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San Macario (Glukharev) e la missione russa nell’Altai

Le missioni della Chiesa ortodossa sono un campo vergognosamente ignorato nella cultura italiana. Vediamo un esempio interessante di raccolta di testi sulle missioni della Chiesa ortodossa russa nella regione dell’Altai, in Asia centrale, a partire dalla vita del primo missionario, l’archimandrita Makarij (Glukharev), canonizzato nel 2000. La collezione di testi include anche un esame dei principi attraverso i quali la missione dell’Altai ha lavorato per quasi un secolo, che spieghano le ragioni del suo successo, soprattutto di tipo qualitativo. Presentiamo i testi su san Macario e la Missione Ecclesiastica dell’Altai nell’originale russo e in traduzione italiana, nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Il battesimo di Mahmud Bušatlija

Il dr. Mahmud Bušatlija, un economista di primo piano nella capitale della Serbia e di nobile lignaggio, che era un musulmano, è stato battezzato cristiano ortodosso, secondo fonti serbe, 500 anni dopo che i suoi antenati si sono convertiti all'Islam.

"Sono tornato alle radici dei miei antenati, 500 anni fa, quando sono diventati musulmani nell'Impero Ottomano. Io non credo che sia strano, sto semplicemente tornando là dove appartengo", ha detto Bušatlija, che è un esperto di investimenti stranieri in Serbia.

È un discendente di Stanko Crnojević (1457-1528) e di Kara Mahmud Bušatlija (morto nel 1796). Ivan I Crnojević, padre di Stanko e principe ortodossa serba in Montenegro, è stato il fondatore del monastero di Cetinje. Stanko divenne musulmano quando suo padre lo mandò a diventare un vassallo del sultano ottomano nel 1485, e alla sua conversione prese il nome di Skender.

Mahmud Busatlija è tornato alla fede dei suoi antenati, la Chiesa ortodossa serba, il 15 febbraio 2014. Il suo battesimo ha avuto luogo nella cattedrale del Montenegro e ha ricevuto il nome di Stanko.

"Il mio padrino è stato il metropolita Amfilohije del Montenegro e del Litorale", ha detto.

Ha anche detto di essere un appassionato degli ideali della rivoluzione francese e della comune di Parigi, idee che egli ritiene essere simili a quelle del cristianesimo – Liberté, Égalité, Fraternité (Libertà, Uguaglianza, Fratellanza).

 
Perché il cristianesimo ortodosso attrae gli uomini

In un'epoca in cui le chiese di ogni tipo si trovano ad affrontare la sindrome della scomparsa dei maschi, gli uomini si presentano nelle chiese ortodosse in numero che, se non numericamente impressionante, è proporzionalmente intrigante. Questa potrebbe essere l'unica chiesa che attrae e che trattiene gli uomini in numero pari alle donne. Come scrisse Leon Podles nel suo libro del 1999, "The Church Impotent: The Feminization of Christianity", "Gli ortodossi sono gli unici cristiani che scrivono musica da chiesa per basso profondo, o che ne hanno bisogno".

Invece di indovinare il motivo, ho inviato un'e-mail a un centinaio di uomini ortodossi, la maggior parte dei quali si è unita alla Chiesa in età adulta. Cosa pensano che renda questa chiesa particolarmente attraente agli uomini? Le loro risposte, di seguito, possono suscitare alcune idee per i leader di altre chiese, che sono alla ricerca di modi per mantenere i giovani in chiesa.

Sfide

san Demetrio di Salonicco

Il termine più comunemente citato da questi uomini era "impegnativa". L'Ortodossia è "attiva e non passiva". "È l'unica chiesa in cui ti viene richiesto di adattarti ad essa, piuttosto che essa si adatti a te". "Più ci rimani dentro, più ti rendi conto che ti richiede molto".

La "pura fisicità del culto ortodosso" fa parte del suo fascino. Giorni regolari di digiuno da carne e latticini, "ore passate in piedi, prosternazioni, stare senza cibo e acqua [prima della comunione]... Quando arrivi alla fine senti di aver affrontato una sfida". "L'Ortodossia fa appello al desiderio di autocontrollo di un uomo attraverso la disciplina".

"Nell'Ortodossia, il tema della guerra spirituale è onnipresente; i santi, comprese le sante, sono guerrieri. La guerra richiede coraggio, forza d'animo ed eroismo. Siamo chiamati ad essere 'lottatori' contro il peccato, ad essere 'atleti' come dice san Paolo. E al vincitore si dà un premio. Il fatto che tu debba "lottare" durante il culto stando in piedi per lunghe funzioni è di per sé una sfida che gli uomini sono disposti a raccogliere".

Un convertito recente ha riassunto: "L'Ortodossia è una cosa seria. È difficile. È esigente. Si tratta di misericordia, ma si tratta anche di superare se stessi. Ricevo sfide profonde, non a 'sentirmi bene con me stesso', ma a diventare santo. È rigorosa, e in quel rigore trovo la liberazione. E la trova anche mia moglie.

Discipline chiare

Molti hanno affermato di aver apprezzato molto la chiarezza sul contenuto di queste sfide e su ciò che avrebbero dovuto fare. "La maggior parte degli uomini si sente molto più a proprio agio quando sa cosa ci si aspetta da loro". "L'Ortodossia presenta un ragionevole quadro di confini". "È più facile per gli uomini esprimersi nel culto se ci sono linee guida su come il culto dovrebbe funzionare, specialmente quando quelle linee guida sono tanto semplici e di buon senso, che puoi iniziare fin da subito a fare qualcosa".

Culto ortodosso

"Le preghiere che la Chiesa ci offre — preghiere mattutine, preghiere serali, preghiere prima e dopo i pasti e così via — danno agli uomini un modo per impegnarsi nella spiritualità senza sentirsi presi in giro o preoccuparsi di sembrare stupidi perché non sanno cosa dire".

Apprezzano l'apprendimento di azioni fisiche chiare che dovrebbero formare il carattere e la comprensione. "Le persone iniziano a imparare immediatamente attraverso il rituale e il simbolismo, per esempio facendosi il segno della croce. Questo regime di disciplina rende consapevoli del proprio rapporto con la Trinità, con la Chiesa e con tutti coloro che incontra".

Un obiettivo

Gli uomini apprezzano anche il fatto che questa sfida abbia un obiettivo: l'unione con Dio. Uno ha detto che in una chiesa precedente "non sentivo che stavo andando da nessuna parte nella mia vita spirituale (o che ci fosse un posto dove andare – ero già lì, giusto?) ma qualcosa, chissà cosa, mancava. Non c'è QUALCOSA che dovrei fare, Signore?"

L'Ortodossia preserva e trasmette l'antica saggezza cristiana su come progredire verso questa unione, che si chiama "theosis". Ogni sacramento o esercizio spirituale è volto a portare la persona, corpo e anima, nella continua consapevolezza della presenza di Cristo in sé e anche in ogni altro essere umano. Come una stoffa si satura di colorante per osmosi, noi siamo saturati di Dio per teosi.

Un catecumeno ha scritto che trovava le icone utili per resistere ai pensieri indesiderati. "Se chiudi gli occhi davanti a qualche tentazione visiva, ci sono molte immagini memorizzate che causano problemi. Ma se ti circondi di icone, puoi scegliere se guardare qualcosa di allettante o qualcosa di sacro".

Un sacerdote scrive: "Gli uomini hanno bisogno di una sfida, di un traguardo, forse di un'avventura, in termini primitivi, di qualcosa da cacciare. Il cristianesimo occidentale ha perso l'aspetto ascetico, cioè atletico, della vita cristiana. Questo era lo scopo del monachesimo, che sorse in Oriente in gran parte come movimento maschile. Anche le donne entrarono nella vita monastica e i nostri antichi inni parlano ancora di donne martiri e del 'coraggio virile' da loro mostrato".

"L'Ortodossia enfatizza il fare...Gli uomini sono orientati all'attività".

Nessun sentimentalismo

Nel libro The Church Impotent, citato sopra (e raccomandato da molti di questi uomini), Leon Podles offre una teoria su come la pietà cristiana occidentale si sia femminilizzata. Nei secoli XII-XIII sorse una tensione di devozione particolarmente tenera, persino erotica, che invitava il singolo credente a raffigurare se stesso (piuttosto che la Chiesa nel suo insieme) come la Sposa di Cristo. Il "misticismo nuziale" è stato adottato con entusiasmo da donne devote e ha lasciato un'impronta duratura sul cristianesimo occidentale. Comprensibilmente, questo atteggiamento suscitava meno attrazione tra gli uomini. Per secoli, in Occidente, gli uomini che sceglievano il ministero sono stati stereotipati come effeminati. Un laico che è ortodosso da tutta la vita dice che, dall'esterno, il cristianesimo occidentale lo colpisce come "una storia d'amore scritta per donne da donne".

La Chiesa d'Oriente sfuggì al misticismo nuziale perché la grande spaccatura tra Oriente e Occidente era già avvenuta. Gli uomini che mi hanno scritto hanno espresso viva antipatia per quello che percepiscono come un dolce Gesù occidentale. "Il cristianesimo americano negli ultimi duecento anni è stato femminilizzato. Presenta Gesù come un amico, un amante, qualcuno che 'cammina con me e parla con me'. Questo è un bell'immaginario estatico per le donne che hanno bisogno di una vita sociale. Oppure raffigura Gesù frustato, morto sulla croce. Nessuno dei due è il tipo di Cristo con cui il maschio tipico vuole avere molto a che fare".

Teofania

Durante il culto, "gli uomini non vogliono pregare alla maniera occidentale con le mani giunte, le labbra premute insieme e un'espressione facciale di forzata serenità". "Sono uomini che si tengono per mano con altri uomini e cantano canzoni da falò". "Le frasi come 'cercare il suo abbraccio', 'voler toccare il suo volto', mentre si è 'sopraffatti dal potere del suo amore': sono cose che difficilmente un uomo canterebbe a un altro uomo".

"Un mio amico mi ha detto che la prima cosa che fa quando entra in una chiesa è guardare i tendaggi. Questo gli dice chi sta prendendo le decisioni in quella chiesa e il tipo di cristiano che vogliono attirare".

"Gli uomini vogliono essere sfidati a combattere per una causa gloriosa e onorevole, anche se devono sporcarsi nel processo, oppure oziare su poltrone reclinabili tra birra, pizza e calcio. Ma la maggior parte delle chiese vuole che ci comportiamo come gentiluomini ordinati, che tengono le mani e la bocca belle e pulite".

Un uomo ha detto che il culto nella sua chiesa pentecostale era stata "in gran parte un'esperienza emotiva. Sentimenti. Lacrime. Riconsacrazione ripetuta della propria vita a Cristo, in contesti di grandi gruppi emotivi. Cantti emozionanti, mani che ondeggiano in alto. Anche la lettura delle Scritture avrebbe dovuto produrre un'esperienza emotiva. Fondamentalmente io sono un uomo d'azione, voglio fare le cose e non parlarne o farmi strada attraverso di esse! Come uomo d'affari, sapevo che niente nel mondo degli affari arriva senza impegno, energia e investimenti. Perché la vita spirituale dovrebbe essere diversa?"

Un altro, che ha visitato chiese cattoliche, dice: "Erano convenzionali, facili e moderne, mentre io e mia moglie cercavamo qualcosa di tradizionale, duro e controculturale, qualcosa di antico e marziale". Un catecumeno dice che nella sua chiesa aconfessionale "il culto era superficiale, disordinato, combinato con tutto ciò che era più attuale; a volte stavamo in piedi, a volte ci sedevamo, senza molta ragione. Ho avuto modo di pensare a quanto aiuterebbe un radicamento più forte nella tradizione".

"Mi ha fatto infuriare, al mio ultimo mercoledì delle Ceneri, il fatto che il sacerdote abbia pronunciato un'omelia su come il vero significato della Quaresima sia imparare ad amarci di più. Mi ha costretto a rendermi conto di quanto fossi completamente malato di cristianesimo americano borghese e di benessere".

Un sacerdote convertito afferma che gli uomini sono attratti dall'elemento pericoloso dell'Ortodossia, che comporta "l'abnegazione di un guerriero, il rischio terrificante di amare i propri nemici, le frontiere sconosciute a cui potrebbe chiamarci un impegno di umiltà. Perdi una di queste qualità pericolose e diventi una chiesa simile a un negozio di tessuti: bei colori e una clientela molto sottomessa".

"Gli uomini diventano piuttosto cinici quando sentono che qualcuno sta tentando di manipolare le loro emozioni, specialmente quando questo è fatto in nome della religione. Apprezzano l'obiettività del culto ortodosso. Non ha lo scopo di suscitare sentimenti religiosi, ma di compiere un dovere oggettivo".

Da parte di un diacono: "Le chiese evangeliche invitano gli uomini a essere passivi e gentili (pensate a 'Mr. Rogers'). Le chiese ortodosse invitano gli uomini ad essere coraggiosi e ad agire (pensate a 'Braveheart')".

Gesù Cristo

Ciò che attira gli uomini verso l'Ortodossia non è semplicemente il fatto che essa sia stimolante o misteriosa. Ciò che li attira è il Signore Gesù Cristo. Egli è il centro di tutto ciò che la Chiesa fa o dice.

A differenza di altre chiese, "l'Ortodossia offre un Gesù robusto" (e anche una robusta Vergine Maria, del resto, salutata in un inno come "invincibile stratega"). Molti hanno usato il termine "marziale" o si sono riferiti all'Ortodossia come al "corpo dei marines" del cristianesimo. (Una guerra combattuta contro il peccato autodistruttivo e contro i poteri spirituali invisibili, non contro le altre persone, ovviamente).

Cristo che sconfigge il diavolo

Questa qualità "robusta" è stata contrapposta alle "immagini femminilizzate di Gesù con cui sono cresciuto. Non ho mai avuto un amico maschio che non si sia impegnato seriamente per evitare di incontrare qualcuno che avesse quell'aspetto". Sebbene attratto da Gesù Cristo da adolescente, "mi vergognavo di questa attrazione, come se fosse qualcosa che un virile ragazzo americano non dovrebbe prendere sul serio, quasi come giocare con le bambole".

Un sacerdote scrive: "Cristo nell'Ortodossia è un militante, Gesù imprigiona l'Inferno. Il Gesù ortodosso è venuto a portare il fuoco sulla terra. (I maschi possono riferirsi a questo.) Nel Santo Battesimo preghiamo per i guerrieri di Cristo appena arruolati, maschi e femmine, affinché possano 'essere mantenuti sempre guerrieri invincibili'".

Dopo diversi anni nell'Ortodossia, un uomo ha trovato una funzione di canti natalizi in una chiesa protestante "scioccante, persino spaventosa". Rispetto agli inni ortodossi della Natività di Cristo, "'il piccolo Signore Gesù addormentato sul fieno' non ha quasi nulla a che vedere con l'ingresso inesorabile, silenzioso ma eroico del Logos eterno nel tessuto della realtà creata".

Continuità

Molti convertiti ortodossi inclini all'intelletto hanno iniziato a leggere la storia della Chiesa e i primi scrittori cristiani, e hanno trovato la lettura sempre più avvincente. Alla fine hanno affrontato la questione di quale delle due chiese più antiche, quella cattolica romana o quella ortodossa, rivendicasse in modo più convincente di essere la Chiesa originaria degli Apostoli.

Un ortodosso da tutta la vita dice che ciò che piace agli uomini è "la stabilità: gli uomini scoprono di potersi fidare della Chiesa ortodossa a causa della tradizione di fede coerente e continua che ha mantenuto nel corso dei secoli". Un convertito dice: "La Chiesa ortodossa offre ciò che gli altri non offrono: la continuità con i primi seguaci di Cristo". Questa è continuità, non archeologia; la Chiesa primitiva esiste ancora e puoi unirti ad essa.

"Ciò che mi ha attirato sono state le promesse di Cristo alla Chiesa riguardo alle porte dell'inferno che non prevarranno e allo Spirito Santo che conduce a tutta la verità, e poi ho visto nell'Ortodossia un'unità di fede, culto e dottrina con continuità nel corso della storia".

Un'altra parola per continuità è "tradizione". Un catecumeno scrive di aver cercato di imparare tutto il necessario per interpretare correttamente la Scrittura, comprese le lingue antiche. "Mi aspettavo di scavare fino alle fondamenta e di trovare la conferma di tutto ciò che mi era stato insegnato. Invece, più scendevo, più tutto sembrava debole. Mi sono reso conto di aver acquisito solo la capacità di manipolare la Bibbia per farle dire praticamente tutto ciò che volevo. L'unica alternativa al cinismo era la tradizione. Se la Bibbia doveva dire qualcosa, doveva dirla all'interno di una comunità, con una tradizione che guidava la lettura. Nell'Ortodossia ho trovato quello che stavo cercando".

Uomini in equilibrio

Scrive un sacerdote: "Ci presentano solo due modelli per gli uomini: essere 'virili' e forti, rudi, rozzi, maschilisti e probabilmente violenti; oppure sensibili, gentili, repressi e deboli. Ma nell'Ortodossia, il maschile si mantiene insieme al femminile; è reale e con i piedi per terra, 'né maschio né femmina', ma Cristo che 'unisce le cose in cielo e le cose in terra'".

Un altro sacerdote commenta che, se uno dei coniugi all'inizio è più insistente dell'altro sulla conversione della famiglia all'Ortodossia, "quando entrambi i coniugi si confessano, con il tempo entrambi si approfondiscono e nessuno dei due resta così dominante nella relazione spirituale".

Uomini in posti di leadership

Piaccia o no, gli uomini preferiscono semplicemente essere guidati dai uomini. Nell'Ortodossia, le donne laiche fanno tutto ciò che fanno gli uomini laici, incluso predicare, insegnare e presiedere il consiglio parrocchiale. Ma dietro l'iconostasi, intorno all'altare, sono tutti uomini. Un intervistato ha riassunto in questo modo ciò che piace agli uomini nell'Ortodossia: "Le barbe!"

"È l'ultimo posto al mondo in cui agli uomini non viene detto che sono malvagi semplicemente perché sono uomini". Invece della negatività, sono costantemente circondati da modelli positivi nei santi, nelle icone e nella selezione quotidiana di inni e di storie di vita dei santi. Questo è un altro elemento concreto che gli uomini apprezzano: ci sono altri veri esseri umani a cui guardare, piuttosto che modelli sfocati ed eterei. "La gloria di Dio è un uomo pienamente vivo", diceva sant'Ireneo. Uno scrittore aggiunge che "Il modo migliore per attirare un uomo nella Chiesa ortodossa è mostrargli un uomo ortodosso".

Ma nessuna cosa secondaria, per quanto buona, può soppiantare il primo posto. "L'obiettivo non è una vita spericolata. La meta è Cristo. L'obiettivo non è uno spirito libero. La meta è Cristo, la figura imponente della storia attorno alla quale alla fine si riuniranno tutti gli uomini e le donne, alla quale si piegherà ogni ginocchio e che ogni lingua confesserà".

 
La ROCOR dichiara il suo sostegno alla Chiesa ucraina canonica; le chiese ucraine in Occidente scelgono la posizione opposta

foto: Synod.com

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia (ROCOR) ha rilasciato una dichiarazione dai toni forti e sentiti a sostegno di sua Beatitudine il metropolita Onufrij e degli altri vescovi, clero e fedeli della Chiesa ortodossa ucraina canonica del Patriarcato di Mosca, che è di nuovo sotto attacco da parte dei politici ucraini e dei radicali nazionalisti.

La Conferenza permanente dei vescovi ucraini ortodossi al di fuori dell'Ucraina ha rilasciato una propria dichiarazione, prendendo invece una posizione a favore degli scismatici e dei politici ucraini.

I vescovi della ROCOR affermano aprtamente la verità, dicendo che le macchinazioni politiche del presidente ucraino Petro Poroshenko, con il sostegno del parlamento nazionale e dei vescovi scismatici e non canonici, non fanno che mettere ulteriormente gli ucraini l'uno contro l'altro con maggiore inimicizia e creano ulteriori scismi nell'Ortodossia ucraina. Il presidente ha recentemente fatto appello a sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo per concedere un tomos di autocefalia a una Chiesa ortodossa ucraina unificata.

Ci sono attualmente due giurisdizioni scismatiche "ortodosse" che operano in Ucraina – il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che esistono come supporto per il nazionalismo ucraino, alimentato da sentimenti anti-russi.

"Noi... vediamo con animo addolorato che nel sacro territorio della Rus' kievana, la nostra amata terra dell'Ucraina, insorgono di nuovo insidiose aspirazioni politiche – come è già successo nel corso della storia – sotto l'apparenza di attività religiose ma con l'evidente scopo di incitare inimicizia e discordia tra il popolo ortodosso, con l'intenzione di incitare uno scisma nella Chiesa", scrivono i vescovi all'inizio della loro dichiarazione.

Il Sinodo nota inoltre che questo ultimo tentativo di creare una Chiesa ucraina autocefala, a prescindere dalla Chiesa canonica che rimane fedele a Cristo e alla sacra Ortodossia, è un mero stratagemma politico, considerando il fatto che la Chiesa ucraina canonica è già autogestita dal 1990. Il Concilio dei vescovi russi del novembre-dicembre 2017 ha deciso di modificare la costituzione della Chiesa russa per riflettere ulteriormente la realtà dell'autonomia della Chiesa ucraina.

Come veri pastori, i vescovi della ROCOR cercano di attenuare le passioni peccaminose in gioco in Ucraina: "Preghiamo Dio Onnipotente che le passioni e le tribolazioni suscitate dagli sforzi di coloro che sono estranei allo spirito e all'ordine pieno di grazia della Chiesa possano svanire come fumo".

Essi sottolineano anche il loro sostegno al metropolita Onufrij e a tutti i vescovi canonici ucraini, e "con amore si inchinano davanti ai solo sforzi da confessori". Notano anche che i cambiamenti alla vita della Chiesa non possono essere dettati dalle autorità secolari, un punto sollevato anche della stessa Chiesa ucraina e da un segmento dei deputati dell'opposizione dal parlamento ucraino, nonché da molti altri.

Suo eminenza il metropolita Ionafan di Tulchinsk e Bratslavsk ha poi inviato una nota personale di ringraziamento al Santo Sinodo del ROCOR per aver preso posizione, affermando "La chiarezza e specificità della dichiarazione del Sinodo dei Vescovi rivela lo schema anti-canonico dei nemici della santa Chiesa in Ucraina e con parole di verità smantella le loro distorsioni malvagie, insidiose e astute".

Al contrario, la Conferenza permanente dei vescovi ucraini al di fuori dell'Ucraina ha rilasciato una dichiarazione di pieno appoggio all'invasione di Poroshenko negli affari ecclesiastici, riflettendo l'atteggiamento anti-russo che spinge i politici e i radicali ucraini a perseguitare la Chiesa ortodossa di Cristo.

I vescovi ucraini scrivono: "La Conferenza permanente dei vescovi ucraini ortodossi al di là dei confini dell'Ucraina ha scritto una lettera di sostegno per le azioni intraprese da sua Santità e dal Santo Sinodo di Costantinopoli per quanto riguarda l'eventuale concessione di un Tomos di autocefalia alla Chiesa ucraina".

Ignorando i legami storici e fraterni dei popoli russo e ucraino, la Conferenza episcopale ucraina scrive che la Chiesa in Ucraina "è stata per 1030 anni il territorio canonico del Patriarcato di Costantinopoli, dal 988 quando la nostra nazione fu battezzata e confermata nella Santa fede ortodossa".

Affrontando lo status della Chiesa ucraina come giurisdizione canonica della Chiesa ortodossa russa, i vescovi scrivono dei loro fratelli in Cristo russi: "Neanche sotto 332 anni di sottomissione non canonica e spesso tortuosa a un patriarcato ortodosso straniero i fedeli dell'Ucraina potrebbero essere convinti di non appartenere all'autorità del Patriarcato ecumenico ".

I due vescovi della Chiesa ucraina negli Stati Uniti hanno avuto a lungo relazioni amichevoli con lo scomunicato Filarete. Lo hanno ricevuto nel 2016 nel loro seminario di santa Sofia a South Bound Brook, nel New Jersey, discutendo "della questione del riconoscimento dell'autocefalia della Chiesa ortodossa locale ucraina da parte del Patriarcato ecumenico... nel corso di una conversazione calda e amichevole".

Gli stessi due vescovi ucraini hanno visitato il "patriarcato di Kiev" in Ucraina anche nel 2015, senza la benedizione dei vescovi canonici locali. La Chiesa ortodossa ucraina canonica ha successivamente invitato il Patriarcato ecumenico a non permettere ai suoi vescovi di interferire nelle questioni della Chiesa ucraina e di effettuare visite episcoplai senza la benedizione degli ordinari locali.

Il 2 giugno 2018, la Chiesa ucraina negli Stati Uniti celebrerà una panikhida e un pranzo commemorativo per il "patriarca" Mystyslav (Skrypnyk), che identifica come "il primo patriarca della rinata Chiesa ortodossa in Ucraina", nonostante il fatto che questi non fu mai il patriarca di nessuna chiesa canonica, ma venne intronizzato il 6 novembre 1991 come "patriarca" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica.

Da parte sua, il Patriarca ecumenico Bartolomeo ha ricevuto l'appello di Poroshenko, e il Santo Sinodo di Costantinopoli ha annunciato che comunicherà con le altre Chiese ortodosse locali sulla questione ucraina.

 
Il lungo sentiero verso la restaurazione

Come risultato delle filosofie atee e materialiste venute fuori dal cosiddetto 'illuminismo' (in verità, 'oscurantismo'), la maggior parte del XX secolo è stata sprecata. Ci sono state terribili perdite umane e materiali subite in guerre genocide enormi ed estremamente costose tra imperialismi europei rivali e poi tra ateismo capitalista e ateismo comunista. Questi conflitti hanno raggiunto il loro apice nella seconda guerra mondiale tra nazismo neo-pagano e comunismo neo-pagano, tra imperialismi rivali in Nord Africa e nel Pacifico con un olocausto nucleare e poi nei conflitti di stallo e per procura tra Oriente e Occidente nella guerra fredda, con il suo potenziale di obliterazione di tutta l'umanità in una distruzione reciprocamente assicurata.

A quel tempo la Chiesa e gli ultimi fedeli cristiani, che rappresentavano l'unica terza via tra questi neopaganesimi rivali, sono stati schiacciati e oppressi tra ateismo comunista e ateismo capitalista. La prima ideologia teneva prigioniere le più grandi Chiese ortodosse dell'Europa orientale, in particolare il Patriarcato di Mosca; la seconda ideologia teneva prigioniere le più piccole Chiese ortodosse di lingua greca, in particolare il piccolo Patriarcato di Costantinopoli. A parte i milioni di martiri di cui il mondo non era degno, c'erano pochi che erano liberi, ma questi includevano persone che in seguito sono stati riconosciuti come grandi santi, come san Nicola di Zhicha, san Giovanni di Shanghai, san Giustino di Chelije e san Paissio dell'Athos.

Dopo la caduta dell'ateismo sovietico alla fine del 1991, l'ateismo capitalista ha trionfato e ha cercato di globalizzare il suo imperialismo incontrastato, cercando l'egemonia mondiale necessaria a preparare l'intronizzazione e il veniente regno dell'Anticristo. Dopo aver sconfitto il comunismo, nel suo trionfalismo ha ritenuto che oggi solo il mondo islamico deve essere schiacciato per la vittoria finale del sionismo. Tuttavia, gli ultimi fedeli cristiani delle varie Chiese ortodosse locali non hanno perso la speranza. Incoraggiati e ispirati dagli esempi dei nuovi martiri e confessori in tutto il mondo ortodosso, un punto di svolta è arrivato nel 2007 con la tanto attesa riunificazione della Chiesa ortodossa russa a Mosca, la capitale della Federazione russa.

Sotto l'influenza della Chiesa di tutta la Rus', la più grande e più multinazionale Chiesa locale del mondo, i cittadini della Federazione russa hanno preso coscienza della situazione e negli ultimi anni hanno scelto la parte da cui schierarsi. Alcune persone soprattutto anziane, con una nostalgia contorta per gli assassini di massa Lenin e Stalin, cercano di fare in modo che il loro paese diventi un'Unione Sovietica numero 2 e così ricada nella persecuzione atea dello spirito e fallisca ancora una volta. Altri, i cosiddetti "liberali", vogliono che la Federazione russa abbandoni la sua identità millenaria e diventi un vassallo dello stato dei neocon occidentali atei e dei traditori e così cada nella stessa impurità spirituale, sfruttamento egoistico, auto-indulgenza consumista e inevitabile fallimento del mondo occidentale.

Tuttavia, sempre più cittadini della Federazione russa stanno cercando la terza via, la via del pentimento e del ritorno alla sua identità storica e al suo destino. Questo percorso implica diventare ancora una volta la terza Roma, l'impero cristiano, il baluardo e il centro di tutta la Chiesa e di tutte le forze spirituali del mondo, il centro di resistenza all'Anticristo, che ha fatto dell'Occidente la sua pedina accecata. Attualmente una guerra satanica contro la Chiesa è in corso - e non dovremmo negarlo - ed è la terza guerra mondiale. Tra le catastrofi in Siria, Serbia, Montenegro, Romania, Grecia, Cipro, Bulgaria, Georgia, Moldova e il sanguinario e anti-ucraino spettacolo di marionette della NATO a Kiev vengono a noi le parole di un metropolita del patriarcato di Antiochia.

Il 1 febbraio, il sesto anniversario dell'intronizzazione di sua Santità Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, il rappresentante del Patriarcato di Antiochia in Russia, il metropolita Niphon di Filippopoli, era presente alla Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, costruita e poi ricostruita per commemorare la vittoria sull'ateismo occidentale. Egli ha detto: 'Il significato della festa di oggi per il mondo ortodosso è nella cura di vostra Santità per l'unità dell'Ortodossia universale. Il vostro dialogo aperto durante le visite patriarcali agli antichi Patriarcati sottolinea una risposta pan-ortodossa alle sfide di oggi, in cui la religione viene spremuta fuori dalla vita umana e i valori morali sono sottoposti a revisione radicale '.

Dopo la liturgia in quel giorno, in un pasto in onore del patriarca alla cattedrale, circondato da dignitari, ha parlato il metropolita ortodosso arabo, che rappresenta una terra dove le persone parlano ancora l'aramaico, la lingua parlata da Cristo. Egli ha affermato che le attività del patriarca risuonavano in tutto il mondo e ha testimoniato il fatto che le sue visite al di fuori della Russia erano profondamente significative per le diverse Chiese locali e i loro popoli. Ha poi aggiunto: 'Vedendo, sentendo e vivendo la vostra sollecitudine per il rafforzamento dell'unità di tutti gli ortodossi e dell'Ortodossia universale noi, i rappresentanti delle Chiese ortodosse presso il vostro trono, siamo testimoni che il giorno della vostra intronizzazione come patriarca di Mosca è divenuta un evento epocale e una grande festa'.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (7)

In questo nuovo esame della storiografia medioevale, padre Andrew Phillips ci presenta alcuni brani su di un’opera dedicata all’effetto della riforma del papato dell’undicesimo secolo in Inghilterra: The English Church and the Papacy, From the Conquest to the Reign of John (La Chiesa inglese e il papato, dalla conquista al regno di Giovanni) di  Z. N. Brooke. Da queste letture possiamo vedere quanto sia stato repentino il cambiamento di tutta la struttura ecclesiastica dei paesi occidentali, proprio nei decenni che segnarono lo scisma con la Chiesa ortodossa.

 
Se il potere eserciterà pressioni sulla Chiesa ortodossa ucraina, milioni di persone scenderanno in piazza

l'arcivescovo Leonid (Gorbachev). Foto: kommersant.ru

L'arcivescovo Leonid ritiene che i credenti della Chiesa ortodossa ucraina siano persone coraggiose e pie, veri confessori.

Il 25 aprile 2021, l'arcivescovo Leonid di Vladikavkaz e dell'Alania, vicepresidente del Comitato esecutivo centrale della Chiesa ortodossa russa, hanno detto al quotidiano greco Δημοκρατική che se le autorità ucraine faranno pressioni sulla Chiesa ortodossa ucraina, milioni di credenti scenderanno in piazza, come ha riferito Romfea.

Il vescovo della Chiesa russa ha ricordato che le leggi che discriminano la Chiesa ortodossa ucraina non sono ancora state abrogate in Ucraina. "Inoltre", ha detto il vescovo, "il partito al governo ha introdotto una serie di nuovi progetti di legge, uno dei quali, per esempio, consente al presidente e al Consiglio di sicurezza nazionale dell'Ucraina di sciogliere qualsiasi organizzazione religiosa con vaghe accuse politiche e confiscarne le proprietà".

Allo stesso tempo, l'arcivescovo Leonid ha sottolineato che "è impossibile sciogliere la più grande denominazione del Paese con una decisione politica".

"La resilienza mostrata dai religiosi della Chiesa ortodossa ucraina è scioccante. Queste persone coraggiose e pie sono veri confessori. Non ci sono quasi casi di combattimenti o ritorsioni quando una chiesa viene sequestrata" e "le comunità che hanno perso i loro luoghi di culto e sono lasciate diseredate non scompaiono, ma spesso pregano ancora e svolgono funzioni nelle case, a volte nei campi. Molte di loro stanno già costruendo nuove chiese, ha detto il vescovo ai giornalisti greci".

L'arcivescovo Leonid ha osservato che i credenti della Chiesa ortodossa ucraina assumono una posizione civile attiva e intendono difendere la loro Chiesa nei limiti della legge.

"In pochi giorni sono state raccolte un milione di firme contro le nuove proposte di legge discriminatorie, passate direttamente all'ufficio del presidente. Credo che in caso di maggiori pressioni da parte delle autorità il risultato sarà lo stesso del Montenegro: milioni di ortodossi scenderanno in piazza ", ha concluso il vescovo della Chiesa ortodossa russa.

Ha ricordato che la Chiesa ortodossa russa "è stata costretta a troncare la comunione con la Chiesa di Costantinopoli, secondo le regole ecclesiastiche". Tuttavia, dice il vescovo, "Non perdiamo la speranza che la comunicazione tra le nostre Chiese venga ripristinata. Ma perché ciò avvenga, il patriarca Bartolomeo deve astenersi da azioni che non sono solo una violazione delle regole, ma una negazione della stessa ecclesiologia ortodossa".

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che, secondo l'arcivescovo Leonid, non è stata la Chiesa russa a recidere i legami con il Fanar, ma è il Fanar che li ha recisi con la Chiesa ortodossa ucraina.

 
Domande imbarazzanti per i vescovi, o verso dove i pastori guidano la Chiesa di Cristo

di recente, i credenti sono sempre più in ansia per il futuro dell'Ortodossia. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

L'igumeno greco Maximos (Karavas) ha chiesto al clero della Chiesa ortodossa di Grecia di dare risposte a domande che preoccupano gli ortodossi. Quali sono queste domande e perché sono importanti?

Nel dicembre 2020, un monaco molto famoso e autorevole della Grecia, igumeno del monastero di santa Parascheva a Milochori (Ptolemaida), l'archimandrita Maximos (Karavas), si è rivolto al clero della Chiesa ortodossa di Grecia con una lettera aperta. Nel suo discorso, padre Maximos ha posto una serie di domande ai chierici della Chiesa di Grecia. È sicuro che le risposte a queste domande determineranno il valore dei sacerdoti e dei vescovi per i credenti, nonché la direzione in cui essi conducono la Chiesa.

L'archimandrita Maximos sottolinea che la sua lettera è stata dettata da "una forte ansia per gli eventi che si svolgono nella Chiesa ortodossa di Grecia", così come dall'indifferenza dei suoi vescovi, che "vedono arrivare i lupi, ma invece di prendere la verga del pastore e farli a pezzi come vasi", abbandonano le pecore e dimostrano così ancora una volta di "comportarsi da mercenari ".

In totale, padre Maximos ha espresso 15 domande e, dopo averle attentamente lette, siamo sicuri che valga la pena porre queste domande non solo ai greci ma anche a tutti i vescovi, sacerdoti e laici ortodossi. E i problemi sollevati dal rispettato archimandrita greco hanno a lungo preoccupato la maggioranza dei cristiani ortodossi, se non tutti.

Le domande dell'archimandrita Maximos possono essere approssimativamente suddivise in due parti:

  • sull'atteggiamento della Chiesa nei confronti dei non ortodossi e dell'ecumenismo in generale, e in particolare sul rapporto tra la Chiesa e le autorità secolari;
  • sulla linea di confine oltre la quale finisce l'obbedienza e inizia il conformismo, che diventa eresia.

Chi sono cattolici e protestanti per la Chiesa: eretici o fratelli in Cristo?

Il primo gruppo di domande di padre Maximos riguarda l'atteggiamento della gerarchia ecclesiastica moderna nei confronti di cattolici, protestanti e altri non ortodossi. E qui esprime ciò a cui molti pensano, ma che non dicono ad alta voce.

Molti credenti sono confusi dall'ambiguità della loro posizione nei confronti di queste persone. Da un lato, sappiamo che c'è una vera Chiesa e ci sono quelli che si sono allontanati da lei. D'altra parte, la gerarchia ha frequenti contatti con i non ortodossi e li chiama "Chiese". Come si può combinare questo?

Padre Maximos pone la domanda: il papa è un eretico? In tal caso, "è lecito scambiare baci e abbracci con lui e chiamarlo 'fratello santo', come fanno Bartolomeo e gli altri che lo seguono?"

Per l'anziano greco, i protestanti sono "un mosaico di eresie sataniche", e il Concilio ecumenico delle Chiese è "un raduno mondiale di eresie, un'organizzazione anticristiana". Parla non meno duramente delle altre religioni, che per lui sono "delusioni umane e prodotti del diavolo".

Tutte queste parole suonano dure e "intolleranti". Ma sono giuste?

i Padri della Chiesa (sia antichi che nuovi) hanno affermato praticamente all'unanimità che il papismo e il protestantesimo sono eresie e le altre religioni sono un prodotto di Satana.

Per esempio, ecco cosa scrive san Marco di Efeso sul cattolicesimo: "Abbiamo respinto i latini da noi stessi per nessun altro motivo se non per il fatto che sono eretici". Ed ecco le parole di san Teofane il Recluso sui protestanti: "Ciò che Dio ha rivelato e ciò che ha comandato, nulla dovrebbe essere aggiunto o tolto da questo. Questo vale per i cattolici e i protestanti. Quelli aggiungono tutto, e questi riducono... I cattolici hanno confuso la tradizione apostolica. I protestanti si sono impegnati a risolvere la questione, e hanno fatto anche di peggio. I cattolici hanno un papa; tra i protestanti, ogni protestante è un papa" (Lettere, VI, 946, 974).

Inoltre, i canoni apostolici vietano direttamente qualsiasi preghiera con scismatici ed eretici, anche se viene eseguita privatamente – "in una casa privata": "Se qualcuno pregherà, anche in una casa privata, con una persona scomunicata, sia scomunicato anche lui" (Canone apostolico 10). Anche la Chiesa parla chiaramente della preghiera con gli eterodossi: "Se un sacerdote o un laico entra in una sinagoga di ebrei o eretici per pregare, il primo sia deposto e il secondo sia scomunicato" (Canone apostolico 65).

Possiamo citare molte altre citazioni dei santi Padri su come la Chiesa si relaziona ad altre confessioni e religioni, ma da quelle fornite sopra, è completamente comprensibile che non può esserci unità spirituale, di preghiera o religiosa con i non ortodossi. Di recente, tuttavia, abbiamo visto numerosi esempi del contrario.

Così, il patriarca Bartolomeo e papa Francesco stanno facendo di tutto per raggiungere l' unità tra Ortodossia e Cattolicesimo, senza alcun segno che i cattolici rinuncino alle loro illusioni eretiche. Assistiamo a incontri congiunti tra il capo del Fanar e il capo del Vaticano con reciproci baci e scambio di doni, così come il "culto" nei monasteri cattolici (cioè eretici), proibito dalle regole della Chiesa. Sentiamo affermazioni che non ci sono ostacoli dogmatici all'unità di ortodossi e cattolici e che l'obiettivo principale del Fanar e della Chiesa cattolica romana è un'eucaristia comune.

Il patriarca Bartolomeo non esita a prendere parte agli eventi di "preghiera" organizzati dal Vaticano, ai quali partecipano rappresentanti della comunità LGBT e dei pagani.

Naturalmente, i credenti non possono essere indifferenti a tale comportamento dei loro pastori. Così, il monaco athonita Nikolaos della cella di san Demetrio Trigonas, commentando la partecipazione del patriarca Bartolomeo alla "preghiera ecumenica" a Roma, chiede : "A quale 'dio' il nostro patriarca ecumenico Bartolomeo ha offerto una candela su un candeliere, posto al centro di questo raduno, di questo mosaico di religioni? In ogni caso, non al nostro Signore Gesù Cristo, perché Cristo invita i suoi pastori a mettersi in cammino e a insegnare la retta fede a tutte le nazioni: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28:19), e non a partecipare ai sabba della 'Nuova Era'."

Purtroppo, non solo i fanarioti ma anche i vescovi di altre Chiese ortodosse locali prendono parte a questi "sabba ecumenici", violando così i canoni apostolici. È impossibile giustificare questa partecipazione per necessità. Nessuna preferenza politica, nessun immaginario "beneficio della Chiesa" può giustificare la tentazione per i credenti che i pastori portano con la loro partecipazione a eventi comuni di "preghiera" con gli eretici.

Sì, vale la pena sacrificare qualcosa ma non la salvezza dell'anima per amore della cosiddetta "diplomazia ecclesiastica".

Negli anni '60-'70 del secolo scorso, la partecipazione della Chiesa russa al movimento ecumenico e al Concilio ecumenico delle Chiese potrebbe essere spiegata con il desiderio di aiutare la Chiesa ad esistere in modo relativamente normale in condizioni di repressione politica. Ci sono stati casi in cui il governo sovietico decideva di chiudere una chiesa o un monastero. Ma in seguito, quando i rappresentanti del Concilio ecumenico delle Chiese si recavano sul posto e sulla stampa occidentale apparivano articoli entusiasti sul "monumento architettonico" russo, la decisione di chiuderlo era annullata. Tuttavia, anche in questi casi, l'unione di preghiera (anche "formale") con i non ortodossi è inaccettabile. E ancora di più oggi. Cosa e chi costringe i vescovi ortodossi a entrare in comunione di preghiera con gli eretici?

Chiesa e coronavirus

La seconda categoria di domande che padre Maximos pone al clero greco riguarda la reazione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia alle misure di quarantena imposte dalle autorità del Paese a causa del coronavirus. Qui è necessario effettuare una precisazione: la Grecia (come Cipro, ad esempio) è un paese ortodosso. Questo è il motivo per cui molti credenti greci speravano che se ci fosse stata una quarantena in relazione alla Chiesa, non sarebbe stata così forte come in altri paesi secolari. In altre parole, le chiese sarebbero state aperte, anche se con restrizioni. Tuttavia, tutto si è rivelato sbagliato.

Il 2020 e la prima metà del 2021 sono stati uno shock per i cristiani ortodossi in Grecia. E non solo perché, per la prima volta nella storia millenaria di questo paese, i credenti non hanno potuto prendere parte alla Liturgia, ma anche perché le autorità di un paese ortodosso hanno processato vescovi che hanno violato la quarantena, processato sacerdoti che hanno condiviso la comunione con i credenti, multato i laici per essere stati in chiesa senza mascherina. Tutti questi divieti e sanzioni sembravano ancora più cinici a fronte di concerti di strada affollati che si tenevano al culmine della pandemia, o anche a fronte della "diminuzione della quarantena" in cuisi aprivano i negozi ma non le chiese.

Di conseguenza, il metropolita Amvrosios di Kalavryta ha scomunicato il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, il vice ministro della Protezione civile Nikos Hardalias e il ministro dell'Istruzione Nika Kerameusi per aver parlato del pericolo della comunione durante la pandemia.

Tuttavia, il Sinodo della Chiesa di Grecia si è schierato con i funzionari scomunicati e ha affermato che "qualsiasi decisione di riconoscere la scomunica di un membro della Chiesa ortodossa di Grecia, che non sia stata accettata dalla gerarchia del Santo Sinodo, è nulla e vuota".

Questa posizione del Sinodo non è solo strana ma anche sbagliata poiché, secondo padre Maximos, avendo annullato la decisione di scomunicare i funzionari greci per la chiusura delle chiese, il Sinodo ha mostrato "completa indifferenza alla protezione del metropolita di Kerkyra, che è stato chiamato a processo per aver rifiutato di chiudere le chiese". La stessa chiusura delle chiese, ricordiamo, in Grecia e in altri luoghi è stata associata al fatto che i credenti potevano essere contagiati dal coronavirus durante la comunione.

Ecco dunque, chiede l'archimandrita: i sacerdoti sono d'accordo "con l'affermazione blasfema che il santo corpo del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo e il suo santo sangue sono portatori di germi e non di vita eterna, con cui otteniamo 'la remissione dei peccati'? ". Per padre Maximos e per la maggioranza dei credenti, la risposta è ovvia: no. E per la gerarchia?

Allo stesso tempo, padre Maximos considera come "la più grande blasfemia" l'introduzione di cucchiai usa e getta, che è stata praticata in alcuni luoghi di culto della Chiesa di Grecia, del Patriarcato di Costantinopoli negli Stati Uniti e in Canada, della Chiesa russa e persino in alcune chiese della Chiesa ortodossa ucraina.

Il Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia non si è fermato qui. Nel desiderio di compiacere le autorità nel 2021, ha spostato l'orario del servizio pasquale dalla mezzanotte della Resurrezione alle 21.00 del Sabato Santo. Questa decisione è stata fortemente osteggiata da alcuni membri del clero. Pertanto, il sacerdote Ioannis C. Diotis, rilevando i problemi canonici associati a questa decisione, ha sottolineato che lo spostamento dell'inizio del servizio pasquale viola diverse regole canoniche della Chiesa e contraddice la narrativa del Vangelo. In molte località della Grecia, i parroci si sono rifiutati di conformarsi a questa decisione del Sinodo , e ora sono indagati dalle autorità secolari. Lo stesso Sinodo intende giudicare due metropoliti che hanno servito il Mattutino di Pasqua all'ora stabilita dalla tradizione e dalla pratica della Chiesa – alla mezzanotte di domenica.

Quindi si scopre che ci sono vescovi che, temendo di perdere qualsiasi preferenza statale o favore da parte delle autorità, commettono crimini canonici. Secondo padre Maximos, ognuno di questi vescovi, "che si preoccupano di piacere alle persone più di Dio, cioè obbedire alle leggi umane atee e blasfeme, e non alle leggi eterne di Dio", dovrebbe essere chiamato "Satana".

La Chiesa e la "religione dell'Anticristo"

La lettera dell'archimandrita Maximos al clero greco dovrebbe essere vista non a livello locale ma nel contesto di tutto ciò che sta accadendo oggi sulla mappa religiosa del mondo. Le domande che pone nella lettera e i problemi che esprime riguardano tutti i cristiani ortodossi, indipendentemente dal loro paese di residenza. Ci piacerebbe molto che il clero non liquidasse queste domande come insignificanti, attribuendo tutto a una "teoria del complotto", o vedendo in coloro che le se le pongono dei "settari", dei "maniaci dei codici a barre" e così via. Perché, in primo luogo, si tratta ancora del gregge di Cristo, e in secondo luogo, secondo il metropolita Neophytos di Morphou (della Chiesa di Cipro), "quando ne abbiamo parlato prima, eravamo chiamati 'sostenitori della teoria del complotto', ma ora i piani e gli obiettivi dei sostenitori del Nuovo ordine mondiale stanno gradualmente diventando evidenti".

Confrontiamo i fatti.

  • Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a diverse azioni completamente incomprensibili del patriarca Bartolomeo, che non solo si batte per l'unità con i cattolici, ma si congratula anche con i musulmani per la fine del Ramadan e partecipa alla rottura del digiuno (iftar) insieme ai musulmani. E tutto questo letteralmente pochi mesi dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha trasformato il grande luogo santo dell'intero mondo ortodosso – la basilica di Santa Sofia a Istanbul – in una moschea.
  • Gli stessi cattolici si sforzano di creare una comunione con i musulmani. Il Vaticano invita i cattolici a partecipare al Ramadan, i vescovi cattolici aiutano i musulmani a costruire moschee e pregano con loro.
  • I vescovi cattolici dichiarano di non vedere alcun ostacolo alla comunione con i protestanti. Questa posizione è seguita da alcuni vescovi ortodossi. Così, il metropolita Nathanael di Chicago, dell'arcidiocesi fanariota negli Stati Uniti, prima proibisce al suo clero di rifiutare la comunione a chiunque e poi prega con calma insieme a cattolici e protestanti.

Cosa suggerisce questo? Il fatto che si stia creando davanti ai nostri occhi una specie di religione sincretista. Leggendo queste righe, si potrebbe pensare che l'autore sia un sostenitore molto marginale di "teorie del complotto", ma purtroppo non è così. Basti ricordare che in Germania è già iniziata la costruzione di una "chiesa interreligiosa", che sarà utilizzata congiuntamente da cristiani non ortodossi, musulmani ed ebrei.

* * *

Pertanto, la lettera di padre Maximos è il grido di un'anima credente. Non è dettata dal desiderio di distinguersi, dal desiderio di fare una sorta di rivoluzione anti-gerarchica nella Chiesa o di dire che ci sono cristiani ortodossi giusti e sbagliati. Non è una critica volta a confondere i credenti. No, queste sono le parole di un uomo che ama la Chiesa e ha dedicato la maggior parte della sua vita a servirla. Questa è la domanda di un cuore amorevole, addolorato non solo perché il mondo si sta allontanando da Cristo, ma anche perché i pastori ortodossi non cercano di impedirlo.

Il monaco athonita Nikolaos della cella di san Demetrio Trigonas, che abbiamo già citato sopra, ha detto: "Nella nostra epoca di apostasia universale, tutti i fenomeni illegali e anticristiani vengono adottati a livello legislativo senza incontrare serie resistenze non solo da parte dei politici ma, purtroppo, anche da parte delle autorità ecclesiastiche". Questo è il principale dolore sia di padre Nikolaos che di padre Maximos, che scrive: "Se pensate ancora che io sia 'irrispettoso' nei confronti dei vescovi che non hanno opposto una forte resistenza a nessuna delle leggi anticristiane dei nostri governanti (per esempio la legge sul "divorzio automatico", la legalizzazione dell'omosessualità, l'introduzione dell'educazione sessuale a scuola, ecc.) e molte altre leggi contrarie a Cristo, che non enumererò per non prolungare il mio discorso, allora non ho più niente da dirvi... vorrei che un giorno vi rendeste conto che i cristiani ortodossi, i vescovi, i preti e i monaci dovrebbero prestare maggiore attenzione non alle leggi dell’Anticristo, ma alla Sacra Scrittura, che dice: "Dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5:29).

 
Chiesa ortodossa consacrata per la prima volta in Ecuador

foto: www.iglesiaortodoxaserbiasca.org

Domenica 13 novembre, a Guayaquil è stata consacrata per la prima volta in Ecuador una chiesa ortodossa, da parte del vescovo serbo dell'America centrale e meridionale.

L'edificio in cui si trova la chiesa dell'Annunciazione è stato acquistato con fondi stanziati da sua Eminenza il metropolita Amfilohije del Montenegro di beata memoria, come riferisce la diocesi serba.

La comunità parrocchiale è la più antica dell'Ecuador, fondata il 12 dicembre 1981, allora sotto il Patriarcato di Antiochia. È passata sotto il Patriarcato serbo nel 2012.

Sua Grazia il vescovo Kirilo di Buenos Aires e dell'America Centrale e Meridionale ha concelebrato nella chiesa di Guayaquil con chierici serbi locali e in visita, e con l'arciprete Daniel del Patriarcato romeno.

foto: www.iglesiaortodoxaserbiasca.org

Durante la liturgia, il diacono Vasilje è stato ordinato sacerdote e il vescovo Kirilo ha cresimato sette persone che sono state battezzate dall'archimandrita Rafail (Cheprnich).

foto: www.iglesiaortodoxaserbiasca.org

Nella tavola dell'altare appena consacrata sono state deposte le reliquie di cinque santi martiri: san Trifone, san Stanko di Ostrog, san Candido, sant'Orsola e santa Barbara.

"Questo è un evento molto grande per Guayaquil e per tutto l'Ecuador, poiché per la prima volta in questo paese è stata consacrata una chiesa ortodossa canonica", scrive la diocesi.

Dopo la liturgia, padre Daniel del Patriarcato romeno ha presentato al vescovo Kirilo e a padre Rafail un'icona di Cristo Salvatore e diversi libri sulle parrocchie del Patriarcato romeno in Nord e Sud America.

foto: www.iglesiaortodoxaserbiasca.org

Tutti hanno poi preso parte a un pasto fraterno.

L'Ortodossia è rappresentata in Ecuador anche dai Patriarcati di Mosca e Costantinopoli.

 
Degenerazioni carismatiche tra gli uniati ucraini

Più di 1000 anni fa, la Russia adottò il cristianesimo. Gli ambasciatori del principe Vladimir a Costantinopoli furono così impressionati dalla bellezza del canto e del culto bizantino, che dissero al principe: “Non sapevamo se eravamo in cielo o sulla terra”. Queste parole divennero in molti aspetti cruciali nella scelta della fede ortodossa nella Rus’: dopo tutto, il principe Vladimir potrebbe aver scelto il giudaismo, il cattolicesimo o l’islam. Ora noi preghiamo esattamente nello stesso modo di mille anni fa. La nostra Chiesa non ha cambiato affatto: la sola cosa che è cambiata è che nel corso degli anni la Chiesa ha accolto una moltitudine di santi, che hanno dimostrato con il loro esempio che chiunque può essere salvato. Si deve solo essere attivi e fare ciò che la Chiesa insegna.

Tuttavia, al di fuori della Rus’, molto è cambiato tra i cristiani: prima, Roma si è separata dalla Chiesa, e poi c’è stata la riforma della stessa Chiesa romana. Prima sono apparsi i protestanti, e poi il numero di scissioni e diramazioni di strutture cristiani è cresciuto come una valanga. Con ogni scissione, l’insegnamento cristiano della Chiesa ortodossa, che Cristo stesso aveva fondato, è stato distorto ancor di più, acquisendo forme molto brutte.

Oggi, una delle più caratteristiche strutture di questo tipo sono i carismatici. I seguaci di questo movimento credono che lo Spirito Santo discenda su di loro nei servizi divini, e pertanto sperimentano stati di esaltazione soprannaturale. Invece della riverenza, che i cristiani sperimentano in preghiera, i carismatici considerano le “risate sante” come l’apice dello stato spirituale. Invece di pregare di fronte a Dio, gli adepti carismatici fanno “danze nello spirito”. Invece della sobrietà spirituale, alla quale hanno sempre invitato i santi Padri, inscenano vertigini spirituali. La differenza è significativa, non è vero?

I carismatici, con tutte le loro peculiarità, non pretendono di essere chiamati successori della Chiesa ortodossa. Tuttavia, in Ucraina c’è un’organizzazione che promuove attivamente il movimento carismatico, e al tempo stesso definisce se stessa un successore della Chiesa di Kiev.

[Svjatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina] “La nostra Chiesa è stata approvata e riconosciuta come successore della cristianità di Kiev, quella vera”.

Non molti lo sanno, ma sono passati cinquant’anni da quando il movimento carismatico è stato adottato dai rappresentanti del cosiddetto cristianesimo occidentale.

[John Jessup, CBN News] “A prima vista, questo può sembrare un tipico servizio di culto carismatico, ma è del tutto unico, perché questo raduno è composto interamente da carismatici cattolici”.

Si scopre che ci sono cattolici carismatici anche in Ucraina. Non abbaiano, non scoppiano in “risate sante”, ma in altri aspetti mostrano similarità con i loro correligionari protestanti: la stessa musica forte, esaltazioni, canti e danze. Forse l’unicità dei cattolici carismatici ucraini sono le scenografie patriottiche. Questo movimento ha il pieno sostegno del capo degli uniati.

[Svjatoslav Shevchuk] “Per me questo movimento è il segno di una vera grande sete di vita spirituale del nostro popolo, ed è meraviglioso”.

Per di più, già nel 2012, Svjatoslav Shevchuk ha dichiarato che il sostegno ai carismatici nella Chiesa uniate esiste al livello del Sinodo.

[Svjatoslav Shevchuk] “Abbiamo intrapreso certi passi al livello del Sinodo della Chiesa greco-cattolica in Ucraina, pertanto c’è un vescovo designato e distinto, chiamato a nome del Sinodo a prendersi cura del movimento carismatico nella nostra Chiesa. C’è una decisione definita del nostro Sinodo che sia nominato un prete in ogni diocesi che sia incaricato della supervisione del movimento”.

La scala del movimento carismatico nella Chiesa uniate è davvero impressionante: queste sono conferenze carismatiche, “Fire”, la Società per il rinnovamento della benedizione dello Spirito Santo, la Scuola di vita ed evangelizzazione cristiana e molte altre. Il prete uniata Aleksej Sorenchuk è uno degli attivisti del movimento.

I servizi carismatici nel tempio sono un fenomeno frequente ma non ancora molto diffuso tra gli uniati. Tuttavia ecco alcuni elementi del movimento carismatico che sono molto comuni.

Transcarpazia, villaggio di Jublik, monastero uniate: qui i fratelli insegnano ai parroccchiani il patriottismo conducendo preghiere con bandiere e torce. Prima si tiene la funzione, ma la notte, monaci appositamente addestrati insegnano ai fedeli come danzare correttamente a ritmo di discoteca, e questo si fa proprio davanti all’altare sul quale è stata servita recentemente la Liturgia.

Villaggio di Krekhov, regione di Leopoli. Lo schema è lo stesso: prima la funzione, poi musica da discoteca, e di nuovo, davanti all’altare.

La famosa Zarvanitsa, nella quale una significativa parte della politica ucraina è venuta alla luce. I giovani, per essere coinvolti, sono intrattenuti da missionari spirituali, sia durante il giorno che durante la notte.

Davanti all’iconostasi nelle chiese greco-cattoliche ucraine si tengono concerti, e vicino alle chiese clero e seminaristi organizzano con i giovani dei disco-party, che poi si trasformano in flashmob. Naturalmente, tutto questo può essere chiamato attività missionaria per i giovani, per attrarre i bambini alla fede, tuttavia assomiglia piuttosto agli elementi di marketing in cui cantanti pop e gruppi di danzatori sono ingaggiati per invogliarte la gente a prendere parte alle elezioni politiche.

La vita monastica è sempre stata un modello di un elevato stato spirituale che i laici cercano di ottenere. Nelle Grotte della Lavra di Kiev ci sono le reliquie dei venerabili padri, e nelle celle al di sopra i fratelli contemporanei sono in preghiera, e pregano in particolare i santi della Chiesa romana che sono stati santificati prima dello scisma dopo il quale apparvero i cattolici: san Silvestro e san Leone papi di Roma e molti altri furono per i cristiani un modello di ruolo della più alta vita spirituale monastica. Ben difficilmente possiamo immaginarci che questi santi possano danzare in gruppo intrattenendo gli astanti. Nella vita attuale dei cristiani occidentali, tuttavia, questo è assolutamente normale.

Nondimeno, la gente si aspetta proprio queste cose dalla Chiesa? Perché dovrebbe venire in chiesa, se nel mondo le sono offerte le stesse cose, e anche migliori? Se uno vuole danzare, è più naturale andare in un night club; se vuoi scatenare le tue emozioni, vai a un concerto rock, o a una partita di calcio. Non si possono servire simultaneamente Dio e le passioni umane. La violazione di questo principio porta alla degradazione spirituale. Non è questa la ragione per cui il numero di chiese cattoliche in Europa occidentale è in rapido declino? Non molto tempo fa, il cardinale arcivescovo di Utrecht Willem Eijk ha dettoi che nei Paesi Bassi mille chiese cattoliche saranno chiuse, un terzo dei luoghi di culto cattolici, è questo è dovuto a una scioccante diminuzione del numero dei parrocchiani: nessuno le frequenta più.

Cristo stesso ha detto: “Il mio regno non è di questo mondo”. Il compito della Chiesa non è quello di adattarsi ai favori umani, ma piuttosto di strappare l’uomo dai suoi attaccamenti terreni e di prepararlo per la vita celeste. Questa è la ragione per cui la Chiesa ortodossa prende le distanze dai comuni standard secolari per quanto possibile. Di fatto, i suoi servizi divini non prevedono l’uso di linguaggio contemporaneo, che la gente parla nella vita quotidiana. Le icone ortodosse sono radicalmente diverse dalle pitture consuete, poiché usano la prospettiva inversa. L’architettura delle cupole si trova solo negli edifici delle chiese.

La Chiesa ortodossa della Rus’ è vecchia di 1.000 anni, e attraverso tutti questi anni è rimasta immutata; non si unisce con nessuno, non cerca di compiacere, né offre intrattenimento. Qui il capo della Chiesa è Cristo, e di fronte a Cristo è sconveniente dimenarsi, urlare e danzare; di fronte a lui si dovrebbe solo restare riverenti.

Ciascuno di noi sa che nella vita terrena, per riuscire a ottenere qualcosa, è necessario lavorare molto e duramente; eppure, molti per qualche ragione sono sicuri che il compito principale della vita, la salvezza dell’anima, si possa raggiungere in un modo semplice e immediato. Le vite di un gran numero di santi della Chiesa mostrano che la salvezza è un lavoro duro, per cambiare noi stessi, il nostro uomo vecchio. Cristo stesso, parlando delle vie per il regno dei cieli, dice: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”

Tuttavia, ciascuno di noi ha la libertà di scelta: quale sentiero spirituale scegliere, facile, o difficile. Quale sceglierete voi?

 
Parigi – Berlino – San Pietroburgo?

La guerra infuria in Europa. Migliaia di persone sono morte. Finanziato da Washington e sostenuto da media zombificati, le truppe della giunta di Kiev, un guazzabuglio di uniati, scismatici, criminali rilasciati dalle galere e mercenari stranieri, cioè, tutti coloro che non sono fuggiti dall'Ucraina a conduzione statunitense in cerca di libertà, disertano o schivano il progetto, si arrendono e consegnano ancora più armi ai sempre più forti combattenti per la libertà del popolo ucraino. Dopo aver abbattuto un aereo civile delle Malaysian Airlines e ucciso tutti a bordo, i disperati satanisti di Kiev hanno utilizzato bombe a grappolo contro la popolazione civile almeno da ottobre. Tali sono le atrocità della giunta neo-nazista installato dalla CIA contro il popolo dell'Ucraina nel corso della loro richiesta di libertà.

Nel frattempo, a Washington, un altro ridicolo burattino politico, lo sposato 'patriarca di Kiev', Filaret Denisenko, premia con una medaglia il senatore anticristiano McCain e implora armi per massacrare il popolo ucraino. Il cuore di Denisenko è contorto dall'odio nazionalista ucraino e dalla gelosia di non essere stato eletto patriarca della Chiesa russa nel 1990: ha supplicato il Dipartimento di Stato perché la sua assurda 'chiesetta' sia riconosciuta dai burocrati del Fanar gestito dagli Stati Uniti a Istanbul. Questo non accadrà, perché significherebbe distruggere gli ultimi brandelli di legittimità del Fanar, una legittimità già respinta dalla stragrande maggioranza degli ortodossi, compresi quelli che contano nella sua piccola giurisdizione, i monaci del Monte Athos.

Mentre Kerry gioca al guerrafondaio con la giunta della CIA a Kiev, Merkel e Hollande corrono a Mosca per chiedere la pace in Ucraina. Cameron è ovviamente assente – essendo un altro dei burattini guerrafondai di Washington sarà inutile in qualsiasi ricerca di pace. La 'vecchia Europa', per usare il termine di disprezzo americano per coloro che non ha potuto corrompere o intimidire nel sostenere il suo genocidio in Iraq 12 anni fa, va supplicare la Russia il salvare la provinciale Ucraina in stato di collasso e fallimento. Ironia della sorte, la situazione è stata creata dell'assurdo sogno imperialista europeo di costringere tutta l'Europa a unirsi al Quarto Reich dell'Unione Europea e dal colpo di stato americano a Kiev, che un anno fa ha rovesciato il legittimo governo democratico.

L'alternativa a un piano di pace concordato all'ultimo momento dai penitenti Merkel e Hollande, insieme alla Russia (80% degli abitanti dell'Ucraina sono di lingua russa e di origine russa) è costituita da ancora più armi americane, con un altro bagno di sangue e caos organizzato dagli USA. Esattamente ciò che gli Stati Uniti hanno ottenuto ovunque hanno fatto invasioni nel mondo, dall'America Latina al Vietnam, dall'Africa al Medio Oriente. Ma in pratica, quale interesse ha la Russia ha per l'Ucraina, una volta il granaio d'Europa e la repubblica più prospera dell'Unione Sovietica, ormai diventata un caso disperato e il paese più povero d'Europa, dilaniata da una guerra civile? In pratica, cosa si può fare?

Fin dall'inizio, era chiaro che, se l'amalgama artificiale della recentemente inventata 'Ucraina' – inizialmente pensato dai burocrati austro-ungheresi poco più di un secolo fa per dividere e governare quella parte del loro impero, e in seguito sfruttato dai burocrati sovietici per lo stesso motivo – vuole sopravvivere, deve diventare uno Stato federale con ampia autonomia per i suoi numerosi popoli e diversi territori. Tuttavia, il miliardario trafficante d'armi Poroshenko (il suo vero nome è Waltzman), che gli esperti di pubbliche relazioni di Washington hanno collocato come presidente dell'Ucraina lo scorso anno, ha respinto in modo particolare questa soluzione di buon senso – senza dubbio dietro ordine dei suoi finanziatori americani, che non hanno idea della storia o della geografia.

A meno che Poroshenko, che ha fatto fortuna vendendo le armi delle forze armate ucraine al Terzo Mondo, si penta, logicamente c'è solo una soluzione: che l'Ucraina sia smantellata, così come gli altri conglomerati artificiali d'Europa, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia, e forse un giorno, il Regno Unito, la Spagna e la Germania (l'annessione della Germania orientale al conglomerato della Germania occidentale ha causato molti problemi contemporanei in Europa, dal momento che ha portato direttamente alla follia dell'euro). Molto semplicemente, la metà meridionale e orientale dell'Ucraina, insieme con la Crimea, può ancora una volta diventare una repubblica felice e autonoma nella Federazione Russa, la Nuova Russia, come era stato fino a quando i comunisti l'avevano annessa all'Ucraina.

Per quanto riguarda parti del sud-ovest, possono tornare alla Romania e all'Ungheria; la Rus' Carpatica ('Transcarpazia' per gli imperialisti e per la polizia segreta di Kiev) può tornare alla Slovacchia o all'Ungheria, oppure può diventare una repubblica separata all'interno della Federazione Russa; le parti uniate occidentali, una volta denazificate, possono tornare alla Polonia; e la parte che rimane può o tornare a essere la Malorossija (la Piccola Russia – il suo nome storico) oppure può mantenere il nome recentemente inventato di 'Ucraina', rimanendo indipendente attraverso una repubblica corrotta e in bancarotta. In 25-50 anni potrebbe essere assorbita nell'Unione Europea a conduzione tedesca (se a quel tempo esisterà ancora), o più realisticamente unirsi rapidamente all'Unione economica eurasiatica, alla pari con la Bielorussia.

Una delle grandi supposizioni della storia è cosa sarebbe successo se l'asse Parigi-Berlino-San Pietroburgo non fosse stato rotto nel 1914. Sicuramente allora, le nazioni europee avrebbero resistito alla trama massonica per spingerle in guerra e distruggere le loro monarchie, un piano che alcuni ritengono essere stato diretto da certe forze a Londra. Certo, non fu così, e di Berlino, presa dalla libidine del potere, ha lanciato la sua grande guerra. Potrebbe la Berlino di oggi, gestita da una cancelliera della Germania Est, dove ha vissuto un tempo il presidente Putin di San Pietroburgo, e sostenuta dalla sua colonia francese, essere in grado di agire in modo indipendente da Washington (che oggi svolge il ruolo che Londra ha giocato nel 1914) e fare da mediatore di pace nelle province ucraine in difficoltà?

Se l'Europa potesse agire insieme come Europa, demolendo le creazioni imperialiste americano della guerra fredda, l'Unione Europea e la NATO, potrebbe unirsi in una vera e propria comunità di nazioni sovrane, tra cui la Federazione Russa. Una comunità di nazioni dal Pacifico all'Atlantico, un'Unione economica eurasiatica compatta, potrebbe diventare una realtà. La corruzione fascista e l'euro, imposto da Bruxelles, potrebbero cessare. Il Regno Unito potrebbe essere salvato dal suo status di vassallo dei neocon in Europa. Molte nazioni, dalla Catalogna alla Vallonia e alla Scozia potrebbero finalmente essere liberate dalla centralizzazione. Tuttavia, niente di tutto questo è possibile se i leader di Germania e Francia continuano a rifiutare le radici cristiane dell'Europa e passeggiare sui sentieri perduti dell'ateismo, proprio come hanno fatto nel 1914.

 
Я уверен: Денисенко не верит в Бога, – митрополит Черногорский Амфилохий (ВИДЕО)

Митрополит Черногорский и Приморский Амфилохий в беседе с корреспондентом Союза Православных Журналистов заявил, что глава «Киевского Патриархата» Филарет, по его мнению, не верит в Бога.

«Никто не имеет права делать то, что совершает, к сожалению, этот Денисенко. Очень грустно, ведь я его знаю. Когда он был митрополитом Московской Патриархии, кандидатом на пост Московского Патриарха, я встречался с ним. И считаю, если бы его тогда выбрали, никакого «Киевского Патриархата» не было бы. Я это говорил и должен снова сказать: я сомневаюсь, что Денисенко верит в Бога», – заявил митрополит Черногорский.

«Когда я видел, что он в Америке просил оружие, чтобы убивать свой народ, поддерживать кровавую гражданскую войну в Украине, я не мог в это поверить! Это стыдно! Этот человек не может верить в Бога. Дай Бог ему покаяния. Как частное лицо он может жить как хочет, но ведь он использовал свой пост Митрополита Киевского, чтобы совершить раскол», – сказал владыка Амфилохий.

«Самый ужасный раскол, который только может быть – раскол духовный. Он разорвал хитон Христа в Украине, Киевской Руси. Ведь Киево-Печерская Лавра – жемчужина мирового Православия. Это масштаб не Украины, но всего мира и всей Православной Церкви. Как ему не стыдно совершать такие злодеяния против своего народа, своей Церкви!» – продолжил иерарх.

«Его "Киевский Патриархат" существует на ненависти. Как же он может служить литургию на ненависти к своим братьям?! Неужели он думает, что в этом будущее Украины и украинского народа?

И поэтому задаюсь вопросом: как этот Денисенко рассчитывает стать перед лицом Христа Бога, на страшном суде? После всех этих злодейств, которые он совершает себе, своему народу, Церкви Божией в Украине. Как он думает с Богом встретиться?

Он привык встречаться с Порошенко, другими политиками и искать у них помощи. Но сейчас ему нужно искать помощи у Господа. И я искренне желаю и ему, и его последователям освободиться от лжи, ненависти, на которых сейчас пытаются строить будущее и Украины, и украинского народа, и Украинской Православной Церкви. Я очень надеюсь, что Бог им поможет.

Простите, что я так говорю, но, разрывая Церковь и единство народа Киевской Руси, Денисенко помогает сатане. Чтобы разорвать единство народа и Церковного тела Киевской Руси. Дай ему Бог разума. И всем нам дай Бог разума, чтобы разделять церковное от национального», – сказал в заключение Владыка.

 
Il digiuno e la festa della Dormizione della Madre di Dio

In questi giorni in cui portiamo a termine il digiuno della Dormizione della Madre di Dio, non è male riflettere sul significato del digiuno e della festa. Lo ieromonaco Petru (Pruteanu), con la sua consueta precisione e competenza, ci guida in un articolo del suo blog alla conoscenza dei dati storici della festa, sgombrando al tempo stesso il campo dagli sviluppi storici che hanno fatto uscire di proporzione alcuni aspetti della Dormizione: per esempio, l’esagerata attenzione alle Lamentazioni funebri della Madre di Dio, e il rischio implicito nell’accostamento di questi canti alle Lamentazioni del Signore nel Mattutino del Sabato Santo. Non saranno fuori luogo anche le precisazioni su ciò che veramente distingue la visione degli ortodossi da quella dei cattolici romani riguardo a questa festa peraltro condivisa da entrambi. Presentiamo l’articolo di padre Petru nel testo originale romeno e in traduzione italiana nella sezione “Santi” dei documenti.

 
Ricordate in Grecia le parole di un defunto teologo sulla politica del Fanar negli anni '80

il teologo e avvocato Athanasios Sakarellos (1939-2021). Foto: orthodoxostypos.gr

Nell'articolo "Oἱ φαναριῶτες χωρὶς φραγμούς" ("I fanarioti senza barriere") il teologo greco Athanasios Sakarellos ha parlato del riavvicinamento del Patriarcato di Costantinopoli al Vaticano.

In Grecia , l'edizione del quotidiano "​Ορθόδοξου Τύπου" ("Stampa ortodossa") ha ricordato le parole del teologo e avvocato greco Athanasios Sakarellos dal suo articolo pubblicato nel 1982, che criticava la politica del Patriarcato di Costantinopoli volta alla distruzione delle Chiese ortodosse e al riavvicinamento con la Chiesa cattolica romana, come riporta il blog "Трость скорописца".

Nella pubblicazione di Athanasios Sakarellos, morto nel febbraio 2021, intitolata "Oἱ φαναριῶτες χωρὶς φραγμούς" ("I fanarioti senza barriere"), si dice che dagli anni '20, "come Meletios Metaxakis salì al trono patriarcale di Costantinopoli, un gruppo di traditori, con l'eccezione del patriarca Maximos V, ha disonorato e screditato il Patriarcato ecumenico". Nel 1982 scrive che "E oggi il Patriarcato (di Costantinopoli, ndc) è pieno di persone che non conoscono affatto l'Ortodossia, che forse non credono in Cristo, ma allo stesso tempo non cessano di speculare cinicamente nel suo nome e di profanarlo".

La pubblicazione afferma che il Fanar è governato da forze esterne, e che quindi la politica del Patriarcato di Costantinopoli "ha un solo obiettivo: coinvolgere tutta l'Ortodossia nel proprio tradimento. "Perché questo è ciò per cui si sforzano i loro padroni. I fanarioti si sono assunti il ​​compito di corrompere le altre Chiese ortodosse. Se i fanarioti esistono per qualcosa oggi, è per raggiungere il loro obiettivo. E come copertura, fanno 'due passi avanti e uno indietro'. Due passi per incontrare il Papa e un passo indietro verso l'Ortodossia per attutire il malcontento dei fedeli" scriveva negli anni Ottanta Athanasios Sakarellos.

Come riportato, gli Stati Uniti concederanno al Fanar l'indipendenza finanziaria per la sua "missione apostolica" nel mondo.

 
Il metropolita Ilarion prevede uno scisma nell'Ortodossia paragonabile al grande scisma se gli scismatici ucraini otterranno l'autocefalia

Mosca, 4 maggio, Interfax – il capo del Dipartimento sinodale per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa, il metropolita Ilarion, ritiene che se gli scismatici ucraini otterranno l'autocefalia desiderata, lo scisma nell'Ortodossia globale sarà paragonabie al grande scisma del 1054.

"È terrificante persino immaginare cosa può accadere se lo scenario della concessione dell'autocefalia agli scismatici ucraini sarà realizzato nella pratica. (...) Lo scisma nell'Ortodossia globale che sarà la conseguenza inevitabile di questo passo sbagliato, può greco essere paragonato solo alla divisione tra Oriente e Occidente nel 1054. Se ciò avverrà, l'unità ortodossa sarà sepolta ", ha detto il metropolita rispondendo alle domande dell' Agenzia di stampa della Chiesa Romfea.

Il metropolita prega e spera che "la posizione unilaterale delle Chiese ortodosse locali che è stata più volte espressa in passato salverà l'ecumene ortodosso dallo scisma" e "questa posizione unilaterale ricondurrà prima o poi gli scismatici alla Chiesa".

Il metropolita ha osservato che il progetto della cosiddetta chiesa locale in Ucraina è iniziato da autorità attive: i gruppi degli scismatici e i greco-cattolici.

"I politici vedono in questo progetto una felice opportunità di avviare la campagna elettorale sullo sfondo del deterioramento della situazione economica nel paese. Gli scismatici sostenuti dalle autorità continuano a impadronirsi dei luoghi di culto della Chiesa canonica in Ucraina, hanno bisogno della legalizzazione e del supporto di una qualsiasi Chiesa canonica del mondo ortodosso", ha detto.

Secondo il metropolita Hilarion, gli uniati considerano l'unione degli scismatici e l'ottenimento di uno status ufficiale nel mondo ortodosso come progetto per subordinare l'Ortodossia a Roma.

Il metropolita crede che si possa vedere il vero stato di vita spirituale nella Chiesa ucraina canonica e negli scismi ucraini se confrontiamo il numero dei monaci.

"Oggi ci sono circa 5000 monaci nella Chiesa ortodossa ucraina. Il cosiddetto patriarcato di Kiev ha 200 persone che risiedono nei monasteri, mentre la cosiddetta Chiesa autocefala ha 15 persone per 12 monasteri. I mass media fanno spesso riferimento i dati per i quali hanno pagato alcuni sponsor di sondaggi sociologici. Tuttavia, i dati che citano non possono essere paragonati alle cose che vediamo con i nostri occhi e che possono essere facilmente controllate", ha detto.

Secondo lui, milioni di credenti ortodossi stanno dietro la Chiesa canonica in Ucraina e "questo è dimostrato da processioni della Croce su larga scala organizzate dalla Chiesa canonica in Ucraina, che attirano centinaia di migliaia di credenti".

"Perché i nostri fratelli a Costantinopoli non sono interessati all'opinione di questi milioni di credenti? Concedere l'autocefalia allo scisma, nonostante la volontà della Chiesa canonica da cui questo si è diviso, non ha futuro. Non porterà all'unità ortodossa, ma all'approfondimento delle divisioni esistenti e all'ulteriore destabilizzazione della società ucraina", ritiene il vescovo della Chiesa ortodossa russa.

 
La Casa Bianca tenta di dividere la Chiesa ortodossa russa attraverso lo spionaggio

A volte mi è stato chiesto il motivo per cui io sono un sacerdote della Chiesa ortodossa russa autonoma fuori dalla Russia (ROCOR) e non della Chiesa ortodossa russa in Russia. La risposta è semplice: io vivo fuori dalla Russia. È vero, per ragioni storiche ci sono ancora per il momento parrocchie della Chiesa in Russia, che sono al di fuori della Russia, per quanto illogico questo possa sembrare. Quindi, in teoria, potrei farne parte anch'io. Tuttavia, quando ero più giovane, ho scoperto che quelle chiesa erano infettate da varie malattie spirituali anti-ortodosse e da settarismi.

Anche se viviamo in tempi molto diversi, e l'amministrazione della Chiesa in Russia è libera e non è più tenuta in ostaggio, tuttavia anche oggi ci sono alcuni individui meno che ortodossi che continuano a frequentare le parrocchie del Patriarcato di Mosca fuori dalla Russia. Tali individui appaiono, almeno in teoria, favorevoli all'ecumenismo, al rinnovazionismo e al nuovo calendario e non vogliono vedere una forte Chiesa ortodossa russa che converte lo Stato russo ai valori cristiani. Sembrano vivere una vita molto diversa da quella che si vive nelle parrocchie all'interno della Russia. Ma questi sono individui isolati che non hanno un sostegno ufficiale e rappresentano solo se stessi, non la mente della Chiesa. Sono gli ultimi resti di un passato decadente.

Tuttavia, tali vestigia spiegano perché, in un momento diverso della storia, in un tempo di persecuzione, ho trovato rifugio nella diocesi dell'Europa occidentale della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, sotto l'arcivescovo Antonij di Ginevra, tra autentici vescovi, sacerdoti e fedeli. Gli amici migliori e più fedeli della Chiesa ora libera all'interno della Russia sono sempre stati, e sono acora oggi, nella Chiesa fuori della Russia. Qualcuno potrebbe obiettare che ci sono stati in passato alcuni membri della Chiesa fuori della Russia che non sono stati amici fedeli della Chiesa libera in Russia. Anche questo è vero, ma questi individui, che hanno messo la politica al di sopra della Chiesa, sono sempre stati pochi e non rappresentativi della mente della Chiesa.

Al quarto concilio di tutta la diaspora a San Francisco nel maggio 2006, tenuto per discutere la riunione delle due parti della Chiesa russa, dentro e fuori dalla Russia, sono stato testimone oculare di tali individui. Alle mie spalle c'erano un sacerdote dall'Ucraina, allora membro della Chiesa al di fuori della Russia, e John Herbst, l'allora ambasciatore statunitense a Kiev, che conversavano e tramavano uno scisma. Essi non volevano vedere l'unità nella Chiesa russa, ed erano molto vociferi al riguardo. E, naturalmente, il risultato è stato uno scisma minuscolo e spiritualmente irrilevante in Ucraina, finanziato con una piccola goccia dei 5 miliardi di dollari che l'ambasciata americana a Kiev ha speso per sovvertire il governo democratico in Ucraina.

Ora, oggi abbiamo un altro caso di un piano della CIA per introdurre lo scisma nella Chiesa ortodossa russa multinazionale, solo che questa volta il tentativo viene dall'interno della Russia. Ieri a Mosca è stato annunciato che un certo Evgenij Petrin, un ex dipendente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne, il cui capo è il metropolita Ilarion (Alfeev), è stato messo agli arresti per altri due mesi fino al 5 aprile, sotto accusa di tradimento e di passaggio di informazioni alla CIA. Arrestato nel giugno 2014 nel corso di un affare 'connesso con l'Ucraina', Petrin, che si scopre essere stato anche un maggiore dell'FSB (Servizio di sicurezza federale russo), nega tutto.

Secondo suo fratello Aleksej, Petrin ha lavorato per il Dipartimento della Chiesa nel 2013. Suo fratello ha spiegato che mentre vi lavorava, ha scoperto individui infiltrati nel Dipartimento che erano in realtà agenti della CIA occupati a fomentare lo scisma tra la Chiesa in Ucraina e il resto della Chiesa ortodossa russa. Suo fratello ha aggiunto che il loro piano era quello di indebolire l'influenza della Chiesa russa in Ucraina, provocando un conflitto tra la parte principale della Chiesa con sede a Mosca e quella in Ucraina. Secondo lui, uno degli organizzatori del piano era un certo Daniel Bilak, un dirigente dello studio legale internazionale CMS Cameron McKenna LLC, la cui compagnia rappresenta società straniere come la Shell e Exxon.

Qualunque sia la verità, è chiaro che almeno una spia degli Stati Uniti, e possibilmente più di una, è stata infiltrata nel Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne, e che la Casa Bianca è tuttora intenta a creare uno scisma all'interno della Chiesa ortodossa russa, al fine di promuovere i suoi piani per distruggere l'Ucraina. Così come ha protestantizzato il Vaticano poco più di cinquant'anni fa, in modo da renderlo altrettanto spiritualmente debole e malleabile quanto i gruppi protestanti, ora vuole fare lo stesso con tutte le Chiese ortodosse. Finora si è infiltrata solo in due di loro ad alto livello alto, ma ora sta cercando di fare lo stesso in quella che è di gran lunga la più grande Chiesa locale, quella russa.

 
Послание Архиерейского Синода Русской Зарубежной Церкви по случаю 100-летней годовщины трагических событий, связанных с революцией в России и началом эпохи безбожных гонений

От редакции: Как сообщили сегодня из канцелярии Архиерейского Синода, митрополит Восточно-Американский и Нью-Йоркский Иларион благословил, в связи с приближающейся 100-летней годовщиной явления «Державной» иконы Божией Матери, огласить нижеприводимое послание с церковных амвонов в Неделю 2-ую Великого поста.

Возлюбленные во Христе братия и сестры!

В этом году весь мир, и в первую очередь мы с вами, вспоминаем величайшую трагедию XX века, которая перевернула судьбы миллионов людей. Эта трагедия коснулась буквально каждой русской семьи, где бы она ни находилась. Мы вспоминаем столетие кровавой и разрушительной революции в России. Из-за предательства правительства и генералитета Государь был вынужден отречься от престола, и далее произошла цепь неминуемых событий: гибель государства, мученическая кончина Самого Государя и Августейшей Семьи, жестокая братоубийственная война, небывалые доселе в России гонения на Православную Церковь и на веру в Бога.

В 1909 году Петр Аркадьевич Столыпин сказал: «Дайте государству 20 лет покоя внутреннего и внешнего, и вы не узнаете нынешней России». Самому русскому премьер-министру оставалось жить около двух лет. Он был убит в присутствии своего Государя в киевском театре в 1911 году.

То, что Россия движется вперед буквально семимильными шагами, сознавали и далеко за пределами нашего Отечества, а именно в Соединенных Штатах Америки. В ноябре 1914 года вышел в свет примечательный номер журнала «National Geographic», посвященный России. Всесторонние социально-экономические исследования показывали, что ко времени, о котором говорил Столыпин, по всем основным показателям роста Россия выйдет на такой уровень, что ее уже будет не остановить. Остановила ее лишь организованная и поддержанная западными странами революция. Нашему отечеству не дали и 20-ти дней покоя. В этой связи следует помнить, что сегодняшняя неустанная травля России со стороны «западной цивилизации» существовала и 100 лет тому назад, да и много прежде. Миру была ненавистна Российская Империя, наследница Святой Православной Руси. Ни верность союзническому долгу, ни всегдашняя готовность Русских Государей к сотрудничеству не помогали. Характерно высказывание знаменитого британского политического деятеля лорда Палмерстона: «Как трудно жить на свете, когда с Россией никто не воюет». Высказывание это относится к середине ХIХ века, но, к сожалению, так и не было услышано.

А в самом начале ХХ века святитель Макарий (Невский), митрополит Московский и Коломенский, предостерегал: «Мы переживаем смутные времена. Бывали на Руси лихолетия, но тогда было не так худо, как теперь. Тогда были все за Бога, все желали знать, что Ему угодно, а теперь не то. Тогда были за Царя. Теперь опять не то. Теперь слышатся голоса хульные на Бога и замыслы против Помазанника Его...».

Образованные сословия в России, воспитанные в традициях, так называемого западничества, едва ли не с самоубийственным упорством толкали Россию в пропасть, всячески склоняя русский народ к отказу от своей веры, своего Царя и своего Отечества. Невольно приходят на ум слова псалмопевца Давида: «Рече безумен в сердце своем: несть Бог» (Пс. 13:1).

Но и в самые тяжелые времена гонений Господь не оставлял Свой народ. Так, в нынешнем же году мы отмечаем иной, никак не менее важный, 100-летний юбилей – восстановление патриаршества на Руси. Это произошло именно тогда, когда Предстоятель и Печальник за всю Русскую Церковь был особенно необходим. Интронизация святителя Тихона, Всероссийского Патриарха-Исповедника, состоялась 21 ноября/4 декабря 1917 года в Успенском соборе Московского Кремля, на праздник Введения во Храм Пресвятой Богородицы. Но еще прежде, в самый день отречения Помазанника Божия, Государя Николая Александровича, 2/15 марта 1917 года нашему народу был явлен дивный образ Божией Матери «Державной», как свидетельство того, что Пречистая Владычица не отнимает Своего попечения о страждущей России, издревле называемой Домом Пресвятой Богородицы.

Теперь же, когда по словам Святейшего Патриарха Московского и всея Руси Кирилла «Господь сменил гнев на милость в отношении России», всем русским людям дана от Него возможность возвратиться к своим православным корням. Нам сейчас необходимо осмыслить свою историю и понять те причины, по которым на Россию выпали тяжелые испытания. Одной из причин этих трагических событий есть плод забвения и небрежения к вере Христовой и отступление от богоустановленной власти. Нам ни в коем случае нельзя оправдывать виновников губительной революции. Одним из символов примирения русского народа с Господом могло бы служить освобождение Красной площади от останков главного гонителя и мучителя XX века и сокрушение поставленных ему памятников. Это все символы беды, трагедии и крушения нашей богоданной Державы. Так же следует поступить и с названием городов, областей, улиц, которые по сей день лишены их исторических наименований.

В годы лихолетья Русская Зарубежная Церковь всегда считала своим святым долгом высказывать всю правду о русской истории, что было невозможно в Отечестве, и, быть может, прежде всего напомнить русскому народу о крестном пути Новомучеников. Это не вопрос политики, как иногда полагают, а именно вопрос духовной совести. Нам, действительно, следует как можно лучше знать историю подвига Новомучеников и Исповедников Российских. И тогда, уповаем, русский человек сам, следуя велению совести, придет к убеждению, что в его богоспасаемой стране, нет более места символам богоборческой власти и именам богоборцев.

Десять лет тому назад, на Великом освящении храма на Бутовском полигоне, приснопамятный митрополит Лавр, обращаясь к собравшимся сказал: «Здесь земля обильно полита кровью мучеников и усеяна их костьми и да будет она престолом Христу Богу нашему. О гонителях же Церкви Христовой давно сказал пророк: "Видех грешника высящася яко кедр ливанский, и мимоидох, и се не бе и не обретеся место его (Пс. 36: 35-36)". Да изгладится память о них в сердцах людей, а Церковь Христова на русской земле да утвердится во век!».

Призываем всю нашу паству, равно и всех православных русских людей, во Отечестве и рассеянии сущих: берегите, как зеницу ока, врученный нам Господом дар – святую, спасительную Веру Православную, всегда памятуя слова Христовы: «Ищите же прежде Царства Божия и правды его...» (Мф. 6, 33). Аминь.

С любовью во Христе,

+ ИЛАРИОН,

Митрополит Восточно-Американский и Нью-Йоркский,

Первоиерарх Русской Зарубежной Церкви.

+ МАРК,

Архиепископ Берлинский и Германский.

+ КИРИЛЛ,

Архиепископ Сан-Францисский и Западно-Американский,

Секретарь Архиерейского Синода.

+ ГАВРИИЛ,

Архиепископ Монреальский и Канадский.

+ ПЕТР,

Архиепископ Чикагский и Средне-Американский.

+ НИКОЛАЙ,

Епископ Манхэттенский,

Заместитель Секретаря Архиерейского Синода.

 
Sulla nascita di nuove Chiese locali

Introduzione

La vita della Chiesa è attualmente nel caos a causa dei politici di questo mondo. Ma questa non è certo la prima volta. Supereremo il caos. Dio può far uscire luce dalle tenebre presenti: dopo l'eclissi alla crocifissione di Cristo venne la luce della risurrezione. La Chiesa russa e la Chiesa di Costantinopoli in particolare possono uscire rinnovate e purificate da questa situazione attuale. Perché se la Chiesa è viva, nuove Chiese locali saranno inevitabilmente fondate al di fuori delle patrie dell'Ortodossia. Ma quali sono i criteri per una Chiesa locale? Quali insidie ci sono da evitare? Ricordiamoci il significato attuale delle quattro definizioni essenziali della Chiesa di Dio, che rimangono altrettanto essenziali per ogni Chiesa locale come per l'intera Chiesa.

Una

La Chiesa è Una. Ciò significa che ogni Chiesa locale deve essere in comunione con tutte le altre. Se non sei in comunione, allora in qualche modo non fai parte della Chiesa, la tua fede ortodossa è carente. Per conoscere i limiti della Chiesa, basta chiedere agli altri se confessano l'unica Fede Ortodossa nel credo. O la confessano o non la confessano. La mancanza della confessione del Credo, stabilita per sempre nel IV secolo, è il motivo per cui il mondo cattolico/protestante romano, la cui prima parte fu fondata solo nell'XI secolo, si è separato dalla Chiesa ortodossa e così non è mai stato e mai sarà in comunione con lei.

Questo è anche in misura minore il tragico destino dei vecchi calendaristi e di altri esclusivisti come loro, tra i quali ci sono alcune persone sincere e pie, ma che non sono in comunione con il resto della Chiesa. Molti di loro, tragicamente, non vogliono essere in comunione con gli altri. Qui non stiamo parlando di persone che non vogliono essere in comunione con te personalmente o non ti riconoscono nemmeno a causa del loro odio personale, avidità o gelosia. Questo è un loro problema. Stiamo parlando di isolarti deliberatamente, isolarti dall'intera o anche da parti dell'intera Chiesa, il che significa che non hai un futuro a lungo termine e che alla fine, col tempo, morirai.

Essere in comunione con tutti gli altri significa anche che devi accettare entrambi i calendari che sono in uso nella Chiesa. Non dovresti commettere l'errore di molti nell'OCA nei primi giorni. Alcuni hanno mostrato aggressività nei confronti di coloro che usano il calendario tradizionale e li hanno persino derisi apertamente. Immediatamente hanno rotto l'unità della loro stessa Chiesa essendo esclusivi e così hanno perso molti a causa dell'OCA, che avrebbe dovuto diventare una Chiesa locale, riunendo tutti insieme. Invece di riunire, hanno espulso. Cinquant'anni dopo stanno ancora pagando il prezzo della follia della disunione causata dal loro disprezzo per gli altri più tradizionalisti di loro stessi. Ma questo funziona in entrambi i modi. Ciò che deve essere evitato è l'esclusivismo, perché disunisce.

Santa

La Chiesa è Santa. Ciò significa che lo spirituale, e non il materiale (ovvero il potere, il denaro e la proprietà), deve essere il vettore più importante nella vita della Chiesa sulla terra. Poiché la Chiesa è Una (vedi sopra), la fonte di quell'unità può essere solo nello Spirito Santo, lontano da ogni tipo di deviazioni umane. Ma cosa significano le parole 'lo Spirito Santo', che è invisibile? Lo Spirito Santo ci è rivelato e reso incarnato e visibile per noi negli atti dei santi. C'è chi chiama 'spiritualità' questa incarnazione dello Spirito Santo, la sua manifestazione visibile nella vita degli esseri umani e nella loro creazione. Questo è troppo vago per essere un termine della Chiesa. Il termine della Chiesa è 'ecclesialità'.

Chiesa significa la vita dello Spirito nei santi di Dio, i vecchi e i nuovi santi. La venerazione di tutti i santi, di tutte le epoche e di tutti i luoghi (in ogni nazione), non solo di uno o due santi (che possono produrre culti malsani) è la garanzia vitale della vita della Chiesa. Inoltre, la manifestazione dello Spirito Santo nella vita umana è l'autorità della Chiesa. Così, ci sono stati periodi nella vita della Chiesa in cui la voce di un solo santo ha portato la Chiesa. Pensiamo a sant'Atanasio il Grande e a san Basilio il Grande ai loro tempi, poi a san Leone il Grande, san Massimo il Confessore, san Simeone il Nuovo Teologo e san Gregorio Palamas.

Tuttavia, più recentemente, solo nel secolo scorso, ci sono stati san Nettario di Pentapoli, san Giovanni di Shanghai, san Giustino di Chelije e san Paisio l'Athonita. Sono stati santi e sono santi, nonostante tutte le voci dei cosiddetti 'personaggi ecclesiastici' che li hanno respinti e perseguitati. Pertanto, l'autorità della Chiesa russa nei suoi santi più antichi è stata confermata nei suoi nuovi martiri e nuovi confessori. Più o meno lo stesso si può dire di tutte le Chiese locali che hanno subito persecuzioni nel secolo scorso e hanno prodotto nuovi martiri e nuovi confessori.

Cattolica

La Chiesa è Cattolica. Ciò non significa che la Chiesa sia un'istituzione centralizzata come il cattolicesimo romano. Significa che la Chiesa rimane essenzialmente, nel suo ethos spirituale, la stessa in tutti i luoghi e in tutti i tempi, ma sotto altri aspetti, nella lingua e nei costumi, può essere enormemente varia. Ciò significa che non accettiamo innovazioni che contraddicono la Tradizione sempre nuova, ma accettiamo le ispirazioni rinnovatrici dello Spirito Santo che ravvivano e danno senso alla nostra vita attraverso le azioni dello Spirito Santo per il nostro tempo.

'Cattolico' significa anche che la Chiesa è multinazionale – la Chiesa è per tutti. La Chiesa non ha ideologie nazionali, qualunque cosa possano dichiarare alcuni individui. Tale razzismo (in greco, filetismo) con il suo sbandieramento non fa parte della vita della Chiesa, qualunque cosa possano fare e pensare alcuni individui. Le ideologie sono sempre divisive, ma la Chiesa è unificante. Questo è ciò per cui preghiamo nella grande litania: "Per la pace del mondo intero, la prosperità delle sante Chiese di Dio e l'unione di tutti (gli ortodossi), preghiamo il Signore".

Non incoraggiamo né partecipiamo a guerre offensive contro altre razze o le loro lingue e non prendiamo in giro gli altri né ci sentiamo superiori a loro. (Anche se possiamo difendere gli altri dagli aggressori). Cristo chiama tutti a riunirsi nell'unità nella diversità. Ci accetta così come siamo, spingendoci solo a vivere senza peccato, dobbiamo accettarci l'un l'altro così come siamo, prima di poter migliorare noi stessi. Non vogliamo un'organizzazione dittatoriale, oppressiva e centralizzata, come vogliono gli "ortodossi" (in realtà eterodossi) di mentalità politica e secolarista, perché dovremmo essere uniti nella Fede e dalla Fede. Questo dovrebbe bastare. La nostra unità non è necessariamente esteriore, ma è interiore, reale e spirituale.

Apostolica

La Chiesa è Apostolica. Ciò significa che la Chiesa rimanda agli apostoli e alla vita apostolica, la vita del missionario. Apostolico significa anche apolitico, in quanto gli apostoli non erano vincolati ad alcuno Stato e operavano sia all'interno che all'esterno dell'Impero Romano. È stato così nel I secolo, ma anche nel secolo scorso, per esempio nel caso di san Nicola del Giappone, uguale agli Apostoli, che durante la guerra giapponese contro la Russia nel 1904-1905 si è semplicemente isolato e non è stato in alcun modo anti-giapponese. Si è tenuto fuori dalla politica. La Chiesa non deve essere allineata con qualche ideologia politica, sia di sinistra che di destra, men che meno con l'ideologia di qualche Stato straniero.

Questo è stato il principio dell'emigrazione russa, dove l'indipendenza temporanea della Chiesa è stata dichiarata durante il periodo sovietico, quando le autorità della Chiesa all'interno della Russia sono state scandalosamente costrette ad esigere l'asservimento politico allo Stato ateo da parte di coloro che vivevano in libertà al di fuori di esso. Una parte dell'emigrazione si è dichiarata autonoma e un'altra, più piccola, si è rifugiata sotto il Patriarcato di Costantinopoli. Allo stesso modo oggi gran parte della Chiesa russa è stata costretta a dichiarare l'indipendenza (Ucraina, Lettonia), piccole parti sono state costrette a rifugiarsi in altre Chiese locali (Inghilterra, Olanda, Francia, Germania, Italia).

È sempre scioccante quando le Chiese di Stato escono allo scoperto e dicono pubblicamente ai loro fedeli per quale partito politico votare alle elezioni. Io l'ho visto nella Chiesa di Grecia. Altrettanto scioccanti sono state le elezioni del 2020 negli USA, quando l'arcivescovo greco ha appoggiato il Partito Democratico, facendosi addirittura fotografare con il futuro presidente Biden. Ha letteralmente detto alla sua gente per chi votare. Tuttavia, è ugualmente scioccante quando un'ideologia di destra è sostenuta da vescovi di altri gruppi ecclesiali. Ci sono parrocchie e diocesi piccole e introverse che non accettano coloro che non hanno le stesse opinioni politiche dei loro leader totalitari. Così i fedeli sono costretti ad abbandonarli, semplicemente perché desiderano la fede e la libertà.

Conclusione

La Chiesa è e rimane Una, Santa, Cattolica, Apostolica, qualunque cosa dei semplici uomini cerchino di farla diventare. La Chiesa è tutte e quattro queste cose insieme. Per esempio, un gruppo può essere multinazionale, ma se è fuori comunione con il resto della Chiesa, o se ha rinunciato alla Tradizione, o se ha sostituito la santità con qualche ideologia politica, di sinistra o di destra, non fa parte della Chiesa. Ci sono alcuni tra noi in tutte le giurisdizioni, senza eccezioni, che stanno cercando di costruire una Chiesa locale. Perché non ci siamo ancora riusciti? Semplicemente perché non c'è stata abbastanza unità, santità, cattolicità e apostolicità e invece c'è stata disunione, rifiuto dei santi, ideologia nazionale e politica. Oggi è un momento del genere. Ma alla fine noi vinceremo e coloro che si preoccupano solo del potere, del denaro e della proprietà saranno vinti, perché lo Spirito non è con loro, e nuove Chiese locali nasceranno nonostante loro.

 
Arrivederci in cielo, padre Marco

Nella notte tra il 19 e il 20 agosto, l'archimandrita Marco (Davitti) si è addormentato nel Signore. Ringraziamo chi ha accolto l'appello alla preghiera per lui in questi ultimi giorni di vita terrena, e invitiamo, ancora e ancora, a pregare perché il Signore gli dia il riposo insieme ai giusti e una gloriosa risurrezione.

Eterna memoria, archimandrita Marco!

 
I parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina si uniscono in un'organizzazione per difendere la loro fede e i loro valori

la processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina a Kiev. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

"Miriane" ("Laici") invita i credenti della Chiesa ortodossa ucraina a smettere di essere una maggioranza silenziosa e invisibile e ad assumere una posizione attiva – per la fede, i valori tradizionali e la Chiesa.

In Ucraina è apparsa l'Unione pubblica "Miriane" ("Laici"), un progetto su larga scala volto a unire i credenti attivi della Chiesa ortodossa ucraina, non indifferenti al futuro del Paese e della Chiesa.

"Oggi viviamo in un mondo in cui spesso sotto le idee chiare ci sono oscure intenzioni di pervertire i bisogni e i valori umani fondamentali. L'ideologia occidentale, estranea alla cultura tradizionale ucraina, con il pretesto di combattere la disuguaglianza di genere e ogni discriminazione, ci impone l'accettazione di orientamenti sessuali non tradizionali, di matrimoni tra persone dello stesso sesso e della totale promiscuità sessuale. Spiegheremo in modo dettagliato e chiaro come è portato avanti questo progetto e come proteggere noi stessi e i nostri cari da esso, ma, soprattutto, forniremo un'alternativa informativa con le nostre iniziative educative e creative.

Noi, laici della Chiesa ortodossa ucraina, vogliamo proteggere il nostro mondo, le nostre famiglie, i nostri figli da questo caos di immoralità e di decadenza spirituale. E noi abbiamo un dovere di proteggere! Come? È molto semplice: unendoci e prendendo una posizione attiva – per la nostra fede, per i nostri valori, per la nostra Chiesa. Se queste parole vi risuonano nel cuore – vi aspettiamo!", si legge nel messaggio sulla pagina del progetto "Miriane" su Facebook .

La piattaforma Internet "Miriane" si svilupperà in diversi ambiti:

  • Educazione: un'opportunità per conoscere la fede ortodossa e accedere ai più moderni programmi educativi in ​​un formato conveniente e familiare per gli utenti di Internet – adulti e bambini; corsi online, webinar, accesso alla letteratura didattica (scienze umane e naturali, storia, retorica, diritto divino e teologia, con i migliori insegnanti).
  • Creatività: creazione di una varietà di contenuti video che risponderanno alle domande più importanti: "Chi siamo e dove andiamo?"; copertura di temi sociali acuti, creazione e organizzazione di eventi tematici.
  • Notizie importanti: informare tempestivamente su eventi e processi importanti per i laici nella vita pubblica e ecclesiale del Paese e del mondo.
  • Protezione di diritti e valori: un centro di coordinamento 24 ore su 24, 7 giorni su 7, dove i credenti uniscono le forze per difendere i propri diritti e promuovere il cambiamento nella società e nello stato a tutti i livelli, dal locale al nazionale.
  • Assistenza legale urgente per laici e clero: un comodo catalogo di algoritmi di azione e forme di documenti ufficiali per situazioni tipiche, un servizio di consultazione online di testi di domande e risposte, supporto completo per casi difficili.

L'iniziatore del progetto e il capo dell'ONG "Miriane", il giornalista e credente ortodosso Vasilij Makarovskij, invita tutte le persone che la pensano allo stesso modo a unirsi e inviare le loro idee.

"Non c'è bisogno di essere un giornalista per vedere cosa sta succedendo intorno alla nostra Chiesa, quando vari politici e giornalisti inventano sempre più bugie sulla nostra Chiesa, la infangano, inventano leggi anti-ecclesiali. <...> Possiamo parlarne a lungo in cucina o scrivere post arrabbiati su Facebook, ma per noi non è ora di cambiare qualcosa? Dobbiamo assumerci la responsabilità per il nostro futuro, per il futuro dei nostri figli, altrimenti lo farà qualcun altro.

Il progetto 'Miriane' unirà tutti i cristiani ortodossi attivi in ​​Ucraina che sono pronti a difendere la loro fede, i loro valori e il loro futuro. Partecipate, partecipate al lavoro con le vostre idee e la vostra partecipazione. Qualcuno pensa che non esistiamo, o che ci siamo semplicemente addormentati. Dimostriamo che si sbagliano. È ora di svegliarci!" ha sottolineato Vasilij Makarovskij nel suo videomessaggio.

Tutti coloro che sono interessati al progetto sono invitati a iscriversi alle pagine di "Miriane" sui social network (Facebook, YouTube, Instagram, Telegram), nonché a condividere le proprie idee per telefono (+380684009759) o e-mail: info@mirane.org.

"Miriane non è solo un progetto online. Non si tratta solo di pagine di social media e canali di messaggistica. Miriane siamo io e voi. Se queste parole risuonano nel vostro cuore, vi stiamo aspettando! Chiamateci, scriveteci, inviate idee, unitevi a noi. Aspettiamo attivisti!", invita i fedeli l'Unione Pubblica "Miriane".

 
L'inutile accordo che tutti volevano

Devo dire che sono al tempo stesso divertito e inorridito dalla reazione completamente esagerata della maggior parte dei commentatori a quello che potremmo anche chiamare l'Accordo di Minsk numero 2 (AM2). A quanto pare, l'analisi è stata abbandonata del tutto e ora è stata sostituita con iperboli e dichiarazioni vocifere, ma vuote. Leggendo alcune delle osservazioni fatte qui, si potrebbe perdonare chi pensa che in qualche modo la guerra in Ucraina sia finita e che l'impero anglo-sionista, aiutato da Putin, Surkov e un esercito anonimo ma sinistro di oligarchi russi, abbia appena inflitto un terribile e definitivo colpo al sogno della Novorossija.

Ma cosa sta succedendo qui? Sono impazziti tutti?

In parte, questo è dovuto al fatto che in questo accordo si può leggere tutto e il contrario di tutto (di questo parleremo più avanti), e anche al fatto che i media occidentali dovevano semplicemente presentare un qualsiasi accordo come un trionfo della forza di volontà, della diplomazia e delle sanzioni della parte occidentale. Tutto questo è una sciocchezza assoluta, naturalmente, ma questo è quello che ottenete con l'esposzione ai media corporativi. Quindi cerchiamo di mettere da parte tutto il baccano e di usare il cervello per *pensare* realmente.

In primo luogo, vorrei ricordare a tutti che la giunta ha finora rotto ogni singolo accordo in cui si è impegnata. Ogni singolo accordo. E non c'è assolutamente alcuna ragione per credere che questa volta tutto cambierà.

In secondo luogo, Poroshenko può promettere tutto ciò che vuole, ma il vero potere nella "Ucraina indipendente" è nelle mani dello Zio Sam e dei "maidanisti" da lui controllati.

In terzo luogo, perché pensate che Merkel e Hollande abbiano improvvisamente sentito un potente stimolo a "grattarsi il prurito diplomatico" e abbiano deciso di intervenire? Questo bisogno improvviso di negoziare potrebbe avere qualcosa a che fare con un luogo chiamato Debaltsevo? Se sì, che cosa dice l'AM2 su Debaltsevo? Proprio così. *Niente*.

In quarto luogo, l'accordo non è stato nemmeno firmato da Poroshenko, ma da Kuchma a nome dell'Ucraina.

Quinto, controllate questa sezione:

9. Restauro del pieno controllo sul confine di stato dell'Ucraina da parte del governo in tutta la zona del conflitto, che dovrebbe iniziare dal primo giorno dopo le elezioni locali ed essere completato dopo un accordo politico globale (elezioni locali in alcune zone delle regioni di Donetsk e Lugansk sulla base della legge dell'Ucraina e di una riforma costituzionale) alla fine del 2015, soggetta al paragrafo 11 – in consultazione e accordo con i rappresentanti delle singole aree delle regioni di Donetsk e Lugansk nel quadro del gruppo di contatto tripartito.

Vedete anche voi quello che vedo io? Lasciate perdere il fatto che il confine dovrebbe tornare sotto il controllo di Kiev solo dopo che "qualcosa" sarà accaduto, e controllate invece il "qualcosa" in sé: una riforma costituzionale in consultazione e accordo con i leader della Novorossija!!!! Qualcuno crede seriamente che la Rada parteciperà a qualcosa di anche lontanamente simile a questo? Ljashko? Farion? Tjagnibok e Jarosh che lavorano tutti assieme con le "dorifore subumane" del Donbass per cambiare la Costituzione ucraina? Ovviamente no!

Così finora, cerchiamo di riassumere il tutto. L'AM2 è stato:

1) firmato da una persona senza alcuna autorità

2) per conto di una giunta priva di poteri

3) non dice una parola sul motivo principale per l'incontro a Minsk

4) contiene sezioni chiaramente impossibili

Allora, vi sembra un testo brillante?

A dire il vero, vi è un breve punto del documento che contiene un elemento realistico: un cessate il fuoco seguito da un ritiro delle armi pesanti. Questo è tutto. Il resto è una sciocchezza. Guardate voi stessi:

# 4: elezioni locali organizzate insieme dalla giunta e dai novorussi. sciocchezza

# 5: indulti e amnistie. Amnistia coperta per tutti i crimini di guerra (tra cui l'MH-17 e la "grigliata" di Odessa). Disgustoso.

# 6: scambio di "tutti per tutti". Tranne per il fatto che, delle persone nelle mani della giunta, la maggior parte è morta da tempo.

# 7: assistenza umanitaria. Dichiarazione vuota, l'assistenza è già in arrivo.

# 8: pagamento delle pensioni: la giunta non ha comunque i soldi. Non accadrà.

# 9: riforma costituzionale. Non accadrà

# 10: ritiro di tutte le forze straniere. Sciocchezza: quelli che ci sono (i paesi della NATO) rimarranno, quelli che non ci sono (i 9000 soldati russi) non possono "ritirarsie", perché tanto per cominciare non sono lì.

# 11: la riforma costituzionale tra cui la creazione di "una milizia popolare". Ma che ridere: a quanto pare, questo sarà il nuovo nome delle forze armate della Novorossija.

# 12: elezioni, se tutto quanto sopra avviene prima. Dato che non avverrà, non ci saranno.

# 13: creazione di "gruppi di lavoro". Va bene. Continuate a sognare.

Il fatto è che la parte più interessante dell'AM2 non è quello che dice, ma quello che non dice:

1) non una parola su Debaltsevo

2) non una parola sulla giunta che si sieda realmente a negoziare con le autorità novorusse

3) non una parola sul futuro status dell'Ucraina

4) non una parola sull'economia ucraina (che è ancora in caduta libera)

5) non una parola su eventuali forze di pace (che sono indispensabili per far durare qualsiasi cessate il fuoco)

6) neppure una parola sul fatto che i novorussi non sono "terroristi", ma un popolo in cerca di un'indipendenza nazionale. Poroshenko non ha ancora parlato direttamente con loro.

È possibile che questi problemi siano stati, di fatto, discusse, ma ciò non sarà rivelato al grande pubblico. Ci potrebbero essere clausole segrete nell'AM2. Tuttavia, è almeno altrettanto probabile che questi temi siano stati discussi e che non sia stato trovato alcun accordo di sorta, e che di conseguenza siano stati accantonati.

Ma allora, se niente di veramente importante è stato deciso, perché ognuno ha partecipato a questo esercizio? Semplice: ognuno ne ha ricavato qualcosa (assumendo che tutte le parti dell'AM2 siano effettivamente messe in pratica):

1) I novorussi:

a) un arresto degli attacchi terroristici da parte della giunta sulle città della Novorossija

b) il riconoscimento della linea del fronte

c) la garanzia che il voentorg rimarrà aperto (controllo della frontiera)

d) il tempo di mobilitare e addestrare i loro previsti 100.000 uomini in più

e) il riconoscimento da tutte le parti (compresi gli europei), che meritano uno status speciale.

2) Poroshenko:

a) il sostegno evidente e simbolico dei leader mondiali

b) un arresto dell'avanzata dei novorussi

c) una vaga speranza che le forze della giunta saranno autorizzate a lasciare il calderone di Debaltsevo

d) soldi dal FMI (non abbastanza, ma meglio di niente).

3) Merkel e Hollande:

a) l'illusione della pertinenza di una politica estera europea

b) la speranza (probabilmente sbagliata) di fermare i pazzi americani

c) la speranza di un allentamento della guerra economica con la Russia (Mistral?).

4) Putin:

a) il diritto di controllare il confine fino a quando saranno fatte le riforme costituzionali, in altre parole ad aeternum.

b) il riconoscimento che senza di lui nessuna soluzione può essere trovata

c) la speranza di un certo allentamento delle sanzioni.

Ognuno ha ottenuto quel che voleva e se ne è andato con un sorriso sulle labbra. Buon per loro, ma niente di tutto questo farà qualcosa per risolvere davvero il conflitto o anche solo per iniziare a cercare una soluzione.

La realtà è che nulla è accaduto a Minsk, almeno nulla di importante. I novorussi hanno vinto l'ultima battaglia (ancora una volta) giungendo in una posizione di forza e hanno fatto promettere alla giunta di fermare i bombardamenti pazzi, e dal momento che Debaltsevo non è stata nemmeno menzionata, mi sembra un segno che alle forze della giunta sarà permesso di ritirarsi in silenzio purché lascino le loro armi alle spalle. Così il calderone di Debaltsevo sarà controllato dalla Novorossija. Putin ha ottenuto il riconoscimento politico e almeno la speranza di non ricevere più sanzioni (ricordate che dopo il primo accordo di Minsk l'Unione Europea ha immediatamente imposto altre sanzioni contro la Russia). Anche gli europei anno avuto, soprattutto buone relazioni pubbliche, e il grande sconfitto è sicuramente Poroshenko che ora ha il compito ben  poco invidiabile di "vendere" l'AM2 a una Rada totalmente follr (che, tra l'altro, sta valutando una proposta di legge da parte di Poroshenko per rendere reato penale la negazione della aggressione russa contro l'Ucraina).

Conclusione:

Proprio come in una partita a scacchi, il tempo è un fattore critico. L'AM2 ha dato a tutti un po 'di respiro, ma il conflitto riprenderà, e l'unica cosa che si fermerà questo conflitto sarà un doppio crollo dell'economia ucraina e delle forze armate ucraine, cosa che a quanto credo accadrà molto probabilmente quest'estate. Fino ad allora, il conflitto sarà più o meno congelato, anche se crederò a un ritiro dei sistemi di bombardamento della giunta solo se e quando lo vedrò. Inoltre, ricordate che si può benissimo combattere con carri armati, mortai e fanteria.

Il Banderastan nazista e la Novorussia sono due diversi progetti di civiltà che non possono e non potranno mai coesistere sotto lo stesso tetto. Sì, per ragioni tattiche ci potrebbe essere la necessità di far finta che questo sia possibile, ma la realtà è che non sarà. L'unico modo per mantenere la Novorossija all'interno dell'Ucraina è di denazificare quest'ultima, e finché questo non sarà stato fatto, la Novorossija non farà mai ritorno in Ucraina. Questo è un fatto serio che nessuno in Occidente è disposto ad accettare. A Kiev, lo capiscono molto bene, ma la loro "soluzione" è di svuotare la Novorossija dai novorussi e di dare a questo Lebensraum tanto necessario alla razza padrona degli "ukri" dell'Ucraina occidentale. E questo è qualcosa che la Russia non permetterà mai. Ciò lascia solo due possibili esiti: l'Unione Europea si arrende e l'Ucraina è denazificata, o gli Stati Uniti iniziano una guerra su vasta scala contro la Russia in un disperato tentativo di impedire quel risultato.

Due altre cose che voglio menzionare qui:

In termini puramente militari il ritiro dei sistemi pesanti è a tutto vantaggio della Novorossija. Ricordate che Kiev ha utilizzato questi sistemi per cercare di terrorizzare la popolazione novorussa mentre i novorussi hanno usato la loro artiglieria per cercare di sopprimere l'artiglieria della giunta. I novorussi non avrebbero mai usato la loro artiglieria per attaccare perché stavano liberando la loro terra e non volevano uccidere i propri civili. Quindi, in altre parole, se entrambe le parti rtirano davvero le loro armi pesanti la giunta perderà una capacità cruciale mentre i novorussi ne perderanno una quasi inutile.

Un breve messaggio a quelli che dicono che "Putin ha svenduto la Novorossija": ragazzi, ho ignorato la vostra ripetizione mantrica di slogan infondati su Putin il "traditore" e le "pugnalate alle spalle" e tutto il resto, ma vi dirò che nessuno di voi è mai stato in grado di fare un'analisi coerente, basata sui fatti e sostenuta dalla logica, per dimostrare queste tesi. Penso che la ripetizione dei mantra vada molto bene lo yoga, ma su questo blog non vi fa sembrare più intelligenti. Vi lascio postare qui, "e perché no?", ma per favore non confondete questa tolleranza con un segno di rispetto per le sciocchezze che state vomitando. Il motivo principale per cui non sto a sfatare le vostre sciocchezze è che il tempo farà un lavoro molto migliore di quello che potrei fare io, e che vi farà più male quando sarete smentiti non dal mio ragionamento, ma da fatti indiscussi (proprio come quelli che urlavano che Putin aveva tradito Assad e la Siria privandoli, cito, "del loro unico deterrente contro le armi nucleari israeliane"). In ogni caso, se è necessario, continuate con il vostro mantra, ma vi prego di essere consapevoli del fatto che questo vi fa sembrare molto immaturi. E visto che ci sono ancora alcuni blog che sostengono la stessa posizione (anche se sono sempre di meno), potreste prendere in considerazione l'idea di pubblicare su quei blog i vostri commenti. Là ogni slogan, soprattutto se espresso con una virile e categorica mancanza di sfumature, vi procurerà una standing ovation. Perché soffrire qui quando ci sono quei "cieli di consenso" là fuori? Pensateci :-)

Saluti,

Saker

 
La Chiesa bulgara: non creeremo una divisione nel mondo ortodosso sulla questione macedone

membri della commissione della Chiesa ortodossa bulgara e della Chiesa scismatica macedone all'incontro di Sofia a dicembre. foto: bg-patriarshia.bg

Il sito ufficiale della Chiesa ortodossa bulgara ha pubblicato una dichiarazione di sua Eminenza il metropolita Naum di Ruse, che chiarisce la posizione del Santo Sinodo sulla questione della "Chiesa ortodossa macedone" scismatica, sottolineando che non causerà uno scisma nel mondo ortodosso su questo punto.

La Chiesa macedone aveva fatto appello alla Chiesa bulgara a novembre per aiutare a normalizzare la sua situazione canonica e diventare una Chiesa autocefala riconosciuta. La Chiesa bulgara ha accettato di aiutarla, provocando reazioni negative da parte delle Chiese serba, greca e costantinopolitana.

Quest'ultima dichiarazione della Chiesa arriva in risposta alle polemiche e alle proteste che sono sorte dopo che il Sinodo ha annunciato che non avrebbe mandato una delegazione a partecipare alle celebrazioni della Chiesa macedone per il 1000° anniversario dell'Arcivescovado di Ohrid.

La decisione li ha fatti etichettare come "traditori nazionali" da alcuni che vogliono vedere avvicinarsi le chiese e le nazioni dei bulgari e dei macedoni.

Nella dichiarazione pubblicata, il metropolita Naum spiega a nome del Santo Sinodo:

1. I vescovi non hanno mai avuto l'intenzione di abbandonare la storia plurisecolare e la dignità canonica della Chiesa bulgara come successore della storica arcidiocesi bulgara di Ohrid, indipendentemente dall'attuale situazione politica che ha Ohrid entro i confini della Macedonia;

2. Il Sinodo non ha inviato rappresentanti alla celebrazione dell'anniversario degli scismatici perché ciò costituirebbe effettivamente un "tradimento nazionale", in quanto la partecipazione all'evento sarebbe un implicito riconoscimento delle pretese della chiesa macedone come successore dello storico Arcivescovado di Ohrid;

3. I vescovi bulgari si sforzano di preservare la loro identità nazionale con dignità e allo stesso tempo difendono i decreti canonici della santa Ortodossia, "non consentendo alcuna deviazione dall'unità della Chiesa santa, cattolica, apostolica";

4. L'idea che la Chiesa bulgara possa riconoscere da sola la Chiesa macedone senza paura di uno scisma nel mondo ortodosso è deficitaria e subdola, e non è all'altezza della dignità dei cristiani ortodossi;

5. La lettera originale dell'arcivescovo Stefan di Skopje della Chiesa scismatica macedone non dice che essi riconoscono la Chiesa bulgara come la loro Chiesa madre, ma che la riconosceranno come loro madre solo se i bulgari riconosceranno per la prima volta i macedoni come autocefali. "Il loro desiderio, pertanto, non è privo di condizioni", conclude la dichiarazione.

 
Perché gli africani sono entrati nella Chiesa ortodossa russa?

PARTE I

Archimandrita Mark Hule – Nigeria

È divenuto molto importante, come coordinatore nazionale della Chiesa ortodossa russa in Nigeria, raccontare al mondo che l'Africa ha avuto un grande beneficio dalla presenza della Chiesa ortodossa russa in Nigeria, e questo può essere elencato in molti modi: siamo sfuggiti al modernismo, siamo sfuggiti al papismo, siamo sfuggiti allo scisma, e secondo la tradizione, l'ethos e la prassi ortodossa, lo scisma è una diretta soppressione degli insegnamenti dei Padri della Chiesa. Prima dell'arrivo della Chiesa ortodossa russa, altre giurisdizioni come il Patriarcato d'Alessandria ci stavano velocemente conducendo a modernismo, ecumenismo e scisma. Il modernismo fa seguire il mondo: dovrebbe essere la Chiesa a cambiare il mondo, e non il mondo a cambiare la Chiesa. L'ecumenismo fa lasciare i veri insegnamenti della fede ortodossa e li diluisce con gli insegamenti di altre chiese filo-occidentali. Il papismo pretende autorità superiore sugli altri patriarcati, e i poteri di tutto l'ecumene della Chiesa, arrogandoseli per se stesso. Quanto allo scisma, c'è stata una forte deviazione da consenso dei Padri della Chiesa quando il Patriarcato d'Alessandria con tutti i suoi vescovi ha riconosciuto la chiesa ucraina sotto Dumenko senza aver consultato il clero africano. Ma con l'arrivo della Chiesa russa, noi africani abbiamo iniziato a scoprire che possiamo essere consultati, che le nostre idee contano molto nell'amministrazione delle cose. Così, cari fratelli e sorelle, voglio dire a tutti che l'arrivo della Chiesa ortodossa russa è stato opportuno, perché ci ha tolti dallo scisma, a causa della grave deviazione del Patriarcato d'Alessandria dagli insegnamenti dei Padri della Chiesa, del riconoscimento di chi era stato deposto da lungo tempo dal posto di guida della Chiesa ortodossa ucraina, dell'invasione di un territorio che apparteneva alla Chiesa russa contro i canoni della fede ortodossa. Noi africani siamo stati trascinati in mezzo a queste faccende senza una dovuta consultazione, e quando abbiamo sollevato la questione, poiché la conosciamo e abbiamo udito e letto come il patriarca d'Alessandria era inizialmente opposto, ma col tempo è stato sedotto da qualunque mezzo diabolico che gli è stato presentato davanti, e ha velocemente fatto marcia indietro e riconosciuto ciò a cui si era opposto, con totale stupore di noi africani e del resto del mondo ortodosso. Quando abbiamo sollevato la questione, alcuni di noi sono stati ostracizzati, perché osavamo discutere ciò che essi pensavano che avremmo dovuto accettare a scatola chiusa. Si sono rifiutati di istruirci, ma l'Esarcato russo d'Africa ci ha dato una piena opportunità di essere istruiti! Abbiamo avuto istruzione spirituale: molti dei nostri figli sono stati inviati all'estero, gli altri stanno facendo corsi online che li aiutano spiritualmente; stiamo ricevendo benefici da programmi di intervento umanitario che sono giunti nella crisi della carestia, di cui sono un diretto partecipante e beneficiario. Molti altri che non sono neppure cristiani ortodossi sono stati sfamati. Così voglio dire a noi africani e a tutti i fratelli nel resto del mondo che la venuta della Chiesa russa ci ha salvati prima di tutto dallo scisma, il peccato più grande che la Chiesa abbia mai riconosciuto (quando spezzi la Chiesa, non trovi al di fuori alcuna salvezza). La salvezza dallo scisma è il più grande beneficio che noi africani abbiamo ottenuto, perché è la nostra salvezza spirituale. Ci sono altre questioni di istruzione spirituale che ci aiutano ad affrontare il mondo secolare, le questioni di aiuto pratico e il dono di rispetto di noi stessi e della nostra dignità attraverso le consultazioni.

Sacerdote Laurent Sakwa – Tanzania

I popoli dell'Africa hanno perso la speranza nella Chiesa d'Alessandria da quando il patriarca Theodoros ha riconosciuto gli scismatici dell'Ucraina. Molti africani non hanno capito perché il patriarca Theodoros ha deciso di unirsi agli scismatici dell'Ucraina riconoscendoli. Io sono uno degli africani che avevano firmato la lettera al patriarca Theodoros per chiedergli di cambiare la sua posizione nel 2019. Ma sfortunatamente il patriarca ha ignorato la nostra richiesta. Questo gesto è stato molto doloroso per gli africani. Così, a causa della decisione del patriarca Theodoros e della sua noncuranza per la nostra richiesta di un cambiamento di posizione, abbiamo deciso di chiedere a sua Santità il patriarca Kirill di Mosca la benedizione di ricevere gli africani che non vogliono vivere sotto agli scismatici. Così, come africano, penso che l'apertura della giurisdizione della Chiesa ortodossa russa in Africa sia un buon progetto a beneficio dei popoli africani, che li aiuterà a crescere nella vita spirituale: molti africani sanno che la Chiesa ortodossa russa è una vera Chiesa di Cristo, che mantiene gli insegnamenti degli apostoli e dei santi Padri. Credo che molti africani entreranno nella Chiesa ortodossa russa, a beneficio delle nostre anime. I greci sono qui da molti anni, ma finora sono stati qui per i propri affari, sono stati qui per prendere fotografie di persone povere e per mostrare ad alcuni come fare denaro, ma senza aiutare queste persone a crescere nella vita spirituale. Noi africani abbiamo bisogno di crescere nella vita spirituale, abbiamo bisogno di conoscere la dolcezza degli insegnamenti ortodossi, abbiamo bisogno di conoscere la luce di Cristo. Per questa ragione abbiamo bisogno che la Chiesa ortodossa russa venga in Africa, perché crediamo che ci aiuterà in queste materie; per questo diamo il benvenuto alla Chiesa ortodossa russa e siamo felici nel nostro cuore di essere nella Chiesa ortodossa russa. Ringraziamo Dio per questa benedizione e perché sua Santità il patriarca Kirill ha deciso di ricevere gli africani nel suo patriarcato. Così oggi molti africani sono davvero felici. Ogni giorno cresce il numero di persone che chiedono di unirsi a noi, e noi ne siamo felici.

Sacerdote Vasiliy Randrianaivo – Madagascar

Nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito. Amen. Il mio nome è padre Vasiliy Randrianaivo. Oggi vorrei offrire la mia spiegazione e sottolineare come l'apertura della giurisdizione della Chiesa ortodossa russa qui in Africa sia una cosa buona e come abbia portato molto beneficio per la popolazione africana, soprattutto in Madagascar. Quando abbiamo sentito che il patriarca d'Alessandria e il nostro vescovo locale hanno deciso di entrare in comunione con la chiesa scismatica dell'Ucraina siamo rimasti molto preoccupati, perché conosciamo molto bene il pericolo della comunione con una chiesa scismatica. Alcuni hanno detto, e molte volte, che siamo passati alla Chiesa ortodossa russa per amore del denaro, ma oggi vorrei dirvi che non è vero. Ho una cosa da dirvi: un vescovo greco, che oggi sta lavorando in Grecia, ci ha suggerito di tornare dal nostro precedente vescovo, e quando avessimo accettato di farlo, ci avrebbe fatto avere una paga di 20 mesi di salario. Ma noi non lo accetteremo mai, perché non è una questione di denaro, ma una questione di coscienza. Il vescovo e il patriarca d'Alessandria hanno scelto il loro sentiero di entrare in comunione con una chiesa scismatica. Noi sappiamo bene che questo non è giusto. Ora stiamo lavorando nel decanato del Madagascar dell'Esarcato d'Africa della Chiesa ortodossa russa: stiamo lavorando con gioia e con felicità. Ci sentiamo molto felici e liberi: questa non è solo la mia opinione, prima di fare questo video mi sono consultato con i nostri sacerdoti del decanato del Madagascar. Grazie, e che Dio benedica la Chiesa ortodossa russa!

Sacerdote Titus Kipngeny – Kenya

Gloria al Padre, al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen. Io sono il reverendo padre Titus dal Kenya e desidero esprimere e confermare la mia sensazione interiore che non ho rimpianti di essere nella Chiesa ortodossa russa. Siamo molto felici, io e la mia famiglia e anche i miei parrocchiani e tutti i miei fratelli che si sono uniti alla Chiesa ortodossa russa. Ecco i motivi per cui io mi sono unito alla Chiesa ortodossa russa. Il primo è un motivo canonico: il coinvolgimento da parte della gerarchia alessandrina nello scisma dell'Ucraina e l'accettazione e il riconoscimento degli scismatici sono stati un grande errore e noi non potevamo farne parte, così mi sono trasferito perché dovevo conservare la mia fede canonica in seno alla Chiesa ortodossa. Secondo: mi sono trasferito a causa di negligenza e segregazione al Patriarcato d'Alessandria. Terzo: a causa di amministrazioni e decisioni ecclesiastiche carenti, dittatoriali e ingiuste in materia di inclusione. Quarto: a causa di carenze nella cura spirituale, pastorale e sociale. Quinto: a causa d'una carente istruzione e motivazione teologica per il clero e per ogni africano interessato, inclusi i laici. Queste sono alcune tra le molte ragioni che ci hanno spinto a unirci alla Chiesa ortodossa russa. Dalla creazione della giurisdizione della Chiesa ortodossa russa in Africa, noi africani abbiamo ricevuto un'altra opportunità. Ne trarremo beneficio perché abbiamo qualcuno che ci ascolta e dimostreremo i nostri punti di vista, la nostra coscienza, il nostro amore.

Sacerdote David Lakwo – Uganda

Io sono il reverendo padre David Lakwo dall'Uganda, e vi presento il nostro punto di vista di ugandesi. Abbiamo deciso e optato di venire da voi e di lavorare con voi perché voi non avete mai sostenuto lo scisma. Rimarremo con voi a custodire la nostra Chiesa da ogni impurità. Siamo così felici che in un breve periodo di tempo voi abbiate fatto tanto, portando uno sviluppo nella nostra Chiesa ortodossa russa, in Uganda in particolare e in tutta l'Africa.

PARTE II

Padre George Chabwera – Malawi

Per iniziare, lasciatemi esprimere la mia gratitudine di tutto cuore a sua Santità il patriarca Kirill e al metropolita Leonid che è venuto in nostro soccorso e ci ha sostenuti sotto la sua persona e il suo omoforio, dopo essere stati così a lungo tormentati e maltrattati dal Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria. Qui in Malawi io stesso e altri 13 preti abbiamo deciso di passare dal dal Patriarcato di Alessandria alla Chiesa ortodossa russa per varie ragioni: una di queste ragioni è che i nostri leader erano egoisti, arroganti, pieni di nepotismo e segregazione, si arricchivano sperperando i fondi e le risorse della Chiesa, intimidivano, minacciavano e maltrattavano i fedeli, chierici e laici, come se non fossimo umani come loro, con lo stesso sangue rosso; una povera amministrazione ha frustrato e bloccato il nostro lavoro di animazione pastorale, così come la crescita e l'espansione della Chiesa qui in Africa. La ragione principale tra queste è che volevamo salvare le nostre anime e proteggere la nostra fede dal pericolo spirituale e dalla calamità dell'associazione con lo scisma avvenuto in Ucraina, pienamente sostenuto dal Patriarcato d'Alessandria, cosa estremamente contraria ai canini della Chiesa. Per questo abbiamo suggerito che fosse cosa buona e sicura che la Chiesa ortodossa russa venisse qui in Africa, perché noi potessimo essere liberi da questa prigionia, servire Dio in spirito e verità e mantenere vera e corretta la fede della santa Chiesa ortodossa. Con la venuta di questa nuova giurisdizione della Chiesa ortodossa russa qui in Africa, molti africani avranno un grande beneficio in termini di vita spirituale, sviluppo, aiuto umanitario. Vorrei chiedere umilmente ai miei fratelli africani di dare un pieno sostegno a questa giurisdizione della Chiesa ortodossa russa appena stabilita, per il miglioramento della Chiesa di Cristo e anche della società.

Padre Petros Bicamumpaka – Ruanda

Per me è una benedizione di avere questa opportunità di dire qualcosa sull'apertura della giurisdizione della Chiesa ortodossa russa sul continente dell'Africa. Di fatto, questa giurisdizione è arrivata al momento opportuno, quando era necessaria per tutti gli africani, preti e fedeli. Da quando il Patriarcato di Mosca ha aperto questa giurisdizione, la vira dei fedeli e dei preti ortodossi ha iniziato a migliorare: i cristiani africani stanno ricevendo istruzione, sostegno, sicurezza sanitaria, e naturalmente la guida spirituale. Noi fedeli e preti africani apprezziamo la decisione fatta dal Santo Sinodo di Mosca di contribuire all'Africa spiritualmente, moralmente e socialmente. Io personalmente ho deciso di entrare nell'Esarcato d'Africa della Chiesa ortodossa russa per due ragioni. In primo luogo, la Chiesa d'Alessandria ha sostenuto la separazione della Chiesa di Kiev dal Patriarcato di Mosca: è un triste abominio. La seconda ragione: gli occidentali hanno colonizzato l'Africa pretendendo di evangelizzarla. I nostri antenati si sono trovati di fronte il problema dello schiavismo operato dagli occidentali. Guardiamo per esempio il genocidio contro la popolazione tutsi in Ruanda: un milione di persone uccise di fronte agli occhi delle potenze e delle Chiese occidentali. Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison.

