?

Naturalmente, sono poche le persone che vengono qui dai paesi dell'ex Unione Sovietica o da qualsiasi altra parte dei paesi tradizionalmente ortodossi per diventare chierici. Non tutti sono pazzi come noi. La nostra vita qui non è migliore che in quei paesi. Nella Chiesa russa qui avevamo una parola speciale per descrivere la nostra povertà. Questa parola era "emigrantshchina".

Un esempio: nel 1931 Maria Ivanovna ha donato un tappeto alla nostra chiesa. Nel 1991 era, a dir poco, molto logoro. Ma non poteva essere sostituito perché "era impregnato di preghiera" ("namolennyj").

Un altro esempio: un prete, un bielorusso, aveva iniziato a fare candelieri con il legno avanzato nella sua casetta da giardino. Poi le "decorava" con carta argentata (foglio di alluminio) ricavato da tavolette di cioccolato. Era molto orgoglioso del suo lavoro. Quelli più diplomatici tra noi si limitavano a tacere.

Un terzo esempio: un vescovo emigrato ha dovuto creare la propria mitra. Ciò ha comportato fotocopie a colori delle quattro icone che si trovano su una mitra, incollate in minuscole cornici di plastica sulla mitra di cartone che si era fatto per se stesso. Si può ridere di questo, ma l'intenzione era sincera. Come mi disse vent'anni fa un arcivescovo russo: "Sì, abbiamo sbagliato, ma siamo sempre stati sinceri". Non ho risposto, pensando tra me come la storia sia disseminata di rottami di persone, re, presidenti, dittatori e di ogni genere di idealista sotto il sole, tutti sinceri.

La emigrantshchina aveva davvero i suoi lati negativi. Uno di questi era l'ignoranza. Molti chierici avevano poca istruzione teologica e liturgica, e anche se l'avevano, era a un livello molto basso. Giustificavano le pratiche più assurde, come la comunione una volta all'anno, sulla base del fatto che "tak vsegda bylo", cioè, "è sempre stato così". Solo perché la Chiesa russa prima della rivoluzione, con rare eccezioni, consentiva la comunione solo una volta all'anno, questa "tradizione" era corretta? Alcuni emigrati giustificavano qualsiasi cosa perché "tradizionale". Ricordo che in un certo convento leggevano nel refettorio le Vite dei Santi in slavonico ecclesiastico. Quasi nessuno ci capiva qualcosa, tranne che "tak vsegda bylo". Oppure c'era un certo protodiacono anziano in una certa cattedrale della ROCOR, che usciva sempre ubriaco dall'altare dopo la Liturgia. Quando ho chiesto perché il vescovo (che aveva il morbo di Alzheimer) lo avesse permesso, di nuovo ho ricevuto la risposta "tak vsegda bylo".

Ciò che intendevano con questo era che l'abuso che essi predicavano e praticavano era quello che anche i loro genitori e nonni avevano predicato e praticato. Per esempio, ricordo bene come in una parrocchia fu nominato un nuovo prete che procedette a girare per la chiesa per la grande incensazione, come è normale. Arrivarono delle denunce al vescovo! Il fatto era che il prete precedente, che era estremamente anziano e proveniva dalla Russia pre-ricoluzionaria, non aveva eseguito correttamente la grande incensazione per due o tre decenni perché non riusciva a camminare bene.

Alcuni anti-diplomatici piuttosto fanatici di oggi, sia convertiti che russi di terza o quarta generazione, stanno ancora giustificando pratiche che non erano mai state tradizionali nella Chiesa russa, ma si sono insinuate dall'esterno durante gli anni '70! Quelli di noi che conoscevano la Chiesa prima di quel periodo sono rimasti sbalorditi da tale ignoranza.

Qui uno dei problemi maggiori era che gli emigrati russi nati qui negli anni '20 e '30 erano funzionalmente analfabeti; certamente potevano parlare russo, anche se con un forte accento e talvolta con errori grammaticali, ma non lo sapevano leggere né scrivere. Ricordo come nella vecchia diocesi dell'Europa occidentale c'erano solo due persone che avevano letto le opere complete del metropolita Antonij (Khrapovitskij), il fondatore della Chiesa fuori dalla Russia. Erano il memorabile arcivescovo Antonij di Ginevra, nato prima della rivoluzione, e io. Il significato di ciò è che il metropolita Antonij aveva denunciato senza mezzi termini nei suoi scritti tutte i molti abusi nella pratica della Chiesa pre-rivoluzionaria. A causa della loro ignoranza, gli emigrati, nati all'estero negli anni '20 e '30, furono allevati per la maggior parte con la "superstizione" (non riesco a pensare a una parola migliore) che tutto era perfetto nella Chiesa pre-rivoluzionaria (e che essi, come i farisei, avevano ereditato quella perfezione). Naturalmente, questo provocava l'eterna domanda: "Perché allora, se era tutto così perfetto, ci fu una rivoluzione?"

Alcune persone in Russia pensano che la Chiesa emigrata sia molto ricca. Anche questo ci provoca risate quasi isteriche. Dopotutto, siamo tutti aristocratici!! Molti direttori di coro e molti coristi sono venuti e vengono da noi dall'ex Unione Sovietica e chiedono "lavoro" nelle nostre parrocchie. Non hanno idea che tutti i nostri cori normali sono composti da dilettanti non pagati, parrocchiani a cui piace cantare (anche se non sempre sanno come farlo). Come la maggior parte dei sacerdoti, i cori sono quasi sempre non pagati. I cori professionali delle chiese di Mosca e San Pietroburgo sono, semmai, scandalosi per noi. Stiamo seriamente dicendo che nessuno dei parrocchiani è abbastanza competente per cantare o che non vuole cantare nelle proprie chiese? Anche in questo caso, come mi disse alcuni anni fa un sacerdote anziano di Mosca: "Il nostro problema principale in Russia è che non abbiamo parrocchie. Non ne esiste nemmeno più il concetto". In effetti, per la maggior parte, le chiese nelle città dell'ex Unione Sovietica sono poco più che stazioni ferroviarie, piene di passanti, a cui nessuno sente di poter appartenere. Tuttavia, in tutta onestà, la situazione sta cambiando in meglio nelle periferie.

L'altra grande differenza è ovviamente che il clero della diaspora non ha mai pensato allo Stato, a nessuno Stato, quello russo post-sovietico o quello del paese in cui viviamo. Questo ci dà libertà. Tuttavia, è sempre divertente incontrare nuovi arrivati ​​che pensano che tutti noi riceviamo uno stipendio dall'ambasciata russa o, per esempio, dallo Stato britannico! Ci trattano quindi come se fossero consumatori in un supermercato. I sacerdoti devono essere disponibili 24 ore al giorno, soprattutto devono avere i telefoni cellulari accesi durante le funzioni. Il numero di chiamate che ricevo la domenica mattina e che ascolto la domenica sera è straordinario! Tutto ciò ignora il fatto che la Chiesa post-sovietica contemporanea all'interno della Russia, a differenza della Chiesa ortodossa russa pre-rivoluzionaria, non è comunque una Chiesa di Stato, quale che sia la mentalità di alcuni.

Essere una Chiesa di Stato o non essere una Chiesa di Stato? La domanda è irrilevante per noi. Non abbiamo scelta in merito. Tutti noi dobbiamo solo trarre il meglio dalle nostre situazioni incredibilmente difficili, ovunque ci troviamo.

Qualcuno vorrebbe diventare un prete ortodosso russo fuori dalla Russia? Siamo molto a corto di candidati...

 
Primo rapporto dalla situazione latino-americana

Cari amici,

Come vi ho già accennato, stiamo lavorando alla creazione di un blog latino-americano di Saker. Il responsabile sta organizzando un team internazionale di volontari (se siete interessati, vi prego di inviarmi un'e-mail) e vi dirò che dai miei scambi con questa persona ho grandi speranze per il blog latino-americano di Saker. Non solo questo aggiungerà un pubblico enorme alla nostra comunità, ma, come io credo fermamente, l'America Latina è estremamente importante per il futuro della resistenza anti-imperialista e anche per il futuro del pianeta. Non è un caso che la Russia stia profondendo un enorme e costante impegno nello sviluppo di legami con l'America Latina.

Il blog latino-americano di Saker non è ancora pronto, ma le persone che vi lavorano mi hanno inviato un primo rapporto della situazione latino-americana e spero che questo aspetto possa diventare una caratteristica costante del mio blog. In altre parole, ci sarà un blog latino-americano di Saker e un regolare rapporto della situazione latino-americana in inglese su questo blog. In altre parole, questo sarà una grande mole di lavoro per i volontari che lavoreranno su questo e voglio esprimere il mio entusiasmo e la mia più profonda gratitudine a tutti loro.

Infine, vorrei aggiungere che gli autori di questo rapporto della situazione sono tutti locali, molti di loro con forti opinioni politiche, e sono partecipanti attivi nei processi politici nei loro paesi. Per quelli di voi che potrebbero non condividere le loro opinioni politiche dirò questo: se questa non è la voce con cui vi trovate d'accordo, ricordatevi che è la voce del movimento anti-imperialista locale. Sì, è una voce chiaramente schierata politicamente, e trovo che questo sia un enorme vantaggio e non un problema, perché non credo che ci sia una cosa come "l'oggettività": l'oggettività è un'illusione che impedisce alla gente di vedere la verità. Quando il responsabile del blog latino-americano di Saker mi ha "avvertito" dicendomi: "io sono un chavista impegnato". la mia risposta è stata "fantastico! Questo è esattamente quello che stavo cercando ":-)

Spero che troverete interessante questo primo rapporto della situazione .

Saluti,

Saker

* * *

Alcuni avvertimenti, saluti e suggerimenti: Premessa

Speriamo che questo sarà il primo di molti rapporti sulla situazione latino-americana. Saker ci ha dato una preziosa occasione di parlare e offrire la nostra visione sulle storie attuali dello sviluppo nel nostro continente.

I media maggioritari, come tutti sappiamo, hanno fatto un lavoro ben noto disinformando, deformando e distorcendo gli ultimi 15 anni di risveglio dell'America Latina, la sua importanza fondamentale e il ruolo fondamentale nella costituzione del Sud del mondo (un'entità globale non-geografica) e negando il soggetto storico che è stato il nervo centrale del cambiamento epocale latino-americano: i poveri della terra, come li ha chiamati il patriota e apostolo cubano José Martí.

Le dinamiche dell'America Latina sono profondamente intrecciate, e qualsiasi situazione in uno qualsiasi dei suoi paesi ha un effetto influente sul resto delle nazioni. Così è stato per secoli: l'effettivo processo di riunificazione spirituale, la costituzione di opinioni politiche comuni in materia di commercio, relazioni esterne, cooperazione militare e di sicurezza; la rinascita di una comune storia del continente e delle presenti sarà sempre legato al primo ciclo di indipendenza e al suo progetto di liberazione rinviato (tradito). E anche la lotta comune (e globale) per la speranza, la dignità, l'uguaglianza e la giustizia nei nostri termini e i mezzi per arrivarci, non sono diversi da quelli dei popoli di qualsiasi altro posto al mondo.

È un processo complesso e squilibrato che implica questioni locali e situazioni diverse e miste; la lotta non è nella stessa fase in posti come il Messico, l'Honduras e la Colombia (con governi pienamente allineati con il diktat imperiale anglo-sionista), in Brasile e in Argentina, o nelle nazioni dell'ALBA dall'altro lato, ma anche a questo livello, per diversi motivi, abbiamo a che fare con una nazione continentale che a causa degli interessi inglesi e nordamericani ha fatto effettivamente causa comune con i "caudillos" locali e con l'egoismo monetario e ha accoltellato alle spalle i progetti politici unificatori del Libertador per tutto il XIX secolo.

Gli ex generali liberatori sono divenuti signori della guerra locali, o proprietari terrieri sotto piccoli appezzamenti mutilati di nazioni "indipendenti" separate, oligarchiche, bipartisan (democrazia "rappresentativa" conservatore / liberale) invece della comunità immaginata latino americana che aveva promesso riforme agrarie: le stesse nazioni che decenni dopo sarebbero diventate fornitori di risorse naturali per potenze capitaliste centrali (soprattutto Stati Uniti e Gran Bretagna). Le nostre ricchezze agiscono ancora come una benedizione e come una maledizione.

Su questi argomenti e sul loro significato nel presente momento storico dell'America Latina ci ritroveremo costantemente nella necessità di tornare al luogo in cui tutto ebbe inizio (ancora una volta).

Ma per il momento, cerchiamo di dare qualche (lungo) caveat "operativo" su alcuni termini, fattori e concetti che ritorneranno sempre alla ribalta:

La caratterizzazione dell'anglo-sionismo fatta da Saker funziona con la stessa precisione in ogni territorio che si identifica con la resistenza all'impero (Russia, Siria, Zimbabwe), ma accanto allo profondo imperiale, l'1% egemone, ci sarà sempre un altro giocatore chiave e alleato subordinato permanente: i burattini oligarchici regionali, con la loro retorica, il loro sfondo storico (eredi diretti degli improduttivi "hidalgos" spagnoli trasformati nell'élite locale creola con le stesse caratteristiche improduttive e parassite, che si sono "evoluti" nel corso dei secoli e sono divenuti la classe medio-alta delle istituzioni politiche ed economiche contemporanei), i complici passivo dell’'occupazione nazionale fino a questo giorno. La classe dirigente che ancora oggi si considera proprietaria delle terre e vive in tutto il continente.

- Non esiste una cosa come il sottosviluppo. Le oligarchie locali non sono state davvero in grado di diventare esse stesse una classe produttiva in grado di passare attraverso le rivoluzioni borghesi capitaliste, ma questo non significa affatto che, in quei luoghi in cui gli interessi stranieri avevano bisogno di costruire infrastrutture di base necessarie per sfruttare le risorse naturali dell'America Latina, non abbia avuto luogo una "riforma capitalista", che si è concentrata solo sull'estrazione, mettendo da parte le manifatture e le industrie, la riforma agraria o le politiche sociali centrate sulla maggioranza.

Quindi, in un certo senso, il capitalismo periferico ha sviluppato percorsi estrattivi che facilitassero la strada delle risorse verso basi di potere metropolitane. Quindi una versione traumatizzata, malformata, totalmente dipendente del capitalismo ha fatto quello che intendeva fare. Abbiamo avuto un contro-sviluppo. Ci hanno detto che il nostro sarebbe stato solo un destino di fornitori, di miniere – mai di nazioni. Dalle repubbliche oligarchiche del XIX secolo fino alla fine delle riforme neoliberali del XX secolo (e i debiti esteri) così doveva essere. Finché Hugo Chávez in un primo momento ha vinto le elezioni venezuelane nel 1998, e qualche anno più tardi Luiz Inácio "Lula" da Silva in Brasile e Nestor Kirchner in Argentina sono saliti entrambi al potere e hanno iniziato un processo comune per portare i nostri paesi e i nostri popoli fuori dall'inferno neoliberista. Il primo importante passo comune è stato preso a Mar de la Plata (Argentina) nel 2005, dove ha avuto luogo il IV Vertice delle Americhe, e questi tre giocatori chiave hanno contrastato in un terreno comune l'Accordo di libero scambio dell'America latina con gli Stati Uniti.

Questi movimenti politici guidati da Chávez, Lula e / o Nestor Kirchner (e Cristina Fernández); Evo Morales, Rafael Correa o Salvador Sánchez Cerén esprimono un nuovo paradigma sulla strada dell'America Latina verso la reale liberazione e indipendenza: questi sono movimenti di ampia base, movimenti dal basso, con massicce mobilitazioni popolari che hanno coinvolto formazioni politiche con punti di vista differenti e differenti caratteristiche sociali: insieme con le organizzazioni politiche tradizionali come i sindacati (Brasile), i partiti tradizionali di sinistra (con l'eccezione trotskista) i movimenti indigeni, i militanti popolari, la partecipazione e la leadership sovranitaria (Chávez), le comunità organizzate dei quartieri poveri e la cittadinanza comune disgustata dal decadimento politico, hanno consolidato mezzi elettorali per raggiungere il potere senza violenza: vere e proprie rivoluzioni democratiche, rivolte democratiche pacifiche. Un cambiamento epocale. (E anche il trionfo storico di Salvador Allende: una rivoluzione elettorale pacifica).

Dalla metà del XX secolo, il paradigma rivoluzionario latino-americano era quello della Rivoluzione cubana, uno dei più importanti punti di svolta del secolo scorso, in tutto il mondo: fronti di liberazione nazionale di ampia base accanto a movimenti armati che avrebbero preso il potere con mezzi militari impostando le condizioni per radicali (e rapide) trasformazioni politiche ed economiche. L'attuale paradigma politico si è evoluto dall'esperienza cubana fino a questa fase, e ogni paese latino-americane sarà sempre in debito di gratitudine per ciò che la Rivoluzione cubana ha compiuto nel passato e nel presente, dando competenze in vari campi urgenti di necessità umana come i programmi di assistenza sanitaria, la lotta contro l'analfabetismo e così via. L'accordo di cooperazione Cuba-Venezuela del 2004 sintetizza questa continuità storica, confermando un centrale e rinnovato ruolo di Cuba negli eventi reali.

Per coloro che potrebbero trovarsi un po' estranei a ciò che è stato appena detto (soprattutto a causa delle campagne di demonizzazione classiche durate 50 anni), la polemica sulla Cuba di Fidel Castro può essere riassunta in due importanti fatti a livello mondiale (entrambi correlati all'Africa):

- La battaglia di Cuito Cuanavale in Angola nel 1987 dove le truppe (e i mezzi corazzati) di Cuba e del movimento popolare di liberazione dell'Angola hanno dato il colpo militare decisivo al Sud Africa dell'apartheid portato la dittatura sudafricana alla prima grande sconfitta strategica, ponendo le basi per liberazione di tutta l'Africa del Sud (Namibia, Mozambico, Zimbabwe) e il crollo definitivo dell'apartheid.

- Lo scorso 2 ottobre, una brigata medica cubana (165 medici) è arrivata all'aeroporto internazionale di Freetown in Sierra Leone per contrastare la diffusione di Ebola in Africa occidentale. Potete semplicemente notare il contrasto evidente con la "risposta" militarizzata occidentale di ricerca w distruzione per "combattere" il virus Ebola.

Al momento stiamo attraversando una nuova ondata di tentativi interconnessi di restaurazione oligarchica con un terreno comune con i metodi anglo-sionisti mescolati con le repliche dei fantocci locali. I movimenti di restaurazione dall'interno possono essere riassunte in due tendenze principali (con le loro differenze locali) che si scontrano e possono essere così schematizzate: ex istituzioni politiche bipartisan tradizionali (partiti conservatori e socialdemocratici, aristocrazia dei sindacati: giocatori della realpolitik) e un turbo-capitalismo emergente collegato alla finanza, movimenti anti-politici neofascisti connessi a livello globale con altre forme di potere fattuale (potere mediatico, Chicago Boys / squali di Wall Street, rivoluzioni "colorate", Open Society Foundation di Soros, movimenti di "cittadinanza globale" e ONG di vario genere, per lo più addestrate e finanziate da NED/USAID, ma anche sponsorizzate dall'UE), cosa che descrive anche l'intreccio organico della classe dirigente storica latino-americana (il modello esattamente contrario a quello dell'unità) come serva della potenza egemone anglo-sionista.

Tuttavia, queste mode apparenti o tendenze politiche condividono lo stesso obiettivo e possono concorrere senza troppi problemi fino al punto in cui una delle due ha possibilità o condizioni più favorevoli per rovesciare il campo della liberazione.

Si può dire lo stesso, in parte, sulla composizione interna dei movimenti di resistenza, nessuno dei quali è privo di ogni sorta di contraddizioni politiche.

