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Chierici del Patriarcato d'Alessandria hanno tagliato l'acqua a una comunità tanzaniana

l'arciprete Andrej Novikov con la comunità ortodossa del villaggio di Sokoine. Foto: t.me/exarchleonid

Secondo l'esarca per l'Africa, i chierici del Patriarcato d'Alessandria hanno tagliato l'acqua e hanno smesso di aiutare i bambini gravemente malati nel villaggio di Sokoine, in Tanzania.

Il metropolita Leonid, esarca patriarcale per l'Africa della Chiesa ortodossa russa, ha scritto sul suo canale Telegram che nel villaggio di Sokoine, in Tanzania, i chierici della Chiesa ortodossa alessandrina hanno interrotto l'accesso all'acqua e causato una crisi umanitaria nel villaggio, con l'intento di riportare i parrocchiani alla Chiesa d'Alessandria.

"Ci sono molte cose che non riesco a capire. Traete voi le vostre conclusioni. Che Dio ci aiuti tutti!" ha osservato il vescovo.

L'arciprete Andrej Novikov ha visitato il villaggio di Sokoine e la comunità mista ortodossa masai-tanzaniana locale, guidata dal sacerdote Christopher Kasiani Mwendele.

C'è stato un raduno di un gran numero di membri della comunità, non solo ortodossi, ma anche altri residenti locali, tra i quali padre Christopher sta facendo opera missionaria. In primo luogo, è stata offerta una preghiera comune in swahili, seguita da una storia della Chiesa ortodossa russa. Padre Andrej ha distribuito croci e icone ai presenti.

Il sacerdote Christopher Kasiani Mwendele ha detto ai membri del gruppo missionario che nel villaggio c'era una chiesa spaziosa, dove gli abitanti ortodossi di Sokoine erano soliti radunarsi per il culto, fino a quando non sono stati sfrattati dai rappresentanti del Patriarcato d'Alessandria.

Conoscendo la difficile situazione della popolazione, il vescovo locale della Chiesa d'Alessandria ha cercato di corrompere i parrocchiani consegnando sacchi di semi e farina a Sokoine in modo che i credenti "cambiassero idea" e tornassero da lui.

Dopo che la comunità ha rifiutato all'unanimità la "bustarella", i chierici alessandrini hanno bloccato l'accesso all'unico pozzo con acqua pulita del villaggio, che si trova presso la chiesa. Hanno affermato che l'accesso all'acqua sarà solo per coloro che continueranno a recarsi nella chiesa del Patriarcato d'Alessandria. Hanno anche smesso di fornire medicinali a due bambini gravemente malati provenienti da famiglie ortodosse locali.

"Nel villaggio è scoppiata una vera crisi umanitaria. I parrocchiani e i residenti hanno chiesto alla Chiesa ortodossa russa di aiutare a fornire acqua pulita, aprire un centro medico e una scuola media", ha affermato il metropolita Leonid.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, gli orfanotrofi in Africa, organizzati da sacerdoti che si sono espressi contro la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", sono stati privati dell'assistenza.

 
L'Europa deve farsi carico del frazionamento dell'Ucraina

L'intervento palese dell'Unione Europea a fianco del movimento di Maidan ha portato a un'escalation della situazione, e di fatto ha fomentato un colpo di stato. Da allora, l'Europa si è basata su una versione da favola degli eventi

Colori europei e banderisti fianco a fianco - siamo nel mondo reale?

Due elezioni separate sono attualmente in corso in Ucraina. Lo scorso fine settimana gran parte del paese è andato alle urne, mentre le regioni orientali controllate dai separatisti sostenuti dai russi voteranno la prossima settimana.

I media occidentali hanno sempre travisato la realtà della crisi in Ucraina, e questo ultimo episodio non fa eccezione. Continuano con la favola di un'Ucraina intrappolata desiderosa di far parte dell'Unione Europea, presentando l'Unione Europea, a sua volta, come desiderosa di accordare l'adesione all'Ucraina. Le elezioni dello scorso fine settimana sono state presentate dai media occidentali come (l'ennesima) svolta storica nelle relazioni tra l'Ucraina e l'Occidente. Infine, ci hanno detto i giornalisti occidentali, l'Ucraina si sta scrollando di dosso le sue catene russe e si sta voltando a ovest verso l'Unione Europea. Tuttavia, questo è un quadro del tutto disonesto.

Come ho già scritto su Spiked, l'Ucraina ha sempre chiesto l'adesione all'Unione Europea, ma è stata ingannata con vari accordi di partenariato, tutti basati sulla premessa del rifiuto di prendere in considerazione l'Ucraina per un'adesione vera e propria. Tali accordi di partenariato erano solo un premio di consolazione per un paese percepito come troppo grande, troppo caotico e troppo corrotto per essere preso in considerazione per l'adesione a un'Unione Europea che già soffre di 'fatica da allargamento'. Con la recente ascesa dei partiti populisti di destra, la libertà di circolazione degli ucraini all'interno dell'Unione Europea è sempre più contestata. L'idea che, in questo contesto, l'Unione Europea darebbe semplicemente il benvenuto agli idraulici ucraini è una bugia.

Perciò, la decisione presa dal presidente ucraino Viktor Janukovich di respingere l'ennesimo accordo di associazione con l'Unione Europea, accordo aggravato da condizioni difficili, a favore di un accordo sul gas con la Russia, era stata una mossa puramente pragmatica. Mentre la mossa di Janukovich aveva scatenato proteste di massa nel centro di Kiev, era stato l'intervento palese dell'Unione Europea sulla scia della transazione che ha intensificato la situazione, e aveva di fatto fomentato un colpo di stato. Tre ministri degli Esteri dell'Unione Europea avevano più o meno ordinato al governo eletto di andarsene e avevano esortato i loro politici preferiti a subentrare in carica. Il ministro degli Esteri polacco, Radek Sikorski, è stato anche colto in un video a mettere in guardia i politici di opposizione dalle conseguenze, se non firmavano l'accordo: 'sarete tutti morti'.

Il problema era, ed è tuttora, che ci sono disaccordi genuini all'interno dell'Ucraina, che l'Unione Europea, con il suo straordinario e scandaloso intervento, ha completamente ignorato. Invece, si è limitata a descrivere una versione di parte di una situazione politica complessa come quella giusta. Con questo non voglio sostenere che la Russia non abbia svolto alcun ruolo in un'ulteriore destabilizzazione del Paese – lo ha fatto certamente, Putin sembra aver fatto suo il detto di Winston Churchill, 'non lasciate mai che una buona crisi vada sprecata'. Ma non ci inganniamo, la crisi è stata provocata dall'Unione Europea – la colpa e la responsabilità è dell'Unione Europea, e più in generale degli interventi occidentali a lungo termine nella regione.

Come risultato, l'Ucraina è ora completamente divisa, e tenere elezioni separate può solo ridurre la possibilità di qualsiasi tipo di risoluzione politica. Per parafrasare il detto irlandese, se si vuole raggiungere la pace e l'unità di certo non si deve partire da qui. Tuttavia, questa è la situazione in cui l'Ucraina si trova ora, grazie a un intervento esterno. In definitiva, la scelta di tenere elezioni è una questione che riguarda il popolo ucraino. Il vero problema qui non sono le elezioni in se stesse, ma il fatto che queste elezioni stanno portando a un'ulteriore internazionalizzazione della crisi da parte dell'Unione Europea.

L'Unione Europea ha almeno agito coerentemente verso l'Ucraina in un campo: si è ​​ impegnata in una sorta di politica estera accidentale fin dall'inizio. L'Unione Europea sembra essersi totalmente scollegata dal mondo reale, rifiutando di capire che le azioni dell'Unione Europea possono avere effetti reali e concreti. A partire con le offerte all'Ucraina di una quasi-adesione all'Unione Europea, completa di inquadrature e accordi bizantini, l'Unione Europea ha costantemente ignorato l'impatto che il suo coinvolgimento avrebbe avuto sull'Ucraina. Grazie all'Unione Europea, l'Ucraina è bloccata in uno stato di sospensione politica ed economica permanente. Proprio mentre l'Unione Europea continuava a resistere alla tentazione di dare all'Ucraina lo status di paese membro, ha scoraggiato l'Ucraina dal perseguire altri accordi commerciali e politici.

Il ministro degli Esteri tedesco coglie l'occasione per un po' di foto a Kiev – con i colori banderisti sullo sfondo

Altri aspetti della politica estera dell'Unione Europea sono stati più ovviamente accidentali – e fuori controllo. Per esempio, la decisione dei tre ministri degli esteri di ordinare al presidente eletto dell'Ucraina di dimettersi è stata presa senza pensarci su. Il ministro degli esteri polacco ha lanciato la palla, e i suoi colleghi tedesco e francese hanno seguito l'esempio. È incredibile che l'Ucraina sia  stata portata sulla via della guerra a causa di decisioni estemporanee prese dai tre ministri degli esteri che si sono presi la briga di volare a Kiev a emettere ultimatum. Questo rivela anche la disonestà fondamentale l'idea che l'Unione Europea sia una sorta di soggetto coerente di politica estera.

La crisi ucraina dovrebbe riguardare tutti i cittadini dell'Unione Europea. Un mio collega mi informa che ora in Germania i dibattiti di politica estera assumono una forma molto franca: 'Volete andare in guerra per Donetsk?', chiedono. È ora che iniziamo a fare queste domande anche in Gran Bretagna. Se la risposta che volete dare è no, allora avete bisogno di pensare molto seriamente alla politica estera dell'Unione Europea, perché, come mostra la situazione in Ucraina, questa politica ci sta coinvolgendo in conflitti e sta distruggendo degli stati. La politica estera dell'Unione Europea è basata sulle proprie fantasie infantili di agire come una forza per il bene nel mondo, favorendo il buon governo come una fata benevola che agita la sua bacchetta e produce l'armonia. La realtà è che la politica estera dell'Unione Europea è attualmente una forza del caos e del disordine nel mondo.

In risposta alla politica estera incoerente e distruttiva da parte dell'Unione Europea, è il momento di fare un ritorno alla realpolitik, cioè, a una politica estera basata sulla comprensione che gli Stati hanno interessi reali, concreti e spesso contrastanti e che l'intervento di altri Stati può avere conseguenze enormi e mortali. Un buon inizio per l'Occidente sarebbe di prendere le distanze dalle elezioni ucraine e di cercare di capire come mai l'Ucraina è giunta nella situazione in cui si trova.

 
Editoriale dell'OLTR di marzo 2016 - Un disaccordo inutile

Con il comunicato del 20 febbraio 2016, abbiamo appreso che il conflitto tra tale entità da una parte, e la Federazione Russa e il Patriarcato di Mosca dall'altra parte, è entrato in una nuova fase.

Noi siamo, naturalmente, scioccati da questa notizia.

Da una lettura dei primi elementi in nostro possesso, sembra che la sostanza del conflitto sia in realtà una disputa legale sulla proprietà di alcuni beni attualmente gestite dall'ACOR-Nizza (un'associazione che, naturalmente, fa parte dell'Arcivescovado, ma quest'ultimo non è direttamente coivolto). Sembra difficile prendere una qualsiasi posizione su questa controversia d'ordine strettamente civile e fondiario; in primo luogo perché la nostra associazione non ha elementi tangibili per giudicare, e d'altra parte perché questo problema non rientra nel campo puramente ecclesiastico.

Notiamo, inoltre, che i responsabili o i simpatizzati dell'ACOR-Nizza sembrano postulare l'esistenza di un'opposizione frontale tra la Federazione Russa e l'emigrazione russa. Questa ipotesi è molto discutibile ed è del tutto sbagliato pensare che tutti i membri dell'Arcivescovado condividano lo stesso atteggiamento di ostilità nei confronti del Patriarcato di Mosca. È vero che in virtù dell'argomento specioso che chi non condivide le vedute del consiglio dell'Arcivescovado si esclude personalmente dal suo seno, tutti gli oppositori della linea ostile al Patriarcato di Mosca sono stati discriminati e scacciati da tutti i posti di responsabilità in modi a volte al limite della decenza, sia che si tratti di vescovi, sacerdoti o laici.

Noi, da parte nostra, siamo sia membri dell'Arcivescovado sia amici del Patriarcato di Mosca e troviamo questo conflitto particolarmente sgradito.

Il comunicato del 20 febbraio comprende del resto diverse inesattezze. Vi si scrive, circa il cimitero di Caucade e la chiesa di rue Longchamp: che " l'ACOR-Nizza li possiede e li gestisce fin dall'inizio". Si deve specificare esattamente di quale inizio si parla. La chiesa in questione è stata costruita nel 1859, ben prima che l'Acor-Nizza iniziasse la sua esistenza dopo la rivoluzione russa. E il cimitero è stato costruito su un terreno acquistato da parte dell'Impero Russo nel 1867 per installarvi una batteria per proteggere la baia di Villefranche in cui stazionavano navi da guerra russe, dopo la guerra di Crimea.

Peraltro, questo comunicato accusa la Federazione Russa di falsificare la storia. Tuttavia, nessuno può contestare, anche se può deplorarlo, che l'URSS sia il successore dell'Impero Russo e che la Federazione Russa, ce ne possiamo rallegrare, sia il successore dell'URSS. Allo stesso modo, non si può negare che la Chiesa russa, divenuta autocefala nel XVI secolo, abbia proseguito la sua esistenza quando aveva perso il suo patriarca, per conoscere il periodo sinodale, poi il ripristino del patriarcato, immediatamente seguito dalla persecuzione selvaggia dell'era sovietica. Piaccia o no, questa è la stessa Chiesa che ha vissuto tribolazioni e ha dato migliaia di martiri, che vive la sua rinascita dopo gli ultimi dieci anni del XX secolo. La si può non amare o perfino detestare, la si può calunniare o accusare di tutti i difetti della terra, ma il Patriarcato di Mosca amministra la stessa Chiesa russa che esisteva prima della rivoluzione.

E visto che ci troviamo a invocare la storia, si deve ricordare che la proprietà della cattedrale di Nizza fu affidata all'ACOR proprio perché rappresentava, allora, la Chiesa russa locale. esistono ancora atti di trasferimento che lo attestano. Ed è certo che i primi emigrati e i loro discendenti non vedevano se stessi come i proprietari di luoghi di culto che hanno trovato in Europa occidentale, ma come custodi con il dovere di mantenerli piamente. Non potevano nemmeno immaginare che alcuni membri delle generazioni future s sarebbero appropriati questi monumenti per progetti senza alcun legame con la loro storia russa. Non è paradossale che "l'Arcivescovado delle chiese ortodosse russe in Europa occidentale", sia in guerra con la Chiesa russa (o viceversa)?

Chiaramente, entrambe le parti sono convinte del loro diritto. Ma ora sappiamo che l'arcivescovo Serge aveva già praticamente ottenuto dal Patriarcato di Mosca l'organizzazione di una metropolia autonoma a lui collegata. Non dimentichiamo neppure che quando l'ambasciatore della Federazione Russa ha fatto visita all'arcivescovo Gabriele per informarlo che il suo paese avrebbe fatto valere i suoi diritti sulla proprietà della cattedrale, si è offerto di rinnovare a favore dell'Arcivescovado il contratto di locazione che stava terminando. Proposta che fu seccamente rifiutata. Esistono quindi vie alla conciliazione.

Perché la pace regni nelle "sante Chiese di Dio", non è sufficiente trincerarsi sui propri diritti e focalizzarsi sui difetti degli altri. Si deve dimostrare un reale desiderio di vivere insieme e di cercare "l'unione di tutti" per la quale noi preghiamo a ogni funzione.

Séraphin Rehbinder

presidente dell'OLTR

9 marzo 2016

 
Cambio di vescovo

http://www.patriarchia.ru/db/text/3102896.html

Verbali della sessione del Santo Sinodo del 16 luglio 2013, 17:46

16 luglio 2013, presso la sala sinodale della residenza patriarcale e sinodale nel monastero di San Daniele, sotto la presidenza di Sua Santità il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill si è tenuta una regolare riunione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa.

Verbale numero 93

Sentito:

Il comunicato di sua Santità il patriarca di Mosca e tutta le Rus' Kirill sulle diocesi e parrocchie all'estero.

Ha deliberato:

Parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia

1. Liberare sua Grazia il vescovo Nestor di Korsun dall'amministrazione delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia, esprimendogli gratitudine per le fatiche da lui compiute.

2. Nominare amministratore temporano delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia l'arcivescovo Mark di Egor'evsk, direttore del Dipartimento delle istituzioni del Patriarcato di Mosca all'estero.

(...)

Diocesi di Korsun

1. Aprire nella città di Lugano (Svizzera), il monastero maschile dell'Esaltazione della santa Croce, sotto la supervisione della diocesi di Chersoneso.

2. Nominare igumeno del monastero maschile dell'Esaltazione della santa Croce nella città di Lugano lo schiarchimandrita Gabriel (Bunge), chierico della diocesi di Chersoneso.

(...)

Chiesa stavropigiale della santa grande martire Caterina a Roma (Italia)

Nominare il chierico della diocesi di Samara, ieromonaco Atanasio (Potapov), chierico della chiesa stavropigiale della santa grande martire Caterina nella città di Roma (Italia).

 
Sulla conversione di Hank Hanegraaff: dove Christianity Today si sbaglia sulle conversioni all'Ortodossia

Scrivendo sul periodico evangelico di punta Christianity Today, Ed Stetzer, professore a Wheaton e direttore del Billy Graham Center for Evangelism, ha fatto alcune ipotesi sul perché gli evangelici diventino cristiani ortodossi in "Hank Hanegraaff's Switch to Eastern Orthodoxy, Why People Make Such Changes, and Four Ways Evangelicals Might Respond":

La domanda ovvia è: che cosa attrae gli evangelici a tradizioni più liturgiche – e perché?

Per le persone che si trovano in alcune di quelle tradizioni, la risposta è chiara per loro: hanno trovato la vera chiesa (o almeno la più vera).

Tuttavia penso che ci siano all'opera altri fattori, tra cui la realtà che molti evangelici hanno difficoltà ad accettare la semplicità dell'evangelicalismo, la sua mancanza di radici storiche, e altro ancora.

Mi trovo sempre un po' impacciato di fronte ad articoli che cercano di estrarre ciò a cui la gente sta davvero pensando quando si converte all'Ortodossia (o a qualsiasi altra cosa, in realtà) piuttosto che ascoltare semplicemente le ragioni fornite dal convertito. Detto questo, il pezzo di Stetzer fornisce un po' di cibo per il pensiero, ma, come vedremo, si arresta più volte prima di dare delle ragioni fattuali per le sue critiche.

Egli offre quattro ragioni, insieme a quattro modi in cui gli evangelici potrebbero rispondere. Diamo uno sguardo a ciascuna di queste ragioni.

Perché la gente si converte all'Ortodossia?

1. L'Ortodossia è per gli intellettuali

In primo luogo, vede alcuni evangelici che guardano all'Ortodossia perché ritengono che l'evangelicalismo sia troppo semplice:

Questi credenti teologicamente interessati spesso si stancano di due cose: una mancanza di una liturgia che ci leghi al nostro passato e, per alcuni (in particolare quelli proni all'ortodossia e al cattolicesimo), la necessità di una fonte di verità autorevole che manca nell'evangelicalismo.

La prima tendenza è quella di riempire le lacune con una liturgia formalizzata come connessione con la chiesa antica. Capisco l'impulso, anche se io non lo sperimento come lo fanno molti altri. Per esempio, la prima domanda nel mio colloquio per la mia cattedra al Wheaton College era: "Le manca mai la liturgia della Chiesa episcopale?" La mia risposta è stata, e ancora è, "Proprio no".

[...]

Tuttavia molti evangelici di inclinazione più intellettuale spesso hanno difficoltà ad accettare la semplicità dell'evangelicalismo. Come missiologo, forse il mio approccio è ancora più semplice: le idee che io (insieme a molti missiologi) sostengo insegnano che il "come" di alcune parti del culto è formato dal chi, dal quando e dal dove della cultura.

Questa idea è quasi offensiva per alcuni, e alcuni che rifiutano queste idee scendono per altri sentieri più stretti e più antichi. In quanto tale, il passaggio a queste tradizioni per una liturgia che è legata alle pratiche e alle espressioni della chiesa antica ha davvero senso. In molti modi, essi trovano esattamente quello che cercano.

Questo a risposta non fa che eludere il problema. È vero che ci sono evangelici intellettuali, quindi uno non deve diventare ortodosso per essere un intellettuale cristiano. Ma Stetzer non discute di cosa ci sia nell'Ortodossia che la rende attraente agli intellettuali. La liturgia non è sufficiente a spiegare l'attrazione, e certamente questa non è solo per gli intellettuali. La maggior parte degli ortodossi non è composta da intellettuali.

Ciò che l'Ortodossia ha, però, è una robusta tradizione intellettuale che non è solo liturgica, ma dogmatica, teologica, pastorale, trans-culturale, filosofica, missiologica, ecc. Esiste davvero una differenza tra una Chiesa che fa queste cose da duemila anni attraverso culture diverse come georgiani, arabi, romeni e greci, e un movimento teologico scarsamente coeso che trova le sue origini nelle conversioni emotive del revivalismo del XIX secolo. Il motivo per cui l'evangelicalismo ha un problema intellettuale è perché il suo DNA fondamentale lascia almeno forti indizi che l'anti-intellettualismo potrebbe essere più spirituale.

2. L'Ortodossia assomiglia alla Chiesa antica

In secondo luogo, Stetzer afferma che l'attrazione è per la Chiesa antica:

La chiesa antica era davvero più focalizzata sull'eucaristia ed era più liturgica in termini di struttura, natura ed espressione. Ci sono cose che possiamo imparare da questo oggi, ma dobbiamo anche riconoscere che gran parte di ciò che vediamo, in realtà, era culturale. Come missiologo, non sono attratto dalle forme culturali cristiane antiche e mi preoccupa che alcuni le vogliano equiparare alla verità eterna.

La domanda a cui voglio rispondere è: Stiamo cercando le cose giuste? Vogliamo modellarci con esattezza alla forma culturale della chiesa antica? È questo il valore ultimo?

Ecco una domanda a cui vorrei che rispondesse lui: se la Chiesa primitiva era eucaristica e liturgica, e se i cristiani hanno continuato a essere così per secoli in numerose culture, lingue ecc., allora perché dovremmo concludere che tale culto è solo una "forma culturale"?

Storicamente, quasi tutti i cristiani sono stati liturgici. Ancora oggi la maggioranza dei cristiani è liturgica. Allora, perché il fenomeno relativamente parrocchiale dei servizi ecclesiastici revivalisti relativizza il culto liturgico per renderlo meramente "culturale"?

E se l'eucaristia è veramente il corpo e il sangue di Cristo, come può mai essere "culturale"? E se non è davvero il suo corpo e sangue, allora parliamo di questioni di eresia, non solo di cultura. Stetzer vuole affermare la liturgia cristiana e al tempo stesso relativizzarla. Ma non si può davvero avere la botte piena e la moglie ubriaca. O il culto che gli apostoli hanno insegnato ai loro discepoli (e che è stato successivamente tramandato quasi universalmente per secoli) è autorevole o è sbagliato. Non è un bene valido solo per un certo tempo e luogo.

Se così fosse, non sarebbe l'unica modalità di culto comune mai menzionata nella Scrittura, sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. E dobbiamo anche immaginare che l'Epistola agli Ebrei sarebbe molto diversa se tal liturgia non fosse stata intesa come norma di culto.

E cosa succede al culto che vediamo nel cielo? È solo una forma culturale?

3. L'Ortodossia ha un'ermeneutica autorevole

Stetzer riconosce il problema dell'ermeneutica scritturale del tipo sola scriptura, ma poi evita il problema:

... l'orientamento evangelico verso l'individualismo occidentale ha aperto la porta a una mentalità del tipo "ogni Bibbia per se stessa", dove, combinati con l'età digitale, dei teologi da poltrona delinquenti possono godere di una grande influenza senza una corretta responsabilità ecclesiologica. È un tipo di "versione egoista" della traduzione della Bibbia. La mancanza di una definizione centrale e della protezione della verità può causare (e ha causato) gran parte dei problemi dell'evangelicalismo.

Nel Cattolicesimo e nell'Ortodossia orientale, non avviene in genere così. In queste strutture ecclesiali ci sono modi più stretti di verificare la verità e di definire le credenze ortodosse. Alcuni vedono la Chiesa organizzata come mezzo per preservare la verità biblica dalle variazioni delle maree delle onde culturali.

Così non risponde affatto al problema della sola scriptura. L'unica cosa che ci offre questo suggerimento è che né i cattolici né gli ortodossi hanno davvero un'ermeneutica autorevole: "vediamo che altri sono saltati in acqua a nuotare e hanno trovato che le acque sono increspate".

Come cristiano ortodosso, riconoscerò certamente che l'interpretazione della Scrittura non è sempre facile o ovvia. Se qualcuno diventa ortodosso pensando che lo sia, ne resterà deluso. Ma ciò che è diverso dall'evangelicalismo è che esistono effettivamente dei confini per gli ortodossi e che c'è una comunità che ha autorità per poter prendere delle decisioni. C'è una tradizione interpretativa a cui dover rispondere.

Per gli evangelici, qualsiasi cosa della loro (o di un'altra) tradizione che potrebbero utilizzare nell'interpretazione è al massimo una risorsa. Non ha in realtà presa su di loro, tranne che nei casi di certe denominazioni, come i luterani confessionali, ecc., anche se questo non fa che sollevare la questione del perché tale tradizione sia più autorevole della tradizione da cui storicamente si sono separati.

E anche se si separano dalla loro denominazione sull'ermeneutica, è improbabile che qualcuno veda tale separazione come qualcosa di veramente critico. Puoi sempre iniziare la tua stessa denominazione. E questo è in linea con il movimento evangelico.

4. L'Ortodossia ha continuità storica

Stetzer cerca di smontare la successione apostolica dicendo sostanzialmente che tutti ci provano:

La gente è attratta da queste tradizioni per buone ragioni. Gli approcci da chiesa bassa hanno problemi che dobbiamo essere disposti ad affrontare. Ma io vedo molte conversioni a tali tradizioni come una sorta di ricerca del Graal denominazionale. La gente cerca di ritrovare le pratiche della chiesa antica e tutti pretendono di avere le indicazioni per arrivarci.

È una cosa comune per le denominazioni risalire ai primi modelli della chiesa. I battisti lo hanno fatto attraverso il sentiero del sangue e le pratiche battesimali. Il movimento della restaurazione (che include le Chiese di Cristo) apprezza l'idea di restaurare la chiesa del Nuovo Testamento. Alcuni anglicani e luterani tentano di trovare le loro radici attraverso la successione apostolica. La Chiesa ortodossa fa risalire il suo patriarca di Costantinopoli all'apostolo Andrea. In realtà, nessuno ha completamente ragione e tutti questi tentativi creano problemi.

Sfortunatamente non menziona il fatto che la successione apostolica era il modo della Chiesa antica per dimostrare che qualcosa proveniva dagli apostoli. Non menziona altresì che la successione apostolica ortodossa non dipende dalle affermazioni costantinopolitane riguardo a sant'Andrea. Queste rivendicazioni potrebbero essere dubbie, ma nessuno mette in dubbio, per esempio, le origini petrine delle Chiese di Antiochia o di Alessandria, né l'origine apostolica della Chiesa di Gerusalemme, ecc.

Paragonare la successione storica di tali chiese al landmarkismo battista, che è essenzialmente un tentativo di ricostruire l'anti-cattolicesimo attraverso una lunga serie di eretici, è veramente un modo di arrampicarsi sugli specchi. E paragonarla al restaurazionismo è quasi un non sequitur. Non è una ricerca di un "Graal denominazionale". La storia registra davvero una successione continua di vescovi e dei loro greggi in diverse antiche sedi apostoliche, la maggior parte delle quali è ancora occupata da vescovi ortodossi.

E concludere che "nessuno ha completamente ragione" significa fondamentalmente che non si può mai sapere se ciò che si insegna e si pratica è in linea con quello che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli oppure no. L'agnosticismo sull'autorità ecclesiale significa che non devi veramente rendere conto a nessuno, perché, ehi, nessuno ha completamente ragione.

Risposte evangeliche

1. Riconosciamo che vediamo attraverso un vetro scuro.

Sarò certamente d'accordo con Stetzer che "non vediamo tutto ciò che Dio sta facendo nel mondo e certamente non determiniamo chi è o chi non è un seguace di Gesù". Ma possiamo comunque dire alcune cose su ciò che significa essere un seguace di Gesù basandoci su quello che Gesù ha insegnato e su come lo ha capito chi ha seguito lui e i suoi discepoli.

Sono anche lieto che egli possa "ancora riconoscere che la [sua] stessa tradizione deve essere rivalutata alla luce della scrittura e, sì, delle pratiche della chiesa antica". Ma ecco in problema: l'interpretazione della Scrittura fatta da chi? Ed esattamente, che cosa della Chiesa antica sarà autorevole per lui?

Io stesso lascio che la mia opinione sul cristianesimo sia valutata in questa luce, e la conclusione a cui sono giunto è che ho dovuto cambiare perché non ero in linea con la Chiesa antica. Stetzer non è d'accordo perché le forme della Chiesa antica sono semplicemente culturali, quindi come riesce a non fare di se stesso colui che valuta, piuttosto che essere colui che è valutato?

2. Non normalizzare le forme culturali ecclesiali.

Ne abbiamo già parlato sopra per un po', ma Stetzer ripete i suoi punti qui:

Io non mi sto muovendo verso l'Ortodossia, perciò lasciatemi spiegare il perché. Per prima cosa, credo che la tendenza verso l'Ortodossia (con la O maiuscola) e la sua liturgia sia missiologicamente malsana, non solo teologicamente problematica. Molti segmenti dell'Ortodossia assumono forme culturali elleniste (o altre), le considerano normative rispetto al contesto odierno e le applicano come la "vera" o "autentica" via.

Non menziona ciò che ha esattamente in mente, ma non risponde neanche sul perché quelle "forme culturali" si siano dimostrate così universali e trans-culturali lungo tutta la storia cristiana. Quindi gli toccherebbe l'onere di dimostrare perché qualcosa di così universale sia davvero solo "culturale".

Se la liturgia è ciò che ha in mente, naturalmente la cultura ha influito sulla liturgia nel tempo. Nessuno che abbia studiato storia liturgica lo nega. Ma in generale, il tema è la continuità piuttosto che l'innovazione. E la forma è comunque liturgica. Fino agli ultimi due secoli, non c'era una cultura che il cristianesimo avesse incontrato per concludere che era la liturgia stessa a doversene andare. E anche adesso, tale conclusione è raggiunta solo da una minoranza di cristiani in certi luoghi.

Detto questo, se il culto non è solo condizionato culturalmente, ma in realtà è un prodotto culturale (e quindi relativo), allora che cos'altro di normativo nella Chiesa antica potrebbe essere relativizzato nello stesso modo? Il canone delle Scritture? I dogmi della Trinità e dell'Incarnazione?

Non stiamo parlando di questioni di correttezza e di disciplina come i tipi di copricapo o se chiamare il nostro leader locale vescovo o presbitero, né di questioni sempre difficili come cosa significhi battesimo in 1 Cor 15:29. Stiamo parlando del cuore stesso della vita cristiana: il culto.

E stiamo parlando di un impegno storico a lungo termine nella liturgia e dicendo che in realtà non ha più alcun valore.

Aggiunge:

Questo non è utile e in realtà ostacola l'avanzamento del vangelo, il che spiega in parte perché l'Ortodossia americana ha molti più convertiti dall'evangelicalismo che non dal secolarismo.

In realtà, non credo che sia così. In primo luogo, dovrebbe probabilmente menzionare che quasi nessun gruppo cristiano in America ha più convertiti dal secolarismo che da altri gruppi cristiani. La fede religiosa è rimasta sostanzialmente stabile per decenni negli Stati Uniti. Quasi tutta la crescita delle conversioni è in ultima analisi una crescita per trasferimento.

Ora, ci si può chiedere perché ci siano più convertiti evangelici che altri tipi di convertiti nell'Ortodossia americana (cosa di cui non sono certo in realtà e di cui non ho mai visto statistiche) e suggerirei che ciò è dovuto semplicemente al tipo di persone che hanno fatto una loro missione di diffondere il Vangelo così come l'Ortodossia lo vede. Non è che gli evangelici abbiano maggiori probabilità di convincersi che le "forme culturali" debbano essere rese assolute e quindi convertirsi all'Ortodossia.

Nel complesso, non credo che la maggior parte dei gruppi cristiani di qualsiasi tipo sappia veramente come convertire la gente dal secolarismo. La maggior parte di quelli che diventano evangelici, per esempio, di solito stanno solo abbandonando vecchie affiliazioni denominazionali per qualcosa di più "contemporaneo" o necessario.

3. Non importare, esportare.

Spiega:

Un approccio migliore rispetto all'importazione e alla normalizzazione di forme culturali ecclesiali è quello costruito sulla sola scriptura. Seguendo Gesù e camminando nello Spirito, credo che dobbiamo tornare alla Scrittura per qualsiasi generazione di cristiani e chiedere: "Che cosa significherebbe vivere questa fede biblica senza tempo in questo periodo e in questo luogo?"

Questo, quindi, esporta la verità della Scrittura nel nostro contesto moderno.

Ma non fa altro che eludere del tutto i problemi della sola scriptura. Okay, "esportare". Ma quale "esportatore" userai? Perché l'ermeneutica di Rob Bell dovrebbe meno autorevole di quella di John MacArthur? Entrambi affermano certamente di applicare la Scrittura alla generazione attuale.

In ogni caso, non è questa la sola scriptura. Questo non è altro che ciò che i cristiani hanno sempre fatto: leggere la Bibbia e applicarla. Il problema è di chi si intende utilizzare la lettura.

Continua:

 

This is hard to read as meaning much more than “So remember to be Protestant.” It’s also not going “deeper than tradition.” Those five Solas are a tradition.

 

Forse il 500° anniversario della Riforma è un buon momento per ricordare il valore di Sola Fide, Sola Gratia, Solo Christo e Sola Deo Gloria come segnali indicatori per la nostra unica espressione del Vangelo che va più in profondità della tradizione. Infatti, ci porta a principi espressi in diversi linguaggi culturali usando metodi culturali diversi.

Questo è difficile da leggere come un significato molto più profondo di "ricordatevi dunque di essere protestanti". Inoltre non va "più in profondità della tradizione". Quei cinque sola sono una tradizione.

(E vale la pena ricordare che i sola sono verità bibliche ripetute, non verità culturali scoperte 500 anni fa).

Non sono neppure questo. Sono una specifica ermeneutica sviluppata all'interno della riforma. La questione è se accettate la tradizione ermeneutica della riforma e perché credete che questa sia più autorevole di quella che è venuta prima.

4. State con il messaggio.

Spiega:

Vogliamo con amore e con grazia riconoscere che altri seguiranno Hanegraaff e passeranno dall'altra parte del Tevere o del Bosforo, ma alla fine ricordiamoci che l'evangelicalismo è un movimento fondato sulla scrittura che si cerca di vivere in un contesto.

E questo è il suo problema fondamentale. Non è la Chiesa. Non è nemmeno una chiesa. È un movimento. E non riesce a riconoscere neppure da dove provenga la stessa Scrittura. I seguaci di Gesù non erano "un movimento fondato sulla scrittura che cercava di essere vissuto in un contesto". Erano la Chiesa.

E infine:

Direi le parole semplici che sottolineano l'evangelicalismo: seguiamo Gesù, continuiamo a condividere il semplice vangelo, concentriamoci sulla Bibbia e pensiamo da missionari per tradurre quella verità nel nostro contesto moderno.

Questo è ortodosso.

Ma anche se definiamo "ortodosso" per mezzo della classica definizione dell'Ortodossia, cioè il Credo niceno, non è proprio tutto ciò che è il Vangelo. Il Vangelo è seguire Gesù, concentrarsi sulla Bibbia e pensare da missionari, ma è anche battezzare e fare discepoli di tutte le nazioni, insegnando loro a osservare tutto ciò che Gesù ha comandato. Si tratta di portare il mondo nella Chiesa.

E questo è qualcosa che l'evangelicalismo non sta nemmeno cercando di essere. Finché sarà un movimento, non può essere la Chiesa o addirittura una chiesa.

Conclusioni ortodosse

Il mio punto qui non è quello di fare strame dell'articolo di Stetzer. Capisco cosa lui voglia fare qui, cioè ristabilire l'identità evangelica di fronte alle conversioni che portano lontano dall'evangelicalismo. Ha ragione a dire che non sono molte, e gli ortodossi che fanno i trionfalisti sulle conversioni non conoscono davvero bene le cifre e sono probabilmente stupidi.

Detto questo, se intende ristabilire l'identità evangelica come qualcosa di più desiderabile dell'Ortodossia, dovrà affrontare le vere domande che tendono a guidare le conversioni di coscienza dall'evangelicalismo all'Ortodossia. Ecco alcune di queste domande:

Perché la mia interpretazione della Bibbia è corretta?

Quale diritto ho di avere una dottrina e un culto così diversi da quelli dei discepoli degli apostoli?

Perché prima della Riforma quasi nessuno ha interpretato la Bibbia come hanno fatto i riformatori?

Cosa hanno detto i discepoli degli apostoli sulla loro fede e sul loro culto?

Come abbiamo avuto la Bibbia che abbiamo oggi? Perché la mia Bibbia ha meno libri rispetto alla Bibbia ortodossa?

Perché la visione elevata della Scrittura che ho come evangelico si riflette a malapena nel mio culto? C'è una chiesa che veramente satura il credente di Scrittura durante il culto?

Perché il culto liturgico e il governo episcopale sono stati la norma per quasi tutti i cristiani per 2.000 anni?

Che cos'è la Chiesa? Ha un'autorità vincolante? Può essere localizzata?

Queste domande sono solo un inizio, ma rispondere a loro potrebbe far capire molto di più perché alcuni evangelici diventano ortodossi e perché le risposte di Stetzer probabilmente non faranno cambiar loro idea.

 
Il primate spiega quando la comunione tra il Fanar e la Chiesa ortodossa russa potrà essere ripristinata

sua Beatitudine il metropolita Onufrij, primate della Chiesa ortodossa ucraina. Foto: news.church.ua

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha risposto alla domanda se sia possibile ripristinare la precedente unità tra gli ortodossi.

Sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina ha parlato delle condizioni per il ripristino della comunione eucaristica tra la Chiesa ortodossa russa e il Patriarcato di Costantinopoli in un'intervista alla rivista Pastore e gregge.

"Teoricamente, la rottura della comunione eucaristica avvenuta nel 2019 può essere sanata", ha detto il primate, "ma affinché ciò avvenga, lo stimato patriarca di Costantinopoli deve trattare tutti come primo in onore e uguale in autorità".

Sua Beatitudine il metropolita ha espresso rammarico per il fatto che il capo del Fanar "agisca come il primo sia in onore che in potere, un aspetto estraneo allo spirito conciliare ortodosso, nel quale la Chiesa ortodossa ha vissuto e vive".

"E, cosa ancora più deludente, non ci sono prerequisiti per un cambiamento ortodosso in questa viziosa tendenza a stabilire un 'papismo ortodosso'," ha concluso il primate.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol' ha parlato di 4 segni di papismo nel testo del Tomos.

 
Chierici dell'Esarcato dell'Africa celebrano la Liturgia in Tanzania

l'arciprete Andrej Novikov ha concelebrato con sei sacerdoti tanzaniani. Foto: canale Telegram del metropolita Leonid

Ai sacerdoti della Tanzania sono state presentate croci sacerdotali, antimensi e un corredo eucaristico.

Il 13 febbraio 2022, nella parrocchia del villaggio di Kimamba (Tanzania), l'arciprete Andrej Novikov, ha concelebrato la Divina Liturgia con sei chierici tanzaniani della Chiesa ortodossa russa. Lo ha riferito l'esarca della Chiesa ortodossa russa in Africa, il metropolita Leonid di Klin, sul suo canale Telegram.

Le funzioni a Kimamba si svolgono temporaneamente in un edificio in affitto, poiché la comunità è stata espulsa dalla propria chiesa.

"Prima dell'inizio della funzione ai sacerdoti sono state presentate croci presbiterali e alla fine della funzione cinque di loro hanno ricevuto antimensi dell'Esarcato patriarcale d'Africa della Chiesa ortodossa russa. Sono stati donati un corredo eucaristico e altri oggetti per la celebrazione delle funzioni", ha affermato il metropolita Leonid.

Alla funzione hanno partecipato circa 80 persone. Il sermone è stato pronunciato dai sacerdoti in inglese con traduzione in swahili.

Al termine della funzione, su richiesta dei parrocchiani della chiesa, l'arciprete Andrej Novikov ha celebrato un battesimo.

Si è svolto anche un incontro pastorale del clero della Tanzania.

Dopo la preghiera, i sacerdoti e gli altri chierici si sono riuniti per un pranzo festivo, al termine del quale l'arciprete Andrej ha condiviso i progetti per le attività dell'Esarcato in Tanzania. In risposta, uno dei parrocchiani più anziani ha espresso gratitudine al patriarca russo e ha espresso il desiderio generale che la Chiesa ortodossa russa aiuti i fedeli della Tanzania a superare le difficoltà nella vita ecclesiastica e a riavere il proprio luogo di culto.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che il clero dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa ha servito la prima liturgia in Uganda.

 
Perché non dovreste MAI guardare Russia Today

Con il lancio del canale Russia Today nel Regno Unito, gli attacchi contro il canale nei media britannici si sono intensificati...

Questo è un brano di Mr. Cyril Waugh-Monger, un importante cronista del NeoCon Daily, mecenate della Società per la rivalutazione del senatore Joe McCarthy e autore di 'Perché la guerra in Iraq è stata una brillante idea' e 'Le ragioni umanitarie per bombardare la Siria'.

Cara persona socialmente inferiore che leggi questo articolo,

il mio nome è Cyril Waugh-Monger (i miei amici mi chiamano 'il signor NeoCon terribilmente pomposo') e sono qui per dirti il motivo per cui in nessun caso devi guardare Russia Today e il motivo per cui dovresti denunciare questo terribile canale a Ofcom [l'autorità inglese per le comunicazioni, ndt], in modo che possiamo farlo bandire nell'interesse della 'libertà di parola' e della 'democrazia'.

1. Russia Today non spaccia russofobia

Scandalosamente, Russia Today non confronta Vladimir Putin con Adolf Hitler. E non si unisce alla demonizzazione della Russia e del suo leader. Come possiamo avere un canale simile, che viene guardato dalla gente in Gran Bretagna? Noi neocon diciamo che la demonizzazione della Russia e del suo leader è obbligatoria. Come osa Russia Today non fare quel che diciamo noi!

Russia Today è più apertamente a sostegno della Russia rispetto ai media occidentali

2. Russia Today è talvolta maleducata verso i banchieri

C'è un uomo su Russia Today chiamato Max Keiser, ed è spesso molto scortese nei confronti dei banchieri. È arrivato a dire che i loro crimini dovrebbero essere puniti con la pena di morte. Tale mancanza di rispetto per le nostre élite finanziarie è scioccante e non dovrebbe essere consentita in una società libera.

Max Keiser, l'ex CEO della HSX Holdings (Hollywood Stock Exchange), che gestisce il 'Keiser Report' di Russia Today

3. La sua copertura della caduta dell'MH17

Incredibilmente, i commentatori di Russia Today non si sono affrettati a incolpare Vladimir Putin per il disastro aereo pochi secondi dopo la notizia. Alcuni hanno perfino detto che dovremmo aspettare la perizia legale prima di fare dichiarazioni che attribuiscono una colpa. Altri hanno detto che non potevamo escludere che l'aereo è stato abbattuto da un altro aereo. Questa incapacità di uscire a dire forte e chiaro "Putin ha abbattuto personalmente l'aereo con un missile che ha costruito e ha sparato con le proprie mani" entro pochi minuti dal disastro è la prova evidente della parzialità del canale Russia Today e del perché deve essere bandito.

Segmento dell'aereo abbattuto

4. Gli 'esperti' di Russia Today comprendono persone che non sono neocon né 'interventisti liberali'

Questo è veramente scandaloso: Russia Today offre tempo di trasmissione a persone che non supportano la politica di guerra senza fine dell'Occidente, e che lo scorso anno sono stati contrari agli attacchi aerei contro la Siria. Pensa, ha perfino mandato in onda interviste con il promotore della coalizione Stop the War – e offre uno show settimanale regolare gestito da George Galloway! Questo è inconcepibile. Solo alle persone che sostengono la politica estera occidentale dovrebbe essere consentito di esprimere le loro opinioni sulle questioni internazionali in televisione, non a "eccentrici" e "fanatici" che si oppongono ad attaccare uno stato sovrano in Medio Oriente per motivi ingannevoli una volta ogni due anni. Se ci fosse stata Russia Today nel 2003, avrebbe senza dubbio dato tempo in onda a 'teorici della cospirazione' contrari alla guerra, che avrebbero detto agli spettatori che l'Iraq non aveva armi di distruzione di massa e avrebbero sostenuto – fantasiosmente – che Bush e Blair si stavano inventando tutto.

Il politico, pubblicista e scrittore britannico George Galloway spesso parla contro la politica estera occidentale

5. Russia Today fornisce tempo di trasmissione ad autentici  socialisti e ad autentici conservatori

Questo è veramente terribile: Russia Today intervista persone che si oppongono al neo-liberismo e alla globalizzazione, sia da sinistra sia da destra. Ha dato il microfono a socialisti, comunisti, verdi ed "estremisti" di destra, come Ron Paul. A questa gente non dovrebbe essere permesso di esprimere le proprie opinioni in televisione; sono persone "eccentriche" che dovrebbero essere totalmente emarginate. Solo a coloro che sostengono il consenso egemone dovrebbe essere consentito l'accesso alla TV. È molto importante, al fine di proteggere la libertà di parola e la democrazia, che non si ascoltino pareri alternativi.

L'ex candidato presidenziale repubblicano, il deputato Ron Paul

6. Gli esperti di Russia Today hanno legami "estremisti"

Ho monitorato le persone che appaiono su Russia Today molto, molto da vicino e ti posso dire che una volta c'è stato un caso di un intervistato da Russia Today che sul suo sito web aveva un link a un altro sito web che parlava di un altro sito web che aveva un collegamento a un altro sito web – che nega l'Olocausto e dice che omini verdi da Marte governano gli Stati Uniti.

Dopo molte ricerche ho anche scoperto che un altro esperto di Russia Today una volta ha partecipato a una conferenza a cui era stato invitato un tizio che si era seduto allo stesso tavolo di ristorante, in cui pochi giorni prima era seduta un'altra persona che aveva davvero elogiato Adolf Hitler, il presidente Mao e Iosef Stalin in un articolo di giornale pubblicato in Corea del Nord nel 1962.

7. Russia Today è anti-semita

Ok, di questo non ho alcuna prova, ma te lo metto lo stesso perché suona bene.

8. Russia Today ha trasmesso documentari sulle guerre in Jugoslavia, che non incolpano i serbi di tutto

Questo è del tutto inaccettabile.

Una donna anziana porta i suoi averi presso l'aeroporto di Sarajevo devastato dalla guerra (Reuters)

9. Russia Today nei suoi programmi ha dato la parola a "esperti" che hanno fatto critiche molto serie a Israele

Anche questo è del tutto inaccettabile, chiunque abbia una teoria o definizione che differisce dalla mentalità dei politici occidentali va demonizzato per aver espresso il proprio parere.

Le alture del Golan annesse da Israele ospitano ospedali da campo improvvisati per i combattenti dell'ISIS

10. Gli esperti di Russia Today hanno spesso ridicolizzato i principali leader politici americani

Per esempio, quando il Segretario di Stato americano John Kerry ha detto che "nel XXI secolo semplicemente non si invade un altro paese con pretesti completamente inventati," alcune persone su Russia Today hanno avuto l'audacia di dire: "...e allora, l'Iraq?" Questa mancanza di rispetto nei confronti di un leader politico americano è spaventosa, e in una società libera non dovrebbe essere consentito. La procedura corretta ogni volta che parla un leader politico degli Stati Uniti è quello di offrirgli un ossequioso rispetto.

11. Russia Today ha fatto una copertura del conflitto in Siria

Dal 2011 al 2013, abbiamo avuto alcuni cosiddetti "esperti" sulla Siria che ci hanno detto su Russia Today che alcuni dei ribelli pro-democrazia combattenti per la libertà erano in realtà terroristi fanatici, colpevoli di atrocità. Questo era ovviamente una chiara menzogna. Terroristi islamici come l'ISIS sono stati attivi in Siria solo dal 2014 e, naturalmente, è tutta colpa del presidente Assad e della Russia.

Un intenso bombardamento ha distrutto edifici nel sobborgo di Jobar a Damasco il 28 ottobre 2013

12. Russia Today intervista un sacco di persone di cui io non condivido le opinioni

Questo non dovrebbe essere permesso! Non dovremmo vivere in una democrazia?

13. La ragione più importante: Russia Today è una minaccia

Sempre più persone stanno guardando questo canale – il che è il motivo per cui io e il mio piccolo gruppo di neoconservatori e 'interventisti liberali' siamo così preoccupati e stiamo intensificando i nostri attacchi contro il canale, denigrando coloro che vi compaiono.

Sarà molto più difficile per noi 'vendere' la prossima grande guerra alla plebe, perché non abbiamo più il controllo della narrazione come lo avevamo nel 2003, prima della guerra in Iraq. Oh, che giorni felici che erano quelli!

Non guardare Russia Today perché per la verità noi non vogliamo che tu 'faccia più domande'. Vogliamo che tu ne faccia di meno. Così è molto più facile per noi.

Neil Clark è un giornalista, scrittore, pubblicista e blogger. Ha scritto per molti giornali e riviste nel Regno Unito e in altri paesi, tra cui The Guardian, Morning Star, Daily Express, Sunday Express, Mail on Sunday, Daily Mail, Daily Telegraph, New Statesman, The Spectator, The Week e The American Conservative. È un esperto regolare su Russia Today ed è apparso anche su BBC TV e radio, Sky News, Press TV e sulla Voce della Russia. È il co-fondatore della Campagna per la proprietà pubblica @PublicOwnership. Il suo blog è all'indirizzo www.neilclark66.blogspot.com , e su Twitter su politica e affari del mondo @NeilClark66

 
“Imparare a vedersi l'un l'altro”

L'arcivescovo di Berlino, Germania e Gran Bretagna Mark (Arndt) sull'unità spirituale con i santi Padri e i santi contemporanei, su come diventare preti nel nostro tempo, sui monaci moderni che superano i Padri del deserto, sulla vocazione delle donne, sulla bellezza del non avere modelli obbligatori e sulla vera libertà dell'Ortodossia.

Vladyka Mark, i cristiani di oggi sono preparati ad assumere le tradizioni degli antichi santi padri al grado massimo, manifestando la parola del Vangelo nella propria vita?

Tutto è accessibile. La cosa principale è desiderarlo. Se il cuore lo desidera, il corpo sarà preparato per l'ascetismo. Leggere la Sacra Scrittura oggi è più importante che respirare. Dobbiamo sfruttare ciò che il Signore ha rivelato attraverso i santi Padri. Tutto il necessario è già stato detto. Oggi posso volare fino a Mosca senza cavalcare su un asino, ma questo non significa che devo essere diverso nello spirito da chi ai suoi tempi viaggiava di fatto su un asino.

Le tentazioni sono oggi le stesse che ci sono state per migliaia di anni. Quando la radio è stata inventata, tutti pensavano: il gioco è fatto, la fine è arrivata. E ora abbiamo internet, nuove forme di comunicazione. Essi possono essere sfruttate per servire il prossimo per amore di Cristo, ma possono anche essere utilizzate per soddisfare le nostre passioni. Proprio come un interruttore della luce: può essere utilizzato per illuminare una stanza, ma anche per farla cadere nell'oscurità. Dobbiamo sforzarci di prendere sul serio tutto ciò che si legge nei libri dei santi Padri e che si sente durante i servizi divini, e soprattutto ciò che ci è rivelato. Oggi molti sembrano andare in giro con gli occhi chiusi. Non vedono nulla. Questo è probabilmente un residuo del regime sovietico.

Gli esseri umani hanno cessato di vedersi l'un l'altro? Questa è l'immagine dell'inferno: "Quando pregate per noi, siamo consolati, perché allora possiamo vederci l'un l'altro", ha detto il cranio di uno stregone morto ad Abba Macario, illuminando il tormento principale dell'inferno – non vedersi l'un l'altro.

Questo è un grande pericolo, quando la gente si abitua a vivere in questo modo. Vent'anni fa non lo vedevamo. Questo auto-isolamento è particolarmente visibile nelle parrocchie di oggi. Il nuovo umore della generazione dei cristiani di oggi, che coltivano se stessi, è il proprio egocentrismo ed egoismo. Questo ostacola la reale unità. È per questo che dobbiamo fare tutto il possibile per sanare questa frattura.

Così come è stata guarita la frattura tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia?

C'è sempre stata una sola Chiesa. Eravamo separati amministrativamente, ma non spiritualmente. Abbiamo superato questa divisione amministrativa, grazie a Dio. Ma è importante notare che siamo stati sempre uniti in Cristo. Non si può parlare di divisione all'interno della Chiesa. L'unità della Chiesa non può essere violata da nulla, se non dallo scisma o dall'eresia. Tra noi non c'era tale divisione, altrimenti non avremmo potuto riconciliarci.

Come si coltiva l'unità a livello parrocchiale?

Dobbiamo passare più tempo in comunione gli uni con gli altri. Per esempio, nella mia cattedrale [dei santi nuovi martiri e confessori della Russia e di san Nicola a Monaco di Baviera, ndc] ogni domenica dopo la Liturgia abbiamo un pranzo in comune. A volte parla un vescovo, a volte un prete. I parrocchiani fanno domande, si discute di attualità. Questo è molto importante, una comunità viva, in modo che tutti imparino a vedersi e sentirsi l'un l'altro, formando una comunità, disperdendo i conflitti.

L'unità nasce come risultato di sforzi interni oltre il proprio sé tra tutti i parrocchiani. Le persone sviluppano gradualmente il desiderio di comunicare con gli altri, se si cerca di realizzare il comandamento del Vangelo: rinnegare se stesso (Matteo 16:24). Questo non è facile. Ci vuole un grande sforzo concertato. L'unità non può essere imposta dall'esterno, nasce all'interno. Non da sé, ma dall'esperienza della preghiera e della partecipazione ai santi misteri. Noi siamo tutti membra di un unico corpo. Quando ci comunichiamo all'unico calice, ci uniamo. Questa unità in Cristo ci è accordata e deve essere manifestata nella vita, per questo ogni persona deve applicare il proprio sforzo. Questo è un compito comune quotidiano, ma la varietà dei suoi frutti e forme nasce dai santi misteri.

Il "lievito" dell'unità raggiunta all'interno della Chiesa può diffondersi nella società in generale?

Oggi accade spesso che i bambini frequentino la scuola domenicale, ma qualunque cosa imparano e portano a casa, se non incontra ostilità, non trova nemmeno sostegno da parte dei genitori. Ma in quei luoghi dove i sacerdoti tengono discussioni sulla fede con gli adulti, tutta la parrocchia si rafforza, le famiglie diventano più forti.

C'è stato un caso particolare che ricordo: un padre portava le sue due figlie alla scuola domenicale, le "consegnava" davanti alla porta senza nemmeno mettere piede dentro, e trascorreva le successive due ore vagando fuori dalla chiesa. Alla fine, il prete si è rivolto a lui e gli ha chiesto "lei è stato battezzato?" "Sì." "Allora perché non entra nella chiesa?" "Io sono un professore, ma non so nulla della Chiesa. E ho paura". Così è stata organizzata una prima discussione a casa del professore, con un paio di altri adulti, poi queste riunioni si sono svolte presso le abitazioni di altri genitori... Ora questo professore è un prete nella nostra diocesi! Insegna ancora all'università, ma è stato ordinato e ora serve in un modo nuovo.

Come si fa a trovare la via della salvezza?

Pregate. Quando pregate, tutto diventa chiaro. Inoltre, ricevete i santi misteri. Allora ciò di cui avete bisogno vi sarà rivelato; il Signore stesso vi indirizzerà sulla strada giusta. È anche importante la cura pastorale. A volte è sufficiente prendere qualcuno per mano e portarlo in chiesa. Molte persone simpatizzano con i credenti, credono in Dio a modo loro e non rifiutano la Chiesa. Alcuni iscrivono addirittura i propri figli alla scuola domenicale, ma hanno paura di fare il primo passo verso la comunità parrocchiale. Il regime sovietico durante i decenni di propaganda atea è stato in grado di realizzare qualcosa. Noi, pastori e fedeli, dobbiamo avere un punto di vista flessibile, al fine di risolvere questi problemi in modo corretto.

Non sono sicura di quanto questo sia un problema nella Chiesa russa all'estero, ma in Russia, il lavoro missionario e sociale di oggi è criticato per molte cose: per fondere la Chiesa e lo stato in una cosa sola, e per volgersi verso il cattolicesimo. I monasteri sono particolarmente criticati, perché dovrebbero essere le immagini del regno dei cieli sulla terra.

Non ho idea del perché siamo accusati di tendere verso il cattolicesimo. Se facessimo solo lavoro sociale, forse ci allontaneremo dal cristianesimo ortodosso. È importante l'approccio, l'intenzione con cui ogni persona serve il suo vicino di casa. A mio parere, questo lavoro è ancora più importante delle fatiche esterne che gli asceti santi i permettevano di eseguire, quando, per esempio, tessevano cestini e li vendevano. Tessevano cestini per nutrire se stessi, mentre oggi, i monaci guadagnano soldi per sfamare gli altri.

Per esempio, il monastero Sretenskij a Mosca ha un ostello che ospita circa 100 bambini. Vicino alla città di Rjazan', hanno anche uno stabilimento agricolo. Tutto intorno a loro c'è abbandono, ubriachezza. Ma alla fattoria del monastero, le mogli di questi ubriachi hanno trovato lavoro, la vita sta tornando alla normalità. Il monastero è servito a risollevare questa comunità dalla disperazione, dall'estinzione. Questo è di grande utilità sociale. Alcuni dei redditi che il monastero produce per se stesso, per esempio, con le pubblicazioni, è diretto a sostenere gli orfani.

Si deve trovare un equilibrio tra la vita liturgica e di preghiera cristiana, soprattutto per i monaci, e l'attività esterna. Ognuno ha la propria misura. La si può sviluppare continuando a rivedere, a valutare le vostre posizioni, a pensare ogni sera a ciò che si è fatto di sbagliato, e a pentirsi e correggere se stessi.

La bellezza del cristianesimo ortodosso è che i nostri modi di vita monastici e parrocchiali non seguono uno schema. Non abbiamo un Papa di Roma che emette decreti. Il Signore stesso ci ispira. E mentre prestiamo tutti insieme attenzione all'ispirazione divina, ognuno di noi trasforma la propria vita a modo suo, in vista delle proprie circostanze e opportunità.

Qual è la missione della donna nel servizio alla Chiesa?

Una donna deve sempre emulare la Madre di Dio. Stare in pace e in silenzio davanti al Signore, lavorare con calma. La Chiesa ortodossa russa è stata difesa durante gli anni della persecuzione da donne anziane. E negli ultimi anni, sono state le donne che hanno introdotto un particolare vigore e un sostegno per la rinascita della Chiesa in Russia. Nel tentativo di pareggiare i sessi sono stati piantati i semi di una grande quantità di malvagità.

È stata una donna a essere elevata nella società prima del 1917. Il 2 marzo, onoriamo l'icona della Madre di Dio "Derzhavnaja" (sovrana), rivelata nel 1917, quando la nazione russa è stata privata di un regno terreno. Come persone che condividono il corpo di Cristo, abbiamo responsabilità non solo per i peccati storici, ma anche per i peccati mistici di coloro che hanno consegnato lo tsar e la sua famiglia all'esecuzione, e la Russia alla devastazione. Alla fine, è stata l'apostasia che ha portato a questo male.

Ogni peccato influisce su tutti i membri della Chiesa. Naturalmente, noi abbiamo ereditato la responsabilità di questo tradimento e malvagità, e solo attraverso il pentimento possiamo essere purificati. In che modo la Chiesa Russa all'Estero vede questa tragedia? Il gregge sente di condividere con il popolo russo una parte di responsabilità per questo peccato?

Sì, senza dubbio.

L'apparizione dell'icona "sovrana" ​​è stato visto come se la stessa regina del cielo avesse assunto l'immagine del potere regale e l'avesse elevato al di sopra della terra, indicando il percorso della restaurazione di un regno, come un desiderio prima di tutto per il regno dei cieli. Di qui le molte tribolazioni (Atti 14:22) che seguirono al 1917-1918, alcune delle quali continuano finora.

Noi portiamo la responsabilità per questi peccati e dobbiamo purificare i nostri cuori attraverso il pentimento. Ma il fatto che la Russia, una volta condannata, sia sopravvissuta al giogo sovietico, e che la Chiesa ortodossa russa esista ancora, è un miracolo. Krusciov giurò di esporre l'ultimo prete in televisione. Gli atei hanno fatto del loro meglio per distruggere la Chiesa. È triste che tali persone siano ancora oggi tra di voi. Non si sono pentite, e non hanno alcuna intenzione di farlo. Se solo il Signore le portasse a modo suo verso il pentimento.

 
Il decalogo di padre Savatie Baştovoi

Lo ieromonaco Savatie (Baştovoi) del monastero di Noul Neamţ, che abbiamo già presentato in un’intervista sul sito, ha preparato un “decalogo postmoderno” per chi è interessato a vivere una vita interiore senza sentirsi ancora pronto a identificarsi nei modelli dei comandamenti cristiani. La sfida è curiosa, e richiama molti a saper parlare anche con chi rifiuta un “linguaggio di Chiesa”. Presentiamo il testo del decalogo di padre Savatie in romeno e in traduzione italiana, assieme a un video (in romeno) di una sua intervista a Naşul.Tv sulla crisi del mondo moderno, nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Il settimo Concilio ecumenico, il Concilio di Francoforte e la pratica della pittura

Prefazione della redazione:

Questo articolo è stato scritto dal dottor Peter Brooke, pittore e scrittore cristiano ortodosso che vive a Brecon, in Galles. È l’autore di “Albert Gleizes: For and Against the Twentieth Century”, una biografia di uno dei più importanti pionieri del cubismo. Il dottor Brooke ha studiato pittura in Francia con la famoso vasaia Geneviève Dalban, una dei successori di A. Gleizes. Così i suoi pensieri sulla “pratica della pittura” nel seguente articolo riflettono il suo impegno con i principi pittorici esposti da A. Gleizes.

Dirò tra parentesi solo poche parole su Gleizes. Innanzitutto, come padre del cubismo, non può essere facilmente classificato e scartato come un altro “modernista”. Sì, è inestricabilmente parte della storia dell’arte moderna, ma ho trovato che l’ethos generale della sua vita e del suo pensiero lo colloca in una categoria a sé. Potreste non essere d’accordo con tutte le sue idee, o addirittura non apprezzare i suoi dipinti, ma è un uomo la cui integrità comanda rispetto e uno studio attento. Da una parte, ha perseguito principi pittorici oggettivi che vedeva correlati alla natura dell’uomo, piuttosto che i semplici capricci arbitrari del soggettivismo. La sua comprensione della natura tripartita dell’uomo è piuttosto ortodossa. Tra i teorici dell’arte moderna, è l’unico che io abbia incontrato e che sostenga il primato della “facoltà noetica”, chiamandola “intelligenza”. Fu presto disilluso dal culto della macchina, dagli eccessi di produzione di massa e da tutti i diversi abusi dell’industrializzazione che sono stati acclamati come “progresso”. Non era nichilista, né ateo, ma piuttosto credeva in Dio e orientò il suo lavoro di conseguenza. Deplorava lo scolasticismo, il nominalismo, l’umanesimo e la sensualità statica della pittura rinascimentale. Il suo cuore traeva invece diletto dal ritmo spirituale delle opere del Medioevo prima del XII secolo. Sosteneva una filosofia dell’artigianalità basata sul modello medioevale del laboratorio, in cui il maestro insegnava lentamente all’apprendista e lo iniziava. Ha incoraggiato i suoi colleghi artisti e colleghi intellettuali a tornare alla terra, a impegnarsi nel lavoro manuale e nell’agricoltura, a vivere in comunità e a contribuire all’arricchimento culturale della vita del villaggio nella loro pratica di un mestiere tradizionale. Inoltre, acutamente consapevole della carenza spirituale del suo tempo, ha voluto fare del suo lavoro una specie di arte sacra basata sullo “stato mentale” cristiano da cui sorgevano i capolavori “ritmici” del romanico. Quindi, paradossalmente, anche se era molto moderno nel suo impegno per il cubismo, anche lui, nonostante i suoi difetti e le limitazioni della sua situazione, ha seriamente ricercato i principi della tradizione.

Quindi, in altre parole, è un chiaro esempio di artista “di frontiera” in cui si possono trovare preoccupazioni parallele a quelle che abbiamo noi come artisti liturgici. Infine, in A. Gleizes incontriamo un altro modo in cui inaspettatamente troviamo, come abbiamo già esplorato, alcuni aspetti dell’icona e dell’arte moderna in convergenza.

Ma con tutto il suo desiderio di uno “stato mentale” tradizionale cristiano prima del XII secolo, c’è un altro lato di Gleizes che è inaccettabile e difficile da comprendere da una prospettiva ortodossa: la sua visione positiva del Concilio di Francoforte. Come pittore non rappresentativo, aveva un po’ di vena “iconoclasta”.

In questo articolo, il dottor Brooke, che trova questo aspetto di Gleizes problematico, approfondisce le implicazioni culturali che sorgono dietro le tensioni che sorgono tra la corte franca e gli iconoduli bizantini sul tema della venerazione delle icone. Per lui la questione è più complessa di un fatto di politica di potere e di un malinteso precipitato da errori di traduzione. Piuttosto, a suo avviso, va più in profondità, toccando il confronto tra due approcci culturali distinti all’immagine come tale: uno basato sul principio di ornamentazione “ritmica” (arte insulare) e l’altro basato sulla “somiglianza” (arte classica). Qui troviamo rispettivamente un’arte di “contemplazione” e di “venerazione”. Mentre, da un lato, alcuni potrebbero ignorare la prima tendenza come semplice “decorazione” o astrazione “senza senso”;, la seconda corre il pericolo di diventare solo una sorta di illusionismo “fotografico”, o di fissazione sulle apparenze. Il lettore potrebbe non essere sempre del tutto d’accordo. Tuttavia, il dottor Brooke punta a nuove prospettive che forse abbiamo trascurato, ma può servire ad arricchire il nostro approccio all’iconografia e alla valutazione di un momento storico molto importante.

L’articolo è stato originariamente pubblicato come conferenza e pubblicato in  “The Beauty of God’s Presence in the Fathers of the Church: The Proceedings of the Eighth International Patristic Conference, Maynooth, 2012” (Janet E. Rutherford ed., Four Courts Press, Dublin, 2014).

Vorremmo ringraziare il dottor Peter Brooke e lea Four Courts Press per averci permesso di ripubblicare l’articolo su Orthodox Arts Journal.

* * *

Vorrei cominciare con un breve racconto di questo dipinto del pittore francese del ventesimo secolo, Albert Gleizes.

[Fig 1] Albert Gleizes: Autorité spirituelle et pouvoir temporel, olio su tela, 336 x 203 cm, non firmato o datato (1939-40), Lione, Musée des Beaux-Arts, numero di catalogo 1644. Ⓒ ADAGP, Parigi e DACS, Londra 2013. (Foto da Albert Gleizes, Le cubisme et son dénouement dans la tradition, Catalogo dell’esposizione, Lione, Chapelle du Lycée Ampère, 1947

È comunemente noto con il titolo Il papa e l’imperatore, ma il suo vero titolo è Autorità spirituale e potere temporale – il titolo di due libri scritti da autori che interessavano a Gleizes, il teologo indù Ananda Coomaraswamy e il filosofo esoterico René Guénon.

Il dipinto è suddiviso in tre parti che illustrano in modo quasi programmatico i tre livelli della natura umana che Gleizes credeva di dover riflettere nella pratica della pittura perché questa rispondesse pienamente alla nostra necessità umana. Non posso fare di meglio che citare il discepolo e amico di Gleizes, Jean Chevalier: [1]

“Le tre nature della realtà: in fondo, lo spazio (l’elemento figurativo come viene sperimentato dai sensi) con la Genesi”.

Fig. 1a

Cioè la creazione di Adamo, la creazione di Eva, il mangiare del frutto dell’albero della conoscenza, l’espulsione dall’Eden, tutti rappresentati in quello che per Gleizes è un modo relativamente figurativo. Poi:

“Registro medio: il papa e l’imperatore e la loro volontà (la spirale ascendente). Questo è il livello di testimonianze, cadenze, caratteristiche che sono state derivate dall’esperienza del cubismo “.

Fig. 1b

L’elemento figurativo, che è ancora presente, è spezzato in un gioco di linee curve e dritte che mettono l’occhio in movimento, infine un movimento a spirale. Poi:

‘Al livello più alto, la Trinità – i tre colori della luce’.

Fig. 1c

I ‘tre colori della luce’ sono i colori primari (in forma di pigmento, non nello spettro stesso) – rosso, giallo e blu che, combinati, costituiscono il grigio che ha la proprietà di essere complementare a qualsiasi colore posto accanto ad esso, ricreando così il cerchio pieno del colore, la pienezza della luce. Una analogia interessante per la Trinità, ma non una, per quanto ne so, che si trova nella letteratura tradizionale.

Nel contesto di questa particolare conferenza non voglio esaminare in dettaglio le tecniche di un dipinto come questo, ma voglio sottolineare questi tre, indispensabili e inseparabili, ordini di realtà:

Fig. 2a

(1) Lo spazio, che, considerato in termini puramente pittorici, è una questione di proporzione e di misura e di una “figura” o di un’immagine rappresentativa o altrimenti che può essere catturata immediatamente dall’occhio,

Fig. 2b

(2) Il tempo, che è presente nel dipinto attraverso il modo in cui l’occhio viene messo in movimento da una cosa all’altra, ovviamente qui nelle spirali centrali azzurre e

Fig. 2c

(3) L’eternità, che è presente attraverso la forma complessiva del dipinto, che è contemporaneamente singolare e circolare e di conseguenza sperimentata sia in movimento che immobile.

[Figura 2] Illustrazione di Gleizes: Homocentrisme (1937) basata su un Cristo in gloria dalla chiesa dell’abbazia di Saint Savin sur Gartempe, Poitou, Francia.

Vorrei sottolineare il parallelo – e Gleizes ne era molto cosciente – con la triplice antropologia che troviamo comunemente nella letteratura patristica: non la dualità del corpo e dell’anima, ma la triade del corpo, dell’anima e dello spirito – estetica (corrispondente ai sensi), psiche (emozioni e processi mentali) e nous – lo “spirito”, “intelletto” o “facoltà noetica”, che sono i mezzi attraverso i quali possiamo entrare nella theosis, unione con Dio.

UNA DIFFERENZA POLITICA

Ho chiamato questa conferenza Il settimo Concilio ecumenico, il Concilio di Francoforte e la pratica della pittura e il mio interesse principale è la pratica della pittura. Io sono un pittore, un discepolo – il termine non è troppo forte – di Albert Gleizes. Potrei affermare che la maggior parte dei miei seri interessi intellettuali si estende in cerchi concentrici intorno a lui. C’è una dimensione irlandese in questo interesse poiché i suoi allievi, e ancora una volta potremmo dire ‘discepoli’, comprendono i pittori irlandesi Mainie Jellett e Evie Hone. Oltre alla sua pittura, Gleizes scriveva anche, soprattutto per tentare di capire e spiegare ciò che è o dovrebbe essere permanente nei cambiamenti introdotti attraverso il cubismo, e questo lo ha portato a sviluppare una visione storica più ampia, che comprende i cambiamenti negli stili di pittura riflessi nei cambiamenti nella disposizione spirituale della società più ampia. In un paio di luoghi - nel suo grande studio La Forme et l’Histoire pubblicato nel 1932 e nella sua conferenza Art et Religion, all’incirca dello stesso periodo – evoca il Concilio di Francoforte ed esprime approvazione per il suo rifiuto della venerazione delle icone. [2] Dal momento che io sono anche un cristiano ortodosso e venero le icone questo rappresenta un problema per me ed è in gran parte la mia voglia di esplorare questo problema che ha portato a questa conferenza. Comincerò con un racconto breve e necessariamente superficiale della polemica dell’ottavo secolo tra, da un lato, l’Impero orientale e il papato e, dall’altro, la corte di Carlo Magno che sarebbe presto diventata la corte dell’Impero occidentale. Il mio resoconto deve molto al libro di Thomas F.X. Noble: Images, Iconoclasm and the Carolingians. [3]

Il settimo Concilio Ecumenico che si tenne a Nicea nell’anno 787 (spesso indicato come Nicea II) fu l’ultimo Concilio ecumenico generalmente riconosciuto dell’Impero Romano. Fu anche l’ultimo Concilio tenuto sotto gli auspici dell’imperatore di Costantinopoli in cui furono rappresentati tutti i grandi patriarchi storici dell’Impero Romano, compreso il papato. Alessandria, Antiochia e Gerusalemme mandarono rappresentanti, ma erano già sotto il dominio musulmano e Roma era già impegnata nel lungo processo di separazione dall’Impero orientale in alleanza con i franchi in Occidente.

L’attività principale del Concilio fu quella di affermare, o ribadire, la validità delle immagini religiose e la loro venerazione in risposta al precedente Concilio di Hieria, che si considerava anch’esso il “settimo Concilio ecumenico” (anche se le sue conclusioni erano state vigorosamente contestate da Roma). Il Concilio di Hieria fu convocato nel 754 dall’imperatore Leone III, la cui politica di rifiuto dell’immaginazione religiosa fu continuata da suo figlio, Costantino V. Nicea II fu convocato dalla vedova di Costantino V, l’imperatrice Irene, che agiva come reggente per conto di suo figlio Costantino VI. I suoi canoni sono ancora considerati autorevoli all’interno del cattolicesimo romano e dell’Ortodossia, ma alla fine un programma iconoclasta fu rinnovato all’inizio del secolo successivo da Leone V. Fu solo con un concilio tenuto nel 843, nel palazzo delle Blacherne a Costantinopoli – ancora sotto gli auspici di un’imperatrice che agiva come reggente per conto di suo figlio – che le immagini religiose e la venerazione delle immagini religiose furono accettate definitivamente come parte della pratica della Chiesa ortodossa. È questo evento che la Chiesa ortodossa festeggia la prima domenica di Quaresima come “il Trionfo dell’Ortodossia”.

Il Concilio di Francoforte si tenne nel 794 sotto gli auspici di Carlo Magno, sei anni prima che questi fosse incoronato imperatore dell’Occidente. Il Canone 2 del Concilio afferma:

“Si è passati alla discussione della questione del recente sinodo dei greci, che si è tenuto a Costantinopoli per l’adorazione delle immagini. Ci si ritrova scritto che coloro che non offrono alle immagini dei santi lo stesso servizio o l’adorazione dovuto alla divina Trinità sono legati da anatema; i nostri santi padri sopra menzionati, rifiutando completamente tale adorazione e servizio, detestano e concordano nel condannare simili cose” (Noble, p. 170)

Naturalmente il settimo Concilio ecumenico non ha detto nulla del genere. Sembra che la brutta traduzione degli atti del Concilio di Nicea, ricevuta dalla corte franca, citasse il vescovo greco Costantino di Costanza a Cipro con queste parole: “Io ricevo e venero con onore le immagini sante e venerabili con il servizio di adorazione che offro alla consustanziale e vivifica Trinità”. Di fatto, il testo originale greco aveva detto che le immagini NON dovrebbero ricevere il servizio o l’adorazione dovuti alla Santissima Trinità.

Quindi, se dovessimo limitarci a considerare solo il Concilio di Francoforte, possiamo dire che la lite con il Concilio di Nicea è basata su un malinteso, e possiamo anche dire che tutto ciò che è stato condannato è un parere personale espresso da uno dei vescovi presenti al Concilio, sebbene la grammatica del canone di Francoforte suggerisca la condanna del Concilio nel suo complesso. Ma in realtà c’è molto di più di questo.

Nel 792, la corte di Carlo Magno inviò al papa Adriano I una polemica contro il Concilio di Nicea – il Capitulare adversus synodum. Questo può essere visto come una prima bozza di un lavoro molto più ambizioso, l’Opus Caroli Regis contra Synodum che era in fase di preparazione. L’importanza attribuita all’Opus Caroli può essere vista nel nome stesso – l’opera fu scritta come se fosse di Carlo stesso. Ci sono state alcune controversie su chi la scrisse effettivamente e per lungo tempo è stata attribuita ad Alcuino di York, che forse ci mise una mano. Ma il consenso ora è che fu scritta da Teodolfo, che, circa sei anni dopo, doveva diventare vescovo di Orleans.

Prima che l’Opus Caroli fosse finito, tuttavia, il papa aveva inviato a Carlo Magno un lungo Responsum al Capitulare, difendendo le conclusioni del Settimo Concilio Ecumenico. Thomas Noble sostiene che il Responsum fu come un colpo a ciò che era destinato ad essere un assalto ambizioso sulla teologia di Costantinopoli. Questo è anche il periodo in cui si è preparata la controversia sul Filioque e parte dell’argomento di Teodolfo si basava sul Filioque nella forma data da Agostino di Ippona nel suo trattato sulla Trinità. (Noble, pp. 175 e 195)

L’Opus Caroli è in quattro volumi. I primi due volumi sono strettamente strutturati, il terzo meno, il quarto volume si legge come un progetto. L’implicazione è che il progetto è stato abbandonato, probabilmente a seguito dell’intervento del papa. Tuttavia, il Concilio di Nicea è stato condannato dal Concilio di Francoforte, ma in quello che Noble (p.158) chiama “un modo strano e ambiguo”. Nessuna delle proposte difese nel Responsum fu condannata, anche se molte furono attaccate vigorosamente nel Capitulare e nell’Opus Caroli. Nessuno dei canoni veri e propri del Concilio di Nicea fu condannato. Quella che fu condannata era una proposta eccentrica che la traduzione latina aveva attribuito – in modo errato, come sembra – a uno dei partecipanti al Concilio. Ma questa proposta fu condannata come se fosse una proposta di tutto il Concilio. La determinazione di condannare il Concilio rimase intatta, ma occorreva fare in modo da evitare un conflitto aperto con il papa. Il papa, che era rappresentato a Francoforte (come lo era stato a Nicea), doveva essere pienamente consapevole di ciò che stava succedendo e sembra aver deciso di lasciar stare (aveva anche interesse a evitare un conflitto aperto con i franchi).

Ovviamente ciò che accade qui è molto politico. Abbiamo descritto parte – una parte importante – del processo con il quale un nuovo Impero Franco era nato in piena indipendenza morale e intellettuale dall’Impero Romano il cui centro politico era Costantinopoli. Potreste aver notato che finora ho evitato di usare il termine ‘bizantino’. Penso che il termine ‘bizantino’ sia fuorviante, dando un’impressione di qualcosa di esotico e orientale. Sebbene la lingua dell’Impero orientale fosse il greco, il suo popolo si chiamava “romano” – si vedeva politicamente e culturalmente come continuazione della tradizione romana. E questo punto di vista era condiviso dalla vecchia Roma, rappresentata dal papato. Fu solo con riluttanza che il papato si rivolse ai franchi per protezione. A breve discuterò del fatto che l’arte dell’Occidente era più esotica ed estranea alle nostre presupposizioni rispetto all’arte ancora classica di Costantinopoli. [4]

Naturalmente c’erano già state molte contese, politiche e teologiche, tra la vecchia Roma e la nuova Roma: contese in cui, a livello teologico, sia che si trattasse di arianesimo, monotelismo o di uso e di venerazione delle immagini, Roma era di solito dalla parte di ciò che entrambe le tradizioni cattolica e ortodossa avrebbero riconosciuto finalmente come “ortodosso”. Ma c’erano stati litigi simili tra tutti i patriarcati storici, litigi che avevano già portato allo scisma nel caso di Alessandria. Il papato durante l’ottavo secolo si era costantemente opposto alla politica imperiale di rifiutare l’uso o la venerazione delle immagini religiose, in particolare nei concili tenuti nel 731, sotto Gregorio III e nel 769, sotto Stefano III. Infatti, come fa notare Noble (p. 123), il Concilio del 731 fu il primo a imporre un anatema a chiunque rifiutasse la venerazione delle immagini sacre. Il Concilio di Nicea non andò così tanto lontano, limitandosi ad autorizzare la venerazione delle immagini. Papa Adriano aveva scritto a Irene, quando costei aveva assunto la reggenza, chiedendole di ripristinare l’uso delle immagini religiose. Il settimo Concilio ecumenico potrebbe essere visto come un trionfo per il papato. La lettera di Adriano a Irene fu pubblicata come parte dei suoi Atti e i canoni includevano ciò che poteva essere interpretato come riconoscimento della supremazia papale. In queste circostanze, il rifiuto franco del Concilio deve essere stato estremamente sgradito.

Per dirla in modo molto crudo, dunque, i franchi erano determinati a rompere del tutto con l’Impero orientale. L’autorità morale che sostenevano non si trovava nella loro continuità con la tradizione politica di Roma, ma nella loro fedeltà all’idea cristiana. In quanto tali, avevano interesse a credere che Costantinopoli non fosse fedele all’idea cristiana. Mi chiedo fra parentesi se l’arianesimo dei visigoti e degli ostrogoti avrebbe potuto svolgere un ruolo simile, consentendo loro di affermare una nuova autorità cristiana in opposizione alla vecchia autorità di Roma, erede com’era della Roma pagana. I difensori della venerazione delle immagini, come vedremo, hanno usato un’analogia tra l’onore dato a un santo attraverso l’onore dell’immagine del santo e l’onore all’imperatore mostrato attraverso l’onore dell’immagine dell’imperatore. L’Opus Caroli sosteneva che questo tipo di venerazione data alle immagini dell’imperatore doveva essere eliminato con la venuta di Cristo e in questo contesto citava i Sette libri contro i pagani di Paolo Orosio del quinto secolo, che sosteneva che il potere romano era una continuazione di Babilonia. Per citare Noble: “Quando il passo tratto da Orosio circa Roma come erede di Babilonia fu letto in presenza di Carlo Magno, uno scriba registrò la sua reazione: Meraviglioso!” (Noble, p. 199). Orosio, si può notare, era un amico di Agostino d’Ippona, e un argomento simile può essere trovato nella Città di Dio di Agostino, che era uno dei libri preferiti di Carlo Magno.

Chiaramente questo desiderio di distacco netto da Roma fu complicato dalle relazioni tra la corte di Carlo Magno e il papato. Non voglio entrare troppo in questo tema immensamente faticoso, ma ciò che è importante per il nostro scopo attuale è la determinazione della corte carolingia di creare intorno a sé una vita intellettuale indipendente dal papato – con Alcuino e Teoldolfo come protagonisti del progetto. Anche se il sostegno al papato era ovviamente utile per stabilire l’adesione al cristianesimo ortodosso come fonte dell’autorità della corte, i carolingi erano ben lontani dall’approvazione di qualcosa che somigliava a una dottrina dell’infallibilità papale. Più tardi, nel contesto della rinascita dell’iconoclasmo a Costantinopoli, un gruppo di consiglieri ecclesiastici avrebbe consigliato il figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio, che:

“Inoltre, quando tuo padre di santa memoria, aveva fatto leggere gli atti di quel medesimo sinodo [Nicea II] alla presenza di se stesso e dei suoi uomini e lo aveva criticato in molti luoghi, come era giusto, e quando aveva particolarmente notato alcuni passi che erano particolarmente aperti a una grave censura, li mandò a papa Adriano attraverso l’abate Angilberto, affinché potessero essere corretti dal suo giudizio e autorità. Il papa, al contrario, favorendo coloro che avevano inserito testimonianze superstiziose e non idonee nell’opera sopra citata, ha tentato, in modo non appropriato, di offrire singoli capitoli [il Responsum] che egli voleva sostenere in loro difesa”. (Noble, p. 268)

Lungi dal ritirare le loro critiche a Nicea per deferenza al papa, questo gruppo altamente potente di teologi franchi stava accusando Adriano di eresia.

UNA DIFFERENZA CULTURALE

Sto sottolineando questa indipendenza intellettuale da Roma – sia dall’impero che dal papato – perché mi porta al punto principale che voglio sottolineare, cioè a ciò che ho chiamato nel titolo di questa conferenza “la pratica della pittura” – ma che si riferisce a dire il vero alle arti visive in generale. Il punto è che la differenza rispetto alla venerazione delle immagini espressa nell’Opus Caroli e nei canoni del settimo Concilio ecumenico non è solo questione di un malinteso a causa della cattiva traduzione dei testi del Concilio, né è stato un semplice disaccordo intellettuale o teologico come il disaccordo tra il Concilio di Hieria e Nicea II. Né era solo una questione di politica, per importante che fosse la politica. Fu anche il risultato di una profonda differenza culturale, preesistente al litigio intellettuale, un disaccordo sulla natura e la funzione delle arti visive. E questa è una differenza di principio che continua almeno fino al XII secolo.

Il punto può essere sottolineato molto semplicemente confrontando per esempio un dipinto della vergine dall’isola di Naxos, di solito attribuito al settimo secolo e quindi prima del periodo iconoclastico, con il san Marco del VII o VIII secolo dal Libro di Dimma.

[Fig. 3] Particolare di un murale del VII secolo (pre-iconoclastico), Panayi Drosiani, Moni, Naxos. Myrtali Acheimastou-Potamianou: Byzantine Wall Paintings, Athens. Ekdotike Athenon, 1994, p. 34.

[Figura 4] Disegno basato sul Libro di Dimma (VIII sec.), Biblioteca TCD 59, San Marco.

Il punto che voglio sottolineare mi sembra molto ovvio, ma, senza affermare una conoscenza molto ampia della letteratura in materia, non l’ho visto affrontare se non in vari scritti di Albert Gleizes. Entrambe le immagini possono essere descritte come belle. La prima cerca di trasmettere la bellezza di una persona che possiamo, se siamo fortunati, incontrare per strada. La seconda ha una bellezza più intrinseca all’atto della pittura. Gli elementi figurativi – braccia, ginocchia, libro, sedia – sono, per così dire, pretesti per una costruzione di curve splendidamente organizzate in una rigorosa cornice rettangolare corrispondente al formato complessivo della pagina.

Naturalmente non sto suggerendo che l’arte insulare – l’arte dell’Irlanda e dell’Inghilterra settentrionale e del sud della Scozia – sia la stessa cosa dell’arte carolingia, ma l’arte insulare ha goduto di un elevato livello di prestigio nell’Europa carolingia. Alcuino, il vecchio rivale di Teodolfo come teorico educativo della nuova comunità cristiana, era un prodotto di questa cultura. Le aree della Germania che furono evangelizzate dai missionari da Irlanda e Northumbria furono le principali aree di espansione per il regno franco. E alcuni scriptoria che producevano i manoscritti di stile insulare più significativi erano situati in territorio sotto il controllo franco, in particolare Echternach nel moderno Lussemburgo, concesso da Pipino II al missionario anglosassone Willibrord nel 700.

IL PRINCIPIO DELL’ARTE CLASSICA – LA SOMIGLIANZA

L’idea ingranata nell’arte classica di Costantinopoli, erede di Roma, è l’idea della somiglianza, della copia delle apparenze esterne della natura. La bellezza è presa in prestito dalla bellezza del mondo esterno – di solito la bellezza umana, in quanto questa non è normalmente un dipinto paesaggistico (anche se ci sono alcune indicazioni che la pittura paesaggistica e la pittura animale erano incoraggiate sotto gli iconoclasti). Gli elementi decorativi sono lì per accrescere la bellezza del modello: è un’arte che richiede un modello e l’idea del “modello” è fondamentale per la difesa delle immagini religiose svolta dai grandi avversari dell’iconoclasmo, san Giovanni Damasceno e, più tardi, san Teodoro lo Studita.

San Giovanni, per esempio, scrivendo nel primo periodo dell’iconoclasmo nell’ottavo secolo, cita sant’Atanasio di Alessandria per commentare Giovanni 10:30 – “Io e il Padre siamo uno” e 14:11 – “Io sono nel Padre e il Padre in me”:

“Se usiamo l’esempio della testa dell’Imperatore, lo troveremo più facile da capire. Questa immagine ha la forma e l’aspetto di tale testa. Qualunque sia l’aspetto dell’imperatore, è così che appare la sua immagine. La somiglianza dell’imperatore all’immagine è esattamente simile all’aspetto dell’imperatore, affinché chiunque guarda l’immagine riconosca che è l’immagine dell’imperatore; anche chiunque veda prima l’imperatore e l’immagine più tardi, realizza subito di chi è l’immagine. Dato che le figure sono intercambiabili, l’immagine potrebbe rispondere a qualcuno che ha voluto vedere l’imperatore dopo aver visto l’immagine: ‘L’imperatore ed io siamo uno perché io sono in lui e lui è in me. Quello che vedi in me lo vedrai anche in lui e se lo vedi, riconoscerai che noi siamo lo stesso’. Chi venera l’immagine venera l’imperatore raffigurato su di essa, perché l’immagine è la sua forma e la sua somiglianza”. [5]

Il tema è stato sviluppato nel IX secolo, durante il secondo periodo dell’iconoclasmo, da san Teodoro lo Studita:

“Ogni uomo è il prototipo della propria immagine. Non potrebbe esserci un uomo che non abbia una copia che è la sua immagine ... la copia è inseparabile dal prototipo” (Seconda confutazione degli iconoclasti, punto 6)

Cita il detto di san Basilio il Grande:

“Il pittore, il carpentiere e lo scultore che fa statue d’oro e di bronzo: ognuno prende la materia, guarda il prototipo, riceve l’impronta di ciò che contempla e lo imprime come un sigillo nel suo materiale“ (ibid., Comma 11)

Quindi l’arte è una questione di copiare un modello.

Nella Terza confutazione degli iconoclasti san Teodoro afferma, in modo piuttosto brillante a mio avviso, che ciò che caratterizza l’’ipostasi’ o la realtà individuale di una persona è la peculiarità del suo aspetto, non della sua vita spirituale individuale:

“Quando qualcuno è ritratto, non è la natura, ma la ipostasi che è ritratta... per esempio, Pietro non è ritratto in quanto è animato, razionale, mortale e capace di pensiero e comprensione; questo infatti non definisce solo Pietro ma anche Paolo e Giovanni e tutti quelli della stessa specie. Ma nella misura in cui aggiunge alla definizione comune alcune proprietà come un naso lungo o corto, capelli ricci, una bella carnagione, occhi luminosi o qualunque altra cosa che caratterizza il suo particolare aspetto, è distinto dagli altri individui della stessa specie”. (3.a.34)

Quindi:

“L’immagine di Cristo non è altro che di Cristo, tranne la differenza di essenza ...” (3.c.14) – l’essenza è la tavola verniciata. Egli vede che l’immagine è abbastanza inseparabile dal prototipo, confrontandola con un’ombra:

“Il prototipo e l’immagine hanno il loro essere, per così dire, l’uno nell’altro. Con la rimozione dell’uno, è rimosso anche l’altro” (3.d.5)... “ciò che non è rappresentato in alcun modo non è un uomo, ma un tipo di aborto... Cristo deve senza dubbio avere un’immagine trasferita dalla sua forma e sagomata in qualche materiale. Altrimenti perderebbe la sua umanità” (3.d.8) ... “il fallimento nell’entrare in un’impronta materiale elimina la sua esistenza in forma umana” (3.d.10).

IL PRINCIPIO DELL’ARTE INSULARE – IL RITMO

Gli scritti principali in difesa delle immagini non furono messi a disposizione in Occidente, ma possiamo forse immaginare che se gli artisti isolani li avessero incontrati, li avrebbero trovati – in particolare i brani che ho appena letto da san Teodoro – abbastanza incomprensibili. Semplicemente perché non avevano l’idea di ‘somiglianza’. Non avrebbero mai inteso che il loro compito fosse quello di copiare le apparenze esterne della natura. Se avessero avuto una simile idea, credo che lo avrebbero ritenuto un compito impossibile perché, per catturare le apparenze esterne del mondo naturale nella scultura o nella pittura, dovreste abusare della sua caratteristica più saliente, che è il movimento e il cambiamento. Leggendo Teodoro lo Studita io stesso trovavo difficile resistere al pensiero piuttosto maligno che quello di cui stava scrivendo non era affatto una pittura, ma piuttosto una fotografia. Cristo avrebbe potuto non essere umano se fosse stato impossibile – data la giusta attrezzatura ovviamente – scattare una sua fotografia.

Noi non abbiamo (per quanto ne so) un trattato che spiega con parole che cosa cercavano di fare gli artisti insulari, ma è chiaro dall’arte stessa che stavano lavorando a un fine filosofico e teologico compreso chiaramente. Erano monaci, quindi possiamo essere certi che questo facesse parte della disciplina che credevano utile nel passaggio dal tempo alla vita eterna. Sia per la persona che lavora sul manoscritto che per la persona che lo guarda, questa era un’arte di contemplazione. Vivendo in Irlanda o provenendo dall’Irlanda possiamo rischiare di essere fin troppo familiari con questo lavoro e perdere il senso di quanto sia straordinario. Spero che perdonerete questo sforzo per capire ciò che possiamo già pensare di sapere.

È in primo luogo un’arte ‘decorativa’. Abbiamo la cattiva abitudine, quando usiamo la parola ‘decorativa’, di premettere la parola ‘semplicemente’. Questa paura – o disprezzo – per ciò che è ‘semplicemente decorativo’ non è solo un problema nella nostra comprensione di gran parte della storia delle arti visive, ma anche, vorrei sostenere, una delle ragioni del fallimento dell’arte ‘astratta’ o non rappresentativa del ventesimo secolo. Non siamo soddisfatti della decorazione come soddisfazione di un semplice bisogno umano – sentiamo che l’opera deve ‘rappresentare’ o ‘esprimere’ qualcosa di diverso da se stessa.

Ma il bisogno umano di decorazione è profondo ed è molto centrale nella nostra concezione di ciò che è la natura umana. Il compito è quello di trasformare uno spazio dato in una fonte di delizia. Per farlo ovviamente deve corrispondere alla nostra natura umana. Una decorazione frivola implica un’idea frivola della natura umana. Un’idea profonda della natura umana – per esempio l’idea che l’anima umana individuale sia immortale e la nostra vita passeggera nel tempo e nello spazio si apra all’Eternità – darà origine a una decorazione profonda. E questo è ciò che abbiamo a un livello veramente eccezionale nell’arte insulare.

Forse la caratteristica più importante di questa arte è la comprensione che la natura umana funziona sia nello spazio che nel tempo. La decorazione è in primo luogo, come sempre, una strutturazione dello spazio e questa è in gran parte la ragione di dividere lo spazio attraverso l’uso di linee verticali e orizzontali che presentano una chiara e visibilmente comprensibile relazione alla struttura generale, di solito chiaramente asserita.

[Figura 5] Disegno basato sul Libro di Kells (circa VIII/IX secolo), TCD Library Ms 58, folio 203r, pagina di apertura di Luca 4.

Questa è essenzialmente un’arte di proporzione e di misura, ma non è ancora un’arte del tempo. Il tempo è incorporato nella struttura del dipinto attraverso il movimento dell’occhio che deve essere guidato in opposizione alla nostra normale abitudine di saltare da una cosa all’altra. Questo movimento guidato deve essere mantenuto entro i limiti dell’area complessiva da decorare, all’interno della struttura data dalle divisioni proporzionali dello spazio. Se esce fuori da questi limiti, il movimento si ferma. Se il movimento non deve fermarsi deve essere essenzialmente circolare, deve tornare su se stesso. Il principio è espresso in modo più chiaro da un cerchio iscritto in un rettangolo. Possiamo ricordarci del cerchio inscritto nel trono del ritratto di san Marco nel Libro di Dimma.

[Fig 6] Dettaglio dell’illustrazione 4.

Un cerchio presentato audacemente, tuttavia, può essere completamente catturato dall’occhio e perciò vissuto come una figura statica. Affinché il cerchio possa essere sperimentato come un movimento circolare che funzioni nel tempo, deve essere rallentato e questa è la funzione delle complicazioni, le ruote nelle ruote:

[Fig 7] Disegno basato su un dettaglio del Libro di Durrow (circa VIII secolo), TCD Library Ms 57 folio 192v.

Le spirali:

[Figura 8] Disegno basato su dettagli del libro di Durrow, folio 3v.

L’allungamento dei principi circolari in arabeschi allungati che si richiudono su se stessi:

[Figura 9] Disegno basato su dettagli del Libro di Lindisfarne, Biblioteca Britannica, Cotton MS, Nero, D.IV, folio 139r  (pagina d’apertura del Vangelo di san Luca – il disegno è tratto dalla coda della Q in Quoniam. Ho soppresso le teste degli animali).

E il passaggio del movimento da un centro all’altro:

[Fig. 10] Disegno basato sul dettaglio del Libro di Durrow come illustrato nella figura 8.

L’aspetto delle forme rappresentative – per esempio, le teste animali o umane – non altera il principio che ho cercato di definire, ma suggerisce un atteggiamento verso le apparenze del mondo naturale che è radicalmente diverso da quello dell’arte classica. Questo non è un disprezzo per le apparenze del mondo naturale ma è un riconoscimento che queste apparenze sono in flusso costante. Sono subordinate al movimento complessivo, anzi, ne sono un prodotto. Il cosiddetto aspetto “primitivo” dei volti, anche sulle pagine in cui l’immagine figurativa è centrale, riflette semplicemente la mancanza di interesse dello scriba a qualsiasi cosa che non contribuisca al dinamismo della decorazione. Può essere fatto un parallelo con i molti disegni che ho visto dell’arte romanica in cui l’interesse del copista di formazione classica è concentrato sull’aspetto figurativo e soprattutto sul viso. Il movimento ritmico che si trova nelle pieghe degli abiti e che è al centro del mio interesse e, credo, a quello dell’artista originale, è stato reso in modo molto casuale, raffazzonato.

Ho detto all’inizio di questa discussione sui manoscritti insulari che non c’è un trattato che spieghi chiaramente che cosa pensassero di fare i monaci che li hanno creati. Ci sono, tuttavia, indicazioni che l’azione del tempo fosse molto presente nella loro mente. Lasciando da parte l’elementare enfasi religiosa sulla natura transitoria del mondo, questo è il periodo in cui Agostino d’Ippona divenne noto come padre latino per eccellenza. L’undicesimo libro delle Confessioni di Agostino contiene una riflessione sul tempo che, come dice Agostino, “sta uscendo da ciò che non esiste ancora, passa per ciò che non ha durata e si sposta in ciò che non esiste più.” Il trattato di Boezio sulla musica è in gran parte interessato al ritmo, vale a dire all’organizzazione del tempo. E il grande lavoro di Giovanni Scoto Eriugena, il De Divisione Naturae del IX secolo, è anch’esso in gran parte una riflessione sul tempo, per esempio la sua discussione su come il tempo distrugge le categorie con le quali Aristotele cerca di definire la realtà. [7] L’arte classica potrebbe essere descritta come aristotelica, un’arte che rispetta le categorie. Se immaginiamo come possa sembrare un’arte basata sugli argomenti di Scoto Eriugena, possiamo arrivare a qualcosa di simile all’arte insulare.

TEODOLFO E UN’ARTE OCCIDENTALE NON INSULARE

Nell’arte classica, da un lato, e in quella che io chiamerei arte insulare “ritmica” dall’altro, abbiamo due estremi, ognuno dei quali ci invita a prendere l’arte seriamente come atto religioso. Secoli di cultura classica hanno permesso a san Giovanni Damasceno e, in forma più estrema, a san Teodoro di sostenere una connessione ontologica tra il “prototipo” (il santo, Cristo, la Vergine) e la somiglianza dipinta o scolpita, argomento che, come ho suggerito, non avrebbe avuto senso per gli artisti insulari per i quali la sacralità dell’arte sta più nell’atto, nel tempo con il quale è fatta e nell’atto analogo, nel tempo, di guardarla. Una, potremmo dire, è un’arte della venerazione, l’altra un’arte della contemplazione. Da che parte sta l’arte non insulare dell’Europa carolingia?

Quando ho proposto di parlare su questo argomento avevo sperato di poter dimostrare l’esistenza di un’arte carolingia distinta che cercasse, con più o meno successo, di fondere le due arti, preparando la strada per quella che vorrei considerare come la fusione di successo, dopo due secoli o più, in quella che si chiama arte ‘romanica’. Speravo anche che l’Opus Caroli, scritto in reazione all’arte classica di Nicea II, avrebbe indicato la consapevolezza dei valori alternativi incarnati nell’opera insulare, o persino che avrebbe potuto essere il trattato sull’arte insulare di cui abbiamo così tanto bisogno.

L’Opus Caroli non è ancora stato tradotto in inglese, ma sulla base del racconto di Noble sembra improbabile che possa essere sostenuta una tesi simile. Potremmo rimpiangere che non sia stato scritto da Alcuino, un prodotto della cultura insulare, ma da Teodolfo, un rifugiato dalla Spagna visigota. A giudicare dal dettagliato resoconto fatto da Noble, è in gran parte un argomentazione contro il prendere troppo sul serio le arti visive. L’approccio assomiglia in qualche modo a un atteggiamento protestante alle illustrazioni delle storie bibliche. Le immagini religiose possono essere utili ma non sono necessarie e certamente non dovrebbero essere considerate oggetto di venerazione e non vi è alcuna indicazione che l’organizzazione di forme e colori possa essere vista come una focalizzazione utile per la contemplazione religiosa. Teodolfo insiste sul fatto che i misteri cristiani debbono essere contemplati nel cuore e non attraverso gli occhi.

Ma Teodolfo, uno dei migliori poeti della sua epoca, non può essere accusato di mancanza di senso estetico, e capita che abbiamo un’importante opera d’arte a lui associata – il mosaico nella sua cappella privata a Saint-Germigny-des-Pres.

[Fig. 11a] Germigny-des-Prés, mosaico absidale, IX secolo (foto: R. e M-J. Friedlander).

Questo mosaico è stato analizzato da Ann Freeman e Paul Meyvaert, che sostengono che si basa su opere che Teodolfo avrebbe visto a Roma al tempo dell’unzione di Carlo Magno nell’800 come imperatore in Occidente; e che tratta delle questioni sollevate nell’Opus Caroli – essi suggeriscono infatti che potrebbe essere interpretato come conseguenza della frustrazione di Teodolfo alla soppressione dell’Opus, un lavoro molto ambizioso che avrebbe potuto giocare (e forse lo giocò indirettamente) un ruolo importante nella definizione del carattere distinto del cristianesimo occidentale. [8]

Nel confronto che ho tracciato tra arte ritmica e arte classica, il mosaico è decisamente sul lato classico, ma lo spazio absidale non è usato per darci un Cristo o una Vergine o una qualsiasi figura offerta per la nostra venerazione. Mostra l’arca dell’alleanza e dei cherubini che secondo Freeman seguono uno schema delineato nel Trattato di Beda sul Tempio. Il fatto che Dio abbia ordinato a Mosè di rappresentare i cherubini era un argomento spesso utilizzato dagli iconofili per giustificare le immagini religiose. È un argomento ridicolizzato nell’Opus, dove si afferma che nessun confronto può essere fatto tra un ordine diretto di Dio e i capricci di un singolo artista. Senza entrare nei dettagli dell’analisi di Freeman, la sua ampia conclusione è che si tratta di un’opera d’arte seria, ma la sua serietà non si trova né nella venerazione né nella contemplazione senza parole, quanto nell’illustrazione di un argomento intellettuale altamente sofisticato. Le ricerche recenti suggeriscono una simile preoccupazione (illustrazione di una tesi intellettuale/teologica piuttosto che presentazione di un’immagine per la venerazione) per quanto riguarda il lato puramente figurativo della decorazione nei manoscritti insulari. [9]

[Fig 11b] Germigny-des-Prés, mosaico absidale, secolo IX, da un disegno di Théodore Chrétin, dopo Vergnaud-Romagnesi: Aggiunta alla nota sulla scoperta nel gennaio 1847 di due iscrizioni nella chiesa di Germigny-des-Prés, Orléans, 1847 [copiato con la didascalia – e quindi il ‘dopo’ – di Ann Freeman e Paul Meyvaert: ‘The Meaning of Theodulf’s apse mosaic at Germigny-des-Prés’, Gesta, Vol. 40, n. 2 (2001), p .130.

Non è possibile qui discutere la questione più ampia: c’è stata (come è talvolta suggerito) una fusione carolingia tra i due estremi dell’arte insulare e classica? E se così fosse, si basava su una comprensione teologica dell’arte contemplativa insulare o della teoria del prototipo e dell’immagine che si stava evolvendo nella tradizione classica orientale per sostenere la venerazione delle immagini religiose? La mia sensazione è che l’atteggiamento un po’ sbrigativo dell’Opus Caroli sull’immagine religiosa – il rifiuto di vederla come mezzo per entrare in comunione con il divino – era tipico della società più ampia. È un’arte essenzialmente illustrativa (l’eccezionale esempio sono le illustrazioni quasi fumettistiche del Salterio di Utrecht). L’influenza classica è forte ma non subisce i cambiamenti che si sono verificati in Oriente per renderla un’arte di venerazione (diventando dunque ciò che amiamo chiamare arte ‘bizantina’). Il lato decorativo utilizza elementi familiari all’arte insulare, ma questi sono ormai diventati davvero ‘semplicemente’ decorativi, privi del rigore e della serietà di un’arte veramente contemplativa. Tuttavia, emergono elementi di un approccio diverso al sacro dell’arte – sia illustrativa/figurativa, sia decorativa/contemplativa - in particolare nella Spagna visigota.

[Fig 12a] Illustrazione al commenarito sull’apocalisse di Beatus (il comando di scrivere alle sette chiese), 1086, cattedrale di Burgo de Osma, folio 23 (foto R. e M-J.Friedlander).

La cultura visigota delle origini di Teodolfo, molto più di quella dei franchi, aveva aspirazioni ad assumere il patrimonio classico, a diventare romana. Conosceva intimamente il classicismo. Forse vale la pena ricordare nel presente contesto che la Spagna visigota nel decimo secolo produsse l’arte più sfacciatamente anti-classica dei manoscritti di Beatus. Piuttosto che vederla come un’arte ‘primitiva’ di un popolo che non conosce l’arte classica, sarebbe meglio considerarla come un rifiuto assolutamente consapevole dell’arte classica da parte di un popolo che la conosceva molto bene. È il matrimonio di una figurazione non classica con un ritmo decorativo/contemplativo complessivo che caratterizzerà il genio distinto dell’arte romanica.

[Figura 12b] Illustrazione al commento sull’apocalisse di Beatus (apparizione di Cristo tra le nuvole), X secolo, Musei Diocesá de La Seu d’Urgell, folio 19r, Folio 19 (foto R. e M-J. Friedlander).

CONCLUSIONE: VENERAZIONE E [O?] CONTEMPLAZIONE

Per concludere. La promessa dell’immagine del santo presentata per la venerazione è che ci aiuta a entrare in un rapporto personale con la persona (santo, Cristo, Madre di Dio) rappresentata. L’idea di “somiglianza” è importante (da qui l’importanza delle storie di re Agbar e dell’icona non fatta da mani umane, o di san Luca che dipinge la Madre di Dio, con la quale si dà autorità alla somiglianza di Cristo o della Madre di Dio). Dato che l’icona in un certo modo È la persona, ci avviciniamo a lei come alla persona, con timore, con gli occhi abbassati. Non palpeggiamo il dipinto con i nostri occhi, deliziandoci nel gioco delle righe e dei colori anche se, come può essere, questi possono essere ricchi e soddisfacenti.

L’approccio alla pittura ritmica è in uno spirito completamente diverso. Qui siamo invitati a guardare attentamente, per entrare nel gioco delle linee e dei colori. La promessa del dipinto è che questo si apre alla pienezza della nostra natura umana così come questa opera nello spazio, nel tempo e, in ultima analisi, (vorrei sostenere) nell’eternità. È uno specchio sollevato davanti a noi per ricordarci la pienezza della nostra natura umana come immagine di Dio. In quanto tale ha anch’essa una funzione religiosa.

Le due funzioni religiose possono riconciliarsi in un’unica opera?

[Fig 13]: Illustrazione di Albert Gleizes: La Forme et l’Histoire, Jacques Povolozky, Parigi, 1932, p. 19.

La figura 13 è un disegno basato sul timpano della chiesa abbaziale di Vézélay. È stato preparato da Robert Pouyaud come illustrazione al libro Forma e storia di Albert Gleizes. Il disegno mette in evidenza il lato ritmico del timpano, l’elemento che esso condivide con l’arte insulare (il libro ama ridicolizzare l’argomento dello specialista dell’arte romanica Emile Male che la turbolenza degli indumenti di Cristo è stata suggerita dal vento grezzo che colpisce quella parte della Francia). Il Cristo nel timpano è un oggetto di venerazione? Desideriamo impegnarci in un atto di venerazione, o vogliamo fissare l’intero movimento del timpano, permettendogli di elevarci a un’azione di contemplazione silenziosa? Non sto proponendo una risposta a questa domanda, sto solo suggerendo che si tratta di una questione da ponderare.

NOTE

[1] Jean Chevalier: ‘L’Oeuvre d’Albert Gleizes’ in L’Art de l’Église. Bruges, 1954. Citato in L’Art Sacré d’Albert Gleizes, catalogo espositivo, Caen, 1985. Pagine non numerate, commento al pezzo n. 24 della mostra.

[2] Albert Gleizes: La Forme et l’Histoire, Jacques Povolozky, Parigi, 1932. p.376; ibid: Art et Religion, Art et Science, Art et Production, Editions Présence, Chambéry, 1970. Traduzione inglese con introduzione e note di Peter Brooke, come Art and Religion, Art and Science, Art and Production, Francis Boutle publishers, London, 1999. Riferimento al Concilio di Francoforte a p. 50 della traduzione in inglese.

[3] Thomas F.X. Noble: Images, Iconoclasm and the Carolingians, University of Pennsylvania Press, Philadelphia, 2009.

[4] Il carattere ‘romano’ di ‘Bisanzio’ è discusso in un modo polemico ma comunque informativo in John S. Romanides: Franks, Romans, Feudalism and Doctrine – An interplay between theology and society, Holy Cross Orthodox Press, Brookline, 1981 .

[5] Nella documentazione allegata alla “Terza Apologia di San Giovanni di Damasco contro coloro che attaccano le immagini divine” in Saint John of Damascus: On the Divine Images, tradotto da David Anderson, St Vladimir’s Seminary Press, Crestwood NY, 1980 , p. 101.

[6]  Saint Theodore the Studite: On the Holy Icons, tradotto da Catharine P. Roth, St Vladimir’s Seminary Press, Crestwood NY, 1981.

[7]  Johannis Scotti Eriugenae: Periphyseon (De Diuisione Naturae) Liber primus, edito e tradotto da I. P. Sheldon Williams (con Luwig Bieler), Institute for Advanced Studies, Dublin, 1968. Discussione sulle categorie pp.85 e s.

[8]  Ann Freeman e Paul Meyvaert: ‘The Meaning of Theodulf’s apse mosaic at Germigny-des-Prés’ in Gesta, Vol 40, no. 2 (2001), pp. 125-139.

[9]  Cfr. per esempio Jenifer Ní Ghrádaigh: ‘Audience, visuality and naturalism: depicting the Crucifixion in tenth-century Irish art’ in J.Rutherford and D.Woods (eds): Mystery of Christ in the Fathers of the Church, Dublin 2012.

 
Messaggio del metropolita ortodosso del Montenegro per il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli

Trascrizione del video

Siamo qui in 11 vescovi della Chiesa di Dio. Tra noi c'è vladika Aleksej dell'Ucraina sofferente e martire, l'Ucraina in cui i poteri domestici e occidentali hanno cercato di spezzare l'unità della Chiesa ortodossa.

Minando l'unità della Chiesa nell'Ucraina, stanno minando l'unità della Chiesa nel mondo. Vorrebbero farlo, ma falliranno. La Chiesa di Dio è una! In tutto il mondo! Quest'unità dev'essere conservata, iniziando da Gerusalemme, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli, Mosca, la nostra Belgrado e tutti gli altri luoghi in cui le nostre beate Chiese locali sono radunate.

È un grande dono di Dio che noi apparteniamo a questa Chiesa, la Chiesa originale di Cristo e dei santi apostoli!

La nostra Chiesa madre, la sola Chiesa che è chiamata "Chiesa madre" nei libri liturgici, è la Chiesa di Gerusalemme. Dopo tutti questi eventi, spero che torneremo a Gerusalemme, e che i problemi saranno risolti come lo furono ai tempi degli apostoli. Per mezzo di un Concilio! Nessun patriarca o vescovo può risolvere i problemi da solo!

Il Concilio degli Apostoli, nell'anno 50, disse: "è volontà dello Spirito Santo e NOSTRA"! L'apostolo Pietro non disse "mia", ma "nostra"!

 
Uno sguardo ortodosso alle traduzioni inglesi della Bibbia

Se uno vuole studiare le Scritture, una delle cose più importanti che deve fare è acquisire una buona traduzione del testo... a meno che non gli capiti di conoscere l’ebraico biblico e il greco della Koine. Soprattutto oggi, quando sembra che si pubblichi ogni anno una nuova traduzione o una nuova Bibbia di studio, non è una scelta semplice da fare.

Ci sono diversi fattori che devono essere presi in considerazione:

1) Quanto è precisa la traduzione?

2) Su quale testo si basa la traduzione?

3) Qual è la prospettiva teologica che è alla base della traduzione?

4) Quanto è ben fatta e quanto è utile liturgicamente la traduzione?

5) Più recentemente, è divenuto anche necessario aggiungere alle considerazioni sopra esposte: quanto è politicamente corretta la traduzione?

1. Equivalenza formale, equivalenza dinamica, parafrasi

Le traduzioni vanno da quelle legnosamente letterali a quelle parafrasate in modo fantastico. In qualche parte in mezzo a questi estremi si situa il livello ottimale di precisione letterale. Un esempio di una traduzione legnosamente letteralmente giunta sulla scena ortodossa negli ultimi anni è l’edizione detta “Orthodox New Testament” pubblicata dal Convento dei Santi Apostoli a Buena Vista, in Colorado. Invece del famoso “Do this in remembrance of me” troviamo la traduzione “migliorata”, “Be doing this in remembrance of Me”. Invece del libro di Giacomo, trovi il libro molto più “accurato” di Iakovos. Quindi, potremmo chiamare questo testo la “Versione del re Iakovos”.

All’estremo opposto, abbiamo delle parafrasi, come la Living Bible, che ha letture come “God even protects him from accidents”, al posto del più familiare (e più preciso) “He keepeth all His bones: not one of them is broken” (Salmo 34:20 KJV). Un’altra traduzione popolare che è più una parafrasi (anche se è non tanto brutta come la Living Bible) è la Good News Translation.

La New International Version (NIV), è un esempio di traduzione per “equivalenza dinamica”. La teoria è che invece di tradurre il testo parola per parola, lo traduci “pensiero per pensiero”. Il problema è che quando un traduttore fa così, è andato oltre la traduzione del testo ed è entrato nel regno dei commenti al testo, perché quando traduci il pensiero, stai dando per scontata l’interpretazione. Molti punti che sembrano molto chiari nella NIV semplicemente non si basano su ciò che il testo in realtà dice, ma piuttosto su ciò che i traduttori pensano che significhi. Un esempio di come questo metodo distorce il testo si nel modo in cui la NIV traduce 2 Tessalonicesi 2:15:

“So then, brothers, stand firm and hold to the teachings we passed on to you, whether by word of mouth or by letter”.

Confrontatela con la lettura più accurata che di trova nella King James Version:

“Therefore, brethren, stand fast, and hold the traditions which ye have been taught, whether by word, or our epistle”.

Come osserva Clark Carlton:

“I traduttori della NIV, comunque, hanno compiuto l’equivalente di un gioco di prestigio letterario. Saremmo tentati di definirla una mossa piuttosto elegante, se non fosse per il fatto che hanno manomesso la Parola di Dio. “Mantenete le tradizioni che vi sono state insegnate”. Tradizioni (paradoseis) è un sostantivo di caso accusativo, derivato dal verbo tramandare (paradidomi) La frase “che vi sono state insegnate” (edidachthate), è una forma del verbo insegnare (didasko) La NIV trasforma il verbo nel sostantivo – “mantenete gli insegnamenti” – e trasforma il sostantivo nel verbo – “che vi abbiamo tramandato”. Se dovessimo tradurre la traduzione NIV in greco, invece di paradoseis, avremmo didaskalias, e invece di edidachthate avremmo paredothate”. [1]

Un altro esempio è il modo in cui la NIV traduce la parola greca sarx a volte come “natura peccaminosa” e altre volte semplicemente come “corpo”. Il problema è che la parola significa “carne” e implica talvolta una natura peccaminosa, ma il problema è che non è sempre chiaro se la implica davvero, ma se stai leggendo la NIV, non sapresti dell’esistenza di una qualsiasi ambiguità, perché i traduttori ti hanno indotto a pensare che il testo dica chiaramente cose che non sono così chiare.

Altri esempi di traduzioni a “equivalenza dinamica” sono la New American Bible (NAB), la New Jerusalem Bible (NJB), la Today’s NIV (TNIV), la New English Bible (NEB) e Revised English Bible (REB).

Le traduzioni più accurate disponibili in inglese sono la King James Version o Authorized Version (KJV o AV), la New King James Version (NKJV) e la The English Standard Version (ESV); inoltre, in misura minore, la Revised Standard Version (RSV) e la New Revised Standard Version (NRSV) – anche se tutte tranne le prime due hanno problemi che verranno discussi in seguito, trattando gli altri fattori che dobbiamo considerare. La King James è in realtà generalmente così precisa che si potrebbe ricostruire il testo originale con un alto grado di precisione ritraducendo il testo in ebraico e in greco, anche se a differenza di molte traduzioni che sono così legnosamente letterali da distorcere di fatto il significato del testo, è anche una bella traduzione.

2. Il testo dietro al testo

Affronterò più in dettaglio la questione del testo originale del Nuovo Testamento greco in un successivo articolo, ma menzionerò in breve l’argomento, così come la questione del testo originale dell’Antico Testamento. In breve, ci sono due versioni del testo dell’Antico Testamento e una del Nuovo Testamento che la Chiesa ortodossa considera autorevoli.

A. Il testo dell’Antico Testamento

Per l’Antico Testamento, le due tradizioni testuali che la Chiesa ha conservato sono quelle della Septuaginta (LXX) greca e della Peshitta siriaca. La Vulgata latina ha svolto un ruolo importante nella Chiesa occidentale pre-scismatica, e così anch’essa è una traduzione degna di consultazione. La Chiesa ortodossa è ovviamente ben consapevole del fatto che la maggior parte dei libri dell’Antico Testamento è stata scritta in ebraico e in aramaico (i libri deuterocanonici sono stati per lo più scritti in greco), tuttavia il testo ebraico che abbiamo oggi non è lo stesso testo che esisteva durante il periodo dell’Antico Testamento o al tempo di Cristo. questo si vede nei rotoli del Mar Morto, così come nella Septuaginta, nella Peshitta e nella Vulgata latina – che sono stati tutte tradotte dall’ebraico, e tuttavia riflettono un originale ebraico che spesso differisce da quello che abbiamo oggi.

Il testo ebraico che è servito come base per la maggior parte delle traduzioni dell’Antico Testamento in inglese si basa quasi esclusivamente sul Codice di Leningrado, che risale al 1008 d. C. A paragone delle prove testuali che abbiamo per il testo greco del Nuovo Testamento, questo è un manoscritto molto tardivo. È un esempio della recensione masoretica, che di solito è datata come formazione tra il VI e il X secolo d. C. Questa ha avuto luogo ben più tardi della traduzione della Septuaginta (III secolo d. C.), della Peshitta (I e II secolo d. C.), o della Vulgata (IV secolo d. C.). Secondo la tradizione cristiana, gli ebrei non cristiani hanno iniziato a modificare il testo dell’Antico Testamento per minare l’uso cristiano delle profezie dell’Antico Testamento riguardo alla venuta di Cristo. In ogni caso, il testo ebraico che abbiamo ora è stato conservato al di fuori della Chiesa. I testi della Septuaginta e della Peshitta sono stati conservati all’interno della Chiesa, e quindi la Chiesa ritiene che il testo dell’Antico Testamento sia stato conservato in forma autorevole in queste tradizioni testuali.

Inoltre, è chiaro che il testo che Cristo e gli apostoli utilizzavano corrisponde alla Septuaginta piuttosto che al Testo Masoretico. Per esempio, in Atti 7:43, il protomartire Stefano cita dal libro di Amos come segue:

“Yea, ye took up the tabernacle of Moloch, and the star of your god Remphan, figures which ye made to worship them” (KJV).

Ma quando guardate questa citazione in Amos 5:26 nella maggior parte delle traduzioni, troverete che la citazione non corrisponde:

“You also carried Sikkuth your king and Chiun, your idols, the star of your gods, which you made for yourselves.” (NKJV).

Confrontiamo quanto sopra con la Vulgata latina:

“But you carried a tabernacle for your Moloch, and the image of your idols, the star of your god, which you made to yourselves” (traduzione Douay-Rheims della Vulgata).

E poi con la Septuaginta:

 “Yea, ye took up the tabernacle of Moloch, and the star of your god Raephan, the images of them which ye made for yourselves” (traduzione della Septuagintadi Sir Lancelot Brenton).

Inoltre, ci sono diverse sezioni del testo ebraico semplicemente illeggibili senza tenere un occhio sul testo ebraico e un occhio sulla Septuaginta. Per esempio, se si osservano le note a piè di pagina al libro di Abacuc nella NRSV ci sono 5 punti in cui afferma che il testo ebraico è incerto e tre volte in cui si afferma che si sta semplicemente traducendo dalla Septuaginta, dalla Peshitta e/o dalla Vulgata, perché il testo ebraico è così poco chiaro.

Un altro esempio di una lettura chiaramente corrotta nel Testo Masoretico è 1 Samuele 14:41, che recita:

“Therefore Saul said unto the LORD God of Israel, “Give Thummim”. And Saul and Jonathan were taken: but the people escaped.”

Molte versioni moderne correggono questo testo chiaramente errato basandosi sulla Septuaginta e sulla Vulgata per leggere:

 “Therefore Saul said, “O LORD God of Israel, why have you not answered your servant this day? If this guilt is in me or in Jonathan my son, O LORD, God of Israel, give Urim. But if this guilt is in your people Israel, give Thummim.” And Jonathan and Saul were taken, but the people escaped.”

Il Testo Masoretico semplicemente non ha alcun senso, e ovviamente a un certo punto uno scriba ha saltato un’intera linea o due del testo. Questo è evidente a causa del riferimento all’Urim e al Thummim, che erano due oggetti utilizzati dal sacerdote dell’Antico Testamento per discernere la volontà di Dio su questioni come quelle descritte in 1 Samuele 14.

Un altro esempio è il testo citato in Ebrei 1:6 (“E tutti gli angeli di Dio lo adorino”) che non si trova nel Testo Masoretico, ma si trova sia nella Septuaginta sia nel testo ebraico dei manoscritti del Mar Morto in Deuteronomio 32:43.

Va sottolineato che il testo ebraico non dovrebbe essere interamente ignorato. Soprattutto quando la Septuaginta e il testo ebraico sono d’accordo, capiremo meglio la Septuaginta come traduzione se la paragoniamo con il testo ebraico di cui è chiaramente una traduzione. È estremamente utile capire lo spettro del significato del testo originale ebraico (quando lo abbiamo chiaramente). Per esempio, è utile sapere che l’ebraico non ha un tempo passato o futuro, ma solo un tempo perfetto e imperfetto... e così, solo perché una traduzione in inglese è chiaramente situata nel passato, nel presente o nel futuro, non significa necessariamente che ciò sia implicito nell’originale ebraico. Si incontra spesso l’uso del “perfetto profetico”, in cui una profezia di qualcosa che non è ancora avvenuta è nel tempo perfetto, e viene spesso tradotta con il passato inglese, per esempio. “...per le sue piaghe, siamo stati guariti” (Isaia 53:5), quando il profeta nella sua prospettiva parlava di qualcosa nel futuro.

Al momento sono disponibili solo opzioni limitate in termini di traduzione inglese della Septuaginta. C’è la traduzione di Sir Lancelot Brenton, spesso goffa e legnosa. C’è anche una revisione della KJV ben eseguita da parte di Michael Asser, che ha corretto la KJV basandosi sulla Septuaginta, ma mentre il testo completo è disponibile online, solo il Salterio è di fatto stampato. Per i Salmi c’è il Psalter According to the Seventy, pubblicato dal monastero della Santa Trasfigurazione; A Psalter For Prayer, pubblicato dal Monastero della Santa Trinità; e il Psalter of the Prophet and King David, pubblicato dal Center for Traditionalists Orthodox Studies – questo testo si basa sull’edizione di Michael Asser, ma si differenzia per alcuni aspetti. Ci sono anche varie edizioni delle letture dell’Antico Testamento che vengono usate liturgicamente.

La New English Translation of the Septuagint è una traduzione “accademica” che ritengo valga la pena avere a portata di mano come riferimento, ma la traduzione è seriamente difettosa – sia in termini di stile sia di sostanza. Stilisticamente, l’uso di traslitterazioni dal greco tra le più insolite per i nomi di persone e luoghi rende questo testo molto scomodo e praticamente inutilizzabile da un laico medio. Per esempio, cercherete invano in un dizionario della Bibbia i nomi di Heua, Kain, Habel, Saul, Dauid o Nabuchodonosor – mentre i nomi di Eva, Caino, Abele, Saul, Davide e persino Nebuchadnezzar sono generalmente familiari. L’argomento secondo cui l’uso delle forme standard di questi nomi sarebbe inferiore a una traduzione fedele del greco è sconfessato dal fatto che anche le traduzioni del Nuovo Testamento sono dal greco, eppure non troviamo in genere i nomi “Iesous Christos” “Petros”, “Paulos” o “Iakobos”... ma vediamo generalmente le forme standard dei nomi che si trovano nella King James Version, e che sono stati gli standard in inglese per 4 secoli. E in termini di sostanza, il testo è molto peggio. Per esempio, contrariamente a 2.000 anni di lettura di questo testo nel contesto della tradizione cristiana, traduce Genesi 1: 2 con “un vento divino è stato trasportato lungo l’acqua”. Questa è una traduzione chiaramente eretica del testo. Si trova anche una tendenza al linguaggio neutro del genere, al punto che si verificano significative distorsioni del significato del testo... come Genesi 3:15, in cui il seme della donna diventa semplicemente la “prole”, nonostante il fatto che il greco dica “spermatos” e non c’è bisogno di essere uno studioso di greco per capire che questo non significa semplicemente prole.

È stata pubblicata un’edizione completa della Orthodox Study Bible. Si tratta di una traduzione generalmente accurata (seppur imperfetta) della Septuaginta. Le critiche si sono generalmente concentrate su istanze in cui hanno lasciato alcuni testi sostanzialmente invariati da come sono resi nella New King James Version, quando la Septuaginta differisce. Certamente ce ne sono alcuni esempi, tuttavia possiamo sperare che alcune cose verranno corrette nel tempo, e comunque, quando si tratta di una traduzione dell’intera Septuaginta, è un’opzione migliore di qualsiasi altra cosa attualmente disponibile in inglese. Quello che mi piace di meno della OSB è che l’ordine dei libri dell’Antico Testamento è completamente riorganizzato sulla base dell’ordine che si trova nelle attuali Bibbie greche, e anche il fatto che hanno adottato nomi per alcuni libri che non sono i nomi standard utilizzati nella storia di 400 e più anni delle Bibbie in inglese. Capisco perché lo hanno fatto, ma non credo che nulla di sostanza si sia ottenuto per mezzo di queste mosse, e ora  chi usa la Orthodox Study Bible dovrà abituarsi a questa nuova disposizione e dovrà imparare, per esempio, che se sta cercando un testo nel libro di Ezra, sarà tenuto a sapere che questo si troverà in 2 Ezra, piuttosto che in I Ezra. Ci sono anche molte critiche sulle note e sui sussidi di studio nella Orthodox Study Bible, ma non credo che queste critiche abbiano abbastanza peso per non raccomandare questo testo, in assenza di una migliore alternativa.

Ci sono anche alcune traduzioni basate sulla Vulgata latina che sono più vicine al testo della Septuaginta rispetto ai testi basati sul Testo Masoretico ebraico. La Douay-Rheims Version è una traduzione del testo completo della Vulgata, e il Coverdale Psalter, che si trova nelle edizioni più antiche del Book of Common Prayer, è anch’esso tradotto dalla Vulgata.

B. Il testo del Nuovo Testamento

Tratterò in modo più approfondito questo argomento in un futuro articolo (“New Testament Textual Criticism and the Ending of Mark”), ma è sufficiente dire qui che esistono essenzialmente due versioni del Nuovo Testamento greco che costituiscono la base delle varie traduzioni che abbiamo in inglese. C’è il testo tradizionale, che viene chiamato “Testo ricevuto”, “Textus Receptus”, “Testo bizantino” e “Testo di maggioranza”. Poi c’è il testo riveduto, che si basa sulla teoria testuale di Wescott-Hort ed è attualmente disponibile sia nell’edizione Nestle-Aland, sia nell’edizione della United Bible Societies.

Il testo tradizionale del Nuovo Testamento greco è il testo che la Chiesa ha effettivamente utilizzato e conservato per gli ultimi 2000 anni e si trova nella grande maggioranza dei manoscritti greci, e si riflette nella grande maggioranza delle traduzioni antiche del Nuovo Testamento – che in alcuni casi è originario del tempo degli apostoli. Le edizioni critiche sono basate principalmente su un piccolo numero di manoscritti dall’Egitto, il più antico dei quali risale alla metà del IV secolo, nonché su alcuni papiri che provengono anch’essi dall’Egitto, alcuni dei quali datati a tempi tanto antichi quanto il II o il III secolo.

Le premesse che sostengono la teoria che sta dietro le edizioni critiche del Nuovo Testamento greco sono state ampiamente fatte a pezzi da studi successivi, ma nondimeno, la teoria rimane l’approccio dominante alla critica testuale del Nuovo Testamento poiché nulla è venuto a sostituirla soddisfacendo la maggioranza degli studiosi protestanti. [2] Di conseguenza, quasi tutte le traduzioni moderne del Nuovo Testamento si basano sulle edizioni critiche del Nuovo Testamento greco, piuttosto che sul testo tradizionale. Le eccezioni sono naturalmente la King James Version (insieme a varie edizioni rivedute della KJV che non sono per la verità traduzioni nuove, ma che tentano semplicemente di aggiornare l’inglese della KJV), la New King James Version (che è veramente una nuova traduzione, anche se cerca di mantenere una certa continuità con la versione originale della King James Version, la Douay-Rheims e alcune altre traduzioni minori che non sono di uso comune.

Ma sono significative le differenze tra queste due versioni del Nuovo Testamento greco? Io ho spesso risposto a questa domanda chiedendo all’orgoglioso proprietario di una traduzione basata sul testo greco riveduto di cercare Giovanni 5:4 e leggerlo. È sempre divertente stare a guardare mentre scoprono che la loro Bibbia salta dal versetto 3 al versetto 5. Se leggete questo brano nel contesto, rimuovendo il versetto 4, non è chiaro che cosa stia facendo fin dal principio il paralitico alla piscina di Bethesda. Se i redattori delle versioni rivedute avessero avuto il coraggio di toglierli, non trovereste neppure “padre, perdonali perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34), o la storia della donna sorpresa in adulterio (Giovanni 7:53-8:11), ma siccome non hanno osato rimuovere questi testi, li trovate tra parentesi, con le note a piè di pagina che dicono che “i manoscritti più antichi e affidabili” non li contengono. Di fatto, se accettassimo le ipotesi del testo greco riveduto, quando è stabilita la lettura del terzo Vangelo del Mattutino (Marco 16: 9-20), il sacerdote dovrebbe limitarsi a stare in silenzio, perché non esisterebbe un terzo Vangelo del Mattutino.

3. La prospettiva teologica dei traduttori

Ogni traduttore ha un punto di vista teologico che influenza la sua traduzione sia nel bene che nel male. Idealmente, noi useremmo le traduzioni fatte da studiosi ortodossi il cui lavoro ha avuto l’approvazione della Chiesa, ma purtroppo nessuna traduzione del genere è ancora stata prodotta. Di conseguenza, finché non abbiamo un testo del genere a portata di mano, dobbiamo trovare le migliori opzioni tra le traduzioni protestanti e cattolico-romane. Anche quando si tratta dei migliori esempi di queste traduzioni, dobbiamo essere consapevoli delle opinioni teologiche dei traduttori e stare attenti ai punti in cui le loro opinioni erronee potrebbero aver influenzato negativamente l’esattezza della loro traduzione.

Uno dei peggiori esempi di traduzione eretica delle Scritture è la New World Translation, o Traduzione del Nuovo Mondo, pubblicata dai testimoni di Geova. Ci vorrebbe un libro molto più lungo del testo della Bibbia stessa per mettere in risalto tutte le disoneste distorsioni della Scrittura che hanno luogo in questa traduzione. È il lavoro di un gruppo di anonimi “studiosi” che sembrano voler rimanere anonimi per umiltà, ma coloro che hanno fatto ricerche sulla questione hanno determinato che questo è più probabilmente un mezzo per nascondere la totale mancanza di credenziali accademiche e di abilità linguistiche di coloro che hanno creato questo testo. [3] Per accennare a uno dei punti più bassi di questa traduzione, questa traduce la parola greca “kyrios” (“Signore”) come “Geova” in tutto il Nuovo Testamento, tranne dove il testo si riferisce chiaramente a Gesù Cristo, perché essi negano sia la dottrina della Trinità, sia che Gesù Cristo è Dio. Si tratta di una mossa totalmente arbitraria destinata a promuovere il loro ordine del giorno teologico e non esiste assolutamente alcuna base testuale per tradurre in questo modo il testo di ​qualsiasi manoscritto greco del Nuovo Testamento. La disonestà totale della loro traduzione, particolarmente dimostrata dal fatto che in Ebrei 1:10 non traducono “kyrios” come “Geova” (o il più appropriato “Yahweh”) perché la citazione è applicata a Cristo... nonostante il fatto che questa è una citazione dal Salmo 102 (101 nella LXX), e il Signore in quel Salmo è Yahweh in ebraico.

Per la maggior parte, gli altri esempi del modo in cui una cattiva teologia ha influenzato una traduzione sono molto meno evidenti, ma non meno reali. Abbiamo già citato un esempio di come la NIV ha distorto 2 Tessalonicesi 2:15 per tirar fuori dal testo una traduzione più favorevole alle tendenze protestanti evangelicali dei suoi traduttori.

Un altro esempio, dal lato opposto dello spettro protestante, Revised Standard Version (RSV). A differenza della New World Translation, la Revised Standard Version è opera di studiosi qualificati e rispettati (come nel caso della maggior parte delle traduzioni comunemente in uso oggi), e non esiste alcun esempio di cui io sia a conoscenza in cui si potrebbe mettere in discussione l’onestà dei traduttori. Si può tuttavia mettere in discussione la teologia di questi traduttori.

I traduttori della RSV erano senza dubbio sul lato più liberale dello spettro protestante, [4] e includevano nel loro numero uno studioso ebraico non cristiano. [5] Il più noto esempio di come la prospettiva teologica di questi traduttori ha influenzato il testo è in come hanno tradotto Isaia 7:14:

“Therefore the Lord himself will give you a sign. Behold, a young woman shall conceive and bear a son, and shall call his name Imman’u-el.”

Questa traduzione segna un completo abbandono di 2.000 anni di tradizione e di traduzione cristiana, ed è anche una deriva dalla tradizione ebraica pre-cristiana che aveva tradotto la parola ebraica “almah” come “parthenos” nella Septuaginta greca, e non è in discussione che “parthenos” significa “vergine”. Certamente, dopo che i cristiani giunsero ad applicare questa profezia a Cristo, gli ebrei non cristiani svilupparono la polemica che “almah” non era la parola precisa per “vergine” e che potrebbe significare semplicemente “una giovane donna”. Poiché ci sono studiosi che accettano questo argomento, non si può accusare i traduttori della RSV di essere dei ciarlatani per aver scelto di tradurre la parola in questo modo. Si può comunque accusarli di allontanarsi dalla tradizione cristiana su questa questione. Inoltre, esistono forti argomenti linguistici a favore della traduzione tradizionale di questa parola, come il fatto che la parola non viene mai utilizzata per indicare una donna che non sia vergine, che sia utilizzata in modo intercambiabile con la parola “bethulah”, e che i traduttori pre-cristiani della Septuaginta intendevano il termine “vergine”. Inoltre, contestualmente, ci si dovrebbe chiedere com’è che una giovane donna che rimane incinta sarebbe un segno miracoloso. Ci sono giovani donne che restano incinte in tutti i tempi. Infatti, sarebbe più un segno miracoloso se si fosse parlato di una vecchia donna incinta. Una vergine con un figlio, tuttavia, è chiaramente un segno miracoloso. [6]

Al contrario, la filosofia di traduzione che è alla base della King James Version comprendeva il seguente principio:

“Quando una parola ha significati diversi, sia mantenuto quello che è stato più comunemente utilizzata dalla maggioranza dei Padri antichi, che è conforme alla proprietà del luogo e all’analogia della fede”. [7]

E così, anche se si potrebbe sostenere che la questione del significato di Isaia 7:14 può non essere definitivamente dimostrata in un modo o nell’altro, il fatto che la Chiesa l’abbia sempre capita come un riferimento a una vergine con un figlio chiude assolutamente la questione per un cristiano credente.

È certamente vero che i traduttori della King James Version erano protestanti, piuttosto che ortodossi, tuttavia, le loro ipotesi teologiche e la loro filosofia di traduzione sono molto più vicine a quelle degli ortodossi rispetto alla maggior parte delle altre traduzioni. Bisogna comunque essere consapevoli dei propri presupposti teologici, e ci sono casi in cui si può argomentare a buona ragione che le loro evidenti opinioni protestanti li hanno portati a fare scelte di traduzione con cui gli ortodossi non sarebbero d’accordo, per esempio la loro traduzione di Giovanni 2:4:

“Jesus saith unto her, Woman, what have I to do with thee? mine hour is not yet come.”

La NRSV contiene una traduzione più accurata del testo greco:

“And Jesus said to her, ‘Woman, what concern is that to you and to me? My hour has not yet come.’”

Quasi tutte le traduzioni moderne sono molto più vicine alla lettura della NRSV rispetto a quella della KJV. Si potrebbe certamente argomentare che i traduttori della KJV stessero tentando di dare a questa lettura un’inclinazione che sottovalutasse le devozioni mariane dei loro nemici cattolici romani. Ci sono alcuni altri casi in cui si potrebbe sostenere una lettura leggermente diversa di testi che si riferiscono alla Vergine Maria e si potrebbero quindi sostenere argomenti simili, anche se gli altri casi implicano sfumature leggermente diverse, piuttosto che casi chiari di traduzione erronea.

Prima della King James Version, la maggior parte delle traduzioni protestanti mostrava chiari segni di promozione di un particolare ordine del giorno protestante. La Bibbia di Ginevra conteneva spesso traduzioni con note a margine ancora più parziali. La traduzione di Lutero in tedesco era giunta persino a inserire parole che non c’erano affatto nel testo originale per promuovere la propria linea dottrinale. [8] La King James Version era diversa per diversi motivi: la Chiesa anglicana aveva un giudizio molto più alto della tradizione della Chiesa; i traduttori includevano studiosi di varie persuasioni protestanti e così si mantenevano onesti a vicenda; e soprattutto, re Giacomo aveva specificamente richiesto che questo testo avesse un carattere non settario, senza commenti nelle note a margine, e che contribuisse a realizzare il suo obiettivo più ampio di unire il suo paese, amaramente diviso in seguito alla Riforma inglese. Voleva una traduzione che potessero usare tutte le persone di lingua inglese, e quindi la traduzione non poteva promuovere l’ordine del giorno di una particolare setta protestante. [9]

4. La qualità della traduzione e la sua utilità liturgica

Un testo può essere accurato, basato sul corretto testo originale, libero da ogni traccia di eresia e tuttavia essere ancora una traduzione orribile. Prendiamo in considerazione due esempi, guarsando per prima la King James Version e poi diversi “miglioramenti” successivi.

Salmo 8:4:

“What is man, that thou art mindful of him? And the son of man, that thou visitest him?” (KJV)

“What is man that You take thought of him, And the son of man that You care for him?” (NASB)

“What are mere mortals that you are mindful of them, human beings that you care for them?” (TNIV)

“What are mortals that you should think of us, mere humans that you should care for us?” (NLT)

“Then I ask, “Why do you care about us humans? Why are you concerned for us weaklings?”“ (Contemporary English Version – CEV)

“What are human beings that you are mindful of them, mortals that you care for them?” (NRSV)

“But why are people important to you? Why do you take care of human beings?” (New Century Version – NCV)

Giovanni 1:14-17

“And the Word was made flesh, and dwelt among us, (and we beheld his glory, the glory as of the only begotten of the Father,) full of grace and truth. John bare witness of him, and cried, saying, This was he of whom I spake, He that cometh after me is preferred before me: for he was before me. And of his fullness have all we received, and grace for grace. For the law was given by Moses, but grace and truth came by Jesus Christ.” (KJV)

“And the Word became flesh, and dwelt among us, and we saw His glory, glory as of the only begotten from the Father, full of grace and truth. John testified about Him and cried out, saying, “This was He of whom I said, ‘He who comes after me has a higher rank than I, for He existed before me.’“ For of His fullness we have all received, and grace upon grace. For the Law was given through Moses; grace and truth were realized through Jesus Christ.” (NASB)

“The Word became flesh and made his dwelling among us. We have seen his glory, the glory of the one and only [Son], who came from the Father, full of grace and truth. (John testified concerning him. He cried out, saying, “This is he of whom I said, ‘He who comes after me has surpassed me because he was before me.’ “) Out of his fullness we have all received grace in place of grace already given. For the law was given through Moses; grace and truth came through Jesus Christ.” (TNIV)

“So the Word became human and lived here on earth among us. He was full of unfailing love and faithfulness. And we have seen his glory, the glory of the only Son of the Father. John pointed him out to the people. He shouted to the crowds, “This is the one I was talking about when I said, `Someone is coming who is far greater than I am, for he existed long before I did.’ “ We have all benefited from the rich blessings he brought to us--one gracious blessing after another.  For the law was given through Moses; God’s unfailing love and faithfulness came through Jesus Christ.” (NLT)

“The Word became a human being and lived here with us.  We saw his true glory, the glory of the only Son of the Father. From him all the kindness and all the truth of God have come down to us. John spoke about him and shouted, “This is the one I told you would come! He is greater than I am, because he was alive before I was born.” Because of all that the Son is, we have been given one blessing after another. The Law was given by Moses, but Jesus Christ brought us undeserved kindness and truth.” (CEV)

“And the Word became flesh and lived among us, and we have seen his glory, the glory as of a father’s only son, full of grace and truth. (John testified to him and cried out, “This was he of whom I said, ‘He who comes after me ranks ahead of  me because he was before me.’”) From his fullness we have all received, grace upon grace. The law indeed was given through Moses; grace and truth came through Jesus Christ.” (NRSV)

“The Word became a human and lived among us. We saw his glory -- the glory that belongs to the only Son of the Father -- and he was full of grace and truth. John tells the truth about him and cries out, saying, “This is the One I told you about: ‘The One who comes after me is greater than I am, because he was living before me.’“ Because he was full of grace and truth, from him we all received one gift after another. The law was given through Moses, but grace and truth came through Jesus Christ.” (NCV)

“The Word became a human being and, full of grace and truth, lived among us. We saw his glory, the glory which he received as the Father’s only Son. John spoke about him. He cried out, “This is the one I was talking about when I said, “He comes after me, but he is greater than I am, because he existed before I was born.’ “ Out of the fullness of his grace he has blessed us all, giving us one blessing after another. God gave the Law through Moses, but grace and truth came through Jesus Christ.” (GNT)

Io sosterrei che nessuna delle successive traduzioni elencate qui sopra ha fatto anche il minimo miglioramento del linguaggio della King James Version e che, nella misura in cui si sono allontanati dalla formulazione della KJV, hanno diminuito la bellezza del testo. Le sole traduzioni moderne che hanno più o meno mantenuto un grado di bellezza nella loro traduzione sono state quelle che hanno tentato di rivedere il testo della KJV, pur mantenendo in qualche modo o in parte la sua formulazione e la sua cadenza. Includerei tra questi testi la English Standard Version, la Revised Standard Version e la New King James Version.