Padre Zacharias Van Wyk – Repubblica Sudafricana

Mi è stato chiesto di dare qualche sorta d'idea del perché io abbia deciso di lasciare il Patriarcato di Alessandria e di entrare nell'Esarcato d'Africa del Patriarcato di Mosca. Devo offrirvi qualche parte della mia storia, per spiegare che ho scoperto l'Ortodossia all'inizio degli anni '90. Vivevo a Città del Capo, dove c'era solo una chiesa greca, dove certamente non mi sentivo molto il benvenuto. Ho scoperto che c'era una chiesa della Chiesa Ortodossa in America che funzionava a Johannesburg con il permesso del vescovo locale, e così ero solito andare fino a Johannesburg a questa chiesa di san Nicola del Giappne. Lì sono divenuto ortodosso e presto ho realizzato che dovevo in qualche modo cercare di far conoscere l'Ortodossia alla mia gente di lingua afrikaans, in maggioranza di provenienza olandese e di discendenza boera: ho iniziato a tradurre un piccolo libro di preghiere e la Liturgia, ma non sono riuscito ad attirare alcun interesse da parte degli altri preti in ciò che stavo facendo, e per avviare qualcosa in lingua afrikaans a Città del Capo, le cose sono giunte al punto in cui ho sentito di non avere assolutamente alcuna scelta e mi son o rivolto a un gruppo di vecchi calendaristi, dove alla fine sono stato ordinato al sacerdozio. Non ho mai voluto essere al di fuori della Chiesa canonica, ma ho avuto la sensazione di non avere alcuna scelta. Dopo alcuni anni Alessandria mi ha accettato, fino al punto in cui sono stato lasciato a fare ciò che mi sentivo di fare qui a Robertson, e mi era richiesto di venire a celebrare una Liturgia in inglese e in afrikaans al sabato mattina alla cappella dell'arcivescovo a Rondebosch. L'ho fatto per alcuni anni, ma presto mi è stato chiaro che non ci sarebbe stata alcuna sorta di incoraggiamento per alcuna sorta di opera missionaria, perché nella chiesa era in gioco l'ellenismo, che andava preservato a tutti i costi. Il Patriarcato d'Alessandria è stato a Città del Capo per oltre cento anni, e ci si aspetta che tutti gli ortodossi frequentino quella chiesa. C'erano gruppi di russi e di serbi e di altre nazionalità tradizionalmente ortodosse, e tutti dovevano partecipare alla Liturgia domenicale alla chiesa greca, dove non c'era alcun modo in cui potessimo avere liturgie in altre lingue. Era chiaro che il mio impegno per l'afrikaans non avrebbe portato da nessuna parte: mi stavo sentendo molto depresso e non sapervo cosa fare a riguardo. Poi è avvenuto questo problema non canonico tra la Russia e Costantinopoli: il patriarcato russo ha optato per il suo coinvolgimento in Africa con il suo esarcato, e questo è stato per noi una grande apertura. Non ho avuto dubbi: appena è accaduto, ho visto che per noi era la via d'uscita, e così da un punto di vista puramente missionario mi sono trasferito all'Esarcato. Ciò che mi ha colpito è che la Chiesa russa ha sempre fatto opera missionaria dovunque si è trovata. Un buon esempio è ciò che è accaduto in Giappone, dove ora c'è una fiorente Chiesa giapponese in cui tutto è fatto in giapponese e l'episcopato è giapponese. Penso che ci sia molto ottimismo su ciò che sta avvenendo con questo esarcato, che sembra avere la funzione di sviluppare una Chiesa africana in cui ci sia spazio per tutti, per ogni diverso colore e lingua e cultura, e che possa essere davvero universale, una Chiesa cattolica ortodossa per l'Africa.

Padre Barnabas Ntasha – Zambia

La decisione di stabilire la Chiesa ortodossa russa in Africa è un buon passo, benefico per gli africani. In seguito al riconoscimento della "Chiesa ortodossa del'Ucraina" non canonica da parte del patriarca Theodoros II del Patriarcato d'Alessandria, nel 2019 27 sacerdoti africani si sono distanzati dalla sua decisione in seguito a diversi tentativi infruttuosi di far realizzare al patriarca Theodoros il suo sbaglio e di fargli rescindere questa decisione. Egli si è limitato a ignorare le nostre richieste: per questa ragione abbiamo infine deciso di entrare nella Chiesa ortodossa russa canonica, dove siamo stati pienamente incorporati per continuare a servire come sacerdoti ortodossi sotto l'omoforio del patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. Lo abbiamo fatto volontariamente e senza alcuna pressione: abbiamo dichiarato che non siamo spinti da alcuna motivazione di paura fisica o morale, ne in alcun modo da coercizioni da parte di alcuno. Lo abbiamo fatto al solo scopo di salvare le nostre anime dal pericolo spirituale di associarci allo scisma in Ucraina, con cui il patriarca d'Alessandria è entrato in comunione. Alla nostra ordinazione sacerdotale, in accordo e conformità con il diritto canonico ortodosso, abbiamo giurato di mantenere l'insegnamento della fede ortodossa, di edificare gli altri sotto la guida della santa Chiesa ortodossa e dei santi Padri e di proteggere le anime affidate alla nostra cura da ogni eresia e scisma.

 
Как победить свои грехи и страсти?— Великопостное интервью Предстоятеля

Настойчиво борясь со своими грехами, при содействии Божией благодати, человек изменяет свой злой нрав на добрый. Этому духовному деланию способствует время Великого поста.

Информационно-просветительский отдел УПЦ публикует интервью Блаженнейшего Митрополита Онуфрия в третью Неделю Великого поста, подготовленное редакцией «Церковной православной газеты».

Предстоятель дает практические рекомендации как как победить греховные склонности души.

Готовится к исповеди

Ваше Блаженство, время Великого поста – время покаяния, духовного очищения. Что наиболее важно для христианина в этом духовном делании?

Господь наш Иисус Христос пришел на землю для того, чтобы призвать нас к покаянию (Мф 4:17), изменению нашей жизни и приведению ее в согласие с Заповедями Божиими. Покаяние в соделанных грехах христианин приносит в Таинстве Исповеди, в присутствии священнослужителя, который имеет от Бога власть «вязать и разрешать» грехи человека (см.: Мф 18: 18).

Но, прежде чем подойти к Исповеди, христианин должен подготовить свою душу постом, посещением храма и внимательным самокритичным анализом своей жизни и своих поступков. И, конечно, пред Исповедью христианин должен попросить прощения у тех, кого он чем-то опечалил или обидел.

Удерживать себя от прежних грехов

В каком случае покаяние можно считать свершившимся?

Когда человек после Исповеди ощущает умиротворение и желание не возвращаться к прежним грехам. Это есть признак того, что наше покаяние Господь принял. Очень важно, чтобы мы далее продолжали удерживать себя от прежних грехов.

Упал — вставай!

А что делать, если человек сожалеет о содеянном грехе, кается в нем на Исповеди, но не имеет достаточных сил перебороть его и после вновь совершает исповеданный грех?

Не отчаиваться. Сколько бы раз человек не падал, он должен тут же посредством Таинства Исповеди встать и вновь решительно изо всех сил бороться с грехом. В результате такой духовной борьбы обязательно придeт время, когда человек с помощью Божией победит грех. Многократно повторяемый грех – это «кровоточащая рана» души человека. Благодать Таинства Исповеди – это духовный пластырь, помогающий заживить и исцелить душу от греха.

Прислушиваться к критике в свой адрес

Но ведь часто бывает, что человек не видит своих грехов и не знает в чем каяться…

Такое состояние души происходит вследствие удаления человека от Бога, погружения в суетные занятия, чрезмерного увлечения мирскими заботами. Чем ближе к Богу – Источнику Света, тем более видны греховные пятна в душе человека.

Поэтому, когда сердце духовно черствеет, необходимо пересмотреть свою жизнь, отказаться от того, что мешает нам идти к Богу. Нужно усилить молитву. Также следует обращать внимание на критику наших недругов: иногда их обвинения помогают нам увидеть свои греховные язвы, которые мы раньше не замечали.

Освободить свою душу от зависимости от дьявола

Грех – это зло. Почему тогда он имеет такую привлекательность и власть над человеком?

Грех «паразитирует» на добрых и необходимых потребностях человеческой природы: чревоугодие – на естественной потребности в пище, гнев – на необходимости неприятия, отвержения зла, и т. д.

Таким образом, грех по своей сути – это искажение естественных сил человеческой природы, это болезнь души человека, которая помрачает человеческий разум, отравляет его чувства и поражает волю.

В результате этой болезни нарушается Богом данная гармония душевных и телесных сил в человеке. Грех удаляет человека от Бога и омрачает в человеке понимание того, что для него является добром, а что – злом.

Отравленные грехом, силы души увлекаются злом и попадают под власть диавола. Человек, совершающий грех – есть раб греха. Вот эта рабская зависимость от греха и диавола воспринимается болезненными силами души как некая привлекательность и сладость от греха.

Услаждаясь грехом, человек в глубине своей души ощущает, что грехом он разрушает и уничтожает себя, и блажен тот человек, который сможет заставить себя мужественно встать, покаяться и положить начало терпеливой борьбе против власти греха.

Обрести решимость встать и уйти от греха

Как надо бороться с грехами? С чего необходимо начать?

Для борьбы со страстями христианин должен иметь решимость: решимость встать и уйти от греха. Это делается с помощью поста и молитвы. Решимость дает человеку необходимый толчок, а пост и молитва помогают ему продолжать свое шествие от страны греха к Отчему дому. Но сначала должна быть решимость. Можно изучить Священное Писание, труды святых Отцов, но если нет решимости жить строго по Заповедям Божиим, то пользы от таких духовных знаний будет мало.

Христианин, решившийся бороться со своими грехами, должен воспитывать в себе покаянное чувство и смирение. Господь Иисус Христос говорит: приходящего ко Мне не изгоню вон (Ин 6:37). Мы можем приблизиться к Богу только в покаянном и смиренном расположении духа. И тогда Он примет нас и поможет одержать победу над грехом.

Важно также помнить, что грех зарождается в мыслях человека. Поэтому христианину нужно учить себя отличать добрые мысли от злых. Научившись отличать греховные помыслы, мы должны их отвергать и отвращаться от них через смиренную, покаянную молитву. Надо также учиться хранить свой язык от слов неподобных, а также зрение, чувство осязания и слух, через которые в душу человека очень часто входят греховные образы и желания.

Настойчиво борясь со своими грехами, при содействии Божией благодати, человек изменяет свой злой нрав и приобретает доброе внутреннее духовное устроение. Этому духовному деланию способствует время Великого поста.

Помнить: нераскаянный грех стоит между человеком и Богом

Что можно сказать человеку, который медлит подойти к Таинству Покаяния, хотя на словах понимает необходимость этого?

Человек медлит с покаянием из-за нежелания или нерешительности сейчас же изменить свою жизнь и отказаться от греха. Нужно постараться донести до сознания такого человека, что грех – это путь к саморазрушению, к вечной смерти. Если сегодня еще есть время и возможность покаяться и все изменить и исправить, то завтра такой возможности уже может и не быть. Ведь грех – это болезнь души. Чем дольше оттягивать время обращения к духовному врачу и начала лечения, тем сложнее будет потом справиться со своими духовными болезнями.

Есть люди, которые не решаются приступить к Покаянию из-за мнимого страха, что Бог их не простит за совершенные грехи. Нужно постараться донести таким людям истину о том, что Господь пришел призвать не праведников, но грешников к покаянию (Мф. 9: 13), и что нет греха непрощенного, только нераскаянный грех препятствует человеку вернуться к Богу.

Вынимая на исповеди «занозу» греха, мы избавляемся от жала смерти

Что происходит с грехом в Таинстве Покаяния?

Если христианин искренне раскаивается и принимает решимость мужественно бороться с грехом, тогда грех прощается Богом. Вынимая на исповеди «занозу» греха, мы избавляемся от жала смерти. А дальнейший труд поста и молитвы нужен для того, чтобы излечиться от последствий воздействия греха на душу грешника.

Искоренение навыков греха и приучениe себя к добродетелям

В чем заключается этот духовный труд?

Духовный труд должен быть направлен на искоренение навыков греха и приучениe себя к добродетелям, которые противоположны прежним грехам. Например: чревоугоднику надо особо следить за воздержанием в пище, жадному полезно раздавать милостыню, маловеру – больше молиться и т. д. С целью помочь грешнику избавиться от власти греха духовник может наложить епитимию на некоторое время.

Епитимия — средство в борьбе человека с грехом

Есть люди, воспринимающие епитимию как наказание за грех…

Для того чтобы епитимия принесла пользу грешнику, он должен осознавать, что епитимия назначается духовником не как наказание за грех, а как напоминание о содеянном грехе, которое помогает человеку в его борьбе с грехом. Назначая епитимию, духовник сообразуется с индивидуальными особенностями человека, его возможностью и готовностью исполнить епитимию. Поэтому христианину следует воспринимать епитимию не как наказание, а как благо и постараться как можно лучше ее исполнить.

Правильная подготовка к Исповеди

Как правильно готовиться к Исповеди? Ежедневно записывать свои грехи и потом по бумажке прочитывать? Или каяться лишь в том, что камнем лежит на сердце?

На такие вопросы нельзя отвечать однозначно. Как целесообразнее исповедоваться, должен решать духовник: он хорошо знает особенности характера человека, его образа жизни. Конечно же, нельзя относиться к Исповеди как к формальному отчету в своих грехах за прошедший период. Исповедь – это, прежде всего, сокрушенное раскаяние в содеянных грехах. Пример правильного раскаяния показывает Господь Иисус Христос в притче о блудном сыне, который решил с покаянием вернуться в родной дом. Сердечное покаяние является первым шагом возвращения грешника – блудного сына – в Отчий дом.

А что делать, если сердце черствое, «окамененное»? Бывает, что умом осознаешь, в чем каяться, но в душе покаяния нет. Стоит ли идти на Исповедь? Может, лучше подождать, когда придет покаянное чувство?

Духовную борьбу нельзя откладывать. Если умом осознаешь свои грехи, не надо затягивать с исповедью. Ведь Царствие Божие, как сказал Господь, «нудится», то есть, силою берется. Необходимо понуждать себя и молиться Богу о даровании искреннего, сокрушенного покаяния. Христос может коснуться нашего сердца и во время самой Исповеди. Стяжанию сердечного покаяния способствуют духовные беседы, чтение Священного Писания и творений святых Отцов.

Достижение христианского бесстрастия

Говорят, что аскетический труд – удел монахов. Стоит ли обычному человеку, мирянину, стремиться к достижению бесстрастия? Или такие духовные высоты доступны лишь тем, кто отрекся от мира сего?

Страсть в аскетическом понимании означает страдание, грех. Стремление к бесстрастию означает борьбу христианина со своими страстями. К этому Святая Церковь призывает каждого человека, а не только тех, кто принял монашеский подвиг. Конечно, одна мера духовного делания у тех, кто живет в миру, другая – у тех, кто отрекся от мира. Однако каждый христианин должен стремиться к очищению ума, чувств и воли от греховного влияния и с чистой душой служению Богу и людям. В этом смысл достижения христианского бесстрастия.

Найти духовного наставника

Чтобы получить победу над грехом, нужно иметь опытного наставника. Многие спрашивают: как найти такого духовника?

Исповедоваться в Церкви можно у любого священника. С этого и нужно начинать. Тот священник, который ближе по духу, который более располагает своим смиренным духовным руководством к духовному труду и духовной пользе, скорее всего, и станет духовным наставником. Исповедоваться можно у разных священников, а вот по важнейшим вопросам лучше обращаться к своему духовнику.

 
Соболезнование Управляющего приходами Московского Патриархата в Италии в связи с кончиной архимандрита Марка (Давитти)

Дорогие отцы, братья и сестры!

Глубокой скорбью отозвалась в моем сердце весть о кончине отца архимандрита Марка Давитти. В его лице Русская Православная Церковь в Италии понесла невосполнимую утрату.

Рукоположенный в священный сан в 1971 году, отец Марк стал одним из первых священников-итальянцев, ревностно возрождавших Православие на Италийской земле. Более сорока лет он достойно служил Церкви Христовой, будучи добрым пастырем для своих прихожан. Его труды по устроению приходской жизни в различных православных общинах Италии во многом легли в основу современного бытия нашей Церкви на Италийской земле.

С большой теплотой вспоминаю свое общение с отцом Марком. Будучи иеромонахом, много лет назад совершал паломничество в город Бари, где отец Марк нес пастырское служение, и встретил с его стороны теплый и радушный прием. Мы беседовали с ним в преддверии долгожданного воссоединения Русской Зарубежной Церкви с Московским Патриархатом, воссоединения, которого отец Марк чаял всей своей душой и которое в том числе благодаря его личному примеру вскоре совершилось.

Соболезнуя всем вам, дорогие отцы, братья и сестры, молю Христа Спасителя, да учинит Он душу верного служителя Своего, архимандрита Марка, в селениях Небесных, где нет ни болезни, ни печали, ни воздыхания, но жизнь бесконечная, и сотворит ему вечную память.

+МАРК,

архиепископ Егорьевский,

управляющий приходами Московского Патриархата в Италии 

 
Visioni bibliche: pitture murali esterne al monastero della Trasfigurazione

Tra il 2016 e il 2018 ho realizzato una serie di pitture murali con scene dell'Antico Testamento per le pareti esterne di una cappella in Dordogna, in Francia. La cappella si trova nel monastero ortodosso della Trasfigurazione, fondato dall'archimandrita Elie, ed è una dipendenza del monastero di Simonos Petras sul Monte Athos. Gli affreschi, che rappresentano diversi passaggi biblici, sono dipinti come un fregio a partire dal lato sud della cappella, circondandola tutta, e terminando sul fronte occidentale con tre pannelli che circondano l'ingresso.

Il testo che segue è un commento spirituale sulle pitture murali. Chi è testimone dell'iconografia sperimenta insieme la creatività e la tradizione che è ancorata nella Chiesa.

Immagine 1 – Cappella – veduta aerea

Immagine 2 – Cappella – ingresso

Qualche parola sull'ideazione e realizzazione del progetto

La superficie totale del fregio è di circa 35 metri quadrati. L'altezza è di 1,2 metri; la lunghezza totale è di circa 31 metri lineari. Inoltre sono presenti tre riquadri che circondano l'ingresso della cappella.

Immagine 3 – Veduta generale del lato sud

Come è abbastanza comune con le pitture e le decorazioni murali esterne, la posizione e la disposizione di questo fregio non possono essere viste nel loro insieme. Rispetto alla cappella è necessario circumambularla per avere una visione completa. Una caratteristica unica è che l'iconografia è posta all'esterno dell'edificio dove le superfici visive adiacenti sono il tetto, e in alcuni punti il ​​cielo, piuttosto che il soffitto. Inoltre, le condizioni di illuminazione naturale variano a seconda della stagione, modificando i colori e le forme luminose esterne.

L'iconografia delle scene bibliche si basa su un'approfondita ricerca sui vari modelli creati dalla Tradizione della Chiesa. Gli affreschi e i mosaici del monastero di Osios Loukas in Grecia (XI e XII secolo) e il Menologio di Basilio II hanno ispirato la stilizzazione dell'opera.

Ho creato nuove composizioni iconografiche dagli antichi modelli. È importante ricordare che un iconografo creativo deve rispettare le "regole" o "canoni" istituiti dalla Chiesa, perché è il canone che conserva e garantisce l'autenticità del messaggio trasmesso dalla Chiesa ortodossa. Con questi commenti sottolineo qui il carattere paradossale della creatività iconografica, in cui ogni icona conforme ai canoni della Chiesa è di fatto una vera creazione o una ri-creazione di un modello.

Immagine 4 – Progetto su carta

La realizzazione tecnica di questo progetto è avvenuta in più fasi. Ogni scena è stata disegnata su carta in formato ridotto ed è stata poi proiettata sulla parete della cappella nel luogo previsto. Infine, l'immagine proiettata è stata ridisegnata dopo aver integrato tutte le modifiche necessarie.

Immagine 5 – Disegno sul muro

Immagine 6 – Inizio della verniciatura con i colori

A causa delle difficoltà tecniche della verniciatura dell'esterno di un edificio, era importante selezionare una vernice durevole e resistente alle fluttuazioni di temperatura e clima. Le vernici tedesche Keim sono state scelte per la loro durata e per le loro proprietà tecniche speciali. È un prodotto che solidifica in quanto aderisce alla superficie preparata e non necessita di essere protetto da alcuna vernice. Le immagini seguenti mostrano le possibilità quando si lavora con la vernice Keim.

Immagine 7 – Gradazioni di colori ottenute dalle miscele

Immagine 8 – Preparazione dei colori

Immagine 9 – Dettagli delle pieghe dei capi

Immagine 10 – Dettaglio di pieghe e luci

Immagine 11 – Particolare di un volto

È importante ricordare che tutte le fasi del lavoro, la preparazione della superficie, la costruzione del ponteggio, la protezione del cantiere dalla pioggia o dal sole e altro, hanno richiesto molta collaborazione. Questo progetto non sarebbe stato possibile senza l'assistenza di un gruppo di aiutanti ispirati.

Immagine 12 – Stesura dei colori

Immagine 13 – Stesura dei colori

Immagine 14 – Ponteggio dal lato sud

Il programma iconografico

La disposizione iconografica sul fregio della cappella costituisce una serie di scene dell'Antico Testamento, la cui disposizione non rispecchia l'ordine cronologico dei racconti biblici. Questo punto deve essere sottolineato. Non è una serie di illustrazioni di natura pedagogica. Piuttosto, il progetto ritrae una selezione di eventi che dovrebbero indurre l'osservatore a riflettere sulle teofanie (rivelazioni di Dio) dell'Antico Testamento, usate da Dio per portare il suo popolo alla salvezza. La funzione iconografica dei dipinti è quella di manifestare la presenza divina.

I testi dell'Antico Testamento sono il fondamento, la base su cui si costruisce la rivelazione del Nuovo Testamento. Questo è un approccio praticato nella tradizione ortodossa. Cioè, ogni persona, ogni cosa e ogni evento biblico, è inteso come l'ombra delle cose a venire; prefigurano Cristo e la sua missione terrena di salvezza, la sua rivelazione in maniera nascosta.

La disposizione delle scene sul fregio dell'esterno della cappella evoca un'immagine simbolica, quella di una corona arricchita da pietre preziose. Ogni pietra è unica, ma la sua brillantezza non può essere apprezzata senza il suo rapporto con le gemme che la circondano. Come una pietra che brilla di mille sfaccettature, ogni scena biblica può essere contemplata nella sua unicità. Tuttavia, può anche essere apprezzata come un misterioso legame stabilito tra ogni scena.

Immagine 15 – Veduta generale nord – prospetto est

Immagine 16 – Vista generale – prospetto nord

In tutta la Bibbia si manifesta la parola di Dio. Lo stesso soffio divino passa dal libro della Genesi al libro dell'Apocalisse. Anche se gli autori dei libri si differenziano per le loro personalità contrastanti – Isaia, Osea, Davide, Giovanni o Paolo – si rispondono e si chiariscono reciprocamente, perché è lo stesso Spirito di Dio che li anima. Questa unità e questo accordo sono stabiliti tra i vari pannelli.

Breve enumerazione delle scene bibliche

L'impianto iconografico inizia sul lato sud della cappella e prosegue sulle pareti del lato est che formano il santuario. Prosegue poi sul lato nord prima di chiudersi sul lato ovest della cappella con tre riquadri di icone che circondano l'ingresso. È importante notare che il movimento circolare della pianta, partendo da sud e andando verso nord, rappresenta il movimento delle processioni liturgiche.

Immagine 17 – Pianta delle scene

Sul lato sud, il primo e il secondo pannello si riferiscono all'inizio del libro della Genesi e raffigurano la creazione del mondo, la creazione di Eva, la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso, Caino che uccide Abele, il patriarca Set, Noè e l'Arca, e Noè che pianta la vite.

Il terzo pannello è dedicato a Mosè che guida il popolo ebraico nel suo passaggio attraverso il Mar Rosso come raccontato nel libro dell'Esodo, e la figura di Mosè è preminente.

Sopra la porta del santuario sono raffigurati i portatori di grappoli di vite. A destra della porta c'è l'apparizione dell'angelo del Signore a Balaam che è seduto sulla sua asina. Entrambi gli eventi sono raccontati nel libro dei Numeri.

Il grande Mosè è sull'angolo del muro del santuario, mentre colpisce la roccia e riceve le tavole della Legge. La scena seguente rappresenta Mosè e Aronne che officiano come celebranti nella tenda della testimonianza. Questi eventi sono descritti nel libro dell'Esodo.

Sul lato est della cappella, nell'esatto asse del presbiterio, è raffigurata l'ospitalità di Abramo del libro della Genesi.

Sul lato nord-est e all'inizio del lato nord della cappella sono rappresentate tre scene dal libro dei Re: il sacrificio di Elia sul Monte Carmelo, l'ascesa di Elia sul carro di fuoco e la guarigione di Naaman da parte del profeta Eliseo con l'ascia ritrovata. Sopra una delle finestre del presbiterio sono presentati i tre fanciulli nella fornace del libro di Daniele.

Al centro della parete nord della cappella sono raffigurati tre episodi del libro di Giosuè: il passaggio dell'arca sul Giordano, Raab e le spie nella città di Gerico, e l'apparizione dell'angelo a Giosuè, figlio di Nun. Seguono il profeta Osea dal libro di Osea e il pentimento del re Davide dal libro di Samuele.

La parete nord termina con una scena del libro di Daniele, Daniele nella fossa dei leoni, e una del libro di Ezechiele, la visione di Ezechiele.

Sul lato ovest della cappella sono disposti tre pannelli intorno all'ingresso. A sinistra è raffigurata la scala di Giacobbe dal libro della Genesi; a destra, viene presentato Giona che esce dal mostro marino dal libro di Giona. Un'icona del Volto Santo di Cristo posta su una piastrella tra due torce adorna il terzo pannello sopra la porta d'ingresso.

Immagine 18 – Veduta generale dal lato ovest

Commento alle composizioni selezionate

Il commento generale a questa disposizione iconografica inizia con il primo pannello situato sul lato sud della cappella e sarà seguito dalla spiegazione dei pannelli selezionati. L'ultima parte della presentazione si concentrerà sulle tre scene sulla facciata della cappella che costituiscono una sintesi dell'asse fondamentale della vita spirituale così come si rivela nelle letture bibliche dell'Antico Testamento.

Sud 1 – Genesi

Creazione del cielo e della terra (Gen 1,1)

Creazione di Eva (Gen 2,21-25) – La caduta (Gen 3,23-24)

Immagine 19 – Genesi – Sud 1 – veduta generale

In alto a sinistra, viene presentata la creazione del mondo raccontata nei primi versetti della Genesi: "In principio Dio creò il cielo e la terra" (Gen 1,1). Il Creatore è raffigurato come un vecchio con barba e capelli bianchi. È Dio da prima dei secoli, Cristo che ha il nome di "Antico dei Giorni". L'Antico dei Giorni rappresenta Gesù Cristo, il Signore di tutta l'eternità e "l'immagine del Padre". Secondo la parola del Signore a Filippo: "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14,9). La Tradizione della Chiesa insegna che le manifestazioni di Dio nell'Antico Testamento sono sempre della Parola di Dio perché Dio Padre rimane invisibile per tutta l'eternità. Sotto questa composizione c'è un'immagine del caos originario, "la terra senza forma e vuota" (Gen 1,2).

In alto a destra è presentata la creazione della donna: Cristo-Dio, tenendo per mano Eva, la strappa dal costato di Adamo (Gn 2,21-25). Adamo è sdraiato vicino a un fico che simboleggia il Paradiso. Sebbene Dio Creatore sia rappresentato nella forma di Cristo, Dio non è mai diviso, poiché le tre persone della santissima Trinità agiscono tutte secondo la parola di Cristo: "Io e il Padre siamo uno" (Gv 10,30). Per questo, nella tradizione iconografica, Cristo plasma la prima coppia dell'umanità.

Immagine 20 – Genesi – Sud 1 – particolare.

Più in basso, in un angolo, un serpente strisciante ricorda il peccato di Adamo ed Eva. A destra, in fondo alla scena, un cherubini infuocati armati di spada presidia l'ingresso del Paradiso. Il portico scolpito attraverso il quale cammina la coppia significa il loro esilio dal Giardino dell'Eden (Gen 3,23-24). Hanno perso la loro prima veste, la luce della gloria, che rappresentava la loro piena comunione con Dio. Ora, sono vestiti con indumenti di pelle (Gen 3,21) che rappresentano la morsa del peccato sull'umanità dopo la Caduta ed esprimono il loro stato mortale. Ognuno tiene uno strumento, Adamo un'ascia ed Eva un fuso, simboli della loro nuova vita in un mondo caduto e ostile.

Sud 2 – Genesi

L'uccisione di Abele da parte di Caino (Gen 4,1-16) – Il patriarca Set (Gen 5,3), Il diluvio (Gen 6,7,8) – Noè pianta la vite (Gen 9,20)

Immagine 21 – Genesi – Sud 2 – veduta generale

L'esilio dell'uomo dal Paradiso segna l'inizio di un lungo periodo di peregrinazioni. Le tragiche conseguenze del primo peccato si manifestano nella vita dei figli di Adamo ed Eva, Caino e Abele. Consumato dall'odio e dalla gelosia, Caino uccide selvaggiamente suo fratello Abele. Questo omicidio è presentato all'inizio del secondo pannello. Al centro del pannello, la figura gerarchica del patriarca Set si erge come testimone e intercessore davanti a Dio per l'umanità peccatrice. Nonostante il peccato, non tutto è perduto nella stirpe di Adamo. La presenza di un 'testimone' di Dio, il terzo figlio di Adamo, il patriarca Set, attraverso la rettitudine della sua vita, incarna la speranza nella continuità e nello sviluppo del genere umano.

Immagine 22 – Genesi – Sud 2 – dettaglio

A sinistra di Set sono presentati due eventi della vita di Noè. La parte superiore del pannello raffigura una colomba che porta un ramoscello d'ulivo a Noè che si trova all'interno dell'arca. Più in basso, Noè sta potando una vite coperta di uva che circonda una piccola finestra nella navata della cappella.

Molti passaggi biblici insegnano le alleanze tra Dio e gli uomini. Non è mai una sistemazione automatica in quanto è essenziale fondarsi sulla libertà e sull'amore. Quando gli uomini si allontanano da Dio a causa della loro indifferenza o dei loro peccati, Dio presenta dei segni affinché cambino atteggiamento. Spesso si sente la voce dei profeti a cui è stata affidata questa missione. Anche quando una situazione sembra bloccata, Dio non esita a impiegare vari mezzi per concedere la sua misericordia agli uomini o per avvertirli dei pericoli che li minacciano.

Così è stato con Noè, un uomo giusto che aveva fede e fiducia in Dio (Gn 6,9 ed Eb 11,7) e che viveva in un tempo in cui c'era una grande decadenza nella vita della gente. Dopo essere stato salvato dal Diluvio, Noè ricevette il segno di una colomba e di un ramoscello d'ulivo e riprese la lunga catena di alleanze tra Dio e l'uomo.

Lasciata l'arca, Noè si impegnò a coltivare la terra e piantò una vite che segnò una svolta importante per la condizione umana. La terra era rinnovata e fertile. La forza simbolica della vite attraversa tutta la Bibbia (Is 5,1; Gv 15,5). Entrambe sono "consolazioni" che prefigurano la consolazione finale che viene con Cristo. Attraverso i suoi figli Sem, Cam e Iafet, Noè divenne il padre della nuova umanità (Gen 6,9-10).

Sud 4 (destra) – Numeri

Balaam e la sua asina davanti all'angelo di Dio (Nm 22,1-35)

Immagine 23 – Balaam – Sud 4 – vista generale

Il Signore non esita a contattare le persone attraverso segni e fenomeni strani per rimetterle sulla via della salvezza. Per esempio, ha guidato il popolo ebraico con una colonna di nuvola di giorno e una colonna di fuoco di notte nella fuga dall'Egitto (Es 13,21).

Alcune leggi della natura sono infrante nella storia dell'indovino Balaam che fu brutalmente confuso da un'asina parlante. Questo evento è presentato nel quarto pannello del lato sud della cappella, accanto alla porta che conduce al santuario. Appollaiato sulla sua asina, Balaam era in missione per il re Moab per intentare cause contro il popolo israelita. Il Signore, volendo proteggere il suo popolo, gli mise davanti il ​​suo angelo munito di spada per sbarrare la strada e indurlo ad analizzare le sue azioni. L'asina, che aveva visto l'angelo, disubbidì tre volte al suo padrone e cominciò a parlare nel momento in cui il suo padrone stava per colpirla.

In questo istante, Dio aprì gli occhi di Balaam in modo che potesse vedere l'angelo del Signore che stava sulla strada. Sopraffatto dalla paura e indisposto, l'indovino, rendendosi improvvisamente conto del suo stato di peccato e di cecità (Nm 22,31.34), si prosternò umilmente davanti all'apparizione angelica. Con i suoi occhi spirituali aperti, Balaam si dedicò totalmente al Signore e divenne un vero profeta. Uno dei suoi oracoli (o parabole secondo la Settanta): "Una stella uscirà da Giacobbe" (Nm 24,17-19), percorse i secoli fino a quando i magi d'Oriente resero omaggio a Cristo, appena nato a Betlemme. La Tradizione della Chiesa interpreta questo oracolo come l'annuncio dell'Incarnazione di Dio, la nascita del Messia (cfr Mt 2,1-2). Pertanto, Balaam è visto come un'immagine di pentimento e la sua asina, a cui è stata data la parola, come immagine dell'azione dello Spirito Santo che trasforma tutte le creature, sia umane che animali.

Nord-Est – i libri dei Re

Elia/Il sacrificio sul Carmelo (1 Re 18:20-40)

Immagine 24 – Elia – Nord-Est – vista generale

Nella Bibbia ci sono momenti intensi e momenti privilegiati in cui Dio si manifesta visibilmente a certi uomini eletti e li chiama a trasmettere un messaggio. La scena su uno dei pannelli del lato nord-est della cappella presenta il re Acab sulla vetta del Monte Carmelo alla presenza del profeta Elia e di quattrocentocinquanta sacerdoti di Baal. Elia, nel suo desiderio di salvare il popolo d'Israele sprofondato nell'idolatria e di rivelare loro la forza dello Spirito di Dio, organizzò un sacrificio in forma di contesa tra i due gruppi. Da una parte c'erano Elia stesso e il popolo d'Israele protetti da Dio. Dall'altra parte c'erano il re Acab, i quattrocentocinquanta sacerdoti e i seguaci di Baal. Dio non ha tardato a rispondere alla fervida preghiera del profeta Elia: "Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore! " (1 Re 18:37). E il fuoco scese sull'altare, consumando l'offerta e assorbendo tutta l'acqua che si era versata intorno. Vedendo questo miracolo, i presenti furono pieni di meraviglia e si prosternarono davanti al Dio di Israele.

Al centro del pannello c'è un'enorme fiamma rossa che fuoriesce da un semicerchio blu che simboleggia la presenza divina. Discende sul sacrificio fino a raggiungere l'acqua nel canale che circonda la base dell'altare costruito su dodici pilastri. Le quattro giare d'acqua che sono state versate tre volte per ordine di Elia stanno ai quattro angoli dell'altare (1 Re 18:34-36). A sinistra, il profeta Elia alza le mani al cielo in un gesto di preghiera. Il suo atteggiamento gerarchico e solenne contrasta fortemente con quello dei sacerdoti di Baal che sono rappresentati a destra. Si muovono con violenza attorno all'idolo di un bue posto in cima a una colonna. In primo piano, un sacerdote sacrifica un vitello, tagliando le vene per far scorrere il sangue per ricevere la clemenza da Baal.

Immagine 25 – Elia – Nord-Est 8 – dettaglio

Il racconto biblico del sacrificio di Elia sul Monte Carmelo presenta i tanti ostacoli che esistono prima di arrivare alla conoscenza del vero Dio. Non si può stabilire un'alleanza con il Signore in un cuore abitato da idoli, un cuore diviso in pezzi. È proprio la rinuncia agli idoli che costituisce il fondamento del battesimo e l'inizio di una vita spirituale cristiana in cui tutta la persona è illuminata dallo Spirito Santo. Per san Macario il Grande, l'immensa fiamma rappresenta l'illuminazione del battesimo (cfr Omelia 31,5). Simboleggia la discesa dello Spirito Santo sul neo-battezzato che ha rinunciato alle tenebre dell'empietà e dell'idolatria. Ora, il sacrificio "materiale" di un vitello nell'Antico Testamento è sostituito dal sacrificio spirituale del corpo e dell'anima che ogni cristiano offre al Signore. Il corpo è purificato dall'acqua ei peccati sono consumati dal fuoco divino dello Spirito Santo. Una vita nuova alla luce dello Spirito inizia nella Chiesa e si alimenta per mezzo dei santi misteri.

Nord 12 – Osea

Il profeta Osea, il leone ruggente (Os 11,10) e la vite

Immagine 26 – Osea – Nord 12 – vista generale

Al centro del combattimento spirituale per la conoscenza del vero Dio sta la figura del profeta Osea, il cui messaggio getta una nuova luce sulla natura dell'amore divino. Il profeta Osea è presentato sul lato nord della cappella su un piccolo tratto di muro che è trafitto da una finestra della navata. Ritto, accanto a un maestoso cipresso, indica con la mano destra un leone addomesticato al centro di una vite carica d'uva.

Immagine 27 – Osea – Nord 12 – dettaglio

Il contenuto del Libro di Osea riguarda la pazienza del Signore che attende incessantemente il ritorno del suo popolo. Se il popolo spesso si perde, se la sua dimenticanza del Signore lo fa camminare senza meta nel deserto della solitudine e dell'indifferenza, tuttavia Dio rimane immobile e fedele. Il profeta Osea è il primo dei profeti che paragona l'amore di Dio per il suo popolo all'amore coniugale umano vissuto nel vincolo del matrimonio. È la lunga storia di sofferenza provata da un marito di fronte alla moglie adultera. Il profeta Osea non ha esitato a coltivare l'immagine di uno sposo innamorato, pronto a perdonare l'infedele.

Nulla, infatti, è più elevato o prezioso della misericordia divina e nessun sacrificio è sufficiente per ottenerla. Come dichiara il Signore nel libro di Osea: "Io infatti desidero l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio, più degli olocausti" (Os 6,6). Questa parola sarà espressa da Cristo parlando ai farisei nel momento in cui lo rimproverano di condividere il suo pasto con pubblicani e peccatori. In questo modo Cristo significa che la vera ragione della sua missione terrena è chiamare a sé tutti i peccatori senza escludere nessuno (Mt 9,13).

Continuando con la metafora del popolo d'Israele e del marito, il profeta Osea annuncia una nuova alleanza tra Dio e il suo popolo nel momento in cui la moglie torna dal marito. La coppia si rinnova: Dio/marito e il popolo d'Israele/moglie regneranno al centro di una creazione restaurata, come Adamo ed Eva prima della caduta. Ora, la vite ricorda la vite piantata da Noè dopo il diluvio come segno della fertilità della terra e dell'alleanza con Dio. Il "cipresso sempreverde" è un simbolo del Signore stesso: "Io sono come un cipresso sempreverde" (Os 14,9). Inoltre, la sagoma imponente e sempreverde del cipresso è da sempre considerata simbolo di vita eterna. Le immagini della vite, del cipresso e degli animali selvatici sono abbondanti nel Libro di Osea.

Immagine 28 – Osea – Nord 12 – dettaglio

Ciò è particolarmente vero per il leone che assume un simbolismo simbolico e spirituale molto ricco nel libro di Osea. All'inizio, il leone è presentato come un animale feroce e selvaggio (Os 13,7), e poco a poco si evolve in una figura della misericordia divina. Inizialmente, una bestia selvaggia ruggente, il leone/Dio assume il ruolo di guida chiamando tutti i popoli perduti a radunarsi in Israele (Os 11,19).

Il profeta Osea andrà ancora oltre nel testimoniare l'amore insaziabile di Dio per il suo popolo. In questo verso del libro di Osea, "O morte dov'è il tuo pungiglione, dov'è la tua vittoria?" (Os 13,14), entriamo direttamente nel mistero della risurrezione di Cristo. Questo versetto è interpretato da san Paolo e dopo di lui dai Padri della Chiesa come la vittoria di Cristo sulla Croce. La Chiesa proclama solennemente nella notte di Pasqua: "L'inferno afferrò un corpo e si trovò davanti a Dio; afferrò la terra e incontrò il cielo; afferrò ciò che è visibile e cadde in ciò che è invisibile. O morte, dov'è il tuo pungiglione, inferno, dov'è la tua vittoria? Cristo è risorto e tu sei rovesciato". Pertanto, è l'annuncio della Risurrezione di Cristo che è al centro del libro di Osea, attraverso il racconto dell'amore infelice del suo eroe,

Nord 12 – Davide

Il pentimento del re Davide – Betsabea – Natan (2 Sam 11:12 e Salmo 50)

Immagine 29 – Davide – Nord 12 – vista generale

Preso dalla gravità del peccato commesso, Davide espresse il suo pentimento attraverso suppliche sotto forma di poesie rivolte a Dio. Questi poemi spirituali, i salmi, sono giunti fino a noi e sono al centro della preghiera cristiana. Particolarmente significativo è il Salmo 50, che rivela la grandezza del pentimento di Davide: "Abbi misericordia di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia e secondo la moltitudine delle tue indulgenze, liberami dal mio delitto (…) Rendimi la gioia della tua salvezza e rinsaldami con il tuo Santo Spirito". Davide è stato perdonato. Secondo la profezia di Natan, il primo figlio concepito dall'unione di Davide con Betsabea morì giovanissimo. In seguito nacque un secondo figlio, Salomone, il cui regno fu glorioso.

Immagine 30 – David – Nord 12 – dettaglio

Riecheggiano i versetti del Salmo 50 le parole del grande profeta, Giovanni Battista, citate nel Vangelo di san Matteo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino" (Mt 3,2). D'ora in poi, il pentimento è l'unico modo per accedere al vero regno spirituale. Il regno terreno dei due grandi sovrani, Davide e Salomone, è l'immagine del regno eterno dove Dio stesso è il re. Il ristabilimento di questa nuova relazione con Dio è segno di profonda guarigione spirituale in sinergia con lo Spirito Santo. È questo stesso Spirito che ha animato i profeti a testimoniare senza fine l'amore di Dio per l'uomo.

I due pannelli dedicati al profeta Osea e a Davide testimoniano la complessa e misteriosa unione tra Dio e l'uomo a livello sia collettivo che personale che costituisce il cuore della Bibbia. Qui Dio non è solo colui che può essere avvicinato solo da pochi, sia al termine di una lunga preparazione, sia attraverso avvenimenti straordinari come quelli di Mosè ed Elia. È anche un Dio paziente che attende incessantemente il peccatore, cercando di affrettarne il ritorno, come rivelato dal profeta Osea. O come con il re Davide, viene avvicinato attraverso il pentimento, attraverso un profondo movimento del cuore.

Commenti alle pitture sui lati dell'asse est-ovest della cappella

Due dipinti si trovano sull'asse est-ovest della cappella. L'asse attraversa la cappella, stabilendo una linea invisibile dal santuario a est e dall'ingresso a ovest. Il dipinto sulla parete est del santuario raffigura tre invitati rappresentati da angeli seduti per un pasto servito da Abramo e Sara. Questa scena è chiamata l'ospitalità di Abramo. Il dipinto sulla parete ovest sopra la porta d'ingresso raffigura il Volto Santo. Tra queste due scene si stabilisce una relazione spirituale che sarà discussa nel commento teologico all'ospitalità di Abramo.

Immagine 31 – Prospetto ovest – vista generale

Prima, però, va considerata nella sua totalità la disposizione iconografica sul lato ovest della cappella. Il Volto Santo su una piastrella si trova sopra la porta d'ingresso. I due pannelli ai lati dell'ingresso raffigurano la scala di Giacobbe e il profeta Giona vomitato dal mostro marino. I seguenti commenti su questi pannelli rivelano come ciascuna di queste scene sia collegata ai fondamenti della fede cristiana.

La storia del profeta Giona si riferisce alla Risurrezione di Cristo e al mistero del battesimo. La scala di Giacobbe si riferisce all'Incarnazione del nostro Salvatore. Sono i due estremi dello stesso mistero e un terzo mistero li unisce sopra la porta: il Volto Santo di Cristo la cui presenza ineffabile sta al centro del mistero cristiano. Fin dall'inizio della creazione, l'uomo ha cercato Dio e ha desiderato vedere il suo volto, come testimoniano i salmi del profeta Davide. Così, questi tre pannelli simboleggiano i tre poli della fede cristiana: l'Incarnazione, la Resurrezione e l'Apocalisse.

Ovest 15 (destra) – Giona

Giona che emerge dal mostro marino (Gn 1,3) Prefigurazione della risurrezione di Cristo

Nella storia biblica, il profeta Giona ricevette l'ordine da Dio di andare a predicare il pentimento agli abitanti di Ninive o sarebbero stati distrutti. Volendo sfuggire alla volontà di Dio, Giona prese il mare su una barca che andava nella direzione opposta. Durante una violenta tempesta in cui si scoprì che era lui la causa della tempesta, i suoi compagni di bordo lo gettarono in mare e fu inghiottito da un grande pesce. Giona rimase miracolosamente vivo nello stomaco del pesce per tre giorni e tre notti. Quando fece un'ardente supplica al Signore di essere salvato (Gn 2,3-10), Dio ordinò al mostro marino di vomitarlo sulla riva e gli disse di eseguire la sua missione il più rapidamente possibile verso gli abitanti di Ninive. La conversione dei niniviti fu così forte che Dio non distrusse la città, e il profeta Giona, sentendosi dispiaciuto per se stesso, si ritirò lontano nel deserto. Durante una notte, Dio, nella sua bontà, fece crescere una pianta sul profeta per proteggerlo dai raggi del sole. Eppure, al mattino per un comando divino, la pianta fu attaccata da un verme e si seccò lasciando Giona stremato dal caldo e più che mai pieno di lamentele contro Dio. La storia si conclude con un dialogo tra il Signore e il profeta Giona in cui viene particolarmente sottolineata la misericordia divina verso tutti gli esseri umani senza alcuna eccezione.

La storia di Giona è presentata nel pannello a destra della porta con scene sovrapposte che mostrano il profeta Giona, il mostro marino, Ninive e la pianta. Questo tipo di disposizione è caratteristico del linguaggio iconografico che cerca di esprimere la trascendenza divina che supera il tempo e lo spazio. Il profeta Giona che viene vomitato dalla bocca del mostro marino occupa il centro della scena. In basso a sinistra è la città di Ninive circondata da mura. Nell'angolo in alto a destra, una mano divina esce dall'arco di un cerchio e benedice il tutto. Sopra la testa del profeta Giona, una pianta con i suoi frutti si stende sopra di lui come un enorme ombrello.

Immagine 32 – Giona – Ovest 15 – vista generale

La storia della miracolosa espulsione del profeta Giona da parte del mostro marino occupa una posizione significativa nella tradizione della Chiesa ortodossa. Sant'Ireneo di Lione vedeva nel grande pesce una figura di Satana, simile al serpente che causò la caduta di Adamo ed Eva. Con questa interpretazione, l'abitare nel ventre del mostro marino è paragonato alla morte spirituale del peccatore che può essere liberata solo da un'intensa preghiera rivolta a Dio. I Padri della Chiesa videro la figura di Cristo nel profeta Giona e si riferirono alle parole di Gesù agli scribi e ai farisei: "Come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del mostro marino, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra" (Mt 12,40; 16,4). Con questa dichiarazione, Gesù annunciò la sua risurrezione dalla tomba dopo aver trascorso tre giorni e tre notti nelle profondità dell'inferno. La forza del Signore risorto vince il peggior nemico dell'umanità, la morte, qui simboleggiata dal mostro marino nella storia di Giona.

Immagine 33 – Giona – ovest 15 – dettaglio

Gli abitanti di Ninive non si opposero all'avvertimento del profeta, ma, preoccupati per la loro salvezza, obbedirono subito alla sua predicazione. Si sono rivolti a Dio consapevoli della gravità dei loro peccati. La profondità del loro pentimento è presentata come modello per tutti. Il libro di Giona mette in luce la sollecitudine di Dio verso tutti gli uomini e la sua sollecitudine per la loro salvezza. Si può affermare che Cristo è il "vero Giona" la cui Incarnazione fu per la salvezza di tutti gli uomini. È venuto sulla terra per predicare la sua parola agli apostoli e ai loro successori.

Immagine 34 – Giona – Ovest 15 – dettaglio

Giona che riposa all'ombra della pianta è un'antica immagine cristiana spesso rappresentata sulle pareti delle catacombe o scolpita su antichi sarcofagi cristiani. La figura di Giona sdraiato sotto la pianta rappresenta l'altro lato della morte, la speranza di un tranquillo riposo in un paradiso lussureggiante. Per il cristiano la pianta diventa simbolo del luogo "verdeggiante e di riposo", parole che si cantano in Chiesa durante il servizio funebre.

Inoltre, questo rappresenta un altro momento nel tempo: la pazienza di Dio in attesa della conversione dei cuori. Qui, l'immagine di Giona sdraiato sotto la pianta esprime il riposo del cristiano nella tomba, in attesa del giudizio universale; perché la morte è soprattutto tempo di attesa della futura risurrezione generale. Sull'icona della Pasqua, vediamo Giona/Cristo discendere nelle parti più basse della terra per suscitare tutta l'umanità per la risurrezione finale.

Ovest 14 (sinistra) – Giacobbe

La scala di Giacobbe (Gen 28, 10-22)

L'annuncio profetico del mistero dell'incarnazione

Immagine 35 – giacobbe – Ovest 14 – vista generale

La composizione della tavola a sinistra della porta presenta un episodio della vita del patriarca Giacobbe, figlio di Isacco e nipote di Abramo. Fermandosi nel suo viaggio verso Carran, Giacobbe si sdraiò e si addormentò con una pietra come cuscino. Nel sonno, sognò e vide una scala che arrivava dalla terra al cielo con angeli di Dio che salivano e scendevano i pioli. Dio stette di fronte a lui e rinnovò la sua promessa ai suoi antenati, Abramo e Isacco, dando loro una terra in eredità. Al risveglio Giacobbe, pieno di paura al ricordo della presenza divina, prese la pietra che gli era servita da guanciale e, mettendola in piedi, vi versò sopra dell'olio. Per questo consacrò questo luogo alto e lo chiamò Betel, "casa di Dio". Fece anche la promessa di servire Dio al quale chiese protezione per il resto del suo viaggio.

Sulla tavola Giacobbe è addormentato e sopra di lui c'è una scala che si estende dall'alto verso il basso con angeli che salgono e scendono ad ali spiegate. C'è una montagna in fondo alla scala mentre la cima finisce nei cieli. La Madre di Dio, con in braccio suo Figlio, appare all'interno di un quarto di cerchio di sfumature di blu che simboleggia il cielo. Ai piedi di Giacobbe dormiente, dal ramo di un piccolo cespuglio pende una piccola anfora contenente unguento.

Immagine 36 – Giacobbe – Ovest 14 – dettaglio

In un'antica tradizione, gli angeli ascendenti e discendenti simboleggiano gli scambi tra Dio e l'umanità: gli angeli salgono in cielo portando a Dio le preghiere degli uomini, e scendono sulla terra trasmettendo doni e messaggi da Dio agli uomini. In seguito Cristo fa riferimento a questo evento, attribuendogli un significato teologico e mistico. Nell'incontro con Filippo e Natanaele, Gesù dichiara: "In verità, in verità, d'ora in poi vedrete i cieli aperti e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo" (Gv 1,51). Questa parola implica che è la presenza di Cristo stesso sulla terra che "apre il cielo" permettendo alla grazia divina di circolare tra cielo e terra. Osservando l'incessante andirivieni degli angeli, Giacobbe fu testimone di un'autentica teofania. Più tardi, il Cristo incarnato sarà la vera scala che unisce cielo e terra prima di tornare a suo Padre.

La storia biblica ci dice che la mattina dopo Giacobbe versò olio sulla pietra che gli serviva da cuscino. Pieno di soggezione, esclamò: "Che posto tremendo! Questa non è altro che la casa di Dio e la porta del paradiso! " L'Antico Testamento cita molti rituali dell'unzione che in seguito divennero atti di consacrazione per i cristiani. Questo luogo dove dormì Giacobbe era tremendo perché era totalmente penetrato dalla grazia divina. Da questo momento, ancor prima che Cristo si rivelasse, la pietra consacrata divenne l'altare della presenza divina, un vero tempio e una vera dimora di Dio.

Molte presentazioni del sogno di Giacobbe mostrano un'immagine della Madre di Dio in cima alla scala. La presenza della Madre di Dio in questo luogo ha un grande significato teologico e mistico perché è in lei che si compie il mistero dell'Incarnazione. In lei il Figlio di Dio si fa carne e discende dal cielo per abitare tra gli uomini. In lei cielo e terra sono uniti. Così, la Chiesa vede nel sogno di Giacobbe la prefigurazione dell'Incarnazione e della maternità divina e proclama nell'inno acatisto cantato alla Madre di Dio durante la Grande Quaresima: "Gioisci, scala celeste per la quale Dio è disceso; gioisci ponte tra cielo e terra".

Ovest 16 (centro) – il Keramidion

o il Volto Santo su una piastrella

I Salmi, i Vangeli (Mc 14,58, Gv 1,18, Gv 14,9)

Il pannello posto sopra l'ingresso della cappella circonda la sommità arrotondata delle porte. Al centro è la figura del Volto Santo di Cristo posto tra due torce. Il Volto del Signore, circondato dall'aureola cruciforme, è dipinto con gli occhi sbarrati. È sovrapposto a una superficie rossa unificata, leggermente sfumata, che indica un mattone o una piastrella.

Secondo la Tradizione, l'icona originale è stata creata durante la vita terrena del Signore e la sua origine soprannaturale dona guarigione a coloro che la venerano. Nella Chiesa ortodossa, si chiama "immagine non fatta da mano umana". In Occidente, questa immagine è chiamata "il Volto Santo".

Immagine 37 – il Volto Santo – Ovest 16 – veduta generale

Diverse fonti scritte raccontano il miracolo di una "immagine non fatta da mano d'uomo". Raccontano che quando non poté andare dal re malato Abgar di Edessa, il Salvatore fece un'impressione miracolosa del suo volto su un pezzo di stoffa che fu inviato al re. Di conseguenza, il re fu guarito. Le storie ricordano anche che nei secoli successivi durante la turbolenta storia della città di Edessa, esistette su una tegola o su un mattone un'impronta miracolosa del Volto Santo "non fatto da mano d'uomo".

Il Volto impresso sulla piastrella racchiude tutta la storia della salvezza dell'uomo compiuta da Cristo presentata dal libro della Genesi al libro dell'Apocalisse. Fin dall'inizio, il popolo della Bibbia desiderava ardentemente vedere il Volto di Dio perché era per loro fonte di forza e consolazione.

Come scrive il salmista:

Tu hai detto: "Cercate il mio volto".

Il mio cuore ti dice,

Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto (Ps 27).

Immagine 38 – il Volto Santo – Ovest 16 – particolare

Questa icona è il vertice teologico e spirituale di tutti i dipinti che adornano la cappella. Contiene il mistero di Dio-Uomo: di Dio che si è fatto uomo per essere visto, di Gesù Cristo che si è incarnato per indicare agli uomini la via dell'unione con Lui. Il Volto, tanto ardentemente desiderato dagli uomini della Bibbia, apparve miracolosamente ai cristiani impresso su una piastrella senza l'aiuto di un pittore o di qualsiasi altro mezzo umano. Si tratta di un mistero che rivela il rapporto profondo tra il Dio dell'Antico Testamento e Gesù Cristo, la seconda persona della Trinità, che si è incarnata e fatta visibile.

Est 7 – Abramo

ospitalità di Abramo (Gen 18,1-16)

Immagine 39 – Prospetto est della cappella – veduta d'insieme

Come accennato in precedenza, il Volto Santo, posto sopra la porta d'ingresso sul lato ovest, è in corrispondenza assiale con l'icona dell'ospitalità di Abramo situata all'estremità orientale della cappella. La scena racconta un momento della vita del patriarca Abramo che all'epoca aveva 99 anni.

Mentre il patriarca Abramo si riposava all'ingresso della sua tenda vicino alla quercia di Mamre, vide tre viaggiatori sconosciuti venire verso di lui. Desiderando offrire loro ospitalità, servì loro un pasto preparato da lui e da sua moglie Sara. Alla fine del pasto, uno degli estranei annunciò al vecchio patriarca che gli sarebbe nato un figlio l'anno successivo. In seguito, i tre misteriosi ospiti partirono dirigendosi verso Sodoma accompagnati da Abramo che intercedette in favore della città e fu esaudito da Dio. Questo episodio della Bibbia è chiamato "l'ospitalità di Abramo".

L'icona è disposta intorno a una piccola finestra centrale situata appena sopra la santa mensa nel presbiterio della cappella. Tre uomini con le ali e il bastone dei messaggeri, cioè tre angeli maestosi, siedono davanti a una tavola coperta da una tovaglia bianca. Con grande rispetto, il patriarca Abramo e Sara servono i piatti del pasto che sono dipinti in fondo alla composizione. A destra Sara porta una pagnotta cotta con tre misure di farina (Gen 18,6), ricordando l'offerta di pane e vino di Melchisedec che prefigurava l'Eucaristia. A sinistra, Abramo presenta una brocca contenente latte e burro (Gen 18,8).

Immagine 40 – Abramo – Est 7 – vista generale

Questa scena che raffigura il piatto principale, un vitello tenero e buono (Gn 18,7) preparato da un servo, è dipinta sotto la finestra del presbiterio nell'asse verticale della composizione. L'animale rappresenta l'elemento centrale, il sacrificio compiuto da Abramo che prima di lui era stato compiuto da Abele e da Noè. Prefigura anche il vero sacrificio di Cristo nel Nuovo Testamento.

Immagine 41 – Abramo – Est 7 – particolare

Questa composizione, centrata intorno alla finestra del presbiterio, stabilisce una corrispondenza visiva tra il piatto offerto dagli sposi e il sacrificio eucaristico compiuto sull'altare durante le funzioni celebrate nella cappella. C'è un'interazione tra la pittura murale e la disposizione architettonica dell'edificio, un'unità sia mistica che teologica.

L'ospitalità di Abramo rivela il vecchio patriarca come testimone e attore di una delle esperienze spirituali più sublimi presentate nella Bibbia. La sua estrema intimità con Dio lo rende immediatamente capace di riconoscere la presenza trinitaria di Dio nei tre uomini che gli stanno davanti. Lo testimonia il dialogo misteriosissimo che avviene tra i tre uomini e il patriarca. C'è una strana alternanza e mescolanza nell'uso delle forme singolari e plurali. Per questo i Padri della Chiesa hanno riconosciuto nell'ospitalità di Abramo non solo la manifestazione della santissima Trinità, ma anche una prefigurazione della discesa e dell'Incarnazione del Figlio di Dio tra gli uomini.

Per Abramo, la visione di Dio in tre persone aveva un carattere profetico che non va confuso con un'apparizione della stessa santissima Trinità che nessun uomo può vedere. Sul piano iconografico molto presto i tre visitatori erano rappresentati come angeli perché nell'Antico Testamento Dio si manifestava frequentemente agli uomini sotto forma di angelo. Nell'Antico Testamento, le prefigurazioni annunciavano il mistero dell'Incarnazione insistendo sul carattere essenziale dell'invisibilità di Dio. Bisognava aspettare la venuta di Cristo nel mondo per fare una rappresentazione visibile di Dio.

Immagine 42 – Abramo – Est 7 – particolare

Infine, Dio si è fatto vedere, e il Volto Santo del Signore, posto sopra l'ingresso della cappella, testimonia che "Il Verbo si è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi" (Gv 1,14). Dio, che si è rivelato ad Abramo sotto forma di tre misteriosi ospiti, ora si manifesta nel Volto radioso di Cristo, la seconda persona della santissima Trinità. Esiste quindi un forte legame teologico e mistico tra l'ospitalità di Abramo e il Volto Santo posizionato sull'asse est/ovest della cappella.

Conclusione

La disposizione iconografica che adorna le pareti esterne di questa cappella rivela la lunga storia dei tumultuosi rapporti tra Dio e il suo popolo della Bibbia. È un Dio che rimane invisibile e trascendente mentre si presenta alla gente in vari modi. Dopo la caduta, Dio cammina nel giardino al fresco della sera e parla con Abele e Caino. Viene a incontrare Abramo e il vecchio patriarca offre un pasto a Dio, rappresentato da tre misteriosi visitatori. Al di là del culto nel tempio e dell'espressione liturgica iscritta nella storia degli uomini, prevale essenzialmente il rapporto tra Dio e l'uomo, fondato sull'amore. La misteriosa vicinanza di Dio nell'Antico Testamento culmina nelle teofanie rivelate a patriarchi e profeti.

Immagine 43 – Il Volto Santo – particolare

Nel contemplare questi dipinti murali si entra nel progetto di Dio, della sua relazione con gli uomini per la loro salvezza fino a raggiungere il punto ultimo della sua rivelazione: l'Incarnazione di suo Figlio, Gesù Cristo. A immagine di Gesù, che è venuto incontro agli uomini durante la sua vita terrena, Dio si fa vicino a tutti coloro che lo cercano, uomini o donne, profeti o re.

Immagine 44 – Il Volto Santo – particolare

La parola di Dio nell'Antico Testamento non è una semplice comunicazione intellettuale, ma un'apertura a un impegno nella storia. La Parola non è solo udibile e invisibile, ma si dona per essere vista. Da quel momento, la sua immagine diventa una preziosa fonte di contemplazione. Il miracolo dell'arte sacra consiste nel porre lo spettatore di fronte a questo mistero.

Il sito dell'autrice si trova qui.

 
L'incubo americano: sulla globalizzazione dell'insonnia

L'America è un grande paese, ma la sua caduta sarà causata dall'avidità e dalla lussuria.

San Giovanni di Shanghai

Ogni popolo e ogni paese è passato attraverso punti di svolta nella sua storia, per arrivare alla sua fase attuale. Alcuni punti di svolta sono positivi, altri sono negativi, molti sono sia positivi sia negativi; in tutti i casi sono epocali. Per esempio, nella storia d'Inghilterra, tutti sono d'accordo che l'invasione normanna genocida del 1066 e la riforma del XVI secolo, quando lo Stato cambiò la religione popolare con un'altra, siano stati dei punti di svolta. Tuttavia, ci sono stati molti altri punti di svolta nella storia inglese, la cui importanza relativa è discussa dagli storici e di cui l'equilibrio di conseguenze positive e negative è materia di controversie.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, come sono giunti alla loro fase attuale di superpotenza in cerca di egemonia mondiale, con basi in circa 130 nazioni straniere? In che modo il paese di un popolo tanto aperto, generoso, cordiale e accogliente è diventato così fortemente antipatico? Perché i suoi unici amici, e anche in tal caso talvolta critici, si trovano nell'anglosfera di Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda, e in paesi vassalli in alcune parti dell'Unione europea e in Giappone? Perché gli Stati Uniti sono così isolati? Perché in tante parti del mondo c'è tanta paura e odio verso gli USA, una paura e un odio che sono aumentati quasi in modo esponenziale dal 1945, con il rogo rituale delle bandiere degli Stati Uniti in quasi tutto il mondo? In altre parole, quando il sogno americano si è trasformato nell'incubo americano?

Ci sono alcuni che possono supporre che gli Stati Uniti fossero corrotti ancora prima di avere inizio. Non c'è mai stato un sogno americano, sempre e solo un incubo americano. Gli Stati Uniti, così dicono, sono stati fondati da una miscela di puritani settari, incapaci di accettare la religione della maggioranza in Inghilterra, e da profittatori, che volevano rubare una terra relativamente vuota e le sue ricche risorse, senza remore a massacrare gli abitanti nativi, occupando il loro paese e sfruttandolo per mezzo di schiavi importati. Nel XVIII secolo, così dicono, tale era l'avidità dei proprietari di schiavi al potere da far loro iniziare una guerra contro il dominio coloniale e il suo sistema fiscale. In questo sono stati influenzati dalla massoneria rivoluzionaria, i cui simboli appaiono sulla banconota da un dollaro e segnano la pianificazione città di Washington D. C. fino a oggi. Gli Stati Uniti, così dicono, sono semplicemente una colonia uscita fuori controllo e divenuta sregolata, che non vive secondo i valori e codici europei moderati, ma in modo estremo, secondo la legge della giungla, della pistola, diventando il 'selvaggio West' .

Molti risponderebbero che quanto sopra è una visione totalmente ingiusta e invidiosa. C'era, così dicono, molto di buono nei primi coloni che vivevano in relativa pace con i nativi americani e portavano valori cristiani di duro lavoro, morale, libertà, giustizia e umiltà. Questo era il sogno americano.

Un numero più consistente di americani, soprattutto al Sud, suggerisce che il marciume ebbe inizio solo con la guerra civile americana (1861-65), con i suoi oltre 600.000 morti. A quel punto i profittatori tolsero il controllo agli elementi cristiani nella nazione. Poi, così dicono, il Nord industriale sotto l'astuto Lincoln decise di devastare il sud per portare gli schiavi, che avevano vissuto in condizioni patriarcali del Sud, sotto un'altra schiavitù in truci fabbriche in rapida espansione nel Nord. Per loro la guerra civile degli Stati Uniti è stato un atto di genocidio, che ha distrutto un'intera civiltà di valori rurali e agrari del Sud per un mondo industriale settentrionale di sporcizia e di sfruttamento, che ha distrutto la Contea per ottenere Mordor. Il concetto di 'una vita meravigliosa' della Confederazione, di unità nella diversità dei valori, locali e familiari, è stata persa, sostituita dal mondo del Grande Fratello, un unionismo capitalista e centralizzato: in ultima analisi, l'imperialismo. E dopo la guerra civile, così dicono, non ci fu più controllo sullo sterminio dei nativi americani, che furono sempre più ammassati in giganti campi di concentramento stabiliti sulle terre peggiori e più povere, chiamati 'riserve', in modo che le loro terre potessero essere sfruttate.

Molti risponderebbero che questo è un mito. L'economia del Sud si basava sulla schiavitù e sul razzismo, la guerra civile fu una guerra per la libertà, la giustizia, lo sviluppo, il progresso e l'unità. L'Unione conseguì una grande vittoria sulla tirannia, l'arretratezza, l'ignoranza e il razzismo.

Altri affermano che niente è andato storto fino a quando gli Stati Uniti hanno iniziato violentemente a rubare terra al Messico dopo il 1840 e quindi a creare colonie d'oltremare, in particolare nelle Filippine, a Puerto Rico e a Cuba alla fine del XIX secolo. Questo, così dicono, li ha portati a immischiarsi ulteriormente in America Latina e poi all'estero, attraverso l'Atlantico in Europa dopo il 1917 e il 1941, attraverso il Pacifico contro l'Impero giapponese dopo il 1941 e poi in tutto il mondo dopo la seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti, così dicono, avrebbero dovuto rimanere indipendenti, sovrani e isolati.

Molti risponderebbero che, al contrario, la cosiddetta 'ingerenza' statunitense è stata in realtà un enorme sacrificio, che l'eroismo degli Stati Uniti ha salvato l'Europa suicida da se stessa per due volte, ha salvato la regione del Pacifico dall'imperialismo giapponese e quindi numerosi paesi da tirannie comuniste e di altro genere.

Altri, forse più teorici della cospirazione, affermano che tutto in fondo è andato bene fino all'assassinio di Kennedy, nel novembre 1963. Fu, così dicono, l'ultimo ostacolo al completo dominio degli Stati Uniti da parte del 'complesso militare-industriale' (frase di Eisenhower), l'annientamento della 'America delle piccole città' e dei suoi valori, e l'inizio dell'ingerenza in tutto il mondo. Solo dopo Kennedy vennero la catastrofe del Vietnam, giunte militari di destra installate dalla CIA nel Vietnam del Sud, nelle Filippine (Marcos), in Grecia (colonnelli), in Iraq (Saddam Hussein), in Cile (Pinochet), in Argentina (il generali), ecc, che si sono guastate invariabilmente a causa del particolare nazionalismo fanatico della giunta, a Cipro, in Kuwait, nelle Falkland o altrove. Lo stesso è accaduto oggi in Ucraina, dove, ancora una volta in nome della mitica 'libertà e democrazia', la CIA, e quindi gli Stati Uniti, hanno sostenuto un altro perdente nato, ancora una volta spendendo miliardi di dollari per creare, sostenere, formare ed equipaggiare oligarchi nazionalisti e criminali di guerra, come al solito le persone più odiate, terribili, corrotte e genocide nel paese, come Poroshenko-Waltzman. Dopo tutto, così si dice, fino a Kennedy, gli Stati Uniti erano un paese cristiano e la loro amministrazione non pensava neppure di respingere il puritanesimo in favore della lussuria e della diffusione della sodomia in tutto il mondo.

I pensieri di cui sopra non sono solo che sassi gettati in uno stagno. Spetta ai lettori americani di osservare  le eventuali increspature e decidere se tutto o parte di quanto sopra è vero. Desideriamo solo il meglio per il popolo americano, a prescindere da ciò che possa pensare delle amministrazioni sia degne che indegne. Ciò che ci interessa è che forse l'originale sogno americano, fondato su valori cristiani, è stato dimenticato, in primo luogo per l'avidità e poi per la lussuria, e che ci può essere una bomba a orologeria culturale innescata a Washington, che un giorno sarà fatta scoppiare dall'accumulo di errori storici di oltre 250 anni e più, e questo può creare un incubo americano. E se questo dovesse accadere, allora il mondo intero non sarà in grado di dormire.

 
Commenti sui piani per costruire una "chiesa delle tre fedi" a Berlino

Il canale televisivo ortodosso russo Sojuz ha chiesto all'arciprete Aleksandr Abramov, rettore della chiesa del venerabile Sergio di Radonezh a Krapivniki, a Mosca, di commentare questa insolita iniziativa.

progetto della Casa dell'Uno di Berlino. Foto: tyglobalist.org

È agli inizi nel centro di Berlino la costruzione di una "chiesa" per cristiani, ebrei e musulmani. Il progetto congiunto delle tre religioni sarà chiamato "Casa dell'Uno". L'inizio dei lavori di costruzione è previsto per il 2019. Secondo lei, è possibile che il progetto di una casa di preghiera per tre religioni diventi la nuova "torre di Babele"?

In questi casi, faccio sempre la seguente domanda: chi ha chiesto loro di farlo? Dove sono le migliaia o i milioni di persone che andranno a pregare lì? Chi sono gli autori di questa iniziativa? Questo è il modo in cui di solito si fanno le cose. Di norma un gruppo di eccentrici, spinti da buone intenzioni, si raduna e dice: "Tutti noi apparteniamo alle religioni abramitiche, abbiamo le stesse radici e confessiamo il monoteismo. Ora costruiremo la Casa dell'Uno, risolveremo tutte le nostre divergenze e pregheremo fianco a fianco da ora in poi. Sarà una grande gioia!" Questi eccentrici diventano spesso prigionieri totalitari delle proprie idee quando iniziano a realizzare i loro piani.

Personalmente considero queste cose molto utopistiche. Ricordo un uomo che voleva dimostrarmi che era necessario costruire un tempio della religione abramitica sulla Luna, in modo che potesse essere visto dalla Terra. Gli ho chiesto: "Perché abbiamo bisogno di questo tempio? Chi ne avrà bisogno?" E lui ha risposto: "Così mostreremo la maestà del nostro Dio". Io ho sostenuto: "Ma non possiamo vedere la grandezza del nostro Creatore guardando la Luna senza costruirci una chiesa gigantesca?! Non è vero che noi glorifichiamo l'Onnipotente mentre ammiriamo le cose belle da lui create? Non lodiamo il nostro Padre celeste quando guardiamo il Sole?" Nelle funzioni ortodosse cantiamo: "Dal sorgere del sole fino al tramonto sia lodato il nome del Signore". Secondo me, non solo questa idea è utopistica e ridicola, non risolve alcun problema all'avvio.

Ma sembra che vogliano affrontare il problema dell'afflusso di rifugiati in Europa, mirano a riconciliarli in qualche modo... Questa tolleranza a lungo vantata...

Vorrei suggerire di visitare questi centri di riconciliazione anche a Mosca. Abbiamo alcuni centri di questo tipo con una moschea accanto a loro. Ognuno di loro è un complesso di edifici e non una singola struttura. Per esempio, una moschea e una chiesa ortodossa, o una moschea, una chiesa ortodossa e una sinagoga. Si vedranno mai persone andare nella moschea, poi nella chiesa ortodossa e poi nella sinagoga per il culto? No! Non si vedranno mai.

Quando si tratta di migranti musulmani in Europa si dovrebbero costruire moschee per loro. Questo perché la maggior parte dei migranti è di origine musulmana. Non dovremmo metterci in mostra e indulgere in illusioni di "creare un nuovo movimento religioso". Anche se prendiamo solo i cristiani, varie denominazioni sono state a conflitto tra loro per secoli, e noi ortodossi abbiamo argomenti e disaccordi seri e quasi irrisolvibili con i cattolici... Detto questo, possiamo parlare di un qualche sincretismo religioso? Qual è il suo scopo e chi ne trarrà beneficio? Il Nome di Dio non sarà glorificato in questo modo. Il Nome di Dio è glorificato solo quando hai fiducia nella verità della fede che confessi e fai ciò che Dio ti dice di fare.

Dio vuole veramente che noi dedichiamo la nostra vita a uno sforzo senza senso che non è nemmeno menzionato nelle Sacre Scritture? Cosa possiamo dire dei suoi effetti? Sarà uno spettacolo di orpelli! Certo, ci sarà una grande cerimonia, con la partecipazione di numerose personalità statali che taglieranno un nastro... E, come nel caso di tutte queste imprese artificiali, in seguito l'edificio rimarrà vuoto. Attualmente i cattolici e gli ortodossi stanno attuando le loro iniziative congiunte per la pace in Siria. Questa è una vera strada per la cooperazione e non comporta questioni di confessione religiosa.

Le questioni della confessione religiosa sono estremamente intime e non possono essere oggetto di dialogo. Allora perché crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, se affermiamo che ogni cosa nel mondo è un tema di dialogo? E se è così, faremmo meglio a credere in 100 Chiese sante, cattoliche e apostoliche! Ma noi proclamiamo che la Chiesa è una, e quindi un dialogo su argomenti che abbiamo escluso non ha futuro e non ci porterà da nessuna parte.

Grazie mille!

 
4 mesi dell'Esarcato patriarcale d'Africa in immagini

(Nota cronologica: le notizie sono riportate in ordine di apparizione sui media dell'Esarcato. A volte, gli eventi a cui si riferiscono possono aver avuto luogo alcuni giorni prima)

31 agosto 2022: padre Georgij Maksimov incontra i chierici di Asaba (Nigeria), a cui sono forniti set di vasi e paramenti liturgici, icone, libri di culto, turiboli, croci d'altare e da benedizione.

3 settembre 2022: Serge Voemava, primo missionario ortodosso della Repubblica Centrafricana, è a Mosca per uno stage di preparazione agli ordini sacri in lingua francese, e celebra alla chiesa di san Nicola a Novaja Sloboda. Nel mese di settembre 2022, 157 residenti di 19 paesi africani entrano nei corsi teologici online della durata di un anno dell'Accademia teologica di Mosca. Quest'anno è previsto l'arrivo di altre 20 persone in Russia per seguire corsi di lingua russa con successiva formazione teologica.

3 settembre 2022: padre Polycarpos Kibiwott battezza 37 persone presso la parrocchia di san Pietro Apostolo a Ketim, contea di Nandi (Kenya).

4 settembre 2022: padre Nikolai Esterheizen celebra la Divina Liturgia in inglese e in slavonico (con preghiere in afrikaans, francese, xhosa e aramaico) nella chiesa di san Giovanni Climaco a Città del Capo (Sud Africa).

4 settembre 2022: icona del Salvatore con testo in lingua xhosa, dipinta dall'iconografa Ksenija Zimmerman della parrocchia di san Giovanni Climaco a Città del Capo.

4 settembre 2022: padre Georgij Maksimov incontra i membri del consiglio della parrocchia di san Vladimir ad Abuja (la nuova capitale della Nigeria). Si risolve la questione dell'organizzazione di servizi di culto regolari, e si discute la formazione dei parrocchiani nigeriani nelle università russe.

5 settembre 2022: padre Georgij Maksimov battezza undici persone e accoglie con la cresima una convertita all'Ortodossia nella parrocchia di san Caralampo vicino alla città di Adikpo, nello stato di Benue (Nigeria).

6 settembre 2022: padre Laurent Sakwa, decano del distretto della Tanzania orientale, celebra battesimi nella parrocchia di san Serafino di Sarov nel villaggio di Mvumi.

8 settembre 2022: padre Timothy Chintenga celebra la Divina Liturgia nella parrocchia di Chombe, distretto di Chiradzulu, nella provincia meridionale del Malawi.

8 settembre 2022: padre Georgij Maksimov è il primo sacerdote della Chiesa ortodossa russa in visita in Costa d'Avorio; celebra una funzione per il personale dell'ambasciata e i fedeli russi ad Abidjan.

8 settembre 2022: padre Georgij Maksimov riceve nella Chiesa ortodossa russa la comunità ortodossa della Costa d'Avorio; il suddiacono Parthene Dansu inizierà presto i corsi di formazione del clero.

10 settembre 2022: padre Georgij Maksimov e i chierici nigeriani distribuiscono aiuti in nove parrocchie negli stati di Lagos, Anambra, Delta e Benue. Sono distribuite tre tonnellate di cibo a più di 200 famiglie, e kit di formazione scolastica a più di 2000 studenti.

11 settembre 2022: i sacerdoti del Malawi celebrano la festa del taglio del capo di San Giovanni Battista in otto parrocchie del decanato locale.

11 settembre 2022: riprendono le lezioni dopo una Liturgia celebrata in un'aula scolastica a Zomba, l'ex capitale del Malawi.

17 settembre 2022: i padri Titus Kipngeny (decano locale) e Joseph Kiplimo battezzano 19 persone nella parrocchia di santa Caterina a Matara, nella contea di Nandi (Kenya).

17 settembre 2022: pellegrinaggio della parrocchia di san Giovanni Climaco a Città del Capo (Sudafrica) e del loro sacerdote Nikolai Esterheizen alla chiesa di santa Maria Egiziaca a Robertson.

Il rettore, l'archimandrita Zacharias (van Wyk) concelebra con padre Nikolai la Divina Liturgia in slavonico ecclesiastico e in afrikaans. Segue la presentazione del libro di memorie dell'ufficiale russo Evgenij Augustus (1874-1914), volontario nella seconda guerra boera.

19 settembre 2022: nella chiesa di san Giovanni Climaco a Città del Capo (Sudafrica), padre Nikolai Esterheizen celebra la Divina Liturgia e battezza una famiglia xhosa di 7 persone (marito, moglie, cognata e quattro figli).

20 settembre 2022: il patriarca Kirill incontra i membri della Commissione per il dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa copta, riuniti a Mosca. Si parla di molti progetti di cooperazione, primo dei quali l'offerta di luoghi di culto copti al Cairo, a Hurghada e a Sharm el-Sheikh per le funzioni dei fedeli dell'Esarcato patriarcale d'Africa, e la concessione di un edificio nel quartiere Jakimanka nel centro storico di Mosca alla parrocchia copta, che ha bisogno di una chiesa. Inoltre, proseguono le visite reciproche annuali delle delegazioni monastiche, e i viaggi di troupe cinematografiche russe in Egitto per creare progetti documentari televisivi sulla vita della Chiesa copta e sui suoi nuovi martiri. Molte iniziative sono in corso di attuazione attraverso scambi di studenti e insegnanti (circa 700 giovani cristiani egiziani studiano oggi in varie istituzioni educative della Federazione Russa, e il patriarca ha incaricato le diocesi locali di invitarli a incontri con i vescovi, per coinvolgerli in eventi giovanili). La Chiesa copta accoglie con favore la ripresa dei lavori della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e le Chiese antico-orientali, convinta che senza la partecipazione della Chiesa ortodossa russa un tale dialogo non avrebbe alcun senso.

18 settembre 2022: celebrazione di una Divina Liturgia all'aperto in Kenya.

24 settembre 2022: a Emakvale, nel decanato di Kakamega (Kenya), si forma una parrocchia dell'Esarcato patriarcale d'Africa, in onore al santo grande principe Vladimir, Pari agli apostoli. Il sacerdote John Karakacha è nominato rettore.

25 settembre 2022: dopo la Divina Liturgia della festa della Natività della Madre di Dio, celebrata da padre Nikolai Kimeli alla parrocchia di san Stiliano a Siginway, contea di Nandi (Kenya), si tiene un incontro dei giovani attivisti del decanato di Nandi, al quale hanno partecipato 77 persone.

2 ottobre 2022: presso la parrocchia della santissima Madre di Dio nel villaggio di Wenda, distretto di Iringa (Tanzania), padre Ambrosios Chavala battezza 17 persone.

8 ottobre 2022: Divina Liturgia celebrata dai sacerdoti Paschal Rasolonarivo, Angelos Rajaonarison e Christopher Andriamiazanajaina presso la comunità monastica femminile della città di Ambatondrazaka (Madagascar), la prima comunità monastica che nell'agosto 2022 si è trasferita nell'Esarcato patriarcale d'Africa. I servizi divini si svolgono regolarmente in locali in affitto.

16 ottobre 2022: presso la parrocchia del santo apostolo Andrea il Primo chiamato nella città di Bimbo (Repubblica Centrafricana), con il sostegno dell'Esarcato patriarcale d'Africa, 200 persone ricevono aiuti alimentari, ed è in costruzione una scuola regolare intitolata a san Sergio di Radonezh. Serge Voemava, che ha completato con successo i corsi per chierici in Russia, sta adattando l'interno della chiesa alle tradizioni della Chiesa ortodossa russa. Dopo la sua ordinazione, sarà posto l'inizio della vita liturgica nella Repubblica Centrafricana.

16 ottobre 2022: i padri Ambrose Chavala, Philip Cengula e Augustin Kisanyage celebrano il battesimo di 27 persone presso la parrocchia di san Cirillo di Alessandria nel villaggio di Mafuluto, distretto di Iringa (Tanzania).

17 ottobre 2022: i padri Vasily Randrianaivo e Nektariy Andriamanana battezzano 8 persone presso la parrocchia dell'Esarcato patriarcale a Mahajanga (Madagascar).

21 ottobre 2022: dopo lo Zambia e la Repubblica Centrafricana, l'Uganda diviene il terzo paese africano in cui l'Esarcato patriarcale d'Africa riceve un certificato di registrazione statale.

25 ottobre 2022: è completata la costruzione della scuola di san Sergio di Radonezh accanto alla chiesa di sant'Andrea nella città di Bimbo (Repubblica Centrafricana).

25 ottobre 2022: presso la parrocchia dei santi arcangeli Michele e Gabriele a Tenke (Repubblica Democratica del Congo), padre Georgij Maksimov incontra il clero dell'Esarcato patriarcale in Congo, oltre al decano delle parrocchie della Chiesa russa in Zambia, padre Varnava Ntasha, e consegna loro antimensi e vasi liturgici per le comunità ortodosse dei due Paesi; in seguito celebra con loro la Divina Liturgia. Il capo del Servizio giuridico dell'Esarcato, S. A. Beljaev, prosegue i lavori per la registrazione statale dell'Esarcato in Congo.

27 ottobre 2022: nella Repubblica Democratica del Congo, la comunità non canonica della "Chiesa ortodossa bizantina" è accolta da padre Georgij Maksimov nella Chiesa ortodossa russa, seguendo l'esempio dell'analoga comunità della Repubblica Centrafricana: circa 50 persone passano sotto il Patriarcato di Mosca, e i chierici sono accettati nella Chiesa ortodossa russa come laici. Il 28 ottobre, nell'edificio del Centro Culturale nella capitale della Repubblica Democratica del Congo, Kinshasa, padre Georgij concelebra la Divina Liturgia con altri due sacerdoti dell'Esarcato Patriarcale della Repubblica Democratica del Congo. Al termine della funzione, consegna loro antimensi e vasi liturgici.

2 novembre 2022: padre Georgij Maksimov concelebra con i padri Siluan Nkunku, Timothy Ndzebe e John Nzingula la Divina Liturgia in slavonico ecclesiastico e in francese nell'edificio del Centro russo di scienza e cultura nella capitale della Repubblica del Congo, Brazzaville

Al termine della Liturgia, padre Georgij consegna al clero dell'Esarcato aiuti umanitari per trenta famiglie bisognose della parrocchia metropolitana.

3 novembre 2022: terminano dopo due settimane i lavori di riparazione del tetto della chiesa di san Giovanni Climaco a Città del Capo (Repubblica Sudafricana)

3 novembre 2022: prima celebrazione di un prete ortodosso russo nella Repubblica del Benin. Padre Georgij Maksimov officia un servizio di preghiera e una litia funebre nell'edificio dell'ambasciata russa a Cotonou, quindi tiene incontri e catechesi con i residenti locali che hanno espresso il desiderio di unirsi alla Chiesa ortodossa russa.

Il metropolita Antonij di Volokolamsk visita l'Egitto per festeggiare il 70° compleanno e i 10 anni di patriarcato di papa Tawadros II, patriarca della Chiesa copta.

8 novembre 2022: il presidente del Dipartimento dell'istruzione dell'Esarcato d'Africa, Konstantin Gorditsa, visita il Malawi. A Ntembwe, distretto di Kasungu (provincia centrale), Konstantin incontra padre George Chabwera, decano delle parrocchie del Malawi, e padre Timothy Chintenga. Tiene un colloquio con sette catechisti, a cui dona utensili liturgici e libri necessari. In diversi villaggi si svolge un evento di beneficenza, durante il quale più di 500 famiglie ricevono sementi per la semina, oltre a icone e letteratura ortodossa in inglese.

14 novembre 2022: nella sua visita in Malawi, Konstantin Gorditsa incontra i futuri studenti dei corsi di formazione del clero, Savva Austin e Joachim Bakali, che studieranno a Mosca; incontra anche un rappresentante di un gruppo non canonico di rito ortodosso nel nord del Malawi, che ha espresso il desiderio di unirsi alla Chiesa ortodossa russa. Aiuta infine a trasferire aiuti umanitari alle parrocchie ortodosse nella provincia meridionale della Repubblica del Malawi.

14 novembre 2022: iniziano a Dar es Salaam i corsi per gli studenti delle famiglie tanzaniane ortodosse: le lezioni sono condotte dal missionario e insegnante A. V. Ljulka. Oltre alle materie di istruzione generale necessarie per ottenere un certificato di istruzione secondaria, i partecipanti ai corsi dai 15 ai 20 anni imparano la lingua russa e le basi dell'Ortodossia. Il programma di formazione generale è progettato per durare due anni. I giovani che, a causa di varie circostanze, non hanno potuto ottenere un'istruzione scolastica, ora hanno questa opportunità. Alla domenica, gli studenti si riuniscono per il culto nell'edificio del Centro russo di scienza e cultura. Al termine della funzione, l'archimandrita Zacharias (Mulingwa) conduce la catechesi. Padre Konstantin Shoki di Dar es Salaam coordina i lavori del progetto, che è il secondo progetto educativo realizzato con successo dall'Esarcato patriarcale d'Africa, dopo la scuola nella Repubblica Centrafricana.

21 novembre 2022: è in preparazione nel decanato di Lugari (contea di Kakamega, Kenya) un laboratorio per cucire paramenti sacri, per il quale sono già state acquistate le attrezzature. Leonida Navali Amukobole, la vedova del sacerdote Chrysostom Wanjala, decano di Lugari, morto tragicamente all'inizio di quest'anno, è una dei nuovi specialisti in questo campo, che fornirà paramenti per le parrocchie ortodosse in Kenya e in altri paesi africani. Macarius Wanjala, figlio del defunto sacerdote Chrysostomos, entrerà presto nel corso preparatorio dell'Accademia teologica di San Pietroburgo, dove studierà il russo, seguito dall'ammissione al primo anno di studi teologici.

22 novembre 2022: uditori dalla Nigeria, dal Camerun, dal Malawi e dal Sudafrica arrivano a Mosca per studiare ai corsi di formazione per chierici. Le lezioni si tengono presso l'Accademia teologica Sretenskij con la partecipazione del Dipartimento missionario sinodale. Insieme ai futuri chierici, arriva a Mosca anche Abigail Jhepchirchir, figlia del decano della contea di Nandi (Kenya), padre Titus Kipngeny. Abigail fa un noviziato al convento della Natività della Madre di Dio, con obbedienza alla fabbrica di candele, e approfondisce anche le regole conventuali. Si prevede che anche altre donne cristiane ortodosse provenienti da Nigeria, Tanzania e Uganda verranno a Mosca per sottoporsi all'obbedienza monastica.

24 novembre 2022: il metropolita Leonid riceve Abigail Jhepchirchir come prima fedele dell'Esarcato patriarcale d'Africa a compiere il noviziato al convento della Natività della Madre di Dio a Mosca.

24 novembre 2022: il metropolita Leonid incontra gli studenti dell'Esarcato patriarcale d'Africa che si preparano a diventare chierici.

23 novembre 2022: la Nigeria (un paese che da solo conta una volta e mezza la popolazione dell'intera Federazione Russa!) è il quarto paese africano che concede la registrazione statale all'Esarcato patriarcale d'Africa.

26 novembre 2022: continuano le lezioni degli studenti africani presso presso l'Accademia teologica Sretenskij, intervallate da visite a chiese, monasteri e luoghi santi di Mosca. Tra i loro insegnanti c'è anche padre Andrej Novikov, che è stato uno degli iniziatori delle attività dell'Esarcato patriarcale d'Africa.

27 novembre 2022: prima della Liturgia domenicale nella chiesa di tutti i Santi a Kulishki, il metropolita Leonid consacra 200 antimensi per le chiese dell'Esarcato patriarcale d'Africa.

1 dicembre 2022: inizia la pratica liturgica per i futuri chierici dall'Africa nella chiesa di san Nicola a Novaja Sloboda, sede del Dipartimento missionario sinodale. Il 29 novembre 2022 è stata celebrata la prima Divina Liturgia in inglese e francese, alla quale i futuri sacerdoti provenienti da Camerun, Malawi, Nigeria e Sudafrica hanno partecipato come lettori e accoliti. La pratica liturgica continuerà per tutto il periodo di studio.

7 dicembre 2022: la novizia Abigail Jepchirchir del Kenya lavora presso il convento stavropigiale della Natività della Madre di Dio a Mosca e impara nuove obbedienze, tra cui la preparazione delle prosfore e il canto.

6 dicembre 2022: padre Angelos Oribe officia il battesimo di 20 persone presso la parrocchia di san Macario il Grande nel villaggio di Ochiro (decanato di Homa Bay, Kenya).

12 dicembre 2022: nella chiesa di san Giovanni Climaco a Città del Capo (Sudafrica) è installata una piccola cupola con l'immagine del Cristo Pantocratore. Una parrocchiana, l'iconografa Ksenija Zimmerman, che ha studiato pittura di icone in Olanda e in Russia, ha lavorato alla creazione dell'immagine.

16 dicembre 2022: il numero di chierici dell'Esarcato patriarcale d'Africa continua a crescere. Nel decanato di Vihiga (Kenya), padre Georgij Maksimov, presidente del dipartimento missionario, consegna gli antimensi ai sacerdoti che si sono uniti alla Chiesa ortodossa russa. Il 14 dicembre 2022 padre Georgij guida l'assemblea dei decani del Kenya. Ai chierici sono forniti calendari ecclesiastici in inglese per il 2023 e catechismi in swahili, nonché assistenza finanziaria per le scuole domenicali. L'incontro con i decani si conclude con i ritocchi finali alla nuova chiesa di san Nettario nel villaggio di Buyangu, decanato di Vihiga. Il rettore e i parrocchiani l'hanno eretta da soli, e oggi i lavori finali di pittura sono eseguiti dagli sforzi congiunti dei decani.

18 dicembre 2022: per la prima volta nella storia dell'Esarcato d'Africa si compiono ordinazioni sacerdotali e diaconali. alla Divina Liturgia presso la chiesa della Risurrezione del Signore a Rabat (Marocco), il metropolita Leonid di Klin, esarca patriarcale d'Africa, ordina presbitero il diacono German Edianga dall'Uganda e ordina diacono Serge Voemava dalla Repubblica Centrafricana. Il metropolita Leonid firma anche antimensi per le parrocchie di diversi paesi africani.

"Al momento, l'Esarcato patriarcale d'Africa è densamente presente in 18 Paesi del continente, e questo appena a un anno dall'istituzione dell'Esarcato per decisione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa", ha affermato il metropolita Leonid di Klin, esarca patriarcale d'Africa, in un'intervista a un corrispondente della TASS il 19 dicembre 2022.

"Il 18 dicembre sono avvenute le prime ordinazioni nella chiesa della Resurrezione di Cristo a Rabat. Serge Voemava, il responsabile della Repubblica Centrafricana, è stato ordinato diacono. Si è recentemente laureato in corsi teologici a Mosca. Nella Repubblica Centrafricana ha un carico molto grande: gestisce la scuola, che ora stiamo aiutando a ricostruire, e tre grandi comunità", ha detto il metropolita.

"Sempre domenica abbiamo ordinato presbitero il diacono Herman Edianga. Viene dall'Uganda, il Paese dove ho fatto la mia prima visita come esarca patriarcale d'Africa", ha aggiunto il metropolita Leonid.

"L'Uganda si sta sviluppando dinamicamente in termini di adozione dell'Ortodossia. Ci sono stati ottimi contatti tra il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' e il presidente Yoweri Museveni. Ho personalmente consegnato una lettera di sua Santità il patriarca al presidente dell'Uganda, con lui abbiamo un dialogo abbastanza costruttivo", ha proseguito l'esarca.

"In Uganda vaste aree - 6,5 ettari – sono destinate alla costruzione del centro spirituale e amministrativo della Chiesa ortodossa russa. Inoltre, in accordo con il presidente Museveni, costruiremo un edificio per un gruppo scolastico di bambini, un istituto comprensivo di un ospedale e diverse altre strutture sociali e umanitarie", ha detto l'arcipastore.

"Abbiamo ottime prospettive in Uganda, e se il Signore dirige tutto, allora penso che l'Uganda diventerà il 'fulcro spirituale' della Chiesa ortodossa russa nell'Africa orientale", ha detto il vescovo.

"Ci muoviamo molto bene: in un solo anno siamo entrati in 18 paesi africani. Confesso che, come capo dell'Esarcato, contavo su un ingresso più lento e tranquillo", ha concluso il metropolita Leonid di Klin. "Molti locali si stanno unendo a noi, uscendo con iniziative anche dove non ci sono mai state chiese. E, se continua così, in un periodo da tre a cinque anni saremo in grado di coprire quasi tutto il continente africano e garantire la piena presenza della Chiesa ortodossa russa", ha riassunto il metropolita Leonid di Klin.

 
Il soldato irlandese che è divenuto prete ortodosso

Padre Thomas Carroll è un sacerdote di 70 anni di Dublino, Irlanda.

È cresciuto nella contea rurale di Tipperary, in una famiglia con forti legami militari. Suo padre ha combattuto a Gallipoli, mentre il suo prozio era presente alla battaglia di Tessalonica durante la prima guerra mondiale.

Educato in una scuola secondaria cattolica, si sentì chiamato agli ordini sacri, ma gli fu detto che non era pronto, così seguì la tradizione di famiglia e si unì all'esercito.

"Ci sembra che la nostra famiglia abbia sempre avuto connessioni militari. C'era disciplina tra di noi, ma le regole non erano troppo rigide. Eppure, non potrei mai considerarmi uno spirito libero", ricorda.

Fu durante il servizio a Cipro con le Nazioni Unite negli anni '60 che la vita, la vocazione e il futuro di padre Thomas Carroll hanno intrapreso un percorso che lo ha portato a una stretta chiesa in mattoni costruita nel centro di Dublino. Una chiesa che si distingue dalle altre in città a causa dell'iconostasi decorata e riccamente dorata che separa l'altare dalla navata, ma anche perché è ortodossa.

Per impedire che i propri militari fossero influenzati in alcun modo, l'ONU non permetteva alcuna interazione tra le sue truppe ed entrambe le comunità. Tuttavia, padre Thomas non poté seguire del tutto la disciplina, che sia le forze di pace sia la sua famiglia gli avevano tracciato.

"Spesso non eravamo d'accordo su nulla, ma ha lasciato un'impressione durevole su di me", continua.

Questo lo ha spinto a esplorare ulteriormente la religione ortodossa, ma quando è tornato in Irlanda c'era solo una manciata di greci e ciprioti che vivevano nel paese. Non avevano una comunità stabilita, e nessuno lo poteva aiutare.

Fu quando l'arcivescovo Methodios di Gran Bretagna stabilì la prima parrocchia in Irlanda nel 1981, che divenne possibile per lui parlare con la gente che condivideva il suo stesso interesse.

Prima di questo aveva contattato l'arcidiocesi greco-ortodossa a Londra, ma nessuno aveva risposto alle sue lettere. "Probabilmente pensavano che fossi qualcuno che si limitava a chiedere informazioni", dice padre Thomas.

Quando la parrocchia fu stabilita dall'arcivescovo Methodios, un amico glie ne parlò per caso. Ha poi ottenuto intorno lì subito, ma gli ci sono voluti altri 5 anni prima di decidere di fare il "grande salto" e convertirsi.

"Alla fine sono diventato ortodosso nel 1986, quindi non faccio niente in fretta, come vedete", scherza. "Ma in seguito, mi sono impegnato. Ho preso un pensionamento anticipato dal mio lavoro nel 1996 e sono andato a studiare teologia per 5 anni".

Dopo la conclusione dei suoi studi, inizialmente ha servito come diacono per quattro anni nella sua nuova parrocchia, prima di diventare prete. E per lui è una vocazione, non la sua professione.

In ultima analisi, sono state l'apparenza esterna e le belle liturgie del dogma ortodosso che l'hanno attratto. "Sono venuto dalla tradizione che inizialmente aveva la Chiesa cattolica, con molte similitudini liturgiche e rituali. Ma dopo il Concilio ecumenico Vaticano II negli anni '60, tutto è cambiato ed è diventato più semplificato", spiega il sacerdote.

Per padre Thomas, le struggenti cerimonie tradizionali erano state spogliate della fede cattolica. Le funzioni si erano in certa misura "protestantizzate" nel metodo del culto, ridotto al minimo. Così, si era reso conto che non facevano per lui.

Questo inevitabilmente ha lasciato un grosso vuoto nella sua vita spirituale, che non poteva colmare con questa nuova situazione nella Chiesa cattolica. "Qui è dove l'Ortodossia è entrata nella mia vita e mi ha dato qualcosa di tangibile a cui aggrapparmi. Qualcosa nella chiesa stessa, la sua sistemazione, i rituali, perfino l'odore di incenso, ti afferrava subito", descrive.

A quel tempo, nella comunità ortodossa in Irlanda c'erano circa 20 nazionalità. La parrocchia era stata fondata per tutti i cristiani ortodossi all'interno dell'isola dell'Irlanda, a prescindere da qualsiasi giurisdizione.

Con l'aumento dell'immigrazione in Irlanda, molti di questi nuovi arrivati hanno stabilito le loro proprie comunità, e la parrocchia di Padre Thomas alla fine è diventata principalmente greca. La comunità è cresciuta negli ultimi anni a causa della crescente emigrazione dalla Grecia, in tal modo il futuro della sua parrocchia sembra sicuro.

Per padre Thomas, una chiesa è un organismo vivente e deve adattarsi alla società, piuttosto che la società ad essa. Un'altra ragione per cui ammira la Chiesa greco-ortodossa è perché si rivolge a tutte le nazionalità.

"Tutte le diocesi greco-ortodosse nel Regno Unito hanno fino al 30% del clero che non è greco, così le liturgie sono comunemente in lingua inglese. Altre giurisdizioni come i romeni o i russi operano nella loro lingua solo per il proprio popolo", dice.

Il sacerdote è convinto che abbattere la lingua e la nazionalità delle barriere sia molto importante per una religione moderna, soprattutto quando questa attrae individui giovani.

In caso contrario, potrebbero essere in balia delle chiese evangeliche fondamentaliste, mentre altri possono essere attratti dall'islam radicale. "Questi offrono loro qualcosa per cui vivere, quando spesso non hanno nulla", afferma padre Thomas.

Egli è l'unico che si è convertito all'Ortodossia greca nella sua famiglia. "Per la maggior parte di loro non ha fatto alcuna differenza, ma credo che oggi sarebbero felici delle mie scelte", dice.

"Se mi chiedete come l'Irlanda rispondesse a una chiesa di dogma diverso circa 50 anni fa, la reazione sarebbe stata piuttosto ostile. Ora nessuno se ne cura. All'ultimo conteggio, c'erano circa 130 diverse religioni del paese, delle quali la maggior parte si era consolidata nel corso degli ultimi 15 anni", spiega padre Thomas.

'Circa il 50% di queste sono chiese etniche africane. "Ma il popolo irlandese accetta tutte le religioni nel proprio paese ora. Forse il motivo è che la maggior parte degli irlandesi stessi non va in chiesa", continua.

"I giovani in particolare, che portano avanti la fede cattolica in Irlanda, non hanno assolutamente alcuna animosità con nessuno al di fuori di questa tradizione", conclude.

Padre Thomas è un esempio di un uomo che non ha seguito una religione solo a causa della famiglia, della comunità o delle tradizioni nazionali. Ha studiato, ha preso contatto, e quando è stato il momento giusto, ha trovato ciò che era meglio per lui.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (8)

L’ottavo testo di storiografia analizzato da padre Andrew Phillips è The Making of Europe (La creazione dell'Europa), di Christopher Dawson, un medievalista cattolico. I passi selezionati dell’opera integrano l’analisi dei cambiamenti sociali e politici portati dalla riforma del secolo XI, che hanno condotto alla moderna espansione e imposizione del modello europeo, ma al tempo stesso lo hanno staccato dalle basi della sua tradizione spirituale cristiana.

 
Chi è l'uomo anziano sull'icona della Pentecoste?

La Chiesa è entrata nel nuovo tempo liturgico, il tempo di Pentecoste. Questa festa corona il piano del nostro Salvatore di rendere tutta la razza umana simile a Dio attraverso la santificazione per opera dello Spirito Santo. La Pentecoste è tanto importante e unica da iniziare il conteggio di tutte le settimane successive dell'anno liturgico, ricordandoci così ogni settimana questo evento cruciale. Ora in tutte le Chiese ortodosse è esposta un'icona della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli. Quando la baciamo, è difficile non notare la strana figura di un anziano dipinta nella parte inferiore dell'icona. Chi è? Perché questo anziano è dipinto sulle icone della Pentecoste e cosa possiamo imparare da questa figura?

L'iconografia della Pentecoste iniziò a svilupparsi nel VI secolo. Troviamo icone della festa sui frontespizi del Vangelo e del Salterio, in antichi manoscritti, mosaici e affreschi. In origine, la parte inferiore dell'immagine raffigurava folle di persone di varie etnie. La narrazione nel Libro degli Atti lo spiega perfettamente. Innumerevoli ebrei da tutte le parti del mondo si riunivano a Gerusalemme per l'antica festa ebraica della Pentecoste. Ci sono icone in cui le folle su sfondo scuro sono rappresentate da due o tre figure.

L'iconografia bizantina aveva vari modi di ritrarre moltitudini di persone. Alcune icone hanno sostituito le folle con le figure dell'imperatore e di un uomo di colore, che rappresentano il mondo cristiano e i selvaggi. Successivamente, i pittori di icone hanno escogitato un altro modo per rappresentare i popoli del mondo: hanno dipinto un re con un panno e dodici rotoli. C'era l'iscrizione "Кόσμος", che significa 'l'Universo'. Nonostante l'iscrizione, che non è presente su tutte le icone, l'immagine e il simbolismo del re rimangono poco chiari a molti cristiani.

C'è un'opinione secondo cui l'anziano sull'icona originariamente significava il profeta Gioele, che in seguito fu sostituito da un re. Questa posizione è confermata dal Libro degli Atti dove Pietro, nel sermone che fece subito dopo la Discesa dello Spirito Santo, menzionò il profeta Gioele, dicendo che fu la sua profezia che si avverò quel giorno, effonderò il mio spirito su ogni carne; e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno (Gioele 2:28). Sebbene l'anziano a volte sia iscritto come Gioele, nella maggior parte dei casi questo non sembra naturale perché l'iconografia ortodossa specifica diversi indumenti per profeti e re. Apparentemente, è un re, non un profeta, a essere raffigurato nella parte inferiore delle icone della Pentecoste.

Secondo un'altra versione, l'icona della Pentecoste unisce contemporaneamente due temi: quello dell'elezione dell'apostolo Mattia e quello della discesa dello Spirito. Quindi, c'è un tentativo di associare l'anziano dell'icona al re Davide. Il re Davide profetizzò nei suoi salmi circa l'Ascensione del Signore (Dio è asceso con un grido, il Signore con un suono di tromba. Salmo 47:5, ecc.) Dopo l'Ascensione, gli apostoli si sono riuniti in una stanza, e l'apostolo Pietro suggerì di sostituire Giuda Iscariota. Si riferì di nuovo al re Davide e indicò che era stato Davide a predire il tradimento di Giuda, poiché è scritto nel libro dei Salmi: La sua dimora diventi deserta e nessuno vi abiti, e il suo incarico lo prenda un altro. (Atti 1:20). Questo è il motivo per cui alcuni studiosi affermano che l'anziano sull'icona è il re Davide, i cui dodici rotoli sono i dodici lotti del ministero apostolico, perché era il re Davide che aveva predetto sia il tradimento di Giuda sia l'Ascensione del Signore, dopo di che lo Spirito Santo discese sugli apostoli. Davide è separato dagli apostoli e raffigurato su uno sfondo scuro perché appartiene all'Antico Testamento. Inutile dire che questa versione sembra in qualche modo coerente e promettente, ma sfortunatamente non è così. È artificiale come la supposizione che l'anziano sia Gesù Cristo che aveva promesso di rimanere con gli apostoli fino alla fine, nel qual caso la sua vecchiaia significa la sua preesistenza e il fatto che è coeguale al Padre; lo sfondo scuro a forma di arco è preso per simboleggiare che non sappiamo dove sia ora; la sua veste rossa indica il suo popolo redentore con il suo sangue purissimo; la corona ne sottolinea la dignità regale; il panno simboleggia la sua purezza; mentre i rotoli sono gli apostoli che egli tiene in mano.

La spiegazione genuina del simbolismo dell'icona deve basarsi sul principio di continuità delle immagini, sul messaggio teologico dell'icona e sui suoi esemplari più antichi. La figura dell'anziano non è apparsa di punto in bianco: doveva essere un simbolo collettivo di folle di nazioni. Il re in fondo è il genere umano che attende gli apostoli per la predicazione della Buona Novella redentrice e per essere unto dallo Spirito Santo. I dodici rotoli rappresentano l'insegnamento dei dodici apostoli, che è devotamente riposto su un panno. L'oscurità intorno è un simbolo dell'ignoranza che sarà vinta grazie allo Spirito. L'anziano è più di un simbolo della razza umana. Rappresenta il mondo intero, l'intero cosmo che ha bisogno di essere permeato dalle energie divine increate che emanano da Dio. Poiché la creatura è stata soggetta alla vanità, non volontariamente, ma a motivo di colui che l'ha sottomessa nella speranza (Rm 8,20). Sebbene il cosmo sia ora nell'oscurità, non ha perso la sua corona perché è solo l'uomo che è caduto, e non il cosmo nel suo insieme. Possiamo riconoscerci nell'immagine di quell'anziano. Siamo invecchiati, desiderando il Dio vivente con il resto del mondo. La realtà divina alternativa ha fatto irruzione in questo mondo. Ciascuno di noi può seguire quell'anziano e tendere le mani per ricevere la buona novella e il sacrificio di Gesù Cristo.

L'icona della Pentecoste ci immerge nell'esperienza cosmica di quell'evento glorioso e dichiara la chiamata universale della Chiesa a santificare noi e il mondo intero con noi e portare al Padre questo mondo nuovo, redento. Ciascuno di noi è una piccola particella della nuova realtà della Chiesa, chiamata a collaborare con Dio e a dare il proprio contributo alla causa di trasformazione della vita che ci circonda.

 
L'uomo dello tsar a Teheran

La morte tragica e prematura del poeta, drammaturgo e diplomatico russo Aleksandr Sergeevich Griboedov (1795-1828) a Teheran fu solo un episodio in un duello geopolitico, il Grande Gioco, in cui la Russia e la Gran Bretagna manovrarono per ottenere una posizione in Asia centrale per tutto il XIX secolo. Questo resoconto ufficiale del Servizio segreto straniero russo (SVR), scritto da A.N. Itskov, racconta una storia di diplomazia, spionaggio e omicidio in Persia. Traduzione dal russo di Mark Hackard.

Nel primo terzo del XIX secolo, la Russia si era impegnata in sanguinose guerre con la Persia (1804-1813 e 1826-1828). Di conseguenza, la Russia emerse vittoriosa, e la Persia fu costretta a riconoscere l'annessione russa della Georgia, del Daghestan, dell'Azerbaigian settentrionale, e anche dei khanati di Erevan e Nakhichevan. All'elaborazione delle condizioni del trattato di Turkmanchaj, che formalizzava giuridicamente i risultati delle due guerre e che divenne la base delle relazioni tra i due paesi fino all'ottobre del 1917, uno dei partecipanti più attivi fu il consigliere diplomatico del comandante dell'esercito russo del Caucaso Ivan Paskevich: Aleksandr Sergeevic Griboedov. Griboedov aveva già lavorato presso l'ambasciata russa in Persia tra le due guerre e aveva appreso bene la situazione nel paese. E quando si era recato al campo di Abbas Mirza, figlio dello Scià e comandante dell'esercito persiano, per risolvere le questioni politiche, allo stesso tempo aveva studiato lo stato dell'esercito e aveva rilevato il suo morale basso. Griboedov aveva anche "sondato" l'aiutante di Abbas Mirza, Hadji Mahmud Aga, per l'eventuale uso futuro di quest'ultimo come agente, ed era stato praticamente in grado di ricevere il suo consenso alla cooperazione. [i]

Il trattato di Turkmanchaj: Griboedov è il quinto da sinistra, in pantaloni bianchi e occhiali

Il successo di Griboedov durante i negoziati di pace decise la sua futura carriera diplomatica: fu nominato ambasciatore a Teheran. In una direttiva per Griboedov composta dal ministro degli affari esteri Karl Nesselrode e confermata dallo tsar Nicola I il 25 aprile 1828, tra gli ordini dettagliati relativi agli obiettivi politici per il suo lavoro in Persia (come per esempio la stabilizzazione delle relazioni pacifiche tra i due paesi, la neutralità della Persia negli affari russo-turchi, lo sviluppo di un commercio reciprocamente vantaggioso, etc.) una gran parte era dedicata a questioni come: la tutela dei soggetti persiani che avevano reso servizi alle forze russe durante la guerra russo-persiana e che avevano iniziato a essere perseguitati dopo la fine della guerra (questo era stato menzionato in modo speciale nel trattato di Turkmanchaj).

• Raccolta di informazioni statistiche e politiche sulla Persia, la sua storia, la sua geografia, lo stato della sua economia e del suo commercio;

• Raccolta di informazioni sui vicini della Persia e le sue relazioni con essi, sul modo di vita e i costumi della popolazione, sul loro mestiere e sulle loro relazioni "amichevoli e non ostili" con gli altri paesi.

• Ciò che risalta in modo particolare è il compito di raccogliere elaborate informazioni "nella loro vera luce", sul Bukhara, sul suo commercio e sulle relazioni esterne con Khiva, la Persia, l'Afghanistan, e l'Impero Ottomano.

• Una missione non meno importante era quella di raccogliere informazioni sulle vie carovaniere antiche e contemporanee che andavano dal Mar Caspio all'India e ai suoi paesi limitrofi.

• "Ma più di tutto", dice la direttiva, "il Ministero degli Affari Esteri ha bisogno di informazioni raccolte da fonti attendibili sulle relazioni della Persia con i turkmeni e i khivani, il grado della sua ostilità verso di loro, e l'influenza del suo potere su queste tribù nomadi – e, dall'altro, sui casi di allarme – per quanto riguarda azioni reciprocamente ostili e la capacità della Persia di respingere le loro incursioni ".

L'avamposto carovaniero persiano di Agh-Baba. Dipinto di Pavel Pjasetskij.

Una gran parte della direttiva era dedicata alle "spese di emergenza."

Per il buon esito di tutto ciò che vi è stato assegnato, sono necessari collegamenti nella regione in cui avrete una presenza costante, così come l'assistenza di uomini diligenti. I signori stessi e anche i figli dello scià a volte hanno bisogno di un aiuto insignificante in denaro, con il quale il loro peso viene subito ripristinato, e da cui dipende spesso la loro salvezza. Tale servizio dai vostri quartieri, reso puntualmente, può guadagnare la gratitudine di figure utili e renderle sincere. Pertanto, le decisioni in materia sono soggette al vostro giudizio. Tuttavia, molte circostanze locali in Persia ci sono completamente sconosciute, e così mi limito alle istruzioni fin qui elaborate designati per voi dall'alta Sanzione come guida. Ma comunque, considero un dovere di informarvi che sua Maestà Imperiale si sente piacevolmente sicura che in tutti i casi e in tutte le azioni terrete in considerazione l'onore, interessi e la gloria della Russia". [ii]

A quel tempo la gloria della Russia dipendeva in gran parte dal successo nel contrastare le aspirazioni espansioniste dell'Inghilterra su tutta la lunghezza dei confini russi a est e a sud. Già nella prima metà del XIX secolo in Asia, due marcate tendenze escludevano la possibilità di un compromesso: si trattava dei movimenti degli inglesi a nord dell'India e della spinta della Russia verso sud, in direzione del "gioiello della corona britannica". L'Inghilterra custodiva con ogni mezzo gli approcci anche più remoti all'India e si sforzava di rafforzare la propria presenza e influenza nelle terre confinanti. Per la realizzazione di questi obiettivi, il governo britannico utilizzava i metodi più diversi, dalla denuncia propagandistica del corso "naturalmente aggressivo" della Russia contro i suoi vicini meridionali, fino a genuine minacce di un conflitto aperto con l'applicazione di "sforzi congiunti dei paesi che temono l'attacco del loro vicino del nord". Primi fra questi paesi furono considerati l'Impero ottomano e la Persia, che vedevano con sospetto i giochi di guerra dell'esercito dello tsar in diretta prossimità dei propri confini e tentavano di aumentare le proprie capacità militari attraverso massicci acquisti di armamenti moderni e l'invito di consulenti inglesi qualificati al loro servizio.

Questi consulenti erano interessati alla loro presenza su base permanente. E per questo era necessaria una minaccia permanente o la creazione di una tale minaccia.

Al suo arrivo a Teheran, Griboedov non fu praticamente in grado di svolgere i compiti affidatigli. Nel dicembre del 1828 ebbe luogo un incidente fatale che fornì motivo di fomentare l'ostilità verso la Russia. Accogliendo l'accorato appello di un eunuco dell'harem dello Scià, un armeno di nome Mirza Yakub, e di due ragazze armene catturate durante la guerra che cercavano la fuga dai loro persecutori, Griboedov diede loro rifugio nel palazzo della missione diplomatica. Per le autorità persiane, questo servì come scusa per risvegliare il fanatismo religioso di un certo segmento della popolazione locale e avviare una manifestazione anti-russa a Teheran. Molti sono inclini a pensare che questo non sia accaduto senza l'aiuto degli inglesi.

Le rovine della ex ambasciata russa a Teheran. 35 cosacchi morirono per difendere la missione dalla folla fanatica. Foto di S. N. Dmitriev.

Il 30 Gennaio 1829, un'enorme folla di persiani infuriati prese d'assalto il territorio dell'ambasciata russa, uccise tutti quelli che vi si trovavano, e saccheggiò tutta la proprietà. Tra i morti vi fu Griboedov. La direttiva di Nesselrode dovette essere seguita dai successori di Griboedov, in particolare dal maggiore generale Ivan Osipovic, che prese il posto del diplomatico caduto. Il maggiore generale Nikolaj Dolgorukov, rappresentante di Nicola I, arrivando a Teheran per risolvere l'incidente della tempesta della missione russa e trascorrere un tempo piuttosto lungo nella capitale persiana, espresse le sue osservazioni al capo del dipartimento asiatico del Ministero degli affari esteri, K. K. Rodofinkin, per quanto riguarda l'ulteriore organizzazione del lavoro di intelligence in Persia. Ecco alcune sue osservazioni:

In Asia, non è come in Europa. Qui ogni giorno ci sono cambiamenti di pensiero e spesso d'azione. Per non far degenerare gli affari e per evitare eventuali reazioni, dobbiamo essere informati in modo rapido e affidabile. Il successo nel nostro lavoro deriva da questo. Per raggiungere un obiettivo designato, dobbiamo avere gli uomini, ed è impossibile acquisire uomini senza soldi e regali... sono assolutamente del parere che non si debba permettere grandi spese straordinarie, ma anche che sia necessario stanziare una somma per trovare uno o due funzionari persiani che potrebbero fornire notizie accurate... al mio arrivo non ho potuto trovare un uomo che voglia sostenere la nostra missione in un momento in cui tutti cadono ai piedi degli inglesi. [iii]

Non passò molto tempo, e le figure di cui parlava Dolgorukov apparvero all'interno della rete degli agenti russo. Dopo il 1870, quando la politica russa in Asia centrale divenne notevolmente attiva e vi fu una lotta contro l'intrigo inglese nella regione, l'ambasciatore russo a Teheran ricevette l'intelligenza dettagliate sui disegni segreti e le azioni degli inglesi, non solo dai suoi consoli, che avevano numerosi agenti nelle tribù turkmene che l'Inghilterra cercava costantemente di sollevare contro la Russia, ma anche direttamente dal ministro persiano degli affari esteri.

Note

[i] V. Archivio per la politica estera dell'impero russo, "Griboedov A. S.", questione 76. [ii] Ibidem, questione 16. [iii] Ibidem, questione 21. Opera tradotta: Очерки истории российской внешней разведки: В 6-ти тт. 0-95 — Т.1: От древнейших времен до 1917 года. — М.:Между- нар. отношения, 1995.

 
О Всеправославном Совещании 1948 года в Москве

Введение: геополитические предпосылки

В четырех рейдах между 13 и 15 февраля 1945 года 1249 бомбардировщиков британских и американских ВВС сбросили почти 4000 тонн взрывчатых веществ на город огромного культурного значения Дрезден, на востоке Германии. Около 25000 немецких мирных жителей были заживо сожжены в результате этого преступного акта, чтобы запугать находящуюся поблизости Красную Армию, настоящего победителя нацистов. Несколько месяцев спустя около двухсот тысяч японских мирных жителей были убиты атомными бомбами США, сброшенными на Хиросиму и Нагасаки по приказу Президента Трумэна. Отчасти это было по той же причине – запугать Советский Союз. Так началось создание того, что Черчилль позже описал 5 марта 1946 года в Фултоне (штат Миссури) как «железный занавес». На самом деле это был термин, взятый у нацистского министра пропаганды Йозефа Геббельса, который уже использовал его в отношении Советского Союза.

протоиерей Андрей Филлипс (РПЦЗ)

События 1948 года: порабощёный Восток и порабощённый Запад

Три года спустя, в июле 1948 года, в разгар «холодной войны», гонимая Русская Православная Церковь провела в Москве международную православную конференцию, посвящённую 500-летию её автокефалии. Церковь проводила эту конференцию, но атеистические власти пытались повлиять на её повестку. Таким образом, они пытались оказать давление на Церковь, чтобы организовать советский «Всемирный Конгресс Церквей», провести «Восьмой Вселенский Собор»; отказаться от православного календаря в пользу западного, что уже сделал Константинопольский Патриархат под английским давлением с «подарком» в виде 100 000 фунтов стерлингов в 1923 году британскому масону Патриаху Мелетию (Метаксакису); чтобы осудить и изолировать Русскую Православную Церковь Заграницей и объявить католичество ересью. Это осудило бы по сути западную идеологию фашизма, пропагандируемую Ватиканом. (Все католические страны Европы были фашистскими во время Второй Мировой войны, а Муссолини и Гитлер, о смерти которых сожалело ирландское католическое правительство, были номинальными католиками.)

Однако эти попытки заставить Русскую Православную Церковь в России создать экуменический, просоветский, Всемирный Конгресс Церквей, провести «Восьмой Вселенский Собор», отказаться от православного календаря и осудить Зарубежную Церковь не увенчались успехом. И, более того, Церковь отвергла экуменизм. Важную роль на этой конференции, которая противостояла атеистам и вместо этого провозгласила православные истины, сыграл будущий святитель Серафим (Соболев) (+1950). Он был архиепископом Русской Православной Церкви Заграницей в Болгарии до 1945 года и является одним из трех канонизированных святых зарубежной  церкви вместе со святым Ионой Ханькоуским (+1925 г.) и святителем Иоанном Шанхайским (+1966). Великий православный богослов и монархист, красноречиво выражавший православное мировоззрение, он помогал отвергнуть экуменизм и модернизм и защищал православный календарь.

во время Всеправославного Совещания 1948 г. в Москве

Кроме того, две другие цели Церкви на конференции были частично достигнуты. В их числе установление более тесных отношений между Поместными православными церквами и восстановление авторитета Русской Православной Церкви, утраченного в результате атеистических гонений начиная с 1917 года, приведших к хаосу в остальном православном мире. Тем не менее, в конференции 1948 года приняли участие в основном только православные делегаты из подконтрольных СССР частей Европы. Она не была всеправославной. Прискорбно, что Сталин пытался использовать порабощённую Русскую Церковь в России для влияния на восточноевропейские православные Церкви, Иерусалимский, Антиохийский и Александрийский Патриархаты в соответствии с советской политикой. В ответ американцы, сменившие обанкротившихся англичан в качестве полицейского-надзирателя Западного миропорядка, в частности в Тихом океане и на Ближнем Востоке, решили усилить давние британские манипуляции в отношении Константинопольского Патриархата, но более прямым, «ковбойским» способом.

Так, в 1948 году личный самолёт Президента Трумэна приземлился в Стамбуле. На борту находились безжалостные правительственные агенты, прилетевшие, чтобы похитить Патриарха Константинопольского Максима V  (Вапордзиса). Как рассказал мне его тогдашний архидиакон и очевидец событий, епископ Бирмингемский Ириней (+2009), отстаивавшему православное Предание Патриарху, угрожая, приказали войти в самолёт, иначе он, в лучшем случае, навсегда исчезнет. Поэтому он был отправлен в ссылку в Швейцарию до своей смерти в 1972 году. Он был заменён американской марионеткой, амбициозным греческим архиепископом Америки Афинагором, греческим националистом, экуменистом и модернистом. Вскоре он когда было нужно прилетел в Стамбул на том же президентском самолёте. Очевидно неканоническое низложение Патриарха-традиционалиста Максима и его неканоническая замена с тех пор привели к порабощению Константинопольского Патриархата Государственным Департаментом США. Таким образом, недавняя конференция 2016 года на Крите была всего лишь одним эпизодом в этой семидесятилетней саге.

патриарх Константинопольский Максим V (Вапордзис)

Сегодняшняя ситуация: свободный Восток и порабощённый Запад

Сегодня, когда коммунизма уже давно нет, возрождающаяся Русская Православная Церковь в России свободна, о чём свидетельствует провозглашённое в 2007 году единство между ней и Зарубежной Церковью. Однако, к сожалению, Константинопольский Патриархат и те, кто сейчас зависит не от атеистических диктаторов, но от атеистически настроенных послов США в Восточной Европе, выдвигающих местных патриархов, всё ещё не свободны. Действительно, в последние годы их кукловоды в Вашингтоне и вассальном ЕС начали новую «холодную войну» как против Российской Федерации, так и против Русской Православной Церкви, как это было в Румынии и Сербии, и, например, в Сурожском расколе 2006 года, агрессивно продвигаемом британским истеблишментом с использованием Константинопольского Патриархата. Американские кукловоды всегда использовали порабощенный Константинопольский Патриархат, льстя националистическому эллинистическому тщеславию и поощряя мечту греческого империализма, который умер в 1453 году, несмотря на фантазии об обратном.

Это было заметно в последнее время, особенно на Крите в 2016 году, а также в управляемой извне и, подобно нацистской Германии, ультранационалистической и по сути неоязыческой Украине. Метод и цель Запада всегда состояли в том, чтобы разделять и властвовать, как у языческого Рима, наследником которого он является, как мы можем видеть из самой архитектуры «Белого дома» в Вашингтоне. Разделять и властвовать всей Православной Церковью, как пытался Гитлер на Украине, и навязать везде западный календарь – это великий приз, который до сих пор ускользает от неоконов в Вашингтоне. Сегодня именно они определяют идеологию западной элиты, как это когда-то делали их духовные предки, организаторы крестовых походов франкских и тевтонских рыцарей. В то время против последних на протяжении двух столетий выступали поборники Православия св. Александр Невский (+1263), свт. Григорий Палама (+1359) и свт. Марк Эфесский (+1444): сегодня мы почитаем их святую память как наших духовных предков, ибо православное единство всегда было международным и прочным.

Мы в РПЦЗ надеемся на то, что ныне освобождённая, воссоединённая и многонациональная Русская Православная Церковь, составляющая 75% всех православных во всём мире, наконец-то может быть признана на международном уровне де-юре лидером православного мира, настоящим «Вселенским Патриархатом», как это уже давно было де-факто. Однако такое лидерство возможно только при условии, что русские православные не станут себя вести так же, как Запад. Третий Рим это не Третий Рейх и не Третий Интернационал. Быть третьим Римом означает служить, а не тиранствовать. Мы, русские православные, защищаем суверенитет и поэтому дружбу народов, мы не разрушаем её и не превращаем другие народы в наших вассалов и колонии. Точно так же, как церковь многонациональной Святой Руси, мы должны противостоять еретической болезни мелкого провинциального национализма, известного как филетизм, давно свойственный Балканам и Западной Украине. И, наконец, мы должны противостоять политическим искушениям ложной духовности насаждаемого силой экуменизма, ставящего дипломатию выше Истины.

Мы можем сделать это, продемонстрировав многонациональный и многоязычный характер нашей Святой Руси и созвав новую православную конференцию в Москве (возможно, в восстановленном Ново-Иерусалимском монастыре). Это необходимо для того, чтобы противостоять антиправославным экуменистам, модернистам и националистическим ошибкам и компромиссам, провозглашённым на Крите в 2016 году. И чтобы укрепить Православную Церковь на её миссионерском пути. Задача Церкви не политическая, а пастырская; наша задача не командовать, а служить. На такой конференции мы можем призвать всех к покаянию и возвращению к православному календарю и другим традициям, тем самым преодолевая разделяющие старостильные расколы в новостильных Церквях.

Несмотря на их названия, ни конференция в Москве в 1948 году, ни конференция на Крите в 2016 году не были всеправославными. У нас есть возможность провести подлинную и свободную в политическом отношении Всеправославную Конференцию, которая, в случае вдохновения от Святого Духа, может быть впоследствии признана Собором.

 
Una musica sacra ortodossa dal suono veramente americano

Questo video mostra l'inno ortodosso "Cristo è risorto!" cantato con le armonie musicali degli Appalachi, ma conforme alle regole tonali degli slavi ortodossi. L'inno è stato cantato durante un seminario musicale presso un Concilio pan-americano della Chiesa ortodossa in America, tenuto ad Atlanta. Sfortunatamente il video è sfocato, ma il canto è piuttosto carino.

L'ho ascoltato. Me ne sono innamorato. L'ho sentito ancora e ancora e ancora, deliziandomi nella melodia e nelle armonie. Ho avuto le lacrime agli occhi un paio di volte. E mi sono ritrovato a desiderare e a volere che un'intera ambientazione della Divina Liturgia fosse scritta usando questo tipo di struttura armonico/liturgica.

Noi parliamo spesso di come gli ortodossi celebrano la Divina Liturgia nella lingua dei popoli che sono stati evangelizzati. Non parliamo invece così spesso di come la Divina Liturgia abbia impostazioni melodiche che, nel corso dei secoli, si sono adattate alla cultura in cui è cresciuta la Chiesa. Basta ascoltare la differenza tra il coro del Monte Libano che canta la Divina Liturgia in arabo, un coro monastico greco sul Monte Athos che canta la Divina Liturgia in greco e un coro ortodosso russo che canta la Divina Liturgia in slavonico ecclesiastico per sentire le differenze.

Aggiungiamo i romeni, i serbi, gli africani, ecc., e chiunque può sentire che i principi tonali della musica ortodossa hanno trovato espressioni creativamente diverse nelle diverse culture nel corso dei secoli. In tutti i casi la Divina Liturgia si svolge in modo rispettoso, ma la struttura melodica e armonica varia.

Ecco un altro inno ortodosso cantato con lo stesso tipo di armonia. Non sorprendentemente, al mio orecchio ha anche un po' di suono celtico.

A lungo termine, spero che si sviluppi una struttura musicale ortodossa americana che rifletta qualcosa della nostra eredità come nazione e cultura. Mentre so che ci sono varie tradizioni melodiche che si sono fatte strada in quelli che sono diventati gli Stati Uniti, penso che le armonie religiose degli Appalachi si prestino abbastanza bene ad adattarsi alle tradizioni tonali che abbiamo ricevuto dalle varie giurisdizioni. Questi video mostrano cosa può succedere quando ci si sforza di comporre usando quel tipo di struttura armonica.

Dovrei menzionare che questo non è semplicemente un tentativo di essere americano, come se non fosse altrettanto bello essere arabo, greco, slavo, ecc. Piuttosto, molti studi culturali hanno dimostrato che le persone in una data cultura rispondono meglio (e la capiscono meglio) alla musica che è scritta nelle melodie e armonie del loro cuore, cioè in melodie e armonie che riflettono la musica che hanno imparato da bambini.

Quando componiamo impostazioni musicali della Divina Liturgia che rispettano e onorano ciò che abbiamo ricevuto, ma lo esprimono nelle melodie e nelle armonie con cui siamo cresciuti, contestualizziamo la Chiesa nello stesso modo in cui lo facciamo quando adattiamo il linguaggio della Divina Liturgia alla lingua parlata dalla gente di un determinato paese. Quando la musica che ascoltiamo corrisponde alla musica del nostro cuore, è più facile ascoltare e comprendere le parole che sono cantate.

Pertanto, sono dell'opinione che sia sempre più necessario utilizzare il canto armonico locale pur seguendo le regole tonali. Ogni paese che è stato toccato dall'Ortodossia ha alla fine sviluppato la propria tradizione musicale, più o meno separata dal canto bizantino originale. Penso che questa sia una buona cosa, e degna di essere emulata. Spero che si facciano presto altri sforzi musicali, come quelli che abbiamo sentito sopra.

Godetevi il canto e unitevi a me nella preghiera affinché un giorno possa essere pubblicata un'ambientazione completa alla gloria di Dio e per il profitto spirituale della Chiesa.

 
"L'uomo delle risposte della Bibbia", Hank Hanegraaff, entra nella Chiesa ortodossa

Noto a milioni di persone come “l'uomo delle risposte della Bibbia”, il sessantasettenne Hank Hanegraaff è stato ricevuto assieme a sua moglie nella Chiesa ortodossa alla grande festa della Domenica delle Palme del 2017, nella chiesa greco-ortodossa di san Nettario a Charlotte, nella Carolina del Nord.

Il signor Hanegraaff può essere visto in ginocchio con una candela accesa sotto l'epitrachilio di un sacerdote nella foto qui sopra. Si possono vedere le mani di sua moglie sulla destra. L'immagine proviene dalla pagina di Facebook della parrocchia, ma è stata rimossa dopo un afflusso di commenti, tra cui osservazioni negative da parte di persone che apprezzavano il lavoro di Hanegraaff da protestante.

L'uomo delle risposte della Bibbia parla della sua conversione alla fede ortodossa nel suo programma di ieri, in risposta ad un ascoltatore che aveva visto commenti che dicevano che, diventando ortodosso, il signor Hanegraaff aveva abbandonato la fede cristiana. Lui ha risposto:

Ora sono un membro di una chiesa ortodossa, ma nulla è cambiato nella mia fede. Ho frequentato una chiesa ortodossa da lungo tempo – per più di due anni, in realtà, a causa di quello che è successo quando sono andato in Cina, molti anni fa. Ho visto cinesi cristiani che erano profondamente innamorati del Signore, e ho imparato che, mentre non avevano tanto acume intellettuale o conoscenze come avevo io, avevano vita. E così ho imparato che, mentre la verità è importante, la vita è ancor più importante, e mi ricordo di essere tornato dalla Cina dopo aver trascorso del tempo con persone comuni che avevano un amore intenso e profondo per il Signore, e chiedendomi: “Ma io ero un cristiano?”

Stavo confrontando la mia capacità di comunicare la verità con il loro profondo e costante amore per il Signore Gesù Cristo ... Un uomo, tra l'altro, mi ha detto che la verità è importante, ma la vita è ancor più importante. In altre parole, non si trattava solo di sapere di Gesù Cristo, si trattava di vivere il Cristo Risorto. Come risultato, ho iniziato a studiare ciò che è stato comunicato dalla progenie di Watchman Nee rispetto alle theosis e mi ha fatto tornare alla Chiesa paleocristiana.

E suppongo che nello stesso periodo di tempo mi sono sempre più innamorato del mio Signore e Salvatore Gesù Cristo. È un po' come con mia moglie: non sono mai stato più innamorato di mia moglie di quanto lo sia oggi, e non sono mai stato più innamorato del mio Signore Gesù Cristo di quanto lo sia oggi. Sono stato influenzato dall'idea di conoscere Gesù Cristo, vivere Gesù Cristo, e partecipare delle grazie di Gesù Cristo attraverso l'Eucaristia o mensa del Signore. E questo è diventato così centrale nella mia vita, ma per quanto riguarda la dichiarazione da lei fatta, che avrei lasciato la fede cristiana, niente potrebbe essere più lontano dalla verità. In realtà credo ciò che ho sempre creduto, come codificato nel Credo di Nicea, e come sostenuto dal mero cristianesimo.