In ogni caso, entrambi condividono lo stesso programma politico generale: da un lato, come parte dell'opzione multipolare (i BRICS) e dall'altro il Consenso di Washington con la sua dottrina gonfiata di shock e soggezione, capitalismo disastroso, ecc .

Gli oligarchi hanno anche imparato dalle loro diverse e continue sconfitte tattiche, adeguandosi al contesto attuale, mimetizzandosi in movimenti "dal basso" popolari (astroturfing), ipocriti discorsi "progressisti", false preoccupazioni sociali, sviluppo di strategie che copiano comportamenti altrui nel posizionarsi politicamente con un travestimento "pueblo" (popolare). E parallelamente a questo, media a tutto spiano, guerra economica e guerriglie. E questo è il punto in cui ci troviamo adesso.

Un suggerimento finale per i lettori da altre latitudini: il conservatorismo latino americano, convenzionale e generale, non può essere associato automaticamente ad altre forme di posizioni conservatrici in altri luoghi: non ha nulla a che fare con i punti di vista conservatori tradizionalisti, o qualsiasi altra forma che si oppone all'impero e all'oppressione: è per lo più legato allo status quo economico combinato con una falsa morale cattolica (più o meno simile al franchismo) e non ha nulla a che fare con la reale salvaguardia spirituale del meglio dell'anima delle persone. C'è anche una forma popolare (dal basso) che fa appello a papi demagogici, come Giovanni Paolo II e l'attuale efficace narcotico (latinoamericano) Francisco I.

Ma anche, nel corso della storia, un'altra forma di cristianesimo ha trovato terreno fertile assumendo un ruolo indispensabile e indiscutibile nella lotta del popolo per la giustizia, la libertà, l'uguaglianza, la dignità e i diritti della natura: dai gesuiti delle missioni paraguaiane ai teologi della liberazione, come Camilo Torres Restrepo, Elder Cámara , Leonardo Boff come figure di prima linea che rappresentano una miriade di anonimi preti e suore basati tra i bassifondi e i contadini, che partecipano delle sofferenze e delle lotte della gente comune e povera.

La fede sarà sempre correlata con le lotte politiche in America Latina, non c'è questa separazione tra spiritualità e giustizia concreta, terrena. Se, come è a volte detto, Dio è morto in Occidente, questa, al contrario, è la terra del realismo magico, e contro a ciò che è di solito visto come una metafisica di dipendenza tropicale, di fatto lotta proprio per l'opposto, come essenza di ogni vera forma di fonte culturale e spirituale di dignità, identità e resistenza. Abbiamo imparato il rispetto di sé.

E in questo momento ci troviamo in lotta comune per il tempo: il tempo che deve essere utilizzato per la reinvenzione. I paradigmi di sinistra/destra, liberali/conservatori sono insufficienti.

Si spera che ci sia anche il tempo di affrontare tutti questi temi e argomenti. Ma a questo punto abbiamo urgente bisogno di entrare nel cuore della vicenda: il rapporto sulla situazione dell'America Latina basato su fatti diretti del tempo presente. Il rapporto sarà centrato sulla situazione venezuelana e brasiliana. Nel prossimo futuro vi invieremo un altro rapporto basato su Argentina, Ecuador e Bolivia.

Venezuela: un'ondata di violenza politica

Durante tutto il 2014, il Venezuela bolivariano ha subito tutte le possibili azioni di destabilizzazione. L'altra faccia dei media egemonici anglo-sionisti si è vista nel primo trimestre dell'anno, specialmente dopo l'opposizione del 12 febbraio, "La Salida" (l'uscita), una mobilitazione guidata dalle figure politiche di Leopoldo López (un esemplare di pura razza oligarchico-anglo-sionista), María Corina Machado (la nostra Julia Timoshenko in versione "creola") e Antonio Ledezma, uno dei (molti) sindaci di Caracas comunemente noto come "il vampiro" o "nonno mostro", un ben nota figura dell'establisment pre-chavista, può quasi essere descritta, in generale, nel modo esattamente contrario: dove CNN & co. Hanno detto che la "dittatura" di Nicolas Maduro ha brutalmente represso angelici studenti liberi, si può perfettamente parlare di violenti tentativi di movimento colorato composti da una facciata di studenti come carne da cannone, infiltrati da elementi della criminalità organizzata e "sicari" paramilitari colombiani, che hanno eseguito un ben preparato e progettato tentativo di cambio di regime basato sulla violenza politica, sulla guerra informativa (ricordate che il Venezuela ha già subito un colpo di stato postmoderno sostenuto dagli USA nel 2002, con una spuria dittatura di 47 ore sconfitta dalla rivolta di strada, che ha riportato il Comandante Chávez a riprendere il suo mandato costituzionale) e sulla guerra economica, con tattiche di guerra irregolare che hanno coinvolto omicidi selettivi, un aumento artificiale dei rapimenti e delle rapine comuni, utilizzando la criminalità organizzata e diverse specie di attività estere.

Laddove i media maggioritari parlano di crisi economica, potreste perfettamente parlare di tensione economica artificialmente prodotta, nell'ambito di un'azione multidimensionale che implica il sabotaggio produttivo, programmi di contrabbando massiccio di beni di prima necessità (che vanno dagli articoli di bellezza ai beni alimentari di base della dieta – deformata – venezuelana) attraverso il confine Venezuela-Colombia direttamente ai supermercati colombiani, speculazioni sui prezzi, accaparramento controllato, svalutazione della moneta, eccessive importazioni di cibo che si oppongono a un apparato produttivo agricolo consolidato, e la maggior parte di queste aree sono sviluppi ipertrofici di veri e propri punti ciechi o punti deboli economici.

L'attività economica del Venezuela fino a oggi è ancora concentrata sul petrolio, e ne è dipendente al 95%. Dalla metà del XX secolo, i proventi del petrolio sono sempre stati il nervo centrale della ben nota ricchezza del Venezuela (che ha anche le più grandi riserve di petrolio greggio al mondo). E gli oligarchi anglo-sionisti sono ancora forti sul fronte finanziario ed economico.

Quindi entrambe le situazioni spiegano la cornice del conflitto su cui avviene la guerra venezuelana per la liquidità.

Il 1 ottobre scorso un rappresentante del partito chavista (Partito Socialista Unito del Venezuela o PSUV, fondato da Chávez), il ventisettenne parlamentare Robert Serra, e la sua compagna e assistente María Herrera, sono stati brutalmente assassinati nella loro casa nella località di La Pastora di Caracas, uno dei quartieri operai (chiamati barrios) e uno dei più noti bastioni politici del chavismo. Sono stati legati e accoltellati più volte, portando una vasta commozione nell'opinione pubblica del Venezuela e dell'America Latina.

Serra era il più giovane deputato dell'Assemblea Nazionale (il parlamento venezuelano) e una stella nascente della politica come rappresentante della nuova generazione chavista (cresciuto e formato durante il chavismo). In quel momento era il capo investigatore legislativo dello scandalo Lorent Saleh: una vasta, rigogliosa cospirazione che coinvolge diverse figure di alto livello politico dell'opposizione "politica" di destra, uomini d'affari e anche un ampio ramo colombiano apertamente correlato all'uribismo (dal nome dell'ex presidente colombiano Álvaro Uribe Velez, strettamente collegato alle politiche militari e transnazionali della Casa Bianca). Il (delirante) Álvaro Uribe è di gran lunga il portavoce internazionale più francamente anti venezuelano, con un ruolo attivo provato in ogni cospirazione che ha tentato di estromettere il chavismo dal potere e dall'esistenza.

Dopo la morte di Serra, l'intossicazione mediatica è aumentata, uccidendo simbolicamente la memoria di Serra e promuovendo la storia di un omicidio interno, un caso di crimine e comune, in alcuni casi celebrando o giustificando apertamente l'assassinio di Serra e di Herrera in un tentativo di "spoliticizzazione" che cerca di imporre la retorica del crimine comune e la favola dello "stato fallito", come unica causa del delitto. La stessa procedura ha avuto luogo lo scorso aprile quando un'altra figura chiave politica e storica è stata brutalmente assassinata: Eliécer Otaiza, uno dei leader militari che hanno partecipato alla prima insurrezione militare di Chávez nel 1992, che è diventato un attivista sociale popolare e consigliere comunale di Caracas quando è stato assassinato. Entrambi gli omicidi si sono verificati nei momenti politici di minore ostilità.

Quest'ultima settimana ha testimoniato anche un confronto armato tra un presunto "colectivo" e la polizia investigativa scientifica del Venezuela. I colectivos, per farla breve, sono organizzazioni sociali popolari emergenti, soprattutto nei barrios principali della città, che combinano quotidianamente l'attivismo sociale locale con (alcune) strutture di autodifesa armate per lo più contro il traffico di droga e altre attività delle bande della criminalità organizzata nei luoghi in cui si svolge la loro attività sociale. Questo può essere fatto risalire agli anni pre-Chávez, dove dovevano anche usare tattiche di auto difesa contro la polizia e la violenza para-poliziesca nel recente passato. Non c'è mai stato un confronto aperto con il governo bolivariano, anche se in certi momenti i rapporti non sono andati così bene. Il pezzo di George Ciccariello-Maher dà una buona descrizione di ciò che sono i colectivos e del loro effetto sulla pasiche terrorizzata degli oligarchi per i lettori di lingua inglese. (Naturalmente, per i media anglo-sionisti, i colectivos sono la forza paramilitare del chavismo e nient'altro).

Colectivos sono una linea fondamentale di difesa della popolazione operaia nei barrios e nelle comunità, ma condividono anche punti deboli e incongruenze in cui gli infiltrati di alcune organizzazioni criminali si travestono da attivisti sociali, cosa che dà loro copertura per attività criminali o infiltrazioni di ogni tipo. Questo tipo di gruppi non è la maggioranza, e "comodamente" è stato questo tipo di colectivos che ha ottenuto il ruolo principale in una copertura mediatica con la sua versione completa, fatta in casa e "definitiva" di quello che stava succedendo. Da diverse fonti, tra cui quelle ufficiali, abbiamo appreso che questo gruppo era in gran parte composto da ex poliziotti legati all'estinta Polizia Metropolitana, simbolo della forza di sicurezza sottoproletarizzata  che ha avuto un ruolo attivo, tra altri atti illeciti, nel colpo di stato dell'aprile 2002.

In un esito tragico, cinque dei suoi membri sono stati uccisi (tre membri della polizia scientifica erano stati precedentemente rapiti, e sono stati salvati in seguito). Ma la copertura mediatica suggerisce altri particolari: 1) il leader e portavoce del colectivo ha dato diverse dichiarazioni avvisando che riterrà responsabile di tutto ciò che è accaduto il ministro degli interni, della giustizia e della pace, 2) i morti erano sotto inchiesta per due casi di omicidio e non avevano alcun rapporto con i reali colectivos, 3) un segretariato di un colectivo ha dichiarato su Twitter di sostenere le azioni che sono state intraprese, 4) quattro immagini pubblicate il 4 settembre 2013 sull'account Twitter del leader del "colectivo"  lo mostrano con alcuni esponenti politici di spicco del governo, cosa che è stata interpretata dai media come un complotto di conflitto interno del governo bolivariano, con la nostra stessa filiale dei "patrioti dell'urrà" che fino a un certo punto estendono il loro sostegno a questa specie. Guerra di informazione a pieno ritmo.

Funzionari di sicurezza hanno informato inoltre che non vi è alcuna relazione tra l'omicidio di Serra e il confronto di giovedì 7. Ma la tempistica era evidente.

Alla sera del 9 ottobre, aggiungendo la beffa al danno, un guerriero da tastiera/Twitter del Sud della Florida @federicoalves (laureato in economia a Harvard e attivista di Amnesty International, il massimo della "civiltà") ha postato "immagini trapelate" dei corpi di Serra e di Herrera presso l'obitorio in un infame tentativo di farne delle immagini del momento. Diversi anonimi e alcuni account conosciuti hanno postato alcune delle immagini prima di essere immediatamente sospesi da Twitter. Un'aggressione simbolica molto suggestiva che implica un ampio messaggio e che dà il tono di come sono disposti a distorcere le cose.

Al funerale di Robert Serra, il presidente Nicolás Maduro ha detto: "Cerchiamo sempre la pace, anche se piangiamo, anche se feriti, ma con la certezza che non ci porteranno alla guerra".

La corsa alle elezioni presidenziali brasiliane e l'ascesa e la caduta della Terza Via

Ancora una volta, come è successo negli ultimi 12 anni, la sinistra e la destra tradizionale brasiliana combatteranno l'una contro l'altra al secondo turno delle elezioni presidenziali, il 26 ottobre. Dalla parte della presidente Dilma Rousseff, ci sono più di 43 milioni di brasiliani (41,59%) che hanno votato per la continuazione dei benefici sociali ed economici che hanno  trasformato completamente il paese – noto in passato per il suo enorme divario sociale e povertà. Da parte di Aécio Neves (33,55%), è il riflesso puro della vecchia oligarchia del Brasile, sostenuta dal mercato e dai media.

Ma questo scenario, che in un primo momento appare lo stesso delle altre tre volte (2002, 2006 e 2010) che hanno affrontato il Partito dei Lavoratori (PT) ed i socialdemocratici (PSDB), ha il gusto aggiuntivo della comparsa di ciò che è stato chiamato la "Terza Via" in Brasile, incarnata dalla fuoriuscita dal PT, Marina Silva. Come è accaduto in molte cosiddette "primavere spontanee" e con i politici del "nuovo flusso" in tutto il mondo, e con esempi diretti anche in Venezuela e Argentina, i movimenti "Open Society" di George Soros, un modo per rendere la destra più appetibile, hanno guadagnato terreno in questa recente elezione sudamericana.

E, per capire perché i voti di Marina, più di 23 milioni, e la sua traiettoria durante la campagna, sono così importanti per questo secondo turno, è obbligatorio guardare il non così lontano passato: il giugno del 2013.

Quella che era stata in un primo momento la protesta studentesca contro le alte tariffe degli autobus nella città di São Paulo, ben presto si è sviluppata in dimostrazioni su larga scala in tutto il paese, stimolate da scene di repressione violenta da parte della polizia di Stato, controllata dal governatore Geraldo Alckmin, uno dei principale strateghi del PSDB. Per la cronaca, è stato rieletto ieri al primo turno, anche se c'è una crisi idrica a São Paulo (ha annunciato che il razionamento dell'acqua sta cominciando oggi) e un numero scandaloso di omicidi nella polizia, un organismo di "sicurezza" noto per la sua crudeltà.

Dopo la ferocia a São Paulo, si è sviluppata un'apparente ondata di malcontento, e milioni di persone sono scese in piazza. Mentre i media privati​​, in Brasile e fuori, hanno celebrato il "risveglio" dei brasiliani, si sono aperte le porte dell'inferno. Tutti i pezzi di una reazione molto ben costruita, ancora una volta, ispirata dalle "rivoluzioni" fantoccio di George Soros, si sono collocati al proprio posto. In primo luogo, alcuni video su YouTube hanno iniziato a piantare i primi semi tra il pubblico straniero, insieme a un'intensa attività di social media. Questo video, di nome #ChangeBrazil, ha ottenuto oltre un milione di visualizzazioni.

Quasi immediatamente, slogan di destra come "Abbasso la politica", e "uccidete la sinistra" sono emersi da quei manifestanti "pacifici", la cui divisa ufficiale erano i colori della bandiera brasiliana, un tradizionale codice conservatore. Chiunque indossava abiti rossi o sembrava di sinistra è stato prontamente attaccato. Scene di caos completo sono scoppiate in città come Brasilia, la capitale del Brasile, dove il ministero degli esteri stava per essere bruciato, se non fosse stato per le forze di sicurezza locali.

Più tardi, il presidente Dilma Rousseff ha affrontato la nazione in un discorso aperto in TV, riuscendo a calmare le acque, dopo settimane di distruzione. Ha promesso cambiamenti e ha chiamato il popolo a partecipare a una profonda riforma della struttura politica – l'unico modo per affrontare i principali problemi che il paese deve ancora affrontare. Da allora, molti politici hanno lavorato per legarsi alle proteste di giugno, sostenendo che, più che un dispiacere puro per come stavano le cose, la popolazione voleva mandare fuori il PT. L'ambasciatrice principale di questa ondata è stata Marina Silva.

Leader di un movimento chiamato "Rede" (Rete, o Web), è riuscita a costruire una piattaforma politica sostenuta da elementi apparentemente amichevoli agli ex elettori del PT, delusi dal governo di Dilma. Con un approccio neo-hippie-tecnologico, abbinato all'ambiente, a Internet e alla gioventù, Marina si è presentata come l'unica che potrebbe "rompere" la "polarizzazione" tra PT e PSDB – seguendo rigorosamente la Scuola di Soros. Ha anche avuto il "vantaggio" di essere nata povera, nelle viscere della giungla amazzonica – un perfetto esempio di qualcuno che aveva tutte le ragioni per fallire, ma ha avuto successo.

Ma non è riuscita a formare un partito, a causa della mancanza di firme. Sconfitta, ha accettato di unirsi a Eduardo Campos, un leader politico di primo piano – che, come lei, era una volta parte del governo petista – nella corsa presidenziale. Essere sua vice-presidente era meglio di niente, deve aver pensato. Tuttavia, avevano solo l'8% negli exit poll, molto indietro rispetto a Aécio e Dilma. Nel 2010, quando Marina ha corso come presidente con il Partito dei Verdi (PV), ha ottenuto quasi il 20% dei voti, rimanendo terza. Poi, la mattina del 13 agosto, l'aereo di Campos, con lui e i suoi consiglieri politici, si è schiantato nella città di Santos. Tutti i passeggeri e l'equipaggio sono morti. Successivamente, Marina è stata scelta come capo della candidatura del PSB (il partito di Campos).

Un incidente o un complotto ben progettato per cambiare la maledizione delle elezioni? Non poche persone hanno subito sentito l'odore di Washington e i tentacoli dell'anglo-sionismo nella morte di Campos, come il giornalista investigativo statunitense, Wayne Madsen. "Silva è propagandata come candidata della 'Terza Via' del Brasile. La terza via è un movimento internazionale che è stato usato dai politici aziendali, molti dei quali finanziati da Soros, per infiltrarsi e prendere in consegna i partiti storicamente laburisti, socialisti e progressisti", ha ricordato.

Sergio Massa, candidato in Argentina, e ben note ONG per i diritti umani come Provea in Venezuela potrebbero servire come altri esempi.

In un primo momento, nella campagna presidenziale brasiliana, il piano della Terza Via ha avuto successo. Secondo gli exit poll (un oggetto chiave di manipolazione in questa elezione, che sarà discusso più avanti) Marina sarebbe stata appena dietro Dilma al primo turno e avrebbe battuto il presidente nel secondo. I media e i mercati non hanno potuto nascondere la loro gioia, e allo stesso tempo hanno scaricato tutte le loro armi contro la candidatura del PT.

Tuttavia, mentre la campagna si sviluppava, l'incompetenza di Marina nel camuffare le sue vere intenzioni (oltre alla sua totale sottomissione ai leader delle chiese evangeliche, personaggi conservatori molto influenti nella politica brasiliana), e una forte discussione programmatica delle idee del PT in TV e per le strade, hanno drenato questa bolla artificiale. E ancora, il mercato e i media hanno reagito, facendo quello che sanno fare meglio: le speculazioni. Ritraendo uno scenario caotico, i giornali hanno urlato che il Brasile sta sprofondando in un'inflazione galoppante e in una mancanza di crescita, anche se la disoccupazione rimane a un minimo storico, i 4%, e la crescita del PIL dovrebbe raggiungere lo 0,7% nel 2014.