Anche alcuni dei grandi scettici dei tempi moderni hanno riconosciuto la bellezza della King James Version:

 “È la più bella di tutte le traduzioni della Bibbia; Anzi è probabilmente il più bell’esempio di scrittura in tutta la letteratura mondiale”. – H. L. Mencken [10]

“La traduzione è stata fatta straordinariamente perché i traduttori non stavano solo taducendo una raccolta curiosa di libri antichi scritti da diversi autori in diverse fasi culturali, ma la Parola di Dio divinamente rivelata attraverso i suoi scribi scelti ed espressamente ispirati. In questa convinzione hanno svolto il loro lavoro con sconfinata reverenza e cura e hanno ottenuto un bellissimo risultato artistico”. – George Bernard Shaw [11]

“È scritta nel più nobile e puro inglese, e abbonda di bellezze squisite di pura forma letteraria”. –Aldous Huxley [12]

Si può semplicemente leggere la prefazione di quasi ogni traduzione della Bibbia in inglese e leggere i riconoscimenti della bellezza della King James Version.

Quindi ci si potrebbe chiedere perché la King James Version è quasi universalmente riconosciuta come una bella traduzione, eppure nessuna altra versione ha potuto produrre una traduzione che si avvicini ad essa? Penso che ciò abbia due ragioni primarie:

1) Gli studiosi che tradussero la King James Version vivevano in un tempo in cui ci si aspettava che gli studiosi fossero ancora maestri di ogni disciplina, e quindi questi studiosi non erano solo le menti più brillanti del loro tempo in materia di testi originali e di antiche traduzioni delle Scritture, ma erano anche maestri della propria lingua. Nel nostro tempo, si potrebbe trovare uno studioso che è un maestro di un’area o di un’altra, ma è molto raro incontrare uno studioso competente sia nella Scrittura sia nella letteratura inglese.

 2) Poiché l’obiettivo della King James Version era quello di produrre una traduzione che fosse ascoltata ad alta voce in Chiesa, i suoi traduttori prestarono particolare attenzione a come suona il testo quando si legge ad alta voce. Certamente erano interessati a produrre una traduzione accurata, ma erano anche interessati a produrre una traduzione riverente e bella che fosse gradita all’orecchio. [13]

Adesso bisogna ammettere che la King James Version ha alcuni problemi significativi in ​​termini di uso liturgico contemporaneo. Ci sono passi nella KJV che sono difficili da capire per la maggior parte di chi oggi parla inglese e ci sono passi che sono ormai fuorvianti, a causa dei cambiamenti nel significato di alcune parole nel tempo. In questo caso, c’è bisogno di una revisione del testo e ci sono edizioni della versione di King James che fanno tali revisioni... ma la questione è quanto del testo debba essere rivisto, e su questo non c’è unanimità.

5. Traduzioni neutre

Negli ultimi decenni ci siamo trovati di fronte il nuovo fenomeno della correttezza politica, e ciò ha portato a nuove versioni della Bibbia che hanno tentato di rendere neutro il testo inglese per accomodare le preoccupazioni delle femministe radicali. Questo è stupido per diverse ragioni. Da una parte, le femministe radicali probabilmente non saranno soddisfatte di alcuna traduzione delle Scritture, non importa quanto sia neutro il loro inglese. In secondo luogo, l’idea stessa che le distinzioni di genere in una lingua siano la colpa di tutte le lamentele che le femministe potrebbero avere è di per sé ridicolo.

Solo coloro che sono completamente ignoranti di come funzionano le lingue diverse dall’inglese possono credere che le distinzioni del genere siano la causa del maltrattamento delle donne, o che la rimozione di tali distinzioni migliorerebbe in qualche modo lo status delle donne. Esistono infatti due lingue principali che non hanno alcuna distinzione di genere, e quindi le due culture associate a queste lingue dovrebbero essere state utopie femministe per tutta la storia umana. Le due lingue a cui mi riferisco sono il turco e il cinese. Tuttavia, ritengo che si possa facilmente difendere l'argomento secondo cui le donne nelle culture europee sono state trattate in modo significativo negli ultimi duemila anni, nonostante siano state “costrette” a usare lingue che fanno distinzioni di genere. Di fatto, penso che sia difficile trovare due culture di elevata letteratura in cui storicamente la donna sia stata trattata peggio che in quelle dei turchi e dei cinesi – e lo dico da persona che ama la cultura cinese, ma il modo in cui le donne sono state trattate (e in larga misura sono ancora trattate) non è l'apice della civiltà cinese.

Queste versioni neutre della Bibbia hanno problemi con le parole “man” e “mankind” e le sostituiscono con “person”, “human” e “humankind”. Tuttavia, va notato che le parole “human” e “humankind” contengono in loro la parola offensiva “man”. Si potrebbe sottolineare che anche la parola “woman” contiene questo termine offensivo. Chiunque capisce l’inglese dovrebbe sapere che, quando parliamo dell’amore di Dio per l’uomo, comprendiamo sia i membri maschi che femmine di questa specie. Queste traduzioni sono così dispiaciute dell’uso del termine “man” che devono distorcere il significato del testo per evitare di usarlo. Ad esempio, nella NRSV abbiamo san Pietro che dice a Cornelius che anche lui è un “mortale”, quando la parola in greco è “anthropos” (“uomo”), che è un termine che non si concentra sull’aspettativa di vita. La NRSV rimuove anche l’importante espressione messianica “Figlio dell’uomo” dall’intero Antico Testamento (sarebbe una frase eccezionalmente offensiva, avendo in sé due distinzioni di genere). E così quando leggiamo Daniele 7:13, nella NRSV troviamo:

 “As I watched in the night visions, I saw one like a human being coming with the clouds of heaven. And he came to the Ancient One and was presented before him”

Questo sconnette totalmente l’uso di Cristo della frase “Figlio dell’uomo” da questa profezia. Fortunatamente ci sono risparmiate letture come “Le volpi hanno tane e gli uccelli dell’aria hanno nidi, ma l’umano non ha dove posare il capo” (Matteo 8:20), o “la gente chi dice che sia io l’umano?” (Matteo 16:13), ma tutto il significato profetico di questo termine viene sacrificato sull’altare del femminismo.

Queste traduzioni neutre sono anche costrette a inserire parole che non esistono nel testo originale, a omettere parole che esistono e a cambiare i pronomi singolari in plurali per evitare parole con distinzioni di genere. Il risultato è semplicemente una traduzione che illude il lettore e oscura il significato del testo ispirato... ed è tutto così sciocco. [14]

Le versioni che contengono un inglese più o meno neutro includono: New Revised Standard Version (NRSV), Today’s New International Version (TNIV), New Living Translation (NLT), Good News Translation (GNT o GNB), New Century Version (NCV), Contemporary English Version (CEV), New American Bible (NAB), Revised English Bible (REB) e New Jerusalem Bible (NJB).

Raccomandazioni

Quindi, alla luce di tutto ciò che è stato detto, quale traduzione delle Scritture dovremmo usare? Purtroppo, al momento non esiste una semplice risposta per i lettori di lingua inglese. Affronterò la domanda innanzitutto in base alle migliori opzioni disponibili per uso personale, quindi alle migliori opzioni per l’uso liturgico e dirò qualche parola su come si possono utilizzare le varie traduzioni disponibili nel proprio studio personale della Bibbia.

Opzioni per uso personale:

A. La King James Version

In generale, la King James Version è il punto da cui tutte le traduzioni inglesi della Scrittura dovrebbero iniziare ... e rimane una delle migliori opzioni disponibili, anche senza alcuna revisione. I pronomi e le forme verbali che usa non sono difficili da imparare. Il problema principale è la traduzione occasionale che ha bisogno di essere corretta e la parola occasionale che potrebbe confondere la maggior parte dei lettori contemporanei. La maggior parte dei lettori potrebbe facilmente risolvere il secondo problema semplicemente espandendo il proprio vocabolario di circa 200 parole.

Le migliori edizioni della KJV attualmente disponibili sono la King James Version with Apocrypha – 400th Anniversary Edition, pubblicata dalla American Bible Society e la New Cambridge Paragraph Bible with Apocrypha, entrambe dotate di ortografia, punteggiatura e formattazione moderne e che comprendono i libri deuterocanonici.

B. La New Authorized Version

La New Authorized Version (NAV), che è stata pubblicata senza i libri deuterocanonici con il titolo 21st Century King James Version e come Third Millenium Bible con i libri deuterocanonici inclusi, ha molto che le fa raccomandare. Molte delle porzioni oscure della KJV sono state riviste per renderle più chiare. Le mie principali lamentele con questa versione sono il fatto che inserisce le note a margine nel testo con parentesi, cosa che probabilmente confonde la maggior parte dei lettori, che pensano di stare leggendo il testo della Scrittura piuttosto che una nota di margine, e inoltre il fatto che non hanno riveduto molte parole o frasi che necessitavano di revisione, ma hanno riveduto molte altre parole che non ne avevano bisogno... e francamente, l’unico vero scopo che sembra aver compiuto la gran parte di questi cambiamenti è che hanno permesso all’editore di mettere il copyright sul testo (cosa che non avrebbe potuto fare se avessero fatto meno cambiamenti). Per esempio, l’editore ha rimosso la parola “spake” e l’ha sostituita con “spoke”... ma c’è qualcuno che pensa veramente che il lettore medio di lingua inglese abbia un problema a capire cosa significava la parola “spake”?

Se diamo un’altra occhiata a Giovanni 1:14-17, troviamo le seguenti differenze tra la KJV e la NAV:

KJV: “And the Word was made flesh, and dwelt among us, (and we beheld his glory, the glory as of the only begotten of the Father,) full of grace and truth. John bare witness of him, and cried, saying, This was he of whom I spake, He that cometh after me is preferred before me: for he was before me. And of his fullness have all we received, and grace for grace. For the law was given by Moses, but grace and truth came by Jesus Christ.”

NAV: “And the Word was made flesh, and dwelt among us (and we beheld His glory, the glory as of the only Begotten of the Father), full of grace and truth. John bore witness of Him and cried, saying, “This was He of whom I spoke, `He that cometh after me is preferred before me, for He was before me.’” And of His fullness have we all received, and grace for grace. For the law was given by Moses, but grace and truth came by Jesus Christ.”

A mio parere, tali modifiche non sono un miglioramento del testo. Tuttavia, altrove, la NAV elimina i più comuni blocchi linguistici che appesantiscono il lettore medio. Alcune parole della King James Version ora significano qualcosa di diverso. Ad esempio, la parola “convince” nella KJV significa “condannare”; “prevent” significa “precedere”; e “conversation” significa “modo di vivere”. Perciò se guardiamo al Salmo 21:3, possiamo vedere dove la NAV ha migliorato il testo per il lettore contemporaneo:

KJV: “For thou preventest him with the blessings of goodness: thou settest a crown of pure gold on his head.”

NAV: “For Thou goest before him with the blessings of goodness; Thou settest a crown of pure gold on his head.”

La maggior parte dei lettori contemporanei non sarebbe ritornata dal testo della KJV con una corretta comprensione del testo, mentre qui la revisione di una parola ha fatto la differenza. Anche l’uso di punteggiatura e di formattazione moderna è molto più facile per gli occhi rispetto ai testi della King James Version più presenti sul mercato.

C. La New King James Version

La New King James Version usa l’inglese contemporaneo, visto da molti come un grande vantaggio, ma che personalmente ritengo il più grande inconveniente di questa versione. Credo che l’inglese tradizionale sia più adatto per l’uso liturgico, e credo anche che idealmente dobbiamo utilizzare nel culto la stessa traduzione che usiamo nello studio privato, perché questo ci aiuta a memorizzare meglio il testo e a permettere alle parole di radicarsi meglio nelle nostre anime. Questo è ovviamente un tema diverso che va al di là dello scopo di quest’articolo, per cui darò semplicemente per scontato che molti altri ortodossi non sarebbero d’accordo e che troverebbero il linguaggio della New King James interamente compatibile con lo stile dell’inglese che usano liturgicamente.

In ogni caso, la New King James Version ha i suoi vantaggi. Generalmente corregge gli errori di traduzione della King James Version, anche se si basa sul testo ricevuto del Nuovo Testamento e quindi è del tutto coerente con la tradizione testuale della Chiesa. Forse ha anche le migliori note testuali di qualsiasi traduzione in inglese. È, naturalmente, più facilmente comprensibile della KJV.

D. La Douay Rheims Version

Devo dire che la Douay Rheims non è una versione che possiedo o che probabilmente userò mai come traduzione primaria per lo studio personale, però conosco molti ortodossi che la usano. Il testo è certamente accettabile e ha il vantaggio di utilizzare l’inglese tradizionale e di avere i libri deuterocanonici. A volte è goffo e utilizza una terminologia che non è familiare a molti lettori di lingua inglese. È una versione degna di consultazione, quando si paragonano diverse traduzioni.

E. La Orthodox Study Bible

Come detto in precedenza, la Orthodox Study Bible è un’opzione imperfetta ma buona per lo studio personale. Essa utilizza la New King James Version del Nuovo Testamento, e nei pochi casi in cui si potrebbe desiderare che la traduzione venisse corretta, hanno messo la traduzione preferibile nelle note a piè di pagina. Sospetto che l’editore, che possiede i diritti d’autore della NKJV, probabilmente abbia avuto qualcosa a che fare con il motivo per cui non hanno semplicemente modificato il testo. Nell’Antico Testamento, hanno rivisto la versione della New King James Version basata sulla Septuaginta, e generalmente lo hanno fatto in modo preciso.

Opzioni per uso liturgico

A. Il Salterio

Per un Salterio liturgico ci sono tre opzioni che consiglio di prendere in considerazione:

1) “The Psalter According to the Seventy”, pubblicato dal Monastero della Santa Trasfigurazione (noto anche come “Salterio di Boston”). Questa è tutt’altro che una traduzione perfetta, ma l’ho trovato una traduzione in genere accurata e ha il vantaggio di concordare con molti dei testi liturgici più comunemente usati in inglese (è utilizzata in tutte le pubblicazioni della St. John of Kronstadt Press, del monastero della Santa Trasfigurazione, e della maggior parte delle pubblicazioni del monastero della Santa Trinità a Jordanville, New York). Lo svantaggio di questo testo è che la scelta delle parole può essere a volte goffa. È disponibile anche in un’edizione tascabile.

2) “A Psalter for Prayer”, pubblicato dal monastero della Santa Trinità a Jordanville, New York. La traduzione si basa sul Coverdale Psalter, che è quello che si troverebbe in un’edizione più antica (tradizionale) del Book of Common Prayer, ma è corretta con la Septuaginta. Contiene anche un gran numero di materiali didattici e di altre preghiere che si trovano nelle edizioni slavoniche del Salterio, ma non nel Salterio di Boston né in altre edizioni pubblicate in inglese fino a oggi. Per esempio, ha preghiere alla fine di ogni catisma e ha istruzioni su come leggere il Salterio vegliando i morti, con le preghiere che si dicono secondo la pratica slava insieme alla sua lettura. La qualità della stampa è molto alta... la carta e la rilegatura sono di qualità simile a quella del Salterio di Boston, ma la copertina sembra migliore, la dimensione è un po’ più grande e ha due nastri segnalibro cuciti nella rilegatura. La traduzione è ben fatta e bella, e direi che vale la pena di averlo solo per il materiale aggiuntivo che contiene. Lo svantaggio più grande è che attualmente non è utilizzato in tanti testi liturgici, ma questo può cambiare. Ho trovato che a volte è meno preciso del Salterio di Boston quando si paragona il testo alla Septuaginta greca, ma non posso dire che ciò si basi su una revisione approfondita e dettagliata dell’intero testo. Anche questo testo è disponibile in un’edizione tascabile.

3) “The Psalter of the Prophet and King David with the Nine Biblical Odes”, pubblicato dal Center for Traditionalists Orthodox Studies. Questa traduzione si basa sulla King James Version, ma è corretta con la Septuaginta, cosa che stilisticamente è probabilmente meglio del Salterio del Monastero della Santa Trasfigurazione e per molti sarà più familiare con il testo da loro conosciuto, ma come il Salterio di Jordanville, non è usata in molti testi liturgici... anche se viene usata nei testi pubblicati dal Center for Traditionalists Orthodox Studies.

B. Il Vangelo

Le migliori opzioni per un libro dei Vangeli formattato secondo l’uso slavo vengono dalla Holoviaks Church Supply. Pubblicano un’edizione molto bella che utilizza la King James Version. Attualmente offrono questo testo solo con una copertura metallica. Ne hanno anche recentemente pubblicato uno che utilizza la New King James Version... e per coloro che preferiscono la NKJV, ovviamente questa sarebbe un’opzione eccellente.

Il lettore Peter Gardner pubblica ora un King James Gospel, disponibile in due dimensioni: un’edizione più piccola per 40 dollari (6” x 9”, con font a 12 punti); e un’edizione più grande per 45 dollari (8.25 “x 10.75”, con font a 14 punti), e ha in realtà diversi elementi che non sono presenti nella precedente edizione di Holoviak. Sulla base del contenuto del vangelo slavonico standard, contiene una breve vita dei quattro evangelisti, un’ampia appendice delle letture evangeliche (più estese di quella che si trova nella versione di Holoviak) e le rubriche per come vengono fatte le letture evangeliche durante l’anno, compreso il “salto lucano”. La copertina è una vera copertina rigida, non una copertina telata con sopra un foglio di carta patinata. Per un po’ di denaro in più, potete avere un’edizione del Vangelo che presenta le rubriche in rosso e alcune illustrazioni a colori (125 dollari, 8.25 “x 10.75”, con font a 14 punti). Per una piccola missione o una casa, è utilizzabile così com’è. Il testo è in dimensioni standard e potrebbe anche essere messo in una copertina da Vangelo più bella.

Un’altra opzione per quelli che cercano una traduzione inglese tradizionale dei Vangeli è il Lezionario del Vangelo pubblicato dal Center for Traditionalists Orthodox Studies. Si basa sulla King James Version, ma è formattata secondo l’uso bizantino... di nuovo, un vantaggio per chi segue quella tradizione, ma uno svantaggio per quelli di tradizione slava. Sul retro ha un indice scritturale che aiuterà coloro che seguono la pratica slava a trovare la lettura corretta più facilmente rispetto alla maggior parte dei libri del Vangelo in stile bizantino. Questa edizione è molto conveniente e il formato del lezionario bizantino è in realtà molto adatto a chi vorrebbe avere un libro del Vangelo a casa per leggere le letture quotidiane. Sfortunatamente è disponibile solo in brossura.

C. Il Lezionario delle Epistole, o Apostolo

L’opzione migliore attualmente disponibile per quelli che seguono la pratica slava è l’Apostolo pubblicato dalla St. Tikhon’s Seminary Press. La traduzione utilizzata non è né King JamesDouay-RheimsNew King James, ma una sintesi delle tre. Mantiene i pronomi tradizionali (per la maggior parte) e le finali dei verbi, ma elimina le parole arcaiche. A volte si vorrebbe che avessero mantenuto più testo della King James di quanto ce ne sia, ma il testo è più facilmente comprensibile di quanto sarebbe stato altrimenti il testo non riveduto della King James.

Per quelli che seguono la pratica bizantina, il Lezionario delle Epistole pubblicato dal Center for Traditionalists Orthodox Studies è una buona opzione. Come Lezionario del Vangelo che pubblicano, anche questo è basato sul testo della King James Version. Uno dei suoi svantaggi è che al momento è stato pubblicato solo in brossura. Ciò ha tuttavia il vantaggio di rendere abbastanza poco costoso acquistarne una copia per uso domestico. Un altro aspetto negativo di questa edizione è che alcune delle “correzioni” del testo della King James Version in questa edizione sono discutibili. Ad esempio, nella KJV, 1 Corinzi 11:14 dice: “Doth not even nature itself teach you, that, if a man have long hair, it is a shame unto him?” L’edizione del CTOS modifica questa lettura: “Doth not even nature itself teach you, that, if a man have flowing hair, it is a shame unto him?” Capisco il punto che stanno cercando di sottolineare, e la traduzione non è completamente indifendibile; ma nessun’altra traduzione lo traduce in questo modo. Se uno volesse sottolineare la sfumatura che stanno cercando di mettere in evidenza, sarebbe stato probabilmente meglio tradurre “wear long hair” piuttosto che “have long hair” oppure “have flowing hair”, e anche questo ci mette veramente al di là della traduzione, nel regno dei commenti... e questa è la funzione dei commenti e delle note a piè di pagina. E sebbene siano stati fatti cambiamenti come questo, molti casi in cui il testo della King James non è più facilmente compreso e potrebbe essere facilmente corretto aggiornando una o due parole purtroppo rimangono non riveduti. Tuttavia, in fin dei conti, questa edizione è una buona opzione... ancora una volta, particolarmente per quelli che desiderano seguire le letture quotidiane a casa.

L’uso di varie traduzioni nello studio personale

Per quelli che non hanno studiato le lingue originarie della Scrittura – e anche per quelli che le hanno studiate – è spesso utile confrontare diverse traduzioni per ottenere un apprezzamento più pieno dell’eventuale gamma di significato di un testo. Mentre non raccomando le seguenti traduzioni da utilizzare come traduzione primaria di un cristiano ortodosso, per le ragioni sopra esposte, queste versioni sono utili per il confronto:

1. La English Standard Version

2. La Revised Standard Version

3. La New Revised Standard Version

4. La New American Standard Bible

La RSV e la NRSV sono particolarmente utili anche perché contengono il completo canone ortodosso dell’Antico Testamento.

Uno dei vantaggi offerti da Internet è che possiamo confrontare numerose traduzioni con pochi clic di un mouse, senza dover avere a casa copie cartacee di tutte le versioni.

Conclusione

Alcuni rifiutano le cautele sulle traduzioni bibliche come cose non importanti, o come una semplice questione di gusti. “A ciascuno il suo”, e “Tutto quello su cui galleggia la tua barca” sono i proverbi sacri della nostra cultura di oggi. Tuttavia, come sottolinea il vescovo Tikhon di San Francisco, “la parola “ortodosso” implica una certa preoccupazione per la corretta sintattica, semantica e pragmatica, l’uso corretto del linguaggio...” [15] Le parole significano delle cose, la precisione è importante, la fedeltà alla comprensione tradizionale delle Scritture è essenziale e la bellezza nel culto (e quindi nella nostra traduzione delle Scritture, che è al centro del nostro culto) è qualcosa in cui dobbiamo impegnarci.

Come per la maggior parte delle cose nella Chiesa ortodossa, ci sono limiti di accettabilità – all’interno dei quali c’è una certa quantità di diversità di opinione che è completamente accettabile, ma al di fuori dei quali c’è un pericolo spirituale che deve essere evitato. Ci potrebbe anche essere qualche disaccordo circa il punto su cui devono essere tracciate le linee che marcano quei confini, ma i cristiani ortodossi dovrebbero essere d’accordo che devono essere evitate le traduzioni che falsano e oscurano il significato del testo, che privano il testo di significativi concetti cristologici e profetici e che mancano di una riverenza per le parole che lo Spirito Santo ha ispirato i suoi profeti e apostoli a scrivere.

La traduzione delle Sacre Scritture dovrebbe essere affrontata con la massima cura e rispetto – questo dovrebbe essere ovvio. Anche la selezione di una traduzione richiede cura e riverenza. Inoltre, la lettura di tale traduzione richiede tutto questo e una grande diligenza, come si legge nel Salterio:

“Metti davanti a me per legge, o Signore, la via dei tuoi statuti, e lo la cercherò continuamente. Dammi la comprensione, io cercherò la tua legge e la manterrò con tutto il mio cuore” (Salmo 118:34-35 LXX).

Come possono attestare tutti coloro che hanno investito dell’impegno nello studio riverente delle Scritture, le ricompense valgono pienamente lo sforzo.

NOTE

[1] Clark Carlton, The Way: What Every Protestant Should Know About the Orthodox Church, (Salisbury, MA: Regina Orthodox Press, 1997) p. 137ss.

[2] Cfr. Wilbur Pickering, The Identity of the New Testament Text. Nashville, Thomas Nelson, 1980. http://www.revisedstandard.net/text/WNP/

[3] M. Kurt Goedelman, A Critical Look at the Jehovah’s Witness Bible, the New World Translation, 31 agosto 2006 < http://www.xmark.com/focus/Pages/jehovahs.html >. Vedi anche: 31 agosto 2006 < http://www.bible-researcher.com/new-world.html >

[4] C. P. Lincoln, “A Critique of the Revised Standard Version,” Bibliotheca Sacra, volume 110 (gennaio 1953) pp. 50-66, 1 settembre 2006 < http://www.bible-researcher.com/rsv-bibsac.html >

[5] Bruce M Metzger, “The RSV-Ecumenical Edition,” Theology Today, Vol. 34, n. 3 (ottobre 1977), p. 316, 1 settembre 2006 < http://theologytoday.ptsem.edu/oct1977/v34-3-criticscorner4.htm > È vero che un rappresentante greco ortodosso è stato aggiunto al comitato di traduzione, ma lo studioso ebraico partecipava alla traduzione quando questa era effettivamente fatta, e il rappresentante greco ortodosso è stato aggiunto dopo che il vero lavoro della traduzione era già stato completato.

[6] Per ulteriori informazioni su come deve essere tradotto “almah”, vedi: William F. Beck, What Does Almah Mean?, 2 settembre 2006, < http://www.philvaz.com/apologetics/VB-DOD- Virgin-Almah-WilliamBeck.pdf >, vedi anche: Origene, Contro Celso, Libro I, Capitoli xxxiv -xxxv, The Ante-Nicene Fathers, vol. iv, a cura di Alexander Roberts e James Donaldson, trad. di A. Cleveland Coxe (Grand Rapids: Eerdmans Publishing Company, 1989), p. 410ss., così come: san Girolamo, Against Jovinianus, libro I, capitolo 32, Nicene and Post-Nicene Fathers, serie 2, vol. vi, a cura di Henry Wace e Philip Schaff (Peabody, MA: Hendrickson, 1994), p. 370.

[7] Adam Nicolson, God’s Secretaries: The Making of the King James Bible, (New York: HarperCollins Publishers, 2003) p. 73. Vedi anche: History of the King James Version, 4 settembre 2006, < http://www.bible-researcher.com/kjvhist.html >.

[8] Per esempio, Lutero inserì la parola “sola” nella sua traduzione di Romani 3:28, per far sì che la sua dottrina della giustificazione fosse supportata dalla sola fede. Quando gli fu chiesta la giustificazione per il suo inserimento di parole che non esistevano nel testo originale, Lutero rispose semplicemente: “È così perché il dottor Martin Lutero dice che è così!” Vedi Frank Schaeffer, Dancing Alone (Brookline, MA: Holy Cross Orthodox Press, 1994) p. 77, e: Jaroslav Pelikan, Reformation of Church and Dogma (Chicago: University of Chicago Press, 1985) p. 252.

[9] Nicolson, p. 77ss.

[10] The Third Millennium Bible (Gary, South Dakota: Deuel Enterprises, 1998), p. xiii.

[11] G. S. Paine, The Men Behind the King James Version (Grand Rapids, MI: Baker Book House, 1959) p. 182ss

[12] History of the King James Version, 4 settembre 2006, < http://www.bible-researcher.com/kjvhist.html >.

[13] Nicolson, p. 209ss.

 [14] Vedi Wayne Grudem, What’s Wrong with Gender-Neutral Bible Translations? 20 febbraio 2013 < http://www.waynegrudem.com/wp-content/uploads/2012/03/What-s-Wrong-with-Gender-Neutral-Bible-Translations.pdf >; così come “The Gender-Neutral Bible Controversy,” 4 settembre 2006 < http://www.bible-researcher.com/links12.html >.

[15] Vescovo Tikhon di San Francisco (OCA), Bishop’s Pastoral Letter on the New Revised Standard Version, The Orthodox West, inverno 1990, 8 settembre 2006 < http://www.holy-trinity.org/liturgics/tikhon.nrsv.html >.

 
È sua Beatitudine Onufrij che tollera il patriarca Bartolomeo

l'accademico Pjotr Tolochko, dell'Accademia Nazionale delle Scienze dell'Ucraina. Foto: screenshot di un video sul canale YouTube della Chiesa ortodossa ucraina

Le parole del patriarca Bartolomeo sullo status della Chiesa ortodossa ucraina non hanno basi canoniche, quindi è sua Beatitudine Onufrij che tollera la presenza del Fanar in Ucraina, ha detto Tolochko.

L'accademico Pjotr Tolochko dell'Accademia nazionale delle scienze dell'Ucraina, membro dell'Accademia d'Europa e dell'Unione internazionale di archeologia slava, nel suo commento alla dichiarazione del patriarca Bartolomeo sullo status della Chiesa ortodossa ucraina, ha osservato che il Fanar ignora diritto il canonico, e che è sua Beatitudine Onufrij che di fatto tollera la presenza delle strutture del Patriarcato di Costantinopoli sulla terra ucraina.

Lo storico ritiene che la decisione del patriarca Bartolomeo di abolire il Tomos del 1686 dato dal patriarca Dionisios IV di Costantinopoli nel 1686 non corrisponda né al diritto canonico né ad altre norme legali", ha detto lo storico in onda sul canale "Primo cosacco".

Tolochko ha osservato che, a differenza del nuovo Tomos del 2019, l'antico Tomos era stato approvato dal Concilio del Patriarcato di Costantinopoli, da patriarchi di altre Chiese ortodosse del tempo e persino dal visir turco, rendendo impossibile cancellarlo.

"Lui (il patriarca Bartolomeo, ndc) ha detto che tollera sua Beatitudine Onufrij? Piuttosto, è sua Beatitudine che sopporta la presenza di Bartolomeo nella nostra Chiesa ucraina", ha riassunto lo storico.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, gli attivisti per i diritti umani hanno scoperto che le parole del capo del Fanar sulla Chiesa ortodossa ucraina contengono discorsi di incitamento all'odio che incitano a conflitti settari.

 
In Uganda, i chierici di cinque parrocchie dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa hanno partecipato alla Liturgia

Liturgia festiva nella parrocchia di Santa Caterina a Bukedea. Foto: t.me/exarchleonid

La parrocchia di santa Caterina a Bukedea non ha una propria chiesa, la funzione si è svolta in un edificio affittato.

Il 15 febbraio, nell'Uganda orientale, nella città di Bukedea, nella parrocchia di santa Caterina, si è svolta una liturgia festiva, alla quale hanno preso parte sacerdoti di tutte e cinque le parrocchie dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa nell'Uganda orientale.

Lo ha annunciato sul suo canale Telegram il metropolita Leonid, esarca patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Africa.

La parrocchia di santa Caterina a Bukedea non ha una propria chiesa, quindi la funzione si è svolta in un edificio affittato. Il clero e i fedeli hanno pregato in lingua teso.

"Dopo la liturgia, il sacerdote Georgij Maksimov ha battezzato il neonato Teodosio e ha tenuto un sermone all'uditorio, ringraziandoli per aver sostenuto i loro pastori nella decisione di trasferirsi alla Chiesa ortodossa russa. In risposta, il rettore della parrocchia, il sacerdote Kharlampiy Osen, ha espresso gratitudine alla Chiesa ortodossa russa per la pronta risposta ai bisogni delle parrocchie locali, per la possibilità di concelebrazione con il clero russo, per gli antimensi, il santo crisma e altro", ha affermato il metropolita Leonid.

Inoltre, il sacerdote Georgij Maksimov ha tenuto un incontro del clero, durante il quale sono stati delineati i percorsi per lo sviluppo della vita ortodossa nell'Uganda orientale.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, l'esarca dell'Africa ha affermato che la comunità ortodossa della città di Lira in Uganda si è trasferita nella Chiesa ortodossa russa.

 
I tedeschi abbandonano i più importanti siti di notizie, arrabbiati per la copertura tendenziosa sulla Russia

Nei media tedeschi sta succedendo qualcosa di grosso. Si tratta di uno dei temi più popolari sul nostro sito. I media degli Stati Uniti e del Regno Unito sono stati tremendamente sbilanciati nella loro copertura della Russia, ma i media tedeschi sono stati molto, molto peggiori, al punto da rasentare la credulità.

Ora si scopre che una parte del motivo sono i giochi della CIA con i media tedeschi. Sulla scia delle rivelazioni di Snowden, questa notizia ha seriamente sconvolto i tedeschi. Ecco l'ultima rivelazione dal nostro inviato in Germania.

Der Spiegel – sulla via del tramonto?

Lo chiamano l'effetto Ulfkotte. E sta cominciando a somigliare a una valanga.

Dalla pubblicazione del libro Gekaufte Journalisten ("Giornalisti comprati") di Udo Ulfkotte nel mese di settembre – ora un bestseller #1 su Amazon, nel quale l'autore accusa la CIA di corrompere regolarmente i migliori giornalisti tedeschi, lui compreso – la disaffezione dei lettori tedeschi verso i loro media maggioritari sembra essere giunta al punto di non ritorno.

Certo, le vendite di giornali e riviste sono cadute in tutto il mondo, non solo in Germania. Ma questo è diverso. Si tratta di un boicottaggio che sta interessando il traffico web. I tedeschi si stanno tenendo alla larga dai siti web dei media mainstream.

Molti tedeschi non hanno avuto molto timore di annunciare la loro intenzione sui social network. Alcuni hanno caricato su YouTube dei video che chiedono un boicottaggio. Altri hanno creato gruppi che chiedono la stessa cosa su Facebook.

L'altro risultato visibile della disaffezione dei lettori è stato il fatto che per tutto il mese di settembre il numero di visitatori unici dei sei principali quotidiani e riviste tedeschi è stato in costante diminuzione.

Nel mese di ottobre, è colato semplicemente a picco.

Eppure, fino all'inizio dell'estate questi stessi siti web hanno generato una grande e stabile quantità di traffico. Si tratta di una tendenza senza precedenti, del tutto distinta dal calo delle vendite dei giornali in generale.

I grafici seguenti mostrano schemi Google forniti da Alexa, una società specializzata in analisi per il web.

Sei diversi siti di media – e tutti vanno verso il basso

Il famigerato articolo dello Spiegel "Stoppt Putin Jetzt" del 29 luglio a quanto pare ha avuto un ruolo chiave nell'indignazione dell'opinione pubblica. Una denuncia ufficiale dei lettori contro la copertura di Der Spiegel è stata confermata nel mese di agosto dal Consiglio della stampa tedesca. Quest'ultimo ha stabilito che le immagini delle vittime del MH17 sulla copertina erano state "strumentalizzate nel contesto di una dichiarazione politica."

La stampa tedesca è stata avvertita anche prima, il 28 aprile, quando Cicero, uno dei principali mensili tedeschi, ha pubblicato un articolo intitolato: "L'orgoglio dopo la caduta". Le didascalie dicono: "I giornali muoiono. Il motivo: vanno contro i loro lettori. L'attuale informazione sulla Russia ne è un esempio. Non è questo il modo di trattare i lettori".

L'autore, Alexander Kissler, ha scritto: "Ogni trimestre il settore dei giornali si lamenta. Questo è quando vengono rilasciati i dati sul crollo delle vendite. La curva viaggia da sinistra in alto a destra in basso, e in realtà non è più una curva, ma una linea retta, inarrestabile sulla via verso lo zero".

I media tedeschi si sono affrettati a partire per un'offensiva contro la Russia sulla crisi in Ucraina, ma altrettanto rapidamente si sono trovati sulla difensiva nei confronti dei loro lettori.

Ora, dopo un ulteriore peggioramento delle statistiche durante la primavera, anche il traffico web è diminuito.

E sembra ancora solo l'inizio. È arrivato il tempo di stampare un libro dal titolo: "2019: l'ultima copia di Der Spiegel"? – cioè, se la stampa tedesca riuscirà a sopravvivere anche fino a quel momento.

 
Agafia Lykova: un'eremita riemerge dalle foreste siberiane dopo 70 anni

La più famosa eremita della Siberia, Agafia Lykova, è riemersa dalle foreste russe mercoledì scorso – per la prima volta in 70 anni. Secondo i rapporti, la donna reclusa ha utilizzato un telefono satellitare di emergenza per chiedere aiuto, perché provava un forte dolore alle gambe.

Agafia è l'unica superstite di una famiglia solitaria, fuggita dalla società nel 1936.

Lo Smithsonian Magazine riporta che Karp e Akulina Lykov facevano parte dei Vecchi Credenti russi.

Dopo aver sperimentato discriminazioni e persecuzioni brutali nel corso della storia, i restanti membri del loro gruppo radicale erano stati costretti a stabilirsi in Siberia agli inizi del 1900.

Purtroppo, poiché non rinunciavano alle loro credenze radicali, i membri dei Vecchi Credenti rimasero esclusi, e furono sottoposti a brutalità nella prima metà degli anni '30.

Secondo i rapporti, il fratello di Karp fu stato ucciso da una "pattuglia comunista" nel 1936. In risposta al brutale attacco, Karp e Akulina Lykov, insieme ai loro due figli Savin, di 9 anni, e Natalia, di 2, fuggirono dalla società per una vita nel deserto della Siberia.

I Lykov fuggirono nella foresta con alcuni beni essenziali e una manciata di semi. Alla fine costruirono una casa rudimentale e si ambientarono in una zona remota – a 250 chilometri dalla città più vicina.

Dopo che si furono sistemati nella loro nuova fattoria, Karp e Akulina Lykov ebbero altri due figli; Dmitrij, nato nel 1940, e Agafia, nata nel 1943.

La famiglia Lykov sopravvisse in isolamento dalla società, fino a quando non furono scoperti da un gruppo di geologi nel 1978. Galina Pismenskaja, che guidava la spedizione, descrive la sua prima impressione della rudimentale casa della famiglia.

"... Accanto a un ruscello c'era un'abitazione. Annerita dal tempo e dalla pioggia, la capanna era circondata su tutti i lati da rifiuti della taiga – corteccia, pali, tavole. Se non fosse stato per una finestra delle dimensioni della tasca del mio zaino, sarebbe stato difficile credere che ci viveva della gente".

Anche se erano comprensibilmente riluttanti, i membri della famiglia Lykov finalmente emersero dalla loro casa e interagirono con gli scienziati. Durante una delle loro prime conversazioni, Karp spiegò ai visitatori il motivo per cui lui e la sua famiglia erano fuggiti dalla società russa.

Nonostante il fatto che la sua famiglia aveva lottato a volte per trovare cibo, e che sua moglie era morta di fame nel 1961, Karp e i suoi figli sembravano essere contenti del loro magro stile di vita.

Karp e Savin avevano ricordi vividi della vita che si erano lasciati alle spalle. Tuttavia, Dmitrij e Agafia sapevano solo quello che era stato raccontato loro.

I geologi visitarono la famiglia in numerose occasioni. Sebbene fossero curiosi di avere notizie della società, e dei progressi scientifici, i Lykov inizialmente rifiutarono qualsiasi tipo di assistenza o regali.

Secondo i rapporti, accettarono poi aiuti nelle loro faccende quotidiane e diversi regali – tra cui posate, carta, penne, e sale per condire il loro cibo. Tuttavia, la famiglia rifiutò di lasciare la propria casa e di tornare nella società moderna.

Tre anni dopo che erano stati scoperti dai geologi, tre membri della famiglia Lykov si ammalarono. Purtroppo, si rifiutarono di lasciare il deserto per rivolgersi ad un medico.

Dmitrij, Natalia, e Savin morirono tutti in un periodo di due settimane. Poiché la perdita era stata grande, gli scienziati cercarono ancora una volta di convincere Karp e sua figlia a spostarsi fuori dalla foresta. Tuttavia, essi continuarono a rifiutarsi.

In seguito alla morte del padre nel 1988, Agafia Lykova ha vissuto da sola per quasi 30 anni nel deserto della Siberia. Anche se uno dei geologi ha continuato a visitarla nel corso degli anni, Agafia ha rifiutato di accettare qualsiasi prodotto "contrassegnato con un codice a barre – compresi fiammiferi e medicine" – a causa delle sue convinzioni religiose.

Come riportato da The Guardian, Lykova è "del tutto autosufficiente."

"Coltiva patate, carote, rape, cipolle e altre verdure su un piccolo fazzoletto di terra che la sua famiglia aveva liberato decenni prima..."

Tuttavia, apprezza ancora doni di sale – che la sua famiglia non ha mai avuto prima del 1978. Ha accettato anche un telefono satellitare, che ha accettato di usare in situazioni di emergenza.

Mercoledì scorso, Agafia Lykova ha usato il telefono per chiamare aiuto – mentre stava provando un dolore acuto alle gambe, e ci sarebbero volute due settimane per raggiungere a piedi il villaggio più vicino. Il Siberian Times riporta che è stata trattata con successo per il dolore, ma che rimarrà in ospedale per osservazione.

 
La 'morte' di Anita Phillips

Un articolo recente su Western Australia Today racconta la storia di una studentessa australiana giunta in Grecia a visitare i monasteri delle Meteore, che ha deciso di farne la sua casa per il resto della vita. Leggiamo la storia di Anita Phillips (oggi sorella Silouani), nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Gli ultimi difensori

Quando ero cattolico romano, vedevo gli ortodossi con una sorta di fastidio per ciò che definivo la loro "irritabilità", la loro "natura ostinata". Dicevo tra me e me per frustrazione: "se solo la smettessero di essere così spinosi verso di noi, forse potremmo avere l'unità" (questa era in realtà una giustificazione per me stesso, visto che io ero stato estremamente attratto dalla Chiesa ortodossa per lungo tempo). Mentre osservavo gli scritti di alcuni dei santi, sono diventato sempre più irritato dalle loro critiche verso noi cattolici romani e, nella mia mente, mi sono formato una grezza caricatura degli ortodossi come un semplice mucchio di vecchi litigiosi che stavano seduti accarezzandosi le barbe e parlando di come tutti siano eterodossi. Laddove Roma sembrava dimostrare una volontà di dialogo e di essere buona con tutti, gli ortodossi sembravano essere totalmente sulla difensiva, oltre a essere molto critici.

Come dice il proverbio, se uno non difende nulla, cadrà per qualsiasi cosa. Ho sempre detto che si può essere fermi e forti nella propria adesione alla Verità, senza dover essere peccaminosi e sgradevoli verso chi ha un'altra opinione.

Quindi esaminiamo i santi dei primi mille anni della Chiesa. Dobbiamo chiederci, dunque, se sant'Atanasio fosse un "iper-ortodosso" e se fosse semplicemente un piagnone belligerante quando rifiutava di seguire la maggioranza e di unirsi alla eresia ariana? San Massimo il Confessore era un brontolone iper-ortodosso perché rifiutò di inchinarsi al monotelismo e soffrì per questo mutilazione ed esilio? O è stato San Basilio il Grande era un vecchio ostinato quando contrastava le eresie che bestemmiavano lo Spirito Santo? Ascoltate le sue stesse parole, quando afferma che "sarebbe una cosa miserevole, se lo Spirito fosse bestemmiato e la vera religione distrutta così facilmente..." Che cosa dovremmo fare allora di sant'Antonio il Grande, umile uomo di Dio, che disse "non contaminatevi con gli ariani. Questo insegnamento infatti non è quello degli apostoli, ma dei demoni e del loro padre il diavolo; e in realtà non viene da nessuna fonte, da nessun senso, ma da una mente distorta, come l'insensatezza dei muli". E cosa dire di san Paolo l'Apostolo, che ci esorta a "non avere alcuna comunione con le opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto a denunciarle?" O di san Giuda che parla degli eretici come "onde selvagge del mare, che schiumano la propria sporcizia"?

La Chiesa ortodossa non ha mancato di fornire grandi santi che spesso sono rimasti soli contro le maree di eresia che crescono nel mondo. La verità in realtà è importante, perché Cristo è importante – i santi lo sapevano. Ma la nostra età è quella in cui tutto va bene, in cui tutto è OK tranne che dire che qualcosa non è giusto, e in cui viene promulgata una falsa forma di tolleranza. Gli ortodossi mi hanno impressionato durante la mia conversione, perché difendevano qualcosa, perché dicevano apertamente e con amore che le cose non erano tutte rose e fiori. Cosa diceva san Massimo il Confessore?

"Scrivo queste cose non perché voglio provocare disturbo agli eretici o gioire del loro maltrattamento – Dio non voglia; ma piuttosto per gioia e allegria al loro ritorno. Perché cos'è più piacevole per i fedeli che vedere i figli dispersi di Dio riuniti di nuovo come uno? Né vi esorto a mettere la severità al di sopra dell'amore per gli uomini. Possa io non essere così pazzo! Vi prego di fare e di compiere il bene verso tutti gli uomini con cura e assiduità, diventando tutto per tutti, appena vi si mostra la necessità di ognuno; voglio e ti prego che siate totalmente duri e implacabili con gli eretici solo per quanto riguarda la cooperazione con loro o nel sostenere in qualunque modo la loro fede deviata. Credo infatti che sostenere l'errore sia una questione di odio verso l'uomo e d dipartita dall'amore divino, affinché quelli che sono stati precedentemente sviati possano essere corrotti ancora di più".

Finché ero cattolico, rifiutavo anche solo di riconoscere le parole di san Marco di Efeso, relegandolo al ruolo di "supremo piagnone ortodosso" e di intera ragione per cui cattolici e ortodossi non erano oggi uniti. Eppure, era proprio ostinato e irascibile come spesso è descritto? Ascoltate le sue parole:

"Noi cerchiamo e preghiamo per il nostro ritorno a quel tempo in cui, essendo uniti, dicevamo le stesse cose e non c'era scisma tra di noi", e ancora: "Il nostro capo, Cristo nostro Dio... non tollera che il legame dell'amore sia tolto interamente da noi".

Gli ortodossi in realtà hanno difeso e difendono qualcosa – questo lo rispetto. Quando ho analizzato la vita di sant'Atanasio, di san Massimo il Confessore e di san Giovanni Damasceno, ho visto la stessa continuazione del tipo di "ultimo difensore" della Verità nella Chiesa Ortodossa, negli ultimi mille anni dopo che Roma si era separata, in persone come san Marco di Efeso, san Giobbe di Pochaev e san Gregorio Palamas. A dispetto di tutte le probabilità, a volte quelli che si erano tenuti aggrappati alla Verità erano relativamente soli contro gli zeitgeist delle loro culture.

Così ho visto e continuo a vedere che la posizione per la Verità non rende una persona un "iper-ortodosso" o un piagnone belligerante che non riesce a vivere il Vangelo cristiano nella propria vita. Di fatto, i più grandi dei santi della Chiesa, gli uomini e le donne più santi, sono stati fermi contro la nozione che la Verità è relativa, che la Verità non era ancora stata pienamente realizzata o che era un qualche concetto da lungo tempo dimenticato. La verità è da dire nell'amore, ma è anche da difendere. Tale era la via dei santi Padri, tale è la via della Chiesa.

"Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità?" (Gal 4:16)

L'autore, Jason Liske (che scrive sotto il nome letterario di Anthony) è un collaboratore del sito Death to the World. La sua conversione all'Ortodossia (dall'avventismo attraverso il cattolicesimo romano) è raccontata in questo articolo.

 

 
Un'iconostasi professionale per una chiesa di missione

L'iconostasi qui rappresentata è il culmine di un'idea che ho sviluppato nel corso di diversi anni. È installata nella chiesa ortodossa di san Matteo Apostolo a Baton Rouge, in Louisiana. Vorrei raccontare la storia di come è nata e discutere i problemi che essa intende risolvere.

L'iconostasi è la singola caratteristica più importante di una chiesa ortodossa. È il fulcro visivo della liturgia molto più che le singole icone, i lampadari o persino l'edificio stesso della chiesa. Domina l'esperienza dei fedeli e partecipa fisicamente alla liturgia mentre il clero e i servitori la attraversano, aprendo porte e tende. Nonostante la sua fondamentale importanza, l'iconostasi è tristemente trascurata nella maggior parte delle chiese ortodosse americane. Non abbiamo molte belle iconostasi e ne abbiamo più di alcune che sono francamente imbarazzanti. E da nessuna parte la situazione è peggiore che nelle chiese di missione.

Le chiese di missione sono, ovviamente, lasciate a se stesse. Cercano di raccogliere alcune icone, assemblare alcuni cantori dilettanti e fanno del loro meglio con ciò che hanno. Ma un'iconostasi di solito non è qualcosa che si presenta, come un'icona o un cantore. La missione deve costruirla, e poiché di solito mancano sia le competenze sia i fondi necessari, il risultato è spesso deplorevole.

Ma se la missione ha persone di talento che lavorano sodo per abbellire l'iconostasi, emerge un altro problema. L'iconostasi diventa troppo bella per essere temporanea e la parrocchia vi si affeziona. E quando sono pronti per costruire una vera chiesa, l'iconostasi diventa un problema architettonico. In genere è troppo piccola per adattarsi a un edificio più grande, ma la parrocchia vuole ancora mantenerla, quindi cercano di ingrandirla e il loro architetto fatica a progettare l'edificio attorno ad essa. Questo non è mai ideale. So dalla mia esperienza nella progettazione di chiese quanto possa essere intrattabile questo problema.

Non è necessario che sia così. Non c'è motivo per cui ogni missione debba reinventare la ruota e cercare di creare da zero la propria iconostasi. E non c'è motivo per cui le iconostasi portatili delle missioni debbano essere riproposte come iconostasi permanenti delle chiese. C'è un modo migliore.

Propongo come loro tipologia delle iconostasi semi-portatili, progettate per essere installate in spazi in affitto. Dovrebbero essere progettate in scala corretta per quel tipo di spazio. Ma dovrebbero essere progettate e costruite professionalmente, poiché lo scopo di una missione è presentare l'Ortodossia nella pienezza della sua bellezza. Idealmente queste iconostasi delle chiese di missione sarebbero di proprietà della diocesi e date in prestito alle missioni secondo le necessità. Quando una missione è pronta per costruire una chiesa, l'iconostasi dovrebbe andare a un'altra missione. Un nuovo edificio ecclesiastico merita una propria iconostasi progettata professionalmente, personalizzata per il suo spazio, e su scala molto più ampia.

Padre Joshua Trant, della chiesa ortodossa di san Matteo a Baton Rouge (OCA), mi ha contattato nel 2018. Un generoso donatore si era offerto di pagare per un'iconostasi. Ma poiché occupavano uno spazio in affitto ed era probabile che si trasferissero in un altro spazio in affitto in futuro, l'iconostasi non poteva essere installata in modo permanente. Ho parlato a padre Joshua della mia idea su come gestire l'iconostasi di una chiesa missionaria, ed egli ha accettato questo approccio. Io avrei fornito alla sua chiesa un'iconostasi autoportante completamente professionale e, se mai costruiranno una chiesa permanente che ne richieda una più grande, la passeranno a un'altra missione.

Nel progettare l'iconostasi, mi sono basato su ciò che avevo appreso da un prototipo di iconostasi di una missione che avevamo realizzato nel 2016. Quel progetto era stato realizzato con un budget ridotto e aveva molti difetti, ma presentava una direzione estetica che sembrava suonare la nota giusta. Era semplice ed elegante, dipendeva più dalla bellezza naturale del legno che dagli ornamenti. La lavorazione del legno sembrava distintamente di tradizione americana, quasi come se degli artigiani degli Shaker avessero costruito un'iconostasi ortodossa.

Con un budget adeguato su cui lavorare, ho iniziato a progettare una versione migliorata di quest'idea, con materiale più spesso, una migliore falegnameria e stipiti incassati per una maggiore profondità. Sarebbe stata costruita come un rivestimento architettonico tradizionale e assemblata in loco a partire da tre grandi segmenti.

Ho assunto il Saint John's Workshop in Wisconsin per realizzare le icone e le porte in compensato fresato a computer di betulla del Baltico, spesse 1 pollice [2,5 cm]. Queste sono state spedite nel Sud Dakota all'iconografa Natalia Aglitskaja, che le ha lavorate a gesso, dorate ad acqua e dipintemagnificamente. Nel frattempo, qui a Charleston, nella Carolina del Sud, ho assunto Timber Artisans, un negozio professionale di mobili e cornici in legno, per costruire la struttura dell'iconostasi. È larga 16 piedi [4,9 m] e alta 8,5 piedi [2,6 m].

Abbiamo costruito la struttura in pino giallo del Sud, un legno coltivato localmente e poco costoso. Il pino giallo non viene spesso utilizzato per lavori in legno pregiati come questo, a causa di nodi, chiazze resinose e alta contrazione. Ma con un'attenta selezione di buon materiale, la cosa può essere fatta. Io amo molto il pino giallo, perché ha un ricco colore dorato e venature prominenti. Se questa iconostasi fosse costruita da un legno impeccabile e uniforme, potrebbe sembrare troppo semplice. Le superfici richiederebbero qualche ornamento in modo che la loro semplicità non sminuisca la ricchezza delle icone. Ma il pino giallo, con i suoi nodi e le venature intense, è di per sé quasi ornamentale. E il suo colore dorato si abbina perfettamente alle icone dorate.

Dopo aver completato la lavorazione del legno, l'ho oliata e verniciata usando una miscela di olio di tung e resina uretanica. Ho installato le icone e le porte utilizzando parti in ferro battuto e l'ho spedita in Louisiana avvolta in coperte a cura di un servizio di spedizione di oggetti d'antiquariato e arte.

Ora è installata nello spazio commerciale preso in affitto dalla missione e svolge il suo ruolo previsto nella liturgia. Padre Joshua riporta quanto segue:

La reazione della congreatgazione è stata drammatica. I servitori prendono le loro responsabilità più seriamente. I fedeli sono intimoriti dalle icone. La vita della missione può essere difficile: parliamo della bellezza del nostro culto ma spesso gli elementi più basilari (icone, iconostasi, lampade, ecc.) non sono belli. La maggior parte dei miei parrocchiani è composta da convertiti che non hanno avuto molta esposizione ad altre chiese ortodosse. Quindi per molti di loro, l'iconostasi e le icone sono le prime "reali" che non hanno visto solo in immagini. Ho notato che trattiamo lo spazio più come una chiesa: siamo più tranquilli, ci muoviamo meno, parliamo meno, anticipiamo di più.

Spero che questo progetto sia il primo di molti altri. E certamente non devono essere tutte uguali. Ci sono molte varianti di questo design che mi piacerebbe provare. Mi piacerebbe particolarmente farne una con icone non dorate e una struttura dipinta con uno schema di colori decorativi, piuttosto che verniciata.

Per offrire un'idea dei costi, se dovessi creare un'altra iconostasi simile a questa, il costo totale del progetto sarebbe di circa 30.000 dollari. Può essere fatto in più fasi, con la struttura prima e le icone in seguito. E posso fornire disegni architettonici per la struttura se una parrocchia ha le capacità per costruirla da sola.

il retro dell'iconostasi, dignitoso e attraente di per sé

preparazione delle porte sante per il gesso

lisciatura del gesso

il disegno preparatorio di Natalia sulla lavagna delle icone

doratura ad acqua

pittura

inizio delle sottolineature

Natalia con le icone principali finite

le parti dell'astragalo e della croce per la porta santa, realizzate dall'autore

preparazione della doratura ad acqua della croce

l'autore applica la finitura alla struttura

l'iconostasi in uso a Baton Rouge

Il lavoro di Andrew Gould può essere visto su New World Byzantine

 
La Diocesi di Zaporozh'e ha fornito assistenza ai fratelli ortodossi in Tanzania

Il 16 febbraio 2022, il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol ha consegnato ai sacerdoti ortodossi che compiono il loro podvig pastorale in Tanzania (Africa) utensili e paramenti religiosi donati dal clero della diocesi.

Vladyka Luka ha portato aiuto ai fratelli del clero ortodosso, chierici dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa. Sua Eminenza ha consegnato utensili e paramenti della Chiesa, per un peso totale di 64 chilogrammi – quanto consentito dalle regole sul bagaglio.

Gli aiuti comprendono vasi eucaristici, paramenti liturgici, icone, 20 metri di calicò grosso per sciarpe da donna – cose che si possono consegnare personalmente.

Vladyka Luka ha voluto che i nostri fratelli ortodossi in Cristo conservassero nei loro cuori le parole dell'apostolo Paolo, che parla del nostro Signore, che "ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui. Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra" (Ef 3,12-13).

 
La scoperta dell'Iran: un diario di viaggio

Marcel Proust ha detto una volta: "Il viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi." Negli ultimi due decenni, ho visitato l'Iran in numerose occasioni, soggiornandovi da 10 a 14 giorni alla volta. Questa volta, vi sono stata per 2 mesi e seguendo Proust, ho portato con me un paio di occhi nuovi. Ho scartato sia le mie lenti occidentali, sia le mie lenti iraniane e ho osservato con occhi oggettivi. È stato un viaggio formidabile che mi ha lasciata senza fiato.

Parte I – Le donne della Repubblica Islamica dell'Iran

È difficile sapere da dove iniziare un diario di viaggio e come descrivere in poche pagine un mondo appena ritrovato. Tuttavia, data l'ossessione dell'Occidente (e degli iraniani "occidentalizzati" che vivono all'estero) di salvare le donne iraniane dalla loro presunta "oppressione" (mentre contemporaneamente le caricano di sanzioni illegali e immorali!), forse è opportuno iniziare con le donne in Iran come le ho percepite io.

I media occidentali, con l'aiuto di femministe e di iraniani che vivono al di fuori dell'Iran, raffigurano le donne iraniane come "oppresse" – soprattutto perché le donne in Iran devono rispettare un codice di abbigliamento islamico – l'hijab. Sì, l'hijab è obbligatorio e le donne possono scegliere di indossare un chador o di indossare una sciarpa. Ma ciò che è importante da capire è il ruolo che il chador ha svolto nella fase pre-1979 rispetto al periodo post-rivoluzione.

Prima della rivoluzione del 1979, il chador era indicativo di un sistema di caste sottilmente velato. Mentre alcune donne illustri di alto livello socio-economico sceglievano di indossare il chador, per il resto, per la maggior parte delle donne iraniane, era semplicemente l'abitudine nella quale erano nate. In breve, le donne svantaggiate dal punto di vista socio-economico prima del 1979 indossavano il chador. In quei giorni, il chador era un ostacolo al progresso di una donna, e una donna che lo portava era disprezzata e non era vista di buon occhio. Non poteva progredire socialmente. Era oppressa. Ma le femministe occidentali erano cieche di fronte a questa oppressione. Dopo tutto, lo scià era moderno ed era il dittatore amico degli Stati Uniti.

La rivoluzione ha cambiato lo status quo e ha frantumato il sistema delle caste. Una rivoluzione, per definizione, è un cambiamento radicale nel modo in cui le persone vivono e lavorano. E così è stato con la rivoluzione iraniana. Il chador dopo il 1979 non è più un ostacolo per il futuro di una donna. Le donne iraniane di oggi, della stessa classe (un tempo) meno privilegiata, hanno trovato la libertà nel loro chador. Si sono liberate dalle catene e marciano accanto ai loro colleghi (un tempo) più privilegiati. Questa emancipazione è ciò che le femministe occidentali / occidentalizzate vedono come oppressione.

Io stessa provengo da una piccola minoranza delle donne "privilegiate" di ieri, troppo comoda nella mia pelle "occidentale" per voler promuovere l'hijab, ma non permetterò che le mie preferenze personali diminuiscano il valore dei progressi compiuti a causa dell'hijab. I cuori sanguinanti dall'estero devono semplicemente cambiare le loro lenti contaminate invece di cercare di cambiare la vita degli altri, perché le donne iraniane non hanno bisogno di essere salvate, non sono seguaci - sono conduttrici.

In due diverse occasioni ho avuto la possibilità di sedermi a parlare con un gruppo di studentesse di dottorato al Dipartimento di studi globali dell'Università di Teheran. Francamente, queste giovani donne mi hanno affascinata. Le loro menti curiose e taglienti, il loro intelletto acuto, la loro vasta conoscenza, il loro inglese fluente, e la loro fiducia assoluta mi hanno abbagliata. Le femministe occidentali le considererebbero "oppresse". A me sembra che siano le femministe ad aver bisogno di essere salvate, non le donne iraniane.

Il successo eccessivo delle donne va di gran lunga al di là dell'istruzione; partecipano a ogni aspetto della società - la maternità, le arti e le scienze, l'alta tecnologia, i film e il cinema, la ricerca, le imprese, l'amministrazione, la politica, lo sport, le forze armate, ecc. Il ruolo di primo piano delle donne nella società è innegabile. Quello che ho trovato stuzzicante è stato il loro ruolo di custodi culturali.

Le donne – guerrieri culturali

L'imperialismo culturale è parte integrante del neocolonialismo. Lo sradicamento di una cultura indigena e la sua sostituzione con uno egemonico consente alla potenza egemone di influenzare la nazione soggetta - le consente di possederla. E le donne sono i nuclei. Tengono insieme la famiglia e trasmettono le tradizioni. A tal fine, in ogni avventura coloniale, a prescindere dalla geografia, le donne sono state l'obiettivo primario (cioè vittime da salvare). L'Iran non è stato diverso. Mentre alcune hanno di fatto abbandonato la loro cultura per abbracciare quella di altri, la maggior parte ha resistito e combattuto con l'autentica tradizione iraniana.

Un gruppo di questi guerrieri culturali ha lasciato su di me un profondo impatto. Ho partecipato a un ensemble di danza alla famosa Roudaki Hall (Talar Roudaki). Ragazze dai 6 ai 18 anni hanno fatto scoppiare la sala gremita in un fragoroso applauso quando hanno danzato accompagnate da diverse canzoni tradizionali da tutto il paese. La loro danza non era roba da MTV. Riflette la bellezza e la purezza di una cultura antica. I loro movimenti e gesti non erano destinati a essere seducenti, erano eleganti e poetici, si immergevano nell'antico passato e lo collegavano con il presente, rafforzandolo. Queste erano le donne iraniane che volevano custodire la cultura e le preziose tradizioni iraniane contro la cultura moderna occidentale, ritenuta dalle femministe occidentali come il centro della 'civilta' e della 'libertà'.

Non è mia intenzione dare la falsa impressione che ogni donna in Iran sia felice, di successo, e valorizzata. Come ogni altra società, l'Iran ha la sua quota di ragazze e donne infelici, depresse. Ha la sua percentuale di donne che hanno subito abusi e tradimenti. Ha la sua quota di ragazze e donne che scelgono la droga, la prostituzione, o entrambe. Mi sono imbattuto anche in queste. Confermo anche che le leggi in Iran non favoriscono le donne, che si tratti di divorzio, custodia dei figli, o eredità. Ma se e quando la società iraniana deciderà di cambiare le sue leggi in vigore (o di mantenere lo status quo), lo farà senza interferenze esterne e alle sue condizioni. Non ho alcun dubbio che qualsiasi interferenza esterna riceverà una reazione negativa e contraria.

Parte II - La Washington dell'Esprit de Corps semplicemente non ci arriva

Numerosi visitatori si sono recati in Iran e ne riportato racconti che descrivono il paesaggio, il cibo, la cordialità della gente, l'impatto delle sanzioni, e così via. Per la maggior parte, questi rapporti sono accurati - anche se incompleti. Non voglio stancare il lettore ripetendo le mie osservazioni su questi stessi argomenti; anzi, invito il lettore a condividere il mio viaggio nell'anima del paese - lo spirito della nazione iraniana.

I passi falsi di Washington sono, in parte, dovuti al semplice fatto che Washington ha ricevuto rapporti di intelligence viziati sull'Iran e sugli iraniani. Questa è stata un'abitudine di lunga data a Washington. Prima della rivoluzione del 1979, una pletora di membri del personale statunitense viveva in Iran. Migliaia di agenti della CIA erano di stanza nel paese. Il loro compito andava al di là di insegnare tecniche di tortura alla polizia segreta dello Shah; erano, dopo tutto, spie. Oltre al personale militare che era venuto a rimorchio con l'equipaggiamento militare venduto allo Scià dagli Stati Uniti, c'era il personale ufficiale americano che lavorava presso l'ambasciata americana di Teheran. Nessuno ci è arrivato.

Tutti hanno fallito miseramente nella loro valutazione degli iraniani. Queste persone erano semplicemente troppo occupate a godersi uno stile di vita sontuoso in Iran. Come avevano ripetuto tutti viaggiatori di cui sopra, l'Iran è bello, il cibo delizioso, la gente ospitale. Queste persone partecipavano a feste sontuose offerte da quelli che erano vicini allo Shah (o da altri iraniani ricchi) e vivevano il tipo di vita che non si sarebbero mai sognati di viviere altrove. Ambasciatori americani distribuivano visti ai figli pigri di queste stesse famiglie che non avrebbero altrimenti potuto avere negli Stati Uniti i normali requisiti per un visto da studente. Questi stessi iraniani, l'élite privilegiata, forniva agli americani in Iran rapporti di intelligence imprecisi, informazioni non corrette che poi arrivavano a Washington. A tal fine, Washington riteneva che l'Iran sarebbe rimasto uno stato cliente per un futuro imprecisabile. Il successo della rivoluzione fu uno schiaffo in faccia.

Negli ultimi decenni, Washington ha continuato ad agire sulla base di rapporti di intelligence viziati. Oggi, Washington si basa sul "know-how" di alcuni membri della diaspora iraniana che non hanno visitato l'Iran una sola volta dopo la rivoluzione. Oltre agli "esperti dell'Iran", Washington si è trovata altre fonti di 'intelligence', soprattutto; il setta terrorista dei Mojahedeen Khalg (MEK) che nutrono Washington con informazioni fornite loro da Israele. Prima di questo incarico, la setta era impegnata a combattere a fianco di Saddam Hussein. Non c'è da sorprendersi che Washington sia all'oscuro completo sull'Iran. Ciò che Washington non può capire è la fonte della forza dell'Iran, la sua formidabile capacità di recupero.

Grazie ai suoi "esperti", e all'esperienza personale di alcuni visitatori, Washington continua a credere che il popolo iraniano ami l'America e sia in attesa di essere 'salvato' dai propri governanti. È vero - iraniani sono generosi, ospitali, e affascinanti. Accolgono i visitatori come ospiti a prescindere dal loro paese e dalla loro origine. Questo è parte integrante della loro cultura. Credono anche un ospite è una 'benedizione di Dio' – mehmoon barekate khodast. Karime khodast. Ma non lo stanno ad aspettare. Questo è ciò che Washington non è in grado di capire. Washington vuole liberarli dei loro governanti - e loro vogliono tutto il contrario.

Mentre il popolo iraniano ama le persone di ogni nazionalità, americani compresi, vede Washington per quello che è. Washington e le sue politiche hanno influenzato negativamente praticamente ogni singola famiglia in Iran negli ultimi decenni. Questi includono coloro i cui sogni e le cui speranze sono state distrutte dal colpo di stato orchestrato dalla CIA contro la loro nascente democrazia e il suo leader popolare, Mossadegh, e in seguito, genitori i cui figli sono stati arrestati, brutalmente torturati, uccisi o che sono semplicemente scomparsi per mano della polizia segreta dello Shah, addestrata dalla CIA e dal Mossad. E poi ci sono i milioni di vedove o orfani di guerra, i soldati mutilati, e le vittime delle armi chimiche fornite a Saddam Hussein dall'America, per essere usate contro gli iraniani, mentre le Nazioni Unite chiudevano gli occhi. Inoltre, ci sono anche le vittime del terrorismo sponsorizzato dagli americani, tra cui il terrorismo kosher – le sanzioni. Milioni di iraniani hanno esperienza di prima mano di tutto ciò che è stato inflitto su di loro da Washington.

Sono queste vittime, le loro famiglie e i loro conoscenti che lottano per la sovranità dell'Iran, che sono i custodi di questa nazione orgogliosa. Essi sono la fonte della forza dell'Iran. Essi non sono semplicemente cittadini iraniani, hanno un interesse nello stato. Victor Hugo ha detto una volta: "Nessun esercito può resistere alla forza di un'idea il cui tempo è venuto". Semplicemente non c'è esercito al mondo che può occupare, per interposta persona o in altro modo, la terra che le persone sono arrivate a credere che appartiene a loro, non per virtù di nascita, ma perché hanno combattuto per lei, sono morti per lei, l'hanno custodita dai danni.

Ho incontrato molte di queste famiglie; una in particolare è stata memorabile. Durante il regime dello Shah, questa famiglia aveva lavorato nella fattoria di mio padre. Il padre e i suoi figli lavoravano nella fattoria e la madre aiutava in casa. In quei giorni, questa famiglia e le generazioni future avrebbero semplicemente continuato a lavorare nella fattoria, rimanendo senza istruzione e senza prospettive per il futuro. Ma la rivoluzione li ha liberati.

I ragazzi della famiglia sono andati tutti in guerra. Uno zio ha perso la vita per le armi chimiche. Il resto è sopravvissuto – e ha prosperato. Essi stessi hanno l'istruzione gratuita fornita dal governo che l'America vuole sloggiare. Uno di questi ragazzi, Kazem, che ho incontrato dopo circa 35 anni, una volta condannato a essere un 'contadino', era diventato un imprenditore di successo. Ho passato ore a parlare con la famiglia e con Kazem in particolare. Quello che mi ha colpito non era solo la sua ricchezza e il suo successo nel mondo degli affari, ma la sapienza che viene solo con l'età, e tuttavia era ancora giovane. Aveva intelletto e dignità. Un vero signore, ho trovato la sua conoscenza degli affari interni e globali di gran lunga superiore a quella della persona media "occidentalizzata" che vive a Teheran (o fuori dell'Iran). Aveva vissuto la guerra, aveva visto la morte. L'Iran gli apparteneva. Avrebbe combattuto più e più volte e sarebbe morto per esso.

Questo è l'Iran la diaspora ha lasciato dietro di sé, l'Iran che a loro è sconosciuto. Questo è un paese di gran lunga superiore di quello che ho lasciato alle spalle da bambina e visitato nel corso degli anni. I guardiani dell'Iran, i suoi custodi, sono tutti come Kazem. È stato detto che la forza di un esercito è il sostegno del popolo che gli sta dietro. Tutto il paese è quell'esercito. Questo è ciò che Washington non è in grado di capire. Come ha giustamente osservato Khalil Gibran: "Dalla sofferenza sono emerse le anime più forti; i personaggi più massicci sono coperti di cicatrici". Con ogni politica sbagliata, l'America aggiunge cicatrici, rafforza il carattere e lo spirito di questa nazione infrangibile. Questo è ciò che Washington non è in grado di capire.

 
Documentario sulla processione di Velikoretskoe

Il giornalista Andrej Loshak ha partecipato alla processione di Velikoretskoe (di cui abbiamo presentato lo scorso 14 giugno un album fotografico), facendo con i pellegrini un paio di centinaia di chilometri lungo il fiume Velikaja nella regione di Kirov. In un filmato, Loshak cerca di riassumere i suoi sforzi di capire la Russia ortodossa.

 
La gente non digiuna perché non conosce il significato della Quaresima

Per molti, la Grande Quaresima è un tempo, siamo onesti, di difficoltà e di tristezza. Le statistiche mostrano che ogni anno solo il 3-5 per cento di coloro che si definiscono cristiani ortodossi osserva la Quaresima, e anche questi non vi aderiscono strettamente. Perché la gente non vede la gioia della Quaresima? Dove sta questa gioia? Come può iniziare uno che non ha mai osservato la Quaresima? Abbiamo parlato con l'arcivescovo Mark (Arndt) di Berlino e della Germania.

arcivescovo Mark (Arndt)

Vladyka, La nostra conversazione sarà trasmessa durante la Grande Quaresima, che è l'argomento della conversazione di oggi. La Grande Quaresima è un tempo pieno di cerimonie speciali, di significati speciali. Vi è, naturalmente, astensione e autolimitazione. Ma molti oggi associano l'astinenza a qualcosa di negativo e doloroso, che può portare alla disperazione. Eminenza, come si fa osservare la Quaresima nella gioia, non nel dolore?

In primo luogo vorrei correggere un poco le sue parole: la Quaresima non è auto-limitazione. Al contrario, è emancipazione. Emancipazione da oneri non necessari, dalle difficoltà inutili che ogni persona deve sopportare. È un'emancipazione da disagi fisici, naturalmente, ma è anche libertà da pesi spirituali, perché noi cerchiamo di liberarci dal fardello del nostro peccato. Per questo la Grande Quaresima è il momento migliore. Per la nostra salvezza, è un momento in cui prestiamo particolare attenzione alla nostra vita spirituale; quando ci liberiamo da pesi corporei, allora lo spirito dell'uomo è libero di iniziare la sua lotta spirituale.

Purtroppo, non tutti i laici sono in grado di partecipare a tutti i servizi divini durante la Grande Quaresima, ma anche i pochi che possono partecipare e ascoltare le parole della preghiera, che si concentrano su di loro, li sperimentano, ne sono incredibilmente arricchiti. Anche se non tutte le parole sono comprensibili, il fatto di averle sentite è molto importante. I servizi divini della Grande Quaresima sono teologicamente ricchi! Ci aiutano a capire il significato della Quaresima. I Santi Padri ci hanno lasciato un enorme tesoro spirituale, questi meravigliosi servizi della Grande Quaresima. Sono così pieni di sapienza teologica! Essi ci portano verso la morte, verso la morte sulla Croce che il nostro Salvatore ha sperimentato per noi, e verso le due forme di morte, si potrebbe dire, nell'esperienza umana.

In primo luogo, ci viene data la possibilità di purificare noi stessi dagli strati peccaminosi che coprono la nostra coscienza, in modo che in qualsiasi momento siamo pronti a consegnarci a Dio, all'altro mondo. Ma è anche una morte che desideriamo ai nostri peccati, il morire all'interno di una persona di tutto ciò che è peccato, e la rivelazione di tutto ciò che è luminoso, divino e celeste. Se consideriamo la Grande Quaresima in questo modo, allora questo è un momento di grande gioia, gioia che possiamo sperimentare ogni giorno.

Ogni nuovo giorno è un nuovo tempo per il pentimento che ci è offerto. Ma siamo anche in grado di sperimentare l'anticipazione della risurrezione di tutti. Non è un caso che la risurrezione del genere umano è celebrata prima della risurrezione di Cristo. È stata resa possibile dalla risurrezione del nostro Salvatore, e vi è una relazione causale: la sperimentiamo la settimana prima della risurrezione di Cristo, durante il giorno della risurrezione di Lazzaro, che ci ricorda la nostra risurrezione futura. Se ci immergiamo correttamente nei contenuti dei servizi divini della Grande Quaresima e nel suo significato, questa sarà una grande gioia ed emancipazione.

Eminenza, i sondaggi mostrano che in Russia e in tutto il mondo non molti osservano la Quaresima. In Russia, come negli anni precedenti, solo circa il tre per cento di tutti i russi che si considerano cristiani ortodossi la osserva più o meno strettamente. La virtù dell'astinenza non è molto popolare. Perché?

Questo avviene prima di tutto a causa dell'ignoranza della Quaresima. L'ignoranza del suo significato e delle sue forme. Il significato è nascosto a quelli che non frequentano i servizi divini, non si immergono nella loro essenza, nel contenuto della Quaresima. Per loro, la Grande Quaresima si limita a una qualche forma di ginnastica, al meglio. E questo ha a che fare con il lato spirituale della vita.

Se parliamo l'aspetto fisico della Quaresima, le persone non digiunano perché non capiscono che durante la Quaresima essi stessi si possono liberare dei loro fardelli fisici, di ciò che è del tutto inutile, e possono imparare a padroneggiare il mondo materiale. Ricordate, quando Dio creò il mondo ha reso l'uomo padrone su tutte le cose, cioè, lo ha messo a governare sulla natura. E vediamo come molte, molte persone nel nostro tempo diventano schiavi degli aspetti materiali, prima di tutto schiavi delle loro passioni. Questo include coloro che non possono smettere di fumare, non si possono astenere dalla gola, ecc. Ci sono molte volte nella nostra vita in cui pensiamo di non poter superare questo o quello. Attraverso le confessioni che sento io so che molti lottano con qualche sorta di passione, e pensano che sia impossibile avere successo.

Di fatto, quando una persona capisce l'essenza della Quaresima, quando pratica la Quaresima, diventa così felice che non può vivere senza di essa. È un errore pensare che la gente non possa vivere senza una varietà di cibo. Quando ero sul Monte Athos, il mio padre spirituale non mangiava nulla per tutti i 40 giorni, e ha vissuto fino a una vecchiaia veneranda. In realtà non mangiava affatto. Beveva un tè molto debole, e questo era tutto. E so di altre persone che praticano la stessa cosa. Forse non digiunano per 40 giorni, ma lo fanno per lunghi periodi di tempo.

Mi ricordo una delle parrocchiane che avevo convinto a digiunare e che mi ha ringraziato alla fine della Grande Quaresima, dicendo: "Sono così felice! Sono così soddisfatta! "Così, quando una persona capisce quello che sta facendo e perché lo fa, è capace di fare molto.

Lo stesso vale per la preghiera. Quando una persona non prega, o prega per soli 5 minuti, non può valutare la forza della preghiera, non può percepire la gioia che cresce dall'interno. E così non si metterà alla prova, forse per tutta la sua vita, se non c'è un impulso che lo porterà a cercare di pregare per davvero, almeno una volta. Ci sono in questo molti aspetti, che richiedono un cuore aperto.

Vi dirò una storia che ha mi ha lasciato una grande impressione. Nella nostra parrocchia ci sono state alcune famiglie greche che frequentavano la nostra chiesa solo perché osserviamo il calendario ortodosso, non quello cattolico romano. Non capivano nulla se non Allelulia e Eis polla eti despota, ma partecipavano perché sapevano che facciamo le cose nel modo giusto. E il venerdì della prima settimana di Quaresima, una donna greca, che lavorava in una fabbrica e faceva un lavoro molto pesante, mi ha detto durante una conversazione (non in confessione): "Vladyka, mercoledì ho bevuto un po' d'acqua" Ho pensato che non avevo capito quello che ha detto, dal momento che io non parlo molto bene il greco, così le ho chiesto di ripetere, e lei ha detto di nuovo: "ho bevuto acqua il mercoledì". Smarrito, le ho chiesto: "Sta dicendo che non solo non ha mangiato per tutta la settimana, ma che non ha neppure bevuto?" "Certo!" ha detto, "Certo!" Ed era una donna che faceva un lavoro pesante. Allora ho capito che le persone possono arrivare a fare molto, se lo desiderano.

Vent'anni fa, abbiamo iniziato a celebrare la Liturgia dei Doni Presantificati ogni settimana durante la Grande Quaresima, alla sera, ma il nostro Sinodo ha deciso che coloro che desideravano ricevere la comunione dovevano digiunare dalla mezzanotte prima fino a quella sera. L'ho annunciato a tutti e mi aspettavo che nessuno sarebbe venuto alla comunione. Ma sono venuti! Persone che sapevo che lavoravano in uffici pieni d gente che fuma, e ccosì via, hanno digiunato tutto il giorno, sono venuti a confessarsi in serata, e hanno ricevuto i Santi Doni. E che gioia questo ha portato loro! Questo è qualcosa che solo l'esperienza può dare. Capisce?! Naturalmente, coloro che non provano non potranno mai capire.

Quindi, penso che il problema è che molti non sono disposti a fare il primo passo. A saltare dall'altra parte! Ecco come santa Maria Egiziaca ha attraversato il fiume Giordano, ed essendo stata un tempo una prostituta, è diventata una santa. Ognuno di noi deve fare lo stesso.

Ci sono esercizi ascetici che aiutano una persona a superare gradualmente la propria esitazione e a sviluppare la volontà di "saltare dall'altra parte"?

Prima di tutto, la preghiera. Quando una persona si applica alla preghiera, sarà pronta per il digiuno fisico. Quando vede come la mente e lo spirito sono liberi, lo amerà. Penso alle sfortunate persone che non riescono a smettere di fumare. Io dico loro di provare prima di tutto di astenersi dal fumo durante i giorni della Quaresima, il lunedì, mercoledì e venerdì. Questo sarà l'inizio. E molti sono stati in grado di superare questa passione in questo modo.

Lo stesso vale per il cibo. Nel nostro monastero, molti monaci si attengono alla seguente regola: nei giorni di Quaresima non mangiano affatto, solo alla sera fanno un piccolo pasto, così restano tutto il giorno senza cibo. Questo aiuta una persona a valutare il suo potere, a vedere ciò che può fare e ciò che non può fare.

Vladyka, ha detto che chi osserva il digiuno sperimenta correttamente la gioia. Ci sono parole cantate durante la Grande Quaresima, che dicono che è un digiuno di gioia: "Cominciamo il digiuno con gioia". E ce lo auguriamo l'un l'altro durante il periodo quaresimale. La prego di ricordare a noi tutti che cosa significano queste parole.

arcivescovo Mark (Arndt)

Credo che ciò voglia dire che bisogna evitare di "divorare il nostro prossimo". Una delle prime preghiere prima dell'inizio della Quaresima ci dice anche che questa è la virtù più difficile che un uomo possa raggiungere. Queste parole significano che noi traiamo la nostra forza spirituale durante la Quaresima per il nostro sviluppo spirituale. Per non farci diventare immobilisti, ogni periodo di Quaresima dovrebbe essere come il gradino di una scala che conduce a Cristo e alla nostra stessa risurrezione.

Nella preghiera di sant'Efrem il Siro, sentiamo le seguenti parole: "non darmi (ovvero, rimuovi da me) uno spirito di pigrizia, futilità, brama di dominio e vaniloquio". Perché la preghiera parla della liberazione da questi peccati? Questi non sono gli unici peccati…

Credo che tutti gli altri peccati siano in un modo o nell'altro collegati a questi. Infatti, se si guarda a ogni singolo peccato menzionato in questa preghiera, vediamo che porta a tutta una serie di altre cose. La pigrizia spesso porta una persona ad abbandonare la sua lotta con il peccato; porta alla condanna del prossimo, una cosa dopo l'altra. Queste sono probabilmente le cose centrali che dobbiamo tenere a mente quando abbiamo deciso di lottare contro i nostri peccati.

Vladyka, in conclusione vorrei chiederle di offrire qualche consiglio al nostro pubblico in occasione della Grande Quaresima.

Prima di tutto auguro loro di sperimentare la Quaresima da se stessi. Se solo tutti i cristiani cercassero di osservare la Quaresima sul serio. Naturalmente ci sono i malati, per i quali la Quaresima non deve essere rigorosa, purché il regime sia giustificato e necessario, e non semplicemente dalla fantasia o un proprio desiderio. Questo deve essere discusso con il proprio padre spirituale.

Ognuno di noi deve negarsi qualcosa che gli è particolarmente caro – non deve essere il cibo; per alcuni è la televisione, per gli altri i giochi, ecc. Vorrei che ogni cristiano prendesse un serio una lotta consapevole. Infatti senza lotta, come dicono i nostri santi Padri, non c'è vittoria. E noi tutti desideriamo la vittoria, anche se non vi è alcun modo semplice per raggiungerla. Ecco perché dobbiamo sforzarci.

Auguro anche a tutti di arricchirsi spiritualmente. Coloro che hanno un lavoro e non possono partecipare a tutti i servizi divini, possono almeno raddoppiare le proprie preghiere quotidiane, la propria lettura spirituale, ottenendo in questo modo qualcosa per la propria anima. L'anima sarà arricchita in questo modo. Quindi questo sarà un risultato.

Vladyka, la ringraziamo per essere stato ospite della nostra redazione.

Gloria a Dio. Grazie per i vostri sforzi.

 
Le religioni di Game of Thrones in una prospettiva cristiana ortodossa

La serie televisiva Game of Thrones (intitolata in italiano Il trono di spade), giunta in queste settimane alla sua settima stagione, è il più grande successo mediatico legato alla letteratura fantasy contemporanea. L’ideatore del mondo di Game of Thrones, lo scrittore americano George R. R. Martin, ha ricevuto una formazione cattolica ed è poi divenuto sostanzialmente ateo. Molta di quest’attitudine si riflette nel mondo da lui inventato (un ambiente letterario di grande complessità e sottigliezza), e la pletora di religioni descritte da Martin offre spunti di riflessione sull’attitudine religiosa dell’autore e del mondo moderno in generale.

Nel suo desiderio di offrire uno scenario realista nel mondo finora piuttosto idealizzato della letteratura fantasy, Martin offre due preziosi aiuti a un commentatore cristiano:

A) Il crudo realismo del mondo di Game of Thrones (incluse le molte scene di sesso e di violenza tanto criticate dai credenti), pur non ispirando alla virtù quanto la letteratura fantasy più idealizzata con i suoi conflitti tra il bene e il male, aiuta a capire la realtà di un mondo caduto, in cui nessuno è libero dalle conseguenze del peccato.

B) Il “gioco dei troni” coinvolge tanto la religione quanto gli altri aspetti della società (diplomazia, strategia militare, classi sociali), e le guerre che ne conseguono sono spesso anche guerre di fede. In tal senso, la religione ritorna ad avere un’importanza fondamentale nella vita (anche se poi la particolare prospettiva di Martin finisce per presentare piuttosto delle religioni da caricatura).

Cerchiamo di offrire in questo articolo alcuni elementi che aiutano a comprendere l’aspetto religioso della saga letteraria di Martin, in tre fasi successive:

1 – Un panorama delle principali religioni di Game of Thrones, per chi ha difficoltà a orientarsi nella complessa serie di dati narrati da Martin.

2 – Uno sguardo ai parallelismi con le religioni della storia umana, per capire da dove Martin ha tratto i suoi dati.

3 – Un punto di vista specificamente cristiano ortodosso sul mondo immaginario di Game of Thrones e sulle sue religioni.

1 – Uno sguardo panoramico alle religioni in Game of Thrones

Gli Antichi Dei

Il più antico culto autoctono del Continente occidentale (Westeros), è di origine non umana: si trattava della religione della specie umanoide dei figli della foresta. In seguito fu adottata dai primi uomini giunti sul continente dodicimila anni prima degli eventi della serie attraverso l’istmo di Dorn, ormai inabissato. È il culto di innumerevoli e innominati spiriti della natura, che comunicano con i figli della foresta e gli uomini attraverso visioni e profezie, usando come punto focale gli alberi immortali detti alberi-diga (weirwood). È una religione priva di testi sacri: i suoi santuari sono i luoghi dove si trovano gli alberi-diga, sui quali i figli della foresta avevano scolpito dei volti; il suo “clero” è composto dai veggenti verdi (greenseers), che un tempo avevano forti poteri di modifica sulla natura (furono i veggenti verdi dei figli della foresta a far sprofondare nel mare l’istmo di Dorn e a trasformare in paludi le terre dell’Incollatura), e oggi hanno visioni profetiche nel corso del tempo, che possono arrivare a influenzare gli eventi storici. Alcuni sviluppano l’abilità del metamorfo (warg), che permette loro di trasferire la loro coscienza negli animali (o in rari casi in altri esseri umani), riuscendo – almeno teoricamente – a rimandare la propria morte. L’etica del culto degli Antichi Dei sottolinea valori sociali di base tra cui l’onore e l’ospitalità. Il culto è diffuso nelle terre i cui abitanti discendono direttamente dai primi uomini, cioè nel Nord, incluse le terre a nord della Barriera, e tra alcuni discendenti dei primi uomini a sud dell’Incollatura (tra cui la casata dei Blackwood di Raventree Hall nelle Terre dei Fiumi e i clan degli uomini delle colline nella Valle di Arryn).

Il culto dei Sette

La religione degli andali (gli uomini giunti sul Continente occidentale attraverso invasioni navali seimila anni prima degli eventi della serie) è un monoteismo che venera una divinità che si presenta sotto sette aspetti personificati: tre maschili, il Padre (la giustizia), il Guerriero (il coraggio) e il Fabbro (la forza creatrice), tre femminili, la Madre (la misericordia), la Fanciulla (la purezza) e la Vecchia (la saggezza), oltre a un aspetto né maschile né femminile, lo Sconosciuto (la morte e l’ignoto). La religione ha un testo sacro (La Stella a sette punte), che ne elenca i rigorosi principi etici, e ne delinea il complesso aldilà composto da sette cieli e sette inferni. I suoi santuari (che accolgono le immagini delle sette personificazioni) possono andare da semplici grotte o sale a imponenti templi a sette lati: il santuario principale del culto è la Septa di Baelor, nella città capitale di Approdo del Re. Alle complesse norme di culto dei Sette presiede un clero maschile assistito da un clero femminile dai compiti essenzialmente educativi (il nome di queste figure è rispettivamente septon e septa), oltre a un ordine monastico di donne, le Sorelle del Silenzio, che rappresentano lo Sconosciuto e si occupano dei riti funebri. Il culto possedeva un ordine guerriero, la Fede Militante, che al tempo della serie è stato disciolto da secoli, ma viene restaurato dalla fratellanza popolare dei Passeri, che riesce a prevalere riportando una visione puritana del culto. L’etica del culto dei Sette è rigorosa in aspetti quali la morale sessuale, e regola molte parti del sistema sociale dei Sette Regni del Continente occidentale, tra cui l’accesso al trono regale, la cavalleria e il sistema feudale delle casate, fino alle forme di duello giudiziario. Con il tempo, il culto dei Sette ha raggiunto una coabitazione più o meno pacifica con quello degli Antichi Dei (come testimoniano le formule di giuramento “per gli Antichi e i Nuovi Dei”), ma ha avuto minor fortuna nelle interazioni con le altre religioni. Il culto è diffuso e maggioritario a sud dell’Incollatura che segna l’inizio del Nord del continente, ma ha una certa diffusione anche al Nord: una delle casate principali del Nord, i Manderly di Porto Bianco, giunti esuli dall’Altopiano, segue il culto dei Sette, e ci sono luoghi di culto a Grande Inverno (grazie al matrimonio di Eddard Stark con Catelyn Tully delle Terre dei Fiumi) e alla Barriera tra i Guardiani della Notte.

Il Dio abissale

La religione autoctona delle Isole di Ferro plasma il carattere dei suoi abitanti, inclusa la loro propensione alla pirateria e al saccheggio. Uccidere i nemici in battaglia e procurarsi possessi con la forza (il “pagamento del prezzo di ferro”) sono considerati riti di passaggio all’età adulta e veri e propri atti di pietà. È una religione dualista, in cui il Dio abissale che vive al fondo dell’oceano è in eterna lotta con il Dio delle tempeste che vive al di sopra delle nuvole. La religione non ha luoghi di culto dedicati, e i suoi riti si svolgono sulle rive del mare. Anche se esistono rozze immagini del Dio abissale, realizzate con pezzi di legno di navi naufragate, queste immagini non hanno un valore di culto. I sacerdoti, rigorosamente maschi, compiono una varietà di riti con acqua di mare, che possono andare da abluzioni purificatrici a vari tipi di battesimi (inclusa una varietà fatale di immersioni usata per sacerdoti e sovrani, in cui il candidato al sacerdozio o al trono viene affogato e fatto rivivere immediatamente). I principi etici hanno in comune con quelli degli Antichi Dei un rispetto per l’ospitalità, ma nonostante gli abitanti delle Isole di Ferro siano discendenti dei primi uomini (alcuni di loro hanno sviluppato le abilità dei metamorfi), non seguono il culto degli Antichi Dei. Anche i rari casi di conversione al culto dei Sette non sono riusciti a radicare quest’ultimo culto nelle Isole.

Il Dio della Luce

Il Dio della Luce, o R'hllor, ha un culto molto diffuso nel Continente orientale (Essos), e che inizia ad apparire nei Sette Regni proprio al tempo descritto nella serie. Si tratta di un culto dualista, che vede il Dio della Luce e del fuoco in eterna lotta con il Grande Estraneo, il dio delle tenebre e del freddo (che ha anche lui un nome, che tuttavia è proibito pronunciare), e inoltre è un culto esclusivista, che sostiene che tutte le altre forme di divinità sono demoni che devono essere purificati con il fuoco, e tutti i loro seguaci sono inconsapevoli pedine del Grande Estraneo. All’opposto dei cieli e degli inferni del culto dei Sette, il culto di R’hllor identifica l’unico vero inferno con il mondo attuale, dal quale il Dio della Luce libererà i suoi fedeli. La religione ha diversi testi sacri, ma il peso maggiore sembra assegnato a profezie e visioni, che i fedeli sperimentano osservando le fiamme. Tra queste profezie ha un posto prominente la figura messianica del ‘principe che fu promesso’, un guerriero (uomo o donna) che combatterà l’oscurità in arrivo. Il culto ha numerosi templi nel Continente orientale (i principali si trovano nelle città di Myr e Volantis), in cui servono sacerdoti e sacerdotesse vestiti di rosso, reclutati tra schiavi liberati o tra le classi più povere della società. Intorno alle figure di questi sacerdoti avvengono segni prodigiosi, che vanno dai morti riportati in vita al prolungamento innaturale dell’esistenza fino a forme di magia ben più oscure e inquietanti. Nei Sette Regni, i seguaci del Dio della Luce si trovano nella casata di Stannis Baratheon (che dopo la sua conversione ha incluso nel suo stemma il simbolo di R’hllor, un cuore circondato da fiamme) e nella Fratellanza senza Vessilli.

Il Dio dai mille volti

Nella città libera di Braavos, nel Continente orientale, ha la sua unica sede (chiamata Casa del bianco e del nero) un culto della morte dalle singolari caratteristiche sincretiste. Poiché il mondo descritto in Game of Thrones è un luogo duro e pericoloso, ogni religione cerca di spiegare in qualche modo il mistero della morte. La fratellanza degli Uomini senza volto assume tutti questi aspetti (tra cui lo Sconosciuto dei Sette, il Dio abissale e perfino lo stesso esclusivista Dio della Luce) come prefigurazioni del proprio Dio dai mille volti. I sacerdoti sono, di fatto, assassini, che dispensano la morte come rito religioso, sia a quelli che la richiedono (attraverso una forma di eutanasia con le acque di una piscina avvelenata nella Casa del bianco e del nero), sia a quelli che sono “prescelti” dal loro dio attraverso contratti di assassinio stipulati con la loro casa, tanto più cari quanto più importante è la vittima. Gli adepti si sforzano di cancellare la propria personalità, e apprendono l’arte (con risvolti magici) di assumere le sembianze delle loro vittime e di altri esseri umani.

Il grande stallone

Tra le numerose religioni tribali del Continente orientale, quella che si incontra più da vicino nella serie è la religione del popolo dei Dothraki, che venerano un grande stallone, che riflette l’importanza dei cavalli nella loro cultura. È una religione enoteista, che venera un singolo dio ma accetta l’esistenza di altri dei di altri popoli. Il centro della religione è Vaes Dothrak, la città sacra dei Dothraki, dove le vedove dei khal (capi clan) defunti formano l’unico clero di questo popolo, o dosh khaleen: queste donne, obbligate a risiedere nella città sacra per il resto dei loro giorni, interpretano i segni e compiono previsioni per il loro popolo tanto devoto quanto superstizioso. Una delle profezie è che un giorno una figura dei Dothraki diverrà l’incarnazione del grande stallone, portando il suo popolo a conquistare tutto il mondo. L’aldilà di questa religione, le “terre della notte”, è aperto a tutti i Dothraki il cui corpo sia stato bruciato secondo le regole: da qui nasce il ribrezzo dei Dothraki per le pratiche di inumazione.

Due organizzazioni quasi-religiose

Accanto alle religioni vere e proprie, è opportuno menzionare due organizzazioni che mantengono un carattere tipicamente religioso (di fatto, sono ordini monastici che accettano solo membri di sesso maschile) pur accogliendo nel proprio seno uomini di religioni diverse.

I Guardiani della Notte

Ordine votato alla custodia della Barriera, il muro incantato di ghiaccio che protegge il Continente occidentale dalle invasioni da nord, è una confraternita che ha dei paralleli con i monaci guerrieri medioevali. Fondati millenni or sono attraverso una collaborazione tra i primi uomini e le razze non umane (i figli della foresta e i giganti), ai tempi descritti nella serie hanno quasi dimenticato il loro compito di proteggere il mondo dalla minaccia spettrale degli estranei (una razza di non-morti un tempo creata dai figli della foresta e poi sfuggita di mano ai propri creatori), e si limitano a contenere le invasioni degli uomini che vivono a nord della Barriera. Servono per tutta la vita in un’organizzazione priva di caste e di privilegi nobiliari, facendo voto di celibato, di povertà e di fedeltà in luoghi sacri alle loro religioni di origine (un albero-diga per chi è fedele agli Antichi Dei, o una septa per chi appartiene al culto dei Sette). Votati al loro compito, non prendono parte alle contese dinastiche del gioco dei troni, ma sono pronti ad accogliere uomini di ogni provenienza sociale, offrendo loro la possibilità di una seconda vita di servizio.

I Maestri

Ordine votato alla ricerca della conoscenza, è una sorta di monachesimo secolare, con sede presso la Cittadella a Vecchia Città (la più antica città del continente, nella zona costiera della regione dell’Altopiano): i suoi membri si votano al celibato e alla povertà in modo non dissimile da quello dei Guardiani della Notte. Sembrano essere neutrali rispetto alle proprie appartenenze religiose, ma non le negano (nella serie, il maestro Cressen di Roccia del Drago difende a costo della vita il culto dei Sette dalle imposizioni della religione del Dio della Luce). L’ordine persegue una conoscenza secolare, disprezza la magia (che pure è studiata da una piccola minoranza dei suoi membri) e si considera la memoria storica dedita a salvare il Continente occidentale dalle ricadute nella barbarie. Presta i propri servizi a tutte le casate e i castelli del continente, inviando presso ciascuno di loro un maestro iniziato che serve la località (indipendentemente dal proprietario) per tutta la vita. I maestri dei castelli dei Guardiani della notte sono membri di entrambi gli ordini, cosa che sottolinea il parallelismo tra le due vocazioni, guerriera e accademica.

2 – Parallelismi e contrasti con le religioni storiche

Antichi Dei

Tra le religioni descritte da Martin, il culto degli Antichi Dei è quello che evoca le reazioni più positive da parte dei lettori e degli spettatori della saga. In parte questo è dovuto a ragioni interne alla storia (molta della narrazione è vista attraverso gli occhi dei membri della famiglia Stark, la casata dominante del Nord legata agli Antichi Dei), in parte riflette il sospetto diffuso per le religioni organizzate nella società odierna: un culto della natura senza libri sacri e personificato da occasionali veggenti con poteri psichici è quanto di meglio si possa aspettare un New Ager americano. Anche l’epopea dei figli della foresta, pressati sino all’estinzione dalla civiltà umana, sembra un appello ai sostenitori dei diritti della natura e dei popoli tribali, per lo meno fino alla rivelazione che sono stati proprio i “simpatici” figli della foresta a scatenare sul mondo l’atroce calamità degli estranei. Questi ultimi sembrano essere anche la stessa nemesi finale dell’antico “piccolo popolo”, ma come prevedibile, la cosa non provoca un solo accenno a un pentimento.

Culto dei sette

Da parte di un autore come Martin, che ha avuto una formazione cattolica e conosce la storia del Medio Evo, sono chiari i paragoni tra il culto dei Sette e il cattolicesimo medioevale: un Dio unico in più persone (che da una Trinità Martin traspone in una “settinità”, dando un contentino alle teorie del gender contemporanee), una religione basata su un testo sacro, un clero gerarchico, forme di vita monastica, rituali elaborati e un’etica rigorosa, un graduale soppiantamento dei paganesimi preesistenti (ma a differenza della Chiesa primitiva, il culto dei Sette è fin dal principio una religione di conquistatori guerrieri). Di converso, abbiamo formalismi, ipocrisie, forme di fanatismo estremista e ogni sorta di perversione, a fronte dell’assenza pratica di segni visibili di un intervento soprannaturale. Se si dovesse fare un sondaggio sulla religione più falsa di Game of Thrones, il culto dei Sette sarebbe certamente in cima alla classifica.

Un aspetto del cattolicesimo medioevale che invece brilla per la sua assenza nel culto dei Sette è la ricerca della conoscenza (Martin, da medievalista, non può non conoscere l’opera del cattolicesimo come pilastro del sapere nei periodi più difficili dell’Occidente cristiano): nel mondo di Game of Thrones l’erudizione è opportunamente demandata all’ordine “laico” dei maestri, e così i più pii rappresentanti del culto possono al massimo aspirare a un livello di istruzione tale da saper leggere, scrivere, far di conto e brigare al gioco dei troni.

Questa dissociazione tra la fede e la conoscenza (che è quella che ha più profondamente deluso gli osservatori cattolici dell’opera di Martin) priva il culto più simile al cristianesimo di tutta la sua profondità e lo riduce a una figura di secondo grado negli schemi politici. Alla fin fine, in un mondo come il nostro dove non mancano i credenti sinceri anche tra gli eruditi, questo va contro allo stesso realismo che Martin sostiene di voler presentare nella sua opera.

Quando nella sesta stagione della serie viene introdotta come tenue speranza una figura che non è né ipocrita né morbosamente zelota, Ray (un mercenario pentito e divenuto chierico dei Sette), questi viene subito ridotto a universalista pieno di dubbi e muore come conseguenza del suo pacifismo poco realista, trascinando con sé nella rovina i suoi ingenui seguaci.

Un discorso a parte merita la fratellanza pauperistica e fanatica dei Passeri, che con la crescita della propria importanza all’interno del culto dei Sette nella quinta e nella sesta stagione della serie, ha fatto sprecare i paralleli con il cattolicesimo, anche per il fatto che l’attore scelto per impersonare l’Alto Passero, Jonathan Pryce, è fisicamente piuttosto simile a papa Francesco (la somiglianza era stata notata fin dal giorno del Conclave):

Non sarebbe fuori luogo un parallelo con il cristianesimo protestante, dato che i Passeri non sono altro che fedeli che ritornano a prendere sul serio le norme morali contenute nel libro sacro, che farisaicamente i “custodi” odierni evitano di ricordare. Il parallelo del “papa” non deve far dimenticare che l’Alto Passero è messo sul suo “trono” proprio da un esempio quintessenziale dei governanti corrotti che ormai non prendono più sul serio (se mai l’hanno presa a memoria d’uomo) la loro fede. Non ci sembra quindi un parallelo a un papa in sé, quanto a un potente riformatore.

Dio abissale

Martin ha detto che la religione delle Isole di Ferro è ispirata ai miti vichinghi, dove un parallelo importante sono le sale subacquee del Dio abissale, dove i suoi devoti festeggiano dopo la morte, un analogo del Valhalla vichingo. Un forte contrasto è che nella teologia delle Isole di Ferro il dio delle tempeste è considerato il male supremo e l’agricoltura è un’attività disprezzata, mentre per i vichinghi Thor, il dio delle tempeste, era uno dei campioni dell’umanità e un protettore dei contadini.

Un paragone più inquietante potrebbe essere fatto con le divinità sottomarine dei miti di H. P. Lovecraft, che proprio come Martin fu uno scrittore americano ateo dalla fantasia sfrenata. Leggendo la frase de La Città senza nome di Lovecraft, "Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire", e paragonandola con il motto dei fedeli del Dio abissale, "Ciò che è morto non muoia mai... ma risorga, più duro e più forte", viene quasi spontaneo identificare il Dio abissale con Cthulhu o Dagon dei racconti di Lovecraft, racconti che non a caso hanno avuto un’influenza non indifferente sulla fantasy odierna (se il paragone sembra stiracchiato, e l’analogia di Cthulhu con il kraken che simboleggia la casata dei Greyjoy non è sufficiente a convincere gli spettatori, ci ha pensato lo stesso Martin inventando per la casata il personaggio del principe Dagon Greyjoy). Purtroppo, l’ispirazione di Martin ai miti vichinghi sembra piuttosto un’occasione mancata di attingere a un immaginario religioso che rimane inesplorato.

Dio della Luce

Martin afferma di avere tratto ispirazione per il culto del Dio della Luce dalla religione zoroastriana, che come religione dualista è forse più vicina al cristianesimo di tutte le altre fonti religiose non cristiane. Incidentalmente, proprio come il mazdeismo, quello di R’hllor è un culto del fuoco. La cosa più inquietante in questo dualismo, tuttavia, è che la parte che dice di incarnare il bene assoluto non si fa problemi a usare il male come strumento: riti di stregoneria con fini di assassinio, che nel nostro mondo avrebbero portato chi li praticava all’esecuzione capitale (nella storia cristiana, incidentalmente, proprio sul rogo), spietate esecuzioni di infedeli, ma anche di persone innocenti, compiute per ottenere prosaici vantaggi terreni come un disgelo prima di una battaglia. La coscienza dei convertiti “poco illuminati” (così come quella dei lettori dei libri e degli spettatori della serie) si ribella immediatamente a queste modalità, sapendo che nessun fine (almeno, nessun fine terreno) può giustificare certi mezzi.

I sacerdoti del Dio della Luce, unici nella storia a compiere miracoli loro malgrado, suscitano sentimenti molto diversi. Thoros di Myr è visto come una figura positiva, anche per il lato molto umano della sua conversione da una vita di prete debosciato a una figura eroica di prete guerriero che ha analogie in diverse saghe medioevali. Melisandre, invece, è un tale groviglio di contraddizioni da far sospettare che non rappresenti veramente il clero di R’hllor, e quindi ne stia usando il culto per altri fini, oppure sembra creata da Martin appositamente per mostrare tutte le possibili antinomie del mondo religioso: potrebbe aprire i cuori con la sua stessa storia, parlando della redenzione di una schiava liberata, eppure preferisce ingannare i fedeli con trucchi di falsa potenza; ha avuto una vita innaturalmente lunga (non si sa se per miracolo o per stregoneria), eppure sbaglia a interpretare profezie che dovrebbero essere chiare a uomini ben più giovani e inesperti; ha una fede senza dubbio sincera, ma non disdegna di ricorrere alle più basse nefandezze per i fini religiosi che lei stessa non riesce a intravedere chiaramente. Da come Martin risolverà (o non risolverà) queste antinomie, dipenderà molto del giudizio sulla visione religiosa di Game of Thrones.

Un parallelismo spesso ripetuto, ma a nostro avviso puramente casuale, è quello tra il cuore di fuoco del Dio della Luce e la simbologia del Sacro Cuore cattolico, reso ancor più simile dalle corna del cervo dei Baratheon sullo stemma di Stannis, che assomigliano alle spine, e dalla presenza di una vera e propria corona, che si trova spesso sugli ex-voto del Sacro Cuore:

Dalla narrazione di Martin apprendiamo che gli stemmi nobiliari sono una caratteristica delle casate di Westeros e non hanno paralleli nelle terre orientali da cui era nata la fede di R’hllor: possiamo quindi ridurre la strana somiglianza di simbologia a una semplice quanto curiosa coincidenza, dando per scontato che il simbolismo del Sacro Cuore fa parte del bagaglio degli studi di Martin.

Dio dai mille volti

In un contesto di interazione fra tante religioni, avrebbe meritato un posto maggiore la teologia dei semina verbi, tanto cara ai Padri della Chiesa, ovvero il rinvenimento di aspetti di verità parziale tra le altre religioni, a testimonianza che un’unica verità guida la storia umana. Purtroppo, l’unico caso in cui si vede questa teologia è il culto dei Dio dei mille volti: il legame più profondo tra le religioni è quindi riservato quasi esclusivamente al culto della morte, in una sfacciata apologia del nichilismo.

Grande stallone

I Dothraki sono ispirati a una serie di imperi conquistatori, primo dei quali quello dei mongoli (il nome dei capi clan Dothraki, khal, è un calco del termine khan), ma al di là della loro usanza di appropriarsi delle statue degli dei degli altri popoli per enfatizzare la loro conquista, non vediamo alcuna delle sottigliezze della coabitazione tra diverse religioni che caratterizzò l’impero mongolo fin dai suoi albori. Da uno scrittore americano attento alla storia e all’etnografia, inoltre, ci si sarebbe aspettati un riferimento quanto meno larvale alle religioni del Grande Spirito dei popoli nativi americani, almeno per un parallelismo tra popoli nomadi delle praterie. Ecco un’altra occasione perduta di arricchire veramente il contesto religioso della saga.

I Guardiani della Notte

Se la Barriera ricorda gli esempi storici di contenimento di popoli barbari, come il Vallo di Adriano, i Guardiani della Notte sono chiari rimandi agli ordini dei monaci guerrieri, e ne condividono diverse caratteristiche. Il contrasto con gli ordini monastici medioevali, invece, è la coabitazione nella fratellanza di uomini di diverse fedi, che hanno anche i propri luoghi di culto: una caratteristica che vediamo piuttosto negli eserciti dei grandi imperi storici, e di molti stati moderni.

È interessante notare che i Guardiani della Notte sono praticamente l’unico dei poteri umani del mondo in cui l’onore e la fedeltà non vanno a una casata (una forma di egoismo di famiglia), ma al salvataggio dell’umanità, perseguito con abnegazione personale.

L’assenza del soprannaturale

Martin rimane riservato e “agnostico” su quanto i diversi miracoli che appaiono nella storia possano essere o no la manifestazione di poteri soprannaturali. Il sospetto verso tutte le pretese delle sue religioni fittizie è una logica conclusione per un autore caduto dal cattolicesimo nell’ateismo, ma che dichiara comunque che vorrebbe sperimentare un segno di una presenza soprannaturale.

Fino a un certo punto, l’artificio è utile per creare un senso di attesa e di fiducia in qualcosa che deve ancora manifestarsi, ed è ottimo per la creazione di una tensione narrativa. Purtroppo, questo gioco finisce per creare nei lettori dei suoi libri e negli spettatori della serie televisiva un senso di enorme e continua frustrazione, che a giudicare dal livello con cui è trattata la religione in generale, è improbabile che possa concludersi con un risultato soddisfacente.

3 – Un punto di vista cristiano ortodosso

Tra gli spunti che hanno ispirato la sua creazione letteraria, Martin non fa alcun riferimento diretto al cristianesimo ortodosso. Tuttavia, non è impossibile vedere la sua opera da un punto di vista cristiano ortodosso, tenendo conto che l’Ortodossia di oggi sostiene di essere:

a) universale, e

b) in continuità con il cristianesimo autentico di tutti i tempi.

È interessante notare ciò che veramente suscita una reazione positiva o negativa nell’universo proposto da Martin. Curiosamente, l’aspetto monastico sovra-nazionale dei guardiani della notte, la morale “vichinga” (cristiana antica) di onore e fedeltà che unisce gli uomini da entrambe le parti della Barriera, l'ospitalità (introdotta, come nel costume russo, dalla condivisione del pane e del sale), il superamento della schiavitù (tutte cose generalmente riconosciute come positive da lettori e spettatori) sono tratti tipicamente cristiani ortodossi, mentre il feudalesimo (la degenerazione dell’Occidente cristiano, che ha portato al suo allontanamento dall’Ortodossia) è quasi la causa numero uno di tutte le devastazioni nel Continente occidentale.

La convivenza tra religioni diverse

I principi della suddivisione religiosa nel mondo di Game of Thrones sembrano rispecchiare la pratica cattolica romana e protestante del cuius regio, eius religio. I casi di “convivenza”, simboleggiati dal matrimonio di Eddard Stark e Catelyn Tully, sembrano piuttosto indicare una perdita di slancio di due religioni diverse (nel caso di quel matrimonio, dopo ben seimila anni di interazione tra i culti dei Vecchi e dei Nuovi Dei), ma tipicamente, la religione è un concetto di appartenenza locale: si segue il Dio abissale perché si abita nelle Isole di Ferro, si seguono gli Antichi Dei perché il proprio signore feudale ha un bosco degli Dei con uno o più alberi-diga, e così via.

Il principio del cuius regio, eius religio è assente nel cristianesimo ortodosso (nelle sue forme più rozze di tribalismo o “filetismo” etnico, è addirittura esplicitamente condannato). Per la Chiesa ortodossa l’unità da non dividere religiosamente non è lo stato o la città, ma piuttosto la famiglia. Laddove c’è stato un ethos cristiano ortodosso, non c’è mai stato un pregiudizio contro la convivenza pacifica di religioni diverse (l’unica eccezione, la Zona di residenza degli ebrei, è un prodotto dell’illuminismo). Quanto invece alla famiglia, il divieto era assoluto, per cui un cristiano ortodosso, un ebreo e un musulmano non avevano problemi ad abitare vicini, commerciare, frequentarsi per discussione, aiutarsi reciprocamente, e così via: solo, non avrebbero mai fatto sposare i loro figli e le loro figlie se non con giovani della stessa religione.

Per trasporre questi principi nei termini di Game of Thrones, non c’è nessun problema da parte cristiana ortodossa alla coabitazione di diverse religioni nello stesso luogo, e la presenza di religioni diverse nei Guardiani della Notte (che possono prestare giuramento davanti a un albero diga invece che in un tempio dei sette, se seguono i vecchi dei) non è affatto diversa dalla coabitazione di soldati cristiani e musulmani nella Russia imperiale o in quella odierna. Quello che invece è aberrante dal punto di vista cristiano ortodosso è un “matrimonio misto” come quello di Eddard Stark e Catelyn Tully, in cui la moglie, invece di convertirsi alla religione del marito, si porta dietro la sua septa per crescere i figli in due religioni alla volta. Ma quest’ultimo comportamento è tollerato nell’islam, e ovviamente nel mondo moderno!

Un’immersione un po’ più profonda

Il modo crudo e brutale di rappresentare il battesimo nella religione delle Isole di Ferro è una perversione del battesimo cristiano, ma paradossalmente può servire a insegnare alcune prospettive ortodosse sul battesimo:

- “Battesimo” significa “immersione”, e il gesto dell’immersione ha il suo significato.

- Il senso del battesimo è la rinascita a una nuova vita, e il battesimo degli uomini di ferro, nel suo simbolismo esasperato e grossolano di morte e rinascita, indica un senso profondo che molti cristiani di oggi non sanno più riconoscere nel loro battesimo.

Attenzione a ciò che chiediamo

Se il tema del chiedere qualcosa a Dio per un vantaggio terreno ci insegna qualcosa, la narrazione di Martin dovrebbe aiutare a metterci sull’avviso.

Il sacrificio sul rogo della principessa Shireen Baratheon (uno dei punti più bassi della pratica religiosa di Game of Thrones) non è il requisito per una vittoria finale, bensì per un più prosaico (per quanto militarmente utile) disgelo. La cosa interessante è che il disgelo avviene davvero, anche se il risultato più profondo è totalmente negativo: metà dell’esercito di re Stannis diserta prima della battaglia, e Stannis e la moglie Selyse perdono ogni misura di rispetto per se stessi, e vanno incontro alla morte e alla distruzione, se pur per vie diverse.

Anche la scena francamente più orribile della serie ci aiuta a rivalutare il valore di una preghiera disinteressata.

 “Jon Snow è risorto”? Mica tanto...

Uno degli eventi di Game of Thrones che sembrano “squarciare il velo” tra il mondo visibile e quello invisibile sono i morti riportati in vita attraverso le preghiere al Dio della Luce (attraverso preghiere e rituali che i preti stessi ritengono vuoti formalismi). Per una fede come quella cristiana ortodossa, basata sulla centralità della risurrezione, questo non è un tema di poco conto. La tensione della rivelazione del mistero è altissima, ma la risposta è tristemente deludente. Melisandre chiede sia a Beric Dondarrion sia a Jon Snow che cosa hanno sperimentato nell’aldilà, e la risposta è “nulla”. Qui Martin abbandona sia la sua formazione cattolica sia l’onnipresente tema dei ritorni dalla morte del New Age americano, per abbracciare una teoria del “sonno della morte” che potrebbe soddisfare gli avventisti o... gli atei totali.

Per di più, queste risurrezioni non sono un segno di dono gratuito di vita, e non sono neppure restaurazioni della vita precedente, come accade con gli episodi biblici: intanto, non si capisce la ragione di queste “risurrezioni”: non le capiscono i protagonisti, non le capiscono i preti che hanno compiuto questi prodigi, non le capiscono gli spettatori, e tutto sembra ridursi a un capriccio di un destino sconosciuto e inconoscibile. Inoltre, le “risurrezioni” non sono trasformative. Addirittura, chi risorge lo fa con meno di quanto era (o aveva) prima, perdendo parte dei propri ricordi e del proprio senso di identità personale. Anche Martin sembra accennare al fatto che questo tipo di ritorno in vita (anche se sembra lasciare i soggetti liberi e coscienti) non è in sé molto diverso dalla creazione dei non-morti, arte di cui gli estranei sembrano maestri.

Il compito dei cristiani ortodossi (anche quando fanno notare certe curiose coincidenze, come per esempio il fatto che la “risurrezione” di Jon Snow è andata in onda proprio alla Pasqua ortodossa del 2016) è di sottolineare l’enorme divario tra gli dei che fanno risorgere gli uomini per capricci del fato e un Dio che li fa risorgere per la loro salvezza.

Chi sarà mai questo “principe che fu promesso”?

Il tema messianico è potente in Game of Thrones, e indica l’unica tenue speranza di una fine del “gioco” della ricerca del potere e delle ricadute nella barbarie. Il ruolo messianico è stato attribuito a diverse persone, uomini e donne, e talvolta è stato attribuito a sproposito: non nuoce ricordare che la tradizione cristiana è ben equipaggiata a riconoscere le caratteristiche dei falsi messia.

A prescindere da come Martin vorrà far terminare la storia delle profezie e delle attese messianiche, resta il fatto che queste profezie e attese riguardano per lo più figure di potenti di questo mondo, che non hanno remore a usare l’immaginario messianico per i loro fini di ricerca del potere. Questo dovrebbe ancor più spingere noi cristiani a presentare il vero “principe che fu promesso” come colui che ci ha detto che il suo regno non è di questo mondo.

 
"Prima di tutto, io sono un monaco"

Il Dipartimento per l'informazione e l'educazione della Chiesa ortodossa ucraina ha recentemente pubblicato un'intervista a sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, apparsa per la prima volta nell'ultimo numero della rivista "Cronache accademiche" delle scuole teologiche di Kiev.

Vostra Beatitudine, come possiamo imparare ad amare i nostri nemici, e cos'è il vero amore cristiano?

Per amare i nostri nemici, dobbiamo prima amare Dio. Cos'è l'amore di Dio? È l'adempimento delle leggi divine. Il Signore ha detto: se mi amate, osserverete i miei comandamenti (Gv 14:15). L'amore non sceglie quale dei comandamenti osservare e quale no. Se vogliamo sapere se amiamo o meno Dio, dobbiamo vedere se osserviamo o meno le leggi di Dio. L'amore per Dio è il primo e più importante comandamento, e il secondo è simile: l'amore per gli altri. Ma se non c'è amore per Dio, allora non c'è amore per gli altri, perché l'amore per gli altri dovrebbe essere come il nostro amore per Dio. Ma se non ne abbiamo, come sarà il nostro amore per l'uomo? Una specie di caricatura. Quando qualcuno non ama Dio, ma dice di amare gli altri, inganna se stesso e tutti quelli che lo circondano. E se amiamo qualcuno senza Dio, cioè senza amare Dio, allora il nostro amore è commercio. Facciamo del bene a qualcuno perché ci aspettiamo che un giorno questi farà lo stesso per noi, o perché è un nostro parente, o perché è nostro amico, cioè ci aspettiamo sempre una sorta di ricompensa per questo amore. Il vero amore è amore sacrificale. Distrugge il male e ci eleva al di sopra delle minuzie della vita quotidiana, e per qualcuno che ha raggiunto questo tipo di amore, è abbastanza facile amare i suoi nemici.

Come possiamo mantenerci nella purezza spirituale?

Tutti noi mortali – quelli che sono vissuti prima di noi, quelli che sono vivi oggi e quelli che vivranno dopo di noi – siamo peccatori. Alcuni di noi hanno grandi peccati, alcuni hanno peccati minori, altri hanno un minor numero di peccati; ma ogni persona è affetta dal peccato, che le impedisce di vedere Dio nella sua gloria. Ogni persona, anche la più peccaminosa, se è attenta a se stessa e a tutto ciò che accade nel mondo, vedrà la potenza e la forza di Dio. Ma se vogliamo vedere Dio non solo nel potere, ma anche nella gloria, allora dobbiamo cercare soprattutto di seguire Cristo durante la nostra vita terrena, di pentirci e di modificare le nostre abitudini. Dobbiamo cercare Cristo osservando i comandamenti divini. Se non ho ancora trovato Cristo, lo cercherò; se l'ho trovato, lo seguirò e giungerò a conoscere la sua volontà e la osserverò. Solo così abbiamo la garanzia di vedere il Signore nella gloria, faccia a faccia, con gli occhi del nostro cuore – è possibile solo con un cuore puro. Ogni uomo dovrebbe cercare di seguire Cristo con la sua vita per vederlo con gli occhi del suo cuore. Allora saremo considerati degni di vedere Cristo con i nostri occhi del corpo anche nel suo regno celeste.

Qual è per lei l'immagine di un vero cristiano?

Un vero cristiano è qualcuno che può essere trasformato e che lo desidera. Ognuno porta l'immagine di Dio dentro di sé. Trasfigurarsi significa rivelare questa immagine, liberarla dal peccato, dall'orgoglio, dall'invidia e dall'ira, da ogni impurità, dalla crudeltà, e mostrare la bellezza divina che ogni uomo porta dentro di sé. Come facciamo questo? Dobbiamo salire sul Monte Tabor, cioè strapparci dalla terra, dagli interessi puramente terreni, e gradualmente elevarci al di sopra di essi. Questo può essere fatto con l'aiuto della preghiera e del pentimento. Salendo dal terreno al celeste mediante la fede, dobbiamo pregare e perfezionare la speranza divina e l'amore divino dentro di noi. Gli apostoli davanti ai quali il Signore fu trasfigurato ci insegnano questo: l'apostolo Pietro è un esempio di fede, l'apostolo Giacomo un esempio di speranza, e l'apostolo Giovanni è un esempio d'amore. Ogni uomo ha il suo carattere, il suo carattere, il suo comportamento e le sue caratteristiche individuali. Ma ogni uomo porta l'immagine divina, che è bella e nobile. È l'ornamento che rende un uomo un vero uomo. Quando un uomo si prende cura di salire sul Monte Tabor, dove si può trovare il Signore e la Sua gloria, allora è un vero cristiano.

Qual è stata la parte più difficile del suo ministero come primate della Chiesa? E qual è la parte più importante?

Prima di tutto, io sono un monaco, e accetto questa posizione come un'altra obbedienza della Chiesa: ce ne sono state molte nella mia vita. Qualsiasi ministero di un monaco è l'adempimento di un'obbedienza. Ci sono varie obbedienze: la preparazione delle prosfore, il servizio al coro, alla mensa, la celebrazione delle funzioni, il ministero episcopale. Il nostro compito è sforzarci di seguire i comandamenti del Signore e di osservarli. Prima di tutto – e questa è la cosa più importante – dobbiamo sforzarci di pregare umilmente, di abbandonarci alla volontà di Dio e sperare non in noi stessi, ma in Dio, che risuscita i morti. Dobbiamo cercare di condurre la nostra vita in modo che i nostri occhi e i nostri pensieri siano sempre diretti a Dio; allora vedremo che tutta la nostra vita è piena della sua presenza e della sua grazia onnicomprensiva.

Voglio che la vita spirituale di ogni sacerdote e laico della Chiesa ortodossa ucraina cambi in meglio mentre il Signore mi mantiene in questa obbedienza. Questa crescita spirituale si ottiene attraverso la preghiera; un cristiano deve sforzarsi nel podvig della preghiera, ciascuno secondo le sue forze. È lo stimolo che dà all'uomo il potere di elevarsi veraso l'alto; grazie alla preghiera possiamo ottenere umiltà, pazienza e amore.

Considero il mio secondo compito più importante quello di stabilire contatti più stretti tra il clero e il popolo. La comunicazione virtuale è di moda oggi; ovvero, comunicazione in cui il facilitatore è un mondo condizionale, artificiale o, come viene anche chiamato, virtuale. Questo intermediario artificiale separa l'uomo dal mondo reale, senza offrirgli la possibilità di comprendere la vera realtà. Nella comunicazione dal vivo, reale, troviamo la verità che non è offerta dal mondo virtuale, che è uno strato morto di imbottitura, e può presentare le virtù come carenze, e viceversa. Pertanto, il clero dovrebbe comunicare con il proprio gregge nel mondo reale, con un contatto diretto faccia a faccia. Questo darà loro la possibilità di comprendere correttamente i problemi di un uomo e aiutarli ad affrontarli.

 
Altri 10 chierici dell'Uganda sono nella Chiesa ortodossa russa, andiamo avanti

l'esarca patriarcale per l'Africa, il metropolita Leonid (Gorbachev) di Klin. Foto: seraphim.com.ua

Il gruppo missionario ha visitato 6 città e villaggi in diverse parti dell'Uganda, vi ha tenuto funzioni e ha ricevuto nuovi chierici nella Chiesa ortodossa russa, ha osservato l'Esarca per l'Africa.

Il metropolita Leonid, esarca patriarcale per l'Africa della Chiesa ortodossa russa, ha riassunto sul suo canale Telegram le attività del gruppo missionario in Uganda, mostrando in numeri i risultati del lavoro.

"Dal 12 al 16 febbraio un gruppo missionario guidato dal sacerdote Georgij Maksimov ha operato in Uganda. Abbiamo visitato sei città e villaggi nelle parti settentrionale, centrale e orientale del paese", ha affermato il metropolita Leonid di Klin.

Durante i viaggi, i membri del gruppo hanno tenuto quattro incontri con il clero locale, i cui rappresentanti desideravano trasferirsi nella Chiesa ortodossa russa. "Tre sacerdoti e un diacono sono stati accettati nella Chiesa ortodossa russa", ha sottolineato vladyka.

Il sacerdote Georgij Maksimov, capo del gruppo missionario in Uganda, ha celebrato due Divine Liturgie e un battesimo insieme al clero africano.

I missionari hanno visitato tre parrocchie e la casa di un sacerdote e tenuto tre sermoni pubblici alle comunità ortodosse in Uganda.

Durante le visite, il gruppo missionario ha consegnato ai laici antimensi, croci pettorali e crisma ai sacerdoti, oltre a centinaia di icone e croci ai fedeli.

"Ultimo dato: altri 10 chierici. Andiamo avanti", ha riassunto il metropolita Leonid.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, i chierici di cinque parrocchie dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa hanno pregato alla Divina Liturgia in Uganda.

 
Nikolaj Patrushev: come i servizi segreti russi vedono gli Stati Uniti

Incessante ostilità da Washington a prescindere da chi è al potere in Russia. La Russia non può rilassare la guardia

Il peso massimo dei servizi segreti russi, Nikolaj Patrushev

Questa è una versione abbreviata di un colloquio che Nikolaj Patrushev, Segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia, ha avuto con il giornale ufficiale del governo, Rossiskaja Gazeta.

Patrushev è uno dei più importanti consiglieri di Putin in materia di sicurezza nazionale. La sua posizione è in qualche modo simile a quella del consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente degli Stati Uniti.

Chi è Patrushev, è altrettanto importante di ciò che fa. È l'ufficiale di grado più alto nell'intelligence della Russia.

Ha prestato servizio ininterrottamente nei servizi segreti da quando è entrato a far parte del KGB nel 1975 e dal 1999 al 2008 è stato capo dell'FSB della Russia – l'organizzazione che è successa al KGB. Ha lasciato questo posto per diventare il Segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia.

Uno dei compiti principali di Patrushev è quello di raccogliere informazioni di intelligence fornite dalle varie agenzie di intelligence della Russia per fornirle a Putin e ad altri importanti responsabili delle decisioni di politica estera della Russia.

In questa intervista Patrushev dà indicazioni su ciò che le agenzie dei servizi segreti russi stanno dicendo al Cremlino. Così veniamo a sapere che l'intelligence russa:

1. Non si aspettava la caduta di Janukovich a causa delle proteste del Maidan;

2. Ha avvisato tuttavia il Cremlino da lungo tempo che un colpo di stato filo-occidentale in Ucraina era solo una questione di tempo a causa della massiccia sovversione degli Stati Uniti nel paese.

Abbiamo anche un'idea di come i servizi segreti russi vedono il mondo.

Secondo il suo punto di vista l'ostilità degli Stati Uniti verso la Russia è un'invariabile "costante" perché la Russia, indipendentemente dal suo sistema di governo, resiste le politiche degli Stati Uniti volte a raggiungere l'egemonia mondiale e perché gli Stati Uniti vogliono controllare le immense risorse naturali della Russia, al fine di suggellare la propria egemonia.

I legami della Russia con la Cina e l'India e l'emergere del blocco dei BRICS hanno solo provocato gli Stati Uniti a intensificare la sua campagna contro la Russia. Eventi come la guerra in Afghanistan negli anni '80, la ribellione in Cecenia negli anni '90, l'attacco georgiano in Ossezia del Sud nel 2008 e il colpo di stato del febbraio di quest'anno in Ucraina, sono tutte e semplicemente manifestazioni della politica degli Stati Uniti rivolta alla Russia.

Non è necessario essere d'accordo con tutte le parti di questo punto di vista. Per esempio, l'affermazione che l'URSS è crollata a causa di una caduta dei prezzi del petrolio progettata dagli americani, come parte di una "strategia della vulnerabilità" attentamente studiata dagli Stati Uniti, anche se è qualcosa di ampiamente creduto e non solo in Russia, è un mito e serve come un tipico caso di convinzione da parte di un capo dei servizi segreti, riguardo a cause esterne di cospirazione per eventi che in realtà ha avuto cause puramente interne, strutturali e talvolta anche accidentali.

Patrushev esagera anche senza dubbio il grado di coerenza della politica degli Stati Uniti e la misura in cui la politica è sempre e invariabilmente ostile alla Russia.

Vi è tuttavia così tanto di convincente su questo punto di vista, che è facile capire perché in Russia stia diventando sempre più influente.

Da un punto di vista russo, non è difficile vedere la politica americana fin dalla dissoluzione dell'URSS (per esempio, l'espansione della NATO a est, il rinnegamento del Trattato anti missili balistici e il posizionamento di missili anti-balistici in Europa orientale, il sostegno degli Stati Uniti alle "rivoluzioni colorate" nei paesi dell'ex Unione Sovietica, il sostegno degli Stati Uniti ai gruppi anti-governativi all'interno della Russia stessa, le guerre di intervento degli USA in molte parti del mondo e, ultima ma non meno importante, la feroce campagna mediatica degli Stati Uniti contro la Russia) come incessantemente ostile nei confronti della Russia.

Per il numero crescente dei russi che sostengono questa tesi (compresa la sua comunità dei servizi segreti), il colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti in Ucraina è stata la prova finale.

I servizi segreti russi non sono riusciti a predire il rovesciamento di Janukovich a febbraio

I nostri specialisti hanno messo in guardia dell'elevata probabilità di una escalation della situazione in Ucraina in un contesto d'instabilità politica ed economica, in particolare sotto l'influenza esterna. Allo stesso tempo, è necessario ammettere che la probabilità di un attacco immediato imminente al potere a Kiev con il sostegno di gruppi militanti di aperti nazisti non era ritenuto verosimile in quel momento. Vi ricordo che prima del colpo di stato che ha citato, Mosca stava completando in pieno tutti i suoi impegni di partenariato con Kiev.

Stavamo fornendo costantemente aiuti materiali e finanziari, senza il quale l'Ucraina non era in condizione di far fronte alle difficoltà economiche che erano diventate di natura cronica. Per sostenere i nostri vicini, sono state mobilitate risorse materiali e finanziarie per decine di miliardi di dollari. Purtroppo per molte persone in Ucraina, questo aiuto è diventato, nel tempo, così abituale che la sua importanza per la sopravvivenza del paese è stata semplicemente dimenticata.

I servizi segreti russi hanno davvero previsto un colpo di stato pro-Stati Uniti in Ucraina

Per quanto riguarda le previsioni a più lungo termine, la crisi in Ucraina è stata un risultato del tutto atteso di un'attività sistematica da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati più stretti.

Per il passato quarto di secolo questa attività è stata diretta verso la separazione completa dell'Ucraina e delle altre repubbliche dell'ex Unione Sovietica dalla Russia, per riformattare totalmente lo spazio post-sovietico per soddisfare gli interessi americani. Sono state create le condizioni e i pretesti per le rivoluzioni colorate, sostenute da generosi finanziamenti statali.

Così, Victoria Nuland, assistente del Segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici, ha ripetutamente affermato che durante il periodo dal 1991 al 2013 Washington ha speso 5 miliardi di dollari per "sostenere il desiderio del popolo ucraino per un governo più forte, più democratico".

Secondo i dati provenienti dalle sole fonti palesi, per esempio i documenti del Congresso degli Stati Uniti, l'importo totale dei finanziamenti statali per vari programmi americani di "aiuti" all'Ucraina nel periodo dal 2001 al 2012 è di almeno 2,4 miliardi di dollari. Questo è paragonabile al bilancio annuale di alcuni piccoli paesi. L'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale ha speso circa 1,5 miliardi di dollari, il Dipartimento di Stato quasi mezzo miliardo, e il Pentagono più di 370 milioni di dollari.

Secondo i documenti del Congresso, organizzazioni come la Millennium Challenge Corporation, il Peace Corps e l'Open World Centre hanno partecipato a programmi di aiuto ucraini, oltre alla ben nota USAID e ad altri servizi. Non è difficile da indovinare per chi e perché i volontari e membri dello staff delle rappresentanze diplomatiche americane hanno "aperto il mondo" nel corso dei 23 anni dalla disgregazione dell'Unione Sovietica.

...come risultato di quest'attività... è stata allevata un'intera generazione completamente avvelenata dall'odio per la Russia e dalla mitologia dei "valori europei". Non ha ancora capito che questi valori, anche nel senso positivo del termine, non sono in realtà progettati per gli ucraini. Nessuno intende incrementare il tenore di vita in Ucraina o portare in Europa questi giovani, che a loro volta hanno grandi difficoltà a far fronte alle gravissime sfide e minacce.

Il colpo di stato in Ucraina è un disastro prima di tutto per l'Ucraina stessa

Penso che "smaltire la sbornia" per gli ucraini sarà duro e doloroso. Resta da sperare che questo avvenga in tempi relativamente brevi, e tutta una serie di fattori oggettivi potrebbero promuovere il processo.

Vorrei sottolineare un altro fattore che è di fondamentale importanza. Indipendentemente dal successivo sviluppo degli eventi, il significato dell'una per l'altra – Russia e Ucraina – persisterà. L'Ucraina semplicemente non sarà in grado di svilupparsi con successo senza la Russia, che lo si voglia o no.

...Mentre per la Russia la rottura totale dei legami sarebbe un colpo doloroso, per l'Ucraina sarebbe un disastro. Non è un caso che il presidente attuale Petro Poroshenko sia stato obbligato, sulla scia del suo predecessore deposto, a sollevare la questione di rinviare l'attuazione della parte economica del contratto di associazione già firmato tra l'Ucraina e l'Unione Europea. E c'è da aspettarsi che anche l'euforia della vittoria di altri governanti a Kiev lasci spazio a una valutazione più sobria del reale stato delle cose.

La politica degli Stati Uniti nei confronti della Russia di oggi continua semplicemente la politica degli Stati Uniti verso l'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda

...Se non ci fisse stata la catastrofe in Ucraina sarebbero stati trovati altri motivi per intensificare la politica di "contenimento" del nostro paese. Questo corso è stato perseguito fermamente per molti decenni; cambiano solo le forme e le tattiche della sua implementazione.

Come sapete, dopo la seconda guerra mondiale, il confronto tra l'URSS e l'Occidente guidato dagli Stati Uniti ha preso la forma di una "guerra fredda". La componente politico-militare di questa situazione di stallo è stata affidata all'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), costituita su iniziativa degli Stati Uniti il 4 aprile 1949. Un'analisi dell'attività pratica della NATO indica che nel creare l'alleanza gli Stati Uniti stavano perseguendo due obiettivi principali.

In primo luogo, un blocco militare diretto contro l'URSS si è formato sotto la guida americana.

In secondo luogo, Washington ha anticipato l'emergere in Europa occidentale di un gruppo autonomo di stati che avrebbero potuto competere con gli Stati Uniti. Va ricordato che il territorio degli stessi Stati Uniti, che in sostanza hanno stabilito un controllo militare unilaterale sugli alleati, non è incluso nella zona di responsabilità della NATO.

Dopo il crollo dell'Unione Sovietica e la fine del Patto di Varsavia, che univa i paesi socialisti dell'Europa e che per definizione rappresentava il principale pericolo per la NATO, non solo il blocco non è stato sciolto, ma ha cominciato ad espandersi ancora di più in termini quantitativi e militari.

Gli Stati Uniti hanno architettato il collasso dell'URSS identificando i suoi "punti di vulnerabilità"

Nel periodo della guerra fredda è emersa in Occidente tutta una serie di dottrine ideologiche che servivno da giustificazione per un corso di politica anti-sovietica. Uno degli autori di questo tipo di ricerca era Zbigniew Brzezinski, uno scienziato politico e statista americano di origine polacca. È lui che ha fondato la cosiddetta strategia delle "vulnerabilità" in relazione alla Unione Sovietica, e sotto la presidenza Reagan questa è divenuta la base della politica americana nei confronti del nostro Paese... L'identificazione e la definizione delle "vulnerabilità" e il compito di organizzare modi di convertirle in seri problemi per l'URSS sono stati affidati alla Central Intelligence Agency americana. Questa ha messo al lavoro in primo luogo economisti, ma anche esperti provenienti dal mondo delle imprese, che avevano una vera e propria esperienza di guerre commerciali con i concorrenti. Come risultato del lavoro di analisi su larga scala, le "vulnerabilità" del URSS nei settori politico, economico, ideologico e di altro genere sono state definite e studiate sistematicamente.

La "vulnerabilità" principale del nostro paese, come definita dalla CIA, era la sua economia. Dopo l'applicazione di modelli dettagliati, gli esperti americani hanno identificato il suo "anello più debole", cioè la dipendenza estremamente elevata del budget dell'URSS dall'esportazione di risorse energetiche. È stata formulata una strategia per provocare la bancarotta finanziaria ed economica dello Stato sovietico, che prevedeva due obiettivi interconnessi: la netta diminuzione delle entrate nel bilancio dell'Unione Sovietica dal commercio con l'estero, in combinazione con un notevole aumento delle spese per risolvere i problemi creati dall'esterno.

Una riduzione dei prezzi mondiali del petrolio è stata considerata come la principale misura per ridurre le entrate del bilancio. Questo è stato ottenuto con successo alla metà degli anni '80 quando, a seguito della collusione degli Stati Uniti con i dirigenti di un certo numero di paesi petroliferi estrazione, un surplus artificiale di greggio è stato messo sul mercato e il prezzo del petrolio è sceso di un fattore di quasi quattro volte.

Un aumento della spesa dell'Unione Sovietica è stato provocato in diverse aree: il passaggio dalla strategia d'opposizione americana all'URSS in Afghanistan alla strategia di trascinare profondamente l'Unione Sovietica nella guerra afghana; l'incitamento di manifestazioni antigovernative in Polonia e altri stati del campo socialista, al fine di provocare a Mosca spese supplementari per la stabilizzazione della situazione in Europa orientale; la crescita della corsa agli armamenti, tra l'altro con l'introduzione del bluff della SDI [Iniziativa di difesa strategica], e così via.

Va detto che a quel tempo gli americani sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi. Il risultato della loro attività è stato un notevole eccesso delle spese dell'URSS sul reddito, che alla fine ha provocato una profonda crisi economica che si è estesa alle sfere politiche e ideologiche. Tentativi miopi da parte della dirigenza sovietica di alleviare la situazione mediante finanziamenti esteri hanno dato a Washington leve supplementari di influenza su Mosca. Le misure di "recupero" proposte dall'Occidente e attuate attraverso il FMI e la Banca mondiale per liberalizzare il commercio estero, senza una transizione armoniosa dal regime di monopolio precedente, hanno portato al crollo finale dell'economia.

Nella valutazione degli esperti americani, è stata la strategia delle "vulnerabilità", che ha dimostrato la colossale efficacia della varietà economica della guerra fredda in confronto con la guerra "calda", e quanto questa è stata decisiva nel promuovere l'eliminazione del Patto di Varsavia e dell'URSS.

Il colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti in Ucraina e le sanzioni sono parte di una strategia statunitense di "Punti di vulnerabilità" mirata alla Russia

...... Il colpo di stato a Kiev, realizzato con il chiaro sostegno degli Stati Uniti, ha seguito il modello classico collaudato in America Latina, Africa e Medio Oriente. Ma mai prima d'ora un tale schema aveva colpito così profondamente gli interessi russi.

L'analisi mostra che, provocando la Russia a passi di ritorsione gli americani stanno perseguendo gli stessi obiettivi degli anni '80 per quanto riguarda l'URSS. Proprio come allora, stanno cercando di identificare le "vulnerabilità" del nostro paese. Allo stesso tempo, per inciso, perseguono l'obiettivo di neutralizzare concorrenti economici europei che sono, a parere di Washington, divenuti troppo vicini a Mosca.

....Washington ha sempre cercato leve di pressione sulla Russia. Così, nel 1974 è stato adottato il famoso emendamento Jackson-Vanik, che limitava i rapporti commerciali con il nostro paese. Sembrava aver completamente perso la sua importanza subito dopo il crollo dell'Unione Sovietica, ma è rimasto in vigore fino al 2012, quando il cosiddetto "Magnitsky Act" è stato prontamente adottata al suo posto.

Le sanzioni attuali sono parte della stessa categoria. L'attività dell'amministrazione statunitense nella sfera ucraina si svolge nel quadro di un corso aggiornato di politica estera della Casa Bianca volto a sostenere la leadership americana nel mondo per mezzo del contenimento strategico della crescente influenza della Federazione Russa e di altri centri di potere. In questo contesto, Washington sta attivamente facendo uso, nei suoi termini, del potenziale della NATO, cercando di usare pressioni politiche ed economiche per prevenire eventuali tentennamenti da parte dei suoi alleati e partner.

La Jugoslavia è stata una "prova costumi" generale e la debolezza della Russia sotto Eltsin l'ha lasciata accadere

Negli anni '90 la Federazione Russa, per ben noti motivi di natura interna ed esterna, ha perso l'influenza dominante nei Balcani di cui l'Unione Sovietica aveva goduto e ha intrapreso la strada della conciliazione con l'Occidente. È stato nei Balcani che la resa unilaterale e totalmente sproporzionata da parte della Russia delle sue posizioni sulla scena internazionale si è manifestata più distintamente. Dal 1991 al 1996 gli enti che hanno plasmato la politica estera del nostro Paese non hanno ufficialmente nemmeno avuto un concetto come "l'interesse nazionale". Hanno nutrito aspettative infondate di gratitudine per l'obbedienza da parte dei partner occidentali e per qualche tipo di beneficio speciale per il nostro Paese da una stretta e incondizionata cooperazione con gli Stati Uniti. In pratica i nostri partner americani hanno quasi immediatamente smesso di prenderci sul serio e ci hanno dato solo una "pacca sulla spalla" condiscendente, per così dire, di tanto in tanto.