Dopo aver recitato nella trasmissione l'intero Credo di Nicea, ha concluso, “In altre parole, io sono tanto profondamente impegnato a difendere il mero cristianesimo e gli elementi essenziali della fede cristiana storica, quanto lo sono sempre stato.”

Hank Hanegraaff ha servito come presidente del consiglio del Christian Research Institute (CRI) situato nel North Carolina dal 1989, quando è subentrato anche nel talk-show radio del suo predecessore, “l'uomo delle risposte della Bibbia”. La trasmissione comprende risposte a domande su questioni di dottrina e di storia cristiana, d'interpretazione biblica e di particolarità confessionali. È stato un critico esplicito delle religioni non cristiane, di sette e nuovi movimenti religiosi, e delle eresie all'interno del cristianesimo conservatore. È anche autore di oltre venti libri. Il suo The Complete Bible Answer Book—Collector’s Edition è un compendio delle più comuni e delle più difficili domande su cristianesimo, cultura, e culti che Hank ha ricevuto nel corso degli ultimi tre decenni.

È stato osservato che Hank ha parlato della Chiesa ortodossa nelle più recenti puntate della sua trasmissione, riferendosi ad essa come “fantastica”, e “la Chiesa primitiva.” Nel 2016, Hank ha intervistato padre Themistoclos (Adamopoulos), un sacerdote greco-ortodosso, per discutere il suo percorso da rock star marxista a monaco ortodosso. Padre Themi lavora senza sosta per i poveri e i sofferenti in Sierra Leone, dove la gente sta ancora soffrendo per gli effetti di una recente epidemia di Ebola. L'intervista si può ascoltare qui.

Nel mese di marzo, il signor Hanegraaff risposto alla domanda di un ascoltatore sull'insegnamento ortodosso della theosis, spiegando abilmente la dottrina della santificazione dell'uomo su una base biblica e patristica. “Siamo diventati portatori di Cristo in quanto il suo corpo e sangue sono distribuiti in tutte le nostre membra, come ha detto Cirillo di Gerusalemme... L'idea è che si diventa per grazia ciò che Dio è per natura... Diventiamo, come dice Pietro, partecipi della natura divina, ha spiegato l'uomo delle risposte della Bibbia. Seguite qui un video integrale della chiamata.

 
Ancora (e ancora...) sulla ricchezza delle chiese

Le domande su come le chiese si mantengono non sono una novità, tutt'altro. Petr Davidov di Pravoslavie.ru discute di questo tema controverso con uno dei preti della diocesi di Vologda, padre Aleksandr Lebedev, rettore di una parrocchia cittadina. Padre Aleksandr offre alcune considerazioni di grande buon senso sulla micro-gestione delle parrocchie e, di riflesso, sulla macro-gestione della Chiesa ortodossa russa. Presentiamo queste considerazioni nell'originale russo e in traduzione italiana nella sezione "Pastorale" dei documenti.

 
Un'intervista: lo University College, Oxford e l'Ortodossia russa a Oxford (1974-77)

Cristo è risorto!

Veramente è risorto!

Cosa le ha fatto scegliere di andare a Oxford a studiare più di 40 anni fa?

Non sono io che ho scelto di andare a Oxford, è Oxford che ha scelto me. Se avessi saputo come sarebbe stato, avrei scelto di studiare presso la Scuola di Studi slavi e orientali di Londra. Ma non mi è stato dato alcun consiglio e così non sapevo niente di meglio.

Cosa pensa dell'Università di Oxford in generale?

A quel tempo era un'università di snob provenienti dalle scuole d'elite, una cricca gelida con tutti quelli che erano differenti da loro stessi. Coloro che non provenivano da scuole d'elite né da famiglie ricche, per far carriera nell'Establishment, si conformavano e pretendevano di provenire da scuole d'elite, oppure, come me, erano spiriti liberi, e di fatto cercavano di avere il meno possibile a che fare con l'Università. Così io trascorrevo il mio tempo alla chiesa ortodossa russa di Oxford e facendo letture di teologia e storia ortodossa, di letteratura e storia russa e di storia dell'Inghilterra – i miei tre grandi interessi.

In quale college ha studiato?

All'University College, il più antico dell'università.

Cosa pensa dell'University College?

L'University College era ed è famoso per Alfredo il Grande e infame per il principe decadente Felix Jusupov. Il primo è ritenuto il suo fondatore. Naturalmente, questo è un mito, ma con tutta la mia venerazione per re Alfredo e poi come compilatore del servizio di Chiesa a lui dedicato, era piacevole pensare a questo mentre ero lì. Per quanto riguarda l'occultista travestito Jusupov, un laureato del College, la sua stanza era ancora lì ed è rimasto infame come sadico torturatore e mutilatore del santo monaco Grigorij Rasputin-Novij. Chiamato Gregorio il Nuovo, quest'ultimo fu il primo martire della rivoluzione russa orchestrata dai britannici e fu ucciso da una spia britannica, che Jusupov aveva incontrato a Oxford.

Ha incontrato qualcuno di famoso al college?

Due dei miei contemporanei sono diventati ministri del governo, Lord Moynihan e Philip Hammond, ma non avevo e non ho niente in comune con loro. Altri sono milionari, accademici, giudici, avvocati, uomini d'affari, impiegati, scrittori e così via. Allora c'erano altre persone famose (o  infami) al college, come il presidente assassinato Benazir Bhutto e un paio di corrispondenti della BBC, molto noti nel Regno Unito. Ma erano tipi dell'Establishment, senza personalità indipendenti, che si facevano portare dalla marea, e io ho avuto ben poco a che fare con loro.

Cosa pensa dei suoi tutori?

Erano persone molto intelligenti e ho tratto profitto dalla loro conoscenza. Ma ho anche visto i loro severi limiti, e mi hanno aiutato a capire una volta per tutte che lo scopo della vita umana non è quello di raccogliere la conoscenza e che la fonte della conoscenza non sta nei libri, ma in un'anima pulita.

In cosa si è specializzato come parte del suo corso?

Nel pensiero religioso russo. Il tutore era un vicario anglicano e il percorso è stato molto deludente, in quanto faceva riferimento solo al pensiero di intellettuali e filosofi del tipo parigino, mentre io ero interessato a un pensiero reale della Chiesa russa, che è completamente diverso, in quanto è il pensiero dei santi, proveniente da un'anima pulita.

Cosa ha imparato da Oxford?

Ho imparato l'arroganza e l'elitismo dell'Establishment e ho imparato a diffidare della sua inerente corruzione e decadenza.

Come l'ha formata Oxford?

Non sono sicuro che mi abbia formato, perché già sapevo quello che volevo e dove stavo andando nella vita, che il mio posto era nella Chiesa ortodossa russa, al di là di tutte le etichette di sezione. Gli elementi essenziali della mia visione del mondo erano già stati formati. Ma a Oxford ho potuto elaborare dettagli e verificare quello che sapevo per istinto.

Qual è stata la frase più memorabile che ha sentito a quel tempo?

Penso che sa stato quando un sacerdote ortodosso tipicamente elitista di Oxford (oggi spretato) mi disse nel 1975 che «non esiste qualcosa come la gente comune». Stava dicendo di fatto che la grande massa dell'umanità, incluso me stesso, non aveva esistenza e realtà per lui. A quel punto mi sono interessato alla vera Chiesa ortodossa russa altrove, al di fuori del limitato confine dell'intellettualismo accademico, nel mondo reale, dal quale ero venuto.

Cosa può dire dell'ortodossia russa nella Oxford di quel periodo?

Quello che era interessante è erano presenti che tutte le tendenze diverse, sia buone che cattive. Questo perché l'Università aveva attirato gli accademici russi.

Per esempio, c'erano una madre e una figlia che erano molto di destra, settarie e nazionaliste e partecipavano solo alle funzioni della Cattedrale della Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) a Londra, e come molti altri, probabilmente avevano lavorato per i servizi segreti britannici. L'anti-comunismo sembrava essere molto al di sopra dell'Ortodossia per loro. Erano anche così nazionaliste, per non dire razziste, che si opponevano, così come la maggior parte dell'emigrazione della ROCOR a Londra, all'uso di una singola parola d'inglese nei servizi. All'altro estremo c'erano i Lampert, membri della Chiesa patriarcale, altrettanto nazionalisti e razzisti, ma in senso sovietico. Erano convinti che il comunismo, Lenin e Stalin erano meravigliosi e che non c'era stata mai alcuna persecuzione della Chiesa nell'Unione Sovietica. Il loro nazionalismo aveva reso anche loro completamente ciechi alla realtà. Straordinario!

Tra gli uni e gli altri c'era il terzo estremismo, ugualmente cieco, l'estremismo di colui che aveva scelto di essere il mio padrino, Nicholas Zernov (era l'estremismo della maggior parte a Oxford). Era parigino fino al midollo e predicava una sorta di ortodossia anglicana, in cui non vedeva alcuna contraddizione tra l'anglicanesimo alto conservatore e l'Ortodossia parigina molto borghese degli intellettuali liberali e dei massoni. Tra tali persone c'era il convertito anglicano, padre Kallistos, un gentiluomo di scuola d'elite del vecchio tipo, che aveva trovato un compromesso ecumenico liberale tra l'anglicanesimo alto istituzionale e l'Ortodossia di Parigi sotto il patriarcato di Costantinopoli guidato dagli americani (e precedentemente dagli anglicani). Era amato dagli anglicani e dagli ex anglicani, ma non attirava gente di altri ambiti culturali e non è mai diventato vescovo diocesano.

Che parte aveva lei in questo panorama?

Direi che c'erano tre persone che io ammiravo a Oxford. Una era un'anziana donna contadina dalla Lettonia, chiamata Ala. Si era stabilita a Oxford dopo il 1945 ed era molto semplice, viveva in un appartamento comunale nella parte più povera della città, ben al di fuori dell'università elitaria e ricca. Era una nonna con un cuore d'oro e non aveva niente a che fare con i professori parigini, che la ignoravano comunque a causa del loro snobbismo accademico. Quanto a lei, non aveva alcuna conoscenza dei loro pregiudizi e ideologie e aveva anche una scarsa comprensione dell'inglese. Per me era un faro dell'Ortodossia reale.

Poi c'era l'anziana contessa Elizabeth Kutaisova, di una famosa famiglia aristocratica. Era l'epitome dei migliori della Russia Bianca, una vera gentildonna, nobile, tradizionale, elegante e patriottica.

E alla fine c'era il signor Dimitri Obolensky, alle cui lezioni su re Artù avevo partecipato. Un illustre studioso, era un principe russo e un cortese gentiluomo inglese. Ho scoperto di più su di lui negli anni '90 attraverso una parrocchiana che fu sua amica d'infanzia, la baronessa Olga von Uxkull, che con affetto lo chiamava semplicemente 'Dima' e che mi ha dato una fotografa di lui degli anni '30, che ho ancora. Dimitri non era caduto né nelle idee di destra che mettevano l'anticomunismo al di sopra della Chiesa, né nelle illusioni del patriottismo sovietico, che mettevano la struttura sovietica (e i culti della personalità) al di sopra della Chiesa, né nell'Ortodossia parigina borghese che tanto disprezzava la Russia da mettere l'Occidente al sopra di lei, ma era rimasto fedele all'eterna Chiesa ortodossa russa, a cui anch'io appartenevo e appartengo.

In altre parole, a differenza della stragrande maggioranza, queste tre persone non mettevano i loro pregiudizi secolari al di sopra della Chiesa. Penso che tutti e tre rappresentassero la vera Chiesa al di là della giurisdizioni artificiali e del ristretto settorialismo, che aveva così diviso la Chiesa nell'emigrazione. Erano ciò che la Chiesa al di fuori della Russia dovrebbe avere, invece di vari tipi di settarismo.

Grazie.

 
I predicatori dell’"anno del Signore"

la Sinassi dei Nuovi Martiri di Butovo

L'arciprete Kirill Kaleda, figlio di un prete segreto e nipote di un nuovo martire, parla dei nuovi martiri del poligono di Butovo e delle persone che li hanno giustiziati.

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Si può dire che questa intervista è iniziata con la Divina Liturgia nella chiesa dei Nuovi Martiri e Confessori della Chiesa russa presso l'ex poligono di Butovo a Mosca. Le parole delle preghiere sono state la loro "epigrafe". Il rettore di questa chiesa, l'arciprete Kirill Kaleda, ha pronunciato un sermone sullo ieromonaco Pavel (Troitskij, morto all'inizio di novembre 1991), sul mentore spirituale di suo nonno, lo ieromartire Vladimir Ambartsumov, che fu ucciso qui a Butovo il 5 novembre 1937, e sul suo stesso padre, l'arciprete Gleb Kaleda (nato nel 1921, morto il 1 novembre 1994), un prete segreto che in seguito iniziò a predicare apertamente e scelse la difficile strada del ministero carcerario. Padre Kirill stesso chiese consiglio all'anziano Pavel, che aveva vissuto le prigioni e i campi di lavoro:

"Padre Pavel non faceva nulla senza la preghiera. Non importa cosa gli fosse chiesto, che si trattasse di una tazza di tè o di qualcosa che richiede discernimento spirituale. Si faceva da parte, pregava e poi rispondeva. E poteva letteralmente rispondere che è volontà di Dio che qualcuno faccia una cosa del genere.

lo ieromonaco Pavel (Troitskij)

Come molti fratelli del monastero di san Daniele (Danilov) di Mosca, lo ieromonaco Pavel (Troitskij) fu arrestato ed esiliato. Quando padre Pavel, incarcerato, si trovò in uno stato di completo esaurimento e morente, uno dei guardiani della prigione trovò l'opportunità di rilasciarlo. Quando uno dei prigionieri morì proprio mentre erano arrivati ​​i suoi documenti di rilascio, il direttore si limitò semplicemente a scambiare i loro documenti.

Padre Pavel tornò nella sua regione natale di Tver' e trascorse il resto della sua vita in isolamento. Non contattava quasi nessuno, corrispondeva solo con alcuni membri del clero.

Ci sono stati molti casi di chiaroveggenza di padre Pavel. Qui nell'ex poligono di tiro di Butovo riposano le reliquie del suo figlio spirituale, lo ieromartire Vladimir Ambartsumov. Nel 1937, prima del suo arresto, suo figlio Evgenij chiese all'anziano Pavel: 'Mi è stato offerto di partecipare a un'interessante spedizione folcloristica nel nord sotto la guida di un famoso scienziato...', e sarebbe stato un viaggio unico. Ma padre Pavel improvvisamente risposte: 'No, non dovresti andare. Resta a casa!' E obbedendo all'anziano, Evgenij ebbe l'opportunità di trascorrere la sua ultima estate con suo padre, perché lui (lo ieromartire Vladimir) fu arrestato a settembre..."

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Tale fu la vigilia dell'"Anno del Signore": una liturgia nella chiesa di legno dei Nuovi Martiri e Confessori della Russia a Butovo, con un sermone sull'ultima estate dello ieromartire Vladimir Ambartsumov prima che fosse ucciso qui a Butovo. Poi padre Kirill ha organizzato un giro nel territorio dell'ex poligono di Butovo per tutti coloro che avevano pregato durante la Liturgia, rispondendo alle loro domande.

Padre Kirill, perché è più facile per i nostri contemporanei comprendere la santità dei primi martiri vissuti molti secoli fa rispetto a quella dei Nuovi Martiri che ci sono vicini nel tempo?

Penso che sia perché tra i Nuovi Martiri ci sono per lo più persone comuni. Anche tra gli ieromartiri ci sono molti semplici preti rurali che prestavano servizio da qualche parte nei boschi del paese, in piccole parrocchie. Ognuno di loro aveva i propri problemi quotidiani: un furto di una mucca, qualcos'altro che andava storto... E poi subiva un interrogato, torture... e diventava un santo! A prima vista, non c'era niente di speciale nella sua vita: era una persona assolutamente normale. Ma ha sopportato la prova ed è divenuto un santo! Questa è la storia di quasi tutti i nuovi martiri. Quanti comuni laici e parrocchiani c'erano tra loro! Una persona viveva una vita semplice, insignificante, cercando di evitare i peccati come tutti gli altri, niente di straordinario... E improvvisamente è diventato un santo. Per questo è difficile per molti venerarli.

lo ieromartire Costantino Uspenskij

Sfortunatamente, non sappiamo molto della vita nemmeno dei nuovi martiri canonizzati. Ma a volte ci sono storie così toccanti! A Butovo, per esempio, fu fucilato padre Konstantin Uspenskij († 25 novembre 1937). Aveva servito nel distretto di Orekhovo-Zuyevo vicino a Mosca. Era incaricato di offrire ai parrocchiani le mele del suo frutteto alla festa della Trasfigurazione del Signore. Sulle icone dipinte di lui, tiene in mano un cesto di mele.

Ed è stato canonizzato tra le schiere dei Nuovi Martiri proprio alla festa della Trasfigurazione del 2000! [1]

Vero. In effetti, la Russia ha dimostrato la sua santità soprattutto nel momento in cui l'Ortodossia era perseguitata, e non quando l'Ortodossia era considerata la religione di Stato. È stato quando la Chiesa russa si è trovata sull'orlo della distruzione che la Russia ha brillato di un potere speciale! Questa è la grandezza del podvig dei Nuovi Martiri. Noi non possiamo compiere podvig come per esempio quelli di san Paolo di Tebe, il primo eremita. Chi di noi può vivere nel deserto per novant'anni? Chi di noi ha una fede così forte che un corvo ci porti cibo ogni giorno? E chi di noi è un così grande digiunatore da poter vivere con poche briciole di pane? Beh, resisteremmo in solitudine al massimo qualche mese, e poi torneremo a capofitto alla vita di prima.

Come hanno sopportato i Nuovi Martiri tutte quelle cattiverie sataniche, torture e scherni?

Per capirlo meglio farò il seguente confronto. Caduti nel tritacarne del sistema (cosa che prima o poi accadde alla maggior parte di loro), molti bolscevichi e agenti della Cheka [2] sono crollati immediatamente perché non capivano cosa stesse succedendo. Immagina: un comunista è catturato da un "nastro trasportatore" che lo conduce a davanti un investigatore. Credeva di combattere per il "futuro radioso" comunista, ma improvvisamente è preso e dichiarato "nemico del popolo"! In un certo senso, era più facile per i credenti sopportare tutto questo. Perché il significato interiore di ciò che stava accadendo era chiaro per loro. Una semplice vecchia analfabeta poteva mostrare molto più coraggio in una camera di tortura segreta. Non è incredibile! Semplicemente, capiva cosa stava succedendo, per cosa era torturata e uccisa. Forse non si rallegrava, era comunque un essere umano. Sentiva dolore, anche se non fisicamente (quando non applicavano la tortura) ma interiormente, a causa di ciò che stava accadendo, e il suo cuore si rattristava e sanguinava. Rallegrarsi quando si è torturati è lo stadio successivo, quello dei beati. E ci sono state molte persone del genere. In ogni caso, chi capiva cosa stava succedendo portava la propria croce con dignità. Anche se cadeva sotto il suo peso, si rialzava e riprendeva a camminare...

Camminavano verso Dio. Se è nella luce di Cristo che si rivela il significato religioso della sofferenza, e i Nuovi Martiri hanno mostrato questa luce sul loro Golgota, ciò ha toccato il cuore di qualche carnefice? La Chiesa ha canonizzato almeno un persecutore pentito tra le moltitudini dei Nuovi Martiri?

Noi, la comunità ecclesiale, non abbiamo ancora raggiunto un tale livello di amore per i nostri persecutori da canonizzare un carnefice pentito che ha sigillato il suo pentimento con il sangue. Anche se ci sono stati casi in cui una persona che aveva preso parte attiva alla rivoluzione si è pentita sinceramente ed è diventata religiosa. Un esempio lampante è Nikolaj Evgrafovich Pestov († 14.01.1982). [3]

Un caso incredibile tra i tanti...

Ha mai parlato con qualcuno degli ex ufficiali dell'NKVD [4] di Butovo?

Quando a metà degli anni '90 si tentò di scoprire dove erano avvenute le esecuzioni a Mosca, un uomo che nel 1937 aveva agito come comandante dell'amministrazione economica dell'NKVD a Mosca e nella regione di Mosca era ancora vivo. Ha confermato che Butovo era davvero il luogo principale delle esecuzioni per Mosca e la regione di Mosca, e che i carnefici che avevano firmato le condanne alla pena capitale per 20.760 persone trovate negli archivi avevano effettivamente "lavorato" al poligono di Butovo. Così è stato possibile determinare che quelle persone sono state fucilate a Butovo. Nella stragrande maggioranza degli altri luoghi, non esiste un collegamento così chiaro. Per esempio, ci sono molte domande riguardanti le sepolture a San Pietroburgo; non è chiaro chi sia stato ucciso a Levashovo e chi al poligono di Rzhev. Quell'uomo lasciò i servizi sovietici durante la seconda guerra mondiale. Era un "manager" per natura; durante la guerra civile entrò fin da adolescente nei servizi comunisti. Potrebbe aver partecipato a qualcosa di spregevole: era consuetudine per i membri dell'NKVD "imbrattare" di sangue tutti i loro colleghi. Ma, in ogni caso, durante la seconda guerra mondiale lasciò il sistema e negli anni '60 lavorò come direttore di quello che oggi viene chiamato lo "spettacolo del ghiaccio".

Un fatto sorprendente nella storia di quell'uomo è che il cognome della sua seconda moglie era tipico di famiglie di preti! Un anno fa sua nipote, una iconografa ortodossa, è venuta a trovarci a Butovo. Due mesi prima di venire qui aveva appreso che il suo adorato nonno (che in realtà aveva considerato un dissidente) era quello che era negli anni '30. È stato più facile per me mostrare l'ex poligono di tiro al presidente Putin che a lei. Era chiaro cosa avrei dovuto dire al presidente, ma non era assolutamente chiaro come avrei dovuto parlare con questa povera donna.

Ho visto anche un uomo di un villaggio vicino che aveva lavorato come autista nell'NKVD dopo la guerra.

A proposito, "camere a gas mobili" o "autobus assassini" ("dushegubki" in russo), furgoni in cui un tubo di scappamento veniva diretto all'interno dei passeggeri, avvelenando i condannati lungo la strada in modo che quando arrivavano il luogo dell'esecuzione, fossero troppo deboli per opporre resistenza, infatti non sono stati inventati dai tedeschi (come ci insegnavano nelle scuole sovietiche). Sono stati inventati qui, da Isaj Davydovich Berg, che era responsabile dell'esecuzione delle sentenze. E fino all'inizio degli anni '50, il suddetto autista di un villaggio vicino portava i cadaveri di coloro che erano stati fucilati o altrimenti morti nelle carceri di Mosca. Pertanto, molto più delle 20.760 persone che conosciamo sono sepolte in questo luogo. Forse erano il doppio, ma in ogni caso qui potrebbero esserci almeno 30.000 vittime.

Molti degli stessi dipendenti del poligono di tiro furono imprigionati o fucilati; la maggior parte divenne alcolizzata e alcuni finirono negli ospedali psichiatrici. Ma conosco un caso straordinario in cui uno di loro si pentì e ricevette la santa comunione sul letto di morte.

Parte 2

Padre Kirill Kaleda parla di più di suo padre, il noto padre Gleb Kaleda, di com'è stato crescere nella famiglia di un prete segreto e delle persecuzioni degli anni '60.

la chiesa dei Nuovi Martiri e Confessori della Chiesa russa presso l'ex poligono di tiro di Butovo a Mosca. Foto: martire.ru

Padre Kirill, capisco che questa possa essere un'idea un po' sediziosa, ma è proprio nel contesto dell'esperienza dei Nuovi Martiri che molto si sta rivelando ai giorni nostri: perché per esempio sua Santità il patriarca Kirill esorta con forza i monaci a non chiudere se stessi dietro le mura di un monastero, o il clero e i laici a non chiudersi dietro le mura di una chiesa? L'esperienza della persecuzione non è stata, in un certo senso, un "apostolato" permesso dal Signore? È noto, Per esempio, che l' archimandrita Ioann (Krestjankin) ha ottenuto dalla sua esperienza nel campo di prigionia l'opportunità di trovare un linguaggio comune con i criminali. Ha convertito molti non solo nel campo, ma anche in seguito, nella sua cella. Come ha fatto padre Gleb a intraprendere la strada del ministero penitenziario? Non era stato imprigionato, vero?

No, mio ​​padre non è mai stato imprigionato. Era una persona piuttosto cauta. Persino alcuni dei suoi amici più stretti ridevano un po' di lui: "Beh, Glebushka [un diminutivo del nome Gleb, ndt] sta organizzando di nuovo una cospirazione". Anche se dubito che avrebbero osato fare quello che fece mio padre. E la verità non era stata nascosta a noi bambini, anche se era pericolosa.

Sapevamo che nostro nonno Vladimir era sacerdote e aveva sofferto per la sua fede. Abbiamo pregato che il Signore ci rivelasse le circostanze della sua morte. Solo nel 1989 abbiamo appreso che era stato fucilato; e solo nel 1994 abbiamo saputo che era successo al poligono di tiro dell'NKVD a Butovo. Anche noi bambini sapevamo del sacerdozio segreto di nostro padre.

Mio padre iniziò a dedicarsi al ministero carcerario, come disse lui stesso, quasi per caso. Quando iniziò a servire nella chiesa del profeta Elia sul viale Obydenskij a Mosca, uno dei suoi parrocchiani, Sergej Khalizin, aveva già visitato diverse volte le prigioni. Alcuni sacerdoti erano stati invitati in prigione, ma ognuno era venuto una volta e non era più tornato. Anche mio padre era stato invitato. Era relativamente libero e non si rifiutava.

Padre Gleb aveva molta esperienza di lavoro con le persone. Teneva conferenze, era un buon oratore, un conversatore vivace e sapeva come costruire un dialogo con il pubblico. Ma la sua prima visita alla prigione è stata l'unica volta nella sua vita in cui non sapeva cosa avrebbe detto alla gente. Tuttavia, essendoci andato e avendo stabilito un contatto umano con loro, è riuscito a parlare con loro e si è riempito di compassione per loro, rendendosi conto che lì c'era bisogno di lui. Cominciò così a visitare le carceri, sebbene non vi fossero decreti oppure ordini della gerarchia ecclesiastica.

l'arciprete Gleb Kaleda

Cosa ha aiutato padre Gleb a trovare un linguaggio comune con i prigionieri?

A quanto pare, un incidente a Stalingrado, quando fu firmato l'ordine "Non un passo indietro" e fu quasi fucilato, lo aiutò a capire i condannati a morte. Avevaa interceduto per un suo compagno d'armi. L'ufficiale iniziò ad accusare il suo compagno di qualcosa, e mio padre disse che non era così. "Che cosa? Kaleda, dici che l'ufficiale ha torto, che sta mentendo?" L'ufficiale si avventò su padre Gleb come un carico di mattoni. "No, non ho detto questo", rispose mio padre. "Ma Malyshev (se ricordo bene, questo era il nome del suo compagno) non ha fatto quello di cui lo sta accusando". "Quindi stai andando contro un ufficiale dell'Armata Rossa?!" Il comandante non si calmava, e padre Gleb fu portato sul bordo di un fossato, spogliato della sua uniforme e gli fu puntata contro la canna di una pistola.

Quando eravamo bambini, nostro padre non vietava a noi, suoi figli, di giocare alla guerra, e nopi facevamo costruire soldatini dai nostri fratelli maggiori. Da bambino, padre Ioann [5] ci ha fatto delle pistole giocattolo di legno. Ricordo che giocavamo a mirare a qualcuno, quando mio padre mi disse: "Non puntare mai un'arma contro nessuno, nemmeno un giocattolo. Perché non sai cosa vuol dire avere la canna di una pistola puntata contro di te". Allora non lo capivo. Padre Gleb parlava molto della guerra e noi adoravamo le sue storie. Ma una volta raccontò quell'episodio più o meno dettagliatamente a nostra madre, e poi, poco prima della sua morte, lo raccontò a me. Non lo condivise più.

I compagni di mio padre in seguito ci dissero che solo la sua compostezza lo aveva salvato. Mio padre pregava. Ma quando il peggio era passato, non riuscì a mettersi l'uniforme. Le sue mani tremavano così tanto che non riusciva a infilarsele nelle maniche. Credo che dopo l'incidente con l'ufficiale, padre Gleb fu in grado di capire i condannati a morte.

La società sovietica, in un certo senso, potrebbe essere intesa come sinonimo di prigione, di campo di concentramento.

I nostri genitori ci hanno insegnato a ricordare sempre che siamo cristiani. Per esempio, in quinta elementare sono stato mandato in una scuola forestale per la stagione invernale dove per tre mesi avrei dovuto stare in un ambiente non ortodosso. Prima della mia partenza, rendendomi conto che non avrei potuto pregare apertamente (era il 1968 o il 1969), mio ​​padre mi esortò a fare il segno della croce la sera prima di andare a dormire, coprendomi con una coperta.

Tutti concordano sul fatto che tutti quei simboli sovietici – il mausoleo, le stelle invece delle croci, i ritratti dei leader comunisti invece delle iconostasi – erano un'ossessione anticristiana.

l'arciprete Vasilij Evdokimov

Allo stesso tempo, i Nuovi Martiri hanno mostrato amore per persecutori feroci e brutali e le persone delle generazioni successive potevano entrare nelle celle dei recidivi senza accompagnamento. Perché ora abbiamo una "autonomia di tutti da tutti" e un'atomizzazione nella società, anche nella comunità ecclesiale?

Ho avuto il privilegio di parlare con il sacerdote confessore Vasilij Evdokimov († 18 dicembre 1990). Mi ha detto: "Kirjusha [diminutivo del nome Kirill, ndt], non puoi nemmeno immaginare quanto fosse felice la vita in Russia prima del 1917". "Perché?" Ho chiesto. "Cosa c'era di così speciale?" "Le persone si fidavano l'una dell'altra", ha risposto. E ora questo non si trova nemmeno all'interno della comunità ecclesiale: siamo davvero disuniti.

Negli anni '90, mio ​​padre diceva che forse era più facile vivere ai tempi dei Nuovi Martiri di quanto lo sia adesso. Anche in quegli anni di persecuzione tutto era chiaro: o eri credente o non eri credente. O per motivi di beneficio, per entrare in una prestigiosa università o viaggiare all'estero, ti iscrivevi al Komsomol (la Lega dei giovani comunisti) e al Partito comunista, oppure non compromettevi la tua coscienza ed eri privato di qualcosa nella vita. Ho ancora un modulo di domanda vuoto per entrare a far parte del Komsomol sulla mia scrivania. Per non entrare nel Komsomol, noi, figli di un prete segreto, siamo andati in diverse scuole per non attirare l'attenzione su di noi. Che tipo di famiglia era se nessuno era un membro del Komsomol? A me interessava la storia, ma mio padre mi ha detto: "Questa è una sfera ideologica: questa porta è chiusa per te". Sono entrato nel dipartimento di geologia. Presto annunciarono che stavano radunando un gruppo per esercitarsi in Germania. "Basta presentare una domanda al Komsomol e poi te ne andrai." La ritrovo ancora tra le mie vecchie carte. Probabilmente un giorno la regalerò a un museo.

E ora tutto è sfocato. E ci sono intorno a noi sempre più persone non solo di opinioni completamente diverse, ma anche migranti. I nostri nonni e padri hanno saputo preservare la fede in quelle dure condizioni. Ci hanno mostrato un esempio. E noi? L' esperienza dei nuovi martiri e confessori della Chiesa russa è assolutamente vitale per noi oggi: come hanno formato le comunità e quello che è stato chiamato "il loro circolo". Se non impariamo a fare lo stesso, scompariremo in un ambiente non ortodosso e moriremo.

Padre Kirill, cosa possiamo imparare dal contatto con coloro che sono passati attraverso le prigioni ei campi?

Maria Nikolaevna Sokolova (monaca Juliana; † 16 febbraio 1981)

Ecco la storia di padre Vasilij Evdokimov. Nacque prima della Rivoluzione, nel 1902, nella città di Kozlov [6] nella provincia di Tambov, uno dei boschi della Russia. Fu sottoposto a persecuzioni e arresti. Era l'assistente di cella di un vescovo, lo ieromartire Dmitrij (Dobroserdov; † 21 ottobre 1937), che fu fucilato a Butovo. Padre Vasilij era un figlio spirituale dello ieromartire Sergej Mechev († 6 gennaio 1942), che alla fine del 1941 lo benedisse per sposare una delle figlie spirituali di sant'Alessio Mechev. A quel tempo, padre Sergej viveva segretamente nella regione di Jaroslavl, da qualche parte vicino alla città di Tutaev. Improvvisamente padre Sergej disse: "Venite da me aella festa della Natività di san Giovanni Battista, e io celebrerò il vostro matrimonio". Si resero conto che la Natività di San Giovanni Battista cade durante il digiuno degli Apostoli [in cui non si celebrano i matrimoni in chiesa, ndc], ma padre Sergej aveva dato la sua benedizione... Maria Nikolaevna Sokolova (la monaca Juliana; † 16 febbraio 1981) dipinse un'icona della Natività di san Giovanni Battista per il giorno del loro matrimonio... All'ultimo minuto, padre Sergej disse loro di non venire perché poteva vedere che la situazione stava peggiorando. E infatti, nel giorno della Natività di san Giovanni Battista, padre Sergej Mechev fu arrestato e successivamente fucilato alla vigilia della Natività del Signore (6 gennaio 1942). Tatiana, la moglie di padre Vasilij, mi ha dato quell'icona in seguito, perché sono nato nella festa della Natività di San Giovanni Battista. Fu padre Vasilij che in seguito benedisse l'apertura della chiesa di san Nicola a Klenniki sulla via Marosejka a Mosca.

Cosa distingue quelle persone dalle altre? Che esperienza hanno guadagnato da tutte quelle prove?

Ora può sembrare incredibile, ma erano tutte persone molto allegre. Hanno avuto vite così dure, ma molti di loro brillavano di gioia! Noi, in confronto, sembriamo diretti verso un destino d'oscurità! Perché? Hanno vissuto veramente una vita piena in Cristo, erano completamente nella Chiesa, rendendosi conto che questa vita sulla terra è effimera. Sfortunatamente, oggi è difficile trovare quest'attitudine.

Per status sociale, livello di istruzione e persino ministero della Chiesa, potevano essere persone molto diverse. Per esempio, ho conosciuto due suore di Sergiev Posad, una delle quali era analfabeta. E ho conosciuto uno dei fondatori della Scuola psichiatrica di Mosca, Dmitrij Mikhailovich Melekhov. Ma a quel tempo tutti costituivano chiaramente un'unica Chiesa. Quando vedevi quelle persone, capivi che interiormente erano molto vicine.

Come poteva dirlo?

Con la loro viva percezione di Cristo, e quindi un senso di vita molto gioioso e grato, nonostante le prove. In quei giorni, anche se non eri imprigionato, nel paese regnavano un'ansia e una paura travolgenti. E quelle persone camminavano davvero davanti al Signore! Chiaramente non cercavano guai, ma al momento giusto potevano opporre un rifiuto.

I credenti dovrebbero rimporverare i presuntuosi?

Quando un bambino è cattivo, puoi dargli uno schiaffo, giusto? Nostro padre ci ha raccontato una storia della seconda guerra mondiale. Era la primavera del 1945 nella Prussia orientale. Tutto andava bene, ma all'improvviso i nostri soldati si misero a scappare! Il primo scaglione prese a correre, e il secondo gli venne dietro. E la massa in corsa crebbe di parecchie miglia in quindici minuti. Correvano lungo la costa del mare, sulla quale si trovava una ferrovia sull'argine. Se i tedeschi avessero visto quel bersaglio in movimento, avrebbero ucciso tutti in una volta. Come è finita la storia? Il quartier generale della divisione si trovava a sei miglia di distanza dal fronte. Sentendo il calpestio, gli ufficiali uscirono hanno iniziarono a sparare ai soldati in fuga. Alcuni caddero. Il resto si calmò, ammettendo: "Perché stiamo correndo?" Cos'altro si doveva fare in questa situazione? Come potevano gli ufficiali evitare di sparare?

l'ex poligono di Butovo

Il male impunito tende a proseguire, a diventare impudente, a sfuggire di mano, a moltiplicarsi e a crescere. Il fatto che nel nostro Paese tutta questa esperienza di blasfemia e persecuzione non sia stata compresa e condannata dalla società è semplicemente una bomba a orologeria.

Diciamo spesso che il periodo dei Nuovi Martiri e Confessori è stato negli anni '20 e '30, forse in parte negli anni '40. Ma che dire della persecuzione di Khrushchev? Esternamente era completamente diversa, ma anche la sua essenza interna era demoniaca e soppressiva. Padre Vasilij Evdokimov, quando prestava servizio a Osh come capo del decanato del Kirghizistan meridionale, veniva semplicemente trascinato in giro per la barba nella chiesa.

Ricordo che una volta da ragazzo non fui portato alla funzione della notte pasquale. E al mattino, quando siamo arrivati ​​all'ultima Liturgia, sulla chiesa del profeta Elia c'erano segni di pietre che erano state lanciate durante la processione pasquale. C'erano tali enormi ragioni di depressione. Era l'inizio degli anni '60, nel centro di Mosca.

Non molto tempo fa, mia cugina Maria Evgen'evna, la moglie di padre Aleksandr Iljashenko, ha detto che quando all'inizio degli anni '60 suo padre prestava servizio a San Pietroburgo come rettore della cattedrale della santissima Trinità alla Lavra di sant'Aleksandr Nevskij, prima di partire per la funzione pasquale salutava sua moglie in tale un modo in cui tutti in famiglia capivano che avrebbe potuto non tornare mai più. Era la realtà. Se la nostra storia si ripeterà o meno dipende dal nostro atteggiamento nei suoi confronti.

La nostra intervista si è conclusa nella magnifica chiesa in pietra bianca della Resurrezione di Cristo, che incarna "l'anno del Signore" nei suoi dipinti pasquali.

Il nostro Signore Gesù Cristo disse ai suoi discepoli: "Sarete testimoni della mia passione e della mia risurrezione" (cfr Gv 15,27; At 1,8). Ed essi andarono e predicarono la sua Passione e Risurrezione in tutto il mondo. I loro seguaci, che la Chiesa chiamava "testimoni" (dal greco “μάρτυς”, che significa "testimone"), divennero martiri, e testimoniarono anch'essi il Salvatore risorto. Allo stesso modo, i nuovi martiri dei nostri tempi sono testimoni della risurrezione di Cristo! E la Chiesa ortodossa russa, che li ha riconosciuti come santi, testimonia così la sua fede nella risurrezione di Cristo in un momento in cui la maggior parte del mondo si sta allontanando da Dio!

"La fede nella risurrezione di Cristo è stata la pietra su cui hanno resistito e sofferto i nuovi martiri", ha affermato sua Santità il Patriarca Alessio II, che ha benedetto la consacrazione della tavola dell'altare centrale della chiesa di pietra bianca di Butovo in onore della risurrezione di Cristo.

Cristo è risorto!

Note

[1] È usanza in Russia benedire le mele del primo raccolto alla festa della Trasfigurazione. Questo giorno è popolarmente conosciuto come "la festa delle mele del Salvatore".

[2] Comitato straordinario per la lotta alla controrivoluzione.

[3] Il professor Nikolaj Pestov, chimico di professione, si unì ai ranghi dei comunisti dopo la rivoluzione d'ottobre, prestò servizio come commissario militare nell'Armata Rossa, ma diversi anni dopo sperimentò una trasformazione spirituale e lasciò il partito. In seguito divenne teologo ortodosso, storico della Chiesa e autore di numerosi libri spirituali apprezzati e amati da molti.

[4] L'agenzia di polizia segreta nell'URSS.

[5] Ora l'arciprete Ioann Kaleda è rettore della chiesa della santissima Trinità a Gryazi a Mosca.

[6] Dal 1932 Michurinsk.

 
L'elite occidentale contro il resto del mondo

Nell'Ucraina la disperazione della giunta di Poroshenko è ormai chiara. Costretto a firmare gli accordi di Minsk-2 da una Merkel e un Hollande altrettanto disperati, che temono una guerra su vasta scala tra l'Europa a conduzione USA e l'Europa libera e quindi il crollo dell'Unione Europea, Poroshenko è stato minacciato anche dal FMI con il blocco dei finanziamenti, a meno che non si concluda la guerra sanguinosa iniziata così stupidamente. Anche i suoi burattinai americani sono impazienti, perché 700 mercenari occidentali, tra cui molti americani e polacchi addestrati dalla NATO, sono intrappolati dai combattenti per la libertà dell'Ucraina nella sacca di Debaltsevo.

Anche nella sua roccaforte uniate dell'Ucraina occidentale (ex Polonia orientale), Poroshenko sta affrontando manifestazioni, opposizione militante e il rifiuto di combattere nella guerra ordinata dagli USA. La popolazione locale, al freddo e non pagata, è demoralizzata dalle promesse non mantenute di Poroshenko e dalle migliaia di sacchi funebri che ritornano con i cadaveri di figli morti per niente. Imbarazzata dai compari nazisti di Poroshenko a Kiev, l'Unione Europea insiste sulla necessità (che era sempre stata ovvia) della federalizzazione dell'Ucraina, che Poroshenko ha sempre rifiutato. L'Unione Europea ora vigila sulla ritirata del suo esercito raffazzonato.

Purtroppo, nella loro arroganza i laicisti e gli atei oscurantisti dell'elite occidentale ancora non si rendono conto che la guerra da loro stessi iniziata in Ucraina è una guerra di religione. Quando hanno cercato di parlare agli ucraini che difendono la loro patria marciando sotto le bandiere con l'aquila bicipite contro la giunta corrotta di oligarchi che gli Stati Uniti hanno messo al potere a Kiev, è stato detto loro più e più volte che si tratta di una 'guerra santa' per la Chiesa contro Satana. Ancora non afferrano che i patrioti ucraini non stanno combattendo contro la giunta di Kiev, e addirittura neppure contro i neocon americani, ma contro il diavolo in persona.

L'obiettivo del nemico della Chiesa è, come sempre, la creazione di uno Stato satanico planetario. Quello che sta accadendo in Ucraina, come ovunque nelle guerre organizzate dagli USA in tutto il Nord Africa e il Medio Oriente, dalla Nigeria e Libia alla Siria e l'Afghanistan, è un preludio alla guerra globale. Questa è una guerra per distruggere il vero cristianesimo, l'Ortodossia, la Chiesa. Dopo aver creato la prima e seconda guerra mondiale e ucciso centinaia di milioni di persone, tra cui gli abortiti, sull'altare del proprio padre, Satana, l'élite occidentale ha avviato la terza guerra mondiale, accelerando intenzionalmente il regno dell'Anticristo.

L'Occidente 'post-moderno' sta declinando nella giustificazione della sodomia e della propria decadenza. Si è impantanato nella mancanza di fede, e non riuscendo neppure a riprodursi, di consegna a forme primitive di islamismo. Come sua Santità il patriarca Kirill ha recentemente commentato, l'unica vera minaccia per la Chiesa è la perdita della fede proprio per imitazione dell'Occidente. La distruzione della fede, della famiglia e della nazione è l'obiettivo satanico dell'elite occidentale nel mondo. L'ultimo baluardo del cristianesimo tradizionale europeo è la Chiesa ortodossa russa – ora liberata dalla tentazione di imitare l'Occidente grazie al terrorismo occidentale in Ucraina.

I russofobi occidentali indicano il cinismo e la massiccia corruzione della Russia post-sovietica, che è l'unica Russia che conoscono. 'Chi va con lo zoppo...'. Privi di ogni visione, non vedono l'altra Russia, la Russia che viene trasformata nella Russia ortodossa. Vedono solo i riflessi della propria mancanza di fede, del proprio cinismo e della propria corruzione. Criticano il presidente Putin, che hanno reso tanto popolare grazie ai loro attacchi, perché non riescono a vedere che è solo una figura di transizione che sta conducendo verso il futuro. Essendo privi di fede, ignoranti dello Spirito Santo, sono ciechi.

I russofobi pensano stupidamente che noi siamo degli ingenui e non conosciamo la corruzione della Russia post-sovietica. La conosciamo, ma siamo andati oltre. I russofobi vivono nel passato post-sovietico. Noi siamo con la Russia futura, dove il nominale diventa reale. Abbiamo una visione; loro hanno solo la disperazione, l'incredulità del loro cinismo. Inoltre, la Russia ortodossa sta risvegliando il resto del mondo ortodosso, finora prigioniero dell'Unione Europea: Romania, Bulgaria, Grecia e Cipro, e i paesi liberi dall'Unione Europea, ma minacciati dagli USA, Serbia, Moldova, Georgia, Medio Oriente, Africa, Asia, oltre al mondo occidentale stesso.

La Russia ortodossa, riprendendosi dalla delusione bolscevica imposta dall'Occidente e ritrovando se stessa, prima spiritualmente e ora politicamente nella nuova generazione, è chiamata a salvare il mondo. schiacciata tra false forme di cristianesimo e laicità, la Chiesa è ferma, vigile a guardare quei gruppi che preparano la venuta dell'Anticristo. Proprio come la Chiesa fuori dalla Russia negli anni in cui la Chiesa in Russia era paralizzata, anche se minacciata dall'isolamento, la Chiesa intera si trova ora in una fede senza compromessi, testimoniando a tutto il mondo.

La Chiesa ortodossa russa sta unendo diversi popoli di tutto il mondo che si oppongono all'elite anti-cristiana occidentale e alla sua insidiosa diffusione globale attraverso la propaganda del 'soft power' degli Stati Uniti. Negli ultimi decenni l'élite occidentale ha adottato una visione del mondo basata sull'egoismo ('individualismo') e sul secolarismo, che la isola dal resto del mondo. Tale elite è così arrogante da non essere in grado di comprendere il proprio isolamento. I popoli occidentali tradizionali hanno detto per decenni che l'Occidente è diventato irrimediabilmente decadente e sono alla ricerca di un leader per contrastare tutto questo.

Il leader è qui nella Chiesa ortodossa russa. Con la fine della guerra fredda, l'America è diventata il potere rivoluzionario mondiale, che cerca di imporre l'ateismo delle sue vedute post-moderne su tutto il pianeta, con la forza se necessario. Oggi la Russia è emersa come la forza contro-rivoluzionaria, che unisce sia i tradizionalisti (Ron Paul / Marine Le Pen / Nigel Farage) sia i progressisti (Paul Craig Roberts / Syriza e i nazionalisti in Scozia e Catalogna). Nella nuova guerra fredda l'impero del male è l'elite occidentale. L'Ortodossia russa è tradizionale e ha al tempo stesso una coscienza della giustizia sociale.

La Chiesa ortodossa russa rappresenta il consenso globale attuale, mentre l'élite occidentale (non il popolo occidentale) è l'eccezione decadente e isolata. Il postmodernismo dell'Occidente, come il mio amico padre Vsevolod Chaplin ha proclamato di recente, 'è sempre più marginale', aggiungendo che 'non può far fronte alle sfide moderne'. Nel frattempo, le civiltà cristiana ortodossa, cinese, indiana, latinoamericane e africane condividono valori opposti e svolgeranno un ruolo attivo nella costruzione di relazioni pacifiche tra i sistemi di civiltà, facendosi buoni amici tra le persone occidentali non sottoposte a lavaggio del cervello.

Non c'è da stupirsi che il Presidente Putin sia genuinamente popolare e ammirato dal 90% dei russi di tutto lo spettro, cosa che i politici occidentali non hanno e non avranno mai. Tra credenti e religiosamente indifferenti, tra protestanti e ortodossi, tra accademici e tassisti, ma anche in un numero crescente di persone comuni dello stesso Occidente, così detestate e disprezzate dall'elite occidentale paternalistica e istituzionale, Putin è visto come il leader che si opporrà all'aggressione arrogante dei governi occidentali bullisti e depravati.

 
Il metropolita Kallistos e la ruota

Ho un grande debito di gratitudine nei confronti del metropolita Kallistos, o per lo meno nei confronti di Timothy Ware. Ho letto molto tempo fa il suo libro The Orthodox Church, che è stato una parte importante della mia conversione all'Ortodossia. Ho ancora il volume un po' malconcio nella mia libreria: sulla copertina c'è una mitra vescovile dorata su sfondo nero. Questo accadeva prima che Timothy diventasse Kallistos e mettesse tra parentesi il suo cognome, e io ho seguito la sua promozione ecclesiastica e i conseguenti cambiamenti di nome quando divenne prete, poi archimandrita, poi vescovo, e infine metropolita.

Oltre a seguire la sua ascesa di promozione ecclesiastica, ho anche seguito quella che considero la sua discesa lontano dalla tradizione ortodossa – o almeno dalle sue posizioni precedentemente detenute. Con ogni successiva revisione del suo classico The Orthodox Church, sembra abbracciare progressivamente idee liberali riguardo alle questioni calde del momento, come la possibilità dell'ordinazione delle donne al sacerdozio. Ultimamente ha scritto sull'omosessualità, pubblicando la prefazione per The Wheel (La ruota), una pubblicazione il cui scopo dichiarato è di "articolare il Vangelo in modo intelligente e costruttivo per il 21° secolo – un'era pluralistica che confronta il cristianesimo con sfide nuove e uniche, richiedendo una re-immaginazione creativa della sua identità sociale e del suo ruolo nel contesto pubblico". Coloro che hanno familiarità con tale verbosità riconosceranno che il suo scopo dichiarato è in realtà quello di de-costruire l'attuale tradizione ortodossa e di offrire ciò che san Paolo avrebbe chiamato "un altro vangelo".

Come ogni cosa che scrive sua Eminenza, la sua Prefazione è molto leggibile e riflessiva. Dovrei dire in anticipo che sarebbe ingiusto caratterizzare la sua posizione come pro-gay. E molto di ciò che dice nel testo è abbastanza buono, come la sua insistenza sul fatto di dare pieno peso al servizio matrimoniale quando articoliamo una teologia della sessualità. Ho, tuttavia, diverse preoccupazioni.

La mia prima preoccupazione è che ha scelto in primo luogo di scrivere una prefazione per The Wheel. Nonostante la sua professata posizione neutrale, coloro che hanno familiarità con la pubblicazione sanno che il suo comitato editoriale e consultivo include persone ben note per il loro aggressivo e distruttivo programma omosessuale, e che è tutt'altro che neutrale o di mentalità aperta riguardo alle controverse questioni sessualiodierne. In realtà, è semplicemente uno strumento per il progresso di un programma omosessuale all'interno della Chiesa ortodossa. Le ultime parole del metropolita su The Wheel in cui dice che "il suo scopo è 'avviare la discussione' e che 'per accertare la verità dobbiamo sperimentare' (citazioni di altri due autori) sono estremamente ingenue. Negli ultimi 50 anni o più, lo slittamento verso il basso delle varie chiese verso il liberalismo e l'apostasia ha sempre avuto luogo con l'affermazione che i de-costruttori liberali si limitano ad 'avviare discussioni', a fare domande e a sperimentare nuovi modi di pensare. Ma la discussione sembra sempre sfociare nell'erosione della fede e della prassi tradizionale.

Come accademico di lunga data, il metropolita non può ignorarlo. The Wheel è semplicemente un ulteriore esempio della stessa cosa. Se un autore rispettato scrive per una pubblicazione il cui scopo noto è la promozione di un particolare ordine del giorno, allora con quell'atto stesso dà credito e credibilità a tale ordine del giorno. Se io scrivessi un articolo per una pubblicazione che promuova, diciamo, la supremazia bianca, non sarebbe innaturale considerarmi in qualche modo solidale con quella causa. Poco importa quello che direi effettivamente nell'articolo, perché qualsiasi cosa, a parte la totale denuncia della supremazia bianca, servirebbe solo a sostenerla. Sospetto che il metropolita, la cui intera carriera è stata di accademico e di parroco a Oxford, non sia in grado di separare la sala conferenze dal mondo esterno.

Nel mondo accademico, tutte le domande sono permesse, e la sperimentazione e il superamento dei confini stabiliti sono la norma. Tutte le domande sono domande aperte e nessuna sfida è giudicata extragiudiziale. Nulla è dato per totalmente risolto e tutto in linea di principio è aperto alla revisione. Questo è il motivo per cui il liberalismo che affligge e distrugge le chiese protestanti è sempre iniziato nei seminari. Ma sebbene questo sia (e forse debba essere) il modo di vita accademico, non è mai stato e non può essere il modo di vita della Chiesa. Nella Chiesa noi riceviamo la verità non dalla sperimentazione ma dalla rivelazione, e molte questioni non sono di fatto aperte alla revisione. Per esempio, quando certe cose sono state decise da un Concilio ecumenico con un decreto conciliare o quando sono questioni di consenso universale e antico, queste cose non sono suscettibili di revisione. Potremmo discutere sul modo in cui possiamo spiegarle al mondo che pone domande e dare al mondo le ragioni per cui crediamo in loro. Ma la loro verità non è soggetta a dubbi. Il metropolita scrive come se fosse sempre nella sua aula, mentre in realtà sta scrivendo nel bel mezzo di una zona di guerra. La verità è stata messa in discussione e delle anime sono state sedotte, ingannate e perse. Ciò che uno ha bisogno in un vescovo ora non sono le domande, ma le risposte, non il mormorio di un conferenziere, ma l'esplosione di una tromba. Da vescovo, questo è il suo lavoro.

In secondo luogo, è vero, come dice il metropolita, che "la persona non può essere definita esattamente... come esseri umani, noi siamo un mistero per noi stessi". Ciò potrebbe dare l'impressione che anche l'insegnamento delle Scritture non possa essere definito e che anche l'insegnamento delle Scritture sia un mistero. Non è così. Sebbene la persona umana sia un mistero nuvoloso e complesso, l'insegnamento delle Scritture è cristallino, in molti luoghi sgradito, ma pur sempre cristallino. La complessità della persona è utilizzata per offuscare il problema. È vero che la personalità deve essere compresa in termini dinamici e non statici. È vero che la persona è soddisfatta solo nella relazione. È anche vero che la pratica omosessuale è inequivocabilmente condannata nelle Scritture come peccaminosa e che quindi i cristiani devono rinunciare ad essa insieme ad altri stili di vita peccaminosi. Non è la Chiesa, come suppone il metropolita, che impone o richiede questa rinuncia. "Abbiamo ragione," chiede in tono lamentoso, "di imporre questo pesante fardello agli omosessuali?" Sì; abbiamo ragione di richiederlo, perché non siamo noi, ma è Dio che lo impone agli omosessuali, proprio come impone il pesante fardello del celibato al singolo eterosessuale. Il singolo eterosessuale "sente una vocazione" al suo celibato? Io sospetto di no, e non sono sicuro che la frase abbia un significato reale. I singoli cristiani che conosco non ci pensano in termini di vocazione (qualunque cosa questa significhi), ma di obbedienza a Cristo e alle Scritture. Sono "chiamati" al celibato perché sono chiamati ad obbedire.

In terzo luogo, il metropolita ci fornisce gli esempi comparativi di due omosessuali che vanno alla confessione. Un omosessuale è promiscuo e ha avuto molteplici incontri casuali, ma è pentito ed è quindi assolto e autorizzato a comunicarsi. Questa persona ricade nel peccato ancora e ancora, ogni volta si pente e si risolve di cambiare, e ogni volta viene assolto e autorizzato a comunicarsi. L'altro omosessuale è fedelmente monogamo, ma si rifiuta di rinunciare all'aspetto sessuale della sua relazione, e quindi non è assolto né autorizzato a comunicarsi. Questo è considerato ingiusto e incoerente: "L'omosessuale impegnato in una relazione stabile e amorevole viene trattato più duramente rispetto all'omosessuale casuale e promiscuo".

Questo è abbastanza straordinario. L'intera questione dell'assoluzione e dell'accesso al calice ruota interamente sulla questione se il peccatore sia pentito o meno e si risolva a cambiare. Il successo nell'effettuare il cambiamento non determina se l'assoluzione sia data o meno, solo il sincero pentimento e la risoluzione. La stessa cosa succede a un eterosessuale con una dipendenza dalla pornografia. Se la persona si pente e decide di astenersi dal servirsi della pornografia, è assolta. I fallimenti futuri non significano che non si possa dare un'assoluzione futura, purché i pentimenti siano autentici e la volontà di cambiare sia sincera. La dipendenza è difficile da rompere, e quindi è richiesta pazienza e perseveranza. È molto diverso se la persona dedita alla pornografia dice al sacerdote che si rifiuta di pentirsi e rifiuta una decisione di evitare la pornografia. Se quella persona dice (nelle parole che il metropolita attribuisce all'omosessuale fedelmente monogamo), "non sono ancora pronto a intraprendere questa cosa" – sia che la "cosa" sia evitare la pornografia oppure la pratica omosessuale – allora ovviamente no, né l'assoluzione né la comunione sono possibili. In entrambi i casi non vi è ingiustizia o trattamento severo. Se l'omosessuale fedelmente monogamo dicesse: "Sì, cercherò di rimanere celibe", verrebbe assolto più e più volte, purché i suoi continui tentativi di celibato fossero sinceri. (Ovviamente una strategia di celibato ragionevole implicherebbe anche il fatto di non vivere a stretto contatto con qualcuno da cui si è fortemente attratti, a prescindere dal sesso, ma questa è una questione da affrontare un'altra volta.)

In quarto luogo, il metropolita si chiede: "Perché poniamo un'enfasi così grande sul sesso genitale?" La domanda è sorprendente, tanto più che sono proprio quelli che promuovono un programma omosessuale a porre l'accento sul sesso genitale. Si può invece chiedere all'omosessuale, "Se il sesso genitale non è importante, perché insisti? Perché insisti non solo a vivere con persone dello stesso sesso, ma anche a fare sesso con loro?" L'intera insistenza ossessiva sul matrimonio gay nella nostra cultura si basa proprio sull'importanza del sesso genitale.

E si può essere in qualche modo solidali con questa visione dell'importanza del sesso. Infatti non è solo la Chiesa contemporanea a porre così grande enfasi sul sesso genitale, ma anche san Paolo. Paolo distingue tra peccati sessuali e altri peccati (come il furto, per esempio). In 1 Corinzi 6:18 scrive: "Fuggite la fornicazione [porneia, in greco]. Ogni peccato commesso da un uomo è fuori dal corpo, ma il fornicatore pecca contro il suo stesso corpo". In altre parole, è perché siamo esseri sessuali che i peccati sessuali coinvolgono la totalità della nostra personalità in un modo che gli altri peccati non fanno. Ci possono essere furti casuali, ma non può esserci qualcosa come il sesso casuale, come molti hanno scoperto a caro prezzo. Indipendentemente da ciò che dice la propaganda dei media, il peccato sessuale ci colpisce più profondamente di qualsiasi altro. Questa non è una questione (come suggerisce il metropolita) di "indagare cosa fanno le persone adulte nella privacy delle loro camere da letto" o di "guardare attraverso il buco della serratura". Non stiamo guardando attraverso il buco della serratura, ma nelle Scritture. Inoltre, l'immagine stessa di uno che guarda attraverso un buco della serratura è assurda e indegna; nella confessione il problema è precisamente "cosa fanno le persone adulte nella privacy delle loro camere da letto". E anche una teologia che sorregge e sostiene la confessione sacramentale deve essere ugualmente interessata. Altrimenti, come possiamo dire alla nostra gente di cosa dovrebbero pentirsi e che cosa dovrebbero evitare?

Si può apprezzare che il metropolita non si sottragga a una questione così controversa come quella dell'omosessualità. Questa è, come dice, citando padre John Behr, "forse la questione determinante della nostra era". Più di questo, è la prima linea nella guerra perenne del mondo contro la Chiesa. In questa guerra, abbiamo bisogno di squilli di trombe, di chiarezza e di risposte compassionevoli e fiduciose. Sarebbe stato desiderabile che in questa battaglia il metropolita non abbia fatto risuonare una nota così indistinta.

 
Состоялось отпевание и погребение архимандрита Марка (Давитти)

 

22 августа православные верующие Италии простились с новопреставленным архимандритом Марком (Давитти). 20 августа, в день кончины священника, его тело было доставлено в храм во имя святителя Василия Великого в Болонье - где отец Марк прослужил большую часть своей жизни. Нескончаемым потоком, днем и ночью ко гробу почившего батюшки шли люди и приносили живые цветы.

По благословению управляющего приходами Московского Патриархата в Италии архиепископа Егорьевского Марка 21 августа в Болонью прибыл секретарь Администрации Италийских приходов Русской Православной Церкви архимандрит Антоний (Севрюк). У гроба почившего отец Антоний совершил панихиду, после чего принял участие в чтении Евангелия. Слова Священного Писания звучали в храме непрерывно до начала чина отпевания.

В 6 часов утра 22 августа архимандрит Антоний в сослужении настоятеля Свято-Амвросиевского прихода г.Милана архимандрита Амвросия (Макара), настоятеля прихода в честь святителя Максима Туринского в г.Турине игумена Амвросия (Кассинаско), клириков прихода в г.Болонье иеромонаха Серафима (Валериани) и священника Сергия Аверина, а также других священников, несущих служение в Италии, совершил Божественную Литургию, по окончании которой обратился к присутствовавшим в храме молящимся с проповедью.

В 8 часов начался чин отпевания, которое возглавил близкий друг отца Марка - настоятель прихода во имя преподобных Сергия Радонежского, Серафима Саровского и мученика Викентия Сарагосского в Милане архимандрит Димитрий (Фантини). Ему сослужил сонм духовенства Италийских приходов Московского Патриархата. Богослужение совершалось на церковно-славянском и итальянском языках. В завершении чина над гробом почившего священника была прочтена разрешительная молитва, и все присутствовавшие в храме смогли проститься с дорогим и любимым пастырем.

К духовенству и прихожанам обратился брат отца Марка - Давид Давитти. Он особенно поблагодарил общину храма за ту поддержку, которую они неизменно оказывали своему настоятелю. Затем архимандрит Антоний огласил соболезнование архиепископа Егорьевского Марка, которое было прочитано на русском и итальянском языках и передано родным почившего.

После прощания гроб с телом отца Марка был изнесен священниками из храма, на улице была отслужена еще одна лития. Затем на нескольких автобусах духовенство и прихожане отправились в пригород Флоренции - городок Реджелло, на малую родину архимандрита Марка. Здесь на городском кладбище у могилы была вновь отслужена лития, после чего тело священника было предано земле.

 

 

 

 
Prima ordinazione di un curdo etnico al sacerdozio cristiano ortodosso

Sabato 4 febbraio, con la benedizione di sua Santità il catholicos-patriarca di Georgia Ilia II, sua Grazia il vescovo Saba della Diocesi nordamericana della Chiesa ortodossa georgiana ha ordinato sacerdote lo ierodiacono Madai (Maamdi). L'ordinazione è avvenuta nel monastero di santa Nina nello stato del Maryland, USA.

Questo è uno dei giorni più luminosi nella vita dei cristiani curdi contemporanei, perché nella loro giovane comunità è apparso un prete che ha la benedizione di condurre i servizi divini in curdo.

In un'intervista rilasciata al canale televisivo curdo Rudaw, il vescovo Saba ha così caratterizzato l'evento:

Oggi è un giorno speciale che mostra che nella Chiesa ortodossa non domina nessuna nazionalità, perché nella Sacra Scrittura si dice che non c'è differenza tra ebrei, greci, romani e rappresentanti di altri popoli: tutti noi siamo uno in Dio.

Questo è un giorno importante e storico, perché i curdi ora hanno il primo sacerdote, uno ieromonaco, che lavora molto nell'opera di diffusione del Vangelo del Signore Gesù Cristo.

Padre Madai ha tradotto e pubblicato i primi testi cristiani in curdo (Kurmanji e Sorani). Mi congratulo con lui; Gli auguro la grazia e la misericordia di Dio perché faccia ancora di più per i cristiani curdi e non solo per i cristiani. Possa, da buon pastore, diventare un esempio per il suo popolo, un predicatore della fede cristiana tra i curdi e una guida per loro alla Chiesa di Cristo.

Padre Madai è nato a Tbilisi in una famiglia yazida. Si è trasferito con i suoi parenti a Mosca nel 2002, dove ha accettato il cristianesimo e, secondo il richiamo del suo cuore, è entrato nella scuola missionaria fondata dal martire padre Daniil Sysoev.

Dopo la morte per martirio del suo mentore, il futuro ieromonaco ha conosciuto il noto anziano greco Dionysios (Kalambokas), che in seguito è divenuto suo padre spirituale e costante ispirazione nel cammino della sua vita.

Nel 2014 ha ricevuto la tonsura monastica con il nome di Madai, il nipote di Noè, antenato dei popoli iraniani orientali (madai-medi), tra cui i curdi. Nello stesso anno è entrato all'Università di Atene, dove ha conseguito la laurea con lode nel 2019.

Nel 2022, i primi libri ortodossi tradotti da padre Madai sono stati pubblicati in due dialetti curdi a Tbilisi.

Oggi padre Madai è uno studente post-laurea dell'Università di Atene e continua a tradurre testi liturgici e teologici ortodossi.

* * *

L'etnogenesi dei curdi risale all'antico impero persiano degli achemenidi (640-330 aC). A quel tempo, l'impero persiano comprendeva l'attuale Kurdistan (parti dell'Iran, dell'Iraq, della Siria e della Turchia all'interno dei loro confini odierni). La popolazione di queste zone era di origine indoeuropea e parlava una lingua indoiranica corrispondente all'antico dialetto iranico. L'antico iraniano è l'antenato comune dei moderni dialetti curdi.

Gli studiosi contemporanei ritengono che i curdi discendano dagli antichi gutiani, kardukh e, in misura maggiore, dai medi, rappresentanti di antichi gruppi etnici iraniani.

Storicamente, i curdi, come tutti i popoli iraniani, professavano lo zoroastrismo. Ci sono stati casi isolati di conversione al cristianesimo, ma dopo l'islamizzazione forzata (VII-X secolo), il popolo curdo ha iniziato a praticare prevalentemente l'Islam, compresi i movimenti islamici marginali, come lo yezidismo, l'alevismo e altri ordini sufi.

All'inizio del XXI secolo, i curdi (in particolare le diaspore curde) hanno iniziato ad adottare in maniera massiccia il cristianesimo, e questo processo sta rapidamente guadagnando slancio.

 
"Miriane" registra il suo primo ufficio di rappresentanza regionale

veglia di preghiera dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina presso la Verkhovna Rada dell'Ucraina. Foto: vesti.ua

I "laici" dovrebbero registrare i loro uffici di rappresentanza in ogni centro regionale dell'Ucraina entro la fine dell'anno.

Le autorità giudiziarie ucraine a Kiev hanno registrato il primo ufficio regionale dell'unione pubblica "Miriane", secondo il canale telegram dell'organizzazione.

La suddivisione separata della città di Kiev è stata registrata il 22 giugno 2021. Secondo l'organizzazione, entro la fine dell'anno ci saranno sue rappresentanze in tutti i centri regionali del paese.

"Cerchiamo cristiani ortodossi attivi in ​​tutti gli angoli dell'Ucraina, persone pronte a imparare, sviluppare e creare. Difendete i vostri diritti, agite. Partecipate attivamente al servizio di Dio e della Chiesa ortodossa ucraina", afferma il messaggio.

"Miriane" afferma che il proprio movimento abbraccerà l'intero Paese e che, uniti, i laici potranno difendere la loro fede e la loro Chiesa. "Siamo la maggioranza. E faremo in modo che la nostra voce sia ascoltata", ritiene l'organizzazione.

In precedenza, l'Unione dei giornalisti ortodossi ha scritto che "Miriane" ha inviato una lettera aperta al consigliere capo dell'Ufficio del presidente.

 
Il terrorismo dell'Occidente: il pericolo reale e imminente

L'attuale ondata di isteria contro il presidente Putin orchestrata a livello statale in Occidente ha le sue origini nel rovesciamento del legittimo governo democratico a Kiev da parte dei neocon un anno fa, a un costo di 5 miliardi dollari per i contribuenti degli Stati Uniti. Ha fatto seguito l'installazione di un regime fantoccio Kiev 'eletto' con il 15% dei voti, raccolti dalla macchina di propaganda a conduzione USA, e quindi l'aggressione della NATO contro l'Ucraina, con il massacro di decine di migliaia di persone. Così, quando il regime di Cameron ha recentemente preso parte alle operazioni della NATO nel Mar Baltico, volando e navigando al largo della costa russa, ha inviato oltre 50 veicoli corazzati alla giunta oligarca corrotta di Kiev e ha ridicolmente accusato il presidente Putin di voler invadere gli Stati Baltici, era naturale che la Federazione Russa avrebbe poi dimostrato che sa difendere i suoi popoli contro il terrorismo occidentale in Ucraina, dove l'80% della popolazione è fondamentalmente di etnia russa. Come risultato, aerei e navi della Federazione hanno volato e navigato nello spazio aereo e sulle acque internazionali al largo della costa britannica – facendo esattamente ciò che il governo britannico ha fatto al largo delle proprie coste e frontiere.

La campagna di diffamazione e demonizzazione del presidente Putin è stata condotta nel Regno Unito da tabloid Daily Telegraph, istruito dall'MI5, e accusato questa settimana da uno dei suoi giornalisti di corruzione nello scandalo riciclaggio di denaro HSBC. Il Telegraph di destra è stato seguito da vicino dai tabloid propagandistici di Murdoch e dalla BBC stato-dipendente, che ha rivelato che nel 1981 stava già controllando il 40% del proprio personale attraverso l'MI5. (Due dei miei colleghi carrieristi degli anni '70, che ora lavorano per la BBC, sono stati reclutati dall'MI5). l'establishment ha pure riaperto a tempo opportuno un'inchiesta sulla morte della spia britannica Litvinenko dopo un insabbiamento di nove anni operato dal SIS. Ci viene in mente il lungo ritardo dell'establishment nell'inchiesta sull'invasione e l'occupazione illegale dell'Iraq nel 2003 da parte del regime Blair, cosa che ha contribuito a creare un milione di morti. (Sarà appena il caso di ricordare la futile invasione dell'Afghanistan che è costata centinaia di vite britanniche e 35 miliardi di sterline al contribuente britannico). In effetti, lo stesso establishment non è ancora in grado di avviare la tanto attesa inchiesta sulla propria radicata pedofilia, inchiesta che si estende "appena" al corso degli ultimi quaranta anni.

Naturalmente non stiamo suggerendo che il presidente Putin, che un volta era un agente operativo di basso rango del KGB (a differenza di molti presidenti americani, che erano di fatto capi della CIA), sia qualcosa di più di un politico. (Ricordiamo il vecchio detto della Guerra Fredda, che l'unica differenza tra la CIA e l'ormai defunto KGB era che solo la CIA in realtà credeva alle proprie menzogne). Da mero politico, oggi quell'ex-colonnello del KGB è il presidente di un paese in cui la corruzione è ovunque diffusa, soprattutto nella sua elite notoriamente disonesta e nei suoi media. (Anche se non dobbiamo dimenticare che l'economia degli Stati Uniti, da anni scossa dai debiti bancari e dalle pratiche contabili corrotte della propria elite, così come i conti dell'elite dell'Unione Europea, è un'economia così corrotta da non poter nemmeno essere sottoposta a verifica). È ovvio che il Presidente Putin è a capo di un paese che ha molta strada da fare per salire dalle rovine dell'ateismo e dall'immoralità sovietici imposti dall'Occidente. Tuttavia, una volta contestato, il presidente è stato reso incredibilmente popolare dai grossolani errori di calcolo della recente aggressione occidentale. Il suo sostegno supera l'85%. Tuttavia, è solo un treno sui binari, non la è destinazione. Gli ortodossi lo sostengono solo in quanto egli sostiene la Chiesa.

L'attuale politica dei neocon è di nominare ministri americani in paesi dell'Europa orientale, in particolare negli Stati baltici (l'attuale presidente estone è americano, e la Lituania ha permesso alla CIA di utilizzare il suo territorio per i centri di tortura), in Polonia, in Ucraina, in Romania e in Georgia. Questo è il processo statunitense di costruzione di un impero, che ha una lunga storia in America Latina, Asia ed Europa meridionale. In Serbia gli Stati Uniti hanno già acquistato il 30% dei mezzi di comunicazione, al fine di indebolire il Paese tramite il 'soft power'. Attendete in Serbia la prossima fase dei 'consiglieri' americani. Tuttavia, in Ucraina la situazione per gli arroganti neocon è disastrosa. La disfatta delle forze della giunta di Kiev a Debaltsevo (che la BBC non riesce nemmeno a scrivere correttamente) è chiara. Circa 3.000 morti, 1.000 arresi con enormi quantità di armi e attrezzature dagli Stati Uniti e da altri paesi, e i combattenti per la libertà dell'Ucraina stanno ora ancora parlando di andare fino a Kiev per liberarla dal regime della repubblica americana delle banane, lasciando il far west della Galizia e i8 filo-nazisti a tornare sotto il governo polacco. L'esercito di Kiev è praticamente alla fine. Il talento unico della CIA per scegliere perdenti locali anglofoni, dimostrato in tutto il mondo dal Vietnam a Saddam Hussein, dai colonnelli greci a Pinochet, è stato ancora volta ripetuto con Poroshenko-Waltzman.

Quanto alla Russia, ha sempre rifiutato la trappola che le hanno teso i neocon – farle invadere l'Ucraina. L'Ucraina si libererà da sola. Lo sta già facendo. I neocon a Washington si trovano di fronte a una scelta – aumentare enormemente la loro aggressione con 'missioni striscianti' e trasformare la loro nuova guerra fredda in una guerra calda, o rinunciare all'Ucraina come a un ponte troppo lontano, un altro Vietnam, questa volta in Europa. Se i neocon che controllano Washington intensificheranno la guerra che hanno iniziato (ai commercianti d'armi americani questo piacerebbe), dovranno aspettarsi una risposta russa, ma peggio ancora, finalmente allontaneranno e distruggeranno l'Unione Europea, che disprezzano così apertamente. Tuttavia, in realtà non possono permettersi di perdere l'Unione Europea, che hanno già diviso e gettato in uno stato di crisi con la Grecia e con l'ascesa di altri movimenti di liberazione popolare sia di destra sia di sinistra in tutto il loro impero, in Germania, Francia, Inghilterra, Cipro, Danimarca, Scozia, Catalogna, Italia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Cipro e quasi ovunque.

L'esito della situazione in Ucraina non è chiaro. Se la Russia e l'Ucraina possono pentirsi del loro immorale e cinico passato sovietico, c'è speranza. Come diceva Dostoevskij circa 150 anni fa, un russo senza l'Ortodossia è una scoria. Il fatto è che un popolo 'ortodosso' senza l'Ortodossia è senza Dio – corrotto, immorale e cinico, e questa è la stessa in ogni paese ex-ortodosso, come in Grecia. Nella Grecia nota per la sua elite notoriamente anti-ortodossa e quindi corrotta e immorale, le banche tedesche e francesi dell'Unione Europea hanno gettato miliardi di euro in modo da farle acquistare beni di consumo tedeschi e francesi, che non poteva altrimenti permettersi. Le persone responsabili non danno ai bambini cattivi miliardi di euro, ma l'Unione Europea è stata irresponsabile, ha prestato i soldi e così ha mandato la Grecia in bancarotta. Non è il popolo greco che erano da biasimare, ma i corrotti dell'élite greca e dei banchieri irresponsabili e miopi dell'Unione Europea, che cercavano solo profitti a breve termine. La popolazione era ed è la loro vittima. Ora la gente ha eletto un governo di propria scelta, dopo aver svelato gli ultimi miti propagandistici della passata élite corrotta dell'Unione Europea. Lo stesso accadrà in Romania e Bulgaria del tutto corrotte.

Nel XX secolo, i popoli una volta ortodossi si sono allontanati tutti dalla fede, imitando il materialismo ateo che aveva già corrotto l'Occidente. Ciò è avvenuto nel modo più drammatico di tutti in Russia, con un primo colpo di stato diretto dall'ambasciata britannica a San Pietroburgo nel 1917, che avrebbe portato alla morte di decine di milioni di persone. Solo con il pentimento e il ritorno alla fede come il figliol prodigo, chiedendo perdono al Padre e poi vivendo la fede, gli ortodossi possono dimostrare a tutte le civiltà tradizionali del pianeta che solo la civiltà cristiana ortodossa può sconfiggere le minacce gemelle del terrorismo laicista occidentale e del terrorismo islamista jihadista creato dall'Occidente. Se non c'è pentimento di massa, dimostreremo solo la nostra apostasia. Allora non ci sarà la liberazione di Kiev, né il trionfo dell'Ortodossia, e seguirà la fine letterale della storia con la tanto pianificata intronizzazione dell'Anticristo a Gerusalemme. Troppo tardi l'Occidente realizzerà il suo errore, ovvero che è stato solo una pedina, un fantoccio e un burattino manipolato dalle mani di Satana. È vero, il trionfo di Babilonia sarà di breve durata, perché seguirà la Seconda Venuta, ma poi saremo giudicati per la nostra mancanza di pentimento, la nostra corruzione e la nostra incapacità a testimoniare la verità della Chiesa di Cristo. Sarebbe meglio pentirsi ora, mentre c'è ancora tempo.

 
I giovani e la vita monastica

Come valuta la vocazione monastica tra i giovani di oggi? Perché i giovani non vanno in monastero come negli anni '90 (del secolo scorso)?

Per fortuna, ci sono ancora giovani che vogliono dedicare la loro vita a Dio e l'evidente diminuzione di chi sceglie la vita monastica ha cause tanto spirituali quanto sociali. Negli anni '90 e nei primi anni 2000 andavano in monastero i nati negli anni '70-'80. Allora la natalità nei paesi ortodossi era abbastanza alta e, rispettivamente, molti di più prendevano la strada del monachesimo. Lo stato costruiva nuove scuole, perché non bastavano le classi per i bambini, mentre la Chiesa riapriva antichi monasteri e ne apriva di nuovi, perché in realtà c'era una domanda in questo senso. Il fenomeno è stato caratterizzato da due condizioni importanti. Dopo alcuni decenni di comunismo e di persecuzioni religiose, la gente aveva sete di fede e di preghiera, e la sofferenza dei martiri del comunismo ha portato frutti nei giovani di quella generazione. D'altra parte, la mente di quei giovani non era rapita dalle tecnologie dell'informazione di oggi e quindi per loro la rottura con il mondo era molto più facile e più categorica.

Oggi la situazione è notevolmente cambiata: il tasso di natalità è diminuito notevolmente in paesi ortodossi (gli "ortodossi" sono i primi al mondo nel numero di aborti, così come nell'alcol e nel tabacco); la libertà religiosa ha creato piuttosto uno stato di lassismo e indifferenza, che non una vera e propria crescita spirituale; "lo spirito del mondo" è più perverso e più allettante di quello di 20-30 anni fa. In queste circostanze, non possiamo pretendere che molti giovani entrino in monastero, dal momento che le scuole si chiudono, ei giovani sono sempre più confusi e disorientati da tutto ciò che li circonda, consumando con tutti i cinque sensi solo prodotti nocivi! I monaci buoni possono venire solo da famiglie buone, che vivono in una società sana, e da noi tali famiglie mancano.

Nonostante tutto noto che ci sono ancora giovani che vanno in monastero e mi fa piacere che la loro scelta sia cosciente, non come quelli che sono andati in monastero per qualche delusione o per inerzia, quindi sono stati tonsurati monaci dalla sera al mattino, perché i monasteri erano in costruzione e avevano bisogno di forza lavoro.

Come ha notato, al momento, in mancanza di bambini, si chiudono molte scuole. Pensa che tra 20-30 anni si chiuderanno anche i monasteri?

In primo luogo si deve capire che un monastero non significa mura, chiese, musei, terreni e altri beni; un monastero significa una comunità di monaci o monache che vivono secondo i principi della vita monastica. Da questo punto di vista, già molti cosiddetti "monasteri" non esistono più o non sono mai stati monasteri, ma il numero di istituzioni formali aumenterà, al punto che alcune esisteranno solo sulla carta e gli edifici saranno conservati e curati da laici o addirittura abbandonati. È una cosa naturale, dal momento che il mondo è in continuo cambiamento. La storia dimostra che molti dei monasteri di Egitto, Palestina, Siria o Cappadocia, che avevano centinaia e persino migliaia di monaci e in cui hanno scritto i più importanti trattati monastici, oggi non esistono più, e nessuno ha la pretesa o l'ambizione di riaprirli. Da noi, anche se non c'è stata un'invasione islamica per distruggere i monasteri, abbiamo avuto invece illuministi e comunisti, che hanno costruito villaggi intorno ai monasteri e li hanno spogliati dei loro averi, rendendoli dipendenti dal mondo.

Penso che il futuro diminuirà il numero dei monasteri. Rimarranno solo monasteri molto buoni, dove i giovani andranno solo perché là si vivrà il monachesimo autentico nella sobrietà, nell'obbedienza e nell'alienazione dal mondo. Parallelamente, rimarranno alcuni "monasteri di protocollo", dove i monaci faranno carriera gerarchica e le monache li serviranno. Ma questi non possono essere chiamati monasteri e ho sempre provato compassione per i giovani che scelgono " monasteri missionari", dove i monaci guidano auto migliori di quelle che potrebbero avere nel mondo, mangiano piatti migliori di quelli di casa e sono messi al lavoro al computer o a rispondere senza interruzione al telefono. Non giudico quelli che lo fanno, soprattutto perché sono stato tentato anch'io da tali forme di falso monachesimo, ma dobbiamo ammettere che il fenomeno esiste e che non è sano.

Quali sono i principi con cui un giovane con vocazione monastica dovrebbe scegliere un monastero?

In primo luogo, ognuno dovrebbe vedere se ha una vera e propria vocazione monastica e non una condizione psicologica momentanea o un interesse meschino. Il monachesimo è come un matrimonio con Cristo, e questo dovrebbe essere fatto solo per amore, non per paura o per interesse.

Un monastero si sceglie in base a diversi principi. In primo luogo, ai nostri tempi deve essere considerato il grado di apertura del monastero al mondo e il coinvolgimento dei laici negli affari del monastero. Per esempio, in Grecia, soprattutto all'Athos, questo problema in realtà non esiste, perché i laici non hanno accesso alle celle o alla cucina dei monaci, e i monasteri non adattano mai il loro programma secondo quello del mondo, ma cercano di renderlo quanto meno possibile aperto al mondo. Ma tra il resto degli ortodossi questo problema esiste, e se i monaci e le monache hanno proprietà di denaro o di altri beni personali, tali opzioni dovrebbero essere evitate sin dall'inizio.

Il secondo principio importante è la personalità dell'abate. Costui formerà e consiglierà un futuro monaco, e i novizi non possono essere messi nelle mani di chiunque. Un abate non dovrebbe essere un amministratore o un direttore, ma un genitore che "dà spirito e vita". Nei monasteri di monache questo ruolo lo ha la madre badessa, aiutata dal padre spirituale. Tuttavia, se c'è una contraddizione o una concorrenza tra la badessa e il padre spirituale, le cose non vanno bene. L'anziano deve essere un uomo che ama la vita monastica più di ogni altra cosa e che tiene alla sua comunità più che agli sponsor o agli amici che gli pagano interminabili viaggi all'Athos e a Gerusalemme...

Il terzo principio è legato al programma (tipico). In un monastero, anche se povero o in costruzione, il programma giornaliero del monaco dovrebbe essere equilibrato. Tutto deve facilitare la preghiera e la crescita spirituale dei monaci, impedendo la loro dissoluzione nello spirito del mondo. I monaci non dovrebbero oziare né sfuggire al lavoro fisico, ma quest'ultimo deve essere combinato con abbastanza ore di riposo e soprattutto con un programma equilibrato di funzioni comuni, di comunione più frequente ai santi misteri, di colloqui spirituali con l'abate (sinassi), ma anche di preghiera in cella e di studio spirituale.

Questi sarebbero i principi più importanti secondo i quali si dovrebbe, attentamente e devotamente, scegliere il monastero dove si può provare se si ha o meno una vocazione monastica.

Ma come dovrebbe avere luogo una prova monastica?

Credo che in questo capitolo si siano fatti sbagli, e che tuttora si sbagli ancor di più. Molti di questi errori non sono stati intenzionali, ma sono stati fatti per inesperienza e per ingenuo entusiasmo. Ma sono stati fatti anche errori consapevoli, quando alcuni giovani sono stati manipolati e sedotti ad accettare la tonsura monastica, poi se ne sono pentiti o hanno addirittura lasciato il monastero, perché non sono stati adeguatamente formati. Può fare una prova monastica solo chi è messo egli stesso alla prova. Chi non è stato un buon discepolo di qualcuno, non può diventare abate e padre, per formare altri.

Sappiamo che la più grande tentazione per un monaco è il sacerdozio, e qualsiasi rapporto con il mondo. Ci sono stati molti giovani che sono divenuti monaci e che conducevano una vita pura, ma che cominciando a confessare o a "consigliare" i fedeli, si sono irrimediabilmente persi. Se in un monastero tutti i monaci sono ordinati e non resta praticamente alcuna possibilità di rimanere un monaco semplice, allora è difficile parlare di monachesimo autentico. Ancora peggio è quando qualcuno vuole farsi monaco solo per diventare sacerdote; è come se morisse prima di nascere. Il sacerdozio di uno ieromonaco è un'obbedienza che lo deve legare ancora di più al monastero, e non portarlo in qualsiasi modo fuori dal monastero. Un vero monaco dovrebbe avere il potere di "appendere l'epitrachilio al chiodo" se vede che il sacerdozio lo ostacola per la salvezza. Il mondo non si perderà senza il suo sacerdozio. Naturalmente ci sono anche delle eccezioni...

Un altro aspetto molto importante è che non sia l'abate a mettere alla prova il novizio, ma che il novizio stesso si metta alla prova, misurando la propria forza e la compatibilità con la comunità e con il suo spirito. L'abate dovrebbe solo aiutarlo a conoscere se stesso. Può darsi che un novizio non abbia successo in un monastero, ma abbia successo in un altro che è più vicino alla sua coscienza e al suo ethos. Pertanto, il processo dovrebbe durare almeno 2-3 anni, durante i quali il novizio si stacca non solo dal mondo esterno, ma anche dal mondo che è dentro di lui. È vano uscire fuori dal mondo, se non fai uscire il mondo fuori da te...

Ha insistito a lungo sui concetti di "mondo" e di "spirito del mondo". Pensa che questi siano i principali ostacoli nel raggiungimento dei giovani vocazione monastica?

Sì, certo, e questo non lo dico io, ma lo ha detto Cristo stesso, e più in dettaglio lo ha detto san Giovanni il Teologo nella sua prima epistola cattolica (2:14-17). Tutti i moderni mezzi di comunicazione corrompono le menti dei giovani, tanto più che essi non sanno più quello che vogliono. Essi stesso dicono che nulla li interessa; non vogliono né sposarsi né lavorare, ma solo divertirsi. Molti di loro potrebbero essere buoni monaci o monache, ma non hanno il coraggio e la libertà di provare una vita monastica. Un giovane che è schiavo di Internet dovrà versare molte lacrime e sangue per diventare un monaco o anche solo un cristiano nel mondo. Non vedete quante famiglie divorziano perché uno dei coniugi è dipendente da internet o dai giochi e non onora gli obblighi familiari? Naturalmente, anche gli "schiavi di questo mondo" si possono liberare per grazia di Dio e diventare o buoni coniugi, o anche monaci perfetti, se avranno coraggio e una buona comprensione della libertà!

In pratica ho trovato che più facile portare l'uomo alla porta della chiesa, che non farlo avvicinare all'altare, e soprattutto farlo entrare all'altare. Molti fanno alcuni passi verso Dio per curiosità o per necessità di risolvere alcuni loro problemi urgenti. Oggi la curiosità religiosa può essere soddisfatta anche con l'aiuto di Internet, ma si cerca di risolvere i problemi per le vie più semplici: preghiere di liberazione, esorcismi, uffici interminabili dell'olio santo, scrittura di memoriali e accensione di candele. Poche persone sono pronte a cambiare le loro vite e a rimanere per sempre nella Chiesa, conducendo una vita cristiana cosciente. Ancora meno sono coloro che decidono di entrare all'altare, ovvero a dedicarsi appieno al Signore, abbandonando il mondo.

È quindi molto importante che soprattutto i vescovi e i preti non si facciano dominare dallo spirito del mondo, non rispondano in modo mondano e commerciale alle esigenze pseudo-spirituali di questo mondo. Anche se un uomo arriva alla Chiesa in una condizione mondana, dovrebbe andarsene in un'altra condizione, orientato verso il regno di Dio.

Lei, padre, è felice di essere un monaco?

Sono quasi 20 anni da quando ho deciso di abbracciare la vita monastica e se fossi in grado di rivedere la mia scelta, sceglierei ancora il monachesimo. E non perché è "semplice e bello", ma perché ti dà la vera libertà in Cristo e vivi solo per lui. Per questa libertà spirituale vale la pena anche di morire!

In tutti questi anni la Chiesa mi ha chiamato a vari ministeri che non sono stati sempre compatibili con il monachesimo classico, ma in ogni caso ho cercato di non abbandonare i principi di base della vita monastica. Riconosco di aver iniziato a comprendere e a vivere alcuni aspetti della vita monastica solo dopo un contatto più serio con il Monte Athos, in particolare il monastero di Simonopetra e l'insegnamento dell'abate Emilianos. Ho fatto anche molti errori e ho ancora molto da imparare e da correggere, soprattutto perché "lo spirito è forte, ma il corpo è debole." Ma prego di morire da monaco e di essere sepolto tra i monaci.

Che il Signore conceda a tutti coloro che desiderano la vita monastica di trovare il riposo dell'anima tra le braccia di Dio.

Ieromonaco Petru (Pruteanu) / monastero dell'Annunciazione, Portogallo

Intervista con un giovane che desidera vivere la vita monastica, e preferisce rimanere anonimo.

 
Заявление архиереев Украинской Православной Церкви, принявших участие в архиерейской совещании 25 июня в Киево-Печерской Лавре

25 июня 2018 года в Киево-Печерской Лавре после праздничной Божественной Литургии по случаю памяти преподобного Онуфрия Великого и Дня Тезоименитства Блаженнейшего Митрополита Киевского и всея Украины Онуфрия архиереи Украинской Православной Церкви, которые принимали участие в торжествах, собрались под председательством Предстоятеля для проведения совещания и обсуждения ситуации, сложившейся в результате распространения информации о готовности Константинопольской Православной Церкви предоставить Томос об автокефалии Православной Церкви и в Украине и возможность легализации украинских раскольников.

Архиереи заслушали сообщение Блаженнейшего Митрополита Онуфрия и постоянных членов Священного Синода Украинской Православной Церкви о встрече делегации УПЦ с Его Всесвятейшеством, Константинопольским Патриархом Варфоломеем и членами Синода Вселенского Патриархата, которая состоялась 23 июня в Стамбуле. В частности, было сообщено, что Константинопольский Патриархат опроверг информацию о том, что канонический механизм преодоления раскола в украинском Православии уже якобы окончательно согласован, а текст Томоса об автокефалии Украинской Церкви составлен. Не подтвердилось и то, что одностороннее предоставление Украинской Церкви автокефалии должно состояться в ближайшее время или в какие-то определенные сроки. Вместо этого, архиереи Константинопольского Патриархата показали готовность своей Церкви присоединиться к процессу преодоления украинского церковного раскола в консультации с братскими Поместными Православными Церквами. Для этого в ближайшее время делегация Константинопольского Патриархата встретится с представителями Русской Православной Церкви.

Заслушав сообщение, Преосвященные УПЦ имели суждение о перспективах Украинского Православия в современных исторических обстоятельств. В частности, было высказано беспокойство относительно возможности создания в Украине параллельных церковных юрисдикций, о чем появилась информация в прессе. Архиереи отметили, что такое развитие событий не преодолеет, а углубит церковный раскол. В случае же преобразования Украинской Православной Церкви в структуру Константинопольского Патриархата, наша Церковь потеряет значительную часть прав, которыми она наделена за последние десятилетия.

В связи с этим, епископы Украинской Православной Церкви – участники архиерейского совещания 25 июня 2018 года в Киево-Печерской Лавре единогласно приняли совместное заявление о следующем.

Имеющийся канонический статус вполне достаточен для того, чтобы Украинская Православная Церковь плодотворно совершала свою миссию среди народа Украины. Попытки изменить этот статус приведут только к ограничению прав и свобод, которыми наделена наша Церковь, имея права широкой автономии. К тому же, эти попытки не вылечат, а только углубят раскол как в украинском Православии, так и в украинском обществе в целом.

Архиереи единогласно подтвердили свое стремление соблюдения данной при рукоположении епископской присяге хранить верность Украинской Православной Церкви.

Для свидетельства под заявлением были поставлены подписи:

+ ОНУФРИЙ, МИТРОПОЛИТ КИЕВСКИЙ И ВСЕЯ УКРАИНЫ,

ПРЕДСТОЯТЕЛЬ УКРАИНСКОЙ ПРАВОСЛАВНОЙ ЦЕРКВИ

+ Агафангел, митрополит Одесский и Измаильский

+ Марк, митрополит Хустский и Виноградовский

+ Иларион, митрополит Донецкий и Мариупольский

+ Феодор, митрополит Каменец-Подольский и Городокский

+ Павел, митрополит Вышгородский и Чернобыльский, викарий Киевской митрополии

+ Митрофан, митрополит Луганский и Алчевский

+ Антоний, митрополит Бориспольский и Броварской

+ Ириней, митрополит Днепропетровский и Павлоградский

+ Варфоломей, митрополит Ровенский и Острожский

+ Сергий, митрополит Тернопольский и Кременецкий

+ Антоний, митрополит Хмельницкий и Староконстантиновский

+ Софроний, митрополит Черкасский и Каневский

+ Виссарион, митрополит Овручский и Коростенский

+ Питирим, митрополит Николаевский и Очаковский

+ Августин, митрополит Белоцерковский и Богуславский

+ Анатолий, митрополит Сарненский и Полесский

+ Симеон, митрополит Винницкий и Барский

+ Ефрем, митрополит Криворожский и Никопольский

+ Иоанн, митрополит Херсонский и Таврический

+ Амвросий, митрополит Черниговский и Новгород-Северский

+ Агапит, митрополит Могилев-Подольский и Шаргородский

+ Онуфрий, митрополит Харьковский и Богодуховский

+ Владимир, митрополит Почаевский, викарий Киевской митрополии

+ Филипп, митрополит Полтавский и Миргородский

+ Лука, митрополит Запорожский и Мелитопольский

+ Арсений, митрополит Святогорский, викарий Донецкой митрополии

+ Мелетий, митрополит Черновицкий и Буковинский

+ Никодим, митрополит Житомирский и Новоград-Волынский

+ Владимир, митрополит Владимир-Волынский и Ковельский

+ Иоасаф, митрополит Кировоградский и Новомиргородский

+ Пантелеимон, архиепископ Бучанский, викарий Киевской митрополии

+ Алексий, архиепископ Балтский и Ананьевский

+ Пантелеимон, архиепископ Уманский и Звенигородский

+ Евлогий, архиепископ Сумской и Ахтырский

+ Феодор, архиепископ Мукачевский и Ужгородский

+ Пантелеимон, архиепископ Ровеньковский и Свердловский

+ Александр, архиепископ Городницкий, викарий Киевской митрополии

+ Иосиф, архиепископ Роменский и Буринский

+ Владимир, архиепископ Каменский и Царичанский

+ Евлогий, архиепископ Новомосковский, викарий Днепропетровской епархии

+ Алипий, архиепископ Джанкойский и Раздольненский

+ Никодим, архиепископ Северодонецкий и Старобельский

+ Филарет, архиепископ Львовский и Галицкий

+ Феодосий, архиепископ Боярский, викарий Киевской митрополии

+ Филарет, архиепископ Новокаховский и Генический

+ Николай, архиепископ Кременчугский и Лубенский

+ Иона, архиепископ Обуховский, викарий Киевской митрополии

+ Лонгин, архиепископ Банченский, викарий Черновицкой епархии

+ Роман, архиепископ Конотопский и Глуховский

+ Климент, архиепископ Нежинский и Прилуцкий

+ Аркадий, епископ Овидиопольский, викарий Одесской епархии

+ Ефрем, епископ Бердянский и Приморский

+ Варсонофий, епископ Бородянский, викарий Киевской митрополии

+ Дамиан, епископ Фастовский, викарий Киевской митрополии

+ Алексий, епископ Вознесенский и Первомайский

+ Боголеп, епископ Александрийский и Светловодский

+ Николай, епископ Васильковский, викарий Киевской митрополии

+ Диодор, епископ Южненский, викарий Одесской епархии

+ Евсевий, епископ Шепетовский и Славутский

+ Иоанн, епископ Золотоношский, викарий Черкасской епархии

+ Нафанаил, епископ Волынский и Луцкий

+ Сергий, епископ Белгородской, викарий Одесской епархии

+ Кассиан, епископ Иванковский, викарий Киевской митрополии

+ Вениамин, епископ Хотинский, викарий Черновицкой епархии

+ Тихон, епископ Гостомельский, викарий Киевской митрополии

+ Виктор, епископ Барышевский, викарий Киевской митрополии

+ Сильвестр, епископ Белогородский, викарий Киевской митрополии

+ Сергий, епископ Ладыженский, викарий Тульчинской епархии

+ Пимен, епископ Дубенский, викарий Ровенской епархии

+ Спиридон, епископ Добропольский, викарий Горловской епархии

+ Гедеон, епископ Макаровский, викарий Киевской митрополии

 
Pellegrinaggio a Grabarka

Il convento della Trasfigurazione a Grabarka è il più noto centro monastico ortodosso della Polonia. Ogni anno, alla festa patronale, si recano decine di migliaia di pellegrini (quest’anno, 50.000). Presentiamo un breve resoconto con fotografie del recente pellegrinaggio nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Le chiese ortodosse galleggianti nel XX secolo. Perché sono state necessarie e come sono state realizzate?

Abbiamo già dedicato uno dei nostri precedenti articoli alle forme insolite delle chiese ortodosse. Questa volta vorremmo parlarvi di un tipo di chiesa interessante non tanto per la sua forma, ma per la sua funzione e per il suo servizio agli ortodossi. Le chiese galleggianti apparvero per la prima volta e operarono con successo per diversi anni all'inizio del XX secolo. Questa insolita manifestazione di cura per pescatori e marinai è l'argomento del nostro articolo.

Dall'ideazione alla realizzazione

L'idea di costruire una chiesa galleggiante fu concepita da Nikolaj Jankov, un commerciante della città russa di Astrakhan. Quest'uomo pio, che comprava e vendeva pesce da molti anni, sapeva molto della vita difficile dei pescatori. Era preoccupato per gli abitanti del corso inferiore del Volga, impossibilitati a partecipare alle funzioni religiose per lunghi periodi di tempo a causa della natura del loro lavoro. Nel 1903 presentò alla diocesi una sua proposta per la costruzione di una chiesa galleggiante. Sebbene la proposta di Jankov fosse stata accolta positivamente, non fu attuata fino al 1908, quando il vescovo Georgij di Astrakhan ed Enotaevka considerò e approvò un nuovo progetto riveduto di una chiesa basata su un battello a vapore.

il vescovo Georgij di Astrakhan ed Enotaevka

Per ridurre i costi si decise di acquistare un battello a vapore già costruito e adattarlo alle esigenze della chiesa. Su 30 opzioni, fu scelto il piroscafo dal nome "Il pirata". La riparazione della nave richiese due mesi, durante i quali il battello radicalmente riattrezzato. Furono erette una cappella con campanile unita alla timoneria e alla chiesa vera e propria. Vicino alla cabina c'era abbastanza spazio per un piccolo negozio di chiesa che vendeva candele, lampade e icone. L'interno della chiesa era decorato con antiche icone dipinte a mano, vari elementi decorativi e circa 220 preziosi arredi sacri. I costosi paramenti del clero sembravano impressionanti. Infine, la chiesa fu coronata da sette cupole dorate. Grazie a generose donazioni disponeva di tutto il necessario per lo svolgimento dei servizi divini, oltre che per battesimi, matrimoni e funerali. Inoltre, il piroscafo era completamente dotato di elettricità. Il costo totale per equipaggiare un tale "vascello spirituale" ammontava a 28 mila rubli. La chiesa ospitava più di duecento fedeli. Inoltre, aveva uno spazio separato per circa un centinaio di cantori e un ponte esterno dove un centinaio di parrocchiani in più potevano pregare.

modello di chiesa galleggiante

La nave disponeva anche di un ospedale con una farmacia, una cabina di un paramedico e un reparto per diversi pazienti. L'ampio refettorio offriva pasti gratuiti per i bisognosi. Un capitano, marinai, macchinisti e fuochisti furono assunti per far funzionare la nave. La maggior parte dell'equipaggio, ad eccezione del capitano e del meccanico, era composta da sacerdoti e chierici. I chierici della chiesa galleggiante provenivano dal monastero Churkinskij. Tra loro c'erano lo ieromonaco Irinarkh, lo ierodiacono Serafim, tre cantori alle prime armi, e il monaco Damian, che prestava servizio come assistente medico e persino come cuoco del monastero. L'arciprete Petr Gorokhov divenne il primo rettore della chiesa-piroscafo.

Consacrazione in onore del santo patrono dei marinai

La consacrazione della chiesa ebbe luogo la domenica delle Palme, 11 aprile 1910, presso il molo del mercante di pesce I. Bezzubikov. A questo evento, importante per Astrakhan, partecipò un gran numero di persone. La chiesa galleggiante del battello a vapore di san Nicola il Taumaturgo luccicava al sole con vernice bianca fresca e sette cupole dorate. Infine, il suono di sei campane nel campanile annunciò l'inizio della funzione, celebrata dal clero della cattedrale, guidato dal vescovo Georgij. Dopo la Divina Liturgia, il vescovo pronunciò un'accorata omelia, confrontando la futura attività della chiesa galleggiante con il ministero di Cristo sul Mare di Galilea. Egli disse, "Sappiamo che ci sono chiese per i marinai sulle navi militari, ma non abbiamo mai sentito parlare di chiese galleggianti che soddisfino i bisogni religiosi degli abitanti della riva del fiume e del mare... La nostra chiesa galleggiante <...> mi ricorda come il Salvatore navigava sul mare della Galilea e ammaestrava il popolo che stava sulle sue rive. In modo simile, la nostra nave sarà usata per annunciare la buona novella della salvezza eterna”.

Alla fine, la notizia della consacrazione di una chiesa così insolita giunse all'imperatore. In risposta al suo rapporto-telegramma, il vescovo Georgij ricevette una risposta dall'imperatore Nicola II. Il Sovrano ha scritto: "Mi rallegro sinceramente per la buona azione di venire incontro ai bisogni spirituali dei pescatori e ringrazio tutti per i sentimenti espressi".

Parrocchiani

La chiesa galleggiante di san Nicola il Taumaturgo era stata progettata per servire nel delta del Volga, dove c'erano numerosi insediamenti di pescatori su isole e palafitte. Era anche destinata alle grandi navi nel Mar Caspio, impossibilitate ad avvicinarsi alle coste di Astrakhan a causa delle acque poco profonde. La cosiddetta "città galleggiante" esistente a quel tempo nel Mar Caspio, a circa 220 km da Astrakhan, aveva una popolazione che arrivava fino a diverse migliaia di persone. Consisteva in centinaia di navi, chiatte, golette a vapore e a vela, oltre a macchine per il pompaggio di petrolio, uffici galleggianti, negozi, nonché uffici postali, telegrafici e doganali, tutti vascelli legati ad ancore fisse. Oltre a trasbordare merci, pompare petrolio e trasferire passeggeri dal mare al fiume in andata e ritorno, era anche un luogo di vita quotidiana per marinai, impiegati, mercanti e operai, che insieme alle loro famiglie trascorrevano sette o otto mesi lontano dalla terraferma e di conseguenza lontano dalle parrocchie di origine. I giornali di allora scrivevano: "Nel basso Volga ci sono tutti gli elementi essenziali di un porto e tutto il necessario per la vita di tutti i giorni, ma nessuna chiesa per soddisfare l'anima". Ciò rese la nuova chiesa-piroscafo un grande contributo alla vita della regione.

Il ministero

La chiesa-piroscafo di San Nicola fece il suo primo viaggio il 16 aprile 1910, svolgendo servizi pasquali per i marinai. Durante i periodi in cui la pesca era vietata, la chiesa visitava villaggi costieri e fattorie, i cui abitanti in precedenza avevano contribuito attivamente alla sua costruzione.

Oltre a servire i russi ortodossi, l'equipaggio della "San Nicola il Taumaturgo" fu coinvolto nella catechizzazione dei calmucchi non battezzati. Lo ieromonaco Irinarkh, che era fluente nella lingua calmucca, era responsabile di questo ministero.

È interessante notare che in diversi anni di servizio il piroscafo sopravvisse a molte tempeste. Il suo patrono san Nicola si assicurò che né le persone né la nave soffrissero in alcun modo.

Una triste fine

Dopo aver prestato servizio per cinque stagioni annuali di navigazione, nel 1916 la chiesa del battello a vapore non salpò più per la sua rotta abituale. Il numero del 15 febbraio 1916 del quotidiano moscovita Kopejka scriveva: "Il vescovo Filaret arrivò ad Astrakhan, trovò la chiesa galleggiante fatiscente e concluse che la sua manutenzione era troppo costosa. (Il mantenimento della nave costava tra i sei e gli ottomila rubli all'anno, ma questa somma cospicua era stata precedentemente coperta da generose donazioni.) Poiché, secondo le regole canoniche, la vendita di una chiesa non è consentita, Il vescovo Filaret trasformò la chiesa galleggiante in un "piroscafo dismesso" per venderlo come rottame, assieme a vecchie pompe antincendio e altre attrezzature".

L'intenzione del vescovo di disfarsi della chiesa galleggiante suscitò le proteste della popolazione. Di conseguenza, lo stesso vescovo Filaret (Nikolskij) si ritirò pochi mesi dopo la denuncia dell'abate del monastero Churkinskij. Sebbene l'attività della chiesa del battello a vapore sia continuata fino al 1918, quasi tutte le icone preziose, nonché i libri e gli utensili della chiesa furono trasferiti dalla nave al monastero Churkinskij di san Nicola. Dopo l'inizio della prima guerra mondiale, il finanziamento del piroscafo fu notevolmente ridotto. Poi scoppiò la rivoluzione. I bolscevichi rimossero le cupole dalla nave e la trasformarono prima in una barca di salvataggio e poi in un teatro galleggiante. Alla fine, la nave fu inviata alla rottamazione.

Tempi moderni

Dopo il crollo dell'URSS, le chiese galleggianti iniziarono a riapparire in Russia. Oggi ci sono diverse di queste navi. Tra queste ci sono la chiesa galleggiante di sant'Innocenzo di Mosca, consacrata nel 1998, quella di san Nicola sul canale Volga-Don e quella di san Vladimiro, convertita da una piattaforma da sbarco militare, sul Volga.

chiesa galleggiante di san Vladimiro

Al giorno d'oggi, tali chiese sono ancora piuttosto insolite per la maggior parte dei credenti ortodossi. Ciò può essere spiegato dalla nostra limitata conoscenza della vita in altri paesi e regioni, dove le persone spesso lavorano e vivono in condizioni specifiche senza infrastrutture organizzate. Forse, con i progressi nei trasporti e nella tecnologia, la necessità di tali chiese galleggianti è diventata meno acuta in questi giorni. Tuttavia, come vediamo nell'esempio di Nikolaj Jankov e del suo sogno insolito, il sincero bisogno di una persona per la preghiera in chiesa e la comunione vivente con Dio può realizzare cose straordinarie e aiutarla ad avvicinarsi a Cristo e alla sua Chiesa in qualsiasi circostanza.

 
36 progetti per nuove chiese da costruire a Mosca

In marcia verso 200 nuove chiese nella regione di Mosca.

Molti dei nostri lettori avranno ormai familiarità con il Progetto 200 chiese realizzato nella regione di Mosca come partenariato tra la Chiesa ortodossa russa e la città di Mosca, in una splendida dimostrazione di unità di intenti e cooperazione tra il mondo laico e autorità ecclesiastiche nella Russia moderna.

Alcune di queste nuove chiese sono già state costruite, altre sono in vari stadi di completamento. Ma oggi abbiamo voluto presentare ai nostri lettori una selezione di trentasei nuove idee per chiese ancora da costruire secondo il piano, affinché possano prendere in considerazione tali progetti e apprezzarli. Questi rendering concettuali vogliono essere una guida all'edificio finito. Maggiori informazioni possono essere trovate nei link nelle didascalie, in russo. Buona visione.

un complesso ecclesiastico dedicato alle donne mirofore a Maryina

una chiesa che può contenere 500 fedeli, nello stile delle prime chiese moscovite

chiesa del santo martire Serafino, vescovo di Pietrogrado, Butovo Bassa

chiesa della Presentazione del Signore in via Saranskaja

chiesa dell'icona della Madre di Dio "Skoroposlushnitsa " a Zelenograd

Potete leggere di più su questi e altri progetti in generale su questa pagina in russo.

 
Igor' Sikorskij, l'inventore dell'elicottero, come visionario e filosofo religioso

Igor' Sikorskij accanto al suo aereo "Russkij Vitjaz"

Nativo di Kiev sotto l'Impero Russo, Igor' Ivanovich Sikorskij (nato il 25 maggio/7 giugno 1889) ottenne fama mondiale come ingegnere aeronautico, principalmente come inventore dell'elicottero (così come lo conosciamo oggi, con il suo design del rotore di coda universalmente riconoscibile). Si dice che il contributo di Sikorskij allo sviluppo della navigazione aerea non sia secondo a nessuno. Le fonti ci dicono che Igor' Sikorskij, mentre risiedeva ancora in Russia prima della sua emigrazione nel 1918, inventò venticinque tipi di aerei, due elicotteri, tre "aeroslitte", o slitte a elica, e un motore per aerei. Stabilitosi negli Stati Uniti, sviluppò diciassette tipi di aerei e diciotto elicotteri. Fu un pioniere inventore dei grandi aerei passeggeri, tra questi il ​​biplano quadrimotore "Il'ja Muromets", un gigantesco clipper volante, orgoglio dell'industria aeronautica russa pre-rivoluzionaria. La sua compagnia, "Sikorsky Aircraft", fondata nel 1923, è ancora operativa fino a oggi. Un fatto poco noto: all'inizio degli anni '20, il compositore russo Sergej Rachmaninov salvò Igor' Sikorskij e la sua compagnia dalla bancarotta inviandogli un assegno di 5.000 dollari. Alcuni anni dopo, Sikorskij restituì i soldi con gli interessi.

Igor' Ivanovich Sikorskij era uno di quei russi onesti nei confronti di Dio: un devoto cristiano impegnato negli ideali del monarchismo.

Nonostante sia finito nell'emigrazione, Sikorskij è rimasto fedele a se stesso. Ha guidato le Società Tolstoj e Pushkin ed è stato membro dell'Unione nazionale russa negli Stati Uniti.

Il cielo e i cieli, I. Sikorskij

Alcuni cittadini di Kiev possono ancora ricordare il campo di Letnoe dove il giovane Igor' Sikorskij e Pjotr Nesterov hanno condotto i primi voli, anche se a volte senza successo. Oggi l'area è racchiusa in asfalto. Ma Dio ha salvato tutto, quindi l'inaspettato flusso di pensieri e idee dei nostri ex connazionali [russi], imbevuti del vero spirito dell'Ortodossia, ci ha raggiunto attraverso il cuore del secolo scorso, con i suoi disordini e cataclismi globali.

Quanto a Sikorskij, dobbiamo precisare che il lato religioso e filosofico del suo talento ci è rimasto praticamente sconosciuto. Alcuni considerano persino Sikorskij un teologo e missionario ortodosso.

Quando iniziamo a scoprire Sikorskij come filosofo, siamo immediatamente confortati dal pensiero confortante che non tutti i "pionieri della civiltà moderna" erano spiritualmente all'oscuro. Sikorskij afferma un pensiero sull'inutilità del progressismo, sull'inutilità delle invenzioni tecnologiche e dei progetti sociali se sono privi della verità autentica del Vangelo.

Il suo libro di scritti spirituali selezionati, pubblicato in Russia alcuni anni fa, presenta Sikorskij ai lettori russi come un solido teologo e missionario ortodosso.

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Sulla sua pagina Facebook, padre Vladimir Vigiljanskij invita i lettori a cogliere il significato di alcuni dei pensieri dello scienziato e offre citazioni dal saggio di Sikorskij, "Avvicinandosi al precipizio:"

La fede cristiana ha fornito il più potente vaccino salvavita che ha protetto uomini e nazioni dagli effetti mortali dei sinistri poteri del male che sono sempre presenti e pronti a colpire non appena gli uomini si allentano moralmente e spiritualmente. L'avvento dell'era moderna ha visto il graduale indebolimento dell'influenza religiosa fino a quasi scomparire dalla faccia della terra. Rispettivamente, i poteri spirituali del male sono riusciti a ottenere un dominio senza precedenti e, in larga misura, sono stati in grado di legalizzare i suoi principi, obiettivi e mezzi per raggiungerli su scala mondiale.

Un cristiano saggio dell'antichità, interrogato sulla regola fondamentale della vita cristiana, rispose: "Non mentire mai a nessuno né a te stesso, in particolare".

In sorprendente contraddizione con quanto sopra, la vita moderna si basa ultimamente su uno scioccante autoinganno e su una disinformazione volutamente calcolata della parte meno illuminata dell'umanità. Le casuali bugie dilettantistiche del passato sono ora sostituite dalla vera scienza della disinformazione dei non intelligenti. In conseguenza di tutto ciò, un onesto scambio di opinioni e dialogo tra gruppi e nazioni si è ulteriormente complicato. Parole, promesse e obblighi solenni diventano perversi e privi di significato, elevando così l'intimidazione, la coercizione e la violenza a un punto in cui diventano gli unici argomenti convincenti nel dialogo di gruppi e nazioni.

Di fatto, gran parte dell'umanità non vuole una tirannia totalitaria universale come forma di governo della comunità globale. Quello che vogliono e si aspettano è l'associazione benevola e liberale di nazioni amanti della pace in grado di prevenire la guerra e promuovere il bene comune. Tuttavia, l'ideologia mondiale predominante e, di conseguenza, l'andamento degli eventi da essa generati, non lasciano molte speranze per un tale esito. Infatti, dietro il corso degli eventi confusamente complicato, le allettanti promesse di chiaroveggenti moralisti e la fitta cortina fumogena di slogan e dichiarazioni fuorvianti, emerge sicuramente il profilo di uno stato mondiale tirannico super-totalitario.

Ivan Sikorskij, il padre dell'ingegnere

Sikorskij, l'ingegnere e teologo, profetizzò non solo in anticipo sui tempi, ma probabilmente per altri cento (e probabilmente anche di più) anni a venire:

"È già possibile riconoscere i principi operativi fondamentali [dello stato mondiale supertotalitario]. Il primo di essi sarà 'pane'; tuttavia, non solo pane come aiuto per gli indigenti, ma principalmente sotto forma di controllo universale sulle necessità della vita, o come mezzo di massima intimidazione e coercizione fisica. Il secondo principio sarà la deificazione delle personalità dei leader. Nel tempo, qualsiasi critica sarà vietata e la propaganda approfondita che ne deriva creerà un alone di santità unico nel suo genere attorno a un'autorità e un potere quasi soprannaturali dei leader. Il terzo principio è l'uso illimitato dell'inganno, della coercizione e della violenza su una scala senza precedenti, il che significa una completa rovina morale o, in senso figurato, l'adorazione del diavolo.

Un uomo può anche non pensare al diavolo; può condurre una vita da asceta; ancor più, può anche essere un fedele sostenitore di una certa idea patriottica o umanitaria. Tuttavia, allo stesso tempo, può ancora diventare, in senso stretto, un seguace del diavolo se accetta e promuove con fiducia i principi mistici fondamentali del male come gli unici corretti.

L'assistenza fornita dai poteri mistici malvagi non è esplicitamente materiale nella sua manifestazione. È essenzialmente la peculiare ispirazione potente che tuttavia agisce esclusivamente sui tratti più bassi e più brutti del carattere umano, primo fra tutti l'odio. Amplifica l'odio a un livello sovrumano e consente all'uomo 'posseduto' di esercitare un'influenza eccezionalmente dominante contaminando altri uomini con le sue passioni malvagie. Una volta soggetti a questa influenza, sono accecati dall'odio e possono perdere la capacità di prestare attenzione alla loro voce della ragione. Possono persino perdere la coscienza e diventare una forza di distruzione obbediente, ma cieca e violenta, in grado di sopprimere, schiacciare e distruggere qualsiasi ostacolo sulla strada del leader 'posseduto' per ottenere il potere che questi desidera così ardentemente.

Questo processo può diventare la scorciatoia più veloce per una presa di potere. Indubbiamente, questo processo distruttivo fa cadere fisicamente un gran numero di persone innocenti così come è ancora più distruttivo spiritualmente per coloro che partecipano attivamente a questo processo. Inizia con una menzogna e continua sempre più a essere alimentato da una menzogna ancora più grande richiesta per mantenere alto l'odio, nonché a titolo di calunnia per giustificare i crimini che sono stati commessi. Questo processo assolutamente spaventoso e in definitiva orribile autogenera forza brutale e violenza trascinando le masse verso la rovina spirituale".

Sikorskij nella cabina del Sikorskij H-5, 1945

Mentre si leggono le osservazioni filosofiche di Igor' Sikorskij, è quasi impossibile soffermarsi poiché la mente continua a cogliere i momenti significativi, uno dopo l'altro, dal testo, meravigliandosi: che peccato non aver mai letto le sue opere prima!

"Le due ideologie contrapposte, che ora sono in conflitto più profondo che mai, potrebbero essere definite come segue: i principi fondamentali dell'ideologia cristiana includono la salvezza attraverso il condurre una vita retta, mostrare l'amore del prossimo e vivere in pace. Le loro antitesi sono gli elementi essenziali dell'ideologia contrapposta, cioè la salvezza dell'umanità attraverso l'uso 'temporaneo' dell'inganno, dell'odio e della coercizione.

La profonda discordia risultante può essere descritta dai seguenti esempi. Cristo ha detto: conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 8:32). In completa contraddizione con questo, la leadership mondiale di oggi ha ampiamente adottato il principio di trattenere la verità per ridurre o distruggere la libertà.

Il Vangelo nel suo insieme ci ammonisce a evitare un'attenzione e una sollecitudine indebite per il corso futuro della nostra vita, sottolineando l'importanza della vita oggi e nell'eternità. Contrariamente a ciò, i leader moderni distorcono e contaminano le menti dell'attuale generazione ignorando l'eternità in favore di una devozione pagana fanatica a certe future realizzazioni sociali ed economiche qui sulla terra.

Le verità evangeliche sottolineano il valore infinito di ogni vita umana e sottolineano in modo specifico il suo lato spirituale. Il pensiero moderno respinge il valore di ogni vita umana separata e individualità spirituale a favore di un futuro ordine sociale disumano e puramente materialistico".

Un'altra cosa:

"Una tale narrativa prevalente che ha ampiamente sostituito la fede in Dio e di conseguenza minato il rispetto per le virtù di un singolo uomo è una nuova fede nell'enorme super-Moloch e nel nuovo ordine mondiale proposto e imposto dalle attuali condizioni del mondo. La parte più aggressiva dell'umanità considera questa idea suprema, venerata praticamente come una nuova religione, come una garanzia per la creazione di un nuovo mondo coraggioso di prosperità, sviluppo e gloria universali. Ci si aspetta che questa idea prenda il sopravvento dove tutte le religioni, inclusa quella cristiana, hanno fallito".

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Igor' Krishtafovich, che ha tradotto alcune opere dell'ex kievano Igor' Sikorskij dall'inglese al russo e le ha fatte pubblicare, afferma che i libri sul famoso progettista di aerei, così come la sua autobiografia "The Story of the Winged-S", non sono mai stati tradotti in russo. Sostiene ragionevolmente che Igor' Sikorskij sia stato uno dei pensatori più profondi e originali del secolo precedente.

Nella sua traduzione pubblicata del trattato di Igor' Sikorskij "Il messaggio della preghiera del Signore", Igor' Krishtafovich osserva che la preghiera del Signore è stata al centro di vari studi approfonditi e commenti in molte lingue del mondo. Tuttavia, il trattato di Sikorskij fu il primo prodotto da "una mente prominente di un progettista aeronautico che prese a esporre ed esprimere il suo punto di vista di ricercatore, non vincolato da canoni né timoroso di formulare conclusioni audaci, rimanendo allo stesso uomo empatico e sinceramente credente".

Nella Preghiera del Signore, [scrive Sikorskij], scopriamo che tutte le parole e le frasi significative sono assemblate in modo tale che il significato rimanga intatto indipendentemente dai tempi o dalle lingue parlate. Parole come padre, regno, volontà, pane, tentazione, terra e così via conservano il loro significato preciso e identico in ogni lingua attraverso i secoli. Senza dubbio, alcune nozioni, in particolare le parole cielo e male, non sono facili da capire e ci sono opinioni diverse sul loro significato. Ma questa controversia non è causata dall'uso di particolari parole o traduzioni, ma da un carattere profondamente misterioso delle nozioni che significano.

Analizzando la struttura del Padre Nostro, notiamo subito la perfetta composizione simmetrica che ne facilita enormemente la memorizzazione.

Un bambino può imparare e ricordare i versi molto più velocemente della prosa, anche se forse non conosce ancora la differenza... Consiste di sette passi definiti, che a loro volta rappresentano due preghiere separate di tre frasi ciascuna, più la conclusione.

Le tre frasi della seconda preghiera si riferiscono al tempo presente e alla nostra vita terrena, mentre il resto della preghiera si occupa principalmente di un ordine superiore delle cose e dell'essere sociale. Gli scrittori ispirati dei tempi antichi lo chiamerebbero il supremo ordine eterno. È in perfetta armonia con le idee moderne, tranne per il fatto che intendiamo l'eternità non come l'infinito cambiamento dei giorni e dei secoli, ma come una vita in un ordine di esistenza superiore, al di sopra dei limiti del tempo".

Sikorskij analizza minuziosamente la Preghiera del Signore suddividendola in due parti e studiando "ogni frase separatamente nel tentativo di coglierne non solo il vero significato ma anche il messaggio implicitamente contenuto o riflesso nel significato profondo delle parole nella più grande preghiera di tutti i tempi".

La Preghiera del Signore offre all'autore l'opportunità di filosofare sui "Fratelli Karamazov", il sistema solare e la gravitazione.

sua Maestà imperiale, l'imperatore Nikolaj Alexandrovich, e l'ingegnere aeronautico Sikorskij

Queste parole profetiche di Igor' Sikorskij riguardano i nostri tempi e noi:

Un terribile decadimento morale dell'umanità a cui stiamo attualmente assistendo porta alla conclusione che il cosiddetto progresso umano nel contesto dello stile di vita moderno non lascia alcuna speranza per alcun tipo di risultati definiti e degni in futuro.

Inoltre, nei momenti critici, il Regno di Dio nel cuore degli uomini può diventare la fonte della loro sofferenza. Cristo comandò che i suoi seguaci dovessero portare le loro croci. Ha un significato più grande del semplice essere pazienti con il peso della vita. Una croce non è solo un carico pesante, ma anche uno strumento di tortura e di morte che ha colpito i suoi portatori. Un fedele che porta una croce giunge a comprendere che un minuscolo barlume di luce divina nei cuori degli uomini non può rovesciare l'imperiosa oscurità intorno a loro. Tutto ciò che può fare è semplicemente affinare la comprensione che la verità e la bontà sono condannate allo scherno e alla persecuzione in questo mondo.

In tempi di relativa pace e calma, quando la cortesia civile e l'ipocrisia tradizionale oscurano la vera natura del diavolo, siamo pronti a negare la sua esistenza pensando che tutti i casi di barbarie siano cose del lontano passato. In questi momenti, ci sembra più facile credere nel trionfo del progresso e dell'idealismo. Ma in un momento di crisi, quel granello di fiamma della luce divina nei nostri cuori può mostrarci la via verso la croce e il Calvario che può diventare reale anche se si tratta semplicemente di soffrire spiritualmente. Le persone di alto spirito e di forte volontà sono capaci di portare la loro croce, anche se rappresenta una sfida per la loro fede e il loro coraggio.

monumento a Sikorskij a Kiev

"La prima parte della preghiera del Signore", [scrive Krishtafovich], parla principalmente del risultato finale della vita sulla terra e dell'eterna predestinazione dell'umanità nel Regno di Dio. In contrasto con ciò, lo scienziato assume che la seconda parte della Preghiera a partire da "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" ha a che fare con i bisogni e le sfide della vita di oggi e dell'immediato futuro. Il nostro appello è di avere 'il nostro pane' per 'oggi', non per domani. Lo stesso vale per le restanti due petizioni. Ciascuno dei tre detti nella seconda parte della Preghiera ha a che fare con aspetti completamente diversi della nostra vita terrena e, intesi in modo approssimativo, copre tutti i bisogni materiali e spirituali della nostra vita presente".

"Nel complesso, la razza umana di oggi non si rende conto del valore della protezione concessa da Cristo dai pericoli spirituali nascosti in questa vita", afferma Igor Ivanovich Sikorskij. "A questo proposito, un uomo moderno può essere paragonato a un bambino morso da un cane rabbioso ma ignaro della gravità del pericolo e dell'importanza del vaccino salvavita offerto da un medico saggio e benevolo".

"Lo scrittore crede", continua Krishtafovich, "che l'ultima petizione del Padre Nostro si riferisca principalmente a un misterioso e pericoloso impatto del maligno capace di assumere molte forme diverse e persino di dipingere se stesso come un servitore dei principi idealistici o umanitari. Il processo storico nel suo insieme e la tragica esperienza dei tempi recenti rivelano che l'intelletto umano e l'educazione scientifica sono incapaci di riconoscere i poteri spirituali del male e impotenti di opporsi al suo minaccioso pericolo. Le scoperte scientifiche e le innovazioni ingegneristiche stanno servendo la causa del male e aiutano a diffondere bugie, paura, odio e omicidi su una scala senza precedenti. Un gran numero di fatti di natura simile conferma l'opinione di Solov'ev [1] che le persone e le nazioni non sono in grado di resistere con successo al veleno mortale delle forze del male per un periodo di tempo significativo, a condizione che non trovino supporto da un ordine superiore dell'essere. Lo scrittore crede che tale sostegno o, in altre parole, la guida e la protezione divina vengano ricercate nella frase "E non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno".

Nota

[1] Vladimir Sergeevich Solov'ev (16/28 gennaio 1853 – 31 luglio/13 agosto 1900), filosofo e teologo russo.

 
Как нам обустроить нацистов?

Фото: Википедия

Надеюсь, сегодня тем людям, которые считали, что гражданская война на Украине будет продолжаться годы, а то и десятилетия, уже ясно, что речь может идти о месяцах, в худшем случае о годе, но конец киевского режима и украинского государства близок.

Война же идет только потому, что киевские руководители, используя свойственную населению инерцию подчинения, опираясь на остатки государственного аппарата, грубую силу и статус признанной центральной власти, имеют возможность концентрировать остатки ресурсов (техники, людей, денег), и бросать их в топку войны.

Без наличия в Киеве хотя бы условно легитимной власти армия воевать не будет, а силы МВД начнут подчиняться местным властям. Нацистские банды, сведенные в «добровольческие батальоны», в такой ситуации также будут ориентироваться каждая на своего фюрера и грызться друг с другом за добычу. Они еще смогут мародерствовать и зверствовать в отдельных регионах, но уже не будут представлять из себя организованную военную силу.

Относительный порядок освободительная армия может навести сравнительно быстро. Минимальный уровень выживания для населения также можно будет обеспечить (тем более с российской поддержкой). Но после того как исчезнет нацистское правительство, нацистская армия и даже крупные нацистские банды, общество не избавится от нацистской идеологии, угнездившейся в головах как минимум половины населения.

Между тем на руках останутся сотни тысяч единиц стрелкового оружия. Можно легко уничтожить банду в несколько сотен голов, разъезжающую на танках и БТР. Можно легко уничтожить даже несколько десятков таких банд. Но нельзя быстро разоружить население сорокамиллионной страны.

Располагая практически неограниченным арсеналом, нацистское подполье попытается устроить на освобожденных территориях террор. Благо исторический опыт предшественников-бандеровцев не только не забыт, но героизирован нацистской пропагандой. Охота подполья на чиновников, сторонников и активистов новой власти, акты саботажа и диверсий могут стать значительно большей и, главное, долгоиграющей проблемой, чем, собственно, военные действия.

Военно-полицейские методы борьбы с идеологизированным подпольем, как правило, дают результат только в долгосрочной перспективе и только в случае ограниченности ресурсов подполья. В стране с двумя десятками миллионов потенциально симпатизирующих нацистам «мирных жителей» такое подполье неискоренимо.

Новые головы будут отрастать у него, как у гидры, даже несмотря на смену поколений. Его деятельность можно ограничить, сделать почти незаметной, но окончательно подавить его нельзя. Оно будет ждать своего часа десятилетиями, как ждали его бандеровцы с 1945 по 2014 годы. Быстро ликвидировать не только активный бандитизм, но и подпольное сопротивление можно только в том случае, если нацистская идеология потеряет поддержку в массах.

Убежденных нацистов на Украине не так много — до нескольких десятков тысяч. Многие погибли и многие еще погибнут на фронтах гражданской войны. Многих ликвидируют во время уничтожения бандформирований, на которые уже готова рассыпаться украинская армия. Сотни нацистов, занимавших политические посты или активно участвовавших в пропагандистской деятельности, уже заработали себе уголовные статьи. Они, если выживут, сядут надолго или навсегда. Но нельзя посадить или перебить миллионы. Вернее, технически-то можно, но моральные, материальные, политические издержки слишком велики, и результат не оправдывает затраты.

Поэтому миллионы, радовавшиеся в социальных сетях «жаренным колорадам», требовавшие уничтожать города Донбасса вместе с населением, поскольку, по их мнению, «мирных там нет» практически ничем не рискуют — их действия аморальны, но не содержат состава преступления. В то же время, морально поддерживая нацистов (которых, как они думают, «на Украине нет»), именно эти миллионы создают питательную среду, в которой растворяется, становясь неуловимым и потрясающе живучим, нацистское подполье.

Они, эти миллионы, конечно, примут новую идеологию и будут мыслить в унисон с телевизионными новостями. Но это не помешает им хранить верность «европейской мечте», которую «украли» у них жители Донбасса. Война навсегда остается в памяти участников. Участники же войны всегда числят себя героями. Калеки, которых уже тысячи, а будут еще тысячи, не станут рассказывать своим детям, что они лишились конечностей, поскольку по собственной глупости позволили втянуть себя в борьбу за неправое дело. Они будут плести чушь про «европейскую мечту», орды «донбасских террористов» и квинтильоны регулярных дивизий РФ, которым мужественно противостояла горстка бойцов («киборги», «герои Крут», «триста спартанцев»).

Маргинальный реваншизм — питательная среда нацизма. Рассказывая детям и внукам о собственном героизме, самые простые, далекие от идеологии жертвы четырех волн мобилизации будут вкладывать им в сознание ощущение собственной маргинальности (враждебности государству и обществу), а также желание повторить «подвиг» отцов и дедов и «освободить» родину, которую им не удалось отстоять.

Это незаметное воздействие семейных преданий не позволило украинизаторам подавить на Украине русский дух за двадцать три постсоветских года. Но это же незаметное воздействие семейных преданий позволило бандеровщине переждать почти 70 лет и вновь явиться на свет божий в начале двадцать первого века. Оно же способно сохранять идеи украинских неонацистов еще целые десятилетия, а заодно обеспечивать базу поддержки нацистскому подполью.

И всех не переловишь, не пересажаешь, не перестреляешь. Тем более что внешне это будут точно такие же люди, говорящие на том же языке и испокон веков живущие рядом с тобой.

Единственный способ сравнительно быстрого искоренения нацистской идеологии, как и любой другой идеологии, — сделать ее немодной в глазах общества, а ее носителей представить ограниченными маргиналами, заранее обреченными на неуспех и прозябание. Собственно, именно таким путем в постсоветском обществе вытравливалась коммунистическая идеология. В результате во всех постсоветских государствах опросы показывают, что большая часть общества (по своим запросам) выступает в поддержку программ левых сил, а общество упорно голосует за правых, поскольку поддерживать левых вроде как неприлично.

То есть технология нам известна. Более того, нам известен и главный объект воздействия — подрастающее поколение. Если сознательные члены украинского «гитлерюгенда» в возрасте от 14 лет и старше уже вряд ли смогут легко перековаться, то дети и подростки возрастом помладше, а особенно до 10 лет, будут крайне зависеть от создаваемой в обществе атмосферы. При минимально грамотных пропагандистских действиях ни один родитель не сможет признаться своему ребенку, что это он убивал таких же детей в Донецке, что это он разрушал свое государство, неся в весьма благополучную страну голод, холод, безработицу и неустроенность.

После 1945 года иметь нацистское прошлое в Германии и Италии было стыдно. В этих государствах и сейчас одни из самых сильных антифашистских настроений, и Германия, например, никогда не сможет позволить себе столь открытую поддержку неонацизма, как Польша. Поляки по случаю оказались среди жертв агрессии, и им не пришлось проходить денацификацию. Им не было стыдно.

То есть первая задача — дать обществу моральный ориентир. Показать ему такую неприглядную изнанку сегодняшнего киевского режима, чтобы ни один нормальный человек не мог признаться в том, что он его сознательно поддерживал.

Но есть и вторая задача. И немцы ее тоже решили.

В стране, поддерживавшей Гитлера даже после его смерти и приведенной в чувство только в результате полного разгрома ее вооруженных сил и оккупации всей территории, вдруг почти не оказалось нацистов. То есть кто-то погиб в бою, кого-то казнили, кого-то посадили, кому-то удалось бежать, но все остальные оказались антифашистами. Миллионы, десятки миллионов антифашистов, молчаливых «борцов с режимом». Культурный шок, испытанный немцами после разоблачения преступлений нацизма оказался настолько велик, что они не могли, находясь в здравом уме и твердой памяти, признать, что поддерживали этот режим. Они сами себя убедили в том, что они пусть молча, но боролись, по крайней мере в душе. И даже миллионы фронтовиков, как выяснилось, «защищали Германию, но не Гитлера».