(Come ha sottolineato Paul Krugman, il "culto dell'inflazione" è molto usato come arma di ricatto da parte del mercato. Prima del primo turno elettorale, il dollaro USA è cresciuto da 2,24 reais ai 2,45 dei primi di settembre. Un giorno dopo il voto, il mercato ha "celebrato" l'ascesa di Aécio restituendo la moneta al suo vecchio valore).

Ben presto, a fine settembre, Marina era fuori dal gioco. Proprio come l'hanno usata, l'hanno scartata. L'unica possibilità praticabile per battere il PT era affidare il lavoro al vecchio socio, il PSDB, che, anche se ha perso forza nel panorama politico brasiliano, incarna un programma conservatore, senza alcun senso di colpa. La maggior parte dei manifestanti di giugno, il cui slogan principale puntava verso il rovesciamento del governo, ha già il proprio candidato preferito.

E poi, ci sono i sondaggi. Ieri, i giornalisti delle principali catene televisive hanno finto sorpresa quando sono stati diffusi i risultati del primo turno. Perché i non sondaggi avevano mostrato un panorama così diverso prima? Come poteva Aécio vincere così tanti voti in un tempo così breve? L'esempio delle elezioni governative a São Paulo è chiaro e simbolico: il candidato del PT è apparso all'8% sui sondaggi, mentre domenica ha vinto il 16% dei voti totali. Che cosa sarebbe successo se la popolazione di São Paulo avesse saputo di questa situazione prima? Certo, il risultato avrebbe potuto essere molto diverso.

Giovedi 2 ottobre, quando ha avuto luogo l'ultimo dibattito televisivo tra i candidati alla presidenza, Aécio ha rilasciato un'intervista allegra e "messianica" dicendo che era sicuro del suo posto al secondo turno. E, appena tre giorni prima delle elezioni, quando ancora nessuno era sicuro al 100% del suo secondo posto, ha previsto che domani, Martedì 7, un sondaggio lo mostrerà in testa per diventare il prossimo presidente del Brasile. Alla fine, non è né fiducia né magia: solo il vecchio modo che attacca di nuovo, con le sue altrettanto vecchie tattiche.

* * *

Domani ci saranno le elezioni presidenziali in Bolivia, ed Evo Morales è il favorito.

* * *

Il 7 ottobre 2012 è stato l'ultimo massiccio trionfo elettorale di Chávez. 13 vittorie su 14 processi elettorali in 14 anni. Pepe Escobar ha scritto un buon pezzo su cosa significassero quelle elezioni. Eccone un altro sulla morte di El Comandante. È di due anni fa.

Chávez vive, la lucha sigue.

 

 
Un ortodosso americano finanzia uno dei principali siti volontari di monitoraggio dei media

Charles Bausman

Abbiamo avuto recentemente la possibilità di incontrarci con Charles (nel battesimo ortodosso, Jacob) Bausman, un americano che vive a Mosca, e che recentemente ha iniziato Russia Insider, un sito di monitoraggio delle notizie sulla Russia nei media. Diversamente dalla maggior parte degli altri siti di informazione correlati alla Russia, come per esempio The Moscow Times, il sito di Charles offre una copertura onesta degli argomenti legati alla Chiesa ortodossa.

Il sito è stato un notevole successo. Lanciato nel mese di settembre del 2014, è diventato rapidamente una delle principali fonti mondiali di notizie e analisi sulla Russia. Ora Charles e il suo staff stanno lanciando una campagna di finanziamento popolare sulla più grande piattaforma di crowdfunding americana, Kickstarter.

Charles ha un'affascinante storia di famiglia. È nato a Francoforte, in Germania, da padre americano e madre tedesca. Suo padre, un corrispondente dall'estero, ha portato la famiglia a Mosca, dove hanno vissuto dal 1968 al 1972. Dopo Mosca, la famiglia si è trasferita in un sobborgo di New York City nel Connecticut. Ha studiato storia alla Wesleyan University, e poi finanze alla Columbia Business School. Ha lavorato per breve tempo come giornalista per la NBC a Mosca dal 1987 al 1990, poi è tornato a New York per guadagnarsi il suo Master in Business Administration, e ha lavorato a più riprese a Mosca dal 1994 nel campo della finanza e degli affari. È arrivato la prima volta in Russia da adulto nel 1985 per un programma linguistico estivo. Prima di iniziare Russia Insider ha lavorato nel campo del private equity, specializzandosi in grandi investimenti industriali nel settore agricolo.

Charles è apparso alla televisione russa, inclusa la versione inglese di Russia Today. Un'intervista su di lui e su Russia Insider si può trovare qui.

Charles, è interessante vedere che dopo tutto il tuo lavoro nel mondo degli affari e della finanza, sei tornato sulle orme di tuo padre come giornalista che vive a Mosca. Ci puoi parlare un po' del lavoro di tuo padre qui e dei tempi della tua infanzia in Unione Sovietica?

La nostra famiglia si era trasferita a Mosca quando ero piccolo, e ho vissuto qui da quattro anni a otto anni, nel 1968-72, perché mio padre era il capo ufficio dell'AP (Associated Press), una delle principali agenzie di stampa americana. Questo è stato durante il culmine dell'era di Brezhnev.

I miei genitori amavano stare in Russia e io lo trovavo affascinante. Sono rimasti in stretto contatto con gli amici che hanno incontrato in quel tempo, russi e non russi. Suppongo che abbiano inculcato una predilezione per il paese a noi, i loro quattro figli.

Dopo Mosca, siamo cresciuti in un sobborgo di New York City. In quegli anni molti emigrati russi stavano arrivando attraverso New York, e abbiamo avuto un flusso costante di visitatori a casa nostra.

Richard T. Greener, il primo afro-americano laureato ad Harvard

Ma si potrebbe dire che la mia connessione con la Russia va ancora più indietro nella storia della mia famiglia. Il mio bisnonno, Richard T. Greener, è stato un diplomatico americano nella Russia imperiale per sette anni alla fine del XIX secolo. Questa è una storia insolita, perché era un importante politico americano nero di quel periodo, notevole anche come il primo uomo di colore a laurearsi ad Harvard. Da parte di mia madre, il mio ​​nonno tedesco ha trascorso due anni sul fronte orientale durante la seconda guerra mondiale. Sorprendentemente, è sopravvissuto.

Il tuo amore per la Russia si estende anche al suo suolo. Ci puoi raccontare un po' del tuo coinvolgimento nell'agricoltura russa, e di come vedi il suo futuro?

Certo. Mi sono specializzato in questo campo per sette anni, e conosco l'argomento molto bene. Il potenziale agricolo della Russia è semplicemente enorme, e ancora in gran parte inutilizzato; rappresenta un'area di crescita enorme per il paese, più di quanto comunemente inteso.

Ci sono alcuni ostacoli che trattengono la Russia in tal senso, ma sono ostacoli che diminuiscono con il passare degli anni; e non c'è dubbio che la Russia avrà guadagni drammatici in quest'area. Non è una questione di "se", ma di "quando".

Cosa ti ha portato ad accettare la fede ortodossa?

Cresciuto come episcopaliano da giovane, ho rifiutato il cristianesimo, perché non vedevo come avrei potuto credere in quello che mi sembrava irrazionale. Ero, suppongo, un ateo ambivalente.

Circa quindici anni fa, ho letto alcuni libri che sostengono che in realtà non c'è nulla di irrazionale nel cristianesimo, e che in effetti l'ateismo è più irrazionale di qualsiasi fede religiosa. Uno di questi è Mere Christianity di C. S. Lewis. Un altro libro che sostiene questa argomentazione in modo  indiretto è Il Maestro e Margherita di Bulgakov.

Mi capitava di vivere a Mosca in quel tempo, e poiché desideravo esplorare queste nuove idee ho cercato dei sacerdoti – che alla fine si sono rivelati tutti russi, e loro mi hanno spiegato che ci sono differenze significative nei tre rami principali del cristianesimo, protestante, cattolico e ortodosso, e che l'Ortodossia ha alcuni vantaggi.

Ho studiato i loro argomenti e li ho trovati convincenti. Ho anche avuto l'idea semplicemente pratica, vivendo in Russia, che essere ortodosso mi avrebbe permesso di partecipare alle funzioni religiose. Onestamente, era un po' un modo di pensare sul genere "quando sei a Roma, fai come fanno i romani". Una ragione un po' superficiale, temo.

È stato solo negli anni successivi, grazie alle esperienze con amici profondamente ortodossi, che sono mi sono interessato molto all'Ortodossia.

Puoi descrivere queste esperienze?

le Solovki nel 1915, foto di Prokudin-Gorskij

Beh, una cosa che mi ha fatto una grande impressione è stato un viaggio estivo con un amico ortodosso russo – deve essere stato intorno al 2003 – in vari monasteri nel nord della Russia. Siamo arrivati al Mar Bianco, abbiamo visitato il monastero delle Solovki, e siamo stati per una settimana in un monastero più piccolo nella vicina città di Kem, partecipando ai lavori quotidiani. Abbiamo poi visitato il monastero di sant'Alessandro di Svir nella regione di Leningrado. Questi luoghi mi sembravano assolutamente fantastici per me, perché era come entrare in una macchina del tempo, in cui risorgeva un mondo di secoli fa.

le Isole Solovki nel 2013, foto di Nadezhda Terekhova

Da allora ho sempre cercato di visitare i monasteri, quando ne ho avuto la possibilità. Casualmente, il mio lavoro nell'agricoltura mi ha portato spesso in posti remoti al di fuori dai sentieri battuti e mi sempre imposto di esaminare monasteri locali. Ho avuto la possibilità di trascorrere un bel po' di tempo nel monastero di san Tikhon di Zadonsk, nella regione di Lipetsk, e sono stato al monastero di Optina. In entrambi i luoghi, per coincidenza, alcuni miei amici erano entrati nei monasteri come novizi, e così mi hanno mostrato quel mondo dal di dentro, permettendomi di trascorrere del tempo con i monaci, lavorando e pregando con loro, e parlando con loro di fede e di vita. Suppongo che questi siano i posti dove ho imparato molto sul cristianesimo, per lo più facendo domande e discutendo. Una volta in un lungo soggiorno con un amico sull'isola di Buyukada vicino a Istanbul ho avuto modo di conoscere i monaci del monastero di San Giorgio del Monte Athos, e ho avuto notevoli discussioni con loro. Ora che mi ci fai pensare, ci sono state tante di queste esperienze, tutte molto ricche e gratificanti.

Hai avuto qualche esperienza con altre Chiese ortodosse locali?

Beh, non proprio. La mia famiglia viveva nel Connecticut nei primi anni 2000 e andavamo a una bella chiesa della ROCOR a Nyack. Sono stato anche in diverse chiese della ROCOR nella zona di New York.

Hai approfondito gli scritti dei santi Padri?

Quasi nessuno, purtroppo. Ho letto un po' degli scritti di san Giovanni Crisostomo sulle relazioni coniugali, e ho persino tradotto alcuni di questi scritti dal russo in inglese per fare un favore a un amico prete.

Torniamo al tuo popolare sito web. Dove ha sede Russia Insider?

Siamo Una rete globale di persone, così di fatto non abbiamo alcuna sede – siamo connessi solo via Internet.

Chi ti ha aiutato a sviluppare il sito web?

Tutto è stato messo insieme da volontari. Questo è davvero notevole.

Perché fai uno sforzo per coprire argomenti ortodossi?

Questo ha poco a che fare con la mia fede, in realtà, e molto di più con quello che vedo come la parzialità dei media. È del tutto evidente per me che i principali media ignorano fondamentalmente la storia del cristianesimo in Russia, e quando ne parlano, lo fanno in senso negativo.

Penso che questo sia ridicolo. Prima di tutto la rinascita cristiana in Russia ha un'importanza di massa e sta avendo un effetto enorme sulla società locale. Ignorarla è fondamentalmente un esempio di giornalismo irresponsabile.

Inoltre, è del tutto evidente che nella maggior parte dei casi è una forza di cambiamento positivo in Russia. Certo, ci sono problemi, e hanno bisogno di essere discussi. Ma concentrarsi solo sui problemi è, ancora una volta, estremamente di parte.

In fondo è questo lo scopo del nostro sito – esporre contrastare i pregiudizi nei media.

Ci puoi fare alcuni esempi di copertura mediatica ingannevole dell'Ortodossia?

L'Ortodossia russa è ritratta dai media occidentali con una tendenza inesorabilmente negativa. Potrei fare decine di esempi. La Chiesa è criticato perché ha uno stretto rapporto con il governo, violando il principio americano della separazione tra Chiesa e Stato, senza fermarsi a pensare che forse questa idea tipicamente americana non è davvero appropriata per la Russia. Lo Stato russo è, si badi bene, sistematicamente demonizzato, e così la Chiesa russa deve essere presentata anch'essa come abbastanza sinistra, se si sta lavorando a stretto contatto con lo Stato. Se appaiono articoli che ne parlano, cosa che accade raramente, è per concentrarsi su accuse di corruzione, su preti che si comportano male, o cose del genere. Più di recente, gli attacchi omicidi contro le chiese russe in Ucraina, e ce ne sono state decine, sacerdoti uccisi e torturati, chiese bombardate in mille pezzi, sono state completamente ignorate dai media del mainstream. È una cosa davvero incredibile. I filantropi ortodossi russi come il signor Malofeev sono raffigurati come ombrosi e intrinsecamente sospetti, mentre i filantropi secolari sono presentati come esempi luminosi di virtù. Si potrebbe continuare all'infinito. La cosa è davvero così estrema che è quasi comica, e mi rende la vita molto facile, perché è così facile far notare l'ipocrisia e la polarizzazione.

Perché pensi che avvenga questa distorsione?

Sai, io sono cresciuto in ambienti giornalistici, e capisco quel mondo molto bene, e la professione tende ad attirare molti più laici liberali. Negli Stati Uniti, per esempio, anche se forse il sessanta per cento della popolazione è composto da cristiani praticanti, direi che tra i giornalisti il numero di cristiani praticanti deve essere inferiore al dieci per cento. Allora abbiamo questo recente fenomeno di quello che chiamerei "atei ostili", e quel tipo di persona, direi, è ben rappresentato nei circoli giornalistici. Quindi c'è uno squilibrio di base, e si vede davvero quando si analizza la copertura mediatica.

Charles, ti auguriamo davvero il successo con il tuo sito web, e che tu riceva tutto il sostegno che meriti.

 
L'Istituto San Sergio a Parigi sull'orlo della bancarotta

Un appello di aiuto è stato pubblicato nel mese di giugno 2013 sul sito dell'Istituto Teologico San Sergio. L'istituto, che nel 2015 celebrerà i suoi 90 anni, sta subendo una crisi economica senza precedenti "per delle ragioni non dipendenti da lui", e già da mesi il suo personale docente e amministrativo non sta ricevendo lo stipendio. Pertanto, si appella a ogni contributo, anche il più modesto, che possa salvarlo dalla chiusura.
Mentre diffondiamo volentieri l'appello in spirito di fraternità cristiana, non possiamo chiudere gli occhi sul suo contesto. I lettori assidui di questo sito conoscono bene le "ragioni non dipendenti dall'Istituto" per cui si è arrivati a questo punto di crisi. La perdita della cattedrale russa di Nizza da parte dell'Esarcato di Rue Daru (che abbiamo documentato con diverse notizie e un articolo di approfondimento nel corso degli ultimi mesi) ha messo fine alla discutibilissima pratica di finanziare gli studi teologici con i proventi dei biglietti turistici (!) di accesso a una cattedrale lasciata per decenni in stato di vergognoso abbandono. Per di più, la mancata elezione di un nuovo arcivescovo dell'Esarcato (che lo riduce a tutti gli effetti a un decanato sotto il metropolita greco di Francia: si veda la notizia del 13 marzo 2013 sul blog di questo sito), significa la perdita di interesse negli studi all'Istituto San Sergio di molti aspiranti al servizio sacerdotale.
Con la presenza di un vero seminario ortodosso russo presso Parigi e i progetti di costruzione in città di una nuova cattedrale e centro spirituale, non si può dire che la Russia stia trascurando la missione ortodossa in Francia e in Occidente; ci si può invece, e a buona ragione, chiedere chi è che sta veramente "rimanendo fedele alle sue radici russe" e "testimoniando la vocazione universale dell’Ortodossia".

 
Gli scismatici tentano di impadronirsi della chiesa canonica di un villaggio il giorno stesso in cui il suo rettore si addormenta nel Signore

Ieri mattina, 4 maggio, l'arciprete Leonid Delikatny, rettore della chiesa dell'Arcangelo Michele nel villaggio di Zadubrovka nella provincia di Chernovtsy in Ucraina, si è addormentato nel Signore, come riferisce il servizio stampa della diocesi di Chernovtsy e della Bucovina della Chiesa ortodossa ucraina.

È ricordato come uno zelante difensore della fede ortodossa nel villaggio. Per più di un anno, insieme alla parrocchia, ha organizzato preghiere per 24 ore su 24, vigilando per proteggere la chiesa dagli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ha dormito persino sul pavimento della chiesa, rischiando il congelamento durante le veglie invernali.

Lo stesso giorno del suo decesso, un gruppo di scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha colto l'occasione per cercare di impadronirsi forzatamente della chiesa. Hanno abbattuto le porte della chiesa e picchiato i parrocchiani che sono venuti per difendere il loro luogo di culto, e tre sono stati portati in ospedale.

Più tardi, alla mattina dopo il decesso prematuro di padre Leonid, gli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono apparsi in chiesa, minacciando i partecipanti alla funzione e deridendo e rallegrandosi della morte di padre Leonid. Dopo circa 40 minuti di "trionfi" e minacce, i nazionalisti scismatici se ne sono andati.

Verso le 17, Internet si è improvvisamente spento sul territorio della chiesa.

Intorno alle 22, un parrocchiano ortodosso ha notato una folla in passamontagna che si dirigeva verso la chiesa. Al momento c'erano diversi uomini e tre donne in servizio nella chiesa. Le donne sono state immediatamente mandate dentro a chiudere le porte, mentre gli uomini facevano la guardia.

Le luci sul territorio della chiesa si sono spente improvvisamente quando la folla ha raggiunto la chiesa. Usando una smerigliatrice angolare, gli scismatici hanno tagliato le serrature della prima e della seconda porta, cosa che ha permesso a 30-40 di loro di entrare nel terreno della chiesa.

Fortunatamente, i fedeli canonici sono stati in grado di chiamare altri e pubblicare messaggi online sull'attacco, convocando altri parrocchiani a venire a proteggere la chiesa.

Nel frattempo, gli uomini a guardia della chiesa sono stati trascinati nel cortile e picchiati senza pietà, fino a rimanere incoscienti, con bastoni, pugni e piedi. Poco dopo, anche un ragazzo di 17 anni è stato picchiato quando è arrivato con sua madre per proteggere la chiesa.

Gli scismatici hanno tentato quindi di spezzare le serrature della chiesa, anche se il generatore che alimentava la smerigliatrice angolare si è inceppato. Poi hanno iniziato a lanciare gas lacrimogeni nella chiesa, cercando di forzare le donne all'interno ad aprire le porte. Tuttavia, le donne hanno resistito in piedi e la folla ha iniziato ad attaccare le porte con un piede di porco.

Tuttavia, padre Leonid aveva rinforzato le porte con diversi bulloni in preparazione a un simile incidente, e il piede di porco non è riuscito a sfondare le porte.

vittime dell'attacco. Foto: Facebook

Allo stesso tempo, un altro gruppo, guidato da un "chierico" della della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" scismatica, ha bloccato la strada per il villaggio con auto e abbattuto alberi per impedire ai fedeli della Chiesa ortodossa ucraina di difendere la loro chiesa. Molti fedeli ortodossi hanno lasciato le loro macchine in un campo e sono andati a piedi alla loro chiesa.