Il blocco della NATO, sotto la copertura del mantenimento della pace e senza incontrare serie obiezioni da parte nostra, ha operato con sempre crescente confidenza al di fuori della propria area di responsabilità, ha cercato i diritti per la locazione di infrastrutture strategiche per lunghi periodi, ed ha portato effettivamente gli organi di comando e il controllo militare di un certo numero di paesi dei Balcani sotto il proprio comando con vari mezzi. Sub-unità dell'Alleanza si sono stabilite fermamente nella regione. Altri stati che partecipavano alle missioni di mantenimento della pace, compresa la Russia, non si sono posti nessuno di tali obiettivi, essendosi riconciliati con il ruolo di partner giovani e preferendo non vedere il fatto evidente: la guerra nei Balcani potrebbe benissimo essere considerata come una prova generale e un prologo di passi su larga scala per dividere nuovamente il mondo.

La "guerra al terrorismo" negli USA ha dato alla Russia solo una tregua temporanea

... Incoraggiati dall'indebolimento e dalla successiva eliminazione dell'URSS, i circoli dirigenti americani hanno fatto tutto il possibile per assicurarsi il dominio sulle principali fonti di risorse di materie prime nel nostro paese e in Asia centrale, così come sulle vie di transito per la loro esportazione. Washington prevede di estendere la propria sfera di influenza diretta alle regioni del Mar Nero, del Caucaso e del Mar Caspio.

Tutti questi territori sono stati nominati zone di interessi nazionali strategici degli Stati Uniti. L'unico ostacolo rimasto alla realizzazione dei piani degli americani per assumere il controllo completo delle rispettive risorse e dei corridoi di transito è stata la Russia, che ha conservato il suo potenziale militare sufficiente a infliggere danni inaccettabili agli Stati Uniti.

Gli strateghi americani hanno visto la soluzione di questa difficoltà nel crollo finale del sistema di potere statale e nel conseguente smembramento del nostro paese. La prima regione che avrebbe dovuto lasciare la Russia era il Caucaso settentrionale.

Particolare importanza è stata data alla Cecenia, che aveva dichiarato la sua indipendenza ed era stata temporaneamente sotto il controllo effettivo dell'Occidente. Agli estremisti e ai loro sostenitori in Russia sono stati offerti il sostegno dei servizi speciali della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e degli alleati in Europa e nel mondo islamico.

In queste condizioni la leadership russa ha adottato una ferma posizione di principio di difendere l'unità dello stato. In definitiva, a seguito della ferma volontà politica mostrata dal presidente russo Vladimir Putin e al costo di enormi sforzi, è stato possibile fermare i tentativi di staccare la Cecenia dalla Russia e poi a consolidare il posto della Repubblica all'interno della Federazione.

Dopo l'11 settembre 2001, la comunità internazionale ha riconosciuto la minaccia terroristica come la principale minaccia e come una minaccia globale, raggiungendo l'intesa che contrastare tale minaccia richiede sforzi comuni. Di conseguenza c'è stato, in particolare, un leggero indebolimento degli attacchi dell'Occidente sulla Russia a causa della sua campagna contro i terroristi internazionali nel Caucaso, mentre noi non abbiamo obiettato all'operazione da parte degli americani e dei loro alleati in Afghanistan. Ne è seguito l'annuncio della formazione di un'ampia coalizione antiterrorismo.

A quel tempo Washington ha mostrato una certa disponibilità a collaborare, anche se in realtà non aveva intenzione di abbandonare la politica del "contenimento" nei confronti della Russia. Sempre più nuove strutture della NATO sono avanzate fino ai nostri confini. Il diritto internazionale è stato soppiantato dalla legge della forza (ricordiamo il già citato smembramento della Jugoslavia, seguito dalla guerra alla Serbia, dall'occupazione dell'Iraq, e dall'invasione dell'Afghanistan da parte delle cosiddette forze della coalizione).

La rinascita della Russia dopo il 1999 e le sue alleanze con la Cina, l'India e gli altri paesi dei BRICS hanno messo in allarme gli Stati Uniti

Dopo il 7-8 agosto 2008, quando la leadership georgiana, con il sostegno degli Stati Uniti, ha tentato di annientare l'Ossezia del Sud, il mondo ancora una volta è cambiato sostanzialmente.

Tutto è stato puntato sulla sorpresa. Il dittatore georgiano ha ritenuto che un'incursione militare nel giorno d'apertura dei Giochi Olimpici internazionali avrebbe messo la Russia in una posizione difficile, e che i georgiani avrebbero potuto approfittare di questo per la loro "guerra lampo". Tuttavia, la leadership russa ha reagito prontamente al forte deterioramento della situazione e sono state adottate le misure necessarie per fermare l'aggressione.

Dopo gli eventi di agosto nel Caucaso, Washington è stata chiaramente allarmata dall'evidente intenzione della Russia di prendere il proprio posto tra le potenze mondiali del XXI secolo e di sostenere il principio delle pari opportunità e della piena autonomia nella politica globale. E anche dalla conversione dei proventi finanziari dello Stato dallo sfruttamento delle risorse naturali in un reale potenziale economico e di difesa e nel capitale umano.

La leadership americana chiaramente ha in antipatia le prospettive di collaborazione della Russia con la Cina e l'India, l'introduzione della pratica dei summit nel formato dei BRICS, l'attività di successo di altre organizzazioni in cui la Russia occupa posizioni di rilievo (la CSTO [Collective Security Treaty Organization], la SCO [Shanghai Cooperation Organization], e la CEEA [Comunità economica eurasiatica]), e la formazione dell'unione doganale.

Nel contesto della crescente crisi economica e finanziaria mondiale, i principali nuovi attori sulla scena internazionale, come la Repubblica Popolare Cinese, l'India, il Brasile e l'Iran, nonché le crescenti economie del Sud-Est asiatico e la Corea del Sud sono diventati fattori sempre più importanti per gli Stati Uniti. Da qui, per inciso, l'emergere di nuovi principi concettuali, come il partenariato speciale americano-cinese, la collaborazione strategica tra gli Stati Uniti e l'India, l'instaurazione di un dialogo diretto tra Washington e l'Iran, e così via.

Hanno cominciato a emergere indicazioni della necessità di riprendere il dialogo benefico con la Russia su tutta una serie di questioni da parte della nuova amministrazione del presidente Barack Obama. Questa inclinazione positiva da parte delle autorità americane non poteva che essere ben accolta.

Tuttavia, è divenuto ben presto chiaro che Washington non è inclinata verso una vera cooperazione. Si è limitata a mere dichiarazioni di amicizia e a favorire l'elaborazione di alcune tracce di negoziati in cui il beneficio per la Russia, alla fine, si è rivelato quasi zero. Dopo un po' anche i dialoghi positivi del tutto non vincolanti di questo tipo si sono conclusi e l'atteggiamento degli Stati Uniti verso il nostro Paese ha cominciato ancora una volta a ricordare quello dei tempi della guerra fredda.

Gli Stati Uniti mirano a ottenere il controllo dell'energia, del cibo e delle risorse idriche della Russia per sigillare il loro dominio

...Gli esperti sono certi che nessun vero sostituto per gli idrocarburi come base della produzione di energia emergerà nei prossimi decenni. Inoltre, la comprensione prevale in Occidente che la capacità totale delle centrali nucleari, idroelettriche, eoliche, solari e di altro tipo rifornirà non più di un quinto della domanda mondiale.

Né va dimenticato un altro aspetto importante. Nel mondo moderno, si può osservare una crescita costante della carenza di cibo e acqua potabile per la crescente popolazione del pianeta. La mancanza dei mezzi più elementari di sussistenza spinge popoli disperati a manifestazioni di estremismo e al coinvolgimento in attività terroristiche, pirateria e criminalità. Questo è uno dei motivi per i conflitti acuti tra paesi e regioni e anche per la migrazione di massa.

La scarsità di acqua e di terra irrigata non di rado è causa di attrito, per esempio, tra le repubbliche dell'Asia centrale. Il problema delle risorse idriche è acuto in un certo numero di altri paesi in Asia e in particolare in Africa.

Molti esperti americani, in particolare l'ex Segretaria di Stato Madeleine Albright, affermano che ci sono vasti territori "sotto il potere di Mosca" che questa non è in grado di sfruttare e che, pertanto, "non servono agli interessi di tutta l'umanità". Si continuano a sentire asserzioni sulla distribuzione "sleale" delle risorse naturali e sulla necessità di garantire il cosiddetto "libero accesso" a tali risorse per altri stati.

Gli americani sono convinti che la gente deve pensare in termini simili in molti altri stati, in particolare quelli vicini alla Russia, e che in futuro, come si fa oggi, formeranno "coalizioni" per sostenere i corrispondenti crediti verso il nostro paese. Come nel caso dell'Ucraina, si propone di risolvere i problemi a spese della Russia, ma senza prendere i suoi interessi in considerazione.

La minaccia per la Russia da parte degli Stati Uniti è "costante" e i periodi di "disgelo" non durano mai

Anche durante i periodi di relativo disgelo nelle relazioni tra la Russia (o l'URSS) e gli Stati Uniti, i nostri partner americani sono sempre rimasti fedeli a tali nozioni.

Pertanto, indipendentemente dalle sfumature nel comportamento degli americani e dei loro alleati, la leadership russa deve ancora affrontare questo compito come una costante: garantire l'integrità territoriale e la sovranità della Patria, difendere e moltiplicare le sue ricchezze, e gestirle correttamente nell'interesse del popolo multietnico della Federazione russa.

 
Domanda sulle ordinazioni multiple

Una recente ordinazione simultanea di un gruppo di chierici ha segnato una battuta d’arresto alle attività del vicariato ortodosso di rito occidentale nella ROCOR (evento che abbiamo segnalato alcuni giorni fa). Ora, in molti potranno chiedersi il perché un atto così semplice, presente anche nei riti di alcune chiese ortodosse in Occidente prima dello scisma, può avere avuto una ripercussione così severa. Padre John Whiteford, nel suo blog, cerca di rispondere a questa domanda spiegando come le ordinazioni multiple sono aliene dalla pratica ortodossa. Presentiamo la traduzione italiana della risposta di padre John nella sezione “Domande e risposte” dei documenti.

 
Essere nero e ortodosso: parte della mia storia

Ho un'amica che sta pensando di diventare cristiana ortodossa. È afro-americana ed è preoccupata del fatto che unendosi alla Chiesa ortodossa volterebbe le spalle alla cultura nera. Mentre le piace tutto ciò che riguarda l'antica fede, si accorge della mancanza dei canti spiritual negri e dello stile di predicazione della chiesa in cui siamo cresciuti. Inoltre, vede che io sono l'unico nativo nero americano nella parrocchia. Mentre è abituata ad essere l'unica nera in alcuni ambienti in cui è cresciuta, le sarebbe un po' più comodo fare lo stesso passo che ho fatto io, se vedesse altri di noi che fanno lo stesso passo. Come è possibile mantenere una forte identità nera in questa chiesa bianca?

Come ho scritto in un precedente articolo, la Chiesa ortodossa è la chiesa bianca che non è. Gran parte della sua spiritualità deriva dagli insegnamenti dei Padri del deserto della Valle del Nilo. Non è raro per i monaci e le monache dell'Europa orientale far risalire le loro pratiche ascetiche a Sant'Antonio dell'Egitto o a San Mosè dell'Etiopia. Sant'Atanasio, che era descritto dai suoi avversari come un nano nero, è l'eroe riconosciuto del primo Concilio ecumenico, che ha sottolineato la vera dottrina della preesistenza di Gesù Cristo. Questo santo divenne poi vescovo di Alessandria e di tutta l'Africa e compilò la lista dei libri del Nuovo Testamento nel 367 d.C., e il Nuovo Testamento fu ufficialmente canonizzato in un concilio a Cartagine 30 anni più tardi. Quasi nessuna chiesa protestante anglosassone bianca in questo paese ammetterebbe queste cose. Ciò che mi rattrista è che ben poche chiese protestanti afro-americane, se mai ve ne sono, insegnano queste cose in maniera regolare.

Inoltre, i bianchi dell'Europa orientale non hanno avuto nulla a che fare con la schiavitù mercantile dei nostri antenati, né hanno stabilito le leggi di segregazione razziale. Greci e serbi erano stati schiavi dei turchi ottomani fino agli inizi del 1800. I monaci russi avevano difeso l'umanità e i diritti dei nativi dell'Alaska e avevano contribuito a fare pressioni per la liberazione dei servi della gleba (semi-schiavi) nella propria nazione. Arabi, libanesi e siriani non si considerano bianchi. Per quanto riguarda gli egiziani e gli etiopi, certamente non sono bianchi. Così, per un nero americano diventare un cristiano ortodosso significa unirsi a un corpo universale di credenti che non sono definiti dalla presunta supremazia bianca di Thomas Jefferson e dai fraintendimenti biblici di Finis Dake sulla "inferiorità" dei neri.

Da cristiano ortodosso, vedo che trascendo il muro ignorante della definizione razziale americana e abbraccio l'antico senso di essere sia nero sia cristiano. Nel mio angolo delle icone, ho Cipriano di Cartagine, Mosè l'Etiope, Giovanni il Nano e altri notevoli santi dell'Africa. Così, ho una Theotokos con Cristo dalla pelle scura di tradizione slava e l'icona della Theotokos della radice di Kursk, che è una delle immagini più venerate della Chiesa ortodossa russa. Il Cristo Pantocratore dalla pelle pallida nella parte superiore del mio angolo è l'icona del VI secolo dalla penisola africana del Sinai. Ma accanto ad essa ho un'icona etiope della Natività. Respingo la tradizione iconoclasta americana che si presta alla supremazia bianca. Abbraccio pienamente la tradizione ortodossa dell'iconografia, poiché la nostra è la fede di tutti i popoli sin dall'inizio. Naturalmente, la mia educazione battista è contro gli "idoli" per motivi biblici. Ma, la cristianità ortodossa utilizza anche la Bibbia per sostenere l'uso di queste "finestre sul cielo". E nella prima chiesa ortodossa che ho frequentato, quella di san Cipriano di Cartagine a Richmond, ho visto icone a grandezza naturale di santi neri e ha visto gente "bianca" che vi si accosta, inchinandosi, e le bacia. Di quale interpretazione dovrei fidarmi: di quelli che hanno difeso la segregazione legale e ancora la mantengono come usanza? Oppure dei capi della chiesa multirazziale che si sono riuniti nell'VIII secolo, che ha definito il luogo adeguato e l'uso delle immagini sacre nella vita dei cristiani che non conosciuto motivi di pregiudizio per colore della pelle?

Da ortodosso, mi oppongo al protestantesimo americano che ignora la storia e la sapienza dei santi africani. Perché io non dovrei pregare con le parole di san Macario il Grande, quando gli scolari serbi le hanno nei loro libri di preghiere? Perché non dovrei cercare la guida nella saggezza di san Pacomio, quando i monaci russi in Virginia occidentale abbracciano lo stesso stile di vita da lui insegnato? Oh non fraintendetemi; onoro mia madre e mio padre, conto sulla forza di Harriet Tubman e David Walker, ascolto la tradizionale musica spiritual nera, e non ho nulla contro la lotta di Black Lives Matter contro la brutalità della polizia. Ma una fede che mi insegna che i santi africani non importano è una fede che non insegna ai neri la pienezza di quello che sono agli occhi di Dio. Gli ortodossi mantengono questa pienezza cristiana a fianco di quella di altri santi uomini e donne provenienti da Europa e Medio Oriente. I padri Seraphim Rose e Alexander Schmemann (due colonne della Chiesa ortodossa negli Stati Uniti) spesso si riferivano ai padri del deserto nella formazione del culto cristiano e della disciplina spirituale, così come fanno i monaci del Monte Athos o del monastero di Valaam. Anche in quei luoghi sacri di contemplazione, i santi africani sono molto venerati. Non vedo alcuna ragione per cui io non dovrei seguire l'esempio.

Mi manca la forma e lo stile della predicazione afro-americana? Qualche volta, sì. Ma lo stile senza sostanza e sincerità è sprecato. Prendete il Dott C. A. W. Clarke, uno dei più grandi predicatori neri dei tempi che furono. Quell'uomo poteva improvvisare un sermone dall'invocazione iniziale fino alla benedizione conclusiva. Ma il suo stile è nato dall'intensa sofferenza del nostro popolo durante l'era delle leggi di segregazione che aveva vissuto. Clark non solo improvvisava, ma offriva molta verità spirituale ai suoi ascoltatori. Troppi predicatori cercano di imitare il suo stile non per una sofferenza condivisa, ma per l'idea di dare alla gente quello che questa vuole sentire. Lo stesso vale con lo stile retorico di Gardner C. Taylor (la mia più grande influenza nella predicazione). La sua ascesa lenta e deliberata fino a un crescendo travolgente gridato era un riflesso del dolore che soffriamo in questo mondo che sorge alla speranza e dalla vittoria della vita di Cristo. Lo faceva con una mente teologica seconda a nessuno. Mentre il razzismo è ancora vivo e vegeto in questo paese, la maggior parte dei neri cristiani ha poca o nessuna idea di cosa siano le sofferenze dei nostri genitori e nonni. Abbiamo perso il loro senso di umile sofferenza e dipendenza da Dio, essendo spesso troppo veloci a protestare contro il più minuscolo insulto contro di noi. Grazie a Dio i giorni delle leggi di segregazione razziale sono finiti (per meglio, ne è finita la maggior parte). Ma senza il senso di umile sofferenza e dipendenza da Dio per la liberazione da questo mondo e dal peccato personale, i nostri migliori stili che si rifanno a Clarke e Gardner sono semplici contraffazioni.

Ancora più triste è il fatto che così tanti predicatori neri oggi non cercano nemmeno di emulare questi ministri classici. Troppo spesso, la predicazione moderna è dettata da ciò che sembra popolare nella televisione "cristiana". I manierismi e gli stili di qualsiasi predicatore che accumula un gran numero di seguaci e genera un gran reddito più grande seguono l,o schema che si può definire "predicazione dell'unzione", C'è un grande affidamento su slogan secolari "cristianizzati" per eccitare le persone, tanto che alcune delle stesse cose udite un venerdì o un sabato sera in discoteca possono essere ascoltate in un sermone alla domenica mattina. "Girati tre volte e dai un 'cinque' al tuo prossimo". "Non c'è nessuna festa come una festa dello Spirito Santo, perché una festa dello Spirito Santo non si ferma". Se le vecchie madri della chiesa battista in cui sono cresciuto potessero risorgere salire dalla tomba e sentire questo tipo di predicazione, molti ministri sarebbero presi a frustate!

Lo stesso vale per la musica religiosa nera. I nostri antenati schiavi non avevano il lusso di avere dei pianoforti. Applaudivano, pestavano i piedi, e forse battevano un tamburo. Le loro canzoni venivano da una fede nata dalla lotta sia con i demoni esterni che li opprimevano sia con i demoni interiori del peccato. Durante la segregazione, lo stesso senso di una musica in una fede nata dalla lotta si è trasferita ai pianoforti e in alcuni casi, altri strumenti (almeno un ramo dei pentecostali neri suonava i corni). Il Gospel contemporaneo, come quello dei circoli cristiani americani bianchi, non è altro che una etichetta cristiana gettato su forme di musica secolare. Ciò che si sente da una stazione radio Rhythm & Blues non è diverso da ciò che si sente da una stazione Gospel. Alcune delle "danze liturgiche" eseguite anche nel culto del mattino in alcune chiese sono le stesse che si vedono nelle discoteche. La chiesa, invece di essere un termostato del cambiamento divino nelle anime dei cristiani neri, è troppo spesso un termometro di tutto ciò che si fa per il gusto di essere "rilevanti" e per mantenere i giovani in chiesa. Abbastanza tristemente, uno dei motivi per cui i ragazzi e i giovani adulti se ne vanno e non sono molto attivi nelle chiese (nere o bianche) è che la musica e la danza profana sono molto più professionali e di talento di quelle fatte in Chiesa.

Io riconosco il meglio della mia eredità cristiana afro-americana. Tra le mie preziose icone dei santi ci sono foto di persone che hanno contribuito notevolmente al mio sviluppo spirituale. La mia cugina Louise Kersey era nota per la sua saggezza divina e amore per gli altri. Alex e Zechariah Jones erano zii non ho mai conosciuto, ma erano conosciuti come diaconi di buon senso nella chiesa di san Giovanni Battista. Il diacono H. L. Mays è stato il mio insegnante e un ben amato esempio di umanità cristiana. Il mio mentore nel ministero e nonno in diritto, il Rev. Carter Wicks, mi ha preso sotto la sua ala quando ho voluto essere un predicatore e pastore. Io sono sempre consapevole della strada che hanno pavimentato per me e l'eredità che mi hanno lasciato quando prego davanti a loro e alle icone ogni mattina e sera. Quando sono stato cresimato nella Chiesa, ho mantenuto il nome che mi è stato dato alla nascita per rispetto ai due uomini la cui eredità porterò fino alla morte. Il mio zio John R. Thompson è stato un marine degli Stati Uniti, quando i neri non sembravano abbastanza buoni per fare i marines. Dopo aver servito la nostra nazione nella seconda guerra mondiale, Johnny fu conosciuto come un uomo generoso, che estendeva una mano di amicizia a tutti coloro che ne avevano bisogno. Mio padre, John Robert, Sr., ha rotto in silenzio le barriere del colore quando i suoi punteggi dei test attitudinali per i tirocinanti tecnici della AT & T sono stati tra i più alti della sua classe. Oggi è uno dei diaconi più rispettati nella King William County per la sua saggezza e servizio alla comunità. Non mi è stato chiesto di cambiare la mia educazione per diventare un cristiano ortodosso. Non l'ho fatto.

Ma anche mio padre mi ha insegnato a non seguire quello che fanno tutti solo per il gusto di essere come tutti gli altri. Quindi, io mi reggo sulle sue spalle e quelle di zio Johnny. Sono radicato nella fede del dr. Clarke. Ma ho portato la mia identità afro-americana al tavolo in cui Mosè il Nero parla con Giovanni Crisostomo. Io sto con Efrem il Siro e Cipriano di Cartagine. Mi comunico dal calice di Patrizio d'Irlanda e di Maria l'Egiziaca. Proprio come Malcolm X esortava i neri americani a guardare oltre la lotta dei diritti civili nazionali e portare le nostre lotte nel regno dei diritti umani nel mondo, io ho portato la mia fede alla Chiesa più antica e più ampia. Prego che la mia amica lo veda e, nei tempi e nei modi noti a Dio, torni a casa nell'Ortodossia. Prego che anche altri facciano altrettanto.

 
Regno Unito: una donna sotto processo per aver parlato del cristianesimo a una collega musulmana

Una terapeuta cristiana in Inghilterra, sospesa dopo essere stata accusata di evangelizzare una collega musulmana, ha subito un'altra perdita in tribunale.

Una musulmana sarebbe stata portata in tribunale per aver condiviso la sua fede con una collega? Che Victoria Wasteney stesse o no facendo proselitismo nei confronti della sua collega musulmana sul posto di lavoro, questa è una cosa che deve essere determinata in tribunale. Tuttavia, resta un problema più grande: le autorità occidentali stanno dando l'impressione che mentre i cristiani sono passati al microscopio perché rendano conto delle loro azioni, i musulmani non lo sono. Ecco qualche esempio:

• Un professore musulmano dell'Università della California a Berkeley, Hatem Bazian, ha apertamente chiesto un'intifada in America e ha ripetuto questi appelli violenti in diverse sedi in tutti gli Stati Uniti.

• Nadia Shoufani, un'insegnante di scuola dell'area di Toronto, che ha chiamato eroe e martire un jihadista palestinese che ha schiacciato il cranio di una ragazza israeliana di quattro anni, a quanto si dice è stata indagata dal suo consiglio scolastico e dalla polizia di Toronto. Ma la cosa non ha avuto alcun seguito.

• Farrah Marfatia, capo di un'accademia musulmana a Mississauga, vicino a Toronto, in Canada, istruiva i genitori a insegnare ai loro figli che "gli omosessuali sono maledetti da Allah, così come gli uomini che imitano le donne o vestono come loro". Ancora una volta non c'è stato alcun seguito.

Ci si può immaginare la sollevazione pubblica se i cristiani o gli ebrei predicassero con queste stesse parole – le battaglie giudiziarie, il disprezzo. Ma dov'è la stessa reazione quando queste cose  le dicono i musulmani? Invece, vediamo Victoria Wasteney, una donna cristiana, che finisce in tribunale per aver trasmesso messaggi della sua fede sull'amore e la guarigione a una collega musulmana con cui aveva sviluppato un'amicizia (o così pensava). Mentre ci sono regole contro il proselitismo nei posti di lavoro, Wasteney stava discutendo la sua fede con una collega, non con una cliente.

Mentre la signora Wasteney viene perseguita a Londra, i tribunali della Sharia in Gran Bretagna rimandano le donne musulmane a mariti che abusano di loro.

"L'impiegata cristiana dell'ospedale punita per aver condiviso la sua fede perde di nuovo in tribunale", di Samuel Smith, Christian Post, 29 luglio 2017:

Una terapeuta cristiana in Inghilterra che è stata sospesa dopo essere stata accusata di evangelizzare una collega musulmana ha subito un'altra sconfitta in tribunale.

Victoria Wasteney, ex capo della terapia occupazionale forense in un ospedale di Londra, è stata sospesa per nove mesi dal servizio sanitario nazionale di Londra Est nel 2014, dopo che una denuncia di otto pagine è stata presentata contro di lei da una collega musulmana di nome Enya Nawaz.

Come è stato riferito, Nawaz e Wasteney, una cristiana rinata, hanno sviluppato un'amicizia mentre lavoravano al St. John Howard Center di East London e talvolta hanno discusso le loro differenze religiose.

La denuncia di Nawaz accusava Wasteney di aver cercato di convertirla al cristianesimo. Wasteney si è offerta di pregare con Nawaz, le ha dato un libro di una convertita musulmana al cristianesimo e l'ha invitata a un evento organizzato dalla sua chiesa.

Wasteney è stata accusata anche di aver messo la mano sul ginocchio di Nawaz mentre faceva una preghiera chiedendo a Dio di venire da Nawaz.

Wasteney inizialmente è rimasta stupita dalle accuse perché pensava di aver sviluppato una buona amicizia. Ha detto al Daily Mail nel 2015 che ha messo la mano sul ginocchio di Nawaz solo per confortarla quando aveva problemi di salute.

"Le misi la mano sul ginocchio per confortarla, le chiesi se stesse bene e le dissi:" Vuoi che io preghi per te?", ha detto Wasteney alla Daily Mail, "ha risposto di sì, così ho chiesto a Dio di portarle pace e guarigione. In seguito ha lasciato l'ufficio e ha detto che stava bene".

Wasteney ha negato che il fatto di avere dato a Nawaz il libro I Dared to Call Him Father fosse un tentativo di convertirla.

Secondo The Telegraph, un'udienza disciplinare del NHS Foundation Trust di Londra Est nel febbraio del 2014 ha accolto tre accuse contro Wasteney e ha trovato cinque accuse senza fondamento. Nell'udienza, Wasteney è stata condannata per "manifesta cattiva condotta".

Nell'ottobre del 2015, Wasteney ha vinto il diritto di ricorrere contro l'azione del NHS presso il Tribunale d'appello per l'occupazione sulla base della libertà religiosa. Tuttavia, il giudice Jennifer Eady ha le ha dato torto nell'aprile del 2016.

"Quello che il tribunale non è chiaramente riuscito a fare è stato dire come, nel mondo odierno politicamente corretto, un qualsiasi cristiano possa anche solo avviare una conversazione con un collega su temi di religione e non finire poi, potenzialmente, al tribunale per l'occupazione" diceva a quel tempo Wasteney secondo le citazioni. "Se qualcuna ti invia messaggi di testo amichevoli, come fai a sapere che si è offesa? Non avevo idea che la stessi sconvolgendo".

Secondo il Christian Legal Centre con sede nel Regno Unito, Wasteney ha fatto un ricorso contro la decisione di Eady del 2016 e si è presentata in giudizio giovedì. Tuttavia, nello stesso giorno un tweet del gruppo degli avvocati ha spiegato che "il permesso di appello è stato respinto" e che "la battaglia legale continua"..

 
Il suono del colore

Anatolij Aleshin è un iconografo e maestro di pittura murale, inclusi gli affreschi. Nel 1986 si è diplomato alla Scuola secondaria d'arte di Mosca presso l'Istituto Surikov. Nel 1991 è entrato e nel 1995 si è diplomato alla Scuola di iconografia dell'Accademia teologica di Mosca, dove ora insegna.

Ha dipinto e contribuito a dipingere molte chiese, tra cui la cripta di san Gregorio di Novgorod nella cattedrale di santa Sofia (Velikij Novgorod), il nartece della chiesa dei santi Padri dei sette Concili ecumenici al monastero Danilov a Mosca, la cattedrale della santissima Trinità presso il monastero di san Pacomio di Nerekhta, la chiesa presso la casa dei pellegrini russi presso il sito del battesimo di Gesù Cristo nel fiume Giordano, le chiese del monastero di Diveevo e altri luoghi.

Schizzi

Schizzo dell'iconostasi della chiesa presso la casa dei pellegrini russi al sito del battesimo di Gesù Cristo nel fiume Giordano, 2010

Schizzo dell'iconostasi della cattedrale del monastero di san Pacomio di Nerekhta, 2005

Schizzo dell'iconografia dell'altare con l'iconostasi della cattedrale della santissima Trinità al monastero di Diveevo, 2010

Schizzo dell'iconografia nella cupola della chiesa della santa Protezione al monastero della santa Protezione a Khotkovo, 2007

Schizzo di un intaglio, 2006

Il Pantocratore.  Schizzo dell'iconografia nella cupola della chiesa della santa Dormizione a Bogorodskoe, 2012

Schizzo dell'iconografia dell'altare, Belgorod, 2007

Schizzo dell'iconografia del soffitto, monastero di san Pacomio di Nerekhta, 2009

Schizzo dell'iconografia murale, Belgorod, 2007

Natività di Cristo, schizzo, 2007

Annunciazione, schizzo, Belgorod, 2007

Cattedrale della santissima Trinità, Diveevo

Cattedrale della santissima Trinità al monastero di san Pacomio di Nerekhta

Ascensione

Affresco all'altare di san Pacomio, 2012

Battesimo del Signore

Affresco in sacrestia, 2000

Trasporto della croce

Affresco, 2003

Predicazione di san Giovanni il Precursore

Affresco, 2000

Affresco sul soffitto

Altare di San Pacomio, 2012

Affresco nella cattedrale della santissima Trinità, 2001-2005

Affresco nella cattedrale della santissima Trinità, 2001-2005

Affresco all'altare

2000

Affresco in sacrestia

2000

Deposizione dalla Croce

2005

Il tremendo giudizio, tormenti

2000

Il tremendo giudizio, paradiso

2004


Dormizione della santissima Madre di Dio

2005

Affresco dalla cattedrale della santissima Trinità, 2003

Natività di Cristo

2005

La chiesa di san Giovanni il Precursore presso la casa dei pellegrini della missione spirituale russa presso il luogo del battesimo del Signore in Giordania

San Costantino il Grande

Cattedrale della santa Protezione al monastero della santa Protezione a Khotkovo

Cattedrale della santa Protezione

Cattedrale della santa Protezione

Cattedrale della santa Protezione

Lavra della Trinità e di san Sergio

Affresco del nartece della cattedrale della santissima Trinità, 2008

Affresco del nartece della cattedrale della santissima Trinità, 2008

I santi martiri Sergio e Bacco

Affresco del nartece della cattedrale della santissima Trinità, 2008

Sepoltura di san Sergio

Affresco del nartece della cattedrale della santissima Trinità, 2008

Natività di san Nikon

Affresco del nartece della cattedrale della santissima Trinità, 2008

San Nikon viene da san Sergio

Affresco del nartece della cattedrale della santissima Trinità, 2008

Tonsura di san Nikon

Affresco del nartece della cattedrale della santissima Trinità, 2008

San Nikon conduce i fratelli durante l'invasione di Edigej Khan

Affresco del nartece della cattedrale della santissima Trinità, 2008

 
L'esarca della Chiesa ortodossa russa parla dei piani per l'apertura di monasteri in Africa

l'esarca patriarcale dell'Africa, il metropolita Leonid (Gorbachev) di Klin. Foto: seraphim.com.ua

Il metropolita Leonid ha indicato uno dei compiti principali dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa: la formazione del clero e, soprattutto, dei vescovi delle popolazioni indigene dell'Africa.

Il 16 febbraio l'esarca patriarcale dell'Africa, il metropolita Leonid di Klin, durante una conferenza zoom organizzata dal centro di conferenze dell'Università ortodossa russa "Krapivenskij-4", ha affermato che la Chiesa ortodossa russa intende organizzare la vita monastica in Africa e aprirvi monasteri, come riferisce ria.ru.

"Vogliamo davvero che i giovani (dall'Africa, ndc) vengano nei nostri monasteri, sotto la mia supervisione, per entrare in contatto con le nostre tradizioni monastiche. Li restituiremo ai loro luoghi di servizio in Africa, dove organizzeranno la vita monastica", ha affermato il metropolita Leonid.

Secondo lui, diversi ragazzi e ragazze ortodossi provenienti dall'Africa hanno già espresso il desiderio di sottoporsi a una prova spirituale prima di diventare monaci.

L'esarca della Chiesa ortodossa russa ha ricordato che l'Egitto è la culla del monachesimo, dove quest'ultimo ebbe origine nei primi secoli del cristianesimo, aggiungendo che nella Chiesa ortodossa russa si stanno preparando liste per l'istruzione, e ancor prima dell'inizio del nuovo anno di formazione accademica, a settembre, gli africani che si sono convertiti alla Chiesa ortodossa russa verranno in Russia per studiare la lingua russa e altre materie di cui hanno bisogno nelle istituzioni educative.

Come compito principale dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa, il metropolita Leonid ha indicato la formazione dei chierici e, soprattutto, dei vescovi, tra gli abitanti indigeni dell'Africa.

Il metropolita Leonid ha ricordato che c'erano solo pochi vescovi africani nel Patriarcato d'Alessandria, la stragrande maggioranza dei vescovi era composta da greci. Il Patriarcato di Mosca intende puntare sul clero africano.

"Ordineremo sicuramente vescovi neri africani", ha aggiunto l'esarca della Chiesa ortodossa russa.

Come riportato in precedenza, l'Eparchia di Zaporozh'e della Chiesa ortodossa ucraina ha donato icone e paramenti ai chierici della Tanzania.

 
La discesa dell'Ucraina nel fascismo e come l'Occidente chiude un occhio

Il fascismo ucraino è una realtà che imperversa. Il rifiuto di riconoscere questa realtà dell'Occidente può fornire i presupposti per un genocidio

Vladimir Golstein è professore associato di lingue slave presso la Brown University, un'università americana della Ivy League.

Abbiamo deciso di pubblicare questo articolo per intero, poiché è di gran lunga la migliore descrizione che conosciamo dell'ascesa del fascismo in Ucraina.

L'autore, che è uno dei principali studiosi degli Stati Uniti, dimostra che il fascismo ucraino non è il fenomeno di frangia descritto dai governi occidentali e dai media, ma che è fondamentale per la politica ucraina ed è la chiave per comprendere la crisi politica in Ucraina e il modo in cui la crisi è in continua evoluzione mentre la situazione nel paese peggiora.

L'autore dimostra, attingendo ai più recenti studi accademici, che il fascismo oggi sciolto in Ucraina è il fascismo nella sua forma classica, identica a quella del fascismo che esisteva in Europa negli anni '30 e '40, e che, come che il fascismo, traveste il suo ordine del giorno razzista e genocida dietro gli slogan dell'anticomunismo. Descrive come l'odio razzista che guida il fascismo ucraino è focalizzato sulla Russia e i russi e si esprime contro i russi con la stessa lingua genocida che i fascisti degli anni '30 e '40 utilizzavano contro gli slavi e gli ebrei.

L'autore dimostra che i governi e i media occidentali, il cui giudizio è già offuscato dalla loro ostilità verso la Russia, si sono lasciati affascinare dagli slogan anti-comunisti del fascismo ucraino e dal suo insincero "europeismo", tanto da chiudere un occhio sia sulla sua realtà sia sulle sue azioni, con risultati potenzialmente disastrosi mentre la situazione in Ucraina peggiora.

Come si fa a interpretare le recenti marce dei nazionalisti ucraini nelle due principali città ucraine, Kharkov e Kiev?

Agli occhi di uno straniero, queste marce sembrano baccanali nazisti destinati a intimidire sia la popolazione locale sia il governo. In effetti, i manifestanti hanno preteso lo status di eroi nazionali per i membri dell'Esercito insurrezionale ucraino (UPA), noto per il suo violento sterminio di migliaia di ebrei e polacchi.

Tuttavia, si aspetta invano la menzione della parola "nazismo" sulla stampa occidentale. La BBC ha timidamente riferito che "i nazionalisti hanno preteso che i parlamentari approvino una legge per riconoscere un gruppo nazionalista dei tempi della seconda guerra mondiale che si opponeva alle forze sovietiche". L'UPA, organizzazione responsabile dell'assassinio di migliaia di persone. è presentata come una "opposizione alle forze sovietiche". L'attitudine schizzinosa dfella BBC è molto tipica della copertura occidentale delle violenze ucraine: fino a quando un gruppo ha sfidato i mali del bolscevismo di Stalin, la sua collaborazione nazista deve essere ignorata. È questo privilegio dell'anti-comunismo a scapito di qualsiasi altra cosa che permette alla stampa di insistere sul fatto che "non ci sono nazisti in Ucraina - è tutta un'invenzione della propaganda del Cremlino."

I media occidentali, non schizzinosi riguardo a chi punta il dito contro il nazionalismo russo, o ai tentativi di denigrare interferenze segrete o palesi della Russia in Ucraina, diventano sorprendentemente timidi quando descrivono le turbolenze dell'Ucraina. Naturalmente, ammetteranno i crescenti dolori della svolta democratica filo-occidentale in Ucraina, tra cui l'attività di gruppi o partiti violenti, come il Settore destro, che ostentano accessori nazisti ed espongono idee bizzarre e razziste. Ma questo riconoscimento viene rapidamente modificato dall'insistenza sul carattere marginale di questi gruppi. Piuttosto che essere marginali, questi gruppi, tuttavia, costituiscono la punta di un iceberg ultra-nazionalista che sta per schiacciare la moderna Ucraina.

La natura di questo iceberg è semplice: l'Ucraina si sta gettando a capofitto a creare una moderna società fascista. Potrebbe tentare di camuffarsi come democrazia liberale filo-europea, come un paese desideroso di resistere al controllo russo o al retaggio sovietico, ma dietro questa doppia dose di propaganda ucraina e di narrativa occidentale della guerra fredda, si trova una realtà molto minacciosa, che comprende una retorica pervasiva che si concentra sul mito di un'Ucraina eroica che deve essere ripristinata, i suoi campioni onorati, e i suoi nemici vinti. Include anche un'imposizione forzata di tale mito su tutta la popolazione dell'Ucraina con la conseguente serie di azioni violente di carattere genocida, siano esse il massacro del 2 maggio a Odessa, o l'implacabile bombardamento dei civili nella parte orientale del paese.

Ciò che rimane nascosto nell'aspetto palese della recente politica ucraina è un modello altamente riconoscibile condiviso da numerosi regimi fascisti.

Una scuola di storici contemporanei del fascismo (Emilio Gentile, Roger Griffin, George Mäuse, Stanley Payne, e Robert Paxton) ha stabilito le caratteristiche generali del fenomeno fascista. Il fascismo per questi studiosi non implica necessariamente la sua variante nazista con l'antisemitismo, le stelle gialle e i campi di concentramento. È prima di tutto un fenomeno culturale, una "rivoluzione culturale in chiave nazionalista" (Comparative Fascist Studies, Routledge, 2010:114) come il risultato della quale la società si imbarca in un nuovo corso mitico. "Sacralizza un'entità terrena - la nazione" (Gentile, in Totalitarian Movements and Political Religions, 2004:18); re-immagina il suo passato e articola un futuro utopico che rimane fuori portata solo perché qualche gruppo funge da ostacolo. Prende anche di mira e utilizza l'inesperienza e l'alienazione dei giovani, fornendo loro il senso di appartenenza, la direzione, e le "emozioni distruttive contro un nemico allucinatorio" (Griffin, Radical Right, 1999:298). Secondo Payne (A History of Fascism, 1914-1945, Londra, 1997:487-95), perché un paese intraprenda un corso fascista, deve esibire una serie di elementi culturali, politici, sociali, economici e internazionali. Questi elementi sono per la maggior parte completamente implementati in Ucraina: le preesistenti forti correnti del nazionalismo; uno stato relativamente nuovo; un sistema politico che si avvicina alla democrazia liberale, ma esiste solo da una singola generazione; una crisi economica di dislocazione e di sottosviluppo; un esercito politicamente neutralizzato; un sistema di partiti frammentato o polarizzato, l'umiliazione dello stato (la perdita della Crimea) e il pericolo apparente della sinistra (le autoproclamate repubbliche popolari in Ucraina orientale).

In altre parole, le pre-condizioni culturali, politiche e sociali del fascismo sono già cristallizzate in Ucraina. In particolare, vale la pena sottolineare quanto segue: la visione politica che guida le organizzazioni giovanili violente come il Settore destro e che viene abbracciata da sempre più ucraini, è il mito di una forte Ucraina unificata che si trova sia nel passato sia nel futuro. Comprende l'esaltazione dei campioni mitici di quella visione, come i leader dell'UPA, Stepan Bandera e Roman Shukhevich, che dovrebbero ispirare l'Ucraina verso il suo glorioso futuro, mentre è il nemico, i russi in particolare, che impedisce all'Ucraina di raggiungere il suo mitico paradiso. Nel corso degli ultimi venti anni, l'istruzione in Ucraina, in particolare l'insegnamento della storia, è stata organizzata per sostenere questa mitologia semplicistica.

La guerra civile in Oriente, insieme con la perdita della Crimea, non ha fatto altro che esagerare il pensiero utopico dell'Ucraina. Il nemico mitico (la Russia) ha mostrato i suoi artigli, mettendo in evidenza l'urgente necessità della forza unitaria dei cosiddetti "svidomje", un nuovo e importante termine ucraino, che descrive la folla dei nazionalisti, politicamente coscienti.

Sono questi svidomje che ora costituiscono la spina dorsale del Settore destro e di altre organizzazioni militari come i volontari della Guardie nazionale, che sono dietro la più orribile violenza proveniente dall'Ucraina. Condonati dai media, dai politici e dall'esercito, questi svidomje incontrano poca resistenza. Inoltre, pochi giorni fa, il leader della Guardia Nazionale, Stepan Poltorak, è stato nominato ministro ucraino della Difesa, a significare il fatto che sono gli ultra-nazionalisti ad avere il controllo dell'esercito, e non il contrario.

Gli attuali ideologi ucraini sono ben consapevoli del fatto che l'Occidente difficilmente tollera l'odio puramente etnico, e così o negano le violenze inflitte alla popolazione non disposta a condividere le loro visioni utopiche, o – quando questo diventa impossibile – fanno del loro meglio per offuscare tali violenze. Kiev, infatti, ha trovato una strategia di grande successo mascherando la sua russofobia come sovietofobia, una mossa brillante che garantisce il supporto immediato dei paesi del Baltico e dell'Europa orientale, per non parlare dei guerrieri freddi dell'Occidente. Inutile dire che, praticamente tutti i movimenti fascisti del XX secolo, hanno presentato la loro violenza genocida come una lotta politica contro il comunismo, il bolscevismo, o il sovietismo. La stampa maggioritaria, tuttavia, felice di rilevare rudimenti di neonazismo in Russia, non riesce a riconoscere nella retorica dell'anti-sovietismo ucraino una versione camuffata del "giudeo-bolscevismo" nazista.

Così, mentre alla superficie i radicali ucraini attaccano le statue di Lenin, la politica di Stalin e i partiti di sinistra, ciò che ribolle al di sotto è l'odio di tutto ciò che è russo. (In quale altro modo si può spiegare questo ardore contro Lenin o Stalin, che oggi nessuno in Europa orientale e in Russia prende particolarmente sul serio?) Eppure, equiparare la brutale politica agraria di Stalin al genocidio degli ucraini permette a questi ideologi di promuovere i miti del vittimismo ucraino per mano del suo odiato vicino. in questo modo, si impara, come riportato da Dmitrij Kolesnik, che "Oleg Odnorozhenko, vice comandante del Battaglione Azov, definisce la guerra ucraina come il conflitto di 'persone con una identità europea in lotta con la sovieticità'." la stessa giustapposizione di concetti disparati come 'europeo' e 'sovietico,' implica artatamente che ciò che è sovietico è non-europeo e barbaro. Così, la lotta con i sovietici diventa civiltà piuttosto che progetto genocida. Solo pochi giorni fa, un membro del parlamento ucraino, Irina Farion, nel discorso commemorativo dell'eroismo dell'UPA, ha dichiarato che "gli ideali dei nazionalisti ucraini della seconda guerra mondiale che hanno resistito a Mosca dovrebbero diventare universali per l'Ucraina... che chiunque in Ucraina manca di anima ucraina dovrebbe essere giustiziato... e che Mosca deve essere cancellato, come restante irredimibile buco nero della sicurezza europea".

Basandosi su pubblicazioni e traduzioni occidentali, il pubblico occidentale non è in grado di percepire la profondità del veleno e dell'ostilità che pervade il discorso politico ucraino, sia attraverso i mass media, i blog, i messaggi Facebook, o i video di YouTube. Aleksej Sakhnin, dissidente politico russo arrestato da Putin, e, ovviamente, ben poco fan della "propaganda del Cremlino", – è rimasto scioccato da quello che ha visto durante la sua recente visita in Ucraina. Per lui, la situazione ucraina assomiglia a una polveriera pronta ad esplodere. L'animosità che emana dall'Ucraina è così forte che si espande anche all'estero, come può essere testimoniato dall'attacco alla mostra fotografica presso la galleria Chelsea a New York.

La legittimazione del fascismo, il suo inserimento nel mainstream con il pretesto della guerra contro lo stalinismo e la sua eredità sovietica – è diventato l'ideologia principale in Ucraina, risultando in ciò che il giornalista ucraino Dmitro Manuilskij chiama "la legittimazione del discorso fascista". Di fatto, tale legittimazione è nata con il precedente presidente ucraino, Victor Jushchenko, con i suoi tentativi radicali di re-introdurre i miti nazionalistici nella psiche ucraina. Questo cambiamento culturale ha generato una condanna molto articolata già nel 2008, quando gli storici ucraini Georgij Krjuchkov e Dmitrij Tabachnik hanno pubblicato a Kharkov la raccolta di saggi dal titolo Fascismo in Ucraina: minaccia o realtà. (Fashism v Ukraine: ugroza ili real'nost'.)

Se il mitico nazionalismo ucraino si tradurrà in atti di genocidio di grande portata non è chiaro, ma difficilmente si può mettere in dubbio che il discorso fascista che ha preso in mano l'Ucraina nel corso degli ultimi venti anni non può che peggiorare, alimentato da un'economia depressa, dalle strutture industriali distrutte a est, e dalla moneta locale in caduta libera. Inoltre, il governo ucraino è chiaramente disfunzionale; la gente comune chiede sangue, ci sono scontri in parlamento, ci sono combattimenti al di fuori, ci sono folle di linciatori che attaccano e picchiano i politici. Il ministro degli Interni, Arsen Avakov, ha fatto appello al pubblico tramite Facebook (30 settembre) e ha chiesto di non ricorrere al linciaggio dal momento che può rovinare la reputazione ucraina "in Europa e perfino in America". Alcuni membri del suo uditorio hanno risposto che, dato che il ministero dell'Interno si è rivelato inefficace nel trattare con la parte "filo-russo", a loro non resta che ricorrere alla violenza.

Avakov non dovrebbe preoccuparsi della reazione degli Stati Uniti all'illegalità ucraina, tuttavia. Ingannati dalla propaganda ucraina che ha abilmente camuffato il proprio odio genocida in termini politici, i politici americani preferiscono concentrarsi sulla Russia e sulla necessità di sfidarla. Così, nonostante le numerose segnalazioni di crescenti tensioni etniche, nonostante le prove evidenti di inquietanti invocazioni del nazismo (si vedano gli articoli di Alec Luhn, Max Blumenthal, o Stephen Cohen), la Casa Bianca si rifiuta di modificare la sua politica. Nel suo recente discorso a Harvard, Joe Biden ha insistito sulla narrazione già nota, che gli eventi in Ucraina hanno a che fare con la necessità degli Stati Uniti di sfidare la Russia, ignorando la realtà ucraina. Per la mentalità da guerra fredda di Biden, portare la Russia all'obbedienza a forza di sanzioni sembra essere l'unico obiettivo: "Ma ancora una volta, sono stati la leadership degli Stati Uniti e il presidente degli Stati Uniti a insistere, spesso con la necessità di mettere in imbarazzo l'Europa per farla alzare in piedi e prendere colpi economici nell'imporre sanzioni. E i risultati sono stati... che l'economia russa è sull'orlo di una recessione... Putin deve fare una scelta. Queste spinte asimmetriche su un altro paese non possono essere tollerate". In breve, l'Ucraina può andare all'inferno, fino a quando riusciamo a far indietreggiare la Russia.

Biden dimostra qui un modello piuttosto coerente della politica estera americana: la fissazione su un rivale storico a spese del caos attuale. Pensate alla Cambogia, per esempio. Quando l'esercito vietnamita ha deciso di porre fine alla violenza degli Khmer Rossi e ha invaso il paese, Stati Uniti hanno continuato a condannare Vietnam e hanno sostenuto il regime degli Khmer Rossi. Nelle parole dello storico Pierre Ryckmans, conosciuto anche con lo pseudonimo di Simon Leys:

"Dopo la caduta di Saigon nel 1975, Kissinger ha chiesto al ministro degli esteri della Thailandia di trasmettere a Pol Pot gli auguri amichevoli del popolo americano, aggiungendo a beneficio del suo interlocutore: 'Certo, queste persone sono delinquenti assassini, ma questo non deve influenzare i nostri buoni rapporti'. L'amministrazione di Jimmy Carter – sotto l'influenza di Brzezinski, e nonostante l'enfasi retorica che il presidente poneva sui diritti umani – perseguì essenzialmente la stessa linea ".

Questa descrizione della politica miope degli Stati Uniti volta a contenere un nemico immaginario mentre ignorava un genocidio in corso sembra applicarsi pure alla crisi ucraina. C'è un'alleanza improbabile creata per contenere la minaccia russa immaginaria; c'è il presidente americano, la cui "enfasi retorica sui diritti umani" lo porta – come nel caso di Jimmy Carter – al Premio Nobel per la pace, e che ignora questi diritti molto umani, al fine di seguire le dichiarazioni dell'onnipresente Brzezinski e di altri ideologi.

Naturalmente, le analogie storiche difficilmente provano qualcosa, quindi si spera che l'Ucraina non arriverà a ripetere il record di genocidio raggiunto dalla Cambogia. È chiaro, tuttavia, che l'Ucraina assomiglia sempre di più a un paese pronto a divorare se stessi, mentre le sue cheerleader occidentali continuano a dare lezioni al mondo sulla necessità di contenere la Russia, ignorando l'Ebola del fascismo che ha così profondamente infettato l'Ucraina.

 
Come sistemare in casa un angolo delle icone

Un compito importante di un cristiano ortodosso, nella sua vita domestica, è quello di allestire un luogo di preghiera. Le icone sono altrettanto importanti nella casa di un fedele quanto in chiesa, per fungere da elemento di contatto con il Signore, con la sua santa Madre e con i suoi santi.

La scelta delle icone domestiche, ovviamente, è lasciata alla decisione di ogni fedele. In mancanza di tradizioni familiari consolidate, tuttavia, è bene cercare alcuni suggerimenti generali, che sono espressi bene nel testo di Serge Alexeev, apparso da tempo sul sito della cattedrale di san Giovanni Battista a Washington e negli ultimi giorni sul portale Pravoslavie i Mir. Pubblichiamo la traduzione italiana dell’articolo sull’angolo delle icone nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
"Se Gesù è Dio, che mia figlia sia viva!" – Note sull'Ortodossia indonesiana

Che cosa ci fa la principessa ereditaria della corona di Bali in una chiesa ortodossa, perché i russi preferiscono confessarsi dagli indonesiani, e perché l'Ortodossia è una benedizione per l'Indonesia? Questi e altri temi sono discussi nelle note indonesiane di padre Georgij Maksimov.

Giacarta

La prima cosa che mi ha colpito al momento dello sbarco a Giacarta è stata l'arretratezza dell'aeroporto. Non c'erano i familiari tabelloni di informazione elettronici – dovevi camminare fino a trovare qualche addetto e chiedere loro a quale nastro stanno scaricando i bagagli di un certo volo. Sono stato anche sorpreso dalla pratica indonesiana di incollare grandi fotografie personali sui propri borsoni e valigie, con il numero di telefono scritto sotto – a quanto pare sono più facili da trovare in caso di perdita. Ma quando queste valigie con i ritratti dei loro proprietari si muovono l'una dopo l'altra sul nastro trasportatore, la cosa sembra piuttosto divertente.

La città stessa è grande, ma in confronto, per esempio, con Bangkok, non fa una buona impressione.

Ho avuto occasione di servire una veglia notturna nella chiesa di san Tommaso a Giacarta (ROCOR). Il rettore era un indonesiano, padre Boris. Quando l'ho visto, ho pensato che avesse appena poco più di vent'anni, e mi ha attraversato la mente il pensiero: "Come hanno potuto ordinare un uomo così giovane?" Ho scoperto che per la verità aveva 38 anni. Gli asiatici tendono a sembrare più giovani della loro età, ma padre Boris ha battuto tutti i record in questo senso.

dentro la chiesa di san Tommaso

Ho trovato l'Ortodossia indonesiana molto toccante, sia in questa chiesa e in un'altra in cui ho servito. I sacerdoti, i servitori, il coro e i parrocchiani erano tutti indonesiani, per lo più ex-musulmani. Nessun missionario 'bianco' si era recato da loro o aveva predicato a loro – questi indonesiani si sono convertiti, predicando loro stessi gli uni agli altri, servendosi a vicenda, e cercando di condurre essi stessi una vita cristiana. La predicazione di san Nicola del Giappone era molto ben organizzata: per la maggior parte del tempo egli era l'unico missionario russo, mentre i giapponesi convertiti – catechisti e preti – effettuavano l'attività di predicazione; egli si limitava a guidarli e a metterli sulla strada giusta. Tutto era stato pensato splendidamente. E in Indonesia si vede qualcosa di ancor più sorprendente: non c'è un singolo missionario giunto dall'esterno per dirigere e sorvegliare, ma tutto è fatto dagli indonesiani stessi.

Tra i parrocchiani mi viene in mente una coppia di anziani, la principessa ereditaria della corona di Bali e di suo marito. Si è convertita all'Ortodossia quando suo marito era in coma e i medici non gli davano una prognosi favorevole. Ma questa nonna cominciò a pregare con fervore che il Signore, anche se solo per un breve periodo di tempo, gli permettesse di recuperare la coscienza, in modo che egli sarebbe in grado di ricevere il battesimo e non morire non battezzato. E il Signore ha accolto la sua richiesta e anche di più: non solo il marito ha ripreso conoscenza, ma si è ripreso completamente. Ora tutti e due vanno in chiesa. Quando ha scoperto che ero russo, la principessa ha condiviso la notizia che stavano per andare in pellegrinaggio in Russia ed erano molto entusiasti.

l'isola di Bali

La chiesa di san Tommaso Apostolo è stata costruita da una ricca famiglia ortodossa indonesiana. Dopo la funzione, ho parlato con una madre di famiglia, la signora Christina N, e le ho chiesto come si è convertita all'Ortodossia (tra l'altro, ha otto figli). Ha confessato che in famiglia erano stati tutti musulmani. Una volta che era in spiaggia, accadde una tragedia: alcune persone si avvicinarono a lei e le dissero che sua figlia era appena annegata, e le segnalarono il luogo dove era scomparsa sotto le onde. Christina vi corse immediatamente. Andò in acqua e cominciò a  dirigersi nella direzione indicata. Si può solo immaginare quali sentimenti vivesse, andando in cerca della sua bambina appena morta! E mentre stava andando avanti, scendendo sempre più in profondità in acqua a ogni passo, a un tratto il pensiero le balenò alla mente: "Se Gesù è Dio, che mia figlia sia viva" e si verificò un miracolo: individuò la figlia sotto l'acqua, e quando la sollevò e la portò a riva, la ragazza è tornato in vita!

Non c'è da stupirsi che dopo questo miracolo non solo Christina, ma anche il marito e tutti i loro figli siano stati battezzati. Non sapevano nulla dell'Ortodossia, e quindi divennero protestanti, poiché i protestanti erano stati a lungo in Indonesia ed erano ben noti a tutti. Ora, dopo il battesimo, Christina cominciò a leggere la Bibbia. La lesse più volte dalla Genesi all'Apocalisse. E durante la sua lettura degli Atti degli Apostoli e delle lettere, la colpì il fatto che la chiesa cristiana era stata una chiesa una, unita, e che questo non si applicava affatto alla frammentazione che Christina vedeva tra i protestanti. Decise di scoprire cosa era successo alla Chiesa antica, originale. E per trovare questo andò nel luogo dove tutto è cominciato, a Gerusalemme, in Terra Santa, cosa possibile grazie alla sua buona situazione finanziaria. Là scoprì che quella Chiesa, fondata 20 secoli fa, esiste ancora oggi, e che è la Chiesa ortodossa. Avendola trovata, Christina ha convinto tutta la sua famiglia a diventare ortodossi.

lo ieromonaco Ioasaf (Tandibilang) con i parrocchiani

Come già detto, Christina e suo marito hanno costruito una chiesa in onore dell'apostolo Tommaso sul loro terreno a Giacarta. Purtroppo, non a tutti è piaciuto – un'organizzazione musulmana se ne è risentita. Ha raccolto una folla di suoi sostenitori insieme e li ha inviati alla chiesa ortodossa. Tutto il territorio è stato occupato da musulmani arrabbiati, molti dei quali erano armati di coltelli. Gridavano che avrebbero distrutto la chiesa e ucciso il prete, e chiedevano che glie lo consegnassimo a loro. Raccontando queste cose, Christina ha detto che era stato davvero terrificante. Gloria a Dio, allora non accadde nulla di grave, e dopo aver fatto molto rumore, la folla si disperse. Ma i leader di questa organizzazione annunciarono che questa non era la fine, e che avrebbero combattuto contro la nostra chiesa parrocchiale ortodossa. Tuttavia, è accaduto che nel corso di un anno sono tutti morti. Al loro posto sono arrivati altri leader, che hanno cambiato la loro opinione, tanto che ora quest'organizzazione musulmana ha ufficialmente esteso una protezione alla parrocchia ortodossa.

Come è noto, l'Indonesia ha la più alta concentrazione di popolazione musulmana nel mondo, nonostante il fatto che, secondo la sua costituzione, è uno stato secolare. E questo è un paese in cui in diverse aree ci sono stati focolai di tensione nelle relazioni tra cristiani e musulmani negli ultimi anni. Questo non può non avere il suo effetto sulla società ortodossa, anche se quest'ultima è ancora relativamente piccola.

Per esempio, una volta un prete ortodosso dall'estero è venuto in Indonesia su invito della comunità ortodossa indonesiana, al fine di aiutarli nella predicazione e nelle celebrazioni, ma questo ha evocato una reazione molto negativa da parte dei musulmani locali: hanno mandato minacce, e il prete ha dovuto lasciare il paese.

A causa dell'opposizione delle società musulmane, in molte regioni è estremamente difficile ricevere il permesso di costruire una chiesa, e anche se si riceve, ci sono casi in cui in seguito gli attivisti musulmani arrivano al cantiere e fisicamente ostacolano i lavori di costruzione, e così la chiesa rimane non costruita.

Ma si deve notare, tuttavia, che l'Indonesia non è un paese sotto la legge della sharia, e per di più ci sono regioni in cui la maggioranza non è musulmana. Per esempio, l'isola di Bali è fondamentalmente abitata da indù, e la provincia di Papua da protestanti. Ci sono anche aree popolate da tribù che professano il paganesimo fino all'ultimo uomo.

Nonostante alcune difficoltà, devo dire che il Signore protegge gli ortodossi, e negli ultimi anni non ci sono stati incidenti in cui le nostre chiese sono state fatte saltare, o nostri fratelli massacrati, come è avvenuto per quanto riguarda i protestanti.

i padri Georgij Maksimov e Ioasaf (Tandibilang)

Il giorno dopo ho servito alla Liturgia nella parrocchia del santo isapostolo principe Vladimir (Patriarcato di Mosca). Il rettore qui era lo ieromonaco Ioasaf (Tandibilang), e lo aiutava il diacono Basilio Manuputi. Quando ero a Giacarta, le funzioni erano ancora celebrate in un appartamento – non avevamo la nostra chiesa. La chiesa provvisoria si trovava nella casa di una dei parrocchiani – una vedova la cui unica proprietà era questa casa. Aveva pensato di affittare questo appartamento, ma padre Ioasaf le ha detto: "Abbi fede: fintanto che offri la tua casa per i servizi divini, il Signore si prenderà cura di te, in modo che non avrai bisogno di denaro". Ha avuto fede, e così è stato: per sette anni ha offerto la sua casa gratuitamente per i servizi, i suoi figli hanno ricevuto posti di lavoro molto buoni, in modo che i loro stipendi sono stati sufficienti a coprire amche le sue esigenze. Ora padre Ioasaf ha già costruito una chiesa separata su un terreno che un anziano emigrato russo, Vladimir, è morto diversi anni fa, ha lasciato a tal fine.

I modi di predicare di padre Ioasaf mi hanno fatto una certa impressione. I suoi sermoni erano in indonesiano, e quando li ascoltavo, ho avuto la strana sensazione, che, anche se non capivo una parola di quanto padre Ioasaf diceva, io gli credevo, perché si potrebbe parlare della verità solo nel modo in cui lui parlava.

Anche se i suoi sermoni sono lunghi, cattura molto bene l'attenzione dei suoi ascoltatori: ha una buona sensazione dei tempi, sa quanto tempo gli resta. In modo che i parrocchiani non si sentano stanchi a stare in piedi a lungo, padre Ioasaf ha introdotto la pratica di sedersi durante la predica. E quella, forse, è l'unica differenza da ciò che accade nelle nostre chiese russe – padre Ioasaf è un esperto e zelota dei servizi secondo le regole della Chiesa e delle tradizioni dell'Ortodossia russa, in modo che, nelle sue parrocchie, tutto è esattamente come si fa comunemente, come gli è stato insegnato in Russia. A quel tempo aveva due parrocchie – a Giacarta e a Surabaya, e ora si è aggiunta Bali.

Guardando padre Ioasaf che predicava e l'attenzione da lui comandata, sono rimasto stupito, e mio sono chiesto se tutti i preti ortodossi qui erano altrettanti Crisostomi. Ho scoperto che non tutti lo sono – solo il fondatore della missione in Indonesia, l'archimandrita Daniel (Byantoro) e padre Ioasaf.

Grazie a tale talento, la sera dello stesso giorno in cui abbiamo servito la Liturgia, padre Ioasaf è stato invitato a casa del diacono Agapit della ROCOR per tenere un discorso in memoria della suocera di quest'ultimo. Padre Ioasaf mi ha portato con lui. Dato che molti non ortodossi erano venuti al memoriale, è stato necessario dedicare qualche parola in generale alla comprensione ortodossa del destino di una persona oltre la tomba, e anche alla questione del perché noi preghiamo per i morti (cosa che i protestanti non fanno). È degno di rispetto il fatto che gli indonesiani ortodossi cercano di usare ogni opportunità per la loro missione che si presenta.

E così, alla sera siamo andati in quel luogo. Ho pensato, "Qualcuno vicino a queste persone è morto. Sono in lutto, e lo devo sembrare anch'io". Tuttavia, quando siamo arrivati, ho visto persone sorridenti, di buon umore. Non sembravano persone in lutto, come le intendiamo noi. Là erano davvero presenti molte persone! Tutto è iniziato con una panichida, che ha servito padre Boris, poi c'è stato un sermone di padre Ioasaf. Dopo che padre Agapit ha fatto un breve elogio della defunta, e poi improvvisamente è stata portata una torta e tutti hanno cominciato a cantare auguri di buon compleanno. E poi ho scoperto, con mio grande stupore, che gli indonesiani avevano deciso di coniugare la memoria della suocera di padre Agapit con il compleanno della moglie. Ho guardato quello che stava succedendo e mi sono reso conto che, se si proponesse a qualcuno in Russia di fare qualcosa di simile, questa sarebbe percepita come una bestemmia. Ma questi indonesiani erano ugualmente sinceri sia nella prima metà delle celebrazioni sia nella seconda. Non si sentiva affatto come se ci fosse qualcosa di sbagliato – sembrava tutto naturale, anche se noi, ovviamente, non potevamo nemmeno immaginare una cosa del genere. Ecco quanto può essere importante una differenza di mentalità.

l'archimandrita Daniel (Byantoro)

Anche padre Ioasaf era stato un musulmano. Gli ho chiesto come si fosse convertito a Cristo. Mi ha detto che aveva sempre preso la vita religiosa sul serio, e si era fatto domande sulla sua fede, per esempio: perché era necessario pregare esattamente cinque volte al giorno? Perché non si poteva tradurre il Corano in indonesiano, perché il testo sacro doveva essere solo in arabo? Faceva tali domande all'imam e agli insegnanti dell'islam, ma questi rispondevano: "Non chiedere, limitati a fare ciò che è prescritto."

"Ma io non volevo fare qualcosa, senza sapere perché", confessa padre Ioasaf. "E poi ho cominciato a guardare ai cristiani. In un primo momento sono andato ai protestanti, ma neanche là sono riuscito a risolvere tutte le mie domande. Inoltre, ho visto alcune cose discutibili tra i protestanti: pregare con accompagnamento di chitarra, danze, ecc. Mi chiedevo: è giusto servire Dio come se si fosse in una discoteca o al bar? E poi ho sentito che c'era in Indonesia una nuova religione, dove servono in modo diverso, in cui si prega in maniera dignitosa, in cui le donne si coprono la testa e così via, e ho chiesto: "Che religione è quella?" Mi hanno detto che si trattava dell'Ortodossia. Poi, nel 1996, ho incontrato padre Daniel (Byantoro) e gli ho fatto molte, molte domande – l'ho interrogato per due giorni di fila, ed egli ha risposto a tutto. E così mi sono reso conto che l'Ortodossia è la vera religione.

Ricordo ancora la storia che batjushka mi ha raccontato di come ha imparato a venerare la Madre di Dio. Dopo la sua conversione all'Ortodossia ha sperimentato la stessa cosa vissuta da tutti i convertiti dal protestantesimo: con la sua mente ha riconosciuto l'insegnamento ortodosso sulla Madre di Dio, ma in cuor suo era indifferente: non la pregava mai, non venerava (baciava) mai le sue icone, e così via.

Ora, quando si stava preparando per andare a studiare in seminario in Russia, ha lasciato il suo lavoro, ha venduto una parte dei suoi beni, e ha comprato un biglietto. E, in conformità con i requisiti, doveva passare un esame medico con test del sangue e delle urine. Ma quando è andato a sapere i risultati, gli hanno detto, "Hai una malattia terminale all'ultimo stadio, ed è improbabile che potrai vivere anche un mese più a lungo".

Ne è rimasto fulminato. "Sono tornato a casa, mi sono chiuso nella mia stanza e ho pianto tutto il giorno e tutta la notte, senza nemmeno mangiare o bere", racconta padre Ioasaf. "Il giorno dopo, ho improvvisamente ricordato che avevo nel mio taschino una piccola icona della Madre di Dio, che qualcuno mi aveva dato. Ed era come se una voce nella mia mente mi ha detto, "Hai una Madre, lo sai – supplicala!" Padre Ioasaf tirò fuori la piccola icona e cominciò con fervore a pregare la Madre di Dio di salvarlo. E ha trascorso ancora un altro giorno e una notte in preghiera. Il giorno successivo era un lunedi, e padre Ioasaf è uscito di casa per andare in ospedale. In ascensore c'era un uomo anziano, che gli ha chiesto perché fosse così triste. padre Ioasaf gli ha raccontato la sua disgrazia, e poi lo sconosciuto lo ha invitato ad andare con lui. Si è scoperto che era il capo di una clinica privata. Gli hanno fatto esami del sangue, e le prove non hanno sostenuto la diagnosi che aveva ricevuto. Così, dopo questo incidente batjushka ha acquisito un sincero amore per la Madre di Dio.

In Russia ha studiato presso il seminario di Belgorod, e vi è stato anche ordinato. Egli ricorda che quando, dopo la sua ordinazione, lo hanno mandato a confessare, ha chiesto: "Ma come sarò in grado di farlo, visto che parlo e capisco ancora male il russo?" Uno dei sacerdoti scherzando ha detto, "Non ti preoccupare! Qualunque cosa ti dicono, basta alzare gli occhi al cielo e dire, 'Oy, Oy, Oy'!"

Padre Ioasaf lo ha preso sul serio e si è messo a confessare. Una babushka ha cominciato a confessarsi a lui e ha detto qualcosa. Padre Ioasaf ha alzato gli occhi al cielo dicendo: "Oy, Oy, Oy!" [1] La Babushka lo ha guaerdato e ha chiesto: 'Che cosa intende con 'Oy, Oy, Oy'?"

padre Ioasaf (Tandibilang) ascolta una confessione

Ma più tardi – l'ho sentito dire dal metropolita Ioann di Belgorod – quando i parrocchiani hanno scoperto che padre Ioasaf non capiva molto bene il russo, è diventato il confessore più popolare nella parrocchia. Andavano da lui in linee più lunghe che per qualsiasi altro degli altri sacerdoti – linee composte da coloro che avevano ceduto alla falsa vergogna del confessare davvero i loro peccati, o a pensieri vani come "il sacerdote dirà la mia confessione ad altre persone" o "padre Tal dei tali sarà deluso di me". È un peccato che non tutti si rendano conto che una confessione aperta, nonostante questa vergogna e questi pensieri – rende la confessione sincera e dà una sensazione di libertà dal peccato. In Indonesia alcuni russi volutamente non vanno da padre Ioasaf per la confessione, dal momento che ora capisce il russo molto bene, ma vanno da altri sacerdoti indonesiani, confessandosi a loro in russo, in modo che essi, senza capire ciò che hanno sentito, non facciano altro che leggere loro la preghiera di assoluzione. Tale confessione ingannevole è una confessione senza confessione, al fine di raccontare i propri peccati al prete, presumibilmente, ma di rimanere contemporaneamente come se non li avessero detti.

Quando ero a Jakarta, ho visto alcuni russi mettere sotto pressione padre Ioasaf, dicendo che la terra su cui sorgeva la chiesa era, e che era stata donata dall'emigrato a cui ho fatto cenno, non era adatta, perché era situata in un luogo incredibilmente lontano, e ci voleva troppo tempo per arrivarci. Invece di questo, hanno proposto di vendere questa terra e con l'aiuto di alcune macchinazioni di cercare di ottenere l'uso di un appezzamento di terreno nel centro della città. La questione non era assolutamente fattibile. Padre Ioasaf e io siamo andati a vederer il terreno, e io ho volutamente osservato quanto tempo ci voleva per arrivarci. Poi ho detto a quei russi, "ho controllato, e ci vuole un'ora per arrivarci".

Essi risposero: "Ecco, devi stare per strada un'ora intera!"

Io, poi, mi sono meravigliato: "Di fatto, anch'io personalmente viaggio un'ora per arrivare alla mia chiesa a Mosca, per andare alle funzioni. E così fanno molti moscoviti. Perché voi, che vivete in Indonesia, un paese non ortodosso, pensate che la chiesa dovrebbe essere più vicina a voi rispetto alle persone che vivono nella capitale della Russia? "Credo che padre Ioasaf abbia fatto la cosa giusta, a conti fatti costruendo la chiesa sulla terra che aveva già a disposizione, piuttosto che farsi coinvolgere in qualche rischiosa impresa.

Se torniamo ora al tema dell'Ortodossia indonesiana, occorre rilevare una circostanza triste, cioè, la divisione giurisdizionale, intensificata dall'esterno. In questo paese sono attive missioni della Chiesa di Costantinopoli e della Chiesa russa all'estero, e ci sono anche le parrocchie del Patriarcato di Mosca. E anche se tutti i membri del clero e i laici sono indonesiani ortodossi, non si associano tra di loro, in gran parte a causa della posizione ostile dei vescovi della Chiesa di Costantinopoli, che considerano solo se stessi come "canonici", e stigmatizzano tutti gli altri come scismatici e vietano ai loro fedeli di associarsi con loro. Tutto questo, naturalmente, è folle, ed è un peccato grave, a causa del quale sorgono ostacoli nei primi passi dell'Ortodossia in Indonesia. E per di più, questo non viene da non credenti, ma dai "boss ortodossi" d'oltremare.

Dovrei anche dire qualcosa delle attrazioni di Giacarta, o meglio, della più memorabile: il "piccolo parco dell'Indonesia". All'interno di un ampio spazio ci sono settori specifici; in ciascuno dei settori ci sono edifici e case costruiti nello stile tradizionale dell'uno o dell'altro popolo che si è stabilito in Indonesia. Si può girare tutto intorno, o dall'alto in una funivia, o a terra, entrando in ogni casa ed esaminando il modo tradizionale di vita del popolo dato. È molto ben fatto, ed è incredibilmente interessante farvi una passeggiata. Si deve disporre di un giorno intero per visitare questo parco. Avevamo molto meno tempo a nostra disposizione, quindi ne abbiamo coperto solo una piccola parte.

Padre Ioasaf mi ha portato a una mostra che presenta la cultura delle persone che vivono nelle montagne di Sumatra. Parte della popolazione fino a oggi è pagana, e ha alcune regole funebri abbastanza complesse. È considerato come possibile compiere una sepoltura solo dopo che un gran numero di vacche sono offerte agli spiriti (ho già dimenticato quante ora). Non c'è modo che una famiglia normale possa permettersi di acquistare così tante mucche tutte in una volta: è troppo costoso. Così si lavora per un anno o più al fine di risparmiare abbastanza soldi per lo svolgimento del rito. E per tutto questo tempo si suppone che il cadavere in decomposizione del defunto debba restare in casa, a fianco dei viventi, inclusi i bambini! Per me, questo è stato uno degli esempi di come gli spiriti maligni deridono i pagani, che sono caduti sotto il loro potere.

E dopo aver effettuato il rito si fa la sepoltura – mettendo i resti in una cripta appositamente scavata in una rupe, e all'ingresso della cripta si mette una statua lignea del defunto, a grandezza naturale, ricoperta dai suoi vestiti. Se la si guarda da lontano, sembra che vi siano sedute persone vive, ma da vicino diventa chiaro che è un cimitero.

i padri Georgij Maksimov e Ioasaf (Tandibilang)

In conclusione, vorrei citare le parole di padre Ioasaf, che mi ha detto in risposta a una domanda sulle prospettive dell'Ortodossia in Indonesia:

Credo che l'Ortodossia sia una benedizione per il nostro paese. Vedo che in altre confessioni cristiane la vita di una persona non cambia molto per amore di Dio. Ma quando le persone diventano ortodosse, cambiano per il meglio, e questo è evidente a tutti. Così, non è difficile dire che le persone ortodosse sono persone diverse, perché da noi, tutto non dipende tanto da quello che uno dice, quanto dal modo in cui conduce la sua vita. E la gente dice, 'Perché dovremmo accettare una religione, se non cambia la vita di una persona?' E, gloria a Dio, l'Ortodossia dà una persona la forza di cambiare, e questa è la benedizione di Dio per l'Indonesia".

Nota

[1] Oy, Oy, Oy! Un'esclamazione eminentemente russa, che non ha un equivalente in altre lingue. Può significare qualsiasi cosa, da una espressione di simpatia: "Ah, povero me!", "Oh, questo è terribile", "Oh, mi dispiace tanto di sentirlo!", a riconoscere che un problema è serio: "Oh! Cosa faremo?", fino a rimproverare assolutamente qualcuno: "Che cosa hai fatto?! Non avresti dovuto farlo!"

 
San Marco di Efeso: un vero ecumenista

Un estratto dal libro “Winds of Change in Roman Catholicism”, dello ieromonaco Ambrose (già padre Alexey) Young.

Ecumenico significa "appartenente o accettato dalla Chiesa cristiana in tutto il mondo"; come tale, questo termine riflette la regola della fede data da san Vincenzo di Lerino: la verità cristiana è quella "che è stata creduta ovunque, sempre e da tutti". Questa è la corretta definizione da vocabolario della parola "ecumenico", nonché la sua unica definizione patristica. Purtroppo, "ecumenico" è venuto a significare qualcosa di molto diverso nell'ultima parte del XX secolo. Sotto l'influenza del Concilio Ecumenico delle Chiese e della politica di aggiornamento nella Chiesa di Roma, "ecumenico" è giunto a significare quanto segue: l'unità della Chiesa di Cristo è stata spezzata nel corso dei secoli; tutte le Chiese cristiane sono praticamente uguali e ciascuna ha una "parte" della verità; pertanto, tutte le denominazioni si devono unire per recuperare la "totalità" che una volta esisteva. Questo è l'ecumenismo moderno.

Un esempio eccellente del primo e originale tipo di ecumenista è san Marco di Efeso, campione dell'Ortodossia del XV secolo, a volte chiamato "La coscienza dell'Ortodossia". Le seguenti informazioni sono condensate da una serie di tre articoli in "The Orthodox Word" (1967), scritti dall'archimandrita Amvrosij Pogodin:

Quando le fondamenta di Bisanzio stavano crollando a pezzi, i diplomatici raddoppiarono i loro sforzi per trovare una possibilità di unione con le potenze occidentali per una battaglia contro l'avversario comune del cristianesimo, l'islam. Si fecero tentativi di concludere trattati con i turchi, ma questi non ebbero successo. L'unica speranza si trovava in Occidente. Per questo era necessario soprattutto fare la pace con il Vaticano.

Nel 1437 fu convocato un Concilio che istituì un comitato di teologi latini e greci con il papa e l'imperatore bizantino come capi. Il papa, Eugenio IV, aveva un'idea molto esaltata del papato e mirava a sottoporre a se stesso la Chiesa ortodossa. Spinto dalle difficili circostanze di Bisanzio, l'imperatore perseguì il suo scopo: concludere un accordo vantaggioso per il suo paese. Pochi pensavano alle conseguenze spirituali di una simile unione. Solo un delegato, il metropolita di Efeso, san Marco, si oppose fermamente.

Nel suo discorso al papa all'apertura del Concilio, san Marco spiegò come egli desiderava ardentemente questa unione con i latini – ma una vera unione, spiegava, basata sull'unità della fede e dell'antica pratica liturgica. Inoltre informò il papa che egli e gli altri vescovi ortodossi erano venuti al Concilio non per firmare una capitolazione né per vendere l'Ortodossia per favorire il loro governo, ma per confermare la dottrina vera e pura.

Molti dei delegati greci pensavano tuttavia che la salvezza di Bisanzio potesse essere raggiunta solo attraverso l'unione con Roma. In numero sempre maggiore divennero disposti a compromettere la verità eterna per preservare un regno temporale. Inoltre, i negoziati furono così inaspettatamente lunghi che i delegati greci non avevano più i mezzi per sostenersi; cominciarono a soffrire la fame ed erano ansiosi di tornare a casa. Il papa, tuttavia, rifiutò di dare loro alcun sostegno fino a quando una "unione" non fosse conclusa. Sfruttando la situazione e comprendendo la futilità di ulteriori dibattiti, i latini utilizzarono il loro vantaggio economico e politico per esercitare pressioni sulla delegazione ortodossa, pretendendo che questa capitolasse alla Chiesa romana e accettasse tutte le sue dottrine e il suo controllo amministrativo.

San Marco rimase da solo contro la marea crescente che minacciava di rovesciare l'arca della vera Chiesa. Era pressato da tutti i lati, non solo dai latini, ma anche dai suoi confratelli greci e dal patriarca di Costantinopoli. Vedendo il suo rifiuto persistente e vigoroso di firmare qualsiasi accordo con Roma alle condizioni prestabilite, l'imperatore lo scacciò da tutti i dibattiti con i latini e lo mise agli arresti domiciliari. A quel tempo san Marco era molto malato (apparentemente soffriva di cancro dell'intestino). Ma questo uomo esaurito e mortalmente malato, che si trovava perseguitato e in disgrazia, rappresentava nella sua persona la Chiesa ortodossa; era un gigante spirituale con cui nessuno poteva confrontarsi.

Gli eventi si susseguirono in rapida successione. Il vecchio patriarca Giuseppe di Costantinopoli morì; fu prodotto un documento contraffatto di sottomissione a Roma; l'imperatore Giovanni Paleologo prese la direzione della Chiesa nelle proprie mani e gli ortodossi furono obbligati a rinunciare alla loro Ortodossia e ad accettare tutti gli errori, le novità e le innovazioni dei latini in tutti i campi, inclusa la completa accettazione del primato del papa "su tutta la terra". Durante un servizio trionfale dopo la firma dell'unione il 5 luglio del 1439, i delegati greci baciarono solennemente il ginocchio del papa. L'Ortodossia era stato venduta, non solo tradita, perché in cambio della sottomissione, il Papa acconsentiva a fornire soldi e soldati per la difesa di Costantinopoli contro i turchi. Ma un vescovo non aveva ancora firmato. Quando papa Eugenio vide che la firma di san Marco non era sull'atto di unione, esclamò: "Se è così, non abbiamo ottenuto nulla!"

I delegati tornarono a casa vergognandosi della loro sottomissione a Roma. Ammisero di fronte al popolo: "Abbiamo venduto la nostra fede; abbiamo scambiato la pietà con l'empietà! "Come scrisse san Marco:" La notte dell'unione ha ottenebrato la Chiesa". Solo a lui fu concesso il rispetto da parte del popolo che lo accolse con entusiasmo universale quando fu gli finalmente permesso di tornare a Costantinopoli nel 1440. Ma anche allora le autorità continuavano a perseguitarlo. Alla fine fu arrestato e imprigionato. Ma qualunque fossero la sua condizione e le circostanze, continuò ad ardere nello spirito e a combattere per la Chiesa.

Alla fine fu liberato e, seguendo il suo esempio, i patriarchi orientali condannarono la falsa unione e si rifiutarono di riconoscerla. Il trionfo della Chiesa fu compiuto – per mezzo di un uomo esaurito dalla malattia e tartassato dagli uomini, ma forte nella conoscenza della promessa del nostro Salvatore: "…io edificherò la mia Chiesa; e le porte degli inferi non prevarranno su di essa". (Matteo 16:18)

San Marco morì il 23 giugno 1444, all'età di 52 anni. Questo grande pilastro della Chiesa era un vero ecumenista, perché non ebbe timore di viaggiare in Italia per parlare con i cattolici romani, ma cosa ancor più importante, non ebbe paura di confessare la pienezza della verità quando ne arrivò il tempo.

Quella che segue è la sezione conclusiva della lettera enciclica del Santo sull'argomento della falsa unione. Oggi è tanto significativa e vitale quanto lo era 500 anni fa:

"Perciò" scrive San Marco, "In quanto questo vi è stato comandato dai santi apostoli, siate saldi, mantenete fermamente le tradizioni che hai ricevute, sia scritte sia orali, affinché non siate privati ​​della vostra fermezza e non siate portati via dalle delusioni degli iniqui. Che Dio onnipotente faccia comprendere anche a loro la loro illusione; e dopo averci liberati da loro come dalla zizzania malvagia, ci raccolga nei suoi granai come grano puro e utile, in Gesù Cristo nostro Signore, a cui si addice ogni gloria, onore e adorazione, insieme al suo eterno Padre e al suo Spirito tuttosanto, buono e vivifico, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen".

Per le preghiere di san Marco, o Cristo nostro Dio, e tutti i tuoi santi Padri, insegnanti e teologi, conserva la tua Chiesa nella confessione ortodossa e conduci molti alla conoscenza della verità, per tutti i secoli!

 
Una conversazione con l'iconografo Anatolij Aleshin

Nella nostra conversazione con l'iconografo Anatolij Aleshin, istruttore della Scuola di iconografia all'Accademia teologica di Mosca, uno dei massimi specialisti nel campo dell'affresco, abbiamo discusso perché non è corretto parlare di canoni dell' iconografia; cosa ispira gli iconografi di oggi in assenza delle accese controversie teologiche dei tempi antichi e come decorare una grande chiesa in due mesi. Tra alcuni dei suoi progetti ci sono i dipinti murali nella cripta del santo ierarca Gregorio di Novgorod nella cattedrale di santa Sofia (Velikij Novgorod), la cattedrale della Trinità al monastero di san Pacomio a Nerekhta, la cattedrale di san Giovanni di Kronstadt ad Amburgo (Germania), la chiesa presso la residenza dei pellegrini russi presso il sito del battesimo di Gesù Cristo (Giordania), le chiese di Diveevo e altre.

Anatolij Alëshin, iconografo

"Il santo non è facilmente riconoscibile"

Esiste ancora l'apprendistato nell'arte sacra moderna? Voglio dire, quando si può riconoscere letteralmente il lavoro degli apprendisti di un certo maestro, oltre a individuarli stilisticamente (nello stesso modo in cui si parla di "Dionisij e il suo studio")?

L'apprendistato di oggi si presenta piuttosto nel fatto che esaminiamo a fondo gli esempi dell'antica iconografia e ci sforziamo di emularli. Questo processo ha i suoi vantaggi e svantaggi. È fantastico studiare le icone di grandi maestri, apprendere i meravigliosi principi della loro estetica e dei loro concetti artistici, o anche adottare alcune tecniche. D'altra parte, è improbabile che l'imitazione cieca delle forme antiche possa diventare l'obiettivo finale per un iconografo moderno.

Viviamo in un'era di cultura di massa. Le immagini litografiche di icone a prezzi accessibili sono divenute ampiamente disponibili già dalla metà del XIX secolo e questo ha abbassato così tanto lo standard nell'iconografia da farla gradualmente diventare un mestiere. Ciò ha indotto famosi iconografi a perseguire altre forme d'arte.

In generale, il processo di semplificazione nella pittura di icone è iniziato anche prima, ma a partire dalla fine del secolo scorso abbiamo assistito al diffuso ritorno all'iconografia bizantina e russa antica.

La pittura delle icone antiche, dai primi secoli della sua storia fino ai secoli XV e XVI, si è sviluppata in modo suo e peculiare. Non dovrei dire che è stato un processo di sviluppo (poiché questo di solito significa un avanzamento graduale dalle fasi di base a quelle più mature), ma piuttosto che è esistita in varie forme storicamente inquadrate all'interno di questa o quell'epoca storica. Sono apparsi nuovi ispiratori, perché anche l'iconografia, oltre alla Parola di Dio come principale fonte di ispirazione, è stata ispirata da scritti teologici contemporanei. Ricordiamo l'impatto di san Gregorio Palamas sull'iconografia.

È un po' diverso nell'iconografia moderna. Stiamo imparando, se così posso dire, l'ABC dell'iconografia, perché per parlare il "linguaggio delle icone" dobbiamo prima padroneggiarlo. Questo può richiedere dai venti ai trenta anni. Posso parlare per me ricordando che, a volte, pensi di aver già afferrato alcuni elementi dell'arte e persino di averli padroneggiati. Poi, al momento successivo, quando guardi indietro alle icone antiche, ti rendi improvvisamente conto di quanto siano più profonde della tua precedente comprensione. E inizi un altro ciclo di apprendimento.

È vero che gli iconografi dei tempi antichi erano ispirati dal pensiero teologico e persino dalle accese controversie dei loro contemporanei. Qual è la situazione oggi?

Potrebbero non esserci più discussioni accese, ma i dogmi della Chiesa sono indiscutibili. Possiamo trarre ispirazione dalle opere patristiche dei secoli precedenti. Gli iconografi di ieri e di oggi sono pienamente coinvolti e profondamente in sintonia con la situazione attuale nella vita ecclesiale. Tuttavia, dobbiamo anche capire che, se un iconografo è un membro attivo della Chiesa, va proprio bene!

Non vedo nulla che possa cambiare il gioco nell'iconografia. In un momento ho sentito che l'antica arte delle icone aveva già detto tutto. D'altra parte, è un obiettivo indegno per un artista continuare a produrre copie carbone di vecchi esempi per tutta la vita, anche se non puoi farne a meno per un bel po' di tempo. Tuttavia, come riuscirai a superare la dura dipendenza dall'originale? Un poeta una volta disse: "La bellezza è felicità dall'afferrare una forma..." e "Lo spirito crea la forma", come dicono molti teologi. La creazione della forma è l'obiettivo di un iconografo così come la ricerca della forma della bellezza dal punto di vista della Chiesa.

A quel tempo, quando sentivo che l'icona antica aveva detto tutto, e poiché avevo già studiato molto osservando molti esempi antichi di arte iconografica durante i miei viaggi nei musei del nostro paese e all'estero, mi sono imbattuto in una piccola icona del XIV sec. Il suo stile mi ha aiutato a datarla: faceva parte di una collezione privata. In quel momento ho capito il percorso artistico degli iconografi nel XV e XVI secolo. Non dovevano inventare la composizione, poiché era già stata stabilita nei primi tempi quando il compito del pittore era quello di partire da un certo pensiero teologico e lavorare per arrivare alla sua interpretazione artistica, rendendola facilmente riconoscibile in seguito... Usando questi compositivi paradigmi, gli iconografi li interpretavano in modo tale che il risultato finale fosse un'opera d'arte nuova e innovativa. Ci sono un numero illimitato di icone della Trasfigurazione del Signore o di qualsiasi festa importante, ma quando le guardi, per prima cosa noti quanto sono identiche, fino alle pieghe del tessuto. Ma le variazioni nel disegno e nella composizione coloristica sono abbastanza grandi da vedere ogni icona come un'opera d'arte unica.

dipinto della cattedrale della Trinità presso il monastero di san Pacomio a Nerekhta

È considerato maleducazione parlare di un canone dell'iconografia in questi tempi. E in verità, il suo significato era così ritrito e ampiamente interpretato che tutti si sforzano di usare dei sinonimi.

L'uso di una nozione di canone può essere giustificato nel contesto dell'icona dipinta negli anni '80, poiché c'erano tentativi di separare la vecchia iconografia dallo stile pittorico accademico. Tuttavia, i santi Padri non usavano la nozione di "icona canonica". Il linguaggio dell'icona non era formato da canoni specifici; i suoi modelli di convenzione erano necessari perché l'iconografo fosse in grado di trasmettere il contenuto teologico richiesto attraverso l'icona.

Il linguaggio dell'iconografia non consente alcuna memoria associata al mondo materiale; ci fa pensare al regno ultraterreno e celeste. D'altra parte, la convenzione dell'icona è piuttosto sottile in quanto parla di santi che sono vissuti nel nostro mondo e persino di Dio che si è fatto uomo. Se un pittore supera questa linea sottile, può risultare in una semplificazione eccessiva e nella perdita di narrazioni importanti. I maestri dell'antichità sono stati in grado di mantenere l'equilibrio anche nelle icone più primitive.

Possiamo parlare di un canone in termini di immagini, per esempio, come viene dipinto Dio Padre o quando viene sviluppata una nuova iconografia, come "l'icona del Salvatore di Chernobyl"?

Penso che possiamo parlare di un canone da questa prospettiva. Abbastanza certamente, il canone non riguarda il modo in cui dipingi, ma ciò che rappresenti.

Anche san Basilio il Grande menzionava in una sua omelia: qui vi ho parlato di un martire, e ora potete vedere la rappresentazione del suo martirio fatta dai pittori; sarà una cosa molto più informativa che ascoltare la mia descrizione.

Mi è piaciuto il paragone fatto da un produttore cinematografico, che ha detto che è più difficile scrivere una grande prosa che una poesia. Allo stesso tempo, praticamente chiunque può scrivere una storia o un racconto. Ma come disse Majakovskij, per scrivere una poesia decente, bisogna "setacciare mille tonnellate di rocce verbali per amore di una singola parola". Immediatamente penso a un'icona. Un'icona è anche una sorta di poesia spirituale, poiché un iconografo deve cercare strumenti artistici espressivi per presentare in modo conciso la forma d'arte. Il compito da svolgere è più complesso che dipingere un paesaggio.

Le capita mai di non riuscire a cogliere il carattere di un santo e la sua icona non riesce?

Sicuro. Penso che qualsiasi iconografo lo provi. Negli anni '90 ho lavorato nella cripta di santa Sofia a Novgorod, dedicata al santo ierarca Gregorio di Novgorod. Aveva immagini di icone a medaglione dei santi fratelli, Giovanni e Gregorio di Novgorod. Ho letto le loro vite e ho formato la mia comprensione di loro concentrandomi su specifici eventi importanti delle loro vite. Per esempio, parlando di san Giovanni, ho individuato la battaglia tra i residenti di Novgorod e la gente di Suzdal, dove l'arcivescovo Ioann divenne famoso per aver portato l'icona della Madre di Dio del Segno che fu colpita da una freccia. C'era un'altra storia di lui, quasi un mito, su come si fosse recato a Gerusalemme sulle spalle di un demone. Questo era tutto ciò che affiorava su di lui. Quando ho iniziato a dipingere la sua icona, sono passati i restauratori locali e hanno detto: "Hmmm, qui è un po' irriconoscibile". Uno dei restauratori ha portato una raccolta dattiloscritta di storie edificanti scritte da san Giovanni di Novgorod indirizzate a monaci, laici e chierici. Le ho divorate e, come risultato di questa lettura, ho potuto visualizzare questo santo in modo diverso, come un uomo dalla mente lucida, capace di rivolgersi a chiunque in modo chiaro e semplice, e che sapeva come difendere la verità. Il giorno dopo, quando ho finito di lavorare alla sua icona, i restauratori sono tornati e hanno detto: "Questo è più simile a lui!" A proposito, questo è un esempio di quanto possa essere utile all'iconografo la parola scritta.

pittura dell'interno della chiesa presso la residenza del pellegrino russo presso il sito del battesimo di Gesù Cristo (Giordania)

Mentre uno guarda intorno alle pareti dipinte di una chiesa, spesso non è in grado di vederla come un tutto organico perché si nota come un frammento è stato realizzato da un pittore, il successivo da un altro, e così via... Perché succede questo?

Penso che sia un problema di tempismo e di velocità di pittura. Accade spesso che una chiesa spaziosa debba essere dipinta in breve tempo. Un paio di gruppi di iconografi sono invitati a lavorarci. In questo caso, anche se ci fosse un concept progettuale generale, sarebbe comunque difficile evitare la sensazione che gli affreschi manchino di coerenza artistica. Quando siamo incaricati di svolgere lavori su larga scala, è necessario assegnare alle squadre il loro segmento di chiesa per mantenerlo uniforme almeno in quelle zone. Per esempio, i mosaici della basilica di santa Sofia a Costantinopoli furono installati nel corso di alcuni secoli, in vari periodi storici, e per mano di mosaicisti separati. In questo caso, ciò che li unisce è l'architettura...

Lo stesso si può dire dell'iconostasi: i livelli della Deisis, dei profeti e delle dodici grandi Feste sono solitamente creati nel loro insieme da uno o due iconografi, mentre il livello locale è costituito dalle icone onorate localmente, e il loro stile o periodo di creazione è irrilevante. Questo accade e non causa discordia.

Sono d'accordo, tuttavia, che i concetti di design unificati, che si tratti di mosaici, affreschi o iconostasi, abbiano un effetto maggiore su uno spettatore a causa della loro interezza.

Sta lavorando agli affreschi e ai mosaici di Diveevo. Può per favore dirci cosa ha completato finora?

dipinto della cattedrale della Trinità a Diveevo

Abbiamo terminato il dipinto della cattedrale della Trinità, dove si trovano le reliquie di san Serafino di Sarov.

Attualmente stiamo lavorando ai mosaici della nuova cattedrale dell'Annunciazione dove abbiamo completato le figure principali e le composizioni centrali.

Diveevo, per la sua storia e cultura, così come per la sua architettura e design, è in gran parte associata al XIX secolo, quindi la nostra idea di retrospettiva verso un linguaggio iconografico precedente non ha suscitato una risposta immediata. Tutto ha funzionato bene più tardi, quando abbiamo deciso di seguire la classica stilistica iconografica che offre una visione realistica delle forme, proporzioni, movimenti del corpo umano e una certa profondità nell'interpretazione della forma.

Benedizione di san Serafino di Sarov

dipinto della cattedrale della Trinità a Diveevo

Come è successo che dopo aver finito la Scuola pubblica d'arte a Mosca, ha deciso di non andare all'Accademia d'arte, ma invece ha iniziato la scuola di iconografia?

C'è stato un intervallo di cinque anni tra questi due eventi: ho prestato servizio nell'esercito per due anni e successivamente ho insegnato per tre anni alla scuola d'arte per bambini nella mia città natale di Kulebaki nella provincia di Nizhny Novgorod (all'epoca chiamata Gorkovskaja). È stato allora che gradualmente mi sono interessato alla Chiesa, e ciò non aveva nemmeno a che fare con le icone. Sono venuto lì alla ricerca di uno scopo più elevato e di un fondamento religioso, mentre il mio interesse per l'iconografia si è sviluppato in seguito.

Mi sono sempre chiesto quale sia il legame tra l'uomo e la sua fede, e com'è la vita di una persona religiosa. Ho incontrato alcuni uomini ortodossi tra i miei compagni di leva. È stato allora che per la prima volta nella mia vita ho preso in mano una Bibbia. Ho anche un'amico, Kostja Kovalchuk: abbiamo studiato insieme alla Scuola pubblica d'arte a Mosca. È successo che in seguito abbiamo prestato servizio nell'esercito insieme, in squadriglie vicine. Mentre osservavo i miei compagni nell'esercito, ho sentito il desiderio di percorrere io stesso il sentiero della fede.

nartece della cattedrale della santissima Trinità, Lavra della Trinità e di san Sergio. Dipinto del 2008

Quando ha capito che voleva lavorare come iconografo professionista?

Quando ho lasciato l'esercito, volevo continuare i miei studi e ho pensato di entrare all'Istituto d'arte di Surikov. Ma il rettore di una chiesa locale a Kulebaki dove sono andato mi ha detto che l'Accademia teologica di Mosca aveva appena aperto una scuola di iconografia. Sono stato tra i primi studenti che si sono iscritti lì. Ho dovuto fare domanda per l'ammissione e ho viaggiato dalla mia città natale, prendendo a intermittenza un treno o un autobus, viaggiando via Murom e Vladimir. Era l'estate della traslazione delle reliquie di san Serafino di Sarov, ma io non ne ero a conoscenza.

Mi trovavo per caso all'interno della cattedrale della santissima Trinità a Vladimir, dove studiavo gli affreschi di Andrej Rublev. Fuori c'era un acquazzone. Quando sono uscito dalla cattedrale la terra e l'asfalto erano bagnati di vapore, tanto che la città era avvolta dalla nebbia. Poi, da questa nebbia, è venuto il suono del canto pasquale. In piena estate!

Mi sono guardato intorno e ho visto che la polizia stava girando intorno alla zona in cui mi trovavo, bloccandomi all'interno del cordone di sicurezza. Le cime degli stendardi delle icone spuntavano nella nebbia e potevamo vedere la processione della croce con il patriarca in testa. Solo più tardi ho capito cosa era successo, quindi ho venerato le reliquie e, ispirato e rinvigorito, ho continuato il mio cammino verso la scuola di iconografia.

Può parlarci della pittura ad affresco?

Spieghiamo ai nostri apprendisti che "affresco", in modo classico, è un termine moderno. Nell'antichità, a Bisanzio e successivamente nell'antica Rus', questa tecnica aveva un nome diverso. Divenne noto come affresco in Italia nel XV secolo. Nelle cronache, possiamo trovare la descrizione di "dipinto murale su pittura a gesso appena applicata". A proposito, l'affresco orientale, contrariamente alla sua controparte occidentale, non era sempre applicato su una superficie bagnata. Per esempio, lo sfondo di lapislazzuli era dipinto su un muro completamente essiccato per motivi legati al processo. Il tempo ha dimostrato che tutto ciò che era dipinto su una superficie bagnata è durato più a lungo, perché il dipinto si mescola al materiale della superficie e i due diventano uno.

Perché allora si vedono raramente affreschi nelle chiese moderne?

È il cliente che deve decidere di fare l'affresco. Per dipingere un affresco, dobbiamo avere le pareti pronte. Le pitture moderne, come le pitture al silicato di zinco, consentono di preparare tutte le superfici contemporaneamente, quindi la verniciatura può iniziare subito. Con gli affreschi è necessario intonacare una sezione del muro alla volta oltre ad annaffiarla per qualche giorno, creando così evidenti inconvenienti. Tuttavia, se il cliente ha deciso di farlo, si ottiene una verniciatura "rigida". Inoltre, gli affreschi possiedono una tonalità di colore ineguagliabile.

schizzo dell'Annunciazione. Belgorod, 2007

Un altro dettaglio: quando dipingi un affresco non puoi sbagliare, perché non può essere corretto. È una tecnica spietata. In altre parole, l'affresco è un'arte molto esigente e riflette il livello di competenza di un pittore.

Un pittore che lavora al progetto di una chiesa deve lavorare in alto sulle impalcature. Si è mai trovato in situazioni pericolose?

Sì, una volta. Dovevo fare un ultimo colpo di pennello, lo stesso lapislazzuli, solo una tonalità più chiara. Era un tratto minuscolo, così piccolo che avrebbe potuto non essere nemmeno notato dal basso. Ho continuato ad allungarmi e ad allungarmi ancora di più proprio sotto la cupola, quando la scala si è piegata sotto i miei piedi... Sono caduto per alcune rampe di impalcature ma in qualche modo sono riuscito a trovare un punto di appoggio. La mia caduta è stata rallentata e sono atterrato su una delle piattaforme di legno al livello inferiore invece che su un pavimento nudo in fondo. Però mi sono rotto alcune costole... stavo lavorando da solo, quindi nessuno poteva sentirmi o offrirmi aiuto. In qualche modo sono riuscito a scendere dall'impalcatura e poi ho passato i giorni successivi a letto.

Quando lavori a progetti artistici monumentali, non pensi che il tuo lavoro sia pericoloso o complicato, perché hai in mente un obiettivo più grande: come dipingere questa particolare immagine e composizione specifica in modo che appaiano il più precise ed espressive possibile.

 
Risultato del lavoro missionario in Tanzania – altri 16 sacerdoti

i paesi africani hanno sostenuto l'istituzione di parrocchie della Chiesa ortodossa russa. Foto: azbyka.ru

L'esarca dell'Africa, il metropolita Leonid, ha riassunto il lavoro del gruppo missionario dall'inizio dell'anno.

Il gruppo missionario guidato dall'arciprete Andrej Novikov ha operato in Tanzania dal 31 gennaio al 16 febbraio, scrive sul suo canale Telegram il metropolita Leonid, esarca patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Africa.

"Hanno visitato sei città e villaggi nelle parti orientale, settentrionale e sudorientale del paese", ha osservato l'esarca africano.

I membri del gruppo missionario hanno tenuto 5 incontri generali con il clero, 2 incontri privati, 2 incontri con attivisti ortodossi, 3 incontri con comunità, 2 incontri con comunità di lingua russa, a cui hanno partecipato i chierici tanzaniani, anche presso il sito del Centro russo per la Scienza e la Cultura a Dar es Salaam, in eventi coordinati con il capo di Rossotrudnichestvo, Evgenij Primakov.

I rappresentanti del clero della missione hanno celebrato due liturgie congiunte, tre battesimi e preghiere. I missionari hanno visitato quattro parrocchie ortodosse in Tanzania e tenuto un sermone pubblico ai laici.

L'arciprete Andrej Novikov ha distribuito ai sacerdoti tanzaniani antimensi, crisma, croci pettorali, set eucaristici e utensili da chiesa, oltre a centinaia di croci e icone per i fedeli.

"Ci sono altri 16 sacerdoti nell'Esarcato russo d'Africa. "Voi violate i canoni? – Allora noi veniamo da voi!", ha concluso il metropolita Leonid riassumendo il lavoro in Tanzania.

Come riportato, l'esarca della Chiesa ortodossa russa ha parlato dei piani per l'apertura di monasteri in Africa.

 
Mikhail Khazin sul discorso di Putin a Valdai

Trascrizione di un video di Mikhail Khazin sul discorso di Putin a Valdai:

Se si guarda al forum di Valdai che è andato avanti per 3 giorni, si possono vedere 4 interventi: quelli Lavrov, di Volodin, di Ivanov e alla fine il discorso di Putin; il tema comune era che gli Stati Uniti stanno distruggendo, con le proprie azioni, lo stesso sistema di sicurezza internazionale, che essi stessi sostengono di cercare di proteggere.

Questa è, in sostanza, una conseguenza della completa assenza di alcun contrappeso [all'egemonia statunitense]. Era assiomatico durante i periodi associati a un mondo bipolare, che le azioni e avventure rischiose fossero impedite perché le azioni comuni da parte degli USA e dell'URSS si bilanciavano a vicenda. Oggi ci sono molte avventure di questo tipo.

Quindi è seguito il discorso di Putin, che ha detto più o meno questo: "Ragazzi, avete preso molte volte l'iniziativa, e avete creato pasticci nei quali tutti noi siamo stai coinvolti; inoltre, tentate di imporci le vostre regole. Troviamo prima un accordo sulle regole, e poi le osserveremo insieme".

Detto questo, né Lavrov né Volodin né Putin nei loro discorsi hanno mai menzionato il motivo per cui dovremmo avere dei diritti in un mondo in cui le regole sono scritte e interpretate dagli Stati Uniti: abbiamo il diritto di discutere queste regole o perfino di offrire le nostre regole? [domanda retorica]

Non c'è stata risposta a questa domanda. Non mi immagino che Putin non lo capisca o non se ne accorga, in particolare, in quanto questo è stato il tema principale della conferenza di tre giorni. Sono propenso a ritenere che questo discorso sia stato l'ultimo ultimatum.

Ha detto all'Occidente più o meno quanto segue: "Siamo stanchi di giocare secondo le vostre regole perché le violate costantemente a vostro capriccio e la vostra interpretazione delle norme non può essere prevista. Perciò, se non avete intenzione di cambiare le regole del gioco, comprese quelle relative alla Russia, cercheremo di offrire noi le nostre regole".

Come saranno queste regole non è ancora chiaro. Putin ne parlerà nel discorso all'Assemblea federale che avrà luogo entro un mese.

Quindi è necessario capire che il mondo in cui viviamo cambierà molto radicalmente.

C'è un'altra circostanza: che la Cina formulerà alla fine la propria politica. La Cina ha già dichiarato che il XXI secolo sarà il secolo dell'Asia e ha preparato di conseguenza riunioni del personale militare in pensione, dopo la sessione del Comitato centrale del Partito comunista cinese, il 23 novembre, in cui verrà dichiarata la nuova politica per l'Asia.

In questa situazione dobbiamo decidere entro il 23 novembre: saremo il soggetto di questa politica, ovvero saremo un partner della Cina nella sua politica in Asia, oppure ne saremo l'oggetto.

In altre parole, la Cina sta dicendo: "Volete vivere con l'Europa? Siete un paese europeo, quindi ci prenderemo cura noi dei vostri territori asiatici, voi non ve ne occupate".

C'è stato un episodio particolare in cui Volodin ha detto qualcosa sul genere di "il partito e Lenin sono fratelli gemelli" [riferimento al Partito comunista sovietico]. Ha detto che Putin e la Russia, oggi, sono la stessa cosa.

Putin nel suo discorso ha criticato questa affermazione, ma io sono incline a pensare che Volodin non ha articolato correttamente [il suo pensiero] e non è stato interpretato in modo preciso.

Molto probabilmente il senso della sua dichiarazione è questo: "Oggi l'Occidente punta tutto sulla liberalizzazione della Russia, e in quanto tale deve abbattere Putin. Pertanto, per coloro che non vogliono la liberalizzazione della Russia è necessario proteggere Putin". Oggi Putin e la Russia non liberalista sono sinonimi. Putin può rompere questo legame se decide di "sottomettersi" a Washington. Ma a giudicare dal modo in cui 'gioca' oggi Washington, non crede che ciò accadrà. Che Putin intraprenda azioni per la de-liberalizzazione [della Russia] è una questione a parte. Ma anche se non compirà una de-liberalizzazione, i liberali della Russia hanno già aderito al fronte anti-Putin e agiranno di conseguenza. L'Occidente non può aspettare.

Ecco la storia della settimana, quando la Federal Reserve e il suo Comitato per le operazioni di mercato aperto dovranno prendere decisioni difficili e spiacevoli per fermare le emissioni dei dollari o al contrario restringere la propria politica monetaria. I mercati sono crollati quasi una settimana e mezzo fa ed è diventato chiaro che in generale non è possibile restringere la politica monetaria. Ma tutta la retorica delle autorità monetarie degli Stati Uniti si basava sul racconto che la situazione economica è migliorata e quindi era necessario restringere la politica monetaria.

Per questo motivo, si trovano ad affrontare una scelta estremamente sgradevole: o continuano le emissioni dei dollari, il che equivale a riconoscere che la crisi e la recessione sono tutt'altro che finite, oppure restringere nonostante tutto la politica monetaria, e e rischiare che tutto crolli in un forte e rapido crash.

Quale decisione sarà presa dalla leadership degli Stati Uniti, lo sapremo entro i prossimi 2 giorni.

 

 
Padre Antoniy (Sevryuk) promosso archimandrita

Il segretario dell’amministrazione delle chiese del Patriarcato di Mosca in Italia, padre Antoniy (Servyuk) è stato promosso archimandrita nel corso della Divina Liturgia di giovedì 18 luglio (festa del rinvenimento delle reliquie di san Sergio di Radonezh), concelebrata dal patriarca Kirill assieme a un gran numero di vescovi e pastori, tra cui la delegazione della Chiesa ortodossa serba con a capo il patriarca Irinej.

Al nuovo archimandrita Antoniy il nostro AXIOS!, per un’onorificenza ben meritata nel corso degli anni del suo lavoro al servizio della Chiesa, e ultimamente, in modo particolare, delle nostre parrocchie in Italia.

 
Un pastore protestante a Kaliningrad abbraccia l'Ortodossia

Domenica scorsa, il 17 aprile 2016, Nikita Eremeev, ex pastore di una comunità protestante, è stato ricevuto nell'Ortodossia a Kaliningrad, come riporta il sito ufficiale della diocesi di Kaliningrad.

"La mia conversione all'Ortodossia dal protestantesimo non è una semplice diserzione verso un esercito nemico, ma piuttosto il risultato di una sorta di evoluzione della visione del mondo. Nel protestantesimo ho fatto la conoscenza con il Cristo del Vangelo. E nell'Ortodossia, ho incontrato il Cristo che vive ora, nei sacramenti del corpo della Chiesa", riferisce il giovane pastore.

Nikita Eremeev confronta l'Ortodossia con la terra promessa: "Vorrei paragonare la mia permanenza nella comunità protestante con la fuga dall'Egitto (vale a dire, da un mondo di peccato) nel deserto del Sinai. E il mio ritorno all'Ortodossia è come l'attraversamento del Giordano, l'inizio dell'invasione della terra promessa. Questo è il modo in cui gli antichi Padri della Chiesa caratterizzavano la vita del cristiano: Questa è la lotta e la morte in battaglia per la terra della mitezza, per la vita con Cristo nel Regno celeste".

Secondo il presidente del dipartimento missionario della Diocesi di Kaliningrad, il sacerdote Aleksandr Permjakov, anche altri protestanti hanno un forte interesse per l'Ortodossia.

"Il problema è che i protestanti incontrano un tipo di Ortodossia nei libri, ma vedono un'altra Ortodossia nella vita dei cristiani ortodossi. E questa è la ragione principale del perché queste persone sincere non sono ancora con noi ", ha osservato il sacerdote.

 
La missione dell’Ortodossia: chiudere la porta alla catastrofe

Padre Ambrogio, rettore della parrocchia ortodossa di san Massimo a Torino

Abbiamo avuto il piacere di conoscere padre Ambrogio (Cassinasco), rettore della parrocchia ortodossa di san Massimo a Torino  dal giugno 2001. Padre Ambrogio è attivo nel fornire sul suo blog una puntuale ed esauriente informazione non solo sulle questioni di fede, ma anche sull’attualità politica e geopolitica. Sia per le coraggiose scelte di vita (un italiano che riceve la vocazione e sceglie di divenire ministro di culto della Chiesa ortodossa matura una esperienza di vita senz’altro interessante) sia per la competenza e la preparazione che emergono chiaramente da quanto pubblica, abbiamo chiesto a padre Ambrogio una intervista che ci ha gentilmente concesso.

Padre Ambrogio, vuole raccontare ai lettori di Volti del Donbass chi è e come accade che un italiano diventi un uomo di fede ortodosso? C’è stato un evento che ha determinato più di altri la sua scelta?

Sono nato a Torino nel 1967, in una famiglia nominalmente cattolica. Verso la fine degli anni ’60 nella nostra società si delineava chiaramente una tendenza al “libero pensiero”: i genitori evitavano di imprimere una visione del mondo sui loro figli, dando loro la massima libertà di scelta. Alla fine, sono stato lasciato senza un rifugio spirituale. È iniziata una ricerca: mi sono interessato a religioni orientali, mi sono rivolto al mondo di ispirazione vetero-cattolica. Ma il punto di svolta per me è stata l’introduzione alla Chiesa ortodossa nella quale ha avuto un grande impatto la lettura della biografia dello ieromonaco Seraphim (Rose), un ortodosso americano che aveva vissuto la dissoluzione della sua società in modo non dissimile da quello sperimentato dalla mia generazione. È comunque vero che all’ Ortodossia sono arrivati tanti italiani da tanti sentieri differenti: ho sentito molte decine di storie (arriverà presto il tempo di parlare di centinaia) di italiani divenuti ortodossi, e ancora oggi, a vent’anni di distanza, non riesco a delineare uno schema che si adatti a tutti, e neppure a una maggioranza o a una parte consistente di loro.

Di che nazionalità sono i suoi parrocchiani?

Moldavi, oltre all’80 per cento. Per il resto, abbiamo ucraini, russi, serbi, bulgari, macedoni, georgiani. Ci sono anche ortodossi italiani (circa una ventina). Le lingue delle celebrazioni riflettono la provenienza linguistica dei fedeli, ma abitualmente le celebrazioni pubbliche non sono mai in meno di tre lingue: italiano, slavonico (il corrispettivo ecclesiastico antico del russo moderno) e romeno (lingua madre della maggioranza dei parrocchiani).

È difficile, all’atto pratico, gestire una comunità di questo genere senza supporti e senza la vicinanza di una grande istituzione?

Con il tempo e con molta pazienza, si è costituita una parrocchia abbastanza versatile e autosufficiente. Oggi abbiamo un viceparroco, un diacono, lettori, un coro professionale, una scuola domenicale per bambini e un certo supporto di volontari per diverse attività. Tuttavia, le cose sono maturate con estrema lentezza, anche per il fatto che persone di provenienza e di abitudini diverse hanno dovuto passare tempo a conoscersi e ad armonizzarsi tra loro. Tutto è più facile per le chiese che si rivolgono solo o in prevalenza ai fedeli di un certo paese, e si sviluppano sulla base di una sola lingua e di una sola cultura… ma anche il risultato, tuttavia, resta più riduttivo.

Vorrei approfondire ora qualche tema riguardante la cultura e la società ortodosse. In primo luogo quello del rapporto fra potere temporale e spirituale. C’è la diffusa sensazione in occidente che il mondo ortodosso abbia una concezione di secolarismo diversa da quella occidentale. Ad esempio una cosa che colpisce molto la mia sensibilità è la consuetudine di canonizzare, se non erro, condottieri militari ed ammiragli… Crede che questa visione sia corretta o si basi su di un fraintendimento o una distorsione?

Spero che nessuno voglia considerare le connessioni tra la dimensione spirituale e l’apparato statale come un male in sé… sarebbe come dire che la formazione di uno stato è l’antidoto allo spirito. La cosa aberrante che può spaventare davvero è la gestione della Chiesa come un dipartimento statale, ma sarebbe piuttosto perfido identificare l’Ortodossia come origine di quest’attitudine: di fatto, l’unico periodo in cui la Chiesa russa funzionò in tal senso, con “procuratori” sinodali statali (spesso neppure ortodossi) fu il periodo “occidentalizzante” voluto da Pietro I e basato sui modelli protestanti! Come piccolo intermezzo, approfitto per riportare un passo scritto da un caro amico, il defunto padre Radovan Bigović di Belgrado, dal testo La Chiesa ortodossa e la democrazia:

“La Chiesa Ortodossa non si può identificare con alcun ordine politico, inclusa la democrazia. Nel corso della storia, essa è esistita in monarchie e repubbliche, in anarchie, in società fasciste, comuniste, conservatrici, socialdemocratiche e islamiche, come pure in varie forme di dispotismo. In modo più o meno intenso, ha sempre adattato le proprie istituzioni a un dato periodo e a un dato ordine politico, ma non ha mai mancato di sottolineare la propria particolarità e distinzione in tali contesti. Essere nel mondo e non essere del mondo è un’antinomia che è si sempre manifestata nella vita della Chiesa. Questa è la ragione per cui la sua vita in ogni epoca è così drammatica, piena di ascese e di cadute, e di tensioni tra il “vecchio” e il “nuovo”, tra il retaggio dell’Antico e del Nuovo Testamento, tra l’amore e la legge, l’istituzionale e il carismatico. Qui si dovrebbe sottolineare che la Chiesa non ha mai fondato la sua vita su alcun singolo principio. Elementi di monarchia, aristocrazia e democrazia si possono a mala pena riconoscere nella sua struttura, particolarmente quella istituzionale. Tuttavia, è importante sottolineare che le istituzioni ecclesiali, in contrasto con quelle dello stato e con altre istituzioni laiche, non hanno alcuna ragion d’essere in se stesse e per se stesse ma sempre in relazione a qualcosa di esterno a loro. Devono essere agili, flessibili, “iconiche”, e in uno stato permanente di apparizione e sparizione. Ogni Liturgia (che rappresenta l’identità della Chiesa) “libera” l’uomo da tutte le pastoie dell’istituzionalismo e del costituzionalismo – della schiavitù alla legge. Le istituzioni sono utili all’uomo come fonte illusoria di sicurezza, mentre la Chiesa gli fornisce la libertà, che ne fa l’icona di Dio.”

Veniamo ai santi militari… bisogna sempre fare una distinzione tra la professione e la categoria di un santo. Il fatto che si canonizzi una persona di una data professione non implica alcuno status spirituale particolare della professione stessa (esempio: santa Maria Egiziaca la prostituta). Per la maggior parte, i santi militari rientrano nella categoria dei martiri. Si potrebbe dire che la vita di servizio alla patria, che implica l’accettazione del rischio di morte, ha reso per loro più facile accettare la morte di fronte a persecuzioni, ma quello che genera la santità è il martirio, non il servizio militare. Una piccola minoranza di santi militari appartiene ad altre categorie: dato che ha citato gli ammiragli… per ora ce n’è solo uno, nella categoria dei “giusti” (una specie di “categoria jolly” in cui ricadono i santi non “specializzati” per martirio, ascesi o altre gesta specifiche). Fjodor Ushakov fu canonizzato in quanto benefattore e penitente (finanziò un monastero e vi passò gli ultimi anni di vita in preghiera), e se vogliamo una figura simile in Italia, possiamo pensare al marchese Arduino d’Ivrea, anche lui oggetto di una canonizzazione locale, ma in quanto monaco benedettino, non in quanto re d’Italia.

Saransk (Russia): la statua e la cattedrale consacrate a Fjodor Ushakov

I ministri della Chiesa ortodossa con cui ho avuto a che fare in Italia mi hanno trasmesso una certa impressione di parsimonia e ristrettezze, cui riescono a fare fronte solo con una dedizione totale, quasi “eroica”. La cosa mi ha colpito in quanto l’immagine che recentemente si è affermata della Russia è quella di un paese ricco, e chiunque visiti la Russia può toccare con mano l’attenzione del governo per la manutenzione e costruzione degli edifici di culto, palesemente frutto di investimenti e di una politica lungimirante. Queste impressioni (di povertà del culto italiano a fronte di una relativa abbondanza in Russia) sono corrette o sono frutto di suggestioni?

Tutto deve essere visto in prospettiva. La (relativa) opulenza delle chiese in Russia oggi è ancora un’ombra di quello che era la Russia imperiale cent’anni fa, e andando al ritmo corrente, ci vorranno ancora CENTO ANNI solo per rimettersi alla pari con la Russia del 1917! Per questo la “politica lungimirante” finora è appena quella di riuscire a rimettersi in piedi… non si può applicare facilmente lo stesso schema a piccole appendici come quelle italiane, dove – devo dire con tutta onestà – non ci lamentiamo molto della povertà.

Io mi sono persuaso del fatto che la Russia abbia un ruolo nella crisi dell’Europa Occidentale e dell’Italia in particolare. Di fronte allo smarrimento delle classi medie, precipitate nella miseria e nell’isolamento culturale e sociale, la Russia potrebbe rappresentare un punto di riferimento politico, un orizzonte esterno “altro” a cui i difensori dei “deboli” in occidente potrebbero volgersi per cercare conforto e protezione. Ha anche lei questa impressione?

Nel libro That Hideous Strength di C. S. Lewis (parte finale di una trilogia che molti lettori ortodossi hanno considerato come un bagliore di “Ortodossia anonima” nel mondo britannico) c’è un punto in cui Merlino, risvegliato da un sonno millenario, propone di riunire le forze sane che potrebbero combattere e contrastare il complotto satanico volto a destabilizzare l’Inghilterra e il mondo intero. Ransom, il protagonista della trilogia, risponde semplicemente a Merlino: Potrebbe essere impossibile, oggi. Hanno una macchina chiamata “stampa” con la quale ingannano la gente. Potremmo morire senza che nessuno lo venga a sapere. Evidentemente, Lewis non aveva previsto Internet… ma il senso generale del discorso è che stiamo freschi a cercare di opporci a “quell’orribile forza” facendo leva su punti di riferimento politici.

Statua di C. S. Lewis con l’armadio delle Cronache di Narnia esposta a Belfast

Vuole dire che giudica i processi politici ed economici in atto irreversibili? La Russia non potrebbe avere interesse a sostenere il dissenso interno nelle società occidentali? Vorrei fare la stessa domanda anche con riferimento al piano spirituale. Crede che la Russia abbia un ruolo particolare nella storia dell’umanità? Crede che la Russia e la Chiesa ortodossa abbiano un messaggio utile all’Occidente?

Ritengo i processi irreversibili sub specie aeternitatis. Il mondo sta arrivando a una fine, per quanto incerto possa essere il momento di questa fine ai nostri occhi. La Russia (che ovviamente ammiro molto, se no non sarei dove sono…) non pretende di ribaltare la storia umana, ma può certamente essere una forza che rimanda questa fine. Riuscire a chiudere la porta di una catastrofe apocalittica non è certo cosa da poco. Arrivo a dire che la Russia ha questo “messaggio utile all’Occidente” solo perché ha preso l’Ortodossia sul serio (beh, i russi prendono tutto sul serio, e questa è la loro vera grandezza).

Molte persone romantiche si immaginano la Russia come un paese spirituale, con una forte carica mistica. Quando però dobbiamo fare i conti con la realtà, troviamo che molte società ortodosse sono profondamente secolarizzate, e spesso certe dinamiche di consumismo e di competizione sociale trovano da quelle parti terreno fertile come e più che in occidente. Lei che idea si è fatto della società russa moderna?

Ahi ahi, sta chiedendo al soggetto sbagliato… o quanto meno, piuttosto inadeguato. Come prete monaco della Chiesa russa, devo candidamente confessare che non sono mai stato in Russia! Sono arrivato appena fino a Kiev, e (retorica della città madre a parte) di società russa ne ho vista troppo poca per farmene un’idea che valga più di due copechi. Per ora, sono un povero custode di un bidone di benzina nella tundra, un direttore di un avamposto nella più sperduta periferia del vecchio impero, la Rus’ Subalpina (Подальпийская Русь), e vivo di luce riflessa. Per me è una luce sufficiente a farmi vedere per bene le cose e a determinare il mio cammino; non so, e non riesco a valutare, quanto potere di trazione possa avere su masse umane più consistenti.

Quanto è importante l’elemento religioso nella crisi ucraina? Potrebbe descriverci brevemente le principali confessioni del paese ed i loro rapporti?

 Ooops… ha sei ore di tempo? Credo che siano appena sufficienti per la descrizione breve. Non me ne voglia, ma è come descrivere un labirinto, in cui ogni passo successivo complica la spiegazione del passo precedente e comporta una serie di spiegazioni delle interazioni con tutti i punti vicini. Credo che sia un po’ simile a una descrizione breve di quel pot pourri che è la Terra Santa, simile all’Ucraina sotto molti aspetti: entrambi territori ricchi di storia e movimenti (talora scontri) di civiltà; entrambi divisi tra culture e religioni diverse; entrambi oggetto di secolari tentativi di conquista dall’Occidente; come stati, entrambi prodotti politici di movimenti del tardo XIX e primo XX secolo; entrambi con linee di confine molto più complicate di quanto amino ammettere; entrambi con lingue ufficiali create in periodi relativamente recenti; entrambi con contestazioni che nascono dal loro stesso nome. Comunque, per iniziare la descrizione “breve”, suggerisco un brano che ho tradotto dal blog di Saker: Il nazionalismo ucraino: le sue radici e la sua natura.

L’umanità oggi vive una congiuntura storica unica. In molte regioni del mondo l’aspettativa di vita si allunga, e con essa il benessere materiale. Centinaia di milioni, miliardi di persone possono accedere a cure mediche, cibo e anche agli agi offerti dalla modernità. Tuttavia l’umanità appare smarrita, e crescono i timori, le visioni apocalittiche, le angosce consce ed inconsce di catastrofe. Cosa le dice sul futuro la sua sensibilità di uomo di fede?

Nihil novi sub sole (Eccl 1:9); i miglioramenti di benessere, gli smarrimenti e le angosce sono parte integrante di ogni civiltà ed epoca, quella odierna eccelle solo per numero di persone e per relativa velocità dei processi di informazione.

La maggioranza dei lettori di Volti del Donbass è costituita da persone con simpatie politiche di sinistra, che si sentono poco rappresentate dall’odierna sinistra istituzionale. Persone che hanno ricevuto una educazione laica, o magari una infarinatura cattolica durante l’infanzia, da cui poi si sono allontanate. Tuttavia queste persone oggi guardano il vostro mondo con interesse. Crede che l’Ortodossia abbia qualcosa da dire ad un pubblico così … inatteso?

Partendo dal presupposto che la Chiesa deve dire qualcosa a tutti, a prescindere dall’orientamento e dalle simpatie politiche (e la nostra parrocchia, con un “arco costituzionale” di fedeli che va più o meno da Rifondazione a Forza Nuova, non è un’eccezione), mi sembra strano che l’odierna sinistra istituzionale, che ha guardato alla Russia per tanti anni, se ne tenga alla larga proprio ora che in Russia si ricomincia sul serio a fare un discorso di valori che non sono poi tanto dissimili da quelli che quella sinistra ha ammirato per tanto tempo.

L’orfanotrofio ortodosso del monastero dell’Ascensione a Chernovtsy ospita 253 bambini, di cui 44 affetti da HIV – (Photo by Brent Stirton / Reportage by Getty Images)

È stato detto, e non senza ragione, che la Russia comunista cercava di attuare valori divini, ma senza Dio alla base (e per questo è fallita). Ora, se quanti ammiravano i valori sociali della Russia atea di ieri si prendessero la briga di studiare i valori sociali della Russia ortodossa di oggi avrebbero molte sorprese curiose.

 
Una dichiarazione athonita contestata sul Concilio di Creta scatena controversie

Un gruppo di rappresentanti di ognuno dei 20 monasteri athoniti si è riunito recentemente per rispondere agli sconvolgimenti sorti nella Chiesa dopo il consiglio del giugno 2016 sull'isola di Creta, che ha prodotto numerosi documenti, alcuni dei quali si sono rivelati controversi. La loro dichiarazione era attesa da molti nella Chiesa greca e nel mondo ortodosso più esteso, soprattutto dopo che una commissione della Sacra Comunità del Monte Athos si era riunita nel novembre 2016, producendo una lettera alla Sacra Comunità che offriva diverse critiche dei documenti di Creta.

La 206a Sacra Sinassi Doppia Straordinaria della Montagna Santa, costituita da venti rappresentanti straordinari e ordinari della Sacra Comunità, si è riunita il 17 giugno 30 per analizzare un testo, la cui traduzione in inglese è disponibile sul blog Mystagogy. Nella chiesa di Grecia è noto che il testo non è stato composto nella sessione stessa, ma in precedenza da parte dell'archimandrita Basilio (Gondikakis), l'ex abate dei monasteri di Stavronikita e di Iviron, noto per essere vicino al patriarcato di Costantinopoli. Anche se il testo è stato prodotto a nome dell'intera Sacra Comunità, è anche noto che molti dei monasteri athoniti hanno contestato il documento.

Il testo è suddiviso in quattro sezioni. La prima parla dell'atmosfera irrequieta che è sorta nella Chiesa ortodossa in tutto il mondo, affermando: "Non c'è motivo di agitazione, finché il Signore risorto è in mezzo a noi". Inoltre, notando che, secondo la Scrittura, la Chiesa è il pilastro e il fondamento della verità, sempre guidato dallo Spirito Santo, il documento afferma che "ogni paura è inutile" e "non sono giustificati né le agitazioni né i rifiuti, che conducono a scismi". L'affermazione continua anche a parlare non solo di scisma, ma di eresia: "Abbiamo fiducia nell'amore di Cristo, non in opinioni individuali e stantie, che conducono fuori della Chiesa e creano i castighi delle eresie".

Questa affermazione rispecchia quella dell'archimandrita Basilio nel suo articolo del 3 febbraio 2016 "Sul Grande Concilio della Chiesa Ortodossa". In questa pubblicazione egli parlava più apertamente, rispondendo agli "ecumenisti superficiali e zeloti fanatici", che sono "prigionieri della stessa e unica prigione. Si sono ritirati solo nella propria visione, privati ​​dell'audacia della fede e dell'amore della verità".

È ben noto che diversi vescovi, e perfino intere Chiese autocefale locali, hanno rifiutato i documenti di Creta, senza deviare né nello scisma né nell'eresia. Le Chiese locali della Georgia, della Bulgaria, di Antiochia e della Russia non hanno partecipato al consiglio e la Chiesa ortodossa in America non è stata invitata. Molti vescovi partecipanti che appartengono alle Chiese greca, cipriota e serba si sono rifiutati di firmare diversi documenti del Concilio stesso e hanno continuato a parlare delle debolezze e degli errori dogmatici dei documenti di Creta dopo il Concilio. Il famoso metropolita Ieroteo (Vlachos) e il metropolita Atanasio di Limassol sono stati particolarmente vociferi, soprattutto, anche se non solo, riguardo al documento "Relazioni della Chiesa Ortodossa con il resto del mondo cristiano".

Padre Basilio scrive ulteriormente: "Prima del Sinodo, i testi preparati sono stati presentati alla conoscenza dei fedeli con la possibilità di esprimere un parere", anche se non indica quando o dove questo sia accaduto. Nella sua risposta al testo della Sacra Comunità, il metropolita Serafino del Pireo, noto come convinto difensore della Tradizione patristica, chiede: "Quando è accaduto questo, di cui non abbiamo notizia? Quando mai i testi sono stati consegnati ai fedeli perché esprimessero un parere? Quando?!" e continua a notare che neppure i vescovi e i Santi Sinodi locali hanno esaminato i documenti nella loro forma finale preconciliare prima del Concilio stesso. Il metropolita Ieroteo ha scritto che i documenti preconciliari "erano sconosciuti alla maggior parte dei vescovi e a me: rimanevano bloccati nei comitati e noi non ne conoscevamo il contenuto".

La seconda sezione commenta la prima: In tutto questo non vogliamo suggerire una calma indifferenza, ma sottolineare l'importanza della vigilanza e della fede. Noi consideriamo un'ingratitudine verso Dio e una mancanza d'amore verso tutti i fratelli – vicini e lontani – non sottolineare con ogni audacia e chiarezza le ricchezze della grazia ricevuta da coloro che vivono all'interno della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica".

Il documento continua parlando di Cristo come Via, Verità e Vita, come il Buon Pastore che è morto, risorto e asceso per la salvezza dell'umanità, a cui partecipiamo attraverso la continua grazia della Pentecoste nella Chiesa.

La terza sezione contrasta i leader e i pastori del mondo a Cristo il vero Pastore, affermando: "Condannano e distruggono altri come se fossero causa della malvagità, per correggere il mondo". La sezione termina notando che la Chiesa è costruita sulla fede e che ogni cambiamento nella dottrina ha conseguenze negative per la vita.

Chi ha obiezioni sui risultati del Consiglio di Creta ha la stessa preoccupazione, e indica ciò che comprende come deviazioni dogmatiche nei testi dei documenti del concilio, in particolare per quanto riguarda l'autocomprensione ecclesiologica della Chiesa.

La quarta sezione mette a confronto gli errori che si sono infilati nella versione occidentale del cristianesimo, con il perseguimento della filosofia scolastica e di una teologia della grazia creata, a paragone della pura teologia della Chiesa ortodossa in cui siamo "battezzati interamente nella fonte della grazia". Come discepoli del vero Cristo, tutti siamo chiamati a "dichiarare il gioioso messaggio che la morte è stata messa a morte", secondo il documento di padre Basilio.

È importante notare che, sebbene il testo di padre Basilio sia stato publicato a nome di tutti i rappresentanti straordinari e ordinari della Sacra Sinassi Doppia Straordinaria della Montagna Santa, non ha avuto, di fatto, il sostegno di tutti i 20 monasteri della montagna. Secondo fonti all'interno della Chiesa greca con contatti sui siti web religiosi del Monte Santo e della Grecia, i monasteri Xiropotamou, Philotheou, Konstamonitou, Karakallou e Grigoriou si sono tutti opposti alla pubblicazione del documento. La politica di lunga data della Sacra Comunità è di pubblicare tutte le affermazioni di natura non dogmatica come se fossero unanimi, anche se 7 o 8 monasteri non sono d'accordo.

I monasteri dissidenti, salvo Grigoriou, sono stati ripopolati dagli sforzi spirituali dell'anziano Efrem, ex abate del monastero di Philotheou, attualmente residente nel monastero di sant'Antonio a Florence, in Arizona.

Inoltre, sebbene il monastero athonita bulgaro di Zographou non si sia opposto al testo alla riunione, secondo contatti della Chiesa greca, la mente teologica principale del monastero, padre Atanasio, è stato sconvolto nel sapere che i suoi rappresentanti non abbiano fatto resistenza alla pubblicazione del documento.

La resistenza di diversi monasteri allla pubblicazione del testo deriva dalle critiche alla metodologia e ai documenti del Concilio di Creta da parte di diversi monasteri athoniti e della stessa Sacra Comunità, sia prima sia dopo il Concilio stesso. Molti nella Chiesa greca hanno notato la discontinuità tra le dichiarazioni precedenti e questa ultima affermazione che la Sacra Comunità ha adottato dall'archimandrita Basilio.

Il patriarcato di Costantinopoli ha inviato i sei documenti preparati per essere considerati a Creta ai 20 monasteri del Monte Athos nel marzo 2016, e in seguito diversi monasteri hanno inviato delle lettere alla Sacra Comunità del Monte Athos, esprimendo preoccupazioni sia sulla metodologia del Concilio sia sui contenuti specifici di alcuni dei documenti. Per esempio, l'archimandrita Filoteo, abate di Karakallou, ha scritto a nome di tutta la sua fratellanza:

Come emerge dallo studio dei testi pre-approvati, le affermazioni in materie ecclesiologiche sono precarie e ambigue e consentono interpretazioni che deviano dal dogma ortodosso.

Allo stesso modo, nel testo in discussione si afferma che le decisioni del Sinodo saranno vincolanti per il corpo intero della Chiesa, cosa che pregiudica la coscienza ortodossa.

Il 24 aprile 2016 una lettera aperta di sei monasteri athoniti è stata divulgata alla Sacra Comunità della Santa Montagna. I monasteri di Koutloumousiou, Xiropotamou, Zografou, Karakallou, Philotheou e Grigoriou hanno criticato i documenti adottati nella riunione dei primati delle Chiese Ortodosse locali a Chambesy dal 21 al 28 gennaio 2016, in particolare il documento sulle "relazioni".

In seguito all'incontro dopo la Pasqua del 2016 per discutere le varie questioni sollevate da diversi monasteri, la Sacra Comunità ha inviato a sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo una lettera, in cui ha sottolineato diversi problemi con i documenti preparati per Creta, concentrandosi principalmente sulle questioni ecclesiologiche, tra cui la conduzione dei dialoghi inter-cristiani, "il cui stesso cammino e le cui modalità non ispirano la calma all'intera pienezza della Chiesa". Inoltre vi si suggeriva che il documento "La missione della Chiesa ortodossa nel mondo moderno" fosse modificato per presentare meglio l'antropologia ortodossa e la dottrina della theosis.

In seguito al Concilio stesso, una commissione della Sacra Comunità, composta dallo ieromonaco Crisostomo di Koutloumousiou, dallo ieromonaco Luca di Grigoriou, dall'archimandrita giuseppe, abate di Xiropotamou, dall'archimandrita Eliseo, abate di Simonopetra e dall'archimandrita Tichon, abate di Stavronikita, si è riunita per analizzare i documenti presentati a Creta e darvi una risposta. Hanno inviato ai membri della Sacra Comunità il 13 e 26 novembre 2016 un documento che comprende i punti positivi e negativi del concilio. "I documenti del Santo e del Grande Concilio contengono inesattezze e carenze... Guardiamo con speranza a ulteriori revisioni teologiche e formulazioni più accurate dei documenti conciliari", conclude la lettera.

Notano in particolare che alcune dichiarazioni nel testo "Le relazioni della Chiesa Ortodossa con il resto del mondo cristiano" tuttora "permettono una doppia interpretazione e attendono una formulazione più precisa, perché la verità risplenda, i fedeli ricevano consolazione, e le dispute e i conflitti si fermino". La dichiarazione continua offrendo una serie di modifiche al documento sulle "relazioni".

Il documento della commissione offre alcuni contrasti con il documento prodotto dall'archimandrita Basilio. La commissione scrive: "L'ambiguità di questi documenti crea il prerequisito per interpretarli in uno spirito ecumenista e pertanto costituisce una minaccia per l'unità della Chiesa". Padre Basilio, tuttavia, non sottolinea il contenuto dei documenti, ma afferma che sono le "agitazioni" riguardo ai documenti e il loro "rifiuto" che "conducono agli scismi".

Forti dichiarazioni in risposta al documento del giugno 2017 sono state rilasciate da alcune notevoli voci della Chiesa greca, tra cui il suddetto metropolita Serafino del Pireo e il protopresbitero  Anastasio Gotsopoulos. Notando che "il Monte Athos è stato un bastione dell'Ortodossia per dieci secoli", il metropolita continua a esprimere il suo "dolore, delusione e angoscia" sulla posizione dell'ultimo documento, che è incongruo con i precedenti documenti e che vede come una reazione debole all'ecumenismo, che sgretola la vigilanza spirituale dei fedeli cristiani ortodossi che guardavano alla Montagna Santa in cerca di una voce chiara.

Il metropolita Serafino scrive che il Monte Athos è stato purtroppo "reclutato" nel sostenere i documenti liberali di Creta e le posizioni liberali di coloro che li sostengono, anche se la maggioranza della Chiesa ortodossa non è mai stata rappresentata al concilio, dato che cinque Chiese locali, tra cui la più grande – la Chiesa russa – non erano presenti a Creta.

Illustrando diverse altre questioni del concilio e questo ultimo documento, sua Eminenza scrive: "Vogliamo informare i santi padri che il loro annuncio ha provocato una vera agitazione tra il popolo di Dio".

Il protopresbitero Anastasios Gotsopoulos, la cui lettera copre in modo simile la storia dei preparativi per il concilio e sostiene molti degli stessi punti del metropolita Serafino del Pireo, conclude la sua riflessione ricordando le parole del grande anziano Efrem di Katounakia. In risposta a una domanda sull'ecumenismo, affermava che si era ritirato in preghiera nella sua cella "chiedendo a Cristo di informarmi sull'ecumenismo. Ho ricevuto la sua risposta, che era che l'ecumenismo ha uno spirito di iniquità ed è dominato da spiriti impuri".

 
"I migliori anni della mia vita sono stati quelli in cui ho servito come ieromonaco"

il metropolita Onufrij. Foto: news.church.ua

Il metropolita Onufrij ha sottolineato che il ministero del sacerdote è più liturgicamente ricco e il ministero del vescovo è carico di questioni amministrative.

Il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij, crede che i migliori anni della sua vita siano stati i suoi 18 anni di servizio come ieromonaco. Il vescovo Viktor (Kotsaba) di Baryshevka ne ha parlato nel suo blog sul sito web "Korrespondent".

Vladyka Viktor ha detto che quando lo staff del metropolita è venuto da sua Beatitudine per congratularsi con lui per il 30° anniversario della sua consacrazione episcopale, il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha detto: "Dopo tre o quattro anni di servizio sacerdotale, mi sembrava di avere già servito per metà della mia vita. E 30 anni di episcopato sono volati via come un istante".

Secondo sua Beatitudine, ciò è vero perché "il ministero del sacerdote è più liturgico e il ministero del vescovo è carico di questioni amministrative".

Vladyka Viktor ha osservato che per il metropolita Onufrij "la ricchezza della vita si misura non con il numero di eventi e incontri importanti con le autorità ma esclusivamente con la componente religiosa".

"Egli vive veramente quando serve la Liturgia, prega e compie i sacramenti della Chiesa. Per lui l'evento più importante è la Divina Liturgia, e l'incontro più importante è l'incontro con Cristo. Queste parole possono essere confermate da tutti quelli che, almeno una volta nella vita, hanno avuto anche una breve comunicazione con il nostro metropolita", ha sottolineato vladyka Viktor.

 
Non sono i greci a causare problemi, ma i vescovi che riconoscono lo scisma

ll metropolita Leonid. Foto: canale Telegram ufficiale del metropolita

Il metropolita Leonid di Klin ha affermato che la Chiesa ortodossa russa ha grandi disaccordi con i vescovi delle Chiese che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

L'esarca della Chiesa ortodossa russa in Africa ha rilasciato alla Scuola russa per esperti un'ampia intervista, in cui ha fornito un'argomentazione dettagliata e ragionata sull'importanza delle azioni della Chiesa ortodossa russa sul territorio del continente africano. In particolare, ha espresso la sua gratitudine al popolo greco, definendolo fraterno. I principali disaccordi, secondo vladyka, riguardano le azioni dell'episcopato e dei primati delle Chiese d'Alessandria, di Grecia e di Costantinopoli.