Вот так и украинским попутчикам нацистов, соучастникам государственного переворота, «борцам» социальных сетей необходимо дать возможность почувствовать себя оппонентами режима. Повод они найдут сами. Даже если «ветеран АТО» будет рассказывать внуку, что руку он потерял, защищая Донбасс от нацистских полчищ, или что обгорел он не в танке, штурмуя Славянск, а стоя в цепи безоружного «Беркута», сдерживавшего до зубов вооруженных боевиков, это будет, конечно, несправедливо с точки зрения возмездия (хотя бы морального осуждения), но перспективно с точки зрения денацификации общества. Человек, рассказывавший сыну или внуку о том, как он боролся с нацистами, уже никогда не сможет поддержать нацистов. Любое общественное осуждение можно пережить, осуждение собственных потомков, собственных детей и внуков пережить нельзя.

В 1979 году по приговору суда была казнена Антонина Макаровна Макарова (Тонька пулеметчица). В 1942 году на службе у немцев в «Локотьской республике» на Брянщине она расстреляла из пулемета свыше 1500 человек. Так вот, она воспитала своих дочерей настоящими советскими гражданами, ненавидящими фашистов и коллаборантов. Они испытали страшнейший шок, когда узнали, что их мама на самом деле не уважаемый фронтовик, а коллаборант и фашистский палач. И работала Антонина Макарова после войны на совесть — фотография с доски почета не сходила. И не она одна такая. Многие коллаборанты, предатели стали исключительно порядочными советскими гражданами, передовиками производства. Многих это и подвело. Опознаны свидетелями своих бывших преступлений они были именно потому, что их фотографии попадали в газеты, на доски почета и т.д.

Так лицемерить десятилетиями невозможно. У большинства из них действительно произошло психологическое вытеснение их истинной биографии придуманной. Человеку, в принципе, свойственно придумывать объяснения своим неблаговидным поступкам, оправдывающим их и даже объясняющим их необходимость. Подлость выдается за героизм, и человек сам начинает верить в выдуманную версию. Еще быстрее это происходит с массовым сознанием. Уже летом 2005 года больше половины киевлян, стоявших на первом майдане, заявляли, что выходили туда не за Ющенко, но Ющенко их предал, что оранжевые политики все как один мерзавцы, и больше они никогда не выйдут на майдан. А в 2013 году те же люди опять на него вышли. А весь, за редким исключением, верхний руководящий слой украинской элиты — бывшие члены КПСС (причем занимавшие в партийной иерархии немалые посты, как, например, Кравчук и Кучма) или комсомольские лидеры (как Турчинов). И самое главное, что если они завтра проснутся и обнаружат, что чудом вернулся СССР, они первым делом отправятся в райком партии и потребуют восстановить партбилет.

Еще раз подчеркну, только отдельные, совершенно неадекватные (как правило психически ущербные) люди могут творить зло и гордиться этим. Большинство оказывается на стороне зла по собственной бесхарактерности и с удовольствием забывает об этом, если общество позволяет забыть.

Поэтому мне представляется, что необходимо сочетать:

• жесточайшее наказание для руководителей и организаторов переворота, а также для отъявленных военных преступников и садистов (думаю, что можно бы на несколько недель даже искусственно притормозить возвращение на освобожденные территории регулярной юстиции, чтобы народ, где захочет, успел вынести собственный приговор);

• безжалостный отстрел нацистов и бандитов, которые откажутся сложить оружие после развала военных и государственных структур Украины;

• активную антинацистскую пропаганду с демонстрацией всех ужасов нацистских преступлений (не боясь переборщить и не отвлекаясь по прошествии времени на более актуальные темы);

• и забвение их поведения для толп пушечного мяса и «добровольных помощников» диктатуры, дающее им возможность самим забыть свое прошлое и воспитать детей в правильном духе.

Конечно, было бы хорошо действовать по методу СССР, который ничего не простил ни тем, кто пошел в карательные батальоны и вспомогательную полицию, ни тем, кто поддерживал немецкую оккупацию словом (неважно, устным или печатным).

Еще суровее поступили французы, которые даже вешали обычных муниципальных чиновников, оставшихся на службе у правительства Виши (кстати, правительство было абсолютно законным и действовало в соответствии с Конституцией и законами Франции). Но все же ни СССР, ни Франция не сталкивались с ситуацией гражданской войны, когда по другую сторону линии огня около половины населения.

Гражданская война заканчивается военной победой одной из сторон. Что мы победим — сомнений нет. Но вторая сторона никуда не денется, ее нельзя уничтожить, если уж гражданская война началась, значит, каждую сторону поддерживает ощутимый процент граждан (до половины), иначе большинство просто подавило бы меньшинство. Ликвидировать половину жителей страны можно попробовать в Руанде (но и туда прибыли миротворцы), в Кампучии (но туда тоже вошли войска Вьетнама). Это не тот метод, который может быть приемлемым в Европе (кстати, в Азии и в Африке с его помощью тоже ни один вопрос не был решен, а люди, его применившие, очень быстро сами были ликвидированы).

Таким образом, все равно надо будет договариваться. Но договор в данном случае не может быть компромиссным. Никакие идеологические компромиссы с нацизмом невозможны. Значит, нацистская массовка, искренне считающая сейчас, что нацизма на Украине нет, после нашей победы должна, во-первых, убедиться в том, что он там был, а во-вторых, убедить себя, что сами-то они с нацизмом по мере возможности боролись.

Иначе тени этой войны будут приходить к нам через десятилетия, а реваншисты и через три поколения будут готовы воспользоваться любой нашей проблемой, чтобы отомстить.

Если нельзя убить носителя идеологии, надо убить идеологию. Трудно, но другого варианта нет.

Ростислав Ищенко, президент Центра системного анализа и прогнозирования, специально для «Актуальных комментариев»

 
Mormoni e protestanti dello Utah trovano una nuova casa spirituale nell'antica Chiesa ortodossa

Un caso ha scosso il mondo cristiano fondamentalista alle sue radici: Hank Hanegraaff, beneamato dagli evangelici, conduttore da lunghi anni della trasmissione nazionale, "L'uomo delle risposte sulla Bibbia", è entrato a far parte della Chiesa ortodossa greca.

Hanegraaff, da quasi 30 anni presidente del Christian Research Institute, un ministero di apologetica evangelica, ha scritto anche 20 libri contro sette religiose, eresie e fedi non cristiane. Se mai gli evangelici avevano un supereroe dottrinale, questo era Hanegraaff.

Ma alla domenica delle Palme, in un video pubblicato attraverso i media sociali, il sessantasettenne Hanegraaf si inginocchiava per ricevere la "santa cresima" – un rito di unzione con l'olio che accompagna il battesimo – all'interno della chiesa ortodossa di san Nettario a Charlotte, N.C.

Pochi giorni dopo, Bott Radio Network, un potente impero delle trasmissioni evangeliche con 107 stazioni, ha posto termine al suo rapporto di lunga data con lui; altri critici hanno proclamato che Hanegraaff ha tradito in qualche modo il vero cristianesimo.

"Niente può essere più lontano dalla verità", ha replicato in una trasmissione poco dopo che lui, sua moglie Kathy e due dei loro 12 figli sono divenuti ortodossi. "Nulla è cambiato nella mia fede... Sono sempre più innamorato del mio Signore e Salvatore Gesù Cristo".

Non ci sono statistiche autorevoli disponibili, ma stando almeno a ciò che si dice, sembra che Hanegraaff non sia il solo ad aver trovare una casa spirituale nella più antica – e secondo i credenti ortodossi, la prima e la più fedele – comunità cristiana del mondo.

È certamente il caso della chiesa cristiana ortodossa dei santi Pietro e Paolo nel centro di Salt Lake City. Il Rev. Justin Havens dice che la chiesa, situata in una ex sinagoga ebraica all'angolo tra la 355a strada e la 300a est, aveva meno di 100 fedeli quando è diventato il suo sacerdote nove anni fa.

"Da allora abbiamo quasi triplicato i fedeli", dice Havens. "Direi che il 60 per cento o più della nostra parrocchia è costituito da convertiti: per circa la metà sono ex membri della Chiesa dei santi dell’ultimo giorno [i mormoni], e per il resto sono ex protestanti ed evangelici, insieme a pochi ex cattolici e episcopaliani".

Havens – egli stesso un convertito all'Ortodossia, cresciuto come presbiteriano – dice che la crescita della congregazione ha lasciato la sua piccola chiesa "piena come un uovo".

Alla domenica di Pasqua, più di 500 fedeli erano presenti alle preghiere, ai canti liturgici, all'eucaristia e alla predica.

I cristiani ortodossi stanno tradizionalmente in piedi durante il culto, ma a Pasqua era diverso: i parrocchiani stavano gomito a gomito, la folla assembrata nella navata e giù per le scale.

Pur mantenendo la loro attuale sede a Salt Lake City, la congregazione spera di costruire una chiesa più grande più vicina alla linea tra le contee di Salt Lake e di Utah, dove vivono molti parrocchiani.

Stagnante nella mia fede

Suzanne e Bruce Plympton, che arrivano in auto da West Jordan la domenica, sono tra gli ex mormoni giunti alla chiesa dei santi Pietro e Paolo. Altri convertiti hanno trovato sollievo nelle altre chiese ortodosse sorelle greche, russe, serbe nello Utah.

"Siamo stati battezzati [nell'Ortodossia] nove anni fa", osserva Suzanne, notando che la sua ricerca spirituale l'aveva prima portata dal mormonismo a una chiesa cristiana evangelica, dove ha servito in un ministero per i bambini e come segretaria della chiesa.

"Ero stagnante nella mia fede: avevo sempre creduto in Dio, ma questo non stava cambiando la mia vita, volevo crescere più vicina a lui", ricorda Suzanne, madre di quattro figli adulti. "Per ironia della sorte, mia sorella e la sua famiglia avevano scoperto l'Ortodossia mentre si preparavano a una missione [protestante] in Russia".

Incoraggiata dalla sorella, Suzanne ha iniziato a visitare le funzioni ortodosse. È stato uno shock culturale – in un caso, la funzione era tutta in greco e il tradizionale culto liturgico era ben lontano dall'atmosfera evangelica, rilassata e non liturgica, a ritmo di musica contemporanea.

"In un primo momento, non capivo nulla, ma ho continuato a studiare, ho sempre voluto conoscere la verità", dice. "Ho capito che la Chiesa ortodossa esisteva da circa 2000 anni, aveva custodito con cura la propria teologia e non aveva permesso alle credenze popolari di cambiarla".

Per cinque anni, lei e suo marito hanno visitato chiese e studiato l'Ortodossia prima di decidersi per la chiesa dei santi Pietro e Paolo.

"La chiesa fondata da Cristo, che avevo cercato, è sempre stata qui", dice Suzanne. "Sono parte del corpo di Cristo, che è un mare così profondo che i tuoi piedi non toccano mai il fondo; c'è così tanto da imparare e sperimentare".

Per Rick Scouler, il battesimo da parte di padre Havens nel 2012 è venuto dopo diversi decenni nel movimento pentecostale / carismatico.

"Nel corso degli anni sono diventato sempre meno convinto nel modo in cui si esprimeva il "culto", di cui tanto si basava sulle emozioni", ricorda l'agente immobiliare di 64 anni. "L'emozione non è una cosa negativa... ma sembrava che Cristo fosse diventato troppo familiare. Invece di stupore e di riverenza, a me sembrava un rapporto troppo semplicistico e rilassato".

Poi, durante una visita con amici, Scouler e sua moglie Marie hanno incontrato "Padre Justin". Ne è nata un'amicizia che ha portato a discussioni intorno a un caffè e, alla fine, a una serie di letture approfondite su ciò che era la Chiesa originale del Nuovo Testamento in quanto a fede e culto.

I due coniugi iniziarono a frequentare la chiesa dei santi Pietro e Paolo.

Tuttavia, alcuni aspetti del culto cristiano ortodosso possono essere scioccanti per i nuovi arrivati. Insieme alle miriade di icone e affreschi di santi, i fedeli possono sembrare costantemente in movimento in mezzo all'odore dolce dell'incenso, cantando salmi e pregando in una voluminosa liturgia accompagnata da frequenti genuflessioni.

Poi, c'è l'idea di chiedere le intercessioni dei santi e di Maria, la madre di Gesù. Ai protestanti, soprattutto evangelici e pentecostali, il concetto di "Santa Maria, Madre di Dio" è estraneo, se non eretico.

"Sembrava tutto così 'cattolico', sapete? Ma poi capimmo che non era una forma di adorazione ma di rispetto", dice Scouler. "Una cosa che mi piace del culto ortodosso è che questo enfatizza la maestà di Dio. C'è un livello di onore che, dopo tutto, è abbastanza adatto a Dio.

"È come se fossi a casa, come se mi fossi riappropriato della mia fede, è tornato un senso di timore reverenziale per tutto", aggiunge. "Ho quel vero desiderio di servire [Dio] e di compiacerlo".

La ricerca della verità

Cameron Davis, che ora frequenta la chiesa ortodossa (greca) della Trasfigurazione a Ogden, afferma che lo studio della storia cristiana è stato un fattore importante nella sua conversione del 2014.

Il trentenne padre di due anni, con una laurea in filosofia e scienze politiche presso la Utah State University, ammette di essere per natura "scettico, cauto e lento a prendere decisioni, per cui la mia conversione all'Ortodossia è stata uno sviluppo abbastanza sobrio."

Mentre la ricchezza della liturgia e del culto in un ambiente ortodosso è spesso citata come spiritualmente appagante, Davis – pur riconoscendo tali benefici – caratterizza la sua conversione più come un discernimento tra "ciò che è vero e ciò che non è vero" su cose come la Trinità, la natura di Dio e altre dottrine con cui si è trovato in disaccordo con il mormonismo.

La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, che predica che il profeta Joseph Smith abbia "ripristinato" il cristianesimo originario, è una di una lunga e ben popolata serie di movimenti che hanno cercano di fare la stessa cosa da quando il Grande Scisma ha strappato occidente e oriente nel 1054 d. C.

Davis crede che il cristianesimo di base del primo secolo non sia mai scomparso e che la sua casa sia la tradizione spirituale cristiana ortodossa, che ha trovato più bella e convincente alla luce della sua lettura della storia e della teologia.

Il grande scisma non solo ha separato la Chiesa cattolica romana dall'ortodossia orientale su questioni come l'autorità papale, i cambiamenti al Credo e la natura dell'aldilà, ma ha anche portato a un'ulteriore frattura attraverso i secoli. La Riforma protestante del XVI secolo ha diviso la Chiesa romana e poi i riformatori si sono divisi ulteriormente in denominazioni rivali.

Oggi, secondo il World Christian Database, il "corpo di Cristo" si è spezzato in non meno di 9.000 confessioni – ognuna, a vari gradi, che sostiene di ripristinare la pura e antica fede fondata dalla prima generazione di credenti.

Havens comprende la fame di verità e non giudica i credenti che continuano la loro ricerca altrove lungo il continuum delle denominazioni.

L'ex insegnante di pedagogia, che ha cresciuto sette figli con sua moglie Seraphima, ha trovato la sua pace e il suo scopo.

Ma non è sempre stato così. Dopo essersi lasciato alle spalle la sua educazione protestante, Havens dice che la sua ricerca della verità spirituale è stata a volte un'agonia.

"Sono passato attraverso l'inferno", ricorda. "Non sono mai stato ateo, ma sono passato attraverso un periodo di confusione: c'erano così tante denominazioni, spesso con idee diametralmente opposte".

Attraverso uno studio e una riflessione prolungata, la famiglia Havens ha scoperto la Chiesa Ortodossam che sostiene tradizioni costruite da comunità di "antichi cristiani seri sulla loro fede" fino al punto di morire da martiri.

"È una cosa che non si può fare da soli", dice. "È una cosa quotidiana, che tocca tutto quello che fai, è viva, attiva e respira".

Padre Justin Havens, ex presbiteriano, è un convertito al cristianesimo ortodosso nella chiesa cristiana ortodossa dei santi Pietro e Paolo

Servizio di culto nella chiesa dei santi Pietro e Paolo

Padre Justin Havens

Padre John Mahfouz durante la funzione

Padre Justin Havens ascolta una confessione prima del servizio di culto

La funzione, con i fedeli in piedi

Una ragazza si inchina e bacia un'icona

Un bambino richiama l'attenzione dei fedeli

Una ragazzina guarda attentamente un visitatore

Servizio di culto

Padre Justin Havens tiene l'omelia

 
La Chiesa Vivente 2.0

Aleksandr Ivanovich Vvedenskij, capo della "Chiesa Vivente" dal 1923 al 1946

Quando san Paolo ha incontrato i presbiteri di Efeso per l'ultima volta, li ha lasciati con un avvertimento:

"Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé" (Atti 20:29-30 ).

La verità di questo avvertimento è stata dimostrata in tutta la storia della Chiesa. Le eresie più devastanti nella storia della Chiesa sono state quelle che sono sorte dall'interno della Chiesa.

Il motivo di questo avvertimento è stato riassunto molto bene da Cicerone:

"Una nazione può sopravvivere ai suoi imbecilli e perfino ai suoi ambiziosi, ma non può sopravvivere al tradimento dall'interno. Un nemico alle porte è meno temibile, perché è riconoscibile e porta i suoi stendardi apertamente. Ma il traditore si muove liberamente tra la gente dentro le porte, coi suoi bisbigli furbi che si spargono in tutti i luoghi, e si sentono persino nei corridoi del governo stesso. Perché il traditore non sembra un traditore. Parla una lingua che è familiare alle sue vittime, ha il loro volto e le loro vesti, e fa appello alla bassezza che si trova nel profondo del cuore di ogni uomo. Fa marcire l'anima di una nazione, opera in segreto come un estraneo nella notte per minare i pilastri della città, infetta il corpo politico al punto che non possa più resistere. Un assassino è meno temibile. Il traditore è la peste."

Certamente la Chiesa non solo può sopravvivere, ma lo farà sempre, a questi traditori, perché Cristo ce lo ha promesso, ma il danno fatto alle anime dai traditori dall'interno è molto più grande di quello fatto dai nemici dall'esterno, per le ragioni che Cicerone spiega.

Quando i bolscevichi stavano cercando di distruggere la Chiesa ortodossa russa, trovarono un gruppo di volenterosi complici tra il suo clero, che sostenevano il comunismo, volevano permettere ai preti vedovi di risposarsi e ai preti sposati di diventare vescovi, adottare il nuovo calendario, fare innovazioni nei servizi e accettare altri nuovi insegnamenti. Questo gruppo formò la cosiddetta "Chiesa Vivente". I bolscevichi non hanno creato la Chiesa Vivente dal nulla, hanno semplicemente permesso ai rinnovazionisti all'interno della Chiesa di stabilire la loro versione di una "Ortodossia", come mezzo per minare quella reale. Per un certo periodo fu persino riconosciuta come legittima autorità ecclesiastica in Russia dal patriarcato di Costantinopoli. Tuttavia, la "Chiesa vivente" fallì, perché fu respinta dai fedeli della Chiesa russa, e quando divenne chiaro che non era più utile ai sovietici (poiché non avevano alcun sostegno reale), fu loro permesso di esaurirsi e infine di scomparire. Ma il danno fatto dalla "Chiesa vivente" era molto reale ed esteso.

Oggi vediamo l'inizio di un nuovo movimento rinnovazionista, e questo gruppo è così radicale da rendere l'aspetto della "Chiesa vivente" piuttosto tradizionale al confronto. Tra le idee che promuovono ci sono l'ordinazione delle donne sacerdoti, l'ecumenismo, il modernismo, le innovazioni liturgiche e l'universalismo. Tuttavia, la parte più importante del loro programma è la promozione del relativismo quando si parla di moralità cristiana e, in particolare, la promozione dell'accettazione dell'omosessualità e del transgenderismo.

Ci sono ora tre riviste online che promuovono incessantemente il loro programma rinnovazionista: "Public Orthodoxy", "The Wheel" e "Orthodoxy in Dialogue". Queste riviste non hanno cercato di camuffare il loro programma, ma di solito hanno cercato di usare abbastanza parole ambigue per consentire un'implausibile negazione. Ultimamente, tuttavia, sono diventati ancora più sfacciate.

Il numero più recente di "The Wheel", una rivista la cui redattrice capo è apertamente pro-omosessuale e ha discusso il tema se gli omosessuali dovrebbero rimanere celibi [*], è apparso con l'introduzione di niente meno che il metropolita Kallistos (Ware). Dato che ora ci sono molte confutazioni molto accurate su ciò che dice il metropolita, non mi concentrerò su di esso. Mi limiterò a fare eco alla delusione espressa da molti, nonché all'apprezzamento per le molte cose buone che ha fatto in passato per il mondo ortodosso di lingua inglese. Spero che scopriremo che il vero metropolita Kallistos è stato rapito, e che qualcun altro sta scrivendo sotto il suo nome, ma il metropolita Kallistos di 10 anni fa non era d'accordo con l'approccio timoroso che porta ora all'omosessualità. La fede ortodossa non è cambiata negli ultimi 10 anni, l'unica cosa che è cambiata è che la cultura occidentale ha dato una risposta a questa domanda in favore dell'omosessualità. Sia che i suoi commenti siano dovuti alla debolezza della vecchiaia, o a qualche altro fattore attenuante, Dio lo sa, e solo Dio può giudicare il suo cuore. Tuttavia, possiamo e dobbiamo discernere se le sue parole sono valide o meno.

Per i migliori articoli di risposta al metropolita Kallistos, si veda:

"Il metropolita Kallistos e la ruota", di padre Lawrence Farley

"Ambiguity Serves No One: A Review of the Foreword by Metropolitan Kallistos (Ware) to the latest issue of The Wheel", della dott. Edith M. Humphrey

"Anatomy of a Foreword: Metr. Kallistos on Sexual Morality", di padre John Cox.

Quello su cui vorrei soffermarmi in questo articolo è la risposta di suor Vassa a questi articoli, e poi i recenti commenti di Aristotele Papanikolaou della Fordham University, che ha lasciato scivolare la maschera un po' più di quanto la maggior parte di queste persone abbia fatto finora.

Suor Vassa colpisce ancora

La stessa suor Vassa è stata oggetto di polemiche sulla questione dell'omosessualità, ma in un recente video ha difeso a lungo il recente articolo del metropolita Kallistos.

Sostiene che il metropolita sta "solo facendo domande". Il problema è che sta solo facendo domande su questioni che non sono da mettere in discussione. Il serpente aveva solo fatto una domanda a Eva quando disse: "Dio non ha forse detto: Non mangerete di ogni albero del giardino?" (Genesi 3:1). Intrattenersi su quella domanda non ha avuto risultati così buoni.

Lei chiede perché non possiamo semplicemente dare a persone come il metropolita Kallistos il beneficio del dubbio. Il problema è che non si può concedere a qualcuno il beneficio del dubbio, laddove non ci sono dubbi. Se qualcuno avesse suggerito di aver sentito dire che il metropolita Kallistos stava sostenendo che una coppia gay impegnata in una relazione avrebbe dovuto ricevere la comunione, e che il loro padre spirituale avrebbe dovuto adottare un approccio del genere "non fare domande" alla loro relazione, avrei dato a sua Eminenza il beneficio del dubbio che in realtà abbia detto una cosa del genere. Tuttavia, penso che sia piuttosto improbabile che "The Wheel" abbia pubblicato un falso scritto a suo nome, e quindi dobbiamo fare i conti con quello che ha detto, e dobbiamo giudicare se quello che ha detto sia giusto o sbagliato.

Suor Vassa ha ripetutamente messo in discussione le qualifiche di coloro che hanno risposto al Metropolita Kallistos, dicendo che non sono "i pari" di questo grande uomo. Questo ovviamente dipende da cosa si intende per "pari". Come accademica, la dottoressa Edith Humphrey è sicuramente una sua pari. Ma dato che è un vescovo, i vescovi di tutto il resto della Chiesa sono certamente suoi pari, e ogni volta che hanno parlato di questo argomento, hanno parlato con chiarezza che contraddice direttamente l'approccio timoroso preso dall'articolo in questione. Ma anche i laici hanno il diritto e l'obbligo di sfidare un vescovo che è in errore. Sono certo che pochi fedeli a Costantinopoli fossero dei pari intellettuali dei vescovi che tornarono dal falso concilio di Firenze, dopo aver fatto un'unione vergognosa ed eretica con Roma, ma li sentirono abbastanza come pari, come membri del Corpo di Cristo, non solo per disapprovare la loro unione, ma per salutarli con una pioggia di rifiuti di vario genere, al fine di rendere le loro opinioni inequivocabilmente chiare. Il popolo di Dio è il custode della pietà, come afferma l'Enciclica dei patriarchi orientali del 1848 (in risposta a Papa Pio IX). È quindi non solo ammissibile, ma obbligatorio per tutti i fedeli, e ancor più per il clero, opporsi a questi tentativi di infettare la nostra Chiesa con le stesse eresie che hanno provocato tanto devastazione nelle principali Chiese protestanti, e stanno facendo lo stesso nella Chiesa cattolica romana.

Suor Vassa suggerisce che quelli che criticano questo articolo sono colpevoli del peccato di Cam. Il peccato di Cam fu di rivelare la nudità di suo padre quando questi era ubriaco. Se Noè fosse corso in giro nudo alla vista di tutti, Cam non avrebbe sbagliato a suggerire che suo padre non avrebbe dovuto farlo. La nudità qui è l'errore di questo articolo. L'articolo non è stato reso pubblico da quelli che lo criticano. Se qualcuno è colpevole del peccato di Cam, è forse l'editore di "The Wheel" che ha pubblicato l'articolo in primo luogo, e sono sicuro che tutti i critici di questo articolo sarebbero stati molto più felici se qualcuno avesse fatto finire l'articolo nel cesto della spazzatura, coprendo quindi effettivamente la nudità di sua Eminenza.

E per difendere l'articolo in questione, suor Vassa ha dovuto creare un equivoco su ciò che è qui in discussione. Dice:

"Alcuni vogliono far finta che non ci siano domande... noi abbiamo tutte le risposte ...ma è vero? È vero che siamo opere finite e perfette come esseri umani? O abbiamo ancora bisogno di fare un po' di sforzo? Abbiamo ancora bisogno di sviluppo? Certo che sì. Siamo tutti opere preziose di Dio in corso di realizzazione, e cresciamo nella nostra fede. Cresciamo non solo come individui, ma si spera anche come Chiesa... giusto? Possiamo immaginare che a noi come Chiesa in questo mondo non rimanga altro da imparare? Può essere possibile? "

La questione non è se qualcuno di noi è perfetto, né se qualcuno di noi come individuo ha tutte le risposte. La questione qui è se gli insegnamenti indiscutibilmente coerenti della Chiesa su questo tema, che si trovano sia nella Scrittura che nella Tradizione, siano corretti o no, o se noi oggi siamo in grado di rivedere insegnamenti così chiari e coerenti – insegnamenti che neppure gli eretici hanno generalmente contestato nella storia della Chiesa.

Il metropolita Kallistos suggerisce che, in qualche modo, se una coppia gay vive una relazione stabile, questo è un fattore attenuante. Tuttavia, l'uomo di Corinto che aveva una relazione sessuale con la sua matrigna viveva anche lui una relazione stabile... eppure questo non sembra essere stato un fattore attenuante per san Paolo, che ha detto che questo uomo doveva essere escluso dalla comunione della Chiesa fino al suo pentimento (1 Corinzi 5-6). Allo stesso modo, Erode aveva una relazione stabile con Erodiade, l'ex-moglie di suo fratello Filippo, e tuttavia neppure san Giovanni Battista suggerì che questo fosse un fattore attenuante nel suo peccato (Marco 6: 14-29). E in entrambi i casi, il peccato era molto meno una violazione dell'ordine naturale rispetto a quello dell'omosessualità.

Aristotele Papanikolaou: lasciamo scivolare ulteriormente la maschera

"Un'ultima cosa: il cuore del dibattito è su ciò di cui si può parlare nell'Ortodossia. Public Orthodoxy [il diario online tenuto da Papanikolaou] afferma semplicemente che tutto è in discussione, tranne i dogmi (le dichiarazioni di fede, non la moralità – contrariamente a quanto afferma Rod Dreher, la cui "moralità ortodossa" è ironicamente un moderno neologismo)".

C'è qualche base per separare il dogma ortodosso e la morale cristiana? No. Torniamo al primo Concilio della Chiesa, il Concilio degli Apostoli a Gerusalemme, registrato in Atti 15. La questione era fino a che punto i gentili avrebbero dovuto obbedire alla Legge mosaica. Da una parte c'erano quelli che sostenevano che i gentili dovevano diventare ebrei e vivere secondo tutte le leggi cerimoniali e morali di Mosè. Tuttavia, gli apostoli dissero che i gentili dovevano invece attenersi alle leggi fondamentali che Dio diede a Noè per tutto il genere umano (vedere Genesi 9:1-17), e alla Legge morale di Dio, in particolare per quanto riguarda la moralità sessuale. Scrissero ai convertiti gentili:

"...è sembrato buono allo Spirito Santo, e a noi, non porre su di voi nessun fardello più grande di queste cose necessarie, di astenervi dalle carni offerte agli idoli, e dal sangue, e dalle cose strangolate, e dalla fornicazione: da cui, se vi astenete, fate bene" (Atti 15:28-29).

Alcuni obietteranno che i cristiani non osservano ciò che gli apostoli hanno scritto riguardo al mangiare il sangue degli animali, ma mentre questo è generalmente vero per gli eterodossi, non è vero per gli ortodossi (si veda "Il Concilio di Gerusalemme sul sangue degli animali").

E quando il testo parla di "fornicazione", la parola è porneia (πορνεία), che si riferisce a qualsiasi sesso illegale, e nel contesto ebraico e cristiano, questo significa qualsiasi rapporto sessuale vietato dalla legge morale di Dio, come espresso nelle Scritture, incluso il sesso omosessuale (si veda The Theological Dictionary of the New Testament, Volume 6, a c. di Gerhard Kittel, Grand Rapids, MI: Eerdmans Publishing 1964-1976, 587-595).

Così questo decreto degli apostoli, che tutti i cristiani devono astenersi dall'immoralità sessuale, sarebbe un dogma? Bene, le Scritture dicono che è esattamente così. Ovviamente gli apostoli non hanno pubblicato la loro epistola sul loro sito web. Il modo in cui questa epistola è stata diffusa ai convertiti gentili fu tramite persone come lo stesso san Paolo. Nel capitolo immediatamente successivo al resoconto del Concilio di Gerusalemme ci viene detto che san Paolo e i suoi compagni hanno consegnato questa lettera durante il loro successivo viaggio missionario:

"E mentre attraversavano le città, consegnavano loro per osservanza i decreti che erano stati ordinati dagli apostoli e dagli anziani che erano a Gerusalemme" (Atti 16:4).

E qual è il testo greco per "i decreti"? "τα δογματα", ta dogmata (cioè i dogmi).

Fino a che punto Aristotele Papanikolaou pensi che qualcuno sarebbe arrivato con San Paolo o con uno degli altri apostoli, se avessero suggerito che il dogma che proibiva l'immoralità sessuale fosse oggetto di discussione? Penserei che avrebbero avuto poca pazienza con un tale argomento.

Sembra che ci stiamo dirigendo verso un periodo della storia della Chiesa in cui saremo sempre più confrontati da rinnovazionisti di questo tipo. Dobbiamo rimanere saldi e dobbiamo, come popolo di Dio, rifiutare ciò che ci stanno cercando di vendere.

Nota

[*] Nella versione originale di questo articolo ho scritto che la redattrice capo era una lesbica, basandomi su suoi testi che avevo letto. Sono stato informato che mi ero sbagliato a interpretare quei testi: mi scuso per l'errore, e le chiedo perdono. 

 
Un’interpretazione ortodossa di Lourdes e Fatima?

Abbiamo già pubblicato da anni sul nostro sito un testo critico delle apparizioni mariane, scritto da una fedele ortodossa inglese che ha fatto un attento studio della fenomenologia delle apparizioni nel suo complesso. Recentemente, padre Andrew Phillips ha proposto, sul blog del sito Orthodox England, una revisione delle due più importanti apparizioni, Lourdes e Fatima, e un’interpretazione del loro messaggio in chiave ortodossa. Non è il primo a tentare questa via, ed è certamente competente sul contenuto e sull’interpretazione delle apparizioni e dei loro messaggi (competenza a cui ha contribuito la sua esperienza pastorale in Francia e in Portogallo), e può farne osservazioni basate sugli ultimi eventi in Russia. Può sembrare strano che due inglesi, entrambi fedeli della Chiesa ortodossa russa, giungano a conclusioni diverse su questo tema, ma la cosa non deve stupirci, visto il carattere facoltativo e in ultima analisi opinabile che è lasciato (anche nello stesso mondo cattolico romano) alle apparizioni mariane. Presentiamo pertanto anche l’interpretazione di padre Andrew nella sezione “Confronti” dei documenti.

 
Sul servire Dio in Mongolia

Parte I – "Sto imparando la pazienza dai mongoli"

il sacerdote Antonij Gusev

Ha iniziato nel coro della chiesa, è diventato inaspettatamente prete, e poi è finito improvvisamente in Mongolia. Il mese di maggio a Ulan Bator ha accolto padre Antonij con un terribile gelo, ma è arrivato ad amare con tutto il cuore il nuovo luogo del suo ministero. Abbiamo parlato con padre Antonij, rettore della chiesa della santa Trinità di Ulan Bator, sulla tranquillità mongola e sulle meraviglie della conversione, sulla palestra come strumento missionario, sull'amicizia con i lama, si consigli su come combattere la dipendenza da Internet e sulla bellezza del deserto del Gobi.

Padre, cominciamo proprio dall'inizio: com'è arrivato alla fede?

Sono arrivato alla fede attraverso la musica. Da bambino, improvvisamente, ho avuto il desiderio del tutto spontaneo di andare in chiesa. Ho chiesto a mia madre: "Perché non andiamo in chiesa?" Avevo un vivido ricordo di quando ero in chiesa tra le braccia di mia madre, a quanto pare durante una grande festa. Questa immagine non mi dava tregua e quando ho fatto questa domanda a mia madre, lei ha risposto: "Se vuoi, vai". Dopo la scuola, la sera, andavo alla cattedrale di Orenburg e rimanevo lì a pregare (o forse non a pregare, ma solo a guardare: era molto interessante). Alcune babushka sono venute a dirmi che c'era una scuola domenicale, e ho iniziato ad andarci.

Da adolescente, ho abbandonato la Chiesa. Ma sono rimasti i caldi ricordi dell'atmosfera d'amore che regnava nella scuola domenicale e lo spirito cristiano. Qualche anno dopo, quando ero al secondo anno di scuola di musica, mi fu offerto un lavoro: cantare nel coro della chiesa dell'ospedale oncologico di Orenburg. Devo dire che questo "lavoro", il mio nuovo ministero, ha iniziato a cambiarmi. E il rettore, padre Nikolaj, mi ha suggerito di andare in seminario. Allora gli ho risposto: "Grazie a Dio mi hanno fatto entrare in chiesa, ma il seminario non fa assolutamente per me". Tuttavia, sono rimasto in chiesa e ho continuato a cantare.

Ma allora come ha deciso di diventare sacerdote, se all'inizio aveva dei dubbi così categorici?

Non volevo ancora diventare prete. Avevo un po' di "modestia orgogliosa". Quando ho finito la scuola di musica, ho iniziato a frequentare corsi a distanza di ingegneria industriale e civile all'Università di Orenburg. E quello stesso anno aprirono il Seminario di Orenburg. A quel punto avevo già iniziato a cantare nel coro di un'altra chiesa della città, quella della santa Protezione. È il rettore, padre Leonid Antipov, ora vescovo di Buzuluk, mi convinse ad andare in seminario. Così ho iniziato e ho studiato a tempo pieno per un anno. Ma alla fine ho smesso.

Poi sono andato a cantare in una terza chiesa, ed è lì che il Signore mi ha condotto al ministero sacerdotale. Studiavo all'istituto e lavoravo nel mio campo allo stesso tempo, e tutto nella vita andava abbastanza bene... Ma in qualche modo mi sono ritrovato in chiesa dalla mattina alla sera. La mattina andavo a cantare e dopo la funzione restavo ad aiutare il custode. La sera cantavo e solo allora tornavo a casa. E poi, il rettore della chiesa di san Giovanni il Teologo, dove prestavo servizio, ha letteralmente insistito: avevo bisogno di essere ordinato.

E ho pensato: se il Signore mi ha chiamato in questa chiesa, dove rimango dalla mattina alla sera, allora probabilmente ho bisogno di farlo. Certo, ho resistito per un po', non volevo, ma alla fine ho accettato.

E così è iniziato il suo cammino sacerdotale a Orenburg...

Esattamente.

Ma poi sorge la domanda: com'è finito in Mongolia?

Probabilmente nello stesso modo in cui sono diventato prete. Non avevo intenzione di andare da nessuna parte. Ho prestato servizio nella cattedrale per quattro anni e mezzo, poi per lo stesso periodo sono stato contemporaneamente rettore di tre chiese fuori Orenburg. Poi sono stato trasferito di nuovo alla cattedrale. E lì, un giorno, il mio amico, come se mi incontrasse per caso, disse: "Senti, cercano un prete in Mongolia. Ci andrai?" Ho accettato letteralmente entro cinque minuti. Ho mandato un messaggio a mia moglie: "Andiamo a Ulan Bator". E siamo qui a Ulan Bator dal 2019.

Qual è stata la sua prima impressione? Ha avuto qualche shock culturale?

In realtà questo è stato il mio primo viaggio all'estero. Non avevo nemmeno il passaporto. Quando stavamo lasciando Orenburg, abbiamo guardato molti video di blogger di viaggi. Mia figlia maggiore ha letteralmente pianto: "Papà, non voglio andarci!" Ma papà è stato inflessibile.

Immaginavo che il clima a Orenburg fosse nettamente continentale, e in Mongolia lo stesso. Non mi aspettavo problemi di adattamento, ma quanto mi sbagliavo! Siamo atterrati a Ulan Bator l'11 maggio. A casa c'erano 35 gradi. Poi siamo saliti sull'aereo e il pilota ha annunciato: Il tempo a Ulan Bator è soleggiato, -11 gradi... Ero preoccupato, perché avevo solo una giacca a vento leggera, e mi sono messo addosso tutto quello che avevo sull'aereo, solo per non congelare. Lo shock successivo è arrivato circa quattro ore dopo, quando c'erano già 16 gradi... Quindi abbiamo avuto questo shock climatico.

Un'altra cosa che ha attirato la mia attenzione, o meglio, il mio naso, è stato l'odore di fumo e di bruciato. Permea tutto ciò che tocchi. Ci sono 1,5 milioni di persone a Ulan Bator e circa la metà vive in yurte, riscaldate a carbone.

Per quanto riguarda le persone... Sa, sto imparando la pazienza dai mongoli. Sono molto pazienti e, lenti all'ira, molto calmi. Per esempio, questo è ovvio sulla strada. Può facilmente immaginare come guidano i nostri autisti e come imprecano se qualcosa va storto. Potrebbero persino uscire dalle auto per azzuffarsi. In Mongolia le strade sono piene di caos: traffico, semafori, nessuno segue le regole. Ma allo stesso tempo nessuno si arrabia con nessuno! Anche se infrangi la legge, o impieghi molto tempo per fare qualche svolta, ti aspettano con calma, nessuno suona il clacson. Non fanno nemmeno "lampeggiare" le luci di emergenza.

La gente è molto benevola. In Mongolia amano i russi, anche se ora la situazione sta cambiando (la propaganda funziona, compresa la propaganda occidentale). All'inizio è successo anche che i tassisti non prendessero soldi da noi. Dicevano: "Siete russi. Noi vi amiamo e ricordiamo Khalkhin-Gol, [1] quindi non è necessaria alcuna tariffa".

Le piace vivere in Mongolia?

Cominciamo da quello che non mi piace. Può essere piuttosto freddo. Un anno in periferia il termometro è sceso a -51. A causa degli ingorghi del traffico, devo camminare molto. Ed è letteralmente gelido, perché per diverse settimane di fila può fare -30 di giorno e -37 di notte. Ti stanchi. Più il fumo e il terribile traffico. Una distanza che richiede dieci minuti di viaggio in Russia richiede molto più tempo in Mongolia. Una volta sono rimasto nel traffico per cinque ore, e per tutto quel tempo sono andato avanti solo tre chilometri. Non sono arrivato dove stavo andando. Ho parcheggiato la macchina e sono andato a piedi. La Mongolia è molto scomoda in questo senso.

Quello che mi piace è la libertà interna degli stessi mongoli. Sono aperti, non ristretti. Possono darti energia.

Come comunica con la gente del posto? Ha imparato la lingua?

Alcuni mongoli parlano abbastanza bene il russo, quindi non mi sono sforzato di imparare la lingua, ma parlo comunque un po' di mongolo, abbastanza per capire i problemi quotidiani. Comunichiamo anche in inglese. Ma c'è un problema nella parrocchia: ci sono mongoli che non parlano né inglese né russo. A volte la confessione è un po' problematica. Ma anche qui troviamo vie d'uscita dalla situazione.

Quanti anni ha la storia dell'Ortodossia in Mongolia?

Possiamo considerare il 1864 il punto di partenza. Un consolato russo è stato aperto a Ulan Bator nel 1862 e lì hanno aperto una chiesa dove è stata servita la prima Liturgia due anni dopo, il 22 marzo. Quindi, sono più di 150 anni. La parrocchia qui è esistita fino al 1927. Nel 1921, padre Fjodor Parnikov è stato assassinato dal barone Ungern. [2] Successivamente, i sacerdoti della Buriazia e di Irkutsk sono venuti a servire nella parrocchia. A partire dal 1927 ci fu un lungo periodo senza sacerdoti. Poi, nel 1990, hanno ricominciato a prendersi cura della comunità mongola – così la chiamerei io – e hanno iniziato ad arrivare sacerdoti da Irkutsk e da Ulan-Ude. E nel 1996, una comunità russa locale ha chiesto al patriarca di inviare un sacerdote a Ulan Bator. I servizi sono stati ripresi in modo permanente nel 1997.

La rappresentanza commerciale della Russia ha assegnato un edificio a due piani da utilizzare come parrocchia, e al secondo piano hanno realizzato una chiesa. Hanno aperto una trapeza, una scuola domenicale e circoli artistici.

chiesa della santa Trinità, Ulan Bator

Ho capito bene che adesso in Mongolia c'è una sola parrocchia?

Sì, l'unica è a Ulan Bator. C'era una sala di preghiera nella città di Erdenet, dove c'era un gran numero di impiegati russi nel complesso minerario. Alla fine, la stanza è stata chiusa qualche anno fa perché i nostri connazionali se ne sono andati. E semplicemente siamo riusciti a radunare un numero sufficiente di mongoli.

Ci sono rappresentanti di altre giurisdizioni ortodosse in Mongolia?

No, solo la Chiesa ortodossa russa. La Mongolia è considerata territorio canonico del Patriarcato di Mosca. Una delle bandiere nell'ufficio del Patriarca è la bandiera mongola.

La comunità è numerosa oggi? È composta da russi o ci sono rappresentanti di altre nazionalità?

Abbiamo circa 150-200 parrocchiani regolari. In media, ci sono circa 30-70 persone a una funzione. Per la maggior parte sono cittadini russi che sono venuti a lavorare in Mongolia: insegnanti di scuola, personale diplomatico... Ci sono molti russi che risiedono stabilmente in Mongolia. Ci sono anche greci, serbi, moldavi, un canadese ortodosso e recentemente c'è stato un americano che ha la moglie russa. Naturalmente ci sono anche fedeli mongoli, una decina di loro frequenta regolarmente. Penso che questo sia tutto.

Ha detto che oltre ai russi che vengono a lavorare, ce ne sono anche altri che "risiedono permanentemente in Mongolia". Chi sono?

Ho due amiche che hanno sposato dei mongoli. Sono venute a lavorare come insegnanti, hanno conosciuto i loro futuri sposi, si sono sposate e sono rimaste. Ci sono discendenti dei membri dell'emigrazione bianca che erano arrivati sia prima che dopo la rivoluzione. Ci sono persone che sono rimaste dal tempo in cui l'esercito sovietico era in territorio mongolo. Conosco persino un uomo che vive qui senza documenti da molti, molti anni... L'esercito sovietico se n'è andato, ma lui è rimasto; non è mai tornato in patria.

Per favore, ci parli del caso più eclatante di conversione di un locale all'Ortodossia.

Era il 2019, quando ero appena arrivato a Ulan Bator. Una mattina sono andato in chiesa e ho visto un vecchio mongolo in abiti popolari sdraiato sul pavimento all'ingresso della chiesa. All'inizio ho pensato che fosse ubriaco. Ho guardato attentamente: sembrava normale. Non l'ho toccato, gli sono solo passato attorno. I parrocchiani mi hanno detto che era uno dei nostri. Poi mi hanno detto che quest'uomo era un truffatore (letteralmente), ma si è pentito, si è rivolto a Cristo ed è diventato un parrocchiano. Vive da qualche parte a una buona distanza da Ulan Bator. Dopo il pentimento e il battesimo, ha fatto i lavori più ingrati. Entra in chiesa letteralmente strisciando, perché si considera indegno. Poi è venuto da me per la confessione. Questo è stato uno dei casi più eclatanti.

Un'altra storia: c'è una famiglia mongola, padre e figlio, che viene in chiesa. Un giorno è venuto da me il padre, dicendo che suo figlio voleva essere battezzato. Ho accettato, ovviamente, ma ho chiesto: non vuoi diventare tu stesso ortodosso? Ha detto che non lo voleva particolarmente, ma suo figlio (Sundar) lo voleva; non parla russo, quindi ha mandato suo padre. Sundar ha passato molto tempo a fare la catechesi, e dopo pochi mesi lo abbiamo battezzato ed è diventato un parrocchiano. Alla fine è venuto anche il padre: "Anch'io voglio essere battezzato". Ha iniziato a venire alle funzioni insieme a suo figlio. E così la nostra parrocchia ha acquisito dei mongoli molto fedeli. La grazia dello Spirito Santo ha toccato i loro cuori.

Incredibile.

Inoltre, non è del tutto chiaro cosa abbia mosso queste persone, anche se avevano una nonna o bisnonna russa. Guardi come la predicazione di una nonna influisce sulle generazioni future! Si sono ricordati che la nonna pregava; il ricordo è rimasto e poi ha toccato i loro cuori. Come nel mio caso: io ho ricordato come mia madre mi portava in chiesa, e poi sono venuto consapevolmente in chiesa. Questa famiglia sta ora affrontando la condanna dei propri parenti.

Parte 2 – "La gioia che proviamo non ha prezzo"

Quale religione professano tradizionalmente i mongoli?

Il lamaismo tibetano e lo sciamanesimo; recentemente è apparso un gran numero di sette, comprese alcune pseudo-cristiane.

È possibile (ed è necessario) interagire con rappresentanti di confessioni non ortodosse e di altre religioni?

È possibile ed è necessario interagire. Siamo in costante dialogo e diciamo loro sempre chi siamo. Per qualche ragione, molti mongoli ci percepiscono come un'organizzazione semi-secolare o come una fondazione senza scopo di lucro. I mongoli al potere, per esempio quelli dell'amministrazione distrettuale, chiedono: "Cosa ci fate qui a Ulan Bator?" E quando diciamo che preghiamo, non sono soddisfatti di questa risposta, perché sono abituati a tutti i tipi di sette in Mongolia che sono coinvolte non solo nella preghiera, ma anche in altre questioni.

Abbiamo buoni rapporti con il sangha buddhista tradizionale. Ogni anno ci invitano ai loro eventi e conferenze. Il lama locale e io ci stringiamo sempre la mano quando ci incontriamo e ci chiediamo come stiamo. E capiscono chi siamo; non hanno paura. Dicono persino cose come: "Possa l'Ortodossia diffondersi ulteriormente qui e mettere un freno a tutte le sette pseudo-cristiane".

Abbiamo anche un rapporto con la Chiesa cattolica in Mongolia, che è abbastanza ampiamente rappresentata nel Paese. Incontro il vescovo Giorgio in alcuni eventi; abbiamo un dialogo e relazioni affettuose.

Anche la cooperazione interreligiosa è abbastanza sviluppata. I protestanti vengono sempre da noi. Solo pochi giorni fa sono venuti due pastori con questi pensieri: "Ci abbiamo pensato e ci siamo resi conto che non abbiamo la successione apostolica, ma vogliamo davvero avere un legame con l'antica Chiesa assira. Potete aiutarci?" Ho detto: "Va bene, ma perché la Chiesa assira, quando avete la Chiesa ortodossa russa proprio qui?" Hanno promesso di pensarci. Forse questo è il primo passo verso la loro conversione.

C'è la setta dei mormoni. Hanno la loro chiesa in ogni ajmag (centro distrettuale) della Mongolia. Lo stato ha iniziato gradualmente a fare pressioni su di loro, non estendendo la licenza ad alcune parrocchie. Inaspettatamente, i mormoni hanno iniziato a essere amichevoli con noi, venendo ai nostri servizi, invitandoci nel loro ufficio, cercando di nascondersi dietro di noi in una certa misura. Ci sono anche cose del genere.

E come sono i rapporti con lo Stato?

A volte ci sostengono, a volte semplicemente non interferiscono. Abbiamo un problema annuale: estendere la registrazione della comunità. Ogni anno dobbiamo ottenere una licenza per svolgere attività religiose. Il processo è piuttosto complesso e lungo. Si deve passare attraverso vari livelli di autorità, ma da qualche parte accelerano questo processo per noi. Quando parliamo di errori, quando chiediamo aiuto, l'amministrazione fa sempre delle concessioni, e ci rilasciano i documenti più velocemente di quanto richiesto dalla legge.

Condividete con noi le particolarità della vita parrocchiale. In che lingua celebrate le funzioni? Ci sono particolarità nei servizi? Ci sono alcune tradizioni locali o giorni di festa particolarmente venerati?

Le funzioni sono celebrate principalmente in slavonico ecclesiastico, sebbene parte della liturgia sia in mongolo. Il coro è composto da tre donne mongole e da una donna russa. Le donne mongole cantano le antifone in mongolo. Fino a poco tempo fa (quando il nostro americano se ne è andato), leggevamo la Sacra Scrittura in tre lingue: slavonico ecclesiastico, mongolo e inglese. Io leggo l'Epistola e il Vangelo in slavonico ecclesiastico e il nostro servitore d'altare (che parla perfettamente la lingua) in mongolo.

La tradizione più vivida sono i fuochi d'artificio di Natale. La sera del 7 gennaio serviamo sempre i Grandi Vespri, durante i quali distribuiamo doni. I nostri bambini ortodossi vengono, ma i bambini locali vengono sempre dai "distretti di yurta" e ricevono anche regali. Poi tutti insieme accendiamo i fuochi d'artificio. La gioia che proviamo dopo la funzione, dopo i regali ai bambini e i fuochi d'artificio, non ha prezzo.

Quanto sono coinvolti i parrocchiani nella vita della comunità?

Non c'è un consiglio parrocchiale come quello a cui siamo abituati in Russia. Tuttavia, i parrocchiani sono molto attivi. Piantano fiori, puliscono, dipingono... Partecipano sempre. Puliscono la chiesa da soli, non c'è nessuno particolarmente responsabile per questo. E non esitano a dirmi se qualcosa non piace. Ma questo è un tratto positivo: stimola il sacerdote all'azione e al lavoro su se stesso. La comunità è molto attiva, aiuta la parrocchia il più possibile nella cura delle strutture e di altri problemi. Infine, abbiamo lanciato una scuola domenicale, e i nostri parrocchiani vi insegnano.

È riuscito a realizzare progetti educativi, di beneficenza o sociali?

Prima di tutto, destiniamo la nostra colletta umanitaria annuale ai poveri. Chiediamo aiuto alle organizzazioni russe, facciamo appello all'ambasciata russa in Mongolia, raccogliamo fondi e acquistiamo generi alimentari. Lo facciamo due volte all'anno, prima del Natale e della Pasqua, e poi consegniamo gli aiuti ai bisognosi. Direi che questa è la cosa più importante che facciamo in termini di beneficenza. Partecipano tutti i nostri parrocchiani, e anche i cittadini russi che professano altre religioni.

Di recente abbiamo raccolto beni umanitari per i residenti del Donbass e delle regioni che sono diventate parte della Russia. Il carico è già stato consegnato e vi ha preso parte un buon numero di mongoli.

C'è un club sportivo nella parrocchia, con judo, sambo e wrestling mongolo. Il centro sportivo era stato progettato come progetto missionario, ma non è andata così. I mongoli vengono, si allenano e se ne vanno. Pochi di loro vengono in chiesa, anche se pure io faccio wrestling e mi alleno in palestra con loro. Sanno che sono un "lama russo", e basta. Tuttavia, il centro sportivo è il nostro progetto sociale. Oltre al fatto che riceviamo dei soldi dal centro sportivo per il mantenimento della parrocchia, c'è la possibilità per la nostra comunità russa locale, i cittadini russi e i loro figli, di venire ad allenarsi gratuitamente.

La chiesa ha anche una scuola d'arte, chiamata "Anima", da molti anni. Frequentano la scuola bambini con varie patologie e disabilità, con paralisi cerebrale, autismo. Come sicuramente capirà, è molto difficile insegnare a bambini del genere, ma la scuola ha prodotto veri artisti, che dipingono pezzi piuttosto seri e profondi. Alcuni dipingono con i piedi o con la bocca perché le loro braccia non funzionano. La scuola domenicale di cui ho parlato è una normale scuola domenicale, con bambini dai sei ai dieci anni.

Ha un altro lavoro? Pensa che un prete dovrebbe lavorare?

Il lavoro è un reddito aggiuntivo per un prete, perché non tutte le parrocchie possono sostenerlo. Ho trovato lavoro in una scuola locale quando l'insegnante di musica non poteva venire a causa della pandemia. Avevo studiato musica e mi hanno chiesto di sostituirlo. Lo sostituisco già da tre anni. Durante la pandemia non ci sono stati problemi, perché la parrocchia era chiusa e non c'erano quasi mai funzioni. Ma ora è piuttosto difficile combinare i lavori. Mi sento spremuto come un limone dopo aver lavorato nella scuola. Questo ha leggermente rallentato non solo la nostra attività parrocchiale (servizi e predicazione), ma anche il lavoro amministrativo.

Se parliamo in linea di principio della necessità che un prete lavori, dobbiamo guardare la situazione. Tutti dovrebbero avere degli hobby, compresi i sacerdoti. Ero un po' turbato dal fatto che gli insegnanti non venissero in chiesa, ma quando io stesso ho iniziato a lavorare, li ho capiti abbastanza bene, perché semplicemente non avevano l'energia. Il lavoro secolare ti aiuta a capire meglio le persone intorno a te: questo è un vantaggio decisivo per un pastore.

Quali serie domande spirituali riceve dai suoi parrocchiani nel suo ministero?

Come dappertutto, in ogni parrocchia, la gente ha problemi diversi. La mancanza di fede, per esempio. Un uomo viene e dice: "Padre, sto perdendo la fede in Dio". A volte non sai cosa dire. Che ne dice? È difficile. È una domanda seria. Alcuni hanno drammi familiari e discordie, altri hanno problemi con i loro figli. La pratica pastorale di un prete ortodosso in Mongolia non è molto diversa da quella in Russia, francamente.

Cosa consideri una sfida dei tempi per una persona ortodossa?

La dipendenza dalle informazioni. Ci sono troppe informazioni; tutto è diventato facilmente accessibile e occupa tutto il nostro tempo, la nostra forza spirituale e mentale; non permette all'uomo di stare solo con se stesso e pensare. Questo è probabilmente il problema più grande. Dobbiamo usare meno i nostri smartphone, non guardare affatto la TV e fare un digiuno dalle informazioni per 365 giorni all'anno.

Può dare qualche consiglio pratico, soprattutto per le persone il cui lavoro è legato al lavoro online e con grandi quantità di informazioni?

Una volta, quando ero studente della scuola di musica, ho provato a smettere di fumare, ma non ha funzionato. Ne soffrivo: smettevo per una settimana e poi ricominciavo, e con ancor più forza. Ho supplicato: "Signore, vedi che non posso fare nulla da solo. Aiutami a essere liberato da questa infezione!" E Dio mi ha aiutato. Pertanto, prima di tutto, chiedete aiuto a Dio se vi sentite dipendenti dal vostro telefono e dal consumo infinito di informazioni. Potete chiedere con parole vostre, in tutta sincerità: "Signore, sto cercando di scapparne, ma non funziona niente. Aiuto!"

Il consiglio pratico è probabilmente piuttosto standard: avete bisogno di passare tempo senza il vostro telefono. Non dovete alzarvi la mattina al suono del telefono. Se potete impostare una sveglia su qualcosa di diverso dal telefono, fatelo. Usate una sveglia meccanica. Quando andiamo a lavorare, dobbiamo tenere la distrazione lontana da noi. Tuttavia, la maggior parte delle informazioni che consumiamo oggi avviene tramite il nostro smartphone. Ma sarebbe bene assegnare dei giorni di digiuno, in cui non portare i nostri telefoni con noi. Per esempio, andate almeno a fare la spesa senza il vostro smartphone.

Qual è l'insegnamento principale del suo ministero sacerdotale?

Non condannate le persone, chiunque si affidi a voi come sacerdoti. Non affrettatevi a trarre conclusioni su qualcuno partendo da alcune situazioni individuali. Cercate di vedere l'immagine di Dio in tutti e credere che il Signore vuole salvare tutti. Questa è forse la cosa principale che mi guida nel mio ministero.

Quali luoghi suggerisce ai viaggiatori che si recano in Mongolia?

Io sono completamente affascinato dal deserto del Gobi. Non avrei mai pensato che un deserto potesse fare una tale impressione e attirarmi così fortemente. Sono follemente innamorato di questo posto. Ci sono stato diverse volte e sono sempre pronto ad andarci ancora e ancora.

il deserto del Gobi

Il secondo posto (piuttosto inaccessibile) è il lago Hôvsgôl. Il lago è cristallino, a 1000 piedi al di sopra del lago Bajkal, con un'atmosfera assolutamente incredibile. Se venite in Mongolia, dovete prendere un'auto e viaggiare per il paese. Ci sono molte cose interessanti, specialmente in alcuni luoghi selvaggi. La natura è incredibile e le persone sono fantastiche. È bello vedere lo stile di vita nomade, come vivono le persone. Ricordate che quando vedete una yurta nel deserto o nella steppa, potete sempre andarci, e loro vi riceveranno, vi daranno da mangiare e vi parleranno. I mongoli sono persone molto aperte e gentili.

In conclusione, porrò la nostra domanda tradizionale. Quale brano delle Sacre Scritture la ispira e la sostiene in modo particolare nei momenti difficili della sua vita?

Non confidate nei principi, nei figli degli uomini, in cui non c'è salvezza (Ps 145:2). Questo versetto mi sostiene e mi conforta. Mi piace molto anche la parabola del buon samaritano. È una guida su come trattare le persone che possono farti del male. Non dobbiamo ignorare nemmeno coloro che consideriamo nostri nemici.

Note

[1] Le battaglie di Khalkhin Gol furono gli scontri decisivi dei conflitti non dichiarati sul confine sovietico-giapponese che coinvolsero l'Unione Sovietica, la Mongolia, il Giappone e il Manchukuo nel 1939. Il conflitto prese il nome dal fiume Khalkhin Gol, che attraversa il campo di battaglia. In Giappone, la battaglia decisiva del conflitto è conosciuta come l'Incidente di Nomonhan, dal nome di Nomonhan, un vicino villaggio al confine tra Mongolia e Manciuria. Le battaglie portarono alla sconfitta della sesta armata giapponese (Wikipedia).

[2] Nikolaj Robert Maximilian Freiherr von Ungern-Sternberg (in russo: Роман Фёдорович фон Унгерн-Штернберг, romanizzato: Roman Fjodorovich von Ungern-Shternberg; 10 gennaio 1886–15 settembre 1921), spesso indicato come Roman von Ungern-Sternberg, o barone Ungern-Sternberg fu un generale anticomunista nella guerra civile russa e poi un signore della guerra indipendente che intervenne in Mongolia contro la Cina. Proveniente dalla minoranza tedesca baltica dell'Impero Russo, Ungern era un monarchico ultraconservatore che aspirava a restaurare la monarchia russa dopo le rivoluzioni russe del 1917 e a far rivivere l'impero mongolo sotto il dominio del Bogd Khan. La sua attrazione per il buddismo Vajrayana e il suo trattamento eccentrico, spesso violento, dei nemici e dei suoi stessi uomini gli valsero il soprannome di "il barone pazzo" o "il barone sanguinario" (Wikipedia).

 
La Chiesa ortodossa ucraina terrà la processione annuale del Battesimo della Rus'

foto: pravoslavie.ru

La Chiesa ortodossa ucraina terrà quest'anno la sua processione pan-ucraina il 27 luglio, alla vigilia del giorno del Battesimo della Rus'.

L'evento, che si tiene annualmente alla vigilia della festa di san Vladimir il Grande, l'illuminatore della Rus', purtroppo ha dovuto essere annullato lo scorso anno a causa della pandemia del Covid, ma la Chiesa intende riprendere questa benedetta pratica quest'anno, come riferisce Pravblog.

"Speriamo che il 27 luglio la Chiesa ortodossa ucraina possa tenere la sua tradizionale processione della croce in onore del giorno del Battesimo della Rus' a Kiev", ha commentato a Klymenko Time sua Eminenza il metropolita Antonij di Borispol e Brovary, cancelliere della Chiesa ortodossa ucraina.

"Speriamo che, come negli anni precedenti, persone provenienti da tutte le regioni dell'Ucraina vengano nella capitale per pregare insieme per la pace, nonché per il benessere della nostra terra natale e del nostro popolo", ha aggiunto.

La processione inizierà con un moleben sulla collina di Vladimir a Kiev alle ore 13, dopodiché i fedeli si dirigeranno verso la Lavra delle Grotte di Kiev.

Oltre 300.000 fedeli (un numero da record) hanno partecipato alla processione nel 2019.

 
Il Concilio inter-ortodosso del 2016 sarà cancellato?

Il Concilio inter-ortodosso che il patriarcato di Costantinopoli ha così a lungo voluto e che è stato progettato per il 2016 è sempre stato in dubbio. In primo luogo, vi sono le questioni all'ordine del giorno. Di cosa c'è da parlare, quando tutte le questioni dogmatiche sono state da tempo risolte? L'ordine del giorno proposto, che comprende questioni piuttosto secolari, pare un ritorno agli anni '60, è non è mai stato condiviso, per non parlare dell'assenza di sostegno o di entusiasmo dei fedeli, e sembra essere stato imposto dall'esterno dalle forze che controllano quel patriarcato. In secondo luogo, ci sono stati molti conflitti giurisdizionali che potrebbero prevenire lo svolgimento di un tale Concilio.

Per esempio, c'è la questione del riconoscimento dell'autocefalia tanto contestata del piccolo gruppo noto come la Chiesa Ortodossa in America (OCA), che è stata fondata durante la prima guerra fredda e che si trova su un territorio condiviso con altri ortodossi; c'è la questione di un gruppo istituito dal patriarcato di Costantinopoli in Estonia con la creazione di due chiese sullo stesso territorio; c'è la questione del continuo dissenso politicamente motivato nella vita della Chiesa russa nella diaspora, con defezioni verso Costantinopoli, così come la disputa tra i patriarcati di Antiochia e Gerusalemme per quanto riguarda la giurisdizione in Qatar. Ora ci sono nuovi problemi, che sembrano anch'essi collegati a politiche da avventurieri.

Nei giorni scorsi il patriarcato controllato di Costantinopoli dagli USA ha istituito un 'Sinodo' alternativo in Cechia e Slovacchia, creando in effetti una divisione, simile a quelle create dopo l'istituzione di giurisdizioni di Costantinopoli nella diaspora dopo il 1917 e più recentemente in Estonia. La decisione di istituire il nuovo Sinodo è stata presa dopo un incontro di due vescovi di Costantinopoli a Vienna il 6 febbraio. Nella chiesa a Brno in Moravia il 22 febbraio l'ottantanovenne arcivescovo Simeone, insieme al vescovo in pensione Tikhon, ha consacrato un terzo vescovo al di fuori del Sinodo della Chiesa locale, stabilendo di fatto un nuovo Sinodo.

Quasi allo stesso tempo il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, controllato dagli Stati Uniti, ha ricevuto una delegazione di ucraini dal Canada. Ha promesso di aiutare i vari gruppi scismatici in Ucraina, che, proprio come l'Estonia, è sul territorio canonico della Chiesa ortodossa russa, a unirsi sotto la sua autorità. Questo a condizione che il presidente di Kiev Poroshenko, controllato dagli Stati Uniti, chieda al suo patriarcato di farlo. Il patriarca ha promesso 'flessibilità', suggerendo vaghezza canonica. C'è una chiara influenza politica qui, poiché i poteri forti nel mondo occidentale continuano a cercare di dividere la Chiesa ortodossa attraverso il suo punto più debole, il patriarcato di Costantinopoli.

Questo patriarcato è controllato dagli Stati Uniti, che nel 1948 deposero il legittimo patriarca Maximos, che fu esiliato in Svizzera, e nominarono il proprio controverso candidato greco-americano. Questi ultimi provvedimenti sono stati visti come una nuova parte della guerra statunitense di ispirazione di sanzioni in vendetta per il sostegno russo per gli ucraini che lottano contro la giunta installata dagli USA a Kiev, apparsa dopo il rovesciamento del governo democratico locale. Questo è sicuramente un errore tattico da parte degli Stati Uniti. Significa che il mondo ortodosso sarà in grado di ignorare il patriarcato di Costantinopoli ormai isolato. Come l'Unione Europea, è diventato solo un'altra pedina non libera nella nuova guerra fredda, avviata dagli Stati Uniti, dal Nord Africa al Medio Oriente e dall'Asia centrale al Caucaso e l'Europa orientale.

Con Costantinopoli politicamente isolata, il resto della Chiesa ortodossa potrebbe tenere un Concilio (proprio come ha fatto nel 1948 a Mosca), mettendo da parte l'orine del giorno modernista sullo stile dei diritti umani del Concilio del 2016, dettato alla Chiesa da forze esterne laiche. Queste sono le stesse forze che hanno dettato l'agenda del Vaticano II, portando alla protestantizzzazione e alla secolarizzazione del mondo cattolico romano cinquant'anni fa. Un futuro Concilio delle Chiese ortodosse locali libere, che si potrebbe forse tenere presso il monastero restaurato di Nuova Gerusalemme nei dintorni di Mosca, potrebbe avere un ordine del giorno rilevante da discutere. Questo potrebbe essere, per esempio:

1. Una dichiarazione sulla necessità di libertà canonica della Chiesa dall'interferenza di tutte le autorità politiche e, quindi, un ritorno da parte di tutti al ​​calendario e al Tipico ortodosso.

2. Una chiamata al pentimento degli ortodossi caduti nel nazionalismo, modernismo, settarismo e altre forme di secolarismo occidentale.

3. La riaffermazione dei valori cristiani che sono alla radice del mondo occidentale, ma che dopo un processo millenario di degenerazione, alla fine sono stati totalmente respinti negli ultimi 25 anni.

4. Una chiamata al resto del mondo non ortodosso a tornare ai valori tradizionali abbandonando il secolarismo e il materialismo consumista per il bene della sopravvivenza dell'umanità.

5. Una dichiarazione della necessità concertata di predicare il Vangelo nel suo contesto ortodosso in tutto il mondo non ortodosso.

Questo sembra essere il momento della decisione per gli ortodossi nominali. Credono nel comandamento di Cristo nel Vangelo, che dobbiamo battezzare tutti i popoli nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito, o sono semplici e meschini nazionalisti? Sono dalla parte della Chiesa, o sono pronti a sostenere l'Occidente nel suo progetto anti-cristico, che prevede lo svuotamento del Medio Oriente da tutti i suoi cristiani nativi e il tentativo di distruggere la Chiesa Ortodossa canonica in Ucraina? Sono fedeli all'ideale multinazionale cristiano ortodosso della Santa Rus'/Romiosini, o sono fedeli al nazionalismo provinciale e ai poteri di questo mondo? Sono fedeli a Cristo e alla sua Chiesa, o alla brama d'egemonia globale dell'Occidente senza Dio? Si devono dare risposte.

 
"La missione ortodossa in Pakistan sta crescendo giorno per giorno"

Padre Joseph Farooq, il solo sacerdote della Chiesa ortodossa russa in Pakistan, sta lavorando instancabilmente per portare la luce dell'ortodossia ai cristiani oppressi della sua patria, anche prima della fondazione della missione del santo Arcangelo Michele nel 2011. Il suo cammino non è facile – la povertà, la discriminazione contro tutti i cristiani in una società rigidamente musulmana e l'isolamento da altri paesi ortodossi sono alcune delle sfide che affronta continuamente nei suoi sforzi per portare il suo popolo alla Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Ma l'umiltà e lo zelo del suo gregge lo ispira a proseguire con la grande missione in Pakistan.

Al Venerdì luminoso, padre Joseph Farooq ha visitato il monastero Sretenskij a Mosca e ha concelebrato con il clero del monastero. Abbiamo avuto l'opportunità di condividere con lui la gioia pasquale e di sentire qualcosa di più sulla sua missione.

Tra i dolci pasquali al monastero Sretenskij, con una copia della traduzione del libro di preghiere ortodosso in lingua urdu.

Padre Joseph, ci dica di com'è diventato ortodosso.

Ho studiato al seminario cattolico romano, un programma di teologia. Nel corso della storia della Chiesa ho studiato le Chiese ortodosse locali e ho letto alcuni libri sulla Chiesa ortodossa. Questo ha suscitato la mia curiosità di saperne di più sulla santa Ortodossia, per cui ho studiato ancora di più. Quando sono diventato sacerdote cattolico ho studiato nuovamente la Chiesa ortodossa, la sua storia e le sue tradizioni e vi ho trovato la verità. Lo spirito reale della Chiesa e le sue tradizioni mi hanno attirato. Ho iniziato a prendere contatti con diverse chiese ortodosse in tutto il mondo.

Così, nel 2011 ho preso contatto con il metropolita Hilarion [Kapral; allora arcivescovo d'Australia, ora metropolita dell'America Orientale e di New York, primo ierarca della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia], che ha accettato la nostra richiesta. Poi, con la sua benedizione, io e il mio gruppo abbiamo avviato un istituto ortodosso in Pakistan. Abbiamo presentato la fede ortodossa e le tradizioni ortodosse alla popolazione del Pakistan. La gente ama queste tradizioni.

Ci siamo poi rivolti al metropolita Hilarion, che ha inviato il primo missionario ortodosso in Pakistan dall'Australia – padre Adrian Augustus. È venuto e ha predicato la santa Ortodossia in Pakistan. Sin dall'inizio ha battezzato e cresimato 175 persone.

È molto, come inizio!

Sì, il mio gruppo e io li abbiamo preparati con un insegnamento sulla santa Ortodossia prima della sua visita, e così erano preparati. Questo era solo un piccolo gruppo di persone ortodosse in Pakistan. Il nostro lavoro è aumentato; ogni giorno visitavo delle persone, insegnando loro l'Ortodossia e nel 2013 sono stato ordinato sacerdote ortodosso a Sri Lanka da parte di sua Eminenza il metropolitana Hilarion, attraverso gli sforzi di padre Adrian.

Padre Adrian è indiano, giusto?

Sì, è indiano.

Quindi, abbiamo avviato una parrocchia ortodossa con la benedizione del metropolita Hilarion. Il nome della nostra parrocchia è Chiesa di San Sergio di Radonezh a Sarghoda, Pakistan. La nostra missione è registrata presso il governo del Pakistan come Missione di San Michele Arcangelo del Pakistan, attraverso le preghiere del nostro metropolita e la misericordia di Dio.

Foto: archangelmichaelmission.wordpress.com

Ora i nostri numeri stanno aumentando di giorno in giorno. Ora abbiamo 365 fedeli ortodossi in Pakistan. Una cosa che mi è stata affidata è lavorare con i bambini. Abbiamo lezioni di catechismo ogni domenica dopo la Divina Liturgia, per i bambini e per i catecumeni che vogliono diventare ortodossi.

Abbiamo anche avviato corsi di istruzione degli adulti per le giovani donne cristiane, che non sono state in grado di frequentare scuole regolari a causa di vincoli finanziari e di pressione culturale e sociale. La cultura in Pakistan è molto rigida e la gente non invia le proprie figlie a scuola. L'altro motivo è semplicemente la povertà. Se ci sono mezzi, questi sono utilizzati per inviare i figli maschi a scuola, mentre le ragazze rimangono a casa per fare i lavori domestici.

Inoltre, il sistema educativo in Pakistan è molto specifico. Ci sono due sistemi di istruzione: uno per le classi più povere, e un altro per i ricchi.

Ma i più poveri non possono permettersi le tasse, i costi dei libri, ecc. A volte la gente viene da me e dice: "Padre, non abbiamo soldi per acquistare libri per la scuola", e cerco di aiutarli, ma non sono il sacerdote di una comunità ricca.

Quindi abbiamo avviato un centro di formazione per adulti per queste donne, dedicato a santa Matrona di Mosca.

Cosa vi ha fatto scegliere santa Matrona come patrona della scuola?

Abbiamo scelto santa Matrona perché era cieca, ma Dio le ha dato la luce, in modo da poter vedere tutto. Non ha mai frequentato alcuna scuola ma aveva la conoscenza di Dio.

Foto: archangelmichaelmission.wordpress.com

In questo centro di istruzione degli adulti, diamo a queste donne un'educazione sociale e insegniamo loro anche preghiere ortodosse, canti ortodossi e molte altre cose. Abbiamo anche organizzato un programma sanitario e igienico, per renderle più consapevoli della salute delle loro famiglie. Vivono in condizioni molto povere, e quindi hanno bisogno di alcune istruzioni di base sulla salute: come pulire le loro case, come mantenere i loro bambini in buona salute, come dare loro il cibo adeguato. Le nostre donne soffrono anche di anemia, semplicemente perché non hanno abbastanza da mangiare. Si tratta di una carenza di vitamine e di ferro. Pertanto, forniamo loro farmaci e vitamine, perché la vita è particolarmente difficile per le donne in gravidanza.

Quanto spesso celebra la Liturgia?

Celebriamo la Liturgia ogni domenica e nei giorni di festa.

Siete in grado di avere servizi della Veglia al sabato sera?

Per i fedeli è molto difficile per le persone a partecipare perché vengono da lontano. Ma serviamo il Mattutino e il Vangelo, e così coloro che vivono vicino alla casa parrocchiale possono venire.

Domenica abbiamo il sacramento della confessione, in modo da potersi confessare e partecipare alla santa comunione.

Lei è cresciuto cattolico. Ha anche frequentato una scuola cattolica?

Sì, sono stato in un collegio cattolico. Poi sono entrato al seminario cattolico. Sono divenuto prete cattolico e, dopo essere stato accolto nell'Ortodossia, sono diventato sacerdote ortodosso.

Come sappiamo, il governo del Pakistan nutre pregiudizi nei confronti dei cristiani e favorisce l'islam. Ci sono stati persino molti casi di persecuzione contro i cristiani. Qual è la sua esperienza con i suoi vicini musulmani? Come la tratta la popolazione locale, come cristiano?

La gente è molto amichevole con me. Ho anche partecipato alle conferenze di pace tenute in Pakistan. Rappresento la Chiesa ortodossa e il mio vescovo. L'ortodossia insegna l'amore e la pace, come insegnarono i nostri santi padri san Serafino di Sarov e san Sergio di Radonezh e la nostra santa madre Matrona. Tutti i santi monaci della nostra Chiesa hanno predicato l'amore e la pace; erano esempi vivi del santo Vangelo ed erano una luce per la gente. Quindi presento il vero spirito della santa Ortodossia, predicando la pace, l'armonia e l'unità umana in Pakistan.

Quindi i musulmani ordinari intorno a lei sono ben disposti verso di lei. Ma che dire degli estremisti?

Sì, ci sono gli estremisti, ma è un gruppo molto piccolo. La maggioranza dei musulmani è buona, ma questi estremisti sono un gruppo molto minoritario. C'è il gruppo organizzato di talebani e ci sono altri gruppi estremisti con collegamenti ai talebani. Vi presenterò un punto di vista storico. Sono passati ventitré anni dalla guerra di Kandahar, in Afghanistan, che i russi conoscono bene. e durante questa guerra si sono formati gruppi di jihadisti che hanno combattuto in Afghanistan contro le truppe sovietiche. Così, dopo la fine della guerra con l'Unione Sovietica, questi gruppi di jihadisti non sono stati puniti. E ora ci sono molti, molti gruppi di questo tipo che operano oggi in Pakistan.

Quindi questi comprendevano combattenti pakistani?

Sì, erano coinvolti tantissimi cittadini pakistani, che lavoravano con i talebani.

Ma sono nascosti?

Sì, ma vengono a organizzare attacchi suicidi in Pakistan. Sono tutti organizzati dai talebani. Attaccano il governo, i cristiani e persino le moschee. Ci sono stati attentatori suicidi ovunque. Ne soffrono tutti: i musulmani e i cristiani.

Dopo tutto, se una bomba esplode in un luogo pubblico, distrugge indiscriminatamente.

Sì, certamente.

Qualcuno nella sua comunità ha avuto problemi da parte questi gruppi?

No, finora no.

Sono sotto la protezione dell'arcangelo Michele.

Sì, lo credo.

Processione della croce. Foto: archangelmichaelmission.wordpress.com

Ha menzionato che nella sua comunità ci sono anche persone interessate al monachesimo.

Sì, c'è un candidato. Il suo nome è Andrew Yusef. Ha trascorso undici anni nel seminario cattolico romano. Non è sposato e ha un forte desiderio di diventare un monaco ortodosso. Mi ha detto che stava leggendo la Vita di san Serafino di Sarov, e mentre leggeva questa Vita, sentiva che san Serafino stava parlando con lui. È stato molto colpito dalle vite di san Sergio e di san Serafino di Sarov, e di padre Taddeo di Serbia, su cui è stato scritto il libro I nostri pensieri determinano le nostre vite.

Un altro candidato è Aron Din, che ha una laurea in risorse umane. Vuole diventare prete. È sposato, e sua moglie lavora come infermiera in un ospedale.

Questi due giovani servono con me all'altare e come lettori, con la benedizione del metropolita Hilarion. Sono anche loro parte della mia squadra pastorale.

Di fatto, ho una buona squadra pastorale: questa comprende mia moglie, la mia matushka – Sophia, e ci sono anche Nicholas Azad, Monica Shazim, Ruth Aron, Ruth Samwel, mio ​​figlio Dimitri e mia figlia Maria. Ci sono anche persone anziane che partecipano: Alexander, Peter e due donne anziane. Queste donne anziane sono molto, molto attive. Il nome della prima è Sofrina, il suo nome pakistano è Shenaz, e l'altra è Sedara Bibi, il cui nome battesimale è Caterina. Sono anche loro una parte molto attiva della nostra squadra pastorale. Quindi, ho una squadra molto buona.

Divina Liturgia, Sarghoda, Pakistan. Foto: archangelmichaelmission.wordpress.com

La nostra gente è molto umile, molto paziente. Non abbiamo chiesa, né parrocchia. Celebriamo la divina Liturgia sotto le tende nei giorni di festa: Natale, Pasqua, le feste dei santi Serafino di Sarov, Sergio di Radonezh e Matrona di Mosca, san Nicola, san Michele Arcangelo e tutte le potenze incorporee. I fedeli sono molto pazienti e, a causa delle nostre scarse risorse, io non sono in grado di dare loro alcun aiuto materiale. Ma sono molto umili, molto fedeli. Stiamo pregando costantemente che Dio ci fornisca buoni donatori. Abbiamo fatto appelli d'aiuto a molte persone, e con l'aiuto di Dio e con la benedizione del metropolita Hilarion potremmo costruire la prima chiesa ortodossa russa in Pakistan.

Adesso c'è anche una chiesa ortodossa greca, giusto?

Sì, hanno costruito la prima chiesa ortodossa greca nella loro comunità. Hanno acquistato la terra e hanno costruito una chiesa.

Lei è in contatto con questa comunità?

Sono in contatto con il sacerdote, padre John Tanveer.

È bene che lei abbia almeno quel supporto nel suo paese. Come fa a insegnare e a illuminare la sua gente?

Predico, e ho anche tradotto in Urdu il catechismo della Chiesa ortodossa orientale scritto da san Nikolaj (Velimirovich) della Serbia, chiamato anche il nuovo Crisostomo. Ho anche tradotto la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo, e ho fatto un appello per donazioni per poter stampare questi libri.

La maggior parte delle persone che vengono da voi è composta da fedeli già cristiani di qualche denominazione?

Sì. Come vedo, c'è la salvezza nella Chiesa ortodossa. Sto lavorando soprattutto con persone protestanti. Ci sono tante confessioni diverse in Pakistan e cerco di guidarli alla vera Chiesa, alla Chiesa ortodossa.

Ecco una cosa interessante: quando compio funerali di ortodossi, altri cristiani vengono e vedono questa tradizione, e sono attratti da essa. Dicono: "Padre, vogliamo conoscere anche noi la santa Ortodossia". Quando celebro la divina Liturgia nella tenda ai servizi funebri per i defunti, vengono i loro parenti, che potrebbero essere cattolici o protestanti. Quando vedono le nostre tradizioni e preghiere, ne sono molto interessati.

Tante persone mi contattano da tutto il Pakistan. Ogni giorno ricevo lettere, e-mail, telefonate; la gente ci guarda su Facebook e su altri social media. E sono così felici, così eccitati che la Chiesa ortodossa esista in Pakistan. Quindi, ci invitano a venire nei loro luoghi e insegnare loro la santa Ortodossia. Io devo rispondere che devo innanzitutto concentrarmi sulla nostra parrocchia di Sarghoda e che non ho le risorse per andare altrove, ma chiedo loro di pregare perché io lo possa fare. Sono stato felice di aver visitato Lahore, Multan e altre città vicine a Sarghoda per predicare l'Ortodossia, e stabilirvi gruppi. Ma il problema sono le risorse. Abbiamo bisogno di ulteriori risorse per fondare più parrocchie in Pakistan.

E per istruire sacerdoti per queste comunità...

Sì, anche per istruire sacerdoti. Per quanto mi riguarda, ho bisogno anch'io di una formazione, ho bisogno di una maggiore esperienza con la vita liturgica in Russia, come ho potuto vedere qui oggi presso la Liturgia al monastero Sretenskij.

Ha considerato una formazione a distanza?

Sì, i due candidati che ho citato in precedenza stanno seguendo i corsi online offerti da padre Gregory Joyce nella diocesi di Chicago [della ROCOR]. Li completeranno nel mese di settembre. Quindi stanno già imparando, come parte del programma.

Avete delle donne interessate al monachesimo?

Le abbiamo, ma abbiamo difficoltà a trovare loro un posto dove andare. Ci sono tre ragazze cristiane, una con un diploma universitario, e vogliono unirsi a un convento e diventare monache. Tuttavia, non importa quante lettere io abbia scritto, non ho ricevuto alcuna risposta.

Foto: archangelmichaelmission.wordpress.com

Vede, io sono l'unico sacerdote della Chiesa russa che serve in Pakistan. Ci sono solo io.

Lei vede un futuro per l'Ortodossia in Pakistan?

Sì, vedo un grande futuro per l'Ortodossia in Pakistan, perché abbiamo cominciato con un gruppo molto piccolo di 170 persone e ora ne abbiamo 365. Ho una visione molto luminosa per questo gruppo ortodosso. Ecco perché sono qui in Russia: devo trovare un modo in cui questi due uomini che vogliono essere sacerdoti ricevano un'istruzione teologica e perché si formino molti altri sacerdoti in Pakistan. Vorrei anche vedere questi sacerdoti del Pakistan lavorare in altri paesi come sacerdoti missionari.

È un buon segno che l'Ortodossia sta crescendo giorno dopo giorno in Pakistan. La gente ama questa Chiesa; ama le tradizioni.

Sente che l'anima pakistana si risolleva con l'Ortodossia?

Sì, sicuramente. L'Ortodossia fa parte dell'Oriente e siamo anche noi parte dell'Oriente. I popoli orientali amano le tradizioni. Vedo l'amore e il forte desiderio per la santa Ortodossia nei loro occhi.

Ho condotto un seminario per la mia gente sul tema della santa Ortodossia e del popolo orientale. Ho detto loro che l'Ortodossia fu prima predicata e stabilita in Oriente. Poi è andata in Occidente.

E hanno risposto a questo?

Sì, hanno risposto.

Padre Joseph, ci racconti le sue impressioni della Russia.

Ho visto molta gente nelle chiese qui; ho visitato la cattedrale della Teofania [a Mosca], ​​la Lavra di san Sergio e il monastero Sretenskij. Ho visto il vero culto dell'Ortodossia. I fedeli sono molto spirituali nel loro culto. Sono coinvolti nel loro culto. Non guardano mai qua e là. Sono veramente coinvolti. Pregano la preghiera del pubblicano: "Signore, abbi misericordia..." Con la benedizione del metropolita Hilarion, sono qui per sperimentare la vita liturgica, per vedere le tradizioni; come il sacerdote si muove intorno all'altare; come il sacerdote incensa il popolo, la santa mensa; cosa fanno con la prosfora. Sto sperimentando tutto questo. Tutto è stato molto buono per me.

Il giorno prima ho osservato la pratica liturgica presso la cattedrale della Teofania e oggi anche qui al monastero Sretenskij.

Le sembra che potrebbe esserci una buona relazione tra il suo popolo e i russi?

Sì! Soprattutto in questi giorni. La Russia e il Pakistan sono buoni amici. Ci sono esercitazioni militari russe e cooperazione in Pakistan; ci sono molti pakistani che fanno affari in Russia, e anche molti russi che fanno affari in Pakistan. C'è una buona comprensione reciproca e buone relazioni tra i due paesi.

Io rappresento anche la Chiesa russa in Pakistan; rappresento sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', perché sono nella ROCOR, che è in unità spirituale e canonica con il Patriarcato di Mosca.

Ha visto le foto delle nostre celebrazioni? Io espongo la bandiera della Russia, come segno di armonia e unità tra i nostri due paesi.

È mai venuto qualcuno dalla Russia a visitarla?

No, non ancora, ma lo spero. Ci sono così tanti sacerdoti in Russia, e vorrei che uno di loro venisse come missionario in Pakistan.

Ci sarebbe qualche difficoltà per loro lì? Lei ha detto prima che gli americani non sono generalmente benvenuti, e i bianchi attirano attenzione negativa.

No, non ci sarebbero problemi per i russi. Il problema è solo con gli americani. A causa della guerra degli Stati Uniti in Afghanistan, la gente in Pakistan non ama gli americani. Ma è molto amichevole con i russi e coopera con loro.

Quindi, questo è il momento migliore per una missione della Chiesa russa. Proprio come gli americani e gli inglesi una volta predicavano il cristianesimo [protestante] in Pakistan, ora è il momento per i russi predicare la santa Ortodossia in Pakistan. Questo è il momento migliore. E prego san Sergio e santa Matrona perché mandino missionari in Pakistan! Vedrete che l'Ortodossia diventerà la seconda più grande religione cristiana dopo il cattolicesimo.

C'è qualcosa che vorrebbe dire ai nostri lettori in conclusione?

Prima di tutto vorrei dire che sono grato a Dio che mi ha dato la possibilità di visitare la terra russa. È veramente una benedizione per me visitare i luoghi santi, i santi monasteri e venerare le reliquie dei santi. Proprio ieri ho venerato le reliquie del nostro patrono, san Sergio di Radonezh, presso la Lavra della Trinità e di san Sergio. Quando sono andato a baciare le reliquie  di san Sergio, sono andato a piedi scalzi, per dimostrare il mio amore e la mia venerazione. Le sue reliquie sono ovviamente il luogo più santo del monastero.

Lavra della santa Trinità e di san Sergio: il reliquiario di san Sergio di Radonezh.

Ha lasciato le scarpe fuori dalla chiesa, come Mosè al roveto ardente!

Sì! Ho pregato molto san Sergio, perché so che è veramente un santo potente davanti a Dio. Infatti, prego ogni giorno san Sergio, che ci protegga e ci salvi. Ogni giorno prego san Sergio, santa Matrona di Mosca e san Michele l'Arcangelo. Prego: "O padre benedetto, san Sergio, salvaci attraverso le tue sante preghiere!". Inoltre chiedo a santa Matrona e a san Michele la loro protezione e il successo della missione. Vi prego di informare i vostri lettori russi, che sto pregando questi santi di mandare missionari russi in Pakistan!

Grazie, padre Joseph, per aver parlato con noi. È stata una benedizione averla qui.

Anch'io ringrazio voi per la cura che avete verso la missione in Pakistan. Possa Dio inviare il suo aiuto e le sue benedizioni al vostro gruppo missionario, i vostri collaboratori su questo sito! Cristo è risorto!

 
Il Patriarca ecumenico: "Costantinopoli non ha mai ceduto a nessuno il territorio dell'Ucraina"

foto: www.patriarchate.org

In un modo sicuramente causerà qualche irritazione, il Patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli ha dichiarato che la Chiesa ucraina è, di fatto, ancora nella sua giurisdizione canonica.

Il patriarca ha nuovamente affrontato il tema dello scisma in corso nell'Ortodossia ucraina in un discorso che ha fatto seguito al memoriale dei 40 giorni per il metropolita Evangelos di Perge, domenica 1 luglio 2018, nella chiesa patriarcale di san Giorgio a Costantinopoli, sottolineando il desiderio del patriarcato di guarire lo scisma.

Come riporta il sito web del Patriarcato ecumenico, il patriarca Bartolomeo ha iniziato affermando il suo desiderio di vedere i problemi in Ucraina giungere a una conclusione pacifica, dato il ruolo storico di Costantinopoli come Chiesa madre della Rus' di Kiev: "Perché, come Chiesa madre, è ragionevole desiderare il ripristino dell'unità per il corpo ecclesiastico diviso in Ucraina, una popolazione fedele di decine di milioni, battezzati e illuminati direttamente attraverso la provvidenza e l'attività missionaria del nostro trono ecumenico".

Sua Santità ha espresso un tale sentimento nel passato, e tutte le Chiese sono in accordo con il ruolo storico del Patriarcato Ecumenico e il desiderio di superare lo scisma.

Tuttavia, il patriarca si è avventurato in un territorio controverso quando ha dichiarato che la Chiesa ucraina in realtà appartiene ancora alla sua giurisdizione canonica ancora oggi:

Non dimentichiamo che Costantinopoli non ha mai ceduto a nessuno il territorio dell'Ucraina per mezzo di qualche atto ecclesiastico, ma ha concesso al patriarca di Mosca solo il diritto di ordinazione o trasferimento del metropolita di Kiev a condizione che il metropolita di Kiev fosse eletto da un concilio di clero e laici e commemorasse il Patriarca ecumenico.

Come prova, ha indicato il tomos di autocefalia dato alla Chiesa ortodossa polacca nel 1924 dal Patriarcato ecumenico, che afferma che la separazione della metropolia di Kiev dal Trono ecumenico "non avvenne in alcun modo secondo norme canoniche vincolanti".

La sua affermazione è interessante, dato che recentemente il patriarca ha detto a una delegazione della Chiesa ucraina canonica che vuole aiutare, ma non interferire negli affari di un'altra Chiesa locale.

Che l'Ucraina appartenga a Costantinopoli è sicuramente una sorpresa per la stessa Chiesa ucraina, che ha recentemente dichiarato di essere perfettamente in grado di svolgere la sua missione evangelica come corpo autonomo all'interno del Patriarcato di Mosca e della Chiesa russa, che è stata la casa spirituale della Chiesa ucraina dal 1685.

Inoltre, la Chiesa russa aveva già respinto tali affermazioni quando sua Eminenza il metropolita Giovanni (Zizioulas) di Pergamo aveva presentato la teoria nel recente incontro tra i vescovi di Ucraina e Costantinopoli.

Rivolgendosi alla delegazione ucraina all'incontro del 21 giugno a Costantinopoli, il metropolita Giovanni ha avanzato la teoria secondo cui Kiev non sarebbe mai stata trasferita alla Chiesa russa e che la relazione che avevano avuto era di natura temporanea, come riporta Interfax-Religion.

Sua Eminenza il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk ha risposto che non ci sono prove documentali per tale affermazione:

Abbiamo recentemente fatto un grande lavoro negli archivi e abbiamo trovato tutta la documentazione disponibile di questi eventi: 900 pagine di documenti in greco e russo, che dimostrano chiaramente che la metropolia di Kiev era stata inclusa nella composizione del Patriarcato di Mosca con decisione del Patriarcato di Costantinopoli, e che non è mai stata stipulata una decisione temporanea a questo riguardo; nessun periodo di tempo è stato specificato.

Il metropolita Ilarion ha aggiunto che il Patriarcato di Costantinopoli non ha mai messo in discussione l'inclusione di Kiev nella Chiesa russa negli ultimi 300 anni.

Ha anche notato che il territorio della metropolia di Kiev era molto più piccolo al momento in cui fu trasferito da Costantinopoli a Mosca, e non includeva Odessa, né Donetsk, né la Crimea. "Di conseguenza, l'attuale Chiesa ucraina ortodossa del Patriarcato di Mosca è un territorio completamente diverso da quello che era stato allora discusso".

Nel frattempo, il presidente ucraino Petro Poroshenko e i due corpi scismatici dell'Ucraina attendono una risposta al loro appello al Patriarcato ecumenico per un tomos di autocefalia per una Chiesa ucraina locale.

 
Perché i cristiani ortodossi preferiscono la Bibbia dei Settanta

In un testo di alcuni anni or sono abbiamo presentato le linee guida del perché la Chiesa ortodossa ritiene ispirata la Bibbia dei Settanta; in un articolo tratto dal blog Mystagogy, che presentiamo nella sezione “Confronti” dei documenti, approfondiamo alcune di queste ragioni, scoprendo come il testo dei Settanta è meno manipolato storicamente, e forse più aderente all’antica tradizione ebraica che non il testo oggi considerato ispirato dagli ebrei, dai protestanti e da molti cattolici romani.

 
La Chiesa ucraina consacra per la prima volta il proprio crisma

foto: news.church.ua

A novembre, il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina ha deciso che la Chiesa avrebbe iniziato a creare e consacrare il proprio crisma.

Questa decisione ha fatto seguito al Concilio locale tenutosi a maggio in cui la Chiesa ortodossa ucraina si è dichiarata indipendente dal Patriarcato di Mosca. A quel tempo, i vescovi avevano discusso la possibilità di preparare il crisma, ma senza una decisione ferma in entrambe le direzioni.

Nella moderna comprensione russa, preparare il crisma è un segno d'autocefalia (al contrario, il Patriarcato di Costantinopoli fornisce agli antichi patriarcati il crisma, e tipicamente impone che anche le nuove Chiese autocefale lo ricevano allo stesso modo), e viene preparato solo a Mosca. Storicamente, tuttavia, il crisma è stato realizzato in diverse località del Patriarcato di Mosca. La creazione del crisma nell'arcidiocesi di Kiev ha avuto inizio a metà del XV secolo e in seguito fu realizzata appositamente nella Lavra delle Grotte di Kiev. Questa tradizione fu interrotta dagli eventi rivoluzionari del 1917.

foto: news.church.ua

E oggi sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina ha celebrato il rito della consacrazione del crisma per la prima volta dalla decisione sinodale. Il rito ha fatto seguito alla Divina Liturgia celebrata nel convento di san Panteleimone nel quartiere Feofanija di Kiev, lo stesso luogo dove a maggio si è tenuto il Concilio locale.

Con il primate ha concelebrato una schiera di vescovi e chierici, come riferisce la Chiesa ucraina.

Il rito per fare il crisma è iniziato il Lunedì santo, quando il metropolita Onufrij ha consacrato l'acqua e ha aggiunto gli ingredienti necessari. Ha quindi iniziato la lettura del santo Vangelo, che è stata continuata dai vescovi e dai chierici fino al Mercoledì santo, quando la bollitura del crisma è stata completata.

foto: news.church.ua

Il crisma finito è stato portato questa mattina nella cattedrale del monastero. Durante il Grande Ingresso, i contenitori sono stati posti sull'altare, e la consacrazione vera e propria ha avuto luogo dopo l'Anafora.

 
Allora, cosa ha detto veramente sua Beatitudine Vladimir?

al metropolita Vladimir è attribuito ciò in cui non credeva in realtà. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Gli scismatici si riferiscono spesso al nome di sua Beatitudine Vladimir, manipolando le sue parole sullo scisma, il patriottismo e l'atteggiamento nei confronti dell'autocefalia. Cosa ha detto veramente?

Il 5 luglio ricorre il settimo anniversario della morte del metropolita Vladimir (Sabodan). Tutti gli anni passati hanno visto tentativi incessanti di renderlo un sostenitore dell'unificazione con gli scismatici, di attribuirgli alcune opinioni "autocefaliste", e così via. In una delle sue interviste, il nipote del metropolita Vladimir, il vescovo Viktor (Kotsaba) di Baryshevka, ha affermato che "oggi ci sono alcuni leader ecclesiastici e non ecclesiastici che stanno cercando di attribuire a sua Beatitudine Vladimir dichiarazioni che non ha mai fatto". Cioè, vladyka parla in termini crudi delle azioni delle persone che stanno cercando di calunniare la memoria del defunto primate della Chiesa ortodossa ucraina. Citano alcune singole parole, frammenti di frasi, generosamente condite con i propri "necessari" commenti. Ma cosa ha detto veramente sua Beatitudine? C'è un documento che riflette le opinioni del metropolita Vladimir, come si suol dire, in una forma concentrata. Leggiamolo e analizziamolo.

Questo documento si chiama "La Chiesa ortodossa ucraina: il giorno presente e le prospettive". È il cosiddetto discorso inaugurale, letto dal metropolita Vladimir il 18 febbraio 2008, durante la solenne cerimonia di conferimento a sua Beatitudine della laurea honoris causa "Honoris causa" dall'Accademia teologica cristiana di Varsavia. È stato pubblicato integralmente nel calendario ecclesiastico del 2009 sotto la direzione del vescovo Aleksandr (Drabinko) di Perejaslav-Khmelnytskij, che in seguito è caduto nello scisma.

copertina del calendario ecclesiastico della Chiesa ortodossa ucraina per il 2009

Prima di procedere all'analisi di questo documento, ricordiamo in che periodo è stato scritto.

Sono passati tre anni dalla vittoria del Majdan "arancione". La crisi finanziaria del 2008 non è ancora arrivata. Non è ancora stato celebrato il 1020° anniversario del Battesimo della Rus', per il quale sono giunti a Kiev i patriarchi Alessio II di Mosca e Bartolomeo di Costantinopoli. Ma il presidente ucraino Viktor Jushchenko si è attivamente preparato per questo evento, negoziando con le confessioni ucraine perché si uniscano al Fanar. Sì, esattamente, al "patriarcato di Kiev" e alla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" è stato allora offerto di unirsi al Patriarcato di Costantinopoli, e hanno acconsentito a questo. Ma tutto è naufragato principalmente per la riluttanza del capo del "patriarcato di Kiev" Filaret Denisenko a separarsi dal suo "patriarcato".

Le autorità di allora volevano davvero creare una struttura ecclesiastica "alternativa a Mosca" in Ucraina, ma lo hanno fatto usando metodi di gran lunga meno violenti di un decennio dopo, sotto Petro Poroshenko. Proprio in questo momento appare il documento "Chiesa ortodossa ucraina: il giorno presente e le prospettive". Poco dopo, nel giugno 2008, sua Beatitudine Vladimir ha presentato al Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa un altro documento: “L'Ortodossia ucraina a cavallo tra le epoche”, ma per la sua specificità, questo documento conciliare dà un un'idea poco comprensibile delle opinioni del metropolita Vladimir sugli affari ecclesiastici.

Quindi, analizziamo ora il discorso inaugurale di sua Beatitudine Vladimir a Varsavia. Per comodità raggrupperemo le questioni sollevate nel discorso in tre blocchi.

Atteggiamento verso lo stato e la politica

La prima cosa a cui il metropolita Vladimir presta attenzione è che l'Ucraina, come la maggioranza assoluta degli stati europei moderni, ha un carattere laico. Bene o male, questo è un fatto che la Chiesa deve dare per scontato.

Il metropolita Vladimir: "Possiamo accostarci al concetto di stato laico in modi diversi, discuterne vantaggi e svantaggi, ma dobbiamo ammettere che oggi questo concetto non ha alternative nel suo dominio in tutti i paesi europei, così come nella maggior parte dei paesi non europei. Non c'è alternativa a un simile approccio nell'Ucraina multiconfessionale".

Ma allo stesso tempo, sua Beatitudine afferma che lo Stato non può interferire negli affari della Chiesa, poiché non ha né la competenza né l'autorità per farlo.

Il metropolita Vladimir: "Va sottolineato che lo Stato non può essere competente in materia di fede. Non ha, diciamo, la cassetta degli attrezzi appropriata che gli renda possibile distinguere la verità della rivelazione divina dall'eresia. La mente conciliare della Chiesa, vivendo in unità ontologica con il Signore, rivela i dogmi della fede e li mantiene sacri".

Prestiamo attenzione a quale tipo di argomentazione è utilizzata dal metropolita Vladimir. Parla della Chiesa come Corpo mistico di Cristo, piuttosto che come organizzazione di tante persone esistenti nella società. In altre parole, la Chiesa è nel mondo, ma non è di questo mondo, e quindi non ci si può accostare a lei con criteri secolari, non si può vederla come un'organizzazione sociale influente, e, inoltre, non si può cercare di servirsi di lei per risolvere un qualunque problema terreno. Ciò contrasta nettamente con le dichiarazioni degli attuali rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in particolare l'ex metropolita Aleksandr (Drabinko), che parla della Chiesa come una sorta di istituzione terrena a beneficio dello stato e della società, ma dimentica completamente la sua essenza e i suoi obiettivi ultraterreni.

È facile vedere che oggi lo stato viola grossolanamente questa affermazione del defunto primate. Lo stato si prende la libertà non solo di interferire negli affari ecclesiastici, ma anche di determinare la canonicità o non canonicità di alcune confessioni, nonché di risolvere altre questioni puramente religiose.

Secondo sua Beatitudine, i rapporti tra le organizzazioni religiose e lo Stato dovrebbero basarsi sui principi di non ingerenza nelle reciproche sfere di competenza. Lo stato deve garantire alle organizzazioni religiose pari diritti secondo la legge, non deve cercare di utilizzare tali organizzazioni per i propri scopi, mentre le organizzazioni religiose non devono ricorrere all'assistenza statale per risolvere i problemi interreligiosi.

Il metropolita Vladimir: "La funzione principale dello Stato è fornire le condizioni per la libera esistenza della Chiesa e resistere alla tentazione di considerare la Chiesa o le cosiddette confessioni tradizionali come una sorta di 'ministero degli affari spirituali' non ufficiale. La Chiesa, a sua volta, deve resistere alla tentazione di cercare il sostegno dello Stato, usando una terminologia laica, in competizione con altre confessioni".

Come si può vedere, questo è esattamente ciò che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sta facendo ora, e inoltre, come afferma il suo leader, senza questo semplicemente non può esistere. Quanto alla tentazione dello Stato di risolvere i suoi problemi con l'aiuto della Chiesa, questa tentazione non solo è sempre esistita, ma lo Stato vi ha sempre ceduto.

Il metropolita Vladimir: "L'analisi della politica religiosa dello stato ucraino negli anni 1992-2007 testimonia che tutti e tre i presidenti dell'Ucraina (L. Kravchuk, L. Kuchma e V. Jushchenko) erano e sono sostenitori della creazione di una "Chiesa locale unica", vedendola come uno dei meccanismi di formazione e consolidamento della nazione ucraina".

Allo stesso tempo, sua Beatitudine afferma che non c'era risposta a tutte le domande rivolte allo Stato: perché ha bisogno della Chiesa locale, quale posto occuperà nello Stato e quali saranno le sue relazioni con lo Stato. Ad ogni modo, la Chiesa ortodossa ucraina è stata costantemente messa sotto pressione affinché acconsentisse alla creazione di una simile "Chiesa locale unica". Questa pressione andava dall'essere "spinti ai margini della vita pubblica al ricevere essenzialmente lo status di Chiesa di Stato in cambio di determinati vantaggi ". Tuttavia, lo status della Chiesa dovrebbe essere determinato principalmente dalla Chiesa stessa, a partire dai suoi compiti religiosi, non dai compiti di costruzione dello Stato e della società.

Il metropolita Vladimir ha anche avanzato una serie di affermazioni contro lo stato:

  • mancato conferimento alla Chiesa ortodossa ucraina nel suo insieme dello status di persona giuridica;
  • mancata restituzione dei beni della chiesa;
  • un invito a papa Giovanni Paolo II in Ucraina contrario all'opinione della Chiesa;
  • rifiuto di legiferare sul ruolo speciale dell'Ortodossia nella formazione del popolo e dello stato ucraini;
  • arbitrarietà delle autorità locali in relazione alla Chiesa ortodossa ucraina, principalmente nell'ovest dell'Ucraina.

Riassumendo la questione del rapporto tra la Chiesa e lo Stato, sua Beatitudine Vladimir ha detto:

"Qual è la principale conclusione che la nostra Chiesa è stata in grado di trarre riguardo alle relazioni Chiesa-Stato nel periodo passato? Qual è la lezione che ci ha insegnato la storia?

Primo. Nonostante le tempeste storiche e le difficoltà nei rapporti con il potere statale, la Chiesa deve seguire la via della libertà, rimanendo internamente ed esternamente indipendente dallo Stato.

Secondo. Qualsiasi pressione sulla Chiesa da parte dello Stato in una democrazia è inappropriata e persino irrazionale, poiché non può influenzare radicalmente e per lungo tempo la vita della Chiesa. È vero però che tale pressione è efficace solo a una condizione, cioè se la gerarchia ecclesiastica non persegue una politica di compromesso, ma segnala pubblicamente i fatti di violazione dei diritti dei credenti".

In stretta conformità con le parole sopra citate del metropolita Vladimir, l'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina non cede allo Stato, ma difende i diritti dei credenti in tutti i modi legali.

Quanto all'atteggiamento nei confronti della politica in generale, sua Beatitudine afferma una cosa fondamentale al riguardo: la Chiesa non può avere in sé determinate preferenze politiche: "Nulla può nuocere all'unità della Chiesa più dell'influenza dei processi politici. Penetrando nella vita della Chiesa, la politica la avvelena e divide i credenti in "destra" e "sinistra", "arancioni" e "bianco-azzurri", ammiratori dei modelli di civiltà "orientali" e "occidentali". <…> La Chiesa crea l'eucaristia, e tutto ciò che accade nella Chiesa avviene nel contesto dell'eucaristia. Non c'è niente di più estraneo all'eucaristia della politica, tanto più quella etnocentrica".

Atteggiamento verso gli scismatici

Il metropolita Vladimir tocca anche la questione dei rapporti con le altre confessioni in Ucraina. Dice che la Chiesa ortodossa ucraina ha in Ucraina i rapporti più benevoli con la Chiesa cattolica romana, che i rapporti con i greco-cattolici lasciano molto a desiderare. Inoltre, presta particolare attenzione agli scismatici: il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", con i quali i rapporti sono secondo la sua definizione i più problematici.

Il Patriarcato di Costantinopoli ha definito la "passività" della Chiesa ortodossa ucraina quasi l'argomento principale per la sua incursione negli affari ecclesiastici dell'Ucraina. I fanarioti affermano che la Chiesa ortodossa ucraina e la Chiesa ortodossa russa non hanno prestato attenzione al problema dello scisma, a causa del quale milioni di credenti sono rimasti fuori dalla Chiesa. Questo argomento è falso. Sia Sua Beatitudine Vladimir che l'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina erano ben consapevoli di questo problema e non hanno mai rifiutato la possibilità di un dialogo con gli scismatici.

Il metropolita Vladimir: "Non c'è pienezza di verità e di grazia fuori della Chiesa. Tuttavia, verità e grazia non possono essere oggetto di possesso e di orgoglio. Pertanto, mantenendo intatta la purezza della sua fede e la canonicità della sua gerarchia, la Chiesa ortodossa ucraina non dimora in una 'solitudine orgogliosa' – è aperta al dialogo con i fratelli che si sono distaccati da noi".

Sua Beatitudine vede una delle ragioni principali dello scisma nella circostanza che la Chiesa, appena liberata alla fine degli anni '80 dal giogo dello Stato sovietico, non ha potuto "ecclesializzare" la coscienza di milioni di persone che sono entrate nella Chiesa e vi hanno portato la loro visione secolare del mondo e, prima di tutto, l'ideologia nazionalista.

Il metropolita Vladimir: "È noto che durante il periodo sovietico la Chiesa ortodossa era estremamente limitata nelle sue attività missionarie ed educative. Non aveva l'opportunità di fare catechesi; la vita parrocchiale era spesso ristretta allo svolgimento dei servizi divini. Così, all'inizio degli anni '90, quando sorse in Ucraina un potente movimento nazional-patriottico, molti cristiani ortodossi, che non ebbero l'opportunità di approfondire la loro conoscenza della fede, furono vittime di un'ideologia etnofiletista romantica.

In primo luogo, fu colpita da questa ideologia l'intellighenzia, che erroneamente vedeva nella Chiesa uno strumento di sacralizzazione del giovane Stato ucraino. In seguito, l'ideologia etnofiletista ha abbracciato anche parte del clero ortodosso, che è entrato in scisma".

Inoltre, sua Beatitudine Vladimir descrive i contatti della Chiesa ortodossa ucraina con i rappresentanti del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", e anche alcuni progressi nei negoziati con quest'ultima. Dice che, nel complesso, si è conservata un'unica base dogmatica, sulla quale è possibile il dialogo, pur ammettendo che la coscienza ecclesiologica degli scismatici è fallace e "confina addirittura con l'eresia". Ma la cosa più importante che il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha evidenziato nel dialogo con gli scismatici è la necessità di un sincero, genuino pentimento da parte loro.

Il metropolita Vladimir: "La posizione della nostra Chiesa sulla questione del superamento dello scisma e del ripristino dell'unità della Chiesa in Ucraina non è condizionata da ragioni politiche o dal desiderio di umiliare pubblicamente gli altri. Ci aspettiamo un'impresa personale dai leader di coloro che sono in scisma: la consapevolezza della loro tragica situazione e la necessità di un pentimento pieno di grazia. Il pentimento non può essere 'umiliante'; al contrario, eleva una persona, poiché il pentimento conduce al rinnovamento della pienezza della comunione piena di grazia con Dio. Ma non può ridursi a una firma sotto qualche memorandum diplomatico. La profanazione del mistero non porterà l'unità e la pace della Chiesa".

Quanto alla questione dello statuto canonico della Chiesa ortodossa ucraina come Chiesa autonoma, sua Beatitudine Vladimir lo riteneva ottimale nelle attuali condizioni socio-politiche e soggetto a revisione solo nell'ottica del superamento dello scisma. Richiamava l'attenzione anche sul fatto che la Chiesa ortodossa ucraina ha più diritti canonici e libertà nel risolvere i problemi ecclesiastici rispetto, ad esempio, alla Chiesa ortodossa di Grecia, che ha formalmente lo status di autocefalia.

Atteggiamento verso le sfide del nostro tempo

Parlando del fatto che la Chiesa non dovrebbe partecipare alla politica, il metropolita Vladimir ha esteso questo approccio alla questione del sostegno alle aspirazioni di integrazione europea dell'Ucraina, o viceversa, al loro rifiuto.

Il metropolita Vladimir: "Evitando consapevolmente l'attività politica, la Chiesa ortodossa ucraina non prende effettivamente parte alla discussione pubblica sulla 'scelta di civiltà', credendo che la Chiesa debba compiere la sua missione salvifica in qualsiasi contesto storico e politico".

Allo stesso tempo, sua Beatitudine indica anche le minacce che attendono la nostra società in caso di successo dell'integrazione europea – non tanto formale e legale quanto mentale.

Il metropolita Vladimir: "Nell'integrazione europea è in agguato la tentazione del relativismo. I suoi eroi, i suoi idoli non credono nella verità, ma nel compromesso. I valori fondamentali dell'Europa moderna sono formali. Sembra che la culla della civiltà cristiana onori il diritto di essere (o non essere) un cristiano più di quanto onori Cristo. L'Europa moderna ha a cuore la santità della libertà di scelta. Tuttavia, la possibilità di scelta non può essere un obiettivo positivo della vita umana – solo il suo prerequisito, niente di più. Se chiediamo all'europeo medio dei valori positivi, cioè alla fine, per cosa vale la pena vivere e per cosa vale la pena morire, molto probabilmente non sentiremo risposta".

Sono passati 13 anni da allora, l'integrazione europea è stata fissata in Ucraina a livello legislativo, e nella stessa Europa l'ideologia delle persone LGBT, l'uguaglianza di genere, "l'educazione sessuale", il livellamento dell'istituzione della famiglia, e così via sono divenute prevalenti. Sembra che in queste condizioni la Chiesa non possa più stare lontana dalle discussioni pubbliche sulla "scelta di civiltà", perché questa stessa scelta non è affatto neutra rispetto alla morale e all'etica cristiana. Se la civiltà europea si sviluppa lungo la via di un allontanamento sempre maggiore dai comandamenti evangelici, allora la Chiesa è obbligata a dire la sua sul tema della "scelta di civiltà" della nostra società. Allo stesso tempo, Il metropolita Vladimir afferma che il nostro popolo e gli altri popoli dell'Europa orientale (a condizione che mantengano la loro fede e identità cristiana) hanno qualcosa da offrire all'Europa occidentale; c'è qualcosa da testimoniare nella società occidentale laica e postmoderna.

Sua Beatitudine Vladimir conclude il suo discorso con le seguenti parole: "La società europea anela a Dio, anche se gli europei moderni spesso dimenticano il suo nome. La missione della Chiesa è ricordare ai nostri contemporanei che la vera bellezza e comunicazione sono possibili solo in Gesù Cristo, che rinnova il nostro cuore non appena si apre a lui".

Conclusione

Come potete vedere, il discorso del metropolita Vladimir a Varsavia sfata molti miti creati attorno al suo nome, e risponde a molte domande. Non era un sostenitore di un rifiuto a bruciapelo del dialogo con gli scismatici, ma non ammetteva nemmeno la possibilità della "riunificazione" senza rendersi conto del peccato dello scisma e mostrare pentimento. Vedeva perfettamente le minacce per la Chiesa in vari modelli di relazioni Chiesa-Stato e ne parlava onestamente. Era consapevole delle sfide che l'integrazione europea pone alla Chiesa, ma non aveva paura di rispondervi, partendo da una ferma fede in Cristo.

È anche chiaro che la coscienza ecclesiastica dell'attuale dirigenza della Chiesa ortodossa ucraina non è affatto cambiata e non si è discostata dai principi espressi da sua Beatitudine il metropolita Vladimir. Anche l'attuale primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine Onufrij, afferma che la Chiesa serve Dio, non lo Stato e la società, e riconosce anche il pentimento come condizione necessaria per superare lo scisma. Non può essere altrimenti, perché "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno" (Eb 13:8).

 
Recensione cinematografica - Pop (2012), di Vladimir Khotinenko

Assieme a Ostrov ("L'isola", 2006) di Pavel Lungin, il più famoso film ortodosso dell'ultimo decennio è verosimilmente Pop (2012), di Vladimir Khotinenko (lo stesso regista di 1612: Khroniki smutnogo vremeni, che abbiamo avuto modo di recensire su queste pagine).

Il film racconta la storia di un sacerdote immaginario, padre Aleksandr Ionin (ma basato sulla figura e sui diari di un prete molto reale e quasi omonimo, padre Aleksej Ionov), che assieme alla moglie Alevtina è chiamato a prendere parte alla Missione ortodossa di Pskov durante l'occupazione nazista dei paesi baltici e della Russia nord-occidentale, tra il 1941 e il 1944.

Il film è un tentativo di far conoscere gli eventi di un contesto storico molto delicato e controverso, e va visto con attenzione e comprensione, a cominciare dal suo stesso titolo. "Pop" (che nel mondo di lingua inglese è stato tradotto – ed effettivamente anestetizzato – con "The priest", ovvero il prete, il sacerdote) è un nome che indica una visione sprezzante della figura sacerdotale, nel modo in cui il termine "pope" era stato svilito dai bolscevichi. In tale visione, non sarebbe sbagliato tradurre il titolo del film come "Il pretaccio", e non c'è dubbio che i sacerdoti della Missione di Pskov, presi tra l'incudine e il martello del nazismo e del comunismo, venissero visti e trattati come tali.

Il film nasce da una sponsorizzazione quanto mai singolare: la stessa Chiesa ortodossa russa, che nella persona del patriarca Alessio II (il cui padre aveva servito come prete nell'Estonia occupata dai nazisti) aveva cercato di far narrare la storia di quegli eventi in una prospettiva meno parziale.

La Missione ortodossa di Pskov (o per usare il termine ufficiale, la "Missione ortodossa nelle regioni liberate della Russia") in cui i nazisti permisero al metropolita Sergio (Voskresenskij) di inviare sacerdoti a riaprire le chiese russe chiuse dai sovietici, fu da una parte un capolavoro di abilità diplomatica (fino al dettaglio non indifferente di far rimanere i preti della missione sotto l'autorità canonica del patriarcato di Mosca), ma d'altra parte fu oggetto di una storiografia falsata e ingiusta. Le fonti tedesche o anticomuniste presentarono la missione come un successo senza precedenti di ritorno del popolo russo alla fede ortodossa (di fatto il successo fu piuttosto modesto, poiché la missione agiva tra popolazioni sottoposte a oltre un ventennio di propaganda dell'ateismo), mentre le fonti sovietiche furono compatte nel denunciare tutto il movimento come un bieco episodio di collaborazionismo. Lo stesso spirito inquieto di opposizione senza compromessi si può vedere anche nella maggior parte delle critiche al film. Il vespaio di polemiche era prevedibile, partendo da posizioni tanto preconcette: ci limitiamo a ricordare che il film è il primo tentativo di narrare sullo schermo le vicende della Missione ortodossa di Pskov "viste dall'interno".

La trasformazione del nome del prete da Aleksej ad Aleksandr si capisce alla luce del santo patrono della chiesa restaurata al culto. Anche Aleksandr Nevskij (ricordato non solo dall'icona della chiesa, ma anche dalla proiezione dell'omonimo film anti-tedesco di Eisenstein, nella chiesa trasformata in centro culturale nei tempi sovietici) è un personaggio che visse appieno una dicotomia tra Occidente e Oriente e la scelta tra due tipi diversi di invasione. La scelta tra tedeschi e tartari nella Russia del granduca Aleksandr non è tutto sommato diversa dalla scelta tra tedeschi e sovietici nella Russia di padre Aleksandr, e fa capire la decisione di quest'ultimo di non sostenere nessuno (come dice a un certo punto: "Né i nazisti né i bolscevichi sono eterni. Solo Cristo è eterno").

L'attore che interpreta padre Aleksandr, Sergej Makovetskij (che così come il regista ha ricevuto un'alta onorificenza dalla Chiesa ortodossa russa), secondo alcuni critici interpreta il suo ruolo tanto bene da essere più credibile di molti veri preti. Ma il suo punto di vera forza non sta tanto nel carattere positivo del personaggio, quanto nel grado quasi eroico della sua interazione tra le differenti forze in gioco: La gerarchia ecclesiastica sotto pressione nazista (a Riga) e comunista (a Mosca), la Wehrmacht (impersonata dall'ufficiale russo-tedesco – e ortodosso – Ivan Freihausen), la polizia collaborazionista, i partigiani e l'esercito sovietico.

Nello stile tipico di Khotinenko, il film cerca di mettere insieme diversi elementi narrativi, incluse scene di follia e un paio di storie d'amore, con un poco dell'indulgenza per i temi fiabeschi e surreali (una scena in cui padre Aleksandr è visto attraverso gli occhi di una mosca, e una più lunga sequenza onirica) che costellavano 1612.

Quale che possa essere la sua valutazione storica e cinematografica, e anche tra le persone non particolarmente interessate ai difficili anni descritti nel film, Pop rimane uno dei più interessanti veicoli per far conoscere al grande pubblico lo spirito della fede cristiana ortodossa.

Video del film con sottotitoli in italiano

 
«Нужно благодарить Бога за опыт»

В этом году 60-летие со дня рождения отмечает известный на всю Италию православный духовник, архимандрит Амвросий (Макар). Отца Амвросия знает не только общество православных русских, молдавских и украинских эмигрантов, но и научный богословский мир Италии и Украины. Служение батюшки в Италии сопряжено с различного рода заботами — это и окормление многонациональной паствы, это и ходатайство перед властями Италии о помощи нуждающимся эмигрантам, это и богословский диалог с Католической Церковью, а также пастырское служение в совершенно отличных от Украины и России условиях. Мне удалось поговорить с батюшкой о служении в Италии, об общинной жизни, о традициях Церкви и пользе их для современного человека, о скорбях и путях их преодоления, об отношениях — их построении и о преодолении боли расставания. Тема взаимоотношений сегодня очень актуальна, поскольку в наш век оскудела любовь, и люди часто ищут друг в друге вовсе не то, что находят... И вот, живое, победоносное слово отца Амвросия предлагается вниманию читателей.

Архимандрит Амвросий (Макар) и Сергий Епик

Отец Амвросий, расскажите, пожалуйста, об опыте пастырского служения в Италии.

По существу, служение здесь практически не отличается от служения дома у нас. Поскольку мир светский не отличается. Но здесь больше искушений. И это, с одной стороны, затрудняет служение, с другой стороны, открывает возможность к непосредственному служению. Поскольку люди попадают в разные трудности и обращаются к Богу, в Церковь. Трудностей много в нашем служении, потому что это диаспора заработчан, у которых разбитые или разделенные семьи.

Сложно ли их привести к Богу? Что может помочь таким людям?

Прежде всего — жизнь общины. Община у нас — это корабль церковный, который должен быть. И это помогает очень во многих вещах. Сама община помогает священнику нести служение здесь и оказать помощь нуждающимся.

Бывают ли у вас трудности с Католической Церковью?

Мы должны честно сказать, что если бы не Католическая Церковь, мы бы, не имея храмов, многого бы не имели. Поскольку эмигранты не могут ничего сделать. Если они приехали на заработки, то им нужна только поддержка.

Известно, что в Италии больше эмигрантов из Украины. А как с УГКЦ?

Где есть православная община — там их нет.

В Украине сильное движение униатов — мешают ли они тут?

Если мы активно совершаем свое служение, то они не могут нам мешать. Фактически Рим дает нам зеленый свет. Во многих религиозных явлениях, таких как Всемирный Совет Церквей, униаты не участвуют. И здесь, в Италии, Католическая Церковь более дружна с православными, нежели с УГКЦ.

Все, что есть в Италии, способствует хорошему развитию Православия. Но, к сожалению, мало сделано, а многое нужно сделать.

Мы уже упоминали о людях, которые выехали за границу, семьи которых разрушились или рушатся. А как все-таки создать счастливый брак и обрести путь?

Все зависит от веры. Если человек живет верой, то он найдет себе пару. Если человек верующий и не раздваивается между этим миром и Богом, то, конечно, Господь с ним, и Он ему поможет найти пару и — самое главное — совершить свою жизнь по-христиански, что не так-то и просто в наши дни...

Многие говорят: «Вот, вы знаете, сложно найти человека, чтобы прожить с ним всю жизнь». А все-таки — сложно ли найти?

Конечно, этот вопрос очень актуальный. Мы часто касаемся этого вопроса на наших встречах в Милане, где говорим об этом мире и о том, как именно формируется сознание человека, в том числе верующего. То, о чем вы сейчас сказали, — это продукт мира, и, естественно, этот мир ищет удовлетворения своих страстей. А это говорит о том, что человек не верит Богу, не верит в то, что возможно встретить человека — такого, с которым можно всю жизнь спокойно и в радости прожить.

Как человеку, приехавшему из Украины или России, не потерять свою идентичность здесь?

Если он будет верующим человеком, то никогда не потеряет идентичность, а еще и детям ее передаст вместе с верой, и так будет жить род. А вот светские люди стараются сохранить, но без веры это очень сложно, поскольку неизбежно ассимилируются здесь и становятся, как и все остальные. Верующий человек всегда остается самим собой, сохраняя свою жизнь, связь со своей родиной, с семьей — самое лучшее явление!

Наверное, вам приходится утешать сердца многих здесь живущих, приходящих за советом и для беседы?

Много таких.

Митрополит Антоний Сурожский говорил о том, что сердце священника должно быть подобно базарной площади — для блага прихожан. Но ведь это очень непросто. Бывает ли у вас желание немного уединиться?

Нет. Хочется еще больше быть с ними (прихожанами). Потому что чувствуешь тут благодать Божию, благодарность людскую. Чувствуешь то, чего в другом месте не находишь. И я верю, что общинная жизнь — это Церковь настоящая, которая живет этой жизнью. И не печалится! Это самая большая проблема людей сегодня — не печалиться в своей жизни. К сожалению, печалятся теперь сплошь и рядом. А когда верующие общаются с пастырем и между собой, живут надеждами церковными, живут в общине церковной — это замечательно.

Приход во имя святителя Амвросия Медиоланского в Милане

А Евхаристия?

Евхаристия — в центре внимания. Это первый вопрос общинной жизни.

Вы замечаете изменения в своих чадах, которые под вашим окормлением годами живут и причащаются?

Они становятся более смиренными и выносливыми. Но это делает в них Христос! И священнику намного легче возглавлять движение такой семьи церковной.

Преподобный Серафим Саровский говорил, что причащаться лучше почаще — как вы относитесь к практике частого причащения, указанной старцем?

Это истина! Это настолько конкретно и ясно сказано, что много и не нужно говорить. Если человек часто причащается, то он и готовится к причащению. А значит, и жизнь свою старается проводить в чистоте, постоянно готовясь к Таинству. Конечно, диавол будет искушать этого человека. Но его дело искушать, а дело человека — готовиться к Таинству и жить благочестиво!

Вопрос о христианской ответственности. Многие люди считают, что главное дело перед Причастием — исповедаться в день литургии, якобы «чистеньким» подойти к Чаше, — а вот потом катятся «с горки».

Да, обычно часто так бывает с теми, кто редко приступает к Евхаристии. А кто часто причащается, живет иначе. Если человек регулярно готовится к Исповеди и Причастию, то он уже успешно поборает все страсти.

А как вы видите отделение Исповеди от Причастия? У католиков, к примеру, это отделено.

И у греков тоже! Я думаю, что мы должны благодарить нашу Русскую Церковь за традицию частой и обязательной исповеди. Чем чаще священник встречается с верующими, тем лучше. И я благодарю Церковь за то, что у нас есть. Потому что каждый день я могу поговорить с приходящим ко мне человеком. А если этого нет, то тогда трудно. Да, на это уходит много сил, но это — центральный вопрос. Кто часто причащается — я благословляю, конечно, иногда и без исповеди. Но все-таки лучше прийти и пообщаться.

Как человеку подсказать, если мы видим, что человек врет сам себе и считает себя правильным, верующим или благочестивым? Стоит ли вообще подсказывать ему?

А вы думаете, что он поймет вас?

Верно, Соломон сказал: не обличай неразумного, да не возненавидит тебя... (Притч. 9, 8), но все же в нашем церковном обществе есть такая проблема с «замоленными» людьми. Как, по-вашему, ее можно было бы решить?

Во-первых, не надо смущаться этим вопросом. А во-вторых — искать пути решения этих вопросов. Опять же — община. Если община живет во Христе и в диалоге внутреннем, — тогда есть гармония. С помощью общины церковной можно преодолеть многие трудности. Что происходит в общине? — Общение священника со своими прихожанами. Постоянное общение. Это встречи, просвещение, это духовные беседы, которые всегда должны осуществляться в церковной общине. Мы сейчас страждем от того, что есть возможность просвещаться, становиться более крепкими христианами, а мы не готовы к этому...

Говоря об общинной жизни, вы сказали, что люди в Церкви живут беспечально. Но вот тема печали и скорби: мы так привыкли сегодня жаловаться. Как пережить сегодня трудности? У некоторых есть настоящие трудности.

Да, но у верующего человека всегда эти трудности преодолеваются спокойным сердцем, надеющимся на Бога сердцем. Поэтому, кто страждет от смуты в своем сердце, то ему, конечно, и вопросы трудно решать. Но мы должны всегда помнить, что Господь всегда над всеми нашими проблемами. Если человек верующий, он их (проблемы) решает с Божией помощью.

Говоря об эмигрантах здесь, мы коснулись темы распада семей. Тема разрыва: если приходит время расстаться с человеком, как не причинить боль человеку и не иметь греха перед Богом?

Если пара расстается и прекрасно понимает, в чем дело, то это важный момент всей жизни, поскольку эти двое не расстаются по непонятным причинам. А наоборот — им все ясно, они видят, что лучше так, и решили это вдвоем. Такое расставание верно. Всякое расставание не является злом, а является испытанием. Испытание — это плод наш. И если мы расстаемся с этим плодом, благодаря Бога за то, что было такое явление, была дружба, согласие, а потом разошлись, потеряв согласие, — это все-таки духовный опыт. И не нужно огорчаться никогда! Нужно благодарить Бога за опыт! В этом-то и суть: научиться жить не так, как нам бы хотелось, а так, как Бог управит. Всякое испытание для верующего человека — это плод положительный.

Говорят, что если расстаешься с человеком, то лучше и не молиться о нем, чтобы не вспоминать и не грустить. Верно ли это?

Забыть о человеке невозможно, молиться о нем нужно. Молиться нужно, чтоб Господь управил пути расставшихся — тогда не будет грусти. Если люди, которые расстались, будут грустить, то это несправедливо. Они разделились. Они поступили так, как должны были поступить. А все прочее Господь управит. Он знает, как нам лучше. Для верующего человека это ясно. Если Он дал испытание, то это благо для нас, хоть мы на данном этапе и не знаем — для чего.

Отношения бывают сложными от недостатка взаимопонимания, особенно если теряется доверие. Если тебе лукавят — как поступать?

Мы должны всегда жить надеждой и никогда — оценкой ближних. Относиться нужно к людям проще и не замечать лукавства. Даже если заметили — то Господь над нами. Свет не видит лукавства, он просто светит! Поэтому нужно помнить, что солнце светит для добрых и злых, на лукавых и искренних. Поэтому нужно избегать таких светских элементов, как копание в ближнем.

Что можно посоветовать человеку, который сокрушается о разрушенных отношениях и «сожженных мостах», порою ищущему восстановить утраченное?

Мы не должны над этим думать. Это воля Божия. Перед нами есть испытание — нужно смиряться. Пришло испытание — «Господи, как Ты управишь!». А все эти размышления — это происки диавола. Не надо желать того чего нам хочется, надо желать того, что угодно Богу. А Богу угодно наше терпеливое отношение, смирение. А в чем тогда смирение, если перед нами трудность, а мы пасуем?

Нашему уму не по силе понять, «почему так или инак». И более того, если мы стремимся понять, «почему так или не так», то мы не с Господом. Мы с Богом только тогда, когда мы готовы на все, когда Он управляет, а я своим умом только подчиняюсь Его воле. И часто бывает, что Господь устрояет дела противоположно нашему опыту или нашим ожиданиям. Нужно принимать действие Божие в нашей жизни.

И в заключение — могли бы вы сказать из своего личного опыта о том, как побеждать печаль и переносить трудности?

Много было трудностей... Естественно, этого не избежать ни одному человеку, при любых обстоятельствах. Но я никогда не вникал в то, какова трудность и почему она пришла в мою жизнь. Для меня самым важным было — служить Христу Господу и делать то, что Ему угодно. А остальное — Он Сам управит. И я не ищу чего-то особенного, без трудностей. Без трудностей жизни нет — это безумие. Пример для всех — это святые мученики! И каждый христианин скажет это. Поэтому слава Богу за все!

 
Intervista di Tudor Petcu a François Bœspflug sull’iconografia etiopica

Mi può spiegare quale potrebbe essere il principale significato della spiritualità etiopica per la sua ricerca, o in altre parole, cosa ha rappresentato l'Etiopia per la sua personalità spirituale quando l'ha scoperta per la prima volta?

Un colpo di fulmine allo stesso tempo avido, affascinato e molto tardivo. Si può diventare un buon conoscitore dell'iconografia cristiana e del mondo dell'icona e non sapere nulla proprio dell'arte etiopica. Per molto tempo, devo iniziare con questa ammissione, ho ignorato, o quasi ignorato, l'Etiopia, la comunità cristiana che vi si è sviluppata, la sua spiritualità, la sua iconografia, anche se avevo cominciato a interessarmi attivamente all'arte cristiana orientale, dopo un viaggio con Wilhelm Nyssen nel 1969 in Jugoslavia, Bulgaria e Grecia. È soprattutto dopo aver letto e valutato per le Editions du Cerf a Parigi nel 1978 La teologia dell'icona nella Chiesa ortodossa di Leonid Uspenskij, pubblicato integralmente per la prima volta nel 1980, che il mio interesse per l'arte dell'icona si è risvegliato, e dopo aver formato con lui una relazione molto amichevole e fiduciosa, al punto che mi offrì una sontuosa posfazione al mio Dieu dans l’art (1984). Questa scoperta dell'Ortodossia si è approfondita quando abbiamo tenuto con Nicolas Lossky, figlio di Vladimir, è stato nel 1986, un simposio internazionale al College de France di Parigi, in occasione del dodicesimo centenario del secondo Concilio niceno (787-1987). Ho quindi fatto una serie di viaggi nell'Europa orientale, in Russia, in Armenia, ma ho aspettato fino al febbraio del 2017 per andare in Etiopia e scoprire sul posto l'arte religiosa di questo paese che d'ora in poi fa parte delle mie curiosità ostinate e dei miei sogni. È stato in occasione di una conferenza internazionale presso l'Università di Addis Abeba, dove ho avuto il piacere di presentare e documentare tre motivi iconografici originali dell'arte etiopica, due dei quali sono sconosciuti all'arte religiosa occidentale. Poiché una delle mie nipoti era la moglie di un diplomatico di stanza in Etiopia, potevo soggiornare da loro e prolungare il mio soggiorno. È così che ho visitato molte affascinanti chiese rupestri, in particolare a Lalibela e nel Tigraï, ho reincontrato specialisti che vivono lì da decenni, come Luigi Cantamessa, [1] e sono entrato in contatto con altri come Gianfrancesco Lusini, professore di amarico, gheez e storia etiopica all'Università di Napoli ("L'Orientale", Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo).

Si potrebbe dire che l'Etiopia è in qualche modo il cuore del cristianesimo africano? Se sì, quali sarebbero le sue argomentazioni teologiche?