Il "sacerdote" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha personalmente impedito a un'ambulanza di raggiungere la chiesa e di fornire assistenza medica alle vittime dell'attacco fino a quando non è stato costretto a liberare la strada dalla polizia statale.

La polizia è riuscita ad arrivare in chiesa 20 minuti dopo l'inizio dell'incidente e i poliziotti sono stati essi stessi colpiti dai radicali nazionalisti. Solo quando sempre più agenti hanno iniziato ad arrivare, gli attaccanti hanno iniziato a ritirarsi. La polizia li ha visti lasciare il territorio della chiesa con la smerigliatrice angolare e il generatore, ma non ha fatto nulla per fermarli e trattenerli.

Le luci sul territorio della chiesa sono riapparse improvvisamente non appena è arrivato uno dei capi della polizia locale. È interessante notare che i predoni della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono stati in grado di lasciare la scena del crimine senza essere affatto detenuti.

I fedeli feriti hanno rilasciato dichiarazioni alla polizia e per tutta la notte i parrocchiani sono rimasti in chiesa cantando Cristo risorto e pregando per il riposo dell'anima del loro amato sacerdote, padre Leonid.

La chiesa è ora protetta 24 ore su 24 dalla polizia, secondo il rapporto della polizia provinciale di Chernovtsy.

 
In quale giurisdizione della Chiesa ortodossa dovrei entrare?

Anche se quattordici Chiese ortodosse locali compongono tutta la Chiesa ortodossa, valutata attorno ai 216 milioni di membri, solo sette di loro sono rappresentate dalle loro giurisdizioni al di fuori delle loro terre in Europa orientale e in Medio Oriente. Tuttavia, dal momento che le Chiese di Romania, Serbia, Bulgaria e Georgia in generale si curano solo dei propri cittadini, solo tre di queste giurisdizioni sono aperte ai non ortodossi. Queste tre giurisdizioni sono i patriarcati di Costantinopoli, Antiochia e Mosca.

Tuttavia, in Europa occidentale e in Nord America attualmente esistono due gruppi nella Chiesa russa - che quello direttamente sotto Mosca e qello sotto la Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) e quindi indirettamente sotto Mosca. In Nord America, vi è in realtà un terzo gruppo noto come OCA (Chiesa Ortodossa in America), originariamente in gran parte carpato-russo, ma ora praticamente di lingua inglese, che è stato fondato da Mosca. Chi desidera unirsi alla Chiesa ortodossa può quindi trovarsi di fronte a una scelta da fare.

In generale, nei paesi occidentali, dove i cristiani ortodossi sono solo una piccola minoranza e le chiese ortodosse sono poche e lontane tra loro, questa scelta sarà fatta geograficamente. Se avete una sola chiesa ortodossa geograficamente vicino a voi, allora quella è la Chiesa in cui entrare. Tuttavia, se vivete in prossimità della capitale di un paese occidentale o nella zona di una grande città, potreste avere una scelta tra varie giurisdizioni. Cosa si deve sapere per poter scegliere?

1. Il patriarcato di Costantinopoli

Questa giurisdizione è dominata dal nazionalismo greco (la bandiera greca) e in generale manda via tutti i non greci che bussano alla sua porta. Va inoltre noto che questo patriarcato è fortemente coinvolto con il Vaticano, e allo stesso tempo è diretto dall'elite politica degli Stati Uniti. Di fatto, Washington ha il ruolo di 'seconda Roma' e, pertanto, l'etica ufficiale è modernista, ecumenista e generalmente liberale protestante, secondo il, modello dell'establishment anti-russo anglosassone. Questo è vero anche delle sue parti non greche, anche se queste cercano di imitare alcuni costumi russi selezionati. Detto questo, ci sono delle eccezioni, con alcuni eccellenti pastori e persone pie, in modo che le eventuali generalizzazioni possono essere confutate dalle eccezioni alla regola. Se si è fortunati, si può vivere vicino a una chiesa di questa giurisdizione che non sia nazionalista e che quindi sia interessata alle missioni al mondo non greco, e che abbia profondità e contenuti spirituali.

2. Il patriarcato di Antiochia

Parte di questa giurisdizione è dominata dal nazionalismo arabo, ma un'altra, soprattutto nei paesi occidentali, è dominata da uno spirito di missione con uno stile protestante conservatore-evangelico, con una certa imitazione, piuttosto peculiare e dilettantesca, di alcuni costumi russi selezionati. L'ethos di questa parte, in gran parte diretta da ex-evangelici, è il proselitismo, cioè, la sua filosofia è quella di reclutare il maggior numero possibile di convertiti dalla mentalità simile. Alcuni la criticano per questo, perché come risultato cerca scorciatoie, non riesce a osservare i canoni e ha uno spirito protestante che attira poche persone di famiglia ortodossa (alle quali non è nemmeno molto interessata), e certamente nessuno che sia ancorato alla tradizione . Detto questo, nessuno può criticare questa parte di Antiochia per la sua mancanza di zelo, solo per la sua mancanza di profondità e di conoscenza della Tradizione. Se si è fortunati, si può vivere vicino a una chiesa di questa giurisdizione che abbia profondità e contenuti spirituali.

3. Il patriarcato di Mosca

Una critica che si fa di questa giurisdizione è che il suo patriarca e la gerarchia sono corrotti. Coloro che fanno tali affermazioni non ne portano alcuna prova e finiscono per impegnarsi in politiche anti-russe sponsorizzate dall'Occidente. Tuttavia, anche se, per amor di discussione, ipotizzassimo che le accuse siano vere, risponderemmo: e allora? Il patriarca non è il capo della Chiesa, perché Cristo è il capo della Chiesa, e il patriarca non dirige la Chiesa, perché la dirige lo Spirito Santo. Tali critiche politiche dimostrano un modo di pensare papista. Le parrocchie del patriarcato di Mosca al di fuori dell'ex Unione Sovietica, principalmente in Europa occidentale e in America del Sud, mostrano diverse tendenze. Alcune sono nazionaliste e, in stile sovietico, hanno un'arroganza imperialista, alcune sono moderniste, altre seguono la Tradizione e accettano i non russi. Se si è fortunati, si può vivere vicino a una chiesa di questa giurisdizione che abbia profondità e contenuti spirituali.

4. La ROCOR

La Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia (ROCOR) esiste principalmente in Nord America, Australia ed Europa occidentale. Come tale è stata responsabile di un grande lavoro missionario e di traduzione. Nei suoi quasi 100 anni di storia è stata anche oggetto di molte sofferenze e persecuzioni, perché le è mancata la protezione politica di uno Stato potente. Così, il meglio della ROCOR è stata una Chiesa di confessori e missionari, come nei suoi santi quali san Giovanni di Shanghai. Tuttavia, altre parti di essa sono state coinvolte nel nazionalismo, nell'eccessiva severità, fino al punto del fariseismo e di una deprimente politica di destra. Oggi, come parte della Chiesa ortodossa russa, ha talvolta dato l'impressione di andare alla deriva e di aver perso la sua identità. Questa deriva è avvenuta ogni volta che la sua fedeltà alla tradizione è stata messa alla prova. Se si è fortunati, si può vivere vicino a una chiesa di questa giurisdizione che abbia profondità e contenuti spirituali.

 
Dio è amore?

Se accettiamo il modo in cui il mondo moderno definisce il termine "amore", allora dovremmo concludere che Dio non è amore.

Dio è santo. È un fuoco che consuma. È la via, la verità e la vita. Dio è molte cose. Ma non è amore. Almeno, non secondo il modo in cui il mondo abusa della parola "amore".

Se l'amore è ciò che due persone provano quando "si innamorano", allora Dio non è amore.

Se l'amore è un'emozione potente che scorre nel cuore di due persone che "fanno l'amore", allora Dio non è amore.

Se l'amore è ciò che provi quando desideri profondamente avere un'altra persona vicino a te, e non puoi immaginare di stare senza quella persona, allora Dio non è amore.

Dio non è un sentimento. Dio non è un'emozione. Dio non è un desiderio. Pertanto, Dio non è amore... almeno, non secondo il modo in cui il mondo abusa della parola "amore".

L'amore per i pesci

È diventato famoso un video che descrive ciò che l'autore ama chiamare "l'amore per i pesci". La sua storia è questa:

"Giovanotto, perché mangi quel pesce?"

"Perché amo il pesce."

"Oh. Ami il pesce. Per questo l'hai tirato fuori dall'acqua, l'hai ucciso e l'hai bollito? Non dirmi che ami il pesce. Tu ami te stesso, e siccome ti piace il pesce, è per questo che l'hai tirato fuori dall'acqua, l'hai ucciso e l'hai bollito."

Gran parte di ciò che oggi è chiamato "amore" è in realtà "amore per i pesci". Una giovane coppia "si innamora". Un uomo e una donna "si innamorano". Che cosa significa? Ciò significa che l'uomo vede nella donna una persona che secondo lui potrebbe provvedere a tutti i suoi bisogni fisici ed emotivi, e la donna vede nell'uomo qualcuno che sente che potrà provvedere ai suoi bisogni. Ma ognuno cerca i propri bisogni. Questo non è amore per l'altro. L'altra persona diventa un veicolo per la propria gratificazione.

"La donna dei miei sogni" / "L'uomo dei miei sogni" = "Un veicolo per la mia gratificazione".

Secondo la lingua moderna: "Amore" = "Lussuria".

E se l'amore è uguale alla lussuria, allora Dio non è amore.

Il vitello d'oro

Più di 3000 anni fa, quando il diavolo convinse gli israeliti ad adorare il vitello d'oro nel deserto, fu subdolo. Conosceva il nome che essi usavano per Dio e non chiese loro di cambiarlo. Non disse: "Smettete di adorare il vostro dio e iniziate a pregare Baal, o Moloch, o qualche altro dio". Invece, li convinse semplicemente a creare un idolo che non avesse alcuna somiglianza con Dio.

Il diavolo lasciò che conservassero la stessa parola per Dio, e mantenessero lo stesso sacerdozio che avevano prima. Li convinse solo a preparare un vitello d'oro, e a chiamare l'idolo con il nome di Dio. Il sommo sacerdote Aronne fece un proclama e disse:

"Domani sarà festa in onore del SIGNORE " (Es 32:5)

Questo è lo stesso genere di cose che direbbero in altre situazioni, quando in realtà adoravano il Signore correttamente. La parola "SIGNORE" qui è una traduzione della parola ebraica "YHWH", che è un nome proprio di Dio. In questo caso particolare, le parole non cambiano. L'unica cosa che cambia è la definizione di una parola particolare. La parola "SIGNORE" in precedenza si riferiva al Dio che aveva creato l'intero universo e che aveva miracolosamente condotto Mosè e gli Israeliti fuori dall'Egitto. Ma ora, in questo caso, la parola "SIGNORE" era usata in riferimento al vitello d'oro.

Cambiando la definizione di una parola, gli israeliti caddero nell'idolatria. Mentre le loro parole affermavano che stavano adorando il Signore, in verità stavano solo adorando una statua senza vita fatta d'oro.

Nelle culture in cui la religione indù è popolare, oggi le persone continuano ad adorare le mucche. Ma tra le culture che sono più tradizionalmente cristiane, il diavolo deve adottare un approccio leggermente diverso. Creare un vitello d'oro e chiamarlo "SIGNORE" non è abbastanza sottile da ingannare la maggior parte delle persone.

Quindi, invece di ridefinire la parola "SIGNORE" o la parola "Dio", perché non ridefinire semplicemente una parola che è strettamente identificata con Dio?

Ridefinire l'amore

Uno dei passaggi più amati della Bibbia è 1 Giovanni 4:8, che dice esplicitamente:

"... Dio è amore."

E naturalmente le Scritture parlano in modo veritiero. Ma questa verità è utile solo a coloro che sanno cos'è l'amore. Se il lettore pensa che l'amore sia un sentimento, o che l'amore sia il sesso, o che l'amore sia il punteggio più basso possibile in una partita di tennis, allora dire "Dio è amore" non farà altro che creare confusione.

Mi vengono in mente questi orribili versi di J.V. Cunningham:

DIO

Dio è amore. Allora per inversione

l'amore è Dio, e il sesso è conversione.

Difficilmente potrei convincermi a condividere con qualcuno una poesia così disgustosa, tranne per il fatto che essa riassume quasi perfettamente l'idolatria che è diventata dilagante oggi nella società occidentale, anche all'interno della Chiesa.

Il diavolo ha ridefinito la parola "amore" facendoci indicare il suo contrario. I poteri del male ci hanno convinto che l'amore non ha nulla a che fare con la pazienza, la responsabilità personale o il sacrificio di sé.

"L'amore" è così diventato il nuovo vitello d'oro, il nuovo idolo, il nuovo falso dio ai cui piedi è stato ordinato al mondo moderno di inchinarsi.

Siamo alimentati da una bugia costante su cosa significhi "amare". E poi i fautori dell'inferno ci ricordano allegramente che "Dio è amore". Con questo gioco di parole linguistico, ci dicono che Dio è lussuria, Dio è egoismo e che Dio è sodomia.

Ma se questo è "l'amore", allora questo è precisamente ciò che Dio non è. Fingere il contrario è a dir poco idolatria. Non è diverso dall'erigere una statua di un vitello d'oro e chiamarlo "Gesù".

"Gesù salva", dici? Beh, no, questo non può salvare. Non questo "Gesù".

"Dio è amore", dici? Beh, no, sicuramente non lo è. Non questo "amore".

La parola "amore" è usata più di trecento volte nella Sacra Scrittura. E non possiamo cambiare gli insegnamenti della Scrittura. La Bibbia parla dell'amore così spesso, e così ampiamente, che non possiamo permetterci di ignorarlo.

L'unica cosa ragionevole da fare è pentirci. Dobbiamo pentirci del modo in cui abbiamo abusato della parola "amore". Dobbiamo pentirci della nostra idolatria.

Che cos'è l'amore?

Nella Scrittura, lo Spirito Santo ha ispirato l'apostolo Paolo a scrivere 1 Corinzi 13:4-6, fornendoci una corretta descrizione dell'amore:

  • L'amore è paziente

  • L'amore è gentile

  • L'amore non invidia

  • L'amore non si vanta

  • L'amore non è orgoglioso

  • L'amore non disonora gli altri

  • L'amore non è egoista

  • L'amore non si arrabbia facilmente

  • L'amore non tiene traccia dei torti

  • L'amore non si compiace del male

  • L'amore gioisce della verità

Esaminando questo elenco, è molto difficile vedere come qualcosa nei moderni movimenti di "amore libero" o "LGBT" abbia qualcosa a che fare con l'amore genuino. Dì a una coppia non sposata che è sbagliato fornicare e non ci sarà nulla di paziente o gentile nel modo in cui ti risponderanno. Spiega agli omosessuali che non hanno il diritto di andare a letto con chi vogliono e scopri tu stesso se si arrabbiano facilmente.

Se l'amore non è egoista, allora perché attribuiscono una priorità così alta al proprio piacere sessuale?

Se l'amore non si compiace del male, perché si compiace di ogni forma di attività sessuale condannata dalla Sacra Scrittura?

Se l'amore non è orgoglioso, perché organizzano parate di "orgoglio" omosessuale?

Sia che un uomo vada a letto con la sua ragazza, sia che vada a letto con un altro uomo, le sue azioni non hanno nulla a che fare con "l'amore". Quando le sue azioni sono impazienti, scortesi e disonorevoli per gli altri, quando è invidioso, egocentrico e orgoglioso, quando si compiace del male e rifiuta la verità, e se glielo ricordi, si arrabbia molto facilmente, questo non è amore. Questo è l'opposto dell'amore.

Chi e' l'amore?

Se comprendiamo veramente l'amore, allora siamo sinceri quando diciamo: "Dio è amore".

Gesù è Dio. Gesù dunque è amore. Ciò significa che l'amore è diventato un uomo che ha camminato con noi sulla terra. L'amore ha affrontato i peccatori. L'amore ha detto alle persone di pentirsi, di amarsi l'un l'altro, di smettere di peccare.

L'amore ha insultato i falsi maestri, chiamandoli ipocriti, sepolcri imbiancati e serpenti. L'amore si è arrabbiato con le persone a cui mancava la compassione. L'amore ha fatto una frusta, ha rovesciato i tavoli e ha scacciato le persone che stavano profanando il tempio.

L'amore ha guarito i malati, ha ridato la vista ai ciechi e ha risuscitato i morti. L'amore ha ammonito le persone riguardo all'inferno e ha fornito loro un modo per entrare in paradiso. L'amore è sempre stato buono, ma l'amore non è sempre stato bello.

L'amore è la Risurrezione e la Vita. L'amore promette che tutti quelli che lo seguono vivranno per sempre.

L'amore è l'Alfa e l'Omega, l'inizio e la fine. L'amore dice che le persone sessualmente immorali avranno la loro parte nel lago di fuoco e zolfo, ovvero la seconda morte.

L'amore è paziente. Ci ha dato molte opportunità di pentimento. E se ci pentiamo, allora gioiremo con iui per sempre in cielo. Ma coloro che si rifiutano di pentirsi alla fine saranno gettati nelle fiamme eterne dell'inferno.

L'amore deve regnare, finché non metterà tutti i nemici sotto i suoi piedi.

E questo sarà davvero il punto in cui vince l'amore.

 
Il ministero di un prete ortodosso nella Svezia post-cristiana

Oggi il nostro viaggio attraverso le isole di vita ortodossa in tutto il mondo ci ha portato in Svezia. Abbiamo parlato con l'arciprete Vitalij Babushin, rettore della chiesa di san Sergio di Radonezh a Stoccolma, del ruolo di san Sergio nella sua vita, dei militari svedesi imbarazzati dalla propria bandiera, di un'alta cultura della vita quotidiana in Scandinavia, dei parrocchiani responsabili, del'eroe Mikael che ha costruito una chiesa ortodossa nel nord del paese, dei luterani conservatori, dell'autorità della Chiesa russa tra la gente del posto, delle lezioni del ministero sacerdotale e della leggerezza del fardello di Cristo per i credenti.

l'arciprete Vitalij Babushin con i parrocchiani

Padre Vitalij, la sua vita è molto interessante. Ha studiato per diventare medico ed è diventato un prete ortodosso, un guaritore delle anime umane. Ha servito nella chiesa di san Sergio nel distretto di Noginsk della regione di Mosca dal 2001 al 2010 e all'improvviso è stato inviato in Svezia. Forse, prima del suo incarico alla parrocchia di Stoccolma, era interessato alla cultura della Svezia o di altri paesi scandinavi, ha studiato la lingua o ha visitato la Svezia? In questo caso, possiamo dire che in qualche modo i suoi pensieri si sono concretizzati? O è stato un evento completamente inaspettato?

Quando si tratta di coincidenze, come persone di fede comprendiamo che nulla accade per caso nelle nostre vite. Tutte le coincidenze si intrecciano, contro la nostra volontà e le nostre valutazioni, in una sorta di regolarità. Il mio trasferimento in Svezia ha coinciso con il mio ministero nella Regione di Mosca. Ero il rettore di una parrocchia nel distretto di Noginsk. E per me è stata una sorpresa completa. Sì, questo percorso non era qualcosa che avevo scelto, ma il Signore ha indicato questo percorso e la situazione si è sviluppata indipendentemente dalle mie priorità e desideri di vita.

Non pensavo alla Svezia, non pensavo affatto alla vita all'estero... è andata così! Sono stato consigliato come sacerdote dai miei amici che hanno prestato servizio anche all'estero e quella raccomandazione, provvidenzialmente, si è rivelata vincente. Si sono incontrati con me, mi hanno parlato e mi hanno offerto un trasferimento. Ho chiesto al vescovo la sua benedizione. E tutto ha funzionato.