Oltre al problema principale del riconoscimento degli scismatici ucraini, i vescovi greci nella situazione attuale non si sono mostrati nella loro luce migliore. Per esempio, il metropolita Grigorios del Camerun ha accusato i russi del genocidio dei greci, nonostante il fatto che a seguito della guerra russo-turca del 1828-1829, l'Impero ottomano riconobbe l'indipendenza delle terre greche, da cui il Regno di Grecia fu costituito nel 1830. Il vescovo Leonid ha anche sottolineato che la comunità greca e l'asilo e la scuola greca continuano a funzionare sotto il metochio dell'Esarcato di Mosca. "Abbiamo un atteggiamento fraterno nei confronti del popolo greco, sono nostri fratelli in Cristo, sono fratelli ortodossi. Facciamo del nostro meglio per mantenere un dialogo adeguato con loro, ma vi ho mostrato cosa stanno facendo i vescovi".

Per dissipare ogni malinteso, il metropolita Leonid ha esortato a leggere il suo canale Telegram, che riporta costantemente informazioni veritiere sulla situazione nel continente africano, con foto e video di fatti.

Come riportato, la Chiesa ortodossa russa prevede di aprire monasteri in Africa.

 
Tempo di un Nuovo Ordine Mondiale? No, era già qui

L'aumento dell'importanza dei paesi dei BRICS e altre economie emergenti ha importanti implicazioni per il consumo globale, le imprese, e gli investimenti. Entro il 2020, il FMI stima che la Russia avrà superato la Germania e l'India sorpasserà il Giappone

Putin ha chiesto un "nuovo ordine mondiale", con l'obiettivo di stabilizzare il globo. Ritiene che gli Stati Uniti stiano abusando del loro ruolo di leader mondiale. Ciò che non è ampiamente riportato è il fatto che i pilastri del vecchio ordine sono andati disgregandosi per anni.

Un tempo era tutto così semplice. Il mondo era diviso in due campi – l'Occidente e il resto. E l'Occidente era veramente il meglio. Venti anni fa, sei delle più grandi economie del mondo erano parte del mondo pro-Washington.

Il leader, gli stessi Stati Uniti, è erano così in cima che il loro prodotto interno lordo totale (PIL) era più di quattro volte superiore a quello della Cina e nove volte più grande di quello della Russia.

Il paese più popoloso del mondo, l'India, aveva quasi lo stesso reddito lordo di paesi relativamente piccoli, Italia e Regno Unito. Qualsiasi idea che l'ordine sarebbe cambiato così drasticamente in soli due decenni sembrava ridicola.

La percezione occidentale era che la Cina e l'India erano arretrate e ci sarebbe voluto un secolo perché diventassero rivali. La Russia era vista come un caso disperato, in ginocchio e governato dal caos. C'era molto di vero in quella nozione negli anni '90.

L'economia mondiale negli anni '90 e oggi:

Le maggiori economie del mondo in termini di PIL, rettificato per potere d'acquisto (PPP), fonte: Banca Mondiale

1995 (in miliardi di dollari USA)

Stati Uniti 7,664

Giappone 2,880

Cina 1,838

Germania 1,804

Francia 1,236

Italia 1,178

Regno Unito 1,161

India 1,105

Brasile 1,031

Russia 955

2015 (previsione del FMI)

Cina 19,230

Stati Uniti 18,287

India 7,883

Giappone 4,917

Germania 3,742

Russia 3,643

Brasile 3,173

Indonesia 2,744

Francia 2,659

Regno Unito 2,547

Il sole calante degli USA

Ora è l'Occidente a essere ridicolo. Il Fondo monetario internazionale (FMI) stima che entro il 2015, quattro delle principali economie mondiali saranno membri del club conosciuto con il suo acronimo, BRIC (Brasile, Russia, India, Cina). La Cina sostituirà gli Stati Uniti come la principale economia. Questo potrebbe già essere accaduto; i dati economici tendono a restare indietro rispetto ai fatti economici.

L'Italia, il malato d'Europa, è fuori dalla top 10 e il Regno Unito vi sta appeso a mala pena, anche se Londra è ancora promossa come un centro di potere finanziaria. Gli unici che ci credono ancora sono i piccoli inglesi. Il Regno Unito è diventato la Julie Andrews della geopolitica, una stella cadente un tempo luminosa. La Francia è impotente, e barcolla da una crisi a un contrattempo e viceversa.

Il presidente americano Barack Obama e il cancelliere tedesco Angela Merkel (Foto AFP / Jewel Samad)

È troppo presto per cancellare gli USA. L'impero non finirà presto, ma il suo sole si abbassa nel cielo. Questo non è tanto la colpa degli Stati Uniti, ha più a che fare con la diminuita importanza dei suoi alleati tradizionali.

In effetti, gli unici due che hanno ancora un peso sono la Germania e il Giappone, e nessuno dei due ha un serio ruolo militare. Gran Bretagna e Francia hanno a lungo fornito la massa per le avventure marziali. In realtà, la Germania non è un partner estremamente entusiasta, perché una gran parte della classe politica di Berlino è estremamente scettica del potere statunitense. Una parte significativa dell'intellighenzia tedesca ritiene che Mosca è il proprio alleato naturale – non Washington.

L'aumento di importanza dei paesi dei BRICS e di altre economie emergenti ha importanti implicazioni per il consumo globale, le imprese, e gli investimenti. Entro il 2020, il FMI stima che la Russia avrà superato la Germania e l'India sorpasserà il Giappone. Inoltre si prevede un calo della quota globale degli Stati Uniti dal 23,7 per cento nel 2000 al 16 per cento entro il 2020. Nel 1960, gli Stati Uniti rappresentavano il 38,7 per cento dell'economia mondiale. Viceversa, nel 1987, la Cina ha ottenuto solo l'1,6 per cento - ma alla fine di questo decennio rivendicherà il 20 per cento. Questo è un cambiamento senza precedenti in un tempo relativamente breve.

Importanza della stabilità

Il discorso di Putin al club Valdai non era un colpo selvaggio nel buio. Si tratta di una comprensione sfumata di dove risiede attualmente l'equilibrio globale e di dove si sta dirigendo nei prossimi anni. L'egemonia degli Stati Uniti si è basata sul fatto che, insieme ai suoi alleati, controllava la maggior parte del commercio mondiale e faceva spavento dal punto di vista militare. Ora questo è storia.

Il presidente russo Vladimir Putin durante la riunione plenaria finale della XI sessione del Club internazionale di discussione Valdai a Sochi. (RIA Novosti / Mikhail Voskresenskij)

Piuttosto che occuparsi della questione di Putin, i media occidentali hanno per lo più parlato dell'uomo e dimenticato il problema. Gli editorialisti hanno descritto il suo discorso come una "diatriba" e Putin è stato descritto come persona singolarmente incentrata sulla politica estera statunitense che a suo parere è anti-russa. Questo non coglie il punto.

La preoccupazione di Putin è per la stabilità e la prevedibilità, ed è l'antitesi del liberalismo occidentale moderno. In realtà, la posizione di Putin è più vicina a quella delle visioni dell'ordine mondiale promosse il passato da persone del calibro della CDU di Konrad Adenauer in Germania e dei Tories britannici di Harold Macmillan, il classico conservatorismo europeo.

Putin è spesso frainteso in Occidente. Le sue dichiarazioni pubbliche, volte più a un pubblico domestico che quello internazionale, sono viste come aggressive, quasi scioviniste. Ma gli osservatori farebbero bene a ricordare che è un maestro di judo le cui mosse sono calcolate per confondere e spiazzare l'avversario. Leggendo tra le righe, il presidente russo sta cercando connessioni – non isolamento.

Il presidente russo propone il suo paese come parte di una nuova alternativa internazionale, unendosi con le altre nazioni dei BRICS per frenare l'aggressione degli Stati Uniti per quanto possibile. Putin vede questo come il percorso verso la stabilità. Adenauer e Macmillan avrebbero capito perfettamente, ma i moderni leader europei e nordamericani non capiscono. Ubriachi del predominio di cui hanno goduto nel corso degli ultimi 20 anni, devono ancora accorgersi che l'ordine mondiale sta cambiando rapidamente.

Come gli Stati Uniti reagiranno alla nuova realtà sarà di vitale importanza. In un modo quasi da cartone animato, il discorso di Washington è ora focalizzato sulla NSA, sugli spettri, sui governi ombra, su un quarto potere perduto e patetico, sulla forza militarista sperperata e un dilagante, terrificante nazionalismo. Questo giovanilismo ha bisogno di identificare un cattivo. In un decennio, si è spostato da Bin Laden a Saddam dalle 'Freedom Fries' alla russofobia. Se l'élite americana manterrà lo stesso comportamento, la transizione verso un mondo multipolare potrebbe non essere pacifica. Questa è la paura, ed è una paura reale.

Bryan MacDonald è un giornalista, scrittore, telecronista e e insegnante. Ha scritto per l'Irish Independent e il Daily Mail. È apparso spesso su RTE e Newstalk in Irlanda e su Russia Today. Questo articolo è originariamente apparso su Russia Today.

 
ToneTutor 101: un audio-corso per coristi

Inseriamo nella sezione “Pastorale” dei documenti una presentazione di un audio-corso in CD sul canto ortodosso russo, il ToneTutor 101 (“il tutore personale dei toni”), disponibile da pochi mesi in lingua inglese. Il corso è in grado di sviluppare una padronanza delle nelle diverse modalità degli 8 toni secondo l’uso comune della Chiesa russa, seguendo i metodi d’insegnamento del monastero della Santa Trinità a Jordanville. Opportunamente seguito, questo corso può essere un grande aiuto a sviluppare i cori delle nostre parrocchie ortodosse.

 
L’Ortodossia, come la santa Trinità, è una e indivisibile

Padre Basile (Pasquier), igumeno del monastero ortodosso di Cheboksary, ha rilasciato un'intervista a Pravda.ru.

Il percorso di padre Basile è sorprendente: nato in Francia, in una famiglia cattolica, è nell'Ortodossia e in Russia che ha realizzato la sua vocazione. Padre Basile si impegna per la Chiesa una di Cristo: "L'Ortodossia deve diventare universale e una".

Verso l'Ortodossia

Lei è nato in una famiglia cattolica ed è diventato igumeno del monastero ortodosso di Cheboksary, la capitale della Repubblica dei Ciuvasci. Come è potuto succedere? Ci parli della sua vita e della sua ricerca spirituale.

Un uomo non sceglie il suo luogo di nascita, nasce dove Dio vuole che nasca. Io sono nato in Vandea, nell'ovest della Francia, in una famiglia cattolica. Poco mi importava di essere cattolico o no, ero un cristiano. E sono stato cresciuto cristiano in una famiglia cristiana, solo che il cattolicesimo era la religione dominante nella parte occidentale della Francia e io non sapevo nulla dell'Ortodossia.

A Parigi mi è capitato di guardare con curiosità le cupole dorate delle chiese ortodosse, ma non vi sono entrato, perché non mi sentivo chiamato. Oggi quando si parla dei due rami della Chiesa una, si dimentica di dire che la Chiesa è stata unita per molti secoli, fino al grande scisma.

Dobbiamo tornare a questa Chiesa una, una in Cristo, alla confessione originale di Cristo per apprezzare in modo corretto la Chiesa e renderla veramente universale.

Non ho scelto il mio luogo di nascita, non ho scelto la mia famiglia, ma credo che Dio mi ha chiamato, Guardava con favore a me. Le persone che ho incontrato durante i miei viaggi sono membri di una comunità importante negli anni dal 1963 al 1970. C'erano allora molte comunità di giovani ortodossi che cercano di tornare alle radici del cristianesimo primitivo, a una rinascita a un rinnovamento della Chiesa, e questo mi piaceva.

Tutto era originale: per le preghiere usavamo il rito ortodosso orientale. Il nostro superiore aveva fatto gli studi in Grecia, ci aveva trascorso la sua giovinezza, e voleva davvero creare una comunità che fosse un ponte tra l'Occidente e l'Oriente. Ci siamo resi conto abbastanza rapidamente che questo era impossibile.

C'erano molti che volevano diventare ortodossi, ma ben presto il nostro gruppo sociale ha avuto una crisi interna. Abbiamo anche percepito qualche minaccia da parte delle autorità ecclesiastiche: al nostro sacerdote è stato proibito di ufficiare, è stato messo sotto pressione per tornare alll'ordo del rito latino.

E vedevamo che, anche se eravamo monaci, ci consideravano come persone che avevano attraversato un ponte. Rendendoci conto che condividevamo in qualche modo la fede ortodossa, e ci vedevamo come iniziati a questo approccio agli offici e ai testi sacri, non avevamo più bisogno del rito latino.

Il nostro monastero si trovava in Terra Santa, nei pressi di Gerusalemme, eravamo sotto l'autorità della Chiesa melchita, vicini agli arabi. Il patriarca locale ci ha accolto a braccia aperte, e noi che venivamo dalla Francia siamo rimasti 20 anni in Terra Santa fino a quando i francescani ci hanno dato lo sfratto, anche se avevamo firmato con loro un contratto di locazione di 90 anni.

Nei primi anni '90 abbiamo ricevuto la visita di ieromonaci del Monte Athos. Uno di loro, padre Ieronim, che aveva trascorso diversi anni alla Lavra delle Grotte di Pskov, e poi sul monte santo, rimase a Gerusalemme per due o tre anni. È questo padre Ieronim che mi ha portato all'Ortodossia e che poi, per così dire, mi ha tenuto a battesimo. Tutti i russi intorno a me a Gerusalemme mi dicevano: "Padre Basile, lei deve andare in Russia, la Russia è fatta per lei, la Russia ha bisogno di lei. "E io risposi: "Ma voi l'avete lasciata, perché?" E loro dicevano:" No, no, lei deve assolutamente andare in Russia, là c'è bisogno di lei".

In Russia, a quel tempo, c'era il caos. Era rischioso viaggiare in Russia. Ma a poco a poco mi sono reso conto che questo era quello che mi serviva, che dovevo andare in Russia. Ho deciso di far visita al vescovo di Cheboksary alla Pasqua del 1993.

Quando sono arrivato a Mosca, lo ieromonaco, oggi vescovo, Tikhon aveva preso la decisione di ripristinare la casa di città della Lavra delle Grotte di Pskov. Ho iniziato ad aiutarlo e siamo diventati amici, cosa che mi ha aperto il mondo in cui vivo oggi. Sono diventato amico di Olessia Nikolaeva, padre Vladimir Vigilianskij e di tutto il mondo tradizionale ortodosso che mi sembrava molto confacente. Poi sono andato a Pskov.

La Chiesa una di Cristo

Cosa pensa della riunione tra cattolici e ortodossi a Cuba?

Non mi disturba assolutamente perché ho la mia visione della Chiesa. La Chiesa una è la Chiesa di Cristo. Sono convinto che nel mondo ortodosso si realizza la pienezza della vita ecclesiale. Ci sono molte persone che potrebbero diventare ortodosse, ma per questo credo che dovremmo dare loro una possibilità e questa si trova nel dialogo. In questo incontro non vedo alcun posto per l'ecumenismo, che non porta a nulla, non può essere un ponte. Credo che l'Ortodossia dovrebbe diventare cattolica, vale a dire, universale. È come la santa Trinità, una e indivisibile, e il suo capo è Cristo.

Se confessi questa verità, niente e nessuno ti può allontanare da questo percorso di verità o farti dubitare. È essenziale che i cattolici si impegnino sul percorso che io ho seguito e riconoscano pienamente Cristo, come io l'ho riconosciuto nella Chiesa ortodossa.

Ho percorso una lunga strada, ho attraversato un ponte, e, come Abramo prima di entrare nella terra di Gerusalemme, ho sperimentato tentazioni. Il Signore le ha disperse con la ragione, dicendo: "Esci dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. "Anche a me, il Signore ha mostrato la via.

 
Pubblicati online documenti unici sulle chiese e cappelle demolite di Mosca

foto: mos.ru

Grazie a un nuovo progetto degli Archivi di Mosca e dell'Ispettorato statale per i beni immobili, sono ora disponibili online documenti unici su una serie di chiese e cappelle distrutte a Mosca negli anni '20 e '30.

Il progetto mira a identificare e pubblicare documenti legati all'aspetto storico della capitale, secondo il sito ufficiale del sindaco di Mosca.

Tutti i materiali finora identificati - piante, disegni, acquerelli di facciate - sono già disponibili online sul sito web degli Archivi di Mosca nella sezione "Documenti unici".  

"Grazie al nostro progetto educativo congiunto, i moscoviti potranno immaginare l'aspetto della città all'inizio del XX secolo. I documenti sulle 20 chiese e cappelle perdute da tempo hanno un valore storico e la pubblicazione di questi documenti consentirà ai cittadini di conoscere le perle dell'architettura ecclesiastica che non possono più essere viste", ha affermato Anastasia Rakova, vice sindaco di Mosca per lo sviluppo sociale.

foto: mos.ru

Tra i documenti più interessanti ci sono quelli che presentano le piante della cappella della chiesa di San Basilio di Cesarea con l'autografo del famoso architetto Fjodor Shekhtel, le piante ad acquerello e i disegni della facciata della Chiesa della santissima Trinità, come così come i disegni dell'iconostasi nella cappella della chiesa di san Nicola in via Mjasnitskaja.

la chiesa di San Basilio. Foto: cgamos.ru

I piani per la chiesa di san Ticone di Amatunte, composta da due chiese simmetriche ed esternamente separate, dimostrano una tecnica architettonica rara per Mosca.

All'inizio del XX secolo, la capitale aveva 10 cattedrali, 26 monasteri, 412 chiese ortodosse e 10 chiese di altre fedi. C'erano 166 chiese domestiche in ospedali, orfanotrofi e istituzioni educative. Negli anni '20 e '30 furono demolite 4 cattedrali, 8 monasteri, 11 chiese e diverse cappelle.

 
I leader del continente africano sono generalmente positivi riguardo alla Chiesa ortodossa russa

il metropolita Leonid di Klin firma i primi 115 antimensi per l'Africa. Foto: canale Telegram del metropolita Leonid

I leader di molti paesi africani hanno sostenuto la presenza della Chiesa ortodossa russa nel continente, ha affermato il metropolita Leonid di Klin.

Il metropolita Leonid di Klin, esarca patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Africa, ha affermato di voler visitare diversi paesi africani la cui leadership ha già sostenuto la creazione di parrocchie della Chiesa ortodossa russa nel continente, come riferisce Interfax.

"Alcune delle mie visite in diversi paesi africani sono già programmate: incontrerò presidenti, primi ministri e capi delle missioni diplomatiche. Molti di loro hanno approvato l'apertura dell'Esarcato dell'Africa", ha detto il metropolita durante una conferenza online il 16 febbraio.

L'esarca ha sottolineato che le persone nel continente hanno un'attitudine generalmente positiva riguardo alla Chiesa russa. "Stiamo arrivando con amore e con gioia e la gente ricorda i tempi sovietici in cui abbiamo formato eccellenti esperti in diversi campi", ha detto. E anche se Alessandria annullerà le sue decisioni a favore dello scisma, l'Esarcato patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Africa non sarà abolito. "Il tempo non favorisce il Patriarcato d'Alessandria", ha osservato il metropolita Leonid.

L'episcopato della Chiesa ortodossa d'Alessandria è stato fino a poco tempo prevalentemente greco. Il metropolita Leonid di Klin ha incdicato la preparazione del clero tra i residenti locali come un compito importante della Chiesa russa in Africa. "Il nostro compito principale è preparare l'episcopato africano, preparare sacerdoti, diaconi e, prima di tutto, vescovi. Ma abbiamo capito bene che ci vuole tempo, impegno e un'istruzione adeguata per preparare un vescovo degno, e abbiamo già iniziato a lavorarci sodo", ha detto il metropolita.

Secondo lui, nel continente arrivano già aiuti per le parrocchie ortodosse. Così, un vescovo della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Luka di Zaporozh'e e Melitopol, ha consegnato al clero tanzaniano oltre 60 chilogrammi di paramenti, tonache, set eucaristici, oggetti di culto, ecc.

Attualmente è in corso la registrazione dello statuto delle parrocchie patriarcali in Africa, dopodiché verranno aperti i conti per le donazioni.

"Ci sono molte persone che vogliono aiutare, e saranno in grado di fornire tutta l'assistenza possibile. I rapporti saranno quanto più trasparenti possibile, terremo conto di ogni centesimo, di ogni mattone che verrà acquistato con i fondi dei sostenitori", ha concluso l'esarca patriarcale.

Come riportato, l'esarca dell'Africa ha riassunto l'opera in Uganda e le attività del gruppo missionario in Tanzania dall'inizio dell'anno.

 
Alcune note preliminari sull’influenza della massoneria sul primo ecumenismo greco

Nella foto: il patriarca Ioachim III di Costantinopoli e il suo sinodo

La fin troppo ovvia tenacia con cui il clero e l’intelligentsia ecumenista hanno finora promosso e continuano a imporre il loro ordine del giorno, a prescindere da tutti gli ostacoli che incontrano, è forse un serio segno che il coinvolgimento della massoneria e del globalismo negli affari della Chiesa ortodossa è tutt’altro che terminato.

ancoratus.532@gmail.com

Introduzione

Nei nostri tempi stiamo tutti sperimentando il rapido e forzato avanzamento della globalizzazione nelle sue varie forme. Potrebbe darsi, però, che meccanismi globali così enormi e complessi come quelli che stanno dietro alla globalizzazione abbiano lasciato da parte la religione, che per tutti è il fattore più decisivo, il catalizzatore, delle questioni e delle complicazioni sociali? L’ecumenismo come movimento religioso che gradualmente – anche se molto costantemente – mescola le religioni e le denominazioni in un insieme quasi uniforme, sconfiggendo l’autocoscienza dogmatica di gruppi religiosi molto diversi, ha a che fare con la globalizzazione o no?

Le società segrete, in particolare la massoneria tra loro predominante, hanno iniziato a pubblicare ampie informazioni sui loro appartenenti, documenti in precedenza strettamente riservati. Grazie a questo sviluppo, possiamo tracciare l’attività di alcuni prestigiosi sacerdoti e teologi ecumenici, all’interno del Patriarcato Ecumenico e della Chiesa di Grecia, notandone lo stato massonico e la disposizione pro-masonica. Confrontando alcuni aspetti distintivi del loro pensiero e della loro attività pratica con i resoconti e le linee direttive ufficiali dei massoni, per esempio il disprezzo per i dogmi della Chiesa, la proclamazione di un’imminente unificazione delle religioni, e così via, sembra che la presunta identificazione di quegli uomini di chiesa come massoni o teosofi possa essere pienamente accertata. Questo articolo si concentra in particolare sui casi dei ben noti patriarchi greci Joachim III di Costantinopoli (1878-1884 e 1901-1912) e Meletios IV (di Costantinopoli 1921-1923 e di Alessandria 1926-1935) e degli illustri professori di teologia greci Nikolaos Luvaris (1887-1961), Dimitrios Balanos (1877-1959) e Amilkas Alivizatos (1887-1969). Descrive il loro contributo immediato o mediato all’ecumenismo e mette in luce le tattiche da loro impiegate per raggiungere determinati obiettivi. La loro epoca, i primi decenni del XX secolo, è stata caratterizzata da uno vigoroso e globale sforzo massonico e teosofico per promuovere non solo l’ecumenismo interreligioso e inter-cristiano, con il Consiglio Ecumenico delle Chiese come la sua la manifestazione più nota, ma anche un governo embrionale globale (la Società delle Nazioni). Anche se questo articolo racconta sviluppi che riguardano solo gli affari della Chiesa greca, l’autore ha trovato prove che coinvolgono anche la teologia russa e la Chiesa romena, campi di una possibile ricerca futura.

San Nikolaj Velimirovich, nell’anno 1930, durante una conferenza ortodossa al monastero di Vatopedi sul Monte Athos, che si teneva in preparazione per un già previsto, anche se a uno stadio così precoce, Concilio ecumenico ortodosso, fece una sorprendente valutazione – sconosciuta alla maggior parte della gente – della minaccia che la società segreta dei massoni pone alla Chiesa; affermò: “La questione della massoneria. La grande Chiesa di Costantinopoli ha notato nel proprio elenco alcune eresie con il loro nome, come l’uniatismo, il chiliasmo ecc., ma il pericolo massonico supera tutti gli altri pericoli e purtroppo numerosi intellettuali vi sono affiliati. Questo è il nuovo arianesimo; e davanti a noi c’è una grande lotta, che dobbiamo intraprendere senza paura nel nome di Dio. La più grande minaccia al cristianesimo nel mondo non è il bolscevismo né altro, ma la massoneria, perché è un nemico sia esterno che interno. Diciamo che la religione cristiana è la Religione, la sola religione, e che l’Ortodossia è l’unica vera religione; Ma [i massoni] rinunciano al Vangelo e a Cristo, mettendoli allo stesso livello di Mosè, Buddha, Maometto”. [1] Di conseguenza la conferenza definì ripetutamente ha definito le tendenze dell’ateismo, della massoneria, della teosofia e dello spiritismo come questioni che devono essere affrontate attraverso una cooperazione inter-ortodossa. [2]

Anche se l’avvertimento di san Nikolaj fu alla fine ignorato, e quindi non fu preso in considerazione dalle successive conferenze preliminari degli anni ‘60 e ‘70, e nello stesso tempo un brigadiere della gendarmeria greca, Alexander Drempelas, tra molti altri studiosi, fece eco alle parole di san Nikolaj evidenziando il grave pericolo massonico che incombe sull’Ortodossia greca e sullo Stato greco; nel suo libro Il problema della polizia greca (1970) il brigadiere Drempelas presentò il suo stesso resoconto: “Appartengono alla massoneria tanti intellettuali, politici, giudici, funzionari statali di alto rango, ufficiali dell’esercito, soldati, tutti i greci americani ricchi e vescovi o teologi. Questi ultimi, diventati massoni come teologi individuali, sono stati promossi diligentemente nella gerarchia dell’Ortodossia e sono diventati le peggiori rovine della nazione. La loggia di Atene fino all’anno 1963 aveva come suo gran maestro il rettore dell’Università, che era anche professore di una facoltà teologica, e un ex avvocato”. [3]

Ci troviamo di fronte alla solita teoria della cospirazione, o ci sono prove sostanziali per sostenere tali rivendicazioni?

I riferimenti casuali allo stato massonico di prestigiosi primati e teologi della Chiesa greca, emersi occasionalmente da vere fonti massoniche, erano in passato trattati per la maggior parte e così a lungo, con un ben intenzionato dubbio, presumibilmente come se fossero messi di auto-promozione dei massoni [4] o anche come propaganda sovversiva dei vecchi calendaristi greci (GOC) per abbattere le istituzioni ecclesiastiche ufficiali. [5]

Sembra, però, che la massoneria e le sue società affini, alla fine libere da secoli di persecuzioni di re e di papi, oggi abbiano spensieratezza di rivelare sempre più i loro segreti un tempo ermeticamente sigillati per quanto riguarda la loro infiltrazione in varie strutture sociali, politiche, culturali e religiose. Per esempio, il libro di Manfred Agethen, Secret Society and Utopia, una ricerca dettagliata relativa all’attuazione del piano degli illuminati alla fine del XVIII secolo per conquistare lo Stato tedesco, è indicativo di questo nuovo approccio riveduto agli eventi storici.

Un altro esempio è l’istituzione massonica COMALACE (Contribution des Obédiences Maçonniques Adogmatiques et Libérales A la Construction Européenne), un’associazione di giurisdizioni massoniche militanti, che funziona nei nostri giorni nel cortile dell’Unione Europea. [7] Così incarna in modo molto ufficiale il ruolo prominente che la massoneria si aspetta di svolgere negli sviluppi futuri in Europa, mirando alla secolarizzazione delle società un tempo cristiane del nostro continente.

L’odio atavico delle società segrete verso il dogma della Chiesa

Su basi teoriche, la massoneria, la teosofia e il rosicrucianesimo hanno sempre propagandato il loro disprezzo dei dogmi della Chiesa, sostenendo di instaurare invece un cristianesimo filosofico o gnostico – cioè un cosiddetto “cristiano esoterico” e “tollerante” – adatto al proprio relativismo religioso (si tratta del vecchio motivo massonico del “Gesù buono, amorevole e umile” contro “l’odiosa, presuntuosa e intollerante Chiesa dei chierici” [8] o per dirla in altri termini: “più cristianesimo e meno ortodossia”. [9]

Manly Palmer Hall (1901-1990), un grande mago e luciferiano e anche un celebrato massone, ha scritto in uno dei suoi libri più citati: “Il vero massone non è legato a un credo. Realizza con l’illuminazione divina della sua loggia che, come massone, la sua religione deve essere universale: Cristo, Buddha o Mohammed, il nome significa poco, perché riconosce solo la luce e non il portatore. Rende culto in ogni santuario, si inchina davanti a ogni altare, che sia tempio, moschea o cattedrale, rendendosi conto con la sua vera comprensione dell’unità di ogni verità spirituale. Tutti i veri massoni sanno che gli unici pagani sono coloro che, avendo grandi ideali, non vivono alla loro altezza. Sanno che tutte le religioni sono una storia raccontata in molti modi per i popoli i cui ideali sono diversi, ma il cui grande scopo è in armonia con gli ideali massonici”. [10]

La stessa posizione riguardo alla Chiesa è sostenuta dai rosacrociani (rappresentati in gran parte dall’Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis, AMORC), una società segreta la cui storia è intrecciata con quella dei massoni. [11] Nel proprio opuscolo del 1942 intitolato “Make Your Own Prophecies” in cui i rosacrociani prevedono anche lo sviluppo della “realtà virtuale (digitale)” di oggi [12], l’AMORC “prevede” anche la creazione di una religione o una chiesa uniforme: “Allora, che cosa riserva il futuro per la religione? Noi prevediamo un panteismo mistico come religione di domani. La dottrina centrale di questa religione sarà che un’intelligenza universale, come serie o concatenazione di cause creative e perfette nel suo insieme, pervade ovunque e tutto. Anche se è assolutamente impersonale, fornisce nella sua perfezione una facoltà all’uomo, a cui egli può attingere per prevenire e rimuovere qualsiasi discordanza in sé o nelle sfere delle sue attività di vita [...] Non sarà solo una fede nella fratellanza dell’uomo, ma in una fratellanza dell’essere. [...] Non ci saranno chiese, ma una chiesa. Non ci saranno sette, ma livelli e gradi di comprensione. L’uomo avanzerà dall’uno all’altro quando si dimostrerà competente. Nessun uomo avrà la comprensione assoluta di questa mente universale, poiché dovrebbe essere consapevole di tutto ciò che essa comprende. Allo stesso modo, nessun uomo ne avrà una concezione sbagliata, perché ogni stato di coscienza sarà correlato al conseguimento personale dell’individuo”. [13] È ovvio che i rosacrociani dichiarano la prossima abolizione di dogmi e credenze, e anche delle nozioni di ortodossia e di eresia, e l’assoluta dominanza di una fede di tipo buddhista o New Age in un “dio” impersonale.

Quelle stesse prospettive delle società segrete, una minaccia per tutti i credi consolidati, sono state portate avanti da Alice A. Bailey (1880-1949), la persona più influente del movimento New Age, derivato dalla Società Teosofica. La sua attrazione per la massoneria e la sua repulsione verso la Chiesa è espressa nelle sue stesse parole: "Sono questi misteri che Cristo ripristinerà al suo ritorno, ravvivando così le chiese in una nuova forma e ripristinando il mistero nascosto che da tempo hanno perso attraverso il loro materialismo. Anche la massoneria ha perso la vera vita che una volta possedeva ma, nelle sue forme e rituali, la verità è preservata e può essere recuperata. Questo lo farà il Cristo. [...] La presentazione della verità religiosa in passato ha bloccato la crescita dello spirito religioso; la teologia ha portato l'umanità alle porte stesse della disperazione; il delicato fiore del Cristo è rimasto sbiadito e imprigionato nelle grotte scure del pensiero dell'uomo; l'adesione fanatica alle interpretazioni umane ha sostituito il vivere cristiano; milioni di libri hanno cancellato le parole vive di Cristo; gli argomenti e le discussioni dei sacerdoti hanno spento la luce che il Buddha ha portato e l'amore di Dio come rivelato dalla vita di Cristo è stato dimenticato, mentre gli uomini hanno litigato su significati, frasi e parole". [14]

Le ramificazioni pratiche di un simile approccio occulto all'aspetto religioso della globalizzazione, che minaccia in modo militante il fondamento della fede cristiana, possono ora essere meglio chiarite grazie all'abbondanza di fonti relative; queste fonti sono state declassificate a causa della sensazione di sicurezza di cui godono oggi le società occulte.

Patriarchi massoni e teologi simbolici della sovversione massonica

Recenti studi indicano che alcune persone molto importanti nelle Chiese di lingua greca, cioè i patriarcati del Vicino Oriente e la Chiesa di Grecia, vescovi e teologi, erano effettivamente massoni sotto copertura.

Riveliamo qui per la prima volta alcune altre informazioni, molto importanti nell'umile opinione dell'autore:

Il patriarca Joachim III di Costantinopoli (1878-1884 e 1901-1912); è definito massone in varie fonti massoniche; Per esempio nel sito ufficiale della Gran Loggia di Grecia [15], nell'opera di Manolis Fysentzides (in due volumi) Illustri e famosi massoni greci 1880-1970, [16] e anche nell'Enciclopedia della Massoneria di Nestor Laskaris (1951), Ripubblicato (2001) come Il lessico nero della massoneria greca da parte dell'ex massone e poi scrittore e giornalista anti-massone, il defunto Basilio Lampropoulos. [17] Quelli che ritengo però elementi di prova inequivocabili in questo contesto sono in primo luogo un riferimento molto breve all'adesione di Joachim alla Loggia Progresso ("Πρόοδος"), annotato nei registri del diario personale del rinomato matematico greco Konstantinos Karatheodori (Fysentzides concorda sull'adesione di Joachim a quella stessa loggia). [18] Karatheodori (1873-1950) è ritenuto da molti il tutore di Albert Einstein. Il suo diario è stato pubblicato come appendice all'interno di una monografia scritta da Maria Georgiadou. [19] L'autore del diario, Karatheodori, che probabilmente era lui stesso massone, dal momento che era a conoscenza dell'affiliazione di altri massoni ad alcune logge, testimonia attraverso questo diario l'appartenenza massonica – tra le altre – del patriarca Joachim III, e anche di professore di teologia Dimitrios Balanos (vedi oltre) e del noto politico greco Eleftherios Venizelos. Ciò che ritengo significativo in questo diario, pubblicato quasi 60 anni dopo la morte di Karatheodori, è che non poteva essere parte di una tendenza premeditata e fuorviante di propaganda massonica. Sono note riservate per riferimento personale e, quindi, prove essenziali della materia in questione. Si potrebbe anche sottolineare il fatto che fu Karatheodori a salutare ed esaltare il patriarca Joachim III con un discorso di apprezzamento alla sua seconda intronizzazione l'11 giugno 1901. [20]

Il secondo indizio più importante è un'iscrizione massonica in piena vista dei greci di Costantinopoli negli ultimi 130 anni. È il simbolo di "squadra e compasso" massonici impressa su uno dei parapetti della torre della Grande Scuola della Nazione (Μεγάλη τοῦ Γένους Σχολή) a Costantinopoli. Il simbolo massonico decora il nome dell'architetto che ha costruito la grande scuola, Konstantinos Dimades (Κωνσταντῖνος Δημάδης) e l'indicazione 1881 (la scuola fu completata nel 1882). La Grande Scuola della Nazione, in realtà, è stata costruita con decreto del patriarca Joachim III e sotto il suo auspicio. [21] È fuori discussione che quest'iscrizione sia mai potuta sfuggire all'attenzione del patriarca Joachim III fino alla sua morte, 28 anni dopo. Dato che egli è stato uno dei più potenti patriarchi negli ultimi secoli e avrebbe potuto far cancellare l'iscrizione con un piccolo gesto della mano, è naturale supporre che abbia dato il suo consenso esplicito o tacito. Il secondo mandato del patriarca Joachim (1901-1912) traccia una linea apparentemente indelebile tra il passato del Patriarcato Ecumenico e il suo futuro in quanto riguarda l'ecumenismo. L'approccio ecumenico di Joachim alla divisione del cristianesimo è stato lodato dai suoi contemporanei; Secondo il necrologio di Le Figaro alla morte del Patriarca: "La sua preoccupazione principale era un approccio il più vicino possibile tra i tre grandi rami del cristianesimo, cioè ortodossi, cattolici e protestanti. In breve, già nei primi giorni del suo secondo mandato aveva assunto il ruolo di un pacificatore generale tra le confessioni cristiane, basando le sue speranze sul comandamento di colui che disse: Tutti quelli che credono in me, devono amarsi reciprocamente come fratelli". [23] Dalla seconda inaugurazione del suo mandato nel 1901, non c'è mai più stata una condanna della massoneria o di un'altra società segreta da parte del patriarcato di Costantinopoli, né di alcuna delle denominazioni cristiane eretiche, in contrasto con i precedenti decreti emessi in comune dai patriarchi dell'Oriente. [24]

Il suo più grande contributo al movimento ecumenico e all'eresia dell'ecumenismo fu la sua famosa enciclica del 1902, riconosciuta come il suo punto di partenza [25]; in essa il patriarca Joachim attribuiva chiaramente l'ecclesialitа al papato e al protestantesimo, denominandoli "chiese" e "grandi propaggini (ramificazioni)" del cristianesimo, evitando contemporaneamente in modo molto spttile di definire la Chiesa ortodossa come l'antica una, santa, cattolica e apostolica. Al contrario, contrariamente alla dottrina ortodossa [26], poneva nel futuro la realizzazione delle parole del Signore, affermando che ci sarà "un solo gregge e un solo pastore" (Giovanni 10:16), quando tutte le confessioni cristiane si uniranno le une con le altre. Nelle sue stesse parole: "Inoltre, è gradito a Dio e in accordo con il Vangelo, esplorare come le santissime Chiese autocefale valutino i nostri rapporti attuali e futuri con le due grandi propaggini del cristianesimo, in altre parole la Chiesa occidentale e quella dei protestanti [...] la Santa Chiesa è una in realtà [definita] in una fede identica e in somiglianza dimorale e di usanze, in accordo con le decisioni dei sette Concili ecumenici, e dovrebbe essere una, e non molte e diverse tra loro per quanto riguarda i loro dogmi e le istituzioni fondamentali di governo ecclesiastico [...] [quindi dovremmo pensare a come] esplorare punti di convergenza e di contatto o anche di reciproca legittima omissione, fino al completamento dell'intero compito, nel corso del tempo, grazie a cui si compità la parola del nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo su un solo gregge e un solo pastore, portando gioia e profitto comuni". [27]

Il patriarca Joachim III era anche un innovatore nel senso più ampio, in quanto si prefiggeva di alterare le vecchie e certe norme della Chiesa; nonostante il suo soggiorno al Monte Athos (1889-1901), che i suoi ammiratori tendono a illustrare come simile alle lotte ascetiche dei santi Padri [28], "proponeva i seguenti suggerimenti: che il digiuno sia mitigato e che sia permesso il consumo di uova e di latte; che le funzioni della chiesa siano abbreviate; che l'abbigliamento dei chierici sia modificato; che il calendario gregoriano sia adottato e i divieti coniugali siano ridotti". [29]

Sembra che la sua condotta in generale, come anche il comportamento scandaloso, pernicioso e autoritario dei suoi seguaci e associati, gli abbia guadagnato la reputazione di massone tra i suoi nemici, come attesta una narrativa rilevante. [30]

Il patriarca Meletios IV (Metaxakis), metropolita di Kiti a Cipro (1910-1918); metropolita di Atene (1918-1920); patriarca di Costantinopoli (1921-1923) e di Alessandria (1926-1935).

Il caso di Meletios è di gran lunga il più tipico della connessione intima tra la massoneria e l'ecumenismo nelle sue fasi iniziali, e di tutte le sue concatenazioni in vari settori, in particolare nella politica.

La reputazione del patriarca Meletios come massone influente circolava mentre era ancora vivo. Il Lessico massonico dei massoni austriaci Eugen Lennhoff e Oskar Posner, già nella sua versione iniziale del 1932, si riferisce a Meletios come figura emblematica tra i massoni nel clero cristiano ortodosso. [31] Mi sembra significativo che quest'informazione sia stata fornita mentre Meletios Metaxakis era ancora vivo e in realtà non molto vecchio (nacque nel 1871 e morì nel 1935). Inoltre, in un necrologioo scritto nel 1967 dall'amico e confratello massone Alexandros Zervoudakis e pubblicato nella rivista ufficiale della massoneria greca, Meletios è lodato, perché "...ha ricevuto la luce massonica all'inizio del 1909. è rimasto a Costantinopoli per un altro anno e ha studiato con passione la dottrina massonica, che gli ha permesso di pianificare in modo veramente massonico tutte le sue azioni e parole, come abbiamo visto nella nostra breve narrazione della sua attività. In ogni occasione, la sua giustizia e le sue vere virtù massoniche lo guidavano naturalmente e spontaneamente, si direbbe, verso cosa dire e come agire – un immenso esempio di effetto della massoneria sulla formazione del carattere umano quando si è disposti ad accettare nella propria anima i suoi insegnamenti, cioè quando si nasce come massone, come lo fu Meletios. Dopo la sua iniziazione, il fratello Meletios avrebbe seguito le sessioni e le attività massoniche in ogni luogo in cui si trovava nella sua vita impegnativa, ogni volta che le circostanze e il suo ambiente gli permettevano di farlo". [32] Il santo anziano Filotheos Zervakos di Paros, nel corso degli anni, incolpò ripetutamente Meletios per l'introduzione del calendario gregoriano in alcune delle Chiese ortodosse locali (cosa che ha successivamente causato molteplici scismi successivi) e lo definiva apertamente un massone; in un rimprovero scritto, un articolo rivolto al patriarca Athenagoras, l'anziano Filotheos osserva che si sarebbe aspettato che "lei prendesse parte al ripristino dell'unità della nostra Chiesa, in cui la divisione e lo scisma sono stati promossi da innovazioni improvvide, senza scopo, inappropriate e diaboliche, vale a dire l'introduzione del calendario gregoriano (papale), intrapreso dal suo predecessore masonico Meletios Metaxakis, che attirò nel suo schema Chrisostomos Papadopoulos, allora arcivescovo di Atene". [33]

Di fatto, l'adozione del nuovo calendario serviva come mezzo per avvicinarsi alle confessioni cristiane occidentali, esattamente come aveva dichiarato la famosa enciclica del 1920, rivolta dal Patriarcato Ecumenico a tutte le Chiese ortodosse: "Quest'amicizia e la benefica reciproca disposizione possono essere rese manifese e corroborate, a nostro avviso, in particolare nei seguenti modi: a) con l'adozione di un calendario comune, in modo che tutte le chiese celebrino allo stesso tempo le grandi feste cristiane". [34] Meletios stesso, tre anni dopo, dichiarò che "tra le questioni di cui ci occupiamo, abbiamo anche elencato quelle che riguardano l'unione di tutte le Chiese, in particolare l'unione tra la Chiesa ortodossa e quella anglicana. È per questo che salutiamo con favore vostra Grazia [Charles Gore, ex vescovo di Oxford] con gioia speciale, come presidente del comitato che a Londra lavora per lo stesso scopo". [35]

Come è evidente nelle transazioni di questa stessa Conferenza pan-ortodossa tenutasi a Costantinopoli nel 1923, Meletios intratteneva le stesse idee "progressiste" che erano state sostenute anche dal patriarca Joachim III. [36] Dopo la sua morte il 27 luglio 1935, il Church Times (2.8.1935) commentava nel suo necrologio: "Se gli fosse stata concessa la sua ambizione, quella di diventare patriarca di Gerusalemme, avrebbe tenuto nella sua stessa persona quasi ogni grande sede nell'antica Chiesa ortodossa. In ogni ogni occasione non fece segreto dei suoi principi di riformatore conservatore, facendo sapere in America che avrebbe accolto con favore un episcopato sposato, che non avrebbe più dovuto provenire dalla riserva in declino dei monasteri, e che avrebbe promosso i capelli corti e i "vestiti clericali" come sostituto delle non molto antiche tonache monastiche indossate dai sacerdoti ortodossi di oggi [...] e fu in grado di fare il primo grande passo in avanti verso l'intercomunione anglo-ortodossa con il suo riconoscimento ufficiale degli ordini anglicani, "altrettanto buoni come quelli di Roma". Se desiderava il trono di Gerusalemme, era perché sentiva che avrebbe potuto trascorrere gli ultimi anni della sua vita a compiere le riforme che là erano tanto necessarie quanto sgradite". [37]

Nello stesso modo in cui, circa 25 anni dopo, il patriarca Maximos V (1946-1948) sarebbe stato rovesciato in modo anti-canonico dalla sede di Costantinopoli e sarebbe salito al potere il patriarca Athenagoras I, anch'egli massone, assistito dal suo "fratello massone", il presidente americano Harry Truman (per mezzo di una pressione psicologica esercitata su Maximos da parte dei governi della Grecia, della Turchia e degli Stati Uniti – fatti che si trovano al di fuori degli scopi di questo saggio), anche l'ascesa di Meletios al trono patriarcale fu segnata da una serie di violazioni dei canoni e di interventi politici e si è rivelò un colpo di stato ecclesiastico!

La rivista massonica greca Pythagoras, pubblicazione ufficiale della Gran Loggia di Grecia, ha rivelato alcune informazioni molto interessanti sullo stato della massoneria tra i greci di Costantinopoli all'inizio del XX secolo: "Allo stesso tempo, l'ampia partecipazione dei membri della loggia non solo all'Organizzazione Costantinopolitana, ma anche al Consiglio Nazionale Misto è impressionante, poiché il Consiglio era in un certo senso il governo non ufficiale della romanità di Costantinopoli e anche un associato immediato del Patriarcato Ecumenico. Indubbiamente, il primate della sede ecumenica e le persone che lo circondavano erano consapevoli dello stato massonico di alcuni dei membri del Consiglio Nazionale Misto; tuttavia, lo status sociale di questi individui non permetteva di metterli in dubbio. Dopo tutto, la loro posizione nel Consiglio era elettiva e sarebbe entrata in vigore attraverso le elezioni svolte nelle comunità locali". [38]

Con questa analisi, il contributo del Consiglio Nazionale Misto all'ascesa di Meletios al potere assume un significato completamente diverso. Il celebre teologo greco (ed esperto di dogmi) Chrestos Androutsos (1869-1935), famoso anche per la sua padronanza della filosofia, poco dopo l'intronizzazione di Meletios pubblicò la propria valutazione canonica della procedura elettorale. Tra le altre violazioni, il professor Androutsos stigmatizzò l'esonero non canonico dal processo elettorale di molti elettori legittimi residenti nella campagna, con il pretesto della guerra in corso tra Grecia e Turchia: "Per la maggior parte non sono stati eletti dai compatrioti della loro eparchia, secondo l'ordine che è sempre stato mantenuto in ogni eparchia e come richiedeva la citata enciclica conciliare, ma sono stati eletti tra i cristiani di Costantinopoli provenienti dalle eparchie. Forse sarebbe stato accettabile se i rappresentanti delle eparchie sotto l'occupazione di Kemal fossero stati eletti a Costantinopoli. Contrariamente a tutte le ragioni e le leggi, tuttavia, anche i rappresentanti di altre eparchie sono stati eletti a Costantinopoli, senza la partecipazione delle eparchie stesse, e alcuni di essi sono stati eletti dalla stessa conferenza [elettorale]". [39]

Ciò portò alla formazione di un consiglio di elettori pro-Meletios, dal momento che i sostituti di tutti quei rappresentanti che non ce l'avevano fatta ad arrivare a Costantinopoli per la giornata elettorale sono stati eletti a Costantinopoli, sotto l'influenza del Consiglio Nazionale Misto. Così, la composizione del corpo elettorale è stata fortemente alterata a favore del massone Meletios! Secondo il Times: "Meletios è un uomo di cui il carattere e la carriera attirano il nostro interesse... [...] poi, nel 1921, venne un'invito all'ufficio superiore, con la sua elezione, sotto l'influenza dei partigiani venizelisti, al patriarcato di Costantinopoli”. [40]

Questa e tutte le altre violazioni canoniche furono esaminate e condannate in una conferenza a Salonicco (dicembre 1921), convocata da vescovi "rinnegati" [41], ma senza alcun risultato. Il patriarca Meletios doveva rimanere patriarca ecumenico finché non avesse completato il suo compito rovinoso.

Nikolaos Luvaris, professore di teologia (1887-1961). È considerato uno dei più grandi pensatori della Grecia moderna. [42] Il suo status massonico è affermato in una serie di stimate edizioni massoniche. [43]

Nikolaos Luvaris era inoltre uno dei membri fondatori di una società di spiritisti chiamata Comitato per la Ricerca dei Fenomeni Metapsichici (Ἐπιτροπὴ Μελέτης Μεταψυχικῶν Φαινομένων) [44], cosa che sembra veramente naturale, se si ricorda che la fondatrice della moderna teosofia, Helena Petrovna Blavatsky, e numerosi altri teosofi, all'inizio della loro attività spirituale, furno attivi come spiritisti e medium. [45] Il professor Luvaris, tra le sue altre opere, ha supervisionato la pubblicazione di un lavoro fondamentale dell'occultismo del XX secolo, I grandi iniziati, compilato dall'autore francese ed ex teosofo Édouard Schuré (1841-1929), discepolo luciferiano e devoto del fondatore tedesco dell'antroposofia Rudolf Steiner (un ex rosicruciano; Steiner lodava l'opera teatrale di Schuré I figli di Lucifero). [46]

In quest'opera collettiva (di Éd. Schuré, C. Potter, K. Mimikos, R. Rolland, L. Fischer, Funck & Brentano) i fondatori di tutte le religioni sono collettivamente etichettati come "iniziati" (nemmeno come "iniziatori") e messi allo stesso livello, come se fossero legittimi esponenti di una comune spiritualità religiosa mondiale. Anche se Luvaris prende le distanze dal modo in cui la storia di Gesù è presentata da Éd. Schuré e C.F. Potter in questo libro [47], non fa lo stesso per quanto riguarda la narrazione di Mosè, in cui C.F. Potter ha inserito molti elementi occulti, attribuendo poteri magici a Mosè e ad Aronne e raffigurando la religione mosaica come un amalgama modificato di costumi e superstizioni primitive e barbare. [48]

Luvaris ha anche scritto la prefazione di un'altra opera di Schuré, Dalla sfinge a Cristo. Una storia occulta, in cui l'autore apprezza il contributo di Lucifero all'evoluzione umana e universale. Schuré scrive: "Nella tradizione giudeo-cristiana la lotta nei cieli è chiamata 'La caduta di Lucifero'. Questo incidente, che ha preceduto e causato la creazione della Terra, non fu casuale. È parte del piano divino; La decisione è stata lasciata all'iniziativa delle Potenze... [...] Lucifero non è Satana, lo spirito del male, come è stato rappresentato dalla tradizione ortodossa e popolare [...] Vedremo più avanti perché Lucifero, lo spirito della conoscenza e della libera individualità, era necessario nel mondo quanto Cristo, lo spirito dell'amore e del sacrificio; come l'intera evoluzione umana nasce dalla loro competizione; come, infine, la loro armonia ultima e più alta deve coronare il ritorno dell'uomo alla divinità". [49]

Tuttavia, nel suo prologo a questo stesso libro, Luvaris parla di Édouard Schuré come "araldo ispirato del mondo futuro [...] amabile filosofo e poeta [...] eletto trovatore della poesia e della redenzione, interprete entusiasta della grande nostalgia dell'umanità". [50]

Il professor Nikolaos Luvaris ha difeso con forza l'introduzione degli studi religiosi, in particolare la psicologia della religione, nel programma delle scuole teologiche greche [51]; si vede chiaramente nei suoi scritti che, in difesa della religione, ha scelto di utilizzare gli studi religiosi e la psicologia della religione invece dei dogmi e degli insegnamenti patristici. Ha inteso dimostrare in modo scientificamente approvato il carattere globale del fenomeno religioso e, di conseguenza, la sua ontologia innata nell'esistenza umana; la sua apparente intenzione era di attaccare il positivismo. Tuttavia, questa elevazione indiscriminata da parte di Luvaris del fenomeno religioso, che si manifesta in varie forme di misticismo, in modo indipendente dalle affiliazioni denominazionali, naturalmente oscurava la divisione tra l'ortodossia e l'eresia; egli ha osservato: "È vero che molte persone disprezzano l'uso della psicologia nella teologia, in particolare l'elevazione della conoscenza dei tipi psicologici e della varietà nelle loro manifestazioni religiose, come esagerazione, come psicologia, come comprensione parziale – solo nella loro prospettiva soggettiva e psicologica – dei fenomeni religiosi. Questo è per eccellenza il caso della teologia dialettica. Tuttavia, trascura non solo il fatto che le differenziazioni nella religiosità sono anch'esse un'opera di Dio, ma anche la negligenza nel conoscere i tipi psicologici e la varietà delle loro espressioni religiose porta ad estremi, seppure contrari a quelli che lo psicologismo pone come minaccia". [52] Tra le fonti utilizzate dalla psicologia della religione, il professor Luvaris enumera "quarto: le biografie di eccellenti figure religiose, di qualità che troviamo nei libri della Sacra Bibbia, nelle vite di Plotino e di Porfirio, nelle fonti della biografia del Buddha, nell'agiologia del Medioevo". [53] La pietra di prova di Luvaris per la valutazione dei fenomeni religiosi non è il timone della "mente" patristica, ma ... la psicologia moderna (!): "Dopo tutto, nella teologia storica risiede un grande tesoro di fatti e fenomeni psichici di esperienza interiore, sogni, visioni, profezie, movimenti ascetici, eresie, forme di comunione ecclesiale. La comprensione della psicologia della religione e, di conseguenza, della causalità interna della vita religiosa dell'anima, contribuisce alla diagnosi della loro natura, dei loro motivi e scopi; Così li rende esplorabili dall'interno e spegne il pericolo di trascurarli, nella presunzione che siano fenomeni impermeabili alla ragione". [54]

Non si può non notare che anche la fondatrice della teosofia moderna, Helena P. Blavatsky, pensava alla psicologia come strumento per la demitologizzazione e rivalutazione delle verità religiose: "...la differenza tra credo e pratica religiosa era solo esterna [ ...] Spetta alla filologia e alla psicologia trovare il bandolo della matassa. Ciò fatto, si accerterà poi che, rilassando un singolo ciclo dei vecchi sistemi religiosi, la catena del mistero può essere sciolta". [55]

L'eredità ecumenica di Luvaris è stata sostenuta dal suo discepolo preferito, il professor Evangelos Theodorou (n. 1921), dell'avanguardia dell'ecumenismo greco; penso che la dica lunga il fatto che il professor Theodorou (spero inconsapevolmente) ha occasionalmente espresso concetti e slogan del New Age, come per esempio "unità nella diversità" [56], che sono stati introdotti per la prima volta in Occidente da H. P. Blavatsky e dai suoi discendenti spirituali. [57]

Dimitrios Balanos, professore di teologia (1877-1959). Lo status massonico di Balanos rimane in gran parte sconosciuto fino ad oggi, ed è stato reso noto a chi scrive solo attraverso le suddette note di diario del professor Karatheodori. [58] Il contributo scientifico specifico di Balanos all'ecumenismo deve ancora essere adeguatamente esaminato; senza dubbio, "fu uno dei primi ad impegnarsi nei temi del ravvicinamento tra le Chiese cristiane; e non solo compose trattati pertinenti come "La necessità della cooperazione tra le Chiese" (1932) e "La Chiesa greca e le sue relazioni con le altre Chiese" (1940), ma partecipò anche alle conferenze ecumeniche di Copenaghen, Stoccolma, Losanna e Praga". [59]

Il professor Balanos è stato visto da alcuni professori più conservatori come un razionalista, i cui "scritti dogmatici non contengono nulla di notevole, perché basati su prototipi occidentali. Poiché egli era immerso in uno spirito di razionalismo, egli stesso non era soddisfatto della sua occupazione con la didattica dogmatica e, pertanto, si rivolse ad altri campi [...] era privo della capacità di approfondire profondamente lo spirito patristico e di lodarne le persone e le idee [...] Il suo interesse per il movimento ecumenico e [nel forgiare] una stretta connessione tra la Chiesa e il mondo era grande". [60] Le visioni relativiste di Balanos riguardo ai dogmi della Chiesa sono evidenti dal fatto che sottovalutò il significato della polemica palamita; nelle sue stesse parole: "È triste che sia stato sparso così tanto inchiostro e che una questione così contraddittoria del nostro intelletto abbia occupato – con tanta passione da entrambe le parti – uomini che altrimenti erano illustri nel loro tempo, anche se lo Stato si trovava in circostanze gravi". [61]

Ciò nonostante, il suo caso è di particolare interesse per noi per un ulteriore motivo. Ci aiuta a cogliere i meccanismi difensivi all'interno dell'infiltrazione massonica, il suo "sistema immunitario" attentamente conservato, per contrastare i contrattacchi della Chiesa. Il professor Balanos, insieme a cinque teologi accademici (Alivizatos, Papamichael, Dyovouniotes, Sotiriou e Stephanides) ha pubblicato un'estesa "valutazione di esperti" riguardo al molto discusso carattere religioso della massoneria. La valutazione, emessa da questo comitato di sei membri, fu indotta da un appello precedente della Chiesa greca (2530/1593 del 04.11.1932) alla Scuola di teologia di Atene. Il comitato assolse la Massoneria, affermando come conclusione che "non vi è alcun motivo per cui la Chiesa ortodossa dovrebbe entrare in conflitto con la massoneria, a maggior ragione poiché la maggior parte dei suoi membri mantiene un legame insolubile con la Chiesa madre, di cui desiderano rimanere i figli fedeli”. Oggi sappiamo che almeno due professori, un terzo del comitato, erano in realtà massoni (Alivizatos e Balanos).

Questa valutazione di esonero fu decisamente rifiutata dal Santo Sinodo, a favore della valutazione del professor Panagiotes Bratsiotis (1889-1982), che era stata presentata in modo indipendente e che fu adottata dalla Chiesa: qui la Massoneria era caratterizzata come una religione incompatibile con il cristianesimo, una continuazione di antichi movimenti mistici dannosi all'auto-comprensione cristiana. [63]

La testimonianza personale posteriore di Balanos dell'innocuità degli insegnamenti massonici e della loro compatibilità con il cristianesimo è stata sfruttata dalla massoneria ufficiale greca per contrastare non solo la dura critica del professor Bratsiotis contro "l'arte reale" (la massoneria), ma anche la successiva condanna della Chiesa greca il 12 ottobre 1933. Tra i documenti che la massoneria greca usava per confutare le accuse della Chiesa greca, c'era un articolo del professor Balanos, pubblicato nella rivista cristiana Rigenerazione (“Ἀνάπλασις”) del luglio 1934, che esprimeva la sua opinione: "non riesco a capire perché insistiamo con tanta forza per fare della massoneria una religione. Anche se la Massoneria affermasse di essere una religione, sarebbe obbligo della Scuola teologica ortodossa di rifiutare un'asserzione assolutamente infondata e assurda, in quanto la massoneria non comprende nessuno dei termini fondamentali, di cui consiste la nozione di religione". [64] Il professor Balanos a quel tempo doveva essere un osservatore neutrale di questo confronto; arrivò persino a dichiarare: "ammetto che non aderirei mai a una società che non espone chiaramente e completamente ciò che riguarda i suoi affari, e che non ho mai provato alcuna tendenza – o inclinazione – verso i principi super-mistici e super-simbolici della massoneria, che in ogni modo non considero conformi allo spirito della nostra epoca, che richiede luce e pubblicità". [65] (!) Oggi sappiamo che era solo un'altra pedina su questa grande scacchiera di infiltrazione occulta, e dovrebbe essere per noi un costante richiamo dei metodi devianti usati dalle società segrete per raggiungere i loro obiettivi sovversivi.

Amilkas Alivizatos (1887-1969), professore di teologia, assistente – in un successivo periodo – del patriarca Athenagoras I di Costantinopoli (b.1887 - d. 1972) e figura prominente nel movimento ecumenico.

Lo status massonico del professor Alivizatos è stato rivelato nella rivista massonica greca Pythagoras. [66] Inoltre, l'ex gran maestro (1981-1995) della gran loggia di Grecia, Chrestos Maneas, nel suo primo discorso pubblico a Cipro, nel 1990, ha confermato la voce che il professor Alivizatos era stato un massone. [67]

In modo abbastanza caratteristico, il giovane teologo Alivizatos negli anni '10 servì come assistente [68] del citato massone Meletios Metaxakis, ex metropolita di Atene (1918-1920) e patriarca di Costantinopoli e Alessandria, insieme all'arcidiacono Athenagoras (anche lui un massone), poi diventato metropolita dell'arcidiocesi greco-ortodossa negli Stati Uniti e infine patriarca ecumenico (1948-1972).

Il contributo di Alivizatos all'ecumenismo greco è così grande e evidente che qualsiasi tentativo di illustrarlo adeguatamente si dimostrerebbe tanto faticoso e senza senso, quanto cercare di provare la parte di Nelson Mandela nell'abbattere l'apartheid! Secondo le parole del suo amico (e confratello massone) il vescovo metodista G. Bromley Oxnam [69] (membro dell'amministrazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese), "Il suo contribuito accademico è stato fondamentale per il movimento ecumenico e la sua mente penetrante è stato un fattore decisivo per lo sviluppo del'unità che caratterizza i grandi corpi cristiani che collaborano al Consiglio Ecumenico delle Chiese [...] La sua esperienza di studioso, patriota e cristiano lo ha reso una delle figure influenti e ispiratrici del mondo cristiano". [70] Secondo un altro argomento "può essere considerato il primo teologo e ortodosso acclamato a livello ecumenico e fondatore del movimento ecumenico e dell'esposizione in esso dell'Ortodossia". [71] Alivizatos divenne il mentore di un altro devoto ecumenista, il professor Savvas Agourides (1921-2009), prominente tra i discepoli di Alivizatos, che a sua volta ha istruito una moltitudine (oggi una maggioranza direttiva) di ecumenisti modernisti, di sinistra (della Nuova Sinistra), "politicamente corretti", radicali e iconoclasti, molti dei quali oggi sono teologi nelle università greche. La conversione del professor Agourides al movimento religioso del "messia" coreano, Sun Myung Moon (il fondatore della Chiesa dell'unificazione), molti anni prima della morte di Agourides (2009), è stata ufficialmente condannata dalla Chiesa greca nel 1996. Di quattro dipartimenti delle scuole teologiche di Atene e di Salonicco, solo uno, il Dipartimento di Teologia pastorale di Salonicco (anche se non ha fatto il nome del professore), ha aderito alla richiesta della Chiesa greca di schierarsi con lei in questa condanna. [72]

Il contesto storico dell'infiltrazione massonica iniziale

La presenza contemporanea e l'azione di vescovi e teologi massoni ed ecumenisti nel mondo greco coincisero anche con l'inizio delle prime procedure di globalizzazione, guidate da altri massoni e teosofi importanti e influenti. Verso la fine del XIX secolo, nel 1893, poco prima che Joachim III aprisse la porta alla flessibilità ecclesiologica ortodossa, il Parlamento delle Religioni, riunito a Chicago, Illinois, nel 1893, aveva preparato il terreno per il successivo approccio interreligioso; era più che evidente la forte presenza in esso dei teosofi, che formularono apertamente le loro aspettative e i loro piani: "Il Parlamento delle Religioni si apre formalmente lunedì 11 settembre e noi siamo assegnati al venerdì e al sabato seguente, 15 e 16 settembre 1893 [...] I nostri oratori sono eloquenti, i nostri scrittori convincenti. Dove possono trovare un'opportunità migliore per diffondere l'idea teosofica se non proprio in questo meraviglioso Parlamento delle Religioni, il luogo d'incontro delle migliori menti in Europa e in America, il centro intellettuale verso il quale si rivolgerà nel corso del 1893 tutta la cultura del mondo [...] le cui sedute formeranno un grandissimo evento storico, segnando il passaggio dalla vecchia dispensazione delle tenebre e del dogmatismo alla nuova era della luce, della libertà di pensiero e di espressione religiosa e, soprattutto, lo spirito della fraternità universale da cui è animata la Società Teosofica e di cui essa è infatti l'araldo?". [73]

L'attività ecumenica iniziale all'interno del mondo protestante, finalizzata a una migliore organizzazione della carità e della missione, ottenne un sostegno immenso dalla dinastia Rockefeller, che intendeva manipolare il movimento ecumenico e, attraverso l'opera di John Mott, di utilizzare chierici e politici allo scopo di unire "in uno scopo e in un'opera comune i prossimi dirigenti della Chiesa e dello Stato in tutte le terre". [74] Il ruolo chiave di Mott, fondatore della Y.M.C.A., domina questa epoca e, cosa che non ci crea grande sorpresa, Mott era membro della fraternità Alpha Beta Kappa, considerata un ramo degli illuminati tedeschi. [75] La reputazione di Mott tra gli ecumenisti greci era smodata (per esempio su Alivizatos). [76] La loro coazione precoce portò all'emersione del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Comunque, la prima denominazione con cui gli ecumenisti ortodossi greci stabilirono relazioni ecclesiali fu quella anglicana; ma l'anglicanesimo era stato precocemente infiltrato dalla Massoneria; in un articolo massonico greco del 1934, in realtà, i massoni si vantavano che al loro tempo i tre quarti del clero anglicano fossero massoni. [77]

I modelli per la globalizzazione religiosa, cioè l'ecumenismo, sono stati fissati attraverso il paradigma della Società delle Nazioni. Il patriarca Meletios Metaxakis intendeva rafforzare la sinergia tra la Società delle Nazioni e l'Ortodossia globale, come implicavano le sue parole nella Conferenza del 1923, dove Meletios in modo sottile tentò di sottomettere le Chiese ortodosse all'autorità della Società delle Nazioni: "Il Patriarcato Ecumenico, quando sarà in contatto con le Chiese ortodosse e avrà preso in considerazione le loro opinioni, dichiarerà alla Società delle Nazioni che la Chiesa ortodossa è disposta ad adottare il nuovo calendario, la cui adozione è in corso, a condizione che tutte le Chiese cristiane lo adottino. Nel caso in cui la Società delle Nazioni si ritenga non autorizzata ad accettare una simile dichiarazione del Patriarcato Ecumenico, spetta al patriarcato agire di conseguenza". Anche gli storici ecumenisti, nella loro narrazione degli inizi dell'ecumenismo, solitamente sottolineano l'impulso fondamentale delle società occidentali dopo la prima guerra mondiale per cementare la tolleranza religiosa e la riconciliazione e per evitare così un'ulteriore "guerra per porre fine a tutte le guerre". [79] La Società delle Nazioni era ampiamente dominata dai massoni; La rivista greca Pythagoras ("Πυθαγόρας") afferma: "Un esempio vivo per noi greci è la Società degli Amici e, tra gli sforzi massimi moderni, la Società delle Nazioni, il Congresso annuale internazionale per la pace, il Soccorso al Vicino Oriente, la YMCA (Associazione mondiale dei giovani cristiani) e innumerevoli altre organizzazioni umanitarie e culturali" [80]; anzi, fino a oggi, le liste dei massoni comprendono numerosi membri della Società delle Nazioni. [81]

Epilogo

Nel delineare il legame tra ecumenismo, massoneria e politica, incarnato in alcuni sostenitori molto significativi della causa ecumenica (anche se il nostro documento è una narrazione un po' frammentaria, perché la nostra ricerca è ancora in corso), intendiamo anche incidere nella mente del lettore il fatto che la tolleranza, così come intesa dai massoni, nel senso di abbracciare tutte le religioni [82], è un sine qua non della loro mentalità: "La concezione del carattere ipotetico di tutte le verità illustra il motivo liberatorio che sta a fianco dell'idea massonica della tolleranza [...] Il dovere più importante della massoneria è, attraverso l'educazione, soprattutto l'educazione dei propri membri, a portare tolleranza nelle procedure di massa, che sono intolleranti in sé, attuate da capi irresponsabili. Attraverso questa missione essa (cioè la massoneria) partecipa – in modo eccezionale – alla spiritualizzazione e alla pacificazione dei cambiamenti sociali e in questi termini è chiamata a essere un fattore più importante della cultura, se deve fare giustizia alla sua missione. Così, la loggia non ha alcun dovere maggiore dei quello dell'educazione alla tolleranza". [83] La tenacia con la quale il clero e l'intellighentsia degli ecumenisti hanno finora promosso e continuano a imporre la loro agenda, indipendentemente da tutti gli ostacoli che incontrano, è forse un grave segno che il coinvolgimento della massoneria e dei globalisti negli affari della Chiesa ortodossa sono tutt'altro che finiti.

Note

[1] Πρακτικὰ τῆς Προκαταρκτικῆς Ἐπιτροπῆς τῶν Ἁγίων Ὀρθοδόξων Ἐκκλησιῶν τῆς συνελθούσης ἐν τῇ ἐν Ἁγίῳ Ὄρει Ἱερᾷ Μεγίστῃ Μονῇ τοῦ Βατοπεδίου (8-23 Ἰουνίου 1930), ἐν Κωνσταντινουπόλει 1930, p.73: “3) Τὸ ζήτημα τοῦ Ἐλευθέρου Τεκτονισμοῦ. Ἡ Μεγάλη Ἐκκλησία Κωνσταντινουπόλεως ἐσημείωσεν ἐν τῷ Καταλόγῳ αὐτῆς αἱρέσεις τινὰς ὀνομαστί, ὡς τὸν Οὐνιτισμόν, Χιλιασμόν, κ.τ.λ., ἀλλ ́ὁ Μασωνικὸς κίνδυνος ὑπερβαίνει πάντας, καὶ δυστυχῶς ἱκανοὶ τῶν διανοουμένων εἶνε συνδεδεμένοι μετ ́ αὐτοῦ. Οὗτος εἶνε ὁ νέος Ἀρειανισμὸς καὶ ἐνώπιον ἡμῶν πρόκειται μέγας ἀγών , ὃν ὀφείλομεν ἄνευ φόβου νὰ ἀναλάβωμεν ἐν ὀνόματι τοῦ Θεοῦ. Ὁ μεγαλύτερος κίνδυνος τοῦ Χριστιανισμοῦ ἐν τῷ κόσμῳ δὲν εἶνε ὁ Μπολσεβικισμὸς ἢ ἄλλο τι, ἀλλ ́ὁ Τεκτονισμός, διότι εἶνε ἐχθρὸς ἐξωτερικὸς καὶ ἐσωτερικός. Ἡμεῖς λέγομεν ὅτι ἡ Χριστιανικὴ Θρησκεία εἶνε ἡ Θρησκεία , ἡ μόνη Θρησκεία, καὶ ἡ Ὀρθοδοξία ἡ μόνη ἀληθής, αὐτοὶ δ’ ἀρνοῦνται τὸ Εὐαγγέλιον καὶ τὸν Χριστόν, θέτοντες αὐτὸν ἐν ἴσῃ γραμμῇ πρὸς τὸν Μωϋσῆν, τὸν Βούδδαν, τὸν Μωάμεθ” (estratto dalle minute della terza sessione, 10 giugno 1930, dai suggerimenti della missione serba).

[2] Ibidem, pp. 121.127.128.144.

[3] ΑΛ. ΔΡΕΜΠΕΛΑΣ, Τὸ ἑλληνικὸ ἀστυνομικὸ πρόβλημα, Ἀθήνα 1970. Citazione presa da Κ. ΤΣΑΡΟΥΧΑΣ, Η Μασονία στην Ελλάδα, εκδ. Πεδίο, Αθήνα 2012, p. 78: «Εἰς τεκτονισμὸν ἀνήκουν πλεῖστοι διανοοούμενοι, πολιτικοί, δικαστικοί, ἀνώτεροι κρατικοὶ λειτουργοί, ἀξιωματικοί, οἰκονομικοί παράγοντες, ὅλοι οἱ εὔποροι Ἑλληνοαμερικανοὶ καὶ ἀρχιερεῖς ἢ θεολόγοι. Οἱ τελευταῖοι, καταστάντες τέκτονες ὡς ἰδιῶται θεολόγοι, προωθήθηκαν ἐπιμελῶς εἰς ἱεραρχίαν Ὀρθοδοξίας καὶ ὑπῆρξαν οἱ πλέον ἐθνικοὶ καταστροφεῖς. Ἡ Στοὰ Ἀθηνῶν μέχρι τὸ 1963 εἶχε Μέγαν Διδάσκαλον τὸν πρύτανιν τοῦ Πανεπιστημίου καὶ καθηγητὴν Θεολογικῆς Σχολῆς καὶ στὴ συνέχεια πρώην δικηγόρον».

[4] Π.Ν. ΤΡΕΜΠΕΛΑΣ, Μασσωνισμός, ed. Ἀδελφότης Θεολόγων «Ὁ Σωτήρ», Ἀθῆναι 1986(5), pp. 250-252.

[5] ΧΡΙΣΤΟΔΟΥΛΟΣ ΠΑΡΑΣΚΕΥΑΪΔΗΣ (Μητροπολίτης Δημητριάδος), Ἱστορικὴ καὶ κανονικὴ θεώρησις τοῦ Παλαιοημερολογιτικοῦ Ζητήματος κατά τε τὴν γένεσιν καὶ τὴν ἐξέλιξιν αὐτοῦ ἐν Ἑλλάδι, ἐκδ. Ἐκκλ. Βιβλιοθήκη Ἱ. Μητρ. Δημητριάδος, p. 168.169. Per esempio a p.169 «... μαρτυρεῖ τήν αὐθαίρετον ἀλλ’ οὐχὶ καὶ ἄδολον συσχέτισιν τῶν δύο τούτων ὑποθέσεων, τῆς «διορθώσεως»  δηλονότι καὶ τῶν σκοτίων δυνάμεων, πρὸς τὸν σκοπὸν δημιουργίας ὑπὲρ αὐτῶν ἐντυπώσεων [...] Ἀλλ’ ἡ ἀπὸ τοῦ 1924 διαρρεύσασα μεγάλη χρονικὴ περίοδος, ἀπέδειξεν ὅτι ἡ γενομένη «διόρθωσις» τοῦ ἡμερολογίου δὲν εἶχε σχέσιν τινὰ πρὸς τὸν Οἱκουμενισμόν, ἐνῷ ἀναπόδεικτα παραμένουσι τὰ περὶ τῆς τεκτονικῆς ἰδιότητος τῶν δύο Πρωθιεραρχῶν».

[6] Agethen, anche se di fatto minimizza, a mio parere, il potenziale globale della società degli Illuminati nella conquista di istituzioni statali o nel loro rovesciamento rivoluzionario, nondimeno  conferma molti loro scopi segreti e delle loro realizzazioni effettive: “Insbesondere an diese “Funktionselite zwischen Bürgertum und Adel” knüpfte sich im Orden [d.h. im Illuminatenbund] die Hoffnung auf die innere Absorbierung des Staates – ein Programm, das zwar durch das jesuitisch vorgebildete Prinzip des ,unus ex nostris’ verschwörerischen Anstrich bekam, das aber, reduziert auf seinen relativ bescheidenen Kern, nichts anderes bedeutet, als die der Aufklärung insgesamt geläufige Vorstellung von praktischer Reformarbeit aus öffentlichen Ämtern heraus [...] Nach Weishaupts Vorstellung sollten in der Ordensgemeinschaft eine neue Moral, Politik und Religion geschaffen werden. Dazu mußte man die Mitglieder zunächst den Ordnungen der alten Welt entziehen, mußte sie nach der Art sektiererischer Bewegungen in Konventikeln für ihre historisch-politische Rolle vorbereiten, die Elite der Zukunftsgesellschaft zu sein und den Durchbruch in die neue Ethik zu schaffen” (M. AGETHEN, Geheimbund und Utopie. Illuminaten, Freimaurer und deutsche Spätaufklärung, R. Oldenbourg Verlag, München 1984, pp. 297.300. Il libro di Agethen aveva la prefazione di Heinz Lott, Maestro della Loggia di ricerca Quator Coronati N. 808, delle Gran Logge Unite di Germania).

[7] “Le Droit humain (France)”, https://fr.wikipedia.org/wiki/Le_Droit_humain_%28France%29

[8] V. STAUFFER, New England and the Bavarian Illuminati (submitted in partial fulfilment of the requirements for the degree of Doctor of Philosophy in the Faculty of Political Science) Columbia University, New York 1918, p. 159: “[Through the work of the Illuminati] The pure religion of Christ, which, doctrinally conceived, had degenerated into asceticism and, from the institutional standpoint, had become a school of fanaticism and intolerance, was pronounced a doctrine of reason, converted into a religion for no other purpose than to make it more efficacious”.

[9] J. D. BUCK, The Nature and Aim of Theosophy, Robert Clarke & Co., Cincinnati 1889, pp. 53.54: “But, it may be said, Christians are striving in the same direction; then what is the need of Theosophy and the Society? The answer is that so-called Christianity is altruism plus “orthodoxy”, that is, creeds, rites, ceremonies and litanies, and very often the ceremony serves only to obscure the altruism. Theosophy makes altruism only essential, and claims for each and every individual absolute liberty and perfect freedom to formulate any intellectual belief, or to repudiate all creeds, as seemeth to him best. With the warring sects of Christendom, as with other great religions, orthodoxy is considered essential [...] Theosophy, therefore, means more Christianity and less orthodoxy; more altruism, more liberty, and less ceremony; more genuine worship of the Simple Truth, and fewer shams”.

[10] M. HALL, The Lost Keys of Freemasonry. The Legend of Hiram Abiff, Hall Publishing Company, Los Angeles 1924, pp. 94.95.

[11] G. STEINMETZ, The Lost Word. Its Hidden Meaning, Macoy Publishing and Masonic Supply Company, New York 1953, pp. 14.15: “The similarity of Modern Masonic and Rosicrucian Philosophy is so marked that their mutual source is obvious to the student of symbolism and philosophy. There is ample reason to suspect that modern Freemasonry was profoundly influenced by, if not actually the outgrowth of, Rosicrucianism and Bacon’s Secret Society. Its symbolism is undoubtedly permeated with Bacon’s two great ideals; universal education and universal democracy”.

[12] R. M. LEWIS, Make Your Own Prophecies, Leisure Hour series, AMORC, San

Jose CA 1942, p. 4.

[13] R. M. LEWIS, ibid, p. 13: “In other words, man will be put en rapport with a place in

space, without moving from his armchair.

He will enjoy as complete emotional and psychic response to the projected impressions he receives

as if his immediate surroundings had been transformed into them [...] What we now experience as radio and added to it what the imagination can conceive as accurate color television pictures can only provide us with a very crude idea of this future miracle we now predict”.

[14] AL. A. BAILEY, The Reappearance of the Christ, Lucis Publishing Company, New York 1964, pp. 122.142.

[15] http://www.grandlodge.gr/ioakim-g-patriarxis-w-47113.html

[16] Μ. ΦΥΣΕΝΤΖΙΔΗΣ, Επιφανείς και Διάσημοι Έλληνες Ελευθεροτέκτονες 1800-1970, vol. 1,

ed. «Βογιατζή», Αθήνα 2008, pp. 165-169.

[17] Β. Α. ΛΑΜΠΡΟΠΟΥΛΟΣ, Τὸ Μαῦρο Λεξικὸ τῆς Ἑλλληνικῆς Μασονίας, μέρος β ́, ἐκδ. Βασδέκης, Ἀθήνα 2001, p. 170: «Ἰωακείμὁ Γ ́.  Οἰκουμενικός Πατριάρχης Κωνσταντινουπόλεως, 1834, †1912. Εὐρυτάτης μορφώσεως καὶ ἀντιλήψεως ἱεράρχης, ἐπηδαλιούχησε μετὰ πραγματικῆς σωφροσύνης καὶ παραδειγματικοῦ θάρρους τὸ σκάφος τῆς Ἐκκλησίας ἐν μέσῳ δεινῶν σκοπέλων. Μυηθεὶς εἰς τὸν Τεκτ. ἐφήρμοσεν ἐμπράκτως τὰς ἀρχάς του ἐπιδείξας ψυχικὴν ρώμην ἀξιοθαύμαστον».

[18] Μ. ΦΥΣΕΝΤΖΙΔΗΣ, ibid, p. 169.

[19] Μ. ΓΕΩΡΓΙΑΔΟΥ, Κωνσταντίνος Καραθεοδωρή. Ένας μαθηματικός υπό τη σκέπη της εξουσίας, Ιστορία της Επιστήμης, Αθήνα 2007, p. 913 (Παράρτημα VI. Δ).

[20] Ἱστορικαὶ σελίδες. Δευτέρα Πατριαρχεία Ἰωακεὶμ τοῦ Γ ́, 1901-1906, pp. 11-12.

[21] Θ. ΓΕΩΡΓΙΑΔΗΣ, Ὁ μεγάλος Πατριάρχης Ἰωακείμ Γ ́ στόν Μυλοπόταμο, ed. Μοναχός Ἐπιφάνιος ὁ Μυλοποταμινός, Ἅγιον Ὄρος 2012, pp. 26.27.

[22] V. foto.

[23] Θ. ΓΕΩΡΓΙΑΔΗΣ, ibid, p. 55: «Σύμφωνα μέ τήν νεκρολογία του στήν ἐφημερίδα Φιγκαρό, “ἡ μεγαλύτερη ἔγνοια του ἦταν μιά κατά τό δυνατόν στενότερη προσέγγιση μεταξύ τῶν τριῶν μεγάλων κλάδων τῆς Χριστιανοσύνης, δηλαδή τῶν Ὀρθοδόξων, τῶν Καθολικῶν καί τῶν Διαμαρτυρομένων. Ἐν ὀλίγοις, ἤδη ἀπό τίς πρῶτες ἡμέρες τῆς δεύτερης πατριαρχείας του ἀνέλαβε τόν ρόλο τοῦ γενικοῦ εἰρηνοποιοῦ μεταξύ τῶν χριστιανικῶν δογμάτων, βασίζοντας τίς ἐλπίδες του στήν ἐπιταγή Ἐκείνου πού εἶπε, “ὅσοι πιστεύουν σ ́ ἐμένα πρέπει νά ἀγαπῶνται σάν ἀδελφοί”». V. anche pp. 43.44.

[24] Per una relativa analisi, v. ΠΡΩΤΟΠΡ. Θ. ΖΗΣΗΣ, Ἁγία καὶ Μεγάλη Σύνοδος. Πρέπει νὰ ἐλπίζουμε ἢ νὰ ἀνησυχοῦμε; Φίλη Ὀρθοδοξία 14, ed. «Τὸ Παλίμψηστον», Θεσσαλονίκη 2016, pp. 23-48. Il prof. padre Theodoros analizza la parte polemica di una serie di encicliche patriarcali (1836, 1838, 1848, 1868, 1895) contro il papato e il protestantesimo e le compara con le dichiarazioni ecumeniche successive.

[25] ΙΩ. ΚΑΡΜΙΡΗΣ, Τὰ Δογματικὰ καὶ Συμβολικὰ Μνημεῖα τῆς Ὀρθοδόξου Καθολικῆς Ἐκκλησίας, vol. 2, Akademische Druck, u. Verlagsanstalt, Graz, Austria 1968, p. 946 γ [1034]: «...κυρίως δι ́ αὐτῶν τε [i.e. le encicliche del 1902 e del 1904] καὶ τῶν παραλειπομένων ἐνταῦθα ἀπαντήσεων τῶν Ὀρθοδόξων Ἐκκλησιῶν κατήρξατο ἡ Οἰκουμενικὴ Κίνησις ἤδη ἀρχομένου τοῦ ἐνεστῶτος αἰῶνος ἀπὸ τῆς Ὀρθοδοξίας, ᾗ ἠκλούθησε μικρὸν ὕστερον ὁ Προτεσταντισμός».

[26] L’insegnamento di san Giovanni Crisostomo su questo punto è cristallino, questa promessa del Signore si è compiuta grazie ai doni della Pentecoste alla Chiesa. Εἰς τὸ κατὰ Ἰωάννην 82, 2, PG 59, 444: «Τί οὖν; ἤνυσεν αὐτό, φησί; Καὶ σφόδρα ἤνυσεν. Ἅπαντες γὰρ οἱ διὰ τῶν ἀποστόλων πιστεύσαντες ἕν εἰσιν͵ εἰ καί τινες ἐξ αὐτῶν διεσπάσθησαν».

[27] περὶ τῶν σχέσεων τῶν Αὐτοκεφάλων Ὀρθοδόξων Ἐκκλησιῶν καὶ περὶ ἄλλων γενικῶν ζητημάτων Πατριαρχικὴ καὶ Συνοδικὴ Ἐγκύκλιος τοῦ 1902, ed. ἐκ τοῦ Πατριαρχκοῦ Τυπογραφείου, ἐν Κωνσταντινουπόλει 1904, pp. 8.9: «Θεοφιλὲς ἔτι καὶ εὐαγγελικόν ἐστι ἐπιζητῆσαι τὰ δοκοῦντα ταῖς ἁγιωτάταις αὐτοκεφάλοις Ἐκκλησίαις περὶ τῶν ἐν τῷ παρόντι καὶ ἐν τῷ μέλλοντι σχέσεων  ἡμῶν μετὰ τῶν δύο μεγάλων τοῦ χριστιανισμοῦ ἀναδενδράδων, τῆς δυτικῆς δηλονοῦν καὶ τῆς τῶν διαμαρτυρομένων Ἐκκλησίας [...] ἡ ἁγία, λέγομεν, Ἐκκλησία μία ἐστὶ πράγματι ἐν ταὐτότητι πίστεως καὶ ὁμοιότητι ἠθῶν καὶ ἐθίμων συνῳδὰ ταῖς ἀποφάσεσι τῶν ἑπτὰ οἰκουμενικῶν Συνόδων, καὶ μία ὀφείλει εἶναι, ἀλλ’οὐ πολλαὶ καὶ διαφέρουσαι πρὸς ἀλλήλας κατά τε τὰ δόγματα καὶ τοὺς θεμελιώδεις θεσμοὺς τῆς ἐκκλησιαστικῆς διακυβερνήσεως [...] ἐξευρεῖν τε σημεῖα συναντήσεως καὶ ἐπαφῆς, ἢ καὶ ἀμοιβαίων θεμιτῶν παροράσεων, μέχρι τῆς διὰ τοῦ χρόνου τοῦ ὅλου ἔργου τελειώσεως, δι’ ἧς πληρωθήσεται πρὸς κοινὴν εὐφροσύνην καὶ ὠφέλειαν ἡ περὶ μιᾶς ποίμνης καὶ ἑνὸς ποιμένος ρῆσις τοῦ Κυρίου καὶ Θεοῦ καὶ Σωτῆρος ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ».

[28] Θ. ΓΕΩΡΓΙΑΔΗΣ, ibid, pp. 83-97; 102-113.

[29] Θ. ΓΕΩΡΓΙΑΔΗΣ, ibid, p. 52: «Ἐπιπλέον, πρότεινε τά ἀκόλουθα: νά ἐλαφρυνθοῦν οἱ νηστεῖες καί νά ἐπιτρέπεται ἡ ἀνάλωση αὐγῶν καί γάλακτος· νά περιοριστοῦν χρονικά οἱ ἀκολουθίες· νά ἀλλάξει ἡ ἐνδυμασία τῶν κληρικῶν· νά υἱοθετηθεῖ τό Γρηγοριανό ἡμερολόγιο· νά περιοριστοῦν τά κωλύματα τοῦ γάμου».

[30] Γ. ΛΟΥΚΑΣ, Σύντομος ἱστορία τῶν παρὰ τοῦ πρῴην πατριάρχου Ἰωακεὶμ τοῦ γ. ἀπεσταλμένων δύο κακούργων ἐξάρχων, εἰς ἅπαντα τὰ ἐν ἁπάσῃ Θεσσαλικῇ περειφερείᾳ ἱερὰ Μοναστήρια, διαπεπραγμένων, μικρὸν πρὸ τῆς προσαρτήσεως αὐτῆς παντοίων κακουργημάτων, ἐν

Θεσσαλίᾳ 1885, p.12: «...ἀγκαλά οὐ μόνον οὐδὲ ποσῶς ἠρώτα αὐτούς, ἀλλὰ καὶ ἔπραττε πᾶν ὅ, τι καὶ ἂν ἤθελεν ὁ ἀκέφαλος ἀθέμιτον καὶ ἀνόσιον, ὡς οὐκ εἶχεν ἄλλην παρὰ τοῦ μασόνου ἐκείνου πατριάρχου Ἰωακεὶμ τοῦ γ ́. ἐπὶ τῶν ἱερῶν ἐκείνων μονῶν ἐντολήν, εἰμή, ἵνα κλέψῃ, θύσῃ καὶ ἀπολέσῃ! ...ὤ! Κύριε! Σῶσον δή!».

[31] E. LENNHOFF & O. POSNER, Internationales Freimaurer-Lexikon (unveränderter Nachdruck der Ausgabe 1932), Amalthea Verlag, Wien-München 1975, sp. 584.585: “4. Griechisch-orthodoxe” G. [Geistliche] Zahlreiche Priester und Bischöfe, auch mehrere Patriarchen gehörten, bezw. Gehören dem Bunde an. So der Griechische Nationalheld Erzbischof Germanos (s.d.) von Patras, der 1820 den griechischen Freiheitskampf vorbereitete und dann der provisorischen Regierung angehörte, und in der Gegenwart der Patriarch von Alexandrien, Meletius, der frühere ökumenische Patriarch von Konstantinopel”.

[32] ΑΛ. Ι. ΖΕΡΒΟΥΔΑΚΗΣ, «Διάσημοι Τέκτ.·. Μελέτιος Μεταξάκης», Τεκτονικὸν Δελτίον. Ὄργανον τῆς Μεγ.·. Στ.·. τῆς Ἑλλάδος 71 (Ἰαν.–Φεβρ. 1967) 49.50: «... ὁ Μελέτιος δέχθηκε καὶ τὸ τεκτ.·. φῶς κατὰ τὶς ἀρχὲς τοῦ 1909. Παραμένει στὴν Πόλη ἕνα χρόνο ἀκόμη καὶ μελετᾷ μὲ πάθος τὴν τεκτ.·. δι δασκαλία, ποὺ τοῦ ἐπέτρεψε νὰ χαράξῃ μὲ πραγματικὰ τεκτ.·. τρόπο, ὅλες του τὶς πράξεις καὶ τὰ λόγια, ὅπως εἴδαμε κατὰ τὴ σύντομη ἐξιστόρηση τῆς δράσης του. Σὲ κάθε περίπτωση, ἡ δικαιοσύνη καὶ οἱ πραγματικὲς τεκτ.·. ἀρετές, θἄλεγε κανείς, φυσικὰ καὶ αὐθόρμη

τα τὸν ὡδηγοῦσαν τί νά πῇ καὶ πῶς νὰ ἐνεργήσῃ. Τρανὸ παράδειγμα τῆς ἐπίδρασης ποὺ ἔχει ὁ Τεκτ.·. στὴ διαμόρφωση τοῦ χαρακτῆρα τοῦ ἀνθρώπου, ὅταν αὐτὸς ψυχικὰ εἶναι προετοιμασμένος νὰ δεχθῇ τὰ διδάγματά του, ὅταν δηλ. εἶναι γεννημένος τέκτων, ὅπως ἦταν ὁ Μελέτιος. Ὁ ἀδ.·. Μελέτιος, μετὰ τὴ μύησή του παρακολουθοῦσε τὶς ἐργασίες καὶ τὴ δράση τοῦ Τεκτ.·. παντοῦ ὅπου βρέθηκε στὴν πολυτάραχη ζωή του, καὶ οἱ περιστάσεις καὶ τὸ περιβάλλον τοῦ τὸ ἐπέτρεπαν».

[33] «Ἡ ἕνωσις τῶν ἐκκλησιῶν», in Γέρων Φιλόθεος Ζερβάκος, ὁ Οὐρανοδρόμος Ὁδοιπόρος 1884-1980, vol. 1, ed. Ὀρθόδοξος Κυψέλη, Θεσσαλονίκη 1980, p. 288: «Θὰ προσεδόκει τις ὡσαύτως ὅτi θὰ ἐλαμβάνετε τὴν φροντίδα νὰ ἐπαναφέρητε τὴν ἑνότητα ἐν τῇ Ἐκκλησίᾳ ἡμῶν, ἐν τῇ ὁποίᾳ τὴν διαίρεσιν καὶ τὸ σχίσμα ἐπέφερεν ἡ ἀπρομελέτητος, ἄσκοπος, ἄκαιρος καὶ διαβολικὴ καινοτομία, ἤτοι ἡ εἰσαγωγὴ τοῦ Γρηγοριανοῦ (Παπικοῦ) ἡμερολογίου ὑπὸ τοῦ Μασώνου προκατόχου Σας, Μελετίου Μεταξάκη, παρασύραντος τὸν τότε Ἀρχιεπίσκοπον Ἀθηνῶν Χρυσόστομον Παπαδόπουλον». Cfr. anche ΠΡΩΤΟΠΡ. Θ. ΖΗΣΗΣ, Ὁ Ὅσιος Φιλόθεος ὁ Ζερβάκος ὡς ἀγωνιστὴς καὶ ὁμολογητὴς τῆς Ὀρθοδοξίας· μὲ ἀναφορὲς στὴν έπικαιρότητα, ed. Ὀρθόδοξος Κυψέλη, Θεσσαλονίκη 2014, pp. 78.79.

[34] Διάγγελμα τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριαρχείου «Πρὸς τὰς ἁπανταχοῦ Ἐκκλησίας τοῦ Χριστοῦ» in ΙΩ. ΚΑΡΜΙΡΗΣ, Τὰ Δογματικὰ καὶ Συμβολικὰ Μνημεῖα τῆς Ὀρθοδόξου Καθολικῆς Ἐκκλησίας, vol. 2, Akademische Druck, u. Verlagsanstalt, Graz, Austria 1968, p. 958.959 [1056.1057]: «Δύναται δὲ ἡ φιλία αὕτη καὶ ἀγαθόφρων πρὸς ἀλλήλους διάθεσις ἐκφαίνεσθαι καὶ τεκμηριοῦσθαι εἰδικώτερον, κατὰ τὴν γνώμην ἡμῶν, ὡς ἑξῆς: “α’) διὰ τῆς παραδοχῆς ἑνιαίου ἡμερολογίου πρὸς ταυτόχρονον ἑορτασμὸν τῶν μεγάλων χριστιανικῶν ἑορτῶν ὑπὸ πασῶν τῶν Ἐκκλησιῶν”».

[35] Πρακτικὰ καὶ Ἀποφάσεις τοῦ ἐν Κωνσταντινουπόλει Πανορθοδόξου Συνεδρίου (10 Μαΐου-8 Ἰουνίου 1923), ἐν Κωνσταντινουπόλει (ἐκ τοῦ Πατριαρχικοῦ Τυπογραφείου) 1923, pp .84.85: «Μεταξὺ ὅμως τῶν ζητημάτων, τὰ ὁποῖα θὰ μᾶς ἀπασχολήσωσιν, ἔχομεν καταγράψῃ καὶ τὰ ἀφορῶντα εἰς τὴν ἕνωσιν ὅλων τῶν Ἐκκλησιῶν καὶ ἰδιαιτέρως εἰς τὴν ἕνωσιν τῆς Ὀρθοδόξου καὶ τῆς Ἀγγλικανικῆς Ἐκκλησίας. Ἰδοὺ διατί χαιρετίζομεν μὲ ἰδιαιτέραν ὅλως χαρὰν τὴν Ὑμ. Σεβασμιότητα ὡς πρόεδρον τῆς ἐπιτροπῆς, ἡ ὁποία ἐργάζεται ἐν Λονδίνῳ πρὸς τὸν αὐτὸν σκοπόν».

[36] I cambiamenti radicali e innovativi (anti-canonici) che dovevano aver luogo, toccavano punti significativi come l’adulterio, il digiuno, l’abbigliamento clericale, le proibizioni matrimoniali, la tonsure monastica (il suo attributo incancellabile), le limitazioni dell’età per i chierici, ecc. V. Πρακτικὰ καὶ Ἀποφάσεις, ibid, pp. 174.173.172(158).162.155.154 rispettivamente.

[37] “Death of Patriarch Meletios, peasant born Prince of Christendom” (by Our Special Correspondent), The Church Times (2.8.1935), in Α. ΤΗΛΛΥΡΙΔΗΣ, «Μελέτιος Μεταξάκης. Ἀνέκδοτα κείμενα», Texts and Studies. A Review for Hellenism in Diaspora 7 (1988) 284.

[38] ΙΩ. ΣΑΜΑΡΑΣ, «Ιστορία της Στοάς “Αρμονία” υπ ́ αριθ. 44 εν Ανατ. Κωνσταντινουπόλεως», Πυθαγόρας 101 (2011) 156· «Παράλληλα εντύπωση προκαλεί και η ευρεία συμμετοχή μελών της Στοάς εκτός από την Ο.Κ. και στο Δ.Ε.Μ.Σ (Διαρκές Εθνικό Μικτό Συμβούλιο), τήν κατά κάποιο τρόπο ανεπίσημη Κυβέρνηση της Ρωμιοσύνης της Πόλης που ήταν ο άμεσος συνεργάτης του Οικουμενικού Πατριαρχείου. Αναμφισβήτητα ο Προκαθήμενος του Οικουμενικού Θρόνου αλλά και οι περί αυτόν, γνώριζαν την τεκτ. ιδιότητα κάποιων από τα μέλη του Δ.Ε.Μ.Σ, ωστόσο η κοινωνική θέση των ατόμων αυτών δεν άφηνε περιθώρια για τυχόν αμφισβήτησή τους. Άλλωστε η θέση τους στο Συμβούλιο ήταν αιρετή και προέκυπτε μετά από εκλογές που γίνονταν στις κατά τόπους κοινότητες».

[39] ΧΡ. ΑΝΔΡΟΥΤΣΟΣ, Ἡ ἐκλογὴ τοῦ Μητροπολίτου Μελετίου Μεταξάκη κανονικῶς καὶ κατὰ τοὺς Γενικοὺς Κανονισμοὺς ἐξεταζομένη, ed. «Προμηθεύς», ἐν Ἀθήναις 1921, p. 29: «Οἱ πλεῖστοι τούτων δὲν ἐξελέγησαν ὑπὸ τῶν ἐπαρχιωτῶν αὐτῶν κατὰ τὴν ἀνέκαθεν ἐπικρατοῦσαν ἐν ἑκάστῃ ἐπαρχίᾳ τάξιν, ὡς ἀπῄτει ἡ μνημονευθεῖσα ἐγκύκλιος τῆς Συνόδου, ἀλλὰ μεταξὺ τῶν ἐν Κωνσταντινουπόλει ἐκ τῶν ἐπαρχιῶν προερχομένων Χριστιανῶν. Καὶ ἂν μὲν ἐξελέγοντο ἐν Κωνσταντινουπόλει οἱ ἀντιπρόσωποι τῶν Κεμαλοκρατουμένων ἐπαρχιῶν, τὸ πρᾶγμα θὰ ἦτο

ἀνεκτόν. Ἀλλὰ παρὰ πάντα λόγον καὶ νόμον ἐξελέγησαν ἐν Κωνσταντινουπόλει οἱ ἀντιπρόσωποι καὶ τῶν ἄλλων ἐπαρχιῶν, μηδαμῶς συμμετεχουσῶν αὐ τῶν, τινὲς δὲ καὶ ἐξελέγησαν ὑπ ́ αὐτῆς τῆς συνελεύσεως».

[40] “Meletios II, Orthodox Patriarch of Alexandria” (from a Correspondent), The Times (13.6.26) in Α. ΤΗΛΛΥΡΙΔΗΣ, ibid, 176.

[41] ΜΗΤΡ. ΔΡΑΜΑΣ ΑΓΑΘΑΓΓΕΛΟΣ, Τὸ Πατριαρχικὸν Ζήτημα. Ἡ ἐκλογὴ τοῦ Μεταξάκη. Τὸ Ἀρχιερατικὸν ἐν Θεσ/νίκῃ Συνέδριον 16-22 Δεκεμβρίου 1921, Δράμα 1922.

[42] Π. Κ. ΧΡΗΣΤΟΥ, Ἐκκλησιαστικὴ Γραμματολογία, τόμ. Β ́, ἐκδ. Κυρομᾶνος, Θεσσαλονίκη 2003 (2), p. 533: «Ὁ Νικόλαος Λούβαρις (1885-1961) εἶναι ὁ μεγαλύτερος θρησκευτικὸς στοχαστὴς τῆς νεωτέρας Ἑλλάδος».

[43] Per esempio Μ. ΦΥΣΕΝΤΖΙΔΗΣ, ibid, pp. 83-87 (che è una voce per Louvaris) e Β. Α. ΛΑΜΠΡΟΠΟΥΛΟΣ, ibid, μέρος α ́, ἐκδ. Βασδέκης, Ἀθήνα 2001, p. 237; Qui, alla voce “Βραχμανισμός” (brahmanesimo) il professor Louvaris è citato com un altro massone (un “fratello”): «Βραχμανισμός. Ἡ ὀρθόδοξος θρησκεία τῶν Ἰνδῶν. Κατά τόν ἀδ. Ν. Λούβαρην, ὁ βραχμανισμός εἶναι βαθμίς τῆς ἐξελίξεως ἐν τῇ Ἰνδικῇ θρησκείᾳ, ἡ διαδεχθεῖσα τήν βεδικήν».

[44] Κ. Ν. ΑΝΤΩΝΑΚΕΑΣ, Κοσμικοὶ κύκλοι· θέματα μεταψυχικῆς Νίκου Ἀ. Ἀντωνακέα, Ἀθῆναι 1967, pp. 106.

[45] Δ. ΜΑΓΚΡΙΩΤΗΣ, Θεοσοφία. Ἡ διδασκαλία καὶ αἱ πλάναι της, Ἀθῆναι 1967, pp. 48-51

[46] R. STEINER, Der Orient im Lichte des Okzidents – Die Kinder des Luzifer und die Brüder Christi, Gesamtausgabe Vorträge, Rudolf Steiner Verlag, Dornach / Schweiz 1982, p. 21: “Nur das Kreuz ist es, das dem richtigen Verständnis Lebensmut und Lebensglauben gibt; der Stern aber ist es, der Stern, den einstmals Luzifer, der Lichtträger, inne-hatte, der aber diesem verlorengegangen und an das Christus-Prinzip übergegangen ist, der Stern, der uns in jedem Augenblicke erleuchten kann, wenn wir uns ihm hingeben, über die Richtigkeit, über das Unbezweifelbare unseres geistigen Inhaltes”.

[47] Οἱ Μεγάλοι Μῦσται, Βιβλιοθήκη Βιβλιογραφιῶν, ἐπιμελητὴς τῆς ὕλης Ν. Λούβαρης, Καθηγητὴς Πανεπιστημίου, ἐπιμελητὴς ἐκδόσεως Μιχ. Γ. Πετρίδης, ed . «Δέλτα», Ἀθῆναι, p. 249.

[48] Ibid, p. 62: «...καὶ ὅλοι παρακολούθησαν τὰ μαγικὰ παιχνίδια ποὺ ἔκαναν ὁ Μωυσῆς καὶ ὁ Ἀαρών» e p. 41: «Παραδέχτηκε καὶ ἀνέχτηκε πολλὲς δεισιδαιμονίες καὶ στοιχεῖα τῆς πρωτόγονης θρησκείας, ὅπως τὴ λατρεία τοῦ φιδιοῦ, τῶν φετίχ, τὴν ἀποδεικτικὴ δοκιμασία μὲ τὰ βασανιστήρια, γιὰ νὰ ἐξακριβώσῃ τὴν ἐνοχὴ ἑνὸς κατηγορουμένου , τὴν πολυγαμία, τὶς προσφορὲς τῶν μαλλιῶν, τὶς ξένες εὐχές , τὴν πίστη στὰ κακοποιὰ πνεύματα, τὴ μαγεία, τὴ θυσία τῶν πουλιῶν καὶ τῶν ζώων, τὴ φαλλικὴ λατρεία».

[49] ΕΔ. ΣΥΡΕ, Ἡ θεία ἐξέλιξις· ἀπὸ τῆς Σφιγγὸς μέχρι τοῦ Χριστοῦ, Βιβλιοθήκη Ξένων Κλασσικῶν 2, εἰσαγωγὴ Ν. Λούβαρι, μτφρ. Ἐπ. Μπούφαλι, ed. «Φάρος», Ἀθῆναι 1948, p. 66.67: «Εἰς τὴν ἰουδαιοχριστιανικὴν παράδοσιν ἡ πάλη εἰς τὸν οὐρανὸν καλεῖται “Πτῶσις τοῦ Ἑωσφόρου”. Αὐτὸ τὸ γεγονός, ποὺ προηγήθη καὶ προεκάλεσε τὴν δημιουργίαν  τῆς Γῆς, δὲν ὑπῆρξε ἓν τυχαῖον περιστατικόν. Ἀπετέλει μέρος τοῦ θείου σχεδίου, ἀλλ’ ἡ περὶ αὐτοῦ ἀπόφασις ἀφέθη εἰς τὴν πρωτοβουλίαν τῶν Δυνάμεων [...] Ὁ Ἑωσφόρος δὲν εἶναι ὁ Σατανᾶς, τὸ Πνεῦμα τοῦ κακοῦ, ὅπως τὸν παρέστησε ἡ ὀρθόδοξος καὶ λαϊκὴ παράδοσις [...] Θὰ ἴδωμεν βραδύτερον διατί ὁ Ἑωσφόρος, Πνεῦμα τῆς Γνώσεως καὶ τῆς ἐλευθέρας Ἀτομικότητος, ἦτο ἐξ ἴσου ἀναγκαῖος εἰς τὸν κόσμον, ὅσον καὶ ὁ Χριστός, Πνεῦμα τῆς Ἀγάπης καὶ τῆς Θυσίας· πῶς, ὁλόκληρος ἡ ἀνθρωπίνη ἐξέλιξις προκύπτει ἐκ τοῦ ἀνταγωνισμοῦ των· πῶς, τέλος, ἡ τελικὴ καὶ ἀνω τέρα ἁρμονία των ὀφείλει νὰ ἐπιστέψῃ τὴν ἐπιστροφὴν τοῦ ἀνθρώπου εἰς τὴν θεότητα».

[50] Ibid, p. 16: «Τοιουτοτρόπως ἀπέβη ἐμπνευσμένος κήρυξ τοῦ Ὑπερπέραν [...] τὸ περιεχόμενον τῆς πλουσίας συγγραφικῆς δημιουργίας τοῦ συμπαθοῦς φιλοσόφου καὶ ποιητοῦ. Εἶναι ὁ ἐκλεκτὸς ραψῳδὸς τῆς ποιήσεως καὶ τῆς λυτρώσεως, ἐνθουσιώδης ἐρμηνεὺς τῆς μεγάλης νοσταλγίας τῆς ἀνθρωπότητος».

[51] Μ. ΦΥΣΕΝΤΖΙΔΗΣ, ibid, p. 85.

[52] Ν. Ι. ΛΟΥΒΑΡΙΣ , «Ἡ ψυχολογία τῆς θρησκείας καὶ ἡ σχέσις αὐτῆς πρὸς τὴν Θεολογίαν», Θεολογία 23 (1952) 194: «Εἶναι ἀληθὲς ὅτι τὴν χρησιμοποίησιν τῆς ψυχολογίας εἰς τὴν θεολογίαν καὶ ἰδίᾳ τὴν ἔξαρσιν τῆς γνώσεως τῶν ψυχολογικῶν τύπων καὶ τῆς ποικιλίας τῶν θρησκευτικῶν των ἐκδηλώσεων, καυτηριάζουν πολλοὶ ὡς ὑπερβολήν, ὡς ψυχολογιαρχίαν, ὡς μονομερῇ θεώρησιν θρησκευτικῶν φαινομένων ἀπὸ τῆς ὑποκειμενικῆς μόνον, τῆς ψυχολογικῆς των πλευρᾶς. Τοῦτο πράττει πρὸ πάντων ἡ Διαλεκτικὴ Θεολογία. Παρορᾷ ὅμως ὅτι αἱ διαφοραὶ τῆς θρησκευτικότητος εἶναι καὶ αὐταὶ ἔργον τοῦ Θεοῦ, ὡς καὶ ὅτι ἡ παραμέλησις τῆς γνώσεως τῶν ψυχολογικῶν τύπων καὶ τῆς ποικιλίας τῆς θρησκευτικῆς των ἐκφράσεως ὁδηγεῖ εἰς ἀκρότητας, εἰ καὶ ἀντιθέτους πρὸς τὰς ἐκ τῆς ψυχολογιαρχίας ἀπειλουμένας».

[53] Ν. Ι. ΛΟΥΒΑΡΙΣ, ibid, Θεολογία 23 (1952) 33: «Τέταρτον, βιογραφίαι ὑπερόχων θρησκευτικῶν φυσιογνωμιῶν, οἵας ἔχομεν εἰς τὰ βιβλία τῆς Ἁγ. Γραφῆς, εἰς τὸν βίον τοῦ Πλωτίνου, τοῦ Πορφυρίου, εἰς τὰς πηγὰς τοῦ βίου τοῦ Βούδδα, εἰς τὴν ἁγιολογίαν τῶν μέσων αἰώνων».

[54] Ν. Ι. ΛΟΥΒΑΡΙΣ, ibid, Θεολογία 23 (1952) 62.63: «Ἔπειτα εἰς τὴν ἱστορικὴν θεολογίαν πρόκειται μέγας πλοῦτος ψυχικῶν γεγονότων καὶ φαινομένων τῆς ἐσωτερικῆς ἐμπειρίας, ὄνειρα, ὁράσεις, προφητεῖαι, ἀσκητικαὶ κινήσεις, αἱρέσεις, μορφαὶ ἐκκλησιαστικῆς κοινότητος. Ἡ γνῶσις τῆς ψυχολογίας τῆς θρησκείας καὶ κατ ́ ἀκολουθίαν τῆς ἐσωτερικῆς νομοτελείας τοῦ θρησκευτικοῦ βίου τῆς ψυχῆς συμβάλλει εἰς τὴν διάγνωσιν τῆς φύσεως αὐτῶν, τῶν ἐλατηρίων καὶ τῶν σκοπῶν, καθιστᾷ οὕτω ἐρευνητὰ αὐτὰ ἐκ τῶν ἔνδον καὶ προφυλάττει ἀπὸ τὸν κίνδυνον τῆς παραμελήσεως αὐτῶν ὡς δῆθεν μὴ δεκτικῶν λόγου φαινομένων».

[55] H. P. BLAVATSKY, Isis Unveiled; A master-key to the Mysteries of Ancient and Modern Science and Theology, vol. 1 (Science), ed. J.W. Bouton, New York 1877, p. 38.

[56] V. il suo articolo ΕΥ. Δ. ΘΕΟΔΩΡΟΥ, «Ἡ χριστιανικὴ ἑνότης μέσα στὴν ποικιλομορφία»,

Προβλήματα Θεολογικὰ-Φιλοσοφικά 26 (Ἰανουάριος 1978) 5-19 (edited by Jesuit Monks, ἐκδ. Μονὴ Πατέρων Ἰησουϊτῶν).

[57] K. HILLARD, An Abridgement of The Secret Doctrine by Helena Petrovna Blavatsky,

The Quarterly Book Department, New York 1907, p. 555: “To the first of the two queries the answer is: We believe it because the first law in nature is uniformity in diversity, and the second – analogy”. V. anche “The essential truth of Christianity” (by a Christian and a Theosophist), The Theosophical Path 5 (July-December 1913) 234: “Theosophy does not seek to make men all of one pattern; unity is only possible if there is diversity”.

[58] Μ. ΓΕΩΡΓΙΑΔΟΥ, ibid, p. 905 (Παράρτημα VI): «Δημήτριος Σ. Μπαλάνος, θεολόγος, πρύτανης Πανεπ. Αθηνών 1946, ακαδημαϊκός, Στοά Πυθαγόρας».

[59] Π. Κ. ΧΡΗΣΤΟΥ, «Μπαλᾶνος Δημήτριος», Θρησκευτικὴ καὶ Ἠθικὴ Ἐγκυκλοπαιδεία 9 (1966) στ. 146: «Ὁ Μπαλᾶνος ὑπῆρξεν ἐκ τῶν πρώτων τῶν ἀσχοληθέντων μὲ τὰ προβλήματα τῆς προσεγγίσεως τῶν χριστιανικῶν Ἐκκλησιῶν, ὄχι δὲ μόνον συνέταξε σχετικὰς πραγματείας, ὡς ἡ Ἀνάγκη τῆς Συνεργασίας τῶν Ἐκκλησιῶν (1932) καὶ Ἡ Ἑλληνικὴ Ἐκκλησία καὶ αἱ Σχέσεις της πρὸς τὰς ἄλλας Ἐκκλησίας (1940), ἀλλὰ καὶ μετέσχε τῶν οἰκουμενικῶν συνεδρίων Κοπεγχάγης, Στοκχόλμης, Λωζάννης καὶ Πράγας».

[60] Π. Κ. ΧΡΗΣΤΟΥ, Ἐκκλησιαστικὴ Γραμματολογία, ibid, p. 522: «Αἱ ἄλλαι δογματικαὶ ἐργασίαι του δὲν περιέχουν τίποτε τὸ ἰδιαίτερον, διότι στηρίζονται εἰς δυτικὰ πρότυπα. Ἐπειδὴ ἐνεφορεῖτο ὑπὸ ὀρθολογιστικοῦ πνεύματος, δὲν ἱκανοποιεῖτο καὶ ὁ ἴδιος ἀπὸ τὴν ἐνασχόλησιν μὲ τὴν δογματικὴν καὶ ἐστράφη πρὸς ἄλλα πεδία [...] στερεῖται τῆς ἐμβαθύνσεως εἰς τὸ πνεῦμα τῶν πατέρων καὶ τῆς καταξιώσεως προσώπων καὶ ἰδεῶν [...] Τὸ ἐνδιαφέρον του διὰ τὴν οἰκουμενικὴν κίνησιν καὶ διὰ τὸν στενὸν σύνδεσμον τῆς Ἐκκλησίας μὲ τὸν κόσμον ἦτο μέγα».

[61] Δ. Σ. ΜΠΑΛΑΝΟΣ, Οἱ Βυζαντινοὶ Ἐκκλησιαστικοὶ Συγγραφεῖς ἀπὸ τοῦ 800 μέχρι τοῦ 1453, ἐκδ. Ἀποστολικῆς Διακονίας, Ἀθῆναι 1951, p. 145: «Εἶναι ὄντως λυπηρὸν ὄτι τόση ἐχύθη μελάνη καὶ τόσον ἀπησχόλησε σπουδαίους κατὰ τὰ ἄλλα ἄνδρας τῆς ἐποχῆς, καὶ δὴ μετὰ τόσης ἑκατέρωθεν ἐμπαθείας, εἰς ἐποχὴν καθ ́ ἣν τὸ κράτος εὐρίσκετο εἰς τόσον δυσχερεῖς συνθήκας, ζήτημα “τόσον προσκροῦον εἰς τὴν ἡμετέραν λογικήν”». Questo suo punto di vista è stato criticato dal protopresbitero prof. Theodoros Zisis, ΠΡΩΤΟΠΡ. Θ. ΖΗΣΗΣ, Θεολόγοι τῆς Θεσσαλονίκης, Πατερικὰ 4, ed. «Τὸ Παλίμψηστον», Θεσσαλονίκη 2013, p. 113.

[62] Π. Ν. ΤΡΕΜΠΕΛΑΣ, ibid, p. 201: «Ἡ Ὀρθόδοξος Ἐκκλησία, εὐτυχῶς, οὐδέποτε διατρανώσασα τοιαύτας τάσεις, οὐδένα ἔχει λόγον νὰ ἔλθῃ εἰς σύγκρουσιν πρὸς τὸν Μασωνισμόν, ἐφ ́ ὅσον μάλιστα τὰ πλεῖστα τοὐλάχιστον τῶν μελῶν του εἶναι ἐν ἀδιαρρήκτῳ συνδέσμῳ πρὸς τὴν Ἐκκλησίαν, ἧς θέλουσι νὰ εἶναι πιστὰ τέκνα».

[63] Π. Ν. ΤΡΕΜΠΕΛΑΣ, ibid, pp. 203-224.

[64] Citato (p.18) in una lettera personale dal massone Nikolaos Vourgides (in seguito Gran Maestro della Gran Loggia di Grecia) al rev. protopresbitero prof. Georgios Metallinos il 25 aprile 2012, cortesemente passato a chi scrive dal ricevente. Questo articolo è stato refutato dall’ΑΡΧΙΜ. ΕΠΙΦ. ΘΕΟΔΩΡΟΠΟΥΛΟΣ, Μασωνία ὑπὸ τὸ φῶς τῆς ἀληθείας, ed. Ἱ. Μ. Κεχαριτωμένης, Ἀθῆναι 1993 (7), pp. 110-112.

[65] ΑΡΧΙΜ. ΕΠΙΦ. ΘΕΟΔΩΡΟΠΟΥΛΟΣ, ibid, p.111: «Ὁμολογῶ ὅτι οὐδέποτε θὰ κατετασσόμην εἰς Σωματεῖον τὸ ὁποῖον δὲν ἐκθέτει σαφῶς καὶ πλήρως τὰ καθ ́ἑαυτό, καὶ ὅτι οὐδεμίαν ᾐσθάνθην ποτὲ τάσιν ἢ κλίσιν πρὸς τὰς ὑπερμυστικιζούσας καὶ ὑπερσυμβολικιζούσας τῆς Μασωνίας ἀρχάς,

ἃς ἄλλως δὲν θεωρῷ συμβιβαζομένας πρὸς τὸ πνεῦμα τῆς ἐποχῆς, ὅπερ ζητεῖ φῶς καὶ δημοσιότητα».

[66] Πυθαγόρας 31 (1990) 22; cit. in ΜΟΝΑΧΟΣ ΑΒΕΡΚΙΟΣ, «Αἱ σχέσεις Παπισμοῦ-Μασονίας κατὰ τοὺς τελευταίους αἰῶνας (Γ ́)», Ὀρθόδοξος Τύπος 2119 (03.06.2016) 5.

[67] Τί είναι η Μασωνία; (Ιστορική διάλεξη Χρήστου Μανέα, 1990) https://www.youtube.com/watch?v=OtBs0XAW4gc (v. dopo 1:10:00).

[68] Γ. ΚΟΝΙΔΑΡΗΣ, «Ἀλιβιζᾶτος Ἁμίλκας», Θρησκευτικὴ καὶ Ἠθικὴ Ἐγκυκλοπαιδεία 2 (1963) 161.162: «Κατὰ τὴν αὐτὴν ἐποχὴν (1918) μετέσχε τῆς ὑπὸ τὸν Μελέτιον ἀποστολῆς εἰς Ἀμερικήν [...] Συνδεθεὶς ἐν Ἀμερικῇ μετὰ τῆς Χριστιανικῆς Ἀδελφότητος τῶν Νέων καὶ τοῦ John Mott, ἐγένετο ἐν Ἑλλάδι ἐκ τῶν ἱδρυτῶν τῆς εἰρημένης ὀργανώσεως ἐν Ἀθήναις καὶ Θεσσαλονίκῃ».

[69] V. ΜΟΝ. ΣΕΡΑΦΕΙΜ, «Ἡ Μασονία καὶ οἱ Πατριάρχες. Ἡ μασονικὴ προώθηση τοῦ Οἰκουμενισμοῦ», http://www.impantokratoros.gr/741CE610.el.aspx (la nota 66 si riferisce a G. Bromley Oxnam).

[70] V. lettera di B. Oxnam in Εὐχαριστήριον. Τιμητικὸς τόμος ἐπὶ τῇ 45 ετηρίδι ἐπιστημονικῆς δράσεως καὶ τῇ 35 ετηρίδι τακτικῆς Καθηγεσίας Ἁμίλκα Ἀλιβιζάτου, Ἀθῆναι 1958, p. λγ ́. λδ ́.

[71] Γ. ΚΟΝΙΔΑΡΗΣ, ibid, 163: «Ἕνεκα τούτων δύναται νὰ θεωρηθῇ ὡς ὁ πρῶτος ὀρθόδοξος οἰκουμενικῶς ἀνεγνωρισμένος θεολόγος καὶ παράγων τῆς Οἰκουμενικῆς Κινήσεως καὶ τῆς ἐν αὐτῇ προβολῆς τῆς Ὀρθοδοξίας»

[72] «Ἡ ἄλλη πλευρά τοῦ Καθηγητοῦ Σάββα Ἀγουρίδη», Παρακαταθήκη 64 ( Ἰανουάριος-Φεβρουάριος 2009) 12.13.

[73] W. JUDGE, “Information for members of the T.S.” in The Theosophical Congress held by the Theosophical Society at the Parliament of Religions (World’s Fair of 1893, at Chicago, Ill., September 15, 16, 17) I Report of Proceedings and Documents, American Section Headquarters T.S., New York 1893, p. 7.

[74] A History of the Ecumenical Movement, 1517-1968, ed. R. Rouse and St.C. Neil, WCC, Geneva 1993(4), p. 341: “Surely there has been no more hopeful development towards a real spiritual union of Christendom than the... Federation [i.e. la World’s Student Christian Federation], which unites in common purpose and work the coming leaders of the Church and State in all lands”.

V. anche Fr. PETER A. HEERS, The Missionary Origins of Modern Ecumenism; Milestones Leading up to 1920, Uncut Mountain Press, Greece 2007, pp. 21-25.

[75] Sulle azioni congiunte di Rockefeller, John Mott e varie organizzazioni ecumeniche, così come sulla fraternità Phi Beta Kappa, v. ΜΟΝ. ΣΕΡΑΦΕΙΜ, ibid, note da 42 a 63.

[76] Γ. ΚΟΝΙΔΑΡΗΣ, ibid, 162 (v. sopra, nota 65)

[77] «Ἄδικος ἐπίκρισις τοῦ περὶ Τεκτ.·. ὑπομνήματος τῆς Θεολογικῆς Σχολῆς» ΠυθαγόραςΓνώμων (ἐπίσημον ὄργανον τοῦ Ὑπάτου Συμβουλίου τοῦ 33 ου καὶ τῆς Μεγάλης Ἀνατολῆς τῆς Ἑλλάδος) Γ 3 (Μάρτιος1934) 89.

[78] Πρακτικὰ καὶ Ἀποφάσεις, ibid, p. 89: «1) Τὸ Οἱκουμενικὸν Πατριαρχεῖον συνεννοούμενον προηγουμένως μετὰ τῶν Ὀρθοδόξων Ἐκκλησιῶν καὶ ἔχον τὴν γνώμην αὐτῶν θὰ δηλώσῃ εἰς τὴν Κοινωνίαν τῶν Ἐθνῶν ὅτι ἡ Ὀρθόδοξος Ἐκκλησία προθύμως ἔχει ὅπως ἀποδεχθῇ τὸ μέλλον νἀ ἐξευρεθῇ νέον ἡμερολόγιον, ἐφ ́ ὅσον τοῦτο ἤθελον ἀποδεχθῇ πᾶσαι αἱ χριστιανικαὶ ἐκκλησίαι. Ἐὰν δὲ ἡ Κοινωνία τῶν Ἐθνῶν ἐθέωρει ἑαυτὴν ἀναρμοδίαν ὅπως δεχθῇ τὴν τοιαύτην δήλωσιν τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριαρχείου, ἐπαφίεται εἰς αὐτὸ νά πράξῃ τὸ δέον».

[79] Cfr. ΑΝ. ΒΑΣΙΛΕΙΑΔΟΥ, «Η γένεση της οικουμενικής κίνησης του 20ου αιώνα και η συμβολή της Ορθόδοξης Εκκλησίας», in Ιστορία της Ορθοδοξίας 8 (Η Ορθοδοξία σε διάλογο), p. 236: «Έτσι, ο πρώτος παγκόσμιος πόλεμος και τα επακόλουθά του, ο κόσμος που αναζητούσε νέο προσανατολισμό, η ίδρυση της Κοινωνίας των Εθνών (1919), η αναμέτρηση με τα ολοκληρωτικά συστήματα, ειδικά με το φασισμό, ενίσχυσαν την άποψη ότι οι εκκλησίες έπρεπε να βγουν από τη θεσμική τους απομόνωση και να κάνουν την οικουμενική υπόθεση δική τους [...] για τον  N. Söderblom αυτό ήταν ένα πνευματικό ερώτημα που αφορούσε στην αξιοπιστία των εκκλησιών και της μαρτυρίας τους».

[80] Πυθαγόρας 8 (Ἰανουάριος 1930) 13: «Ζωντανὸν παράδειγμα δι ́ ἡμᾶς τοὺς Ἕλληνας εἶναι ἡ Φιλικὴ Ἑταιρεία, καὶ ἐκ τῶν συγχρόνων τεκτονικῶν προσπαθειῶν, ἡ Κοινωνία τῶν Ἐθνῶν, τὸ Ἐτήσιον Διεθνὲς Συνέδριον Εἰρήνης, ἡ Near East Relief , ἡ Χριστιανικὴ Ἀδελφότης τῶν Νέων , καὶ ἄλλοι ἀναρίθμητοι ἀνθρωπιστικοὶ καὶ ἐκπολιτιστικοὶ ὀργανισμοί».

[81] Vide e.g. E. LENNHOFF & O. POSNER, ibid, sp. 213: “Bourgeois, Léon Victor Auguste, französischer Staatsmann, Pazifist und Verfechter der Menschenrechte [...] ständiges Mitglied des Haager Schiedsgerichthofes, 1919 Erster Vorsitzender des Völkerbundrates”. Λεξικό Ελληνικής Μασονίας, vol. 1 (A-K), ed. Βιβλία για Όλους, Κύπρος, p. 21: «Αλεξανδρόπουλος Π. Ιωάννης ( ;-1929): Διπλωμάτης, υπηρέτησε ως πρέσβης της Ελλάδος στη Σερβία το 1910 και αργότερα στην Πράγα. Ήταν ο πρώτος αντιπρόσωπος της Ελλάδος στην Κοινωνία των Εθνών».

[82] T. PAINE, “Rights of Man. Being an answer to Mr. Burke’s attack on the French Revolution (part I)” in The Political and Miscellaneous Works of Thomas Paine, vol. 1, London 1819, pp. 56.57 [531.532]: “Toleration is not the opposite of Intoleration , but the counterfeit of it. Both are despotisms. The one assumes to itself the right of withholding Liberty of Conscience, and the other of granting it [...] Who, then, art thou, vain dust and ashes! By whatever name thou art called, whether a king, a bishop, a church, or a state, a parliament, or any thing else, that obtrudest thine insignificance between the soul of man and his Maker? Mind thine own concerns. If he believes not as thou believest, it is proof that thou believest not as he believeth, and there is no earthly power can determine between you”.

[83] E. LENNHOFF & O. POSNER, ibid, sp. 1585: “Die Einsicht in die Bedingtheit aller Wahrheiten bildet bei der freimaurerischen Toleranzidee das auslösende Motiv. [...] Die wichtigste Aufgabe der Freimaurerei ist, in das an sich unduldsame, von verantwortungslosen Führern aufgepeitschte Massengeschehen durch Erziehung, vor allem ihrer eigenen Glieder, T. zu tragen. Durch diese Mission wirkt sie an der Vergeistigung und Befriedung der sozialen Wechselbeziehungen in hervorragender Weise mit und ist in diesem Sinne berufen, ein wichtiger Kulturfaktor zu sein, wenn sie ihrer Sendung gerecht wird. Die Loge hat keine wichtigere Aufgabe, als die Erziehung zur Duldsamkeit”.

 
L'Occidente: la società più sessualmente disfunzionale del pianeta

La colpa probabilmente dovrebbe (ancora una volta) andare al papato con la sua repressione malsana di tutto ciò che sessuale, che a sua volta ha origine in un più sfortunato fraintendimento del dogma cristiano del peccato primordiale da parte di sant'Agostino di Ippona che, almeno, non aveva mai insistito sul fatto che tale interpretazione era quella corretta (il cristianesimo tradizionale non crede che il sesso di per sé sia male, ma solo che deve essere opportunamente incanalato e sublimato). Ahimè, le sue idee sbagliate su questo argomento sono state ulteriormente espanse in una lunga serie di insegnamenti, pratiche e dogmi centrati sul sesso (il celibato per i sacerdoti, la condanna della "carne", la "Immacolata Concezione", etc.) e, di conseguenza, questi insegnamenti di repressione sessuale hanno innescato una reazione formidabile che ha avuto inizio nel Rinascimento e si sente ancora oggi.

I gruppi successivi a peggiorare le cose sono stati i massoni, i vari movimenti rivoluzionari in Europa e, naturalmente, gli ideologi atei o apertamente secolari come Marx, Nietzsche, Freud e molti altri. Non voglio entrare nella storia patetica del femminismo, dei figli dei fiori, dei "diritti" all'aborto e tutto il resto del nonsenso di cui siamo stati nutriti, e non intendo discutere il ruolo della pornografia o i cosiddetti 'diritti gay'. La mia tesi è questa: per quanto riguarda la sessualità, l'Occidente è ormai un caos globale in fase terminale. Non voglio nemmeno prendermi la briga di provare questa tesi. guardate voi stessi i tassi di divorzio, gravidanze adolescenziali, omosessualità, pedofilia, stupri, violenza coniugale, grossolano sessismo e violenza machista o, meglio, cercate di trovare qualcosa di sano in qualsiasi cosa legata al sesso in Occidente. Non c'è. Quindi dico di nuovo: in termini di sessualità, l'Occidente è ormai un caos globale in fase terminale.

L'ultimo esempio di tale assenza di qualsiasi tipo di sana comprensione del sesso è lo scandalo del non-evento intitolato "Putin flirta con la moglie di Xi". Ecco un'immagine di questo 'atto', vedetevela di persona:

Potete vedere chiaramente quello che è successo: era freddo, Putin ha pensato che la moglie di Xi potesse essere a disagio nel clima freddo e le ha offerto il suo scialle. Se vedete la scena in un video, noterete anche la reazione: lei lo ha accettato con molto garbo, lo ha indossato giusto il tempo per ringraziarlo (si può vedere il suo sorriso e l'inchino), poi l'ha tolto e le è stato consegnato un altro cappotto.

Questo è come lo hanno visto i media occidentali: (brani tratti da loro)

"Putin ci prova: Vlad flirta con la First Lady cinese", ha urlato la NBC.

"Le avances di Putin alla First Lady della Cina", ha affermato rivista americana Foreign Policy. "Il Don Giovanni-in-capo della Russia si è appena mostrato un po' troppo amichevole con la moglie di Xi Jinping".

"La prima regola non scritta della diplomazia potrebbe essere" Non provarci con la moglie del presidente", ma il presidente della Russia Vladimir Putin, rimasto di recente single, sembra non aver letto il promemoria", ha continuato.

Cosa molto interessante, RT ha offerto questa foto come ricordo del fatto che non era la prima volta che Putin faceva qualcosa di simile:

Putin 'ci stava provando' anche con Angela Merkel?

RT ha aggiunto: Questa non è la prima volta che le buone maniere di Vladimir Putin lo hanno gettato in una mini-tempesta. Un gesto simile l'anno scorso, quando Putin ha offerto uno scialle al cancelliere tedesco Angela Merkel nel corso del vertice del G20 a San Pietroburgo, ha provocato molti commenti dello stesso tipo.

Nella tipica mente occidentale, questo suona come qualcosa di simile: sappiamo che gli uomini russi passano la vita a bere e a picchiare le loro donne, che sono dei porci macho sessisti, tutti stupratori potenziali (vedete come si sono comportati alla fine della seconda guerra mondiale in Germania!), quindi se uno di loro mostra ciò che potrebbe essere frainteso come cortesia e cura, sta sicuramente 'provandoci' con la donna, già pronto a saltare su di lei, picchiarla e violentarla". Questo è il tipo di idea che i media corporativi occidentali hanno cercato di impiantare nelle menti dei poveretti che guardano la scatola per gli idioti.

Prima di dirvi come io, da russo, interpreto quanto è successo, lasciatemi condividere con voi quello che un mio amico cinese mi ha scritto a proposito in una e-mail privata:

Avrai probabilmente visto la (non) notizia su Putin consegna uno scialle alla moglie di Xi. I media occidentali ne hanno fatto un grande affare, e ho pensato che alcuni spettatori russi potrebbero fraintenderlo.

La signora Peng (la moglie di Xi) non stava cercando di stimolare intenzionalmente il gesto gentile di Putin, ma la cultura cinese è molto sensibile alle cose semplici, tra cui questi tipi di gesti sociali, perché nella cultura cinese tale comportamento denota rispetto, un posto nella società, e la consapevolezza delle buone maniere. Prendere il cappotto di un altro uomo è semplicemente una mancanza di rispetto verso tuo marito nella cultura cinese. La signora Peng è stato messa nella spiacevole posizione di dover accettare l'ospitalità di Putin, e al tempo stesso di evitare la perdita pubblica di "faccia" del marito. Questo è molto importante nella società cinese, forse non per me in particolare, ma per la maggior parte di noi, in particolare quelli di mentalità tradizionale (e la maggior parte di noi lo è... credimi). Naturalmente, da straniero non ci si aspetta che Putin sia a conoscenza di queste sfumature e la sua "maleducazione" può essere perdonata e accettata come gentilezza. In realtà le maniere cinesi impongono che quando uno straniero esibisce mancanza di conoscenza delle tue abitudini, dovresti metterlo a tuo agio, ma la reazione della signora Peng è comprensibile data la sua posizione. Questo non è stato migliorato dalle pretese dei media occidentali che Putin abbia "flirtato" con la signora Peng – cosa che è completamente ridicola, naturalmente.

Credo che la migliore soluzione di relazioni pubbliche sarebbe che Putin rilasci una dichiarazione che dice qualcosa sulla falsariga di: "Stavo cercando di essere gentile, ma i cinesi come vediamo sono molto sottili, cosa per cui li ammiro, e nella loro cultura non è visto di buon occhio che una donna accetti il cappotto di un altro uomo. È stata semplicemente essere rispettosa verso il marito. Questo non è altro che un dolore della crescita nel rapido sviluppo dell'alleanza sino-russa. Xi e io abbiamo un rapporto eccellente che continuerà a portarci successo in futuro". Putin ha sufficiente personalità mediatica e la credibilità per riuscire in questo. È improbabile che i cinesi facciano alcuna dichiarazione pubblica finché non lo farà la Russia, perché non vorrebbero sembrare paternalistici verso Putin o i russi spiegando modi di fare considerati ordinari.

Vorrei solo aggiungere che penso che la signora Peng abbia gestito la situazione *superbamente*. Non ha mostrato verso l'ospite, Putin, alcuna traccia di disagio o di offesa, gli ha rivolto un caldo sorriso, si è inchinata e lo ha ringraziato, ha tenuto indosso lo scialle solo per un secondo, poi si è girata leggermente (significando così la fine della sua espressione di gratitudine) e subito si è tolta lo scialle mentre i suoi aiutanti (brillanti) le hanno porto un altro cappotto in modo da rendere naturale la rimozione dello scialle ora non più necessario. Se do ai collaboratori di Putin un 7 perché non lo hanno avvertito di questo, do ai cinesi un 10 e lode per come hanno gestito elegantemente la situazione.

Ora passiamo al lato russkij della questione.

In primo luogo, ammetto che ci sono uomini russi che potrebbero far apparire un uomo di Cro-Magnon colto, sofisticato, raffinato e altrimenti civile (tutti i paesi hanno probabilmente uomini di tal genere) Al contrario, Putin è un uomo di elevata educazione. Non solo, ma è un ex spia. Questo non vuol dire che sia un professionista a sparare con la pistola, a fare copie di documenti o a seminare le auto che lo inseguono. Come egli stesso ha spiegato nel suo libro, una spia è prima di tutto un uomo che sa come rendersi piacevole agli altri. Essere affascinante, rassicurante, accogliente e rilassante è una delle qualità fondamentali di una spia. Putin è anche un ufficiale, e condivide l'ethos degli ufficiali russi, in particolare i funzionari di istituzioni o unità elitarie. In altre parole, oltre ai motivi personali, Putin ha ragioni professionali per avere impeccabili buone maniere. Avendo osservato molte, molte ore di suoi incontri nello stile del municipio con tutti i tipi di persone e avendolo visto interagire con tutti i tipi di diversi gruppi culturali e sociali posso dire che le buone maniere di Putin sono assolutamente superbe, altrettanto raffinate e lucide come quelle di Lavrov. E qui è la chiave di quello che è successo:

Nella cultura russa non è solo normale prendersi cura, essere cortesi, essere protettivi, attenti e comunque galanti verso una donna, ci si aspetta che sia così. La Russia è ancora quella che io chiamo una "società sessualmente differenziata", in cui le donne e gli uomini non sono "uguali", ma che li vede in modo molto differente e che crede fermamente che i veri uomini si prendano cura delle donne. La società russa è anche multi-culturale. Proprio come i russi educati non offriranno alcol a un ospite musulmano, sapranno anche che, per esempio, non si deve avere un contatto fisico con una donna musulmana a meno che questa, per esempio, sia la prima a stendere la mano in avanti per una stretta di mano (perché questa regola islamica di non toccarsi tra uomini e donne non è seguita in modo uniforme da tutte le donne musulmane). Se Putin avesse saputo che consegnare uno scialle a una signora cinese è inadeguato, non lo avrebbe sicuramente fatto, ed è assolutamente chiaro dalla sua reazione che la signora Peng lo ha completamente capito. Nessuno dei due avrebbe anche solo considerato un concetto così ridicolo e volgare come l'idea che Putin abbia "flirtato" con una donna sposata che lo stava ospitando.

Ma i grandi media di una "società alla Michel Jackson" (né bambini né adulti, né neri né bianchi, né maschi né femmine) hanno dovuto, ovviamente, riportare il tutto a una mossa un po' volgare e grossolana del "muzhik" russo sulla "pollastrella" asiatica. Questo non dice nulla della Russia o della Cina, ma la dice tutta sui media corporativi moderni e sull'ideologia sessualmente patologica che si cerca di forzare giù per la gola di coloro che vi si espongono.

Onestamente, quando mi guardo attorno in Europa occidentale o negli Stati Uniti mi dispiace per la maggior parte delle persone che vedo. Quanti matrimoni felici, stabili e veramente amorevoli vedete oggi? Tuttavia, per misurare il fantastico grado di frustrazione sessuale degli uomini occidentali, è sufficiente guardare l'enorme reddito della industria pornografica e rendersi conto che qualcuno sta consumando quella pornografia e che, per definizione, coloro che sono ridotti a una sessualità pornografica sono persone completamente disfunzionali, frustrate e tristemente solitarie. La cosiddetta "libertà sessuale" ha prodotto un caso terminale di miseria e di insoddisfazione sessuale. Mentre io mi metto spesso nei guai quando dico che l'omosessualità è una psico-patologia sessuale, devo dire che il sesso etero in Occidente è raramente e solo marginalmente più sano.

Questo è veramente triste perché le sue conseguenze sono devastanti. Le coppie "sessualmente differenziate" (in cui ogni genere è diverso e ha il suo ruolo), stanno diventando sempre più rare (Non voglio nemmeno entrare nella follia del "matrimonio gay"!), La maggior parte delle famiglie è "ricomposta a fasi multiple", i bambini mancano di veri e propri padri o madri, il comportamento maschile o femminile normale e sano non è visto di buon occhio e anche la basilare cortesia nei confronti di una signora è apparentemente inevitabilmente interpretata come un tentativo di fare sesso con lei (che è lo scopo delle "avances").

Mi chiedo quanto tempo ci vorrà perché la gente in Occidente lo capisca e si ribelli. Sta già accadendo. Conosco alcune coppie "reali" (due generi identificabili, il sesso maschile nel ruolo di padre, il sesso femminile nel ruolo di madre, nessun divorzio, nessuna infedeltà coniugale o violenza domestica, ma un vero amore profondo, bambini che vengono allevati vicini ai loro genitori e non abbandonati alle scuole statali, ecc) e sono sempre più o meno "fuori della rete sociale": fanno quello che vogliono lontano dal resto della società di cui hanno rigettato i valori, nella cui ideologia non credono, e di cui non permettono l'accesso nelle loro case agli arnesi per il lavaggio del cervello (TV, radio, giornali). Sono anche sessualmente felici, senza bisogno di pornografia, medicine o accessori. In realtà, sanno che il sesso *migliora* con il tempo. Ma sono ancora una piccola minoranza. La stragrande maggioranza delle persone là fuori segue ancora seguire il modello sociale prevalente fino alla miseria, alla solitudine e alla frustrazione sessuale.

Per finire, mi aspetto che questo post mi farà guadagnare un altro diluvio di commenti arrabbiati e non posso neanche immaginare come ciò che ho detto sopra sarà "ri-formulato" per farmi dire cose che non ho detto. Offro quanto ho scritto come mio punto di vista palesemente soggettivo sul contesto per lo "scandalo del non-evento" di "Putin che corteggia Peng", nella speranza che per qualcuno possa essere interessante. Come mi piace dire, vi prego di consultare questo mio blog come una riunione degli Alcolisti Anonimi: prendete quello che volete e semplicemente lasciate stare il resto.

In questo caso, ho voluto richiamare la vostra attenzione che l'interpretazione (sbagliata) di ciò che è accaduto in Cina da parte dei media corporativi è solo una parte di un problema molto più ampio e che guardare al contesto generale delle relazioni uomo-donna in Occidente potrebbe consentire una migliore comprensione di ciò che sta accadendo.

Francamente, anche questo non è un argomento su cui voglio soffermarmi. Ho condiviso finora alcuni dei miei punti di vista, ma devo chiedervi per favore di perdonami se non voglio partecipare a qualsiasi ulteriore discussione al riguardo. Siete, come sempre, i benvenuti a fare una discussione sana e dinamica nella sezione dei commenti del blog, ma per favore non aspettatevi che io vi prenda parte: sono troppo occupato (passerò a leggere, però, solo per curiosità).

Cordiali saluti a tutti,

Saker

 
FOTO: la traslazione delle reliquie di san Serafino di Sarov

In un album fotografico sul blog Mystagogy, sono state mostrate alcune immagini relative alla traslazione delle reliquie di san Serafino di Sarov. Alcune delle immagini sono foto d’epoca, realizzate nel 1903, e vi appare la famiglia imperiale: san Nicola II fu uno dei principali sostenitori della canonizzazione di san Serafino. Presentiamo il servizio fotografico nella sezione “Santi” dei documenti.

 
Il patriarca Kirill e Putin al Monte Athos (Foto)

Il presidente russo Vladimir Putin e il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' in questi giorni sono al Monte Athos. La visita coincide con la celebrazione del millennio del monachesimo russo al Monte Athos.

La prima menzione scritta di un monastero russo sul Monte Athos è del febbraio 1016 (in calce a uno degli atti custoditi alla Grande Lavra, sta la firma di Gerasimos "monaco per grazia di Dio presbitero e igumeno del cenobio dei russi"). Da questa data si calcola la presenza russa al Monte Santo. Nel 1169 ai russi fu dato il monastero di san Panteleimone, i cui monaci nel 1765 si trasferirono presso il mare nel monastero corrente. Attualmente il monastero di san Panteleimone conta 106 monaci, inclusi novizi e collaboratori, e ha dipendenze a Mosca, Kiev e Costantinopoli. Nel prossimo futuro un'altra dipendenza del monastero sarà aperta a San Pietroburgo.

Moleben ai santi russi, che hanno illuminato il Monte Athos. Litia di requiem per i benefattori e fratelli defunti dei monasteri russi all'Athos.