Non me ne voglia se la prendo in contropiede e cerca di spiegare che, al contrario, l'arte religiosa etiopica non ha, a mio parere, qualcosa che potrebbe renderla una tipica rappresentante dell'arte cristiana nel continente africano. A questo proposito, bisogna sottolineare che quest'arte è legata all'arte copta dell'Egitto proprio come la chiesa cristiana tewahedo [2] dell'Etiopia fu per secoli una semplice diocesi, per quanto estesa, suffraganea di quella di Alessandria, fino al 1959, quando ha conquistato la sua autonomia ecclesiale. Per il resto, l'arte cristiana etiopica deve molto a due importanti caratteristiche strutturali della sua storia (reale o leggendaria, qui importa poco), vale a dire il famoso viaggio della Regina di Saba, Candace, da Salomone e il presunto soggiorno della Sacra Famiglia in Etiopia dopo la sua fuga in Egitto dopo il massacro degli innocenti attuato da Erode. Dalla sua visita al re di Giuda ritenuto saggio tra i saggi, la regina sarebbe tornata in stato di gravidanza, e la tradizione più costante ha concluso che la dinastia regnante fino all'imperatore Haile Selassie, aveva una legittimità tinta della sacralità risalente ai tempi biblici. Per quanto riguarda il soggiorno della Sacra Famiglia, che le agenzie egiziane si compiacciono di descrivere in dettaglio, geograficamente, passo dopo passo, per convincere i turisti ad andare dove si suppone che essa sia passata, tale soggiorno si sarebbe esteso con un lungo viaggio in Etiopia, dove la Sacra Famiglia avrebbe vissuto, secondo i testi apocrifi, non meno di tre anni e mezzo, ricevendo un'accoglienza eccezionale, e non senza realizzare un certo numero di prodigi. Ciò spiega, infatti, alcune caratteristiche della teologia e la stessa concezione della nazione, che si suppone sia stata un dono del Signore Gesù a sua madre, per ricompensarla per tutto ciò che aveva sperimentato e affrontato come prove. Di qui anche la presenza in alcuni monasteri, di dipinti che raccontano rari episodi di quella fuga, il dibattito con i briganti che sarebbero diventati i due ladroni tra cui Gesù fu crocifisso sul Golgota, il nascondiglio provvidenziale che la Sacra Famiglia, compreso il suo asino,  avrebbe trovato in un tronco d'albero che si aprì miracolosamente, ecc.

Ma torno alla sua domanda sul rapporto tra Etiopia e Africa. Avendo vissuto e viaggiato due anni in Ciad, dopo aver visitato nella stessa occasione sette paesi dell'Africa centrale, seguito alcune tesi di giovani sacerdoti africani inviati a Strasburgo dai loro vescovi e studiato da vicino ciò che dai tempi di Giovanni Paolo II si definisce con varie modalità "inculturazione" del messaggio cristiano nell'arte africana, tutto ciò mi consente di affermare che, in questo senso, l'arte cristiana etiopica è completamente separata rispetto all'arte nata tra i suoi vicini occidentali e meridionali. È rappresentativa solo di se stessa. La sua storia e antichità non hanno eguali nel continente e potrebbe essere necessario aggiungere che l'arte etiopica non ha avuto molta influenza. In ogni caso, anche se le tracce che sono state preservate dal primo millennio dell'era cristiana e del medioevo sono rare, è ovviamente molto più antica di tutte le altre manifestazioni artistiche della ricezione del Vangelo in Africa, seguite alle spedizioni e poi alle operazioni di colonizzazione che hanno fatto da cornice alle missioni africane. È anche molto marcata per l’allineamento a una tradizione teologica "miafisita" e non calcedoniana. Il suo debito verso certi soggetti caratteristici dell'arte cristiana orientale, come l'Anastasis, raffigurata con il Risorto che estrae dagli inferi Adamo ed Eva tutti nudi, è evidente. Infine, potrebbe essere un monaco italiano di nome Niccolò Brancaleone [3], egli stesso un artista stesso, e che vi trascorse almeno trent'anni a partire dal 1480, ad avere un ruolo di iniziatorte e di ispiratore dell'arte religiosa locale, un ruolo che potrebbe avere effetti profondi, anche se sono difficili da misurare esattamente. Ancora, l'arte cristiana etiope ha una versione molto originale di Cristo coronato di spine [4] e un soggetto completamente sconosciuto all'arte cristiana d'Oriente e d'Occidente, vale a dire il "Patto di misericordia" tra Cristo e la Madre di Dio. [5] Questi due soggetti, bisogna precisare, non hanno paralleli nell'arte cristiana dell'Africa nera. Aggiungiamo che l'arte etiopica ha mostrato la sua predilezione duratura per la rappresentazione della Trinità "triandrica", vale a dire, in senso figurato come tre vecchi o tre uomini a stretto contatto e incorniciati dai quattro esseri viventi della visione di Ezechiele divenuti i simboli dei quattro evangelisti: un tipo iconografico ereditato forse dall'arte copta, [6] ma completamente assente altrove in Africa e privo di un equivalente in Europa occidentale e... in America latina. [7]

Lei ha sviluppato un buon numero di studi sull'iconografia cristiana in Occidente, e i suoi libri hanno indubbiamente dato un contributo essenziale alla teologia dell'icona, in particolare in Francia e in Italia. Da queste realtà evidenziate da me, come definirebbe la sua prospettiva di teologo cattolico e occidentale sull'iconografia etiopica? Che novità apporta l'iconografia etiopica nel suo orizzonte teologico?

Prima di tutto, porta la prova preziosa, degna di essere meditata, che il continente africano non è spiritualmente e culturalmente un blocco unico, cosa che troppi europei non comprendono affatto. La tasca attorno al bacino del Nilo e l'alta catena montuosa dell'Etiopia sono entità fisiche specifiche che hanno visto nascere una singolare umanità e un modo originale di vivere il Vangelo. I luoghi santi etiopici, il formidabile sviluppo dell'eremitismo e del monachesimo, la specificità del calendario liturgico hanno poco a che fare con il tipo di cristianesimo che è stato generato dal costante confronto tra i missionari dell'Africa nera e la presenza dell'islam in tutti i circuiti che consentono gli scambi commerciali e la transumanza delle mandrie.

Dal punto di vista dell'incontro tra il Vangelo e la cultura locale, l'Etiopia rappresenta un vasto territorio a parte, piuttosto estraneo, per esempio, al problema della negritudine. Questo non ha certamente bloccato la strada ai motivi tipicamente africani dell'arte etiope, come il Gesù Bambino stretto in una culla di stoffa sulla schiena di sua madre, ma è inutile cercare un crocifisso dai capelli crespi, magro e dalla pelle nera, che ha ai suoi piedi da donna africana in una veste lunga e con uno scialle colorato, che sarebbe Maria. L'arte cristiana dell'Etiopia è molto più dipendente da certi accenti del cristianesimo mediorientale, e sensibile ad aspetti del dogma che lasciano il resto dell'Africa totalmente indifferente: specialmente la Trinità delle persone divine. Per uno specialista come me del radicamento dell'idea trinitaria nelle diverse regioni unite dalla diffusione del cristianesimo, l'Etiopia è su questo punto un caso speciale, dove è in evidenza non l'idea del primato dell'eterno Padre o della sua assoluta trascendenza che lo rende non rappresentabile, ma quello della comunione e della pari dignità divina dellle persone – cosa tutt'altro che banale.

Potremmo parlare di una certa unicità dell'icona etiopica? Le faccio questa domanda perché un'icona del genere esprime qualcosa di molto diverso, se dovessimo fare un confronto con le icone ortodosse dell'Europa orientale o con le icone cattoliche.

Non sono sicuro che possiamo parlare di "unicità" dell'icona etiopica: riterrei più appropriato parlare di una certa specificità del mondo delle icone etiopiche. Questa specificità mi sembra triplice: mi permetto di comunicarle le mie impressioni, senza considerarmi uno specialista.

Innanzitutto, la specificità che deriva dai metodi di fabbricazione degli oggetti in discussione. I supporti d'icona a tavola spessa increspati sulla superficie, per ragioni che senza dubbio riflettono la natura degli alberi locali, sono l'eccezione e non la regola come altrove nell'area bizantina e post-bizantina. Allo stesso modo, l'Etiopia non sembra aver adottato l'iconostasi in quanto tale. Sospetto anche che i materiali usati per dipingere non siano stati gli stessi di altre terre familiari dell'icona, specialmente a causa della non facile disponibilità di tuorli d'uovo. I supporti e le forme d'arte usate non sono esattamente le stesse di altrove. Se la pittura su pergamena e la pittura murale sono state molto ben sviluppate, non è affatto così con l'arte del mosaico e delle vetrate. L'arte etiope è ricca di bassorilievi, povera di altorilievi e quasi priva di un'arte di scultura a tutto tondo – in cui rimane profondamente solidale con una critica al rischio di idolatria apparentemente legata alle statue, e molto ampiamente condivisa in tutto l'Oriente cristiano.

D'altra parte, e questa è la seconda specificità, legata questa volta agli usi, mi sembra che l'arte etiopica non abbia enfatizzato come è stato fatto altrove nell'area ortodossa la funzione della presenza e dell'incontro interpersonale trasformativo dell'icona. Ha privilegiato altre funzioni. Si è affezionata ai piccoli dittici appesi al collo, di valore apotropaico, ai trittici su pannelli chiari e alle croci di metallo piatto solennemente tenute dai celebranti, che di solito sono adornate con motivi figurativi incisi. Questi vari supporti e tipi di oggetti portatili soddisfano ruoli che non li rendono esattamente punti di contemplazione immobile del "prototipo".

Sulla terza specificità del mondo delle icone etiopiche, non penso sia utile tornare, ma la ripeto per ragioni di memoria, e credo che sia incontestabile: il panorama dei soggetti e dei tipi iconografici che erano in voga non sono gli stessi degli altri paesi ortodossi. E aggiungo che ciò che colpisce il visitatore dell'arte etiopica è il posto di rilievo che occupano le figure dei santi locali, specialmente quelli dei santi monaci ed eremiti, e tutti quei santi a cavallo, molto più numerosi e più frequenti di altrove. A volte si può anche avere l'impressione, in alcuni dei santuari più popolari, che l'evocazione dei santi abbia fatto passare in secondo piano lo sviluppo di un vero programma iconografico.

Ho spesso sentito dire che le icone etiopiche rappresentano in realtà una teologia della sofferenza in immagini, tenendo conto della travagliata storia del popolo etiope. È d'accordo con una tale affermazione?

Ripeto, non mi considero uno specialista di questo paese o dell'arte cristiana che vi si è sviluppata, ma nondimeno oso dire che la denuncia o l'evocazione della sofferenza del popolo etiope non sembra occupare il primo posto della scena artistica di questo paese. Al contrario, direi, gli spettacoli crudeli sono relativamente rari, in ogni caso più rari che in altri paesi la cui arte cristiana si compiaceva nella realizzazione di patetiche crocifissioni, nell'esibizione della sofferenza delle madri durante il massacro degli innocenti, ecc. Non possiamo trovare nell'arte etiopica, a meno che non mi sbagli, l'equivalente, benché distante e dolcificato, del Cristo di Perpignano o della Crocifissione di Matthias Grünewald conservata a Colmar. Certo, l'incoronazione di spine, menzionata un momento fa, ha conosciuto uno sviluppo maggiore che altrove. Ma in questa scena, Cristo rimane dignitoso, quasi sempre frontale, a mezzo busto, e i suoi carnefici sono raffigurati su scala ridotta, quasi a dire che Cristo rimane superiore alla sofferenza. E le scene più patetiche del ciclo della Passione di Cristo, come quelle di Cristo fustigato alla colonna, la derisione e gli sputi indirizzate al Christus velatus, le sue cadute sotto il peso della croce nella sua ascesa al Calvario, o ancora la scena che può essere davvero crudele, della spogliatura dei suoi vestiti seguita dalla sua crocifissione, che ha avuto un'enorme sviluppo nell'arte medievale dell'Occidente, e che Brancaleone avrebbe potuto importare volente o nolente con la sua sola presenza, sono scene che non hanno avuto successo in Etiopia. Senza essere negata o ignorata, la parte della sofferenza nella storia della salvezza non è privilegiata nell'arte cristiana dell'Etiopia.

Vede qualcosa da aggiungere, che pensa sia importante e che non sia stato detto in questa intervista?

Sì, e le sono grato per avermi dato l'opportunità di aggiungere che l'arte etiopica, con il suo colore molto ricco, è particolarmente canora e gioiosa. Possiamo non pensarci quando abbiamo, per così dire, il naso e gli occhi fissati su di essa, o quando sfogliamo uno dei meravigliosi libri che esistono sull'arte etiopica. [8] Ma riflettendo, non conosco alcuna forma d'arte cristiana che possa davvero competere con la ricchezza, la brillantezza e la diversità dei colori dell'arte etiopica. Ignora l'oscurità, non ha mai praticato il chiaroscuro e bandisce le ombre. Questo può essere spiegato dall'atteggiamento medio particolarmente elevato di questo paese dove abbondano le alte montagne, dove la luminosità è impressionante, la nebbia è scarsa e dove il sole, una volta superato il periodo del monsone, è particolarmente generoso? Non ne ho idea.

Ad ogni modo, quest'ultima osservazione completa a mio avviso la risposta alla domanda precedente. La maggior parte degli attori della liturgia etiopica ha una gravità e una dignità ovvia, ma ciò non sminuisce, ma al contrario sottolinea quanto l'arte etiopica, globalmente considerata, sia fondamentalmente affermativa e felice. Il teologo in me, che lo storico dell'arte non fa tacere, vede in questo il segno di un'arte la cui prima preoccupazione è la celebrazione e la memoria, ma in un clima di lode festosa. Il Dio dell'arte etiopica, per concludere in modo ellittico, sa come rendersi vicino e presente ai fedeli, in modo dignitoso e sempre pacifico.

Note

[1] L. Cantamessa, M. Aubert, Éthiopie. Au fabuleux pays du prêtre Jean, Guides Olizane, 2014.

[2] Questo termine in lingua geez significa "unitaria". Non si riferisce alla Chiesa, ma al la natura unica presente in Cristo ("miafisismo"), quella del Verbo incarnato, che unisce divinità e umanità secondo la fede "non calcedoniana" (che non ha adottato le decisioni del Concilio di Calcedonia del 451.

[3] Per quanto riguarda l'identità, i dati di presenza, ruolo e influenza duratura sull'arte etiopica di questo religioso italiano, si veda il libro fondamentale di Stanislaw Chojnacki, Ethiopian Icons. Catalogue of the Collection of the Institute of Ethiopian Studies, Università di Addis Abeba, in collaborazione con Carolyn Gossage, Milano, Skira, 2000 specialmente p. 25. Questo libro costituisce una summa che illumina questo mondo artistico nel suo insieme, combinando tutti i supporti.

[4] Kwər`atä rə’əsu, letteralmente: "mentre gli colpivano il capo," nome etiopico dell'icona imperiale; si veda Chojnacki, Ethiopian Icons, glossario, p. 500; Id., "The "Kweer`ata re'esu": its Iconography and Significance", Annali dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, supplemento 42, 1985 74 p. ; "Kwər`atä rə'əsu" Encyclopedia Aethiopica, vol. 3, p. 465-468.

[5] Kidanä Məhrät; si veda "Kidanä Méhrät", Encyclopaedia Aethiopica, vol. 3, p. 397-399. Le molteplici relazioni tra Maria e la misericordia di Dio sono indubbie (si veda Pascal-Raphaël Ambrogi e Dominique Le Tourneau, Dictionnaire encyclopédique de Marie, Parigi, DDB, 2015, gli articoli "Mater misericordiae" e "Miséricorde"); si veda in particolare l'articolo "Éthiopie", p. 426-427.

[6] La cattedrale di Faras in Nubia già conteneva un affresco della fine del secolo XI con la Trinità rappresentata da tre figure di Cristo.

[7] Fr. Bœspflug, "La mission chrétienne en Afrique et les niveaux d’inculturation de l’Évangile dans les arts plastiques", in Fr. Bœspflug, E. Fogliadini, Le Missioni in Africa. La sfida dell’inculturazione, Bologna, EMI, 2016, p. 331-356; Id., "La Trinité en Amérique. L’inculturation sélective des types iconographiques européens (xvie – xviiie siècle)", in Storia e storiografia dell’arte dal Rinascimento al Barocco in Europa e nelle Americhe, atti del convegno della Veneranda Biblioteca Ambrosiana/Fondazione Trivulzio/Bulzoni Editore, 2017, p. 73-82.

[8] Mi accontento di segnalare con ammirazione uno degli ultimi libri pubblicati: Mary Anne Fitzgerald, con Phlip Marsden et al, Ethiopia. The Living Churches of an Ancient Kingdom, The American University in Cairo Press, Cairo/New York, 2017, 523 p.

 
Intervista sulla vita del metropolita Lavr

Ci sono poche notizie in italiano sul metropolita Lavr (o Laurus, al secolo Vasil' Michalovich Shkurla, nato nel villaggio carpato-russo di Ladomirová in Slovacchia il 1 gennaio 1928, e morto a Jordanville, nello stato di New Yourk, il 16 marzo 2008), che è stato il primo ierarca sotto il quale la Chiesa Ortodossa Russa fuori dalla Russia (ROCOR) ha avviato e concluso il processo di riunificazione con il Patriarcato di Mosca. Nel marzo 2013, sul sito ROCOR Studies, l'arciprete Gregory Naumenko ha intervistato il protodiacono Victor Lochmatow, testimone di quasi 50 anni della vita di vladyka Lavr, ricavando un quadro di toccante profondità umana e spirituale. Presentiamo l’intervista (pubblicata originariamente in inglese) nel testo russo e nella nostra traduzione italiana nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
Уезжать в Россию или оставаться на Западе?

Перед такой альтернативой стоят, по свидетельству протоиерея Андрея Филлипса, православные британцы...

Сначала Соединенными Штатами был установлен марионеточный режим в Грузии, который пытался вступить в конфликт с Россией в 2008 году. Затем США собирались начать бомбить Сирию в 2013 году. Далее Америка свергла демократически избранное правительство в Киеве и сделала новым «президентом» олигарха-марионетку. После этого США намеревались установить базу НАТО в Севастополе. За этим последовали Западные санкции против России и «учения» НАТО в Балтике недалеко от границы с Россией. Потом США вдвое снизили цену на нефть, пытаясь разрушить российскую экономику, что, по их мнению, должно было привести к «смене режима» в стране. Наконец, войска и танки НАТО вошли в Румынию. Тем временем, Штаты начали готовить «цветные революции» в центральной Азии и на Кавказе.

Между тем, министр обороны Британии, повторяя за своим кумиром Обамой, сравнил «российскую угрозу» с угрозой, исходящей со стороны  террористической организации ИГИЛ, созданной тем же Западом. На фоне всего этого, Константинопольский Патриарх, поставленный Америкой, принял решение учредить «альтернативный синод» в Церкви Чешских Земель и Словакии и пообещал установить «единую» Церковь на Украине, которую он теперь считает своей канонической территорией, как и Эстонию. Затем войска США и Великобритании провели парад в Эстонии, в трехстах метрах от границы с Российской Федерацией. Вдобавок ко всему этому, пришла новость об убийстве Бориса Немцова, которое есть явный почерк ЦРУ, как и убийство в Лондоне в 2006 году британского шпиона Александра Литвиненко, носившее все признаки британского заказного убийства. Западные разведывательные службы тратят свои ресурсы.

Случилось то, что было немыслимо еще пять лет назад. Запад объявил войну России!

Недавнее заявление Кэмерона (вашингтонского пуделя, каковым был до него и Блэр) о том, что он отправил британские бронемашины в Киев и теперь отправляет туда британских военных советников, ставит нас, православных в Англии, в нелегкое положение. Началась антироссийская истерия в Великобритании, которую подогревают подконтрольные государству СМИ, такие как Би-Би-Си. Две наши семьи уже вернулись в Россию. Один священник Русской Православной Церкви, англичанин, получил десять дней назад угрозы смерти в свой адрес. Вчера молодой англичанин спросил меня, что ему делать, если война станет еще более открытой, - он не хотел бы оказаться «не на той стороне границы».

Возникают такие вопросы: должны ли мы продолжать молиться за наши гражданские власти и вооруженные силы? – Да, конечно, должны. Молиться за свое правительство и вооруженные силы – совсем не значит соглашаться с их действиями. Наоборот, в этот момент нам следует молиться о них еще сильнее, ибо наши молитвы о них могут предотвратить зло. В любом случае, мы должны молиться и за своих врагов.

Следует ли нам готовиться уезжать с Запада в Россию, чтобы не оказаться «не на той стороне границы»? Если мы одинокие, русскоязычные и свободны от привязанностей, то – да, уже пришло время готовить для себя «маршрут эвакуации», если это будет необходимо. Но остальным из нас следует оставаться здесь и свидетельствовать об истине Православия.

Я не брошу мою семью и прихожан, не брошу то европейское меньшинство, которое относится к нам благосклонно, которое не позволило Евросоюзу и США себя обмануть и смотрит на Россию с надеждой.

Время еще не пришло, когда православным русским придется просить у Российского посольства в Лондоне статуса беженцев... Пока мы остаемся и боремся. Мы не трусы. Что самое худшее евросодом может сделать с нами? Арестовать нас? Убить нас? Тогда что? Мы не боимся никого, потому что не боимся смерти: не умру, но жив буду, и повем дела Господня!

Протоиерей Андрей Филлипс, Англия, Торжество Православия, 2015

 
Questi figli sono cresciuti... e sono rimasti in chiesa

Non è più un segreto per nessuno che alcuni bambini cresciuti in famiglie credenti si allontanano dalla Chiesa durante l'adolescenza, mentre altri la abbandonano del tutto, molto spesso per il resto della loro vita. C'è un modo per evitare questo? Qual è la misura della responsabilità dei genitorii per le scelte di fede che compiono i figli? Ne abbiamo parlato con l'arciprete Maksim Pervozvanskij.

Padre Maksim, perché, secondo lei, questo problema si pone nel complesso?

Il problema è che un bambino piccolo adotta i valori abbracciati dai suoi genitori. La visione della vita dei genitori diventa la visione dei loro figli. Lo stesso vale per la visione di Dio e anche per quella della Chiesa. Ma gli adolescenti sono in una fase in cui iniziano a sviluppare il loro atteggiamento personale nei confronti della vita. Riesaminano e rivalutano molte cose che, durante la loro infanzia, avevano accettato senza alcuna valutazione, semplicemente perché i loro genitori glielo avevano detto.

Un soggetto di identità religiosa è uno dei fattori più importanti nella vita umana.

Non possiamo semplicemente avvitare la nostra testa sulle spalle dei nostri figli. Man mano che continuano a maturare, determineranno da soli il loro atteggiamento verso Dio, e non sempre ciò avverrà secondo i gusti dei loro genitori. Non possiamo dimenticare che il principio fondamentale della vita umana è la libertà.

Ma è anche vero che il modo in cui i bambini vengono educati lascerà un'impronta sulle loro scelte future. Perché tutti noi portiamo sia gli inizi positivi che quelli negativi. Qualunque cosa attecchisca dipenderà da noi stessi e dal bagaglio che portiamo nella nostra vita. Riguarda non solo l'identità religiosa, ma anche la vita in generale. Se la madre di una ragazza ha divorziato e ora odia tutti gli uomini, quest'attitudine sarà sicuramente trasmessa a sua figlia. Non possiamo dire che sua figlia tratterà necessariamente tutti gli uomini allo stesso modo. Ma emanerà una certa atmosfera. Lo stesso vale per la vita religiosa: l'educazione fornita dai genitori dà un certo tono. Ma in seguito ogni essere umano definirà da solo la sua posizione. Altrimenti non ci sarebbe mai alcuna responsabilità personale.

Possiamo in qualche modo prepararci per quella fase della vita dei nostri figli, in modo che possa passare senza dolore?

C'è un principio di educazione incluso nella Sacra Scrittura: "Evita il male e fa il bene; Cerca la pace e perseguila". (Ps 33:15) Ogni genitore pio cerca di proteggere il proprio figlio da ogni seria tentazione e di nutrire la sua anima con impressioni positive e preghiere. Ma viviamo in un paese laico, non religioso, e non abbiamo una religione universalmente vincolante, obbligatoria per tutti. Ecco perché, se un bambino è completamente isolato dalla vita secolare, quest'ultima continuerà ad attrarlo con le sue luci scintillanti; ma se lo lasci libero, verrà immediatamente attratto. Pertanto, dovremmo implementare una sorta di genio dell'insegnamento, o un'intuizione che ci aiuti a determinare cosa possiamo fare e cosa non possiamo. Inoltre, ogni bambino ha bisogno di un approccio individuale.

Non possiamo isolare completamente i nostri figli da tutte le influenze, compresa la cultura di massa. I genitori dovrebbero fungere da guide per il loro bambino mentre cresce. E la cosa più importante che possono fare è mantenere la loro credibilità agli occhi dei propri figli. Se i bambini non sono alienati dai genitori durante la loro adolescenza, questa è già metà della battaglia vinta. Sicuramente, un bambino sviluppa la sua identità sapendo di essere diverso dai suoi genitori. Ma quando inizia a odiare e disprezzare tutto ciò che ha a che fare con i propri genitori, questo nichilismo si riverserà naturalmente anche sull'argomento della fede.

Senza dubbio, dobbiamo mantenere i contatti con i bambini in modo che siano disposti ad ascoltare ciò che dicono i loro genitori. E viceversa: dobbiamo metterci nei panni dei nostri figli ed evitare l'approccio moralistico di guardarli dall'alto in basso, ma piuttosto comportarci come i loro amici più esperti.

Tuttavia, abbiamo esempi in cui gli adolescenti rimangono in chiesa. Cosa, secondo lei, li aiuta a restare?

Ci sono alcuni fattori, di cui la Divina Provvidenza è uno dei principali. Dio sceglie e chiama le persone. Non c'è modo in cui possiamo in qualche modo influenzare questa chiamata. Il secondo fattore è il libero arbitrio dell'uomo. Tutto il resto, comprese le tradizioni parentali o parrocchiali, viene per ultimo.

Certo, la scelta è più facile da fare per un bambino in una parrocchia attiva e brulicante di attività per ragazzini e adolescenti. Il bambino non lotterà tanto se ha amici ortodossi con i quali è coinvolto in progetti ortodossi. Tuttavia, se la sua identità personale in materia di fede non è guidata dalle sue scelte personali ma da determinati fattori esterni, rimandiamo semplicemente al futuro il suo processo decisionale. Ho un'amica, una madre con due figli, che sta attraversando una grave fase di conflitto, che include tra l'altro la questione dell'identità religiosa. Tuttavia, non ha mai avuto crisi di identità prima di compiere trent'anni.

Inoltre, questo problema di identità personale può sorgere più di una volta durante la nostra vita. Non siamo angeli e possiamo pentirci, ma possiamo anche cadere. Perché, per esempio, gli anziani ritornano improvvisamente alla fede? Non è perché non hanno nient'altro da fare, come potrebbero supporre i più giovani. Vi ritornano proprio perché una delle crisi di identità personale colpisce chi sta per andare in pensione o chi è già in pensione. In realtà, conosco molte persone che, al contrario, hanno smesso di andare in chiesa in vecchiaia.

Ci può parlare per favore dell'associazione giovanile ortodossa chiamata "Giovane Rus'?"

È una delle più antiche organizzazioni giovanili di Mosca, ed esiste dal 2001. I suoi membri sono cambiati molte volte e abbiamo assistito a ricambi generazionali. Ciò prova che questo formato di organizzazione giovanile è molto richiesto. Inoltre, i partecipanti non sono venuti alla "Giovane Rus'" appena usciti dalle scuole ecclesiastiche. I suoi partecipanti più giovani hanno ventidue o ventitré anni, e spesso anche venticinque. Quindi, in media stiamo parlando di laureandi o di laureati.

Perché succede? Penso che questi giovani abbiano un livello abbastanza alto di socializzazione mentre studiano all'università. Tuttavia, se un giovane non si sposa prima della laurea, sviluppa un bisogno di socializzare con i coetanei. Tale comunicazione, che include anche attività educative e di beneficenza, si può trovare sotto gli auspici della "Giovane Rus'".

Sfortunatamente, negli ultimi anni, assistiamo a una tendenza in crescita , in cui meno persone partecipano alle nostre campagne di beneficenza piuttosto che, diciamo, a una festività. Al contrario, a metà degli anni 2000, avevamo assistito a un picco di attività di assistenza sociale. Avevamo circa sette gruppi di venti persone ciascuno che prestavano assistenza in diversi ospedali e in alcuni orfanotrofi. E questo non perché abbiamo affidato loro un simile incarico; no, semplicemente avevamo tanti volontari disposti ad aiutare. Ma in seguito, il loro numero è diminuito drasticamente.

Cosa pensa che abbia causato questo calo?

Vede, le case dei bambini a Mosca e dintorni sono completamente rifornite, in termini di provviste. Non c'è più bisogno urgente di aiuto. Ma le persone saranno sempre più desiderose di aiutare se c'è un bisogno impellente. Ogni volta che la vita diventa più o meno confortevole, di solito sorge la necessità di offrire un supporto più mirato e professionale. Allo stesso tempo, anche i requisiti per chi visita gli orfanotrofi sono diventati più severi.

C'è un'opinione diffusa tra le persone anziane che le giovani generazioni di oggi non siano interessate a niente...

Beh, sa, è sempre stato così. Qualunque sia l'epoca che si prende in considerazione, le persone anziane hanno sempre pensato che i giovani non fossero gli stessi di prima. Di solito me lo spiego in questo modo: è abbastanza difficile separarsi da questo mondo; e per non pentirsene troppo, cominciano a consolarsi: "Ma non ci sarà praticamente niente di buono in questo mondo dopo di me!"

In tutti i tempi ci sono persone meschine che non si interessano di niente; ma anche grandi appassionati, persone veramente coinvolte e molto impegnate. Un'altra cosa è che le idee che guidano gli interessi dei giovani si evolvono, e cambiano anche le forme che assumono queste idee. Questo è ciò che non è necessariamente in linea con ciò che sembra giusto per la vecchia generazione.

Come può la vecchia generazione armonizzare questa comunicazione? Dovrebbe ricercare le idee che i giovani trovano entusiasmanti?

Non credo che sarebbe giusto cercare risposte o inventare cose. Se sei una persona interessante e difendi qualcosa, gli altri saranno disposti a comunicare con te, compresi i giovani.

Nel complesso, il problema dei padri e dei figli descritto molto tempo fa dal famoso autore Ivan Turgenev [1] riguardava qualcos'altro. Capita che i padri non vogliono più niente, ma i figli cercano risposte. I giovani sono sempre troppo zelanti per natura e non lasciano spazio alle sfumature. Man mano che maturano e invecchiano, le persone iniziano a preoccuparsi di più di un bagno accogliente, della tranquillità o dello stomaco pieno. Sicuramente, questo non basta ai giovani, che pensano come dice il proverbio: se pensi di sposarti, trova una regina; se rapini una banca, prendi un milione. Per quanto riguarda le persone di mezza età, è naturale che cerchino compromessi.

Ciò riguarda anche la vita ecclesiale. Abbiamo vissuto abbastanza a lungo e sappiamo benissimo che queste cose non possono essere fatte senza pensarci; siamo disposti a scendere a compromessi, anche con noi stessi e con la nostra coscienza. E questo non è sempre sinonimo di buono o cattivo. È solo che, per così dire, ogni età ha le sue sfide.

Cosa vorrebbe per genitori e insegnanti: come possono aiutare i loro figli a rimanere in chiesa?

Dovrebbero continuare a interessarsi alla vita e a tutte le sue manifestazioni, sia che riguardino le cose all'interno della Chiesa o il mondo che ci circonda. Inoltre dovresti sforzarti di vivere la vita di un cristiano, facendo ciò che è veramente importante per te. Quindi, anche i tuoi figli saranno ispirati dalle stesse cose.

Nota

[1] Turgenev scrisse il famoso romanzo, Padri e figli, pubblicato nel 1862.

 
L'attore e musicista ortodosso Pëtr Mamonov (L'isola) si è addormentato nel Signore

Il famoso attore e musicista russo ortodosso Pëtr Mamonov, noto in tutto il mondo ortodosso per il suo ruolo del folle in Cristo padre Anatolij nel film "L'isola" (Ostrov), ieri si è addormentato nel Signore.

Un messaggio sulla sua pagina Facebook afferma semplicemente: "Pëtr Nikolaevich Mamonov è morto oggi, 15 luglio. Memoria eterna".

Secondo Pravmir, ha ricevuto la santa comunione e la santa unzione due giorni prima del suo riposo.

Mamonov divenne famoso come musicista rock durante il periodo sovietico. Negli anni '90 è diventato un cristiano ortodosso e ha iniziato a vivere una vita più semplice e tranquilla. In seguito è tornato agli occhi del pubblico come attore, soprattutto grazie al suo ruolo ne "L'isola" nel 2006.

Il settantenne attore e musicista era ricoverato in ospedale dal 27 giugno. Come sua moglie Olga ha detto ai giornalisti, aveva avuto febbre e problemi ai polmoni ed era stato infettato dal COVID. In ospedale, è stato messo in coma farmacologico con un ventilatore.

In precedenza era stato ricoverato in terapia intensiva nel 2019 dopo aver subito un attacco di cuore ed è stato rilasciato dopo aver subito con successo due operazioni al cuore.

Sua Santità il patriarca Kirill ha espresso le sue condoglianze alla famiglia e agli amici di Pëtr, osservando che la sua morte è una grande tragedia per milioni di persone.

Ha anche toccato la stimolante trasformazione spirituale di Mamonov:

Il defunto era una persona di estremo talento, dotata di un brillante carisma e un sottile senso della bellezza. Ha attraversato un difficile percorso di formazione spirituale, ma dopo aver superato una grave crisi interna, Pëtr Nikolaevich ha ripensato alla sua vita e ha cercato di fare di tutto per essere degno di un'alta vocazione cristiana. Forse fu proprio grazie a questa preziosa esperienza spirituale che in seguito riuscì soprattutto in immagini in cui si esprimeva un forte sentimento religioso.

Il film "L'isola" è stato un vero shock per molti, dove Pëtr Nikolaevich, nel ruolo del monaco Anatolij, ha mostrato il potere trasformativo del pentimento, ha rivelato ai suoi contemporanei la bellezza della fede ortodossa e li ha aiutati a unirsi alla tradizione della Chiesa.

Mamonov ha vinto numerosi premi nel corso della sua carriera, incluso quello per il miglior attore per il suo ruolo ne "L'isola".

 
L'unicità della spiritualità ortodossa

Rico Vitz è professore e presidente del Dipartimento di Filosofia presso l'Azusa Pacific University, e serve in qualità di vicepresidente esecutivo e tesoriere della Hume Society. È l'autore di Reforming the Art of Living: Nature Virtue and Religion in Descartes’s Epistemology (Springer) e curatore di The Ethics of Belief (Oxford) e di Turning East: Contemporary Philosophers and the Ancient Christian Faith (St Vladimir’s Seminary Press). È membro della chiesa ortodossa antiochena di san Pietro Apostolo a Pomona, California, USA

Tudor Petcu: All'inizio di questo dialogo, le sarei molto grato se ci potesse descrivere come ha scoperto l'Ortodossia.

Rico Vitz: Sono italiano da parte di padre e, come molti italo-americani, sono nato in una famiglia cattolico-romana. Nonostante molte mancanze morali e una serie di dubbi intellettuali sul cattolicesimo romano, sono sempre stato attratto da una vita devota. Quindi, da giovane, desideravo seriamente diventare prete, più specificamente un frate francescano cappuccino. Durante quel periodo di discernimento ho conosciuto una bella donna che stava pensando di diventare una missionaria francescana. Attraverso molta preghiera e discernimento, abbiamo scoperto che la vocazione a cui eravamo chiamati era il matrimonio, e nel 1996 ci siamo sposati. Quasi un decennio dopo, mentre stavamo aspettando la nascita del nostro primo figlio, abbiamo cominciato a chiederci se potevamo, in buona fede, allevarlo come cattolico romano, dato il nostro crescente senso di disagio circa la fede e le pratiche di Roma. Di conseguenza, abbiamo iniziato a esplorare il protestantesimo e ad assistere alle funzioni di una congregazione luterana locale.

Essendo cresciuto come cattolico romano, avevo sempre pensato all'Ortodossia come qualcosa di simile a una versione corrotta del cattolicesimo romano per i greci e i russi. Così, dopo essere rimasto deluso da Roma e non essendo né greco né russo, l'Ortodossia non sembrava davvero una cosa da considerare. Poi è accaduto qualcosa di strano: uno dei miei colleghi della scuola di laurea si è convertito dal protestantesimo al cristianesimo ortodosso. Ho trovato questo piuttosto sconcertante, ma mi ha colpito il mio interesse e mi ha fatto pensare all'Ortodossia per i suoi meriti. Questa, insomma, è la storia di chi siamo e di come abbiamo cominciato a essere attratti dalla Chiesa.

Che cosa ha causato la vostra conversione al cristianesimo ortodosso?

Mentre cominciavamo a esplorare la fede – prima nei libri, poi di persona – siamo stati colpiti dal modo in cui questa aveva mantenuto una concezione unificata di verità, bellezza e bontà. Questa concezione delle relazioni tra la verità, la bellezza e la bontà era data per scontata nell'antico mondo greco-romano, ma è stata in gran parte perduta dalle persone contemporanee, almeno in Europa e in Nord America. Ora, le conversioni sono processi complessi, quindi ovviamente non l'avremmo descritta in queste parole a quel tempo, ma in realtà è ciò che abbiamo sperimentato. Verità. L'espressione più fedele della fede consegnata una volta ai santi. Bellezza. Una vita liturgica sacramentale di fede che riconosce il mondo creato, in particolare la divina liturgia, come una partecipazione iconica alle energie increate di Dio. Bontà. Un modo ascetico di vita che fornisce gli strumenti sacramentali per la guarigione del corpo e dell'anima. In breve, siamo stati sopraffatti dalla ricca esperienza della vita in Cristo come concezione unificata di verità, bellezza e bontà. È stata l'esperienza di quella vita che ci ha portati a essere accolti nella santa Chiesa ortodossa al Sabato di Lazzaro del 2006.

A suo parere, quali filosofi ortodossi hanno saputo evidenziare la bellezza dell'Ortodossia nei modi più rilevanti?

C'è qualcosa di profondo nel modo in cui ha formulato la domanda. Nel mondo accademico occidentale la gente non pensa molto alla filosofia in relazione alla bellezza nel modo in cui lo sta facendo lei. (Oggi, a malapena pensa alla bellezza rispetto alla verità!). Di conseguenza, devo pensare al di fuori del mio solito quadro di riferimento per rispondere alla sua domanda. Le persone il cui pensiero ha meglio illuminato la bellezza dell'Ortodossia per me sono i padri neptici, le cui opere sono raccolte nella Filocalia, e Dostoevskij. In Nord America e in gran parte d'Europa, c'è una resistenza a chiamare queste figure 'filosofi'. In una certa misura questo è comprensibile, ma in misura rilevante si tratta piuttosto di miopia e di parrocchialismo. Ci sono veri e propri 'filosofi', nel senso tradizionale del termine (vale a dire, genuini 'amanti della sapienza'), che vanno al di fuori del nostro quadro di riferimento contemporaneo – per esempio Agostino e Tommaso d'Aquino in Occidente, Confucio e Xunzi in Estremo Oriente. I padri neptici e Dostoevskij sono esempi di tali amanti della sapienza, amanti della santa sapienza, dal Vicino Oriente e dalle terre slave.

Vorrei anche farle la seguente domanda, anche se non sono certo se questo sia il modo giusto per definirla. Pensa che sia corretto discutere di una qualsiasi filosofia ortodossa? Lo chiedo alla luce del fatto che molti confessori ortodossi, per esempio quelli provenienti dalla Russia, hanno tentato di dimostrare che l'Ortodossia non è solo una filosofia, ma è qualcosa di oltre la filosofia, una saggezza spirituale incentrata sulla comunione con Gesù Cristo.

La risposta breve alla sua domanda è sì, penso sia corretto discutere di una filosofia ortodossa. Affinché i suoi lettori non fraintendano il mio punto, mi lasci spiegare la mia risposta in un po' più in dettaglio. Non sono d'accordo con le posizioni prese dalla filosofia sia di Tertulliano che di Origene. Tertulliano, da un lato, sosteneva che "Atene" (la filosofia) avrebbe dovuto avere poco, se non nulla, a che fare con "Gerusalemme" (la cristianesimo) e, pertanto, ha dato alla filosofia un valore troppo basso. Origene, d'altra parte, ha cercato con troppa veemenza di rendere il cristianesimo conforme alla filosofia e, pertanto, ha dato alla filosofia un valore troppo alto. Entrambe le posizioni sono una cattiva applicazione del saggio consiglio che san Paolo offre nella sua epistola ai Colossesi, in cui ci consiglia di non essere catturati da filosofie vane e ingannevoli secondo le tradizioni degli uomini e non in accordo con Cristo (Col 2:8). È importante notare due punti per comprendere l'insegnamento di san Paolo. In primo luogo, non ogni impegno filosofico significa essere preso prigioniero dalla filosofia. In secondo luogo, non ogni forma di filosofia è in linea con i principi degli uomini e in disaccordo con Cristo. Con questi punti in mente possiamo giustamente vedere che l'insegnamento di san Paolo non è un divieto alla filosofia di per sé. Piuttosto, è un divieto di essere preso prigioniero da una certa filosofia, che è 'umanistica' in un modo opposto a Cristo. Infatti, secondo la tradizione sacra, ci sono almeno quattro modi in cui la filosofia può essere un beneficio per i cristiani ortodossi. Innanzitutto, come osserva san Clemente di Alessandria, la filosofia può essere una preparazione per coloro che sono perfezionati in Cristo. Secondo, come suggeriscono le vite di san Paolo e di san Giustino Martire, la filosofia può essere una fonte di discussioni apologetiche (si veda, per esempio, Atti 17:18). In terzo luogo, come illustrano il lavoro teorico dei padri cappadoci e il lavoro pratico della tradizione neptica, la filosofia può essere fonte di concetti e metodi che possono essere usati in nuovi modi per aiutare a spiegare la fede consegnata una volta ai santi (Giuda 1:3). Quarto, come illustra l'opera di san Giovanni Damasceno, questi stessi strumenti filosofici possono essere usati per l'evangelizzazione. Quindi, alcune forme di filosofia dovrebbero essere evitate? Sì, ovviamente, come suggeriscono le Sacre Scritture e la santa Tradizione. Ne consegue che i cristiani ortodossi dovrebbero evitare tutte le forme di filosofia? No, naturalmente no ... anche qui, come suggeriscono le Sacre Scritture e la santa Tradizione.

Cosa potrebbe dire sull'evoluzione dell'Ortodossia negli Stati Uniti?

Ho poco da dire sulla storia di oltre duecento anni della Chiesa ortodossa nell'America del Nord. Ci sono altri che sarebbero molto più capaci a spiegare quei dettagli. Posso, però, dire qualcosa sull'evoluzione più recente dell'Ortodossia negli Stati Uniti. Negli ultimi decenni, c'è stato un significativo aumento del numero di noi americani, che abbiamo trovato la nostra strada di casa nella Chiesa cristiana ortodossa. Lo abbiamo fatto principalmente con l'aiuto di Antiochia, attraverso l'Arcidiocesi antiochena dell'America del Nord, e di Mosca, attraverso la Chiesa Ortodossa in America e la Chiesa Ortodossa Russa fuori della Russia. Sono queste giurisdizioni a essere state probabilmente le più sensibili alla profonda necessità di evangelizzare la popolazione dell'America.

Come può l'Ortodossia contribuire all'identità sociale americana da un punto di vista spirituale o culturale?

Questa è una domanda difficile. Dati i tempi in cui viviamo, è piuttosto difficile per me dire esattamente come gli americani vedano la loro identità sociale. Questo sembrerà ovviamente semplicistico, ma essenzialmente, gli Stati Uniti sono stati modellati storicamente dal liberalismo classico e dal protestantesimo. Adesso, però, gli americani sembrano in gran parte mettere in discussione, se non abbandonare, queste tradizioni politiche e religiose. Nessuno dei nostri due grandi partiti politici sembra occuparsi profondamente del liberalismo classico, e il protestantesimo negli Stati Uniti è in uno stato radicale di sconvolgimento. Non ho idea di come le cose si svilupperanno su questi fronti. Per quanto riguarda la politica, mi preoccupa che gli Stati Uniti abbandonino in gran parte il liberalismo classico per qualche alternativa meno desiderabile. Per quanto riguarda la religione, sospetto che gran parte del protestantesimo continuerà a crollare e che il cattolicesimo romano continuerà a sembrare piuttosto tradizionale sulla carta ma rimarrà piuttosto sincretista in pratica. Quindi, sospetto che se ci sarà speranza a lungo termine per il cristianesimo tradizionale negli Stati Uniti, ci sarà con la Chiesa ortodossa.

Pensa che in futuro ci sarà qualche possibilità che l'Ortodossia diventi una parte importante dell'identità americana?

Sì, ma solo se avremo una leadership forte e visionaria, specialmente tra i nostri vescovi. In particolare, ciò richiederà due cose. Innanzitutto, le giurisdizioni cristiane ortodosse negli Stati Uniti devono riconoscersi e presentarsi principalmente come cristiani ortodossi, anziché come greci, russi, antiocheni, romeni e così via. Quindi devono essere fedeli alla loro chiamata principale a fornire una testimonianza del Vangelo. In secondo luogo, i cristiani ortodossi devono affrontare la sensibilità intellettuale del popolo americano. È vero che la prima priorità dei cristiani ortodossi è quella di avvicinarsi a Cristo con la preghiera e le fatiche ascetiche. Se, tuttavia, la Chiesa ortodossa vuole veramente diventare una parte importante dell'identità americana, deve trovare un modo per sviluppare e presentare la ricchezza della sua vita intellettuale in modo da parlare ai cuori e alle menti del popolo americano, che ignora molte cose che informano la vita ortodossa, per esempio la storia della Chiesa, la teologia, la filosofia, la psicologia patristica e così via.

Che cosa significa per lei essere un cristiano ortodosso?

Io sono un peccatore, che ha molto bisogno della misericordia di Dio. Nel diventare un cristiano ortodosso, sono stato adottato nella famiglia di Cristo, in cui incontro continuamente la maestosa bellezza dell'amore di Dio e sperimento la ricchezza sacramentale della sua grazia salvifica. È qui, secondo il disegno di Dio, che compio la mia salvezza, sostenuto dall'amore e dalle preghiere dei miei fratelli e sorelle in Cristo, sia quelli che vivono sia quelli che si sono addormentati nel Signore.

Come descriverebbe il rapporto del cristianesimo ortodosso con altre spiritualità cristiane?

Nel suo libro The Orthodox Church, Kallistos Ware presenta una parabola di Alexis Khomiakov. Questa dice quanto segue: Un maestro si allontana, lasciando il suo insegnamento ai suoi tre discepoli. Il più anziano ripete fedelmente ciò che il padrone gli aveva insegnato, non cambiando nulla. Degli altri due, uno fa delle aggiunte all'insegnamento, l'altro vi toglie qualcosa. Al suo ritorno il maestro, senza essere arrabbiato con nessuno, dice ai due più giovani: "Ringraziate il vostro fratello maggiore; senza di lui non avreste conservato la verità che vi ho consegnato". Poi dice al fratello maggiore: "Ringrazia i tuoi fratelli minori; senza di loro non avresti compreso la verità che ti ho affidato". Questo descrive piacevolmente la mia stessa esperienza del cristianesimo ortodosso in relazione al cattolicesimo romano e al protestantesimo. La Chiesa ortodossa ha fornito la più fedele testimonianza della fede consegnata una volta ai santi. È qui che ho visto la vera luce, è qui che ho ricevuto lo spirito celeste, è qui ho trovato la vera fede, adorando la Trinità, una in essenza e indivisa. Tuttavia, sono stati il cattolicesimo romano e il protestantesimo a condurmi qui. E ci sono ancora molti fedeli cattolici romani e protestanti la cui vita mi offre incoraggiamento e ispirazione, mentre cerco di compiere la mia salvezza. Questo significa che ritengo che la Chiesa cristiana ortodossa, il cattolicesimo romano e il protestantesimo siano semplicemente modi eguali e intercambiabili per tentare di affidare la propria vita a Cristo? No, non è così. Spero che la mia famiglia e amici cattolici e protestanti romani diventeranno ortodossi? Sì, spero che lo diventino, nei tempi di Dio.

Dovremmo dire che è solo nella Chiesa ortodossa che la gente può ottenere la redenzione?

La Chiesa cristiana ortodossa è l'ospedale spirituale fondato da Gesù Cristo. Così, possiede la pienezza dei mezzi di grazia con cui Dio mira a salvare ogni persona, corpo e anima. Questo significa che lo Spirito Santo è inattivo al di fuori della Chiesa Ortodossa? No, chiaramente no; Altrimenti nessuno verrebbe alla fede. Significa che ogni persona che muore senza essere battezzata nella Chiesa ortodossa sarà eternamente separata da Dio? Non lo so. Dio lo sa. Dato tutto quello che ho studiato e sperimentato, tuttavia, dubito seriamente che sia così.

Dato l'argomento del nostro dialogo, penso che sarebbe molto bello se parlassimo del suo libro filosofico, Turning East, così importante per una corretta comprensione del cristianesimo ortodosso definito nella sua stessa storia. Qual è lo scopo principale di questo libro?

Nel caso in cui alcuni dei suoi lettori possano non essere a conoscenza del libro, mi permetta di parlare un po' di come è stato fatto e di quello che speravamo di realizzare. Io tendo a essere piuttosto affascinato da persone e storie. Dopo la mia conversione all'ortodossia, ho iniziato a conoscere altri filosofi che si sono anch'essi convertiti. Quindi, naturalmente, ho chiesto loro come sono giunti all'Ortodossia, e ho trovato ognuna delle loro risposte affascinanti. Un giorno, ho chiesto a un paio di questi filosofi ortodossi cosa pensavano dell'idea di un libro, con una raccolta di simili storie di conversione. Hanno gradito l'idea e mi hanno incoraggiato a mettere insieme un tale libro. Questo è stato l'inizio del progetto che divenne Turning East: Contemporary Philosophers and the Ancient Christian Faith. Nel mettere insieme il testo, il nostro scopo era duplice. In primo luogo, volevamo introdurre il cristianesimo ortodosso agli occidentali che avevano almeno un interesse passeggero per la filosofia. In secondo luogo, volevamo aiutare a incoraggiarli a indagare sulla fede. A giudicare dalle risposte che abbiamo ricevuto, il libro sembra avuto successo su entrambi i fronti. Ma sembra anche avere un terzo effetto, che non avevamo previsto – vale a dire, attrarre l'interesse delle persone nei paesi ortodossi e aiutare loro a vedere la propria fede in modi nuovi. A causa di questo il libro è ora tradotto in greco e può essere tradotto in russo. Ho anche recentemente appreso che una traduzione romena, Întoarcerea spre Răsărit, dovrebbe essere pubblicata quest'anno da Renaşterea.

 
Un battista romeno che possiede un marchio registrato sul nome e sull'immagine dell'anziano Arsenie (Boca) chiama la polizia contro i negozi della Chiesa (+ VIDEO)

foto: pravoslavie.ru (cliccate sull'immagine per avviare il video)

Una bizzarra battaglia legale si sta svolgendo in Romania proprio ora, mentre la Chiesa ortodossa romena sta combattendo per il diritto di usare il nome e l'immagine dell'anziano Arsenie (Boca), un fedele figlio della Chiesa, contro un privato che possiede i diritti, divenuti marchi registrati presso l'Ufficio dell'Unione Europea per la proprietà intellettuale.

L'anziano Arsenie, che si è addormentato nel Signore nel 1989, fu uno dei grandi padri spirituali romeni dei tempi comunisti, ed è venerato oggi come un santo, anche se deve ancora essere canonizzato. Migliaia di pellegrini si recano ogni anno alla sua tomba al monastero di Prislop a Silvaşu de Sus, e le sue immagini sono considerate come benedizioni.

Almeno una di queste immagini, acquistate al monastero di Prislop, ha iniziato a piangere miracolosamente nel maggio del 2015. Un miracolo si verifica anche sulla sua tomba: anche se le temperature possono essere estremamente basse, raggiungendo spesso -5 gradi, tutti i fiori che sono cresciuti sulla sua tomba non appassiscono né congelano morendo a causa delle temperature estreme, ma rimangono in piena fioritura. Dall'inverno all'estate, la tomba dell'anziano rimane piena di fiori profumati in boccio di molti colori.

Ma ora quelle amate immagini vengono confiscate dalla polizia, riferisce Balkan Insight.

La polizia è stata chiamata al monastero due volte quest'anno, e a maggio anche a un negozio nella città occidentale di Arad. Daniel Gheorge, uno dei due proprietari del marchio di padre Arsenie, si è lamentato con la polizia che il monastero e il negozio vendevano immagini di padre Arsenie senza la dovuta licenza.

Attraverso il suo avvocato, Gheorge ha fatto più di 100 denunce contro chiese e negozi.

È interessante notare che Gheorge non è nemmeno un cristiano ortodosso, ma piuttosto un battista. L'altro proprietario del marchio è un ungherese etnico. Questo non ha fatto altro che aumentare l'indignazione del pubblico.

un'icona dell'anziano Arsenie, amato dai romeni. Foto: i1.wp.com

Un articolo su tech2.org spiega che Gheorghe ha ottenuto il diritto di usare il marchio di padre Arsenie da una società britannica che lo aveva registrato presso l'Ufficio dell'Unione Europea per la proprietà intellettuale. Il sito archyworldys.com scrive che quella società è la Additional Worldwide Care Service LTD, di proprietà dell'ungherese Andor Sandor.

"Apparteneva a noi, alla gente. È vicino ai nostri cuori. Dovrebbe essere lasciato alla Chiesa", ha detto una fedele ortodossa romena a Balkan Insight.

"Usare questo per fare soldi? Com'è possibile? I romeni vengono qui per pregare per le loro anime. Pregano padre Arsenie Boca", ha spiegato un altro.

Vasile Banescu, portavoce del patriarcato romeno, ha dichiarato: "Padre Arsenie Boca era un monaco. Non ha lasciato eredi. La sua famiglia era la Chiesa. La sua famiglia era il monastero, in particolare il monastero di Prislop dove è sepolto. Quindi tutti i diritti sulle sue opere scritte o artistiche appartengono de jure e de facto alla Chiesa ortodossa rumena ".

Tuttavia, Gheorge spiega che ha deciso di registrare il nome e l'immagine di padre Arsenie perché non si pagano le tasse sul mercato nero di tali beni, che secondo lui vale 40 milioni di euro all'anno.

Non ha spiegato perché crede che i negozi pubblici non paghino le tasse.

In un altro colpo di scena, l'avvocato di Gheorge è un cristiano ortodosso che crede che, se fosse vivo, padre Arsenie sarebbe felice di essere rappresentato da lui.

L'avvocato, Lucian Buzlea, spiega che Gheorge e il suo amico volevano impedire a persone che non hanno alcun legame con padre Arsenie di arricchirsi attraverso di lui. Continua spiegando che si potrebbe dire lo stesso del battista Daniel Gheorge e dell'ungherese Andor Sandor, ma nel loro caso, Gheorge sta portando alla luce un mercato nero.

I proprietari dei marchi stanno cercando di venderli a un investitore. Tech2.org riferisce inoltre che Gheorge è stato multato di 200 lei (poco più di 40 euro) dalla polizia per aver abusato della linea diretta di emergenza del 112 per denunciare chiese e negozi.

La Chiesa ortodossa romena ha avviato una causa contro i proprietari del marchio e sta considerando di accelerare l'inevitabile canonizzazione del grande anziano per risolvere il problema più rapidamente. La Chiesa ragiona sostenendo che con la sua glorificazione, il suo nome cambierà in sant'Arsenio, e saranno dipinte le sue icone, e quindi il suo nome e la sua immagine non rientreranno più nel marchio di Gheorge.

Tuttavia, l'avvocato Iulia Burbea Milescu ritiene che la Chiesa e lo stato dovrebbero invece presentare appello per ottenere il marchio, e che vinceranno facilmente. Sostiene che se la Chiesa risolve il problema cambiando il nome e l'immagine dell'anziano, con questo concederà implicitamente a Gheorge il diritto di possedere il nome e l'immagine attuali.

 
Domanda sul vecchio calendarismo

Una delle voci di dissenso interno dell’Ortodossia è quella dei vecchi calendaristi. Anche se non è la voce più numerosa o influente, è certamente una delle voci teologicamente più articolate, soprattutto per la pretesa di rappresentare una visione “tradizionale” e non adulterata dell’Ortodossia. Purtroppo, accanto a rivendicazioni di per sé legittime, i vecchi calendaristi hanno creato sinodi separati in totale spregio dei canoni della Chiesa (e quindi, il termine “non canonici” si adatta a loro perfettamente); in questo, dimostrano di essere anti-tradizionali e anti-ecclesiali. In un estratto di un articolo dal blog di padre John Whiteford (che pure è solidale con l’idea del valore del vecchio calendario o, per meglio dire, scettico su quel che il nuovo calendario presume di aver “aggiustato”), si cerca di spiegare quali sono questi canoni calpestati dal vecchio calendarismo scismatico. Presentiamo l’estratto sul tema dei vecchi calendaristi nella sezione “Domande e risposte” dei documenti.

 
L'isteria antirussa della presidente lituana Dalia Grybauskaitė

Le esplosioni di retorica anti-russa della presidente lituana Dalia Grybauskaitė sono certamente molto strane, in vista del suo curriculum vitae. Dalia Grybauskaitė è una donna molto colta. Grazie al sistema d'istruzione gratuita dell'ex Unione Sovietica, è stata in grado di completare la sua formazione universitaria presso l'elitaria Università di Stato di San Pietroburgo. Era diventata membro del Partito Comunista dell'Unione Sovietica nel 1983, e circa cinque anni prima aveva conseguito un dottorato presso la prestigiosa Accademia delle Scienze Sociali a Mosca. È noto che non ogni richiedente era regolarmente accettato come membro del partito.

Questo risultato può essere collegato direttamente al presunto ruolo del padre, per lungo tempo agente operativo del temuto NKVD, il predecessore del KGB. La ragione esatta per la sua partecipazione volontaria al partito comunista rimane in gran parte inspiegabile. Non ci sono prove che sia stata costretta ad aderire al partito contro la sua volontà. Era una "genuina credente nell'ideologia socialista per il bene comune"? O forse aveva a lungo tramato di utilizzare l'appartenenza al partito comunista come mezzo conveniente per l'avanzamento della sua carriera professionale. È tuttavia improbabile che fosse solo interessata a diventare una semplice apparatchika (аппара́тчика) per tutta la vita. Al momento del dissesto della Repubblica Socialista Sovietica Lituana nel 1990-1991, Grybauskaitė è riuscita in qualche modo a ri-modellare se stessa rapidamente, per diventare una zelante ex comunista. Tale trasformazione quasi istantanea si è rivelata in seguito una mossa di carriera molto utile per questo membro un tempo ardente del partito comunista.

Il richiamo selettivo della storia geopolitica della Lituania nel XX secolo fatto dalla presidente Grybauskaitė è grossolanamente carente. E lei non è un'idiota. È generalmente riconosciuto che i ricordi degli eventi storici nazionali sono notoriamente selettivi. I resoconti storici ufficiali sono spesso alterati o distrutti per nascondere atti vergognosi e crimini efferati. Revisioni intenzionali sono spesso sfruttate da demagoghi e da altri al servizio di una particolare narrazione per edificare una nazione e per avanzare l'ambizione personale. Tuttavia, ci sono alcuni fatti storici generalmente concordati. Alla fondazione del moderno Stato lituano nei primi mesi del 1918, ci sono state immediate e violente dispute di confine contro la Polonia rinata e la Russia post-Romanov. Negli anni seguenti, varie alleanze di convenienza sono stati formate e de-formate con la Polonia, la Russia bolscevica, la Bielorussia (Belarus') e / o la Germania, mentre diverse fazioni politiche lituane combattevano tra loro per il controllo finale del governo.

L'autorità di qualsiasi regime politico transitorio si basa esclusivamente sul possesso dell'esercito più grande e meglio attrezzato. Nel 1920, il generale Józef Piłsudski (nato a Zalavas o Zülow, già Zułów, nell'odierna Lituania) condisse le forze militari polacche a recuperare con successo la regione di Vilnius (ex Wilno) dell'attuale Lituania. A quel tempo, la regione di Vilnius era già stata popolata in gran parte da slavi di lingua polacca per più di 200 anni. Con il ritorno di Vilnius sotto la sovranità polacca, la capitale del neo-proclamato stato lituano fu forzatamente spostata a Kaunas. Cinquecento anni prima, la Lituania e la Polonia erano in realtà un paese, vale a dire, la confederazione polacco-lituana. La narrativa nazionale polacca contemporanea dichiara regolarmente che tale confederazione è l'inizio della nazione polacca. In altre parole, la regione di Wilno (Vilnius) appartiene per diritto alla Polonia.

Tale contesa sarebbe certamente una significativa minaccia esistenziale per l'attuale territorio lituano. In una calcolata offensiva militare nel 1923, il nuovo Stato lituano sequestrò il territorio di Memel (sulla costa del Mar Baltico), che allora era sotto la tutela della Società delle Nazioni. Fin dal XIII secolo, la regione di Memel era stata abitata in gran parte da coloni di lingua tedesca. Nei 15 anni successivi all'annessione militare da  parte della Lituania, una campagna repressiva di lituanizzazione fu lanciata dallo stato, per espellere in modo permanente dalla loro patria tutti gli abitanti di lingua tedesca. Sotto pressione politica del Terzo Reich, Memel fu restituita alla Vaterland nel 1939. Più tardi, nello stesso anno, il famigerato patto Molotov-Ribbentrop fece passare il controllo della regione di Vilnius dalla Polonia alla Lituania. Durante gran parte del periodo della Grande Guerra Patriottica, la Lituania fu, ovviamente, sotto il completo dominio del Reichskommissariat Ostland del Terzo Reich. Alla fine del 1944, l'esercito sovietico riuscì finalmente a liberare Memel (e altre parti dello storico territorio lituano) dal controllo del Terzo Reich. Oggi la Lituania sta restaurando la Memelland essenzialmente per il turismo tedesco. Non vi è alcuna intenzione di ri-popolare Memel con persone di lingua tedesca.

Se il leader supremo dell'URSS Iosif Stalin non si fosse ostinato nelle sue trattative con Churchill e Roosevelt sui confini dell'Europa orientale dopo la seconda guerra mondiale alle conferenze di Teheran e Yalta, la capitale della Lituania post-URSS sarebbe ancora oggi bloccata a Kaunas. Stalin aveva insistito a spostare il confine polacco odierno verso ovest sui fiumi Oder-Neisse e ad assegnare la regione (polacca) di Wilno, così come il territorio (tedesco) di Memel, alla Lituania. Senza Memel, non ci sarebbe sicuramente il porto di Klaipėda, libero dai ghiacci, nella Lituania di oggi. Col senno di poi, la regione Vilnius avrebbe potuto essere incorporata nell'odierna Bielorussia e il territorio di Memel avrebbe potuto essere assorbito nella moderna oblast di Kaliningrad della Federazione Russa. A nome dell'attuale Lituania, Grybauskaitė dovrebbe sempre essere grata al leader supremo dell'URSS Stalin per le sue ostinate richieste geopolitiche di 70 anni fa. In effetti, una grande statua in bronzo di Stalin dovrebbe essere eretta e opportunamente collocata accanto a quella di Mindaugas (1203-1263), il primo e unico re della Lituania, a Vilnius. Diverse azioni scellerate di Stalin potrebbero convenientemente essere trascurate "nell'interesse nazionale", proprio come gli atti criminali commessi durante il regno del Re Mindaugas.

Un recente titolo di Deutsche Welle lamenta la "profonda paura della Russia in Lituania". Ma cosa temere, tranne un riconoscimento di gratitudine nazionale a Stalin e all'Unione Sovietica? Non vi è alcuna ragione logica per equiparare le politiche estere dell'URSS con quelle della Russia post-URSS. Se Grybauskaitė avesse analizzato il problema di fondo – la creazione di un discorso dell'eredità dell'URSS (si veda, per esempio, la relazione del 2014 di Yulia Nikitin, pubblicata su Nationalities Papers, Vol. 42, pp. 1-7), si sarebbe facilmente resa conto che le sue invettive anti-russe sono basate su una premessa errata.

La designazione dogmatica della Russia come stato successore dell'URSS sembra essere guidata in gran parte dalla continuazione della guerra ideologica. Lo stato successore dell'URSS potrebbe logicamente essere una qualsiasi delle 15 repubbliche dell'URSS. L'attuale Repubblica di Georgia, una repubblica dell'ex Unione Sovietica, potrebbe essere un buon candidato per questo ruolo, visto che il leader supremo dell'URSS Iosif Stalin era di etnia georgiana. Poiché l'ex leader dell'Unione Sovietica Leonid Brezhnev era "ucraino di nascita", oggi l'Ucraina potrebbe in alternativa essere un paese adeguato a candidarsi come successore dell'URSS. Sarebbe altrettanto assurdo considerare la Russia bolscevica del 1917 come lo stato successore dell'Impero dei Romanov.

Una statua di Iosif Stalin nel parco Grūtas; originariamente era a Vilnius.

È interessante notare che, subito dopo la fine della logorante guerra contro la Germania e i suoi alleati in Europa, le potenze vincitrici (in particolare Gran Bretagna e Francia) hanno invaso la Russia per far rivivere l'autocrazia Romanov che era stata rovesciata. Il casus belli era la distruzione del comunismo. Se questo progetto anti-comunista fosse riuscito e se l'Impero dei Romanov pre-1917 fosse stato restaurato, oggi potrebbe non esistere una Lituania indipendente. Non c'è benevolenza, equità e giustizia in geopolitica.

Non vi è certamente prova che la Russia stia progettando un neo-imperialismo di qualsivoglia natura, nell'era post-URSS. Dalia Grybauskaitė potrebbe facilmente confrontare i resoconti mondiali della Russia contro quelli di altre grandi potenze militari, per quanto riguarda invasioni, bombardamenti e distruzioni di altri paesi, sia apertamente sia segretamente per qualsiasi motivo, a partire dalla fine dell'Unione Sovietica nei primi anni '90. Le élite belligeranti dei dirigenti europei sono indubbiamente affascinate nel sentire l'ex-comunista Grybauskaitė chiedere costantemente un intervento per contrastare "l'aggressione aperta e brutale" della Russia, con avvertimenti inquietanti come "la Russia di oggi sta cercando di riscrivere i confini dell'Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, ecco cosa sta succedendo. Se permettiamo che questo accada, il prossimo sarà qualcun altro". (Vedi qui l'articolo). Ma... un momento! Ricordiamo come i territori di Vilnius e Memel sono stati acquisiti l'ultima volta dalla Lituania. Grybauskaitė è veramente ignorante o è intenzionalmente in malafede sui fatti generalmente accettati della storia lituana del XX secolo? Si può facilmente ricordare come l'Unione Europea aveva istigato la deliberata distruzione della Jugoslavia multietnica nel 1990. A seguito di quest'esercizio di smembramento geopolitico, i confini nei Balcani sono stati ri-disegnati dai diktat dell'UE. Questi nuovi confini dell'Europa non sono stati sicuramente creati dalla Russia.

Estendendo la stessa narrativa di costruzione di una nazione, Grybauskaitė potrebbe anche esprimere gratitudine eterna da parte della Lituania alla Bundesrepublik Deutschland, l'auto-sconfessato stato successore del Terzo Reich, per l'eradicazione dei cittadini ebrei dalla Lituania di oggi. Nel 1939, più di 260.000 ebrei vivevono in Lituania. Nel 1945, c'erano solo circa 26.000 ebrei rimasti. Il "fastidioso problema ebraico" in Lituania è stato così efficacemente risolto dagli operatori del Terzo Reich, per la gioia continua di alcuni attuali ultranazionalisti lituani. Ne consegue logicamente che anche una statua di bronzo del Führer del Terzo Reich, adeguatamente grande, potrebbe essere eretta per commemorazione a fianco degli altri due costruttori nazionali lituani, cioè il leader supremo dell'URSS Stalin e il re medievale lituano Mindaugas.

Oltre alle sue numerose tirate, Grybauskaitė non perde occasione di sottolineare le carenze dei diritti umani nella Russia post-URSS. La frase latina Terra terram accusat (attribuita ad Aurelio Ambrogio, circa 370 d. C.) è comunemente parafrasata con "chi vive in case di vetro non dovrebbe lanciare pietre". La Lituania sembra essere una praticante molto meno che ideale di quelle convinzioni e pratiche democratiche dell'occidente europeo che tanto proclama. Per esempio, gli abitanti di lingua polacca rimasti in Lituania oggi vivono sotto una draconiana pressione coercitiva dello Stato ad abbandonare la loro identità culturale e linguistica. In alcuni distretti della regione di Wileńszczyzna / Vilnius, gli slavi di lingua polacca sono più del 50% della popolazione totale del distretto. Non sono nemmeno persone di lingua russa. La lituanizzazione, descritta eufemisticamente come integrazione, viene accettata come una normale pratica di costruzione della nazione all'interno della convenzione europea dei diritti umani. Purtroppo, la ragion di stato permette che una tale politica etnocentrica sia promulgata nell'Unione Europea senza che qualcuno la metta in questione.

La retorica anti-russa della presidente Grybauskaitė è sicuramente diventata sempre più isterica, tanto risibile quanto quella di "Yats" (noto anche come Arsenij Jatsenjuk), l'attuale schietto primo ministro dell'Ucraina a Kiev. In consolazione, queste esplosioni anti-russe di Grybauskaitė potrebbero non essere più profonde della sua precedente e ardente fede nell'ideologia comunista. Rivelazioni recenti nella biografia non autorizzata di Dalia Grybauskaitė, scritta dalla giornalista investigativa lituana Ruta Yanutene (intitolato "Red Dalia" in inglese) hanno fornito prove sostanziali della sua instancabile ricerca di potere dai suoi giorni del Komsomol. La sua brama di potere è psicopatica? Al fine di mettere a tacere i suoi critici, la presidente Grybauskaitė ora vuole che il Parlamento lituano approvi una legge per criminalizzare i media che diffondono "propaganda ostile e disinformazione". In effetti, tutte le opinioni pubbliche anti-Dalia d'ora in poi saranno considerate non patriottiche e saranno soggette a procedimento penale. La Lituania può essere troppo piccola per soddisfare l'insaziabile ambizione di Dalia Grybauskaitė; lei potrebbe già essere in corsa per diventare il prossimo segretario generale dell'anacronistica NATO, o anche il prossimo presidente dell'Unione Europea.

 
Congresso sul monachesimo alla Lavra di Pochaev

Il 15 luglio 2021, un congresso sul monachesimo si è tenuto presso la Chiesa della Dormizione della Lavra di Pochaev.

I partecipanti, circa 300, erano gli igumeni e le igumene di tutte le comunità monastiche della Chiesa ucraina.

Ragioni di spazio lasciano capire perché non siano stati invitati tutti i monaci e le monache, e perché il congresso sia stato tenuto nella chiesa della Dormizione (la più grande della Lavra), invece che nella chiesa della Trinità (quella edificata nello stile russo del nord) in cui si tengono di solito gli incontri di tipo congressuale.

Non vogliamo offrire altri commenti, e lasciamo che siano le foto del congresso a parlare da sole:

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Prima liturgia in 100 anni nella chiesa di un villaggio dell'estremo oriente russo

foto: eparhiachita.ru (cliccate sulla foto per il video)

Sabato 10 giugno, la Divina Liturgia è stata celebrata in una chiesa di un villaggio dell'Estremo Oriente russo per la prima volta in 100 anni.

foto: eparhiachita.ru

La Chiesa della santa Trinità, costruita nel 1823, si trova ora nel villaggio disabitato di Bjankino,territorio di Zabajkal, accessibile solo in barca sul fiume Shilka. È riconosciuto come monumento di architettura urbanistica.

foto: eparhiachita.ru

Lo scorso fine settimana, l'arciprete Aleksandr Tylkevich e padre Roman Pichuev, due sacerdoti della diocesi locale di Nerchinsk, hanno celebrato la Divina Liturgia nella chiesa abbandonata, riferisce la diocesi.

Alla funzione hanno partecipato una decina di persone. padre Aleksandr ha anche battezzato diversi uomini nel fiume Shilka.

 
Ortodossia e filosofia

Travis Dumsday ha ricevuto il suo dottorato in filosofia nel 2010 dall'Università di Calgary. Dopo una borsa post-dottorale presso la University of North Carolina Chapel Hill, ha insegnato per un anno al Livingstone College e poi nel 2012 ha preso un posto presso la Concordia University di Edmonton. Convertito all'ortodossia dal presbiterianesimo (cresimato nel 2009), Dumsday lavora in diverse aree della filosofia, tra cui la filosofia della scienza, la metafisica, la filosofia della religione e la bioetica.

Tudor Petcu: Se permette, vorrei concentrarmi in primo luogo sull'idea della "filosofia ortodossa", che a mio avviso è così importante, per almeno tre motivi: la rinascita dell'Ortodossia nella società secolare e postmoderna; una giusta comprensione della civiltà ortodossa; e naturalmente l'importanza culturale dell'Ortodossia anche per le società occidentali, basate principalmente su identità cattoliche o protestanti. Parlare in qualsiasi modo di filosofia ortodossa potrebbe essere qualcosa di impegnativo e difficile, ma è un dovere morale per evidenziare i compiti filosofici dell'Ortodossia. Da questo punto di vista vorrei chiederle se pense che la caratteristica principale dell'Ortodossia possa essere la metafisica. E quando dico "metafisica", mi riferisco soprattutto alle opere dei santi Padri della Chiesa, come san il Massimo il Confessore.

Travis Dumsday: La questione del rapporto tra l'Ortodossia e la filosofia è naturalmente molto antica e molto complicata. È ben noto che il dialogo con la filosofia greca (Aristotele, Platone, gli stoici, i neoplatonici, ecc.) ha avuto un'importante serie di ruoli da svolgere nella storia della Chiesa, sin dall'epoca apostolica. Questi ruoli includono la comprensione del dogma della Chiesa (per esempio l'uso di concetti come "sostanza" ed "essenza" nelle discussioni ai primi Concili ecumenici) e la difesa di quel dogma. Questi fatti si applicano storicamente a tutte le principali sotto-discipline della filosofia, tra cui: l'etica (lo studio della morale); l'epistemologia (lo studio della conoscenza e dei concetti correlati come prova e razionalità); e, come giustamente nota, la metafisica (lo studio della natura e dell'esistenza delle cose). In ogni caso, i santi Padri hanno fatto un notevole uso delle idee filosofiche greche.

Detto questo, una delle caratteristiche interessanti del rapporto specifico tra l'Ortodossia e la filosofia è la grande diversità che appare nella Tradizione. I pensatori ortodossi sono stati influenzati da una varietà di scuole filosofiche (ancora una volta, aristoteliche, neoplatoniche ecc.) e non esiste una scuola filosofica che possa essere considerata la filosofia ufficiale della Chiesa Ortodossa. Questa diversità interiore distingue in un certo modo l'Ortodossia dal cattolicesimo romano, che storicamente ha havuto la tendenza di considerare il tomismo come una sorta di sistema filosofico semi-ufficiale.

Conosciamo molto bene l'evoluzione e le basi degli approcci filosofici americani contemporanei e, se non sbaglio, penso che dalla filosofia americana possiamo comprendere innanzitutto la filosofia analitica definita in particolare dalla filosofia del linguaggio e dalle diverse teorie della logica che sono, naturalmente, essenziali per il nostro background filosofico. Vorrei anche prendere in considerazione la filosofia politica americana contemporanea influenzata in particolare dall'idea della giustizia globale, ben nota a causa di Thomas Pogge. Dato ciò che ho menzionato, quale sarebbe il posto di una filosofia ortodossa tra questi approcci filosofici americani?

È certamente vero che nel mondo di lingua inglese l'approccio analitico rimane il modo dominante di fare filosofia. Essendo un filosofo analitico io stesso, ne sono contento! Inoltre, penso che la teologia ortodossa si adatti molto bene ai modi di pensiero analitici. La filosofia analitica è caratterizzata in parte dalla sua grande enfasi sulla logica e sulla chiarezza dell'argomentazione. Questa focalizzazione sull'argomentazione chiara è assolutamente evidente in molti dei santi Padri. Guardiamo per esempio alcuni argomenti impiegati da sant'Atanasio o da san Giovanni Damasceno; di fatto, guardiamo solo la struttura complessiva delle loro opere più importanti. Sono chiaramente organizzate e strutturati logicamente. Quindi penso che ci sia una simpatia naturale tra la filosofia analitica e l'Ortodossia.

Detto questo, naturalmente esistono altre importanti tradizioni nella filosofia contemporanea, oltre a quella analitica, e i pensatori ortodossi non possono permettersi di ignorarle. Penso per esempio alle tradizioni continentali, pragmatiste e scolastiche. Anche queste possono essere partner in un dialogo produttivo con il pensiero ortodosso (in particolare la tradizione scolastica).

Temo di essere molto poco erudito nella filosofia politica americana, quindi non mi arrischierò a dire nulla sul prof. Pogge!

Sarei molto interessato a scoprire come lei comprende la spiritualità ortodossa in Nord America, in particolare in Canada, con il suo patrimonio, le sue tradizioni e le sue particolarità. Parliamo per esempio dei contributi di John Meyendorff all'evoluzione dell'Ortodossia americana e del suo mondo accademico. Non vorrei dimenticare neanche Seraphim Rose, che è profondamente apprezzato soprattutto nell'Europa orientale. Quindi mi dica, per favore: come definirebbe l'Ortodossia americana?

Dio lavora sempre per trasformare il male in bene, e un meraviglioso esempio di quest'opera provvidenziale può essere trovato nella tradizione intellettuale scatenata dalla diaspora russa. Dopo la rivoluzione comunista del 1917, molti importanti intellettuali ortodossi sono fuggiti a Parigi e in altri importanti centri accademici, inclusi, a suo tempo, i centri in Nord America. Molti dei più importanti studiosi ortodossi nordamericani sono i prodotti di questa diaspora, anche se di seconda generazione. Naturalmente, l'Ortodossia era presente in America del Nord anche prima dell'avvento del bolscevismo in Russia, come dimostrato (per esempio) dalla storia ispiratrice dei missionari ortodossi in Alaska. E, vivendo in Alberta, devo menzionare anche le enormi ondate di immigrazione ucraina nel Canada occidentale, a partire dal tardo XIX secolo. Anche quella diaspora pre-rivoluzionaria ha lasciato un notevole retaggio ortodosso in Canada. Mi fa piacere sentire che padre Seraphim è ampiamente letto nell'Europa orientale. Ho sicuramente beneficiato dei suoi scritti (anche se sono in disaccordo con alcune delle sue idee, per esempio i suoi punti di vista sul creazionismo).

Cosa significa per lei essere un cristiano ortodosso? E che cosa significa per lei essere un filosofo ortodosso in Canada?

Essere un cristiano ortodosso, in parte, ha i privilegi incredibili di (a) accedere alla pienezza della verità e (b) accedere a sacramenti validi. Altri corpi cristiani, naturalmente, insegnano una grande quantità di verità, ma mescolata con errori. E mentre altri corpi cristiani hanno alcuni sacramenti validi (in particolare il battesimo), solo nella Chiesa ortodossa possiamo partecipare con fiducia al vero corpo e sangue di Cristo nell'eucaristia. Amo la scena filosofica in Canada; Abbiamo una comunità filosofica energica e una varietà di associazioni filosofiche che partecipano attivamente a conferenze, ecc. Essendo un filosofo ortodosso in Canada, cerco di portare la mia fede come sostegno almeno in alcuni dei miei lavori filosofici. Infatti sono molto fortunato a insegnare presso un'istituzione (Concordia University of Edmonton) che incoraggia il perseguimento di un distinto percorso accademico cristiano.

Una delle idee spirituali più profonde che mi ha impressionato molto e ha influenzato il mio pensiero rimane, e sempre rimarrà, "la santità nascosta", idea che appartiene a Michael Plekon. Vorrei che mi dicesse: come capisce la santità nascosta, partendo dalla sua prospettiva ortodossa?

A mio discredito, non ho molta familiarità con le opere di Plekon.

Quale sarebbe a suo parere il ruolo più importante dell'Ortodossia nel mondo postmoderno e pragmatico? Potrebbe esistere un comune denominatore tra l'ortodossia e il pragmatismo?

Penso che dipenda dalla particolare versione del pragmatismo in discussione. Personalmente sono scettico di molte idee che vengono dalle scuole di pensiero pragmatiste, ma alcune versioni sono più amichevoli verso l'Ortodossia rispetto ad altre. Per esempio, le opere di C. S. Peirce sono (in larga parte) compatibili con molte idee ortodosse. Al contrario, qualcuno come Richard Rorty è molto antitetico ai modi di pensare cristiani. Qualcosa di simile potrebbe essere detto del postmodernismo; ci sono nel postmodernismo alcuni filoni di pensiero compatibili con il cristianesimo, che possono anche fornire nuove intuizioni ai pensatori cristiani (un punto sottolineato dal filosofo americano James K.A. Smith), ma in questo campo molto mi sembra profondamente problematico.

Data la sua intera esperienza ortodossa, e direi il modo di vivere, qual è la più rilevante e la più profonda idea che possiamo trovare nella spiritualità e nella teologia ortodossa? Sarebbe giusto dire che l'Ortodossia rappresenta il modo di vivere più alto e più profondo?

Penso che l'idea più profonda che possiamo trovare nella teologia ortodossa è di fatto l'idea più profonda che possiamo trovare nel cristianesimo in genere: Dio ci ama tanto che ha mandato il suo Figlio unigenito a morire per noi. Questo è assolutamente sorprendente, e se una persona ci crede davvero, avrà un profondo impatto su ogni area della sua vita.

Se dovesse consigliare un libro, solo un libro, a qualcuno che vuole comprendere meglio la spiritualità ortodossa, quale sarebbe?

Una bella domanda! Non ne sono veramente sicuro; tuttavia, mi piace un libretto del metropolita Anthony Bloom, intitolato Living Prayer. Questo è certamente un buon punto d'inizio.

 
Gli scismatici di un villaggio ucraino ritornano alla Chiesa ortodossa

foto: ovruch.church.ua

I residenti del villaggio di Kropivnja nella regione nord-occidentale di Zhitomir in Ucraina sono tornati alla Chiesa ortodossa di Cristo giovedì, dopo aver lasciato il "patriarcato di Kiev" scismatico, come riporta il sito della diocesi di Ovruch della Chiesa ortodossa ucraina.

foto: ovruch.church.ua

Una lettera di richiesta per l'accettazione nella diocesi di Ovruch è stata firmata da 37 credenti.

Rivolgendosi a sua Eminenza il metropolita Vissarion di Ovruch e Korosten, gli abitanti del villaggio hanno espresso la convinzione che i "preti" scismatici non siano veri sacerdoti. Hanno anche notato che per i residenti del villaggio e per l'intera regione, il clero della diocesi di Ovruch fa molte opere degne di nota per il bene della santa Chiesa.

Il 12 luglio, il metropolita Vissarion ha dato la sua benedizione per l'iscrizione dei paesani nella diocesi di Ovruch.

Anche un prete scismatico, Anatolij Vasilenko, e il suo gregge hanno lasciato l'autoproclamato "patriarcato di Kiev" e si sono uniti a Cristo nella diocesi di Ovruch a gennaio.

"Io, Anatolij Stanislavovich Vasilenko, ho realizzato la gravità del mio peccato di scisma, essendo un "sacerdote" della cosiddetta chiesa del "patriarcato di Kiev"," scrive padre Anatolij scrive nella sua lettera di pentimento, datata 11 gennaio. "Chiedo a sua Eminenza di ricevere il mio sincero pentimento. Voglio essere un umile servitore nella Santa Chiesa di Dio", scrive l'ex prete.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (9)

Nel nostro nono incontro con la storiografia medioevale, incontriamo un elemento che faremmo bene a tenere attentamente associato alla deviazione dell’Occidente dall’Ortodossia: la persecuzione. Il testo analizzato da padre Andrew Phillips è The Formation of a Persecuting Society; Power and Deviance in Western Europe 950-1250 (La formazione di una società persecutrice: potere e devianza nell’Europa Occidentale 950–1250), di R. I. Moore. È interessante riflettere sull’altrimenti inspiegabile rinascita di eresie, vere o presunte, che in vari modi (anche per via negativa) hanno servito gli scopi della separazione dell’Occidente cristiano. Suonerà pure strano agli orecchi di molti come la recrudescenza di persecuzioni anti-ebraiche (assenti nei precedenti secoli “ortodossi” del cristianesimo occidentale) abbia messo fuori combattimento un’elite culturale che poteva danneggiare lo sviluppo della società “riformata” che abbiamo analizzato nel corso di questi articoli.

 
Ci potrebbe essere un briciolo di verità nella propaganda ucraina?

Abbiamo tutti sentito la linea nazionalista ucraina: loro sono i veri eredi slavi della Rus 'di Kiev, mentre i moderni russi sono o tartari o ugro-finnici o chissà cos'altro. E poi c'è la famosa frase del marchese di Custine, detta in origine, credo, da Napoleone, che dice "grattate il russo e troverete il tartaro".

La cosa interessante è che ci potrebbe essere qualche verità in questo, e più di un solo briciolo.

Ma in primo luogo, che cos'è un "tartaro"? Ebbene, in tempi moderni, un tartaro è una categoria ben definita, sia in termini storici che in termini moderni (si veda la voce di Wikipedia per "tartari"). Il problema di questo è che è stato non è presente queste definizioni è l'antico uso di questa parola. Ancora oggi, le varie popolazioni denominate "tartari" hanno ben poco in comune tra loro. Hanno ancor meno in comune con i mongoli moderni. Allora perché i libri russi parlano di un "giogo tartaro-mongolo"? Chi erano questi "tartaro-mongoli" in realtà?

La storiografia russa (e quella occidentale) ufficiale sono più o meno d'accordo che i "tartaro-mongoli" erano un mix di tribù nomadi dell'Asia (Mongolia moderna) che aveva spazzato tutta la Siberia e le steppe e invase la Russia e molti altri paesi (fino alla Polonia e all'Austria). In realtà, questi tartaro-mongoli costruirono il più grande impero di tutti i tempi, e lo fecero appena in pochi decenni. La seguente mappa francese mostra la grande dimensione di questo impero:

Tartaria

Ma c'è un problema con questa versione ufficiale. I tartari non sono mongoli. Peggio ancora, il termine "tartari" è stato applicato a diversi gruppi etnici totalmente diversi che avevano ben poco in comune tra loro. Ci sono anche prove molto solide che il termine "tartari" è stato applicato anche a popolazioni russe!

Date un'occhiata a questo particolare di un'icona del famoso santo ortodosso russo Sergio di Radonezh, che mostra una celebre battaglia tra russi e tartari, e vedete se potete differenziare questi due gruppi:

La battaglia del campo di Kulikovo

E ora diamo uno sguardo più da vicino a un dettaglio di quest'icona (molto grande):

dettaglio

Potete differenziare i combattenti? Se non riuscite, non prendetevela a male. Non ci riescono nemmeno gli storici. Non solo le due parti sono equipaggiate esattamente allo stesso modo, ma entrambe le parti hanno icone di Cristo come loro bandiere!

Questo è solo un esempio tra tanti, e non voglio annoiarvi con la moltitudine di altri esempi presenti. Quello che posso semplicemente dire è questo: ci sono prove molto forti che le forze "russe" erano piene di "tartari" e ci sono anche prove molto forti che le forze "tartare" erano piene di "russi". Alcuni storici russi arrivano a dire che i russi sono tartari (nel senso che queste parole avevano nei secoli dal XIII al XV, non nel nostro uso moderno!) e che ciò che gli storici del XVIII e XIX secolo descrivono come "giogo tartaro" era in realtà una guerra civile russa. Ora, prima di alzare le vostre mani in disgusto, ricordate che il termine "russo" non è (e non è mai stato!!!) una categoria etnica. Infatti, la confusione qui deriva dal fatto che né i russi né i tartari sono categorie etniche. I mongoli lo sono, ma i mongoli non sono mai stati abbastanza sofisticati e abbastanza numerosi per conquistare da soli una tale enorme estensione. Avete ancora dei dubbi? Va bene, provate a scoprire questo: chi sono i moderni discendenti dei "tataro-mongoli"? I candidati per il titolo sono i mongoli, i turkmeni, gli slavi e molti altri gruppi etnici da tutto l'ex impero di Gengis Khan. La linea di fondo sorprendente è questa: non sappiamo chi fossero davvero i "tataro-mongoli" del XII-XIV secolo, ma vi sono prove molto forti che i "russi" (parlando in un senso puramente culturale, non etnico) ne facevano profondamente parte. Per dirla in un altro modo, gli ortodossi slavi erano una componente fondamentale della civiltà che gli storici successivi hanno etichettato come impero "tataro-mongolo". Alcuni di questi slavi ortodossi erano chiaramente sottoposti alle orde di invasori provenienti dall'Oriente, ma altri erano ufficiali di queste orde. Quali prove abbiamo per dire così? Molte – compreso il fatto che gli invasori utilizzavano quasi esclusivamente il russo nella loro amministrazione, che molti russi avevano nomi tartari e viceversa, o che se osservate lo stock genetico nelle regioni colonizzate presumibilmente per 300 anni dai mongoli dall'Asia troverete una schiacciante preponderanza di marcatori genetici slavi ed europei, anche se i resoconti cronologici dicono che molte famiglie russe sono state fondate da tartari (tra queste, tra l'altro, anche la mia).

Confusi?

Va bene, dovrebbe essere esattamente così. Anch'io sono confuso. E lo sono pure molti storici. Semplicemente, non tornano i conti della semplice narrazione offerta dagli storici del XVIII e XIX secolo. Ma quale sia la vera storia, questo deve ancora essere scoperto.

Che dire dell'Ucraina in tutto questo?

In primo luogo, ricordate che la "nazione ucraina" è un'invenzione del XX secolo. Ma ciò che è vero è che gli slavi ortodossi che vivevano in quella che è oggi l'Ucraina avevano alcune differenze molto salienti dagli slavi ortodossi che vivevano in quella che è oggi la Federazione russa. Chiamiamo il primo gruppo slavi ortodossi del sud e il secondo gruppo slavi ortodossi del nord. Queste sono alcune delle importanti differenze:

1) Gli slavi ortodossi del sud erano molto più lontani dai centri del potere tartaro-mongolo rispetto agli slavi ortodossi del nord.

2) Gli slavi ortodossi del sud trascorsero molti secoli invasi dagli eserciti polacchi e lituani.

3) Gli slavi ortodossi del sud non vissero lo scisma del vecchio rito.

4) Gli slavi ortodossi del nord non soffrirono persecuzioni papiste.

5) Gli slavi ortodossi del sud vissero a lungo sotto la Chiesa ortodossa greca (mentre gli slavi ortodossi del nord avevano la propria Chiesa ortodossa locale indipendente)

Ci sono, naturalmente, altri elementi, ma già questi pochi indicano possibili e reali differenze di ethos. Naturalmente, la più potente forza che agisce per annullare queste differenze è la lunga miscelazione, veramente massiccia e secolare, tra slavi del nord e del sud. Pretendere, come fanno i nazionalisti ucraini oggi, che i russi e gli ucraini siano popoli totalmente diversi è assolutamente ridicolo, e dire che gli ucraini sono discendenti di antichi "ukri" che sarebbero, non sto scherzando, gli antenati degli ariani, che costruirono le piramidi in Egitto e furono i primi abitanti della costa del Mar Nero è semplice pazzia, naturalmente. Ma è innegabile che gli slavi del nord e del sud abbiano davvero avuto esperienze storicamente molto diverse, e che l'integrazione degli slavi del nord nella civiltà che ora chiamiamo erroneamente "tataro-mongola", e la loro inculturazione in tale civiltà, è stata molto profonda, forse molto più profonda di quanto si sia sospettato finora.

In conclusione, per favore non accusatemi per quello che ho scritto. Come ho detto, io non sono uno storico e là fuori ci sono abbastanza storici totalmente confusi, perché anche una persona molto ignorante come me senta il coraggio di fare domande interessanti senza fornire assolutamente alcuna risposta. Volevo solo condividere con voi il fatto che la storia delle persone che vivono nella moderna Ucraina (e, ancor più, nella moderna Russia) è molto complessa e per molti versi molto misteriosa e oscura, e che quei nazionalisti (da entrambe le parti!) che hanno capito tutto e hanno ridotto tutto a slogan di una singola frase si stanno quasi inevitabilmente sbagliando.

Saker

 
Il carattere spirituale di un genio serbo

Intervista al presbitero dott. Oliver Subotić, autore del libro Tesla: Carattere spirituale

Di recente è stato pubblicato il primo libro su Nikola Tesla e la sua spiritualità, scritto da un sacerdote ortodosso. Questo libro porta molti nuovi dettagli sulla vita, sul lavoro e soprattutto sulle credenze del geniale inventore serbo. I suoi lettori hanno l'opportunità di saperne di più su Tesla personalmente

Parliamo del libro Tesla: Carattere spirituale, della sua origine, ma anche della persona di Nikola Tesla, con l'autore del libro, il presbitero Oliver Subotić, caporedattore della rivista Missionario ortodosso e pastore presso la Chiesa di sant'Aleksandr Nevskij a Belgrado.

* * *

Come le è venuta l'idea di scrivere un libro sulla spiritualità di Nikola Tesla? Può dire qualcosa sulla storia della creazione di questo libro, che è una sorta di sforzo pionieristico, dal momento che nessuno si è occupato finora della spiritualità di Tesla, se non incidentalmente e brevemente?

Sebbene il personaggio di Nikola Tesla mi abbia attratto fin dall'infanzia, ho avuto l'idea di affrontarlo sistematicamente alcuni anni fa, dopo aver incontrato in precedenza il dott. Branimir Jovanović, ex direttore del Museo Nikola Tesla di Belgrado e uno dei più grandi esperti del carattere e del lavoro di Nikola Tesla nel mondo. Sua figlia Sofia veniva alle lezioni di interpretazione della Sacra Scrittura, che una volta tenevo presso la chiesa dell'Ascensione del Signore a Zarkovo, dove a quel tempo ero parroco. Una sera, il dottor Jovanović è apparso insieme a sua figlia a una conferenza, ed è così che ci siamo incontrati e incontrati per la prima volta. Poco dopo, mi sono interessato ad affrontare il tema del carattere spirituale di Nikola Tesla, sotto forma di una conferenza congiunta, e presto ho iniziato a pensare di scrivere un libro. Dopo la conferenza che ho tenuto sul carattere spirituale di Tesla al Museo storico di Buffalo (la prima città illuminata da Tesla con l'elettricità negli Stati Uniti) il 22 aprile 2018, ho infine deciso di occuparmi sistematicamente di quest'area e di scrivere uno studio completo.

Quali testimonianze e quali materiali sono stati fondamentali per la ricostruzione del carattere spirituale? Come ha ottenuto i dati di origine?

Non avrei potuto scrivere il libro nella sua forma esistente se il Museo Nikola Tesla di Belgrado non mi avesse aperto il suo archivio, per le esigenze del lavoro di ricerca. Tenuto conto dell'importanza dell'argomento e del fatto che il libro non ha carattere commerciale, ma promozionale (di cui si parlerà nel prosieguo dell'intervista), la direzione del museo mi ha messo a disposizione il suo archivio in formato elettronico, senza richiedere alcun compenso, cosa di cui sono grato. Questo mi ha permesso di accedere a una parte molto importante delle fonti primarie sulla corrispondenza di Tesla. Inizialmente la mia richiesta era ampia e richiedevo quasi il 10% dell'intera corrispondenza, cosa che per diversi motivi non era possibile, quindi sono stato costretto a ridurre la richiesta originaria ad alcuni corrispondenti, selezionati da un database composto da oltre 10.000 corrispondenti. Inoltre, ho letto una parte della corrispondenza da una copia su microfilm che era stata data alla Biblioteca del Congresso negli anni '50, dopo essere riuscito a ottenere per ispezione una copia elettronica di quel materiale su microfilm, con l'aiuto e l'impegno del presbitero Vladislav Golić, parroco di Buffalo, città in cui Tesla gode di una reputazione speciale.

Ho anche usato alcuni database disponibili pubblicamente, come The Tesla Collection, una raccolta scannerizzata di articoli e conferenze di Tesla, nonché articoli su Tesla pubblicati negli Stati Uniti dai suoi contemporanei. Ovviamente, è superfluo dire che oltre a tutto quanto sopra, ho utilizzato l'autobiografia e gli articoli autobiografici di Tesla, nella versione originale, poiché è una lettura imprescindibile.

Ho lavorato al libro iniziando a leggere prima le fonti primarie e poi quelle secondarie, e sulla base di esse ho cercato di ricostruire il personaggio di Tesla, nel modo più credibile possibile. È stato solo quando ho finito quella parte del lavoro che ho iniziato a leggere in dettaglio gli studi più famosi su Tesla perché non volevo "costruire sulle fondamenta di qualcun altro" (Rm 15:20). D'altra parte, è stato necessario per me tenere conto delle conoscenze dei migliori studi, per avere qualche correzione, in termini di affidamento sulla ricerca di persone che avevano studiato a fondo il carattere di Tesla decenni prima, a cominciare da John O' Neill, passando per Leland I. Anderson, Margaret Cheney e Mark Seifer, fino a Bernard Carlson e al nostro già citato Brana Jovanović, che è anche il recensore del mio libro.

Ci sono stati ostacoli nel modo di scrivere il libro Tesla: Carattere spirituale, e qual è stato il più grande? D'altra parte, c'è stato un supporto, un aiuto, e come si è riflesso sulla creazione del libro?

Ci sono stati molti ostacoli e tentazioni, sia a livello personale che in termini di processo di scrittura del libro. Nell'introduzione accenno alla più grande tentazione capitata durante la stesura e quindi spiego perché il libro è dedicato ai medici e al personale medico del Dipartimento di terapia intensiva e semi-intensiva di neonatologia presso la Clinica Universitaria di Tiršova. Sono grato a Dio, che ha organizzato tutto in modo che i medici dedicati di quella clinica potessero reagire in tempo e curare da una grave infezione batterica acquisita durante il parto mio figlio Nikola, tato mentre scrivevo il libro, proprio nel giorno in cui nacque Nikola Tesla.

Ci sono stati altri eventi meno stressanti che hanno minacciato di fermare la scrittura del libro. Per esempio, durante i lavori sul capitolo finale, sono rimasto "rinchiuso" in Australia, perché al momento della mia permanenza in quel paese è stata dichiarata la pandemia globale causata dal nuovo tipo di coronavirus, e tutti i voli commerciali sono stati cancellati. In qualche modo sono riuscito a tornare in Serbia solo con l'impegno del Vescovo Siluan di Australia e Nuova Zelanda e dell'allora ambasciatore serbo in Australia, Miroljub Petrović. Quando in qualche modo sono arrivato a Belgrado, ho continuato a scrivere il libro nella quarantena obbligatoria di un mese.

Ho anche sentito l'aiuto del Signore durante il processo di scrittura dello studio. Ricordo, per esempio, il giorno in cui studiai per ore una corrispondenza molto ampia tra Tesla e i suoi amici americani, alla ricerca di informazioni che mi aiutassero a risolvere un dilemma. Proprio quando, sfinito dalla lettura di alcune centinaia di documenti da una copia elettronica su microfilm, fui tentato di rinunciare a ulteriori letture perché nulla nel suggerimento appariva come un argomento di mio interesse, un piccione iniziò ad atterrare e volare via dal terrazzo della stanza dove scrivevo. Era molto insistente e sembrava voler attirare la mia attenzione su qualcosa. Ho sentito come se fusse un messaggio di Dio di non rinunciare alla ricerca alla leggera e ho continuato a leggere, anche se fino a quell punto non c'era nulla che indicasse che avrei trovato quello che stavo cercando in quella corrispondenza. E infatti, dopo pochi minuti, mi sono imbattuto in un documento di prim'ordine per le questioni che mi interessavano. Ecco perché dico onestamente che senza l'aiuto di Dio non sarei stato in grado di scrivere questo libro.

Durante la mia scrittura ho avuto un grande sostegno da mia moglie e dai miei figli, che mi hanno concesso disinteressatamente il loro tempo, ed è per questo che li considero coautori del libro. Ho avuto anche il sostegno dei miei genitori, amici, padrini, fratelli sacerdoti... Una parte speciale, ma anche un sostegno, è stato il fatto che l'introduzione al libro sia stata fatta dal patriarca serbo Irinej di beata memoria, di sua iniziativa. Solo più tardi, dopo la sua morte, ho saputo che era un fan del personaggio e dell'opera di Nikola Tesla.

Per quanto riguarda il supporto professionale e finanziario, subito dopo il Museo Nikola Tesla (che è anche co-editore del libro), vorrei sottolineare il supporto del Mak Trade Group, che è stato lo sponsor finanziario della stampa del libro, per iniziativa del suo proprietario, direttore e mio caro amico Slavko Radmilović. Ci sono anche molte persone che mi hanno aiutato fornendomi il materiale di cui avevo bisogno senza alcun compenso, sapendo che il libro era un progetto di beneficenza. Per esempio, parlando di fotografie, ho ricevuto un enorme supporto professionale dal famoso artista serbo Rajko Karisić, che ha donato un gran numero delle sue fotografie di alta qualità per la monografia; ho ricevuto un sostegno simile dalla pittrice di icone Danka Misević, che ha realizzato le illustrazioni dell’autore per le pagine introduttive di ogni capitolo appositamente per il libro; allo stesso modo ha agito il fotografo Zoran Bulović, grande estimatore del personaggio e dell’opera di Nikola Tesla, presentando le sue fotografie con un solo obiettivo: contribuire all'affermazione del carattere e dell'opera del geniale inventore. Ho cercato di elencare in una parte speciale del libro tutte le gentili persone che mi hanno aiutato.

A chi è rivolto per primo il libro, cioè a chi è principalmente destinato? È per il pubblico professionale, per i lettori della chiesa, per la popolazione più giovane o più anziana o per un pubblico più ampio? D'altra parte, quali sono le reazioni dei lettori: sa qualcosa su come il libro è stato accolto dal pubblico?

Il libro è stato scritto utilizzando una metodologia scientifica e con citazioni precise delle fonti dei dati (è stato utilizzato lo stile di riferimento di Harvard), ma è stato scritto in uno stile tale da poter essere letto da una cerchia più ampia di lettori. Ho cercato di scriverlo in uno stile narrativo comprensibile, facendo in modo che tutto ciò che è affermato in esso abbia validità scientifica. A questo proposito, è destinato a tutti quelli che ha menzionato nella sua domanda.

Quanto alla riflessione dei lettori, i commenti che mi sono pervenuti finora testimoniano che il libro è stato accolto molto bene in tutti gli ambienti, e molto meglio di quanto mi aspettassi. Alcuni dei commenti pubblici positivi sono stati pubblicati anche sulla presentazione ufficiale in Internet del libro, all'indirizzo https://www.tesla-duhovni-lik.rs/. D'altra parte, ho sentito indirettamente di sporadici commenti negativi da parte di persone che, a detta di tutti, stanno ancora pensando in chiave marxista e che si chiedono perché un prete scriva su questo argomento. Considerando che i commenti citati provengono da ambienti ideologicamente carichi, da persone che non hanno nemmeno letto il libro (e forse non lo hanno neanche recensito), non ho prestato loro attenzione. Aspetto solo la critica che sarà importante per me, quella delle persone che appartengono al pubblico professionale e che leggeranno il libro con attenzione e daranno osservazioni critiche costruttive che mi aiuteranno a migliorare la seconda edizione del libro.

Qual è, secondo lei, la chiave con cui fu costruita la spiritualità di Tesla? Qual è il ruolo e il posto di suo padre, il sacerdote Milutin Tesla, e di sua madre Georgina, che proviene dalla famiglia sacerdotale dei Mandić? C'erano altre persone del suo ambiente familiare che hanno influenzato la sua spiritualità, e in che modo?

L'influenza dell'ambiente familiare sulla costruzione del carattere spirituale di Tesla è importante e significativa, e le dedico il primo capitolo del libro. D'altra parte, quell'influenza non dovrebbe essere sopravvalutata, perché Tesla è per molti versi una persona indipendente.

Oltre agli esempi di vita virtuosa, patriottismo, pacificazione attiva e sano spirito, padre Milutin è stato un modello per Nikola Tesla in termini di apprendimento. Nella famosa lettera alla ragazza Pola Fotić (figlia di Konstantin Fotić, ambasciatore del Regno di Jugoslavia negli USA), Tesla caratterizza suo padre come "un uomo molto istruito" che aveva "una risposta per ogni domanda". Allo stesso modo, possiamo dire che Tesla ha ereditato da lui il dono dell'eloquenza. Madre Georgina (Djuka) occupava un posto speciale nel cuore di Nikola Tesla: lui le era estremamente legato e, allo stesso tempo, sottolineava di aver ereditato biologicamente il suo genio dalla madre (tenendo conto che la prima stimolazione mentale dell'intelletto di Nikola fu eseguita dal padre, attraverso vari esercizi di memoria, di cui Tesla scrive nella sua autobiografia). Sua madre era un modello di diligenza e duro lavoro (le parole con cui Tesla spiega le virtù, il coraggio e le capacità di sua madre Georgina agli americani del suo tempo sono molto toccanti). Non dimentichiamo che fu sua madre a strapparlo alla passione mortale del gioco che sviluppò in gioventù, una passione che minacciava di distruggerlo sia spiritualmente che fisicamente.

È particolarmente necessario sottolineare l'influenza che il fratello di sua madre, il sacerdote ortodosso Petar (futuro metropolita Nikolaj) Mandić, ebbe su Tesla. Era il cugino preferito di Tesla. Lo cita nel periodo dell'invenzione sulla stampa americana ed è orgoglioso che suo zio sia il metropolita della Chiesa serba, mentre in corrispondenza privata con gli americani, Tesla spiega che è un cristiano ortodosso e che questa è la fede di suo zio il metropolita. Allo stesso tempo, non dimentichiamo che fu suo zio a introdurlo alla filosofia di Cartesio da bambino e che questa filosofia, attraverso la teoria dell'etere, fu, nelle parole di Tesla, la chiave del suo approccio inventivo. Ecco un esempio concreto del perché non possiamo comprendere Tesla come inventore se non lo comprendiamo in precedenza come una persona in comunità con tutti coloro che lo hanno plasmato durante la sua vita.

Cosa possiamo sapere sulla religiosità di Tesla? In particolare, cosa possiamo sapere dell'atteggiamento di Tesla nei confronti della dottrina cristiana e della sua ecclesiologia?

Questo è uno di quegli argomenti in cui dobbiamo stare rigorosamente attenti a separare i fatti dalle interpretazioni. I fatti mostrano che Tesla nacque come cristiano serbo-ortodosso, che per tutta la vita menzionò il cristianesimo ortodosso come sua religione e disse di essere intossicato dal rito cristiano ortodosso. La seconda serie di fatti si riferisce all'espressione di Tesla quando si tratta di argomenti religiosi. In questo senso, Tesla ha un atteggiamento affermativo nei confronti del cristianesimo, che egli evidenzia in modo molto chiaro ed esplicito nel corpus delle religioni mondiali. Per esempio, nel suo famoso articolo intitolato "Il problema dell'aumento dell'energia umana" Tesla afferma che la religione cristiana è "profondamente saggia e scientifica e immensamente pratica" e che a questo proposito "in quale marcato contrasto sta in questo rispetto ad altre religioni". Egli afferma inoltre che tutte le altre religioni sono il risultato del “pensiero astratto", mentre il cristianesimo è infallibile come "risultato di un esperimento pratico", additando senza dubbio quella che i teologi ortodossi chiamano "esperienza spirituale", cioè fede esperienziale. allo stesso modo distinse le Sacre Scritture (la Bibbia) da tutti gli altri libri, soprattutto in senso etico.

A dire il vero, non va taciuto che Tesla nei suoi articoli citi anche scritti indù, confrontando ciò che vi scrive con alcuni concetti scientifici, mentre oltre all'insegnamento cristiano cita varie dottrine filosofiche e alcune concezioni delle religioni dell'Estremo Oriente. Apparentemente, stava intimamente cercando di trovare una sorta di modello religioso universalista, che avrebbe abolito le differenze tra le religioni. Interessante, a questo proposito, la sua dichiarazione durante il Premio Edison del 1916, in cui afferma che è "profondamente religioso nel cuore, anche se non nel significato ortodosso". Tutto questo, ripeto, dovrebbe essere preso in considerazione sapendo in anticipo che Tesla si è caratterizzato come cristiano per tutta la vita davanti al pubblico e agli amici. A volte lo fa nelle controversie – così, quando risponde a un testo provocatorio, scrive ai redattori di The Electrical Review e The Electrical Engineer che li ha ripetutamente perdonati per i loro insulti "come cristiano e filosofo".

Quando si tratta dell'ecclesiologia di Tesla, non si può dire che nel periodo dei suoi studi, e specialmente nel periodo delle invenzioni, abbia vissuto liturgicamente come nella sua infanzia. Tuttavia, questo è in qualche modo comprensibile a causa del contesto spazio-temporale in cui è cresciuto – a Graz, Strasburgo, Budapest e Parigi, e poi a New York nella seconda metà del XIX secolo, non ha avuto nemmeno l'opportunità di entrare in una chiesa ortodossa. non Queste esistevano o erano, forse, in costruzione. D'altra parte, quando veniva dall'America in Europa al culmine del suo periodo d'invenzione e visitava la sua nativa Lika, cercava pace, riposo e rinnovamento spirituale nel monastero di Gomirje, con suo zio Nikolaj, che a quell tempo era archimandrita. Da tenere presente anche lo stile di vita di Tesla, completamente dedito alle invenzioni, motivo per cui nel periodo americano la sua vita era per lo più ridotta a un laboratorio e una stanza d'albergo.

Tesla mantenne legami con la Chiesa serba negli Stati Uniti, dal momento in cui l'archimandrita Sevastijan Dabović, il primo missionario serbo negli Stati Uniti, giunse nel continente americano, e lo aiutò finanziariamente. Fu in contatto con la Chiesa attraverso le successivi comunità ecclesiastico-scolastiche formatesi nella prima metà del XX secolo. Così, alla fine della sua vita, Tesla fu nominato padrino dalla comunità chiesa-scuola di Gary (Indiana), durante la consacrazione della chiesa dedicata a san Sava, cosa che, secondo la sua testimonianza personale, fu per lui un onore speciale. Quella chiesa della diocesi dell'America orientale, in una forma rinnovata, ha oggi un medaglione con l'immagine di Nikola Tesla sulla facciata, in memoria del ruolo di Tesla come padrino.

Quali erano le opinioni di Tesla sulle questioni filosofiche? Ci sono modelli da lui seguiti, o scuole di pensiero che hanno influenzato la formazione del suo carattere intellettuale e spirituale?

Quando si tratta di filosofia, non c'è dubbio che Cartesio abbia avuto la massima influenza su di lui, tanto da influenzare anche l'approccio inventivo. Ci sono anche alcune influenze di filosofi empiristi, cosa prevedibile, dato quello che Tesla faceva, e per questi l'esperimento è la fase chiave (di nuovo, qui Tesla è abbastanza speciale perché, a differenza del metodo sperimentale classico, la maggior parte dei suoi esperimenti era prima eseguita nella sua testa, motivo per cui razionalisti come Cartesio sono ancora più vicini a lui). Rudjer Bosković ebbe su di lui un'influenza particolarmente importante con le sue opere, che stimò molto, considerandolo il vero creatore della teoria della relatività, nella parte in cui, a parere di Tesla, ciò non era discutibile. Tesla, da intellettuale, fu fortemente influenzato dalle opere letterarie di Goethe, Shakespeare, Gogol', Pushkin, ma anche da scrittori serbi, come Njegos, la cui Ghirlanda di montagna ascoltava da bambino, da sua madre, che la conosceva quasi a memria. Era anche un grande amico di Mark Twain, di cui lesse le opere da bambino.

Gli atteggiamenti religiosi e filosofici di Tesla si sono sviluppati e cambiati durante la sua vita, e in che modo? Quali erano gli argomenti spirituali chiave che lo interessavano?

Ho dedicato il capitolo centrale del mio libro al tema della religiosità e degli atteggiamenti filosofici di Tesla, in cui ho seguito quest'area in diversi periodi della sua vita, dall'infanzia e giovinezza, attraverso il periodo dell'invenzione, fino alla tarda età. In questo senso, ci sono alcune oscillazioni ed è per questo che è importante tenere a mente il lasso di tempo quando si parla di questo argomento. Considerando quanto sopra circa l'esperienza e l'identità cristiana di Tesla, "intervallata" con alcune idee dell'Estremo Oriente (per lo più sotto l'influenza della conoscenza del missionario indiano Vivekananda), l'influenza delle teorie naturalistiche del suo tempo si fece sentire nel periodo dell'invenzione, anche se non in chiave di pensiero atea, poiché cita con riverenza il Creatore del mondo. C'è stata anche l'influenza del deismo in un periodo della sua vita, per certi versi simile a Einstein, con il quale, tra l'altro, non era d'accordo in senso teorico e di cui aveva esposto la teoria della relatività a critiche implacabili. Ancora una volta, nei suoi ultimi anni, Tesla divenne più fortemente connesso con l'eredità cristiana ortodossa attraverso i canti epici con cui era stato nutrito fin dalla sua infanzia. Riconosciamo chiaramente questa traccia nella sua corrispondenza, specialmente quando scrive della lotta del popolo serbo "per gli ideali del cristianesimo" e "per la Santa Croce e la libertà d'oro".

In linea di principio, Tesla è un uomo che è sempre più interessato agli argomenti scientifici e allo studio della natura, e di conseguenza si avvicina a quasi tutti gli altri argomenti principalmente come inventore. Per questo a volte può essere un po' contraddittorio e, per esempio, glorificare il Creatore del mondo in un testo, e in un altro scrivere dell'universo da una posizione tipicamente naturalistica. Oppure, diciamo che in un testo riduce l'anima umana a "aggregazione di impressioni, pensieri e sentimenti", e che scrisse a J. P. Morgan qualche anno prima, il giorno di san Nicola del 1904, che aveva un " tacito accordo" con san Nicola in base al quale avrebbero dovuto aderire l'uno all'altro, cosa che avevano fatto per anni, il che mostra chiaramente che pregava il suo santo patrono (san Nicola di Mira era il santo preferito di Tesla), e di conseguenza, era in favore della fede nella sopravvivenza dell'anima. A tal proposito, capita che non riusciamo a trovare un approccio coerente di Tesla su alcuni argomenti, ma, a seconda del contesto, dobbiamo distinguere cosa voleva dire in un dato momento e perché. Ho scritto di tutto questo in dettaglio nel libro.

È noto che Tesla e Nikolaj Velimirović erano conoscenti durante la prima guerra mondiale. Qual era la natura della loro cooperazione, e del loro rapporto in generale, e l'hanno mantenuta negli anni successivi?

Nikolaj e Tesla si incontrarono a New York nel 1916, tramite il professor Paul Radosavljević, fedele amico di Tesla che era una sorta di "filtro" quando si trattava di serbi che volevano raggiungere un genio inventore. Dalla corrispondenza tra Tesla e Radosavljević si evince che Nikolaj (allora ieromonaco) ebbe l'idea di unire i serbi nel continente americano, per dare appoggio alla Serbia, che combatteva contro un nemico di gran lunga superiore, l'Impero Austro-ungarico. In tal senso, Tesla e Pupin erano per Nikolaj interlocutori imprescindibili per qualsiasi iniziativa più seria. Sfortunatamente, le relazioni tese tra i due luminari serbi della scienza (e allo stesso tempo l'atteggiamento molto critico del professor Radosavljević nei confronti di Pupin) resero impossibile la cooperazione congiunta e la proclamazione congiunta di Tesla, Pupin e Radosavljević non fu firmata. Ma Nikolaj era anche consapevole che Tesla era un uomo speciale, impegnato nell'invenzione, e che non doveva essere coinvolto in nessuna iniziativa sociale. Così, in una lettera, Nikolaj scrive al professor Radosavljević che "si rammarica di aver cercato di introdurre Tesla negli affari della gente", e che "sarebbe un peccato distrarlo dal suo lavoro".

Sfortunatamente, non abbiamo molte informazioni sul contenuto dei colloqui tra Tesla e Nikolaj. Ci sono, certo, alcuni aneddoti, come quello sulla somiglianza tra la corrente e la potenza di Dio, ma di questo non abbiamo traccia scritta, solo una tradizione orale.

Qual era l'atteggiamento di Nikola Tesla nei confronti dei serbi, e più in generale nei confronti della sua origine serba? D'altra parte, in che modo Tesla trattava gli americani e l'altra sua patria, gli Stati Uniti?

L'atteggiamento di Tesla nei confronti dei serbi e della serbità si vede meglio dalle sue parole, che si tratti di corrispondenza o di testi pubblicati sulla stampa americana. Dichiara ripetutamente sulla carta stampata americana che è un serbo, che viene dalla frontiera militare, e spiega agli americani chi sono i serbi e dove si trova la sua nativa Lika. Da tutti questi testi, si può vedere che è orgoglioso della sua origine e che gli importa che gli americani apprendano del suo popolo e della lotta secolare condotta dai serbi contro gli occupanti ottomani. Nel famoso saggio su Jovan Jovanovic Zmaj, che Tesla pubblicò al culmine della sua invenzione nel 1894 sulla rivista Century (in cui le poesie di Zmaj compaiono per la prima volta in inglese, nella traduzione di Tesla), Nikola Tesla, tra l'altro, scrive: "Difficilmente c'è una nazione che ha incontrato un destino più triste di quella dei serbi. Dal culmine del suo splendore, quando l'impero abbracciava quasi tutta la parte settentrionale della penisola balcanica e gran parte del territorio ora appartenente all'Austria, la nazione serba fu immersa in una schiavitù abietta, dopo la fatale battaglia del 1389 al Campo del Kosovo, contro le travolgenti orde asiatiche". Queste parole di Tesla dovrebbero essere particolarmente enfatizzate nel nostro tempo. In occasione del testo citato, Tesla scrisse una lettera al suo zio Paja Mandić nello stesso anno, in cui, tra l'altro, disse: "Giudico dal mio successo che sono stato utile più ai serbi con questo articolo che con il mio lavoro nel campo dell'elettricità".

Gli americani del tempo di Tesla capirono subito chi erano i serbi e che tipo di croce avevano portato per secoli. Così, Arthur Brisbane, giornalista di The New York World, nello stesso anno in cui Tesla pubblicò un saggio sullo Zmaj, in un testo dedicato a Tesla affermò che il popolo serbo aveva allontanato la minaccia asiatica dall'Europa e traeva la seguente conclusione: "Huxley, che pensa seriamente, e Oscar Wilde, che è uno sciocco, possono ora godersi la vita e Londra perché quei vecchi combattenti hanno combattuto così duramente". Oggi, quando la Gran Bretagna è uno dei paesi che più insiste nel sostenere la secessione di Kosovo e Metohija dalla Serbia, queste parole di un giornalista americano della fine del XIX secolo dovrebbero risvegliare le coscienze di ogni onesto politico britannico.

Per quanto riguarda l'attitudine di Tesla nei confronti degli americani e degli Stati Uniti, è piena di rispetto. Tesla fu grato all'America per il resto della sua vita per tutto ciò che gli forniva e gli rendeva possibile. Gli dispiaceva non essere arrivato prima in quel paese e pensava che gli Stati Uniti, in senso tecnologico, fossero mille anni avanti rispetto al resto del mondo. Fu molto felice quando i giornalisti americani notarono la sua lealtà verso gli Stati Uniti. Il fatto che abbia custodito la sua testimonianza di fede nella cittadinanza americana in una cassaforte mostra chiaramente quanto ci tenesse. Rispettava molto gli americani come popolo e li considerava molto laboriosi, intelligenti e capaci. A proposito, il presidente preferito di Tesla era Franklin Delano Roosevelt. Lo considerava letteralmente il più grande genio apparso sul campo di battaglia politico negli ultimi secoli. È molto importante sottolineare qui che Tesla voleva in particolare che serbi e americani si conoscessero nel miglior modo possibile e che fossero amici. Nel nostro tempo, gravato dal peso degli anni '90, questo è il compito in cui dovrebbero essere incoraggiati i fan del personaggio e del lavoro di Tesla tra serbi e americani.

Chi è Nikola Tesla per i nostri contemporanei? Ci sono idee sbagliate sul carattere spirituale di Nikola Tesla, e di che tipo?

Oggi possiamo sentire molte opinioni diverse su Tesla, da quelle con basi oggettive alle pure illusioni. Un tempo, per esempio, erano abbastanza presenti le opinioni riduzioniste, presenti tra chi pensava che Tesla dovesse essere ridotto alle sue invenzioni, e che tutto il resto dovesse semplicemente essere ignorato (questa era soprattutto la tendenza tra i professori serbi di ingegneria elettrica dell'epoca del socialismo autonomo). Ma è quasi impossibile capire Tesla come inventore se non capiamo la sua personalità, di cui ho già detto qualcosa. Al contrario, c'erano e ci sono ancora persone che idealizzano il personaggio di Tesla e enfatizzano eccessivamente la sua spiritualità, nella misura in cui credono che un genio inventore dovrebbe essere canonizzato. Anche questo atteggiamento non ha fondamento nella realtà, perché Tesla, in linea di principio, viveva secondo l'etica ortodossa (la giustizia e la misericordia erano particolarmente pronunciate in lui), ma aveva anche alcune delle sue debolezze con cui lottava, e oltre alle sue espressioni ortodosse, ne ebbe anche di eterodosse, cosa che non è certo una caratteristica dei santi. C'è anche un malinteso diffuso che Tesla fosse quasi infallibile nelle sue considerazioni. Lo stesso Tesla mostra l'errore di questa tesi quando ammette, per esempio, che una volta pensava che i raggi X non fossero dannosi e che si espose personalmente ad essi, per stimolare le sue capacità intellettuali, ma che presto si rese conto del suo errore, che avrebbe potuto essere dannoso per la sua salute, e lo corresse.

Ai nostri tempi, è particolarmente pericoloso lo sviluppo di una sorta di culto religioso attorno al personaggio di Tesla. In tal senso, è necessario fare riferimento al termine "Tesla", che è sempre più utilizzato in pubblico per gli appassionati che rispettano e affermano il carattere e il lavoro di Tesla nel mondo. Personalmente, sono molto critico sull'uso di questo termine per lo scopo citato, soprattutto perché alcuni individui irresponsabili lo usano insieme al termine "teslianismo", sforzandosi di creare un classico culto della personalità in chiave di pensiero pseudo-religioso, che è già una grave delusione spirituale. Sarebbe molto brutto se ciò che è successo negli Stati Uniti decenni fa accadesse in Serbia, e cioè la comparsa di vari movimenti para-religiosi che sono arrivati ​​​​al punto di insegnare che Tesla è un essere divino o alieno. C'erano tali fenomeni anche ai tempi di Tesla, a causa dei quali soffriva molto. Margaret Cheney, per esempio, ritiene che Tesla abbia fatto deliberatamente alcune considerazioni antropologiche superficiali per difendersi proprio a causa delle persone che lo ritenevano di origine venusiana durante la sua vita. Se Tesla fosse tra noi oggi, sono convinto che sarebbe il primo a ribellarsi con forza alla creazione di un culto pseudo-religioso della sua personalità.

Il libro sulla spiritualità di Nikola Tesla è un progetto di fondazione. Può dirci qualcosa sulle idee e sugli obiettivi del progetto, che riguarda la Fondazione Petar Mandić, un'istituzione di studio del carattere e dell'opera degli antenati di Tesla, e di cui lei è uno dei fondatori, insieme a suo padre? Per quanto ne sappiamo, l'intero ricavato dalla vendita del libro Tesla: Carattere spirituale è destinato a beneficio di questa fondazione?

Recentemente, un sito web della Radio-televisione della Serbia ha pubblicato un mio testo intitolato "Una fondazione sul carattere e sull'opera degli antenati di Tesla". In quel testo, ho presentato, nel modo più conciso possibile, la "Fondazione Petar Mandić", che studia il carattere e l'opera degli antenati di Tesla, e al quale saranno diretti tutti i proventi della vendita del mio libro su Tesla. Ai fini di questo testo, citerei solo i sette obiettivi strategici definiti dell'Ente, così come sono dichiarati in forma concisa sul sito web ufficiale del libro su Tesla. Questi sono (cito): 1) Borse di studio per studenti giovani di scienze tecniche e non (in primis quelli che hanno buoni voti e che sono rimasti senza uno o entrambi i genitori), 2) Divulgazione di un dialogo di qualità tra religione e scienza, 3) Sviluppo delle scuole per genitori in Serbia, 4) Sostegno a progetti per lo studio dello sviluppo dell'intelligenza emotiva nei bambini, 5) Aumento della consapevolezza sociale in termini di educazione equilibrata, che include sia la formazione del carattere morale delle giovani generazioni sia la stimolazione delle loro abilità, 6) Affermazione globale dei migliori membri del popolo serbo nella sua storia e tradizioni e 7) Sviluppo di relazioni di buon vicinato tra serbi ortodossi e altri popoli balcanici.

Il contratto che ho firmato con la casa editrice Bernard stabiliva precisamente che sia io che l'editore avremmo rinunciato all'intero ricavato della vendita del libro a favore della Fondazione. L'idea alla base è quella di diffondere lo spirito della fondazione, uno spirito che era caratteristico di Tesla, una sorta di "mecenate" della scienza, che non acquisiva nulla per se stesso, ma faceva tutto per il bene dell'umanità. In tal senso, il libro su Tesla è una sorta di invito, seguendo l'esempio dei nostri gloriosi antenati, a lavorare attivamente nel campo del benessere delle generazioni a venire.

Ha intenzione di pubblicare altre pubblicazioni su Nikola Tesla e quali? A chi saranno indirizzati, e quando possiamo aspettarli?

Quello che è in corso è la traduzione del libro Tesla: Carattere spirituale in inglese, in una forma che sarà ampliata e adattata ai lettori del mondo occidentale. Penso che l'edizione inglese sia ancora più importante di quella serba, ed è per questo che abbiamo affrontato il lavoro di traduzione in modo sistematico e approfondito. Con l'aiuto di Dio, spero che la prima versione della traduzione sarà pronta entro la fine dell'anno e che l'anno prossimo avremo un libro stampato in inglese.

 
Sacerdote togolese appena ordinato celebra la prima Liturgia dell'Esarcato russo nel paese

foto: exarchate-africa.ru

Domenica 11 giugno, la Chiesa ortodossa russa ha celebrato la sua prima Divina Liturgia nella Repubblica del Togo (Africa occidentale).

La Liturgia è stata celebrata da padre Boris Pitasso, sacerdote dell'Esarcato africano della Chiesa ortodossa russa, come riferisce Patriarchia.ru.

Padre Boris è stato ordinato a Mosca il Giovedì Santo dopo aver svolto la pratica liturgica in varie chiese e monasteri.

Secondo Orthodox World e Orthodox Christian Initiative for Africa, ci sono quattro chiese della diocesi del Patriarcato d'Alessandria della Nigeria del Patriarcato d'Alessandria in Togo. La Chiesa in Togo è stata fondata nel 2005.

Nel 2010, la Chiesa ortodossa del Togo ha creato l'Associazione ASSEDD-TOGO, dedicata a coloro che soffrono la povertà a causa delle numerose crisi economiche e politiche che il paese ha dovuto affrontare anche nel XXI secolo.

La Chiesa ha anche un centro medico a basso costo nella capitale Lomé, un centro di assistenza psicologica e psichiatrica, un progetto agro-pastorale e molti altri progetti.

 
Non su una Mercedes

La metropolitana, una vecchia Volga GAS-21, una bicicletta, e anche a piedi – le immagini non artefatte della vita reale.

Kliment, metropolita di Kaluga e Borovsk, prende un treno senza sedersi.

Pitirim, vescovo di Dushanbe e del Tagikistan, viaggia semplicemente a dorso di cammello.

A volte hai improvvisamente bisogno di gonfiare le gomme quando hai già indosso la tonaca.

Il diacono più famoso della Russia sul suo mezzo di trasporto preferito.

In campagna non arriverai molto lontano senza una bicicletta.

Se sei in viaggio con carretto e cavallo, puoi dare un passaggio anche ai tuoi parrocchiani.

"Il mezzo di trasporto più affidabile in Jakutia non ha rivali, specialmente in inverno sulle strade coperte di neve, in cui le automobili non possono passare: con questo non avrai problemi", pensa un sacerdote della Jakutia, Faddej Bulgakov.

Qui abbiamo un treno, una bicicletta e anche un carro, anche se piccolo.

Dopo una un forte inondazione, un sacerdote di Omsk celebra un officio di intercessione su una barca di salvataggio in mezzo agli edifici inondati.

Da ex ufficiale comandante di un sottomarino, lo ieromonaco Veniamin (Kovtun) serve ancora sott'acqua.

Il metropolita Ilarion (Alfeev) supera a piedi un ingorgo stradale.

Il più famoso sacerdote viaggiatore, padre Feodor Konjukhov, ha provato tutti i mezzi di trasporto.

Padre Nikolaj Uljakhin continua a servire e non abbandona i suoi parrocchiani, anche se vive in un villaggio remoto e usa questo particolare "mezzo di trasporto".

 
La delegazione di Costantinopoli snobba le celebrazioni della Chiesa ucraina, incontra invece Poroshenko e dice che l'autocefalia è l'obiettivo

foto: uocofusa.org

L'intero mondo ortodosso è stato coinvolto recentemente nella questione della possibilità che il Patriarcato ecumenico conceda unilateralmente un tomos di autocefalia a una Chiesa ucraina, che sarebbe costituita dai due organismi scismatici ucraini, mentre i rappresentanti del Patriarcato ecumenico e della Chiesa ortodossa russa si sono incontrati con i primati delle Chiese ortodosse sorelle per discutere la questione.

Mentre la posizione della Chiesa ortodossa russa, la Chiesa ortodossa ucraina canonica guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina, nonché la posizione di tutte le autocefale Chiese locali nel mondo, è abbastanza chiara in materia, la posizione del Patriarcato ecumenico è un po' meno chiara, anche se un quadro chiaro sta forse lentamente emergendo, specialmente dopo l'incontro tra i rappresentanti del Patriarcato ecumenico e il presidente ucraino Petro Poroshenko nel fine settimana.

Quando Poroshenko si è appellato formalmente al Patriarcato ecumenico in aprile per concedere un tomos di autocefalia per una nuova chiesa ucraina, il Sinodo di Costantinopoli ha annunciato che avrebbe inviato rappresentanti alle altre Chiese ortodosse per discutere la questione.

In un incontro con i rappresentanti della canonica Chiesa ucraina a Costantinopoli alla fine di giugno, il patriarca ecumenico Bartolomeo ha assicurato che non vi era alcuna possibilità di legittimare gli scismatici ucraini e che, mentre si interessa della questione come il primate del Patriarcato ecumenico, dal quale la Rus' di Kiev ha ricevuto la sacra Ortodossia, non aveva alcun piano o desiderio di intervenire e interferire nella questione.

Il patriarca Bartolomeo ha costantemente dichiarato queste cose ai vescovi della Chiesa ucraina canonica, mentre allo stesso tempo dice ai politici ucraini e ai rappresentanti degli scismatici ucraini che contribuirà a creare una nuova Chiesa unificata in Ucraina. Per la Chiesa canonica, il cammino verso tale unione è chiaro: ci sarà un'unione quando coloro che hanno lasciato la Chiesa si pentiranno del loro scisma e ritorneranno, e non è chiaro perché sia ​​necessario un intervento esterno.

Nel frattempo, in un'intervista a Orthodoxie.com, sua Eminenza il metropolita Elpidophoros di Bursa ha offerto ulteriori approfondimenti sui colloqui avviati dal Patriarcato ecumenico. Piuttosto che un'occasione per incontrarsi in un'atmosfera fraterna e apprendere l'atteggiamento delle Chiese locali sulla questione dell'autocefalia ucraina, il metropolita Elpidophoros rivela che il Patriarcato ecumenico ritiene che la Chiesa russa abbia lanciato una campagna mediatica di calunnie contro di loro, e quindi i colloqui sono, di fatto, una piattaforma per i rappresentanti del Patriarcato ecumenico per raccontare la loro versione della storia:

Per questo si è deciso di nominare una delegazione di vescovi del Patriarcato ecumenico, che visiteranno le Chiese ortodosse in tutto il mondo e le informeranno sui fatti reali, le reali intenzioni e il modo reale in cui viene gestita la questione dell'Ucraina, per dissipare queste informazioni fuorvianti e [queste] notizie distorte diffuse dalla Chiesa russa.

Tuttavia, nella stessa intervista, il metropolita Elpidophoros afferma chiaramente che la concessione dell'autocefalia non è l'obiettivo finale del Patriarcato ecumenico: "Il criterio e lo scopo del Patriarcato ecumenico non è l'autocefalia in sé. Questo non è un obiettivo in sé".

Tuttavia, in una riunione di tre vescovi del Patriarcato ecumenico – sua Eminenza il metropolita Emmanuel di Francia, sua Eminenza l'arcivescovo Daniel della Chiesa Ortodossa Ucraina degli Stati Uniti e sua Eccellenza il vescovo Ilarion di Edmonton – con il Presidente Poroshenko venerdì, è stata letta una lettera del patriarca Bartolomeo, che afferma che "l'obiettivo finale" è "concedere un'autocefalia alla Chiesa ucraina", come riportato dal sito della Chiesa ortodossa ucraina degli Stati Uniti:

Riconoscendo l'alta responsabilità della Prima Santa Sede, la Chiesa di Costantinopoli, che non si è mai tirata indietro e non si è riconciliata con situazioni illegali e non canoniche che hanno scioccato il funzionamento naturale della Chiesa ortodossa, in questi tempi cruciali, ha preso l'iniziativa di ripristinare l'unità dei credenti ortodossi dell'Ucraina con l'obiettivo finale di concedere l'autocefalia alla Chiesa ucraina.

Il metropolita Emmanuel ha anche fatto l'affermazione contenziosa che l'Ucraina è sempre stata territorio canonico del Patriarcato ecumenico: "Questo è un momento storico per l'Ucraina, perché ha aperto la procedura per la concessione dell'autocefalia alla Chiesa ucraina. Kiev è sempre stata sotto la protezione del Patriarcato ecumenico. Abbiamo tutti i documenti storici che lo dimostrano. La Chiesa Madre non ha mai smesso di prendersi cura, come affermato nel discorso di Sua Santità, e la cura della Chiesa Madre è evidente".