È stato trasferito da una parrocchia di san Sergio a un'altra parrocchia di san Sergio. Sembra che ci sia stato il diretto appoggio di san Sergio! C'è una storia collegata a questo?

Quando ho saputo che sarei stato assegnato a servire nella parrocchia di san Sergio a Stoccolma, ovviamente ne sono stato molto incoraggiato. Poiché l'importanza di san Sergio per qualsiasi russo non può essere sopravvalutata, questo è servito come un segno speciale per noi. È stata una grande consolazione e persino una ricompensa essere il rettore di una chiesa in un villaggio vicino a Mosca, e poi essere trasferito inaspettatamente in un altro paese dove anche gli ortodossi del luogo hanno san Sergio come patrono. Io e la mia famiglia eravamo contenti che non ci fosse nulla di umano in questi cambiamenti: erano puramente spirituali, di natura provvidenziale. Se possiamo lavorare per il bene spirituale dei nostri connazionali che sono finiti in Svezia, lontano dalla loro patria, e in qualche modo essere loro utili, allora è presente la volontà di Dio e di san Sergio.

In una delle sue interviste ha definito la Svezia un paese post-cristiano, e la sua intervista intitolata "Camminiamo qui nella terra di Sodoma e Gomorra", è divenuta virale nell'Internet ortodosso. È davvero così brutto lì?

Le nostre prime impressioni sono state davvero dure e categoriche. C'era la sensazione che il mondo dell'Europa, dei paesi scandinavi fosse un mondo post-cristiano. Ebbene, la perdita delle tradizioni cristiane e dei valori morali era così ovvia che mi ha spinto a descrivere questa vita come Sodoma e Gomorra.

Ma ora, dopo un po' di tempo, non userei quelle parole bibliche e non sarei così categorico, perché non tutta la società è post-cristiana; ma, d'altra parte, nulla è cambiato su scala nazionale. In effetti, viviamo nella realtà europea post-cristiana, in un mondo in cui tutto ciò che riguarda il cristianesimo viene ignorato o dimenticato a favore di alcune tendenze nuove, e spesso apertamente peccaminose. Non molto tempo fa c'era un rapporto su un piccolo contingente militare dell'esercito svedese in Afghanistan. I soldati svedesi si lamentavano di essere percepiti come cavalieri cristiani, poiché sui loro veicoli blindati sventolava la bandiera nazionale. Come sappiamo, la bandiera svedese presenta una croce gialla su sfondo blu. La croce è un simbolo del cristianesimo. Ma la maggior parte dei cittadini svedesi non è più affiliata al cristianesimo. Quando la brigata svedese pattuglia i villaggi afgani, i suoi combattenti sono piuttosto dispiaciuti che li sorvoli una croce.

La croce, secondo l'autore del rapporto, non è più il simbolo che rappresenta la Svezia moderna. Ci sono tendenze moderne nella società svedese che mirano a trovare e formulare nuovi simboli da adottare a livello statale. Oggi è un paese abbastanza irreligioso. Tuttavia, qui ci sono tradizioni e monumenti della cultura cristiana, che sono ancora visitati da persone della vecchia scuola.

Al suo arrivo in Svezia, lei e la sua famiglia avete sperimentato uno shock culturale? Forse lo state ancora sperimentando? In caso affermativo, ne potrebbe fornire alcuni esempi? I ricordi più vividi risalgono probabilmente ai primi mesi.

Non è stato uno shock culturale, ma piuttosto un'impressione personale, un contrasto tra la nostra mentalità russa, slava, ortodossa e la loro – caratteristica delle persone del nord, degli scandinavi, dei protestanti. Non è un segreto che i moderni paesi protestanti d'Europa (compresa la Svezia) siano costituiti da persone piuttosto civilizzate. La vita di tutti i giorni è altamente civilizzata. Le strade sono pulite, così come i bagni. Questo è ciò che spicca per qualcuno che è venuto dalla Russia e non da una grande città. Lascia una buona impressione. Perché noi non viviamo così? Nessuno ci impedisce di organizzare gli spazi in cui viviamo come riteniamo opportuno.

D'altra parte, le persone in Svezia vivono in questo modo da molti anni. E ti chiedi: perché è così qui, ma non in altri posti? Forse ha a che fare con la spiritualità, ma in nessun modo ha a che fare con il protestantesimo svedese.

Non c'è shock culturale che possa limitare la nostra capacità di comunicare con gli svedesi. Le tradizioni ortodosse e protestanti sono sullo stesso piano religioso. Posso osservare che un credente qui è sempre più facilmente compreso da un altro credente che da un ateo. Quando incontri persone che vivono nello spazio di un ex paese cristiano, questi sono ancora cristiani nel loro modo di vivere. Le tendenze moderne degli ultimi venti o trent'anni stanno allontanando le persone dal cristianesimo e dalla religione, facendole concentrare sulla vita di tutti i giorni piuttosto che sulle cose su cui ci concentriamo noi. Arrivando in qualche paese islamico ti senti più a casa che nella moderna Scandinavia atea.

Parliamo di qualcosa di positivo: la parrocchia di san Sergio. Nel 2017 la comunità ha celebrato il suo ventesimo anniversario. Quanti parrocchiani avete oggi? Sono in maggior parte russi, emigranti dall'ex Unione Sovietica (come parte della prima o dell'ultima ondata) oppure svedesi?

A Stoccolma, la nostra parrocchia centrale del Patriarcato di Mosca ha circa 1.000 membri registrati. È una parrocchia abbastanza grande, ma, in pratica, di solito frequentano la chiesa circa 200 persone.

Abbiamo principalmente fedeli dall'Ucraina. Si tratta di immigrati recenti arrivati ​​tra dieci e vent'anni fa. Parlano russo. Nella chiesa siamo una comunità cristiana, culturale, liturgica. Tutti noi siamo uniti nella nostra fede, nella nostra cultura, nella lingua e nel culto. Ma in maggior parte i nostri parrocchiani sono ucraini, sebbene ci siano anche bielorussi e caucasici. Ci sono anche alcuni svedesi ortodossi. E, naturalmente, russi dalla Russia.

Qual è la motivazione di chi si è trasferito in Svezia negli ultimi anni?

Questo può accadere a causa di un contratto di lavoro, del desiderio di prorogarlo, di restare, di far arrivare la propria famiglia o di sposarsi qui. Ma la maggior parte dei nostri parrocchiani ha sviluppato contatti in anticipo, ha sposato qualcuno in Svezia o si è trasferita qui in cerca di una vita migliore.

Può dirci di più sulla vostra vita parrocchiale? I parrocchiani hanno una parte attiva nel prendersi cura della chiesa, prendere decisioni, condividere le responsabilità della parrocchia? O la maggior parte degli oneri amministrativi e finanziari ricade sulle spalle del sacerdote?

Tenendo conto dei suoi doveri pastorali, il sacerdote non può occuparsi di questioni relative alla ricerca di locali per il culto, della raccolta di fondi per il mantenimento o dei costi una tantum. A Stoccolma, i parrocchiani svolgono un ruolo essenziale. Abbiamo un gruppo attivo di parrocchiani che aiuta il rettore in vari aspetti della vita parrocchiale. Funge da organo consultivo oltre che da consiglio parrocchiale. Per un villaggio russo, il consiglio parrocchiale non è così rilevante, poiché tutto è deciso dal sacerdote e dai suoi collegamenti, contatti e carisma in comunicazione con le autorità secolari. Qui conta l'iniziativa dei parrocchiani.

Quando le autorità svedesi ci contattano per una questione particolare, per esempio, per informarsi sulla nostra vita, chiedono prima di tutto della partecipazione delle persone alla vita parrocchiale. E la loro partecipazione è molto diretta. Registriamo le decisioni della nostra assemblea parrocchiale e del consiglio parrocchiale. Questa è una funzione deliberativa in cui opera la parte più attiva della parrocchia; il passo successivo è sottoporre alcune decisioni per la discussione all'assemblea generale (annuale). È lì che prendiamo insieme le decisioni cruciali.

Chi è il capo della comunità agli occhi della legge svedese e dello Stato?

L'assemblea. Prende le decisioni. Secondo il suo statuto, il suo presidente è il rettore. Ma in effetti il ​​ruolo dell'assemblea e dei principi democratici nella vita delle comunità religiose è molto importante.

Ha detto che ci sono 1.000 membri registrati nella parrocchia. È obbligatorio che i parrocchiani siano registrati?

Sì, c'è un questionario che una persona compila, inserendo la sua richiesta di essere inclusa nella parrocchia e lasciando i suoi dati personali. Un parrocchiano registrato deve professare la fede ortodossa, vivere in Svezia in modo permanente ed essere pronto a unirsi alla vita parrocchiale attraverso la preghiera e le quote associative. Le persone diventano membri della Chiesa consapevolmente scegliendo la nostra parrocchia.

Le quote associative sono volontarie o viene prelevato un importo fisso regolare dal reddito per la denominazione a cui appartiene un credente?

Le tariffe e l'appartenenza stessa implicano determinate responsabilità. Se conosco lo statuto di un'organizzazione e uno dei suoi requisiti è il pagamento di alcune tasse, devo comprendere la mia responsabilità davanti all'organizzazione e delineare un piano per me stesso.

Ogni neonato in Svezia diventa automaticamente un membro della Chiesa di Svezia. Almeno era così fino a poco tempo fa. Ora queste tendenze stanno svanendo a causa delle ondate di emigranti dai paesi islamici. Alle persone viene chiesto se vogliono essere membri della Chiesa di Svezia. In precedenza, questa domanda non veniva nemmeno posta e venivano registrati automaticamente come membri della Chiesa di Svezia. Da bambini sarebbero stati portati in chiesa per essere battezzati e in seguito vi avrebbero pagato una tassa.

Tutte le donazioni nella nostra chiesa sono fatte su base di raccomandazioni. Se, invece, scegli di diventare un membro ufficiale di un'organizzazione religiosa e sai che il pagamento delle quote associative conferma la tua adesione, acconsenti e aggiungi la tua firma. Le nostre regole non sono diverse da quelle di altre organizzazioni religiose in Svezia. L'unica differenza è che i nostri statuti interni presuppongono anche che ogni membro professi la fede ortodossa.

Ogni anno il rettore e i suoi assistenti riferiscono al consiglio parrocchiale e all'assemblea su come procede il nostro bilancio, quali fondi sono andati alla parrocchia, quanti membri hanno fatto donazioni e quanti no. Risolviamo tutti questi problemi insieme a tutti i parrocchiani.

La sua parrocchia oggi ha problemi di autosufficienza o di attrarre finanziamenti?

Noi non riceviamo finanziamenti. Risolviamo noi stessi tutti i nostri problemi concreti: pagamento dell'affitto, manutenzione dei locali, pagamento degli stipendi del sacerdote. Io non ho un lavoro secolare, ma gli altri nostri sacerdoti in Svezia lo hanno, compresi il chierici serbi, georgiani e romeni. La nostra situazione a Stoccolma mi permette di impegnarmi solo nel lavoro pastorale. Ma nessuno sa cosa succederà dopo. È possibile che dovrò trovare lavoro in un ospedale, secondo la mia istruzione. Finché una fondazione di beneficenza ci aiuta, procediamo bene. Non c'è motivo di scoraggiarsi, però: Dio è misericordioso.

Progetti seri come l'organizzazione di grandi eventi che coinvolgono partecipanti dalla Russia costano un sacco di soldi. La parrocchia non può permetterseli.

La parrocchia di san Sergio ha risolto il problema dei locali?

la chiesa dell'icona di Kazan' a Västerås

Nel 2020 ci siamo trasferiti in un nuovo edificio — il Signore ci ha mandato delle persone, alcuni svedesi protestanti con i quali siamo diventati buoni amici. Hanno deciso di condividere con noi l'edificio della loro chiesa. Lo usiamo insieme alla comunità protestante.

La Chiesa di Svezia si è fatta avanti?

Va detto che non è la Chiesa di Svezia, ma una sua diramazione: la diocesi libera della Chiesa di tradizione svedese. Questi sono luterani che hanno conservato le antiche tradizioni conservatrici. Esteriormente, sono simili ai cattolici nelle loro cerimonie. È più facile negoziare con loro. Sentono la realtà spirituale in modo diverso dalla Chiesa di Svezia, non hanno donne preti e non riscrivono né "correggono" facilmente la Sacra Scrittura per piacere al mondo. Abbiamo trovato un linguaggio comune con loro. Dobbiamo lodare questi fedeli: sono buoni e devoti, veri cristiani europei.

Quali sono stati i principali eventi nella vita parrocchiale durante il suo ministero qui?

Gli eventi principali sono collegati alle nostre feste, per esempio la festa di san Sergio. Abbiamo celebrato due volte funzioni episcopali, radunando molti fedeli, con ospiti da Mosca: un vasto raduno di chierici, nostri amici e conoscenti. Ciò ha attirato l'attenzione del pubblico svedese. Il quindicesimo e il ventesimo anniversario rimarranno particolarmente memorabili per me, poiché sono stati collegati al mio ministero qui. Quegli eventi hanno risuonato nel futuro, poiché siamo stati in grado di estendere i nostri contratti di locazione con la Chiesa di Svezia e di trovare una sede permanente.

Mi piace, come ha detto, qualcosa che "risuona nel futuro". Per la società svedese, questa non era solo una notizia che alcuni russi avevano tenuto una funzione. Ovviamente, per la prima volta molti residenti della zona hanno avuto la possibilità di vedere una funzione ortodossa russa e una processione della croce con i propri occhi. Ha avuto nuovi parrocchiani dopo quegli eventi?

Ci sono stati diversi casi isolati. Direi che sono venuti "inconsciamente". Una persona ha assistito a una funzione e per lui è stata una sorta di esperienza museale. Il "museo", il sacro arcaico, si anima all'improvviso davanti agli occhi. E questa persona inizia a lottare intuitivamente per questa vita e viene in chiesa. Ci sono stati casi in cui degli svedesi, impressionati dalle funzioni ortodosse, hanno iniziato a cercare Dio nella tradizione ortodossa.

Per favore, ci parli di loro!

Per esempio, uno svedese arriva con la moglie russa, si siede su un banco e inizia ad ascoltare le preghiere. Per lui, iniziamo a servire alcune parti in svedese. Poi sente che la grazia di Dio lo ha toccato, ma non riesce a formulare ciò che gli sta accadendo: ha bisogno di qualche suggerimento. La responsabilità pastorale si estende in questo ambito in cui è necessario trovare un po' di tempo per quest'uomo e parlare con lui. Successivamente, si tocca la corda giusta della sua anima, incoraggiandolo a pensare e spingendolo a pregare, cosa che non ha mai fatto prima. Inizia lentamente a integrarsi nel corpo della Chiesa di Cristo.

C'erano molte di queste persone nella mia pratica. Ma non ci sono belle storie di conversioni miracolose a meno che non si consideri un miracolo quando persone di mentalità laica a cui non importa dove andare si fermano improvvisamente all'Ortodossia e, oltre ai loro sentimenti personali, nasce una sincera sete spirituale. Cominciano a cercare Dio.

Non l'hanno trovato nella Chiesa di Svezia, e domande del genere non sono emerse nelle loro menti. E dopo essere venuti nell'Ortodossia attraverso conoscenti russi, visitando una volta solo per vedere il battesimo di un bambino, dei membri della Chiesa di Svezia o persino degli atei vedono improvvisamente un prete, dei sacramenti e ascoltano parole in una lingua sconosciuta. Qualcosa tocca le loro anime e vogliono stare con noi. Ci sono molti casi simili.

È fantastico.

C'è un esempio commovente della conversione di uno svedese che sin dal tempo della sua conversione ha fatto di tutto per la gloria di Dio. Ha costruito una chiesa sul suo appezzamento di terra, nell'estremo nord.

Mi ricorda un semplice prete di villaggio. È un nativo svedese. Dalle sue convinzioni personali, mentre studiava le Scritture e la Tradizione della Chiesa, ha scoperto l'Ortodossia. Il Signore si è rivelato a lui in abiti ortodossi russi, per così dire.

Immagini che da qualche parte nell'estremo nord uno svedese abbandoni la vita in città, vada in isolamento familiare pur rimanendo un membro della Chiesa di Svezia, inizi a lavorare e predicare il Vangelo. Nello spirito, diventa ortodosso. Costruisce una chiesa ortodossa sulla sua terra e presto spero che inizieremo a tenervi funzioni. Chissà, a Dio piacendo, potrebbe eventualmente diventare un sacerdote della Chiesa russa nel nord della Svezia.

Una situazione unica. Supponiamo che un autista di camion a lungo raggio stia guidando dalla Romania in tutta Europa. Viene in Svezia. E improvvisamente in un luogo deserto, lungo la strada, vede una chiesa ortodossa costruita secondo le tradizioni della Russia settentrionale. Frena e non riesce a credere ai suoi occhi. Un miracolo! E questo miracolo è grazie alle attività di uno svedese il cui cuore è stato toccato dal Signore. Sta cercando modi per servire Dio e attirare le persone all’Ortodossia.

Meraviglioso! Qual è il nome di questo eroe e dove ha costruito la sua chiesa?

Il suo nome è Mikael. Il suo villaggio o, più precisamente, la sua fattoria di famiglia, si trova a circa sessanta miglia a nord della città di Luleå. È quasi oltre il Circolo Polare Artico, a trenta miglia da Jokkmokk, un insediamento finlandese-svedese.

Può dirci di più su di lui?

Sicuro! È un gran lavoratore. Ha quarant'anni, ha una famiglia e tre figli maschi. Ha lasciato la città e ha iniziato a coltivare. Ciò era in parte dovuto alla sua ricerca di Dio. Rimane ancora un ministro della Chiesa di Svezia. Ma nello spirito, appartiene all'Ortodossia. Spende i soldi che guadagna con il suo lavoro sociale (legge le Sacre Scritture ai pensionati) per la costruzione di una chiesa ortodossa. Nella Chiesa di Svezia, ogni parrocchia può organizzare la propria vita interiore come meglio crede. Se pensi che la parte liturgica sia una priorità, celebri la Messa. Se pensi che servire i poveri e la carità sia più rilevante, allora non devi celebrare affatto e tutta la tua comunità si dà da fare per nutrire i senza tetto. Mikael ha una simile parrocchia: ministero sociale più missione di predicazione del Vangelo. Ma nello spirito è genuinamente ortodosso! È sempre un piacere parlare con lui.

E sembra che non ci sia bisogno di quello che ha fatto. Sta costruendo una chiesa "ai margini della terra", ordina icone e campane dalla Russia, gestisce una piccola fattoria e nessuno ha bisogno di quello che sta facendo. E la maggior parte dei cristiani ortodossi ancora non sa di lui. Gli stiamo facendo pubblicità a squarciagola, ma il nord della Svezia è ancora piuttosto remoto. Dobbiamo gridare più forte e forse qui in Svezia ci sentiranno, e un'eco verrà dalla Russia.

Ci lamentiamo sempre: "Non ci sono soldi per una chiesa!" Ma uno svedese ne ha appena costruita una lui stesso! Dovremmo vergognarci. Certo, ci sono delle sfumature: il terreno è un suo appezzamento privato, ecc. Ma non è ricco. Trasforma i suoi modesti guadagni in un vero capolavoro architettonico. In futuro, speriamo di celebrare funzioni in questa chiesa, portare lì campi per bambini, allestire tende e organizzare un'aula scolastica sul territorio.

Parlando di Mikael, in qualche modo abbiamo lasciato l'accogliente Stoccolma e siamo partiti per una spedizione al Circolo Polare Artico. Ora parliamo di altre comunità ortodosse in Svezia. Quante sono in totale le parrocchie della Chiesa russa? Ci racconti brevemente di loro, specialmente di quelle di cui si prende cura. Queste comunità si trovano in piccole città o in grandi città?