 
Un'iconostasi retrattile

la nuova iconostasi pieghevole in ferro battuto a St Clement's, Cambridge.

Parrocchie nel deserto

Le parrocchie ortodosse in Gran Bretagna spesso devono condividere una chiesa con le parrocchie anglicane. Prima di ogni funzione di solito avranno bisogno di sistemare tutti gli arredi e le icone necessari al culto ortodosso, quindi riporli tutti di nuovo alla fine. È tutto abbastanza stancante, sia emotivamente che fisicamente, quindi più facile è tale movimento, meglio è. Sono stato contattato circa tre anni fa dal prete della parrocchia ortodossa russa di sant'Efrem a Cambridge per realizzare un'iconostasi retrattile proprio per questo motivo. La comunità stava per stipulare un contratto di locazione a lungo termine assieme a una parrocchia anglicana per condividere la chiesa. Questo articolo riguarda la realizzazione dell'iconostasi.

Ci sono vari motivi per cui le parrocchie ortodosse che nascono in Gran Bretagna di solito non possono acquistare o costruire la propria chiesa. All'inizio della sua vita la parrocchia è solitamente troppo piccola per raccogliere fondi per acquistare una proprietà; gli immobili sono piuttosto costosi nella maggior parte della Gran Bretagna rispetto a paesi meno densamente popolati. Inoltre, a causa dello scarso trasporto pubblico domenicale verso le zone periferiche, potrebbe essere importante che la parrocchia si trovi al centro di una città o nelle vicinanze. Le proprietà libere sono notoriamente rare nei centri urbani e, se sono disponibili, sono notoriamente costose.

Il progetto

Così era nel caso della comunità ortodossa russa a Cambridge, in Inghilterra. Due anni fa la parrocchia di sant'Efrem – quasi cinquant'anni dopo la sua fondazione da parte del metropolita Antony (Bloom) – ha firmato un contratto di locazione per condividere l'antica chiesa di san Clemente con i suoi proprietari anglicani. La chiesa si trova proprio nel centro della famosa e storica città universitaria di Cambridge, è grande e dispone di sale per riunioni. Quindi era ideale sotto molti aspetti, ma il contratto di locazione richiedeva che l'iconostasi e qualsiasi altro arredo venissero spostati dopo ogni funzione.

la chiesa anglicana di san Clemente

La comunità era stata a lungo come gli israeliti nel deserto, senza una fissa dimora. Padre Raphael Farmour voleva quindi che i suoi parrocchiani sentissero che la loro nuova iconostasi sembrasse permanente una volta inaugurata, e tuttavia fosse molto facile da aprire e chiudere per l'uso. In aggiunta a questo, volevamo che il design si armonizzasse con l'architettura e gli arredi esistenti pur rimanendo fedele all'ethos ortodosso. Un progetto impegnativo, per non dire altro!

Dopo numerose battute d'arresto, nel marzo di quest'anno l'iconostasi è stata finalmente completata. L'ho progettata, ho dipinto le sue icone e ho verniciato e dorato il ferro. Il maestro fabbro Frazer Picot ha realizzato l'iconostasi stessa. Con nostro grande sollievo, l'iconostasi a cerniera si apre e si ripiega facilmente, nonostante le sfide poste dal pavimento a piastrelle irregolari.

Allora come funziona l'iconostasi? È in due parti, ciascuna composta da due sezioni incernierate al centro sopra e sotto le porte diaconali, con la parte esterna incernierata anche alle pareti. Quando non è in uso, con l'aiuto di ruote girevoli le due parti si ripiegano a fisarmonica contro le pareti nord e sud. Le porte regali si ripiegano dietro le due sezioni interne.

l'iconostasi viene piegata

l'iconostasi piegata contro il muro

le maniglie

Abbiamo realizzato maniglie che possono essere ripiegate quando l'iconostasi viene spostata, quindi le icone e la cornice non devono essere toccate durante l'apertura e la chiusura. La struttura è in acciaio dolce, l'epistilio è una struttura a scatola e il resto è una barra solida. Frazer ha realizzato la maggior parte dei giunti utilizzando giunti tradizionali a tenone e mortasa, ma li ha anche saldati per una maggiore resistenza, un elemento importante date le sollecitazioni a cui è sottoposta l'iconostasi schermo quando viene aperta e chiusa. Tutto il lavoro di scorrimento è stato forgiato a mano, in parte saldato utilizzando il tradizionale sistema di saldatura a fuoco.

giunto a mortasa e tenone

I binari con le tende vengono ruotati in modo che non intralcino l'epistilio prima che l'iconostasi venga ripiegata

i binari per tende incernierati

Il design

Volevamo che lo schermo si armonizzasse con ciò che già esisteva. C'era già un paravento basso in ferro battuto, che ha portato all'idea di utilizzare il ferro anziché il legno per la struttura dell'iconostasi. Ho preso elementi da questo paravento per gli ornamenti, così come da uno splendido pulpito del XIX secolo nella cattedrale di Lichfield, progettato congiuntamente dal famoso architetto Sir George Gilbert Scott e dal fabbro Francis Skidmore, ed eseguito da quest'ultimo.

pulpito della cattedrale di Lichfield

La policromia e la doratura su questo pulpito mi hanno anche dato l'idea di fare qualcosa di simile sull'iconostasi di Cambridge per dare una nota di calore al ferro altrimenti freddo. I colori sono stati scelti per armonizzarsi con quelli della trave posta sopra l'iconostasi.

le volute in ferro battuto sulla nuova iconostasi

L'epistilio doveva avere una sezione trasversale piuttosto ampia per far fronte alle sollecitazioni durante l'apertura e la chiusura, il che significava che richiedeva qualche decorazione. Il disegno dorato su di esso è un motivo di viti che scaturiscono dalla croce posta sopra l'arco centrale. La croce serve anche a coprire il vuoto dove si incontrano le due metà dell'iconostasi.

l'epistilio dorato

La santità unisce e allo stesso tempo distingue, a ogni santo è dato da Dio il proprio nome unico. Ho cercato di riflettere questo aspetto nei volti dei santi dipinti per l'iconostasi. A san Clemente, papa di Roma (martirizzato attorno al 99 d.C.), per esempio, viene conferita la quieta dignità che si addice a un vescovo. Giovanni Battista, al contrario, ha il volto consumato dalle intemperie di un asceta che digiuna nel deserto, ma allo stesso tempo ha il portamento aristocratico di qualcuno rinnovato a somiglianza di Dio.

particolare – san Clemente di Roma

particolare – san Giovanni Battista

L'iconostasi si è rivelata molto popolare nella comunità anglicana così come tra gli ortodossi, al punto da volerla lasciare aperta durante il giorno per i numerosi visitatori giornalieri.

 
L'esarca per l'Africa racconta come il patriarca Theodoros ha "spiegato" il suo riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

il metropolita Leonid. Foto: t.me/exarchleonid

Il primate della Chiesa d'Alessandria non ha ritenuto necessario rispondere alle domande e sedare le perplessità dei suoi chierici.

In un'intervista alla Scuola russa per esperti, l'esarca patriarcale per l'Africa della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Leonid di Klin, ha parlato di come sia avvenuto l'incontro del patriarca Theodoros d'Alessandria con il clero sulla questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ha osservato che sia tra i sacerdoti che tra i vescovi della Chiesa d'Alessandria, ci sono ancora molti che non sono d'accordo con la decisione unilaterale del patriarca di riconoscere gli scismatici ucraini. Secondo il metropolita, molti di loro sono persone dipendenti, e quindi non esprimono apertamente la propria insoddisfazione.

Negli ultimi due anni, i chierici africani hanno scritto molte lettere ai vescovi locali e al patriarca Theodoros, chiedendo loro di descrivere cosa stesse realmente accadendo e perché fosse stata presa una tale decisione. Il malcontento cresceva, mentre le risposte dei vescovi si riducevano alle parole: "Non sono affari vostri, statene fuori".

Il metropolita Leonid ha anche affermato che di recente il primate della Chiesa d'Alessandria è andato in uno dei paesi africani per "spegnere un incendio che era divampato". Quando in una riunione aperta gli sono state poste le stesse domande delle lettere, la risposta è stata: "Non sono affari vostri. Si tratta di una questione tra me e il patriarca Kirill".

Con un tale atteggiamento, ogni conoscitore di canoni e dogmi sarebbe screditato, ha concluso l'esarca per l'Africa.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, i vertici dei paesi del continente africano sono positivamente disposti verso la Chiesa ortodossa russa.

 
Perché la Russia non ha invaso e non invaderà l'Ucraina

I soldati invisibili della Russia: invadono sempre, non li vedi mai

Ci risiamo. La NATO, ancora una volta (quante volte lo ha fatto?), sta facendo eco a Kiev e sta dicendo che la Russia ha invaso l'Ucraina. O almeno così dice il generale Breedlove della NATO.

'Negli ultimi due giorni abbiamo visto le stesse cose che l'OSCE sta riportando', ha detto il generale Breedlove in una conferenza stampa a Sofia, in Bulgaria. 'Abbiamo visto colonne di attrezzature russe, in primo luogo carri armati russi, artiglieria russa, sistemi di difesa aerea russi e truppe da combattimento russe, che entrano in Ucraina.'

Beh, qui ci sono i rapporti dell'OSCE, leggeteli e poi vediamo se penserete che Breedlove stia dicendo la verità: colonne in movimento nella zona orientale dell'Ucraina, sì; che attraversano il confine, no. Nel frattempo, al Pentagono, il portavoce ufficiale afferma che non esiste "alcun rapporto operativo indipendente che confermi un attraversamento del confine". Ma la NATO ha la sua realtà.

Duenque, è in corso un'invasione russa dell'Ucraina? Naturalmente, tutto dipende dalla vostra definizione del verbo "essere", o da qualche simile ingannevole esibizione da spaccacapelli, non è vero? Ma, per la maggior parte della gente, "invasione" significa truppe ed equipaggiamenti regolari che attraversano una frontiera entrando in un altro stato e ci rimangono. Mosca sta aiutando i ribelli nella parte orientale? Probabilmente. Ma questo non è ciò che viene affermato.

Il modo più elegante per rispondere a queste ciance senza fine è questo:

Se la Russia ha invaso, non dovreste aver bisogno di chiedervelo; se ve lo state chiedendo, non lo ha fatto.

Sarebbe successo in modo rapido e sotto gli occhi di tutti. Non ci sarebbero stati solo un migliaio di soldati e una dozzina o due di carri armati: sarebbe stata una cosa grande, improvvisa e rapida. Non ci sarebbe stato alcun bisogno di foto satellitari sgranate di mietitrebbiatrici o qualunque cosa fossero; non ci sarebbe stato bisogno di giornalisti che hanno dimenticato i loro telefoni cellulari e dicono di aver visto qualcosa: ci sarebbero soldati russi certamente sul Dnepr e forse a Kiev e a Leopoli; soldati russi, armi, elicotteri, carri armati e aerei da tutte le parti (è interessante immaginare, con l'arrivo del freddo e teppisti armati che imperversano intorno, come le truppe russe sarebbero ricevute oggi a Kiev, non è vero? Ma probabilmente non lo sapremo mai).

O almeno la prima parte sarebbe stata rapida. Proprio come l'invasione americana dell'Iraq. Arrivare al Dnepr, a Kiev o a Leopoli sarebbe stato facile, ma una volta lì, i russi sarebbero circondati da persone che non li vogliono lì. E questo, come hanno scoperto gli americani in Iraq, è una cosa ben diversa. Se si prendesse una fetta orizzontale di Ucraina da est a ovest, chiedendo agli abitanti di dare una valutazione da uno a dieci della presenza dei soldati russi nella loro zona, si potrebbe ottenere una risposta che va da dieci nell'estremo oriente a meno dieci nell'estremo occidente: fiori nella parte orientale, proiettili a ovest.

Le truppe russe nel centro e a ovest troverebbero l'opposizione di persone che hanno avuto una formazione militare nelle forze armate ucraine sovietiche, molti dei quali hanno avuto esperienza militare in Afghanistan. In altre parole, gli invasori russi incontrerebbero esattamente la stessa risposta che gli invasori ucraini occidentali hanno trovato nella parte orientale.

La Crimea era diversa: là erano tutti fiori, senza eccezioni, e i confini erano chiari, distinti ed evidenti. Non è lo stesso nel resto dell'Ucraina.

Sì, l'esercito russo potrebbe arrivare al confine occidentale in una settimana o due senza troppe difficoltà, ma non sarebbe in grado di restarci.

Quindi è per questo che Mosca non ha invaso e non invaderà l'Ucraina: non vuole trovarsi impantanata in mesi o anni di imboscate, ordigni esplosivi improvvisati e tutto il resto. E poi probabilmente dovrà andarsene alla fine, in ogni caso. Mosca ha osservato l'esperienza degli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan. E, naturalmente, si ricorda la propria in Afghanistan. Un costo enorme per un guadagno banale e momentaneo.

La stessa ragione, a ben pensarci, perché Mosca, con la sua presunta volontà di ricostruire l'impero o qualsiasi altra cosa, non ha annesso la Georgia nel 2008. E perché non invaderà neppure l'Estonia. Potrebbe farlo, ma non ne varrebbe la pena.

Postfazione: tutto questo si basa sul presupposto che l'Occidente limita il suo sostegno alla fornitura discreta di addestramento e di armi (qualcosa di cui Breedlove e gli altri non parlano molto – la proiezione in questa vicenda è enorme). Qualora le forze della NATO entrino in Ucraina e si muovano verso est, potrebbe succedere di tutto.

 
La battaglia contro l'intellettualismo

Ricordo ancora quando negli anni '70 ho comprato icone (senza aureole) da Jordanville, raffiguranti sant'Elisabetta la Nuova Martire e san Giovanni di Shanghai. Ancora oggi sono appese nell'altare della chiesa in cui servo. Allo stesso modo ricordo gli insulti lanciati alla Chiesa fuori dalla Russia al momento della canonizzazione a lungo attesa dei Nuovi Martiri e Confessori nel novembre 1981. Quelli che scagliavano insulti sono rimasti stranamente silenziosi quando ciò che fu avviato a New York, a causa della paralisi politicamente forzata della Chiesa a Mosca, fu confermato a Mosca nel 2000. Ciò conferma solo l'ipocrisia e il pregiudizio politico di coloro che ci avevano attaccato.

Ricordo dunque il sempre memorabile arcivescovo Antonio di Ginevra, che metteva i dubbi degli orgogliosi a confronto con la santità dei Martiri Imperiali, incluso un cattolico romano battezzato nel proprio sangue, dicendo al proprio gregge della ROCOR a Bruxelles e Parigi che non erano obbligati a venerare le icone dei Martiri Imperiali, fiducioso che sarebbero giunti a farlo nel tempo, quando l'esperienza spirituale li avrebbe persuasi che stavano sbagliando. La stessa pazienza fu mostrata a Londra dal vescovo Costantino, un uomo di santità, ai membri dubbiosi della cattedrale della ROCOR. E negli USA, anche il noto iconografo padre Kiprian (Pyzhov) si era opposto alla canonizzazione dei Martiri imperiali, ma con la preghiera, anch'egli si avvicinato alla visione ortodossa.

Anzi, ricordo un uomo, ora ironicamente uno ieromonaco ordinato da un vescovo della ROCOR, che nel giorno della canonizzazione dei Nuovi Martiri nel 1981, mi informò con veemenza che la granduchessa Anastasia non era stata martirizzata perché era identica a una donna conosciuta come Anna Anderson, che sosteneva di essere la granduchessa. Nonostante testimoni come il sempre memorabile padre Nicholas Gibbes (tutore della granduchessa), che aveva subito visto che era una truffatrice, l'uomo insisteva nella sua opinione. Naturalmente, è stato umiliato quando i test del DNA hanno dimostrato più tardi quello che i fedeli avevano saputo da da molto tempo, e che Anna Anderson era veramente una truffatrice.

Molto più inquietante del fatto che tali persone ci attaccavano, motivate dalla politica secolare, è il fatto che stavano attaccando dei santi. Qui occorre una grande cautela. Quando uomini e donne giusti sono venerati tra i fedeli, quando le loro vite sono esaminate da vicino e si trova che contengono miracoli di guarigione e profezie che si sono avverate, allora dovremmo prestare attenzione. A volte le loro reliquie non sono disponibili perché sono state distrutte da liberali infedeli come Kerenskij oppure dai bolscevichi. Tali giusti, a dispetto delle calunnie, arrivano a essere venerati da molti a causa dell'esperienza spirituale che la gente ha di loro nelle proprie preghiere. Poi la gerarchia della Chiesa esamina e canonizza, sempre con cautela, sempre lentamente, ma si raggiunge la giusta decisione, anche se, come nel caso dei martiri reali, certi vescovi erano all'inizio fortemente contrari.

Il fatto che gli intellettuali non amano i santi si spiega perché non amano la santità, che è ciò di cui sono fatti i santi. Perché questa reazione ai santi? Molto semplicemente perché la santità è al di fuori del loro controllo, al di fuori della sfera della loro esperienza puramente razionalistica e non spirituale, e così la disprezzano. Tali intellettuali studiano ciò che viene chiamato in russo teologija, non Bogoslovie ("la Parola di Dio"), e provengono da università secolari e istituti laici, non dai monasteri, che sono università ortodosse. È sempre stato così. Tale fu il destino dell'eretica gnostico Origene, tanto amato dalla scuola di Parigi-Crestwood, degli intellettuali Ario, Nestorio e Barlaam: quest'ultimo oppose il suo scolasticismo occidentale all'esperienza spirituale di san Gregorio Palamas, arcivescovo di Tessalonica.

Questo non vuol dire affatto che l'uso dell'intelletto (la ragione) sia di per sé cattivo. Naturalmente no, anzi è necessario. Nella Chiesa abbiamo tre grandi santi che hanno il titolo "il teologo" – san Giovanni, san Gregorio e san Simeone. Tre – e non di più. San Gregorio, in particolare, era molto ben istruito nel meglio dell'intelletto dei suoi tempi, come, anzi, molti e molti altri Padri della Chiesa. Il loro trionfo, però, non fu nel loro uso del loro intelletto, ma nel fatto della loro esperienza spirituale (santità), che essi esprimevano con l'uso della loro intelligenza addestrata alle vie secolari. L'intelletto è una cosa, l'intellettualismo (come negare il miracolo nella vita di San Giovanni Damasceno e dell'icona delle tre mani della Madre di Dio) è un'altra cosa.

In altre parole, i Padri della Chiesa non confondevano i mezzi (l'intelletto, la ragione) con il fine (la santità), confusione proveniente non dall'uso dell'intelletto, ma da un 'intellettualismo'. L'intellettualismo è la malattia spirituale che rende la ragione (razionalismo) il tutto e la fine di ogni cosa. Non lo è. La Chiesa non è razionalista, un 'ismo' contaminato dall'orgoglio e dall'arroganza della natura umana caduta, ma non è nepure irrazionalista. L'irrazionalismo è oscurantista e ristretto, dominio del fariseismo e dell'impurità spirituale, così come il razionalismo. La Chiesa è "meta-razionale", al di là della ragione, cioè segue il sentiero della santa Sapienza, 'Sofia' in greco, 'Premudrost' in slavonico.

L'obiettivo cristiano fu molto ben espresso da san Serafino di Sarov nel secolo scorso. Egli ha definito l'obiettivo della nostra vita, non come una raccolta di conoscenze laiche, di fatti vuoti, ma come acquisizione dello Spirito Santo. Possiamo vedere questo molto chiaramente nelle vite di tre santi del secolo scorso, san Silvano l'Athonita, un contadino russo semi-letterato, san Nicola di Ochrid e san Giustino di Chelije: gli ultimi due erano molto ben istruiti in università occidentali. Questi ultimi usavano la formazione intellettuale che avevano ricevuto in Occidente per esprimere la loro esperienza spirituale, la stessa di san Silvano. Nessuna quantità di dottorati, imitazioni e studi di teorie astratte, tuttavia, fornirà tale esperienza spirituale.

Nella Chiesa russa di oggi, non più perseguitata, ci troviamo di fronte alla sfida di intellettuali laici ai confini della vita della Chiesa, spesso con dottorati e diplomi, che si definiscono "teologi", ma che non lo sono, perché non hanno l'esperienza spirituale che viene dalla sofferenza. Così, i loro scritti sono superficiali e non forniscono cibo spirituale per i fedeli ortodossi, ma agiscono semplicemente come pillole per dormire. L'antidoto all'intellettualismo è l'esperienza vivente dei santi, specialmente nella Chiesa russa, le gesta dei Nuovi Martiri e Confessori che hanno preferito il regno di Dio 'meta-razionale' alla repubblica dell'uomo caduto, razionalista e irrazionale.

 
Solidarietà a Sherif Azer

Ci attiviamo nella solidarietà verso il nostro caro amico Sherif Azer, cristiano copto picchiato a Torino da islamici il 17 luglio. Sherif è uno dei parrocchiani della chiesa copta di Torino, nonché attivo testimone della fede cristiana nel mondo torinese.

Per chi desidera leggere alcuni aggiornamenti sul fatto in rete, oltre ad articoli di Magdi Cristiano Allam e di Silvana de Mari, ci sono articoli da il Giornale e da Tempi, nonché il video di RepubblicaTV.

Ci auguriamo una partecipazione intensa alla manifestazione di solidarietà che si terrà la sera di mercoledì 24 luglio nelle vie del centro di Torino. Il corteo partirà alle ore 19 dal Rondò della Forca (lato Corso Valdocco), proseguirà per Corso Valdocco, Corso Palestro, Via Cernaia, Via Pietro Micca per sfociare in Piazza Castello (lato Via Garibaldi).

 
Metropolita Antonij (Pakanich): il monachesimo non è un passatempo per la pensione

Per quali motivi andare in monastero, e perché il metropolita Antonij ha ricevuto il monachesimo.

Eminenza, può condividere la sua esperienza con noi? Come ha deciso di prendere i voti monastici?

Il convento dell'Ascensione alla periferia del mio villaggio natale di Chumalevo ha influenzato la mia formazione spirituale: durante le persecuzioni di Krusciov vi sono state portate quasi tutte le monache provenienti da tutta la Transcarpazia. Il loro spirito di preghiera e la loro fede profonda, come una lampada di fronte a un'icona, hanno acceso nel mio cuore il desiderio di diventare sacerdote. A proposito, il nostro paese ha prodotto molti ecclesiastici! Non ho avuto alcuna esitazione dolorosa su quello che avrei dovuto diventare nella vita. Ricordo bene il momento in cui mi sono reso conto una volta per tutte che avrei servito come prete. È stato durante la funzione celebrata per la prima volta presso il nostro convento dal vescovo Savva di Uzhgorod e Mukachevo. Ero in quinta elementare a quel temopo. Successivamente ho servito come suo suddiacono per diversi anni, nonostante il fatto che dovessi percorrere più di 100 chilometri per andare a Mukachevo ogni volta. A causa di ciò ho dovuto spesso perdere la scuola. Mia madre è stata perfino convocata dal preside. Ma non mi ha mai rimproverato, sapendo che la mia decisione di servire all'altare Chiesa era solida e seria. Mia madre pregava tranquillamente di notte perché avessi benedizioni e successo nella mia vita. E l'immagine del vescovo Savva – monaco severo, teologo e un buon arcipastore – ha giocato un ruolo chiave nella scelta di un istituto di istruzione – il seminario presso la Lavra della santa Trinità e di san Sergio Lavra, che anche il vescovo Savva aveva completato.

Quali Sono le differenze tra la vita di un vescovo e la vita di un semplice monaco?

Anche il servizio episcopale è un'obbedienza. Presuppone una vita ascetica e una piena concentrazione per l'acquisizione della grazia dello Spirito Santo, allo stesso livello del monachesimo semplice, o anche a un livello più alto. Tutti i voti monastici si applicano a un vescovo; ha anche l'onere ancora più pesante di responsabilità colossali davanti a Dio attraverso la Chiesa (che gli ha affidato il ministero apostolico) e attraverso le persone che vedono in lui un buon pastore e un'autorità ineccepibile nella Chiesa.

Alcune persone lontane dalla Chiesa affermano che si può diventare un monaco o una monaca solo dopo aver cresciuto i propri figli e completato la propria carriera. Cosa ne pensa di questo parere?

L'errore più diffuso e fatale è quello di pensare che la salvezza può essere rinviata "fino a più tardi". Coloro che in gioventù vivono secondo la carne molto probabilmente non saranno in grado di liberarsi dalle passioni nella loro vecchiaia, quando è più difficile lottare con le proprie abitudini e attaccamenti di tutta una vita. Se uno "si è affermato" come padre di famiglia, ha cresciuto figli e fatto una carriera, allora non è affatto chiaro il motivo per cui dovrebbe far parte di un monastero. Il monachesimo, dopo tutto, non è un passatempo per la pensione! La vita monastica è la combustione ininterrotta dello spirito, quando consideri il mondo intero come nulla e tutto ciò che cerchi è il regno dei cieli, "l'unica cosa necessaria".

Ma che dire se parliamo della vecchiaia come la fase in cui si è acquisito esperienza e saggezza, cose così necessarie per i monaci?

La vita monastica non è solo per le persone anziane. Una buona esperienza spirituale si ottiene attraverso molti anni di fatiche monastiche. Senza dubbio, gli estremi dovrebbero essere evitati. Se l'età migliore per sposarsi è di circa dai 20 ai 30, allora l'età migliore per ricevere il monachesimo è dai 30 ai 40. Naturalmente, si può diventare un monaco o una monaca in precedenza, ma in questo caso il grado di rischio aumenta. A mio avviso, chi ha meno di vent'anni non dovrebbe avere fretta a prendere i voti e dovrebbe aspettare un po'.

A quale tonsuravano i monaci negli antichi monasteri?

Nei tempi antichi, i credenti si preparavano per il monachesimo per un tempo molto lungo. Nessuno insisteva che i giovani entrassero in monastero. Entrando in monastero, un uomo rimaneva nello stato di novizio per lungo tempo. Se rimaneva deluso per qualche ragione, avrebbe potuto tornare alla vita secolare.

Che cosa dovrebbe fare chi desidera la vita monastica, ma ha responsabilità familiari?

Non farete cosa gradita a Dio lasciando la vostra famiglia ed entrando in un monastero. E non è un bene "sognare" la vita monastica, perché tale sogno è un delirio demoniaco, secondo i Padri della Chiesa. Se il Signore vi ha benedetto a fondare una famiglia, è necessario (con pazienza e amore cristiano) portare questa croce, che non è meno pesante di quella monastica è. È solo con la benedizione di un padre spirituale e il comune consenso degli sposi che si può entrare in monastero (o convento), e alla sola condizione che entrambi i coniugi siano attratti dalla vita monastica e non abbiano figli a carico. E la cosa principale: devi rinunciare a tutti i pensieri sul monachesimo se non hai amore per la preghiera.

Eminenza, come è noto, anche molti laici sono d'accordo con l'idea dell'autocontrollo monastico. Dicono, per esempio, che il digiuno è un bene per la salute. Ma appena un monaco comincia a parlare del ricordo della morte, molti si allontanano da lui. Che cosa significa il ricordo della morte? È vero che per mantenere il ricordo della morte, si dovrebbero praticare cose come dormire in una bara?

Gli asceti dei tempi antichi respingevano questo mondo non perché erano stati guidati dalla paura, ma perché lo trovavano poco attraente. Per loro il deserto era una terra fiorita e gioiosa dello spirito, piuttosto che una tomba buia e umida (come molti erroneamente credono). Il beato Diadoco di Photiki (Fotice) già nel V secolo aveva formulato la regola comune per lasciare il mondo: "Noi rinunciamo volontariamente alle cose dolci di questa vita solo quando assaggiamo la dolcezza Divina nella sensazione integrale della pienezza". La vera vita è l'acquisizione della grazia divina, che illumina e trasforma. Il suo declino conduce alla morte del mondo e a catastrofi apocalittiche come segni visibili della sua agonia.

Un altro aspetto del monachesimo è il suo speciale, incomparabile servizio al mondo: attraverso la purificazione del proprio cuore, la preghiera e la vita ascetica la luce divina entra in un'anima umana. Questa luce è il nucleo dell'universo che trasforma tutto il mondo e ravviva l'umanità morente. Se i portatori di questa luce spirituale scompaiono, il mondo morirà inevitabilmente. Quindi lo scopo principale del ricevere il monachesimo è quello di opporsi a questo potere distruttivo del peccato.

Cosa può consigliare a chi vuole dedicare la propria vita al monachesimo?

Decisioni come quella di ricevere il monachesimo possono essere compiute solo dopo una seria e sobria riflessione. E c'è bisogno di un desiderio serio e convinto (a seguito di un lungo periodo di prova) che questa è davvero la nostra vocazione. Mi capita spesso di avere a che fare con giovani che sono "a un bivio". Alcuni di loro dicono, "Penso di volere il monachesimo, ma sono ancora esitante". In questi casi io abitualmente rispondo, "Finché hai anche un'ombra di dubbio, non devi prendere i voti monastici". Non è bene avere fretta. È meglio aspettare almeno tre anni e poi vedere se il tuo entusiasmo si è raffreddato oppure no. Un errore può avere conseguenze fatali: rompendo i voti, una persona spesso non può tornare a una vita normale, avendo ricevuto una ferita spirituale.

 
Prenditi la briga di esaminare il nostro Statuto: la Chiesa ortodossa russa risponde alle accuse di un vescovo della Chiesa ortodossa di Grecia

la sede del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa presso il Monastero Danilov (Mosca). Foto: patriarhia.ru

Il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa ha pubblicato una confutazione delle accuse mosse contro la Chiesa ortodossa russa dal metropolita Grigorios di Peristeri.

Il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa ritiene necessario confutare le accuse canonicamente e teologicamente infondate contro la Chiesa ortodossa russa, avanzate in un'intervista al metropolita Grigorios di Peristeri della Chiesa ortodossa di Grecia sui siti web "Orthodox TV" (5 febbraio 2022) e "Aparchi" (6 febbraio 2022). Lo riporta un commento del Servizio comunicazioni, pubblicato sul sito ufficiale del Dipartimento .

Il Dipartimento riferisce che con il pretesto di un'analisi canonica ecclesiastica, sua Eminenza il metropolita ha diffuso accuse false e calunniose secondo le quali la Chiesa russa ha preparato per 30 anni una "strategia" per invadere il territorio canonico delle altre Chiese autocefale ortodosse locali, ha rivendicato la giurisdizione universale nel mondo ortodosso e queste ambizioni si trovano nel suo Statuto.

"Il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne dichiara con piena responsabilità: né la versione precedente né quella attuale dello Statuto della Chiesa ortodossa russa, il cui testo è di pubblico dominio, violano i confini canonici delle altre Chiese ortodosse locali. L'attuale statuto della Chiesa ortodossa russa elenca gli stati inclusi nel suo territorio canonico: "La giurisdizione della Chiesa ortodossa russa si estende alle persone di confessione ortodossa che risiedono nel territorio canonico della Chiesa ortodossa russa nella Federazione Russa, in Ucraina, nella Repubblica di Bielorussia, nella Repubblica di Moldova, nella Repubblica dell'Azerbaigian, nella Repubblica del Kazakistan, nella Repubblica popolare cinese, nella Repubblica del Kirghizistan, nella Repubblica di Lettonia, nella Repubblica di Lituania, nella Mongolia, nella Repubblica del Tagikistan, nel Turkmenistan, nella Repubblica dell'Uzbekistan, nella Repubblica d'Estonia, in Giappone, e anche ai cristiani ortodossi che vivono in altri paesi e che aderiscono volontariamente a questa giurisdizione", commenta il Dipartimento ufficiale.

Il Dipartimento rileva che accuse simili del metropolita Grigorios all'etnofiletismo della Chiesa ortodossa russa sono ugualmente infondate e sconsiderate.

"Se il metropolita di Peristeri si fosse preso la briga di informarsi sullo Statuto della Chiesa russa, da nessuna parte avrebbe trovato disposizioni che 'persone di origine russa che vivono in tutto il mondo' appartengano alla sua giurisdizione. Tuttavia, nelle prime righe di questo documento avrebbe trovato le seguenti parole: "La Chiesa ortodossa russa è una Chiesa locale autocefala multinazionale in unità dottrinale e in comunione di preghiera e canonica con altre Chiese ortodosse locali". Queste parole confutano completamente le assurde argomentazioni della teologa greca secondo cui la Chiesa ortodossa russa avrebbe annullato il proprio status di autocefala poiché non avrebbe rispettato i confini delle altre Chiese locali e avrebbe rotto la comunione con alcune di esse", ritiene la Chiesa ortodossa russa.

In un commento, i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa hanno notato che essa rispetta i confini delle Chiese ortodosse locali che non si sono macchiate comunicando e concelebrando con gli scismatici e mantiene la comunione con queste Chiese.

I dipendenti del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa hanno anche fornito una nota storica che afferma non ci sono precedenti documentati per decisioni pan-ortodosse sulla revoca temporanea o permanente dell'autocefalia.

"La liquidazione dello status di una particolare Chiesa locale – per esempio sul territorio dell'Impero bizantino o di quello ottomano – è sempre stata operata dalle autorità secolari e sulla base di una legislazione secolare", nota il commento.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che il vescovo della Chiesa ortodossa di Grecia ha accusato la Chiesa ortodossa russa di aver causato una scissione a causa dell'istituzione dell'Esarcato africano e ha proposto di privarla della sua autocefalia per cinque anni.

 
10 pietre miliari della Chiesa del 2020: i risultati dell'anno trascorso

ricordiamo come è stato il 2020 per la Chiesa ortodossa ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Tradizionalmente, alla fine dell'anno, l'Unione dei giornalisti ortodossi riassume i risultati e invita i suoi lettori a ricordare i più importanti eventi del 2020.

1. L'incontro dei primati ad Amman

l'incontro dei primati ad Amman. Screenshot dal canale Youtube della Chiesa russa

Il 26 febbraio, ad Amman, la capitale della Giordania, su iniziativa del patriarca Teofilo III di Gerusalemme, si è tenuto un incontro dei primati e delle delegazioni delle Chiese ortodosse locali. All'incontro hanno partecipato il patriarca Theophilos di Gerusalemme, il patriarca Kirill della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Irinej di Serbia, il primate della Chiesa ortodossa ucraina, metropolita Onufrij, il metropolita Rastislav delle Terre Ceche e della Slovacchia, nonché una delegazione della Chiesa ortodossa romena guidata dal metropolita Nifon di Târgoviște e una delegazione della Chiesa ortodossa polacca guidata dall'arcivescovo Abel di Lublin-Chelm. Durante l'incontro, sua Beatitudine Onufrij ha tenuto un discorso in cui ha approfondito le azioni del Patriarca di Costantinopoli in Ucraina, rilevando che queste azioni violano i canoni della Chiesa, e solo l'eliminazione di queste violazioni può portare alla risoluzione della situazione di crisi.

I partecipanti alla riunione hanno adottato un comunicato finale, in cui:

  • si sottolinea la necessità di una discussione pan-ortodossa della situazione in Ucraina;
  • si chiede una soluzione alla situazione ecclesiastica nella Macedonia del Nord attraverso il dialogo all'interno della Chiesa serba con il sostegno pan-ortodosso;
  • si invitano le autorità del Montenegro, dove è stata adottata una legge anti-ecclesiastica, volta a privare la chiesa serba dei suoi beni ecclesiastici, a rispettare e osservare i diritti di proprietà fondamentali;
  • si è giunti a un consenso sulla necessità di tenere un nuovo incontro per rafforzare le relazioni fraterne.

Il patriarca Bartolomeo ha espresso la sua forte condanna di questo incontro.

2. La Pasqua durante la quarantena

Nel 2020, parte della Quaresima e della Pasqua è caduta in un periodo di quarantena a causa dell'epidemia di coronavirus. Nel paese ci sono state restrizioni alle riunioni di persone, non funzionato i trasporti pubblici, sono rimaste chiuse imprese e istituzioni. La quarantena ha interessato anche la Chiesa: i parroci sono stati costretti a tenere funzioni all'aperto o ad ammettere nelle chiese un numero limitato di persone. Nonostante ciò, i servizi pasquali hanno riunito un gran numero di credenti, che, osservando tutti gli standard sanitari, hanno potuto celebrare nelle chiese la principale festa cristiana.

benedizione dei cibi pasquali nel 2020. Foto: Chiesa ortodossa ucraina

Questo tempo è da ricordare per la vera isteria nei media contro i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina. I vescovi sono stati rimproverati per non aver chiuso le porte delle chiese di fronte ai loro parrocchiani e sono state portate a esempio la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina, dove le funzioni si sono svolte a porte chiuse. La Chiesa ortodossa ucraina è stata accusata di "attività antistatali" e di un presunto aumento dell'incidenza dell'epidemia dopo la Pasqua. La Lavra della Grotte di Kiev, dove un gran numero di monaci si è ammalato di Covid in primavera, ha subito una vera persecuzione.

Nonostante tutti i rimproveri, dopo le celebrazioni pasquali non ci sono state malattie.

3. L'annullamento della grande processione della Croce del 2020

In connessione con l'epidemia di coronavirus, la Chiesa ortodossa ucraina ha annullato la processione della Croce nel giorno della cristianizzazione della Rus' e della memoria del santo principe Vladimir. L'ordine inviato da sua Beatitudine il metropolita Onufrij alle eparchie della Chiesa ortodossa ucraina afferma: "Non è possibile tenere una processione religiosa tradizionale con la partecipazione di episcopato, clero, monaci e laici. A tal proposito, il 28 luglio 2020, in tutte le chiese e monasteri delle eparchie a voi affidate, è necessario compiere un servizio di preghiera con un suono festivo delle campane".

la grande processione della Croce del 2019, che ha riunito circa 300.000 fedeli

Negli ultimi anni, la processione della Croce del 27 luglio è diventata un vero e proprio evento per i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, che la attendono con ansia e a cui si preparano per un certo tempo. Pertanto, in una certa misura, la decisione di annullare il corteo è stata una delusione. Tuttavia, i membri della Chiesa hanno capito che la decisione era dettata da una preoccupazione per la salute delle persone e hanno appoggiato il patriottismo della posizione civica assunta dalla gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina.

4. Il 30° anniversario della formazione della Chiesa ortodossa ucraina

Il 25-27 ottobre 1990, il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa decise di abolire l'Esarcato ucraino e di formare una Chiesa ortodossa ucraina con status di autonomia. Alla Chiesa ortodossa ucraina fu concesso il diritto di eleggere in modo indipendente primati e vescovi, di istituire e abolire eparchie e di risolvere tutte le questioni di governo interno. Il 28 ottobre 1990, la lettera di sua Santità il patriarca Alessio II sull'indipendenza e l'autogoverno della Chiesa ortodossa ucraina fu solennemente letta nella cattedrale di Santa Sofia a Kiev.

la lettera d'indipendenza e d'autogoverno della Chiesa ortodossa ucraina

Con la benedizione di sua Beatitudine il metropolita Onufrij, in connessione con la diffusione del Covid-19, invece di un solenne servizio a Kiev con la partecipazione dell'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina, si è svolta la celebrazione del 30° anniversario della formazione della Chiesa ortodossa ucraina nelle cattedrali delle eparchie.

5. Il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte della Chiesa ortodossa di Cipro

riunione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Cipro. Foto: romfea.gr

Il 25 novembre 2020, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Cipro, a maggioranza di 10 su 7, ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", anche se anche nella precedente riunione del Sinodo, il 23 novembre, avevano prevalso gli oppositori. Il riconoscimento stesso è avvenuto in una forma insolita, il Sinodo ha detto che "non si oppone alla decisione di sua Beatitudine", l'arcivescovo Chrysostomos, che il 24 ottobre 2020, ha commemorato il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko durante un servizio divino. Questa decisione dell'arcivescovo Chrysostomos ha causato un netto rifiuto di un intero gruppo di vescovi ciprioti, e alcuni di loro hanno affermato che non avrebbero concelebrato con l'arcivescovo Chrysostomos poiché commemora una persona che non è stata ordinata. In risposta, l'arcivescovo Chrysostomos ha minacciato di deporre questi vescovi. La crisi nella Chiesa di Cipro non è stata ancora risolta.

6. Vittoria dei fautori della Chiesa alle elezioni parlamentari in Montenegro

Alla fine di dicembre 2019, il parlamento del Montenegro ha adottato una legge anti-eccesiastica, secondo la quale la metropolia canonica del Montenegro e del Litorale della Chiesa ortodossa serba è stata privata dei suoi beni e, di fatto, è stata messa fuori legge. Il suo posto doveva essere preso dalla Chiesa ortodossa montenegrina scismatica. In risposta, la Chiesa e il popolo del Montenegro hanno espresso una protesta decisiva sotto forma di processioni della Croce in massa, il cui numero di partecipanti ha raggiunto le 250.000 persone (l'intera popolazione del paese è di 600.000). Anche la Chiesa ortodossa ucraina ha espresso solidarietà ai fratelli in Cristo in Montenegro.

sua Beatitudine il metropolita Onufrij in Montenegro

Il 30 agosto 2020, alle elezioni parlamentari in Montenegro, il popolo si è rifiutato di fidarsi del partito al governo, che ha perseguito una politica anti-chiesa e ha sostenuto l'opposizione. Ad oggi il nuovo governo del Montenegro ha annullato le disposizioni di legge che violavano i diritti della Chiesa. La Chiesa ha vinto, ma le persecuzioni suscitate dalle autorità hanno esaurito le forze dei due confessori della Chiesa serba. Il 30 ottobre 2020, il metropolita Amphilochios del Montenegro e del litorale è partito per il Signore e il 20 novembre il patriarca Irinej di Serbia si è riposato.

 

7. Il 30° anniversario dell'ordinazione episcopale di sua Beatitudine il metropolita Onufrij

la Divina Liturgia del 9 dicembre 2020 nella cattedrale dell'Assunzione alla Lavra delle Grotte di Kiev

Il 9 dicembre 1990, presso la cattedrale di san Vladimiro a Kiev, l'archimandrita Onufrij era stato consacrato vescovo di Chernovtsy e della Bucovina. Ha ricoperto questa carica per 24 anni, dopodiché, il 13 agosto 2014, il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina lo ha eletto come proprio primate. Nel giorno del 30° anniversario della consacrazione, i vescovi, il clero ei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina hanno pregato con il loro primate nella Lavra della santa Dormizione delle Grotte di Kiev.

È interessante notare che alla vigilia della data solenne, sua Beatitudine il metropolita Onufrij ha rilasciato un'intervista in cui ha definito come i più felici gli anni della sua vita in cui ha servito come comune ieromonaco.

8. I sequestri di chiese

Nel 2020 sono continuati i violenti sequestri di luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina e la nuova registrazione illegale di comunità nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", anche se non al ritmo che c'era sotto Poroshenko. Secondo il capo della Rappresentanza della Chiesa ortodossa ucraina presso le organizzazioni internazionali europee, il vescovo Viktor (Kotsaba) di Baryshevka, negli ultimi anni sono state sequestrate 122 chiese e 220 parrocchie sono state nuovamente registrate illegalmente nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tutti questi crimini, di regola, vengono commessi con la conoscenza e l'approvazione della leadership della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In molti casi, i credenti della Chiesa ortodossa ucraina subiscono minacce e percosse.

un tentativo di sequestrare la chiesa del villaggio di Mikhalcha, nella regione di Chernovtsy, il 12 novembre 2020

Il cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina, il metropolita Antonij (Pakanych) di Borispol e Brovary, ha affermato che il capo del Fanar, il patriarca Bartolomeo, è personalmente responsabile delle incursioni, delle violenze e di altre azioni illegali che i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" commettono contro i credenti degli ortodossi ucraini Chiesa.

Recentemente, il tema dei sequestri di chiese da parte di rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto un'altra nota interessante. Filaret Denisenko, il capo di questa struttura, ha parlato di questo problema nei confronti del "patriarcato di Kiev". E questo nonostante il fatto che sia stato il "patriarcato di Kiev", prima della formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", a dare il via ai sequestri dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina.

9. Le costruzioni di chiese

Le persone che prendono il controllo delle chiese di solito sono molto lontane dal pregare in esse. Pertanto, nella maggior parte delle chiese sequestrate dagli scismatici, non si tengono affatto "servizi", o il loro numero è notevolmente ridotto. Ma anche dove ci sono, il numero dei parrocchiani è molto piccolo. Al contrario, le comunità della Chiesa ortodossa ucraina, che hanno perso le loro chiese ma sono rimaste fedeli alla loro Chiesa, stanno costruendo nuove chiese per se stesse con l'aiuto di Dio e gli sforzi di persone premurose.

consacrazione di una nuova chiesa del santo grande martire Giorgio il Vittorioso nel villaggio di Brykiv, regione di Ternopol'

Quasi ogni settimana compaiono resoconti di costruzioni, abbellimenti o consacrazioni di chiese nelle comunità colpite da attacchi di predoni. Con la benedizione del Santo Sinodo e del primate della Chiesa ortodossa ucraina, la Fondazione di beneficenza "Tabor" dà un contributo significativo a questa buona causa. Dobbiamo anche notare il benefattore e filantropo Andrej Biba, grazie ai cui sforzi sono state costruite molte chiese per le comunità colpite nell'Ucraina occidentale.

10. L'invito al capo del Fanar in Ucraina e il ritorno della politica religiosa di Poroshenko

L'ex presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko, contrariamente alla Costituzione, ha interferito attivamente e direttamente negli affari ecclesiastici. È stato uno dei fondatori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": il suo nome è persino menzionato nel testo del Tomos. La sua politica religiosa era che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" fosse il sostegno alla statualità ucraina e che, di conseguenza, lo stato avrebbe dovuto fornirle un'assistenza a tutto tondo. Poroshenko ha cercato con tutte le sue forze di convincere gli ucraini che la Chiesa ortodossa ucraina è la struttura di uno "stato aggressore" e che deve essere distrutta unendosi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Il popolo ha valutato una tale politica nelle elezioni presidenziali del 2019, quando Poroshenko ha subito una schiacciante sconfitta da Vladimir Zelenskij, che ha promesso di seguire la Costituzione e di non interferire negli affari ecclesiastici.

Nei primi anni di presidenza, questa promessa è stata almeno mantenuta viva, ma poi c'è stato un netto cambiamento di rotta. Il 16 ottobre 2020, Zelenskij ha fatto una visita ufficiale al Fanar, durante la quale ha partecipato a un servizio di preghiera nella chiesa di san Giorgio (non lo aveva mai fatto in Ucraina) e ha incontrato anche il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Il presidente ha invitato il capo del Fanar in Ucraina, e quest'ultimo ha programmato una visita per celebrare il giorno dell'indipendenza del paese il 24 agosto 2021. E il 30 novembre 2020, il primo ministro dell'Ucraina Denis Shmyhal ha visitato il Fanar. Ha preso parte al servizio divino insieme al patriarca Bartolomeo e ai rappresentanti della Chiesa cattolica romana e ha anche affermato che lo stato ucraino non solo sostiene pienamente della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma finanzia anche questa struttura.

Denis Shmyhal e il patriarca Bartolomeo

Il ritorno della politica religiosa di Poroshenko significa una rinnovata persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina da parte dello Stato e di vari attivisti politici e pubblici, e la visita programmata del patriarca Bartolomeo in Ucraina non farà che approfondire la divisione nella società ucraina ed esacerbare l'inimicizia interreligiosa.

Il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, a proposito della visita del capo del Fanar in Ucraina, ha detto quanto segue: "Si dovrebbe temere che la visita del Patriarca di Costantinopoli in Ucraina provochi un nuovo ciclo di conflitti e scontri su basi religiose. Dopo tutto, i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e i loro lobbisti nelle strutture di potere potrebbero decidere che questa visita è un segnale di sostegno ufficiale da parte di Kiev al corso del Fanar in relazione alla sfera ecclesiastica ucraina".

Pertanto, la Chiesa ortodossa ucraina entra nel prossimo anno 2021 con l'allarme per una possibile ripresa delle persecuzioni, ma allo stesso tempo con la speranza nell'aiuto di Dio, con il quale è possibile superare tutte le prove sulla via del regno dei cieli, ricordando le parole dell'apostolo Pietro:

"Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome". (1 Pt 4:12-16).

 
Le chiavi del successo dei ribelli della Novorossija

Shellback è lo pseudonimo di uno che ha iniziato a lavorare per una struttura militare della NATO negli anni di Brezhnev, e non pensa che la guerra fredda sia stata così divertente che dovremmo cercare di ripeterla.

Le armi segrete dei ribelli

Il missile a spalla SA-7 e il lanciarazzi Grad BM-21 hanno svolto un ruolo cruciale nel respingere l'esercito ucraino.

Le due armi decisive di questa guerra, che hanno dato la vittoria ai ribelli, sono i MANPADS (sistemi di difesa aerea portatili) e i Grad ("grandine" in russo).

Kiev aveva, all'inizio, la completa superiorità aerea; può non aver avuto molti elicotteri e velivoli da attacco al suolo ad ala fissa, ma aveva tutto quello che c'era. Contro questi i ribelli avevano scorte di missili a spalla SA-7. Come molte armi sovietiche, erano stati modificati e migliorati in passi successivi oltre la loro durata dagli anni '70 ed erano stati prodotti in gran numero. Hanno un sistema di guida a raggi infrarossi e sparano dalla spalla. Come la maggior parte delle armi di questo tipo, sono più efficaci contro gli aerei che stanno effettivamente attaccando il tiratore, cioè quando il movimento angolare del velivolo è basso. Secondo questo sito, che cita il Kiyv Post, Kiev ha perso dieci elicotteri e nove aerei ad ala fissa. Il numero reale è probabilmente più alto, ma il punto è che quest'arma ha effettivamente annullato la superiorità aerea del regime di Kiev; o distruggeva gli aerei o li costringeva a volare più in alto e più veloci, e quindi meno efficaci. Queste armi hanno trasformato la guerra in una guerra di terra.

La vera distruzione delle forze di Kiev – il presidente ucraino Poroshenko ha detto che sono stati persi due terzi delle attrezzature militari dell'Ucraina – è stata effettuata da parte del lanciarazzi Grad BM-21. Un altro sistema d'armi di decenni fa, il Grad è un camion con 40 razzi in tubi da 122 millimetri nella parte posteriore. Non particolarmente accurato - è ciò che è noto come "arma da zona" - il fatto che tutti i 40 missili possono essere sparati in 20 secondi significa che in poche raffiche una quantità terrificante di esplosivo può essere spedita molto rapidamente. Qui ce ne sono molti che sparano in una dimostrazione. Ecco alcuni video di combattimenti in Ucraina. Grad che sparano di notte – vediamo i colpi di assestamento e poi la piena raffica da due lanciamissili. Colpi di Grad all'orizzonte. Idem. Questo è ciò che rimane dopo un impatto.

Ci sono decine di video che mostrano la distruzione delle forze di Kiev intrappolate in una sacca o "calderone" (котёл) per opera dei Grad. Come ho scritto in precedenza, la maggior parte delle forze ribelli è composta da uomini che conoscono la zona: le strade secondarie, dove esce un sentiero nel bosco, dove sta una certa collina e come arrivarci senza essere visti. Le forze di Kiev non conoscono la zona e hanno mappe ridicolmente inadeguate (un rapporto parla di mappe daegli anni '20) e cattiva informazione; grazie alla loro dipendenza da attrezzature pesanti erano bloccati sulle strade principali. I loro comandanti erano degli incompetenti spettacolari, essi stessi erano o coscritti scarsamente motivati, non addestrati e forzati che non volevano avanzare o forze troppo zelanti di "volontari", pompate da fantasie guerriere, che hanno deciso di andare alla carica e sono rimaste intrappolate. In entrambi i casi, le vedette ribelli hanno facilmente individuato le loro posizioni e fissato i bersagli. Pochi giri di regolazione, poi un centinaio o più di razzi. Questo è ciò che è accaduto, ancora e ancora e ancora e ancora. Tutto fatto grazie a squadre di ricognizione discrete (ecco un filmato del gruppo di "Motorola") e ad alcuni Grad nel raggio di 20 chilometri o giù di lì.

Dove i ribelli hanno trovato le loro armi

Spesso, proprio ai loro piedi

(Per inciso, la foto che ho scelto per illustrare questo pezzo è tratta da una storia piuttosto interessante).

Soprattutto quando la portata dirompente della distruzione diventa evidente – Poroshenko dice che l'Ucraina ha perso due terzi del suo equipaggiamento militare (appena un singolo video tra decine) - gli occidentali che sono stati ingannati dal carattere propagandistico dei loro mezzi di comunicazione sono pronti a credere che la Russia deve aver rifornito i ribelli di armi e munizioni. Mentre è probabile che alcuni materiali abbiano attraversato il confine, esiste un'altra fonte di cui pochi occidentali sono consapevoli.

Ciò che la maggior parte dei commentatori occidentali non capisce è che l'URSS si stava preparando ancora una volta a combattere la seconda guerra mondiale con enormi eserciti formati da milioni di coscritti e riservisti. Milioni di soldati hanno bisogno di enormi quantità di armi e munizioni e ne hanno bisogno per essere pronti a riceverle quando sono mobilitati. Di conseguenza c'erano discariche di armi in tutta la zona occidentale dell'URSS. Per la maggior parte questi siti erano nominati come sedi di divisioni che avevano un personale minimale in tempo di pace, ma che avrebbero ricevuto una marea di riservisti, che avrebbero trovato ad attenderli tutto ciò di cui avevano bisogno per andare in guerra.

I sovietici dividevano le loro formazioni in 3 categorie. Per quanto mi ricordo dopo trent'anni, la categoria I era completamente equipaggiata, attrezzata e pronta a partire; la categoria II era in parte equipaggiata, ma completamente attrezzata e la categoria III lo era a livelli molto più bassi. L'idea è che le formazioni di categoria I erano pronte a partire immediatamente (quando cadde il muro di Berlino mi ricordo di aver appreso che le unità della Germania orientale avevano un preavviso di 48 ore per muoversi. Una posizione, tra l'altro, che indicava non intendevano attaccare e, dal momento che non intendeva farlo neppure la NATO, questo è probabilmente il motivo per cui siamo ancora tutti qui). Le formazioni di categoria II sarebbero state pronte a muoversi in una settimana o giù di lì, mentre le formazioni di categoria III ci avrebbero messo un paio di mesi.

L'intero sistema sovietico era basato su ondate di attacchi (scaglioni), l'una dopo l'altra, alla ricerca dei punti deboli, con arrivi successivi di rinforzi. Così le formazioni di categoria I, per esempio, nella DDR e nella repubblica popolare polacca avrebbero avuto il sostegno di formazioni di categoria II nelle loro retrovie, nelle repubbliche sovietiche bielorussa e ucraina, e così via; dietro a loro vi erano le riserve di categoria III nella RSFSR, etc.

Quando tutto si fermò, questo sistema fu fatto a pezzi. La Russia assunse la responsabilità per gli equipaggiamenti nei paesi del Patto di Varsavia e l'Ucraina, per esempio, nazionalizzò ciò che era sul suo territorio. Per quanto riguarda le formazioni avanzate di categoria I, la Russia la Russia assunse la responsabilità delle attrezzature e le spostò in Russia; quanto al personale, i militari di leva tornarono a casa e le varie nazionalità andarono nei loro paesi. In breve, da un giorno all'altro una divisione corazzata pronta a partire si trasformò in un mucchio di attrezzature senza personale, in attesa di essere rapidamente spostato in Russia. Non credo che ci fossero formazioni di categoria I nelle repubbliche sovietiche bielorussa e ucraina; mi sembra di ricordare che lì erano tutte di categoria II. Questi movimenti furono stati compiuti abbastanza rapidamente e un'intera organizzazione attentamente costruita andò distrutta. Ero solito spiegare quello che era successo con l'analogia che la Russia aveva avuto la punta della lancia e l'Ucraina e la Bielorussia avevano tenuto l'asta; entrambe di poco uso l'una senza l'altra. Ma le enormi discariche di forniture necessarie per portare le divisioni di categoria II al livello di categoria I sono rimaste in Ucraina (e in Belarus').

Per alcuni anni la Russia fece finta che i siti sul suo territorio fossero divisioni reali (in quel tempo ero in contatto regolare con i nostri ispettori del Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa e del Documento di Vienna), ma le uniche cose che gli ispettori trovavano mai, quando negli anni '90 andavano a ispezionare il sito di una cosiddetta divisione motorizzata o corazzata, erano campi di veicoli corazzati da combattimento con scarsa manutenzione, pochi ufficiali e nessun soldato. (noi ipotizzavamo che il segreto che i russi stavano a custodire era che non avevano nessun soldato – oh, sono tutti fuori a fare esercizi di formazione; oh, già... senza ufficiali e senza attrezzatura? Ma, siccome il Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa copriva solo le attrezzature, i russi erano completamente aperti a tale proposito, e non c'era nessun problema). Per inciso, la formazione militare era impossibile: mi ricordo di una donna russa che mi diceva che suo fratello era un comandante di compagnia – nella sua compagnia aveva due soldati! "Formazioni vuote" era l'espressione usata.

Poi, improvvisamente un'estate (non riesco a ricordare l'anno: all'incirca tra le due guerre in Cecenia), abbiamo ricevuto una valanga di notifiche (come richiesto ai sensi del Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa), e ciascuna diceva cose come "togliete dalla lista la divisione motorizzata numero x; inserite nella stessa posizione la base di stoccaggio numero z". Quando tutto questo è stato completato, c'era un numero molto inferiore di divisioni (che sono state gradualmente trasformate in gruppi di brigata indipendenti) e molte basi di stoccaggio. Dopo averci pensato, abbiamo deciso che l'idea fondamentale delle basi di stoccaggio era un tentativo di fornire occupazione in sostituzione delle pensioni per gli ufficiali in eccesso. (Negli incontri di quel periodo, i militari russi ci dicevano sempre che non potevano semplicemente permettersi la pensione e le spese delle abitazioni per le centinaia di migliaia di ufficiali inutili. Gli altri ranghi erano facili da ridurre, naturalmente: così come erano stati coscritti, potevano semplicemente essere rimandati a casa in anticipo). Questi cambiamenti riconoscevano anche la realtà che le vecchie formazioni sovietiche erano finite per sempre.

Le cose cominciarono a cambiare in seguito. Ricordo bene uno degli ispettori che ritornò molto eccitato da un'ispezione di una brigata a Bujnaksk nel 1998 o 1999: qui, finalmente, c'era una formazione completa di tutte le attrezzature e degli uomini necessari e (in misura molto significativa), un comandante che comandava l'intera cosa. Non si stava più fingendo che una manciata di funzionari svogliati e un campo pieno di attrezzature si sarebbe un giorno magicamente riempito di coscritti diventando una vera e propria divisione. Questo processo sembra essere iniziato nel Caucaso del Nord, ed è uno dei tanti motivi per il notevole miglioramento delle prestazioni russe durante la seconda guerra cecena.

Così, alla fine di questo processo l'esercito russo 1. aveva l'inizio di una struttura razionale (gruppi di brigata) 2. aveva abbandonato la fantasia di essere di un enorme esercito multi-divisione con un problema temporaneo di personale 3. pseudo-divisioni con uno stoccaggio insicuro di armi presidiate da officiali scoraggiati erano state trasformate in qualcosa di più sicuro e propositivo e avrebbe potuto iniziare il processo di smaltimento di armi obsolete e insicure. Con i soldi e un governo stabile dal 2000, sono stati fatti anche altri miglioramenti.

Nulla di tutto questo è accaduto nelle forze armate ucraine. Così ci si può aspettare che il territorio dell'Ucraina sia disseminato di mucchi di armi mal custodite e di "formazioni vuote". Un funzionario russo ha recentemente confermato questo quando ha detto: "Quando l'Unione Sovietica è crollata, il territorio ucraino era pieno di milioni di fucili, mine, sistemi di artiglieria e altre armi. L'area in cui si svolgono oggi attività di combattimento, in cui Kiev dirige la sua operazione punitiva, non fa eccezione – c'erano magazzini di armamenti che la milizia ha sequestrato". Si dice che Slavjansk, in particolare, abbia avuto una discarica particolarmente grande in una vecchia miniera.

In breve, le forze armate ucraine sono nello stato pietoso in cui erano le forze armate russe negli anni '90, ma con in più un altro decennio e mezzo di abbandono. Gran parte di questo equipaggiamento decaduto non funziona più, ma se si cannibalizzano 100 carri armati per ottenere 10 veicoli funzionanti, questo è molto meglio di niente. E, va ricordato, il Donbass è pieno di meccanici, tecnici, artificieri ecc. Per non parlare di molte persone che attraverso la coscrizione e la guerra in Afghanistan sanno come far funzionare questi equipaggiamenti. La maggior parte delle armi usate nella zona est dell'Ucraina viene dell'epoca della guerra afghana; il Grad BM-21, probabilmente l'arma più importante dell'arsenale dei ribelli e responsabile di una terribile distruzione, per esempio, è stato da quelle parti fin dagli anni '60. Infine, una caratteristica di molto materiale sovietico era che era facile da usare e molto, molto robusto. (Ricordate che questi ragazzi in realtà hanno preso un T-34 che aveva trascorso gli ultimi 50 anni su una lastra di cemento sotto la pioggia e la neve e lo hanno fatto funzionare: tutti i punti illustrati in una sola volta!)

L'altra cosa che ricordo che abbiamo imparato quando tutto era finito, era che, in contrasto con lo stile occidentale di avere discariche in spazi illuminati circondati da recinzioni, filo spinato, pattuglie armate e così via, cosa che rende il sito molto evidente ma fortemente protetto, lo stile sovietico era quello di avere qualcosa di molto più discreto in un posto fuori mano, e basarsi più sul silenzio per renderlo sicuro (una vecchia miniera, di cui il Donbass è pieno, sarebbe l'ideale). Dato che il quartier generale militare dell'URSS era a Mosca, è del tutto possibile che il governo di Kiev non sappia nemmeno dove siano molte di queste discariche. Un servizio che Mosca potrebbe aver fornito è di raccontare ai ribelli dove cercare.

Quindi, non ho alcuna difficoltà a vedere i ribelli che arrivano (o sono diretti) a una discarica e ne ottengono armi e munizioni; hanno persone che possono farle funzionare di nuovo e un sacco di ex-veterani dell'esercito sovietico per metterle all'opera. Inoltre ci sono le apparecchiature catturate quando i coscritti ucraini hanno abbandonato le loro posizioni (e sono un bel po' – questo sito tenta di effettuare una documentazione fotografica) e alcune cose acquistate oppure ottenute con bustarelle. Finora tutto quello di cui avrebbero avuto bisogno da Mosca è forse qualche apparecchiatura di comando e di controllo e dei servizi acquisizione dei bersagli.

Perciò, il problema militare dell'Ucraina di oggi è che ha resti avariati da due decenni di quello che era previsto in origine come una prima linea di supporto per gli elementi migliori e più pronti, ma che non è mai stato pensato come una forza a sé stante. E in questo periodo di Kiev ha cannibalizzato questo residuo e ne ha svenduto le parti migliori all'estero (la Georgia ha avuto un sacco di materiale dall'Ucraina). Così, i ribelli e le forze di Kiev sono molto più alla pari di quanto sarebbe nel caso normale di una ribellione contro il centro. Entrambi stanno imparando sul posto di lavoro, ma i ribelli hanno molta più motivazione, mentre Kiev dispone di uno stock maggiore di armi a cui attingere.

Così i ribelli stanno facendo meglio e più velocemente di quanto sia previsto normalmente e hanno una buona scorta di armi e munizioni. Questo è uno dei motivi per cui così tanti in Occidente sono convinti che la Russia deve averli aiutati.

Legnetti e calderoni

Come i piccoli riescono a battere i grandi

Molti in Occidente probabilmente si chiedono come i ribelli ucraini abbiano sconfitto le forze di Kiev senza molto aiuto da parte della Russia. Ma questo è avvenuto molte volte in passato; bravi ragazzi piccoli hanno spesso battuto cattivi ragazzi grandi: i vietnamiti hanno battuto gli americani, gli israeliani hanno battuto gli arabi nel 1948. Ma, per il nostro scopo, vale la pena considerare come i finlandesi hanno battuto i sovietici durante la Guerra d'Inverno.

Nel 1939 l'esercito sovietico invase la Finlandia lungo l'intero confine. Le forze armate finlandesi erano piccole e non molto meccanizzate, ma erano determinate e conoscevano la terra su cui stavano combattendo – era la loro, dopo tutto. Le forze armate sovietiche erano grandi, altamente meccanizzata per gli standard del tempo, ma mal guidate (Stalin aveva ucciso o imprigionato i migliori comandanti circa un anno prima).

Così che cosa restava da fare ai finlandesi? Potevano arrendersi, ma erano finlandesi e poco inclini a farlo. Avevano due fronti da affrontare. Il primo era nel sud in Carelia. Qui avevano capito che non ci poteva essere ritirata. Così hanno tenuto la "Linea Mannerheim" e inviato lì tutte le armi pesanti che avevano. La strategia finlandese qui era la parola sisu. La traduzione inglese per sisu sarebbe qualcosa come "Non ci arrenderemo. Mai. Non importa che cosa succeda". Vi consiglio di guardare il film Talvisota per capire che cosa significasse.

Ma i sovietici invasero anche al nord lungo il confine. Dotati, ci viene detto, di dizionari svedesi-russo per quando sarebbero arrivati dall'altra parte della Finlandia. Qui i finlandesi non potevano impiegare le loro limitate armi pesanti o forze umane; ma non potevano permettersi di essere sconfitti nemmeno qui.

La parola finlandese motti significa un pezzo di legno tagliato e pronto per l'uso, come i legnetti per la stufa. I finlandesi tritarono gli invasori sovietici in quantità gestibili di legno. Il terreno era composto da foreste e laghi ghiacciati; terrificante per i coscritti russi, ucraini e bielorussi, ma una casa familiare per i finlandesi. I finlandesi facevano sugli sci percorsi paralleli alle strade su cui i sovietici erano obbligati a passare. I finlandesi tritarono le colonne sovietiche in motti con l'usio di abbatis (alberi abbattuti intrecciati per fare un ostacolo impenetrabile). I frammenti sovietici si ritrovarono in un incubo ostile ghiacciato con il solo cibo, carburante e munizioni che avevano con loro. Due soldati si riunivano per fumare una sigaretta; un cecchino invisibile uccideva uno di loro. Si accendeva una cucina da campo per dare un po' di cibo caldo; un cecchino invisibile uccideva il cuoco, un altro distruggeva la stufa. Truppe sovietiche facevano un'incursione nel bosco; non vedevano nulla, ma sulla via del ritorno un cecchino invisibile uccideva il loro ufficiale. Intere divisioni sovietiche sono semplicemente scomparse, non ne è stato lasciato nulla se non veicoli in frantumi e cadaveri congelati. La cosa ha funzionato: una piccola, leggera forza mobile di fanteria dedicata che conosceva il terreno ha sconfitto forze molto più pesanti; non è stato facile, ci sono stati combattimenti molto pesanti in alcuni posti, ma, in sostanza, le cinque o sei divisioni sovietiche che hanno invaso sono semplicemente scomparse. (Raccomando A Frozen Hell di William R Trotter).

Attrezzature sovietiche distrutte in Finlandia

A quel tempo, la maggior parte degli "esperti militari" scommetteva sui sovietici: più carri armati, più aerei, più uomini e così via. Proprio come la maggior parte degli "esperti militari" probabilmente ha scommesso che Kiev avrebbe sconfitto i ribelli.

Più o meno la stessa cosa è successa in Ucraina orientale; la parola preferita locale è "calderone" o котёл. La differenza principale è che è possibile creare motti nelle foreste, ma solo un котёл nella steppa. Io non conosco una migliore descrizione di come creare una sacca o un calderone di quella che è stata data da Saker. Ma è molto simile a come creare motti. Unità pesantemente meccanizzate, bloccate sulle strade, mal comandate, sono avanzate troppo e sono state tagliate fuori. A volte possono aprirsi la via d'uscita, ma è una situazione in declino se rimangono: ogni giorno hanno meno cibo, carburante, munizioni e acqua. Se non si aprono la loro via d'uscita combattendo, muoiono o si arrendono. In Ucraina è avvenuto in estate, così almeno non sono congelati a morte come avvenne a migliaia di sovietici nei motti.

Così il gioco è fatto, ecco come i piccoli ragazzi (ma che devono essere molto coraggiosi e molto determinati) possono battere i grandi. Vediamo la stessa cosa in Iraq o in Afghanistan, tra l'altro. La differenza è che gli insorti in Iraq o in Afghanistan non possono concentrarsi a causa della potenza aerea americana, così non possono mai creare un motti o un котёл.

E un'altra somiglianza, e molto importante, tra l'Ucraina orientale e la Finlandia, così come il Vietnam, l'Afghanistan, Israele nel 1948 o l'Iraq, per dirla con James Clapper, il direttore dell'intelligence nazionale (USA), è che gli aggressori non "prevedono la volontà di combattere". A giugno Poroshenko parlava di tutta la faccenda come qualcosa che sarebbe finita in fretta: "in ore, non in settimane".

Come disse quel grande stratega militare, Muhammed Ali, quando non hai i muscoli per stare in punta di piedi, fluttua come una farfalla, pungi come un'ape. E trita i tuoi nemici in motti se ne hai la possibilità.

 
Padre Stephen Freeman: L'inferno è reale?

Padre Stephen Freeman è un sacerdote della Chiesa Ortodossa in America, rettore della parrocchia di sant’Anna a Oak Ridge, nel Tennessee. Autore del blog Glory to God for All Things (“Gloria a Dio per tutte le cose”, dall’ultima frase detta da san Giovanni Crisostomo), e buon conoscitore della mentalità protestante della Bible Belt americana, cerca di spronare i suoi lettori a passare da una mentalità di piatto letteralismo (che può essere tanto quello fondamentalista quanto quello liberale) a una mentalità genuinamente ortodossa. Nel brano che presentiamo oggi nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea”, padre Stephen risponde alla domanda se l’inferno è reale, ricordandoci che il concetto di “realtà” non può essere lo stesso se applicato all’inferno e al cielo, perché in ultima analisi si riferisce da una parte alla negazione di ogni essere, e dall’altra parte alla pienezza dell’essere.

 
L'impatto dell'islam sul cristianesimo

Salve. Vorrei parlare con voi degli effetti dell'islam sul cristianesimo. Questo è un argomento che, se frequentate un seminario o qualsiasi altra scuola, non vi sarà affatto insegnato, ma risulta che l'islam ha modellato il cristianesimo in modi che poche persone sospettano o sanno.

Quando guardiamo la chiesa di oggi, sembra piuttosto perduta in termini del suo futuro politico. Per esempio, la mia città di Nashville, nel Tennessee, è chiamata la fibbia sulla Bible Belt ('cintura della Bibbia'), e se è così, direi che i pantaloni della chiesa sono caduti giù fino alle caviglie. La fratellanza musulmana trova che la porta più aperta della nostra società è la porta della chiesa, le chiese non resistono né si oppongono all'islam e, anzi, vanno agli eventi di dialogo religioso della famiglia di Abramo e si siedono e sorridono mentre i musulmani dicono loro quanto amano i cristiani e poi si voltano dall'altra parte e ignorano il fatto che i cristiani vengono massacrati su base quotidiana in Africa e in Medio Oriente.

Ora stiamo ascoltando molte cose sui rifugiati siriani. Quello che non sentiamo è che questi profughi siriani includono dei cristiani, eppure non esiste alcuna pressione politica in America per portare i cristiani perseguitati in America, solo i musulmani. Ora i musulmani sono molto attrezzati per questa pressione politica perché operano come una singola unità. I 57 membri dell'OIC, l'Organizzazione della Corporazione Islamica, sono quelli che determinano chi arriva in America. Così i musulmani decidono e scelgono chi arriva in America e la chiesa resta seduta e sorride. Perché è così? Beh, risulta che ci sono alcune ragioni, alcuni motivi molto antichi che risalgono agli inizi stessi dell'islam, e questo è ciò di cui vi parlerò, per spiegarvi come la storia ha oggi modellato la chiesa fino al punto di farla diventare timida e impaurita.

Come spiegate questa mappa? Come ha cominciato a dominare l'islam? Dobbiamo capire che il Nord Africa era cristiano, l'Irak era cristiano, la Persia era mezza cristiana, l'Egitto, perciò tutti questi paesi e ancora altri erano cristiani, eppure oggi non lo sono più. Com'è successo? Precisamente, che cosa è dovuto accadere perché fosse così? Questo è ciò che stiamo imparando in questa conferenza, perché è la creazione delle terre islamiche che guida oggi la chiesa ad essere ciò che è, timida, ignorante e non desiderosa di imparare.

Ora, avete sentito dire che l'Impero Romano è crollato perché le tribù germaniche lo avevano invaso e poi alcune delle civiltà classiche hanno cominciato a scomparire, ma lo possiamo vedere in questo momento, Roma era crollata, ma l'Impero Bizantino, con il centro a Costantinopoli, e oggi ciò che noi chiamiamo la Turchia, stava riunendo di nuovo un impero politico.

Questa è una mappa che mostra le conquiste dell'islam 25 anni dopo la morte di Mohammed.

Nella diapositiva successiva, la numero cinque, possiamo ancora una volta vedere le forti intrusioni dell'islam in quello che era in precedenza un mondo cristiano.

Qui vediamo in questa diapositiva quanto è accaduto in 100 anni. Questa è una incredibile conquista. Esaminiamola un po' più in dettaglio. Tutto questo discorso si basa su un recente lavoro archeologico, e in particolare un libro sull'ascesa dell'economia europea in cui l'archeologia viene utilizzata per ricostruire la storia. Questa è l'archeologia dei reperti del fondo del Mediterraneo, l'archeologia delle terre che circondano il Mediterraneo, ma anche un'altra archeologia peculiare, che è la traduzione di antichi documenti, che sono stati inseriti in un formato di database. È stato questo che mi ha incuriosito quando ho letto questo libro e quindi ho messo insieme note dall'appendice su molte battaglie che non avevo mai sentito parlare, quindi questa è stata la prima parte della mia lista di battaglie. Poi sono andato sul web e completato la ricerca e ho trovato 548 battaglie che l'islam ha combattuto contro il mondo cristiano, il mondo buddhista e il mondo indù in oltre 1200 anni.

Ora, ci troviamo di fronte a un problema su come possiamo rappresentare le informazioni di 548 battaglie. Così ho creato un concetto, che definisco una mappa di battaglia dinamica, che ci permette di vedere la diffusione dell'islam come una misura di tempo.

Eccoci qui. I puntini rossi sono le battaglie passate. I punti bianchi sono le battaglie che vengono combattute nel periodo corrente. Ora andiamo qui a comprimere 1.200 anni di perdite e di dolore in due minuti. Notate come la diffusione si dirige immediatamente oltre le acque del Mediterraneo. Di solito, quando pensiamo alla jihad nei tempi classici, pensiamo a combattimenti nei deserti, ma qui possiamo vedere che l'islam ha dominato l'arte della guerra navale e sta usando il Mediterraneo per inviare forze in tutta Europa. Ci saranno circa 200 battaglie combattute solo in Spagna.

Ora, perché queste battaglie sono implacabili? Perché continuano senza tregua? Beh, questo è il modo di fare di Mohammed. Negli ultimi nove anni della sua vita, Mohammed è stato coinvolto in 100 diversi eventi di jihad e possiamo vedere come questa continua e costante jihad fosse parte dello sforzo che ha distrutto la civilizzazione classica.

Qui ci troviamo alla diapositiva finale in cui possiamo vedere la distruzione di tutta la civiltà classica, persiana, greca e romana.

Ora, questa mappa di battaglia dinamica vi ha mostrato la quantità di guerre, ma ora vorrei parlarvi della qualità delle guerre. Ecco cosa faremo: ho messo insieme diapositive che contengono, per così dire, i titoli di giornale, naturalmente allora non c'erano giornali, ma possiamo pensarli come i titoli delle notizie del tempo. Cominciamo nel settimo secolo, abbiamo la distruzione della tribù di Jazima da parte di Khalid, poi abbiamo Khalid alla battaglia di Olayis in Iraq, dove molti cristiani sono stati distrutti, abbiamo l'episodio delle sue violenze e poi abbiamo l'episodio della conquista di Gerusalemme da parte di Umar, che ha reso dhimmi i cristiani e gli ebrei.

Ora, c'è uno di costoro, Khalid, detto la spada di Allah, c'è una di queste violenze che vi voglio raccontare in dettaglio perché illustra il fatto della violenza che doveva venire, come era stato al tempo di Mohammed, una continua costante della jihad. Dopo una battaglia, il capitano sconfitto è stato portato davanti a Khalid e la sua testa è stata tagliata, e il sangue ha bagnato nel terreno. Khalid si è poi fatto portare la moglie del capitano, e l'ha violentata sul terreno dove era stato versato il sangue del marito. Prima di questo, nella battaglia di Olayis, Khalid aveva trascinato tutti i soldati sconfitti e catturati a un ruscello secco e aveva fatto tagliare le loro teste. Si diceva che tagliarono teste finché il sangue non prese a scorrere lungo il ruscello secco.

Qui l'islam si è rivolto verso est, e c'è un attacco contro l'Hindustan. 26.000 indù sono massacrati, in Armenia i nobili sono raccolti in una chiesa e bruciati, e a Efeso 7.000 greci sono fatti schiavi.

Ora, noterete che questa diapositiva dice l'età dell'oro, tenetelo a mente perché, come vedrete, l'età dell'oro non era così dorata. Infatti, era caratterizzata dal fatto che i kuffar, i non musulmani, soffrivano in modo continuo.

L'età d'oro del IX secolo: il califfo ordinò la distruzione di tutte le chiese nuove, ad Amorio i greci furono fatti schiavi in massa, e poi nel IX secolo, sotto l'età dell'oro, i cristiani egiziani, i copti, si sono ribellati a proposito della jizia. Ora, la jizia era la tassa che pagavano i dhimmi. I musulmani hanno effettivamente la sfacciataggine di dire che i cristiani erano felici quando loro hanno invaso l'Egitto, ma non è strano che questo stesso popolo fosse così felice quando si ribellava per il pagamento di una tassazione eccessiva? X secolo: è ancora l'età dell'oro, a Tessalonica, 22.000 cristiani sono fatti schiavi; a Siviglia, in Spagna, i cristiani sono massacrati; 30.000 chiese sono distrutte in Egitto e in Siria. Nell'XI secolo, e siamo ancora nell'età dell'oro, 6,000 ebrei sono uccisi in Marocco, centinaia di ebrei sono uccisi a Cordova, 4.000 ebrei sono uccisi a Granada e Georgia e Armenia sono invase. Nell'Hindustan, 15.000 sono uccisi e mezzo milione sono fatti schiavi.

Ora, notate che siamo ancora nell'età dell'oro. Passando al secolo successivo, nello Yemen, agli ebrei è offerta la conversione o la morte, i cristiani di Granada sono deportati in Marocco e in India molte città sono distrutte con l'offerta di convertirsi o morire. In una sola città, 20.000 indù sono fatti schiavi.

XIII secolo: è ancora l'età dell'oro. In India, 50.000 schiavi indù sono liberati per mezzo della conversione. Questi uomini indù sono in grado di ottenere la libertà solo convertendosi prima all'islam. Vedete, la schiavitù era un vantaggio per l'Islam perché non solo gli schiavi potevano generare forza lavoro, ma se volevano essere liberati, l'unico modo per essere liberati era diventare musulmani. Quindi la schiavitù era eccellente per trasformare i kuffar in musulmani. I monaci buddhisti sono massacrati, le monache sono violentate in quello che ora chiamiamo Afghanistan. A Damasco e Safed ci sono omicidi di massa di cristiani e gli ebrei di Marrakech sono massacrati, a Tabriz c'è la conversione forzata degli ebrei.

Adesso, nel XIV secolo, siamo ancora nell'età dell'oro. Il Cairo, ancora una volta, si ribella, e i poveri copti hanno le loro chiese bruciate, gli ebrei di Tabriz sono costretti a convertirsi, Tamerlano in India uccide ben 90.000 in un giorno; in India 30.000 sono massacrati a sangue freddo e Tughlaq fa 180.000 schiavi.

Questo è il XIV secolo e ancora l'età dell'oro: notate come vengono trattati i kuffar. Quando continuo a menzionare questa età dell'oro, ricordate che ci è detto incessantemente che l'età dell'oro è stato il punto più alto di tutta la civiltà umana: davvero, non tanto d'oro, eh? Tamerlano in India devasta 700 villaggi, Tamerlano annienta i cristiani nestoriani e giacobiti, e dopo 700 anni di attacchi, l'islam cattura e distrugge Costantinopoli.

Ora, cominciamo a vedere qui uno degli effetti dell'Islam. Probabilmente non avete mai sentito parlare della Chiesa nestoriana né avete sentito parlare della Chiesa giacobita: erano antiche Chiese in Medio Oriente annientate e distrutte dall'islam. L'islam cambia completamente il cristianesimo.

Nel XVII secolo, gli ebrei dello Yemen e della Persia sono costretti a convertirsi, ci sono conversioni forzate di cristiani greci all'islam, in Persia aumenta la persecuzione degli zoroastriani e in India 600.000 indù sono uccisi da Aurangzeb.

Ora, prima di passare al XVIII secolo, voglio menzionare lo zoroastrismo. Quella zoroastriana è una cultura e una religione che non ha mai avuto un buon trattamento nella storia, ma è distrutta e annichilita in Persia. Nel XVIII secolo la persecuzione degli zoroastriani è intensa, gli ebrei di Gedda e dell'Arabia sono espulsi, gli ebrei del Marocco sono massacrati e la persecuzione degli indù continua.

Nel XIX secolo c'è la conversione forzata degli ebrei in Iran, gli ebrei di Baghdad sono massacrati, quasi 250.000 cristiani armeni sono massacrati in Turchia, e nel XIX secolo gli zoroastriani sono completamente annientati.

Ora veniamo al XX secolo, il secolo in cui sono nato io e in cui uccidono un milione di armeni. Quanti cristiani lo sanno? Quanti cristiani conoscono i dettagli di come è successo? È stata una tortura a morte. I cristiani sono stati uccisi semplicemente perché erano cristiani.

Queste sono le morti nei secoli, comprese quelle dell'età dell'oro. Ora, diamo un'occhiata alla civiltà classica mediterranea. Una delle cose che dobbiamo fare qui è sottolineare che il Mediterraneo era il centro della civiltà nel periodo classico. Noi oggi pensiamo ai continenti e al dominio politico, ma in quei tempi il Mediterraneo era il collante che legava tutto assieme. L'Egitto, per esempio, non era tanto una nazione africana quanto una nazione mediterranea e, nello stesso tempo, anche il Nord Africa faceva parte della civiltà mediterranea. Ci sono ragioni per questo: ci volevano 10 giorni per navigare da Cartagine nel Nord Africa all'Italia, e per via di terra si impiegavano 140 giorni; spedire una tonnellata di grano dall'Egitto a Roma costava la stessa quantità di denaro di una spedizione per 120 chilometri su un carro con buoi. Per dirla in altro modo, il trasporto sul Mediterraneo era economico e semplice rispetto a quello via terra.

Sotto il dominio romano, il mare era libero da pericoli al commercio e questa è un'indicazione di quanto sia importante il commercio mediterraneo. C'erano ben 500 navi alla volta nel porto di Costantinopoli.

Prima dell'islam, quando Roma voleva comunicare con la Francia, lo faceva con una lettera via nave. Tuttavia, dopo che il Mediterraneo divenne un posto pericoloso per stare su una nave se si era un kafir, la inviavano invece attraverso le Alpi.

Una peste iniziata in Iraq impiegava quattro anni per arrivare a Costantinopoli, ma prima dell'islam, ci volevano solo quattro mesi. Ora, qui c'era ovviamente una specie ripetitiva di peste. Ibn Khaldun disse 'i cristiani non possono far galleggiare una tavola sul mare interno', cioè il Mediterraneo. L'Europa era impoverita economicamente e isolata culturalmente. L'islam razziava tutte le navi cristiane nel Mediterraneo. Questo non era insolito. Si tratta di una forma economica della guerra e Mohammed ha sempre coinvolto obiettivi economici se poteva farlo.

Ora, le statistiche effettive dicono che il 90% del commercio cristiano è crollato. Voglio che immaginiate la città in cui vivete, e che i camion, i treni e gli aerei che vi arrivano siano ridotti del 90% in modo da avere solo il 10% del traffico. Cosa succederebbe all'economia della vostra zona? Beh, naturalmente crollerebbe.

Abbiamo tutti sentito parlare dei secoli oscuri, e siamo noi stessi all'oscuro del perché siano esistiti, sappiamo che gli europei hanno improvvisamente perso la capacità di leggere e scrivere, ma quello che abbiamo è che ci sono state tre ere oscure, un'età oscura in Europa, un'età oscura nell'area bizantina o in Asia Minore, quella che oggi chiamiamo Turchia, e poi un'altra era oscura in Nord Africa. Ci sono tre ere oscure, e questo è un indizio perché c'è una causa comune.

Qui vediamo un'immagine di una rovina architettonica nel Nord Africa. A Roma, gli edifici romani furono spogliati lentamente del loro marmo, cioè le persone che vivevano lì usavano le antiche strutture romane come fonte di nuovo marmo, ma l'invasione dell'Africa settentrionale è stata così rapida e così grave che la gente fu massacrata al punto che non c'era nessuno che potesse prendere e utilizzare gli edifici antichi, e perciò questi sono stati conservati. Questo processo d'invasione dell'Africa settentrionale ha creato il deserto che ora conosciamo in Nord Africa. Prima dell'islam, c'era un'agricoltura fatta dai cristiani nell'Africa settentrionale, ma quando l'islam invase, non erano agricoltori, ma allevavano pecore e capre. Pascolavano sui campi dei cristiani perché potevano farlo, e questo ha distrutto l'erba e le colture, in particolare a causa delle capre, ma c'è di più: poiché i musulmani invasori non erano grandi allevatori, non hanno veramente aiutato a mantenere i sistemi d'irrigazione. Questo processo di desertificazione è stato così intenso che vi è uno strato di sedimenti nei porti dell'Africa settentrionale. Questo strato di sedimenti viene dall'erosione prodotta dalla devastazione dell'islam che ha invaso l'Africa del Nord.

Dal momento che il 90% dell'economia era stata distrutta, quale economia era rimasta? Ebbene, era l'economia delle pellicce, del legname, delle spade e degli schiavi. È un'economia di mera sussistenza e non è qualcosa di cui la gente vuole vantarsi, cioè i cristiani non vogliono vantarsi del fatto che i loro antenati siano stati costretti a rozzi scambi, compreso quello della vita umana, ma questa era la necessità delle ere oscure. Le ere oscure prodotte dall'invasione islamica.

Le istituzioni odierne affermano che la rovina della civiltà dell'Europa non ha avuto nulla a che fare con l'islam. Erano state le tribù germaniche a invadere i romani, ma le tribù germaniche volevano diventare romane. Non erano lì per distruggere Roma. Le istituzioni ci dicono anche che l'islam è stato una forza per il bene a causa della sua età dell'oro e di come ha conservato il sapere greco e romano. Una domanda, perché hanno bisogno di conservarlo? Oh, proprio così, hanno distrutto tanto in Europa che non sono stati neppure in grado di preservare i propri scritti. Quello che viene considerato come un vantaggio dell'islam, è in realtà è una forza distruttiva. I dati ci mostrano che il crollo della civiltà europea e la produzione dei secoli oscuri sono stati causati dall'islam. Questo è un nuovo modo radicale di pensare. Le civiltà classiche dei greci e dei romani sono state annientate dalla jihad e sostituite dalla civiltà islamica. La cristianità è stata cambiata per sempre.

Ora voglio parlarvi di un altro aspetto incompreso della storia europea, ovvero le crociate. In America, le crociate tendono ad essere presentate come ricchi cavalieri francesi ed europei che hanno deciso di invadere il Medio Oriente per potere e denaro, ma non è affatto così. L'islam aveva distrutto 30.000 chiese sotto un singolo califfo, i cristiani e gli ebrei sotto il dominio islamico erano dhimmi, cioè semi-schiavi (ne parleremo più tardi), e c'erano molti, molti casi di brutalità contro i cristiani, tra cui stupri. I cristiani stavano lasciando il Medio Oriente, e l'imperatore bizantino chiese aiuto al papa.

Ora, questo è il mondo che il papa e gli europei vedevano. Tutte le invasioni (l'islam è l'area verde) e tutte le battaglie che erano state combattute, quindi era possibile se si stava a Roma immaginare che tutta la cristianità sarebbe scomparsa, e perciò furono indette le crociate.

Ora voglio fare un confronto diretto tra le battaglie delle crociate in questa prossima scheda, e questo è fatto nello stesso arco temporale... Ogni secondo dell'orologio è un periodo di 20 anni. Quello che possiamo vedere è che, quando confrontiamo le battaglie della jihad contro le battaglie delle crociate, non c'è quasi alcun confronto. Le crociate furono difensive, durarono 300 anni e terminarono 800 anni fa. La Jihad è offensiva, è durata circa 1.400 anni ed è attiva oggi. Da qualche parte, mentre state guardando questo video, qualcuno è morto perché era un kafir e l'assassino era un musulmano. Ora, questa sarebbe equivalenza morale? Non credo proprio.

Ora, la storia insegnata nella nostre università istituzionali dice che l'Islam non è stato altro che una forza per il bene, che in realtà ha prodotto due età dell'oro, un'età dell'oro a Baghdad e un'età dell'oro in Spagna, o come preferiscono chiamarla, Andaluz.

Diamo un'occhiata in questa mappa di battaglia dinamica a quello che sta accadendo in Spagna, che era una nazione cristiana. Innanzitutto, dovete sapere che in Spagna sono state combattute circa 200 battaglie e queste erano tutte difensive perché i musulmani avevano invaso il paese nell'anno 711, e quanto sarebbe d'oro tutto questo? Non tanto, credo. Almeno, c'è stata tanta guerra ... L'altra cosa che dovete chiedervi è: se era così meraviglioso sotto il dominio dei musulmani in Spagna, perché i cristiani hanno combattuto per 700 anni per buttarli fuori? Basta che vi facciate questa domanda. Potrebbe essere stato un periodo così buono?

Era un'età dell'oro multiculturale o un regno del terrore? Non c'è stata alcuna età dell'oro islamica in Spagna, almeno non nel modo in cui ci è stato detto. Tutti i cristiani e gli ebrei erano dhimmi, ossia semi-schiavi, c'era una vera schiavitù, guerra costante. Ora, le élite stavano bene. Sappiamo da qualsiasi esercito invasore che nel paese ci sono quelli che sono disposti a servire i conquistatori e per questo possono vivere bene, perciò c'erano aree d'oro in Spagna. Non sto cercando di dire che fosse tutto negativo, ma c'era tanta negatività e dolore e sofferenza che è veramente difficile chiamarla un'età dell'oro. Era d'oro solo per pochi.

Ora parliamo dell'età dell'oro a Baghdad e facciamo la stessa cosa, usiamo qui la mappa di battaglia dinamica che state vedendo ora, per vedere tutti gli attacchi che sono avvenuti durante l'era dell'età dell'oro di Baghdad. Perché ci parlano di quest'età dell'oro? Perché questa dura guerra di sofferenza e di jihad ci è raccontata come se fosse una cosa meravigliosa?

A proposito, notate che la maggior parte di questa guerra è diretta ai cristiani. Ora, dobbiamo riconoscerlo ai musulmani, hanno attaccato anche gli indù e i buddhisti.

Nell'età dell'oro di Baghdad, i cristiani e gli ebrei erano semi-schiavi, le donne cristiane erano usate come schiave sessuali. Da scienziato, vi dico che questo era un disastro: la filosofia islamica negava l'esistenza delle leggi fisiche e di causa-effetto . L'islam ha distrutto circa il 90% di tutto il patrimonio classico. Sapete che ci viene detto quant'è meraviglioso ciò che è stato conservato? È solo il 10% circa. L'altro 90% è stato distrutto. Tutto quel lavoro di traduzione di cui sentiamo, è stato fatto tutto da cristiani e da ebrei.

Qui vediamo oggi il mondo islamico e come si è formato. La mappa di battaglia dinamica arriva solo all'anno 1922, ma la jihad non si è fermata nel 1922. Queste informazioni vengono da un data base trovato sul sito religionofpeace.com, e le ho elaborate un bel po' per illustrarvele... quante migliaia sono? 19.000 attacchi della jihad dal 9 settembre 2001. Potete vedere che sono sparsi in tutto il mondo, ma potete vedere dove sono centrati. Quanto più siete vicini al Medio Oriente, tanto più dovete soffrire.

Qui abbiamo una trama degli attacchi della jihad in ordine cronologico e ci accorgiamo che ci sono ondate e riflussi, ma c'è qualcosa di interessante qui, notate che ci sono circa due volte più attacchi della jihad contro altri musulmani, rispetto a quelli contro i cristiani, i buddhisti, gli ebrei e gli atei. Ora, perché accade questo? Beh, vedete, ci sono due tipi di jihad, c'è la jihad contro i kuffar e poi c'è la jihad di purificazione. Quando Abu Bakr divenne il primo califfo, la prima cosa che fece fu dichiarare guerra contro gli apostati, coloro che volevano lasciare l'islam, o gli ipocriti, che non erano forti musulmani. Pertanto, c'è una specie di jihad, che io chiamo jihad di purificazione, e questa è ciò che vediamo qui. Per ogni kafir che muore, due musulmani sono morti sin dall'11 settembre 2001. Possiamo vedere che la jihad è implacabile, è contro i kuffar e i musulmani impuri, e la jihad si adatterà, ma sarà sempre presente.

Ho preso i primi quattro paesi per attacchi della jihad e li ho elencati qui: sono Israele, India, Thailandia e Filippine, ma anche se questi sono i primi quattro paesi, dobbiamo andare alla diapositiva successiva per vedere gli attacchi della jihad per centomila persone: così possiamo capire il paragone tra India e Israele. Ma notate cosa troviamo: scopriamo che abbiamo attacchi contro ebrei, buddhisti, cristiani e indù, quindi la jihad non è solo contro i cristiani, ma contro tutte le religioni. A proposito, ci sono cattive notizie per le persone secolari o atee che pensano: "Beh, noi non siamo coinvolti in tutte queste storie della jihad"; ebbene, si scopre che la dottrina della jihad è più dura contro gli atei che contro i cristiani o gli ebrei. Tanto doveva essere detto.

La religione della pace, che a proposito sembra essere un termine coniato da George Bush, con tutti questi dati, 548 battaglie, 19.000 attacchi della jihad, che seguono tutti la dottrina della jihad. Ho contato nei 1400 anni dell'islam appena 12 decenni liberi dalla jihad. Per dirla in un altro modo, possiamo dire che l'islam è il 91% violenza e il 9% pace. Se dite che l'islam è una religione di pace, come ha fatto George Bush, avrete un punteggio di nove su cento. Ora, se eravate nella mia classe, quando ero un professore universitario, e totalizzavate 9 punti su una prova a 100 punti, fallivate. Così, George Bush ha fallito. L'islam non è la religione della pace. O almeno, questo è sbagliato al 91%.

La violenza costante è normale. Perché è così? Vediamo che tutto l'islam è fondato su Corano, Sira e Hadith. Ora, del Corano ognuno ha sentito parlare, anche se non l'ha letto, la Sira è la biografia di Mohammed, e gli Hadith sono le sue tradizioni. Mohammed è importante perché 91 versetti del Corano dicono che ogni musulmano deve imitare Mohammed in ogni dettaglio, perciò la biografia e le parole di Mohammed sono tutte un testo sacro. Quello che vediamo qui è che l'islam parla di Allah per il 14% e di Mohammed per l'86%, quindi questa è la dottrina dell'islam, questi tre libri.

Vediamo qui la quantità di testo dedicata ai kuffar, fondamentalmente il 51% della dottrina dell'islam riguarda i kuffar. Quello che significa è che l'islam è innanzitutto un'ideologia politica, non una religione. Ecco quanto è dedicato al concetto di jihad, e possiamo vedere che tutti e tre i testi, Corano, Sira e Hadith, tutti parlano di jihad, e un bel po'. Il 31% della dottrina totale parla di jihad.

Ora, quanto fu importante la jihad ai tempi di Mohammed? Ebbene, qui abbiamo una curva della crescita del successo di Mohammed: predicò la religione per 13 anni alla Mecca e persuase 150 arabi a diventare musulmani. Andò poi a Medina dove in media diresse un evento di jihad al mese negli ultimi nove anni della sua vita, e questo ebbe un grande successo. Quando morì, ogni arabo nella penisola araba era un musulmano. Ciò che vediamo qui è che come religione l'islam non ha avuto successo, ma la jihad ha avuto un successo straordinario.

Adesso abbiamo un altro grafico. Notate che abbiamo qualcosa qui, lo chiamo la legge della saturazione islamica, questo è in Turchia. La Turchia quando l'islam l'ha invasa era cristiana, oggi è solo allo 0,3% cristiana. Questo è ciò che io chiamo saturazione islamica. Notate che questa curva dura secoli, ma alla fine, una volta che l'Islam ha invaso il cristianesimo, o qualunque sia la religione locale, buddhista o indù, tutte scompaiono e tutto diventerà islamico. Ci vuole solo tempo. Ci vorranno secoli, ma finisce sempre in questo modo.

È interessante, ma io sono la prima persona che ha mai posto questa domanda: quante persone sono morte nella jihad in oltre 1.400 anni? Ebbene, queste cifre sono approssimative, ma possiamo vederle qui, in una tabella che chiamo le lacrime della jihad: abbiamo 60 milioni di cristiani, 80 milioni di indù, 10 milioni di buddhisti e 120 milioni di africani, e questo non include gli zoroastriani. Questo è ciò che io chiamo le lacrime della jihad.

Ora, perché i cristiani non insegnano che 60 milioni di loro sono morti sotto la jihad? Perché queste informazioni sono quasi proibite da far conoscere? Dico che la dottrina guida la storia e che la storia mostra la vera natura dell'islam politico, l'islam politico è il nemico di tutte le civiltà dei kuffar e che l'islam politico è permanente e immutato.

Ci sono tre grandi nodi del cristianesimo in cui si sono verificati massicci cambiamenti: prima è diventata la religione romana, poi abbiamo l'invasione dell'islam e quindi abbiamo la riforma protestante in Europa. Questi sono i tre grandi nodi. Purtroppo, l'islam non è insegnato, che io sappia, in qualsiasi scuola come uno dei grandi cambiamenti del cristianesimo. L'islam ha sottomesso il cuore stesso del cristianesimo, la Terra Santa, e ha annientato altre forme di cristianità. L'islam ha annichilito il governo centrale con la jihad, ciò significava che la Chiesa cattolica è rimasta l'unica organizzazione europea che poteva educare e amministrare oltre i confini. L'islam ha prodotto una Chiesa cattolica politicizzata. Questo, ancora una volta, non è molto ben riconosciuto.

Ora vediamo altri cambiamenti che l'islam ha portato. Nell'anno 632, l'islam non aveva immagini, un secolo dopo, la Chiesa ortodossa greca ha interrotto l'uso delle icone dopo perdite ripetute nei confronti dell'islam. Il ragionamento andava così: stiamo perdendo, stiamo facendo qualcosa di sbagliato, i musulmani vietano le immagini, proibiremo anche noi le immagini per vedere se ciò ci aiuterà.

Streghe e demoni, inizi dell'XI secolo. Gli europei andavano nella Spagna islamica e studiavano magia, alchimia e testi astrologici, avevano familiarità con gli Hadith; nel 1487 la Chiesa cattolica pubblica la dottrina del Malleus maleficarum, quindi dov'è che i cristiani avevano imparato la stregoneria e tutte queste cose? Ebbene, l'avevano imparata dai musulmani in Spagna.

Ora, l'uccisione di massa degli ebrei. Nell'anno 624 ci fu l'omicidio di massa degli ebrei da parte di Mohammed. Nel 1011 l'omicidio di massa a Córdoba da parte dell'islam, nel 1033 l'assassinio di massa a Fez da parte dell'Islam e poi, nel 1096, ci furono omicidi di massa in Germania da parte dei cristiani. Notate che sto dicendo qui che sono accadute cose molto brutte, e che il loro impulso iniziale è stato trovato in quello dell'islam.

La dottrina della guerra. Nell'anno 623, la dottrina della jihad è giunta a Medina, nell'anno 650 i cristiani introdussero idee di guerra santa, ma solo nell'anno 1063 fu finalizzata la dottrina cattolica della guerra santa. All'inizio del VII secolo, l'apostasia e l'eresia diventarono reati capitali nell'islam. All'inizio del XII secolo, l'apostasia e l'eresia diventarono reati capitali nel cristianesimo. Poi, abbiamo l'inquisizione. La prima inquisizione islamica fu all'inizio del XII secolo. L'inquisizione cattolica fu nel tardo XII secolo. Quello che sto dicendo qui è che l'islam ha influenzato una chiesa fortemente scossa in Europa.

Ora, vediamo l'islam in America oggi. Qui a Nashville, nel Tennessee, i cristiani liberali amano andare ai dialoghi della famiglia di Abramo in cui si dice che musulmani, cristiani e ebrei sono tutti membri della famiglia di Abramo e sono tutti fondamentalmente fratelli e sorelle. Abbiamo scoperto che c'è una ignoranza professionale da parte dei dirigenti ecclesiastici, è inimmaginabile quanto siano ignoranti i cristiani riguardo alla dottrina dell'islam qui a Nashville e, a proposito, faranno tutto il possibile per lodare l'islam. Abbiamo il movimento del Chris-lam in cui hanno ormai creato delle Bibbie in cui non viene pubblicato nulla che offenda l'islam, cioè ci sono cristiani che sono disposti a islamizzare la chiesa e poi dichiarare felicità e pace. Troverete cristiani che in realtà dicono: "Beh, cristiani e musulmani adorano tutti lo stesso Dio". Davvero? Chiunque abbia letto il Corano può dire così? Beh, naturalmente, non hanno veramente letto il Corano. O è così o sono vigliacchi e conoscono la verità ma non sono disposti a parlare. I cristiani istituzionali sono apologisti: in un'università, non insegnano la verità della distruzione della chiesa sotto l'islam.

L'ISNA è l'organizzazione dei fratelli musulmani. Ecco i partner dell'ISNA, li potete vedere elencati qui: la Chiesa Evangelica Luterana, la Chiesa Presbiteriana, l'Unione degli Stati Uniti per il Giudaismo Riformato, la Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, la Chiesa Metodista Unita e l'Associazione Unitariana Universalista. Questo viene dal sito web dell'ISNA.

Che dire della nostra storia intellettuale? Diapositiva 76. Per 1.400 anni non abbiamo mai usato i termini musulmani o islam, li abbiamo chiamati arabi, turchi, mori, maomettani, asiatici o saraceni, ma mai musulmani. L'altra cosa che è strana nella nostra storia intellettuale è che non esiste una conoscenza comune. La conoscenza dell'islam è sempre cosa da esperti. Voglio dire, chi conoscete di esperto sull'islam? Eppure scommetto che conoscerete qualcuno che è un ragioniere professionista, un chirurgo, un dentista, un avvocato, ma come mai non conosciamo qualcuno che la sa veramente lunga sull'islam? Avete notato quanto poco ne sa la gente? Per 1.400 anni abbiamo rifiutato di studiare l'islam, perché le nostre scuole non insegnano Mohammed e la storia della jihad? Come mai l'Islam è sempre rappresentato come la meravigliosa età dell'islam che ha conservato tutto il sapere ed è stato il punto più alto della civiltà? Perché questo? Perché rimaniamo ignoranti e perché soffriamo ancora?

Ora, la negazione moderna è sensibilità politicamente corretta, e la gente ha paura di essere chiamata bigotta, e poi ci sono coloro che hanno solo paura di essere danneggiati. Beh, diciamo che accettiamo questi come veri per il tempo presente, ma che dire dei 1.300 anni precedenti? Allora non c'era alcuna correttezza politica, eppure oggi non siamo più critici dell'islam di quanto non fossimo ieri. Perché questo?

Mia moglie e io abbiamo parlato di questo e una notte ho detto: "La chiesa è diventata come una moglie stuprata" e mia moglie è andata a fare qualche ricerca e ha trovato il manuale della YWCA su stupro e abuso sessuale, è un manuale di consulenza, ne abbiamo studiato tutti i punti e abbiamo notato quanto bene questi mostrano oggi la mente del cristiano.

La mente traumatizzata del kafir accetta la violenza e le minacce dell'islam senza protestare; neghiamo le sofferenze causate dall'islam politico e accettiamo la sharia politica. La violenta molestia provoca negazione, la vittima nega gli attacchi, i media riportano molto poco sula jihad e non connettono mai i punti, e le chiese negano la sofferenza dei cristiani. Per me, questo è uno dei punti più tragici.

La paura è lo strumento che lo stupratore usa per controllare le vittime, oggi abbiamo sempre paura di ciò che farà l'islam. Questa particolare diapositiva è stata messa insieme quando è stato realizzato un video amatoriale che ha creato una rivolta in Nord Africa. La colpa: la vittima trova un modo per incolpare se stessa. Ciò si manifesta sotto forma di "Beh, non abbiamo semplicemente trattato i musulmani abbastanza bene. Li tratteremo bene e saranno gentili e generosi con noi". Il marchio: la vittima non vuole che altri sappiano dello stupro. Quale chiesa oggi si vanta del fatto che le donne cristiane siano state rese schiave sessuali? Nessuna. Copriamo i danni subiti dall'islam per non affrontarlo. La vittima sente vergogna ed è difficile parlare dello stupro. Ebbene, quanto i cristiani vogliono parlare di questo terribile massacro durante i secoli? Beh, in realtà, per niente. La rabbia si rivolge verso l'interno.

Avete notato come dall'11 settembre qui in America la politica sia diventata personalmente crudele? Le persone non parlano più delle idee ma assassinano il carattere di chi parla. Questo è ciò che è fanno, per esempio, a me: nessuno dice che mi sbaglio, ma che sono un bigotto, un islamofobo pieno d'odio. La politica americana è stata cambiata dall'introduzione dell'islam. Ora siamo nell'impotenza, le cose non miglioreranno, il pessimismo sull'islam prevale. Quante volte avete sentito dire cose negative che sono pessimistiche sull'islam? "Beh, non possiamo farci niente."

Vediamo ora lo stupratore. La negazione: lo stupratore nega lo stupro. Per esempio, la Turchia nega assolutamente il genocidio armeno. L'inadeguatezza, gli stupratori sono arroganti e troppo autosufficienti. Abbiate fiducia in questo caso, se affrontate i musulmani, vi diranno che l'islam è perfetto, non si è mai sbagliato, non ha mai fatto un solo errore, tutto nell'islam è uno spettacolo e una favola. Dominazione: la stessa parola islam significa sottomissione e lo stupratore si aspetta la sottomissione da parte dello stuprato, il kafir. Per esempio, quando i musulmani sono andati all'auditorium dell'Università di Georgetown e hanno detto che non amavano le croci nell'auditorium, si sono aspettati che Georgetown avrebbe fatto esattamente quello che volevano, ossia rimuoverle e coprirle. Se lo aspettavano perché è quello che sono abituati a ottenere. I cristiani semplicemente non mettono un freno ai musulmani, quindi tutto ciò che questi ultimi chiedono di fare, accade. Manipolazione: lo stupratore vuole che la vittima si senta colpevole. Notate che dopo ogni attacco della jihad, i musulmani dicono: "Oh, siamo preoccupati delle reazioni. Oh, ora siamo preoccupati per le persone che odiano i musulmani perché dei musulmani li hanno uccisi". Ma davvero?

Dopo 1400 anni di Jihad, brutalità, schiavitù, furto, inganno, stupro, annientamento e insulti, la mente del kafir e la mente del cristiano sono diventate identiche a quella di una vittima stuprata. Questo deve cambiare o il nostro cristianesimo sarà completamente annientato. Non la pensate così? Cos'è successo al cristianesimo in Iraq? Cos'è successo al cristianesimo nel Nord Africa? Cos'è successo al cristianesimo in Turchia? Lo stesso. Il piano è in corso, l'islam è qui.

Conclusione: i cristiani devono affrontare la loro storia vergognosa, brutale e degradante sotto l'islam. Dobbiamo affrontare le nostre paure. Alcune cose devono cambiare, una di queste è che i cristiani devono imparare a reagire per i cristiani perseguitati. Adesso stiamo ricevendo musulmani che vengono in America e che sono, dicono, rifugiati dalla Siria, ma dove sono i cristiani? Perché riceviamo musulmani invece di cristiani? Beh, vi dirò perché, perché le chiese non fanno un putiferio a questo proposito. A ogni candidato che corre per una carica, sia esso un amministratore locale o il nostro presidente, bisogna chiedere: perché stati tenendo i cristiani perseguitati fuori dall'America? Sembriamo avere una casa per ogni musulmano che vuole venire qui, quando troveremo una casa per la chiesa perseguitata? Questo deve cambiare.

Ecco qualche altra cosa che le chiese devono fare: alcuni cristiani che sono tolleranti verso l'islam, devono andare a eventi come quelli della famiglia di Abramo e alzarsi in piedi e fare domande difficili ai musulmani. Non solo sorridere e credere a tutto quello che dicono. Occorrono cambiamenti. I cristiani devono imparare come la chiesa è stata trasformata brutalmente dall'islam, i cristiani hanno molto lavoro da fare e questo si sviluppa con l'istruzione. Per esempio, un'altra cosa che i cristiani devono affrontare è che il grande mandato di Matteo 28;16-20 non viene molto messo in pratica nei confronti dei musulmani qui in America.

I cristiani devono imparare ad applicare il grande mandato ai musulmani e non cominciare con il predicare Gesù o i Vangeli. Ecco perché: questo non funziona molto bene perché, vedete, ogni musulmano ha già sentito parlare di Gesù perché Gesù è nel suo Corano e quel Gesù non è il Gesù dei cristiani, così quando i cristiani iniziano a parlare con i musulmani di Gesù, i musulmani si limitano a dire, "Non era nemmeno il profeta finale ed era solo un profeta. Ecco tutto ciò che era. I Vangeli? Ebbene, i Vangeli sono corrotti perché, vedete, i cristiani li hanno corrotti perché originariamente lo scopo principale di Gesù era quello di profetizzare la venuta di Mohammed". I cristiani devono capire che per convertire un musulmano, devi prima togliergli il suo Mohammed e il suo Corano, non solo cercare di farti capire, ma diventare abile nello spiegare a un musulmano cosa c'è in quei libri, perché loro non lo capiscono.

Ho un libro scritto da Ibn Warraq, chiamato Leaving Islam, in cui in quasi ogni caso un musulmano ha lasciato l'islam quando ha scoperto chi fosse Mohammed e chi Allah, così le chiese hanno molto lavoro da fare e se vogliono diventare abili, devono imparare a conoscere il Corano, la Sira e gli Hadith. I cristiani devono aiutare i propri simili, alle donne cristiane deve essere raccontato come sia un matrimonio sotto la sharia, e quindi se frequentate un musulmano, ecco cosa succederà. Un'altra cosa che deve accadere è questo: è che le chiese devono imparare cosa significa la parola dawah, D-A-W-A-H, perché, vedete, gli adolescenti cristiani vengono convertiti dai musulmani che hanno un modo per farlo, che si chiama dawah. È possibile acquistare libri su come convertire i cristiani. Le chiese devono essere sagge, forti e astute perché se non lo faremo, ciò che è accaduto in Turchia avverrà qui in America. Che cosa può succedere in America? Davvero... Grazie per avermi ascoltato.

 
Il tempo non è favorevole al Patriarcato d'Alessandria

il metropolita Leonid. Foto: ria.ru

La Chiesa ortodossa russa è pronta al dialogo, ma l'Esarcato dell'Africa è in una posizione dominante e consolidata.

In un'intervista alla Scuola russa per esperti, il metropolita Leonid di Klin, esarca patriarcale per l'Africa della Chiesa ortodossa russa, ha affermato che la Chiesa russa non ha mai chiuso la finestra di dialogo e non la chiuderà, ma il tempo potrebbe essere scaduto.

Inoltre, ha sottolineato in modo particolare la necessità del dialogo: "Se domani sua Beatitudine il patriarca Theodoros d'Alessandria ritirerà la sua decisione di fare menzione liturgica del gruppo scismatico <...> ci siederemo subito al tavolo delle trattative e cercheremo una sorta di compromesso", ha detto vladyka.

Tuttavia, nonostante la possibilità di dialogo, l'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa non sarà abolito e l'interazione sarà costruita tenendo conto delle circostanze odierne. Il metropolita Leonid ha osservato che ora ci sono 170 chierici in due diocesi africane con la possibilità di un'ulteriore crescita fino a 200 e più. La Chiesa ortodossa russa non li rifiuterà e nel prossimo futuro saranno nominati dei vescovi per sedi vacanti.

"Pertanto il tempo stringe e non è favorevole al Patriarcato d'Alessandria", ha riassunto l'esarca.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, la Chiesa ortodossa russa ha risposto alle accuse di un metropolita greco.

 
Oggi molti sono portati alla Chiesa attraverso le icone

Un'intervista per il 30° anniversario della fondazione della Scuola di iconografia dell'Accademia teologica di Mosca.

l'archimandrita Luka (Golovkov)

"Ora è il momento opportuno per ricordare quelli che hanno fondato la Scuola e hanno ispirato gli iconografi moderni, e anche per pensare al futuro", dice l'archimandrita Luka (Golovkov), preside della Facoltà di iconografia, e professore associato dell'Accademia teologica di Mosca.

Padre Luka è vicedirettore della scuola di iconografia dal 1991, e suo direttore dal 1993. Dal 2 settembre 2019 è il decano della facoltà di iconografia dell'Accademia teologica di Mosca.

Padre Luka, il 30° anniversario della Scuola di iconografia della Lavra della Trinità e di san Sergio è caduto in un anno piuttosto insolito. Per la prima volta nella storia della Scuola, i suoi diplomati non hanno potuto presentare il loro lavoro. La loro laurea è stata ritardata?

A metà dell'anno, i nostri studenti hanno dovuto interrompere gli studi e fare una pausa di emergenza. Le icone, i loro progetti di tesi, sono rimaste incompiute. Abbiamo due progetti di tesi pronti per la discussione, ma poiché dobbiamo conformarci alle norme di sicurezza sanitaria, non possiamo ancora sostenere la discussione delle tesi finali.

Conduce lezioni di apprendimento a distanza?

Le lezioni di teoria e il praticantato di iconografia possono essere tenuti online, ma è impossibile studiare l'iconografia online in modo significativo.

l'archimandrita Luka (Golovkov) e gli studenti della Facoltà di iconografia dell'Accademia teologica di Mosca. Chernigovskij Skit (o Skit del Getsemani). Settembre 2019

I suoi studenti fanno ritratti dal vivo?

Non credo che l'arte secolare sia utile per un iconografo. Ciò non significa che non possano prendersi una pausa e dipingere un paesaggio o un ritratto, ma non credo che si possa essere seriamente interessati alla pittura di chiese o ai mosaici e allo stesso tempo interessati all'arte secolare. Non posso parlare per un artista secolare, ma questo influenzerebbe negativamente un iconografo. Devi concentrarti sullo studio dell'una o dell'altra arte. Una volta che inizi a dipingere un'icona, devi ridurre al minimo gli studi di arte secolare in modo da poter concentrare la tua attenzione sull'icona. Tuttavia, un'abilità di base nello schizzo, pittura e composizione è una necessità.

Icone e dipinti hanno differenze cruciali. Un dipinto riflette la vita terrena, la sua bellezza e unicità, mentre un'icona è immagine del mondo celeste. Solo l'artista che è coinvolto nella vita della Chiesa e ha sviluppato un rapporto di preghiera con Dio può dipingere icone. L'icona è una preghiera materializzata, quindi deve diventare una preghiera del cuore informale, consapevole e profondamente sentita.

È una grande benedizione per i nostri studenti di iconografia che la Scuola si trovi nella Lavra, un monastero attivo. È estremamente importante che studino nell'atmosfera edificante di un vero monastero russo. Se un iconografo prega durante il suo lavoro, la sua creazione aiuterà gli altri ad acquisire il vero spirito di preghiera. Questo è il significato del lavoro dell'iconografo, non nel creare un'immagine canonicamente e artisticamente perfetta che non è in grado di penetrare nel profondo del cuore delle persone.

ieromonaco Nikodim (Sobolev), Panaghia Glykophilousa. 2011

Un iconografo deve avere una comprensione profonda e profonda dell'immagine che sta per dipingere, altrimenti l'icona sarà vuota e inutile per aiutare chiunque preghi davanti ad essa. Un iconografo che lavora su una copia di icone miracolose cerca la grazia di Dio in modo particolarmente forte. C'erano momenti in cui l'intero monastero pregava per la riuscita della pittura della copia di un'icona. Per esempio, quando un iconografo athonita stava lavorando a una copia dell'icona miracolosa della Madre Dio di Iviron da inviare in Russia, prese su di sé uno speciale podvig di preghiera e digiuno rigoroso mentre il resto del monastero pregava per lui.

Certamente, quando un iconografo è un credente, ma non ben informato sulla sua religione o frequentatore di chiesa, possiamo solo sperare che in qualche modo Dio guidi la sua mano. D'altra parte, ho assistito alcune volte a casi in cui un artista secolare di successo, o un bravo scultore, ha intrapreso un progetto ecclesiastico e improvvisamente ha perso la sua professionalità.

Per dipingere un'icona che ci attira alla preghiera con un semplice sguardo invece di essere un mero esempio di arte religiosa, è necessario essere completamente immersi nella vita della Chiesa?

Sì. Soprattutto, è necessario comprendere appieno che la nostra vita qui sulla terra è un momento fugace. Poiché la nostra natura umana è stata distorta dopo la caduta, è nostro compito, mentre siamo qui sulla terra, accettare questa natura decaduta e renderci conto che senza Dio, senza il nostro Salvatore non possiamo migliorare ma solo cadere. Finché l'iconografo avrà una tale comprensione, pregherà sul serio. La sua conoscenza teologica è irrilevante. Ciò che è importante è il pentimento incessante e la devozione a Dio. Questo è ciò che conta davvero.

Mikahil Shevtsov. Icona con vita di sant'Andrej Rubljov. 2014

Questo stato che descrive è qualcosa che chiunque può raggiungere visitando la chiesa e leggendo letteratura spirituale illuminante, o è qualcosa dato solo a pochi eletti?

Devi essere pronto a lavorare sodo, e solo quelli che si spingono a lavorare sodo saranno salvati. Visitare una chiesa può aiutare qualcuno ad acquisire un sentimento temporaneo di pietà, ma è importante che lavori in preghiera fuori dalla chiesa se vuole acquisire conoscenza di se stesso. Essere presenti in chiesa può anche essere per nostra condanna: una persona può venire in chiesa ma lasciarla senza avere acquisito doni spirituali. Per fortuna, penso che ciò non succeda molto spesso. La grazia è un dono che non viene elargito senza fatica.

Un artista può essere ispirato e imparare da diversi maestri in tempi diversi, ma c'è qualche iconografo che le sta a cuore?

Io sono un po' un "onnivoro". Le icone antiche non sono firmate. Ce ne sono alcune che mi piacciono di più e alcune che mi piacciono di meno. Certo, mi piacciono Andrej Rubljov e Teofane il greco. Ci sono icone del XIV secolo davvero sorprendenti, sebbene siano state dipinte da maestri sconosciuti. Gli iconografi hanno pregato profondamente e con impegno e, grazie al potere della loro preghiera, hanno creato queste grandi opere.

Ha mai attraversato un'agonia artistica simile a quella ritratta nel film "Andrej Rubljov di Tarkovskij?"

Vede, l'agonia mostrata nel film – se l'artista debba dipingere “Il giudizio universale” – sembra strana per qualcuno che vive la vita della Chiesa. Ogni credente ortodosso dovrebbe essere pronto a morire e stare davanti al giudice ogni giorno. Un promemoria sul giorno del giudizio non dovrebbe essere tragico o causare terrore. È una frontiera che potremmo trovare spaventosa e dolorosa da attraversare, ma non è una tragedia. Siamo consapevoli della nostra mortalità, mentre il ricordo di questo è importante per un cristiano. Ricordarlo ci aiuta a peccare meno spesso. A volte dimentichiamo che la nostra vita è temporanea e che siamo cittadini del paradiso. I tormenti rappresentati nel film a cui fa riferimento sono molto probabilmente l'esperienza personale del creatore del film invece di essere qualcosa di cui ha fatto esperienza sant'Andrej Rubljov.

il 1 maggio 2019, l'archimandrita Luka (Golovkov) ha presieduto la liturgia pasquale e la processione nella chiesa dello Spirito Santo alla Lavra

Come è stata fondata la Scuola di iconografia?

La nostra scuola si è sviluppata sulla base dell'esperienza di matushka Juliana (Sokolova), un'iconografa che all'inizio del secolo scorso ha ricevuto una formazione da iconografi e restauratori locali. Il suo gruppo di iconografia potrebbe essere considerato un predecessore della nostra Scuola di iconografia. A quel tempo, uno degli obiettivi principali era l'educazione del clero. I seminari non avevano corsi specifici di iconografia.

matushka Juliana (Sokolova)

Parlando di stili iconografici antichi, matushka Juliana ha sottolineato che il linguaggio delle icone antiche è importante per lo meno perché quando qualcuno è all'interno di una chiesa, sa che è presente il regno dei cieli. L'icona lo rende inequivocabilmente chiaro. Questo era molto importante per matushka. Usava stili diversi, ma si sentiva più vicina all'arte russa del XIV-XVI secolo. Aveva un grande senso di armonia quando lavorava con le composizioni ecclesiastiche esistenti. Per esempio, le sue iconostasi nella chiesa del refettorio della Lavra della Trinità e di san Sergio sono state realizzate tenendo conto dell'arredamento interno esistente, con i suoi intonaci del XVIII secolo e le pitture del XIX secolo, anche se non lavorava nello stile di nessuno di quei secoli. 

Quando la nostra scuola è stata fondata, gli studenti di matushka Juliana e gli studenti dei suoi studenti sono diventati gli istruttori, inclusa sua nipote Ekaterina Sergeevna Churakova. Attualmente, molti dei nostri laureati lavorano come istruttori di iconografia.

l'archimandrita Luka, il sacerdote Sergij Churakov e gli istruttori di iconografia

Gli studenti della Scuola di iconografia iniziano con un'educazione artistica secolare di base?

I nostri studenti del primo anno muovono con noi i primi passi nell'iconografia, ma in genere hanno precedenti esperienze di arti visive. Ed ecco il punto: quando un iconografo attivo viene a studiare qui, di solito pensiamo a lungo e intensamente se possiamo aiutarlo. Potrebbe ormai aver acquisito alcune abilità commerciali e non essere in grado di superarle. Dobbiamo cercare di capire non solo se ha un potenziale creativo, ma anche il desiderio di rinunciare ad alcune delle sue pratiche precedenti e a lasciar andare il suo ego creativo. Non è un compito facile. So che quando qualcuno ha una laurea ed esperienza in arti visive, non è sempre in grado di accettare diversi principi e strategie artistiche. Ho conosciuto qualcuno che non ce l'ha fatta e ha dovuto lasciare i suoi studi alla nostra scuola. È importante ricordare che le competenze professionali possono essere utili quando lavori sulla composizione e sul colore, ma devi essere pronto a lasciar andare tali abilità. Questo lavoro richiede maturità spirituale.

Ogni anno, circa venti studenti si diplomano presso la nostra scuola. Tornano alle loro diocesi locali e a vari progetti di pittura di chiese per lavorare. Questo è un tipo di lavoro che non ti limita a una posizione specifica. Alcuni dei nostri laureati insegnano iconografia nella nostra scuola, all'Università di san Tikhon, nelle scuole di pittura di icone nei seminari e nelle università teologiche di diverse diocesi. Alcuni di loro lavorano negli studi diocesani di pittura di icone o nei laboratori dei monasteri.

iconostasi e pitture presso la Chiesa della Natività della Madre di Dio e dei santi della famiglia imperiale a Londra

I progetti di abbellimenti di chiese dei vostri laureati e dei loro apprendisti hanno uno speciale "sigillo di qualità". Eppure a volte i progetti vengono assegnati a dilettanti apparentemente casuali. Chi controlla la qualità dei progetti di pittura di chiese?

Penso che la Commissione ecclesiastica generale dovrebbe avere più autorità per esaminare casi particolari e considerare gli insiemi più importanti. In alcune diocesi, le commissioni locali ispezionano progetti importanti come la pittura di chiese, il design delle chiese e gli insiemi di iconostasi. Ovviamente è impossibile ispezionare ogni nuova icona. In ogni caso, un sacerdote come cliente deve essere responsabile della qualità del lavoro. In alcuni luoghi, ci sono professionisti assunti per proteggere edifici storici e assicurarsi che i nuovi dipinti delle chiese non rovinino le chiese in cui si trovano.

L'intero concetto della Commissione ecclesiastica generale è nuovo, quindi le sue autorità e gli obiettivi sono ancora in fase di elaborazione.

Le commissioni già più o meno attive invitano a farne parte i sacerdoti diplomati in arti visive affinché possano fornire le proprie perizie, a un livello pari a quello di qualsiasi curatore museale o professionista in ambito culturale.

Particolare attenzione dovrebbe essere prestata ai pittori e agli artigiani emergenti. Allo stesso modo dovremmo osservare da vicino quando qualcuno applica nuove tecniche. Sarebbe meglio se avessimo un sistema di controllo moderato, purché non ci siano burocrazie. Dovrebbe esserci ancora un posto per la libertà, forse anche il diritto, di sbagliare.

Se qualcuno le chiedesse di scegliere dove servire, quale stile di chiesa sceglierebbe?

Penso che rifiuterei di prestare servizio in una chiesa con decorazioni settecentesche protette o restaurate. Uno stile barocco giocoso e vorticoso ostacola la mia preghiera. Di tanto in tanto, abbiamo tenuto servizi presso la chiesa dell'icona della Madre di Dio di Smolensk nella Lavra, ed è fantastico che questa chiesa abbia ricevuto un'iconostasi del XVIII secolo quando veniva restaurata. Il suo insieme è pieno di bellezza e armonia, ma non ci sono icone davanti a cui pregare: queste icone hanno uno stato d'animo diverso. I fedeli in piedi all'interno non guardano nemmeno le icone.

Non è un caso che nel Settecento e nell'Ottocento i fedeli pregassero spesso guardando in basso, perché è impossibile pregare davanti a icone che ricordano l'arte secolare.

Una vera icona raffigura il mondo celeste.

Quando matushka Juliana dipingeva le icone per la cappella laterale della chiesa del refettorio, doveva tener conto dell'arredamento esistente. La chiesa risale al XVII secolo ma il refettorio è stato decorato con intonaci e pitture più recenti. Naturalmente, sarebbe stato sbagliato dipingere con schemi di colori come quelli di sant'Andrej Rubljov o di Dionisij in un ambiente simile. Non avrebbe completato l'arredamento interno esistente. Alla fine, matushka ha dipinto le sue icone in una combinazione di colori più vicina al XIX secolo in modo che lì non sembrassero troppo fuori posto. Questo esempio mostra che se c'è un'opportunità per avvicinarsi all'antica tradizione pittorica ortodossa, è meglio farlo. Nei tempi antichi, non si prestava realmente attenzione alla coerenza assoluta dello stile.

l'archimandrita Luka (Golovkov)

Con il passare del tempo i canoni iconografici cambiano, così non si può confondere lo stile prevalente nel Trecento con quello del Seicento. Cosa c'è di nuovo nell'iconografia del XX e XXI secolo? E nelle immagini dei nuovi santi?

L' arte è sempre un riflesso del proprio tempo. Un'altra cosa è quando gli artisti iniziarono, nel XVI secolo, a guardare indietro alle immagini del passato. Ovviamente alcune icone sono state create con un occhio di riguardo a un periodo storico particolare. È inevitabile quando un pittore con conoscenza ed esperienza inizia a creare le proprie opere originali.

Nel XX secolo, le icone hanno portato molte persone alla Chiesa. La specialità della nostra scuola è padroneggiare l'esperienza dei tempi antichi. La profondità dell'Ortodossia e della cultura influenzano una persona attraverso un'icona a livello conscio e inconscio, anche se non capisce tutto.

Quando si dipingono le icone dei santi nuovi martiri, sorgono domande iconografiche sul simbolismo, l'abbigliamento e le somiglianze. Un'icona dovrebbe avere una connessione con il suo prototipo e quella connessione può essere persa se il volto manca di somiglianza. È difficile pregare davanti a un'immagine mal dipinta e irriconoscibile. Pensate alle icone di san Nicola: differiscono tutte così tanto tra loro! Allo stesso tempo, possiamo sempre riconoscerlo, anche se non riusciamo a leggere il suo nome. Questo avviene perché c'è una comprensione della sua personalità, che si è formata nel corso dei secoli. A questo proposito, non è facile dipingere bene l'icona di un nuovo santo.

I secoli XVIII e XIX, con la loro scarsa attenzione alla teologia dell'icona e alle narrazioni di abiti e attributi, hanno avuto un effetto a catena sull'iconografia moderna. Le icone di oggi possono essere in un certo senso mal progettate. Penso che l'icona del "Salvatore di Chernobyl" sia un completo fallimento. Non mi piace nessuna delle icone della Madre di Dio "Rus' che risorge". E non solo perché ha una fonte dubbia, ma anche perché il concetto stesso dell'icona solleva interrogativi. Vediamo la Madre di Dio e molte chiese sotto di lei, ma nessun popolo. A cosa servono queste chiese? Per chi sono? Abbiamo un obiettivo finale, la resurrezione dell'anima umana. In questo senso, questa icona non ha successo.

sessione di anteprima. 2015

A partire dal secondo e terzo anno di studi, agli studenti della scuola viene assegnato il compito di creare un'icona concepita in modo indipendente. Oggi vediamo produrre nuove icone. Gli iconografi cercano ispirazione da immagini antiche e poi creano i loro paradigmi in grafica, disegni e sistemi di colore.

Non vedo sviluppi fondamentali nell'arte di oggi. Gli artisti del XX secolo sono arrivati ​​alla negazione, fino al "quadrato nero" di Malevich e all'esaltata performance d'artista. Un artista che si sforza di creare arte edificante come suo obiettivo dovrà, in un modo o nell'altro, fare affidamento sull'esperienza delle generazioni precedenti. Quindi, che un artista laico o ecclesiastico attraversi il processo di reinterpretazione di quell'esperienza, essa lo coinvolge comunque nel mantenersi in linea con la tradizione.

Concorda sulla tesi che il "quadrato nero" di Malevich sia stata una rivoluzione nell'arte mondiale?

Non vorrei soffermarmi su questo argomento. In breve, penso che sia stata la distruzione dell'arte. Certo, ha un significato. Tuttavia, invece di portare alla luce la bellezza, questa tela funziona come forza distruttiva. Poche persone lo capiscono. Ci sono troppe emozioni coinvolte.

Cosa ostacola l'arte ecclesiastica moderna?

La fretta. La determinazione a fare le cose nel modo più economico e rapido possibile. Un livello in declino della formazione artistica e della cultura in generale.

discussione alla sessione di anteprima. 2018

C'è qualche rivalità creativa tra i suoi studenti iconografi?

Le cose qui sono diverse. Non si tratta di concorrenza. Naturalmente, quando qualcuno mostra risultati migliori, gli altri cercano di mettersi alla pari. I nostri studenti sono come un organismo vivente, una famiglia in cui i successi di una persona aiutano gli altri. La fortuna del tuo vicino ispira, porta gioia e aiuta gli altri a ottenere lo stesso risultato. Quando è il momento per i nostri studenti di discutere i loro progetti finali, gli iconografi di Mosca, della regione circostante e anche da più lontano vengono a vedere i progetti e a sostenere i loro fratelli e sorelle.

Viviamo in un momento in cui non facciamo alcuna pianificazione a lungo termine. C'è la speranza che, dopo che tutte le restrizioni saranno state tolte, la vita tornerà alla normalità, i suoi diplomati verranno a celebrare la cerimonia del diploma della Scuola di iconografia e avremo l'opportunità di tenere un'altra conversazione.

Spero che presto tutti noi ci uniremo per discutere i progetti finali dei laureati di quest'anno e gioiremo di tutto cuore per il loro successo.

la discussione finale di un progetto. 2019

Ancora qualche parola sull'archimandrita Luka

Margarita Proskurova, classe 1994:

Durante la pausa invernale del suo primo anno come direttore della scuola di iconografia, padre Luka ha portato un gruppo di studenti al monastero delle Grotte di Pskov. L'anziano Ioann (Krestjankin) ha subito benedetto padre Luka a concelebrare con lui la liturgia e poi ha salutato tutti noi calorosamente nella sua cella. Chiedeva della scuola e scherzava molto. Poi ha generosamente benedetto tutti con l'acqua santa, con la parte maggiore su padre Luka, che lo ha lasciato bagnato fradicio. L'anziano ha detto agli studenti: "Avete un uomo così umile come direttore!" Si dice che padre Ioann abbia detto a padre Luka a comportarsi non come un regista, ma più come una figura paterna, o addirittura come una "madre" per i suoi studenti. Padre Luka lo ha obbedientemente fatto per oltre un quarto di secolo, e i suoi studenti lo hanno sentito e continuano a sentirlo fino a oggi.

pittura nello studio. 2016

Anna Gorodjanenko, classe 2000:

Per le persone moderne, abituate al comfort e non abituate a qualsiasi privazione, la mia storia potrebbe sembrare inutile o fuori contatto con la realtà. Quando si parla della Scuola di iconografia all'Accademia teologica di Mosca, ci si chiede cosa l'abbia resa (e la renda) così diversa dalle altre scuole teologiche e secolari. Io sono entrata alla Scuola di iconografia alla fine dei turbolenti anni '90. Tenga presente che la gente degli anni '90 non era stata viziata. Non c'era un flusso infinito di intrattenimento, nessun cibo straniero esotico, nemmeno l'amore dei genitori. Tali circostanze probabilmente ci hanno aiutato a progredire nella nostra ricerca spirituale e portare le questioni dei valori spirituali in primo piano e al centro. La gente cominciava a vedere più valore in ciò che le veniva dato: il primo assaggio del sole mattutino, degli stivali di feltro di lana di dimensioni strane, una tazza di tè caldo o un caloroso saluto da parte di un amico...

sorella Afanasija (Ivanova). La sinassi dei santi di Lipetsk. 2012

Eravamo in 70 alla Scuola di iconografia al momento della mia iscrizione. Ora, come madre di quattro figli, mi rendo conto della grande responsabilità di avere dei giovani sotto la tua cura, indipendentemente dal fatto che siano bambini piccoli o studenti adulti. Di cosa avevamo più bisogno? Di nient'altro che amore, ovviamente! L'amore che non è né arrogante né insiste a modo suo, né irritabile né risentito, non si rallegra del male ma si rallegra della verità, sopporta ogni cosa e, naturalmente, non finisce mai.

Padre Luka, il direttore della Scuola di Iconografia, portava questo amore e lo dispensava. A prima vista, non lo si poteva dire, dato che sembrava un qualsiasi altro amministratore, in altre parole, il responsabile di tutto. Padre Luka parlava di se stesso in terza persona: "Chi si occuperà di voi? Il direttore?!" D'altra parte, ha doni unici: semplicemente non puoi nascondergli nulla. Ero sempre timida (e lo sono ancora!) sotto il suo sguardo attento perché il direttore è quello che sa tutto di tutti.

dedizione agli iconografi. 2018

La terza qualità unica di padre Luka era la sua capacità di presentarsi sempre al momento sbagliato, che fosse quando stavamo bevendo il tè invece di studiare in laboratorio, o durante rivelazioni sincere tra le sorelle (e il padre scendeva dal secondo piano proprio mentre importanti rivelazioni erano in corso al primo piano). D'altra parte, ogni volta che qualcuno era sopraffatto dalla malinconia, quella persona andava a sbattere contro il direttore, che con un gesto della mano la invitava a un discorso a cuore aperto. Nessuno ha lasciato quelle conversazioni senza consolazione. Il padre sapeva come rallegrarsi con chi si rallegrava e come piangere (nel senso letterale di questa parola) con chi piangeva.

Grazie alla sua saggia guida, ho trovato facilmente il mio percorso professionale, ma questo è un argomento per un altro volume delle mie memorie. Non credo di essere l'unica. Voglio anche aggiungere che il compito di gestire le anime degli artisti (in altre parole, eccentrici incredibilmente ambiziosi) non è per i deboli di cuore: fai attenzione, o potresti impazzire anche tu! Grazie alle cure del direttore, ci siamo sentiti parte di un'unica famiglia, un gruppo eterogeneo di fratelli e sorelle uniti da un senso di vera fratellanza e sorellanza. Tutti intorno lo possono confermare. Gli studenti del dipartimento del coro erano soliti invidiarci: "Il padre si preoccupa per voi come una choccia per i suoi pulcini". Era vero.

Ricordo un viaggio di pellegrinaggio di un fine settimana con padre Luka. Una fila di iconografi vestiti in modo vivace si estendeva dalla Lavra fino a un punto panoramico sull'autostrada, dirigendosi verso la stazione ferroviaria. Padre Luka, a ritmo serrato, ci era corso davanti a contare i suoi pulcini. Quando siamo arrivati ​​alla biglietteria, sentiamo la sua voce: "Settanta biglietti per bambini!" Voci profonde ribattono da dietro la sua schiena, "Ma padre ...!" Lui ribatte: "Ma voi siete i miei figli!" Le sue parole echeggiarono nella mia anima molto tempo dopo la fine del viaggio, e fanno eco in risposta agli sguardi insoddisfatti dei miei figli adolescenti, sopraffatti dalla mia eccessiva preoccupazione materna per il loro benessere.

passeggiata

la Sinassi dei santi dell'Accademia teologica di Mosca. Anna Korchukova. 2018

Era inverno e la temperatura era scesa a -33°. Alcuni di noi provenienti dalla Moldova e dall'Ucraina avevano difficoltà ad adattarsi al clima gelido. Mi sono dovuta accontentare di una degenza di tre giorni nel reparto di isolamento con diagnosi di distonia vegetovascolare. Quando il mio soggiorno di tre giorni è terminato, sono corsa da padre Luka, e l'ho trovato a distribuire vestiti pesanti lasciati dai diplomati della scuola degli anni precedenti (vorrei precisare ai giovani di oggi che non eravamo affatto preoccupati di quali marche di scarpe o di abbigliamento indossavamo). Ero bloccata dietro la schiena dei miei compagni di classe maschi. Padre Luka ha tirato fuori un paio di stivali di feltro di lana, un vero lusso! I ragazzi davanti a me aspettavano con impazienza che questo dono felice cadesse nelle loro mani, ma padre Luka ha avvertito: "Queste sono dimensioni da donna! Fratelli, sono per le donne!" La soleggiata giornata invernale si è improvvisamente riscaldata quando ho indossato i miei stivali nuovi. Era difficile camminarci sopra, ma ho spazzato via ogni pensiero a riguardo. Ho sorriso e poi ho visto padre Luka che veniva sul sentiero. "Come li senti?", ha chiesto. Il mio sorriso beato è stata la risposta migliore. "Quasi come a casa, vero?" ha detto, allontanandosi, e il mio cuore ha sussultato per un momento al pensiero di casa. La mia casa oggi era qui, alla Scuola di iconografia. E la cura che ho sentito è qualcosa che ogni studente ha provato, posso dirlo con certezza.

la sinassi dei santi di Damasco. Konstantin Shatkov. 2017

Quindici anni dopo la mia laurea, stavo aiutando mio marito con un ordine nello studio di iconografia, che è vicino alla scuola di iconografia. Due studenti assistenti non sono riusciti a mettersi d'accordo su come portare una grande tavola attraverso la porta. Immediatamente hanno sentito il direttore precipitarsi verso di loro: "Non avete conciliarità!" Ho capito subito che il padre non era cambiato in tutti quegli anni. Condivide ancora un amore che non finisce mai. Senza imparare la conciliarità, gli studenti non sapranno mai come portare dentro una tavola o, quel che è peggio, come superare le prove della vita. Il nostro caro padre Luka è ancora il vaso dell'amore di Cristo e i suoi ex "pulcini" si riuniscono per bere il tè e celebrare il suo onomastico.

Padre Luka si è voltato verso di me con uno sguardo scrutatore e io in risposta ho abbassato lo sguardo. "Perché mi guarda in quel modo?" mi chiedevo. Ebbene, è perché ho pochissimo di quell'amore che, secondo l'Apostolo, non finisce mai.

Galina Proskurova:

I miei primi ricordi risalgono a quel periodo benedetto in cui non c'erano né internet né i social media. Credo che l'atmosfera creativa della Scuola di iconografia sia cambiata poco da allora. Tuttavia, a quel tempo saremmo entrati in un mondo drammaticamente diverso da quello intorno alla scuola, e non avevamo mai visto niente di simile prima. Era un mondo completamente immerso nell'iconografia e nel processo creativo, nel culto, nel cibo e nella preghiera in comune. Ci ha aiutato a stare insieme e a sentirci come una famiglia. Naturalmente, questo aveva molto a che fare con la personalità di padre Luka, il direttore della scuola. È un uomo straordinario di fede e amore viventi.

Poi c'erano i nostri istruttori! In generale, chiunque lavorasse a scuola è stato meraviglioso! Ho avuto la fortuna di studiare con A.V. Zdanovich, che si è preso cura dei suoi studenti ed è stato in grado di trovare la chiave del cuore di ogni studente, aiutandoci a scoprire il nostro potenziale e offrendo il suo sostegno. Questo è estremamente prezioso per chiunque studi iconografia o qualsiasi altra materia.

Ricordo molte cose quando mi viene in mente la scuola. Esistono molte fonti aperte di informazioni su di essa, su come viene gestita o su come partecipare ai suoi corsi online. Si fa molto sforzo per renderla accessibile. Tuttavia, rimane un'istituzione educativa speciale, con il suo ambiente e le sue tradizioni uniche. La qualità del lavoro prodotto rimane alta in termini di bellezza di esecuzione e contenuto spirituale.

Maria Glebova, istruttrice senior presso l'Università ortodossa di san Tikhon e l'Istituto d'arte Surikov:

Ho studiato alla Scuola di iconografia tra il 1992 e il 1995. Quando sono entrato, la scuola era molto discreta con solo due classi iscritte e padre Luka che lavorava come vicedirettore. Sono stato sopraffatto dall'atmosfera calda e gentile della scuola, che padre Luke si sforzava duramente di creare per noi. Sono rimasta sorpresa dal suo atteggiamento delicato e premuroso nei confronti dei suoi studenti.

la scala dell'ascesa divina. 2018

Non abbiamo mai sentito alcun rimprovero o rifiuto e ci ha sempre trattato con calore, attenzione e tatto. Questo ci ha disposto a comportarci bene in risposta e ci ha aiutato a provare rimorso per qualsiasi cattivo comportamento. Padre Luxa è particolarmente noto per ragionare e ammonire con silenzio e mitezza.

Padre Luka ha grandi capacità organizzative. All'epoca c'erano studenti di tutti i ceti sociali, alcuni che facevano i primi passi nella Chiesa e altri con anni di esperienza di vita secolare. Per aiutarli a vivere a scuola, padre Luka selezionava gli studenti timorati di Dio e devoti e li nominava dirigenti del corso. Dava loro dei compiti mentre, per così dire, andavano in chiesa e insegnavano ai loro compagni di classe non religiosi. In seguito, molti di loro sono rimasti alla scuola, lavorando come assistenti di padre Luka. A poco a poco è stata organizzata la vita spirituale nella scuola.