Lo stesso Patriarca Bartolomeo aveva già affermato questo stesso revisionismo storico nella sua omelia del 1 luglio a Costantinopoli. "Non dimentichiamo che Costantinopoli non ha mai ceduto il territorio dell'Ucraina per mezzo di qualche atto ecclesiastico, ma ha concesso al Patriarca di Mosca solo il diritto di ordinazione o di trasferimento del metropolita di Kiev a condizione che il metropolita di Kiev fosse eletto da un Concilio dei laici e del clero e commemorasse il Patriarca ecumenico ", ha detto.

Sua Eminenza il metropolita Ilarion (Alfeev) di Volokolamsk ha risposto a quel tempo che non ci sono prove documentali per tale affermazione:

Abbiamo recentemente fatto un grande lavoro negli archivi e abbiamo trovato tutta la documentazione disponibile di questi eventi: 900 pagine di documenti in greco e russo, che dimostrano chiaramente che la metropolia di Kiev era stata inclusa nella composizione del Patriarcato di Mosca con decisione del Patriarcato di Costantinopoli, e che non è mai stata stipulata una decisione temporanea a questo riguardo; nessun periodo di tempo è stato specificato.

Che l'Ucraina appartenga a Costantinopoli è sicuramente una sorpresa per la stessa Chiesa ucraina, che ha recentemente dichiarato di essere perfettamente in grado di svolgere la sua missione evangelica come corpo autonomo all'interno del Patriarcato di Mosca e della Chiesa russa, che è stata la casa spirituale della Chiesa ucraina dal 1685.

L'episcopato canonico ucraino ha riaffermato questa posizione nella sua epistola per il 1030° anniversario del Battesimo della Rus'. Inoltre, meno di un terzo degli ucraini esprime qualche interesse a ottenere una chiesa autocefala. Sfortunatamente, la piccola banda dei nazionalisti radicali e degli scismatici fa la voce più forte.

Queste affermazioni sono un voltafaccia dalla promessa di non interferire nella giurisdizione di un'altra Chiesa. Se l'Ucraina appartiene canonicamente al Patriarcato ecumenico, allora concedere un tomos, o risolvere il problema in qualsiasi altro modo, non sarebbe "ingerenza" o "interferenza", ma sarebbe il normale esercizio dei suoi diritti canonici.

È anche degno di nota il fatto che, sebbene i vescovi rappresentativi del Patriarcato ecumenico fossero in Ucraina al tempo della celebrazione della Chiesa ucraina del 1030° anniversario del Battesimo della Rus', e sebbene fossero stati specificamente invitati dal metropolita Onufrij, non hanno partecipato a nessuna delle celebrazioni, scegliendo invece di incontrare il presidente Poroshenko, che sostiene attivamente gli organismi scismatici in Ucraina.

L'assenza dei vescovi del Patriarcato ecumenico è un affronto, dato che la Chiesa ucraina stava aspettando l'arrivo dei loro fratelli in Cristo per le celebrazioni. Come l'arciprete Nikolaj Danilevich, vicepresidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ucraina, ha scritto sulla sua pagina personale di Facebook, è stata ricevuta una conferma di presenza da 12 Chiese locali, incluso il Patriarcato ecumenico. Tuttavia, conferma RIA-Novosti, con riferimento alla stessa Chiesa ucraina, che i tre vescovi del Patriarcato ecumenico hanno semplicemente ignorato le preghiere fraterne comuni della famiglia delle Chiese locali".

Hanno comunque partecipato alle celebrazioni ufficiali dello stato, che sostiene esplicitamente gli scismatici ucraini e il loro sogno di autocefalia, guidato dall'odio nazionalista nei confronti della Russia.

Ciò non sorprende, dal momento che i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina negli Stati Uniti sostengono apertamente gli scismatici ucraini contro e contro la Chiesa canonica, nonostante siano in comunione con la Chiesa canonica.

I vescovi della Chiesa ucraina negli Stati Uniti hanno intrattenuto rapporti amichevoli con filarete, il "patriarca" anatematizzato del cosiddetto "patriarcato di Kiev". Lo hanno ricevuto nel 2016 nel loro seminario di santa Sophia a South Bound Brook, nel New Jersey, discutendo "della questione del riconoscimento dell'autocefalia della Chiesa ortodossa locale ucraina da parte del Patriarcato ecumenico... nel corso di una conversazione calda e amichevole".

Gli stessi due vescovi ucraini hanno visitato il "patriarcato di Kiev" in Ucraina anche nel 2015, senza la benedizione dei vescovi canonici locali. La Chiesa ortodossa ucraina canonica ha successivamente invitato il Patriarcato ecumenico a non permettere ai suoi vesovi di interferire nelle questioni della Chiesa ucraina e di effettuare visite episcopali senza la benedizione dei vescovi del luogo.

Il 2 giugno 2018, la Chiesa ucraina negli Stati Uniti ha servito una panikhida e ha organizzato un pranzo commemorativo per il "patriarca" Mystyslav (Skrypnyk), che identificano come "il primo patriarca della Chiesa rinata ortodossa in Ucraina", nonostante non sia mai stato patriarca di alcuna Chiesa canonica, ma fu intronizzato il 6 novembre 1991 come "patriarca" della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" scismatica.

La Conferenza permanente dei vescovi ucraini ortodossi al di là dei confini dell'Ucraina ha recentemente rilasciato una dichiarazione che esprime pieno appoggio all'ingerenza di Poroshenko negli affari ecclesiastici, riflettendo l'atteggiamento anti-russo che spinge i politici e i radicali ucraini a perseguitare la Chiesa ortodossa di Cristo. Inoltre hanno riportato a galla l'idea antistorica che l'Ucraina è sempre stata una parte canonica del Patriarcato ecumenico.

Tuttavia, nonostante il comportamento deludente dei vescovi del Patriarcato ecumenico e il loro annuncio del fine settimana, la Chiesa ucraina sta rispondendo con calma e pazienza. "Non c'è stato nulla di insolito, di straordinario, o qualcosa che non abbiamo mai sentito prima da parte del patriarca Bartolomeo", ha commentato padre Nikolaj Danilevich. Ora sembra che abbiano accettato di negoziare, di salvare la faccia. Così è come sembra ora. Tutto è calmo", ha aggiunto.

 
Diacono Andrej Kuraev: 'Perché non sono ateo'

In un paese in cui la propaganda intellettuale dell’ateismo raggiunge una diffusione capillare, persone come il diacono Andrej Kuraev sono dei doni provvidenziali per i credenti. Padre Andrej non è solo il più brillante apologeta contemporaneo della Chiesa ortodossa russa, ma anche un accademico che prima della sua conversione ha avuto una educazione sistematica nell’ateismo scientifico. È pertanto di grande interesse sentirlo argomentare senza alcuna polemica, e affermare con un candore disarmante che il credente ha una gamma di conoscenza più vasta di quella dell’ateo. Presentiamo l’articolo di Nadezhda Pronina su padre Andrej da La Voce della Russia nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
Lo stato post-sovietico e la santa Rus'

Il popolo russo ha cessato di capire che cos'è la Rus': è lo sgabello del trono del Signore.

San Giovanni di Kronstadt

Introduzione: Protezione

Il 17 luglio 2014, il 96 ° anniversario dell'entrata in cielo della famiglia reale russa, su ordini da Washington due caccia della giunta di Kiev hanno fatto un tentativo di abbattere l'aereo del presidente Putin, che in quel momento stava volando sopra l'Ucraina orientale. Hanno fallito, scambiando un jet della Malaysian Airlines per il suo aereo. Hanno tragicamente ucciso quasi 300 persone innocenti a bordo del volo MH17, un assaggio delle migliaia e migliaia di cittadini ucraini che la giunta installata dalla CIA stava uccidendo. Che cosa significa tutto questo?

Significa che il presidente Putin, una volta agente operativo di umile rango del KGB e oggi politico pentito cresciuto in epoca sovietica, è protetto. Sappiamo che se le forze oscure che controllano il mondo occidentale otterranno quel che vogliono, ci sarà una guerra, una guerra come il mondo non ha mai visto, l'ultima guerra. Qualunque cosa possiamo pensare del presidente Putin, che è sostenuto dalla maggioranza degli ortodossi, anche se solo come il male minore, è chiaro che attualmente il potere nella Federazione Russa deve passare attraverso di lui per arrivare dove vogliamo arrivare. E dove vogliamo arrivare?

La realtà

Oggi, la maggior parte degli ortodossi russi vive ancora in uno stato post-sovietico, non in una Rus' ortodossa, per non parlare della santa Rus'. È vero, a differenza dell'Occidente, almeno la direzione che ha preso la Federazione Russa è giusta. Ma si deve andare molto lontano in un paese dove meno del 5% della popolazione pratica veramente l'Ortodossia. Come e quando sapremo quando lo stato post-sovietico e la sua popolazione post-sovietica sono diventati più che ortodossi russi nominali, che sono diventati un popolo ortodosso che vive in uno Stato ortodosso? Ecco quando:

Quando non ci saranno quasi più aborti. Anche se il tasso degli aborti nella Federazione Russa è diminuito di quasi sette volte negli ultimi 25 anni dalla caduta dello Stato sovietico ateo, è ancora quasi il doppio rispetto ai tassi molto elevati dei paesi occidentali come il Regno Unito e la Francia.

Quando la corruzione si fermerà ovunque. Ad esempio, sappiamo che almeno la metà dell'1% della polizia britannica è composta da corrotti e tale percentuale è più alta in paesi come la Francia e l'Italia, ma la percentuale di polizia russa corrotta è molto più alta. Sappiamo che nel Regno Unito, per esempio, c'è una grande quantità di corruzione nel mondo politico e imprenditoriale, anche attraverso la massoneria e altri 'club'. Ma che dire dei funzionari pubblici, imprenditori e commercianti in Russia? La corruzione tra loro è diffusa. Se fossero ortodossi reali e non ortodossi nominali, come lo sono molti, non sarebbero corrotti.

Quando l'alcolismo scenderà ben al di sotto degli elevati livelli occidentali.

Quando il divorzio sarà quasi inesistente, scendendo ben al di sotto degli elevati livelli occidentali.

Quando l'Ortodossia cesserà di essere un mero pretesto ideologico messo al posto dell'ideologia comunista.

Quando le statue e le piazze dedicate a Lenin il succhiatore di sangue (insieme al suo cadavere in decomposizione), a Stalin e ai loro scagnozzi saranno tutte scomparse.

Quando lo Stato russo fermerà le adozioni e le imitazioni delle leggi occidentali e la sua popolazione smetterà di imitare le abitudini occidentali.

Quando non ci saranno più spose russe su Internet perché le donne russe vogliono restare in Russia.

Quando la salute e l'educazione nella Federazione Russa saranno gestite in gran parte dalla Chiesa.

Quando gli handicappati nella Federazione Russa saranno curati e rispettati.

Quando saranno state costruite e aperte100.000 chiese, cioè il triplo del numero attuale.

Quando la gente smetterà di sostituire il mero nazionalismo russo e il suo accentramento imperialista all'idea multinazionale della Rus' e così un lavoro missionario di grandi dimensioni avrà luogo al di fuori dei paesi tradizionalmente associati alla Rus' e la Rus' diventerà veramente globale.

Quando la gente capirà che se la Russia dovrà mai essere la terza Roma, dovrà essere anche la seconda Gerusalemme.

Quanto tempo prenderà tutto questo? Ci sono volute tre generazioni per distruggere anche solo la Russia pre-rivoluzionaria. Ci vorranno dunque tre generazioni, cioè altre due generazioni, per raggiungere un livello migliore? E deve essere un livello migliore, perché se torniamo solo a quello che fu, ci sarà semplicemente un'altra rivoluzione.

L'ideale

Se tutto quanto ho elencato sopra sarà fatto, allora la gente almeno sarà essere pronta per il restauro di un vero tsar, a cui la Madre di Dio restituirà il potere a lei affidato il 2 marzo 1917, dopo che il popolo russo era caduto nell'apostasia e aveva respinto il proprio tsar unto da Dio.

Allora si compirà la profezia dell'anziano Filoteo, che tutti gli ortodossi si riuniranno al centro dell'ortosfera, un ottavo del mondo, l'impero della Rus'. È già chiaro che anche ora i più devoti ortodossi sono anche i più vicini alla Rus' e alla Chiesa e al patriarca della Rus'. Questo non ha nulla a che fare con una sorta di nazionalismo, come alcuni comprendono male, ma ha a che fare con la fedeltà agli ideali incarnati (ortodossi) del cristianesimo. Coloro che sono decaduti per ragioni di calendario o di costume, lasciandosi diventare mondani, occidentalizzati o cattolicizzati e hanno cercato di trasformare la Chiesa in una mera speculazione intellettuale attraverso la loro 'teologia', sono i più lontano dalla Rus', e la rinnegano perfino, e ci sono russi apostati tra di loro.

Ma quelli che hanno mantenuto la fedeltà all'Ortodossia, a Gerusalemme e sul Monte Athos, nelle chiese di Serbia, Polonia, Georgia e in molti luoghi altrove in tutto il mondo, dall'Alaska all'Australia, dall'Argentina all'Austria, sono i più vicini alla Rus'. La civiltà ortodossa russa e le persone di ogni nazionalità che le sono alleati, possono portare Cristo a un mondo caduto e non essere conquistati da tale mondo, cadendo lontano dalla pietà nell'indifferenza. Geograficamente, la Rus' è ovunque, in tutto il pianeta, ovunque ci sia fedeltà alla Chiesa di Cristo, ovunque ci sia la vittoria spirituale su Satana.

Nei primi anni '70 emigrati settari della ROCOR a Londra mi disinformavano che lo tsar Nicola era solo un simbolo del loro gretto nazionalismo russo. Allo stesso tempo, emigrati russi anti-ROCOR a Oxford mi disinformavano che lo tsar Nicola era stato un cattivo imperatore e che erano stati felici di rovesciarlo. Tuttavia, nel 1976, quando seppe che ero ortodosso russo, una monaca ortodossa romena mi sussurrò che tutte le difficoltà del suo paese erano dovute al fatto che i russi avevano rovesciato lo tsar di tutti gli ortodossi. Aveva ragione; l'irresponsabilità e l'apostasia russa hanno portato a ogni singolo disastro nel mondo ortodosso, da allora. Ora è il momento di essere di nuovo responsabili, di liberare ciò che è stato schiavizzato e di ripristinare ciò che è stato perduto, per tornare alla casa del Padre, allo 'sgabello del trono del Signore'.

Conclusione

Come ortodossi russi, il nostro ideale è sempre stato e sarà sempre la santa Rus', cioè, il Vangelo incarnato come la vita in Cristo, il paradiso in terra. Ogni volta che la visione della vita in Cristo incarnato, la santa Rus', si è persa, si è persa la via. È stato così al di fuori del territorio dell'ex Impero russo, per esempio, tra i membri politicizzati e nazionalisti della Chiesa fuori dalla Russia (ROCOR) che aveva capito male e aveva pensato che il nostro nemico (l'ateismo militante) fosse il loro nemico (ma il nemico della CIA era in realtà la santa Rus stessa, come hanno ora dichiarato). È stato così anche all'interno del territorio dell'ex Impero russo, per esempio, nello stesso impero russo pre-rivoluzionario, dove era corrotta principalmente l'elite, nell'Unione Sovietica a guida atea e nei suoi incaricati corrotti tra i 'rappresentanti' della Chiesa inclusi quelli fuori della Russia, o l'attuale Federazione russa tra i nominalisti e i nazionalisti che confondono la Chiesa con Stalin.

Nella ROCOR, il sempre memorabile metropolita Lavr, un carpato-russo dai piedi delle colline dei Carpazi in Slovacchia, parlava sempre della 'purezza della santa Ortodossia' e dei nostri ideali della santa Rus'. È nostro compito presentare al mondo quegli ideali che lui ha predicato e vissuto e che noi condividiamo. A Fatima nel 1917 la Madre di Dio ha invitato il mondo occidentale a pentirsi per il male dell'ateismo occidentale che si era diffuso in Russia. L'Occidente non ha ascoltato allora e la maggior parte non ha ascoltato fin da allora. Tuttavia, a fronte degli eventi attuali (in gran lunga la situazione più pericolosa vista nel mondo dal 1962, quando gli Stati Uniti ammisero la sconfitta e ritirarono i loro missili nucleari dalla prossimità delle frontiere sovietiche in Turchia, e l'Unione Sovietica fece altrettanto a Cuba), almeno alcuni nel mondo occidentale possono finalmente essere in ascolto.

 
Processione della Croce e Via Crucis

il 27 luglio si svolgerà a Kiev la Grande processione della Croce della Chiesa ortodossa ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Negli ultimi anni, la processione della croce di Kiev, fatta nel giorno del Battesimo della Rus', è diventata uno dei principali eventi ecclesiali dell'anno. Perché dovremmo prendervi parte?

Il 27 luglio 2021, "Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo" (Gc 4:15), ci sarà una Grande processione della Croce a Kiev dalla collina di Vladimir alla Lavra delle Grotte di Kiev, nel giorno del Battesimo della Rus'. Negli ultimi anni, questa processione è diventata uno degli eventi centrali dell'anno per la Chiesa ortodossa ucraina. Qual è la sua particolarità, e qual è il significato delle processioni religiose in generale? Pensiamoci.

Un po' di storia recente

Nello scorso 2020, la Grande processione della Croce non si è svolta a causa della pandemia del coronavirus. La gerarchia della Chiesa ortodossa ucraina ha preso la difficile decisione di non tenere la processione, per non esporre i credenti alla minaccia di contrarre il Covid-19.

E un anno prima, nel 2019, la Grande processione della Croce ha riunito il numero massimo di credenti: circa 300.000 persone.

nel 2019, la Grande processione della Croce ha riunito il numero massimo di credenti: circa 300 mila persone

La particolarità di quella processione era che si svolgeva dopo le elezioni presidenziali. Vladimir Zelenskij ha ottenuto una schiacciante vittoria nell'aprile 2019 e i credenti della Chiesa ortodossa ucraina, sopravvissuti all'intera serie di repressioni dell'ex presidente Petro Poroshenko, hanno guardato al futuro con ottimismo. Hanno creduto alle parole di Zelenskij, che si è impegnato a non interferire nelle questioni ecclesiastiche. Naturalmente, le ragioni principali della portata della Grande processione della Croce quell'anno erano legate al piano religioso, piuttosto che a quello politico, ma, tuttavia, i credenti speravano che lo stato avrebbe finalmente fornito a tutte le confessioni uguali diritti e non avrebbe giocato ai giochi della "chiesa nazionale". All'inizio, Vladimir Zelenskij ha adempiuto ai suoi impegni. Per esempio, a settembre 2019, ha incontrato all'aeroporto di Rivne i rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina, ha ricevuto documenti sui sequestri illegali di chiese dalle mani dell'arciprete Viktor Zemlianoj e ha promesso di esaminare la questione. È vero, però, che qualche tempo dopo ha fatto una totale inversione a U, ma solo più tardi.

E a luglio 2018, il progetto della futura "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e del Tomos era ancora all'inizio. Petro Poroshenko si è recato al Fanar e ha portato la notizia che il Patriarcato di Costantinopoli avrebbe comunque organizzato una "Chiesa locale unica" in Ucraina. Il 28 luglio, il metropolita Emmanuel del Fanar, un una celebrazione insieme a Poroshenko sulla collina di Vladimir, ha affermato che il Patriarcato di Costantinopoli non avrebbe abbandonato i suoi figli ucraini ai capricci del destino. A quel tempo, il Fanar intendeva per "figli" non i credenti della Chiesa canonica, ma i membri del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che manifestavano il loro "amore cristiano" principalmente appropriandosi dei beni altrui. A quei tempi, questi sequestri di chiese della Chiesa ortodossa ucraina erano opera degli scismatici. Le autorità si sono mobilitate per il progetto della "Chiesa locale unica", ma pochi si aspettavano che lo Stato diventasse il "pugno di ferro" che spingeva tutti a questo progetto e legalizzava virtualmente i sequestri. La processione della Croce nel 2018 si è svolta in un clima più o meno favorevole e ha riunito circa 250.000 persone.

processione della Croce a Kiev il 27 luglio 2018. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Nel 2017, quasi 100.000 persone hanno preso parte alla processione della Croce, e quasi 3 milioni in più hanno visto la corrispondente trasmissione sul canale Inter TV.

processione della Croce a Kiev il 27 luglio 2017. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Quell'anno tutti si sentivano a disagio e il metropolita Antonij (Pakanich) aveva detto alla vigilia della processione della croce in un'intervista: "Ve lo dirò francamente. La metropolia riceve diverse chiamate. Persone che si definiscono rappresentanti di varie organizzazioni radicali stanno lanciando minacce. Ma il potere della fede delle persone è più grande di tutte queste minacce. Il Signore proteggerà quelle persone che verranno a pregare".

E nel 2016, la processione della Croce, nel giorno del Battesimo della Rus, è stata chiamata "pan-ucraina", perché collegava insieme l'Oriente e l'Occidente dell'Ucraina. Il 3 luglio, la colonna orientale della processione ha lasciato la Lavra della santa Dormizione di Svjatogorsk e si è diretta a Kiev.

inizio della processione della Croce della colonna orientale dalla Lavra di Svjatogorsk. Foto: Sergej Ryzhkov

Il 9 giugno, la colonna occidentale della processione pan-ucraina della Croce ha lasciato la Lavra di Pochaev.

inizio della processione della Croce della colonna occidentale dalla Lavra di Pochaev. Foto: Sergej Ryzhkov

Migliaia di credenti sono riusciti a percorrere centinaia di chilometri lungo le strade dell'Ucraina.

colonna occidentale della processione pan-ucraina della Croce. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

E quindi i credenti provenienti dalle due Lavre si sono incontrati sulla collina di Vladimir a Kiev il 27 luglio 2016.

funzione di preghiera sulla collina di Vladimir il 27 luglio 2016. Foto: Sergej Ryzhkov

La processione della Croce del 2016 è stata dichiarata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij come una processione della Croce di "pace, amore e preghiera per l'Ucraina". Esortando i fedeli a prendervi parte, il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha detto: "Con profondo dolore nei nostri cuori, stiamo tutti vivendo una nuova tragedia: un conflitto armato continua nell'est dell'Ucraina, il sangue innocente dei nostri connazionali viene versato. Il massimo che la nostra Chiesa può fare è fare appelli per la pace e intensificare la preghiera per l'invio della pace alla nostra terra ucraina, cosa che abbiamo fatto fin dall'inizio del confronto armato". A proposito, circa allo stesso tempo, il capo del "patriarcato di Kiev" Filaret Denisenko ha fatto una visita negli Stati Uniti, dove ha chiesto che l'Ucraina fosse dotata di armi per continuare la guerra nel Donbass.

Via Crucis

Tuttavia, indipendentemente dal tempo in cui potrebbe aver luogo la processione della croce, che si tratti della prosperità della Chiesa o della persecuzione della Chiesa, essa simboleggia la Via Crucis del Signore Gesù Cristo al Calvario.

Via Crucis del Signore Gesù Cristo al Calvario. Icona

La Via Crucis è descriveva in ogni dettaglio nel Vangelo di Luca: "Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: 'Cadete su di noi!', e alle colline: 'Copriteci!', perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?" (Lc 23:24-31).

Sant'Innocenzo, arcivescovo di Kherson e Tauride, nel suo libro "Gli ultimi giorni della vita terrena del nostro Signore Gesù Cristo", scrive: "Si è aperto uno spettacolo straordinario! Colui le cui conversazioni nel tempio il popolo di Gerusalemme ascoltava sempre con gioia, che sembrava essere al comando di tutta la natura, dando guarigione ai ciechi nati, esorcizzando demoni, risuscitando i morti, che pochi giorni prima era rispettato come discendente di Davide, come re d'Israele, passò per i vasti sentieri di Gerusalemme in mezzo a due furfanti, trascinando dietro di sé una pesante croce! Ora, le parole che Gesù Cristo disse una volta sulla sua condizione di umiliazione avrebbero dovuto essere particolarmente adempiute: 'Beato chi non inciampa per causa mia' (Mt 11:6)".

Il Signore chiama tutti a seguirlo e non nasconde che questa via è la croce: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me" (Mt 10:38). Ogni credente porta la propria croce nella propria vita, ma possiamo dire che per tutta la Chiesa di Cristo c'è un momento in cui la sua vita diventa simile al portare la croce. Questi sono tempi di persecuzione. Un esempio molto sorprendente e recente di ciò è la persecuzione della Chiesa durante il periodo sovietico, quando migliaia di nuovi martiri hanno dato la vita per seguire Cristo.

Processione della Croce – 2021

Nell'Ucraina di oggi non fanno saltare in aria le chiese e non portano a fucilare i sacerdoti, ma la persecuzione della Chiesa nel nostro Paese è palpabile per ogni credente. Dopo il primo anno della sua presidenza, Vladimir Zelenskij ha cambiato radicalmente la politica religiosa della sua squadra. Sono ripresi i viaggi delle rappresentanti dello Stato al Fanar, sono risuonati gli appelli a sostegno del progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", seguiti dai violenti sequestri di templi. Per comprendere l'ambiente in cui si svolgerà la Grande processione della Croce nel 2021, ricordiamo solo alcuni dei recenti attentati alla Chiesa ortodossa ucraina.

Il 23 giugno 2021 si è svolta a Nizhyn una processione religiosa su larga scala in memoria di san Giovanni di Tobol'sk. La gente camminava con icone e stendardi e pregava per l'Ucraina. I radicali nazionalisti con le bandiere dell'Ucraina, del Settore destro e... degli Stati Uniti hanno versato urina su di loro, li hanno picchiati con zoccoli di capra mozzati e hanno gridato il tradizionale: "Gloria alla nazione – morte ai nemici!"

Stanislav Proshchenko, con uno zoccolo mozzato tra le mani, sta bloccando i passanti della Chiesa ortodossa ucraina. Foto: pagina Facebook di Gavriil Zavgorodnij

Il 18 luglio 2021, nel villaggio di Verbovets, distretto di Murovanokurilivtsi, regione di Vinnitsa, c'è stato un tentativo di irruzione nel tempio della santa Protezione della Chiesa ortodossa ucraina, durante il quale gli attivisti hanno picchiato i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, e la croce è stata strappata dal rettore, l'arciprete Aleksandr Luchin, che presta servizio nel villaggio da più di 20 anni. Quelli che cercavano di difendere la loro chiesa sono stati minacciati: "Vi macelleremo come maiali!"

foto: screenshot del video dalla pagina della chiesa della Natività della Vergine su Facebook

Il tempo della persecuzione è un tempo difficile per la Chiesa, ma è anche misericordioso, perché la potenza di Dio si perfeziona nella debolezza (2 Cor 12,9). La processione della croce durante la persecuzione ricorda molto più la Via Crucis del Salvatore che la processione in tempi di prosperità. E chi partecipa alla processione nei momenti difficili, sente più pienamente la vicinanza del Signore.

La processione della Croce di quest'anno si svolgerà in mezzo a una crescente pressione sulla Chiesa. Non sappiamo quali altre prove il Signore vorrà farci vivere per la nostra salvezza e ammonimento, ma sappiamo per certo che nessuno viene deriso se rimane fedele alla Chiesa di Cristo. E oggi non è il momento di stare fermi, oggi è il momento di mostrare chiaramente la vostra lealtà alla Chiesa – di fronte a chi è al potere, di fronte ai "portatori di zoccoli", e di fronte ai media che calunniano la Chiesa. Ci sono anche altre persone davanti alle quali dobbiamo dimostrare che noi siamo molti milioni, i figli fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Questi sono i funzionari dell'amministrazione americana che stanno giocando la carta religiosa in Ucraina al fianco del patriarca Bartolomeo e degli altri fanarioti, che stanno cercando di mettersi al timone del mondo ortodosso per trascinarlo nell'unione con i latini.

Senza esagerare, il destino dell'Ortodossia in Ucraina dipenderà quest'anno dalla processione della Croce. Se dimostriamo che siamo in tanti e che useremo tutti i mezzi legali per proteggere i nostri diritti, allora forse chi è al potere non avrà più tanto entusiasmo nel violare i nostri diritti. Se il patriarca Bartolomeo vede che milioni di cittadini ucraini sostengono la Chiesa ortodossa ucraina, da lui "abolita" con la sua decisione unilaterale, allora forse esiterà a intraprendere ulteriori azioni illegali contro la Chiesa ortodossa ucraina e il suo primate, sua Beatitudine Onufrij. Se i vari "portatori di zoccoli" vedono che dietro ogni luogo di culto e ogni credente c'è la pienezza della Chiesa, allora forse non sequestreranno le chiese così sfacciatamente e i funzionari locali non "trasferiranno" illegalmente le comunità alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" senza alcuno scrupolo.

In ogni caso, è nostro dovere oggi dimostrare con i fatti la nostra fedeltà alla Chiesa, rispondere alla chiamata della gerarchia e partecipare alla Grande processione della Croce il 27 luglio 2021.

Che Dio ci benedica!

 
Intervista di Tudor Petcu a padre Giovanni Festa

Tudor Petcu: Le chiedo inanzitutto di dirmi quale sarebbe per Lei l'importanza che potrebbe avere la filosofia ai nostri giorni e quando le pongo questa domanda, penso soprattutto alla dimensione pragmatica della realtà postmoderna in cui viviamo. Per questo, a partire da questa domanda, credo di poterne porre un'altra così importante per il nostro dialogo: qual è per Lei il significato principale della filosofia?

Padre Giovanni Festa: Pur essendo laureato in filosofia e coltivando sempre la riflessione filosofica nonostante svolga un lavoro di altra natura, constato l’estrema difficoltà esistenziale della filosofia, quasi un suo deficit, un suo oggettivo limite nel riuscire a pensare e a progettare un ruolo, un servizio all’interno della nostra convivenza sociale che non solo è pragmatica ma è assolutamente liquida, coniugata nel continuo divenire delle relazioni, nel continuo divenire di ogni dinamica di vita e dell’espulsione etica ma anche teoretica di qualsivoglia comportamento o notazione relativamente al valore della stabilità (che è in sé un valore metafisico). La filosofia al pari e come la stessa dimensione cristiana in occidente corre il rischio di applaudire sempre e di inseguire come valori a prescindere (e quindi senza usar la forza della criticità) gli eventi e i fenomeni della liquidità. Se la teologia dei cristiani d’occidente rischia di proporre esperienze ecclesiali che siano di consenso al tempo e al mondano, quasi chiese come cappellanie private autoreferenziali del mondano, la filosofia rischia di perdere volutamente e per scelta la sua funzione di criticità (come cristiano direi funzione profetica) e di costruire il sistema giustificazionista della liquidità stessa: il pensiero unico ed unificazionista.

Per quel che si sa, il senso della teologia cattolica si chiarisce alla luce della filosofia, in altre parole un rapporto tra fede e filosofia è esistito nel mondo cattolico sin dall'inizio. Ma che cosa possiamo dire per quanto riguarda l'eredità filosofica dell'Ortodossia oppure le radici filosofiche della teologia ortodossa? Crede che una relazione tra Ortodossia e filosofia sia possibile?

Per la ministerialità cristiana per come è proposta e vissuta nell’esperienza ecclesiale dei cristiani ortodossi, nel loro concreto quotidiano fare i conti nel mondo con il Vangelo di Cristo Dio, resto fortemente perplesso sulla necessità o sulla possibilità di costruire una relazione tra filosofia e professione di fede ortodossa. Il platonismo (con il quale recentemente mi sono riconciliato) per i Padri non è stato un sistema valoriale oggettivo ma solo il dialetto usato, il circuito linguistico con cui comunicare la professione di fede sapendo sempre che la professione di fede resta eccedente, di una santa eccedenza, rispetto ad ogni veicolo di comunicazione di essa stessa. Ogni sistema filosofico, ogni visione valoriale resta sempre coniugata nell’ordine della fragilità della natura decaduta e quindi nell’ordine dell’ambiguità sottoposta sempre alle contraddizioni e ai rischi di idolatria laddove la professione di fede cristiana in ogni sua dinamica apostolica, postapostolica, patristica ed ecclesiale rimanda sempre all’Oltre e all’Altrove di Dio tre volte santo. Come presbitero cristiano ortodosso spero sempre di vivere nell’attesa e nell’invocazione dell’Apocalisse della Parousia del Cristo dove tutto sarà fatto nuovo nel mistero trinitario. Preferisco (ma è ovviamente opinione personale) vivere la mia fede cristiana ortodossa (meglio la mia fede cristiana della Chiesa Una ed Indivisa della quale noi ortodossi siamo pieni custodi) sotto e con la forza dell’inno cherubico: Deponiamo ogni affanno della vita… E ogni sistema, ogni costruzione di pensiero porta in sé il pericolo dell’affanno. Il discorso allora assume la questionabilità della filosofia in relazione alla professione di fede cristiana… L’unico dialetto ancora possibile (ma sempre dialetto e quindi mero strumento comunicativo) è il dialetto platonico che consente di tramandare e di consegnare nella discorsività da una generazione all’altra integro il depositum fidei ma in questo depositum resta prioritaria la certezza apocalittica e non filosofica che esistono monaci cristiani perché tutti i cristiani sono monaci.

Nella prima domanda ho voluto riferirmi alla situazione della filosofia contemporanea, prendendo in considerazione la società pragmatica in cui la ricerca filosofica non ha più una maggiore influenza come ebbe in pasatto. Potrebbe un rapporto stretto con l'Ortodossia aiutare la filosofia a diventare di nuovo la regina delle scienze? Può la filosofia riscoprire la sua dimensione spirituale dimenticata tramite l'Ortodossia?

La filosofia come regina delle scienze è un preciso argomento di impostazione di per sé metafisica che mi lascia dubbioso alquanto (ma siamo proprio sicuri che il cristianesimo e l’esperienza di fede dei cristiani ortodossi necessitino di un sistema metafisico di pensiero?). Mi sono per scelta ritrovato cristiano ortodosso e poi presbitero proprio perché ero spiritualmente e religiosamente stanco e sconfitto da e di una tentazione cristiana continua che io chiamo “la tentazione concordista”: armonizzare per serena tranquillità la fede dentro un sistema sociale, un sistema di pensiero ed anche un sistema statuale. L’esperienza apostolica e dei Padri (pensi ad Ilario di Poitiers versus et contra il cristianissimo imperatore Costanzo) è un tantinello diversa. C’è un “No Grazie” verso ogni tentazione concordista, verso ogni tentativo di armonizzare la fede cristiana dentro un qualsivoglia sistema, e questo No Grazie non solo si è espresso nelle catacombe e nel martirio (ancora oggi esistenti e presenti in diverse parti del mondo: esistenti e presenti come nostra tristezza e nostro dolore, ma insieme come testimonianza radicale di fede verso noi cristiani delle regioni comunque opulente e garantite) ma si è espresso nel monachesimo del deserto e nel monachesimo in sé come icona (e lo dico da presbitero uxorato. Ma anche il matrimonio cristiano è un No Grazie alla tentazione concordista) del DNA dei cristiani… stranieri nella propria patria, consapevoli di esserlo, lieti di esserlo… Ma l’essere stranieri a casa propria, l’essere forestieri è segno della propria inquietudine perché il Vangelo ti interroga e ti mette in crisi ma anche segno dell’inquietudine che dovremmo e dobbiamo testimoniare. La grande vocazione del cristiano ci è stata data da Cristo Kyrios… “Il vostro parlare sia sì quando è sì e no quando è no. Il resto viene dal Maligno”. Insomma parlate poco e parlate sempre con chiarezza e coraggio… Questo possiamo offrire alla filosofia. l’invito a tacere… al silentium e quindi a proporre non più sistemazioni ma aforismi... lampi… indicazioni… Alla filosofia la congregazionalità dei cristiani ortodossi può offrire il primato della preghiera e quindi il deserto, il monachesimo, la Chiesa come profezia.

La prego di spiegarmi quale sarebbe la sua prospettiva sul progetto di una filosofia ortodossa. Se una tale filosofia fosse possibile, come potrebbe trovare il suo luogo nel mondo filosofico d'oggi in cui sono dominanti le idee del decostruzionismo? Ultimo ma non da meno, come potremmo parlare di una certa novità che una filosofia ortodossa sarebbe capace di portare ai nostri giorni?

Per mera ipotesi di scuola verifico l’idea di una possibilità di una filosofia ortodossa ma nella consapevolezza che il primo articolo della professione di fede niceno costantinopolitana, il primo articolo in senso teologico ed esistenziale è quello che recitiamo e cantiamo per ultimo… La Parousia. Infatti solo dalla certezza della Parousia, dal Maranathà dell’Apocalisse i cristiani si sono scoperti come popolo in cammino verso Sion la Santa e solo camminando hanno incontrato tutti gli altri articoli di fede. Il tomismo cattolico è il rischio insito in ogni sistema di pensiero cristiano perché contiene il pericolo di reificarlo in una stabilitas loci, che ad esempio (per quanto nobilmente prevista dal monachesimo benedettino) non è mai stata un valore (anzi spesso era un disvalore) del monachesimo italo-greco legato all’esperienza del deserto e di Teodoro Studita. L’eventuale filosofia ortodossa si collocherebbe oltre il tomismo ed al di là del decostruzionismo proprio perché in fondo tace. Accoglie e tematizza l’apocalisse affinché i cristiani sappiano nel mondo e per il mondo di essere (come vien detto nella Divina Liturgia del Crisostomo): “Memori dunque di questo comandamento salvifico e di tutto ciò che fu fatto per noi: della croce, della tomba, della risurrezione al terzo giorno, dell'ascensione ai cieli, del soglio alla destra, del ritorno nella seconda gloriosa venuta”.

Se dovessimo parlare del rapporto tra fede e ragione nel pensiero ortodosso, quali sarebbero i suoi argomenti?

Alla fine delle risposte (e La ringrazio per l’intervista) e in continuità con quel che ho scritto e detto come carne della mia fede e sangue del mio ministero Lei comprenderà bene che la problematica del rapporto tra fede e ragione non solo non mi appartiene ma la trovo “a rischio serio” per la stessa fede. Il rischio che la ragione riesca purtroppo con il suo logos a incarcerare il Logos e incarcerando il Logos a rendere prigioniera la forza di libertà nell’annuncio e dell’annuncio di salvezza e di santificazione per il cosmo intero a cui siamo chiamati.

 
Intervista di Tudor Petcu a Bernard Meunier

Prima di tutto, le chiederei di parlare un po’ della storia della collezione di “Sources Chrétiennes” spiegandoci qual è la sua importanza per la vita della Chiesa e soprattutto per la sua evoluzione.

La collezione di “Sources Chrétiennes” è nata durante la guerra, nell’inverno del 1942-1943, dopo essere stata ideata e sviluppata nel corso di diversi anni dal maestro p. Victor Fontoynont. Quando il progetto parte, nel mezzo della guerra, è portato avanti da altri due gesuiti, futuri cardinali, i padri Jean Daniélou e Henri de Lubac. Il primo volume (Gregorio di Nissa, La vita di Mosè) appare senza il testo greco a fronte, a causa della scarsità di carta sotto l’occupazione tedesca e della difficoltà di consultare i manoscritti sparsi nelle grandi biblioteche d’Europa. Questo succederà con tutti i primi volumi, che appaiono solo in traduzione: è necessario attendere il 1947, e il volume 17 (Basilio, Sullo Spirito Santo) per vedere stampare, per la prima volta, il testo greco a fronte della traduzione. Il volume seguente, pubblicato nello stesso anno, porta un’altra novità: il primo padre latino pubblicato nella raccolta, cioè Ilario di Poitiers. La pubblicazione dei Padri greci era stata, sin dall’inizio, il primo obiettivo dei fondatori, ritenendo che i Padri greci fossero stati dimenticati più dei Padri latini in Occidente e che fosse quindi più urgente farli conoscere.

La collezione al suo inizio sarà molto ben accolta dal pubblico universitario. I circoli teologici invece, spesso, saranno più lenti ad accettarla e valorizzarla, primariamente perché gli sconvolgimenti della crisi modernista, che avevano scosso l’Europa occidentale e in particolare la Francia, avevano lasciato strascichi e pregiudizi pesanti e reso sospetto il metodo storico; in secondo luogo perché alcuni circoli tomisti influenti a Roma, sospettando che il “ritorno alle fonti” (il cosiddetto “resourcement”) e il desiderio di riscoprire le opere dei Padri della Chiesa fosse un modo di eclissare la teologia scolastica (di fatto quella ufficiale e promossa dal Magistero cattolico), stavano lavorando per diffondere la sfiducia riguardo al movimento di riflessione teologica guidato, tra gli altri, dal padre De Lubac, le cui opere saranno presto oggetto di censura da parte di Roma. Ciò non impedirà alla collana di “Fonti Cristiane” di ingrandirsi gradualmente, con l’aiuto sempre più importante della ricerca scientifica francese, e di imporsi, in ambito accademico, come la raccolta di riferimento per lo studio del cristianesimo primitivo. I testi delle “Sources Chrétiennes” sono pubblicati in nuove edizioni critiche e nei circoli ecclesiali diventano fonte di ispirazione per il rinnovamento della teologia partendo dalle fonti del primo millennio, il tempo in cui la Chiesa era ancora indivisa. Il segno più evidente di questo recupero dei Padri della Chiesa nel XX secolo attuato attraverso la collezione “Sources Chrétiennes” si ritrova nell’elaborazione e nella redazione della Lumen gentium, la Costituzione dogmatica sulla Chiesa approvata dal Concilio Vaticano II. Essa si ispira chiaramente alle fonti greche allo scopo di rinnovare l’ecclesiologia occidentale, reintroducendo una visione di Chiesa come mistero e non limitandola solo al concetto di “società perfetta”. Conosciamo il fondamentale ruolo svolto da alcuni esperti francesi, come padre Henri de Lubac, uno dei fondatori di “Sources Chrétiennes”, e padre Yves Congar nella complessa gestazione di questo documento.

Possiamo dire che la raccolta di “Sources Chrétiennes” mette in evidenza la vocazione filosofica, o meglio, le radici filosofiche della Chiesa?

Una delle caratteristiche più visibili della nuova collezione è stata quella di dare un posto d’onore alla tradizione alessandrina dei Padri, specialmente a Clemente di Alessandria, che ha “fornito” il secondo volume della raccolta. Quest’opera fu tradotta da quello che diventerà il direttore delle “Sources Chrétiennes” per quasi 40 anni, padre Claude Mondésert, che a Clemente aveva dedicato la sua tesi. Ma già il primo volume, la Vita di Mosè di Gregorio di Nissa, mostrava il felice matrimonio della teologia cristiana con la filosofia platonica. Fu uno degli scopi dei fondatori della collana il mostrare questa convergenza raggiunta nei primi secoli cristiani: prima dei secoli medievali, che avevano stabilito un equilibrio duraturo grazie alla sintesi tomista, abbiamo trovato nelle origini un tentativo precoce e fecondo di onorare lo sforzo filosofico nel servizio all’approfondimento della fede. La vocazione della raccolta, infatti, era di servire la teologia, in particolare la teologia spirituale (prerogativa dei gesuiti), e non di illustrare la storia della filosofia cristiana. Il posto della filosofia rimane quindi, inevitabilmente, secondario nei nostri volumi.

Quali sono gli studi più importanti sul rapporto tra fede e ragione che possono essere trovati nella collezione delle “Fonti Cristiane”?

Spicca in maniera particolare l'”Apologia”, un genere letterario molto praticato dai Padri nella seconda metà del II secolo, a causa dell’urgenza di ottenere una legittimazione culturale e religiosa del cristianesimo, allora religione perseguitata nei territori dell’impero romano. I cosiddetti “apologisti” erano preoccupati di dimostrare che la fede cristiana non era un’assurdità e che poteva sedurre anche le menti colte. Lo fecero prendendo un tema già presente nella apologetica ebraica: il primato di Mosè sui filosofi. Tale primato è ciò che ha reso Mosè, prima di Platone, il Campione del Dio unico, che ha dato posto la rivelazione Biblica alla pari di fronte alla filosofia greca. Le apologie del secondo secolo (Aristide, Atenagora, Giustiniano, Teofilo di Antiochia) sono state quasi tutte pubblicate nella collezione, unitamente a quelle di Taziano e Tertulliano, i primi apologisti latini. Altre grandi opere patristiche che riflettono sul rapporto tra fede e ragione, sono poi presenti nella raccolta: gli Stromata di Clemente di Alessandria (solo il terzo, sui sette totali, non è ancora stato pubblicato), il Contra Celsum di Origene, le Divinae Institutiones di Lattanzio, la Praeparatio evangelica di Eusebio di Cesarea, La cura delle malattie elleniche di Teodoreto di Ciro, o il Contro Giuliano di Cirillo di Alessandria (in fase di redazione). Tutte queste opere rappresentano da sole oltre trenta volumi della collezione.

Sappiamo molto bene qual è il contributo della Chiesa cattolica alla raccolta di “Fonti Cristiane”, ma potremmo anche parlare di un piccolo contributo ortodosso a questa importante raccolta?

Uno dei primi curatori della collezione per testi medievali oggi è cristiano ortodosso, ma al tempo della sua collaborazione alle “Sources Chrétiennes” era un monaco della Chiesa cattolica: è il padre Placide Deseille, prima monaco cistercense di Bellefontaine, poi nel monastero di rito bizantino ad Aubazine; egli aveva accettato la responsabilità, all’interno della raccolta, della sottoserie di “Testi monastici dell’Occidente”. Padre Deseille dopo un lungo soggiorno sul monte Athos, è diventato il padre fondatore di due monasteri ortodossi in Francia. La sua collaborazione nella collezione non si è fermata; infatti ha pubblicato gli ultimi due volumi delle Lettere di Adamo di Perseigne, un cistercense.

Uno dei fondatori, padre Daniélou, è stato quasi dall’inizio in contatto attraverso dom Olivier Rousseau (il quale diede, a sua volta, un valido contributo alle “Fonti Cristiane”) con l’abbazia belga di Chevetogne (comunità benedettina a “vocazione ecumenica” ha al suo interno due chiese, una chiesa di rito latino e una di rito bizantino – ndr), che è di per sé un legame tra cattolicesimo e ortodossia. Diversi teologi ortodossi ci hanno dato grandi volumi che sono davvero apprezzati: l’Arcivescovo Basilio Krivoshein (tre volumi di Simeone il Nuovo Teologo), il vescovo Ilarion Alfeev (opere di Simeone Studita), Michel Stavrou (due volumi di Niceforo Blemmydes, la prima prefazione di p. Boris Bobrinskoy, decano onorario dell’Istituto San Sergio a Parigi e, prossimamente, un volume del patriarca Fozio). Una suora ortodossa, Antonia Peleanu, di recente ci ha dato un volume di Giovanni Crisostomo, perciò abbiamo tutte le ragioni per pensare che questa preziosa collaborazione non si fermerà.

Le sarei molto grato se volesse parlare un po’ di come la raccolta di “Fonti Cristiane” evidenzia i punti comuni, e anche il dialogo ecumenico, tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa.

L’Institut des Sources Chrétiennes è stato da subito partecipe degli incontri ecumenici con la Chiesa copta ortodossa in Egitto, con la Chiesa greco-ortodossa di Atene... Ciò significa che i contatti ecumenici sono parte della nostra preoccupazione e delle nostre priorità. Ma la nostra prima missione, al di là di questi incontri ecclesiali, è accademica: è permettendo lo studio di autori antichi, che sono la nostra eredità comune, fornendo opere storiche, letterarie, filosofiche e teologiche in edizioni scientifiche e traduzioni accurate, che la nostra collezione contribuisce meglio all’incontro tra Oriente e Occidente. Come ho ricordato in precedenza, tutti i primi volumi di “Fonti Cristiane” sono dedicati ai Padri greci, perché i gesuiti fondatori volevano permettere nuovamente alla loro Chiesa di “respirare con entrambi i suoi polmoni”, secondo l’espressione dell’enciclica Ut unum sint, ispirata al decreto del Vaticano II Unitatis redintegratio, cara a Giovanni Paolo II; quest’ultimo testo diceva che è “fortemente raccomandato ai cattolici di accedere più frequentemente alle ricchezze spirituali dei Padri orientali, che elevano l’uomo intero alla contemplazione dei misteri divini”. E’ in questo spirito che la collezione ha pubblicato sin dall’inizio non solo dei Padri greci, ma anche autori bizantini come Nicola Cabasilas o Niceta Stethatos: due bizantini nei primi dieci numeri! Infine, dobbiamo ribadire che il rinnovamento dell’ecclesiologia in Occidente è dovuto in gran parte alla riscoperta dei Padri greci, ed è questo che oggi consente uno sviluppo della riflessione delle chiese sul ruolo del Papa – ciò che è, ciò che non è – sul fondamento dell’unità e della legittimità di una pluralità di Chiese sorelle, sul corpo mistico di Cristo, sulla sacramentalità della Chiesa e sulla natura e disciplina dei ministeri. Tutti questi cantieri, al centro dei dialoghi tra le diverse confessioni cristiane, ricorrono frequentemente ai Padri che traduciamo e diffondiamo nei nostri volumi. La collezione è presente in molte biblioteche del mondo cristiano-cattolico, protestante, ortodosso e orientale.

Quanto sono stati importanti i contributi dei padri Placide Deseille e Gabriel Bunge alla collezione di “Fonti Cristiane”?

Ho risposto sopra per padre Deseille. Invece p. Gabriel Bunge, noto per i suoi studi su Evagrio Pontico, non ha collaborato alla nostra collezione.

 
Lo ieromonaco Iosif in missione polare

Ci siamo chiesti dove fosse nel mese d'agosto il nostro confratello padre Iosif (Pavlinciuc), coordinatore delle parrocchie moldave dell'Europa occidentale, di cui negli ultimi mesi abbiamo pubblicato sul sito un'intervista. Abbiamo scoperto dai nuovi aggiornamenti del sito di collegamento delle parrocchie moldave che padre Iosif è arrivato nientemeno che al Circolo Polare Artico, in missione presso i fedeli ortodossi dell'isola Spitsbergen, nell'arcipelago norvegese delle Svalbard. Presentiamo il breve resoconto fotografico della missione nell'originale romeno e in traduzione italiana, nella sezione "Figure dell'Ortodossia contemporanea" dei documenti.

 
La guerra contro la Chiesa e la rivolta degli hobbit

La prima guerra contro il corpo di Cristo è iniziata con la nascita di Cristo, la sua fuga in Egitto, la strage degli innocenti e il resto della vita di Cristo sulla terra. Ciò culminò nella crocifissione del reale corpo di Cristo in Gerusalemme e quindi nella sua risurrezione, circa duemila anni fa. Questa prima guerra continuò con tre secoli di martirio e di persecuzione diretta del corpo di Cristo, la Chiesa cristiana ortodossa. La seconda contro il corpo di Cristo ha avuto inizio nell'Europa continentale occidentale circa un migliaio di anni fa, durante il corso del secolo XI. Ciò ha comportato l'apostasia finale dalla Chiesa cristiana ortodossa dell'élite dei barbari franchi dell'Europa occidentale e la loro sostituzione delirante di una falsa 'Chiesa' e una falsa 'cristianità' al posto della vera Chiesa e del vero cristianesimo.

In questo modo, questa élite ha trascinato i popoli a lei sottomessi lontano dalla Chiesa e dal cristianesimo autentici. Li ha letteralmente asserviti al proprio racket di protezione mafiosa – il feudalesimo filioquista e la delusione della 'Chiesa' surrogata sotto il suo controllo. Così, come tutti gli altri paesi occidentali, che ad uno ad uno si sono allontanati dalla Chiesa sotto i conquistatori franchi, l'Inghilterra è diventata uno stato conquistato. Infatti, fin dalla prima occupazione da parte del bandito Conquistatore nel 1066 e dalla sua introduzione genocida del feudalesimo, la popolazione è stata sottomessa e schiavizzata da un'istituzione aliena e tutto il paese è progressivamente degenerato nella Gran Bretagna pagana. Le più recenti ondate aliene di occupazione, quelle che hanno avuto inizio nel 1942 e nel 1973, ora pongono la questione se le residue vestigia dell'Inghilterra potranno mai sopravvivere.

Quelle ultime vestigia dell'Inghilterra, che ora sono tanto lontane e trovano solo nei luoghi più remoti, possono sopravvivere solo se vengono reintegrate nei valori della Chiesa dopo circa mille anni di separazione. Allarmata da questa possibilità, l'élite britannica istituzionale, come al solito, ha cercato di prendere in consegna la Chiesa, di infiltrarsi in essa con i suoi rappresentanti 'britannici' istituzionali e nazionalisti, il suo calendario, i compromessi spirituali e morali e il secolarismo, staccandola dal suo controllo spiritualmente libero all'estero. L'elite istituzionale corrotta vuole castrare la Chiesa, darle una vernice esterna 'bella ed educata', ma allo stesso tempo attutirla spiritualmente suo dall'interno, quindi incorporarla nella propria istituzione decaduta. Tuttavia, nonostante tutti i tentativi di sopprimere la Chiesa e il popolo, noi siamo ancora qui.

L'elite franca chiama ancora beffardamente 'populismo'tutti i tentativi di portare la gente comune ai valori della Chiesa. Tuttavia, il populismo è un modo di appagare la folla, di cercare di compiacere la maggioranza, mentre noi siamo una minoranza che non cerca di compiacere le masse, ma di esprimere la Verità, tanto odiata dall'élite. Siamo cresciuti in Occidente con i valori essenziali delle vestigia ereditate dai nostri antenati, abbiamo cercato di capire questi valori e di portarli alle loro conseguenze attraverso la preghiera, lo studio e i viaggi. Abbiamo seguito a ritroso la storia per capire come l'élite dei franchi ha creato l'Occidente moderno e abbiamo rinunciato ai risultati di tale occidentalizzazione, dopo aver ricevuto la grande rivelazione – che il vero Occidente è identico alla Chiesa, e quindi abbiamo capito il motivo per cui il mondo è nella sua attuale situazione catastrofica.

Oggi stiamo soffrendo la terza guerra contro il corpo di Cristo, la Chiesa. Questa non è una guerra contro una parte minoritaria della Chiesa, come in Europa occidentale mille anni fa, è la guerra totale contro tutta la Chiesa sulla terra. I cristiani ortodossi in Siria, in Terra Santa, in Africa, a Istanbul, nelle Chiese locali in Grecia, Albania, Cipro, Bulgaria, Serbia, Romania, Polonia, Cecoslovacchia e Georgia sono tutti sotto attacco allo stesso tempo. Ora anche la Chiesa russa è stata attaccata, non solo in Ucraina, ma ora anche in Moldova, in Bielorussia e nella Russia stessa. Ma Russia, Siria, Grecia, Cipro e altri si stanno preparando a un'alleanza, ignorando gli 'ortodossi' apostati e i mercenari corrotti e ricattati fino a diventare burattini dei neocon neo-franchi e del loro maestro satanico.

Il loro braccio armato, la NATO, una volta giustificava la sua esistenza come un contrappeso al Patto di Varsavia – proprio come il suo braccio politico, l'Unione Europea, si opponeva al Comecon. Allora perché esistono ancora quando il Patto di Varsavia e il Comecon sono stati sciolti da molto tempo? Perché un'organizzazione 'nord-atlantica' dovrebbe terrorizzare la Jugoslavia, i piedi della catena dell'Himalaya e ora l'Ucraina? Sotto il suo mantello, è in corso la militarizzazione dell'Europa, e ulteriori spese per ulteriore offesa (chiamata 'difesa') sono sollecitate dall'elite neo-franca, i neocon a Washington. Così evocano la fantasia uno spauracchio demonizzato, il presidente Putin, per la loro nuova guerra fredda, che permette di aumentare i profitti del loro complesso militare-industriale. Questa élite arrogante sta inondando tutta l'Europa orientale con la sua propaganda, truppe, carri armati, armi e istruttori.

L'élite vuole creare sempre più 'shock e sgomento', il suo eufemismo per il proprio terrorismo di stato e caos genocida, come abbiamo visto in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia e altrove. Tuttavia, i "popoli degli hobbit" d'Europa sono in rivolta. Noi, i fedeli ortodossi e contadini d'Europa, respingiamo il giogo filioquista dell'élite neo-feudale. Abbiamo scelto la libertà e la Chiesa, la cui verità ci ha resi liberi. Tra l'elite neo-franca la religione può essere ovunque, ma la fede tra di loro è del tutto assente. Tuttavia, noi abbiamo fede e non potranno mai portarcela via. È per questo che ci odiano. Ma abbiamo già i posti dove andare al momento della persecuzione e siamo preparati per il grande giorno. Crediamo e sappiamo che alla fine la Contea conquisterà Mordor attraverso la Chiesa di Dio.

 
Migliaia di persone da tutta l'Ucraina celebrano l'icona di Pochaev con il metropolita Onufrij

La festa dell'icona della Madre di Dio di Pochaev ha riunito ieri presso la Lavra della santa Dormizione a Pochaev migliaia di ortodossi ucraini da tutto il paese e una schiera di vescovi e chierici, guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di tutta l'Ucraina.

Il primate ucraino ha celebrato la Divina Liturgia nella cattedrale della santa Trasfigurazione della Lavra insieme a 24 vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, come riferisce il Dipartimento per l'informazione e l'istruzione della Chiesa ucraina.

Molti fedeli sono arrivati ​​oggi alla Lavra in una processione religiosa dalle regioni occidentali del Paese: 200 dal distretto di Nikolaevka Dubenskij, 1.500 dalla diocesi di Vladimir-Volinia insieme a pellegrini dalla Polonia, 500 da Zdolbunov, 200 da Ivano-Frankovsk, e circa 700 persone della diocesi di Lutsk.

Dopo la lettura del santo Vangelo, sua Beatitudine ha raccontato ai fedeli i miracoli operati dalla santissima Madre di Dio alla Lavra, esortando tutti a rivolgersi alla Madre di Dio nelle circostanze difficili:

Ogni persona in un certo periodo della sua vita sperimenta di essere circondata da passioni con i propri spiriti oscuri, quando non sa dove trovare consigli e aiuto. Dobbiamo ricordare: quando le cose sono difficili per noi, quando siamo circondati da problemi da tutte le parti, quando non possiamo vedere alcuna luce, dobbiamo rivolgerci con la preghiera alla santissima Vergine Maria, la Madre di Dio, e lei certamente ci aiuterà... Quando ci comportiamo così, allora saremo benedetti in questa vita terrena, e attraverso le preghiere della santissima Madre di Dio saremo ritenuti degni di diventare partecipi della beatitudine eterna nel nostro Signore Gesù Cristo nel secolo futuro.

Guardate come l'intera Lavra canta la preghiera del Signore.

Al termine della Liturgia, i partecipanti al servizio divino, guidati da sua Beatitudine il metropolita Onufrij, si sono recati alla cattedrale della santa Dormizione, dove il clero ha servito un moleben davanti all'icona miracolosa della Theotokos.

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Nel XVI secolo, l'icona della Madre di Dio oggi venerata fu presentata dal futuro patriarca di Costantinopoli Neophytos alla proprietaria terriera Anna Gojskaja, che lo ospitò per la notte. Nel 1597, l'immagine miracolosa fu trasferita alla Lavra di Pochaev. Attraverso le preghiere davanti all'icona, il monastero fu salvato dall'invasione del khan tataro nell'estate del 1675, durante la guerra di Zbarazh contro i turchi.

 
Tre interviste di Tudor Petcu a ortodossi italiani

Enzo Maria Cilento - Roma

1) Prima di tutto, mi farebbe piacere se lei potesse parlare un po’ delle sue esperienze spirituali che ha alle spalle e dirmi quando e come lei ha incontrato la spiritualità ortodossa.

Le mie esperienze spirituali precedenti, a parte una lunga parentesi di agnosticismo e di anticlericalismo dettato anche da brutte esperienze vissute nella chiesa (colpa di chi?), riguardano alcuni periodi di vita trascorsi sia in seminario (1 anno) che in un celebre monastero cattolico cistercense, dove non sono rimasto per qualche problema di prospettiva non condivisa e qualche incomprensione. Uscitone, dopo un breve sbandamento ho ripreso la mia esperienza monastica benché in altra forma e la mia vita di isolamento e preghiera guidato da un caro vecchio vescovo che ancora oggi mi segue con affetto. Sono sempre stato molto incuriosito dalle Chiese ortodosse alle cui celebrazioni ho cominciato a partecipare da alcuni anni, a Roma, dove ho risieduto per oltre vent’anni.

2) Si potrebbe dire che il suo incontro con l’Ortodossia abbia rappresentato il momento decisivo per l’evoluzione della sua personalità spirituale, anche per il suo cambio?

Ho incontrato l’Ortodossia e questo mi ha molto affascinato (a Roma ho avuto contatti con il Russicum). Ha aiutato la mia spiritualità. Mi ha aperto altri orizzonti e sicuramente mi ha avvicinato molto a questo mondo affascinante e profondo.

3) Qual sarebbe il più importante tesoro che lei ha scoperto nella Chiesa ortodossa e come dovrebbe qualcuno che vorrebbe conoscere meglio l’Ortodossia capire questo tesoro?

Devo dire che il senso del sacro, il valore della liturgia sono state importanti per me (nel mondo cattolico c’è un po’ di sciatteria da questo punto di vista) e poi ancora il minore centralismo, la capacità di considerare l’importanza di tutta la successione apostolica, non solo quella petrina, in senso pieno quindi, cosa che c’è in genere ad Oriente e che a Roma invece purtroppo manca

4) Studiando l’Ortodossia e anche la sua evoluzione in Occidente, soprattutto in Italia, ho sentito che la Chiesa ortodossa esiste in Italia fin dal tempo degli apostoli. Allora, come potrebbe essere riscoperta l’eredità ortodossa dell’Italia?

Attraverso lo studio, l’organizzazione di incontri ed eventi, di nuova pubblicistica e l’incoraggiamento di esperienze come quella che sto portando avanti, ad esempio, con esperienze monastiche e simili, luoghi di preghiera.

5) Sappiamo molto bene che Italia è un paese cattolico, ma poiché lei si è convertito all’Ortodossia, le sarei grato se lei volesse argomentare perché la Chiesa ortodossa ci aiuta meglio a capire la verità e la volontà del Signore.

Io sono uno spirito molto aperto alla ricchezza e alla varietà dei carismi e dello Spirito e in tante esperienze vedo i tanti “semeia” lasciati e lanciati da Dio, quindi a maggior ragione in chi ha una grande tradizione come la Chiesa Ortodossa e non solo. Mi aiutano molto le cose che ho già indicato al punto 3. Soprattutto mi sembra che ad Oriente non prevalga quello spirito centralistico e burocratico che talora vedo a Roma, debito questo del diritto romano e di quello canonico poi.

6) Si può dire dal suo punto di vista che la dimensione comunitaria del vivere insieme è una caratteristica essenziale della Chiesa ortodossa?

Sì, mi sembra un aspetto molto sviluppato anche se non è quello che mi ha colpito di più fin dall’inizio. Il problema non è vivere assieme ma vivere in pienezza.

7) Considerando che lei è un ortodosso italiano, come spiega la crisi attuale del cristianesimo in Occidente? E un’altra domanda che esprime infatti una curiosità: come sarebbe possibile di ritrovare oggi il senso cristiano – ortodosso – dell’esistenza umana?

La crisi dell’Occidente è culturale, crisi di benessere ed una perdita progressiva del senso del sacro. Credo che sia questo il punto su cui battere: l’uomo non è solo materia e benessere. Questa è la ragione per cui tanti miei coetanei e colleghi non a caso si rivolgono ad altri culti misterici e al buddismo, laddove trovano ciò che la religione cattolica spesso sembra avere smarrito.

 

Luca Zolli - Benevento

1) Le sarei grato, se potesse dirmi innanzitutto quando lei ha scoperto la spiritualità ortodossa e spiegarmi perché lei ha scelto la conversione all’Ortodossia. Come caratterizzerebbe il cammino che l’ha portato alla Chiesa ortodossa?

Come tutto ciò che è spirituale, la scoperta dell’Ortodossia, che è il corpo vivo del Teantropo, per me, è avvenuta fuori dal tempo: “In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo”. Ho “scoperto”, o meglio gustato, la spiritualità ortodossa da sempre, quindi, potrei rispondere. Siccome la mia coscienza e la mia tensione spirituale non sono in grado di fissarsi in questo stato, nel tempo, come riflesso, in modo puntuale, di questa eternità che l’attraversa e lo fende, vi sono stati momenti, nella mia esistenza, in cui la realtà dell’Ortodossia mi si è palesata in modo molto forte ed in questo senso e da questo punto di vista posso dire di averne preso progressivamente coscienza e di averne attualizzato la scoperta come una continua tendenza verso quello stato nel quale possiamo dire di essere stati scelti, in quanto cristiani, prima della creazione del mondo. Tre di questi momenti sono legati alla mia infanzia. Due sono talmente “antichi” e complessi che non saprei descriverli adeguatamente, anche perché hanno entrambi i caratteri di una visione. Rinuncio a descrivere in qualche modo il primo, anche perché è il primo ricordo, in assoluto, della mia vita, precedente, di molto, ad un ricordo nel quale non vi erano colori ma solo un’unica sfumatura di rosso tendente al marrone. Il secondo avvenne quando avevo circa sette anni. Giocavo in campagna, su un terrazzo assolatissimo, d’estate. Avevo appena bevuto da una fontana e mi misi a correre verso il bosco. Improvvisamente mi ritrovai letteralmente incantato, di fronte ad un roseto. Rimasi assorto nel contemplarne la bellezza e fui invaso da un senso profondissimo di beatitudine: la luce ed il profumo che sembravano emanare da quel roseto mi avvolsero, assieme ad una brezza che mi inebriava. Da allora mi appassionai ancor di più ad uno dei testi sacri: il Cantico dei Cantici. Quella stessa sensazione la provai, a 27 anni, la prima volta che entrai in un monastero ortodosso, durante la Divina Liturgia, in Romania, nei pressi di Râmnicu Vâlcea, dopo aver incontrato padre Ghelasie (Popescu) e mi ricordai di quella esperienza senza neppure la mediazione della memoria: riconobbi quel senso di comunione, di profonda bellezza ed amore che si impadronì di me, ma in quel caso durò più a lungo. Per alcuni motivi che non spiego associo quel roseto sia al Teantropo che alla Madre di Dio. Il terzo episodio, sempre durante la mia infanzia è legato al divino Benedetto da Norcia e anche in questo caso... ad un roseto! Lessi di un episodio della vita di Francesco d’Assisi, che per resistere ad una tentazione, si sarebbe gettato nudo in un roveto e da ogni stilla del suo sangue sarebbe sbocciata una rosa. Nella tradizione cattolica, questo gesto veniva messo in parallelo con quello – identico – che avrebbe compiuto san Benedetto da Norcia. Francesco, nella sua visita al monastero di Subiaco, dove si trova la sua più antica e fedele raffigurazione: tre anni prima della morte, avrebbe innestato delle rose in quel roseto. Ora, leggendo di quell’episodio, io percepì in modo nettissimo una differenza molto profonda di sensibilità fra le due figure: fra la sensibilità religiosa di Francesco d’Assisi e quella di san Benedetto da Norcia. In san Benedetto, quel gesto aveva molto più le caratteristiche simboliche di una visione beatificante che trasformava e non distruggeva le passioni. Un’antropologia spirituale completa gli faceva da cornice, nella quale riconoscevo – per analogia con quel bagliore che avevo avuto nell’esperienza che ho descritto – il traboccamento dell’intelletto e dei sensi che vengono al tempo stesso completamente saturati e superati: in sé non vi era alcuna carenza, ma un’immagine di realizzazione unitiva che sorpassava e sopraffaceva la richiesta e le esigenze dell’intelletto di conoscere e dei sensi di partecipare ad una sensazione di unione beatifica, che è poi quanto di positivo c’è alla radice di ogni desiderio di unione fisica coll’altro sesso. Questa differenza con la prospettiva evirante che quello scritto apologetico ritagliava attorno al gesto di Francesco, mi rimase impresso e da allora cercai, senza sosta, quei Padri – san Benedetto, san Gregorio Magno, san Silvestro, san Gennaro – dei quali sentivo solo parlare come dei nomi e null’altro nel Cattolicesimo che vivevo e la cui devozione era sostanzialmente – per il meglio che offriva - figlia di una sensibilità formatasi tra il Seicento e l’Ottocento. Per almeno 20 anni non mi sono rassegnato a non ritrovare quello che cercavo ed in questo – devo sottolinearlo – fui aiutato  dallo studio della scolastica e del francescanesimo medievale: già con questi – come sottolinea Florenskij – sussisteva un abisso rispetto al Cattolicesimo che vivevo e praticavo quotidianamente. In ogni caso, non avevo alcuna intenzione di staccarmi dal Cristo e tutto quello che di serio mi era offerto, lo ritrovavo solo nel Cattolicesimo, attribuendo il suo stato di decadimento alle influenze dissolutrici della modernità, che – in fin dei conti – non avrebbero mai potuto prevalere fino in fondo: c’erano i sacramenti ed una tradizione ancora viva, per quanto incompresa in modo generalizzato. Quindi, quello che ha caratterizzato la mia ricerca e che mi ha portato all’Ortodossia è stato il desiderio di vivere, immergermi ed unirmi al bello, in Cristo, che avevo gustato – come dei bagliori – nelle esperienze della mia infanzia ed adolescenza e che sono sempre state il motore del mio anelito in tutto, anche negli aspetti più concreti e pratici della mia vita.

2) Come ha cambiato l’Ortodossia la sua coscienza spirituale e il suo percorso? In altre parole, si può dire che lei ha scoperto un mondo nuovo nella Chiesa Ortodossa?

Assolutamente sì. Nella Chiesa ortodossa si è letteralmente pervasi dal Mistero della sovraessenza triipostatica. Tutto nella Chiesa ortodossa testimonia questo mistero che vivifica non solo l’esistenza quotidiana, ma anche i gesti liturgici e la Liturgia stessa, alla quale – attraverso l’uso corale, “poetico” e “artistico” nel senso più pieno e vitale che questi termini possono assumere, di numerosi elementi sensibili: la luce delle lampade, i profumi, i colori, i suoni... – la partecipazione è, nel suo intero complesso, assolutamente vitale. Questa differenza, venendo dal Cattolicesimo, è particolarmente evidente: è come se, da un parte, si percepisse, a livello corporeo, una sorta di paralisi ed una sensazione di “freddezza”, laddove invece, nell’Ortoodssia, si percepisce un calore ed una continua sollecitazione alla partecipazione e comunione anche corporea, attraverso le prosternazioni e le metanie, ad esempio, di tutto l’essere al mistero teantropico del Cristo. Tra queste due concrete applicazioni di due diversissime antropologie spirituali c’è un abisso, che cambia radicalmente e definitivamente lo sguardo di chi le vive. Vi fa alcuni e profondissimi cenni Florenskij quando critica, in un certo origenismo, il senso d’evirazione che se ne trae. A livello noetico, invece, nella vita concreta, nell’ortoprassi vissuta all’interno della Chiesa ortodossa, la percezione che si sperimenta ad ogni gesto è quella di un fuoco luminoso che nutre continuamente l’intelligenza e avvolge l’anima ed il corpo per trasformarli. La pena dello sforzo ne è solo un riflesso. Scrisse, in proposito, frasi molto acute, secondo me, Losskij, quando sottolineava che la spiritualità ortodossa è pervasa dall’esperienza del Tabor, laddove quella cattolica è incentrata su quella del Getsemani. Trovo questa distinzione assolutamente pertinente.

3) Le chiedo di parlarmi anche dei più grandi e importanti rappresentanti dell’Ortodossia che Lei ha conosciuto e incontrato finora e quale fu di fatto il significato di questi incontri.

Tra i più importanti e significativi incontri, senz’altro quello prima con l’opera e poi con la persona di padre Ghelasie (Popescu) e successivamente con l’opera di John  Romanides. Oltre a questi, l’Athos ha rappresentato, per me, un’inesauribile fonte di nutrimento nell’Ortodossia. L’incontro con Ghelasie è stato determinate: tra il 1996 ed il 1997, attraverso un amico, professore di filosofia, conobbi l’opera di Florenskij e poi, assieme, andammo ad un seminario sull’iconografia ortodossa e l’opera di medicina esicasta di Ghelasie , appunto, curato da un sacerdote cattolico d’origini americane ad Isernia, e da un ragazzo rumeno, amico del professore, laureato in filosofia a Napoli. Rimasi impressionato sia dalle icone, delle quali mi innamorai subito, che dall’opera sulla medicina esicasta. L’antropologia che sottendeva era quella del profetismo israelitico, che non ritrovavo nel Cattolicesimo: da una parte un’unione sinfonica di corpo, anima e spirito, dall’altra la dicotomia corpo/anima. Dopo un anno conobbi la mia ex moglie, rumena, e con lei, nel 1998 potetti andare a far visita a Ghelasie. L’ingresso nell’area del monastero era interdetto alle donne e vi entrai con mio cognato che fece da interprete: allora non padroneggiavo minimamente la lingua rumena. Il giorno prima dell’incontro feci un sogno molto complesso. Quando fummo accolti a Frăsinei, aspettammo delle ore, partecipammo al refettorio serale, ma usciti di lì, continuavamo ad avere indicazioni molto vaghe su dove fosse Ghelasie e se potevamo incontrarlo. Ci diedero un’indicazione vaga. Ci avviammo verso le celle. Da una specie di enorme botte uscì un monaco che ci chiese chi cercassimo e saputolo ci invitò a non dar retta a quel folle ! Mio cognato mi chiese di andarcene via subito, io insistetti che volevo parlare con quel folle. Quando ci avviammo verso le celle, quello stesso monaco ci fermò, dicendoci d’essere lui stesso Ghelasie. Passato lo stupore di mio cognato, porsi a Ghelasie una lettera di presentazione da parte di quel ragazzo rumeno laureato in filosofia e dopo che l’ebbe letta nella sua “botte”, potetti porgli una serie di domande attraverso mio cognato. Ad una in particolare, sui rapporti fra corpo, anima e spirito – vi aggiunsi il “cuore” – Ghelasie fece un gesto che, in rapporto allo spirito, tracciava un cerchio ed il sogno della notte precedente prese immediatamente tutto il senso che cercavo: l’antropologia spirituale dei miei Padri d’Occidente, quella che mi trasmetteva, ad esempio, la figura di san Benedetto da Norcia e che non ritrovavo da nessuna’altra parte. Ne gioì profondamente, ma il mattino successivo assistendo alla Divina Liturgia in uno dei monasteri che si trovavano lì, piansi per un sentimento che era di gioia profondissima, ma anche di rabbia, perché la Tradizione cristiana autentica e ben preservata esisteva e veniva nascosta non solo a persone come me che la dovevano conoscere solo a 27 anni, ma anche a mia nonna che nel frattempo era deceduta. Del perché questo avvenisse, mi feci un’idea completa leggendo l’opera di Romanides, che purtroppo è incompreso anche in buona parte degli ambienti ortodossi. Con Romanides riscoprii l’universalismo romano della Chiesa ortodossa ed allora mi si impose il desiderio imperioso di essere accolto nell’Ortodossia col Rito dell’Illuminazione: battesimo, cresima e comunione, che, però, dovetti penare fino al 2005 per ottenere, perché in Italia, molti ambienti ortodossi – senza dirlo esplicitamente – si rifiutavano di battezzare gli italiani per non creare motivi di frizione col Cattolicesimo.

4.) Mi piacerebbe moltissimo se fosse d’accordo di parlarmi un po’ della sua prospettiva sui più importanti insegnanti dell’Ortodossia ma anche sul messaggio profondo dell’Ortodossia che dovremmo scoprire.

Il messaggio più profondo, secondo me, dell’Ortodossia è un messaggio di vittoria. La vittoria di Cristo sulla morte, alla quale siamo chiamati ad essere partecipi. La vittoria sul mondo e sugli inganni e le strategie micidiali dell’avversario. Non è possibile, però, parteciparvi se non vivendo l’Ortodossia. Nel Tomo Aghioritico è specificato che le passioni non vanno distrutte, ma trasformate: questo significa che l’uomo, nell’Ortodossia, è assunto nella sua integralità e senza falsi moralismi. Assumere l’uomo nella sua integralità significa qualcosa di portentoso: immergersi nel creato ad una profondità abissale, sentire qualcosa di possente che pulsa nella terra, nei vegetali, negli animali, negli astri, nei secoli e aprirsi ad un mondo nel quale la presenza di influenze sottili e psichiche, demoniache ed angeliche diventano una realtà che atterrisce, abbaglia ed eleva – ne ha scritto in modo molto pertinente Serafim Rose – a seconda delle circostanze, attraverso un vero e proprio enigma: l’Uomo. Ecce Homo fu il testo che mi raccomandò Ghelasie: mi fece dono di 4 suoi testi e quello me lo raccomandò. Sono 20 anni che vorrei tradurli ad uso degli italiani. La trasformazione alla quale l’uomo è chiamato nell’Ortodossia, attraverso le energie increate, d’altra parte, eleva ad altezze spirituali vertiginose, sulle quali è sempre bene tacere contro ogni forma di orgoglio, che immancabilmente diventerà motivo di rovinose cadute, per gli attacchi dell’avversario.

5) Penso che lei abbia attraversato alcuni anni di inquieta ricerca religiosa fino a che ha incontrato l’Ortodossia. Si potrebbe dire che da uno che si sforzava di cercare la verità lei è passato a essere uno che si sforza di vivere la verità?

Sì, si può dire, ed il senso è anche più radicale di quello che, comunemente, gli si potrebbe attribuire. “...mentre lo portavano via, presero un certo Simone, di Cirene, che veniva dalla campagna, e gli misero addosso la croce perché la portasse dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che facevano cordoglio e lamento per lui. Ma Gesù, voltatosi verso di loro, disse: Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli. Perché, ecco, i giorni vengono nei quali si dirà: Beate le sterili, i grembi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadeteci addosso; e ai colli: Copriteci. Perché se fanno questo al legno verde, che cosa sarà fatto al secco? Ora, altri due, malfattori, erano condotti per essere messi a morte insieme a lui...” Vivere l’Ortodossia, esserci dentro a livello esistenziale non ammette mezze misure: il legno secco sperimenta le parole del Teantropo. La mia vita è stata un’inquieta – quanto entusiasmante – ricerca della verità fino al giorno in cui non ho conosciuto l’Ortodossia. Da sempre, da piccolissimo, mi ricordo in preghiera ed immerso nel mistero del Cristo. Devo questo all’educazione ricevuta dalla mia nonna paterna – discendente da una famiglia “ultracattolica”, che ha annoverato fra i suoi membri, fra gli altri, un cardinale e due arcivescovi: i Mazzella, esponenti di punta anche della teologia tomista tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento – e a qualcosa che mi porto da sempre nell’anima e nel cuore. Sperimentai, nel tempo, l’amarezza di dover condurre, in modo solitario, questa ricerca, perché il mondo in cui vivevo era un sistema chiuso in sé e le risposte che cercavo non avevano diritto di cittadinanza in quel sistema: un sistema, al di fuori di quella devozione marginale rispetto alla società occidentale moderna, puramente mondano, dove ogni riferimento alla bellezza, ad ogni forma di trascendenza ed immanenza divine e alla verità era ed è del tutto impedito. Portavo questo fardello, che però, poi, si è rivelato essere davvero dolce e ben poca cosa, quando assaporai i frutti di quella ricerca: l’Ortodossia. Non appena mi sono però stabilito nella pienezza e nella verità della Chiesa ortodossa, gli attacchi da parte dell’avversario sono diventati letteralmente furibondi, servendosi di ogni mezzo e soprattutto di ogni persona a cominciare dalle più prossime. Prima l’allontanamento della mia famiglia di provenienza e dei miei parenti, poi quello più doloroso di tutti: della mia ex moglie e di nostro figlio. La motivazione addotta è stata per me la cosa più dolorosa di tutte: non mi amavano più e mi mostravano un’irriducibile differenza di mentalità ed un’impossibilità di comunicare, professandosi esplicitamente del tutto indifferenti se non esplicitamente contrari a qualsiasi insegnamento della Chiesa ortodossa. Il giorno in cui mi hanno definitivamente abbandonato abbiamo avuto modo di scambiare poche ultime parole sulla fede, sulla tradizione della Chiesa Ortodossa e sull’efficacia del vincolo matrimoniale, vissuto nell’Ortodossia: entrambi erano concordi nel considerare irrilevanti ed inefficaci, nella vita concreta, tutto questo. Da allora, ho sperimentato le parole del Vangelo che ho citato, dovendo, quotidianamente, lottare per restare in piedi, anche da un punto di vista semplicemente economico. Da allora è iniziato un calvario che non ha avuto ad oggi nessun segno di remissione e che non finirà presto. Umiliato, mi sono trovato costretto a chiedere soccorso per trovare qualcuno che mi aiutasse a portare quella croce e, nella vita di ogni cristiano, crollata ogni certezza e sicurezza umana, l’episodio evangelico si capovolge: caduto a terra, un uomo è posto a soccorre il Teantropo, nella mia esperienza, invece, caduto a terra un uomo sotto il peso della sua Croce, è il Teantropo a soccorrerlo attraverso gli uomini nella lotta quotidiana, invitandolo a non cedere, a lottare, perché lui ha vinto il mondo. Ogni giorno, quando mi addormento, quando veglio o mi sveglio, sento la necessità di stringere la croce come si brandirebbe un’arma nel momento più buio e drammatico di una lotta all’ultimo sangue. Ogni giorno mi interrogo da dove mi verrà l’aiuto, assieme al salmista, e mi ricordo di non disperarmi e non temere pensando a come resisterò domani, ricordandomi delle parole del Salvatore delle nostre anime e che ad ogni giorno basta la sua pena. Da questo stato di profonda umiliazione, può avvenire il vero pentimento e, poi, la conversione e gli strumenti ed i farmaci per resistere e risollevarsi da questo abisso ce li ha l’Ortodossia, anche perché la sua antropologia è completa e capace di rispondere al dramma esistenziale dell’uomo: “...Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno...”

6) Ho spesso sentito dire che la morale non è nient’altro che continuare l’atteggiamento in cui Dio crea l’uomo di fronte a tutte le cose. Come intende lei da un punto di vista ortodosso quest’affermazione?

Nell’Ortodossia, gradualmente, ho scoperto che il senso che comunemente si attribuisce alla parola “morale” non è compatibile con quello del fine dell’uomo nella Chiesa ortodossa, che è la theosis. Molte persone agnostiche o non credenti, spesso, sono molto più “morali” di moltissimi credenti ed anche praticanti ortodossi. Quest’ultimi sembrano – ed in realtà lo sono – afflitti da una quantità di passioni maggiori. E’ qualcosa che ha a che fare con le parole: “Pubblicani e prostitute vi passeranno avanti nel regno dei cieli”. Il motivo, infatti, secondo me, risiede nella profondissima antropologia spirituale dell’Ortodossia, che scaturisce dall’incarnazione del Teantropo. Nel Tomo Aghioritico, alle eresie di Barlaam e di Acindino che “pensano alla latina”, viene controbattuto che le passioni non vanno distrutte, ma trasformate. La semplice distruzione delle passioni o sottoporle ad un’anestesia più o meno riuscita, non è che una dissimulazione ed una caricatura di tale trasformazione, che è concepibile solo assumendo l’uomo nella sua totalità e nel suo stato attualmente decaduto per riportarlo, appunto, non solo – come lei giustamente riporta – così come Dio lo crea di fronte a tutte le cose, ma per permettergli anche, da quello stato, di realizzare l’unione con Dio, per essere dio in Dio. Nella morale, invece, molto spesso si assiste ad un adattamento a delle convenzioni, che non hanno a che fare con una vera e propria trasformazione interiore ed esteriore delle passioni in virtù, ma molto di più con una sorta di adattamento più o meno riuscito ad una mentalità secolare. Tale apparente cambiamento o stato non è il frutto di penitenza e successiva conversione profonde e radicali, in tutto il nostro essere, corpo incluso, a Dio. L’anima come un ventaglio ripiegato resta chiusa in se stesso e la presunzione della propria “giustizia” ci attira nell’abbaglio del fariseo della parabola del fariseo e del pubblicano. Per quanto possa essere intenso e ben conformato lo sforzo umano, in questo senso,  la trasformazione alla quale siamo chiamati passa attraverso l’esperienza della Croce di cui sopra e, da un punto di vista sociale ed umano, nessuna realtà strutturata come può essere la morale o il senso comune – la mentalità di questo secolo – possono resistervi. Per questo, l’ortoprassi e il complesso dei Canoni, non hanno una struttura sistematica, ma organica e vitale che vanno calati nel vissuto: vanno usati come si userebbero dei farmaci o delle terapie a seconda dei casi specifici. All’attuale senso comune e a buona parte della morale moderna, non solo l’Antico Testamento risulta impenetrabile e per certi versi inaccettabile, ma anche lo stesso Nuovo Testamento e tutto ciò che ne discende risulta tale. La Chiesa ortodossa non abbraccia, a rigore, nessuna morale specifica, né tantomeno dovrebbe adattarvisi – così come avviene per l’attenzione che il Cattolicesimo rivolge ai problemi sociali e politici, specie in epoca moderna – ma fa riferimento ai Canoni. Losskij faceva giustamente notare come questo aspetto dell’Ortodossia sia del tutto misconosciuto, assieme alla sua strabordante ricchezza da un punto di vista antropologico. Il cristiano ortodosso deve puntare a rispettare i Canoni e questo cammino è penoso e non può mai prescindere dalla guida di un padre e dall’intellezione, che viene dall’alto, senza le quale tale sforzo è destinato all’astrazione e al fallimento. In quest’intellezione ci aiuta la tradizione ortodossa e il prodigioso bagaglio accumulatosi e gelosamente conservato nei secoli, grazie all’opera anche di autori quali Giovanni Zonaras, Aristine, Balsamone...  La vocazione, in questo senso, del cristiano ortodosso è quella di profondere tutto se stesso in questo sforzo – così come faceva il fariseo, del quale dobbiamo avere le opere ed in modo anche più preciso e minuzioso – coll’intima e profonda consapevolezza della nostra indegnità – la consapevolezza e l’umiltà del pubblicano – e che il nostro sforzo non ha nulla di meritorio davanti a Dio e ciò che facciamo è semplicemente permettere a Lui di operare la nostra guarigione attraverso i farmaci che ci ha prescritto.

 

Adriano Frinchi – Palermo

1) Quando ha scoperto la spiritualità ortodossa e quale è stata di fatto la ragione per cui ha scelto la conversione all’Ortodossia?

Faccio una premessa: non mi piace parlare di conversione all’Ortodossia, è una terminologia che può andare bene per un non cristiano ma io sono nato cristiano in una terra cristiana. Preferisco dire che grazie all’Ortodossia sono giunto ad una retta impostazione della vita, ad una piena contemplazione della Verità.

Si è trattato di un percorso lungo che è iniziato negli anni di studio alla Facoltà Teologica di Sicilia, un’istituzione che ha una singolare peculiarità nel panorama accademico cattolico e cioè lo studio della teologia orientale. Il primo contatto con l’Ortodossia è stato sui libri, con i Padri della Chiesa e con i grandi teologi greci, russi e romeni, con lo studio della liturgia. Era un mondo che mi affascinava e mi stimolava non solo nello studio ma anche nella vita spirituale.

In quegli anni ero anche alunno del Seminario cattolico di Palermo e lì il padre spirituale mi diede da leggere il Racconto di un pellegrino russo, un testo che mi aiutò tantissimo e che segnò irrimediabilmente la mia vita spirituale.

Più andavo avanti nelle letture e nello studio dell’Oriente cristiano e più capivo che mi mancava qualcosa. In questo senso per me furono illuminanti alcune parole del celebre teologo russo Pavel Florenskij: “L’Ortodossia si mostra, non si dimostra. C’è un solo metodo per chi desidera capire l’Ortodossia e cioè immergersi di colpo nell’elemento ortodosso, vivere dell’Ortodossia”. Così è stato per me. Per lungo tempo e nonostante gli alti e bassi della vita ho frequentato delle comunità ortodosse, dapprima una del Patriarcato Ecumenico poi una del Patriarcato di Mosca. Ero uno ‘spettatore’ attento con il cuore lambito dalla bellezza del Mistero. Se ci penso bene non c’è una ‘ragione’ per cui ho deciso di immergermi totalmente in questa bellezza, non c’è nessun calcolo della mente nessuna speculazione solo un’adesione interiore, un moto della volontà.

Se dovessi usare un’immagine utilizzerei quella del mare, cara a tutti i siciliani, che nelle calde giornate estive attrae con la sua bellezza, la sua profondità e la sua freschezza. Ad un certo punto fiaccato dal caldo non puoi fare altro che fare un tuffo, facendoti avvolgere dalle acque cristalline e fresche, divenendo tutt’uno col mare. Così è stato per me che ho trovato ristoro nella profondità e nella bellezza del mare dell’amore di Dio per gli uomini.

2) Vista la sua scelta di diventare ortodosso, perché dovremmo dire che l’Ortodossia rappresenta la via giusta e la verità di Gesù Cristo?

In russo Ortodossia si dice ‘Pravoslavie’. E’ una parola molto bella e a me cara perché rimanda anzitutto alla ‘vera gloria’ prima ancora che alla ‘retta dottrina’. L’Ortodossia mostra il cristianesimo per quello che è: il luogo della gloria di Dio e della salvezza dell’uomo. E’ in questo luogo che una vita che altrimenti sarebbe inutile e informe si trasfigura in bellezza, in armonia divina. E’ in questo luogo che si realizza il compimento della vita nuova in Cristo.

3) Si potrebbe dire che ci sono delle differenze tra il modo in cui lei percepiva il senso della vita come eterodosso e il modo in cui lei percepisce il senso della vita come ortodosso?

Mi sovviene una bella espressione di Pavel Evdokimov che diceva sostanzialmente che l’orizzonte di senso della vita dell’uomo non è la conquista del mondo ma ‘il rapire il Regno di Dio’. Posso dire anche io che adesso sono meno interessato a ‘conquistare’ il mondo ma totalmente preso dal cammino verso la theosis, la partecipazione alla vita divina della santissima Trinità.

4) Quali sarebbero per lei le virtù più importanti dell’Ortodossia che un eterodosso dovrebbe scoprire?

Guardi, io diffido sempre da chi addita virtù ad altri e quindi me ne guardo bene anche io, so bene di zoppicare in tante cose. Però se potessi dare un consiglio agli uomini e alle donne delle mie latitudini vorrei chiedere loro di riscoprire il cuore. Riconsiderare il cuore non deve sembrare una deriva romantica, si tratta di una categoria che ha una profonda radice biblica e patristica e una rigogliosa tradizione ascetica e spirituale anche in Occidente. Sta scritto “il Regno di Dio è dentro di voi” (Lc 17,21), ecco io credo che sia necessario lasciarsi interpellare in modo radicale da questo richiamo evangelico seguendo l’insegnamento spirituale di Isacco il Siro che ci dice: “sforzati di entrare nel tesoro che è in te e vedrai il regno dei cieli”. Il cuore è il luogo d’incontro tra l’umano e il divino è il luogo interiore del Cristianesimo Ortodosso. Aveva ragione san Serafino di Sarov quando definiva il cuore “altare di Dio”, il cuore è logo della Sua presenza, organo della Sua ricettività. Ecco, credo che senza cuore non ci sia Cristianesimo, non ci sia nessuna Ortodossia.

5) Come descriverebbe lei dal punto di vista ortodosso la relazione tra uomo e Dio e quale sarebbe l’unicità di questa prospettiva?

Credo non ci sia migliore sintesi dell’icona della Risurrezione dove Cristo afferra per il polso Adamo, l’uomo, e lo trascina con una presa salvifica nella luce che l’avvolge nella mandorla. L’uomo rimane creatura pur divenendo dio per grazia, come Cristo è rimasto Dio divenendo uomo nell’incarnazione. La relazione tra uomo e Dio è tutta in questa dinamica di luce che si comprende pienamente solamente nel Cristo.

6) Crede che solo nell’Ortodossia si possa capire davvero come Dio è, quello che ha fatto per noi e cosa vuole da noi?

Tutte queste cose si possono capire solo in Cristo e attraverso Cristo. E’ il Signore, il Teantropo il supremo criterio di verità. L’Ortodossia ha senso ed esiste solamente nel Dio-Uomo Gesù Cristo.

 
Intervista di Tudor Petcu all’igumeno Ambrogio sul dialogo interreligioso

La prego innanzitutto di dirmi come lei percepisce alla luce dell'Ortodossia il dialogo interreligioso. In che misura il dialogo interreligioso può contribuire alla pace sulla Terra?

Se quello che vogliamo è davvero la pace sulla Terra, credo che in primo luogo dovremmo fare semplici iniziative di pace, senza neppure preoccuparci se siano o no di matrice interreligiosa. I tentativi di dialogo interreligioso hanno ormai una storia pluri-millenaria, e credo che fin dai primi sforzi si sia visto che non portano a risultati spettacolari: tutt’al più, come tutti i dialoghi, promuovono una convivenza pacifica tra alcune persone che hanno imparato a conoscersi e a rispettarsi: possiamo dire che OGNI tipo di dialogo porta a una conoscenza reciproca e a una facilitazione della convivenza. Fare dialogo interreligioso per contribuire alla pace potrà senza dubbio aiutare, ma il cammino di pace non ne sarà che un modesto effetto collaterale. Il vero punto di forza è valutare quanto una religione in sé può contribuire alla pace, e per questo non è neppure necessario il dialogo con gli altri: questa valutazione può iniziare come un fatto del tutto interno, e non privo di autocritica.

Quale sarebbe il più importante contributo che la Chiesa ortodossa potrebbe portare al dialogo interreligioso? Ultimo ma non da meno, crede che la presenza della Chiesa ortodossa nel dialogo interreligioso sia necessaria?

I cristiani non ortodossi sono spesso infestati da eredità storiche tutt’altro che gradevoli, e anche se sono quelli che più hanno operato cambiamenti interni, in fase di dialogo portano ancora le stigmate di questo passato. Al cattolicesimo romano sono ancora rinfacciate le crociate, al protestantesimo le guerre intestine che lo hanno diviso già durante la vita dei primi riformatori, e così via. Il dialogo con i cristiani ortodossi parte libero da queste associazioni, e non è poca cosa. Tuttavia, spesso i cristiani ortodossi non intervengono in iniziative di dialogo perché non hanno una significativa presenza locale, oppure perché non hanno un interesse a ingerirsi in problematiche nelle quali non si sentono coinvolti.

Di solito si parla moltissimo del dialogo tra la Chiesa cattolica e il giudaismo, partendo dal Concilio Vaticano II. Ma cosa potrebbe dire lei da sacerdote ortodosso riguardo al dialogo tra la Chiesa ortodossa e la religione degli ebrei? Quale sarebbe la sua prospettiva ortodossa sull'eredità ebraica del cristianesimo?

L’immutabilità millenaria della Chiesa ortodossa serve proprio come garanzia delle radici ebraiche della Chiesa cristiana. Se si vuole aprire un dialogo senza pericoli, il miglior modo è procedere per la strada sicura del riconoscimento del patrimonio comune, partendo proprio da ciò che la Chiesa ortodossa ha mantenuto di tradizione vetero-testamentaria, sia per quanto riguarda il culto (ricordiamoci che la Chiesa degli apostoli è cresciuta all’ombra del tempio di Gerusalemme), sia nella dottrina e nella morale. Ogni tentativo “giudaizzante” successivo è riuscito solo a creare forme di cristianesimo che esasperano singoli aspetti della legge mosaica, risultando sgraditi agli ebrei per la loro selettività e sgraditi ai cristiani per le loro deviazioni dalla tradizione cristiana.

Non è fuori luogo ricordare anche che il dialogo non può essere fatto con il solo giudaismo (aspetto religioso del popolo ebraico), proprio perché, a differenza del cristianesimo fin dall’inizio aperto a tutti i popoli, il giudaismo resta una religione di un popolo ben definito, e quindi non si possono escludere dal dialogo gli aspetti “laici” del popolo ebraico. A questo punto, suonano davvero strane le posizioni dei cristiani ortodossi che condannano il tribalismo (“filetismo”) dei propri singoli popoli, mentre esaltano come oggetto di dialogo e di rispetto proprio il tribalismo degli ebrei...

Le sarei molto grato se potesse dirmi quali sono i rappresentanti delle altre chiese cristiane, soprattutto di quella cattolica, che lei apprezza. Inoltre mi piacerebbe sapere quali sono i rappresentanti delle altre grandi religioni che lei ha incontrato e con i quali ha sviluppato una certa relazione nel corso degli anni?

Nei rapporti con persone di altre chiese cristiane o di altre religioni io cerco se possibile di partire dalla conoscenza di ciò che quelle chiese e religioni insegnano, piuttosto che da apprezzamenti personali. Certamente, ho sviluppato amicizie e simpatie (è una cosa più che umana), ma non desidero che la mia valutazione di una chiesa o di una religione sia “colorata” dalla mia attitudine verso uno o più dei suoi rappresentanti. Il rischio di un simile comportamento sarebbe qualche generalizzazione del tipo “il vero islam non può essere promotore di violenza, perché il mio amico musulmano è il più pacifico e innocuo degli esseri umani”. L’apprezzamento umano non è un contributo al dialogo, se serve come una cortina fumogena.

Un altro punto da notare è che la mia città presenta un notevole pluralismo religioso, ma non tutte le religioni sono presenti allo stesso livello. Dalle presenze radicate da secoli nella regione si passa a presenze recenti, legate a immigrazioni popolari con una scarsa cultura di dialogo o di pluralismo, e anche livelli di istruzione spesso difformi... Nessuno farebbe “dialogo sportivo” mettendo insieme agonisti olimpionici, principianti in fase di primo addestramento e dilettanti che praticano un certo sport per qualche ora al mese, eppure l’impressione delle tavole di dialogo interreligioso rispecchia proprio questa difformità: una ragione in più per non far dipendere la propria valutazione di un messaggio religioso dal legame personale con uno o più dei suoi rappresentanti.

Oggi si parla moltissimo della tolleranza religiosa in nome dell'unità nella diversità. Crede che una tale unità sia possibile o dovremmo parlare piuttosto del rispetto nella diversità? Quale espressione le sembra più appropriata?

Credo che si farebbe un gigantesco passo in avanti smettendo di considerare la tolleranza come una virtù positiva. Il punto è che si tollera il MALE, fino al punto in cui questo male può diventare distruttivo, e quindi la tolleranza è sempre legata a doppio filo alla capacità di non risentire degli effetti di un dato male, o di neutralizzarli. Ci sono buone ragioni per tollerare certi mali, per esempio per evitare il male ancor maggiore di un conflitto irreparabile, o perché in determinate circostanze si può riuscire a raddrizzare automaticamente certe storture, ma guai a identificare il livello di tolleranza con il livello del bene di una società...

Crede che un vero e sincero dialogo interreligioso possa guarire in qualche modo le ferite della storia, prendendo in considerazione il fatto che la storia stessa è stata caratterizzata dalla violenza e da odio tra le religioni e i popoli?

Questo è un campo estremamente eterogeneo, e credo che generalizzare una soluzione sia il più grossolano degli errori. Ci sono popoli etnicamente e culturalmente compatti che sono stati sfaldati su base religiosa (nel nostro mondo ortodosso, la creazione di una Croazia e di un’Ucraina indipendenti sono operazioni di distruzione su base di identità religiosa dell’unità del popolo serbo e del popolo russo), mentre al contrario ci sono forzature etno-culturali che si sono servite delle differenze religiose come mero pretesto (l’introduzione in Irlanda del Nord dei coloni calvinisti scozzesi non è stata la premessa di un conflitto religioso in sé, ma la situazione di tensione politico-culturale ha trascinato nel conflitto anche gli aspetti di identità religiosa). Nel primo caso, un riconoscimento di colpa da chi ha scatenato le radici religiose del conflitto (un mea culpa che, per inciso, non abbiamo mai visto) potrebbe avere un effetto curativo non indifferente;  nel secondo caso, un tentativo di pacificazione su base esclusivamente religiosa è destinato a restare lettera morta. Come in tutte le guarigioni, i metodi di cura in sé sono poco efficaci – e possono essere addirittura controproducenti – se non sono preceduti da una diagnosi corretta del male.

 
Un viaggio nella blogosfera ortodossa in Italia

In Internet, la presentazione del cristianesimo ortodosso in lingua italiana è ancora tutt’altro che esaustiva, ma ci sono inizi promettenti, e vale la pena monitorarli da vicino. Oggi ci occupiamo del fenomeno dei blog ortodossi, la cui crescita a nostro parere è il settore più interessante (e non solo nel nostro paese) del panorama dell’Ortodossia in rete. Osserviamo in dettaglio la blogosfera ortodossa in Italia nella sezione “Pastorale” dei documenti.

 
Ai preti del Patriarcato ecumenico è permesso di risposarsi: che cosa significa questo?

Il Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico ha permesso un secondo matrimonio per i sacerdoti: è canonicamente accettabile? Quali cambiamenti dovrebbero essere previsti in questo campo? Rispondono gli esperti.

Ci saranno vescovi e sacerdoti che non lo accetteranno

Vladislav Tsypin, professore di teologia, dottore in storia ecclesiastica, capo del dipartimento di disciplina ecclesiastica applicata, docente all'Accademia teologica di Mosca:

arciprete Vladislav Tsypin

Canonicamente, un secondo matrimonio è inaccettabile. I canoni lo disapprovano assolutamente. Le pratiche per introdurre un secondo matrimonio si sono svolte in momenti diversi in alcune Chiese locali. Noi, la Chiesa ortodossa russa, abbiamo discusso di questo argomento prima della rivoluzione, ma il Concilio locale del 1917-1918 ha fermamente respinto questa possibilità. Tuttavia, questa tradizione è stata introdotta da rivoluzionari scismatici e in Ucraina da pseudo-santi scismatici.

Dal punto di vista canonico, questa è una decisione altamente discutibile che, sfortunatamente, può persino causare divisione all'interno delle Chiese. È molto probabile che ci saranno vescovi e preti che non l'accetteranno mai. Per quanto riguarda le relazioni interecclesiali, non credo che questa decisione possa portare da sola a una divisione tra Costantinopoli e le altre Chiese locali. Tuttavia, se esiste un insieme di altre decisioni, tutto è possibile. Non possiamo saperlo in anticipo.

Quando si tratta di sacerdoti vedovi, specialmente quelli giovani, vivere da soli per loro è un problema. Tuttavia, non è un problema per la Chiesa. C'è un metodo che è stato stabilito in Russia nel XIX secolo, quando un giovane sacerdote vedovo poteva presentare una petizione per essere privato del suo rango (se la vita da celibe per lui era dura). In questo caso, soffriva di minori limitazioni di diritti rispetto a quelli che erano stati deposti dal tribunale. Vorrei anche ricordare che la Chiesa non risolverà i suoi problemi di mancanza di clero se i sacerdoti risposati rimarranno in servizio.

È una deviazione dalla tradizione della Chiesa ortodossa

Vladislav Petrushko, dottore in storia ecclesiastica, docente di teologia:

Vladislav Petrushko

Questa decisione è chiaramente una manifestazione del movimento modernista che ha dominato il Patriarcato ecumenico nel secolo scorso. Avendo riconosciuto dopo la rivoluzione come governo ecclesiale legittimo i nostri rivoluzionari (che a loro volta intrododussero decisioni simili su un secondo matrimonio), in fondo, questo non sorprende. È una deviazione dalla tradizione della Chiesa ortodossa, enunciata in modo non equivoco nei nostri canoni ecclesiastici.

Una decisione strana e controversa che contraddice i canoni

Arciprete Nikolaj Danilevich, vice presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa ucraina:

arciprete Nikolay Danilevich

Il Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico ha concesso un secondo matrimonio per i sacerdoti. La cosa è riportata dal sito di notizie religiose greche Romfea.gr, che considera questa decisione come storica.

Tuttavia, il permesso per un secondo matrimonio può essere dato solo in caso di vedovanza di un sacerdote, cioè in caso di morte della moglie, o se questa abbandona il suo marito prete.

Inoltre, il permesso per un secondo matrimonio non è concesso se è il prete a lasciare sua moglie e a volerne sposare un'altra. Si noti che tutti questi casi dovrebbero essere considerati separatamente e con particolare attenzione da un vescovo diocesano. Una lettera ufficiale del patriarca con spiegazioni dettagliate su come agire in tali casi dovrebbe essere inviata a breve.

Per quanto mi riguarda, questa è una decisione strana, o quanto meno controversa, che contraddice i canoni della Chiesa.

Naturalmente, tutto può accadere nella vita, e ci sono eccezioni alle regole. A volte i vescovi permettono a singoli sacerdoti di risposarsi a beneficio della Chiesa (se un sacerdote è buono e attivo) o per indulgenza, ma elevare le eccezioni al rango di regole è probabilmente troppo. Secondo le regole della Chiesa, un prete può sposarsi solo una volta. Se qualcosa non funziona con sua moglie, un prete rimane celibe e continua a servire, o va in monastero, o lascia il sacerdozio e si risposa una seconda volta. Come ho notato prima, ci sono delle eccezioni.

È interessante che il Patriarcato ecumenico abbia voluto approvare questa risoluzione al Concilio pan-ortodosso a Creta nel 2016. Tuttavia, tutte le Chiese locali hanno protestato contro di essa. È stato riferito che il metropolita Sava di Varsavia e di tutta la Polonia ha fortemente criticato questa proposta.

Ora Costantinopoli ha adottato comunque questa decisione, ma solo entro i confini del proprio patriarcato, solo perché non poteva farlo a livello pan-ortodosso.

 
Il mondo ortodosso di oggi è post-cristiano o pre-cristiano?

Affermare che il mondo occidentale è post-cristiano è evidente – è la sua stessa auto-definizione. Tuttavia, dal punto di vista della Chiesa e del mondo ortodosso in generale, il mondo occidentale è stato chiaramente post-cristiano fin dal 1054. Questo non significa che non vi siano stati e ancora non vi siano persone che, anche se al di fuori della comunione con la Chiesa, vivono per ispirazione spirituale esemplari vite cristiane, ma nel senso che tutto il mondo occidentale è stato istituzionalmente post-cristiano fin dal suo scisma con la Chiesa.

Alcuni possono essere scioccati da questa affermazione, ma dovrebbero fermarsi a pensare. Chiunque chiami 'cristiano' un mondo che ha prodotto il feudalesimo, i normanni, le crociate, l'inquisizione, le "guerre di religione", stragi e genocidi nelle Americhe, in Asia e in Africa, due guerre mondiali, il comunismo e il nazismo, Belsen e Hiroshima, o è follemente illogico o è semplicemente folle. Solo dei post-cristiani, decaduti dalla Chiesa, potrebbero fare queste cose. Così, ovviamente, il mondo occidentale è stato post-cristiano fin dal XI secolo.

Ma cosa possiamo dire del mondo ortodosso? Per quasi 100 anni la maggior parte di esso ha vissuto lontano dalla Chiesa, caduto sotto regimi atei capitalisti o regimi atei comunisti. Due patriarchi di Chiese locali sono oggi nominati dagli USA e ora la CIA sta cercando di distruggere e dividere la Chiesa serba nello stesso modo – e con un certo successo.

I colloqui sulla preparazione del Concilio Inter-ortodosso previsto per l'estate 2016 sono ora ostacolati a causa dei rappresentanti di una delle Chiese locali, che, su rigorosi ordini degli Stati Uniti, chiedono l'approvazione dell'omosessualità. L'ingerenza degli USA è notevole anche nella Chiesa dei cechi e degli slovacchi e in Ucraina. La caduta in simili trappole di alcuni rappresentanti ortodossi, vescovi compresi, suggerirebbe che anche il mondo ortodosso è 'post-cristiano'. È vero?

Qui la prova del nove è il tentativo di distruggere la Rus' ortodossa, che è ciò che sta dietro l'attuale sconsiderata politica da avventurieri, il terrorismo dell'Occidente e della NATO in Ucraina. Le attività di ingerenza occidentale in Ucraina, ben addestrate nella distruzione della Jugoslavia negli anni '90, quando la Federazione Russa era ancora governata da Giuda, stanno incontrando problemi. Prima di tutto il popolo della Crimea (rubata alla Russia dal bruto ucraino Krusciov con il sostegno dell'Occidente nel 1954) si è liberato dalla giunta di Kiev sostenuta in gran parte dagli uniati ed è tornata alla Russia con uno schiacciante voto democratico con un referendum per la libertà.

Lo stesso sta accadendo nella Nuova Russia (quella che l'Occidente ama chiamare 'Ucraina orientale', ma che è in realtà un pezzo della Russia occidentale, rubatale dal bruto tartaro-tedesco-ebreo Lenin con il sostegno dell'Occidente nel 1922). Lo stesso sta accadendo nella Rus' carpatica ('Transcarpazia' nel gergo di Kiev), rubata alla Cecoslovacchia dal bruto georgiano Stalin con il sostegno dell'Occidente nel 1945.

Possiamo solo sperare che anche la popolazione della Malorossija ('Ucraina' centrale), si rivolterà contro la giunta della CIA e si dichiarerà un paese indipendente come la Bielorussia. Questo permetterà all'unica vera 'Ucraina', la Galizia uniate, rubata da Stalin alla Polonia nel 1945, di tornare alla Polonia, oppure di diventare un paese indipendente che fornirà manodopera coloniale alle fabbriche tedesche, come ha fatto tra il 1941 e il 1945.

Naturalmente l'élite globale occidentale, sempre ansiosa di mettere le sue mani avide sulle ricchezze naturali della Russia, sta attaccando altrove, in Asia centrale, nel Caucaso, in Moldova, in Bielorussia e nella stessa Federazione Russa. Qui l'assassinio di Boris Nemtsov è stato una chiara provocazione, un tentativo di 'cambio di regime', proprio come la CIA ha fatto con successo a Kiev poco più di un anno fa. La CIA dopo tutto è esperta nel rovesciare governi democratici, sia in America Latina, in Asia o in Europa meridionale.

Resta da dimostrare se la CIA sia stata direttamente coinvolta in questo assassinio (come lo è stata nella provocazione delle 'Pussy Riot') oppure se questo è stata opera di musulmani, indignata per il sostegno aperto di Nemtsov alle bestemmie anti-musulmane di Charlie Hebdo a Parigi. Nessuno ha dimenticato la manifestazione di un milione di persone contro Charlie Hebdo a Grozny in Cecenia, sostenuta allo stesso modo da musulmani e ortodossi – che naturalmente è stata oscurata dalla corporazione dei media occidentali diretti dalla CIA.

Vorrei qui esprimere la mia gratitudine per l'enorme sostegno di un gran numero di ortodossi nel corso dell'ultimo mese, rispetto ai due individui isolati del sempre più screditato establishment britannico, uno dei quali anonimo, che hanno pateticamente attaccato la mia integrità. Sono stato rincuorato dal sostegno di tanti ortodossi di tante nazionalità, soprattutto ucraini, moldavi, bulgari, greci, ciprioti, serbi e russi.

Essi capiscono perfettamente che l'unica via da seguire per tutto il mondo ortodosso è il ripristino e la restaurazione di uno tsar ortodosso per proteggere tutti gli ortodossi in tutto il mondo contro l'assalto ateo occidentale. Ogni paese ortodosso deve avere la sua sovranità e indipendenza restaurata, sfuggendo all'eurotirannia e alla marina degli Stati Uniti, sotto la protezione di un imperatore ortodosso per un mondo ortodosso multinazionale.

Nel marzo 1917, la tutela del mondo ortodosso è stata trasferita alla Madre di Dio nel suo Icon Il campione in carica. Come abbiamo detto in precedenza, la questione fondamentale è ora se la mondo ortodosso di oggi è post-cristiana o pre-cristiana. Se è post-cristiano, in altre parole, occidentalizzato e secolarizzato, allora non c'è più speranza. Possiamo solo aspettarci di vedere la ricostruzione del tempio di Gerusalemme e l'Anticristo sul trono, forse anche nel giro di pochi anni.

Se, d'altra parte, il mondo ortodosso è pre-cristiano, in altre parole ha ancora il potenziale per abbandonare la sua 'mezzodossia' e tornare alla pienezza viva dell'Ortodossia, allora c'è speranza e le profezie condizionali di tanti santi ortodossi, da san Serafino di Sarov a san Paissio dell'Athos, si compiranno.

Il ruolo della Russia come nazione ortodossa (come nazione comunista o capitalista non ha alcun ruolo, se non come colonia dell'Occidente) è quello di sfidare gli Stati Uniti e il suo vassallo l'Unione Europea. Quando l'Ortodossia russa invita gli altri popoli a collaborare con lei, non sta cercando di imporre il suo stile di vita, la lingua, i gusti e le tradizioni di altri (purtroppo, sia l'élite occidentalizzata pre-1917 nell'Impero russo sia la nomenklatura sovietica si sono comportare in questo modo). L'Ortodossia russa invita semplicemente a camminare insieme a lei nella stessa direzione – verso il Regno dei Cieli.

Che naturalmente ci guadagna solo l'odio di Satana e tutti i suoi seguaci, alcuni dei quali sono consapevoli, alcuni dei quali sono semplicemente illusi. Per lo meno, alcuni nel mondo occidentale hanno capito che la Russia è ora la sua unica e ultima speranza di salvezza. Perché se non camminiamo con l'Ortodossia russa e invece scegliamo l'opzione USA/UE, allora rinunceremo al Regno dei Cieli. Che le quinte colonne in tutte le Chiese locali, anche nella Chiesa russa, i tirapiedi di Washington e Bruxelles – loro sanno chi sono, e noi sappiamo chi sono – siano avvertite.

 
Dio Padre nell'iconografia ortodossa

Una recente discussione online ha rinnovato il perenne e controverso argomento moderno della raffigurazione di Dio Padre come un anziano barbuto nell'iconografia cristiana ortodossa.

Il mio ex insegnante di Sacra Scrittura nella scuola pastorale online della ROCOR, padre John Whiteford, offre una eccellente panoramica del problema. Questa panoramica cita un'ulteriore discussione approfondita dello scrittore Vladimir Moss, non influenzata dall'apologia dello scisma in alcuni degli altri scritti di quest'ultimo.

Consiglierei di leggere entrambi i pezzi, che illustrano la complessità e le sfumature della discussione, su cui una trattazione in un libro riassume le critiche all'iconografia ortodossa de "l'Anziano dei giorni" in molte discussioni online oggi.

Fondamentalmente, la controversia si è incentrata sul fatto che la rappresentazione di Dio Padre come "Signore degli eserciti" o "Anziano dei giorni" in molta iconografia ortodossa che si ritrova nei paesi orientali (in particolare in Russia ma anche in Grecia nei secoli successivi alla caduta di Costantinopoli) sia qualcosa di non canonico o addirittura di eretico. Alcuni vedono la figura dell'Anziano dei giorni come riferita a Cristo.

La questione riguarda se è raffigurata la "natura" di Dio Padre, che non è ritraibile, o se la figura del Padre come persona divina nella Trinità può essere simbolizzata dalla visione del profeta Daniele nell'Antico Testamento. Il nome "Anziano dei giorni" e con esso "Signore degli eserciti" si identifica anche con la santa Trinità nel suo insieme nella Tradizione della Chiesa.

Un aspetto ulteriore, aggiungerei, è che il rapporto che viene ritratto in tale iconografia, tra la figura del nostro Signore Dio Padre e del nostro Signore Gesù Cristo, con il nostro Signore lo Spirito Santo, è, come nella famosa icona della santa Trinità di sant'Andrej Rublev detta "L'ospitalità di Abramo", non essenzializzante in natura, ma entro i limiti della teologia apofatica ortodossa. Tuttavia, la rappresentazione di Dio Padre per natura è stata specificamente proibita da due concili ecclesiastici locali ma pan-ortodossi nei secoli XVII e XVIII.

Lo studioso ortodosso Eric Jobe ha offerto una rassegna dei problemi, in cui conclude che "L'unica essenza di Dio non può essere rappresentata in modo diretto, ma l'idea di essa può essere referenziata simbolicamente attraverso l'eidos ["idea raffigurata come simbolo"] di queste icone. Tuttavia, queste icone rimangono sul margine della liceità canonica e dovrebbero essere trattate con cautela". Ciò che il dottor Jobe chiama eidos delle icone potrebbe anche comprendere figure di teofanie nell'Antico Testamento, come la visione dell'Anziano dei giorni in Daniele, molto spesso interpretata dai Padri della Chiesa come tipologia di Dio Padre.

Il santuario del monastero della santa Trinità a Jordanville (NY) ha una bellissima icona della Trinità con Dio Padre, e anche un altro tipo della stessa sopra l'altare, che è visibile nella foto qui sotto, in alto dietro la croce. L'iconografia del soffitto è particolarmente affascinante, come parte di una sequenza relativa alla Trinità.

La sequenza inizia in basso con Gesù Cristo in concilio divino con la Theotokos alla sua destra e san Giovanni il Precursore (ultimo dei profeti dell'Antico Testamento) alla sua sinistra e altri santi intorno con lo Spirito Santo prominente al di sopra come una colomba. Quindi, in cima a tutto, lo spettatore vede una versione dell'Ospitalità di Abramo di Rublev, in cui la figura della teofania di Cristo si inchina a un angelo che rappresenta il Padre, come viene spesso interpretata. Quindi, nell'area del soffitto alto, Gesù Cristo bambino siede sul grembo di Dio Padre, con lo Spirito Santo come una colomba nel mezzo. In un'epoca culturale come la nostra in un "Occidente globale" privo di forti simboli di paternità, alzare gli occhi verso questa sequenza può anche cogliere alla sprovvista uno spettatore fedele, nel riconoscere il mistero della Trinità.

Un certo numero di icone con la raffigurazione dell'Anziano dei giorni ha fatto miracoli nel corso dei secoli, inclusa l'icona della Radice di Kursk. La loro bellezza e i loro miracoli informano la tradizione cristiana ortodossa. In verità, le vie di Dio sono misteriose e si possono amare e venerare tali icone pur essendo consapevoli del mistero ultimo della santa Trinità, comunicato dagli avvertimenti canonici, come qualcosa che è al di là della comprensione umana.

(La foto sopra è stata scattata la scorsa settimana nella festa di san Vladimir, nel mio indegno primo anniversario dall'ordinazione a diacono, con il mio mentore e amico padre Felipe Balingit, con il quale ho avuto la benedizione di servire; potete vedere la bellissima immagine di Dio Padre proprio dietro la croce, con – non visibile, soprattutto a causa della croce – la figura del bambino Gesù Cristo in grembo e lo Spirito Santo simboleggiato da una colomba).

 
Appunti sulla storia dell'Ortodossia in Italia

1) Sebbene la storia dell'Ortodossia in Italia sia un argomento che richiede ancora qualche chiarimento sia per gli studiosi ortodossi, sia per quelli eterodossi, mi piacerebbe tuttavia che lei mi dicesse come dobbiamo percepire lo sviluppo delle Chiese ortodosse, oppure del patrimonio ortodosso d'Italia. Quali sarebbero gli argomenti per l'affermazione secondo cui le radici d'Italia sono ortodosse?

Igumeno Ambrogio: Più si conosce la Chiesa ortodossa, più si vedono elementi del passato religioso dell'Italia che vi si adattano perfettamente (dall'iconografia all'architettura delle chiese, fino a tante usanze popolari) mentre "stonano" curiosamente con gli sviluppi cattolici del secondo millennio. Per dirla in altre parole, l'Italia cristiana del primo millennio ha più punti in comune con i paesi ortodossi di ieri e di oggi di quanti ne abbia con l'Italia cattolica contemporanea.

2) Se dovessimo parlare dei santi ortodossi italiani più importanti, cosa potrebbe dire o mettere in evidenza? Ci sono davvero santi ortodossi italiani, e quanto sono conosciuti nel mondo ortodosso?

I santi del primo millennio sono facili da rubricare nel calendario ortodosso. Le eccezioni sono veramente poche, e sono costituite da personaggi noti per la loro "ortodossomachia", per esempio attraverso l'esplicita adesione al dogma del filioque, e alla sua diffusione (l'esempio più noto in Italia è Paolino d'Aquileia).

Nel secondo millennio, i casi si fanno più rari: ci sono confessori della fede ortodossa e addirittura martiri, che hanno sofferto per l'Ortodossia in diverse zone d'Italia, ma le loro vite non sono pubblicizzate adeguatamente (non so dire se questo avvenga per ottusità o per un timore – che ritengo in gran parte immotivato – di danneggiare le relazioni con il cattolicesimo romano). Vi sono pure state figure di santi che hanno compiuto in Italia gesta degne di nota, come il vescovo Ioann Maksimovich, che aiutò i profughi ortodossi russi dalla Jugoslavia a rifarsi una vita, o l'ammiraglio Fjodor Ushakov (oggi canonizzato) e il maresciallo Aleksandr Suvorov (proposto per la canonizzazione), che aiutarono a liberare l'Italia dai rivoluzionari giacobini. Queste gesta sono generalmente ignorate, e tocca a noi non farne perdere la memoria.

3) Si potrebbe dire dal suo punto di vista, come sacerdote ortodosso italiano, che la Chiesa russa ha contribuito di più allo sviluppo dell'Ortodossia in Italia? Dovremmo dire che la Chiesa russa è sempre stata la più attiva di tutte le Chiese ortodosse in Italia?

Le giurisdizioni ortodosse in Italia sono come i membri di una famiglia. Non ha senso fare una gara tra loro per stabilire quale sia la migliore, quale la più attiva, e così via. È utile invece imparare gli uni dagli altri, integrando un sano orgoglio (la consapevolezza di avere fatto qualcosa di buono... quando lo si è fatto veramente) con una sana umiltà (la consapevolezza che c'è ancora molto da fare).

In questo senso, la Chiesa ortodossa russa ha alcune lezioni storiche da offrire: un'apertura ai fedeli di diverse provenienze e lingue (inclusi gli italiani), una fiducia estesa alle comunità nascenti (di cui qualcuno a volte ha abusato... ma la fiducia non è stata ritirata), e la mancanza di desiderio di espandersi a spese di altre Chiese ortodosse.

4) Anche se non esiste per ora una Chiesa ortodossa italiana, crede che ci siano delle possibilità per un'Ortodossia italiana con le sue particolarità nel futuro?

Già nella serie di domande e risposte dell'anno 2004 avevo scritto una traccia dei requisiti minimi perché si possa parlare di una Chiesa ortodossa indipendente (autonoma o autocefala) in Italia. La riporto qui sotto, perché da quel tempo non è sostanzialmente cambiato molto:

- Una continuità di struttura ecclesiale attraverso un periodo ragionevolmente lungo;

- Un sinodo episcopale locale in grado di mantenersi e di rinnovarsi nel tempo (secondo le modalità ortodosse di consacrazione episcopale, questo vuol dire come minimo assoluto tre vescovi con giurisdizione territoriale nel paese, e verosimilmente anche di più);

- Un seminario e/o facoltà teologica in grado di provvedere quanto meno al ricambio dei preti e diaconi delle parrocchie;

 - Istituzioni monastiche stabili (anche in previsione di fornire nuovi candidati all'episcopato);

 - Santi locali, santuari e centri di pellegrinaggio, fonti di ispirazione spirituale (nel caso dell’Italia, giova ricordarlo, non mi riferisco a memorie dell’antico Occidente ortodosso, ma a veri santi locali contemporanei);

 - Un programma adeguato di vita culturale ecclesiale (giornali, pubblicazioni, trasmissioni radiotelevisive, siti internet e/o altre fonti mediatiche).

 L'effettivo numero di fedeli, e la quantità e grandezza di parrocchie e monasteri, sono considerazioni secondarie, ma hanno la loro importanza, perché per parlare di una chiesa autonoma locale bisogna che una percentuale significativa (anche l'uno per cento, ma deve esserci!) della popolazione locale sia di fede ortodossa.

Nessuna di queste possibilità è irrealizzabile (alcune sono in via di realizzazione), ma certo l'intero processo richiederà molto tempo.

5) Nella sua ricerca sulla storia dell'Ortodossia in Italia, quali sono state le scoperte più importanti per lei?

Nel campo della storiografia dell'Ortodossia nell'Italia contemporanea, io non sono stato tanto un esploratore e uno scopritore di dati, quanto piuttosto un raccoglitore e un coordinatore di dati già esistenti. Ritengo che siano certamente possibili alcune scoperte interessanti, che potrebbero far riscrivere intere pagine di questa storia. Offro un solo caso a titolo di esempio: il nostro amico Mikhail Talalay, nel corso delle sue ricerche sulle chiese ortodosse russe in Italia, ha riscoperto all’archivio di stato di San Pietroburgo gli atti della fondazione della cappella ortodossa di Torino, presso l'ambasciata russa nel Regno di Sardegna. Datata 1791, questa fonte permette di suggerire la tesi che a Torino, diversamente dalla maggior parte delle altre città italiane, la Chiesa ortodossa russa ha stabilito la prima presenza ortodossa ufficiale dai tempi del grande scisma. Indubbiamente altre pagine di storia dell'Ortodossia in Italia attendono solo di essere riscoperte e valutate.

 
Gli anziani di Optina su musica, arte e teatro

Olga Rozhneva (nella foto), collaboratrice del portale pravoslavie.ru con diversi testi dedicati agli anziani di Optina, ne ha presentato recentemente uno sul valore della cultura artistica e musicale nella vita dei cristiani. Assodata l’importanza di tale cultura per lo sviluppo dell’anima (cosa di cui parla anche padre Seraphim Rose in un altro articolo del nostro sito), la crescita interiore nella contemplazione delle bellezze del creato è perfettamente legittima e anche benefica (non si può stare in tensione spirituale continua), pur di non essere assolutizzata a discapito delle realtà invisibili. Presentiamo l’articolo di Olga Rozhneva nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
Patriarcato di Costantinopoli: Sul secondo matrimonio dei preti

Il Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico ha preso la storica decisione di consentire, d'ora in poi, il secondo matrimonio ai sacerdoti in caso di vedovanza o se questi sono lasciati dalla moglie.

Questa decisione non si applica alla situazione in cui i singoli sacerdoti lasciano le loro mogli e vogliono sposare un'altra donna.

Si sottolinea inoltre che ogni caso sarà analizzato in particolare dal vescovo del luogo e inviato per la convalida al Santo Sinodo del Patriarcato ecumenico.

Inoltre, la funzione del secondo matrimonio dei sacerdoti sarà diversa, comprenderà una semplice preghiera e si svolgerà in una ristretta cerchia familiare.

Nei giorni successivi, il Patriarca ecumenico Bartolomeo invierà una lettera ufficiale con dettagli e istruzioni precise.

Traduzione da romfea.gr

***

Poiché questa notizia ha già iniziato a provocare incomprensioni e follie, vorrei fare un commentario canonico su questa decisione del Sinodo di Costantinopoli. In quel che scrivo qui di seguito, vorrei prendere in considerazione le idee che ho già scritto sul divorzio e le seconde nozze.

1. Per prima cosa notiamo che il patriarca Bartolomeo prosegue l'ordine del giorno del controverso patriarca Meletios Metaxakis, che già nel 1923 voleva permettere un secondo matrimonio per i sacerdoti. Si desiderava discutere il progetto al Concilio di Creta (2016), ma a causa del rifiuto delle altre Chiese locali, i "fanarioti" hanno dovuto prendere da soli la piena responsabilità di questa decisione. Naturalmente, in virtù delle ambizioni "ecumeniche" del patriarcato di Costantinopoli, si voleva che la decisione fosse di fatto pan-ortodossa e, molto probabilmente, i vescovi di altre Chiese locali non esiteranno a fare riferimento a questa decisione quando vorranno dare tali dispense. Quindi, senza dubbio, la decisione avrà ripercussioni su altre Chiese locali, anche se, allo stesso modo, se tutte le altre Chiese dovessero decidere altrimenti, il patriarcato di Costantinopoli dovrebbe annullare la propria decisione. Beninteso, una cosa come questa non accadrà mai!

2. Non escludo che, in alcune circostanze, il vescovo possa applicare l'economia e permettere il secondo matrimonio per alcuni sacerdoti, ma penso che questo dovrebbe rimanere a livello di un "accordo tacito" tra i membri del sinodo, senza diventare mai una decisione ufficiale, e per di più scritta male. Attendiamo i "dettagli e istruzioni precise" promessi dal patriarca Bartolomeo per vedere se i nostri timori siano giustificati o meno, ma se analizziamo solo le informazioni diffuse finora, la decisione è molto pericolosa e chiaramente non canonica!

La specificazione che la decisione si riferisce solo ai "sacerdoti in caso di vedovanza o se questi sono lasciati dalla moglie" (Basilica.ro ha tradotto "in caso di divorzio intentato dalla moglie") mostra che gli autori di questa espressione o non hanno alcuna idea del diritto canonico e del diritto in generale, oppure aprono deliberatamente la porta del secondo matrimonio anche ai preti "problematici". Per esempio, non si può mettere nella stessa categoria un sacerdote vedovo che ha 30 anni e 2-3 figli minori che dovrebbe allevare da solo, e un sacerdote che diventa vedovo a 50 anni e i cui figli sono già grandi. Quindi, tenendo conto della consuetudine canonica sui secondi matrimoni, dovrebbe essere introdotto per lo meno il limite dei 40 anni, in modo che i sacerdoti rimasti vedovi dopo tale età non abbiano più il diritto alle nuove nozze, ma rimangano un esempio di castità e di assunzione della propria croce. Inoltre, indipendentemente dal motivo del nuovo matrimonio di un sacerdote, considererei obbligatorio spostarlo in un'altra parrocchia, dove la gente non lo conosce, per ridurre quanto più possibile la follia tra i fedeli.

La frase "se questi sono lasciati dalla moglie" richiede ulteriori forme di concretizzazione, perché la moglie potrebbe aver dovuto lasciare il marito se questi, pur da sacerdote, è violento, alcolizzato o dissoluto. Quindi bisogna vedere esattamente perché la moglie lascia suo marito, perché, in caso contrario, un'eventuale seconda moglie dovrà fare lo stesso. È anche molto importante l'età delle persone in causa e quanti figli minori hanno, ma lo è pure la situazione di colei che potrebbe diventare la seconda moglie del prete – se a sua volta, è anche lei al secondo matrimonio o al primo.

Il problema è logico e legittimo. Perché si dovrebbe lasciare al prete il permesso di sposarsi la seconda volta, ma costringerlo a prendere una moglie che non sia ancora stata sposata? Perché si può dare una dispensa a un prete che deve servire all'altare come "marito di una sola moglie" (I Timoteo 3:2), ma non la si può dare anche a sua moglie? Perché si dovrebbe mantenere rigorosamente il Canone apostolico 18, che dice che il futuro sacerdote deve sposare una vergine, ma trascurare il Canone apostolico 17 (che viene appena prima di quello di cui sopra) e il Canone 3 trullano, che dicono che i candidati al sacerdozio devono essere vergini e sposati solo una volta? Dopo tutto, chi servirà all'altare: il prete o sua moglie? E per quanto riguarda il Canone 8 di Neocesarea, che obbliga il sacerdote a ripudiare la moglie, se questa è caduta in adulterio? In questo caso chi inizia il divorzio, e come si applica la dispensa per un secondo matrimonio?

3. La decisione in questione non solo non risolverà alcuni problemi, ma ne creerà molti altri. Non escludo che alcuni "teologi furbi", facendo riferimento al Canone 19 di Ancira ("Tutti quelli che, votalti alla verginità, rompono la loro promessa, seguano le deliberazioni per quelli sposati una seconda volta"), ma trascurando altri requisiti canonici che non trovano convenienti, permetteranno anche il matrimonio degli ieromonaci, con il diritto di preservare il loro sacerdozio. Sì, esiste il Canone 35 di san Niceforo di Costantinopoli che anatematizza il monaco che si sposa e lo obbliga a vivere in monastero, ma non di rado ho udito da "esperti" formulazioni del genere: "questo canone è molto tardo, e la paternità di san Niceforo per questi canoni è dubbia, cosa che diluisce ulteriormente la sua autorità".

Quindi dobbiamo stare molto attenti a come operiamo con i canoni, perché molti comprendono il loro significato letterario, ma non comprendono affatto il loro significato spirituale, e specialmente il contesto in cui sono stati emanati, così come le circostanze in cui possono o meno essere applicati al momento presente.

Concludo queste osservazioni con una "barzelletta canonica": il canone 7 di Neocesarea proibisce ai sacerdoti di essere ospiti ai banchetti di nozze di chi si sposa una seconda volta. E mi chiedo, come ci si sente a essere privati del diritto di partecipare al proprio banchetto di nozze?

 
Una breve storia dell’Ucraina: videointervista a Oles' Buzina

Cari amici,

Oggi sono veramente felice di potervi presentare un video incredibilmente interessante: un'intervista allo scrittore e storico ucraino OlesBuzina, che (in 90 minuti o giù di lì) copre non solo i momenti chiave della storia della terra che oggi è chiamata "l'Ucraina", ma spiega anche da dove proviene la moderna Ucraina e ciò che è. A mia conoscenza, questa è la prima volta che un pubblico di lingua inglese (e italiana, ndt) ottiene accesso a spiegazioni tanto approfondite e ben presentate di ciò che l'Ucraina è, di ciò che non è, dei suoi aspetti fattuali e di quelli mitici.

La traduzione e i sottotitoli inglesi di questo video sono opera di un nostro fratello in armi, Vox Populi Evo, al quale io personalmente e, credo, tutti quelli che guardano quel video, dobbiamo una standing ovation di gratitudine!

Qualche parola su OlesBuzina: se cliccate qui vedrete la sua pagina russa di Wikipedia. Vorrei sottolineare solo una cosa: Buzina è un autore controverso e non posso dire di essere sempre d'accordo con le sue opinioni. È chiaramente una sorta di persona che i russi chiamano "chudak" – un originale, a volte bizzarro, a volte provocatore, a volte eccentrico. Ma penso che nessuno oserà contestare due fatti:

1) Buzina è molto, molto ucraino e ama il suo paese; e

2) conosce davvero la sua materia (la storia e la natura dell'Ucraina) molto bene. Io personalmente non conosco nessuno che avrebbe potuto fare un lavoro migliore, soprattutto in soli 90 minuti.

Godetevi il video, non esitate a postare le vostre reazioni, pareri e domande e, se potete farlo, vi prego di esprimere i vostri ringraziamenti a Vox Populi Evo!

Saluti,

Saker

Trascrizione del video in italiano (NDT: il canale YouTube è chiuso, e il video non è più disponibile)

Oles' Alekseevich, ultimamente ci sono termini come Malorossija e Novorossija che sono tornati in uso. Quando sono apparsi, e quali territori includono?