Ci sono dodici parrocchie del Patriarcato di Mosca in Svezia. Sono tutte a una distanza considerevole l'una dall'altra, tra le sessanta e le seicento miglia l'una dall'altra. Fuori Stoccolma, le nostre parrocchie hanno tra i venti e i cento membri ciascuna, ma non di più. Ci sono sette parrocchie sotto la mia cura pastorale. Sono tutte in grandi città. Affittiamo locali per tutte le funzioni. Una volta ogni mese o due, vado da loro per celebrare la Liturgia; parliamo, risolviamo problemi in un'atmosfera informale e teniamo lezioni di scuola domenicale.

Tutte le nostre parrocchie si trovano in importanti centri regionali. I nostri parrocchiani vivono nelle vicinanze; formano comunità religiose e invitano un sacerdote. Nelle parrocchie si aprono scuole domenicali e si istituiscono piccoli centri culturali e religiosi. A volte questo attrae una risposta dalla società svedese. Cercano contatti con noi e talvolta si svolgono eventi culturali comuni.

L'unica parrocchia che presto avrà la propria chiesa è a Västerås. La costruzione è in corso lì. Delle dodici parrocchie, solo due hanno sacerdoti: a Stoccolma e Västerås. Le parrocchie del nord sono temporaneamente senza sacerdote. Ci vado io stesso.

Torniamo alla risonanza nella società svedese che ha scoperto l'emergere di una comunità ortodossa nelle loro città. Cosa li attrae nelle vostre parrocchie?

Gli svedesi sono attratti dal fatto che sia apparsa una comunità parrocchiale religiosa, che sostiene i propri membri, connazionali e, di regola, attraverso progetti culturali. Le agenzie governative svedesi sono interessate a un'organizzazione nazionale o religiosa che sostiene i suoi membri con progetti e sono pronte a finanziarla. Quando annunciamo che gestiamo una scuola domenicale e ospitiamo incontri con storie della nostra cultura nazionale, religione, storia e contatti con la Svezia, lo Stato ci sostiene, offrendo anche sostegno finanziario alle parrocchie, per motivare i nostri insegnanti a continuare il loro lavoro.

Abbiamo progetti interculturali, come il mantenimento delle tombe dei soldati russi in un cimitero svedese. Questi cimiteri sono stati preservati per secoli grazie alle cure degli svedesi, nonostante vi siano sepolti i soldati russi che combatterono contro gli svedesi. E ora alcuni russi stanno arrivando e stanno facendo rivivere la memoria di queste sepolture organizzando funzioni funebri, commemorando sia gli svedesi che i russi. Naturalmente, questi punti di contatto con la Svezia hanno la loro eco. Il pubblico svedese li comprende e sostiene le nostre iniziative a livello di comunità e amministrazioni locali. Sfortunatamente, è così fino al momento in cui compaiono i simboli della sovranità russa, come la nostra bandiera. Oggi la Svezia, come altri paesi del Vecchio e del Nuovo Mondo, è impegnate in ogni sorta di seria speculazione su argomenti politici riguardanti la Russia. Quindi siamo costretti ad essere piuttosto isolati. Vorremmo partecipare a eventi con l'Ambasciata russa, ma la nostra realtà moderna limita l'opportunità di sventolare la bandiera russa ovunque sia indicata la nostra presenza. Ci va benissimo che lo facciano anche altri gruppi etnici: georgiani, greci, serbi, ucraini. Ma quando si tratta di russi, la reazione è immediata: "Arriva il Cremlino, sulla nostra terra!" Per essere onesti, gli stessi svedesi sono probabilmente piuttosto stanchi di questo atteggiamento politicizzato. Questa è probabilmente la parte più triste e meno libera delle nostre iniziative ecclesiastiche e culturali in Svezia: c'è una sensazione di pubblica "non accoglienza" dei simboli nazionali russi.

Ma gli svedesi non percepiscono le parrocchie russe come estensioni del Cremlino sul loro suolo. A giudicare dalle sue parole, la loro vita assomiglia a questo: le comunità organizzano eventi, aprono scuole domenicali e la stessa amministrazione locale viene e offre aiuto.

Solitamente sembra così. Quando registriamo un'organizzazione religiosa, l'amministrazione pone una domanda ragionevole: "Cosa state facendo nello specifico?" Spieghiamo si riuniscono che da dieci a venti pensionati di lingua russa e siamo impegnati con loro in un'opera sociale, soddisfacendo i loro bisogni religiosi. Ci sono situazioni in cui organizziamo una scuola. Ci sono molte famiglie con bambini che vogliono preservare le loro tradizioni etniche, religiose e linguistiche. Teniamo riunioni regolari e invitiamo insegnanti, anche dalla Russia, per sostenere e preservare la nostra identità culturale. Quando gli svedesi sentono questo, pensano che sia buono e straordinario.

Poiché tali comunità sono assolutamente legali, possiamo aspettarci alcuni vantaggi. Sebbene siano vantaggi piccoli rispetto alla quelli offerti dalla Norvegia, esprimono l'atteggiamento delle autorità nei nostri confronti. Non ci sono ostacoli alla nostra vita spirituale e religiosa.

Esistono conflitti in termini di visione del mondo con lo Stato e la società? Pur sostenendo la Chiesa ortodossa, lo Stato sostiene anche movimenti assolutamente anticristiani, a volte promuovendo anche le loro ideologie, come lei stesso ha ricordato.

Non ci sono conflitti. Abbiamo un terreno comune dove i nostri interessi si intersecano. Ci incontriamo nell'ambito dei nostri progetti culturali e sociali. Per esempio, condividiamo con gli svedesi le nostre opinioni su come condurre la propria vita personale, mostrando loro la bellezza delle icone e della teologia ortodossa. Possiamo organizzare una mostra, una conferenza, un concerto di canti della Chiesa russa antica. E vengono anche gli svedesi. Ognuno di loro rimane un membro della Chiesa di Svezia, dove il präst (pastore) li esorta ad "adorare non la santissima Trinità, ma l'unico Dio, perché l'idea del Dio triuno contraddice l'insegnamento biblico. Questa è un'invenzione dei Padri della Chiesa dei tempi recenti, che potrebbero sbagliare". E queste persone possono facilmente venire da noi per ascoltare una conferenza sulle icone ortodosse.

Non ci sono conflitti tra la Chiesa russa e i protestanti svedesi. Viviamo nello stesso spazio culturale e giuridico. Le singole persone fanno le proprie scelte. Diamo loro solo un'occasione per pensare seriamente alle cose. Le tendenze attuali nella società svedese ci influenzano, ma ricordiamo loro che ci sono anche altre priorità e altre realtà. E le persone fanno scelte indipendenti in base alla loro educazione e preparazione. Alcuni vengono in chiesa per chiedere consiglio tramite i loro amici russi.

Vuol dire che in Svezia le persone al di fuori della Chiesa vedono la Chiesa russa come una sorta di autorità spirituale?

Sì, e vedono la Chiesa, non il sacerdote, come un'autorità. Poiché gli svedesi sono cresciuti in uno spirito collegiale, si chiedono: "Cosa pensano queste persone e come vivono?" Se le decisioni sono prese dal solo sacerdote, sono sospette. Quando le decisioni sono prese da una congregazione di parrocchiani che vogliono far parte di un'antica tradizione, questo li attira. Vedono che tutto è legalmente valido, che non c'è nessun guru che strega tutti. Ma la vita di una congregazione, attraverso la quale Dio può agire, come ha fatto nella Bibbia, è importante per gli svedesi che non hanno perso il loro orientamento religioso. Quindi a volte vengono, tramite i loro amici o parenti russi, e chiedono consigli su come comportarsi in una determinata situazione; si chiedono cosa ha da dire la Chiesa ortodossa, cosa può dire un prete...

Ora che abbiamo toccato i rapporti con lo Stato, possiamo passare al tema difficile della vita della Chiesa al tempo di questa pandemia. Che effetto hanno avuto le restrizioni legate alla pandemia sulla vostra vita parrocchiale? Come vi siete orientati in questa situazione? Quali difficoltà avete affrontato?

La Svezia ha scelto la propria strada per affrontare la pandemia. Non posso dire se sia corretta o meno. Ciò non ha influenzato particolarmente la vita delle nostre parrocchie. Rispettiamo solo i requisiti delle autorità, come l'osservazione della distanza sociale tra le persone che assistono alle funzioni e l'uso di disinfettanti per le mani. Dall'autunno abbiamo dovuto affrontare restrizioni significative sul numero di parrocchiani. Lo scorso dicembre, le autorità hanno introdotto restrizioni alla partecipazione a eventi pubblici, non più di otto persone. Ciò valeva anche per le organizzazioni religiose. Dato che di solito abbiamo un centinaio di comunicanti in un dato servizio domenicale, ridurre il loro numero a otto è una sfida seria. Ma eravamo pronti per questo perché il resto della Scandinavia e altri paesi vivevano già così. Abbiamo fatto uso della loro esperienza, consultandoci con sacerdoti di altre parrocchie in Europa. Quando a dicembre sono state introdotte le restrizioni, abbiamo iniziato a redigere elenchi di parrocchiani e un calendario per la loro partecipazione alle funzioni, e abbiamo iniziato a celebrare funzioni anche nei giorni feriali.

Le uniche restrizioni per le principali funzioni, per i matrimoni e per i battesimi vengono dal numero di partecipanti. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno spirituale è senza ostacoli. Si può pregare in chiesa o invitare un prete a casa propria.

Qual è la lezione principale che ha imparato negli anni del suo ministero sacerdotale, specialmente in Svezia?

Questa lezione riguarda principalmente la mia disposizione interiore: che dovrei essere più paziente, tollerante, moderato, attento alle persone. Ho molto lavoro da fare su me stesso. Le persone con cui il Signore mi ha portato insieme, le persone della diaspora, sono un gregge piuttosto specifico. Devo sviluppare con loro uno stile e una cultura di comunicazione speciali. Ciò che era buono e accettabile in una parrocchia vicino a Mosca deve essere aggiustato qui. Non intendo assecondare le loro debolezze umane, intendo il lavoro spirituale. Se prima era possibile ignorare qualcosa ("passerà da sola"), qui una malattia può peggiorare; quindi devo prestare molta attenzione alle persone. Nella regione di Mosca, qualcuno potrebbe sentire le tue parole e diventare immediatamente una persona diversa. La situazione qui è diversa.

Che Cristo la benedica per questa meravigliosa conversazione. Per concludere, farò la nostra tradizionale domanda: quali parole delle Sacre Scritture la ispirano particolarmente e l'hanno sostenuta nei momenti difficili della vita?

Quello che mi viene subito in mente è: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me; poiché sono mite e umile di cuore: e troverete riposo per le vostre anime (Mt 11:28-29).

Questo è ciò che rende la nostra vita qui rilassata, corretta e festosa. Spero che le stesse parole, attraverso di noi, avranno un effetto sulla Svezia in un modo o nell'altro, quando le persone incontreranno noi e i nostri parrocchiani. Il giogo di Cristo è un buon fardello. La vita è facile con Cristo, sempre e ovunque.

 
Intervista a Saker: L'Ucraina, come la conosciamo, è finita per sempre

Saker è lo pseudonimo di un ex analista militare nato in Europa in una famiglia di profughi russi. Ora vive in Florida, dove scrive il blog the Vineyard of the Saker ed è un assiduo collaboratore di Russia Insider. La comunità internazionale dei blog di di Saker comprende, oltre al blog originale, i blog di Saker francese, tedesco, russo, dell'Oceania e serbo e presto includerà un blog latino-americano. Mike Whitney

Gli Stati Uniti sono i responsabili dei problemi in Ucraina?

Sì, assolutamente, su questo non c'è dubbio. Mentre è vero che il popolo ucraino era insoddisfatto del regime corrotto di Janukovich, il colpo di stato in sé è stato decisamente orchestrato dalla CIA. L'Unione Europea ha dato una mano, in particolare la Germania, ma non ha giocato un ruolo grande come quello degli Stati Uniti I messaggi telefonici intecettati di Victoria Nuland (sottosegretario di Stato) hanno mostrato quelli che si possono realmente chiamare i giochi dietro le quinte.

Quale ruolo ha avuto l'amministrazione Obama nella decisione di Kiev di lanciare una guerra contro il proprio popolo nella parte orientale dell'Ucraina?

Un ruolo centrale. Dovete capire che non vi è alcun potere "ucraino" a Kiev. Poroshenko è al 100% guidato dagli USA, come lo sono le persone intorno a lui. Il capo della famigerata polizia segreta ucraina (SBU), Valentin Nalivajchenko, è un noto agente della CIA. È anche vero che gli Stati Uniti chiamano Poroshenko "il nostro uomo in Ucraina". Tutte le sue cosiddette "decisioni" sono in realtà prese da funzionari degli Stati Uniti a Kiev. Per quanto riguarda il discorso di Poroshenko al Congresso un paio di settimane fa, è stato palesemente scritto da un americano.

I separatisti in Oriente hanno avuto molto successo nel respingere l'esercito ucraino e le loro controparti neo-naziste nei servizi di sicurezza. Quale ruolo ha giocato le Russia per aiutare le milizie della Novorossija?

Il ruolo della Russia è stato critico. Mentre non sono state schierate truppe russe lungo il confine, Mosca ha permesso un flusso di volontari e armi. E mentre l'assistenza non è stata fornita direttamente dal FSB (Servizio di Sicurezza Federale russo) o dai militari, è stata fornita da vari gruppi privati​​. Chiaramente, il Cremlino ha il potere di dare un aiuto quando sceglie di farlo. In un caso, sembra esserci stato un supporto diretto di artiglieria attraverso il confine con la Russia (nel cosiddetto "calderone del sud"), ma la maggior parte degli aiuti è stata segreta. Oltre l'assistenza segreta, la Russia ha anche fornito intelligence, logistica e sostegno politico alla Novorossija. Senza il sostegno della Russia, la Novorossija non sarebbe mai stata in grado di cambiare le sorti della guerra.

Putin ha inviato truppe russe in Crimea illegalmente per prendere possesso della zona, o questa è una finzione che è stata propagata dai media occidentali?

In realtà si tratta di un cavillo. Sì, Putin ha inviato truppe russe in Crimea, ma no, queste non hanno mai superato i limiti consentiti in base agli accordi vigenti tra la Russia e l'Ucraina. Ricordate che la Flotta del Mar Nero aveva già la sede a Sebastopoli, quindi c'erano molte truppe disponibili a livello locale. Inoltre, c'era un folto gruppo di volontari locali che hanno eseguito operazioni essenziali. Alcuni di questi volontari erano così convincenti che sono stati scambiati per forze speciali russe. Ma, sì, al momento critico, Putin ha inviato forze speciali supplementari in Crimea.

L'operazione era legale? Beh, tecnicamente non ha violato gli accordi dei trattati in termini di numeri, ma lo ha fatto violando la sovranità dell'Ucraina. La ragione per cui Mosca ha fatto questo era perché vi erano prove solide che Kiev stava progettando di muoversi contro la Crimea (con un possibile coinvolgimento di Turchia e tatari di Crimea). Se Putin non avesse preso l'iniziativa, il bagno di sangue in Crimea avrebbe potuto essere peggiore di quello che è stato in Novorossija. Inoltre, per il momento Putin ha preso la decisione di proteggere Crimea, il presidente democraticamente eletto (Janukovich) era già stato rimosso dal suo incarico, il che ha creato un vuoto giuridico a Kiev. Quindi la domanda è: Putin avrebbe dovuto rispettare le leggi di un paese che era stato conquistato da una banda di teppisti armati o avrebbe dovuto cercare di mantenere la pace facendo quello che ha fatto?

Ciò che Putin ha scelto di fare è stato di permettere al popolo della Crimea di decidere il proprio futuro votando liberamente in un referendum. Sì, la propaganda anglo-sionista dice che sono stati costretti a "votare sotto minaccia armata", ma questo è una sciocchezza. Nessuno contesta il fatto che la stragrande maggioranza dei crimeani (95%) ha votato per lasciare l'Ucraina e unirsi alla Russia. Tutto ciò che hanno fatto i "garbati uomini armati in verde" è stato di rendere possibile alla gente di esercitare il proprio diritto di autodeterminazione, una cosa che la giunta a Kiev non avrebbe mai permesso.

Quale influenza ha Obama ha sul processo decisionale del presidente ucraino Petro Poroshenko? Washington sta effettivamente dirigendo la scena?

Sì, assolutamente. Obama dà gli ordini e Poroshenko obbedisce.

Proprio come fanno in tutto il mondo, gli Stati Uniti usano oligarchi locali per colonizzare un paese. Prendiamo ad esempio la Russia tra il 1991 e il 1999, gestita da oligarchi dietro il paravento di un portavoce ubriacone (Boris Eltsin). Tutti sapevano che la Russia era diventata una colonia americana e che gli Stati Uniti potevano fare quello che volevano. È lo stesso scenario di oggi.

Yanukovich non era più filo-russo di qualsiasi altro presidente ucraino. È solo un oligarca che è stato sostituito da un altro oligarca, Poroshenko. Quest'ultimo è un uomo molto intelligente che sa che la sua sopravvivenza dipende dalla sua completa obbedienza allo zio Sam.

Non credo che gli Stati Uniti ci metterebbero molto a scaricare Poroshenko e a installare qualcun altro se ciò si adatta ai loro fini (soprattutto se il Settore destro prenderà il potere a Kiev). Per ora, Poroshenko è l'uomo di Washington, ma questo potrebbe cambiare in un batter d'occhio.

Quanto è vicina l'amministrazione Obama a raggiungere il suo obiettivo di stabilire basi NATO (e, forse, siti missilistici) in Ucraina? Questo che pericolo pone a Mosca?

L'unico posto dove le basi NATO avevano veramente senso è la Crimea, e tale opzione non è più disponibile. Ma questo problema è più profondo di quanto sembra, cioè, se gli Stati Uniti continuano a perseguire questa politica provocatoria di stabilire basi NATO al confine con la Russia, allora la Russia si ritirerà dal Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces) e dislocherà versioni avanzate degli SS-20 (missili balistici nucleari sovietici) più vicine all'Europa. L'ingerenza americana potrebbe portare a un confronto tra avversari dotati di armi nucleari.

La Commissione Europea ha creato una serie di ostacoli per impedire alla Russia di costruire il gasdotto Southstream, che diversificherà le rotte di esportazione del gas naturale dalla Russia verso l'Europa centrale e meridionale. I critici hanno detto che dietro a questa mossa si trova l'amministrazione Obama, e che i potenti giganti dell'energia degli Stati Uniti consigliano di bloccare o controllare il flusso di energia dalla Russia all'Europa. È questo il contesto più ampio dei problemi in Ucraina, cioè, siamo davvero di fronte a una guerra energetica in tempo reale?

Questa è una parte importante dell'equazione, ma non la parte centrale. Quella centrale è la convinzione erronea (avanzata da Zbigniew Brzezinski), che senza l'Ucraina la Russia non può essere una superpotenza, e la convinzione altrettanto erronea (avanzata da Hillary Clinton) che Putin vuole ricreare l'Unione Sovietica. Per gli anglo-sionisti, l'Ucraina è un gioco a somma zero in cui gli Stati Uniti devono o controllare l'Ucraina oppure distruggerla, ma non permettere alla Russia di averla. Il problema di questa teoria è che la Russia non vuole veramente l'Ucraina e non ne ha bisogno. Ciò che la Russia vuole è un partner stabile, affidabile e neutrale con cui può fare affari. Anche ora, mentre la Novorossija chiede piena indipendenza, la Russia propone un piano completamente diverso. Mosca vuole un'Ucraina unitaria in cui ogni regione abbia autonomia de facto, ma che sia ancora parte dello stesso stato.