Padre Luka, artista di professione, ha preso parte attiva al processo creativo dell'iconografia, sostenendo la nostra ricerca artistica e le nostre innovazioni. La vicinanza della Scuola alla Lavra ha facilitato la concentrazione, la contemplazione e il processo creativo, quindi abbiamo studiato in un'atmosfera di creatività e preghiera. Non l'ho mai sperimentata da allora a tal punto. Siamo stati estremamente felici di vivere vicino alla Lavra nell'ambiente amichevole della nostra scuola di iconografia. Considero tutti i diplomati della Scuola come parte di una famiglia, poiché tutti noi sentiamo questa connessione.

Quando mi sono diplomata alla scuola della Lavra, volevo davvero restare e lavorare lì, ma padre Ioann (Krestjankin) mi ha benedetto per cercare lavoro a Mosca presso l'Università ortodossa di san Tikhon. Sono diventata un'insegnante di iconografia lì. All'inizio era abbastanza difficile e venivo a chiedere consiglio a padre Luka, che mi ha aiutato molto condividendo la sua esperienza e saggezza. Ha offerto alcuni esempi di iconografia da copiare per i miei studenti. Successivamente, la Scuola ha prodotto i campioni di studio delle icone e li ha forniti ad altre scuole di iconografia di recente apertura. Era simile a san Sergio che inviava i suoi discepoli in tutta la Rus' dopo aver appreso le basi del monachesimo e della vita spirituale. I suoi discepoli hanno lavorato duramente per nutrire e illuminare la nostra Patria.

E noi, nutriti dalla Lavra e dal nostro meraviglioso padre Luka, siamo stati in grado di andare avanti e, con l'aiuto dei nostri mentori e della nostra educazione, ci siamo diffusi in tutta la Russia e all'estero e abbiamo aperto nuove scuole e classi di iconografia.

 
La decostruzione della russofobia

• La Russia è il capro espiatorio ideale di chi cerca di incolpare gli altri per i propri problemi

• La Russia non dispone di lobby significative nelle società occidentali

• I pregiudizi culturali si estendono per un periodo di 1000 anni

• La russofobia inglese è stata virulenta per secoli - risale alla concorrenza imperiale

• Il risentimento contro i pogrom degli immigrati ebrei in Occidente ha contribuito e contribuisce a uno stereotipo culturale della Russia

• La Russia deve imparare ad affrontare efficacemente questo pregiudizio corrente nel tribunale dell'opinione pubblica mondiale

Ci sono ragioni oggettive e soggettive per la russofobia. E per oggettive non intendo dire che la Russia fornisca al mondo pretesti per essere odiata (né più né meno di altre grandi potenze), ma piuttosto che la condizione oggettiva dell'Occidente – l'incombente crisi economica e finanziaria – rende necessario trovare i propri capri espiatori.

È molto più facile per i politici e per i loro sponsor incolpare gli altri per i propri fallimenti, e la Russia è un capro espiatorio ideale. Non è così potente e indispensabile come la Cina, né è oscura e insignificante come la Corea del Nord.

Né la Russia ha una lobby significativa nei principali paesi occidentali, come quelle, per esempio, che operano a favore di Israele o della Cina, per cui gli attacchi contro la Russia sono a costo politico zero.

La Russia è il paese che l'Occidente ama odiare e questa è la realtà oggettiva: è allo stesso tempo familiare ed estranea, tanto da essere rappresentata come nemico nefasto e capace; eppure abbastanza debole da non reagire al bullismo e alla retorica del linciaggio, come ad esempio, poteva fare l'Unione Sovietica.

L'Unione Sovietica era un rivale, la Russia è diventata un capro espiatorio. Così, le brutali invasioni sovietiche dell'Ungheria e della Cecoslovacchia hanno prodotto molto meno isteria rispetto all'attuale crisi ucraina.

La soluzione per uscire fuori da questo pantano è del tutto evidente: appena la Russia diventerà veramente forte, prospera, e sicura di sé, per esempio, alla maniera di Israele, questo tipo di russofobia cesserà di esistere.

Ci sono anche ragioni soggettive per questa particolare antipatia per la Russia, che hanno a che fare meno con l'economia e la politica di quanto abbiano a che fare con le realtà culturali. Shakespeare, che ha capito tutto questo, ha commentato in uno dei suoi sonetti [1] il collegamento tra le bugie che accettiamo e le nostre ansie e insicurezze: "Quando la mia amata giura che è fatta di verità, io le credo, anche se so che mente". Perché accade così?

Vi è una adulazione reciproca, un'accettazione reciproca delle rispettive colpe che è disposto a rinunciare per il bene della gratificazione: "Perciò io mento con lei e lei con me, e nelle nostre colpe ci aduliamo con bugie". [2]

In altre parole, nel loro desiderio di essere amati e consumati, i media occidentali non si fanno problemi di lusingare, mentire e arruffianarsi il loro pubblico. A sua volta, il pubblico è disposto a essere ingannato quando i suoi pregiudizi e debolezze sono coccolati, piuttosto che sfidati.

I pregiudizi anti-russi del pubblico accolgono con entusiasmo le bugie fabbricate dai media. Il punto di vista ignorante sulla Russia come paese straniero, barbaro, arretrato e crudele, l'esatto contrario del prospero occidente, viene riconfermato – con soddisfazione di tutti.

L'idea comune: i russi sono barbari

I pregiudizi anti-russi del pubblico hanno un lungo pedigree storico. Il sospetto religioso nei confronti dell'Ortodossia, che si è manifestato già al tempo della Quarta Crociata (1204) è stato chiaramente amplificato dai polacchi che, essendo stati eclissati dalla Russia nel XVII secolo non sono mai riusciti a riconciliarsi con quest'idea.

Per inciso, la parola "Ucraina" è di origine polacca e significa confine, margine, nel senso di margine della civiltà. Nel pensiero polacco, tutto ciò che è est di Polonia e Ucraina è oltre il bordo, è il caos barbaro. Quindi, dopo aver perso con la Russia, i polacchi hanno cercato di spiegare a se stessi e agli altri che la loro eclissi è stata causata dalla barbara forza russa, piuttosto che da qualche realtà oggettiva, o dai loro stessi errori. Ho il sospetto che allo stesso modo gli antichi greci non abbiano mai potuto accettare la loro eclissi per opera dei romani.

Attraverso frequenti ondate di emigrazione polacca prima in Francia e poi negli Stati Uniti, la dottrina della barbarie russa ha acquisito una forte presa nell'immaginario di questi paesi.

Bisogna considerare anche la rivalità inglese con la Russia, compresa l'intensa competizione del secolo XIX, il Grande Gioco. Tale rivalità per il predominio in Oriente diede chiaramente forma al punto di vista britannico sulla Russia. Di conseguenza, la Gran Bretagna è stata condizionata a vedere la Russia come una minaccia, ed era disposta a fare di tutto per sfidare la Russia, come fece durante la guerra di Crimea (1855), quando decise che era più conveniente entrare in alleanza con la Francia e la Turchia musulmana, piuttosto che tollerare l'espansione russa.

Inoltre, la cultura russa con il suo accento sul collettivismo e il suo sospetto, formato dalla religione, della legalità e della proprietà è l'esatto opposto del pensiero britannico. Così come nel caso della Polonia, la rivalità storica e politica è amplificata da differenze culturali e religiose.

E, cosa ultima ma non meno importante, c'è anche una dimensione ebraica del problema. Quasi un milione di ebrei lasciarono la Russia zarista nel corso degli ultimi venti anni del XIX secolo, il periodo in cui la parola "pogrom" entrò nelle principali lingue europee. Gli ebrei americani sono in gran parte discendenti di questi esuli, che venivano da tutte le estremità dell'Impero russo. I ricordi di famiglia di essere stati perseguitati e attaccati da quei cattivi russi persistono chiaramente.

Se si guarda a chi forma l'opinione pubblica negli Stati Uniti, sarà molto difficile trovare qualcuno che non sia discendente di uno dei gruppi che hanno i loro rancori (un tempo veri e propri, ma oggi anacronistici) contro la Russia: che si tratti di ebrei, o di europei dell'Est, o di inglesi educati a Oxford e Cambridge.

Di conseguenza, quando uno di quei sapientoni sproloquia nei confronti di una particolare azione russa, a nessuno importa davvero se l'azione sia vera o falsa, dal momento che i russi (sia agli occhi dei mezzi di comunicazione sia al loro pubblico) non possono fare altro che invadere, attaccare, maltrattare, e occuparsi di cose che il mondo civilizzato trova bizzarre. Le accuse recenti ne sono la riprova. La Russia vuole ripristinare l'Unione Sovietica, la Russia vuole rioccupare l'Europa orientale, la Russia vuole abbattere gli aerei civili.

La demagogia dei politici e della stampa mi ricorda la demagogia di Marco Antonio dal Giulio Cesare di Shakespeare, quando incita la folla alla violenza contro gli assassini di Cesare. Quando la folla cattura un uomo di nome Cinna, non importa che questo Cinna non abbia nulla a che fare con Cinna il cospiratore. Primo plebeo: fatelo a pezzi, è un cospiratore. Cinna il poeta: ma io sono Cinna il poeta, non sono Cinna il cospiratore. Quarto plebeo: " Non importa. Si chiama Cinna e basta!

Strappategli dal cuore solo il nome e lasciatelo andare". (Atto III, scena 3)

Allo stesso modo, non importa che Putin non sia Alessandro III, Lenin, Stalin o Brezhnev, che i russi oggi non abbiano nulla a che fare con i pogrom, i gulag, le invasioni dell'Ungheria, l'omicidio di ufficiali polacchi o l'esilio dei tartari dalla Crimea. Sono russi, e questo è sufficiente per la folla –"Strappare loro dai cuori solo la russicità, e lasciateli andare". Questo non vuol dire, che i russi non hanno bisogno di fare i conti con il loro passato spesso ingiusto o violento, ma questo è un compito che ogni paese è chiamato a svolgere per conto proprio, senza un dito puntato dall'esterno.

Mentre il tempo può curare la russofobia soggettiva, man mano che le generazioni più giovani vedono la Russia con i propri occhi e imparano a pensare in proprio, la russofobia oggettiva è molto più difficile da sfatare.

Poiché la situazione economica dell'Occidente è in deterioramento (e finora, non ho visto alcun segno di inversione), la necessità di un capro espiatorio non potrà che crescere. Inoltre, la politica del capro espiatorio, se non controllata, può facilmente trasformarsi in un comportamento aggressivo, mentre la competizione per le risorse, che la Russia ha in abbondanza, crescerà sicuramente.

Note

[1] Sonetto 138.

[2] Shakespeare fa un geniale gioco di parole con il verbo to lie, che significa "mentire", ma anche "giacere", e il verso può leggersi "io mi corico con lei, e lei con me" e allo stesso modo "io mento con lei, e lei con me".

Vladimir Golstein è professore associato di lingue slave presso la Brown University, un'università della Ivy League negli Stati Uniti

 
Un iconografo da non dimenticare: Andreas Ritzos (1421-1492)

Presentiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti una breve introduzione ad Andreas Ritzos, uno tra i più famosi iconografi della scuola cretese del XV secolo, nonché autore di una straordinaria icona della Dormizione della Madre di Dio, conservata alla Galleria Sabauda di Torino e riprodotta nell’icona murale del coro della nostra chiesa.

 
La kasha russa come filosofia di vita

Ci sono molte cose strane e confuse incorporate nelle tradizioni russe. Ma queste tradizioni possono aiutarci a comprendere meglio il popolo russo e il suo carattere, se facciamo uno sforzo per scoprire la loro genesi.

Prendete la kasha (pappa di cereali), per esempio. È un alimento così semplice; e non solo in Russia, dove la kasha è un alimento di base. Ma è solo in Russia che la kasha è vista non solo come un pasto, ma come un riflesso di tutta una filosofia di vita. Ecco perché ci sono così tanti proverbi e tanta arte popolare russa che conferma questa saggezza popolare.

La kasha è sempre stata anche un piatto rituale. Nessun matrimonio o qualsiasi altro evento importante potrebbe essere compiuto senza kasha. La kasha era un pasto obbligatorio per gli sposi ed era inizialmente vista come un simbolo di fertilità, prosperità e abbondanza.

E non è vero che la kasha sia un alimento semplice e senza anima: dovrebbe essere cucinata in modo corretto, tanto per cominciare. Prendete per esempio la kasha di Gur'ev. La sua ricetta è inclusa nella lista delle più fini ricette di tutta Europa.

In una parola, la kasha non è semplicemente kasha in Russia.

Nessun paese può sfoggiare tante varietà di kasha come la Russia.

Ogni proverbio sulla kasha è una chiave al carattere nazionale e alla storia russa.

"Zuppa e kasha – il nostro cibo": questo proverbio rivela la vera dieta di un contadino russo.

La kasha era il secondo piatto per importanza sulla tavola.

L'affermazione "fare una kasha" (creare problemi) proviene dalla vecchia tradizione russa di fare una kasha prima di iniziare qualsiasi cosa importante.

"Lo odio".

"Che cosa?"

"Il grano saraceno".

"Io invece lo adoro".

"Ah, molto bene".

L'espressione idiomatica "con lui la kasha non sarà cotta" ha il significato opposto – non fare alcun affare con quella persona.

Le persone che hanno studiato assieme a scuola sono chiamati "odnokashniki" (ndt: è un gioco di parole tra odnoklassniki, "compagni di classe", e odnokashniki, "compagni di kasha").

Quanti piatti di kasha avremo mangiato ai tempi della scuola?

In Russia, la kasha era un piatto rituale.

La gente la cucinava quando voleva festeggiare un compleanno o un matrimonio.

Il segno della kasha sulla tavola russa è diventato simbolico.

Ne "Le anime morte" di Nikolaj Gogol', il maestro della metafora, un patriota, Sobakevich, che non ama la cucina francese, mangia la "njanja" – un piatto di maialino con kasha.

"Prova questa njanja".

"Grazie".

"Non troverai una njanja tanto gustosa in città".

La kasha di Gur'ev, con frutta secca, noci e panna, secondo la leggenda, era uno dei piatti preferiti dell'imperatore Alessandro III.

La kasha era un piatto importante nelle cucine da campo dei militari.

Nella Grande Guerra Patriottica, i cuochi preparavano la kasha, per così dire, "con l'accetta", nel senso che ci mettevano tutto ciò che poteva essere mangiato: cipolla, aglio, patate, e anche erbe.

"Dammene un po' di più".

Nell'Unione Sovietica la kasha, in particolare quella di semola, e in particolare nella scuola materna, era sinonimo di punizione.

"Mamma, mamma, ho finito!"

Una kasha per una persona russa è una misura universale di tutte le cose: se le scarpe sono bucate – "hanno bisogno di kasha"; se non riesci a concentrare i tuoi pensieri –"hai kasha nella testa"; se sei stato generoso – "la kasha non può essere rovinata dal burro".

All'Accademia d'arte di San Pietroburgo, ogni mattina, tutti possono fare colazione con kasha gratuitamente.

Questo cibo sostiene ed è in grado di soddisfare uno studente russo meglio di qualsiasi cosa e da molto tempo è diventato "il nostro tutto"!

 
Preti uniati scacciano con violenza gli ortodossi a Kolomyia in Ucraina

cliccate sull'immagine per il video da YouTube

La diocesi di Ivano-Frankovsk della Chiesa ortodossa ucraina ha pubblicato un video che mostra membri del clero della Chiesa greco-cattolica ucraina che picchiano brutalmente donne e altri credenti ortodossi al di fuori della chiesa dell'Annunciazione a Kolomyia, che è stata oggetto di una battaglia legale, come riporta il Dipartimento per le informazioni l'istruzione della Chiesa Ortodossa ucraina.

Un gruppo di giovani in maschere da sci, guidati da preti uniati, ha usato ieri la forza bruta per impedire ai parrocchiani della chiesa dell'Annunciazione di entrare a partecipare alla Divina Liturgia. Il video mostra i fedeli presi a spintoni e a calci.

Si vede uno degli organizzatori attivi della provocazione, il prete degli uniati Nikolaj Medinskij, mentre spintona e molesta i fedeli ortodossi, chiamandoli "porci di Mosca". Gli uniati hanno minacciato di "fare a pezzi" quelli che stavano registrando su video i loro abusi.

Il rettore della parrocchia, padre Vasilij Kobelskij, ha osservato che le rivolte erano iniziate la domenica precedente, quando un prete uniata ha minacciato i fedeli ortodossi con un kalashnikov.

La battaglia per la chiesa si è trascinata per diversi mesi. Il 4 giugno 2017, festa della Pentecoste, i preti uniati, con il sostegno dei soldati delle "Centurie nere", hanno fatto un assalto alla chiesa, entrandoci in modo fraudolento e celebrando la loro liturgia. La Chiesa ortodossa ucraina ha fatto una dichiarazione poco dopo, spiegando la situazione storica che circonda la parrocchia.

Il 4 ottobre il tribunale amministrativo distrettuale di Ivano-Frankovsk ha riconosciuto la legittimità della rivendicazione della Chiesa ortodossa ucraina all'edificio, riconoscimento che gli uniati hanno ignorato. Gli uniati hanno ripreso ieri la chiesa con violenza, mentre circa 60 ufficiali di polizia sono rimasti passivi a guardare, secondo quanto riporta l'Unione dei giornalisti ortodossi.

"Lo stato ha semplicemente l'obbligo di fermare le infrazioni in corso. Il governo dovrebbe rispettare le leggi che esso stesso ha scritto. Le autorità governative devono svolgere le proprie funzioni, non solo stare a guardare chi compie illegalità", ha dichiarato l'arciprete Nikolaj Danilevich, vice capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ucraina.

 
L'istituzione dell'Esarcato in Africa mira a proteggere gli ortodossi dallo scisma

la prima Divina Liturgia dell'Esarcato africano della Chiesa ortodossa russa in Uganda. Foto: canale Telegram del metropolita Leonid

In risposta a un metropolita greco, il servizio di comunicazione del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa ha affermato che la Chiesa russa non rivendica il territorio del Patriarcato d'Alessandria.

In risposta alle accuse del metropolita Grigorios di Peristeri, il Dipartimento ha affermato che la creazione dell'Esarcato africano non è un'espressione di rivendicazioni sul territorio canonico dell'antica Chiesa d'Alessandria. Lo riporta il commento ufficiale del Dipartimento pubblicato su mospat.ru.

Al vescovo greco è stato inoltre ricordato che le ragioni e le circostanze della creazione dell'Esarcato patriarcale in Africa sono descritte nella Dichiarazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 28 gennaio.

"In particolare, è stato sottolineato che la creazione di questo esarcato non è espressione di pretese sul territorio canonico dell'antica Chiesa d'Alessandria, ma persegue l'unico scopo di fornire protezione canonica a quei chierici ortodossi in Africa che non desiderano partecipare alla legittimazione illegale dello scisma in Ucraina", ha osservato il Dipartimento.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che il Dipartimento ha pubblicato una confutazione delle accuse mosse contro la Chiesa ortodossa russa dal metropolita Grigorios di Peristeri.

 
Cronaca di un lavoro di abbellimento della chiesa:
i drappeggi delle pareti (novembre - dicembre 2020)

 
Dejan Berić: abbiamo nel sangue la lotta contro l'ingiustizia

Un volontario serbo in Novorossija è un tipo di persona che sembra già scomparso in Serbia. Un uomo che non scende a compromessi e non fa patti con gli empi, un uomo per il quale è un onore morire combattendo contro l'ingiustizia. Una persona che rende coraggiosa una nazione e ha mantenuto la caratteristica secolare serba di non deporre la spada nei canti epici e sul campo di battaglia. Dejan Berić, volontario serbo in Novorossija, probabilmente a causa di questo, non ha mai pensato che la sua lotta spinge a combattere tutti noi, ed è proprio una di quelle persone.

Nella sua intervista con il giornalista Ivan Maksimović, Dejan “Deki” Berić spiega le sue motivazioni e l'atmosfera politica della sua patria. Da secoli i serbi e i russi hanno combattuto gli uni a fianco degli altri, e il viaggio di Berić e di altri serbi può essere visto come continuazione di questo legame fraterno.

* * * * *

Perché è qui in Novorossija? Qual è stata la sua motivazione nel venire ai confini del mondo, di cui non si sapeva quasi nulla fino a poco tempo, rischiandovi la vita? Come e per cosa?

Ho raccontato già molte volte il motivo per cui mi trovo in Novorossija. Quindi questa volta sarò breve. Sono venuto per aiutare i nostri fratelli ortodossi e a lottare contro i criminali della NATO che hanno bombardato la nostra terra, e che più di chiunque altro hanno scosso le armi e minacciato di attaccare la Crimea. A quel tempo avevo dimenticato il fatto che la NATO e i paesi che sostengono questa organizzazione sono i soliti vigliacchi. Possono entrare in un conflitto solo dove c'è la possibilità di bombardare da lontano, se possibile al 90% contro obiettivi civili, per seminare paura e panico. Quindi non hanno partecipato direttamente, ma la loro influenza qui è chiaramente visibile. E così qui sono stati feriti alcuni ufficiali americani. Non erano in battaglia - erano situati un po' lontano dalla prima linea e spiegavano quanto sia importante distruggere obiettivi civili. Ho sentito questo da più di un prigioniero di guerra ucraino, con una moltitudine che ripeteva le stesse parole.

Come vede gli eventi di oggi nell'ex Ucraina? Se avesse aspettato fino a questo momento, la vostra decisione di oggi sarebbe la stessa di come lo era quando è venuto in Novorossija?

La situazione in Ucraina è più che orribile. Se non fosse per la terribile censura sulla stampa serba, si potrebbero vedere tutti gli orrori della guerra civile. Quello che ci viene mostrato è composto più del 50% da bugie.

Riesco a trovare una spiegazione semplice per questo: in Serbia la stampa obiettiva non è stata acquistata da stranieri. Ma non ha potere, quindi chiunque non è comprato è controllato attraverso il governo, che non è serbo e sta spingendo la Serbia verso il precipizio. Mi piacerebbe sbagliarmi... Se non fossi qui fin dall'inizio, lo avrei fatto dopo aver visto le prime foto di bambini uccisi nelle strade e nelle scuole...

Ognuno ha una consapevolezza diversa. Non dimenticherò mai quello che i criminali della NATO hanno fatto in Serbia. Lo ripeterò sempre – non tanto perché la gente sappia che non ho dimenticato, ma per ricordarlo a coloro che hanno dimenticato. Semplicemente non riesco a immaginare me stesso seduto in una stanza calda a giocare sul computer quando un fascismo vampirico si sta risvegliando nella sua forma peggiore.

Dejan è stato "nascosto" dalla stampa per lungo tempo, fino a quando è andato in una missione molto importante con il gruppo dei combattenti novorussi di Motorola. Da quel momento la sua vita, da un punto di vista della popolarità, è entrata in una nuova fase.

L'opinione pubblica serba ha sentito parlare di lei quando è stato annunciato che aveva fatto saltare in aria con il suo fucile un mezzo di trasporto corazzato della giunta ucraina. Questo è stato anche per lei uno degli eventi più importanti durante la guerra nella ex-Ucraina?

Sono riuscito abilmente a nascondermi fino a quando siamo venuti ad aiutare il gruppo di Motorola, quando abbiamo aperto un corridoio tra le città di Snezhnoe, Stepanovka e Marinovka. Avevano un giornalista con loro, e lui ha filmato quello che è successo su una piccola videocamera. Mi ha chiesto un'intervista e ha detto che era solo per loro, e già il giorno dopo è apparsa su Youtube.

Sono passato attraverso tutti i settori in cui ci sono state battaglie. Tra i serbi in battaglia ho incontrato un solo uomo, Slaviša da Belgrado. Purtroppo lui non è con noi; è a riposo, da quando un aereo ha bombardato la casa in cui si trovava, e gli sono rimaste schegge nello stomaco. Ora sta bene, ma non ancora abbastanza per i combattimenti.

Dejan ci dice che in Novorossija lui non è con i cetnici né con qualsiasi altro gruppo, ma con le persone per le quali è venuto, ed è molto importante per lui che la popolazione locale lo accetti come uno di loro.

Indosso con orgoglio una stella a cinque punte sul mio berretto accanto al mio distintivo di riconoscimento con il pipistrello. Ad alcuni in Serbia non piace, ma è una mia scelta. Qui la gente ne è orgogliosa.

Non riesco a mettere da parte un evento come il più importante. Forse a Marinovka, quando sono stato in grado di far saltare in aria un veicolo corazzato da trasporto con i colpi del mio fucile da cecchino. Ho usato proiettili incendiari perforanti. Non è stata un'impresa come mi attribuiscono – il veicolo stava attaccando le nostre posizioni e io sparavo da un'arma di grosso calibro. Ci ha oltrepassati, così ci siamo spostati in avanti un po' più del previsto. Ho sparato da una posizione di svantaggio, non avendo con me armi anticarro. La corazza si è rivelata debole. Non so dove l'ho colpito, ma dopo un paio di proiettili, ha preso fuoco.

È opinione diffusa che in guerra i cecchini si nascondano e da lì sparino "tranquillamente" a bersagli mobili a scelta. Cos'è veramente un cecchino in guerra?

Questa è un'opinione errata. Io sono un normale soldato, come altri con fucili automatici. Sono diventato un cecchino per forza di cose. Un cecchino al famoso aeroporto di Donetsk stava uccidendo da due a tre civili al giorno. Per quattro giorni non hanno potuto snidarlo. In quattro giorni aveva raggiunto il numero di dodici vittime, e tra loro un solo uomo – il resto erano donne e bambini. Ho preso un fucile da cecchino e sono andato ad aspettarlo. Ho studiato da dove operava e ho calcolato il punto dove lo avrei aspettato. Ho avuto la fortuna di calcolare correttamente e l'ho visto dopo il suo primo colpo. Poi non ha più sparavto. Poi mi è stato dato un incarico di annientare i cecchini. E questo, credo, è il mio compito principale. O quello più difficile, in ogni caso. A volte leggo nella stampa commenti di alcune persone che vedono un cecchino come un assassino di civili. È doloroso leggere queste cose, ma come ha detto un uomo intelligente, "non è importante ciò che si dice, ma chi lo dice". E così come prima, io sono un cecchino in una brigata di ricognizione e sabotaggio chiamata Rjzan in onore del nostro comandante. All'inizio eravamo un gruppo di ricognizione e sabotaggio con un veicolo corazzato, e ora è una brigata con trecento combattenti e solide attrezzature.

In che modo il popolo della Novorossija e lei stesso vedete le reazioni in Serbia? Compresi sia il popolo sia il governo.

Non voglio parlare di come la gente qui vista la reazione della Serbia, perché non riesco a spiegare le azioni del governo serbo.

Dirò solo che è poco importante quello che pensa il governo – è importante quello che pensa la gente. C'è molto sostegno morale, che è molto importante. Il governo ha dato via la Serbia, e dopo questo come può essere un indicatore di atteggiamenti? Siamo persone normali che hanno sempre versato il sangue l'uno per l'altro; siamo la misura delle relazioni tra i due popoli. Proprio come durante il bombardamento criminale della Serbia, quando il governo in Russia non rappresentava il popolo russo. Sono venuti dei russi per aiutare come volontari. Molti di loro si sono sposati in Serbia e nella Repubblica Srpska.

Recentemente è stata approvata una legge che prevede sanzioni penali per i partecipanti alle guerre al di fuori della Serbia. Questa legge non riguarda i soldati serbi che "custodiscono la pace" insieme alle forze della NATO, che vanno in queste missioni volontariamente ed esclusivamente per soldi. Quelli che partecipano in tal modo a guerre straniere, si dice, rappresentano il loro paese con orgoglio.

Lei è in Novorossija per difendere la popolazione locale dal fascismo. Sta partecipando alla difesa di luoghi santi e di nazioni ortodosse, e non sta chiedendo soldi per questo. Come vede questa legge?

La sua domanda è pertinente. Io esprimo il mio parere e trasmetto ciò che dicono gli ex soldati dell'esercito criminale della NATO.

Combattenti che avevano servito cinque anni su contratto nell'esercito francese sono arrivati nella nostra brigata tre mesi fa. L'uomo più rispettato in questo gruppo era un francese di origine serba, Nikola. Ora è il comandante di un gruppo internazionale. Non siamo più insieme, ma manteniamo il contatto quando è possibile. Che cosa vale la pena di dire sulla NATO dopo le sue parole: "Sono stato in questo esercito criminale in Afghanistan e me ne vergogno. Sono venuto qui per combattere contro il fascismo".

Che cosa deve accadere a un uomo per fargli lasciare un esercito ben organizzato e ben pagato e farlo venire a combattere in un esercito dove non pagano? Per quanto riguarda l'organizzazione, c'è ancora molto che deve essere fatto. Quando è arrivato gli ho detto che qui combattono, e lui non ci credeva. Una ventina di giorni dopo, quando è arrivato a Donetsk, ci siamo incontrati. Con un sorriso mi ha detto quello che pensava, che noi lo spaventiamo, ma tutto è proprio così. Forse molti non capiranno il motivo per cui l'ha fatto, ma io lo so. L'ho visto quando è arrivato e ancora recentemente. Nessuno lo porterà via da qui; la sua coscienza si è risvegliata.

E questa coscienza dovrebbe risvegliarsi in Serbia. Stanno arrivando sempre più uomini che sono stati negli eserciti delle nazioni della NATO, e alla fine vogliono lottare per una causa giusta.

Dejan dice che questa legge che vieta la partecipazione a guerre straniere è stata approvata per iniziativa e volontà di qualcuno al di fuori della Serbia, qualcuno che vuole difendere i propri interessi.

La Serbia non è più il paese dei suoi abitanti. La nostra bella terra è gestita da stranieri, e sono al potere i loro seguaci ciechi. Ho letto questa legge e per me, come uomo che conosce la lealtà verso il proprio paese, è più che ridicola. Perché? Non posso citarla con precisione proprio ora, ma vi è scritto che solo l'esercito regolare serbo può partecipare a guerre oltre i confini della Serbia. Così l'esercito serbo diventa uno dei ingranaggi nella macchina della NATO. L'esercito serbo parteciperà all'assassinio di civili, così come diciassette eserciti hanno abusato della Serbia.

Spero che Dio perdoni il nostro governo per aver fatto passare una legge così vergognosa. Sono rimasto inorridito quando l'ho letta. Non ho voglia di prendere posizioni politiche, ma con le loro azioni mi ci hanno costretto ... Aleksandar Vučić si è appellato a noi perché torniamo in Serbia e non gettiamo più disgrazia sul paese. Non so se si vergognava dei suoi antenati mentre annunciava una cosa del genere. Entrambi i suoi nonni hanno combattuto contro i fascisti. La lotta contro l'ingiustizia è nel nostro sangue, e con le loro azioni stanno spingendo gli uomini a venire qui. Se ho capito bene, e correggetemi se sbaglio, siamo noi, che arriviamo qui per il richiamo del nostro cuore, che disonoriamo la Serbia, mentre coloro che fanno i mercenari in forze armate che hanno bombardato case di maternità, ospedali, scuole, case e treni – stanno difendendo l'onore della Serbia. A mio parere questo è da pazzi.

Ricordate le grandi parole dette sul santo suolo serbo: "Non è importante quanti nemici ci siano, ciò che è importante è il luogo sacro che si difende". E così io rimango qui con la speranza che in Serbia salgano al potere uomini normali e cambino la legge in modo che io possa tornare nel mio paese. Sono interessato solo a sapere se qualcuno passerà una legge che condanna il governo, che con le sue azioni ha portato il popolo serbo Serbia a suicidarsi perché non possono pagare le bollette dopo che le loro pensioni o stipendi già minimi, guadagnati con il proprio lavoro, sono stati ridotti. Il governo ha la responsabilità diretta di un gran numero di vite perse in Serbia. A chi ne risponderà? E per finire con la politica: signori politici, vi auguro lunga vita e buona salute, in modo da poter partecipare al matrimonio dei vostri pronipoti, e poi vedere come le generazioni future si vergogneranno di ciò che avete fatto.

Dopo aver parlato con chi difende degli ideali e li vive, è difficile nelle condizioni di servitù in Serbia non vedere in modo romantico chi prende parte alla guerra contro i nazisti. Recentemente, ho chiesto ai miei amici che cosa ne pensano di un viaggio per fare i volontari in Novorossija? Dopo una breve pausa, quando tutto era chiaro nella mente, uno di loro ha risposto con il tono di una domanda senza senso "...e chi non vorrebbe andarci?", Ma molti trovano ragioni per non andarci, piuttosto che per andarci... obblighi verso la famiglia, il lavoro che ci ha trasformati in "eroi privi di tempo libero". Ma, per fortuna, non tutti.

 
Pericoli sulla strada della preghiera del cuore

Molti siti incoraggiano la pratica della preghiera del cuore (o preghiera di Gesù, come è più spesso nota in Occidente); i lettori più perspicaci del nostro sito parrocchiale avranno notato che noi, invece, non insistiamo particolarmente in questa direzione. La pratica della preghiera del cuore comporta dei pericoli e non è per tutti, ma non nel senso che sia una tecnica da “iniziati” che ha bisogno di una speciale legittimazione. Piuttosto, ci teniamo a sottolineare che la preghiera del cuore nasce nell’ambito di una disciplinata vita monastica, e chi non ha ancora imparato l’ABC della vita cristiana ortodossa fa meglio a non gettarsi nelle pratiche di uno stile di vita che non saprebbe vivere. In una serie di articoli del 2010 dal blog Orthodox Way of Life, presentiamo nella sezione “Preghiera” dei documenti una serie di accorgimenti e di consigli che dovrebbero aiutarci a vedere la preghiera del cuore in modo più sobrio e attento.

 
Dal monastero di Jordanville a una prigione di massima sicurezza in Australia

Non è un segreto per nessuno che in generale la Chiesa russa all'estero non può pagare al suo clero stipendi sufficienti. I seminaristi passano anni strategicamente importanti a ottenere una decente formazione teologica al seminario della santa Trinità di Jordanville, ma poi sono da soli e devono fare ancora più sforzi per ottenere una "vera" laurea che permetta loro di provvedere alle loro famiglie. (Questa situazione mina l'alta dignità dell'ufficio sacerdotale, e sarebbe urgente un cambiamento). Nel frattempo, il lettore Ivan Jigalin racconta i punti di forza presenti nel monastero e nel seminario di Jordanville. Ivan è nato in Australia in una famiglia russa, emigrata dalla Mongolia interna cinese nei primi anni '60.

Prima di tutto, è davvero una gran bella cosa rivederci dopo tutti questi anni.

Sì, lo è.

Io sicuramente ho ricordi molto belli del nostro periodo a Jordanville. Cosa fa adesso?

da sinistra a destra: padre Gabriel Makarov, lettore Ivan Jigalin, metropolita Vitaly, lettore Pavel Iwaszewicz, arcivescovo Pavel, ragazzo non identificato. Aprile 1986

Lavoro come ufficiale di correzione, ovvero guardia carceraria. Il nome ufficiale è "ufficiale di correzione". Lavoro in un carcere di massima sicurezza nello stato di Victoria.

E da quanto tempo lavora in questa posizione?

Ormai da più di tredici anni. Quando ho finito il seminario, nel 2001, sono andato in Russia con un paio di ex-alunni – Kostya Glazkov e Igor Dubrov – e vi sono rimasto per circa un mese o un mese e mezzo. Sono tornato in Australia e nel giro di circa tre mesi ho trovato un lavoro come guardia carceraria.

La sua formazione in seminario ha avuto qualche ruolo, per quanto può vedere, nella parte di lavoro che le hanno assegnato, o non semplicemente non lo sa?

classe del 2001 con l'arcivescovo Lavr. Il lettore Ivan Jigalin è il secondo da sinistra

Non sono pienamente consapevole se abbia avuto un ruolo o no. So che uno dei reclutatori ha detto che hanno un punto di domanda sul perché qualcuno farebbe domanda di lavoro in un carcere dopo aver attraversato tutta la formazione di seminario per prete. Mi hanno chiesto direttamente perché ho fatto domanda per la prigione; e questo era un bene. Quando ho finito il seminario, la mia esperienza passata di lavoro è stata in campo informatico, nella programmazione di computer e anche nell'edilizia e non ero molto interessato a uno di questi campi. Quindi ero alla ricerca di una direzione diversa. Ero ancora incerto. Conosco un sacco di gente che ha terminato il seminario e ha subito detto "io voglio essere sacerdote" o "sono già un prete" e ha proseguito dritto su questa linea, ma io non lo sentivo dentro di me, e così ho  quello che volevo fare. Così, ho fatto domanda per un sacco di posti di lavoro, un centinaio di posti di lavoro, solo dai giornali. Sul computer avevo un modulo pro-forma, che cambiavo in base agli annunci ai quali stavo rispondendo, e cambiavo un po' il mio curriculum per rispondere ai criteri e così via, e per quanto riguarda la guardia carceraria – a essere onesto, non ricordo nemmeno di aver fatto domanda per la prigione, me ne sono reso conto solo quando ho ricevuto una risposta da loro.

il lettore Ivan, secondo da sinistra, con gli studenti e i fratelli del monastero e del seminario della Santa Trinità provenienti dalla diocesi australiana e neozelandese della ROCOR

All'interno di un carcere ci sono diverse aree in cui si può lavorare, e a seconda dell'area, i compiti variano un po'. Ma il compito più comune è seguire il benessere dei prigionieri. E questo significa eseguire attività giornaliere di base che comprendono la contabilità, i controlli di sicurezza, monitorare la presenza di tutti, organizzare i pasti, i loro orari di lavoro e qualsiasi altra necessità legale, i bisogni sociali e così via per tutti i prigionieri. Quindi, in pratica come guardia carceraria hai da fare, non vai in giro così tanto come si vede nei film, e così via, e non vai in pattuglia con un manganello, non abbiamo alcun manganello o cose simili nel carcere. Stiamo in mezzo ai prigionieri, e tutti i nostri strumenti sono le nostre capacità di comunicazione e una radio, e così pertanto dobbiamo interagire con i prigionieri per tutto il giorno per i bisogni di base.

Sì, ma ho pensato che ci sono persone che stanno lì per molto tempo, perché è un carcere di massima sicurezza. Così dunque ha una sorta di contatto speciale perché è una specie di, non vorrei dire una persona di famiglia, ma forse dovrei dire famiglia. Non so se è la parola corretta. È una persona da cui dipendono molto. Credo, perché è lì ogni giorno ed è il loro primo punto di riferimento, se hanno bisogno di qualcosa e così via, in tal modo è un tipo di legame speciale, per quanto mi viene in mente...

controllo di sicurezza al lavoro

Si, è giusto. Sviluppi rapporti con i prigionieri nell'ambito del carcere. In generale non condividi informazioni personali con loro. Questo è più un problema di sicurezza. Ma loro finiscono per conoscerti e quando passi dodici ore al giorno tra questi prigionieri, ovviamente, arrivano a sapere certe cose su di te: i tuoi atteggiamenti, il modo in cui ti comporti, il modo in cui si comportano loro e così via. Quindi ci si arriva a conoscere a vicenda. Le conversazioni sono più su temi generali, naturalmente in Australia alla gente piace molto lo sport, quindi le conversazioni includono sempre lo sport e le squadre locali di calcio e di cricket. Qui in Australia il cricket è lo sport più praticato; di tanto in tanto si introducono temi generali di politica. Di religione non si parla tanto spesso, ma la maggior parte scopre molto presto che io sono una persona di fede solo dalla mia condotta. Lo vedono immediatamente solo dal modo in cui mi comporto e così via, perché si può interagire in modi diversi, ma la gente vede attraverso tutte le facciate, le persone sono persone e se siete con loro dodici ore al giorno, naturalmente vedranno attraverso qualsiasi tua maschera, sono molto veloci a capirti e possono fare qualche domanda.

Vero. E il Signore ha detto "Ero in carcere e mi avete visitato, avevo fame e mi avete dato da mangiare." Quindi penso che questa sia una dimensione che manca nella nostra vita cristiana. Io non conosco davvero persone che vanno in prigione, o fanno altre attività sociali per i carcerati. Ecco perché ero molto interessato a questa conversazione, perché ho pensato che fa il meglio che può come cristiano entro le linee guida del suo lavoro. Voglio solo sapere, cosa le piace del suo lavoro, in fondo?

Beh, è una soddisfazione vivere un giorno senza incidenti. Questa è una grande cosa. Passa un giorno, ed è un giorno tranquillo, non succede nulla, così un giorno noioso è un grande giorno.

Wow!

cortile interno del carcere

Questo per cominciare, in un certo modo. So che quando ho iniziato, pensavo più a come entrare nella mia parte di lavoro. Naturalmente la preghiera è una grande parte. E così prima di iniziare ogni giorno, pensavo a una preghiera appropriata. E così me ne sono fatta una adatta a me. Non ne trovavo nessuna, in realtà, in tutta la letteratura. Ma la cosa più vicina era, per esempio, la preghiera di chi andava in guerra. E così ho cercato anche tropari di santi e il più vicino che ho trovato è stato quello del grande martire san Giorgio. L'espressione più vicina è "come liberatore dei prigionieri". Allora ho pregato san Giorgio ogni giorno, tutti i giorni, e sento che è molto appropriato. E poi, la teoria che impari leggendo un libro, è tutta teoria. Parliamo di amore, e la maggior parte di noi lo sperimenta tra coloro che ci sono più vicini e tra i nostri amici. E quando dicono che devi amare i tuoi nemici e che in ogni persona puoi vedere Cristo, questo diventa più difficile quando sei in una situazione in cui hai a che fare con stupratori, assassini e la cosiddetta feccia della società. Come fa a metterli insieme a ciò che hai letto e imparato? Che in una persona come questa c'è Cristo, un'immagine creata a somiglianza di Dio? E questo è ogni persona, in modo che inizi a guardare le cose più in profondità, e associ un significato più profondo a un'esperienza personale. Vedi le cose da un'esperienza personale. E molto lo vedi nel tuo modo quotidiano di trattare con la gente, le persone che sono in disaccordo con te, le persone che litigano con te, le persone che ho dovuto bloccare fisicamente continuando a ricordare che sono create a immagine di Dio. È affascinante quando ti fermi a pensarci, ma quando queste cose accadono molte volte nel corso di un giorno, io in realtà non ho il tempo di fermarmi a riflettere su di loro. Devo compiere il mio dovere e, occasionalmente, mentre sto facendo il mio dovere doveri, di affaccia la preghiera. Ma molte volte è molto difficile mettere insieme le due cose.

il lettore John (a destra) nel giorno della laurea al seminario della santa Trinità nel 2001 con suo fratello, ora ierodiacono Panteleimon

So che sarebbe difficile per me vincere la paura naturale. Mi ricordo quando abbiamo parlato l'ultima volta in Jordanville, ha detto che quando entra in una stanza, cerca sempre vedere di avere la schiena coperta. Vuole istintivamente vedere la porta. Così, la natura del lavoro che fa e ciò che viene con esso comporta la paura. Questo sarebbe un problema per me: come si fa a trattare fino in fondo con la paura? E dice che in realtà non dispone di alcuna arma. Dice di fare affidamento sulla sua capacità di conversazione, e questa è una gran cosa, ma allo stesso tempo che succede se la prendono in ostaggio? Voglio dire, è tra persone che praticamente non hanno nulla da perdere.

lavoro all'interno di un'unità

Sì, c'è sempre questa possibilità e può farti diventare ossessivo. Molte volte durante il giorno tendi ad abbassare un po' la guardia e devi costantemente ricordare a te stesso che sei in una prigione, ti trovi in questo ambiente, e che ci sono persone, come ha detto, che non hanno nulla da perdere. Tre sono le cose in cui trovo conforto, che aiutano a superare questa situazione. Ebbene, una è sicuramente la preghiera; l'altra è l'idea che il Dio mi protegge, e che io sono lì per un motivo; e l'altro è il contatto umano. Suppongo che tutti siamo interconnessi. Il contatto che hai con i prigionieri. Quindi, se ti metti, come si vede nei film, a rendere la vita difficile agli altri, se li tratti come animali, essi reagiscono come animali. Se li tratti come persone, reagiranno come persone. Questo è quello che ho trovato. Per la maggior parte, questa è la vita di ovunque, in una prigione, nella vita di tutti i giorni, nei rapporti con la gente, è la stessa cosa. Trattali come cani, reagiranno come cani. Se li tratti come persone, essi reagiscono come persone, e questo è quello che ho trovato, anche in questo ambiente. Allo stesso tempo, ho avuto modo di essere a conoscenza di ciò che è intorno a me. Spesso le cose accadono naturalmente. Ora, mentre dico che le cose accadono naturalmente, sto già pensando a vie di uscita, sto pensando a quante persone ci saranno, a quante persone bloccano la mia via d'uscita e a tutto il resto. Ora questo mi capita naturalmente, sa, è come respirare o fare una cosa naturale. Già ora, mentre cammino in una stanza, sto già pensando che qui o là c'è una porta, che là ci sono persone là, o che sta succedendo qualcosa, e anche quando sto discutendo con la gente, ho una sorta di mezza consapevolezza, sono a conoscenza di ciò che accade intorno a me. Dove sta andando quella persona? Cosa sta succedendo lì? Sono consapevole di questo, senza esserne consciamente consapevole.

Capisco. Come ha aiutato il seminario? Questa è la prima domanda. La seconda domanda è: come non l'ha preparata il seminario? Cominciamo dalla prima. Come la sua formazione a Jordanville l'aiuta quotidianamente in quello che fa?

Beh, è ​​interessante, probabilmente una delle cose migliori in cui mi ha preparato al lavoro in prigione è la routine quotidiana. Perché la routine quotidiana è molto simile a quella del monastero, ne ricalca l'essenza. Così la mattina qualcuno fa un giro con una campanella, suonando per svegliare tutti...

A che ora?

postazione di lavoro

Ebbene, in seminario era circa alle 5 o alle 5:30, ma in una prigione, è alle 7:45 di mattina, non con un campanello, ma con un altoparlante e un annuncio di prepararsi per la conta. Così, quando ci accingiamo a contarli, devono avvicinarsi alla finestrella nel vano della porta, noi l'apriamo e loro vi mettono la mano. Controlliamo che ci siano, che siano vivi, che abbiano passato la notte e così via. In un modo simile, qualcuno passa attraverso i corridoi del seminario svegliando tutti, e passando ad assicurarsi che si alzino. Dopo, normalmente, in seminario ci sono le preghiere del mattino o si va in chiesa o si fa insieme qualche lavoro di routine e così via. Poi si va a lavorare così come si fa in monastero. Si va in chiesa e poi al lavoro. Questa routine dura fino all'ora di pranzo e dopo il pranzo in modo simile. Il pranzo è alle 12; li contiamo ancora una volta prima che il pranzo sia servito. In monastero c'è un poco di tempo per parlarsi in occasione del pranzo e allo stesso tempo, anche qui, se devono essere fatte eventuali comunicazioni le si fanno anche qui dopo pranzo. In seminario, dopo i nostri studi e dopo pranzo abbiamo il nostro lavoro di obbedienza. Anche qui se ne vanno al loro lavoro. Poi la sera, la stessa cosa per la cena, qui si mangia alle 5 in genere, mentre nel monastero si cena un po' più tardi, alle 7. Così la struttura della routine è interessante, perché dal confrontato quella della prigione è simile quella del monastero. In un monastero, le persone hanno le loro celle e in una prigione hanno le loro celle dove tengono i loro oggetti. Anche questi oggetti hanno un ruolo importante nella vita degli individui. È la stessa cosa in monastero, le persone hanno le loro piccole cose nelle loro stanze singole, le loro celle, e anche i prigionieri hanno le loro piccole cose. Alcuni sono accaparratori, alcuni mantengono le loro cose ordinate. È così simile a livello pratico in tanti modi, così è una cosa che mi ha sicuramente aiutato, ho capito la routine. Suppongo che chiunque sia stato nell'esercito capisce una routine simile. Ma sicuramente lo capisce chiunque vive in una comunità, a contatto ravvicinato tra le persone. Si capisce che si devono fare concessioni per stare in stretta vicinanza con altre persone e quindi bisogna dare un po' di spazio in più alle persone. La gente può rimanere frustrata, e ancor più un prigioniero. Così in seminario si impara a perdonare, a lasciar correre e a non tenere rancore – sicuramente torna utile anche in carcere. Non si può tenere il broncio, non si può tenere rancore contro chiunque, indipendentemente dal fatto che ti abbiano fatto qualcosa, qualsiasi cosa. Lascia correre. È passato, lascia perdere; fai spazio per quel che verrà. E poi, naturalmente, ci sono anche tutte le altre materie che studi, tutta la teologia e così via. Sicuramente devi cercare di migliorare te stesso attraverso le tue azioni, proprio le tue, piuttosto che cercare di migliorare le altre persone. Questa è una grande cosa. Non vi è alcuna ragione che io stia nel mezzo dei prigionieri e cerchi di citare loro le Scrittura e di dire loro come si suppone e dovrebbero vivere la loro vita, e cose simili. La gente riderebbe di me. Rideranno di te sul momento, ma semplicemente guardando te e le tue azioni e il tuo modo di interagire, il modo in cui si parli senza imprecare, ascolti cosa dice la gente e così via. Questa è sicuramente una parte grande e la gente la vede. Mi piace pensare che solo il mio esempio significhi qualcosa, che i prigionieri pensino a ciò che fanno e così via: un esempio piuttosto che qualsiasi tipo specifico di educazione, parole elevate o cose simili.

Vero. Così dunque è difficile prevedere, di nuovo, ciò desideri che il seminario ti fornisca, che tipo di materie desideri che siano insegnate al seminario, che ti potrebbero aiutare nel tuo ministero e in ciò che farai in seguito.

al lavoro

Questo è duro. Sicuramente molto duro, ma comunque tutte le basi, che il seminario ti offre, tutte le basi del cristianesimo; i comandamenti, il Nuovo Testamento, le vite dei santi. Da quelle basi attingi qualcosa tutto il tempo. So che tra gli evangelici americani, c'è uno slogan, 'Cosa farebbe Gesù?' Va bene non credo tanto in tali slogan, ma uso gli esempi che posso trarre dalle persone con cui ho interagito in seminario, dai santi di cui leggiamo le vite. E poi, naturalmente, il primo esempio è il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Quindi questo è il primo esempio, ovviamente. Ma ci sono tutte queste aree diverse a cui attingere, piuttosto che da una qualsiasi materia specifica. Si vuole menzionare qualcosa? Direi che probabilmente l'auto-difesa sarebbe un buon compromesso.

Mi può dire di qualcuno la cui vita è cambiata e che l'ha fatta molto felice. Mi può dare qualche esempio di una sorta di trasformazione, se possibile, o qualcosa di simile; qulcosa che quando ha visto è stato molto sollevato, che l'ha fatta sentire molto felice di quello che fa perché ha visto che è stato in grado di aiutare qualcuno, e così via. Ci sono stati dei casi simili di cui può parlare?

lavoro al banco

Questo è difficile, perché purtroppo la gente con cui hai a che fare dirà una cosa e ne farà un'altra. Ma le loro azioni dimostrano che lungo la strada o avranno una ricaduta oppure no. Se stavano solo mentendo, gli unici che posso giudicare sono quelli che non ritornano di nuovo in prigione. Tra la popolazione carceraria, ci è stato detto durante la formazione, qualcosa come il 70% tornerà in prigione dopo il loro rilascio. Questo è un numero molto elevato di recidivi. E la percentuale non copre quelli che muoiono poco dopo essere usciti dalla prigione, e quelli che scompaiono e dei quali non si sa più nulla. C'è qualcosa come il 10% che ritorna a vivere una vita apparentemente normale e quelli sono il successo, quelli che non tornano in prigione e vanno a vivere una vita normale. Sono quelli con i quali non hai più nulla a che fare. Quindi, da un certo punto, come ufficiale di correzione non vedi alcun successo nel tuo lavoro, in realtà, perché il vero successo sono quelli che non vedi più un'altra volta, e in quel piccolo 10%, mi piace pensare che abbiano successo e sono felice per loro. So di alcuni che da dieci anni non sono tornati. Sono persone con cui ho personalmente interagito nel sistema. Per quanto riguarda le storie di successo, questo è tutto quello che posso dire. Non so di eventuali situazioni personali, posso solo generalizzare.

Beh, ci sono state cose che mi hanno fatto pensare a tutte le tragedie che avvengono in prigione. Ho lavorato per un po' alla gestione dei permessi per usire dalla prigione e per rientrare. E naturalmente, ci sono le famiglie. Per la maggior parte si tratta di mogli e figli. E i bambini sono molto difficili perché li ho visti arrivare come neonati e poi crescere e diventare più piccoli e cominciare a parlare e così via, ed è triste perché arrivano saendo tutta la procedura, all'arrivo stanno già mostrando l'interno delle loro tasche, stanno alzando i loro piedi. Conoscono l'intera procedura, così diventa quasi normale. Le prigioni per loro diventano normali, e vai a parlare di rompere il ciclo; purtroppo, molti prigionieri hanno zii, cugini e così via. Tutta la famiglia nasce e cresce nell'elemento criminale. Purtroppo, li guardi e ti spezzail cuore che questi ragazzi non abbiano avuto molte possibilità. Per la maggior parte, lavorare in carcere ti fa indurire. Ma c'è stato un caso in cui una madre e una figlia hanno fatto visite costanti e sono state molto gentili. Non ho mai avuto un problema con loro. Le conoscevo abbastanza bene. Venivano in visita tre volte alla settimana. La figlia aveva circa sedici anni, la madre circa trentacinque. Abbiamo saputo che un giorno hanno avuto entrambe un'overdose di droga. Sono morte entrambe nella stessa notte. Non erano insieme, erano in ambienti separati, ma sono morte entrambe nella la stessa notte, la madre e la figlia. Sapevo che queste persone entrano ed escono e ho dovuto andare con uno dei supervisori a dire al prigioniero che entrambe erano morte. Questa è una delle cose davvero difficili con cui ho avuto a che fare sul posto di lavoro. È qualcosa a cui non ho mai fatto l'abitudine e a cui spero di non abituarmi mai: vedere bambini piccoli e vedere loro familiari e vedere che cosa succede. Ci si rende conto allora che si può fare di tutto fisicamente e dare tutto il supporto e così via; ma alla fine tutto è nelle mani di Dio. E così la cosa più grande che possiamo fare è la stessa con qualsiasi lavoro. E questa cosa è la preghiera, ancor più in una prigione. La cosa più importante è la preghiera di tutti i giorni per tutti i lavoratori, per tutti i visitatori e per tutti i carcerati. Conosco in generale tutte le persone in carcere, e vedendo le cose che accadono, capisco perché accadono. So che questa è la chiesa, la chiesa ha tratto da queste esperienze e le conosce, e le ha incluse nella regola di preghiera. E questo è molto interessante per me.

Così, pensa che i seminaristi potrebbero imparare molto solo visitando carceri. Ora stiamo pensando di istituire un programma di magistero teologico, che richieda ai nostri seminaristi o agli studenti universitari che si iscrivono direttamente a questo programma, di trascorrere del tempo in ospedali e carceri. Così questo probabilmente sarà molto utile, una parte molto utile della loro formazione...

Sicuramente, entrare in questi diversi ambienti aiuta tanto. Come ho detto, ti costringe a guardare veramente le cose più a fondo e fuori dal tuo ambiente normale, comodo sul divano, a guardare la TV. A quello siamo abituati. Questa è una situazione confortevole come tutto ciò che accade intorno a noi, anche le situazioni più gravi a parte forse alcuni problemi di salute all'interno della famiglia, ma le cose per la maggior parte sono abbastanza confortevoli. Mnetre quando si va in ambienti, come dice, quali ospedali o prigioni e così via, che stanno al di fuori dalla loro zona di comfort, questo potrebbe davvero aprire gli occhi di molte persone e cominciare a far loro pensare alle cose in un modo più ampio. Includerei i paesi del terzo mondo: le persone che li hanno visti e visitati hanno provato la stessa cosa. Questo sarebbe di grande utilità. Ma di fatto non sono molti, non c'è molto ministero in Australia. Abbiamo un paio di preti. C'è uno in particolare, un prete aborigeno che ci ha visitati e ha un ruolo come anziano aborigeno, ma è pure un sacerdote. Fa visite nelle prigioni e le vede come una grande parte del suo ministero.

Giusto, giusto. E tra gli ortodossi, ci sono sacerdoti che vede, che vengono regolarmente a visitare il vostro carcere?

C'è un prete greco che viene regolarmente e che visita alcune delle prigioni della zona in modo tale che è diventato praticamente il suo lavoro a tempo pieno, fa parte della diocesi greca, ho parlato con lui. Non c'è un gran numero di prigionieri, e lui visita principalmente i greci ortodossi in carcere; non è un gran numero. Ho visto arrivare alcuni preti ortodossi russi, ma i numeri sono molto piccoli e quando sono stati in carcere, il prete veniva in modo specifico per una persona, non per un qualsiasi gruppo. Così veniva a colloquio personale con una persona.

Va bene, ho capito, ma, in fondo, i rapporti tra i prigionieri, da quello che ho capito in America, sono abbastanza brutali e violenti. C'è 'lo stesso rapporto violento tra le persone nel suo reparto, oppure riescono più o meno a comportarsi bene senza ricorrere alla violenza e alla brutalità tra di loro?

La maggior parte dei prigionieri è passata al vaglio all'arrivo per quanto riguarda la storia passata, il di crimine. Sonoo assegnati a certi reparti o a certe prigioni all'inizio e poi ad altre parti del carcere. Dipende se è una pensa da scontare in comune o in isolamento, e dipende anche dal tipo di reato. Alcuni tipi di reato comportano una vita isolata, soprattutto i reati contro i bambini o di natura sessuale. Sono segregati dagli altri perché anche i detenuti detestano quei tipo di reato. E così non resisterebbero in mezzo agli altri. Per la maggior parte, sono ragionevolmente civili. Hanno la loro piccola gerarchia. Hanno i loro piccoli gruppi e, se ci sono conflitti, questo a volte fa nascere problemi. Da quello che ho osservato, la situazione non è neanche lontanamente così brutta come quella che si vede in TV o quella che si vede nelle prigioni americane. Ho visto alcuni filmati sulle le prigioni più dure e così via. Non è sicuramente a un tale livello qui in Australia. Ci potrebbero essere uno o due individui da trattare in quel modo. Ma la maggior parte non sembra essere su quella scala.

L'ultima domanda che vorrei farle, è che cosa desidera per i seminaristi di oggi a Jordanville, dove stiamo passando attraverso ogni sorta di trasformazioni; tutto l'insegnamento è ora in inglese e abbiamo ragazzi che arrivano freschi da scuola o da un'istruzione in famiglia. C'è un gap generazionale e culturale, ma comunque Jordanville è in larga misura la stessa di quando è venuto qui, dove vedrebbe molte cose a lei care e familiari, ma allo stesso tempo si vede che nulla rimane fermo. Cosa direbbe ai seminaristi di oggi a Jordanville? Quali sarebbero i suoi desideri e suggerimenti, può condividerli con noi?

Va bene, so che questo può sembrare buffo da parte mia, ma continuo a pensare che l'obbedienza (послушание), nel senso del "dovere" dell'obbedienza, è una grande parte. Non te ne rendi conto fino a quando non lasci l'ambiente monastico e, anche se pensi di sapere tutto, di sapere come fare le cose al meglio, forse c'è qualcun altro che lo fa. Forse al momento puoi mettere in discussione tutte queste cose; ma c'è un motivo per cui ciò sta accadendo. E così l'obbedienza è una grande parte che poi aiuterà, credo, tanto nei tuoi sforzi dopo il seminario, se diventerai sacerdote o se non lo sarai e farai ancora parte della vita parrocchiale. Ma per capire questo, bisogna viverlo. Devi vivere una vita per capire che cosa significa l'obbedienza, ancora una volta, in un ambiente monastico. Se la incontri al seminario e finisci capire che cosa significa, penso che sia una grande parte.

Spiego il motivo per cui è importante per le persone, in particolare le persone che non frequentano la chiesa o non hanno una buona comprensione di ciò che significa l'obbedienza, in particolare l'obbedienza monastica. Ovviamente, non si tratta, quando si dice "obbedienza", e come qualcuno pensa, di un genitore che dice a un bambino di andare a fare qualcosa e il bambino deve obbedire e fare tutto ciò che viene detto. L'obbedienza, in particolare l'obbedienza monastica, è qualcosa su un livello spirituale più elevato, e significa rinunciare al proprio volere e in tal modo, liberarti dalla superbia. Se tutto quello che fai non è la tua volontà, la tua vita non diventa io, io, io... È affidata a qualcun altro e, infine, a Dio per cui si fa ogni cosa, e si può applicare tale modello ovunque. Allora anche a livello di chiesa non si fa un progetto perché "io ho detto così." Lo si fa perché è un bene per la comunità, è un bene per il tempio di Dio, è un bene per la volontà di Dio. Quindi tutto non si trasforma in un gioco dell'ego. Diventa qualcosa di spirituale, perché te ne sei chiamato fuori. Ecco perché trovo la parte dell'obbedienza così importante. Quando le persone entrano nel clero, anche se sono responsabili della loro parrocchia e la dirigono, c'è sempre il pericolo di cadere nell'orgoglio dell'io, io, io. "Io l'ho detto, voi fate così" diventa allora obbedienza. [Invece di dire] "Sono qui a compiere la volontà del vescovo", avrete la vostra obbedienza; e così poi tutto non girerà attorno a voi. Si tratta della Chiesa e di compiere la volontà della Chiesa, ecco perché. Va bene, spero che sia utile per tutti.

 
Sulla bozza di catechismo prodotta a Mosca

Una bozza di catechismo è stata compilata a Mosca e ora è in discussione. L'abbiamo vista. È molto lunga ed è chiaramente composta da intellettuali (a giudicare dalla loro condiscendenza verso gli 'ortodossi comuni' e dalla mancanza di osservazioni su come noi ortodossi viviamo la nostra fede). Ed è anche chiaro che hanno copiato il catechismo cattolico romano preparato dopo il Vaticano II, o alcune sue varianti, come il catechismo parigino pseudo-ortodosso "Dieu est Vivant", che risale al cattolicesimo modernista di circa 35 anni prima. Questo progetto si basa su un approccio intellettuale troppo complicato e autoreferenziale, pieno di citazioni provenienti dalle Scritture e dai Padri antichi, di cui alcune sono citate fuori contesto, e alcune sono prese da un documento eretico falsamente attribuito a sant'Isacco il Siro. Piuttosto che uno schema a domande e risposte, ha adottato un approccio paternalista, che farà in modo che pochissimi veri ortodossi lo leggeranno, che è la miglior cosa possibile.

Questo progetto di catechismo è chiaramente contrassegnato dal modernismo, e suggerisce, come l'eroe eretico dei parigini, Origene, che la salvezza è per tutti, e che anche Darwin è ortodosso. Il suo linguaggio burocratico e il suo gergo occidentale su "dignità e diritti umani" e su "una concezione sociale" non esprimono la teologia ortodossa, ma la teologia "scientifica" politicamente corretta degli studenti di dottorato in Occidente. A differenza del semplice e classico catechismo "La Legge di Dio" di padre Serafim Slobodskoj della ROCOR, che è molto popolare anche all'interno della Russia, questa bozza non è accessibile agli ortodossi ordinari. Chiaramente, tutto è stato scritto da persone più vicine all'umanesimo di papa Francesco che non alla fede ortodossa e alla gente ortodossa. Qualcuno a Mosca, che ha studiato in un'università occidentale, vuole un Concilio Vaticano II nella Chiesa ortodossa. Per esempio, questa bozza non menziona mai le regole dell'abbigliamento ortodosso russo e sembra pensare che il digiuno non sia molto importante.

Contrassegnato dal linguaggio dei razionalisti laicisti al di fuori della Chiesa, il documento presenta la Chiesa di Dio come un'istituzione religiosa, non come il corpo risorto di Cristo, irradiato e penetrato dallo Spirito Santo. Gli autori vogliono rendere questa istituzione accettabile al mondo secolare evitando le rivelazioni dogmatiche dello Spirito Santo e tutte le aree di controversia. L'ortodossia è solo una "confessione" e anche i gruppi eretici al di fuori della Chiesa ortodossa sono chiamati "Chiese". Sembra preferire la correttezza politica alla Verità che rende liberi. Così, c'è poco sulla caduta e sulla sua conseguenza del peccato ancestrale. Si nota un segno del cattolicesimo romano nell'attribuzione di poteri papali al patriarca della Chiesa russa e allo stesso modo della sua descrizione superficiale dell'eresia del filioque. Un segno di giudaismo in stile protestante viene nella sua eccessiva enfasi sull'Antico Testamento, come se il Nuovo Testamento fosse solo un'estensione dell'Antico.

Gli autori di questo progetto sono chiaramente coinvolti nell'eresia ecumenista, condotta da intellettuali che hanno poco o nessun contatto con gli ortodossi ordinari, e condotta dietro le nostre spalle, e anche dietro le spalle dei vescovi. Non c'è alcuna chiarezza dogmatica, eppure questa è la cosa che ci aspettiamo da un vero Catechismo. Non v'è alcuna teologia nel senso ascetico ortodosso. Sarebbe meglio buttare via questa bozza da intellettuali e ricominciare, questa volta impiegando scrittori ortodossi, che abbiano esperienza ascetica, dogmatica e pastorale. Tali scrittori sapranno ciò che è accettabile per noi che ci sforziamo di vivere una vita ortodossa nei nostri monasteri e parrocchie, dove gli ortodossi ordinari si sforzano di osservare i valori ortodossi russi e, se per questo, perfino le nostre regole di abbigliamento. Chiunque siano gli autori, devono capire che gli anni '60 sono finiti, e con essi le imitazioni della teologia romana cattolica/protestante negli stili di Parigi e di Crestwood. Torniamo con i piedi per terra! Viviamo nel 2017.

 
L'esarca sulle "chiese-capanne" africane: cosa hanno fatto qui i greci per 100 anni?

il metropolita Leonid. Foto:: t.me/exarchleonid

I cristiani ortodossi nei paesi africani sono costretti a pregare in edifici molto poveri.

In un'intervista alla Scuola russa per esperti, l'esarca patriarcale della Chiesa ortodossa russa per l'Africa, il metropolita Leonid di Klin, ha espresso la sua indignazione per lo stato delle chiese ortodosse nel continente. I gruppi missionari riferiscono costantemente a vladyka sullo stato delle cose tra i cristiani che hanno espresso il desiderio di unirsi alla Chiesa ortodossa russa. La condizione molto deplorevole delle chiese ha suscitato grande indignazione. L'esarca ha osservato che le persone devono pregare e servire letteralmente in qualunque posto disponibile. Ci si riunisce in una specie di "capanne di fango", assemblate frettolosamente con pezzi di lamiera, ecc.

Il metropolita Leonid ha ricordato che la giurisdizione della Chiesa d'Alessandria è stata estesa all'intero continente all'inizio del XX secolo sotto il patriarca Meletios (Metaxakis). A questo proposito, l'esarca si è chiesto: "Che cosa è stato fatto in questi 100 anni, se noi arriviamo a vedere un tale squallore?" A sua volta, ha affermato che la costruzione di chiese è uno dei vettori delle attività della Chiesa ortodossa russa in Africa. Si prevede inoltre di creare comunità monastiche e inviare studenti africani a ricevere un'istruzione nelle scuole teologiche di Mosca. Già adesso, senza aspettare l'inizio del nuovo anno accademico, i primi giovani si preparano a venire in Russia per studiare la lingua. La Chiesa ortodossa russa continuerà la sua opera missionaria in ogni caso. Oggi ci sono comunità protestanti che mostrano un sincero interesse per l'Ortodossia e chiedono che vengano inviati loro dei catechisti russi.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, l'Eparchia di Zaporozh'e della Chiesa ortodossa ucraina ha donato icone e paramenti ai chierici della Tanzania.

 
Annunciamo il nuovo anno suonando le campane: non una professione ma uno stato dell'anima

La rinascita delle tradizioni del suono delle campane ortodosse è iniziata a Minsk già nel 1998, quando i corsi di suono delle campane sono stati aperti nella parrocchia dell'icona "Gioia di tutti gli afflitti".

Nel gennaio del 2000, con la benedizione del metropolita Filaret (Vakhromeev), ex esarca patriarcale di tutta la Bielorussia, i corsi sono stati trasformati in una scuola di suono di campane. Dal maggio del 2015 questa scuola è uno dei dipartimenti della Scuola di teologia di Minsk.

Dal marzo del 2003, Bogdan Berezkin, musicista professionista diplomato all'Accademia statale di musica di Minsk, è il direttore della scuola di campane di Minsk. Negli ultimi vent'anni della sua attività didattica 440 laureati hanno sviluppato capacità di suonare le campane. In media quaranta studenti seguono una formazione presso questo dipartimento.

Abbiamo parlato con Bogdan Vladimirovich delle campane, del significato del suono delle campane, dei campanari e di come le persone diventino una cosa sola.

Bogdan Berezkin

Mi è capitato di leggere molto materiale che attribuisce molte proprietà soprannaturali e magiche al suono delle campane. Il suono delle campane non ha la funzione puramente pratica di annunciare che una funzione è iniziata o in corso?

Sta parlando di materiali "occulti" (ride). Sì, per dirla in un linguaggio secolare, le campane che suonano sono avvolte da un'aria di mistero e magia. Le campane possiedono qualità "magiche" o, per essere più corretti, mistiche. L'essenza sta nel significato del suono.

Se prendiamo filosofi cristiani come Gregorio di Narek (X secolo) e Tommaso d'Aquino (XIII secolo), in quei tempi antichi simboli speciali erano legati alle campane: si credeva che il suono delle campane rappresentasse la voce di Dio, e la campana, in senso figurato, era considerata un'icona udibile e la voce del Signore. Quando gli studenti si iscrivono al nostro dipartimento, ne parliamo durante le nostre prime lezioni sulla teoria del suono delle campane.

Il mistero del suono della campana sta nel fatto che nessuno vede la campana, ma qualsiasi orecchio ne sente il suono in mezzo al rumore della città. Anche se l'orecchio non lo sente, qualcosa si muoverà dentro di noi a partire da questo suono.

Probabilmente è perché questo suono è chiaramente associato a quanto segue: c'è una chiesa da qualche parte in lontananza e il suono proviene da lì.

Sì. Senti un rintocco, e automaticamente pensi: "una chiesa". E si verifica una reazione a catena: se c'è una chiesa, deve succedervi qualcosa. E qualcuno potrebbe pensare: "Oh, non vado in chiesa da secoli. Non sarebbe una cattiva idea fare un salto".

Padre Igor' Korostelev, rettore della Chiesa dell'icona "Gioia di tutti gli afflitti" a Minsk, dove è iniziata la rinascita del suono delle campane in Bielorussia, raccontava una storia. C'era un laghetto sul terreno della discarica dove ora c'è un megamercato vicino alla chiesa. E una donna era andata lì per annegarsi. Ma all'ultimo minuto ha sentito la campana che chiamava i fedeli a una funzione. La donna decise di andare in chiesa per l'ultima volta, accendere una candela e poi annegarsi ..

È vero?

Quella donna è ancora viva e lavora nella chiesa. Il Signore parla con tutti nella propria lingua. Alcuni vengono in chiesa per il canto, altri attraverso la musica; altri vengono a lavorare come guardie o custodi o solo perché hanno bisogno di soldi. E così si integrano nella vita della Chiesa. E Dio parla con alcuni attraverso il suono delle campane.

Com'è iniziata la sua carriera di campanaro? Come l'ha scelta?

Partiamo da lontano. Le campane erano l'unico strumento che non avevo provato a suonare. La musica è una nostra specialità di famiglia da parte di mio padre, fisarmonicista autodidatta. Adesso ha 73 anni. Suo fratello maggiore, che ha prestato servizio presso il Ministero dell'Energia nella Repubblica socialista sovietica bielorussa, suonava ancora meglio. Mio nonno suonava la khromka [un tipo di fisarmonica diatonica russa, ndt], e il mio bisnonno suonava il violino. In effetti, per quattro generazioni prima di me sono stati musicisti, anche se nessuno sapeva suonare gli spartiti. Io sono il primo musicista "viziato", perché sono stato mandato a una scuola di musica.

Ha detto di esservi stato "mandato". Quindi non le piaceva la musica?

Facevo progressi con un sorriso stampato in faccia, senza sforzi. Mi sono diplomato in una scuola di fisarmonica, poi in una scuola di bajan [un tipo di fisarmonica cromatica a bottoni, ndt], poi in una scuola speciale di musica e, infine, all'Accademia di musica, e lì ho conseguito un diploma post-laurea. Sono circa diciassette anni di formazione musicale professionale in totale.

Molte cose sono accadute nella mia vita grazie a mia moglie, sotto ogni aspetto. Quando ero uno studente post-laurea, mia moglie era già membro della confraternita della parrocchia in onore dell'icona "Gioia di tutti gli afflitti". Quando lei e il nostro figlio maggiore iniziarono ad andare in chiesa ebbe luogo la mia integrazione nella vita ecclesiale. È stata mia moglie ad aiutarmi a iscrivermi alla scuola per campanari. Prima di allora non avrei mai immaginato che avrei mai provato a suonare le campane! Sono andato a imparare a suonare le campane come studente del quinto anno dell'Accademia di musica nel 2000. Sono stato uno dei suoi primi studenti.

La prima professione di mia moglie è la musicologia e la seconda è la storia dell'arte. Inoltre, è una suonatrice di campane come me. Mi ha aiutato molto e mi ha sostenuto in ogni modo possibile.

Quindi, come altre persone che la pensano allo stesso modo, ha sentito la voce di Dio attraverso sua moglie...

Possiamo dirlo in questo modo (sorride).

E com'è diventato il direttore della scuola per campanari?

Per dirla in un linguaggio secolare, è stata una coincidenza. Quando il regista precedente, Aleksander Malinovskij, stava lasciando la città per sempre, prima della sua partenza mi ha suggerito: "Provaci". Ma allora eravamo impegnati in altre cose: nostro figlio era morto in un incidente d'auto, mia moglie aveva riportato ferite gravi ed eravamo in congedo per malattia per otto mesi. Ma ho deciso di provare... Dopo di che il metropolita Filaret mi ha benedetto e mi ha nominato preside. Prima gestivo una scuola e ora dirigo un intero dipartimento di campanari presso la Facoltà di teologia.

Ho completato la mia formazione come insegnante di musica: per dieci anni ho studiato come insegnare a suonare gli strumenti. Eccellenti professori ci hanno insegnato metodi e abilità di insegnamento. Avevamo molta letteratura di meravigliosi esperti di fama mondiale. Inoltre, per tutta la mia vita sono stato benedetto da Dio attraverso docenti che mi hanno insegnato a dare tutto ai miei studenti senza nascondere nulla.

Per esempio, Viktor Feofanovich Shimanovskij ci ha insegnato "Lo strumento speciale" alla Scuola di musica di Brest. Ricordo che avevano rifiutato un candidato a cui avevano assegnato un punteggio basso. E Viktor Feofanovich ha detto: "Lasciate che lo porti in classe e prenderò sulle mie spalle la responsabilità per lui". Il giovane si è diplomato alla scuola con lode e poi all'Accademia di musica in composizione musicale. Ora è un compositore e scrive musica meravigliosa.

Cioè, un insegnante letteralmente nutre ed educa i suoi studenti e deve trovare con loro un giusto approccio. La scienza dell'educazione è quando vieni totalmente assorbito da ciò che dai. Ma qui ci sono anche dono e scambio. E quando puoi e sai suonare la composizione più complicata, sai come insegnarla agli altri.

A rigor di termini, queste sono cose diverse: imparare qualcosa ed essere in grado di trasmettere le proprie capacità agli altri. Ci sono anche esempi nella letteratura spirituale: alcuni anziani ascetici hanno ottenuto molto in podvig spirituali ma non erano in grado di insegnare le stesse cose ai loro novizi...

Conosciamo esempi di incidenti divertenti accaduti ad alcuni studenti venuti qui per imparare a suonare le campane...

Può condividere quelli che l'hanno colpita di più?

Nel mio primo gruppo di studenti c'era una donna che in precedenza aveva lavorato per contratto come infermiera in Libia per un anno. Prima della laurea le ho chiesto: "Qual è il motivo principale per cui è venuta a studiare qui?" Ovviamente, la scuola dei campanari l'ha aiutata a integrarsi nella vita ecclesiale. Alcune persone arrivano da noi con i loro stereotipi e cliché e nel corso dei loro studi vengono a sapere alcune cose fondamentali sull'Ortodossia e iniziano a comprendere gradualmente la fede.

Quella donna ha risposto: "Ho letto da qualche parte che poco prima della fine del mondo i campanari saranno i primi ad essere uccisi. Così ho deciso di soffrire per Cristo..."

Sembra che nel suo dipartimento vengano a studiare persone straordinarie!

Davvero straordinarie, dai bambini ai pensionati! Per quanto riguarda i loro strati sociali, ci sono soldati, medici, ingegneri e atleti tra loro. Cioè, persone che altrimenti non avrei mai incontrato in vita mia...

Ci si aspetta che un campanaro abbia un buon orecchio per musicale?

Non tanto un orecchio musicale quanto un senso del ritmo. Se prendiamo i nostri geni slavi, scopriremo che tutti hanno orecchio musicale e senso del ritmo. Come insegnante posso dire che a volte questi si sviluppano durante l'infanzia e a volte ciò non accade per alcuni motivi: i genitori non facilitano questo processo e così via...

Avevamo una donna tra i nostri studenti che inizialmente diceva: "Non ho orecchio musicale né senso del ritmo. Da bambina avevo una gran voglia di suonare qualche strumento. I miei genitori sono andati a una scuola di musica, hanno invitato un insegnante, gli hanno apparecchiato la tavola per assicurarsi che mi prendesse sotto di lui, perché nessuno voleva darmi lezioni! E dopo avermi dato un paio di lezioni, l'insegnante ha detto: Non influenziamo la psiche della bambina!"

E fino all'età di cinquant'anni quella donna era convinta di non avere talento musicale! Ho iniziato a darle lezioni e ho scoperto che comprendeva tutto in un batter d'occhio! Di conseguenza due mesi dopo suonava molto bene.

Allora di cosa c'è bisogno per diventare un campanaro?

Prima di tutto, di un forte desiderio. Il desiderio significa tutto. In secondo luogo, si deve sentire che le capacità che tutti abbiamo possono essere risvegliate.

Avere fiducia in noi stessi?

Beh, sì, nessuno ha abolito la fede e la preghiera.

Per esempio, una giovane donna mi ha telefonato e ha detto con voce tremante e un certo accento:

"Buon giorno! Chiamo dalla Polonia. Posso venire e imparare un po' a suonare le campane? Quali sono le vostre esigenze? Io non ho alcuna capacità!"

"Per favore, venga!"

Ha ottenuto alcuni giorni di ferie pagate ed è venuta per una settimana. Abbiamo fatto con lei un corso intensivo, che l'ha portata a un festival del suono delle campane a Polotsk.

Un'altra storia. Circa quattordici anni fa venne dalla Lavra di Pochaev un novizio monastico diciottenne. L'ho ascoltato: suonava in modo eccellente. Gli ho chiesto:

"Perché sei venuto qui, Pasha?"

"Ad alcuni monaci piace il modo in cui suono, mentre altri dicono: Non andare a suonare! Il tuo suono non va bene! Allontanati dal campanile!"

Ha spiegato il rintocco delle loro campane. Qui in Bielorussia non avevamo queste campane a quel tempo, e nemmeno le abbiamo oggi. Pesavano dieci tonnellate! Mentre lo ascoltavo, ho visto che era molto teso.

Ho detto: "Bene, affrontiamo questo problema da un'altra prospettiva. Cosa immagini mentre squilli?"

"Una serata, un falò, con nativi americani che ballano intorno... e io suono! Capisce quanto è bello, Bogdan Vladimirovich?!"

"Nativi americani!!! Faresti meglio a cambiare l'immagine!"

E per due settimane abbiamo lavorato sull'immagine artistica per garantire che i fratelli Lavra fossero soddisfatti del "quadro".

Sembra che abbia importanza anche quello che c'è nella mente del campanaro...

È molto importante. E quando qualcuno sale sul campanile con un diverso stato emotivo, il suono cambia radicalmente. Sembrerebbe che le frequenze basse dal punto di vista della fisica abbiano un effetto calmante, mentre le frequenze alte abbiano un effetto eccitante. Quando un campanaro è in uno stato mentale diverso, le campane suonano in modo diverso.

Abbiamo lavorato un po' con quel giovane. Se n'e andato e un mese dopo mi ha informato: "Grazie! Va tutto bene! I fratelli sono contenti ora!"

Un'altra situazione. C'era un interessante gruppo di sei studenti. Uno di loro proveniva da un monastero ucraino; una giovane donna voleva diventare monaca; e c'era anche un musicista di nome Valerij Iosifovich, di circa sessant'anni. Ha detto: "Sono un vincitore di un concorso nazionale di canto di varietà. Leggo e canto in chiesa. Abbiamo ottenuto delle campane e abbiamo bisogno di qualcuno che le suoni". Si è scoperto che era andato in pensione un mese prima. E aveva lavorato in un ristorante per tutta la vita. Un tipico burlone con umorismo musicale e da ristorante!

Successivamente un uomo del gruppo è diventato un tassista, il ragazzo ucraino è andato in scisma e la giovane donna si è sposata e ha dato alla luce due bambini. E il signore del ristorante ha continuato a cantare, leggere e suonare in chiesa per una decina d'anni. Ha formato i campanari della parrocchia e anche i lettori...

Un altro episodio. Un ragazzo e la sua fidanzata stavano camminando davanti alla Cattedrale dei santi Pietro e Paolo a Minsk. Le campane stavano suonando. La ragazza ha scherzato:

"Non potresti suonare le campane!"

"Scommetto che imparerò!"

"Scommetto che non ce la farai!"

Ed è venuto qui per studiare.

E chi ha vinto la scommessa?

È assistente in una delle chiese di Minsk da circa quindici anni. Stava anche per entrare in seminario.

E la sua ragazza?

Anche lei ha finito la scuola dei campanari. Si sono sposati e hanno due figli...

Nel 2015, in Germania, abbiamo tenuto una master class di due settimane sul suono delle campane in Baviera, per i rappresentanti della ROCOR. Alcuni degli studenti erano discendenti della prima ondata di emigrati dopo la rivoluzione. Il padre di uno di loro era un ufficiale dell'esercito del generale Vlasov. Anche queste erano persone straordinarie che hanno condiviso con me i loro percorsi verso la Chiesa...

Tutto sommato, persone molto diverse vengono a studiare il suono delle campane e in modi diversi...

Nel 2015, la scuola dei campanari è diventata uno dei dipartimenti della Scuola di teologia di Minsk. Questo ha cambiato in qualche modo la sua attività?

No, tutto è rimasto lo stesso: sia l'addestramento sia l'idea principale – far rivivere il suono delle campane in Bielorussia in modo che possa risuonare in ogni chiesa!

Il periodo di formazione è breve: solo quattro mesi. Chi è musicista per natura lo capisce facilmente. Ci sono alcuni studenti con una memoria analitica. Anche quelli che non hanno educazione o abilità musicali memorizzano tutto in modo miracoloso!

Qual è il nostro compito? Siamo sempre inseriti in tempi precisi: alcuni hanno diversi mesi per l'addestramento, altri solo un paio di giorni. E dobbiamo riuscire a sfruttare al meglio questo periodo. In generale, dobbiamo parlare con tutti nella lingua che la persona è abituata a parlare...

Come l'apostolo Paolo, che disse: mi sono fatto giudeo con i giudei, per guadagnare i giudei; con coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli (1 Cor 9:20,22).

Le racconterò come abbiamo tenuto corsi intensivi a Salihorsk. Il vescovo locale ha dato la sua benedizione perché due persone disposte a imparare a suonare venissero da ogni decanato. Sono arrivate ventotto persone e avrei dovuto addestrarle tutte in sette giorni.

Lunedì, il nostro primo giorno, abbiamo celebrato il servizio di intercessione. Mercoledì già pensavo di impazzire perché la gente andava e veniva, mentre io rimanevo nello stesso posto in mezzo a quel rumore... Alla fine della settimana, la domenica, abbiamo avuto il primo festival, Le campane di Salihorsk. E venti persone su ventotto hanno suonato correttamente. Quel che fanno ora è un'altra questione.

C'era tra loro un ballerino professionista. Ora ha circa cinquantasette anni. Balla dall'età di sei anni. Mi disse:

"Vede, posso farlo con i piedi ma non posso farlo con le mani".

Circa sedici persone l'hanno sentito e hanno riso:

"Ha, ha! Noi facciamo fatica a fare ripetizioni con le mani, ma lui ce la fa con i piedi!"

"Facilmente!"

Gli ho mostrato una catena ritmica, ma l'uomo ha suonato una danza di tip tap con i piedi e l'ha persino complicata con le sue variazioni (ride). E ha detto ancora:

"Ma non posso farlo con le mani!"

Il gruppo si è bloccato:

"Per favore, ripetilo di nuovo!"

"Farò il bis una volta che lo avrò eseguito con le mani ..."

Quel ballerino ha usato il suo ritmo sulle campane?

La ha fatto perfettamente bene! Ha un certo temperamento. Questo è interessante: molto dipende dal tuo temperamento. Tutti i musicisti studiano allo stesso modo ma suonano in modo diverso. Ci sono da sei a sette figure ritmiche nel suono delle campane, come nella musica, e oltre a questo è all'opera il genio del compositore, come nel caso di Chajkovskij, Mozart, Rachmaninov...

L'individualità.

Assolutamente giusto. Alcune sono personalità ottimiste.

Quindi lo stile del suono differirà in base al tipo di temperamento.

Assolutamente! Alcuni hanno un ritmo di vita, altri ne hanno un altro; caratteri diversi significano modi diversi di suonare! E la tua professione lascia il segno anche sul modo in cui suoni.

Rispetto al violino, la campana sembra uno strumento semplice. Ma guardando come si prendono le corde nelle proprie mani e, senza sforzarsi, si produce un suono aggraziato e armonioso, capisco che un principiante non sarà in grado di farlo subito. Ha bisogno di esercizio. Quanto tempo è necessario per questo?

Il periodo di addestramento è breve, ma durante questo periodo insegniamo molto ai campanari. Poi ognuno di loro comincia ad adattarsi al proprio campanile perché non tutti i campanili sono identici. Durante l'addestramento visitiamo tutte le chiese di Minsk e facciamo viaggi in altre città: Salihorsk, Slutsk, il convento di Polotsk, ecc.

Quindi dà ai suoi studenti l'opportunità di visitare non solo il campanile della scuola, giusto?

Il campanile d'addestramento è l'ABC, i fondamenti. I campanili possono essere costruiti secondo lo stesso progetto architettonico, su una base quadrata con il lato dai tre ai quattro metri. Per esempio, la campana più piccola qui pesa quattro chili, ma in un altro campanile è di otto chili. Il tempo di suono della campana dipende dai pesi della campana e dalla distanza tra loro.

Inoltre, si deve essere in grado di ascoltare la campana come qualsiasi strumento musicale.

Insegna ai suoi studenti la sensibilità, tra le altre cose?

Nell'antichità le campane erano considerate esseri viventi. Da qui la loro "punizione" in cui erano frustate, private di manici e batacchi e fracassate. Una di queste era la campana di Vitebsk, che spinse la gente della città a ribellarsi contro il vescovo uniatico Josafat Kuntsevich. Quella campana civica fu dichiarata "colpevole" [dalle autorità polacche]. Quando arrivarono le squadre punitive, la tirarono giù, la frustarono, la privarono del batacchio e la fracassarono. Da quel momento in poi, fu proibito avere una campana del genere a Vitebsk.

Ci fu un incidente nella Francia del tardo medioevo quando i lavoratori si ribellarono e iniziò una lotta tra i quartieri. Suonarono le campane... e moltissime persone furono uccise. E fu emesso un ordine di smettere di suonare le campane per evitare ulteriori omicidi...

Sembra che il suono delle campane sia un potente strumento di influenza sulle persone...

Può portare a conseguenze irreversibili!

Sì! È meglio che le campane annuncino la Buona Novella!

La campana è uno strumento ecclesiastico, e in Bielorussia è accaduto che il dipartimento dei campanari sia impegnato nella rinascita del suono delle campane delle chiese.

Quando nel 2004 i campanari bielorussi hanno preso parte al festival "Trasfigurazione" a Jaroslavl, per la prima volta nella storia del festival hanno ricevuto il gran Premio "per i suonatori di campane di chiesa".

E non è stato solo un gesto di buona volontà verso una nazione fraterna. La commissione sedeva al piano di sotto, quindi non potevano vedere chi stava salendo sul campanile per suonare: conoscevano solo il numero dei partecipanti. La valutazione della giuria è stata del tutto oggettiva.

Bogdan Vladimirovich, per vent'anni la tua vita è stata piena di suoni, suoni e ancora suoni. Non ne è stanco? Non la stordisce?

Il campo dei miei studi è molto vario. Non è qualcosa di statico ma di creativo, perché non esistono campanili identici o campane identiche. La mia sfera di attività comprende la competenza dei campanili, il lavoro con gli architetti, le consulenze edili, la selezione delle campane e la comunicazione sul campo con i sacerdoti.

Diciamo che abbiamo un benefattore, un individuo o un'intera famiglia, che vuole donare una campana a una chiesa particolare.

Scegliamo una campana per abbinare il suono delle campane esistenti, facciamo le specifiche per i requisiti, concordiamo le iscrizioni e scegliamo le icone. Per esempio, in una famiglia il marito, Nicola, è cattolico, mentre la moglie e i figli sono ortodossi. San Nicola il Taumaturgo è venerato sia dai cattolici che dagli ortodossi. Siamo d'accordo sulla sua immagine. Quindi decidiamo più precisamente come sarà la sua icona.

Tutto sommato, è la creatività costante che non ci permette di rimanere bloccati in un solco. Qui è necessario mostrare sia gusto estetico elementare che diplomazia per garantire che tutti siano soddisfatti. La cosa più importante è scegliere in modo che il suono della nuova campana non sia disarmino rispetto a quello dell'insieme ma che il suo suono differisca in modo significativo da quello delle campane esistenti.

Insegna anche ai suoi studenti queste sottigliezze?

Certo, le dimostro. E oltre a "La storia delle campane" abbiamo argomenti come "L'architettura del campanile", "Tecniche di sicurezza" o "Come attrezzare il pavimento su un campanile". Ma si tratta di esperienza! Per me il campo è l'intera Bielorussia insieme alle regioni limitrofe (Polonia, Germania, Stati baltici, Ucraina, Russia). È impossibile padroneggiare tutto questo in quattro mesi!

Ammette tutti i candidati o ci sono restrizioni all'ammissione?

Il metropolita Filaret [l'ex esarca della Bielorussia] ci ha dato la benedizione per ammettere tutti coloro che desiderano studiare a condizione che abbiano una lettera di raccomandazione dalla loro parrocchia. Non importa se hanno un'educazione musicale o meno. Come puoi rifiutare qualcuno quando viene e vedi che il suo cuore arde?!

440 laureati in vent'anni. Oggi sono richiesti i campanari? Quali sono le prospettive della sua scuola per i prossimi anni, e questi specialisti sono ancora necessari in Bielorussia? Dopo tutto, questa professione è rara...

Essere un campanaro non è una professione ma uno stato d'animo. È obbedienza e non lavoro.

Inoltre, nella vita delle persone accadono vari eventi che coinvolgono il suono delle campane come obbedienza. Il loro lavoro, gli orari di lavoro, le circostanze familiari possono cambiare. Qualcuno può sposarsi, per esempio, e lasciare per un po' di tempo il campanile.

Per esempio, nella chiesa dell'icona della Madre di Dio "Gioia di tutti gli afflitti", dove ha sede la Scuola di teologia di Minsk, ci sono venti campanari a tempo pieno nel caso qualcuno si ammali e non sia in grado di lavorare. Poi c'è uno scambio, e in questo modo forniamo campanari per tutto il ciclo dei servizi giornalieri.

Lei stesso suona spesso le campane in chiesa?

Io suono in una classe in un solo giorno più di quanto faccia qualsiasi campanaro in una cattedrale in sei mesi! In alcune chiese non suonano in un anno tanto quanto me in un paio di giorni. Sono quarantaquattro ore a settimana, più il lavoro in una scuola di musica. Ho a malapena tempo libero.

Ha tempo per qualcos'altro?

Sì, per dormire (sorride).

E la sua famiglia? Sua moglie e i suoi figli?

È ciò che amo con tutte le mie forze. Se non fosse stato per la mia famiglia e mia moglie, non avrei potuto fare nulla.

Cosa vorrebbe dire in conclusione a tutti i suoi studenti e laureati, così diversi per professione, temperamento ed età?

Ora siete stati formati e siete portatori della cultura campanaria delle vostre parrocchie. Preparate i vostri successori. Nelle parrocchie ci sono sempre persone che vogliono padroneggiare questa arte cristiana unica. Fate discepoli per assicurare la formazione del suono tradizionale nelle vostre parrocchie. È estremamente importante! Un giorno i ricercatori diranno che questo o quel campanile aveva un suono unico.

Alcuni fanno discepoli sul campo, altri stanno promuovendo i loro successori. Ma, in realtà, il nostro numero di studenti è ancora in aumento. Ciò indica che le persone sono interessate all'Ortodossia e al suono delle campane. Gloria a Dio!

 
Continuano le violazioni di diritti umani nel Donbass

Nazisti ucraini torturano prigionieri marchiandoli con svastiche sulle natiche

dal portale Russia Insider, 11 novembre 2014

 

Il video che segue contiene la testimonianza di un prigioniero torturato da paramilitari della Guardia Nazionale ucraina nella zona di Kramatorsk.

Abbiamo già segnalato dettagli di torture ammesse dai neo-nazisti – capezzoli schiacciati con le pinze, aghi infilati sotto le unghie, torture con getti d'acqua e così via.

Abbiamo anche mostrato la testimonianza di un sacerdote vittima della nuova parlamentare alla Rada ucraina, Nadezhda Savchenko, che lo ha personalmente torturato e ha suggerito di mettere in vendita gli organi delle vittime.

In questo video, il cittadino ucraino Stanislas Stankevich parla delle tecniche di tortura utilizzate dai nazisti a Kramatorsk contro prigionieri di guerra e civili. Questa è la sua testimonianza:

• È stato catturato il 24 agosto da paramilitari della Guardia Nazionale ucraina.

• I neo-nazisti lo hanno marchiato con la parola "separatista" sul petto e con la svastica nazista sulla natica, usando catene e baionette arroventate.

• I paramilitari ucraini erano sotto effetto di droghe e bevevano costantemente bevande energetiche.

• Molti prigionieri, tra cui civili e donne, sono stati incatenati gli uni agli altri e gettati in buche scavate nel terreno. In seguito sono stati costretti a camminare su campi minati dove molti sono morti.

• C'erano anche ragazze incatenate, torturate e maltrattate.

• Ha visto almeno due dozzine di pozzi pieni di persone, la maggior parte dei prigionieri erano nudi, senza neanche biancheria intima.

• Quando non era bendato sugli occhi vedeva attorno a lui circa 30 prigionieri, civili e prigionieri di guerra.

• Infine è stato portato a Kharkov e consegnato al controspionaggio ucraino. Le condizioni in cella erano terribili, una cella fatta per 12 persone, conteneva 30 detenuti.

Anche un altro uomo testimonia di prigionieri che gettavano in fosse, a cui sparavano alle ginocchia e che percuotevano con mazze da baseball. Dopo le torture dormivano con le mani legate dentro pozzi o sul cemento circondati da cadaveri putrefatti.

Finora solo Amnesty International ha riferito i crimini di guerra del battaglione punitivo ucraino Aidar nella regione di Lugansk. Le organizzazioni europee per i diritti umani tacciono ancora sui crimini di guerra commessi dalle unità militari e paramilitari ucraine.

[NB: video non più disponibile - chiedetevi perché...]

[Primo minuto]

Voci sullo sfondo: "in che paese si trova Kramatorsk?"

Documenti della Repubblica Popolare di Donetsk e certificati cosacchi

[dal minuto 1:00]

Di fronte a voi c'è un combattente che è stato tenuto prigioniero. Ora vi racconterà lui stesso come ci è finito e che cosa c'era. Per favore, può presentarsi?

Stanislas Nikolaevich Stankevich. Nativo della città di Dzhankoj, in Crimea. Ho servito in un plotone a Shakhtjorsk. Comandante di unità. Siamo entrati in un finto posto di blocco con l'auto. Siamo stati circondati. Siamo riusciti a saltar fuori dall'auto in due - il guidatore e io.

Dov'è stato?

Nella regione di Krasnij Luch.

Quanto tempo fa?

Il 24 agosto. Ho servito dall'inizio di luglio. Sono stato catturato il 24 agosto. Sono riuscito a saltar fuori dall'auto assieme al il guidatore. Uno è rimasto nella macchina, ferito. L'hanno gettato su un veicolo da trasporto truppe e l'hanno portato via in una direzione sconosciuta. Non ho più sentito di lui da allora. Il suo nome è Vladimir Orefeev. Viene dalla Buriazia. Il guidatore e io siamo stati portati a Kramatorsk, dove ci hanno torturati.

Da chi è stato catturato?

Siamo stati catturati dalla Guardia nazionale.

Guardia nazionale.

Mi hanno strappato la croce dal collo, mi hanno marchiato la parola "separatista" sul torace, e una croce tedesca sulla natica

Può mostrarcelo?

Sì, naturalmente. (Mostra il petto). È guarito in 20 giorni.

Con cosa l'hanno bruciata?

Una catena arroventata. E una baionetta.

E sul retro? (Mostra la natica) Capito.

Ma perché una svastica? Che cosa vogliono dire con questo?

Non lo so. Sembravano tutti sotto l'effetto di qualche droga. Consumavano bevande energetiche. Un tale odio, soprattutto verso i russi. Non riesco nemmeno a descriverlo.

A Kramatorsk, mentre sedevo in uno dei pozzi, ho visto molti prigionieri incatenati portati intorno a scavare buche.

Incatenati?

Incatenati. Gli uni agli altri. Tenevano lì molte persone. C'è un campo minato lì vicino, dove ho visto pezzi di corpi umani vi sbattono a calci le persone che non sono di loro gradimento, e lì muoiono. Incatenati, camminando sulle mine. Li spingono ad andare avanti con raffiche di mitra. In generale, prima di liberare Kramatorsk, dobbiamo liberare prima quelle persone, perché moriranno in quei pozzi. Sono stati scavati molti pozzi. Io ne ho visti circa due dozzine.

Ci sono solo prigionieri di guerra o anche civili?

Anche molti civili.

Molti civili. E donne?

C'erano donne.

C'erano donne?

Sì. Ragazze giovani, incatenate. Le umiliano, abusano di loro. Cercano di farlo di notte, in modo che i loro capi non li vedano. Quando scende il crepuscolo, inizia l'inferno. La gente urla. Ho visto 8 paracadutisti... ho sentito mentre li torturavano in un pozzo.

Qui i nostri li trattano in modo molto leale. C'è stata anche una famosa parata di prigionieri di guerra. Avrà notato che erano tutti in buona forma, ben nutriti. Quando li catturano, anche secondo la nostra esperienza, i prigionieri si comportano con una certa fiducia sapendo che non saranno torturati. Occasionalmente si scagliano su di noi chiedendo un'attitudine di maggior e rispetto. Loro, d'altra parte, ci trattano come bestiame. Allora, come risolvere questo problema? Con una seconda Norimberga?

Sì, solo in quel modo. I russi stanno seduti là quasi nudi. Raramente ti lasciano addosso dei vestiti. Tolgono perfino la biancheria intima.

E quando era lì, quante persone erano prigioniere là, a suo parere?

Ne ho viste circa 30 da quanto potevo vedere attraverso la benda. Sia civili sia militari.

E per quanto tempo? Qual è il più lungo periodo di detenzione?

Non lo so. Io ci sono stato circa 3 giorni. Facevano sempre trasferimenti di prigionieri, li gettavano da un pozzo a un altro. Alcuni erano trattenuti per le torture. Altri erano portati altrove.

E qual'era il destino di queste persone? Se non morivano sul campo minato, erano portati altrove?

Naturalmente. Dicono che molti non ritornano mai da lì. L'ho sentito quamdo ero già in prigione a Kharkiv.

Vale a dire, si limitano a massacrare della gente per spaventarci?

Sì.

Cosa pensa, perché non l'hanno uccisa immediatamente? So che molti volontari russi catturati sono uccisi immediatamente.

Ho sperato che lo facessero. Non è stato così.

Assieme ai loro capi mi hanno portato alla sede del controspionaggio a Kharkiv L'ho lasciata l'altro ieri, quando sono stato rilasciato assieme con tutti gli altri, anche se non pensavo di uscirne.

In quali condizioni eravate tenuti?

Beh, tollerabili. Niente vestiti... avevo solo pantaloni stracciati, niente biancheria, niente vestiti. Eravamo  tutti così.

In una camera?

Sì, in una camera.

C'erano molte persone nella camera?

Fino a 15. Poi, prima della nostra partenza, l'hanno stipata fino a 30.

Quante persone stanno in una camera?

12.

12. Capito.

Mi dica, per favore come a suo parere si spiega il loro odio verso di noi?

Non so nemmeno questo.

E questa visione nazista del mondo che ha penetrato gli abitanti, che credono veramente di essere una razza superiore e noi una razza inferiore che va sterminata. Da dove viene tutto questo? io faccio sempre e a tutti questa domanda. Sarà proprio vero che in 23 anni un popolo che in maggioranza ha avuto la propria istruzione in Unione Sovietica abbia potuto essere ri-codificato, ri-costruito, ri-strutturato? Sarà proprio vero che credono a ogni sciocchezza messa nella loro mente da programmatori psichici? A suo parere, questo da dove viene? E perché? Forse che ne percepire quest'ideologia misantropica c'è qualche inclinazione più profonda?

Ebbene, giudicando dalle loro conversazioni, penso che le programmazioni siano state fatte assai bene, perché hanno annunciato i loro scopi con molta precisione La loro visione del mondo è già... costruita dall'inizio alla fine.

Sembra che per vincere questa guerra non è sufficiente arrivare ai confini, né vincere in termini militari. Abbiamo bisogno di una vittoria ideologica e spirituale. E come arrivarci?

I russi devono insorgere.

Cosa intende, dicendo che i russi devono insorgere?

Non significa venire da me in Crimea per una vacanza, come ho visto fare da chi partiva, ma uscire a combattere una guerra, senza attendere aiuto dall'esterno.

(i prigionieri rilasciati scendono da un autobus e sono contati per nome)

Samojlov, Valentin! Svoevolin, Aleksandr! Zakharenko, Aleksandr! Tutti qui?

Hanno usato violenze fisiche?

Sì. E prima di quello ci hanno gettati in fosse. Quel che fanno è un incubo completo. E sparavano. Facevano un sacco di cose. Puntano le pistole alle ginocchia. Picchiano con mazze da baseball.

Torturano pure?

Sì, e molto forte.

Quando vi hanno catturato? Quanto a lungo siete stati prigionieri?

Ci hanno catturato il 2 ma ci hanno portato ai servizi segreti e al 7 hanno detto che ci avevano catturati il 7 a Poltava. Ma prima di allora ci hanno trascinati bendati, non sappiamo dove, e ci hanno gettati in fosse. In una parola, hanno abusato di noi, ecco tutto. Come animali. Dormivamo nelle fosse, o sul cemento. C'era odore di copi in decomposizione, in quelle fosse. Mani legate, nessun modo di coricarci - un incubo.

Qual è il suo nome?

Valerij Ovramenko.

 

Una testimone oculare: assassini, rapine e stupri a Mariupol'

Dal blog Slavyangrad, 15 novembre 2014

REPORTER: Questa è la voce della Novorossija, il programma "In realtà". Vi parliamo di ciò che sta accadendo in Novorossija. Prima di tutto parleremo delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk. Innanzitutto diamo uno sguardo alla Repubblica di Donetsk, in una zona che è occupata dal "glorioso" ed "eccellente" esercito ucraino. Siamo collegati con la città di Mariupol'. La nostra interlocutrice, Olga, viene da questa meravigliosa città. Salve, Olga!

OLGA: Salve!

Olga, ci dica che cosa sta succedendo lì, perché abbiamo solo informazioni sporadiche e incoerenti da Mariupol'. Di solito sentiamo che qualcuno ha fatto saltare in aria qualcosa o ha ucciso qualcuno. Dopo di che ci dicono: "Non è vero, qui tutto è tranquillo e va bene..." Alcuni dicono che i funzionari hanno abbandonato la città e che la "PrivatBank" ha spostato le sua attività e filiali. Ci dica, come vanno le cose a Mariupol' in realtà?

L'atmosfera in città è, ovviamente, tutt'altro che buona. In realtà ci sono persone qui che si definiscono patrioti ucraini. Sono a favore delle autorità ucraine. Ma la stragrande maggioranza della gente nasconde le proprie vere opinioni sulla Repubblica Popolare di Donetsk. Dopo il referendum dell'11 maggio tutti hanno visto quante persone sono venute a stare per quattro ore in fila per esprimere il proprio voto per l'indipendenza della Repubblica Popolare di Donetsk.

Per quanto riguarda la "PrivatBank" – sì, ci sono voci che Kolomoiskij ha ritirato le sue attività. Ma le filiali sono ancora aperte.

Per quanto riguarda le uccisioni e rapimenti di persone, è tutto vero. Lo nascondono molto accuratamente. Non c'è nessuno che ne parla. La polizia lavora a stretto contatto con i battaglioni di criminali, Azov, Dnepr, Shakhtarsk e Santa Maria. Quell'ultimo nome è, ovviamente, terribile – se volete il mio parere – per gente che uccide i propri concittadini. È anche in qualche modo molto stupido, se si può dire così.

Recentemente si è verificato un incidente non lontano da casa mia. È stato a una fermata dell'autobus, in pieno giorno, in presenza di una quindicina di persone. Una macchina piena di nazisti si è fermata. Hanno scelto due ragazze che sembravano le più giovani, le hanno trascinate in macchina e sono scomparsi. Non abbiamo sentito più nulla da parte delle ragazze per quattro giorni. Si può solo immaginare che cosa è successo a loro e se potranno tornare a casa o no e in quali condizioni.

Molto spesso si sente parlare di ragazze, per lo più giovani, dai quattordici ai sedici anni, portate negli ospedali dopo essere state stuprate in maniera bestiale. In un modo molto crudele. Non voglio descriverlo. La loro condizione fisica, e quella mentale in ogni caso, è terribile. Devastante. Hanno lacerazioni ovunque. A volte sembrano ridotte in polpa. Mi vengono i brividi quando ne parlo.

Olja, le dirò una cosa: dopo che questo video sarà caricato e messo on-line, migliaia di "patrioti" ucraini da tutto il paese inizieranno di nuovo ad abbaiare, secondo il solito mantra "Di nuovo quella vecchia  donnaccia dice bugie al telefono. Dove sono i fatti? Dove sono le prove? Dove sono i certificati medici?" Che direbbe a queste persone? Di andare a Mariupol' e di andare in un ospedale particolare a un indirizzo specifico? Di verificare se queste ragazze ci sono o no? Dovremmo forse mandare lì le televisioni, i canali 1+1 o ICTV? Quale dei nostri canali TV "patriottici" accetta ancora delle e-mail? Dovrebbero andare a vedere, condurre interviste con i genitori di queste povere ragazze e con i medici che le curano.

Sì, dovrebbero fare dei servizi. Ma il punto è se i nostri medici sono disposti a dire la verità. Voi sapete che coloro che non sono d'accordo con il regime sono semplicemente annientati [uccisi].

I sequestri sono diventati comuni, anche in pieno giorno. I nazisti, armati di mitragliatrici, fermano a caso auto, autobus o taxi. Quelli che non sono di loro gradimento, o quelli che sospettano di cooperazione con la RPD o con le truppe della Novorossija, sono selezionati. Nei pressi dell'aeroporto, sulla Volodarskaja, ci sono magazzini con grandi cantine. Ho sentito questa storia da un uomo che conosco personalmente. E non è il solo. Vengono rinchiusi lì. Anche delle ragazze, ma solo giovani. Non prendono donne oltre i trent'anni, preferiscono "carne giovane", come dicono.

So di una prostituta. Era una vera prostituta che ora è morta. Lavorava nei bar e si prostituiva. Non la condanno, tutti possano vivere nel modo che preferiscono. Ha trascorso una settimana con le guardie naziste. Durante quella settimana è stata costretta ad avere rapporti sessuali con un centinaio di uomini. Quegli uomini l'hanno trattata in modo così brutale, da diventare nera e blu per i pestaggi, e da dover strisciare a casa. Era stata picchiata così forte da dover tornare a casa strisciando sulle mani e sulle ginocchia.

Dopo tre giorni, è morta a causa della rottura di organi interni e di sanguinamento interno. Beh, era sieropositiva. Su sua richiesta, quando è stata presa alla fermata dell'autobus, ha detto: "Ragazzi, usate almeno il preservativo. Capisco quello che volete, non mi rifiuto..." Le è stato detto "E perché, feccia del Donbass? Non desideri un figlio da noi uomini normali? "Ed ecco tutto...

I prigionieri che sono usciti, lo hanno fatto solo perché avevano risparmi. Molti di loro hanno trascorso un mese in ospedale dopo il loro rilascio. Avevano i reni danneggiati da percosse e torture. Le donne non vengono rilasciate. Una mia amica ora manca da quattro mesi. È come se non esistesse. Certo, nutro la speranza che possa essere ancora viva, ma, come sicuramente capite, non è molto probabile.

E le "compagne" che non credono a tutto questo dovrebbero andare lì e vedere da sole che cosa stanno facendo i loro figli e mariti. Rubano, saccheggiano, picchiano, molestano. Fanno irruzione in negozi e scuole con mitragliatrici.

Nella scuola numero 62 di Mariupol', una scuola sportiva, hanno stabilito il loro quartier generale. Al centro del quartiere della "Riva sinistra" c'è un posto di blocco. Sulla Taganrogskaja Street - una zona residenziale, vi è un altro posto di blocco. Anche nel quartiere Vostochniij, che ne ha passate tante, vi è un enorme posto di blocco.

E questo è l'aspetto generale dela città - tutta la città! A loro non importa che la gente protesti contro la costruzione di posti di blocco nei quartieri residenziali. Non gli interessa, non glie ne frega niente! Dicono che ci "difendono"? Come hanno detto a mia sorella: "Tutti voi, voi Moskali, vi stermineremo in un modo o in un altro. Non siete uomini, siete feccia..."

Capisco: "o Mariupol' sarà ucraina o sarà spopolata". Lo so, ci stiamo abituando. Cosa pensa che avverrà quando l'esercito della Novorossija entrerà a Mariupol'? Cosa le dicono i suoi sentimenti?

Si può discutere dmolto su questo punto. Voglio dire solo una cosa: noi ci crediamo, li attendiamo e li sosterremo. Non solo gli uomini ma anche le donne, gli adolescenti, i giovani e i vecchi. Molti credono, aspettano e sperare nei liberatori. Questi sono i veri liberatori che ci salveranno dal giogo della giunta fascista.

C'è così tanta illegalità, è troppa da sopportare.

I prezzi sono così gonfiati! I pensionati, che raramente ricevono la loro pensione, oggi non possono nemmeno permettersi un filone di pane. I genitori con bambini non possono permettersi di comprare il latte o cibo per i propri figli, per non parlare dei pannolini che ora costano centinaia di grivne. Una corsa in autobus ora costa quattro grivne [0,23 euro]. Il pane, sei grivne [0,35 euro], lo zucchero, undici grivne [0,63 euro]. Che altro posso dire?

[Le guardie naziste] sostengono di lottare contro la Russia. Ma quale Russia? Io sono nata nel quartiere di Novoazovsk. Ho vissuto per sette anni a Mariupol', tornando alla mia città natale per fare visite. Come si può parlare di Russia? Mio Dio, quando sento le stronzate che dicono, ho solo un desiderio, di dare a ciascuno di loro una pistola e dire: "Sparati, stronzo, sparati e basta!" È terribile!

Grazie, Olga, per aver avuto il coraggio di essere parte della nostra trasmissione e di essere in diretta con noi per dirci, dalla città occupata di Mariupol', ciò che sta realmente accadendo là. Le auguro la pazienza e la fiducia che molto presto libereremo la città, e quindi la gente sarà di in grado di vivere una vita normale e di non essere trattate come bestiame, derubate o violentata. Grazie ancora! Buona fortuna e tanti saluti ai miei connazionali!

Vi ringrazio!

Cari amici, questa era Olga, da Mariupol'. Avete sentito voi stessi.

E ora io suggerisco ai giornalisti ucraini di alzarsi, afferrare le giacche, entrare in macchina, portare con sé le loro macchine fotografiche e guidare fino a Mariupol'! Se non ve la fate nei calzoni, registrate tutto e mostrate a tutta l'Ucraina, come si comportano i "liberatori", per i quali l'intero paese ora raccoglie soldi, soldi per questo "esercito". Voi, ucraini, state raccogliendo soldi per degli assassini. Raccogliete soldi per aiutarli a combattere comodi e caldi, mentre uccidono i loro concittadini, rubano e si comportano come animali. Almeno voi dovreste cercare di non essere animali! Mostrate all'esercito ucraino il dito medio. Dite: "Non aiuteremo stupratori e assassini!"

 
Aggiornamenti: il nostro nuovo arcivescovo

Abbiamo aggiornato la pagina dei dati generali della parrocchia, integrandola con una presentazione dell'arcivescovo Mark in italiano; chi vuole la presentazione del vescovo in russo può trovarla nell'apposita pagina delle novità sul sito della parrocchia di santa Caterina a Roma.

 
Arcivescovo Mikhail di Ginevra: "La Russia è sempre viva nel cuore degli uomini"

L'arcivescovo Mikhail di Ginevra e l'Europa occidentale per la Chiesa ortodossa russa fuori della Russia parla della fede, del mondo russo e del Donbass.

La Chiesa ortodossa russa fuori della Russia (ROCOR) rappresenta il popolo russo in tutto il mondo e in particolare in un'Europa occidentale che non è affatto benevola verso il nostro paese. Alla luce della "primavera russa" in Ucraina, la posizione della ROCOR è particolarmente interessante per quanto riguarda l'unità nazionale e la guerra nel Donbass.

Lei appartiene all'emigrazione russa in Europa. Può parlarcene?

Sono nato a Parigi da una famiglia russa durante la seconda guerra mondiale e l'occupazione tedesca, che è stata molto crudele in particolare contro i russi. Sono nato in un giorno in cui gli americani stavano bombardando Parigi. Sono cresciuto a Parigi. Il mondo russo è molto lontano da noi, la mia famiglia era russa, così come la Chiesa e la società russa in tutte le sue sfumature. Abbiamo avuto organizzazioni russe, una scuola russa, un liceo russo, organizzazioni giovanili russe. Avevamo le nostre orchestre russe, gruppi teatrali e sportivi. In altre parole, vivevamo in una società russa a Parigi.

Quelli che avevano lasciato la Russia, cioè l'Impero Russo, in particolare i cosacchi del Don, erano imbevuti del modo di vita russo, che è molto diverso da quello con cui sono stati affrontati in Occidente. Erano partiti come "russi" e "russe", e lo sono rimasti per il resto della loro vita. Quando i nostri si ritrovavano fra loro in un paese straniero, era una festa. E la nostra mentalità è rimasta russa. I rapporti con i francesi erano molto buoni, soprattutto perché la guerra aveva ridotto le disuguaglianze: tutti erano ridotti alla povertà. Possiamo dire che i francesi amavano i russi, anche se avevano difficoltà a comprenderli. Mi hanno sempre detto, "ma pure tu sei russo!", anche se questo non ha mai avuto un senso peggiorativo. Vivevamo bene nell'ambiente francese, ma il nostro ambiente per noi era russo a tutti gli effetti. A scuola, cercavamo di non attirare l'attenzione, ma ci distinguevamo per i nostri cognomi. Non vedevamo noi stessi come estranei o reietti.

Quando siamo cresciuti, al liceo e all'università, si faceva una differenza tra la parola "russo" e la parola "sovietico". E abbiamo sempre spiegato che non era la stessa cosa. In quegli anni pensavamo di non vedere mai più la Russia, e avevamo la nostra Russia, quella all'estero. I francesi ci chiedevano: "come potete capire così bene la Russia, se non l'avete mai vista?".

Noi, nella nostra gioventù, non sapevamo davvero come rispondere, ma col passare del tempo ci è diventato chiaro che nelle nostre famiglie e nella nostra società vivevamo secondo le nostre tradizioni.

Siamo andati per la prima volta in Russia da studenti, in due auto, in campeggio. Questo è diventato possibile nel 1967. In precedenza (prima del 1965), l'URSS poteva essere visitata solo dai membri del Partito comunista e dai loro sostenitori, o semplicemente dai turisti ricchi.

E abbiamo visto quella Russia, che, come si è scoperto, conoscevamo bene. Quella Russia, che era la nostra, era ancora viva negli uomini, nelle chiese e nella natura.

Come viveva la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia che lei rappresenta?

La Chiesa ortodossa russa all'estero è stata costituita dopo una terribile guerra civile. A quel tempo, parte del popolo russo ha dovuto lasciare la sua patria. Spesso solleviamo la questione, noi, i figli: perché? Le risposte dei genitori e della vecchia generazione si riducevano all'incirca a quanto segue:

- Per salvare le nostre vite;

- Per salvaguardare la vera Russia. Contro la Russia si era scatenata infatti una forza ostile insieme a un regime ateo;

- Per prepararsi al ritorno.

C'erano all'estero circa una trentina di vescovi russi. La maggior parte degli emigranti aveva lasciato la Crimea con Wrangel. Una parte si trovava in Estonia. Sette vescovi della Siberia e dell'Estremo Oriente erano rimasti in Cina. I canoni della Chiesa dicono che se si perde il collegamento con la guida della Chiesa, deve essere creata una Chiesa al suo posto: questo processo è stato posto sotto l'autorità del metropolita Antonij Khrapovitskij. Nel 1921, il neo-eletto patriarca serbo Dimitri invitava il metropolita Antonij, e il primo Concilio fuori frontiera fu convocato a Sremski Karlovci, in Jugoslavia, dall'8/21 novembre al 20 novembre/3 dicembre 1921.

Tutto l'episcopato russo che viveva all'estero fu invitato, insieme ai rappresentanti dell'esercito e della società russa (persone che occupavano una posizione elevata nella vita dello stato: ex membri della Duma, scienziati, in tutto più di 150 persone). E così che fu fondata nel 1921 la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

Nel 1921 apparve il concetto di Russia all'estero: la Chiesa, l'esercito e la società. Fino al 1924 il mondo aveva riconosciuto come esercito russo quello che era comandato dal generale Pjotr Nikolaevich Wrangel. Fino ad allora, la comunità internazionale non aveva riconosciuto i bolscevichi. Pertanto, fino al 1924, continuavano ad esistere all'estero ambasciate russe con l'aquila a due teste. Dopo quella data, non rimase che la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, come immagine della Russia in tutti i paesi del mondo, come un organismo vivente, sul quale si fondava l'emigrazione russa.

La Chiesa ha attraversato prove dolorose ed è stata costantemente sotto la pressione ostile del potere sovietico, ma è sopravvissuta fino a oggi. La nostra Chiesa è ora rappresentata in tutto il mondo. Nel 2007 è stato firmato l'atto di unità della Chiesa ortodossa russa. Dal 2007, tutta la Chiesa ortodossa russa commemora il suo primo ierarca, il patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. Oggi la ROCOR è una parte autonoma della Chiesa ortodossa russa.

Ci parli della vostra cattedrale a Ginevra...

Fino al 1848 nel cantone di Ginevra non fu permesso di costruire chiese di altre denominazioni se non quella calvinista (protestante). Poi fu permesso di costruire chiese di altre confessioni. Fu una decisione storica, la città offrì il terreno. La cattedrale ortodossa di Ginevra fu costruita negli anni tra il 1863 e il 1866 su iniziativa dei russi che vivevano sul posto. Per loro fondarono un'associazione (la Società della cappella russa). A San Pietroburgo, il Santo Sinodo approvò e sostenne la costruzione, che fu intrapreso con la benedizione del metropolita di San Pietroburgo (che allora gestiva tutte le istituzioni ecclesiastiche all'estero).

Il finanziamento fu assicurato principalmente dalla comunità russa all'estero e un importante supporto venne da donatori dalla Russia. La chiesa è stata costruita su un grande appezzamento nei pressi del centro di Ginevra, visibile in una vecchia fotografia. Oggi, tutto lo spazio attorno alla cattedrale è costruito. Fin dalla sua costruzione, non è mancato alcun officio, alcuna Liturgia non è stato mancato. È proprio a Ginevra, che oggi si trova la cattedra della diocesi dell'Europa occidentale.

Chi sono i parrocchiani a Ginevra?

Prima della rivoluzione, la maggior parte dei parrocchiani era composta da russi, soprattutto dell'aristocrazia, della comunità diplomatica e dell'alta società. La nostra chiesa è stata visitata da Dostoevskij e da molte altre personalità della cultura e dell'arte russa. Dopo la rivoluzione (sono già passati quasi 100 anni) la composizione della parrocchia è cambiata, sono arrivati molti rifugiati russi. I cittadini svizzeri che vivevano in Russia fin dai tempi di Pietro il Grande sono tornati in Svizzera. Sono russi con nomi svizzeri.

Oggi abbiamo in parrocchia, oltre ai russi, molti serbi, romeni, etiopi, bulgari, georgiani e ortodossi svizzeri che vivono in a Ginevra. E, naturalmente, i nuovi arrivati ​​con i loro figli. Vediamo chiaramente che la presenza nella cattedrale è quintuplicata negli ultimi dieci anni. Un tempo si diceva che dopo la partenza della vecchia generazione sarebbe finito tutto, ma non è stato così. Oggi, tra i parrocchiani, ci sono molti bambini e adolescenti, e si celebrano molti matrimoni e battesimi.

Ci parli dell'atteggiamento della ROCOR verso la "primavera russa" in Ucraina e l'insurrezione nel Donbass.

All'estero, in particolare in Europa occidentale, sperimentiamo il graduale emergere di istituzioni sovranazionali che regolano sempre di più i paesi. Questo fenomeno suscita preoccupazione in quasi tutti e anche l'ansia di vedere crollare le fondamenta statali nazionali. A questo è legata una serie di riforme che portano a leggi contro natura, come la negazione della famiglia come fondamento dello Stato, il diritto alla morte assistita e il riconoscimento dei matrimoni omosessuali. Tutto questo viene realizzato completamente in contrasto con l'opinione generale. Non meno dell'85% dell'opinione pubblica si considera offeso. A questo si aggiunge la crisi economica, organizzata da chissà chi.

Pertanto, non solo siamo solidali con il Donbass, ma vi vediamo una manifestazione di un processo globale che comincia a conquistare il mondo. La cosa più importante ora è mantenere la fede ortodossa e guidare la pienezza delle forze di ogni famiglia a rafforzare lo stato spirituale e morale di tutto il popolo. Solo Dio decide tutto, a condizione che tutte le persone vivano con Cristo.

Nella nostra predicazione, chiediamo di fornire tutta l'assistenza possibile al Donbass, attraverso i canali della nostra chiesa a Mosca. Facciamo in modo che nel Donbass sappiamo che qui si capisce bene la loro situazione e che non ci accontentiamo di esprimere simpatia o rimpianto. Versiamo molte lacrime e preghiamo Dio che tutto questo, in primo luogo, si fermi. E in secondo luogo, vogliamo che tutta questa situazione si trasformi per il bene del popolo russo. Noi siamo un solo popolo, e dopo il Kosovo e la Serbia il nemico ci attacca di nuovo. Questo disturba non solo noi, ma anche tutta la Russia.

In ogni liturgia celebrata da noi e da tutto il nostro clero, non solo nella nostra diocesi, ma in tutta la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, rivolgiamo una preghiera continua a Dio di porre fine a questa sofferenza.

 
Presentazione del metropolita Ilarion di Volokolamsk alla conferenza sul futuro cristiano dell'Europa, 22 settembre 2017, Londra

Vostre eminenze ed eccellenze, caro ambasciatore, organizzatori e partecipanti alla conferenza,

Saluto cordialmente tutti coloro che sono riuniti oggi presso l'ambasciata russa a Londra per partecipare a questa conferenza dedicata alla questione del futuro del cristianesimo in Europa. Questo argomento non solo non perde la sua importanza, ma risuona sempre nuovo. Gli esperti ritengono che oggi il cristianesimo rimanga non solo la comunità religiosa più perseguitata del pianeta, ma che si trovi anche di fronte a nuove sfide che toccano le fondamenta morali della vita dei popoli, della loro fede e dei loro valori.

I decenni recenti hanno visto una trasformazione nel paesaggio religioso e etnico dell'Europa. Tra le ragioni vi è la più grande crisi migratoria del continente dalla fine della seconda guerra mondiale, causata da conflitti armati e da problemi economici nei paesi del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale. Secondo le cifre dell'agenzia europea Frontex, più di 1.8 milioni di migranti sono entrati nell'UE solo nel 2015. [1] I dati della relazione internazionale sulle migrazioni delle Nazioni Unite mostrano che il numero dei migranti in Europa è aumentato da 49,3 milioni di persone nel 2000 a 76,1 milioni di persone nel 2015. [2] Secondo la ricerca dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni dell'ONU in tutto il mondo circa l'1,3 per cento della popolazione adulta, che comprende circa 66 milioni di persone, nel prossimo anno intende partire per un altro paese per viverci definitivamente. Circa un terzo di questo gruppo di persone – 23 milioni – sta già progettando di partire. Il 16,5 per cento dei potenziali migranti che sono stati interrogati ha risposto che i paesi in cima alla loro lista sono Gran Bretagna, Germania e Francia. [3]

L'altro motivo per la trasformazione della mappa religiosa d'Europa è la secolarizzazione della società europea. I dati di un sondaggio britannico indicano che più della metà degli abitanti del paese – per la prima volta nella storia – non si sente affiliata a una particolare religione. 2942 persone hanno partecipato a un sondaggio condotto nel 2016 dal Centro nazionale britannico per la ricerca sociale: il 53% di chi ha risposto alla domanda sull'affiliazione religiosa ha dichiarato di non appartenere a nessuna confessione religiosa. Tra i ragazzi dai diciotto ai venticinque anni, il numero di persone non religiose è maggiore – Il 71 per cento. Quando una ricerca simile è stata condotta nel 1983, solo il 31 per cento di quelli che erano stati interrogati aveva dichiarato di non appartenere a nessuna confessione. [4]

Possiamo vedere una tendenza opposta nei paesi dell'Europa dell'Est, in particolare in Russia. Un sondaggio di opinione condotto a luglio in Russia dal centro Levada ha mostrato un netto calo del numero degli atei e dei non credenti, dal 26 per cento nel dicembre 2015 al 13 per cento nel luglio 2017. [5] Questo, naturalmente, non significa che nell'altro 83 per cento tutti siano credenti praticanti. Molti si definiscono "religiosi in qualche misura" o "non molto religiosi", ma si sentono comunque affiliati a una delle religioni tradizionali. Tuttavia, il numero di persone che si definiscono "molto religiose" sta crescendo costantemente.

Lo stato contemporaneo della vita religiosa nella società russa è direttamente legato ai tragici eventi di cento anni fa. La catastrofe storica del 1917 ha coinvolto la Russia in una guerra civile fratricida, con atti di terrorismo, esilio dei migliori rappresentanti della nazione oltre i confini della propria patria e deliberato annientamento di tutti gli strati della società – la nobiltà, i cosacchi, il clero e i contadini ricchi. Questi sono stati dichiarati "nemici del popolo" e i loro parenti sono stati sottoposti a discriminazione e sono stati "privati dei diritti", costringendoli all'orlo della sopravvivenza. Tutto questo terrore è avvenuto sotto la bandiera di un'ideologia comunista che combatteva ferocemente contro la religione. Milioni di credenti sono stati sottoposti alle più crudeli persecuzioni, molestie, discriminazioni e repressioni – dalla derisione e dal licenziamento sul posto di lavoro, fino alla carcerazione e alla morte per fucilazione. La Chiesa in quegli anni ha prodotto una grande moltitudine di martiri e confessori per la fede che, come diceva san Paolo, "furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia" (Ebrei 11,35-36).

Una discussione sul futuro del cristianesimo in Europa è impossibile se non si comprendono le prospettive per la sopravvivenza della religiosità tra i suoi abitanti. La ricerca condotta dal Centro per lo Studio del Cristianesimo Globale presso il Collegio Teologico Gordon-Cornwell, negli USA, indica che il numero dei cristiani in Europa sarà costantemente in calo: da 560 milioni di persone nel 2015 a 501 milioni entro il 2050. [6] I calcoli del Pew Research Centre sono più pessimisti e prevedono una riduzione dei cristiani in Europa da 553 milioni di persone nel 2015 a 454 milioni di persone entro il 2050. [7]

Queste sono previsioni allarmanti, ma riflettono le tendenze attuali nella trasformazione dell'immagine religiosa dell'Europa e non possono essere ignorate. Alcuni suggeriscono che, a meno che non sia applicata una forza speciale, l'Europa non può semplicemente smettere di essere cristiana per il fatto che l'Europa è stata cristiana per molti secoli. Vorrei ricordarvi che in Russia prima del 1917 nessuno aveva mai sostenuto che avrebbe avuto luogo il collasso di un impero cristiano secolare, e che questo sarebbe stato sostituito da un regime totalitario ateo. E anche quando ciò accadde, pochi credevano che fosse una cosa seria e di lunga durata.

Il declino moderno del cristianesimo nel mondo occidentale può essere paragonato alla situazione dell'impero russo prima del 1917. La rivoluzione e gli eventi drammatici che ne seguirono hanno avuto profondi motivi spirituali, così come sociali e politici. Per molti anni l'aristocrazia e l'intelligentsia avevano abbandonato la fede, seguite poi dalla gente comune. Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ne ha parlato nel gennaio 2017: "La rottura fondamentale nel modo tradizionale della vita – e ora sto parlando (...) dell'auto-coscienza spirituale e culturale del popolo – è stata possibile solo per perché qualcosa di molto importante era scomparso dalle vite del popolo, in primo luogo l'élite. Nonostante una prosperità e esteriore, progressi scientifici e culturali, rimaneva nella vita del popolo sempre meno fede vera e sincera in Dio, e comprensione dell'importanza eccezionale dei valori appartenenti a una tradizione spirituale e morale". [8]

Negli immediati anni del dopoguerra il cristianesimo ha svolto un ruolo rilevante nel processo di integrazione europea, che era visto nel contesto della guerra fredda come uno dei mezzi per contenere l'espansione della propaganda atea e dell'ideologia comunista. Il Vaticano, nella sua propaganda anticomunista, si basava sull'unità europea, sui partiti cristiano-democratici dell'Europa occidentale. Quest'ultima credeva fermamente che la civiltà occidentale fosse strettamente legata ai valori cristiani e che dovesse essere difesa dalla minaccia comunista. Papa Pio XII sosteneva la creazione di una comunità europea come "missione storica dell'Europa cristiana".

Il primo presidente della Repubblica federale tedesca, Theodor Heuss, ha dichiarato che l'Europa è stata costruita su tre colline: l'Acropoli, che le ha dato i valori di libertà, filosofia e democrazia; il Campidoglio, che rappresentava i concetti giuridici e l'ordine sociale dei romani; e il Golgota, cioè il cristianesimo. [9] Va anche rilevato che i padri fondatori dell'Unione Europea erano uomini profondamente religiosi – per esempio il ministro degli esteri francese Robert Schuman, il cancelliere della Repubblica federale di Germania Konrad Adenauer e il ministro degli Esteri italiano Alcide De Gasperi.

E quando, mezzo secolo dopo la creazione dell'Unione Europea, è stata scritta la sua costituzione, sarebbe stato naturale per le Chiese cristiane aspettarsi che il ruolo del cristianesimo come uno dei valori europei fosse incluso in questo documento senza derogare dalla natura secolare delle autorità in un'Europa unificata. Ma, come sappiamo, questo non è accaduto. L'Unione Europea, quando ha scritto la sua costituzione, ha rifiutato di menzionare il suo patrimonio cristiano perfino nel preambolo del documento.

Io credo fermamente che un'Europa che ha rinunciato a Cristo non sarà in grado di preservare la sua identità culturale e spirituale. Per molti secoli l'Europa è stata la casa dove diverse tradizioni religiose hanno vissuto fianco a fianco, ma nello stesso tempo in cui il cristianesimo svolgeva un ruolo dominante. Questo ruolo si riflette in particolare nell'architettura delle città europee che sono difficili da immaginare senza le loro magnifiche cattedrali e le loro numerose chiese, anche se più modeste di dimensioni.

Un monopolio dell'idea laicista ha preso piede in Europa. La sua manifestazione è l'espulsione della visione religiosa del mondo dalla sfera pubblica. L'articolo 4 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e di discriminazione basate sulla religione e sul credo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1981, afferma che "tutti gli Stati adottano misure efficaci per prevenire ed eliminare la discriminazione in base alla religione o al credo nel riconoscimento, nell'esercizio e nel godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali in tutti i campi della vita civile, economica, politica, sociale e culturale". [10]

Gli architetti della società laicista si sono occupati dell'aspetto giuridico della questione: formalmente si può confessare qualsiasi religione, ma se si cerca di motivare le proprie azioni attraverso la fede religiosa e la libertà di coscienza e incoraggiare gli altri ad agire secondo la propria fede, allora nel migliore dei casi si sarà sottoposti a censura, o, al peggio, ad azioni penali.

Per esempio, se sei un medico e ti rifiuti di eseguire un aborto [11] o un'eutanasia [12], facendo riferimento ai tuoi principi religiosi, allora violi la legge. Se sei un pastore protestante e vivi in ​​un paese in cui le unioni dello stesso sesso sono legali, allora hai poca probabilità di rifiutare a una di queste coppie il diritto a un matrimonio in chiesa rimanendo impunito dello Stato. Così, per esempio, il primo ministro svedese Stefan Löfven ha affermato di recente che tutti i pastori della Chiesa di Svezia dovrebbero essere obbligati a svolgere matrimoni ecclesiastici per le coppie dello stesso sesso, aggiungendo "vedo paralleli con l'ostetrica che si rifiuta di eseguire aborti". Chi lavora come ostetrica deve poter eseguire aborti, altrimenti deve fare un lavoro diverso... È lo stesso per i sacerdoti". [13]

Questi politici sono l'esatto contrario di quelli che hanno posto le basi dell'Unione Europea e questo tipo di retorica, a mio avviso, è suicida per il continente europeo. La legalizzazione dell'aborto, l'incoraggiamento della promiscuità sessuale e i tentativi sistematici di minare i valori della famiglia hanno portato a una profonda crisi demografica in molti paesi europei. Questa crisi, accompagnata da una crisi d'identità, porterà ad una situazione in cui altri popoli abiteranno l'Europa con una diversa religione, una cultura diversa e diversi paradigmi di valori.

Spesso si usa il linguaggio dell'odio nei confronti dei cristiani quando i cristiani insistono sul loro diritto di partecipare agli affari pubblici. Essi godono degli stessi diritti degli aderenti di qualsiasi altra religione o degli atei. Tuttavia, in pratica non è così: decine di casi di discriminazione contro i cristiani per motivi delle loro convinzioni si registrano ogni anno. Questi casi sono evidenziati dai media e diventano un argomento di discussione pubblica, ma la situazione nel suo complesso non cambia come risultato.

Nel mondo moderno la secolarizzazione militante è stata trasformata in un potere autonomo che non tollera il dissenso, e consente a gruppi di minoranza ben organizzati di imporre con successo la loro volontà sulla maggioranza sotto il pretesto di osservare i diritti umani. Oggi i diritti umani sono stati in sostanza trasformati in uno strumento per manipolare la maggioranza e la lotta per i diritti umani è divenuta la dittatura della minoranza in relazione alla maggioranza.

Purtroppo dobbiamo notare che questi non sono incidenti isolati, ma un sistema di valori già formato, sostenuto dallo Stato e dalle istituzioni sovranazionali dell'UE.

In una situazione in cui abbiamo una pressione aggressiva da parte di gruppi che propagano idee inaccettabili dalla prospettiva della morale cristiana tradizionale, è essenziale unire gli sforzi delle Chiese per contrastare questi processi, agire congiuntamente nei media, nell'ambito del sostegno legale, così come nella propagazione di valori cristiani comuni a tutti i livelli possibili. È importante che le Chiese condividano le loro esperienze in questo ambito e sviluppino la cooperazione tra le organizzazioni ecclesiali per i diritti umani e i centri di monitoraggio.

Credo che sia importante che i cristiani d'Europa stiano fianco a fianco per difendere quei valori su cui la vita del continente è stata costruita per secoli e che dovrebbero considerare le afflizioni e lo sgomento dei cristiani in tutto il mondo come se venissero da loro stessi.

Note

[1] Frontex Risk Analysis Network Quarterly Report. Q4 2015 – testo

[2] International Migration Report 2015. United Nations Department of Economic and Social Affairs / Population Division – testo

[3] Measuring Global Migration Potential, 2010–2015. Issue No. 9, July 2017 – testo

[4] Число неверующих в Великобритании впервые превысило 50% – testo

[5] testo

[6] testo

[7] testo

[8] Presentazione di sua Santità il patriarca Kirill all'apertura delle XXV Letture educative della Natività – testo

[9] Христианские церкви и европейская интеграция: параметры взаимодействия – testo

[10] testo

[11] testo

[12] Casa di riposo cattolica in Belgio multata per aver rifiutato l'eutanasia – testo

[13] testo

 
Risposta al patriarca Theodoros d'Alessandria

Già da più di due settimane sono in Africa, con la benedizione della gerarchia, in visita alle comunità locali della Chiesa ortodossa russa. Approssimativamente dallo stesso tempo è qui anche l'arciprete Andrej Novikov con la stessa missione. Come si è scoperto, i nostri modesti sforzi hanno attirato l'attenzione di molte persone.

Così, l'altro giorno, ho appreso dai media che il patriarca Theodoros d'Alessandria si è rivolto a me e a padre Andrej Novikov con un appello a "tornare al sistema ecclesiastico, osservando il diritto canonico della Chiesa, e a interrompere immediatamente i servizi con i parrocchiani" in Africa. E ci minaccia persino di punizioni ecclesiastiche se non obbediamo. [1]

Certo, sono toccato da tale attenzione, ma allo stesso tempo sono sorpreso. Perché, secondo il diritto canonico della Chiesa, il patriarca Theodoros non può rivolgersi ufficialmente a me e a padre Andrej, aggirando la nostra gerarchia. E ancor di più, non può minacciarci di nulla né prendere provvedimenti contro di noi, in quanto chierici di un'altra Chiesa. Se il patriarca Theodoros ha domande sulle attività mie e di padre Andrej, può rivolgersi al metropolita Leonid di Klin, con la cui benedizione siamo venuti in Africa, o a sua Santità il patriarca Kirill, di cui il metropolita Leonid è esarca. Questo è tanto più facile da fare, in quanto il patriarca Theodoros li conosce personalmente da molti anni.

Tuttavia evita di contattarli, e non è difficile intuire il motivo. È sempre un peccato guardare negli occhi quelli che hai tradito. È molto più facile mettere in scena nella cerchia dei propri chierici l'idea che questi sacerdoti russi siano venuti in Africa da soli.

È stato ancora più sorprendente per me vedere che il patriarca Theodoros accusa me e padre Andrej di violazione del Canone 2 del Concilio di Antiochia. Vorrei ricordare il testo del canone: "Non sia lecito entrare in comunione con gli scomunicati... Se qualche vescovo o presbitero... risulta essere in comunione con scomunicati, che sia egli stesso fuori dalla comunione della Chiesa".

Ma in Africa io non sono in comunione con degli scomunicati. I sacerdoti, con cui mi incontro e con cui servo qui, ancora ieri erano in comunione con i vescovi della Chiesa di Alessandria e nessuno li ha scomunicati. Ma proprio lei, vostra Beatitudine, è un trasgressore di questa regola. L'8 novembre 2019 ha iniziato a commemorare alla liturgia il capo di un'organizzazione scismatica, lo pseudo-vescovo Epifanij, e il 13 agosto 2021 ha concelebrato con lui e ha ricevuto la comunione dallo stesso calice. Trovo piuttosto cinico che lei stia cercando di accusare altri del suo stesso crimine canonico.

Tutto ciò che sta accadendo ora in Africa è una sua responsabilità personale. Sono le conseguenze della sua decisione, che ha preso senza chiedere il parere dei credenti africani, del clero e persino dei vescovi. Uno dei vostri vescovi, inviando ai sacerdoti della Chiesa russa delle insensate "lettere di divieto di servire", scrive: "Ricordatevi che non siete vittime di chicchessia o di qualcosa che non sia la vostra stessa scelta". È un peccato che questo vescovo non abbia osato rivolgere a lei queste parole, poiché le si addicono molto meglio.

Senza alcuna spiegazione, lei è entrato in comunione con coloro che prima lei stesso chiamava apertamente scismatici. Ecco le sue parole da un'intervista nel 2016: "Fin dall'inizio, quando è sorto il problema dello scisma della chiesa [in Ucraina], il Patriarcato d'Alessandria e io, come suo rappresentante, abbiamo preso la posizione che la Chiesa ucraina è parte integrante della Chiesa ortodossa russa <...> Quando gli scismatici hanno tentato con la forza, senza invito, di entrare nella chiesa della santissima Trinità, che allora era la sede di rappresentanza della Chiesa d'Alessandria a Odessa, mi sono fermato alla porta e ho detto: questo non succederà. Ed ecco le parole di un'altra intervista: "Come ierarca ortodosso, chiedo ai fedeli in Ucraina di rimanere sotto l'omoforio del capo canonico della Chiesa ucraina, il metropolita Onufrij".

Forse nel novembre 2019 ha avuto improvvisamente un'illuminazione e ha ammesso di aver sbagliato? Sono apparsi argomenti che l'hanno convinta che gli scismatici non sono realmente scismatici? No. Non ha fornito argomenti. Non ha dichiarato l'errore della sua posizione passata. Tutto quello che ha detto è: "è giunto il momento".

E questa sarebbe una spiegazione? Non ha convinto nemmeno molti vescovi greci della vostra Chiesa. E, naturalmente, non ha convinto i tanti sacerdoti e laici africani che hanno seguito la situazione. "È giunto il momento" – chi può convincere? E se questo la convince, perché non dichiara che anche per la Chiesa ortodossa russa "è giunto il momento" di ripristinare la sua giurisdizione in Africa?

Ma noi non abbiamo bisogno di argomenti così deboli. Sia io che padre Andrej che gli altri sacerdoti russi che verranno presto in Africa, in collaborazione fraterna con i sacerdoti africani, facciamo ciò che stiamo facendo proprio per correggere il sistema ecclesiastico che lei ha violato. Gli ortodossi africani che non vogliono sopportare le conseguenze spirituali del suo peccato hanno tutto il diritto di farlo. Rimanendo in comunione ecclesiale con lei e con i vescovi che l'hanno sostenuta, diventerebbero complici della sua violazione del Canone 2 del Concilio di Antiochia. Diventerebbero insieme a voi un unico corpo ecclesiale con un'organizzazione scismatica. L'unico modo per evitarlo è unirsi a una Chiesa che non è in comunione con gli scomunicati. La maggior parte delle Chiese ortodosse locali non riconosce gli scismatici ucraini, ma la Chiesa russa non poteva chiedere a nessuna delle altre Chiese di ricevere gli ortodossi africani. Ha preso su di sé questa santa missione, come Chiesa che più ha sofferto per lo scisma da lei sostenuto.