Se si parla di Malorossija, il termine è più comune per la nostra gente.

Perché... la Malorossija è spesso citata nelle opere di Gogol, di Shevchenko.

Paustovskij descrive in un episodio quando Nicola II arriva al ginnasio n. 1 di Kiev, e passando tra gli alunni, arriva fino a Paustovskij e gli chiede di chi nazionalità è. L'altro risponde: "maloros".

È la stessa Kiev descritta da Bulgakov, Paustovskij aveva finito il ginnasio di Kiev prima dello scoppio della prima guerra mondiale.

Quindi, il significato di Malorossija è più o meno chiaro. La Malorossija è tradizionalmente un'Ucraina della riva sinistra [del Dnepr, ndt] senza la Slobozhanschina.

Che cosa è l'Ucraina della riva sinistra? Un composto di 10 reggimenti cosacchi, che divennero la cosiddetta Getmanshchina (l'orda di Zaporozh'e).

L'Ucraina Slobodskaja invece è l'attuale regione di Kharkov, che era direttamente controllata da Mosca.

Queste erano terre dell'impero di Mosca che erano popolate dai cosacchi fuggiti dalla Polonia.

Erano scappati dalla riva destra, e si erano stabiliti nei pressi di Kharkov. C'erano i reggimenti di Kratov, Akhtyrka, Ostrogorsk.

Questi sono tutti i reggimenti Slobodsie. Erano controllati amministrativamente da Mosca. Cioè non attraverso l'atamano della Malorossija, ma direttamente.

E la capitale del reggimento di Kiev, a proposito, non era a Kiev, ma a Kozelets.

Perché la capitale non era a Kiev, ma a Kozelets? Tra l'altro, tutti i Rozumovskij provengono da Kozelets, l'atamano Rozumovskiy, suo fratello maggiore Aleskej, sono tutti da Kozelets.

C'era una strada che attraversava questa città, diretta a Pietroburgo.

Kiev era una città di frontiera. Dopo la tregua di Andrusovskiy nel 1667, si trovava al confine tra la confederazione polacco-lituana (in parole semplici, la Polonia) e la Russia, o lo Stato russo, come era chiamato ai tempi di Aleksej Mikhailovich (a proposito, la parola Russia era usata ai tempi del padre di Pietro, ci sono un certo numero di documenti). Così, il confine passava lungo il Dnepr.

E i dintorni di Kiev erano come, scusate il termine, un simpatico brufolo, come una base, diciamo, neutrale al confine della Polonia.

E davvero, il confine passava lungo il fiume Irpen. quando attraversavano l'Irpen, dicevano che andavano in Polonia. E di fatto apparivano in Polonia.

Fino alla spartizione della confederazione, ai tempi di Caterina II – potete immaginarvelo? – tale situazione continuò fino alla fine del XVII secolo.

E poiché Kiev era una città di frontiera, era pericoloso situarvi l'amministrazione di un reggimento.

Ecco perché l'amministrazione del reggimento fu situata sulla riva sinistra del Dnepr a Kozelets.

E a proposito dei Rozumovskij, il segreto dell'ascesa dei Rozumovskij era che provenivano dalla città del reggimento, di fatto, dalla città dove era situata l'amministrazione del reggimento.

Erano ben inseriti. Capivano gli itinerari dei documenti, delle finanze, dove andare per fare carriera.

Quindi, la Malorossija è il reggimento di Kiev, il reggimento di Chernigov, il reggimento di Poltava, il reggimento di Gadjach nato dal reggimento di Poltava.

È una cosa che mi fa un particolare piacere, perché i miei antenati provenivano dalle centurie di Akhtyrka del reggimento di Gadjach, in linea paterna.

Sembrano essere emigrati anche da Berestechko nell'Ucraina della riva destra, perché il cognome Buzina si trova nel reggimento di Uman nel XVII secolo, nel 1649.

Ma il reggimento di Uman si frantumò dopo... durante la Grande Rovina, dopo la morte di Bogdan Khmelnitskij.

E sembra che i miei antenati si siano trasferiti lì. È stata una vera migrazione, un trasferimento. Hanno raccolto le loro cose.

Tutta l'Ucraina della riva destra, che non voleva stare sotto la Polonia, si è trasferita alla riva sinistra. La riva sinistra non era popolata, la Malorossiya è apparsa in questo modo.

Perché non era popolata? C'erano tartari, che si spostavano tutto il tempo, attivamente.

E la prima colonizzazione, cioè il reinsediamento, iniziò circa 60 anni prima di Bogdan Khmelnitskij. Gli organizzatori furono i principi Vishnevetskij.

Erano il padre e nonno del famoso Jeremja Vishnevetskij. E il padre e il nonno erano cristiani ortodossi.

Cioè, erano strettamente connessi con il loro popolo.

E avviarono la colonizzazione della presente regione di Poltava. La capitale era a Lubny, dove c'era un castello principesco. Certo, era stato distrutto durante la ribellione di Bogdan Khmelnitskij.

I reggimenti di Chernigov e di Starodub costituirono la Malorossija.

La sich di Zaporozh'e era separata da loro. Era in una giurisdizione diversa: sia in quella duplice polacco-russa, sia in quella turca, per esempio.

Oppure prese un orientamento svedese ai tempi di Mazepa nel 1708. Tutto era lì presente.

Questa è la Malorossija, sull'attuale riva sinistra dell'Ucraina.

E, a proposito, quando alla fine del XVIII secolo, al tempo di Caterina II furono annesse la regione Kiev sulla riva destra, la regione di Cherkassy, la ​​provincia di Podolsk secondo lo schema rivoluzionario, la Volinia, Holmsk... quando tutte queste furono annesse all'Impero russo a causa di tre spartizioni della Confederazione polacco-lituana, si cominciò a chiamare queste terre Ucraina.

E quando nel 1812 l'imperatore Aleksandr formò milizie per contrastare l'invasione di Napoleone, si formarono reggimenti di cosacchi della Malorossija sulla riva sinistra, e reggimenti di cosacchi dell'Ucraina sulla riva destra.

Questa è la situazione, se parliamo dell'inizio del XIX secolo.

Se parliamo della situazione alla fine del XVI secolo, una linea di confine corta e stretta era chiamata l'Ucraina, all'incirca vicino alla celebre Subotovo, a Cherkassy, ai tempi di Bogdan Khmelnitskij, sulle mappe della fine del XVI secolo – inizio del XVII secolo.

Cioè, lontano da Kiev?

Sì, ben lontano... direi 200 chilometri, se non mi sbaglio.

Le mappe erano sicuramente di tipo europeo occidentale, perché i nostri antenati hanno cominciato a fare mappe in modo significativo in seguito, nel XVIII secolo, quando hanno fatto delle proprie mappe.

Ma queste erano mappe russe, cioè si tratta di cartografi addestrati da specialisti dell'Europa occidentale

Dopo Pietro I, dai tempi di Pietro I e in seguito, hanno cominciato a fare mappe russe. E prima usavano mappe europee.

Tutti conoscono bene la mappa di Boplan, e anche prima di Boplan c'era una storia della cartografia.

E sulle mappe prima di Boplan, c'era una scritta in caratteri molto, molto piccoli in questo settore di Cherkassy-Kanev: Ucraina.

All'incirca nella zona in cui il Ros sfocia nel Dnepr.

Dove si trova Kagarlyk, a sud di Kiev, senza ombra di dubbio.

E nomi come il Principato settentrionale di Novgorod, erano scritti come questo. A grandi lettere.

Oppure la Podolia, era scritta a grandi lettere. Ma l'Ucraina era scritta in caratteri piccoli. Poiché il termine non era diffuso.

Come il termine Francia. Inizialmente era l'Île-de-France, l'isola della Francia. Nel XII secolo, per esempio, non aveva nulla a che fare con l'attuale enorme territorio francese.

Era come se un piccione francese, non ancora consumato in un ristorante, avesse fatto i suoi bisogni su una mappa nei pressi di Parigi. Questa era la Francia del XII secolo.

E l'Ucraina, minuscola, minuscola, significava "frontiera". Borderland in inglese, la terra di confine.

E Voltaire spiega l'origine dell'Ucraina, la parola Ucraina, in questo modo.

Boplan lo spiega in questo modo, come tutti, per esempio i viaggiatori italiani, tutti sapevano cos'era l'Oukraina o Ukraina, che era pronunciata e scritta in modo diverso. A volte con l'iniziale 'O', a volte con 'U', a volte con 'Ou'.

La lingua era un po' diversa. Immaginate, non era ancora l'ucraino.

Cioè non esistono testi scritti in ucraino. Non in questo periodo.

Non importa quante volte vi mostreranno i Vangeli di Peresopnitsja, quella potrebbe essere chiamata lingua proto-ucraina, ma non ucraina in alcun modo.

E, cosa più interessante, il bi-linguismo era comune in questo territorio dell'Ucraina, o Malaja Rus'. Anche il tri-linguismo. Se prendiamo Bogdan Khmelnitskij, parlava polacco, russino (così era chiamata, la lingua russina) e tataro. Il tataro era allora percepito come un dialetto turco. Ora, come dicono i linguisti, le cose sono un po' diverse. Ma solo un po'.

Ed era una norma in questa terra, in questo punto dove si incrociavano varie influenze, conoscere più lingue, così come ora.

Perché era così? Perché la gente veniva da ogni dove.

La terminologia dei cosacchi ha origini tatare, la stessa parola 'cosacco', 'kosh', 'Kuren', 'kylym' - termine per 'tappeto' entrato nel russo. Tutti conoscono la parola persina 'sharovary' per 'calzoni', per esempio.

Anche i nomi delle armi dei cosacchi sono preso in prestito. La parola 'Samopal', ucraino per 'fucile automatico', è nota a ogni adolescente che è cresciuto per la strada.

Negli anni 70-80 del XX secolo, fabbricavamo da noi stessi dei 'samopaly'.

E per esempio, i cosacchi di Zaporozh'e e quelli sotto Berestechko usavano 'samopaly' fatti a Mosca. Non avevano fabbriche di armi proprie, proprio come ora l'Ucraina non ha un proprio stabilimento che produce armi automatiche. L'Ucraina non produce armi automatiche, mitragliatrici.

In ogni caso, acquistavano canne e blocchi a Mosca, assemblavano calci di fucile, e preparavano armi utilizzate nella battaglia contro l'esercito polacco presso Berestechko.

Oppure fucili lunghi, orientali, con canne lunghe, non di grosso calibro. Oppure sciabole, perché non esistono sciabole cosacche. Hanno preteso per molto tempo che ci fossero. Ma perché non esistono? Questo non è né un bene, né un male: è un fatto.

Amici, prendiamo le cose come sono.

Come la parola 'Unter-offitser', o la parola 'sarzhant'. La parola 'Unter-offitser' è di origine tedesca, nell'armata russa pre-rivoluzionaria, e la parola 'sarzhant' è di origine francese. Che ci possiamo fare? I primi sergenti erano francesi, istruttori, che insegnavano all'esercito russo le tattiche di combattimento secondo gli standard dell'Europa occidentale.

E le sciabole dei cosacchi sono o persiane, di rado, o turche. O polacche, perché la Polonia aveva una sua produzione di armi e ha creato il proprio tipo di sciabola. Il tipo polacco, con un anello di guardia chiuso, cresciuto a poco a poco, e poi chiuso del tutto.

Questo è ciò che era l'Ucraina, la Malorossija.

Per quanto riguarda la Novorossija, come appare questo termine? Mi ha intervistato recentemente la rivista Moskovskaja literatura, e mi ha chiesto: Qual è la sua opinione: il progetto della Nuova Russia è un progetto del KGB?

Ho detto: No, questo è un progetto di Caterina II e Potjomkin.

Perché quando il Khanato di Crimea è stato vinto ai tempi di Caterina II, non è stata conquistata solo la penisola di Crimea.

Voglio dire, Rumjantsev, Suvorov, Potjomkin... quest'ultimo era anche una persona coraggiosa, un buon organizzatore, un generale attivo. Potjomkin stava al gelo vicino a Ochakov con i suoi soldati, ci sono memorie che dicono che stava in una buona tenda... una buona tenda al gelo, non c'erano stufe elettriche.

Viveva nel lusso, in una tenda... in realtà, forse, la sua tenda era spaziosa, e di materiale di miglior qualità, ma ha preso Ochakov vivendo insieme al suo esercito.

Ai tempi di Ochakov fu conquistata la Crimea ... Così, il Khanato di Crimea fu preso a causa di due guerre russo-turche ai tempi di Caterina II... è possibile utilizzare varie parole, 'preso', o 'conquistato', o si può dire 'ritornato', perché? Perché era un principato russo... a Taman (Tmutarakan) ...con Kerch, tra l'altro, una delle città che erano state sotto Vladimir il Santo e Jaroslav il Saggio.

Sul territorio della Crimea, i nostri antenati, gli slavi, dall'epoca della Rus' Kievana, erano presenti prima dei tatari. Questo è un fatto storico.

I tatari sono arrivati significativamente più tardi. Per esempio, il principato di Tmutarakan era sul territorio della penisola di Taman, e sulla penisola di Crimea, Kerch, Korchev.

C'è una menzione nota a qualsiasi storico o filologo, di una pietra che lasciata dal principe Gleb, il principe di Tmutarakan, con la scritta: "Il principe Gleb ha oltrepassato il mare sul ghiaccio". Lo stretto di Kerch ghiacciava in inverno agli inizi o alla metà dell'XI secolo.

E camminando, misuravano la larghezza di questo stretto, potevano essere curiosi, non c'era niente da fare in inverno nell'XI secolo, non c'era la TV, non vi era alcuna propaganda e contro-propaganda.

Possiamo definirlo in modi diversi, qualcuno se la prenderà con me oppure no, ma alla fortuna piacciono i forti. E la forza decide tutto nella politica mondiale.

Come disse Churchill: Quando i popoli sono forti, non vogliono essere onesti. E quando vogliono essere onesti, solitamente cessano di essere forti.

Così, alla fine del XVIII secolo non fu conquistata solo la Crimea, ma anche quel territorio che era stato considerato come Khanato di Crimea.

Cioè le attuali Odessa, Kherson, Nikolaev, una parte di regioni di Donetsk, il Kuban, parte del bacino del Don.

E l'Impero russo ha pensato come chiamare questo territorio. L'impero russo era inserito nel trend della politica mondiale.

Non era certo in ritardo nello sviluppo; come quello francese, era apparso in breve tempo... Sì, l'impero russo non aveva creato i merletti da camicia, e non aveva creato il paté, ma ben presto tutti iniziarono a indossare merletti da camicia e a mangiare paté.

E iniziarono a preparare pasticceria a strati come in Francia.

Gli inglesi avevano espressioni come New England, nelle colonie sul territorio degli attuali Stati Uniti.

Era un'espressione del Nuovo Mondo. Generalmente quel mondo che Colombo aveva scoperto in America.

Naturalmente, ebbero un'idea: chiamiamolo allo stesso modo - Nuova Russia, Novorossija. Perché era in un impero russo unificato. E fu creata una provincia: la Novorossija. E fu chiamata nello stesso modo – gubernija di Novorossija.

La capitale era a Simferopoli.

C'era una battuta dei soldati all'inizio del XX secolo. Non è educata, ma la capirete, ometterò alcune lettere.

Di solito, i vecchi soldati prendevano in giro i giovani, chiedendo loro: di che città sei?

Quelli rispondevano: di Simferopoli. Alla domanda: e di quale provincia? Novorossija. E qual è la capitale della provincia di Novorossija? Simferopoli. E un sottufficiale di solito rispondeva al giovane: non è possibile... Guarda, in provincia di Pietroburgo la capitale è Pietroburgo. Nella provincia di Kiev – Kiev. Nella provincia di Chernigov – Chernigov. E nella provincia di Novorossija... Simferopoli? Vi siete f****ti la vostra capitale!

Questo è un famoso scherzo da soldati, prima della rivoluzione.

Pochi ricordano che sotto lo tsar Paolo I la presente Dnepropetrovsk era stato rinominata da Ekaterinoslavl a Novorossijsk.

E nei molti anni in cui aveva regnato Paolo, che non amava tutto ciò che era connesso a sua madre e a Potjomkin, Ekaterinoslavl era stata chiamata Novorossijsk.

Non è la nuova Novorossijsk, sul territorio della Federazione Russa. Ma Dnepropetrovsk era la città di Novorossijsk. Anch'essa era stata nominata per lo stesso motivo.

La provincia di Novorossijsk era grande. Comprendeva la presente regione di Odessa.

E l'università di Odessa si chiamava università di Novorossijsk. L'università molto che porta il nome di Mechnikov, era stata chiamata università di Novorossijsk.

Vi ho studiato per un anno. Non a Novorossijsk, certo, ma in questa università rinominata Mechnikov. Vi sono entrato nel 1986, e a proposito ho imparato solo lì questa storia sul suo nome, Novorossijsk.

Ai tempi sovietici esistevano punti di raccolta di carta da macero... Quelli della vecchia generazione, o forse gli anziani e quelli di mezza età, ricordano che per ogni 20 kg di carta riciclati, si otteneva un coupon per un libro. I libri che assegnavano erano Dumas, Angelique... E anche un libro di una persona di Kharkov, Grigorij Danilevskij, intitolato "I bianchi in Novorossija".

Ne ho una copia, di produzione sovietica. Come molti, ho raccolto 20 kg di carta, ho avuto un coupon e ho ottenuto questo libro. Ho appreso per la prima volta l'esistenza di una parola come Novorossija.

Il libro si può trovare facilmente in qualsiasi bancarella di libri, costa forse 10 grivne al massimo.

Vi si può leggere le avventure dei profughi, di come i contadini accorrevano nel territorio delle attuali regioni di Kherson e Odessa. Come fuggivano dalla dipendenza feudale, come vi accorrevano giovani nobili e commercianti, iniziandovi una nuova vita.

Questa era la Novorossija secondo la classificazione pre-rivoluzionaria, e includeva la penisola di Crimea e la regione militare del Don.

Se si apre qualsiasi libro di testo di geografia dell'impero russo, pubblicato sotto il piccolo padre lo tsar, per esempio, quello del professor Lesgaft (un'unica parola), un tedesco, molto probabilmente, vi si legge che la Nuova Russia consisteva nella provincia di Novorossija, elencata per esteso, nella provincia di Ekaterinoslavl e nella regione del Don.

Tutto questo era incluso nella nozione di Nuova Russia.

E in questo libro di testo era scritto che questo territorio era abitato da una popolazione mista di piccoli russi, grandi russi, bulgari, greci e così via.

Perché era davvero una popolazione multi-nazionale. E c'erano molti villaggi bulgari, perché i bulgari si estendevano dalla Turchia al territorio dell'impero russo.

C'erano molti serbi, greci, naturalmente.

La cosa più interessante è la lettura di un giornale degli inizi del XIX secolo, chiamato messaggero di Odessa, uno dei più antichi giornali pubblicati in Ucraina.

Era pubblicato in due lingue, russo e francese. I cittadini di Odessa erano orientati verso l'Europa, cosmopoliti.

Vi ho trovato una menzione degli inizi del XIX secolo, di alcuni Svizzeri immigrati a causa di un basso livello di vita in Svizzera, sul territorio della Nuova Russia, da qualche parte vicino a Odessa. Vi apparve una colonia di svizzeri, così come una colonia di tedeschi.

All'inizio del XX secolo, cosa molto interessante, durante la guerra civile, ci fu un orientamento politico di questo territorio.

Non c'era identità nazionale se non quella nuovo-russa. Ma è interessante che a Odessa vi fu una Repubblica di Odessa nel 1918.

Fu organizzata dai bolscevichi. E vi fu una guerra tra la Repubblica Popolare Ucraina (spesso chiamata i 'petljurovtsy' nei tempi sovietici) e il presidio dei bolscevichi.

E una delle persone più vivide nella Nuova Russia è il fenomeno di Nestor Makhno. Una persona che si doveva sentire ucraino. Parlava due lingue - russo e ucraino, altrettanto bene. Ma se leggete le sue memorie, si risentiva del fatto che gli facessero parlare ucraino. Non gli piaceva. Era un internazionalista dal suo punto di vista. Era un anarchico. Petljura non riusciva a trovare un linguaggio comune con lui. Cercò di creare un'unione, ma senza risultato.

E Makhno fece volentieri unioni con i rossi, i bolscevichi di Mosca, ed ebbe anche problemi con loro. Aveva i suoi interessi, la sua psicologia.

A proposito... sono volutamente andato a Gulaj Pole nel 2002 per capire il fenomeno di Nestor Makhno, che cosa fosse, dove è cresciuto. In questa città, Gulaj Pole, tutto è a 90 gradi. Tutto è stato costruito secondo un piano regolare.

Una città normale. Cioè un villaggio. Era ufficialmente definita un villaggio, anche se non c'era nessun villaggio. C'erano mulini a vapore, fabbriche, case a due piani, negozi pre-rivoluzionari.

Oggi esiste ancora. E tutto è costruito a 90 gradi, come a Pietroburgo. L'unica cosa è che aveva 16.000 cittadini, al momento della nascita di Makhno. Perché era un villaggio? Perché un tempo apparteneva a un proprietario terriero. E il proprietario terriero non voleva farne una città. Ed è emerso che ad Aleksandrovsk, ora chiamata Zaporozh'e, c'era lo stesso numero di cittadini come a Gulaj Pole.

All'inizio del XX secolo, qui 16.000, e là 16.000. Poi, durante il periodo sovietico, Aleksandrovsk si è trasformata in Zaporozh'e, una grande città industriale.

La città è famosa per le fabbriche di metalli non ferrosi, molti conoscono meglio le fabbriche di alcol di questa città, ma durante il dominio sovietico le industrie erano quelle pesanti, tranne la DneproGES (diga idroelettrica sul Dnepr, ndt).

Sono stato anche a Zaporozh'e più volte.

Gulaj Pole rimane ancora come un museo. E questo fenomeno di mentalità nuovo-russa è Nestor Makhno.

Da un lato, questo è certamente un personaggio della storia ucraina, e della storia russa in generale, ma d'altra parte, anche se è stato in prigione a Mosca, di fatto non è diventato un moscovita.

Aveva il suo punto di vista su tutte le questioni, nonostante rispettasse Lenin. Gli piaceva molto Lenin, non so perché. Ha perso il senno sui ricordi degli incontri con lui.

Questo è ciò che era la Nuova Russia, se mettiamo da parte tutte le conclusioni di preferenza e ci appelliamo solo ai fatti puri.

A proposito dell'Ucraina, può accennare in modo più preciso ai confini presenti. Come si sono costituiti? Qual è la loro preistoria? Qual è la loro storia? Qual è il ruolo dell'Austria-Ungheria nella creazione dell'Ucraina?

Quello dell'Austria-Ungheria non è un ruolo minore, in quanto il primo libro in cui si giustificava l'idea dell'Ucraina indipendente è stato pubblicato a Leopoli.

Ma non era pubblicato da un nativo di Leopoli, bendì da una persona che aveva vissuto non lontano dal luogo di nascita dei miei antenati, nella provincia di Poltava.

Era stato il famoso avvocato Nikolaj Mikhnovskij. Aveva parlato russo per tutta la vita, aveva lavorato sia come avvocato difenzore in Russia, sia nei tribunali militari durante la prima guerra mondiale, facendo cause di indennità, sicuramente in russo.

Ma pensava che all'Ucraina dovesse essere data l'indipendenza. Scrisse quest'opera, L'Ucraina indipendente.

Tra l'altro, a Kharkov aveva cercato di far saltare in aria il monumento a Pushkin. Aveva fallito. Aveva chiesto aiuto ai cadetti della locale accademia. Il monumento era solidamente piantato. Le finestre delle case vicine furono distrutte, e non successe nulla. Ma si combatteva contro i monumenti già a quei tempi.

E Mikhnovskiy, certamente in forma anonima (era una persona molto prudente), aveva pubblicato questo libro a Leopoli, sul territorio dell'Austria-Ungheria.

In che anno?

1900. è molto facile da ricordare. È il primo momento in cui, si può dire, appare il primo politico ucraino. Mikhnovskij aveva un programma chiaro.

In uno stato indipendente?

In uno stato indipendente, perché prima vi erano state varie versioni di risveglio culturale, di autonomia, ma non c'era stata nessuna idea politica dell'Ucraina indipendente, non per Bogdan Khmelnitskij, non per Mazepa.

Era sempre un'idea di vassallaggio, di sottomissione a qualche struttura statale più grande: alla Polonia, o alla Russia, o al sultano turco. Ma non c'era alcuna idea di indipendenza.

Per la prima parte della sua carriera politica, per 10 anni, Bogdan Khmelnitskij si firmava in polacco: atamano di sua Grazia reale Jan Kazimir, dell'armata di di Zaporozh'e di sua Grazia reale.

E dopo il 1654 passò al cirillico e iniziò a firmarsi come atamano di Zaporozh'e dell'esercito di sua Maestà lo tsar. Tutto è chiaro nel titolo stesso.

Così, il titolo implica che non c'era indipendenza senza accordi di alleanza. Anche in questo caso, ho raccontato i fatti puri. In questo non c'è bisogno di cercare la politica. Qui sono solo uno storico.

Se lavorassi per qualcuno, per uno tsar, o un presidente, o un atamano, allora si potrebbe parlare di politica. Ma poiché, grazie a Dio, sono una persona libera, un cosacco libero, devo conoscere la storia della mia terra così com'è.

Mikhnovskij fu il primo a proporre questa idea. Ma penso che l'idea non sia apparsa solo nella sua testa.

Quando ero un giovane giornalista, il mio primo redattore capo mi diceva: se hai qualche idea, vuol dire vuol dire che due contatti si sono collegati nella tua testa.

Corri a realizzare l'idea, perché da qualche parte alti due contatti si potrebbero collegare in altre teste e non sarai più il primo.

Mikhnovskij aveva problemi di realizzazione. Era molto poco pratico. In qualche modo, mi dispiace per lui. Si è impiccato alla fine della sua vita. Era venuto a Kiev durante il dominio sovietico, si è impiccato in una strada dal nome che parla di amore per la vita, Zhiljanskaja. Nella strada all'angolo russava Grushevskij, il primo capo della Rada centrale, che convinse il governo sovietico a ritornare.

Grushevskij russava, tutto sembrava andar bene. E Mikhnovskij si è impiccato, per di più, pover'uomo, al secondo tentativo.

Così, la sua vita è stato sfortunata. Non riuscì a sposarsi, aveva anche grandi ambizioni, ma senza alcuna possibilità di realizzazione.

L'atamano Skoropadskij gli aveva offerto un posto nel governo, ma un posto molto semplice, minore, per cui Mikhnovskij si era offeso.

Chi era, Skoropadskij? Un generale russo, appena convertito all'idea ucraina. E proprio Mikhnovskij lo aveva creato.

Tutti lo avevano usato, e lo avevano lasciato in un villaggio. In realtà, non aveva nemmeno preso parte alla guerra civile.

Tra l'altro, fu il primo ad avere l'idea che l'Ucraina doveva avere un proprio esercito, nel 1917.

Ma la Rada centrale nel 1917 giocava all'autonomia, i personaggi della Rada centrale come Grushevskij e Petljura consideravano con orrore un'Ucraina indipendente.

No, quest'idea non andava. Avrebbe rovinato i rapporti con Kerenskij, Kerenskij a Pietrogrado si sarebbe offeso.

Quando Mikhnovskij salì su una tribuna con questa idea in una riunione, Grushevskij lo spinse bruscamente giù dalla tribuna.

Grushevskij scrive nelle sue memorie che non capiva come aveva fatto a buttar giù l'enorme Mikhnovskij, che era alto circa due metri.

Molto probabilmente, Mikhnovskij era timido, forse la sua stessa intelligenza gli era di impedimento. Aveva finito il ginnasio russo, era colto, aveva lavorato in procura, aveva alcune idee sulla legge, per lo meno.

Da questo momento, nel 1900, tutto ebbe inizio.

Se naturalmente trascuriamo... che due moskali, Zhukovskij e Brjulov, uno con origini tatare, pardon, turche, Zhukovskij, era figlio di un prigioniero turco.

Brjulov era figlio di un francese, Briul, naturalizzato nell'impero russo, ma comunque erano russi e avevano comprato Taras Shevchenko.

Mi è stato anche chiesto: perché gli ucraini vedono la Russia così negativamente ora, e la incolpano di tutti i loro problemi?

Ho risposto: ...perché anche l'Ucraina, quella esistita fino al 2014, è stata creata dai moskali, come Ucraina sovietica.

Perché è stata fatta sia da moskali naturali, sia da moskali naturalizzati, come Krusciov, come Lenin, che pure aveva una buona parte di sangue ebraico,  ungro-finnico, ma era una persona russa.

Lenin ha distrutto la Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog. La capitale di questa repubblica era Kharkov, a proposito.

Era un unitarista. Era contrario a che i proletari del Donbass di separassero dall'Ucraina. Pensava che all'Ucraina si dovessero aggiungere più elementi proletari.

Ecco perché ha fermato Sergeev, conosciuto con il nome di Artjom. E quest'ultimo con Voroshilov non è riuscito a fare della Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog un progetto a lungo termine. Ma lo volevano molto.

Perché questa regione era praticamente autosufficiente in termini industriali. E senza dubbio faceva un po' di tutto.

Voglio dire il Donbass, ma anche Kharkov, Krivoj Rog, dove ci sono depositi di minerale, impianti metallurgici, depositi di amianto, carbone, tutto questo territorio.

Era chiamato il cuore d'acciaio della Russia.

Sì, lo era. Esisteva una simile espressione. La potete trovare su manifesti dei primi anni del potere sovietico.

È ben noto che Stalin annesse la Galizia, o Galitchyna, quella che oggi è chiamata l'Ucraina occidentale, il regno di Galizia e Lodomeria, come era ufficialmente chiamato nell'Impero austro-ungarico.

L'ha annessa molto bene, tutto quello che Stalin annetteva, lo faceva perché durasse secoli. Non si può staccare...

Krusciov era un volontarista, ha donato la Crimea. Tra l'altro, l'espressione "donare la Crimea" è indecente. In genere, questi problemi ora con la Crimea... come con la sua campagna del mais, Krusciov ha fatto un sacco di cose stupide.

Ha fatto cose buone. Certo, le case di Krusciov non sono piacevoli. Ma in Ucraina nessuno ha dato gratuitamente posti nelle case di Krusciov, giusto? Voglio dire, dopo il 1991.

Certo, il mais non è il prodotto più gustoso. Ma quando sono venuto qui per l'intervista, ho visto il mais venduto nelle strade, per 10 grivne. Così alcuni atti di Krusciov vanno ancora avanti. I passaporti ai contadini, e in generale, il disgelo. Solzhenitsyn ha pubblicizzato la nozione di "disgelo".

Tutto è interessante. Ma la donazione della Crimea non è stata un bene. Ha mescolato tutti, ha invischiato tutti come al solito. Alla gente non è stato chiesto, nel 1954, se lo volevano o no.

Mi è capitato un caso nel 1982, potete immaginarvelo? Avevo 13 anni, sono andato ad Artek, il pioniere Buzina. Da Kiev, io sono nato a Kiev. E una ragazza della Crimea mi ha detto: ci sentiamo così insoddisfatti di vivere in Ucraina.

Era l'Unione Sovietica, ancora un paese comune.

Le chiedo: di che cosa siete insoddisfatti?

Io ho studiato nella scuola ucraina, dalla prima classe la lingua ucraina, dalla seconda - il russo, in base a tale programma.

Lei dice: ci hanno legati all'Ucraina senza chiedere il nostro parere.

In quel momento ho davvero capito che quando qualcuno è spostato senza suo desiderio, l'offesa rimarrà.

e potrà affiorare in qualsiasi momento inopportuno. I deboli hanno la peggio. Ed ecco il dono di Krusciov.

Per l'anniversario dei 300 anni della cosiddetta riunione di Ucraina e Russia, questo è stato il modo di creare l'Ucraina.

Non dimentichiamo la Transcarpazia che Stalin ha aggiunto, perché Stalin pensava da geopolitico nella prima metà del XX secolo.

Ed era molto importante per lui creare una base dietro i Carpazi.

Durante la prima guerra mondiale, quando Stalin era giovane, l'esercito russo ha investito molti sforzi e sangue per attraversare la catena dei Carpazi.

Alla fine non l'mai attraversata, non c'è riuscito, l'Austria-Ungheria e la Germania hanno fatto un contro-attacco a Gorlitz nel 1915. Ne è seguita una grande ritirata, e la linea del fronte è collassata a est.

E per evitare una cosa simile in futuro, per controllare per tutto il tempo le vie verso l'Europa dai Carpazi, dall'Ucraina, Stalin ha scelto questa base nell'attuale Transcarpazia.

In precedenza l'Ungheria l'aveva presa alla Cecoslovacchia, egli la riprese all'Ungheria, e spiegò il motivo per cui doveva essere così.

E notate che per due volte dopo la morte di Stalin l'armata rossa è entrata in Europa attraverso questo passaggio della Transcarpazia.

Nel 1956 in Ungheria, reprimere la rivolta ungherese, e nel 1968 in Cecoslovacchia, a Praga.

Questa base di Stalin ha lavorato per due volte per risolvere i problemi geopolitici dell'Unione Sovietica, così come l'Unione Sovietica li vedeva.

Se si doveva fare così o no, questa è un'altra questione. Non ho un parere definito. Penso anche che sia insensato discutere oggi cosa si doveva fare allora.

Questo è tutto, è tutto qui. Non c'è bisogno di parlarne in eterno.

E la Bucovina, il Ducato di Bucovina, sullo stemma della quale c'era un toro, una testa di toro per essere più precisi.

Era una parte dell'Austria-Ungheria, passata dopo il 1918 alla Romania. Ma più tardi il compagno Stalin l'annesse all'Ucraina, con tutto ciò che conteneva. Con ebrei bucoviniani, zingari bucoviniani, cittadini ortodossi locali di lingua slava, che differiscono mentalmente da quelli della Galizia.

È difficile capire che cosa siano, come chiamarli; poi hanno detto loro: voi siete ucraini. E li hanno classificati tutti come tali. Hanno dato loro i passaporti, e detto loro di vivere secondo le nuove regole. Cioè, che vi piaccia o no, vivete.

Questo è il modo in cui  è stata creata l'Ucraina. Si tratta di un progetto sovietico. Un progetto moscovita.

Perché è stato fatto? Poiché il progetto pre-rivoluzionario era un altro.

Il progetto pre-rivoluzionario era un progetto di un popolo russo triuno.

E ufficialmente l'ideologia tsarista aveva dichiarato che il popolo russo triuno consisteva di grandi russi, piccoli russi e bielorussi.

Immaginate che la maggior parte dell'Impero russo non la pensava in questo modo. Davvero, non lo sapeva.

Infatti l'autocoscienza nazionale era molto debole prima della diffusione dell'alfabetizzazione universale.

Devo anche dire, come storico, cos'è successo in realtà.

L'auto-consapevolezza nazionale è stata infine creata nel periodo di Stalin insieme con la diffusione dell'alfabetizzazione.

Nello stesso modo i francesi si sono sentiti francesi solo nella seconda parte del XIX secolo, quando la scuola secondaria ha iniziato a operare ovunque, in Provenza, in Bretagna, dove era proibito parlare bretone.

I francesi sono stati fatti in questo modo. Anch'essi sono una nazione creata, tra l'altro. Come gli americani, come i tedeschi, mi dispiace.

Anche gli italiani dicono che la prima lingua straniera che hanno imparato a scuola è l'italiano.

Perché hanno un sacco di dialetti. Di fatto, sono un gran numero di lingue separate. Conosciamo 'O sole mio' e abbiamo sentito dire che è in italiano, ma non è in italiano; è in siciliano. La lingua italiana è un po' diversa, con una pronuncia un po' più dura, come nelle parole "buon giorno", "risorgimento" ... influssi di dialetti longobardi dalle parti di Milano, dialetti che sono stati alla base della moderna lingua italiana, nata dalla lingua di Dante. Nonostante che Dante stesso fosse un anti-italiano. Era un seguace dell'imperatore tedesco, si è scoperto. Ci sono molte discrepanze nella storia, e queste vengono dimenticate.

E i bolscevichi volevano spezzare ideologia della Guardia bianca conquistando i presupposti di tale ideologia.

Perché non ci fosse una riscossa della Guardia Bianca, non solo hanno dato una parte della regione del Don alla Repubblica socialista sovietica ucraina, ma hanno anche iniziato la politica dell'ucrainizzazione a livello di governo.

Questa era una parte di una politica collettiva di colonizzazione.

Nello stesso periodo hanno detto ai kirghizi che erano kirghizi. Ma non hanno fatto lo stesso con i kazaki, nonostante kirghizi e kaisaki non differissero gli uni dagli altri. Essi pensavano che se non erano un singolo popolo, erano per lo meno tribù molto vicine.

Tra l'altro, i kazaki si definiscono 'kazaki', non 'kazakhi'. 'Kazakistan', pronuncia molto chiara. Un'altra invenzione sovietica è stato il nome 'kazakhi' per fare in modo che differissero dai 'cosacchi'. Dai nostri cosacchi del Don, da quelli del Kuban e altri.

Questa è stata la storia. E per mezzo della scuola sovietica, di apparati repressivi, compresa la Cheka, e personalmente di Lazar Moiseevich Kaganovich, che è stato il primo segretario del Partito Comunista di Ucraina in quel periodo dei bolscevichi, sono riusciti a fare una politica di ucrainizzazione, per spiegare a tutti i cittadini ucraini che erano ucraini.

E hanno scritto tutti come ucraini senza autorizzazione, anche quelli che dicevano: no, noi siamo malorussi. No, noi non sappiamo nemmeno chi siamo.

C'è un brillante ricordo del generale Khorunzhev riguardo alla Repubblica Popolare Ucraina, scritto da Jurij Tjutjunik.

Egli descrive che nel 1918, durante il governo provvisorio e anche durante la politica di ucrainizzazione dell'esercito, decisero di fare un reggimento ucraino. E presero reclute, secondo il nostro parere, dalle province ucraine profonde.

Queste non sono parole mie. Sono le parole di un personaggio di movimento di liberazione ucraino, poi fucilato dall'NKVD, Yurij Tjutjunik.

Non pensate che siano una mia creazione. Leggete queste memorie.

Così, avevano riunito tutte le reclute delle province di Kiev, Ekaterinoslavl, Podolsk. Ognuno parlava un semplice ucraino, senza neppure pensare che fosse ucraino. Lo parlavano e basta. Come se ora qualcuno si chiedesse se sta parlando russo... parlano russo e insultano Putin, tutto nella stessa lingua.

E Tjutjunik domandò: che è ucraino, alzi la mano. C'erano diverse migliaia di persone, una folla enorme. Poche mani si alzarono, una piccola percentuale. Poi disse: chi è malorusso, alzi la mano. Un terzo di tutte le mani si alzò.

Chi è khokhol, alzi la mano. Un altro terzo delle persone sollevò la mano. Queste erano le parole di Tjutjunik. Non ci sono rivendicazioni di Buzina, era tutta opera sua.

Un altro terzo delle persone ha sollevato la mano.

Quindi disse: khokholi, malorussi e ucraini, alzate la mano. E vi furono un sacco di mani alzate.

Questo dimostra a che livello era l'autocoscienza nazionale 17 anni dopo che Mikhnovskij aveva scritto sull'indipendenza dell'Ucraina.

Voglio dire, non c'era ancora nulla, c'erano solo alcuni rudimenti, germi. Così era.

Tutto è dovuto a Kaganovich e a Stalin. Stalin apprezzava molto Kaganovich. Kaganovich era un grande manager, ho visto il suo discorso, non per davvero, ma in archivio. Parlava come Goebbels.

Era un ebreo di talento con grandi capacità manageriali.

Ma non crediate che se apprezzo gli ebrei, sia ebreo io stesso.

Quello che non ho, non ho.

Dopo che Kaganovich ebbe ucrainizzato l'Ucraina, Stalin lo mise alla costruzione della metropolitana di Mosca.

L'ho usata molte volte, mi è sembrata una grande metropolitana, in particolare la parte vecchia.

Dopo che Kaganovich l'ebbe terminata, Stalin lo mise al Ministero delle linee di comunicazione, chiamato a quei tempi Commissariato popolare delle linee di comunicazione.

Kaganovich lavorò anche a questo, vale a dire durante tutta la Grande Guerra Patriottica, che ora è ribattezzata da una direttiva del Ministero della Pubblica Istruzione dell'Ucraina come 'guerra numero 2', vale a dire che hanno deciso che la seconda guerra mondiale è solo la guerra numero 2.

Quindi, durante tutto la Grande Guerra Patriottica 'numero 2', le ferrovie sovietiche hanno lavorato meglio di quelle tedesche.

E questo ha portato alla vittoria dell'Unione Sovietica nel 'guerra numero 2', che per caso è pure la Grande Guerra Patriottica.

Questo è un merito di Kaganovich. Non ci possiamo fare nulla.

E quando vedevano il suo discorso al congresso dei lavoratori ferroviari, i ferrovieri lo ascoltavano a bocca aperta.

Forse, a causa di lui, hanno appreso per la prima volta che erano ferrovieri, lavoratori così importanti, e non solo ragazzi obbligati a usare martelli sulla ferrovia.

Ecco un'altra domanda storica: cosa dire della guerra civile in Russia nel 1917-1923, dopo la rivoluzione di ottobre, e della guerra civile in Ucraina nel 2014, dopo la rivoluzione di febbraio a Kiev? Si possono fare alcuni paralleli, tenendo conto che gli eventi del secolo scorso hanno avuto luogo nella capitale di tutto l'impero russo, a Pietrogrado, Pietroburgo, e la guerra attuale in Ucraina, o per essere più precisi la rivoluzione e la conseguente guerra, sono locali nei termini della Russia?

Vediamo la cosa più a fondo.

Gli eventi che hanno portato a quella che potremmo chiamare la piccola guerra civile in Ucraina nel 2014, e gli eventi del 1917 sono direttamente collegati.

Ci sono parallelismi evidenti.

È un dato di fatto, guardate appena ciò che è successo dopo il crollo dell'Unione Sovietica... l'attività storica è più debole che dopo il crollo dell'impero russo.

E lo scenario è lo stesso.

L'impero russo è crollato nel 1917, la rivoluzione ha avuto luogo a Pietrogrado.

E nel 1991 c'è stata una rivoluzione a Mosca. Il primo Maidan è stato a Mosca, vicino alla Casa Bianca. Non è stato chiamato Maidan... vi ricordate il GKChP (ГКЧП, Comitato statale per lo Stato di Emergenza, ndt), e Eltsin su un carro armato.

E quando vi è un cambiamento di potere nella capitale dell'impero, di solito le periferie cadono a pezzi.

Questo succede sempre. La rivoluzione francese ha avuto luogo in Francia, la Bretagna è collassata subito. Ci sono state ribellioni in Corsica, che ha ripensato la sua appartenza alla Francia.

Tutto questo doveva essere subordinato nuovamente.

Quando l'Impero russo è crollato a causa della rivoluzione di febbraio, c'è stata una repubblica russa. L'impero russo è crollato nel mese di febbraio 1917, non nel mese di ottobre.

Le periferie si sono sentite libere. La Finlandia ha chiesto la libertà. La Polonia ha detto che dopo la conquista da parte dei tedeschi, non aveva rapporti con la provincia di Varsavia, e sarebbe divenuto uno stato indipendente. L'Ucraina ha voluto l'indipendenza, così come il Caucaso, le popolazioni montane separate del Caucaso, ossia Armenia, Georgia, tutti volevano l'indipendenza. Nei khanati centro-asiatici e in Estremo Oriente ha avuto inizio qualcosa di incredibile. Hanno creato governi locali anche in Siberia.

Il sistema di potere si è dissolto dappertutto.

L'Unione Sovietica si è dissolta nel 1991, che cosa è successo?

La periferia è crollata.

Le ex repubbliche dell'Unione Sovietica, tranne una, la più grande, la RSFSR (Russia), è crollata.

Tutti hanno detto: ora siamo indipendenti. Anche la Kirghizia, che un tempo era stata tagliata dal Kazakistan dai bolscevichi.

E il processo è iniziato, ci sono state guerre civili ovunque: in Abkhazia, in Cecenia... Anche questa è una guerra civile. Erano russi che combattevano contro russi. I ceceni sono russi! Sono bilingui... ho parlato con i ceceni, parlano tutti russo.

Questo è un sistema di lotta interna tra russi. Se andate a Mosca oggi, la maggior parte dei costumi sportivi o dei cappotti invernali con aquile bicipiti e la scritta 'Russia' è indossata da nativi del Caucaso. Dal Dagestan, dalla Cecenia. Si sentono molto più cittadini della Federazione Russa.

Così pure in Transnistria. Ovunque è stato malamente cucito ... E come cucivano insieme i bolscevichi...

Hanno cucito insieme in modo da non distruggersi. Sembrava loro una tattica più efficiente. Per esempio, se diamo la Transnistria alla Moldova, questa impedirà alla Moldova di lasciare l'Unione Sovietica. E non è riuscita a evitarlo.

A proposito, la Transnistria era una repubblica autonomia, parte della repubblica ucraina sovietica fino al 1940, quando la Moldova è stata unita al Regno di Romania e fusa in una Moldova comune.

E il fuoco è iniziato lì. Perché diverso, i moldavi vogliono essere moldavi, e la Transnistria vuole essere una Transnistria di lingua russa.

Vogliono essere russi. Il Donbass è la stessa cosa: Lenin lo ha dato all'Ucraina, e l'incendio è divampato. Che cosa si può fare?

Come ha detto il defunto Chernomyrdin, abbiamo voluto fare del nostro meglio, ma abbiamo fatto come al solito.

E questo è un gigantesco processo russo totale, un processo post-sovietico. Questa è una guerra civile.

Cioè... Sapete, una guerra civile ci mette molto a finire.

Sembra che la prima guerra civile fosse ufficiale finita nel 1922, alla presa di Vladivostok. Come dice la canzone, "su valli e colline un esercito avanzò".

Guardate come una parte significativa dei cosacchi del Don sia passata dalla parte dei tedeschi nel 1942. E hanno creato un corpo cosacco.

E l'armata Vlasov, l'Esercito di liberazione della Russia, questa è una continuazione della guerra civile.

Si tratta di quei processi che ai tempi di Stalin sono divenuti sotterranei, e sono rispuntati fuori non appena il potere sovietico se n'è andato.

E qui è tutto lo stesso.

Ciò che è stato costruito al tempo di Lenin, oggi è spezzato nella sua carne e sangue, è una cosa terribile, ma che si può fare?

Se lo tsar avesse tenuto assieme l'impero russo nel 1917, secondo il cristianesimo ortodosso che reggeva, l'avrebbe salvato dal fallimento, dal collasso totale, dall'arrivo di Satana.

Tutto sarebbe stato diverso, completamente. Ma noi non saremmo seduti qui a parlarne, forse sarebbero sedute altre persone, tutto sarebbe diverso.

Ma è successo così, e noi viviamo in una situazione in cui il demonio è forte, il diavolo sta camminando ovunque.

Ognuno ha la libertà.

Chi ha il potere, è difficile dirlo, o se il potere esiste affatto. O se al posto del potere c'è qualche persona, non lo sappiamo, questo è tutto. Con il cristianesimo ortodosso tutto era chiaro, c'era la monarchia.

La fede era chiara. Ma, quando il popolo si è rivelato infedele al sovrano, anche il sovrano si è rivelato infedele al popolo, e ha rifiutato il suo popolo. Cosa di cui Gogol aveva molta paura.

Nella corrispondenza con gli amici più cari, ha scritto che aveva paura soprattutto che il popolo rifiutasse il sovrano o che il sovrano rifiutasse il popolo.

Questa è l'idea di Gogol, un malorusso, un nostro connazionale.

E noi viviamo in questa realtà da dopo il 1917. Presto saranno passati 100 anni.

Quando qualcuno parla di legittimità delle autorità, la legittimità classica è comune solo alle monarchie.

Dopo la caduta della monarchia, è un'altra questione. Dicono: il popolo ha scelto, è legittimo.

E Janukovich è stato eletto, era legittimo, è stato rovesciato con la forza.

È stato eletto nel 2004.

Sì, nel 2004. Si capisce, chi o che cosa decide la legittimità? Come ho detto, la forza, la forza fisica brutale. Come disse Henry Ford, che ne sapeva molto a proposito:

"Una forza fisica brutale è l'ospite senza corona del mondo". Questo è quello che scriveva Henry Ford. Lo stesso Ford, morto nel 1947 sotto la luce di una lampada a kerosene, come un scrisse un giornale di Detroit.

E non aveva un suo studio, girava tutta la fabbrica di Detroit. E i lavoratori dicevano che era in crociera.

Almeno, se ci fidiamo Ilf e Petrov che hanno scritto "One-storyed America", e questo è il modo in cui viviamo, a seconda di chi ha più forze o meno per proteggere noi stessi, i nostri cari, di scegliere la nostra strada.

Ed è difficile dire chi fa il bene e chi il male.

Abbiamo parlato oggi della questione della Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog, e questo è un periodo interessante per la storia della vita e il territorio dell'odierno Donbass. La Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog è durata solo pochi mesi nel 1918. E quali paralleli è possibile trarre con la situazione attuale?

I paralleli sono evidenti. C'era Kharkov, che faceva parte della Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog. La ribellione ha avuto inizio nel Donbass. è stata una ribellione. Certo, c'è stato un fattore esterno. Non può essere negato.

Strelkov è venuto dalla Federazione Russa attraverso la Crimea, è chiaro.

I fatti sono fatti, cosa possiamo dire?

Ma c'è stata una sollevazione, c'è stata una rivoluzione della dignità nel Donbass.

Conosco bene il Donbass.

Almeno, mi sento di conoscerlo bene.

E mi piace molto questa regione, tra l'altro.

E mi creda, io sono sinceramente dispiaciuto che la gente vi muoia.

Persone provenienti da entrambe le parti muoiono. Mi dispiace per le semplici nonne di Donetsk, e per i soldati ucraini.

Anche se alcuni mi dicono: come puoi vederla in questo modo? Ma mi dispiace per tutti loro.

Sono morti miei amici da entrambe le parti.

Non so da quale parte stare in questo conflitto, ed è per questo che preferisco non interferire. Penso che sia innaturale per sua natura.

Perché in Europa non si sono comportati come le autorità ucraine, le autorità di Maidan. È terribile. È immorale.

Sì, Janukovich era cattivo. Nessuno dice che era buono.

Certo, era cattivo. Solo per una ragione - non perché il tasso era di 8 grivne per 1 dollaro.

E non perché ha pagato lo stipendio ai dipendenti statali a tempo debito. E non era cattivo perché ha ospitato Euro 2012.

Non a causa di questo. Solo perché non ha rispettato i suoi obblighi fino alla fine, in modo corretto. Se n'è andato. Questo è ciò che ha fatto di male. Non ha potuto risolvere un problema in tre mesi.

C'erano diverse soluzioni. Poteva dichiarare una situazione straordinaria. C'è una legge sulle situazioni straordinarie.

Non dice affatto che qualcuno deve essere fucilato o crocifisso. C'è scritto tutto ciò che si può fare. E lui non lo ha fatto.

Doveva fare un accordo con Klichko, con l'opposizione, con chiunque altro. E ha preferito non fare nulla.

L'inattività criminale era una cosa comune per lui. Questo è un male.

Ma le nuove autorità che hanno deciso di risolvere qualcosa in modo militare, hanno profondamente sbagliato. Non si può risolvere nulla in modo militare.

Si poteva essere d'accordo inizialmente. Inizialmente, bastava solo essere d'accordo. Andare ad abbracciare il Donbass.

Timoshenko ha dovuto arrivare a chiedere scusa per le sue parole sul filo spinato. Per doversi strappare i capelli, ne ha in abbondanza da strapparsi.

E ho il diritto di dire queste cose, perché sono stato contrario alla decisione di mettere Timoshenko in carcere. Non credo che sia peggio di Janukovich. Sono due esempi di uno stesso genere.

Dispiace dirlo, ma un uomo che mette una donna in carcere sembra uno stupido.

Si tratta di un atto idiota, dal punto di vista politico. Non c'è niente di peggio che fare di una donna il tuo nemico. In effetti, è così facile combattere con le donne. Si doveva evitare una lotta con lei.

Turchinov doveva andare ad abbracciare il Donbass. Lui, e Klichko, invece di pensare al titolo di sindaco. In ogni caso, si sta comportando male. Che tipo di sindaco è? Avrebbero dovuto dire: Sì, accettiamo la vostra posizione.

Non avrebbero dovuto promuovere eventi di sangue e di olocausto come a Odessa.

È stato tutto profondamente sbagliato. E un errore, come diceva Talleyrand, è peggio di un crimine.

E questo è tutto.

E davvero... sono stato a Lugansk, una città meravigliosa. Assolutamente sovietica.

Architettura di Stalin, nello stile dell'impero di Stalin.

Uno stadio degli anni '20, un parco cittadino mezzo distrutto, è la patria di Voroshilov.

Ecco perché è così... come le vecchie rovine romane, durante gli anni dell'indipendenza questo parco è molto scaduto.

Carri armati catturati ai russi bianchi, carri armati inglesi come monumenti.

Monumenti alla guerra civile, i monumenti ai carri armati.

il Museo di Vladimir Dal', la cultura... ti fa capire che questa era una parte dell'esercito del Don.

Gli abitanti del luogo, non è possibile averli diversi. sono come sono nati, in realtà.

Il monumento a Voroshilov. Non prendete Voroshilov per uno stupido. Era un uomo molto intelligente, molto intelligente.

E aveva carisma. I cittadini locali mi hanno parlato delle grandi folle di persone, che si riunivano nel 1917-1918 per ascoltare Voroshilov. Avrebbe potuto sollevare le persone con la punta di un dito.

E i suoi appelli per la difesa di Lugansk, quando i tedeschi attaccarono nel 1918, i proiettili passavano di mano in mano.

E il cavallo di Voroshilov con le palle... i cittadini locali che lo ricordavano, dicevano che 'Klim' non aveva una cavalla, ma un cavallo maschio. E dovevano raffigurarlo con le palle. Ho visto quel monumento.

Sono stato a Donetsk molte volte. Lì ho ancora molti amici.

Ed è stata una follia bombardare Donetsk. Semplicemente una follia. Una cosa da non fare.

Questo non rientra nei termini di qualsiasi soluzione civile di una questione.

In catalogna, ci sono i separatisti catalani. Nessuno di loro è preso a cannonate, Barcellona non è stata bombardata.

La scozia ha avuto la questione del referendum sull'indipendenza.

Lo hanno perso... per qualche piccolo margine di voci. Non sappiamo nemmeno se gli inglesi abbiano truccato i risultati o no.

Gli inglesi sono capaci di essere più saggi di chiunque altro. Come con Berezovskij, nulla è chiaro: chi, che cosa. L'unica cosa è che la Gran Bretagna non si è rivelata il paese più sicuro, come si pensava.

Non è certo una sorpresa che la patria del detective mondiale è la Gran Bretagna. Conan Doyle viene da lì.

Di fatto era scozzese. Ma Sherlock Holmes vive a Londra. E questo è tutto. Hanno risolto facilmente la questione degli scozzesi.

Tanti movimenti di autonomia in Europa, e nessuno ha pensato all'artiglieria per distruggerli. Il desiderio di autonomia non può essere distrutto dall'artiglieria.

Ho fatto degli esempi. Janukovich non ha usato l'artiglieria a Leopoli. Ma a Leopoli mi hanno detto che non volevano separarsi.

Ho detto: nel 1991 tutta l'Ucraina si è separata. E la maggioranza ha votato per l'indipendenza.

Ma artiglieria di Mosca non ha sparato perché l'Ucraina si è separata, insieme la Donbass, cosa ancor più sorprendente.

Quali eventi hanno avuto luogo in Ucraina in questi 23 anni, che hanno cambiato la psicologia della gente del Donbass?

Una marcia di minatori di Donetsk alla fine degli anni '80 - inizio degli anni '90 è stata la miccia che ha provocato l'indipendenza ucraina. Questo oggi è stato dimenticato. Ma è successo.

Molti ucraini non hanno un'idea uniforme del periodo sovietico della storia dell'Ucraina. Arriviamo fino a opinioni assolutamente diverse. Secondo lei, com' è stato il periodo dell'influenza sovietica in Ucraina, in particolare sotto l'aspetto demografico, cioè la nazione è prosperata in epoca sovietica a paragone con altri periodi?

Sicuramente, è molto difficile fare considerazioni, tranne che su cose molto semplici.

Guardiamo una sedia. Ebbene, una sedia è una sedia. Ci si può sedere sopra. Non si possono piantare chiodi su una sedia. Non si può scrivere un testo su una sedia, a meno di non essere pazzi, giusto?

E il retaggio sovietico non è definito nella sua essenza. Da un lato, forse non era piacevole vivere negli anni '20, giusto?

Il mio bisnonno paterno è stato giustiziato in quanto ufficiale dello tsar.

La mia bisnonna paterna è morta durante la fame degli anni '30.

Mio nonno materno e la sua famiglia hanno patito gravemente la fame.

Questo è tutto, se si parla dei villaggi.

La DneproGES è stata costruita? Sì, è stata costruita.

Molti giovani hanno cercato di fare i piloti? Sì, lo hanno fatto.

Abbiamo combattuto per un distintivo della GTO (ГТО, Preparazione per il Lavoro e Difesa dell'URSS, ndt)? Sì, lo abbiamo fatto.

Abbiamo vinto Hitler? Sì, lo abbiamo fatto.

Vedete quante cose. Abbiamo volato nello spazio, e a Kiev abbiamo fatto una punta di ceramica perché il Buran passasse attraverso l'atmosfera densa.

Oleg Antonov, un moskal naturale, ma anche un nobile russo, potete immaginarvelo? Sotto le autorità sovietiche, c'era un paradosso dopo l'altro. È venuto qui e ha istituito una società statale - la fabbrica Antonov, la prima al mondo per la costruzione di aerei da trasporto.

Costruivano portaerei a Nikolaev? Sì, le costruivano.

Certamente sono sorte dal nulla, questa fabbrica di Marti e altre.

Non ricordo il nome di tutte le fabbriche che operavano a Nikolaev, ma c'erano fabbriche svizzere. Una cosa comporta un'altra.

Credo più nell'evoluzione che nella rivoluzione. Spiegherò perché.

Mi è sempre piaciuto lo sport, l'allenamento.

E so che per allenare i muscoli, è necessario passare molto tempo, per svilupparli.

Ti puoi strappare i muscoli, se sollevi immediatamente una sbarra pesante. Ti puoi strappare i legamenti.

Non puoi ottenere niente di buono, da  uno strappo muscolare, solo un danno al cuore. Se non sei fortunati, puoi non ritornare in buona salute per un lungo periodo. Questa per te è una rivoluzione. E poi di nuovo, devi ricominciare a sollevare i manubri da 1kg per passare ai pesi più grandi.

Ecco perché io credo... o nemmeno credo, so che l'evoluzione funziona.

Tutti gli shock di una rivoluzione comunque portano una nazione, un mondo, una terra al processo dell'evoluzione.

Stalin capì che la rivoluzione doveva essere fermata. Fu il più grande contro-rivoluzionario nella storia della Russia.

Fece tutto. Creò posizioni, funzionari, ricostruì chiese, creò una classe media sovietica.

Fece letteralmente di tutto, classi sociali, una classe militare che era l'analogo della nobiltà, si può dire.

Ha creato degli oprichniki, la NKVD, la MGD, tutto è tornato indietro.

Un grande contro-rivoluzionario. E un uomo terribile, naturalmente.

Quando qualcuno comincia a valutare ingenuamente Stalin, mi dispiace, questa è una cosa stupida.

Prima di tutto, i meccanismi di Stalin erano buoni per il periodo di Stalin. Non è possibile trasferire meccanicamente nulla.

In caso contrario, provate a fare come hanno fatto Napoleone o Pietro I.

O come Guglielmo il Conquistatore in Inghilterra. Non ci saranno risultati. I problemi attuali della Gran Bretagna non si risolvono con i metodi di Guglielmo il Conquistatore. Non serve a nulla essere la sua ombra.

Ma ciò nonostante, tutto questo è il periodo sovietico.

E da una parte, per esempio, se prendiamo la storia della mia famiglia, la mia famiglia ha sofferto.

Ma d'altra parte, ho visto i quaderni scolastici di mio padre.

Era cresciuto in un villaggio. Ha frequentato una grande scuola del villaggio. Era una grande ex città cosacca con due scuole. E mi sono reso conto che il compagno Stalin ha fatto di lui un uomo colto, perché questi a ragazzi del grande villaggio è stata insegnata la grande letteratura russa.

A questi alunni di villaggio è stata insegnata bene la lingua russa.

A questi alunni di villaggio è stato insegnato l'ucraino, contemporaneamente... ma prego.

Ed è stata insegnata loro una buona letteratura ucraina. Chi direbbe che l'Eneide di Kotljarevskij è cattiva? È una meraviglia. Si tratta di una grande opera.

E a causa di questo un ragazzo di paese è stato trasformato nel colonnello Buzina, Aleksej Grigor'evich Buzina.

Un uomo che ha lavorato anche all'estero, e un grande investigatore di polizia. Un uomo dei servizi segreti e del controspionaggio. E non sento alcun rimorso per il fatto che ha servito nel KGB e nell'SBU.

E il generale Marchuk, suo collega, vi serve fino a oggi. Nalivajchenko lo ha ancora al suo servizio, giusto?

E quando qualcuno comincia a rimproverarmi a causa di mio padre, dico sempre: Mio padre non ha fatto nulla di male. Mio padre ha fatto solo del bene.

Alcuni giovani ricercatori ricordano ancora una sua frase. Ho incontrato un ufficiale dell'SBU per strada un giorno, e mi ha parlato del loro addestramento. E l'istruttore usava una frase inventata da mio padre...

In Ucraina, mio ​​padre parlava sempre ucraino, tra l'altro. Così è stato.

La vita è molto difficile, molto difficile. Non si può creare qualcosa di più difficile.

L'Ucraina occidentale è una parte della civiltà russa?

Senza alcun dubbio.

Le regioni di Leopoli, Ivano-Frankovsk...

Irina Farion era un membro del partito comunista, vero?

Il bolscevichi russi hanno creato il partito comunista, giusto?

Gli ebrei russi hanno creato il partito comunista, giusto? Non quelli francesi. Trotskij, Martov, Kamenev, Zinov'ev, questi erano ebrei russi, non ebrei di altri paesi?

E Farion. Chi sarebbe? Una russa.

A mio avviso. Forse, lei la pensa diversamnte. A differenza sua, non ho fatto parte del Partito comunista sovietico. Non lo volevo, non l'ho neanche sognato. A proposito, io sono stato l'ultimo a entrare nel Komsomol nella mia classe.

A causa di una competizione. E nel 1990 sono stato licenziato dal campo dei pionieri in cui ero una guida, con una motivazione: non credere nella possiblità di creare una struttura comunista.

Di fatto, non ho mai creduto nella creazione di una struttura comunista. Non ci credevo. Si tratta di un'utopia.

Ho sempre avuto interesse per una visione libera di me stesso, cioè non nascondo che sono un borghese. Sì, io sono un borghese.

Mi piace la libera iniziativa, l'iniziativa privata.

Anche in Unione Sovietica, sotto Stalin, c'era un'iniziativa borghese.

Ho paura che non mi credano, ma in Unione Sovietica circa il 10% della produzione era affidato a cooperative di mercato.

E queste producevan... pochi sanno che il primo ricevitore radio in Unione Sovietica è stato prodotto da una cooperativa a Leningrado. Ora è diventata una fabbrica, giusto? Una società per azioni, ma non era coinvolta nel furto di fondi statali, queste cose Stalin potevano avere conseguenze gravi.

Ma erano davvero coinvolti nella produzione. I mobili erano prodotti da aziende private, quasi la metà nel periodo di Stalin.

Le pellicce erano fatte da cooperative, la pesca era in mano a cooperative.

Ci sono dei grandi porta-bicchieri cesellati. Li faceva un villaggio intero nella provincia di Vladimir. Lavorava come una cooperativa.

Ognuno aveva la sua funzione, qualcuno creava i fili, qualcuno li piegava, qualcuno rifiniva i dettagli, e di conseguenza c'erano i porta-bicchieri.

C'era una tale idea. Ora non più. Oggi non sanno più fare i porta-bicchieri come nel periodo di Stalin.

Non esisteva una simile società privata. E poi è esistita.

Ecco perché Aleksej Tolstoj è uno scrittore borghese del periodo sovietico. E Mikhail Bulgakov? È uno scrittore borghese del periodo sovietico.

Mi piacciono più di altri, come persone, come modelli da imitare.

E Sholokhov, chi era? Era un proprietario privato cosacco, anche se non era di origini cosacche, ma ne aveva la mentalità.

Tutto questo è avvenuto... c'erano molte cose nel periodo sovietico.

E molte cose sono state dimenticate. Non giudicate la struttura sovietica solo dal periodo di Stalin, o di Brezhnev, o di Gorbaciov.

Questo sistema ha visto una grande strada di evoluzione. È cambiato, si è così diversificato.

Negli anni '20 differiva molto da quello degli anni '40, e gli anni '40 erno assolutamente differenti dagli anni '80.

Come se la storia avesse avuto luogo su pianeti diversi. Ma era lo stesso, un sesto del pianeta. Ed è ancora in giro.

Qual è l'essenza del nazionalismo ucraino?

Penso che la sua essenza non differisca da quella di qualsiasi altro nazionalismo, in generale.

Il nazionalismo si preoccupa con grande interesse della propria terra e della propria etnia, che finiscono sopra a ogni altra cosa, come dicono gli ucraini. Il nazionalismo francese è lo stesso, in questi termini. Il nazionalismo italiano, quello tedesco, sono molto simili. Tutti i nazionalismi sono uguali.

Il nazionalismo russo in questi termini... il nazionalismo russo ha distrutto l'Unione Sovietica.

Eltsin era un nazionalista russo. Per lui, una Russia nativa era più importante di un impero russo, grande e multinazionale.

Ricordate, proprio quando l'Unione Sovietica stava crollando, c'era l'organizzazione Pamjat (Memoria) in Russia.

In Russia la gente si lamentava che la Russia era stata devastata per il bene dell'Unione Sovietica, ogni zona che non fosse di terra nera era stata devastata.

Dicevano che tutte le repubbliche avevano un loro partito comunista, e noi, poveri russi, non l'avevamo.

Tutte le repubbliche avevano una capitale, l'Ucraina aveva Kiev, la Georgia - Tbilisi, e noi, russi, non avevamo la nostra capitale. Dicevano loro: avete Mosca. Ed essi rispondevano: Questa è la capitale dell'Unione Sovietica. E noi vogliamo che sia la capitale della Russia. Così, il nazionalismo è apparso in questo modo.

Sotto questo aspetto tutti i nazionalismi sono uguali. Sono locali.

Tra l'altro, la tragedia era che Eltsin era anche una persona con un ragionamento limitato.

Era provinciale. Capite?

È difficile dire se c'è un nazionalismo americano. Io credo che non ci sia.

Gli USA tendono all'universalismo. Negli USA vogliono che tutti indossarino jeans, che tutti mangino cheeseburger. che tutti possano vedere il mondo con occhi americani.

Che tutti credano a una democrazia in stile americano.

Cioè se un americano dice che da quaklche parte c'è la democrazia, nonostante vi siano stragi, distruzoni, ma lui dice che c'è la democrazia, allora c'è la democrazia... C'era un governo democratico in Afganistan, e i talebani non sono democratici.

Anche se, mi dispiace, non capiscono un cavolo di ciò che è democratico, ci possono passar sopra un sacco di tempo.

L'America è un impero, come la Russia. La Russia (quella di oggi) tende all'universalismo, gli USA tendono all'universalismo. La Russia di Putin tende all'universalismo.

Guardate, ragazze della Buriazia, della Kalmykia, ovvero cittadine della Federazione Russa, imparano a scrivere in lingua russa.

Si siedono alla reception in molti alberghi. Sono russe. Nessuno dice loro che hanno gli occhi stretti.

Nessuno avrà neppure queste parole in mente. Sposano queste ragazze sono sposate con entusiasmo. Pavel Volja, per esempio, un uomo dello spettacolo, ha la moglie con notevoli caratteristiche mongoliche, una bellezza.

E nessuno prova per questo alcun complesso. Nessuno ti dice che non sei come tutti.

La Russia di oggi attira i popoli caucasici al suo interno. Quanto tempo ci vorrà? Saranno sufficienti gli sforzi per mantenere questo processo centripeto di universalizzazione, di approssimazione?

Non posso dirlo, ma è così. Gli americani hanno lo stesso calderone, lo stesso melting pot, qualunque cosa vi entri dentro... Obama ha origini del Keniya, se non sbaglio, ed è salito alla ribalta. Il presidente più nero degli Stati Uniti. Tipo simpatico.

Il nazionalismo... Non voglio rimanere bloccato solo su quello ucraino.

Mi dispiace, ma in qualche modo povo compassione per il nazionalismo ucraino, perché è stato scelto da alcuni come terribile esempio negativo.

Posso anche spiegare il perché.

- Allora io lo vorrei sapere...

- Ma non differisce dagli altri. Il nazionalismo è sempre provincialismo.

L'impero britannico non poteva essere un impero nazionalista.

Ha attirato in sé scozzesi, gallesi, irlandesi. Ecco qui. Ho fatto un esempio, Conan Doyle, che era uno scozzese. Eppure è un famoso scrittore inglese. Forse, di fatto, si legge più di Shakespeare nel mondo.

E Shakespeare è un po'... imposto.

Ed è per questo che la differenza tra l'impero e il nazionalismo è nella gamma.

Tutto è questione di apertura.

Quando uno Stato cessa di essere un impero, diventa nazionalista.

Nell'Impero tedesco, in quello vecchio, il Sacro Romano Impero della nazione germanica, come veniva chiamato, erano inclusi in molti, anche i cechi.

E quando ha cominciato a crollare, quando ha cominciato a degradarsi, quando è divenuto lentamente un nuovo impero tedesco, quello che è apparso sotto Bismarck, ci fu un nazionalismo puro.

E non è una sorpresa che sia stato uno spettacolo di degrado.

È stato un tentativo di imporre la volontà di un'etnia anch'essa artefatta, tra l'altro, perché i tedeschi non sono omogenei, hanno una grande componente slava.

È stata germanizzata una grossa componente baltica tra i prussiani. E anche dei celti, i bavaresi sono celti germanizzati, parenti stretti dei cechi, a proposito, dei boemi. Anche l'origine dei bavari e dei boemi è la stessa, erano una singola tribù celtica, i boi.

Una loro parte è stata germanizzata, e un'altra è stata slavizzata. La storia ha deciso in questo modo.

Questo nazionalismo tedesco è il declino dell'impero.

E il nazionalismo è sempre così... anche noi viviamo in un periodo di crollo dell'impero.

Sembra strano, ma è così. Viviamo nel periodo del crollo dell'impero russo.

Tra mille anni sarà interessante sapere che cosa è avvenuto 100 anni dopo il 1917. Magari diranno in una frase: nel 2014, a seguito delle conseguenze remote del crollo dell'impero russo nel 1917...

Potete immaginarvelo? L'impero russo, pre-rivoluzionario, voleva trasformare i georgiani in russi, ma senza privarli della loro distinzione nazionale: bevevano vino, ballavano la lezginka.

Ma i loro principi servivano nella guardia russa, il khan di Nakhichevan comandava la cavalleria russa in Prussia Orientale nel 1914, la cavalleria della guardia.

Il khan di Nakhichevan, davvero, cioè l'attuale Azerbaigan. Dove ora è l'Azerbaijan allora era la Russia.

L'armeno Loris Melikov era uno stretto collaboratore di Alessandro II.

e i malorussi, o chiamiamoli ucraini, tanto sarò rimproverato comunque li chiamo? I fratelli Rozumovskij, Bezborodki, Paskevich, furono stretti collaboratori di vari imperatori e imperatrici: Elisabetta, Caterina, Paolo e Nicola.

Guardate, 2 imperatori e e imperatrici e i loro successori, e accanto a loro c'erano malorussi, cioè ucraini, tutto il tempo.

E perché dico "cioè ucraini"? Perché la parola ucraino è stata utilizzata a partire dal XIX secolo.

Dall'ultimo viaggio a Mosca ho portato il romanzo di Mordovtsev, "Il grande scisma". Un libro tascabile. Perché mi è piaciuto? Perché descrive come gli ucraini sono arrivati a Mosca nel XVII secolo.

Parla di come è arrivato l'atamano Brukhovetskij, di come sono arrivati gli ucraini... La stessa parola "ucraini" già esisteva alla fine del XVII secolo.

Non denota tutto il territorio dell'attuale Ucraina, ma piuttosto chi viveva al confine con la steppa. Erano "ucraini", popoli di frontiera. Potete trovare il nome in documenti e cronache, non è ampiamente diffuso, ma è presente.

Nel frattempo l'Impero russo si espandeva, nei secoli XVII, XVIII, XIX, all'inizio non era neanche chiamato impero, ma comunque ha creato la struttura di un impero. Inglobò in sé i tatari dopo le campagne di Ivan il Terribile. I popoli della Siberia, tutti quelli che era possibile inglobare, sono stati inglobati. E si cercò di fare tutti un proprio popolo.

E dopo il crollo di un impero, appaiono sempre dei nazionalismi.

Questo è un segno di novità... e non dipende dai miei desideri, si tratta di una mia analisi di massima come storico. Infine, cerco di vedere gli eventi dal futuro, come saranno trattati dal futuro.

E quanto ai nostri futurologi... Quando iniziano a discutere seriamente chi vincerà, cosa accadrà. Tutto è poco prevedibile.

Mi piace di più l'espressione: come Dio decide.

Quale modalità di sviluppo pensa che sia più accettabile per le popolazioni e i territori dell'Ucraina e della Russia di oggi?

Per me, la più umanitaria.

Quella che comporta meno sangue. Per me.

Ma ad alcune persone, a molte, se vogliamo, non piace la mia posizione.

E non so perché, ma un omicidio da noi viene considerato come un atto di spavalderia.

Vedono in esso un enorme successo.

Successi che durano dai tempi delle scimmie, o di qualche umano primitivo con un bastone, e con i moderni mezzi di annientamento... si può uccidere il suolo, senza problemi.

Penso che... sapete, a proposito... è difficile dire che cosa può trattenere l'Ucraina.

5 impianti nucleari che sono stati costruiti a causa dell'Unione Sovietica. Sono tutti costruiti sotto l'Unione Sovietica.

Ci sono stati blocchi energetici nell'Ucraina indipendente... Questo è un fattore di stabilizzazione dell'Ucraina.

Oppure?

Oppure... a qualcuno viene un'idea, e così via...

Sembrava irreale anche a noi che le forze armate dell'Ucraina bombardassero Slavjansk.

C'è gente che mi ha chiamato da Slavjansk durante questa epopea. E ho detto loro: andatevene il più velocemente possibile. Perché i proiettili colpiscono cortili, giardini e tetti.

Ho detto loro: Questa è una guerra. Questo è qualcosa di incredibile. Ecco perché dovere correre. Questo è l'unico consiglio che posso darvi in ​​considerazione dell'età e delle condizioni fisiche.

Non potete vincere nulla. Solo scappare. Non c'è via d'uscita. Anche se non vi piace.

E queste 5 centrali nucleari, forse sono un fattore di stabilizzazione, o forse no. Il gasdotto che passa dalla Russia verso l'Europa - forse è un fattore di stabilizzazione, una sorta di un perno che trattiene l'Ucraina.

Oppure può apparire un pazzo e decidere che deve essere distrutto.

O possono impadronirsi del gasdotto e iniziare a ricattare, per esempio, Jatsenjuk e Poroshenko. Solo Dio sa cosa accadrà.

Tutto è possibile.

Già ... si sa, che differenze ci sono state tra il 1917 e il 1913? Il 1913 è stato il picco dello sviluppo economico dell'Impero russo.

E il 1918, il 1919 e il 1920 sono stati il collasso totale. è successo di tutto, compresa la febbre spagnola, che ha fatto più vittime di una guerra.

3 persone sono morte nella mia famiglia in due giorni del 1918.

Cioè , sulla prima linea della prima guerra mondiale, per l'influenza sono morti la moglie del mio bisnonno, sua sorella e suo figlio. Proprio a causa di un'influenza.

E qui tutto è possibile. Non voglio spaventare nessuno, ma credo che ognuno dovrebbe comprare qualche medicina, perché non avremo abbastanza tempo per comprarle in caso di epidemia. Non so quali medicine si dovrebbero prendere in questo caso. Grazie a Dio, non ho avuto l'influenza da molto tempo.

Ci sono contraddizioni in Ucraina, qui a Kiev tra l'Oriente e l'Occidente? tra l'Ucraina orientale e Ucraina occidentale? Quanto sono profonde? E come risolverle?

Si possono risolvere solo con un progetto comune, vale a dire quando un paese è diviso per tutto il tempo, ci saranno sempre delle contraddizioni.

E quando in un paese si costruisce... nel nostro paese non si è mai costruito per principio, si è rimasti divisi per tutto il tempo.

Un progetto costruttivo?

Certo, un progetto costruttivo. Se il progetto dell'Unione Doganale è costruttivo, uniamoci anche noi.

Se il progetto dell'Unione Europea è costruttivo, Uniamoci anche noi. Tutta l'Ucraina, a seconda di dove l'Ucraina vuole essere.

Se l'Ucraina è a metà tra questi due progetti costruttivi, idealmente, vorrà il meglio da entrambi i progetti.

Come la Svizzera. Non è un membro dell'Unione Europea. Mi sono dimenticato il perché.

L'Ucraina potrebbe mantenere lo status della Svizzera, se i politici ucraini si comportano saggiamente. Sarebbe normale.

Quando incontri qualcuno, anche quando progetti qualche bazzecola, almeno riunisci persone provenienti da parti diverse, non solo dall'Ucraina, ma da tutto il mondo.

E sono coinvolti in un progetto comune, per esempio 'la pubblicazione di un giornale', o 'la creazione di una società'. Oppure 'la costruzione di una certa strada'. La costruiscono molte persone: un ingegnere, per esempio, da Kharkov, e lavoratori dalla regione della Volinia. Trovano una lingua comune. E poi sono orgogliosi di ciò che hanno costruito.

Ma se ci si spara a vicenda con l'artiglieria, ci sarà ben poca costruzione. Non si inizierà presto a fare qualcosa di costruttivo.

Sapete, ho capito che è corretto che la gente voglia qualcosa di buono.

E la gente vuole che io infonda speranza.

E vi dirò sinceramente: non si può fare a meno di una speranza. Cioè si può rimanere bloccati in qualcosa di brutto, ma si deve vedere qualcosa di buono, anche in mezzo agli orrori.

E questa non è la prima volta in cui il nostro paese si trova in condizioni così difficili.

Non è la prima volta. In ogni tempo... è chiaro che è difficile sui luoghi dei combattimenti, come nel 1942.

Non c'è differenza. Le armi sono più spaventose sotto alcuni aspetti. Ci sono più armi automatiche. Ognuno ne ha.

Fucili da cecchini, apparati per visione notturna, artiglieria, tutto uccide di più. I carri armati sono più potenti. Tutto. Spaventoso? Certo, spaventoso.

Ma è la nostra civiltà, e viviamo nella civiltà generale... ho fatto un esempio, quando a Mosca mi hanno intervistato in diretta, questa non è la prima volta in cui le relazioni tra l'Ucraina e la Russia sono tese.

Ci fu un periodo d'attrito nel 1617, quando i cosacchi dell'atamano Sagajdachnij giunsero alle porte dell'Arbat e cercarono di prendere Mosca.

E prima devastarono tutte le città russe, sulla loro strada. Devastarono crudelmente, uccidendo tutta la popolazione, questo è un dato di fatto.

E nel 1918 un ex colonnello tsarista, Muraviov venne a Kiev con un'enorme orda di bolscevichi.

Soprattutto dalla Russia. Certo, ce n'erano alcuni da Kharkov. Persone diverse, ma soprattutto da lì.

E ci fu un massacro orribile qui a Kiev. Cioè, Muraviov fece uccidere tutti quelli che avevano un aspetto colto, una vera folla.

Recuperano ancora alcuni dei loro cadaveri vicino alla Verkhovna Rada. C'è una fossa delle vittime della Rivoluzione. Ma le vittime della Rivoluzione erano ex ufficiali, che addirittura non vi avevano preso parte.

Gente borghese di Kiev, persone un'aria colta.

Ecco tutto. E ci sono state cose ancor più spaventose, ma... questo non può durare per sempre. La guerra non può durare per sempre, perché le risorse umane sono limitate.

Non ci sono volontari disposti a morire per niente.

Vedete, hanno provato a fare ondate di mobilitazione con la forza. Penso che la ragione di queste mobilitazioni sia di distrarre l'attenzione della gente dalla situazione economica.

Forse, non prendono reclute a fini di combattimento, ma causano paura, sconvolgimento, in modo che la gente non pensi a quanto costano... le merci, gli affitti, il gas, i trasporti, il pane...

Dopo aver pagato gli affitti, i pensionati non restano con più di 30 grivne. Conosco pensionati che vivono così.

Per distrarre la gente da tutto questo, dopo che hanno tolto le indennità di studio agli studenti, metteranno una tassa per i funerali dei pensionati, invece dei pagamenti delle pensioni.

E creeranno una nuova ondata di mobilitazione, la quarta.

La loro influenza non sarà per mezzo dell'istinto di cibarsi, ma per la paura della morte. La paura più semplice, più fondamentale.

Ma sarà così. E la cosa principale è che la guerra richiede altro denaro.

L'economia cade. Si blocca semplicemente.

Ci sono stati tempi migliori, sia in Ucraina sia in Russia.

Non ci sono più soldi. Hanno raccolto 2 miliardi di dollari per l'esercito per questo 1,5% di tasse.

Ma il tasso di cambio è sceso così tanto in questo periodo, che questi 2 miliardi di dollari di sono deprezzati 2,5 volte di più di quanto non fosse sotto Janukovich. E si deve comprare tutto all'estero per l'esercito.

C'era una sola fabbrica di proiettili a Lugansk. Ora è nella Repubblica Popolare di Lugansk.

Dov'è che l'Ucraina dovrebbe acquistare proiettili? La Russia non ne venderà.

E chi li venderà? L'esercito ceco. I grandi depositi della ex-Jugoslavia. Si forniscono sempre da lì, quindi cercheranno di comprare lì.

E questi sono i semplici proiettili per i Kalashnikov.

E i proiettili d'artiglieria? Come fare un veicolo leggero di fanteria corazzata se puoi produrne solo una metà, e l'altra metà è stata sempre fatta nella Federazione Russa, dove assemblavano i veicoli?

E non c'è aviazione, tranne gli aerei da trasporto. L'Ucraina non produce aerei da combattimento, né bombardieri.

Gli elicotteri? Si scopre che si producevano in collaborazione con il Donbass.

Una parte delle aziende è là... la Motor Sich ha parti delle sue imprese sul territorio del Donbass.

Come pensate di cavarvela? E se la guerra, Dio ci scampi, si diffonderà un po'? Ancor meno risorse.

Ciò significa che la guerra deve essere terminata. Non c'è alcun modo per uscirne.

Si può insistere molto, ma mi ricordo una rissa scolastica, quando facevo la quarta elementare, credo. Ci siamo scontrati con ragazzi di una classe più anziana. Un ragazzo di quarta è debole, e combatte solo nominalmente. E che colpi che ci davano, eravamo tutti insanguinati. I ragazzi più grandi combattevano davvero.

Questa immagine è ancora viva nella mia memoria, e una lotta reale è diversa dalla lotta in una scuola.

E questa lotta è solo per soldi. Ecco perché è così malvagia. Quindi, deve essere fermata.

La pace è un valore più grande di qualsiasi altra cosa.

Perché qui ci sono slavi che uccidono slavi. E 'stupido.

E questa non è come la Grande Guerra Patriottica. Questa è una guerra civile.

Questa è una guerra di clan oligarchici, che hanno violato un tabù finora indistruttibile.

Ci hanno messi gli uni contro gli altri. I clan di Donetsk, Dnepropetrovsk, Lvov.

Ma questo non coinvolge la popolazione. In qualche modo questo è chiaro.

Qualcuno è stato seppellito, qualcuno è stato ucciso, qualcuno è stato espulso dal paese, come Pavel Lazarenko per esempio.

Ma la popolazione non è stata coinvolta. La gente si sentiva tranquilla.

Sapeva che nessuno l'avrebbe chiamata allo scontro. Ed ecco, è arrivata una nuova generazione, che ha paura di entrare in un conflitto.

Fanno negoziati l'uno con l'altro, e mandano le persone nella mischia. Per uccidersi... e disegnano un quadro: qui nazisti, e qui antifascisti. Ma questo non è vero.

Questa è una guerra civile. Gli uomini sono semplicemente cooptati nelle forze armate dell'Ucraina.

Che tipo di nazisti sono?

E anche gli antifascisti sono diversi, mi dispiace per le mie parole. Ci sono anche queli che si gestiscono da soli, cercano di fare ordine.

Uccidono in qualche modo chi fa atti di sciacallaggio, e così via.

Tutti dicono che tutte le unità nella regione di Lugansk sono state isolate. Ed erano in conflitto tra loro. Erano tutte lì.

Questo significa che dobbiamo rifiutare le tesi che sono dei cliché della propaganda.

C'è una certa percentuale di nazisti, una certa percentuale di antifascisti. Ce n'è una percentuale. Ma io non vedo fascisti tra i nostri oligarchi.

Kolomojskij è un fascista? Mi volete dire che l'ebreo Kolomojskij è un fascista? Non credo che un ebreo possa essere un fascista.

Magari, questi non sono fascisti.

L'ebreo Pinchuk è un fascista? No, non lo è.

Vuol dire che non deve essere considerato come tale... E questo è quello che finanzia l'esercito ucraino.

C'è chi finanzia i battaglioni volontari, questo è il caso di Kolomojskij.

Non deve essere trattato come un fascista, è qualcosa di diverso.

Kolomojskij dice forse di essere un seguace di Hitler? Di certo non fa un saluto nazista.

Non fa queste cose. Ciò significa che si tratta di un cliché.

Se questo è un cliché, il conflitto è completamente diverso.

Si tratta di un conflitto di gruppi di oligarchi, in cui le persone sono state incitate dalla TV, per mezzo di propaganda.

Per distrarle dalle persone più importanti, quelle che stanno dietro. Questo è tutto.

E per distruggere quanto era stato fatto di bene in Unione Sovietica. Facendo attenzione che non ci sia alcun partito di sinistra in Ucraina. Hanno spiegato che questo sarebbe un male. Sarebbe un male quando i bambini hanno pasti gratuiti, un'istruzione senza spese. Sarebbe un male quando i pensionati sono pagati, quando si forniscono appartamenti. Tutto questo sarebbe male.

E sarebbe un bene quando andiamo a ucciderci a vicenda. Questo è ideologia. L'ideologia al di sopra di tutto.

Io non sono d'accordo. Credo che il conflitto sia questo. Il conflitto è molto borghese nella sua essenza.

Lo dico nonostante le mie simpatie borghesi. Io mi considero uno scrittore borghese. Ma sono uno di quegli scrittori borghesi che provano grande simpatia per l'ideologia di sinistra. Senza essere si sinistra, provano simpatia.

Anch'io provengo dal popolo. Non sono caduto dalla luna, né da una famiglia di principi.

Ecco perché la gente farà passo dopo passo... Mi dispiace dirlo, ma quel che non si può capire col cervello, lo si capisce col culo.

Avete saltato a Maidan, ora vi ballano le pentole in cucina a causa di questi salti. C'è un terremoto. vi siete svegliati su un vulcano.

Il vulcano si calmerà. Le persone diventeranno più intelligenti. Apprenderanno nuove informazioni, almeno un poco. Capiranno che uccidere è la cosa più costosa per se stessi.

Francamente, io non vedo tutto questo con pessimismo.

In ogni caso, cerco di trovare una ragione per il ritorno del progresso. Non può essere eterno. Ma ci sono alcuni periodi davvero progressivi della storia.

E mi aspetto un momento progressivo. Più vicino possibile. Cerco di parlare di una norma, non di deviazioni. Quando tutti si assaltano a vicenda, e le donne diventano più economiche dei proiettili.

Così, quando lo capirà un ucraino? Quando verrà questo momento?

Non lo so. Ma capite... il processo di lenta intuizione è inarrestabile.

L'umanità si sviluppa comunque dall'uomo di Neanderthal verso forme più elevate.

Comunque... Vedremo come sarà.

Almeno so che una maggiore aggressività non aiuterà a creare pace sul nostro territorio.

E tutti sono passati attraverso guerre civili. Tutti.

Assolutamente tutti. I francesi, gli spagnoli, gli inglesi. Generalmente ...

Gli americani?

Gli americani. Non c'è nessuno che non sia passato attraverso questo. I cannibali si fanno una guerra civile costante per tutto il tempo. Si mangiano a vicenda.

Ci auguriamo che questo sia anche per noi l'ultimo conflitto...

 
Gli ultimi serbi in una città serba

Il giovane sacerdote Trajko Vlajković vive con la sua famiglia a Uroševac, antica cittadina serba nel sud del Kosovo e Metohija. La chiesa e la moschea sono a pochi passi l'una dall'altra e il prete ortodosso e l'imam sono buoni amici. Il problema principale, secondo padre Trajko, è che la chiesa è vuota. Nella maggior parte dei casi ci sono solo tre parrocchiani alle funzioni: la moglie e i due figli di padre Trajko.

Padre Trajko Vlajković e la sua famiglia sono gli unici serbi nella città un tempo serba di Uroševac. Il nome stesso della città è cambiato dopo che i serbi se ne sono andati (o, per essere più precisi, sono stati costretti ad andarsene) – il suo nome albanese è Ferizaj. Dopo la guerra e i successivi pogrom, centinaia di famiglie ortodosse hanno dovuto abbandonare la loro terra natale per salvarsi la vita. La stragrande maggioranza della popolazione dell'odierna Ferizaj/Uroševac è, ovviamente, albanese. È impossibile sentir parlare serbo qui, con la sola eccezione della casa dei Vlajković, che è accanto alla chiesa. Non è sicuro parlare serbo fuori casa.

Non è facile essere un serbo ortodosso nella città un tempo serba fondata dal santo re Stefan Uroš V (1336–1371). Tuttavia, qui c'è una sorta di simbolismo: Uroš, l'ultimo re della dinastia Nemanjić (o la santa Vite dei Nemanjić, come si dice in Serbia), era famoso per la sua mitezza e umiltà.

Ma è molto difficile vivere in isolamento, circondati da vicini piuttosto ostili. Pertanto, padre Trajko considera le relazioni amichevoli della sua famiglia con l'imam della vicina moschea un vero miracolo. Dice che l'imam è una persona che è felice di aiutarlo e su cui si può davvero fare affidamento.

santo Stefano Uroš V Nemanjić

"Il fatto che abitiamo solo a un paio di metri l'uno dall'altro ci obbliga a trattare i nostri vicini con rispetto e gentilezza. Anche se siamo di fedi diverse, questo non dovrebbe essere motivo di odio", dice il sacerdote Trajko. "Ci facciamo visita e ci scambiamo auguri durante le nostre feste. È stato molto toccante quando i nostri vicini sono venuti e ci hanno augurato un felice Natale e Pasqua. Possa Dio concedere che la bontà viva nei cuori di tutti gli abitanti della regione!"

Ma non tutti i residenti di Uroševac condividono tali convinzioni. Camminare in tonaca per le strade della città, che è una cosa così naturale in Serbia, è semplicemente pericoloso per un prete qui. I due figli dei Vlajković giocano solo in casa o in cortile. È meglio non tentare la sorte e andare a giocare, per esempio, a calcio o a altri giochi in un altro luogo. E non vanno mai a scuola. La scuola più vicina dove si tengono le lezioni in serbo è a dodici miglia di distanza. "Non si può fare nulla!" dice il prete. "Dei 13.000 cristiani ortodossi espulsi da qui nessuno è tornato. E questo più di vent'anni dopo la guerra. Ciò che non può essere curato deve essere sopportato".

la chiesa di santo Stefano Uroš e la moschea a Uroševac

La chiesa in cui padre Trajko serve è vuota anche alla domenica e alle grandi feste. I serbi dei villaggi circostanti vengono in città per comprare o vendere qualcosa al mercato, ma, come nota il prete con un profondo sospiro, non per assistere alle funzioni. Tuttavia, lo sconforto è assolutamente estraneo alla sua natura. Cita il sempre memorabile Patriarca Pavle di Serbia: "Dio non ci ha dato una spada o una pistola per costringere le persone a essere cristiane. Ci ha dato la sua Parola. Chi ha orecchie per udire, udrà. Questa è la nostra arma. Il cammino di Dio non è facile, ma è onesto. Presuppone una lotta incessante con noi stessi, con le nostre passioni, con le falsità e con satana. Questo è il cammino attraverso la sofferenza, attraverso l'amore per noi stessi, per il nostro prossimo, per tutti gli esseri viventi, anche per i nostri nemici. La ricompensa alla fine del viaggio è la gloria celeste eterna nel Regno di Dio". Padre Trajko aggiunge: "Quindi non posso obbligare i serbi a ricordare la chiesa. Ma io sarò qui a ricordare loro sempre la chiesa e Cristo". È sicuro che sant'Uroš, al cui onore è dedicata la chiesa, protegga la sua famiglia attraverso le sue preghiere. "Sembra che tutto sia abbastanza semplice qui: la nostra piccola famiglia si prende cura della chiesa, e Cristo ci custodisce attraverso le preghiere del santo".

E questa chiesa è "sofferente, come sant'Uroš, come Cristo stesso", osserva il sacerdote. Negli ultimi decenni è stata più volte profanata: prima durante la guerra del 1999, poi nel 2000 quando vi è stata lanciata una granata, e poi nel 2004, durante il cosiddetto "pogrom di marzo". "Ma la chiesa sta aspettando che i parrocchiani tornino qui e che i serbi si ricordino di essere ortodossi. Sembra che allora i santi che ci guardano dalle icone piangano di gioia. Auguro a tutti noi una tale gioia, un tale trionfo, non militare, ma spirituale. Cristo organizzerà tutto, sia nella nostra vita che nella vita della Serbia, a condizione che gli restiamo vicini. Questo ci è stato ben dimostrato dai santi della dinastia Nemanjić".

P.S. Cari fratelli e sorelle, continuate ad aiutare i serbi e le chiese del Kosovo e i monasteri del Kosovo e Metohija.

Se avete l'opportunità e il desiderio di aiutare, ecco il numero della carta Sberbank a cui potete trasferire donazioni:

• Numero della carta Sberbank: 5469 0177 0923 5086 (destinatario: Petr Mikhailovich D. / Петр Михайлович Д.);

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Nota d'obbligo: "Aiuti al Kosovo".

 

 
Ora non è tempo di parlare della restaurazione della monarchia - vescovo Tikhon (Shevkunov)

Il capo del Dipartimento sinodale per le relazioni ecclesiastiche esterne, il metropolita Ilarion (Alfeev) ha recentemente parlato dei molti vantaggi della monarchia sulle forme di governo elettive e della sua convinzione che la Chiesa ortodossa russa parteciperebbe a tutte le discussioni in materia. Da parte sua, il vescovo Tikhon (Shevkunov), capo del Consiglio culturale patriarcale e abate del monastero Sretenskij a Mosca, crede che questo non sia il momento giusto per fare tali discussioni sulla restaurazione della monarchia.

"All'interno della nostra Chiesa ci sono persone, ci sono gruppi di persone che sostengono la restaurazione della monarchia e penso che se la nostra società diventerà matura per discutere questo tema, la Chiesa prenderà una parte molto attiva in questa discussione", ha detto il metropolita Ilarion nel programma televisivo "La Chiesa e il mondo". La sua dichiarazione rifletteva le recenti dichiarazioni del Catholicos-patriarca Elia II della Georgia sulla possibilità di ripristinare una monarchia costituzionale in Georgia, come riporta Interfax-Religion.

Secondo il vescovo Tikhon, gli appelli alla restaurazione della monarchia nella Russia contemporanea sono "completamente inutili", e ora non è il momento per una tale discussione, ha detto vladyka Tikhon durante una conferenza aperta alla Biblioteca statale della letteratura straniera, come riferisce RIA-Novosti.

Il 2017 segna il centenario dell'abdicazione dello tsar Nicola II dal trono e dell'eliminazione della forma monarchica di governo. Ci sono discussioni periodiche sulla fattibilità della restaurazione della monarchia del paese, in particolare tra gli ortodossi. La nuova cattedrale della Resurrezione di Cristo e dei nuovi martiri e confessori della Chiesa russa al monastero Sretenskij è stata terminata e consacrata proprio in tempo per il centenario dell'abdicazione dello tsar e della sanguinosa rivoluzione russa.

"Forse percepiamo che questo è un cammino speciale per la Russia, un momento speciale, in cui la Russia potrebbe riprendersi in un modo speciale, ma davvero, parlarne ora, mi sembra, è completamente inutile. Alcuni pensano che dobbiamo maturare, alcuni pensano che non siamo pronti, e alcuni pensano che il tempo sia irrimediabilmente passato – tutti abbiamo le nostre speculazioni", ha detto il vescovo Tikhon in risposta alle domande del pubblico.

Egli ha osservato che oggi è facile idealizzare la monarchia, ma che "ci sono i pro e i contro", anche se ha aggiunto: "Ma la monarchia è qualcosa di naturale per una coscienza della Chiesa".

Secondo il metropolita Ilarion, il sistema in cui un uomo è unto imperatore da Dio attraverso la sua Chiesa, piuttosto che essere eletto per un tempo limitato, "è, ovviamente, una forma di governo che è stata storicamente provata e che ha molti vantaggi rispetto a qualsiasi governo elettivo".

Tuttavia, ha anche notato che la Chiesa assume una posizione neutrale nei confronti di tutti i politici eletti dal popolo. "La Chiesa è leale nei confronti di qualsiasi autorità, finché quest'ultima non inizia a sostenere azioni contrastanti con la morale cristiana", ha detto il metropolita di Volokolamsk. Facendo eco a queste parole, il vescovo Tikhon ha affermato di essere stato egli stesso un convinto monarchico nei primi anni '90, ma alla fine ha capito che "la Chiesa ortodossa può vivere in qualsiasi stato".

"Ma la monarchia – la monarchia che a volte sogniamo – deve davvero essere meritata. Non so quanto possa essere così", ha concluso il vescovo Tikhon.

 
Auguri a Slavcho e Jana

Molti dei nostri parrocchiani ricordano Slavcho Stoilkovski (nella foto), il giovane violoncellista macedone che negli ultimi anni ha frequentato spesso la nostra parrocchia, cantando nel coro e dando un ottimo esempio di fedele ortodosso (vivendo a una novantina di chilometri da Torino, in una zona poco servita dai trasporti pubblici, la sua regolarità in chiesa ha dimostrato quanto sia facile frequentare le funzioni... se davvero si ha la fede nel cuore). Da poco tempo Slavcho si è trasferito a Riga, dove si è sposato con Jana, la sua collega insegnante che abbiamo avuto il piacere di avere in visita da noi a Torino. Dobbiamo ringraziare Slavcho per molte cose, non ultimo per averci aiutati a conoscere meglio e apprezzare la figura di vladika Jovan dell'arcivescovado ortodosso di Ohrid. Auguriamo a Slavcho e Jana ogni bene nel loro cammino sprituale e nella carriera musicale!

 
Il declino del Patriarcato di Costantinopoli

Il seguente articolo, che fa parte di un rapporto su tutte le Chiese autocefale fatto dall'arcivescovo Giovanni al secondo Concilio di tutta la diaspora della Chiesa russa all'estero, tenuto in Jugoslavia nel 1938, fornisce il quadro storico dell'attuale stato del Patriarcato di Costantinopoli. Potrebbe benissimo essere stato scritto oggi, a parte alcuni piccoli punti che sono cambiati da allora. Lo riproduciamo qui per portare più chiarezza nell'attuale crisi ecclesiastica che circonda il Patriarcato ecumenico e l'Ucraina.

Il primato tra le Chiese ortodosse è posseduto dalla Chiesa della Nuova Roma, Costantinopoli, che è guidata da un patriarca che ha il titolo di ecumenico, e quindi è chiamata il Patriarcato ecumenico, che territorialmente ha raggiunto il culmine del suo sviluppo alla fine del XVIII secolo. In quel tempo vi era inclusa tutta l'Asia Minore, l'intera penisola balcanica (eccetto il Montenegro), insieme alle isole adiacenti, poiché le altre Chiese indipendenti nella penisola balcanica erano state abolite ed erano entrate a far parte del Patriarcato ecumenico. Il patriarca ecumenico aveva ricevuto dal Sultano turco, ancor prima della presa di Costantinopoli da parte dei turchi, il titolo di millet bash, cioè il capo del popolo, ed era considerato il capo di tutta la popolazione ortodossa dell'Impero turco. Ciò, tuttavia, non impediva al governo turco di rimuovere i patriarchi per qualsiasi motivo e di richiedere nuove elezioni, riscuotendo allo stesso tempo una grande tassa dal nuovo patriarca eletto. Apparentemente quest'ultima circostanza aveva un grande significato nel cambiamento dei patriarchi da parte dei turchi, e quindi accadeva spesso che ammettessero di nuovo sul trono patriarcale un patriarca che essi stessi avevano rimosso, dopo la morte di uno o più dei suoi successori. Così, molti patriarchi hanno occupato la loro sede più volte, e ogni salita al trono era accompagnata dalla riscossione di una tassa speciale da parte dei turchi.

Per recuperare la somma che aveva pagato per la sua salita al trono patriarcale, un patriarca faceva una raccolta tra i metropoliti a lui subordinati, e questi, a loro volta, facevano una raccolta tra il clero loro subordinato. Questo modo di gestire le finanze ha lasciato un'impronta sull'intero ordine della vita del patriarcato. Nel patriarcato era pure evidente la "grande idea" greca, cioè il tentativo di restaurare l'Impero romano d'Oriente, dapprima in ambito culturale, ma in seguito anche politico. Per questo motivo a tutti i posti importanti furono assegnate persone fedeli a questa idea, e per la maggior parte i greci di Costantinopoli facevano riferimento al Fanar, dove si trovava la sede del patriarcato. Quasi sempre le sedi episcopali erano occupate dai greci, anche se nella penisola balcanica la popolazione era principalmente slava.

All'inizio del XIX secolo iniziò un movimento di liberazione tra i popoli balcanici, che si sforzavano di liberarsi dall'autorità dei turchi. Sorsero gli stati di Serbia, Grecia, Romania e Bulgaria, dapprima semi-indipendenti, e quindi completamente indipendenti dalla Turchia. Parallelamente a ciò proseguì anche la formazione di nuove Chiese locali separate dal Patriarcato ecumenico. Anche se controvoglia, sotto l'influenza delle circostanze, i patriarchi ecumenici permisero l'autonomia delle Chiese nei principati vassalli, e in seguito riconobbero la piena indipendenza delle Chiese in Serbia, Grecia e Romania. Solo la questione bulgara fu complicata da una parte per l'impazienza dei bulgari, che non avevano ancora raggiunto l'indipendenza politica, e, dall'altra parte, per l'inflessibilità dei greci. La volontaria dichiarazione dell'autocefalia bulgara sulla fondazione di un firmano (decreto) del sultano non fu riconosciuta dal patriarcato, e in un certo numero di diocesi fu stabilita una gerarchia parallela.

Costantinopoli, XIX secolo

I confini delle Chiese appena formate coincidevano con i confini dei nuovi stati, che crescevano continuamente a spese della Turchia, acquisendo allo stesso tempo nuove diocesi dal patriarcato. Tuttavia, nel 1912, quando iniziò la guerra balcanica, il Patriarcato ecumenico contava circa 70 metropolie e diversi vescovati. La guerra del 1912-13 strappò alla Turchia una parte significativa della penisola balcanica con grandi centri spirituali come Salonicco e l'Athos. La Grande Guerra del 1914-18 per un tempo privò la Turchia di tutta la Tracia e della costa dell'Asia Minore con la città di Smirne, che furono successivamente perse dalla Grecia nel 1922 dopo l'infruttuosa marcia dei greci su Costantinopoli.

Qui il Patriarca ecumenico non poteva facilmente lasciare fuori dalla sua autorità le diocesi che erano state strappate alla Turchia, come era stato fatto in precedenza. Si parlava già di certi luoghi che da tempi antichi erano stati sotto l'autorità spirituale di Costantinopoli. Nondimeno, il Patriarca ecumenico nel 1922 riconobbe l'annessione alla Chiesa serba di tutte le aree entro i confini della Jugoslavia; accettò l'inclusione nella Chiesa di Grecia di un certo numero di diocesi nello Stato greco, mantenendo, tuttavia, la sua giurisdizione sull'Athos; e nel 1937 riconobbe persino l'autocefalia della piccola chiesa albanese, che in origine non aveva riconosciuto.

I confini del Patriarcato ecumenico e il numero delle sue diocesi erano significativamente diminuiti. Allo stesso tempo il Patriarcato ecumenico perse di fatto anche l'Asia Minore, sebbene questa rimanesse all'interno della sua giurisdizione. Conformemente al trattato di pace tra Grecia e Turchia del 1923, si verificò uno scambio di popolazioni tra queste potenze, così che tutta la popolazione greca dell'Asia Minore dovette risiedere in Grecia. Antiche città che un tempo avevano un grande significato nelle questioni ecclesiastiche ed erano gloriose loro nella storia ecclesiastica, rimasero senza un solo abitante di fede ortodossa. Allo stesso tempo, il Patriarca ecumenico perse il suo significato politico in Turchia, poiché Kemal Pasha lo privò del titolo di capo del popolo. Di fatto, attualmente sotto il Patriarca ecumenico ci sono cinque diocesi nei confini della Turchia oltre all'Athos con i luoghi circostanti in Grecia. Il patriarca è estremamente ostacolato nella manifestazione anche dei suoi indiscutibili diritti di governo ecclesiastico entro i confini della Turchia, dove è considerato un normale funzionario turco, per di più sotto la supervisione del governo. Il governo turco, che interferisce in tutti gli aspetti della vita dei suoi cittadini, solo come privilegio speciale gli ha permesso, come anche al patriarca armeno, di portare capelli lunghi e abbigliamento clericale, cose proibite al resto del clero. Il patriarca non ha alcun diritto di libera uscita dalla Turchia, e ultimamente il governo sta perseguendo sempre più insistentemente il suo trasferimento nella nuova capitale di Ankara (l'antica Ancyra), dove ora non ci sono cristiani ortodossi, ma dove è concentrata l'amministrazione con tutti i rami della vita governativa.

Un tale declino del vescovo della città di san Costantino, che era una volta la capitale dell'ecumene, non ha intaccato la riverenza verso di lui tra i cristiani ortodossi, che hanno riverenza per la sede dei santi Giovanni Crisostomo e Gregorio il Teologo. Dall'alto di questa sede il successore dei santi Giovanni e Gregorio potrebbe guidare spiritualmente l'intero mondo ortodosso, se solo avesse la loro fermezza nella difesa della rettitudine e della verità e l'ampiezza di opinioni del recente patriarca Ioachim III. Tuttavia, al declino generale del Patriarcato ecumenico si è aggiunta la direzione della sua attività dopo la Grande Guerra. Il Patriarcato ecumenico ha voluto recuperare la perdita delle diocesi che hanno lasciato la sua giurisdizione, e allo stesso modo la perdita del suo significato politico entro i confini della Turchia, sottomettendo a se stesso aree dove finora non vi era stata alcuna gerarchia ortodossa, e allo stesso modo le Chiese di stati in cui il governo non è ortodosso. Così, il 5 aprile 1922, il patriarca Meletios ha designato un esarca per l'Europa occidentale e centrale con il titolo di metropolita di Thyateira con residenza a Londra; il 4 marzo 1923 lo stesso patriarca ha consacrato l'arcivescovo cecoslovacco Savvaty come arcivescovo di Praga e di tutta la Cecoslovacchia; il 15 aprile 1924, è stata fondata una metropolia d'Ungheria e di tutta l'Europa centrale con sede a Budapest, anche se lì c'era già un vescovo serbo. In America è stato fondato un arcivescovato sotto il trono ecumenico, poi nel 1924 è stata fondata una diocesi in Australia con sede a Sydney. Nel 1938 l'India è stata subordinata all'arcivescovo d'Australia.

Allo stesso tempo, è proseguita la soggezione di parti separate della Chiesa ortodossa russa che sono state strappate alla Russia. Così, il 9 giugno 1923, il patriarca ecumenico ha accettato nella sua giurisdizione la diocesi di Finlandia come Chiesa autonoma finlandese; il 23 agosto 1923, la Chiesa estone è stata sottoposta allo stesso modo; il 13 novembre 1924, il patriarca Gregorios VII ha riconosciuto l'autocefalia (cioè, piuttosto un'autonomia) della Chiesa polacca sotto la supervisione del Patriarcato ecumenico. Nel marzo del 1936, il patriarca ecumenico ha accettato la Lettonia nella sua giurisdizione. Non limitandosi all'accettazione nella sua giurisdizione delle Chiese in regioni che erano state staccate dai confini della Russia, il patriarca Photios ha accettato nella sua giurisdizione il metropolita Evlogij nell'Europa occidentale insieme alle parrocchie a lui subordinate, e il 28 febbraio 1937, un arcivescovo della giurisdizione del patriarca ecumenico in America ha consacrato il vescovo Theodore-Bogdan Shpilko per una chiesa ucraina nel Nord America.

Così, il patriarca ecumenico è diventato in realtà "ecumenico" [universale] nell'ampiezza del territorio teoricamente soggetto a lui. Quasi l'intero globo terrestre, a parte i piccoli territori dei tre antichi patriarcati e il territorio della Russia sovietica, secondo l'idea dei leader del patriarcato, rientra nella composizione del Patriarcato ecumenico. Aumentando senza limiti il ​​loro desiderio di sottomettere a sé parti della Russia, i patriarchi di Costantinopoli hanno perfino iniziato a dichiarare la non canonicità dell'annessione di Kiev al patriarcato di Mosca, e a dichiarare che la preesistente metropolia russa meridionale di Kiev dovrebbe essere soggetta al trono di Costantinopoli. Un tale punto di vista non è espresso chiaramente solo nel Tomos del 13 novembre 1924, in connessione con la separazione della Chiesa polacca, ma è anche ampiamente promosso dai patriarchi. Così, il vicario del metropolita Evlogij di Parigi, consacrato con il permesso del patriarca ecumenico, ha assunto il titolo di vescovo di Chersoneso; cioè, Chersoneso, che è ora nel territorio della Russia, sarebbe soggetta al patriarca ecumenico. Il prossimo passo logico per il Patriarcato ecumenico sarà quello di dichiarare che tutta la Russia è sotto la giurisdizione di Costantinopoli.

Tuttavia, la vera forza spirituale e persino i veri confini dell'autorità non corrispondono a tale auto-esaltazione di Costantinopoli. Per non parlare del fatto che quasi ovunque l'autorità del Patriarca è del tutto illusoria e consiste per la maggior parte nella conferma dei vescovi che sono stati eletti in vari luoghi o l'invio di tali vescovi da Costantinopoli, molte terre che Costantinopoli considera soggette a se stessa non hanno alcun gregge sotto la sua giurisdizione.

il patriarca Meletios

Anche l'autorità morale dei patriarchi di Costantinopoli è caduta molto in basso in considerazione della loro estrema instabilità in materia ecclesiastica. Così, il Patriarca Meletios IV ha organizzato un "Congresso pan-ortodosso", con rappresentanti di varie chiese, che ha decretato l'introduzione del nuovo calendario. Questo decreto, riconosciuto solo da una parte della Chiesa, ha introdotto uno spaventoso scisma tra i cristiani ortodossi. Il patriarca Gregorio VII ha riconosciuto il decreto del consiglio della Chiesa vivente in merito alla deposizione del patriarca Tikhon, che non molto tempo prima il Sinodo di Costantinopoli aveva dichiarato "confessore", e poi è entrato in comunione con i "rinnovazionisti" in Russia, cosa che continua fino a ora.

In breve, il Patriarcato ecumenico, che in teoria abbraccia quasi l'intero universo e di fatto estende la sua autorità solo su diverse diocesi, e in altri luoghi ha solo un superficiale controllo dall'alto e per questo riceve alcune sovvenzioni, è perseguitato dal governo del suo paese e non è sostenuto da alcuna autorità governativa all'estero: avendo perduto il suo significato di pilastro della verità e essendosi trasformato in una fonte di divisione, e allo stesso tempo essendo posseduto da un amore esorbitante per il potere, rappresenta uno spettacolo pietoso che richiama i periodi peggiori nella storia della sede di Costantinopoli.

Da The Orthodox Word, vol. 8, n. 4 (45), luglio-agosto 1972, pp. 166-168, 174-175.

 
Rapporto speciale sulle violazioni dei diritti dei cristiani ortodossi in Ucraina nel 2014

CENTRO PER IL MONITORAGGIO DEI DIRITTI E DELLA LIBERTÀ DEI CRISTIANI ORTODOSSI IN EUROPA

Rapporto speciale sulle violazioni dei diritti dei cristiani ortodossi in Ucraina nel 2014

Il Centro per il monitoraggio dei diritti e della libertà dei cristiani ortodossi in Europa presta particolare attenzione ai diritti dei cristiani ortodossi in Ucraina nel 2014. Dopo la vittoria del movimento di Maidan a Kiev nel febbraio 2014, il paese ha visto scontri civili e conflitti militari nelle regioni orientali di Donetsk e Lugansk. L'escalation del conflitto civile nel corso del 2014 ha portato a gravi violazioni dei diritti delle comunità religiose del paese, in particolare della Chiesa Ortodossa Ucraina – Patriarcato di Mosca, la più grande confessione del paese. Questo rapporto descrive i fatti di tali violazioni. Possono anche esserci state violazioni dei diritti dei cristiani ortodossi in Ucraina durante lo scorso anno che non sono state registrate, comunicate, o che sono comunque sfuggite alla nostra attenzione.

Indice

Capitolo 1. Fonti

I. Dichiarazioni e documenti ufficiali

II. Siti Web

2

Capitolo 2. Discorsi di odio, violazione della libertà di espressione, e umiliazione di cristiani ortodossi

3

Capitolo 3. Atti di ostilità contro preti ortodossi e personale ecclesiastico

I. Membri del clero uccisi

II. Pestaggi e interrogatori violenti

III. Vittime di bombardamenti tra il clero

IV. Membri del clero condannati di fatto a morte dagli estremisti

V. Alcuni altri casi

4-7

Capitolo 4. Diritto di libertà di riunione per i cristiani ortodossi

8

Capitolo 5. Atti di vandalismo e di profanazione contro il culto ortodosso e i luoghi sacri

I. Diocesi di Lugansk

II. Diocesi di Gorlovka e Slavjansk

III. Diocesi di Donetsk e Mariupol'

IV. Altre regioni ucraine

9-11

Conclusione

12

Invito alla cooperazione

12

Capitolo 1. Fonti

Il monitoraggio è stato effettuato sulla base di

I. Dichiarazioni e documenti ufficiali:

26 giugno 2014 – Lettera del metropolita Onufrij, primate della Chiesa Ortodossa Ucraina, al presidente ucraino Petro Poroshenko sugli attacchi ai sacerdoti ortodossi ucraini e agli edifici della Chiesa.

5 agosto 2014 – Dichiarazione del Dipartimento sinodale per l'informazione sulla morte di un prete ortodosso e sulle minacce alla pace religiosa in Ucraina.

18 agosto 2014 – Lettera del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' ai capi delle organizzazioni internazionali.

23 dicembre 2014 – Appello del Sinodo della Chiesa Ortodossa Ucraina al presidente Petro Poroshenko, relativo alla situazione critica nella società ucraina.

II. Siti web:

mospat.ru, orthodox.org.ua,

religions.unian.net,

ria.ru/religion, tass.ru/religiya

Capitolo 2. Discorsi di odio, violazione della libertà di espressione, e umiliazione di cristiani ortodossi

Va fatta una menzione speciale della campagna informativa lanciata contro la Chiesa Ortodossa Ucraina, Patriarcato di Mosca (COU MP) nei mass media di altre confessioni e organizzazioni nazionalistiche. Il capo della Chiesa Ortodossa Ucraina, Patriarcato di Kiev (COU KP), Filaret Denisenko, nelle sue interviste chiama apertamente la COU MP 'quinta colonna', accusandola di 'servilismo verso gli occupanti' e di riluttanza a sostenere l'esercito ucraino nell'odierno conflitto armato. Funzionari e risorse della COU KP e della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina (CGCU) hanno regolarmente diffuso false informazioni circa il soggiorno di miliziani e ribelli armati in particolari monasteri e chiese del Patriarcato di Mosca.

L'11 settembre 2014 un atto di ostilità e di umiliazione della dignità di cristiani ortodossi è stato fatto dal famigerato gruppo "Femen". Una componente del gruppo estremista, nuda dalla vita in su, si è versata addosso "sangue ucraino" stessa sul territorio della Lavra delle Grotte di Kiev, del Patriarcato di Mosca. Ha detto che "secondo la legge dei tempi di guerra, questi bastardi barbuti devono essere giustiziati o deportati dall'Ucraina per la promozione della morte"!!

Le autorità locali prendono spesso parte alla campagna di informazione facendo pressioni sulla COU MP e provocando conflitti inter-confessionali. Entro la fine del 2014 sono stati documentati i seguenti casi:

Il 5 dicembre, 59 deputati del Consiglio regionale di Ivano-Frankovsk hanno fatto una richiesta al sindaco di Ivano-di Mosca dalla struttura in Strada Chernovol n. 6 e trasferire la chiesa alla COU KP" con il pretesto che "il Patriarcato di Mosca ha una struttura di nuova costruzione con la sua parrocchia, mentre il Patriarcato di Kiev ha bisogno di almeno quattro strutture. Inoltre, vi è una mancanza di strutture per asili nido".

Nel mese di dicembre 2014, i deputati del Consiglio distrettuale di Kiversty, regione della Volinia, hanno fatto un appello ai fedeli del Patriarcato di Mosca perché passino alla COU KP, accusando la Chiesa Ortodossa Ucraina di "non pregare per l'Ucraina".

Nel dicembre del 2014, dopo che il Convento di Nostra Signora di Iveron nel villaggio di Peski è stato saccheggiato da persone in uniforme militare ucraina, rappresentanti del Ministero della Difesa ucraino hanno sostenuto che il campanile del convento era stato utilizzato per distribuire cecchini separatisti, mentre il convento era stato saccheggiato da 'miliziani mascherati'. È stato inoltre affermato che le chiese della Chiesa Ortodossa Ucraina sono state utilizzate attivamente dai ribelli come depositi di armamenti e munizioni.

Capitolo 3. Atti di ostilità contro preti ortodossi e personale ecclesiastico

Nel periodo da maggio a dicembre 2014, durante le ostilità e i bombardamenti di artiglieria nel sud-est dell'Ucraina, sono stati uccisi almeno tre chierici della Chiesa Ortodossa Ucraina. Nel corso di interrogatori violenti da parte della polizia ucraina, almeno sei chierici sono rimasti feriti.

Minacce e in alcuni casi anche condanne a morte in contumacia sono state segnalate nei casi di almeno 10 chierici (non sono possibili statistiche precise). Il numero di sacerdoti costretti a lasciare l'Ucraina ammonta a diverse decine (non sono possibili statistiche precise). Questi numeri sono particolarmente elevati nelle diocesi russe confinanti con l'Ucraina.

Elenco dei membri del clero della COU MP uccisi o feriti nel corso dell'operazione antiterrorismo nel sud-est dell'Ucraina.

I. Membri del clero uccisi

 

Data della morte

Nome, rango

Chiesa

Diocesi

Circostanze della morte

9 maggio

arciprete Pavel Zhuchenko

chierico aggiunto, chiesa di san Dimitri, Druzhkovka, regione di Donetsk

Donetsk

colpito a morte nella sua auto a un posto di blocco nei pressi del villaggio di Kodrat'evka

28 luglio

prete Georgij Nikishev

chiesa dei santi Pietro e Paolo, Pervomajsk

Severo-donetsk

morto per una ferita di shrapnel

 

31 luglio

arciprete Vladimir Kresljanskij

chiesa di san Giorgio

Lugansk

morto per ferite da bombardamenti

 

II. Pestaggi e interrogatori violenti

Data

Nome, rango

Chiesa

Diocesi

Circostanze delle percosse

25 maggio

arciprete Vladimir Maretskij

rettore, chiesa di san Nicola di Mira

Lugansk

detenuto, accusato di terrorismo e di sostegno alla milizia; torturato per costringerlo a un'ammissione di colpa. Percosso ai reni

13 luglio

arciprete Aleksandr Kondratjuk

rettore, chiesa di san Michele, Krasnoarmejsk

Donetsk

interrogatorio con minacce

 

19 luglio

arciprete Andrej Chicherinda

decano, distretto di Nikolaev

Gorlovka e Slavjansk

esame dell'auto, interrogatorio in manette con minacce

20 luglio

arciprete Vadim Jablonovskij

Rettore, chiesa di Nostra Signora Regina di tutti, Krasnij Liman

Donetsk

insultato durante l'esame dei documenti di identità e costretto a scavarsi una tomba

20 luglio

arciprete Victor Stratovich

Rettore, Chiesa dei SS Cirillo e Metodio, villaggio di Donetskij vicino a Slavjansk

Gorlovka e Slavjansk

interrogato, ammanettato, spinto nei boschi con un sacco in testa, costretto a inginocchiarsi e interrogato in questa posizione

30 luglio

arciprete Evgenij Podgornij

decano, distretto di Amvrosievka

Donetsk

detenuto, accusato di sostegno ai miliziani. Legato e gettato a terra, bruciato con mozziconi al petto e alla schiena e preso a calci alla testa. Calato in una fossa con un sacco sulla testa. Casa saccheggiata. Minacce di morte al figlio

III. Vittime di bombardamenti tra il clero

Data

Nome, rango

Chiesa

Diocesi

Circostanze dei bombardamenti

5 maggio

arciprete Sergij Mironov

rettore, Chiesa della Beata Xenia di San Pietroburgo

Gorlovka e Slavjansk

mitragliato nella sua auto a uno dei posti di blocco. In precedenza, condannato a morte in un sito Internet per i suoi aiuti ai miliziani

8 giugno

arciprete Roman Livinjuk

Slavjansk

Gorlovka e Slavjansk

contuso da una bomba a grappolo nel suo appartamento

23 agosto

Arciprete Sergij Piven

secondo sacerdote nella chiesa di san Giovanni di

Kronstadt, Kirovskoe

Gorlovka e Slavjansk

ferito e portato in ospedale quando il soffitto della sua chiesa è caduto per un bombardamento

IV. Membri del clero condannati di fatto a morte dagli estremisti

Nome, rango

Chiesa, diocesi

Accuse

Conseguenze

ieromonaco Afanasij Parintsev

Donetsk

servizi di preghiera ai posti di blocco della milizia

 

arciprete Nikolaj Fomenko

Rettore della cattedrale di sant'Aleksandr Nevskij e decano dell'omonimo distretto, Diocesi di Gorlovka e Slavjansk

critica delle azioni delle autorità di Kiev e aiuto ai miliziani

 

arciprete Aleksej Jefimov

rettore, chiesa dei santi Antonio e Teodosio delle Grotte di Kiev, Vasilkov, Diocesi di Kiev

avere dato la comunione ai combattenti della Berkut ed essersi opposto all'euro-integrazione dell'Ucraina

 

arciprete Oleg Trofimov

chierico aggiunto, diocesi di Severodonetsk

critica di Euromaidan e dell'ideologia dell'eurointegrazione

è stato costretto a lasciare il paese

arciprete Andrej Tkachev

capo del dipartimento delle missioni, diocesi di Kiev

critica di Euromaidan e dell'ideologia dell'eurointegrazione

ha dovuto lasciare il paese

arciprete Vitalij Vesjolij

rettore, chiesa della Risurrezione, decanato di Serafimovsk, diocesi di Gorlovka e Slavjansk

aiuto ai miliziani

il 17 luglio è stato sottoposto a pressioni e minacce da un gruppo guidato da un cappellano della CGCU

arciprete Vladimir Ocheretjany

chierico, chiesa dei santi Pietro e Paolo, decanato di Khartsy, diocesi di Donetsk

cura spirituale dei miliziani

il 20 maggio è stato rapito dall'ospedale dov'era in cura

arciprete Maksim Volynets

chierico, diocesi di Lugansk

 

minacciato di rappresaglie feroci

sacerdote Vladimir Navozenko

Rettore, chiesa della santa Protezione, Krasnaja Motovilovka, diocesi di Kiev

avere indicato sull'insegna 'Chiesa ortodossa russa' come sua giurisdizione

il 16 agosto, membri del partito Svoboda e nazionalisti radicali hanno interrotto una funzione intimandogli di lasciare l'Ucraina in una settimana e versandogli addosso succo di pomodoro, dicendo che era 'il sangue dei patrioti ucraini'

V. Alcuni altri casi

Nome, rango

Chiesa, diocesi

Descrizione della situazione

arciprete Aleksij Chaplin

capo del dipartimento delle missioni, diocesi di Kiev

sotto pressione delle forze dell'ordine e minaccia di reclusione è stato costretto a lasciare il paese

arciprete Andrej Novikov

segretario stampa, diocesi di Odessa

sotto pressione delle forze dell'ordine e minaccia di reclusione è stato costretto a lasciare il paese

Arciprete Oleg Mokrjak

capo del dipartimento delle missioni, diocesi di Odessa

dichiarato ricercato dalla polizia per aiuti e contatti con gli attivisti Antimaidan al campo di Kulikovo a Odessa

Capitolo 4. Diritto di libertà di riunione per i cristiani ortodossi.

La situazione dei fedeli nelle regioni che non sono toccate dalle ostilità militari è una questione di non minore preoccupazione. Nelle regioni di Kiev, Leopoli, Ternopol, Volinia, e Rovno, la Chiesa Ortodossa Ucraina – Patriarcato di Kiev (COU KP), che non è riconosciuta dall'Ortodossia canonica nel mondo, ha sequestrato illegalmente quattordici chiese della Chiesa Ortodossa Ucraina, con almeno sei chiese che rimangono sotto minaccia.

Il 23 dicembre 2014, il Sinodo della Chiesa Ortodossa Ucraina (Patriarcato di Mosca) ha informato il presidente ucraino Petro Poroshenko, su questi fatti: "L'esperienza storica dimostra che i conflitti per motivi religiosi si dimostrano più gravi degli altri e causano più spargimento di sangue. Essi influenzano profondamente la vita dei paesi e dei popoli. Può essere  necessario più di un decennio per superare le loro conseguenze. Pertanto, oggi dobbiamo esercitare quanti più sforzi possibile per preservare la pace inter-confessionale e interreligiosa in Ucraina".

In quasi tutti i casi, le chiese sono state sequestrate con il concorso delle autorità locali e con l'inazione degli organismi preposti all'applicazione della legge, o con il loro sostegno indiretto.

La COU KP, con il sostegno di militanti nazionalisti, ha sviluppato il seguente ed efficace piano per sequestrare le chiese ortodosse:

1) Nel territorio di una chiesa o al di fuori di esso, si organizza una fittizia "assemblea della comunità" o un "raduno degli abitanti del villaggio", che coinvolge estranei che non hanno nulla a che fare con la vita della chiesa, per prendere una "decisione del popolo" di trasferirsi al "Patriarcato di Kiev";

2) Con il sostegno delle autorità locali e senza un accordo con la comunità ortodossa, sono fatte modifiche illegali allo statuto della comunità (di fatto, la comunità ortodossa canonica viene così liquidata);

3) Con la non interferenza o il supporto degli organismi preposti all'applicazione della legge, la chiesa è sequestrata e trasferita al clero della COU PK.

Nel 2014 ci sono stati circa 60 tentativi abortiti di sequestrare chiese. Ci sono stati altri due casi alla fine dell'anno: il 30 novembre militanti nazionalisti e il clero della COU KP hanno tentato di sequestrare la chiesa di santa Maria Maddalena nel villaggio di Badovka, diocesi di Rovno. I fedeli sono riusciti a difendere la loro chiesa con la forza; il 26 dicembre, il clero della COU KP, sostenuto dai militanti del settore destro e da una formazione di guardia pubblica cosacca Guardia, hanno fatto irruzione e preso con la forza la chiesa dell'Assunzione nel villaggio di Ptichya, regione di Rovno. Dopo due giorni di confronto, i fedeli locali li hanno costretti a lasciare la chiesa. Al momento, la chiesa è chiusa e sigillata.

Capitolo 5. Atti di vandalismo e di profanazione contro il culto ortodosso e i luoghi sacri

Secondo le statistiche pubblicate dalla metropolia di Kiev nel mese di dicembre 2014, 9 chiese sono state completamente distrutte e 77 chiese danneggiate nelle regioni di Donetsk e Lugansk.

Nel territorio controllato dalle autorità ucraine, ci sono atti regolari di vandalismo contro le chiese della Chiesa Ortodossa Ucraina – Patriarcato di Mosca, tra cui decine di casi di incendi dolosi o incendi "per motivi non accertati" (come nelle diocesi di Izum, Kiev, Rovno, Nikolaev, Belaja Tserkov); casi di graffiti con insulti e appelli alla violenza (diocesi di Kiev), diffusione di volantini e manifesti che incitano a conflitti inter-confessionali e inter-etnici (diocesi di Kiev, Khmelnitsk, Rovno, Vinnitsa, Odessa e altre città).

Le distruzioni e i danni alle chiese sono una minaccia per la libertà di riunione per i cristiani ortodossi in Ucraina.

Elenco dei luoghi di culto della Chiesa Ortodossa Ucraina danneggiati nel processo dell'operazione antiterrorismo nel sud-est dell'Ucraina

I. Diocesi di Lugansk

Data

Nome

Tipo di danno

2 giugno

chiesa di sant'Andrea il primo chiamato, Lugansk

il recinto della chiesa è stato crivellato e la cupola trafitta da proiettili

4 luglio

convento di santa Olga, Lugansk

bombardamenti

6 luglio

cappella di san Nicola, Molodogvardejsk

bombardamenti

7 agosto

chiesa di Nostra Signora

danneggiata da schegge

20 agosto

chiesa della santa Protezione

cupola spezzata da un colpo diretto. Nessuna informazione sulle vittime

II. Diocesi di Gorlovka e Slavjansk

Data

Nome

Tipo di danno

26 maggio

chiesa della Madre di Dio Regina, Slavjansk

vetrate rotte e facciata danneggiata da bombardamenti. Una donna è stata uccisa nei pressi della chiesa

8 giugno

chiesa dello Spirito Santo, Slavjansk

bombardamenti

16 giugno

chiesa di San Serafino di Sarov, Cherevkovka

sotto i bombardamenti, la cappella e il refettorio sono stati completamente distrutti e la recinzione è stata danneggiata

16 giugno

cattedrale di Sant'Aleksandr Nevskij, Slavjansk

bombardamenti

21 giugno

cattedrale di Sant'Aleksandr Nevskij, Slavjansk

bombardamenti

30 giugno

cattedrale di Sant'Aleksandr Nevskij, Slavjansk

bombardamenti durante la Liturgia

19 luglio

convento di Nostra Signora di Iveron, Donetsk

bruciato per il bombardamento del gasdotto

7 agosto

chiesa dell'Annunciazione, Gorlovka

bruciata e distrutta in seguito a un colpo di artiglieria

10 agosto

chiesa di San Giovanni di Kronstadt, Cherevkovka

bombardamenti

10 agosto

cattedrale dell'Annunciazione, Gorlovka

bombardamenti. Sei profughi feriti nella chiesa inferiore

23 agosto

chiesa di san Giovanni di Kronstandt, Kirovskoe

distrutta da un colpo diretto durante la celebrazione della Veglia; tre persone uccise, 6 ricoverate in ospedale con varie ferite

III. Diocesi di Donetsk e Mariupol'

25 agosto

chiesa di san Giovanni di Kronstadt, Trudovskoe

chiesa bruciata dopo un colpo diretto. Durante il bombardamento, il rettore e i parrocchiani erano al sicuro nella cripta

21 novembre

monastero di Sant'Aleksandr Nevskij, Debaltsevo

due razzi Grad esplosi nel monastero provocando gravi danni alla chiesa e alla cappella.

25 novembre

chiesa dei santi Pietro e Paolo, distretto di Kuibyshev a Donetsk

cupola della chiesa abbattuta da un bombardamento

IV. Altre regioni ucraine

Data

Nome

Tipo di danni

inizi di aprile

Khmelnitsk

diffusione di manifesti con scritte, "chi serve Kirill serve Satana". Graffiti con insulti sulle chiese della COU

29 aprile

Chiesa dell'Elevazione della Croce, Uzum

incendio doloso

19 Maggio

chiesa della santissima Trinità, villaggio di Peskovka

incendio doloso. L'edificio è stato distrutto

6 giugno

chiesa della Risurrezione, Kiev

tentativo di incendio doloso

17 giugno

cappella di san Varsonofij di Kherson, Kherson

incendio doloso

15 agosto

cattedrale di san Simeone, Nikolaev

tentativo di incendio doloso. La chiesa non è stata danneggiata

15 agosto

chiesa di San Sergio di Radonezh, Nikolaev

tentativo di incendio doloso. L'incendio è stato spento

Conclusione

Nel 2014 la Chiesa Ortodossa Ucraina (Patriarcato di Mosca), la più grande confessione in Ucraina, e i suoi fedeli hanno visto un'escalation di discriminazione e di violenza dirette contro i suoi membri, in aumento verso la fine dell'anno. In alcuni casi, i metodi e le forme delle azioni contro la COU MP ricordano i peggiori periodi di persecuzione atea in Unione Sovietica.

I motivi di questa escalation sono le presunte accuse che la COU MP e i suoi membri sono "la quinta colonna del Cremlino in Ucraina" e nutrono aspirazioni filo-russe. Allo stesso tempo, i rappresentanti ufficiali della COU MP hanno fatto appelli per la pace e la comprensione reciproca tra i diversi gruppi del paese. Molte chiese della COU MP e volontari stanno sia aiutando i rifugiati sia agendo in qualità di mediatori in alcune situazioni di conflitto.