I mediatori politici in Occidente sono ossessionati in modo così maniacale dal controllo dell'Ucraina, che non riescono a immaginare che la Russia non voglia la stessa cosa. Ma la Russia non vuole l'Ucraina. Non ha bisogno di uno stato fallito, frammentato, disfunzionale, con enormi problemi sociali, che richiederà miliardi e miliardi di dollari per la sua ricostruzione.

Certo, ci sono legami culturali, storici, religiosi e persino familiari tra la Russia e l'Ucraina, ma questo non significa che la Russia voglia dirigere l'Ucraina. La Russia ha già ottenuto ciò che voleva, la Crimea. Per il resto, l'atteggiamento di Mosca è, "L'hai rotto tu, te lo aggiusti tu."

Quale sarà il finale della partita qui? Poroshenko riuscirà a tenere insieme l'Ucraina e in seguito a isolare la Russia dall'Europa o l'Ucraina si frammenterà lungo linee politiche? O c'è un altro scenario che vede come più probabile?

La Crimea è andata per sempre. Allo stesso modo la Novorossija. Ma nel caso di quest'ultima, ci potrebbe essere una fase transitoria in cui Kiev conserva un certo grado di sovranità sulle zone a est.

A breve termine, ci potrebbero essere altri scontri, ma alla fine ci sarà un accordo in cui alla Novorossija sarà dato qualcosa di simile all'indipendenza. Una cosa è certa, che prima di raggiungere un accordo sullo status finale, due questioni dovranno essere risolte:

1 – Ci deve essere un cambio di regime a Kiev seguito dalla denazificazione.

Né la Russia né la Novorossija saranno mai al sicuro fino a quando i nazisti saranno al potere a Kiev. Ciò significa che questi mostri russofobi nazionalisti dovranno essere rimossi prima che le questioni relative allo status finale possano essere risolte. I russi e i novorussi sono piuttosto divisi su questo tema. Mentre i novorussi vogliono la loro indipendenza e dicono "Al diavolo i nazisti a Kiev", il Cremlino vuole un cambiamento di regime e lo vede come fondamentale per la loro sicurezza nazionale. Dovremo aspettare e vedere come questo si svilupperà in futuro.

2 – Ci dovrà essere una conferenza dei donatori.

L'Ucraina è praticamente morta, è stata ridotta in macerie. Ci vorranno anni per ricostruirla, e immense somme di denaro. Gli Stati Uniti, l'Unione europea e la Russia dovranno tutti contribuire. Se gli anglo-sionisti persistono nella loro posizione massimalista e continuano a sostenere la giunta nazista a Kiev, i russi non pagheranno un solo soldo. L'aiuto russo andrà esclusivamente alla Novorossija.

Prima o poi gli Stati Uniti e l'Unione Europea si renderanno conto che hanno bisogno dell'aiuto della Russia. E quando finalmente lo capiranno, lavoreranno insieme per raggiungere un accordo politico globale. In questo momento, sono più preoccupati di punire Putin (attraverso sanzioni economiche e isolamento politico) per dimostrare che nessuno può sfidare l'Impero. Ma questo tipo di bullismo non cambierà la realtà. L'Occidente ha bisogno della cooperazione della Russia, ma la Russia non ha intenzione di collaborare, senza previe condizioni. Gli Stati Uniti dovranno soddisfare determinate condizioni prima che Mosca si impegni a un accordo.

UCRAINA: "Finita per sempre"

Anche se è troppo presto per dirlo, penso che l'Ucraina, come la conosciamo, è finita per sempre. La Crimea rimarrà parte della Russia, mentre la Novorossija diventerà indipendente e probabilmente finirà in una sorta di status di associazione con la Russia. Per quanto riguarda il resto dell'Ucraina, ci sarà sicuramente un confronto tra i vari oligarchi e nazisti, dopo di che appariranno i pragmatisti e apriranno la strada a una soluzione. Alla fine, ci sarà un qualche tipo di accomodamento ed emergerà un nuovo stato, ma non riesco a immaginare quanto tempo ci vorrà perché ciò accada.

Se volete un'analisi più sistematica dei punti di cui sopra, vi prego di consultare la mia analisi.

Mike Whitney vive nello stato di Washington. È uno dei co-autori di Hopeless: Barack Obama and the Politics of Illusion (AK Press). Hopeless è disponibile anche in edizione Kindle. Può essere contattato all'e-mail fergiewhitney@msn.com.

 
L'ISIL e l'ignoranza di Washington sul divario tra sunniti e sciiti

Un paio di settimane fa, l'Arabia Saudita ha messo in guardia contro l'azione degli Stati Uniti contro l'ISIL (ISIS, Stato islamico), sostenendo che questa sarebbe stata percepita come un intervento pro-sciita in un conflitto tra sunniti e sciiti. L'Arabia Saudita è, naturalmente, la terra dove ha vissuto il profeta Maometto, e la casa reale saudita si considera il custode dei luoghi santi della Mecca e di Medina. Si tratta di un bastione dell'ortodossia sunnita; vi è rigidamente applicata la Sharia. Ci sono lapidazioni punitive e decapitazioni. Le donne devono indossare l'abaya e hanno il divieto di guidare. L'Arabia Saudita è uno dei pochissimi paesi che hanno riconosciuto e sostenuto il regime talebano in Afghanistan. In breve, ha molto in comune con l'ISIL. Gran parte del finanziamento dell'ISIL proviene da fonti private e "di beneficenza" saudite.

Ma l'Arabia Saudita ha anche uno stretto rapporto di lunga data con l'imperialismo statunitense. Garantisce la fornitura di petrolio a basso costo ai mercati mondiali in cambio di generosi aiuti militari degli Stati Uniti. Il regime cerca la pace con Israele, e ha proposto una soluzione a due stati alla questione israelo-palestinese, approvata dalla Lega Araba. Dal 1990 al 2003 ha ospitato forze militari statunitensi. (Questo è stato il fattore che ha fatto sì che Osama bin Laden rompesse con il regime e facesse un appello al rovesciamento della monarchia.) Lo "Stato islamico" dell'ISIL disprezza i governanti sauditi proprio come ha fatto bin Laden. Vuole in ultima analisi conquistare la penisola arabica e innalzare la bandiera nera del califfato sulla Mecca e Medina.

Perciò Riyad teme l'ISIL. Ora ha ceduto alle pressioni di Washington e ha accettato di prendere parte a una sorta di alleanza per sconfiggere lo Stato islamico. Ma teme anche l'Iran, un bastione dell'ortodossia sciita, con una popolazione di tre volte la sua. Non ha alcuna paura razionale di un attacco iraniano; L'Iran infatti non ha invaso un altro paese da diverse centinaia di anni. Il budget militare dell'Iran di circa 6 miliardi di dollari all'anno è solo l'11% di quello dell'Arabia Saudita. L'intelligence degli Stati Uniti ha da tempo concluso che l'Iran non ha un programma di armi nucleari. Ma secondo alcuni rapporti, Riyad guarderebbe dall'altra parte se Israele sorvolasse il suo spazio aereo per bombardare i siti nucleari iraniani. Ciò che Riyadh teme davvero è la prospettiva di una ribellione sciita nel regno saudita, sostenuta dall'Iran.

Oltre il 10% dei sauditi (forse fino al 18%) sono sciiti. Sono concentrati nella Provincia Orientale, in particolare nelle città di Al-Qatif e Al-Ahsa sopra o vicino al Golfo Persico. Questa provincia è il centro della produzione di petrolio saudita. Potrebbe un giorno diventare uno stato indipendente. Dovrebbe essere ovvio perché Riyad è preoccupata dalla possibilità che le azioni degli Stati Uniti possano promuovere gli interessi sciiti a sue spese.

Un poco di necessario sfondo storico: Nel VII secolo l'ancora giovane movimento islamico si divise in due campi, sunniti e sciiti. La causa immediata era una divergenza di opinioni circa la selezione di un nuovo califfo, il leader spirituale e politico della comunità musulmana. I sunniti ritenuvano che dovesse essere eletto; quelli che sono poi stati chiamati sciiti ritenevano che dovesse essere un membro della famiglia del Profeta. Il litigio si concluse con la battaglia di Karbala (in quello che oggi è l'Iraq) nel 680 e con la sconfitta della fazione sciita, che nutre ancora risentimenti storici verso i vincitori, e un senso di vittimismo eterno.

Da sempre una minoranza all'interno del mondo islamico, gli sciiti hanno sviluppato le proprie credenze e pratiche in qualche modo divergenti da quelle dei sunniti (anche se vi è un'enorme varietà all'interno di entrambe le tradizioni). In particolare, la loro venerazione per i santi e la costruzione di santuari alla loro memoria colpisce molti sunniti come idolatria virtuale. Alcuni infatti si rifiutano di ammettere che gli sciiti siano veramente musulmani.

Patrick Cockburn riferisce che il principe Bandar bin Sultan, ambasciatore saudita a Washington (1983-2005), una volta ha detto al capo dell'M16 Sir Richard Dearlove: "Non è lontano il tempo, Richard, in cui in Medio Oriente si sentirà letteralmente dire 'che Dio aiuti gli sciiti". Più di un miliardo di sunniti ne hanno semplicemente avuto abbastanza di loro".

Ci sono quindi animosità profonde all'interno dell'islam, come ce ne sono state, storicamente, all'interno del cristianesimo.

C'è stato un tempo in cui i protestanti vedevano i cattolici romani come eretici idolatri e sanguinose guerre di religione hanno devastato l'Europa. L'ISIL sta combattendo una guerra contro sciiti, cristiani, yazidi, laici, e altri che vede come miscredenti e come tirapiedi dell'Occidente. Ma il suo obiettivo primario sono gli sciiti.

Ci sono pochissime persone nel governo degli Stati Uniti che capiscono la storia islamica di base o addirittura la considerano importante. Nel 2002 a Silvestre Reyes (deputato democratico del Texas), presidente entrante del Comitato permanente della Camera dei Rappresentanti sui servizi segreti, è stato chiesto da un giornalista se al-Qaeda fosse sunnita o sciita. "Prevalentemente – probabilmente sciita," ha risposto stupidamente. E per quanto riguarda Hezbollah del Libano? "Hezbollah. Uh, Hezbollah... Perché mi fa queste domande alle 5 del pomeriggio?" Ha poi aggiunto, "Parlando solo per me, è difficile mantenere le cose in prospettiva e in categorie". Ovviamente il presidente del Comitato sui servizi segreti non era a conoscenza che Hezbollah è un'organizzazione sciita allineata con l'Iran sciita e la Siria a guida sciita contro le forze islamiste sunnita del tipo di al-Qaeda.

Jeff Stein, il direttore della sicurezza nazionale del Congressional Quarterly, ha scritto un editoriale sul New York Times nel 2002, evidenziando l'ignoranza (bipartisan) tra i "funzionari antiterrorismo" di Washingto,n tra cui importanti membri del comitato del Congresso sulle divisioni all'interno dell'Islam. Aveva posto a molti di loro la domanda fondamentale, "Qual è la differenza tra un sunnita e uno sciita?" Ed è rimasto scioccato dalle loro risposte. "La maggior parte dei funzionari americani che ho intervistato," ha concluso, "non ne ha la più pallida idea." Jo Ann Davis, deputata repubblicana della Virginia, allora a capo della sottocommissione per la supervisione di gran parte del lavoro della CIA con il mondo musulmano, ha detto a Stein, "i sunniti sono più radicali degli sciiti. O viceversa" (In altre parole, tutti i musulmani sono radicali, è solo una questione di grado. Quando si parla di islamofobia. E di ignoranza!)

Il deputato repubblicano dell'Alabama Terry Everett, capo di una sottocommissione sull'intelligence tattica, ha detto Stein dopo qualche briefing, "pensavo che fossero differenze nella loro religione, diverse famiglie o qualcosa del genere. Ora che me l'ha spiegato, capisco che questo rende ciò che stiamo facendo laggiù estremamente difficile". Nel 2001, dopo che il capo dell'antiterrorismo dell'FBI Gary Calvo aveva pubblicamente rivelato la sua ignoranza sull'islam, il portavoce dell'FBI John Miller ha dichiarato che tale conoscenza era inutile, e anzi si è preoccupato di sminuirla. "Un leader deve guidare in avanti l'organizzazione ", ha detto Stein. "Se è il direttore di un'operazione antiterrorismo nel mondo post-11 settembre, non ha bisogno di memorizzare la raccolta delle dichiarazioni di Osama bin Laden, o essere in grado di leggere l'urdu per essere efficace. Giocare al 'Trivial Pursuit islamico' è stato un colpo basso da parte degli avvocati e un colpo ancor più basso da parte dei giornalisti. È solo un trucco. "

Questa politica dell'ignoranza ha sicuramente prevalso nel Dipartimento di Stato dopo l'11 settembre, quando il vice segretario della "difesa" Paul Wolfowitz ha cominciato a pianificare la guerra in Iraq, e la campagna di calcolate bugie per creare paura e convincere la gente a sostenere la guerra. I neoconservatori che controllano il Dipartimento di Stato hanno sostenuto (contro la testimonianza del Pentagono) che l'occupazione sarebbe stata un "gioco da ragazzi", e che il popolo iracheno avrebbe salutato le forze americane come liberatori. Quando in seguito all'invasione è scoppiata una sanguinosa guerra civile tra sunniti e sciiti, gli occupanti erano incapaci di capirla. Ci sono poche indicazioni del fatto che Barak Obama ne sia più consapevole. Nel tentativo di schiacciare l'ISIL senza un'alleanza con la Siria e l'Iran, e sulla base dei sauditi riluttanti e della NATO, sta (1) reclutando ancor piú jihadisti sunniti anti-USA nei ranghi dell'ISIL e (2) aggravando una guerra tra sunniti e sciiti, mentre emargina i principali personaggi sciiti.

Ci sono oggi solo quattro paesi a maggioranza sciita, due dei quali non arabi. L'Iran è oltre il 90% sciita, a causa della conversione della dinastia safavide persiana nei primi anni del XVI secolo. Un paese potente, popoloso, si vede come il difensore degli sciiti a livello globale. Il vicino Azerbaijan, un tempo governato dai safavidi, è circa al 75% sciita. I due paesi arabi sono il minuscolo Bahrein (60%) e l'Iraq (65%).

Anche il Bahrein era stato una volta governato dai Safavidi. Confinante con l'Arabia Saudita, è governato da un re sunnita che ha soppresso nel 2011 le manifestazioni della "primavera araba" degli sciiti contro la discriminazione religiosa chiamando nel paese le forze saudite (gli Stati Uniti, che hanno la base della loro Quinta Flotta nel Bahrein, non hanno protestato quando le forze saudite hanno invaso il paese nel marzo 2011 per schiacciare le proteste pacifiche). In Iraq la popolazione sciita è concentrata nel sud della Mesopotamia, a fianco della provincia del Khuzestan iraniano con la sua ampia popolazione araba etnica. Ci sono grandi minoranze sciite in Yemen (soprattutto nel nord, al confine con l'Arabia Saudita), Libano, Kuwait, Arabia Saudita, Siria e altri paesi arabi, e milioni in India e Pakistan. La leadership siriana intorno al diffamato Bashar al-Assad è per lo più alawita, membri di una setta considerata una derivazione sciita.

Nei primi anni '20, in seguito alla sconfitta dell'Impero Ottomano, i vittoriosi imperialisti inglesi e francesi hanno diviso il territorio ottomano fra loro, creando nuovi paesi. Non hanno fatto alcuna attenzione alle questioni di divisioni religiose storiche, o se lo hanno fatto, le hanno usate per dividere e conquistare. I colonialisti francesi hanno stabilito per un tempo uno stato alawita separato in Siria, e considerando gli alawiti e i drusi le uniche "razze guerriere" della regione, li hanno reclutati nel loro esercito per usarli contro i sunniti ribelli. Questa è l'origine della corrente egemonia alawita nella politica siriana.

Intanto i colonialisti hanno creato il moderno Iraq da un occidente arabo sunnita, da un sud-est a maggioranza araba sciita, e da una regione curda a nord. Hanno diviso il Kuwait per usarlo come un docile fornitore di petrolio. L'Iraq non aveva di fatto alcun senso come paese, più di quanto lo avessero la Nigeria o il Sudan. I popoli stessi non sono stati consultati. Se lo fossero stati, ci sarebbe forse stata una configurazione regionale molto diversa, tra cui uno stato curdo a cavallo tra quelle terre che sono oggi la Turchia, la Siria e l'Iran.

Gli inglesi, dopo aver coltivato la leadership sunnita wahhabita dell'Arabia, hanno installato re sunniti in Giordania e in Iraq. In quest'ultimo paese, questo ha provocato una rara rivolta comune sunnita-sciita, che con fervida approvazione del primo ministro Winston Churchill è stata soppressa con bombe e gas di iprite. L'ultimo re dell'Iraq fu rovesciato da una rivoluzione repubblicana nel 1958. Poi è salito al potere il ramo iracheno del partito baathista arabo.

Questo partito era stato formato negli anni '40 in Siria da cristiani e musulmani siriani. Zaki al-Arsuzi, un alawita, ne fu il co-fondatore. I baathisti erano impegnati per la laicità, il pan-arabismo, e il "socialismo arabo" (cioè lo sviluppo di economie nazionali indipendenti). Gli alawiti di Siria non sono mai stati interessati a stabilire uno stato religioso, ma piuttosto hanno utilizzato il partito baathista per stabilire l'inclusività religiosa e prevenire l'insorgere di uno stato religioso dominato dai sunniti. Il padre di Bashar al-Assad ha anche tentato di cambiare la costituzione per eliminare la clausola che il presidente siriano sia un musulmano (questo ha provocato una massiccia rivolta sunnita a Homs, da lui brutalmente soppressa nel 1982).

Nel corso degli anni '50 gli Stati Uniti hanno abbracciato il partito Baath come unica alternativa al comunismo (il partito comunista iracheno era il più grande del Medio Oriente) e all'islamismo. Il loro punto di vista è cambiato dopo la guerra del 1967, quando Washington è giunta a vedere il Medio Oriente attraverso gli occhi di Israele e ha adottato la linea israeliana che Baghdad era uno "sponsor del terrorismo." Gli Stati Uniti possono ancora talvolta differire con Israele (come quando l'amministrazione Reagan ha condannato i bombardamenti israeliani del reattore nucleare di Osirak in Iraq nel 1982). Potevano anche allinearsi con l'Iraq, come hanno fatto nel 1980-1988 quando l'Iraq stava combattendo una guerra di aggressione contro l'Iran. Ma (soprattutto quando i neocon hanno guadagnato ascendente nel regime) Washington ha cercato il "cambio di regime". Il presidente George W. H. Bush non ha ottenuto questo scopo durante aggressione all'Iraq nel 1991, pensando (molto accuratamente) che la caduta del governo baathista di Saddam avrebbe prodotto disordini regionali. Ma suo figlio ha usato gli attacchi dell'11 settembre per rovesciare il progetto di suo padre e realizzare un'ambizione a lungo mantenuta.

George "Dubya" Bush ha allegramente distrutto lo stato iracheno. Ha sfasciato uno stato in cui i cristiani servivano in posti elevati, le donne frequentavano l'università e si sentivano libere di girare a capo scoperto, le radio trasmettevano rock n'roll, i negozi di liquori erano gestiti legalmente, e c'era anche una comunità gay. L'ha sostituita con una occupazione gestita da cowboy incapaci che marciavano letteralmente per Baghdad in stivali da cowboy, proclamando ordini – in particolare gli ordini di scioglimento del partito baathista e dell'esercito iracheno.