Io e padre Andrej siamo in Africa in adempimento delle decisioni del Sinodo della Chiesa ortodossa russa, di cui vostra Beatitudine è ben consapevole. Queste decisioni affermano esplicitamente che lei ha "deviato nello scisma" (Verbale n. 100 del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa del 29 dicembre 2021). Questa è una valutazione canonica conciliare delle sue azioni e della sua posizione. Unendosi agli scismatici, lei si è sottratto dalla protezione dei santi canoni, perché i canoni non proteggono gli scismatici. Gli scismatici non hanno un territorio canonico che possa essere violato. Gli scismatici non hanno potere sui sacerdoti ortodossi, quindi qualsiasi decisione che prende su di me o sui chierici africani della Chiesa ortodossa russa non significa nulla. Utilizzare per scopi domestici la carta su cui saranno stampate queste "encicliche" sarebbe l'unico modo per trarne almeno qualche beneficio. Non ci fermeranno.

Lo stesso resoconto dei media ha affermato che "Il patriarca invita tutto il clero africano, strappato via dalle promesse materiali del suddetto clero [russo], a tornare tra le braccia della loro Chiesa madre".

Ecco il modo in cui il patriarca Theodoros pensa al clero africano: persone avide che corrono dietro ai beni materiali e nient'altro. Trovo tutto ciò offensivo per tutti gli ortodossi africani che si sono convertiti alla Chiesa ortodossa russa. Come se non potessero avere una posizione ecclesiale cosciente. Come se non potessero avere una propria opinione. Come se non riuscissero a capire il problema dello scisma e le conseguenze del suo riconoscimento.

E questo è quanto afferma il patriarca di Alessandria dopo che è stata pubblicata la lettera dei sacerdoti africani che si opponevano alla sua decisione di riconoscere gli scismatici! [2] Una lettera che lei ha ufficialmente ignorato, metre ufficiosamente i suoi vescovi hanno iniziato a perseguitare molti dei sacerdoti che l'hanno firmata. Sebbene a quel tempo non si parlasse ancora di trasferirsi alla Chiesa ortodossa russa, tutta la "colpa" di questi sacerdoti africani era che erano rimasti nella posizione ecclesiale canonica a cui lei aveva precedentemente aderito e in cui non ha avuto il coraggio di restare. Ho sentito dire che in conversazioni private si è poi giustificato: "Mi hanno fatto pressioni, sono stato costretto a riconoscere gli scismatici ucraini". Se questo è vero, allora posso consigliarle di imparare il coraggio dai sacerdoti africani, molti dei quali non hanno potuto essere costretti dai suoi collaboratori a cambiare la loro posizione ecclesiale.

Ma a parte la lettera, che i sacerdoti hanno firmato senza alcuna promessa materiale da parte di nessuno, potrebbe ricordare il suo incontro con i sacerdoti del Kenya occidentale nel 2020. Quando hanno espresso i loro sentimenti faccia a faccia a causa del suo riconoscimento degli scismatici ucraini, si è semplicemente ritirato da loro: "Non sono affari vostri, io la so più lunga".

E ora, quando fa finta di non sapere di questa posizione di molti preti africani, e afferma che sono solo corrotti e i che russi li hanno corrotti con promesse materiali, io mi vergogno di lei.

Ecco ciò che io ho effettivamente promesso ai sacerdoti africani nei nostri incontri: "Pensateci bene prima di decidere! Non sarà facile. I greci vi cacceranno fuori dalle chiese, porteranno via tutti gli oggetti di chiesa, vi demonizzeranno nei media, metteranno i parrocchiani contro di voi, e tutto ciò che possono usare contro di voi, lo useranano". Queste sono le promesse che i sacerdoti africani hanno ascoltato da me, e lei ha già iniziato a mettere in pratica queste promesse!

Naturalmente, solo Dio sa cosa c'è nel cuore di una persona, e da quali ragioni è effettivamente guidata. So che c'è una convinzione diffusa tra alcuni vescovi del Patriarcato di Alessandria che ora si deve solo far arrivare più soldi e "il problema sarà risolto". A loro avviso, basta agitare dei soldi sotto il naso dei preti africani e questi torneranno presto da loro.

Quanto a questo, vedremo.

Se tra i sacerdoti africani che sono passati alla Chiesa ortodossa russa ce ne sono davvero alcuni che sono passati solo per l'aspettativa di un guadagno materiale, allora la Chiesa d'Alessandria ci aiuterà a ripulire i nostri ranghi, lasciando solo persone di sani principi. Ma io penso che la maggioranza sia di sani principi. Credo nei preti africani e so che sono in grado di capire le questioni ecclesiali non peggio dei russi e dei greci. Quei vostri vescovi che hanno già tentato senza successo di corrompere alcuni dei nostri sacerdoti lo sanno.

Quando lei afferma inoltre che la Chiesa ortodossa d'Alessandrina "non ha mai coltivato l'etnocentrismo", questa sembra una presa in giro del buon senso e del suo gregge africano. Per capirlo basta guardare la fotografia del Sinodo della Chiesa ortodossa d'Alessandria. La stragrande maggioranza dei suoi vescovi, per una strana coincidenza, è composta da rappresentanti di un piccolo popolo europeo. Lei crede che gli africani non se ne accorgano?

Si potrebbe ancora capire, se aveste iniziato una missione in Africa cinque o dieci anni fa. Ma siete in Africa orientale da ottant'anni. Come è successo che durante tutti questi decenni, quando sorgeva la questione della consacrazione episcopale, nella maggior parte dei casi un greco si rivelava più degno di tutti i rappresentanti dei popoli africani messi insieme? E non si parla più di greci nati in Africa. No, definendovi la "Chiesa di tutta l'Africa" state cercando vescovi non in Africa, ma tra qualcuno che viene dalla Grecia o da Cipro, poco importa che sia nato in un altro continente e non conosca le realtà locali – è comunque più degno ai vostri occhi di una persona nata e cresciuta in Africa. Molti dei vescovi della Chiesa d'Alessandria non vivono nemmeno in Africa dopo la loro chirotonia, ma continuano a vivere in Grecia, visitando le loro diocesi un paio di volte l'anno – e comunque si rivelano ai vostri occhi più degni dell'episcopato di quei monaci pastori africani ortodossi che vivono sempre in Africa. E questo non ha niente a che vedere con l'etnocentrismo? Ma siete seri? Se pensate che questo sembri convincente al vostro gregge africano, allora non lo conoscete molto bene.

Per fare un confronto, date un'occhiata alla Chiesa ortodossa giapponese. È stata creata da missionari russi, ma quanti russi ci sono ora tra i suoi vescovi? Nessuno, sono tutti giapponesi. Se voi non aveste il compito di "custodire l'eredità dell'ellenismo in Africa", se non ci fossero l'etnocentrismo e l'etnofiletismo greco, allora il Patriarcato d'Alessandria avrebbe dovuto arrivare allo stesso risultato molto tempo fa, poiché quasi il cento per cento del suo gregge e dei suoi sacerdoti è composto da africani.

La mia risposta si è già rivelata troppo lunga, ma vorrei commentare un'altra frase dall'appello del patriarca Theodoros. Vale a dire, che "il Patriarcato d'Alessandria continuerà il suo martirio". Qui possiamo essere d'accordo, ma nel senso che tale processo di martirio è ciò che riservate agli africani che non vogliono stare con voi. Quando i rappresentanti della vostra Chiesa hanno bloccato l'accesso all'unico pozzo con acqua pulita nel villaggio di Sokoine, dichiarando che l'accesso all'acqua sarebbe rimasto riservato solo a coloro che continuano a frequentare la chiesa del Patriarcato d'Alessandria, non siete voi che volete organizzare un martirio per gli abitanti del villaggio che hanno deciso di passare alla Chiesa ortodossa russa? E quando nella regione di Mwanza un prete greco ha espulso da scuola i figli di quei preti africani che non volevano seguirvi nello scisma, è anche questo lo stesso "processo di martirio" di cui parlate? Vendicarvi sui figli per la scelta dei loro padri? Molto degno. Sono sicuro che continuerete questo "martirio", o meglio, questo cammino di tormento degli africani. E questo porterà vergogna all'eredità stessa dell'ellenismo che state cercando di proteggere in Africa. Noi daremo ampia pubblicità a tutti i casi in cui perseguitate gli ortodossi africani che non vogliono stare con voi. Così la gente saprà veramente come trattate gli ortodossi africani.

In risposta all'appello rivoltomi dal Patriarca d'Alessandria, vorrei ribadire il recente appello rivoltogli dal Sinodo della Chiesa ortodossa russa: "Invitiamo sua Beatitudine il patriarca Theodoros II di Alessandria e gli arcipastori della santissima Chiesa d'Alessandria ad abbandonare il sostegno allo scisma ucraino e a tornare sulla via canonica per preservare l'unità della santa Ortodossia". [3]

Ebbene, da parte mia, io vorrei invitare il patriarca Theodoros a pentirsi per il peccato di aver riconosciuto lo scisma, e per tutti i suoi peccati ed errori che hanno reso insopportabile la vita di molti ortodossi africani, per tutto il dolore che ha causato a molti credenti in Africa, in Ucraina e in altri luoghi.

Capisco che è improbabile che questi appelli siano ascoltati. Non ci sono segni che il patriarca Theodoros sia pronto ad ammettere la sua responsabilità almeno per qualcosa. La sua posizione è semplice: sono tutti questi russi malvagi e africani avidi ad aver creato problemi, mentre noi, innocenti vescovi greci del Patriarcato d'Alessandria, stiamo subendo un martirio per niente.

Forse questa posizione suona convincente allo stesso patriarca Theodoros, ma non credo che convincerà molti in Africa. Anche tra coloro che, a vario titolo, restano ancora nella Chiesa d'Alessandria.

Comunque sia, la Chiesa ortodossa russa è venuta in Africa su invito degli africani ortodossi e non lascerà qui i suoi nuovi figli. Noi non siamo venuti per combattere con qualcuno, ma per prenderci cura di quelli che hanno scelto la nostra Chiesa per proteggersi dallo scisma. Ne hanno diritto.

P.S.: Dopo che è stata scritta questa risposta, mi hanno inviato messaggi dai media secondo cui "il tribunale del Patriarcato d'Alessandria ha inviato una citazione a comparire presso il tribunale ecclesiastico" a me e a padre Andrej. Questa è una commedia. In realtà, io non ho ricevuto alcuna citazione, e questo è piuttosto notevole, in quanto mostra che i rappresentanti del Patriarcato d'Alessandria non credono in questo tribunale e, a quanto pare, non vogliono che ci presentiamo davvero. Stanno semplicemente mettendo in scena una riproduzione multimediale nel disperato tentativo di impressionare il loro uditorio.

Rispondo ancora una volta: come chierico di un'altra Chiesa, io sono in linea di principio fuori dalla giurisdizione del tribunale del Patriarcato d'Alessandria, anche se questo non fosse in scisma. E dopo che questo è caduto in scisma, ancora di più. Tutte le "censure" degli scismatici contro il clero ortodosso saranno come benedizioni di Dio. E personalmente lo prendo come un segno di riconoscimento del successo dei miei modesti sforzi in Africa. Vostra Beatitudine, per favore, mi mandi le decisioni del suo "tribunale": le appenderò al muro e sorriderò guardandole.

Penso che i chierici del Patriarcato d'Alessandria siano rimasti sorpresi nell'apprendere da questa notizia che, a quanto pare, esiste un tribunale ecclesiastico nella Chiesa d'Alessandria! Mi chiedo quante denunce del clero africano, inviate al patriarca Theodoros riguardo ai vescovi greci, siano state prese in considerazione in questo tribunale? Per quanto ne so, nessuna. Sebbene ci siano state tali denunce, e mi siano note.

Note

[1] https://www.romfea.gr/epikairotita-xronika/48367-o-patriarxis-aleksandreias-kalei-tous-iereis-tis-afrikis-na-min-parasyrontai-foto

[2] https://pravoslavie.ru/126439.html

[3] http://www.patriarchia.ru/db/text/5891370.html

 
Gli Stati Uniti, il Canada e l'Ucraina rifiutano di condannare all'ONU la glorificazione del nazismo

Ci si chiede spesso se la giunta ucraina sia nazista o no. Io sosterrei fortemente che anche se Poroshenko non ha fatto un coming out, facendo un saluto nazista e dichiarando: "io sono un nazista", tutti i segni portano alla conclusione che il regime di Kiev ha le sue radici ideologiche nel passato nazista. L'ultimo esempio di tale "filiazione" si trova in questo evento assolutamente incredibile della scorsa settimana: solo tre paesi - gli Stati Uniti, il Canada e l'Ucraina - hanno votato contro una risoluzione delle Nazioni Unite che condanna la glorificazione del nazismo. L'Unione Europea non ha fatto molto meglio: si è astenuta. Questo sviluppo è così pazzo, così folle, che è importante avere accesso al documento originale che è stato votato.

Ecco il testo integrale della risoluzione:

http://www.mediafire.com/view/94n40m3x00dr355/N1460426.pdf

Ecco il resoconto ufficiale del voto:

http://www.un.org/en/ga/third/69/docs/voting_sheets/L56.Rev1.pdf

Per me, questo è disgustoso oltre ogni immaginazione. Qui abbiamo due paesi che cercano di presentare se stessi come i più pro-israeliani del pianeta (gli Stati Uniti e Canada) e l'Unione Europea, che ha pure approvato leggi che non solo dichiarano illegale la propaganda nazista, ma incarcerano perfino chi osa indagare sull'omicidio di massa degli ebrei da parte dei nazisti (il cosiddetto 'Olocausto'). Eppure questi paesi putativamente anti-nazisti e "democratici" si rifiutano di condannare la glorificazione del nazismo non tanto perché amano particolarmente i nazisti, ma perché vogliono "proteggere" la giunta ucraina. Per quanto riguarda gli stessi ucraini, che hanno sofferto sotto i nazisti più di ogni altro paese o gruppo etnico, hanno rifiutato anche loro di condannare la glorificazione del nazismo. Questo non è solo una beffa verso tutti i loro cosiddetti principi e valori, ma è anche un atto osceno di mancanza di rispetto per i milioni di ucraini assassinati dai nazisti. C'è una cosa buona di tutto questo: mostra in modo chiaro e inequivocabile quanto vero odio nutrano le élite occidentali verso la Russia e quanto questo odio trionfi chiaramente su qualsiasi altra considerazione o valore.

Il disgusto dei russi

Da pochi giorni, o settimane, in realtà, ho visto sempre più segni di disgusto totale dei russi verso l'Occidente. Se, in passato, i diplomatici e politici russi hanno per lo più cercando di presentarsi in modo garbato, ora esprimono apertamente il loro disgusto. Per esempio, ora stanno apertamente dicendo che l'Europa non ha una politica estera o un'opinione, è che l'Europa è solo una colonia servile degli Stati Uniti. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i russi stanno ora dicendo apertamente che tutta questa crisi ucraina era solo un pretesto e che gli Stati Uniti intendono davvero sottomettere la Russia. Putin lo ha detto apertamente la settimana scorsa, aggiungendo che nessuno è mai riuscito a soggiogare la Russia e non ci riusciranno neppure gli Stati Uniti. Questo va oltre le parole: la Russia ha già annunciato che boicotterà il Summit del 2016 sulla sicurezza nucleare. La notizia è trapelata quando i russi hanno informato gli altri membri di questo vertice che la Russia non avrebbe partecipato ai lavori preparatori.

Anche Sergej Lavrov ha fatto un notevole discorso oggi, ma dal momento che il patetico sito del Ministero degli Affari Esteri russo non si è nemmeno preso la briga di fornire una traduzione nello stesso giorno, dovremo attendere prima di poterla postare qui.

Saker

 
Bisogna essere con Cristo anche nei giorni di dolore e persecuzione

il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Foto: news.church.ua

Cristo è la Verità immutabile, e chi è con lui vince sempre, ha detto sua Beatitudine Onufrij nel suo sermone della domenica dopo la Natività di Cristo.

Bisogna sempre essere con Cristo, sia nei giorni di prosperità che in quelli di dolore e persecuzione. Il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina , ha detto nel suo sermone della domenica dopo la Natività di Cristo, il 10 gennaio 2021, dopo la Divina Liturgia nella cattedrale della Dormizione alla Lavra delle Grotte di di Kiev.

Il video dell'omelia del primate è stato pubblicato dal Dipartimento per l'informazione e l'educazione della Chiesa ortodossa ucraina.

Dopo aver parlato ai credenti della fuga del giusto Giuseppe in Egitto con la beata Vergine Maria e il Dio Bambino, sua Beatitudine Onufrij ha esortato i fedeli a essere sempre con Cristo.

"Dovremmo essere con Cristo non solo quando dicono 'Osanna!', quando ci lodano, quando applaudono, ma anche quando dicono 'crocifiggilo'. Essere con Cristo quando Cristo viene biasimato è il dono più grande che una persona possa portare a Dio. Possa il Signore aiutarci, cari fratelli e sorelle, a essere sempre con Cristo, sia nei giorni di prosperità che in quelli di dolore e persecuzione, perché Cristo è immutabile e così è la sua verità. E chi è con lui vince sempre", ha sottolineato il primate della Chiesa ortodossa ucraina.

 
Registrata la Chiesa Ortodossa Russa in Cambogia

il sito sedmitza.ru riporta la notizia della registrazione della Chiesa ortodossa russa nel regno di Cambogia. La registrazione di stato permette l'apertura e la costruzione di chiese ortodosse in Cambogia (finora si sono formate due comunità parrocchiali, una a Phnom Penh - ospitata in questi anni nella cappella dell'ambasciata bulgara, nella foto - e una a Kampong Saon), l'acquisto e la registrazione di proprietà immobiliari a nome nella Chiesa, l'apertura di scuole teologiche, la libertà di predicazione e altro.

 
L'idea della canonicità nell'arte liturgica ortodossa

"La bellezza divina si trasmette a tutto ciò che esiste, ed è la causa dell'armonia e dello splendore in tutto ciò che esiste; come la luce, emette i suoi raggi penetranti su tutti gli oggetti, ed è come se chiamasse a sé tutto ciò che esiste e assemblasse tutto al suo interno". (Pseudo-Dionigi) [1]

Il termine "canonico" in relazione all'arte ortodossa è estremamente problematico. Il suo utilizzo per quanto riguarda la musica ecclesiastica ortodossa sembrerebbe essere stato popolarizzato in Occidente con la pubblicazione in traduzione inglese dei tomi monumentali di Johann von Gardner sul canto ecclesiale russo. [2] Gardner distingue tra canti canonici e non canonici notando che "il termine 'canonico' si riferisce al canto che si compone di melodie contenute nei libri ufficiali di canto liturgico – sia gli antichi manoscritti scritti in notazione non pentagrammatica, sia i libri a stampa con la notazione a pentagramma, stampati dal Santo Sinodo della Chiesa russa. Non fa differenza se queste melodie vengono eseguite nella loro forma originale – o in due, tre o quattro voci; finché la melodia canonica originale viene mantenuta, il canto può essere definito canonico. Al contrario, il canto non canonico è costituito da impostazioni polifoniche liberamente composte da testi liturgici, che, anche se destinati a essere utilizzati nella liturgia, non impiegano melodie canoniche, e in vari altri modi non soddisfano i requisiti posti sul canto liturgico dal Tipico". [3] Gardner osserva poi che negli scritti russi in materia, sono impiegati i termini "ustavnoe penie" e "neustavnoe penie", ma che essi "non sono precisamente definiti"! [4]

Gardner afferma che la categoria del canto non canonico copre, dapprima, "melodie liberamente-composte e le impostazioni libere o armonizzazioni di melodie canoniche che sono state fondamentalmente alterate dal compositore" in primo luogo, e, in secondo luogo, "composizioni paraliturgiche". [5] Mentre una tale categorizzazione potrebbe sembrare a prima vista del tutto ragionevole, e lo è, credo, nel caso del secondo gruppo, il primo gruppo è un po' più problematico. È problematico in quanto evita accuratamente la questione di che cos'è il compositore nella tradizione della Chiesa ortodossa. Se prendiamo come assiomatico che un compositore di canti della Chiesa ortodossa è un contributore anonimo a un corpus di musica ecclesiastica già esistente e storicamente venerabile, tale compositore potrebbe, tuttavia, essere ancora colpevole di "alterare in modo sostanziale" le melodie canoniche, ma il suo anonimato storico lo proteggerebbe da una reazione contemporanea. Inoltre, se tale compositore fa parte del tipo di graduale spostamento che fa in modo che un tipo di canto si evolva da un altro – l'apparizione del canto kondakario nella Russia medievale, o la comparsa del penije serbo sulla base del repertorio bizantino possono servire da esempi – allora può essere accusato, secondo la categorizzazione di Gardner, non di corrompere una singola melodia canonica, ma un intero corpus di canto. Seguendo questa logica, ne consegue che tale corpus di canto sarebbe canonicamente invalido.

Mentre quanto sopra è in qualche modo una reductio ad absurdum, serve a illustrare il problema in modo generale, ed è un punto sul quale tornerò.

Anche se può forse essere evidente, in questo contesto vale la pena ripetere che non c'è mai stata alcuna legislazione vincolante, emessa dalla Chiesa ortodossa nel suo insieme, che vieta il canto della polifonia nei servizi. Tale legislazione dovrebbe assumere la forma di un canone, e inevitabilmente rendere illegale in un colpo solo alcune delle musiche più antiche cantate nel mondo ortodosso, come quella della Chiesa georgiana. Piuttosto, le definizioni di ciò che è accettabile come musica liturgica sono state promulgate come pronunciamenti occasionali e raccomandazioni in reazione alle circostanze particolari. Così il metropolita Melezio (Pigas, in seguito patriarca di Alessandria) nel 1590: "Noi non censuriamo il canto sia monofonico o polifonico, purché sia ​​corretto e decente... Per quanto riguarda il rumore o ronzio degli organi animati (sic), questo lo condanna il filosofo-martire Giustino; e non è mai stato accettato nella Chiesa d'Oriente". [6]

In un'affascinante indagine del canto del monastero delle Grotte di Kiev, presentata alla prima edizione di questo congresso nel 2005, il diacono Dimitri Bolgarsky ha scritto estesamente sull'adozione del canto polifonico come parte della tradizione del monastero. Egli attribuisce questa adozione alla terza fase storica del canto delle Grotte di Kiev, scrivendo che "L'omofonia adottata nella Lavra era una "risposta" al canto a partitura, uno stile di concerto polifonico di origine occidentale, e forniva un contrasto con il canto a partitura per mezzo di diversi principi di base. Le armonizzazioni della Lavra conservavano la base monodica del canto e, in modo corrispondente, conservavano l'essenza spirituale dell'antico canto in un stile "nuovo" (...), in contrasto con lo stile a partitura che aveva sostituito la preghiera cantata con un concerto artistico. I monaci cantori usarono i nuovi mezzi forniti dall'omofonia – l'unisono corale della monodia znamenny divenne l'espressione ideale di unità, in quanto non può denotare la diversità poiché in essa le diverse voci sono unite in una sola voce. La diversità può esistere solo nel canto di diverse parti. Tuttavia, l'unità nella diversità può essere basata su diversi aspetti. Un accordo in un concerto a partitura è un simbolo di armonia che coordina cose separate – ogni voce è autonoma e autosufficiente. L'unità nell'omofonia del canto della Lavra si basa sull'idea del "nucleo" e della "crescita", la raccolta di voci intorno al canto canonico di base. Denota l'unità dell'essenza, obiettivi comuni, l'espressione dello spirito e della qualità dell'unità. Il carattere musicale e di intonazione dell'omofonia, naturalmente, si differenzia dalla intonazione dell'unisono monodico, ma l'interno, il contenuto sacrale del canto, basato sulla Parola sacra, continua la tradizione ininterrotta". [7] Qui, dunque, abbiamo una conferma elaborata della difesa della polifonia canonica da parte di Gardner, nonché una vivace difesa del simbolismo teologico dell'armonia. Queste osservazioni fanno un parallelo alle osservazioni di Yuriy Yasinovsky sull'Irmologio di Leopoli, risalente tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, quando dice "...il manoscritto mostra l'influenza di elementi polacchi latini che sembrano essere combinati con un'opposizione manifesta ad essi, e con la realizzazione della natura ortodossa della cultura nazionale". [8]

Il diacono Dimitri va ancora oltre quando discute il periodo del "barocco ucraino", dalla metà del XVII al XVIII secolo. Egli dice: "L'ideale del barocco ucraino, con la sua nuova serie di valori, corrispondeva fino a un certo punto al tradizionale ideale del monachesimo nella Lavra delle Grotte di Kiev. L'enfasi della nuova visione del mondo era anche una sfida all'ideale ascetico e, di conseguenza, produceva un tipo specifico di melos emotivamente trasformato. Un senso di gioia interiore e di libertà giunse a prevalere nel canto della Lavra. In questo modo, le dinamiche interne divennero più evidenti negli inni quali "Loda, anima mia, il Signore" (Salmo 103), l'Inno dei Cherubini (soprattutto in "Per ricevere il Re dell'universo"), eccetera.

Lavra delle Grotte di Kiev: cupola

Non si può negare che alcune delle caratteristiche di questi inni provenivano dall'influenza dell'estetica barocca, i cui elementi filtravano nella pratica di canto del monastero. Nello stesso modo in cui l'architettura barocca combinava precisione e struttura con un'elaborata varietà di linee e colori, il tessuto melodico dei canti cominciava a percepire la gioia ("l'allegria dello spirito") di comprendere la bellezza della creazione di Dio, che decorava e integrava il canto canonico con una speciale treccia melodica. La tradizione di canto della Lavra è rimasta intatta da alcune caratteristiche del nuovo stile, come le espressioni di improvvisa alterazione, eccitazione e contrasto, ecc., perché questi erano estranei allo spirito monastico". [9] Un tale approccio a questo periodo, negli ultimi anni, è diventato singolarmente fuori moda. Come conciliare "un melos emotivamente trasformato" con la melodia incontaminata dei canti canonici di Gardner? Esattamente come può una "treccia melodica speciale" integrare il canto canonico?

Alcune risposte a queste domande possono essere proposte esaminando alcuni recenti lavori sull'iconografia. In un articolo su "la teologia dell'immagine e l'evoluzione dello stile", il diacono Alexander Musin, nel discutere l'idea di Uspenskij che "la teologia e l'immagine costituiscono un'espressione verbale-figurativa unita della rivelazione", scrive che questo concetto "deve essere definito più precisamente". Egli continua a dire che "L'interrelazione della parola e dell'immagine nella Chiesa è significativa; il soggetto di un'immagine artistica non può essere in contrasto con un testo biblico o dogmatico. Tuttavia, i modi di esprimere il contenuto interiore dell'immagine possono essere diversi e non richiedono le stesse severe normative di carattere terminologico della teologia retorica". [10] C'è un chiaro parallelismo da fare qui con i cambiamenti storici nel canto delle Grotte di Kiev come analizzato in precedenza.

Musin rileva inoltre che "dobbiamo ricordare che una delle caratteristiche della teologia stessa è la capacità fondamentale di esprimere la stessa verità con termini diversi che cambiano a seconda di epoca e cultura", e, dopo aver discusso la lettura di un'icona come una sintesi di intelletto e la contemplazione spirituale, che "(...) il linguaggio dell'icona può sembrare invariabile, perché la sua illeggibilità è superata da una prodezza della volontà umana. Allo stesso tempo, questa lingua è una funzione del tempo, come un linguaggio teologico. Un'immagine religiosa diventa alla fine un'icona attraverso l'accettazione delle immagini da parte della Chiesa durante la sua consacrazione, a prescindere dalla stilizzazione dell'immagine. La funzione della teologia ortodossa è nota per non essere non un regolamento logico della quantità di conoscenza teologica, ma uno sviluppo retorico della Tradizione e della Rivelazione a scopi di 'inculturazione'." [11]

Se si accetta la premessa che "un'immagine religiosa diventa alla fine un'icona attraverso l'accettazione delle immagini da parte della Chiesa, indipendentemente dalla stilizzazione dell'immagine", non è affatto un parallelo esagerato suggerire che la stessa premessa è applicabile alla musica sacra che apparentemente si trova al di fuori dalle norme canoniche come definite, per esempio, da Gardner. Anche in questo caso, Musin dice che "La negazione dell'importanza dell'iconografia, della pittura religiosa e dell'architettura dal XVIII agli inizi del XX secolo per la Chiesa non si basa su una seria analisi teologica di tale arte, ma soprattutto su una negazione personale di alcune influenze positive della cultura europea sulla Chiesa ortodossa in Russia. L'arte religiosa del periodo sinodale sembra essere stata finalmente accolta nella Chiesa come risultato della sua accettazione teologica e della sua pratica di preghiera, poiché corrispondeva in misura piena alle idee e alle esigenze della società in quel momento". [12] Osservazioni analoghe possono essere fatte per quanto riguarda molta iconografia veneziana del XVII secolo [13] o per la tradizione delle icone popolari ucraine del tardo XIX secolo. [14]

decapitazione di Aghia Paraskevi. Michele Damaskinos, XVI secolo

Se si è disposti ad applicare questa logica alla musica del periodo, si può, per così dire, "ri-accogliere in chiesa" un intero corpus di musica, accettandolo come parte della ricca storia delle arti liturgiche della Chiesa ortodossa, ed evitare i pericoli di lanciare anatemi su questo o quell'aspetto della pienezza del nostro patrimonio.

Va inoltre notato che i movimenti di riforma che ora sono spesso molto attivi nelle arti liturgiche in molti paesi sono essi stessi il risultato, in parte, dello stesso processo storico che ha prodotto questo corpus di ciò che è, di fatto, spesso caratterizzato come "cattiva arte liturgica". Senza lo sviluppo della pittura umanistica di icone all'italiana non ci sarebbe alcuna successiva rinascita bizantina, né alcun Petros Sasaki, né alcun Grigorij Krug. Allo stesso modo, senza la sovrapposizione di vari stili polifonici sul corpus monofonico della musica sacra russa, non ci sarebbe stato alcun anto codificato polifonico di corte, né le elaborazioni del genere che si trova in Chajkovskij o Rakhmaninov, e certamente nessun movimento per un ritorno all'estetica liturgica di un periodo precedente. Ciò che questo significa a livello locale è che può essere pericoloso, pastoralmente e spiritualmente, imporre soluzioni radicali – come ho visto fare – nelle situazioni in cui vi è un modus operandi stabilito, o meglio, un modus celebrandi. Dal momento che anche i piccoli cambiamenti si notano, è chiaramente un grande rischio pastorale cambiare l'intero repertorio cantato di una parrocchia in un colpo solo. I riformatori devono essere consapevoli di questo pericolo spirituale, prendere in considerazione la propria responsabilità nel fare tutti i cambiamenti, e tener conto dell'esigenza di stabilità a livello di parrocchia o comunità.

Annunciazione, di padre Grigorij Krug

Questo significa, quindi, che dovremmo permettere alla gente di continuare in modo non illuminato, a sopportare una "cattiva arte liturgica"? La risposta breve è sì, perché i rischi di alienazione spirituale sono grandi. La risposta più lunga è che l'istruzione, intrapresa con delicatezza e con saggezza spirituale, può svolgere un ruolo molto importante.

C'è un altro aspetto in questa domanda. La rimozione di questi repertori "declassati" dall'uso liturgico significa che, anche se hanno servito il culto liturgico ortodosso in passato, ora sono relegati a qualche sorta di museo, cantati forse solo nei concerti, esaminati da studiosi di periodi oscuri e corrotti. Per questo direi che il riformatore deve essere molto attento a ciò che sceglie di riformare e a come lo vuole fare. Le censure di questo tipo sono, fondamentalmente, una questione di gusto, e se operiamo un'imposizione universale del nostro gusto, siamo tanto canonici, o almeno paracanonici, quanto quegli autori e pittori dei quali stiamo cercando di estirpare il lavoro al servizio della Chiesa.

In chiusura, torno al precedente annuncio di reductio ad absurdum e ne suggerisco un altro aspetto. Se dovessimo applicare l'ermeneutica strutturalista al caso del ripristino della monofonia dove la tradizione per gli ultimi secoli è stata quello della polifonia, saremmo costretti ad ammettere che i nostri significanti sono cambiati: così come non possiamo guardare un'icona bizantina nel modo in cui la vedeva chi l'ha fatta, dopo la nostra esperienza collettiva del Rinascimento e delle sue conseguenze, allo stesso modo non possiamo riprodurre il canto znamenny dopo l'esperienza della polifonia come se ne avessimo vissuto la tradizione. Nel "decodificare" il repertorio, siamo inevitabilmente "codificandolo" ancora una volta. È stato, naturalmente, per premunirsi contro questa trasmissione di significato da un significante a un significante, come accade nel linguaggio, che si sono riuniti i Concili ecumenici ed è stato definito il dogma. Le difficoltà incontrate nel far ciò, si sono verificate, ovviamente, spesso proprio a causa della mutevolezza del significato nel linguaggio. Così, quando leggiamo nel 75° Canone del Concilio in Trullo (Quinisesto) del 692 che "Auguriamo a coloro che frequentano la chiesa per il canto di non impiegare grida disordinate e di non forzare la natura a gridare a voce alta, né di imporre a qualsiasi cosa che non sia dignitoso e appropriato a una chiesa" [15], siamo obbligati a chiederci esattamente che cosa, per gli autori di quel canone, avrebbe costituito grida disordinate nel culto liturgico. Poiché le definizioni, per esempio, di consonanza e dissonanza sono variate, e le idee di semplicità e complessità anche nel canto monofonico sono state alterate durante il corso della storia, non possiamo prendere la nostra esperienza, la nostra serie di significanti, e applicarla alla le parole di un tale canone come se questo fosse stato scritto ieri. Il canonista e storico del XII secolo Ioannis Zonaras definì ciò che era inadatto al culto liturgico come "membra effeminate e gorgheggi", e questa frase a sua volta è stata interpretata nel senso di "trilli, e, una variazione o modulazione eccessiva nelle melodie, che assomiglia alle canzoni cantate dalle prostitute". [16]

Se ci si dimentica che lo Spirito Santo opera attraverso la Chiesa, e che i repertori di musica, proprio come le usanze, possono essere assorbiti e fatti propri dalla Chiesa, allora la nostra idea di canonicità è molto spesso solo questo, una nostra idea.

Note

[1] Pseudo-Dionysios, The Divine Names, Paulist Press, Mahwah, NY, 1987, p.76. Questa traduzione, di Glenn E. Curtis, appare in Tatiana Vladyshevskaia: "On the Links between Music and Icon Painting in Mediaeval Rus", in William C. Brumfield e Milos M. Velimirovic, eds, Christianity and the Arts in Russia, , Cambridge University Press, Cambridge 1991

[2] Johann von Gardner, Russian Church Singing Vol. 1: "Orthodox Worship and Hymnography", trad. Vladimir Morosan, SVS, Crestwood, New York, 1980.

[3] Ibid., p.102

[4] Ibid., p. 102, nota 5

[5] Ibid., P.112

[6] I. Malyshevsky, Melety Pigas (Kiev, n.p., 1872) p. 89; traduzione inglese in Morosan, Vladimir, Choral Performance in Pre-Revolutionary Russia, UMI, Ann Arbor/London, 1986, p 40

[7] Dmitri Bolgarsky, "Kievo-Pechersk Chant" in Proceedings of the First International Conference on Orthodox Church Music, ed. Ivan Moody e Maria Takala-Roszczenko, di prossima pubblicazione, Joensuu 2007

[8] Yury Yasinovsky, "The Oldest Copy of the Ukrainian Choral Manuscript of the Staff Notation", in Vizantiya i Vostochnaya Evropa: Liturgicheskie i Muzykal'nye svyazi, Gimnologiya, Vol. 4, Progress-Traditsiya, Mosca, 2003, p. 257 (traduzione leggermente modificata).

[9] Ibid.

[10] Iconofile, X, p.13. Sono molto grato a Kateriina Husso per aver portato questo articolo alla mia attenzione e per aver illuminato la discussione generale sulla questione della canonicità nell'iconografia.

[11] Ibid., P.16

[12] Ibid., P.24

[13] Si veda, in particolare, Kazanaki-Lampa, Maria: Ὀδιγὸς τοῦ Μουσεῖου, Ἐλληνικὸ Ἰνστιτοῦτο Βυζαντινῶν καὶ Μεταβυζαντινῶν Σποθδῶν Βενετὶας, Venezia 2005 e Guida al Museo di Icone e alla Chiesa di San Giorgio dei Greci, Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Post -Bizantini di Venezia, Venezia, 1992.

[14] Uno dei pochi a prendere sul serio queste icone è stato l'etnologo e collezionista Ivan Makarovych Honchar (1911-1993); la sua collezione si trova nel Museo Ivan Honchar a Kiev (vedi http://www.honchar.org.ua/ ). Per un breve resoconto di un ulteriore recente interesse in queste icone, vedere Sedova, Yana, "Ukrainian American collector brings folk icons into the spotlight", in The Ukrainian Weekly, 24 dicembre 2000, n 52, vol. LXVIII. Disponibile online all'indirizzo http://www.ukrweekly.com/Archive/2000/520024.shtml

[15] Il testo greco completo del Canone recita:

Κανὼν ΟΕ´ (75) τῆς ϛ´ Οἰκουμενικῆς Συνόδου

Τοὺς ἐπὶ τῷ ψάλλειν ἐν ταῖς Ἐκκλησίαις παραγινομένους, βουλόμεθα, μήτε βοαῖς ἀτάκτοις κεχρῆσθαι, καὶ τὴν φύσιν πρὸς κραυγὴν ἐκβιάζεσθαι, μήτε τι ἐπιλέγειν τῶν μὴ ἐκκλησίᾳ ἁρμοδίων τε καὶ οἰκείων· ἀλλὰ μετὰ πολλῆς προσοχῆς, καὶ κατανύξεως τὼς τοιαύτας ψαλμῳδίας προσάγειν τῷ τῶν κρυπτῶν ἐφόρῳ Θεῷ. «Εὐλαβεῖς γὰρ ἔσεσθαι τοὺς υἱοὺς Ἰσραήλ» (Λευϊτ. ιε´, 30), τὸ ἱερὸν ἐδίδαξε λόγιον.

[16] Cfr http://users.forthnet.gr/ath/frc/75th.html

 
La ragione teologica per cui avvengono i massacri con armi da fuoco

Ancora un altro massacro con armi da fuoco è avvenuto negli Stati Uniti, questa volta in una chiesa, e ha coinvolto dei bambini. Viviamo in un momento di risveglio spirituale, ma questo risveglio è quello dei demoni di Satana, che dal 1914 sono venuti dal mondo sotterraneo a una velocità crescente, dopo l'invito dell'uomo moderno a riempire il vuoto lasciato dal suo abbandono sempre più accelerato della fede. Per i demoni, tutto ciò che appartiene a Cristo deve essere distrutto e distrutto, poiché la presenza di Cristo li spinge a una rabbia distruttiva. Questo è ciò che succede a ogni massacro con armi da fuoco. Per contrastare Satana e i suoi servi, dobbiamo avere un senso mistico. Cosa significa questo?

Per senso mistico, o misticismo, non intendiamo le fantasie occultiste o esoteriste, che sono sempre frutto di viaggi per auto-compensare il proprio ego, e il risultato di immaginazioni decadute. Intendiamo la conoscenza concreta di Dio che viene dalla vita spirituale. Pertanto, questo senso mistico non ha nulla a che vedere con il moralismo o puritanesimo, che è causato proprio dall'assenza di vita spirituale. Infatti, nei tempi moderni il moralismo / puritanesimo è degenerato anche dalla ricerca di una falsa pulizia interna fino alla ricerca della purezza esteriore, come nel movimento "verde" con il suo fanatismo per la correttezza politica e le sue cacce alle streghe contro chi non è "verde" .

Lo stesso fanatismo puritano sta dietro l'attuale campagna di accuse di molestie sessuali, fatta principalmente nei paesi ex-protestanti degli USA e del Regno Unito. Chiunque può fare tali accuse, la maggior parte delle quali non potrà mai essere dimostrata. Naturalmente, questo non significa che molti produttori di Hollywood e politici del Regno Unito non siano colpevoli di tali molestie. Si è sempre saputo che attori e attrici nel teatro e poi nel cinema e a Hollywood lavorano in gran parte attraverso la prostituzione. Lo stesso vale per i politici. Coloro che cercano il potere – e lo ottengono – amano lo sfruttamento sessuale. Il senso mistico di cui abbiamo bisogno per resistere a Satana non può venire da una tale amoralità, né dal moralismo.

Può provenire solo dalla nostra esperienza del Dio vivente, il solo che ci rivela la consapevolezza del nostro destino personale, la volontà di Dio per ciascuno di noi. Il senso mistico non significa fede nei nostri sé peccaminosi, ma fede nella Provvidenza Divina, l'esperienza che il Dio incarnato è sia trascendente sia immanente. Dio non è di questo mondo, ma è in questo mondo. Quelli che non sono né di questo mondo né in esso, sono i filosofi disincarnati della scuola di Parigi, poiché sono semplici sognatori, non teologi. Quelli che sono sia del mondo, sia in esso, sono i moralisti che considerano gli edifici della Chiesa più importanti delle persone, poiché sono semplici amministratori, non leader spirituali.

Ora, i filosofi nascono dall'eresia cattolica romana, mentre i moralisti nascono dall'eresia protestante. Ciò significa che noi nella Chiesa con la nostra teologia, l'esperienza del Dio vivente per mezzo dello Spirito Santo, siamo immuni? Ovviamente no. Per esempio, ci sono gli intellettuali liberali / filosofi / accademici, che sono invariabilmente filo-cattolici. Ci basta solo pensare ai filosofi di Parigi e ai loro discepoli ecumenisti negli Stati Uniti, al Fanar e a Mosca. D'altra parte, ci sono i moralisti conservatori, che sono invariabilmente filo-protestanti. Ci basta solo pensare ai movimenti moralisti greci, puritani, nazionalisti e noiosi come Zoi e Sotir.

La Chiesa vive una vita indipendente dalle influenze secolari quali il cattolicesimo e il protestantesimo. Noi confessiamo il cristianesimo ortodosso, formulato patristicamente nel Credo Niceno, espressamente respinto dal cattolicesimo / protestantesimo, che sono solo le parti massimalista e minimalista dell'identico errore del razionalismo. Naturalmente, quelli che si trovano sulle frange spirituali della Chiesa (qualunque rango possano avere, sono ancora spiritualmente di frangia) sono in errore. Lasciate che lo siano. Noi nella Chiesa continueremo ad andare avanti, traendo la nostra vita dallo Spirito Santo, che ci dà l'esperienza e la conoscenza del Dio vivente, portato a noi attraverso la sua Provvidenza e quindi il nostro senso mistico e la teologia.

 
170 chierici hanno ora lasciato la Chiesa d'Alessandria per la Chiesa ortodossa russa

chierici della Chiesa ortodossa russa in Africa. Foto: t.me/s/exarchleonid

Il metropolita Leonid non ricorda un'umiliazione simile a quella perpetrata dal Patriarcato d'Alessandria contro il clero che si è unito alla Chiesa ortodossa russa.

In un'intervista a Interfax-religion, l'esarca patriarcale per l'Africa, il metropolita Leonid di Klin, ha affermato che circa 160-170 chierici si sono già trasferiti alla Chiesa ortodossa russa dal Patriarcato d'Alessandria in Africa.

"Il numero approssimativo di chierici che si sono uniti alla Chiesa ortodossa russa è ora tre le 160 e le 170 persone. Ma capiamo che dietro a tante cifre ci sono, in primis, persone viventi con cui lavoriamo sul posto. Non hanno mai sentito il patriarca d'Alessandria spiegare perché avesse riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"; ci sono state solo scuse del tipo "decideremo tutto noi". In uno dei paesi africani, quando è stato chiesto direttamente di fare luce sulla situazione, il patriarca Theodoros non ha esitato a rispondere: 'Non sono affri vostri, questo è tra me e il patriarca Kirill'," ha detto il metropolita Leonid.

L'esarca della Chiesa ortodossa russa ha aggiunto di essere rimasto colpito dall'indifferenza dell'episcopato alessandrino nei confronti del proprio gregge in Africa; in alcuni paesi i fedeli erano completamente abbandonati. Inoltre, il metropolita Leonid non ricorda un'umiliazione simile a quella perpetrata dal Patriarcato d'Alessandria contro i chierici passati alla Chiesa ortodossa russa.

"Mi ha colpito la mancanza di condizioni per la vita ortodossa nel senso in cui siamo abituati a vederla in Russia. In alcuni paesi i fedeli sono assolutamente abbandonati. I vescovi li visitano un paio di volte all'anno, ma sono per lo più basati nella loro patria, la Grecia. Secondo le statistiche, solo pochi vescovi neri sono stati recentemente ordinati, ma questo è successo, tenete a mente, per la prima volta negli ultimi decenni!" ha detto l'esarca della Chiesa ortodossa russa.

"Molte cose che vorremmo incontrare sul posto: programmi sociali, umanitari, educativi – non solo non esistono, ma gli alessandrini aggravano ancora la situazione, privando i fedeli di un riparo, espellendo dalle loro case i sacerdoti che vengono da noi, espellendo i bambini da scuola, privandoli dell'istruzione, bloccando l'acqua in alcune parrocchie. Ho visto molte cose nella mia vita e sono sopravvissuto a più di una guerra, ma non ricordo una tale umiliazione della popolazione indigena dato che non ci sono ostilità – non voglio usare la parola 'genocidio'," ha aggiunto il metropolita Leonid.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, la Chiesa ortodossa russa ha affermato che l'istituzione dell'Esarcato in Africa è un tentativo di proteggere gli ortodossi dallo scisma.

 
Dichiarazione assolutamente cruciale del Ministro degli Esteri Lavrov

Nota: Alla fine, il Ministero degli Esteri russo ha trovato il tempo, l'energia e il personale per tradurre questa importantissima dichiarazione. L'hanno anche pubblicata (grazie a Jonathan Jarvis per avermelo fatto notare!). E se avete percepito irritazione da parte mia, avete ragione – io sono frustrato a vedere quanto sono incompetenti i russi in qualsiasi cosa relativa alle informazioni pubbliche. Comunque, ho messo in grassetto quelle che io considero le affermazioni più importanti fatte da Lavrov quel giorno. Vorrei solo aggiungere quanto segue:

1) Lavrov è considerato uno molto "moderato" e il suo linguaggio è sempre stato strettamente diplomatico. Così, quando leggete Lavrov, immaginate soltanto che cosa stiano pensando negli altri ministeri russi.

2) Lavrov non fa mistero del suo punto di vista sugli Stati Uniti e sui loro piani per il futuro del nostro pianeta. Quando  leggete le sue parole, provate a immaginare che cosa prova e pensa un Neocon americano e vedrete immediatamente perché le élite americane odiano e temono la Russia.

3) Infine, Lavrov ammette apertamente che la Russia e la Cina hanno forgiato un'alleanza strategica a lungo termine (dimostrando quanto sbagliavano tutti i pessimisti che predicevano che la Cina avrebbe pugnalato i russi alla schiena). Questo è, direi, il più importante sviluppo strategico negli ultimi dieci anni.

4) Infine, notate il chiaro disprezzo che Lavrov ha per un "Occidente" pseudo-cristiano, che non osa parlare in difesa dei cristiani perseguitati, nega le proprie radici, e non rispetta nemmeno le proprie tradizioni.

Amici, ciò a cui stiamo assistendo sotto ai nostri occhi non è una dichiarazione meschina circa l'Ucraina o le sanzioni, è l'ammissione da parte di Lavrov di un fondamentale "scontro di civiltà", ma non tra qualche "Occidente cristiano" totalmente immaginario e l'Islam, ma tra Russia Cristiana e l'Occidente post-cristiano.

La Russia non ha voluto questo conflitto. La Russia ha fatto tutto quanto era in suo potere per impedirlo. Ma l'Occidente ha lasciato la Russia senza scelta e la Russia ora dichiara apertamente la sua volontà di combattere e prevalere.

Saker

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Intervento del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov alla XXII Assemblea del Consiglio per la politica estera e difensiva (Совет по внешней и оборонной политике – СВОП), Mosca, 22 novembre 2014

Sono felice di essere a questa Assemblea annuale del Consiglio per la politica estera e difensiva. È sempre un grande piacere per me incontrare le persone e sentire il potenziale intellettuale, che consente al Consiglio, ai suoi leader e rappresentanti di rispondere agli sviluppi globali e di analizzarli. La loro analisi è sempre libera da ogni isteria, e i suoi membri offrono argomentazioni fondate e solide, facendo un passo indietro, dal momento che i prigionieri degli eventi difficilmente possono adottare un punto di vista imparziale. Noi siamo inevitabilmente influenzati dagli sviluppi, e questo rende le vostre osservazioni, analisi, discorsi e suggerimenti di valore ancor maggiore per noi.

Per quanto ne so, l'Assemblea di quest'anno si concentrerà sulle prospettive per accelerare la crescita interna in Russia. Non c'è dubbio che gli sforzi concertati da parte della nostra società nel suo insieme per favorire lo sviluppo economico, sociale e spirituale globale siano un requisito fondamentale per rendere sostenibile il futuro della Russia. Detto questo, in virtù dei miei doveri professionali, devo concentrarmi sulle questioni di politica estera, che sono ancora rilevanti per il lavoro dell'Assemblea, dal momento che in questo mondo interconnesso, globalizzato, è impossibile isolare lo sviluppo interno dal mondo esterno. Il presidente della Russia Vladimir Putin ha fornito un'analisi dettagliata degli sviluppi internazionali in occasione della riunione del Club Valdai a Sochi, così come nelle sue interviste durante il suo viaggio in Asia. Per questo motivo, non voglio offrire osservazioni concettuali, perché è già stato detto tutto. Tuttavia, vorrei condividere con voi alcune considerazioni sulla base dei nostri sforzi di politica estera giorno per giorno. Non è mia intenzione offrire una visione completa e chiara, dal momento che in questa fase tutte le previsioni sono provvisorie, chiunque le faccia. Inoltre, i diplomatici cercano di influenzare gli sviluppi mentre questi hanno luogo, non di contemplarli.

Naturalmente, inizierò con l'Ucraina. Molto prima che il paese fosse gettato nella crisi, c'era una sensazione nell'aria che le relazioni della Russia con l'Unione Europea e con l'Occidente stavano per raggiungere il loro momento della verità. Era chiaro che non potevamo più continuare a gettare nel dimenticatoio i problemi nelle nostre relazioni e che bisognava fare una scelta tra un vero e proprio partenariato o, come dice il detto biblico, "rompere i vasi". È ovvio che la Russia ha optato per la prima alternativa, mentre purtroppo i nostri partner occidentali hanno preferito la seconda, consapevolmente o no. In realtà, sono andati tutti in Ucraina a sostenere gli estremisti, abdicando così ai propri principi di cambiamento democratico di regime. Che cosa ne è venuto fuori è stato un tentativo di giocare al pollo con la Russia, per vedere chi si impaurisce per primo. Come dicono i bulli, volevano che la Russia facesse "la figura del pollo" (non trovo una termine migliore per descriverla), per costringerci a ingoiare l'umiliazione dei russi e della gente di madrelingua russa in Ucraina.

L'onorevole Leslie Gelb, che conoscete fin troppo bene, ha scritto che l'accordo di associazione dell'Ucraina con l'Unione Europea non aveva nulla a che fare con un invito all'Ucraina ad aderire all'Unione Europea, ma mirava a breve termine a impedirle di aderire all'Unione Doganale. Questo è ciò che ha detto una persona imparziale. Quando hanno deliberatamente deciso di seguire il percorso dell'escalation in Ucraina, hanno dimenticato molte cose, e avevano una chiara comprensione di come tali mosse sarebbero state viste in Russia. Hanno dimenticato il consiglio di, diciamo, Otto von Bismarck, che aveva detto che denigrare i milioni di cittadino del popolo grande russo sarebbe stato il più grande errore politico.

Il presidente Vladimir Putin ha detto l'altro giorno che nessuno nella storia è ancora riuscito a sottomettere la Russia alla sua influenza. Questa non è una valutazione, ma un dato di fatto. Ma è stato fatto questo tentativo per placare la sete di espandere lo spazio geopolitico sotto il controllo occidentale, per una paura mercantile di perdere il bottino di quella che dall'altra parte dell'Atlantico si erano persuasi da soli che fosse stata la vittoria nella guerra fredda.

Il lato positivo della situazione di oggi è che tutto si è collocato al proprio posto e il calcolo dietro le azioni dell'Occidente è stato svelato, nonostante la sua disponibilità dichiarata di costruire una comunità sicura, una casa comune europea. Per citare (il cantante/cantautore) Bulat Okudzava, "Il passato sta diventando sempre più chiaro". La chiarezza è sempre più tangibile. Oggi il nostro compito non è solo di fare chiarezza nel passato (anche se questo deve essere fatto), ma soprattutto, di pensare al futuro.

I discorsi sull'isolamento della Russia non meritano seria discussione. Non ho bisogno di soffermarmi su questo punto davanti a questo pubblico. Naturalmente, possono danneggiare la nostra economia, e il danno è stato fatto, ma solo per fare del male a coloro che stanno prendendo misure adeguate e, cosa altrettanto importante, distruggendo il sistema di relazioni economiche internazionali, sui quali principi si fonda la nostra economia. Precedentemente, quando si applicavano sanzioni (io lavoravo presso la missione russa alle Nazioni Unite, in quel momento) i nostri partner occidentali, discutendo della Corea del Nord, dell'Iran e di altri stati, dicevano che era necessario formulare le restrizioni in modo tale da mantenerle entro limiti umanitari e non causare danni alla sfera sociale e all'economia, e mirare selettivamente solo all'elite. Oggi è tutto il contrario: i leader occidentali dichiarano pubblicamente che le sanzioni dovrebbero distruggere l'economia e innescare proteste popolari. Quindi, per quanto riguarda l'approccio concettuale per l'uso di misure coercitive l'Occidente dimostra inequivocabilmente che non si limita a cercare di cambiare la politica russa (cosa di per sé illusoria), ma cerca di modificarne il regime – e praticamente nessuno lo nega.

Il presidente Vladimir Putin, parlando di recente con i giornalisti, ha detto che i leader occidentali di oggi hanno un orizzonte di programmazione limitato. Di fatto, è pericoloso quando si prendono decisioni sui problemi fondamentali dello sviluppo del mondo e dell'intera umanità sulla base di brevi cicli elettorali: negli Stati Uniti il ciclo è di due anni, oltre a ogni volta in cui si deve pensare o fare qualcosa per vincere voti. Questo è il lato negativo del processo democratico, ma non possiamo permetterci di ignorarlo. Non possiamo accettare la logica in cui ci viene detto di dimetterci, rilassarci e dare per scontato che tutti devono soffrire perché ci sono elezioni negli Stati Uniti ogni due anni. Questo non è giusto. Non ci rassegniamo a questo perché la posta in gioco è troppo alta per la lotta contro il terrorismo, le minacce della proliferazione delle armi di distruzione di massa e molti conflitti sanguinosi il cui impatto negativo va ben al di là del quadro degli stati e delle regioni corrispondenti. Il desiderio di fare qualcosa per ottenere vantaggi unilaterali o per accattivarsi l'elettorato prima di un'altra elezione conduce al caos e alla confusione nelle relazioni internazionali.

Sentiamo ripetere quotidianamente il mantra che Washington è consapevole della propria esclusività e del suo dovere di sopportare questo peso, di guidare il resto del mondo. Rudyard Kipling ha parlato del "fardello dell'uomo bianco." Spero che non sia questo ciò che spinge gli americani. Il mondo di oggi non è bianco o nero, ma multicolore ed eterogeneo. La leadership in questo mondo può essere garantita non convincendo se stessi di un 'esclusività e di un dovere dato da Dio di essere responsabili peri tutti, ma solo con la capacità e l'abilità nella formazione di un consenso. Se i partner statunitensi impegnassero il loro potere verso questo obiettivo, questo sarebbe di valore inestimabile, e la Russia li aiuterebbe attivamente.

Tuttavia, finora, le risorse amministrative degli Stati Uniti continuano a operare solo nel quadro della NATO, e anche lì con forti riserve, e il suo mandato non si estende oltre l'Alleanza nord-atlantica. Una prova di questo è il risultato dei tentativi statunitensi di far seguire alla comunità mondiale la propria linea in connessione alle sanzioni e ai principi anti-russi. Ne ho parlato più di una volta e abbiamo ampia prova del fatto che gli ambasciatori e gli inviati americani in tutto il mondo cercano incontri al più alto livello per sostenere che i paesi corrispondenti sono tenuti a punire la Russia insieme a loro oppure ad affrontarne le conseguenze. Questo viene fatto in tutti i paesi, compresi i nostri alleati più stretti (questo la dice lunga sul tipo di analisti che ha Washington). La stragrande maggioranza degli stati con i quali abbiamo un dialogo continuo, senza alcuna restrizione e l'isolamento, come vedete, apprezza il ruolo indipendente della Russia sulla scena internazionale. Non perché sono contenti quando qualcuno sfida gli americani, ma perché si rendono conto che l'ordine del mondo non sarà stabile se a nessuno è permesso di dire la propria (anche se privatamente la stragrande maggioranza esprime la propria opinione, non vogliono farlo pubblicamente per paura di rappresaglie da parte di Washington).

Molti analisti ragionevoli capiscono che c'è un divario crescente tra le ambizioni globali del governo degli Stati Uniti e le reali potenzialità del paese. Il mondo sta cambiando e, come è sempre accaduto nella storia, a un certo punto l'influenza e la potenza di qualcuno raggiunge il proprio picco e poi qualcuno comincia a svilupparsi in modo ancora più rapido ed efficace. Si dovrebbe studiare la storia e procedere da basi reali. Le sette economie in via di sviluppo guidate dai BRICS hanno già un PIL maggiore del G7 occidentale. Si dovrebbe procedere dai fatti della vita, e non da un malinteso senso della propria grandezza.

È diventato di moda sostenere che la Russia sta conducendo una sorta di "guerra ibrida" in Crimea e in Ucraina. Si tratta di un termine interessante, ma vorrei applicarlo soprattutto agli Stati Uniti e alla loro strategia di guerra – è veramente una guerra ibrida non finalizzata tanto a sconfiggere il nemico militarmente quanto al cambiare i regimi negli stati che perseguono una politica che non piace a Washington. Comporta l'uso di pressioni finanziaria ed economiche, attacchi informatici, servendosi come intermediari di altri sul confine dello stato corrispondente e naturalmente di informazioni e di pressione ideologica attraverso organizzazioni non governative finanziate dall'esterno. Non è un processo ibrido diverso da quello che noi chiamiamo guerra? Sarebbe interessante discutere il concetto di guerra ibrida per vedere chi la sta conducendo e se si tratta solo di "omini verdi".

A quanto pare la cassetta degli attrezzi dei nostri partner americani, che sono diventati abili a usarla, è molto più grande.

Nel tentativo di stabilire la loro preminenza nel momento in cui stanno emergendo nuovi centri di potere economico, finanziario e politico, gli americani provocano contrasto in linea con la terza legge di Newton e contribuiscono alla nascita di strutture, meccanismi e movimenti che cercano alternative alle ricette americane per risolvere i problemi urgenti. Non mi riferisco all'antiamericanismo, e ancora meno alla formazione di coalizioni mirate contro gli Stati Uniti, ma solo al desiderio naturale di un numero crescente di paesi di proteggere i propri interessi vitali e di farlo nel modo che ritengono giusto, e non quello che viene loro dettato "da oltre lo stagno". Nessuno si metterà a fare giochi antiamericani solo per fare dispetto agli Stati Uniti. Siamo di fronte a tentativi di uso extra-territoriale della legislazione statunitense, al rapimento dei nostri cittadini, nonostante i trattati esistenti con Washington in base al quale questi problemi devono essere risolti attraverso l'applicazione della legge e degli organi giudiziari.

Secondo la loro dottrina della sicurezza nazionale, gli Stati Uniti hanno il diritto di usare la forza, sempre e ovunque, senza necessariamente chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per l'approvazione. Una coalizione contro lo Stato Islamico è stata costituita all'insaputa del Consiglio di Sicurezza. Ho chiesto al segretario di Stato John Kerry perché non sono andati per questo fine al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Mi ha detto che se l'avessero fatto, avrebbero dovuto convalidare in qualche modo lo stato del presidente siriano Bashar al-Assad. Naturalmente avrebbero dovuto farlo, perché la Siria è uno Stato sovrano ed è ancora un membro delle Nazioni Unite (nessuno l'ha esclusa dai membri delle Nazioni Unite). Il segretario di Stato ha detto che sarebbe stato sbagliato perché gli Stati Uniti sono in lotta contro il terrorismo e il regime di al-Assad è il fattore più importante che galvanizza i terroristi di tutto il mondo ed agisce come una calamita attirarli a questa regione nel tentativo di rovesciare il regime siriano.

Ritengo che questa sia una logica perversa. Se stiamo parlando di precedenti (gli Stati Uniti hanno una giurisprudenza basata sui precedenti), vale la pena ricordare il disarmo chimico in Siria, quando il regime di Assad era un partner del tutto legittimo degli Stati Uniti, della Russia, dell'OPCW e altri. Gli americani mantengono colloqui anche con i talebani. Ogni volta che gli Stati Uniti hanno la possibilità di beneficiare di qualcosa, agiscono in modo molto pragmatico. Io non sono sicuro del perché questa posizione ideologicamente guidata abbia preso il sopravvento questa volta e gli Stati Uniti abbiano scelto di credere che Assad non può essere un partner. Forse, questa non è tanto un'operazione contro lo Stato islamico quanto un tentativo di spianare la strada per far cadere al-Assad, con il pretesto di un'operazione antiterrorismo.

Francis Fukuyama ha scritto recentemente il libro Ordine politico e decadimento politico, in cui sostiene che l'efficienza della pubblica amministrazione negli Stati Uniti è in declino e le tradizioni di governance democratica sono gradualmente sostituite da metodi di dominio feudale. Questo succede quando qualcuno vive in una casa di vetro e lancia pietre.

Tutto questo sta accadendo tra le crescenti sfide e i problemi del mondo moderno. Stiamo assistendo ad un "braccio di ferro" continuo in Ucraina. Si stanno preparando problemi al confine sud dell'UE. Non credo che i problemi del Medio Oriente e del Nord Africa se ne andranno via da soli. L'UE ha formato una nuova commissione. Sono emersi nuovi attori stranieri, che dovranno affrontare una lotta seria riguardo a dove inviare le loro risorse di base: o per il mantenimento di schemi sconsiderati in Ucraina, Moldova, ecc, nell'ambito del partenariato orientale (come sostenuto da una minoranza aggressiva nell'UE), oppure per ascoltare i paesi dell'Europa meridionale e concentrarsi su ciò che sta accadendo dall'altra parte del Mediterraneo.

Si tratta di una questione importante per l'UE.

Finora, non sembrano guidati da problemi reali, ma piuttosto dal desiderio di afferrare rapidamente beni da un suolo appena smosso. Questo è deplorevole. L'esportazione di rivoluzioni – siano esse democratiche, comuniste o di altro tipo – non porta nulla di buono.

Le strutture statali, pubbliche e di civiltà sono in realtà disintegrando in Medio Oriente e Nord Africa. L'energia distruttiva rilasciata nel processo può bruciare stati che si trovano ben oltre questa regione. I terroristi (incluso lo Stato Islamico) pretendono uno status di nazione. Inoltre, stanno già cominciando a creare enti parastatali locali che si occupano di lavoro amministrativo.

In tale contesto, le minoranze, tra cui i cristiani, sono bandite. In Europa, parlare di questi problemi non è considerato politicamente corretto. Si vergognano quando all'OSCE li invitiamo a fare qualcosa insieme per questo problema. Si chiedono perché dovremmo concentrarci specificamente dei cristiani? E perché questo dovrebbe essere speciale? L'OSCE ha tenuto una serie di eventi dedicati a mantenere vive le memorie dell'Olocausto e delle sue vittime. Alcuni anni fa, l'OSCE ha iniziato a svolgere eventi contro l'islamofobia. Noi offriremo un'analisi dei processi che portano alla cristianofobia.

Il 4-5 dicembre, le riunioni dei ministri dell'OSCE si terranno a Basilea, dove presenteremo la proposta. La maggior parte degli Stati membri dell'UE elude questo argomento, perché si vergogna a parlarne. Così come si vergognavano di includere in quella che allora era la Costituzione europea elaborata da Valery Giscard d'Estaing una frase che l'Europa ha radici cristiane.

Se non ricordi o non rispetti le tue radici e tradizioni, come potrai rispettare le tradizioni e i valori di altre persone? Questa è logica semplice. Confrontando quello che sta accadendo oggi in Medio Oriente con un periodo di guerre di religione in Europa, il politologo israeliano Avineri ha detto che è improbabile che le attuali turbolenze finiscano con quello che intende l'Occidente quando parla di "riforme democratiche".

Il conflitto arabo-israeliano è destinato a morte certa. È difficile giocare su più scacchiere alla volta. Gli americani stanno cercando di ottenere questo risultato, ma per loro non funziona. Nel 2013, hanno impiegato nove mesi per risolvere il conflitto israelo-palestinese. Non voglio entrare nei motivi, che sono noti, ma hanno fallito anche in questo. Ora, hanno chiesto più tempo per cercare di realizzare alcuni progressi entro la fine del 2014, in modo che i palestinesi non vadano alle Nazioni Unite a firmare lo Statuto della Corte penale internazionale, ecc. Improvvisamente, è emerso che i negoziati sull'Iran sono in corso. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha buttato da parte la Palestina per concentrarsi sull'Iran.

Il segretario di Stato americano John Kerry e io abbiamo accettato di parlare di questo argomento qualche tempo prima. È importante capire che non si può tenere il problema dello Stato palestinese totalmente congelato per sempre. La sua mancata risoluzione per quasi 70 anni è stato uno dei principali argomenti di coloro che reclutano estremisti nei loro ranghi; "non c'è giustizia: si è promesso di creare due stati; quello ebraico è stato creato, ma non potranno mai creare uno stato arabo". Utilizzati in una strada araba affamata, questi argomenti suonano abbastanza plausibili, e cominciano a chiedere una lotta per la giustizia con altri metodi.

Il presidente russo Vladimir Putin, durante la riunione al Club Valdai di Sochi, ha detto che abbiamo bisogno di una nuova versione dell'interdipendenza. Questa è stata una dichiarazione di grande attualità. Le principali potenze devono tornare al tavolo dei negoziati e concordare un nuovo quadro che tenga conto degli interessi legittimi di base di tutte le parti principali (non posso dire come dovrebbe essere chiamato, ma dovrebbe essere basato sulla Carta delle Nazioni Unite), per concordare ragionevoli restrizioni autoimposte e una gestione dei rischi collettiva in un sistema di relazioni internazionali sostenute da valori democratici. I nostri partner occidentali promuovono il rispetto per lo Stato di diritto, la democrazia e l'opinione di minoranza all'interno dei paesi, mentre non difendono gli stessi valori negli affari internazionali. Questo lascia alla Russia un ruolo di pioniere nel promuovere la democrazia, la giustizia e il diritto internazionale. Un nuovo ordine mondiale non può che essere policentrico e deve riflettere la diversità delle culture e delle civiltà nel mondo di oggi.

Siete consapevoli dell'impegno della Russia a garantire l'indivisibilità della sicurezza negli affari internazionali e a sostenerla nel diritto internazionale. Non mi dilungherò su questo.

Vorrei sostenere il punto fatto da vostro Consiglio, la Russia non riuscirà a diventare una potenza grande, di successo e fiduciosa del XXI secolo senza sviluppare le sue regioni orientali. Sergej Karaganov è stato tra i primi a concettualizzare questa idea, e sono pienamente d'accordo. Portare la relazioni della Russia con i paesi dell'Asia e del Pacifico a un nuovo livello è una priorità assoluta. La Russia ha lavorato in questo senso nel corso della riunione dell'APEC a Pechino e al forum del G20. Continueremo a muoverci in questa direzione nel nuovo ambiente creato dal prossimo lancio dell'Unione Economica Eurasiatica il 1 gennaio 2015.

Siamo stati trattati come "subumani". Per oltre un decennio, la Russia ha cercato di stabilire rapporti di partnership con la NATO attraverso la CSTO (ОДКБ). Questi sforzi non sono stati solo per mettere la NATO e la CSTO "nella stessa lega". Di fatto, la CSTO si concentra sulla cattura di spacciatori di droga e migranti illegali in tutto il confine con l'Afghanistan, e l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico è la spina dorsale delle forze di sicurezza internazionali, che, tra le altre cose, avevano il compito di combattere la minaccia del terrorismo e di eliminare i suoi programmi di finanziamento, che prevedono il traffico di droga. Abbiamo provato di tutto: abbiamo supplicato e poi preteso un contatto in tempo reale, in modo che una volta che la NATO rileva una carovana trasporto di stupefacenti e non è in grado di fermarla, ci avverta attraverso il confine, in modo che questa carovana possa essere intercettata dalle forze della CSTO. Hanno semplicemente rifiutato di parlare con noi. Nelle conversazioni private, i nostri  sostenitori della NATO (e in realtà li definisco così in modo positivo) ci hanno detto che l'alleanza non può visualizzare la CSTO come partner paritario per motivi ideologici. Fino a poco tempo fa, abbiamo visto lo stesso atteggiamento condiscendente e arrogante per quanto riguarda l'integrazione economica eurasiatica. E questo, nonostante il fatto che i paesi che intendono aderire all'Unione Economica Eurasiatica abbiano tra loro molto più in comune in termini di economie, storia e cultura rispetto a molti stati membri dell'UE. Questa unione non intende creare barriere con alcuno. Abbiamo sempre sottolineato come questa unione dovrebbe essere aperta. Credo fermamente che possa dare un contributo significativo alla costruzione di un ponte tra Europa e Asia del Pacifico.

Non posso non menzionare il partenariato globale della Russia con la Cina. Sono state prese importanti decisioni bilaterali, aprendo la strada ad un'alleanza energetica tra la Russia e la Cina. Ma c'è di più. Ora possiamo anche parlare dell'alleanza tecnologia emergente tra i due paesi. Il tandem della Russia con Pechino è un fattore cruciale per garantire la stabilità internazionale e almeno un certo equilibrio nelle questioni internazionali, oltre a garantire lo stato di diritto internazionale. Faremo pieno uso delle nostre relazioni con l'India e il Vietnam, partner strategici della Russia, così come i paesi dell'ASEAN. Siamo aperti anche ad ampliare la cooperazione con il Giappone, se i nostri vicini giapponesi possono guardare ai loro interessi nazionali e smettere di guardare alle spalle ad alcuni poteri d'oltremare.

Non vi è dubbio che l'Unione europea è il nostro principale partner collettivo. Nessuno intende "spararsi in un piede" rinunciando alla cooperazione con l'Europa, anche se è ormai chiaro che i consueti affari non sono più un'opzione. Questo è ciò che i nostri partner europei ci dicono, ma neppure noi vogliamo operare alla vecchia maniera. Essi credevano che la Russia dovesse loro qualcosa, mentre noi vogliamo essere su un piano di parità. Per questa ragione, le cose non saranno mai più le stesse. Detto questo, sono sicuro che saremo in grado di superare questo periodo, si impareranno le lezioni ed emergerà una nuova base per le nostre relazioni.

L'idea di creare uno spazio economico unico e umanitario da Lisbona a Vladivostok può ora essere ascoltata qua e là e sta guadagnando trazione. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha detto pubblicamente (mentre noi lo abbiamo detto per molto tempo) che l'UE e la EAEU dovrebbero dialogare. La dichiarazione che il presidente Vladimir Putin ha fatto a Bruxelles nel gennaio 2014, quando ha proposto il primo passo per avviare i negoziati su una zona di libero scambio tra l'Unione Europea e l'Unione Doganale con un occhio al 2020, ora non è più vista come qualcosa di esotico. Tutto questo è già diventato parte della diplomazia e della politica reale. Anche se questo è finora solo oggetto di discussione, credo fermamente che un giorno raggiungeremo quella che viene chiamata "l'integrazione delle integrazioni." Questo è uno dei temi chiave che vogliamo promuovere in seno all'OSCE in occasione del Consiglio dei ministri a Basilea. La Russia sta per assumere presidenza dei BRICS e della SCO. Le due organizzazioni terranno i loro summit a Ufa. Si tratta di organizzazioni molto promettenti per la nuova era. Non sono blocchi (soprattutto i BRICS), ma gruppi i cui membri condividono gli stessi interessi, che rappresentano paesi di tutti i continenti che condividono un approccio comune per quanto riguarda il futuro dell'economia mondiale, della finanza e della politica.

 
Una grave inondazione distrugge le mense diocesane del Kosovo

foto: eparhija-prizren.com

Le recenti inondazioni in Kosovo hanno causato gravi danni, privando centinaia di famiglie delle loro riserve alimentari invernali, di bestiame e di case. Le acque hanno straripato anche su molte zone con una popolazione a maggioranza serba.

Tra le proprietà danneggiate ci sono diverse "cucine popolari" diocesane serbo-ortodosse che offrivano pasti di beneficenza per i poveri, come riferisce la diocesi di Raška-Prizren della Chiesa serba.

I sacerdoti hanno inviato alla diocesi aggiornamenti costanti, "e la notizia è allarmante", scrive la diocesi.

A Prilužje sono state allagate 50 case con cortili, annessi e stalle. Tutta la legna da ardere e il carbone, particolarmente necessari nei rigidi mesi invernali, sono rovinati. "Il danno è estremamente esteso", afferma il comunicato diocesano.

Le inondazioni hanno anche distrutto ponti e rifornimenti alimentari, compresi dei giardini, in varie aree. Nei villaggi centrali del Kosovo sono state allagate più di 150 case con fattorie. Nel villaggio di Grabovac sono state distrutte tre serre che rifornivano le mense diocesane, mentre a Prekovce sono finiti sott'acqua una tonnellata di patate e tutto il terreno coltivabile delle "cucine popolari".

"In questa situazione, è molto importante fornire fondi per la rapida rimozione dei danni agli edifici residenziali, in modo che gli abitanti possano ritornarvi, e anche per fornire sufficienti materiali di riscaldamento e mangimi per il bestiame, in modo che gli animali possano sopravvivere all'inverno", scrive la diocesi.

"Ci auguriamo sinceramente che le persone di buona volontà mostrino solidarietà fraterna e aiutino i più vulnerabili. Preghiamo il Signore che restituisca bene per bene a quelli che aiuteranno le vittime", dichiara l'appello diocesano.

Le istruzioni per la donazione di fondi dall'estero sono disponibili qui.

 
Come creare un miracolo dal nulla

Da pochi mesi, nel mondo ortodosso (in particolare di lingua greca) stanno circolando alcune fotografie di un rito di conversione alla Chiesa ortodossa, nel quale (a detta di chi fa circolare le foto, ma senza supporti di prova) una convertita dal cattolicesimo romano, che ha scelto di entrare nella Chiesa ortodossa tramite il battesimo, appare letteralmente risplendente di luce.

Un miracolo? Un segno divino che i cattolici vanno (ri)battezzati? Per ora, solo una serie di foto... seguite la nostra indagine nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti, dove cerchiamo di gettare un po’ di luce (in tutti i sensi del termine) su questa interessante testimonianza fotografica.

 
Ascolta con il tuo cuore: una conversazione con l'arciprete Andrej Gorjachev, rettore della comunità dei sordi e sordo-ciechi a Mosca

Questa meravigliosa comunità si riunisce presso la Chiesa dell'icona della santissima Madre di Dio di Tikhvin presso l'ex monastero Simonov di Mosca, uno dei più antichi monasteri della capitale russa. Oggi parliamo con l'arciprete Andrej Gorjachev, rettore di questa chiesa, che parla la stessa lingua di chi non può sentire e capisce perfettamente coloro che non possono parlare.

Queste persone hanno bisogno del nostro aiuto. Non sono in grado di chiamare un'ambulanza o di lamentarsi di qualche problema a voce alta, anche se hanno molti problemi.

Padre Andrej ha servito presso l'ex monastero Simonov per oltre vent'anni. Ha anche assistito diversi collegi per bambini sordi e disabili mentali in regioni remote della Russia.

Oggi, discutiamo dei modi in cui le persone non udenti vivono in un mondo pieno di suoni, delle difficoltà di comunicazione tra chi sente e le persone totalmente sorde, della specificità delle funzioni religiose per tali persone, e della loro vita di chiesa. Padre Andrej ci parla anche del lavoro che lui e suoi parrocchiani stanno facendo per restaurare il monastero e i suoi cimiteri in rovina.

arciprete Andrej Gorjachev

"Noi stessi ci distanziamo dai sordi, e non viceversa"

Padre Andrej, che tipo di barriere si frappongono tra una persona udente e una persona con problemi di udito?

Purtroppo, pochissime persone sono interessate ai modi in cui le persone non udenti percepiscono il mondo che le circonda. Questi pochi sono soprattutto le persone che lavorano con i sordi, o hanno figli (o altri parenti) con problemi di udito. La gente comune con un buon udito evita del tutto queste barriere, semplicemente perché non è disposta a comunicare con le persone sorde e si sente a disagio intorno a loro. Psicologicamente, la maggior parte della gente si sente a disagio quando non sente i suoni a cui sono abituati in qualsiasi comunicazione verbale, come è il caso quando interagiscono con le persone con problemi di udito. Un sordo infatti non può sentire la propria voce, e quindi non è in grado di controllare il suo timbro e volume, e un orecchio che ascolta a volte trova sconcertante il suono che ne risulta. A causa di queste barriere di comunicazione, i problemi delle persone sorde spesso rimangono irrisolti.

Le persone sorde formano una loro comunità. Per alcuni, può sembrare che questi siano gruppi piuttosto chiusi, privati. È vero?

Siamo noi stessi che prendiamo le distanze dai sordi, e non il contrario. Le persone con problemi di udito conducono una vita attiva, proprio come noi. Una volta che è loro diagnosticata la perdita dell'udito, i bambini sordi vengono inviati a scuole materne specializzate fin dalla loro infanzia. Lì, si insegna loro secondo programmi speciali, e ricevono gli apparecchi acustici. Più tardi, studiano nelle scuole di istruzione generale e poi continuano la loro formazione presso istituti ordinari o università (a seconda dei loro risultati accademici presso le scuole secondarie di istruzione generale). L'unica differenza è che il loro processo di studio è più lungo nelle scuole ordinarie. A loro sono insegnati assolutamente gli stessi programmi. Man mano che diventano adulti, si sposano e lavorano. Vivono con noi, nel nostro mondo comune, ma noi abbiamo scelto di chiudere gli occhi e ignorare le persone con questo particolare tipo di disabilità. Abbiamo scelto di non considerarle come persone disabili. Noi di solito percepiamo come portatori di handicap quelli con qualche segno esteriore della loro disabilità: le persone non vedenti con bastoni bianchi, le persone zoppe con le stampelle, o le persone paralizzate in sedia a rotelle. Tuttavia, anche i sordi sono portatori di handicap, e si trovano ad affrontare un numero enorme di problemi di natura somatica. A meno che non comunichino tra loro usando il linguaggio dei segni, spesso non notiamo queste persone in luoghi pubblici. Per quanto riguarda le loro comunità, sì, essi hanno, per esempio, l'Associazione dei Sordi e il Teatro del gesto e del mimo di Mosca - ci sono anche attori onorati tra coloro che vi lavorano. Così, vivono una vita attiva, anche se noi non lo vediamo, o non lo vogliamo vedere, per un motivo o un altro.

Quest'ultimo fatto è più probabile: non siamo inclini a vedere le persone con qualsiasi tipo di problemi. Noi di solito "non abbiamo tempo" per i problemi.

La maggior parte di noi vive nel trambusto ed è, di fatto, "troppo occupata" per pensare più profondamente a molte questioni gravi. Inoltre, come ho già detto, le persone con problemi di udito non attirano la nostra attenzione con indicatori esteriori della loro disabilità. Non faremo fatica a notare una persona che cammina con le stampelle o che si muove su una sedia a rotelle – e queste persone spesso chiedono l'elemosina come mezzo di sussistenza, ma non siamo in grado di distinguere una persona sorda in una grande folla. Nel frattempo, i sordi si trovano ad affrontare ben più gravi problemi che i disabili di molte altre categorie.

Prigionieri del mondo dei suoni

prima della comunione

Cos'è che rende la vita delle persone sorde così difficile? Dopo tutto, possono muoversi e sono in grado di vedere tutto ...

La loro vita è difficile perché non hanno udito e, di conseguenza, non hanno accesso al campo dei dati in cui vive il resto di noi. Se una persona sorda si sente improvvisamente male, come può chiamare un'ambulanza? Se scoppia un incendio nel suo appartamento, come può chiamare una brigata di vigili del fuoco? Non può parlare al telefono! In qualsiasi situazione di emergenza, sarà di fronte a molte difficoltà. Come farà a parlare in un ufficio di manutenzione degli alloggi, per esempio? Ecco una situazione comune: una persona con problemi di udito non può sentire l'acqua che fuoriesce dal lavandino e che inonda i vicini che vivono nell'appartamento di sotto. Che cosa succede di solito in queste situazioni? Il vicino del piano di sotto verrà a bussare alla sua porta di casa. Anche se una persona con problemi di udito apre la porta (dotata di uno speciale segnale luminoso lampeggiante), comunque, non sarà in grado di sentire il flusso di parole scagliati contro di lui con fastidio e irritazione da parte del vicino di casa.

Le persone sorde devono affrontare tali aggressioni di frequente?

I sordi spesso devono affrontare aggressività e durezza di cuore. Molte persone non sono semplicemente disposte a parlare con loro. Ecco un esempio tipico: una volta, una donna anziana sorda è venuta alla mia chiesa e ha detto che si sentiva molto male. Le ho suggerito di andare dal medico al più presto possibile, ma il medico della clinica ambulatoriale non si è preso la briga di parlarle e di capirla! È riuscito a capire che questa donna era disabile, che era sorda. Ha semplicemente detto che non aveva il tempo di usare la scrittura come metodo di comunicazione con lei durante la sua visita.

Sembra che i disabili siano trattati come cittadini di seconda classe...

icona, "La guarigione di un uomo sordo-cieco"

Sì, e i sordi lo capiscono da soli, attraverso il modo in cui sono trattati da altri. Sa cosa ho fatto in quella situazione? Ho scritto una lettera molto gentile a quel medico, a nome della donna anziana, indicando tutto quello che aveva cercato di spiegargli il giorno prima: "Buon pomeriggio, dottore! Sono sorda. Mi sento molto male. Ho questi e questi sintomi". Poi, è andata dallo stesso medico con questa lettera. Dopo aver letto la lettera, il medico ha chiamato un'ambulanza; la donna è stata portata in un ospedale ed è stata ricoverata per un mese. Così, quella povera donna ha ricevuto cure e attenzione solo dopo che avevo fatto un appello a suo nome! Io scrivo regolarmente appelli simili per tutti i tipi di istanze, ogni volta che i miei parrocchiani affrontano questa incomprensione dei loro problemi o una mancanza di volontà di capirli.

Non condanno questi individui che sembrano così privi di compassione. Tuttavia, se una persona fa appello a te, devi fare del tuo meglio per aiutarla e capirla, invece di voltarle le spalle. Ahimè, la situazione è esattamente il contrario di quello che si potrebbe sperare negli ambulatori, nei reparti di protezione sociale, nei centri di liquidazione finanziari, o negli uffici di manutenzione delle abitazioni. I sordi prendono molto male questa riluttanza a capirli. Dopo aver affrontato questa mancanza di comprensione tante volte nella loro vita (più volte di quante possiamo immaginare), diventano molto vulnerabili.

L'udito è uno strumento così importante della cognizione nel nostro mondo e un mezzo necessario di comunicazione. L'assenza di udito rende le persone con problemi di udito molto diverse dal resto del mondo. Quali sono alcune delle peculiarità dei sordi?

La loro vita è diversa dalla nostra in molti aspetti. Lo sviluppo e la formazione della personalità nelle persone sorde è un processo assolutamente diverso. La personalità di un bambino normale comincia a svilupparsi con la sua imitazione dei suoni che sente intorno a lui. Sente come parlano la mamma, il papà e la nonna, come una porta cigola, come un cucchiaio risuona sul piatto, come i suoi piedi picchiano il suolo mentre cammina, e così via. Questo è il modo in cui si formano i legami associativi. I bambini sordi hanno nulla di questa esperienza. Pertanto, il loro sviluppo procede in modo diverso e ci sono importanti differenze psicologiche nella loro percezione del mondo che li circonda. Le persone con problemi di udito spesso percepiscono tutto in modo molto concreto, senza compromessi. In molti modi, il loro pensiero potrebbe essere definito "in bianco e nero".

Questa particolarità si sviluppa dalla loro infanzia, e un sordo se la porta dietro per tutta la vita. Non si deve rubare, non si deve ingannare, si deve essere giusti con gli altri, e così via. Questa persona non potrà mai agire in modo diverso, non potrà mai prendere ciò che non gli appartiene e non sarà mai scortese con gli altri. Sì, starà male, il suo cuore proverà dolore, e sentirà un'umiliazione come qualsiasi altra persona, ma non risponderà mai alle parolacce con parolacce. I non udenti sono più puri di molti di noi, e questo è anche vero per la loro spiritualità. Essi credono in Dio come bambini, anche da adulti.

"Il Signore manda situazioni che rafforzano la fede"

a una funzione

Come arrivano i sordi a credere in Dio?

Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere, perché la fede è una categoria astratta, non è affatto possibile da toccare o vedere concretamente. Noi, come persone con un udito perfetto, comprendiamo e sperimentiamo la nostra fede a livello conscio e attraverso il nostro pensiero astratto. I sordi hanno un modo più concreto e oggettivo di pensare. Questo rende molto difficile spiegare loro il significato di fede, ed è difficile per loro afferrarlo, entrare nella fede. È utile se un sordo ha una memoria visiva di come sua nonna usava pregare quando era bambino. Se si ricorda un'icona, una lampada da vigilia accesa, essere portato in chiesa, questi ricordi daranno vita alla sua fede. Se ci sono vividi ricordi e impressioni d'infanzia, allora la fede può essere costruita in età adulta su questa base. Eppure, a volte capita che una persona viene in chiesa, senza capire affatto che cosa sia, ma il Signore le manda le situazioni che la rafforzano nella preghiera e nella fede. Grazie a questo, arriva a capire che non può vivere senza la fede.

Padre Andrej, come si è formata la vostra congregazione nel monastero Simonov? Come ha fatto a costruire relazioni con sordi, ciechi e muti?

Fin dall'inizio, quando tutto qui intorno era un rudere, i sordi avevano un atteggiamento speciale verso la casa di Dio. Per esempio, le persone sorde considerano come cattive maniere entrare in una chiesa in tuta sportiva. La maggior parte di noi non ci pensa affatto. Entriamo una chiesa e non scuotiamo la neve dai nostri collari. Per i non udenti, questo è impensabile. Queste persone hanno una particolare cultura delle relazioni; devono necessariamente togliersi i soprabiti immediatamente, perché questo è un luogo sacro speciale dove si prega. Così, abbiamo il nostro "guardaroba", dove ci togliamo i cappotti.

Come sappiamo, è facile entrare e uscire da una chiesa inosservati. Una volta, una donna sorda è venuta da noi per la prima volta, e, dopo la funzione, si è scoperto che la sua giacca di pelle con collo di pelliccia era stata rubata. È stata una tragedia e uno shock. Per lo meno, ho dovuto trovare qualcosa per lei, subito. Poi, ho pensato tra me, "questa donna ora andrà a casa con questa corta giacca le abbiamo dato, al posto della sua giacca di pelle con collo di pelliccia, e siamo sicuri di non vederla mai più. Perché dovrebbe tornare nel luogo dove è stata derubata? Inoltre, penserà che la chiesa sia un luogo dove si riuniscono ladri e persone cattive". Ho detto ai miei parrocchiani, "Preghiamo". Non posso dire che credevo fermamente che avremmo trovato il cappotto rubato, ma abbiamo pregato. Tutti noi abbiamo pregato. Il giorno dopo, all'ingresso della metropolitana, uno dei nostri parrocchiani ha avvistato una donna senza fissa dimora con addosso diversi abiti, tra cui la giacca che era stata persa nella nostra chiesa! La giacca è stata restituita, ma questa non è la fine della storia. La donna la cui giacca era scomparsa nella nostra chiesa ha fatto ritorno a noi, e le abbiamo restituito la giacca! Queste preghiere esaudite diventano fatti inconfutabili per le persone sorde e, per tutti noi, questi fatti sono indicativi del nostro bisogno di fede in Dio e del nostro bisogno di unirci a pregarlo. Ci sono stati molti miracoli simili. Alcuni si sono verificati anche con chi è venuto nella nostra chiesa solo per dare uno sguardo, curioso di sapere cosa sta succedendo lì, perché qualche sacerdote agita le mani. Molti sono arrivati ​​per pura curiosità, solo per rimanere per sempre. Tra l'altro, molti ex membri delle comunità battiste e dei testimoni di Geova si sono uniti a noi. È stato difficile per loro uscire dalle abitudini che avevano acquisito in quelle sette, ma tuttavia, sono rimasti con noi, gloria a Dio. Questa è la grazia di Dio.

La preghiera comune contribuisce a grandi cambiamenti spirituali interiori di una persona!

Sentire la gioia di dare

In che anno ha cominciato a servire al monastero Simonov?

Ho tenuto funzioni per i sordi qui dal 1995. Mi ha toccato il cuore e mi ha commosso fino alle lacrime, vedere queste persone cambiare nel corso del tempo. In un primo momento, tutti erano soliti dirmi: "Il nostro handicap è la più grave e le nostre fatiche sono le peggiori". Di fatto, mi sono reso conto che le loro difficoltà erano tra le più grandi. Tuttavia, ho osservato come le persone che si erano definite in questo modo sono cambiate gradualmente. In un primo momento, chiedevano spesso: "Perché dovrei preparare un elenco di intercessioni?" "Perché dovrei prendere questa candela e pagare soldi per questo? Brucerà, e cosa ne guadagno?" Molti dei primi parrocchiani sono venuti con questa mentalità: "Sono un portatore di handicap. Dovrei ricevere questo e questo. Per favore, datemelo!" Non avevano alcuna idea che anche tutti noi dobbiamo dare qualcosa. A poco a poco, il loro modo di pensare si è trasformato; hanno cominciato a rendersi conto che più si dà, più si riceverà in cambio: gentilezza, sollecitudine e amore ti ritorneranno indietro.

Nel 2000, sono venuti da noi i primi sordo-ciechi. Ora, i parrocchiani sordi hanno visto, con i propri occhi, persone in una situazione peggiore rispetto alla loro: queste persone non potevano nemmeno viaggiare da sole, ed erano totalmente isolate da questo mondo. Ecco una persona che non può né vedere né sentire, ma viene a una funzione! Così, i nostri parrocchiani sordi hanno deciso tra di loro di aiutare i sordo-ciechi spiegando loro la Liturgia per mezzo di segni tattili, "mano nella mano". Questo è il modo in cui i sordo-ciechi comunicano. Per me è stata una grande sorpresa, una così grande gioia spirituale, che probabilmente non ne ho avuto una maggiore. È stato meraviglioso vedere quelli che non molto tempo prima si battevano il petto, piangendo: "Viviamo con la più grave disabilità! Abbiamo bisogno questo e quello!", cominciare ad aiutare altri che erano in una situazione peggiore di loro. Questi sono i momenti, rivelati da Dio, che mostrano veramente come una persona si trasforma spiritualmente.

Una Liturgia "silenziosa" – oltre le barriere

I vostri parrocchiani capiscono a fondo le funzioni religiose?

Queste persone conoscono le funzioni religiose anche meglio di me! Io posso chiedere a qualcuno di loro di aiutarmi durante un servizio, perché conoscono perfettamente le parti invariabili della Divina Liturgia: Le antifone, l'inno cherubico, il Credo, il "Padre nostro", e così via. Possono comunicare tutto questo nella lingua dei segni, in mia vece, ai partecipanti a una funzione religiosa.

a una funzione

Avete anche servitori d'altare?

No, non abbiamo né servitori d'altare né coristi. Per qualche tempo abbiamo avuto un coro, ma poi abbiamo deciso che non ne avevamo più bisogno. Ho letteralmente cominciato a pretendere che le persone sorde "pronunciassero" tutte le parti invariabili della Divina Liturgia, sia con le loro voci sia per mezzo di segni, invece del coro, come faccio sempre anch'io. Il risultato, a causa di questa pretesa, oltre alle nostre preghiere comuni, è meraviglioso. In primo luogo, non si sentono più affaticati durante i servizi e, dall'altro, parlano con le loro voci e le controllano meglio. Se, in precedenza, non parlavano affatto o parlavano solo in casi estremi, ora non si vergognano più delle loro voci e parlano senza paura. Ancora più importante, le barriere che solitamente esistono tra udenti e non udenti sono state spezzate. Non esistono barriere qui. Oggi, i credenti sordi partecipano a viaggi di pellegrinaggio negli stessi gruppi dei credenti udenti. Si confessano e fanno la comunione al corpo e al sangue di Cristo, comunicando con preti che non conoscono la lingua dei segni. Ciò dimostra chiaramente che hanno superato la loro paura delle persone udenti.

E questo timore si manifesta davvero inizialmente?

parrocchiani

Si, davvero. Hanno paura di non essere compresi, di essere rifiutati, di non avere abbastanza tempo per comunicare ciò che devono o vogliono dire. Ora si confessano e fanno la comunione. Saranno presenti a funzioni presso altre chiese perché conoscono bene la Liturgia. Chiedo loro: "Come fate a sapere dove ci si trova nella Liturgia in altre chiese, quando un sacerdote volge le spalle ai fedeli?" (Quanto a me, servo sempre stando di fronte alla congregazione). "È facile", rispondono. "Se una funzione è iniziata, allora un sacerdote o un diacono esclama: 'In pace, preghiamo il Signore'. Quando finisce, questo significa che inizia la prima antifona. Dopo di che, segue l'esclamazione 'Ancora e ancora...', seguita dalla seconda antifona. Poi viene la processione, quindi l'Epistola, seguita dal Vangelo". Oggi, se vanno in un'altra chiesa o in pellegrinaggio, avranno letto l'Epistola e il Vangelo del giorno in anticipo. Durante la funzione, si ricorderanno di questi testi.

Questa è l'opera della grazia dello Spirito Santo, che entra nei cuori e nelle anime di coloro che possiedono una fede sincera, che credono con un'anima pura. Naturalmente, ci sono molti problemi e difficoltà. Per cominciare, una persona che non può sentire i suoni esterni è molto sensibile a se stessa, soprattutto fisicamente; è molto in sintonia con qualsiasi tipo di dolore e malattia. Il resto di noi può ignorare tali stimoli, ma, per i non udenti, ogni leggero fastidio è importante.

Quindi, sono molto sensibili e spesso provano ansia?

Sì, in una certa misura. Sono preoccupati per la loro salute a causa di questa consapevolezza: se non si sentono bene, il medico probabilmente non li capirà, il che porta ad ansia per la loro salute.

La cosa più importante è questa: i non udenti che sono venuti a noi sono ormai al di là delle barriere di comunicazione che una volta li trattenevano. Anche se i sordi vivono vicino a noi e intorno a noi, tuttavia si nascondono all'interno di un guscio, ritirandosi nel loro piccolo mondo, nel proprio ambiente sociale. Essi comunicano tra loro, non con noi. Ci sono luoghi e locali specifici in cui si riuniscono e trascorrono del tempo insieme, ma questa è una comunicazione limitata solo alla comunità dei non udenti. Noi non ci andiamo, e anche se siamo invitati, non capiremo comunque ciò che essi provano lì.

Come pastore, conosce coppie in cui uno dei coniugi è udente e l'altro è sordo?

Sì, ci sono di queste coppie.

Per favore, ce ne parli in modo più dettagliato.

Ci sono molti problemi in queste situazioni. Anche se si considera una normale coppia non disabile, troviamo già molti problemi nella vita familiare, soprattutto quando tutta la corsa dell'emozione romantica diminuisce e ha inizio la vita quotidiana. Se consideriamo una coppia in cui uno dei coniugi è sordo, allora i problemi duplicano, triplicano, quintuplicano, e così via. In parte a causa dei nostri sforzi, questa chiesa è diventata una vera e propria casa per la comunità dei non udenti, e questo mi fa sentire una grande gioia. Cerco di trattare ogni parrocchiano come un membro della mia famiglia. Può sembrare troppo elevato, ma, in verità, siamo una famiglia.

Con voce e segni

Padre Andrej, un cartello sul cancello del monastero dice che siete una comunità di persone sorde e sordo-cieche.

È proprio quel che c'è scritto. Siamo una chiesa parrocchiale insolita. In un primo momento, ho cercato di risolvere le questioni della nostra doppia identità, ma mi è stato detto che potevamo avere una sola entità giuridica: o essere un'organizzazione religiosa sotto la giurisdizione del patriarca di Mosca e di tutta la Rus', o essere un'organizzazione per disabili e quindi subordinati alla Società pan-russa dei sordi [è stata scelta la prima, ndc]. Questo è il motivo per cui abbiamo questo cartello; Forse ispirerà una persona udente a fermarsi per un attimo, riflettere e chiedersi: "Sono sordi o sordo-ciechi! Come faremo a comunicare con loro?"

Quanto tempo ha impiegato a padroneggiare il linguaggio dei segni e ad abbattere la barriera psicologica?

arciprete Andrej Gorjachev

Padroneggiare questa lingua?! È impossibile padroneggiarla. Si tratta di una vita e di un ambiente di lavoro continui. Questo è vero per qualsiasi lingua straniera, si può imparare, ma si sarà in grado di parlare in essa solo quando si è nel suo ambiente. Molti di noi hanno studiato lingue straniere nelle scuole e nelle università, ma quando abbiamo visitato paesi esteri in cui si parlava la lingua, ben pochi di noi si sentivano liberi là.

Qui lavoriamo e facciamo progressi tutto il tempo. il linguaggio dei segni unificato non è insegnato nelle scuole come lo è la lingua russa; non vi è alcuna istruzione su come scrivere e parlare il linguaggio dei segni in modo corretto. Il linguaggio dei segni è riconosciuto come un mezzo di comunicazione interpersonale, ma non è riconosciuto ufficialmente come lingua, quindi, non può essere insegnato nelle scuole e in modo coerente (per esempio, questo segno significa questa parola e quel segno significa quella parola). In realtà, ci sono molte diverse varianti di parole-segni, di conseguenza, la lingua dei segni è spesso percepita non solo attraverso i segni, ma anche attraverso l'articolazione.

È gratificante sapere che la nostra chiesa è diventata un luogo dove la gente viene non solo a pregare ed esprimere i propri sentimenti religiosi spirituali, ma anche per comunicare, festeggiare compleanni, onomastici, anniversari di matrimonio, nascite di figli, e così via. Qui si può trovare una vita a pieno titolo. Quando dei parrocchiani anziani sono assenti alle funzioni per una settimana o due, la gente comincia a preoccuparsi, a scoprire cosa è successo, e a vedere se possono aiutare e sostenersi a vicenda.

Serve liturgie particolari per i sordo-ciechi? Si tengono presso la vostra chiesa funzioni con un coro, familiare gli udenti ordinari?

Tutte le funzioni qui si svolgono con l'uso della voce e dei segni contemporaneamente. Il clero è composto da me stesso e da un prete sordo che, su mia raccomandazione, è stato ordinato diacono e, successivamente, presbitero. Egli è il primo e, finora, l'unico prete sordo – padre Valentin Terekhov.

Ascolta confessioni?

Celebra e confessa come me. C'è voluto molto tempo e difficoltà per determinare il modo in cui avremmo servito insieme. Sono sempre felice di sentire le parole di persone che vengono da noi per la prima volta e chiedono, con stupore: "È davvero sordo? Non sembra affatto sordo!"

Padre Valentin pronuncia le parole delle funzioni ad alta voce?

il sacerdote Valentin Terekhov

Sì, lo fa. Come me, tiene tutte le funzioni utilizzando la voce e la lingua dei segni e allo stesso tempo comunichiamo tra noi in questo modo. Io comunico anche con i nostri parrocchiani in questo modo. Tutto si basa su segni e articolazione. Non tutti possono "leggere" le parole dalle labbra, ma la lingua dei segni è nota a tutti.

Le persone udenti possono frequentare la vostra chiesa?

Perché no? Siete i benvenuti! Noi non siamo un territorio chiuso.

Le persone con udito normale vengono spesso? Qual è la loro reazione alle vostre funzioni?

Nella maggior parte dei casi, quelli con udito normale che frequentano le nostre funzioni hanno parenti con problemi di udito. Inoltre, le persone anziane che hanno vissuto sul territorio del monastero Simonov nella loro infanzia si rivolgono a noi. Quando il monastero fu chiuso, molte strutture sono state aperte sul suo territorio, comprese delle caserme. Coloro che hanno trascorso la loro infanzia qui, che vi hanno giocato, corso e saltato, sono contenti che siano riprese le funzioni presso la chiesa e il monastero. A loro non importa che nessun coro canti alle funzioni. Sono felici di venire a pregare insieme a noi. Abbiamo imparato ad amarci gli uni gli altri in questi anni.

La maggior parte di coloro che vedrà alle nostre funzioni è composta dai nostri parrocchiani. Gli "estranei" non si rivolgono spesso a noi. Per una persona media, è molto difficile godere appieno la nostra funzione. Ci sono molte chiese che offrono un bel canto di coro, piuttosto che la nostra cacofonia, che non è per tutti. Eppure, proprio come i genitori si rallegrano quando il loro bambino pronuncia la sua prima parola, io mi rallegro sempre quando qualcuno che prima rifiutava di parlare comincia a parlare e sento la sua voce alla funzione.

dopo una funzione

Quando cominciano a parlare, queste persone diventano più profondamente integrate nella nostra società "udente", non è vero?

Non solo questo. Cominciano a vivere in mezzo a noi. Avviene un processo di riabilitazione spirituale e sociale. I non udenti non si sentono molto a proprio agio tra venti o trenta individui udenti. Allo stesso modo, lei non si sentirebbe a suo agio tra venti o trenta persone sorde che parlano tra di loro una lingua specifica, che lei non parla. Ma una situazione del genere è spesso normale per una persona con problemi di udito. L'atmosfera nella nostra chiesa è diversa. Sono loro i padroni della situazione qui e devono spiegare ai visitatori udenti come accendere per bene una candela, come preparare una lista di intercessioni, o come ordinare un servizio di preghiera o un servizio funebre. In un primo momento avevano paura, ma ora si sentono più sicuri e sono in grado di aiutare a spiegare qualcosa o a rimproverare qualcuno per conto proprio.

Lei ha veramente sviluppato una scuola o un'università! Le persone compiono un corso di riabilitazione vera e propria nella vostra chiesa.

Nessun corso. All'inizio, quando stavamo per avviare le funzioni, abbiamo di fatto studiato ai banchi, spiegando il significato di ogni parola nuova, perché il vocabolario delle persone sorde mancava di molti dei termini e parole di cui si ha bisogno durante una funzione religiosa. Ora, queste classi si tengono presso la scuola domenicale gestita da padre Valentin. Questo è diventato una sorta di trasferimento di competenze, dai più esperti ai più giovani, che sono qui i nuovi arrivati ​​e che hanno il desiderio di lavorare con noi per un certo periodo di tempo.

"Comprate a un bambino disabile un apparecchio acustico!"

Come può una persona non disabile aiutare la vostra comunità? Cosa può fare per voi una persona che vede e che sente bene?

Forse le mie parole saranno percepite in modo ambiguo da alcuni, ma si può contribuire solo finanziariamente, trasferendo denaro sul conto della nostra chiesa. Vi prego di notare che è possibile indirizzare la donazione contrassegnando il "iipo di pagamento" nel modo seguente: "aiuto ai bambini disabili", "servizi pubblici comuni" (e noi paghiamo molto per questi, perché possediamo molti edifici), "operazioni di riparazione e restauro", o "bisogni generali della chiesa ". Questi fondi sono utilizzati anche per il sostegno dei quattro collegi a cui diamo una guida spirituale.

Dove sono questi quattro collegi?

Sono nelle regioni di Kaluga, Brjansk, e Vladimir. Sono collegi per bambini sordo-ciechi e ritardati mentali. Assistiamo i bambini che vivono al di fuori Mosca e, di conseguenza, in condizioni molto difficili. È anche un arricchimento reciproco tra i nostri non udenti e quelli che visitiamo.

il teatro dei canti in lingua dei segni

Con che frequenza visita questi collegi?

Abbastanza spesso. Li visitiamo con il nostro teatro dei canti in lingua dei segni e mostriamo loro i nostri adattamenti teatrali. Questo è sia teatro sia comunicazione allo stesso tempo. Per questi studenti di collegio, è l'occasione per parlare con i bambini disabili credenti della stessa categoria. Questa è una grande occasione per conoscere la fede e Dio da altre persone sorde!

Anticipano con entusiasmo le nostre visite. Noi cerchiamo di fornire loro tutto ciò di cui hanno bisogno: libri, spazzolini da denti, dentifricio, shampoo, e così via. Li aiutiamo a ottenere libri di testo, pannelli interattivi e attrezzature speciali per sale da pranzo, laboratori e aule. Tutto questo diventa possibile a causa dei generosi donatori che ci aiutano. In quale altro modo potete aiutare? Comprate a un bambino disabile un apparecchio acustico! Insieme al direttore del centro di riabilitazione Otofon per i sordi, esaminiamo i bambini e scegliamo per loro gli apparecchi acustici. Collaboriamo con questo centro già da quindici anni. Servono i collegi di Kaluga, Novozybkov (nella regione di Brjansk), e Kirov. Se un bambino sordo proviene da una famiglia sorda, di solito non ha alcuna possibilità di ottenere una protesi acustica – ed è impossibile studiare senza. Questi bambini si svilupperanno troppo lentamente. Tra l'altro, le batterie per gli apparecchi acustici sono costose e, di regola, né i collegi, né i genitori possono permettersi di comprarle.

A volte, ci sono situazioni molto difficili. Una volta, in inverno, siamo andati in un centro di quartiere per gli auguri di Natale e vi abbiamo lasciato regali. Più tardi, mi è stato detto che una madre aveva chiamato da un villaggio e ha chiesto: "Per favore, se possibile, trovate un modo per portare questi regali a casa mia, io non posso permettermi il viaggio per prenderli, devo invece comprare un po' di latte per i miei bambini con questo denaro".

L'aiuto che riceviamo è sostanziale e significativo. Ringrazio tutti coloro che hanno spedito denaro al nostro conto in modo che possiamo avere la possibilità di ottenere apparecchi acustici per i bambini sordi, perché possano studiare bene.

"La nostra icona riversa miro da molti anni"

Ha accennato che tutto ciò che è necessario per le vostre funzioni è stato preparato da persone sotto la vostra cura. Hanno anche partecipato ai restauri della chiesa?

Non posso dire che hanno fatto personalmente i restauri, anche se sono stati coinvolti attivamente nello smaltimento dei rifiuti, nel mettere le cose in ordine, e nell'abbellire questo luogo. Tuttavia, i nostri paramenti, i segnalibri, i panni usati nelle funzioni – tutto questo è stato fatto dalle mani dei nostri parrocchiani. Ci sono molti eccellenti intagliatori, sarte, falegnami, ebanisti tra loro e stanno continuamente contribuendo all'abbellimento della chiesa.

icone speciali per i non vedenti

Non ci sono funzioni nella nostra chiesa centrale in questo momento, a causa dello stato di emergenza delle sue scale e del loggione, che saranno riparati a breve. Noi preghiamo nella chiesa inferiore, per ora. La cappella laterale sud della nostra chiesa, dove abbiamo iniziato la nostra vita spirituale, ha icone speciali per non vedenti, che abbiamo ordinato dopo l'arrivo dei sordo-ciechi nella nostra comunità nel 2000.

È permesso toccare queste icone speciali?

Sì, è permesso toccarle, e il titolo dell'icona è indicato in Braille (una forma di linguaggio scritto per non vedenti in cui i caratteri sono rappresentati da punti in rilievo che si percepiscono con la punta delle dita).

icone speciali per i non vedenti

La cappella laterale nord è l'ultimo dei cinque altari laterali della chiesa centrale, i cui lavori di restauro si avvicinano al completamento.

So che possedete un'icona decorata e appositamente venerata della Madre di Dio.

È l'icona della Madre di Dio detta "addolcitrice dei cuori induriti" ed è stata dipinta da un iconografo sordo. Quest'icona riversa miro da anni. Questo ha avuto inizio quando l'icona miracolosa mirovlita chiamata "addolcitrice dei cuori induriti" ha visitato la nostra parrocchia nel 2003. Per i nostri parrocchiani sordi è stata la prima esperienza di questo tipo – abbiamo ricevuto un costante afflusso di fedeli udenti alla nostra chiesa allora in rovina, in condizioni molto difficili. Le persone sorde hanno ricevuto quelle udenti! Questo spiritualmente ha incoraggiato la nostra gente e ha agito come un grande incentivo per loro. Di conseguenza, i nostri fedeli hanno deciso di abbellire e sviluppare ulteriormente la nostra chiesa e hanno voluto avere una copia della icona "addolcitrice dei cuori induriti" nella nostra chiesa per sempre. Hanno detto: "Molto spesso incontriamo persone dal cuore indurito nella nostra vita; pertanto, una tale icona è rilevante per noi". Così, ho chiesto al nostro iconografo sordo di dipingere una tale icona. Lo ha fatto, e questa icona ha iniziato a riversare miro. Gocce di miro sono state viste qui per oltre tredici anni.

l'icona della Madre di Dio "addolcitrice dei cuori induriti"

Le decorazioni che ha citato sono segni di gratitudine lasciati da persone che hanno pregato davanti a quest'icona, chiedendo l'intercessione della Regina del Cielo, e hanno ricevuto quello che hanno chiesto. Questi ornamenti non sono molto costosi, ma sono spiritualmente preziosi. La loro presenza indica che la gente non ha dimenticato l'aiuto che ha ricevuto ed è venuta qui per ringraziare la Madre di Dio, portando con sé ciò che aveva più caro di tutto, come un dono. Questi non sono né oggetti d'oro, né di platino, né sono lingotti d'oro, ma sono tutte preziose donazioni alla santa Madre di Dio.

"Il miracolo principale è una chiesa viva piena di persone sorde o sordo-cieche"

Padre Andrej, qual è il più grande miracolo a cui ha assistito al monastero Simonov?

Molti miracoli si verificano qui, ma è necessario disporre di vista spirituale per vederli. Per me, il miracolo principale è una chiesa viva piena di persone sorde o sordo-cieche. Un altro miracolo è un sacerdote che proviene dalla comunità dei sordomuti, che serve Divine Liturgie, o con me o da solo, mentre io ascolto le confessioni. Questo miracolo non è solo per me, ma per tutti coloro che vedono e comprendono ciò che sta accadendo qui per la misericordia di Dio.

la Settimana luminosa al monastero Simonov

Con quali parole le piacerebbe rivolgersi agli udenti? Che cosa dobbiamo capire di chi non può udire?

Non credo che qui siano necessarie parole speciali. Penso che dovremmo semplicemente essere premurosi e gentili con gli altri, senza fare distinzioni tra il cieco e sordo, il senza gambe e senza braccia. Uno dovrebbe avere continuamente amore nel suo cuore e rispetto per i suoi vicini, senza dimenticare che qualsiasi persona è immagine di Dio, proprio come noi. Dobbiamo corrispondere a questa immagine di Dio nel nostro amore, cura e compassione per gli altri.

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sito parrocchiale: http://hram.deafnet.ru/

 
Pensieri di un cristiano ortodosso sul primato di Pietro

Cristo diede a Pietro le chiavi del regno.

Sì, secondo San Matteo, capitolo 16. Eppure, secondo San Matteo 18:18, questa stessa autorità è stata estesa anche agli altri apostoli. In altre parole, benché promessa prima a San Pietro, l’autorità non era limitata a lui.

Così, quanto a tipologia San Pietro è “il primo”, non “l’unico”.

Pietro andò a Roma, e da allora c’è stata una lunga linea di successori legittimi.

Ho un problema con la logica di questa affermazione, non solo ora, come credente ortodosso, ma ce l’avevo anche prima di mettere mai piede in una chiesa ortodossa.

Sì, San Pietro fu “il primo” - il primo a ricevere la promessa di essere in grado di rimettere e di non rimettere i peccati (cosa che fu poi promessa a tutti gli altri apostoli, poco dopo, e che essi ricevettero tutti assieme secondo San Giovanni, capitolo 20, dopo la Risurrezione). Ricevette questo onore di essere “primo”, perché fu il primo a confessare la divinità di Cristo (anche se non è molto chiaro quanto profondamente comprendesse le parole da lui pronunciate al tempo in cui le disse, e ciò che esse implicavano; secondo il Signore, non fece questa confessione di propria virtù o ingegno, ma fu una rivelazione di grazia).

Purtroppo, ci è stato anche detto "su questa pietra costruirò la mia Chiesa". Secondo la maggioranza dei Padri che commentano questo passo, il suo significato fondamentale è che la confessione di fede di Pietro in Cristo il Dio-uomo è il fondamento della Chiesa. C’è una minoranza di commentatori che di fatto identificano la “pietra della fede” con San Pietro stesso; e questo è comprensibile, dato che il nome Petros (in greco, anche se in aramaico sarebbe stato “Kefa”) significa “pietra”. Tuttavia, ciò che in maggioranza quelli che citano tali commentatori patristici mancano totalmente di riconoscere, è che quei Padri che interpretano il passo in tal modo, lo fanno in un senso derivato, senza negare l’interpretazione fornita dalla maggioranza dei testimoni patristici. Perché? Perché il “primato” di San Pietro tra i suoi fratelli (primo, non unico!), deriva dalla sua confessione; il significato di San Pietro sta in piedi o cade, sulla base della sua confessione ortodossa di fede. Ciò ha un senso più profondo, perché se vogliamo davvero essere precisi, in ultima analisi non è la fede in sé, ma Cristo stesso che è il “fondamento” e la “pietra” della Chiesa, come ci è detto in molti passi...

Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che gia vi si trova, che è Gesù Cristo. (1 Corinzi 3:11)

Bevevano da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. (1 Corinzi 10:4)

Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza... chi è Dio, se non il Signore? O chi è rupe, se non il nostro Dio? (Salmo 18:2,32)

In altre parole, il fatto che San Pietro sia una “pietra” e un “fondamento”della Chiesa è derivato dalla sua confessione, che in se stessa indica il nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, e riposa su di lui. Questo è indicato nel greco originale di San Matteo 16, dove si fa una differenza tra la pietra della fede (“petra” – la roccia) e colui che ne porta il nome (“petros” – un sasso). E chi negherebbe che ogni significato che aveva San Pietro era derivato dalla sua relazione con Cristo e con la vera fede – a meno che non si voglia pervertire il cristianesimo in qualche sorta di strana religione “sanpietrocentrica”!

E ancora, pur riconoscendo che San Pietro è “fondamentale” per la Chiesa, notiamo anche che egli non è unico sotto questo aspetto – dato che le Scritture dicono chiaramente che gli altri santi apostoli (e anche i santi profeti) sono pure fondamentali in tal senso!

19 Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio,

20 edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù.

21 In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore;

22 in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito. (Efesini 2:19-22)

Invero, leggiamo nell’Apocalisse che i santi apostoli sono ancora (e saranno sempre) il fondamento della Chiesa in un modo speciale ed esaltato – lo leggiamo simbolicamente nel seguente passo che parla della “città celeste”...

9 Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: “Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello”.

10 L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.

11 Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.

12 La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele.

13 A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte.

14 Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. (Apocalisse di San Giovanni 21:9-14)

Ciò che comunque non capisco, in particolare, è la “logica” che connette le cose dette di San Pietro solo e unicamente con i vescovi di Roma. Questo è un campo che non solo non è illustrato in modo soddisfacente dagli apologeti cattolico-romani, ma che è spesso totalmente trascurato da quelle povere anime che prendono come vangelo le opere di tali apologeti – vedono una montagna di riferimenti patristici che parlano in modo eccelso di San Pietro, e assieme ai detti apologeti, li applicano semplicemente al papa. Ma non c’è una base ragionevole per questo, nemmeno un poco.

a) San Pietro probabilmente non fu il “primo vescovo di Roma”, dato che sembra che questo titolo venne quando egli e San Paolo (che è spesso lasciato fuori da queste discussioni, ingiustamente, dato che ebbe almeno un ruolo uguale, se non maggiore, nel formare la Chiesa romana primitiva) nominarono un vescovo per la città. Erano apostoli dopo tutto, e anche se potevano risiedere in un posto o in un altro, avevano un’autorità data da Dio e una missione che ricopriva tutto il mondo (a differenza di un vescovo, chiunque potesse essere).

b) Anche se San Pietro fosse stato il primo vescovo di Roma (cosa sulla quale non tutti i Padri sono d’accordo, particolarmente i primi che parlarono delle tradizioni del soggiorno e del martirio di San Pietro a Roma), dove ne consegue che qualche particolare crisma dinastico risieda a Roma? Si parla di una “dinastia” – quale dinastia?! Questa implicherebbe un ordine sacerdotale più alto dell’episcopato – eppure questo non esiste, neanche secondo la dottrina cattolico-romana. Se per “dinastia” si intende semplicemente che la propria ordinazione episcopale può risalire in una catena a un vescovo consacrato da San Pietro, allora questo si può dire di un gran numero di vescovi nel mondo, non semplicemente quelli che risiedono a Roma – e per la verità, di quelli che risiedono a Roma, uno che sia eletto papa potrebbe non avere neppure una ordinazione episcopale che risalga a San Pietro, se fosse già stato fatto vescovo di un’altra città prima di essere eletto papa! E così, la pretesa di una “dinastia petrina” diventa doppiamente priva di significato paragonata a una dinastia “giovannea”, “giacobita” o “paolina”. Invero, San Paolo stesso insegna con forza contro tali distinzioni in 1 Corinzi...

12 Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “Io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “E io di Cefa” [ovvero Pietro], “E io di Cristo!”.

13 Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? (1 Corinzi 1:12-13)

San Pietro, nel periodo immediatamente successivo alla Pentecoste, ebbe davvero un ruolo decisivo di leadership – cosa che è precisamente il “rafforzamento dei fratelli” di cui il Signore stava parlando profeticamente in San Luca 22:31-32, ed è l’attività che compiva il comando a San Pietro di “pascere i miei agnelli (gli apostoli e i primi discepoli)” che si trova in San Giovanni 21:15-19. Niente di tutto ciò, a proposito, implicava che San Pietro avesse ereditato qualche tipo di autorità autocratica e singolare sugli apostoli, dalla durata indefinita, o perfino di avere sempre il primo posto di onore e di presidenza – per la verità poco dopo è piuttosto chiaro che San Pietro non vide affatto il proprio ruolo in tal senso, dato che fu San Giacomo (il fratello del Signore) e non lui stesso a presiedere al primo “Concilio di Gerusalemme” e a decretarne la conclusione.

Il solo senso in cui si può dire rettamente che i papi dell’antichità possono essere stati al posto di San Pietro è il senso tipologico – vale a dire, essendo ortodossi nella loro confessione ed essendo “primi” tra i fratelli – e ciò che vale quel “primato” in senso vincolante per tutti i cristiani cattolici (dato che il cristianesimo ortodosso è l’autentica fede cattolica) è detto in dettaglio nei santi canoni dei concili ecumenici che evidenziano nelle questioni pan-cristiane i privilegi degli arcivescovi (poiché questo è ciò che è il papa – dato che “papa” e “patriarca” sono titoli onorifici arcivescovili, non altri ordini più elevati dell’episcopato – i papi antichi non erano più “vescovi” di quanto fosse vescovo il capo di una piccola diocesi di periferia.)

Dato che vi furono forti papi confessori come San Leone, che inviò un tomo (noto in occidente come il "tomo di San Leone") al Concilio di Calcedonia per ispezione e approvazione (cosa che fu fatta, dopo un accurato esame e un dibattito sul suo contenuto), e San Gregorio il Dialogo, e dati i privilegi canonici di Roma e la sublime fondazione apostolica della loro Chiesa locale, gli antichi cristiani ortodossi erano più che felici di riconoscere i papi come “Pietro” in tal senso. Ma allora, come insegna San Cipriano, tutti i vescovi sono “Pietro” in senso ultimo.

A tutto ciò, naturalmente, i più eruditi cattolici romani possono non avere troppe obiezioni, salvo dire qualcosa del genere...

“Oh, ma naturalmente l’autentica predicazione della fede è legata alla grandezza di San Pietro – ed è precisamente il motivo per cui noi crediamo che i papi siano tanto sublimi, perché la promessa del nostro Signore di ‘pregare per San Pietro’ perché la sua fede non vacilli, promessa che si trova nel Vangelo di San Luca, si applica allo stesso modo ai Papi; pertanto, la loro autorità rimane intatta, dato che la loro fede non può venire meno.”

Anche se questo ragionamento è un poco più vicino a un modo ortodosso di vedere la questione, presenta due problemi...

a) Non c’è assolutamente alcuna ragione logica di riconoscere che la preghiera del Signore si applichi ad altri che a San Pietro, nonostante tentativi relativamente tardivi di papi romani di fare proprio questo – di fatto il contesto delle Scritture a riguardo mette piuttosto in chiaro che la “preghiera del Signore” si riferisce al pentimento di San Pietro dopo la sua caduta, in modo da potere a sua volta compiere la sua chiamata a rafforzare i suoi fratelli dopo Pentecoste.

b) È un fatto di cronaca storica che la “fede” dei papi, e l’integrità della loro confessione pubblica è venuta meno. Papa Onorio fu condannato da un concilio ecumenico per il suo compromesso e adulazione dell’eresia monotelita. Papa Liberio tradì i confessori ortodossi (incluso il grande Sant’Atanasio), accettando vilmente la condanna di Sant’Atanasio e facendo una falsa pace con un arianesimo sottilmente velato. Nel periodo pre-niceno, Sant’Ippolito parla di grandi problemi nella Chiesa Romana e con il suo vescovo, anche se i cattolici romani lo scartano come “anti-papa” (titolo totalmente anacronistico, per cominciare, ma tali anacronismi sono il pane quotidiano degli apologeti cattolico-romani). Inoltre, i papi furono meno che eroici di fronte alle ambizioni politiche della Germania e alla sua “curiosa teologia” verso la fine del primo millennio (cosa che è precisamente il motivo che causò il seguente scisma aperto tra Roma e la Chiesa Cattolica).

Naturalmente, gli apologeti romani proseguiranno a dire che gi esempi sopra riportati di “fallimenti nella fede” (e se ne potrebbero aggiungere altri) in qualche modo “non contano”. Perché? Probabilmente diranno qualcosa del genere...

“Non contano, perché noi diciamo che il papa è garantito in tal modo solo quando definisce, con la sua piena autorità, questioni che riguardano la fede e la morale – in altre parole, quando pronuncia definizioni ex cathedra.”

Naturalmente, questo girotondo evasivo è un’illustrazione della novità, dell’astoricità e della debolezza del “ragionamento” cattolico-romano in questo campo. Illustra anche i compromessi con la storia fatti al Concilio Vaticano Primo, che diedero al mondo “l’infallibilità papale” come nuovo dogma.

a) È un’obiezione irrilevante, perché il “rafforzamento nella fede” di cui parla Cristo è proprio quello, un rafforzamento nella fede – Cristo non dice nulla di qualificazioni legali, come per esempio “parlando con autorità”, né per questo parla di “infallibilità”. Questa non ha niente a che vedere con ciò che egli disse, così leggerla nelle sue parole significa solo offuscarne il significato. Si tratta anche di un modo di creare convenienti qualificazioni per aggirare l’ovvio ostacolo che i papi di Roma (sia prima che dopo lo scisma) non ebbero sempre un “forte fede” o una “forte confessione” (e di fatto, uno di loro fu condannato da un concilio ecumenico come eretico).

b) Secondo molti dei massimalisti papali che circondavano Papa Pio IX, l’applicazione di San Luca 22:31-32 era ingiustificata. Per quanto riguardava loro, se tutti vedessimo un gatto bianco e il papa dicesse che è nero, noi dovremmo mettere in discussione la nostra sanità mentale o la nostra capacità di comprendere le cose ovvie. Fortunatamente, tali punti di vista furono in certo modo moderati dal fatto che una parte significativa dei “padri conciliari” non erano a loro agio con tali esagerazioni, per il semplice fatto che la sapevano più lunga (ma erano troppo codardi per alzarsi davanti Papa Pio IX e chiamarlo il manipolatore della verità e il reazionario che di fatto era), e dal fatto che vi fu una cospicua minoranza che ebbe il coraggio di dirlo, e respinse con veemenza tale novità. Alla luce di tutto questo, ciò che il concilio produsse fu molto più moderato di ciò che avrebbe potuto essere (anche se era ancora molto in eccesso di ciò che potrebbero mai permettere i fatti storici e la rivelazione divina). Tuttavia, questa definizione “moderata” mancava della stessa forza esegetica che aveva la visione più estrema, che i grandi massimalisti papali “ultramontani” avevano dei papi e del loro potere. Di fatto, se volete un resoconto delle tristi circostanze e delle sfacciate prepotenze che permisero l’imposizione del “dogma dell’infallibilità” sui cristiani latini, suggerisco di leggere il riassunto relativamente breve scritto da Padre Sergio Bulgakov, intitolato Il dogma vaticano. La versione inglese si può leggere on-line su questa pagina

Augustine - giugno 2005

 
La Chiesa ortodossa russa respinge la decisione del tribunale del Patriarcato d'Alessandria

riunione del Sinodo della Chiesa d'Alessandria. Foto: orthodoxtimes.com

Il patriarca d'Alessandria può rivolgersi ai suoi chierici, al suo gregge, ma non ha il diritto di convocare in tribunale i nostri chierici, ha osservato il metropolita Leonid.

L'esarca patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Africa, il metropolita Leonid di Klin, ha affermato che la Chiesa ortodossa russa considera illegale la decisione del tribunale ecclesiastico del Patriarcato d'Alessandria contro due sacerdoti della Chiesa ortodossa russa e non la riconoscerà mai, come segnala interfax-religion.ru.

Ricordiamo che l'arciprete Andrej Novikov e il sacerdote Georgij Maksimov sono stati convocati al tribunale della chiesa del Patriarcato d'Alessandria con l'accusa di attività non canoniche in Africa.

"Ciò (ovvero la decisione del tribunale ecclesiastico, ndc) non avrà assolutamente alcuna conseguenza. Questa è una decisione illegale che la Chiesa ortodossa russa non riconoscerà mai", ha affermato il metropolita Leonid.

"Non hanno il diritto di convocare in tribunale i nostri chierici. Il patriarca d'Alessandria può rivolgersi ai suoi chierici, al suo gregge. Se il patriarca Theodoros ha qualche istanza, allora dovrebbe rivolgersi direttamente al pleroma della Chiesa russa, ma non agire come è consuetudine in alcune organizzazioni apparentemente serie che parlano per mezzo di una sola persona e non vogliono assolutamente sentire nessun altro. Sentiamo simili mantra ora sulla piattaforma politica, li sentiamo dal patriarca di Costantinopoli e, naturalmente, il patriarca d'Alessandria gli fa eco", ha aggiunto l'esarca della Chiesa ortodossa russa e ha consigliato al capo della Chiesa l'Alessandria di prestare attenzione, leggendo la decisione del Sinodo della Chiesa ortodossa russa.

"La creazione stessa dell'Esarcato è straordinaria. Dirò questo: il patriarca d'Alessandria non dovrebbe cercare i colpevoli tra i sacerdoti che stanno adempiendo al loro dovere pastorale con la benedizione della gerarchia, ma dovrebbe leggere attentamente la decisione del Sinodo della Chiesa ortodossa russa e l'ultimo messaggio del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne, dove è scritto nero su bianco che la Chiesa ortodossa russa invita il patriarca Theodoros a riconsiderare la sua decisione anticanonica sull'Ucraina e a tornare sui binari dell'Ortodossia canonica, e a non dividerla", ha riassunto il metropolita Leonid.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, il Patriarcato d'Alessandria ha convocato presso il tribunale ecclesiastico i due chierici della Chiesa ortodossa russa.

 
Sergej Glaz'ev: le radici naziste del Regime di Kiev

Ecco alcuni estratti da un'intervista rilasciata da Sergej Glaz'ev, economista russo e in Russia uno dei più importanti e più influenti pensatori politici e scrittori di questioni internazionali.

I media occidentali definiscono sempre Glaz'ev un "consigliere di Putin". Questo fraintende totalmente sia il suo ruolo sia la sua importanza.

Mentre Glaz'ev ha in di fatto una posizione formale come "consulente presidenziale", in realtà nel contesto russo, tale titolo significa poco e non significa che Glaz'ev abbia influenza sulla politica del Cremlino.

Piuttosto, ciò che rende Glaz'ev importante è il fatto che le sue idee hanno un'ampia risonanza all'interno della Russia inclusi molti nell'élite e che Glaz'ev articola con forza quello che molti russi sentono e pensano.

Se volete capire che cosa le élite russe pensano che stia accadendo, ascoltate Glaz'ev – praticamente nessuno riflette i loro atteggiamenti meglio di lui.

Glaz'ev è stato un importante commentatore in Russia sulla crisi ucraina e in questa intervista egli definisce una visione di questa crisi condivisa dalla maggior parte dei russi:

1. L'attuale governo di Kiev è patologicamente russofobo e ha un'ideologia neonazista genocida rivolta specificamente ai russi;

2. Questo rende la convivenza pacifica tra russi e ucraini all'interno dell'Ucraina e le buone relazioni tra la Russia e l'Ucraina impossibili finché questo regime resterà al potere, rendendo una ripresa della guerra praticamente inevitabile;

3. Il regime è arrivato e si mantiene al potere con la violenza e il terrore;

4. Il regime deve la sua intera esistenza al sostegno e alla sponsorizzazione occidentale, come parte di una strategia aggressiva occidentale volta a indebolire la Russia.

Gli estratti provengono da un'intervista a Glaz'ev modificata e comparsa sul blog di Vladimir Suchan: Logos Politikos

 

Ideologicamente questa guerra è alimentata dal nazismo – la propaganda della giunta di Kiev lavora duro per instillare nella mente del pubblico una visione misantropa dei suoi oppositori.

Tali oppositori sono gli obiettivi di confronti bestiali; è loro negato il diritto di esprimere il loro parere, e pestaggi e arresti sono le uniche alternative; è consentito bruciarli vivi, e all'esercito ucraino è ordinato di non esitare a sopprimere le loro vite.

I leader del regime di Kiev hanno fatto appelli pubblici al massacro dei cittadini ucraini che in Donbass hanno il coraggio di esprimere il dissenso.

Mentre distribuiva premi tra i macellai di Slavjansk, il cosiddetto presidente Poroshenko ha fatto apertamente riferimento alle loro vittime come "non-umani", e il capo del governo Arsenij Jatsenjuk nelle sue dichiarazioni pubbliche ha chiamato subumani i russi nell'est dell'Ucraina.

La loro principale avversaria politica prima del conflitto politico – Julia Timoshenko – ha detto che il Donbass meritava il bombardamento atomico e il numero tre dei candidati in corsa alle elezioni presidenziali, Oleg Ljashko, ha partecipato personalmente all'organizzazione di repressioni di massa contro cittadini russi dell'Ucraina.

In una parola, la giunta Kiev manifesta un pieno consenso neo-nazista per quanto riguarda il genocidio dei cittadini russi, che sono stati spogliati di tutti i diritti umani, compreso il diritto alla vita.

Il campo semantico nazista genera le principali tensioni del conflitto e spiega l'uso della violenza nel tentativo di porvi fine.

Il nazismo giustifica sempre la violenza contro altri gruppi etnici, che sono etichettati come razze di seconda categoria e contro le quali qualsiasi crimine è dichiarato ammissibile.

Questo è esattamente il percorso che il regime di Kiev ha intrapreso per fomentare odio verso coloro che sono in disaccordo con l'esclusività ucraina. Di fatto, per tutti i russi, perché tutte le altre etnie europee e mondiali non hanno mai sentito parlare di una nazione ucraina. Negli altri paesi del mondo tutti coloro che sono nati nel territorio dell'ex Unione Sovietica, inclusi gli ucraini, sono chiamati russi.

Nel frattempo, i capi della giunta di Kiev e i media a loro libro paga stanno enfatizzando la superiorità degli ucraini sui russi in piena conformità con i principi del nazismo. I russi sono descritti come schiavi nati, indegno di qualsiasi altro destino che non sia lo sfruttamento spietato nell'interesse degli ucraini.

I russi etnici residenti in Ucraina non hanno altra scelta che prendere le armi per difendersi dai neonazisti.

L'esperienza storica internazionale e l'esperienza propria della Russia fornisce prove convincenti che al nazismo si può resistere solo con la forza. I nazisti non capiscono alcun altro linguaggio. Questo non è sorprendente: la differenziazione dei diritti umani su base razziale è incompatibile con lo stato di diritto...

È interessante notare che nessuno dei leader ucraini filonazisti di oggi è un ucraino etnico. Sono tutti molto lontani dall'Ucraina e dai suoi legami culturali, storici e spirituali.

Forse questo è il motivo per cui non hanno la minima auto-restrizione morale e mostrano tanta crudeltà contro il loro stesso popolo.

Hanno cercato di affermarsi come fuehrer nazisti, coinvolgendo i loro seguaci in omicidi di massa di concittadini, trasformando i primi nella nuova élite del paese, e i secondi in un gregge muto e obbediente.

Nell'articolo intitolato Gli errori nazisti il suo autore, Alexander Rogers, dimostra in modo convincente che il culto della violenza è la caratteristica fondamentale degli ucraini nazisti.

Per livello di crudeltà insensata e di misantropia hanno superato i loro idoli hitleriani, trovando piacere speciale nel posare per le foto a fianco dei corpi carbonizzati dei residenti di Odessa bruciati vivi, o per rallegrarsi apertamente delle uccisioni di bambini e donne a Slavjansk.

Come indica lo stesso autore, la società ucraina ha sviluppato tutti i quattordici tratti essenziali del nazismo che il noto filosofo italiano Umberto Eco elencò qualche tempo fa.

Il culto della forza, il disprezzo per i deboli e la condanna del pacifismo come forma di tradimento sono importantissimi per comprendere il modo in cui il conflitto si sta sviluppando. Questo spiega anche perché i negoziati sulla cessazione delle ostilità e la risoluzione della crisi in Ucraina non hanno raggiunto alcun risultato...

Qualsiasi legislatore, giornalista o perfino semplice passante che può avere osato mettere in questione le azioni dei nazisti ucraini è immediatamente umiliato e picchiato e i servizi speciali ucraini lanciano all'istante un procedimento penale.

Questo viene fatto in piena conformità con una delle caratteristiche chiave del nazismo, che Umberto Eco ha identificato come "il dissenso è tradimento."

Il campo di conflitto che il nazismo ucraino sta generando è la principale forza motrice della violenza in Ucraina in generale e delle operazioni punitive in Donbass in particolare. ...

Per burocrati europei di oggi, l'Ucraina non è altro che una fonte di manodopera a basso costo, un mercato per le merci europee, una discarica per i rifiuti industriali, e un cortile per le industrie ecologicamente pericolose.

È difficile immaginare qualsiasi leader nazionale di mentalità realistica e sinceramente preoccupato per gli interessi nazionali che sia desideroso di mettere la sua firma su qualcosa di simile all'accordo di associazione dell'Ucraina con l'Unione Europea, un accordo che delega unilateralmente all'altra parte le funzioni sovrane dello stato nel governo dell'attività economica estera e nella conduzione della politica estera e di difesa. Per di più, un accordo che mette un capestro alla competitività dell'economia ucraina e mina la sua bilancia dei pagamenti.

Il nazismo ucraino si evolve nel campo dei conflitti di aggressione occidentale contro la Russia. Questo spiega la sua incredibile ascesa.

Senza una politica coerente perseguita dagli Stati Uniti e dei suoi alleati della NATO non sarebbe mai emerso e cresciuto, perché non ce n'erano i presupposti oggettivi.

Ma la pesante sponsorizzazione di un branco di organizzazioni nazionaliste e un coerente impegno di coltivare l'odio nei confronti della Russia ha funzionato. I leader nazionalisti del paese non si preoccupano della discrepanza tra la loro ideologia e la realtà storica...

Infine, poiché il sistema finanziario ed economico nazionale non può essere tenuto in equilibrio senza un potente e crescente sostegno esterno, gli Stati Uniti sono oggettivamente costretti a innescare tensioni militari e politiche e, alla fine, a iniziare una guerra mondiale.

 
In difesa della religione organizzata

Una delle ragioni della crisi religiosa odierna è il colpo apparentemente mortale inflitto all’idea stessa di “religione organizzata”, che oggi evoca pensieri negativi anche in tante persone tendenti a una mentalità religiosa. L’urgenza di trovare una cura a questo problema non è tanto sentita nella Chiesa ortodossa quanto nel cristianesimo occidentale. È infatti in un blog americano di apologetica cattolica che John Sanidopoulos ha trovato un articolo in materia, che ha postato sul suo blog Mystagogy.

Le considerazioni dell’autore cattolico sono quasi interamente condivisibili dai lettori ortodossi, e le abbiamo tradotte volentieri sul nostro sito. Presentiamo la difesa della religione organizzata nella sezione “Confronti” dei documenti. Ci ripromettiamo comunque di approfondire l’argomento, cercando di spiegare come le idee di sfiducia nella religione organizzata nascono da semi di individualismo sviluppati al tempo in cui il cristianesimo occidentale si è allontanato dall’Ortodossia.

 
Obbedienze di Diveevo: fotografie dell'inizio del XX secolo

Il 14/27 giugno, la quarta porzione della Madre di Dio sulla Terra, il convento di Diveevo, onora i propri santi. Prima della rivoluzione del 1917, nel monastero c'erano circa 1700 tra monache e novizie. Solo una di loro, la schema-monaca Margarita (o come la chiamavano una volta, nonna Frosia) è vissuta fino alla riapertura del monastero e al ritorno delle reliquie di san Serafino. Tuttavia, la vita quotidiana pre-rivoluzionaria del monastero e delle sue sorelle è stata preservata attraverso fotografie, alcune delle quali sono state trovate nell'album fotografico personale dell'igumena Aleksandra (Trakovskaja, †1942), l'ultima badessa di Diveevo. Fortunatamente questo album è stato conservato e vi presentiamo volentieri queste immagini uniche.

Veduta del monastero di san Serafino a Diveevo, dal lato meridionale

Processione della Croce al monastero di Diveevo

La scuola parrocchiale e l'orfanotrofio del monastero di Diveevo

La Chiesa dell'icona della Madre di di Dio di Tikhvin

Suore che lavorano alla tipografia nel convento di Diveevo

Sorelle che preparano icone in rilievo nel convento di Diveevo

Pittura di icone al convento di Diveevo

Disegni a Diveevo

Pittura al convento di Diveevo

Cucitura dei paramenti al convento di Diveevo

Monache che inseriscono nomi nei libri delle commemorazioni di preghiera al convento di Diveevo

Il funerale di una monaca

Il coro del convento di Diveevo

Preparazione della cera

Fabbricazione di candele a Diveevo

La chiesa della Trasfigurazione e l'eremo di San Serafino nel convento di Diveevo

Sorelle che tagliano il fieno

Sorelle al lavoro alla mietitura

Una cappella sul luogo in cui fu costruito un mulino con benedizione di san Serafino

Sorelle al lavoro in cucina

Sorelle al lavoro in giardino

 
Metropolita Ilarion: devo tutto nella mia vita alla Chiesa

Alle soglie del suo cinquantesimo compleanno, il metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca, ha rilasciato un'intervista al sito 'Pravoslavie i mir', in cui ha raccontato come è giunto a credere in Dio, del suo approccio alla vita e alla morte, del suo nuovo libro e delle sue doti di scrittore.

Vladyka, anche se è difficile da credere, lei compirà presto cinquant'anni. Quando ha deciso di essere tonsurato monaco, ha preso questa decisione immaginando se stesso a venti, trenta, quaranta o cinquanta anni (qui mi riferisco al patriarca Kirill e a padre Evgenij Ambartsumov)? Le sue aspettative erano giustificate?

Quando sono stato tonsurato monaco avevo vent'anni e, naturalmente, non pensavo a me stesso all'età di trenta o cinquant'anni. Vivevo per quel momento. Ma non ho mai avuto alcun dubbio di voler dedicare la mia vita alla Chiesa e a nient'altro. E nel corso degli ultimi trent'anni non ho mai avuto una sola volta motivo di rimpiangere la mia decisione. Non c'è mai stato un solo giorno o minuto in cui io me ne sia pentito.

Io devo tutto nella mia vita alla Chiesa. Alcune persone mi hanno chiesto: "Perché ti sei fatto coinvolgere nella Chiesa? Avresti potuto studiare arte, dirigere un'orchestra, comporre musica". Per me il ministero nella Chiesa è sempre stata la cosa più importante, tutto il resto è costruito attorno a questa fondazione. E per me la cosa più importante è sempre stata quella di servire Cristo.

In tutti questi anni ho predicato Cristo e ancora e ancora l'ho scoperto da me stesso. Io predico Cristo attraverso i libri, attraverso la musica, attraverso i programmi televisivi e i film. Ma tutta questa attività non è stata motivata dalla mia voglia di dire o dimostrare qualcosa a qualcuno. Prima di tutto, quando scrivo o parlo, scopro qualcosa da me stesso, lo lascio fluire attraverso di me, e poi lo passo alla gente. La vita in Cristo, la vita nella Chiesa è molto interessante, molto piena, ha molti contenuti, e vorrei condividere questa vita con quelle persone che per qualsiasi ragione sono al di fuori della Chiesa, per le quali la fede non è il fattore di base che motiva le loro vite. Vorrei spiegare ciò che la fede dà, ciò che Cristo dona.

In un'intervista lei ha detto che il tema della morte l'aveva incuriosito fin da un'età molto precoce. Com'è nato per la prima volta questo argomento e come è cambiata la sua percezione di esso?

Può essere sorpresa, ma il tema della morte si è presentato per la prima volta quando ero all'asilo. Avevo cinque o sei anni e improvvisamente mi sono reso conto che noi tutti moriremo un giorno: che io morirò, che tutti i bambini intorno a me moriranno. Ho cominciato a pensare a questo e a porre domande a me stesso e agli adulti. Ora non ricordo più quali fossero queste domande, né le risposte che ho ricevuto. Ricordo solo che il pensiero della morte mi aveva trafitto e non mi ha lasciato per un periodo abbastanza lungo.

Anche quando ero adolescente pensavo molto alla morte. Il mio poeta preferito era Federico Garcia Lorca – l'ho scoperto in età molto precoce. Non conosco nessun altro poeta che ha pensato e scritto tanto sulla morte. In una certa misura attraverso la sua poesia ha predetto e vissuto la propria morte.

Grigorij Alfeev, futuro metropolita Ilarion

Quando stavo lasciando la scuola ho composto in musica quattro poesie di Garcia Lorca per il mio esame finale. Era un ciclo vocale per tenore e pianoforte basato sui suoi versi. Molti anni dopo ne ho fatto un adattamento per orchestra, ribattezzandolo Canti di morte. Tutte e quattro le poesie che avevo scelto per questo ciclo erano sulla morte.

Perché era così interessato a questo argomento?

Probabilmente perché dalla risposta alla domanda del perché moriamo dipende la risposta alla domanda del perché viviamo.