È necessario capire che storicamente l'Ucraina è stata a lungo un luogo di dispute inter-confessionali e di tensioni tra i greco-cattolici e ortodossi, tra gli ortodossi canonici riconosciuti dalle altre Chiese ortodosse, e i gruppi che non sono riconosciuti. Questa situazione è stata aggravata dopo il crollo dell'URSS. I greco-cattolici e il Patriarcato di Kiev (non riconosciuto dalle Chiese ortodosse canoniche), pur rappresentando minoranze importanti nella società ucraina, hanno cercato di diventare "chiese pan-nazionali" giocando la carta nazionalista nei rapporti religiosi. Per raggiungere questo status mirano a danneggiare la chiesa con la maggioranza di membri, la Chiesa Ortodossa Ucraina – Patriarcato di Mosca, o addirittura a escluderla completamente.

È pericoloso per la società ucraina e per la sua coesistenza pacifica con i paesi vicini considerare la situazione religiosa in Ucraina attraverso un prisma politico. Per questo motivo, le comunità religiose devono esercitare ogni sforzo per rimanere al sopra del conflitto politico e i politici devono mantenere la neutralità nei confronti delle organizzazioni religiose.

Invito alla cooperazione

Il "Centro per il monitoraggio dei diritti e della libertà dei cristiani ortodossi in Europa" invita la collaborazione di tutti coloro che possono fornire informazioni circa la violazione dei diritti religiosi dei cristiani ortodossi nei paesi membri del Consiglio d'Europa.

È possibile contattarci via e-mail: info@orthodoxrights.org

 
Il patriarca Bartolomeo a Kiev: prime dichiarazioni e conclusioni

i credenti della Chiesa ortodossa ucraina chiedono che il patriarca Bartolomeo restituisca le loro chiese. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il capo del Fanar è in Ucraina. Incontra la leadership del paese, parla ai forum dei veterani ma scappa dall'incontro con i credenti della Chiesa ortodossa ucraina. Cosa accadrà dopo?

Il capo del Fanar è arrivato in Ucraina , ha incontrato i vertici dello Stato e si è rifiutato di guardare negli occhi le persone che soffrivano per "l'amore della Chiesa madre". Cosa suggeriscono i primi passi del patriarca Bartolomeo sulla nostra terra, e come può evolvere ulteriormente la situazione?

Un progetto politico in violazione della Costituzione

Il 20 agosto 2021, l'aereo con il capo del Fanar è atterrato all'aeroporto di Boryspil, dove è stato accolto dal primo ministro Denis Shmyhal e dal capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Sergej (Epifanij) Dumenko.

Denis Shmyhal e Sergej Dumenko incontrano il patriarca Bartolomeo. Foto: canale Telegram di Denis Shmyhal

Secondo la Costituzione dell'Ucraina, il primo ministro è la terza persona nello stato in termini di status e, secondo la pratica diplomatica, i primi ministri incontrano i capi degli stati esteri negli aeroporti, e anche in tal caso non tutti e non sempre. Per esempio, il 22 agosto 2021, Denis Shmyhal non ha incontrato il cancelliere tedesco Angela Merkel a Boryspil.

"Una visita simbolica e importante per il nostro Stato. La delegazione del Patriarcato Ecumenico prenderà parte alle celebrazioni per il 30° anniversario del ripristino della nostra indipendenza. Ho ringraziato per il supporto fornito all'Ucraina e al popolo ucraino da sua Santità", ha scritto Denis Shmyhal sul suo canale Telegram dopo aver incontrato il capo del Fanar.

Subito dopo essere arrivato a Kiev, il patriarca Bartolomeo è andato a un incontro con il presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij.

Vladimir Zelenskij e il patriarca Bartolomeo. Foto: president.gov.ua

Nel corso dell'incontro si è svolto uno scambio protocollare di cortesie e sono state rilasciate alcune dichiarazioni, di cui si parlerà qui di seguito.

E il giorno successivo, 21 agosto 2021, il patriarca Bartolomeo è arrivato alla Verkhovna Rada dell'Ucraina e ha incontrato il suo presidente Dmitrij Razumkov, che, secondo la Costituzione, è la seconda persona nello stato.

Pertanto, tutti e tre i principali leader dell'Ucraina hanno incontrato il patriarca Bartolomeo, che non è né il capo di alcuno stato, né il primo ministro, né alcun altro funzionario. Dal punto di vista giuridico è il capo di un'organizzazione religiosa straniera e niente di più. Allora perché tutti i capi dello stato si incontrano con lui? E in che veste lo fanno: come funzionari o privatamente? A quest'ultima domanda si può rispondere in modo inequivocabile – come funzionari. Ciò è dimostrato sia dal fatto che quasi tutti questi incontri si sono svolti in un'atmosfera ufficiale per conto dello stato e, sulla base dei risultati di questi, nonché di precedenti incontri, sono state prese decisioni di natura legale.

Tuttavia, la Costituzione dell'Ucraina, che descrive i poteri dei tre più alti funzionari dello stato, non conferisce loro poteri di tale genere, per non parlare del fatto che l'Ucraina è uno stato laico in cui la Chiesa è separata dallo stato. Da ciò possiamo concludere che non solo l'attuale visita, ma tutta la cooperazione tra l'Ucraina e il Fanar è un progetto politico attuato dal governo ucraino in violazione della propria Costituzione.

La posizione dello struzzo: non vediamo conflitti, nessuna protesta

Durante un incontro con il patriarca Bartolomeo, il Presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij ha affermato che il nostro paese è "un esempio unico della pacifica convivenza di molte confessioni". E questo si dice in un momento in cui in tutto il paese continua un'ondata di violenti sequestri di chiese, in cui i credenti vengono picchiati, e centinaia di comunità della Chiesa ortodossa ucraina rivendicano giustizia legale nei tribunali, contestando una re-iscrizione illegale. C'è ovviamente un confronto religioso nella società ucraina, ed è piuttosto duro. Ma invece di prendere provvedimenti per pacificare la società, per risolvere il conflitto, chi detiene il potere preferisce semplicemente chiudere gli occhi sul problema e dichiarare che esso non esiste. Ma questo non risolverà il problema, lo aggraverà ancora di più.

La sera del 20 agosto, migliaia di fedeli della Chiesa ortodossa ucraina si sono allineati lungo l'autostrada di Boryspil con manifesti in ucraino, inglese e greco, che dicono che:

  • il nostro primate è il metropolita Onufrij di Kiev;
  • i credenti chiedono al capo del Fanar di venire a un incontro;
  • i credenti chiedono al Fanar di correggere ciò che ha fatto in Ucraina.

i credenti della Chiesa ortodossa ucraina lungo l'autostrada di Boryspil. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

C'erano molti di questi gruppi lungo il percorso del corteo del patriarca Bartolomeo dall'aeroporto a Kiev. E non poteva fare a meno di vederli. C'erano anche enormi striscioni su cui i credenti lo invitavano a un incontro.

invito per il patriarca Bartolomeo a un incontro con i credenti della Chiesa ortodossa ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il 21 agosto, in occasione dell'incontro del patriarca Bartolomeo con Dmitrij Razumkov, alla Verkhovna Rada si sono radunati più di 10.000 fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, venuti per rispondere all'appello dell'ONG "Miriane" ("Laici"), per testimoniare la fedeltà alla Chiesa ortodossa ucraina e dimostrare al capo del Fanar a cosa ha portato il suo intervento non canonico nella sfera religiosa dell'Ucraina. Prima della visita, l' ONG "Miriane" ha inviato una lettera ufficiale al Fanar invitando il patriarca Bartolomeo ad incontrarli e ad assicurarsi personalmente che la maggioranza dei cristiani ortodossi ucraini non accetta di seguire le decisioni prese dalle autorità ucraine insieme al Patriarcato di Costantinopoli .

parrocchiani della Chiesa ortodossa ucraina alla Verkhovna Rada. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il giorno prima della visita, alcuni social network religiosi hanno comunicato che il patriarca Bartolomeo intendeva comunque incontrare i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, ma la realtà è stata diversa. Il capo del Fanar è stato portato alla Verkhovna Rada attraverso l'ingresso di servizio.

E questo è stato fatto nello stile dei film d'azione di Hollywood, in pochi istanti: quando il corteo si è avvicinato, i cancelli sono stati aperti e chiusi proprio dietro l'ultima macchina. Allo stesso modo, il capo del Fanar è stato portato "segretamente" fuori dalla Verkhovna Rada. Razumkov lo ha accompagnato nel cortile interno, dove hanno fatto sedere "sua Santità" in un'auto, e nello stesso stile hollywoodiano lo hanno immediatamente portato via.

il patriarca Bartolomeo e Dmitrij Razumkov nel cortile della Verkhovna Rada. Foto: rada.gov.ua

Così, il capo del Fanar crede di essere in una posizione vantaggiosa per tutti: non ho visto e non ho sentito niente, non so niente, il che significa che tutto va bene in Ucraina e che ho fatto tutto bene. E se gli eventi attuali fossero avvenuti nel Medioevo, una tale versione avrebbe diritto a esistere. Ma noi non siamo nel Medioevo, e qualsiasi informazione diventa subito nota in tutto il mondo.

Il patriarca Bartolomeo è arrivato in Ucraina con i suoi associati. Uno di loro è Nikolaos Papachristou, direttore del Dipartimento stampa e comunicazione del patriarca Bartolomeo (sì, ne ha uno). Prima della visita, Papachristou ha rilasciato un'intervista dettagliata a una delle risorse della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", in cui ha dimostrato un'eccellente consapevolezza delle proteste dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina contro le azioni del Fanar e, in generale, della situazione nella vita ecclesiale dell'Ucraina.

Pertanto, non dubitiamo assolutamente che il patriarca Bartolomeo abbia le informazioni più complete sui sequestri dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, sul numero di partecipanti alla Grande processione della Croce e, in effetti, sulla posizione dei laici vicino alla Verkhovna Rada, che lo hanno aspettato per diverse ore per parlargli. Inoltre, osiamo suggerire che l'ingresso del corteo di Bartolomeo nella Rada attraverso la porta di servizio sia stato fatto su sua richiesta personale per non "perdere la faccia". Ma l'idea ha avuto successo? Difficilmente.

"Sua Santità" semplicemente non ha avuto il coraggio di guardare in faccia quelle persone che sono state picchiate, umiliate ed espulse dalle loro chiese per costringerle ad aderire al progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Non tutti sono in grado di guardare onestamente ai risultati delle proprie azioni e assumersene la responsabilità, anche solo morale.

Tuttavia, il giorno successivo, 22 agosto, a santa Sofia di Kiev il patriarca Bartolomeo ha lasciato intendere di essere pronto ad ascoltare i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, ma nel quadro di una certa "tradizione ecclesiale consacrata". "Noi, come Chiesa madre, siamo sempre pronti ad ascoltare i problemi, dissipare i dubbi, curare le ansie, trattare con la grazia di Dio i traumi di tutti i nostri figli, ma nel quadro di una tradizione ecclesiale consacrata", ha affermato il patriarca Bartolomeo.

Va inteso che per "tradizione della chiesa" il patriarca Bartolomeo intende che i credenti espulsi grazie a lui dalle loro chiese dovrebbero strisciare verso di lui in ginocchio, omaggiarlo e chiedergli di "dissipare i dubbi". Ma essi, semplicemente, non hanno dubbi. Rimangono fedeli alla loro Chiesa, al loro primate, sua Beatitudine il metropolita Onufrij, e non venderanno la loro fede per trenta denari.

Il Patriarca Bartolomeo ha una mania di persecuzione?

Già prima di arrivare in Ucraina, il pubblico è rimasto sorpreso da alcune, diciamo, eccessive precauzioni prese durante gli incontri con la partecipazione del patriarca Bartolomeo. Si comprende ancora il timore di incontrare i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, dove dovrebbe vergognarsi delle sue stesse azioni, ma molti fatti indicano che il capo del Fanar evita e teme anche i suoi pochi sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" – il molto "amato popolo ucraino" di cui parla così spesso.

Prima dell'arrivo del Patriarca Bartolomeo in Ucraina, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha annunciato che non sarebbe stato possibile portare acqua, cibo e manifesti nel territorio della cattedrale di santa Sofia, dove il 22 agosto si sarebbe svolta la funzione con il capo del Fanar. Molti sono stati sorpresi da queste precauzioni, ma questo era solo l'inizio.

Il 21 agosto, il patriarca Bartolomeo ha servito il Vespro nella chiesa di sant'Andrea, la stavropegia del Patriarcato di Costantinopoli a Kiev. Durante il servizio, la polizia ha completamente bloccato la collina di sant'Andrea, dove si trova la chiesa. Cioè, anche le persone che volevano vedere "il loro patriarca" e pregare con lui non hanno avuto una tale opportunità. Di conseguenza, la chiesa di sant'Andrea era praticamente vuota : c'erano solo "vescovi della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ", giornalisti e "parrocchiani VIP": Petro Poroshenko, Andrej Jurash, il boss della criminalità Aleksandr Petrovskij (soprannominato "Narik", ndc) e altri. Certo, non possiamo dire che se la polizia non avesse bloccato la collina di sant'Andrea, sarebbero venuti al servizio del patriarca Bartolomeo dei parrocchiani normali, ma c'era una tale possibilità.

Il 22 agosto ha avuto luogo una "liturgia" congiunta del capo del Fanar, Sergej Dumenko e altri "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Come già accennato, era vietato portare lì acqua, cibo e manifesti. Le persone potevano entrare nel territorio di santa Sofia di Kiev solo attraverso telai metallici (in cerca di armi?). E la cosa più interessante è che nel "santuario" accanto al patriarca Bartolomeo c'erano diverse guardie in giacca e cravatta e, per qualche motivo, occhiali scuri. Risaltavano brillantemente sullo sfondo di persone in paramenti e sembravano molto comici. La domanda è: se il popolo ucraino ama così tanto il patriarca Bartolomeo (e lui ama il popolo ucraino) perché ha bisogno di tanta protezione, anche durante un servizio divino? Di chi ha paura?

guardie nel "santuario" alla "liturgia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Foto: Facebook di Sergej Chapnin

Continua la persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina

Sfortunatamente, le ipotesi di molti esperti e analisti secondo cui l'arrivo del patriarca Bartolomeo in Ucraina potrebbe provocare una nuova ondata di sequestri di chiese hanno tutte le probabilità di essere corrette. I credenti della Chiesa ortodossa ucraina si appellano da molto tempo sia alle autorità ucraine che ai fanarioti, chiedendo almeno una valutazione dell'illegalità e della violenza che i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" stanno facendo. Ma invece sia le autorità che i fanarioti sono in realtà solidali con gli oppositori della Chiesa ortodossa ucraina. In un incontro con il patriarca Bartolomeo il 20 agosto, Vladimir Zelenskij ha affermato che il fattore religioso è "uno dei fattori che l'aggressore usa contro l'Ucraina come arma ibrida", accennando chiaramente alla Chiesa ortodossa ucraina. Il patriarca Bartolomeo, in un'intervista a Ukrinform alla vigilia della sua visita in Ucraina, ha detto che la Chiesa ortodossa ucraina si preoccupa di interessi stranieri piuttosto che di criteri ecclesiali.

Pertanto, sia il governo ucraino che il Patriarcato di Costantinopoli hanno dichiarato il loro atteggiamento negativo nei confronti della Chiesa ortodossa ucraina. E questo non è solo un atteggiamento negativo, ma un approccio, la cui essenza è stata espressa in modo molto succinto dagli antichi persecutori dei cristiani nell'Impero romano: "voi non dovreste esistere". Il Fanar ha dichiarato che la Chiesa ortodossa ucraina non esiste più. Sergej Dumenko afferma che tutte le parrocchie della Chiesa ortodossa ucraina appartengono alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il governo ucraino sta cercando di fare tutto il possibile per attuare tali parole. Tuttavia, non bisogna dimenticare che tutto è nelle mani di Dio. La verità di queste parole può essere osservata con i nostri occhi in Ucraina: la Chiesa ortodossa ucraina vive e cresce, e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" cerca sostegno dagli uffici governativi e dai funzionari del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Sergej Dumenko tra i favoriti

Di recente, il patriarca Bartolomeo ha esagerato nei complimenti a Sergej Dumenko. Nella stessa intervista con l'agenzia Ukrinform, ha affermato che Sergej Dumenko è un leader efficace di cui al Fanar hanno fiducia. "Epifanij è un primate sensibile che sa come gestire gli affari ecclesiastici in modo efficace e nello spirito della tradizione canonica dell'Ortodossia", ha affermato il patriarca Bartolomeo. Essendo già arrivato a Kiev, ha detto che in decenni gli ucraini avrebbero glorificato il nome e l'esempio di Sergej Dumenko. "Il tuo lavoro sarà duro, ma tra molti decenni i tuoi discendenti loderanno il tuo nome e il tuo esempio. Abbiamo avuto modo di conoscerti come un uomo d'azione, come un uomo timorato di Dio, con una fede incrollabile in Cristo, amore per la Chiesa e per la tua patria", ha detto il capo del Fanar.

Sì, per una persona normale sembra tutto assurdo e persino beffardo. Ma questo non è solo un inchino diplomatico. Questa è una risposta a quei "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che stanno cercando di fare il proprio gioco nella lotta per il potere nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e, nell'ambito di questo gioco, cercano i propri canali di comunicazione con il Fanar. Ora, a questi "vescovi" è stato dato un chiaro segnale: starsene seduti e non dubitare delle capacità di un "leader efficace".

Il patriarca Bartolomeo è il creatore di una nuova "realtà"

In un'intervista all'agenzia Ukrinform, il capo del Fanar ha criticato gli oppositori del tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e ha affermato: "Il problema di queste persone è che è difficile per loro accettare la realtà, oppure si rifiutano di riconoscerla. Ignorano anche cosa significhi l'autocefalia, così come la storia e la pratica canonica di concederla". Cioè, il patriarca Bartolomeo sta cercando di convincere tutti che è lui, il capo del Patriarcato di Costantinopoli, che crea la vera "realtà". E se ciò che vedi con i tuoi occhi non coincide con ciò che dice il capo del Fanar, dovresti credere a lui, non ai tuoi occhi.

Per esempio, 10.000 persone che lo stavano aspettando vicino alla Verkhovna Rada il 21 agosto, così come quelle 350.000 persone che hanno camminato nella Grande processione – questa non è una realtà. Anche sua Beatitudine il metropolita Onufrij non è una realtà, così come più di 12.000 comunità della Chiesa ortodossa ucraina – questa non è una realtà. Ma Sergej Dumenko, che non ha affatto il sacerdozio, una persona che chiama le parole del Vangelo "proverbi", è una realtà. Anche i suoi pochi sostenitori, che non hanno nemmeno osato organizzare una vera e propria processione religiosa nel giorno del Battesimo della Rus', sono una realtà. Nella sua realtà, quella "di Bartolomeo", solo lui, il patriarca Bartolomeo, può concedere l'autocefalia, e poco importa se la conceda a scismatici o a cristiani ortodossi. E chiunque la pensi diversamente viene dichiarato ignorante.

E il 21 agosto, mentre si trovava al monastero di san Michele dalle cupole dorate, il patriarca Bartolomeo ha dichiarato che il Fanar "era in origine un custode affidabile del bene della Chiesa, e sebbene all'epoca del suo culmine e della sua forza numerica potesse introdurre e stabilire una forma piramidale della Chiesa ortodossa orientale, ha respinto questa idea con disgusto e non ha deviato né dall'ecclesiologia che le è stata data né dal sistema della 'pentarchia' stabilito e santificato dai Concili" .

Innanzitutto, è interessante la formulazione stessa della domanda: "potremmo se volessimo". Qui ascoltiamo di nuovo l'affermazione che un vescovo greco espresse una volta in chiaro: "In cielo, naturalmente, il Signore è il capo della Chiesa, ma sulla terra il capo della Chiesa è il patriarca di Costantinopoli".

I fanarioti credono seriamente di poter organizzare e ricostruire la Chiesa a loro discrezione? Tutta la storia della Chiesa testimonia il fatto che è il Signore che governa questa Chiesa terrena e storica, e nessun "periodo d'oro e forza numerica" ​​significa nulla senza la Provvidenza di Dio.

In secondo luogo, naturalmente, il patriarca Bartolomeo attribuisce al Patriarcato di Costantinopoli che non ha formalmente subordinato il resto dei patriarcati orientali durante il periodo culminante dell'Impero bizantino e durante il declino dell'Ortodossia. Ma dice che l'ecclesiologia sarebbe stata data a Costantinopoli, e quindi è questo patriarcato che ne è il custode. L'affermazione è assurda poiché l'ecclesiologia non può essere data a nessuna Chiesa locale. La dottrina della Chiesa è uno degli elementi dogmatici della fede ortodossa, senza la quale questa fede diventa viziata, e quindi non salvifica. Non si può rimanere ortodossi e leggere il Credo senza "Credo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica". Tuttavia, il Fanar sta cercando di convincere tutti che il Patriarcato di Costantinopoli è l'unico custode dell'ecclesiologia ortodossa, il solo che ha accesso alla "sacra conoscenza" di come dovrebbero essere organizzati gli affari ecclesiastici.

In terzo luogo, i Concili ecumenici non hanno istituito né consacrato il sistema della "pentarchia". Questo sistema delle cinque sedi più influenti – Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme – si è formato naturalmente sotto l'influenza di fattori prevalentemente politici. I Concili ecumenici hanno introdotto alcune regole per regolare i rapporti tra questi troni, ma non hanno per nulla fatto dell'esistenza di queste sedi, e dei territori influenzati da queste sedi, un dogma incrollabile. Le regole conciliari descrivevano semplicemente la realtà di allora, anche se in tutta onestà va detto che sia allora che ora ci sono state persone che sostenevano che la Chiesa non potesse esistere se non nella forma dei cinque patriarcati. Queste persone rimasero sinceramente perplesse quando la sede romana si separò dalla Chiesa ecumenica e restarono quattro patriarcati. A proposito, quando nel 1589 fu riconosciuto lo status di patriarcato alla Chiesa russa, i sostenitori della "Pentarchia" videro in questo il ripristino di una teoria perduta e affermarono che Mosca avrebbe presumibilmente preso il posto di Roma. Inutile dire che tutte queste teorie e ragionamenti non hanno fondamento nel Nuovo Testamento e sono, nel migliore dei casi, un tentativo di regolare le relazioni interecclesiali in specifiche condizioni storiche.

Oggi, la cosiddetta teoria della "Pentarchia" è piuttosto un fenomeno storico, non è la struttura moderna della Chiesa e, naturalmente, non è un dogma ecclesiologico. E giustificare alcuni diritti speciali con questa teoria non è altro che una speculazione su temi storici.

E in quarto luogo, se parliamo della teoria della "Pentarchia", questa semplicemente non implica che Costantinopoli sia stata dotata di alcun privilegio esclusivo, ma riconosce l'uguaglianza dei cinque patriarcati che esistevano nel primo millennio. E se si va ancora oltre e si riconosce il Patriarcato di Mosca come uno dei cinque patriarcati della "Pentarchia", allora in generale si scopre che Costantinopoli non ha affatto ragione.

Cosa accadrà dopo?

Osiamo suggerire che se inizierà una nuova ondata di sequestri, è improbabile che avvenga su larga scala. E questa speranza si basa non sulla "coscienza" delle autorità, ma sulla forza della Chiesa. Il gregge della Chiesa ortodossa ucraina nell'ultimo anno è diventato notevolmente più attivo e organizzato nel difendere i propri diritti costituzionali. La natura massiccia della Grande processione, la capacità di radunare rapidamente decine di migliaia di persone per incontri di preghiera sotto la Verkhovna Rada e altri organi governativi, fa riflettere queste stesse autorità sul costo di continuare la sua politica anti-ecclesiale.

Da un lato, è abbastanza ovvio che, sotto l'influenza del Dipartimento di Stato americano, le autorità siano tornate alla politica anti-ecclesiale dell'ex presidente Poroshenko. Ma d'altro canto tutti capiscono benissimo che i mantra sull'assenza di conflitti interreligiosi in Ucraina vanno bene solo per i ricevimenti diplomatici, e in realtà i tentativi di fare più pressione sulla Chiesa ortodossa ucraina porteranno a un atteggiamento ancora più negativo della Società ucraina nei confronti dell'attuale governo, con corrispondenti percentiali alle prossime elezioni. Allo stesso tempo, va tenuto presente che sia la situazione politica esterna che quella interna stanno delineando piuttosto per il governo un'assenza di successo. A proposito del gasdotto Nord Stream 2, sia gli Stati Uniti che la Germania hanno ingannato l'Ucraina. All'Ucraina viene imposto il tema della "energia verde", che minaccia di finire i resti della nostra industria, oltre a portare a un collasso energetico. C'è un crescente malcontento nella società per la vendita delle terre ucraine, che Vladimir Zelenskij ha legalizzato per compiacere i nostri partner occidentali (probabilmente meglio dire, i nostri curatori). È già stato annunciato un aumento significativo delle tariffe per le bollette del gas, dell'elettricità e delle utenze. Inoltre, questo aumento potrebbe essere tale da mettere la maggior parte della popolazione sull'orlo della sopravvivenza. Tutte queste circostanze giocheranno contro l'attuale governo e non c'è bisogno di un altro fattore aggiuntivo sotto forma di reazione alla politica anti-ecclesiale.

E, probabilmente, il fattore principale che influenzerà la politica delle autorità ucraine, e non solo nella sfera religiosa, è una diminuzione tangibile dell'influenza degli Stati Uniti sugli affari mondiali. Ciò è stato simboleggiato dai recenti eventi in Afghanistan, dove gli americani hanno dovuto evacuare caoticamente, e i cittadini afgani che hanno servito fedelmente gli Stati Uniti sono stati gettati alla mercé dei nuovi talebani. In molti paesi molti politici hanno pensato seriamente: vale la pena seguire così sconsideratamente gli ordini dell'amministrazione americana, soprattutto se questi ordini contraddicono direttamente sia gli interessi di questi paesi sia, spesso, la legislazione?

Quanto al Patriarcato di Costantinopoli, questo va sempre più avanti nel suo sforzo di affermare il proprio privilegio ed esclusività nel mondo ortodosso. Il Fanar, invece di cercare modi per ritirarsi dal progetto chiaramente fallito della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", al contrario, dichiara che questo progetto è una "realtà".

Il 22 agosto, presso santa Sofia di Kiev, il patriarca Bartolomeo ha affermato che è sbagliato definire anacronistico e museale il patriarca di Costantinopoli. Ma se il Fanar non cambia idea in un futuro molto prossimo, allora è possibile che accada propriquesto.

 
Il suicidio secondo la Tradizione della Chiesa ortodossa

Affrontiamo il tema del suicidio dal punto di vista dei canoni ecclesiastici, per vedere quali siano le motivazioni della (apparente) durezza della Chiesa a vietare i funerali e le commemorazioni dei defunti per i suicidi. Il protopresbitero Lambros Fotopoulos analizza la legislazione ecclesiale e la tradizione (soprattutto monastica), per sottolineare la volontà di bene verso tutti gli esseri umani (anche quelli che hanno operato una scelta auto-distruttiva). Presentiamo l’articolo sul suicidio nella sezione “Etica” dei documenti.

 
Intervista di Tudor Petcu ad Alberto Nicelli

Tudor Petcu: Prima di parlare del modo in cui lei ha incontrato e scoperto l’Ortodossia, mi piacerebbe che mi parlasse un po’ dell’eredità spirituale che ha ricevuto nel mondo cristiano in cui lei è nato e cresciuto.

Alberto Nicelli: Sono nato e cresciuto respirando l’aria di un freddo e formale cattolicesimo, senza guide forti o modelli di riferimento in famiglia: battesimo appena nato, prima comunione a 7 anni e poi la cresima a 12 o 13 anni (non ricordo bene). Come si fanno le vaccinazioni obbligatorie. Poi quasi più nulla, se non qualche Messa, in occasione di matrimoni e funerali.

Tenendo conto del suo percorso spirituale, potrebbe dirmi qual è stata di fatto la ragione per cui lei ha scelto la conversione all’Ortodossia? Si potrebbe dire che la Chiesa ortodossa abbia conquistato subito il suo cuore e se sì, perché?

Ho sempre sentito pressante dentro di me, fin da ragazzo, la domanda esistenziale sul senso della vita e il mistero dell’universo. Mi appassionai all’astronomia e alla matematica. All’università mi iscrissi alla facoltà di Fisica, a Pisa, dove poi ho conseguito la laurea. Ma gli studi scientifici mi spiegavano i tanti “come” della realtà, non i “perché”. Mi spiegavano cioè, come descrivere i fenomeni e le loro cause fisiche, non rispondevano alla mia domanda esistenziale.

In quegli anni universitari, bazzicando nelle librerie, scoprii le filosofie orientali: il taoismo, il buddismo e l’induismo; filosofie esperienziali, non concettuali!

Ecco il punto! Non è la mente che può scoprire la Verità, ma il “cuore”! Sostanzialmente queste filosofie mi dicevano: “Fa’ il vuoto dentro di te, abbandona i pensieri! Non sono le opere e i comportamenti che salvano, ma la Conoscenza immediata, nella pura Consapevolezza del presente!. L’Io, cioè la Coscienza stessa, è il divino in noi!”. (Ecco – pensavo – che cosa voleva dire il Cristo con “il Regno dei Cieli è dentro di voi”!)

Dai venti ai cinquant’anni, quindi, ho percorso con convinzione le vie dell’Oriente: meditazione zen, attenzione centrata sul respiro, consapevolezza delle sensazioni, osservazione della mente,abbandono dei pensieri... e in quell’esercizio di costante attenzione e presenza giungevo effettivamente a sperimentare una certa pace.

Mi rimaneva, tuttavia, un grosso dubbio, latente e non risolto: Gesù Cristo, in cui credevo e che tenevo dentro di me in altissima considerazione, a prescindere dal fatto che non mi sentissi per nulla un cattolico, poteva essere equiparato a uno dei tanti saggi, maestri e illuminati orientali? La risposta dentro di me era pur sempre NO! C’era un abisso che non riuscivo a spiegare. Forse che i saggi taoisti e i maestri zen facevano miracoli, guarivano i malati, risuscitavano i morti e risuscitavano essi stessi dopo la morte? Forse che un Buddha poteva essere equiparato a Gesù Cristo?

Cominciai allora a leggere di tutto su Gesù: sulla sua passione e morte in croce, sulla Sindone… Lessi le opere dei mistici cristiani, quelli più affini alla spiritualità orientale, che consideravo molto più profonda della religiosità occidentale: Meister Eckhart, S. Giovanni della Croce, S. Teresa d’Avila... Ma la “crisi” avvenne quando ripresi a leggere i Vangeli, che non avevo mai letto attentamente e per intero. Quello di Giovanni mi colpì profondamente! E leggendo il passo di Luca 7, 36-50, della peccatrice che piangeva ai piedi di Gesù e li asciugava con i suoi capelli, scoppiai a piangere a dirotto!

Dopo questo decisivo evento, restavo tuttavia ancora critico e insofferente nei confronti del cattolicesimo romano, ma ormai stavo ripercorrendo in lungo e in largo le vie del cristianesimo e ben presto scoprii l’Ortodossia! Rimasi meravigliato e conquistato dalla sua profonda spiritualità ascetica, dalla sua tensione alla santità, cui sono chiamati indifferentemente monaci e laici. Lessi i “Racconti del Pellegrino Russo” e subito dopo la Filocalìa. Scoprii la preghiera di Gesù: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!” e la necessità della preghiera continua. A che scopo? Per l’abbandono dei pensieri! Per purificare il cuore e la mente dalle passioni, e per acquisire lo Spirito Santo, che – come dice S. Serafim di Sarov – è il compito più importante del cristiano! Ma con l’umiltà, chiedendo l’aiuto e la misericordia di Dio! Non è il risultato di una tecnica meditativa!

Cercai in Internet e imparai a intrecciare da solo il mio primo “komboskini”, la tipica corda da preghiera ortodossa, a 33 nodi. Mi iscrissi a gruppi di ortodossi italiani su Facebook; imparai moltissimo leggendo i “post” in cui si citavano i Santi Padri della tradizione ortodossa, che allora mi erano pressoché sconosciuti, e i commenti che mi mettevano sempre più in evidenza le profonde differenze fra il cattolicesimo romano e l’Ortodossia.

Presto scoprii che non lontano da dove abitavo, a Ivrea, c’era un chiesa ortodossa romena. Fin dalla prima volta che vi entrai, rimasi profondamente affascinato dalla Santa Liturgia, dalla bellezza del rito, dall’intensità spirituale e dalla sacralità atemporale che si percepiva. Alla fine della celebrazione mi  presentai al sacerdote, padre Dumitru, e gli spiegai che era prima volta che entravo in una chiesa ortodossa. Mi accolse con affetto e attenzione, mi dedicò molto tempo e mi fece dono di un libro sull’Ortodossia, di una icona (un dittico con la Madre di Dio e Gesù Cristo), di un “komboskini” (“metanierul”, in rumeno), di un sacchetto di incenso e un piccolo fornello di metallo, che stava in una mano: “così puoi metterci l’incenso e accenderlo, per pregare davanti all’icona”, mi disse. Mi congedai abbracciandolo e uscii dalla chiesa con una sensazione di pace e di gioia che durò a lungo.

Dopo un paio di anni di frequentazione della chiesa, senza poter fare la comunione al corpo e al sangue di Gesù Cristo, espressi a padre Dumitru il desiderio di essere battezzato con triplice immersione. Fui battezzato nel 2016, il 1° ottobre, il giorno in cui si celebra la festa della Protezione della Madre di Dio. Padre Dumitru invitò a officiare con lui anche padre Ambrogio, igumeno della parrocchia ortodossa di S. Massimo di Torino (del patriarcato di Mosca). Ero talmente emozionato che nel recitare a memoria il Credo (ci tenevo a recitarlo a memoria) andai in confusione e mi bloccai senza riuscire a riprendermi, nonostante i sommessi suggerimenti di Padre Ambrogio! Black out! Dovetti continuare leggendo!

Come nome “ortodosso” scelsi il nome Modesto, che già mi apparteneva (come terzo nome registrato all’anagrafe, dopo Alberto e Angelo), ma prima non mi era mai piaciuto: l’ho scelto simbolicamente proprio per questo motivo, oltre al fatto che è un nome di origine latina, che richiama all’umiltà, e appartenne a molti santi martiri.

Le ho fatto domande sul suo percorso di conversione all’Ortodossia, ma ora le chiedo di parlarmi del suo percorso spirituale da quando dei è diventato Ortodosso. Lei ha dovuto rinunciare all’uomo che era per diventare un uomo nuovo nella Chiesa ortodossa?

Sì, certo, da quando sono un membro della Chiesa ortodossa, e quindi del Corpo di Cristo, sono cambiati i miei pensieri, le mie priorità e quindi anche i miei comportamenti.

Vista la sua conversione all’Ortodossia, come descriverebbe di fatto la conversione stessa? Dall’altra parte, si può dire dal suo punto di vista che una conversione sarebbe necessaria anche per le persone che sono nate nella Chiesa ortodossa?

La mia conversione non l’ho decisa io. Mi è capitata come una folgorazione. Non avrei potuto decidere o agire diversamente.

Ricevere il battesimo ortodosso, che questo avvenga fin dalla nascita o più tardi, è importante, ma non basta. Per essere ortodossi nel cuore e nell’anima, cioè cristiani, bisogna convertirsi ogni momento, per tutta la vita.

Ho sempre sentito dire che l’Ortodossia esiste solo in Cristo e attraverso Cristo, ma quali sarebbero i suoi argomenti per affermare che la Chiesa ortodossa è davvero la Chiesa di Gesù Cristo?

La Chiesa ortodossa è la Chiesa di Gesù Cristo, una e indivisa, perché così è stato fin dai tempi degli Apostoli, senza interruzione e senza deviazioni, come testimoniato e tramandato da tutti i santi Padri Teofori fino ai giorni nostri. L’Ortodossia è il cristianesimo, e il cristianesimo è l’Ortodossia. Tutte le altre chiese o congregazioni di ispirazione cristiana sono rami che si sono separati direttamente dal tronco dell’Ortodossia, come la Chiesa di Roma, con lo scisma del 1054, o sono spuntate molto più tardi, come rami secondari, da rami che già non appartenevano più al tronco. A ben vedere sono tutte deviazioni, riduzioni, o addirittura deformazioni del Cristianesimo, in cui non può scorrere la linfa vitale che proviene dalle radici. Basti pensare all’Eucaristia: solo la Chiesa ortodossa l’ha mantenuta come volle Gesù Cristo e con la centralità salvifica che le volle attribuire Gesù Cristo.

Se volessi conoscere meglio il patrimonio ortodosso d’Italia, quali sarebbero i principali aspetti che lei mi presenterebbe?

L’Italia è stata ortodossa per più di mille anni. E’ naturale che ci sia ancora un patrimonio spirituale, culturale e artistico che si può riscoprire per ricordarci di quando eravamo ortodossi. I santi nati e vissuti sul suolo italico, come S. Giustino, martire e filosofo, S. Ambrogio, vescovo di Milano, S. Massimo, vescovo di Torino, S. Leone Magno, papa di Roma, per citare solo i primi che mi vengono in mente, nei loro scritti e sermoni parlano tutti, all’unisono, con lo spirito e la lingua dell’Ortodossia. La ricchezza teologica e la pregnanza spirituale della Liturgia ortodossa si può ritrovare nell’antico rito latino. I preziosi mosaici di Ravenna, Venezia, Palermo, Cefalù e Monreale, pure espressioni dell’arte bizantina, sono ancora lì, a ricordarci lo splendore spirituale e materiale dell’Ortodossia!

 
Chi sta con Mosca?

Che cosa dicono le Chiese ortodosse locali sulla situazione in Ucraina?

Patriarca Teofilo di Gerusalemme: "L'unità della Chiesa è un dono dello Spirito Santo, e noi siamo chiamati a preservarla e a rafforzarla. La distruzione di questa unità è un grave crimine. Condanniamo nei termini più categorici coloro che stanno commettendo azioni dirette contro le parrocchie della Chiesa ortodossa canonica in Ucraina. Non invano i santi Padri ci ricordano che la violazione dell'unità della Chiesa è il peccato più grave".

Arcivescovo Teodosio di Sebastia, Patriarcato di Gerusalemme: "Le Chiese ortodosse del mondo, inclusa Gerusalemme, riconoscono solo l'autorità della Chiesa ortodossa russa in Ucraina, guidata dal metropolita Onufrij, un membro del Sinodo della Chiesa ortodossa russa. Sosteniamo tutti gli sforzi per porre fine allo scisma nella Chiesa ortodossa ucraina: la Chiesa è un luogo di amore, unità e pace, e non di odio e di scisma. Lo scisma in Ucraina è molto sfortunato, e spero che il patriarca di Costantinopoli e gli altri capi delle Chiese ortodosse del mondo si coordinino con la Chiesa ortodossa russa per far avanzare iniziative per porre fine a questa situazione malsana, inaccettabile e ingiustificata".

Patriarca Teodoro II di Alessandria e di tutta l'Africa: "Preghiamo Dio, che fa tutto per il nostro bene, che ci istruisca tutti a trovare una soluzione a questi problemi. Se lo scismatico Denisenko [l'autoproclamato "patriarca" del "patriarcato di Kiev" scismatico, ndt] vuole tornare nel seno della Chiesa, allora deve rivolgersi al luogo da dove è partito. Ciò che è caduto deve tornare da dove è caduto. Dio è misericordioso verso coloro che si pentono e la Chiesa perdona e accoglie nel suo abbraccio materno tutti coloro che si pentono".

Patriarca Giovanni X di Antiochia e di tutto l'Oriente: "La Chiesa antiochena è unita alla Chiesa russa, esprimendosi contro lo scisma della Chiesa in Ucraina".

Patriarca Elia della Georgia: "Sua Beatitudine non è d'accordo con l'iniziativa del Patriarcato ecumenico riguardante l'Ucraina, poiché riconosce solo la Chiesa legittima guidata dal metropolita Onufrij".

Patriarca Irenej di Serbia: riferendosi all'Ucraina, il patriarca della Serbia definisce "molto pericoloso o addirittura catastrofico, probabilmente fatale per l'unità della Santa Ortodossia", l'atto "di reintegrare gli scismatici al rango di vescovi, in particolare gli scismarchi come il "patriarca" Filarete Denisenko di Kiev, e di riportare gli scismatici alla comunione liturgica e canonica senza il loro pentimento e il loro ritorno all'unità della Chiesa ortodossa russa dalla quale si sono staccati. E tutto senza il consenso del Patriarcato di Mosca e senza coordinamento con esso".

Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba: "L'Assemblea esprime piena solidarietà, in un amore fraterno di co-sofferenza, con la Chiesa sorella martire in Ucraina, esposta alla più dura persecuzione da parte dell'attuale regime a Kiev".

Santo Sinodo della Chiesa ortodossa polacca: "Esprimiamo la chiara posizione della Chiesa ortodossa polacca, cioè che la vita ecclesiastica della Chiesa ortodossa canonica dovrebbe essere basata sui principi del dogma e dei santi canoni della Chiesa ortodossa. La violazione di questo principio porta al caos nella vita della Chiesa. Ci sono alcuni gruppi scismatici in Ucraina che devono prima pentirsi e ritornare alla Chiesa canonica. Solo allora potremo discutere la questione della concessione dell'autocefalia. Non dobbiamo essere guidati dal clima politico in questioni di dogma e di canoni".

Metropolita Rostislav delle Terre Ceche e della Slovacchia: "Uno scisma, causato dall'egoismo dell'uomo, può essere guarito solo attraverso il pentimento e il ritorno alla Chiesa", ha osservato il primate. "La nuova autocefalia deve essere il risultato di un consenso".

Patriarca Neofit della Bulgaria: "Ho sempre avuto un ottimo rapporto con sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Sappiamo che ama il popolo ucraino e lavora umilmente per il bene dell'Ucraina e di tutti i cristiani ortodossi. Pregheremo che il Signore gli conceda salute e forza per sopportare con successo l'obbedienza che gli è stata data dal Signore e che porta con dignità".

E da un'altra fonte: "Sua Santità ha detto che le questioni rilevanti erano state più volte discusse nelle sessioni del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa bulgara e ha ripetutamente espresso la sua posizione in merito. Il Segretario Generale del Santo Sinodo, il vescovo Gerasim di Melnik, ha sottolineato che la Chiesa ortodossa bulgara conosce bene la situazione ucraina e la sua complessità, ma è necessario osservare rigorosamente i canoni ecclesiastici, che la Chiesa ortodossa ha seguito per molti secoli".

Metropolita Gabriel di Lovech, Chiesa ortodossa bulgara: "Non c'è grazia di Dio nello scisma. E senza la grazia di Dio non ci può essere Chiesa. La gente deve ritornare alla Chiesa canonica, dove c'è la grazia di Dio e dove l'uomo può essere salvato. Lo scisma è un fenomeno molto dannoso e pernicioso. La base di ogni divisione è l'orgoglio. Questo è l'unico modo – non ce ne può essere un altro, secondo me".

Metropolita Giorgio di Kitros, Katerini e Platamon, Chiesa di Grecia: "La Chiesa greco-ortodossa e tutte le altre chiese ortodosse del mondo riconoscono solo una chiesa canonica dell'Ucraina – la Chiesa ortodossa ucraina guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij".

Metropolita Atanasio di Limassol, Chiesa di Cipro: "Prima di tutto, questa questione dovrebbe essere risolta dal Patriarca di Mosca, nella cui giurisdizione si trova la Chiesa ucraina, quindi dalla Chiesa ortodossa ucraina canonica e poi da tutte le Chiese ortodosse sotto la presidenza del Patriarcato ecumenico, ma prima di tutto, la prima parola è della Chiesa madre della Chiesa ucraina, che è il Patriarcato di Mosca. Ad essa spetta la prima parola in questo processo. Che rapporto ha la Chiesa ecumenica con lo scisma di Filarete in Ucraina? Come può essere superato? Noi desideriamo che i nostri fratelli che sono nello scisma ritornino alla Chiesa sotto la guida del metropolita Onufrij: è l'unica Chiesa canonica in Ucraina, in comunione con il Patriarcato di Mosca e con tutte le chiese ortodosse canoniche... Preghiamo per questo".

Dichiarazione del Sinodo dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa al di fuori della Russia a sostegno della Chiesa ortodossa ucraina canonica: "Con questa dichiarazione, esprimiamo il nostro completo sostegno a sua Beatitudine il metropolita Onufrij, insieme ai suoi confratelli arcipastori, al clero, ai monaci e al fedele gregge dell'unica Chiesa ortodossa ucraina canonica, e con amore ci inchiniamo davanti alle loro lotte di confessori. Nessuna alterazione della vita della Chiesa può essere avviata o imposta da autorità secolari. I tentativi attuali di influenzare la vita della Chiesa dall'esterno rivelano solo i motivi e gli obiettivi fondamentalmente non ecclesiali di coloro che cercano di attuarli".

 
Valori britannici

1. Introduzione

Negli ultimi giorni, in relazione alla 'radicalizzazione' dei giovani musulmani britannici, l'ufficio dell'Home Secretary (ministero dell'Interno) nel Regno Unito ha parlato molto di 'valori britannici'. Questa è una sciocchezza. Non esiste alcun valore 'britannico'. Si tratta di una costruzione puramente politica dell'establishment. Certamente, però, ci sono valori gallesi, irlandesi e scozzesi. Così il Partito nazionale scozzese (SNP) e i suoi numerosi sostenitori hanno un'idea molto chiara su quali sono i valori scozzesi. Forse dovrebbero aprire una filiale in Inghilterra e chiamarla "Partito nazionale inglese", in modo che anch'essa possa definire i valori inglesi e liberare finalmente l'Inghilterra dal mito straniero della 'Gran Bretagna'.

E il mito è davvero straniero. Solo tre gruppi hanno mai usato il mito della Gran Bretagna: gli imperialisti romani di lingua latina; gli imperialisti normanni di lingua francese; gli imperialisti di lingua tedesca delle case di Hannover e Sassonia-Coburgo-Gotha (che regnano su di noi fino ad oggi). È tempo per noi di recuperare l'Inghilterra e di recuperare e ripristinare i nostri valori inglesi. Ci abbiamo messo troppo tempo, costretti a nasconderci nelle paludi di Athelney. Il nostro momento è in arrivo, con il sostegno dei liberatori dei popoli europei dall'Unione Europea, e dei liberatori degli inglesi dall'establishment britannico.

2. Radicalizzazione

Migliaia di giovani musulmani britannici, nati da famiglie immigrate musulmane oppure convertiti, si sono disaffezionati dalla società e si sono rivolti alla violenza. Questo è stato accolto con un sorriso dal governo britannico a patto che andassero a uccidere decine di migliaia di innocenti civili siriani e di sostenitori del governo di maggioranza di Assad (chiamato 'il regime di Assad' dai media britannici gestiti dallo Stato). Tuttavia, quando hanno cominciato a uccidere in Iraq e altrove, sostenendo ardentemente il sempre più potente, brutale e internazionale ISIS e avviando poi l'omicidio di ostaggi occidentali, sono improvvisamente diventati inaccettabili. La loro violenza è ripugnante – anche se non è più ripugnante di quella della giunta Kiev, armata dai britannici contro il popolo ucraino, che ha provocato fino a 50.000 morti e circa 2 milioni di profughi in una guerra civile non dichiarata (perché censurati dai media occidentali) in Europa. (Più o meno l'unico giornalista britannico che ha riportato la guerra è Graham Phillips, che è stato interrogato per ore dall'MI5 al suo ritorno).

La domanda è perché questi giovani musulmani britannici sono diventati scontenti e si sono anche rivolti a una violenza ripugnante? Perché gli 'operatori giovanili' o i 'de-radicalizzatori' nominati dall'Home Office sono stati derisi e respinti, anzi perché è la loro propaganda è stata spesso derisa e ha avuto l'effetto opposto sui giovani musulmani, soprattutto quando si è parlato di 'valori britannici'? Perché la loro disaffezione è stata così distruttiva e perché è il governo non è stato in grado di incanalarla in modo costruttivo? La risposta alla comparsa della radicalizzazione è disponibile in due parole, in un nome che puzza di quell'infame 'valore britannico' – l'ipocrisia: Tony Blair.

Vediamo ora i tre valori che sono presumibilmente 'britannici': la democrazia, la libertà e l'equità.

3. Democrazia – un valore britannico?

La democrazia è stata presentata dall'establishment come valore britannico.

Strano, in un paese in cui all'elettorato maschile e femminile adulto è stato permesso di votare solo per meno di 100 anni. Strano, in un paese in cui l'unica scelta è tra due pupazzi approvati dall'establishment, con punti di vista stranamente simili. Strano in un paese in cui la maggior parte dei governi, come quelli di Thatcher e Blair, sono eletti in una prima votazione da una minoranza del 25%-35% dell'elettorato. Strano, in un paese in cui i membri del Parlamento non sono generalmente autorizzati a votare così come loro i loro elettori ritengono giusto secondo coscienza, ma così come ordina loro il governo per mezzo di intermediari chiamati 'whips' (fruste). Strano, in un paese dove raramente è ammesso un referendum, e solo quando è più o meno garantita la decisione 'giusta'. Strano, in un paese in cui il termine 'corruzione elettorale' è un cliché. Strano, in un paese in cui una grande minoranza non vota mai, in quanto ritiene che non farà alcuna differenza e che tutti i politici sono corrotti. Strano, in un paese che è stato creato tramite invasione e genocidio (Inghilterra), forza bruta di costruzione di castelli (Galles) e corruzione (Scozia e Irlanda).

Infatti, tale è il potere della 'democrazia', che lo stato si rifiuta persino di riconoscere un referendum tenuto all'estero. Così vieta qualsiasi referendum nelle varie parti dell'Ucraina, un paese messo insieme all'incirca negli ultimi 90 anni da tre dei dittatori più brutali della storia – Lenin, Stalin e Krusciov. A quanto pare, gli amanti della democrazia a Londra supportano totalmente questi dittatori. E quando il popolo della Crimea ha colto l'occasione per un proprio referendum e ha votato in modo schiacciante per la libertà, allora gli stessi amanti della democrazia hanno respinto il risultato. Non era il risultato che loro volevano.

La democrazia – un valore britannico? Questa democrazia si scrive I-P-O-C-R-I-S-I-A.

4. Libertà – un valore britannico?

La libertà è stata presentata dall'establishment come valore britannico.

Un recente incontro dei piccoli partiti politici europei di estrema destra si è tenuto, tra tutti i luoghi possibili, a San Pietroburgo. Perché lì, quando le loro concezioni teoriche sono così di cattivo gusto (e lo sono davvero) – anche se lo sono meno rispetto alle pratiche reali del regime omicida neo-nazista, approvato dall'Occidente a Kiev? Semplicemente perché in un Occidente che è sotto la dittatura – da caccia alle streghe – del politicamente corretto, non c'è tolleranza per un incontro di tali partiti politici e dei loro punti di vista bizzarri e spesso risibili.

Tale è il mondo occidentale in cui l'omicidio milioni di bambini ogni anno e le cremazioni dei loro piccoli corpi nelle camere a gas ospedaliere sono cose abbastanza accettabili, dove in molti paesi l'eutanasia è abbastanza accettabile, dove il 'matrimonio tra omosessuali' è stato imposto con i manganelli della polizia, dove cattolici romani sono stati costretti a chiudere i loro orfanotrofi, dove i proprietari dei bed and breakfast non sono autorizzati a esprimere le loro opinioni sulle pratiche di alcuni ospiti, dove gli insegnanti sono licenziati per aver rifiutato di insegnare ai tredicenni la propaganda LGBT e dove molte persone non sono autorizzate a indossare il segno della risurrezione, la vittoria sulla morte.

La libertà – un valore britannico? Questa libertà si scrive I-P-O-C-R-I-S-I-A.

5. Equità – un valore britannico?

L'equità è stata presentata dall'establishment come valore britannico.

Così deve essere cosa equa invadere altri paesi, massacrare i loro popoli e saccheggiare le loro risorse. Tale, dopo tutto, è la storia dell'establishment in Gran Bretagna (le 'enclosures', le 'clearances' nelle Highlands, la carestia irlandese) e nel suo impero d'oltremare: dall'India al Kenya (divide et impera), dalla Tasmania al Sudan (genocidio), dal Nord America alla Nuova Zelanda (avvelenamento dei popoli indigeni), dall'Afghanistan al Sud Africa (massacri e campi di concentramento), l'establishment britannico ha dato ottimi esempi di come ha reso odiosa la sua 'equità' e la sua bandiera.

Le ossa di un re britannico, Riccardo III, che pur essendo forse relativamente un buon re, era comunque un uomo di violenza e possibilmente un assassino di bambini, sono state appena re-inumate con ogni pompa in una celebrazione dell'arcivescovo dell'estabilishment in persona. È stata una festa, una celebrazione a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone, ampiamente riportata dai media dello Stato. Perché? Perché era un assassino. Perché era un eroe dell'establishment.

Poco più di trent'anni fa le sacre reliquie di un re inglese, Edoardo il Martire, una vittima della violenza, sono stati re-inumate in una chiesa nel Surrey. Tale evento ha visto la partecipazione di poche decine di persone ed è stato ignorato dai media dello Stato. Perché? Perché era un santo che sosteneva i monasteri. Perché era una vittima dell'establishment.

L'equità – un valore britannico? Quest'equità si scrive I-P-O-C-R-I-S-I-A.

6. Conclusione

Che cosa direbbe Gesù?

Il vero Gesù, non l'idolo dei membri delle sette sentimentali che auto-giustificandosi nell'aggressione e compiacendosi nell'orgoglio sostengono che loro sono 'salvati' e noi no, ma il vero Gesù, il Cristo, il Figlio del Dio vivente e dominatore della morte e del regno della morte, l'inferno, direbbe:

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci... Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità... Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo (Matteo 23:13,27-28; 24:27).

 
Lettera aperta all'Assemblea dei Vescovi

Saluti in Cristo, vostre Eminenze,

In preparazione all'Assemblea Episcopale di ottobre, abbiamo sentito il bisogno di scrivere questa lettera aperta a nome delle migliaia di altri fedeli cristiani ortodossi che in tutti gli Stati Uniti sono rimasti molto scandalizzati dalle azioni di alcuni dei nostri vescovi e dalla mancanza di azione da parte di altri.

L'arcidiocesi greca

Sin dalla sua intronizzazione negli Stati Uniti, l'arcivescovo Elpidophoros dell'arcidiocesi greca ha suscitato grande scandalo con le sue parole e azioni, in particolare riguardo a quanto segue:

• Celebrazione della Divina Liturgia a Manhattan in un edificio degli episcopaliani (una denominazione che va contro molti insegnamenti dell'Ortodossia) che issava una bandiera del gay pride.

• Riferimenti al patriarca Bartolomeo come il "primo senza eguali" e il "padre spirituale" di tutti i cristiani ortodossi, affermazioni che sono entrambe palesemente false .

• Affermazioni che esiste la possibilità che i coniugi non ortodossi di fedeli ortodossi possano ricevere l'Eucaristia nonostante la loro mancanza di interesse per la cresima.

• Offerte di benedizione per un presidente e una vicepresidente rabbiosamente pro-aborto e pro-matrimonio omosessuale e consegna di premi a politici pro-aborto da parte degli Arconti.

• Marcia con i manifestanti di Black Lives Matter, le cui credenze sono diametralmente opposte all'Ortodossia e al cristianesimo, durante un periodo in cui le nostre parrocchie sono state chiuse.

• Affermazione che ci sono molteplici vie verso Dio, una grande contraddizione per la fede ortodossa.

Tutto ciò è indicativo di un più ampio problema spirituale all'interno del Patriarcato di Costantinopoli e dei molti errori associati al suo patriarca.

Cari vescovi, perché non è stata intrapresa alcuna azione contro l'arcivescovo Elpidophoros? Temete ritorsioni da parte del suo patriarcato? Temete gli uomini più di Dio? Dovete a noi laici una spiegazione.

Sotto attacco

In un momento in cui l'Ortodossia è attaccata dall'esterno, la nostra Fede è attaccata dall'interno.

Perché l'opera di Orthodoxy in Dialogue, di Public Orthodoxy e di coloro che sovrintendono gli studi ortodossi alla Fordham University non ha ricevuto rimproveri pubblici?

Ci sono nella Chiesa anche alcuni laici di spicco che portano avanti un programma simile, tra questi la presbitera Marilisse Mars, nella cattedrale del metropolita Alexios, che promuove attivamente il movimento LGBT nella sua occupazione come "terapista sessuale".

Queste sono sfide alla fede ortodossa attraverso la sovversione, che promuovono programmi completamente estranei al nostro ethos. Quali correzioni hanno ricevuto queste persone?

Mentre i fedeli ortodossi sono rimproverati perché vogliono tenere aperte le nostre parrocchie, queste altre persone continuano a essere autorizzate a imbastardire la fede e a prendersi gioco di essa, apertamente, senza rimproveri da parte vostra, i nostri vescovi.

Restrizioni per il Covid

Molto è già stato detto sulle restrizioni per il Covid che sono state imposte con la forza alla Chiesa: più di recente ne ha parlato una lettera aperta della Fratellanza del Roveto Ardente.

In un momento in cui avevamo più bisogno della Chiesa, avete deciso di chiudere le nostre porte per placare le autorità locali piuttosto che seguire le tradizioni della nostra Chiesa. In effetti, ci avete gettati in pasto ai lupi, standovene rintanati nei vostri appartamenti. Battesimi e cresime sono stati sospesi, i matrimoni sono stati posticipati, l'eucaristia è stata negata ai malati e ai moribondi a meno che il sacerdote non la lanciasse attraverso una porta, e i parrocchiani hanno pianto da soli nelle loro case guardando le funzioni in TV.

Non avete mostrato alcun rimorso per aver alterato il nostro culto attraverso queste innovazioni. Ciò include un divieto assoluto di venerare le icone, da fare invidia agli iconoclasti, privandoci della vita stessa della Chiesa: il corpo e il sangue di Cristo.

Azioni come queste non sono mai state tollerate nella Chiesa ortodossa. Chi deve essere responsabile di tali azioni?

"Il silenzio del clero è ateismo" (san Gregorio Palamas)

I laici sono attenti, Eminenze, e noi "votiamo con i nostri piedi e con i nostri soldi", come si suol dire. Guardate il recente studio fatto sugli effetti del COVID sulle nostre comunità ortodosse. Lo studio ha mostrato uno sbalorditivo calo della partecipazione nelle parrocchie dell'arcidiocesi greca e dell'O.C.A., molte delle quali sono state bloccate. Al contrario, la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia è cresciuta in modo esponenziale, mentre lottava nella direzione opposta per tenere aperte le porte. "Dai loro frutti li riconoscerete".

In conclusione

Proprio come il clero non può svolgere servizi di culto formali senza la partecipazione dei laici, i vescovi non possono privare i laici della Chiesa su sollecitazione del mondo secolare. Certamente non per quanto riguarda questioni di salute personale!

Com'è possibile che voi possiate criticare e svergognare il vostro gregge al punto da suggerire che siamo colpevoli di omicidio se non indossiamo una mascherina o se baciamo un'icona? Lo Spirito Santo vi ha incoraggiati a costringerci a prendere un farmaco sperimentale che molti medici credono che potrebbe essere letale? E i nostri adolescenti che vanno in giro con la miocardite, a causa dei vaccini, o le donne che hanno perso i bambini nel loro grembo? Quali responsabilità sentite nei loro confronti?

In quanto difensori della fede, abbiamo lo stesso diritto di un vescovo di proteggere la Chiesa. In passato – quando tutti i vescovi cadevano in errore – siamo stati noi, i laici, a mantenere viva la fiamma dell'Ortodossia.

È nostro dovere e nostro diritto proteggere e trasmettere la Fede, e se non prendiamo sul serio queste ingiustizie e indiscrezioni, saremo ritenuti responsabili. Questo non è un appello alla disobbedienza, ma piuttosto un appello ai nostri vescovi perché abbia inizio una conversazione. Il danno arrecato alla fiducia che abbiamo in voi, nostri vescovi, non può essere sopravvalutato.

Dove sono le vostre voci cari padri? Dove stiamo andando, a partire da qui?

"Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue" (At 20:28)

 
Guida ai monasteri ortodossi di Francia

Ultimamente abbiamo ricevuto diverse richieste di informazioni sulle possibilità di soggiorni e ritiri in un monastero ortodosso. Ovviamente, i monasteri non mancano nei paesi di tradizione ortodossa, ma ben presto abbiamo sentito le prevedibili obiezioni sulla lontananza, la difficoltà di accesso, i problemi linguistici... per trovare un compromesso, abbiamo provato a dare un'occhiata alla situazione d'oltralpe. Ebbene, in Francia, non distante dall'Italia (soprattutto da Torino e dintorni) si contano attualmente ben 21 monasteri, sui quali è stata compilata una guida, a cura dello ieromonaco Samuel del monastero della Theotokos e di san Martino nei Pirenei orientali. Invitiamo tutti gli interessati a leggere la pagina della guida ai monasteri ortodossi di Francia, e se sono interessati, ad acquistarne una copia per valutare le possibilità di visitare uno o più dei tanti monasteri ortodossi più vicini a noi.

 
Quando si fa un buon lavoro, i demoni attaccano...

Chi recensisce la pagina di Facebook della chiesa ortodossa russa di san Giorgio a Cincinnati, nell'Ohio, descrive l'atmosfera di questa parrocchia come "amichevole e accogliente", "accogliente per tutti", "una comunità ben integrata" e il rettore, padre Daniel Marshall come "gentile, misericordioso e attento". Poiché padre Daniel è un uomo sposato con tre figli, probabilmente è giusto dire che almeno un po' del merito del suo lavoro e dei suoi sforzi dovrebbe andare al sostegno di sua moglie. Oggi, matushka Anya Marshall parla delle aspettative e delle realtà, delle lotte quotidiane e delle gioie della moglie di un parroco.

Da parte di sua madre, matushka Anya Marshall è una russo-americana di terza generazione. Suo nonno è nato a Blagoveshensk e a un anno di età è stato trasportato sul fiume Amur congelato da sua madre insieme a molti altri, mentre scappava dai soldati sovietici che sparavano ai fuggitivi. Dopo dodici anni a Harbin, la famiglia è andata a San Francisco per riunirsi con suo padre. Per alcuni anni quest'ultimo aveva vissuto e lavorato in tutta la costa occidentale degli Stati Uniti facendo ogni tipo di lavoro manuale, guadagnando soldi per portare la sua famiglia dalla Cina. Anche la nonna di matushka è nata a Harbin ed è immigrata a San Francisco con la famiglia all'età di tre anni. Quando i nonni si sposarono, decisero di non insegnare il russo ai loro figli, "perché non era una cosa meravigliosa essere un russo negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale". Tuttavia, anche se la madre non parlava russo e il loro padre era di origine irlandese, sia matushka che suo fratello [padre Gregory Joyce, rettore della chiesa ortodossa russa di san Vladimir ad Ann Arbor, in Michigan] hanno studiato russo all'università. Matushka Anya ha anche vissuto in Russia per due anni dopo l'università, per insegnare l'inglese e perfezionare il suo russo.

matushka Anna a casa con i bambini

Come ha incontrato padre Daniel?

Ci hanno fatti conoscere. Alcuni amici pensavano che ci saremmo piaciuti. Ma non mi hanno detto che avrei incontrato qualcuno, quindi quando l'ho visto, ho subito capito cosa stava succedendo. E non ero contenta di questo progetto nei miei confronti. [Ride]. Mi avevano gettata in questa situazione dove avrei dovuto incontrare qualcuno e non ero preparata. Quindi, non sono stata molto amichevole e dopo vari scambi di due o tre parole ha rinunciato a parlare con me. Eppure, in qualche modo il giorno successivo, quando ci siamo visti di nuovo e abbiamo iniziato a parlare, e una volta che abbiamo cominciato a parlare gli uni gli altri, tutto è andato avanti abbastanza rapidamente.

Lo sapeva che voleva diventare prete?

È molto divertente, uno dei nostri parrocchiani me lo ha chiesto proprio questa domenica. Ho detto: "Sì, era un seminarista [al seminario della Santissima Trinità a Jordanville, New York], quindi sapevo che voleva diventare un sacerdote". E mi ha chiesto: "Questo ha aumentato il suo desiderio di sposarlo?" Ho detto, "NO, di fatto questo ha DIMINUITO il mio desiderio di sposarlo".

Poche settimane dopo che abbiamo iniziato a frequentarci, abbiamo avuto una conversazione a una festa del Venerdì luminoso, e dato che era già diventato serio nelle sue intenzioni, mi dice: "Che cosa ne pensi di essere una matushka?", "NEMMENO PER SOGNO! Questa è l'ultima cosa che voglio fare! "Il motivo per cui ho detto così è perché meno di una settimana prima, al Sabato Santo, era nato mio nipote. Ora, mio fratello è un prete. Aveva servito per tutta la Settimana Santa e dopo che il bambino era nato il Sabato Santo, aveva detto qualcosa del tipo: "Oh, evviva! Abbiamo un figlio! Ci vediamo dopo la Liturgia del Lunedì Luminoso!" Che fare? Era l'unico sacerdote nella sua parrocchia, era Pasqua, doveva restarci. Quindi, diventare una matushka non era sicuramente uno dei progetti della mia vita.

matrimonio alla chiesa di san Giovanni Battista a Washington, DC

Suo fratello è un prete. Quanto sapeva di come fosse una vita sacerdotale prima che suo marito sia stato ordinato al sacerdozio?

Non proprio molto bene. Mio fratello viveva in una città diversa e, quando ero single, andavo a trovare lui e la sua famiglia abbastanza spesso, probabilmente due o tre volte all'anno, per un fine settimana o qualcosa del genere. Quindi, ne avevo qualche idea. Ma non vivevo lì, non partecipavo aiutandoli con i loro figli quando erano occupati. Ero solo una zia che faceva qualche visita.

Aveva la sua idea di ciò che è una matushka, di quello che dovrebbe fare?

Immagino che dovessi averne una. Si vede la matushka nelle parrocchie che frequentate. Ho frequentato la stessa chiesa per sette anni [la chiesa ortodossa russa di san Giovanni Battista a Washington, D.C.] e in quel periodo ho avuto modo di vedere quello che fa una matushka. Ciò che faceva stando in chiesa, nella sala parrocchiale e altrove. Così, in questo modo probabilmente ho avuto qualche pensiero su ciò che fanno, su ciò a cui la loro vita è simile.

Ma al tempo stesso non capisci perché sei solo una parrocchiana. Penso che se non cresci con un prete come padre, sei solo un parrocchiano. Vedi ciò che vedi quando sei presente, ma poi ci sono tutte quelle cose che nessuno sa.

Inoltre, il lavoro della matushka e la sua vita si evolvono nel tempo. Quando sei una matushka con figli piccoli, speri di poter fare la madre dei tuoi figli e di non avere molte altre aspettative e responsabilità nella parrocchia. Ma quando i tuoi figli crescono, se ne hai la capacità e il desiderio, c'è molto di più che puoi fare.

Non ho mai visto (almeno nella parrocchia in cui ho vissuto prima di sposarmi) una matushka che facesse cose che desiderava di non fare. Se è mai stato così, nessuna l'ha mostrato.

Ha una particolare immagine della vita di un sacerdote?

Non credo di averci mai pensato molto. Sapevo che un prete dà molto tempo, molta della sua energia alla parrocchia, ma che cosa questo avrebbe significato veramente per me, per la nostra famiglia, non credo di averlo veramente capito all'inizio. È qualcosa che si impara quando si fa. Sono sicura che sia diverso da parrocchia a parrocchia, da sacerdote a sacerdote. Dipende se sei l'unico sacerdote in una parrocchia, o il primo sacerdote, il secondo sacerdote, il terzo sacerdote. Ma, non importa cosa si è, si dà molto tempo agli altri. E a volte la tua famiglia non ha il tuo tempo quando vorrebbe veramente averlo.

È stato facile per lei riconciliarsi con questo o è qualcosa contro cui ha lottato?

Penso che ci siano stati momenti in cui ho combattuto con questo – probabilmente, quando mi sento sopraffatta. Non è insolito essere esauriti alla fine della Grande Quaresima, sentirsi come se si avesse trascorso le ultime sei settimane come una madre single, quindi ci possono essere momenti in cui tutto diventa schiacciante.

Ma non so se mi ci sono anche riconciliata. Fa parte di essere una famiglia clericale. È quello a cui hai dato il consenso per iscritto. Quando mio marito è stato ordinato, ho dovuto acconsentire, ho dovuto comunicarlo al vescovo. "Sì, sono d'accordo. Gli starò dietro. Lo sosterrò".

Il Vescovo non ti chiede di essere d'accordo in tutto, perché non sarà una strada facile. Vuole sapere che sei disposta a farlo. I sacerdoti sono pieni di impegni. Hanno da servire in chiesa. Si incontrano con la gente. I fedeli hanno bisogno del loro tempo, hanno bisogno dei loro consigli. E, grazie a Dio, li hai a tua disposizione, quando hai bisogno anche tu dei loro consigli. Puoi avere un padre spirituale oltre a tuo marito, ma allo stesso tempo anche tuo marito ti darà consigli spirituali quando ne avrai bisogno. Come matushka sei nel pieno della mischia, e hai sicuramente bisogno di consigli spirituali. E ci sono molti attacchi, molte tentazioni.

Immagino che una delle cose che più ti aprono gli occhi a essere una matushka sia vedere le tentazioni per quello che sono. Prima che mio marito fosse prete, anche solo dal momento in cui ci siamo sposati, ho iniziato ad avere tentazioni, a sentire gli attacchi. Dopo che è diventato prete, ho cominciato a migliorare e a riconoscere meglio le tentazioni.

C'è stata una volta, alcuni anni fa, in cui era andato in chiesa per una Panikhida o un Moleben alla sera, e non rientrava a casa. I bambini stavano litigando e le cose erano davvero difficili in casa. Si è fatto veramente tardi e ho cominciato a preoccuparmi. Quando padre Daniel è finalmente tornato a casa, mi ha raccontato quello che era successo. Lui e il nostro starosta [il custode della parrocchia] erano veramente preoccupati per una donna che stava lottando per tenere insieme la sua vita. L'avevano cercata per tutta la città. Alla fine, sono riusciti a trovarla e a ottenere l'aiuto di cui aveva bisogno. Così, quando gli ho detto di quanto era stata orribile la mia serata, mi ha detto: "Sai come dice sempre padre Seraphim [l'abate del monastero della Santa Croce in West Virginia]: Quando si fa un buon lavoro, i demoni attaccano..." E così, il marito sta facendo un buon lavoro e i demoni attaccano la sua famiglia. Da allora, quando i ragazzi hanno momenti simili e lui non è a casa, capisco cosa sta succedendo.

Cosa è successo dopo l'ordinazione di padre Daniel al sacerdozio?

Abbiamo passato un anno a Jordanville dove padre Daniel finiva gli studi e faceva esperienza come diacono. A settembre dopo la laurea è stato ordinato sacerdote. Ha servito i suoi 40 giorni e subito dopo ci siamo trasferiti alla nostra prima parrocchia [quella della Protezione della Madre di Dio a Goshen, nell'Indiana]. Era una bella parrocchia antica. Ci sono state alcune lotte, alcune sfide. Per molti anni la gente non aveva avuto un sacerdote veramente regolare. Si trattava avere a che fare con fedeli che non avevano mai tenuto servizi al sabato sera né avevano avuto servizi regolari alla domenica, e abituarli ad avere servizi ogni fine settimana. Ma è stato un ottimo posto per iniziare.

padre Gregory Joyce e la sua Matushka all'ordinazione di padre Daniel. Matushka Anna tiene in braccio il piccolo Yasha

Perché avete deciso di trasferirvi a Cincinnati?

La cosa principale che ci ha fatto trasferire a Cincinnati era che lì avevano bisogno di qualcuno che venisse a condurre la costruzione della nuova chiesa di san Giorgio. Padre Paul Bassett [il precedente rettore della chiesa di san Giorgio] era malato e aveva bisogno di aiuto.

L'altra cosa era che gestivamo una casa editrice, la Saint Innocent Press. Quando vivevamo in Indiana, questa era la nostra principale fonte di reddito. La chiesa ci pagava, ma non molto, anche se il salario aumentava con il tempo, mentre riunivamo più parrocchiani. Non era ancora un salario sostenibile, quindi è arrivato al punto in cui era difficile mantenerci. Poi è giunta questa opportunità: è iniziata la costruzione della chiesa, e sono stati disposti a pagare un salario molto migliore. Questa è stata un'ottima opportunità, ma per diversi anni ci sono voluti tutto il tempo e l'energia di padre Daniel perché questo accadesse.

Un altro motivo è che ci sono molti bambini nella parrocchia. Non riesco a pensare a una domenica in cui abbiamo avuto meno di trenta bambini alla comunione. È veramente bello, è una delle cose grandi per noi che siamo giunti qui dalla nostra vecchia chiesa. Là non avevamo molti bambini che venivano in chiesa ogni domenica. Quindi, per i nostri bambini questo è meraviglioso.

Può dire qualche parola sulla sua parrocchia?

La nostra parrocchia raccoglie circa centoventi persone ogni domenica. In estate, scende a una media di circa cento. È piuttosto tipico che d'estate ci sia meno gente. Probabilmente abbiamo un paio di centinaia di famiglie nella zona. C'è un gruppo di persone che vengono ogni settimana, un altro gruppo di persone che probabilmente vengono due o tre volte al mese (e ovviamente un sacco di persone che vengono una volta al mese) e un altro gruppo enorme di fedeli occasionali.

La maggior parte dei russi fa parte della nuova ondata di immigrazione russa, ma abbiamo anche una parte della vecchia emigrazione. C'è anche un gran numero di convertiti. Ci sono alcuni che si sono sposati e convertiti, ma ci sono anche persone che si sono interessate da sole. Da quando siamo qui, abbiamo avuto un certo numero di convertiti singoli. Riesco a pensare a una sola coppia che si sia convertita insieme.

I servizi sono tutti in slavonico o sono anche in inglese nella vostra parrocchia?

Più o meno a metà tra slavonico e inglese. A volte, se non ci sono dei russi presenti, possiamo fare un servizio totalmente in inglese. La Veglia lo può essere più che al cinquanta per cento, perché i partecipanti non sono così tanti. Di solito si può vedere e capire chi è presente e che cosa preferisce.

Abbiamo alcuni servizi nei giorni infra-settimanali, non necessariamente ogni settimana. Alle grandi feste sicuramente, alcuni alle feste minori. Molto dipende da chi è veramente disponibile e da chi vuole aiutare con i servizi. Abbiamo un buon coro, abbiamo un certo numero di persone che lo possono condurre, ma durante la settimana hanno un tempo limitato per i servizi. È molto improbabile che in una settimana ci sia più di un servizio feriale. Naturalmente è diverso per tutta la Grande Quaresima.

Padre Daniel ha colloqui regolari con persone o si incontra con loro singolarmente?

Durante l'anno scolastico, tiene colloqui settimanali dopo il pranzo per i bambini che frequentano la scuola domenicale. Inoltre ha molti incontri personali. Ogni volta che è possibile, tenta di programmare la maggior parte delle sue riunioni in un giorno della settimana, quindi in quel giorno è in chiesa per tutto il giorno. Ma questo, naturalmente, non è sempre possibile. Ci sono molte persone che vorrebbero parlare con lui. Ci sono persone che incontra regolarmente, che hanno un giorno e un orario stabiliti. Ci sono molte persone che vogliono parlare con lui di varie cose: persone che hanno difficoltà nel loro matrimonio che vogliono incontrarsi con lui separatamente o insieme. Parrocchiani anziani che hanno cose di cui parlare con lui. Ci sono molti di questi incontri. Poi ci sono molti russi emigrati che o non sono mai stati battezzati e vorrebbero esserlo, o sono stati battezzati ma non sono stati catechizzati in alcun modo, non hanno mai fatto una confessione o una comunione. C'è molto da lavorare con loro.

Lei aiuta in qualche modo in parrocchia?

Gestisco la libreria parrocchiale. Quando ci siamo trasferiti dalla nostra vecchia piccola chiesa alla nostra nuova chiesa più grande mi sono offerta di prendere in consegna il negozio, che mi è stato dato volentieri. Mi piace davvero. Non prende una grande quantità di tempo. Una volta al mese trascorro tre o quattro ore a rifornire il magazzino, a organizzare e pulire, capendo che cosa abbiamo bisogno di ordinare. E il resto del tempo non è altro che prendermi cura della libreria alla domenica dopo la Liturgia. Può essere una fatica trovare altre persone per aiutarci.

Partecipo ai pasti – facciamo un pranzo ogni domenica dopo la Liturgia e abbiamo un sistema di squadre. Ci sono quattro donne nella mia squadra; circa una volta ogni sei-otto settimane una squadra si occupa del pranzo. Io spedisco una e-mail dicendo che è il nostro turno di fare il pranzo chiedendo che cosa vogliono preparare. Poi ognuna può dire che cosa è disponibile a fare e io cerco di venire incontro alle mancanze, piuttosto che dire: "Questo è quello che scelgo di fare e voi potete lavorare intorno a me". Queste sono le due cose principali che faccio in chiesa.

Prima di sposarmi amavo cantare ed ero una corista regolare, ma quando siamo arrivati ​​nella nostra prima parrocchia, avevo un bambino di 10 mesi ed ero incinta. Cantavo al Vespro perché ero l'unica a conoscere quel servizio, ma non potuvo partecipare al coro alla Liturgia. Il servizio era troppo lungo per il bambino. Quando è nata la nostra seconda figlia, ho dovuto passare i miei quaranta giorni a casa con la bambina. Allora tutti hanno capito che non potevo più cantare al Vespro con due bambini piccoli. Altri nella parrocchia si sono offerti volontari per prendere il mio posto, e ho smesso di cantare regolarmente in chiesa.

Mi piace ancora cantare ogni tanto. Quando abbiamo una liturgia infra-settimanale estiva e ci sono solo poche persone che cantano, posso unirmi a loro. Altrimenti, credo che vada bene che io stia nella congregazione. A volte, una parte di me si preoccupava: se stavo sempre nel coro, ci sarebbero state molte persone che in realtà non sapevano chi ero. Non è importante per me essere conosciuta come matushka, ma per loro è importante sapere chi è la matushka. "La vedo parlare con la gente. La vedo sforzarsi con i suoi figli in chiesa, come io mi sforzo con i miei figli in chiesa". In questo modo, penso che sia una cosa buona che io stia nella congregazione.

Nel complesso, cerco di non farmi coinvolgere in troppe cose che stanno succedendo, perché ci sono molte persone che potrebbero fare queste cose e, idealmente, dovrebbero farle. Perché se cominci a fare troppe cose come matushka allorai fedeli cominciano a pensare che le dovresti fare solo tu. Lo faranno con chiunque, non solo con un Matushka. Se qualcuno pulisce la chiesa, dicono: "Ottimo! Qualcuno pulisce la chiesa, io non devo farlo!" Se qualcuno taglia l'erba, "Ottimo! Ora non devo farlo io!"

la famiglia Marshall alla Pasqua del 2017

I suoi figli vogliono andare in chiesa, o lei deve incoraggiarli?

Quando i due maggiori, Alla [Alexandra, di undici] e Yasha [James, di dodici anni e mezzo] sono diventati più grandi, credo che siano piuttosto arrivati al punto in cui vogliono andare in chiesa, soprattutto a causa del coro. Entrambi cantano nel coro. Sono membri apprezzati del coro e amano starci. Vengono in chiesa, venerano le icone e si dirigono alla galleria del coro. Leo [il più giovane, sette anni e mezzo] si lamenta ancora, come gli altri hanno fatto alla sua età.

Normalmente, cerchiamo di andare almeno tre sabati sera su quattro per il Vespro. Di solito io non rimango oltre i Vespri, a meno che non sia una grande festa. Soprattutto perché Leo si stanca alla sera e ha difficoltà a stare più a lungo. Ama i khlebtsy [il pane benedetto] e farà del suo meglio per arrivare a stare per l'unzione e i khlebtsy a una festa. E così, arriviamo presto e rimaniamo fino ai Sei Salmi. Ma poi alla domenica mattina a volte cerca di convincermi che non è domenica e che siamo già stati in domenica in chiesa. Ma sa che la presenza in chiesa alla domenica non è negoziabile. Anche se dirà queste cose, di solito entra e si prepara per andare in chiesa con la mia assistenza senza far tardi e senza fare capricci. A volte preferirebbe fare qualcosa di diverso, ma gli piace servire all'altare e ama la santa comunione!

C'è qualcosa che desidera che i suoi parrocchiani conoscano della sua vita quotidiana?

La cosa principale è che molte persone non si rendono conto che quando chiedono un'ora del tempo del sacerdote un paio di volte l'anno, a loro può sembrare che non ci sia problema per il sacerdote, che ha un sacco di tempo per la sua famiglia. Ma a volte è una grande lotta dire loro: "Questo è il mio giorno libero. Questo è il giorno che trascorro con la mia famiglia". E così, in questo modo, può sembrare a singole persone che i sacerdoti non passino così tanto tempo a svolgere il proprio lavoro. Ma in realtà tutto ciò prende molto tempo tra i servizi della chiesa, poi tutti i servizi extra per gli individui, le riunioni con i parrocchiani, le sessioni di consulenza, i matrimoni, le telefonate, le mail, ecc. C'è una vera lotta per trovare del tempo da trascorrere con la tua famiglia... Mi ricordo che nel nostro primo anno di vita a Cincinnati, quando eravamo costruendo la chiesa, dovevo dire a padre Daniel che aveva bisogno di aggiungere al suo calendario un impegno di tempo con la sua famiglia.

matushka e i bambini alla Pasqua del 2017

Qual è la cosa più difficile nell'essere una matushka?

Come Matushka, devo davvero lottare per non offendere le persone. A volte sai che hai offeso qualcuno, e quando questo succede puoi provare a risolvere il problema, chiedere perdono, cercare di scoprire come puoi fare qualcosa di diverso. Tuttavia, ci sono molti momenti in cui ti sembra di aver offeso qualcuno, ma non sei sicura di come. Non te lo diranno, eppure il loro linguaggio del corpo o qualcos'altro ti fa sentire come se tu li abbia offesi. Ci sono state situazioni in cui sono andata a chiedere perdono a persone che mi hanno detto: "Non ti preoccupare, non mi hai offeso", e ti chiedi se sia proprio vero, o se dicono semplicemente così...

Un'altra cosa che a volte mi sembra difficile... È veramente duro non avere mai un fine settimana libero. Se vogliamo fare una vacanza, ci sono solo un paio di domeniche l'anno in cui mio marito non è in parrocchia e in cui possiamo stare da qualche parte insieme. Il resto del tempo, quando vogliamo andare da qualche parte, durante l'anno scolastico i bambini sono a scuola e non possiamo lasciarli da soli nei giorni di scuola, quindi dobbiamo fare una vacanza senza di lui...

Inoltre, ci sono persone esterne alla chiesa (gli amici dei bambini, gli allenatori delle squadre) totalmente ignare del fatto che noi non siamo disponibili al sabato sera e alla domenica mattina, proprio non possiamo... La gente non lo capisce... Quste sono alcune delle cose più difficili...

E quale sarebbe la cosa migliore nell'essere una matushka?

Penso che la cosa migliore è sapere che c'è qualcuno all'altare che prega per te ogni volta che c'è una Liturgia.

 
Заявление Священного Синода Русской Православной Церкви в связи с незаконным вторжением Константинопольского Патриархата на каноническую территорию Русской Православной Церкви

Заявление принято на внеочередном заседании Священного Синода Русской Православной Церкви 14 сентября 2018 года (журнал № 69).

Священный Синод Русской Православной Церкви с глубоким сожалением и скорбью воспринял заявление Священного Синода Константинопольской Православной Церкви о назначении своих «экзархов» в Киев. Это решение принято без согласования с Предстоятелем Русской Православной Церкви и Блаженнейшим митрополитом Киевским и всея Украины Онуфрием — единственным каноническим главой Православной Церкви в Украине. Оно является грубейшим нарушением церковного права, вторжением одной Поместной Церкви на территорию другой. Более того, Константинопольский Патриархат позиционирует назначение «экзархов» как этап в реализации плана предоставления «автокефалии» Украине, который, согласно его заявлениям, необратим и будет доведен до конца.

Стремясь обосновать претензии Константинопольского Престола на возобновление юрисдикции над Киевской митрополией, представители Фанара заявляют о том, что Киевская митрополия будто бы никогда и не передавалась в юрисдикцию Московского Патриархата. Подобные утверждения не соответствуют действительности и полностью противоречат историческим фактам.

Первая кафедра Русской Православной Церкви, Киевская митрополия, на протяжении веков составляла с ней единое целое, невзирая на политические и исторические невзгоды, подчас расторгавшие единство Русской Церкви. Константинопольский Патриархат, в юрисдикцию которого изначально входила Русская Православная Церковь, до середины XV столетия последовательно отстаивал ее единство, что впоследствии нашло отражение в титулатуре Киевских митрополитов — «всея Руси». И даже после фактического переноса первосвятительской кафедры из Киева во Владимир, а затем в Москву митрополиты всея Руси продолжали именоваться Киевскими.

Временное разделение единой митрополии всея Руси на две части связано с печальными последствиями Ферраро-Флорентийского Собора и началом унии с Римом, которую Константинопольская Церковь поначалу приняла, а Русская Церковь сразу же отвергла. В 1448 году Собор епископов Русской Церкви без благословения Константинопольского Патриарха, на тот момент пребывавшего в унии, поставил митрополитом святителя Иону. С этого времени Русская Православная Церковь ведет свое автокефальное бытие. Однако спустя десять лет, в 1458 году, бывший Константинопольский Патриарх Григорий Мамма, находившийся в унии и пребывавший в Риме, рукоположил для Киева самостоятельного митрополита — униата Григория Болгарина, подчинив ему территории, ныне составляющие часть Украины, Польши, Литвы, Белоруссии, и России.

Решением Константинопольского Собора 1593 года с участием всех четырёх Восточных Патриархов Московская митрополия была возвышена до статуса Патриархата. Этот Патриархат объединял все русские земли, о чём свидетельствует письмо Патриарха Константинопольского Паисия Патриарху Московскому Никону от 1654 года, в котором последний именуется «Патриархом Московским, Великой и Малой Руси».

Воссоединение Киевской митрополии с Русской Церковью произошло в 1686 году. Об этом было издано соответствующее деяние за подписью Патриарха Константинопольского Дионисия IV и членов его Синода. В документе нет ни слова о временном характере передачи митрополии, о чём ныне безосновательно говорят иерархи Константинополя. Нет утверждений о временной передаче Киевской митрополии и в текстах двух других грамот Патриарха Дионисия от 1686 года – на имя Московских царей, и на имя митрополита Киевского. Напротив, в грамоте Патриарха Дионисия Московским царям 1686 года сказано о подчинении всех Киевских митрополитов Патриарху Московскому Иоакиму и его преемникам, «иже ныне и по нем будущим, да познавают старейшаго и предстоящаго по времени сущаго Патриарха Московскаго, яко от него хиротонисаемаго». Толкование представителями Константинопольской Церкви смысла упомянутых документов 1686 года не находит ни малейшего обоснования в их текстах.

До XX века ни одна Поместная Православная Церковь, включая Константинопольскую, не оспаривала юрисдикцию Русской Церкви над Киевской митрополией. Первая попытка оспорить эту юрисдикцию связана с предоставлением Константинопольским Патриархатом автокефалии Польской Православной Церкви, имевшей на тот момент автономный статус в составе Русской Православной Церкви. В непризнанном Русской Церковью Томосе об автокефалии Польской Церкви 1924 г. Константинопольский Патриархат без всякого обоснования заявил: «Первоначальное отпадение от нашего Престола Киевской митрополии и зависящих от неё Православных Церквей Литвы и Польши и присоединение их к Святой Церкви Московской было совершено не в соответствии с каноническими постановлениями».

К сожалению, это лишь один из фактов вторжения Константинопольского Патриархата в канонические пределы Русской Церкви в 1920-е и 1930-е годы. В то самое время, когда Русская Церковь подвергалась беспримерным по жестокости атеистическим гонениям, Константинопольский Патриархат без её ведома и согласия предпринял неканонические шаги в отношении входивших в ее состав автономных Церквей на территории молодых государств, сформировавшихся на границах бывшей Российской Империи: в 1923 году преобразовал автономные Церкви на территории Эстонии и Финляндии в собственные митрополии, в 1924 году предоставил автокефалию Польской Православной Церкви1, в 1936 году провозгласил свою юрисдикцию в Латвии. Кроме того, в 1931 году Константинополь включил в свою юрисдикцию русские эмигрантские приходы в Западной Европе без согласия Русской Православной Церкви, преобразовав их в собственный временный экзархат.

Особенно неприглядным оказалось участие Константинопольского Патриархата в попытках низложить святителя и исповедника Патриарха Московского и всея России Тихона, канонически избранного в 1917 году. Эти попытки предпринимали атеистические власти в 1920-е годы, искусственно создав в Русской Церкви обновленческий, модернистский раскол для подрыва авторитета Православной Церкви среди верующих, «советизации» Церкви и ее постепенного уничтожения.

В 1920-е годы обновленцы активно способствовали арестам православного епископата и духовенства, писали на них доносы и захватывали их храмы. Патриарх Константинопольский Григорий VII открыто поддержал обновленцев. Его официальный представитель в Москве архимандрит Василий (Димопуло) присутствовал на обновленческих лже-соборах, а в 1924 году сам Патриарх Григорий обратился к святителю Тихону с призывом отречься от Патриаршества.

В том же 1924 году обновленцы опубликовали выписки из протоколов заседаний Священного Синода Константинопольского Патриархата, полученные ими от архимандрита Василия (Димопуло). Согласно выписке, датированной 6 мая 1924 года, Патриарх Григорий VII «по приглашению со стороны церковных кругов Российского населения» принял предложенное ему «дело умиротворения происшедших в последнее время в тамошней братской церкви смут и разногласий, назначив для этого особую патриаршую комиссию». Упомянутые в протоколах «церковные круги Российского населения» представляли отнюдь не мученическую Русскую Церковь, претерпевавшую тогда жестокие гонения со стороны безбожной власти, а раскольнические группировки, с этой самой властью сотрудничавшие и активно поддержавшие организованную ею травлю святого Патриарха Тихона.

О причинах, по которым Константинопольская Церковь поддерживала обновленческий раскол, заняв в борьбе с Русской Церковью сторону коммунистического режима, откровенно говорил все тот же архимандрит Василий (Димопуло) в своем обращении от имени «всего Константинопольского пролетариата», адресованном одному из высоких чинов безбожной власти: «Одолев своих врагов, победив все препятствия, окрепнув, Советская Россия может теперь откликнуться на просьбы пролетариата Ближнего Востока, благожелательного к ней, и тем еще больше расположить к себе. В Ваших руках… сделать имя Советской России еще более популярным на Востоке, чем оно было ранее, и я горячо прошу Вас, окажите Константинопольской Патриархии великую услугу, как сильное и крепкое правительство могущественной державы, тем более что Вселенский Патриарх, признаваемый на Востоке главой всего православного народа, ясно показал своими действиями расположение к советской власти, которую он признал». В другом письме тому же советскому чиновнику архимандрит Василий объяснял, какую «услугу» он имеет в виду — возвращение здания, принадлежавшего Константинопольскому подворью в Москве, доход от которого ранее ежегодно перечислялся в Константинопольскую Патриархию.

Узнав о решении Константинополя направить «патриаршую комиссию» в пределы Русской Церкви, ее единственно законный Глава Патриарх Всероссийский Тихон выразил решительный протест в связи с неканоническими действиями своего собрата. Его слова, сказанные без малого сто лет назад, актуально звучат и в наши дни: «Мы немало смутились и удивились, что представитель Вселенской Патриархии, глава Константинопольской Церкви, без всякого предварительного сношения с Нами, как с законным представителем и главою всей Русской Православной Церкви, вмешивается во внутреннюю жизнь и дела автокефальной Русской Церкви… Всякая посылка какой-либо комиссии без сношения со Мною, как единственно законным и православным Первоиерархом Русской Православной Церкви, без Моего ведома не законна, не будет принята русским Православным народом и внесет не успокоение, а еще большую смуту и раскол в жизнь и без того многострадальной Русской Православной Церкви». Обстоятельства времени воспрепятствовали отправлению этой комиссии в Москву. Ее приезд означал бы уже не просто вмешательство, но прямое вторжение в дела Русской Православной Церкви, какое имеет место в настоящий момент.

Ценой крови многих тысяч новомучеников Русская Церковь выстояла в те годы, стремясь покрыть любовью эту печальную страницу своих отношений с Константинопольской Церковью. Однако в 1990-е годы, в период новых испытаний Русской Церкви, связанных с глубокими геополитическими потрясениями, небратское поведение Константинопольской Церкви вновь в полной мере проявило себя.

В частности, несмотря на то, что в 1978 году Патриарх Константинопольский Димитрий объявил утратившим силу Томос 1923 года о переводе в константинопольскую юрисдикцию Эстонской Православной Церкви, в 1996 году Константинопольский Патриархат антиканонически распространил свою юрисдикцию на Эстонию, в связи с чем Московский Патриархат был вынужден временно разорвать с ним евхаристическое общение.

В тот же период были предприняты первые попытки Константинопольского Патриархата вмешаться в украинские церковные дела. В 1995 году в юрисдикцию Константинополя были приняты украинские раскольнические общины в США и странах диаспоры. В том же году Патриарх Константинопольский Варфоломей письменно дал обещание Патриарху Алексию, что принятые общины не будут «сотрудничать или иметь общение с иными украинскими раскольническими группировками».

Заверения в том, что представители украинского епископата Константинопольского Патриархата в США и Канаде не будут вступать в контакт и сослужить с раскольниками, не были выполнены. Константинопольский Патриархат не принял меры к укреплению их канонического сознания и был ими втянут в антиканонический процесс легализации раскола на Украине путем создания параллельной церковной структуры и предоставления ей автокефального статуса.

Позиция по вопросу об автокефалии, которую озвучивает сейчас Константинопольская Патриархия, полностью противоречит согласованной позиции всех Поместных Православных Церквей, выработанной в результате непростых дискуссий в рамках подготовки к Святому и Великому Собору и зафиксированной в документе «Автокефалия и способ ее провозглашения», который был подписан представителями всех Поместных Церквей, в том числе Константинопольской Церкви.

В отсутствие официальной просьбы об автокефалии со стороны епископата Украинской Православной Церкви Патриарх Варфоломей принял к рассмотрению просьбу, исходящую от украинского правительства и раскольников, что полностью противоречит его собственной позиции, которую он до последнего времени занимал и о которой неоднократно заявлял, в том числе публично. В частности, в январе 2001 года в интервью греческой газете «Неа Эллада» он говорил: «Автокефалия и автономия даруется всей Церковью решением Вселенского Собора. Поскольку же по разным причинам невозможен созыв Вселенского Собора, то Вселенская Патриархия, как координатор всех Православных Церквей, дарует автокефалию или автономию, при условии, что они это одобрят».

За последними односторонними действиями и высказываниями Патриарха Варфоломея стоят чуждые Православию экклезиологические представления. Недавно, выступая перед собранием иерархов Константинопольского Патриархата, Патриарх Варфоломей утверждал, что «Православие не может существовать без Вселенского Патриархата», что «для Православия Вселенский Патриархат служит закваской, которая «заквашивает все тесто» (Гал. 5:9) Церкви и истории». Эти высказывания трудно оценить иначе как попытку перестроить православную экклезиологию по римско-католической модели.

Особую скорбь вызвало в Русской Православной Церкви недавнее решение Священного Синода Константинопольской Церкви о допустимости повторного брака для клириков. Это решение является нарушением Святых канонов (17 правила святых Апостол, 3 правила Трулльского Собора, 1 правила Неокесарийского Собора, 12 правила святителя Василия Великого), попирает всеправославное согласие и фактически является отказом от итогов Критского Собора 2016 года, признания которого Константинопольский Патриархат столь активно добивается от остальных Поместных Церквей.

В попытках утвердить свои несуществующие и никогда не существовавшие властные полномочия в Православной Церкви Константинопольский Патриархат в настоящее время вмешиваться в церковную жизнь на Украине. В своих заявлениях иерархи Константинопольской Церкви позволяют себе называть «антиканоническим» митрополита Киевского и всея Украины Онуфрия на том основании, что он не поминает Константинопольского Патриарха. Между тем, ранее на Собрании Предстоятелей Поместных Церквей в Шамбези в январе 2016 года Патриарх Варфоломей публично называл митрополита Онуфрия единственным каноническим Предстоятелем Православной Церкви на Украине. Тогда же Предстоятель Константинопольской Церкви дал обещание, что ни во время Критского Собора, ни после него не будут предприняты никакие усилия, чтобы легализовать раскол или в одностороннем порядке предоставить кому-то автокефалию.

С прискорбием приходится констатировать, что данное обещание ныне нарушено. Односторонние, антиканонические действия Константинопольского Престола на территории Украины, совершаемые при полном игнорировании Украинской Православной Церкви, являются прямой поддержкой украинского раскола. Среди многомиллионной паствы Украинской Православной Церкви вызывает крайний соблазн тот факт, что Константинопольский Патриархат, считая себя Церковью-Матерью для Украинской Церкви, подает своей дщери вместо хлеба камень и вместо рыбы змею (Лк. 11:11).

Глубокая озабоченность Русской Православной Церкви ошибочным и искаженным представлением Константинопольской Церкви о происходящем на Украине была лично донесена Патриархом Московским и всея Руси Кириллом до Патриарха Варфоломея 31 августа 2018 г. Однако, как показали дальнейшие события, голос Русской Церкви не был услышан и через неделю после встречи Константинопольский Патриархат опубликовал антиканоническое решение о назначении в Киев своих «экзархов».

В критической ситуации, когда константинопольская сторона практически отказалась решать вопрос путем диалога, Московский Патриархат вынужден приостановить молитвенное поминовение Константинопольского Патриарха Варфоломея за богослужением и с глубоким сожалением приостановить сослужение с иерархами Константинопольского Патриархата, а также прервать участие Русской Православной Церкви в Епископских ассамблеях, равно как и в богословских диалогах, многосторонних комиссиях и всех прочих структурах, в которых председательствуют или сопредседательствуют представители Константинопольского Патриархата.

В случае продолжения антиканонической деятельности Константинопольского Патриархата на территории Украинской Православной Церкви мы будем вынуждены полностью разорвать евхаристическое общение с Константинопольским Патриархатом. Вся полнота ответственности за трагические последствия этого разделения ляжет лично на Патриарха Константинопольского Варфоломея и поддерживающих его архиереев.

Сознавая, что происходящее представляет опасность для всего мирового Православия, обращаемся в сей трудный час за поддержкой к Поместным автокефальным Церквам, призываем Предстоятелей Церквей проникнуться пониманием нашей общей ответственности за судьбу мирового Православия и инициировать братское всеправославное обсуждение церковной ситуации на Украине.

Обращаемся ко всей полноте Русской Православной Церкви с призывом к горячей молитве о сохранении единства Святого Православия.

***

1 — Движимый искренним желанием поддержать Православие, находящееся в меньшинстве и подчас в достаточно непростой ситуации, Московский Патриархат со своей стороны предоставил в 1948 году автокефальные права Православной Церкви в Польше и подтвердил автономный статус Православной Церкви в Финляндии, предоставленный Святейшим Патриархом Тихоном в 1921 году, согласившись в 1957 году предать забвению все канонические споры и недоразумения между Финляндской Православной Церковью и Русской Православной Церковью, признать Финскую архиепископию в сущем статусе и передать в ее юрисдикцию Ново-Валаамский монастырь, после чего было восстановлено молитвенно-каноническое общение.

 
Порошенко сдержал слово: дети Донбасса в школу не ходят

Стоит напомнить, как в октябре прошлого года Петр Порошенко, произнося речь в Одессе, сравнивал перспективы граждан, живущих на территории Украины, с жителями Донбасса. В частности, Президент пообещал: “Наши дети пойдут в школы и в детские сады, а их дети будут сидеть в подвалах!” До настоящего момента, украинское правительство делает всё возможное, чтобы это обещание выполнялось. Эта девочка—одна из тех детей, вынужденных сидеть в подвалах по воле Президента Украины.

Фото и видеоматериал Ольги Лузановой

Вместе с исполняющим обязанности коменданта перевальской комендатуры, мы проехали к небольшому городу Зоринску, в непосредственной близости от которого некогда пролегла линия фронта. Украинская артиллерия обстреливала жилые районы города вплоть до освобождения ополченцами Дебальцево. Мы отправились туда по хорошо известному мне маршруту. Проезжая через Зоринск, всюду можно было видеть последствия бомбардировок. Мы подъехали к школе со стороны заднего двора, где посреди футбольного поля виднелась огромная воронка от снаряда. Затем мы увидели ещё одну воронку от ракеты РСЗО “Ураган”, приземлившейся совсем недалеко от школы.

 

Очевидно, что третий снаряд попал непосредственно в школу.

Внутри разрушенного здания мы нашли довольно большой осколок от снаряда, больше походивший на помятое алюминиевое ведро, но отчётливо набитая маркировка на нём подтверждала, что это был фрагмент ракеты, выпущенной из РЗСО “Ураган”.

Практически ни одно окно не уцелело со стороны, обращённой к Дебальцево. Причём, огонь был явно прицельным — судя по воронкам, это были только прямые попадания.

Мы обошли школу вокруг—фасад здания, выходивший на сторону территории, контролируемой ополченцами, остался практически нетронутым. К слову сказать, эта школа была одной из самых красивых в районе: пару лет назад она выиграла грант и была полностью отремонтирована.

Теперь же изображение книги с серпом и молотом и с отпечатанными словами “Миру — мир” лишь наполняет картину ещё большей печалью.

Состояние здания внутри не менее плачевно: перевёрнутая мебель, вылетевшие оконные рамы, пол усыпан осколками стекла и обломками штукатурки, щепками дерева и крошками кирпича, всё посечено и пробито осколками.

В полуразрушенном коридоре висят стенды с портретами Героев Великой Отечественной войны, “убитыми” снова украинскими пулями. “Никто не забыт, ничто не забыто.”

Хочу отметить, что воспитание уважения к таким памятным ценностям всегда было очень важным направлением школьного образования. В свете украинского конфликта, одной из основных мер перевоспитания подрастающего поколения в украинских школах сейчас является переиначивание истории—в частности, с безумным энтузиазмом стираются имена советских героев и заменяются именами приверженцев Бандеры. Но люди на Донбассе всё равно помнят свою настоящую историю: мы учили её не только лишь в школе, но и от наших дедов и прадедов, которые эту историю видели воочию и пересказывали нам снова и снова, и мы этого не забудем.

С улицы донёсся детский голос—я увидела в окно девочку и нескольких взрослых, приближающихся к школе. Она показывала рукой в сторону разрушенной части здания: “Вон там был мой класс.” Первокласснице Вике очень жаль свою школу. Почти все её друзья покинули город и теперь, вероятно, её семье тоже придётся уезжать.

По усыпанному хрустящим стеклом коридору, я вошла в классную комнату, где училась Вика и другие первоклассники. Снова типичная картина: осколки, вылетевшие окна, разбитая мебель, дырявые стены… Книги в подбитом шкафу…

Кто-то оставил на доске надпись: “Смерть фашистским оккупантам.”

 

 
Consigli di padre Seraphim (Rose) ai giovani convertiti

I giovani convertiti al cristianesimo ortodosso erano particolarmente attratti da padre Seraphim (Rose). Il suo approccio di buon senso, elevato dal discernimento spirituale guadagnato attraverso la guida dei suoi mentori spirituali, il suo studio degli scritti patristici e, soprattutto, i suoi studi e le sue sofferenze nella vita, lo hanno reso un vero rifugio dalle tempeste della giovinezza, e un saggio istruttore per chi è preso da zelo senza ragione.

Nel giorno del suo riposo nel Signore, presentiamo una selezione dei suoi consigli ai giovani convertiti.

* * *

blog.obitel-minsk.com

Da: Father Seraphim Rose: His Life and Works, dello ieromonaco Damascene (Platina: St. Herman Press, 2010)

Sviluppare sentimenti normali, umani

Non molti anni fa, un giovane aspirante monaco andò al Monte Athos. Parlando con il venerabile abate del monastero dove desiderava soggiornare, gli disse: "Santo padre! Il mio cuore arde per la vita spirituale, per l'ascesi, per la comunione incessante con Dio, per l'obbedienza a un anziano. Mi istruisca, la prego, santo padre, affinché io possa raggiungere il progresso spirituale". Andando alla libreria, l'abate prese una copia di David Copperfield di Charles Dickens. "Leggi questo, figliolo", gli disse. "Ma padre!" obiettò l'aspirante turbato. "Questo è sentimentalismo vittoriano eterodosso, un prodotto della cattività occidentale! Questo non è spirituale; non è nemmeno ortodosso! Io ho bisogno di scritti che mi insegnino la spiritualità!" L'abate sorrise, dicendo: "A meno che tu non sviluppi sentimenti normali, umani, cristiani e impari a vedere la vita come faceva il piccolo Davey, con semplicità, gentilezza, calore e perdono - allora tutta la "spiritualità" ortodossa e gli scritti patristici non solo non ti saranno di alcun aiuto - ti trasformeranno in un mostro "spirituale" e distruggeranno la tua anima...

L'educazione dei giovani d'oggi, specialmente in America, è notoriamente carente nello sviluppo della reattività alle migliori espressioni dell'arte umana, della letteratura e della musica. Di conseguenza, i giovani si formano a casaccio sotto l'influenza della televisione, della musica rock e di altre manifestazioni della cultura odierna (o meglio, dell'anti-cultura); e, sia come causa sia come conseguenza di ciò - ma soprattutto per l'assenza da parte dei genitori e degli insegnanti di qualsiasi idea consapevole di cosa sia la vita cristiana e di come un giovane debba essere educato in essa - l'anima di una persona che è sopravvissuta agli anni della giovinezza è spesso un deserto emotivo, e nel migliore dei casi rivela carenze negli atteggiamenti di base nei confronti della vita, che un tempo erano considerati normali e indispensabili.

Pochi sono oggi quelli che possono esprimere chiaramente le proprie emozioni e idee e affrontarle in modo maturo; molti non sanno nemmeno cosa sta succedendo dentro di loro. La vita si divide artificialmente in lavoro (e pochissimi possono metterci la parte migliore di sé, il proprio cuore, perché è "solo per soldi"), gioco (in cui molti vedono il "vero senso" della propria vita), religione (di solito non più di un'ora o due alla settimana) e simili, senza un'unità di fondo che dia un senso all'intera vita. Molti, trovando la vita quotidiana insoddisfacente, cercano di vivere in un mondo fantastico di propria creazione (in cui cercano anche di inserire la religione). E alla base di tutta la cultura moderna c'è il comune denominatore del culto di sé e del proprio benessere, che è mortale per ogni idea di vita spirituale.

la tomba di padre Seraphim al monastero di sant'Herman a Platina, in California. Foto: Reddit

Questo è qualcosa dello sfondo, il "bagaglio culturale", che una persona porta con sé oggi quando diventa ortodossa. Molti, naturalmente, sopravvivono come ortodossi nonostante il loro vissuto; alcuni giungono a qualche disastro spirituale a causa di ciò; ma un buon numero rimane storpio o almeno spiritualmente sottosviluppato perché è semplicemente impreparato e inconsapevole delle reali esigenze della vita spirituale.

Come inizio per affrontare tale questione (e, si spera, aiutare alcuni di coloro che ne sono turbati), esaminiamo qui brevemente l'insegnamento ortodosso sulla natura umana come esposto da un profondo scrittore ortodosso del XIX secolo, un vero santo Padre di questi ultimi tempi: il vescovo Teofane il Recluso (1894). Nel suo libro Cos'è la vita spirituale e come sintonizzarsi con essa, scrive:

La vita umana è complessa e multiforme. In essa c'è un lato del corpo, un altro dell'anima e un altro dello spirito. Ognuno di questi ha le proprie facoltà e necessità, i propri metodi e il proprio esercizio e soddisfazione. Solo quando tutte le nostre facoltà sono in movimento e tutti i nostri bisogni sono soddisfatti un uomo vive. Ma quando solo una piccola parte dei nostri bisogni è soddisfatta, una vita così non è vita... Un uomo non vive in modo umano se tutto in lui non è in movimento... Si deve vivere come Dio ci ha creati, e quando non si vive così, si può dire audacemente di non vivere affatto.

La distinzione qui fatta tra "anima" e "spirito" non significa che queste siano entità separate all'interno della natura umana; piuttosto, lo "spirito" è la parte superiore, e per "anima" intendiamo la parte inferiore, dell'unica parte invisibile dell'uomo (che nel suo insieme è comunemente chiamata 'anima'). A tale "anima" in questo senso appartengono quelle idee e quei sentimenti non direttamente correlati con la vita spirituale, la maggior parte dell'arte, della conoscenza e della cultura umana; mentre allo 'spirito' appartengono gli sforzi dell'uomo verso Dio attraverso la preghiera, l'arte sacra e l'obbedienza alla legge di Dio.

Da queste parole del vescovo Teofane si può già individuare un difetto comune degli odierni ricercatori della vita spirituale: non tutti i lati della loro natura sono in movimento; cercano di soddisfare i bisogni religiosi (i bisogni dello spirito) senza aver fatto i conti con alcuni dei loro altri bisogni (più specificamente, quelli psicologici ed emotivi), o peggio: usano illegittimamente la religione per soddisfare questi bisogni psicologici. In queste persone la religione è una cosa artificiale che non ha ancora toccato la loro parte più profonda, e spesso basta qualche evento sconvolgente nella loro vita, o solo l'attrazione naturale del mondo, per distruggere il loro universo plastico e allontanarli dalla religione. Talvolta tali persone, dopo un'amara esperienza della vita, tornano alla religione; ma troppo spesso si perdono, o nella migliore delle ipotesi rimangono storpi e infruttuosi...

Un approccio plastico

icone georgiana, serba, romena e greca di padre Seraphim

Padre Seraphim vide questo approccio "plastico" alla religione in modo più pratico quando un giovane pellegrino, dopo aver trascorso del tempo in un altro monastero in America, venne a Platina parlando di anziani, esicasmo, preghiera di Gesù, vero monachesimo e saggezza ascetica dei santi Padri. Un giorno padre Seraphim lo vide camminare per il monastero cantando canzoni rock, schioccando le dita e saltellando al ritmo della musica. Sorpreso, padre Seraphim gli chiese se non pensava che questo potesse andare contro tutto il suo interesse per la spiritualità, ma il giovane si limitò a scrollare le spalle e rispose: "No, non c'è contraddizione. Ogni volta che voglio la spiritualità, accendo l'anziano" – il che significa che poteva prendere il suo nastro rock e mettere al posto un nastro del suo anziano che teneva un discorso spirituale.

Il fatto che questo giovane potesse compartimentare la sua vita in questo modo, come padre Seraphim capì, mostrava che mancava qualcosa nella formazione di base della sua anima. Per spiegare cosa si intende con questa formazione, fa nuovamente riferimento nel suo articolo a un passo di san Teofane il Recluso:

Un uomo ha tre strati di vita: quelli dello spirito, dell'anima e del corpo. Ognuno di questi ha la sua somma di bisogni, naturali e propri dell'uomo. Questi bisogni non sono tutti di uguale valore: alcuni sono maggiori e altri minori; e la loro soddisfazione equilibrata dà pace all'uomo. I bisogni spirituali sono i più alti di tutti, e quando sono soddisfatti, allora c'è pace anche se gli altri non sono soddisfatti; ma quando i bisogni spirituali non sono soddisfatti, allora anche se gli altri sono soddisfatti abbondantemente, non c'è pace. Pertanto, la loro soddisfazione è chiamata l'unica cosa necessaria.

Quando i bisogni spirituali sono soddisfatti, istruiscono l'uomo a trascinare in armonia con loro anche la soddisfazione degli altri bisogni, in modo che né ciò che soddisfa l'anima né ciò che soddisfa il corpo contraddica la vita spirituale, bensì la aiuti; e in tal modo in un uomo giunge una piena armonia di tutti i movimenti e rivelazioni della sua vita, un'armonia di pensieri, sentimenti, desideri, imprese, relazioni, piaceri. E questo è il paradiso!

* * *

Lettere

padre Seraphim con i suoi figli spirituali, padre Alexey Young e Seraphim Nichols

Saperla più lunga di chiunque altro

Se padre N. e i suoi seguaci non cambieranno alcuni atteggiamenti nei giorni a venire, inevitabilmente seguiranno la strada di tutti i "pazzi convertiti" – più ortodossi in apparenza di molti che finora sono andati fuori strada, ma comunque "pazzi" – e con questo voglio dire: non fidarsi di nessuno se non di se stessi, "saperla più lunga" di tutti gli altri, perdere il contatto con tutta la Chiesa e la sua tradizione universale. È molto meglio che padre N. abbia qualche shock e sussulto adesso, anche per cose apparentemente insignificanti o esagerate, piuttosto che prosegua serenamente la sua strada finché sopraggiunge un vero grande shock che lo trova impreparato e non messo alla prova... Lettere, 1/14 dicembre 1975. [1]

La "giustizia" non è la cosa più importante

Attenzione. Non importa quanto possiate essere "giusti" su vari punti, dovete anche essere diplomatici. La prima e più importante cosa non è affatto la "giustizia", ma l'amore cristiano e l'armonia. La maggior parte dei "convertiti pazzi" hanno avuto "ragione" nelle critiche che hanno portato alla loro caduta; ma mancavano dell'amore e della carità cristiani e così sono precipitati, alienando inutilmente le persone intorno a loro e trovandosi finalmente da soli nella loro rettitudine e ipocrisia. Non seguiteli! Lettere, 5/18 giugno 1979. [2]

Solo con la sofferenza

D. ha ragione: non farti prendere troppo dalle "fantasie". Ma non schiacciarle nemmeno del tutto: senza sogni, non possiamo vivere!...

Possa Dio concederti di continuare con tanta freschezza verso l'Ortodossia come ti sei sentito leggendo le Omelie di san Simeone! Sappi però che ciò sarà possibile solo con le sofferenze; tutto ciò di cui hai bisogno per approfondire la tua fede arriverà con la sofferenza, se l'accetti con umiltà e sottomissione alla volontà di Dio. Non è troppo difficile essere "esaltati" dalla ricchezza e dalla profondità della nostra fede ortodossa; ma temperare quest'esaltazione con l'umiltà e la sobrietà (che derivano dalla giusta accettazione delle sofferenze) non è cosa facile. In così tanti dei nostri ortodossi di oggi (soprattutto convertiti) si può vedere una cosa spaventosa: parlano tanto delle verità esaltate e delle esperienze della vera Ortodossia, ma le mescolano con orgoglio e senso della propria importanza per essere "consci" di qualcosa che la maggior parte delle persone non vede (da questo deriva anche la critica contro la quale sei già stato messo in guardia). Possa Dio mantenere il tuo cuore tenero e pieno di amore per Cristo e il tuo prossimo... Verrà "naturalmente", come tutte le cose nella vita spirituale, con tempo, pazienza, sofferenza e una migliore conoscenza di te stesso. —Lettere di padre Seraphim Rose (25 maggio 1979).

In effetti, come tutti noi dobbiamo imparare e reimparare, le nostre pretese e idee devono essere messe alla prova dalla realtà e forgiate nella sofferenza. — Lettere di padre Seraphim Rose (20 gennaio 1975)

Devi imparare a soffrire e sopportare, ma non vedere questo come qualcosa di "infinito e tetro", qui ti sbagli: Dio manda molte consolazioni, e tu le sperimenterai di nuovo. Devi imparare a trovare la gioia in mezzo a dosi crescenti di dolore; così puoi salvare la tua anima e aiutare gli altri. — Lettere di Padre Seraphim Rose (21 ottobre 1975).

Sii sensibile agli altri intorno a te

Su di te come persona, ovviamente, non posso dare una risposta definitiva. So però che nella vita spirituale spesso è proprio in condizioni apparentemente "impossibili" che si comincia davvero a crescere; poi bisogna diventare più sensibili, pensare meno a fare la propria volontà e chiedersi qual è la volontà di Dio, imparare a vedere un po' più in profondità la realtà che ci circonda, e tutto questo attraverso la sofferenza, sia propria che degli altri. — Lettere di Padre Seraphim Rose (4 aprile 1978).

Sii paziente e resisti

Comprendiamo molto bene la tua situazione come la descrivi nella tua lettera. Certo, quello che dici è "corretto" per quanto ti riguarda. Ma ti stai permettendo di fare un errore fondamentale: ti stai rendendo giudice del tuo stato spirituale. Nel tuo attuale stato di conoscenza ed esperienza, non sei in grado di vedere se hai bisogno di un'aspirina o di un'operazione, quindi cerca di umiliarti un po', fino a renderti conto che non sai cosa sia meglio per te!

La tua risposta, se posso essere così audace da dirtelo, è di essere paziente, sopportando con buona speranza tutte le tentazioni che ti vengono incontro e trattenendoti dal giudicare tu stesso se hai bisogno di un'aspirina o di un'operazione, finché non avrai acquisito più conoscenza ed esperienza... Sei troppo giovane nell'Ortodossia per valutare la tua crescita spirituale, questo è in realtà un segno del tuo orgoglio. Sii paziente, sopporta, osserva, impara e quando verrà il momento ci saranno modi per testare la tua vera crescita spirituale...

La sensazione di vuoto, vanità mondana, impotenza contro le tentazioni passerà; ma dovresti accettare tutto questo ora come tua croce, lottando secondo le tue forze, e non essendo così orgoglioso da pensare che dovresti essere al di sopra di loro. — Lettere di padre Seraphim Rose (22 giugno 1976).

Finisci la tua formazione

La vita universitaria ti darà senza dubbio molte tentazioni. Ma ricorda che l'apprendimento in sé è utile e può essere utilizzato in seguito in modo cristiano. Cerca di evitare le attività oziose e le tentazioni che incontrerai che non hanno alcuno scopo utile, in modo che anche in un'atmosfera empia tu possa "riscattare il tempo", come dice l'apostolo Paolo, e sfruttare al massimo le opportunità che ti vengono date per imparare. — Lettere di Padre Seraphim Rose (5 settembre 1972).

Forse non sai “cosa accadrà poi”?… Prendi prima la laurea, e poi affidati a Dio perché ti apra la strada. La situazione politico-economica negli USA, come evidentemente ovunque in Occidente, si sta rapidamente deteriorando. Peggio ancora, la situazione ecclesiastica sta diventando molto brutta (la tua situazione non è unica!)...

Non possiamo vedere il futuro, ma sappi questo, che se ami Dio e la Sua Chiesa ortodossa e il tuo prossimo, Dio può agire attraverso di te e lo farà. — Lettere di Padre Seraphim Rose (7 luglio 1974).

Preparazione al battesimo

Mentre ti prepari al battesimo, vorrei darii alcuni consigli:

1. Non permettere a te stesso di rimanere bloccato sull'aspetto esteriore dell'Ortodossia, che si tratti delle splendide funzioni della Chiesa (la "Chiesa alta" a cui eri attratto da bambino), della disciplina esteriore (digiuni, proserntrazioni, ecc.), essere “corretti” secondo i canoni, ecc. Tutte queste cose sono buone e utili, ma se le si sopravvaluti, finirai nei guai e nelle prove. Stai venendo nell'Ortodossia per ricevere Cristo, e questo non dovresti mai dimenticarlo.

2. Non avere un atteggiamento ipercritico. Con questo non intendo rinunciare all'intelletto e al discernimento, ma piuttosto metterli sotto l'obbedienza di un cuore credente ("cuore" non significa semplice "sentimento", ma qualcosa di molto più profondo: l'organo che conosce Dio). Alcuni convertiti, purtroppo, pensano di essere molto "intelligenti" e usano l'Ortodossia come mezzo per sentirsi superiori ai non ortodossi e talvolta anche agli ortodossi di altre giurisdizioni. La teologia ortodossa, ovviamente, è molto più profonda e ha molto più senso delle teologie errate dell'Occidente moderno, ma il nostro atteggiamento di base nei suoi confronti deve essere di umiltà e non di orgoglio. I convertiti che si vantano di "saperla più lunga" dei cattolici e dei protestanti spesso finiscono per "saperla più lunga" del proprio parroco, del vescovo e infine dei Padri e di tutta la Chiesa!

3. Ricorda che la tua sopravvivenza come cristiano ortodosso dipenderà molto dal tuo contatto con la tradizione vivente dell'Ortodossia. Questo è qualcosa che non troverai nei libri e non può essere definito per te. Se il tuo atteggiamento è umile e senza ipercritiche, se metti Cristo al primo posto nel tuo cuore e cerchi di condurre una vita normale secondo la disciplina e la pratica ortodossa, otterrai questo contatto. Ahimè, la maggior parte delle giurisdizioni ortodosse oggi … stanno perdendo questo contatto per semplice mondanità. Ma c'è anche una tentazione sul “lato destro” che deriva dalla stessa ipercritica che ho appena citato. La Chiesa tradizionalista (vecchio calendario) in Grecia oggi è nel caos a causa di questo. Lettere di padre Seraphim Rose (3 maggio 1979)

Ai nostri tempi è data una vita spirituale più umile

Ai nostri tempi è dato un tipo di vita spirituale più umile, che il vescovo Ignatij Brianchaninov nel suo eccellente libro L'arena chiama "vita secondo il consiglio", cioè la vita secondo i comandamenti di Dio come appresi nella Sacra Scrittura e nei santi Padri, con l'aiuto di chi è più anziano e più esperto. Uno "starets" può dare comandi; ma un "consigliere" dà consigli, che dovete verificare nell'esperienza. — Lettere di padre Seraphim Rose (23 agosto 1976).

Il diavolo inizia il suo lavoro con i nuovi convertiti

Il diavolo ha iniziato la sua opera contro di noi. Una signora russa è venuta stamattina a guardarci e a raccontarci delle voci su di noi nella colonia russa: che siamo comunisti con un negozio pieno di libri sovietici; che siamo diplomatici sovietici che usano il negozio come una sorta di facciata; che siamo convertiti americani (!); ecc. Quando ha scoperto che io non ero russo, ne è stata così affascinata che non ci ha più fatto caso, e ha persino comprato uova pasquali, icone e cartoncini per un valore di dieci dollari. Lettere, 26 marzo/8 aprile 1965. [3]

Note

[1] https://proza.ru/2016/10/04/1512

[2] Ibidem.

[3] Ibidem.

 
L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (10)

Il decimo capitolo dell’analisi della storiografia medioevale svolta da padre Andrew Phillips riguarda un’opera veramente interessante per il nostro viaggio alla scoperta delle cause dello scisma. The First European Revolution, c. 970–1215 (La prima rivoluzione europea, c. 970-1215), di R. I. Moore, insiste sul considerare il ‘punto di svolta’ dell’undicesimo secolo come la prima rivoluzione europea. Con buona pace della scuola ‘contro-rivoluzionaria’ cattolico-romana, che vede nella riforma protestante la prima rottura dell’ordine tradizionale cristiano, la storiografia contemporanea sottolinea come ciò che plasma le basi del cattolicesimo romano contemporaneo, lungi dall’essere una continuità con la tradizione cristiana precedente, è di fatto il frutto di un processo rivoluzionario. Seguiamo questa linea nei passi dell’opera del professor Robert Moore, valutando aspetti quali l’urbanizzazione, la servitù della gleba, la proliferazione dei castelli, lo sviluppo di stereotipi contro il precedente cristianesimo ‘non riformato’ (=ortodosso), la demonizzazione degli ebrei e le crociate.

 
Il mio cammino verso l’Ortodossia

Sono lo ieromonaco Serafim (Valeriani), parroco presso la Chiesa Ortodossa san Basilio il Grande di Bologna. Il mio cammino verso l’Ortodossia è iniziato nel 1999. Avevo già sentito parlare da giovane dei cristiani ortodossi molte volte, soprattutto agli incontri ecumenici tenuti dalla comunità di Taizè, ma di persona fino al 1999 non avevo mai incontrato un ortodosso vero in carne ed ossa col quale dialogare e discutere della Fede.

Per far capire come sono arrivato dove sono è bene presentarmi: come ho detto il mio nome da monaco è Serafim, sono bolognese di antica famiglia (l’albero genealogico da parte di madre arriva fino al 1450), sono nato a Bologna e cresciuto fra la città e San Chierlo, ridente frazione in Comune di Monte san Pietro, dove i miei nonni materni avevano un bel podere da contadini. Credo che l’animo contadino sia naturalmente portato al Divino, il contadino prepara la terra, semina nei tempi prestabiliti, aspetta con pazienza, guarda il cielo aspettando la pioggia, la neve o il sole a tempo debito e poi raccoglie quel che il buon Dio gli dona. Il vivere così a contatto con la natura, secondo il mio modesto parere e l’esperienza, fa dei contadini un ceto sociale fra i più religiosi. La vita dei miei nonni era scandita dal calendario e nel calendario c’erano le feste dei santi, e per ogni festa i miei nonni avevano un proverbio che spiegava guardando il cielo ciò che il Signore avrebbe mandato: la pioggia, il sole o la neve... certe volte tendiamo ad idealizzare il nostro passato, ma ripensando a qui tempi vedo che essi hanno inciso profondamente sul mio carattere, furono anni molto felici fra le mie adorate colline e i miei numerosi impegni da contadino in erba. Furono anni in cui incontrai persone di grande religiosità e fede, certamente erano tutti romano cattolici, ma persone che mi hanno dato molto e di cui ho un caro ricordo, persone che forse la storia ha dimenticato o dimenticherà ma di cui brilla eterna memoria davanti a Dio. All’età di 12 anni morì il mio caro nonno Osideo e la casa con tutto il podere furono venduti, la vita che avevo vissuto fino ad allora cambiò radicalmente per svolgersi prevalentemente in città, nell’età dell’adolescenza come spesso accade mi allontanai dalla religione per poi riavvicinarmi verso i 16 anni, fu allora che iniziai a frequentare con regolarità la parrocchia romano cattolica vicino a casa mia, diventando anche catechista ed educatore di azione cattolica. Poiché sono una persona curiosa di natura e poiché nella confessione romano cattolica mi mancava qualcosa (un qualcosa che non sapevo spiegarmi) iniziai dai 18 anni a interessarmi delle religioni, della loro storia e iniziai anche a frequentare tutte le possibili religioni, culti, sette presenti nel territorio bolognese. Studiavo, approfondivo, frequentavo, per poi rimanere sempre romano cattolico, perché la logica teologia della confessione romano cattolica non aveva paragoni con le fantasiose teorie dei numerosi gruppi frequentati.

Veniamo così al 1999, nel mese di novembre mi ricordai di essere entrato alcuni anni prima in una chiesa ortodossa in via sant’Isaia a Bologna. Decisi di andare un sabato a vedere se fosse aperta. Era aperta, veniva celebrato il grande vespro, non capii molto se non qualche cosa che si cantava anche a Taizè: Gospodi pomilui (Signore abbi pietà), slava Tebe Bozhe (gloria a Te o Dio), rimasi comunque impressionato dalla bellezza e dalla spiritualità della funzione... Dalla tabella degli orari vidi che il grande vespro veniva celebrato tutti i sabati, il sabato successivo 10 minuti prima dell’inizio della funzione ero già in chiesa. Il parroco, l’indimenticato e indimenticabile archimandrita Mark (Davitti) stava accendendo le lampade all’iconostasi e due ragazze, Natalia, russa, e Ketevan, georgiana, si stavano preparando a cantare. Ricordo che padre Marco si voltò e mi chiese:

- Russki? (Sei russo?)

- No, padre, sono italiano.

- Ah, italiano di dove?

- Di Bologna, padre.

- E la mamma?

- Bolognese

- E il papà?

- Bolognese.

Ricordo che padre Marco alzò le mani con un gesto di meraviglia ed esclamò con la sua voce tonante e il suo accento toscano:

- Un bolognese figlio di bolognesi!?!?!? Ma lo sai che te tu sei una razza in via di estinzione come la foca monaca?????

Una risata fragorosa riempì le antiche volte della chiesa e da quel giorno io e il padre Marco diventammo amici, di più egli col passare del tempo diventò il mio padre spirituale e colui che mi avrebbe accolto qualche tempo dopo nella Una, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa.

Qualche giorno più tardi lessi sul giornale che l’arcidiocesi romano cattolica di Bologna organizzava un viaggio a Mosca con visita a varie chiese e santuari ortodossi e partecipazione a varie funzioni fra cui anche una Divina Liturgia celebrata da sua santità il patriarca Alessio. Mi iscrissi al viaggio, diedi tutti gli esami all’università (ricordo ancora l’esame di farmacognosia preparato in 2 settimane) e alla fine di febbraio ero pronto a partire per Mosca. L’impatto con la città, le sue chiese, i monasteri, le icone secolari davanti alle quale brillavano le candele di cera pura fu per me un’esperienza meravigliosa. Il bacio delle reliquie di san Sergio, i canti alla Divina Liturgia celebrata dal patriarca, la pietà dei singoli fedeli mi si impressero nell’anima.

Il momento culminante del viaggio era rappresentato dalla benedizione di un’icona della Madre di Dio di Vladimir. L’arcidiocesi di Bologna qualche tempo prima aveva fatto dono al patriarcato di un’icona della Madonna di san Luca, ora il patriarcato ricambiava con il dono di un’icona della Madonna di Vladimir. Mi vengono ancora i brividi a parlare di quel momento, fu la semplice benedizione di un’icona, c’era un diacono che cantava le litanie con una profonda voce da basso, un metropolita (mi pare si chiamasse Serghij) che celebrava la funzione e molti fedeli in chiesa che pregavano con grande fervore, ebbene ad un certo punto mi voltai indietro, vidi le babushke (nonnine) russe tutte con un bel fazzoletto che adornava il loro capo, vidi i loro occhi, il loro fervore e per un istante mi sembrò che il tempo si fosse fermato ad anni prima, rividi nei volti di quelle donne il volto delle donne del mio paese (quando ero piccolo nelle chiese romano cattoliche in campagna tutte le donne portavano ancora il velo) e in quell’istante esclamai:

- MA QUESTA E’ LA MIA CHIESA!

Fu una sensazione netta e precisa, là lontano da casa, in mezzo a persone sconosciute ma che mi ricordavano la mia infanzia, proprio là avevo ritrovato la mia Chiesa.

Ritornato a casa, sotto la saggia guida del padre Marco iniziai il mio cammino che mi avrebbe portato ad aderire, o meglio ancora a ritornare nel seno della Chiesa Ortodossa.

Che cosa ho trovato nella Chiesa Ortodossa che non ho trovato da altre parti? Essenzialmente una cosa: la pienezza della Verità, anzi per essere più precisi la Cattolicità della Verità. Cattolica è una parola che deriva dal greco “Katholikà”, spesso soprattutto in occidente si traduce questa parola come “universale”, la Chiesa è Cattolica in quanto accoglie uomini di ogni epoca, di ogni etnia, di ogni ceto sociale... questo è un aspetto della Cattolicità della Chiesa ma non è l’unico, ancora di più Cattolica significa “secondo il tutto” “secondo la pienezza”. La Chiesa è Cattolica in quanto conserva e predica il Vangelo, la Buona Novella di Nostro Signore Gesù Cristo, quella Buona Novella diffusa nel mondo dai santi Apostoli e i loro successori, mirabilmente spiegata dai santi Padri, senza ad Essa aggiungere o togliere niente. Solo nella Chiesa Ortodossa ho trovato la Cattolicità della Verità, la pienezza della Verità rivelata.

Se dovessi descrivere con due parole la Chiesa Ortodossa userei essenzialmente “luce” e “gioia”. Il cuore pulsante, il centro, la ricchezza della Fede Ortodossa è la Pasqua, la festa della Pasqua supera di gran lunga in grandezza qualsiasi altra festa come la luce del sole supera di gran lunga quella della luna o delle altre stelle. Nella Pasqua noi facciamo esperienza di Cristo morto e risorto, dalla resurrezione di Cristo nasce per noi una speranza nuova, la morte non ha più l’ultima parola, Cristo ha vinto la morte e ha dato a noi uomini immersi nelle tenebre di questo mondo una speranza nuova. La resurrezione di Cristo ha distrutto le tenebre della morte, ha distrutto chi aveva il potere della morte cioè il diavolo e ci ha donato la vita immortale. Siamo stati illuminati dalla luce di Cristo, quella luce che non tramonta e gioiamo con lui in questa vita nuova dove la morte non ha più l’ultima parola poiché l’ultima parola ce l’ha Cristo risorto. La centralità della Pasqua come esperienza di Cristo risorto appartiene anche alle altre confessioni cristiane, ma solo nella Chiesa Ortodossa essa riceve tutta la sua centralità, tutta la sua importanza, tutto il suo fulgore.

Una è la perla preziosa che ho trovato nella Chiesa Ortodossa: la pienezza della Verità, due sono le parole con cui la descriverei: luce e gioia, e tre sono le armi che Essa ci dona per combattere la buona battaglia della Fede: i santi Misteri (Sacramenti), la preghiera e il digiuno.

Quello che lascia a bocca aperta i non ortodossi è spesso la celebrazione dei santi Misteri (Sacramenti): il Battesimo e la Cresima che ci introducono alla vita cristiana, la santa Eucarestia nella quale riceviamo il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo per il perdono dei peccati e la vita eterna, la Confessione che ci rimette i peccati anche quelli più gravi, l’Olio santo che ci è dato per la nostra salute, il Matrimonio che fa della famiglia naturale fra uomo e donna una piccola Chiesa domestica, l’Ordine sacro che perpetua il sacerdozio. La celebrazione dei santi Misteri nella Chiesa Ortodossa è di una rara bellezza che lascia esterrefatti coloro che vi partecipano, una bellezza che è espressione della bellezza della santa Fede Ortodossa.

Oltre ai santi Misteri il cristiano ortodosso ha altre due armi: la preghiera e il digiuno, essi sono inscindibili, senza il digiuno la nostra preghiera non è accetta a Dio e senza la preghiera i nostri digiuni sono vani. Solo nella Chiesa Ortodossa ho trovato che le tre armi spirituali: Misteri (Sacramenti), preghiera e digiuno hanno la loro degna importanza e il posto giusto nella vita della Chiesa tutta e del singolo cristiano in particolare.

Tante cose potrei ancora scrivere sulla Chiesa Ortodossa alla quale senza mio merito ma solo per la misericordia di Dio mi glorio di appartenere, credo fermamente che essa sia la Vera Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo, credo fermamente che solo in essa si possa trovare la pienezza della Verità rivelata, credo fermamente che solo in essa si possano trovare le armi spirituali: Misteri, preghiera e digiuno che ci aiutano a vivere da veri cristiani e a trovare la volontà di Dio su di noi. Per poterlo sperimentare bisogna mettersi con animo di ricerca e varcare la soglia di una chiesa e mettersi in ascolto di Dio che ci ama, ci parla, ci cerca e vuole condurci alla salvezza.

Gloria a Dio per tutto!

 
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