Ma queste due istituzioni erano state i principali veicoli di potenza per i sunniti, attualmente circa il 20% della popolazione irachena (anche prima erano stati scelti dagli inglesi come capi appropriati dell'Iraq, del tutto ingiustamente, negli anni '20.) Erano istituzioni secolari, non strumenti per la propagazione di qualche teologia. Il loro scioglimento è stato un attacco, non a un sistema di credenza religiosa (di cui l'occupazione non avrebbe potuto curarsi di meno), ma alla comunità sunnita che aveva fornito la base del sostegno a Saddam Hussein e dominato il suo regime.

I sunniti hanno resistito violentemente all'occupazione. Gli sciiti, intuendo un'opportunità, sono stati a guardare accigliati, poi, in risposta alla chiamata dell'ayatollah al-Sistani, hanno montato proteste pacifiche, esigendo elezioni. Dopo che le foto delle torture di Abu Ghraib hanno scandalizzato il mondo, gli Stati Uniti sono stati costretti a consentire le elezioni di un organo consultivo iracheno, dominato dagli sciiti, e di restituire sovranità a un regime ormai a guida sciita nel 2009. Nel frattempo è scoppiata una guerra civile tra sunniti e sciiti. Gli Stati Uniti avevano aperto un vaso di Pandora di conflitti etnici, che ancora continua. È il dono che continua a donarsi da solo.

Abu Musad al-Zarqawi, un terrorista giordano free-lance, ha deciso di istituire un ramo di Al-Qaeda in Iraq. Ha trovato ampio sostegno tra i sunniti della provincia di Anbar. Il suo gruppo è stato ampiamente scacciato durante la "ondata" degli Stati Uniti del 2007, ma ha trovato casa in Siria. Nel 2011, durante la sfortunata "primavera araba", un movimento di protesta pro-democrazia, anti-corruzione è scoppiata in Siria. Obama ha annunciato che il presidente Bashar Assad doveva dimettersi. (Perché? Qui c'era un altro laico, un'altro baathista, che presiedeva un altro paese dove le donne vestono alla moda occidentale, vanno all'università, bevono birra e ascoltano rock n 'roll, un paese che cercava un rapporto normalizzato con gli Stati Uniti, ma che è stato respinto dal Dipartimento di Stato a causa della sua opposizione a Israele, che occupa illegalmente le sue alture del Golan, e a causa della sua alleanza con l'Iran).

Il movimento pacifico è scomparso, soppiantato da un'insurrezione armata a più capi dominata da affiliati di al-Qaeda che si facevano forti dell'opposizione all'identità religiosa di Assad. Mentre la Siria ha ovviamente un sistema di governo molto diverso da quello dell'Iran, riceve il sostegno di Teheran, in parte a causa di solidarietà religiosa. Sia Damasco sia Teheran temono il tipo di islamismo sunnita militante rappresentato da al-Qaeda e ISIL, ed entrambi sostengono il potente partito sciita libanese Hezbollah.

L'ISIL – che era stato respinto dalla centrale al-Qaeda come troppo violentemente assassino – è giunto a dominare il movimento anti-Assad in Siria, sfidando l'affiliato di al-Qaeda, il Fronte al-Nusra, e i trascurabili "moderati" sostenuti dagli Stati Uniti. Poi, improvvisamente, con grande costernazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha avanzato in Iraq, prendendo Mosul, Tikrit e Fallujah e avvicinandosi a Baghdad, decapitando sciiti su tutto il suo percorso.

I semi dell'ignoranza sono germogliati in pieno. I neocon ignoranti delle divisioni islamiche, desiderosi di rifare il Medio Oriente a loro piacimento, hanno lasciato uscire dalla bottiglia il genio dei conflitti settari. Ma non saranno mai capaci di ammetterlo. "Non soffermiamoci sul passato", dicono, quando sono messi di fronte agli eventi nel 2003. "Dobbiamo concentrarci su questa nuova minaccia per la Patria". Quando si chiede loro perché l'Iraq è diventato un tale caos, rispondono: "Hanno sprecato l'opportunità [per la 'democrazia', ecc] che abbiamo dato loro". In altre parole, nelle loro piccole secolari dispute religiose strane su questioni arcane degna di Trivial Pursuit, gli iracheni si sono portati addosso questo caos da soli, e ora noi, come adulti responsabili, dobbiamo intervenire a raddrizzare le cose. (Questo nonostante il fatto che l'Iraq ha un esercito di 270.000 soldati addestrato dagli Stati Uniti al costo di 17 miliardi di dollari. Questo ha ceduto al confronta con l'ISIL e Baghdad è stata salvato solo grazie a milizie sciite che un tempo hanno combattuto le truppe di occupazione.)

Nel frattempo tutte le significative fazioni siriane anti-Assad, fino a ora in guerra tra loro, hanno appena firmato un patto di non aggressione. Esso resterà in vigore fino a quando il regime guidato dai "Nussayri" (termine dispregiativo per gli alawiti) verrà rovesciato. L'annuncio di Obama che bombarderà la Siria ha spinto queste fazioni a unirsi – non che non avessero legami anche prima. Il (piccolo) cosiddetto Esercito siriano libero sostenuto dagli USA è stato intermittente alleato con il Fronte al-Nusra (Al Qaeda). La famiglia di Steven Scotloff afferma che il giornalista è stato venduto dai ribelli siriani "moderati" all'ISIL per 25.000 dollari. Si potrebbe pensare che gli Stati Uniti possano imparare che non possono solo schioccare le dita per produrre un'opposizione siriana che si distingua per tolleranza religiosa e democrazia, che veda gli Stati Uniti come un vero amico, e nella sua determinazione a scacciare Assad non si allinei si con i peggiori tra i bruti fondamentalisti. Tali supposizioni sono l'altezza dell'arroganza neocon.

Mentre il ministero degli Esteri siriano ha di fatto accolto con favore gli attacchi americani contro l'ISIL nel paese, il presidente (e i russi) hanno detto che sarebbero stati considerati come attacchi contro lo Stato siriano, se non coordinati con Damasco. John Kerry esclude tale cooperazione, dichiarando il regime di Assad (nonostante l'elezione multipartitica recente, in cui Assad ha ricevuto l'88% dei voti) "illegittimo". Egli ha inoltre respinto un suggerimento francese che l'Iran sia invitato a una conferenza a Parigi il 15 settembre per discutere di una risposta internazionale all'ISIL. Kerry, nel suo modo legnoso, risponde: "Gli Stati Uniti non collaborano, militarmente o in altro modo, con l'Iran, né hanno alcuna intenzione di farlo in questo processo".

(Il vice ministro degli Esteri iraniano ha replicato che la riunione di Parigi "ha una lista di invitati selettiva e serve solo per spettacolo.")

Così gli Stati Uniti, facendo guerra a laicisti regionali come Saddam Hussein e Bashar al-Assad, provocando guerre settarie, si dichiarano in grado di sconfiggere l'estremismo sunnita anti-sciita facendo affidamento su alleati sunniti (compresi gli sauditi sciito-fobici, che implementano la Sharia e lapidano gli adulteri) e crociati europei, oltre (forse) a qualche sunnita turco – assieme ai peshmerga curdi per lo più sunniti, a milizie sciite irachene, e al finora imbarazzante esercito iracheno. E allo stesso tempo prevede di costruire una forza fantoccio affidabile per rovesciare Assad e (soprattutto in risposta alle richieste israeliane) mantenere la pressione sull'Iran per terminare un programma inesistente di armi nucleari o rischiare bombardamenti. Il piano è palesemente impraticabile e destinato al fallimento.

"Non saremo trascinati a combattere un'altra guerra in Iraq", dichiara Obama (come se una forza esterna avesse trasportato gli USA – mentre scalciavano e urlavano riluttanti – nell'ultima guerra). Ma di fatto ha annunciato una campagna di bombardamenti indefiniti in Iraq e Siria, e ora il suo portavoce Josh Earnest dichiara, "Nello stesso modo in cui siamo in guerra con Al Qaeda ed i suoi affiliati in tutto il mondo, siamo in guerra con l'ISIL".

Obama, volendo mostrare un po' di virilità lo scorso agosto, quando ha quasi attaccato la Siria, ma è stato ostacolato in questo sforzo da parte dell'opinione pubblica e dall'abile diplomazia russa, ha ormai scelto di giocare il ruolo del guerriero riluttante, giurando di eliminare l'ISIL. Gode del pieno sostegno di quasi tutta la classe politica e dei media in cattività. I sondaggi mostrano che un terzo della popolazione è favorevole a una strategia d'attacco.

Quant’è malleabile la gente! Quanto presto si dimentica.

La campagna aerea (e, probabilmente, presto terrestre) contro l'ISIL sarà inevitabilmente vista da milioni di persone come una guerra di Washington, dei suoi alleati sciiti iracheni (e solo eventualmente nel tempo, un ritrovato alleato-ombra, l'Iran) e dei corrotti pro-USA – e quindi apostata – re sunniti contro il mondo sunnita. È una ricetta per il disastro.

Se gli Stati Uniti non fossero controllati dall'1% sposato all'establishment militare-industriale, e se il buon senso fosse il principio operativo, avrebbe senso astenersi da qualsiasi azione militare, lasciando che i popoli iracheno e siriano abbiano a che fare con questi nuovi oppressori, magari con il supporto di poteri locali. La cronaca dimostra che le azioni militari statunitensi in Medio Oriente non producono alcun bene ma piuttosto un sacco di danni. Radicati nella ricerca di espansione imperiale, plasmati da una profonda ignoranza della storia e da una profonda mancanza di rispetto per i popoli interessati, gli Stati Uniti producono un odio crescente per il loro paese, e intensificano le prospettive di vendetta.

Gary Leupp è professore di storia alla Tufts University, dove ricopre un ruolo secondario presso il Dipartimento di Religione. È autore di Servants, Shophands and Laborers in in the Cities of Tokugawa Japan; Male Colors: The Construction of Homosexuality in Tokugawa Japan; e Interracial Intimacy in Japan: Western Men and Japanese Women, 1543-1900È uno dei co-autori di Hopeless: Barack Obama and the Politics of Illusion (AK Press). Può essere contattato all'e-mail gleupp@granite.tufts.edu.

 
Perché chiamare i sacerdoti "padre"? Gesù non ha forse detto di non farlo?

Perché nelle chiese la gente chiama il sacerdote “padre”? Per i cristiani ortodossi (e anche per i cattolici e gli anglicani) questo è comune. Ma 'è biblico?

In tutta la Bibbia, si trovano uomini devoti che sono chiamati "padre". Giuseppe era un saggio consigliere, ed era quindi un "padre del faraone" (Gen 45:8). Giobbe disse di essere un "padre dei poveri" (Gb 29:16). Dio stesso chiama Eliachim un "padre per gli abitanti di Gerusalemme" (Is 22:21). E in riconoscimento di una guida spirituale paterna, il profeta Eliseo grida al profeta Elia: "Padre mio! Padre mio!" (2 Re 2:12). In seguito, il re d'Israele chiamò il profeta Eliseo "padre" (2 Re 6:21). Quando questi uomini dimostrano una capacità di guida divina, la Scrittura stessa non esita a chiamare ognuno di loro "padre".

Ma alcune persone pensano che Dio abbia cambiato idea. Pensano che la parola "padre" andasse bene nell'antico Israele, ma non nella Chiesa di oggi. Gesù disse: "non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo" (Mt 23:9-10). Ma in questo brano non è menzionata solo la parola "padre"; lo è anche la parola "maestro"!

Quindi, se Gesù vuole letteralmente che smettiamo di chiamare le persone "padri", allora deve anche volere che smettiamo di chiamare le persone "maestri", o insegnanti. Eppure molte chiese hanno "maestri di scuola domenicale" o "maestri di coro". Ogni scuola cristiana ha i suoi "maestri". Se smettiamo di chiamare "padre" i pastori, allora dobbiamo smetterla anche di chiamare "maestro" gli insegnanti. Ma questo non può essere, perché Dio stesso dice di aver nominato "maestri" nella Chiesa (1 Cor 12:28), e Dio dice che ci ha dato questi "maestri" come doni per la Chiesa (Ef 4:11). Ma se la parola "maestro" va ancora bene, allora va bene anche la parola "padre"!

Il problema non sta nella parola "padre", o "maestro". Il problema sta in come pensiamo a queste parole. In Mt 23, Gesù critica i farisei. Dice che sono ipocriti, perché bramano il potere e l'onore, mentre allontanano le persone da Dio. Vogliono la gloria di essere chiamati "padre", ma non vivono in modi che incoraggiano le persone ad adorare il nostro Padre nei cieli. Questi capi religiosi malvagi usurpano l'autorità di Dio e cercano di prendere il suo posto. Questi sono il tipo di "padri" che dovremmo evitare. Se qualche leader religioso cerca di mettersi tra te e Dio, allora fuggi! Non chiamarlo "padre" né "maestro"!

Ma quando un uomo santo esercita una pia autorità spirituale, non c'è niente di sbagliato nel chiamarlo "padre". Infatti, gli apostoli di Gesù praticavano proprio questa cosa. L'apostolo Pietro ha riconosciuto la sua paternità spirituale, riferendosi a Marco come suo "figlio" (1 Pt 5:13). L'apostolo Giovanni ha riconosciuto la sua paternità spirituale, chiamando i membri di una chiesa suoi "figli" (1 Gv 2,1). E Paolo parla molte volte in questo modo, chiamando i membri della chiesa suoi "figli" (2 Cor 12:14) e suoi "figlioli" (Gal 4:19).

Forse la menzione più chiara della paternità spirituale viene dall'apostolo Paolo:

"Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato [i.e., sono diventato vostro padre, ndt] in Cristo Gesù, mediante il vangelo". (1 Cor 4:14-15)

In questo brano della Scrittura, l'apostolo Paolo si definisce "padre".

Queste Scritture sono la Parola di Dio, ispirata dallo Spirito Santo. Quindi la parola "padre" è qualcosa di buono. Va perfettamente bene chiamare il tuo sacerdote "padre", se è una guida devota che ti conduce verso Gesù.

 
Il caso dell'apparizione della Croce nel cielo presso Atene nel 1925

Ci siamo già occupati sul nostro sito di casi controversi legati alla tradizione ortodossa (per esempio, nel nostro articolo sul martirio di Pietro l'Aleuta); oggi esaminiamo il caso di un'apparizione di una croce nel cielo presso Atene nel 1925, durante una celebrazione dei cristiani che celebravano la festa dell’Esaltazione della Croce secondo il vecchio calendario, e contro le direttive della Chiesa di Grecia di quel tempo. Questo evento miracoloso è stato spesso usato come giustificazione del fenomeno del vecchio calendarismo contemporaneo; di conseguenza, è stato passato sotto silenzio, o affrontato in modo polemico, dagli ambienti della Chiesa greca di nuovo calendario. Vediamo se è possibile ricavare un senso più profondo da quest’evento sicuramente eccezionale, nella nostra indagine, che presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 

 
Padre Themistocles Adamopoulos e la sua missione in Sierra Leone

Il viaggio di Themi

Themi Adams (Adamopolous), ex bassista del leggendario gruppo rock The Flies degli anni '60, è diventato un missionario dopo una drammatica conversione al cristianesimo, ma il suo ultimo viaggio – la sfidando a Ebola in Africa – è forse il suo gesto più importante fino ad oggi. Il virus Ebola ha ucciso almeno 3.900 persone nella sua patria d'adozione, la di Sierra Leone.

Fino a poco tempo fa, si è rifiutato di lasciare la sua missione ortodossa nel paese, preferendo rimanere al suo posto per aiutare le persone a proteggersi dal virus, piuttosto che prendersi una tanto necessaria pausa in Australia.

Themistocles Anthony Adamopoulos è nato nel 1945 ad Alessandria d'Egitto in una famiglia greca. Nel 1956, in previsione di sconvolgimenti in Egitto, i suoi genitori decisero di migrare a Melbourne, in Australia.

Themi frequentò il liceo di Williamstown. Accademicamente dotato, vinse una borsa di studio alla Melbourne University, dove iniziò a studiare economia nel 1964.

Negli anni '60, Themi divenne uno dei membri fondatori di un gruppo rock chiamato The Flies, rimandando gli studi per intraprendere una carriera nel settore musicale e guadagnando una grande popolarità in Australia e all'estero.

Dopo aver completato un master in pedagogia, Themi ha iniziato a insegnare, ma dopo aver letto i Vangeli innumerevoli volte, ha venduto tutto quello che aveva, lo ha dato ai poveri e ha iniziato una camminata da Melbourne a Brisbane "cercando la volontà di Dio".

Accettato nella Chiesa greco-ortodossa, padre Themi ha intrapreso studi teologici in Australia, prima di andare negli Stati Uniti dove ha completato un master in studi teologici.

Tornato in Australia, nel 1986 è stato uno dei docenti fondatori del college teologico greco-ortodosso di sant'Andrea a Sydney. Il suo lavoro missionario in Africa è iniziato nel Kenya a metà degli anni '90.

La missione a favore degli africani albini

Padre Themi si è fatto anche carico di una nuova missione – offrire sostegno agli africani albini, che sono emarginati nella società africana. Egli si prende cura di un gruppo di albini nella sua missione, chiedendo pari diritti, posti di lavoro e borse di studio, aiutandoli a combattere la discriminazione.

L'albinismo è una mancanza congenita di melanina, il pigmento nella pelle, negli occhi e nei capelli che protegge dai raggi ultravioletti del sole. Oltre a essere discriminati in tutta l'Africa, gli albini sono vulnerabili nei confronti di complicazioni mediche.

Nella sua recente riunione inaugurale, a cui hanno partecipato più di 300 persone, la Sierra Leone Albino Association (SLAA) ha detto che gli albini nell'Africa occidentale affrontano " stigmatizzazione, emarginazione e molestie".

Dalla fine del 2007, più di 60 albini, inclusi dei bambini, sono stati uccisi, le loro membra hacked amputate e vendute a stregoni che preparano incantesimi per clienti che credono che questo li renderà ricchi e potenti. Fatto indicativo degli scarsi risultati del governo della Sierra Leone in materia, non c'è ancora nessuna statistica che indica il numero di albini che vivono nel paese.

Solomon Sogbandi di Amnesty International ha detto che la formazione della SLAA è stato un passo fondamentale in avanti "per fornire un ambiente favorevole per la loro causa e per agire come gruppo di pressione sul governo per assicurare che i loro diritti sociali e umani siano migliorati".

Quando ha saputo della loro situazione, come sempre, Padre Themi non ha potuto rimanere in disparte.

"No, non sono europei in visita alla nostra missione in Sierra Leone, sono indigeni della Sierra Leone che capitano essere albini", dice Padre Themi.

"Gli albini non solo subiscono grave isolamento sociale, discriminazione e provocazioni, ma sperimentano anche disturbi fisici associati alla loro condizione: l'estrema sensibilità della pelle ai raggi del sole può portare a infezioni e persino al cancro. Possono anche essere afflitti da ipovisione o cecità. In Tanzania, di fatto, sono cacciati e uccisi a fini di stregoneria".

Dopo il lancio della SLAA lanciato, Padre Themi si è concesso finalmente un ritorno in Australia,  ma il suo viaggio non è solo un periodo di riposo. Il suo lavoro prosegue con eventi di raccolta di fondi per i suoi progetti in Sierra Leone, che si terranno a Melbourne, Sydney e Brisbane.

Per maggiori dettagli sul lavoro di Padre Themi e sui i suoi eventi di raccolta di fondi, guardate il sito http://paradise4kids.org/

 
FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=1 FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=41   38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 di 103  FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=43 FotosSez.php?amp%3BfotossezPage=5&amp%3Blocale=ro&locale=it&fotossezPage=103  
Inizio  >  GALLERIE FOTOGRAFICHE