È cambiato qualcosa quando ha cominciato una vita attiva nella Chiesa?

È capitato che l'inizio della mia vita attiva nella Chiesa coincidesse con un numero di morti che mi ha turbato molto.

La prima è stata la morte del mio insegnante di violino Vladimir Nikolaevich Litvinov. Avevo circa dodici anni al momento. Ero molto affezionato a lui, era una grande autorità per me. Era un uomo straordinariamente colto, riservato, raffinato, conosceva molto bene la sua materia, teneva i suoi allievi in ​​grande considerazione, tutti lo adoravano. Era ancora molto giovane – una quarantina d'anni, non di più.

Un giorno sono arrivato a scuola e mi è stato detto che il signor Litvinov era morto. In un primo momento ho pensato che qualcuno mi avesse fatto uno scherzo. Ma poi ho visto la sua foto in una cornice nera. Era uno degli insegnanti più giovani. È emerso che era morto durante uno degli esami, mentre un suo allievo stava suonando. All'improvviso ha avuto un dolore al cuore, è stata chiamata l'ambulanza, che invece di andare in via Frunze è andata in via Timur Frunze. Quando alla fine è arrivata l'ambulanza, era già morto. Ho partecipato al suo funerale, è stata la prima morte in vita mia.

Vladimir Nikolaevich Litvinov

Qualche tempo dopo è morta mia nonna, poi sua sorella, mia prozia, e poi mio padre. Tutto questo è avvenuto in rapida successione, e, naturalmente, il problema della morte spesso non è nato come una questione teorica, ma come qualcosa che era successo a persone a me vicine. E ho capito che solo la fede può dare una risposta a questa domanda.

Ha ora una comprensione interiore di ciò che è la morte? Per esempio, io posso capire tutto questo a livello intellettuale, ma non posso affatto accettare e capire interiormente come i nostri cari ci lascino per sempre...

La persona umana consiste non solo del suo intelletto, ma anche del suo cuore e del corpo. Noi reagiamo a questi eventi con tutto il nostro essere. Quindi, anche se abbiamo capito con la nostra mente perché questo accade, anche se la fede ci rafforza per far fronte a questi eventi, tuttavia tutta la nostra essenza umana si ribella contro la morte. Questo è del tutto naturale, perché Dio non ci ha creati per la morte: ci ha creati per essere immortali.

Sembrerebbe che dovremmo essere preparati per la morte; ogni sera preghiamo prima di andare a dormire: "Sarà questo letto la mia tomba?" E vediamo il mondo intero alla luce di questo evento di morte, che può prenderci in qualsiasi momento. Tuttavia, la morte arriva sempre all'improvviso, e interiormente protestiamo contro di essa. Ogni persona cerca la propria risposta, e questa non può esaurirsi con argomenti logicamente costruiti da un libro di testo di teologia dogmatica.

Una delle opere che hanno creato una forte impressione su di me nell'infanzia e nell'adolescenza è la sinfonia n. 14 di Shostakovich. In misura significativa è sotto l'influenza di questo lavoro che ho scritto i miei Canti di morte. L'ho ascoltata molte volte e ho pensato molto al perché Shostakovich ha scritto questo lavoro nei suoi ultimi anni di declino. Lui stesso la chiamava un 'segno di protesta contro la morte'. Ma questa protesta nel suo trattamento non permetteva una qualsiasi fuga in un'altra dimensione. Siamo in grado di protestare contro la morte, ma questa verrà comunque. Ciò significa che è importante non solo protestare contro di essa, ma anche cogliere il suo significato, capire perché si tratta di ciò che ci attende in questo contesto. E la risposta a questo è data dalla fede, e non semplicemente la fede in Dio, ma la fede cristiana.

Noi crediamo in Dio, che è stato crocifisso ed è morto sulla Croce. Questo non è semplicemente un Dio che guarda su di noi da qualche parte nelle altezze celesti, ci osserva e ci punisce per i nostri peccati, ci incoraggia a essere virtuosi, è compassionevole verso di noi quando soffriamo. Si tratta di un Dio che è venuto da noi, che si è fatto uno di noi, che dimora in mezzo a noi attraverso il sacramento della comunione e che è al nostro fianco – sia quando soffriamo sia quando moriamo. Noi crediamo in Dio che ci ha salvati attraverso la sua sofferenza, croce e risurrezione.

La gente spesso chiede: perché Dio salva l'uomo in questo modo? Non avrebbe potuto scegliere un metodo meno doloroso? Perché era necessario che Dio sopportasse la croce? Questa è la mia risposta: c'è una differenza tra una persona che vede da una nave qualcuno che annega in mare, gli lancia un salvagente e lo guarda con simpatia mentre questi lotta per liberarsi dall'acqua, e una persona che per la salvezza di un altra, con il rischio della sua propria vita, si immerge nelle acque tempestose del mare e dona la sua vita in modo che un altro possa vivere. Dio ha deciso di salvarci proprio in questo modo. Si è tuffato nel mare in tempesta della nostra vita e ha dato la propria vita in modo che noi possiamo essere salvati dalla morte.

Questa è un'immagine potente che non ho mai incontrato prima, ed è veramente comprensibile.

Io uso questa immagine nel mio catechismo che ho appena completato. Vi ho provato a descrivere le basi della fede ortodossa in un linguaggio semplice, utilizzando immagini che le persone contemporanee possono capire.

In che modo il suo catechismo è diverso da quello della Commissione biblico-teologica sinodale che sta lavorando sotto la sua direzione? Perché era necessario un altro catechismo?

Nella Commissione biblico-teologica sinodale in molti anni abbiamo scritto un grande catechismo. L'idea era di scrivere un lavoro fondamentale che contenga una dettagliata esposizione della fede ortodossa. Mi è stato affidato questo compito quando non ero presidente della commissione, ma quando questa era guidata dal metropolita Filarete di Minsk. Un gruppo di lavoro è stato istituito, abbiamo iniziato a discutere in un primo momento il contenuto del catechismo, poi abbiamo confermato il suo contorno e poi abbiamo invitato un collettivo di autori.

Purtroppo, alcuni autori hanno scritto in modo tale che non siamo stati in grado di utilizzare i frutti del loro lavoro. Abbiamo dovuto commissionare alcune sezioni una seconda o una terza volta. Alla fine, dopo un certo numero di anni di intenso lavoro abbiamo avuto un testo che abbiamo discusso in sessioni plenarie, e abbiamo invitato i membri della commissione teologica a esprimere la propria opinione su di esso. Infine, abbiamo presentato il testo alla gerarchia della Chiesa. Ora il testo è in fase di revisione e ci aspettiamo di ricevere queste recensioni.

Pochi giorni fa ho ricevuto una lettera da uno stimato vescovo con allegata una revisione del testo della nostra catechesi compilata nella sua diocesi. La revisione conteneva molte lodi, ma diceva anche che il catechismo è troppo lungo, che contiene troppi dettagli di cui la gente non ha bisogno, che il catechismo dovrebbe essere breve.

Quando abbiamo sviluppato il concetto del catechismo, l'idea era di scrivere un libro di grandi dimensioni, dove i dogmi, il culto e la morale della Chiesa ortodossa sarebbero stati descritti in dettaglio. Ma ora, quando abbiamo scritto questo grande libro con contributi di grandi dimensioni da parte di un collettivo di autori, ci informano che abbiamo bisogno di un piccolo libro – un libro che possiamo dare a una persona che vuole essere battezzata in modo che nel giro di tre giorni possa leggere tutto ciò che ha bisogno di sapere.

Questa recensione, devo essere onesto, mi ha infastidito. Tanto che mi sono seduto al computer e ho scritto il mio catechismo – quello che potremmo dare alla persona prima del suo battesimo. L'ho scritto in modo che potesse essere letto in tre giorni. L'ho anche scritto in un periodo di tre giorni in un unico lampo di ispirazione. Poi, è vero, gran parte ha dovuto essere riscritta, resa più chiara e migliorata, ma il testo originale è stato scritto molto rapidamente. In questo catechismo ho cercato il più possibile di esporre i principi fondamentali della fede ortodossa in modo accessibile e semplice, di descrivere la dottrina sulla Chiesa e il suo culto, e di parlare dei fondamenti della morale cristiana.

Lei è molto bravo a scrivere brevi testi dogmatici – spesso usiamo i suoi libri in traduzione inglese.

La cosa più importante è stata non scrivere troppo. Dovevo limitarmi tutto il tempo perché ovviamente potevo dire di più su ogni argomento, ma mi immaginavo al posto della persona che giungeva al battesimo: che cosa possiamo dare a questa persona in modo che conosca la fede ortodossa? Come risultato è apparso un catechismo per coloro che si stanno preparando per il battesimo, o per coloro che a suo tempo sono stati battezzati, ma non vivono la vita della Chiesa, e per coloro che vogliono saperne di più sulla propria fede.

Per inciso, ho scritto il libro grazie al fatto che non siamo andati al Concilio pan-ortodosso. Avevo programmato di trascorrere due settimane a Creta, ma poiché abbiamo deciso di non andarvi, allora ho avuto due intere settimane inaspettatamente libere. Ho passato quel tempo sul catechismo: l'ho scritto in tre giorni e l'ho riveduto in una settimana.

Questo significa che in un prossimo futuro ci saranno due catechismi della Chiesa, uno grande e dettagliato e un volume per i principianti?

Questi due libri hanno uno status diverso. Uno è un catechismo collettivo che spero potremo ancora portare alla sua corretta conclusione ottenendo una benedizione conciliare per questo testo. E quello che ho appena scritto è il mio catechismo. E spero che possa essere utilizzato, anche in quei casi in cui qualcuno viene a farsi battezzare e dice: "Datemi un libro in modo che nel giro di tre o quattro giorni lo possa leggere e dire che sono pronto". È stato per questo scopo che questo libro è stato scritto.

Il suo libro su Cristo è stato appena pubblicato. Si chiama L'inizio del Vangelo. Quando l'ho aperto, sono rimasta senza parole – questo è davvero un libro veramente necessario, importante e ben fatto. Da molto ho perso interesse nel guardare nuovi libri, ma ho cominciato a leggere il primo capitolo e ho realizzato che non potevo metterlo giù e che avrei dovuto ordinarne subito un centinaio di copie da dare come regali. Mille grazie, questo è un testo notevolmente nuovo, perché oggi tutti ora parlano e scrivono di tutto all'infuori di Cristo. Spero che diventi un best-seller.

Ci sono molti libri scritti oggi su tutto, e non sappiamo come scrivere su Cristo, come parlare alla gente di Cristo nella nostra vita. Sappiamo come leggere una preghiera, cosa dire alla confessione, ma Cristo manca nella nostra vita cristiana di ogni giorno.

Questo libro è stato per molti anni in cantiere. In un certo senso si tratta di una sintesi, almeno, di un quarto di secolo del mio sviluppo, da quando ho iniziato a fare lezioni di Nuovo Testamento nell'appena creato Istituto san Tikhon. Questo era nell'anno accademico 1992-93. È stato allora che ho incontrato prima, non solo il Vangelo (che avevo letto fin da bambino), ma anche la letteratura specializzata sul Nuovo Testamento. C'era poca letteratura allora, l'accesso ad essa era limitato. E i miei studi teologici allora si concentravano attorno alla patristica, ovvero all'insegnamento dei Padri. Ho studiato patristica a Oxford e là ho scritto la mia tesi di laurea su Simeone il Nuovo Teologo lì. Poi su un'onda di ispirazione aggiuntiva ho scritto libri su Gregorio il Teologo e Isacco il Siro. E allora questa massa di idee e pensieri patristici è divenuta parte del mio libro, Il cristianesimo ortodosso.

Il libro Il cristianesimo ortodosso inizia con Cristo, ma passo subito ad altri argomenti. Questo perché non ero ancora pronto a scrivere di Cristo.

Allo stesso tempo, la questione di Cristo mi ha occupato per tutta la vita, almeno da quando avevo dieci anni. Certo, ho letto il Vangelo, ho meditato su Cristo, sulla sua vita, sul suo insegnamento. Ma a un certo momento – questo è stato circa due anni e mezzo fa – mi sono reso conto che avevo bisogno di conoscere seriamente la letteratura specializzata contemporanea sul Nuovo Testamento. Questo perché il Patriarca mi aveva benedetto a capo del gruppo di lavoro per la preparazione dei libri di testo per le scuole teologiche. Sorse quindi un acuto bisogno di un libro sul Nuovo Testamento e i quattro Vangeli. Mi sono reso conto che per vari motivi avrei dovuto scrivere questo libro io stesso. E al fine di scrivere ho dovuto aggiornare le mie conoscenze nel campo della letteratura accademica sul Nuovo Testamento.

Il mio modo di padroneggiare il materiale letterario è quello di astrarlo. Prima di iniziare a scrivere devo cominciare a concentrarmi sulla lettura, come nella nota battuta circa l'uomo che si unisce a un istituto letterario e a cui viene chiesto: "Ha letto Dostoevskij, Pushkin, Tolstoj?", E lui risponde: "Io non sono un lettore, sono uno scrittore".

Lei ha detto che nella sua infanzia leggeva cinquecento o seicento pagine al giorno ...

Sì, ho letto molto durante l'infanzia, ma a un certo punto ho cominciato a leggere di meno, ho letto solo quello che ho dovuto leggere in modo da poter scrivere. Quando scrivo, traggo significato da quello che ho letto.

In un primo momento ho deciso di scrivere un libro di testo, ma poi ho rapidamente capito che ciò che era necessario era un intero libro. E così ho iniziato a scrivere un libro su Gesù Cristo che con il tempo diventerà un libro di testo. All'inizio ho pensato di scrivere un solo libro, ma quando ho iniziato a scrivere mi sono reso conto che questa enorme quantità di materiale non sarebbe stata adatta a un solo libro. Di conseguenza ho scritto sei libri. Il primo è appena uscito, gli altri quattro sono già stati scritti e usciranno in ordine cronologico, il sesto è stato scritto nella sua prima stesura. In sostanza, il lavoro è completo, sebbene il sesto libro richieda ancora qualche modifica.

- Ci dica, come è costruito il libro?

Ho deciso di non passare attraverso la cronologia degli eventi dei Vangeli, esaminando di passaggio gli episodi della vita di Cristo, i suoi miracoli e parabole. Ho deciso di padroneggiare il materiale del Vangelo in grandi blocchi tematici.

- Il primo libro si chiama L'inizio del Vangelo. In esso, in un primo momento, parlo dello stato accademico contemporaneo del Nuovo Testamento e offro una introduzione generale a tutti i sei libri. In secondo luogo, esamino i capitoli di tutti e quattro i Vangeli e i loro temi di base di apertura: l'Annunciazione, la Natività di Cristo, il ministero pubblico di Cristo, il battesimo di Giovanni, la chiamata dei primi discepoli. Offro un quadro generale del conflitto tra Cristo e i farisei che alla fine portò alla sua condanna a morte.

-Il secondo libro è dedicato esclusivamente al Discorso della Montagna. Si tratta di una panoramica della morale cristiana.

-l terzo libro è dedicato interamente ai miracoli di Gesù Cristo in tutti e quattro i Vangeli. Parlo di cosa sia un miracolo, perché alcune persone non credono nei miracoli, come la fede è accordata con i miracoli. Esamino ogni miracolo separatamente.

Il quarto libro si chiama Le parabole di Gesù. Tutte le parabole dei Vangeli sinottici sono elencate e esaminate uno dopo l'altro. Parlo del genere della parabola e vi spiego perché è stato questo genere il Signore ha scelto per i suoi insegnamenti.

Il quinto libro – L'Agnello di Dio – parla del materiale originale che si trova nel Vangelo di Giovanni, cioè, il materiale che non è duplicato nei Vangeli sinottici.

E infine il sesto libro – Morte e Risurrezione – descrive gli ultimi giorni della vita terrena del Salvatore, le sue sofferenze sulla croce, la sua morte, la sua risurrezione, le apparizioni ai discepoli dopo la sua risurrezione e la sua ascensione al cielo.

Quindi, questo è il mio libro epico! Ho dovuto scrivere prima di riuscire a trarre un senso dagli eventi che costituiscono il cuore della nostra fede cristiana, in modo che sulla base di questi libri potessi poi produrre libri di testo per le scuole teologiche.

Si tratta di una visione d'insieme o di un commento?

Alla sua base si trova il testo evangelico, esaminato sullo sfondo di un ampio panorama di commenti, dal più antichi al quelli contemporanei. Dedico molta attenzione a criticare gli approcci moderni al testo del Vangelo caratteristici dei ricercatori occidentali.

Nei tempi moderni occidentali, negli studi sul Nuovo Testamento ci sono molti approcci diversi a Gesù. Per esempio, vi è l'approccio che dice che i Vangeli sono un lavoro più tardo, e sono tutti apparsi alla fine del primo secolo dopo la morte di Cristo. Vi è la persona storica di Cristo, morto sulla Croce, che ha lasciato una raccolta di insegnamenti che sono stati poi persi. I fedeli si sono interessati a questa collezione, si sono riuniti intorno ad essa e hanno creato una comunità di seguaci di Gesù.

Dovevano ancora capire che tipo di persona aveva portato questi insegnamenti, e cominciarono a comporre varie storie su di lui: inventarono la storia della sua nascita dalla Vergine, gli attribuirono ogni sorta di miracoli, e gli misero parabole in bocca. Ma in realtà tutto questo era il prodotto di persone che portavano condizionalmente i nomi di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, che guidavano alcune delle comunità cristiane e scrissero tutto questo per necessità pastorali. Questo approccio al Vangelo, a mio avviso assurdo e blasfemo, ormai domina quasi gli studi occidentali del Nuovo Testamento.

Ci sono libri sulla 'teologia di Matteo' dove non c'è una sola parola sul fatto che è Cristo che sta dietro questa teologia. Secondo questi teologi, Cristo è un tipo di eroe letterario creato da Matteo per le esigenze pastorali della sua comunità. Inoltre, scrivono, c'erano i Vangeli apocrifi, e solo più tardi la Chiesa ha vagliato ciò che non le piaceva, mentre in realtà non c'era una grande quantità di altro materiale.

In una parola, è stata creata, intorno alla persona e all'insegnamento di Cristo, una moltitudine di miti accademici, e invece di studiare la sua vita e il suo insegnamento secondo il Vangelo, studiano questi miti inventati dagli studiosi.

Io dimostro nel mio libro ciò che per noi cristiani ortodossi è ovvio, ma non è così ovvio per gli specialisti contemporanei nel Nuovo Testamento: che l'unica vera fonte di informazione su Cristo sono i Vangeli, non c'è altra fonte affidabile. I Vangeli sono la testimonianza di testimoni oculari. Se volete sapere come è successo qualcosa, dovete avere fiducia nei testimoni oculari. Come scrive sua Santità il patriarca ne La parola di un pastore: come possiamo avere un quadro di un incidente stradale? Dobbiamo interrogare i testimoni. Uno si è fermato qui, un altro là, un altro da qualche altra parte. Ognuno di loro ha visto qualcosa dal suo punto di vista, ognuno ha la sua storia da raccontare, ma da tutte le testimonianze raccolte insieme emerge un quadro.

Noi leggiamo i Vangeli e vediamo che gli evangelisti sono d'accordo su molte cose. Ma in alcuni punti differiscono, e questo è naturale, perché ciascuno di essi ha visto cose dalla sua prospettiva. Allo stesso tempo, l'immagine di Cristo non è divisa in due, non è divisa in quattro immagini diverse. Tutti e quattro i Vangeli parlano di una stessa persona. Nel mio libro ho scritto che i Vangeli sono come una cassaforte con oggetti di valore con due serrature che richiedono due chiavi. Al fine di comprendere la narrazione evangelica e il suo significato, dobbiamo usare entrambe le chiavi. Una chiave è credere che Cristo era una persona reale terrena con tutte le caratteristiche di una persona sulla terra, come noi in ogni aspetto a parte il peccato. E l'altra chiave è la fede nel fatto che egli è Dio. Se una di queste chiavi è assente, non si potrà mai scoprire questa persona alla quale i quattro Vangeli sono dedicati.

Com'è programmata l'uscita dei suoi libri?

Il primo è appena uscito. Gli altri saranno pubblicati quando saranno pronti. Come ho già scritto, il loro destino futuro dipende dagli editori.

Il tema è troppo importante e troppo ampio. Mi ha fermato per molti anni dallo scrivere un libro su Gesù Cristo. Vi ho girato intorno, studiando i Padri, scrivendo della Chiesa, esaminando varie questioni teologiche. Ma non ho potuto iniziare a lavorare sulla persona di Cristo.

Aveva paura?

Non riuscivo a trovare il mio approccio, la mia chiave. Naturalmente, ho studiato ciò che i Padri hanno scritto su Gesù Cristo, questo si riflette nei miei libri. Per esempio, nel mio libro Il cristianesimo ortodosso c'è un'intera sezione sulla cristologia. Ma se guardiamo a ciò che i Padri hanno scritto sulla redenzione nel terzo e quarto secolo, allora la domanda di base era: a chi è stato pagato il riscatto? Il termine 'redenzione' era inteso nel suo significato letterale di riscatto. Ed essi avevano varie teorie riguardo a chi questo riscatto era pagato. Alcuni dicevano che il riscatto era stato pagato al diavolo. Altri giustamente obiettavano chiedendo chi è il diavolo per pagargli un prezzo così alto? Perché Dio dovrebbe regolare i conti con il diavolo al prezzo della vita di suo Figlio? No, dicevano, il sacrificio è stato offerto a Dio Padre.

Nel Medioevo occidentale latino è stato sviluppato l'insegnamento del sacrificio del Salvatore sulla croce come un mezzo come espiazione dell'ira di Dio. Il significato di questo insegnamento è il seguente: Dio Padre era così arrabbiato con l'umanità, e l'umanità attraverso i suoi peccati era tanto indebitata da non avere altri mezzi per ripagare il debito con lui se non con la morte del suo stesso Figlio. Questa morte presumibilmente avrebbe espiato sia l'ira di Dio Padre sia la sua giustizia.

Trovo inaccettabile quest'interpretazione occidentale. L'apostolo Paolo dice: "Grande è il mistero della pietà: Dio è stato manifestato nella carne." Credo che i Padri della Chiesa orientale e gli scrittori occidentali nel loro tempo hanno cercato una risposta alla domanda di che cosa fosse questo mistero, e hanno poi creato le proprie teorie. Doveva essere spiegato alla gente usando esempi che la gente potesse capire.

Gregorio di Nissa, per esempio, ha detto che Dio ha ingannato il diavolo. Discese nell'ade nella sua carne umana, là dove il diavolo regnava. Il diavolo lo inghiottì, pensando che fosse un essere umano, ma sotto la carne umana di Cristo era nascosta la sua divinità e, come un pesce che inghiotte l'amo con l'esca, il diavolo allo stesso modo inghiottì Dio insieme con la persona, e questa divinità distrusse il potere dell'ade dall'interno. Si tratta di una bella immagine, acuta, ma spiegare alla persona di oggi la redenzione utilizzando quest'immagine è impossibile. Dobbiamo trovare un altro linguaggio, immagini diverse.

Come fa lei a rispondere a questa domanda?

Credo che il massimo che possiamo dire di Dio è che ha voluto salvarci proprio in questo modo e in nessun altro. Ha voluto diventare uno di noi. Ha voluto non semplicemente salvarci da una grande altezza inviando segnali, estendendo una mano, ma è entrato nel cuore stesso della vita umana in modo da essere sempre con noi. Quando soffriamo, sappiamo che egli soffre con noi. Quando moriamo, sappiamo che egli è al nostro fianco. Questo ci dà la forza di vivere, e ci concede la fede nella risurrezione.

Vladyka, lei lavora con una grande quantità di letteratura in varie lingue. Quante lingue straniere conosce?

Diverse lingue a vari livelli. Parlo e scrivo correntemente in inglese. Pensavo anche in questa lingua quando studiavo in Inghilterra. Parlo e leggo il francese quando la necessità si pone, ma non così bene. Parlo anche il greco, ma non con tanta sicurezza (non ho abbastanza pratica), anche se posso leggerlo correntemente. E poi in ordine decrescente di importanza, leggo ma non parlo italiano, spagnolo e tedesco. Delle lingue antiche ho studiato il greco antico, il siriaco e l'ebraico.

Come ha imparato le lingue straniere?

Ho studiato le lingue straniere utilizzando il Vangelo. Ho sempre cominciato con il Vangelo di Giovanni. È il Vangelo più conveniente per imparare le parole, che si ripetono continuamente: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio... e il Verbo era in principio presso Dio". Gli esperti dicono che il vocabolario del Vangelo di Giovanni è la metà di quello degli altri Vangeli, anche se il volume non è minore rispetto agli altri. Questo laconismo lessicale è collegato al fatto che molte delle parole vengono ripetute.

Perché è conveniente imparare la lingua dai Vangeli? Perché quando si legge un testo familiare, che si conosce praticamente a memoria, non c'è bisogno di cercare le parole nel dizionario, si riconoscono le parole. È così che ho imparato il greco. In un primo momento ho letto il Vangelo di Giovanni, poi ho letto gli altri tre vangeli, poi ho cominciato a leggere le Epistole degli apostoli, poi ho cominciato a leggere i Padri della Chiesa in greco. Inoltre, quando studiavo il greco, ascoltavo una registrazione su nastro della Liturgia in greco. Ho studiato con la pronuncia usata dai greci di oggi.

Ho studiato il siriaco in un modo diverso. A Oxford, ho avuto un ottimo professore, il miglior specialista in letteratura siriaca nel mondo, Sebastian Brock. Ma mi ha detto subito: non ho alcuna intenzione di insegnarti la lingua, sono interessato a leggere i testi. Così ho cominciato a leggere i testi di Isacco il Siro con lui, e lungo il percorso ho letto i Vangeli in siriaco usando il manuale di Robinson per padroneggiare le basi della grammatica e della sintassi.

La cosa più importante nelle lingue è, naturalmente, la pratica. Nessun libro di grammatica può essere un sostituto per il lavoro pratico con un testo.

Pensa che i sacerdoti abbiano bisogno di conoscere le lingue straniere oggi?

Non ho una risposta univoca. Alcuni possono non avere bisogno di lingue straniere. Ma una lingua straniera è utile non solo per fini puramente utilitaristici, al fine di leggere o ascoltare qualcosa o avere la possibilità di dire qualcosa a qualcuno. È utile in primo luogo perché apre un nuovo mondo. Ogni linguaggio riflette il pensiero di un'intera nazione, ogni lingua ha la sua letteratura e la sua poesia. Direi che per lo sviluppo generale una lingua straniera non fa alcun male. Questo è diverso dal dire che alcune persone possono non avere alcuna attitudine o interesse per le lingue.

Le lingue straniere non sono affatto obbligatorie per la nostra salvezza, e non dovrebbero essere obbligatorie per il ministero pastorale. Tuttavia credo che un sacerdote che legge il Vangelo dovrebbe almeno avere qualche base di greco. Dopo tutto, non era per niente che greco e il latino erano insegnati nei seminari pre-rivoluzionari, anche se era per comprendere il significato delle singole parole ed espressioni di ciò che Cristo dice nelle parabole in modo da poter osservare l'originale greco e controllalo.

Come organizza la sua giornata?

Il mio modo di organizzare la mia giornata è determinato dai miei doveri. Mi occupo di diverse posizioni con la benedizione della gerarchia della Chiesa. Sono il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne e come tale membro permanente del Santo Sinodo. Sono il rettore dell'Istituto teologico dei santi Cirillo e Metodio per gli studi post-laurea e sono rettore di una chiesa. Sono anche a capo di diverse commissioni e gruppi di lavoro per vari progetti.

Sei giorni all'anno c'è una sessione del Santo Sinodo, otto giorni all'anno la sessione del Consiglio supremo della Chiesa. La domenica è un giorno di culto. Ogni giorno di festa ecclesiastica è pure un giorno di culto. Naturalmente, prima di ogni sessione del Sinodo abbiamo almeno un numero di giorni di preparazione. Prepariamo i documenti, il lavoro del giorno. Ci sono giorni in cui sono presente presso il Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne e presso l'Istituto per gli studi post-laurea. Ci sono molti incontri con vescovi ortodossi, con non ortodossi, con ambasciatori di diversi paesi. Una parte importante della mia attività sono i viaggi. Nei primi cinque anni della mia presidenza del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne ho fatto più di cinquanta viaggi all'estero ogni anno. A volte volavo a Mosca solo per cambiare aereo!

Ha paura di volare?

No. Ma dopo cinque anni ho iniziato a viaggiare meno. In cinque anni ho visitato tutti quelli che avevo bisogno di visitare, e ora posso mantenere il contatto con molti di loro attraverso telefonate e messaggi di posta elettronica, vale a dire, non devo viaggiare appositamente al fine di parlare con qualcuno.

Inoltre, se prima accettavo tutti gli inviti a partecipare a diverse conferenze, è giunto il momento in cui ho sentito, e sua Santità mi ha confermato: "Non dovresti viaggiare così tanto. Dovresti andare solo agli eventi più importanti in cui nessuno a parte te può prendere parte". Così il numero di viaggi è diminuito – senza danno per il nostro lavoro, credo.

Il mio programma fondamentalmente è costituito da giorni trascorsi in sessioni del Sinodo e del Consiglio supremo della Chiesa, giorni trascorsi presso il Dipartimento e l'Istituto post-laurea, feste della Chiesa e viaggi. Tutto può essere previsto un anno di anticipo.

Ho bisogno di spazi in questo programma per poter fare qualcosa che condizionalmente chiamerei creativo. Per esempio, scrivere un libro.

In quali giorni fa queste cose?

Prima di tutto, le festività civili. Per riformulare una ben nota canzone, si può dire: non conosco alcun paese che abbia così tanti giorni di riposo. A parte le vacanze, il paese si rilassa per dieci giorni nel mese di gennaio, per un numero di giorni nel mese di febbraio, marzo, maggio, giugno e novembre. Questi sono i giorni di riposo che uso per scrivere. Per esempio, il periodo di Capodanno dalla fine di dicembre alla Natività di Cristo è un momento in cui scrivo. Scrivo anche il sabato. Non ho alcun giorno libero nel senso tradizionale della parola. Se un particolare giorno non ho doveri, allora scrivo anche in questo giorno.

Scrive in fretta?

Di solito scrivo molto e rapidamente. Rifletto su qualcosa per un lungo periodo di tempo, ma quando mi siedo a scrivere, la mia media è di cinquemila parole al giorno. A volte non arrivo a tale quota, e qualche volta la supero.

È più della quota giornaliera di uno scrittore, cinquemila parole!

Lo è. Con questo ritmo intensivo è possibile scrivere un testo sufficientemente grande in un certo lasso di tempo. Mi ci vuole circa una ventina di questi giorni per scrivere un libro di circa centomila parole.

Di solito i libri sono valutati a numero di caratteri stampati e a porzioni di parole degli scrittori...

Io calcolo in parole da quando sono stato a Oxford. Quando studiavo a Oxford, sono stato limitato a centomila parole per la mia tesi di dottorato. Ho superato questo limite e mi sono trovato in una situazione difficile: mi è stato chiesto di accorciare il mio testo. L'ho accorciato come meglio potevo, ma comunque la quantità di parole in eccesso era di circa ventimila dopo che la mia tesi era stata rilegata (e allora la rilegatura era estremamente costosa). Il mio professore – il vescovo Kallistos – ha dovuto andare appositamente dal comitato di studio e dimostrare che il mio argomento aveva assolutamente bisogno di queste ulteriori ventimila parole. Da allora ho provato, prima di tutto, a scrivere laconicamente, e, dall'altro, a calcolare il mio lavoro in base al numero di parole e non di caratteri.

Vladyka Kallistos (Ware)

Le capita mai di avere distrazioni permanenti? Per esempio, spegne internet o le e-mail sul computer?

No.

È vero che risponde alle e-mail a tempo di record?

Quando mi siedo davanti al computer e ricevo un messaggio, se questo è breve e va al punto, cerco di rispondere immediatamente.

Riceve molte lettere?

Non meno di trenta al giorno.

Ma dovrebbe fare pause di qualche tipo?

Sì. Ci sono pause per mangiare qualcosa. Ma da quando ho servito nell'esercito ho sempre avuto l'abitudine (una cattiva abitudine per la salute) di mangiare velocemente. Per la colazione ci vogliono dieci minuti del mio tempo, per il pranzo quindici minuti, per la cena dieci-quindici minuti. Per tutto il tempo in cui non sto mangiando, dormendo o pregando, sto lavorando.

Vladyka, ci dica cosa pensa del culto divino contemporaneo. Quali sono i problemi di comprensione della preghiera liturgica?

Il culto ortodosso è una sintesi delle arti. Questa sintesi si compone di architettura ecclesiastica, di icone e affreschi sulle pareti, di musica che può essere ascoltata nelle funzioni, di lettura e di canto, di prosa e poesia che risuona nella Chiesa, e di coreografia, gli ingressi e le uscite, le processioni e le prosternazioni. Noi partecipiamo al culto ortodosso con tutti i nostri sensi. Per esempio, attraverso la vista e l'udito, e pure l'olfatto – siamo in grado di sentire il profumo dell'incenso – e venerando le icone, ricevendo attraverso il gusto la comunione, l'acqua santa e le prosfore.

È in questo modo che attraverso i cinque sensi percepiamo il culto. Il culto dovrebbe avvolgere tutta la persona. Una persona non può essere in un altro posto con una parte del suo essere, mentre il resto di lui frequenta il culto – deve immergersi completamente nella funzione. E il nostro culto è costruito in modo che durante il periodo in cui siamo immersi in questa preghiera noi non ce ne separiamo.

Se siete stati in chiese cattoliche o protestanti, avrete visto che il culto come regola vi è costituito da vari pezzi: prima la gente canta un salmo, poi si siede, ascolta una lettura, poi sta di nuovo in piedi. Il culto nella Chiesa ortodossa è ininterrotto. Questo, naturalmente, ci aiuta a immergerci nel clima di preghiera. Il nostro culto è una scuola di teologia e di contemplazione, piena di idee teologiche. È del tutto impossibile capire il culto senza conoscere, per esempio, i dogmi della Chiesa. Questo è il motivo per cui il culto ortodosso per molte persone sembra essere incomprensibile – non perché è in slavonico ecclesiastico, ma perché fa appello alla coscienza di persone completamente diverse.

Supponiamo che la gente venga ad ascoltare il Grande Canone nella prima settimana della Quaresima. Il canone può essere letto in slavonico ecclesiastico o in lingua russa, ma l'effetto rimarrà lo stesso, perché il canone è stato scritto per monaci che conoscevano la Bibbia praticamente a memoria. Quando un nome è menzionato in questo canone, nelle teste dei monaci presenti nasce subito una associazione con una storia biblica, che qui è interpretata allegoricamente in relazione all'anima del cristiano. Ma oggi queste associazioni non sorgono nella maggioranza di coloro che ascoltano il Canone, e molti dei nomi che sono menzionati nel Grande Canone non li ricordiamo nemmeno.

Di conseguenza, la gente viene al Grande Canone, ascolta ciò che il sacerdote sta leggendo, ma in fondo si tratta di rispondere al ritornello "Abbi misericordia di me, o Dio, abbi misericordia di me". E ognuno sta con la sua preghiera, il suo pentimento, cosa che di per sé è naturalmente buona e importante, ma non è proprio il motivo per cui il Grande Canone è stato scritto. Pertanto, al fine di comprendere il culto, al fine di amarlo, è necessario – e naturalmente è bene – conoscere i dogmi della Chiesa e conoscere la Bibbia.

Spesso ha contatti con persone non di Chiesa. Che cos'è più importante di tutto per un sacerdote quando parla a persone lontane dalla Chiesa?

Penso che la cosa più importante è quello che possiamo dire alla gente su Dio, su Cristo, in modo che i loro occhi brillino, in modo che il loro cuore si infiammi. E affinché questo accada, anche i nostri occhi dovrebbero brillare, dobbiamo vivere ciò di cui parliamo, dobbiamo essere infiammati da questo tutto il tempo, dobbiamo suscitare in noi l'interesse per i Vangeli, i sacramenti della Chiesa, i dogmi della Chiesa. E, naturalmente, dobbiamo essere in grado di parlare con la gente di cose complesse in una lingua che essi possano comprendere.

 
Public Orthodoxy e il marxismo culturale

Si potrebbe fare carriera replicando a tutte le assurdità che il sito "Public Orthodoxy" sputa su base regolare.

Recentemente, Ashley Purpura ha proposto l'improbabile argomentazione secondo cui i servizi della Chiesa promuovono in qualche modo la fluidità del gender, nel suo articolo: "Beyond the Binary: Hymnographic Constructions of Orthodox Gender", che inizia con l'asserzione manifestamente ridicola:

"Proprio come il gender stesso, la comprensione ortodossa del gender abbraccia uno spettro di opinioni diverse".

Certamente, chiunque abbia qualche preoccupazione per la verità e che in realtà sa qualcosa della Chiesa ortodossa sa che questo non è vero nemmeno un po'. Non c'è il più microbico frammento di una base per un'affermazione così assurda. Nemmeno il più remoto indizio di un tale frammento microbico ....

Ma come fa questa donna presumibilmente intelligente e istruita a fare una dichiarazione così infondata? Ci si deve essere formati estremamente male per ignorare tutte le prove contrarie alla propria tesi.

Per offrire il più sottile strato di qualcosa di simile a una prova, sostiene che ci sono inni che celebrano il coraggio e la resistenza di certe donne martiri, e che parlano del loro coraggio "virile". E quindi dobbiamo presumere che i monaci ortodossi, che per la maggior parte sono gli autori di tali inni, desideravano segretamente promuovere la fluidità del gender.

Quali altre prove cita? Bene, nei nostri inni, i cantori di sesso maschile a volte leggono inni che parlano da parte di personaggi femminili. Per esempio, alla festa dell'Annunciazione, al canone, c'è un dialogo tra l'Arcangelo Gabriele e la Vergine Maria, e quindi il fatto che un uomo legga questo canone è in qualche modo un esempio di "manipolazione di gender". Secondo questa logica, nessuno potrebbe mai leggere ad alta voce la Bibbia senza cadere in qualche punto in una "manipolazione di gender", poiché inevitabilmente pronuncerà parole che sono state dette da membri del sesso opposto.

E così dovremmo concludere che secoli prima che qualcuno sentisse parlare della manipolazione di gender, gli inni della Chiesa esprimevano una prospettiva molto diversa sul gender, e abbracciavano l'idea che il gender sia "fluido".

Ma poi la signora Purpura chiede come mai gli inni della Chiesa possono abbracciare la fluidità di gender quando "così tanto altrove nella tradizione... rafforza l'espressione del gender esclusivamente lungo un binario essenzializzato". Naturalmente la soluzione semplice a questo problema inventato è arrivare alla conclusione ragionevole, e storicamente difendibile, che la premessa iniziale della signora Purpura sia un'assurdità, e che quindi non esista alcun problema di questo tipo.

Ma la domanda più sconcertante qui è: com'è possibile per una persona istruita e intelligente arrivare a una conclusione così evidentemente priva di qualsiasi base reale nella storia o nelle prove? Bene, se guardiamo la sua biografia alla Purdue University, troviamo la risposta. Lì troviamo che lei

"...rivaluta le costruzioni bizantine della gerarchia ecclesiastica alla luce della teoria critica..."

Che cosa significa questo? Significa che usa un approccio marxista al materiale che studia. Si veda l'articolo della Stanford Encyclopedia of Philosophy sulla teoria critica:

https://plato.stanford.edu/entries/critical-theory/

La teoria critica cerca di analizzare ciò che studia in termini di teorie marxiste della lotta di classe, e di identificare chi sono gli oppressori e chi sono gli oppressi in un dato contesto, e di interpretare i loro argomenti in modo da liberare gli oppressi. Quindi, come si vede, la signora Purpura molto probabilmente non crede davvero che per secoli i monaci ortodossi abbiano promosso idee di fluidità di gender, ma la comunità LGBTQWXYZ oggi è (a suo avviso) "oppressa" dai "cisgender" ortodossi, e quindi se lei può "reinterpretare" l'innodia ortodossa in un modo che aiuta a liberare gli oppressi, non importa realmente quale sia la verità effettiva, importa solo che gli oppressi siano liberati dai loro oppressori.

E tutto ciò è progettato semplicemente per rovesciare l'ordine esistente, al fine di aprire la strada a qualcosa di nuovo. Non importa che la storia del marxismo, una volta messa in pratica, abbia portato al peggiore massacro e miseria che la razza umana abbia mai visto. La verità non ha importanza, perché si spera che forse... nonostante tutte le esperienze umane finora, i prossimi tentativi di un'utopia marxista funzioneranno in pratica così come i loro devoti pensano che funzionino in teoria.

C'è da chiedersi a che punto l'arcivescovo Demetrios in particolare e l'arcidiocesi greca in generale si preoccupino della loro stretta associazione con il cosiddetto "Centro di studi cristiani ortodossi" presso la Fordham University, che promuove così coerentemente l'agenda LGBTQWXYZ, per non citare praticamente tutto il resto delle cose che pubblicano in contrasto con l'effettivo insegnamento cristiano ortodosso.

Aggiornamento: nella versione completa dell'articolo, a cui si fa riferimento alla fine, e che si trova qui:

http://www.journals.uchicago.edu/doi/abs/10.1086/693162

Troviamo la seguente affermazione che entra nel capo dell'assoluta blasfemia:

"Nonostante sia derivato da una tradizione bizantina che santifica un corpus letterario di monache travestite o andromimetiche, immagini mistiche omoerotiche e una tradizione patristica che risolve la divisione del gender sulla via della salvezza, l'attuale cristianesimo ortodosso attraverso i suoi canali gerarchici ufficiali e pubblici mantiene un gender binario e l'attuazione cisgender di tale binario come normativa e spiritualmente necessaria" (p.528).

Quando parla di "monache travestite o andromimetiche" si riferisce a monache come santa Teodora d'Alessandria, che era una donna sposata che cadde in un adulterio, e nel pentimento decise di diventare monaca, ma perché temeva che il marito l'avrebbe trovata, scelse di vestirsi da uomo e di andare in un monastero maschile, dove suo marito non avrebbe mai pensato di guardare. In seguito fu falsamente accusata di aver generato un figlio illegittimo, e non si difese, sopportò la vergogna e allevò il bambino da sola. La sua innocenza fu scoperta solo alla sua morte. Tali esempi sono insoliti, ma casi eccezionali a causa di determinate circostanze, e la Chiesa la commemora come una donna, non come un uomo, e certamente non come una persona di gender fluido o di qualche altra categoria non binaria. Usare questi esempi per promuovere l'accettazione dell'omosessualità o del transessualismo è ridicolo. La suggestione che i servizi siano pieni di immagini omoerotiche è perversa e blasfema. La cosa più lontana dalle menti degli innografi della Chiesa sarebbe stata qualsiasi cosa remotamente a sostegno del programma omosessuale o gender-queer.

 
In Nigeria, 7 chierici su 16 si sono trasferiti alla Chiesa ortodossa russa dalla Chiesa d'Alessandria

chierici della Chiesa ortodossa russa in Nigeria. Foto: t.me/s/exarchleonid

I chierici dell'Esarcato africano ritengono che grazie alla Chiesa russa l'Ortodossia rivivrà in Nigeria.

L' esarca patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Africa, il metropolita Leonid di Klin, ha affermato sul suo canale Telegram che in Nigeria 7 chierici su 16 si sono trasferiti alla Chiesa ortodossa russa dal Patriarcato d'Alessandria.

"In totale ci sono circa 16 sacerdoti in Nigeria. 7 sono già nell'Esarcato africano. Questa è proprio la settimana del figliol prodigo... Buona domenica, fratelli e sorelle", ha scritto l'esarca della Chiesa ortodossa russa.

Il metropolita Leonid ha parlato dei primi servizi divini in Nigeria, tenuti dal clero della Chiesa ortodossa russa.

Il 19 febbraio il sacerdote Georgij Maksimov, insieme al clero locale dell'Esarcato africano della Chiesa ortodossa russa, ha celebrato la Divina Liturgia presso la chiesa della Madre di Dio nella città di Lagos, e il 20 febbraio è stata concelebrata una Liturgia nel distretto della città di Onycha (stato di Anambra).

"Il giorno prima, sono stati ricevuti nella Chiesa ortodossa russa altri tre sacerdoti, tra cui l'archimandrita Ambrose, il primo sacerdote nigeriano a ricevere gli ordini sacri 35 anni fa. Il coordinatore del decanato nigeriano, l'archimandrita Nifont, ha detto in un sermone: "Proprio come il figliol prodigo è venuto da suo padre con pentimento, così noi veniamo alla Chiesa ortodossa russa, e attraverso sua Santità il patriarca Kirill chiediamo a Dio: 'Perdonaci Signore, perché a causa della nostra ignoranza ci siamo trovati uniti allo scisma, dal quale ora ci stiamo allontanando, e accoglici nella tua santa Chiesa, che non ha unione con lo scisma! In questi anni l'Ortodossia in Nigeria stava morendo, e noi crediamo che attraverso la Chiesa ortodossa russa Dio la farà rivivere sulla nostra terra", ha affermato l'esarca della Chiesa ortodossa russa, citando il sacerdote nigeriano.

Dopo la funzione, il sacerdote Georgij ha tenuto un incontro pastorale, durante il quale sono state delineate le modalità di ulteriore sviluppo della vita ortodossa nel Paese, compreso il futuro dei sacerdoti, che si aspettano che saranno presto espulsi dalle loro chiese e, in alcuni casi, dalle loro abitazioni a causa della loro scelta.

Il metropolita Leonid ha ricordato che il metropolita Alexandros (Gianniris) della Nigeria ha sostenuto lo scisma ucraino prima ancora del patriarca Theodoros d'Alessandria.

Come riportato in precedenza dall'Unione dei giornalisti ortodossi, l'esarca per l'Africa ha affermato che circa 170 chierici si sono già trasferiti alla Chiesa ortodossa russa dalla Chiesa d'Alessandria.

 
La Madre Russia: un premio elusivo

L'Ouverture del 1812 di Pjotr Il'ich Chaikovskij dovrebbe essere un ricordo costante di ciò che accade a coloro che includono nei loro schemi la Madre Russia. Dopo aver sconfitto gli eserciti zaristi in battaglie molto serrate, Napoleone raggiunse Mosca. Invece di arrendersi, i russi la bruciarono! Napoleone non ottenne alcuna vittoria.

Questa guerra patriottica del 1812 ebbe inizio il 24 giugno, quando la Grande Armée di Napoleone attraversò il fiume Neman. La scusa ufficiale politica per la guerra fu l'eliminazione della minaccia russa sulla Polonia.

Napoleone arrivò a chiamare quella campagna la Seconda guerra polacco per ingraziarsi i polacchi e per fornire un pretesto politico alle sue azioni. Quindi, come vedete, anche Napoleone portava una falsa bandiera nello zaino. I politici di ovunque non esitano a mentire per nascondere i loro veri motivi; sono tutti fatti della stessa stoffa.

Ora gli americani e i loro alleati occidentali vogliono salvare l'Ucraina dagli stessi russi. Non ci credete. Gli ucraini hanno vissuto con i russi e accanto ai russi fin dal IX secolo. Non solo sono sopravvissuti, ma hanno mantenuto molto bene la loro identità. Ciò che l'Occidente vuole davvero è qualcosa di diverso, qualcosa di veramente diverso!

Nel Medioevo, la Rus 'di Kiev era diventata il centro della cultura slava orientale. Ha dato alla luce la Russia e l'Ucraina. Ma dal XIII secolo, la parte geografica dell'Europa orientale chiama l'Ucraina è stata divisa e governata da una varietà di nazioni occidentali. Una repubblica cosacca ucraina è emersa nel corso del XVII secolo, ma per il resto l'Ucraina è rimasta divisa fino a quando l'Unione Sovietica l'ha consolidata in una repubblica sovietica nel XX secolo. È diventata una nazione indipendente solo nel 1991.

Per illustrare come si sono confuse le cose in Europa orientale, i miei genitori emigrarono entrambi da lì nel decennio che aveva preceduto la Grande Guerra. Si definivano ucraini; parlavano ucraino; seguivano le tradizioni ucraine; frequentavano regolarmente una chiesa ortodossa di rito orientale. Non si potevano trovare due più ucraini di loro. Eppure, nessuno di loro aveva mai vissuto in un paese chiamato Ucraina. Migliaia di ucraini erano nelle stesse condizioni. Моя Україна (mio Ucraina) era un luogo mitico.

La ben nota famiglia polacca di Zbigniew Brzezinski veniva da Brzeany in Galizia, nella regione di Tarnopol della Polonia (oggi Ucraina). Zbigniew, insieme con i suoi genitori, è emigrato in Canada dalla Galizia, la stessa regione da cui sono emigrati i miei genitori. Se non fosse per la differenza generazionale, i miei genitori e i Brzezinski avrebbero potuto essere vicini di casa. Polacchi e ucraini che vivono fianco a fianco! Ma i miei genitori non si sono mai definiti polacchi, anche se erano governati dalla Polonia.

Così, quando Arsenij Jatsenjuk dice: "Questa è la nostra terra, i nostri padri e nonni hanno versato il loro sangue per questa terra, e non ci muoveremo di un centimetro dalla terra ucraina", sta parlando da allucinato. Gran parte del sangue versato era russo.

Gli ucraini non hanno sconfitto e non avrebbero potuto sconfiggere i tedeschi nella seconda guerra mondiale. È un dato di fatto che molti hanno combattuto dalla parte della Germania. Quindi, vedete, la situazione in Ucraina è molto complicata, cosa che rende anche gli eventi attuali molto complicati. Solo gli sciocchi e i politici li descrivono in termini semplici.

C'è più o meno tanta unità in Ucraina come ce n'è nel Partito Repubblicano americano. Il dissenso è dilagante. Dire che gli ucraini vogliono questo o quello è una pura sciocchezza. Il paese è patria di 44,6 milioni di persone, dei quali il 77% è composto da ucraini etnici, il 17% è di etnia russa, e il 6% è composto dai discendenti di varie altre nazionalità – bielorussi, tartari, romeni, lituani, polacchi e altri. E l'opposizione ucraina che ha costretto il presidente Viktor Janukovich a fuggire è costituita da vari gruppi che non hanno in alcun modo una sola mente.

Gli ucraini filo-russi orientali possono fare dimostrazioni tanto facilmente quanto ne hanno fatte gli ucraini occidentali anti-russi. Potrebbe seguirne una specie di scenario egiziano. Una rivoluzione di strada, un'elezione, un'infelice opposizione perdente, ancora più dimostrazioni, e, infine, un intervento militare possono essere il risultato finale. Oppure l'Ucraina può essere smembrata come è successo tante volte nella storia. Non è quello che vogliono molti di coloro che hanno manifestato a Kiev.

"Vogliamo cambiare il sistema, non solo il presidente", dice Vitalij Vygupaev, un meccanico e leader della protesta. "Quando avremo scelto il presidente e cambiato il sistema, ce ne andremo".

Ma questo potrebbe non essere possibile. L'Ucraina ha un problema che condivide con molti paesi, compresi gli Stati Uniti. La Costituzione permette al sistema politico di essere corrotto. È questo sistema che ha creato i problemi, e la cosa non è destinata a cambiare.

Una politica economica difettosa, la mancanza di volontà di riforma e la corruzione endemica hanno destabilizzato il paese. La valuta, la grivna, è stata fissata a 8 per un dollaro; ora va verso dieci. Il governo ha recentemente concesso crediti a breve termine a tassi di interesse fino al 15%; i risultati sono stati scarsi, e molti investitori sono preoccupati che l'Ucraina sarà presto in crisi. Gli ucraini che sperano in un piano di salvataggio saranno scioccati dall'austerità che qualsiasi piano di salvataggio richiederà. L'Unione Europea tratterà gli ucraini esattamente come ha trattato i greci. Gli ucraini potrebbero anche dover iniziare a cantare arie come Nobody knows my sorrow (nessuno conosce il mio dolore).

Non solo hanno dovuto cedere la libbra di carne richiesta da qualsiasi piano di salvataggio, ma dovranno anche pagare il sangue versato nel prenderla. La risoluzione di questo problema economico prenderà molti anni. La preoccupazione occidentale è il rimborso del debito sovrano dell'Ucraina, e per assicurarsi tale rimborso l'Unione Europea deve controllare l'economia dell'Ucraina proprio come controlla le economie di Grecia, Portogallo, Italia e Spagna.

Questo è il problema economico, e fatta eccezione per il fatto che la Russia è creditrice di una parte del debito sovrano dell'Ucraina, la Russia non ha nulla a che fare con questo problema. La disputa politica del mondo occidentale con la Russia è un'altra cosa.

L'Occidente, in particolare l'Europa occidentale, ha avuto sott’occhio la conquista della Russia almeno dagli anni dopo il 1700, quando fu invasa da Carlo XII di Svezia. L'invasione è iniziata con attraversamento della Vistola da parte di Carlo il 1 gennaio 1708 e di fatto si è conclusa con la sconfitta della Svezia nella battaglia di Poltava l'8 luglio 1709, anche se Carlo continuò a rappresentare una minaccia militare per la Russia per diversi anni, ponendosi sotto la protezione dei turchi ottomani. Carlo convinse il sultano Ahmed III a dichiarare guerra alla Russia. Sostenuto da un esercito turco, Carlo condusse i turchi nella guerra russo-turca del 1710-1711, ma prima che potessero impegnarsi in battaglia, Pietro il Grande corruppe i turchi nel porre fine alla guerra. Le ambizioni di Carlo di conquistare la Russia erano finite.

Come ho osservato in precedenza, Napoleone invase la Russia nel 1812. La rivoluzione russa ha fatto nascere nel novembre 1917 l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L'Occidente intervenne con una forza militare multinazionale, una NATO incipiente, nel 1918. Gli obiettivi dichiarati erano di aiutare le Legioni cecoslovacche, assicurare approvvigionamenti nei porti russi, e ristabilire il fronte orientale. Ma dopo aver vinto la guerra in Europa occidentale, le potenze alleate hanno sostenuto militarmente le forze anti-rivoluzionarie che avevano sperato di reinstallare Nicola II sul trono della Russia autocratica. I grandi difensori della democrazia combattevano per l'autocrazia! In un modo o nell'altro, questo non suona bene. La parola 'democrazia' non va bene con la parola 'autocrazia'. I bolscevichi affermarono a buon diritto che i loro nemici erano sostenuti dai capitalisti occidentali.

La mancanza di sostegno pubblico e un deterioramento della situazione costrinsero gli alleati a ritirarsi nel 1920. La Madre Russia aveva di nuovo sconfitto un'invasione straniera. Le operazioni sotto falsa bandiera si sono svelate con il passare del tempo. Gli alleati occidentali hanno continuato a combattere a fianco delle forze zariste per due anni dopo la fine della Grande Guerra e il ritiro delle Legioni cecoslovacche.

Poi, nel giugno 1941, le forze tedesche invasero l'Unione Sovietica. Fino alla sua caduta nel 1942, l'esercito tedesco aveva sempre prevalso. L'Europa era stata conquistata. I tedeschi raggiunsero Stalingrado, che dimostrò di essere il punto di svolta della guerra. La battaglia di Stalingrado durò sei mesi, dal 23 agosto 1942 al 2 febbraio 1943, quando la sesta armata tedesca si arrese.

Da allora, l'esercito sovietico rimase all'offensiva, liberando la maggior parte dell'Ucraina, e praticamente tutta la Russia e Bielorussia orientale durante il 1943. Nella battaglia di Kurst nel 1943, i tedeschi furono sconfitti di nuovo. I sovietici liberarono poi il resto della Bielorussia e dell'Ucraina, la maggior parte dei paesi baltici e la Polonia orientale. La guerra era effettivamente finita. Un altro tentativo occidentale di conquistare la Russia era fallito. Se non fosse stato per i russi, i francesi e inglesi oggi canterebbero "Deutschland uber alles".

Eppure la persistenza dell'Occidente ha qualcosa di irreale. Non avendo imparato che coloro che disprezzano la storia sono condannati a ripeterla, l'Occidente continua la sua marcia. Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno iniziato una strategia di contenimento globale, estendendo gli aiuti finanziari e militari ai paesi dell'Europa occidentale, sostenendo la parte anti-comunista nella guerra civile greca, e la creazione della NATO.

Anche se negli anni '70 entrambe le parti avevano espresso il desiderio di creare relazioni più amichevoli, gli Stati Uniti hanno organizzato, addestrato e armato i mujaheddin americani in Afghanistan per combattere i russi e il governo comunista sostenuto dai russi. Questa è stata solo una delle tante guerre per procura combattute tra le due nazioni, a partire dalla Corea. L'antagonismo occidentale non è mai cessato durante questo periodo. Anche se non erano esplicitamente guerre americane, erano combattute principalmente dagli americani.

I mujaheddin americani sono riusciti a espellere i russi dall'Afghanistan, ma le guerre per procura combattute in Corea, Vietnam, Iraq e Afghanistan, quando i mujaheddin si sono rivoltati contro i loro benefattori americani, sono state in gran parte dei fallimenti. Negli anni '80, gli Stati Uniti hanno aumentato le pressioni diplomatiche, militari ed economiche.

L'URSS soffriva di stagnazione economica. Mikhail Gorbachev ha introdotto riforme di liberalizzazione. Nel 1989, una serie di rivoluzioni ha rovesciato pacificamente tutti i regimi comunisti dell'Europa centrale e orientale. Il Partito comunista della stessa Unione Sovietica è stato vietato. Questo a sua volta ha portato allo scioglimento formale dell'Unione Sovietica nel dicembre 1991. Sembrava che l'Occidente avesse vinto. Ma la Madre Russia esisteva ancora, e l'Occidente persisteva ancora. L'Unione Europea ha lanciato quella che definisce "una iniziativa" in merito al suo rapporto con gli Stati post-sovietici dell'Europa orientale, chiamata il Partenariato orientale, il 7 maggio 2009. L'UE che sostiene il partenariato è destinato a essere una sede per le discussioni di commercio, strategia economica, accordi di viaggio, e di altre questioni tra l'UE e i suoi vicini orientali.

I progetto dell'UE dichiara: "Valori condivisi quali la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani saranno alla sua base, nonché i principi dell'economia di mercato, dello sviluppo sostenibile e del buon governo". A parte i valori, la dichiarazione dice che l'UE ha un "interesse a sviluppare relazioni sempre più strette con i suoi partner orientali...". Ma l'inclusione della Bielorussia nel partenariato solleva la questione se sono di primaria importanza i valori o la geopolitica. I diplomatici europei concordano sul fatto che il presidente autoritario del paese, Aleksandr Lukashenko, ha fatto poco per meritare l'inclusione, ma l'Unione Europea teme che la Russia rafforzerà la sua presa sulla Bielorussia se quest'ultima viene lasciata fuori. Così in realtà l'Unione europea è preoccupata dell'influenza della Russia.

Quando il presidente ucraino Viktor Janukovich ha deciso di non firmare un accordo con l'Unione Europea, sono scoppiate a Kiev manifestazioni che alla fine lo hanno costretto a fuggire. In pochi giorni, la Russia ha preso il controllo della Crimea. La Russia doveva fare qualcosa per proteggere il suo controllo politico sulla sua sola base navale in acque temperate, situata a Sebastopoli.

La Crimea era stata ceduta alla Repubblica Socialista Sovietica dell'Ucraina solo il 19 febbraio 1954, come "gesto simbolico" per commemorare il 300° anniversario dell'ingresso dell'Ucraina nell'Impero Russo. Il presidente Obama ha definito l'azione della Russia una 'provocazione' e ha minacciato conseguenze e costi.

Ma pensate solo un attimo alla parola 'provocazione'. Se qualcuno getta spazzatura sulla proprietà del mio vicino, sarei giustificato a sentirmi provocato. Ma non se vivo a dieci chilometri di distanza dall'altra parte della città. Washington è mezzo mondo a est della Crimea; la Russia è la sua vicina. Quale giustificazione ha qualcuno a Washington o nell'Unione Europea per sentirsi provocato? La vera provocazione era il partenariato orientale dell'UE e le sue aperture verso l'Ucraina. L'azione della Russia ha bloccato la cottura del pasticcio messo in forno dall'UE.

È difficile trovare alcuna giustificazione per questi trecento e più anni di ostilità dell'Occidente verso la Russia. Fatta eccezione per alcune guerre minori di confine, la Russia non ha mai attaccato una nazione occidentale. La civiltà occidentale, tuttavia, è sempre stata bellicosa. Certamente dai tempi di Alessandro Magno, e forse prima, le nazioni occidentali sono impazzite all'idea di fondare imperi. Roma, Inghilterra, Francia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Italia, Austria, Svezia e Germania hanno tutte cercato di creare imperi.

La storia della civiltà occidentale è una storia di guerre. Questa follia degli imperi non ha reso la vita migliore per la gente comune. Mai! Nessun cittadino comune inglese ha guadagnato molto dall'impero su cui non tramontava mai il sole. E uno dopo l'altro, questi imperi sono caduti. Le nazioni occidentali controllano oggi una minor parte del territorio del mondo di quanto non controllassero nel 1939. Partire alla conquista di un impero vuol dire inseguire una chimera!

Questa russofobia ha tutte le caratteristiche di un pregiudizio razziale. È proprio come l'antisemitismo. L'intera razza ebraica è stata assurdamente e collettivamente condannata per la morte di Cristo. Non esiste nemmeno una finzione simile per giustificare la russofobia. L'antisemitismo è un prodotto della civiltà occidentale; è un concetto europeo occidentale, che ha portato alla strage di circa sei milioni di ebrei. Will Cameron e la signora Merkel sarebbero felici di vedere la russofobia risultare nel massacro di sei milioni di russi? È certamente possibile.

Gli Stati membri dell'ONU sono 193. Il Vaticano e la Palestina hanno lo status di osservatori. Gli Stati Uniti hanno truppe schierate in più di 150 di questi stati. La Russia ha truppe schierate in tre o quattro dei suoi stati di confine. La Russia ha una singola base navale in acque temperate. Gli Stati Uniti ne hanno diverse, una dei quali è a Diego Garcia. Perché a Diego Garcia? Diego Garcia è nel mezzo dell'Oceano Indiano! La Marina degli Stati Uniti vi gestisce un impianto di supporto navale, una grande base di appoggio per navi e sottomarini, una base aerea militare, un impianto di comunicazioni e di tracciamento spaziale, e un ancoraggio per le forniture militari pre-posizionate per le operazioni regionali a bordo delle navi militari Sealift Command.

Tra il 1968 e il 1973, i nativi chagossiani furono forzatamente reinsediati dal governo britannico a Mauritius e alle Seychelles per consentire agli Stati Uniti di stabilire la base. Oggi, i chagossiani esiliati stanno ancora cercando di tornare, affermando che l'espulsione forzata era illegale. Qualcuno crede davvero che quella base esista per qualche scopo benigno? C'è qualcuno che sia tanto stupido? Affermare che la Russia intende dominare il mondo è solo un caso di un bue che dà del cornuto all'asino.

Nessuno sa quale sarà l'esito dell'attuale imbroglio internazionale sarà. Dubito che qualcuno voglia iniziare un'altra guerra. Ma se non ora, un giorno qualcuno scoprirà le carte del bluff dell'Occidente, e nessuno ne può prevedere il risultato.

Uccidere non è il modo per fare amicizia e influenzare la gente. Venire incontro alle loro esigenze lo è. Le cose sarebbero diverse se la civiltà occidentale fosse diventata Shangri-La. Ma non lo è diventata! Per alcuni, ha fornito 'la bella vita,' per la maggior parte, ha fornito poco. Ma i poveri sono sempre pieni di speranza.

I popoli di Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina sono facilmente sedotti dalle potenze occidentali che offrono pane e promesse di burro. Ma questi popoli dovrebbero guardare a Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. Quando lo faranno, vedranno che l'Unione Europea ha fornito ben poco pane per i popoli di questi paesi membri.

I finanzieri e mercanti occidentali non hanno alcun rispetto per le persone o le nazioni. Jefferson sapeva il fatto suo quando ha detto che i commercianti non hanno patria. Alle nazioni occidentali non importa come se la cavano gli ucraini cavano: a loro non importa come se la cavano i loro stessi popoli.

Gli Stati Uniti, la nazione più ricca del mondo, non riescono a ospitare, nutrire o curare i propri senza tetto, disoccupati o malati. Com'è che qualcuno può credere che ospiteranno, nutriranno e cureranno gli ucraini? Le chimere non si possono arrostire allo spiedo! L'Occidente dall'Ucraina vuole solo carne, sangue e ricchezza. Non ci credete? Ebbene, ricordate questo: i marmi di Elgin, scolpiti in Grecia per essere appesi sul Partenone, si trovano ora al British Museum.

Si dice che Balzac abbia detto, "Dietro ogni grande fortuna si trova un grande crimine." Il mondo occidentale crea davvero grandi fortune per pochissimi. La civiltà occidentale è un grande crimine! Siamo tutti colpevoli di averla avallata.

 
Teresa d'Avila: un necrologio semiserio

La prima "vittima" eccellente dell'introduzione del calendario gregoriano nel 1582 fu senza dubbio Teresa d'Avila. Fedele alla sua stessa vena auto-ironica fino alla fine, la grande mistica spagnola morì proprio la notte del cambiamento di data, con un effetto a dir poco grottesco... scopriamolo - mantenendo un po' di senso del ridicolo - nel necrologio semiserio che presentiamo nella sezione "Umorismo" dei documenti.

 
Non ne sappiamo abbastanza sul virus e sul vaccino, ma ricordatevi di confidare in Dio – metropolita Luka di Zaporozh'e

foto: spzh.news

Il 27 gennaio sua Eminenza il metropolita Luka di Zaporozh'e della Chiesa ortodossa ucraina ha condiviso sul suo canale Telegram i suoi pensieri sul vaccino per il Covid e sulle gravi preoccupazioni al suo riguardo tra i cristiani ortodossi.

Da un lato, sua Eminenza, dottore in scienze mediche, si preoccupa di quanto poco si sappia del virus, degli effetti del vaccino e dell'ossessione che lo circonda, e dall'altro incoraggia il suo gregge ad affidarsi a Dio e alla sua provvidenza e protezione su di noi.

È comprensibile, scrive, che il vaccino sia diventato un argomento così importante. Non è solo un qualche tipo di documento utilizzato per scopi ufficiali, ma qualcosa da iniettare nei nostri stessi corpi.

"La paura di perdere qualcosa di importante, qualcosa che potrebbe in qualche modo influenzare il nostro destino eterno, è abbastanza naturale", scrive. "Dopo tutto, un cristiano veramente ortodosso preferirebbe accettare la morte piuttosto che accettare il sigillo dell'anticristo per paura della morte", osserva.

Dobbiamo ricordarci di fare affidamento su Dio e confidare che egli non permetterà ai suoi figli di essere "truffati", scrive il metropolita: "Prima di tutto, vorrei ricordare a tutti la necessità di fidarsi della provvidenza di Dio e che Dio non è solo il nostro Creatore, ma anche nostro Padre. Nessun padre permetterebbe a truffatori e ciarlatani di ingannare i suoi figli, specialmente uno che ha un potere illimitato e un amore illimitato per coloro per i quali non ha risparmiato il proprio Figlio".

Il diavolo è molto più intelligente e astuto di noi, quindi supplichiamo il Signore che possa "proteggerci da tutte le sue macchinazioni e trappole". La paura oscura la mente, ma "l'amore e la fede la illuminano", assicura sua Eminenza.

"Pertanto, sarebbe giusto ricorrere alla preghiera e prendersi cura della nostra vita spirituale interiore più che infiammare il panico nei nostri cuori", ha esortato il metropolita Luka.

Sebbene abbia le sue preoccupazioni sul vaccino, sua Eminenza ritiene anche che alcune preoccupazioni siano infondate.

"In qualità di dottore in scienze mediche, posso esprimere attentamente la mia opinione e affermare che non vedo ancora alcun collegamento diretto tra la nostra fede, coscienza e libero arbitrio e la vaccinazione", osserva. "Anche le ipotesi relative all'effetto del vaccino sul DNA umano, le considero piuttosto fantastiche, perché contraddicono i dati scientifici".

Tuttavia, aggiunge anche che c'è un grande pericolo nei vaccini prodotti con nuove tecnologie che non sono state adeguatamente testate. "Non conosciamo il quadro clinico completo del loro impatto sul corpo umano", avverte sua Eminenza. "Soprattutto se sono costituiti da un substrato ottenuto da materiale abortito".

"Avrei più fiducia nei vaccini realizzati utilizzando le tecnologie tradizionali sviluppate dalla scienza medica sovietica", scrive l'arcipastore di Zaporozh'e.

È passato troppo poco tempo perché saperne molto sul virus e sull'efficacia del vaccino, e "io, naturalmente, come molti di voi, sono allarmato dall'ossessione con cui ci vengono offerte le vaccinazioni e dai processi politici ed economici che sono stati lanciati in connessione con la pandemia globale".

"È del tutto possibile che tali processi abbiano alle spalle piani che non sono realmente correlati né al virus né alla sua localizzazione", avverte il metropolita Luka.

Ma, rassicura, le nostre anime e la nostra fede sono intoccabili: "Solo noi possiamo decidere il nostro destino eterno con la nostra volontà". Anche il Signore stesso non trasgredisce la nostra libertà, e certamente le altre persone e gli angeli caduti non hanno il diritto di "accedere" alle nostre anime, se noi non lo permettiamo.

"Sono sicuro di una cosa: nessuno e niente può impedire a un uomo che lotta sinceramente per la salvezza e fa tutto il possibile per ottenerla in ogni momento, perché Dio è e sarà con queste persone!" conclude sua Eminenza.

 
La polemica sul cimitero russo di Nizza non risparmia neppure le vittime dell’attentato

Comunicato di sua Eminenza l'arcivescovo Jean di Charioupolis

exarchat.eu

28 luglio 2016

Dalla triste notizia dell'attentato del 14 luglio a Nizza, ho invitato i fedeli alla preghiera e all'unità. In questi momenti di orrore, di fatto, la compassione e la fratellanza universale hanno tutto il loro senso.

Una delle vittime dell'attacco è il signor Igor' Sheleshko, arrivato a Nizza da qualche mese, fedele del Patriarcato di Mosca.

Abbiamo appena appreso che l'ambasciata russa ha deciso di seppellire il defunto, oggi stesso, nel cimitero che appartiene normalmente alla nostra parrocchia di san Nicola e di sant'Alessandra a Nizza, senza che alcuna richiesta sia stata inviata ai responsabili della parrocchia per effettuare la sepoltura in questo cimitero che, ricordiamo, è privato. A dispetto dei canoni ecclesiastici e del funzionamento della Chiesa, i rappresentanti del patriarcato di Mosca a Nizza hanno fatto intrusione nel cimitero, tra le tombe dei nostri cari e dei nostri genitori, e hanno scavato una tomba per il signor Igor' Sheleshko, scegliendo per essa la fossa dei rifiuti del giardino. Mentre molte vittime dell'attentato hanno naturalmente trovato riposo nei cimiteri comunali di Nizza, è sorprendente che i rappresentanti del patriarcato di Mosca abbiano scelto di utilizzare il dramma di Nizza senza consultazione per invadere i nostri luoghi di culto e di memoria.

Ci dispiace che il clero del patriarcato di Mosca, ancora una volta, abbia mostrato che preferisce obbedire allo Stato russo, piuttosto all'insegnamento ecclesiale di fraternità e concordia, con un'intrusione, per scopi di manifestazione politica, in un luogo di culto che non è sotto la loro responsabilità. E ancora, ricordiamo che sul territorio della Francia vi è la separazione tra Chiesa e Stato.

Noi preghiamo per il riposo dell'anima del servo di Dio Igor' Sheleshko e presentiamo a sua moglie e ai suoi quattro figli le nostre sincere condoglianze.

Invitiamo il rappresentante del clero della cattedrale di san Nicola di Nizza del patriarcato di Mosca, più che mai in questi tempi di difficoltà, a rispettare i luoghi di culto e di memoria che non sono sotto la propria giurisdizione canonica e ad astenersi di strumentalizzare politicamente il dolore dei fedeli.

+ Jean di Charioupolis, Esarca del Patriarca Ecumenico

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Comunicato del Consiglio della diocesi di Chersoneso

egliserusse.eu

3 agosto 2016

L'arcivescovo Jean di Charioupolis, ordinario dell'Esarcato delle chiese russe del patriarcato di Costantinopoli in Europa occidentale, ha rilasciato il 28 luglio una dichiarazione, in cui ha rimproverato "ai rappresentanti del patriarcato di Mosca a Nizza [di aver fatto] intrusione nel cimitero [di Caucade], tra le tombe dei nostri cari e dei nostri genitori, [per scavare] una tomba per il signor Igor' Sheleshko", una vittima dell'attentato di Nizza del 14 luglio. L'arcivescovo denuncia "l'invasione" dei "luoghi di culto e di memoria" del suo esarcato.

Siamo rattristati e scandalizzati dai commenti settari di quest'invettiva, che le tragiche circostanze rendono ancora più cinici. Il desiderio di seppellire nel cimitero russo di Caucade il signor Sheleshko, che era parrocchiano e lettore della chiesa di san Nicola a Nizza, dopo aver servito per anni le comunità ortodosse in Belgio e aver servito regolarmente nella parrocchia di san Panteleimone dell'esarcato guidato oggi dall'arcivescovo Jean di Charioupolis, è il desiderio della moglie e dei figli del defunto. Sappiamo che, dopo il suo trasferimento a Nizza, il signor Sheleshko stesso aveva evocato un tale desiderio, sicuramente ignaro dell'imminenza di questa prospettiva. La famiglia si è rivolta all'ambasciata russa, proprietaria del cimitero secondo il Dipartimento della proprietà fondiaria, che ha autorizzato la sepoltura. Tale autorizzazione è stata confermata dal sindaco di Nizza. Il rettore della parrocchia di san Nicola, membro del clero della nostra diocesi, concelebrando con i rappresentanti della Chiesa russa all'Estero, ha presieduto l'officio del funerale nella sua chiesa e ha accompagnato la famiglia, i parenti del defunto e numerosi ortodossi di Nizza al cimitero. Nessun rappresentante del patriarcato di Mosca ha scavato una tomba. Fare una "manifestazione politica" non poteva essere l'intenzione del sacerdote che seppelliva non solo uno dei parrocchiani più impegnati, ma anche un amico di lunga data.

È troppo sperare che, almeno per una volta, in una tale afflizione a noi comune a noi, non cerchiamo dietro il gesto naturale di un prete, afflitto per la morte violenta di tre dei suoi amici, mentre accompagna il suo più stretto collaboratore al suo riposo finale un presunto segno "che il clero del patriarcato di Mosca, ancora una volta, abbia mostrato che preferisce obbedire allo Stato russo, piuttosto all'insegnamento ecclesiale di fraternità e concordia"?

Siamo convinti che il clero del patriarcato di Mosca in Francia, così come la maggior parte dei fedeli della nostra diocesi, desideri avere con i propri fratelli e sorelle dell'esarcato del patriarcato di Costantinopoli, dove hanno molti amici, i legami più caldi e fraterni. Il consiglio della nostra diocesi ribadisce il suo desiderio di fare di tutto perché i cristiani delle nostre comunità "abbiano gli uni per gli altri la stessa aspirazione all'esempio di Gesù Cristo, in modo che con un solo cuore e una sola bocca" possiamo glorificare "il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo" (Rm 15:5-6). Preghiamo che non vi sia alcuna diffidenza tra di noi, alcun sospetto, alcuna accusa ingiusta, alcuna esclusione dalle celebrazioni liturgiche reciproche, affinché l'amore fraterno ci leghi con affetto tra noi "ciascuno considerando l'altro come più meritevole" (Rm 12:10).

 
La Chiesa ortodossa macedone scismatica pronta a riconoscere la Chiesa bulgara come propria Chiesa madre

Un documento senza precedenti è stato fatto circolare nella Chiesa ortodossa bulgara da parte della Chiesa ortodossa macedone scismatica. Secondo Romfea, la Chiesa non canonica è pronta a riconoscere il patriarcato di Bulgaria come propria Chiesa madre.

La lettera, inviata al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara il 9 novembre, parla della restaurazione della comunione eucaristica e della storica opportunità per il patriarcato di diventare la Chiesa madre della cosiddetta Chiesa macedone sotto la guida dell'arcivescovo Stefano.

Il sinodo di Skopje ha chiesto alla Chiesa ortodossa bulgara di stabilire "la comunione eucaristica con il rinnovato arcivescovado di Ohrid", chiedendo che la Chiesa macedone sia riconosciuta come autonoma, secondo meta.mk.

Ultimamente vi sono stati contatti ufficiali e non ufficiali tra la gente del patriarcato di Bulgaria e la chiesa scismatica, sebbene la Chiesa bulgara fosse stata titubante a fare il primo passo. Le relazioni tra la Chiesa macedone e le Chiese canoniche locali della Chiesa ortodossa sono state rese tese e complicate dalla precedente persecuzione dell'arcivescovo Jovan (Vraniskovski) di Ohrid, l'unico vescovo canonico che opera in Macedonia, membro della Chiesa ortodossa serba.

L'arcivescovado ortodosso di Ohrid sotto l'arcivescovo Jovan si è separato dalla chiesa macedone nel 2002 per cercare la riunificazione con la Chiesa serba.

Nel maggio 2015, il Sinodo dei Vescovi della Chiesa ortodossa serba ha deciso di riprendere il dialogo dei suoi rappresentanti con la Chiesa ortodossa macedone auto-dichiarata per risolvere il problema del suo status canonico, cosa che, a quanto il sinodo ha affermato, dipende dalla risoluzione positiva dei procedimenti legali contro l'arcivescovo Jovan.

Sua Eminenza l'arcivescovo Jovan è stato imprigionato per molti anni con accuse inventate di "istigazione all'odio, allo scisma e all'intolleranza nazionali, razziali e religiosi". A volte è stato messo in isolamento e gli sono stati concessi pochi visitatori da parte della Chiesa ortodossa serba. È stato rilasciato dal carcere il 2 febbraio 2015, anche se nuovi procedimenti contro di lui sono iniziati subito dopo.

Nel frattempo, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha recentemente stabilito che la Repubblica di Macedonia è colpevole di violazioni dei diritti dell'arcivescovado canonico di Ohrid, rifiutandosi di registrarlo come comunità religiosa separata. Allo stato è stato ordinato di pagare 9.500 euro alla diocesi di Ohrid della Chiesa ortodossa serba.

La comunicazione tra i rappresentanti della chiesa scismatica macedone con il patriarcato bulgaro è iniziata già diversi anni fa. Nel maggio 2015, il patriarca Neofit ha ricevuto ufficialmente nella cattedrale di Sofia l'arcivescovo Stefano, che era in visita nel paese su invito dell'Accademia bulgara delle scienze.

 
Altre otto parrocchie in Nigeria si trasferiscono nella Chiesa ortodossa russa

gruppo missionario nello stato del Delta. Foto: canale Telegram del metropolita Leonid

Tutte e otto le parrocchie dello stato del Delta in Nigeria, insieme al loro pastore, si sono unite alla Chiesa ortodossa russa.

Il metropolita Leonid, esarca patriarcale per l'Africa della Chiesa ortodossa russa, ha scritto sul suo canale Telegram che il 21 febbraio 2022 un gruppo missionario guidato dal sacerdote Georgij Maksimov stava operando nello stato nigeriano del Delta.

"Il risultato è che tutte le 8 parrocchie dello stato del Delta, insieme al sacerdote che fornisce loro la guida spirituale, si sono unite solennemente alla Chiesa ortodossa russa. Era il secondo più grande decanato della metropolia nigeriana della Chiesa ortodossa d'Alessandria", ha affermato l'esarca per l'Africa.

La decisione dei credenti non è stata spontanea; sono stati preparati da padre Matthew Emamezi, uno dei primi predicatori dell'Ortodossia nello stato. È stato anche uno dei primi sacerdoti nigeriani a presentare una petizione alla Chiesa ortodossa russa 2 anni fa.

"Purtroppo il sacerdote non è vissuto abbastanza per vedere l'istituzione dell'Esarcato d'Africa. Ma il suo gregge è riuscito a realizzare il suo sogno. Così il primo incontro è iniziato con una funzione commemorativa presso la tomba di padre Matthew", ha scritto il metropolita Leonid.

All'incontro, i parrocchiani sono stati indirizzati dal sacerdote locale e dal sacerdote Georgij Maksimov. Gli ortodossi dello stato del Delta hanno ringraziato di cuore i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa per la decisione di venire in Africa e in Nigeria in particolare.

Volendo rimanere nella Chiesa canonica, la comunità locale è passata dallo scisma al Patriarcato d'Alessandria nel 2005. "Naturalmente, sacerdoti e credenti non sono stati contenti quando hanno appreso che nel 2019 la stessa Chiesa alessandrina è entrata in comunione con lo scisma. Quindi la loro decisione odierna è uno sviluppo coerente del movimento che hanno iniziato nel 2005", ha concluso l'esarca per l'Africa.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, in Nigeria, 7 chierici su 16 si sono trasferiti alla Chiesa ortodossa russa dalla Chiesa d'Alessandria.

 
San Teofane il Recluso sulla preghiera del cuore

San Teofane il Recluso, vescovo di Tambov e Vladimir (al secolo Georgij Vasil’evich Govorov, 1815-1894), passò una parte significativa della sua vita a dare consigli spirituali sulla preghiera e sulla vita cristiana a diversi suoi corrispondenti. Riportiamo nella sezione “Preghiera” dei documenti una selezione di consigli sulla pratica della preghiera del cuore.

 
Lettera aperta ad Angela Merkel da Otto von Bismarck

Merkel ha gestito in modo completamente sbagliato le relazioni tedesche con la Russia.

Ora, uno dei più grandi geostrateghi della storia (uno che sapeva come trattare con la Russia) offre dalla tomba alcuni consigli tanto necessari.

Alcune sue vere citazioni storiche:

• "Non combattete contro i russi... La Russia è forte nel suo clima, nei suoi spazi e nella scarsità dei suoi bisogni"

• "Non aspettiamoci, una volta che avremo approfittato della debolezza della Russia, che ne trarremo profitto per sempre"

E qualche consiglio fresco:

• Cessa la tua collusione con gli anglosassoni. Niente potrebbe essere più stupido.

Questo articolo è originariamente apparso su The Strategic Culture Foundation

 

Mia carissima Angela:

Sai, sono sempre stato contrario alla presenza delle donne negli affari pubblici e in questo, fino a oggi, non ho cambiato il mio punto di vista.

Ho avuto due grandi fortune nella vita: in primo luogo, ho vissuto quando le donne erano assolutamente escluse dalla politica. In secondo luogo, sono nato il 1 aprile, e ho reso giustizia a questo fatto, diventando un diplomatico.

Così, meine beliebte Frau Bundeskanzlerin, sono stato a guardarti dalla tomba di famiglia mentre governi il paese e la mia pazienza alla fine si è esaurita.

Devi ascoltare quello che ti dico. Peccato che non vieni a visitare la mia tomba alla ricerca del mio consiglio.

Sembra che io abbia fatto la cosa giusta a inviare granatieri a dare ai polacchi una bella dose di legnate, perché nessun altro in Europa, meritava legnate più di loro.

Sì, hai capito bene, mi riferisco a tuo nonno, di origine polacca. Ha ereditato i tratti nazionali della sua tribù e ha fatto in modo che li ereditassi pure tu.

Ora mi piacerebbe che tu ricordassi le regole che io avevo introdotto per i diplomatici tedeschi un secolo e mezzo fa.

Rompere queste regole ha fatto male alla nazione.

Questa è la prima regola, Angela: La stupidità è un dono di Dio che non dovrebbe essere usato.

Per dirla senza mezzi termini, una statista non dovrebbe essere più stupida dei suoi beneamati concittadini. La più grave forma di stupidità è credere che tu sia più intelligente di loro.

Pensaci, e poi dimmi – quanti tedeschi approvano la tua alleanza con gli anglosassoni? Quanti nel nostro popolo approvano la tua inimicizia verso la Russia? Sei sicura di vedere la differenza tra un grande gioco politico e gli intrighi di una donna?

Permettetemi di ricordarvi la seconda regola della politica tedesca in modo da non confonderti: L'unica base solida per un grande stato è il suo rispetto di sé, non la finzione.

Dove è l'orgoglio del nostro paese nella tua politica? È nel tuo impegno a inginocchiarti di fronte al presidente degli Stati Uniti? Che speranza senza speranza.

Qualunque cosa sacrifichi per placare Obama, porterà sfortuna ai tedeschi.

Gli americani hanno un motivo per creare problemi in Europa, non aiutarli.

Non dimenticare la terza regola della politica tedesca: Se qualcosa è tranquilla, non deve essere messa in moto. Un governo non deve vacillare una volta che ha scelto il suo corso. Non deve guardare a sinistra o a destra, ma proseguire dritto.

La Germania una volta ha scelto l'Ostpolitik, e quella è stata la scelta migliore. Ma dopo il crollo dell'Unione Sovietica è caduta vittima dell'avidità. Tu hai voluto che la Russia fosse spinta sempre più indietro.

Ora tu e gli americani state trasformando l'Europa in un campo armato.

I cari soldati tedeschi hanno calpestato l'inoffensiva Serbia. Hai dimenticato quello che avevo detto: "...tutto l'insieme dei Balcani non vale le ossa di un solo granatiere della Pomerania. Un giorno la grande guerra europea uscirà da qualche dannata stupidità nei Balcani".

Hai speso miliardi nel Kosovo. La prima cosa che vorrei fare se fossi nei tuoi panni è impiccare quegli assassini albanesi che tu hai portato al potere.

Non c'è nulla da aspettarsi da loro, se non inganno e saccheggi.

Infine, hai fatto pasticci con i russi, dimenticandoti del segreto principale della politica tedesca: mantenere la pace con la Russia.

Dovresti leggere le mie memorie e imparare a memoria quello che ho detto ai miei tempi: "Mai combattere i russi Tutta la vostra astuzia provocherà come risposta la loro imprevedibile stupidità. La Russia è forte nel suo clima, nei suoi spazi e nella scarsità dei suoi bisogni..."

Dovresti anche tener conto, Angela, che un russi imbraca il suo cavallo lentamente ma lo cavalca velocemente.

La pazienza di Putin ha i suoi limiti. Se lui reagisce sarete davvero nei guai.

Cessa la tua collusione con anglosassoni. Niente potrebbe essere più stupido.

Quegli sciocchi pericolosi non riescono capire che la Russia di Eltsin è andata per sempre. È apparsa una nuova Russia guidata da Putin. Non è più debole e arrendevole.

La Russia di oggi è di nuovo forte e pronta a difendere se stessa.

Dovresti capire con chi hai che fare. Rileggiti quello che ho scritto: "Non aspettiamoci, una volta che avremo approfittato della debolezza della Russia, che ne trarremo profitto per sempre. I russi arrivano sempre a chiedere il loro dovuto". E quando arrivano, non basarti sugli accordi firmati da te, ragazzina fiduciosa. Non valgono la carta su cui sono scritti.

Con i russi o si gioca pulito o non si gioca.

Angela, forse ha i scelto di provocarli a entrare nel pantano ucraino perché ti sei ricordata le mie parole che, al fine di privare la Russia del suo potere, è necessario separarla dall'Ucraina? Ma per favore! Non puoi formulare un obiettivo concreto se lo basi su di una speculazione difettosa.

Molti politici europei dicono che senza la Baviera la Germania diventerà un debole castrato, ma nessuno ci sta provando, non importa quanti idioti sognino la secessione dalla Germania.

Tu segui gli anglosassoni che non si limitano a pensare di privare la Russia del suo status imperiale. Vogliono distruggerla. Credi davvero la Germania ne avrebbe benefici se non ci fosse la Russia in Europa? Non berti le sciocchezze sui valori europei e gli interessi comuni.

Ricordo che fu io rimproverato per non aver formato coalizioni. Un giornale francese ha detto che avevo incubi che la Germania diventasse parte di una coalizione. È vero, avevo paura delle coalizioni, perché non riuscivo a dormire di notte per lo spavento che i nostri partner rubassero i nostri beni.

Sono stato anche accusato di aver creato un fondo segreto per corrompere la stampa e di aver chiamato i giornalisti alcolisti semianalfabeti e avvelenatori di pozzi.

Sai cosa ho pensato di loro. Un giornalista è qualcuno che ha sbagliato la sua vocazione, e perseguita la gente a causa di un complesso di inferiorità. Li ho corrotti per assicurare che l'acqua dei pozzi tedeschi rimanesse sicura da bere. Queste creature hanno avvelenato le menti tedesche, e anche la tua, ho paura.

Non c'è bisogno di prendere sul serio i diplomati idioti che cercano di rimodellare il mondo in modo da farlo sembrare simile a un albero di Natale in una caserma prussiana. Credimi, il mondo non vuole essere rimodellato, e non c'è bisogno di farlo.

La politica è l'arte del possibile, dell'ottenibile, l'arte della scelta migliore per quanto aberrante possa sembrare. In Russia ho imparato la parola nichevo, "non è niente", che usano quando si trovano ad affrontare momenti davvero difficili.

Questa parola connota con grande saggezza e pazienza le qualità che tu stessa dovresti acquisire, Frau Reichskanzler, e questo è il mio ultimo consiglio per te.

Con affetto,

il tuo Otto

 
L'archimandrita Alexander (Cutler), un chierico statunitense trasferitosi in Ucraina, si è addormentato nel Signore

l'archimandrita Alexander (Cutler). Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Dal 2013, l'archimandrita Alexander (Cutler) viveva nel podvor'e della santa Ascensione a Mlinov, nella regione di Rovno. Qui il chierico di 78 anni ha completato il suo viaggio terreno.

Il 26 gennaio 2021, all'età di 79 anni, si è addormentato nel Signore il sacerdote degli Stati Uniti, l'archimandrita Alexander (Cutler), che negli ultimi 8 anni ha vissuto nel podvor'e della santa Ascensione, dipendente dal convento di san Nicola della Chiesa ortodossa ucraina nel villaggio di Mlinov, nella regione di Rovno. Lo riferisce il servizio stampa della diocesi di Rovno della della Chiesa ortodossa ucraina.

Padre Alexander (nel mondo – Richard Paul Cutler) era nato il 16 ottobre 1942 a Framingham (Massachusetts, USA). All'età di 26 anni si era convertito all'Ortodossia.

Nel 1973 è stato ordinato sacerdote. Fino al 1981 ha servito come autista, protodiacono e segretario dell'arcivescovo Ioann (Garklavs) di Chicago e Minneapolis (Chiesa ortodossa in America). È stato il decano della cattedrale della santissima Trinità a Chicago.

Nel 1981 è stato nominato rettore del monastero maschile di san Giovanni il Teologo (ora sotto la giurisdizione della ROCOR, ndc) a Hiram (Ohio), dove ha lavorato per 32 anni. È stato anche un confessore presso il monastero della Trasfigurazione a Ellwood City (Pennsylvania). Nel 1997 è stato elevato al grado di archimandrita.

Dopo il pensionamento, si è trasferito in Ucraina e dal settembre 2013 ha vissuto presso il podvor'e della santa Ascensione nel villaggio di Mlinov, nella regione di Rovno, assistendo spiritualmente le monache del monastero. Alla fine del 2014 è passato alla giurisdizione della Chiesa ortodossa ucraina.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha pubblicato l'articolo "Un padre spirituale dall'America: la storia di un prete", che parla dell'archimandrita Alexander (Cutler), che, insieme al suo attendente di cella, il monaco Daniel, ha scelto il villaggio ucraino di Mlinov per completare la sua vita terrena.

Sempre sul sito dell'Unione dei giornalisti ortodossi c'è una video-intervista con l'archimandrita, in cui il sacerdote ha espresso la sua visione dello scisma ucraino e ha parlato del suo atteggiamento nei confronti di sua Beatitudine il metropolita Onufrij.

 
Russia: 5.000 nuove chiese e 10.000 nuovi chierici in 6 anni

Il patriarca Kirill spiega il risveglio religioso con la richiesta da parte della gente

Sarov, 2 agosto, Interfax - Il patriarca di Mosca e di tutta la Rus' ritiene che l'aumento del numero di chiese ortodosse in Russia testimonia che la missione della Chiesa ortodossa russa è richiesta dalla gente.

"Solo negli ultimi sei anni la nostra Chiesa è cresciuta di 5.000 luoghi di culto e 10.000 chierici, e questo significa che la gente ha bisogno della missione della Chiesa. Non ci può essere tale crescita della Chiesa se non vi è nessuna richiesta da parte della gente. Ecco perché abbiamo una sensazione così speciale quando gettiamo le fondamenta di nuove chiese", ha detto il patriarca durante la cerimonia della posa della prima pietra per la fondazione della cattedrale della Dormizione dell'eremo di Sarov, dove ha vissuto san Serafino di Sarov.

Secondo il Patriarca Kirill, questo testimonia "la fede del nostro popolo, il suo potere spirituale, lo sviluppo spirituale e anche sociale che collega la prosperità materiale con la fioritura spirituale".

Il patriarca ha recentemente detto che le chiese in Russia sono costruite perché la gente ne ha bisogno, non per ordine.

"Non perché qualcuno ha ordinato di costruire, ma perché l'enorme forza della fede del nostro popolo sostiene il desiderio delle autorità", ha detto il primate della Chiesa il 28 luglio, dopo aver consacrato la chiesa dell'icona della Madre di Dio di Smolensk a Orjol.

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Un commento di padre Andrew Phillips

Purtroppo, ci sono dei creduloni che scrivono con fantasia e disprezzo (le loro stesse parole) e amano attaccare la Chiesa Russa - con supporto e finanziamento ufficiale. Così, i cristianofobi e russofobi Marcel Van Herpen e Orlando Figes, che scrivono in inglese, e Nicolas Henin, che scrive in francese, per non parlare dei neocon americani come Anna Applebaum e Richard Pipes, sono degli importanti esempi. Tutti alimentano costantemente i media russofobi nel Regno Unito, come la BBC, il Times o il Daily Telegraph.

Alcuni altri come Michel Elchaninoff, Antoine Arjakovsky e Antoine Nivière appartengono al settario Esarcato ex-russo di Parigi, alcuni altri si possono trovare negli Stati Uniti, in Finlandia e in Russia. Molti sono massoni. Sia che siano di origine russa, ma tanto occidentalizzati da essere in uno stato di rivolta adolescenziale contro la tradizione cristiana del paese da loro abbandonato, o semplicemente pagati da agenzie di spionaggio occidentali, amano suscitare scandalo. Anche se sono state loro date molte opportunità di pentirsi, giustificano ancora se stessi con il sostegno di sponsor politici.

Sì, è vero che il danno fatto alla Chiesa russa e alle terre russe, a causa del tradimento dei loro antenati aristocratici e borghesi o di altri creduloni occidentali ("utili idioti", come gli altri li chiamano parlando in realtà di se stessi) è enorme. Anche se i tassi dell'ABC sovietico alcolismo, bambinicidio (aborto) e corruzione sono ora in decrescita e stanno diventando pari ai livelli (ancora catastrofici) dell'Occidente e in alcuni casi anche minori, c'è ancora molto da fare. Sì, è vero che ci sono alcuni chierici modernisti nella Chiesa Russa, postumi della sbornia del periodo sovietico, che sono agenti ingenui oppure pienamente consapevoli del globalismo neocon e dell'apostasia e in realtà sostengono le eresie del recente incontro di Creta. Ma sono irrilevanti. Ciò che conta è ciò che sta accadendo a livello di base, tra i patrioti di Cristo.

Come il patriarca Kirill ha annunciato il 1 agosto alla cerimonia della posa della prima pietra di un'altra cattedrale a Sarov, nel 25° anniversario del ritorno delle reliquie di san Serafino, negli ultimi sei anni sono state costruite 5.000 nuove chiese e sono stati ordinati 10.000 nuovi chierici in risposta ai bisogni spirituali del popolo. Ci si chiede se questo non è all'incirca lo stesso numero di chiese eterodosse che sono stati chiuse e lo stesso numero di chierici eterodossi che sono stati persi in Europa occidentale nello stesso periodo. Sì, naturalmente c'è molto da fare, sono necessarie altre 100.000 chiese e altri 100.000 chierici, ma almeno, per quanto lentamente, stiamo andando nella direzione giusta. Per quanto riguarda i postumi della sbornia del periodo sovietico, moriranno (molti sono già morti) o altrimenti si pentiranno e saranno convertiti con l'esempio della gente.

 
L'Occidente, la globalizzazione, l'estremismo e il cristianesimo ortodosso

Là morì una miriade,

E dei migliori tra loro...

Per una civiltà rovinata...

Ezra Pound, Hugh Selwyn Mauberley (1920)

Prefazione: la globalizzazione

Oggi è comune parlare di "globalizzazione", il fenomeno dell'internazionalizzazione, condannato da alcuni come un male, salutato da altri come una panacea per tutti i problemi del mondo. Solo pochi anni fa lo stesso fenomeno era chiamato "americanizzazione", prima era chiamato "occidentalizzazione" e prima ancora "europeizzazione".

Oggi, a questo fenomeno viene dato il nome di "globalizzazione", perché ora è reciproco. Mentre una volta la tecnologia, i prodotti e le idee occidentali uscivano dall'Occidente, oggi la tecnologia, i prodotti e le idee di tipo occidentale vengono restituiti ai paesi "occidentali" dai paesi che ne furono gli originari destinatari. Per esempio, negli ultimi vent'anni la Cina si è "occidentalizzata" e un'enorme parte dei beni di consumo occidentali è ora prodotta in Cina. Ma quando è iniziato questo processo di civiltà unitaria mondiale? Quando è stato che 'l'Occidente' ha assunto il predominio sul resto del mondo? Quand'è che il mondo ha iniziato a essere "occidentalizzato"?

Le radici della globalizzazione: "L'europeizzazione dell'Europa" [1]

'Il fatto singolare che in Europa sia avvenuta la "svolta" per l'economia industriale, che siano state l'Europa e le "neo-Europe" diffuse in tutto il mondo che hanno sconvolto l'equilibrio tra le civiltà tradizionali e hanno impostato la riduzione del mondo a un singolo regime sociale ed economico, è stato spesso attribuito alle "origini" della civiltà europea sia nell'antichità classica sia nella religione cristiana. L'inizio della "supremazia europea"... inizia qui tra l'undicesimo e il dodicesimo secolo, con la nascita dell'Europa stessa...'

R. Moore, The First European Revolution, c. 970-1215, p.197-8

Sebbene nel medioevo le tecnologie dell'Europa occidentale fossero spesso inferiori a quelle di altre civiltà, all'epoca della riforma protestante all'inizio del XVI secolo, l'Europa occidentale era diventata la civiltà mondiale dominante.

Così, l'Europa occidentale parla etnocentricamente nei secoli XV e seguenti della "scoperta" del "Nuovo Mondo", di civiltà in cui altri esseri umani avevano vissuto per migliaia di anni. Le loro popolazioni non avevano navigato in viaggi di esplorazione per 'scoprire' l'Europa occidentale, ma gli europei occidentali sono andati a scoprire queste civiltà da se stessi. Inoltre, gli "occidentali" si sono immediatamente messi a schiavizzare, colonizzare e "occidentalizzare" tali civiltà, ricreandole a loro immagine. Lo sviluppo di questa arroganza culturale iniziò molto prima della riforma protestante e prima che Colombo salpasse per le "Indie occidentali": di fatto, risale all'XI secolo.

Anche se la parola "europeo" apparve per la prima volta nella sua forma latina nell'ottavo secolo, dopo la vittoria di Carlo Martello sugli invasori musulmani a Tours [2], fu solo nell'XI secolo che l'Europa occidentale iniziò ad immaginare di avere l'esclusiva della 'cristianità'. Come ha scritto lo storico secolare R. I. Moore: "L'Europa nacque nel secondo millennio dell'era volgare (sic), non nel primo". [3] In effetti, questa "cristianità" non era una "cristianità", ma solo una "occidentalità" o "dominio dell'Europa occidentale". Fino a quel momento l'Europa occidentale era semplicemente stata parte di un cristianesimo molto più grande, con il suo centro a Gerusalemme. Persino l'impero carolingio degli inizi del nono secolo era stato solo un successore fallito dell'Impero Romano d'Occidente. Fino all'XI secolo tutti erano cristiani ovunque, non solo gli occidentali. Che cosa successe allora in questa rivoluzione dell'undicesimo secolo, che fu la vera "nascita dell'Occidente"? In che modo l'Europa stessa divenne "europeizzata"?

Come hanno sottolineato numerosi storici secolari ed ecclesiastici, "l'europeizzazione", la rivoluzione che aveva creato la nuova "occidentalità", era basata sull'uniformità e sulla conformità, mentre le vecchie pratiche ortodosse dell'Occidente scomparivano sotto il peso delle novità rivoluzionarie, della conformità. Questa conformità emanava dai nuovi papi tedeschi a Roma dopo la metà dell'undicesimo secolo. Per esempio, confrontando il primo millennio con la rivoluzione dell'undicesimo secolo, lo storico Robert Bartlett ha scritto: "Il mondo dell'alto Medioevo era un mondo di diverse culture e società locali. La storia dell'undicesimo, dodicesimo e tredicesimo secolo è di come quella diversità è stata, in molti modi, sostituita da un'uniformità". [4] Ha sintetizzato questa rivoluzione come segue: "All'incirca a partire dal 1050 Roma creò così una nuova uniformità istituzionale e culturale nella Chiesa occidentale". [5]

L'identità di questa occidentalità fu confermata nel 1054, quando il centro ideologico dell'Europa occidentale a Roma si staccò dalle radici del cristianesimo e dalla maggioranza dei cristiani, nel Medio Oriente, nei Balcani e nell'Europa orientale. Come ha affermato lo storico J. M. Roberts nella sua opera trionfalista, The Triumph of the West: "Fino all'XI secolo questo permise una grande varietà pratica e locale nella pratica religiosa dell'Europa occidentale... Tutto questo cambiò, tuttavia, con il sorgere delle pretese del papato medievale che diede un'intransigenza piuttosto nuova al cristianesimo occidentale, offrendogli una nuova uniformità e potenza". [6] R. I. Moore, l'esperto europeo sullo sviluppo della persecuzione e dell'intolleranza in Occidente a partire dall'undicesimo secolo, ha scritto: "La riforma papale dell'undicesimo secolo è stata precisamente, in uno dei suoi aspetti più centrali, una lotta per imporre l'autorità romana sulla tradizione locale". [7]

Gli ideologi occidentali iniziarono così la fusione tra Gerusalemme, fonte della Fede e sede della Risurrezione, e la filosofia razionalizzante dell'Atene pagana, in particolare quella di Aristotele. Questo movimento fiorì in Europa occidentale nel XII e XIII secolo. Usando i maestri musulmani ed ebrei in Spagna e Catalogna come fonte per il trasferimento della filosofia pagana, gli studiosi sostituirono Cristo, il Figlio di Dio, la seconda persona della santa Trinità, con Gesù, un semplice insegnante ebreo. L'influenza di Aristotele fu fatale. Come osserva lo storico Josep Fontana: Aristotele consigliò ad Alessandro (il Grande) di trattare i greci come amici e i barbari 'come se fossero piante e animali'. Aristotele assegnò alle donne un ruolo puramente passivo nella concezione come incubatrici del potere riproduttivo degli uomini. [8] Così, la superiorità morale del cristianesimo fu sommersa dal vecchio e crudele paganesimo del passato.

La natura essenziale di questo nuovo Occidente 'razionale' era nella lotta per il cambiamento esterno, per il progresso tecnico e materiale. Questa idea occidentale era in contrasto con l'idea (e la realtà) cristiana della lotta per il cambiamento interiore, il miglioramento, il progresso spirituale. Quindi, l'interno fu sostituito con l'esterno. Per esempio, nell'undicesimo secolo, l'Occidente doveva ancora scoprire l'arte di costruire grandi navi, la scienza della metallurgia, le scoperte della carta e della polvere da sparo. I cinesi, d'altra parte, avevano scoperto tutte queste cose fino a mille anni prima. Tuttavia, quando l'Occidente le scoprì, non ne fece lo stesso uso dei cinesi; li usò per cambiamenti esteriori, cambiamenti tecnici e materiali, non per lo sviluppo dell'anima.

Così, l'Occidente usò tali scoperte e invenzioni per sviluppare un nuovo tipo di società, basato sul desiderio di trasformare il mondo a immagine dell'uomo occidentale e della sua filosofia razionalista. Questo fu seguito dal desiderio occidentale di imporre queste tecnologie agli altri; in altre parole, iniziò l'occidentalizzazione. Allo stesso modo, gli arabi, aiutati dagli ebrei, portarono in occidente i numeri indiani, la filosofia greca pagana, la chimica e l'algebra. Tuttavia, in ogni caso, l'Occidente fece un nuovo uso di queste tecniche, diverso dall'uso di quelli che le avevano inventate o scoperte per la prima volta.

Una critica dell'Occidente

Alla domanda di un giornalista a Londra su cosa ne pensasse della "civiltà occidentale", il Mahatma Gandhi rispose: "Penso che sarebbe un'ottima idea".

L'occidentalizzazione del mondo non occidentalizzato ebbe inizio anche prima che tutta l'Europa occidentale fosse stata "occidentalizzata". Non appena l'Italia del sud e l'Inghilterra furono occupate, ma prima di conquistare il Galles, la Scozia, l'Irlanda, la Scandinavia, l'Europa dell'Est e la maggior parte della penisola iberica, già alla fine del secolo XI, il nuovo Occidente lanciò le crociate colonialiste, le sue prime (e fallite) conquiste territoriali. Successivamente, avrebbe proseguito con le scoperte di maggior "successo" (di successo solo da un punto di vista europeo) dei "Nuovi Mondi", delle Americhe e in seguito dell'Australasia.

Una volta che l'Occidente ebbe fatto queste scoperte, iniziò a rivolgere la sua attenzione verso l'occidentalizzazione delle altre civiltà. La prima fu la Russia, con l'apparizione degli umanisti occidentali "giudaizzanti" di Novgorod nel quindicesimo secolo, l'entourage occidentale di Ivan il Terribile nel sedicesimo secolo e infine la politica di Pietro I alla fine del diciottesimo secolo. Poi ci fu la civiltà dell'India, occidentalizzata dalla fine del XVIII secolo, il Giappone e la Cina dalla seconda metà del XIX secolo, poi Turchia, Iraq e Iran, tutti dalla prima metà del XX secolo.

Ognuna di queste civiltà reagì in due modi diversi all'influenza occidentale. Da una parte, ci furono quelli che accolsero l'occidentalizzazione, dall'altra quelli che lo rifiutarono. Così, nella Russia del XIX secolo, le classi colte si divisero in occidentalizzatori e slavofili. Più tardi, in Giappone, parlarono di "prendere la scienza occidentale, ma mantenendo la moralità orientale". All'inizio del ventesimo secolo i cinesi produssero la rivolta anti-occidentale dei Boxer, seguita dalla rivoluzione anti-occidentale comunista, seguita dall'adozione generalizzata del capitalismo occidentale negli ultimi due decenni, che ha prodotto la conquista commerciale cinese dell'Occidente. I turchi ottomani si opposero all'Occidente fino al 1922, quando sotto il loro leader occidentalizzante, Ataturk, accettarono uno stato laico (=occidentale). Per quanto riguarda gli iraniani, si sono occidentalizzati in modo prodigioso fino al 1979, quando è seguita una reazione anti-occidentale. Al momento attuale sono queste reazioni estremiste musulmane che continuano a fare notizia, da Baghdad a New York, da Washington a Teheran, da Gaza a Londra, da Istanbul all'Africa orientale, dalla Nigeria all'Indonesia, dall'Afghanistan al Pakistan, dall'Arabia Saudita al Sudan.

È vero, c'è molto da ammirare nella civiltà tecnologica dell'Occidente. Tuttavia, siamo obbligati ad avere profonde riserve a riguardo. Nessuna civiltà che all'inizio del XX secolo abbia proposto come modelli due ebrei eretici, Marx e Freud, può essere un modello per i cristiani. Nessuna civiltà che abbia trasformato due guerre civili europee in due guerre mondiali può essere un modello per i cristiani. Nessuna civiltà che alla metà del XX secolo abbia condotto il mondo alla cultura del campo di sterminio e della bomba atomica può essere un modello per i cristiani. Parlando del 6 agosto 1945, il naturalista e pacifista francese Theodore Monod (1902-2000) concluse così: "L'era cristiana è finita con Hiroshima".

Ogni "giustificazione" per l'arroganza culturale occidentale verso gli altri è terminata quando alla fine si è rivelato che il suo cristianesimo era solo una pretesa, una finzione. Così, i nazisti hanno adottato i simboli di un passato pagano nazionalista pre-cristiano, "pre-occidentale". Per quanto riguarda i comunisti, questi hanno adottato i simboli di un futuro pagano internazionalista post-cristiano, "post-occidentale": Mosca, la Terza Roma, è divenuta la Terza Internazionale. I risultati del nazifascismo e del comunismo sovietico sono stati gli stessi: pagani.

E il mito occidentale del saper controllare il proprio destino termina con disastri naturali, come lo tsunami del 2004 in Asia, l'uragano del 2005 in Nord America e le incombenti catastrofi ecologiche e il riscaldamento globale. La civiltà occidentale chiaramente è profondamente sbagliata. Inoltre, come abbiamo mostrato sopra, i suoi difetti non risalgono a pochi decenni o generazioni o addirittura secoli: risalgono a circa un migliaio di anni, ai suoi inizi nell'undicesimo secolo, quando abbandonò il Figlio di Dio, facendo di lui un semplice insegnante ebreo di Aristotele.

Vedute estreme dell'occidentalizzazione

Quando un portavoce latino (al Concilio di Firenze) aveva invocato Aristotele, uno degli inviati georgiani esclamò esasperato: 'E che dire di Aristotele? Non me ne importa un fico del vostro fine Aristotele'.

J. Gill, The Council of Florence, Cambridge 1959, p.227

Qual è allora l'atteggiamento ortodosso nei confronti dell'Occidente? Tra gli stessi ortodossi, si possono trovare piccoli gruppi con opinioni estremiste, davvero settarie, su questa questione. Questi piccoli gruppi possono essere definiti come resistenti e modernisti.

a) I resistenti

In primo luogo, c'è chi rifiuta tutto ciò che è occidentale e mantiene una sorta di ghetto, che rifiuta tutto il mondo moderno. Tali gruppi sono di solito ai margini delle Chiese ortodosse e anche al di fuori di esse, per esempio tra i vecchi credenti russi in Alaska e in Australia, o i vecchi calendaristi greci in Grecia. Questi preferiscono condannare in modo censorio tutto ciò che è "occidentale", e tuttavia, per ironia della sorte, usano la tecnologia occidentale (carta stampata, radio, siti web) per comunicare le loro ideologie. I loro punti di vista sono permeati da un fariseismo e nazionalismo censorio e ritualista, da una condanna negativa, settaria e donatista del mondo intero, oppure dall'insicurezza spirituale e dalla debolezza aggressiva della mentalità "convertita" dei neofiti.

b) I modernisti

All'altro estremo ci sono i modernisti, molto più rumorosi, che desiderano riconciliare l'Ortodossia con l'umanesimo occidentale. Tali intellettuali, che hanno un controllo quasi totale dei media ortodossi in Occidente, sono stati particolarmente prominenti nella Chiesa russa. Esattamente cento anni fa, dal 1905 in poi, sono venuti alla ribalta diversi individui di tipo protestante, riformista, gnostico e persino occultista e massonico. Il primo di questi fu il prete deposto Georgij Gapon, che guidò dimostrazioni rivoluzionarie nel 1905. Dopo il 1917, un loro intero gruppo si fuse insieme: divennero noti come rinnovatori. Il loro capo più eminente fu Aleksandr Vvedenskij, la cui ideologia era in parte sostenuta dal filosofo padre Pavel Florenskij.

Tuttavia negli anni '20 la maggior parte di questi attivisti fu esiliata dal governo sovietico, specialmente a Parigi. Questi includevano intellettuali come padre Sergij Bulgakov, Georgij Fedotov, Nikolaj Berdjaev, Pavel Evdokimov e vari altri filosofi. Dopo la seconda guerra mondiale, altri intellettuali, sia a Parigi che a New York, si sono addentrati ancora più profondamente nell'ecumenismo anti-ortodosso, nell'uniatismo e in un "modernismo" ormai molto datato. Tra questi c'erano il defunto metropolita Antony Bloom, Alexander Schmemann, John Meyendorff, il filioquista educato dai gesuiti, padre Boris Bobrinskoj, e laici, come i modernisti Dmitrij Pospelovsky, John Chekan, Nikita Struve, Olivier Clement (amato dai cattolici romani, ignorato dagli ortodossi), Elisabeth Behr-Sigel (amata dai protestanti, ignorata dagli ortodossi) e molti altri seguaci minori. Anche se ora molto anziani, alcuni di loro sono ancora vivi.

Negli ultimi anni, questo tipo di Ortodossia occidentalizzata è riemersa in Russia. Pensiamo in particolare alla figura tragica di padre Aleksander Men'. Le sue opere sincretistiche e gnostiche, pubblicate (e lette quasi solo) dai cattolici romani, sono ai limiti dell'eresia, specialmente nelle loro interpretazioni incredibilmente ateiste delle Sacre Scritture. Poi c'è il semi-battista padre Georgij Kochetkov, con il suo straordinario "orgoglio neo-rinnovazionista" (parole del patriarca Alessio di Mosca, che a un certo punto negli anni '90 fu costretto a sospenderlo). Questa piccola setta include diversi ecclesiastici, per esempio i padri Vitalij Borovoj, Aleksandr Borisov e Georgij Chistjakov, così come laici, come S. S. Averintsev e J. Krotov. [9]

Le caratteristiche principali di questo movimento sono copie deboli e cieche dell'umanesimo occidentale. Ciò include la promozione liberale (di sinistra) di un ecumenismo ormai superato (o profondamente protestante o profondamente cattolico romano), l'intercomunione (praticata da molti di loro), l'uso del calendario e dei cicli pasquali dei cattolici (il cosiddetto "nuovo calendario"), la volontà di "riformare" (cioè abbreviare e sfigurare) la liturgia ortodossa (proprio come i cattolici romani e gli anglicani hanno sfigurato le loro negli anni '60), passando al russo quotidiano nell'uso liturgico, rimuovendo le iconostasi (questo movimento è in realtà mera archeologia ecclesiastica), celebrando la Proscomidia nel mezzo della chiesa, venerando Origene e altri eretici gnostici, negando l'esistenza dell'inferno e del diavolo, eliminando il sacramento della confessione, minimizzando l'esistenza del peccato e promuovendo le "diaconesse" (un'altra mossa protestante).

Il loro movimento razionalista e intellettuale è pro-occidentale, pro-massonico, pro-ebraico, e quindi anti-mistico, anti-monastico e anti-patristico (tranne nel senso astratto e intellettuale degli studiosi cattolici romani). Per i veri ortodossi in Occidente, le loro azioni sono straordinariamente antiquate. L'Occidente ortodosso di molto tempo avrebbe respinto un "modernismo" così incredibilmente datato.

Postfazione: il sentiero regale del cristianesimo ortodosso

La Chiesa di Dio vive non sull'opinione, ma sull'esperienza dei santi, come all'inizio così ai nostri giorni. Le opinioni delle persone intellettuali possono essere meravigliosamente intelligenti e tuttavia essere false, mentre l'esperienza dei santi è sempre vera.

San Nicola di Ocrida alla prima conferenza di Losanna del 1927

Fortunatamente, questi piccoli gruppi di estremisti, in Alaska, Australia, Grecia e Siberia, oppure a Parigi, New York, Helsinki, Mosca e San Pietroburgo, sono minuscoli. La maggior parte degli ortodossi ha una visione equilibrata.

Questa visione afferma che gli ortodossi possono usare la tecnologia occidentale, purché non comprometta l'integrità della nostra fede. Per esempio, già nel diciassettesimo secolo, il grande patriarca russo Nikon usava gli occhiali, frutto della tecnologia occidentale, ma non ha mai compromesso la fede ortodossa. Così manteniamo la Tradizione, ma siamo in grado di utilizzare la tecnologia esterna. Accettiamo per scopi pratici convenzioni stabilite al di fuori della Chiesa, come la divisione delle Sacre Scritture in capitoli del cardinale Hugo nel XIII secolo e le divisioni in versi del tipografo parigino Robert Estienne nel XVI secolo. Queste sono divisioni puramente occidentali, ma molto pratiche; non alterano in alcun modo la nostra comprensione ortodossa delle Scritture. La conclusione è che adottiamo ciò che è pratico nella tecnologia occidentale, rifiutando il materialismo occidentale, l'immoralità e l'irreligione.

Per quanto riguarda la visione ortodossa della storia occidentale e delle sue tragedie, sia da parte degli ortodossi dell'Europa orientale, dell'Europa occidentale o di qualsiasi parte del mondo, questa è stata espressa in modo molto eloquente da uno storico contemporaneo, Josep Fontana. Dal suo punto di vista: l'obiettivo più importante della visione eurocentrica della storia 'è sicuramente sottrarre la loro storia a grandi parti degli stessi popoli europei, nascondendo loro il fatto che ci sono parti diverse da quelle che sono state canonizzate come storia ufficiale. Si vuole anche nascondere loro il fatto di poter trovare una ricchezza di speranze e possibilità irrealizzabili in tale passato, nonché il fatto che gran parte di ciò che è stato loro presentato come progresso è solo una maschera per coprire varie forme di appropriazione economica e controllo sociale'. [10]

In altre parole, è anche nostro compito di ortodossi salvare e reclamare la storia dell'Ortodossia occidentale dalla mitologia occidentale secolare del secondo millennio, ripristinando così il suo significato cristiano ortodosso del primo millennio. Questo è stato il nostro obiettivo costante negli ultimi trent'anni, per il quale, naturalmente, abbiamo conosciuto solo calunnie e persecuzioni da parte degli estremisti. Ma questa è la via del mondo. 'Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me'. (Giovanni 15,18)

Note

[1] Cfr Conquest, Colonization and Cultural Change 950-1350, Robert Bartlett, Penguin 1993/4, cap. 11, pp.269-291.

[2] The Triumph of the West, J.M. Roberts, Guild Publishing by arrangement with the BBC, 1985, p. 121.

[3] The First European Revolution c. 970-1215, R. I. Moore, Blackwell, Oxford 2000, p. 1.

[4] Bartlett, p. 311.

[5] Bartlett, p.250.

[6] Roberts, p.98.

[7] The Formation of a Persecuting Society: Power and Deviance in Western Europe  950-1250, R. I. Moore, Blackwell, Oxford, 1987ss (14 edizioni in tutto), p. 69.

[8] The Distorted Past: A Reinterpretation of Europe, Josep Fontana, Blackwell, London 1995, pp. 5 e 11.

[9] Per un pieno resoconto della situazione in Russia, v. Seti "Obnovlennogo Pravoslavia" (Reti di "Ortodossia rinnovata"), in russo, Russkij Vestnik, Mosca 1995.

[10] Quanto è più appropriato parlare della 'tragedia' dell'Occidente piuttosto che del suo 'trionfo' (v. il titolo di Roberts nella nota 2, sopra)

[11] Fontana, p. 159.

 
L'Occidente feudale e l'Occidente perduto

Introduzione: l'anno 1000 – quando l'Occidente è stato perduto

Il termine storico "l'Occidente geografico" significa l'Europa occidentale, la punta estrema del continente eurasiatico settentrionale. Nel primo millennio quest'Europa occidentale attraversò un processo di cristianizzazione, chiamato "L'età dei santi", che portò alla conversione di molti a Cristo. Tuttavia, nonostante questa luce spirituale tra le tante, sono rimaste correnti sotterranee scure e pagane. Queste hanno minacciato l'esistenza stessa di questa età dei santi del vecchio Occidente. Già dalla metà dell'ottavo secolo, e persistentemente per tutto l'ultimo quarto del primo millennio (dal 750 al 1000), l'avidità aggressiva dei barbari franchi cominciò a venire alla ribalta, combinata con il vecchio imperialismo pagano romano e la sua tecnologia militare. Una volta che la fusione tra loro fu praticamente completata nell'Europa nord-occidentale, la caduta dell'Europa occidentale divenne inevitabile. L'Occidente era perduto.

Ciò è avvenuto nella giustificazione della fusione di questo barbarismo violento e avido e dell'imperialismo arrogante e pagano dell'Occidente precristiano. Lo si può vedere nell'attuazione delle "pretese papali", stabilite come un'ideologia nel "filioque", che fu pienamente sviluppato nella seconda metà dell'XI secolo. Le pretese papali affermavano che il capo dell'Europa occidentale, che viveva nella vecchia capitale pagana di Roma, ma era un barbaro franco, aveva il diritto assoluto e divino di controllare il mondo; questo era espresso ideologicamente in questo "filioque", che affermava che l'autorità papale proveniva a questo leader direttamente dal Figlio di Dio, di cui era l'unico rappresentante sulla terra. Così, il mondo fu concepito in termini "feudali", un rozzo schema piramidale che poneva questo capo in cima e il popolo in basso. La vecchia "età dei santi" era finita, sostituita dal "feudalesimo".

Il feudalesimo dal 1000 al 1250

Dunque, il termine "Occidente" non è un termine geografico, ma soprattutto ideologico. L'espressione di quest'ultimo Occidente, che mascherava l'Occidente geografico, era in questo feudalesimo, che poneva il leader occidentale all'apice e coloro che lo aiutavano proprio sotto di lui. Questo sistema fu visto per la prima volta nelle terre un tempo romane tra la Loira e il Reno, occupate dai barbari franchi, alla fine del X secolo. Si sviluppò notevolmente nel tardo XI secolo e divenne fruttuoso nel XIII secolo. I segni esteriori di questa ideologia franca del feudalesimo furono: castelli, cavalieri, tecnologia militare aggressiva, servitù (schiavitù) della gleba e, nel XII secolo, lo stile gotico. Questo sistema fu diffuso nell'Italia meridionale e in Sicilia nella prima metà dell'XI secolo dai barbari normanni, che lo portarono poi in Inghilterra nel 1066 e da lì in Galles, Scozia e Scandinavia e, alla fine del XII secolo, in Irlanda.

La diffusione del feudalesimo dal 1250 al 1500

Avendo portato quest'ideologia feudale in quelle che divennero Spagna e Portogallo nell'undicesimo secolo, i franchi la portarono in Terra Santa con le loro crociate anti-cristiane, che portarono al saccheggio della Roma cristiana nel 1204. Anche i franchi tedeschi la portarono in Scandinavia meridionale, a est in Polonia e nel Baltico, nelle terre ceche, in Slovacchia e in Ungheria e attraverso le crociate dei cavalieri teutonici nelle terre russe. L'intera Europa occidentale si era franchizzata. Tuttavia, questo era solo l'inizio della storia. Entro tre secoli queste assurde pretese, formulate completamente nell'undicesimo secolo, dovevano essere trasportate attraverso l'oceano. Con lo sviluppo della tecnologia navale, il sud-ovest franco iniziò ad espandersi in un nuovo mondo, invadendo e massacrando quella che fu chiamata America Latina. Qui costruirono i loro forti, i loro nuovi castelli e schiavizzarono le popolazioni native, i loro nuovi servi della gleba.

Il feudalesimo dal 1500 al 2000

Tuttavia, nell'Europa nord-occidentale, i popoli germanici protestarono, sfidando il mito originario della superiorità del leader occidentale e affermando che non lui, ma solo gli occidentali che protestavano contro di lui, loro stessi, erano superiori. Sostenevano che solo loro avevano il diritto divino di rappresentare Dio sulla terra, che tutto era permesso, ma solo a loro, che solo loro erano "salvati". Questa fu la "democratizzazione del filioque", che poneva tutte le persone simili a loro all'apice della piramide ancora feudale. Questo movimento segnò la seconda metà del secondo millennio. Questi "protestanti", come essi stessi si chiamavano, con la stessa cupidigia e anche con un minor numero di vestigia di sentimento cristiano, invasero e massacrarono anch'essi i nuovi mondi, il Nord America e l'Australasia. Insieme agli europei sudoccidentali che iniziarono a imitarli, specialmente dopo il 1750, invasero e massacrarono anche in Asia e in Africa.

Il terzo millennio e il globalismo feudale

Così, l'ideologia del "filioque" fu portata in tutto il mondo e nacque il "globalismo", l'ideologia della superiorità del "mondo occidentale" e il suo diritto "divino" di controllare e interferire in tutti i paesi del pianeta. Ciò è venuto alla luce alla fine del secondo millennio, trasformando le sue guerre in "guerre mondiali", sotto nomi concorrenti come capitalismo, comunismo e fascismo. Così, il terzo millennio di oggi proclama ancora il feudalesimo. Oggi afferma che tutti coloro che sono veri credenti nell'ideologia della superiorità dell'Occidente, indipendentemente dalla loro razza, dalla religione umana e dal genere, stanno all'apice della piramide feudale. Tutti quelli che resistono, tutti i popoli nativi del mondo, devono essere ridotti in schiavitù e schiacciati, militarmente, politicamente, economicamente e socialmente. Nulla è cambiato: l'aggressività dei barbari germanici è ancora unita al vecchio ("nuovo") imperialismo romano pagano e alla sua tecnologia militare.

Conclusione: il nuovo Occidente e l'Occidente perduto

Questo è "l'Occidente": nella struttura è lo stesso oggi come lo era ieri, una piramide feudale totalitaria. È vero, il totalitarismo di oggi non è quello dei precedenti occidentalismi, come il feudalesimo del medioevo tra il 1000 e il 1500, o il comunismo e il fascismo del secolo scorso, ma è ancora totalitario. Questo perché è ancora basato sulla piramide, all'apice del quale si trova l'élite che si oppone al popolo, dominandolo e disprezzandolo come "populista". E questa piramide oggi non è solo in Occidente, ma è globale. Il totalitarismo di oggi impone "correttezza politica" e "valori occidentali" ("valori europei") a tutti e li scomunica (li "sanziona") se non accetta. Questa non è una questione di conservatorismo. Chi è conservatore è semplicemente uno che ha nostalgia della piramide del passato. Noi rifiutiamo sia la piramide passata che quella moderna, poiché la luce che ci guida è l'età dei santi del primo millennio.

In questo modo seguiamo la Tradizione, molto più radicale dei meri liberali e dei meri conservatori. Noi proclamiamo i valori dell'antico Occidente, i valori dei santi che stanno alla radice del vero Occidente. Questi sono i valori dei santi apostoli Pietro e Paolo, di Ignazio il Teoforo, della santa famiglia di Sofia, Fede, Speranza e Carità, delle impavide vergini Tatiana e Cecilia, di Lorenzo e Sebastiano, di Anastasia, di Gennaro e Pancrazio, della pura Agnese, di Ireneo di Lione, Eulalia di Barcellona, ​​Ursula di Colonia, Ilario di Poitiers, Ambrogio di Milano, Martino di Tours, Giovanni Cassiano, Vincenzo di Lerins, Patrizio d'Irlanda, Benedetto da Cassino, Columba di Iona, Gregorio Magno, Teodoro di Tarso, Clemente dei Paesi Bassi, Modesto della Carinzia, Bonifacio di Fulda, Edmondo dell'Anglia orientale, Anschar e Olaf e della grande schiera dei santi locali, conosciuti e sconosciuti. Questo è l'Occidente perduto, il vero Occidente, l'Occidente geografico.

Dall'officio a tutti i santi delle terre occidentali

Per mille anni la luce del Sole della Giustizia brillò dall'Oriente sulle terre dell'Occidente formando una Croce sull'Europa, prima che queste cadessero sotto le tenebre della notte senza Chiesa. Torniamo ora alle radici della nostra prima confessione dello Spirito Santo nella luminosa alba dell'Ortodossia, che viene riportata di nuovo dall'Oriente, e così risplenda ancora una volta la luce del Cristo Eterno.

O tutti i santi delle Terre dell'Occidente, intercedete presso Dio per il nostro pentimento e ritorno, la nostra restaurazione e risurrezione. Dite alla gente di lasciare da parte le cose degli uomini, la mente carnale caduta e tutte le sue vane riflessioni, perché sono cose prive del Salvatore e dello Spirito. E così, attraverso la vostra vita nella santissima Trinità, troveremo la salvezza nella purezza della Fede ortodossa prima della fine.

Ora cantiamo a tutti i santi delle terre dell'Occidente e ai loro capischiera gli apostoli Pietro e Paolo, la vera gloria della Roma antica, e, come le stelle nel cielo notturno oscuro, alla costellazione dei martiri e dei padri che seguirono le loro orme apostoliche, lasciando dietro di loro un grande tesoro di sante reliquie. O prima Roma, che sei gloriosa nei tuoi santi, ritorna alla fede eterna dell'Ortodossia attraverso lo Spirito Santo che procede dal Padre, come ci dice il Salvatore.

O voi donne sante, martiri, matrone e regine, dall'antica Roma alla Sicilia del sud, dalla Sardegna all'Iberia, dalla Gallia alle isole della Britannia, dai regni celtici alle terre germaniche del nord, preferendo l'umile verità del galileo all'orgogliosa potenza del paganesimo, avete portato le parole di Cristo agli uomini stolti, allevando neonati e re a misura della statura di Cristo, in modo da consacrare i vostri popoli e le nostre anime alla luce della santa Trinità.

O costellazione di tutti i santi delle terre occidentali, che brillano nel cielo notturno, insieme ci raccogliamo nel vostro nome, nella lode per chiedervi di intercedere per noi con le vostre preghiere. Riportate i popoli occidentali dall'oscurità ingloriosa della loro insipienza alla Sapienza di Dio, affinché questi popoli possano scartare tutte le illusioni della ragione caduta e sapere di nuovo che l'unica vera gloria e illuminazione è nell'acquisizione dello Spirito Santo.

 
La Chiesa etiopica è pronta a collaborare con l'Esarcato

il vescovo abuna Aregawi della Chiesa etiopica e lo ieromonaco Stefan (Igumnov) della Chiesa ortodossa russa. Foto: t.me/exarchleonid

Il vescovo della Chiesa ortodossa russa ha parlato del sostegno umanitario al popolo etiope, che ha sofferto a causa della guerra civile nel paese.

Il 23 febbraio 2022, il metropolita Leonid, capo dell'Esarcato patriarcale della Chiesa ortodossa russa in Africa, ha affermato che la Chiesa etiope è pronta alla cooperazione.

Sul suo canale telegram, Vladyka ha scritto che "mentre qualcuno parlava di 'orsi e sciacalli del nord russo', l'artiglieria pesante del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne ha iniziato a lavorare nel nord dell'Africa".

Lo ieromonaco Stefan (Igumnov), segretario per le relazioni intercristiane, è in visita in Etiopia e Gibuti, una delle zone chiave per l'organizzazione del lavoro sistematico nel continente africano, dove ha incontrato il capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa etiope, il vescovo abuna Aregawi.

"È stata discussa un'ampia gamma di cooperazioni bilaterali", ha affermato vladyka. La Chiesa etiopica ha espresso disponibilità a collaborare con l'Esarcato patriarcale d'Africa, la cui creazione ha aperto nuove opportunità di interazione con le Chiese tradizionali del continente. La Chiesa etiope, che abbraccia circa 60 milioni di credenti, è la più grande tra loro.

"La questione del sostegno umanitario alla popolazione etiopica colpita dal conflitto civile nel Paese è rilevante. Aiuteremo i fratelli e le sorelle africani, compresi quelli che appartengono ad altre fedi. Veniamo in Africa come forze di pace e amici dei popoli africani", ha sottolineato il vescovo della Chiesa ortodossa russa.

Inoltre, in un incontro con il segretario generale del Consiglio interreligioso dell'Etiopia, Kesis Tagay Tadele, hanno discusso la cooperazione nel campo dello scambio di esperienze russe ed etiopiche nell'interazione tra le diverse religioni, nonché i progetti di mantenimento della pace.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi aveva scritto che il patriarca Theodoros ha definito i chierici della Chiesa ortodossa russa "sciacalli e orsi del nord".

 
Inno Acatisto a san Giovanni Battista

Presentiamo nella sezione "Testi delle funzioni" l'Inno Acatisto a san Giovanni il Precursore (anche in formato PDF), in testo bilingue slavonico e italiano. San Giovanni il Precursore è il patrono della città di Torino, e l'inno ci pare un omaggio adeguato.

Nota di manutenzione: abbiamo aggiornato la pagina delle chiese ortodosse e orientali a Torino, con alcune lievi variazioni e con l'aggiunta delle fotografie delle rispettive chiese, laddove disponibili in rete.

 
Le atrocità di Kiev danno ai ribelli del Donbass tutta la legittimazione di cui hanno bisogno

Sottoponendo i civili del Donbass ai bombardamenti Kiev rinuncia alla sua pretesa di essere il loro governo legittimo

Pochi mesi fa Donetsk era una città vibrante, vivace e ambiziosa. Ha ospitato il campionato europeo di calcio nel 2012, cosa che ha coinciso con il picco delle sue speranze di riconoscimento mondiale. Oggi si trova parzialmente distrutta, triste, senza speranza e impaurita per il suo futuro.

Questa metropoli europea di un milione di persone ora ha circa l'80% della sua popolazione precedente – soprattutto di classi di lavoratori; le persone più ricche, che potevano permetterselo, hanno lasciato la città per sfuggire alla guerra. Donetsk è diventata un centro del conflitto ucraino, dopo che il governo di Kiev ha annunciato una 'operazione anti-terrorismo' (ATO) contro i 'separatisti filo-russi' a metà aprile 2014.

La vita sociale in luoghi pubblici è ormai quasi inesistente – a parte uno o due stabilimenti di intrattenimento, come il Teatro dell'Opera. Per la maggior parte i teatri, cinema, caffè, bar e club sono chiusi e molti negozi e imprese hanno le finestre sbarrate.

Il coprifuoco, che è stato annunciato in estate, non è ancora annullato, e anche se ci sono voci che un night club è aperto, le strade sono vuote di notte. Di giorno, non ci sono più ingorghi a Donetsk e 'uomini armati in mimetica camminano dove una volta passeggiavano amanti dello shopping e uomini d'affari '.

Ma non dappertutto è tranquillo, a seconda di dove siete – si può sentire un cannoneggiamento occasionale o anche esplosioni continue.

Qualsiasi bombardamento o sparatoria è ancora visto in città come uno sfortunato incidente o uno stato di emergenza.

La gente si è rassegnata al fatto che ci sono diverse "zone di conflitto armato", per esempio, presso l'aeroporto o vicino a Karlovka / Maryinka, dove quartieri civili adiacenti ancora popolati ne stanno sopportando il peso. Anche se questo è moralmente inaccettabile, ora tra i residenti di Donetsk, se non è pienamente accolto, è almeno previsto.

Tuttavia, di tanto in tanto, proiettili e bombe cadono su aree civili centrali, che non sono assolutamente vicine alle solite zone di combattimento: per esempio, senza alcuna ragione apparente è stata bombardata la zona centrale Gladkovka di Donetsk, e il Museo di Storia locale è stato distrutto.

Più di 4.300 persone sono state uccise a Donetsk e Lugansk da aprile e secondo le Nazioni Unite ne è morta una media di 13 al giorno dopo che un cessate il fuoco formale è stato concordato a Minsk.

Tutte le morti sono terribili, ma alcune sono particolarmente raccapriccianti, come la morte a Donetsk il 27 novembre di un ragazzo dodicenne, che è stato spazzato via da una granata ed è stato identificato solo dai suoi libri di testo, in quanto tutto ciò che era rimasto di lui era un mucchio di carne.

Questi incidenti scuotono profondamente non solo i civili Donetsk, ma anche il resto del mondo solidale.

Come un giornalista da Odessa ha riferito dalla prima linea delle forze di Kiev, l'artiglieria ucraina mira su Donetsk in modo casuale, o come ha sintetizzato un soldato ucraino: "Si spara in direzione dei separatisti, ma poi ... chissà come cadranno le carte".

Entrambi i governi delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk sono ben lungi dall'essere ideali – sono composti soprattutto da militari, che non hanno esperienza nelle questioni politiche ed economiche.

Fanno molti errori: per esempio, la recente campagna di propaganda per incoraggiare la popolazione a pretendere le pensioni da Kiev non fa altro che minare la loro autorità.

Se hanno annunciato loro stessi la costituzione di un governo, allora dovrebbero assumersi tutte le responsabilità di governo, tra cui la fornitura di sussidi statali (che avrebbero dovuto essere pianificati in seguito al referendum di maggio).

Tuttavia, la maggioranza dei civili di Donetsk e Lugansk è ben consapevole di chi li sta bombardando e sta cercando di creare una catastrofe umanitaria sulla loro terra.

La posizione amorale e aggressiva di Kiev verso di loro dà una spinta di fiducia alle autorità delle repubbliche popolari, e i governanti del Donbass dovrebbero fare ogni sforzo per non tradire questa fiducia.

In altre parole, Kiev sta raggiungendo il contrario di quello che vorrebbe – sta rafforzando il sostegno per le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, che anche nella loro inesperienza hanno una base morale molto più alta agli occhi della maggior parte dei restanti cittadini del Donbass.

 
Istruzioni spirituali del metropolita Filaret di Minsk

Sua Eminenza Filaret, metropolita in pensione di Minsk ed esarca patriarcale onorario di tutta la Bielorussia, si è addormentato nel Signore il 12 gennaio, all'età di 85 anni. Avendo servito la Chiesa in vari ruoli, il ministero di sua Eminenza è culminato in trentacinque anni come metropolita di Minsk. Nel 1989 è stato nominato esarca patriarcale della Bielorussia. Ha ricoperto questa carica fino al suo pensionamento il 25 dicembre 2013, dopo di che ha ricevuto il titolo di esarca patriarcale onorario.

Di seguito presentiamo una breve raccolta di istruzioni spirituali del metropolita Filaret, originariamente raccolte dal convento di Santa Elisabetta a Minsk.

Lo scopo principale dell'impegno dell'uomo per trovare il senso della sua esistenza è cercare la verità di Dio, che dà senso alla vita degli individui, dell'umanità nel suo insieme e dell'intero universo. La nostra preoccupazione non è dimostrare la modernità dell'Ortodossia, ma fare in modo che la nostra vita sia sempre corretta, cioè ortodossa agli occhi di Dio.

La responsabilità della Chiesa di Cristo per il creato è soprattutto quella di inculcare a ogni uomo la responsabilità per il contenuto del proprio cuore, perché da esso procedono nel mondo pensieri che operano sia per la sua distruzione che per la sua salvezza.

Il Signore vi risuscita e la santa comunione vi nutre; cioè accompagna il mistero divino, ne facilita l'accettazione da parte dell'uomo, riempie i valori terreni con il dono del cielo e lo insegna in perfetta completezza.

Quando noi cristiani sapremo dire "sì" e "no" con fermezza evangelica, trionferemo; ma se tendiamo a dire più spesso "sì, ma..." o "no, ma...", subiremo inevitabilmente la sconfitta.

Come dovremmo vivere?

Dovremmo vivere con un senso di responsabilità davanti a Dio per ogni azione, soprattutto le nostre! Per ogni parola, soprattutto le nostre!

L'amore di Dio per l'uomo non è limitato dalle divisioni umane, di qualunque natura esse siano. E quindi, l'amore dell'uomo per Dio si misura dalla sua capacità di mostrare misericordia, nel senso più ampio del termine.

La fiducia di un uomo in Dio è una necessità cosciente, nell'ambito della quale limita la sua libertà personale e affida tutte le circostanze della sua vita al governo divino. Nessuno, salvo il Signore, può salvare l'uomo dalla non esistenza alla vita eterna.

L'amicizia è più di una forma di affetto, più di un tipo di amore. L'amicizia è uno stato naturale per l'uomo creato per primo nella sua relazione con tutti e con tutto prima della Caduta.

L'uomo è un essere razionale, libero, personale, capace di perfezione infinita. L'obiettivo di questa perfezione non è acquisire superpoteri, ma raggiungere l'integrità interiore dello spirito, dell'anima e del corpo, ovvero la castità.

La coscienza è immortale, come l'anima. Può divampare nel cuore anche del peccatore più impenitente in un batter d'occhio e in pochi secondi può portarlo a un grado di pentimento che viene concesso a un altro uomo giusto dopo una vita di sforzo.

L'uomo è più grande del mondo – se per "mondo" intendiamo tutto ciò che è esterno all'uomo.

L'umano non muore mai in un uomo, perché l'immagine di Dio dentro di lui è indistruttibile.

La storia è fatta dall'uomo, non da leggi impersonali.

È vitale per noi essere in grado di pregare Dio e di tacere davanti a Dio, di ascoltare la sua parola, che egli può pronunciare a bassa voce in modo che ci prendiamo la pena di ascoltarla.

Lo scopo della nostra vita e della nostra fede è di essere ricolme dello Spirito Santo.

 
Il razzismo non ha posto nella vita di un cristiano

È importante capire che, geneticamente, tutti gli esseri umani appartengono a una sola razza. Indiani, arabi, ebrei, caucasici, africani e asiatici, non sono razze diverse, ma piuttosto, diverse suddivisioni etniche della razza umana. Dio ha creato tutti gli esseri umani con le stesse caratteristiche fisiche, con solo lievi variazioni. Inoltre, ha creato tutti gli esseri umani a sua immagine e somiglianza (Genesi 1:26-27), e ci ha invitati tutti a entrare in comunione con lui. Un uomo di pelle nera è tanto mio fratello quanto un norvegese con gli occhi azzurri come i miei.

Nel libro degli Atti si legge che con la venuta dello Spirito Santo, gli apostoli parlavano diverse lingue. E nell'Apocalisse vediamo uno scorcio di eternità con uomini e donne di ogni lingua, tribù e nazione che compongono un coro di lode eterna (Apocalisse 7:9). Il fatto che gli autori delle Scritture si siano accorti delle etnie, e abbiano visto la diversità come cosa buona, rende impossibile al cristiano di nutrire pensieri di superiorità razziale, o di separazione delle razze.

Come possiamo sostenere ideologie razziste quando perfino l'apostolo Giovanni ha accennato a pregiudizi riguardo a Gesù, "Può qualcosa di buono venire da Nazaret?"  (Giovanni 1:46). Come possiamo osare di mantenere opinioni razziste quando il Signore Gesù Cristo ha presentato parabole che hanno perfino offeso i capi religiosi del suo tempo? La parabola del buon samaritano (Luca 10) e la storia della samaritana al pozzo (Giovanni 4) ci rendono impossibile mantenere idee di superiorità etnica su diverse razze. Anche la nostra iconografia ortodossa riflette intenzionalmente l'intera gamma di tonalità della pelle quando la pittura il volto di un santo, al fine di sottolineare l'interconnessione e la beatitudine di tutte le razze dell'umanità.

Tutte le forme di razzismo, pregiudizio e discriminazione sono affronti all'opera di Cristo sulla croce. Gesù Cristo è morto che tutti gli uomini siano salvati, siano essi ebrei, africani, spagnoli, norvegesi, asiatici o qualsiasi altra cosa. In Cristo siamo uniti come un solo corpo, e come esseri umani siamo tutti di una stessa razza. La razza non dovrebbe significare nulla per un cristiano, e le nostre parrocchie dovrebbero dimostrare la verità della diversità etnica del Regno di Dio. Se manteniamo credenze razziste dimostriamo solo quanto ci siamo allontanati dagli insegnamenti del nostro Signore. Può un cristiano essere un razzista? La risposta è un NO enfatico!

Con amore in Cristo,

abate Tryphon

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Alcune foto del monastero del Salvatore a Vashon Island, di cui padre Tryphon è l'abate:

 
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